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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVAN^UCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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ISPIRITUALIT
fnligiosi sono
¿SALVATORE RAPISARDA
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
CANTO DAL SUD
PER IL SUD
liL’anima mia magnifica il Signore»
Luca 1,46
Quando la giovane Maria intonò il Magnificat, iniziò un
canto composto di frasi che altri avevamo già scritto e cantato; era il canto degli «anawim» dei poveri del Signore; era la voce di Lia (Gen. 30,
13) che ha finalmente un figlio e lo
chiama Asher (Felice); era la voce di
Giuditta, che uccise l’assiro Oloferne
e liberò il popolo ebraico dall’assedio, e di Anna, moglie di Elkana, che
diede alla luce Samuele (1 Sam. 2,
Iss). Di un intervento divino per i
poveri o gli umili aveva parlato il
profeta Sofonia (fine del VII sec.
a.C.) che prediceva la detronizzazione dei potenti di Gerusalemme e il
riscatto dei poveri del Signore (Sof.
3, llss.). Nel Magnificat risuonano
le preghiere dei salmi. Maria ci offre
un canto di vittoria, la lode a Dio per
il suo «grazioso» rovescio dei destini:
umiliati i superbi, esaltati gli umili o
poveri. È un carme che racchiude e
anticipa la predicazione del Messia,
la concezione sociale di Dio il cui
mondo è l’antitesi di ciò che oggi vediamo. La giovinetta Maria pare che
di sé proprio non parli, ma assuma
un canto collaudato e ricco di reminiscenze della storia di liberazione e
riscatto di Dio con i suoi «anawim».
Così ci istruisce l’Avvento, così meditiamo ormai a pochi giorni dal
«Dies Nativitatis», dal Natale.
Termini Imerese (Palermo)
non è Agrigento né Taormina,
forse poco ne sapremmo se molti
operai del luogo, operai per i quali la
crisi Fiat desta incubi di disoccupazione, non temessero il nero avvento
della chiusura delle fabbriche. Lutero, nel suo commento al Magnificat,
sul versetto «ha tratto giù dal trono i
potenti», scrisse; «È necessario che
vi siano autorità, governo, potere e
troni. Ma egli non'tollera a lungo
che i potenti se ne servano male e
contro Dio, per fare torto e violenza
alle persone pie... anziché servirsene
por la sua lode e a difesa della giustizia». Cantare il Magnificat è assumere il vasto orizzonte della giustizia, è
comprendere che viene il Messia
della giustizia e della pace, non solo
del «cuore» e della personale «salvezza». Questo inno del Sud, del1 israelita Maria, «è il canto che Maria cantò, di Dio che lotta contro i
torti umani» (Fred Kaan).
Nella preghiera d’Awento poniamo anche l’ansia e l’attesa
della giustizia per tutti i Sud del
mondo. Sappiamo che c’è molto di
peggio di ciò che accade in Sicilia o
®d Arese, e che dobbiamo disturbate il manovratore se vogliamo che il
''ento del Sud di Maria, lo spirito
del suo canto, sia per tutti i credenti
Sorgente di attenzione, condivisiote, solidarietà. Evidenziamo una
componente della spiritualità pretatalizia, un aspetto importante del
tostro Avvento. La nostra risposta
impulso dello Spirito che fece
Cantare Maria, sia il nostro amen
operoso, nella preghiera e nell’azione, fino a che il Magnificat sia un
Universale coro di ringraziamento
di tutti coloro cui è negato il diritto
n una «umana» esistenza.
Alfredo Berlendis
La crisi della grande industria torinese nel vissuto di operai e innpiegati «storici»
Viaggio dentro la Fiat
Ora, in Piemonte, si diffonde la consapevolezza che sia veramente finita un'epoca
e che si debba riprogettare il lavoro e il territorio in modo non più «Fiat-centrico»
MASSIMO CNONE
DAVIDE ROSSO
■\T ATALE BIMBI» al Lingotto di
\AÌAl Torino, la giornata che tradizionalmente la Fiat riserva alla consegna di pacchi regalo ai figli dei dipendenti, è stata caratterizzata quest’anno dalla distribuzione, fatta dai
cassintegrati, di migliaia di cartoline
rappresentanti un Babbo Natale in
tuta con un sacco pieno di «diritti e
occupazione». Destinatario sulle cartoline: la sede dell’Ifi-Ifil del gruppo
Agnelli. È solo l’ultima delle manifestazioni organizzate in questo periodo a Torino, a Termini Imerese, a
Brescia, luoghi dove più si stanno
sentendo i risultati della crisi che sta
travagliando Fiat auto. Da lunedì 9
dicembre circa 5.600 persone sono in
cassa integrazione a zero ore e altri
2.500 operai sono stati inseriti in un
programma di mobilità lunga, cosa
che con ogni probabilità li porterà a
uscire dall’azienda definitivamente.
Una situazione pesante a cui si aggiungono le conseguenze sulle aziende collegate e sull’indotto. Il clima, e
non solo in azienda, è di preoccupazione e di tristezza. C’è la presa di coscienza, soprattutto nel Torinese, che
sia finita un epoca, con la consapevolezza diffusa di dover ripartire avendo
un territorio non più fiatcentrico.
Fin qui la situazione vista più o
meno dalTesterno, ma chi vive sulle
proprie spalle la crisi come «legge» la
situazione attuale, anche alla luce
dell’esperienza passata? I suoi primi
anni di Fiat Eder Negrin, 54enne di
Torre Pellice, li trascorre nello storico
stabilimento di Mirafiori. Dal 1966 è
modellista-stampista in fonderia e
nel 1973 arriva il passaggio da Mirafiori a Rivalla, dove lavora alla sezione presse. Primavera 2000: «Nello
stesso giorno - ricorda Negrin - sono
stato licenziato e poi riassunto, passando dalla Fiat alla Turinauto. È la
cosiddetta “terziarizzazione» e “quasi alTimprowiso” il grande stabilimento di Rivalta risulta compietamente smembrato». Da quel giorno
la Turinauto, che raccoglie le quote
delle italiane Stola e Itca e dell’austriaca Voest-Alpine, paga un affitto
alla Fiat per l’utilizzo di capannone e
macchinari. Ma non è l’unico nuovo
soggetto ad occupare lo stabilimento. «Alcuni “vecchi” compagni indos
Segue a pag. 11
Valdesi, ebrei e laici di Torino ricorrono al Tar
Il crocifisso esposto all'anagrafe
GIUSEPPE PLATONE
IL Consiglio dell’ottava circoscrizione di Torino (San Salvario, Cavoretto. Borgo Po, maggioranza di
centro-destra) ha approvato, a maggioranza, un ordine del giorno proposto da un consigliere della Lega
Nord in cui si afferma che «il crocifisso, emblema di valore universale
della civiltà e della cultura cristiana,
è riconosciuto quale elemento essenziale e costitutivo e perciò irrinunciabile del patrimonio storico e
civico-culturale dell’Italia (...) impegna il presidente e il consiglio della
Circoscrizione 8 a esporre in luogo
elevato e ben visibile a tutti il crocifisso nei locali della circoscrizione e
in particolare nella sala del Consiglio
e nei locali dell’anagrafe». E in effetti, due giorni dopo, i crocifissi sono
stati esposti nei luoghi menzionati.
Il fatto è avvenuto, non a caso, a
San Salvario, quartiere diventato in
questi anni simbolo dell’immigrazione, anche di segno islamico. Non
solo; qui, tra queste strade, ci sono la
sede della comunità ebraica e di
quella valdese, due moschee, una
parrocchia cattolica guidata da don
Piero Gallo che ha aperto le sue porte a tante famiglie di migranti. In
questo laboratorio, che cerca di contrastare quello «scontro di civiltà»
che molti vorrebbero infiammare,
prende corpo, non a caso, questa vera e propria provocazione.
Naturalmente questa delibera è
lesiva della laicità dello stato e dell’eguaglianza dei cittadini. Quest’ultimo principio implica equidistanza
e imparzialità verso tutte le confessioni. Mettere un crocifisso negli uffici dell’anagrafe, nel cuore della muliculturalità e multireligiosità di que
Segue a pag. 9
Valli valdesi
Montagna
quale edilizia?
Il futuro delle case di montagna è
stato al centro di una giornata di studio organizzata dalla Commissione
internazionale per la protezione delle
Alpi (Cipra), il 29 novembre a Massello. Se il dialogo è stato limitato a pochi presenti, non è stato certo superficiale; partendo da interventi di inquadramento, come quelli che hanno illustrato tipologie e materiali delle diverse tradizioni germanica e latina, i partecipanti hanno poi affrontato l’intreccio fra architettura e integrazione con l’ambiente, esaminando le soluzioni più moderne riguardanti le modalità di utilizzo dell’energia. Unico dubbio: il futuro delle Alpi
dovrebbe essere pensato di più da chi
sarà interessato ad abitarle.
Anno IX - numero 48-13 dicembre 2002
■ECO DELLE VAIUI
Odo integrato delle acque
approvato il Piano d'ambita
A pag. 13
L'IDENTITÀ
DELL'EUROPA
«L’imminente decisione politica che
sta per essere presa al vertice europeo
di Copenaghen (12-13 dicembre) costituirà un contributo significativo alla fine della divisione tra Est e Ovest dell’Europa»: lo afferma la Commissione
chiesa e società della Conferenza delle
chiese europee (Kek) in una lettera inviata a tutte le chiese membro. Infatti,
con la riunione del Consiglio europeo
nella capitale danese, l’Unione europea
(Ue) apre le sue porte a dieci nuovi
paesi: Repubblica ceca, Estonia, Cipro,
Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria che vi entreranno a tutti gli effetti nel 2004,
mentre la Bulgaria e la Romania dovranno aspettare il 2007. Rimangono
fuori i paesi dell’ex Jugoslavia (tolta la
Slovenia), e l’Albania; per quanto riguarda la Turchia sarà proprio questo
vertice a doversi pronunciare.
La lettera della Kek sottolinea giustamente che l’allargamento non deve
essere visto come un semplice «adattamento» dell’Est all’Ovest è che esso
rappresenta di fatto «una trasformazione dell’Europa nel suo insieme che
coinvolge sia gli attuali stati membri
sia i nuovi». L’Europa infatti è un grande progetto tuttora in costruzione, iniziato 50 anni fa come cooperazione
economica tra sei paesi occidentali e
allargatosi man mano agli attuali 15
stati membri, ma ha l’ambizione di diventare qualcosa di più di un semplice
spazio economico: vuole essere anche
uno spazio sociale, politico e culturale
che comprenda e valorizzi anche le radici spirituali e religiose (ebraico-cristiane ma non solo) che hanno forgiato
l’anima europea. Ma come far sì che
l’allargamento, cioè la ricomposizione
di un continente lacerato da due guerre
mondiali e da una lunga guerra fredda,
non si trasformi in una decostruzione
di quello che si è costruito finora? Come far si che gli ultimi arrivati non si
sentano semplici invitati ad un club già
formato bensì coinquilini della casa
comune? Questo è l’oggetto dei lavori
della Convenzione europea, nominata
dal vertice di Laeken, che entro la prossima primavera dovrà presentare una
bozza di Costituzione per la nuova Europa che sta per nascere. E come dice
giustamente il presidente della Commissione europea. Romano Prodi, in
un’intervista a La Repubblica del 7 dicembre scorso, questa Carta fondamentale dovrà definire l’identità complessiva, anche dal punto di vista geografico, della nuova Europa. E non potrà che essere un’identità plurale e pluralista, il che non vuol dire eteroclita.
Insamma, più che menzionare esplicitamente l’eredità cristiana, come
chiede il papa, la prima parte della Costituzione dovrà essere un testo che
esponga laicamente un insieme di valori nei quali tutti gli europei si possano pienamente riconoscere. Questo testo esiste già: è la Carta europea dei diritti fondamentali, adottata dal vertice
di Nizza due anni fa. Anche per quanto
riguarda l’architettura istituzionale.
Prodi ha ragione, credo, di riproporre
con forza la struttura federalista sovranazionale auspicata dai padri fondatori, privilegiando il metodo comunitario rispetto a quello intergovernativo, e rafforzando i poteri del Parlamento e della Commissione. Questo è
l’unico modo di evitare che alcuni paesi «pesino» più degli altri e di far sì che
la voce dei più piccoli e dei nuovi arri
vati non venga del tutto soffocata.
Jean-Jacques Peyronel
2
PAG. 2 RIFORMA
«'Poi vidi un
nuovo cielo e
una nuova terra,
poiché il primo
cielo e la prima
terra erano
scomparsi,
e il mare
non c’era più.
vidi la santa
città, la nuova
Gerusalemme,
scender giù dal
cielo da presso
Dio, pronta
come una sposa
adorna per il suo
sposo. ^Udii una
gran voce dal
trono, che
diceva: “Ecco
il tabernacolo
di Dio con
gli uomini! Egli
abiterà con loro,
essi saranno
suoi popoli
e Dio stesso sarà
con loro e sarà
il loro Dio”»
(Apocalisse 21,1-3)
« Nella città
non vidi alcun
tempio, perché
il Signore, Dio
onnipotente, e
VAgnello sono il
suo tempio (...)
^*Le nazioni
cammineranno
alla sua luce
e i re della terra
vi porteranno
la loro gloria.
Di giorno
le sue porte non
saranno mai
chiuse (la notte
non vi sarà più)»
(Apocalisse 21, 22-25)
25
«'Poi mi mostrò
il fiume
dell’acqua della
vita, limpido
come cristallo,
che scaturiva
dal trono di Dio
e dell’Agnello.
^In mezzo alla
piazza della città
e sulle due rive
del fiume stava
l’albero della
vita. Esso dà
dodici raccolti
all’anno, porta
il suo frutto ogni
mese e le foglie
dell’albero sono
per la guarigione
delle nazioni»
(Apocalisse 22,1-2)
omiletidif
LA NUOVA GERUSALEMME
Nella grande visione dell'autore dell'Apocalisse, la nuova Gerusalemme si
presenta come la città In cui si realizza l'economia del dono e della solidarietà
ARRIGO BONNES
La domanda è ricorrente nella storia umana: chi è oggi
colui che detiene il potere? Sono
i vari Erode che si sono succeduti nel corso dei secoli o l’inerme fanciullino deposto in una
mangiatoia? 1 faraoni oppressori, i Nabucodonosor conquistatori di imperi, i Nerone folli persecutori o il Figlio dell’Uomo
che sale sulla croce? Sembra
una domanda retorica con la risposta scontata. Eppure non è
così. L’autore dell’Apocalisse
scrive il suo libro per Combattere una convinzione radicata
nell’animo umano e presente
anche nella sua chiesa: l’ingiustizia e l’oppressione prevalgono, il male è più forte del bene!
Chi detiene il potere?
Non è forse vero che anche
nel nostro tempo il potere
sembra saldamente ancorato
nelle mani delle grandi potenze
economiche e/o militari? Non è
forse vero che davanti al quotidiano bombardamento di notizie terribili e terrificanti si è presi
dalla tentazione di pensare che
Dio si sia ritirato dalla scena della storia e abbia deciso di lasciare fare all’uomo fino al giorno in
cui deciderà di intervenire e allora il mondo, la natura, la città
dell’uomo e l’uomo stessi verranno distrutti per poter dare
inizio a una nuova creazione per
poter fare scendere dal cielo la
nuova Gerusalemme. E molti sono talmente convinti della necessità di una radicale distruzione al punto di affermare che non
si può pregare per la pace, perché pregando per essa si va contro i disegni di Dio che, appunto
nel libro dell’Apocalisse sono descritti in termini catastrofici. La
teologa Schuessler Fiorenza ci
mette sull’avviso: «Interpretazioni che attribuiscono la distruzione del mondo a Dio, sono pericolose in un momento storico in
cui alcune nazioni hanno i mezzi
tecnologici per mettere in atto
l’annichilimento di tutti gli esseri
viventi e le piaghe mortali della
guerra biologica.
Giovanni cerca di persuadere
l’uditorio a vedere le sue sofferenze e le avversità presenti come parte della battaglia per il
mondo di Dio, cbe è libero dall’oppressione». Il veggente di
Patmos sostiene quindi nel suo
libro che la fede cristiana confligge con la vigente religione civile romana che afferma che Cesare è il Signore. «Colui che fa
tutte le cose nuove» è il Signore
dei signori. E Dio non si è certamente arreso davanti allo strapotere dei violenti e dei malvagi,
non ha abbandonato la «sua
creazione» nelle mani di coloro
che si adoperano per tiranneggiarla e distruggerla. Il libro
dell’Apocalisse sostiene che Dio
ha il potere di ristabilire la giustizia e, in tal modo, di creare un
mondo qualitativamente differente. Dio vuole qui, su questa
terra, portare una salvezza totale, non solo per i cristiani, ma
per tutti coloro che oggi vivono
una vita disumanizzata.
Lottare insieme a Dio
Nessuna fuga, ma un ri
Preghiamo
Tu mi chiami al tuo servizio, o divino Redentor:
fa che adempia il tuo volere con letizia e con fervor.
Tutto quanto m’appartiene viene a me per tua bontà;
tutta quanta la mia vita consacrata a Te sarà.
il più grande sulla terra. Tu dicesti o buon Gesù,
è colui che sa umilmente ad ognun servir quaggiù.
Il mio giogo è sempre dolce, peso lieve da portar
per chi viene a me obbediente e da me vuol imparar.
Tu Tamor ci predicasti e Ti offristi per servir;
dona a noi, per la tua grazia, le tue tracce di seguir;
nella nostra debolezza ci sostieni Tu, Signor,
onde siam con allegrezza testimoni del tuo amor.
(Inno 139)
chiamo concreto a collaborare con Dio per non rinunciare,
rna lottare insieme a lui; non per
disperare, ma per vivere di speranza; non per avere paura, ma
per essere radicati nella fiducia
in colui che può ogni cosa. E allora nessuna resa davanti alla
violenza e all’ingiustizia, anzi
essa deve venire smascherata e
denunciata come contraria all’intenzione di Dio. Il libro dell’Apocalisse incita alla lotta, alla
resistenza contro il male e lo fa
fondandosi sulla certezza che
l’esito di questa battaglia è già
noto: il nuovo cielo, la nuova,
terra, la nuova Gerusalemme.
Concludevo la riflessione della
settimana scorsa con queste parole: «Tempo d’avvento, tempo
d’attesa. In Gesù Cristo il nuovo
è iniziato. Egli è la parola di vita
che Dio ha scritto nel nostro
cuore: viviamo questo tempo
aperti all’azione creatrice di
Dio». Che còsa significa essere
aperti all’azione creatrice di Dio?
I testi di oggi che parlano della
città di Dio, della nuova Gerusalemme, costringono a riflettere
su quello che si vive: la città
dell’uomo, fondata da Caino e la
città che ci viene preannunciata.
II teologo Jürgen Moltmann (nel
libro indicato) scrive rifacendosi
all’antico racconto di Genesi 11,
«la torre di Babilonia rappresenta il tentativo degli empi di assaltare il cielo. La città di Dio, invece, scende dal cielo sulla terra
e riempie della sua grazia coloro che bramano la presenza di
Dio... essa appartiene a chi non
si è piegato alle pretese religiose
e all’autoritarismo politico-economico di Roma».
Non piegarsi alle pretese religiose della città dell’uomo. «Chi
abita a Babilonia non sa di abitarvi. Siamo stati allevati ed
educati a vedere la grande città
come una realtà se non proprio
perfetta, certamente vivibile.
(Howard-Gwyther). Un cantautore negli Anni Sessanta così si
esprimeva in una nota canzone:
«Com’è bella la città, com’è
grande la città, com’è viva la
città, com’è allegra la città, piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luce, con tanta
gente che lavora e che produce.
Se tu vuoi farti una vita devi venire in città...». Oggi le nostre
città sono diventate delle megalopoli assolutamente invivibili e
chi può scappa per rifugiarsi nei
paesi limitrofi. Una fuga fisica:
la tecnologia di oggi permette ad
alcuni (molto invidiati da coloro
che devono impiegare ore per
raggiungere il proprio posto di
lavoro) di lavorare direttamente
da casa col proprio computer
avendo soltanto «incontri virtuali». A fronte di questi pochi
altri milioni di esseri umani inseguono il mito della città e accolgono l’idea che «se vuoi farti
una vita devi venire in città».
potere sul creato e usurpando i
privilegi divini. Analogamente la
Nuova Gerusalemme esiste là
dove la comunità umana resiste
alle vie dell’impero e pone Dio
al centro della sua vita comunitaria» (H.G.). Il problema evidentemente non è il vivere o il
non vivere in una città, anzi un
francescano catalano del XTV secolo così la definiva: «Quel posto
dove tutti guardandosi l’un l’altro si sentono uniti».
La città di Dio
PER l’autore dell’Apocalisse
la città di Dio è anche una
Vedere dietro il velo
La grande forza della visione
i"
I di Giovanni è quella di vedere dietro il velo, cioè la propaganda e i miti che riempivano il
suo mondo di smascherare la
seduzione rappresentata dal potere politico-economico. Vedeva
la gravità del problema, ma soprattutto vedeva la possibile alternativa. «Babilonia esiste là
dove la società umana diventa
impero, affermando il proprio
città che non dispone di un tem
pio. In una pagina di Internet ho
appreso che un Consiglio comunale ha deliberato di costruire,
per la modica cifra di 5.500 miliardi di vecchie lire, la «Città di
Dio» che ospiterà 13 templi e 13
facoltà teologiche. Qui ci viene
invece detto che la nuova Gerusalemme non ne ha bisogno
poiché è riempita dalla presenza
immediata di Dio e di Cristo. È
una città del «regno senza religione» poiché essa stessa è il
compimento e la fine della religione (Moltmann). I nostri testi
di oggi richiamano l’acqua che
scorre nella nuova città. Acqua
offerta gratuitamente e che contrappone l’economia di Dio all’economia dell’impero. «Nella
nuova Gerusalemme, l’acqua offerta gratuitamente da Dio sconfigge l’economia imperiale basata sullo sfruttamento e sul debito. Analogamente anche l’alhero
della vita ricorda l’economia di
Dio. L’albero della vita produce
frutti per gli abitanti della nuova
Gerusalemme e foglie per guarire le nazioni. L’economia di Dio,
oltre a provvedere alle necessità
degli abitanti della nuova Gerusalemme, può guarire anche le
nazioni sedotte dall’economia
dell’impero» (H.G.).
La città dell’uomo nata dal fratricidio e dal desiderio di indipendenza da Dio si trasforma
dalla presenza di Dio e dalla sequela dei discepoli di Gesù Cristo. Prendendo a modello l’Agnello è possibile spezzare il cerchio della violenza rappresentata
dall’accaparramento delle risorse da un lato e dalla mancanza di
tutto dall’altro. La nuova Gerusalemme si presenta quindi come
la città in cui si realizza l’economia del dono e della solidarietà.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
La città di Dio, lau,
Gerusalemme, è sta^^
riamente pensata
ta e descritta nel coZ;
seconda teologi e s<2
e nessuno, finora, è **'
in grado di dire unam,.
la definitiva. Il nucy,^
viene indicato nel
dell'Apocalisse infonZ
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curamente affascinai!^
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che diventa il luogo vS wlezza,
le della presenza di D» 8*°®®
Una città che in termitì tes‘®P'
promessa si ergerà so^ della civ
tutte le altre per dive« scia pari
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struzione per poi nuol Xrnii
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non riflettere sull'ac«! ^
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espresso nel salmo l>pr>ne ^
di converso come nonrflP™^! ^
frontare la terribile CM si
traddizione rappreseniil sodato <
dal testo di Geremialjatristev
che invita a pregare peri posa eri
città in cui si è stati de|tì chiesa p
tati? Gerusalemme cittì! preti e 1
contraddizioni che poià
nel suo nome II geriw
della pace è oggi ancM
luogo di conflitto.
Una consolidata letti
del libro dell'Apocali
tende a separare quelli
che era la tradizione prf
fetica in Israele riassunti
le nell'espressione di uni
predicazione incarnati
nella storia e la predi® fanne
evitarli,
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zione apocalittica chean'
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che porterebbe al diS
della storia. In questoca»
ci si sentirebbe autorizzi
a rimandare tutta la nastra speranza verso uni»
turo lontano che ci tool
in termini assolutameli
ipotetici. Nel nostro tei«po alcune scuole di pa
siero stanno recuperi
l'idea che anche i
apocalittici vanno letti«
termini di attualità contestualizzata. Non purapre
iezione verso il futuro,®
analisi e risposta nel presente. Non una fede die
sogna la soluzione dei
problemi al di là della storia, ma una fede che lotti
contro tutto ciò che oji
si oppone alla «buoni
creazione di Dio».
Il nodo da scioglier®!®
me punto dal quale padi'
re, è chi è, per noi credenti, colui che detiene ogf
realmente il potere. Om
nostra risposta dipende«
cammino che percorrer®
mo: una strada che «subisce» il presente in attesi
della «felicità» Inturaj
che separa il pubblico d
privato o una strada cn
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che il nuovo di Dio ha S*
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- W. Howard-BrooK^
Gwyther, L'impeto
to, Bologna, 2001; ,,
Avvento di Dio, v
già cristiana, Brescia» |
- Elisabeth Schug.
Fiorenza, Apocalisse,
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Brescia, 1994
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Normalmente no, e così allontanano anche molta gente dalla religione
Le persone religiose sono simpatiche?
ga dove nasce questa sensazione di poca sinfipatia? Dal fatto che piace più il peccato della
0tità? La libertà sfrenata più della responsabilità? 0 c'è qualcosa che non va nei religiosi?
^^^TORE RAPI5ARDA
IO nROVIAMO a chiederci se
in Siria
=■' '™dinpatia- Io che mi confesso
Zàente, che mi occupo di
sjbbia, di teologia, di chiesa e
che obiettivamente vengo
considerato una persona reli
ido
e
0 al neo^
5 nelC
1 teinaj
ascini
a nosbo!
abbiami ¿„ja, non posso non pormi
°5trultà||, fjdomanda di apertura. Al
® tado di questa domanda c’è
Ì sensazione, o la consapeluogoS Uzza, che la persona relinza di dÌ «iosa non e necessariamen-■ “*• te simpatica. Ne «Il giorno
della civetta», Leonardo Sciascia parla di un delatore che
veniva soprannominato «u
parrinieddu» (il pretino).
In questo inciso c’è tutto un
programma di sensazioni eLsse a mezza voce, per
simboli. Nella mia infanzia,
nella mia educazione cattolica, la chiesa, il dovere di andare a messa, la lezione di religione a scuola (con insegnanti che bacchettavono gli
n'iblie'’c(il alunni ^
sodato a costrizione, a noia,
atristezza. La pratica religiosa era solo un dovere. La
chiesa puzzava di incenso, i
preti e le suore era meglio
evitarli, salvo che per giocare a palla negli oratori. Una
conferma di questa sensazione, anche se in ambito diverso, l’ho avuta diversi anni dopo la mia infanzia, quando
ormai studiavo teologia nella
riassuipi follissima facoltà teologica
anedlum fattista di Ruschlikon, nei
pressi di Zurigo. Era il 1970,
l'anno del Black September.
Incontrai un palestinese di
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israeliani, di quei conservatori dai quali i giovani palestinesi si tenevano alla larga.
Non solo, dunque, le persone
religiose cristiane, ma anche
quelle ebree apparivano poco simpatiche. E che dire dei
talebani? Che dire degli studenti coranici, dei capi religiosi di nazioni come l’Iran?
Alzi la mano chi li trova simpatici. Ecco, così abbiamo
completato il quadro delle
religioni che si vogliono radicate in Abramo.
Nello scrivere queste considerazioni non mi sono avvalso di statistiche, ma mi
sembra di poter dire che la
religione e la pratica religiosa, là dove non viene imposta
col terrore, è qualcosa dalla
quale le giovani generazioni,
ma non solo loro, si tengono
alla larga. In Italia, nazione
cattolica per antonomasia,
persino il cattolicesimo viene
sempre più considerato religione di minoranza. Non ingannino le grandi adunate attorno al papa.
Da dove nasce questa sensazione di poca simpatia per
la religione e, perché no, per
le persone che praticano la
religione? Dove sta il vero
problema? Chi può rispondere per tutti e in maniera definitiva? Tentiamo ora alcune
piste di riflessione, senza alcuna pretesa di essere esaustivi. La prima, non necessariamente in ordine di importanza, può essere individuata
nella cultura o pseudocultura
mediática. Chi non ha visto
almeno un film in cui si fa la
parodia dei credenti? Mi vengono in mente certi film western in cui si mette sotto una
luce irreale l’Esercito della
Salvezza per la sua battaglia
contro l’alcolismo. La cultura
mediática in generale è fatta
di apparire, di vippismo (mi
si passi il neologismo), di
consumismo. Molti programmi televisivi, che tanto tempo
assorbono della vita di ciascuno, sono programmi sotto
vuoto spinto, quanto al contenuto, ma pieni di starlette e
di palestrati di bella presenza. In questi programmi il discorso religioso viene tenuto
a distanze siderali e appare
veramente come un discorso
di un altro mondo.
Un altro percorso ci porterà
a notare che alla gente può
direzioi^ Israele. Un po’ per gioco parlai ebraico, utilizzando la mia
conoscenza dell’ebraico biblico. Con garbo il mio interlocutore mi disse, in inglese,
che il mio ebraico suonava
come la lingua dei religiosi
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5
Matrimonio «coreografico»
piacere di più il peccato che
la santità, la libertà sfrenata
che non la compostezza responsabile. Non poche persone hanno problemi con T«autorità», non poche sono restie
a condurre una vita ordinata.
Molte persone, è noto, amano vivere senza regole, condurre una vita da individualisti, fare il proprio comodo e
non dare conto a nessuno.
Per dirla con le parole del
Vangelo di Giovanni: «Hanno
preferito le tenebre alla luce,
perché le loro opere erano
malvagie» (Giov. 3, 19). Ci sarebbe poi chi pensa che le
questioni legate alla religione
siano un optional della vita,
quasi un’evasione dai problemi veri che sono lavoro, guadagno, cura della famiglia,
sport e cura della persona,
nonché impegno politico 0
culturale «di questo mondo».
