1
IO
elia?li
tti
gi
gridi
lidi
a0uare
lai e
nlel
la
ne
te
.ase,
no
:a
10
1135.
inno
iaon
da
1 e
laati
di
di
mtarta
ni
gli
ere
10
in
ja
iei
le.
pa
ne
da
IgO
sto
tro
in
wn
na
ren
ivo
ess
ea
Alj in
), il
le
).
)orstasi;liauritiieetto
one
B se
li di
inlizia
deljueitoe di
0 di
alia
to e
. La
1 dianti
usa.
:cuigito
I agosta
gge
izio
zni)
GIOVANNI
II Vangelo
iM(loimil>ile
pp. 256
L. 29.000
cod.332
m mmeditrice,
Claudiana
lE
v-PQ’;;
BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 11-17 marzo 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
PIRITUALITÀI
àcftf viene a giocare con
di MARTA O'AURIA
USTRIAI
Sovranità e ingerenza nei diritto Ue
di MICHELE VELLANO
NOTIZIARIO FGEII
Un'esperienza personaie in Kosovo
di NICOLA ROCHAT
:CO DELLE VALLII
Pensare al dopo Olimpiadi
di DAVIDE ROSSO
-xmmdSt
s
BIBBIA E ATTUALITÀ I
TOGLIERE I VELI
«Ed ecco, la cortina dèi tempio si
squarciò in due, da cima a fondo, la
terra tremò e le rocce si schiantarono»
Matteo 27, 51
La teologia è affanno di luce, di
vivere sotto il sole e non inabissati nel mito o nella fiaba, è anelito di
trasparenza, lotta infinita per trovare
le parole giuste per esprimere adeguatamente un concetto, è ricerca di
tutto quello che è possibile dire alla
mente e al cuore. Se dovessimo dire
quale sia il centro del fare teologia,
che non ha nulla di sacro o di estatico, potremmo dire che la missione
del teologo è continuare a «squarciare
il velo del tempio da cima a fondo».
Nel nostro testo si dice quello
che accade subito dopo la morte di Gesù, nell’istante che seguì al
suo «tutto è compiuto», quando egli
«rese lo spirito nelle mani del Padre».
Siamo dunque nell’ambito del venerdì di passione, quando a mezzodì
«le tenebre fitte coprirono la terra»,
gettando un velo di oscurità su quella morte. «Ed ecco, il velo del tempio
si squarciò in due, da cima a fondo»:
questo velo separava, nel tempio di
Gerusalemme, il luogo Santo dal
luogo Santissimo. Era una frontiera
sacra nel rituale ebraico, segnava un
confine fra due ambiti diversi che
non potevano comunicare fra loro se
non a certe condizioni. Da un lato
c’era lo spazio riservato ai sacerdoti,
il luogo Santo, lo spazio dunque profano deU’uomo e della donna che attraverso i sacerdoti si avvicinavano
alla soglia invalicabile; dall’altro lato
iniziava i! luogo coperto dal tabù sacro, lo spazio ri.servato a Dio, il luogo
che nessuno poteva attraversare. Il
velo era stato posto perché rimanesse
inviolata la linea di separazione fra
Dio e gli esseri umani.
Questo velo indica una certa
percezione del sacro: esso è presente in mezzo a noi ma non appartiene alla realtà umana, è uno spazio
diverso. Dopo la morte di Gesù il velo si spacca, la divisione viene soppressa «da cima a fondo». Avviene
un rimescolamento, un termine tuttora inaccettabile per chi continua a
ragionare in termini dualistici. Gesù
il Cristo, vero Dio e vero uomo,
prende su di sé ogni spazio sacro e
ogni spazio umano, denuda la realtà
sacra e ci offre la visione di un Dio
finalmente nudo, che soffre per tutto
ciò che rende impura la realtà umana e l’allontana dalla realtà divina. In
Gesù il velo di confine fra Dio e gli
esseri umani si rompe per sempre.
SE la teologia è affanno di chiarezza, di luce, questo velo infranto
Sulla croce è il suo simbolo più evidente. Il mestiere del teologo, della
teologa, è quello di continuare a togliere i veli che vengono posti ancora
su questo Dio denudato sulla croce.
Veli sottili e insidiosi che tentano di
nuovo di nascondere Dio nelle nebbie del rituale, dei dogmi infallibili
Scambiati per la verità che le sole fetite di Cristo proclamano. La verità
che nascondeva il velo è contenuta
•:,®ella persona di Gesù il Cristo. Con
costanza e con passione, il teologo e
J» teologa devono continuare a togliere i veli pesanti o leggeri che vengono tuttora posti per rendere inno^ lo scandalo della croce, digeribile la sua permanente problematicità.
Martin Ibarra
Con una solenne liturgia in San Pietro, la Chiesa cattolica ronnana chiede perdono
La fallibilità della chiesa
Un grande gesto che, purtroppo, resta ancora sul generico e soprattutto non fa
intrawedere segni concreti di cambiamento che portino a una reale riconciliazione
GIUSEPPE PLATONE
A solenne liturgia di perdonanza
dot
promossa dal papa domenica 12
marzo ha certamente in sé un valore
positivo. L’umiltà, l’autocritica, il riconoscere errori del passato non
possono che aprire la strada a nuove
possibilità, a nuovi orizzonti. Finalmente quest’aura non biblica di infallibilità pontificale, nei fatti prima
ancora che nella teologia vaticana,
tramonta. Anche il papa sbaglia. Lo
dice lui stesso. Tutti possono commettere errori gravissimi, anche imperdonabili. Con questo solenne
«mea culpa», apparentemente almeno, siamo tutti sullo stesso piano.
Ciò che però rimane incomprensibile è che, per i teologi vaticani, se i
figli della chiesa sbagliano la chiesa
in sé non sbaglia. Essa rimane santa,
immacolata, non commette errori,
non ha colpe. Non sarebbe stato più
chiaro parlare di incoerenze e tradimenti degli uni e di fedeltà degli altri?
Ma poi, chi può giudicare la coerenza
evangelica di una persona se non Dio
stesso? Solo Dio conosce la sua vera
chiesa.-'Chi può farsi carico dei peccati altrui e perdonarli se non Cristo
stesso? Questa giornata di perdonanza, al di là dell’ondata di emozione
che ha attraversato il mondo intero e
al di là della buona fede del papa, innesca una serie di problemi che fanno registrare, ancora una volta, notevoli distanze tra le chiese cristiane.
Il dissenso infatti è soprattutto teologico. Non si può perdonare senza
ricostruire concretamente un rapporto con chi è stato offeso. «Il per
dono - dice Giorgio Girardet, giornalista e teologo valdese - è una ricostruzione di una comunione perduta.
Dice l’Evangelo (Matteo 5, 23, ndr):
“Se dunque tu stai per offrire la tua
offerta sull’altare e lì ti ricordi che
tuo fratello ha qualcosa contro di te,
lascia lì la tua offerta davanti all’altare, e va prima a riconciliarti con tuo
fratello; poi vieni ad offrire la tua offerta”. Non è concepibile un perdono
tutto rivolto al passato. Anziché una
liturgia del perdono sarebbe stata
preferibile una festa del perdono con
i teologi della liberazione condannati, con i tanti laici e sacerdoti che in
questi anni sono stati emarginati.
Soprattutto una riconciliazione con
le donne che nella chiesa di Roma
Segue a pag. 7
Parità scolastica
Una legge
ambigua
A seguito dell’approvazione della
legge sulla parità scolastica, l’«Associazione 31 ottobre, per una scuola
laica e pluralista», nata nell’ambito
della Federazione delle chiese evangeliche e promossa da insegnanti
evangelici, ha diffuso una dichiarazione in cui ne rileva «il carattere ambiguo» perché «realizzerebbe un preteso pluralismo delle istituzioni scolastiche, anziché assicurare il pluralismo culturale nelle istituzioni». L’associazione è preoccupata «perché la
facoltà, concessa alle scuole che chiedono la parità, di assumere il personale docente sulla base del "progetto
di istituto” improntato a pregiudiziali
ideologiche e/o confessionali, crea
discriminazioni e getta i presupposti
per una scuola strumento di indottrinamenti di varia natura». (nev)
Laicità dello stato
Il crocifisso nei
seggi elettorali
È stato definitivamente assolto
Marcello Montagnana, reo di aver
contestato il crocifisso nei seggi elettorali. Scmtatore nelle elezioni politiche del 1994 questo professore in
pensione, un laico di famiglia ebrea,
aveva rifiutato la carica pef non avallare, come pubblico ufficiale, un’offesa alla Costituzione che prescrive la
laicità dello stato e la non discriminazione religiosa. Risultato: un iter di
cinque processi, poi la sentenza definitiva della Cassazione. Sembra impossibile che, a oltre cinquant’anni
dalla Costituzione, un cittadino debba sobbarcarsi tale buon combattimento perché venga affermato ciò
che è scritto a chiare lettere nella suprema legge della Repubblica.
Piera Egidi a pag. 10
Valli valdesi
Poche famiglie
bisognose?
In base alla legge 448/98 le famiglie
bisognose possono richiedere un aiuto; nel Plnerolese sembrano essere
molto poche le famiglie che ne hanno
fatto richiesta, in alcuni Comuni non
sono state proprio presentate domande. Le cause di questa bassa adesione sono da ricercarsi forse in una
scarsa informazione, nella difficoltà
di trovare i relativi moduli, nella convinzione di alcuni che l’aiuto in questione sia insufficiente e che i benefici della legge non «valgano» la trafila
necessaria per usufruirne. E tuttavia,
probabilmente, non mancano i nuclei familiari che avrebbero necessità
di tale sostegno. C’è incertezza anche
sulla scadenza relativa alla presentazione delle domande.
Segue a pag. n
L'OPINIONE
IL PREZZO
DELLA BENZINA
11 prezzo della benzina al consumatore arriva ormai a 2.175 lire il litro. E
già stiamo aspettando il «nuovo massimo storico». Gli economisti però ci
tranquillizzano: il prezzo del petrolio a
oltre 30 dollari il barile non conviene
nemmeno ai paesi produttori che sanno che il barile a 30 dollari fa crescere
l’inflazione, che questo fa aumentare i
tassi d’interesse e quindi fa rallentare
la crescita economica che a sua volta
fa diminuire il consumo di petrolio.
Un rallentamento dell’economia e un
ridimensionamento del dollaro possono provocare crisi di redditività per gli
investimenti degli sceicchi in Usa, in
Gran Bretagna, in Germania.
Oggi si producono 73 milioni di barili di petrolio al giorno e se ne consumano 75. Si ricorre quindi alle riserve
che ogni paese «sviluppato» ha costituito dopo la crisi petrolifera del 1973.
I paesi consumatori pensano a un nuovo accordo con i paesi produttori che
aumenti la produzione giornaliera di
almeno 3 milioni di barili. In questo
caso il prezzo giusto diventerebbe di
25 dollari il barile e quindi torneremo
a pagare la benzina tra le 1.800 e le
1.850 lire il litro. Per raggiungere quest’obiettivo i paesi occidentali stanno
conducendo operazioni politiche che
vanno dalla riapertura dei rapporti
con la Libia al sostegno dei moderati
(che hanno vinto le elezioni) in Iran. In
attesa del nuovo accordo, che potrebbe
arrivare a maggio-giugno quando la
domanda petrolifera calerà spontaneamente, ci si interroga però sulla politica energetica dei paesi occidentali.
Il carbone, il petrolio e il metano sono le fonti di energia fossile per la produzione dell’energia. Anche l’uranio e
il torio, minerali fissili, servono per la
produzione di energia nucleare. Tutte
queste materie sono non rinnovabili e
sono destinate all’esaurimento entro
alcuni secoli. Di qui la necessità di ricercare altre fonti energetiche rinnovabili quali il fotovoltaico, l’idroelettrico, U solare termico, l’eolico, l’idrogeno, le biomasse. In Italia il consumo
energetico è di circa 170 milioni di
tonnellate di petrolio equivalente
(Metp), ma 50 Metp se ne vanno nei
processi di raffinazione e trasformazione. Quindi il nostro fabbisogno,
agli attuali livelli di consumo, è di 120
Metp di energia pulita. Oggi però il
92% dei nostri consumi è dovuto ai
combustibili fossili. Ci poniamo
l’obiettivo di arrivare nel 2010 al 20%
di energia prodotta con fonti rinnovabili. Poi c’è il gas e l’idroelettrico: le
previsioni sono del 60% nel 2010. Con
il petrolio e il carbone si produrrà il
20% della nostra energia. Per finanziare questi cambiamenti spenderemo
470.000 miliardi di soldi pubblici.
Ma i costi del petrolio e quindi della
benzina non sono solo quelli della produzione, sono anche «esterni» come
quelli accollati allo stato per riparare i
danni prodotti alla salute delle persone
dall’inquinamento e dall’uso delle automobili, che quasi sempre hanno rendimenti bassissimi perdté costruite in
base alla falsa idea che il petrolio sia
una fonte energetica a basso costo. Se
si tiene conto di tutto, il prezzo giusto
del litro di benzina dovrebbe essere tra
le 5 e le 6.000 lire. Se si applicasse questo prezzo i programmi di risparmio
energetico e le innovazioni tecnologiche avrebbero una accelerazione. E forse la nostra società sarebbe più sobria
nei suoi consumi.
Giorgio GardioI
l'j:
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
«® Purificami con
issopo, e sarò puro;
lavami, e sarò più
bianco della neve.
Fammi di nuovo
udire canti di gioia
e letizia, ed
esulteranno quelle
ossa che hai
spezzate.
Distogli lo
sguardo dai miei
peccati, e cancella
tutte le mie colpe»
(Salmo 51,9-11)
«'Unfatti Dio non
ha mandato suo
Figlio nel mondo
per giudicare il
mondo, ma perché
il mondo sia
salvato per mezzo
di lui. '^Chi crede in
lui non è giudicato;
chi non crede è già
giudicato, perché
non ha creduto
nel nome
dell’unigenito
Figlio di Dio.
giudizio è
questo: la luce è
venuta nel mondo
egli uomini hanno
preferito le tenebre
alla luce, perché
le loro opere
erano malvagie.
^°Perché chiunque
fa cose malvagie
odia la luce e non
viene alla luce,
affinché le sue
opere non siano
scoperte;
ma chi mette in
pratica la verità
viene alla luce,
affinché le sue
opere siano
manifestate, perché
sono fatte in Dio»
(Giovanni 3,14-21)
Altre letture:
Romani 5,1-11
LA RIMOZIONE DEL PECCATO
■ Titoli delle
prossime
meditazioni
3) Dio ci ricostruisce
(Salmo 51, w. 12-14)
4) Pedagogia del perdono (w. 15-17)
5) Una società ricostruita (w. 18-21)
Chi confessa il proprio peccato non può tormentarsi nella sua contemplazione di colpe
e difetti personali Guarda avanti, a una situazione nuova che solo Dio può creare
BRUNO ROSTACNO
La confessione di peccato
non è un atto triste e senza
esito; non conduce, come alcuni
pensano, al disprezzo di sé o
^l’annullamento della personalità. Può accadere in certi casi
che la coscienza della colpa sia
così forte, così schiacciante, da
portare alla disperazione, ma si
tratta allora di una terribile forma di incredulità, in cui uno
non lascia il giudizio a Dio, ma
diventa giudice di se stesso. Più
facilmente accade che si cerchi,
senza riflettere troppo, qualche
forma di evasione dal senso di
colpa; si fanno confronti che
giocano a proprio favore; «Non
ho fatto niente di male, ci sono
altri peggiori di me»; accade anche che si trovi una specie di
consolazione nel constatare la
propria inferiorità: «Non valgo
proprio niente, sbaglio tutto, rovino tutto quello che tocco». Di
fronte a tutte queste forme di di
sperazione o di autoassoluzione
il Salmo 51 indica una via completamente diversa; confessando il proprio peccato si guarda
avanti, verso ciò che Dio solo
può fare; è la via della sola fede,
in cui si conta sull’intervento
della grazia; in questa luce il
peccato, pur riconosciuto in tutta la sua gravità, è visto come il
nemico che viene isolato, che è
già superato, che sarà distrutto.
Purificazione
I
Non ho grandi colpe
Non ho grandi colpe, mio Dio,
almeno secondo il metro che usiamo
in queste cose noi umani.
Non ho grandi colpe, e talvolta arrivo a pensare
(so che con te posso essere sincera)
che il peccato non sia il mio problema principale.
Il mio problema è come far fronte a tutte le necessità:
come dare tutto sul lavoro
e poi a casa ciuare una famiglia che vuole tutto da me;
come far capire ai mid flp che non si può avere tutto,
quando vedono gii amici che soddisfano
ogni capriccio;
come andare a qualche divertimento
per far piacere a mio marito,
quando vorrei solo stare in pace e riposare;
come organizzare quella visita
che rinvio da tanto tempo,
perché c’è sempre qualcosa di più urgente da fare.
Questo ti confesso, Dio mio:
sono tanto abituata a tirare avanti,
a far tutto da soia, a fare frcmte «die situadoni,
man mano che si presentano,
che mi sembra di poter fare a meno anche di te.
Ma ora mi trovo davanti a te, e ti chiedo;
ridonami me stessa.
Se so di andare avanti con te, mi sento nuova. ^ ^
Se tu adenti la tensione che è in me,
posso cd nuovo provare un po’ di gioia,
>e raib^are un po’ andhe gii altri.
Non farmi sempre incontrare il tuo sguardo
che mi indica tanti doveri.
Fammi incontrare Gesù,
perché k) possa fermarmi e ascoltarlo.
■-Í
L nemico va isolato: è questo
_ il senso della purificazione.
Non pensiamo qui a qualche rito speciale, a qualche forma di
punizione e di indulgenza, a
qualche tecnica di meditazione.
Domandiamoci invece che cosa
sia esattamente l’impurità del
peccato, da cui dobbiamo essere liberati. Essa ha a che fare
con il dominio che il peccato
esercita e con la confusione in
cui ci fa sprofondare. 11 peccato
commesso continua a spingere
nella stessa direzione, produce
una predisposizione a peccare
ancora; l’impurità è il guasto
profondo che l’azione malvagia
provoca all'interno dell’essere
umano e che continua a pesare
negativamente.
Quando si sono scoperti gli orrori dei campi di sterminio nazisti sembrava che potessero appartenere per sempre al passato;
poi sono ricominciate le profanazioni dei cimiteri ebraici, gli
atti di terrorismo contro le sinagoghe e tutte le altre squallide
forme di antisemitismo. Se non
c’è vera purificazione, gli orrori
generano altri orrori. Chissà per
quanto tempo continueranno a
pesare le conseguenze della pulizia etnica: le vittime hanno sete
di vendetta, chi ha commesso
quelle violenze continua a esserne disumanizzato, e la società
che le ha permesse o tollerate rimane profondamente malata.
Come la nostra rimane malata
del malcostume delle tangenti.
Nella vita personale non è diverso. L’apostolo Paolo dice: «Eravamo senza forza» (Rom. 5, 6);
siamo cioè impotenti di fronte
alla forza disumana del peccato,
a cui noi stessi abbiamo dato il
nostro contributo.
Bisognerebbe decidere di
uscirne, ma l’altra faccia della
impurità è appunto l’indecisio
ne. Il peccato infatti prospera
nella confusione che riesce a
creare; «Chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce»; così la situazione diventa indecifrabile, i limiti tra onestà e disonestà sono sempre più
incerti e spesso l’effetto delle
leggi è solo di complicare la vita
a chi già rispettava le regole. La
delinquenza, il malcostume o lo
sfruttamento riescono a creare
dei vantaggi di cui non sono in
pochi a godere; e non è facile
convincere la gente a isolare il
male, se con questo deve perdere anche qualche vantaggio.
Nella vita personale, questa situazione porta a non sapere più
bene da che parte si sta; essere
impuri in fondo significa questo:
un trovarsi a metà strada, senza
nessuna certezza su noi stessi.
Dio dunque da un lato ci libera dagli effetti del male, e dall’altro ci libera dall’indecisione.
Nella croce il male perde interamente la sua forza, e dal dono
che Gesù fa di se stesso nasce
una forza che spinge in modo
invincibile verso la riconciliazione. Si tratta di un’azione che Dio
ha compiuto e su cui possiamo
contare; quando contiamo su
questa sua azione, in noi si fa
immediatamente chiarezza e
sappiamo anche che cosa il Signore ci chiede di fare. Sappiamo decidere, e decidere il bene.
gioia delle vittorie elettorali;
non sarebbe meglio aspettare,
per rallegrarsi, di avere risolto
almeno uno degli infiniti problemi che ci stanno davanti?
«Fammi udire la gioia», prega
il salmo. Preghiera grandiosa: la
gioia non è in me, finché non
posso percepire la gioia che è
attorno a me. 11 peccato mi isola
dalla gioia, e questo mi rende
furioso, finché non riesco a distruggere anche la gioia che è
attorno a me. Fammi percepire
la gioia; fa’ che possa rallegrarmi per la gioia degli altri, così il
peccato sarà superato e la comunione avrà vinto.
Facci udire la gioia dei villani
africani. Già, ma dove è finita
quella gioia? Sotto il peso del debito internazionale, sotto i massacri; è finita nella sete e nella
fame. Non c’è più gioia, se non
ci adoperiamo perché tutto questo cambi, perché tutte le ossa
spezzate (non da Dio, ma da
noi) tornino a esultare.
Il volto di Dio
I
Gioia
I
L nemico è già superato; è
P'
_ questo il senso della gioia.
Quando la gioia è frutto del perdono, è totale, senza riserve,
contagiosa. Nel peccato c'è una
contraffazione della gioia; Davide si rallegrava con Batseba,
mentre Uria andava a morire,
ma ora non vuol più assolutamente saperne di questa falsa
gioia. Falsa perché pagata con
la morte di un altro, perché dipendente da una situazione
transitoria. Gioia parziale, cioè
di parte, e quindi, in profondità,
tremendamente triste. La gioia
è vera solo se può essere anche
la gioia degli altri; per questo è
rara, ieri come oggi. La falsa
gioia è un frutto che matura innanzi tempo e marcisce subito.
La gioia degli stadi è ancora tollerabile, se si mantiene nella
correttezza e non offende l’avversario; mi dà più malessere la
VENERDÌ 17 MARZO 20(V'
Note I
omiletiche !
I vv. 9-11 sembrano ripetere la richiesta dei w I
3-4. Indubbiamente esiste i
una simmetria; i verbi can- j
cella, lavami, purificami i
sono ripetuti in ordine inverso: purificami, lavami *
cancella, formando cosi i
un'inclusione, in cui si ip. )
quadra la confessione dei |
vv. 5-8. Ma vanno anche i
notate le differenze: nei ’
vv. 3-4 l'accento cade an- 1
cora sulla realtà da cui ci '
si vuole distanziare; puri- i
ficami dal mio peccato; >
nei versi 9-11 si guarda i
avanti, verso lo scopo che
si desidera raggiungere;
purificami con issopo, e '
sarò puro. Nuovo, poi, è il '
motivo della gioia; nuova
l'immagine del distoglie. ;
re lo sguardo dai peccati,
Insomma, l'autore riprende sì il motivo iniziale, ma ■
per svilupparlo in una'
nuova direzione. La re-'
alta del peccato è stata'
denunciata; ora si tratta'
di vedere come superarla, •
ed è questo l'oggetto della nuova richiesta conte- ''
nuta nei nostri versetti. |.
Con
no
I
Mìa
na che s
zioso C(
inarzolii
vo della
to si odi
cicletta,
ne lane
Pochi n
voci ani
combric
no le cii
è ora di
sasi gic
si confai
poi ci si
perprer
«Gioc
ca?», dii
sarei tro
«Mos(
L'issopo, pianta aroma- k Andrea
tica che si può forse iden-1 proponi
tificare con l'origano, ve- I co? Non
niva usata per le aspersio- ( farti ver
ni; per esempio l'issopo ' glipre?».
viene usato per aspergere ' «Alloi
il sangue che proteggerà bandiei
gli israeliti prima dell'u- '
scita dall'Egitto (per e-1
sempio 12, 22); chi guariva dalla lebbra, malattia, chepuli
considerata impura, do- «Rubi
storce u
convers
qui con
è abbas
L peccato isolato, superato,
_ può malgrado tutto avere una
durata illimitata. Questo accade
se Dio continua a ricordarlo e a
dedicargli attenzione; se può
stare davanti al volto di Dio, il
peccato vive, come vivono tutte
le creature su cui egli fa risplendere il suo volto. Per noi è facile
distogliere lo sguardo dal nostro
peccato; lo facciamo il più delle
volte inconsciamente; la stima
che abbiamo di noi stessi è costruita sulla nostra capacità di
rimuovere, cioè di aliontanare
dalla nostra coscienza le cattive
azioni che abbiamo commesso.
Ma esse continuano a pesare;
solo Dio può operare definitivamente la rimozione del peccato.
Se il peccato imperversa non è
perché Dio sia distratto, al contrarlo: finché noi non gli chiediamo di rimuoverlo, finché accettiamo che le macerie ostruiscano la nostra strada, Dio lascia al peccato il suo spazio ingombrante fra le creature. La
nostra preghiera deve dunque
avere questa audacia: distogli
il tuo volto dal mio peccato,
sgombera tu le macerie, perché
possa iniziare la ricostruzione.
(Seconda di una serie
di cinque meditazioni)
veva essere asperso con
issopo per essere riammesso nella comunità
(Lev. 14, 4-6). Nel salmo
l'immagine dell'issopo
serve per far capire che
cosa è in gioco; senza purificazione c'è l'isolamento, l'inquinamento, la
morte. L'immagine della
neve fa pensare a un rinnovamento generale, come in Isaia 1, 18. Il nuove
inizio è accompagnato dé
un segno sicuro: la gioia;
forse è meglio seguire i
testo originale e tradurre
«udire» e non «sentire»
la gioia non scaturisce
all'interno, ma proviene'
al credente dall’esterno.
Uno degli effetti del
peccato è di rendere sordi
alla gioia; uno degli effetti del perdono è di
rendere di nuovo percepibile la gioia che è presente nella comunità e nel
creato; Gesù dirà che
peccatore che si ravvede
diventa egli stesso motivo'
di gioia (Le. 15, 7). Le ossa
spezzate non indicano
qui il sintomo di una malattia ma, secondo il realismo ebraico, sono la ma
nifestazione fisica di uo
che investe l'intera petso
na: la coscienza del pet
cato toglie ogni vigore, la
vita perde la sua iotagrità, e questo è già sentito come un risultato del
giudizio di Dio. Al contrario, le ossa che esultano
esprimono il senso di
energia che proviene dd
ricupero dell'integù\
perduta. Ma il peccato e
veramente tolto di mez
zo solo se Dio volge il so
sguardo (letteralmente,
suo volto) altrove.
magine è molto 3*^^
la vita consiste nel tat
che Dio volga il suo vo
verso di noi, come
benedizione (Num. oss): se Dio fa risplende e
il suo volto c'è vitd' JI',
Dio distoglie il suo sgoe
do C'è morte; M sal^«
chiede quindi la imo
del peccato, la sua totai«
distruzione.
«No, 1
Valenti]
delle alt
eotidàr
nói rag
solo sue
non ver
^occ?, n
schi, pi
fazzole
(«iamod
'. «Le ri
ínter
‘pronto ;
Doi
Dal l
,mann «
^ia de
delgioci
alcune r
pno di
lare de
dell'este
sta di u
chiave 0
mondo
dkarmc
dice a q
mande
trovano
hambin
gli adul
circond
incalzar
Percì
mondo.
Così
ehe nor
tutto ni
ha le SI
anche il
ne?L’ii
sica si è
Ptincip
'aconfin
partire
stato s{
„sjnico s
, f-a fe
(tPente
■®anda
Pienza
con la 1
^àn es
alone Ti
Per
approfondii^
- D. Garrone, Il
re, edizioni Marietti,
nova, 1992. wg,
- G. Ravasi,
Salmi, voi. 2, Edb, BOi«
gna, 1983. |
- A. Weiser, / Saltn
60, Paideia, Brescia
'»uUa.l
PPfi è
’prèsso
^pncezi
•creazu
yentei
■**®ùizio
i*e Si
1
3
•2000
venerdì 17 MARZO 2000
B
La Bibbia ci insegna a parlare del rapporto con Dio con immagini e metafore
I
ino ri
doi VV.
esiste
bi canficatni
ine in
«Chi viene a giocare con me?»
avami,
I
Come fanno i bambini, anche Dio ci invita a farci coinvolgere nel suo «gioco» il cui scopo
non è vincere o perdere ma condividere sempre di più la gioia del discepolato cristiano
0 così !
1 Si in- I
ne dei |
anche i
nei
de an- '
I cui ci '
:: puri- |
iccato; Í
luarda |
PO che I
ngere;
opo, e '
Doi, èil I
nuova
toglieseccati,
ripren- ^
ale, ma in una'
La re-'
è stata'
i tratta*
aerarla, *
tto del- (
conte- '
setti. ^
aromase idenino, vespersio' issopo ‘
pergere ‘
teggerà
dell'u- ì
(per e- j
li guari- /
naiattia '
ira, do-'
rso con
e riammunità
li salmo
'issopo
)ire che
;nza puolamennto, la
ie della
I un rin■ale, co
MARTA D'AURIA
MI trovo sul balcone dell’abitazione di mia non
iia che si affaccia su un silenzioso cortile. La tiepida aria
marzolina preannuncia l’arrivo della primavera. A un tratto si ode il drindrin di una bicicletta, il suono di un pallone lanciato contro il muro,
pochi minuti e... un coro di
voci annuncia l’arrivo di una
combriccola di bambini. Sono le cinque del pomeriggio:
è ora di giocare. Ma a che cosa si gioca? In piccoli gruppi
si confabula sul gioco da farsi,
poi ci si ritrova tutti insieme
per prendere una decisione.
’ «Giochiamo a mosca cieca?», dice Alessio senza pensarci troppo.
«Mosca cieca? - interviene
Andrea -. È mai possibile che
proponi sempre lo stesso gioco? Non sei proprio capace di
farti venire qualche idea minore?».
«Allora giochiamo a ruba
bandiera - si inserisce nella
conversazione Daniele -. Ho
qui con me un fazzoletto che
^abbastanza grande ed è anche pulito!».
«Ruba bandiera? Uhm...»,
storce un po’ il naso Andrea.
«No, no - risponde a tono
Valentina, parlando a nome
delle altre bambine che la circondano - rubabandiera a
nói ragazze non piace. Non
solo succede che alcuni di noi
non vengono mai chiamati in
^bcb^ ma poi a volte voi maschi, pur di impadronirvi del
fazzoletto, dimenticate che
nuove issiamo delle signorine».
r «Le ragazze hanno ragione
-i-interviene Fabio sempre
pronto a proporsi come pala
inato da
la gioia;
aguire i
tradurrei
lentire»:
dino delle sue giovani amiche
-. Che ne dite allora di giocare al gioco del silenzio. È un
gioco tranquillo».
«E anche di una noia mortale», ribatte Andrea.
«Uffa! - si intromette Veronica con tono seccato - il
tempo passa e noi non abbiamo ancora deciso a quale gioco giocare. Piuttosto, Andrea,
invece di bocciare qualsiasi
proposta, perché non suggerisci un gioco da fare tutti insieme?».
«Va bene - risponde Andrea
- potremmo giocare...». «Allora ce l’hai un gioco da proporci? E perché non lo hai
detto subito, non avremmo
sprecato tanto fiato», interviene Fabio.
«Tu stai zitto e lascialo parlare - lo interrompe bruscamente Veronica - Andrea
continua».
«Potremmo giocare al museo delle cere. Il gioco consiste in questo: ciascuno di noi
diventa una statua di cera.
Possiamo scegliere di rappresentare un mestiere, un animale o anche un oggetto. Una
volta compiuta la scelta, il
museo delle cere è pronto per
accogliere i visitatori. Naturalmente, come tutte le statue
vere, dobbiamo rimanere immobili, tranne nel caso in cui
il visitatore di, turno “ci metta
in funzione’’».
«Che vuol dire “metterci in
funzione”?», chiede Alessio.
«Ciascun visitatore - prosegue Andrea nella presentazione del gioco - durante la sua
visita al museo, può decidere
di voler vedere in movimento
la statua che più lo ha colpito,
basta che questa sia azionata
mediante l’interruttore che
ciascuno possiede; Una volta
messa in movimento la statua
avrà a sua disposizione qualche minuto per rappresentare se stessa».
«Ma che gioco è questo: noi
siamo fatti di carne e ossa,
non siamo statue! Come si fa
a fingere di essere una statua», interviene Daniele seccato.
