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Anno 115 - N. 19
11 maggio 1979 - L. 250
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PELLICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE ELEZIONI IN RHODESIA
TEMPO DI PENTECOSTE
L'ultima carta di Smith
La fine del potere bianco razzista sarà accelerata o rallentata? Una
grande responsabilità pesa anche sulle grandi potenze
...Non disprezzate
le profezie...
lan Smith ha giocato con molta accortezza la sua ultima carta. Le elezioni, questa deprecabile ma ormai inevitabile seccatura, sono state addomesticate
al massimo. Gli accordi raggiunti un anno fa hanno assicurato
ai bianchi (il 4% della popolazione che controlla il 50% della
terra) non solo il 28% dei seggi
del nuovo parlamento, ma il potere bianco sull’esercito, la giustizia, l’economia, e il veto ad
ogni modifica costituzionale. E
l’azione immediatamente precedente le elezioni dei neri ha fatto il resto; raids di estrema violenza che hanno cercato di colpire a fondo le centrali della
guerriglia che da Zambia, Botswana e Mozambico circonda da
ogni lato la Rhodesia, con la sola porta aperta verso il Sud
Africa; arresti intimidatori di
mille persone in varie città del
sud alla vigilia; richiamo alle
armi di tutti i bianchi fino ai 59
anni di età, la più massiccia
mobilitazione da quando è stata costituita, 88 anni fa, la colonia di Sir Rhodes.
Come risultato, secondo i dati
forniti dal governo, più del 63%
della popolazione nera ha votato; un risultato che Smith ha
sventolato come un « successo
fantastico » per un paese lacerato dalla guerra civile, una prova
del diritto rhodesiano a veder
cessare le sanzioni economiche
e militari che da anni isolano il
paese.
Elezioni
attendibili?
Sono attendibili elezioni di
questo genere? Saranno ascoltati rapporti come quello di Lord
Chitnis, osservatore accreditato
del Gruppo parlamentare britannico per i Diritti deH’Uomo che,
di ritorno da due settimane trascorse in Rhodesia prima e durante le elezioni, anticipando le
conclusioni del suo rapporto, ha
definito le elezioni « una frode »
e « una gigantesca truffa all’americana »? Oppure prevarranno
pressioni di destra, come quella
del presidente del Partito Repubblicano statunitense Bill Brock
che ha avanzato la richiesta del
suo partito di abolire le sanzioni definendo le elezioni « un chiaro esempio dell’esercizio dei fondamentali diritti umani »? Ma
quand’anche il loro svolgimento
fosse stato regolare, è pensabile l’accettazione di un sistema
elettorale in cui il voto del cittadino conta, a seconda del colore della pelle, per 1 o per 10?
Tutti i commentatori danno
per scontato il rifiuto di legittimare la nuova situazione in
Rhodesia non solo da parte di
tutti gli Stati africani (escluso
ben inteso il Sud Africa) ma
anche da parte delle grandi potenze. Così la Rhodesia è già
sparita dalle cronache di politica estera.
E tuttavia è legittimo chiedersi se davvero tutto sia così ovvio e sicuro.
Cosa succederebbe se la Rhodesia, così legata alla potenza
sudafricana, riuscisse a strappare un riconoscimento all’imprevedibile Carter?
Come si comporterà il nuovo
governo conservatore inglese?
Cosa potrebbe significare in
termini di rilancio, di credito e
di prospettive (non solo per la
Rhodesia ma anche per il Sud
Africa) il riconoscimento di una
lan Drrdth è ancora vincente.
Fino a quai'ido?
maschera pseudo-denaocratica
dietro cui il razzismo biàncòTjòs-’'
sa continuare la sua azione condannata a gran voce dalle grandi potenze, ma indirettamente
mantenuta in piedi malgrado ogni sanzione con stretti vincoli
economici e militari?
Sulle grandi potenze, soprattutto su quelle occidentali in
fondo ancora ben legate all’Africa australe bianca, pesa — e
non solo da oggi — una grande responsabilità per ciò che riguarda l’accelerazione o il rallentamento della fine del potere
bianco razzista, l’esplosione incontrollata , 0 il contenimento
dell’uragano che ormai da tempo si va addensando sul cielo
dell’Africa australe. In questo
senso le elezioni in Rhodesia
sono un fatto non trascurabile
soprattutto per l’incidenza che
potrebbero avere sul piano internazionale (per ciò che riguarda la situazione interna non hanno la minima possibilità in qualsiasi modo di salvare il paese
dal disastro economico e sociale in cui sta precipitando). Il
loro risultato definitivo, quando
a fine maggio il nuovo governo
si presenterà sulla scena mondiale, tollerato, sconfessato o
accettato, segnerà un momento
CTuciale in una vicenda che non
interessa solo uno stato africano ma tutta l’Africa australe e,
di riflesso, il mondo intero. Segujpao purfe^con- tatetesse' e*'par- ■
tecipazione le vicende elettorali
inglesi, italiane, europee; ma
non dimentichiamoci che l’Europa non è più il centro del
mondo.
Franco Giampiccoli
A SANTA SEVERA IL V CONGRESSO DELLA EGEI
Un ambito in cui vivere
la fede cristiana
Il V Congresso della FGEI si
è svolto a S. Severa dal 28 aprile al 1“ maggio 1979. I quasi 150
partecipanti hanno vissuto e discusso durante questi quattro
giorni in un clima di confronto
sereno e fraterno, dimostrando
una grande capacità di confronto con i molti nodi che il Congresso era chiamato ad affrontare e a sciogliere.
Si è trattato infatti di un congresso di particolare importanza
per la federazione giovanile, da
un lato per il notevole ricambio
generazionale nei gruppi e nei
quadri intermedi, e dall’altro lato per la necessità di precisare
la linea e i settori di intervento
a dieci anni dalla nascita dell’organizzazione giovanile. Tutto
questo era già presente nel tema del congresso: « La FGEI
negli anni 80: un ambito in cui
vivere la fede cristiana ».
Delegati giovani
e giovanissimi
Il congresso, forse per la prima volta in maniera così evidente, ha visto una massiccia
partecipazione di delegati giovani e giovanissimi che, nonostante provenissero ormai da esperienze diverse da quella dei militanti del ’68, hanno dimostrato di
saper recepire le problematiche
e di saperle gestire rinnovandole nei contenuti essenziali. Anche un nutrito gruppo di osser
vatori ha seguito i lavori e questo, nell’esprimere un coinvolgimento ed un interesse per un tema così centrale nella vita della
federazione, ci fa sperare per il
lavoro nei prossimi anni.
Purtroppo il congresso ha dovuto registrare l’assenza della
maggior parte dei fratelli a cui
il Consiglio aveva rivolto l’invito; particolarmente sentita è stata la mancanza dei fratelli delle
Comunità di Base impegnati nel
seminario dei Cristiani per il
Socialismo a Milano.
Siamo molto dispiaciuti per
questa assenza perché la FGEI
ravvisa nelle CdB un interlocutore privilegiato, vista la relativa analogia delle problematiche,
e, in alcune realtà, l’impegno comune di lavoro.
Dopo un breve culto, è stata
presentata al congresso una lunga relazione del Consiglio, che ha
affrontato il difficile compito di
un bilancio complessivo di dieci
anni di vita della FGEI, ordinando in modo sistematico i vari
problemi da affrontare nel corso
del dibattito. Sulla base di questa relazione, la discussione è
continuata in quattro gruppi di
lavoro che hanno presentato,
dopo due giorni di lavoro, una
serie di mozioni che rappresentano il nucleo del congresso, sulle quali ci proponiamo di ritornare su uno dei prossimi numeri
del giornale. Un’interessante relazione tenuta da Bruno Rostagno ha proposto al congresso
una riflessione sul tema dell’in
contro, in cui è stato messo in
evidenza lo stretto legame tra i
temi affrontati in questo congresso e le problematiche bibliche dell’uomo nuovo. « Bisogna
continuare a credere che la trasformazione del mondo è una cosa possibile » ha detto Bruno Rostagno, e noi dobbiamo prepararci per essere all’altezza di
questo compito, anche attraverso lo studio della Bibbia, imparando a recuperare la forza e la
freschezza delle immagini bibliche.
Messaggi
Sono stati anche presenti con
il loro messaggio il Moderatore
della Tavola valdese, Aldo Sbaffi
e il Presidente della Federazione
e deU’UCEBI, Piero Densi. Il Moderatore, nel suo intervento, ha
espresso la sua solidarietà alla
FCjEI, nel suo lavoro di predicazione dell’Evangelo e nel suo impegno sociale, rilevandone l’importanza anche all’interno della
chiesa. Il Moderatore ha inoltre
sottolineato sia \'impegno e la
serietà con cui la FGEI porta
avanti quotidianamente il suo lavoro, sia la responsabilità della
federazione giovanile circa il futuro della chiesa che è strettamente connesso alla formazione
delle nuove generazioni. L’esodo
è finito, ha detto ancora il pastoMarco Davìte
1 Tess, 5: 20
Lo Spirito del Signore vive
nella chiesa, è questo un principio fondamentale della fede cristiana, come però si manifesta?
La generazione apostolica ha risposto in modo molto esplicito:
nella profezia. Intesa in senso
apostolico la profezia non è intuizione dell’avvenire, lettura di
avvenimenti futuri, come nel caso dei maghi e chiromanti di tutti i tempi. Non è neppure, come
nel caso dei grandi profeti dell'Antico Testamento richiamo,
annunzio, riferimento alla Parola di Dio.
È capacità di comunicare in
modo immediato, diretto, forse
anche inatteso, la linea di marcia della chiesa. Il profeta non
legge le stelle o le carte, non si
trasferisce nel mondo dell'invisibile e non è solo messaggero della voce divina che risuona nella
comunità dei credenti, è colui
che vede il cammino tracciato
da Dio alla comunità di Cristo.
Il più bel caso di profezia narrato nel Nuovo Testamento è
quello ^.accaduto ad Antiochia,
una domenica mattina durante il
culto. La comunità è raccolta in
preghiera e meditazione, quando dalla bocca dei suoi profeti
viene la proposta di iniziare l’opera missionaria fuori della città. Barnaba e Saulo saranno de
signati per questo compito ed
inizia COSI la missione cristiana
verso l’Asia e poi l’Europa.
Certo né Paolo né Barnaba sapevano, quella mattina, recandosi al culto della loro comunità
cosa sarebbe accaduto, pensavano di vivere una mattinata in
comunione fraterna con i compagni d’opera e di rientrare a casa; il loro destino, viene invece
mutato quella mattina dalla vo-.^
ce della profezia. Ed il tratto più
bello del racconto è questo: essi stessi erano considerati “profeti” nella loro comunità!
Chi ha parlato ed in quali termini? Còme si è svolto il dibattito e con quali argomenti? Nessuno lo saprà mai, all’autore interessa solo dire quale è stato il
risultato della profezia: è nata
una cosa nuova, questo è l’essenziale.
È infatti la profezia che fa vivere la chiesa perché è la profezia che le fa superare il suo immobilismo, la sua falsa sicurezza, la sua posizione di stallo, che
la costringe ad uscire da se stessa', a gtlardare davanti, oltre,~a
Dio.
Una chiesa vive non quando è
attiva, dinamica, ricca di opere,
di novità o di valori, ma quando
è animata, percorsa dalla profezia, quando vive la profezia in
se stessa. Un tempo si parlava
di comunità "viventi", poi si prese a parlare di comunità “impegnate”, ma sempre nella stessa
ottica, per indicare un gruppo di
credenti che manifesta impegno
di vita, dinamismo, slanci, in
cui si "sente” che qualcosa vive.
Tutto questo è indubbiamente
valido, significativo, meritevole
di attenzione e di incoraggiamento ma non è la “vita" della
chiesa. A garantirla è solo la
presenza della profezia. È cioè
quella felice, direi quasi miracolosa, coincidenza di parola divina
e di disponibilità umana, quel
manifestarsi libero e spontaneo
del Signore nella apertura ed
attesa del cuore umano.
La profezia riguarda però non
una esistènza singola ma l’esistenza della chiesa tutta, coinvolge e determina il cammino
della comunità e deve perciò essere accolta da una comunità disponibile. Perché questo accada
occorre non “disprezzare’’ la profezia, non emarginarla.
Lo Spirito non si manifesta
infatti in modo potente, stravolgente, autoritario nella chiesa, la
profezia è debole, piccola, spesso insignificante. Solo i deboli
possono essere disprezzati ed
emarginati. La profezia non tuona in assemblea, non si impone,
parla sottovoce e la si può facilmente zittire ma quando la sua
voce si spegne è lo Spirito che
si spegne, resta solo il corpo, e
può anche essere di un gigante
ma è privo di anima.
Giorgio Tourn
(Continua a pag. 2)
Inserto
Avendo potuto conservare il
piombo, siamo in grado di ristampare l’inserto sul protestantesimo. Le chiese che non lo
avessero prenotato a suo tempo e quelle che desiderassero
altre copie possono ardinare la
ristampa alle medesime condizioni entro e non oltre II 31
maggio per telefono 011/655.278.
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11 maggio 197 9
PRESENZA EVANGELICA IN SICILIA
Una prospettiva valdo - battista
Reggio Calabria: a poche centinaia di metri runa dall’altra
due Chiese, quella battista e la
valdese. La prima cosa che mi
viene in mente è quella di chiedermi se sia oggi ancora giustificabile il fatto che il pastore
di Messina debba fare la spola a
Reggio per curare la comimità
valdese. E la risposta che io do
è questa: senza toccare il principio del congregazionalismo battista (le singole comunità locali
sono autonome sotto ogni punto
di vista, non esiste una struttura assembleare tipo distretto o
sinodo che le vincoli o le impegni direttamente) e senza privare la comimità valdese delle sue
caratteristiche, è realisticamente
ipotizzabile la convergenza delle
attività locali, il cui obiettivo è
quello della testimonianza, con
il servizio di im solo pastore. Se
questa via è ima via praticabile, io credo che lo possa essere
a partire da realtà tipo Reggio
Calabria. In questa prospettiva
molto potrà essere fatto, per
promuovere e sostenere questo
cammino, dal gruppo della Federazione giovanile che ha ripreso a riunirsi e a riproporsi come spinta per un comune impegno di testimonianza nella città
al di là dei particolarismi denomìnazionali. Una città in cui la
cultura fascista riesce ancora ad
allettare le nuove come le vecchie generazioni.
Bethel nella Sila
In Calabria l’evangelismo è
presente nel triangolo tra Catanzaro, Cosenza e Reggio, ma in
realtà anche Messina gravita su
questa zona, nonostante lo stretto. E soprattutto per i giovani,
il centro di Bethel, nella Sila,
sta diventando im punto di riferimento di crescente importanza. Reggio, Messina e Catanzaro
intendono utilizzarlo per il periodo estivo, organizzare incontri. Già vi è stato l’anno scorso
un campo lavoro; si tratta ora
di risistemare l’interno, costruire le docce, coprire il tetto con
lastroni di eternit per non doverlo rifare fra qualche anno, ecc.
Lavori che renderanno in breve
il piccolo centro un valido punto di aggregazione e di incontro
non solo per i giovani ma per
le stesse comunità della Calabria. Il luogo è magnifico, in una
immensa pineta; è giusto che
sia valorizzato.
L’entusiasmo con cui si parla
di Bethel fra i giovani calabresi
è sorprendente; tanto più se si
pensa che questo piccolo centro
esiste ormai da diversi anni, al
lo stato di lavori sempre in corso e quindi praticamente inutilizzabile. Sembra ora che il perdurare di questa situazione evidentemente ingiustificabile, abbia fatto esplodere la volontà
di vedere il centro di Bethel
completato rapidamente e già si
fanno progetti di ampliamento!
