1
Anno 121 - n. 32
23 agosto 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE ENANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL MODERATORE GIORGIO BOUCHARD
Il Ministro della Pubblica
Istruzione l’anno scorso ha del
tutto ignorato la legge 449 deU’ll
agosto 1984 che ha dato attuazione aU’Intesa tra lo Stato e le
Chiese rappresentate dalla Tavola valdese, il cui art. 9 detta precise disposizioni in ordine al diritto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico nelle scuole pubbliche.
Dopo la circolare del luglio ’84,
che aveva affermato nuUa essere
innovato in merito all’insegnamento religioso, l’on. Falcucci
non sentì infatti la necessità di
segnalare ai provveditori e di
conseguenza ai presidi e direttori didattici la legge 449.
Il fatto è che dopo la conclusione della revisione del Concordato e lo scambio degli strumenti di ratifica avvenuti tra lo
Stato Italiano e la Santa Sede
lo scorso giugno, anche il nuovo Concordato — che ugualmente aU’art. 9 detta precise disposizioni relative al diritto di scegliere se valersi o non avvalersi
deU’insegnamento religioso — ha
acquistai 5 vigenza nei nostro ordinamentrs statuale. Ma neppure questa novità è stata apprezzata dal ministro Falcucci che
anzi ha diramato una nuova circolare ribadendo che nulla è innovato riguardo aU’insegnamento della religione.
Il 16 luglio intanto, al Parlamento, gli on. Battaglia, Castagnetti, Alìbrandi e Dutto hanno
rivolto al Ministro della Pubblica Istruzione un’interrogazione
che rilevando come l’omessa informazione relativa alla legge
449 «oltre a porre in difficoltà
numerosi cittadini desiderosi di
far valere i propri diritti nonché numerosi capi di istituto che
rischiano di non ottemperare ad
una legge dello stato (...), mantiene di fatto in una posizione
dì discriminazione gli studenti
che non desiderano frequentare
le lezioni di religione cattolica»,
chiede al ministro « quali iniziative intende assmnere per garantire in tempi brevissimi e comunque prima dell’inizio del
prossimo anno scolastico, l’attuazione della legge in oggetto ».
Dati i precedenti, non ci si può
aspettare molto da questa lodevole iniziativa. E’ certo comunque che, stante l’atteggiamento
assunto dal ministro dopo l’entrata in vigore del nuovo Concordato, per il nuovo anno scolastico dovremo disporci ad insistere nella linea indicata dal
Sinodo 1984:
— dichiarazione della volontà dì
non avvalersi delTinsegnamento religioso cattolico;
— lettera al capo di istituto con
la richiesta di collocazione
dell’ora di religione alla prima o all’ultima ora dell’orario scolastico.
Nel caso il capo di istituto rifiuti ia dichiarazione sarà opportuno ricordargli che nella sua
qualità di funzionario è tenuto
a conoscere la legislazione. La
legge 449 dell’ll agosto 1984 è
stata pubblicata sulla Gazzetta
maiale n. 232 del 13 agosto ’84
e le disposizioni dell’art. 9
della legge 449 non riguardano
solo valdesi e metodisti (che
non potrebbero in alcun modo
essere individuati o meno come
tali dall’autorità scolastica) bensì chiunque intenda richiamarvisi. - Franco Giampiccoli
Vivere la vocazione nella
trasformazione della società
L’uomo moderno è alla ricerca dell’identità - Nella odierna crisi dei valori l’etica protestante
e le tradizioni valdesi e metodiste danno senso alla ricerca di fede e di testimonianza
Alla vigilia del Sinodo delle
Chiese valdesi e metodiste, che
si apre a Torre Pellice domenica
prossima, incontro nel suo studiò alla Casa valdese il moderatore, past. Giorgio Bouchard, per
la tradizionale conversazione sullo “stato” della chiesa, ima chiesa che è ormai presente sulle pagine dei giornali, dei rotocalchi,
e sugli schermi della televisione.
I valdesi e metodisti hanno una
loro “immagine" pubblica, ma
aH’interno della chiesa si sente
spesso parlare di crisi, di crisi
del ruolo del pastore, della comunità, delTimpegno del laicato.
Qual è su questo punto l’opinione del moderatore?
« Sono nato a S. Germano Chisona 56 anni fa, e da quando mi
ricordo, mi hanno spiegato che
la chiesa era in crisi e stava morendo. La profezia è sicuramente
giusta, ma i tempi erano un po’
sbagliati perché sono passati 50
anni... Attribuisco la cosa alla
cultura protestante che dà una
valenza molto importante al pessimismo ».
In effetti, se si guardano i numeri (30.000 membri, 130 comunità, 60 opere sociali, 100 pastori
in attività, 30 diaconi in servizio,
880 anziani, 490 monitori e catechisti, 400 membri di commissioni e comitati, un centinaio di
responsabili di gruppi giovanili)
la chiesa dimostra una vitalità
evidente nonostante il fatto che
« le nostre comunità stiano subendo il contraccolpo degli immensi mutamenti sociologici e
culturali che sono in corso nel
mondo occidentale.
Qualche tempo fa, quando
esplose la crisi di trasformazione del mondo industriale in Piemonte e in tutta Italia forse abbiamo fatto l’errore di guarda
re a questa crisi come a un Qualcosa che accadeva fuori di noi.
Non ci siamo resi conto che la
crisi era più di trasformazione
che di decadenza e che essa comportava enormi mutamenti. Nella società dell’elettronica e dell’informatica è chiaro che la
vecchia forma di vita comunitaria ereditata dai comuni contadini del Piemonte o della Puglia
e dalle piccole città borghesi del
centro e nord Italia è superata.
Siamo nati in queste comunità
ed in esse abbiamo aperto gli
occhi alla fede. Abbiamo tutti la.
nostalgia di quelle comunità; ci
è perciò doloroso e difficile accettare che questa forma di comunità è finita. L’altro giorno
ho provato il mio abito di nozze: non mi andava più e anche la
moda era un po’ superata. Penso
che anche le nostre chiese debbano ormai rinunciare a ripro
LA PREDICAZIONE TENUTA AL XV AGOSTO A BOBBIO
Certezze e incertezze
« Se mi ascoltate, vi lascerò ancora abitare in questa terra
che da tanto temilo ho dato ai vostri antenati e per sempre ».
( Geremia 7: 7, trad. TILC ; cfr. Ger. 7: 1-15)
Non possiamo applicare direttamente le parole del profeta alla
nostra generazione: non viviamo
più le certezze che vivevano i
contemporanei di Geremia. Anche se erano false certezze, essi
certamente le vivevano, ci credevano.
Oggi, non potremmo ripetere
senza esitazioni quello che solo
Un secolo fa i nostri padri osavano scrivere sui nostri templi:
« Questa è la casa di Dio », come
leggiamo ancora, ad esempio.
Sul tempio di Rorà!
C’è forse una sola analogia fra
i nostri tempi e gli ultimi venti
anni del regno di Giuda (gli anni
del «crepuscolo di Giuda»): la
divisione degli animi, tra pessimisti ad oltranza, che a volte
sfiorano il "catastrofismo”, e gli
ottimisti ad oltranza, che sfiorano l’incoscienza.
Ma neppure gli "ottimisti" di
oggi hanno certezze così solide
quanto i contemporanei di Geremia, e del re loiakim (che la
Bibbia ci presenta come un tiranno, perché tassava pesantemente il popolo e si rendeva totalmente vassallo della « grande
potenza » egiziana).
La certezza di quanti gridavano all’infinito: « Questo è il tempio dell’Eterno » era tanto totale
che poteva essere scambiata per
fede.
Di fronte ad una situazione
non priva di pericoli (per il gioco internazionale all’esterno, per
gli squilibri sociali all’interno).
ci voleva "fede" per continuare
a contare sui vecchi simboli!
Fede, o superstizione? Fede, o
bestemmia?
Geremia sfida questa certezza,
la considera falsa, e pone una
alternativa diametralmente opposta. Di fronte ad una situazione piena di pericoli, eglf dice
che non nei vecchi simboli, ma
nella parola vivente di Dio vi
può ancora essere speranza. Se
non si ascolterà questa parola vivente di Dio, anche questa tenue
speranza si dissolverà.
Come più tardi di fronte a Gesù, i fronti si rivelano incompatibili tra di loro. Se hanno ragione i fautori della certezza
fondata sul Tempio, Geremia c
un bestemmiatore. Se ha ragione Geremia, sono bestemmiatori i suoi avversari. Difficilmente
si potranno trovare mediazioni
tra due posizioni così contrastanti.
C’è un solo cenno — piccolo
ma significativo — che, nella
Bibbia, ci rivela la presenza di
un terzo "partito”. Nel cap. 26
di Geremia, ci viene detto che
la predicazione del profeta contro il Tempio suscita contro di
lui minacce concrete e pesanti
di morte; la predicazione di Geremia era immediatamente diventata un "affare di stato".
Eppure, proprio nel fronte
stesso dei tradizionalisti, nella
corte stessa del re, la predicazione di Geremia viene parzialmente accolta; ci si ricorda che già
nel passato un profeta, Michea,
circa un secolo prima, aveva
annunciata la distruzione del
Tempio. Geremia, grazie a questo "precedente", ha salva la vita, quasi per una specie di resurrezione; era morto, e ora torna in vita, sia pure per un tempo limitato.
Al testimone di Dio è lasciata
la vita, perché possa continuare
la sua missione.
Ma la radicalità della alternativa posta resta intatta. Chi ha
ragione?
Non affrettiamoci a dare ragione al profeta; non comportiamoci come i suoi avversari, difendendo una posizione attestata perché il tempo l'ha resa tradizionale, facile, logica.
Non diamo ragione a Geremia
solo perché oggi il profeta è diventato il nostro « tempio dell’Eterno », perché la sua parola
oggi è Bibbia, è scrittura sacra.
Cerchiamo piuttosto di analizzare le nostre certezze, di vedere quanto sono vere, e quanto
possono eventualmente essere
false. E cerchiamo ancora di vedere se le nostre certezze tengono conto della parola dell’Iddio
vivente, scaturiscono da essa, o
non sono piuttosto uno schermo, per tentare di ripararci da
questa parola!
Le nostre certezze sono più
sottili, più ideologiche, dello
spessore delle mura di un tempio di pietra. Sono certezze di
identità: il popolo valdese, il popolo-chiesa che ha retto già otto
secoli. Di ordine culturale: una
minoranza significativa, trattata
Sergio Ribet
(continua a pag. 7)
vare l’abito di nozze. Le persone
che risentono maggiormente questa crisi sono i laici impegnati e
i pastori. I laici impegnati, perché sono cresciuti in questa formula di chiesa ed in essa hanno
spesso esercitato un ministerio a
dir poco eroico; i pastori ci hanno lavorato per anni e sono stati formati per predicare e svolgere la cura d’anime in quel tipo
di chiese. Inventare nuove forme
di esercizio del ministerio laico o
pastorale sarà certamente molto
difficile e faticoso ma lo ritengo
necessario ».
Ma qual è questo nuovo modello? « Se mi è consentita una
battuta, noi pastori eravamo dei
maestri, oggi siamo dei venditori. Siamo passati dalla società di
modello tedesco alla società dimodello americano: è un peccato
essere venditori anziché maestri?
E’ un peccato sapere che la nostra persona, il nostro ruolo, il
nostro discorso, il nostro sermone va sul mercato come qualsiasi
altra merce ideologica? Era meglio prima, quando eravamo garantiti da una struttura autoritaria, forte perlomeno? Non lo so.
Certo è che il mondo cambia e
dobbiamo adattare ad esso non il
contenuto del nostro messaggio
né la testimonianza delle nostre
vite, ma gli strumenti di comunicazione di cui noi ci serviamo.
Non possiamo illuderci di essere
uomini del 900 per il telefono, la
banca, la televisione e uomini
dell'800 o del 600 per la musica,
per il sermone e la visita pastorale ».
Rinnovamento delle forme e
dei mezzi di comunicazione, ma
la crisi del mondo moderno è
anche una crisi etica, c’è un’etica
che i protestanti possono proporre? « Oggi è sottoposta a sfide
violente la classica etica protestante almeno su due punti cruciali: il lavoro e il sesso. Sono
convinto che l’etica sessuale riusciremo a ricostruirla perché nell’antica tradizione puritana ci sono dei valori talmente positivi
che una volta sfrondati dall’ipocrisia vittoriana ridaranno forza
al nostro modo evangelico di vivere l’amore. Dove invece siamo
nei guai è con l’etica del lavoro
perché il tipo di professionalità,
il tipo di contadino, di operaio, di
professionista di allora non c’è
più. Non si è neanche realizzato
il sogno di sostituire l’etica borghese con l’etica rivoluzionaria.
C’è stato un momento in cui
alcuni di noi pensavano che l'etica del lavoro professionale
avrebbe contato di meno, e che
tutti avrebbero potuto dedicare
metà della loro vita a "produrre
società". Questa illusione è tramontata. Occorre elaborare una
nuova etica con un piede nel lavoro professionale, nell’USL, nella scuola, e un occhio alla televisione. Sarà molto difficile. Noi
a cura di
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 7)
2
2 vita delle chiese
23 agosto 1985
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il XV Agosto a Bobbio Pellice
Particolarmente numerosi i
partecipanti alla festa del XV
Agosto. Un bel tempo ha favorito la partecipazione di numerosi fratelli provenienti dalle parrocchie delle Valli, di evangelici di Torino e della diaspora piemontese, ed anche di altre parti in Italia e all'estero ; il culto
ha visto infatti la partecipazione
di un gruppo di trombettieri tedeschi.
Dopo il culto presieduto dai
pastori Sergio Ribet ed Erica
Tomassone (pubblichiamo il testo della meditazione a pag. 1 n.d.r) si sono alternati i messaggi. La rievocazione storica della
revoca deU’Editto di Nantes fatta dal pastore Giorgio Tourn ha
messo in rilievo l’importanza
storica per l’Europa e per i vaidesi in particolare di quell’awenimento. G. Tourn ha poi ricordato quali sono gli appuntamenti
che si prevedono in vista delle
celebrazioni del “glorioso rimpatrio" il cui 3" centenario sarà ricordato nel 1989.
