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Anno 126 - n. 44
9 novembre 1990
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CONCLUSA L’ASSEMBLEA BATTISTA STORICA ASSISE DI BATTISTI, METODISTI E VALDESI A ROMA
La fede e le scelte Un nuOVO inizio
Le diversità teologiche non impediscono la piena comunione ecclesiale - Un atto che considera la chiesa « non in se stessa ma in Cristo »
Il nuovo Comitato esecutivo dell’VCEBI.
I battisti italiani (4.100 battezzati ed una popolazione di circa
7.500 persone) hanno concluso la
loro Assemblea nazionale a Santa
Severa con una serie di importanti decisioni, che ora vanno alle chiese per la loro attuazione
pratica.
Dalla XXXI Assemblea delrUCEBI i battisti escono con
una « confessione di fede », la cui
elaborazione ha comportato alcuni anni di lavoro, che si situa
nell’ambito delle chiese della Riforma riaffermando i principi
del « sola grafia », « solus Christus », « sola Scriptura », « sola
fide », del « sacerdozio universale
dei credenti ».
Una confessione di fede che ribadisce inoltre i principi battisti
del congregazionalismo, del battesimo d'acqua reso efficace
dallo Spirito Santo, della nuova
nascita, della separazione tra
chiese e Stato, e che indica anche le conseguenze etiche della
fede cristiana: la riconciliazione,
la pace, l’impegno per la giustizia, la libertà, il rispetto per i
diritti umani e dell’intera creazione.
« Noi battisti italiani — ha
detto in un culto di apertura di
una delle giornate dell’Assemblea
il pastore -Elisabeth Green —
viviamo la nostra vocazione nelle
antitesi saggezza! pazzia, forza/
debolezza, esserejnon essere. Non
c’è sintesi possibile tra questi
termini: occorre scegliere ».
La scelta dell’Assemblea, coerente con la storia missionaria
delle chiese battiste, è stata ancora una volta quella del « privilegio dell’annuncio dell’Evangelo ai poveri », dello schierarsi
dalla parte dei deboli. Una scelta
che ha portato i battisti a « sottoscrivere i patti di alleanza »
adottati dall’ Assemblea ecumenica di Seoul e ad individuare il
luogo dove « la testimonianza cristiana all’Evangelo » diventa credibile nel « confronto diretto tra
riflessione teologica e modello
economico imperante ».
L’impegno etico che deriva dalla fede fa prendere posizione. Così i battisti si sono schierati per
la pace nel mondo contro una
possibile guerra in Iraq, per il diritto del popolo palestinese e
curdo all’autodeterminazione e
per una soluzione pacifica e negoziata del conflitto del Golfo.
La libertà religiosa è un diritto che deve essere garantito a
tutti e non possono esserci confessioni in qualche modo privilegiate, per questo dall’Assemblea
è partita una forte preoccupazio
ne per il disegno di legge governativo che tende a disciplinare
unilateralmente il « fatto religioso » in Italia, introducendo la
nozione anticostituzionale di
« confessione riconosciuta » dallo
Stato.
Non sono ovviamente mancate neH’Assemblea le discussioni
e le decisioni su aspetti interni:
sul dipartimento teologico, sulla
formazione diaconale, sui rapporti con la Missione britannica e
coi battisti polacchi e tedeschi.
Neanche è mancato il momento
delle elezioni dei vari organismi.
A comporre il nuovo comitato
esecutivo sono stati chiamati Saverio Guarna, presidente. Franco
Scaramuccia, vicepresidente, Giovanni Arcidiacono, Rossana di
Passa, Marylu Moore, Paolo Marziale, Massimo Aprile, Aurelio Naselli, Carmine Bianchi membri.
G. G.
« Cosa succede oggi sotto i nostri occhi? L’evento del quale siamo allo stesso tempo attori e
spettatori, l'Assemblea congiunta
dell’Unione delle chiese battiste
(UCEBI) e il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste, è un incontro che, in questa forma, non è
mai accaduto prima nella storia
del nostro paese E’ un novum
nella storia dell’evangelismo italiano. Una primizia ».
Così, aU’unanimità e con due
astensioni, i 320, pastori e laici,
delegati delle chiese battiste, metodiste e valdesi italiane hanno
voluto descrivere, nel documento
finale, l’evento di cui sono stati
protagonisti tra il 1° e il 4 no^
vembre nella chiesa valdese di
piazza Cavour, a Roma.
A Roma infatti si è tenuta congiuntamente una vera e propria
« assise » di tutte le chiese battiste, metodiste e valdesi. Una assise che, secondo i rispettivi ordinamenti, ha avuto pieni poteri
decisionali sulle materie poste in
discussione. Le decisioni sono state prese secondo le proprie regole dall’ Assemblea dell’ UCEBI
e dal Sinodo delle chiese valdesi
e metodiste, ma la discussione è
stata comune.
L’incontro di Roma — ha scritto in un messaggio augurale il
segretario del Consiglio ecumenico delle chiese, Emilio Castro — « è un evento rilevante e
persino unico nella storia recente
del movimento ecumenico ».
DeH’importanza di questo even
to, della sua unicità nel panorama ecumenico, sono stati consapevoli fin daU’inizio tutti gli oltre
300 delegati che nell’ascolto della
Parola, con la preghiera, col canto
e con la testimonianza personale
hanno fatto di questa assise un
momento, alto, di edificazione
della chiesa. All’incontro si è discusso molto di teologia, di teologia riformata e risvegliata e,
neH’ascolto e nel riconoscimento
reciproco, si sono poste le basi
per un lavoro di testimonianza
ed evangelizzazione comune. Le
chiese locali sono invitate ad accogliere reciprocamente a pieno
titolo i loro membri, ciascuno
conservando la propria identità e
confessione denominazionale; i
pastori, i predicatori e i diaconi,
sulla base della comune concezione dei ministeri, saranno anch’essi riconosciuti reciprocamente; si avvierà una concreta collaborazione a livello territoriale;
dall’autunno ’91 battisti, metodisti e valdesi avranno un xmico
settimanale comune.
Le diversità teologiche ed ecclesiologiche, il pedobattismo e la
costituzione sinodale della chiesa
permangono, ma le chiese riconoscono che esse, oggi, non «impe
Roma. Un momento dei lavori dell’Assemblea/Sinodo.