Falema
Ma Bethel non è la preoccupazione più grossa che in questi
anni ha travagliato gli evangelici calabresi e... la Tavola valdese. Sicuramente il primato spetta a Palerna, questa costruzione disgraziata, spaccatasi subito
dopo l’inaugurazione, come se
avesse subito il terremoto. Una
bella costruzione sul mare, purtroppo costruita su terra di riporto e resasi inutilizzabile per
le normali precauzioni che è sacrosanto avere nel caso di un edificio che non ha tutte le garanzie di stabilità. L’idea di abbandonare questa casa non è piaciuta a tutti: ed è più che comprensibile. A gente abituata a
vivere in case malsicure non è
semplice spiegare che la responsabilità giuridica è una cosa grossa e che occorrono tutte ie precauzioni necessarie. Però, se un
errore è stato fatto, non è possibile ripeterne un altro ancora
maggiore. Ciò che invece è giusto salvare è l’esigenza che Falema poteva soddisfare: vale a
dire brevi periodi di vacanza al
mare sia per le famiglie che vivono all’interno (Cosenza-Dipignano) sia per evangelici ii altre località. E vi sono delle proposte in cantiere per soddisfare
queste esigenze.
Parlando con degli evangelici
di Dipignano mi sono reso conto del significato degli articoli
qui scritti dal presidente della
CED del IV distretto, pastore
Vicentini, sul come vengono capite certe decisioni della Tavola,
del Sinodo. Non è diffidenza ma
più che altro coscienza della propria marginalità rispetto ai problemi e alle necessità della chiesa nel suo insieme. E allora anche ciò che è marginale diventa
prioritario, ugualmente importante, decisivo. Per dei contadini o degli operai di Dipignano
ad esempio, il discorso di Bethel
è chiaramente secondario: a loro interessa la costa calabra,
realizzare ciò che essi vedevano
in Falema.
Il contadino Eliseo
In una modesta ma bellissima*^
cucina di campagna, con nell’angolo il camino e in alto quattro
immensi prosciutti appesi, il contadino Eliseo che mi ospita mi
spiega tutte queste cose, con
passione e insieme con il rimorso di chi ha l’impressione si sia
mancata un’occasione. Dipignano, un magnifico villaggio sulle
alture di Cosenza che si scorge
nella valle per una parte; un
gruppetto di evangelici un tempo legati alla terra, im legame
oggi molto debole. « Io non guadagno niente ma non compro
niente » mi dice Eliseo, « siamo
rimasti in pochi a lavorare la
terra, guarda in giro tutta la
terra incolta... ». Dipignano, una
quarantina di evangelici gelosi di
essere dei protestanti in mezzo
ad un cattolicesimo che dichiara la sua sconfitta evangelica:
quaranta evangelici che non riescono a credere, che restano
scandalizzati, quando gli racconto che alle valli valdesi la gente
che partecipa al culto è il 10% !
« Ma che protestanti sono? ».
(fine)
Ermanno Genre
PROTESTANTESIMO IN TV
ia trasmissione di Protestantesi- dedurre anche dalla lettura biblica
mo dei 30 aprile ha esposto ai telespettatori l'argomento che riguarda Il bambino nel mondo d’oggi e
come ci è presentato dal messaggio evangelico. Il 1979 è l'anno internazionale dei bambino, programmato dalle Nazioni Unite (UNICEF)
e con l'adesione, insieme ad altri
organismi, del Consiglio Ecumenico
delle Chiese. Ha preceduto la riflessione biblica su questo argomento, condotta dai pastore battista
Paolo Spanu, un filmato informativo
sulle condizioni sociaii del bambino
in Matteo 19: 13-15. Qui I bambini
sono una parabola vivente: Gesù
pone l'ascoltatore di fronte alla necessità di porsi degli interrogativi.
Per comprendere meglio questo concetto da un punto di vista biblico,
ci si deve riferire ad un’altra situazione in cui Gesù appunto non parla specificamente dei bambini ma
della condizione dell’adulto. In Giovanni 3: 1-8 il bambino è un interrogativo sulla nostra possibilità di
ravvederci e quindi di rifondare la
nostra vita. In questo passo bibli
Bibbia e bambini
nel mondo di oggi. La notizia più
sconcertante è quella secondo cui
ogni mezzo minuto nel mondo nascono cento bambini: di cui venti
moriranno, degli altri ottanta, sessanta non riceveranno una alimentazione sufficiente.
'Per quanto riguarda l'Europa in
particolare sembra che muoia un
bambino al giorno a causa di percosse subite e che nei nostro meridione Il trenta per cento dei
bambini evada dali’obbligo scolastico. Forse sarebbe stato il caso di
elencare insieme a quest'ultima
notizia, quella dei recenti decessi
dei bambini di Napoli a causa del
terribile virus da cui sono stati colpiti, ma anche per le carenze delie
strutture sanitarie esistenti soprattutto nel sud.
Ma per tornare al tema del bambino e ia Bibbia, si può dire che
il Vangelo paria dei bambini ma
non ci dà delle risposte specifiche
per ogni problema ohe essi ci pongono. 'Piuttosto ci dà una ind'razione globale da seguire: Gesù parla
dei bambini mentre parla aH’umanità
nella sua completezza. Ciò si può
co quindi il problema non è solo
quello dei bambini, ma dell'adulto,
dell’umanità intera che non accoglie l'invito di Gesù e la bontà della sua proposta.
All’adulto spetta la maggiore responsabilità dei disagi del bambino
nel mondo: pensiamo solo alla struttura urbana, nella quale non può
trovare spazio per esistere.
La suddetta parabola di Gesù ci
propone la rifondazione della vita,
cioè di imparare a mettere al centro dell’attenzione i minimi, le categorie di persone di poca importanza di cui i bambini fanno parte
nella nostra società. Questo vie anche per le chiese dove « il bambino non è all’ordine del giorno ».
Il problema è urgente e se lasciamo passare altro tempo, intere
generazioni di bambini continueranno a soffrire.
La trasmissione mi è sembrata
ben programmata e condotta con
molta vivacità dal pastore Paolo
Spanu.
CARLA NEGRI
____Vili CIRCUITO; CONVEGNO SU « EDUCAZIONE E FEDE
Trasmettere ai giovani
la sete di rinnovamento
»
Il problema riproposto dalla
Commissione « Educazione e Fede » è stato affrontato in varia
misura dalle comunità del circuito. Il consiglio ha provveduto
ad introdurre il dibattito nella
TRIESTE
Una giornata memorabile, per
il protestantesimo triestino, rimarrà quella del 29 aprile in occasione della visita della Corale
valdese di S. Germano Chisone.
Siamo molto grati per aver potuto dare, nel corso delle varie
manifestazioni, un’autentica testimonianza evangelica in seno
alla città.
Al mattino il culto-concerto,
il cui svolgimento è stato quasi
interamente a carico della corale che, con i suoi cori eseguiti
con tanta espressività e perfetta
fusione, ha sottolineato i vari
momenti della nostra liturgia.
La Basilica di S. Silvestro era
gremita poiché si erano dato
convegno i rappresentanti di varie denominazioni evangeliche
presenti in città. L’inno di apertura eseguito da tutta l’assemblea ed il Giuro di Sibaud, che
ha concluso quell’ora di raccogLmento e di meditazione, hanno lasciato in tutti i presenti
una profonda impressione.
Fraternamente accolti per il
pranzo all’Ospizio Cristiano, a
cui siamo grati per lo spirito
di servizio dell’équipe che lo dirige, i coristi hanno eseguito alcuni cori per le persone anziane
ospitate in quella casa. Il pomeriggio il tempo primaverile
ha permesso una breve parentesi turistica. Il grazioso costume
valdese si faceva notare e ha
dato luogo ad alcune interviste
lampo.
Nel tardo pomeriggio, dopo
il tè offerto dall’Unione Femminile, eravamo nuovamente riuniti a S. Silvestro. Le comunità
si sono presentate le une alle altre, mentre la Corale ci faceva
udire alcuni bei cori popolari.
Particolarmente notate le « complaintes » che hanno sottolineato
momenti cruciali della storia
valdese.
La giornata si concludeva al
Castello di S. Giusto con una
cena offerta dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo. Nelle sue parole di benvenuto, il
rappresentante dell’Azienda salutava gli ospiti a nome della
città di Trieste sempre lieta di
accogliere gruppi turistici che
ne apprezzano lo spirito di apertura.
Vogliamo ancora ringraziare
coloro che hanno contribuito alla buona riuscita di quella giornata di comunione fraterna, vissuta con tanta gioia dai fratelli evangelici della nostra diaspora italiana.
Un ringraziamento particolare
alla Corale di S. Germano, al
suo pastore ed alla sua valente
direttrice prof.ssa Tùrck.
Ci auguriamo che questi contatti così fraterni non rimangano isolati ma suscitino una specie di « gemellaggio » duraturo
nel tempo. u. b.
comunità di Piacenza, attualmente priva di pastore in loco e da
anni mancante di una scuola dornenicale. È stato inoltre organizzato un convegno a Polonica
Po per un confronto e una verifica della riflessione condotta. In
entrambi gli appuntamenti abbiamo avuto la collaborazione
del past. Tomasetto della comunità battista di Ferrara, mem'bro
del Servizio Istruzione Educazione.
Discutere deH’educazione cristiana in vista della fede non significa sfiorare un problema marginale e spe.sso emarginalo della
vita di noi che come credenti testimoniamo l’Evangelo, bensì
chiamare in causa la responsabilità di ogni componente l’assemblea dei credenti. Ciò significa che la comunità stessa è responsabile in prima persona dell’istruzione in vista della fede.
Tutto ciò esclude in maniera categorica un criterio di delega: i
monitori esercitano un ministero, le famiglie altrettanto e così
anche la comunità.
Credenti non si na.sce, credenti
si diventa. Comunità, famiglie,
monitori .sono chiamati a fornire gli strumenti per la comprensione della fede. Non si tratta di
trasmettere miti o letture precostituite della Bibbia, ma di dare gli strumenti per una comprensione libera, lasciando spazio alla libera azione della grazia
di Dio: il Signore che chiama alla libertà è lo stesso che chiama
alla fede.
La certezza di questa fede è
ciò che ci fa sentire « all’ombra
delle ali del Signore » e ci fa anche sentire fieri di essere protestanti. Non è soltanto orgoglio
che deriva dalla nostra coscienza di essere diversi, ma è soprattutto voglia di lottare per cambiare la realtà dei rapporti tra
gli uomini. L’uomo nuovo non è
ideale irraggiungibile, ma è
« queU’uomo », Gesù di Nazareth,
il quale ha interpretato la propria vita come servizio totale per
la liberazione di tutti.
È proprio questa convinzione
che una educazione evangelica
deve cercare di recuperare. Ai
giovani va trasmessa l’esigenza
del rinnovamento attraverso la
testimonianza del modo con cui
si vive la propria fede nei rapporti con gli altri, cominciando
nella famiglia, nei rapporti di
lavoro, con gli amici, nella comunità.
I partecipanti al convegno propongono al consiglio di circuito
di organizzare due incontri fine
settimana durante Tanno che impegnino non .soltanto i monitori,
ma le famiglie e i consigli di
chiesa, con lo scopo di confrontare le esperienze di lavoro delle
singole scuole domenicali, di introdurre volta per volta il materiale di lavoro, producendo un
aggiornamento reciproco sugli
obiettivi di fondo dell’educazione
cristiana.
Sta alle comunità vivere coerentemente la propria fede e la
predicazione dell’ Evangelo, facendo sì che la speranza del Regno non sia una affermazione
formale, ma si traduca in autentica testimonianza.
Dario Cartone
Congresso
FGEI
{segue da pag. 1)
re Aldo Sbaffi, entriamo ora nel
deserto dove, nella prova e nella
sofferenza, Israele ritrova l’aiuto di Dio e la sua nuova etica (i
comandamenti). ¡Ringraziamo il
Moderatore per questo messaggio perché denota un reale coinvolgimento, una partecipazione
attenta alle nostre problematiche ed una attesa di indicazioni
per un lavoro comune. Nel
corso dei lavori il Congresso ha
ascoltato la commovente testimonianza della cittadina cilena
Corina Maurera sulla detenzione
e scomparsa del padre e di quattro fratelli, i cui cadaveri sono
stati recentemente ritrovati. In
seguito a questa testimonianza,
il congre.S'SO ha espresso da un
lato una calda solidarietà fraterna a lei e a tutti i cittadini cileni
che si trovano nella stessa situazione, e daÌTaltra ha riaffermato
la volontà di impegno della FGEI
affinché l’indifferenza non prevalga ma una nuova e creativa solidarietà si manifesti, fino alla
totale sconfitta dei regimi oppressivi.
Il culto con S. Cena ha concluso il congresso nella mattina del
1° maggio, e la predicazione di
Mary Granatelli sul testo di Atti
16: 6-10 {visione del Macedone da
parte di Paolo) ha ricordato ai
partecipanti che è Dio .stesso che
si sceglie il campo su cui inviare
i suoi operai. Co.sì, come Paolo
in Macedonia, anche la FGEI deve saper ascoltare la parola di
Dio ed essere aperta e di.sponibile a lavorare e impegnarsi nei
campi c nei settori che Dio di
volta in volta indicherà.
Marco Davite
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La casa è aperta per periodi di vacanza dal 30/6 al 31/8.
Per informazioni rivolgersi al Direttore
Chiara Aldo - via Plana n. 105
15100 Alessandria - tei. 0131/55995
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11 maggio 1979
Organizzato dal Gruppo Scuola del Servizio Istruzione Educazione
Quale rapporto tra scuola
e mondo del lavoro?
INCONTRO FDEI TOSCANA - LA SPEZIA
La Santa Cena
ai bambini
La scuola a una svolta: « sfascio » dell’istituzione o terreno di confronto e scontro sociale? Un fine settimana di studio a Ecumene
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Fra i partecipanti, la maggioranza era costituita da insegnanti delle varie articolazioni dell’istituzione scolastica. Erano
inoltre presenti due dirigenti
scolastici, alcuni genitori impegnati negli Organi Collegiali,
Franco Girardet in qualità di
mediatore.
I due primi relatori, Elena
Bein Ricco e Maurizio Girolami, attraverso un’analisi delle
vicende italiane di questi ultimi anni, hanno posto in luce le
conseguenze sociali della crisi
economica del ’64-’65 e le caratteristiche del nuovo modello di
sviluppo che, delineatosi nel periodo ’64-’68 continua a influenzare tuttora la nostra società rendendo sempre più evidente il divario esistente tra forza-lavoro
di un certo livello culturale e
richiesta dell’industria, cioè fra
preparazione scolastica e mondo del lavoro.
II terzo relatore, Emilio Nitti,
ha passato in rassegna le disposizioni legislative che hanno tentato di dare una nuova struttura all’apparato scolastico, denunciandone imperfezioni e carenze e ponendo in risalto la
presenza di forze negative che
sembrano concorrere allo « sfascio ».
Il dibattito che è seguito alle
tre relazioni e i lavori di gruppo della seconda giornata, che
hanno concentrato la loro attenzione sul rapporto Scuola-mondo del lavoro e sul progetto di
Riforma della Scuola Secondaria
Superiore, hanno evidenziato la
triste situazione in cui si dibatte attualmente la nostra Scuola
e la perplessità di genitori e di
docenti nei riguardi di una scuola che non assicura né un reale
diritto allo studio per tutti né
una precisa serietà di intenti.
Disagio e perplessità a tutti i
livelli, ma in modo drammatico
ai due estremi: Scuola Materna
Statale, ben definita dal punto
di vista legislativo, ma assoluta
mente insufficiente a fronteggiare le richieste e in molti casi
pressoché inesistente; Scuola
Secondaria Superiore in preda a
caotiche differenti interpolazioni, che più acutamente rispecchia incertezze e interrogativi
del momento.
Come ristabilire una corrispondenza fra Scuola e Mondo del
lavoro? In quale direzione e con
quali modalità agire per rendere meno stridente il divario?
Come rendere seria e funzionale
la Scuola, pur rispettandone la
caratteristica di « Scuola di massa »?
* * Hi
Gli insegnanti si chiedono con
angoscia e perplessità: « Che
fare? Che cosa si vuole da noi? »
I genitori si chiedono, con analogo atteggiamento problematico. « Che fare? Che cosa ci assicura la scuola? Quale può essere il nostro apporto? ».
