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Anno XI — N. 4. ‘ III SERIE 28 FaBBRAro 1862
giobnale della evangelizzazione
Amiate per tutto il mondo e predicate l’Evangol«
(la Buona Novella) ad ogni creatura.
Mattso iti, là.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE J LE ASSOCIAZIONI SI KICBVONO
a destinaiione]____ £. 3 00
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l’er il K.'l’ÌÌ Ifraoco a destinaiionel____ £. 3 00 In Firesee, da LtojuMo PintUi, via Tomabuoai
^ ■ al Deposito di libri religiosi.
In LtvoEiio, via San Francesco, iiUm.
g gì) ^ In Pi.sA, alla Chiesa Evangelica.
< In Torino, via Principe Tommaso dietro ilTem5 50 ) pio Valdese.
.s.sociazioni per meno di ^ ^eile Pkovincib, per mezzo di
. . ) stah, che dovranno essere inviati franco m Fi
( renze, via Tomabuoni al Deposito libri religiosi.
All’estero, a’seguenti indirizzi; Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Eivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra, dal signor G. F. MuUei,
General Merchant, 28, Leadenhall Street. E. C.
SOMMAEIO
Mefiitazùme biblica: Le opere della carne e dello spirito, II— Lettura e studio della Bibbia. IV. —
Libro primo, genesi. —11 danaro di 8. Pietro. — La forza del Cristiano, preghiera. — Notiti» rtllgiote: Mailagascar, Oroellandia, Turchia. — Bibliografia.
MEDITAZIONE BIBLICA
, LE OPERE DELLA CARNE E DELLO SPIRITO
(Continuaz. V. il num. preced.)
II
Determinati con chiarezza i caratteri delle opere nelle quali si
semina alla carne, e quelle nelle quali si semina allo spirito, dobbiamo adesso, con l’aiuto di Dio, sforzarci di mostrare la differenza
che esiste fra i frutti che si raccolgono da queste due sorti d’opere.
Colui che semina alla sua carne mieterà della t'arue corruzione, ma
chi semina allo spirito mieterà dello spirito vita eterna.
1® Colui che semina alla sua carne mieterà in questo mondo la
corruzione. K da primo, vi miete bene spesso quella del corjx) che
quasi tutti i peccati tendono distruggere.
2
Non è invano che lo Spirito Santo, parlando dell’uomo che non ha
timore di Dio innanzi alli occhi, dice: “ la miseria e la distruzione
sono nella sua via. ” Fra le opere della carne poche ve ne sono le
quali non attirino mali temporali su colui che le fa, che non tendano 0 a fargli conoscere le privazioni della povertà, o a precipitare
la sua fine. Vogliamo prendere per esempio la accidia o pigrizia? È
detto che “ la persona negligente avrà fame. ” Prov. xix, 15; che, il
sonnacchiare farà vestire stracci xxiii, 21. Passai presso al campo
del pigro, e presso alla vigna dell’uomo scemo di senno, e tutti e
due erano montati in ortiche, i cardi ne avevano coperto il di sopra,
e la lor chiusura di pietre era rovinata, xiv, 30-31. Vogliamo prendere per esempio la trascuratezza nei propri interessi? E detto: Chi
dissipa la sua casa possederà del vento xi, 29. Vogliamo prendere
l’avarizia? L’eredità acquistata di subito da principio, non sarà benedetta alla fine xx, 21. La radice di tutti i mali è l’avarizia, alla
quale alcuni datisi, si sono smarriti dalla fede, e si sono fitti in
molte doglie, 1 Timot. vi, 10. Si tratta dell’orgoglio e dell’ambizione? L’offeso orgoglio trasse Achitofele nella disperazione, e lo
spinse al suicidio: la ambizione di Assalonne lo condusse ad una lacrimevole ed immatura morte, 2 Samuele xviii-xix. Vuol parlarsi
del disprezzo della autorità paterna e della mancanza di rispetto
verso i genitori? Fu questo il peccato che attirò su Canaan e su
tutta la sua posterità la maladizione di Dio,. Gen. ix; che fu causa
della morte dei figli di Eli, 1 Samuel, iv; e che costrinse Dio ad
annunziare alla loro posterità che sarebbe tanto abbassata da ricercare, per avere un tozzo di pane, li ultimi posti della sacrificatura.
E quali sono le conseguenze di altre opere della carne, per esempio,
della violenza, e dell’ira? È detto: Il crudele conturba la sua propria carne, chi è di gran furia ne porterà la pena, al violento è
riposto un piccol numero di anni, Giob. xv, 20.
Qual è la conseguenza della ghiottoneria? La Scrittura ci dice: “ Tu
sei ingordo, tu ti metterai un coltello alla gola. Non appetir le sue
delizie, perciocché sono un cibo fallace. ” Prov. xxiii, 2, 3. Quali
sono le conseguenze dell’ubriachezza? A cui avvengono i guai? a
cui i lai? a cui le contese? a cui i rammarichi? a cui le battiture
senza cagione? a cui il rossóre delli occhi? A quelli che si fermano
lungamente appresso del vino, a qiielli che vanno cercando da mescere. “ Non riguardare il vino, quando rosseggia, quando sfavilla
nella coppa,e cammina diritto. Egli morderà alla fine come il serpente,
e pungerà come l’aspido, ” Prov. xxiii, 29-32. Quali sono li effetti del-
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l’impudicizia? Quasi sempre la povertà e crudeli malattie. È detto:
“ la casa deH’impuro non [»rospererà: la donna di mondo è una fossa
profonda, e la straniera un i>ozzo stretto, ” Prov. xxiii, 27. Colui die
si lascia sedurre dalle parole ingannevoli della donna corrotta, se
ne va al macello come il bove, come il pazzo alle battiture: è ancora
scritto: “ Allontana la tua via dalla donna straniera, e non accostarti all’uscio della sua casa, e che tu non ruggì alla fine, quando
la tua carne, e il tuo corpo saranno consumati: ” Prov. v, 8, 11. Finalmente è scritto: “ Per una donna di mondo, si viene fino ad un
pezzo di pane: e la donna vaga d’uomini va a caccia dietro alle
anime preziose. Alcuno prenderà egli del fuoco in seno, senza che i
suoi vestimenti sieno arsi? Alcuno camminerà egli sopra la brace
benza bruciarsi i piedi? Così avviene a chi entra dalla moglie del
suo prossimo: chiunque la tocca non sarà innocente. Egli troverà ferita, ed ignominia; e il suo vituperio non sarà giammai cancellato: ”
Prov. VI, 26-33.