Aldo Ferrerò, a nome della
Commissione "cultura della pace
e protestanti nel pinerolese’’, ci
ha resi attenti alle contraddizio
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La festa
del Rifugio
La festa del Rifugio è stata
aperta dal culto nel tempio di
Luserna San Giovanni: il Presidente della CIOV past. Taccia
ha predicato invitando l’assemblea a riflettere sulla risposta
dell’infermo a Gesù: «Signore,
10 non ho nessuno» (Giov. 5, 7)
e ad operare conseguentemente.
Signiflcativa la partecipazione
al culto di un buon gruppo di
ospiti del Rifugio accompagnati
da coloro che quotidianamente
11 assistono.
Nel pomeriggio al Rifugio cancello aperto per accogliere tutti
coloro che hanno voluto trascorrere alcune ore con gli ospiti e con il personale del Rifugio
che aveva preparato — con l’aiuto di numerosi amici — una vera festa. Vi erano sedie ed ombrelloni per rendere più gradevoli gli incontri, dolci e bibite,
esposizione di oggetti vari offerti prò Rifugio.
I visitatori, molto numerosi —
c’erano anche il Sindaco ed il
vice Sindaco — haimo sostato
a lungo, potendo ora vedere l’avanzato stato dei lavori del nuovo fabbricato che collega la vecchia cascina dei Musset con il
Padiglione Arnaud, realizzato
grazie alla generosità dei lasciti
Bellion e Meille.
Coloro che lavorano al Rifugio eonfldano che l’interesse per
l’istituto, che oggi è parso molto vivo, non sia di breve durata
come il temporale che ha posto
fine alla festa.
Marco Gay
ni dei cristiani e dei protestanti
in particolare sul tema deiriniziativa per la pace ed ha anmmciato che la commissione che
opera nel 1“ distretto ha in preparazione la pubblicazione di un
opuscolo sull’argomento la cui
pubblicazione è prevista per il
mese di dicembre.
Nel pomeriggio, dopo l’illustrazione del progetto di rinnovamento-ristrutturazione dell’Ospedale valdese di Torre fatta dal
prof. Mourglia (servono entro
Natale 400 milioni) cui è stata
dedicata la colletta della giornata, ed il messaggio ai valdesi delle valli portato dal past. Alfredo
Janavel a nome dei valdesi di
New York, si è tenuta una tavola rotonda sul tema della "crisi
occupazionale e sociale delle valh” animata dal past. Giuseppe
Platone e a cui hanno preso parte Giorgio Gardiol, Mauro Gardiol e Pier Valdo Rostan.
Per G. Gardiol sono già 13.000
circa i posti di lavoro persi nella
grande industria nel pinerolese
e questo illustra la crisi che si
soffre. Non si vede possibilità di
ripresa di occupazione nei prossimi 10 anni e gli abitanti soffriranno una diminuzione relativa
del reddito. Per M. Gardiol la
politica governativa sulTagricoltura ha fatto sì che proprio la
agricoltura montana e collinare
sia stata penalizzata. Gli agricoltori che rimangono sono anziani
e l’unico futuro è puntare sulla
qualità dei prodotti e ad un rapporto diretto coi consumatori,
magari attraverso la forma cooperativa. Per P. V. iRostan la forma cooperativa e la scelta di lavorare in un campo quale quello
agricolo, è una scelta di vita che
deve essere attentamente presen
te ai membri di chiesa. L’agriturismo e l’iniziativa culturale sono concrete possibilità per uno
sviluppo dell’occupazione.
Per Franca Cdisson, presidente della Comunità Montana Val
Pellice, intervenuta nel dibattito,
il problema per il futuro è quello di un piano armonico di sviluppo che tenga conto di tutte le
possibilità di occupazione e non
privilegi un aspetto più che un
altro.
Al termine dell’incontro, con la
consueta lotteria, l’annuncio che
il prossimo XV Agosto si terrà
al Ba^òou di Angrogna dove
verrà inaugurata la ’’casa della
pace”.
Mentre i partecipanti lasciavano i boschetti di Bobbio si sono
uditi molti commenti positivi sull'impeccabile organizzazione, sotto ogni punto di vista, della locale chiesa valdese. Qualcuno poi,
prima di tornare a casa, si è diretto verso le casermette dove
l’Esercito della Salvezza teneva
il tradizionale raduno evangelistico del 15 agosto.
Incontro fraterno
RORA’ — Domenica 28 luglio;
una pomata speciale per la chiesa di Rorà. Un affollamento insolito; ima visita della chiesa
metodista di San Marzano;
membri delle assemblee dei fratelli, battisti, cattolici e non credenti che vengono ad ascoltare
il culto. Il pastore di San Marzano, Ugo Tomassone, predica
sul testo della prima lettera di
Pietro: « voi che già non eravate un popolo, ma ora siete il
popolo di Dio ». Sono battezzati
un bimbo di Rorà, Emanuele
Tourn Boncoeur, una giovane
credente di San Marzano, Lorella
Ruffa. Con una bella professione
di fede Bruno Giaccone, di Asti,
chiede di vivere ora la sua esperienza di fede come valdese nella chiesa metodista di San Marzano, dopo un itinerario che lo
ha portato dal cattolicesimo al
mondo delle comunità di base.
Don Franco Barbero prende la
parola nel corso del culto, ci
comunica la sua gioia, evangelicamente fondata, per questa
giornata piena di benedizioni, e
ci invita a lasciarci esporre al
« vento » imprevedibile dello Spirito di Dio. La cena del Signore
ci trova uniti pur nelle divisioni
e nelle diverse provenienze. E
poi ancora il gusto di ritrovarci
insieme per un pranzo comunitario, nel corso del quale il
professore Bruno Corsani, che
ha condiviso la nostra giornata
di festa, ci rivolge un messaggio partecipe e cordiale.
Pro Miramonti
VILLAR PELLICE — Domeni
ca 11 c. m. si è svolta la giornata «)?ro Miramonti» col concorso di numerosi membri delle nostre Chiese, amici e villeggianti. Ancora un grazie sentito
a tutti coloro che in vario modo, con lavoro manuale e con
doni vari, hanno collaborato alla riuscita della giornata, il cui
ricavato servirà a coprire parte
delle spese incontrate per le migliorie apportate alla casa.
• Nel corso della settimana
tra il 28 luglio ed il 3 agosto
ci hanno lasciato quattro sorelle e fratelli: Ricca Bruna ved.
Cairus di anni 83 (Indiritto);
Geymet Paolo Enrico di anni 68
(Ciarmis); Michelin Salomon
Pietro di anni 76 (Villa Ismer);
Coisson Albertina ved. Armand
SANREMO — Sono terminate le riunioni di studio biblico
che quest’anno riguardavano i
Salmi. Domenica 19 maggio ha
avuto luogo il bazar, organizzato in modo esemplare come
sempre dall’Unione Femminile.
Buona la partecipazione; erano
presenti anche sorelle e fratelli
di Bordighera-Vallecrosia, nonché alcuni ospiti della Casa Valdese di Vallecrosia.
Sono state analizzate da un
gruppo di membri di chiesa le
risposte al questionario su « La
sessualità nella Bibbia e nel nostro tempo» e si è poi proceduto alla stesura di un documento che riassume il punto di
vista della comunità sul tema.
Tale documento sarà inviato alla Commissione Sinodale.
E’ iniziato in questo periodo
un servizio volontario, che permette di tenere aperto il tempio per alcune ore settimanali,
in modo da consentire ad eventuali visitatori di offrire la loro
testimonianza. Dobbiamo purtroppo registrare la scomparsa
di una decana della nostra comunità : Felicita Bruzzone ved.
Carlo.
Siamo vicini alla famiglia, certi che troveranno consolazione
nella parola del Signore.
BORDIGHERA ■ VALLECRO
SIA — L’Unione Femminile ha
terminato la propria attività incontrandosi il 16/5 presso la Casa Valdese anche con alcune
ospiti della Casa stessa. Si registrano ai culti le presenze di
gruppi comunitari, che consentono cosi la realizzazione di una
unione fraterna molto signiflcativa.
La Casa Valdese di Vallecrosia ha ospitato in questo periodo alcuni giovani svizzeri della
comunità di Villar Porosa, il
« gruppo teatro Angrogna », un
gruppo studentesco tedesco e
uno di giovani del 3° circuito
Valli e ancora un gruppo di anziani di Torino e un gruppo ecumenico tedesco guidato dal pastore Frankle.
ALASSIO — Domenica 30 giugno la comunità ha incontrato
ad Albenga la comunità metodista locale. Durante tale incontro è stata esaminata la situazione delle due comunità e la
possibilità di una testimonianza
Ugon di anni 84 (Centro Sabbione). Alle famiglie in lutto rinnoviamo la fraterna solidarietà di
tutta la Chiesa.
• Angelo di Bonato Roberto
e di Velasquez Olga e Roberto
di Foste! Giovanni e di Castellano Paola sono giunti ad allietare i loro genitori e familiari.
Ai neonati ed alle loro famiglie
l’augurio di ogni benedizione del
Signore.
Sabato 24 agosto
CORRISPONDENZE
Studiare, pregare e accogliere
esterna. Le due comunità hanno discusso anche il problema
relativo all’uso dei locali di culto, essendo possibile ad Albenga
uno sfratto e ad Alassio la vendita del tempio anglicano.
IMPERIA — Sabato 29 giugno la comunità si è riunita per
la chiusura delle attività. Hanno partecipato anche alcune sorelle e fratelli di Sanremo. E’
stata celebrata la Santa Cena
e si è trascorsa una giornata
piacevole in unione fraterna.
□ CORPO PASTORALE
TORRE PELilCE — Alle ore 9 nell’Aula Sinodale è convocato il corpo
pastorale per l’esame di fede dei candidati Maria Bonafede, Giuseppe La
Torre, Lucilla Peyrot, Eugenio Stretti,
Letizia Tomassone.
i sermoni di prova si terranno alle
ore 17 nei tempii del Ciabas e dei
Coppieri.
Tutti i membri deile chiese valdesi
e metodiste possono assistere e
partecipare alla discussione dei sermoni.
Domenica 25 agosto
n SINODO
TORRE PELLICE — Alle ore 15.30
con un culto pubblico presieduto dal
past. Guido Colucci si apre II Sinodo 1985 delle Chiese Valdesi e Metodiste.
1 membri dei Sinodo sono invitati a
trovarsi nell’Aula Sinodale alle ore 15.
Lunedì 26 agosto
□ CONTRO L’APARTHEID
TORRE PELLICE — Si tiene presso ii
Tempio Valdese alle ore 21 una serata
di solidarietà col popolo nero del Sud
Africa. L’iniziativa della Commissione
« Pace e disarmo » delle chiese battiste, metodiste e valdesi prevede la
proiezione di diapositive sulla realtà di
vita dei neri e sull’azione delle chiese
in Sud Africa ed una conferenza di
Febe Cavazzutti Rossi che ha soggior
nato recentemente in quel travagliato
paese.
_______Sabato 31 agosto
□ ASSEMBLEA AMICI
DI AGAPE
PRAL'I — Presso il Centro Ecumenico di Agape con inizio alle ore 10 si
tiene l’Assemblea degli Amici di Agape che si concluderà domenica r
settembre.
Per partecipare, telefonare alla segreteria di Agape (0121/841514).
RISTORANTE-ALBERGO
Mobilificio IMGIUSEPPE GRIVA CENTRO
Mr. et M.me Bertalot Rinaldo
CUCINA
ARREDAMENTI FRANCO-ITALIANA
FABBRICA • ESPOSIZIONE Via 8. Secondo, 38 - PINERDLD - Tel. (0121) 201712 (di fronte Caserma Alpini « Berardi ») Via Caduti per la Libertà, 9 10066 TORRE PELLICE (To) Tel. 0121/932006
VASTA PRODUZIONE
croci
ugonotte
in
oro e argento
da
Oreficeria BORNO
di TESI e DELMASTRO
Via Trieste, 24 - PINEROLO - Telefono 3117
e presso le Librerie ’’Claudiana”
3
i
23 agosto 1985
vita delkchiese 3
PROFILI DEI CANDIDATI AL MINISTERO PASTORALE
Rispondono alla chiamata del Signore
Le storie personali dei cinque candidati al ministerio pastorale presentano una varietà di percorsi di fede ed una ricchezza di esperienze spirituali, in cui le contraddizioni e gli ostacoli presenti in ogni ricerca sono stati superati
Abbiamo chiesto ai cinque candidati al ministero pastorale
che, se supereranno l’esame di fede, saranno consacrati nel corso
del culto di apertura del prossimo Sinodo (25 agosto), di presentare la loro storia e il significato della loro vocazione. Ecco quanto scrivono:
Maria Bonafede
■
Ho 31 anni, sono nata e cresciuta a Milano neU’ambito di
una famiglia che dal punto di
vista della fede si suol definire
« mista »: da mia madre, valdese della diaspora, profondamente credeivi e, ho ricevuto sin dall’infanzia il senso della centralità di Dio e della Scrittura nella
vita; mio padre, di origine cattolica, non praticante, ha insieme a lei educato noi quattro figli ad una grande onestà intellettuale e ad un profondo rispetto per le idee più diverse.
Ho frequentato scuola domenicale e catechismo nella chiesa
valdese ed ho vissuto la confermazione più come confessione di
fede che come adesione alla
chiesa.
E’ appunto negli anni di un
catechismo che ha segnato la
mia vita che il pastore mi pro
pose la prospettiva del pastorato. Fui molto stupita: mi pareva che per fare il pastore ci
volesse ben altro che una grande
passione per la Bibbia e per la
umanità complessa che andavo
scoprendo negli autori dell’angoscia esistenziale e dèlia contraddizione, Kierkegaard e Dostoevskij. Avevo chiaro che la
fede che mi era - donata dava
senso e prospettiva alla mia vita e che lo stesso senso andava
scoperto e annunziato insieme
agli uomini e alle donne di una
società che mi appariva assetata
di autenticità, di giustizia, di verità; non mi era affatto chiaro
in che modo la vocazione al cristianesimo avrebbe preso forma
nella mia vita. Finito il liceo nel
'73 decisi, non senza grande travaglio interiore, di accantonare
la prospettiva del pastorato e di
iscrivermi all’università, in filosofia. I tre anni successivi sono
stati fondamentali per la mia
formazione: lo studio della filosofia e accanto ad esso un primo, disordinato approccio alla
teologia, un anno di insegnamento al Lombardini di Cinisello, otto mesi di lavoro in
Claudiana, il collettivo Bonhoeffer, rincontro con Agape, la Fgei.
