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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,S0.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Direttoie e Hmministpatope ; Beovcnuto Celli, Via iDagenta p. ^8, ROiDH
Homo, 27 (Bennato ^9^0 = 2Xnno m = H.5
lettera di Corrado Corra.OrílíllCll-lü ♦. diño — Scienza e religione —
La guarigione dei lebbrosi ? — Il Dolore — La
pazzia di Gesù — Scuola Laica— I Valdesi della
valle del Po — Che cos’è l’Apologetica ? — Croce
violetta — Contro Talcoolisrao — Lotte e Vittorie
Nella Penisola e nelle Isole — Corriere Siculo — Società Teologica — Leggendo e annotando — Noterelle
e Spigolature — Moody — Sotto l’incubo !
Una lettera
di Gorrado Gorradino
Corrado Corradino, il poeta della • Buona Novella »,
ha inviato al nostro Serafini una graziosissima lettera.
La pubblichiamo, perchè ciò fa piacere al Serafini, è
perchè la lettera è nuovo e prezioso documento a mostrare la nobiltà d’animo dei poeta oggi acclamato.
« Torino, 24. I. 1910.
Caro- Signore,
Che benedizione avere avnto per allievi giovani
memori e buoni come lei si dimostra ! Non conosco
miglior conforto all’opera coscienziosa deH’edncatore.
Io la ringrazio delle care parole chele! ha scritte
sulla Luce. Spero chela « Buona Novella » sia riuscita
una non brutta opera d’arte ; ma son sicuro — qualunque abbia ad essere il giudizio — che sarà reputata un’opera sincera, sgorgata dal cuore, con l’intento di fare del bene alle anime che hanno sete di
bontà e di bellezza.
Mi permetta di rettificare nna circostanza : La
mia Stilistica è scritta appunto con l’intendimento
di abolire i vecchi metodi retorici. Che io ci sia riuscito, questo è un altro par di maniche, come dicono I
Grazie, caro signor Serafini. Apprendo che lei è
padre di famiglia : e io le auguro ogni benedizione
sol capo delle sue creature.
Con nna buona stretta di mano
Suo
Corrado Corradino
di anni 57, tre anni prima
della sessantina ».
La Luce in America
Il rappresentante della Chiesa Valdese
negli Stati Uniti, Past. Alberto
Clot {86, Romeyn St., Rochester N. Y)
è anche incaricato di ricevere abbonamenti
alla Luce. —Inviargli fin d’ ora L. 5 per
abbonamento 1910.
SCIENZA E RELIGIONE (1)
nOH CÈ PlSSiPlO!
La riprova pratica.
Pensate !
Keplero. Galileo Galilei, Pascal, Newton, Alberto di
Haller, Laplace, Lamarck, Ampère, Oersted, Giovanni
Müller, Herschell, Faraday, Agassiz, Claudio Bernard,
De la Rive, Liebig, Dumas, Pasteur, Thomson, Lodge,
Marconi.
In questi grandi nomi è buona parte della scienza
moderna !
Copernico, Keplero, Galileo Galilei, Bacone applicano il metodo sperimentale. Il cielo e la terra, gli
animali e le piante, il cristallo, l’atomo e l’elettrone,
l’imraensamente grande e l’immensamente piccolo, i
fossili e le nebulose, l’uomo e la cellula, tutto, tutto
si investiga e si scruta sapientemente. Newton discuopre la legge della gravitazione ; Cartesio e Laplace
descrivono il nascere dei mondi ; Herschell percorre
il firmamento ; Giovanni Müller e Claudio Bernard
creano nuovi fondamenti alla Fisiologia; Pasteur
gitta la rivoluzione in Medicina; Grassi persegue la
zanzara malarica ; Flournoy misura le sensazioni ; Ampère, Faraday, Thomson, Lodge iniziano una nuova
èra : l’èra dell’elettricità e della scienza avvenire ; Guglielmo Marconi parla attraverso gli oceani con gli
abitatori d’un altro mondo! E’ una fioritura magnifica da tropici. Pensatori come Cartesio, geografi
come Ritter, medici come Papillon, naturalisti come
Cuvier e come Perrier, fisici come Pictet, geologi,
fisiologi, chimici, astronomi, elettricisti come Murchisson, Chevreul, Owen, Faye, Luciani, Lord Kelvin,
illustrano la scienza e le fanno muovere passi da gigante.
Orbene, tutti i nomi che ho ricordati sono nomi
di spiritualisti ; anzi, se si accettuano due o tre solamente, sono anche nomi di sinceri e profondi credenti.
Un tedesco, il dottor Dennert, ha, or non è molto,
compilato una statistica rivelatrice, raccogliendo il
credo religioso di trecento fra i più insigni studiosi
della natura di questi ultimi quattro secoli, ed eccovi
qui i risultati a cui egli è pervenuto. Dei secoli XVI
e XVII, egli cita 82 scienziati, di cui 79 credenti e 3
miscredenti ; del secolo XVIII, scienziati 55, di cui 39
credenti, 5 miscredenti e 11 di fede dubbia; del secolo XIX, scienziati 163, tra i quali 124 rappresentano
la fede, 12 l’incredulità, 27 incerte opinioni religiose.
In riassunto, su 300 scienziati sommi, 242 credenti e
20 soli notoriamente irreligiosi.
A questa statistica si può aggiungere quella del
professor Schulte ; il quale sostiene che tra i 1600
dotti maggiormente in voga nell’odierna Germania,
più della metà, cioè 861 per appunto sono nati e cresciuti in un ambiente assai religioso, poiché son figli
di Pastori evangelici.
Non vi fidate di queste statìstiche ? — Neppur lo mi
fido. 11 genere statistica mi mette facilmente in sospetto. E’ certo tuttavia che un bel numero, che un
gran numero di que’ sapienti, i quali su la gloriosa
via ascendente della scienza hanno stampato un’orma
più duratura che il bronzo, sono stati o sono persone
religiose. Aprite il volume del Saillard . Les hommes célèbres du XIX siècle et la foi chrétienne > oppure quello di Francis Ghaponnière < Affirmations
religieuses de quelques savants » o, meglio ancora,
il libro di A. Heus « Les témoins de Dieu dans les
temps modernes » : ci troverete onestamente raccolte
le franche e talora candide e veramente commoventi
professioni di fede d’una falange di filosofi e di scienziati moderni, modernissimi. Vi raccomando questa
lettura; ohe è più edificante di certe prediche. Resterete meravigliati nello scoprire tanta fede congiunta
con tanto sapere.
Eppure i libri citati non sono completi. Io stesso
mi troverei in grado fin d’ora di redigerne una lunga
Appendice. Ghe bell’opera si scriverebbe, se fosse possibile di radunare tutti i detti di tutti gli scienziati
credenti di questa insigne età moderna, la quale si
estende dal gran Leonardo da Vinci ai nostri giorni.
Occorrerebbe la collaborazione di molti ; ma le fatiche
sarebbero ampiamente compensate. L’opera costituirebbe un vero monumento, e sì potrebbe intitolare
appunto così: Monumento alla Religione eretto dai
creatori della Scienza moderna.
Gerto, non bisogna cedere ad illusioni. Gli scienziati non sono tutti credenti. Tra i sacerdoti della
Scienza sono anime religiose e sono anime di negatori o per lo meno di scettici. Ma per ciò appunto
spicca più che mai vìvida la verità della tesi ch’io ho
sostenuta.
Ecco qui degli scienziati credenti ed ecco qui degli
scienziati increduli. Questo fatto è importantissimo.
Gli scienziati credenti non sono meno retti e non
sono meno scienziati di quelli increduli. Se la Scienza
e la Religione fossero nemiche, come potrebbero mai
qu esti scienziati rimanere scienziati senza rinunziare
alla Religione? come si spiegherebbe questa inaltera
rabile concordia di cose inconciliabili, nella stessa
mente, nella stessa < psiche > ?
Se gli scienziati fossero tutti credenti, ne dovremmo
concludere che Scienza e Religione formassero una
medesima cosa.
Se gli scienziati fossero tutti increduli, ne dovremmo
ragionevolmente dedurre che Scienza e Religione
luna contro l’altra armata, fossero due cose avverse
per natura, irriconciliabili.
Ma, degli scienziati, parte sono increduli e parte credenti : ne risulta lampante la reciproca indipendenza'
della Scienza e della Religione. In cospetto della Religione lo scienziato si sente — come ogni altr’uomo______
libero di accettare o dì respingere. Le ragioni dell’incredulità sono per lo scienziato quelle stesse che per
ogni altro mortale. Non si è increduli, perchè si è
scienziati ; ma per tutt’altri motivi, comuni a tutti
quanti gli esseri umani. La Scienza non distrugge la
Religione ; tanto vero che ci sono scienziati credenti.
La Scienza e la Religione non sono un’identica cosa;
la Scienza e la Religione non sono neppure due coso
contrarie: veramente autonome, esse possono convivere l’una accanto dell’altra, d’amore e d’accordo, nella
stessa € psiche », nella stessa anima illuminata ed
onesta.
Non c’è dissidio!
(continua)
(1) Gontinuazione vedi numero precedente.
É fio d’ora io oendita I zmne della Luce
Magenta 18, Roma) il Tramonto di Roma del prof, ex
Padre Bartoli. Inviare cartolina vaglia da L. 1,50.
2
LA LUCE
La guarigione dei iebbrosi?
S’è sempre detto, e si dirà chi sa per quanto tempo
ancora : La lebbra è una malattia incurabile. ^ Lo è
davvero? Una corrispondenza del missionario Ph.
Delord, al « Journal des Misaions » (Marzo 1909), lasciava sperare un po’ di sollievo per quegli infelici >
un’altra lettera dello stesso pubblicata nel numero di
Novembre del medesimo giornale, reca nuovi e più
sicuri motivi di speranza.
« Non ho mai compreso come ora », scriveva il missionario francese, « i racconti degli Evangeli riguardo
ai lebbrosi. Vi è qualcosa di desolante iiel veder isolare,
allontanare dai viventi coloro coi quali abbiamo vissuto, che abbiamo amati. Eppure è una necessità ! Bisognerebbe far più ancora, tanto grande è il pericolo
per la società. — Nella Nuova Caledonia invece non
si fa nulla per gli indigeni e nulla, si può dire, per
gli europei colpiti dalla terribile malattia. — Tempo
fa, i lebbrosi erano internati in un’isola a nord della
Caledonia ; ma la colonia costava troppo, perciò furono
rimessi in libertà. Altre colonie sono state stabilite in
vari luoghi dell’isola ; ma la segregazione non vi è
assoluta, poiché i malati possono ricevere i parenti
e gli amici che vengono a portar loro le provviste;
e quando la notte sorprende i visitatori, questi rimangono e dormono nella capanna dei lebbrosi... sulla
stessa stuoia.
Nell’isoletta vicina di Mare, dieci anni or sono, i
lebbrosi erano da 15 a 20 ; adesso, essi sono 130 ; ma,
accanto a questi, chi sa quanti che sono appena colpiti e possono ancora sottrarsi alla vigilanza! E il
missionario guarda in alto: Dio abbia compassione,
dei nostri lebbrosi 1 Spesso abbiamo cercato qualche
rimedio, abbiamo provato d’alleviare le sofferenze dei
malati e di premunire i sani. Abbiamo scritto al Governatore della Colonia. E’ stata decisa un’inchiesta,
si son fatti dei piani.. ed ecco tutto.
Da qualche anno, la missione prepara dei vestiti
per i lebbrosi e distribuisce loro un po' di riso. Da
alcuni mesi, stampo un foglietto per loro, * Nata me
roi », la buona Novella, che reca loro un po’ di consolazione. — Avevo poi udito parlare dell'olio di
ChoMlmoogra come emolliente, e volli provare, sopra
un certo numero di malati, una cura regolare. Son
due mesi che ho fatto il tentativo e bisogna convenire che -i risultati sono soddisfacenti ; sono già sopraffatto dalle richieste. Le piaghe si cicatrizzano, le
membra intirizzite e rattrappite si raddirizzano e ridiventano pieghevoli. E’ un vero entusiasmo- fra i
lebbrosi : alcuni che, da anni, non potevano più far
nulla, si rimettono al lavoro ; i bambini, i cui piedi
erano tutt’una piaga, ricominciano a correre e saltare.