Resta sospeso nell’aria l’interrogativo di fondo: « Che cosa si
chiede oggi alla scuola? Qual è
il suo ruolo nella società attuale? »
Protestantesimo
CINISELLO:
CENTRO LOMBARDINI
lunedi, 14 - ore 22.40 circa 2° rete
Vita comunitaria, scuola
serale, circolo culturale e
studio biblico sono i quattro aspetti attuali della
esperienza iniziata 10 anni
fa da un gruppo di evangelici con lo scopo di rendere una testimonianza
nella periferia di Milano.
Nella Scuola si vive realmente
un clima di contraddizioni feroci, rese più acute dalle interpretazioni plurime e diverse legate
all’applicazione della legge 477,
che pur dando vita agli Organi
Collegiali continua a tenerla agganciata a una pesante burocrazia verticistica e che d’altronde
non è riuscita a stabilire alcun
collegamento fra i vari gradi
della scuola dell’obbligo.
A livello superiore continua a
sussistere una inspiegabile chiù
sura fra le varie discipline, con
conseguente gerarchia di valori
fra runa e l’altra, e la lettura
degli articoli della Riforma, già
approvata da una parte del Parlamento, non dà sufficienti garanzie di eliminazione della frattura esistente fra un tipo e l’altro di scuola, a seconda della
specializzazione prevalente.
La situazione di estremo disagio e di perplessità denunciata
dagli insegnanti presenti al Con
vegno sembra riproporre, a livello superiore, l’interrogafivo
posto da un’insegnante, nel corso di un’indagine sulla riforma
della Scuola Media, riportato
nel volume « Le Vestali della
classe media » di Barbagli M. e
Dei M.: « Noi che cosa rappresentiamo? Per i ragazzi siamo
dei padroni poco accetti e per
gli altri siamo delle persone che
guadagnano poco. La cultura
non conta. Siamo i servi dei
servi ».
Chi scrive è deH’opinione che,
se si è convinti della necessità
che l’istituzione sopravviva, il
primo passo si debba fare proprio noi, operatori scolastici,
cercando di penetrare a fondo
lo spirito dei tempi che stiamo
vivendo senza dichiararci vinti
e salvando ciò che a nostro parere deve continuare a sopravvivere.
La Scuola è cambiata.
La Scuola sta cambiando.
La Scuola deve cambiare.
Partendo da tali constatazioni e facendo nostre tali convinzioni, forse riusciremo a trovare insieme le modalità per ristudiare a fondo il problema e
per elaborare qualche soluzione
idonea e costruttiva.
Per quanto riguarda il rapporto col mondo del lavoro, la
Scuola non può e non deve assolutamente ignorare quelle che
di volta in volta sono le esigenze della produzione e le leggi
economiche che la governano, a
meno che non voglia continuare a creare degli spostati o dei
disoccupati.
Ma è chiaro che con questo
non deve abdicare al suo ruolo originario e insostituibile che
è quello di dare un senso a tale
rapporto, di rispondere ai perché del mondo dei prodotti e
dei consumi, di definire culturalmente le leggi che guidano e
accompagnano le vicende umane.
Leda Rocca Cappello
Il tema è stato discusso nell'incontro FDEI Toscana-La Spezia del 21 aprile a Pisa. L’argomento proposto dalla FDEI, per
le Unioni Femminili Valdesi è
servito ad ulteriore approfondimento del tema sulla S. Cena,
suggerito dalla F.F.V. e sviluppato attraverso una serie di studi
durante il corrente anno.
A Pisa erano presenti i gruppi
de La Spezia, Livorno, Carrara,
Pisa e Firenze. Ogni gruppo ha
presentato la relazione del proprio lavoro e Firenze si è fatta
inoltre portavoce della Tavola
Rotonda indetta per il 28 marzo
u. s. alla quale avevano partecipato — oltre alle Chiese Federate — fratelli della Chiesa Apostolica, della Chiesa di Cristo e
della Chiesa dei Fratelli, dando
un buon contributo al dibattito.
Le relazioni, pur nella diversità dei loro contenuti, hanno
sollevato il problema del rapporto tra Battesimo e S. Cena e
hanno richiesto — malgrado tutti i nostri studi — una ulteriore
chiarificazione su quello che è
oggi per noi la S. Cena.
Le nostre reazioni derivano
spesso dalle tradizioni culturali
e teologiche delle nostre chiese
e siamo tentati di fissarle e chiuderle in schemi assoluti, iscatolando così anche lo Spirito del
Signore.
Alcune di noi pensano che alla
S. Cena ci si possa avvicinare
solo dopo una buona preparazione biblica e con la piena consapevolezza e responsabilità dell’atto che si sta per compiere.
Un ragazzino non ha sufficiente
conoscenza, non può capire che
UNA MANIFESTAZIONE DELLA FEDERAZIONE LIGURE
Favate; testimonianza del passato
Circa 150 persone, provenienti
da tutte le Chiese della Federazione della Liguria, sono convenute a Chiavari il 25 aprile per
la manifestazione che la stessa
ha promosso in ricordo della
Chiesa Valdese di Favaie.
È singolare la storia di questo
piccolo gruppo di credenti, ora
scomparso a causa deH’emigrazione che ha lasciato un’impronta
indelebile nel Chiavarese, dove
ancora ci si ricorda di questa isola di evangelici sperduti nell’entroterra (la prima visita del pastore Geymonat a questa comunità gli costò partendo da Recco
ben sei ore di viaggio, di cui buona parte a piedi).
Una comunità fra l’altro non
frutto di missione ma evangelizzata direttamente dalla lettura
di una Bibbia acquistata in una
libreria quasi per caso (fu preferita una versione del Diodati
ad una del Martini per motivi
di prezzo). La lettura attenta
della Scrittura nell’ambito della
famiglia Cereghino capostipite
della comunità, rincontro fortuito di uno dei membri della stessa famiglia con la Chiesa Valdese a Torre Pellice, la lotta con il
parroco che proibì ed ostacolò
l’approccio con l’Evangelo furono i fattori determinanti della
loro decisione. Una decisione
che non costò poco: ostilità, persecuzioni, denunce, arresto di sei
membri della famiglia e condanna degli stessi per ingiurie alla
religione di Stato nel 1853.
È particolarmente interessante la storia della famiglia Cereghino, parecchi componenti della quale erano cantastorie popolari: di canti religiosi (di cui
non erano pienamente soddisfatti
se la loro ansia di rinnovamento
e di fedeltà all’originale li portò
a ricercare una Bibbia proprio
per ritrovare in essa una fonte
più genuina ed immediata) ma
anche, attraverso una facile e comunicativa comicità popolare
sca, di protesta contro una situazione di emarginazione e di
povertà, che la Chiesa ufficiale
aveva il suo buon interesse a
mantenere.
La loro fede pose radici in queste premesse e le sviluppò: significativo il fatto che la prima decisione presa è quella di istituire
una scuola accanto alla nuova
Chiesa evangelica. Avevano capito a loro spese che la cultura è
strumento di potere (l’avevano
capito fin da quando avevano cercato contro il parere del parroco di avere una Bibbia da leggere liberamente) e insieme con
l'annuncio dell’Evangelo si adoperarono per affrancare i loro
comi>aesani.
La loro presenza in quei luoghi, con una testimonianza fedele ed efficace (il registro storico
conta 112 membri), continuò nonostante odio e persecuzioni: si
arresero soltanto quando l’estrema povertà della terra non consentì loro altra possibilità di vita
che l’emigrazione. A ricordarli,
rimane oggi soltanto un piccolo
cimitero, ricavato in mezzo alle
loro terre in collina molto sopra
il paese. Sono questi coraggiosi
fratelli che la Federazione delle
Chiese della Liguria ha voluto
ricordare non certo p-er trionfalismo o per vantarne i meriti ma
per rilevare la permanente validità dei valori e delle istanze che
essi hanno portato.
Sotto il titolo « Evangelo e intolleranza » è stata inaugurata la
mattina una mostra nella Chiesa Battista di Chiavari, che rimarrà aperta al pubblico fino al
5 maggio e che è stata presentata da una relazione del pastore
Paolo Sanfilippo, stampata a cura della Federazione (presso cui
sono ancora disponibili alcune
copie al prezzo di L. 1.500 - vedi
recensione a p. 4 - n.d.r.).
Nel pomeriggio alle ore 16,
sulla piazza principale di Favaie,
alla presenza anche di numerosi
abitanti del posto, si è tenuto un
culto pubblico presieduto dal pastore Gustavo Bouchard. In chiusura della manifestazione, il Collettivo « Il Gruppo », un organismo laico di Chiavari impegnato
nella ricerca nel campo della .musica popolare ligure, ha fatto
ascoltare tre canzoni che vengono attribuite ai cantastorie Cereghino. Si tratta di canti o filastrocche a forte contenuto anticlericale; il clero romano è visto
come non partecipe delle sofferenze dei contadini, non solidale con le loro difficoltà ma come un perfetto estraneo anche
per quanto riguarda le condizioni di vita, che sono assai migliori delle loro.
Franco Scaramuccia
cosa sia il « donarsi » di Cristo,
non può prendersi la responsabilità del credente. Quindi, non
si può prendere in considerazione il suggerimento di Sergio Rostagno di una S. Cena celebrata
tra i ragazzini delle Scuole Domenicali che riflettono e ricercano il Signore, perché essi non
hanno raggiunto la piena maturità e consapevolezza.
Secondo altre sorelle alla mensa del Signore siamo invitati tutti con la medesima responsabilità a cui ogni giorno siamo chiamati nella vita, quindi le parole
dell’Apostolo Paolo ai Corinzi:
« Ciascuno prima esamini se
stesso e poi mangi di quel pane
e beva di quel calice. Poiché chi
mangia del pane e beve del calice senza discernere il corpo del
Signore, mangia e beve la sua
propria condanna » vanno lette
ed interpretate secondo il loro
contesto storico e sociale. Non
si tratta, quindi, di spostare l’età
della S. Cena perché questo ci
rinchiuderebbe in altri schemi e
istituzioni che sono assolutamente da evitare, ma di rivedere il
significato di « comunione »: comunione di spirito, comunione
di intenti, comunione di vita, comunione di beni... (noi siamo il
corpo del Signore e, se un membro soffre, tutti gli altri soffrono, ecc.).
Quando i nostri figli non « sentiranno » solo con le orecchie
parlare del Signore, ma lo sentiranno vivente nelle loro case,
nella comunità e cercheranno di
viverlo, sorretti dalla famiglia e
dalla comunità, al di fuori di essa, forse ci chiederanno di partecipare con noi alla S. Cena ed
allora, non per sentimentalismo,
ma perché ci sentiamo chiamati
ed invitati tutti insieme al « banchetto del Signore», non misureremo più il loro bagaglio di
conoscenze, la loro maturità o
responsabilità. D’altra parte, chi
misura la nostra?!
Concludendo, non siamo arrivati ad un’unica voce, ma siamo
ancora in ricerca. Ci sembra di
dover dire che le nostre teologie
non vanno prese come assolute,
ma vanno riesaminate. D’altra
parte non si possono « attaccare
toppe nuove su abiti vecchi »,
cioè rimanere nella situazione
nostra e nei nostri schemi, limitandoci a spostare l’età della comunione. Se rimaniamo nell’attuale schema è giusto che si conservi l’ordine attuale. Ma il problema della S. Cena ai bambini
pone in discussione proprio i nostri schemi tradizionali.
Ci rivedremo in autunno —
luogo e data da stabilire — per
riferire sugli altri due studi sul
fanciullo che la FDEI ci ha proposto. Un vivo ringraziamento
alla Comunità di Pisa per la cordiale ospitalità.
Violetta Fraterrigo Sonelli
IV ASSEMBLEA GENERALE
Amnesty Italiana
Il 21 e 22 aprile a Grottaferrata (Roma) si è tenuta la IV Assemblea Generale della Sezione italiana di Amnesty
internationai.
L'Assemblea, che è il massimo organo deliberante dell'associazione, ha
dovuto dedicare gran parte del suo
scarso tempo ai problemi posti dalla
crescita della Sezione italiana — quali
il Regolamento Operativo e alcune modifiche statutarie — per cui l'auspicato e necessario dibattito che, partendo
da un'analisi critica delle esperienze
fatte, tracciasse le linee per l'azione
futura non ha avuto lo spazio che
avrebbe meritato. Tuttavia, poiché a livello internazionale Amnesty è in fase
di ripensamento sul suo mandato per
darne una definizione più idonea agli
sviluppi che il movimento ha avuto e
che la realtà mondiale impone, l'Assemblea ha approvato alcune importanti mozioni. Esse saranno presentate
aH'Assemblea internazionale che avrà
luogo a Lovanio nel prossimo settembre. Particolarmente significativa quella che chiede al Segretariato Internazionale una maggiore attenzione alle violazioni dei diritti umani nell'Europa occidentale.
Molto apprezzati gli interventi del
Segretario Internazionale Martin Ennals,
di Margherita Boniver (ex Presidente
della Sezione italiana e ora membro
del Comitato Esecutivo internazionale),
del dissidente cecoslovacco Jlrl Pelikan che, parlando a nome dei detenuti, ha avuto parole di incoraggiamento
per tutti I militanti di Amnesty International, nonché l'interessante relazione
del Presidente Pogliano.
I lettori dell’Eco-Luce saranno lieti
di sapere che hel Collegio dei Probiviri sono stati eletti a grande maggioranza due valdesi: Il pastore Aldo
Comba e il professor Roberto Jouvenal.
L. S.
4
11 maggio 1979
UNIONE SOVIETICA LIGURIA
Nel mondo, ci sono Una bella pagina
due opinioni: della nostra
la mia e la falsa “storia minore”
Il volume presenta sette casi
d’internamento in istituti psichiatrici, come esemplificazione
di centinaia di altri, e lo fa con
sobrietà e precisione senza praticamente introdurre alcun giudizio di risentimento, di rancore o comunque emotivo. Il discorso estremamente fattuale
consente una lettura spedita che,
oltre all’orrore per le situazioni
descritte suscita anehe un eeito
senso d’insofferenza per la schematicità ripetitiva dei motivi di
accusa e delle modalità di condanna degli accusati.
È certo che la Russia sovietica rappresenta per l’occidente
un fenomeno ancora non chiarito. Nel mosaico di eventi, studi, dociunentazioni a cui tale fenomeno ha dato luogo in questi
ultimi tempi, questo volumetto
di Amnesty International rappresenta un contributo che facilita il collegamento dei dati rilevati sotto diverse ottiche da
altre fonti.
La sua lettura suggerisce una
interpretazione molto semplice
della liberazione e dell’esilio (da
lui non desiderato) di Alexander
Ginsburg: si tratta dell’esilio a
cui erano condannati fin dal tempo dell’impero romano i personaggi troppo importanti per essere tenuti a lungo in galera
(Ginsburg era fondatore del
Pondo pubblico russo per l’assistenza ai prigionieri politici)
e troppo pericolosi per essere
lasciati in libera circolazione.
I numerosi scioperi avvenuti
in Russia negli ultimi decenni e
riportati dalla nostra stampa,
la diversità della dinamica produttiva derivante più dallo sfruttamento del minor consumo che
da quello del superlavoro e della maggior produttività suggerisce im parallelismo fra l’accettazione di questa austerità e la
rassegnazione su cui ha puntato
in passato il cristianesimo e trovano un’eco nella documentazione del fatto che oggi fra gli
internati degli ospedali psichiatrici speciali si trovino non solo intellettuali, ma anche operai
e sindacalisti o persone qualunque che semplicemente hanno
espresso un parere su fatti e
situazioni che ritengono ingiuste.
Una lettura impegnata e scevra da preconcetti induce anche
a riflettere sull’analogia che la
prassi sovietica in materia di
dissenso ha con le pratiche dell’inquisizione, i processi delle
streghe o le conseguenze di qualunque dogmatismo razziale, politico o religioso.