VERSO L’INCONTRO « REALE »
Il figliol prodigo
« Mentre il figlio era ancora lontano, suo padre
10 vide e fu mosso a compassione e corse e si
gettò al collo e lo baciò e lo ribaciò » (Luca 15; 20).
La storia è quella di un figlio cattivo che se
ne è andato, ma si è ravveduto, e attraverso il ravvedimento è diventato buono. D’altro canto, il figlio buono non si è ravveduto, e allora è diventato
11 cattivo. Morale: per incontrare Dio bisogna ravvedersi. Dio è colui che aspetta il ravvedimento. Il
ravvedimento diventa condizione del perdono. A
Dio piace l’umiliarsi dell’uomo.
Però, ci dice la parabola, questa immagine di
Dio è conforme appunto alle immagini del padre
che si sono fatte i due figli.
Nella storia la svolta del figlio, che « rientra in
se stesso » e si costruisce il dialogo di ravvedimento, viene cortocircuitata dal movimento del padre,
che va verso di lui, vedendolo da lontano: « Ma
mentre il figlio era ancora lontano, suo padre lo vide e fu mosso a compassione e corse e si gettò al
collo e lo baciò e ribaciò ».
Se prima c’è stata una svolta psicologica
(« rientrato in se stesso »), adesso siamo in presenza di una svolta biblica, evangelica. Il padre corre
verso il figlio. Non ha bisogno di un figlio pentito,
gli dimostra il suo amore prima che parli.
Come per i due figli l’atteggiamento reale del
padre non corrisponde alla loro rappresentazione
mentale, così per l’uditore della parabola nasce un
dubbio: « E se Dio non fosse come il nostro senso
di colpa, il nostro conformismo, il nostro rinunciare alla vita vorrebbero che fosse? ».
Man mano che va avanti con il suo racconto la
parabola ci fa entrare nel suo movimento. Dio non
vive del peccato e del senso di colpa. Anche il figlio
maggiore è invitato a riconoscere questo fratello
che era morto e che è tornato a vivere.
Un padre offre una festa ai suoi due figli, e Dio
è Dio in modo diverso da come spesso noi crediamo che sia. Essere Dio, secondo questa parabola, è
non tenere niente per sé: al minore che consumerà
tutto si dà tutto; al maggiore il padre dirà: ogni
cosa mia è tua.
Essere Dio, secondo questa parabola, è accettare di essere rifiutato, poiché l’unica preoccupazione
del padre è la vita di suo figlio. Dio non è destino,
può essere rifiutato, come lo è stato sulla croce.
Questa parabola denuncia le nostre anticipazioni, che esprimiamo tutte le volte in cui « abbiamo capito » prima di avere sentito, e « ci siamo
fatti un’opinione di una persona » prima ancora di
averla incontrata, tutte le volte in cui costruiamo la nostra condotta sull’immagine che ci facciamo dell’altro, e particolarmente dell’altro che amiamo. Soltanto quando il padre o l’altro non è più
immaginato, ma precede il figlio minore nella realtà, il figlio minore ritrova se stesso.
La parabola ci invita a lasciare perdere le rappresentazioni e il senso di colpa a favore dell’incontro reale.
Così, per esempio di fronte alla questione del
fratello immigrato o della lotta al razzismo, la comunità dei credenti (che noi siamo) non sa come risolvere i problemi, né dove porta l'incontro, ma
sa di certo che deve andare realmente incontro all’altro.
Su quella strada il padre ci precede e ci aspetta.
Yann Redalié
discono la piena comunione ecclesiale », cioè che « esiste tra loro
un grado e una qualità di comunione sufficienti per consentire di
rispecchiarsi l’una nell’altra, non
però per ritrovare, nell’altra, la
propria immagine, ma quella di
Cristo, del suo corpo, della sua
comunità ».
Il riconoscimento che battisti,
metodisti, valdesi si sono dati è
un atto di fede che considera, secondo il Credo apostolico, la
« chiesa non in se stessa, ma in
Cristo ».
11 riconoscimento reciproco,
cioè anche la valorizzazione dei
doni e delle diversità, non è però
un atto fine a se stesso. La « mano d’associazione » è indispensabile per la missione e l’evangelizzazione, per un passo in avanti
verso quell’unità che è chiesta alle chiese.
« L’unità cristiana e, al suo
interno, l’unità evangelica non sono un optional — affermano i delegati delle chiese —. Là dove
una separazione viene mantenuta
quando non è imposta dalla fede,
diventa colpevole, sia perché contraddice l’unicità del Signore e
l’unità della fede, sia perché indebolisce la testimonianza comune, frammentandola. Abbiamo un
grande compito da svolgere in
questo paese. Il Signore ci chiede
di svolgerlo insieme ».
Gioito Gardiol
Nel prossimo numero :
UNO SPECIALE SULLA
ASSEMBLEA-SINODO
2
fede e cultura
9 novembre 1990
AMICIZIA EBRAICO-CRISTIANA
GRANDE SCHERMO
La preghiera ebraica
e ia preghiera cristiana
I diversi atteggiamenti di fronte a Dio: un contributo per capire
le radici comuni e le peculiarità, nato in un confronto a due voci
La preghiera
ebraica
Innanzitutto bisogna chiarire
che l’approccio dell’ebreo alla
preghiera non è motivato da impulsi personali e spontanei, non
è espressione di sentimenti estemporanei, non trova estrinsecazione in parole improvvisate
che sgorgano dal cuore come fatto emotivo.
Benché tale tipo di preghiera
spontanea sia ammesso, in generale la preghiera, per l’ebreo, ha
ima forma fissa e codificata e,
prescindendo da ogni situazione,
sentimento o richiesta personale,
rappresenta un atto di omaggio
e sottomissione alla potenza divina ed è espressione — uguale
per tutti — di volta in volta, di
riconoscimento, glorificazione,
mno, lode, petizione, ringraziamento, benedizione nei riguardi
di Dio.
La preghiera ebraica si estrinseca in due grandi ramificazioni:
la Berachà (plur. Berachot, benedizioni); la Teflllà (rituale liturgico, complesso delle oflìciature).