In questa impostazione
della vita il discorso religioso, se c’entra, è un discorso
di contorno, di coreografia,
come certi matrimoni che
«debbono» essere fatti in
chiesa, con tanto di ossequio
per le convenzioni e le tradizioni. Dunque, religione sì,
ma negli eventi eccezionali,
quasi un passare sotto le forche caudine. Per completare questo breve quadro si
potrebbe ipotizzare che alcune persone, semplicemente,
non sono state predestinate
o, se sono state chiamate,
non figurano tra gli eletti
(Mat. 22,14). Si tratterebbe di
persone intrinsecamente refrattarie o insensibili al discorso religioso e alla sua
pratica. Esse orbitano intorno a un altro mondo di valori, perciò non hanno interesse per quel che noi chiamiamo religione, fede e, più specificamente, cristianesimo.
In Dio solo è il nostro punto di riferimento
È giustificata una persona
tbe viene dichiarata giusta,
®cui altri pronunciano un
Eiudizio positivo, non già una
persona che si erge al di sopradegli altri. Nel discorso
evangelico è soltanto Dio che
be l’autorità di dichiarare
Slusta una persona. Ciò può
sembrare frustrante, può apparire come la negazione dei
aostri sforzi: se, si potrebbe
pensare, non sono le mie
epere che mi giustificano ma
“>0i indipendentemente dalernie opere, perché mai do®ei sforzarmi di fare il bene?
nttavia, se non ci sforziamo
mre il bene, rimaniamo in
h brodo indistinto di persoe che vivono al servizio dei
P'epri interessi, del proprio
r^®'®Dio, Non è esagerato diche se non ci sforziamo di
c il bene, diamo spazio alla
.della giungla, alla legge
ai più forte. Se non facciaD 11 bene, finiamo col fare il
mi ’ l’essere conniventi
i, .|iRele, col macchiarci della
di omissione.
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j, ”® yetributiva per cui il
a si fa soltanto se ne vie
Dobh- uti vantaggio,
sio dipelo rinunciare alla vi5®8oistica per cui se non
le lo ^ lavare un utile non vadi impegnarsi nel
Mj ’ bene. La nozione evenne ^ eui la giustificazioqm dono di Dio e non conPrin H dotana ci libera proli be^ fluesto assillo di fare
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Ho “ bene per conquistare
llbgd^^o di privilegio, di fare
tri. por primeggiare su aliqjto' protestantesimo riforl>a hn "d'In una certa epoca,
0 sottolineato la distin
zione tra la chiamata a fare il
bene e il ruolo di Dio nella
giùstificazione, nella salvezza
delle persone. Lo ha fatto col
concetto della predestinazione, un concetto oggi arduo
da digerire, ma non proprio
impossibile se guardato in
questa nuova luce.
Mentre la salvezza, lo ribadiamo, è opera e dono di Dio,
anche quando egli giudica le
nostre opere (1 Cor. 3, 13ss; 1
Piet. 1, 17; Apo. 22, 12), la
chiamata a fare il bene non
può essere elusa. Se è vero
che non siamo invitati a
compiere il bene per guadagno personale, in vista di una
retribuzione, non possiamo
nemmeno trascurare il fatto
che i frutti sono e debbono
essere visibili. Gli alberi si riconoscono dai frutti, l’albero
buono dà frutti buoni (Mat.
7,17ss). Senza un serio impegno a compiere il bene diventiamo meschini ai nostri
stessi occhi, guardarci allo
specchio senza una smorfia
di pietà diventa un problema
quotidiano.
Qui credo che si possa individuare il valico in cui si superano le divisioni tra credenti e non credenti, tra gente di chiesa e gente che in
chiesa non va, comunque tra
persone che ricercano il bene
e voglio compierlo. Ma se il
confine è superato o superabile, ha ancora senso parlare
da credenti, ricercare l’incontro con Dio, approfondire
una spiritualità sempre più
genuina e sempre più fonte
di vita nuova?
La mia risposta da credente
è sì, ha senso: perché come
credente rifiuto non soltanto
la presunzione di compiere il
bene in modo tale da guadagnare la salvezza, ma rifiuto
anche l’idea di rappresentare
il punto di riferimento di me
stesso, di essere autoreferente. Come credente so che il
mio punto di riferimento, la
mia fonte di vita, di valori, di
ispirazione, di autorità è al di
là di me stesso, è oltre tutto
ciò che io stesso costruisco.
Ancora, come credente trovo
e credo che Dio è molto di
più che lo strumento di cui
ho bisogno per fare quel che
voglio, per fare bene quel che
penso di fare. Trovo, piuttosto, che Dio mi dà la forza per
compiere molto di più di quel
che le mie forze mi consentirebbero. Dio è la voce che mi
chiama a uscire dalla schiavitù dell’egoismo e dell’assuefazione. Non denuncio il
male perché sono arrabbiato,
ma perché Dio mi fa comprendere quel che non va attorno a me, persino in me
stesso. Posso ancora spingermi a dire che non sono io che
ho scelto Dio, ma egli ha scelto me. Non c’è alcuna presunzione nell’avere Dio come
punto esterno di forza, di riferimento, di valore, di vita.
C’è, invece, un senso di gioia
e di conforto, misto a responsabilità, perché Dio non è
una stella polare, una bussola
0 un amuleto che mi aiuta
nei miei sforzi. Dio è totalmente altra realtà: Dio è vita,
è protagonista nella mia vita
e nella storia del mondo.
Condivido l’espressione di
Paolo: «Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in
me» (Gal. 2,20).
La spiritualità evangelica ha
il suo manifesto nella metafora della vite e i tralci (Giov.
Nella persona religiosa
c'è «senso di superiorità»?
15). Lì si coniugano in maniera speciale il richiamo a rimanere uniti alla vite, per trarne
linfa vitale, e il portare frutto,
esito naturale dell’essere legati a Cristo. Il tralcio che
porta frutto, perché unito alla
vite, non è una sterpaglia inutile e fastidiosa. Al tralcio che
porta frutto si può guardare
con simpatia. Chi sta unito a
Cristo-la vite e porta il frutto
che sgorga da quella unione è
una creatura nuova, che non
può essere confusa con i modelli di questo mondo. La creatura nuova ama e perdona come Cristo; dona e si fa
compagna di percorso, come
ha fatto Cristo. La creatura
nuova non è antipatica, perché manifesta l’amore disinteressato, l’agape di Dio. Ecco
un’altra parola che ci indica
lo specifico della spiritualità
evangelica: «l’amore».
L’amore è amore per Dio e
per il prossimo. L’amore per
Dio è amore per le cose che
Dio fa. Dove troveremmo il
coraggio di privilegiare i poveri, i deboli, i minimi, gli ultimi, se non nell’amore per
l’agire di Dio che sceglie il
piccolo Israele per farne il suo
popolo particolare? Se non
nell’amore di Cristo Gesù che
ha compassione per le masse
stanche a sfinite? Chi crede
deve avvertire che il suo posto, il suo modello, le sue scelte non sono di questo mondo,
ma del mondo di Dio, di quel
mondo che ci è stato rivelato
nella Scrittura, nella storia di
Israele e della chiesa primitiva e, in primo luogo, nel ministero di Gesù Cristo. Chi
non si sarà vergognato di Cristo, troverà Cristo al suo fianco in ogni momento.
Bisogna anche tenere in
conto la possibilità che la ragione della scarsa appetibilità della religione potrebbe
non essere individuata «negli
altri», ma in noi, gente di fede
e di pratica religiosa. Non c’è,
forse, nella persona religiosa
(nei protestanti? perché no!)
un senso di superiorità nei
confronti degli altri, degli altri che non sono spirituali,
che non hanno proposte specifiche da portare avanti, che
amano stare nella massa, che
hanno paura di apparire minoranza? Nella parabola del
fariseo e del pubblicano che
altro c’è se non la denuncia
del religioso soddisfatto di
sé? La persona religiosa spesso fa trasparire la convinzione di appartenere più a una
comunità di élite che non di
eletti. Spesso appare anche
come colui o colei che pensa
in primo luogo a mettere a
posto i propri problemi di salute, di successo, di aldilà, lasciando al poi le questioni
che riguardano gli altri. Una
persona che appare spiritualmente incurvata su se stessa
difficilmente può suscitare
simpatia. Inoltre, nelle società occidentali i cristiani,
salvo lodevoli eccezioni, appaiono come i difensori dello
status quo, detentori di una
egemonia economica, politica e culturale che non ammette crepe.
Questo è avvertito fortemente dai credenti che vengono da altri contesti culturali, diciamo dai paesi poveri.
Lo avvertono anche i giovani,
quelli che hanno sviluppato
una sensibilità per i problemi
profondi. Un po’ tutti avvertiamo nella nostra vita e nelle
nostre chiese una mancanza
di coerenza e una mancanza
di visione profetica. In questo grigiore si accetta senza
battere ciglio e come ineluttabile quella specie di commistione tra trono e altare
che è diventata la norma nei
paesi occidentali. Le chiese
sono imborghesite, così che i
poveri, i diseredati, milioni di
migranti non trovano il loro
posto nella, chiesa, al massimo diventano oggetto di assistenza; non hanno voce
perché a loro non viene data
la parola; possono soltanto
accettare quel che viene dato
loro. C’è così una specie di
corto circuito che interrompe la vitalità. Quelli che potrebbero vivificare la chiesa
con i loro carismi, che potrebbero portare linfa nuova,
vengono tenuti ai margini
perché i posti di potere, o
semplicemente i posti che
contano, vengono occupati
dai soliti primi arrivati, che si
propongono come i primi
della classe, ma che non
sempre sono un motore trainante, e che spesso fanno da
zavorra. Possono simili persone risultare simpatiche?
Quanto detto fin qui può
apparire come un’analisi cruda della nostra realtà, della
realtà di persone che frequentano le chiese. Ma se c’è
del vero, non bisogna avere
paura della verità. Non giova
a nulla, come insegna la parabola del fariseo e del pubblicano, affermare la propria
giustizia con un metro di misurazione tutto personale.
Giova, invece, un’onesta confessione di peccato che ci dà
la dimensione della giustizia
e ci fa tornare «giustificati».
Amare dell'amore che dura
L'apostolo Paolo, in I Corinzi 13: 1-13, si è dilungato
appropriatamente intorno a
una serie di quadri che ci fanno toccare con mano che cosa
voglia dire essere delle nuove
creature, animate dallo Spirito di Cristo, capaci di amare
dell’amore che dura.
«Se parlassi le lingue degli
uomini e degli angeli, ma
non avessi amore, sarei un
rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il
dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la
scienza e avessi tutta la fede
in modo da spostare i monti,
ma non avessi amore, non
sarei nulla. Se distribuissi
tutti i miei beni per nutrire i
poveri, se dessi il mio corpo
a essere arso, e non avessi
amore, non mi gioverebbe a
niente.
L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia;
l’amore non si vanta, non si
gonfia, non si comporta in
modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non si
inasprisce, non addebita il
male, non gode dell’ingiustizia ma gioisce con la verità;
soffre ogni cosa, crede ogni
cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
L’amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite: le lingue cesseranno: e la
conoscenza verrà abolita:
poiché noi conosciamo in
parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione
sarà venuta, quello che è solo
in parte, sarà abolito.
Quando ero bambino parlavo da bambino, pensavo da
bambino, ragionavo da bambino: ma quando sono diventato uomo ho smesso le cose
da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio,
in modo oscuro; ma allora
vedremo faccia a faccia; ora
conosco in parte; ma allora
conoscerò pienamente, come
anche sono stato perfettamente conosciuto. Ora dunque queste tre cose durano:
fede, speranza, amore; ma la
più grande di esse è l’amore».
4
PAC. 4 RIFORMA
VENERDÌ 13
Oltre 70 persone hanno partecipato alla Consultazione organizzata dalla Kek
Europa, il nodo dei rapporti stato-chiesa
Escluso lo possibilità di dor vito o uno Icgislozions confiune europeo su questo questione
In ogni poese si lovori sullo normotivo esistente per ollorgore i diritti delle minoronze
DAL MONDO CRISfìÀNÒ^^jkiS [
Dopo l'esito del referendum sul diritto d'asilo
Svizzera: sollievo delle chiese
FRANCO SCARAMUCCIA
PIÙ di settanta persone
provenienti da trenta paesi diversi hanno partecipato
alla consultazione della libertà religiosa in Europa, «Le
relazioni delle chiese maggioritarie e minoritarie con lo
stato», tenutasi a Vienna e organizzata dalla «Commissione chiesa e società» della
Conferenza delle chiese europee (Kek). Nutrita la partecipazione di delegati delle
chiese dell’Est europeo, tanto
che il russo (insieme con l’inglese, il tedesco e il francese)
era una delle lingue ufficiali
dell’incontro. L’Italia era rappresentata dal pastore Jurg
Kleeman, per la Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi),
e da chi scrive queste note
per l’Unione evangelica battista d’Italia (Ucebi).
Attraverso lo studio di alcuni sistemi di rapporto statochiesa (Austria, Russia, Francia e i paesi del Nord) in plenaria, e attraverso il confronto delle rispettive legislazioni in materia di rapporti stato-chiesa, nei diversi gruppi
di lavoro i partecipanti hanno
preso atto della situazione
esistente e preso coscienza
come ancora il diritto di li
Vienna: veduta panoramica della città
bertà religiosa sia largamente
disatteso in molti paesi che,
con la scusa di contenere il
proliferare delle sette e di limitare il proselitismo, di fatto
limitano il reale esercizio della libertà di coscienza. Si è potuto rilevare anche come,
contrariamente all’invito contenuto nella Carta ecumenica,
le religioni di maggioranza
spesso appoggino i governi
nella loro azione repressiva e
non aiutino le confessioni di
minoranza a farsi riconoscere
i diritti fondamentali affermati dall’articolo 9 della Conven
zione europea sui diritti civili.
Specialmente nei gruppi di
lavoro si sono ascoltati interventi appassionati di chi nel
proprio paese non riesce a
svolgere compiutamente la
propria evangelizzazione per
le restrizioni messe in atto dai
vari governi con l’appoggio
tacito, ma spesso anche esplicito, della religione di maggioranza. L’arma più efficace
di diversi governi nell’opera
di censura preventiva delle
confessioni sembra essere
quella della registrazione, per
cui sono richiesti talora requi
siti tali (numero di membri,
numero di anni di presenza
sul territorio, ecc.) da rendere
di fatto impossibile l’accesso
al paese di nuove religioni.
La consultazione non si è
conclusa con l’approvazione
di un documento ma con la
condivisione di alcune raccomandazioni indirizzate alla
Kek: intanto che la stessa assuma il ruolo di mediatrice
nei conflitti fra chiese membro, e nei rapporti fra le chiese membro e i governi dei loro paesi. In maniera unanime, poi, la consultazione ha
escluso che sia possibile il
tentativo di dar vita a una legislazione comune europea
sui rapporti stato-chiesa, ritenendo più opportuno che
in ogni paese si lavori sulla
normativa esistente per allargare i diritti delle confessioni
di minoranza. La consultazione ha chiesto anche alla
Kek di sviluppare la definizione degli standard minimi
richiesti dall’art. 9 della Convenzione sui diritti civili, in
modo che le procedure di riconoscimento e registrazione
non diventino in nessun caso
motivo di discriminazione di
fatto nei confronti di nessuno, ivi compresi i cosiddetti
«nuovi movimenti religiosi»
BERNA — Sono stati appena 3.422 (su un totale di 2
ni 240.000) i voti che domenica 24 novembre nella Conw
razione elvetica hanno causato la sconfitta della propo^ '
ferendaria per una nuova legge sul diritto d’asilo, presem
dal partito populista di destra Udc (Unione democratkari
centro), e che da più parti era stata definita «la più S*”
restrittiva in Europa». Il risultato è stato accolto con sol
sia dalla Federazione delle chiese protestanti sia dalla 0
renza episcopale cattolica: «La Svizzera - scrivono i ves
in un comunicato stampa - che è una delle nazioni pi ^
che del mondo deve continuare ad essere anche una
più generose; è una questione di coscienza!».
010
Miec
Unione italiana (delle chiese awentiste
Lo stato invitato a difendere
alcuni valori imprescindibili
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tke grazi;
ROMA — Riunito a Roma dal 19 al 22 novembre, il Comi fdiretti
tato nazionale dell’Unione italiana delle chiese cristianeav llGiovt
ventiste del 7° giorno (Uicca) al termine dei lavori ha diffm Ilio e P
un documento in cui auspica che la Chiesa awentista stes [averso
«prosegua il suo cammino di fede con fedeltà, testimonli gario M
za e unità». Il documento invita anche le autorità italiani «rie rela
«operare per difendere dei valori imprescindibili qualilaliiastori r
laicità dello stato, la tutela dell’infanzia e delle famigliei laltontcsto
pace, l’inserimento pacifico e legale degli stranieri e lo ¿vilP. del
luppo della cultura della legalità». (nevM uediato i
Nuovo sito Internet inglese
laconsap
(essità di
«della s
tra
Una «chiesa virtuale» rivolta ai giovani C'
.... . . ^ pegno pi
-Aiutare chi non si trova a suo agio in unachie^ itenzà p
LONDRA
ma e cosciente della propria spiritualità: è l’obiettivo del nuo éierrapo
vn Tntprnpt inorlocc» i/tnAHAr ..«u:---L________i
vo sito Internet inglese www.church.co.uk: una «chiesa virtug Segue .
le» rivolta in particolare ai giovani che vogliono approfondir (oRamb
il proprio rapporto con la parola del Signore, informarsi e p® tati cele
lame con altri coetanei di tutto il mondo. (nevlm teoio
Intervista al vescovo presidente dell'Llnione delle chiese battiste della Georgia
Grande disponibilità verso le istanze della società civile
Un documentario televisivo della Bbc
Gran Bretagna: un «Mosè» contestato
Durante una pausa dell’incontro organizzato dalla Kek a
Vienna conversiamo con MalKhaz Songulashvili, vescovo presidente («presiding Bishop», perché sotto di lui ci sono altri quattro vescovi) dell’Unione delle chiese cristiane evangeliche battiste della Georgia. E un uorno prestante di 39 anni, dotato di una
caratteristica barba, che ricorda un po’ nella figura e nel parlare
il giovane Paolo Spana. Porta un paio di sandali e si difende dal
freddo intenso di Vienna con un paio di calzerotti di lana
L'Unione che presiede ha 120 chiese con 5.000 membri battezzati su una popolazione complessiva di 18.000 persone, (fs)
- Qual è la situazione della
vostra Unione?
«Nonostante le difficoltà, la
situazione può dirsi soddisfacente. Dieci anni fa avevamo
solo chiese di lingua georgiana. Ora si sono aggiunte altre
in cui si parlano il russo, l’armeno e l’osseziano (una lingua vicino all’iraniano). La
prima chiesa in Tbilisi (la capitale) è sorta nel 1967».
- Come siete organizzati?
«La nostra Unione è diretta
da un’assemblea nazionale,
che è la massima autorità
normativa. Essa elegge ogni
quattro anni un Consiglio di
12 persone (metà pastori e
metà non pastori) e il vescovo presidente. La nazione è
divisa in quattro regioni a cui
corrispondono quattro circoscrizioni della chiesa, ciascuna diretta da un vescovo. Abbiamo quaranta pastori e fra
essi alcune donne: la preparazione avviene nel seminario di Tbilisi, dove attualmente vi sono 20 studenti, di cui
la metà donne. Vi sono anche
20 evangelisti, che si occupano unicamente dell’impianto
di nuove chiese».
- Qual è il rapporto con la
società?
«Le chiese dell’Unione sono ben inserite nella cultura
e nella società georgiana. Prima eravamo molto settari ma
ora le chiese si spno aperte e
lavoriamo con grande disponibilità verso le istanze della
società civile. Abbiamo anche buoni rapporti ecumeni
ci con il vescovo mentre lo
stesso non si può dire per gli
ortodossi, che ci contrastano
in ogni modo anche con violenza. Tra l’altro, la chiesa ortodossa della Georgia non fa
parte della Kek».
- Può farci un esempio dei
difficili rapporti con gli ortodossi?
«Proprio il 3 febbraio di
quest’anno, mentre in una
nostra chiesa di Tiblisi stavo
celebrando la santa cena,
una folla di persone, guidata
da un pope che brandiva una
croce, è penetrata nel magazzino accanto al locale in cui
eravamo riuniti e ha dato
fuoco a 5.000 copie della Bib
bia della Società biblica, che
dovevano essere utilizzate
per l’evangelizzazione e la
normale attività ecclesiastica.
Il 20 dello stesso rhese un vescovo ortodosso ha dichiarato alla tv locale che i battisti e
tutti gli altri evangelici devono essere uccisi. Purtroppo le
autorità non sembrano molto
interessate a perseguire i colpevoli dei misfatti».
- Qual è la situazione del
paese dal punto di vista religioso?
«La Georgia ha circa 4 milioni 500.000 abitanti: di essi
il 60% è ortodosso, il 15% è
musulmano e il rimanente è
diviso fra luterani, cattolici,
ebrei, battisti, armeni apostolici e curdi».
- Quali sono le difficoltà del
suo paese?
«Nell’Unione Sovietica la
Georgia era una Repubblica
molto prospera e molto ricca: agricoltura e turismo (in
specie nel Mar Nero) erano
fiorenti. Dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica le
infrastrutture sono crollate,
non c’è più turismo e le entrate sono fortemente diminuite. Lo stipendio medio di
un operaio è di 120 euro e
non basta per vivere: in una
famiglia sono necessarie almeno due entrate fisse».
- E quali sono le difficoltà
dell’Unione battista?
«Principalmente quelle economiche: molte chiese sono troppo povere per mantenere i loro ministri e per essi
deve intervenire l’Unione,
che però stenta a trovare i
mezzi necessari. Sentiamo
anche molto il peso della nòstra responsabilità verso le
condizioni sociali della nostra
nazione. Abbiamo un edificio
in Tbilisi, che abbiamo destinato, nella parte anteriore, a
casa di accoglienza per anziani; il rimanente vorremmo
utilizzarlo come centro giovanile (perché già da tre anni vi
facciamo campi per giovani)
ma per ora abbiamo solo il
progetto e stiamo studiando
come finanziarlo».
■■
LONDRA — Non è ancora stato trasmesso ma è già molili it
di grande dibattito (e di dure critiche) il documentario tele a
visivo della Bbc inglese «Mosè», che con grande uso di eli
borazioni computerizzate spiega che il famoso episodio bij
blico del passaggio del Mar Rosso è stato in realtà dovuto,^
le conseguenze di una enorme eruzione vulcanica awenat K]
sull’isola greca di Santorini nel 1500 a.C. Per il dibattito soi
stati mobilitati tutti gli specialisti dell’Antico Testamenl
che contestano la datazione dell’episodio.
(nevlM, i
Per non benedire unioni omosessuali
Canada: prete anglicano
si dimette per protesta
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Paolo R
Grandi celebrazioni a Hong Kong per l'anniversario
100 anni di presenza awentista in Cina
Regala
un abbonamento
a
RIFORMA
La Chiesa awentista del 7°
giorno ha recentemente celebrato il primo centenario di
lavoro svolto tra il popolo cinese. Alle celebrazioni, iniziate il 15 novembre e svoltesi
nelTauditorium dell’Università politecnica di Hong Kong,
ha partecipato il presidente
della Chiesa awentista mondiale, past. Jan Paulsen. Durante la cerimonia del sabato
16, alla quale erano presenti
più di mille persone, è stata
realizzata una rappresentazione scenica che ripercorreva gli inizi del lavoro missionario svolto tra la gente cinese, a cominciare da Abram La
Rue che arrivò a Hong Kong
nel 1888. La Rue era un sessantenne boscaiolo e pastore
di greggi che, pur non avendo
alcuna formazione per essere
pastore di anime, si recò in
Cina e la sua opera spianò la
strada a J. N. Anderson, primo
missionario ufficiale della
Chiesa awentista in Cina, che
vi giunse nel 1902.
A Hong Kong, Taiwan e
Macao vivono circa 13.600
awentisti, e la Chiesa gestisce
quattro ospedali e cliniche,
dodici scuole fra materne,
elementari e istituti superiori.
Nella Repubblica popolare cinese i credenti awentisti sono circa 300.000 e operano
sotto la protezione del ThreeSelf Movement riconosciuto
dallo stato. Durante la sua
presenza a Hong Kong, il presidente della Chiesa awentista mondiale si è incontrato
con il dott. Patrick Ho, responsabile degli Interni e ha
parlato del ruolo della religione a Hong Kong dopo che la
Gran Bretagna ha ceduto il
territorio alla Cina nel 1997.
«Vorrei assicurarla che il governo di Hong Kong ha adottato una politica aperta verso
le organizzazioni religiose,
soprattutto se svolgono una
opera in campo sociale, sanitario ed educativo - ha affermato Ho -. Lo sviluppo di
questo paese è stato favorito
dalla partecipazione delle organizzazioni religiose. Crediamo che uno dei pilastri del
successo di Hong Kong, oggi
e nel futuro, sia quello di valorizzare le differenze e di abbracciare il pluralismo». Patrick Ho, che svolgeva la professione di oculista prima di
essere nominato agli Interni
nel luglio di quest’anno, ha
detto di essere a conoscenza
dell’organizzazione internazionale di ospedali e cliniche
della Chiesa awentista. (adn)
Un prete anglicano canadese contrario alla benedizione di unioni omosessuali
(approvata dal suo vescovo)
si è dimesso dalla sua parrocchia nella Colombia britannica, e lascerà il Canada il prossimo anno, forse per tornare
in Svizzera dove ha già esercitato il suo ministero in una
parrocchia riformata nel
1996, non lontano da Zurigo.
Timothy Cooke, della Chiesa
anglicana di Saint-Martin a
Vancouver Nord, ha presentato le sue dimissioni, che
avranno effetto a partire da
gennaio 2003, perché il conflitto che lo oppone al vescovo diocesano MichaelIngham è in un vicolo cieco.
Durante tre riunioni successive, la parrocchia di Timothy
Cooke ha respinto la decisione presa dalla diocesi nel giugno scorso di celebrare le
unioni permanenti tra persone dello stesso sesso.
Da alcuni mesi la controversia sulla benedizione di
unioni omosessuali sta scuotendo la diocesi di New Westminster, a Vancouver, e la
Chiesa anglicana nel suo insieme. Questo conflitto sta
dividendo anche la Comunione anglicana mondiale. Il
15 giugno scorso la diocesi
aveva approvato con 215 voti
contro 129 la benedizione
delle unioni omosessuali. 1
responsabili di otto parrocchie avevano quindi abbandonato la riunione del Sinodo diocesano per protestare
contro questa decisione e
avevano annunciato che non
avrebbero più mantenuJ
propri obblighi finanziari ni
confronti della diocesi e ^
vrebbero portato viaib®
della chiesa, del valore di diversi milioni di dollari, in
so di separazione.
La decisione del Sinodo di
New Westminster era stati
condannata anche dall’ex arcivescovo di Canterburt
George Carey. Il primate deila Chiesa anglicana del Ci
nada, l’arcivescovo MicW
Peers, era intervenuto
blicando lettere a favore della pace, pur esponendo le^
vergenze esistenti aH’intei®
della chiesa. Timothy Cooi
ha dichiarato di ||,
accettare la decisione deli
sua diocesi che
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13 DICEMBRE 2002
Cultura
PAG. 5 RIFÓRMA
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Due preziosi volumi della Claudiana sul teologo valdese
iovanni Miegge, vita e pensiero
0icoti gli interventi di diversi studiosi, un testo inedito dello stesso
l/liegge e un'utilissima bibliografia completa di tutti i suoi scritti
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I volume Una visione del1 ylta e della teologia* si
■e con la relazione di Mal^iggge al Ciabas su «Le
irnate teologiche del Ciasottotitolo «Omaggio a
generazione riformata»,
ano Miegge ripercorre i teÚ affrontati negli otto inontri tenutisi nell’arco di 15
jni(fraill935 eill950),anie grazie ai resoconti poi
ibblicati sulle diverse rividirette da Giovanni Mieg(Gioventù cristiana, L'apio e Protestantesimo). Ativerso la lettura che ne fa
[ario Miegge, che situa le
relazioni dei laici e dei
«astori riuniti al Ciabas nel
pitesto degli anni del fascii eToliii »no, della guerra e dell’im'ney/a»ediato dopoguerra, emerge
consapevolezza della neissità di una lettura teologidelia storia e lo stretto lee tra teologia e impegno,
leper molti di loro sarà imlegno politico, nella Resina chie|(|{nza prima e nel dopolenapoi.
sa virtuiffl Segue l’intervento di Enrirofonti »Rambaldi dal titolo «“Arisi e par |onti celesti e tiranni monda(nevlnn li”: teologia e politica in Gioianni Miegge», in cui emerge
i finterpretazione teologica
! Pie Miegge dà della situaziole politica in cui vive. Inteitssante, e per noi inusuale,
Iripresa in chiave politica
àmotiti iel discorso biblico sui deudo tele ioni e sui «principati e pote0 diek' ti» (1 Corinzi 15, 24) identifi)Odiobi-.i ìate con il Terzo Reich. 11
ivutoàj «tributo del teologo Giuiwenat «ppe Roggeri si intitola «Riito som Uggendo Per una fede - 1952
Lamerá -ala fine del 2000» ed è una
(nevM. fcttura da un punto di vista
_____atattolico del noto saggio di
Plicgge, del quale individua il
cc| nli peleo centrale nell’affermaione ebe la fede cristiarla è
Ü Klotatadi razionalità, è capal^iedoè di illuminare la consone umana in maniera da
piospettarne rigorosi impeP>> etici» (p. 54).