Mi parve di capire che ciò che
desideravo di più era. di irnpiegare la vita nella predicazione
dell’Evangelo: mi stupiva la sua
attualità, la sua capacità creativa di nuovi indirizzi, di contraddizione e di piena legittimità nel
confronto e con la cultura, e con
le sofferenze e le potenzialità
dell’umanità che incontravo ai
confini della chiesa. Così mi de(continua a pag. 4)
Giuseppe La Torre
Sono nato trentadue anni fa a
Marettimo, la più lontana delle
isole Egadi, l’arcipelago della
estremità occidentale della Sicilia, ma presto la mia famiglia
si trasferì a Marsala, dove ho
completato le elementari. Mio
padre è pescatore e da lui ho
ereditato la passione del mare,
ma era un altro tipo di pesca
quello a cui dovevo essere chiamato. La mia famiglia è cattolica e cattolica , è stata pure la
mia formazione religiosa col catechismo e tutte le devozioni alle quali ero assiduo frequentatore fin da bambino. Per ri
Lucilla Peyrot
Parlare della mia provenienza non è cosa semplice. Mio padre è pastore, originario del
Crosetto (Prali), di famiglia contadina, e mia mamma pugliese,
precisamente di Cerignola (Foggia)’, figlia di Francesco Scarano, una figura significativa della chiesa valdese in Puglia.
Data la condizione della mia
famiglia, sono vissuta in posti
diversi e sono venuta a conoscenza di realtà differenti, per
cui non ho una sola provenien
za, ma molti punti di riferimento ed esperienze che mi hanno fatto essere quella che sono.
Ho vissuto con la mia famiglia
prima a Prarostino, poi a Catania, quindi ad Aosta e a Sanremo. Ho trascorso quindi la
mia primissima infanzia alle
Valli, passando poi per un breve periodo ad una realtà di
grande città del Sud totalmente
diversa. Il periodo però più significativo della mia infanzia e
prima adolescenza è stato quello trascorso ad Aosta. Là ho risentito di striscio l’ondata del
’68, raccontata dai ragazzi più
grandi della comunitàf^ che studiavano a Torino e tornavano a
casa il sabato sera. Insieme, più
giovani e meno giovani, formavamo un gruppo giovanile della
comunità ben affiatato, in cui si
affrontavano problemi relativi
alla fede e alla società. Ritengo
di avere maturato in quella esperienza comunitaria l’interesse di
cercare di vivere una fede che
porti dei frutti anche nell’impegno sociale e civile.
Sono arrivata alle scuole superiori e alle prime esperienze
di partecipazione a campi di
Agape avendo già maturato una
linea di condotta chiara che mi
ha spinto a recarmi per un anno in Inghilterra per un periodo
di lavoro volontario.
Ho preso questa iniziativa con
due scopi: il primo, di interrompere gli studi dopo la maturità per ripensare e verificare
nel lavoro pratico le mie attitudini; il secondo, di conoscere
una realtà sociale e comunitaria differente. Ho lavorato come volontaria, associata ad una
associazione interconfessionale,
in una missione urbana battista
a Londra, aiutando in una casa di riposo prima, e poi in un
asilo per bambini.
In quel periodo ho avuto modo di riflettere sulla possibilità,
emersa già prima di partire per
l’Inghilterra, di studiare teologia per servire nella chiesa con
la predicazione e l'impegno personale. Durante il periodo di studio alla Facoltà di Teologia di
Roma, mi sono impegnata nell’ambito della teologia pratica
in Ciociaria, a Sant’Angelo in
(continua a pag. 4)
Eugenio Stretti
spendere alla chiamata che sentivo per mettermi al servizio
della chiesa ho trascorso otto
anni in un seminario salesiano
(4 anni di aspirantato, 1 di noviziato e tre di filosofato); anni
in cui — meditando la Scrittura — mi ero posto alla ricerca
della verità e di una vita che
fosse fedele alla Parola di Cristo.
Ma provai per anni l’insoddisfazione di una vita cristiana non
conforme, a mio avviso, alla
Scrittura e la discrepanza tra
questa e la chiesa che io allora
ritenevo l’unica, la vera ed apostolica. Negli ultimi tempi della
mia vita di seminario erano
troppe le cose che non riuscivo
ad accettare del cattolicesimo e,
più che questo, la lettura giornaliera della Bibbia aveva cambiato lentamente la mia visione
della fede e della chiesa.
Non voglio assolutamente giudicare come il cattolicesimo intende vivere la sua fedeltà all’Evangelo, quando però io capii
che non potevo vivere la mia fede nella chiesa cattolica lasciai
il seminario. La testimonianza
di alcuni pentecostali mi portò
alla frequenza della loro chiesa,
che mi affascinò perché incentrava unicamente sulla Scrittura la sua fedeltà al Signore. Divenni un membro molto attivo
della chiesa pentecostale (ADI)
tanto da rifondare il gruppo di
(continua a pag. 4)
Sono nato trentaquattro anni
fa, in quel di Vezzano Ligure,
Km. 7 dalla stazione centrale di
La Spezia - direzione Roma; in
una famiglia di origini contadine e di tradizione cattolicosocialista.
L’esperienza fondamentale della mia vita, nel biennio caldo
1968-69, è stata la scoperta dell’amore di Dio manifestato in
Gesù Cristo. « Dio, dove? », per
riprendere l’interrogativo di un
fratello del cattolicesimo critico. Noi cattolici del dissenso,
erano gli anni dell’Isolotto e di
don Milani, pensavamo che l’azione di Dio si confondesse con
la nostra lotta per una società
più giusta; ci interessava una
chiesa diversa, meno il problema di Dio.
« Dio, dove? ». « Dio si rivela
a noi in Gesù Cristo », mi disse
un giorno con gioia e simpatia
un anziano della « Chiesa dei
Fratelli ». Fu una risposta; an
che se, allora, non capivo quale
differenza vi fosse tra la riflessione biblica di questo anziano
risvegliato e la fresca teologia
di Martin Lutero: « ...im cristiano vive non in se stesso, ma in
Cristo e nel suo prossimo: in
Cristo per la fede; nel prossimo
per l’amore » (Libertà del cristiano, tesi XXX). Infatti, ben
presto mi accorsi che, nell’ambito risvegliato, manca proprio
questa dimensione del servizio
cristiano.
Avevo scoperto Gesù Cristo,
ma mi accorsi di avere « de
facto » divorziato con la storia.
« Che fare? ». Dopo un travagliato cammino nell’evangelismo
italiano, sono diventato valdese,
per i seguenti motivi: 1) La seria riflessione teologica-, dalla
Fgei ai campi, ai professori vecchi e nuovi della Facoltà, ho imparato a comprendere la realtà
in una ottica protestante. Posso
affermare che il mio catechismo.
se così possiamo dire, è avvenuto
leggendo e studiando i libri di
Vittorio Subilia e le riviste ’’Gioventù Evangelica” e ’’Protestantesimo”.
2) Una riflessione teologica inserita nella storia-, la teologia
(continua a pag. 4)
Letizia Tomassone
Sono naia in una famiglia in
cui si trovavano riunite alcune
delle radici del protestantesimo
italiano. Da mio padre, la cui
famiglia ha origini metodiste, a
mia madre, cresciuta nella chiesa dei fratelli; da quando sono
nata tuttavia ho frequentato la
chiesa valdese, nella diaspora.
Tutti i diversi fili che hanno tessuto l’ordito della mia vita mi
hanno dato così una forte identità protestante. In un certo senso, e questo l’ho scoperto grazie
alla distanza di un anno all’estero, le mie origini mi hanno formata ad una forte sensibilità
contro la cultura cattolica mascherata da laicismo, contro un
falso ecumenismo che ci vorrebbe inglobare: ciò che cerco resta sempre la possibilità di rivendicare una identità di minoranza che diventa spesso ragione d’orgoglio quando è confrontata alla vita quotidiana.
II cammino di studio attraverso il quale sono passata è
stato lungo, costellato da abbandoni e riprese, ma certo per questo più ricco; ogni nuova esperienza di vita mi ha rimessa in
questione e non mi ha mai permesso di adagiarmi in una situazione data.
Sono passata per il liceo classico, dove hò vissuto le prime
esperienze politiche e i primi
approcci alla filosofia. A Roma
ho conosciuto la Fgei ed ho cominciato a lavorare con ì gruppi locali. Dopo un primo tempo, dal ’76 al ’79, di studio intenso, sono passata al rifiuto
dell’istituzione: mi sembrava che
la facoltà come la chiesa assorbissero tutte le energie creative
per neutralizzarle; questo mi ha
portata ad allontanarmi da Roma. In senuito tuttavia sono
tornata a recuperare la passione per il lavoro pastorale, attraverso la pratica.
Per quest’ultima fase devo
molto alla comunità metodista
di Savona, che mi ha accolta, mi
ha formata, è cresciuta con me,
durante i quattro anni di lavoro
comune, dall’80 all’84. Ho vissuto a Savona una forte esperienza
di conduzione collettiva della
comunità, tanto nei problemi interni, teologici e pastorali, che
(continua a pag. 4)
4
4 fede e cultura
23 agosto 1985
FEDE EVANGELICA E SESSUALITÀ’ - 6
Parlano le chiese
Alcune chiese iniziano a pronunciarsi ufficialmente sul
sinodale sulla sessualità: reazioni positive, ma molti
documento
i distinguo
Prosegue il dibattito, iniziato
sul nostro giornale, sul documento sinodale sulla sessualità.
Dopo aver pubblicato interventi
personali, presentiamo le prese
di posizione di due chiese:
GENOVA — Il documento
della commissione sinodale è
stato esaminato in due assemblee delle comunità di Genova
e di Sampierdarena, in gennaio
e in marzo, invero con scarsa e
decrescente partecipazione. I risultati sono stati rielaborati da
un gruppetto di lavoro, coordinato da N. Mastrorilli (Via Assarotti) e N. Quartino (Sampierdarena), che ha steso una bozza
di documento. Questa è stata
presentata alle rispettive assemblee, la domenica 19 maggio, e
con lievi modifiche votata nella forma seguente:
<{ L|argomento non ha suscitato l’interesse della Comtmità,
come è stato dimostrato dallo
scarso numero dei partecipanti
alle due assemblee.
Dalle discussioni è risultato
quanto segue.
La relazione della Commissione per lo studio della sessualità nella Bibbia e nel tempo presente è stata giudicata carente
sotto alcuni aspetti:
1“) mancano riferimenti biblici teologicamente meditati;
2“) gli autori sembrano non
aver tenuto conto del lavoro
condotto precedentemente dalle
Comunità valdesi e dal Sinodo,
nell’intento di porsi in ascolto
della Parola di Dio, lavoro te
stimoniato dai vari opuscoli editi dalla Claudiana, i quali chiariscono che la libertà-responsabilità di ogni credente protestante, in campo etico, è quella
della creatura subordinata al
Creatore, quindi mai assoluta;
3“) il tono del documento
può risultare equivoco, perché
rischia di far confondere la situazione contemporanea con una
malintesa attualizzazione della
Parola di Dio;
4”) il comportamento sessuale proprio della società è
presentato in modo alquanto
sommario e poco critico;
5”) manca infine un’analisi
dei problemi suscitati oggi dalla possibilità di interventi indiscriminati di ingegneria genetica.
Tra i piaceri che il Creatore
ci offre, quello sessuale è un
dono particolarmente bello perché dà la possibilità di amare
e di essere amati in un rapporto di alterità. Questa alterità
comporta fatica per la fragilità
della natura umana esposta al
peccato; è tuttavia in vista della gioia, che non è qualcosa di
facile, ma va costruita giorno
dopo giorno.
Dio, che è amore, vuole che
la coppia si realizzi in un progetto d’amore; in questa ottica
eros e agape non possono andare disgiunti: qualsiasi rapporto
di coppia — sia esso riconosciuto nel quadro socio-giuridico o
no — deve nascere in un impegno di fedeltà reciproca e di fedeltà al progetto di Dio.
Tale coerenza dovrebbe essere la caratteristica fondamentale della visione Cristiana, e non
sembra accettabile la tendenza,
oggi diffusa non soltanto tra i
giovani, a scindere la testimonianza di fede dall’impegno di
fedeltà nel rapporto sessuale.
In Romani 1: 27-32 Paolo, agli
uomini che si sono orientati verso rapporti omosessuali, rimprovera la dimenticanza dell’ordine
voluto da Dio (Levitico 18: 22 e
20: 13); anche coloro che conoscono il retto comportamento,
lo eludono.
Non riteniamo giusto formulare giudizi di condanna su singole persone, tanto più che i risultati delle ricerche scientifiche suH’origine dell’omosessualità appaiono tuttora controversi ; negli interrogativi che rimangono aperti, gettiamo umilmente il seme della Parola di
Dio, che può operare oltre la
nostra previsione. Molti si adoperano oggi perché l’omosessuale non sia più emarginato dalla
società, come per il passato.
Tale sforzo, anche se dettato
dalla disponibilità evangelica
verso il prossimo, non può e non
deve liberare l’omosessuale dalla coscienza del peccato. La chiesa deve accoglierlo, ma per presentare a lui, come a tutti noi,
la Parola di Dio, da cui soltanto
può venirci l'aiuto e l’autentica,
liberazione ».
Distinguiamo
CATANZARO — La chiesa
ha discusso il documento sinodale nel corso di tre riunioni di
coppie. E’ stato riconosciuto il
valore socio-psicologico del documento e si è lamentata inve
ce la relativa modestia dei riferimenti biblici. Partire dalla situazione invece che dalla Scrittura è molto pericoloso.