La Berachà è una benedizione
diretta a Dio che accompagna
moltissimi atti della vita quotidiana e definisce il rapporto uomo-Dio. Atti che paiono umili e
modesti, come mangiare un pezzo di pane, un frutto, bere del
vino, annusare un profumo, eccetera, acquistano una loro elevatezza e santificazione perché accompagnati dalla formula dell’apposita berachà, che sempre inizia
così: « Benedetto sei Tu, o Signore Dio nostro. Re del mondo... » per poi terminare a seconda dei casi « ...che estrai il pane
dalla terra », « ...che ci dai i
prodotti del suolo », « ...che crei
il frutto della vite » o « ...creatore dei profumi » ecc.
Le berachot accompagnano pure le azioni che noi compiamo
perché prescritteci dalla Torà o
dai maestri, ed allora la formula
è la seguente: « Benedetto sei
’Tu, o Signore, Re del mondo, che
ci hai santificato coi tuoi precetti e ci hai ordinato di... » ed
a seconda dei casi il seguito sarà: « ...accendere i lumi del sabato » o « ...di lavarci le mani »
ecc.
Ci sono benedizioni per eventi importanti, come ad esempio:
« Benedetto sei Tu, o Signore...
perché ci hai dato la Torà »,
oppure « lo shabbat »; anche
grandi spettacoli naturali a cui
si assiste hanno la loro formula
di benedizione.
In sostanza attraverso le berachot tutti gli atti che noi compiamo, tutte le cose di cui godiamo vengono collegati a Dio ed
acquistano perciò im’impronta
di santità, facendoci meditare sui
doni di cui siamo beneficiari,
nonché sul significato delle nostre azioni.
La Teflllà è costituita da un
formulario liturgico, ormai da
secoli codificato, che viene recitato quotidianamente, tre volte
al giorno (mattina, pomeriggio e
sera). Le parti essenziali di tale
liturgia sono:
— lo Shemà, risultante dall’unione di tre brani biblici, preghiera fondamentale dell’ebraismo. Lo Shemà racchiude in sé
l’enunciazione dell’unicità di Dio;
il dovere di amarlo « con tutto il
cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze »; l’impegno di avere
« impressi nel cuore » i comandamenti, cioè di attuarli; Tobbligo di trasmettere questo patri
monio spirituale ai figli ed ai
figli dei nostri figli.
— TAmidà, una raccolta di benedizioni che si recitano stando
in piedi e rivolti verso Gerusalemme, centro ideale degli ebrei
sparsi in tutto il mondo.
Nelle prime tre benedizioni delTAmidà prevale il tema della lode rivolta a Dio; nelle ultime tre
prevale il tema del ringraziamento; quelie centrali sono richieste
a Dio di beni spirituali, materiali e sociali. Tali parti essenziali
della Tefillà sono integrate da
vari salmi, canti, benedizioni.
La Tefillà può essere recitata
singolarmente a casa propria, ma
acquista maggior significato e
pregnanza se eseguita pubblicamente in sinagoga.
La liturgia del sabato in sinagoga ha poi una solennità maggiore degli altri giorni ed ha
come nucleo centrale la lettura
del brano settimanale della Torà, seguito da im brano profetico o storico ad esso attinente,
cui segue una spiegazione o commento. La lettura della Torà è
fatta su un rotolo in pergamena,
tenuto con grande cura e rispetto, a sottolineare l’importanza
fondamentale che ha la Torà, sorgente di sapienza e di vita per
l’ebraismo.
Non solo la sinagoga, ma anche
la casa è luogo di liturgia e preghiera. La casa ebraica è ritenuta un « santuario » e la mensa
quasi un « altare ».
Al venerdì sera è proprio nell’ambito della famiglia e della
casa che ci si prepara ad accogliere il sabato: spetta alla donna accendere le candele e recitare la relativa berachà. In casa
si fa il « kiddush » ( = santificazione della festa) dicendo la benedizione sul vino. Ed alla fine
del sabato, ancora in casa, si
sottolinea il passaggio, con una
breve cerimonia, ad un’altra settimana di lavoro. E così pure
ogni pasto viene concluso con
l’apposita benedizione. Ed è ancora nell’ambito familiare che
vengono svolte, in occasione di
feste particolari, funzioni e cerimonie quali l’accensione dei lumi per la festa di Chanuccà, e
la particolare cena di Pesach, il
Sèder.
Scrive il Leibowitz: «La grandezza e la potenza della preghiera obbligatoria e fissa stanno nel
ripudio da parte dell’uomo di
tutti i propri interessi e moventi
personali dinanzi alia coscienza
della propria posizione davanti a
Dio: un annullamento della volontà umana dinanzi al dovere di
servire Dio ».
Nedelia Tedeschi
La preghiera
di un cristiano
Partiamo, parlando della preghiera, da alcune indicazioni della Scrittura apostolica. Gesù di
Nazareth, interrogato dai suoi
amici — che vogliono « imparare a pregare » — dà un ’’esempio
di preghiera”: il «Padre nostro».
« Voi dunque — scrive l’evangelo di Luca (11: 2) — quando pregate, dite: ’’Padre...” ».
L’evangelo di Luca ci dice che
i discepoli fanno la domanda
sulla preghiera perché vedono
altri che hanno già ricevuto una
istruzione, che cioè hanno già
imparato (« Insegnaci a pregare
come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli»). La risposta di Gesù di Nazareth contiene queste indicazioni:
1) Ci si rivolge a Dio come a
im padre (è un rapporto personale, che può mutare, che è ascoltato, a qualcuno a cui si può
chiedere tutto).
2) Si può chiedere il pane, il
perdono e l’aiuto per noi se lo si
chiede anche per altri (siamo
inseriti in una comunità, non
sembra possibile una preghiera
’’egoista”).
3) Il cristiano parla al padre
perché esprime la sua gratitudine (solo dopo la lode, solo dopo
l’indicazione della sua attesa, solo dopo la dichiarazione di voler
fare la sua volontà, colui che prega comincia a domandare per sé
e per gli altri). Come si vede, il
« Padre nostro » non è una preghiera da imparare a memoria
ma esprime un modo dì essere.
Siamo di fronte a Dio come dei
figli di fronte al padre.