Paolo Ricca ha il compii descrivere «Giovanni
teologo ecumenico»;
je è ecumenico a diversi
«elli; neH’ambito delle chieevangeliche vi è il Miegge
ffopugnatore di una federacene giovanile protestante;
¡*tlui «l'unità evangelica è
®nanzitutto un’unità di lidi posizioni, di program®M-) che relativizza i contdenominazionali» {p. 66).
epoi il Miegge che, pur
jett potendo frequentare i
Wi incontri ecumenici inL azionali per motivi di sane scrive e spiega con
«rinde lucidità le tappe che
Utarono alla nascita del
^^tsiglio ecumenico e le sue
assemblee. Vi è infine
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riuello ufficiale come con
corrente modernista e dilaologicamente con il
doesimo (come nel suo
% '
Nell'estate di quest’anno la Claudiana ha pubblicato due preziosi volumi sul teologo e pastore valdese Giovanni Miegge
(1900-196D..II primo raccoglie i contributi portati al convegno
organizzato dalla Facoltà valdese di teologia nel novembre
2000, in occasione del centenario della nascita. Il secondo è invece un approfondito studio di Sara Saccomani sul pensiero di
Giovanni Miegge. La stessa autrice era intervenuta anche al
convegno della Facoltà con un contributo su «Giovanni Miegge:
la concezione del finito»; questo contributo non si trova nel volume Una visione della vita e della teologia, ma è stato pubblicato dalla rivista Protestantesimo nel n. 55 del 2000. Nel volume sul convegno si trova invece un intervento che Mario Miegge
ha tenuto, sempre in occasione del centenario, nell’agosto del
2000 al tempio del Ciabas, in occasione della «Giornata Miegge» organizzata ogni anno dal Centro culturale valdese di Torre
Pellice e dal corpo pastorale valdese e metodista.
Bruno Gorsani ci parla di
«Giovanni Miegge esegeta
delle Scritture»; Miegge fu
professore di Teologia biblica
alla Facoltà valdese dal 1952
alla morte, e ha lasciato diverse dispense esegetiche
molto preziose. Lavorò molto
anche come divulgatore della
conoscenza della Bibbia con
manuali e sussidi vari (iniziò
il progetto del Dizionario biblico della Claudiana nel
1957). Corsani ricorda poi la
discussione che Miegge sostenne sulle posizioni, allora
molto discusse, di Rudolf
Bultmann su Evangelo e mitologia. Infine Claudio Tron
presenta il «Miegge uomo di
chiesa» sottolineando che la
chiesa per Miegge fu innanzitutto chiesa della Parola. La
chiesa era poi «chiesa di venti
secoli»; Miegge ebbe la consapevolezza che i venti secoli
di storia della chiesa, con le
su luci e le sue ombre, sono
la nostra storia. Per questo si
occupò anche di divulgare il
pensiero dei padri della chiesa, nel nostro mondo evangelico molto poco conosciuti.
La chiesa di Miegge era infine
una chiesa in carne e ossa,
una chiesa fatta da uomini e
donne concreti di cui Miegge
si occupò come pastore.
Chiude il volume una piccola ma preziosa perla; un testo inedito di Giovanni Miegge intitolato La Confessione
riformata, una serie di lezioni
che Miegge ha tenuto nel
1954-55 all’istituto ecumenico di Bossey. Egli per l’occasione non volle descrivere la
confessione riformata in modo sistematico, ma scelse di
parlarne attraverso le figure
"''anni
Miegge
di due teologi ben definiti, Giovanni Calvino e Karl
Barth. Miegge fece questa
scelta certamente per la loro
rilevanza, ma forse anche per
mostrare che la teologia non
è discorso astratto, ma è fede
che si incarna in uomini e
donne che vivono e credono
(e quindi pensano) in luoghi
e tempi ben precisi. Si tratta
di un’esposizione vivace, sintetica e profonda al tempo
stesso. Colpisce infine la vastissima bibliografia degli
scritti di Miegge, che vanno
da lunghi e approfonditi saggi teologici a opuscoli divulgativi e moltissimi articoli
apparsi su giornali e riviste.
Questa bibliografia sarà senz’
altro un aiuto notevole a chi
nel futuro vorrà studiare il
suo pensiero.
(*) Ermanno Genre-Sergio RoSTAGNO (a cura di): Una visione
della vita e della teologia: Giovanni Miegge (1900-1961). Torino, Claudiana, collana della Facoltà valdese di teologia, 2002,
pp. 176, euro 10,00.
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l \ «t VISIONE
DELLA VITA
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<>)i>vatuii Miegge
- 1961)
La personalità di Miegge nello studio di Sara Saccomani
La capacità di dialogare con la cultura
Il saggio di Sara Saccomani* è un’esposizione curata e
approfondita del pensiero di
Giovanni Miegge. Dopo una
introduzione in cui descrive soprattutto il rapporto
con la teologia di Barth e il
gruppo dei «giovani barthiani», l’esposizione dell’autrice
si svolge su cinque capitoli.
Si parte con «La concezione
teològica» di Miegge, seguono «Il confronto con la cultura contemporanea», poi il
«Miegge critico della società
contemporanea», il «Miegge
critico dell’uomo contemporaneo», e infine il «Miegge
pastore».
Saccomani nota come Giovanni Miegge sia sempre stato, ritenuto «uomo del dialogo», pur essendo sempre stato «irriducibile quanto alle
sue ppsizioni» (p. 39). Il dialogo è spesso stato cercato
da Miegge, ed è da lui spesso
stato inteso come «confronto» e «critica». La sua concezione teologica nasce dal
confronto e dalla critica rivolta alla teologia liberale e
al suo mettere al centro Tessere umano piuttosto che
Dio, o meglio, al suo cercare
Dio partendo dall’essere
umano. Da qui nasce la sua
adesione alla teologia barthiana sebbene Saccomani
ipotizzi, ma è appunto solo
una congettura, che Miegge
abbia preso posizione contro
la teologia liberale prima di
conoscere il pensiero di
Barth (vedi p. 35) al punto da
diventare «più barthiàno di
Barth» (p. 39).
Il capitolo sul confronto
con la cultura contemporanea mette in luce la capacità
di Miegge di dialogare con le
più diverse espressioni culturali a lui contemporanee,
dall’esistenzialismo, che secondo l’autrice costituisce
per Miegge «l’eredità secolarizzata del cristianesimo, di
cui ha mantenuto le domande, perdendo però, dal punto di vista religioso, le risposte» (p. 116), allo spiritualismo di Piero Martinetti, dallo storicismo di Croce al materialismo. Con quest’ultimo
il cristianesimo condivide «la
simile concezione della natura umana» (p. 136): cristianesimo e materialismo hanno uno stesso punto di partenza, ma diversi punti di arrivo; mentre il pensiero materialista a un certo punto «si
arresta, [la teologia dialetti
MIEGGE
ca] cerca più innanzi la sua
meta» (ivi). Un paragrafo a sé
è dedicato al Lutero giovane,
saggio di Miegge sulla vita e
il percorso teologico e spirituale di Lutero fino alla dieta
di Worms che rimane, per la
profondità della ricerca e
dell’esposizione, un testo essenziale (almeno in italiano)
per lo studio del riformatore.
Nel capitolo sul «critico
della società contemporanea» è di particolare interesse la parte sulla critica al liberalismo. La libertà è secondo
Miegge un valore essenziale,
ma ve n’è uno ancora maggiore di essa; l’uguaglianza. Questa concezione, che
Miegge deriva dal messaggio
evangelico, influenza molto
la sua concezione politica, in
cui è data maggiore importanza alla collettività piuttosto che al singolo individuo.
Per questo Miegge si orienta
verso il marxismo, nel quale
individua un «contenuto morale» (p. 180) assente nel liberalismo.
Pensieri molto attuali si
trovano nel capitolo che
esamina il Miegge critico
dell’uomo contemporaneo;
Miegge è teologicamente
molto critico nei confronti
di tutte le ideologie e filosofie che mettono al centro
Tessere umano e non Dio,
che hanno sostituito il «Dio
trascendente con i più alti
valori umani idealizzati e
purificati» (p. 195). Questa
perdita di trascendenza ha
fatto sì che «al concetto di
uomo creatura si è sostituita
l’idea di uomo animale economico, esauribile in una
espressione quantitativa, o
di uomo organismo biologico, con esclusiva valenza fisica o fisiologica» (p. 196,
corsivo dell’autrice). Questa
concezione antropocentrica
svilisce il valore dell’essere
umano stesso: da quando si
pensa che «il valore dell’uomo deve cercarsi in ultima
istanza nell’uomo stesso, è
proprio il valore dell’uomo
che svanisce...» [Per una fede, citato da Saccomani a
pp. 196-197). La fede cristiana, invece, con la sua fede
nel Dio creatore, riconosce
pienamente il valore dell’uomo, proprio perché tale
valore non viene cercato
nell’essere umano stesso,
cioè nella creatura, bensì nel
suo creatore.
Un ultimo breve accenno,
attraverso due citazioni, merita la concezione etica di
Miegge (che il testo esamina
ovviamente in modo molto
più approfondito): «l’etica
cristiana è dunque relativa,
sfugge alla fissità della norma, si sottrae ala dimensione
dell’assoluto che è esclusivamente divina, mentre etica e
morale sono sempre ambiti
umani» (p. 99). Da ciò deriva
che «in Miegge, più che sul
precetto, sterile e irrealizzabile, l’etica si basa (...) sull’imitazione evangelica» (p.
211). Ma non solo l’etica,
bensì anche la teologia stessa
per Miegge è qualcosa di relativo. La teologia nasce in un
tempo e in un luogo ben preciso, senza pretesa di assolutezza. La lezione (una delle
lezioni) che impariamo da
Miegge è che la teologia non
deve puntare all’assolutezza,
bensì alla concretezza. È questo l’insegnamento e la sfida
che Miegge pone a ogni generazione di credenti. Concludo lasciando la parola a
Miegge stesso con un’affermazione (citata a p. 93) che
egli fa nel suo Bilancio teologico di una generazione (uscito su Protestantesimo nel
1950): «che male ci sq^rebbe
se dovessimo riconoscere
che il clima teologico di ogni
generazione è in parte condizionato dal clima generale
del mondo? Ciò sarebbe, in
ultima analisi, soltanto una
conferma della nostra convinzione di dovere seguire la
nostra vocazione appunto in
una situazione concreta, in
cui siamo chiamati a vivere e
a operare», (m.g.)
(*) Sara Saccomani: Giovanni Miegge. Teologo e pastore.
Torino, Claudiana, 2002, pp. 238,
euro 14^0.
Una discussione cattolico-protestante-ortodossa per il Gruppo ecumenico di Bari
La figura di Maria interpella i credenti delle varie confessioni
NICOLA PANTALEO
Le attività promosse dal
gruppo ecumenico di Bari hanno avuto inizio quest’
anno con la trattazione di un
argomento ostico, tradizionalmente quasi tabù e fonte
di lacerazioni nel confronto
teologico tra cattolici, evangelici e ortodossi: la figura di
Maria nella chiesa. E stato
certamente un atto di coraggio che ha fatto scendere nella dura realtà delle divisioni
dottrinarie il dibattito ecumenico che si libra solitamente
nella talora zuccherosa atmosfera del «vogliamoci bene e il
resto non conta» all’Insegna
del motto, peraltro fecondo
di risultati, «cerchiamo quello
che ci unisce». No. il tema era
di quelli che non prevedono
facili consensi, anzi alzano
barricate. Eppure non è stato
scontro e ciò è da accreditarsi
all’accorta e sensibile conduzione del moderatore, il presidente del Gruppo ecumenico Francesco Megli, un mite
docente universitario attivo
tra i Focolarini, oltre ai tre relatori che si sono confrontati
con serietà e pacatezza.
Il pastore Luca Anziani, sviluppando un’esegesi di Luca
1, 38, che era anche il titolo
dell’incontro, «Ecco io sono la
serva del Signore; mi sia fatto
secondo la tua parola», ha lumeggiato senza particolari
accentuazioni polemiche il
ruolo di Maria nella Scrittura
e nella storia della salvezza,
ribadendo la tesi protestante
di una discepola fedele ed
esemplare, che è certamente
stata all’altezza del compito
eccezionale assegnatole da
Dio, ma niente di più. Una figura che appare e scompare
senza segnare della sua presenza la storia della chiesa
primitiva: non apostola e tanto meno «regina degli apostoli», come recita uno degli innumerevoli pomposi attributi
su lei dalla chiesa ufficiale come dalla pietà popolare, che
finiscono con il metterne in
ombra precisamente la qualità più alta, l’umiltà.
Il racconto della salvezza
è assolutamente cristocentrico, non mariologico, e Maria
simboleggia pienamente il
polo umano del rapporto di
fede, con tutta la sua inadeguatezza e bisogno di riscatto
ma anche con i suoi slanci e
la sua capacità di sacrificio.
Qui Anziani cita Moltmann
ma anche il Miegge del bellissimo La Vergine Maria. Viceversa tutta l’esaltazione seguita al Concilio di Nicea e
culminata con i dogmi della
perpetua verginità, del concepimento «immacolato»,
dell’assunzione corporale in
cielo è costruzione assolutamente incongrua con quanto
è testimoniato dal Nuovo Testamento.
Anche la romena Simona
Dobrescu ha esposto succintamente tesi che sono nel solco della tradizionale spiritualità ortodossa, caratterizzata
da una forte devozione mariana (ha parlato di «vergine
intatta» e «madre pura» e persino di «umanità deificata») e
ha sottolineato la dimensione
«pneumatologica», cioè l’azione dello Spirito Santo nell’evento della natività, evocando Timmagine dell’Arca
dell’alleanza che si è riattualizzata nella figura di Maria.
Un’analogia questa che è tornata con forza e suggestività
nell’intervento di grande
spessore teologico e onestà
intellettuale e soprattutto caratterizzato, a giudizio di chi
scrive, da un inedito revisionismo, della cattolica Annamaria Calzolari delle missionarie di padre Kolbe. Una posizione decisamente controcorrente rispetto all’immaginario protestante riguardo al
marianeslmo della chiesa romana, anche se la relatrice ha
tenuto a precisare di limitarsi
a riferire le tesi più autentiche
del magistero cattolico. In effetti il suo ancoraggio ideale
più forte, come ha del resto
esplicitato, è stato al Documento interconfessionale di
Dombes del 1996 e alla lettera
dei vescovi olandesi del 16
settembre 1973, pubblicata in
«Magistero episcopale». Tra
le proposizioni più salienti:
Maria è serva, non signora del
progetto efivino ed è questo
l’unico titolo d’onore che le si
può attribuire. Il dono viene
offerto a una creatura povera
e non meritevole di nulla.
L’umiltà di Maria non è una
virtù ma una condizione. Ed
ancora: la sua cooperazione
attiva nell’accettazione del
dono di Dio è tale però che
nulla può detrarre o aggiun
gere alla opera unica di Dio.
Non si può come evangelici
non restare piacevolmente
sorpresi da una posizione così
innovativa. Restano forti dubbi sulla reale incidenza nella
corrente religiosità cattolica
di una visione così saldamente ancorata alla Scrittura che
avrebbe difficoltà a spiegare il
fiorire dei dogmi mariani e di
una pietà popolare viziata di
superstizione. Dubbi che sono stati confermati da alcuni
interventi del dibattito che riproponevano, alquanto scandalizzati, tutto l’armamentario mariologico, dalle visioni
di Lourdes alle medagliette
miracolose, alle propensioni
ultramariane dell’attuale pontefice, che ha persino posto
Tanno giubilare sotto il nome
e la protezione di Maria, come ha ricordato opportunamente il pastore Anziani. Ma
è stato salutare per tutti discutere serenamente anche
su «quello che ci divide».
m mmeftniio0
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -657542
6
PAG. 6 RIFORMA
Un libretto di Elena Loewenthal utile non solo ai bambini ma anche agli adulti
L'ebraismo spiegato ai miei figli
Le tradizioni ebraiche sono tali da indurre gli ebrei a sentirsi costantemente «altri» nei vari
contesti del mondo. Do qui la necessità di spiegare sempre tutto a se stessi e agli altri
PAOLO T.ANCELERI
HE cosa dire di Dio?
I Un tempo cantavamo
“Non c’è nessuno come nostro Dio". Ora cantiamo “Non
c’è nessun nostro Dio”/ eppure cantiamo, ancora cantiamo» (Yehuda Amichai).
Dio c’è 0 non c’è, non importa: l’importate è che ci abbia
dato la libertà: «Non leggere
“incise” sulle Tavole, leggi invece libertà sulle Tavole. In
ebraico la parola cherai significa tanto “incise” quanto “libertà”: e dunque le leggi incise sulle tavole date da Mosè
sono libertà». Ma libertà significa anche pluralità: e il
popolo ebraico è una pluralità continua nello spazio e
nel tempo. «Italiani (o francesi, indiani, statunitensi... e
così via) ed ebrei. Le due appartenenze non si contraddicono, non si escludono» (p.
88). In sostanza, «l’ebreo che
non va a pregare in sinagoga,
che mangia tutto quel che gli
capita, che non conosce né
pcU'la la lingua dei suoi padri
e della Bibbia, non è meno
ebreo degli altri. Nemmeno il
più rigoroso dei rabbini ortodossi negherà a questo ebreo
la sua identità» (p. 89). «Ci
sono molti modi di essere
ebrei. Gli ortodossi con i cernecchi e i cabbalisti con lo
sguardo perso (...). I riformati
con le loro sinagoghe dove si
entra senza papalina in testa
(...) gli ebrei consapevoli di
quel che sono (...) e quelli per
i quali essere ebrei non significa nulla» (p. 90).
Il libretto di Elena Loewenthal da cui ricaviamo
queste citazioni* è rivolto ai
bambini e comincia con la
domanda che il capofamiglia
rivolge la sera di Pasqua:
«Che cosa rende questa sera
diversa dalle altre sere? Che
cosa ci rende quello che siamo?». Ecco: la diversità. Il
mondo ebraico è tale da indurti a sentirti altro. Già il nome stesso - ebreo, ivri - vuol
dire «colui che sta dall’altra
parte, colui che è altro». Anche se non volessero, gli
ebrei apprenderebbero questa lezione fin dai primi passi
nel mondo dei gentili. «Siete
ebrei (...) siete brave persone,
però, però siete ebrei (...),
peccato che tu sia ebreo».
Già: stai dall’altra parte.
E poi le persecuzioni. L’accusa di essere una razza maledetta. Vai a spiegargli che
non siamo una razza - dice
l’autrice -. Ci sono ebrei falascià che sono neri, ebrei indiani, cinesi, sefarditi, ashkenaziti, italiani. E tutti hanno
caratteristiche diverse, non riconducibili ad alcun normotipo. Che cosa siamo allora?
Siamo un popolo in cammino
verso una meta indeterminata. Come Abramo, a cui Dio
dice: «Va’ e ti dirò dopo dove». Un popolo senza dove,
che abita il tempo e non lo
spazio. Abita un libro, la Bibbia (p. 73). Mentre chi non è
ebreo immagina di avere la
fronte volta verso il futuro e le
spalle al passato, l’ebreo ha la
fronte volta al passato e le
spalle al futuro. Difatti del futuro non si sa nulla, mentre il
passato almeno nelle linee
generali lo conosciamo.
Ecco: contrariamente a
quanto si pensa, il fatto di
sentirsi eletti non provoca un
senso di superiorità. Gli ebrei
Scuola elementare a Gerusalemme
sono eletti perché hanno un
dovere: quello di rispettare
ciò che è scritto nel libro della
legge, nella Torah. Un popolo
di sacerdoti... Ogni individuo
non deve rinunciare a contare
su se stesso, anche se l’appartenenza alla comunità fa pensare a un aiuto dagli altri. «“Se
non io per me, chi altri per
me?” ha detto un maestro della tradizione» (p. 24). ma un
altro gli fa eco: «Tutto il popolo di Israele è reciprocamente
responsabile l’uno dell’altro».
Solidarietà: catena che lega
tutti gli ebrei fra loro. Tradizione: catena che lega fra loro i profeti, i maestri, gli anziani, il Sinedrio... Due catene che garantiscono la continuità dell’ebraismo. La diaspora è la dispersione che dal
70 d.C. ha costretto gli ebrei a
spandersi per il mondo. Se
non ci fosse stato il legame
della doppia catena, quasi
impossibile sarebbe stato il
mantenimento di una coscienza popolare e quindi
l’identità di un popolo.
Il libro è molto interessante: utile, dunque, non solo ai
bambini ma anche agli adulti. E poi ancora vi sono tante
altre considerazioni sulla storia ebraica, sulla Bibbia, sul
razzismo sulla shoà, sempre
raccontate con intelligenza e
soprattutto con semplicità,
chiarezza e levità: caratteristiche necessarie a dare al
racconto il forte peso che in
realtà ha.
(*) E. Loewenthal: L’ebraismo
spiegato ai miei figli. Milano
Bompiani, 2002, pp. 95, euro 6,20
Un libro sulla Commissione per la verità e riconciliazione in Su(d Africa
Il vincitore può anche ascoltare le ragioni del vinto
SAURO COTTARDI
SUGGERIAMO vivamente
alle nostre chiese il libro
di Danilo Franchi*: aguzzini e
vittime dell’apartheid testimoniano alla «Commissione
per la verità e la riconciliazione sudafricana». Questa, istituita con legge nel 1995, è stata lo strumento che ha permesso Tawio di un reale processo di trasformazione del
paese; è stata creata come
meccanismo per gestire le ingiustizie del passato, perché
altrimenti (come disse Desmond Tutu, arcivescovo anglicano, Nobel per la pace
1984 e presidente della Commissione stessa) essi avrebbero continuato ad affliggere le
fragili strutture della nuova
democrazia.
Non furono solo vittime e
carnefici a testimoniare: tutto
il paese venne chiamato a
dissotterrare il suo brandello
di storia e di verità insanguinate e imbavagliate dagli anni dell’apartheid. Il libro ripercorre attraverso 21 testimonianze emblematiche,
con documenti di analisi e di
commento, questo faticoso
passaggio dalla dittatura alla
Un funerale nel Sud Africa degli Anni 60
democrazia: una scelta politica senza precedenti che ha
saputo rifiutare il concetto di
ritorsione e vendetta, offrendo verità e riconciliazione invece di castigo e odio. Per la
prima volta il vincitore si è
aperto all’ascolto del vinto.
La Commissione non era
un tribunale né emetteva sentenze. È un esempio unico al
mondo di quello che da molti
è stato definito un’«autoanalisi collettiva» di una nazione:
Centro culturale «Piero jahier» - Susa
Centro di ricerche di cultura alpina (CeRCa)
sabato 21 dicembre - ore 15,45
Aula consiliare del Comune
dibattito su
Piero Jahier^ un «ragazzo» a Susa
Interventi di Antonio Di Grado (docente di Letteratura italiana contemporanea aH'Università di Catania); pastore Emmanuele Paschetto; pastore Giorgio Bouchard.
Presiede Anna Rostagno Telmon
un intero paese sceglie di edificare il proprio futuro facendo prima i conti con il proprio
passato. Il corpus delle testimonianze, le decine di migliaia di voci ascoltate costituiscono un patrimonio per
tutte le coscienze. La Commissione aveva facoltà di concedere l’amnistia a chi, condannato per crimini contro
•'l’umanità, la richiedesse. Per
ottenerla non era necessario
né il pentimento né il rimorso
né tantomeno il perdono: era
richiesta invece l’ammissione
dettagliata, completa e pubblica delle proprie responsabilità; ciò comportava di per
sé una mutata valutazione dei
propri atti e, a livello soggettivo, una punizione esemplare
e un’esperienza soggettiva il
più delle volte traumatica: «La
libertà in cambio della verità».
Due elementi rendono peculiare la Commissione: la
guida morale di Nelson Mandela, che ha indicato chiaramente e senza un cedimento
la via della riconciliazione attraverso la verità; e poi la reale volontà di riconciliazione
da parte della popolazione
sudafricana nel suo complesso: tra i neri, vincitori morali,
e i bianchi che mantenevano
il potere economico, l’unica
strada praticabile era la trattativa, la mediazione, la riconciliazione. Per la prima
volta si è assistito a un modo
nuovo di affrontare e risolvere i problemi legati a gravi
violazioni dei diritti umani.
Riconciliarsi non significa
«farsi le coccole», come ammoniva Tutu, né semplice, mente ammettere «sì, ho fatto questo e quello... però anche tu hai fatto questo e
quello». La verità non passa
attraverso le recriminazioni
sull’altro. La possibilità di riconciliazione passa solo per
l’ammissione di responsabilità personale piena e incondizionata.
Questo esempio indica che
la riconciliazione è dunque
un canale aperto da poter seguire, ristudiare, adattare a
circostanze ed esigenze storiche, sociali e politiche di altre
realtà. E che è possibile raggiungere obiettivi analoghi:
riconferire pieno diritto e dignità alle vittime e alle loro
famiglie; concedere anche a
chi non abbia direttamente
causato sofferenze alle vittime di prendere coscienza di
sé e potersi dare un’occasione di riscatto. Tutto questo è
avvenuto in un paese che ha
il 78% di professanti la fede
cristiana nelle diverse confessioni protestanti, guidato da
due figure evangeliche come
Mandela e Tutu. È possibile
anche mettersi in contatto
con l’autore del libro, Daniele
Franchi (v. Palladio 15, 21100
Varese, tei. 0332-242011), autore di sceneggiature e storie
per programmi multimediali.
(*) Danilo Franchi: La verità
non ha colore. Milano, Comedit.
Fotogramma da un film della tradizione yiddish
L'ultimo libro presentato a Firenze:
Giorgio Spini racconta
la sua Resistenza
BIANCA PIAZZESE
A Palazzo Vecchio, sotto lo
splendido soffitto a cassettoni del Salone de’ Dugento, ex sala del Consiglio della
Repubblica e ora del Consiglio comunale, venerdì-29 novembre è stato presentato
l’ultimo lavoro dello storico
fiorentino Giorgio Spini, classe 1916, La strada della Liberazione, pubblicato di recente
da Claudiana nella collana
«Libertà e giustizia»: un racconto autobiografico montato dal figlio Valdo con testi
editi, inediti e scritti per l’occasione, accomunati da una
chiara ed elegante prosa toscana piena di humour e lucida irriverenza. Padrone di casa Leonardo Domenici, sindaco della città, padrini Valdo
Spini, curatore del volume,
Pierluigi Ballini e Ariane Landuyt, docenti di Storia contemporanea all’Università di
Firenze e Siena, nonché il filosofo Mario Miegge, tutti
concordi neH’esprimere sentite parole di ringraziamento
per l’esperienza di vita riconsegnata in queste pagine, l’attività di studioso nonché il rigore morale di Spini, frutti di
quella matrice religiosa- a cui,
prima ancora che al senso politico, si deve la sua estraneità
e avversione al fascismo.
Nel salone, affollatissimo,
sono state ripercorse vicende, a tratti eccezionali, sintetizzate nel sottotitolo del vo
lume, Dalla riscoperta dii
vino al Fronte della VOI
mata: si va infatti dagHi
della formazione calviaì
culturale, all’adesioneifl
tito d’Azione, al passa]
dopo T8 settembre, del
nee per raggiungere
l’esercito regolare,ài
presso TVIII Armata bj
ca con cui il giovane
compì tutta la guerra di^
razione, fino al congedo!
giugno del 1945. . ■
Tra i brani ripresi, a
pare un lungo applaus«)
state le pagine destinati
ventare Temblema di
«testimonianza oc
quelle del ritrovamentópreziose tele degli UflM
olo Uccello, Giotto e Sanà
Botticelli) nascostemela
stello di MontegufonLL’li'
tervento di Giorgio Spinisi
concentrato su due
meno studiati di quegi a«
la guerra tra le armate tedesche e quelle alleate, checaBsò gravissime perdite in a»’
bedue gli schieramenti,!
l’impegno protestante, eseaplificato nell’episodiodeid®
giovani sottufficiali
che in ospedale visitatSf
«stranieri perfettamefli:'
gnoti» regalando razìpOie
ore di libertà. NelTi
Spini continui le sue me®"
rie, ricordiamo che l’incotiW
si ripeterà (con altri
martedì 17 dicembre neffAula magna della Facoltà wid*'
se di teologia di Roma.
LA CHIESA EVANGELICA
VALDESE
DI LUSERNA SAN GIOVANNI
CERCA
Un/una direttore/direttrice
per l'Asilo valdese per persone anziane - Onius,
di Luserna San Giovanni
lonali-dj
l.a po.sizione richiede;
a) conoscenze tecniche, professionali, attitudini umane e persoi
livello adeguato alla gestione di una casa di riposo con oltre 100 osp®
e circa 75 dipendenti; _ .
b) la condivisione dello spirito diaconale e di servizio, espresso ®
diaconia della Chiesa valdese;
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Costituisce titolo preferenziale il ricoprire o l’aver ricoperto ma®®'*
similari o comunque con responsabilità gestionali significative.
È previsto l’inquadramento di cui al Ceni (Contratto collettivo na®'*'
naie di lavoro) enti, opere, istituti valdesi.
inviare domanda, correda^^
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dettagliato curriculum vitae, in busta riservata all’Asilo Valdese, v»
Malan n. 43, 10062 Luserna San Giovanni, all’attenzione del P
’indirizzo e.i®*'
dente del Comitato di gestione, oppure al
s.malan@tiscalinet.it.
Saranno prese in esame le domande pervenute entro e non oltre i
dicembre 2002.
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lì 13 DICEMBRE 2002
Vita
Chiese
PAG. 7 RIFORMA
I Visita del moderatore della Tavola valdese ai Comitati di Losanna, Berna e Zurigo
1 Comitati svizzeri per i valdesi
Astato un'occasione per incontrare anche le autorità ecclesiastiche cantonali e per predicare
iiàla cattedrale di Berna alla presenza di oltre 700 persone. Un'antica e concreta solidarietà
CHARLES BUFFAI
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[I moderatore della Tavola
valdese, Gianni Genre, dutote la sua visita annuale in
Azzera per incontrare i Coitati sostenitori della Chiesa valdese, ha fatto tappa a
Losanna, Berna e Zurigo. In
-sieste occasioni ha avuto
nodo di incontrare le autojtà ecclesiastiche cantonali e
li predicare nella cattedrale
li Berna. Il primo incontro
La avuto luogo con il Comitato francofono a Losanna, che
si occupa dei contatti con i
vaidesi in Italia; il secondo a
Berna con i delegati del Consiglio sinodale del cantone di
Berna e del Giura. Il pastore
Genre ha descritto la situaiione attuale della Chiesa
valdese, in Italia, che risente
di alcune misure prese dal
governo. Il suo intervento si è
sviluppato su argomenti come la struttura interna della
Chiesa valdese; la professione di fede; i rapporti con lo
stato e le relazioni con la
Chiesa cattolica; la durata del
inandato dei pastori; l’otto
per mille. I membri del Consiglio sinodale sono stati colpiti in particolare dal comportamento coraggioso dei
valdesi in quanto minoranza
religiosa.