Uno di essi mi fa dire : « Missi sento di nuovo quando
urto il mio piede ! « Da lungo tempo, infatti, aveva
un bel picchiare, ferire, far anche sanguinare i suoi
piedi, che questi erano insensibili. Un altro: « Ditea
Missi che posso nuovamente arrampicarmi sulle
palme. — Queste notizie ci riempiono d’allegrezza ;
non avremmo giammai ardito sperar tanto, e ne lodiamo Iddio ! — Tuttavia non vorrei farmi delle illusioni ; non è ancora questo il rimedio tanto bramato e cercato. Voglia il Signore mettere nel cuore
dei dottori — cristiani o non cristiani — dei filantropi, degli investigatori, quella scintilla della sua onniscienza che risolverà il problema ».
Nella seconda lettera, il Sig. Delord registra nuove
vittorie. « Tutti i malati curati secondo il hlio metodo
stanno meglio. Onde mi sento come un uomo sulla
soglia di una porta: ciò che vede aU’interno lo abbaglia; egli non ardisce entrare, non osa credere ai
suoi occhi..... E se fosse un sogno!.... Eppure, come
esprimere la nostra gioia quando, alla festa di maggio,
vediamo là davanti a noi, prender parte ai vari cori
preparati per la circostanza, tre, quattro e persino
cinque donne o giovanette, già travagliate dalla terribile malattia, ed ora, apparentemente almeno, in
buona salute ?
Un evangelista indigeno dice : « Mio figlio era morto,
ed ecco egli è tornato in vita ». E un diacono: * Avevamo perso la nostra figliuola ; alla sua partenza per
la colonia dei lebbrosi, avevamo pianto abbondantemente. Ed ecco Che Dio ce l’ha resa! E’ come un altro
bambino che ci è stato dato. » -^ E ciò che colpisce
e rallegra si è che costoro, nella loro gratitudine, han
voluto mandare la loro contribuzione, una trentina
di lire, dicendo: t Iddio ha fatto grandi cose per noi;
ci ha dato nuove forze, una nuova vita ».
6. d. P.
Chi desidera l’Italia Evangelica, 25 annate complete, 'ben rilegate, in ottimo stato,
al prezzo di L. 55, si rivolga subito al
pastore G. Silva, Verona.
Il Dolore
E’ il triste enigma che ha torturato tanto la mente
dei sommi filosofi e dei più profondi teologi, quanto
quella dei più umili mortali; è la sfinge terribile
che sinistramente guata l’uomo, ad ogni svolta del
penoso cammino della vita. In tutti i paesi, sotto
tutti i olimi del nostro globo, l’umanità soffre, sosDjra verso un ideale che continuamente le sfugge.
E non solo l’umanità sembra destinata a soffrire,
ma, soffre pure la natura. Gli elementi della natura
sostengono l’uno contro l’altro delle lotte epiche terribili : il caldo contro il freddo, la luce contro le tenebre, l’acqua contro il fuoco, l’onda furiosa dell’Oceano contro gli scogli, le creste eccelse dei monti
contro la furia degli uragani, le piante contro l’asprezza della crosta terrestre, le insidie dei geli e la
violenza dei venti. E gli animali non vanno esenti da
lotte diuturne contro i loro simili e contro l’uomo ;
fra l’erbe del prato, sotto lo spesso fogliame delle foreste, nella vastità dei deserti, nelle profondità dei
mari si svolgono innumerevoli drammi ignorati.
Ma soprattutto in seno all’umanità avvengono i più
terribili drammi e le più aspre e dolorose lotte. La
maggiore evoluzione produce anche maggiore sensibilità; il corpo dell’uomo, più delicatamente organizzato di quello degli animali, è più sensibile al dolore fisico, la sua coscienza è capace di sentimenti
svariatissimi, piacevoli o dolorosi. L’uomo sente maggiormente il dolore e può gustare piaceri di un ordine superiore : piacere e dolore sono 1 due poli della
sensazione; per sopprimere l’uno o l’altro bisognerebbe sopprimere la sensibilità, cioè, la personalità.
La storia dell’umanità è l'eterna melopea che. trova
i suoi accordi fra quei duè poli estremi delta gioia
e del dolore. Ma l’uomo sente maggiormente le note
gravi od acute del dolore che non gli accenti soavi
della pura gioia ; il pessimismo e lo sconforto prevalgono sull’ottimismo e sulla contentezza. E difatti
l’umanità non può dirsi felice. Dove non c’è la miseria materiale, c’è la miseria morale che abbatte e
rovina le anime ; ma molto spesso quelle due terribili sorelle si danno la mano, per compiere le loro
stragi nella famiglia e nella società. Se noi pensiamo
a tutte quelle vite ignorate, che ogni giorno lottano
nell’ombra contro la fame, la sete, il freddo, contro
l’ingiustizia degli uomini e i morbi inesorabili, ci
assale un sentimento di angoscia e di sconforto : e se
l’anima nostra non potesse inalzarsi sino alle realtà
future di un’esistenza superiore, non ci rimarrebbe
che da esclamare col Foscolo : « Non so se il Cielo
badi alla Terra. Pur se ci ha qualche volta badato
(o almeno il primo giorno che la umana razza ha incominciato a formicolare) io credo che il destino abbia
scritto negli eterni libri : L’uomo sarà infelice ».
L’umanità soffre ; tutti sono capaci di constatare
questo fatto, perchè tutti più o meno hanno sofferto,
ma ben pochi sanno spiegare il dolore. Perchè soffriamo, perchè dobbiamo soffrire ?
Filosofi e pensatori sono rimasti assai imbarazzati
davanti a questa domanda formidabile e non hanno
saputo dare una risposta soddisfacente. La nota dello
sconforto e della disperazione ha predominato sempre
nei carmi dei nostri poeti, quando il dolore è stato
la musa loro. I maggiori scrittori hanno spesso stillato un veleno amaro nel cuore dell’uomo, invece di
ispirare la fiducia e la speranza. Chateaubriand, per
esempio, così definisce l’uomo: « Uomo, tu non sei
altro che una rapida visione, un sogno doloroso ;
non esisti che per l’infelicità; non sei qualche cosa
che per l’eterna tristezza dell’anima tua, e l’eterna
malinconia del tuo pensiero ».
Ma tutti gli accenti melodrammatici dei nostri scrittori, e specialmente dei romanzieri, non valgono che
ad influenzare morbosamente l’anima della nostra gioventù e a condurla molto spesso al suicidio. Per dare
una soluzione adeguata al gran problema : perchè il
dolore ? bisogna assorgere ad un concetto più vasto
e più sublime delle sofferenze umane. « Soprattutto,
dice Léon Denis, bisogna misurare nel loro giusto
valore i crucci e le tristrezze di questo mondo. Per
noi sono cose amaré assai ; ma come tutto ciò si rimpicciolisce e si cancella se vien considerato a distanza, se lo spirito, inalzandosi sopra i singoli fatti
dell esistenza, abbraccia d’un ampio sguardo le prospettive del suo destino. Quelle cose potranno soltanto
essere pesate e misurate da chi, senza turbamento,
spinga il suo sguardo nei due Oceani dello spazio e del
tempo: l’immensità e l’eternità!(».
Non riusciremo mai a spiegarci il perchè del dolore se noi restringiamo i termini del problema nella
cerchia delle cose fisiche e materiali, e se ci ostineremo
a voler considerare la vita fra quei due momenti
della nostra esistenza che furono convenzionalmente
chiamati la nascita e la morte. Se l’uomo potesse ve
dere al di là della aiaecita e O'I'tre la metamorfosi della
morte, tutti gli angosciosi punti interrogativi che sì
rizzano dinanzi al dolo-re cadrebbero, per lasciargli
scogere la sapienza del suo Creatore. Si disingannino
una buona volta gli atei ed i materialisti ; non sarà
nella materia, non sarài nel monismo che essi troveranno la soluzine del gran problema, ma unicamente
nelle leggi del mondo spirituale ed in quelle che regolano i rapporti fra lo spirito e la materia. Tutte le
più belle e ingegnose dottrine economiche non saranno atte ad eliminare i mali e le sofferenze dell’umanità, perchè la loro base è troppo angusta, ponendo nel periodo attuale della nostra esistenza individuale l’unica ragion d’essere, l’unico scopo delle
nostre energie e dei nostri conati. La scienza, la civiltà 0 le riforme sociali potranno far sparire molti
mali e molte malattie, flaa, finché l’anima dell’uomo
non sarà purificata, scaturiranno sempre nuove fonti
di mali, nuovi morbi, nuove ingiustizie, nuove violenze, e il dolore cambierà di modo, ma'non cesserà di
provare l’umanità.
Finché l’uomo penserà ed agirà contrariamente alle
leggi divine ed eterne, il dolore sarà, non solo inevitabile, ma sempre necessario, e potrà cessare soltanto
quando il pensiero umano sarà in armonia col pensiero divino. Non è Dio ohe cura il male, è l’uomo
che ne è l’artefice; le malattie terribili provenienti
dall’alcoolismo, dalla prostituzione, dei disordini morali non possono certo venire da Dio. Intanto il dolore è salutare non solo per l’individuo, ma ancora
per la collettività, per l’umanità intera. Perciò non
dobbiamo ribellarci al dolore, anzi, quando è necessario, dobbiamo affrontarlo con coraggio e con fiducia, sapendo che esso concorre potentemente a formare l’anima nostra per la grandezza futura. L’anima
nostra, come l’oro e il diamante, deve passare per il crogiuolo del dolore, abbandonando tutte le sua scorie,
prima di giungere a quello splendore che le permetterà di godere d’una vita superiore. Le anime grandi
e forti- provano una santa voluttà nel dolore, perchè
soffrendo, beneficano altre anime e rendono se stesse
più pure e più belle.
Anime sorelle, che andate pellegrinando per i sentieri scabrosi della vita, trascinando penosamente la
vostra croce, rivolgete gli sguardi vostri in alto verso
la mèta che Iddio ci assicura; e non maledite il dolore che vi prova e vi prepara per una nuova esistenza di gloria e di sapere. Alle falde del Monte
degli Ulivi Gesù passò momenti d’ineffabile angoscia,
nell’orto di Gethsemanii; ma dalla vetta di quel med.esi|no .monte. Egli doveva pur salire, circondato di
gloria, negli spazi luminósi del Cielo. Coraggio dunque,
anime ango,sciate, dopo ile tenebre verrà la luce, dopo
le prove verrà la gloria, sulle orme di Cristo noi marciamo sicuramente verso la mèta, nel Gethsemani noi
ci prepariamo a salire sul Monte degli Ulivi !
Prudens.
LA PHZZIHJDl GESÙ
Polemizzando con Giacomo Barzellotti a proposito di
David Lazzaretti, un certo Emil Rasmussen, con una
sicurezza propria di chi crede parlare in nome della
scienza e una impudenza che non ha più nemmeno il
merito della novità, insùlta, sulla Tribuna del 13 corr.,
alla memoria di Gesù (che egli scientificamente chiama
Jesus !) e tenta, dopo altri eroi suoi pari, d’inbrattarne
l’eccelsa e luminosa figura.
Un dottore francese, Binet-Sanglé, pubblicò un anno
0 due fa un libro che fece molto chiasso, in cui egli
pretendeva provare, in t>ase alla scienza psicologica
moderna, che Gesù non ¡era stato altro che un pazzo.
Quel libro intolato per l'appunto « La folio de Jésus »
è monumento solenne uqii della pazzia del Maestro di
Nazaret... ma di queiraltro.
Sappiamo come ruomq partecipi della natura della
scimmia é del pappagallo; basta che uno dica una cosa
che abbia apparenza di hovità, sia pure la più grande
corbelleria, perchè venga ripetuta in coro da un certo
numero di persone che peccano per abbondanza
d’idee nè per originalità! di pensiero ; basta che uno faccia un gesto, bello o brutto che sia, perchè gli snobs
di ogni genere cerchino d’imitarlo, soprattutto se il
gesto è villano.
Nell’articolo accennató l’igaoto rappresentante della
nuova sc enza psicologici (? 1) non fa altro che scimiottare e rifriggere il dottore francese ; e tutti insieme non fanno che ripetere l’insulto dei farisei, quando
chiamavano Gesù indem)niato, e seguire la profonda
dottrina psicologica dei ¡fratelli di Gesù quando, nella
loro ignoranza e in un puomento di aberrazione lo credettero fuori di senno.