Queste in sintesi le posizioni
su alcuni aspetti del documento:
a) La famiglia. La concezione del matrimonio come fondamento della famiglia non è biblica. Nell’Antico Testamento
vi è la famiglia patriarcale basata sulla figura del padre. Nel
Nuovo Testamento Gesù propone come nuovo tipo di famiglia la comunità dei credenti
(Marco 3: 31-35). E’ necessario
quindi analizzare attentamente
le esperienze che sono state fatte aH’interno della nostra chiesa di questo tipo di comunità
(Agape, Riesi, Cinisello). Queste
vanno esaminate criticamente e
eventualmente proposte con coraggio in un messaggio sinodale.
b) Il piacere. Non c’è una
« caratterizzazione cristiana » del
piacere. Il Cantico dei Cantici
esalta l’amore esclusivo fra due
persone. Occorre però dire una
parola contro i poteri oscuri
che negandoci la libertà promuovono l’etica del piacere e
l’egoismo assoluto.
c) Omosessualità. Solo il
40% della chiesa ritiene che se
un omosessuale volesse diventare membro di chiesa dovrebbe
cambiare vita. Nessuno invece
si sente di benedire una unione
omosessuale. Di fronte alla scoperta di un omosessuale in famiglia la maggioranza si rivolgerebbe a psicologi o medici.
d) Pianificazione delle nascite. La necessità di adottare
metodi di controllo delle nascite è condivisa. Nell’incontro coi
fratelli cattolici è necessario
spiegare questa posizione protestante, per richiamarli alla coerenza.
e) Prostituzione. Occorre distinguere tra prostituzione e
prostitute. L’Evangelo non giustifica il peccato ma i peccatori.
Di qui il problema dell’evangelizzazione delle prostitute.
A colloquio
con I lettori
Rispondono alla chiamata dei Signore
(segue da pag. 3)
Maria Bonafede
cisi, e mi iscrissi alla Facoltà rii
teologia nell'autunno del ’76. Da
allora in poi, nel corso degli studi e delle esperienze fatte accanto ad essi (collaborazione alla redazione di CNT, sostituzioni
a Lusema S. Giovanni e a Torre Pellice, campi cadetti ad Agape, lavoro nella Fgei e dall’81
nel suo Consiglio nazionale, ecc.)
è maturata in me la volontà di
pro-\nre a fare il pastore.
Venendo più vicini ad oggi mi
pare di non poter non menzionare alcuni eventi che hanno
segnato la mia vita nel dolore e
nella gioia: la morte improvvisa di mio padre, la decisione di
sposarmi, la faticosa fine degli
studi. Sono evidentemente eventi molto personali e troppo miei
sono i pensieri ad essi legati per
volerne anche solo accennare.
Li ho menzionati perché hanno
a che fare con la mia identità m
modo oggettivo e quindi anche
con il ministero cui mi sento
chiamata, se è vero che « il prender forma di Cristo in noi » (Gal.
4) è concreto, incarnato, e non
ideale.
Nel marzo del 1984 mi sono
laureata con una tesi di storia
del cristianesimo sul rapporto
fede politica nella chiesa valdese negli anni 1966-1976; nel dicembre dello stesso anno ho discusso la tesi di Licenza in teologia nell’ambito della cattedra
di storia della Chiesa sull'azione
a favore degli ebrei da parte di
pastori valdesi e metodisti in
Italia nel periodo delle leggi razziali. L'anno di prova, svolto
presso le chiese metodiste di Novara e di Milano, è servito a confrontarmi con la vita concreta
delle comunità, a misurare le
mie forze, a rinsaldare la coscienza di alcuni doni specifici,
a fare i conti con i miei limiti.
Nelle due chiese ho riscontrato
grande solidarietà ed una giusta esigenza di dedizione e di
contenuti. E’ ciò che ho cercato
di dare e sono grata al Signore
per quanto ho ricevuto.
diversamente da quella pentecostale non assolutizza il suo tentativo di fedeltà alla Parola del
Signore. In cammino con altri
fratelli, fratello tra fratelli, la
scelta di diventare pastore valdese vuole essere la mia disponibilità al servizio del Signore
nelle chiese valdesi e metodiste
come risposta alla fede nel Signore che mi chiama alla salvezza e dal quale mi sento interpellato a lavorare nella sua messe.
Giuseppe La Torre Lucilla Peyrot
Marsala, disperso da molti anni,
con un intenso lavoro di evangelizzazione. Diverse vicende personali, alcune amare molte altre
più belle, ma soprattutto la mia
carente formazione « riformata », mi portarono alla scelta degli studi teologici presso la Facoltà valdese di teologia, soprattutto per assolvere degnamente
la vocazione che sentivo fortemente per l’annunzio dell'Evangelo. Tale mia decisione, però,
non incontrò il favore delle Assemblee di Dio, alle quali apparteneva la comunità pentecostale che frequentavo. E fu cosi
che il presidente delle Assemblee di Dio in Italia informò il
decano della Facoltà valdese di
teologia che io non facevo parte di nessuna delle sue comunità.
Continuai a frequentare la Facoltà come studente « pentecostale », ma solo alla fine dell’ultimo anno chiesi l’ammissione nella chiesa valdese, che quattro
anni di paziente studio teologico
a Roma mi hanno fatto vedeiv
come una chiesa che contrariamente a quella cattolica non pretende di possedere la verità e
Villa (comunità battista), nei lavoro giovanile, e presso la Federazione delle Chiese, in attività
di carattere giornalistico. E’ rimasto vivo nel corso di tutti
questi anni l’interesse per i problemi sociali, che si è concretizzato nella mia tesi di licenza,
che tratta dei rapporto fra la
confessione di fede e l'azione
rispetto alle armi nucleari. Ho
trascorso l’anno all’estero in
Germania, a Tubinga.
Chiedo al Sinodo di essere accolta come pastore perché fra i
vari interessi riconosco un filo
conduttore: il desiderio di predicare l’Evangelo.
Eugenio Stretti
non per l’accademia, ma al servizio del nostro prossimo, in modo particolare degli « ultimi ».
3) Una ecclesiologia più soddisfacente: il sistema di governo presbiteriano sinodale garantisce meglio, a mio avviso, l’unità organica propria della Chiesa di Gesù Cristo.
Sono debitore infine, per quanto riguarda la mia vocazione
pastorale, a due pastori che, in
modo particolare, mi hanno
aiutato e incoraggiato. Un pensiero ai fratelli delle Chiese Battista e Metodista di La Spezia, a
quelle valdesi di Milano e Como, ai carratini, e a quanti Ho
incontrato nei miei anni di sostituzioni e di prova pastorale.
Grazie, pregate per me, in questo giorno atteso e bello.
Letizia Tomassone
nei modi di presenza nella città.
Nel frattempo ho lavorato nella Fgei, ancora a livello regionale e locale ed a livello internazionale, in una commissione
dell’MCS (movimento cristiano
studenti). Questo mi ha dato
modo di verificare ancora le linee della nostra teologia strettamente non integrista, e di discutere dei temi di attualità in
altre situazioni europee — le
azioni écologiste in Austria, per
esempio, o l’impegno per la pace e contro la povertà in Irlanda —. Tutte le esperienze di questi anni, le rotture e le riprese,
e anche l’anno in cui ho lavorato in campagna, lontana dalla
chiesa e dalla teologia mi hanno lentamente maturata. Oggi,
sto studiando a Montpellier per
ottenere un dottorato in teologia in quella facoltà. Ritengo
che la chiarezza che si è fatta in
me, attraverso i fatti e le persone che ho incontrato, sul pastorato e sullo studio della teologia, faccia parte della mia vocazione; non un momento particolare della mia vita ma un
movimento in cui sono stata inserita e nel quale vorrei spendere la mia vita.
CULTURA O
EVANGELIZZAZIONE?
Un riferimento aH'art. « Il futuro di
Guardia Piemontese » pubblicato sul n.
28 vorrei ringraziare Marco-Tuilio Fiorio per l'immagine delle ■■ due strade »
che si aprono per il Centro Gian Luigi
Pascale e per il futuro della nostra
presenza In Calabria.
Non si tratta solo di accettare o rifiutare contributi statali. Del resto mi
sembra che questi contributi, da parte
della Regione Calabria, ci siano già
stati iper due anni consecutivi e mi
sembra ohe non siano stati rifiutati.
La questione è ben diversa. C’è da
una parte la strada del provincialismo,
della cultura asservita ad un ideale,
sia pure molto nobile — come quello
ohe vuole servirsi della storia a fini
evangelistici — la strada dell’integrismo, quella insomma che ricalca i
metodi del cattolicesimo più retrivo,
la strada di Comunione e Liberazione.
Dall’altra parte, c'è la strada della
cultura libera e laica, quella che scrive la storia sulla base dei documenti,
senza condizionamenti confessionali e
senza l’arroganza della mosca cocchiera, che pretende di essere assai
di più di quello che è in realtà, al punto di poter fare a meno del contributo di studiosi non valdesi e delle Università.
Posso aggiungere che far coincidere
l’evangelizzazione con l’attività di un
centro culturale mi sembra estremamente riduttivo. E’ possibile che la
Chiesa Valdese si sia ridotta a questo?
Mi è capitata fra le mani la fotocopia d’un articolo pubblicato sul n. 48
de « L’Echo des Vallées >■ del 2 dicembre 1932. Vi si parla di « une rapide
visite » che il prof. J. Jalla fece a
Guardia Piemontese a quel tempo.
Si augura che qualcuno dei .guardioli
emigrati negli Stati Uniti, e là diventato evangelico, ritorni a Guardia Piemontese per riaccendervi « le flambeau
de l’Evangile ».
Ora la CE del IV Distretto (all’unanlmità!) sembra augurarsi che » le
flambeau de l’Evangile » sia riacceso a
Guardia Piemontese non dalla predicazione dell’Evangelo, ma dall’opera di
un centro culturale!
Non parliamo poi della cosiddetta
questione di opportunità. In modo
molto inopportuno, l’autore mette il
dito sulla piaga, ricordando che la Calabria non è il Piemonte, dove si muove
la Società di Studi Valdesi. Qui, in
Calabria, ci si muove in una realtà di
clientele e di tangenti, per cui, anche
qualcosa di lecito, se coperto da
realtà intrise da rapporti disonesti,
potrebbe Inficiare la nostra testimonianza all’Evangelo. Di conseguenza,
in nome della questione imorale, propone che le nostre chiese, oltre alle
spese del culto, si addossino anche
quelle della cultura che spettano
allo Stato, dato che non paghiamo le
nostre tasse solo per spese militari.
La questione di opportunità appare
quanto mai inopportuna, se si tiene
conto del fatto che distro ai finanziamenti già accordati dalla Regione Calabria al Centro Gian Luigi Pascale c’è
l’interessamento di un nostro fratello
che ama la Chiesa Valdese e la Calabria al di sopra di ogni cosa e si
pone la questione morale almeno
quanto tutti noi. Certo, quanto affermato dal Fiorio si riferisce alla situazione meridionale nel suo insieme
e su questo punto nessuno potrebbe
smentirlo. Ma poiché stiamo parlando
di un caso particolare sorge il pericolo che quelle parole — molto vere
se dette In altro contesto — nel nostro caso gettino un’ombra di sospetto sull’opera di un nostro fratello che con le clientele e con le tangenti non ha davvero niente a che
vedere. Samuele Giembarresi
SPECIALE SINODO
TI n. 34 datato 6 settembre
del giornale avrà 16 pagine e
sarà interamente dedicato ai
lavori del Sinodo.
Una copia lire 1.009. Sconto
40"4 per ordini superiori a 10
copie’. Prenotazioni entro il 30
agosto al n. 011/655278 oppure presso la Tipografia al n.
0121/91334.
5
23 agosto 1985
obiettivo aperto 5
OBIETTIVO STORICO SUL METODISMO
Il Metodismo,
dall'Impero russo airUnione Sovietica
Al Convegno su ”11 Metodisnno ieri, oggi e domani”, svoltosi a Milano nel marzo scorso, il professore Cesare G. De
Michelis ha presentato una comunicazione sulla storia della presenza e della diffusione metodista in Russia
« METODISTI (ingl. methodists, dal gr. méthodos, via della conoscenza), affiliati di uno
degli indirizzi del protestantesimo, separatosi dalla chiesa anglicana (V.) alla fine del XVIII
sec. (...). Il fondatore del M. —
J. Wesley — ha attenuato la
dottrina di Lutero (v.) e soprattutto di Calvino (v.) sulla peccaminosità generale degli uomini, e l’assolutezza della predestinazione, pagando un tributo
all’umanesimo deH’Illuminismo.
(...) I M. conducono una vasta
attività missionaria, al servizio
del capitale angloamericano ».
Questa è l’immagine che il lettore .sovietico medio-colto si può
fare del metodismo, leggendo la
voce (di Arsenij Canysev) sulla
Enciclopedia storica sovietica.
Se prendiamo, dello stesso Canysev, il paragrafo sui Metodisti
nel volumetto di divulgazione
scientiflca Protestantizm, si ha
qualche informazione supplementare, ma non un approccio diverso.
Solo nella voce Metodizm della
Enciclopedia filosofica Canysev
s’avventura ad accennare al fatto che « dalla metà del XIX sec.
i M. divengono iniziatori della
organizzazione di sindacati cristiani, e propagandisti del socialismo cristiano ».
La note/ole sommarietà di simili voci sovietiche sul metodismo t anche in paragone a quelle su altri rami del protestantesimo) va spiegata essenzialmente con la esiguità del fenomeno metodista sugli immensi
territori dell’Unione sovietica,
che induce una prospettiva falsata da distanza ed estraneità
(cui suppliscono i luoghi comuni della propaganda antireligiosa).
Tuttavia, una storia del metodisnio russo — per quanto minore — esiste, ed anzi si può
configurare come storia della
tenace sopravvivenza d’una piccola comunità sui territori delTlmpero russo, ieri, e dell’Unione sovietica, oggi, che nel corso
d’un secolo più volte sarebbe
stato naturale s’estinguesse.
Gli inizi
Vediamola allora, questa ’’piccola storia”. Il metodismo appare in Russia come realtà ecclesiastica negli anni ’80 del secolo scorso (dunque, una ventina d’anni dopo che in Italia).