Poiché non esiste una chiesa unita svizzera, i cantoni
sono l’autorità ecclesiastica
competente. Compito della
federazione evangelica delle
chiese svizzere è invece lo
scambio di esperienze e il
coordinamento dei lavori. Il
moderatore Genre ha potuto
assistere proprio all’assem
blea annuale di questa Federazione, tenendovi anche
una relazione sui valdesi in
Italia, ulteriore importante
occasione di informazione.
In un altro incontro con i co
mitati di Berna e di Zurigo,
Genre ha spiegato che l’attuale situazione della Chiesa
valdese è difficile anche per
via della politica nazionale:
preoccupazione viene anche
Il moderatore Genre e il past. Kühnrích nella cattedrale di Berna
dalla situazione economica e
dalla riduzione, da parte del
governo centrale, dei contributi da trasferire alla Regione
Piemonte; ne segue una carenza di fondi per il settore
sociale, e a essere colpiti sono in particolare i tre ospedali valdesi. Il problema della
Tavola valdese è che non
possiede la necessaria liquidità per pagare gli stipendi,
già modesti. La discussione
che è seguita è stata vivace
grazie alla chiara esposizione
del moderatore.
Il Comitato di Berna conta
circa 2.000 sostenitori dei
valdesi e coltiva anche lo
scambio culturale, per esempio con classi di studenti del
Collegio valdese, che possono frequentare per determinati periodi il liceo bernese (e
viceversa); membri del Comitato bernese, inoltre, tengono
lezioni al Collegio di Torre
Pellice; le offerte ricevute dai
comitati di Berna e Zurigo
sono generalmente destinate
a opere diaconali che versino
in situazioni di difficoltà.
Il pastore Genre ha predicato il 10 novembre nella cattedrale di Berna, dove più di
700 persone Thanno ascoltato con viva attenzione; la liturgia è stata condotta dal
pastore Ansgar Kühnrich di
Einigen (Be), presidente del
Comitato bernese. L’ultima
parte del «giro» si è svolta a
Zurigo, dove il moderatore
ha incontrato l’organismo
«Aiuto delle chiese evangeliche svizzere» (Acs); tra quest’ultimo e la Tavola valdese
è avviata una collaborazione
molto stretta e importante.
li Chiesa valdese di Ivrea
Un orientamento etico
di fronte alla scienza
CINZIA CARUCATI
lOTECNOLOGIE sen"iJ za limiti? Le chiese di
fronte alla questione della
procreazione medicalmente
»istita». Questo il titolo dellinteressante incontro a due
voci organizzato dalla Chiesa
v^dese e dalla Commissione
iocesana per l’ecumenismo
* il dialogo, che si è svolto in
dosala cittadina venerdì 15
novembre scorso. Hanno affrontato questo delicato e
spinoso tema, stimolando un
V‘vace dibattito, la prof. An"^Rollier, docente di biolo0 genetica alla facoltà di
"iwicina di Milano e memdella «Commissione sui
problemi etici posti dalla
^onza» della Chiesa valdese
lldott. Giancarlo Marcone,
odico e psicologo, presi®te dell’Unione consultori
Piloni matrimoniali e pre^«rimoniali.
jl^Prof. Rollier ha iniziato
suo intervento proponenj, di porre domande più
p pi sostenere delle posispiegato con precie chiarezza le tecniche
p^^oi}dazione assistita o riduzione artificiale, necescasi di sterilità o insoff coppia. Si è poi
I ‘firmata sul progetto di
¡jP attualmente in discusiti Parlamento sottolililem • ® tilcuni aspetti proitiatici; la tutela del concePp® fihe ha aperto diverse
jlp^'ttiche perché in contral'art'^?*’ l’affermazione delPjj/1 del Codice civile e perHpi'’Sfitterebbe in discussioL **lfigge 194 sull’aborto;
'fisciù;
atone della procreazio
ne assistita dal prontuario Asl
anche se è previsto un piccolo fondo di sostegno; il divieto di utilizzare donatori
esterni alla coppia; la proibizione del congelamento degli
embrioni soprannumerari
che non tiene conto della tutela della salute della donna
sottoposta a un intenso trattamento ormonale: e soprattutto il problema di cosa fare
degli embrioni attualmente
congelati che dopo cinque
anni non sono più utilizzabili: sarebbe estremamente necessario utilizzarli per la ricerca scientifica.
Il dott. Marcone ba centrato il suo intervento sulla necessità di porre dei limiti alle
possibilità dell’ingegno umano e sulla conseguente esigenza di una legge cbe finalmente regoli un campo attualmente senza alcuna normativa. Dopo aver letto diverse interpellanze parlamentari del recente passato,
Marcone ha fortemente sostenuto l’importanza della
tutela del diritto del bambino
a partire già dall’embrione.
Ha poi ricordato che l’aborto
con la legge 194 è stato soltanto decriminalizzato e ba
lamentato la mancanza di
prevenzione e di educazione
sessuale nelle scuole. Sugli
embrioni attualmente congelati ha proposto l’adozione di
quelli disconosciuti da parte
di coppie sterili. Nel corso
del dibattito gli oratori hanno risposto a numerose domande e considerazioni e la
prof.ssa Rollier ha Spiegato
chiaramente i problemi della
clonazione terapeutica e i rischi del controllo genetico.
. , - Chiesa battista di Mortola
Il richiamo all'apostolo
per discutere di libertà
VIRGINIA NIARIANI
T AICITÀ e libertà» è sta>Al^to il tema della conferenza svolta nella chiesa
battista di Mottola sabato 30
novembre. Il pastore Luca
Anziani ha presentato un argomento non nuovo per il
mondo evangelico ma purtroppo nuovamente balzato
alla nostra attenzione a motivo di alcuni avvenimenti di
cronaca. Focalizzando l’attenzione sull’attualità, il pastore ha affermato che uno
stato è laico quando assicura
uno spazio libero al cittadino
e definisce delle regole che
permettono la libertà. Il patto
sociale democratico, inoltre,
si regge su tre principi; il
principio di autonomia o
pluralismo, che agevola la
realtà della multiculturalità
senza il timore (che rende
deboli) della diversità; il principio della rappresentanza
democratica, che prevede un
patto di cittadinanza solidale:
il principio della cultura e
della conoscenza, che consente momenti di scambio e
di dialogo.
Dobbiamo evitare l’isolamento nazionale e dobbiamo
favorire la globalizzazione
dei diritti e delle opportunità,
ba continuato il pastore Anziani volgendo l’attenzione
alle altre minoranze che ora
popolano la Repubblica italiana e sottolineando che la
diversità fa crescere, così come rincontro fra religioni. La
scuola pubblica, materia (è il
caso di dire) che ha suscitato
molti interventi, deve diventare laica proprio perché deve accogliere, agevolandone
l’incontro, le diversità. Concludendo, solamente una libertà in uno stato laico permette la crescita responsabile
di un cittadino e non di suddito, e solamente un patto fra
cittadini fatto di garanzie e
solidarietà fonda uno stato di
diritti nel quale noi siamo i
rappresentanti di quanti non
ne hanno: l’apostolo Paolo
dice che siamo chiamati e
chiamate a libertà. Al termine del dibattito, seguito da
un gradito buffet, con molta
più determinazione abbiamo
concluso che siamo in battaglia e non dobbiamo stancarci di denunciare i soprusi.
La domenica, la prima di
avvento, che coincideva con
la giornata della lotta contro
l’Aids, è stata curata nella
predicazione dalla pastora
Susy De Angelis, anche nella
diaspora di Martina Franca, e
tutta la liturgia, condotta insieme al pastore Anziani, suo
marito, è sfociata in un vibrante momento di preghiera
d’intercessione, animato dall’azione di piantare e innaffiare un seme di girasole come simbolo della cura che
ognuno e ognuna di noi deve
elargire alle persone che sappiamo deboli e provate dalla
sofferenza.
'^adìo
abbonamenti
interno euro 5,00
estero euro 10,00
sostenitore euro 10,00
Incontro con II Consiglio sinodale del cantone di Berna e del Giura
La Svizzera e i valdesi
La Svizzera è molto legata ai valdesi. Esistono rapporti fin
dal Medioevo; un esempio: fu il pastore Guglielmo Farei di
Neuchâtel, che ha riformato la città di Ginevra e i Cantoni
francofoni della Svizzera, a dirigere il Sinodo di Chanforan
(Angrogna), nel 1532. Più tardi, nel 1655, la Confederazione
elvetica protestante potè indire la Giornata di digiuno (la prima
nella storia svizzera) proprio per pregare Dio di assistere i vaidesi perseguitati, e in seguito si tennero altri digiuni «federali»,
nel 1680 (per gli ugonotti) e nel 1681 (per i valdesi).
Berna ha sempre avuto grande stima per i valdesi, che hanno assicurato la tradizione evangelica del cristianesimo originale nel corso dei secoli. Nel 1686, dopo la revoca dell'Editto
di Nantes, i cantoni Berna e Zurigo, preso atto di questo grave
avvenimento, mandavano due ambasciatori a negoziare con il
duca di Savoia, Bernhard Murait (Berna) e Kaspar von Murait
(Zurigo): loro compito era convincere il duca di Savoia a non
abrogare la libertà di coscienza e di religione che era in vigore. Questo intervento non fu un successo dal punto di vista politico, ma testimoniò la fedeltà nei confronti dei correligionari.
Berna e Zurigo hanno avuto il coraggio di agire per la libertà di coscienza disprezzata dal duce di Savoia. Altrettanto
non avvenne da parte dei grandi paesi come l'Olanda-, la Svezia e il Brandeburgo, che non ebbero il coraggio di reagire,
essendo troppo forte la paura nei confronti dell'«onnipotente»
re di Francia. Una vera sola piccola soddisfazione ebbero i
due ambasciatori Murait; che nella brutta e durissima guerra
di sterminio dei protestanti in Piemonte, riuscirono a far sì che
contro i valdesi imprigionati o uccisi in battaglia non venisse
più praticata la tortura.
Dopo l'intervento nei confronti del duca di Savoia, la Svizzera accolse 2514 rifugiati valdesi: senza auesto intervento e questo aiuto i valdesi avrebbero avuto grandi problemi per sopravvivere. (ch.b.)
Chiesa valfJese dì Grortaglie
in città con il tavolino
alla giornata per la pace
DANIELE DORIA
SI è svolta domenica 24
novembre a Grottaglie, in
provincia di Taranto, una
«Giornata per la pace», in cui
la locale Chiesa valdese ha
raccolto per le vie della città
circa 300 firme per due diverse petizioni. La prima per il
diritto d’asilo di quelle persone che raggiungono il nostro
Paese perché fuggono da situazioni «rischiose», la seconda contro la guerra che si
va prospettando. Entrambe
le petizioni sono indirizzate
al presidente del Consiglio,
affinché non invii militari italiani in quella che è ormai
un’imminente seconda guerra del Golfo. Come evangelici
italiani ci opponiamo a questa eventuale soluzione, in
quanto non risolutiva.
Era presente nella città pugliese l’intero Consiglio di
circuito che ha presieduto il
culto domenicale nella locale
chiesa; Successivamente i
componenti del Consiglio in
sieme ai fratelli è le sorelle,
hanno raggiunto il gazebo allestito in una delle vie principali e qui, insieme ai membri
della comunità, hanno spiegato alla popolazione le ragioni della petizione. Abbastanza sensibile si è mostrata
la maggior parte dei cittadini
di Grottaglie, costantemente
informata sulle ragioni delle
petizioni dall’indefesso pastore Carri, armato di megafono e buona volontà.
La raccolta di firme si è
protratta fino alle ore 13 circa, dopodiché ci si è recati nei
locali sociali della chiesa in
cui abbiamo condiviso un gustoso pranzo, preparato con
cura e sapienza dalle sorelle
della comunità ospitante. Il
Consiglio ha approfittato
dell’ospitalità per riunirsi in
una seduta, in cui sono stai
fissati alcuni appuntamenti
in agenda previste per il futuro. Con l’aiuto del Signore, la
giornata è trascorsa con fluidità e ci auguriamo con gli
stimoli necessari per tutti.
Al tavolino della raccòlta firme
8
PAG. 8 RIFORMA
. ..ì-n-H,/-.
Vita Delle
VENERDÌ 13
DICEMbjj
Diverse manifestazioni per la prima Giornata ecumenica d^dialogo interreligoso
Per il dialogo cristiano-islamico
1129 novembre, in decine di chiese e moschee, si sojio svolte iniziative per favorire conoscenza
e comprensione reciproca. Tutte le religioni possono dare un grande contributo per la pace
Decine di iniziative si sono
svolte in tutta Italia il 29 novembre, in occasione della
prima Giornata ecumenica
per il dialogo cristiano-islamico, un’iniziativa lanciata
nei mesi scorsi da un folto
gruppo di personalità del
mondo religioso e accolta
subito in modo favorevole
dalle chiese cristiane e dalle
principali istituzioni del
mondo islamico presenti in
Italia. Anche le chiese evangeliche sono state ampiamente coinvolte: fra le adesioni, quella della Federazione delle chiese evangeliche
(Fcei), di varie comunità locali e singoli credenti.
È importante guardare al
futuro, ai progetti dei prossimi mesi, spiega Bmnetto Saivarani, uno dei promotori,
teologo cattolico e direttore
della rivista Qol\ «Ciò nonostante - aggiunge - possiamo
affermare che la prima Giornata di dialogo è stata un vero successo, per la quantità e
la qualità delle iniziative che
si sono svolte un po’ in tutta
Italia. È accaduto qualcosa di
importante, la scommessa di
fondo è stata vinta: suscitare
un movimento di base, senza
parole d’ordine precostituite,
senza partire necessariamente dal coinvolgimento delle
istituzioni (che pure c’è stato)». Al di là delle aspettative,
insomma, il «popolo del dialogo» ha preso piede in modo
visibile; spiega Salvarani:
«Siamo soddisfatti di avere
intercettato un reale bisogno
di dialogo, che per altro non
è quasi mai raccontato dai
mass media oggi. L’idea della
Giornata è andata avanti in
questi mesi con strumenti
molto semplici: molta corrispondenza via e-mail, qualche telefonata, e soprattutto
un efficace passaparola fra le
persone. Iniziative come
quella del 29 novembre, fra
l’altro, offrono un servizio
importante anche a favore
dell’ecumenismo: cattolici e
protestanti si sono ritrovati
insieme per dialogare con
l’Islam, ma anche fra di loro.
Guardare al futuro significa
per noi soprattutto mettere
in valore questa prima esperienza. Intendiamo rivolgerci alle chiese e alle istituzioni politiche chiedendo che
prendano sul serio questa
esigenza di dialogo, e ne facciano tema della propria
azione religiosa e politica».
Fra le numerose iniziative locali, la giornata di Roma si è
caratterizzata per il fatto che
il Comune stesso, insieme alla rivista interreligiosa Confronti, ha voluto farsi promotore della Giornata. Si è infatti svolta in Campidoglio («la
casa di tutti i cittadini» come
è stato detto) una tavola rotonda con la partecipazione
di esponenti cristiani e musulmani e della consigliera
comunale delegata alle Politiche della multietnicità.
Franca Eckert Coen.
«Il dialogo - ha affermato
Daniel Madigan, della pontificia Università gregoriana
non può avvenire fra le religioni, intese come sistemi
astratti. Deve invece avvenire
fra le persone: non si fa dialogo fra sistemi, ma fra persone». E richiamando le religioni stesse alla necessità di radicare la loro presenza nel
mondo, Madigan ha spiegato
che l’incontro fra credenti
dovrebbe avvenire prioritariamente su temi «laici», di
fondamentale importanza:
politica, cittadinanza, economia, diritti, ambiente, immigrazione. È attorno a queste
domande che le religioni dovrebbero incontrarsi, per offrire risposte condivise.
Interessante iniziativa anche a Torino: a conclusione
di un incontro presso il centro di cultura araba Dar al
Hikma, i promotori diffondono un documento che esprime l’intenzione di proseguire
il dialogo non tanto su temi
teologici quanto su una questione pratica e urgente: il lavoro per la pace e la rièonciliazione. «Vogliamo collabo
rare - scrivono - per ridurre
le offese e le cause di odio, di
violenza, di guerra, che sono
mali e dolori per l’umanità e
offesa a Dio».
«Moschea aperta a tutte le
donne di Reggio Emilia» è il
titolo della significativa iniziativa promossa dalle donne
musulmane della città: «Intendiamo porgervi la mano
per iniziare un nuovo cammino di impegno comune hanno detto le donne musulmane -, riconoscendo le reciproche differenze ma valorizzando gli ideaii e i principi
che ci uniscono, per costruire insieme un nuovo mondo
senza ingiustizie e senza
guerre, sempre dalla parte
dei popoli, dalla parte delle
donne, bambini e anziani».
Al centro dell’incontro il suggestivo versetto del Corano:
«O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una
femmina e abbiamo fatto di
voi popoli e tribù affinché vi
conosciate».
A conclusione del mese di
Ramadan l’Unione delle comunità islamiche in Italia
(Ucoii), che ha aderito all’iniziativa del 29 novembre,
scrive un messaggio a tutte
le comunità islamiche sottolineando la rilevanza della
Giornata, a cui hanno partecipato decine di moschee in
Italia. «La riuscita di questa
Giornata - scrive il direttivo
Ucoii - è per noi motivo di
grande soddisfazione convinti come siamo che il dialogo sia la sola maniera per
approfondire la conoscenza,
sanare le incomprensioni,
appianare i contrasti. In par
ticolare stabilire rapporti sereni e affettuosi con i credenti cristiani è per noi un
dovere dottrinale e una sentita necessità umana». Per
un dettagliato resoconto delle numerose iniziative locali
in occasione della prima
Giornata di dialogo cristiano-islamico, si può consultare il sito Internet www.il
dialogo.org. (nev)
Alfa & Omega
COLLANA «NOVA ET VETERA»
Questi cinque libretti tascabili invitano il lettore a riflettere
sulla rilevanza attuale dei cinque «Sola» della Riforma. Facendo riferimento ad antiche controversie teologiche come la giustificazione mediante la sola fede come anche a tematiche molto sentite al presente quali il pluralismo religioso e il ritorno al
sacro, questi scritti incoraggiano gli evangelici- a confessare
una teologia viva e a vivere un’esistenza teologica. Titoli: Perché la Scrittura è tutto ciò che ci occorre; Gesù è Tunica via?
Cosa rende una chiesa evangelica? Giustificati per sola fede; A
Dio sia la gloria. Pagine 48, formato tascabile, euro 3,50.
LA CANNA ROTTA E IL LUCIGNOLO FUMANTE
Questo libro fu pubblicato per la prima volta nel 1630 e contiene dei sermoni del teologo puritano Richard Sibbes. I discorsi di Sibbes, basati
sulle parole di Isaia «Egli non triterà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia» (Matteo 12, 20), hanno lo scopo di
suggerire dei consigli utili ai cristiani che
attraversano momenti difficili, prove e tentazioni. Pagine 173, paperback, euro 9,29.
L'ADORAZIONE DI DIO IN FAMIGLIA
Questo volumetto discute, in modo semplice e pratico, quello che un tempo era ritenuto dalle famiglie protestanti uno degli aspetti più importanti della vita quotidiana. Mediante alcune riflessioni bibliche e storiche, il libro stimola il lettore a
considerare Timportanza del pensiero protestante classico sull’argomento del culto familiare di fronte all’assalto dato dalla
nostra cultura post-moderna e post-cristiana all’istituzione della famiglia. Pagine 118, paperback, euro 8,26.
Per ordinativi: Alfa & Omega,
C. P. Aperta, Succ. 2,93100 Caltanissetta,
tei. e fax 0934 516 692, email: info@alfaeomega.org;
sito Internet: www.alfaeomega.org.
FINO AL 31 DICEMBRE 2002
A TUTTI I LETTORI DI «RIFORMA»
SARÀ APPLICATO UNO SCONTO DEL 20%
Comunità battista dì Gioia del Colle
Essere chiamati da Dio
ANNA DONGIOVANNI
Nella piccola comunità
battista di Gioia del Colle (Ba), il nuovo anno ecclesiastico ha avuto un inizio
ricco e felice: si è ricostituito
il gruppo delle donne, che si
era sciolto quando nell’aprile del 2001 venne a mancare
la leader del gruppo. Maria
Secci; si è formato un nuovo
gruppo di giovani che si incontra ogni giovedì pomeriggio per svolgere diverse
attività; si continuano a fare
gli studi biblici con un gruppo di membri attenti e desiderosi di conoscere e approfondire meglio la parola
del Signore; non mancano
gli incontri di preghiera che
si svolgono nelle case dei
fratelli e delle sorelle. Ma la
gioia più grande che la comunità ha vissuto con emozione e partecipazione è stato quando, il 27 ottobre scorso, il nostro fratello Giuseppe Bernardo Milano, dopo
anni di riflessione e di difficile cammino spirituale, ha
accettato Gesù e ha testimoniato della sua fede mediante il battesimo.
Per un cristiano, rendersi
conto di essere stato personalmente chiamato da Dio a
far parte del suo popolo, e
quindi a partecipare ai progetti che il Signore sta realiz
zando per lui, è sempre motivo di grande entusiasmo; è
con questi sentimenti di
gioia che Giuseppe ha dato
alla comunità una toccante
testimonianza del suo percorso di fede, sottolineando
che il Signore sta trasformando la sua vita, piena di
limiti e debolezze, e gli sta
donando il privilegio di essere al suo servizio.
Il culto, permeato di gioia e
meraviglia, è stato arricchito
per l’occasione da canti di lode allegri e ritmati, proprio
per fare festa e dare il benvenuto a questo fratello nella
famiglia di Dio. Il pastore David MacFarlane, con un gruppo musicale proveniente dalla Gran Bretagna, ci ha aiutato curando il momento musicale e predicando la parola
del Signore, mentre il predicatore locale Edoardo Arcidiacono, oltre a condurre con
armonia la liturgia, ha amministrato il battesimo. La comunità ha atteso degli anni
per questo battesimo che
sembrava così lontano, quasi
impossibile... e invece il Signore dà a ognuno di noi il
tempo necessario per far crescere dentro il proprio cuore
il seme della fede, un seme
cbe prima o poi porta frutto:
un frutto ricco di doni utili alla comunità ma soprattutto
alla gloria del Signore.
Dialogo cristiano-islamico
A Napoli prosegue l'opei^
della «tenda di Abramo»
GIOVANNI SARUBBI
La prima Giornata nazionale del dialogo cristianoislamico è stata tenuta a Napoli con una celebrazione
ecumenica realizzata nei locali della chiesa battista di via
Foria il 29 novembre, a cui è
seguita una visita alle due
moschee di Napoli dove si è
celebrata insieme la rottura
del digiuno, che anche i cristiani aderenti alTiniziativa
avevano fatto. La preghiera
per la pace ha seguito come
testo una delle due liturgie
proposte appositamente per
la giornata dal sito www.ildialogo.org, punto di riferimento nazionale delTiniziativa. Presenti alla preghiera per
la pace i rappresentanti di
tutte le associazioni cristiane
che alcuni giorni prima si
erano ritrovati per firmare un
documento intitolato «La
tenda di Abramo» nel quale
fra l’altro si afferma la necessità di «accelerare il processo
di reciproca conoscenza, in
particolare con coloro che
sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino
della costruzione di una società pluralista, accogliente,
rispettosa dei diritti umani e
dei valori democratici».
Nel documento anche la richiesta «alle chiese e alle comunità islamiche italiane di
istituire una “Giornata del
dialogo cristiano-islamico’’,
così come è richiesto da tante
parti del nostro paese» e la
consapevolezza «che gli orrendi attentati e le azioni di
guerra che si susseguono in
varie parti del mondo costituiscano una sfida contro
l’Occidente e contro l’IsIam
che si fondano entrambi,,
vaiori della pace, della C
zia e della convivenza cS'
Il documento è stato
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Comunità isiamica di Napt
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nità islamiche di'Napoli, li
dimostrazione di questa ao
cresciuta consapevolezza!
voglia di dialogo è venuti
dall’invito a partecipare ili
dicembre alla «Festa delll
Rottura» che ha chiuso il laigo digiuno di Ramadan.
I Chiesa battista di Roma-Garbatella
Un deciso no alla guerrra
ELENA GIROLAMI
Alcuni membri delia comunità battista di Roma
Garbateila hanno partecipato
alTaffollata assemblea cittadina promossa dal municipio di
Roma Ila favore della pace.
Obiettivo dell’iniziativa far
nascere nel territorio un coordinamento di forze politiche e sociali contro la guerra
in Iraq. «Abbiamo aderito a
questa iniziativa - ha spiegato
la rappresentante della comunità battista - perché riteniamo che non esista una linea di demarcazione tra fede,
vita spirituaie e impegno sociale e politico per la giustizia
e il bene di tutti. La nostra comunità è stata sempre presente nella vita del quartiere e
sensibile alle sue problematiche sociali. Oggi più che mai
intendiamo rinnovare il nostro impegno per la pace, iniziato fin dai tempi di Aldo Capitini, che fondò il primo movimento pacifista presso il
teatro Quirino a Roma. È indispensabile lo sforzo comune di tutte le forze deila so
cietà civile per debellaiel)
minaccia di una guerra, cht
avrebbe conseguenze dis
strose per moiti innocenti».
Il presidente del municipio, Massimiliano Smelilo,
ha fatto un quadro ampio*
dettagliato della storia politica e sociale dell’Italia dal secolo scorso ad oggi e haaffsmato che la guerra nonil*
soia opzione per evitare uJ
conflitto. «Molte guerre-1»
aggiunto - si sarebbero potute evitare e altre se ne evifr
rebbero ricercando soluZioDi
pacifiche ai conflitti con ]
ventivi accordi tra govetnle
tra popoli educati alla pace*Tutti gli intervenuti, inf®
sono stati invitati a divulgate
capillarmente, ciascuno nd
proprio ambito, la cultuta*
l’impegno per la pace, p®
che mai urgente di fronte^
attuali aliarmanti scenari ai
guerra e al pericolo cbOi®
spregio alla Costituzione,^'
che soldati italiani
viati a partecipare alFortu®
più che decennale devasti'
zione economica e bell>a
della nazione irachena.
PER LA CHIESA
METODISTA DI MILANI
La Commissione esecutiva del II distretto, a seguito«
l’alluvione che ha colpito tutto il Nord Italia e particd
mente la città di Milano, i locali di culto della chiesa i
todista sono stati completamente allagati e tutto q'
che contenevano è andato quasi completamente dia
to. La Ced ha dunque deciso di indire una sottoscrizi®
rivolta principalmente alle chiese del II distretto, fina
zata in primo luogo al riacquisto delle Bibbie e innariLe offerte vanno inviate al ccp 25693102 Abi 0760U
01000, specificando la causale «Sottoscrizione per Nlda
metodista». Per informazioni rivolgersi a Gabriella Ì’
rangoni tei. 0125-617150, e-mail marangoni.g@libero^
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
La locale Chiesa valdese fu ufficialmente istituita nel 1852
150 anni dei valdesi a Genova
Un fine settimana di iniziative speciali per ricordare lo zelo spirituale
e lo slancio missionario di quell'epoca e riviverlo, attualizzato, oggi
ERMINIO PODESTÀ
Alla fine dei mese di novembre si sono celebrati i
150 anni di presenza valdese a
Genova con una serie di iniziative concluse con il culto
solenne di domenica 1° dicembre. Le manifestazioni
hanno avuto inizio venerdì 29
nella sala della Provincia di
Genova, con la presentazione
del pastore Teodoro Fanlo y
Cortés e l’introduzione dell’
assessore provinciale alla Cultura e l’interessante conferenza di Domenico Maselli sulla
«Presenza valdese a Genova»
L’oratore ha detto che il
1852 è la data della costituzione ufficiale della Chiesa valdese, allorché la Tavola inviava come pastore Paolo Geymonat, da poco consacrato, a
seguito di una petizione firmata da 49 fratelli e sorelle
che desideravano iniziare ufficialmente un’attività valdese. Però, dal 1848 al 1852, si è
avuta la «spontanea e singolare religione del cuore»; pertanto l’origine della Chiesa
valdese a Genova è frutto del
Risorgimento italiano con
l’operato di tre singolari personaggi: Vittorio Emanuele
MuzzareOi, pochissimo conosciuto, era alla corte di papa
Pio IX e quando Pellegrino
Rossi fu ucciso poteva diventare primo ministro, ma non
fu eletto; si trasferì quindi a
Genova dove collaborò all’avvio di una presenza valdese.
Il colportore Packenhan,
uomo di grande fede, è ricordato come «un eccellente ed
entusiasta colportore», che,
non appena stabilitosi a Genova presso la Porta San Bernardino, riprese proprio quel
lavoro di evangelizzazione
che gli era costato l’espulsione dalla Firenze «restaurata»;
distribuiva Bibbie e trattati,
attaccava discorso con le persone e le invitava a casa sua
per proseguire la discussione. L’ultimo personaggio è
Vincenzo Albarella, avvocato
napoletano; lui e sua moglie,
convertiti a Torino e membri
di quella chiesa valdese e trasferitosi a Genova. Per un
certo periodo e non ancora
con regolarità, il culto venne
tenuto in una camera dell’abitazione di Albarella, in
salita San Leonardo. Questo
triunvirato è all’origine della
chiesa di Genova. Maselli ha
concluso la sua dotta conferenza dicendo che ricordando le difficoltà e le gesta eroiche compiute dai nostri padri
non dobbiamo più piangerci
addosso ma continuare, con
entusiasmo, il nostro cammino di fede e di speranza.