3
LA LUCE
Secondo il nostro critico psicologo novissimo, i Vangeli stessi sono il documento dello squilibrio mentale
« deil’imperfezione morale di Gesù, prendendo naturalmente come parola.« di Vangelo la testimonianza dei
nemici suoi e interpretando detti e fatti alla luce...
della psicologia moderna. Il nostro psicologo è joutento
che ci siano rimaisti i Vangeli, perchè, dice lui, servono a sostegno della sua tesi e tolgono a Gesù qnell’aureola celeste che la superstizione cristiana ha posta
iutorno al suo capo gli hanno anche offerto, 1 Vangeli, l’occasione di polemizzare con Giacomo Barzellotti
un povero untorello antiquato, di sfogare il suo odio
contro Gesù (dev’essere un discendente di quelli che lo
crociissero) e di fare sfoggio della sua scienza, la quale
consiste soprattutto nel dare forma non italiana ai nomi
biblici. Ha donque ragione di essere contento.
Per quanto nemico feroce e implacabile di Gesù (in
nome della scienza, dice lui, ma ci dev’essere qualche
ragione personale) il Sig. Eesmnssen gli riconosce però,
bontà sua, qualche pensiero buono e sano ; ma il guaio
è che quei pensieri non sono originali, poiché « si trovano tutti in quegli scritti canonici ed apocrifi che
egli studiava ». Proprio come quella predica che conteneva idee buone e originali:; ma le buone non erano
originali e quelle originali non erano buone. Fino ad
ora Gesù era passato per un grande moralista, anche
fra coloro che non credevano alla sua missione e natura divina, « un grande moralista non era di certo »,
sentenzia invece dogmaticamente il nostro moderno psi^
Anzi, secondo lui, era un « egoista implacabile,
che bastonava invece di ragionare, che malediva paesi
interi , che malediva perfino un fico ; che voleva
salvare soltanto quei poverini che credevano alla
sua fissazione » e che in fine dei conti « non era
tanto santo ». E cosi riassume il suo, se è lecito dire,
pensiero in proposito : * Jesus, come David Lazzaretti,
come le altre migliaia i(?) di Cristi prima e dopo di lui,
era un paranoico religioso ». E tutto questo po’ po’ di
roba in base « ai metodi sicuri della psicologia moderna » !
Certe aberrazioni mostruose (e domando scusa ai
lettori di averle trascritte) non si discutono e non si
confutano, si denunziano e si additano agli specialisti
di malattie mentali. Mi pento anzi di avere scritto il
presente articoletto dando loro Una importanzà' che
non hanno. In presenza di certe fobie da maniaci, il
solo contegno da assumere è il dantesco : « non ti curar di lor, ma guarda e passa ».
HnPiGO f^li/olue
Scuola. JLaica
Alla Camera francese è continuata la discussione
su la scuola laica.
Se si tratta di combattere il clericalismo antipatriottico e in fondo più politico che religioso, ci
stiamo anche noi. Se si tratta di combattere la religione convertitasi in superstizione, tutta materialismo e senz’efficacia morale su la vita, sui costumi,
ci uniremo agli oppositori. Ma se della religione in
genere, e quindi anche della religione del Cristo
(alla quale si deve — tra l’altro — la nuova co
scienza sublime del bene e dell’amore fraterno) si
sostiene quel che il deputato Jaurès ha espresso,
quando ha avuto, alla Camera, l’assurda pretesa di
far « rilevare la superiorità dello spirito laico su
quello religioso » soggiungendo: * la fede religiosa non è indispensabile », noi — senza schierarci
mai da la parte dei preti — noi, rappresentando il
pensiero meglio equilibrato, ci opporremo recisamente
ai Donmergue, ai Briand e ai Jaurès, e diremo
loro : « Sbagliate ! Prima di tutto lo « spirito
laico » non è spirito laico senza mescolanza di clericalismo ; in secondo luogo, lo « spirito laico » ha
esperimentato — senza avvedersene — un qualche
influsso di Gesù Cristo ; in terzo ed ultimo laogo,
la « fede religiosa » non è certo « indispensabile » a
chi si accontenti di un ideale morale purchessia, ma
è indispensabilissima a chi voglia levarsi in alto su
la corruzione, e riprodurre in sè, non la vita di un
Donmergue, nè di un Briand e neppure di un
Jaurès, ma quella di Gesù Cristo che vale qualche
cosetta più della vostra, o illusi clericali del pensiero più 0 meno libero 1
) Valdesi della valle del po
Già nominammo altra volta l’alta valle del Po, fra
le regioni vicine alle Valli, che i Valdesi colonizzarono. Molti passaggi alpini vi conducono dalla Valle
del Pellice ; i più frequentati sono quelli della Giana
e delle Porte.
I signori di Paesana e d’Oncino, rami cadetti dell’illustre casa marchionale di Saluzzo, cercando gente
che dissodasse le alte regioni disabitate ed incolte,
avevano accolto volentieri i Valdesi che l’eccesso di
popolazione costringeva a cercar nuove sedi. Furon
dati loro tre valloni, scendenti parallelamente dalla
catena che divide le valli del Po e della Varaita e
confluenti nel Po nei pressi di Paesana. In quei paraggi, che laghi alpini permettono d’irrigare fino sugli
alti poggi divisori, i Valdesi fondarono numerosi villaggi, ripartiti fra i quartieri di Croesio, Praviglielmo,
i Biolè e Bietone, cui s’aggiunse il Serre di Momian,
in quel d’Oncino, al piede orientale delPimponente
guglia del Monte Viso.
Alla loro attività devono quelle regioni la loro attuale fertilità, mentre le più alte plaghe nutrivano
numerose mandre di grosso e minuto bestiame. I coloni pagando regolari fitti e decime per quelle contrade che prima non davano alcun reddito, i signori
feudali ed il clero stesso lasciavano loro piena libertà
religiosa. Il culto valdese vi fu anzi più libero che
nelle stesse valli del Pellice, della Germanasca e del
Chisone ; infatti, come vedremo, vi si potè erigere
una spaziosa casa d’orazione assai tempo prima che
alcun tempio sorgesse nelle Valli.
Ma l’occhio di lince degl’inquisitori seppe scovare
nuove vittime anche in quelle remote vallate, e recare guerra e desolazione a quelle pacifiche popolazioni.
Del che diremo un’altra volta.
GioV. dalla
cos’è rUpoIogctica ?
(Sunteggiando di volo Frommel)
L’Apologetica si può definire alla semplice ; la difesa della verità cristiana.
Il vocabolo « Apologia » (o Apologetica) deriva dal
greco. Usato già da gli autori classici, passò ben presto
nel vocabolario della Chiesa cristiana.
Nel Nuovo Testamento questa parola ricorre otto volte;
tre volte nel significato originario di difesa personale, di
difesa innanzi a un tribunale; due volte nel senso di
una difesa officiosa e tre volte nel senso che anche
noi diamo qui a questo termine.
Nel linguaggio teologico e religioso comune si adoperano quasi promiscuamente le due voci « apologia » e
« apologetica », con questa differenza tuttavia : apologia
vale a significare la difesa di un punto speciale, ossia di
una data verità cristiana ; mentre che per « apologetica »
s’intende la difesa generale della verità cristiana nel
suo complesso.
E’ un’arte l’Apologetica, oppure una scienza ?
Più che una scienza l’Apologetica è un’arte ; e come
tale deve adattarsi ai bisogni dei tempi, deve cioè variare secondo i nemici e secondo gli argomenti variabilissimi che si oppongono al Cristianesimo. La storia
insegni. Dapprincipio i Cristiani dovettero difendere la
loro religione da gli assalti del Giudaesimo ; poi da
quelli della filosofia pagana, le cui obiezioni differivano
assai da quelle del Giudaesimo ; poi da quelli del deismo,
del panteismo, e cosi via.
Non bisogna però esagerare. L’Apologetica possiede
anche dati fissi, universali, permanenti, e sono : l’Evangelo e l’uomo ; e nell’uomo un’avversione e insieme (oh
mistero del cuore um||o !) una simpatia per la verità
cristiana. Considerata sotto questo aspetto stabile, l’Apologetica merita anche il nome di scienza.
Rivista Cristiana
È uscito il N. di gennaio. Contiene i seguenti articoli.
1910 — Ai nostri lettori, G. Luzzi — « Rex Regum »
Studio di iconografia Cristiana, E. Chiarugi — Il
Nuovo Testamento annotato della < Fides et Amor »,
E. Bosio — Un * Referendum » sul celibato ecclesiastico, G. Rostagno — Cronaca del movimento religioso, U. Janni — La pagina dei pastori. Vocazione
Ev. - Dalle Riviste e dai Giornali - Note bibliografiche.
Per ciò che concerne la redazione, rivolgersi al Prof.
G. Rostagno, Piazza d’Azeglio 15, Firenze.
Abbonarsi presso il Sig. O. dalla. Via Serragli 51, Firenze. — L. 5 l’anno; per l’estero L. 6 — Rivista e
Bollettino Omiletico : L. 6 ; per l’estero L, 7,50.
eReee vioLETTa
Ogni volta che sta per spuntare un anno nuovo la
« Lega della Croce Violetta' » contro la bestemmia
(Sezione Toscana) rivolge ai nostri concittadini un caldo
appello, perchè si oppongano al dilagare di cosi turpe
vizio. Anche pel Capo d’anno 1910 la « Lega » non ha
trascurato di fare udire la .sua voce a mezzo di manifesti murali e di foglietti distribuiti per le vie, non
solo a Firenze, ma nelle principali città della Toscana,
colla cooperazione delle chiese locali. I distributori dei
foglietti ebbero la prova che la loro coraggiosa propaganda incontrò il favore degli onesti e ben pensanti.
Ci sta sott’occhio l’nltimo Rapporto della « Lega
della Croce Violetta », di recente pubblicazione. Esso
contiene anzitutto un riconoscente omaggio alla memoria del dote. G. de Benoit di Berna, che fu nella sua
patria l’iniziatore di questo movimento diffusosi in vari
paesi d’Europa, e si mostrò sempre generoso amico
della nostra Sezione Toscana. Questa, per opera soprattutto del suo zelante Presidente, sig. Giov. Eochat,.
ha proseguito, nei due anni di cui si occupa il Rapporto,
nella distribuzione di cartoline e di opuscoli. A fine di
incoraggiare ia propaganda personale, che è la più efficace, si sono stampate nuove cartoline, de! formato
di biglietti, di visita, da poter facilmente tenersi in
portafoglio ed averle pronte, quando per la strada udiamo
persone che vicino a noi bestemmiano. Ecco la dicitura breve, incisiva: « Ricordati che, la be.stemmia offende Dio, scandalizza chi l’ode, e avvilisce chi la pronuncia. Anticristiana ed anticivile, non sta bene in
bocca a ne.ssuno ». La « Lega della Croce Violetta »
(Firenze, Via Manzoni, 13) ai rivolge a tutti i fratelli
in fede ed a tutte le persone di buona volontà e di
cuore gentile, affinchè vogliano coadiuvarla nella santa
lotta intrappresa, per la gloria del nostro Padre Celeste
e il rilevamento morale del nostro popolo.
Colgo l’occasione per ricordare, con un semplice cenno,
la bella « festa dell’Albero », che ebbe luogo, il giorno
dell’Epifania, nella cappella dell’Oratorio. La Scuola Domenicale di questa Chiesa ha allargato le sue tende,
per accogliere molti fanciulli soliti a recarsi ogni domenica in Via Aretina allTstituto Comandi, prima del
suo trasferimento in altra parte della città. Erano cosi
più di cento bambini e bambine, la maggior parte di
famiglie cattoliche, i quali cogli occhietti scintillanti
ammiravano il bell’Albero, carico di ornamenti e di
candeline accese. Molti genitori e parenti gremivano
la cappella, troppo piccola per l’occasione, e poterono,
neU’allocazioae del pastore signor Rochat, nei canti e
nelle recite, avere un buon saggio dell’insegnamento
religioso che s’impartisce ai loro figliuoli. Il Signore
benedica tutti quei cari fanciulli, e i monitori e le
monitrici che di loro si occupano con tanto zelo ed
affetto.