Ma una sua interessante presenza s’era già avuta una settantina d'anni prima, quando operò
la Società biblica russa (18141826). nella quale molti membri
erano metodisti, sicché gli ade
renti al movimento wesleyano
avevano in parte stimolato le
tendenze pietistiche di Alessandro I.
Questa è tuttavia, ovviamente,
preistoria rispetto a quando, nel
1884. uno svedese già emigrato
in America e ivi convertitosi,»
Bengt August Carlson (18331920» fondò a Helsinki la prima
comunità metodista episcopale
sul suolo dell’Impero russo. Negli anni seguenti fondò il periodico della chiesa (1888), e susci
tò una comunità nella capitale
(1889). Non va dimenticato che
ciò avveniva negli stessi anni in
cui si andava formando un altro considerevole ramo di protestantesimo d’origine anglosassone. legato al movimento dei
fratelli di Plymouth: gli « evangelici » (al momento della Rivoluzione, ve n’erano circa 30.000),
confluiti nel 1944 in un’Unione
assieme ai battisti.
Un nuovo impulso Tesile pianticella metodista Tebbe — assieme alle altre confessioni nom
ortodosse, e segnatamente quelle ’’protestanti” — dopo la rivoluzione del 1905, quando venne abrogata la norma penale che
perse^iva come reato il solo
tentativo di convertire ad altra
confessione un suddito russo
ortodosso. Fu con George Albert
Simons (1874-1952), soprinten-c
dente metodista in Russia dal
1907 al 1921, che il metodismo
ebbe nell’Impero russo, e in particolare nei paesi prebaltici (Lituania, Lettonia, Estonia), un
considerevole sviluppo: la chiesa
metodista di Kaunas (Lituania)
fu costruita con l’esplicito assenso del primo ministro Sto-i
lypin. Lo stesso Simons organizzò il primo periodico metodista
in lingua russa.
La Rivoluzione
cTOttobre
Alla vigilia della Rivoluzione
d’Ott'obre, nell’Impero russo
(comprese Polonia, Finlandia, e
paesi prebaltioi) c’era un 5% di
popolazione protestante (circa
6 milioni); le confessioni larga
mente prevalenti erano luterani,
battisti, riformati ed evangelici: tra di essi v’erano però anche un paio di migliaia di metodisti.
E’ in tale contesto che a’te-i
scrive l’episodio più rilevante
nelle vicende delTincontro del
metodismo con il mondo e la
cultura della Russia prerivoluzionaria: nel 1911, nella parroc
chia metodista di Vyburg rese
la sua confessione di fede un
giovane intellettuale leningradese d’origine ebraica, Osip Mandel’stam, destinato a divenire
uno dei maggiori poeti russi di
questo secolo. Non è qui la sede per affrontare la questione
dell’episodio metodista nella vita di MandeTstam: ma vai la
pena, almeno, di rileggere in
questa luce la sua asserzione
(del 1925) sullo « spirito protestante delTintelligencija, russa ».
lorussi) di metodismo propriamente russo andarono a frantumarsi nelle vicende della guerra civile, fino all’estremo est sL
beriano.
Negli anni successivi, l’attività
metodista — apparentemente
tacitata nei territori delTURSS
— si riorganizza, oltreché in Finlandia, nei paesi prebalticì: nel
1928, stando ai dati disponibili,
v’erano complessivamente 2.122
membri di chiesa, 1.150 affiliati
alla lega giovanile, 3.360 bambini delle scuole domenicali, con
35 pastori a pieno tempo e 143
locali di culto. Le comunità estoni ottennero nel 1935 lo status di Chiesa metodista estone
autonoma; nel 1932 dipendevano dal "Vescovo di Stoccolma la
Conferenza baltico-slava, © una
Missione di Russia (significava
che esisteva ancora qualcosa
delle comunità di Leningrado, di
Bielorussia?).
Ma l’episodio più inatteso e
tragico di questi anni — che
sono quelli del massimo inasprimento della campagna antireligiosa in connessione con la
collettivizzazione forzata delle
terre, e dello stalinismo triom
fante — è che, tra la popolazione coreana di Vladivostok, deportata in massa nel 1937 nelle
regioni delTAsia centrale sovietica, v’era una comunità metodista di circa 1.500 persone (originata, evidentemente, non dall’evangelizzazione suedo-flnnica,
ma da quella asiatica, che contemporaneamente all’altra, 1884,
aveva dato vita alla Chiesa metodista coreana). Sempre metodisti episcopali sovietici, comunque; di loro non s’è più saputo
nulla.
La seconda
guerra mondiale
Poi, con la seconda guerra
mondiale, im’altra bufera si abbatte sul metodismo dei paesi
prebaltici, entrati a far parte —
nel 1940 — dell’Unione d'elle re-<
pubbliche socialiste sovietiche.
Alla fine della guerra, quando s’andò riorganizzando la vita
civile, e dunque anche — nei
limiti del possibile — quella religiosa, di tutto ciò che era stan
to, o avrebbe potuto essere, il
metodismo russo e sovietico, rimase sola — Tunica registrata,
e dunque legalmente attiva — la
Chiesa episcopale metodista di
Estonia. Negli altri paesi prebaltici i residui nuclei metodisti
furono praticamente obbligati a
entrare a far parte delle locali
Chiese luterane; quelli leningra-.
desi o bielorussi (se ancora ve
n’erano), della Unione degli Evangelici e dei Battisti, costituita nel 1944, anche per raccogliere la diaspora delle altre denominazioni protestanti sovietiche.
I metodisti
dell’Estonia
Il poeta Osip MandeVstam.
Gli sconvolgimenti seguiti al
fatidico 1917 distrussero il terreno seminato da Carlson e da
Simons, praticamente estirpando Tesile pianticella: non solo
col fatto che Polonia, Finlandia.
Lettonia, Lituania ed Estonia
erano divenuti stati autonomi,
ma altresì perchè quei frammenti residui (leningradesi, bie
In questo processo c’è un episodio minore, nella storia minore del metodismo russo-sovietico, che vale la pena di ricordare, e che per il credente acquista il sapore di quello che i
nostri nonni chiamavano ”i segreti disegni del Cielo”.
Com’è noto, alla conversione
di J. Wesley contribuì in maniera significativa l’incontro — in
America, in Olanda, in Germania — con i ’’fratelli moravi”:
un altro ramo slavo del protestantesimo, esule dalla sua ter
ra grazie alle cure del cattolicissimo Imperatore d’Austria. E’
altresì noto che i fratelli moravi
si riorganizzarono a Herrn Hutt;
meno lioto, generalmente, è che
comiuiità di gemgditery si stabilirono in Lifljandja (leggi: Estonia) già nella prima metà del
X'VIII secolo, tanto che Elizaveta Petrovna emanò l’ukaz del
16.IV.1743 contro di loro (per
l’occasione fatti derivare dalla
predicazione di tale Ern Guter...), anche perché «detti contadini con detta perversa dottrina sono indotti alla disubbidienza del padrone, e sotto pretesto
della preghiera, abbandonano i
loro dovuti mestieri» (cioè la
domenica, anziché lavorare i
campi, andavano al culto). Ancora meno noto però, è che al
1945 esistessero ancora in Estonia dei gruppi di gemgutery
(forse, gli ultimi al mondo), i
quali nella difficile condizione di
quei difficili anni entrarono a
far parte della Chiesa metodista
estone. Porse i metodisti estoni
se Terano dimenticato, forse quei
pochi gerngutery superstiti (figli,
se non per la carne, per la fede, dei ’’fratelli boemi”: quelli
che nel ’500 venivano sbrigativamente chiamati Waldenses...)
non Tavevano mai saputo: ma
è precisamente nell’Estonia sovietica che è avvenuta la fusione
di questi due rami così distanti,
eppure così legati nella testimonianza delTEvangelo, del protestantesimo est-europeo.
Dunque, la Chiesa metodista
d’Estonia (una delle repubbliche, va detto, più colte e industrializzate delTURSS), come
’’residuo” d’una attività missio-^
naria che, quando venne intrapresa, centrarmi fa, aveva ben
altri obiettivi, ben altre speranze e ambizioni? Una chiesa
metodista estone in via d’estinzione, o nel migliore dei casi,
di stanca sopravvivenza?
I dati di cui si dispone portano a tutt’altre conclusioni.
Una comunità vivace
Gli interventi della pubblicistica sovietica in materia religiosa sono direttamente proporzionali alla rilevanza, o forse
sarebbe meglio dire alla pericolosità d’attrazione ideologica,
di questo o quel movimento, in
uno Stato ieri graniticamente
autocratico (ortodosso), oggi
altrettanto graniticamente ateocratico. Di qui l’insolita ricchezza di contributi sui (meglio sarebbe dire, contro) i battisti.
Qualche anno fa è apparso però un articolo sui metodisti testoni, appunto), sulla più prestigiosa collana di ’’ateismo scientifico”, « Voprosy naucnogo ateiz-i
ma »: Sull’attività missionaria e
di predicazione della chiesa metodista estone. Che c’era dietro? Non solo il latto, già rilevato dal Léonard che « le comunità metodiste interessano il
governo (sovietico) in ragione
dei loro legami con gli Stati
Uniti » (da cui anche alcune
strumentalizzazioni in funzione
di politica estera), bensì il fatto
che la comunità metodista d’Estonia s’è dimostrata in èra sovietica assai (troppo) vivace.
Secondo l’articolo apparso su
« Voprosy naucnogo ateizma »
vengono raffrontati i dati relativi ai membri di chiesa, dal
1943 al 1973 (fatto assolutamente insolito che in pubblicazioni
sovietiche si offrano dati statistici relativi a una comunità re
ligiosa: qui evidentemente lo
strappo alla regola è motivato
dalla piccolezza in assoluto dei
numeri): ebbene, nel 1943 (Estonia già Repubblica socialista
sovietica) risultavano 1.242
membri e nel 1973 2.300. Piccoli
numeri, si capisce: ma che dicono una cosa chiara, che in
quarant’anni di potere sovietico
la chiesa metodista s’è praticamente raddoppiata. E questo fa
problema: tanto più che ancor
oggi, dice l’ateistico autore sovietico, «la chiesa metodista dimostra vivacità © capacità non
solo di conservare, ma anzi di
incrementare le proprie posizioni» (1979).
Diciamo che a noi sembra un
po’ riduttivo misurare la potenza delTEvangelo con dei ninneri: certo è che rispetto alla popolazione estone (1.356.000 abitanti, secondo L’Enciclopedìa
storica sovietica, al 1976), accanto ai circa 700.000 luterani,
quei pochi metodisti rappresentano comunque un 1,9% (non
s’intitolava forse cosi un romanzo di Giorgio Spini — di qualche anno fa — sul protestantesimo italiano?).
La famiglia Bulgakov
Da ultimo, e per concludere.
Poca è la pubblicistica russa —
e poi sovietica — sul metodismo. Oltre alle voci qui ricordate, vanno segnalati interventi
del vescovo Ioann (1875-6), di E.
Smirnov (1883-4), la voce di N.
Barsov per l’enciclopedia EfronBrokgauz (1896). Tra queste, e
altre minori, assume rilievo
quella di Afanasij Bulgakov:
Saggi di storia del metodismo,
2 voli., Kiev, 1887, apparso non
casualmente a ridosso dell’apparizione di comimità metodiste
sul suolo dell’Impero russo.
E’ la maggiore opera sul metodismo apparsa in lingua russa, ancor oggi citata nelle bibliografie sovietiche.
Con essa, Afanasij Bulgakov
ottenne il titolo di docent, e la
cattedra di Storia delle confessioni straniere alTAccademia
teologica di Kiev: buona informazione bibliografica, avveduta
ricostruzione del movimento,
intelligente e partecipe disamina
dei motivi teologici. Ma non è
tanto questo che attrae oggi la
nostra attenzione su quel lavoro, quanto il fatto che l’autore
è il padre di Michail Afanas’evic Bulgakov, l’autore del celebre romanzo II Maestro e Margherita: ancora una volta, i fili
segreti dei nessi tra il metodismo e quanto c’è di meglio nella cultura russo-sovietica.
Tutte le biografie di Bulgakov
(il romanziere) sottolineano lo
ambiente familiare in cui è cresciuto, tra il colto padre professore di teologia in una grande
facoltà ortodossa, e aperto al
meglio della riflessione protestante a lui contemporanea, e
la dolce e allegra madre: Bulgakov rimase orfano del padre
a sedici anni, ma quel clima
familiare lo segnò per la vita.
Ecco, non vorrei esagerare la
importanza del nesso, né pToporre un lungo itinerario genealogico del Maestro e Margherita: ma provate un po’ a rileggere i capitoli evangelici (e non
solo quelli) di quello che è probabilmente il massimo romanzo
russo del ’900, tenendo conto —
sullo sfondo — che l’autore era
figlio di uno che aveva ottenuto il professorato scrivendo Saggi di storia del metodismo.
Cesare G. De Michelis
6
^ cronaca delle Valli
1
23 agosto 1985
incultura
fascista
L’atto di violenza di un gruppetto di neofascisti contro il
centro di Agape ha suscitato
sdegno e preoccupazioni tra la
popolazione locale e turistica; la
reazione, composta, non si è però
fatta attendere ed ha trovato alcuni momenti di grande mobilitazione popolare.
L’aula consiliare si era prresto riempita sabato 3 agosto
quando Agape aveva chiesto un
incontro con l'Amministrazione
comunale. La cosa si è ripetuta
giovedì 8 per un nuovo appuntamento nella sala valdese gremita da oltre 150 persone. L’incontro era stato comunemente deciso e fatto suo dal Comune in vista di un più vasto coinvolgimento della popolazione. Il successo
della serata è andato al di là di
ogni previsione: antifascismo e
democrazia popolare sono ancora due concetti mobilitanti.
Semmai c’era bisogno di una
conferma, ci si è accorti in questi giorni come Agape sia un
pezzo importante della realtà
di Prati. Attaccare Agape significa attaccare la gente di
Frali, significa colpire un simbolo di democrazia, di libertà, di
vita comunitaria, di fraternità
che, pur in modi diversi, è realtà cosciente e diffusa sìa tra i
pralini che tra i turisti. Ed è
cosa importante che di questo si
sia- resa conto anche l’Amministrazione comunale che aveva
promosso l’incontro.