«Io invece ho già scelto:
sarò la statua di una famosa
ballerina di danza classica»,
dice Veronica mentre sulla
punta dei piedi agita le sue
braccia come fossero ali di
una farfalla.
«Io invece sarò un valoroso
cavaliere abile nell’uso della
spada», interviene tutto orgoglioso Fabio.
«Sì, sì, cominciamo a giocare», aggiungono gli altri.
«Questo gioco non mi dice
nulla - replica nuovamente
Daniele - e poi chi vince e chi
perde in questo gioco?».
«In verità in questo gioco risponde Andrea - non si vince e non si perde. Ognuno di
noi a turno sarà statua e poi
anche visitatore. Ecco tutto».
«La proposta di Andrea ci
piace. Siamo qui per vincere,
per perdere... o ci siamo incontrati perché vogliamo giocare tutti insieme?» dice Barbara che fino allora era rimasta silenziosa ad ascoltare gli
altri.
«Questo gioco non mi piace, è una perdita di tempo incalza Daniele -. Vuol dire
che mi metterò a fare l’arbitro».
«Ma non serve un arbitro»,
obiettano alcuni.
«Non importa - interviene
Andrea - abbiamo già perso
abbastanza tempo. Su, co
minciamo a giocare!». Pochi
istanti di gioiosa consultazione, e quel cortile diventa l’elegantissima sala di un museo
singolare: ballerine di danza
classica e flamenco, orsi feroci, chitarristi rock, panettieri e
modelle d’alta moda. Sarebbero andati avanti a oltranza
se, a un tratto, non fossero
stati richiamati a uno a uno
dalle rispettive mamme, perché stava facendo buio.
Sono rimasta ancora qualche minuto fuori al balcone,
ripensando ai bambini, al
gioco e alle sue dinamiche. Il
gioco per essere gioco deve
essere appassionante, entusiasmante. Il gioco avrà successo se ci sarà un completo
coinvolgimento di tutti i partecipanti. E infine, il gioco ha
una regola ferrea: la serietà.
Non si può fingere di giocare.
Quando qualcuno accetta di
giocare, ma lo fa per finta,
succede quasi sempre che la
complicità tra i partecipanti
finisce e il gioco dura poco.
Poi, ho pensato alla relazione tra Dio e l’umanità da lui
creata e amata e Tho accostata al gioco. Dio, attraverso
Gesù Cristo, chiede a ciascuno di noi di lasciarci coinvolgere nel gioco. Ci chiede di
giocare con lui, senza pama e
senza finzioni, a un gioco appassionante che è cominciato
migliaia di anni fa e che è ancora tutto da giocare. Lo scopo di questo gioco non è perdere 0 vincere ma appassionarsi sempre più al discepolato, riscoprendo la stessa
gioia che accompagna i giochi dei bambini. Si è fatto
buio, è ora di rientrare. Forse
la prossima volta scenderò
anch’io un po’ giù in cortile.
aturiscei
jrovienel
sterno.
etti del [
ere sordi
ìegli ef
no è di
percepi; presen
tà e nel
rà che il
ravvede
o motivo
). Le ossa
ndicano
una wa
0 il realiio la maca di ciò
fa perso
dei pecvigore, la
ua inte! già senjltato del
\| centra
esultano
senso di
viene dal
ntegrità
oeccato e
> di mez
)lge il suo
1 mente
)ve. L irrr
3 audace
nel fatto
suo volto
ne dice la
6, 25
Una riflessione da un libro del teologo tedesco Jürgen Moltmann
Domande per capire il rapporto fra Dio e il mondo
Dal libro di Jürgen Moltmann «Sul gioco. Saggi sulla
gioia della libertà e sul piacere
del gioco», riportiamo brani di
alcune riflessioni diesi propongono di rimettere in luce il valore della gioia nell'ambito
dell'estetica. Il Uhm è la proposta di una rilettura in questa
chiave della storia di Dio con il
mondo introdotta da semplici,
disarmanti domande. L'autore
dice a questo proposito: «Le domande infantili difficilmente
trovano risposta se non si è più
bambini. Eppure il mondo degli adulti è inconsapevolmente
circondato da sorprendenti e
incalzanti domande infantili».
Perché Dio ha creato il
mondo?
Così si chiede il bambino
che non è più tale. Egli sa che
hitto nel mondo degli adulti
ha le sue buone ragioni, ma
ättehe il mondo ha una ragioL’interrogazione metafisica si è qui imbattuta fin dal
,Ptincipio nell’aperto, nello
sconfinato o nell’abissale. A
pàrtire da Eraclito il gioco è
®*hto spesso usato come colendere ^^ico simbolo del mondo...
, wita: sep. ha fede risponde infantil®chte alla non infantile domanda del fanciullo, e la saPictiza della teologia termina
la libertà dei figli di Dio.
esiste alcuna giustificadorte razionale del fatto che
^sia qualcosa piuttosto che
'tlla. L’esistenza del mondo
fldirB s^ necessaria. Ciò è e' dalla teologia con la
^l^ezione del mondo quale
fazione di Dio», e precisa-*
con la seguente consi■^hzione: se la creazione fos^^essaria per Dio stesso,
egli non ne sarebbe il
Creatóre». Se invece
“**e Soltanto un caso o un
um
s
è vita
iuo
il salmo
la rtiott®
totale
sua
incidente avvenuto fin dall’eternità, allora il libero creatore non sarebbe Dio bensì
un demone capriccioso. Come si deve allora concepire
questa libertà di Dio nei confronti della sua creazione? Come libera creazione il mondo
non può essere una necessaria alienazione di Dio e neppure un’emanazione della sua
pienezza divina. Dio è libero,
ma non agisce arbitrariamente. Ciò che egli crea, e che
perciò non è Dio ma neppure
niente, non può avere in sé il
suo fondamento bensì nel beneplacito di Dio. Per questo la
creazione è un gioco di Dio,
un gioco della sua sapienza
senza fondo e origine. Essa è
10 spazio per il dispiegamento
della magnificenza di Dio.
Perché Dio è diventato uo-.
mo?
Perché proprio Gesù di Nazareth? Così si chiede la fede,
affamata di ragionevolezza, e
la ragione che non può risolversi nella fede senza vederne
le ragioni. Dio doveva diventare uomo per riconciliare tra
loro la sua giustizia e la sua
misericordia, la sua santità e
11 suo amore? È stato il pecca
II teologo Jürgen Moltmann
to dell’uomo a rendere necessaria la venuta del redentore?
La tradizione teologica ha
generalmente spiegato l’incarnazione di Dio come necessaria a motivo del peccato
degli uomini. La rappresentazione dell’indigenza in cui
gli uomini sono precipitati
col peccato offre insieme lo
spettro negativo per comprendere il mutamento dell’indigenza. Nella scoperta
indigenza degli uomini il redentore può essere considerato come colui che muta
l’indigenza. In questo modo
Il MisotO'
irietti,
Ge
li libro do'
Edb,
BolO'
I Salmi
scia.
Dio gioca a nascondino
Il nipote di un rabbino giocava un giorno a nascondino
con un altro ragazzo. Egli si nascose ben bene e attese che il
compagno lo cercasse. Dopo aver atteso a lungo uscì dal nascondiglio, ma J’altro non si vedeva.
Il iragazzò'sl accòrse allóra che il suo amico non lo aveva
mai cercato. Questo lo fece piangere, e piangendo corse nella stanza del nonno e si lamentò del cattivo compagno.
Gli occhi del nonno si riempirono di lacrime ed egli disse:
«Così dice anche Dio: Io mi nascondo ma nessuno mi vuole
cercare».
PAG. 3 RIFORMA
la tradizione poteva certamente spiegare perché Dio
doveva diventare uomo ma
non perché egli volle diventare uomo, e perché proprio in
Gesù di Nazareth sia avvenuto il mutamento dell’indigenza di tutti gli uomini. Nella
storia di Gesù si introduce
un’imponderabile contingenza storica che non è ricostruibile da parte del sistema
teologico. (...)
E ciò significa che per Dio
non ci sono motivi stringenti
per diventare uomo in Gesù
di Nazareth e in lui mutare
l’indigenza degli uomini. Ma
così piacque al suo infinito
amore. Ci si può di nuovo
chiedere: si è trattato allora
di arbitrio e quindi anche le
proclamazioni della fede non
sarebbero che affermazioni
arbitrarie? Ma anche qui fra
necessità e arbitrio si dà una
terza possibilità. Anche se la
rivelazione di Dio in Gesù
Cristo non fu necessaria per
Dio, essa comunque non costituì un arbitrio bensì fu in
profondissima consonanza
con il suo essere. (...) Non è
stata la miseria umana a costringere Dio a venire nella
carne, bensì il suo amore libero e gratuito. In questo
amore Dio non reagisce soltanto alla miseria della sua
creazione, ma per essa crea
anche qualcosa di nuovo.
(...) La nuova creazione, che
promana dalla redenzione,
non è Tahtica creazione ristabilita o puramente riparata,
ma è qualcosa di nuovo anche rispetto alla prima creazione. Essa è un nuovo gioco.
(da «sul gioco» di Jürgen
Moltmann, Queriniana, Brestia, 1988, pp’. 29-32, 43-49)
Ä Un commento ebraico
Come è organizzata
la giornata di Dio?
Se in molti si sono chiesti
che cosa facesse l’Eterno prima di creare questo nostro
mondo, non pochi si sono
lambiccati il cervello per stabilire come passi le sue giornate. Un’impresa del genere
può sembrare non tanto ardua quanto priva di senno, se
si considera il diverso peso
che le ventiquattro ore di un
giorno sicuramente assumono nella limitata esistenza di
un essere umano e nell’eternità del Creatore. Siccome
però l’Eterno ci ha fatto dono
della Torah, e siccome la Torah sancisce addirittura al minuto le regole dei comportamenti collegati al trascorrere
del tempo, ecco che l’impresa
si rivela meno dissennata di
quanto non sia invece utile a
fini didattici. S’intende che è
ardua lo stesso, ma non c’è
sforzo a cui l’ingegno umano
non si sobbarchi di buon animo, quando è consapevole
delle proprie responsabilità e
deve affrontare una qualche
difficoltà. Nel caso specifico la
realizzazione deH’«imitatio
Dei», difficilissima eppure imperativa per quanti sanno di
essere stati creati a immagine
di Dio, e perciò sentono il dovere di non deturpare la propria immagine con atti disdicevoli. Fra costoro come è ovvio, i maestri del Midrash, che
a forza di indagare sui comportamenti auspicati e i com
piti proposti dalla Torah e
quindi certo cari a Dio, ne
hanno dedotto una quotidiana prassi celeste che, riferendosi solo a giornate assolutamente normali, è forse imprecisa e magari suona anche arbitraria, ma ciononostante risulta istruttiva.
Sempre beninteso partendo dall’assunto che nell’intero universo si verifichi ogni
tanto qualche giornata che
potrebbe definirsi normale in
quanto a tranquillità, la prassi segue un preciso iter. Al
mattino l’Incommensurabile
Signore dell’universo studierebbe Torah. A mezzogiorno
accetterebbe le preghiere di
quelli che pregano col cuore.
Nel pomeriggio ascolterebbe
le arringhe dei difensori di
chiunque sia sospetto di colpe. Al tramonto farebbe giustizia dando ad ogni creatura
la mercede che si è guadagnata, e alla sera augurerebbe la buonanotte al creato
fungendo da solista nel coro
degli angeli. La notte infine,
per concedersi lo svago di cui
ogni essere vivente abbisogna, come pure per evitare di
inorgoglirsi della propria indubbia importanza, giocherebbe a palla con il Leviatano
ridendo e divertendosi come
un qualsiasi monello.
(da «11 Midrash»,
di Giacoma Limentani,
Paoline 1996, pp. 53-54)
Una lingua inventata (Jai bambini
Brif, brut, braf
Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare
una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire
nulla agli altri.
- Brif, braf - disse il primo.
- Braf, brof- rispose il secondo, e scoppiarono a ridere.
Su un balcone del primo piano c’era un vecchio buon signore intento a leggere il giornale, e affacciata alla finestra dirimpetto c’era una vecchia signora né buona né cattiva.
- Come sono sciocchi questi bambini - disse la signora.
Ma il buon signore non era d’accordo: - Io non trovo.
- Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto.
- E invece ho capito tutto. 11 primo ha detto: che bella giornata. Il secondo ha risposto: domani sarà ancora più bello.
La signora arricciò il naso ma stette zitta, perché i bambini
avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.
- Maraschi, barabaschi, pippirimoschi - disse il primo.
- Bruì - rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.
- Non mi dirà che ha capito anche adesso, - esclamò indignata la vecchia signora.
- E invece ho capito tutto - rispose sorridendo il vecchio signore. - Il primo ha detto: come si; mo contenti di essere al
mondo. E il secondo ha risposto: il r »ondo è bellissimo.
- Ma è poi beilo davvero? - insistè la vecchia signora.
- Brif, bruì, braf - rispose il vecchio signore
(da G. Rodati, Favole al telefono, Eina*KÌi, 1962, pp. 25*26)
11
4
PAG. 4 RIFORMA
II presidente della Chiesa luterana in Polonia è stato nominato commendatore
Alta onorificenia al vescovo Szarek
Il riconosdmento conferito per i servìzi resi «oll'ecumenismo e oll'unìtà europeo»
Il responsabile luterano del
Consiglio ecumenico polacco
è stato insignito 4ella più alta
onorificenza dello stato per i
servizi resi «aH’ecumenismo
e all’unità europea». Il vescovo Jan Szarek, 64 anni, ha ricevuto il 23 febbraio scorso la
Croce di commendatore rimessagli dal presidente polacco, Aleksander Kwasniewski. Intervistato dopo la cerimonia, il vescovo Szarek ha
ricordato che la vita continua
ad essere difficile per i gruppi
religiosi minoritari in questo
paese a maggioranza cattolica romana e ha deplorato che
non esista un «sentimento di
pluralismo».
«In questi ultimi dieci anni
- ha detto - tutte le chiese sono state liberate dalla pressione politica e hanno potuto
agire liberamente. Ma il clima religioso della Polonia lascia molto da desiderare. La
nostra situazione non è paragonabile a quella della Scandinavia, dove la libertà della
minoranza cattolica romana
è protetta dalla maggioranza
luterana. Finché non ci sarà
una autentica cultura ecumenica in questo paese, la nostra vita non sarà facile».
Fra i risultati ottenuti nei
sette anni trascorsi alla presidenza del Consiglio ecumenico polacco, il vescovo Szarek ha evidenziato il riconoscimento legale da parte della Polonia delle chiese non
cattoliche romane, nonché
l’istituzione di una Commissione di dialogo con la Conferenza episcopale polacca, il
cui primo «accordo importante» è stato una dichiarazione, nel gennaio scorso, sul
reciproco riconoscimento dei
battesimi. «Penso che stiamo
entrando in una nuova era,
fatta non solo di attivismo
ma di dialogo utile - ha detto
Il vescovo Jan Szarek
Szarek -. Eppure, esiste ancora una tendenza a pensare alle categorie maggioritarie,
ignorando che a vivere qui
c’è anche altra gente. Si dovrebbe riconoscere che la società attuale è pluralista».
Il vescovo ha parlato degli
esempi di rafforzamento dei
rapporti tra le chiese, come la
restituzione ai proprietari
originari luterani, il 16 gennaio scorso, di una chiesa a
Siemianowice, che era stata
utilizzata da suore cattoliche
romane per 54 anni; e la riconsacrazione da parte dei
responsabili cattolici romani
e luterani, a Breslavia, di una
chiesa che i comunisti avevano confiscato ai luterani (oggi l’edificio viene utilizzato
dalle due chiese). Ma il vescovo ha parlato anche delle
grandi difficoltà che ostacolano i rapporti. Un pastore
luterano si è visto rifiutare
l’aimnissione in una casa per
cmziemi in Slesia, con il pretesto che egli avrebbe «profanato» la cappella, mentre
consiglieri comunali cattolici della regione di Bialystok,
nel Nord-Est del paese, hanno ottenuto la partenza di
consiglieri comunali ortodossi. «Le minoranze religiose
soffrono ancora della strana
tendenza della società polacca a ricercare nemici. Dobbiamo trovare modi di cooperare, visto che non viviamo
più in un monolito cattolico.
Presto 0 tardi, i problemi
dell’Occidente arriveranno
nel nostro paese», ha detto
Szarek alludendo ai rapidi
cambiamenti sopraggiunti
nella società polacca dopo il
comuniSmo.
Dal 1974, la Chiesa cattolica romana, a cui aderisce il
95% della popolazione, ha
contatti con il Consiglio ecumenico polacco, che rappresenta le sette grandi chiese
del paese ma è stata spesso
accusata di aderire tiepidamente all’ecumenismo. Il vescovo ha precisato che il primate cattolico romano, il cardinale Jozef Glemp, avrebbe
dichiarato ai capi di stato europei in visita in Polonia il 12
marzo che il cristianesimo
polacco «segue tre tradizioni:
cattolica, ortodossa e protestante», come gli avevano
chiesto le chiese minoritarie.
Ma, ha sottolineato Szarek,
simili gesti cambieranno gli
atteggiamenti solo quando il
dialogo si svilupperà «nel più
profondo della società». Le
grandi feste cristiane, in particolare Natale e Pasqua, vengono spesso chiamate, nei
media, «feste cattoliche».
«Tale assenza di considerazione nei confronti delle minoranze deriva da una mancanza di sensibilizzazione
piuttosto che da una cattiva
volontà. Ma il papa ha detto
che la tolleranza non è sufficiente; dobbiamo anche accettarci gli uni gli altri. In Polonia, il cristianesimo è già
sulla difensiva e abbiamo bisogno di una testimonianza
cristiana comune», ha affermato Jan Szarek, che consiglia regolarmente alcuni dei
70 altri gruppi cristiani registrati in Polonia, tra cui gli
avventisti.
Nato a Bielsko-Biala, il
neocommendatore è stato
ordinato nel 1960 dopo studi
in teologia a Varsavia e a Halle. È stato eletto vescovo presidente della Chiesa luterana
polacca nel 1991. (eni)
Il Centro d’incontro di Mikolajki, della Chiesa luterana in Polonia
Una riflessione del segretario della commissione ecumenica «Chiesa e società»
Perché le chiese devono impegnarsi nel mondo?
La riflessione che segue è
parte di un intervento più
ampio sulle organizzazioni
diaconali delle chiese deli
Unione europea. L'autore è
segretario generale della commissione ecumenica europea
«Chiesa e Società», facente capo alla Conferenza delle chiese europee (Kek).
KEiraiENKINS
PER rispondere alla domanda è necessario che
le chiese possano riferirsi a
quattro professioni di fede;
1) In primo luogo, noi crediamo in un Dio che «si prende cura» del mondo.
Di conseguenza Dio chiede
alle chiese di prendersi cura
degli altri. L’Antico Testamento ci dà un segno della
fedeltà di Dio verso il suo popolo malgrado la sua infedeltà e anche la risposta di
Gesù a coloro che soffrono è
il segno della compassione di
Dio.
Paolo ha insistito con i
membri della chiesa di Filippi affinché imitassero i sentimenti che erano in Cristo Gesù. Queste cose non evidenziano forse la risposta che
dobbiamo dare quando incontriamo coloro che vivono
in situazioni di povertà o che
sono oppressi o sottomessi
alla violenza?
2) In secondo luogo, noi
crediamo in un Dio che è giusto.
Dio chiede alle chiese di lavorare per la giustizia. Ancora una volta, la legge dell’Antico Testamento e le parole e
le azioni dei profeti sono pie
ne di appelli affinché la giustizia venga adempiuta. La
vita di fede che Gesù ci ha indicato nel sermone sul monte è una vita che deve tendere
ad atti di giustizia, frutto della fede. Queste cose non ci
indicano forse la risposta
propositiva che ci viene sollecitata, allorché ci troviamo di
fronte a leggi ingiuste e strutture oppressive?
3) In terzo luogo, noi crediamo in un Dio che ha condiviso in Gesù Cristo le gioie e
le sofferenze umane.
Dio chiede alle chiese di
condividerle a loro volta. Nella sua vita e nella sua morte
Gesù ha provato tutto ciò che
gli esseri umani possono infliggere agli altri uomini e
donne. Ma ha riconosciuto la
necessità di rallegrarsi della
vita con tutti, compresi quelli
che la società ha respinto.
Queste cose non indicano
forse che la risposta attiva
che ci viene richiesta, non
consiste solamente nell’agire
per lenire la sofferenza degli
individui e dei gruppi, ma
anche nel mettere in rilievo il
contributo positivo che culture differenti possono portare alla nostra società?
4) In quarto luogo, noi crediamo in un Dio che è presente nello Spirito Santo e che
ispira alle chiese dei testimoni.
Anche se la nostra fede si
basa su fondamenta storiche
e quindi antiche, è nonostante ciò una fede vivente. Lo
Spirito ci parla ancora nella
vita di tutti i giorni. Gesù ci
ha detto che, nella misura in
cui offriamo una risposta al
bisogno di coloro che incontriamo e che soffrono, gli abbiamo risposto. Nella povertà
delle periferie delle grandi
città, nelle regioni rurali in
declino, nella oppressione
degli immigrati, noi ritroviamo oggi la voce dello spirito
che ci chiede di agire.
(Tratto da «La Csd informa»,
circolare n. 2, 7-2-2000)
Premio speciale del Dipartimento dell'agricoltura degli Usa
Premiata un'agenzia umanitaria ortodossa
Samir Ishak, direttore delle
operazioni di «International
Orthodox Christian Charities» (locc). Fondo ortodosso
di aiuti internazionali, con
sede a Baltilmora, nel Maryland, è stato insignito del
Premio speciale assegnato
dalla sezione estera del Dipartimento dell’agricoltura
degli Stati Uniti. Questo premio ricompensa l’impegno
del direttore dell’organizzazione ortodossa in vari progetti umanitari gestiti in cooperazione con il Dipartimento dell’agricoltura nella Federazione russa, specialmente in Georgia e in Bosnia-Erzegovina. La lOcc aiuta le regioni che attraversano
una situazione di emergenza
dopo una guerra o dopo un
periodo di siccità, e le zone
colpite da un declino economico a lungo termine; impiega 85 persone in vari uffici in Europa centrale e orientale e in Medio Oriente; dal
1992 ha versato più di 38 milioni di dollari in soccorsi e
aiuti allo sviluppo ai rifugiati
e alle famiglie dislocate nei
Balcani dove ha tre uffici.
«La missione della locc
rispecchia l’essenza stessa
della Chiesa ortodossa - ha
dichiarato Mark Hodde, direttore aggiunto allo sviluppo-. L’ortodossia trova il
proprio fondamento nel
mandato che abbiamo rice
VENERDl 17 MARZO jonn
Rete europea di cristiani suH'ambiente
venere
L'impegno delle chiese per
la salvaguardia del creato
I CI
ANTONELLA ViSINTIN
Anche se non si concludesse nulla, gli incontri
europei hanno sicuramente
un effetto, quello di sentirsi
meno soli. Dopo l’Assemblea
di Loccum dello scorso anno,
si è riunito a Vienna dal 3 al 5
marzo il gruppo di lavoro
dell’Ecen, la rete europea di
cristiani sull’cunbiente, struttura ecumenica voluta dai
promotori dell’Assemblea di
Graz. Oggi la rete europea
conta 180 riferimenti soltanto su 12 paesi delle 3 famiglie
confessionali, cattolica, ortodossa e protestante; è quindi
già una realtà significativa
con buone potenzialità di
crescita in tutte le variabili
considerate.
L’incontro di quest’anno è
stato ospitato in casa cattolica, alle spalle della cattedrale
di Santo Stefano, a cura dell’Arge, movimento ecosociale della Chiesa cattolica austriaca, cofondatrice dell’Ecen, che vede tra i suoi
scopi l’educazione sui temi
della pace, giustizia e integrità del creato, una campagna di firme contro la brevettabilità della vita e un impegno contro gli organismi geneticamente modificati, e
contro l’accordo multilaterale sugli investimenti, ora
congelato, favorevole alle
ecotasse e impegnata nello
sviluppo di una spiritualità
favorevole alla creazione e
alla formulazione di un’enciclica sulla creazione, come
da una lettera aperta del papa del 1° settembre 1999.
Abbiamo aperto i lavori
della commissione con un
incontro allargato a esponenti del Consiglio ecumenico dell’Austria. 1 due principali punti di interesse sono
stati l’urgenza di un impegno
delle chiese contro il nuclea
vuto da Gesù Cristo di amarci gli uni gli altri. Questo
messaggio di amore ci spinge
a fare il bene e ad aiutare coloro che sono nel bisogno».
Il personale della locc ha
recentemente dichiarato che
i fondi ricevuti vengono rigorosamente utilizzati pet l’aiuto umanitario e non pèr la ricostruzione di chiese, l’educazione religiosa o il sostegno
economico ai seminari. Secondo Samir Ishak, l’integrità
e severi criteri di gestione dei
beni dati dai donatori vengono osservati dal personale. La
locc è legata al Consiglio nazionale delle chiese Usa e al
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec). (oni)
re, sollevato da loro, e alcune '
considerazioni sulla politica ^
di Jörg Haider (oggi all’atten- 1
zione di tutta Europa), rassj. j
curanti da parte loro, e intet. |
locutorie nella prospettiva
della Conferenza delle chiese
europee (Kek). '
Quanto all’attività della re- ’
te, fra tutti i gruppi di lavoro '
indicati a Loccum (cambia- '
mento del clima, trasporti, I
economia, tempo del creato, I
stili di vita, turismo, biotec-1
oologie e biodiversità) il |
tempo del creato è quelio,
più maturo e più consono a!
ruolo che in generale le chie- ^
se si sono date nella società
occidentale: luogo di rifles- '
sione teologica e di produ- '
zione di valori da spendere '
nella vita quotidiana. A que- ^
sto proposito abbiaqio ipo-1
tizzato un osservatorio delle '
iniziative locali, la formazio- f
ne di una sottocommissione *
liturgica (una menziome di •
merito è venuta ripetuta- !
mente al dossier creato dalla i
Federazione delle chiese |
evangeliche in Italia, Fcei, e |
diffuso al Sinodo delle chiese |
metodiste e valdesi dello
scorso anno) e una generale t
introduzione politica da in-1
viare alle chiese per rafforzare l’attenzione sul tema.
Quanto agli altri temi, pur
di grande urgenza, essi in ^
realtà vedono le chiese in un I
ruolo di sentinelle neanche I
profetiche. Essi richiedono '
una volontà generale del- '
l’Occidente ad attuare con
maggiore coraggio e determinazione la svolta ecologica
dell’economia, e l’impegno
dei singoli e singole a premiare con le proprie scelte di
consumo tali processi. Il
prossimo appuntamento
sarà a fine ottobre a Minsk,
probabile sede anche della
prossima Assemblea dell’Ecen a fine maggio 2001.
DAL MONDO CRISTIANO
I Chiesa presbiteriana Usa
Sì 0 no a pastori omosessuali?
NEW YORK — Il problema dell’ordinazione pastorale di
persone dichiaratamente omosessuali rischia di dividere seriamente la Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti. Il tema
sarà all’ordine del giorno della prossima assemblea generale
di quella che è una delle maggiori chiese degli Usa con oltre
due milioni e mezzo di membri. In giugno, a Long Beach in
California, i delegati saranno chiamati ad approvare o a respingere una lunga serie di raccomandazioni tra le quali una
che afferma che all’interno della chiesa esistono ormai «differenze inconciliabili» in materia. (nev/emì
' Ex Jugoslavia
La chiesa riformata chiede aiuto
BELGRADO — Secondo «The Economist», l’economia jugoslava ha subito un crollo così grave da portare i cittadini
all’ultimo posto in Europa in quanto a reddito individuale.
Una situazione difficile che si rispecchia anche nella vita delle chiese: il pastore Istvan Csete-Szem’esi, vescovo della Ghiesa cristiana riformata della Jugoslavia, ha scritto alle chies
sorelle della tradizione riformata chiedendo un aiuto finanziario per poter mantenere in vita la sua chiesa, che da tempo non ha più fondi per il mantenimento dei pastori, (neviici
■ Spagna
Gli evangelici chiedono la parità
MADRID — In Spagna, dal prossimo giugno, i contribuent
potranno dedurre dalla propria dichiarazione dei reddi
contributi versati alla Chiesa cattolica e alle organizza»
non governative. Immediata la protesta della Fotlerazio
delle chiese evangeliche spagnole (Ferede) che, con
sti, ebrei e musulmani, da anni chiede un trattamento sim
a quello adottato dal governo per la Chiesa cattolica, (nevi
Norvegia
In aumento i musulmani
Api
È use
sta do
1999) c
flessioi
se sul'
rogo di
aiso il
del prii
Bonifai
lo «Glisocio-e
la pubi
olandi
Haan, ;
dotto
parte c
a una
su «Me
ni e gl
del XIV
Parti
santi i
Weil cc
me risi
lei seri
1940 a
tore de
nir et
nonchi
tino eh
dioso 1
ricordi
tardo c
della lì
gelium
ta fide;
l’Inqu
ceppi,
da un;
Margh
rengo,
noto p
in Vat
mento
L’al
20.001
107372
Studio
grange
La
uì;.
tro del
tasi sa
polipr
ca per
gliano.
potess
serata
munqi
ore. 11
glio d(
dimoi
chiese
storicc
gelical
della 1(
valore
rainoe
giosa»
no, ur
grado
macro
Era;
to il j
Corde
delegi
dott. 1
OSLO — A Oslo sono 18 i minareti presenti nella
condo una recente disposizione del Consiglio municip ’
sarà ora possibile utilizzarli per chiamare alla preghiera
deli musulmani. Nella capitale norvegese (mezzo
abitanti) i musulmani sono circa 36.000.
rie
18®,
Zie
riod
«•2
Le
tro
beai
<les<
5
0 2000
înte
ygjERDi 17 MARZO 2000
PAG. 5 RIFORMA
Fra le riviste
►er
to
ifeóntesto
Sciale degli
alcune
'Olitica
atten, rassiÎ intetJettiva
chiese
ella re- '
lavoro '
imbia
sporti,
creato, I
biotec-1
5ità) il 1
quello I
sono al
le chiesocietà
i rifles- '
proda- '
endere '
A que- '
ao ipo-1
io delle '
mazio-1
lissione *
ome di I
)etuta- !
to dalla I
chiese '
Fcei, e I
2 chiese |
;i dello
¡enerale |
1 da in-1
afforzatia
mi, pur
essi in
se man
i e anche
liedono
ile del
are con
e detercologica
npegno
3 a prescelte di
essi- Il
imento
i Minsk,
de della
1 dell'E)1
irale di
lere sell tema
enerale
m oltre
each in
0 a telali una
lai «diftev/eniì
mia judttadini
iriduale
/ita della ChieÎ chiese
3 finanda tem(nevilcì
ribuentj
redditi i
zzazioni
¡razione
avventi'
to simil®
(nevioitì
i uscito il n. 16 della Rivista dolciniana (dicembre
1099) che si apre con una riflessione di Corrado Mornese sul 700“ anniversario del
rogo di Gherardino Segalello,
arso il 18 luglio 1300, l’anno
del primo Giubileo voluto da
Bonifacio Vili. Con il capitolo «Gli Apostolici e il contesto
socio-economico» continua
la pubblicazione dello studio
olandese del dr. J. C. De
Haan, per la prima volta tradotto in italiano, e buona
parte della rivista è dedicata
a una ricerca di Tavo Burat
su «Meco del Sacco, i Sacconi e gli eretici marchigiani
delXW secolo».
Particolarmente interessanti i rapporti di Simone
Weil con il neocatarismo, come risulta dalle due lettere da
lei scritte alla fine dell’anno
1940 a Déodat Roché, fondatore della «Société du Souvenir et des Etudes cathares»
lionché dell’omonimo bollettino che esce tuttora. Lo studioso parmense Rino Ferrari
ricorda il francescano Gherardo di San Donnino, autore
della Introductorius ad Evangelium aeternum, gioachimita fidentino condannato dall’Inquisizione a morire in
ceppi. La rivista è corredata
danna poesia («Lettera di
•Margherita») di Giustina Viarengo, da una recensione del
noto pamphlet Via col vento
in Vaticano e daH'aggiornamento bibliografico.
L’abbonamento costa £
20.000 da inviare al ccp n.
10737286 intestato a «MagiaStudio redazionale», via Lagrange 26, 28100 Novara.
Un recente libro del filosofo Umberto Galimberti
La tecnica elimina la morale?