T. liongo
Contro ralcoolìsmo
Non meno di quattrocento medici. Professori ed
altri rappresentanti della scienza sono convenuti la
scorsa settimana a Pietroburgo da ogni parte della
Russia nonché da vari altri paesi per occuparsi dell’alcoolismo e dei mezzi di combatterlo.
Fra le adesioni di assenti desta un grande entusiasmo una lettera di Tolstoi affermante che il risveglio del sentimento religioso e quindi della persuasione che il bene supremo è quella deH’anima, salverà i popoli da quel vizio, che conduce ad infallante
rovina individui e intiere nazioni.
Dai brevi resoconti che leggiamo nei giornali, rileviamo r affermazione unanime di quei dotti che
Valcoolismo non è soltanto il vizio di un popolo, ma
che minaccia l’esistenza di tutti i popoli, che esso costituisce^il nocciolo del problema sociale. Gladstone
dispe che quel vizio faceva un numero maggiore di
vittime che non la guerra, la peste e la fame insieme.
La Russia, stando alle statistiche raccolte da quei
dotti, ne pare specialmente afflitta come da maledizione atavistica, la quale è causa della straordinaria
mortalità dei fanciulli e dell’abbassamento del livello
morale in genere.
Il Dottore Sajin, in base .a profondi studi, dimostrò la falsità della teoria che l’alcool contenga elementi nutritivi, neanche vino si dovrebbe dare agli
ammalati e il Dr. A. Z. Mendelsohn medico primario
a Pietroburgo, appoggiando la tesi del suo collega
adduce numerosi casi di alcoolizzati, diventati tali in
seguito a ordinazioni mediche, che loro raccomandavan l’uso del vino.
4
LA LUCE
Il Dr. Nicholski trattò là quistione dell’^/çoo/imo
fra gli studenti e trovò che nelle varie università
della Russia in media il 65 p 0[0 degli studenti beve
troppo.
Altri oratori propongono vari mezzi di combattere
quel tremendo nemico sociale colPistituzione di Università ^polari, di scuole domenicali, (|i biblioteche,
di musei pedagogici, dove il popolo possa istruirsi e
persuadersi della gravità del pericolo verso il quale
egli sbadatamente corre. Ma si osserva che sarebbe
urgente che anche il governo s’interessasse della
quistione d’importanza capitale per l’avvenire della
Russia e, diciamo pure, di tutti gli altri popoli.
Rallegrante in proposito è la notizia che leggiamo
uei giornali francesi: In grazia al lavoro assiduo,
perseverante, insistente della Lega antialoooliea di
Nîmes diretta dal Dr. Doumergue il petit verre è
stato radicalmente soppresso fra gli Evangelici di
quella città. Possan ben tosto esser radicalmente soppressi, fra tutti i cristiani d’Italia, il Vermouth, il
Fernet, il Ferrochina e tutti gli altri veleni ejusdem
naturae.
Degno di osservazione è il fatto che, al congresso
cattolico (Katholikentag) di Breslavia, uno degli oratori più applauditi, il Dr. Haw di Treviri affermò
che il movimento antialcoolista in Germania era capitanato esclusivamente da Acattolici, cioè Protestanti
e Buontemplari, e cke a Berlino non meno di 2000
cattolici seguivano le adunanze bibliche istituite dalla
croce blu, che per conseguenza anche i cattolici dovrebbero unirsi per combattere l’alcoolismo.
Noi andiamo alteri che, anche in Italia, a capo del
movimento antialcoolista stieno i cari nostri correligionari Dr. Rochat padre e figlio, Dr. Padelletti e
C.ia. Avanti sempre!
Paolo Calvino.
Lotte e Vittorie
Come dicemmo in nn numero scorso, sotto questo titolo converseremo con la Gioventù, che volesse onorarci della sua confidenza ; palesandoci le sue gioie, i
suoi dolori, le sue lotte, le sue vittorie ; per chiedere
a noi e ai lettori incoraggiamento, affetto e simpatia.
La volta scorsa pubblicammo alcune righe d’un
caro giovane siciliano. Di poi ricevemmo una bellissima lettera d’un altro giovane, lettera che ci ha
fatto un bene immenso. Queste conversazioni — crediatelo, cari giovani — non faranno del bene solamente
a voi che ci scrivete, ma faran del bene anclie a noi,
che ne abbiamo altrettanto bisogno.
Alludendo al nostro articolo « Nuove Rubriche ?
il Corrispondente scrive :
Se a lei non dispiace udire la voce di un giovane
di un ragazzo quasi, io vorrei proprio manifestarle’
sinceramente il mio entusiasmo per tali proposte.....
La prima è quella della rubrica dei sermoucini,
degli schizzi omiletici per chi deve spiegare alla semplice l’Evangelo. Io penso che una tale rubrica sarà
per essere utilissima anche a tutti quelli che vorranno far opera di propaganda, pur non avendone missione ufficiale. Ognuno che ha sentito in sè la voce,
la grazia e lo Spirito del Signore deve lavorare nella
sua vigna, cercando di trarre quante più anime gli
sarà possibile alla luce che dal Cristo irradia, alla
vita vera che egli ci dà come premio dell’aver creduto in lui. Quale migliore arme per combattere questa buona guerra delle Sacre Scritture ?... La Bibbia
è tutta ripiena del medesimo Spirito e la parola del
Signore vi risuona in ogni pagina potente e vivificatrice. Ma è innegabile che a seconda degli animi e
delle circostanze una pagina può riuscire più efficace
di un’altra, e questa rubrica potrebbe anche essere
una utile guida per coloro che, pur volendo condurre
delle anime al Cristo, mancassero o per la giovine età
0 per altre cause degli studii e della pratica necessaria per procedere ad una buona scelta. Non si deve
dimenticare che anche i piccoli, anche gli umili, se
Iddio lo vuole possono far molto per la causa santa-;
io credo sia doveroso agevolare loro il compito.
Non trovo poi parole sufficienti per dire...... della
rubrica posta come seconda nella enumerazione da lei
fatta.
Non è difficile che i cristiani coi lei accenna siano
molto più numerosi di quanto lei stesso possa pensare e la loro solitudine più grande e pericolosa di
quanto ognuno creda.
A questo riguardo permetta che mi sfoghi; io son
giusto in qualche mòdo compreso in questa categoria:
mi trovo in un collegio, anzi precisamente nel Con
.. 6 hen di rado mi è possibile intervenire ai
culti; intorno a me io scorgo, da un canto l’incredulità più triste e dolorosa, dall’altro il formalismo, la
religiosità apparente, in una parola il farisaismo romano, imposto del resto dal regolamento.
E però io mi sento tanto solo, tanto separato dagli
altri ! Che meraviglia poi che in qualche momento lo
spirito del male riesca a trionfare in me? Però io so
che quando mi è dato recarmi ai culti mi sento in
quell atmosfera di religiosità intima e vera rinfrancato e ritemprato ; ora per me e per coloro che si
trovano in situazioni equivalenti, negli effetti, alla mia,
una rubrica del genere di quella da lei proposta, una
rubrica uella quale si sentisse palpitare ed aleggiare
la soave corrispondenza di affetto cristiano fra scrittori e lettori, riuscirebbe, non certo a sostituire completamente i culti e la comunione spirituale con gli
altri, di cui si è privi forzatamente, ma almeno a supplirli in parte. Si sentirebbe per essa che, benché lontani, pure abbiamo dei fratelli che pregano per noi,
che ci amano e vivono della stessa vita spirituale nostra, in Cristo e per Cristo ; e questo fa tanto bene
all animo travagliato ed abbattuto ! « Sollevati, tu non
sei solo, con te lottano e pregano tutti coloro che il
Cristo ha redenti col suo martirio » ci direbbe nel suo
linguaggio questa rubrica.
Un effetto presso che eguale produrrebbero tutte le
altre sue proposte; specialmente utile poi la quarta,
per noi giovani.
Nulla di più triste e più rovinoso per l'anima di
un dubbio rimasto senza risposta, di una debolezza alla
quale non si sappia trovare efficace rimedio (e parlo
per averne fatta la penosa esperienza). Quindi una rubrica creata per noi giovani, in cui i dubbi e le debolezze sono più frequenti, una rubrica per mezzo della
quale ci fossero somministrati consigli ed avvertimenti
amorevoli da chi più sa e più ha vissuto, sarebbe una
vera benedizione.
^ Io conosco dei giovani che per reale o malintesa
timidezza, pur avendo dei dubbi, non hanno il coraggio di sottoporli francamente alla esperienza altrui,
anche avendone l’occasione; ma se lo potessero fare
con una persona lontana, che non li conosca e che
essi non conoscano pur nutrendo per essa stima e fiducia
completa e piena, lo farebbero di tutto cuore e senza
esitanze.
Anche il palesare i propri ideali è cosa che può riuscire di molta utilità : gli ideali degli ottimi sarebbero di esempio ai buoni, quelli dei buoni a coloro che
non lo sono ancora ».
Fin qui il nostro giovane Corrispondente.
Scriveremo solo pochissime parole, perchè non
vorremmo sciupare l’impressione che le sue parole
sono destinate a produrre uei lettori.
A lui diciamo che probabilmente lasceremo da banda
la prima rubrica, perchè siamo pervenuti a sapere che
la Rivista Cristiana pubblicherà ogni due mesi un foglio di 12 pagine contenente appunto schemi di sermoni ecc.
Ai lettori ricordiamo ancora una volta che i giovani e le giovani che faremo parlare sotto il titolo
« Lotte e vittorie » non sono persone imaginate da
la nostra fantasia. Alla lettera del giovane Corrispondente di questa volta non abbiamo modificato sillaba.
A lui diciamo un grazie, profondamente commossi.
Che bene si prova incontrando, fra tanta incredula
freddezza, un’anima giovanile che senta. E gli diciamo
inoltre : da qui innanzi Ella non sarà più solo : il Padre celeste e il Salvatore adirato le si riveleranno
certo più sensibilmente al cuore; e un’llnmensa famiglia — costituita di tutti i lettori credenti della Luce
— penserà a Lei, pregherà per Lei, vivrà spiritualmente
accanto a Lei. Cosi Ella troverà forza e la sua vita
sarà una vittoria ! Quanto bene può far un giovane
che si dia fin da la primavera della vita al Signore I
Dobbiamo, o Lettori, interessarci di lui — come se
fosse un nostro figliolo o un nostro fratello — perchè
egli deve compire una grand’opera qua giù per le
anime, per il Signore !
QÌ rRftnni * Favoriteci, ve ne preghiamo, molti indirizzi di
ni uuiiuil ■ persone a cui mandare numeri di saggio della
Luce. E grazie fin d’ora:
RingrazianiBnto A tutte le gentili persone che bi fa
- , .--- vorirono copie dei numeri della
Luce esauriti, tantissime grazie !
K<Ua Penisola c nelle Jsole
Liuserna S. Giovanni.
Ci è pervenuto l’elegante Relazione 1909 del « Rifugio Carlo Alberto, fondato per incurabili poveri
delle Valli Valdesi del Piemonte ».Inutile raccomandare questa magnifica istituzione, che si raccomanda
da sè eloquentemente a tutti coloro che sentono il
bisogno di far del bene ai più sventurati tra i loro
fratelli.
Torino.
(G. G. Ribetti). — Mi capitò fra lo mani l’ultimo
numero del Grido del popolo, organo ufficiale dei
Socialisti Torinesi, e vi trovai un articolo scritto ad
un tempo contro il Priore di Torre Pollice che, in
una sua predica, disapprovò i matrimoni tra Cattolici
e Valdesi ; e contro il Vice-Moderatore che, in una
adunanza, parlò contro i giornali irreligiosi ed immorali sconsigliandone la lettura. Un brano di quell’articolo che citerò testualmente suggerisce veramente serie riflòssioni.
« Riconosciamo », dice l’organo socialista, parlando
del Prete cattolico e del Pastore Evangelico, « che
sono perfettamente logici ed al loro posto. Perchè
quando la religione non fosse più segnacolo di ignoranza, d’ipocrisia e di malafede, non avrebbe più
ragione di esistere e sparirebbe da se stessa. — Quello
che stupisce invece è che troppi ancora prestino fede
a questi spacciatori di frottole, più o meno in buona
fede ».
I commenti li facciano i lettori nostri assennati.