I fatti che appoggiano tali dichiarazioni della Parola, non sono
ohimè! che troppo numerosi. Senza parlare di tante vittime dello
opere della carne, che raccolgono o sul patibolo, o nelle prigioni o
nelle case di forza, i tristi frutti di quello che hanno seminato: senza
considerare le vittime dell’opere della carne, più numerose ancora,
che terminano la loro trista vita in fondo alli spedali, ove la carne
loro bene spesso si corrompe in modo il più schifoso: senza rammentare coloro che vittime dì un falso punto di onore, o di quelli che
nella disperazione per causa del disordine nei loro interessi, o dei
rimorsi della loro coscienza, si suicidano, quanti cjisi meno dolorosi
in apparenza, nei quali coloro che seminano alla carne raccolgono
pure della carne la corruzione! Quanti scorciano la loro vita per
eccessi di ogni genere che forse non hanno arrecato scandalo alli
occhi del mondo! Quanti che, senza essere distesi nel letto delli spedali, e senza apparire vittime deH’intemperanza, possono non pertanto mettendo la mano sulla loro coscienza, dire a se stessi che
portano la punizione delle opere della carne, e che le loro giunture
sono piene d’infiammazione per cagione dei peccati della loro giovinezza! Quanti le di cui sollecitudini, inquietudini, l’avarizia, l’ambizione, e l’orgoglio, hanno abbreviati i giorni, dando loro rodimenti di
cuore che li hanno consumati, obbligandoli à privazioni che li
hanno indeboliti, o a sottoporsi a lavori eccessivi che li hanno sfiniti!
Quanti per i quali l’invidia è stata il tarlo delle ossa! Quanti che
trascinano, con le loro famiglie li stracci della miseria, che respi-
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rano la corrotta aria di una misera stanza, die giacciono nelle immondizie, e che, alla lettera, raccolgono la corruzione e lo scadimento, come naturali conseguenze del disordine, deH’infingardaggine, della ghiottoneria, della ubriachezza!
In una parola, colui che potrebbe scorgere, come Dio lo vede,
l’esatto rapporto che vi è fra le miserie del corpo, che traggono
tanti gemiti sopra questa povera terra, e 1-3 cause che li hanno prodotti, troverebbe che abitualmente l’uomo raccoglie quello che ha
seminato, raccogliendo dalla carne corruzione. Sì, la pietà che ha le
promesse della vita a venire, ha già quelle della vita presente, “ La
sapienza ha lunghezza di giorni alla sua destra, ricchezza e gloria
alla sua sinistra: le sue vie dilettevoli, e tutti i suoi sentieri sono
pace. Ella è un albero di vita a quelli che si appigliano ad essa, e
beati coloro che la ritengono: ” Prov. iii, 16-18. Tutto quello che
tende a mantenere il corpo sano, con la pace dell’anima, per mezzo
di una onesta agiatezza, ed abitudini ben regolate, si trova nella via
di coloro che seminano allo spirito. Mentre aspettano che raccolgano
dello spirito la vita eterna, raccolgono già in questo mondo, meno
alcune eccezioni, una vita più lunga e piiì scevra dalla corruzione del
corpo; mentre che coloro che seminano alla carne, raccolgono, meno
alcune eccezioni, la corruzione, cioè la distruzione della propria
carne. Può anche dirsi che spesso i mali corporali che affliggono ì
tigli di Dio, sono la punizione dei peccati commessi avanti la loro
conversione, e dei quali risentono le dannose conseguenze che servono a rammentarglieli e ad umiliarli. Di più, dopo la conversione,
non avvien loro bene spesso di raccogliere su questa terra i tristi
frutti delle epoche della loro vita nelle quali hanno dato retta alla
carne piuttosto che allo spirito? Quanti non sono stati puniti nel
corpo, perchè hanno piuttosto voluto seguire la carne che le direzioni che davan loro la Parola, e i loro spirituali conduttori, e che
avrebbero fatto un tristo fine, se l’amor di Dio e la compassione
dei loro fratelli non li avessero porta una mano soccorrevole! Quanti
non avrebbero gridato; “ Quasi che sono stato in ogni male, in
mezzo della raunanza, e della congregazione, ” Prov. v, 14.
2“ Colui che semina alla sua carne, raccoglie dalla carne oltre la
corruzione del corpo, quella dell’anima. Come la santificazione è
rappresentata dallo Spirito Santo, essendo la ricompensa di colui
che si applica alla santità, egualmente la corruzione è rappresentata
come la putdzione di colai che si da al peccato seminando alla
carne. Scriveva l’apostolo ai fedeli della Chiesa di Roma: “ Ma ora,
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esseDilo stati francati dal peccato, e fatti servi a Dio, voi avete il
vostro frutto a santificazione, e alla fine vita eterna. ” Rodi, vi, 22.
E invero per una giusta distribuzione di Dio, il peccatore trova
nella corruzione stessa la punizione della sua corruzione; punizione
inevitabile, imperocché è insita al peccato che si commette, come la
pianta uel seme che si s[)arge, e del quale non è che lo sviluppo. Egualmente che un corpo che si nutrisce di cattivi alimenti, o nei quali si
introduce qualche gerrae di corruzione, non tarda a corrompersi,
così l’anima nella quale si nutrisce, e si sviluppa l’opera della carne,
cioè il peccato, subisce l’influenza di questo principio distruttore, e
si corrompe viepiù. Questa punizione che è la naturale ed inevitabile
conseguenza delle opere della carne ne racchiude due; la vergogna,
e il tormento.
La vergogna! Qual frutto adunque avevate allora nelle cose, delle
quali ora vi vergognate? domandava l’apostolo ai Romani? vi, 21.