Sabato 30 nella chiesa di
via Assarotti si è tenuto il
concerto della corale di San
Germano Chisone, diretta
dal maestro Riccardo Bertalmio, che ha eseguito musiche di Bach, Haendel, Purcell, concludendo l’esibizione con il Giuro di Sibaud di
antica tradizione valdese, il
concertò è stato aperto e
chiuso da un canto del coro
ecumenico della chiesa valdese di Genova, diretto da
Rossella Cappellino.
Domenica 1° dicembre si è
tenuto il culto con la liturgia
a cura della predicatrice locale Giovanna Vernarecci di
Fossombrone e la predicazione del pastore Teodoro
Fanlo y Cortés che preso lo
spunto dalla lettera che Geremia invia ai deportati, invitandoli a costruire case e a
cercare il bene della città.
Questo può essere un invito
a realizzare oggi l’impegno di
essere chiesa inserita nella
città di Genova, infatti è stato detto e scritto che questo
anniversario viene celebrato
per ringraziare il Signore di
tutte le benedizioni con la
quale ha voluto accompagnare la nostra chiesa: «Fin
qui il Signore ci ha soccorso»
(1 Samuele 7, 12). E ancora:
per ricordare lo zelo spirituale e lo slancio evangelistico
dei nostri predecessori, che
fin dal principio ebbero ad
affrontare crisi interne, pericoli e persecuzioni; per interrogarci sul nostro modo di
essere chiesa oggi, sulla nostra fede, sui nostri progetti
di evangelizzazione. Hanno
rivolto un pensiero anche i
rappresentanti delle altre
chiese evangeliche e il rappresentante del gruppo ecumenico Don Fontana.
1 Espressa dall'assemblea della Chiesa valdese di Torino
Preoccupazione per gli ospedali valdesi
EUGENIA FERRERI
y/CSAME e prospettive
degli ospedali valdesi»
era l’unico argomento all’ordine del giorno dell’assemHea di chiesa svoltasi domenica 24 novembre nel salone
lidia Casa valdese. La parteeipazione è stata superiore a
egni aspettativa, segno evi"ente dell’interesse e dell’amore che anche la comunità
m Torino prova verso queste
importanti opere che, come è
stato nuovamente ribadito,
sono un forte segnale della
"ostra identità anche verso
"Sterno, città e territorio,
^tta precisa e puntuale relazione fatta dal pastore Eugemo Bernardini, membro del
» Commissione sinodale per
? oiaconia (Csd) e vicepresi"nte della Commissione nomnata dalla Tavola per gli
spedali, è stata ascoltata in
.Portura. Da questa relazione
presenti han no ricevuto
larimenti circa le ragioni
0, dopo aver impegnato i
stri ospedali in costose
He di ristrutturazio
1^ 'hanno condotto i nostri
nella pesante situadeficit nella quale si
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spirale irreversibile per
op^°n si sarebbe potuto
rn m campo sanitario
investire in nuove atjjp^^inre e in operazioni di
Hg^^niento alle nuove norstti
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ni rimborso delle
dovute. Certo, come
ai p^°^,^nto il past. Bernardi
nella gestione dei
di, ' nspedali e nell’azione
djp Polivisione e di controllo
dei nostri organi istinali non sono mancati
errori e limiti, soprattutto nel
non aver previsto il grande ridimensionamento delle risorse pubbliche per la Sanità.
Questa in sintesi la situazione. Che cosa succede ora?
Continuano le trattative con
gli enti pubblici dai quali si
sta cercando di ottenere un
aumento delle somme stanziate, quale recupero di quanto a suo tempo promesso.
Continuano anche le trattative per capire se sarà possibile
continuare a gestire i nostri
ospedali senza modifiche nelle quote di proprietà, recuperando però quella «serenità»
dal punto di vista finanziario
indispensabile per non dover
avere gli attuali problemi anche nel futuro. Se non sarà
possibile ottenere l’attenzione richiesta occorrerà ricorrere, in tempi brevi, ad azioni
che potrebbero anche essere
di tipo spettacolare: tenda in
piazza, sciopero della fame, e
quant’altro utile ad attrarre
l’opinione pubblica. Speriamo vivamente non ce ne sia
bisogno: infatti non vorremmo dover essere costretti a fare azioni di questo genere per
mantenere vive quelle che
consideriamo opere non «private» ma di pubblica utilità.
Dopo aver ascoltato queste
informazioni vi è stato un
ampio dibattito: membri di
chiesa, persone che negli
ospedali attualmente lavorano, tutti i presenti hanno auspicato una positiva soluzione dei problemi, e manifestato l’augurio di poter conservare le nostre opere, delle
quali siamo giustamente orgogliosi. La comunità di Torino ha anche dichiarato la sua
piena solidarietà a tutti coloro che lavorano attualmente
negli ospedali valdesi, i quali
si trovano in posizione di difficoltà a causa dell’incertezza
e del superlavoro essendo in
numero insufficiente. L’Assemblea si è conclusa, come
già era iniziata, con una preghiera fatta dal pastore Platone che, ricordando che l’aiuto
di Dio e la lucidità evangelica
non sono mai venute meno,
ha invocato nuovamente le
benedizioni del Signore affinché il cammino dei nostri
ospedali possa continuare a
lungo e in modo proficuo.
L’Ospedale valdese di Torino
Imperia
Il tempo
vissuto
con il cuore
ENIO BARNABA
La domanda che il titolo
dell’incontro «L’etica è il
proprio tempo vissuto col
cuore?» poneva, non promettendo certezze ma ricerca
collettiva, ha interpellato
molti più cittadini di quanti
abitualmente ne coinvolgano
iniziative di questo tipo. O,
piuttosto che il taglio metodologico, è stato il tema al
centro dell’incontro, quello
dell’etica, a toccare diffuse
inquietudini? Fatto sta che
eravamo in tanti il 29 novembre al Centro culturale polivalente di imperia ad avere
accolto l’invito congiunto
della locale Chiesa valdese e
dell’associazione «Amici del
De Amicis» (questo il nome
del Liceo classico cittadino)
a cercare di dare risposte all’interrogativo.
Oltre che da Gemima Lami
e da Caterina Garibbo Siri,
membri della comunità valdese di imperia, l’incontro è
stato animato da Silvio Zaghi, docente di filosofia, da
Ferruccio Jarach, ingegnere
umanista, e da Graziella Arazzi, filosofa e quadro dell’Istituto regionale di ricerca
educativa per la Liguria. Le
struggenti melodie sefardite
del genovese «Duo Cadina»
hanno fatto da contrappunto
agli interventi dei relatori e
dei partecipanti. Si è partiti
dall’assunto che lo sviluppo
ipertrofico del mentale, cui
sembra oggi di assistere, favorisca quello di un immaginario sconnesso dal reale che
marginalizza l’emotività e,
con essa, le ragioni del cuore.
Si pensa di possedere tutto
quando invece, purtroppo,
non si possiede nulla. Per
cercare di superare l’incombente schizofrenia occorre vivere maggiormente con il
cuore 0 almeno essere consapevoli della necessità di far
coesistere le due dimensioni
rappresentate dalla ragione e
delle emozioni. Coesistenza
certamente non facile, il dilemma persistente e non risolto che avremmo di fronte,
data la conflittualità tra le due
logiche, sarebbe quello di dare la priorità alle leggi della
ragione o a quelle del cuore.
L’incontro è stato chiuso
da Gabriella Arazzi che si è
mossa con padronanza all’interno della trama intessuta
dai solidi fili del pensiero filosofico del Novecento. L’etica
per sua natura mira al superamento del conflitto tra sentimento e ragione. Rifiuta la
nozione dell’utilità e ha come
proprio fondamento quella
della relazione, dell’ascolto. E
che cos’altro è ascoltare se
non ubbidire a un comune
contesto in cui costantemente si rinasce, alla luce della
«fragilità del bene»?
Il crocifisso esposto all'anagrafe
sto borgo torinese, significa
fare una prova generale di
forza di come potrà andare
altrove. È chiaro l’uso politico
del simbolo religioso. Ma al di
là delle strumentalizzazioni
partitiche e delle risse che
possono derivarne è evidente
che occorre protestare contro
una grave lesione di diritti costituzionalmente garantiti.
In questo spirito il Concistoro valdese di Torino, la
Comunità ebraica torinese, il
sodalizio dell’Amicizia ebraico-cristiana, il Comitato torinese per la laicità hanno firmato un ricorso al Tar che è
stato inoltrato in questi gior
ni affinché i crocifissi esposti
vengano immediatamente rimossi. L’anagrafe non è un
luogo di culto. Quel «simbolo
per eccellenza di una cultura
fatta di verità, libertà, fiducia
e speranza» troppe volte,
nella storia, è stato fatto baciare agli eretici prima che
venisse appiccato, dai guardiani dell’ortodossia, il fuoco
alle fascine. La religione degli
uni non si può imporre agli
altri con l’aiuto dello stato. E
chi ci prova finisce per negare lo stesso spirito cristiano,
che non è di conquista ma di
libera proposta in una società laica e moderna, (g.p.)
AGENDA
14 dicembre
TORINO — Alle ore 16,30, nella sede dell’Ywca-Ucdg (via
San Secondo 70), si tiene un incontro di Natale nel corso del
quale Piera Egidi presenta il libro di Chiara Colli «Parole libere» (ed. Trauben). Alle 21 celebrazione del Natale con i giovani del Foyer a cura del past. Giorgio Bouchard.
14 dicembre
MILANO — Alle 10,30, nella sala della libreria Claudiana (v,
Sforza 12/a), si tiene la terza giornata di studio per il Corso a
distanza della Facoltà di teologia sul tema «Il Dio che ama
nella libertà: la teologia di Karl Barth» a cura del prof. Fulvio
Ferrarlo. Argomento della lezione «L’umanità di Dio».
MILANO—Alle 20,30, nell’ambito del cinquantenario della
chiesa valdese di via Sforza, si tiene un concerto natalizio
con Davide Pozzi (organo) e Jonathan Pia (tromba).
15 dicembre
TORINO — Dalle 8,30 alle 19, in piazza San Carlo, sarà allestita la mostra documentaria «La persecuzione dei Testimo
ni di Geova sotto le due dittature (1933-1990)», relativa alla
persecuzione nazista e a quella della Germania Orientale
sotto il regime comunista.
ROMA — Alle 16, all’Ist. S. Filippo Neri (v. Orione 8), il gruppo Sae organizza un incontro su «Pluralismo religioso e convivenza multiculturale, cristiani e musulmani in dialogo»: interventi di Amza Boccolini, Paolo Naso e Brunetto Salvarani.
ROMA — Alle 17, all’Ass. Amicizia ebraico-cristiana (via Pietro Cossa 40), Paolo Ricca, Lea Sestieri e Carlo Bozzetti presentano il tema «Leggere la Bibbia oggi».
16 dicembre
TORINO — Alle 21, alla sala «Livio Labor» (via Juvarra 16a),
Elena Negrini Gandolfi, Marco Revelli e Ermis Segarti presentano il libro «La terra non sarà distrutta, l’uomo inedito la
salverà» (ed. Gribaudi) nell’ambito delle iniziative in ricordo
di Ernesto Balducci e David M. Turoldo.
17 dicembre
ROMA — Alle 18, nell’Aula magna della Facoltà valdese di
Teologia (v. P. Cossa 40), Giorgio Ruffolo, Rosario Villari e la
past. Maria Bonafede presentano il libro di Giorgio Spini (a
cura di V. Spini) «La strada della Liberazione. Dalla riscoperta di Calvino al Fronte della Vili Armata» (Claudiana). Presiede Gianni Long, intervengono autore e curatore, alla presenza del presidente della Camera, Pierferdinando Casini.
TORINO —Alle 21, al Centro sociale della Comunità ebraica
(p. Primo Levi 12), si tiene un incontro su «L’esodo dimenticato. La fuga e lo sradicamento di circa 800.000 ebrei provenienti dai paesi arabi a partire dal 1945». Intervengono Marco
Brunazzi, Mino Chamla, Saul Meghnagi e Silvio Zamorani.
19 dicembre
BARI — Alle 18,15, alla chiesa battista, il past. Alfredo Berlendis conduce uno studio biblico su «Il battesimo».
MILANO — Alle 20, nella chiesa valdese, la Chiesa presbiteriana coreana «Chan-Yang» presenta il «Messia» di G. F. Händel (dir. orchestra Gina Chae, dir. coro Luca Lee, Kwan Seok).
20 dicembre
BARI — Alle 20, alla chiesa S. Scolastica al Porto (p. San Pietro 1), si tiene un incontro ecumenico con partecipazione
del Coro ecumenico «A. Sinigaglia» dir. Mariella Gernone. ■
21 dicembre
MILANO — y\lle 20, nella Chiesa cristiana protestante (via
M. De’ Marchi 9), la Chiesa presbiteriana coreana «ChanYang» presenta il «Messia» di G. F. Händel (dir. orchestra Gina Chae, dir. coro Luca Lee, Kwan Seok).
BERGAMO — Alle 17, alla chiesa evangelica (v.le Roma 2b),
si tiene un concerto di Natale con musiche di Bach e Telemann. Esecuzioni del civico Ist. «Donizetti» di Bergamo.
AVVERTENZA: i profanimi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
LA SPEZIA — La chiesa evangelica battista comunica che dal
1" luglio la pastora Alessandra Fusi cura la comunità.
Ringraziamo il Signore perché dopo una lunga vacanza
pastorale è gran soddisfazione di tutti accoglierla e far sì
che questi due anni di prova siano proficui per lei e aiutino la comunità nella conoscenza e nella testimonianza.
La pastora in prova risiede in via Milano 40, La Spezia: email alesfusi@virgilio.it.
PRAMOLLO — La comunità ringrazia di cuore la pastora Daniela Santoro che ha presieduto il culto del 1° dicembre.
• Ci ha lasciati all’età di 64 anni il fratello Renzo Balmas, di
Pomeano; ai familiari esprimiamo la fraterna solidarietà di
tutta la comunità, nella certezza della resurrezione.
PINEROLO — Sono passati già sette anni dall’elezione di
Paolo Ribet quale pastore della nostra chiesa: i pinerolesi
se ne sono accorti quando sono stati chiamati alla sua riconferma. Il quorum è stato largamente raggiunto anche
se alcuni membri elettori sono tali solo sull’elenco, e dirnenticano gli impegni presi; il risultato è stato quasi unanime. L’affetto che molti membri di chiesa hanno per il
loro pastore è stato manifestato anche in una lettera purtroppo rimasta anonima, che esprimeva bene i sentimenti
di molti. Chiediamo ora al Signore che benedica il lavoro
di Paolo Ribet in mezzo a tutti noi per altri sette anni, (v.l.)
m mmeditnce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011-668.98.04 - FAX 011-657542 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.lt
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 13 I
Monsignor Abiondi ci richiama alla correttezza ecumenica
I «bagni di folla», i giovani e il papa
ALBERTO ABLONDI*
CARO pastore Tomasetto,
con il tuo articolo di fondo su Riforma dei 25 ottobre
, siamo daccapo con le affermazioni gratuite e con l’ironia che rischia il sarcasmo.
Ricordi la mia lettera in cui
rifiutavo l’accostamento dei
segreti di Fatima e di Pulcinella? Potrei lasciar correre,
non mi sento, quale abbonato e lettore di Riforma, di abbandonare i miei colleghi al
pericolo della disinformazione. Mi offende anche il mo- ■
do, direi quasi clericale, con
cui pare che tu voglia rivolgerti a tutte le forme di aggregazione, .mentre dal contesto
si evince che si tratta solo di
finti bersagli perché vero unico obiettivo è la Chiesa cattolica, e magari anche il papa.
Già un simile atteggiamento
contrasta con le esigenze
dell’ammonizione fraterna
fra le diverse confessioni.
Questa infatti esige giudizio
libero e sguardo obiettivo affinché quanto si afferma corrisponda alla verità e il rapporto cresca nella fraternità.
Certo nel tuo articolo vi sono constatazioni vere; come
quando dici dei bagni di folla
«nella più grande piazza del
più piccolo stato del mondo».
Tu però ti fermi a questa esteriorità di massa mentre se
avessi avuto la pazienza di interpellare uno qualunque dei
; partecipanti, avresti scoperto
/ la loro derivazione e formazio
ne. Essa nasce e cresce in tanti
momenti di preghiera, raccoglimento, amicizia e di riflessione; in quei piccoli gruppi che formano una costellazione di carità e di verità in
tutto il mondo. Tu invece, con
sguardo solo esteriore e con
rischio di essere superficiale,
ti permetti di dare un pesante
giudizio, dicendo «in questi
raduni di massa, una sola cosa
è necessaria; fare come gli altri, fare quello che fanno tutti
gli altri». Ed ancora: «Nessuna
iniziativa privata, nessuna parola fuori dal coro senza alcun
se e senza alcun ma».
Forse la grande comunicazione, con i suoi media, ha
deformato la visuale. Infatti
quei milioni di giovani che rispondono agli inviti del papa,
a Roma come a Parigi o a Toronto, non sono delle com
une solo parla, gli altri fanno
da contorno; uno solo dice la
parola d’ordine».
Per mia diretta esperienza
invece le assemblee erano
articolate non solo in modo
che tutti ascoltassero ma che
tutti potessero prendere la
parola; perché dopo l’esposizione dei vari temi, nei piccoli gruppi, seduti per terra, il
tema veniva approfondito in
modo che osservazioni, critiche e suggerimenti fossero
discussi nell’assemblea. E
non c’era ronda di sorveglianzà; e poi le varie chiese
erano/piene di persone in riflessióne e preghiera. I giovani stèssi avevano scelto, in libertà, fra la chiesa e la passeggiata nei parchi.
Credo che proprio questi
giovani e queste persone che
facevano folla, emergendo
però da gruppi di formazione, chiedessero a tutte le comunità cristiane di smettere
di guardarsi in faccia a vicenda, magari per scoprire qualche nuova trave nell’occhio
del vicino. Hanno infatti capito che i problemi ecumenici non si affrontano tanto
guardandosi a vicenda quanto aiutandoci tutti a guardare
il Signore affinché nella sua
paternità scopriamo la bellezza delle diversità. Abbiamo bisogno insomma di un
ecumenismo serio in cui i
cristiani di diverse confessioni si incontrino prima nell’amarsi e rivolgendosi con
rispetto le parole in dialogo.
Perché solo così si può creare
un ambiente possibile alla
profondità e alla fecondità di
dialoghi, di incontri e di convegni ecumenici.
Con questo sguardo non
avresti potuto dire che «le
grandi masse oceaniche osannanti mi fanno paura». Ma soprattutto ti saresti risparmiato
quell’infelice richiamo alla
«memoria storica di folle
oceaniche dove si rievocano
scene di questo genere di cui
nessuno è orgoglioso». Questo tuo relegare i partecipanti
in nostalgiche masse oceaniche richiama un triste modo
di fare politica, ormai appartenente al passato; quando si
bollava di fascista chiunque
avesse idee contrarie a quelle
proposte dalla propria parte.
Direi piuttosto che invece
dovrebbe essere stile della
chiesa educare all’universalità che qualche volta ha bisogno di tradursi nella folla; e
insieme educare alTintimità
del piccolo gruppo che cresce
e si forma nel silenzio, nella
conversazione e nelle preghiere personali e comunitarie. Intimità e universalità
non sono dunque realtà distanti. Si richiamano anzi
nella bella parabola in cui
Gesù (Matteo 13, 1-10) ci fa
contemplare come nel seme
si incontrino «piccolo e bello». Ma ci fa ammirare anche
l’albero «grande e bello» che
permette agli uccelli del cielo
di incontrarsi e annidarsi.
* vescovo emerito di Livorno
parse ammaestrate e improvvisate. Prima di giungere alla
meta hanno percorso, a piedi, per un completo impatto
con l’ambiente, il territorio
delle varie regioni; e prima di
riunirsi nella celebrazione ufficiale, al mattino, per tre
giorni, hanno partecipato,
nelle diverse chiese, a tre ore
di catechesi. E qui il tuo articolo cade nell’irreale deformante la verità, perché dici
«in questi raduni oceanici
Culto evangelico
In occasione del Natale
In diretta eurovisione dalla
Chiesa protestante evangelica di Bruxelles
Mercoledì 25 dicembre
alle ore 10
Presiedono i pastori: Monga Gédéon Ngoy e David
Van Assche, con la partecipazione della corale africana "Mercy Gospel Choir"che eseguirà dei negro
spirituals diretta da Siméon Nday Ngoy
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, lei. 011/655278 - lax
011/657542 e-mail: redazione.torino®rilorma.il;
REDAZIONE NAPOLI;
Via Fona, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-maii: reda2ione.napoii@riforma.it;
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Via dei Milie, 1 -10064 Pineroio, tei. 0121/371238
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso (coord. Eco valli), Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetfo, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - lei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
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Italia
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pineroio con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pineroio con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 47 del 6 dicembre 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 4 dicembre 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Nella giornata per la lotta contro l’Aids siamo
stati tutti invitati a non nascondere il capo nella sabbia
come gli struzzi, ma ad affrontare con coraggio e lealtà
il problema. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan,
ha dichiarato che «il silenzio
vuol dire morte». E giustamente, se si pensa che solo
nel 2001 sono morti per Aids
tre milioni di individui, mentre se ne sono infettati altri
cinque milioni. Il totale di
sieropositivi nel mondo è di
quaranta milioni, gran parte
dei quali destinato a soccombere alla malattia o comunque a trasmetterla.
In un lucido articolo Bill
Clinton, l’ex presidente degli
Stati Uniti attualmente impegnato nella lotta contro 1’
Aids, si chiede che cosa diranno di noi le future generazioni quando si renderanno
conto di quanto poco abbiamo fatto contro questo flagel
Risposta a monsignor Abiondi
I pericoli di manipolazione
delle grandi masse
DOMENICO TOMASEnO
CARO mons. Abiondi, sono alquanto colpito dalle
tue reazioni. Per il legame di
fraternità di cui ho goduto
nel corso di questi anni e per
l’impegno comune nel promuovere l’ecumenismo in
Italia, mi auguro che questo
episodio non appanni queste
due realtà.
Vorrei rispondere a ogni
singola osservazione, ma lo
spazio è tiranno. Con poche
parole si può dire multum,
ma non multa. Il colonnino
«Bibbia e attualità» che apre
Riforma ha un numero prefissato di battute e si caratterizza non dall’analisi ampia e articolata, ma dalla sintesi. I pericoli della generalizzazione e
della superficialità sono sempre presenti. Per amor di correttezza devo anche richiamare un principio condiviso
da tutti: sono responsabile
solo e soltanto di quello che
io ho scritto, non di quello
che un lettore legge fra le righe del mio intervento 0 facendo della dietrologia. Non
vorrei trovarmi ai tempi di
Talleyrand che diceva: datemi
anche una sola parola scritta
dalla mano del mio nemico e
ne otterrò la condanna.
Nel merito. Il mio intervento faceva riferimento alle
masse e in particolare alla loro possibile manipolazione e
strumentalizzazione. Accennavo alle grandi manifestazioni sportive, sindacali e religiose come esempio. Certo,
posso essere accusato di aver
fatto della sociologia spicciola, o meglio di un uso sommario della fenomenologia
sociologica. Ma l’argomento
era e rimane la manipolazione delle grandi masse e i pericoli o le minacce che questi
fenomeni sociali comportano. L’argomentazione dell’
articolo mi sembra del tutto
chiara al riguardo.
Nella mia mente non c’era
affatto il tentativo di dileggiare o accusare i raduni di folla
in piazza San Pietro, o attaccare la figura del papa, alludendo a un qualche collegamento con le adunate nazi
ste: l’articolazione dell’argomento voleva mettere in luce
i pericoli delle grandi adunate
e della loro facile strumentalizzazione. L’allusione al passato era esemplificativa di
questo aspetto del fenomeno.
Avere indicato la minaccia
presente nei raduni di massa
e esaltato la bontà del piccolo gruppo era il tentativo
(maldestro?) di indicare dove
si può esercitare la responsabilità personale e coltivare
comunque un’identità. Per
quanto possa essere storicamente (direi «fenomenologicamente») vero, le mie considerazioni non nascono da
una «sindrome di minoranza»: tutte le chiese evangeliche «locali» sono piccole
chiese rispetto alle «chiese
locali» (diocesi) cattoliche.
Ne siamo consapevoli, non
soffriamo per questo.
Un’ultima cosa: negli anni
mi hai conosciuto come persona che se deve dire qudcosa, anche scomoda, al compagno di strada cattolico, la dice
direttamente (ricordi la mia
predicazione al Convegno ecclesiale di Palermo 1995?),
senza arroganza ma con franchezza. Mi spiace che la tua
lettura dell’articolo getti un’
ombra su questo aspetto della
nostra fraternità che credevo
ben consolidata. Ecumenismo non significa tacere su
problemi controversi, ma articolare differenze e additare i
pericoli delle rispettive posizioni. Senza ergersi a maestri
di nessuno, senza ambiguità e
nella fraternità che contraddistinguono i figli di Dio.
TELEVISIONE
Protestantesimo
a I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, jn replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa* e alle ore 9 del lunedì successivo. Domenica 22 dicembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Un minuto di Speranza». La replica sarà trasmessa lunedì 23 dicembre alle ore 24 e
lunedì 30 dicembre alle 9 circa.
■V
ma
PIERO bensì
lo mondiale e quando leggeranno tutte le infinite polemiche che hanno accompagnato ogni tipo di azione. Per
esempio in Italia (dove qualunque cosa è oggetto di polemica) si sta discutendo da
anni sulla necessità di avere
un registro nazionale dei sieropositivi: senza quel registro
è impossibile controllare il virus. Ma ovviamente c’è chi
sostiene che sarebbe un tradimento alla privacy, mentre
in realtà, nelle regioni in cui è
stato adottato non è stato finora rivelato alcun nome. Al
trove si discute accanitamente se sia meglio prevenire 0
curare la malattia, considerando che la prevenzione è
sempre difficile se gli individui non vogliono sottoporsi
ai testi dell’Hiv.
I farmaci (di anno in anno
più efficaci) sono costosissimi
e questa è una delle cause di
tante morti. In Brasile, dove
tutti i malati di Aids hanno il
diritto ai farmaci salvavita
prodotti sul posto, la mortalità è scesa del 50% e l’ospedalizzazione del 75%. È dunque possibile fare qualcosa
* Attenzione: la replica del lunedì notte potrebbe slittare al mattino del
martedì, intorno alle ore 9, sempre su Raidue fino a marzo, data in cui
termineranno i collegamenti per l’America's Cup
SUI GIORNÀÙfe
(«Pilfóel
NOTIZIE ■■ 4Î
Valdesi in Valle d'Ao
Il settimanale valdnsi
(30 novembre) dedica
ticolo con foto, nelle pai
culturali, alla presentazii
avvenuta nel tempio di tig
Croix-de-Ville, del libridi
Sandro Di Tommaso «fai.
desi in Valle d’Aosta».
ferire del dibattito Agost®
Borio riporta fra l’altro ilS
eleo più importante dell^
tervento di Teresa Chad*
che ha ricordato come quj|'
la valdese sia «storia di m).
noranze sì, ma non per qua.
sto minori. Charles ha citato, a proposito, l’azione di
Federico Selve in bassa Valle ricordandolo come gran,
de benefattore e ideatore di
una biblioteca circolante,
antenata dei nostri biblio.*
bus e ancora la vicenda della conversione di Edouaid
Due, fondatore dell’omonima tipografia». Una storia
che si innesta sul tronco
della storia locale. Ricorda
ancora l’articolo che «l’idea
dello studio era nata durante i preparativi per il cente*
nario del tempio quando il
Consiglio di chiesa aveva
chiesto a Di Tommaso un
opuscolo trasformatosi p(|;
in un ponderoso saggio:
Munire
Santità e follia
Lo psichiatra Vittorino
Andreoli, da vari mesi titolare di una pagina fissa al
martedì, si occupa del rapporto tra santità e follia (3
dicembre), scrivendo fra
l’altro: «Sul versante religioso, va osservato che non
tutte le religioni prevedonf
la figura del santo. Tipic#
mente, né l’Islam né l’ebrai-'
smo hanno santi, e heminfe
no il buddismo ne prevedi
In una dimensione storicij
la figura del santo va per lo
più connessa con la visione,
cristiana. Nella cultura specificamente cattolica poi il
peso del fenomeno è vera-,
mente enorme e arriva
coinvolgere aspetti mollò
contingenti: se il santo è colui che fa i miracoli, ciò implica che la gente gli si rivolga per ottenerli: si può anivare quindi a una proliferazione di sedicenti “santi”,
così come si mette in motó
un meccanismo di ricompensa del tipo “per gr^ia
ricevuta”. Non solo quindi
l’offerta a Dio, ma l’offetla
al santo che rappresenta, in
fondo, un’espressione pin
bonaria, più confidenziale,
più immediata della divinità; e per questo accessibile anche a un “ritorno”, non
di rado piuttosto consistete, in termini economici».
ma subito, presto, perchóla
posta in gioco è tremen®
Non possiamo assistere 0^
anno alla morte di milion* „
nostri fratelli nel fiore aw
anni, né permettere nhe V»
gano emarginati quando s®
ammalati. Un tale fu 1®“®
mezzo morto per strada
briganti, racconta L.
prosegue «...ma un saman
no ne ebbe pietà e ai
si gli fasciò le piaghe».
(Rubrica «Un fatto, un
mento» della tra.<imissione
diouno «Culto evangelico»
dalla Federazione
evangeliche andata in on
menica 8 dicembre).