Milano.
Leggemmo nel Corriere della Sera :
« Dal paese che ai trova sul limitare dell’Africa
Centrale, a sud dell’Equatore — lo Zambesi — percorso dal grande fiume omonimo, è tornato il ministro evangelico Adolfo dalla, nativo di Torino, il quale
ha, ieri sera, parlato intorno ai suoi venti anni di missione, trascorsi laggiù, innanzi al pubblico dell’Università popolare, nell’aula magna del liceo Beccaria ».
Dopo un ampio sunto della conferenza, sunto che
noi omettiamo, il Corriere aggiungeva :
« L’oratore ha parlato invece poco di sè, delle sue
fatiche : alla lacuna ha voluto riparare l’esploratore
Bertrand, pratico di missionari e dell’Alto Zambesi accennando a tutti i pericoli che i missionari come lui
affrontano : le insidie e le ferocie degli abitanti, gli
eccéssi del clima, le asprezze del paese, ecc. Tanto il
Bertrand come lo Jalla furono applauditi ».
Venezia.
Con molta simpatia II Gazzettino dà conto della
conferenza tenuta a quell’Ateneo dal nostro missio-,
nario Adolfo Jalla sul tema • L’Alto Zambesi •.
Non diamo riassunti della conferenza, perchè speriamo vivamente che il nostro caro Amico vorrà ripeterla in molti luoghi d’Italia.
Mantova.
(S. Revel). — La domenica sera, 2 and., alle ore 5,
un centinaio circa di persone si accalcava nel nostro
piccolo ma bel tempio di Via Bacchio. Un pino carico
di lumi, fiori e frutti attraeva gli sguardi d'ognuno. Gli
alunni della scuola domenicale di Mantova e quelli
della scuola domenicale di Marmirolo recitarono, cantarono, e si ebbero regali di cose utili ed istruttive
con gran soddisfazione di tutti i Membri della Chiesa,
e di parecchie benefattrici presenti : così protestanti
come israelite.
— Domenica scorsa, poi, alla stessa ora, annunziato
da « la Gazzetta di Mantova » (conservatrice) e da
« la Provincia di Mantova » (socialista), il sig. G. D.
Buffa tenne la sua Conferenza con proiezioni luminose
bibliche. Il locale era pieno, l’uditorio vario, attento,
simpatico: erano presenti parecchi distinti israeliti.
Da le prime proiezioni, ricordanti località e costumi
de le Valli Valdesi, fino alle ultime, l’attenzione non
solo si è mantenuta sempre, fino alle proiezioni illustranti i patimenti e la morte, la risurrezione e l’ascensione di G. C., ma si è andata trasformando mano
mano in genuina ammirazione e in vera .commozione.
II ritratto, veramente splendido, di Gesù, dovuto
allo Hoffmann, che alla fine campeggiò solo sulla tela
fu ammirato non solo dal pubblico in genere, ma, fra
altri, da artisti e connaisseurs mantovani.
Il segretario di un benemerito sodalizio patriottico
lasciò la sua carta da visita con l’espressione alla sua
gratitudine. \
Oodisotto
(S. Revel). — Tempo freddo ed umido, strade fangose e quasi impraticabili; ma ricorre la festa di
Sant’Antonio abate, e perciò le campane della vicina
chiesa suonano a distesa, la banda cittadina suona le
arie più gaie del suo repertorio, la gioventù balla
spensienatamente sotto ad un tendone, le osterie rigurgitano di bevitori, e i venditori di dolciumi fanno affaroni.
. i' " L'.i. ' I- 'V. .; iit .-'-iilïi;;. .'ìLA'..-
5
LA LUCE
Alle 6.15, il nostro locale, molto bene illuminato,
è occupato da circa 150 persone, per lo più operai e
contadini. Molti sono seduti, ma i più preferiscono
stare in piedi. Anche davanti a questo uditorio, il sig.
G. D. Buffa, di Venezia, mostra le sue belle proiezioni
luminose, che riscuotono subito segni svariati di maraviglia e di approvazione. Le opportune osservazioni
del sig. B. chiariscono le località e le scene illustrate,
diradano i pregiudizi, allontanano gli errori, in breve
fanno a proposito della polemica senza parere, conciliano i cuori alla nostra opera, e dispongono alcune
anime assetate di verità a venire a G. C. e ad essere
salvate per Lui. Il che Iddio voglia che si avveri!
F'elonioa JPo.
(Sommarli). — Il 19 cor. avemmo il piacere d’avere
fra noi il nostro amato Capo- Distretto sig. G. D. Buffa
il quale tenne in questa chiesa una conferenza con
proiezioni luminose.
Centinaia di persone gremivano addirittura il locale già molto prima dell’ora annunziata.
Durante la conferenza la Corale della chiesa, costituitasi nell’ottobre dell’anno scorso, cantò dei cori e
degl’inni
La nostra opera procede bene: i culti e le conferenze,
anche col peggior tempo, hanno sempre un uditorio
numeroso, che ascolta con vivo piacere la predicazione.
Le scuole sono frequentate con assiduità e profitto.
Dopo la festa dell'Albero la scuola domenicale è
cresciuta di 8 bambini.
Oh voglia il Signore benedire tutti i cari abitanti
di Felonica e far prosperare sempre più, perla felicità di queste laboriose e buone popolazioni, l’opera
redentrice dell’Evangelo !
San Martino in Strada.
Qui l’Albero di Natale, rallegrato da la recitazione
di 15 piccoli oratori, che raccontarono sotto varia
forma la dolce storia di Gesù ai molti convenuti, fu
un vero avvenimento. Il sig. S. Fantucci ringrazia
i donatori di Firenze e in particolar modo.i signori
coniugi Koehat e la signorina dalla.
Firenze.
h’Avanguardia di gennaio, testé uscita, pubblicai
l’annunziata risposta dell’Amico nostro gentile. \
Da essa risposta, con vera sodisfazione e non senza
qualche sorpresa, apprendiamo che, alla fin de’conti
l’Amico lia la nostra stessissima idea circa all’umanità I
Questa è un’unità spirituale indissolubile di coscienze
individuali, non una più vasta anima < cosciente ».
Peccato però ch’egli siasi fermato sul più bellòi
Come entra il regno di Dio nell’umanità così intesa? —
Egli risponde : • per azione individuale » (è la nostra
idea) e « per azione sociale ». Come sarebbe a dire?
L’Amico si spiega: « per azione sociale », cioè conio
♦ stabilire rapporti sociali ». D’accordissimo sopra
questo punto, del pari. Ma come si stabiliscono i « rapporti sociali » ?
La risposta a questo altro quesito — il più importante di tutti, chè, se discordanza ha da sussistere, la
discordanza ormai non può essere che qui — la risposta a questo quesito l’Amico nostro l’ha lasciata
nella penna..
Risponderemo noi, dunque. I « rapporti sociali » si
stabiliscono anch’essi per « azione individuale ». Alla
base, l’individuo sempre !
La risposta monca dell’Amico non ha dunque nociuto al nostro concetto: anzi, e per quel ch’essa esprime
e per quel ch’essa... omette, ha servito a riconfermarlo.
Delle quistioni secondarie — su le quali anche in
questo nuovo scritto dell’Amico ci sarebbe parecchio
da ribattere — non ci occupiamo altrimenti,
— Domenica 30, il sig. Adolfo dalla terrà alle 17,
nell’aula magna di Via dei Serragli 51, la sua conferenza
intorno alla « Missione evangelica italiana sull’Alto
Zambesi ».
Roma.
Domenica scorsa all’Associazione Femminile, bella,
edificante, commovente conferenza del pastore Cav.
Davide Peyrot su la « Casa delle Diaconesse ». Non
ne diciamo il contenuto, perchè speriamo che il nostro
Collega vorrà ripetere la conferenza in molte e molte
città.
S. Giacomo degli Sohiavoni.
(A. G.) — Benché in ritardo, ma non per questo
meno riuscita. Domenica, 16 del corrente mese di gennaio, alle ore 3 poni, vi fu a S. Giacomo la festicciuola dell’albero di Natale. — II grazioso tempietto
magnificamente addobbato per la circostanza era letteralmente gremito fin dalle ore 4,li2 pom. Si può
dire, senza tema di errare, che, fatte pochissime eccezioni, vi erano intere o rappresentate tutte le famiglie di S. Giacomo. V’erano pure diversi forestieri
di Guglionesi. Ho notato poi, fra le altre, diverse personò perbene di S. Giacomo, che sono entrate per la
prima volta, dacché l’Ev^ngelo è predicato in questo,
paese, nella Chiesa Evangelica, essendo state pel passato degli accaniti avversari dell’Evangelo. '
Fin qui il nostro Corrispondente, il quale poi aggiunge che il discorso deirevangelista locale, inteso»
a far conoscere i nostri altissimi intenti di riforma
e soprattutto di conversione, riuscì veramente efficace ;
e che le spese per l’Albero furono generosamente fatte
dai Sangiacomesi senza distinzione di partito nè di
fede.
La sera di Capodanno intrattenimento familiare di
venti giovani perbene in casa dell’evangelista, fino a
mezzanotte ; poi breve culto nel tempio, seguito da
un bacio fraterno. Ottimo modo d’incominciar un
anno nuovo !
Orsara di Raglia.
Il signor Antonio Curcio ci manda una relazione
dell’Albero di Natale riescito magnificamente. Non ci
paro opportuno riferire minutamente la bella descrizione che ci vien fatta della festa. Noteremo solo che
le spese furon sostenute tutte dai membri della chiesa
stessa, salvo un dono del Capodistretto. Il nostro corrispondente rende omaggio all’attività e allo zelo del-’evangeliata e della sua consorte.
Siracusa.
Nella Gazzetta di Siracusa del 16 gennaio è comparso un lunga e pia-sevole resoconto della festa dell’Albero, che si ebbe presso la nostra Chiesa di quella
città. Riproduciamo questo brano solamente:
« La sera di Capo d’anno, nel locale della Chiesa
Evangelica, si fece l’Albero di Natale che formò per
quella sera la delizia dei bambini.
La gentile festa fu allietata, oltre che dal canto dei
fratelli di Chiesa e dei bambini, dallo splendido grammofono del Sig. Greig, pastore evangelico inglese, a
cui mandiamo sentiti e vivi ringraziamenti.
Pur essendo la festa ad inviti, si dovette con pia.
cere constatare che, qualora il locale fosse stato ii
doppio di quel che veramente è, si sarebbe ugual*
mente riempito, giacché molta gente dovette restar*
sene fuori.
Dopo brevi, ma belle e sentite parole del Pastore
Sig. Maugeri che con tanto interesse lavora per la
redenzione delle anime qui in Siracusa, vi fu la di'
stribuzione dei premi e dei dolci ai bambini della
Scuola Domenicale ed anche agli altri che si trovarono presenti. Si chiuse la festa con inni di lode e
ringraziamento al Signore ».
Corriere Siculo
Alla luce del secolo XX noi pensavamo che certe
cose non fossero più possibili; ma, purtroppo, dovemmo ricrederci vedendo giungere nel nostro paese
di Grotte ben sei Padri Missionari, venuti allo
scopo di ripristinare il terrorismo religioso, col predicare la disciplina e col mettere in vigore i cosi detti
santi esercini. Costumi barbari, incivili, solo degni
d’un medioevo redivivo e peggiorato, i quali a null’altro valgono se non a svisare il concetto del Cristo buono, mite, perdonatore, personificazione sublime
dell’amore.
Fanatici sino all’eccesso, d’un fanatismo vero o
falso non sappiamo, e con un fare tutto proprio, che
li distingue e ben li caratterizza, i Missionari sono
riesciti al loro intento trasformando la loro chiesa in
un vero e proprio teatro di... sacre rappresentazioni.
Il canovaccio delle commedie è sempre lo stesso: Dio
e Cristo, al colmo dell’ira, minacciano spaventosamente
di distruggere l’umanità ; ma ne sono trattenuti dall’intercessione di Maria la quale accoglie, sotto il suo
grande manto, tutti i peccatori. I preti con astuzia vi
ricamano sopra il loro dialogo, divertente anzi che no,
e si presentano al popolo piangenti e addolorati battendosi le reni con un pezzo di fune, per rendersi degni, essi dicono, dell’intercessione di Maria e del perdono divino !