E chi invero, sapendo che cosa è l’arrossire, non ha vergogna delle
opere della carne dopo che sono state commesse? Chi ardirebbe glorificarsi della sua sensualità, di pensieri o azioni impure? Chi vorrebbe
vantarsi del,suo orgoglio, della sua avarizia, della sua gelosia, della
sua maldicenza? Chi è chcnon cerca nascondere tutte queste cose, scu.sarle, attenuarne la gravità, farsi illusione, cercando di non chiamar
pili male quello che è male? Chi amerebbe che gli si dicesse; Siete un
ghiotto, un impuro, un avaro, un geloso, un maldicente? Chi non è
obbligato di convenire che il peccato ha onta di se stesso, che è una
degradazione del nostro essere, che ne è dellauima come del corpo,
che a mano a mano che si corrompe, diviene deforme e disgustevole? Se esiste qualche essere così degradato per affondarsi senza
vergogna nel fango della corruzione, come l’auiniale che si voltola
nel pantano, non oserà certamente appellarsene alla sua testimonianza che non vi è disonore nella via del peccato ; come non citerebbe per testimone colui che si compiacesse di una disgustevole
sordidezza, per provare che la sordidezza non è una degradazione.
Consultate tutti quelli che hanno una coscienza ; consultiamo la
nostra, e diciamo la verità, non sentiamo che il peccato degiada
l'anima, che ne è l’obbrobrio, che ci dispiacerebbe confessare i nostri,
indicarli a nome, e di più sentirli rammentare da altre persone che
ce ne farebbero rimprovero ?
Questa verità è con grandissima pena sentita dal figlio di Dio
che ha comiuciato a ritrovare la sua primitiva dignità, e ad apprezzare la nobiltà deU’immagiue di Dio ristabilita nella sua anima
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dallo Spirito Santo. Oh come è vergognoso, allorché seminando in
qualche modo alla carne, si è degradato, e si è reintegrato, in certi
momenti ed in certe cose, al livello di coloro che vivono ancora
secondo la carne! Come si sente umiliato, confuso, quando ha seguiti
i vergognosi impulsi della carne, quando si è dato alla sensualità o
all’impeto, quando ha mancato di rettitudine, quando si è avvilito
con una menzogna, quando si è dato a conversazioni folli e vane,
quando per orgoglio o per invidia ha vergognosamente denigrata la
reputazione del suo prossimo! Allora si sente momentaneamente,
come un re detronizzato, o come un essere che sarebbe disceso dalle
più alte e pure regioni dell’aria, per immergersi in una atmosfera
pesante e infetta. Sì, il peccato è umiliante. Quando ci ha avvinti
nelle sue catene, siamo tristi, confusi come l’uccello nella rete. Si è
perduta la libertà, la forza; e attratti da una miserabile esca, caduti in una profonda fossa si diviene lo zimbello di colui che la
Scrittura chiama, “ lo astuto cacciatore ” si ha vergogna di trovarsi prigionieri, dopo aver goduto la gloriosa libertà dei figli di
Dio. Sansone non è più quell’uomo animato dallo Spirito di Dio
che rompeva le funi con le quali era stato legato, come si rompe
un filo di stoppa quando sente il fuoco, Giud. xvi, 9. Sansone non
è più quello che sbrana il lioncello, come un capretto, Giud. xiv, 6 :
non è più Sansone vincitore dei suoi nemici, distruggendoli con un
debole strumento che Dio fece trovare fra le sue mani, e potendo
render grazie perchè l’Eterno gli ha accordato una gran vittoria,
Giud. XV, 18. È Sansone dal quale lo Spirito di Dio si è ritirato.
Sansone vinto: legato da catene di rame, macinando al mulino, divenuto lo zimbello dei Filistei che si sono serviti di Dalila per addormentarlo etl essergli addosso, Giud. xvi. Colui che semina alla
carne raccoglierà dalla carne la vergogna della corruzione.
f continua )
LETTURA E STUDIO DELLA BIBBIA
IV
(Continuazione, V. N. 1, 2 e 3)
Bibbia, così detta dalla parola greca, Biblos, che vuol dire libro. I Giudei la dicevano; la legge, i profeti, gli scritti. Nel Nuovo Testamento è
chiamata.—La parola di Dio, Kom.x,17; 1 Tess. n, 13.—La parola del SigBore, 2 Tess. ni, 1; 1 Piet. i, 25. — La parola di Cristo, Coloss. iii, 16. —
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La parola di Vita, Filipp. ii, 15. — La parola di Grazia, Fatti, xx, 32. —
La parola di Giustizia, Ebr. v, 13. — La parola di Profezia, 2 Pietr. i,
19. — La parola innestata in noi, Giac. i, 21. — La parola di Verità,
Tito I, 9. —La parola di Testimonianza, Apoc. xn, 11. — La parola di
Pazienza, Apoc. in, 10. — La parola della Fede, Eom. x, 8.— La Scrittura di Verità, Dan. x, 21. — La Verità, Giov. xvii, 17 ; Salm, cxix, 142,
160. — Le Scritture Sante, Eom. i, 2. — Le Sacre Lettere, 2 Tim. ui,
15. — Li oracoli di Dio, Eom. iii, 2. — Le parole viventi. Fatti, vii, 88. —
La Legge, Matt. v, 18; Giov. x, 34;xir, 34; 1 Cor. xrv, 21. — I Profeti,
Matt. xxTi, 56; Fatti, iii, 18, 21; xxvm, 23. — I Profeti e la Legge,
Matt. XI, 13; XXII, 40. — Il Vecchio Testamento, 2 Cor. in, 14.
La Bibbia si divide in due distinte parti, il Vecchio e il Nuovo Testamento : Testamento vuoi dire : alleanza, patto, convenzione, ed anche disposizione testamentaria, o espressione della propria volontà per dopo morte.
Gli Ebrei dimisero i libri del Vecchio Testamento in tre classi, e in 22
libri, come attualmente sono ricevuti da tutte le Chiese Evangeliche.
La prima classe detta Torah o la Legge comprendeva: 1. Bercshith, o Genesi. — 2. Veelle Semoth, o Esodo. — 3. Vajicra, o Levitico. — 4. Vajedabber, o Numeri. — 5. Elle Haddebarim, o Deuteronomio.