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venerdì 13 DICEMBRE 2002
PAG. Il RIFORMA
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A cavallo del periodo natalizio
Luci d'artista... senza auto
Insieme alla novità delle «Luci d’artista» accese e proiettate
in vari punti di Pinerolo, da piazza San Donato alla torre civica, in questo periodo i pinerolesi, sotto l’albero di Natale, troveranno anche un altro regalo. I mercoledì 11 e 18 dicembre e
18 gennaio e poi i giovedì 12 e 19 dicembre e infine il 9 gennaio la circolazione al traffico veicolare sarà infatti vietata in
tutta la città, compresa Abbadia Alpina (escluse Talucco, Costagrande, Baudenasca e Riva). Il divieto riguarderà, come si
legge nell’ordinanza emessa la settimana scorsa dal sindaco,
tutti i veicoli non ecologici, cioè non catalizzati, e sarà in vigore per i veicoli privati dalle 7,30 alle 19 mentre per i veicoli
adibiti al trasporto delle merci daUe 10 alle 16.
Come ogni anno nelle nostre chiese
Primi bazar di Natale
Giornate di bazar natalizi neUe nostre chiese queUe di sabato 7 e domenica 8.1 bazar si sono aperti a Villar Pellice, Pomaretto, Pinerolo. Molto partecipato in particolare quest’ultimo
(nella foto), organizzato come gli altri daH’Unione femminile
locale e i cui proventi quest’anno saranno devoluti, oltre che
per i lavori di ristrutturazione del tempio, anche alla comunità
per minori di Rovigno, in Croazia, una Casa famigiia nata per
accogliere ragazzi disagiati. Ma i bazar alle Valli continuano e
domenica 15, nel pomeriggio, alla scuolà delle Fucine sarà la
volta delle sorelle del gruppo donne di Rorà che organizzano,
insieme al bazar, un momento di incontro con tra l’altro la
vendita pane e dolci cotti nel forno a legna.
Riforma
6
De:
I Fondato nel 1848
Il racconto di operai e impiegati su come è cambiata «la fabbrica» negli ultimi trentanni
Quando cctutto era Fiat»
sano tute di diversi colori: sono quelle della Euro
Weld, della Comau e della Tnt (la stessa società
che venerdì scorso ha
spedito 665 lettere di cassa integrazione per gli
esuberi a Mirafiori)».
A Rivalta degli 8.000 lavoratori nei primi Anni
80 oggi ne restano meno
di 350. Anche qui si aspetta «l’effetto domino»,
benché soltanto il 20%
della produzione serva ii
gruppo Fiat (soprattutto
l’alta gamma; Thesis,
Lancia Libra, Alfa 155 e
166): il resto viene venduto ai gruppo francese
Psa (Peugeot-Citroën) e
alla Saab. Ma in fabbrica
il clima non è buono: «Si
è incrinato il rapporto di
fiducia fra compagni di
lavoro - dice Negrin - e
la velocità di produzione
non si accompagna alla
qualità: la formazione
dei nuovi lavoratori è del
tutto assente», situazione
che si aggrava per la forte
presenza degli interinali.
«E vero - commenta Neghn - il sindacato ha fatto i suoi errori, ma adesso le Rsu sono sempre
più isolate».
Un altro tórrese con
Ma lunga esperienza in
Fiat è Mario Sibille, classo 1949. Nel 1967 varca
por la prima volta i canoelli dello stabilimento
Fiat Aviazione di via Niz(l’area sulla quale na®oorà il futuro villaggio
Olimpico di Torino 2006).
01 passa a Volverá, co®o impiegato nella segone ricambi. «I tagli ™oe SibjHg - sono già inifati tre mesi fa, su 350
toiletti bianchi" una
ontina sono finiti in
obilità e 15 in cassa inStazione». L’impressio"Om Sibille (che dal 1993
Ola responsabilità di un
WPo di dieci persone)
ue, «se con la terziariz^‘one, e quindi la vencietà^* ititeri pezzi di sotn H' aveva cerca
ta j* sopperire ai problema *'fioi'dità racimono • ^^PUale, quest’anDp'Fiodi sono venuti al
valia”^' ^olte persone
Fiat passate dalla
0- oU altre società, che
Dr„.®°no obbligate a
fj,, tre solamente per
tram volta «tutto
mentre oggi, ad
sjjpio, motore e cambi
prodotti dalla nuoHf società mista General
^ sospenFer v-L - 8™PPo Marelli.
Sibille si vive una
«difficoltà di dialogo» e
«ognuno cerca di scaricare le proprie responsabilità sugli altri», con il risultato che è scesa la
qualità del prodotto e sono cresciuti i costi.
Ma la crisi di Fiat auto
è seguita con preoccupazione anche dalle collegate del gruppo come per
esempio al Centro ricerche Fiat, società consortile del gruppo torinese.
«Il 30-40% della nostra
produzione è indirizzata
a Fiat auto - dice Carlo
Baret di Pomaretto, da
anni impiegato al centro
ricerche - . Ma la nostra
prospettiva non è legata
solo a questo settore. Fin
dagli Anni 90 il Centro ha
cominciato ha diversificare e a lavorare in un ottica che va anche al di là
degli azionisti stretti del
gruppo». Questa diversificazione ha portato il
Centro ricerche, che lavora su concetti e prototipi innovativi (il «common rail» prodotto ora
dalla Boch, è nato nei laboratori del Centro) e
sull’elaborazione di metodi di calcoio e sviiuppi
di prodotti che poi vengono venduti agli azionisti (quindi anche Fiat auto), a iavorare anche nella direzione di ricercare
altri settori di sviluppo.
«Il Centro di ricerche continua Baret - è comunque Fiat è può sembrare una contraddizione
andare a cercare lo sviluppo fuori dal gruppo.
Resta il fatto che in ogni
caso certe regole valgono
per tutti: se ci devono essere risparmi questo vale
anche per noi. La crisi di
Fiat auto finisce per coipire indirettamente anche noi, o altri soci del
gruppo, come per esempio Fiat-Iveco anche se
quest’ultimo sta vivendo
un buon momento».
Situazione un po’ diversa invece si vive alla
Tnt dove «si percepisce
anche visivamente il calo
del personale» come dice
Silvia Bosca, pinerolese
impiegata alla Tnt da 7
anni. L’azienda, che si occupa di trasporti, e per
Fiat auto cura la logistica
di Mirafiori, seguendo
necessariamente la Fiat
ha cominciato nelle settimane scorse la cassa integrazione e sono stati
soppressi i contratti a termine. «La sensazione dice la Bosca - è che sia
finita un’epoca. Soprattutto i giovani vivono male la situazione attuale.
Come operai della Tnt
sappiamo poco di quanto
sta capitando in Fiat ma
comunque anche da noi
c’è fermento. Certo i lavoratori a contratto cercano altri impieghi ma
chi ha il posto fisso vuole
restare. Non è facile diventare "flessibili” per chi
è cresciuto con un altro
concetto di lavoro e ha un
posto fisso. La flessibilità
è vista come un passo indietro, non sicuramente
come una conquista».
Massimo Gnone
Davide Rosso
Sulle riviste specializzate
Le montagne
delle Olimpiadi
«Per il capoluogo piemontese, colpito dalla
crisi della Fiat, e per i
monti circostanti, i giochi
[olimpici] sono un’occasione di riscatto». Si apre
con queste parole il servizio «In corsa verso le Olimpiadi», di Antonella
Colicchia, sul numero di
novembre di Airone montagna. Sarà vero? Se lo
chiede la stessa autrice,
allarmata soprattutto per
il paventato «scempio
ambientale» e «Tinsostenibilità di trampolini e piste da bob». Risponde Roberto Saini, responsabile
Ambiente nel Toroc, secondo cui le preoccupazioni per il Sic della vai
Chisone (l’area nel Comune di Pragelato protetta dall’Unione europea)
«sono ingiustificate». Tuttavia, il salto con gli sci
«non ha adepti» e ai costi di costruzione «si aggiungeranno elevatissime
spese di manutenzione».
Più ottimista Alp vacanze di dicembre, interamente dedicato alle
valli delle montagne olimpiche che, scrive, «la
concentrazione degli impianti di risalita in poche
aree ha lasciato quasi in
tatte». Furio Chiaretta firma un servizio sulla vai
Troncea e Usseaux («Natura e meridiane in alta
vai Chisone») e anche un
appassionato articolo su
vai Germanasca e Frali,
definita una vera «station
village», «che sa offrire
agli ospiti molte e differenti opportunità senza
rinunciare alle sue caratteristiche di borgo alpino». Eppure «Frali è una
meta un po’ dimenticata»
e le piste da sci «non riescono a reggere la concorrenza». Si parla anche
di Scopriminiera e di
Agape, «la testimonianza
più interessante della
storia recente».
Nel suo articolo, integrato da stupende immagini che vanno dal rifugio Monte Granerò ai
falò ai Coppieri, Pino Pace si sofferma invece sulla presenza protestante
in vai Pellice. Da segnalare anche l’ultimo numero
della Rivista della montagna. Il «dossier» è dedicato alle «montagne della
fede», con un interessante servizio sulle valli vaidesi («Montanari delTanima») firmato da Maria
Rosa Fabbrlni. (m.g.)
■CONTRAPPUNTO I
«RIFORMA»
IN OGNI FAMIGLIA
MARCO ROSTAN
Tra le tante cose che ci
affannano, a volte inutilmente, in vista delle prossime festività, ce se sono due
importanti a cui ogni buon
valdese dovrebbe pensare
in tempo: la contribuzione
alla chiesa per il prossimo
anno e l’abbonamento a
questo giornale. Sulla contribuzione non mi dilungo:
ho scritto più
di una volta
che essa non è
un’elemosina
ma un contributo che ogni
membro della
Chiesa valdese
dovrebbe calcolare adottando una percentuale del
2-3% sul suo
reddito. È sempre valida
l’indicazione di dare almeno l’equivalente di un caffè
al giorno, x) di un quotidiano. Come mai l’abbonamento alla televisione tutti
se lo ricordano e altrettanto
fanno per l’assicurazione
dell’auto, ma si dimenticano della chiesa? Che razza
di valdesi siamo se in molte
chiese la metà dei membri
non dà niente, salvo magari
mettere 50 euro nella colletta di Natale credendo in
tal modo di «aver dato»?
Sull’abbonamento a Riforma il discorso è in parte
simile: infatti il progetto di
avere un giornale di collegamento fra le chiese vaidesi, metodiste e battiste è
stato approvato nelle apposite assemblee, perciò ogni
membro di chiesa ne è responsabile. Riforma non è
un optional, un giornale
fatto da altri cui ci si abbona solo se piace; bisognerebbe convincersi che il
giornale è fatto dalle chiese, per i membri di chiesa i
qudi, con il contributo personale di ciascuno, lo rendono possibile e ci collaborano, proprio perché lo
sentono roba loro, sia pure
materialmente affidata a
una redazione. Purtroppo
questa convinzione non è
ancora sufficientemente
diffusa e non si fa abbastanza per costruirla da
parte dei pastori e dei Concistori nelle tante occasioni
che le varie riunioni di attività, dei quartieri, consentono. Anzi, capita a volte di
venire a sapere che neanche tutti i membri di un
Concistoro, i monitori e le
monitrici e i tanti impegnati nei comitati della chiesa
0 della diaconia leggono regolarmente il settimanale.
Il che è inammissibile.
Sono ancora
troppo poco
numerosi i membri
di chiesa abbonati
a! settimanale
tuale di Pomaretto, due anni or sono, la Commissione
d’esame aveva proposto un
obiettivo concreto e anche
un po’ provocatorio; fac
ciamo le Olimpiadi di Ri
formai II traguardo da raggiungere entro il fatidico
2006 era assolutamente ragionevole: un abbonamento a Riforma in ogni nucleo
fumUiare Valdese. I depu
tati dovreb
bero andare a
riprendere la
tabella com
pilata neU’oc
casione, dove
per ogni chiesa erano indicati il numero
dei membri
comunicanti
ed elettori, dei nuclei familiari e il totale della popolazione, messo a confronto
con il numero degli abbonamenti. Il risultato era sconfortante; anziché crescere,
gli abbonati risultavano in
calo continuo dal 1995, nonostante 1 numerosi appelli
di Sinodi e Conferenze. Nella maggior parte delle chiese soltanto 7-8 famiglie su
100 risultavano abbonate.
La proposta era di raggiungere, entro il 2001, almeno la metà dei membri
elettori in ogni comunità e
nel 2006 avere tutti i nuclei
familiari abbonati, passando dai circa 1.200 abbonati
attuali alle Valli a 6.000.
Come spesso capita con le
buone idee, la proposta fu
ascoltata con interesse e
poi dimenticata. Eppure
non ci vorrebbe un grande
impegno per realizzarla:
dei Concistori e dei pastori
convinti dell’obiettivo, un
gruppetto per ogni chiesa
che assume con un po’ di
entusiasmo la voglia di raggiungere il traguardo. Tutto questo si accompagna al
miglioramento del giornale: ma anche qui, perché è
tanto difficile avere notizie locali e cronache delle
chiese? In molte chiese ancora non si è trovato qualcuno che settimanalmente
svolga questo compito:
non fa forse piacere trovare sul giornale le notizie su
quello che si sta facendo,
non interessa che il giornale parli del proprio Comune, metta qualche fotografia dove magari ci si possa
riconoscere, come abbiamo fatto in occasione delle
confermazioni? Io non mi
scoraggio e rilancio l’obiettivo di un giornale in ogni
famiglia! Sono sicuro che
tutti si possono fare questo
Nella Conferenza distret- regalo per Natale!
12
PAG. 12 RIFORMA
t Eco Delle \àlli Iàldesi
VENERDÌ 13 DICEMBRE2052
ASL IO: CONVEGNO SULLA DISINFEZIONE —
L’appuntamento è per sabato 14 dicembre, alle
8,30, all’hotel Cavalieri di Pinerolo, con un incontro regionale organizzato dall’Asl 10 dal titolo
«Disinfettanti, disinfezione e sterilizzazione innovative: aspetti pratici». L’argomento riguarda
tutti gli operatori sanitari, sia degli ospedali pubblici che privati: saranno presentate le tecniche
oggi applicate per assicurare la tutela contro il rischio di contrarre infezioni durante la perma. nenza in ospedale, rischi non certo remoti considerato quanto successo alle Molinette di Torino.
UN POLO DEL GHIACCIO TRANSFRONTALIERO —
Una tavola rotonda che si è tenuta il 5 dicembre
al municipio di Briançon ha dato il via alla collaborazione, all’interno dell’Interreg, per la creazione di un polo del ghiaccio transfrontaliero. Gli
obiettivi? Prepararsi per, durante e dopo le Olimpiadi del 2006, istituendo un organismo in grado
di organizzare attività e manifestazioni legate al
ghiaccio e formare le nuove figure professionali
addette alla gestione e all’animazione dei palaghiacci. Alla riunione hanno partecipato rappresentanti della Comunità montana vai Pellice, del
Comune di Pinerolo, del dipartimento delle Hautes-Alpes e di Agess. Prossimo incontro il 22 gennaio 2003, al villaggio Crumière di Villar Pellice.
UN CORO IN OSPEDALE — Giovedì 12 dicembre, alle 16, il coro delTUnitrè si esibirà in un concerto
neU’atrio «sala gessi» al pianterreno dell’ospedale
«E. Agnelli» di Pinerolo. Giovedì 19, sempre alle
16, lo stesso coro terrà un concerto alla struttura
per lungodegenti di Bibiana. Durante lo spettacolo saranno presentati sedici brani, prevalentemente natalizi, scelti tra il repertorio del gruppo.
LA BRIGATA TAURINENSE RESTA A PINEROLO —
Rispondendo a una interrogazione dell’on. Merlo il ministro della Difesa ha dato ampie rassicurazioni circa il futuro della Brigata alpina Taurinense di stanza a Pinerolo. «Nel quadro di riordino delle forze armate due reggimenti verranno
dislocati nelle Alpi occidentali, a Pinerolo e a
Cuneo; non vi sono dunque progetti o ipotesi di
trasferimento a Possano», ha chiarito il ministro.
APPROVATO IL PROGETTO PER LA SEDE CENTRALE DELL’ASL 10 — È stato deliberato il progetto
di sistemazione dell’intera area circostante la
nuova sede centrale dell’Asl 10 nell’area dell’ex
Cottolengo. Si prevede una nuova corsia stradale
da realizzarsi nella via Fenestrelle in prossimità
dell’accesso di fronte al semaforo, che sarà così
raddoppiata, e la creazione di un parcheggio per i
dipendenti. Prevista anche la realizzazione di un
accesso pedonale; il tutto verrà opportunamente
dotato di apposita illuminazione. Complessivamente l’Asl investirà 689.000 euro.
FILIPPO SCROPPO E IL MAC TORINESE — È il titolo della mostra che sarà inaugurata sabato 14, alle 17,30, alla galleria d’arte contemporanea di
Torre Pellice. L’esposizione, che propone un’antologia delle opere di Scroppo e del Mac (gruppo
formato alla fine degli Anni Quaranta da Biglione. Galvano, Farisot, Scroppo, Levi Montalcini e
Rama), resterà aperta fino al 16 marzo 2003.
PINEROLO: NUOVO ASSETTO A VIA BUNIVA — Si è
tenuto venerdì 6 in Comune un incontro per pianificare la sistemazione di via Buniva. Alla riunione hanno partecipato il sindaco, gli assessori
Fantone, Blanc e Rolando, i tecnici degli uffici
competenti e i progettisti Monge e Santiano. La
prossima fase sarà l’approvazione del nuovo arredo urbano e la nuova viabilità con l’edizione 2003
della manifestazione «La maschera di ferro».
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Approvato il documento del «ciclo delle acque»
Arriva il Piano d'ambito
Comuni e Comunità montane dello Provincia di Torino
hanno definito i criteri per la gestione e la manutenzione
Dopo un lungo dibattito la scorsa settimana
l’assemblea dei Comuni
e delle Comunità montane dell’Ambito ottimale
3 (provincia di Torino)
ha approvato il «Piano d’
ambito», ovvero quel documento che stabilisce le
linee guida del ciclo integrato delle acque, dalla
distribuzione dell’acqua
potabile alla raccolta delle reti fognarie e della depurazione. Un percorso
nato a seguito dell’approvazione della legge .
«Galli» nel 1994 e che doveva portare a un solo
gestore tutto il ciclo dell’acqua. Fra i timori più
forti di questi anni vi era
l’arrivo, a seguito di gara
internazionale, di un gestore dall’estero; la cosa
è stata almeno per ora
evitata anche perché un
articolo della legge finanziaria del 2002 prevedeva
la possibilità di affidare
la gestione temporanea a
soggetti industriali pubblici esistenti. Così è in
effetti stato con la creazione di una Ati (associazione temporanea di impresa) fra l’Acea diJPinerolo e la Smat di Torino
per avviare la gestione
unitaria su tutto il territorio provinciale.
Uno degli elementi più
importanti per i territori
montani, contenuto nella legge 13 della Regione
Piemonte che nel 1997
ha recepito la legge Galli
e ha delimitato gli ambiti
territoriali di applicazione, è la decisione di «restituire» alle Comunità
montane una quota di
almeno il 3% del fatturato da destinare annualmente alla manutenzione ambientale. L’accordo raggiunto in Provincia
’di Torino prevede che
questa soglia resti ferma
per due anni e poi venga
elevata al 4% dal terzo
anno e al 5% dal 2006.
Cifre importanti su cui
per la prima volta le Comunità montane potranno contare in modo regolare; una somma che
per il 2003 sarà di 5 milioni 850.000 euro da dividere fra le 13 Comunità
montane, cifra destinata
a raddoppiare nel giro di
quattro anni.
Un elemento che ha
fatto discutere animatamente i membri dell’Autorità d’ambito è stato il
riconoscimento o meno
Sulla vicenda ospedali valdesi
Prese di posizione
Il Consigliere regionale
di Forza Italia Emilio Bolla ha presentato, il 6 dicembre, un’interrogazione in merito alla situazione degli ospedali valdesi
del Piemonte per comprenderne la reale situazione vista l’importante
funzione svolta dai medesimi. Bolla, in particolare, chiede all’assessore
alla Sanità di precisare «la
misura dell’intervento
dell’Asl 10 nei bilanci
2001 (consuntivo) e 2002
e l’incidenza sul bilancio
della Asl stessa qualora la
Regione dovesse integrare i finanziamenti rivolti
agli ospedali valdesi di
Torre Pellice e Pomaretto» e di «indicare quali
prospettive utili si prefigurano per le strutture,
per i cittadini utenti e per
il personale dipendente».
La Cgil di Pinerolo, intanto, con un comunicato del 4 dicembre, dichiara che la soluzione
dei problemi degli ospedali valdesi «non è un
fatto privato tra Csd, Asl
10 e Regione Piemonte.
Siamo assolutamente
coscienti - afferma il comunicato sindacale che gli ospedali valdesi
sono, a tutti gli effetti,
delle strutture private
ma sono anche (ed è
questa la nostra valutazione) un elemento essenziale del servizio sanitario pubblico del territorio». La Cgil, inoltre,
non comprende la finalità del questionario che
la Ciov ha distribuito ai
dipendenti in questi giorni, suscitandone le reazioni allarmate, e chiede
con urgenza un incontro
alla Ciov sul piano di risanamento e rilancio delle strutture di Torre Pellice e Pomaretto.
Infine il 7 dicembre, a
Demonte, l’assessore regionale alla Sanità, Antonio D’Ambrosio, ha inaugurato l’ospedale di comunità, situato al terzo
piano della struttura già
esistente e dotato di dodici letti di degenza, che
servirà gli utenti dell’Asl
15 di Cuneo affetti da patologie croniche o che richiedono assistenza sanitaria specializzata.
L’Asilo valdese
di Luserna San Giovanni
festeggerà
IL NATALE
Domenica 22 dicembre, alle ore 14
CON UNA FESTA
insieme ai suoi ospiti, al personale,
al comitato, ai volontari,
ai parenti, alla comunità...
A TUTTI VOI, SE VERRETE!
VI ASPETTIAMO NUMEROSI
di una canone ai Comuni
per l’uso delle reti. Già in
base alla legge l’Autorità
d’ambito pagherà ai Comuni tutte le rate dei
mutui in essere in materia di ciclo delle acque;
tuttavia molti enti locali,
sia pure in modo improprio, avevano utilizzato i
proventi dell’acqua per
coprire altri settori di bilancio: la lunga discussione ha infine portato al
riconoscimento di un canone globale da versare
ai Comuni di 11 milioni
870.000 euro da distribuire nel primo anno
sulla base della popolazione residente e dal
secondo anno in base al
valore delle reti utilizzate. Ai Comuni più piccoli
verranno riconosciuti un
ulteriore euro e mezzo
per abitante fino ai 1.500
abitanti e un solo euro per una popolazione
compresa fra i 1.500 e i
5.000 abitanti. Sulla vicenda dei canoni anche
il consigliere regionale
Bolla aveva presentato
un’interrogazione chiedendo se non fosse possibile «garantire un introito sicuro per i bilanci
dei piccoli Comuni».
Grazie alla prima nevicata
A Frali inizia la
stagione della neve
VENE
I
DAVIDE ROSSO
CON la neve caduta
copiosa nella settimana scorsa hanno riaperto sabato 7 dicembre
gli impianti di risalita di
Frali. La stazione sciistica della vai Germanasca
apre così le porte agli
sciatori in questa che si
preannuncia come un
annata buona dal punto
di vista della neve (50
centimetri a Ghigo, 150
alla Capannina caduti
sabato 7) in attesa che
gli uffici della motorizzazione svolgano il tanto
atteso sopralluogo che
dovrebbe dare il via libera anche al principale
impianto di risalita, le
tratte di seggiovia.
«Per il momento non
abbiano ancora comunicazioni sul quando vi
sarà la visita della motorizzazione - dicono alla
Seggiovie 13 laghi -, in
ogni caso gli altri impianti sono tutti aperti in
attesa di avere il via libera al più presto anche
per la seggiovia». Quella
che è appena iniziata
sarà comunque un’annata di attesa. Se oggi infatti quello che urge maggiormente a Frali è la riapertura dell’attuale im
pianto, in paese si gujj.
da anche al futuro e auj
nuova seggiovia i cuilj.
vori di costruzione do!
vrebbero iniziare in està!
te utilizzando i fondi del!
le opere connesse alfe
olimpiadi di Torino 20(|
Intanto il programn|:
delle manifestazioni in.
vernali praline è rici»
con in testa la fìaccotó
dei maestri di sci d’ann i
è previsto al baby Ghia)
il 30 dicembre) e i cam»
pionati italiani di «Arcie^,
biathlon». 11 2003 poi|'
anche l’anno del cinquantennale di fondazione dello Sci club Pra|
e sono previste in geB4
naio e febbraio gare di
fondo e sci alpino. Il museo valdese infine insieme allo Sci club presenfe;'
la mostra «cent’anni di
neve a Frali» aperta il sabato e domenica dal 30
novembre al 4 maggiore
tutti i giorni dal 26 dicembre al 6 gennaio e
dal 19 aprile al 27 àpiiltì
dalle ore 15 alle 18,31)7
Una stagione invernala;)
intensa quindi quella el^
Frali presenta ai suoi turisti, sempre ovviameli
con un occhio rivolto al
cielo e un altro, perii
momento, alla seggio’
che dovrebbe ripartire. '
Come salire sulle piste di discesa a Frali
Con il gatto «sulla» neve
La scorsa settimana, in
attesa che i «gatti della
neve» entrassero in funzione sulle piste di Frali e
che la seggiovia riprendesse a girare, sono salito con le pelli lungo la
«verde», pensando a molti anni fa, credo nel 1958,
quando con Ettore Serafino feci questa stessa salita per verificare il tracciato della seggiovia in progetto, e ho fatto pic-nic
all’Alpet, in compagnia di
un vero gatto affamato e
dei seggiolini verdi ancora ammassati sul terrazzo
coperto da un metro di
neve. Speriamo che la
settimana prossima sia
quella buona (m.r.)
Parla il coordinatore dell'Ulivo, Augusto Canal
Come rinnovare la politica?
MASSIMO GNONE
Lf ULIVO si conta, e
I mancano i giovani.
Se sabato 7, in occasione
dell’assemblea annuale,
l’auditorium di corso Fiave a Finerolo era colmo, il
coordinatore della coalizione, Augusto Canal, è il
primo ad ammettere la
presenza «irrilevante» di
persone sotto i venticinque anni. Le priorità di
quest’anno vanno di seguito. Oltre a «tenere insieme quegli elettori che
non si identificano nei
partiti», dice Canal, anche in vista delle prossime elezioni amministrative che in molti Comuni
delle Valli si terranno nel
2004, «dobbiamo tentare
di coinvolgere le nuove
generazioni che stanno
facendo politica a livello
locale». È un compito che
l’Ulivo deve portare avanti senza commettere
l’errore di «addizionare
degli spezzoni», ma lavorando insieme ai giovani
e ai movimenti, non im
ponendo «una linea» ma
«traducendo le istanze in
accettabili proposte di
governo». Fer questo a Finerolo sono iniziati i
«Giovedì dell’Ulivo» e in
vai Fellice è prevista una
serie di incontri per superare i «vecchi modelli di
fare politica». Fer le amministrative si pensa a un
meccanismo di elezioni
«primarie», cercando di
coinvolgere i cittadini
nelle scelte. Nel calendario delle iniziative politiche che si oppongono alle proposte del governo
Berlusconi ancora la discussione sulle riforme
istituzionali e la giustizia.
Nel 2003, sostiene Canal,
«i cittadini, soprattutto i
ceti più deboli» si accorgeranno delle conseguenze della nuova Finanziaria: tagli ai servizi e aumento delle spese a carico delle famiglie.
Il coordinatore deH’Ulivo per il collegio 19 non
risparmia le critiche alle
forze della coalizione: «Il
bilancio è buono - rileva
Canal, che dopo una lun;
ga militanza nei Ds oggi
lavora a stretto contatto
con i parlamentari Passone e Merlo -, ma se abbiamo dovuto imp^^,®
ragionare in termini bi'
polari, bisogna ancoW
superare alcuni veccn
schematismi e ’’retropeP'
sieri“». Anche i Ds.devO'
no imparare che «non®»'
no più il partito pdtt'ì'P®!
le della coalizione che
livello locale è la Marf»
rita». Per quanto rigu«“®
Pinerolo e i probletttì
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Augusto Canal,
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venerdì 13 DICEMBRE 2002
t Eco Delle Valu "^àldesi
PAG. 13 RIFORMA
. Massello: giornata di studio a cura della Opra
Le case alpine del futuro
Esaminate le diverse dipologie e l'impatto ambientale
eli abitanti della montagna devono essere più coinvolti
marco fraschia
COSTRUIRE in am
biente montano
tra tradizione e nuove
tecnologie. Esperienze e
soluzioni delia conversione ecologica dell’architettura alpina» è il titolo dell’incontro organizzato da Cipra Italia
(Commissione internazionale per la protezione
delle Alpi) e Ambiente &
Progetto (associazione
culturale di Torino) venerdì 29 novembre a
Massello. La presenza di
tecnici tra gli oratori, ingegneri e architetti, ha
dato un taglio specialistico all’incontro, puntando
l’attenzione soprattutto
sulle soluzioni alternative
in campo energetico e di
bioedilizia, così come la
presenza di pochi operatori del settore (artigiani,
ma anche amministratori
locali) ha limitato il dialogo e la discussione.
Non sono mancati interventi a carattere generale come quello delTarch. Luigi De Matteis che
ha sintetizzato a grandi
linee le differenze di architettura sull’arco alpino tra culture «germaniche», che privilegiano il
legno, con il maso isolato
che separa nettamente
l’edificio per gli uomini
da quello per gli animali
e culture latine che preferiscono la pietra e Tag
gregazione di unità abitative con promiscuità
tra uomini e animali.