E che vuol dire tutto ciò se non ricondurre il mondo
à ritroso fino ai più tristi secoli deU’oscurantismo medioevale ?
Intanto non tralasciano, i molto Reverendi Padri, di
scagliare di tanto in tanto qualche freccia velenosa
contro gli evangelici ; ma il veleno, cosa strana, si arresta nella loro farètra e gli evangelici rimangono
sani e salvi, più forti, più incontaminati di prima!
Le amenità, uniche più che rare, e veramente caripe, che vengono lanciate dal pergamo romano qui in
Grotte in questi giorni, hanno consigliato il nostro
pastore a pubblicare un foglio volante intitolato : I
santi esercizi, e a dare nella nostra chiesa una apprezzatissima ed affollata conferenza sul medesimo argomento, e un’altra non meno applaudita sul tema; La
morale di Sant'Alfonso. Anche il locale della nostra
Associazione ci è stato di valevole aiuto, poiché ivi
lunedi scorso potemmo tenere una conferenza di propaganda, che meritò gli applausi sinceri delle persone intervenute.
Nè qui è tutto ! I Padri Missionari, resi furenti dal
fatto che noi ci siamo tanto occupati di loro, continuano a predicare contro di noi, forse per intimorirci.
Ma invano; noi siam qui colla missione divina di annunziare l’Evangelo, che fuga le tenebre e fa risplendere la verità. E la luce e la verità dell’Evangelo voglion dire progresso e civiltà, mentre la trista morale
di Sant’Alfonso dei Liguori significa/egresso, oscurantismo, corruzione. Il popolo' che non è più ignorante e
schiavo saprà scegliere e giudicare.
Vittorio Trobia.
socieitA tkolooica
STATUTO
Arf. 1. — E’ costituita fra i pastori della Chiesa Valdese una Società teologica.
Art. 2. — Questa Società ha per iscopo di promuovere nel suo seno e fuori gli studi teologici e religiosi.
Art. 3. — La Società è diretta da un Comitato composto di un Presidente, di un Vice-Presidente-Cassiere
e di un Segretario.
Art. 4. — I membri del Comitato Direttivo durano
in carica un anno ; sono però rieleggibili.
Art. 5. — Per far parte della Società occorre presen.
tare domanda per iscritto al Comitato Direttivo, e im.
pegnarsi a pagare una quota mensile di L. 0,50.
Art. 6. —• Il Comitato Direttivo spontaneamente od
a proposta dei Soci, acquista quelle opere di teologìa,
filosofia e religione utili al conseguimento del fine proposto.
Queste opere sono date in lettura ai Soci che sono
tenuti a non trattenerle più di un mese. Le spese di
invio sono a carico della Società ; quelle di restituzione a carico dei Soci.
Trascorso un anno dall’acquisto delle singole opere,
queste saranno vendute ai Soci col ribasso del 50 per
cento. Gli-introiti fatti vanno a beneficio del fondo
sociale.
Art. 7. — La Società si raduna almeno una volta
all’anno a Torre Pellieeìn occasione del Sinodo Valdese.
Art. 8. — Il Socio decade quando è in arretrato di
un anno nel versamento della quota mensile. La decadenza è pronunciata dal Comitato Direttivo.
Disposizioni transitorie.
La Società si intende costituita dal momento in cui
saranno pervenute ai promotori almeno dieci adesioni.
La prima seduta avrà luogo a Torre Pollice nel settembre p. V.
In detta seduta si procederà alla nomina del Comitato Direttivo e alla approvazione dello Statuto con
le eventuali modificazioni,
Le adesioni sono ricevute fin d’ora dai promotori.
Ugo Janni — Casa Valdese, S. Remo.
Enrico Meynier — Via Torino, 33, Biella
Leggendo e aoootando
A proposito di David Lazzaretti, del quale abbiamo
recentemente discorso, si è impegnata nella Tribuna
una calorosa dìsputa riguardante la persona di Gesù,
tra il prof. E. Rasmussen dell’ Università di Copenhagen, e il prof. Giacomo Barzellotti dell’Università
dì Roma.
Il prof, danese, con una critica davvero sui generis,
ha accomunato Gesù di Nazaret non solo col Lazzaretti, ma ancora con tutti coloro che attraverso i tempi
hanno creduto dì essere altrettanti Messia. Ora, secondo il Rasmussen, il credersi tali costituisce essere
addirittura un • paranoico religioso ». Ma, di grazia,
le speranze messianiche dell’ Antico Testamento non
dovevano concretarsi in una persona che veramente
le realizzasse ? E questa persona non è forse Gesù di
Nazaret che, in grado eminente, quelle speranze ha
attuate nella sua persona e nella sua vita? Ora un
paragone tra Gesù e tutti i falsi Cristi del passato e
dell’avvenire sarà mai sempre a favore di Gesù.
Il Barzellotti, nella sua replica al prof, danese, rivendica la grandezza del Cristianesimo. Ecco le parole
testuali del prof, dell’università di Roma :
« Volerne spiegare le origini, facendolo uscire da
un caso morboso di teomegalomania, vuol dire chiudersi la strada, non solo ad apprezzarne l’alto valore
morale, ma anche a comprenderlo come puro e semplice fatto storico. La dimostrazione < ab absurdo »
della unilateralità e della falsità di un tal metodo
antistorico e antiscientifico è il libro recente del sig.
Binet-Sanglé, » La folle de Jésus », il qfiale — non ai
sa poi con quali possìbili mezzi di accertamento psichiatrico — fa del grande e santo inatoralista di Naia.
6
LA LUCE
reth un anormale e un malato e quasi un sofferente
dei fomiti delle più basse e ignobili aberrazioni. Volfango Goethe ha detto: « non esser possibile che alcun progresso della coltura dello spirito umano, per
quanto essa cresca e si allarghi, oltrepassi mai la
maestà e l’altezza morale del Cristianesimo ». E tra
Volfango Goethe, semipagano, che afferma l’altezza
morale del Cristianesimo, e il signor Sanglé-Binet, che
lo abbassa, facendolo uscire da un caso di pazzia ragionante, io, con la permissione di tutti gli c alienisti » e di tutti i nuovi psicopatologi di questo mondo,
sto con Volfango Goethe ».
Naturalmente il prof. Rasmussen non si è tenuto
pago di questa risposta, e, alla sua volta, replica, ma
piuttosto infelicemente, scrivendo più sciocchezze che
parole. Egli insiste sulla pazzia di Gesù, ma bontà
sua, concede « che uvea molte idee eccellenti, che formano ora in gran parte il patrimonio spirituale della
Chiesi ». Come poi sia conciliabile questo, non sappiamo. Ma anche qui la gloria sua gli è contestata.
Perchè? Ecco: « I pensieri di Gesù non erano originali però : si trovano tutti quanti in quegli scritti
canonici e apocrifi (sic) che studiava. Un grande moralista non era di certo. Scripta manent ! Era un’eco. »
Naturalmente per il prof, danese è dimostrato che l’inl’insegnamento di Gesù deriva direttamente da Bùdda
da Confucio o da altri « iddii deH’Oriente », mentre
una grande distanza li separa. L’originalità della dottrina di Gesù è quanto mai e di più solidamente dimostrato. Ma l’idea fissa del Rasmussen è sempre la
pazzia di Gesù ; e la vuole dimostrare, sapete, o lettori, con quale argomento capitale 1
Eccolo : I contemporanei non gli hanno creduto
non l’ha mai preso sul serio, scrive anzi il dotto
prof, con eleganza particolare di stile 1) Anzi i suoi
prossimi lo credevano un pazzo già in principio ».
(Il prof. Amai della facoltà protestante diMontau
bau in una, sua dotta dissertazione su < la follia di
Gesù e la testimonianza di Marco », dimostra che ih
famoso passo III, 21 debba leggersi così : « Informati
i discepoli uscirono per trattenere il popolo, perchè
assi dicevano che il popolo era fuor di sè ». Pare a
noi che questa nuova versione sia più conforme al
contesto).
« In quanto agli « apostoli » ingenui che lo credevano
sano, almeno tre erano allucinati ». Davvero questo genere di critica muove a compassione. Perchè l’incredulità dei contemporanei di Gesù l’ha respinto, ecco
che ciò significa che Gesù era pazzo. Ma il prof, danese dimentica che le moltitudini < stupivano della
sua dottrina » e che è pur scritto : « Niun uomo parlò
giammai come costui ». Non sappiamo poi chi siano
i tre apostoli allucinati. Non mette neppur conto di
rilevare le altre assurdità che ci regala il Rasmussen:
cioè che Gesù bastonava invece di ragionare ; che malediceva dei paesi interi come Chorazin e Betsaida
ecc. ecc. per dimostrare che « quell'egoista implacabile non era tanto santo ». I lettori del Vangelo sanno
quali sono lo circostanze speciali in cui Gesù ha cacciato i profanatori del Tempio, e ha pronunziato quelle
parole di condanna, e quindi non avranno difficoltà
a spiegare l’uno e l’altro fatto.
« Per fortuna son rimasti i Vangeli ». Diremo pur
noi col prof. Rasmussen. Ma i Vangeli non ci rappresentano il Cristo come egli fantasticamente ce lo descrive. E Gesù nei Vangeli è una figura u rica, ideale,
di tale grandezza morale e spirituale che sarà mai
sempre insuperata.
♦
Altri e ben diversi concetti espresse il poeta Corradino nella sua « Buona Novella » detta giorni sono
a Roma riguardo alla persona di Gesù. Ecco come ne
parla Domenico Oliva nel Giornale d’Italia :
€ Gesù nel poema del Corradino è uomo, è 1’ uomo
per eccellenza, è l’uomo che personifica l’umanità in
quanto ha di superiore e di altamente, d’eternamente
ideale. È anche Dio? Sì e no: sì, se consideriamo la
coscienza che palpita in lui delia sua missione divina,
la fede che lo anima tutto d’essere venuto a mostrare
miracolo : no, se osserviamo ch’egli agisce, ch’egli opera
come uomo. Una lettura di tutto il poema potrebbe
solamente chiarire come il Corradino abbia superato
il punto della doppia natura, come sia riuscito a vincere quella contraddizione fra la Fede cristiana, sorgente inesauribile di poesia, e la critica storica e religiosa. Dai brani bellissimi che ascoltammo ieri sera
non s’intende se il problema sia stato risoluto e in
che modo ».
*
• •
Il D’Annunzio ha pubblicato ora un nuovo romanzo :
Forse che «-i, forse che nò; del quale VAvanti! fa
una critica severa sì, ma giustissima. Le opere del
poeta abruzzese saranno forse opere d’arte ma non
sono certo morali. La ragione è questa : Il d’Annunzio è un sensuàle. Scrive il critico à&WAvanti!
« È imbevuto, impastato, saturato di sensualità, di
carnalità, di voluttuosità, di lussuria. Egli non esce
mai dagli avvinghiamenti di questo suo temperamento:
ogni visione, ogni vibrazione, ogni grido di lui scaturisce da quello e a quello ritorna. Tutto ciò che
sembra diversificarsi e distaccarsi da quella nota fondamentale, non è che orpello, roba posticcia, un’ appiccicatura, una decoratura artifiziosa ; è un po’ d’intonaco messo lì, ma che schizza via al primo grattare
che voi facciate coll’unghia. L’arte del D’Annun^j.
consiste tutta in questi due elementi: da un lato nel
I ingannevole lavorio decorativo, per cui egli cava i
materiali della sua coltura storico - estetica — una
coltura molta spesso d’occasione, adunata all’ultim’ora
e di cui fa sfoggio massimamente in quelle pompose e prolisse descrizioni che non di rado levano il
cervello e il fiato al lettore; dall’altro lato nel suo
carnale sensualismo che, o ambiguamente adorhbrato
o sfrontatamente scoperto, pervade tutto e a tutto si
avviluppa e si attorce e tutto appesantisce, soffoca e
schiaccia ».
Ora anche lo scrittore di romanzi dovrebbe avere
un alto intendimento morale; dovrebbe cioè educare.
II D Annunzio certo questo non è. È quindi un’arte
inferiore, come già la chiamò il Borgese. Ed è secondo
il critico éeW’ Avanti ! un’arte— anche fisiologicamente — corrompitrice.