Nella nostra società dominata dallo sviluppo tecnologico rischiamo
di perdere la capacità di esprimere chiaramente i valori dell'etica
FRANCO MACCHI
^^^^CCORRE evitare che
l’età della tecnica segni quel punto assolutamente nuovo nella storia, e forse
irreversibile, dove la domanda non è più: “Che cosa possiamo fare noi con la tecnica?’’, ma: “Che cosa la tecnica
può fare di noi?’’». È la cruda
affermazione con la quale si
chiude un saggio molto ampio e impegnativo sul rapporto fra la tecnica e la morale nella società contemporanea uscito recentemente*. Ne
è autore Umberto Galimberti, che molti conoscono per i
numerosi interventi giornalistici con i quali interviene
frequentemente su aspetti
particolarmente inquietanti
della vita civile attuale, sollevati spesso da clamorosi fatti
di cronaca. In Psiche e techne
Galimberti affronta un tema
centralissimo: l’etica, dopo il
dissolvimento del suo stretto
rapporto con la religione, con
la politica e con l’umanesimo, è in grado di elaborare
delle strategie e di fissare delle regole che permettano
all’uomo di controllare e di
dare un senso e uno scopo alla tecnica?
L’autore sostiene che questa è ormai quasi una pura illusione, così come si è rivelata un’illusione l’etica dell’intenzione, che ha avuto la sua
elaborazione più lucida e
coerente in Kant. L’epoca
della tecnica sta mettendo a
nudo anche gli evidenti limiti
dell’erica della responsabilità
elaborata da Weber, a sua
volta influenzato profonda
mente dalla tradizione protestante. L’erica dell’intenzione,
sostiene Galimberti, si preoccupa dell’agire umano ma
non si prende cura delle conseguenze dei suoi atti sqll’umanità e sulla natura. L’etica
della responsabilità si preoccupa delle conseguenze dell’
agire umano su chi e su ciò
che lo circonda, ma non è in
grado di sentirsi responsabile
di ciò che conseguirà dal suo
agire in quegli aspetti che
non è in grado di prevedere.
Questo ambito dell’agire umano ricade di nuovo nell’impotente etica dell’intenzione. La tecnica, oggi, si sviluppa in un modo così repentino e imprevedibile che
è assolutamente impossibile
prevederne i risultati. Non è
più possibile distinguere fra
tecnica e scienza e neppure
fra etica e utilizzo della tecnica. È infatti l’applicazione
della tecnica ad allargare
orizzonti conoscitivi impensabili, che a loro volta spingono a utilizzare una nuova
tecnica che, oltre ad acquisire nuove conoscenze, modifica la natura, il mondo e l’uomo stesso. La tecnica infatti
cambia anche il concetto di
verità, poiché viene considerato vero ciò che essa effettivamente produce e fa.
Tutta questa riflessione è
sviluppata con argomentazioni articolate e stringenti. I
singoli aspetti del problema
vengono affrontati con una
ricca e spesso affascinante ricostruzione storica, che parte
dal mito di Prometeo, passa
per le riflessioni ebraico-cristiane, per le grandi costru
zioni sistematiche dei più significativi pensatori della storia occidentale fino a Nietzsche, Fleidegger, Jonas, per
approdare a considerazioni
conclusive dettate dall’analisi
della nostra società della tecnica. Non è possibile entrare
in maggiori dettagli di questo
densissimo saggio, che mette
a fuoco un problema particolarmente drammatico e ineludibile: dove attingere oggi i
principi con cui affrontare situazioni nuove e cruciali anche per il futuro dell’umanità? Si pensi solo alle decisioni che siamo chiamati ad
assumere nel campo della
bioetica. Fino a che punto sono prevedibili le conseguenze
dell’applicazione delle più recenti biotecnologie? È ipotizzabile impedire che un poter
fare dell’uomo possa essere
immobilizzato da un intervento eteronomo che dice:
«Questo non lo devi fare»1 II
saggio di Galimberti ci mette
in guardia: «Attenti a non
scambiare il desiderio con la
realtà», e ci indica anche una
possibile strada di uscita. Occorre valorizzare ciò che
Nietzsche afferma in Al di là
del bene e del male: «L’uomo
è un animale non ancora stabilizzato». Il cristiano, nonostante le affermazioni contrarie dell’autore, può anche affrontare le proprie tremende
responsabilità etiche confortato dalla fiducia che, nonostante tutto, oltre l’orizzonte
c’è la vita e non la morte.
(*) Umberto Galimberti: Psiche
e techne. L’uomo nell’età della
tecnica. Milano, Feltrinelli, 1999,
pp. 812, £40.000.
Un dibattito organizzato dagli evangelici a Secondigliano
La legalità si fonda sulla condivisione dei valori
ANNA MAFFEI
UN tema certamente troppo ampio quello al centro della tavola rotonda svoltasi sabato 26 febbraio a Napoli presso la chiesa evangelica pentecostale di Secondigliano. Troppo ampio perché
potesse esaurirsi in una sola
serata anche se questa si è comunque protratta per oltre tre
ore. Il tema scelto dal Consiglio delle chiese di Napoli e
dintorni, che raggruppa le
chiese del protestantesimo
storico e quelle di area evangelicale della città, era quello
della legalità, precisamente «Il
valore della legalità nel cammino della società civile e religiosa» e il luogo, Secondiglia00, un luogo simbolo del degrado e della diffusa micro e
macro criminalità.
Era stato invitato al dibattilo il procuratore Agostino
Cordova che% impedito, ha
delegato un suo sostituto, il
dott. Papa. Peccato che non
Piazza del Plebiscito a Napoli
sia intervenuto lui e peccato
che il dott. Papa sia andato
via subito dopo il proprio intervento (e dunque senza
partecipare ad alcun dibattito), per «improrogabili impegni». Peccato perché il suo
intervento, che ha più volte
accennato al valore della lai
ttà e, senicipa'®’
liera i f®',
lilione di
(nevl^i
La Casa balneare
valdese
di Borgio Verezzi
(Savona)
ricerca personale volontario che abbia compiuto il
^8“ anno di età per l'animazione e la cura dei ragazzi 6 ragazze del soggiorno marino per i seguenti pe
riodi:
** 1* turno: dall'11 al 24 giugno, età 7-9 anni;
^ 2* turno; dal 24 giugno al 7 luglio, età 10-12 anni.
persone interessate devono fare domanda en^ il 15 aprile alla Commissione per la Casa balheare valdese di Borgio Verezzi, presso la Chiesa valdi Torino, via San Pio V I 5, tei. 011-6692838.
cità e del rispetto e ha richiamato l’attenzione alla crisi
che la giustizia sta attraversando, aveva sollevato non
poche reazioni non solo negli
ascoltatori ma anche negli altri intervenuti. Il dibattito è
stato moderato con competenza dall’avvocato Alfredo
Guarino che nell’introduzione ha fornito alcuni originali
spunti di riflessione sottolineando non pochi elementi
di modernità e interesse giuridico derivanti dalla lettura
di alcuni testi della scrittura.
Hanno partecipato il sociologo Gilberto Marselli, che ha
contestato un uso superficiale della parola laicità come sinonimo di obiettività e ha
parlato della necessità delle
leggi come del risultato di
una patologia «perché la società ha bisogno di ordine il
quale viene dal consenso sui
valori fondamentali. Quando
questo non avviene, cioè viene a mancare il rispetto reciproco, allora c’è necessità
delle leggi. Il rispetto per i valori viene a monte del rispet
to per le leggi, ma oggi si vive
una crisi dovuta al fatto che 1
cambiamenti sopravvenuti
nella società sono stati più
rapidi del tempo necessario
per la formazione di valori
che siano più adatti ai contesti attuali».
In questa direzione Marselli ha individuato il ruolo delle
comunità religiose come luoghi dove tali valori si formano
e si rafforzano nelle coscienze. Anche il pastore Ignazio
Barbuscia, presidente della
Fondazione Adventum per la
lotta all’usura, ha richiamato
l’attenzione dell’uditorio sulla crisi della giustizia sottolineando particolarmente l’attuale incapacità dello stato a
tutelare i diritti dei cittadini e
soprattutto ad assicurare la
certezza della pena. Un intervento del pastore Massimo
Aprile ha messo in luce la necessità di affiancare all’impegno per la legalità quello per
la giustizia in senso più ampio. Il riferimento era alle iniquità strutturali insite nel sistema attuale che crea disparità fra popoli e nazioni.
Ha introdotto e concluso
l’incontro il pastore Gioacchino Caruso, presidente del
Consiglio delle chiese evangeliche di Napoli che ha organizzato l’incontro. Caruso,
anche a partire dalla sua lunga esperienza di visitatore di
detenuti, ha denunciato come la difesa sia oggi molto
carente per i più poveri e come spesso le carceri non corrispondano al dettato costituzionale di essere luoghi
non solo di espiazione ma
anche di recupero ma sono
spesso, ha detto «luoghi di
umiliazione in cui matura
rabbia e desiderio di violare
di nuovo la legge».
LIBRI
Memorie di Sicilia
«««»Bis
In una serie di articoli e piccoli saggi riuniti sotto un titolo che indica ciò che sta al
di qua di Messina (Di qua dal fato. Mondadori, 1999, pp. 286, £ 29.000), lo scrittore siciliano Vincenzo Consolo, da tempo residente a Milano, affronta i grandi predecessori (Verga e Pirandello soprattutto, ma anche Sciascia), la cultura araba e il suo influsso sulla «costa Nord» del Mediterraneo,
ma anche episodi, lavori tradizionali e geografia della Sicilia. Fanno spicco i saggi sulla pesca al tonno e
sulla vita nelle miniere di zolfo, pagine appassionanti come
una narrazione drammatica, tanta è l’adesione alla materia.
Narrativa L'Olanda occupata
ùetiiiaX
Giornalista radiofonico e scrittore, H. M. van den Brink
racconta nel suo primo romanzo tradotto in italiano (Sull’acqua, MarsUio, 2000, pp. 130, £ 22.000) dell’amicizia tra due
giovani nel 1939-40. Nella Amsterdam occupata dai nazisti uno di loro rievoca l’epoca felice del sodalizio umano e sportivo costituito da una coppia di canoisti: lui, Anton, e David intenti alla ricerca della perfezione atletica e al cesello della prestazione,
con uno sfondo fatto di violenza che cova,
di silenzi (da parte soprattutto dell’allenatore tedesco), di frustrazione per le Olimpiadi del 1940 non disputate.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
'al Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 19
marzo, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Un anno per cambiare»; «Yobel: gli avventisti e il vero Giubileo»; «Coltivare la
qualità». La replica sarà trasmessa lunedì 20 marzo alle ore
24 e lunedì 27 marzo alle 9,30 circa.
MARZO 2000
Sviluppo
Un debito da cancellare. Sul serio
Intervista/Scalfaro
«Lo Stato è la casa di tutti»
Giordano Bruno
Il riscatto della memoria
Ebraismo
I roghi del Talmud
Zingari
Un’alterità inconciliabile?
Confronti-, una copia lii* 8.ÓOO; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fex 4827901,
(indirizzò Internet: Http-i4ielIa.8tm.it/markeyscl/home.htm>
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
venerdì 17 MARZO 2000
Venezia: un ciclo di film a cura di Palazzo Cavagnis
L'eresia portata sullo schermo
Film noti e mano noti per affrontare la violenza del potere religioso
Un confronto con Paolo Benvenuti, regista del film «Confortorio»
ntANCO MACCHI
IL21 febbraio si è concluso
il ciclo di film che, come
indicava il titolo Schermi eretici, ha proposto alla cittadinanza del territorio veneziano una riflessione sul problemti, che ha accompagnato la
storia italiana ed europea in
questo millennio, dell’eresia.
L’occasione di questa iniziativa è stata offerta dalla ricorrenza del 400° anniversario
della morte sul rogo di Giordano Bruno come eretico impenitente. Il Comune di Venezia, il Liceo scientifico «G.
Bruno» e il Centro culturale
Palazzo Cavagnis, oltre ad altre iniziative, convegni, seminari, mostre, alcune delle
quali sono ancora in fase di
realizzazione, hanno dato vita a questo ciclo per documentare, con la forza e l’efficacia tipica del racconto per
immagini, come anche il cinema abbia affrontato il fenomeno dell’eresia.
Per effettuare questa rivisitazione sono stati scelti film
che portavano sullo schermo
vicende nodali, storiche e biografiche, vicende che hanno
segnato profondamente la
storia degli ultimi secoli e
hanno inciso profondamente
sulla formazione della società
in cui viviamo. La videoteca
d’essai di Venezia ha proposto ben 10 film; Il nome della
rosa di Jean-Jacques Annaud,
l’Opera al Nero di Delveaux,
Giordano Bruno di Montaldo,
Il settimo sigillo di Ingmar
Bergman, I diavoli di Ken
Russell, Intolerance di David
W. Griffith, Dies irae di Cari
Th. Dreyer, Confortorio di
Paolo Benvenuti, la regina
Margot di Patrice Chérau. Come si vede, insieme a opere
che ricostruiscono alcune situazioni storiche, ve ne sono
altre in cui si rappresentano le
vicende biografiche di alcuni
eretici caduti sotto l’intolleranza del potere religioso e
politico e altre che suggeriscono riflessioni più storicopolitiche, come La regina
Margot e Intolerance, o di carattere più «teologico-filosofico», come II settimo sigillo.
Il pubblico ha risposto in
maniera superiore alle aspettative. Il momento saliente
della manifestazione si è avuto il 17 febbraio al cinema
Dante di Mestre. Preceduto
nel pomeriggio e nella sera
del 16 dalla proiezione integrale della Giovanna d’Arco di
Jacques Rivette, uscito nel
1994 ma di fatto mai proiettato in Italia, il 17 febbraio si è
avuto un vero e proprio «Bruno’s Day». Sono stati proiettati Giordano Bruno di Montaldo, Confortorio di Paolo Benvenuti e Galileo di Liliana Cavani. Il momento forte della
serata è stata la tavola rotonda presieduta da Roberto Ellero, direttore del Circuito cinema del Comune di Venezia.
Dopo che chi scrive queste
note, responsabile del Centro
culturale Palazzo Cavagnis e
docente del liceo «G. Bruno»,
ha illustrato ai presenti nella
sala colma i criteri e le finalità
culturali e religiose dell’iniziativa, il regista Paolo Benvenuti
ha presentato il proprio film.
È stato un momento intenso
ed estremamente istruttivo.
Benvenuti ha spiegato i criteri
artistici e le motivazioni culturali, che l’hanno guidato nel
girare questo film.
Il pubblico ha capito perché Confortorio non sia un
semplice documentario storico, come il rigore narrativo
con cui è condotto e il continuo citare e riproporre la lettura diretta del manoscritto,
che viene seguito scrupolosamente nella costruzione delle
varie sequenze, potrebbero a
prima vista suggerire. La sceneggiatura è stata infatti realizzata tenendo conto della
pittura romana del secolo
XVII, rimasta fedele ai canoni
barocchi del secolo precedente. Per quanto riguarda le
motivazioni «religiose» che
stanno alla base del film.
Paolo Benvenuti ha detto:
«Dopo le immagini rinascimentali de “Il bacio di Giuda"
(suo primo film, ndr) quelle
barocche di “Confortorio". Alle parole liberatorie del Cristo
è seguito il potere della Chiesa
che ha prodotto delle incredibili aberrazioni. Per la Chiesa
cattolica, una volta fattasi
dominio, gli ebrei, le donne,
coloro che non sopportano le
violenze del potere, persone
amate da Gesù, diventano i
nemici da sopprimere, rinchiudere, bruciare».
Noi potremmo aggiungere
che purtroppo questa intolleranza non è stata un atteggiamento esclusivo della chiesa
cattolica, ma anche delle altre
chiese e di ogni altro potere
politico che non rispetta e
non tutela la libertà di coscienza dei cittadini. Nel
complesso si può dire che
l’iniziativa sia stata positiva e
che, a suo modo, in questo
anno di spensierato perdonismo giubilare, abbia invitato a
riflettere sui meccanismi di
oppressione e di intolleranza,
che, se non ben conosciuti e
sorvegliati, vivono in uno stato di latenza e possono risvegliarsi con tutta la loro carica
di crudeltà e violenza quando
meno ce lo aspettiamo.
Un partecipato dibattito a Catania
«Grande giubileo»
PAWEL CAIEWSKI
«Q
lUALE ecumenismo
J dopo il Grande giubileo?», è una domanda che in
questi giorni sta a cuore a
molte persone impegnate nel
dialogo e nella collaborazione
tra varie denominazioni cristiane. Il Centro protestante
di cultura «Bernardo La Rosa»
ha posto questa domanda al
centro di un dibattito tenutosi il 25 febbraio nella sala
convegno del Comune di Catania, presieduto dal prof Arturo Panasela. Hanno partecipato alla manifestazione il
prof Ermanno Genre, decano
della Facoltà valdese di teologia, mons. Luigi Chiovetta,
delegato regionale per l’ecumenismo della Conferenza
episcopale italiana, e il prof
Antonio Coco, docente della
Facoltà di lettere dell’Università di Catania.
«Il cosiddetto Grande giubileo è un contenitore che
racchiude in sé almeno tre
elementi: il condono dei debiti, espresso idealmente nel
Levitico 25, l’anniversario
della nascita di Gesù e l’Anno
Santo cattolico», ha detto il
prof Genre. I primi due elementi sono, secondo Genre,
una sorta di terreno ecumenico privilegiato, sul quale
non si dovrebbero creare
grossi intoppi. Restano tuttavia da chiarire molti elementi, ultimamente molto accentuati dalle celebrazioni cattoliche: la centralità della sede
vescovile di Roma, l’ospitalità eucaristica e la questione
dei ministeri.
«Il cammino ecumenico è
Il prof. Ermanno Genre
Un’immagine dai fiim di i. Bergman «ii settimo sigillo» (1952)
difficile e tortuoso», ha affermato Luigi Chiovetta, facendo anche notare una serie di
tensioni che sono emerse in
questi mesi nel cattolicesimo, anche a causa del percorso ecumenico già compiuto. Questo percorso, secondo Chiovetta, è tuttavia
irreversibile e, nel suo insieme, molto positivo.
Il prof. Coco ha invitato i
presenti a una riflessione sulla possibilità di «ecumenismo
laico», proposto da Leibnitz
alla fine del Seicento e da allora molto radicato nella tradizione intellettuale del cristianesimo occidentale. Il
successivo lungo dibattito ha
confermato l’ipotesi iniziale
della tavola rotonda, ovvero
che l’ecumenismo, inteso nel
senso più ampio della parola,
non può essere fermato, tuttavia una giusta accentuazione delle differenze e dei problemi ancora irrisolti non può
che rinforzare le sue basi.
I
Un volume didattico dell'editrice Queriniana
molti volti del Gesù storico
FULVIO FERRARIO
Gerd Theissen è uno de
i
___gli specialisti di Nuovo
Testamento più autorevoli
dell’attuale generazione, noto anche in Italia per i suoi
studi sulla sociologia del cristianesimo primitivo, oltre
che per il suo romanzo storico su Gesù (L'ombra del Galileo) e per le sue originalissime prediccizioni narrative (La
porta aperta), entrambi tradotti dalla Claudiana di Torino. Insieme alla sua allieva
Annette Merz, Theissen ha
recentemente pubblicato
una voluminosa opera sul tema antico e sempre nuovo
Un corso organizzato a Genova
Calvino e la Riforma
ERMINIO PODESTÀ
DOPO la dotta e interessantissima conferenza di
Paolo Ricca su Martin Lutero
del 25 febbraio, organizzata
dalla Provincia di Genova,
dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria e Piemonte Meridionale, in collaborazione con il liceo artistico «Paul Klee», si è svolto, alla
presenza di un folto pubblico,
fra cui una trentina di insegnanti, il secondo incontro
sulla storia della Riforma con
la conferenza del pastore
Giorgio Tourn, presidente del
Centro culturale valdese, sulla figura di Giovanni Calvino.
Tourn ha iniziato il suo discorso parlando del coinvolgimento di Calvino con la
condanna al rogo di Serveto.
Effettivamente il riformatore,
con una disquisizione molto
chiara davanti ai giudici, ha
dimostrato che Serveto era
un eretico e andava condannato. Però bisogna tenere
presente il momento in cui
avviene questo fatto. Esso è
concomitante con il massimo
conflitto fra la magistratura e
Calvino per cui quest’ultimo
deve dimostrare di essere
contro gli eretici; inoltre Calvino stesso è «sotto accusa»
in quanto la città di Ginevra è
infetta di eresie. Calvino deve
dimostrare di essere dalla
parte dei veri cristiani che
non tollerano questi movimenti ereticali.
Quanto alla dottrina della
predestinazione, Calvino è un
grande teologo, ma non è originale. Non è un pensatore. Il
pensiero di Bucero è stato
trasferito in Calvino. Ma la
dottrina della predestinazione ha stimolato gli studiosi
successivi ad approfondire e
completare questo concetUn altra questione su cui
è molto discusso è quella
relativa al Calvino giudicato
«favorevole al capitalismo».
Ora, ha detto Tourn, Calvino
era ancora un medievale. Pur
essendo un umanista non ha
creato il mondo moderno. Ha
gettato le basi perché i successori favorissero il capitalismo. Lui però non è un calvinista, non si sarebbe certamente riconosciuto nel calvinismo posteriore.
del «Gesù storico», ora tradotta in italiano dalla Queriniana*. Si tratta, come annunciato dal sottotitolo, di
un volume attento alla dimensione didattica, corredato da schemi, tabelle, esercizi. La problematica è presentata in tutti i suoi aspetti. Cominciando dcdla storia della
ricerca, attraverso la panoramica delle fonti, un ampio
quadro del mondo e dell’ambiente, le questioni di cronologia e geografia, per poi passare alle varie «facce» del Gesù della storia: carismatico,
profeta, guaritore, narratore
di parabole, maestro di morale, fondatore di un culto
(nell’ultima cena), martire;
l’opera si chiude con l’esame
critico della tradizioni pasquali e delle origini della riflessione cristologico nel
Nuovo Testamento.
Theissen e Merz appartengono alla corrente oggi dominante in questi studi che, rovesciando in parte alcune
prospettive del recente passato, considera storicamente
attendibili le tradizioni che
meglio inquadrano Gesù nel
contesto della cultura ebraica
del suo tempo. Ne risulta, ovviamente, un Gesù molto
meno polemico nei confronti
del giudaismo di quanto pensasse la ricerca di quarant’
a
to.
SI
anni fa. Gli autori concordano tuttavia con la tesi tradizionale che attribuisce la
condanna a morte di Gesù a
una decisione di Pilato suggerita da elementi della classe dirigente (sacerdotale) di
Gerusalemme, paventati dalla prospettiva che Gesù conquistasse le folle.
L’opera di Theissen e Merz
sembra destinata a diventare
un punto di riferimento indispensabile nel prossimo futuro: la presentazione del
materiale appare esaustiva,
l’esposizione è ben organizzata e chiara, chi legge si
orienta facilmente nella complessa problematica. Vale naturalmente anche per questo
libro e per la ricerca attuale quanto da tempo è stato
messo in luce: i presupposti
metodologici della ricerca
non sono affatto neutrali e
concorrono in modo decisivo
a configurare il quadro. Gli
autori hanno un loro punto
di vista teologico (diciamo
«neoliberale») che non è senza rapporto con la loro presentazione di Gesù (si vedano le riflessioni ermeneutiche che concludono i vari capitoli): non è un difetto, basta
esserne consapevoli.
(*) G. Thi-,ìsskn-A. Merz: H Gesù
storico. Un manuale. Brescia,
Queriniana, 1999, £. 120.000.
PEI FAMCIU
SoíitezMjJttoXjí, Í 4.0 Ö00 ÁJl/yíCí, ycofúcx. i 3.300 da '\>«xòaxt.
ccPri**4i8í‘íií^ vvXectotjrf CU-. Eídx-kíoo^v^te-ifevvvt*.
L'cwrvccd óex - 20433 Wiianvcl V. P. trvTvcbeate/»>ftd ¿8
Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 17:
L'io
Gregorio Plescan
Inferno, purgatorio
paradiso
64 pp„ L. 5.000, Euro 2,58, cod. 329
L’autore illustra le tre grandi
raffigurazioni della vita ultraterrena elaborate dal cristianesimo, inserite in una panoramica dei modi di pensare all’aldilà nella storia e nelle
grandi religioni mondiali, soffermandosi con particolare attenzione sulle implicazioni che
scaturiscono dalla nostra fede
in Gesù Cristo.
claudiBÈìa
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 • FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 2078010Z
«dwUOffllrftifl
vener
Neg
èlio
■
tfd
Jj di
porta
Siame
decisi
rione
politi
dàtoi
novat
piofe
Bionti
Vorrei
per s)
amici:
eope
scinti
menù
rigido
Nel
serviz
ri, de
uno £
mitiv
famig
pava
mani
degli
vorav
lare,
l'ann
ciato
18 ar
rienzi
sì dir
duttr
durât
All’
tizia«
genoi
stian(
no d£
stian
zatoi
fesso
símil
logia
guidi
Magg
e alla
canti
mase
ravar
za, p
teÙet
parte
colar
sguai
do e
che i
una
sollei
nali I
teim
Ad
Letiì
fervi!
tanti
Tesa
nuali
mun
del «
mini
men
era c
ma ti
si vii
da le
«un
ebbe
dell
casa
dei (
non
sta r
tro r
Gior
sper
stare
una
inveì
mori
AI
zion
era
apei
certi
nico
prof
qual
Zion
no t
offri
difr
Vani
che
Poti
Oca
Così
7
000
venerdì 17 marzo 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFÓRMA
ordatradice la
esù a
' sug. dasle) di
li dali con
Merz
;ntare
I indilo fue del
stiva,
»anizyge si
I cornile na]uesto
attua
stato
pposti
cerca
trali e
■cisivo
•0. Gli
punto
ciamo
è seno prevedaneuti'ari caI, basta
II Gesù
ìrescia,
lOO,
a
0
1780102
m
In un incidente stradale è morta Letizia Comba, psicoioga fortemente innovativa
■ 4 ^
i',
Negli Anni 50 partecipò oiìè attività del gruppo genovese del Movimento cristiano studenti e
alla costruzione di Agape, poi l'incontro con Giovanni Jervis e l'inizio della nuova psichiatria
MARIO MIEGGE
Lf IMPENETRABILE nebbia
I del mese di febbraio ha
portato via Letizia Comba.
Starno stati amici, nel tempo
decisivo della nostra formazione e, poi, in una stagione
politica insolita, che aveva
dato un senso più ricco e innovativo alle nostre attività
professionali, e che è traniontata da più di vent’anni.
V^orrei rievocare quel passato,
per spiegare come la nostra
amicizia sia sorta da progetti
e opere comuni, e sia cresciuta in un gruppo fortemente solidale, forse un poco
rigido nella sua «militanza».
Nel cantiere di Agape e nei
servizi, altrettanto importanti, della mensa comune (T
uno e gli altri piuttosto primitivi), le ragazze di buona
famiglia come Letizia si sciupavano caparbiamente le
mani dedite alla delicatezza
degli strumenti musicali. Lavoravamo, in quella valle solare, per qualche settimana
l’anno. Abbiamo incominciato ad andarci all’età di 1718 anni: nessun’altra esperienza, in seguito, è stata così dirompente, allegra e produttiva di amicizie di lunga
durata.
All’inizio degli Anni 50 Letizia era già attiva nel gruppo
genovese del Movimento cristiano studenti (ramo italiano della World Student Christian Federation, riorganizzato nel dopoguerra dal professor Giorgio Peyronel), che
simisurava con la nuova teologia protestante, sotto la
guida del filosofo Ernesto
Maggioni. Intenti allo sforzo
e alla competizione fisica del
cantiere di Agape, i coetanei
maschi di Letizia la consideravano con qualche diffidenza, per le sue qualità di «intellettuale». Non aveva, per
parte sua, un carattere particolarmente remissivo. Il suo
sguardo, sempre diritto, vivido e acuminato, poneva anche i suoi migliori amici in
una condizione di esame,
sollecitando rapporti personali limpidi e reciprocamente impegnativi.
Ad Agape si incontrarono
Letizia Comba e Giovanni
Jervis, che tra tutti i frequentanti era il meno incline all’esaltazione del lavoro manuale e alle fascinazioni comunitarie. Nella compagine
del «Partito» (come ci denominavamo allora scherzosamente) questa nuova coppia
era costantemente di stimolo
ma talora anche scomoda. Lo
si vide nell’intervento, svolto
da loro congiuntamente, in
«un incontro su Agape», che
ebbe luogo, nella primavera
del 1957, a Torre Pellice, nella
casa Comba vicina al tempio
dei Coppieri. Quell’incontro
non era di natura secessionista ma apparve tale, tra l’altro per il fatto che il giovane
Giorgio Rochat, ancora inesperto, trovò più economico
stamparne i documenti sotto
una vistosa copertina gialla,
Invece di farli circolare in più
niodesta veste ciclostilata.
A quel momento la costruzione dell’edificio di Agape
®ta già terminata e si era
Spetta una fase assai più inserta. Il progetto architettonico di Leo Ricci, il carisma
profetico di Tullio Vinay, la
qualità ecumenica e internazionale dell’impresa, avevano ttavalicato i fini iniziali di
nfirire un luogo permanente
ni incontro ai movimenti gio^^ili delle chiese evangelishe italiane. Da quali attività
poteva essere stabilmente
Occupata una casa divenuta
grande, e che imponeva
__...................... ■ V.. . .
Una celebre immagine deiia costruzione di Agape
spazi e ritmi di vita incompatibili con l’isolamento individuale? Fu soprattutto Sandro
Sarti ad aprire le porte a nuovi programmi. Si formarono
gruppi di preparazione dei
campi di studio, che venivano assumendo contorni stabili e differenziati. Concentrammo in questo lavoro anche le risorse e le energie del
piccolo Mes italiano. Dalla fine degli Anni 50 Agape divenne sede di riunioni internazionali di robusta qualità,
che affrontavano i problemi
e i conflitti del mondo odierno. Nel 1959, con Letizia,
Giovanni Jervis e altri amici,
ne organizzammo una sul tema del «lavoro» che coinvolse, in una dialettica non sempre pacifica, Mario Marcelletti (per lunghi anni funzionario del Bureau International du Travail delle Nazioni
Unite, e socialista intransigente), l’ingegner Gino Martinoli (il più intelligente e
aperto dei «manager» italiani), il pastore tedesco Horst
Symanowski e il giurista
francese e ugonotto Jacques
Ellul, critico della «tecnica».
L’incontro con un’altra
«setta» (il gruppo, principalmente torinese, dei Quaderni
rossi, diretto da Raniero Panzieri) e poi i sommovimenti
sociali e le lotte sindacali degli Anni 60 e 70, ebbero incidenza sulle nostre ormai diverse attività professionali.
La nuovà psichiatria incominciò a demolire le strutture segreganti e coattive dei
manicomi. Letizia Comba e
Giovanni Jervis, che lavora
vano nel campo della salute
mentale, si trasferirono da
Roma a Gorizia, per prendere
parte allo straordinario esperimento diretto da Franco
Basaglia. Nella loro attività
goriziana maturarono tuttavia il dubbio che la comunità
terapeutica, che aveva trasformato radicalmente i rapporti tra gli operatori e i «pazienti», fosse esposta al rischio di un aureo isolamento. Era sufficiente capovolgere le pratiche tradizionali
daH’interno o si doveva estendere l’intervento riformatore su base territoriale,
coinvolgendo tutte le istituzioni pubbliche locali e le organizzazioni politiche, a quel
tempo ancora vigorose?
Jervis fu chiamato a dirigere il nuovo Servizio di Igiene
mentale della provincia più
«rossa» d’Italia, Reggio Emilia, e Letizia andò con lui, ancora una volta. Qui, però, le
loro «vocazioni» presero a divergere. Poiché, in quegli anni, abitavo anch’io a Reggio
Emilia, avevamo stretti contatti, e spero che la memoria
non mi tradisca. Letizia privilegiava il «lavoro politico»,
che ha segnato l’esperimento
reggiano, coinvolgendo gli
amministratori periferici (i
«sindaci della montagna») e
le sezioni del Pei nell’azione
diretta di chiusura del manicomio provinciale e di costruzione della nuova rete
territoriale di assistenza.