Per quanto riguarda
l’aspetto più propriamente ambientale della
giornata sembra che il
futuro delle case di montagna (e non solo) sia il
risparmio energetico con
edifici «energicamente
passivi» che non sprecano risorse e utilizzano
fonti rinnovabili; gli esempi sono ovviamente
stranieri e tecnologicamente all’avanguardia,
come la fabbrica di Coirà nei Grigioni svizzeri,
completamente autonoma dal punto di vista
energetico. Tuttavia la
scommessa per il futuro
è l’applicazione di questi
canoni anche da parte
dei privati cittadini. In
Piemonte gli alti costi per
un impianto a cellule fotovoltaiche sono coperti
per il 65% da contributi
regionali: un impianto da
3 Kw che occupa una superficie di 24 mq viene a
costare «solo» 5.000 euro.
Tra le altre proposte
interessanti per un’architettura sostenibile di
risparmio energetico si
segnalano; sistemi di certificazione energeticoambientale di un edificio
che incidano anche sul
valore di mercato delTedificio stesso e spingano
il padrone a migliorarne
le qualità ecosostenihili;
coperture verdi che garantiscono isolamento
termico, acustico e mitigazione dell’impatto visivo soprattutto nelle
strutture industriali o artigianali di fondo valle;
una specie di Agape tecnologica in cui confrontarsi su problemi di bioedilizia e sperimentare soluzioni alternative.
Infine rimane la perplessità che esperti e tecnici provenienti da una
realtà cittadina vengano
ad indicare soluzioni alternative per il futuro
della montagna dimenticando che bisogna innanzitutto tornare all’abitabilità delle vallate
alpine. L’uomo deve poter tornare a vivere stabilmente in montagna e
non sono certo le soluzioni tecniche a garantire
questa possibilità.
Pinerolo: sportello per famiglie
Come essere genitori
MASSIMO GNONE
GENITORI si nasce o
si diventa? Si può
imparare. È la risposta di
tre associazioni TAma,
TArci e la Nexus, che nel
2002 hanno attivato il
«Pinerolo progetto genitori». Sostenuta da Comune e Asl 10 e finanziata dalla legge Turco, l’iniziativa vuole favorire l’incontro e il confronto fra
genitori con figli adolescenti. «Sembra che essere genitori, negli ultimi
tempi, si sia fatto più
complicato - dice Valeria
Martina, di Nexus, associazione di studio, ricerca
e diffusione e della comunicazione il progetto,
che non intende dare soluzioni preconfezionate e
si rivolge a situazioni cosiddette “normali”, è un
percorso totalmente gratuito, indirizzato alle famiglie di Pinerolo e circondario e articolato in
tre servizi: lo sportello
d’ascolto, gli incontri di
informazione e i gruppi
di auto mutuo aiuto».
Allo sportello si accede
individualmente, fissando l’appuntamento (tei.
0121-75828) per un primo incontro di accoglienza con un operatore, di
solito un educatore del
Sert o un assistente sociale del Consultorio adolescenti. La seconda
proposta è formativa:
sette incontri settimanali,
di tre ore ciascuno, su argomenti che vanno dai
cambiamenti fisici e psicologici degli adolescenti
alla relazione con i genitori. Ogni incontro è caratterizzato dallo scambio di opinioni tra i partecipanti, con la guida di
un esperto e la presenza
di un osservatore esterno,
generalmente una psicoioga. I gruppi di auto mutuo aiuto sono la tappa
conclusiva del progetto: i
genitori possono incontrarsi in piccoli gruppi,
con l’ausilio di un facilitatore, a cadenza quindicinale e in orario serale.
«Il bilancio del primo
anno è positivo - commenta Renato Gaietto,
delTAma - perché sono
state coinvolte una quarantina di famiglie, rappresentate soprattutto
dalle madri». Nql 2003 gli
incontri si terranno ogni
settimana a partire dal 16
gennaio, alle 21, alla sede
di Nexus, in via Vescovado 6 a Pinerolo. Per partecipare bisogna iscriversi presso l’Area formazione delTAsl 10, in via Trieste 42,tel. 0121-73631.
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRI TEOLOGICI «MIEGGE» — Domenica 15
dicembre, alle 18, nei locali della chiesa valdese di San
Giovanni, incontri teologici «Miegge» con lettura e discussione del libro di J. Moltmann «Il Dio crocefisso».
INCONTRO GIOVANI — Giovedì 12, ore 21, alla sala
di Villar Pellice, incontro dei giovani del I distretto su
«Dopo Johannesburg; sentiamo chi vi ha partecipato».
ANGROGNA — La tradizionale visita dei giovani
della comunità alle persone più anziane della chiesa
avrà luogo sabato 14 e domenica 15 dicembre.
BOBBIO PELLICE — Domenica 15 dicembre, ore
21 nel tempio, concerto della corale di Bobbio-Villar
insieme al coro Val Pellice.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 19 dicembre,
alle ore 10, negli istituti, culti di Natale e celebrazione
della santa cena. Alle ore 16,30 culto all’Ospedale di
Torre Pellice a cura della comunità di San Giovanni.
PERRERO-MANIGLIA — L’Unione femminile si
riunisce martedì 17 alle 14.
PINEROLO — Sabato 14, alle 20,30 nel tempio,
concerto natalizio della corale di Pinerolo e del coro
della Chiesa cattolica di Volverá.
POMARETTO — Sabato 14 dicembre, ore 20,30, nel
tempio, il coro Eiminal presenta il suo nuovo Cd. Domenica 15 assemblea di chiesa sulle finanze. Giovedì
12 dicembre, ore 20,30, ai Maurin, studio biblico «Natale nei quattro Vangeli». Giovedì 19, ore 20,30, studio
biblico sul Natale, alTEicolo grando. Riunioni quartierali mercoledì 18 alle 20,30 a Pomaretto e ai Maurin.
PRALI — Le prossime riunioni quartierali, alle 20,
saranno il 17 dicembre a Orgere e il 18 ai Giordano.
Giovedì 19, dalle 12, incontro con pranzo alla sala valdese con le sorelle dell’Unione femminile di Pramollo.
PRAROSTINO — Domenica 15 dicembre, alle 10,
culto a San Bartolomeo.
RORÀ— Domenica 15 dicembre culto ore 10 alla
sala Morel. Nel pomeriggio, alla scuola delle Fucine,
festa della scuola domenicale, piccolo bazar a cura
del gruppo donne, con vendita pane e dolci cotti nel
forno a legna: inizio alle ore 15. Mercoledì 18, alle ore
14.30, incontro del precatechismo con il gruppo donne, crila sala Morel. Venerdì 20, ore 21, alla sala delle
attività, festa della scuola domenicale con la corale.
TORRE PELLICE — Venerdì 13 dicembre, ore
20.30, riunione agli Appiotti. Sabato 14, ore 20,45, nel
tempio, concerto della corale per i suoi 90 anni.
VILLAR PELLICE — Venerdì 13 dicembre, ore
20.30, studio biblico sulla seconda lettera ai Corinzi.
Martedì 17, ore 20,30, riunione al Teynaud.
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali,
alle 20, saranno il 17 dicembre ai Trossieri, il 18 alla
Roccia e il 19 a Villasecca.
t Pelosa Argentina: rinnovo delle cariche all'associazione «Di filo in filo»
Presto una nuova sede per l'Ecomuseo
DAVIDE ROSSO
T J ASSOCIAZIONE delTecomuIj seo «Di filo in filo» di Perosa
dalla fine di novembre, rinnovatole cariche del proprio direttivo
roe è ora composto da 9 persone:
presidente è stato confermato
™essandro Calzavara. Tra i neoe•etti segnaliamo Enrico Gùter®ann, erede della dinnastia Gùter®ann che per lungo tempo è stata
™ guida della filatura di Perosa
™ e imparentata con un altra famiglia del «tessile» della vai Chisop Widemann di San Germano.
Lompito del nuovo direttivo
quello di portare avanti il la
voro svolto in questi anni dall’associazione ecomuseo «Di filo in filo» che ha dato vita al museo del
tessile nella sede di via Chiampo.
Dall’anno passato poi sono state
attivate visite guidate al museo in
collaborazione con la Tuno, la società che gestisce lo «Scopriminiera» di Prali, che in questo modo integra le visite alle miniere praline
con visite al «tessile» di Perosa. Un
accordo è stato infine raggiunto
anche con il punto di informazione turistica «Una finestra sulle valli» di Villar Perosa e con un’agenzia turistica di Torino che hanno
inserito il percorso didattico del
museo perosino nei «pacchetti di
visita» che offrono alle valli valdesi.
Sul tavolo del nuovo direttivo rimane però ancora aperta la questione del trasferimento della sede
del museo nell’ex convitto Gùtermann. Su questo il nuovo direttivo
dovrà lavorare partendo dalla proposta della Provincia, attuale proprietaria delTimmobile, che ha indicato come soluzione la trasformazione dell’ex convitto per un
quarto in museo e per il restante in
alloggi privati. La parte destinata a
museo dovrebbe secondo questa
ipotesi rimanere di proprietà provinciale ma venire data in gestione
all’associazione ecomuseo. Una
soluzione che pare convincente.
Una rubrica di Marco Rostan per Radio Beckwith
Chiesa e territorio alla radio
La riflessione sul rapporto fra chiesa e territorio nelle valli valdesi,
iniziata nella Conferenza distrettuale di Pomaretto, proseguita nei circuiti, nel convegno di Pinerolo della primavera
2002 e ancora nell’ultima
Conferenza distrettuale
di Rorà, si trasferisce ora
sulle frequenze di Radio
BeckvUth, in una rubrica
curata da Marco Rostan
che ha preso il via martedì 10 e che avrà scadenza settimanale. Nelle
prime puntate sarà rac
POSTA
La mia esperienza
airospedale
so '"acconto di un’esperienza pernale appoggiare quanto in questi
SI SI è mosso e fatto per salvaguar1' ® struttura indispensabile come
com n di Torre Pellice (così
nea ^ o Torino), per sottoli
sul r della sua presenza
djj ®‘^dfono? Io spero proprio di sì e,
iieir ^dca 80 giorni di permanenza
dily°^P^dale valdese, prima in reparto
pe_’'’§°.degenza e poi in riabilitazione,
DPr ° strumenti e motivazioni
«parlarne a favore.
da un ictus cerebrale il 27
Po sit°’ dovuto fronteggiare di colei si e:ui non si pensa quando
’^f'Gne in buona salute: la gamba
Paròr^^-’ *3iano non risponde, la
^ d^eiespica... Lo stato d’animo
ondizionato, nonostante le rassi
rai») j è grave», «ti riprende
terò Q ^ dal timore: Ridiven
((Ugl^^^da di prima?, recuperare per
tiis? ^ ^°P°^ per attendere un altro icbili'f“. era necessaria solo una riaSH -, ’°*3e fisica: serviva Quanto (ee
>e fisica: serviva quanto (ge
att ' ociviva qudiiiu Vgc
g ^88'amenti, parole, atmosfera)
udle a una riabilitazio
®aiino e di mente.
J
Que t ^ mente,
bilita , trovato nel reparto di riaforrg dell’Ospedale valdese di
lorrg p 11. uspeuaie vaiaese ai
eihee: cortesia e disponibilità,
appoggio e pazienza, organizzazione
del lavoro e gentilezza, capacità indiscusse e una grossa carica di umanità,
a ogni livello. Non ero un oggetto, un
numero; ero parte attiva di un programma di riabilitazione che mi è stato spiegato in ogni dettaglio, che era
oggetto di revisione settimanale, con
condivisione di informazioni, di metodi e di direttive da parte di tutti gli
operatori: questa la situazione: questi
gli obiettivi; questi i metodi e gli strumenti: perché questo sì e l’altro no,
perché la fisioterapia... ma anche la
carrozzella (evitiamo posture scorrette
che potrebbero condizionare il recupero totale...). Importanza del pasto
comunitario, invece dei pasti in camera! Nonostante aspetti poco piacevoli,
il condividere momenti ed esperienze
ci obbliga a uscire dall’individualismo
e dai problemi - che riteniamo solo
nostri - e se ne esce arricchiti.
Ecco quello che ho trovato: un salto
di qualità e di umanità. Un'esperienza
così non deve andare perduta: l’Ospedale valdese è una realtà preziosa per
le Valli e per il Pinerolese e non solo (i
«pazienti» infatti provengono da ogni,
dove). Una struttura in cui la gentilezza si coniuga con la capacità deve essere salvaguardata, a tutti i costi. Ringrazio per l’attenzione e l’ospitalità.
Luisella Lo Moro Bonanno
Torre Pellice
Una recente scomparsa
Il prof. Mario Rivoir
GRAZIELLA LUPO
SI è spento serenamente, dopo breve
malattia, in silenzio come
aveva vissuto e col sorriso
sulle labbra, il professore Mario Rivoir, all’età di
92 anni. Fratello dell’ultracentenario pastore
Guido Rivoir di Lugano,
del 95enne Silvio e della
94enne sorella Olga Fuhrmann. Moltissimi lo conoscevano soprattutto
perché ex docente alle
scuole medie e poi preside delle medesime a Luserna San Giovanni, ma
molti non hanno saputo
della sua scomparsa per
poter testimoniare con la
loro presenza il loro affetto al loro preside.
Io non ho avuto la fortuna di essere stata sua
allieva, ma solamente
vecchia amica sua e della
famiglia. Ne ho un ricordo dolcissimo, di pace e
serenità. Lo si poteva de
finire un uomo «buono»,
nel pieno significato della
parola, non Tho mai visto
arrabbiarsi, ma solo sorridere. Questo il suo fascino e il suo gran merito.
So che tutti i suoi scolari
lo rimpiangono e ricordano con viva simpatia.
Personalmente ricordo la
sua squisita gentilezza e
ospitalità che, assieme a
quella della moglie Tina,
hanno fatto della sua casa
un centro di ritrovo per
amici e parenti, sempre
aperta a tutti con gioia.
Mario Rivoir non è più
fra di noi, ma il suo viso perennemente sereno,
rimane un suggello di
bontà, magnanimità, e
pace; egli ha veramente
combattuto il buon combattimento, quello della
pace. Credo di esprimere
con queste righe il cordoglio di tutti quanti lo hanno conosciuto, apprezzato e amato.
Addio caro Mario!
contato il percorso degli
ultimi due anni, partendo dalla ben nota constatazione del distacco che
esiste fra vita e attività
ecclesiastiche e dimensione civile, politica, amministrativa, distacco fra
chi è impegnato nella
chiesa e chi nei Consigli
comunali, nel volontariato, nel sindacato.
Si parlerà delle assemblee di chiesa e del loro
funzionamento e si valuteranno le prospettive di
sviluppo del territorio,
quindi agricoltura, turismo, cultura, ricettività,
servizi, occupazione, anche con riferimento ai vari progetti avviati o realizzati, e alla loro gestione.
Si discuterà anche di come il mondo valdese possa essere più presente e
più attivo, non per fare gli
interessi di una componente confessionale ma
proprio perché ciò che
spinge il turista o il visitatore a soggiornare nel nostro territorio non è solo
l’ambiente o la gastronomia, ma la presenza valdese, la sua storia, la sua
realtà attuale. Le puntate
della rubrica daranno
spazio ai contributi che
sul tema sono già apparsi
su L’eco delle valli valdesi
e proseguiranno con altre interviste, con il proposito di stimolare le
chiese e i singoli a una
maggiore partecipazione.
Del resto le recenti mobilitazioni per difendere la
salute e i presidi ospedalieri nelle Valli testimoniano come il problema
sia reale e anche sentito
da molti. La rubrica va in
onda tutti i martedì, alle
ore 10, e viene replicata il
sabato, alle ore 12, sempre sulle frequenze 91,4 e
96,550 di Radio Beckwith.
Esercito della Salvezza
via Cavour, 9 - Torre Pellice
Domenica 15 dicembre
ore 15
yr%
Suoni e canti di Natale
... e una tazza di tè
Cristina Pretto e Dario Paone
Silvano e Paolo Calzi
vi invitano tutti cordialmente
CoHetta a favore della Fcei
prò terremotati del Molise
14
PAG. 14 RIFORMA
s E Eco Delle Yaui "^àldesi
venerdì 13 DICEMBRI^
SPORT
VOLLEY
In serie C maschile, Girone A, il Volley Pinerolo
è stato sconfitto a Chisola: «Potevamo vincere,
abbiamo avuto diverse
possibilità ma non ne abbiamo approfittato. Ora è
, importante ritrovare i
nostri ritmi e la nostra
determinazione per giocare contro il Villafranca
e la Fossanese»: è il commento di mister Bonifetto a fine partita, vinta dal
Chisola al tie-break (parziali:22-25; 25-16; 25-27;
27-25; 18-16).
Nel primo set si gioca
punto su punto ma poi
due grandiosi ace in battuta al salto di Scarlatella
portano Pinerolo a 20;
Chisola non molla ma alla fine capitan Baronetto
e compagni chiudono lasciando gli avversari a 22.
Nel secondo parziale invece i pinerolesi sbagliano perdendo parte della
lucidità e subito il Chisola
ne approfitta per aggiudicarsi il 25" punto. Grande
prova di carattere dei pinerolesi nel terzo set, che
sotto di 24 a 20 recuperano e chiudono 27 a 25. I
pinerolesi potrebbero addirittura vincere per 3 a 1,
ma alcuni errori sul 24 e
sul 25 pari cedono il set ai
padroni di casa. Bellissimo tie-break, si cambia
campo sull’8 a 6 per i pinerolesi, poi si è sempre
in situazione di parità: 14,
15, 16, ma alla fine il 18 a
16 è tutto del Chisola.
In prima divisione femminile, Girone B, il 3S
Nova Siria Luserna vince
a Chisola per 3-2 (Parziali
21-25; 29-31; 25-20; 2624; 7-15). Partita ad alta
tensione quella tra il 3S
Nova Siria e il Chisola: le
lusernesi partono in vantaggio, vincono bene i
primi due set ma poi si
lasciano sfuggire il terzo e
il quarto, non riuscendo a
recuperare un calo di tensione. Si arriva così al tiebreak, è combattuto soltanto nella prima metà:
dall’ottavo punto in poi il
3S ingrana la marcia vincente a chiude lasciando
le padrone di casa a 7.
Nota di merito per la
L'HOCKEY PER TELETHON
Giovedì 12, alle 20,30, al palaghiaccio di Torre Pelllce
(in caso di pioggia al palazzetto di Pinerolo) si terrà la
partita di hockey tra He Torino (serie A2) e He Val Pellice (anno 1999 serie A), organizzata da Agess per raccogliere fondi da destinare alla fondazione Telethon
che si batte contro le distrofie muscolari e le malattie
genetiche di origine ereditaria. L’ingresso è libero.
giovane Valeria Manavella, in campo al centro per
tutta la partita. Venerdì
prossimo appuntamento
a Luserna alle 21 per il
derby contro Galup Vbc.
In serie D maschile. Girone A, 3S Nova Siria Pinerolo perde col Biella,
(22-25; 22-25; 16-25).
Perde pur giocando
bene il 3S di Claudio Mina, contro un Biella che
ha saputo cogliere al volo
le occasioni importanti.
Primo set in cui i padroni
di casa potrebbero anche
vincere, ma una decisione arbitrale non troppo
giusta li penalizza sul 23
a 22. Il secondo parziale
finisce come il primo 25
a 22, mentre nel terzo il
mister pinerolese prova
l’unico cambio che ha a
disposizione, Boarino in
regia per Mina, ma la vittoria alla fine va agli
ospiti. Sabato prossimo
la 3S Nova Siria affronterà la volley Val Varaita.
Uno spettacolo dell'Istituto connprensivo «Marro» di Villar Porosa
(cLe streghe» per imparare a fare teatro
ADA RICHARD
Diciannove insegnanti di
scuola materna, elementare e
media dell’istituto comprensivo
«F. Marro» di Villar Perosa, compresa la scrivente, hanno allestito,
nel corso di quest’anno scolastico,
uno spettacolo teatrale presentandosi al pubblico come «insegnanti
in palcoscenico». Inizialmente di
trattava di un corso di aggiornamento di teatro: mimica, gestualità, dizione e recitazione, poi è
scaturita l’idea di realizzare una
rappresentazione teatrale per i
bambini. Infatti noi insegnanti
chiediamo e pretendiamo sempre
parecchio dai nostri allievi; allora,
per una volta, perché non fare noi
qualcosa per loro?
L’idea piace ed eccoci al lavoro.
La scelta del testo cade su «Le streghe» di Roald Dahl (scrittore molto
amato da bambini e ragazzi e assai
apprezzato anche dagli adulti).
Con gli opportuni adattamenti viene scritto il copione e con la collaborazione di tutto il gruppo vengono studiati i personaggi, costruiti i
dialoghi, create le scene; Pierpaolo
Valletti, nella veste di genitore e
amico, porta il suo contributo come tecnico del suono, mentre alcuni insegnanti ci supportano alle
luci. Tutto ciò prende forma e si
concretizza grazie alla bravura e alla competenza dell’insegnante Teresina Carrera, che guida il gruppo,
incita, corregge, suggerisce e, alla
fine, ci porta sul palco. L’emozione
è grande, ma i nostri bambini sono
lì a rìdere e ad applaudirci. L’obiettivo è stato raggiunto: noi insegnanti ci siamo impegniate, abbiamo impiegato energie e tempo gratuitamente, siamo cresciute un po’
sia culturalmente (perché c’è stato
un effettivo apprendimento con ricaduta sulle nostre attività didattiche) sia emotivamente (perché siamo diventate un vero gruppo con
tutte le implicazioni connesse); i
bambini si sono divertiti e ci hanno viste sotto una luce nuova.
Lo spettacolo debutta il 1° marzo 2002 al teatro nuovo di Villar
Perosa e viene rappresentato tre
volte in orario scolastico per gli allievi degli istituti comprensivi di
Villar Perosa e Perosa Argentina e
in due serate anche per gli adulti e
per i più piccini accompagnati dai
genitori, perché le streghe... sono
pur sempre streghe! Nel mese di
novembre è stato replicato ancora
a Villar in favore delle scuole elementari di Porte e San Germano,
recentemente danneggiate da furti, e al teatro Incontro di Pinerolo.
Ci sembra bello sottolineare che
gli incassi di tre serate sono andati
ail’associazione Senza confini di
Villar Perosa e a quella di Pinerolo. Con un po’ di fatica, con molto
divertimento, speriamo di essere
riuscite a regalare un sorriso a
tanti bambini vicini e lontani.
L'Associazione Diapsi-val Pellice fa il punto sull'attività decennale
I «tagli» minacciano i malati psichici
ADRIANO LONCO
CON un pomeriggio
di incontro con autorità, operatori, amici e,
simpatizzanti, l’associazione Diapsi vai Pellice
(Difesa ammalati psichici) ha voluto festeggiare
il compimento dei 10 anni di attività. Nata dalla
spinta di alcune madri di
giovani affetti da disturbi
psichici che non volevano rassegnarsi a rimanere isolate con i loro problemi, l’associazione si è
sempre impegnata in un’
opera di informazione e
sensibilizzazione verso la
popolazione per cercare
di allentare la situazione
di isolamento e di indifferenza, e per stimolare
gli enti pubblici ad affrontare con maggior impegno e risorse i problemi connessi con la sofferenza psichica.
Dal punto di vista pratico la Diapsi è stata una
delle associazioni promotrici di un laboratorio di
attività manuali per la
realizzazione di oggetti, e
attorno a questa attività
con membri di associazioni operanti all’interno
del Cwp (Centro volontariato vai Pellice), e di altre
esterne si sono realizzati
negli ultimi anni anche
momenti ricreativi sportivi ed esperienze di integrazione. Da questo vissuto è derivata la convinzione di quanto sia importante uscire sul territorio-per cogliere tutte le
opportunità relazionali,
gli stimoli, le collaborazioni esistenti. È proprio
nella prospettiva di uscire
all’esterno che è maturato il tema dell’incontro
tenutosi sabato 23 novembre alla Foresteria di
Torre Pellice: «La pratica
dei servizi territoriali nel
confronto con chi soffre
di problemi psichici».
Ospite la dott.ssa Livia
Gay, psichiatra presso
l’ambulatorio dell’Asl 4 di
Torino che con un interessante racconto dell’e
sperienza personale fatta
in alcuni quartieri della
città, ha illustrato le tappe del percorso di trasformazione, dai proprio ruolo di medico a quello di
terapeuta, più centrato
sulla necessità di'saper
accogliere per reaiizzare
il necessario contatto con
la persona che ti sta di
fronte. Dominare l’ansia,
comunicare calma, imparare ad ascoltare, a usare i
tempi deil’agire, del silenzi, della divagazione
sono stati alcuni dei punti della ricerca personale
di un equilibrio interiore
per poter affrontare in
modo efficace il rapporto
medico paziente. Un percorso che si potrebbe sintetizzare «dall’offerta di
una prestazione alla presa in carico della persona
e del suo ambiente di riferimento». In questa dimensione di trasformazione del modo di concepire il proprio ruolo si è
inserito anche l’intervento del dottor Lezza, ope
ratore dei Servizi di salute
mentale dell’Asl 10 che
ha ritrovato nel racconto
della collega, molte delle
motivazioni, delle intuizioni e dei percorsi che lo
hanno determinato nella
sua scelta di dedicarsi a
quel tipo di pazienti.
Alla disponibilità degli
operatori fa però riscontro la preoccupante carenza di fondi che le Asl
riservano al settore del
disagio psichico. L’allarme viene lanciato da Renato Cessario, presidente
dell’Associazione per la
salute mentale di Pinerolo: in un quadro di risorse economiche limitate,
ogni anno esiste la possibilità che si assottigli il
gruppo di operatori attualmente a disposizione
sul territorio. Sarebbero
quindi a rischio i programmi di prevenzione,
mentre contemporaneamente si assiste a una
spinta verso l’istituzionalizzazione che chiaramente sarà più onerosa.
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I APPUNTAMENTI I
12 dicembre, giovedì
AIRASCA: Alle 21, nella discoteca Privilège, concerto «Unite for Molise»; gran serata con 12 gruppi, fra
cui gli Africa Unite, con incasso interamente a favore
delle popolazioni terremotate del Molise.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, l’Unitré presenta una conferenza del
fotografo Enzo Isaia dal titolo «Cieli su Torino».
13-15 dicembre
LUSERNA SAN GIOVANNI: Dalle 8 alle 19, sotto i
portici di via Roma, mercatino natalizio.
13 dicembre, venerdì
PINEROLO: Dalle 20, al palasport, manifestazione
a favore di Telethon con gare sportive a oltranza;
l’iniziativa prosegue anche sabato 14.
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sala della Comunità
montana, serata sui censimenti apistici.
CANTALUPA: Alle 20,45, nella villa comunale, presentazione del libro di Patrizio Righerò «Signore, mia
roccia» e inaugurazione della mostra «I sentieri di
Pier Giorgio Frassati».
14 dicembre, sabato
PINEROLO: Per la rassegna del Gorelli, nella chiesa
di San Giuseppe, aile 21, si esibisce la scuola comunale di musica «F. V. Vallotti» di Vercelli.
TORRE PELLICE: Dalle 8 alle 18, nell’isola pedonale, mercatino dei prodotti naturali.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Maurizio,
concerto della Badia corale in occasione dei suoi 35
anni di attività.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 15,30, nell’auditorium comunale, spettacolo per bambini: «Un po’ per
gioco: un baule dalle mille sorprese». Alle 21, nella sala «Priolo» di Luserna la compagnia «J’amis del borgh» presenta «Due sul pianerottolo».
PINEROLO: Alle 16, nel salone di rappresentanza
del museo del Mutuo soccorso in via Silvio Pellico 19,
Aurelio Bernardi, direttore dell’archivio diocesano,
presenterà il libro di Lorenzo Tibaldo «Una società
giusta; le Adi pinerolesi 1945-1972».
PINEROLO: Alle 20,45, nell’auditorium del liceo
scientifico, concerto di Natale con la Filarmonica folcloristica pinerolese e il Gruppo alfa.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, ore 21,15, Assemblea teatro presenta «L’ultima notte di G. Bruno».
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 21, nella chiesa
parrocchiale, concerto di Natale con il «St Peter’s
group» e i «Cant.Or» di Cantalupa.
SAN GERMANO: Dalle 15,30 apertura nel parco di
villa Wideman della mostra mercato di oggetti artistici e specialità gastronomiche; alle 20 fiaccolata natalizia. La manifestazione prosegue domenica 15.
PINEROLO: Nel tempio valdese, alle 21, «Aspettando il Natale». Concerto del coro parrocchiale di Voivera, diretto dal maestro Giuseppe Porporato, e della corale valdese di Pinerolo diretta dal maestro Morbo.
CUMIANA: Alle 21,15, nella sala Carena, la Compagnia teatro del borgo presenta «Dio salvi la Scozia».
15 dicembre, domenica
TORRE PELLICE: Alle 14,30, a Villa Elisa, pomeriggio natalizio organizzato dal centro Ywea-Uedg.
PORTE: Al Centro d’incontro del Malanaggio, Festa
d’inverno.
PINEROLO: Alle 21,15, al teatro Incontro di via Caprini, per «Blues al femminile», concerto di Betty
Winn & One a Chord gospel singers.
TORRE PELLICE: Dalle 10, alla foresteria valdese, il
canile di Bibiana organizza il «gran bazar di Natale» a
favore della propria attività.
PINEROLO: Alle 9,30, alla piscina, Coppa «Città di
Pinerolo» di nuoto master.
VILLAR PEROSA: Festa anziani al Centro incontro.
18 dicembre, mercoledì
PINEROLO: Nella chiesa di S. Giuseppe, alle 21, concerto della Scuola di formazione musicale di Torino.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella chiesa di
San Giacomo di Luserna, il gruppo vocale «Cantus ecclesiae» presenta il concerto corale del gruppo «Concentos vocalis».
INVERSO RINASCA: Giornata dell’anziano.
19 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese,
l’Unitrè propone un concerto di pianoforte di Francesco Pasqualotto che eseguirà musiche di Beethoven, Chopin e Prokofiev.