La seconda classe comprendeva i Nebiyim o profeti distinti in profeti
storici 0 anteriori:—6. Josue ben Nun, o Giosuè.^—7. Sophetim,o Giudici
e Euth. — 8. Samuele, detto anche 1 e 2 dei Ee. — 9. Melachim o 3 e 4
dei Re. — lo. Isaia. —11. Geremia, comprese le Lamentazioni. — 12. Ezechiele. —13. There asar, o il libro dei 12 profeti.
La terza classe comprendeva: 14. Giob. —15. David, diviso in 6 parti.—
16. Salomone, che comprende tre libri, i Proverbi, detti Misle o Parabole.—17. Coheleth, o Ecclesiaste.—18. Schi Ilaschrim, o Cantico de’ Cantici. — 19. Daniele. — 20. Dibre hajamin, o parole del giorno. Cronache,
indicate col 1 e 2 Paralipomeni. — 21. Esdra e comprende Neemia, e detti
1 e 2 d’Esdra. — 22. Ester. Tutti furono indicati in libri della Legge, storici, di morale, profetici.
Il Nuovo Testamento sofiFre pure questa divisione, ritenendosi per libri
storici i quattro Evangeli, di morale, tutte le lettere, per profetici l’Apocalisse.
Molti libri dal Vecchio Testamento rammentati si sono perduti: ascendono a 14 e sono : 1 Libro delle Battaglie del Signore, Num. xxi, 14. —
2. Libro del Diritto, o Jashor, Gios. x, 13; 2 Sam. i, 18. — 3. Libro del
Eegno, 1 Sam. x, 25. — 4. Cronache del Ee David, 1 Cron. xxvii, 24. —
5. Profezie di Natan, 1 Cron. xxix, 29. — 6 Fatti di Salomone, 1 Re xi,
41.—7. Libro di Storia naturale, Cantici, 1 Re iv, 32, 33, 34. — 8. Libri
dei Re, 1 Cron. ix, 1. — 9. Profezie di Ahia, 2 Cron. ix, 29. — 10. Visione
di Jedo, 2 Cronache xii, 15; xiii, 20. — 11. Profezie di Jedo e Semai»,
8
2 Cron. in, 15. — 12. Profezie di Jehu, 2 Cron. xx, 34. — 18. Libro dei
fatt di Uzia, 2. Cron. xxvi, 22. — 14. Libro dei fatti di Hozai, 2 Cronache XXXIII, 19.
n Vecchio Testamento è in ebraico, nella lingua stessa di quei che ne
erano depositari, onde ne custodissero la sua integrità, e il Nuovo Testamento è in greco, lingua comunemente parlata dalla maggioranza dei popoli
al tempo di Gesù Cristo e degli apostoli, onde tutti conoscessero e leggessero la buona nuova che vi era annunziata, la venuta del Cristo, ed i suoi
insegnamenti.
Il Vecchio Testamento fu tradotto in greco da settantadue ebrei scelti
dalle 12 tribù d’Israele, nell’anno del mondo 3775. 300 anni avanti Gesù
Cristo : questa traduzione 6 conosciuta col nome dei Settanta. Prima della
stampa si leggeva la Bibbia sui manoscritti in pergamena, o cartapecora.
La prima Bibbia ebraica stampata, fu in Soncino (Italia Lombardia) nel
1488, la seconda a Brescia nel 1494.
Anche il Nuovo Testamento era scritto in pergamena, e le prime edizioni sono poco dopo della sopra rammentata; ma la più stimata e apprezzata, è del 1514, fatta ad Alcala in Spagna.
I più antichi manoscritti del Vecchio e Nuovo Testamento, rimontano
fino al IV secolo, cioè a 1300 a 1400 anni fa.
Tanto il Vecchio che il Nuovo Testamento furono tradotti in più lingue.
La versione latina o itala à anteriore a S. Girolamo. —La vulgata latina
rivista e fatta da S. Girolamo è del iv secolo. — La versione siriaca detta
Peshito è della fine del ii secolo. —La versione in dialetto dellAlto Egitto,
detta Tebaica, o Sahidica è verso la fine del ii secolo. — La versione Mefitica o Copta è del lu secolo. — La versione Gotica, fatta da LTlfila, è del
IV secolo. — La versione Etiopica, è del iv o v secolo. — La versione Armena, è del V secolo. — La versione Italiana, fu fatta, nel 1270 da Jacopo
da Voragine, senese; nel 1431, da Niccolao Malermi, monaco camaldolese;
nel 1531 da Santi Marmocchini; nel 1532, da Antonio Brucioli: nel 1607,
da Giovanni Diodati; e nel 1778, da monsig. Antonio Martini.
Nel 1300? fu fatta nel dialetto Valdese. — Nel 1488, in lingua Boema,
da’ Fratelli Uniti. — Nel 1526, in Fiamingo. — Nel 1535, in Francese,
daU’Olivetano. — Nel medesimo anno, in Inglese, da Tyndal, e Coverdale. — Nei 1541, in Svedese, da Laurenzio. — Nel 1550, in Danese. —
Nel 1551, in Polacco. —Nel 1569, in Spagnuolo, da Ileyna. —Nel 1571,
in Francese Basco. —Nel 1581, in Slavo, e nello stesso anno nella lingua
di Carniola. — Nel 1584, in Islandese. — Nel 1588, in Galloia, da Morgan. — Nel 1588, in Ungherese, da Caroli. — Nel 1589, in Estoniano,
da Fischer.
Per le cure della benefica Società Biblica di Londra, attualmente la
Bibbia è sparsa per tutto il mondo, e conta l'SS versioni, 158 delle quali in
9
01
lingue diverse; 32 europee, e 30 dialetti. Quella Società, dalla sua fondazione 1804, al 1859, aveva pubblicati 37,527,827 esemplari, e speso
124,600,001 franchi.