Metteva in opera, in quel
quadro, le sue capacità di suscitare e sostenere relazioni
personali e di gruppo intense
Chiesa battista di Miglionico
Una vita insieme
NICOLA NUZZOLESE
SABATO 12 febbraio i coniugi Vincenzo Guidotti e
Concetta D’Alessandro hanno festeggiato le loro nozze
d’oro: occasione d’oro, possiamo dirlo, anche per la piccola comunità battista per ritrovarsi raccolta con i loro
numerosi parenti venuti per
festeggiarli. La cerimonia è
stata sobria ma calorosa per il
messaggio portato da Giuseppe Tuccitto, pastore di Gravina e Altamura, che ha sostituito in questa occasione la
pastora Green, accompagnato anche dal presidente dell’Associazione delle chiese
battiste di Puglia e Basilicata.
«Nella vita umana - ha detto il pastore Tuccitto - ci sono
sempre momenti di attesa,
soprattutto quando l’attesa è
speranza di una guarigione.
come nel caso della donna
paralitica di cui ci parla Luca
(13, 10-17). Una vita intera di
sacrifici, lotte e fedeltà all’Evangelo, in questi 50 anni
passati insieme, ha caratterizzato resistenza quotidiana di
Vincenzo e Concetta, che
hanno desiderato e realizzato
un momento di grande emozione e benedizioni dal Signore: il Signore non è insensibile
alle soferenza umane ed è lui
a scegliere il tempo e i modi
in cui intervenire. Le amarezze e le negatività possono essere tante nella nostra vita,
ma alla fine la costanza della
fede produce frutti». La gioia
si è sprigionata in tutti per la
lieta circostanza, che sarà ricordata dalla coppia anche
per un omaggio floreale e un
cartoncino ricordo con un
versetto biblico, offerti loro in
dono dalla Comunità.
La fallibilità della chiesa
e durature. Jervis si trovava
invece a disagio in un ruolo
direttivo che poneva impedimenti crescenti alle sue attività predilette, di scienziato e
terapeuta.
Le vicende, spesso molto
dure, della vita non hanno
distrutto la nostra antica
amicizia ma ci hanno allontanati nello spazio e nel tempo. Negli ultimi vent’anni ho
incontrato Letizia solo due o
tre volte. So che aveva continuato a svolgere il lavoro di
psicoioga nelle forme interattive che le erano abituali,
con una ulteriore accentuazione collegata ai suoi soggiorni in India. Come molti
protestanti di tendenza «liberale», la madre di Letizia, la
signora «Cheti» Muston, univa alla dirittura e limpidezza
del carattere morale un interesse religioso che oltrepassava di molto i confini del
cristianesimo. Mi sembra che
Letizia l’abbia seguita su
queste vie. Pensava, comunque, che le nostre sistemazioni razionali sono sempre
provvisorie e molto ristrette;
che, dunque, anche il «disagio mentale» (di cui si occupava professionalmente) non
è necessariamente una patologia e può manifestare qualche elemento profondo di
verità, che sfugge ai nostri
stereotipi. Era anche convinta che la nostra esistenza non
si racchiude e conclude nel
mondo delle cose visibili.
Questa sua convinzione mi
induce a pensare che, mentre scrivo queste righe. Letizia non è del tutto assente.
I «Confronti»
I luoghi
per la pace
La sesta edizione del seminario itinerante organizzato
dalla rivista Confronti si intitola «Sulle frontiere della pace più difficile» e si svolge in
Israele e nel Territori palestinesi dal 24 aprile al 1" mapio
prossimi. Si tratta di un viaggio nella complessità del
conflitto mediorientale tra
ebraismo, cristianesimo e
Islam, fra ondate di conflitto
e semi di pace, nell’incontro
con testimoni diretti. Verranno visitati tra l’altro il lago di
Tiberiade e il monte delle
Beatitudini, la sinagoga di
Cafarnao, il kibbntz Lohamei
Ha-Ghettatot con il Museo
dei bambini, il Museo dell’
Qlocausto a Gerusalemme, la
città stessa, e ancora Masada,
Gerico, Betlemme e Gaza.
sono state umiliate e offese:
La “intellighenzia” laica italiana plaude alla liturgia del
pontefice ma non conosce
l’esperìeiiza cristiana del
peccato, del perdono e della
riconciliazione. Forse un loro
silenzio sarebbe stato più apprezzabile».
Insomma non basta perdonare, occorrono atteggiamenti concreti che possano realmente condurre a una vera e
propria riconciliazione. Le
parole pronunciate dai sette
cardinali accendendo le fiammelle del candelabro erano
dirette a colpe commesse dalla chiesa. L’ultima di esse allargava lo sguardo alla questione dell’aborto e delle biotecnologie. Diciamo che quest’ultima parola più che errori
commessi dalla chiesa romana era un preciso atto d’accusa contro espressioni etiche
della società moderna. Da rilevare inoltre anche i cinque
«mai più» del papa che si
concludono con una «condanna delle discriminazioni,
esclusioni, oppressioni e il disprezzo dei poveri e degli ultimi». Parole sapientemente
scelte per dare dignità e forza
spirituale a un istituzione
mondiale che, nei secoli, ha
troppo spesso celebrato se
stessa allineandosi con i potenti di turno. Parole tanto
coraggiose quanto generiche.
Non ci sono nomi e cognomi.
Neppure la stessa Shoà, il crimine tra i più efferati nella
storia dell’umanità, non è
stato nominato. Lo sarà forse
tra qualche giorno in occasione della visita del papa a
Gerusalemme.
Memoria
e riconciliazione
Le parole scelte per questa
liturgia inquadrano un atteggiamento generale di perdono, di scuse per i crimini
commessi da uomini di chiesa ma non si entra nello specifico. E non si entra neppure
nell’attualità. L’oggi resta tagliato completamente fuori.
C’è da chiedersi come questo
atteggiamento contrito di
perdono, che è effettivamente una caratteristica dell’insegnamento di Wojtyla
(questo papa ha già chiesto
perdono almeno cento volte
in venti anni di governo della
chiesa), possa conciliarsi con
la beatificazione di Pio IX e
di Pio XII. « Occorre capire dice la cattolica Maria Vingiani, fondatrice del Segretariato di attività ecumeniche che il gesto del papa ha anche un suo forte valore pedagogico. Non si yuole cancellare il passato. È un gesto di
coraggio, dimostra che non è
quel monarca assoluto di cui
si dice. La liturgia del perdono conteneva parole scelte
con cura dalla Commissione
teologica internazionale. Si è
trattato di un lavoro collegiale che certamente corona un
desiderio dello stesso Giovanni Paolo IL Non si dimentichi che nel 1993, di fronte
alla richiesta di perdono del
papa, il Concistoro dei cardinali bocciò questa sua proposta che rimane, io credo,
una grande intuizione ricca
di inediti sviluppi».
La grande liturgia di «purificazione della memoria» è
stata preceduta dalla presentazione di un documento, redatto nel corso di un triennio, intitolato «Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le
colpe del passato» a cura della Commissione teologica internazionale. Alla presentazione in sala stampa vaticana, il cardinale Robert Etchegaray, uno dei grandi sostenitori del «mea culpa» del papa, ha notato che «La vera
penitenza non ha niente di
morboso, di chiassoso, è tutta serenità e intimità, assapora la fedeltà assoluta e
inalterabile di Cristo alla sua
Chiesà») Ma'questogiùstÒ.ri-ì
chiamo alTintimifà stride cori
la spettacolarizzazione che è
stata fatta dell’evento, che
per molti è stata soltanto una
cerimonia pomposa e retorica. Secondo il teologo cattolico critico Hans Kùng [La Repubblica del 13 marzo scorso), il papa attuale avrebbe
perso un’occasione d’oro per
dare concretezza al suo «confiteor»: «Che per la prima volta da Alessandro VI un papa
pronunci una vera confessione di colpa è lodevole - ha dichiarato Kùng ma sarebbe
una pietra miliare solo se non
fosse pronunciata in modo
così troppo generico e senza
trarre conseguenze. Anche
secondo il Nuovo catechismo
romano alla confessione deve seguire la riparetzione, per
esempio restaurare la buona
fama dei calunniati».
Chiarezza sul passato
ambiguità sul presente
Nel documento preparatorio si dice tra l’altro che le
«numerose richieste di perdono formulate da Giovanni
Paolo II costituiscono un
esempio che mette in evidenza un bene e ne stimola l’imitazione, richiamando i singoli e i popoli a un esame di coscienza onesto e fruttuoso in
vista di cammini di riconciliazione». A onor del vero il
protestantesimo non ha aspettato il papa per emularlo
nelle sue richieste di perdono. Lo ricorda Paolo Ricca,
docente di storia del cristianesimo alla Facoltà valdese,
in una dichiarazione rilasciata al Nev: «La confessione di
peccato per gli errori delle
chiese - dice Ricca - è talmente entratà nel Dna delle
chiese evangeliche e del movimento ecumenico da non
far più notizia: tanto per fare
qualche esempio, all’inizio di
questo secolo la calvinista Ginevra ha dedicato una lapide
alla memoria di Serveto, nel
1925 la Conferenza ecumenica di Stoccolma ha denunciato le colpe delle chiese nei
confronti delle classi lavoratrici, e nel 1945 le Chiesa
evangelica tedesca ha confessato il suo peccato durante il
nazismo». Si chiede inoltre
Ricca: «Come mai uno sguardo apparentemente così
chiaro sul passato è così velato sul presente? Perché non
chiedere perdono per i metodi autoritari tuttora in vigore
all’interno della Chiesa, o per
le parole del papa che precludono il ministero alle donne,
anche nel futuro?».
I frutti
del pentimento
Contraddizioni e ambiguità non mancano dunque
in questo gesto di perdono.
Pochi mesi fa la chiesa di Roma sottoscriveva l’accordo
con i luterani sulla dottrina
biblica della giustificazione
del peccatore per grazia mediante la fede. Oggi la stessa
chiesa pronuncia parole di
perdono su un passato cristiano segnato da scomuniche, roghi, deliri di potere e
di denaro. Tutto questo avrà
delle conseguenze? Non si
sta forse preparando il terreno a una grande riforma della chiesa di Roma con cinque
secoli di ritardo? Questa riforma, se ci sarà, non la potrà fare certamente questo
papa tremante. La faranno
altri per lui. Non si può convivere a lungo e sinceramente con la giustificazione gratuita di Dio senza che l’intero
progetto ecclesiale venga
messo radicalmente in discussione. Da questo punto
di vista la riflessione teologica protestante di questo secolo spinge la chiesa romana
verso nuovi traguardi che
neppure noi stessi abbiamo
realmente raggiunto.
Giuseppe Platone
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Concerti liturgici a Napoli
La musica nel carcere
per fare testimoniania
ANNAMAFFEI
SABATO 26 febbraio e giovedì 2 marzo il coro battista «Ipharadisi», diretto dal
maestro Carlo Leila, ha svolto
due concerti liturgici a Napoli aH’interno rispettivamente
del carcere di Poggioreale e
di quello di Secondigliano. Il
motivo del sogno di Dio è
stato sviluppato con canti,
recitazione, letture e animazioni, con la partecipazione
nel recitato di Raffaele Bruno
(a Poggioreale) e del pastore
valdese Sergio Manna (a Secondigliano).
Non è la prima volta che il
coro canta in un ambito carcerario ma è sempre un’esperienza nuova ed emotivamente impegnativa per tutti i
partecipanti. La chiesa e la
palestra erano gremite di persone condotte lì a sezioni dagli agenti di custodia. Anche
questo strano modo di riempire la sala molto rapidamente e a grossi gruppi di soli uomini segnava la differenza
con ogni altro tipo di esperienza «normale». Ogni viso,
ogni sguardo che incrociavano i nostri rappresentava una
storia, una sensibilità e anche
un interesse diverso per ciò
che si proponeva. Ascolto e
partecipazione a Poggioreale,
un po’ meno a Secondigliano,
forse per l’ambiente meno
adatto alla concentrazione,
forse per il comportamento
non sempre attento e cooperativo degli agenti di custodia. In linea di massima, comunque, apprezzamento per
lo sforzo di essere con loro, di
aver attraversato sbarre e
cancelli per incontrarli.
«Il vostro saggio musicale ha scritto un detenuto di Poggioreale -, è stato carino, devo dire, ma quello che più mi
ha colpito e mai potrò dimenticare è il gesto della mano.
Carlo Leila
Preparato dalle donne evangeliche
Un manifesto per riflettere
sui ruoli del 2000
Un gesto che ha trasmesso in
me un messaggio davvero importante, un messaggio di
amore, quel gesto di solidarietà mi ha indotto a scrivere,
per chiedere di essere visitato, al fine di ricevere altri
messaggi importanti e di condividere, confrontare e scambiare opinioni». Si riferiva al
nostro andare in mezzo ai detenuti in conclusione del concerto a stringer loro le mani.
Un gesto proibito che il coro
ha un po’ strappato alle autorità presenti, preoccupate di
possibili conseguenze di questo contatto poco controllabile. Un gesto rubato, ma importante. Per noi e per loro.
Il «Manifesto delle donne
protestanti» è stato presentato il 7 marzo a Roma alla Facoltà valdese di teologia, con
una tavola rotonda sul tema
«Quale ruolo per l’uomo e
per la donna del 2000?». «Si
tratta di un passo importante per la visibilità delle donne evangeliche, che come
donne e come evangeliche
spesso rischiano di essere
doppiamente discriminate»,
ha affermato Sergio Rostagno, professore di teologia
sistematica alla Facoltà valdese. Il Manifesto è stato elaborato negli ultimi mesi da
alcune rappresentanti della
Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei): «Non è
un testo “definitivo”, ma
aperto ai suggerimenti di uomini e donne che vorranno
entrare in dialogo su questi
temi», ha spiegato ai partecipanti la presidente della Fdei
Doriana Giudici, ad apertura
dell’incontro.
La storica Bruna Peyrot,
che ha curato questa prima
bozza, ha ricordato che il
Manifesto intende rivolgersi
sia alle donne che agli uomini protestanti: «Si rivolge alle
donne, ricordando la loro
storia, la loro presenza nelle
chiese in ogni diversa forma
che ha assunto negli anni; e
si rivolge anche agli uomini,
per tentare di ricomporre il
dialogo fra i generi nella condivisione e nel riconoscimento delle differenze». All’incontro hanno partecipato
anche Tullia Zevi, già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche. Maria Vingiani, presidente emerita del
Segretariato attività ecumeniche (Sae), Eleonora Barbieri Marini, dell’Università
Gregoriana di Roma.
I numerosi interventi delle
rappresentanti dei gruppi
femminili hanno evidenziato
il desiderio di approfondire
ulteriormente alcuni temi,
come la visibilità della donna
nelle chiese, il conflitto e
l’oppressione della donna, il
dialogo ecumenico con donne di altre confessioni religiose. La coscienza del conflitto e il pensiero della differenza di genere: alcune donne hanno osservato che in
particolare questi due aspetti, che tanto hanno segnato
l’elaborazione delle donne
protestanti negli ultimi anni,
andrebbero ripresi nella versione definitiva del Manifesto, che verrà presentata entro marzo del 2001 dopo aver
raccolto le osservazioni dei
gruppi femminili legati alla
Federazione femminile, (nev)
Comunicazione interconfessionale a Taranto
Introduzione all'ecumenismo
NICOLA PERCHIAZZI
Sergio Manna
A Taranto continuano le
iniziative volte a superare
gli steccati e realizzare ponti
di comunicazioni tra evangelismo e cattolicesimo: due
mondi, anche culturali, ma
con l’unica aspirazione di
proclamare (coi limiti o i pregi di ciascuna realtà di fede)
l’awento del regno di Dio. Su
questo messaggio, fondamentale per la vita del singolo credente e della comunità cristiana in generale, si è incentrato l’intervento di Franco
Carri, pastore metodista delle
chiese valdesi di Taranto e
Grottaglie, ospite Io scorso 14
febbraio della parrocchia Regina Pacis, a Lama, frazione di
Taranto. L’incontro è il frutto
di un proficuo lavoro «diplomatico», condiviso dal Centro
culturale biblico Ruah e dal
Sae che, seppur ancora agli
esordi, ha portato alcuni esponenti evangelici (valdesi.
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
pentecostali e cattolici inclusi
alcuni «preti coraggio») a
esplorarsi da vicino, conoscersi, prendere contatti.
Nasce da qui l’invito al pastore Carri da parte del parroco don Mimino Damasi che
gli ha offerto l’opportunità di
annunciare la Parola alla comunità parrocchiale (presenti
alcuni valdesi, il sottoscritto pentecostale - un missionario
saveriano e uno comboniano), in nome dell’esordiente
pratica della fraterna e reciproca ospitalità. Tema del
messaggio: le parabole del
Regno (Marco 4, 1-34). Di
fronte a un’attenta (e anche
felicemente sorpresa) platea
Carri si è avventurato nella
spiegazione del concetto del
Regno, un’esposizione irta di
pericoli, non tanto per difficoltà ermeneutiche quanto
per l’approccio spesso clericale con cui l’uditorio cattolico affronta tematiche del genere. Il Regno non è la chiesa,
non è un processo evolutivo
di miglioramento di sé, non è
rivoluzione o violenta disintegrazione del sistema (come
per zeloti o apocalittici), né
obbedienza a precetti (legalismo farisaico) ma è un viaggio verso la libertà, verso la
salvezza piena (shalom) e
presa di coscienza, comunione nel dialogo, umanità nuova anticipata da Gesù Cristo.
VENERDÌ 17 MARZO 2000
Questa realtà totalizzante, già
presente nel Messia, è un «tesoro» da scoprire che, anche
se ci arricchisce, ridimensiona la superbia umana.
Una preghiera comune ha
concluso il «provocatorio»
messaggio, a cui sono seguiti
gli interventi dell’attento uditorio, miranti prevalentemente a mettere in luce il ruolo assegnata alla chiesa o al singolo credente nel paradigmaparabola del Regno. L’errata
identificazione Chiesa-Regno,
pur ventilata in qualche intervento, è stata dissolta dal pastore Carri, in ciò sostenuto
anche da una breve ma oculata chiosa di don Mimino Damasi. Una breve testimonianza della conversione del pastore, richiesta da una parrocchiana, ha chiuso la serata, lasciando nella comunità la fragranza di un messaggio «diverso» ma capace di colpire al
cuore la comunità e anche
chi, dapprima sospettoso, ha
poi apertamente riconosciuto
la validità dell’iniziativa. Si attendono ora altri sviluppi
ecumenici. Un primo risultato: il 15 marzo, alla biblioteca
Giovanni Miegge, annessa alla chiesa valdese di Taranto,
ci sarà un'interazione pubblica tra il pastore Carri e don
Damasi sul tema «La fede vissuta per la pace: la salvaguardia del creato».
VHIassiodella Gioventù
Lungomare Pyrgi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email; villaggi@tln.it
Il «Vìllassio della sioventù»
Invita tutti aila
Festa dei 50 anni
Il 6 MAGGIO 2000
Inizio del programma alle ore 15
Buffet
Per Informazioni rivolgersi alla direzione
Villaggio della Gioventù
Lungomare FVrgi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email: villaggi@tin.it
Il «Villaggio della gioventù»
in occasione della «Festa dei 50 anni»
bandisce un
Concorso fotografico
PreiniAzione 6 mttgÿô ÌOOO
nel corso del programma d«lla festa
Inviate le foto, saranno incluse tutte
nell'albu^Mografico del villaggio.
Indicate per ogni foto; data, persone, situazione.
Le foto devono arrivare entro il
31 marzo 2000
Per informazioni rivolgersi alla direzione
M Verbano-Cusio-Ossola
Esperienze ecumeniche
di confronto e dialogo
ANNE ZELI
Le conferenze tenute da
Paolo Ricca a Intra, Omega e Domodossola sono state
un’intensa esperienza ecumenica e un’occasione di incontro e di dialogo. A IntraVerbania, nella sala comunale di palazzo Flaim, erano numerose le persone intervenute all’incontro con Paolo Ricca e don Pier Mario Ferrari,
promosso dalla Chiesa metodista e dalle parrocchie cattoliche verbene sul recente accordo fra luterani e cattolici
sul tema della giustificazione.
Nel suo intervento Ricca ha
sottolineato l’importanza di
questo accordo, perché per la
prima volta dopo tanti anni
di dialogo si è giunti a un documento comune su un tema
centrale del cristianesimo, la
giustificazione, che impegna
con una firma direttamente
le chiese. Don Ferrari, citando il presidente della Conferenza episcopale tedesca,
Lehmann, ha messo in rilievo
la qualità dell’evento della
firma avvenuta lo scorso 31
ottobre ad Augusta, evento
che rappresenta un grande
incoraggiamento nel camino
ecumenico. Bisogna però essere consapevoli del fatto che
questa dichiarazione «è più
una promessa che una realtà», come scrive Ricca nella
sua introduzione al relativo
libro edito dalla Claudiana.
La vitalità di questo consenso
è affidata all’impegno con cui
le chiese saranno capaci di
trarre le conseguenze a proposito del riconoscimento reciproco dei ministri e delle
chiese, della condivisione
della Cena del Signore.
A Domodossola la conferenza di Ricca organizzata
dal gruppo ecumenico di studio biblico sul tema «L’utopia
di Dio: diversi nell’unità. Progressi e ostacoli nel cammino
ecumenico» è stata significativa, vista la storia di divisioni
e spaccature fra gli evangelici
proprio in questa zona nei ultimi anni. Esponenti dei diversi gruppi evangelici ed
evangelicali e della chiesa
pentecostale Adi hanno accettato l’invito a intervenire,
e così la serata è divenuta
una vera occasione di dialogo. Ala fine Ricca ha lanciato
un forte appello soprattutto
agli evangelici di ritornare a
una comune testimonianza
evangelica, proseguendo nel
dialogo, nell’ascolto e nel
coinvolgimento reciproci.
L’ecumenismo, dice, non è
soltanto «una scelta di civiltà», ma anche una comune
vocazione di tutti cristiani.
La permanenza di Ricca
nel Verbano-Cusio-Ossola,
che ha peraltro colto anche
l’interesse della stampa della
radio e della televisione locale, si concludeva con una
giornata comunitaria a Omegna con la comunità locale e
la comunità di Intra. Dopo il
culto, con una predicazione
profetica di Ricca («...È preoccupante quando in una
chiesa non ci sono più sogni
e visioni. Che visione hai,
chiesa di Intra, chiesa di
Omegna?») e una introduzione nel documento cattolicoluterano sulla giustificazione,
che ha visto la partecipazione
anche di interessati cattolici,
tutti hanno goduto dell’ospitalità della comunità di Omegna per il pranzo.
C’è da sperare che gli incontri vissuti non rimangano
una esperienza sporadica,
ma incoraggino le comunità
a cogliere le occasioni per il
confronto e il dialogo, consapevoli della importanza di
una presenza e visione evangelica, soprattutto in una situazione di profonda diaspora come è quella delle chiese
metodiste «dei laghi».
CRONACHE CHIESE
RORÀ— Il «gruppo della comunicazione» si sta incontrando
per preparare una videocassetta sulla Passione e una gita
nel Sud della Francia.
• La comunità si rallegra per la nascita del piccolo Fabio
di Cristina e Roberto Bricco. Felicitazioni anche al nostro
anziano Umberto Rivoira e a Rosa che sono per la seconda volta diventati nonni.
• Si è svolto da Olga e Sergio Rivoira il terzo incontro organizzato dal Concistoro sul tema: «Eutanasia e suicidio
assistito». Il prossimo è previsto a casa di Fredina e Robert Motel verso fine aprile quando avremo pure la gioia
di riabbracciare Mirella e Silvio Tourn di ritorno dall Argentina. La comunità ringrazia il pastore Giuseppe Platone per la magnifica giornata del 17 febbraio. Stesso pensiero va al pastore Giorgio Tourn e alla direttrice della
nostra corale, sig.ra Buffa, per avere animato la serata del
16 al Bric nonostante il falò sia rimasto spento.
• Sono cominciati i lavori alla nuova saletta delle Fucine
che verrà fornita di riscaldamento, piastrelle e nuovi servizi. Ricordiamo a tutti i nostri amici esteri e italiani che
la sottoscrizione Pro-Fucine è ancora aperta.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Domenica 5 marzo la comunità battista si è riunita in un affettuoso abbraccio fraterno con i coniugi Marinella e Beniamino Miletto, in occasione della presentazione al Signore della loro primogenita Sarah. Nello speciale culto pomeridiano, tra i numerosi presenti c’erano anche molti giovani provenienti da
diverse comunità evangeliche della zona e di Torino. Il
culto è stato condotto dai pastori Adriano Dorma e Samuele Mazza. Rinnoviamo ai coniugi Miletto l’augurio di
ogni benedizione divina e alla piccola l’augurio di crescere sotto lo sguardo vigile del Signore.
SAN GERMANO — Sono deceduti dopo un lungo periodo di
sofferenza Federico Ribet e Emilio Beux. Circondiamo
d’affetto le nostre sorelle Anita Costabel e Eliana Rostan
e i loro familiari, a cui esprimiamo fraterna simpatia.
Loi
andò ver
I un certo
I notte, P'
1 tramont
, pietre d(
I me suo (
I quivi» (C
' regrìnan
, sta in ut
( la nottu
I Doineni
' plice oc
I riconosc
I testo di
I condotti
I fratello
I uniness
I coinvoli
I meroso
i pietra pe
I da Giace
I delle dii
I terreno i
‘ ve per ci
I dere alli
^ tuttavia
I può che
Ira ricoir
angeli -,
Giacobh
per la si
I io son tí
( vunque
in quest
Quest
ha acco;
Vali
gioventù evangelica
abbonamenti
.... L. 45.000
90.000
60.000
«3 copie al prezzo di 2» cumulativo GE/Confronti 90.000 90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a: gioventù evangelica — via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano^
Che
se?»: co
cittadini
1, allori
nostra (
andreb
chiedes!
si? È ani
re Luca
blicizza
bertà re
sullo ste
pellato
giornali
tellighe
«Ma voi
te casa
fosse sti
mento
natio ei
stanti (i
un po’ (
che po
gioia. Il
le const
diCìeov
m prosi
corned
pubblii
senso i
parted!
Certe
raggiar
nonosti
za qui
anni, n<
cienten
»ovato
Flare a
atro) di
si è pn
»lana,
tenza t
' «sposi
' POiner
l'eman
si è voi
I '«ligio
lo». Gì
9
ÍOOO
lido
gita
abio
istro
:on
) oradio
Rolioia
l'Arlatopendella
a del
icine
i seri che
)inuater3ccalogeumeiti da
no. Il
e Sarto di
i credo di
iamo
ostan
rfMERPi 17 MARZO 2000
ñca
iioni
;elici
iiul
i di
:i ed
iesa
) ac
nire,
ñuta
ialo
ciato
turto
are a
anza
3 nel
! nel
roci.
on é
li ci
nune
ri.
licca
sola,
nche
della
locauna
Dme:ale e
JPO il
íione
: pre1 una
sogni
; hai,
sa di
luzioolico^ione,
zione
tolici,
'ospiOme
;li inigano
idica,
lunitá
per il
;onsaiza di
evanna siiaspochiese
BSBBasais Vita Delle Chiese
Celebrati a Orsara di Puglia il XVII Febbraio e i 100 anni della presenza valdese
- «lo ti condurrò in questo paese»
ia festa ha coinvolto fratelli e sorelle delle vicine comunità di Foggia, Cerignola, Venosa
’^^ Rapolla. La bella giornata comunitaria è terminata con il canto di inni intorno al falò
pag;9 riforma
Ìfranco campanelli
OR Giacobbe partì da
Reer Sheba e se ne
verso Charan. Capitò in
mi certo luogo, e vi passò la
notte, perché il sole era già
tramontato. Prese una delle
pietre del luogo, la pose come suo capezzale e si coricò
quivi» (Genesi 28, 10). 11 peregrinare di Giacobbe, la sosta in un luogo sconosciuto,
la notturna visione celeste.
Domenica 13 febbraio, duplice occasione di lode e di
riconoscenza al Signore: sul
testo della Genesi è stata
condotta la predicazione del
fratello Poppino Marottoli;
un messaggio appassionato e
coinvolgente rivolto al numeroso uditorio. La dura
pietra per cuscino, adoperata
da Giacobbe, quale metafora
delle difficoltà del cammino
terreno e delle continue prove per colui che deve rispondere alla divina chiamata; e
tuttavia dalla dura prova non
può che discendere una sicura ricompensa: la scala degli
angeli apparsa in sogno a
Giacobbe è il premio di Dio
per la sua fedeltà: «Ed ecco,
io son teco, e ti guarderò dovunque andrai, e ti condurrò
in questo paese».
Questa rassicurazione ci
ha accompagnati per l’intera
bella giornata, sia nel celebrare i cento anni della presenza valdese in Orsara di
Puglia sia per la ricorrenza
del XVII Febbraio, occasione
per approfondire il significato della libertà religiosa. Si è
avuta così la partecipazione
dei fratelli e sorelle dalle vicine comunità di Foggia, Cerignola, Venosa e Rapolla, di
un gruppo di giovani stranieri e di un membro del Consiglio di circuito.
Dopo una piacevolissima
agape fraterna, nell’accogliente sala comunitaria, allietata da un ottimo pranzo preparato dalla locale comunità,
si è tenuta nel primo pomeriggio la conferenza della pastora Patrizia Pascalis, al suo
primo anno di ministero in
Italia, proveniente dalla Germania. Il tema affrontato è
stato quanto mai attuale: «La
teologia della liberazione nei
paesi dell’America Latina».
Dalla brillante esposizione
della relatrice sono scaturite
alcune domande: quale valore
può avere ancora la teologia
della liberazione nel nostro
contesto, qui e ora? Che senso
ha per noi oggi il riferimento a
Gesù Cristo come modello di
liberazione per gli oppressi?
Occorre guardare alla realtà, avendo costantemente
presente l’utopia, l’utopia
A Orsara intorno al falò
della totale liberazione per
l’uomo e per la donna, per la
società intera, da tutti gli
«ismi» che li attanagliano:
schiavismo, razzismo, sessismo, ecc. È seguito un interessante dibattito nel quale è
intervenuto anche il sindaco
di Orsara, sollecitato dalla vivacità delle proposte. Alla fine
della conferenza, usciti sulla
piazzetta antistante il tempio,
ci siamo raccolti in cerchio attorno al falò per intonare il
Giuro di Sibaud e altri inni più
conosciuti, in un’atmosfera di
comunione fraterna, mentre i
passanti si soffermavano attoniti ad ascoltare le sconosciute melodie.
(foto Gustavo Alabiso)
_ Ginevra
In cattedrale
in ricordo
del 1848
■ Una mostra e una conferenza a Cerignola
Valdesi in cerca di maggiore visibilità
OmiER CAIRUS
Milano
«Che cosa significa valdese?»: così replica di solito il
cittadino comune di Cerignola, allorché sente parlare della
nostra comunità evangelica;
andrebbe già meglio se ti
chiedessero: chi sono i valdesi? È ancora capitato al pastore Luca Anziani che, per pubblicizzare la mostra sulla libertà religiosa e la conferenza
sullo stesso tema, aveva interpellato telefonicamente un
giornalista locale (ovvero l’intellighenzia di queste parti);
«Ma voi siete quelli che andate casa per casa?»; se il tono
fosse stato quello di apprezzamento per un lavoro missionario espletato da noi protestanti (dono che purtroppo è
nnpo’ carente), avremmo anche potuto spiccare salti di
gioia. Invece egli si riferiva alle consuetudini dei Testimoni
diGeova che, con la loro opera proselitistica, qui sono visti
come disturbatori della quiete
pubblica: tale era dunque il
senso della precisazione da
parte del giornalista.
Certo non è un dato incoraggiante constatare come,
nonostante la nostra presenra qui in Puglia da oltre 100
^ni, non siamo ancora sufficientemente visibili. Con rinaovato sforzo si cerca di ov''•are a questo piccolo (no®ho) difetto. Alla mostra che
è protratta per una settiI ’*'ana, si è aggiunta la confeI ranza tenuta nella stessa sala
espositiva municipale, nel
pomeriggio del 17 febbraio.
^ rinnovare il ricordo delI .emancipazione dei valdesi
I è voluto parlare di «Libertà
I jellgiosa e laicità dello staI ra». Giovanni Magnifico ha
I
fatto una bella sintesi della
storia dei valdesi, dalle origini del movimento pauperistico fino alla stesura delle
Intese con la Repubblica italiana; in rapida successione
sono stati ripercorsi otto secoli di avvenimenti, facendone emergere le tappe salienti: l’esilio, il rimpatrio,
l’adesione alla Riforma, il significato, le concessioni e i
limiti dell’editto albertino.
L’attento pubblico intervenuto ha potuto cogliere i
tratti essenziali della vicenda
valdese più di quanto avrebbe potuto fornire una dotta
ma dispersiva dissertazione.