Con tutto ciò questo romanzo avrà innumerevoli
lettori, e le edizioni seguiranno alle edizioni ! Certo
questo è poco consolante 1
* *
Opera altamente educativa è invece riuscito l’Almanacco del Loenobium pel 1910. Vi hanno pure collaborato alcuni pastori evangelici, fra i quali due della
Chiesa Valdese.
« Per la compilazione — dicono gli editori — della
nostra raccolta risiamo rivolti, specialmente alla collaborazione, anzi alla comunione di quanti seguendo
vie diverse cercano la verità ed hanno lo stesso gusto
e le .stesse preoccupazioni per i problemi centrali riflettenti l’Universo, l’uomo ed il suo destino supremo
di quanto hanno, quindi, in comune un senso religioso ».
Raccomandiamo ai nostri lettori questo volume che
è riuscito un vero breviario: « libro di conforto, di
pensiero e di meditazione e che ci porge l’imagine di
uno di quei conviti ideali, nei quali dei filosofi artisti — da Platone a noi — ri presentano dei pensatori che si scambiano amichevolmente le loro opinioni
e discutono con perfetta serenità le loro idee non di
rado disparate e le loro vedute di sovente opposte ».
Bnnieo JWeyniet«
HDTEHELLE E 5PIBDLÌ1TUHE
Ci è giunto da Napoli un numero unico intitolato
» Ruit bora ». Tratta della « solenne abiura del
Cristianesimo dommatico fatta dal prof. D. Gustavo
Punzo ». Ne riparleremo, se metterà il conto.
«
* *
Apprendiamo che a Messina si intende d’inalzare
un ricordo marmoreo al pastore Adolfo Chauvle e
alle altre vittime del terremoto. Maggiori particolari
a più tardi.
»
• «
E’ risorto il periodico « Coltura Moderna, rassegna mensile di studi scientifico - religiosi » Direttore: Prof. Domenico Battaini, Mendrisio (Svizzera).
•
« •
Il periodico » Battaglie d’oggi » è uscito vestito a
festa; cioè con una copertina più bella, nella quale
è raffigurata la cacciata dei mercanti dal tempio.
Contiene un articolo del direttore Gennaro Avorio
< Per la riforma religiosa : il nostro programma ».
*
• •
Importante discussione alla Camera francese circa
alla scuola “ neutra „. Secondo gli oratori favorevoli
alla scuola neutra, i tolleranti sarebbero loro ; gli
intolleranti, i cattolici. Ma, ahimè, troppi fatti stanno
a dimostrare che l’intolleranza è difetto di tutti
quanti.
«
• •
La conferenza del Padre Gemelli su “ Lourdes „ a
Milano non ci ha rivelato nulla di nuovo. Non mette
conto di riparlarne.
«
• •
Abbiamo ricevuto 1’ almanacco illustrato “ Pro
Pace „ 1910.
'Dio voglia che faccia del bene!
* •
In occasione delle recenti elezioni inglesi, comparve
su lo cantonate di Londra, un manifesto in cui si
diceva — tra l'altre cose :
“ Il nostro Signor Gesù Cristo, se fosse un elettore
inglese, darebbe il suo voto, nella crisi presente,
contro la prepotenza dei Lords, i sostenitori di queirinfernale vizio che è l’ubbriachezza. Il Vangelo vi
insegna ad agire sempre nel nome e nell’esempio di
Cristo „.
Il Corriere della sera ci fa su le grasse risate, non
pensando che-un po’ di spirito cristiano non guasterebbe neppure nella nostra povera patria.
In questo mese di gennaio ricorrono tre secoli giu
*
* *
sti da che il grande Galileo Galilei scoperse i quattro maggiori satelliti di Giove.
Si leggeva in uno degli scorsi numeri del Corriere ’
della Sera-.
« Da qualche giorno è stato affisso alle porte del
Duomo e di tutte le chiese dell’archidiocesi il bando
canonico per il nuovo Sinodo diocesano, il 39« della
serie, che avrà luogo prossimamente nella cattedrale
metropolitana. L’editto è, secondo l’uso, in lingua latina, firmata dal cardinale e dal cancelliere di curia;
venne emanato la festa del Nome dì Gesù dal palazzo vescovile, ordinandone l’affissione per tutta la
diocesi.
Contemporaneamente l’arcivescovo ha inviato una
lettera accompagnatoria al clero per giustificare e
spiegare le ragioni del concilio che si avvicina.
Poiché il sinodo diocesano è una specie di piccolo
concilio dei preti, un congresso, come si usa dire altrove; ma un congresso sui generis. Nel Sinodo si
conservano ancora tante forme secolari antiche, che
non mancano di solennità. In fondo è un’azione liturgica grandiosa, che conserva ancora la mise en
scène del passato, senza aver niente di quello che
hanno gli altri congressi; nei quali si fa molto o
poco, si vive dell’accademia anche, ma i congressisti
hanno la loro autonomia di pensiero e di parola. In
un sinodo di sacerdoti si va per ubbidienza, si parla,
si prega, si vota per ubbidienza. Si capisce quindi
che il clero non sia molto entusiasta; tanto e tanto,
dicono molti parroci, quello che l’Autorità vuole, può
bene mandarcelo a dire, senza fingere quest’apparato
di discussione, che nella realtà manca di contenuto.
Ora, la lettera che accompagna l’editto, si volge a cotesti preti, cercando di persuaderli della utilità del
sinodo. Intanto, osserva l’arcivescovo, è un obbligo
imposto ai vescovi, sanzionato dal Concilio di Trento;
aggiunge poi le ragioni che già S. Carlo a’ suoi tempi
scriveva, ragioni tutte spirituali, che valgono per
ogni altra forma del ministero. Ma un nuovo motivo
persuade questa volta; il terzo centenario della canonizzazione di San Carlo, che cade quest’anno, non
potrebbe in miglior modo essere contrassegnato; sapendosi come appunto nei sinodi si affermò più volte
lo zelo del Borromeo. “ Non avremo da promulgare
nuovi decreti, dice il card. Ferrari, se non pochi assai,' ma rinnoveremo il ricordo di decreti più o meno
antichi „.
Cotesto concilio è convocato pei giorni 26, 27, 28
aprile; e chiuderà, come s’esprime l’editto, la seconda
visita pastorale che il vescovo ha compiuta in tutta
quanta la diocesi ; come il precedente sinodo, tenuto
otto anni sono, chiudeva la prima ispezione pastorale.
I pòveri parroci stanno già sotto il terrore che si
inizi la terza; ma al sinodo non lo diranno ».
¥
Ha ^
Al Giornale d’Italia, a proposito della biblioteca
della letteratura italiana che l’editore Laterza ha in
animo di pubblicare, l’ex abate professoiv Minocchi
ha dirette le seguenti parole :
“ Vorrei che mi fosse dato di esprimere o il rammarico o il desiderio di una edizione della Bibbia
volgare del Trecento, che io trovo mancante nel catalago dei seicento volumi, dedicati a contenere le
opere più importanti e significative della civiltà italiana. L’importanza storica e letteraria di questa versione volgare della Bibbia, eseguita da gente popolana, e come sembra in Toscana, verso la fine del
secolo XIII o in principio del XIV, non ha bisogno
d’essere dimostrata: poiché essa fu il risultato e l’esponente di un profondo movimento di idee religiose e sociali, quale fu quello che caratterizzò la
prima rinascita della nostra coscienza nazionale nell’età dei comuni.
Un’edizione accessibile agli studiosi — quale soltanto può farsi come parte di una vasta raccolta —
dell’antica Bibbia volgare, secondo la rara edizione
deiriensen in Venezia nel 1471, curata a Bologna nel
1882 e segg. da Carlo Negroni è sbagliata nel metodo e nell’esecuzione, e cioè riproduce, trasformandola, una edizione piena zeppa di errori d’ognì sorta,
Colui che, fra i moltissimi codici della Bibbia volgare, giacenti nelle nostre biblioteche, traesse un testo medio, esatto e corretto di quella versione trecentista, facendola precedere da un competente studio
delle origini e delle vicende di questa grande espressione della nuova coscienza popolare italiana, farebbe,
certo, opera faticosa e difficile, ma scrìverebbe un
capitolo nuovo nella storia della nostra letteratura „.
ü:
Abbiamo ricevuto il Coenobium (di cui parlerà P.
Calvino nel prossimo numero), la Vita Letteraria,
l’Avanguardia, la Coltura Contemporanea, che contiene un ottimo articolo di Felice Perroni su la filosofia di Bernardino Varispn, il quale è uno dei testimoni di Dio nell’Italia odierna. 11 Varìsco discende
per diritta linea da Kant e da Renouvier, e potrebbe
considerarsi, se non come fratello, almeno come cugino in primo o secondo grado di Enrico Boia.
7
LA LUCE
MQOD Y
Pvright Lyroao fanciullo
A osservare attentamente Dwight Lyman Moody
fancinllo, si possono discernere nel suo carattere due
linee, due tratti spiccatissimi, che dàn rilievo fin d’allora alla sua fisonomía morale ; due tratti che saran
poi quelli di Dwight Lyman Moody divenuto uomo e
grande nomo. Di lui è vero il detto che il buon dì si
conosce dal mattino.
I due tratti, i due contrassegni del suo carattere,
apparentemente contraddittori, sono questi ; una grande
vivacità tutta allegria e una altrettanto grande profondità di sentimento. Spensierato e pieno di brio come
molti ragazzi della sua'età, eccolo spesso spesso rifiessivo e pensoso come nn filosofo in erba. I guai domestici, il dolore della madre si ripercotono acutamente
in fondo al suo cuore; ma eccolo, in un altro momento,
a divertirsi chiassosamente ed a tramare qualche tiro
ridicolo, da far ammattire i fratelli o i compagni. Deve
lasciare la casa e recarsi, per trovar lavoro, a Greenfield? Piange a calde lacrime e là giù, a Greenfield,
proverà la nostalgia, il mal del paese ; il che però non
grimpedirà di commettere qualche scappatella veramente comica.
Carattere superficiale ? — No, tutt’altro ; carattere
complesso e profondo.
Non si può dire che D. L. Moody fosse nato col bernoc-*
colo della religione molto protuberante. « Andate alla
scuola domenicale ; andate in chiesa » diceva ai suoi
figlioli ogni domenica mattina la vedova Betsy Moody
Ed essi obbedivano. Bisognava percorrere due chilometri — come sappiamo — per andare alla chiesa;
ed essi li percorrevano, scalzi — nella buona stagione
almeno -7 con le scarpe in mano, per economia, come
usano i contadinelli del Vecchio e del... Nuovo Mondo.
Ma che ùggia ! Alla scuola domenicale Dwight capiva
poco; al culto, niente; e non vedeva l’ora che il seri
mone e il culto terminassero, per rimettersi a correr^
attraverso i campi, lanciando in aria il berretto.
— Perchè, non preghi? — gli domandava ripetuta-1
mente, insistentemente la madre. — Ho provato, mal
non ci riesco... rispondeva con candore il ragazzetto. ,;
Un giorno tuttavia ci riesci finalmente... Gli cascò
addosso una inferriata pesante ; e il poveretto si vide
a mal partito, non potendo sottrarvisi con le sne piccole forze! Pensò: « forse Dio m’aiuterà » e pregò.
L’esaudimento venne, e fu un gran bene per il piccolo
Dwight Lyman.
AGLI SPOSI
(Leggasi Epistola agli Efèsi V, 27)
L’unione del Cristo con la Chiesa è l’ideale dell’unione del marito cristiano con la propria moglie.
Il marito, « al quale vien presentata », nel dì solenne
delle nozze, « la sposa nel suo splendore, senza macchia, nè ruga, nè altro di simile », cioè pura, giovane
e bella, deve comprendere che « ciò è per che », mediante l’unione con lui, « ella divenga santa e perfetta ». La santità è la perfezione della sposa ; ecco
lo scopo che deve prefiggere a sè l'amor coniugale.
Ugo Oltramare.
Abb ona me ati p agati :
1908
Kevel S. — Jervis ing.
1909
Mazzuceo F. — Moggia Q. — Cereghino Umberto — Ricci
Nicola — Helmensdorfer E. — Re rei S. — Po6t avv. G. E. —
Santa Cruz F. (II sem.) — Jervis ing. — Ferrari Santi.