LIBRO PRIMO — GKNESI
Il primo libro della Bibbia, 6 la Genesi: avanti che i Settanta ne facessero la traduzione questo libro si chiamava Bereshilh, dalla prima parola
ebraica con la quale comincia, che vuol dire: « Nel principio » parola tra
dotta in greco geneds, che anch’essa vuol dire: nascimento, origine. IH
questo libro, come dei quattro seguenti, ne è l'autore Moisè, vissuto 1570
anni avanti Gesù Cristo, e 2500 dopo la creazione del mondo, secondo
la più comune opinione. Lo scopo del libro è di esporre l’origine del popolo di Dio, che si connette con l’origine del mondo. La Genesi è una
introduzione, necessaria alla intelligenza degli altri libri della Bibbia, elio
senza di lei sarebbe priva della tosta. Ella ci racconta il principio della vita
sulla terra, il primo uomo, il primo peccato, la prima famiglia, la prima
dispersione, la prima caduta, la prima promessa. È divisa in 50 capitoli e
1580 versetti. I primi quattro capitoli trattano della creazione del mondo,
di Adamo, dell’uomo, della sua caduta, del suo scacciamento dal paradiso
terrestre, della nascita di Caino e Abele, e della uccisione di questo. Dal
quarto fino all’undecimo, vi leggiamo la pietà di Noè, la costruzione dell’arca, il diluvio, la riconciliazione di Dio con li uomini, e il riordinamento
del mondo dai figli di questo patriarca.
Dall’undecimo fino al venticinquesimo capitolo, non si parla che di
Abramo, del suo matrimonio con Sara, della nascita d’Ismaele e d'Isacco,
del sacrifizio ch’era disposto a fare di questo suo figlio, della guerra dei Re
d’Assiria contro quelli della Pentapoli, cioè delle cinque città distrutte dal
fuoco caduto dal cielo, del combattimento di Abramo contro coloro ch(i
avevano fatto prigioniero suo nepote Lot, della punizione di Sodoma e delle
altre città, della fuga di Lot, della morte di Sara, del secondo matrimonio
di Abramo con Cetura, della sua morte. Il 26, 27, 28 parlano della fame die
desolò il mondo, come Isacco fu costretto di ritirarsi da Abimelech, del
rapimento della sua moglie e della benedizione che dette a Giacobbe invece che ad Esaù.
Dal 28 al 39 è parlato di Giacobbe, della sua fuga in Mesopotamia presso
lo zio Labano, del suo matrimonio con Lia e Rachele, della nascita de’ dodici
patriarchi, delle benedizioni di Dio su Giacobbe, del suo ritorno in Mesopotamia , della sua riconciliazione con Labano ed Esaù, del rapimento di
Dina, della vendetta fattane da Simone e Levi.
Di®9 fino al 50 si legge la vendita di Giuseppe alli Ismaeliti, le sue
avvenWre, condanna, liberazione ed esaltazione, il ^uo riconoscimento col
10
padre e fratelli, la chiamata della sua famiglia in Egitto, li onori resi a lui
e alla famiglia, le predizioni di Giacobbe, la sua morte e la sua sepoltura.
Il libro comprende lo spazio di 2399 anni.
In tutta la Bibbia apparisce, come un’alta montagna in mezzo ad una
estesa pianura, Cristo, il Salvatore dell’uomo, che Dio creò ad immagine sua ; si narrano tutte le miserie che cuoprirono la terra per la disubbidienza del primo uomo, la guerra continua di Satanno, la Vittoria di
Cristo, la inesauribile misericordia del nostro Dio e padre celeste.
La promessa di un Salvatore, di Colui che schiaccierà la testa del serpente insidiatore del suo calcagno, ci è fatta nel cap. iii, 15; ripetuta nei
capi XII, 3; xviii, 18 ; xxii, 18; xxvi, 4; xxvm, 14; xlix, 10, 18.
Nella Genesi esistono i tipi, cioè la figura di Cristo, o un’allegoria, o
fatto relativo a Cristo e alla sua Chiesa: eccone alcuni:
L’Eden, è il tipo del cielo. — L’Albero della Vita nell’Eden, è il tipo
dell’albero della croce, vero albero di vita per noi, Gen. ni, 22. — 1 sacrifizi di Abele e di Noè, sono tipi del sacrifiiiio di Cristo, e Abele stesso ò
tipo di Cristo, Gen. iv, 4, 8; Matt. xxiii, 5; Ebr. xii, 24, 1 Giov. ii, 1. —
Enoch, che camminò con Dio, non vide la morte, e ascese al cielo come
Cristo, Gen. V, 24. — L’Arca è il simbolo della Chiesa di Cristo, nella
quale si entra per la fede, e per la quale abbiamo la salvazione, Gen. vii,
1; Pietr. iii, 20. — La vocazione di Abramo è il tipo della nostra chiamata celeste in Gesù Cristo. — Melchisedech Ee di giustizia e di pace,
sommo sacrificatore, senza padre, madre, genealogia, non avendo nè principio di giorni, nè fine di vita, è tipo di Cristo, Gen. xiv, 18; Ebr. vii,
I, 2, 3. — Il sacrifizio d’Isacco, è il tipo di quello di Cristo: il padre che
sacrifica il proprio figlio, il figlio che è obbediente al padre, Gen. xxii,
II. — La vendita di Giuseppe, la sua ingiusta condanna, lo rendono tipo
di Cristo, Gen. xlix.
IL DANARO DI S. PIETRO
Dopo ventisei mesi di collette, è noto orbi et urbi, che per il danaro di
S. Pietro si sono raccolti 3,807,047 scudi romani, o lire italiane 20,371,50t>.
Le collette sono state raccomandate dai cardinali, arcivescovi, vescovi, parrochi, curati, preti spiccioli e dai giornali clericali, fatte caso di coscienza, e
munite di tutte le indulgenze, delle quali la Chiesa di Roma non penuria.
Queste collette hanno corrisposto all’aspettativa? No; eccone la prova.
Secondo il Balbi, i Cattolici sono 139 milioni. Ora 20,371,500 lire repartite
fra 139 milioni di cattolici romani, danno 14 a 15 centesimi per testa: e
14 a 15 cent, per testa, in 26 mesi, danno 6 a 7 cent, l’anno; ecco quello
che la cattolicità romana tutta quanta, ha dato per il sostegno del potere
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temporale del papa, Gai centesimi l'anno! Queste cifre hanno altissima
importanza: 20,371, 600 lire in 20 mesi, ne danno 80,000 al mese, e
9,600,000 all’anno. Confrontiamo queste cifre con le somme raccolte nell’anno 1860 da otto società religiose a Londra, ed il confronto mostrerà che
il Cattolicismo romano è morto, e che il protestantismo è vivo.