Nel testo si legge: « ...per lo
psichiatra sovietico esperto non
ha importanza come l’arrestato
si comporti, poiché... egli può
interpretare ogni forma di comportamento come chiaramente
anormale. — Se l’arrestato protesta o chiede il rispetto dei suoi
diritti legali, lo psichiatra può
interpretare ciò come delirio di
contestazione, se per qualimque
ragione rifiuta di rispondere alle domande, ciò può essere definito come autismo ».
Questo significa che chi non
condivide l’idea proposta dalla
ideologia (elaborata dalla burocrazia), sbaglia ed è perciò pericoloso perché può far sbagliare
altri.
Ironicamente un giornalista
di spirito del principio del secolo, L. A. Vassallo, diceva: « Al
mondo ci sono due opinioni: la
mia e la falsa». Il realismo di ,
questo aforisma ce lo mostra
già la storia ed esso continua
ad avvelenare la vita pubblica e
quella privata, cioè quella personalmente nostra. Molte guerre
degli U.S.A., come il genocidio
dei pellirosse, l’occupazione delle Filippine, le atrocità del Vietnam derivano dall’idea di superiorità apertamente dichiarata e
che comporta l’obbligo della difesa dei diritti-privilegi (gabellati come valori) di tale superiorità. L’atteggiamento di Mosca
verso Ucraini, Curdi, Lettoni o
Cecoslovacchi non è diverso da
quello degli U.S.A. o da quello
del Portogallo quando giustifi
cava la colonizzazione del Mozambico col pretesto della sua
cristianizzazione o dall’albagìa
dell’Italia fascista verso l’Etiopia.
Entro un orizzonte più vicino
gl’istituti psichiatrici sovietici
fanno pensare a tanti nostri istituti psichiatrici o di « ricovero »
dove migliaia di esseri umani
sono segregati e dimenticati perché fastidiosi alla famiglia o
alla società, di cui ostacolano la
libertà.
Tutto ciò, sia ben chiaro, non
diminuisce l’orrore per quello
che accade in U.R.S.S., ma, se
mai, 'lo accresce nel mostrare
come anche Hi l’assenza dell’AGAPE sfoci in tormenti e tragedie, ingiustizie e orrori.
G. A. C.
Amnesty International: Unione Sovietica. Edizioni Studio Tesi, Via
Mazzini, 26 - 33170 Pordenone pp. 85, L. 2.200.
C’è da stupirsi che la vicenda
dei Cereghino e della chiesa
evangelica, poi unitasi alla Chiesa Valdese, di Favaie non sia
stata finora maggiormente studiata e conosciuta. Vi sono accenni nel voi. I della Storia delle chiese dei Fratelli di D. Maselli e nella monografia dedicata
da Th. van den End a Paolo Geymonat, ma c’è voluta la ricerca
paziente e intelligente condotta
con passione da P. Sanfilippo su
una larga messe di fonti d’archivio, andate a scovare a (^hiavari, a Genova, a Torre Pellice, a
Roma, perché questa vicenda
singolare acquistasse contorni
già ben precisi, anche se la ricerca potrà ulteriormente continuare.
Storia minore? Forse, tutta la
storia evangelica italiana è storia ’minore’: ma nelle ’piccole’
vicende di tanti ’piccoli’ gruppi e
SCIENZA E STORIA
per ragazzi
Isaac Asimov è molto noto
nel campo della divulgazione
scientifica, è nato in Russia nel
1912, ha studiato e vive in USA
e ama dialogare col pubblico.
Questo libro raccoglie 1(X) domande fatte dai lettori di Science Digest. Per es.: Di quante
particelle consta l’universo? Cosa sono i quark? Perché si sono
estinti i dinosauri? La salinità
degli oceani è in aumento? Qual
è la differenza tra un cervello e
un calcolatore? Qual è il senso,
lo scopo dell’invecchiare? ecc.
Le risposte su 2-3 pagine ognuna, date in modo accessibile e
discorsivo, fanno del libro una
piccola preziosa enciclopedia,
utile da avere in casa per saperne di più sul mondo nel quale
viviamo o almeno per renderci
conto di quanto poco sappiamo!
I, Asimov, / perché della scienza. Collana aperta, Mondadori 1978, Lire 3.500.
* * *
Un libro adatto a giovani e
adulti che vogliano conoscere i
particolari di quella insurrezione dei sobborghi parigini che
prese il nome di « Comune ».
Il nome deriva da un giura
mento medievale « avec notre
force commune»: essa è stata
infatti, ed ha avuto la forza, di
un patto stipulato da quel pugno di rivoluzionari comunardi
che aspiravano a garantire alla
Francia la libertà comunale contro ogni centralizzazione dispotica, la libertà di parlare, di scrivere, di riunirsi, l’insegnamento
laico, il capitale ai lavoratori, la
libertà di coscienza.
L’A., giornalista e studiosa di
storia, analizza questa vicenda
partendo dalle sue lontane radici, e descrive con precisione fatti e protagonisti, il quadro appassionante — non dottrinale ma
storico — di un episodio alla base della storia moderna francese.
Il 28 marzo 1871 la Comune
veniva proclamata a Parigi, ma
nella settimana fra il 21 e il 28
maggio dello stesso anno le forze nazionaliste della destra ponevano fine, in una ridda di massacri, a quel tentativo socialista
che fu un seme gettato nella coscienza europea.
G. PiSTOso, La Comune di Parigi.
Collana aperta, Mondadori 1978,
L. 3.000.
Berta Subilia
comunità e movimenti, mescolate alle vicende dell’epoca, è pur
dato di riconoscere l’intervento
del Signore, il frutto efficace della sua Parola. « Straniera e pellegrina » nel senso più realistico
del termine, la chiesa di Favaie:
sorta dalla conversione all'Evangelo di unà famiglia nella quale
era coltivata la singolare tradizione di cantastorie girovaghi,
duramente ■ perseguitata, in certi
casi fino alla morte, straniera in
patria, e relativamente effimera,
come composizione sociologicoreligiosa, dispersa com’è stata,
dopo 2-3 generazioni, dallo spopolamento e dall’emigrazione.
Eppure ha lasciato il suo segno,
nel Chiavarese, e ha sparso i
suoi membri in comunità evangeliche in Liguria e ben oltre,
anche aH’estero. Storia minore,
ma che ha echi sulla stampa italiana e straniera deH’epoca, che
si ripercuote in interpellanze al
Parlamento subalpino, che provoca l’intervento di Cavour: attraverso questa vicenda, nella
vivace quanto sobria rievocazióne del Sanfilippo, ci immergiamo nella vita italiana dell’epoca,
partecipiamo alla lotta dura per
strappare pezzo per pezzo il riconoscimento politico della libertà di coscienza, constatiamo
come la scoperta dell’Evangelo
sia avvenuta in questo movimentato contesto, anche nei luoghi
più impensati della remota ’provincia’. Risulta chiaro il movente esclusivamente di fede, di questo movimento evangelico, ma
anche come esso abbia poi portato frutti storici molto ’attuali’:
forse proprio per questo ci possono apparire ’datati’, così come apparirà ’datata’, allo storico futuro, tanta nostra odierna
’attualità’.
Anche in questa vicenda, valore e limiti di molto evangelismo nostrano, che ha avuto una
indubbia portata politica, ma che
si è per lo più limitato alla sfera della cultura popolare: per
questo la sua incidenza nella vita nazionale è stata così marginale?
Gino Conte
Paolo Sanfilippo, La chiesa evangelica valdese di Favaie (1849-1919 ).
Federazione delle Chiese evangeliche
della Liguria, Genova ’79, L. 1.500.
UNA TESTIMONIANZA
Quando la prova
è fonte di benedizione
« Non ero degna d’una così
meravigliosa chiamata, ma Dio
ha avuto pietà di me e mi ha dato di sperimentare la gioia della
salvezza... ». Così scrive in « Eben-Ezer », ciclostilato della comunità pentecostale di 'Venaria
la sorella Marisa D., neo convertita dal cattolicesimo. Eppure
questa donna è stata duramente
provata: l’unico bimbo di 22 mesi muore in un incidente d’auto
e poco tempo dopo un altro nel
tempo della gravidanza; la prova la conduce sull’orlo della disperazione. In quel frangente
essa apre il suo cuore ad un sacerdote ma le parole del confessore sono per lei gelide e non
lasciano un minimo segno di
conforto nello spirito. Successivamente scopre un gruppo di carismatici cattolici coi quali s’unisce per poter fare nuove esperienze spirituali e forse trovare
requie al suo cuore tormentato;
purtroppo il vuoto interiore permane. Per caso il fratello Vineenzo, responsabile della comu
nità di Venaria R. è invitato dai
carismatici; la sorella Marisa
che fa ancor parte del gruppo
rimane profondamente colpita
dalla semplicità e dallo spirito
di convinzione dell’ospite; un
successivo lungo colloquio e soprattutto la preghiera compiono
il miracolo nella vita di questa
donna: la Potenza dello Spirito
ha trasformato la sua vita: oltre
alla serenità interiore Marisa D.
non cessa mai di parlare della
Speranza che si è accesa nel suo
cuore, nel tempo libero e nel
suo negozio nel quotidiano contatto coi clienti. La sua prova è
diventata fonte di benedizione
per lei, per suo marito, di recente battezzato, per le creature tormentate dall’amarezza della vita.
Il caso della sorella Marisa D.
ci fa pensare alle mille prove, di
svariata natura che all’improvviso e duramente colpiscono anziani e giovani: malattie gravi,
lutti laceranti, crisi interiori profonde di fronte all’oscuro futuro e che sfociano spesso in dram
mi irreparabili; si tratta di situazioni avverse, con prove crudeli anche sotto il profilo spirituale. Eppure l'azione dello Spirito non si è fermata ed opera
tuttora con potenza meravigliosa per la guarigione di drogati,
di giovani disperati.
L’apostolo Paolo ci offre la testimonianza straordinaria quando dal carcere di Efeso scrive ai
suoi parrocchiani di Filippi: « le
cose mie sono riuscite piuttosto
al progresso del Vangelo tanto
che a tutta la guardia pretoriana è noto che sono in catene per
Cristo... ». Le « cose » di Paolo
sono le prove, non dovute a fatti naturali ma determinatesi a
motivo della sua predicazione e
che per grazia di Dio sono diventate l’occasione di testimonianza
e di annunzio delI’Evangelo.
Che lo Spirito del Signore trasformi ogni tipo di prova che
attraversiamo e sia occasione di
lode e di benedizione del Signore.
Gustavo Bouchard
REAZIONE EMOTIVA
La forma e il contenuto di quanto
la redazione dell'Eco-Luce ha ritenuto
di anteporre al documento deH’Assemblea TEV di Villar Pellice, pubblicato
sul numero del 20 aprile sono contrari
sia alla prassi giornalìstica che alle
affermazioni più volte presentate della
necessità di un colloquio aperto e
sereno.
Esprimiamo il nostro rammarico perché la critica da noi fatta sul giornale
della nostra Chiesa a una linea di impegno socio-politico di partito, chiaramente espressa sul programma delia
EGEI pubblicato suM'Eco-Luce del 2
marzo, abbia suscitato una reazione
puramente emotiva, deludendo la speranza che ie tesi da noi esposte venissero confutate con argomenti validi;
riaffermiamo ¡I dovere della Chiesa
di testimoniare per l'Evangelo senza
connivenze con qualsiasi ideologia politica.
I coordinatori della TEV
La rivendicazione di uno spazio di
impegno e di ricerca per la Federazione giovanile viene presentata come la
pretesa di essere Fuñico spazio possibile per i giovani.
Uimpegno politico inteso a partire
dalla speranza che l’Evangelo ci dà e
in riferimento a Gesù Cristo posto al
centro della ricerca viene presentato
in senso rovesciato (sia pure atlem/ato da un sembra) come una doUnna
sociale e politica attraverso cui deve
passare il messaggio evangelico.
L’esigenza federativa come uecrssiià
per la crescita di fede delle nuove, generazioni di un orizzonte più ampio
del ghetto delle singole « parrocchie
denominazionali » viene presentala eo
me Vaffermazione che la crescita della
fede non può avvenire nel ghetto « delle singole comunità » e che dunque la
EGEI incoraggia l’allontanamento dei
giovani dalle comunità.
Mi sembra che questi travisamenti
giustifichino l’avvertenza che abbiamo
anteposto al documento della TEV.
Abbiamo cosi messo sull’avviso il lettore dandogli l’opportunità di andare
a riscontrare personalmente l’esistenza o meno delle forzature denunciate.
Sollecitati in seguito a esprimere argomenti validi non abbiamo difficoltà
a farlo.
Vorrei ribadire ancora una volta che
le tesi della EGEI come di qualunque
organismo o movimentò delle nostre
chiese non sono intoccabili. Possono e
debbono essere dibattute in un colloquio aperto e sereno. Soltanto, perché
tale esso sia, il colloquio deve anche
essere leale. Esso non lo è — e non
può di conseguenza essere aperto e screzio — se per confutare le tesi altrui
le si presentano in modo distorto e
contraffatto.
Franco Giampiccoli
_________MOZAMBICO
Difficoltà
e restrizioni
per le chiese
Secondo informazioni giunte a
fine gennaio dal Mozambico, riportate da DEFAP tre locali di
culto della chiesa presbiteriana
sono stati chiusi dalle autorità
del governo a Mausse, Chicumbane e Mazir. Nei tre casi si tratta di templi che facevano parte
di un insieme di immobili scolastici o ospedalieri, che finora appartenevano alla chiesa presbiteriana e che sono stati nazionalizzati nel luglio 1975.
I cristiani di Mausse, Chicumbane e Mazir possono riunirsi in
altri luoghi di culto delle loro
parrocchie. Ma è loro vietato di
organizzare delle riunioni di preghiera all’aperto o presso privati.
I pastori devono chiedere una
autorizzazione per visitare i cristiani.
Queste misure sono il segno
di un aggravamento nei rapporti
fra il governo della Repubblica
popolare del Mozambico e le
Chiese. Si attendono notizie più
precise.
5
11 maggio 1979
UN DOCUMENTO DEL CEC CONFERMA L’ABBANDONO IN CUI E’ STATO LASCIATO DOPO LA GUERRA
VIETNAM: ricostruire
malgrado il conflitto
Il documento che presentiamo è un articolo redazionale comparso sulla rivista
ecumenica « One World »
(apr. ’79). La nota introduttiva precisa che esso è stato
scritto lo scorso dicembre,
prima dei conflitti tra Vietnam, Cambogia e Cina, e che
la sua pubblicazione non in
tende costituire valutazione
degli avvenimenti successivi.
Esso vuol solo essere una descrizione di quanto il Consiglio Ecumenico sta facendo
in Vietnam. Con questo limite, il documento ci è tuttavia
sembrato importante per i
dati e il panorama complessivo che esso dà della terri
bile situazione vietnamita e
utile da inserire nel dibattito originato dal servizio di
Tullio Vinay pubblicato il
gennaio scorso dal nostro
giornale. Ricordiamo ai nostri lettori che continua ad
essere aperta la sottoscrizione per il Vietnam del nostro
Fondo di solidarietà.
A Nabong
dietro la
vecchia
pompa
sta sorgendo
il riU&Vo
impianto
per
l’irrigazione
La guerra in Indocina ha versato
sangue per 30 anni ma nell’arco di
altrettanti giorni, dopo che Saigon
diventò città Ho Ci Minh neH’aprile
del 1975, il mondo di fuori ha cominciato a dimenticare la sua devastazione. Ben presto le cineprese della
televisione si volsero altrove per riprendere storie più drammatiche e
i popoli del Vietnam e del Laos furono lasciati in buona parte soli a
curare le loro ferite.
Ma prima ancora che il risanamento potesse cominciare, era necessaria una massiccia azione chirurgica. Una campagna evacuata, ridotta dai bombardamenti ad un paesaggio lunare; città cariche di violenza
con sovraffollamento, disoccupazione, corruzione, la piaga della droga
e una economia prossima al collasso: la guerra era finita ma battaglie
perfin più grandi per la sopravvivenza attendevano di esser combattute.