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SERVÌZIO ELiMU
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TORRE PELLICE-Il
Cinema Trento propo{||,
giovedì 12 e venerdì 13,
ore 21,15, Acqua tiep^,
sotto il ponte rosso; sabato, ore 20,15 e 22,26,
Possession, una storia
romantica; domenica
ore 16 e 18,15 e 21,I5e
lunedì, ore 21,15,
BARGE — Il cineiiif
Comunale proponej, venerdì 13 dicembre, ore
21, Velocità massimi^,
sabato 14, ore 21, Ipot^
di reato; domenica lS,
ore 15 e 17, lunedì, mat-j
tedi ore 19,30,
otto cani sotto zerdi dfr
menica, ore 19 e 2Ì|lu
nedì, martedì e gioy
ore 21, Femme fat
PINEROLO — 1.3111#
risala Italia ha in programma, alla sala «5c^
to», Harry Potter eiaàmera dei segreti; feiiÉ
ore 21,30, domenica ore
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sarà in visione il film Era
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. Gemellaggio i
Francia: Ga|t
«Città alpina
dell'anno»
Si è concluso sabato?
dicembre l’Anno internazionale della montagna nel corso del quale»
città francese Gap è s®
nominata «Città alpi®
dell’anno». Le manii®®'
zioni conclusive, tal®*'
si nella giornata di sabato a Gap, hanno visto ab;
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una delegazione di rii ■
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Un giorno una parola
Letture bibliche quotidiane per l'anno 2003
Q88 pp - euro 7,83 - cod 423
Le famose Losungen - passi biblici e meditazioni giornaliere - edite ogni anno, fin dal
1731, dai Fratelli Moravi e tradotte in 43 lingue
Commenti ai versetti a opera di Gabriella Caramore, Lidia Maggi, Paolo De Benedetti, Paolo
Ricca, padre Eugenio Costa, Luca M. Negro...
Introduzione all'edizione italiana di Fulvio
Ferrarlo.
Calendario
Valli Kostre 9003
B.
L’edizione 2003 del calendario
delle chiese valdesi e metodiste: 13
vedute a colori, versetti biblici riportati in italiano, francese, inglese, tedesco e spagnolo, 11 schede informative, con fotografie in bicromia, di '
opere evangeliche.
In allegato l'indirizzario delle chiese
e delle opere aderenti alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.
Giorsio Spini
La strada della Liberazione
Dalla riscoperta di Calvino al Fronte della Vili Armata
A cura di Valdo Spini
848 DP. - euro 19,00 cod 431
Un elegante racconto autobiografico del
grande storico fiorentino azionista e valdese
culminante nel periodo 8 settèmbre '43 - 29
giugno '45: il passaggio delle linee del Fronte,
la partecipazione alla guerra di Liberazione
nella Vili Armata britannica, la fine del conflitto
e il ritorno alla vita civile.
Una pagina di storia d’Italia.
Jacques Légeret
Amìsh
Una comunità «fuori dal tempo»
193 pp. - euro 14,80 - cod 433
La testimonianza di un giornalista svizzero
sulla sua esperienza di vita nella più antica
comunità amish degli Stati Uniti, a un paio
dorè dal caos di Filadelfia, senza dimenticare
ra misconosciuta storia che dalla Riforma anabattista porta a queste comunità rurali.
«tratto, dall’interno, di una società che relativizza i «valori» occidentali.
Alee Motyer
Isaia
678 pp. - euro 85,00 - cod.
Edizioni GBU
Isaia è un libro di grande intelligenza spirituale e una commossa dichiarazione delle
promesse di Dio: non a caso è stato definito «quinto vangelo».
È dunque appropriato che, oltre all’anima di
ì/ studioso, in questo commentario operi il
cuore di predicatore di Motyer, fornendo alla chiesa contemporanea illuminanti applicazioni del libro del «profeta del vangelo».
m mmedhrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98,04 - FAX 011/65.75.42 - C.C.P. 20780102
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OWMvoi C 46 - CttCoco' 148,60 - -»oUwùtW* C 44
€ 4,Bo vwmot. c.c.p. r<* 41849ÍOS ¿«twitoOoWat> 1
J,,. ‘■A'wLto'.aei P.Uv»v8««C*n^a8,
Dev'era Dio?
Non ho guardato il Maurizio Costanzo show (due o tre
volte nella vita mi sono ampiamente bastate), ma ho seguito sulla stampa il dibattito su «dov’era Dio?». Anche
se concordo del tutto con il
fratello Caria sul fatto che
non si possono imputare a
Dio le colpe degli uomini,
qualcosa nella sua lettera mi
mette a disagio. A chi nella
sofferenza si chiede «dov’è
Dio?» c’è anche chi non risponde ma stringe la mano
in silenzio, o prega Dio di
consolarlo. Chi si trova nella
valle dell’ombra e della morte, ma anche chi si immedesima nella sofferenza degli
altri dice spesso delle cose
non logiche, sono per questo
degli sciocchini?
Anche teologi di grande
intelligenza si interrogano
sulla sofferenza, che esiste
anche indipendentemente
da cause umane, e danno risposte molto sfumate o portano con dignità il peso di
non avere sempre risposte
da dare quando una risposta
senza umiltà può venire sentita come mancanza di rispetto verso un dolore immenso e non comunicabile.
Con fraterni saluti.
Marcella Bodmer Tron
Nussbaumen (Svizzera)
Intellettuali
e sentimenti
Già un’altra volta la redazione di questo giornale aveva censurato varie voci che
appassionatamente i lettori
scrivevano al giornale su
questioni relative alla vita
delle chiese. Allora si poteva
anche pensare a problemi
tecnici, di spazio o quant’altro. Ora, invece, con l’articolo
di A. Soggin sul n. 46 di Riforma, levano la loro voce gli intellettuali, maestri nel trattare, dall’alto del loro scranno,
come cose di poco conto le
emozioni, tirando in causa,
secondo me a sproposito, il
rigore protestante.
Siamo quattro gatti di evangelici e non possiamo
neanche esternare e far partecipi altri delle nostre esperienze, condividere, anche
tramite scritti, la pena per
certi eventi. Si tolga la rubrica
della posta, dal momento che
ciò che è emozione, sentimento, partecipazione, non
deve venire pubblicato soprattutto se è troppo. Sia dato spazio al pensiero teologico e intellettuale di alto livello. Per quanto mi riguarda
sono veramente allibita, esterrefatta e... ammutolita.
Rossella Saccomani
La Spezia
Nuovi indirizzi
il pastore Franco Scaramuccia comunica il suo indirizzo e-mail: franco.scaramuccia@ucebi.it
il past, in prova Alessandro
Spanu comunica il proprio indirizzo: via Regina Margherita
38, 96016 Lentini (Sr). E-mail:
spanusandro@tiscali.it.
PRODOTTI AGRICOLI
DALLA MACEDONIA
Darrell Smith, missionario della Cooperative Baptist Fellowship che lavora
per lo sviluppo agricolo in
Macedonia, fa sapere, attraverso l’Ucebi, di essere interessato a prendere
contatti con compagnie
import-export in Italia, gestite da evangelici, per valutare l’interesse del mercato italiano ai prodotti
agricoli provenienti dalla
Macedonia. Per informazioni contattare: SmithDarrell@compuserve.com.
L'impegno del Comitato esecutivo dell'Ucebi
Il futuro del Villaggio della gioventù
In riferimento alle lettere, pubblicate sui
precedenti numeri di Riforma, dei pastori
Alessandro Spanu e Fiasco Ramirez, che
manifest mo sentimenti di comprensibile
sofferenza e preoccupazione, e alla circolare del direttore del Villaggio della gioventù
di Santa Severa indirizzata alle chiese
dell’Unione, il Comitato esecutivo (Ce)
dell’Ucebi, precisa quanto segue:
1 - La chiusura del Villaggio è avvenuta
nel settembre 2001 a opera delle pubbliche
autorità in se^ito alla constatazione che la
nostra istituzione non rispondeva alla normativa vigente in materia di Centri d’accoglienza (case per ferie) ed era sprovvista di
qualsiasi licenza autorizzativa (sia di tipo
amministrativo che tecnico).
2 - Di fronte a questo evento il Ce non ha
mai pensato di «attendere l'Assemblea
straordinaria del 2003 o l’Assemblea del
2004» per dare soluzione ai problemi del Villaggio, ma ha reagito immediatamente:
a) predisponendo la progettazione edilizia
per l’adeguamento del Villaggio e inoltrandola agli uffici competenti in aprile-maggio '02;
b) facendo fare a esperti uno studio sulle
possibili tipologie di ristrutturazione (a seconda degli utenti su cui si vuole puntare),
sui loro costi e sulla loro redditività:
c) lanciando una sottoscrizione i cui risultati, finora inferiori alle nostre aspettative,
parlano di scarso entusiasmo, non solo in
termini economici, forse anche per la consapevolezza della situazione difficile in cui versano le nostre istituzioni, tutte bisognose di
adeguarnento a norme sempre più rigorose;
d) èsplorando ulteriori strade di flnanzlamentp, stabilendo contatti con enti e priva
ti, evangelici e non, al fine di reperire, anche
in forma di compartecipazione, risorse necessarie al rilancio del Villaggio.
3 - In esecuzione del mandato ricevuto
dall’Assemblea generale dello scorso giugno, il Ce sta completando:
a) una «radiografia» delle nostre istituzioni, sotto forma di «libri bianchi» che delincano per ciascuna di esse lo stato di fatto, il costo della necessaria ristrutturazione, l’ipotesi
di autosufficienza gestionale. Il fratello Emanuele Troiani ha sospeso le visite alle chiese,
poiché il Ce lo ha impegnato nell’elaborazione di un progetto economico/finanziario su
una delle possibili forme di gestione del Villaggio e in un’altra attività. La sottoscrizione
per il Villaggio è tuttora apertissima, proprio come segnale irrinunciabile del nostro
comune impegno al riguardo. Di tutta l’attività progettuale rivolta a trovare soluzione
alle problematiche del Villaggio, struttura
della quale siamo in molti a sentire la mancanza, le chiese avranno comunicazione in
una prossima imminente circolare del presidente, nel quadro di un «aggiornamento»
che riguarderà tutte le nostre Istituzioni;
b) una ricognizione di tutte le attività di
servizio diaconale delle comunità, così come già richiesto dalla recente circolare inviata a tutte le chiese dell’Unione.
4. - Su questa base, la cui documentazione sarà inviata con un congruo anticipo, le
chiese potranno ripensare, in una prossima
Assemblea straordinaria, ii senso della nostra diaconia, pesante e leggera, e prendere
tutti e tutte insieme, su ciascuna delle nostre istituzioni, le decisióni necessarie.
il Comitato esecutivo deWUcebi
Quale dialogo
sul Sud?
Circa 30 anni fa la Egei organizzò ad Adelfia un convegno nazionale sui problemi
dello sviluppo del Mezzogiorno. Era quello il momento in
cui in Italia, a livello nazionale, oltre che tra i meridionalisti, si discuteva su quale tipo
di intervento e di politica
economica fosse più conveniente per rilanciare lo sviluppo del Meridione. L’orientamento prevalente era che
per coprire il divario NordSud del paese fosse necessario procedere a una industrializzazione del Mezzogiorno da attuare tramite la
politica dei cosiddetti «poli di
sviluppo», con la partecipazione sia del capitale pubblico sia del privato, per innescare, così, uno sviluppo autopropulsivo del Sud.
In quel convegno molte critiche vennero fatte a questa
ipotesi. Chi scrive propose di
puntare su un tipo di sviluppo
del Sud più legato alle risorse
naturali del Mezzogiorno
(agricoltura, turismo, energia
naturale pulita e rinnovabile,
come quelle eolica e solare),
con la creazione di medie e
grandi aziende agricole specializzate, tramite forme asso
Gli evangelici
e la Fiat
Di fronte alla grave crisi del
mercato dell’auto che ha colpito gli stabilimenti del gruppo Fiat con la conseguente
messa in mobilità e cassa integrazione di migliaia di lavoratori in esubero con la quasi
certezza, per molti, di un non
ritorno in fabbrica, le chiese
evangeliche di Torino e provincia vogliono pubblicamente esprimere la loro solidarietà ai lavoratori, lavoratrici e
alle loro famiglie così duramente colpiti nei loro diritti al
lavoro e alla dignità che sono
propri di ogni persona secondo lo spirito biblico.
Le chiese evangeliche di
Torino auspicano che le soluzioni operative che dovranno essere assunte dalla
dirigenza Fiat e dalle autorità
locali, sociali e sindacali siano tese a salvaguardare i posti di lavoro anteponendo la
dignità delle persone al puro
profitto economico.
Torino, 20 novembre 2002
dative e cooperative, con la
nascita di industrie manifatturiere di trasformazione dei
prodotti agricoli da lavorare
sul posto e la commercializzazione degli stessi, in modo da
garantire una più adeguata e
differenziata occupazione
della manodopera disponibile
in tutti e tre i settori produttivi (agricolo, industriale e
commerciale).
Purtroppo a livello locale e
nazionale passò quel modello e tipo di sviluppo industriale del Sud (le cosiddette
cattedrali nel deserto): a
trent’anni di distanza abbiamo visto che fine ha fatto e
quali tragedie e macerie morali e materiali ha lasciato:
chiuso il polo industriale di
Bagnoli a Napoli; il IV centro
siderurgico di Taranto in perenne crisi e a rischio di chiusura anch’esso; compietamente smantellato il polo industriale di Manfredonia;
idem per la Lanerossi a Foggia; e oggi la crisi della Fiat
proietta la sua tragica e angosciante ombra sulla vita e il
destino di migliaia di persone
che vedono il loro presente e
il loro avvenire seriamente
compromesso da scelte politiche ed economiche sbagliate. Allora decine e decine di
deputati, specie democristiani e socialisti, costruirono le
V Un semplice
annuncio
Concordo pienamente con
quanto ha scritto il prof. A.
Soggin su Riforma n. 46. Con
tutto rispetto di quella «grande schiera di testimoni» che
ci ha preceduti, penso che
come cristiani evangelici non
dobbiamo fare nessun panegirico né sui giornali né al Sinodo. Qualche anno fa il past. Gino Conte, dopo le «commemorazioni» fatte al Sinodo
dal moderatore, prese la parola dicendo che tutto ciò
non è nello spirito della Riforma e chiedeva che quando
sarà la sua ora non venga fatto per lui. Anche qui sono
d’accordo, e anche io lo chiedo. Un semplice annunzio è
più che sufficiente.
Archimede Bertolino - Terni
Pii Claudiana
L?J via Principe Tomaso, 1 - Torino 011 -6689804 - fax 011 -657542
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loro fortune politiche ed elettorali sulla promessa di un
posto sicuro e immediato in
qualche stabilimento industriale del Sud. Oggi stiamo
assistendo al crollo drammatico di quell’illusione.
Di fronte al tragico epilogo
di quell’esperienza sarebbe
bene che tutti, operai, sindacati, partiti, organizzazioni
religiose tornassero a interrogarsi e a riflettere meglio e
più approfonditamente su
quale tipo di sviluppo sia meglio per il Sud, e che i meridionali, soprattutto, la smettessero di pensare e credere
che i loro problemi saranno
risolti dagli industriali del
Nord, dal governo, dalTEuropa 0 da qualche intervento
miracoloso ma, facendo leva
sulle loro risorse materiali e
intellettuali, prendessero finalmente nelle loro mani il
proprio destino, e forgiassero
un presente e un avvenire a
misura dei loro sogni e delle
loro aspirazioni, delle loro
speranze e dei loro bisogni,
impegnandosi a realizzarli
con perseveranza e serietà,
anziché dipendere sempre
dagli altri e diventare colonia
di consumo dei beni prodotti
da altri e altrove.
Arturo A. Cericola
Torremaggiore (Fg)
Errata
L’articolo di Erminio Podestà a pag. 8 del n. 47'porta un
occhiello sbagliato, che fa riferimento alle sole chiese
battiste; in realtà l’assemblea
in oggetto era quella della Federazione regionale delle
chiese evangeliche, come risulta dall’articolo stesso.
■ PARTECIPAZIONI ■
«lo sono la resurrezione
e la vita; chi crede in me,
anche se muoia, vivrà»
Giov. 11,25-26
Il Signore ha richiamato a sé,
nel suo novantanovesimo anno di
età
Lidia Munzi
ved. Eynard
Fidenti nella promessa del Signore lo annunciano i figli Sergio
con Maria Luisa e Paola, Bruno
con Jacqueline, Frédéric, Gabrielle e Laure, i parenti tutti. I
funerali hanno avuto luogo venerdì 6 dicembre nel tempio valdese di Torre Pellice.
PInerolo, 13 dicembre 2002
16
PAG. 16 RIFORMA
’< >-é%M
Globale
VENERDÌ 13 dicembre
Intervista.a Edmond Razafimahefa, presidente della Chiesa di Gesù Cristo (Fjkm)
Madagascar: ricercare la giustizia
Il nuovo presidente della Repubblica, Marc Ravalomanana, era vicepresidente della Fjkm. «La
sua responsabilità è anche la nostra: giustizia, trasparenza, lotta alla miseria, dignità umana»
FRANCO TAGLIERÒ
Negli Anni settanta è
stato evangelista nella
«brousse» della costa est della grande isola dell’Oceano
Indiano, ha poi studiato teologia a Montpellier dal 1977
al 1980 ed è stato infine pastore in diverse chiese: questo è il percorso di Edmond
Razafimahefa, ormai da dieci
anni alla guida della più
grande chiesa membro della
Cevaa. Il suo mandato probabilmente terminerà nel 2004
quando il Sinodo generale
eleggerà il nuovo Consiglio.
La Fjkm (Chiesa di Gesù Cristo a Madagascar) conta più
di due milioni di membri, ha
5.000 chiese in cui svolgono il
ministero circa mille pastori.
Razafimahefa è stato in prima linea nel corso della crisi
del dicembre 2001, protrattasi per alcuni mesi, quando
i cristiani si sono uniti per
sostenere il candidato alla
presidenza della repubblica
Marc Ravalomanana, che era
anche vicepresidente della
chiesa. La presenza del pastore Razafimahefa all’Assemblea generale è stata l’occasione per ascoltare la sua
analisi-testimonianza di quegli avvenimenti.
- Cominciamo dalla chiesa:
qual è lo stato di salute della
Fjkm, oggi?
«Credo di potermi esprimere in modo positivo. E vero
che, dopo la recente crisi, in
questa o quella comunità sono ancora presenti delle tensioni e poi troppi pastori e
laici impegnati sono stati perseguitati dalle milizie del regime precedente. Lo sviluppo
della chiesa è stato rallentato
dagli avvenimenti, ma negli
ultimi quattro anni abbiamo
aperto 400 nuovi luoghi di
culto nelle regioni più periferiche. L’anno prossimo apriremo la prima università protestante a Antananarivo. Posso dire dunque che la mia
chiesa è una chiesa viva, presente nella società malgascia per mezzo dei suoi 3.000
gruppi, i Saf, che portano
avanti progetti che mirano allo sviluppo umano duraturo
nel campo della salute, dell’agricoltura, della distribuzione
dell’acqua, della condizione
I] pastore Edtnond Razafimahefa, presidente della Chiesa di Gesù
(foto Cevaa)
Cristo a Madagascar
della donna... Grazie a questi
progetti migliaia di persone
vivono e lavorano nel loro villaggio e non sono costrette a
emigrare verso le città. Ma
sradicare una povertà così
profonda come quella malgascia è ùnpresa veramente difficile! E poi è indescrivibile la
soddisfazione che proviamo
nel vedere un nostro fratello,
un collaboratore, alla guida
del paese, dopo anni di dittatura. La sua responsabilità è
anche la nostra, nella ricerca
della giustizia, della trasparenza, della lotta alla miseria,
della dignità degli uomini».
- In Europa la posizione
della Fjkm è stata giudicata
troppo politica nel corso dei
recenti avvenimenti...
«È falso affermare che le
chiese hanno tirato fuori il
candidato alla presidenza
dalle loro tasche. Il nostro
candidato erano la giustizia,
la trasparenza, l’equità: questo volevamo contro la dittatura e Ravalomanana incarnava questo programma e
questa speranza. Se le chiese
lo hanno sostenuto è perché
i credenti sono dei cittadini
innanzitutto, chiamati a impegnarsi in pieno per la rea
lizzazione dei programmi in
cui credono. Non potevamo
non sostenere un candidato
che aveva come slogan un
versetto del Vangelo di Marco: “Abbiate fiducia, non abbiate paura...” (6, 50). E nel
momento dell’opposizione
alla democratizzazione abbiamo sollecitato la solidarietà delle chiese sorelle: lo
hanno fatto, e ne siamo riconoscenti. In diverse parrocchie erano presenti sostenitori del precedente presidente, ci sono stati incidenti,
persone perseguitate, messe
in prigione senza spiegazioni, templi profanati e distrutti... È stato doloroso,
ma la democrazia ha finito
per vincere e ora si può pensare a ricostruire e a riprendere il cammino»
- Qual è il sogno che lei si
sente di esprimere riguardo al
suo paese?
«Sogno che tutti i cittadini
malgasci possano vivere delle
grandi potenzialità della'loro
isola: noi potremmo tranquillamente vivere senza la
Banca Mondiale! Il nostro
suolo è ricco di materie prime fondamentali per gli abitanti, è necessario un governo che sappia utilizzarle al
modo giusto. Per la mia chiesa sogno che essa sappia
uscire dai templi per esprimere la sua fede nella società, in mezzo ai poveri, in
mezzo ai bambini e alle donne vittime di violenza, in
mezzo i disoccupati».
Dopo la chiusura del centro di Sangattej
Francia: quale destino
per i richiedenti asilo?
Un centinaio di migranti
clandestini sono stati allontanati dalla polizia, all’alba del
14 novembre scorso, da una
chiesa di Calais, nel Nord
della Francia, nella quale
avevano trovato rifugio dopo
la chiusura del Centro di accoglienza di Sangatte. Fin
dall’inizio dell’estate, la questione dei richiedenti asilo e
dei sans-papiers è sotto i
proiettori in Francia, portando i responsabili religiosi a
prendere posizione. Aperto
tre anni fa e gestito dalla Croce Rossa il Centro di Sangatte, situato vicino al tunnel
sotto la Manica, ospita migranti clandestini che cercano di raggiungere la Gran
Bretagna. La maggior parte
sono originari dall’Afghanistan o dal Kurdisatan iracheno. «La maggioranza di loro
hanno già parenti in Gran
Bretagna, pronti ad accoglierli», precisa Jean-Marc
Dupeux, segretario generale
della Clmade, servizio umanitario ecumenico.
Recentemente, il governo
francese ha deciso di chiudere il centro di Sangatte a nuovi arrivi. «Ho voluto inviare
un segnale forte al mondo
per dire che non si accolgono
più rifugiati a Sangatte», ha
dichiarato Nicolas Sarkozy,
ministro deH’Interno, commentando questa decisione.
Nonostante il provvedimento
il flusso dei migranti non si è
esaurito, costringendo diverse centinaia di loro, secondo
le associazioni umanitarie, a
girovagare nella zona. In
questi ultimi giorni le auto
rltà hanno preso disposiziori
per fornire rifugi di emergeu
za e fare in modo che i mj
granii facciano domanda uf-Ì
ficiale di asilo in Francia, j
Ha annunciato un dono di 100 milioni di dollari per potenziare la lotta all'Aids
India: il dono di Bill Gates provoca una controversia
Una controversia è nata all’inizio dello scorso novembre dopo una dichiarazione
fatta da Bill Gates, presidente
della Microsoft, in visita in
India, che annunciava un dono di 100 milioni di dollari
per potenziare la lotta contro
l’Aids. 11 ministro della Sanità, Shatrughan Sinha, ha
immediatamente reagito accusando Bill Gates e altre
persone di creare un clima di
panico, lasciando intendere
che l’infezione dall’Hiv po
trebbe diffondersi rapidamente nel paese. Già in passato, rappresentanti dell’Gnu
avevano avvertito che l’Hiv si
stava diffondendo in modo
drammatico in alcune regioni. La controversia è stata rilanciata dal ministro dello
Sviluppo delle risorse umane,
Murli Manohar Joshi, che ha
dichiarato che Gates aveva
«esagerato» la propria preoccupazione per le persone colpite. Gates è stato inoltre criticato da coloro che dicono
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che il dono ha come obiettivo
di promuovere la Microsoft,
il cui sistema operativo Windows è in concorrenza con
un sistema rivale, Linux. «Anziché sprecare energie per
scoprire qual è il motivo di
questo aiuto, dovremmo reagire e usare tutto l’appoggio
che ci viene dato», ha dichiarato Vijay Amidas, segretario
generale dell’Associazione
medica cristiana, legata al
Consiglio nazionale delle
chiese dell’India.
Il dono di Bill Gates è stato
annunciato dopo che un rapporto dei servizi segreti americani aveva indicato che l’India, da qui al 2010, avrebbe
avuto il maggior numero di
persone colpite dalTHiv-Aids:
tra 20 e 25 milioni. Il rapporto
precisa che tra 5 e 7 milioni di
persone sono infette, cifra superiore ai 4 milioni indicati
dal governo. Secondo Sebastian Ouseparambil, direttore
dell’Associazione degli ospedali cattolici dell’India, che
raggruppa oltre 3.000 ospedali e centri di salute, la mancanza di informazione sulla
situazione e l’assenza di mezzi di depistaggio spiegano
queste enormi differenze.
Spesso la gente colpita dall’
Hiv viene registrata come sofferente di altre malattie, come la tubercolosi, perché i
centri di salute non possiedono i mezzi di depistaggio, ha
fatto notare Ouseparambil.
Secondo lui, anche se la percentuale delle persone infette
è relativamente bassa per ora,
l’epidemia potrebbe subire
un’accelerazione in quanto il
livello di sensibilizzazione alla trasmissione del virus e alla
prevenzione è molto basso, e
non esistono infrastrutture
mediche adeguate.
Mano] Kurian, incaricato
del Programma salute e guarigione presso il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
ritiene che il rinnovato interesse per THiv-Aids, provocato da questa controversia,
andrebbe utilizzato come
«un’occasione per rimettere
in discussione le smentite al
riguardo, lottare contro 1
pregiudizi e la discriminazione subiti dalle persone malate di Aids e contestare la
mancanza di accesso alle cure e al trattamento - ha affermato -. Qualunque siano le
ragioni che hanno motivato
questo aiuto [il dono di Bill
Gates], rimano il fatto che
l’Hiv-Aids è sicuramente un
problema in India». (eni)
Circa un centinaio di cM
destini curdi e afghani ave
no trovato rifugio, all’ini;
di novembre, nella chiei
Saint-Pierre-Saint-Paul a Ci
lals, aperta all’accoglie
dal Comune comunista suri'
chiesta del prete della par^Ì
rocchia. «Che succederà oraa^
tutti coloro che dormonòt'
fuori e che continueranno ad
arrivare a Calais?», ha coniimentato, dopo il blitz della
polizia, il prete Jean-Pierre
Boutoille. «Con la chiusura
del Centro di Sangatte si cura
soltanto un sintomo e non la '
malattia - afferma Jean-Matc
Dupeux -. I richiedenti asilo
sono una patata bollente per
i paesi dell’Unione europea,
Ogni paese ha rafforzato la ,
propria legislazione speran-i
do di rifilare il problema al
proprio vicino. Non c’è aleiiij
na politica europea al riguartS
do». Il responsabile della CìjÌ
made ha inoltre espressi;
l’auspicio che la.Gran Bréta\‘'i)
gna «assuma le proprie re*'f
sponsabilità», sottolineando'?
il fatto che molti clandes:
di Sangatte hanno parenti ol-)
tre Manica.
Da parte sua, perfino lals
Chiesa cattolica chiede una
politica su scala europea. «Ia.i
questione dei “sans-papier#^
è una questione che riguardal’insieme della società, non,,
solo le chiese», ha affermato,
mons. Jean-Luc Brunin, vescovo ausiliario di Lilla, rei
sponsabile del dossier presso
la Conferenza episcopale
francese. Su questa questìo»
ne dei richiedenti asilo, cattolici e protestanti stanno
ipotizzando un’azione comune che potrebbero portare
avanti, nel gennaio prossimpi
durante la settimana per^
l’unità dei cristiani. Associando la Cimade, il Soccórso cattolico e il Ccfd (Comitato cat-.,
tolico contro la fame e per lo
sviluppo), questa iniziativa
intende dimostrare, secondo
Jean-Marc Dupeux, che «l’isilo è un alto valore difeso dai
cristiani». «Cerchiamo di
mettere in piedi qualcos’altro
che non una semplice occupazione di edificio e cerchiamo di recensire quello che si
sta facendo un po’ dovunque, nelle chiese o nelle associazioni», precisa il segretario
generale della Cimade. (eni)
W-^ Finanziaria e «Campagna Sdebitarsi»
Debito: applicare
interamente la legge 209
La legge finanziaria in discussione in questi giorni
all’art. 42.1 introduce sostanziali modifiche alla legge
209/2000 che aveva posto al
nostro paese il traguardo della cancellazione di 12.000 miliardi (lire) di debiti di paesi
del Terzo Mondo nei nostri
confronti entro il 2004. L’articolo in questione cancella i limiti quantitativi e temporali,
subordina l’annullamento ad
accordi multilaterali e vincola
la cancellazione alle «esigenze di finanza pubblica». Come dire che la legge 209/2000
viene vergognosamente snaturata. La «Campagna sdebitarsi» che ha lanciato un appello-allarme, sottoscritto già
da un certo numero di parlamentari dell’opposizione (tra
cui Fon. Valdo Spini), segnala
che le modifiche che la legge
finanziaria apporterebbe ricalcano il disegno di legge originario proposto dal ministe
ro del Tesoro. Il ddl era stato
in seguito sostanzialmento
modificato e irrobustito con
precisi vincoli nel corso <
discussione parlamentar«)
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svincolando invece Finii
va del nostro paese da ac^t"
di multinazionali. Ora
rocrazia, con il sostegno della maggioranza di goveriiOi
prende la sua rivincita
ta l’iniziativa italiana ai liv®*^
originari di vaghezza e inco^
sistenza. Possiamo esprim^
la nostra vergogna aderend
all’appello e facendolo con '
scere (coordinamento@sded
tarsi.org). (Glarnim
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tei. 011-655278, fax 011-657^
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