La Società Biblica Britannica e Straniera, la Società dei Trattati Religiosi, delle Missioni nell interno, delle Missioni Anglicana, Wesleiana, di
Londra, Battista, e fra gli Ebrei, ha raccolto, nel 1860, 18,700,000 franchi,
fra una popolazione di 27 milioni, sette dei quali appartengono alla Chiesa
romana. E se potessimo indicare le oblazioni volontarie di tutte le altre società d’Inghilterra, unirvi quelle delle società d’America, Francia, Germania,
Olanda, Svizzera, Svezia, Danimarca ecc., non potremo esser tacciati di
esagerazione, se dicessimo che i 18,700,000, fr, potrebbero triplicarsi. Ma
quei milioni, non sono spesi per mantenere Chiavone, e i suoi briganti, ma
per la propagazione della fede e per l’avanzamento del regno di Dio!
LA FORZA DEL CRISTIANO
PREGHIERA
0 nostro Dio e nostro Salvatore, che ti sei tanto umiliato da farti
simile a noi, che ti sei immolato per noi, divino Gesù, meritevole d’immenso amore, e sì poco amato, non permettere che l'oggetto della tua
grande carità divenga preda della morte. Noi n«)n meritiamo nulla, e se
qualche cosa possiamo aspettarci, è dalla tua grazia. Dacci una giustizia
da poter presentare al nostro giudice: vigila tu stesso il deposito che mi
confidasti, onde rendere in me perfetta l'opera della tua misericordia.
Trionfi in me sul mondo, nemico geloso, che inganna accarezzandoci,
e non ci accarezza che per dannarci; nemico che ci ammalia: amico, le di
cui perfide dolcezze, ei divengono tanto amare. Chi meglio di te o Signore
conosce, con quale artificioso inganno il demonio s’insinua nelle nostre
anime, come maschera il suo cammino per sorprenderci, come si avanza e
s’insinua nell’ombra, per attaccarci con violenza, e rapire, o mio Salvatore, le anime che sono tua eredità. Non contento di aver trascinato nella
sua caduta la prima famiglia, perseguita la posterità di Adamo con spietata guerra, che ardisce fare all’Onnipotente, e non vuol complici se non
per moltiplicare le sue vittime. Che cosa gli resta adesso da guadagnare,
da perdere? Scacciato dalla tua presenza, condannato al fuoco eterno, non
ha altra speranza che nel numero delle sue conquiste. Spetta alla tua so ■
vrana possanza mantenerti nel possesso della tua creatura. Tu hai vinto
Satanno con la croce; cuoprimi tutto con la tua croce. Senza di te non
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... (JU ...
posso nulla, tutto posso con te. In me non ho nulla che mi dia diritto ai
tuoi benefici, al contrario merito la tua punizione. Ingrato figlio, servo indocile e ribolle, son tutto immerso nel peccato. Toglimi a me stesso, e
conservami in te, e per te. Castiga le mie opere con la tristezza che conduce al pentimento, ma non rigettai-e l’opera delle tue mani. Tu sarai veramente il mio Dio, quando io sarò tutto tuo. Tu sei la via nella quale nessuno si smarrisce; la verità che non inganna, la vita che non teme la morte.
Fammi la grazia di odiare tutto quello che può nuocere all'anima mia, di
amare tutto quello che può concorrere alla di lei salvazione. Sii tu stesso
la mia prosperità: insegnami a sentire che senza di te non sono nulla, e a
comprendere tutto quello che posso con te. Fammi conoscere che cosa sono,
onde possa giungere ad essere quello che tu mi vuoi. Amarti, è posseder
tutto; perderti, è perder tutto. Opponi ai miei peccati la tua infinita misericordia e il tuo diviuo sacrifizio : noi te lo domandiamo perchè tu ce I hai
comandato: picchiamo alla tua porta, perchè ce l’hai ordinato; siamo impor
tuni perchè tu sei inesauribile. Oh illimitato amore! oh incomprensibile
abisso di misericordia e di carità! imperocché ogni forza è vana senza il
concorso della tua volontà; tu vuoi ché le nostre preghiere ti facciano una
santa violenza. B in verità, sono forse troppe le richieste dei colpevoli ohe
implorano dal loro giudice? Noi ti diciamo dunque; Perdonaci i nostri
peccati, e rimettici i nostri debiti, lliconosciamo che a te dobbiamo la esistenza, e tutti i beni che godiamo. Tu ce ne hai già accordati dei tanti preziosi, non ci ricuserai il più necessario di tutti. Ti sei sacrificato per noi, ci
accorderai la grazia di prendere la salvazione che ci arrechi, e unirci a te
con fede viva e incrollabile. Regna tu solo nei nostri cuori, o nostro Dio e
Salvatore, e riempili tanto di vero amore per le cose celesti, che non vi
trovino posto, i terrestri desideri.
NOTIZIE RELIGIOSE
Madagascar. — Quest’isola, ohe i discepoli del Vangelo avevano dovuto
abbandonare per liberarsi dalle più crudeli persecuzioni, è di nuovo aperta
ai Missionari; il Signore ha esaudite le preghiere, che da tutte le parti gli
venivano dirette.
NeUi avvenimenti politici che si sono compiti nel Madagascar, il negare
che non vi sia intervenuta la mano dell’Altissimo, sarebbe la più nera ingratitudine verso il Padre delle misericordie. La defunta regina Ranavaio,
0 Ranavalona, morta il 23 agosto 1860 era la implacabile nemica dei Cristiani. Sia che nella di lei condotta con loro, abbia dato ascolto ai propri
sentimenti, sia ch’ella abbia servito di strumento ad un influente partito,
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ella ha resistito lino alla morte, con rigorose leggi contro il cristianesimo.
Per le leggi del paese, suo figlio doveva .succedergli; ma conosciuto per favorevole al cristianesimo, ed esso stesso cristiano, se montava sul trono, si
prevedeva che a tutte le misure di rigore adottate contro i cristiani, .sarebbe
subentrata una piena libertà? Il partito che aveva prevalso, regnando la
defunta regina, aveva formato una estesa congiura per porre sul trono il
di lei nipote, il principe Ramboasolama : attaccato alla idolatria, e alli antichi costumi del paese, era una garanzia per coloro i quali ne volevano fare
un loro strumento. Per un momento si potè aver timore di un sanguinoso
conflitto, fra questo partito e li amici del figlio della regina, l’erò essi,
protetti dalla divina Provvidenza, poterono proclamare re il principe Raeston-Radama, col nome di Radama II, e il solo gastigo inflitto à quelli che
si potevano considerare come ribelli, fu di essere esiliati. Se avesse trion
fato il partito contrario, non avrebbe usata tal clemenza.