1910
Amodio E. — Saliini Vincenzo — Gay Giovanni — Cianci
S. •— Stagnitta Santi — Angeleri B. — Pellegrini Umberto
— Bellini Cosimo — Mariani Pietro — Zeni R. — Berns Dr.
— Arias ved. G. — Trincherò Carlo — Revel Paolo G. — Viarengo P. — Arrighi Antonio — Giorgio Giacomo — Canale
Antonio — Tron Enrico (Biesi) — Depaoli Vincenzo — Lowrie
Walter — Bellatalla P. — Manes Costanzo — Paga P. —. Gau.
dini Vicino Loide — Cassini G. B. — Sasso Erminio — Rechemberg Emma — Largo M. — Demetria Poli — Harté de Quer
tenmont — Ferretti Virginia — Debilio G. — Castellani
(}ioT. — Pugno Elisa — Ottonelli L. — Betti A. — More!
Susetta — Boujour G. G. — Silva G. — Oesellini F. — Bonetti Bianca — Memper Agostini — Siena M. — Cavallina
L. — Cantarini D. — Panr Erminia — Cavinato E. — Baer
Matilde — Salvatore Giulietta — Bellino Giacomo — Modon
Angela — Allaesio C. — Croce Battista — Alpe Vittorio —
Maccagno Frane. — Henking E. — Dyer J. 0. — Peyronèl
p. —Oggioni Gius. — Ascolese P. — Paschetto Vittorio —
Prete Pietro — Holmer Mik. — Fontana Rava M. — Ram
Proprietà riservata— Riprodaeione proibita
Con cristiano entusiasmo. Don Angelo accettò il
compito affidatogli dall’amico, e accpj^ l’orfana in
casa sua. La vecchia signora non fece opposizione alcuna e prodigò alla fanciulla l’affetto del suo tenero
cuore : ma nel segreto dell’anima tremò per suo figlio. Che avrebbero detto 1 suoi superiori, quando
fossero venuti a sapere che il parroco di Pietraviva
accoglieva un’eretica fra le pareti stesse del presbiterio? La buona fede, l'ingenuità assoluta di suo figlio la spaventavano. Oh, la preveggenza d’una madre !
Tuttavia, pur tremando per l’avvenire, la buona signora non osava neppur di fiatare con Don Angelo su
questo argomento. Troppo bene sapeva che mai egli
si sarebbe lasciato indurre ad abbandonare senza protezione la povera fanciulla.
Ed era tanto cara, tanto dolce, tanto affettuosa
queir orfanella ! Via via che si riaveva dal colpo della
sventura, andava prendendo parte a tutte le faccenduole domestiche,si occupava dei bambini, risparmiava
a tutti piccole fatiche, piccoli disturbi, e commoveva gli
animi col suo mesto sorriso rassegnato ! Ella stessa,
la buona signora, sentiva che non c’era nulla da fare,
se non pregare Dio, chè tenesse lontana dal presbiterio la tempesta.
Passarono otto giorni prima che arrivassero notizie
del Padre Michele. Una lettera di poche righe calmò
le incertezze di Don Angelo, che non sapeva spiegarsi
il silenzio del frate. Egli si diceva sopraccarico di lavoro e messo per allora neirimpossibilità di recarsi a
Pietraviva. Con affettuose parole assicurava il buon
parroco della sua cristiana amicizia e, pur dolendosi
di non potergli essere in qualche modo d’aiuto, si
mostrava tranquillo sul conto dell’orfana, ben sapendo
a che buone mani ella fosse affidata. Non avrebbe
cessato intanto di pregare per lei.
La risposta di Don Angelo non fu meno affettuosa.
Non avesse il Padre Michele inquietudini di sorta, per
quel che riguardava la fanciulla, e considerasse sempre
il presbiterio come se ifosse la sua propria casa. Una
sua visita sarebbe stata per tutti una vera gioia.
Ma passarono giorni e giorni, passo un mese e del
Padre Michele non si seppe più nulla.
Un mesel E’ lungo per chi soffre; per chi, ad ogni
sorger di sole, sente rinnovarsi il dolore della piaga
recente; per chi, abituato a svegliarsi con un bacio, con
una carezza, non li ha più ; per chi, in tutte le stanze,
in tutti gli angoli delle vie, erede, con palpito violento del cuore, di rivedere il profilo della cara persona perduta, e sospirando deve dire : « Non è lei ! » ;
per chi in ogni oggetto, in ogni filo d’erba, in ogni
volo d’uccelli ritrova una memoria ; per chi piange
solo !
Ma c’erano al presbiterio gridi e risate di bimbi,
e fasci di sole per le ampie stanze linde, e rose e garofani e erbe profumate nel piccolo giardino, e polli
schiamazzanti nel cortile dietro la casa, e mucche
grasse, bianche, dagli occhi pensosi là nella stalla, e
aiole di fragole e filari di fave, di piselli, di pomodori rossi, sfolgoranti fra il verde, nel grande orto
sul pendio della collina, e piante cariche di prugne
e di ciliege mature nel frutteto, più giù verso la valle,
e soprattntto c’erano cuori caldi e sinceri al presbiterio di Pietraviva !
Qual meraviglia che, in un ambiente come questo,
Maria De Prezzi tanto giovane, quasi una bambina
ancora, si lasciasse a poco a poco riprendere dalla
gioia della vita ? In un mese i colori eran già tornati
sulle morbide guance ; e i bruni occhi si erano riabituati al lampeggiar del sorriso.
Il cuore del buon parroco osservava quei progressi
con sodisfatta compiacenza, e il dolore per la perdita
dell’amico si andava anche in lui facendo a poco a
poco meno pungente.
Verso quel tempo appunto Don Angelo ebbe una
visita.
Egli se ne stava nel suo studiolo, intento a riordinare alcune carte riguardanti il piccolo patrimonio
della sua pupilla, quando gli annunziarono che era
giunto da Roma un frate, il quale desiderava parlargli. Pensando che fosse il tanto desiderato Padre
Michele, il parroco s’alzò tutto giulivo e corse verso
l'uscio ad incontrarlo.
Ma non era il Padre Michele. Il sorriso gli morì pulle
labbra quando si vide dinanzi un frate sconosciuto, un
cappuccino, piccolo, magro dalla barba incolta, dalla
guardatura losca. Tuttavia lo accolse gentilmente e lo
invitò ad accomodarsi ; poi stette ad aspettare con
pazienza che il frate si asciugasse il sudore e ripren
pazzo Enrico — Dobler Enrico — Sgherzi A. Gius. — Macchia Angelo — Maggi Lorenzo — Tanzi Argia — Grilli
Giovanni — Avondo P. — Baci Adolfo — Eynard ing. L. —
Mantelli Giov. -r- Raffanelli Ferruccio — Chauvie Pietro —
Senesi Italia — D’Adda P. — Collina D. — Turin Ferdinando — Orière Semadeni M. — Badariotti F. — Rolando Bart.
— Messi neo D. — Battaglia F. — Cresci Michele — Giordano Salvatore — Giordano Domenico — Montrone V. — Panascia B. — Thoeni Angela — Arena P. — Roncagliona
Fran. — Seardo Margherita — Alimonda D. — Negrin 'ì'. —
Jalla Corrado — Trombetta Gius. — Alemagna E. — Lopez
G. — Savoea Paolo — Areorace F. — Sicuro P. — Letterio
Tuccio — Ricca Cosmo — Russo Rosina — Avogadro F. —
Perazzi Fanny — Turno Vittorina — Matheson Signora
(2 abb.) — Salvai A. — Rapisarda A. B. — Creanza M. —
Bancone V. — Steiner Emilia — Beckwith C. — Meille Maria — Franceschini Edith — Comba Adolfo — Rivoiia Lorenzo — Ferrari frat. — Nicati Luisa — Nicati Antonio —
Mezzatesta S. — Malan Noëlle — Boldrini Gay G. — Gostabel Matteo — Jourdan G. G. — Ambrosoli Clara — Sacchi Mestrallet C. — Tarino Elena — Ponzo G. — Valobra
Moïse — Cerai frat. — Salvadori Seb. — Sala P. (2 abb.) —
Petazzi L. — Semadeni Lardelli 0. — Jäger Maria — Forneron P. —Revel Bart. —Martini Giov. —Oglietti Gius. —
Fantini Paolo — Panerai Emilia — Breveglieri A. — Canovaro Angela — Gay D’Agostino Giulia — Durando L. — Clérino Sig. — Mauro 0. Golia — Bonnet Giulio — Romano
Giov. — Gay Paolo — Stasio Ed. — Cignoni Egisto — Prochet Roberto — Prochet Manfredi — Prochet Ernesto —
Monnet Virginia — Rocchi Lanoir — Allasio Edmondo —
Beruatto S. — Marauda Giac. — Juvalta N. — Cerise Laura
— Caglierò M. — Fuhrmann M. — Zanini C. A. — Volle G.
— Pult — Cariot — Long Carlo — Battaglini Agatina —
Peruggia Giov. — Jalla Amato — Semini C. T. — Cavalié
L. — Rivoir G. D. — Giudici Benedetto — Ginonlhiac Lina
— Berlalot E. B. Gay Pietro — Bando Antonio — Fontana Roux Carolina — Gatti Raffaele — Boyer Singeisen A
— Enderlin Amalia — Semadeni Armando — Romanzini Lina
— Tellini Rachele — Gay T. H. — Jacopetti P. C. — Gardiol B. — Prizzoni Steiner Luigia — Guignon Maria — So
dani Paolo — Piacentini Mario — Gerosa Rinaldo — Comba
Carlo — Costabel signorine — Zanconi Leonardo — Reve
Teodoro — Bosc Armand — Jahier M. A. —
(Si rassicurino coloro che non han trovato qui il
loro nome; non possiamo ingombrare il giornale di
nomi in una sola volta’, ai prossimi numeri, dunqueX
Domenico (Hocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Margfaera 2, Ronra
desse fiato. La giornata era delle più calde, la salita
dalla stazione al prebisterio lunga e faticosa e il poveretto sbuffava e ansimava e si faceva fresco colla
pezzuola.
— Si muore per arrivare quassù, signor Parroco !
— disse finalmente il frate.
— Certo, stiamo un po’ in alto, ed oggi è molto caldo.
Ma le farò portare qualche cosa che la rinfreschi.
Uscì sul pianerottolo e chiamò la vecchia Rachele
a cui diede alcuni ordini, quindi ritornato nella stanza, '
e postosi a sedere nella sua poltrona, domandò al frate
a che cosa dovesse il piacere della sua visita, e con
chi avesse il bene di parlare.
— Ecco — disse il cappuccino con farejeerimonioso
— certo Lei non conosce il mio nome. Mi chiamo
Padre Francesco da Cortona.
Don Angelo foce un leggero inchino colla testa.
— Il mio nome non le dice nulla, non è vero ? —
continuò il frate. — È un nome molto umile, e del resto
l’ulmiltà si addice al nostro Ordine. Però il signor
Parroco comprenderà meglio chi io mi sia, quando le
avrò detto che l’Eminentissimo Cardinale Vergati mi
onora della sua fiducia, e che io sono,-da circa un
anno, il suo segretario privato.
All’udire il nome del Cardinale, Don Angelo fece
un inchino più profondo. Egli conosceva benissimo
il Cardinale^ Vergati del Marchesi di Sasso. L’aristocratica famiglia possedeva, a breve distanza da Pietraviva, una proprietà assai ragguardevole, e il Cardinale vi passava generalmente uno o due mesi all’anno in villeggiatura. Don Angelo aveva avuto qualche volta occasione di vederlo ed anche di parlargli;
ma, eom’è naturale, la differenza del grado metteva fra
loro una tale distanza, da rendere impossibile qualsiasi
relazione, tranne quella di un doveroso rispetto da
una parte e di una benevola condiscendenz i dall’altra.
Correvano a Pietraviva, sul conto del Cardinale, voci
disparate. Chi lo diceva un santo, chi assicurava invece ch’egli fosse un uomo mondano, e che a Roma
menasse vita fastosa. Di certo si Sapeva che era tenuto
in gran conto quale uomo politico, che più volte era
stato- in varie Corti estere come inviato speciale del
Sommo Pontefice e che lo si portava in palma di
di mano, nei Circoli Vaticani, per la ferrea sua intransigenza in-materia religiosa.
(Continua),
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