Nella libertà dell’incontro che
ci viene offerto noi cerchiamo
di esprimerci, possiamo esprimerci così come siamo. E’ nell’incontro che « chiunque chiede
riceve, chi cerca trova e sarà
aperto a chi picchia» (Luca 11:
10). Succede sempre così quando incontri qualcuno: non è detto che tutto ti sia possibile, ma
sei disposto a dire e ad ascoltare; la tua disponibilità è completa.
La disponibilità: se ne può parlare quando tu partecipi dei problemi dell’altro, quando soffri (o
ti rallegri) con l’altro, quando la
tua vita è legata alla sua. In
questo senso la preghiera di un
cristiano è un possibile incontro
con Dio. Nel libro di Isaia questa disponibilità è esplicitamente indicata (1: 18: «Venite e discutiamo insieme, dice il Signore; quand’anche i vostri peccati
fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve;
quand’anche fossero rossi come
la porpora, diventeranno come
la lana... »).
La difficoltà della presentazione
della preghiera di un cristiano (o
di una comunità di cristiani) sta
nel fatto che — esplicitamente
-— Matteo, l’evangelista che riferisce del discorso di Gesù sulla
preghiera, chiede che nessun altro ne parli (Matteo 6: 6: « Ma
tu, quando preghi, entra nella
tua cameretta e — serratone l’uscio — fa’ orazione al Padre tuo
che è nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, te ne darà
la ricompensa »).
Insomma, sembra dire tra l’altro questo testo, non ci sono regole da darti per l’incontro con
Dio: puoi gridare (se ti senti di
gridare), puoi cantare le lodi del
Signore (se ti va di cantarne le
lodi), puoi dire il tuo entusiasmo, puoi confessare il tuo peccato, puoi esprimere il tuo disagio, puoi cercare come non
hai mai cercato prima. Nessuno
lo può fare per te. Nessuno ti
può dire come si fa, nessuno può
insegnarti « la preghiera da fare, il modo giusto ».
Ma c’è qualcosa che gli uni e
gli altri possono fare: possono
tutti aiutare ad aprire gli occhi
e le orecchie, perché si senta la
gente che grida, perché si veda
come è fatto il mondo, perché ci
si accorga di dove si vive, con
chi si vive, e forse, almeno in
parte, quali sono i problemi di
coloro che incontriamo, che ci
toccano e che tocchiamo. Se siamo aiutati ad imparare a vivere,
sapremo cosa dire ogni volta che
un confronto avviene (forse solo:
”Ho ancora tanto da imparare”
— ma certe volte anche: ’Ti ringrazio per questa possibilità di
incontro”). Eugenio Rivoir
Metropolitan, un
film di esordienti
Giovani « bene » a New York: ma i loro discorsi
sono poi così diversi da quelli di noi tutti?
Manhattan, vacanze di Natale,
in un passato recente: la didascalia che apre il film. Dopo un concerto il solito gruppo va a finire
la serata da un’amica. Con loro è
capitato per caso Tom, di condizione modesta, abita con la madre divorziata, il padre sta con
una scrittrice. E’ un outsider
(prende la linea che va in periferia, il West Side è arrivato tra
noi, sentenzia la lucida ironia di
Nick) ma viene ugualmente cooptato perché discetta quanto gli
altri di letteratura, economia,
post-marxismo. Tom non ha neppure uno smoking, lo affitta a 25
dollari al giorno, ma dovrà comprarsene uno se vuol restare nel
giro di Park Avenue. Un giro rigorosamente notturno, balli, feste, bridge (Nick: il bridge non
mi piace, lo gioco perché è un cliché di vita borghese). Nel compatto gruppetto sono tutti giovanissimi e scicchissimi, sembrano
vivere in abiti di gala; più facile
per i maschi, « tutto sommato
bastano un frac e uno smoking,
lo sparato e due cravatte, una
bianca e una nera ». Se inopinatamente escono senza taxi nel
freddissimo inverno newyorchese, anche neri sono i pastrani e
bianchi i guanti, Nick ha perfino
la tuba e il bastone col pomo,
mentre Tom viaggia con l’impermeabile: ma come fai? E’ imbottito, precisa lui.
Le loro riunioni sono un estenuante eloquio, quasi un vaniloquio (il bla-bla) o uno sproloquio
(è importante crescere con il convincimento della sicurezza materiale; oppure: le ragazze-bene
maturano socialmente più tardi).
Un pugno di preppies dell’alta società, snob, all’incirca kennediani,
epigoni del Giovane Holden, l’eroe
eponimo di Salinger della generazione anni ’50. Naturalmente ricchi ma senza ostentazione, solo i
parveniis esibiscono il denaro, chi
ci è nato dentro non ha bisogno
di farlo, i piccoli borghesi non
conoscono il fascino discreto della grande borghesia.
Seconda didascalia, siamo alla
vigilia di Natale. I nostri non
mancano alla messa di mezzanotte in chiesa con l’Adeste Fideles
e poi in una delle solite lussuose
quattro mura davanti alla tv
che suona Jingle Bells.
Al Natale (terza didascalia) segue « la settimana dell’orgia » dove può succedere di tutto. A 16
anni Tom aveva spedito una cartellata di messaggi infiammati a
Serena, ma il gruppo gliel’ha
smontata: lei li faceva leggere
alle amiche (l’indifferenza è più
crudele del rifiuto). Ora Tom fila
con Audrey, ma durante lo stupido « vioco della verità » confessa di rivedersi con Serena, e Audrey accetta l’invito nella vasta
casa sul mare di un rampollo che
ha addirittura qualche quarto di
nobiltà. Una sniffata in comitiva?
Forse qualcosa in più? Tom c
Nick corrono a salvarla, pensa
un po’, con un raid in taxi buffo, intricato e costoso (soldi di
Nick). Alla fine restano loro tre,
il collettivo si disfa, è il declino
di questo emblematico impero
americano di cadetti.
Questo scampolo di jeunesse
dorée si era definito HBU, brevemente BU, Haute Bourgeoisie
Urbaine, ma alla fine scopre che
tutto è così mediocre, confessa
uno; e un altro: la nostra p^enerazione è forse la peggiore dalla Riforma protestante in poi; e anche: siamo destinati al fallimento? destinati? falliamo e basta;
siamo perfino incapaci di compiere le comuni mansioni della
vita quotidiana, io non ho preso
la patente perché è troppa fatica.