Uno dei primi atti di Radama, è stato di scegliere per consiglieri uomini
i più capaci e i più conosciuti per le loro disposizioni alla religione evangelica. H messaggio mandato al governatore dell’isola Maurizio, e la lettera
scritta dal re e dal suo ministro al venerabile missionario Lebrun, mostrano
abbastanza la condotta che il nuovo re si propone di seguire. Lebrun deve
esser giunto a Antananarivo, città capitale del Madagascar, alla fine di
ottobre, ed è un prezioso aiuto al re per porre in esecuzione le riforme sociali e religiose.
H re ha aperto le porte delle prigioni ai numerosi cristiani che vi erano
rinchiusi, e rotti i ferri della schiavitù, e richiamati tutti quelli ch’erano in
esilio.
La Società delle Missioni di Londra, ha invitato tutti coloro che vogliono
andare nell’isola per seminare la buona semenza, e già molti sono partiti,
e non staranno molto a raccorne i frutti. Preghiamo il Padrone della vigna,
che ne faccia uscire frutti abbondanti.
Gkoellandia. — Nel 1000 esisteva in questa freddissima regione una
chiesa, formata da emigrati norvegesi: dal 1500 non se ne hanno più tracce.
Nel 1721 cominciò la difficile missione, intrapresa da Hans Egade, pastore
norvegese, quindi continuata e sviluppata dai fratelli Moravi. Un’inspezione fatta in quel paese, ci ha messo in grado di sapere : che la missione
comprende 22 agenti, circa mille membri, e 4 stazioni. La prima chiesa fu
fabbricata nel 1747 a Neuherrnhut, per una colonia di 230 groellandesi :
la seconda a Lichtenfels, nel 1758; la terza a Lichtenau, nel 1774; la
quarta a Friedrichfihal, nel 1826. Il culto si celebra anche a Kangek, Umanak, Pamiadluk.
La costa della Groellandia, oltre le stazioni morave, ha più di venti colonie danesi ; li Esquimali loro vicini, sono cristiani, e sanno leggere e
scrivere. Nella colonia di Godhaab si è aperta una stamperia, e uno stabi-
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limento di litografia; tutti li opranti sono indigeni; pubblica un giornale
«on disegni; i primi numeri contengono poesie e leggende popolari.
Turchia. — Ove più che altrove prospera la missione Evangelica in
Oriente, è nella chiesa di Marash. Il dott. Dwigbt (1) che l'ha visitata nel
decorso anno ci dice:
Marash, è un vero miracolo. Dodici anni fa invano si sarebbe cercato un
Evangelico: la crassa ignoranza dei suoi abitanti era proverbiale. Sei anni
fa, la Chiesa Armena Evangelica, vi fu organizzata da 16 membri: fu un
seme prolifico, poiché ora li uditori della parola di Dio ascendono a 120.
La domenica scorsa ho predicato a più di mille, e dopo mezzogiorno alla
comunione assistevano da 1500: da 227 parteciparono alla cena. Fra questi, 40 la prendevano per la prima volta, e 76 compivano la loro istruzione,
per riceverla un’altra volta. In una metà del tempio erano gruppi di
donne per terra: l’altra metà, le gallerie, di uomini: non è capace per contenere tutti; è necessario costruirne un altro in diverso punto della città.
(1) n giornale The News of thè Churches del corrente marzo, annunzia la morte del
dott. Dwight, av'venuta nel disastro accaduto neUa strada ferrata fra New-York e
Montreale. Le missioni hanno perduto in Lui un operaio, che da trent'anni lavorava nella vigna del Signore.
bibe.ioc;r.%fia^
Gli evangelici valdesi. Sunto Storico per Paolo Geymonat, professore di
teolo'iia evangelica in Firenze. —Firenze, Tip. Torelli 1861. Cent. 80.
Il libretto è diviso in due parti: la prima narra fatti che mostrano la
remota esistenza dei Valdesi: la seconda la storia della dottrina e forma
della Chiesa valdese.
La prima parte conduce il lettore al secolo x, e con irrefragabili documenti in dialetto alpigiano, mostra la esistenza nelle Valli del Piemonte,
di popoli aventi una religione cristiana conforme a quella dei primi secoli;
e questi documenti escludono che Valdo dasse a quei popoli il suo nome
poiché, al X secolo egli non era apparso sulla scena religiosa: narra le persecuzioni dei papi, i supplizi atroci che soffrirono, il loro esterminio nelle
Calabrie, e in Provenza; come inseguiti quai belve feroci, obbligati furono
ad abbandonare le Valli, nelle quali, fecero ritorno in modo prodigioso,
come goderono un poco di quiete sotto la dominazione francese in Italia,
e come la persecuzione ricominciò nella restaurazione del 1814: enumera i generosi aiuti prodigati dalli Inglesi e Prussiani, e finalmente la
ottenuta emancipazione nella benefica rivoluzione del 1848.
La seconda parte contiene la dottrina della Chiesa valdese, che è conforme a quella dei primi secoli della Chiesa, ed in aperta opposizione a
quella della Chiesa di Roma: così, non supremazia papale, non confessione
auricolare, non adorazione di Santi e Jladonne, non Messa, non Purga-
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torio ecc., la Bibbia sola regola di fede, Cristo unico Salvatore e Mediatore,
due sacramenti, battesimo, e comunione sotto le due specie, salvazione, per
grazia ecc. ecc.
I lettori di questo libretto vedranno come Dio, conservando in mezzo
all’Italia un popolo che tenesse la religione dei primi secoli, ha voluto mostrare agl’ Italiani che nel riconquistare la unità politica, avevano pure da
riconquistare una unità religiosa, che pura ed intatta era esistita nel
loro paese non ostante le più accanite persecuzioni, e che se nei tempi di
oppressione la Chiesa valdese fu destinata a tener accesa la lampana
evangelica, ora in tempo di libertà, que.sta lampana dove essere sostenuta
dalla Chiesa, che abbia il nome di Chiesa evangelica italiana.