Il successo di questo incontro
popolare ha manifestato al tempo stesso il clima di tensione e
di scontro ancora esistente a
Frali dopo le elezioni comunali.
Frali, come altri piccoli comuni
di montagna (e... di pianura!) vive troppo di silenzi e di pettegolezzi, di informazioni tendenziose che non trovano momenti di
confronto pubblico, di rinvio alla sorgente.
I fatti di Agape hanno fatto riemergere la necessità di un dialogo sereno e costruttivo, la necessità di poter ricevere una informazione puntuale e corretta
dei fatti della vita locale, l’esigenza di trovare presto un terreno di reciproca fiducia. Certo,
il dialogo e la fiducia non si inventano da un giorno all’altro.
Bisogna innanzitutto avere il coraggio di analizzare la radice dei
conflitti, capire il perché delle divisioni. Questo è, a mio avviso, la
cosa più urgente che sta davanti
a tutti, all’Amministrazione comunale come alla Chiesa. E’ unicamente nella misura in cui si
saprà rimuovere, con franchezza, sospetti infondati e sfiducie
reciproche che si potranno affrontare con speranza i grossi
problemi sui quali non vi è mai
stata sufficiente attenzione e dibattito: il valore delle tradizioni
culturali di un villaggio valdese
di 400 abitanti assalito da un turismo di massa di poco meno di
tremila persone che porta, è vero, lavoro e denaro, ma che al
tempo stesso macina inesorabilmente valori, abitudini, tradizioni e paesaggio.
Trovare dei momenti di incontro per riflettere insieme (popolazione locale e turistica) su questo ordine di problemi significa
mantenere aperto un interesse
culturale quanto mai vitale.
Saper produrre cultura, come
insegna la storia di queste valli,
è l’unico terreno in grado di dare
consapevolezza e identità ad una
comunità ed anche l’unico terreno vincente sul neofascismo.
Ermanno Gente
INIZIATI I LAVORI
Ristrutturazione deH’Ospedale
Sono iniziati i lavori per la ristrutturazione dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice.
Dopo l’intesa-quadro con la
Regione Piemonte nel 1982, che
garantiva il mantenimento in
esercizio dei nostri Ospedali e
li inseriva nella programmazione sanitaria di territorio, si è
posto per la Chiesa Valdese e
per l’Ospedale di Torre Pellice
il problema dell’ ammodernamento e dell’adeguamento alle
nuove esigenze di diagnosi e cura, di una struttura ormai vecchia di oltre 150 anni. Tale lavoro di ristrutturazione, non
compreso nel rapporto convenzionale, ha dovuto essere in qualche modo dimensionato alle nostre prevedibili possibilità economiche, comprendendo anche
le contribuzioni delle Chiese
protestanti estere. A tali contributi, a quelli di tutte le famiglie
valdesi della zona, devesi aggiungere rapporto generoso e spontaneo di tutta la popolazione
della Val Pellice che riconosce
la necessità e la validità di questo nostro Ospedale che ha saputo migliorare e riqualificare i
livelli professionali e tecnico-sanitari delle sue prestazioni. Significativa a questo proposito
l’offerta della Parrocchia cattolica di Torre Pellice.
Il progetto, illustrato sul1’« Eco-Luce » dell’8 febbraio ’85,
è stato elaborato dall’Arch. Claudio Decker che, nella fase di
progettazione, ha lavorato in
stretto rapporto- con il Primario e la Capo servizi dell’Ospedale, per gli aspetti funzionali e
tecnici. L’appalto dei lavori è
stato affidato alla impresa Armand-Pilon di Torre Pellice,
scelta tra altre cinque concorrenti. Rispetto alle previsioni la
modifica più rilevante registrata è stata nel prezzo, superiore,
a conti fatti, a quello preventivato (passando da 1.500 milioni
a 2.300 milioni).
in condizioni di difficoltà a causa della presenza del cantiere
dovrà ugualmente assicurare
ai degenti e agli utenti degli
ambulatori lo stesso livello di
servizio.
L’attuazione del progetto, che
prevede l’immediata demolizione dell’ala collegata al corpo
centrale, deve essere preceduta
dalla costruzione di un vasto
prefabbricato che accolga alcuni servizi indispensabili per il
regolare funzionamento dell’Ospedale.
Si tratta dunque di una battaglia che ci vede impegnati fino
in fondo, ognuno per la sua
parte, in vista dell’obiettivo comune : la realizzazione di un
progetto che doti la Val Pellice
di un Ospedale in grado di dare
risposte adeguate a precise esigenze di servizio nel quadro
della programmazione sanitaria
del territorio. Questo è Tintento
politico della Chiesa Valdese che,
nella salvaguardia dell’autonomia giuridica, amministrativa e
patrimoniale delle proprie opere, non le amministra in forma
privatistica, ma le pone al servizio di tutta la popolazione.
I lavori verranno compiuti in
due fasi successive. La prima
comprenderà la costruzione del
corpo centrale e la ristrutturazione conseguente del padiglione. La seconda fase comprenderà l’adeguamento e la ristrutturazione del vecchio fabbricato.
Alberto Taccia
La durata dei lavori >per l’attuazione della prima fase è prevista in 12 mesi. Saranno mesi
molto duri per il personale che.
L’Associazione « Amici dell’Ospedale valdese » invita i membri del Sinodo, gli ospiti e la
popolazione della Val Pellice a
partecipare al concerto per il
3° centenario di Bach che si terrà nel Tempio di Torre Pellice
alle ore 21 di martedì 27 agosto. Le offerte sono per la ristrutturazione dell’Ospedale.
PROVOCAZIONE CONTRO AGAPE
Segni della violenza neofascista
FRALI — L’assemblea popolare che ha riunito l’8 agosto oltre
150 persone in risposta alla provocazione fascista contro il centro ecumemco di Agape (Prali),
probabilmente ha spiegato che
cos’è il centro ecumenico più di
molte conferenze o tavole rotonde. E’ parso subito chiaro, a
turisti e pralini, che Agape non
era un obiettivo casuale, ma che
con Agape si voleva colpire un
luogo di dialogo, di apertura, di
ricerca, il contrario di quello che
può stare a cuore alla nuova
cultura di destra.
Immediata la reazione dei partecipanti agli incontri in corso
ad Agape. In una lettera al Consiglio comunale di Prali hanno
affermato « che il problema cch
involge tutta la popolazione e
va recepito come un segnale
di allarme anche per le forze di
polizia e le Amministrazioni locali», chiedendo poi, in particolare al Consiglio comunale di
Prali di esprimere «una chiara
mozione di condanna contro
questi atti di violenza ribadendo
al tempo stesso la consapevolezza delle tradizioni e dei sentimenti democratici ed antifascisti radicati nella popolazione locale ».
Dopo l’assemblea dell’8 agosto l’Amministrazione comunale
di Prali ha emesso un comunicato in cui si denuncia « la cultura di violenza cui fa riferimento il neofascismo contemporaneo che attira purtroppo nella
sua rete molti giovani ». Di fronte a questa realtà si invita alla vigilanza, alla memoria storica di
ciò che è stata la resistenza in
queste vallate, nella consapevolezza che questa cultura di violenza può essere vinta soltanto
incrementando la partecipazione
e la presa di coscienza della
gente sui problemi di ieri e di
oggi.
Significativa anche la presa di
posizione del Concistoro della
Chiesa valdese di Prali, che do^
po aver condannato gli atti di
violenza contro Agape ed espresso la sua solidarietà, ha ribadito che «il nostro punto di riferimento in quanto credenti è
Gesù Cristo, che ci fa vedere
come Dio si preoccupa per la
vita dell’umanità e per la ricon-r
ciliazione tra gli esseri umani.
Questo fatto ci spinge a rifiutare e respingere chi in diversi
luoghi e in modi diversi contribuisce a favorire la distruzione
della vita, di rapporti umani più
giusti per instaurare un clima
di paura e sopraffazione. Davanti a chi opera per distruggere
i tentativi di costruire una vita
in cui il dialogo e la discussioi
ne si sostituiscono alla logica
di chi usa la forza e la violenza per imporsi e per rendere vano il confronto tra persone diverse per esperienza e storia,
noi non vogliamo renderci complici con il nostro silenzio e la
nostra indifferenza ».
Il Consiglio del 3” Circuito
AREA PEDONALE
In relazione alla notizia apparsa a p.
7 del settimanale l'Eco delle Valli Vaidesi datato 12.7.85, secondo cui è stata avanzata da alcune parti la richiesta di aprire al traffico privato l'isola
pedonale di Torre Pellice esprimiamo
il nostro netto dissenso.
La pedonalizzazione dei centri storici
è diventata per gli urbanisti e gli amministratori pubblici un dato ormai acquisito e fuori discussione: è incredibile che in una città civile come Torre Pellice venga avanzata una proposta così retriva e tale da danneggiare, in ultima analisi, gli stessi interessi degli esercizi commerciali che si
affacciano sulle vie ora chiuse al
traffico. Non si può infatti pensare che
il rumore e i gas di scarico favoriscano l'affluenza dei clienti ai negozi,
mentre le possibilità di parcheggio
rimarrebbero di fatto inesistenti, a
causa della ridottissima larghezza delle
vie stesse.
Una misura di questo genere favorirebbe forse un limitato numero di
persone, ma svantaggerebbe sicuramente la maggioranza dei cittadini,
particolarmente gli anziani e i giovanissimi.
Susanna Baffone,
Pro Natura Piemonte
Oggi
e domani
Amnesty International
sottolinea che gli atti di vandalismo compiuti contro Agape
«riflettono il rifiuto del civile
confronto e della libertà che sono condizioni essenziali, non solo per le attività di studio di
Agape, ma anche per la predicazione ».
L’indomani, la cerimonia semplice e familiare che doveva ricordare il sacrificio di due partigiani, nella borgata di Pomieri,
ha assunto, dopo la provocazione fascista e l’assemblea popolare, un senso ed una dimensione particolari.
L’avvocato Ettore Serafino, capo partigiano, ha ricordato che
la resistenza non può diventare
nostalgia, non può esser© affidata alla corruttibilità degli uomini e degli anni, ma può piuttosto essere memoria per i giovani, per esempio attraverso le
lettere dei condannati a morte
della resistenza, che indicano
speranze e ideali che non periscono.
Varie testimonianze, tra cui
quella del pastore Arnaldo Genre, hanno restituito alla ventina
di presenti il senso dell© giornate di 40 anni fa, non in un
clima di celebrazione ma di vigilanza e di volontà di continuare nella ricerca di giustizia
e libertà, i>er noi e per gli altri,
finché vi sia bisogno di creare
una società più libera e giusta,
senza nostalgie ma con impegno.
TORRE PELLICE — Giovedì 22 agosto alle ore 17 al Centro d'incontro
(via Repubblica 1) avrà luogo una riunione del Gruppo « Val Pellice »; all'ordine del giorno:
a) termine dell'Azione Urgente per
tre professori prigionieri nello Zaire;
b) impostazione della Campagna per
il rispetto dei diritti dell'uomo in Timor-est;
c) partecipazione alla Mostra dell'artigianato a Pinerolo (sezione culturale).
Sergio Ribet
il futuro
può essere incerto
c’est la vie
per la sicurezza
del domani
c’è la SAI
Consulenti
e Assicuratori
in PINEROLO C.so Torino, 89
©0121/71957/8
DAL 1934
Constantin - Martinot
OROLOGERIA- OREFICERIA
COPPE - TROFEI
Siamo presenti aUa
Mostra .Artigianato del Pinerolese a Pinerolo
LUSERNA 8. GIOV. - Via 1° Maggio, 19 - Tei. 900.281
‘vii ciliegio
ìoriio""
# Alimenti naturali integrali
di coltivazione biologica
# Prodotti macrobiotici
# Attività culturali:
yoga, corsi cucina, shiatzu
APERTO ANCHE IN AGOSTO
Via Monviso, 1 (ang. Via Saluzzo) - Tel. 794285 - Pinerolo
7
23 agosto 1985
cronaca delle Valli 7
Vivere la vocazione
(segue da pag. 1)
pastori che abbiamo fatto il liceo classico abbiamo alcune difficoltà a fronteggiare questi problemi. Una volta ì pastori venivano tutti da famiglie di laici
evangelici. Gli anziani, i laici impegnali non avevano altro sogno
che mandare i loro figli a studiare teologia per fare i pastori.
Questo oggi è finito. Oggi diventano pastore i figli di pastore.
Il pastore, nonostante lo stipendio modesto e i dispiaceri a non
finire, spinge ancora i suoi figli
verso gli studi di teologia. Oppure diventano pastori dei nuovi:
ex pentecostali, ex cattolici, ex
fratelli. Il numero delle vocazioni pastorali e laicali è ottimo e
le qualità anche, ma e certo che
i 5 ragazzi che esamineremo sabato prossimo disegnano una
chiesa ben diversa da quella in
CUI sono entrato io 30 anni fa ».
Rapporti ecumenici
Una chiesa che è diversa dal
passato anche perché ha intessuto una serie di rapporti ecumenici con chiese e credenti di altre confessioni. Quali sono oggi
i rapporti ecumenici?
.< La relazione al Sinodo dà
ir.olta inrportanza ai rapporti ecumenici. Anzitutto con tre settori
i,-di'evangelismo italiano. In primo luogo con le chiese raccolte
nella FCEI. Sono stati compiuti
alcuni passi di grande rilievo: il
nuovo status della rubrica Protestantesimo e la prossima Assemblea della FCEI a Palermo in
cui si dovranno vrendere importanti decisiorti che ci coinvolgono diretrnmente.
Second-j settore: le chiese sloriciie, per esempio i luterani. I
nostri rapporti coi luterani stanno rapidamente migliorando. Si
triitta di capire che in Italia oltre ai valdesi, ai metodisti e ai
battisti, un'altra chiesa della Riforma ha una sua storia nel nostro paese. Certo, in parte parla
tedesco. Ma noi valdesi, in parte,
parliamo francese. Non è lecito
ad una chiesa italiana avere due
lingue di cultura? Per noi valdesi il francese significa l’accesso a
Ginevra, cioè alla tradizione calvinista e l'accesso a Parigi, alla
cultura che viene dall’illuminismo francese, ecc. E’ male se
c’è una chiesa evangelica italiana che ha come lingua di cultura il tedesco?