In seguito, proprio 3 anni dopo
che alcune vie maestre erano state
aperte nel campo della ricostruzione,
le più pesanti piogge monsoniche a
memoria d’uomo spazzarono l’Indocina. Nel solo Vietnam 2 milioni e 600
mila tonnellate di riso andarono distrutte e un uguale numero di persone fu posto di fronte al pericolo della morte per la fame. Nel Laos, che
si era appena riavuto da una siccità
che aveva causato una larghissima
carestia, 120.000 tonnellate di riso
andarono distrutte nelle inondazioni
del fiume Mecong e mezzo milione
di persone rischiò la morte per denutrizione. « È come se la guerra fosse ricominciata di nuovo » osservò
un esausto funzionario governativo.
Come sceneggiatura per un film di
genere catastrofico, l’intera storia
dell’Indocina sarebbe stata scartata
come troppo esagerata.
Perfino le agenzie internazionali
di soccorso nei loro rapporti stentano a renderla comprensibile. La scala stessa dei valori di sofferenza è tale da rendere impossibile la comprensione, per non parlare della possibilità di rispondervi.
il programma degli
aiuti ecumenici
La comunità ecumenica è appunto di fronte a questa difficoltà ma
perlomeno ha una lunga storia di intervento in quella regione che consente di usare alcuni canali già sperimentati sia per il dare che per il
ricevere.
Dal 1965 al 1972 le chiese collegate
al Consiglio Ecumenico hanno dato
7 milioni e mezzo di dollari per le
operazioni di soccorso in Indocina.
Ma furono i successivi 5 anni che videro uno dei più ambiziosi progetti
di assistenza ecumenica che mai siano stati messi insieme. Il Fondo per
la Ricostruzione e Riconciliazione in
Indocina (FRRI) fece affluire più di
10 milioni di dollari nella regione sia
nel nord òhe nel sud del Vietnam, in
Laos e in Kampuchea.
Il programma incontrò un ampio
rispetto per la cura con cui le priorità erano stabilite e le persone interessate erano consultate. Il programma aiutò, a costruire un clima di fiducia che ha reso possibili ulteriori
programmi nel Vietnam e nel Laos
una volta avvenuta la liberazione.
Conosciuto come il Consorzio Indocinese, patrocinato dal Consiglio
Ecumenico delle chiese e dalla Conferenza cristiana neU’Asia, l’ultimo,
il più recente progetto si propone di
coordinare 4 milioni di dollari di aiuti per i prossimi 2 anni per ciò che
riguarda equipaggiamento per l’irrigazione, macchinario agricolo, laboratori di riparazione, scuole agricole
e programmi di reinsediamenti.
Metà di questa somma andrà alla
nuova zona economica di Lam Dong
nel Sud Vietnam, vicino a Dalat, dove si sta lavorando ad un progetto
per reinsediare 130.000 persone dalla zona di Hanoi.
Brigate di giovani hanno cominciato a bonificare la boscaglia e a costruire servizi basilari, mentre si preparano i piani per sviluppare l’industria casearia, la produzione di ortaggi e della seta.
Le nuove zone
economiche
Queste nuove zone economiche sono un aspetto fondamentale della
costruzione del Vietnam dopo la
guerra e 700.000 persone si sono già
insediate in queste aree. L’assistenza
del Consiglio Ecumenico si è già attuata nella zona di Pham Van Coi,
un’area di 3.500 ettari di terreno sterile a nord ovest della città Ho Ci
Minh. È l’area del « triangolo di ferro », dove, durante la guerra, le forze di liberazione organizzarono la
lotta da un labirinto di cunicoli sotterranei, mentre il terreno al di sopra era sottoposto all’azione dei defolianti chimici, allo spianamento
mediante le ruspe, all’incendio della
vegetazione rimasta e infine al letale
tappeto di bombe — 20 per ettaro.
Nella stessa area oggi, l’equipaggiamento per irrigazione finanziato
dal Consiglio Ecumenico sta per entrare in funzione a Pham Van Coi,
vengono scavati dei pozzi e circa
3.000 persone reinsediate si avviano
a diventare autosufficienti.
Le nuove zone sono un grosso vantaggio economico per una economia
lacerata dalla guerra. Nell’ultimo decennio di lotta, 1 milione e mezzo di
vietnamiti hanno lasciato la campagna per le città e 1 milione di ettari
di terra sono rimasti incolti. Alla
fine della guerra 3 milioni di persone nel Sud erano disoccupate. Ma
qual è il prezzo umano di questo
massiccio reinsediamento di famiglie che i programmatori economici
prospettano?
Do Xuan Oanh della Organizzazione Vietnamita per la Pace con sede
ad Hanoi, partecipando recentemen
te al primo incontro del Consorzio
Indocinese a Ginevra, ha risposto
così a questa domanda: « Secondo
i rapporti delle nuove zone economiche che voi leggete in Occidente si
tratterebbe di lavoro forzato. Ma
questa è una idea intollerabile per
noi come lo è per voi. La tradizione
del nostro paese, sia in pace che in
guerra, è che non ci può essere successo senza il consenso e ci sono centinaia di esempi nella nostra storia
per illustrare questa realtà ».
Questioni delicate
I rapporti del governo vietnamita
sulle nuove zone parlano di « persuadere » la gente ad andarci, ma solo
« su una base corretta e volontaria ».
Ma la cura con cui queste condizioni sono elencate fa pensare che si
tratti di un problema politicamente
molto delicato.
Lo stesso si può dire per la questione dei rifugiati, drammatizzata
dai disperati carichi umani che rischiano l’annegamento in mare e
una accoglienza incerta da parte dei
paesi asiatici vicini una volta sbarcati. Molti di questi sono residenti
cinesi, rileva Do Xuan Oanh. « Alcuni vogliono raggiungere le loro famiglie, altri non riescono a sopportare
la povertà e le attuali difficoltà...
Non possiamo impedire loro di andarsene e così li lasciamo andare e
tornare in seguito se sono realmente
attaccati alla nostra terra e alle nostre tradizioni. Ogni giorno cresce il
numero di coloro che vogliono ritornare ». E i « campi di rieducazione »
per i sostenitori del vecchio regime? « Non usiamo questo termine,
— risponde Do Xuan Oanh con una
sottolineatura diplomatica — perché la gente che è in questi campi
non è mai stata educata prima ».
D’altra parte egli afferma che il 95%
del vecchio esercito di Saigon è stato riabilitato ad una piena cittadinanza e solo 10.000 uomini rimangono nei centri di rieducazione. « Paragonate questo con i 17.000 francesi
che furono fucilati come collaborazionisti dopo la seconda guerra :mondiale », osserva.
Ma tra tutte le accuse e le risposte il Vietnam è ancora un paese che
sta attraversando un cambiamento
traumatizzante. Ci vuole molto tempo perché la gente dimentichi che cosa è successo, dice il rappresentante
dell’Organizzazione Vietnamita per
la Pace, sottolineando nello stesso
tempo il fatto che ci sono quelli che
non vogliono dimenticare. Rispondendo ad una domanda, egli stima
che la CIA mantenga ancora una rete di 21-23 mila agenti nel Vietnam.
Piuttosto scarsa è stata la documentazione indipendente riportata
dal Vietnam e dal Laos su queste delicate questioni politiche dai gruppi
ecumenici inviati in visita. L’integrità e il duro lavoro della gente incontrata è chiaramente evidente. Per il
resto è utile ricordare una frase dell’accordo tra la Conferenza delle
Chiese in Asia e il Consiglio Ecumenico che ha dato origine al Consorzio Indocinese: « Riaffermiamo il nòstro impegno per lo sviluppo degli
uomini come membri della famiglia
umana senza discriminazioni in base a fede religiosa e a,ideologia politica ».
Gran parte dell’aiuto ecumenico e
dello sforzo di sviluppo in Indocina
è stato portato avanti con un’azione
che si è svolta in modo indipendente dalle chiese dei paesi soccorsi. Ma
i gruppi inviati dalla Conferenza delle Chiese in Asia e dal CEC hanno
stretto nelle loro visite solidi legami
con gruppi appartenenti alle chiese
locali. Gli ultimi viaggi hanno confermato nelle loro visite solidi legami con gruppi appartenenti alle chiese locali. Gli ultimi viaggi hanno
confermato che piccole comunità di
Chiese evangeliche sono ancora attive nel Laos e tengono regolarmente
i loro culti. La loro fede si mantiene
« molto salda », riferisce il rapporto
di una visita avvenuta nel novembre
del 1978, anche se l’adattamento alla nuova società è « graduale e a volte difficile ».
Chiese in Vietnam
In Vietnam il ruolo delle chiese
sembra più forte e certamente più
evidente. Il pastore Vu Dan Chinh
della Chiesa evangelica in occasione
della sua partecipazione alla riunione ginevrina del Consorzio Indocinese ha disegnato un quadro molto
positivo del ruolo cristiano nella ricostruzione nazionale. La sua comunità di 250 membri (in una provincia di 2 milioni di abitanti) è più
forte e meglio strutturata che mai,
ha affermato. Insieme al prete cattolico egli ha servito nel locale Comitato del Fronte patriottico spiegando ai membri della sua chiesa la politica dello stato. E commenta: « Di
solito mi ascoltano ».
Per ciò che riguarda le prospettive per la sua vita familiare, il pastore Vu Dan Chinh è sembrato abbastanza positivo. « Abbiamo di che vivere, ha detto, e viviamo nella grazia
di Cristo ».
Dalla stessa grazia egli attende il
giorno in cui la sua chiesa sarà riunita, nord e sud insieme, come lo è
già lo stato.
In questo senso l’unità del governo è più avanti di quella della chiesa. Il pastore Chinh riconosce que:
sto fatto senza rimostranze. Nei 20
anni del suo ministero ha imparato
a prendere le mutevoli sorti della
chiesa e dello stato così come vengono. La sua prospettiva temporale
e la sua pazienza sono più ampie e
più grandi di quelle della maggior
parte dei fratelli e delle sorelle del
movimento ecumenico che si offrono per un aiuto al suo paese. Sa che
la ricostruzione è solo agli inizi.
Aspetta di vedere il grado di perseveranza del nostro impegno nei confronti della sua gente.
6
4 maggio 1979
cronaca delle valli
Dibattiamo Tinserimento della circolare delle chiese nell’Eco
Bollettone si, bollettone no
Desidero richiamare l’attenzione dei lettori sulla pubblicazione della Lettera Circolare ((il
cosiddetto Bollettone) inserita
ne L’Eco delle Valli Valdesi (e
non ne La Luce) quattro o cinque volte all’anno in occasione
di feste e ricorrenze religiose.
Io non credo che tutti i lettori
sanno che di solito L’Eco e
Là Luce sono due giornali assolutamente identici (con testata
diversa) e che invece non sono
più identici i numeri che contengono la Lettera Circolare, perché quattro pagine de La Luce
vengono sostituite appimto da
questa Lettera, pagine che possono riportare anche articoli
molto interessanti ed attuali come, per esempio, « I cristiani di
fronte all’Europa » del n. 13 de
La Luce.
La stampa di questo Bollettone e la distribuzione gratuita
dei numeri del giornale, in cui
è inserito, a tutte le famiglie vaidesi delle Valli non mi sembrano soluzioni soddisfacenti e
questo per vari motivi.
1) Prima di tutto le chiese
devono sostenere una forte spesa
per la stampa dei numeri offerti
gratuitamente ed un dispendio
notevole di tempo e di energie
per . la distribuzione.
2) D’altra parte il contenuto
del Bollettone non compensa la
spesa. Si tratta più che altro
di un notiziario di assemblee, incontri, bazar, gite, matrimoni,
funerali, ecc., un «foglio» che
dovrebbe servire di collegamento tra le chiese, ma che in realtà riporta singole notizie di singole chiese, e alcune di queste
chiese continuano a ciclostilare
i loro bollettini di parrocchia!
Se si trattasse veramente di Lettere alle chiese da parte dei pa
Losanna: abbonato cercasi
Il 21.3.’79 è stato effettuato a Losanna un versamento di L. 20.000 mediante postagiro internar, (versamento
116) a favore dell’Eco delle Valli. Poiché il nome del mittente è quasi illeggibile (La Sallar?) e manca l’indirizzo
non siamo in grado di attribuire il verversamento. Chiediamo perciò all’abbonato in questione di farci avere i
dati mancanti.
POMARETTO
Mercoledì 25 aprile un gruppo
dei catecumeni appena confermati ha invitato a Pomaretto
i bambini dell’Uliveto per ricambiare la visita fatta loro durante l’inverno. È stato un incontro
molto simpatico e fraterno attraverso il quale abbiamo voluto dimostrare la nostra solidarietà verso questi bambini e coloro che si occupano di loro.
• Dal 28 aprile al 1° maggio ha
avuto luogo la gita comunitaria a
Roma ed alla Facoltà di teologia. Sono state quattro giornate
ben piene ed interessanti in cui
accanto ai luoghi di interesse
turistico abbiamo cercato di renderci conto della presenza evangelica a Pisa, a S. Severa, a Roma e ci siamo chiesti quale era
il senso di questa piccola minoranza in Italia. La risposta viene spontanea dalla presa di contatto con le folle osannanti del
nuovo papa e con la ripresa di
religiosità che ne deriva. Molto
simpatica la serata trascorsa con
il Moderatore, i professori e gli
studenti della Facoltà. Abbiamo
stori e dei concistori, allora riconoscerei la validità di questo
« foglio ». Lo scopo della Lettera
Circolare dovrebbe essere quello di fare un discorso ben diverso dalle semplici comunicazioni
di routine (anche se le ritengo
pure utili).
3) È vero che distribuire
gratuitamente L’Eco è un modo
per farlo conoscere, nella speranza di aumentare il numero
degli abbonati; .ma penso che
ormai i membri di chiesa delle
Valli abbiano im’idea abbastanza chiara della fisionomia del
nostro settimanale, anche se
hanno ricevuto in dono, purtroppo, sempre dei numeri arricchiti sì del bollettone, ma impoveriti nello stesso tempo di altre
informazioni e altri articoli. E
allora non è giusto che gli abbonati e in genere i lettori de
L’Eco siano privati della lettura
di questi articoli, tanto più che
nelle Valli Valdesi non è possibile acquistare La Luce, se non
in tipografia a Torre Pellice.
4) Non credo che sia utile
un così frequente regalo del giornale (spesso poi non si apprezza ciò che viene regalato) perché infatti la gente si abitua a
riceverlo gratis proprio quando,
alle feste, c’è maggior richiesta
di notizie ed allora non si abbona certamente! Non mi sembra
dunque una buona propaganda.
5) Inoltre gli oriundi delle
Valli che vivono fuori, in Italia
o all’estero, e che sono abbonati
alla Luce, nelle due pagine della
cronaca delle Valli, magari proprio a Natale o Pasqua, non
trovano le notizie della loro par
rocchia d’origine, che sono invece riportate sul Bollettone e
perciò su L’Eco. Anche questo è
un inconveniente.
Terminando queste mie osservazioni, propongo che per Natale e per le altre ricorrenze si
aggiungano due pagine, sia a
L’Eco che a La Luce, con le notizie più importanti e più urgen
ti delle chiese; ma non si regalino questi numeri, si invitino in
vece i membri di chiesa ad acquistarli!
Propongo infine che si venda
L’Eco delle Valli alla porta del
tempio dopo il culto-, magari
potuto comprendere il lavoro
ivi compiuto e renderci conto dell’impegno e della serietà
con cui viene svolto. Siamo molto riconoscenti alla Facoltà per
l’accoglienza veramente fraterna
ed in modo particolare vogliamo
ringraziare Sergio e Erica Rostagno e Anita Gay per quanto
hanno fatto per rendere possibile la nostra visita.
• Sabato scorso Loretta Serre
e Enrico Rostagno hanno voluto
porre sotto la benedizione del
Signore il loro matrimonio appena celebrato in municipio.
L’augurio di tutta la comunità
li accompagna in questa loro
nuova vita in comune.