La Babilonia^ ossia esame della questime, se la (Jhiesa di lioma sia la Babilonia dell’Apocalisse, del rev. C. Wordswortìi, dott. di teologia, prima
traduzione italiana. — Torino Stamperia dell’Únione Tipografico-Editrice 1861. Cent. 50.
La Chiesa anglicana, e molte altre ancora ritengono, che la Babilonia
dell’Apocalisse, chiamata la grande, la madre delle fornicazioni, e delle
abominazioni della terra, è Koma da’ sette colli : ma la Chiesa di Roma,
alla qiftle sono giustamente attribuite le fornicazioni e le abominazioni di
Babilonia, rigetta da se il nome datogli dalla Apocalisse, e sostiene doversi
attribuire alla capitale della Caldea.
II dottor WoRBswoRTH con una critica inappuntabile, con autorità storiche ineccezionabili, ha in modo chiaro e distinto provato, che l’Apocalisse
nella sua Babilonia ha descritta e indicata la Chiesa di Roma. Tutto può
mettersi in dubbio, tutto si è messo in dubbio, ma leggendo quel libretto
ogni dubbio sparisce, le tenebre si dissipano, e sorge la luce del mezzogiorno.
Alli Italiani, e a tutti i sinceri cattolici di mente e di cuore, la vera via di
Boma, ossia riturno al rnttolicismo primitivo.
E questo il titolo di un opera che si propone pubblicare il sacerdote
C. De Col di Brescia. Il De Col, noto per altri suoi lavori tendenti a conciliare l’Italia liberale col papato retrogrado, e che noi conosciamo e stimiamo, è uno di quei pochi preti che disgustati dalle pretensioni di Roma,
vorrebbe che la religione del Cristo risplendesse nella purità dei primi
secoli: ma il De Col, condotto più dal buon senso, che dallo spirito che
emana dallo studio del Vangelo, ha una certa diifidenza per il protestantismo, perchè ne ignora le dottrine, e le semplici pratiche religiose. Il
De Col ignora il protestantismo, ma senza volerlo, scende a quello sebbene
incompletamente. Prova ne sia il suo programma che è troppo importante
per appoggiare quello che asseriamo, quindi necessità di riportarlo nella
sua integrità.
« L’oggetto altamente religioso e civile cui mira quest’opera può riassumersi nei capi seguenti :
» 1° Diseppellire la naturale e legittima organizzazione esterna del cristianesimo di sotto a quella congerie di svisate tradizioni, onde la Curia romana
riuscì a stabilire il suo assolutismo teocratico sulla sovversione del regime
popolare rappresentativo, col quale si reggeva in antico la Chiesa.
» 2° Dimostrare come le libertà civili sono creazioni del puro principio ’
cattolico; e crescere per conseguenza le ragioni di un accordo strettamente
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dialettico tra le istituzioni eattoliche ed il progredire dell’umana libertà e
della scienza in proporzione, che semprepiù la Chiesa si riaccosta' alla sua
primitiv^a organizzazione.
» 3“ Ristabilire suU’autonomia di origine apostolica delle chiese nazionali,
rifatte indipendenti negli ordinamenti del culto e della disciplina, la vera
nnilà morale cattolica ; stringendole in comunione di fede, di speranza e di
amore colla romana, considerata qual centro ordinativo della cattolicità.
» 4° Reconciliare la scienza colla rivelazione, e la podestà civile colla spirituale per guisa che l’istituto cattolico riprenda veracemente l’attività, l'assetto e le forme di religione e di civiltà.
» Questo lavoro è diviso in due parti'.
» Nella prima l’autore, dopo di essersi fatto a ricercare, mediante unii
spassionata disamina storica dei tre evi cristiani, le cause del progressivo
corrompersi delle disciplinari e rituali istituzioni cattoliche; stabilisce la
necessità, per la Chiesa egualmente che per le libertà civili strettissima, di
una riforma sinceramente cattolica che, rispettando fino allo scrupolo l'inviolabilità del dogma cristiano; ristablisca un accordo completo, definitivo
e progressivamente duraturo, tra i diritti e i doveri del cristiano cattolico,
ed i diritti e i doveri del libero cittadino.
» La seconda parte contiene un piano organizzato di riforma disciplinare,
per la quale le forme costitutive e liturgiche dell’antica Chiesa, non solo si
accordano mirabilmente coi bisogni e colle aspirazioni della progrediente
civiltà, ma sono eziandio di eccitamento fortissimo ad affrettare il suo corso
verso la meta gloriosa di un perfezionamento indefinito.
» Finalmente in fondo al vasto orizzonte, che questa ricostituzione della
nera unità cattolica apre alla contemplazione del patriotta credente, tutta
raggiante di vivissima luce gli si presenta una Croce. Dessa è il simbolo
dell’umanità collettiva personificata nell’unità e nella indivisibilità del
Cristo Redentore. Alla luce che parte da quel celeste segno di universal
redenzione, sitibonde di verità e di giustizia muovono le nazioni verso il
purificato altare del Vaticano, dove si stringono tutte concordi in un patto
eterno di fratellanza e d’amore, che chiuderà una volta per sempre l’era
funesta del despotismo, nato fra gli orrori delle guerre fratricide ed alimentato dai rancori dello scisma e dell’eresia ».
Ognuno che sia anche leggermente informato della dottrina e costituzione delle chiese evangeliche, vede, come il De Col non può che uniformarsi a quelle, e che troverà ostacolo insormontabile, quando vorrà che la
Chiesa romana, sia considerata qual centro ordinativo della cattolicità,
poiché quando debba divenirlo, dovrà chiederle la renunzia di tante prerogative che ha illegittimamente usurpate e si sentirà rispondere il crudo ed
irragionevole a non possumus ». Il De Col si convincerà che l’altare del
Vaticano non può purificar.'it, se non che scacciando l’illegittimo pretendente.
Leopoldo Tinelli gerente
FIRENZE — Tipografia CLAUDIANA, diretlo da Kafiaele Trombetta.