Un canale preferenziale verso
la grande tradizione luterana,
che nel nostro secolo è rappresentata da Bultmann, da Bonhoeffer e altri? Il tedesco è anche
la lingua di accesso ad aree di
cultura fondamentali: la psicanalisi, la filosofia della scienza, il
marxismo. In una Europa che si
unisce, il protestantesimo italiano deve avere un'apertura internazionale.
Terzo settore: i cosiddetti
“evangelicals”. La Tavola si è
sforzata di sviluppare i rapporti
con questi credenti respingendo
alcuni pregiudizi che si coltivano oggi. Una apertura verso questo fermento, presente soprattutto nel mezzogiorno d’Italia, è
oltremodo positiva. La casa
CARES, vicino a Firenze, dove
valdesi, metodisti, nazareni, fratelli, collaborano insieme è un
simbolo di questo tentativo ».
Il Cattolicesimo
E coi cattolici? Quali sono i
rapporti oggi?
« Il cattolicesimo italiano sta
attraversando un’ora grave e importante. Al vertice c’è indubbiamente il richiamo all’ordine. Le
nomine, gli spostamenti e le censure degli ultimi mesi parlano
un linguaggio univoco. Per le nostre chiese è bene capire che talvolta si pone una scelta tra i
Certezze e incertezze
(segue da pag. 1)
co:ìie componente, per quanto
piccola, rispettata ed apprezzata
ne! contesto sociale, nel presente secolo. Sono certezze di ordine istituzionale: una serie di
opere che si presentano efficienti e disinteressate. Sono certezze psicologiche: tra di noi c’è il
dialogo, c’è democrazia, c’è dialeirica.
Certezze vere, o false? Che nascono dalla fiducia nella parola
di Dio, o che nascondono la parola di Dio?
E, accanto a certezze che vanno
interrogate, scandagliate, anche
certezze che se ne vanno, o già
Se ne sono andate, o pessimismi
che rischiano di essere paralizzanti.
Le certezze di qualche anno fa
— la politica al primo posto, la
centralità operaia — sembrano
essere sfumate, essersi appiattiti. Non ci crediamo più?
[.a cerlez.z.a di un corpo pastorale .solido, preparato e disponibile, non è già sfumata?
La certezza di un popolo a volte infedele, come i suoi pastori,
ma pure orientato verso la fede,
capace di fare cultura, non è già
nostalgia?
Che fare, per uscire da questo
clima di vecchie certezze che
sfumano, di nuove certezze che
restano insoddisfacenti e tutte
da verificare?
Uno sguardo alla struttura della predicazione di Geremia ci
può aiutare. Formalmente, il passo si suddivide in una prima invettiva, ancora possibilista, che
vede una strada aperta nella conversione, nell’"emendare" i propri sentieri; e, in seguito, una seconda invettiva, che proclama:
« Quando io vi ho parlato con in
sistenza, voi non mi avete risposto », e che annuncia la distruzione del Tempio e la dispersione del popolo.
Storicamente, il popolo non
ha ascoltato ed è stato disperso,
nell’esilio.
E tuttavia lo Spirito Santo non
ci consente di fermarci alla storia, ci impone di riaprire le porte che potevano parere chiuse,
al di là dello schema, che va da
una grazia ancora possibile ad
una condanna senza appello.
Il centro che intuiamo nel nostro brano, è nella tenerezza del
profeta verso il suo popolo, riflesso della tenerezza di Dio per
il suo popolo.
« Se mi ascoltate, vi lascerò
ancora abitare in questa terra
che da tanto tempo ho dato ai
vostri antenati e per sempre ».
C’è una contraddizione infinita
in questa dichiarazione piena di
affetto: c’è la promessa di Dio,
che è “per sempre", e la condizione data, per poter continuare
ad abitare la terra, dove è la
"casa dell’Eterno’’: l’ascolto di
Dio.
La condizione che non lo .si
prenda in giro, obbligandolo alla sua libera promessa, da una
parte, e sentendosi Uberi, d’altra
parte, di rompere il patto che ci
lega a lui.
Ma patto e promessa vanno di
pari passo, se li poniamo in contraddizione fidando nella promessa e rompendo il patto ciò
non può produrre vita, ma
morte.
Appoggiamoci con fiducia, con
serenità, con allegrezza alla fedeltà di Dio; ma non rompiamo
il patto che ci lega a lui, perché
non ci si può beffare di Dio.
Sergio Ribet
cattolici dell’ordine e i cattolici
della riforma, i cattolici che
prendono sul serio il pluralismo
della società italiana di oggi. Il
convegno di Loreto ha dato spazio ai cattolici della riforma. Ritengo però che noi commetteremmo un errore a pensare solo che
da una parte ci sta il Vaticano e
dall’altra i cattolici riformisti.
Se pensassimo solo a questo permetteremmo che ciò che rimane
del dissenso e delle comunità di
base venga spietatamente emarginato. Per questo abbiamo una
cartina al tornasole: da 11 anni
siamo legati ad alcuni cattolici
di base nel giornale COM-Nuovi
Tempi. Questa rivista è il simbolo della nostra volontà di pesare le anime e non contarle
soltanto. Quindi non dobbianto
permettere che questa sorta di
“Buonaiuti collettivo" che sono i
cattolici di base venga emarginato dalla tolleranza repressiva di
oggi, che non è meno dura della
intolleranza degli anni ’30 ».
Applicazione
dell’Intesa
Tra i problemi che hanno travagliato la Tavola in quest’anno vi è quello della applicazione
dell’Intesa raggiunta con lo sta^
to italiano ed in questo senso ci
sono stati interventi per quanto
riguarda l’ora di religione nella
scuola pubblica e per i decreti
di attuazione, ma oltre a questo
la Tavola ha cominciato ad
istruire un dibattito sulla questione della defiscalizzazione dei
contributi alle chiese e della
possibilità che anche le chiese
valdesi e metodiste usufruiscano di parte dello 0,8% del gettito
dell’Irpef. Qual è la tua posizione?
« Auspico che vi sia una discussione in Sinodo in modo che
le due posizioni vengano udite
chiaramente e che poi i documenti e le relazioni vengano
mandati a tutte le chiese con un
anno di tempo per discutere e
che si decida a ragion veduta
l’anno prossimo. Mi auguro che
impieghiamo un po’ di tempo a
capire questo problema nuovo.
La defiscalizzazione e lo 0,8% sono sintomi di un mutamento
dello stato italiano. Dobbiamo
prima capire questo mutamento
e poi vedere quali sono le conseguenze che esso ha e quali decisioni noi potremo eventualmente prendere. Non è detto che le
novità che si profilano siano automaticamente negative. Ci si
presentano sia delle occasioni
che delle tentazioni: dobbiamo
saper distinguere che cosa sia
l’occasione e che cosa la tentazione ».
L’integrazione con le
chiese metodiste
A dieci anni dall’approvazione
definitiva da parte del Sinodo
del patto di integrazione con le
chiese metodiste, qual è la situazione?
« Mi sembra che il problema
sia questo. Quando abbiamo fatto il patto di integrazione la cultura italiana era dominata da
problemi politici, di movimento.
Noi volevamo integrare le chiese valdesi e le chiese metodiste
allo scopo di incidere insieme
nella società italiana. Cosa che
abbiamo ottenuta: basta ricordare l’Intesa. Adesso i sogni di
mutamento, di rinnovamento della società italiana sono svaniti.
Oggi la cultura italiana è dominata dai temi della identità. In
questo nuovo clima la componente valdese è mille volte favorita, perché l’identità valdese è
robusta, sia che si vensi al medioevo, sia che si ripensi alla nascita dell’Europa moderna. Se alcuni anni fa ci sembrava di essere trattati come marginali, oggi
si potrebbe dire: “waldensian is
beautiful".
Nella rifioritura della identità
valdese, l'identità metodista rimane un po’ in ombra. Il nostro
problema è quello dt trovare un
modo per valorizzare l’identità
metodista senza metterla in
competizione con quella valdese,
ma in correlazione con essa. I
metodisti sono i figli del Risorgimento italiano, dei garibaldini,
dei mazziniani. Se la società italiana dovesse finire in un pateracchio morale, ancora una volta i Mazzini e i Garibaldi, i Cattaneo di allora e di oggi sarebbero gli sconfìtti. Per cui il fatto
che nella nostra chiesa ci sia
una via di accesso al Risorgimento, al movimento di costruzione dell’Italia democratica è
importante. Nell’Italia di oggi rivendicare questa eredità "metodista" non è forse necessario sia
per la vita interna delle chiese e
come messaggio esterno? Se noi
valdesi ci affidassimo soltanto al
fascino della tradizione avrerno
tanti musei, ma meno capacità
di combattimento. Mi auguro invece che noi sviluppiamo la nostra capacità di intervento^ nella
società italiana che periodicamente ci porta davanti a Porta
Pia con l’eterna scelta: o col generale Cadorna o col generale
Kanzler ».
I Valdesi
nel Rio de la Piata
I valdesi haniio una chiesa con
un ramo in Sud America, nel Rio
de la Piata. L’Argentina e TUmguay vivono oggi la stagione della ritrovata democrazia; « I nostri fratelli negli anni della dittatura hanno scelto bene, hanno
saputo dare il primato alla formazione biblica e alla difesa della libertà e della dignità della
chiesa. Sono oggi membri della
Mesa Vaidense persone che per
10 anni furono private degli impieghi pubblici, e pastori attivi
che sono stati in prigione. La
scelta dunque di operare sul
fronte della resistenza morale è
stata positiva. La chiesa del Rio
de la Piata ci è oggi più vicina
ma è più diversa che sette anni fa. Non potremmo fare errore maggiore che non capire che
la specificità dei valdesi rioplatensi sta rapidamente accentuandosi. Credo che quei fratelli abbiano il diritto di partecipare pienamente allo sforzo di
quei paesi ad una emancipazione culturale, economica, politica
che oggi si svolge in via democratica. E’ finito il tempo in cui
11 Sinodo di Torre parlava anche
per i fratelli del Sud America.
Occorre valorizzare pienamente
la parità-tra i due settori della
chiesa e chiedersi se qualche
volta noi italiani non siamo stati gli “enfants gâtés" della chiesa
e se non dobbiamo condividere
maggiormente esperienze e risorse coi fratelli rioplatensi ».
Tra gli argomenti del Sinodo,
Bouchard ricorda poi il problema della diaconia e il nuovo statuto della Ciov; « Siamo ad una
svolta. Si profila una grande
commissione amministrativa sinodale che potrà gestire parecchi dei nostri istituti e dare nuovo impulso a tutta la nostra diaconia ». E’ una proposta importante sulla quale non mancherà
il dibattito.
a cura di
Giorgio Gardìol
AVVISI ECONOMICI
VENDESI ampio rustico da ristrutturare idoneo per ricavarne alloggio
in località Chiotti Inferiori.
Rivolgersi tei. (0121) 848954.
TORRE PELLICE vendesi 2 vani e
servizi. Telefonare 0121/901347.
TORRE PELLICE affittasi ammobiliato camera, soggiorno, servizi. Telefonare 0121/901347.
RINGRAZIAMENTO
« Se crediamo che Gesù morì
e risuscitò, così pure, quelli che
si sono addormentati. Iddio, per
mezzo di Gesù, li ricondurrà
con esso lui ».
(1 Tessalonicesi 4: 14)
Il giorno 10 agosto è mancata alTaffetto dei suoi cari, alPetà di anni 90
Attilia Gay Yed. GardioI
I figli Dino e Walter e il fratello
Guido con le rispettive famiglie, commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di simpatia ricevuta in
questa circostanza, nell’impossibilità di
farlo singolarmente, ringraziano tutti
coloro che con scritti, parole di conforto e presenza ai funerali, si sono
uniti al loro dolore.
Un grazie particolare al personale
medico e paramedico del Reparto Neurologico deU’Ospedale « E. Agnelli » di
Pinerolo, ai pastori Archimede Bertolino e Arnaldo Genre, al dott. Ros ed
alla sig.na Rina Bertea.
S. Secondo di Pinerolo, 12 agosto 1985.
Redattori e tipografi partecipano al
dolore di Dino e famiglia per la perdita della mamma.
RINGRAZIAMENTO
Albina e Levy Peyronel riconoscenti ringraziano tutte le persone che sono state vicino alla compianta
Amalia Durand Canton
Ved. Piazza
In particolare tutto il personale del
Rifugio Carlo Alberto e la dottoressa
Peyrot per le cure prodigate. Un
grazie ai pastori Pons e Rutigliano ed
ai partecipanti.
Pomaretto, 6 agosto 1985.
« Siate allegri nella speranza,
pazienti nelVafflizione, perseveranti nella preghiera ».
(Romani 12 ; 12)
Il 28 luglio u.s. è deceduta nella
sua abitazione, in Roma la signora
Lilian Pennington De Jongh
Prochet
Lo annunciano ad esequie avvenute
i figli: James, Richard, Nadine, Ro.
bert con le rispettive famiglie ed i parenti tutti.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a Me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati, e
lo vi darò riposo ».
(Matteo 11: 28)
La moglie, il figlio e famiglia e parenti tutti del compianto
Guido GardioI
profondamente commossi per la dimostrazione di affetto e di stima tributata
al loro caro, in questa triste circostanza, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con
scritti, fiori, opere di bene, parole di
conforto e presenza, hanno partecipato
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
Primario dott. Narcisi e alle infermiere e a tutto il personale del reparto
Oncologia deirOspedale Civile di Pinerolo, al Pastore Cipriano Tourn e Signora, a tutti i parenti e vicini di casa, amici e conoscenti.
Prarostino, 4 agosto 1985.
RINGRAZIAMENTO
cc Ma ora Cristo è risuscitato
dai morti, primizia di quelli che
dormono. Infatti poiché per
mezzo di un uomo è venuta la
morte, così anche per mezzo
d'un uomo c venuta la risurrezione dei morti ».