• È nato Daniele Corsani. Ci
rallegriamo molto con i genitori
Paolo e Lucia e diamo un fraterno benvenuto al neo inversino.
PRECISAZIONE
• Ci è stato chiesto di precisare che
l’articolo « sotto la tenda », pubblicato
sull’Eco-Luce del 17.4.’79 è stato redatto, in collaborazione, da Erica Correnti e Lucilla Benech.
Lunedì 14 maggio, a Pinerolo nei locali della chiesa valdese, ore 20.30:
viene il pastore Constance Pervey del Consiglio
Ecumenico delle chiese, a
parlare sulla « comunità
delle donne e degli uomini
nella chiesa ».
L’incontro interessa le
donne in modo particolare, ma la presenza di uo
esponendolo insieme con i libri
della Claudiana su un banco di
vendita, come si fa in alcune
chiese dell’evangelizzazione per
La Luce.
Spero con queste note di avere aperto un dibattito e che altri dicano il loro parere su questo argomento: Bollettone sì,
Bollettone no, Bollettone come?
Anna Marnilo
_____PEROSA: DISTRETTO SCOLASTICO
C’è chi esperimenta
e chi chiude
oggi e domani
• ANGROGNA: domenica 13 maggio,
ore 20.30 nella Sala unionista, invitato
dal Collettivo di lavoro sui problemi
dellamministrazione comunale, il sen.
Tullio Vinay parlerà su: « Fonti di energia alternativa ».
• POMARETTO: sabato 12 maggio,
ore 20.30 nella sala del Teatro, pubblico dibattito organizzato dai gruppi-donne FDEI e UCDG su « Elezione diretta
del parlamento europeo: speranze, dubbi, perplessità ». Parlerà la prof.ssa
Frida Malan, membro del direttivo del
Movimento Federalista Europeo. Invito
cordiale a tutta la popolazione.
• VAL CHISONE E GERMANASCA:
Continuano le assemblee per l'elezione dei rappresentanti degli utenti nel
Comitato di Partecipazione deH’Unità
Locale dei Servizi.
Perosa Argentina, per Pomaretto e
Porosa, Municipio, sabato 12 ore 15;
Pinasca, per Inverso Pinasca e Pinasca, scuole elementari capoluogo, giovedì 17 ore 20.30:
Fenestrelle, per Roure, Usseaux, Pragelato e Fenestrelle, salone comunale,
venerdì 18 ore 20.30.
Dopo un intervallo di tempo
abbastanza lungo si è nuovamente riunito a Perosa il Consiglio
del Distretto scolastico n. 42,
per discutere un ordine del giorno anche troppo carico.
Per la prima volta, la Scuola
media di Villar Perosa ha presentato un progetto di sperimentazione che è stato esaminato insieme con quello della Scuola
media di Perosa e delle sezioni
staccate di Perrero e Fenestrelle.
In queste ultime scuole, la sperimentazione ha ottenuto l’approvazione delle famiglie, c’è
quindi da augurarsi che anche
a Villar l’iniziativa sia accolta
da consensi e serva a migliorare l’attività scolastica.
Ancora a Villar, im altro problema è la chiusura della Scuola professionale RIV, dovuta al
fatto che l’azienda adotterà un
sistema di lavorazione molto automatizzato limitando l’assunzione del personale. Gli interrogativi, numerosi, sono rimasti senza risposta: la RIV manterrà la
scuola per uso interno con un
numero limitatissimo di iscrizioni, oppure la Regione la prenderà a proprio carico? È necessario nella valle quel tipo di istruzione professionale, o vi sono altri indirizzi più utili dal punto
di vista delle possibilità di impiego? È possibile istituire anche soltanto dei corsi professionali, ma non è facile determinare che cosa può servire veramente allo sviluppo della nostra
zona.
Per quanto riguarda i lavoratori delle varie aziende, si è constatato che molti di essi non sono in possesso della licenza media e in alcuni casi neppure del
la licenza elementare. Tuttavia,
un tentativo di istituire corsi
delle 150' ore non ha ottenuto
successo. Ad un questionario
che chiedeva informazioni sul
titolo di studio dei dipendenti,
molte aziende non hanno risposto, ma dai dati conosciuti risulta comunque la necessità di
riproporre questi corsi nell’immediato futuro.
Un altro argomento a cui si è
appena accennato, data l’ora impossibile, è stato quello dello
spopolamento della valle e della
conseguente soppressione di posti di lavoro nelle scuole. Soltanto ora comincia a delinearsi
il problema nei suoi aspetti più
urgenti: se è possibile mantenere le attuali strutture scolastiche, oppure se si dovrà rivedere
tutto il sistema di insegnamento,
l’orario e la presenza degli insegnanti nella scuola. Ma un esame approfondito della questione
è stato rimandato ad xm altro
momento. L. V.
Feste di canto
Le feste di canto si svolgeranno Domenica 13 maggio aUe ore 15 nelle seguenti località:
Tempio dei Chiotti per le
corali della Val Chisone
e della Valle Germanesca.
Tempio di Angrogna per
le corali della Val Pellice.
Le corali si troveranno
sul posto alle ore 14 per la
prova dei canti d’insieme.
_________VISITA ALLE COMUNITÀ’ VALDESI IN GERMANIA
Da Pomaretto a Waldensberg
« DONNE E UOMINI NELLA CHIESA »
Partecipare a un progetto dei CEC
mini è indispensabile.
Si tratta di una proposta di ricerca organizzata
in comune dalla Commissione « Fede e Costituzione » e dalla Sezione « Donne nella chiesa e nella società » del CEC. Un contributo di riflessione e risposte è richiesto alle chiese
od a gruppi interessati entro dicembre 1979.
Chi si fosse trovato a passare
davanti al tempio di Pomaretto
domenica 22 aprile fra le tre e
mezzo e le quattro del mattino,
avrebbe potuto notare un’insolita animazione ed un insolito cicaleccio.
Il viaggio di un gruppo di allievi della Scuola Latina di Pomaretto, verso le Colonie Valdesi di Germania, sta per avere
inizio, finalmente! Da più di due
mesi è stato un argomento molto importante per tutti quegli
allievi che vi prendono parte. Al
di là delle Alpi ci sono gli amici corrispondenti: ci si scrive, si
attendono le risposte, ci si dà da
fare con vocabolario alla mano
per capire quanto si scrive dall’una e l’altra parte. Nessuno è
rimasto addormentato: tutti sono puntuali!
E si parte: Aosta, M. Bianco,
Ginevra, Berna (breve sosta alla
fossa degli orsi) SciafEusa e le
cascate del Reno, e via verso la
Foresta Nera, Pforzheim e Grossvillars che sarà la base delle nostre peregrinazioni, per tre giorni, e dove siamo attesi da un
folto gruppo di signore e dai signori Blanc, direttori della locale casa della gioventù che ospiterà la maggior parte del gruppo.
La ’’Casa della Bibbia”
L'indomani, a Stoccarda, siamo gli ospiti d’onore di alcuni
membri della Gustav-Adolf-Werk
e possiamo visitare, al mattino,
la Casa della Bibbia, dove seguiamo le varie fasi della lavorazione a partire dal grande foglio di carta bianca fino al momento in cui la Bibbia è pronta
per la spedizione. Tutto si fa nella stessa Casa, il lavoro è intenso, la Bibbia è stampata in diverse lingue: ad es.: ultimamente sono state stampate 25.000
Bibbie in lingua russa. Peccato
che in questa, come in tante visite di questo genere, il tempo
sia sempre tiranno. La sera, ancora a Stoccarda, siamo ospiti
della comunità del sig. Armingeon che spesse volte è venuto
alle Valli ed in particolare alla
Scuola Latina. Squisita l’acco
glienza del gruppo giovanile e
possibilità di fraternizzare attorno ad un abbondante pic-nic. I
canti del gruppo tedesco e del
nostro rallegrano e completano
la serata.
Il giorno successivo è dedicato alla visita alle comunità vaidesi del Württemberg: Serres,
Pinache, Schönenberg, dove visitiamo la Casa-museo di Enrico
Arnaud, guidati dall’ormai novantenne Pastore Zeller, ancora
attivo conservatore del museo.
A Perouse ci sentiamo ancora
una volta personalità importanti: infatti siamo intervistati dalla Süddeutscher Rundfunk (la
radio della Germania Meridionale) che vuole sapere molte cose
relative alla nostra attività scolastica ed alla vita del paese dal
quale arriviamo. Poi è la volta
di Mühlacker e Bretten, dove incontriamo il past. Schneider che
abbiamo veduto appena la settimana scorsa alla Scuola Latina.
Qui un numeroso gruppo corale
offre al nostro ascolto alcuni cori di squisita esecuzione, ai quali si intercalano i nostri canti e
la nostra « courenta » che ha suscitato vivo interesse tra i presenti. Ritorno a Pinache per la
serata in comune con la gioventù locale ed un folto gruppo di
pubblico che ci aspetta con impazienza poiché siamo un po’
in ritardo rispetto alla nostra
tabella di marcia.
Durante tutta questa parte così interessante del nostro viaggio ci è stato guida preziosa il
past. Eiss di Mühlacker, al quale rivolgiamo ancora un pensiero di viva riconoscenza per averci dedicato interamente queste
due giornate, malgrado i suoi
numerosi impegni di lavoro.
Poi è la volta di Francoforte
dove ci viene incontro il sempre dinamico pastore Grefe, da
molti conosciuto a Pomaretto,
per farci visitare il grande aereoporto della città e guidarci poi
a Waldensberg, un piccolo accogliente paese di circa 400 abitanti, dove ancora una volta possiamo sperimentare la generosa
ospitalità delle famiglie. La sera, per l’incontro con la comunità locale, tutti i posti sono oc
CLipati, non vi è più spazio pelai cuno: sono intervenuti per darci il benvenuto, un gruppo di
giovani con flauti e il coro degli
Flerrenhütter che hanno intercalato cori e musica al nostro programma. L’accoglienza riservataci da questi gruppi giovanili e
dalla comunità tutta, è particolarmente affettuosa in quanto è
la prima volta che un gruppo
dalle Valli Valdesi arriva fino a
Waldensberg e la gioia di questo
incontro ci sarà ancora una volta dimostrata al mattino seguente, al momento del saluto e dell’arrivederci. È un vero peccato
che sia giunta l'ora della partenza, poiché, ormai, avevamo
quasi fatta l’abitudine ad essere
« des enfants gâtés ».
Sulla vìa del ritorno
Sulla via del ritorno ancora
una tappa a Pratteln, non lontano da Basilea, dove ci aspetta la
pastoressa signora Wartenweiler, venuta a Pomaretto, anche
lei con un gruppo della sua comunità, nei giorni scorsi. Ancora una volta abbiamo potuto fraternizzare con i giovani, conoscere quelli con i quali siamo,
da tempo, in corrispondenza epistolare. E stato ancora un momento di vera gioia per ognuno
di noi, al termine del quale ci
siamo promessi, gli uni agli altri, di mantenere e rafforzare
questi contatti e questi legami
di amicizia fraterna.
Al termine di questo meraviglioso viaggio non possiamo fare
altro Se non esprimere la nostra
grande riconoscenza ed il nostro
sentito ringraziamento verso chi,
al di qua e al di là delle Alpi,
tanto si è adoperato per la sua
realizzazione e la sua buona riuscita. Non possiamo fare nomi
perché l’elenco sarebbe lungo e
temiamo di dimenticare qualcuno. A tutti grazie ancora e agli
amici delle colonie Valdesi di
Germania, nonché a quelli di
Pratteln un caloroso arrivederci
a Pomaretto.
(il gruppo di allievi
della Scuola Latina}
7
11 maggio 1979
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA: GITA COMUNITARIA
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Alla scoperta di Firenze
Si è svolta tra il 27.4 ed il 1°
maggio la prevista gita comunitaria a Firenze. L'iniziativa, a cui
hanno aderito una trentina di
persone della comunità di Angrogna, non è sorta per caso ma si
inserisce in un progetto di dare
la possibilità di conoscere più da
vicino ed in prima persona la
realtà del protestantesimo italiano al di fuori delle valli. L’anno
scorso più o meno nello stesso
periodo si era stati a Roma, ospiti della Facoltà di Teologia, quest’anno la scelta è caduta su Firenze dove le esperienze evangeliche sono molteplici e diversificate. Naturalmente in così poco
tempo si è avuta la possibilità di
conoscere solo alcune iniziative
ed anche queste superficialmente. Bisogna anche dire che molto tempo è stato dedicato alla visita della città e per questo abbiamo potuto approfittare della
guida di M. Jourdan, direttore
dell’istituto Gould dove siamo
stati ospitati in questi giorni.
I momenti di contatto con il
protestantesimo locale si sono
quindi limitati agli incontri avuti
con i responsabili del Centro
Evangelico di Solidarietà, del
Gould e del Gignoro. Mentre il
Centro di solidarietà era per noi
una cosa completamente nuova
gli altri due, di proprietà della
Tavola Valdese, lavorano in campo assistenziale (il Gould per i
minori ed il Gignoro per gli anziani) con esperienze simili agli
altri istituti che troviamo alle
valli. Ci interessava perciò particolarmente conoscere i rapporti
con la città, enti locali ed abitanti dei rispettivi quartieri, oltre alle difficoltà ed alle potenzialità che offre la situazione
di diaspora in cui operano. Abbiamo così saputo deH’inserimento del Gould nel quartiere
sia come disponibilità delle proprie strutture per enti, comitati
e gruppi diversi che operano in
zona, sia come intervento nelle
attività organizzate dal comitato
di quartiere.
Abbiamo poi sentito della credibilità che gode il Gignoro presso gli enti locali e del tentativo
che vi si svolge di mantenere gli
anziani inseriti nel tessuto sociale esterno con adesione e promozione di azione in favore degli anziani. Si è poi discusso della validità in generale di questo
tipo di opere che pur non rappresentando la soluzione al proItlema dei minori e degli anziani,
sembrano essere a questo punto
il male minore fermo restando
che l’assistenza è compito delle
istituzioni civili e che, questi
enti intervengono là dove la società è deficiente oppure in
stretto contatto con gli enti locali. Particolarmente interessante per l’aspetto per noi inusuale
l’attività del centro evangelico di
solidarietà che proprio in questi
giorni si costituisce in libera associazione con la denominazione
di « Centro Sociale Evangelico ».
Questa iniziativa a cui aderiscono in misura e con contributi di
SF.RVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
■ LUSERNETTA - RORA'
Dal 12 al 18 maggio
Dott. ENRICO GARDIOL
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versi membri di tutte le chiese
evangeliche di Firenze, rivolge la
sua attività completamente al di
fuori del mondo evangelico, ed in
particolare all’interno di uno dei
quartieri più popolari della città
abitato in maggioranza da immigrati, con grossi proiblemi di inserimento. L’inserimento di queste persone è proprio lo scopo
principale del Centro Sociale che
interviene in direzioni diverse,
dalla scuola per dare un minimo
di istruzione a chi non ha mai
studiato ad aiuti in denaro, o in
natura a famiglie particolarmente
bisognose o con grossi problenii
alle spalle (prigione, alcoolismo,
droga). Questo lavoro ci è stato
presentato con molto calore da
alcuni dei responsabili del Centro prima e dopo la cena che ci
avevano preparato nei locali della Chiesa Valdese e quello che
colpisce è proprio l’entusiasmo
ed il desiderio di incidere nella
società con un chiaro riferimento evangelico al di sopra delle diverse denominazioni.
In definitiva penso che queste
giornate siano state un'occasione
interessante per uscire un po’
dall'isolamento in cui troppo
spesso le comunità delle valli rischiano di vivere, anche se limitata nel tempo e di cui hanno approfittato poche persone. In ogni
caso è pensabile che chi è stato
a Firenze porti nella comunità
quello che ha recepito da queste
giorfiate e data la grande eterogeneità di interessi e di modi di
intendere la presenza protestante nella società che caratterizzava il gruppo non è escluso che,
in un prossimo futuro, possa nascere un dibattito interessante.