Non fa male conoscere la verità, ma dipende da quando e come la scopri. Il film chiude con
una battuta divertente: cosa vai
a studiare in Francia che tu non
possa studiare qui? Mah... non
so... il francese forse.
In « Metropolitan » (come il celebre teatro, come il Museo della
Grande Mela) regista e ragazzi
sono tutti esordienti. Hanno lavorato in modo tanto perfetto da
irritare per Tapparente futilità
del loro cerebralismo, parlare per
parlare (un appuntamento? per
carità! fa molto anni ’50; oppure:
ma è chiaro che c’è un Dio; beh,
non ne sono poi tanto sicura: e
così via). Ma il loro trend è trasversale: quanti chiacchierano
così oggi, dappertutto, dentro e
fuori le chiese, giovani e non, danarosi o meno?
Renzo Turinetto
Appuntamenti
Mercoledì 14 novembre - CATANZARO: Il Centro studi « Giuseppe Gangale » organizza alle ore 17, nella Sala conferenze deli'amministrazione provinciale, un dibattito a partire dal libro di Giorgio Bouchard « I valdesi e
l’Italia ». Parteciperanno l’autore e la
giornalista Piera Egidi.
Venerdì 16 novembre - TORINO; Il
Centro evangelico di cultura « A. Pascal » organizza per le ore 20.45 un
incontro dal titolo « Cercate ancora »:
una riflessione sulla politica e sulla
laicità (presentazione del libro di Claudio Napoleoni « Cercate ancora (lettera sulla laicità e altri scritti) ». Ne
discuteranno Riccardo Bellofiore, dell'Università di Bergamo, e Raniero La
Valle, parlamentare e saggista. L'appuntamento è nel Salone valdese di
c.so Vittorio Emanuele, 23.
l’eco
delle valli valdesi
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tei. 011/655278.
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Pinerolo. Resp. F. Giampiccoll.
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9 novembre 1990
vita delle chiese
11 NOVEMBRE: DOMENICA DEL PREDICATORE LOCALE
CORRISPONDENZE
Essere portatori
responsabili della Parola
Un’occasione per riflettere su un ruolo che è divenuto ormai essenziale nella vita delie comunità sulla base del sacerdozio universale
Studi biblici
Nelle chiese evangeliche il ministero della predicazione della
Parola — è risaputo — non è
prerogativa dei soli pastori: in
quasi tutte le chiese evangeliche
italiane esistono laici che predicano occasionalmente o regolarmente. Ma scio nell'ambito delle chiese valdesi e metodiste esiste una precisa definizione del
ruolo dei predicatori locali ed
uno specifico organismo, l’Unione predicatori locali, che provvede al collegamento, allo scambio di esperienze ed alle nomine di propri rappresentanti alle
conferenze distrettuali ed al Sinodo.
La preparazione dei predicatori avviene attraverso resperienza
diretta, seguita da una formazione pratica e da corsi o seminari di studio istituiti a cura
dei Circuiti (ma anche delle chiese locali) che si avvalgono dell’opera della Commissione permanente studi.
I predicatori locali non possono essere degli improvvisatori:
debbono essere dei portatori responsabili della Parola, che è stata loro affidata perché sia conosciuta e sia molla per capovolgere la situazione di questo mondo, in cui altre parole hanno cancellato la speranza e spaventato.
Fondamentale nella predicazione
è far parlare il testo biblico, lasciare alla Parola tutta la sua
originalità, la sua capacità di inquietare sanamente, di stimolare, di ricreare. Predicare vuole
allora dire saper leggere il testo
nella sua profondità, senza lasciarsi incantare da un versetto
o una parola che solleticano
l’emozione e fanno perdere di
vista il messaggio centrale.
Predicare sì — dunque — ma
con il supporto di una buona
preparazione biblica, teologica e
storica.
Per sottolineare l’importanza
che la nostra chiesa dà alla predicazione laica, anche quest'anno la Tavola valdese ha voluto
indicare nella domenica 11 novembre 1990 la domenica del
predicatore locale, per offrire alle nostre comunità occasione di
riflessione in particolare su un
ruolo divenuto essenziale per la
vita stessa della nostra chiesa in
Italia. E’ possibile mettere al
servizio delle comunità la propria testimonianza mediante una
collaborazione al ministero della predicazione. « Diletti, non è
un nuovo comandamento ch’io vi
scrivo, ma un comandamento
vecchio, che aveste dal principio: il comandamento vecchio è
la Parola che avete udita » (1
Giovanni 2: 7). « E disse loro:
Andate per tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura y> (Marco 16: 15).
Quest’anno, l’Assemblea dell’UPL di Bethel ha rivolto un
pensiero riconoscente al Signore per i suoi dieci anni di attività dall’integrazione fra le chiese evangeliche valdesi e metodiste, e si è augurata di poter prò
muovere e migliorare i contatti — peraltro già avviati — con
predicatori locali della chiesa
battista.
In un periodo storico particolare, che ci vede destinatari di
sollecitudini a distrarci dalle
« cose di Dio », domandiamo al
Signore di saper invece opporre — con fermezza e coerenza
— la forza della nostra fede in
Un Dio che ci ha tratti a libertà
mediante la potente Parola rigeneratrice di Cristo.
« Ben è la messe grande, ma
pochi sono gli operai. Pregate
dunque il Signore della messe
che spinga degli operai nella sua
messe », leggiamo ai vv. 37 e 38
del capitolo 9 di Matteo. Gesù
ha detto tali parole nel vedere
le turbe che erano stanche e sfinite, « come pecore che non hanno pastore », e ne ebbe compassione.
E’ capitato ancora recentemente di leggere nella cronaca delle comunità, su questo stesso
giornale, che singoli predicatori
locali vengono ringraziati per
l’opera da essi svolta. E’ bello
ringraziare per l’opera di testimonianza dell’Evangelo, soprattutto
oggi che c’è penuria di pastori.
Ma ancor più bello è evidenziare che sono molti coloro che —
in tutta umiltà, senza richiesta
di risarcimento spese — danno
una fattiva collaborazione in nome del sacerdozio universale dei
credenti.