Il pastore Anziani, nella sua
successiva relazione, ha approfondito l’aspetto civile,
giuridico e religioso del concetto di laicità oggi, nel nostro contesto; se da essa,
cioè, discenda piena libertà,
così come dovrebbe essere in
un moderno stato di diritto.
Tale laicità non deve mai
confondersi con professione
di ateismo, questo è Tequivo
co da sfatare; la laicità è da
intendersi, nel suo pieno significato, come autonomia di
tutte le attività umane, che
deve, di conseguenza, assicurare una parità di diritti per
tutti. Lo stato dunque dovrebbe farsi supremo garante
di questa laicità, senza accettare interferenze o imposizioni o accomodamenti da
parte di qualsivoglia, ancorché autorevole, istituzione
politica 0 religiosa.
È seguito un interessante
dibattito che ha messo alla
prova (ovvero ha misurato) la
comprensione della libertà e
della laicità da parte dei presenti, non solo membri della
Chiesa valdese, ma anche
esponenti della Chiesa cattolica. Pur non mancando
qualche spunto polemico, il
bilancio finale può dirsi
senz’altro positivo avendo
fatto, nella nostra piccola
realtà evangelica, qualche significativo passo in avanti sul
difficile cammino della piena
visibilità, f/c.j
IL 20 febbraio scorso, il pastore Gianni Genre è venuto a Ginevra per celebrare il
152“ anniversario dell’emancipazione dei valdesi. Il culto
solenne è stato celebrato nella cattedrale di Saint-Pierre
su invito del pastore William
Me Comish, che ha tenuto la
liturgia. La forte predicazione
del past.- Genre, che ha parlato di libertà, di appartenenza
e di tolleranza, ha fatto gran
de impressione sulla numerosa assemblea. Il culto è stato anche arricchito dalla par
tecipazione musicale di due
cantanti e dal canto del «Giuro di Sibaud» eseguito dall’organo e dall’assemblea. Abbiamo anche notato una delegazione della Chiesa presbiteriana della Corea del Sud.
Dopo il culto e l’aperitivo
offerto dall’Unione valdese di
Ginevra, i partecipanti si sono
recati in un ristorante del
quartiere, dove ha avuto luogo il tradizionale pranzo. In
seguito hanno preso la parola
Jacques Picot, che ha parlato
di un articolo sui valdesi in
Germania scritto nel 1930. Il
pastore Genre ha poi parlato
della situazione italiana e
dell’idea di aprire un istituto
ecumenico nella città di Roma. Il pastore Me Comish ha
concluso la riunione con un
discorso apprezzato da tutti e
ha ricordato che Ginevra fu il
rifugio dei valdesi in esilio nel
1687 e che oggi ancora i vaidesi sono bene accolti.
f i® FRATELLI
J:>RORINI
AP
ARREDAMENTI
P.m RORINI
ARREDAMENTI tne
di Otvid« • PI«tro Fiorini
Vìa Camillo Barneri, 15
54031 Avanza Carrara (MS)
Tal. 0585 856262
Fax 0585 50301
Una conferenza di Carlo Rapini a Bari
150 anni di editoria evangelica
EVELINA VIGLIANO
La Chiesa valdese di Bari
ha celebrato l’anniversario del 17 febbraio 1848 con
una «pomeridiana» organizzata dal settore cultura su un
aspetto spesso trascurato
dalla nostra storia: l’editoria
valdese. Nel pomeriggio di
sabato 19 Carlo Rapini, già
direttore dell’editrice Claudiana, ha condotto un’interessante e arguta riflessione
sul tema: «Centocinquanf
anni al servizio della cultura
evangelica: la Claudiana a
Torino, Firenze e Torre Pellice», tracciando la storia del
rapporto dei valdesi con la
carta stampata a partire dagli inizi dell’Ottocento fino ai
giorni nostri. Una storia affa
scinante, non soltanto per i
suoi contenuti ma anche
perché raccontata, esposta
cioè in maniera piana, arricchita di episodi, di esempi,
di citazioni.
Fra gli argomenti toccati
ricordiamo: che cosa si leggeva prima del 1848; come
nacque l’editrice Claudiana,
quali i suoi impegni, a iniziare da quello primario della
diffusione della Bibbia in italiano per arrivare a tanti altri:
gli opuscoli di carattere popolare, i periodici, la vendita
tramite colportori, i vari filoni (teologico, controversie,
storico, sociale, quello del
dissenso cattolico); il collegamento infine con l’editoria
protestante mondiale.
Alla conversazione è segui
to un dialogo, più che un dibattito, con gli ascoltatori interessati sia al passato sia al
futuro delTeditrice, con domande che hanno riguardato
in particolare l’uso delle
nuove tecnologie, l’impegno
sociale, la scarsa attenzione
esercitata sulTeditoria protestante. I presenti sono stati
partecipanti attenti e interessati, ma ovviamente il loro numero era modesto; a dimostrare ancora una volta
quanto poco sia diffuso
l’amore per la cultura, ormai
purtroppo desueto perfino
tra gli evangelici. Il settore
cultura provvederà al più
presto a trasferire la bella
conversazione di Carlo Rapini sul decimo «Quaderno»
della Chiesa valdese di Bari.
AGENDA
17 marzo
GENOVA — Alle ore 17, a Palazzo Doria Spinola (largo Lanfranco 1), il prof. Salvatore Caponetto parla sul tema: «Filippo Melantone (1497-1560)» per il ciclo di,lezioni su «Storia,
arte e cultura nell’Europa protestante».
OMEGNA — Alle 21, al Centro evangelico d’incontro (via
Fratelli di Dio 64), il pastore Giovanni Carrari parla sul tema:
«Anno Santo o Giubileo biblico?».
18 marzo
TORINO —Alle ore 16, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11), per il ciclo di incontri «Le chiese cristiane si confrontano», don Franco Ardusso, il prof. Claudio Tron e padre A.
Hatzopoulos parlano su: «La Chiesa: istituzione ed evento».
19 marzo
MESTRE (Ve) — Alle ore 10, alla chiesa valdese-metodista (v.
Cavallotti 8), la past. Letizia Tomassone parla sul tema: «Le
donne fanno teologia», per l’organizzazione del 7“ circuito e
della Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est.
MESTRE (Ve) — Alle ore 9, 30, alla Casa Cardinal Urbani (via
Castellana 16/A), il Sae organizza un incontro sul tema; «La
giustificazione: una speranza comune delle chiese», a cui
partecipano padre Tede Vetrali e il pastore luterano Jörg
Lauster; meditazione biblica a cura di Claudio Bianchi. Per
informazioni rivolgersi a Paola Bressan (tei. 041-950340).
20 marzo
TORINO — Alle ore 17, nella sala valdese di via Pio V 15 (primo piano), Anna Segre, per il ciclo su «La donna nella Bibbia
e nell’ebraismo», parla sul tema: «Il libro di Ester».
ROMA — Alle ore 17, alTAssociazione amicizia ebraico-cristiana (via Calamatta 38), la pastora Teodora Tosarti parla
sul tema: «Il messianismo nella storia cristiana».
21 marao
IVREA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via Torino 217), G.
A. Moschetti parla sul tema: «Simbolo, conoscenza simbolica, modo simbolico» per il ciclo di incontri sul linguaggio e i
lùiguaggi della fede.
ROMA — Alle ore 18, alla Facoltà valdese di teologia (via Pietro Cossa 42), la dott. Corinna Landi parla sul tema: «La narrativa nella iconografia cristiana dei primi secoli».
22 marzo^
ROMA —Alle 16,15, alla chiesa metodista (via Firenze 38),
Piero Pagliani parla sul tema: «Globalizzazione e bioetica».
23 marzo
BERGAMO — Alle 17,30, alla fondazione Serughetti-La Porta
(viale Papa Giovanni XXIII30) il past. Ignazio Barbuscia parla sul tema: «La schiavitù e l’usura; Levitico 25, 39» nell’ambito del ciclo di incontri sulle Prospettive giubilari per l’oggi.
24 marzo
PORDENONE — Alle ore 20,30, alla chiesa battista (viale
Grigoletti 5), il pastore Franco Scaramuccia presenta il libro
«Un’avventura di fede».
UDINE — Alle 18, alla chiesa metosista (p.le D’Annunzio 9),
il past. Arrigo Bonnes parla sul tema: «L’apostolo Paolo e il
fariseo Saulo: un convertito o un infiltrato? Cosa dicono di
lui due scrittori ebrei moderni quali M. Buber e J. Taubes».
25 marzo
MILANO — Alle ore 17, nella sala attigua alla libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), il pastore Emanuele Fiume, per il ciclo
di incontri su «Musica e spiritualità nel protestantesimo»,
parla sul tema: «I salmi ugonotti».
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II 23, il sociologo Jean Baubérot parla sul tema: «Il ruolo dei protestanti nella Branda di oggi» (è assicurata la traduzione dal francese).
MANTOVA — Alle ore 16, alla Chiesa cristiana evangelica (v.
Trieste 25), si tiene un convegno giovanile con intervento di
Kurt Jost sul tema: «W. Carey, H. Taylor, J. Elliott... e noi?».
BOLOGNA — Il Consorzio italiano di solidarietà organizza
alla sala dello Zodiaco della Provincia il convegno «Kosovo,
un anno dopo. A un anno dall’inizio dell’intervento della
Nato: le prospettive della pace, della democrazia e della cooperazione nei Balcani». Partecipa Annemarie Dupré del Servizio rifugiati e migranti della Fcei.
26 marzo
TORINO — Alle 9,30, al liceo scientifico «Einstein» (v. Pacini
28), si tiene il convegno organizzato dal Comitato torinese
per la laicità della scuola sul tema; «La laicità in una società
multiculturale. Problemi di relazione tra stato, diritti delle
comunità, diritti degli individui». Intervengono tra gli altri
Carlo Ottino, Jean Baubérot, Maurizio Girolami.
TORINO — Alle ore 17, nella chiesa battista di via Passalacqua 12, si tiene un concerto dei «Messaggeri», gruppo corale
internazionale di giovani di Bolivia, Italia, Perù, Repubblica
moldava, Romania, diretto da Isabel Carrillo Diaz e con la
collaborazione strumentale di Valentin Olaru.
31 marzo
PORDENONE — Alle ore 20,30, nella chiesa battista (viale
Grigoletti 5), il past. Domenico Tomasetto, presidente della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, parla sul tema: «Quale ecumenicmo nell’anno 2000».
irile
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante «P.
M. Vermigli» (via Manzoni 19/a-21) la past. Letizia Tomassone parla sul tema: «Gesù e le donne visto da una donna».
!'
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 17 MARZO 200(1
CROCIFISSI
E LAICITÀ
PIERA ECIDI
Una buona notizia, qualche
volta. Aprendo i giornali con cui
ci avveleniamo tutte le mattine,
insieme all’aria che ci viene dalle finestre nelle grandi città, in
compagnia di tutti i fatti e misfatti di ordinaria ingiustizia,
sopruso, violenza e corruzione,
qualche volta una piccola giustizia è fatta. È il caso della definitiva assoluzione del professor
Marcello Montagnana, reo di
aver contestato il crocifisso nei
seggi elettorali. Nominato scrutatore nelle elezioni politiche del
1994 questo professore in pensione, un laico di famiglia ebrea,
aveva rifiutato la carica per non
avallare, nella sua veste di pubblico ufficiale,
un’offesa alla
nostro paese è paralizzato nelle
sabbie mobili di questo pantano, in grado di ingoiare chiunque. Ad onta di tanti bei cervelli che ci invidiano all’estero, di
tante professionalità che persone oneste spendono a piene
mani, di tanta dedizione al proprio lavoro. Il brontosauro della burocrazia è un problema
tutto italiano.
Duecento anni fa la Rivoluzione francese liquidò in una frasetta il sistema feudale millenario, semplicemente affermando
che era abolito. Noi, maestri del
«tutto cambi perché nulla cambi», continuiamo a ingarbugliarci e a dibatterci nei più vari anfratti di codicilli
fumosi risalenti a
Costituzione che // crOCÌfÌSSO Pel 560010 so
cíale stradefunta
prescrive la lai
cità dello stato e QlofíOíOlC? Do OQOÌ è Occidente, ba
la non discriminazione religio- legittimo contestorlo
sa. Risultato: un
iter complicato
di cinque processi, alla fine
dei quali questa
definitiva sentenza della Cassazione. Sembra
impossibile che, a cinquant’anni
e passa dalla nostra Costituzione, un cittadino italiano debba
sobbarcarsi tale buon combattimento per ottenere che venga
affermato ciò che è scritto a
chiare lettere nella suprema legge della Repubblica italiana.
Eppure è così, perché poi vai
a scoprire che lo stato applica
ancora una circolare (neanche
una legge!) del 1926, in pieno
periodo fascista, del guardasigilli Alfredo Rocco, che rimandava allo Statuto Albertino
all’articolo 1, in cui il cattolicesimo era qualificato come «sola
religione dello Stato». £ questo
alla faccia di centocinquanta anni di storia, di lotte e di cambiamenti, di leggi e di instaurata
democrazia, di libera Costituzione repubblicana e di revisione stessa del Concordato con la
Chiesa cattolica (19S4), nonché
della firma di Intese a partire
dallo stesso anno e fino a oggi
con le confessioni religiose di
minoranza. E alla faccia di tanti
sforzi delle chiese di reciproco
riconoscimento, di dialogo, di
condivisione, di ecumenismo, di
incontro fraterno e sororale, di
pregierà comune.
In Italia sopravvive tutta una
giungla incredibile di leggi, 1^gine, circolari, prescrizioni di
ordinaria burocrazia capaci di
bloccare a centocinquanta anni
fa ogni buona legge, ogni buona scelta, ogni buon governo o
ogni buona amministrazione. Il
grozie olio bottoglio
loico di un cittodino
sata sulla strenua
alleanza trono-altare. E poi ci riempiamo la bocca ogni giorno
sull’orgogliosa
conquista di essere ormai in Europa! Sarebbe bastato, in tanti anni di giurata fedeltà alla Costituzione da parte dei nostri governi
(concordiamo pienamente con il
professor Montagnana) aggiungere tre paroline, nelle disposizioni emanate per ogni consultazione elettorale, avvertendo
che nei seggi non devono essere
presenti simboli di alcun genere
«compresi quelli religiosi». Era
implicito, ma nella patria del cavillo una precisazione nero su
bianco non è mai troppa.
«La laicità dello stato è sacra», ha detto il presidente Scalfaro con una bella espressione
che ben rappresenta, oggi, per
un credente, l’importanza dello
stato come «casa comune» di
tutti i cittadini. La laicità non è
asetticità, ma accoglienza, che
permette di sgombrare il campo dai risentimenti, dalle offese
date e ricevute nella storia: perché se chiunque di noi vedesse
un simbolo di partito in un seggio si indignerebbe, mentre se
vede un simbolo religioso non
se ne cura? Forse perché in
realtà non ci interessa la fede?
Forse perché viviamo pigramente di consuetudini? Proprio
il rispetto delle fedi, invece, e
anche di chi non è credente ci
permette di vivere guardando a
quel «Cielo di pace per molte
stelle», secondo un bel motto
coniato dai nostri studenti per
la nuova Europa. La magistratura ha fatto il proprio dovere.
E anche le chiese cercano di far
lo. Ora tocca alla politica.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pk) V. 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: reda2Srifom1a.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei, 081/291185
fax 081/291175, e-mail: rilomna.na8mbox.netway.lt;
REDAZIONEPINEROLO
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo, lei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: edipro6tpellice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Malfai. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, PienraWo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemmo Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Maninat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE: Slelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c c.p. n 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
ordinario: L 105.000; ridotto: L. 85.000; semestrale. L. 55.000;
O sostenitore: L 200.000
Ordinario L
sostenitore
ordinario: L. 170.000; v. aerea: L. 195.000; semestrale; L. 80 000;
L 250.000.
Tarifls mssrtioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eoo delle
vani valdesi) £ 30 000 Partecipazioni: mm/colonna £ 1 800 Economici: a parola £ 1.000.
La testala Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con II numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrala dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
« numero 10 del 10 marzo 2000 è stalo spedito dairufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 8 marzo 2000.
isse
AsaocMoaSa
psdorSca ftaSana
Il caso austriaco e-la costruzione dell'Unione europea
Il diritto comunitario ha strumenti per reagire alle violazioni dei diritti
umani nellVe ma non per prevenire che ciò possa accadere
MICHELE VELLANO
I recenti eventi politici verificatisi in Austria, culminati con la creazione di un governo di centro-destra, hanno per la prima volta posto in
evidenza la complessa problematica legata al possibile
ruòlo dell’Unione europea,
nei confronti di uno dei propri stati membri, con riferimento ad aspetti ideologici
anziché economico-commerciali.
È bene ricordare che solo
con l’entrata in vigore del
Trattato sull’Unione europea, il 1“ novembre 1993, il
tema del rispetto dei diritti
dell’uomo ha trovato finalmente espressa menzione
nel quadro del sistema comunitario. Più recentemente,
il Trattato di Amsterdam ha
ulteriormente e più diffusamente disciplinato la materia, introducendo importanti
novità. Il quadro che ne risulta, che prende a riferimento
disposizioni contenute in
prevalenza nel testo del Trattato sull’Unione europea
(Tue) ma anche in quello istitutivo della Comunità europea (Tee) è sufficientemente
dettagliato e prende in considerazione le opportune contromisure a seconda che
eventuali violazioni dei diritti
dell’uomo siano riconducibili
alle istituzioni comunitarie,
ovvero agli stati membri.
Il rispetto
dei dirittt fondamentali
In particolare, in base all’articolo 6 del Tue, l’Unione
europea è solennemente impegnata a rispettare i diritti
fondamentali che sono garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei
diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata
a Roma il 4 novembre 1950
nel quadro del Consiglio d’
Europa, e che risultano dalle
tradizioni costituzionali comuni degli stati membri. La
Corte di giustizia della Comunità europea, in base
all’articolo 46 del Tue, come
modificato dal Trattato di
Amsterdam, è abilitata a
svolgere la sua opera di controllo sulle istituzioni comunitarie (Consiglio, Commissione e Parlamento), in ordine al rispetto dei diritti fondamentali, per quanto concerne sia l’emanazione di atti
normativi sia l’esercizio della
funzione amministrativa.
La Corte costituzionale italiana ha precisato, in una propria sentenza, che i principi
fondamentali della nostra Costituzione non possono, in
ogni caso, essere derogati da
una norma comunitaria. D’al
NOTRf
wmpi
cm
ciUROPe
lili
Alla ricerca di un’Europa che non sia solo l’Europa delle monete e
della finanza
tra parte, i principi di libertà,
democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali e dello stato di
diritto (menzionati espressamente dall’articolo 6 del Tue)
vincolano, in quanto contenuti in un trattato internazionale liberamente sottoscritto
e ratificato, anche gli stati
membri, uno nei confronti
dell’altro e ciascuno nei confronti dell’Unione europea.
Violazioni e sanzioni
Il successivo articolo 7 del
Tue (analoga disposizione è
contenuta nell’articolo 309
del Tee) indica in quale modo e con quali conseguenze il
Consiglio, riunito nella composizione dei capi di stato e
di governo, possa accertare e
sanzionare una violazione
grave e persistente, da parte
di uno stato membro, dei
principi menzionati nel citato articolo 6 del Tue. È significativo come l’accertamento
e la sanzione di eventuali violazioni, da parte delle istituzioni comunitarie, siano rimessi ad un’istanza giurisdizionale (la Corte di giustizia)
mentre analoga procedura
spetti, con riferimento agli
stati membri, a un organo
politico (il Consiglio).
Un ulteriore cenno all’articolo 6 del Tue (e al rispetto
dei principi ivi menzionati) è
contenuto nell’articolo 49
dello stesso Tue che disciplina le condizioni che debbono essere soddisfatte dagli
stati europei per poter fare
ingresso nell’Unione europea. Si tratta di una garanzia
che gli stati già membri hanno voluto specificare e che
potrebbero invocare qualora
non ritenessero di manifestare il proprio voto favorevole all’adesione di un determinato stato (bloccandone
di fatto l’ingresso posto che è
necessaria l’unanimità).
Dal quadro sinteticamente
delineato emerge come siano
stati apprestati strumenti
sufficientemente incisivi per
reagire a gravi e persistenti
violazioni dei diritti dell’uomo che dovessero prodursi
nell’ambito dell’Unione europea (da parte deile sue
stesse istituzioni o dei suoi
stati membri). Ciò che tutt’
oggi manca (perché non prevista da alcuna disposizione
del Tue o del Tee) è la possibilità per le istituzioni comunitarie e, in senso lato, per
l’Unione europea di entrare
nel merito delle scelte politiche dei cittadini degli stati
membri e, dunque, della formazione dei governi che sono la conseguenza di tali
scelte. I singoli stati membri,
da soli o congiuntamente,
sono naturalmente liberi di
assumere le proprie determinazioni su tali scelte (riducendo ad esempio, a livello
tecnico, le relazioni diplomatiche bilaterali con l’Austria)
ma agendo, da un punto di
vista strettamente giuridico,
al di fuori delle regole contenute nel Tue e nel Tee.
L'Austria sotto osservazione
Tornando al caso dell’Austria sembra auspicabile, e sicuramente più coerente con
il sistema comunitario, che
l’Unione europea e gli stati
membri procedano nei prossimi mesi a un attento monitoraggio dell’osservanza, in
tale paese, dei principi di cui
all’articolo 6 del Tue in modo
di potere, se ve ne saranno i
presupposti, far scattare con
il massimo rigore e determinazione le conseguenze previste dall’articolo 7 del Tue
(sospensione dei diritti deri
vanti all’Austria dall’appartenenza all’Unione europea
per giungere, al limite, alla
espulsione dalla stessa).
OGGI il papa Giovanni
Paolo II ha compiuto un
atto di portata storica: con
un’apposita liturgia ha chiesto ufficialmente perdono a
Dio per gli errori commessi in
passato dalla Chiesa o dai
suoi figli. 11 discorso del papa
è stato basato su una approfondita documentazione
storica preparata da una commissione di specialisti interntizionali. Un gesto del tutto
insolito per la Chiesa cattolica, anche se questo pontefice,
negli anni scorsi, lo aveva preannunziato con alcuni interventi nella stessa direzione.
Crociate, inquisizione, conversioni coatte di interi popoli, silenzio complice di fronte
ai crimini nazisti: questi e tanti altri i mali della Chiesa che
il papa ha confessato.
Un gesto indubbiamente
notevole, che pone però due
interrogativi fondamentali. Il
leaere per
PIERO bensì
primo: il papa, massimo rappresentante della sua Chiesa,
riuscirà veramente con questo atto a coinvolgere tutta la
Chiesa cattolica, vale a dire le
diocesi, le parrocchie e i singoli credenti? E in secondo
luogo: un ra'wedimento deve
essere accompagnato da segni concreti. A coloro che andavano da lui per farsi battezzare, Giovanni Battista gridava; «Fate dei frutti degni
del ravvedimento». Certo, la
Chiesa non manda più gli
SUI GIORNALI
Giornale d|elle Due Sicilie
Protestanti e Wto
Esiste in Italia un giornale
che si definisce «neoborbonico». Il numero di novembre-dicembre 1999 reca una
riflessione sul vertice di
Seattle, andato a vuoto per
’opposizione coincidente
di movimenti e organismi
di natura diversa fra loro,
dagli ecologisti e dall’estrema sinistra ai nazionalisti di
varie parti del mondo. Contro la globalizzazione si
schiera anche questa «voce», che titola il suo articolo
«Globalizzazione nemico
del 3° millennio». Sottotitolo: «Dall’etica protestante
un altro mostro capitalistico contro il Sud». La tesi è
che «I mugugni più 0 meno
larvati di quei contestatori
non possono (...) incidere
più di tanto su questa grande organizzazione pianeta
ria [la Wto, ndr] che conti
nua un’antica politica eco
nomica ideata oltre due se
coli fa, quando incomincia
rono le congiure internazio
nali contro Napoli...».
Per l’autore dell’articolo,
Vincenzo Gufi, «la matrice è
sempre la medesima: i popoli anglosassoni». E «anche
le vittime non cambiano: i
popoli del Sud del mondo,
quindi anche i meridionali».
Nella sua ricostruzione storica «nel XVIII secolo l’etica
protestante spinse maggiormente l’Inghilterra all’industrializzazione e i paesi europei all’agricoltura e al
commercio». E più avanti:
«Questo fine secolo e millennio assiste al trionfo
pressoché totale delTetica
protestante, non a caso proprio a Maastricht, da dove
nel Seicento partivano gli
eserciti della Riforma contro
i paesi cattolici, sono stati
siglati i trattati della Ue più
duri per i popoli più distant
da quel modo perverso d
vedere il mondo (...). 1 etica
integrale [sic!], quella catto
fica, non reagisce chiara
mente. Anzi il giusto perse
guimento dell’unità dei cri
stiani, con il ricercare quanto di comune hanno gli altri
seguaci di Gesù con i catto
lici, fa praticamente sfumare quanto assolutanumte li
divide ora e sempre: la vi
sione economica della vita>
E ancora: «L’homo econo
micus che l’etica protestan
te pone al centro del mon
do, va invece necessaria
mente preceduto dall’homo
ecumenicus (...) privilegian
do altre dimensioni, come
quella trascendente, nei
confronti di quella del mero
edonismo che condusse al
peccato originale». In ogni
caso la domanda posta alla
fine del ragionamento vale
la pena di essere discussa:
«Rispettare l’uomo o rispettare il profitto?».
CARMI
nerolese
giugno,
la prima
previsti :
66 della
numero
bre 199
famiglie
figli min
toeper
zo figlii
elei con
Ritaidi,
sempre
eoltà ne
li per fai
no stat:
ì fatti chi
rizzato I
1 della le]
' lenzior
avrebbe
quelle
reddito
que infe
annui e
gli; ai b
beperv
mensili
tranche
lire, per
TraF
valdesi,
ni nessi
domani
il caso I
bio Peli
le richii
feriori !
ne dovi
[ to il m
I tichies
I Pinero
giunte
di 70 (
Comur
non pii
eretici al rogo, non veste più
le armi per uccidere gli infedeli, ma quanta intransigenza, quanta arroganza, quanta
intolleranza sono ancora presenti nelle reazioni di alcuni
rappresentanti della Chiesa!
Un teologo cattolico ben
noto cosi elenca i mali attuali
della Chiesa: «Facili concessioni alle sicurezze del potere
e del denaro, presunzioni nel
dialogo ecumenico, autosufficienza nei confronti delle
altre religioni (...) rassegna
zione passiva di fronte airin' s
giustizia dilagante, mentali^ S
consumistica e borghese di I
tante chiese occidentali»- b (
un biblista, sempre cattolico’ ,
dichiara: «Non si tratta tanto
di chiudere un passatoi ^
quanto di aprire un futuro ^
nuovo: chiedere perdono p®f
il passato vuol dire soprattut- 1
to impegnarsi a non ripeter® |
quelle infedeltà». Sarà prO' |
prio còsi? Solo gli anni fùion |
risponderanno a questi inter- ^
rogativi. Anche le chiese prò
testanti hanno i loro erroU !
le loro colpe. Con una ditte 1
renza: per noi la Riforrna no j
è un evento storico, è I ttrtP®
gno quotidiano a rivedere ^
nostre posizioni e a rinnov
re la nostra vita.
:c
'»Z
I *
ÁB
(Rubrica «Un fatto, un
mento» della trasmissione
Radiouno «Culto evangelt
andata in onda domenica
marzo)
11
1^
Sicilie
ornale
)orboovein'auna
ice di
to per
dente
nisnil
I loro,
’estrelisti di
. Con
)ne si
a «vorticolo
?mico
totitostante
talisti
yfMERPl 17 MARZO 2000
PAG. 11 RIFORMA
Lidia Menapace a Pinerolo
Donne contro le guerre
La politologa Lidia Menapace è intervenuta venerdì 10 a Pinerolo all’Incontro organizzato dall’associazione Viottoli, dalla Comunità cristiana di base e dal Comitato pinerolese contro la guerra. Scopo dell’iniziativa era la presentazione della
convenzione permanente di donne contro le guerre. Per la
Menapace «bisogna ricercare una politica che non includa la
guerra ma abbia a fondamento la pace, cioè la capacità di governare i conflitti senza il ricorso agli eserciti e alla violenza».
Il pensiero della differenza, prima di tutto fra uomo e donna,
deve essere alla base di ogni azione politica e la donna può
avere un ruolo fondamentale proprio perché si trova a essere
«la prima vittima» nelle situazioni di conflitto.
M Avvicendamento alla chiesa di Prali
Arriva il past. Pfannkuche
Winfrid Pfannkuche è stato eletto pastore titolare della
Chiesa valdese di Prali, lo scorso 6 marzo, durante un?asseroblea di chiesa che ha registrato una notevole partecipazione
di membri elettori. Adesso si attende la designazione ufficile
della Tavola, valdése. Il trasferimento nella nuova comunità
del pastore Pfannkuché (che al momento ha in cura la comunità valdese e metodista di via Evangelista di filasi a Palermo
dopo aver servito la chiesa di Pramollo) è previsto per il prossimo autunno, dopo l’Assemblea-Sinodó di agosto. Il pastore
Emanuele Fiume è invece stato destinato alla comunità di Felónica Po con disponibilità alla Chiesa battista di Penara, dove ha predicato la scorsa domenica 12 marzo.
Riforma
tesi è
meno
statori
cidere
I grananetacontia ecolue selincia
lazio
icolo,
trice è
1 poanche
ano: i
ondo,
)nali».
e stor etica
indusi eua e al
vanti;
a milionfo
’etica
a prodove
ao gli
;ontr0
) stati
le più
istanti
rso di
etica
cattoliaraperseei criquan;li altri
catto
fuma
i'nte li
la vi
1 vita»
cono
mon
aria
lomo
:ome
, nei
mero
5se al
ogni
a alla
) vale
:ussa:
ispet
)ELLE moEsi
IFondato nel 1848
contributi della legge 448/98, di aiuto alle famiglie, richiesti neH'ambito del Pinerolese
Sono così poche le famiglie bisognose?
ffo le possibili cause della scarsità di domande presentate c'è sicuramente anche la lacunosità delle
informazioni fornite do parte governativa. Sono particolarmente lunghi anche i tempi di attesa
CARMELINA MAURIZIO
SARANNO poco più di
100 le famiglie del Pinerolese che, forse entro
giugno, riceveranno per
la prima volta gli assegni
previsti dagli articoli 65 e
66 della legge finanziaria
numero 448 del dicembre 1998, a favore delle
famiglie con almeno tre
fi^i minori e basso reddito e perla nascita del terzo figlio, sempre in nuclei con limiti di reddito,
ilitardi, informazioni non
sempre corrette, difficoltà nel reperire i moduli per fare le domande sono stati solo alcuni dei
fatti che hanno caratterizzato l’entrata in vigore
della legge, che nelle intenzioni dei legislatori
avrebbe dovuto tutelare
quelle famiglie con un
reddito globale comunque inferiore ai 36 milioni
annui e con almeno tre figli; ai beneficiari dovrebbe pervenire una somma
mensile (erogata in due
tranches) di circa 200.000
lite, per tredici mesi.
Tra Pinerolo e le valli
valdesi, in alcuni Comuni nessuno ha presentato
1 domanda (per esempio è
l il caso di Angrogna, Bob1 bioPellice, Prali), altrove
I le richieste sono state inI feriori a cinque; il ComuI ne dove è stato presentato il maggior numero di
I richieste è ovviamente
I Pinerolo, al quale sono
1 giunte comunque meno
I <ii 70 domande, ma in
I Comuni numericamente
I non piccoli, come Perosa
ZONTRAPPUNTOI
QUALE UTILIZZO
DEL TERRITORIO?
DAVIDE ROSSO
Gestire il territorio facendo i conti con le ristrettezze di bilancio sembra essere l’imperativo di fronte
a cui sempre più le amministrazioni dei Comuni
montani si trovano. Da alcuni armi i Comuni di Roure e di Massello hanno aRo
studio nei loro territori la
possibilità di costituzione
di aziende faunistico-venatorie. I due dati, la scarsità
di fondi e la
concessione di
parte del terrì
torio a
venatori;
no un nesso
perché le due
amministrazioni vedono
lavoro. Pochissimo, dicono
alcuni, a fronte dei guadagni che in questo modo si
garantirebbero ai concessionari delle aziende. «Abbastanza rispetto alle nostre entrate se vogliamo
continuare ad avere sviluppo e a non soccombere» rispondono i favorevoli. Il
dubbio è se sia la via giusta.