Renato Bertot
S. GERMANO
Domenica 22 aprile, durante
il culto, sono stati battezzati
Enrico Balmas, di Emilio ed
Eliana Balmas-Blanc, e Sabina
Barai, di Claudio e Andreina Baral-Reynaud. A questi bimbi ed
ai loro genitori rinnoviamo i nostri più sinceri auguri, chiedendo al Signore di vegliare su quanti gli abbiamo affidato.
• L’assemblea di chiesa, che
ha avuto luogo nella stessa occasione, ha accettato di impegnarsi per il preventivo di spesa
1980; ha nominato un nuovo anziano nella persona di Gustavo
Bleynat; ha nominato quali delegati alla Conferenza distrettuale Annalisa Coucourde, Simonetta Ribet, Elvira Valente (supplenti Oriana Tron e Giorgio
Baret); ha nominato quali delegati al Sinodo Giulio Martinat e
Simonetta Ribet supplenti Nelly Rostan e Giancarlo Bounous).
A questi fratelli che hanno accettato di portare delle responsabilità non indifferenti rivolgiamo il nostro fraterno incoraggiamento.
• Il bazar annuale organizzato
dall’Unione Femminile ci ha permesso di versare un dono consistente alla Scuola materna di
Pachino ed alla Gianavella, oltre
ad una somma per le spese locali e per l’acquisto di telerie per
il prossimo anno. Da notare che
quest’anno si è voluto sottolineare il significato dell’anno del fanciullo incoraggiando il lavoro
svolto a Pachino. Grazie ancora
alle sorelle ed ai giovani che hanno compiuto questo sforzo con
senso di servizio.
• La domenica 29 aprile ha visto la corale di San Germano nel
quadro per lei insolito della basilica di S. Silvestro, a Trieste. I
coralisti sono stati accolti molto fraternamente dalle comunità
valdese e elvetica e da una buona rappresentanza del protestantesimo triestino, nonché, naturalmente, dal pastore e dalla Signora Bert, che hanno rivisto tante
facce conosciute. Senza entrare
nei particolari della giornata (vedi cronaca pubblicata a p. 2, n.
d.r.), desideriamo esprimere un
grazie sincero a quanti hanno
organizzato e curato la nostra
visita a Trieste, a chi ci ha fatto da guida e si è preoccupato
di rifocillarci e di dissetarci (grazie amici dell’Ospizio cristiano!).
Ci auguriamo che, come ha detto il pastore Bert, si possano
mantenere dei contatti seguiti fra
le nostre due comunità.
A San Germano, la predicazione di quella domenica è stata
tenuta da Renato Ribet, che ringraziamo di cuore.
• Domenica 6 maggio il culto
è stato invece presieduto dall’anziano Dino Gardiol, la cui collaborazione è sempre molto apprezzata, mentre il pastore accompagnava i ragazzi della Scuola domenicale a Pradeltorno-S.
Lorenzo-Serre d’Angrogna. Dopo
una visita al Collegio dei Barbi
ed un breve culto nel bel tempio di Pradeltorno, opportunamente riscaldato a cura di una
sorella del posto, abbiamo proseguito per il Serre, dove abbiamo consumato il pasto al sacco
e giocato, fino al momento di recarci a visitare Chanforan, la
scuoletta degli Odin assai ben
tenuta, e la Ghieisa d’ia Tana,
che non ha mancato di impressionare quanti la vedevano per
la prima volta. Al termine della
giornata siamo stati accolti dall’Unione fèmminile e dal pastore
Platone, con la Signora, nella sala unionista di S. Lorenzo, dove
alcuni anziani avevano trascorso in letizia un pomeriggio di
canti e di comunione fraterna.
Una tazza di thè... con contorno
è stata assai apprezzata. Ci rallegriamo per questo contatto che
i nostri ragazzi e i loro genitori
hanno potuto avere con la comunità vicina. Al pastore ed a
quanti hanno saputo farci sentire i benvenuti, malgrado una
giornata già molto piena per altre ragioni, un grazie da parte
dei nostri ragazzi.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Una cinquantina di sengianini,
tra cui la Corale al completo,
hanno approfittato del ponte di
fine aprile per tma gita attraverso i meravigliosi paesaggi
della Svizzera tedesca e della
Foresta Nera, accolti dalle comunità locali con grande spirito
fraterno.
A Zurigo, l’accoglienza del pastore Bogo e dei fratelli della
chiesa di lingua italiana è stata
davvero commovente sia per la
gioia dell’incontro, sia per la liberalità dimostrata nei nostri
confronti.
La stessa dimostrazione di affetto da parte dei fratelli di
Waldshut e della simpatica comunità di Albtaruck dove i coralisti ed il coretto hanno ripetuto il concerto già eseguito a Zurigo nella Sala comunitaria gremita di pubblico.
Un grazie particolare al giovane e dinamico pastore Ingold
éd alle sue gentili collaboratrici
che non solo ci hanno fatto da
guida alle cascate del Reno, alla
città di Freiburg ed alla Foresta
Nera, ma hanno anche messo
a nostra disposizione per due
giorni il Foyer di Heppenschwand con ottimi piatti caratteristici da loro stessi preparati
e serviti.
Mentre ringraziamo ancora il
pastore Bogo e la comunità di
Zurigo per la generosa ospitalità, rinnoviamo loro l’invito di
ritrovarci insieme a San Giovanni per una visita alle Valli.
® L’Assemblea di Chiesa ha eletto quali delegati alla Confe-renza Distrettuale; Alberto Bellora, Dino Bellion, Luisella Taccia e deputati al Sinodo: Dino
Gardiol e Marco Pasquet.
PRAMOLLO
Sabato 28 aprile si sono uniti
in matrimonio nel tempio di
Ruata, Alberto Grand e Aldina
Geymonat. A questi sposi formuliamo i migliori auguri affinché la loro vita sia sempre fondata sulla parola del Signore e
serbi loro pace e felicità.
• Diamo il benvenuto a Barbara, primogenita di Nino Bounous e Graziella Pascal (Garde),
ai quali auguriamo di saperla educare nella fede evangelica.
• Sabato 21 aprile l’assemblea
di chiesa ha discusso la relazione annua. È stato approvato il
nuovo ordine del culto, sperimentato dalla domenica 3 dicembre, secondo le indicazioni
della commissione per la liturgia.
• Ivan, figlio di Sergio Benech
e di Iris Peyrot, è stato battezzato il giorno di Pasqua. Il 6
maggio è stata battezzata Silvia,
di Claudio Fus e Orietta Rostan.
• II 20 aprile abbiamo celebrato il funerale di Peyrot Ernesto
di Orgiere, anziano di chiesa dal
1945 al 1966. Gli ultimi anni sono stati per lui una lunga sofferenza, sopportata con fede e
con grande dignità. Tutti lo ricordano come una persona serena e gentile. In gioventù aveva
anche esercitato il mestiere di
calzolaio. Col padre durante l’inverno faceva il giro delle famiglie. In ogni casa si fermavano
per qualche giorno, la famiglia
provvedeva il cuoio e loro fabbricavano le calzature per l’intero fabbisogno familiare.
Dopo la guerra la comunità
gli riconobbe i doni per essere
anziano di Orgiere, ministero
che esercitò per 21 anni.
• Alla Conferenza distrettuale
Frali sarà rappresentata da Paolo Grill ed Emilio Rostan, al Sinodo da Danilo Peyrot.
La preannunciata riunione
quartierale alle Fucine avrà luogo martedì^ sera 15 c. m. alle
ore 20,30.
VILLASECCA
ANGROGNA
• Durante il culto di domenica
6 al Capoluogo che abbiamo tenuto con la comunità di Coazze
è stato battezzato il piccolo Par
trick Rivoira di Cesare e Laura;
ai genitori l’augurio sincero di
saper esprimere im’educazione
ispirata dalla Parola di Dio.
• Con un programma di canti
e letture l’Unione Femm., domenica scorsa, ha animato la simpatica festa degli anziani (decana dell’incontro : Margherita
Sappè di 86 anni, ancora molto
in gamba). In chiusura abbiamo
avuto la visita del gruppo scuole domenicali di San Germano,
accompagnato dal pastore Conte e signora. Essi hanno trascorso la giornata nella nostra valle
tenendo il culto a Pradeltorno e
visitando i luoghi storici.
• Domenica 13 nel pomeriggio,
nel tempio del Capoluogo, a partire dalle 15, Festa di Canto
delle Corali. Per il culto del mattino è previsto uno scambio di
pulpito e corali con la comunità
di San Giovanni. Partecipate a
questa interessante giornata!
• « Abnegazione di madre »
presentata con passione, domenica scorsa, dài giovani della
Piantà del Villar ha avuto scarso
pubblico ma molti applausi.
• Ci siamo vivamente rallegrati di rivedere nel culto di Pasqua
un’numero rilevante di fratelli
e sorelle originari della nostra
comunità e residenti altrove,
sia in Italia, sia all’estefo. Le
occasioni in cui ci si ritrova così numerosi sono sempre un segno valido di unità e di fraternità che ci aiuta a capire che
pur nella dispersione rimaniamo vincolati fra noi e col Signore.
• Su nostra richiesta domenica
22 corr. abbiamo ricevuto la visita da parte di un membro del
Coordinamento FGEI-'Valli. Vi è
stato uno scambio di informazioni generali sul carattere e
sulle attività sia della FGEI, sia
della nostra Unione Giovanile.
Da questo incontro è emerso
chiaramente che facendo parte
della FGEI si aprono indubbiamente possibilità di maggiori
aperture incontrando altri giovani che vivono sia all’interno,
sia ai margini delle loro comunità e che svolgono un lavoro
di informazione e di stimolo per
tentare nuove forme di testimonianza cristiana.
Ci è molto dispiaciuto che per
due incresciosi contrattempi abbiamo potuto avere uno solo dei
tre membri del Coordinamento
e la metà circa della quindicina
dei giovani della nostra Unione.
□ Hanno collaborato a questo
numero: Umberto Bert, Giovanni Conte, Dino Gardiol,
Giorgio Tourn, Ivana Costabel, Bruno Rostagno, Aldo
Rutigliano.
SAN SECONDO
• Domenica 13 si conclude la
scuola domenicale con un culto
nel tempio al quale parteciperanno anche i ragazzi. Appuntamento dunque alle 10.15 (e non alle
9.30) per i ragazzi che invitano
in modo particolare le loro famiglie a prendere parte a questo
culto.
TORRE PELLICE
Una trentina di ragazzi accompagnati da alcuni genitori e monitori ha ripreso la tradizionale
gita alla Sea il P maggio. Dopo
un breve culto neUa pineta, giochi e gare hanno occupato il pomeriggio; quelli che non c’erano
hanno perso una bella giornata.
• Abbiamo avuto il piacere di
accogliere fra noi im gruppo di
giovani catecumeni di CoazzePiossasco in visita alle Valli; il
gruppo giovanile ha offerto loro
una sostanziosa polenta ed insieme si è trascorsa la serata in.
canti ed informazioni.
• Domenica 13 assemblea di
chiesa sul tema dell’energia nucleare, il gruppo di lavoro ha
redatto un documento apposito
che è a disposizione di chi vuole
documentarsi.
• La Festa delle scuole domenicali di Rorà, Bobbio e Torre
Pellice centro ha avuto luogo domenica a Torre. Il culto della
mattina è stato costituito dal gioioso canto degli inni scelti dalla
commissione e dalle scuole domenicali stesse, brevemente commentati dal pastore; Bobbio e
Torre hanno presentato ed insegnato all’assemblea due brevi ma
simpatici canti religiosi.
Pomeriggio occupato da una
grande caccia al tesoro sulla collina e da giochi di insieme alla
Casa Unionista.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (OH) 62.70.463.
EINGRAZIAMENTO
« Quanto a me son misero e bi
sognoso; o Dio, affrettati a venire a me; tu sei il mio aiuto e
il mio liberatore o Eterno, non
tardare! ». (Salmo 70 : 5)
I familiari di
Ernesto Peyrot
deceduto a Orgiere il 19 aprile ■ all’età di 78 anni, ringraziano tutti coloro che con parole e con scritti hanno
preso parte al loro dolore. Esprimono
il loro ringraziamento al dottor Vivalda e al pastore Rostagno.
Frali, aprile 1979.
RINGRAZIAMENTO
La cognata e i nipoti della compianta
Lidia Fanny Malan
ved. Cairus
ringraziano la direzione e il personale
dell'Asilo Valdese per Anziani di San
Giovanni, il Pastore G. Platone, gli
Amici del Borgo Appiottì per l’offerta
in denaro in sua memoria a favore dell’Asilo, i parenti di Villar Pellice per
Fofferta in sua memoria a favore della Casa Miramonti e tutti gli intervenuti al funerale.
Angrogna, 25 aprile 1979
RINGRAZIAMENTO
I familiari del Compianto
Eli Reynaud
commossi e riconoscenti ringraziano
tutte le gentili persone che hanno voluto essere loro vicine nella luttuosa
circostanza.
Un grazie particolare al modico curante Bertolino Vittorio, ai medici e al
personale deirOspedale Valdese di Pomaretto, ai Pastori Conte e Bertinat,
airAssociazione Naz. Genio e al Sig.
Secondo Rostagno.
Pramollo, 27.4.1979.
8
8
Il maggio 1979
Perché i gruppi terroristici che si dicono di sinistra hanno un orientamento di destra Doni « Eco-Luce »
Per un’analisi
del terrorismo
I lettori hanno seguito il dibattito che ha avuto
origine da una nostra presentazione di un documento preparato da Mario Miegge per una Commissione ecumenica di cui è membro e da una nota critica di Aldo Long sul tema del terrorismo.
Abbiamo ritenuto importante per il chiarimento
del dibattito, dopo diversi interventi di lettori e
una replica di Aldo Long, dare la parola a chi
aveva pur indirettamente originato il dibattito e
pubblichiamo perciò questo articolo di Miegge.
Purtroppo l’argomento non può dirsi concluso
ed anzi non perde mai di attualità; vi ritorniamo
infatti pochi giorni dopo che il terrorismo ha aperto la sua « campagna elettorale » facendo un’altra
vittima a Roma. Di fronte alla morte del brigadiere Meo, ribadiamo la nostra totale avversione ai
sistemi della violenza terroristica che fanno il gioco delle forze reazionarie e conservatrici e non
hanno altro sbocco possibile se non il buio dell’oppressione e della disumanizzazione.
È sicuramente positivo che le
gravi questioni collegate al terrorismo vengano discusse pubblicamente. Desidero dunque
fornire alcune precisazioni riguardo al rapporto che ho inviato mesi or sono alla Commissione delle Chiese per gli Affari
Internazionali (la CCIA del Consiglio Ecumenico). Questo rapporto è stato poi pubblicato in
inglese, ed è stato presentato su
La Luce da Franco Giampiccoli in gennaio; anche Réforme
gli ha dedicato una pagina.
Il testo era indirizzato a persone che non hanno una conoscenza diretta della situazione e
degli avvenimenti del nostro
paese. Ho dunque cercato di mettere in evidenza in primo luogo
la differenza tra le idee e i modi di azione dei terroristi e le
idee e i modi di azione di tutte
le forze e gruppi della sinistra
italiana che fanno riferimento al
movimento dei lavoratori e, in
maggiore o minor misura, alla
tradizione socialista e marxista.
Linea di confine
La linea di confine inequivocabile tra la sinistra e il terrorismo è costituita dalla concezione della politica. Per la sinistra,
antica e nuova, l’azione politica
dipende dalla costante e diretta
partecipazione dei soggetti sociali, dalla presenza attiva delle masse che cercano di mutare
le loro condizioni di vita. In
una società che rimane fondata
sulla diseguaglianza, le lotte per
l'emancipazione individuale coincidono con le lotte per la democrazia. Le forze di destra al contrario pensano che la presenza
delle masse nella vita politica
è ima minaccia per l’ordine oppure deve essere ridotta a manifestazioni gregarie e comandate dall’alto (come le adunate
e i plebisciti dei regimi autoritari). La destra, dunque, ha sempre considerato 1’« azione » come
un privilegio di ristrette minoranze, che non ricercano consenso e non accettano controlli dal
basso. In base a quest’ultima
considerazione ho sostenuto e
mantengo che la ideologia e le
forme d’azione delle Brigate Rosse, di Prima Linea e degli altri
gruppi terroristici che si professano « di sinistra », hanno ormai un orientamento «di destra».