A loro in particolare, oltre che
per i propri meriti personali, vada anche una riconoscenza spirituale di quanti hanno potuto
usufruire della collaborazione
pratica che permette anche di
dare un po’ di « ferie » ai nostri
pastori.
Uno dei temi maggiormente e
nuovamente dibattuti alla recente Assemblea UPL è stato quello di addivenire ad un supera
mento del concetto di predicatore occasionale e che veda il predicatore locale inserito davvero
in un ciclo almeno trimestrale
di predicazione, a rotazione con
i pastori titolari, alla luce e nel
quadro di 1 Corinzi 12 sulla « diversità dei doni dello Spirito ».
In alcuni Circuiti, in forma sperimentale, questa ipotesi viene
già attuata. E le assemblee di
Circuito potrebbero essere le sedi idonee per continuare il dibattito.
L’UPL, oltre che ad un’attività
di coordinamento, contribuisce
alla preparazione ed alTaggiomamento degli iscritti a ruolo, mediante la distribuzione di « buoni libro » da consumare presso
le nostre librerie evangeliche per
l’acquisto di libri teologici, e
concedendo — a richiesta —
contributi per rimborsi spese a
quanti intendono sostenere esami presso la Commissione permanente studi. A tale scopo sono destinate le collette della « domenica del predicatore locale ».
Leonardo Casorio
Le offerte possono essere inviate tramite bollettino di c.c.p.
numero 11621570 intestato a:
Leonardo Casorio, segretario
UPL, Castiglioncello (Li).
VII CIRCUITO
Evangelici in piazza?
Cosa succederebbe se il popolo evangelico del Triveneto disponesse di una piazza di Vicenza
per un’intera giornata nella prossima primavera? Uno spazio in
cui i singoli e le comunità che
avranno accettato di essere coinvolti si sforzeranno di predicare
l’Evangelo e di presentare i loro
diversi modi di vivere la fede attraverso predicazioni, discorsi,
canti e quant’altro si potrà mettere in pratica?
Tra gli argomenti discussi nel
corso dell’Assemblea del VII Circuito, che si è svolta a Verona
il 14 ottobre scorso, certamente
questa proposta per una « giornata di evangelizzazione » ha meritato un posto di primo piano.
La riuscita di tale iniziativa,
hanno notato alcuni, non è tuttavia così certa, soprattutto perché da tempo ormai le comunità
appartenenti a questo Circuito
non si assumono impegni di tale portata. Inoltre vi è anche chi
ritiene che le grandi evangelizzazioni di piazza, con i loro scopi
dichiaratamente polemistici e
proselitistici, debbano ormai essere sostituite completamente
dall’impegno personale di testimonianza. Impegno individuale
tra l’altro ritenuto più consono
per delle chiese in fondo piccole
e dall’età media elevata.
Malgrado le perplessità, tuttavia, l’Assemblea ha ritenuto di
poter accettare la sfida, impegnando il consiglio di Circuito
ad elaborare delle proposte operative praticabili per Tiniziativa.
Nell’ambito delle iniziative di
sensibilizzazione immediata, le
comunità, attraverso i loro delegati, sono state informate che
tra i temi della settimana della
pace quello prioritario sarà probabilmente la questione del debito internazionale dei paesi più
poveri. Le chiese dei paesi ricchi sono perciò chiamate ad un
impegno diretto e concreto per
tentare di affrontare l’enorme
problema.
Un’altra proposta che il sovrintendente Arrigo Bonnes ha
rivolto alle comunità, più legata
alla realtà italiana, è quella di
adoperarsi affinché la presenza
di testi del e sul protestantesimo
nelle biblioteche pubbliche possa
aumentare sensibilmente, sia attraverso richieste specifiche ai direttori, sia con eventuali donazioni.
Con gioia e soddisfazione l’Assemblea ha inoltre appreso che
ben sette persone, quattro a
Udine e tre a Trieste, hanno chiesto di diventare candidati predicatori locali. Il consiglio ha comunicato la decisione di seguirli da vicino, organizzando corsi
di istruzione biblica con incontri mensili e contatti periodici
con la Commissione permanente
studi per valutare il cammino
percorso dai candidati.
Si è avuta anche un’ampia informazione dei temi su cui il Sinodo si è soffermato, con particolare riguardo alla situazione
finanziaria, allo stato dei rapporti tra le chiese rappresentate
dalla Tavola valdese e lo Stato,
alla spinosa questione dei matrimoni interconfessionali. E’ stata
inoltre rinnovata la solidarietà al
comitato « Il sostegno », che si
dedica all’assistenza dei malati di
Aids, e alla cooperativa tipografica di Altamura, duramente colpita da un attentato di stampo
mafioso. Infine, per quanto riguarda il problema dei migranti,
è stato notato come sia difficile
coordinarsi con i gruppi evangelici extracomunitari, che pure si
cerca di aiutare in qualche modo, offrendo ospitalità nei vari
locali. E’ vero, però, che spesso
riuscire a soddisfare anche solo
le generiche richieste di avere degli spazi a disposizione può essere già un grosso aiuto.
Alberto Bragaglia
PADOVA — Ha avuto inizio
con il mese di ottobre lo studio
biblico di casa in casa. Il programma previsto per quest’anno riguarda uno studio sul ’’Padre nostro” tenuto dal past. Costabel, a cui seguirà un commento della seconda lettera ai Corinzi.
• Il Gruppo interconfessionale
— che si riunisce ogni quindici
giorni nella nostra chiesa — ha
aperto i lavori a casa di Febe
Rossi. In programma per quest’anno la I epistola ai Corinzi:
la prima lezione è stata tenuta
da don Giovanni Brusegan, ordinario diocesano per le attività
ecumeniche.
• Sotto la solerte guida della
sorella Yvette Presciutti è ricominciata l’attività del Gruppo
femminile. Maddalena Costabel
ha aperto una serie di conversazioni su « I modelli del libro dei
Proverbi ».
• Nella sala dell’Istituto Pio X
(Palazzo vescovile) è stato organizzato un incontro sul Sud Africa con la partecipazione di Amnesty International, dei rappresentanti della Diocesi cattolica e
della Chiesa evangelica metodista di Padova. Era presente il
pastore Sol Jacob, della Chiesa
metodista del Sud Africa. Febe
Rossi ha presentato una interessante documentazione sul trattamento riservato ai « cittadini
di colore » in quel paese. E’ stato
dibattuto ampiamente il problema dell’apartheid, non ancora
risolto nonostante le apparenti
aperture governative.