Se veramente
Bisogna saper
stimare il rischio
di svalutare lo
LhaS- sviluppo delle zone sfrmtimenlo
non SI possano pensare
strade alternative di utilizzo del territorio senza
Argentina (solo cinque
richieste) o Luserna San
Giovanni (circa 20 domande), le donne che
hanno fatto richiesta per
l’assegno per la nascita
del terzo figlio o i nuclei
familiari che hanno i requisiti per accedere ai
benefici previsti dalla
legge rappresentano nel
complesso una minoranza così esigua da porre
interrogativi e indurre a
riflessioni.
Sono davvero così poche le famiglie «bisognose»? Significa soprattutto
che nascono pochi bambini? La legge può dawe
ABBIGLIAMENTO & STILE
a.
i
Mâm^jÛÛÛ
gelico:
‘tira
5^0121.909667
MAGGIO 64/62
S. GIOVANHI-TO
ro garantire un aiuto o
incide solo in maniera
modesta? Oppure è solo
questione di informazione? Cioè, forse sono molte di più le famiglie con i
requisiti giusti, ma non
lo sanno! La campagna
pubblicitaria ministeriale, apparsa per qualche
tempo in televisione e
sulla carta stampata, non
ha di certo risolto i problemi, né per altro gli impiegati comunali sono
sempre stati in grado di
fornire risposte esaurienti sulla legge e le sue applicazioni.
Per quanto riguarda la
compilazione delle domande, in alcuni Comuni
gli utenti hanno potuto
contare sull’aiuto dei servizi sociali e dei Caf, altrove ci si è dovuti arrangiare. Perfino i dipendenti comunali hanno avuto
non poche difficoltà a
elaborare i dati. I tempi
di attesa per ricevere i
soldi sono comunque ancora piuttosto lunghi: i
Comuni spediranno all’
Inps le richieste entro la
fine marzo e da quel momento in poi rinps, entro
45 0 60 giorni, dovrebbe
erogare finalmente rassegno (o parte di esso) alle madri e a nuclei familiari. La legge è diventata
operativa da gennaio
1999, la modulistica è
comparsa a settembre
1999 e, se tutto va bene, 1
primi assegni arriveranno a giugno 2000.
AH'ospedale Agnelli (di Pinerolo
Ci sarà musica
nuova in cucina
Si rinnova, profondamente, il servizio mensa
dell’ospedale Agnelli di
Pinerolo; non senza un
tocco di «pomposità» la
direzione dell’Àsl 10 definisce «sempre meno
mensa e sempre più ristorante» il servizio del
principale ospedale della
zona. Un servizio che interessa annualmente oltre 300.000 persone, 1.000
pasti al giorno fra degenti e operatori sanitari in
servizio. Cosa consuma
un ospedale? Al «Civile»
prevedono di acquistare, in un anno, per fare
qualche esempio, 8.600
kg di pollo, 4.000 dozzine
di uova, 80.000 bottiglie
di acqua minerale, 1.000
kg di caffè, 4.000 kg di
prosciutto, 18.000 kg di
pane, 2.700 kg di piselli.
Le principali novità
tecniche riguardano l’installazione di una nuova
cucina del valore di 250
milioni collegata a sistemi di sicurezza alimentare di prim’ordine. Gli
stessi sistemi di pulizia
delle zone destinate alla
produzione degli alimenti consentiranno una di
sinfezione quotidiana
degli spazi; sono previsti
controlli quotidiani sulla
cucina, sul percorso del
cibo, sulla qualità delle
materie prime. A questo
proposito, trattandosi di
una fornitura di circa 1
miliardo e 400 milioni
per il biennio 2000-2001,
l’ospedale intende porre
particolare attenzione a
ciò che verrà acquistato:
ad esempio la carne dovrà provenire da vitelloni
macellati da non meno
di 7 giorni e da non più
di 12. Non sarà un ristorante (chi va all’ospedale
è ricoverato per patologie e non per una vacanza, deve fare i conti con
la malattia, con la lontananza da casa, la comprensibile preoccupazione per il futuro) ma nell’intento di migliorare il
livello dell’ospedale
Agnelli sotto il profilo
della parte alberghiera,
si arriverà addirittura a
poter scegliere, fra quattro primi piatti, tre secondi e tre contorni, il
tutto prenotando la sera
prima. Diete permettendo, naturalmente.
, di questo da
montane parte di so
cietà che provengono più
in questa operazione tra
l’altro un modo per rimpinguare il loro bilancio,
una via per far sì che il territorio «renda». La scelta
però non pare, nel caso dei
due Comuni, indolore. Sia
a Massello che a Roure infatti parte della popolazione si è dichiarata nettamente contraria alla decisione presa dalle loro amministrazioni manifestando apertamente, soprattutto in questo periodo, le
proprie idee.
Quel che pare in qualche
modo preoccupante è che
si pensa (al di là delle posizioni particolari espresse
dalle varie parti in campo e
della frattura che si è verificata tra le amministrazioni
e una parte dei cittadini) di
affittare una parte del territorio per poter sopravvivere, per poter tirare avanti.
Questa logica potrebbe
portare ad avere in qualche
modo in vai Chisone un’
unica azienda che da sopra
Pomaretto arriva fino a Fenestrelle (dove è già attiva
da anni l’azienda dell’Albergian) con un puntatina
nel vallone di Massello. Ettari ed ettari di territorio
destinati alla caccia che andrebbero a confinare con i
parchi regionali della vai
Troncea e dell’Orsiera-Rocciavré, anche se ovviamente per legge, fra le varie entità, vi sarebbero dei corridoi di rifugio per gli animali (ma anche su questi la
polemica è forte visto che
qualcuno li ha già definiti il
futuro territorio di caccia
dei bracconieri).
In ogni caso tutto questo
territorio cacciabile renderebbe nel suo complesso alle amministrazioni all’incirca 65 milioni l’anno (una
quarantina a Massello e 25
a Roure) e alcuni posti di
o meno da lontano e la cui
ricaduta in termini di inve
stimenti e posti di lavoro
sulla situazione locale è comunque limitata. Qui il discorso non è, come in qualche modo sembrava emer
gere a margine di un incontro che si è tenuto recentemente sull’argomento a
Roure, tra chi è favorevole
alla caccia e chi no, tra chi
preferisce tenersi i bracco
nieri e il territorio e chi
vuole che l’attività venatoria sia controUata e gestita
in maniera che renda alla
comunità. La questione è
più profonda o meglio va
ricercata più a monte: occorre capire cosa sia meglio per lo sviluppo del territorio montano al di là dei
campanilismi e degli interessi particolari. Occorre
capire se queste concessio
ni non significhino svendita del territorio, e il suo impoverimento piuttosto che
un arricchimento.
È su questo piano che occorre portare il discorso fra
le parti. Il secondo punto
poi su cui occorre riflettere
in tutta questa questione
mi sembra sia la comunica
zione. Sono stati molti in
questo periodo gli inviti
provenienti dalle due parti
ad aprire un dialogo ma
sono state molte anche le
prese di posizione, di condanna dell’altro come incapace ad ascoltare a porsi in
modo dialogante. Spesso
fra le «fazioni» si è creato
un muro. Occorre ricostruire una comunicazione
costruttiva che porti frutti,
fatta di rapporti chiari e
aperti in cui le informazioni sono messe al servizio di
tutti e non usate come
strumenti personali per
raggiungere i propri fini o
peggio ancora come armi
per battere l’avversario.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Va!.¡.¡ "^àldesi
VENERDÌ 17 MARZO 20Qn
VILLAR PELLICE: ARRIVA IL METANO — La stagione senza precipitazioni ha avuto almeno un pregio: i lavori di realizzazione della rete del metano a Villar Pollice sono proceduti celermente.
Così entro il mese di marzo, in Comune, con appositi moduli dell’Acea, si raccolgono le prenotazioni per gli allacciamenti. Poi dovrà ancora
essere realizzato il collegamento con Torre Pellice dove il metano arriva fino alla zona dell’ospedale valdese. Per l’inizio del 2001 il gas da rete
potrebbe dunque arrivare a Villar Pellice.
RAGAZZA TROVATA MORTA — Sara Tessere, una
ragazza di 23 anni di Perrero, borgata Pian Faetto, è morta, probabilmente per un’overdose.
L’hanno trovata i carabinieri di Perrero la sera
dell’8 marzo; gli accertamenti sono in corso.
RAPINA ALLA CASSA DI RISPARMIO — Il 10 marzo, approfittando dell’ora di chiusura, tre uomini mascherati e armati sono entrati negli uffici
della Cassa di Risparmio di Pinerolo in via Nazionale e, dopo aver immobilizzato clienti e dipendenti, si sono fatti consegnare circa 300 milioni. Le indagini sono in corso.
ANCORA UNA TRUFFA AI DANNI DI UN’ANZIANA
— L’il marzo, a Pinerolo, due donne hanno
truffato un’anziana signora con il solito trucco;
dopo averla avvicinata per la strada, l’hanno
convinta a portarle a casa sua con la scusa di
aiutarla a compilare i moduli per la pensione.
Una volta nell’appartamento, le donne hanno
sottratto aUa pensionata tutto l’oro di famiglia,
per un valore stimato di 40 mUioni.
ARRESTATO PER UN TENTATO RICA’TTO — Roberto Cinà, 30 anni, di Pinerolo, è stato arrestato l’8
marzo scorso dai carabinieri di Pinerolo per aver
costretto la sua ex convivente, Cristina Marocchino, a seguirlo dopo averle sottratto portafoglio e
chiavi dell’automobile. Cinà ha poi tentato di
estorcere denaro all’ex marito della Marocchino,
sotto minaccia di sequestrare la donna. Una volta
presi «accordi» con l’ex marito ha liberato la donna, che l’ha subito denunciato ai carabinieri.
CENA BIELORUSSA — L’ associazione «Senza confini» vai Pellice organizza una cena bielorussa finalizzata alla raccolta di fondi per sostenere
l’ospitalità dei bambini provenienti dalla zone
contaminate daH’incidente nucleare di Cemobil
del 1986. La cena sarà totalmente curata dallo
«Chef Kumale» fra i più qualificati esponenti
della cucina etnica. Il menù prevede piatti particolari quali «Vodka alle spezie», antipasti misti
(Zakouski), zuppa di carne e verdure (borchtch),
aringhe e patate in teglia, insalata di frutta secca, idromele, bevande tipiche. La cena costa
50.000 lire a si effettuerà sabato 25 marzo alle
19,30 alla Foresteria valdese di Torre Pellice.
Prenotazioni, entro martedì 21, presso il consorzio «Valpellice d’Oc» di Luserna o l’elettrauto
Ghirardi di corso Gramsci 6 a Torre Pellice.
CORSO DI DANZE OCCITANE — L’associazione
Kalendamaia propone un corso di danze occitane delle valli Chisone e Varaita nei mesi di marzo e aprile. Suonerà il gruppo «Calhiolait» e i
danzatori dell’associazione seguiranno i principianti. Gli incontri si terranno presso le scuole
elementari di Lusemetta; info e prenotazioni ai
numeri telefonici 0121-933120 e 0121-933178.
ANCORA INCENDI A PIOSSASCO — Altri incendi
hanno devastato le montagne del Pinerolese; il
più grave giovedì scorso a Piossasco sul monte
San Giorgio, dove già un anno fa era divampato
un furioso incendio che costò la vita al giovane
volontario David Bertrand. Frattanto giunge la
notizia che i 7.000 volontari Aib del Piemonte
saranno ora organizzati nel «Corpo volontari antincendi boschivi del Piemonte».
Incontro organizzato dal Coni a Sestriere
PRODOTTI TIPICI A CANTALUPA — Conferenza a
Cantalupa sul tema «Piatti e prodotti tipici della
nostra terra», alle ore 17, presso la fondazione
«Pro Senectute». Trattano l’argomento il prof.
Copatti dell’Università di Pavia e il prof. Cambera; modera il dibattito il prof. Tartaglia del Politecnico di Torino. Al termine rinfresco e degustazione di prodotti tipici; in seguito possibilità
di cenare presso i locali delle vallate che aderiscono all’iniziativa al prezzo fisso di £ 35.000.
Per informazioni rivolgersi allo 0121-352589.
FESTA TRADIZIONALE A SAN SECONDO — Rassegna artigianale e commerciale «SanSecondoespone» dal 18 al 20 marzo, in concomitanza con
la tradizionale festa di San Giuseppe a San Secondo. Nell’ambito della festa: apertura della
mostra «San Secondo paese dei tupim , ballo in
picizza, esibizioni, concerti e teatro.
LEGGERE INSIEME — «Insieme per leggere» è il titolo di una serie di incontri organizzati.dal Comune di Lusema San Giovanni alla biblioteca
comunale. Il prossimo incontro si terrà mercoledì 22 marzo alle ore 20,45.
Pensare al dopo Olimpiadi
DAVIDE ROSSO
PENSARE anche al dopo Olimpiadi di Torino 2006, alla gestione futura degli impianti e alle
eredità che un grande
evento come questo può
lasciare. È questa la parola d’ordine emersa dal
convegno tenutosi venerdì 10 marzo a Sestriere dal titolo «Vei so Torino
2006... e oltre» organizzato dal Comitato provinciale del Coni, a cui hanno partecipato fra 'li altri
anche il sindaco di Sestriere, Francesco Jaime,
e l’assessore allo Sport
del Comune di Barcellona, Don Albert Battle.
L’incontro ha visto
confrontarsi sulle problematiche legate al territorio esperti del Coni e
del turismo che hanno
relazionato di fronte a un
pubblico composto sostanzialmente di amministratori locali e giovani
delle scuole alberghiere e
turistiche. «Proprio il tipo di pubblico presente
in sala - è stato sottolineato da alcuni relatori deve far sì che la nostra
attenzione sia puntata
non solo sull’evento olimpiadi ma anche sul
dopo, su quel che si può
costruire per fi futuro cogliendo l’occasione di
questa manifestazione».
Se infatti, come ha ricordato il presidente della federazione sport
ghiaccio, Giancarlo Bolognini, non sono necessari
palazzi del ghiaccio o altri
impianti sciistici faraonici occorre però lavorare
per esempio sulla diffusione degli sport legati al
IA Pinerolo
Un bilancio
senza novità
di rilievo
«Il bilancio approvato
è importante e impegnativo. È giusto compiacersi per il risultato ma è
doveroso lavorare per
raggiungere gli obiettivi,
per rafforzare la fiducia
dei consiglieri esterni alla maggioranza e soprattutto per rendere Pinerolo alle esigenze dei cittadini». Con queste parole
l’assessore al Bilancio del
Comune di Pinerolo,
Giovanna Depetris, ha
commentato il risultato
della votazione del Consiglio comunale pinerolese che ha approvato la
settimana scorsa il bilancio di previsione per il
2000. Favorevoli sono
stati 20 consiglieri su 24
presenti con il voto favorevole di alcuni rappresentanti della minoranza
appartenenti al Partito
popolare, Indipendenti,
Progetto Pinerolo.
Il bilancio, che in via
consultiva era stato presentato ai cittadini in alcuni incontri nel corso
delle settimane passate,
non prevede grosse novità rispetto alla previsione degli anni passati. Dal
punto di vista delle spese
per i cittadini nessun ritocco è previsto per la tariffa deirici mentre aumenterà come richiesto
dall’Acea la tassa rifiuti.
Sul lato investimenti invece sono previsti il completamento della ristrutturazione dell’ex teatro
sociale, della piscina e sono previsti interventi
nell’area antistante la Skf.
Don Battle, assessore allo
Sport di Barcellona
ghiaccio privilegiando
«l’asta Torino-PineroloTorre Pellice» per creare
un secondo punto di riferimento nel Nord-Ovest
insieme a quello rappresentato dalla Val d’Aosta
per queste discipline. Lo
stesso discorso, ha aggiunto Luigi Chiabrera
presidente dell’Azienda
turistica delle valli di Susa
e del Pinerolese, si può
fare per il «dominio sciabile» dell’intero territorio
che se messo in rete adeguatamente con quello
francese al di là delle Alpi
potrebbe diventare il pri
mo d’Europa con ovvie
ricadute a livello turistico. E non bisogna dimenticare, ha ricordato Jaime,
località come Prali in vai
Germanasca o Chiomonte in vai Susa che potrebbero rientrare in un progetto generale per le
olimpiadi come campo di
allenamento per le squadre e trarne vantaggio in
termini di strutture per il
futuro. Occorre pensare
insomma un progetto comune che pensi sì alle
olimpiadi ma che sia occasione di sviluppo reale
dell’intero territorio anche a gare finite.
L’esempio di Barcellona, che ha ospitato le
olimpiadi estive del 1992,
in quest’ottica è istruttivo. Come ha chiarito Don
Battle, la città catalana a
colto il pretesto delle
olimpiadi per compiere
opere di ristrutturazione
e di consolidamento del
proprio turismo ma anche del proprio ambiente
cercando di gestire l’evento olimpico come una
tappa nel proprio sviluppo e non una meta.
Assemblea dèi sindacato Alp
Per l'occupazione
nel Pinerolese
«Continuare le iniziative per difendere l’occupazione e preparare di
pari passo degli interventi di sostegno per i disoccupati e i lavoratori precari e atipici non dimenticando i problemi legati
al taglio dello stato sociale e la battaglia contro i
referendum radicali sui
licenziamenti e il proporzionale». Sono queste le
linee programmatiche
che la quinta assemblea
dell’Associazione lavoratori pinerolesi (Alp) ha
dato al proprio direttivo
per l’anno in corso. L’assemblea, che si è tenuta
sabato 4 marzo a Pinerolo e a cui hanno partecipato più di 60 persone tra
militanti e invitati, è stata
il momento per fare il
punto sull’attività dell’associazione nell’anno
passato che è stato caratterizzato a livello pinerolese soprattutto dalla crisi alla Beloit ma anche da
una situazione non certo
facile in molte altre realtà
produttive del territorio e
per Alp dal suo ingresso
fra le rappresentanze sindacali delle poste.
«È stata un assemblea
molto partecipata - dice
Enrico Lanza, presidente
di Alp - e nelle conclusioni sono state recepite
le proposte di lavoro e i
suggerimenti che fanno
riferimento sia alla situazione di crisi dell'industria pinerolese sia alle
iniziative di lotta del sindacato di base contro i
referendum radicali che i
tagli allo stato sociale».
Intanto sul versante delle
azioni propriamente sindacali Alp, dopo aver recentemente sollecitato
con una lettera al sindaco di Pinerolo una nuova
convocazione del tavolo
di crisi sulla Beloit «per
chiarire la situazione attuale delle trattative per
l’acquisto degli stabilimenti italiani» intende
chiedere un chiarimento
anche all’Skf in merito
all’uso degli stabilimenti.
VENERDÌ
Vei
del
I
La struttura intercomunale di Torre festeggia il proprio ventennale
L'asilo nido come scelta educativa
MASSIMO CNONE
VENT’ANNI nel 2000, proprio
come nella vecchia canzone di
Lucio Dalla. Anzi ventuno, perché
l’Asilo nido di Torre Pellice apre
nel 1979 a seguito della legge del
1977 che, riconoscendo la valenza
socio-educativa degli asili nido,
andrà a lanciare la costruzione di
migliaia di strutture in tutta Italia
negli anni successivi. Un compleanno come pausa di riflessione
dopo una doppia decade di presenza sul territorio e con i primi
bambini del nido che a loro volta
affidano i propri figli alle attenzioni delle educatrici e soprattutto
credono nella proposta educativa.
Perché molto è cambiato dagli Anni 70, e «l’asilo nido - spiega la
coordinatrice Elisa Jouvenal - non
può più soltanto essere un aiuto
alle famiglie con genitori che lavorano, ma deve essere anche un’occasione di socializzazione ed educazione dei bambini».
L’Asilo nido è gestito in convenzione dai Comuni di Torre Pellice
e Luserna San Giovanni, con la
Comunità montana vai Pellice.
Anche Luserna aveva il suo nido
comunale con 45 posti, struttura
che però ha chiuso nel 1986 per i
costi troppo elevati: adesso nel nido intercomunale i posti sono 30,
20 dei quali per i residenti a Torre
e 10 per Lusema; 4 sono gli educatori pagati dall’amministrazione
torrese, mentre sono 2 quelli a
contratto con Luserna. «È una
stmttura che costa terribilmente ammette il sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon - ma è
una scelta obbligata: occorre ricordare che il 90% del mezzo miliardo di spese è assorbito dagli
stipendi del personale». D’altra
parte, come dice l’assessore ai Servizi sociali di Torre Pellice, Vera
Coìsson, «il nido è un servizio a
domanda individuale e implica
una scelta precisa da parte delle
famiglie». Le rette vanno dalle
100.000 lire della fascia sociale, richiesta dai servizi sociali a ciascun
Comune che può integrare la tariffa, alla quota massima di 350.000
lire più 11.000 al giorno. Una spesa comunque inferiore rispetto al
le strutture private di cui, in valle
resiste ormai un solo esempio a
Luserna San Giovanni. Lucilla
Borgarello e Silvia Martina sono
educatrici al nido dal 1979: «La lista d’attesa - raccontano - è aumentata progressivamente in que. sti anni, ma soprattutto sono cambiate la cultura e le esigenze rispetto all’Asilo nido».
Sabato 25 marzo ci sarà una festa per i 20 anni; «La giornata
vuole essere una prova di nido
aperto - spiega Elisa Jouvenal-:
vogliamo che il nido sia un'occasione di incontro di tutti i servizi
per l’infanzia del territorio, soprattutto un punto di riferimento
per le famiglie». L’evoluzione della concezione del nido è nella legge Turco che sta seguendo l’iter
parlamentare per l’approvazione;
«Il nostro nido intercomunale vive un periodo di transizione, con
la possibilità di tempo pari-time e
l'allargamento della convenzione
ad altri Comuni; Torre l’cllice ha
già accettato che alcuni posti siano destinati a bambini non residenti sul suo territorio».
ILPit
facci:
^ni, ni
le, la te
modifii
lavorai
sociali (
sone e
mango
spesso :
dei con
abbanc
turazio
di ques
live 0 r
rio è rie
di que
Torre
stampi
sono il
chiesto
giomai
questo
«Il fu
to - S)
mand
grandi
che sa
del vai
tutto il
rato pi
commi
nediq
di derr
di rist
vranne
La pan
èia pc
comp
Un'analisi sui trasporti locali effettuata dalla Provincia di Torino
Troppe sovrapposizioni ferrovia-bus
PIERVALDO ROSTAN
SE si eliminassero tutte le sovrapposizioni fra le corse di autolinee, solo nel Pinerolese si ridurrebbero di ben 1.403.240 i chilometri percorsi. Sono le prime indicazioni dello studio realizzato dalla
Provincia di Torino ormai titolare,
per delega dalla Regione, del trasporto locale. Lo studio è stato appena presentato e le valutazioni
dello «stato di fatto» sono ora oggetto di analisi e riflessione da parte degli enti locali e dei soggetti gestori di trasporto pubblico collettivo. Nel solo Pinerolese operano attualmente ben 13 aziende di trasporto su gomma, oltre ovviamente alle Fs in vai Pellice per il treno;
unica situazione in cui è un Comune a essere titolare del trasporto è
Angrogna con un’autolinea che risulta avere un indice di copertura
dei costi assai modesto ma un elevato valore sociale. Nel complesso
il Pinerolese conta, per il trasporto
su gomma, su 41 linee, di cui 21 ordinarie, 15 specifiche per gli operai, 3 specifiche per gli studenti e
due a valenza turistica: oltre 10.000
i km percorsi annualmente.
L’analisi della Provincia considera poi il totale del chilometri
percorsi annualmente e i contributi pubblici all’esercizio, nonché
gli indici di utilizzo: in pochi casi
si supera un intervento degli utenti in misura superiore al 35% del
costo reale, indice ritenuto minimo per rendere valido sul plano
economico un trasporto; è il caso
della Sestriere-Perosa, della Torre
Pellice-Pinerolo o della Torre Pellice-Luserna. In compenso vi sono
linee a «domanda debole», all’interno della vai Pellice (i collegamenti con Bobbio, Angrogna, Lusernetta e Cavour) aventi un ricavo inferiore al 20% dei costi; la
Provincia ipotizza un passaggio di
gestione alla Comunità montana:
un primo, necessario passaggio
dovrebbe però essere il collegamento fra gli orari. Infatti l’autolinea interna fra Lusemetta e i Chabriols porta i viaggiatori da Lusernetta alla stazione Fs di Luserna,
per ben due volte al mattino esattamente due minuti dopo che il
treno per Pinerolo è passato, dunque disincentivando colpevolmente l’uso del mezzo pubblico.
C’è poi una questione di fondo:
la sovrapposizione fra ferrovia e
autobus, questione che riguarda
sia la Torre Pellice-Pinerolo che la
Pinerolo-Torino: nel primo caso la
velocità commerciale risulta di 42
km/h e nel secondo di 51 km/h. h
problema è qui dato dalla lunga
sosta per il cambio di materiale a
Pinerolo, che allunga in modo rilevante il tempo totale della corsa
Torre Pellice-Torino. Lo studio
considera anche la Airasca-Saluzzo, 36 km su cui da anni viene etfettuato un servizio sostitutivo
con autobus. Sulla linea della va
Pellice dovrebbe giocare un ruolo
importante il progetto, della stessa Provincia, di trasformare!
tratta in metropolitana leggeraaumentando il numero delle fer
mate e la cadenza dei treni
do da rendere più appetibile
mezzo. Altri nodi andranno per
risolti, a cominciare dalla vendi
di biglietti, oggi carente,
glienza nelle stazioni. Per n
parlare deU’informazione: vener
scorso, 10 marzo, il treno in pdf
tenza da Torre Pellice alle 15.
non ha trovato coincidenza a
nerolo per Torino: il treno è sta
semplicemente «soppresso», s®
za che i viaggiatori venisser
informati delle ragioni. 11 tr
successivo è partito in
do; risultato: per arrivare a Tot
da Torre Pellice i viaggiatori n
no impiegato esattamente tre o
HVil
Un
trai
Pare
miliar
bilanc
Consi
Villar]
tivo «1
gli af
impec
tri sili
senza
non a]
fiscale
biame
date ]
non a
ziona
menti
il sind
La tar
lire a
per i
affitta
pér h
verifi
anni ]
quale
anche
dame
Per
opere
sione
versi i
inpn
tamei
tivo c
«poli
hock«
bocc
perle
ne pi
fognt
il mi
viabii
frali
gjiett
•«Ep
primi
le Ciri
^ap
zione
heep
Part«
iSttUtì
'cuni
zabif
jSemi
-comi
dalli
qual«
13
»2000
Ip
onoe
presso
sin
liblea
- dice
idente
mclucepite
)ro ei
fanno
situa’induia alle
el sinntro i
li che i
ciale»,
e delle
te sinver recitato
sindanuova
tavolo
it «per
)ne atve per
tabiliitende
mento
merito
menti.
venerdì 17 MARZO 2000
mLLI mDESI
PAG. 13 RIFORMA
n valle
mpio a
^ucilla
a sono
; «La li- è auin quelO camnze ri
Un progetto Docup in realizzazione a Torre Pellice
Verso la ristrutturazione
delKex Stamperia Mazzonis
___MASSIMO CNONE
IL Pinerolese cambia
faccia. Negli ultimi 40
anni, nel bene e nel male, la terziarizzazione ha
modificato le abitudini
lavorative e le relazioni
sociali di migliaia di persone e ancora oggi rimangono sul terreno le
spesso fatiscenti carcasse
dei complessi industriali
abbandonati. Di ristrutturazione e conversione
di questi fabbricati, positive 0 negative, il territorio è ricco di esempi; uno
di questi all’ex Gor di
Torre Pellice in zona
stamperia, dove i lavori
sono in corso. Abbiamo
chiesto al sindaco di aggiornarci sugli sviluppi di
questo progetto.
«Il fulcro dell’intervento - spiega Marco Armand Hugon - è nella
grande,sala polivalente
che sarà a disposizione
dei vari enti della zona:
tutto il resto sarà recuperato per alloggi e attività
commerciali. Entro la fine di quest’anno le opere
di demolizione interna e
di ristrutturazione dovranno essere terminate.
La particolarità della sala
è la possibilità di essere
compartimentabile in
IVillar Pellice
Un bilancio
tranquillo
Pareggia sulla cifra di 2
miliardi e 140 milioni il
bilancio approvato dal
Consiglio comunale di
Villar Pellice. Un preventivo «tranquillo», senza
gli affanni che hanno
impedito il sonno ad altri sindaci; un bilancio
senza scialare ma tale da
non appesantire il carico
fiscale sui cittadini; «Abbiamo mantenuto invariate lei e tassa rifiuti e
non applichiamo l’addizionale Irpef» - commenta con soddisfazione
il sindaco, Bruna Brache.
Latarsu resta sulle 1.000
lire a metro quadro, Pici
per i residenti e per chi
affitta a residenti al 5%o,
pér le seconde case al
6%o. Si sta ultimando la
verifica sui tributi degli
anni passati che porterà
qualche entrata in più,
anche qui senza evasioni
damorose.
Per quanto riguarda le
opere pubbliche la previsione 2000 conferma diyersi interventi già avviati
in precedenza: il miglioramento del campo sportivo e la creazione di un
«polivalente» per Street
hockey, volley, campi da
bocce; l’ampliamento,
por lotti, deH’illuminaziotie pubblica, un tratto di
follatura verso Bobbio,
il miglioramento della
^abilità di collegamento
Sa il parco Flissia, il laKbetto e l’area sportiva.
•iE poi da Villar arriva un
Ptimo, importante segnala circa la Crumière: è sta® approvata una convendone con l’Agess vai Pelilce la gestione di una
partii del fabbricato ristrutju|ato nel lotto 1. Al®t»ffi;ljC»cali saranno utiliz^bifi, in affitto, per coni'^i, mostre, dibattiti e
laminari: un modo per
l^minciare a intravedere
sallà Crumière anche
falche entrata e non sospese di gestione.
più settori». Un esempio,
forse, da seguire anche
da parte di altre amministrazioni e di cui avremo
effettiva possibilità di
constatare l’efficacia fra
alcuni mesi.
Il progetto europeo
Docup che finanzia l’opera non interessa soltanto le antiche aree industriali e produttive ma
riguarda anche le opere
di carattere strettamente
turistico. In quest’ultimo
settore del Docup c’è la
sistemazione della zona
della Bertenga con una
importante valenza turistica. «I lavori sono a
buon punto - dice il sindaco - e dovranno comunque concludersi entro l’estate, con la costruzione di uno stabile con i
servizi igienici e un bar
all’aperto che sarà affidato a un’associazione locale. Abbiamo già preso
contatti con il Gruppo
amici di Santa Margherita e ci sarà la conseguente possibilità di trasferire
il ballo pubblico da piazza Montenero proprio alla Bertenga.
Ci sarà in questo modo
una decentralizzazione
dell’area spettacoli in
una zona particolarmente comoda. Oltre alla
realizzazione della struttura ci sarà anche una
più generale sistemazione di tutta l’area». Negli
ultimi anni, dopo la realizzazione dell’area verde con il percorso sportivo, la zona era stata lasciata alla mercè dei numerosi frequentatori domenicali e serali alla ricerca del fresco e dell’aria buona; con questo
progetto Docup, dall’estate prossima si avrà
forse una sistemazione
organica del tutto.
Bobbio Pellice in gemellaggio
Fra Italia e Francia
«Il nostro Comune ha
sempre avuto più rapporti con Ristolas o il Queyras che con i Comuni della vai Pellice o del Pinerolese». Lo ricorda il sindaco di Bobbio Pellice, Aldo
Charbonnier, riferendosi
ai rapporti transfrontalieri di ogni tipo che hanno
interessato i due versanti
nel corso di svariati secoli. «All’inizio del 900 c’era
il posto di dogana al Pra
con la guardia di finanza
- continua il sindaco - e
ancora nell’800 c’erano
una maestra e un veterinario che salivano regolarmente alla conca».
Moltissimi erano i bobbiesi che accompagnavano il proprio bestiame attraverso i passi dell’Orina
e della Croce. Senza dimenticare i rapporti religiosi, almeno fino alla revoca dell’editto di Nantes, o il particolare e importante riferimento di
Ristolas nel dopoguerra
come centro del contrab
bando. «I contatti fra le
amministrazioni sono
iniziati nel 1985 - continua il sindaco - in occasione dell’anniversario
della revoca dell’editto di
Nantes e anche nell’ambito della realizzazione di
una cabinovia transfrontaliera». Un altro momento è stato il restauro
della lapide in ricordo dei
soldati del III Alpini caduti a La Monta nel 1940.