(I Corinzi 15: 20-21)
I fratelli e le rispettive famiglie
del caro compianto
Mario Girardon
ringraziano tutti coloro che hanno preso . parte al loro grande dolore con
presenza, fiori, scritti, parole.
Luserna San Giovanni, 19 agosto 1985
8
8 uomo e società
23 agosto 1985
CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
Un no radicale airarmamento nucleare
A Praga, nel luglio scorso, si è svolta la VI Assemblea generale dei cristiani per la pace. Qualità della vita, la questione della sicurezza/insicurezza collettiva, i ’’punti caldi” nel mondo
Si è tenuta a Praga, dal 2 al 9
luglio, la VI Assemblea generale dei cristiani per la pace.
Un’Assemblea costituita da
circa 800 persone, tra delegati, invitati, esperti, osservatori provenienti da chiese di diverse denominazioni, da 90 paesi
di tutti i continenti.
« Dio chiama — si fa tardi —
scegli la vita»; questo il tema
conduttore dell’Assemblea, e il
riferimento biblico; « Sono venuto perché abbiano la vita, e
l’abbiano in abbondanza » (Giov.
10; 10).
Dopo il messaggio introduttivo del Presidente della Conferenza, il Vescovo riformato Karoly Toth, e la relazione generale sul tema, del Metropolita
Paulos Mar Gregorios, l’Assemblea ha ascoltato e discusso i
rapporti introduttivi ai temi dei
sottogruppi di lavoro. Voglio ricordarne due in particolare, tra
quelli che mi sono sembrati più
significativi; « Una minaccia globale per l’umanità — una strategia globale di pace » a cura
del Metropolita di Kiev e di Galizia, Dr. Filaret; e « Le Chiese
cristiane e il loro impegno per
la pace » del Prof. Walter Kreck.
Si sono svolti inoltre incontri
separati per continenti, incontri
di donne, incontri di rappresentanti delle grandi religioni, e
tutti questi gruppi hanno relazionato con un rapporto all’A.ssemblea.
Ma il lavoro più impegnativo
è stato certamente quello del
Drafting Committee, un Comitato nominato a inizio dei lavori
per la redazione delle risoluzioni finali; una quindicina di documenti tra lettere, messaggi,
appelli, prese di posizione sulle
situazioni di maggiore tensione
nel mondo; un lavoro delicato di
grande complessità che in più
di un caso ha richiesto diverse
successive stesure.
La delegazione italiana era
composta, oltre che da me stessa, dai fratelli Valdo Benecchi,
Luciano Deodato e Giovanni Novelli.
Quale teologia
Ma lasciando ora da parte gli
aspetti di cronaca di questa Assemblea, vorrei fermarmi su alcuni temi del dibattito.
La vita minacciata. Mi sembra questo il punto di avvio della riflessione; lo spettro della
morte nucleare, sollecitato da
un po’ di tempo da films e letteratura di ogni genere, di ima
distruzione possibile che travalica i destini personali e assume
la dimensione della catastrofe
collettiva preoccupa credenti e
non credenti, chiese, associazioni e partiti. Le ragioni della pace sono innanzitutto un bisogno
primario, elementare di vita.
« Il tempo stringe - scegli la
vita ». Ma quale vita? Non solo
una vita che non sia sotto la
minaccia della distruzione, ma
una vita in abbondanza, esigente di espandersi nella sua pienezza. La vita minacciata, la
morte collettiva; la vita in abbondanza, la vita ricca e piena.
In sintesi estrema l’altemativa
è questa.
La scadenza vicina di im nuovo millennio suggerisce in alcuni ambienti visioni da fine dei
tempi, l'evasione in im fatalismo
pseudo-mistico che sfugge il problema della qualità di questa
vita: due elementi sembrano
primari;
a) Il NO delle chiese alla
follia degli armamenti.
« The NO without any yes »,
un no radicale che assume i toni di una confessione di fede.
« La pace non è un tema di
secondaria importanza per la
chiesa cristiana, — ha detto K.
Toth nel suo messaggio introduttivo — è il vero centro dell’evangelo, un tema basilare per
la teologia. Esiste una differenza ma anche un nesso profondo
tra la pace di Dio e la pace del
mondo, tra la riflessione biblico-teologica sulla pace e le decisioni sul piano etico-politico
che i credenti sono chiamati a
prendere ».
Del resto si va definendo con
sempre maggiore intensità un
consenso ecumenico delle chiese- cristiane che dichiarano la
guerra « un crimine contro l’umanità ».
« Il no della chiesa — si legge nel rapporto del Prof. Kreck
— è fondato sul grande SI’ che
Dio ha pronunziato sul mondo
e sull’umanità in Gesù Cristo.
La riconciliazione di Dio è la
radice della riconciliazione tra
gli uomini ». E pertanto nelVAppello alle Chiese e ai Cristiani si dice; « Respingiamo la falsa dottrina che vorrebbe lasciar
credere che si può conciliare la
fede in Dio creatore, riconciliatore e salvatore con la condotta
di una guerra nucleare ».
NOVITÀ'
JEAN-PIERRE VIALLET
La Chiesa valdese
di fronte
allo Stato fascista
(1922-1945)
Prefazione di Giorgio Rochat
pp. 420 -f 50 ili. f.t., L. 26.000
Ricostruzione su fonti inedite d’archivio dei rapporti fra
la Chiesa Valdese e lo Stato italiano dalla « grande guerra »
al 1945. Non si tratta certo di una storia apologetica, anzi uno
dei meriti del libro è quello di offrire al lettore fatti in numero sufficiente in modo da consentirgli di formulare una
propria interpretazione e un proprio giudizio.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
b) La responsabilità delle
chiese nelle forme di violenza
strutturale die opprimono intere nazioni, classi e razze e provocano la ribellione degli oppressi nei movimenti di liberazione.
Una discussione sulla pace che
aggiri il problema della giustizia
sociale, « che ignori il grido per
il pane, il lavoro, l’igiene, l’accesso all’educazione — in breve
per una esistenza umana dignitosa — » è una discussione viziata in partenza. Non si parla
di pace in condizioni di colonizzazione. Come credere a un Dio
giusto e vivere nell’ingiustizia?
Nella sconcertante ambiguità del
punto di vista degli oppressi e
di quello degli oppressori che
ruolo, ha giocato e gioca la teologia? In condizioni di oppressione, si è detto, si può forse
prescrivere un perdono astratto?
E che senso può avere la riconciliazione?
La democrazia
Il sistema politico a livello
mondiale, a differenza dei sistemi nazionali, manca di un’effettiva direzione centrale fondata
su istituzioni autorevoli e soggiace alla logica di un equilibrio
bipolare. In questo contesto
sembra difficile l’esercizio della
democrazia politica e della sovranità nazionale. L’arma atomica ha cambiato la nozione stessa
della guerra; è imo strumento
tendenzialmente non padroneggiabile, non controllabile coi
meccanismi della decisione allargata. La oggettiva accresciuta
distanza tra potere nucleare e
cittadino cambia la forma della
democrazia col rischio di una
espropriazione delle decisioni. Il
problema politico di fondo sembra diventato quello della ricerca di sicurezza collettiva affidata ad un potenziale deterrente
di dissuasione. Ma la dissuasione è una logica perversa — si è
detto — che si avvita su se stessa. Il risultato è piuttosto l’aumento AeWinsicurezza collettiva.
Proprio questa presunta necessità di sicurezza è il pretesto che
sta dietro l’Iniziativa di Difesa
Strategica, il piano di Guerre
Stellari di Reagan, che in tutti i
documenti è giudicato estremamente pericoloso, perché nasconde intenti aggressivi e « persegue una politica che mira alla
destabilizzazione » (dal Rapporto di un gruppo di lavoro).
Tra le priorità, indicate per la
prevenzione della guerra nucleare vengono sottolineati i seguenti obiettivi;
a) visibili e sostanziali progressi delle trattative di Ginevra;
b) cessazione della ricerca
e dello sviluppo del piano di Difesa Strategica;
c) congelamento delle armi
nucleari;
d) sostanziale riduzione unilaterale o multilaterale (almeno
al 25%) degli arsenali militari
nel corso di quest’anno;
e) programma di educazione
alla pace generalizzato in tutti i
paesi per comprendere le conseguenze della guerra nucleare;
f) programma di riconversione militare per uso civile;
g) uno studio ap)profondito
sul rapporto tra guerra ed ingiustizia che tenda a coscientizzare sulle reali radici dei conflitti.
I « punti caldi »
Proprio nel passaggio tra
guerra ed ingiustizia, cioè sul
terreno di una verifica concreta
delle ragioni che sono la causa
dei conflitti nel mondo, che costituiscono i ’punti caldi’, saltano fuori, mi pare, i limiti maggiori di questa Assemblea.
Mi sembra buono, è vero, il
documento sull’America Latina
e significativo l’accenno alla funzione mistificante di copertura
delle ingiustizie .sociali che vi
ha assunto la chiesa con una
« erronea comprensione della
fede cristiana »; buona, ancora,
mi sembra Tanalisi sul Sud Africa e vigorosa la condanna che vi
si esprime al regime di dominazione della minoranza bianca;
ma invece assolutamente insufficiente, anzi viziato da una logica di parte è il documento
sulTAfghanistan, dove sembra
che « il maggior ostacolo all’auspicato ritiro delle truppe sovietiche sia il continuo supporto di armi e finanziario ai ribelli afghani proveniente dalTester
no del paese ». E questo non è
che un esempio.
Qui, mi sembra, arriviamo al
nocciolo del problema; che cos’è la CCP e vale la pena lavorarci dentro?
Quando alla fine di una lunga
discussione, su una mozione come quella sulTAfghanistan si arriva al voto, si determinano tali
rapporti di forza, si costituisce
un consenso ed un allineamento
di tali proporzioni che vien fatto di chiedersi; ma come funziona questa democrazia? cx)me
è possibile che solo un terzo dell’Assemblea sia contrario?
Ho Timpressione che non si
tratti tanto del meccanismo formale della democrazia, che mi
sembra rispettato nelle sue regole; ma della sostanza di essa,
delTincapacità, cioè, a maturare, dalTmierno di un sistema,
un atteggiamento di critica costruttiva. Questo è naturalmente un punto di vista occidentale, di una democrazia dove, al
contrario, il pullulare di critiche non sempre costruttive rischia di sbriciolare il sistema.
Ma, ecco, questi mi sembrano
precisamente i due poli della
questione.
Rosanna Nitti
AMNESTY INTERNATIONAL
I prigionieri
del mese
Nel mese di giugno gli appelli per i prigionieri per motivi
di opinione sono giunti, tramite
il Notiziario di A.I., da tre diversi continenti; America, Asia,
Africa.
Prospero Gaspar Cabezas
Perù
Contadino, ha ricoperto incarichi di rilievo nelle Federazioni regionali dei contadini, presidente della Communidad Campesina de Paucarbamba, fu arrestato il 28 ottobre 1983 ad Hancayo da Guardie civili e interrogato sotto tortura. Altri 17
leaders dei contadini furono arrestati come lui, sembra sempre in seguito a denunce di proprietari terrieri. Nella zona si
erano verificate azioni di guerriglia del movimento Sendero
Luminoso, ma la Federazione
contadina di Tayacajo di cui Cabezas era Segretario generale
aveva condannato queste azioni.
A. I. ritiene che i leaders in questione siano trattenuti in prigione per il ruolo direttivo da loro
ricoperto nelle comunità e nelle organizzazioni dei lavoratori
dei campi.
Uno dei 18 detenuti è morto
in prigione in seguito ai maltrattamenti subiti durante gli
interrogatori.
Si prega di scrivere con cortesia chiedendo il rilascio di
Prospero Gaspar Cabezas e degli altri prigionieri per motivi
di opinione a;
Presidente de la República
Palacio de Gobierno - Plaza dé
Armas - Lima - PERU’.
Khamtan Kanhalikham
Laos
Originario della provincia di
Vientiane, 53 anni, padre di 7 figli, già meteorologo al Ministero
dei Lavori Pubblici (aveva studiato a Parigi) fu arrestato nel
1975 dopo la proclamazione della Repubblica Democratica Popolare del Laos. Ha già trascorso 10 anni di detenzione nei
Campi di rieducazione senza accusa né processo. Nel luglio ’75
gli fu imposto di seguire un ’seminario politico’ a Dong Dok
con altri funzionari di vari ministeri; nell’agosto fu inviato a
Viengsay per un’ulteriore ’rieducazione’. • .....
Si prega di inviare appelli cortesi per la sua immediata liberazione a ;
Son Excellence Monsieur
Kaysone Phomvihan
Président du Conseil des Ministres
Vientiane
République Populaire Démocratique du LAOS
Claude-Emest Ndalla
Congo
Già membro del Governo, direttore di stazione radio, ambasciatore presso la Repubblica
pop. cinese, primo segretario
del Parti Congolais du Travail,
48 anni, fu arrestato in seguito
al colpo di stato del 1972 e rilasciato nel 1975. Fu di nuovo in
prigione dal ’77 al ’79. A.I, lo
adottò allora come prigioniero
di opinione. Ai primi di marzo
delT84 fu nuovamente arrestato
con l’accusa di reati contro la
sicurezza dello stato.
Sotto l’effetto di droghe gli fu
strappata una falsa confessione
di partecipazione ad un attentato avvenuto nel luglio ’82. Naturalmente nessuna prova a suo
carico è stata esibita. Il processo non ha ancora avuto luogo.
Si prega di scrivere con cortesia chiedendo la sua immediata
e definitiva liberazione a;
Son Excellence le Colonel
Denis Sassou-Nguesso
Président de la République
Brazzaville
République Populaire du
CONGO
RILASCI E NUOVI CASI
Nel mese di aprile sono stali
rilasciati 73 prigionieri in adozione o investigazione di A.I.
Sono stati assunti altri 151 casi.
A cura del Gruppo
« Val Pellice »
Via Beckwith 8
Torre Pellice (To)
« L'Eco delle Valli Valdesi Reg.
Tribunale di Pineroio n. 175.
Direttore responsabile
FRANCO GlAMPiCCOLi
Stampa: Cooperativa Tipografica Subalpina - Torre Peliice (Torino).