• Il giorno 21 ottobre ha avuto luogo l’annuale assemblea di
chiesa per reiezione del Consiglio e la discussione delle linee
programmatiche di attività per il
prossimo anno. Alla presidenza
del Consiglio di chiesa è stato
confermato all’unanimità Danilo
Passini.
Membri del Consiglio — oltre
a Maddalena Costabel (rapp. dei
predicatori locali), Yvette Presciutti (rapp. del Gruppo di attività femminile) e Febe Rossi
(per la Scuola domenicale) —
sono stati eletti Lydia Angeleri,
Alberto Bragaglia e Salvatore
Guargena.
La riunione si è conclusa con
un vivace dibattito sui lavori dell’ultimo Sinodo, dopo un’ampia
relazione di Maddalena Costabel.
Studio biblico
TORRE PELLICE — Lo stu
dio biblico di sabato 10 novembre, alle ore 14.30, presso il presbiterio, avrà come tema « Saper
esprimere il dolore per esserne
liberati » (Lament. I).
• Domenica 11, dopo il culto,
avrà luogo l’assemblea di chiesa: ogni gruppo di attività presenterà il proprio programma;
inoltre i deputati alla Conferenza distrettuale ed al Sinodo presenteranno le decisioni che interessano direttamente l’attività
delle chiese.
• Alle ore 15 di domenica 11,
presso la scuoletta del Tagliaretto, si svolgerà una riunione quartierale.
Battesimi
SAN GERMANO — Domenica
28 ottobre sono stati battezzati
i piccoli Alessia, di Tiziana Bouchard e Roberto Griglio e Davide, di Patrizia Sappé e Maurizio Poncet; che il Signore conceda ai genitori di mantener fede alle promesse fatte ed ai bambini di crescere alla luce della
sua grazia.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Valdo Baimas, deceduto in Francia dove
risiedeva da molti anni pur es
sendo originario di San Germano; ai familiari in lutto vada la
cristiana simpatia della comunità tutta.
Rieletto
il pastore
SAN SECONDO — L’assemblea di chiesa riunitasi domenica 21 ottobre ha provveduto alla rielezione del past. Archimede Bertolino; in questa occasione la comunità si è dimostrata
alquanto sensibile, vista la buona percentuale di membri presenti. Al pastore Bertolino e alla signora Peggy vadano i migliori auguri di un proficuo lavoro benedetto dal Signore.
Insediamento
ANGROGNA — Domenica 11
novembre, nel corso del culto delle 10.30 nel tempio del capoluogo,
sarà insediato dal sovrintendente di circuito, il diacono Franco
Taglierò, il nuovo pastore Ruggero Marchetti.
Nel corso del medesimo culto
avrà anche luogo la presentazione dei vari gruppi di attività
della comunità e verrà consegnata la Bibbia ai catecumeni
del primo anno.
Seguirà alle ore 12.30, nella Sala unionista, un pranzo comunitario. Le iscrizioni per il pranzo
(a L. 15.000 a persona) si effettuano presso gli anziani di chiesa.
Giovedì 8 novembre
□ COLLEGAMENTO
PERMANENTE JPIC
PINEROLO — Il Collegamento permanente su « Giustizia, pace, salvaguardia del creato » si riunisce alle
ore 20.30 presso il convento dei PP
Cappuccini per preparare la Settimana ecumenica per la pace (26.11-2.12).
Lunedì 12 novembre
□ COORDINAMENTO
GIOVANI 1° DISTRETTO
PINEROLO — Alle ore 20.30, presso i locali deila chiesa valdese in via
dei Milie 1, la giunta FGEi valii convoca il coordinamento giovanile distrettuale.
Sabato 24 novembre
□ LA NOSTRA EREDITA’
E LA NOSTRA FORZA
TORRE PELLICE — Presso la Foresteria, con inizio alle ore 15, si tiene
l'incontro di animazione delle Unioni
femminili.
Il programma, che continua anche
domenica 25, prevede una ricerca biblica a gruppi, un laboratorio di ricerca
storica personale, il culto con la comunità dei Coppieri, testimonianze e
percorsi di vita. L’incontro si chiude
alle ore 16.30 della domenica.
Informazioni e prenotazioni (entro il
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4
4 prospettive bibliche
9 novembre 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
SE ABBIAMO LA FEDE PER OSARE
Isaia 54: 1-3
La parola della consolazione, che il
Signore di tempo in tempo manda al
suo popolo per mezzo dei profeti, è
raramente una pura e semplice consolazione. Il Signore non dice frasi
solidaristiche e di conforto, del tipo:
« Sta’ di buon animo, vedrai che passerà », oppure: « Coraggio, ti sono vicino ». Non è poca cosa essere confortati a questo modo; anzi, questo
è il solo modo che noi conosciamo
per confortarci gli uni gli altri, poiché nessuno di noi, in verità, può sostituirsi all’altro per portarne il peso della prova, della sconfitta e del
dolore.
No, la parola della consolazione
che viene dal Signore, oltre a rinfrancare, ha la duplice caratteristica di
contenere una promessa da accogliere per fede e di lanciare una sfida, di
rivolgere una vocazione.
« Giubilate, o cieli, e tu, terra, festeggia! Date in gridi di gioia, o monti, poiché l’Eterno consola il suo popolo, ed ha pietà degli afflitti » (Is.
49: 13).
La promessa è la consolazione del
popolo e degli afflitti; la sfida sta nella fede richiesta al popolo perché
esca dalla mentalità e dalla cultura
del deportato, umiliato e dileggiato,
per entrare nella prospettiva che il
residuo dei fedeli diventerà nazione
e con esso giubileranno cieli e terra.
Osare in virtù
della vocazione
ri Signore Gesù, d’altra parte, si
pone in questa stessa linea. Egli invita i discepoli stanchi ed aggravati
al suo riposo, ma al tempo stesso
chiede loro una fede personale, « venite a me », e il eoraggio di osare in
virtù della vocazione: « Prendete su
voi il mio giogo e imparate da me »
(Matt. 11: 28-29).