Dalla prossima estate i
primi appuntamenti: un
incontro la prima domenica di giugno a Bobbio,
un altro la prima domenica di luglio e un’altra
festa a metà settembre a
Ristolas. Infine la castagnata a Bobbio Pellice in
autunno. «In futuro vogliamo puntare su due
progetti comuni - conclude il sindaco - : il ripristino per tutti i mezzi
senza motore della strada reale di Francia del
Colle della Croce e la realizzazione di un parco».
Sale la contestazione nell'assemblea sui progetti futuri
Massello è divisa sull'azienda faunistica
ULIANA VIGLIELMO
Lì INCONTRO dell’assessore reI gionale alla Montagna, Roberto Vaglio, con gli amministratori di Massello, che aveva come
tema alcune iniziative per lo sviluppo della zona, ha dato l’occasione al gruppo che si oppone
all’istituzione di un’azienda faunistico-venatoria sul territorio del
Comune di organizzare una piccola manifestazione di protesta al
di fuori della sede della Pro Loco,
dove si svolgeva la riunione.
Dopo l’arrivo dei carabinieri,
più divertiti che allarmati, giunti
da Perrero per un controllo, il
gmppo di contestatori, composto
di una ventina di persone, cacciatori, ambientalisti, abitanti di
Massello in disaccordo con l’azienda venatoria, abitanti del Comune di Rome, che denunciano i
misfatti dell’azienda dell’Albergian, esponenti locali di partiti
politici, ha atteso con pazienza e
difendendosi dal freddo con qual
che bottiglia, che uscisse l’assessore Vaglio per manifestargli il
proprio dissenso. In precedenza
non avevano voluto entrare nella
saletta, dichiarando che ben poco
aveva fatto l’amministrazione per
conoscere il loro parere e che era
inutile sprecare altre parole.
All’interno, gli amministratori
hanno esposto i loro progetti, rivolti a favorire un tipo di turismo
familiare, approfittando delle occasioni di finanziamento offerte
dai giochi olimpici del 2006. In
particolare si tratterebbe di costruire una foresteria lungo la
strada provinciale e di ripristinare
un percorso ad alta quota, il «sentiero degli alpini», quest’ultimo a
cura del Soccorso alpino del Cai
vai Germanasca. Ci si propone anche di migliorare la ricettività e di
rimettere in ordine un paio di vecchi mulini, molto suggestivi.
L’assessore si è detto molto
perplesso sulle possibilità di sviluppo di un Comune con un’ottantina di abitanti e ha aggiunto
di non vedere rdtre possibilità che
l’unione con altri Comuni per
prendere iniziative insieme,
sfruttando le risorse che amministra la Comunità montana. Si è
poi detto sicuro di poter finanziare il sentiero, dato il costo modesto di 50 milioni, molto meno la
foresteria, che supera il miliardo.
Riguardo all’azienda faunistica,
di cui non si è quasi parlato. Vaglio ha incoraggiato sindaco e
giunta a tirare avanti decisi, se ritengono che la cosa sia utile per
la popolazione, senza curarsi delle critiche. Chi è stato eletto alla
guida di un Comune deve prendere le decisioni che ritiene più
opportune, gli oppositori possono soltanto cercare di vincere le
prossime elezioni. Questi drastici
principi sono stati affermati da
Vaglio ai contestatori che lo
aspettavano al varco, armati di
cartelli polemici, facendoli irritare ancora di più. La spaccatura
tra gli abitanti di Massello si approfondisce senza rimedio.
NELLE CHIESE VALDESI
GIUSTIFICAZIONE E SALVEZZA: INCONTRO
ECUMENICO — La Chiesa valdese del I distretto e
la diocesi di Pinerolo propongono una conferenza
sul tema: «La giustificazione e la salvezza nel dialogo ecumenico»; ne parleranno, venerdì 17 marzo,
alle 20,45, all’auditorium di corso Piave a Pinerolo, il
teologo cattolico don Angelo Maffeis e il pastore valdese Fulvio Ferrario.
IMPEGNO CRISTIANO — Sabato 25 marzo, alle
17, nel salone della Foresteria valdese di Torre Pellice, il pastore Claudio Pasque! parlerà su «La proposta New Age e la fede cristiana».
FESTA DI CANTO 2“ CIRCUITO — Domenica 19
marzo le scuole domenicali del 2° circuito avranno
la loro festa di canto ad Agape.
AGAPE — Dal 15 marzo sono aperte le iscrizioni ai
campi estivi, telefonando alla segreteria, tei. 0121807514, fax 0121-807690.
BOBBIO PELLICE —- Martedì 21 marzo, riunione
quartierale alla borgata Campi, alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione BoerPriorato, venerdì 17 marzo, alle 20,30, giovedì 23 a
Fondo San Giovanni. Martedì 21 marzo, alle 20,45,
studio biblico su «Credo nello Spirito Santo». Domenica 26 marzo, assemblea di chiesa per l’elezione
dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
MASSELLO — Domenica 19 marzo, alle 11,15,
culto nel tempio.
PERRERO-MANIGLIA — Riunione quartierale
martedì 21 marzo, alle 20,30 all’Eirassa. Incontro
dell’Unione femminile martedì 21 marzo, alle 14.
PINEROLO — Domenica 19 marzo, alle 10, assemblea di chiesa, sulla diaconia nella chiesa di Pinerolo, e sulla relazione finanziaria.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì 16
marzo, alle 15, all’Inverso Paiola, mercoledì 22, alle
20,30 a Pomaretto. Mercoledì 22 marzo, alle 16,30,
all’eicolo grande, incontro del gmppo visitatori.
PRAROSTINO — Riunioni quartierali: giovedì 16,
alle 20,30, a San Bartolomeo, mercoledì 22 al Collaretto, sempre alle 20,30, giovedì 23, alle 15, ai Gay.
SAN GERMANO — Sabato 18 marzo, alle ore 20,45
nella sala, la filodrammatica di Luserna San Giovanni
presenta «L’uomo, la bestia e la virtù» di Pirandello.
SAN SECONDO — Martedì 21 marzo alle 20,30
studio biblico sulla «Passione di Gesù Cristo». Domenica 26 marzo, culto alle ore 10 con assemblea di
chiesa: all’odg; elezione dell’anziano/a del quartiere
di Miradolo Paglierine.
TORRE PELLICE — Domenica 19 marzo, alle 10,
culto nel tempio del centro con la partecipazione
della scuola domenicale. Martedì 21 marzo riunione
quartierale ai Simound, mercoledì 22 ai Bouissa, ve
nerdì 24 agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Lunedì 20 marzo, alle 19, riunione quartierale al Teynaud.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: giovedì 16,
ore 14,30, ai Trossieri e alle 20 a Villasecca.
Pescatori sportivi in vai Pellice
Per una pesca
consapevole
più
FEDERICA TOURN
Le XVII Février à Paris
Un dimanche
autres
La pesca si è aperta ormai da qualche settimana e
non è raro che i pescatori, insieme a canna e lenze,
tirino fuori le lamentele sul cattivo stato dei nostri fiumi: sempre meno acqua, i depuratori che non funzionano, ecc. Anche per questo l’Associazione pescatori
della vai Pellice, che già gestisce l’incubatoio ittico di
Luserna San Giovanni per la ripopolazione dei ceppi
autoctoni del fiume (trota marmorata e fario), ha deciso di chiedere la gestione della pesca sportiva nel bacino del Pellice, oggi affidata all’amministrazione provinciale. «Vorremmo controllare la pressione di pesca
sul fiume e organizzare zone di pesca con tecniche
non dannose — spiega Marco Baltieri, della Società pescatori sportivi valle del Pellice - in particolare zone
“no kill" per pratiche di pesca sportiva, come la "pesca-mosca”, che non danneggia il pesce e permette di
rilasciarlo». Questo progetto punta a richiamare gli appassionati e quindi a incrementare il turismo in vaile.
Inoltre, la Società dei pescatori sportivi della valle
del Pellice organizza anche quest’anno un corso di pesca e conoscenza dell’ambiente fluviale, riservato a ragazzi e ragazze della scuola dell obbligo. Realizzato in
collaborazione con il Laboratorio territqrialè per l’educazione ambientale della vai Pellice, il corso è gratuito
(è necessario soltanto prendere la tessera deH’associazione, 5.000 lire) e si articola in quattro incontri teorico-pratici sabato 15 e 29 aprile, 6 e 13 maggio, dalle
ore 15 alle 17,30. Le leziorii saranno tenute da esperti; i
posti disponibili sono però soltanto 15 a fronte, garantisce Baltieri, di un numero di richieste che tiegli anni
scorsi è sempre stato superiore, a testirnonianza del
buon successo dell’iniziativa. Per le iscrizioni rivoigersi a «Top pesca» in via Michele Bravo a Pinerolo (tei.
0121-795450) o a Marco Baltieri (tei. 0121-91810).
Un dimanche différent des autres où nous nous
réunissons pour commémorer le «17 Février». Notre
président Henry Appia ne nous charmera plus de sa
voix de conteur e d’orateur qui fit vibrer les voûtes de
la Sorbonne comme elle navi^ait sur les ondes de la
Radio. Voyageur infatigable, il savait habiller ses récits d’un humour tout britannique dû à sa parfaite
connaissance de la langue anglaise.
La dispersion annoncée des cendres de Béatrice
Appia dans les Vallées qu’elle aimait tant et que son
talent dépeignait si bien. Elle fut avant la guerre l’une
des femmes qui eut le courage de pénétrer l’Afrique
occidentale, exploratrice, ethnologue, pédagogue,
rapportant de remarquables œuvres de ce continent.
Rien n’y fit, pas même la longue migration vaudofse
vers les Amériques décrite par le professeur Peyrot
pour le bicentenaire des Etats-Unis, lue par Félix Vigne
et remise à l’époque à l’ambassadeur en France de cette nation, corrigeant d’ambigües opinions à l’égard
des populations des Vallées. Soulignons d ailleurs que
La Tour fut l’un des rares endroits où fut célébré cet
événement grâce au général Stefano Coïsson.
Quelques instants furent consacrés aux nouvelles
des Vallées peu épargnées elles aussi par les tempêtes
et les restructurations industrielles porteuses de bien
de maux. Chacun des membres de notre modeste association, vivants ou morts, quelle que soit sa situation personnelle, a toujours témoigné de ses origines
et de l’histoire de l’wlsrael des Alpes».
«Je lève mes yeux vers les rnontagnes... D’où me
viendra le secours?».
Paris, le 3 mars 2000
Huguette Vigne^Ribet
P.S. Le montant de notre collecte est versé aus Asiles de San Germano et de Lusema San Giovanni.
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquant'anni fa
IL 1950 in Italia è l’Anno Santo e sulle pagine del
L'eco il prof. Giovanni Miegge scrive molti articoli di
grande attualità anche oggi. «Non possiamo non osservare - afferma sul numero del 3 marzo - che la
piccola routine ecclesiastica delle indulgenze giubilari con il suo accompagnamento di pellegrinaggi commercializzati e di visite basilicali è veramente una riduzione molto addomesticata e meschinella del gran
sogno profetico del Regno di Dio; e che le blande e
pmdenti esortazioni alla giustizia sociale che fan parte obbligata dei messaggi papali giubilari sono una
reminescenza molto depotenziata dei grandi principi
di equità e di restituzione che ispirano il giubileo biblico». Un’intera pagina del giornale del 17 marzo
chiede la solidarietà per la gioventù spagnola che
sotto il regime franchista soffre per l’isolamento e la
mancanza di mezzi: leggiamo il comunicato del Consiglio interdenominazionale deila gioventù, firmato
da Tullio Vinay, Carmelo Inguanti e Alfredo Scorsonelli, e uno speciale appello di Vinay che dice: «Se c’è
un anno in cui abbiamo bisogno di essere sostenuti,
è proprio questo. Occorre finire l’opera e cominciare
la vera attività di Agape (...). Ma quei di Spagna sono
più poveri di noi, se noi lo siamo molto, loro ancora
di più. Ed è chiesa di Cristo come la nostra».
Qual è il vero stemma valdese? Il problema è sollevato da Giovanni E. Melile che si rivolge agli storici,
agli archivisti, agli «esperti di folklore e vaudoiseries»
affinché «un bravo disegnatore ci presenti una buona
volta un autentico e definitivo stemma valdese». La
polemica viene dalla comparsa, nella testata del giornale, di uno stemma «brutto come la decina di quelli
che negli ultimi cinquant’anni sono apparsi su giornali, carta intestata, coccarde, bandiere», e dal fatto
che spesso il candeliere non poggia più chiaramente
su una Bibbia; la luce che risplende nelle tenebre non
è quella del candeliere, cioè della nostra chiesa, ma
soltanto quella della parola di Dio.
Le visite che i responsabili del distretto fanno alle
chiese sono particolarmente accurate. Leggiamo
nella cronaca di Villar Pellice: «Dal 1 al 4 aprile ha
avuto luogo la regolamentare "visita di chiesa”. Più
che di una semplice operazione amministrativa di
controllo, essa ha dato luogo ad alcune giornate di
intensa attività». Ci sono state quattro riunioni assai
partecipate ai Ciarmis, Garins, al Centro e alla
Piantà; un’intera mattinata di seduta del Concistoro,
nel pomeriggio di sabato, dalle 14 alle 19,30 sono
stati esaminati 40 catecumeni del 1° e 2° anno. Sovrintendente del distretto era Alberto Ricca.
(a cura di Marco Rostan)
14
PAC. 14 RIFORMA
E Eœ Delle vat.o \àldesi
venerdì 17 marzo 20on
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
È finita come doveva finire. In
tre partite l’Asiago si è sbarazzato
del Valpdlice e fila così dritto verso la finale scudetto; dovrà comunque fare i conti con un Fassa
che sembra ritornato sugli ottimi
livelli di inizio campionato.
Nella prima partita, in terra vicentina, il Valpellice ha tenuto i
padroni di casa sulla corda per oltre metà partita; dopo l’I-O infatti
Tomasello ha prontamente risposto e suU’1-1 si è chiuso il primo
tempo. C’è voluto il miglior Galtcheniuk in tandem con Lucio Topatigh per mettere le cose a posto
per l’Asiago nel secondo «drittel»;
eppure, dopo aver chiuso il tempo
sul 4-1, l’Asiago ha di nuovo tremato quando Orticola, proprio il
giovane valpellicese appena convocato per un preraduno della nazionale di categoria, ha messo
dentro dopo un tiro di Grannonico. Ma la risposta di Topatigh è
stata immediata e così la squadra
di casa ha preso il largo fino all’8-2
finale: la Valpe ha lasciato comunque il palaghiaccio di Asiago fra gli
applausi per la bella prestazione.
Di tutt’altro tono la serata di «gara
2» a Torre Pellice. Gli uomini di Da
Rin hanno perso per 8-1; al di là
della forza degli ospiti (una difesa i
cui si esaltano i pesi massimi
Strazzabosco, 95 kg. Schivo, 100
kg, Insam, 99 kg) è emerso il difetto forse più vistoso della stagione:
la difficoltà a imporre il proprio
gioco senza affanno e senza rischiare il contropiede. L’incontro
si è chiuso già nel primo tempo
quando, sull’1-0 per gli ospiti, il
Valpellice ha avuto una doppia superiorità numerica; in 5 contro 3
però l’Asiago ha controllato il gioco segnando la seconda rete col
suo bielorusso Galtchenyuk al 7’. Il
Valpellice ha poi cercato la rimon
ta subendo però il contropiede degli ospiti. A 28” dal termine della
prima frazione, un errore difensivo
e la terza rete dell’Asiago. Inconsistente il Valpellice negli altri due
tempi; poche azioni e soprattutto
mai capaci di impensierire il portiere Basso, fino a 1’ dal termine
quando Dorigatti ha messo a segno l’unica rete del Valpellice.
Sabato nella «gara 3» ad Asiago,
è calato definitivamente il sipario
su una stagione comunque largamente positiva. Il 7-0 finale ha visto una Valpe reattiva, non disposta a regalare nulla, nulla avendo
da perdere. I parziali (2-0; 3-0; 2-0)
premiano meritatamente i vicentini che nel terzo tempo hanno dovuto fare a meno di Lucio Topatigh, colpito duro, in reazione, da
Olivo: per il terzino penalità di
partita, per l’attaccante un riposo
precauzionale in vista della semifinale; in infermeria anche Stevanoni che chiude in modo sfortunato (frattura a un piede?) una stagione davvero da incorniciare. Per
il Valpellice è il tempo del «rompete le righe» ma già si discute del
prossimo campionato: quanti
stranieri? Quante conferme dell’attuale rosa? Quali nuovi arrivi?
Se ci sarà accordo, e dovremmo
saperlo presto, fra società e Da
Rin, sarà probabile l’arrivo di
qualche giovane nazionale per
rinforzare una squadra certamente ambiziosa.
Gara 1; Bolzano-Brunico 9-2;
Asiago-Valpellice 8-2; Merano-Alleghe 5-4; Fassa-Vipiteno 4-1.
Gara 2; Valpellice-Asiago 1-8;
Brunico-Bolzano 3-6; VipitenoFassa 2-3 (overtime); Alleghe-Merano 5-2.
Gara 3: Asiago-Valpellice 7-0;
Merano-Alleghe 8-7; Bolzano-Brunico 6-5 (rig.): Fassa-Vipiteno 8-2.
Passano U turno Asiago, Fassa e
Bolzano; fra Merano e Alleghe si
va alla gara 4 ed eventuale gara 5.
Si è disputato a Torre Pellice, da
venerdì a domenica, un torneo
under 17 nell’ambito della manifestazione «Verso Torino 2006». Si
è imposto il Chiasso che ha battuto Torino e Courmaosta, pareggiando 2-2 con il Valpellice che
schierava Michel Favre in porta:
secondi proprio i valligiani che
hanno superato il Torino per 3-1
pareggiando, oltre che con gli elvetici, anche con il «Courma» per
4-4. Terzi i valdostani e quarta la
selezione torinese.
TENNIS TAVOLO
Tre vittorie su quattro confronti:
questo il bilancio dell’ultimo turno per il Valpellice. In DI la sola
sconfitta: la squadra «A» superata
in casa per 5-3 dal Rivoli è comunque seconda nel suo girone; seconda anche la squadra «B» che ha
vinto a Torino con il Tennis tavolo
To per 5-3 (due punti di Odino e
Rosetti e uno di Battaglia). In serie
C2 ancora una vittoria sul Orde,
per 5-2; grazie ai punti di Migliore
e dei fratelli Ghiri la squadra si
conferma capolista. In CI il Valpellice ha battuto facilmente il
Vercelli per 5-1 con due punti di
Gay e Fresch e uno di Rosso.
VOLLEY
Il Body Cisco Pinerolo in B2 maschile perde dopo dieci vittorie
consecutive; a imporsi è la capolista Bassi Novara che vince 3-1; bella quanto inutile vittoria del Cerotti
in B2 femminile: le pinerolesi hanno addirittura superato, per 3-2 il
Viareggio terzo in classifica; la posizione in classifica resta però ampiamente compromessa. Nel campionato allievi il 3S Pinerolo è stato
battuto dal Kappa Torino per 3-0
mentre in terza divisione si registra
la vittoria delle ragazze del 3S Luserna sul Volverá per 3-1.
Al via la quattordicesima edizione della rassegna musicale
Cantavalli: concerti e balli tradizionali
È giunta ormai alla
quattordicesima edizione «Cantavalli», la rassegna di musica popolare
che dal 1987 percorre in
primavera le valli Chisone e Germanasca portan
do ogni sabato in una località diversa gruppi affermati nel settore, italiani e stranieri. La manifestazione, organizzata
congiuntamente dall’assessorato alla Cultura
I programmi della settimana
Radio Beckwith
FM 91.2(DO-96.550
Ancora novità nella programmazione di Radio
Beckwith, con la conferma delle trasmissioni che
in questi mesi hanno avuto particolare successo:
lunedì 20 marzo, dopo una pausa di qualche settimana, riprende con un nuovo ciclo la rubrica dedicata agli ospedali di Torre Pellice e Pomaretto.
Alle 16,30 sarà ospite in studio Luisella Audisio,
capo servizio, che risponderà alle questioni relative al personale operante in ospedale. Lunedì 27 ci
sarà la dietista Paola Coata. Si può telefonare in
diretta per qualsiasi curiosità e la replica è ogni
mercoledì alle 9. Intanto, sempre per quanto riguarda la sanità, continua «Pensiamo alla nostra
salute», rubrica in collaborazione con TAsl 10 di
Pinerolo. Venerdì 17 alle 16,30 ci sarà il dott. Silvio
Falco sull’interessante tema: «Si può mangiare
senza stravolgere le nostre abitudini e tradizioni
alimentari?». La replica il lunedì successivo alle 9.
Per la trasmissione «Un tè con l’autore» con
l’editrice Alzani di Pinerolo venerdì 17 ci sarà Ettore Serafino: la replica il sabato alle 10,15. Ogni settimana libri, consigli per la lettura e storia locale.
La realtà delle chiese evangeliche in Italia e le
segnalazioni in tutte le edizioni del notiziario (8,30
con rassegna stampa, 12,30, 16 e 18,45) e in particolare ogni sabato alle 11,30 con le notizie dalle
chiese del I distretto e dall’agenzia stampa Nev
della Fcei. Ancora spazio alle chiese e alla società
ogni giovedì alle 9 (replica alle 15) con «Anteprima
Riforma-L’eco delle valli valdesi». Particolarmente
interessante la rassegna stampa settimanale di
Sergio Pasetto, alle 10,15 del lunedì in diretta e alle
15 in replica. Informazione locale, cronaca e cultura dal lunedì al venerdì alle 11,30 (replica alle
18,15) con interviste in diretta e approfondimenti.
Giovedì 16 marzo si concluderà la serie di trasmissioni dedicate all’hockey ghiaccio: in «Overtime»
approfondimenti, interviste, ospiti e bilanci.
Radio Beckwith sta preparando nuove trasmissioni con l’Acea e Tamministrazione comunale di
Pinerolo con informazione sociale sui servizi e sulle
opportunità per cittadini e utenti. La redazione
aspetta suggerimenti e segnalazioni di avvenimenti
al numero di telefono e fax 0121-954194; oppure
aH’indirizzoE-mail redazione.rbe@tiscalinet.it.
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, dall’associazione
culturale «la Cantarana»
di Pinerolo e dal Comune di Pinerolo in collaborazione con le Pro Loco
delle due valli, prende il
via sabato 18 marzo, al
padiglione «Pian de la
tour» di Porosa Argentina
con una festa da ballo a
ingresso libero condotta
dal duo di suonatori dell’alta vai Varaita «La Chastelado».
Fin dagli inizi infatti,
«Cantavalli» ha trovato
nella formula concertoballo uno dei suoi punti
di forza, e anche quest’
anno le serate saranno di
norma divise in due parti; dopo il concerto, il
pubblico verrà coinvolto
nelle danze tradizionali
delle valli eccitane. Ma a
questa dimensione di festa quest’anno sono dedicate integralmente, oltre a quella iniziale, altre
due delle dieci serate:
suonano un quartetto
denominato «Bai Ousitan», capitanato da Sergio Berardo e Dino Tron
dei «Lou Dalfin» a Pinasca l’8 aprile, e un duo
folk, «Frères de Sac», formato dai fratelli Sacchettini di Grenoble, organetto e cornamusa-flauto, a
Ferrerò il 6 maggio.
Il concerto d’avvio, a
Inverso Rinasca il 1“ aprile, vede per la prima volta
ospite della rassegna un
gruppo di musica svedese, «Plommon», cinque
ragazze originarie della
regione di Skane, sul Mar
Baltico, che proporranno
un repertorio caratterizzato dal contrasto fra la
vivacità delle danze, fra
cui primeggia la polska, e
la malinconia delle atmosfere date dalle sonorità
del violino arricchite
dall’inserimento di flauto, clarinetto e armonium. Ci sono poi due
proposte di musica celtica, «Tabache» a Perosa
Argentina il 15 aprile, e
nella serata conclusiva di
Roure il 10 giugno una
band inedita formata da
Ron Kavana, Gino Lupari
e Andy Martin, chitarravoce, percussioni e organetto: al centro stanno le
melodie da ballo tipiche
della musica irlandese e
scozzese, jigs, hompipes e
reels e le ballate d’amore
e d’emigrazione. Fra le altre proposte, François
Heim e Alexei Birioukov
con organetto e balalaika
il 3 giugno a Fenestrelle e
r«Estorio Drolo» il 20 giugno a Pomaretto.
Il biglietto d’ingresso è
rimasto a 10.000 lire, come gli anni scorsi, salvo
che per il concerto di Pinerolo con Pierre Bensusan, il 27 maggio (15.000
lire). Per ulteriori informazioni, rivolgersi alla
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
allo 0121-802515.
coreficena Tesì & Delmastro
^ Ricorda dte k owd A mi produzioiK :
>. ,„<« pOISRWIO p«^ Í
kHkrèrk C^adiaBa di torre pJfeetTwrtao, MHano
e bi Libreria lU ckKara relkksa di Roma
lÀniori iitformazkmi
0^71»192S
r,
APPUNTAMENTI
16 marzo, giovedì
PINEROLO: Alle 21, al circolo sociale, concerto del
complesso vocale Daltrocanto, dir. Dario Tabbia.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
rUnitrè organizza un concerto della pianista Laura
Giordano che eseguirà musiche di Gershwin.
PINEROLO: Al cinema Italia 500, per Cineforum, va
in onda «Orphans», di Miller, alle 20,45.
17 marzo, venerdì
TORRE PELLICE: Alla sede del Cai, piazza Gianavello, serata di diapositive.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
concerto per arpa con Sara Terzano, musiche di
Haendel, Tournier, Van Kämpen, della tradizione celtica e irlandese. Ingresso libero.
PINEROLO: Alle 20,45, al teatro Incontro, va in scena «Il gelo», di Thomas Bernhard, con Roberto Herlitzka. Ingresso lire 35.000.
18 marzo, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 13,45 appuntamento davanti al negozio Pronello, alle 13,50 in piazza Partigiani e alle 13,55 al Bras, per andare con l’auser al teatro Alfieri di Torino a vedere «La danza delle
libellule», operetta presentata dalla Compagnia Italiana di Operette. Ingresso e trasporto lire 35.000. Per
informazioni tei. 0121-954315,0121-902048.
ANGROGNA: Alle 20,45 la Pro Loco organizza, alla
Sala unionista, una serata con la maestra Ethel Bonnet: «Fotografie e diapositive della vita scolastica in
vai d’Angrogna fra il ’52 ed il ’78».
TORRE PELLICE: Alle 17,30, nella sala Paolo Paschetto, inaugurazione della mostra di pittura di
Francesca Moretti aperta fino al 2 aprile.
TORRE PELLICE: Alle 21, nella palestra di via
d’Azeglio, serata di danze e musiche eccitane.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, per
la rassegna «Donne, muse e teatro», va in scena «Grogrè», di Marco Zaiìnoni; ingr. £ 15.000, ridotto 12.000.
Pinerolo: Alle 21, nell’Auditorium di corso Piave,
concerto dei «Birkin Tree» con gli artisti irlandesi
Cyril O’Donoghue e Michelle O’Brien.
19 marzo, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 10, in piazza Partigiani, ritrovo di auto d’epoca; a seguire, maschere dei
Comuni con saluto del sindaco; alle 14,30 sfilata dei
carri allegorici con gli sbandieratoli di Alba, banda e
majorettes di Torre Pellice; alle 17 distribuzione di
bugie e cioccolata.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 16, la
compagnia Teatrando presenta «Garibaldi», posto
unico lire 6.000.
23 marzo, giovedì
TORINO: Alle 16 e alle 20,45, nel salone di via San
Pio V, incontro su «La diaconia nella chiesa evangelica valdese tra ’800 e ’900», con il pastore A. Taccia.
PINEROLO: Alle 21, all’auditorium di corso Piave,
serata su «Segreto Himalaya: il Kailas», ingr. libero.
24 marzo, venerdì
VILLAR PELLICE: Alle 21, nel tempio, serata di diapositive a cura di Enrico Jahier su «Come eravamo
nelle immagini del pastore Roberto Jahier».
PINEROLO: Alla parrocchia Madonna di Fatima,
alle 20,30, prove di selezione per bambini dai 4 ai 12
anni, per partecipare alla rassegna primaverile «suoni
e colori di primavera», prevista per domenica 9 aprile.
Informazioni tei. 0121-321343.
Chiude la manifestazione
Eurocholate Torino
SERVIZI
VALU
CHITONE-OBRMANASt^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivatelefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 19 MARZO
Rinasca: Bertorello - v. Nazionale 22, tei. 800707
Ultimissimi giorni per «Eurochocolate Torino», la
manifestazione per golosi e curiosi di cioccolato.
L’elenco degli appuntamenti è davvero vario. In piazza San Carlo, fino a domenica 19 marzo, una tavoletta
da Guinness dei primati: peso 1.300 kg, spessore 40
cm, lunghezza 316 cm, larghezza 152 cm e nocciole
del Piemonte che contribuiscono a un terzo del peso;
a far da contraltare, la piramide di cioccolato, sempre
in piazza San Carlo: in omaggio al Museo egizio, è
montata una piramide di praline con la base di 6 metri per 6. In piazza Castello, un omaggio all’oggetto
cult di diversi milioni di italiani: la Nutella. Nella «Nutelleria» installata su 1.000 metri quadri, è possibile
ordinare un intero menù «tutto Nutella».
Cioccolato sì, ma (anche) equosolidale: il pomeriggio di sabato 18 marzo è dedicato alla scoperta delle
botteghe torinesi con i prodotti di «Altro mercato».
Sempre sabato, dalle 11 alle 17 in piazza Carignano,
annullo filatelico con la «manina» simbolo di Eurocholate. Diverse mostre sul cioccolato e sull’arte
bianca, fino al 19 marzo, nella galleria Subalpina, a
Palazzo Carignano, sotto il gazebo di piazza Carlo Felice e a Palazzo Cisterna. Il 19 marzo, oltre al «Gianduiotto Day», ricostruzione di una domenica qualunque a Torino alla fine dell’800, quando fu creato il
gianduiotto, alcune fabbriche di cioccolato apriranno
le porte al pubblico; la Feletti a Pont St. Martin, la
Pernigotti a Novi Ligure e la Streglio a None.
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 19 MARZO
San Secondo: Mellano - via
Rol 16, tei. 500112
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
CINEMA
BARGE — Il cinema
Comunale propone, venerdì 17, alle 21, Addio
terra ferma; sabato 18,
ore 21 Rush hour, due
mine vaganti; domenica
19, ore 15, 17, 19, 21; lunedì, martedì e giovedì,
ore21,Thebeach.
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento ha in prò- (
gramma, giovedì 16 e ve- '
nerdì 17, ore 21,15, Grey i
Owl-Gufo grigio di R. At- l
temboroug, Canada ’99; i
sabato 18, ore 17 e 20,10, |
domenica ore 16 e 18 Toy ^
story 2, cari, animati; sabato, ore 22,20, domenica
ore 20,10 e 22,20. lunedì
20, ore 21,15 The beach.
PINEROLO — La mul
tisala Italia propone alla
sala «2cento», Il collezionista di ossa, feriali ore
20 e 22,20, sabato 20 e
22,30, domenica 15,15,
17,40, 20, 22,20. Alla sala
«5cento» è in programma, Il miglio verde: feriali
e sabato 21,30, domenica
14,45, 18,15 e 21,30.
ECONOMICI
PRIVATO acquista
mobili vecchi-antichi e
oggetti vari: 0121 -40181.
CERCASI: vedova d|
pastore cerca i 4 volumi
della «Histoire des Vaudois» e «Israël des Alpes»
di Alexis Muston e la
«Breve storia dei valdesi»
di E. Comba e L. Santini.
Tel. 0121-933231.
A Pinerolo
Per Fabrizio
De André
, ASSICURA^OISIl ASSICURAZIONI
V. AGENZIA GENERALE/;'CorsoÔranKîd, 2*¿Torre PeHke - Tel^ «t2I-#1820 - Fax 0121-932«^
Sonot
(ivi che 1
«roemor
Sinigagl
che han
esistenz;
ministe)
sta (Am
genitori
sta chic!
pochi m
tanai po
in quan
«religios
graziare
come gl
seaPis
na sposi
e lepre
nei, l’a
jiutrivo
po’ di c
ad anda
re ques
starale
sconvol
Quel
ascoltai
mostra
sciuta,
acquisi
vo.Laf
te e pn
le conv
^ia, an
mostre
fosse VI
ma a s
malati,
sèmpre
rola di
conver
un pai
in Cesi
mio Sa
Poi :
Testan
co eva
di Teli
nel 19;
ler div
sideral
Dio vo
me. La
chele
fronti
zienz:
dura e
ero, m
lo stui
mente
Inte
venne
rimen
no di
estive
naves
spora
monti
di Toi
famig
trasfe
Il circolo Stranamore,
in via Bignone,sabato 18
alle ore 22, presenta un
concerto punk-rock con
il gruppo «Vera Cruz».