È ovvio che atteggiamenti e
pratiche « di destra » possono
svilupparsi anche tra gente e
Comitato di Redazione : Sergio
AquMante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile :
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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intestate a : Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
La Luce: Autor. Tribunale di Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
organizzazioni « di sinistra ». Ci
sono a questo proposito esempi clamorosi nella storia del nostro paese, come la vicenda di
Benito Mussolini.
In secondo luogo ho sostenuto che vi è oggi una convergenza tra gli obiettivi dichiarati dei
terroristi e quelli non dichiarati
di una cospicua parte delle forze più conservatrici presenti nel
nostro paese. Infatti gli uni e
le altre mirano a ridurre e disgregare l’area della democrazia e a scoraggiare la partecipazione delle masse alla vita politica. Le più recenti imprese dei
terroristi, come l’uccisione dell’operaio Guido Rossa e del giudice Alessandrini, hanno tragicamente confermato questa valutazione. Spero che molti abbiano letto (sul « Manifesto » o su
altri giornali) la lettera che Guido Rossa aveva scritto alcuni anni or sono a un amico per spiegargli le ragioni del suo impegno politico di comunista. Alessandrini era uno dei giudici che
avevano saputo individuare alcuni dei fili intricati dell’attentato di Piazza Fontana, che è
giusto considerare come il primo episodio terroristico della
vita politica italiana di questi 10
anni. Ora il processo di Catanzaro è finito, gli autori del cri
rnine sono in libertà, ma è possibile che molte persone abbiano capito perché si è parlato allora di « strage di Stato ».
Non intendo affatto sostenere,
con questo, che tutti i terroristi
sono agenti camuffati dei servizi segreti o esecutori di azioni
programmate in sedi al di sopra
di ogni sospetto. È sicuramente
vero che la maggior parte dei
terroristi ha percorso un cammino più complicato e più rispettabile di quello dei professionisti
del delitto politico e dei loro altolocati mandanti. Ed è anche
vero (e questa è la terza considerazione che intendo fare) che
il terrorismo ha delle basi sociali e, nel suo preoccupante sviluppo, dipende dall’insieme della
situazione politica.
La base sociale
La base sociale del terrorismo
è probabilmente la stessa che
porta altri e più numerosi giovani alla ricerca di soluzioni individuali a problemi che sono
viceversa collettivi: soluzioni individuali che possono essere disperate, come il suicidio, la droga pesante, il terrorismo. Una
società « avanzata » come la nostra (l’Italia è oggi la settima
potenza industriale del mondo)
produce questa disperazione in
settori cospicui delle nuove generazioni. Non stiamo qui a dire
come e perché: vale la pena di
interrogarsi e di riflettere.
L’insieme della situazione politica favorisce anch’essa per
parte sua l’emergere di momenti
di disperazione. In un paese che
aveva vissuto dal 1968 al 1975 una
originale espansione democratica (dal movimento degli studenti alla grande stagione di lotte
sindacali e fino al referendum
sul divorzio e al mutamento
elettorale del 1975) è stata scelta la via dell’attenuazione e dell’ingabbiamento dei conflitti sociali e politici espressi in un normale quadro democratico. I partiti della sinistra storica hanno
frenato il movimento sindacale
e nello stesso tempo hanno lasciato cadere la maggior parte
delle scelte di riforma e degli
impegni democratici che avevano assunto negli anni precedenti
(poiché si tratta qui dell’ordine
pubblico, si pensi soltanto alla
questione, di fondamentale importanza, del sindacato degli agenti di polizia, sacrificato sull’altare della politica di « unità
nazionale »). I guasti che questa
conduzione politica ha prodotto
tra i militanti, e in particolare
tra i giovani, devono essere riconosciuti finché si è ancora in
tempo.
Non è casuale che la « strategia della tensione » si sia sviluppata a partire dal 1969, in risposta alle più grandi lotte operaie
verificatesi nei paesi industrializzati nel dopoguerra. Ma non
è neanche casuale che il terrorismo dei disperati si venga
espandendo in una situazione
in cui i disegni politici delle forze di sinistra hanno perso chiarezza di contorno e capacità di
mobilitazione.
Sarà forse bene ricordare che
negli anni 1968 e 1969, che a molti (anche della sinistra) sono
apparsi il culmine del disordine,
non c’è stato spazio per la violenza mortale della disperazione.
Mario Miegge
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Uno stupefacente baratto
♦ Ha avuto luogo fra URSS e
USA, pochi giorni fa. « Cinque
dissidenti in URSS (Alexander
Ginzburg, Edoard Kuznetzov, Valentin Moroz, Mark Dymshits e
Georgi Vins) sono stati scambiati con due spie sovietiche condannate in USA ».
Rodolfo Brancoli scrive in proposito (su «La Repubblica» del
1.5.’79): « Uno scambio che non
ha precedenti. Mai era avvenuto,
coinvolgendo spie da un lato e
dissidenti dall’altro, mai coinvolgendo esclusivamente cittadini
sovietici, con Washington al centro del negoziato. È dunque uno
scambio che crea un precedente
e sulle cui implicazioni gli esperti responsabili preferiscono non
soffermarsi.
“È giusto (c’è chi chiede oggi)
dare a Mosca la certezza di poter sempre riavere indietro qualche spia, usando come merci di
scambio cittadini che avrebbero
il diritto di essere liberi?” ».
I motivi di questo STUPEFACENTE BARATTO sono naturalmente da ricercarsi nella ragion
di Stato, ed al più alto livello. Da
parte sovietica s’è voluto compiere « un gesto distensivo nei
confronti dei riluttanti senatori
americani che dovranno ratificare il SALT 2 (così è chiamato il
secondo trattato sulla limitazione delle armi strategiche). (...)
Washington, per parte sua, preferisce oggi non soffermarsi, per
evidenti motivi politici, sul problema morale di cui sopra. (E
giusto, o non giusto ecc.). Al contrario, c’è il desiderio di valorizzare il gesto di Mosca, poiché il
vertice americano e quello sovietico hanno, in questo momento,
l'obiettivo comune di creare il
clima più favorevole al " summit ” fra Carter e Breznev, alla
ratifica del trattato SALT 2 (v.
sopra) e alla revisione della normativa che mantiene un trattamento tariffario discriminatorio
per le merci sovietiche frenando
l’interscambio commerciale.
Da parte dell’amministrazione
Carter sta verosimilmente la
conclusione che, con le condizioni di salute di Breznev in costante declino, il tempo stringe ed
esiste uh evidente interesse a
chiudere il negoziato ora, per
non doverlo ricominciare con successori sconosciuti e per porre
questi davanti a un corso di cooperazione già stabilito (...). Contemporaneamente V amministrazione Carter porta avanti il negoziato con la Cina per un
trattato commerciale, e intende estendere a Mosca e a Pechino il trattamento non discriminatorio per le merci importate.
Ma Carter non può avere il
Salt senza il consenso di due terzi del Senato, e non può avere
la nuova normativa commerciale senza il consenso della Camera. Allo stesso tempo non desidera che il Congresso accordi il
‘ trattamento tariffario preferenziale alla Cina negandolo all’URSS: un gesto che avrebbe un
chiaro carattere di ostilità verso
Mosca, e forse metterebbe in pericolo il SALT. Se poi Mosca e
Pechino si elidessero a vicenda
con l’effetto di lasciare la legislazione inalterata, ne soffrirebbero egualmente le relazioni di
Washington con le due capitali.
Lo scambio dei detenuti, che
si accompagna ad altre manifestazioni di -ftessibilità da parte
sovietica, dovrebbe servire a Carter per trovare il bandolo di questo rompicapo a incastri successivi. Se questa mossa sensazionale è diretta a colpire l’opinione pubblica, più importante è la
politica dei visti che Mosca sta
seguendo da due anni è che ha
già consentito l'espatrio di 30
mila ebrei nel 1978 e di 12.000 nel
primo trimestre del 1979, a un
tasso quindi che, se mantenuto,
porterebbe a un record di 48.000
visti d’uscita. Sono cifre importanti perché la concessione della
clausola della nazione più favo■ rita alle merci sovietiche è stata
legata nel 1974, per iniziativa dei
senatori Jackson e Vanik, a una
DONI DI L. 2.000
Durand Piervaldo, Milano; Chiarella Luigi, S. Maria di Catanzaro: Chiarelia Domenico, id.; Anelli Michele,
Corato.
DONI DI L. 1.000
Pons Margherita, Perrero; Rosa Brusio Guido, Coazze; Beux Mario, San
Germano Chisone; Fam. Gay, Luserna
S. Giovanni; Gaydou Ada, id.; Cane
Alberto, S. Lazzaro; Gaydou Fausta,
Luserna S. Giovanni; Barai Franco,
Perrero; Balestrini Clarice, Pieve Emanuele; Campi Ercole, Taranto; Massel
Ernestina, Brosso; Pascal Alma, Pomaretto; Beux Gaydou Livia, Pinerolo;
Olivari Laura, Prosinone; Rienzi Ferrenti Francesca, Venosa.
DONI DI L. 500
Zaza Domenico, Milano; Barich Isidoro, Trieste; Besson Malvina, Torino.
ALTRI DONI
Falciglia Giuseppe, Belgio L. 4.000;
Capparuccl Fausta, Roma 800; Falchi
Franco, Milano 13.000; Kunzler Bertin
A., Svizzera 8.000; Soiclone Vincenzo,
Cosenza 7.000; Lupo Lily, Como 10
mila; Caglierò Giuseppe, Cremona 7
mila; Marchetti Anita, Pomaretto 4.000;
Cornuz Paul, Svizzera 40.000; Pons A.
E., Francia 4.400; Ricciardi Natale,
U.S.A. 2.450; Giacometti Guido, Svizzera 15.000; Mittendorf, Olanda 15.000;
Decker Luciano, Milano 13.000; Cedrone Gianfranco, Bobbio Pellice 800;
Grimani Giuseppe, Collevecohio 10
mila; Meier Eric, Svizzera 10.000;
Aeschlimann Margrid, Svizzera 19.527;
Vellaro Albano Olga, La Maddalena
13.000.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Ciafrei Erina, Lucca; Papini Luigi,
Genova; Fiorio Alberto, S. Giorgio a
Cremano; Abragams Jerome, Almese;
Pecoraro Sardi Mimma, Torino; Pecoraro Gianfranco, id.; Siciliano Franco,
id.; PostpischI Umberto, Bologna; Fonia Bianca, Cannerò Riviera; Fam.
Mauri, Milano; Angiolillo Giovanna, Roma; Pensione Valdese, Borgio Verezzi;
Scrivani Emilio, Milan.j; Rostagno Vittorio, id.; Volpi Elio, Diano Marina;
Csermely Enrico, Parma; Operti Franco, Torino; Stagnitto Carmela, Ge-Sampierdarena; Hurzeler Walter, Courmayeur; Fiorio Marco Tullio, Napoli.
Doni CIOV
politica dei visti più liberale,
che il presidente dovrebbe essere in grado di documentare.
L’approvazione di questa clausola da parte del Congresso americano ebbe il duplice effetto di
spingere Mosca a denunciare
l'accordo commerciale e a irrigidirsi riducendo drasticamente
gli espatri. Ora però il discorso
potrebbe essere riaperto; se Jackson resta, fermo sulle sue posizioni, il senatore Vanik (che è
stato a Mosca recentemente) si
è mostrato più conciliante. E
mercoledì scorso (25.4) Vance e
il segretario al Tesoro Blumenthal hanno esaminato la questione con l’ambasciatore sovietico
Dobrynin ».
In altra p. de « La Repubblica » (loc. cit.) si legge che a Washington, Carter e uno dei dissidenti sòvietici liberati, Georgi
Vins (v. sopra), che è pastore
battista, « hanno pregato insieme nella prima chiesa battista
e scelto, per la lezione domenicale di studi biblici, un passo dal
V. Testamento ». Il Vins era stato arrestato nel marzo 1974, per
scontare una pena di 5 anni di
lavori forzati. Era già stato condannato a tre anni di reclusione
nel 1966. Suo figlio Piotr, che tentava di mobilitare l’opinione
pubblica internazionale in favore del proprio padre, fu condannato a un anno di prigione per
parassitismo, e recentemente fu
bastonato per aver tentato d’entrare nella città di Mosca.
« Due dei dissidenti ebrei liberati dall’URSS sono giunti il 30.4
in Israele, provenienti dagli USA.
Sono Kuznetzov e Dymshits (v.
sopra), accolti all’aeroporto Ben
Gurion dal primo ministro Begin in persona e da parenti ed
amici. I due, pallidi e macilenti
dopo nove anni di lavori forzati,
sorridevano felici. Begin li ha accolti recitando una preghiera.
Dymshits lo ha ringraziato e ha
detto: “Altre centinaia di migliaia di ebrei vogliono lasciare
l’Unione Sovietica ».
PER OSPEDALE VALDESE
DI TORRE PELLICE
L. 3.000: Falchi Velia (Genova).
L. 5.000: Buffa Ernesto (Angrogna) ;
Peretto Carolina ved. Roncagliene
(Ivrea).
L. 10.000: Griglio Ettore e llda, in memoria dei genitori (S. Secondo); Romano Alfredo, in mem. della moglie
Tron Yvonne (Prarostino); Roncaglione Carlo (Ivrea).
L. 20.000: Martinat Maria, in mem. del
marito (Torino).
L. 50.000: I figli in mem. dei loro cari Benech Amandina e Monnet Giovanni,
L. 100.000: Lidia Gay (Torre Pellice).
PER ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 4.000: Fasulo Alfonso Paolo (Bergamo) .
L. 5.000: Erica Armand Pilon, in mem.
di Bruno (Chiavari).
L. 6.000: C. De Beaux (Torre Pellice).
L. 10.000: Vittozzi Giuseppe (Ge-Sampierdarena).
L. 20.000: Mandola Francesco (Roma),
L. 72.000: Chiesa Valdese di Bobbio
Pellice.
L. 80.000: Messina Costantino (Mi).
L. 100.000: Condominio via Tesio, in
mem. dell'ng. Guldbrandsen (Mi).
Doni prò Uliveto
Doni ricevuti da dicembre 1978 ad
aprile 1979:
fida ReveI, S. Germano L. 15.000;
Ditta Annovati, Frossasco 200.000; Garbarino, Pinerolo 250.000; Del Moro, Milano 70.000; Mariotti Edith e Silvio,
Torino 25.000; Lanzafame Gino e Brusco Daniela, Torino 50.000; Sorelle
Cornelio, Torre Pellice 50.000; Balsamo Colombo Giuseppina 500; In memoria di Stefanetto Onorato, sorelle,
cognate e nipoti. Torre Pellice 65.000;
N. N. Chiesa Valdese San Secondo
10.000; Zeppegno Giuseppe, S. Secondo 2.000; Fam. Fassetta Giancarlo
10.000; Lilia Malacrida, Torino 3.000;
Comitato di Zurigo 585,000; Chiesa
Valdese, S. Secondo 250.000; Fam.
Montaldo, New York 169.302; ReveI
Paolo e Edith, Luserna S. Giovanni
10.000; Fam. Galliano, Luserna S. Giovanni 84.000; Chiesa Valdese Losanna
(Colletta del 17-2) 80.803; Pons Fenouil, Torino 2.000; In mem. di Evelina Gay; GardioI Ada Vicino, S. Secondo 10.000; Bein Ernesto e Mirella, Torre Pellice 15.000; Personale e Maestranze Soc. Annovati, Frossasco e
Personale e Maestranze Cartochimica.
Valpellice 120.000.
A tutti un vivo ringraziamento.