Venerdì 24, dalle 21,l5r
rassegna di cortometraggio dal «Festival cinema
giovani di Torino». Verranno proposti «Faber»
di Bruno Bigoni e Roma; |
no Giuffrida (viaggio fra > i
suoni, i volti e le parole
di Fabrizio De André).
«Fuck you all» del fotografo americano Glen E.
Friedman; «L’oliva»,
Andrea Bevilacqua e Davide Caramellino. Saraii- |
no presenti in sala i regi- ^
sti dei cortometraggi. |
I
sr
I
Sì—
5T
Orl
l.
3.
5.
8.
9.
10
li
15
PAG. 15 RIFORMA
0 2000
POSTA
•asm
ìstiva:
:a;
3 8-22)
kRZO
- V. Na17
Bstiva:
ca:
0 8-22)
\RZO
ino - via
uwa
:inema ¡
ne, veAddio
ato 18,
ir, due
menica
21; lu’iovedì,
:e-ii
in pro16 e ve5, Grey
li R. Alida '99;
e 20,10,
Î 18 Toy
nati; sa) menica
. lunedì
leach.
L,a milione alla
:ollezioriali ore
Ito 20 e
1 15,15,
Mia sala
ograme: feriali
imenica
.0.
!0~B
cquista
ntichi e
-40181.
dova di
volumi
Ics Vauis Alpes»
on e la
valdesi»
Santini.
0
izio
r
e
g La «memoria»
di Michele
Sono tre, anzi quattro i motivi che mi fanno associare la
«memoria» del past. Michele
ginigaglia alle benedizioni
che hanno arricchito la mia
esistenza. Innanzitutto il suo
ministero nella chiesa battista (Amei) di Pistoia. I miei
genitori mi portarono in questa chiesa quando avevo solo
pochi mesi e da essa mi allentai poco più che ventenne,
in quanto respingevo quella
«religiosità» che ti faceva ringraziare Dio perché non eri
come gli altri. Nel 1955 giunse a Pistoia Sinigaglia, appena sposatosi con Anna Maria,
e le pressioni dei miei coetanei, l’affetto profondo che
nutrivo per loro, insieme a un
po’ di curiosità, mi spinsero
ad andare almeno a conoscere questa giovane coppia pastorale. Fu un’esperienza
sconvolgente e bellissima.
Quella Bibbia che avevo
ascoltato tantissime volte mi
mostrava una realtà sconosciuta, quelle parole vecchie
acquistavano un sapore nuovo. La predicazione avvincente e profondamente biblica e
le conversazioni con Siniga¿ia, anche a notte fonda, mi
mostravano come Dio non
fosse venuto a cercare dei pii,
ma a salvare dei peccatori, i
malati. Piano piano mi sentii
sèmpre più avvinto dalla parola di Dio e sperimentai la
conversione; Dio non era più
un parente alla lontana, ma
in Gesù Cristo era diventato il
mio Salvatore e Signore.
Poi fu docente di Antico
Testamento all’Istituto biblico evangelico di Fiascherino
diTellaro (Sp). lo vi arrivai
nel 1958, non convinto di voler diventare pastore, ma desidefando arrivare a capire se
Dio voleva proprio questo da
me. La cura pastorale che Michele esercitò nei miei confronti, insieme alla sua pazienza nell’erodere quella
dura e grezza materia che io
ero, mi fecero impegnare nello studio e amare particolarmente la Bibbia ebraica.
In terzo luogo Sinigaglia divenne il mio «pastore di riferimento». Dopo il primo anno di studio, nelle vacanze
estive fui inviato a Pont Canavese, che costituiva la diaspora, insieme a dei gruppi
montani, della chiesa battista
di Torino-via (ialuso, dove la
famiglia Sinigaglia era stata
trasferita. Quante volte confi
kZlONj
dai a Michele la mia smisurata debolezza di fronte alla
predicazione, le paure, giorno e notte, di non farcela e di
essermi illuso... Un giorno
eravamo in auto in montagna
e, dopo avere visto il soccorso del Signore in una difficile
circostanza, egli mi invitò a
cantare con lui un inno: «Andrò dove vuoi tu Signor, ma
stringa tua mano la mia». La
fraternità di Michele mi fu
preziosa, anche se i dubbi e
le cadute non sono mai mancate. In ultimo. Michele predicò al mio matrimonio a Pistoia nel 1963 sul testo di
Marco 10, 35-45: «Se vuoi esser primo diventa servo».
Rivolgo ora il mio pensiero
affettuoso e grato anche ad
Anna Maria e ai figli, ripetendo loro le parole di una preghiera: «Tu sei il Dio della memoria e della croce. Tu sei anche il Dio della vittoria sulla
morte attraverso la morte.
Che il tuo figlio Gesù Cristo
sia con noi nelle tre dimensioni delie nostre vite: la riconoscenza della memoria, la frattura del lutto e l’attesa della
beata promessa quando Dio
asciugherà ogni lacrima e la
morte non ci sarà più. Amen».
Enos Mannelli
Pineto degli Abruzzi (Te)
Il villaggio
contro
il nazismo
Succede a Genova
La chiesa occultata
Alcuni mesi fa, e precisamente nel mese di giu^o, dopo un
incontro con l’assessore comunale Seggi, ci veniva garantito
che sarebbe stato collocato, davanti alla nostra chiesa battista, un gazebo per deporre le attrezzature da utilizzare per lavori in via XX Settembre, ma per un breve periodo; inoltre ci
garantirono che avrebbero fatto eseguire disegni per rendere
più gradevole alla vista quella baracca e che sarebbero stati
anche affissi alcuni cartelli segnaletici. Nonostante ripetuti
solleciti, a distanza di dieci mesi il gazebo non è stato tolto, i
disegni promessi non sono stati fatti e tanto meno sono stati
collocati i carteUi segnaletici. C’è stato un funerale e abbiamo
avvertito un forte disagio a fare entrare in chiesa la bara. Ci
sarà prossimamente qualche matrimonio; non sappiamo come si potrà fare.
Basta guardare le due fotografie, la prima che presenta la
facciata com’era prima, la seconda che illustra chiaramente
com’è adesso. Noi siamo stufi di questa situazione. Per U Giubileo è stata restaurata la cattedrale di San Lorenzo. Davanti
alla chiesa battista è stato collocato un gazebo; il parroco della parrocchia di San Siro ha fatto collocare dei paletti perché i
barboni sporcavano troppo, e parecchi si sono lamentati. Noi
non abbiamo messo nessun paletto, ma il gazebo poco piacevole alla vista lo ha messo il Comtme. Ci è stato anche detto
che questa baracca ci dovrà stare ancora per parecchio tempo ma noi non accettiamo più questa situazione e, senza voler fare del vittimismo, diciamo che questo comportamento
non è corretto.
Erminio Podestà-Genova
Concorso
per anziani
A conclusione del mio articolo «Un intero villaggio contro il nazismo» sul numero del
21 gennaio segnalavo che «la
storia dei Trocmé è descritta
con più dettagli nel volume II
tuo fratello ebreo deve vivere
di Philip Hallie, pp. 300, £
28.000, edito dalla Claudiana,
utilissimo per chi voglia approfondire il tema della resistenza nonviolenta del villaggio protestante francese contro l’occupazione tedesca e di
tutta la vita dei Trocmé.
Il volumetto che ho recensito, invece. Una scuola, un villaggio contro il nazismo è agile e adatto anche alle scuole e
ai gruppi giovanili; contiene
inoltre il breve scritto di André Trocmé La politica di Gesù, molto attuale. Speriamo
che in questo 2000, dichiarato
dall’Assemblea dell’Onu «anno internazionale per la cultura della pace» i due volumi
possano trovare larga diffusione nelle nostre chiese.
Medi Vaccaro - Roma
«È sorprendente quante
persone sagge anziane ci sono! Quale tesoro di esperienza di vita costituiscono! Le
persone anziane dovrebbero
essere i nostri re, i nostri insegnanti, i nostri maestri! Ma
raramente chiediamo il loro
consiglio. La vita è ricerca
della verità. Queste persone
hanno vissuto più a lungo e
sono perciò più vicine alla
verità». Questo giudizio di
Robert MuUer, già assistente
segretario delle Nazioni Unite, già rettore dell’Università
della pace di Costarica, pubblicato nel suo libro «Pianeta
della speranza», ha ispirato il
tema del premio internazionale per l’unità degli esseri
umani 2000, che lo scorso
anno è stato riservato a bambini e giovani, di cui i contributi migliori sono stati stampati in un libretto tradotto in
inglese e tedesco.
Per partecipare al concorso
è necessario avere più di 65
anni e bisogna rispondere alle
seguenti domande: qual è la
cosa più importante che avete
imparato personalmente nella vostra vita: qual è la cosa
più importante che consegnereste alla generazione più giovane. Le risposte possono essere scritte nella lingua ma
terna se non ci sono troppe
difficoltà per la traduzione. Le
due risposte non dévono superare le 10 righe complessive. Bisogna inoltre indicare
l’indirizzo, l’età e il numero di
telefono o telefax. Possono
partecipare singoli e gruppi.
Tutti i contributi debbono essere firmati. I partecipanti al
concorso danno il permesso
di pubblicare i propri contributi in un libretto senza ricevere ricompensa, scegliendo
di indicare o meno il nome.
I 5 contributi più convincenti, ispiratori o anche migliori saranno scelti per essere presentati alla Conferenza
per la pace 2000, alla quale
saranno invitati gli autori. Il
Premio per l’unità umana è
di 5.000 marchi tedeschi, che
potrebbe anche essere diviso
tra vari concorrenti. Il termine per presentare i propri lavori è il 31 marzo 2000 che
dovranno essere inviati a;
Life Forum V. Wulfing von
Rohr, Angererstr. 12, D 83346
Bergen, Germania: Fax; -i-498662-419553; e-mail: LifeForum@t-online.de.
Nuovo indirizzo
II pastore Mario F. Berutti
comunica il proprio nuovo indirizzo: via M. Gay 25, 10066
Torre Pellice; telefono 01219535109; e-mail: m8@libero.it
POLEMICHE
La tomba del «mago»
Helenio Herrera
Alcuni quotidiani hanno
dato ampio spazio, nello
scorso fine settimana, al
problema della tomba di
Helenio Herrera, noto calciatore e allenatore, la cui
vedova. Fiora Gandolfi, vorrebbe erigergli un monumento funebre nel settore
evangelico del cimitero San
Michele di Venezia. Secondo il quotidiano torinese La
Stampa del 4 marzo gli
evangelici veneziani avrebbero opposto un rifiuto in
quanto Herrera era ateo. In
una lettera inviata a La
Stampa, al Gazzettino e alla
Nuova Venezia, il pastore
luterano di Venezia, Jùrg
Kleemann, precisa che il
settore evangelico del San
Michele è riservato ai membri delle comunità valdesemetodista, anglicana e luterana; poiché nello storico
cimitero lo spazio scarseggia, le comunità hanno
concordato di non fare eccezioni alla regola per evitare precedenti.
Tuttavia, di fronte alla richiesta della vedova di Her
rera il Consiglio della comunità luterana di Venezia
le ha chiesto di ottenere un
nulla osta dalle autorità
competenti, che non è ancora pervenuto. Il pastore
Kleemann si rammarica
per il «chiasso» sollevato
intorno a una vicenda ancora aperta, e per le affermazioni «inventate, a dir
poco diffamanti» che vengono attribuite alla presidente del Consiglio di chiesa, Hanna Franzoi (che, secondo La Stampa, avrebbe
detto di Herrera: «Chi, quel
non cristiano?! Chi, un tirapedate?! Fuori, fuori, lontano da noi!»). Il pastore luterano conclude la sua lettera con una citazione di Bertolt Brecht «che - afferma
Kleemann - non apparteneva a nessuna chiesa e lasciò una proposta valida
per tutti, gente di chiesa e
non; “Non mi serve una lapide, ma se a voi ne serve
una per me vorrei che sopra stesse scritto; Ha fatto
delle proposte... Noi le abbiamo accolte’’». (nev)
Passatempo
(D. Mazzarella)
Orizzontali
L Nota musicale
3- Unione Predicatori
Locali
5. Un colpo all'uscio
Eduardo De Filippo diceva che non finiscono
mai
8- Madre del profeta Samuele
W. Antico Testamento
11. La prima lettera dell’
alfabeto greco
12. Ecco a metà
13. Nome di donna
15. Fiore e colore
17. La più piccola lettera
delT’alfabeto greco
19. Sigla di Torino
20. Serve per volare
22. L’ultima lettera dell’alfabeto greco
25. Animale da cortile
26. Egregio in breve
28. Antenato
29. Messaggero celeste
31. Italiano del Nord
33. Coseno
34. Il re che ordinò la
«strage degli innocenti»
35. Pietre tipiche delle
Valli
Verticali
1. Divinità al femminile
2. A volte si fanno i conti
senza costui
3. Caratteristico della
nostra razza
4. Condannò Gesù alla
crocifissione
5. Sigla di Trento
6. Rettitudine, probità
7. Vi si ricava la cioccolata
9. Fiume svizzero
14. Un ministro della
chiesa
16. Nota musicale
18. Ridente, piacevole
21. Amante inglese
23. Uovo... inglese
24. Lingua in cui fu scritto
il Nuovo Testamento
27. Condusse gli ebrei
fuori dall’Egitto
28. Saluto latino
29. Dea dell’ingiustizia
30. Articolo spagnolo
32. Congiunzione
f£ Precisazioni
sul pentecostalismo classico
Nell’articolo di Roberto Bottazzi dal titolo «Una sfida per la
teologia e per le chiese», apparso su Riforma del 3 marzo, è
stato scritto che il prof. Stanley Burgess era intervenuto quale
rappresentante del pentecostalismo classico (cioè Assemblee
di Dio) al Convegno di Bari, promosso dalla Consulta carismatica italiana.
Teniamo a precisare che l’informazione non e esatta. Il
prof. Burgess è attualmente un ministro della «Chiesa metodista unita» degli Usa ed egli stesso su nostra specifica richiesta
in una sua missiva dell’8 marzo scorso ha dichiarato quanto
segue; «Sono andato a Bari come uno storico del pentecostalismo in tutte le sue forme. Certamente non sono andato come
rappresentante delle Assemblee di Dio, Usa o di qualsiasi altra branca delle Assemblee di Dio. E tuttavia possibile che i
cronisti, ascoltando parte della mia relazione riguardante la
mia fanciullezza trascorsa nelle Assemblee di Dio sia giunto
alla conclusione che ero un rappresentante delle Assemblee
di Dio». . ,.,
Preghiamo che questo chiarimento sta pubblicato per una
corretta informazione perché apparteniamo a quella componente dell’evangelismo italiano che era assente in quanto
parte del «pentecostalismo classico». Insieme ad altre realtà
anche numericamente importanti del mondo evangelico italiano riteniamo che questa forma esteriore di ecumenismo
non sia compatibile con l’insegnamento del Nuovo Testamento. Esiste un ecumenismo dello Spirito Santo che riunisce
tutti i «nati di nuovo» i quali, rifiutando tutti gli orpelli e le posizioni più o meno politiche di convenienza, fanno parte del
«Corpo di Cristo», la sua chiesa, che non corrisponde a nessun organismo o organizzazione esistente sulla terra.
Nell’attesa che il Signore ritorni e riunisca tutti i membri di
quel corpo mistico che è la sua chiesa, preghiamo perché
quanti si dichiarano fedeli allo spirito e alla dottrina dell’Evangelo non siano intimiditi da forme ibride di cristianesimo e continuino «a combattere strenuamente per la fede, che
è stata trasmessa ai santi una volta per sempre».
Il Consiglio generale delle Assemblee di Dio in Italia
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon combattimento,
ho finito la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
La famiglia di Daniela e del caro
Andrea Enrico Ghigo
commossa e riconoscente per la dimostrazione di stima e affetto a lui tributata ringrazia
parenti, amici, vicini di casa e tutti coloro che
personalmente o indirettamente con scritti,
parole di conforto e fiori hanno preso parte al
loro dolore.
Eirassa di Ferrerò
8 marzo 2000
Ciao Andrea
Padrino e madrina ti ringraziano per la dolcezza dei sorrisi che hai loro regalato, anche
se le lacrime in cui li hai lasciati sono molto
amare.
Ferrerò, 8 marzo 2000
RINGRAZIAMENTO
«Nel giorno che ho gridato a te
tu mi hai risposto, mi hai accresciuta
la forza nell'anima»
Salmo 138, 3
Valdo, Corrado e Bruno Bellion, unitamente
alle loro famiglie, ringraziano tutti coloro che
hanno loro manifestato affetto e solidarietà in
occasione del decesso della mamma
Maddalena Rochon ved. Bellion
Un grazie particr are a tutto il personale della Casa valdese delle diaconesse per le pazienti e amorevoli cure, alla sig.ra Anna Amerio, al medico curante dott. Mario Soligo, atte
infermiere deH'AsI e al past. Bruno Rostagno.
Torre FeHice, 6 marzo 2000
16
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 17 MARZO 2000
m
Approvata dal Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
Dichiarazione suiia Cecenia
Il Comitato esecutivo del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), riunito a Bossey,
vicino a Ginevra, dal 29 febbraio al 3 marzo, ha approvato la seguente dichiarazione
sulla Cecenia:
«Il conflitto che sta dilagando oggi in Cecenia affonda le sue radici nella storia
dei popoli della regione. Ma,
dal 1991, il crollo del potere
politico ha esasperato le tensioni etniche e nazionali. La
comunità internazionale non
cessa di essere preoccupata
per le violazioni dei diritti
umani e per gli attacchi arrecati alla sicurezza delle persone, manifestatisi in particolare con la presa in ostaggio di individui o di gruppi a
fini politici o finanziari. Centinaia di persone, fra cui
membri del clero ortodosso e
leader religiosi musulmani,
impiegati dell’Onu, lavoratori umanitari, giornalisti, cittadini dei territori confinanti
e numerosi ceceni, ivi compresi bambini, sono stato sequestrati, picchiati e a volte
uccisi. In questo clima di
anarchia, militanti ceceni
vengono sospettati di avere
commesso atti di terrorismo
nel territorio della Federazione di Russia. Alla fine dell’
estate 1999, combattenti ceceni hanno lanciato un violento attacco contro il Daghestan, paese confinante
con la Cecenia afl’interno
della Federazione.
Di fronte al deteriorarsi
della situazione, il governo
della Federazione di Russia,
forte di un ampio sostegno
popolare, è una volta di più
intervenuto militarmente in
Cecenia. Se l’obiettivo dichiarato di questo intervento
era il ripristino dell’ordine
pubblico, esso è stato attuato
con una forza massiccia e
spesso cieca: molti non combattenti sono stati uccisi e
mutilati e centinaia di migliaia di persone hanno dovuto fuggire. Anche un numero indeterminato di giovani soldati russi e ceceni sono
stati uccisi. Le forze russe
hanno limitato gli spostamenti delle popolazioni colpite in Cecenia e nei dintorni,
comprese anche persone che
volevano tornare a casa. Le
organizzazioni intemazionali
parlano di numerose violazioni dei diritti umani nelle
zone controllate dai russi, in
particolare nei campi di pri
Giovani ceceni fatti prigionieri dai soldati russi
gionieri, ed esistono serie
presunzioni rigilardanti la
partecipazione di membri
delle forze militari russe ad
atti criminali, in particolare
esecuzioni sommarie di civili.
Benché le autorità russe
abbiano respinto queste accuse, il divieto fatto al Comitato intemazionale della Croce Rossa di recarsi presso i
ceceni detenuti e le severe restrizioni di accesso imposte
ai giornalisti e ad altri osservatori indipendenti nuociono
alla loro credibilità. Le azioni
militari proseguono da una
parte e dall’altra, imprigionando i civili dietro le linee
russe e provocando nuove
perdite di vite umane. Diecine di migliaia di civili vivono
in una grande penuria, con
mancanza di acqua, cibo, cure mediche, elettricità e gas.
Bisogna porre fine a queste
sofferenze. La continuazione
di questa guerra compromette le possibilità di trovare le
basi di una pace stabile. L’odio e il desiderio di vendetta
che essa alimenta fanno invece aleggiare lo spettro di
un conflitto interminabile, di
nuovi atti di terrorismo e di
sofferenze ancora più grandi.
Questa guerra rischia inoltre
di isolare la Russia dalle altre
nazioni europee e da partner
importanti per essa, come dimostra la recente decisione
dell’Assemblea parlamentare
del Consiglio dell’Europa che
ha riconosciuto la Russia colpevole di violare il diritto
umanitario internazionale
nelle sue operazioni militari.
Pertanto il Comitato esecutivo del Cec:
- prende atto con gratitudine dell’appello lanciato da
Sua Santità il Patriarca Alessio II, il 12 novembre 1999,
che chiedeva che “venissero
intrapresi sforzi comuni (per)
aiutare la guarigione delle ferite fisiche e spirituali di co‘loro che soffrono” di questa
situazione, e che pregava tutte le parti coinvolte di “operare insieme per la riconciliazione e di pregare il Signore
affinché conceda la sua pace
alla popolazione divisa e
straziata" della Cecenia;
- assicura la Chiesa ortodossa mssa del sostegno delle sue preghiere nel momento in cui quest’ultima si forza
di guidare i dirigenti e la popolazione del proprio paese,
di garantire un trattamento
clemente alle vittime della
guerra, di offrire soluzioni di
ricambio costruttive all’utilizzo della forza armata, e di
ricercare una soluzione giusta e pacifica:
- chiama alla cessazione
immediata delle ostilità e
all’apertura di un dialogo con
i rappresentanti ceceni che
godono della considerazione
dei loro concittadini in vista
di una soluzione durevole
che sia conforme alla volontà
delta popolazione e si iscriva
in un quadro democratico rispettoso del primato del diritto e delle norme relative ai
diritti della persona umana;
- impegna insistentemente
tutte le parti ad approfittare
di tutte le risorse messe a loro
disposizione a questi fini tramite l’Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione
in Europa (Osee);
- saluta gli sforzi consentiti
dalle autorità russe per indagare sui rapporti che parlano
di violazioni dei diritti umani
nelle zone controllate dalle
loro forze armate, e prega insistentemente tali autorità di
permettere agli organi competenti dell’Onu e all’Osce di
penetrare in quelle zone;
- prega insistentemente il
governo della Federazione di
Russia di dare solide garanzie riguardanti i diritti umani
e i bisogni umanitari delle
popolazioni colpite dalla
guerra, in particolare un aiuto adeguato, aprendo corridoi umanitari che permettano la partenza dei civili che
vivono nelle zone di conflitto, e autorizzando le istituzioni umanitarie internazionali responsabili a penetrare
nella regione;
- chiama la comunità internazionale ad aiutare il governo della Federazione di
Russia a ricostruire le case e
le infrastrutture della regione, a dare un aiuto adeguato
alle persone dislocate che vogliono tornare a casa per poter cominciare a ricostruire le
loro vite e le loro comunità, e
a partecipare agli sforzi di riconciliazione». (Cec info)
M Le elezioni prinnarie negli Stati Uniti
John MeCain accusa Bush
di ossere anticattolico
Il ruolo della religione è diventato un fattore importante nella corsa alla presidenza
degli Stati Uniti, in particolare nel Partito repubblicano.
Per diverse settimane, i due
candidati repubblicani alla
presidenza, George W. Bush,
governatore dello stato del
Texas, e il senatore John MeCain, dello stato dell’Arizona,
si sono scambiati propositi
acerbi sulla religione e sul fanatismo religioso che hanno
destato meraviglia fra gli osservatori e gli elettori.
Il conflitto è stato esasperato dalle accuse di pregiudizi anticattolici rivolte da MeCain al governatore Bush. La
controversia è iniziata durante le primarie nello stato
della Carolina del Sud, dove
George W. Bush si è recato
all’Università Bob Jones, istituto fondamentalista protestante. MeCain, la cui campagna elettorale ha attirato
repubblicani ma anche democratici e indipendenti, ha
vivamente criticato Bush, ricordando che quella università non autorizzava rapporti tra membri di differenti
gruppi razziali e che aveva
pubblicato in passato dichiarazioni che paragonavano il
cattolicesimo a una setta.
La presenza di Bush in
quella università potrebbe
aver contribuito alla sua
sconfitta nelle elezioni primarie del Michigan, stato in
cui vive una forte comunità
cattolica. In quello stato infatti Bush è stato bersaglio di
una campagna telefonica che
lo accusava di essere anticattolico. In seguito, Bush ha dichiarato di essere dispiaciuto
per non essersi pronunciato
contro il divieto in vigore in
John MeCain
Dal dossier della Federazione luterana mondiale «La vita dopo... il debito?»
Vivere con il debito in Uganda
Proseguiamo la pubblicazione di
alcuni estratti del dossier «La vita
dopo... il debito?» (precedenti puntate n. 4 e 5 di Riforma), tratto da
«Development Education Forum» n.
8, dicembre 1999, pubblicato sul
bollettino della Federazione luterana mondiale. L’articolo seguente è
stato scritto dal giornalista «free
lance» Cliff Taylor (traduzione dal
francese di J.-J. Peyronel).
In Uganda succede regolarmente:
alla fine della scuola elementare o
alla fine della scuola media, giovani
studenti cercano disperatamente
una soluzione per finanziare il proseguimento dei loro studi. Scrivono
lettere, mettono annunci sui giornali, alcuni vanno perfino a mendicare per le strade per trovare i fondi
che permettano loro di pagarsi la
divisa, il materiale e le spese di
iscrizione.
In Uganda l’istruzione è riservata
ad alcuni privilegiati. I ragazzi e le
ragazze giunti per primi agli esami
sono oggetto di articoli sui giornali.
Però, per mancanza di mezzi, l’istruzione è spesso inaccessibile a
molti bambini. Il governo offre a
quattro bambini per famiglia la gratuità della scuola elementare, ma le
spese sono troppo pesanti per quella metà della popolazione che vive
sotto la soglia di povertà (meno di
un dollaro al giorno). Durante i cinque primi anni, oltre il 45% abbandona la scuola, e solo il 12% delle
ragazze accede alla scuola media.
L’accesso all’istruzione è particolarmente difficile nelle zone più povere del paese. Il distretto di Rakai
soffre di degrado socio-economico
cronico, conseguenza della guerra
ma anche dell’epidemia di Aids che
sta imperversando dal 1980. Solo in
quel distretto, due decenni di Aids
hanno reso orfani 60.000 bambini.
Molti bambini vivono insieme senza alcun adulto per seguirli.
Clémentia Namugera, 34 anni, è
madre adottiva di nove orfani dai 5
ai 18 anni. Suo fratello e sua cognata sono sepolti nel giardino, entrambi vittime dell’Aids. Clémentia
offre la propria vita per quei bambini. Il padre, uomo d’affari, era l’unica risorsa finanziaria della famiglia.
Dal giorno della sua morte, i tempi
sono durissimi. La famiglia possiede un piccolo appezzamento di terra che permette di assicurare il fabbisogno quotidiano, ma la possibilità di avere altri redditi per pagare
le spese mediche o scolastiche è
molto difficile, in particolare per i
più vecchi.
David Sserwanga, che lavora per
la Federazione luterana mondiale
(Firn) con orfani di Rakai, spiega:
«La scuola media costa caro in spese di iscrizione, molti bambini la lasciano dopo la scuola elementare.
Ma si pone la domanda dei futuri
ingegneri e dottori. La ricerca di
professionisti formati sarà una vera
sfida per il distretto di Rakai».
Altri pericoli minacciano i giovani, in particolare le ragazze che lasciano la scuola. Alcune vanno verso la città vicina Lyantonde oppure
a Masaka o Kampala che sono più
distanti. Là vivono nella strada e a
volte cadono nel commercio del
sesso e molto spesso si prendono il
virus che ha ucciso i loro genitori.
«Si tratta di un grave problema - dice David Sserwanga - perché arrivano ogni giorno dai villaggi».
La politica della gratuità della
scuola elementare per quattro figli
per famiglia è stata avviata nel
1997. Ha permesso di passare da
2,9 bambini scolarizzati a 5,3. Essa
interviene nei settori più bisognosi
con la creazione di infrastrutture
(libri, aule, insegnanti). Nelle zone
rurali, quando non ci sono aule,
molti bambini seguono la scuola
sotto un albero. Infrastrutture troppo precarie vengono regolarmente
distrutte dalle tempeste. Oltre il terzo degli insegnanti non hanno il livello richiesto. Spesso ci sono dai
100 ai 150 bambini per classe. Il livello di istruzione della popolazione è globalmente molto basso. Soltanto il 60% degli adulti sa leggere.
11 bisogno di insegnanti viene stimato a 10.000; il bisogno di aule
scolastiche a 15.000. Milioni di dollari sono stati offerti dai donatori
stranieri. Il governo ha espresso la
volontà di impegnarsi nel campo
dell’istruzione. Ma il costo è enorme
e l’Uganda crolla sotto un debito
estero di 3,6 miliardi di dollari.
Il debito, che per il 76% dipende
dalla Banca Mondiale e dal Fondo
monetario internazionale (Fmi), è
di 140 milioni di dollari l’anno, ossia il 14,7% del budget annuo.
Nell’anno 1997-98, solo l’8,3% delle
spese è stato assegnato all’istruzione, e gran parte di questa cifra
giunge dall’estero. L’assenza di
istruzione è la principale causa che
frena lo sviluppo dei paesi poveri,
impedendo loro di accedere alla
prosperità e alla democrazia. 11 peso dei debiti esteri va condannato.
Molte organizzazioni aderiscono
alla campagna «Jubilee 2000», per
liberare i paesi poveri dai debiti in
occasione del millennio. Questo
permetterebbe ai paesi poveri come rUganda di rispondere ai bisogni urgenti di istruzione. Per i bambini di Rakai e per i milioni di altri
bambini dell’Uganda, che disperano di poter leggere e scrivere per
emanciparsi dall’ignoranza imposta dalla povertà, il successo di «Jubilee 2000» sarebbe la chiave che
aprirebbe loro una porta verso un
futuro più luminoso, (¡-continua)
IB
George W. Bush
quella università (ora tolto) e
ha chiesto ai cattolici romani
di scusarlo per non avere
preso le distanze dalle considerazioni dell’istituto sulla
loro chiesa.
Ma la controversia non si è
fermata lì. MeCain è andato
oltre e se l’è presa con due
conservatori cristiani, alleati
di Bush: i televangelisti Jerry
Falwell e Pat Robertson, ex
candidato presidenziale. Il 28
febbraio scorso, John MeCain
li ha definiti «agenti dell’intolleranza». Jerry Falwell e
Pat Robertson sono sostenuti
da un numero importante di
elettori all’interno del partito
repubblicano.
I commentatori hanno trovato una buona occasione
per dibattere di questo conflitto che mescola politica e
religione. Per Martin Kettle,
corrispondente a Washington del giornale londinese
«Guardian», una cosa è certa
oggi «nei meandri di queste
montagne russe presidenziali»: in futuro, nessun «candidato presidenziale tornerà
all’Università Bob Jones». «La
visita di George W. Bush e la
sua indifferenza disinvolta
per quello che implicava,
hanno scatenato reazioni
contro la destra religiosa
conservatrice evangelica nell’elettorato repubblicano»
Per altri invece, potrebbe
essere John MeCain e non
George W. Bush a subire le
conseguenze negative di questa controversia. Infatti, non
solo molti repubblicani sono
rimasti scioccati dall’attacco
di MeCain contro Jerry Falwell e Pat Robertson, ma molti commentatori si chiedono
con scetticismo quanti voti
cattolici egli abbia guadagnato comportandosi così, (eni)
t
0
(Firn information,
gennaio-marzo 2000)
■M
parla
parte
scrivi
po la
Crist
biogi
pratt
dope
nigh
sulla
forse
il do
tui :
guar
litàa
nalz
suoli
porli
lede
voce
ï.pigl
udì’
•voce
tori;
a.sco
siva,
si de
di
Ü
la p
gius
za d
coni
scoi
crue
mei
peti
na;
pasi
zata
que
che
te. !
SCOI
que
dio
di (
sto
l’ur
imi
no,
me
dii
tan
seg
re 1
na
ser
un
cat
rif
COI
e (
sei
gli
su
,Pe
•Si
pe
da
fes
'I
■IS';
Ur
ZÌI
cr
tu
" -'i'