Ed è così nella Parola che il Signore ci rivolge oggi, in occasione dell’apertura della XXXI Assemblea generale deU’Unione cristiana evangelica battista d’Italia: « Giubila, o sterile, tu che non partorivi! Dai in gridi
di gioia ed esulta, tu che non provavi doglie di parto!... Allarga il luogo
della tua tenda e si spieghino le tele
delle tue dimore, senza risparmio;
allunga i tuoi cordami, rafforza i tuoi
piuoli! Poiché tu ti spanderai a destra e a sinistra ».
Grande e fulgida è questa parola
di consolazione che l’Etemo fa risuonare agli orecchi del derelitto residuo d’Israele, deportato in Babilonia
all’inizio del sesto secolo avanti Cristo. In alternativa agli accomodamenti sincretistici dei più, o alla desolata rassegnazione degli sconfitti
resi schiavi, il Signore annunzia ai
pochi rimasti fedeli che il tempo dell’umiliazione e dell’abbandono sta
per finire. Anzi, v’è di più, i pochi diventeranno molti, perché anche i pagani, i figli della sterile, si aggiungeranno in gran numero ai figliuoli di
Abramo.
Se vi è qualche conforto, nel silenzio desolato della disperazione, nell’udire il sussurro fermo e penetrante della Parola del Signore; se vi è
qualche gioia nell’alzare lo sguardo
dalle proprie miserie, per contemplare la bellezza di un orizzonte di luce
e di nuova vita; se vi è consolazione
nello scoprire che l’ultima parola
non è la morte, ma l’invito alla vita e
al bene; se vi è qualche ragione per
Dal 29 ottobre al 1° novembre, presso il « Villaggio della gioventù »
di Santa Severa, si è tenuta l’Assemblea generale dell’Unione delle chiese evangeliche battiste in Italia.
I lavori dell’assemblea sono stati aperti dalla predicazione tenuta dal
past. Paolo Spanu, presidente uscente dell’UCEBI, che qui pubblichiamo.
gridare « gloria, alleluia » dopo il
mutismo delle amare recriminazioni,
deirautolesionismo, della bestemmia
appena malcelata; ecco, se tutto questo è possibile, umanamente possibile, allora questo fu quello che accadde in quel di Babilonia ad un piccolo
manipolo di pii israeliti che udirono
e ascoltarono la Parola del Signore.
Nel linguaggio tipico del grande e
non dimenticato profeta Isaia, figliuolo di Amots, la Parola di consolazione data ad altro ignoto profeta,
incastonata come pietra preziosa nelle forme e nelle immagini della cultura pastorale dei beduini, scosse e
fece rinascere, ancora una volta, la
fede dell’Israele di Dio.
Fratelli e sorelle, tra la situazione
di quel gruppo sparuto di deportati
e noi non vi sono plausibili parallelismi storici. I parallelismi sarebbero
più plausibili con il popolo palestinese di oggi, se esso conoscesse la
consolazione del Dio di Gesù Cristo!
E tuttavia, la parola di Isaia è parola
anche per noi. In fondo, la Parola di
Dio non ha bisogno per parlarci della congruità delle situazioni attuali
con quelle del popolo della Bibbia.
Oggi, come allora, essa ci offre una
grande consolazione.
In questi anni abbiamo lavorato,
abbiamo faticato, abbiamo insistentemente pregato fra ansie che ci
mozzavano il fiato non appena pronunciavamo una supplica; una crisi
dietro l’altra; anche di recente, l’attacco alla tipografia di Altamura, il
furto al nostro centro SPAV; e su tutto e sempre, ad ogni comitato, la nuvola di piccoli problemi, le staffilate
delle polemiche e, ciò che è peggio, la
consapevolezza, la profonda consapevolezza di essere deboli, irrimediabilmente deboli. Quanti di noi pastori non abbiamo non dico ceduto a
tanto logorio, ma forse messo le macchine al minimo per una navigazione
lenta e sotto costa? Quanti di noi, di
fronte al numero delle continue delusioni, alle notizie delle crisi, alla
inefficacia della nostra evangelizzazione, non abbiamo rallentato la preghiera, abbiamo chiuso la Bibbia e
abbiamo concluso, nel migliore dei
casi, che forse l’aurora di un nuovo giorno appartiene a qualche futura generazione?
Una Parola che ci chiede
di gioire e giubilare
Ebbene no, fratelli e sorelle, il
giorno della consolazione è per noi
oggi. E’ a noi che il Signore chiede
di gioire e giubilare. E’ la sua Parola
che ce lo chiede, non sono le nostre
conclusioni logiche basate sull’esito
delle nostre opere. Noi possiamo
gioire e giubilare perché il Signore,
consolandoci, ci chiama alla sfida
della fede e ad osare nell’azione. Questa non è una convinzione personale, ma una constatazione di fatto.
Vediamo.
Il nostro testo dice: « Allarga... i
tuoi piuoli! »; ciò vuol dire che bisogna avere la fede di chi sa che ciò
che è impossibile agli esseri umani è
possibile a Dio. Che cosa possono
sperare pochi e poveri beduini del
deserto, con le loro tende esigue e
spesso sdrucite, rispetto agli abitatori di palazzi sontuosi, deliziati dai
leggiadri giardini pensili di Babilonia
e protetti da mura possenti e inespugnabili?
Eppure occorre avere fede, allargare le tende, spiegare i lembi, allungare le corde, rafforzare i piuoli: sperare contro speranza, lottare senza
sosta con la nostra incredulità; lottare con la tenacia degli eroi.
Vi ricordate i giorni in cui si diceva: pochi pastori e ben preparati;
concentriamo le chiese e razionalizziamo le forze; disfacciamoci delle
proprietà che non siano locali di culto; abbandoniamo i rapporti ecumenici, interdenominazionali e internazionali e badiamo all’essenziale?
Vi ricordate quando, dietro la scelta di povertà, si celava la scelta del
disarmo o dei remi in barca?
Vi ricordate quando sembrava che
i nostri battisti oscillassero continuamente tra gli Scilla dell’intellettualismo politicizzato e i Cariddi del
pietismo quietista e intimistico?
Siamo stati chiamati
al discepolato di Cristo
Vi ricordate tutto questo? Ebbene,
con la forza della fede abbiamo
osato credere che il Signore non ci
aveva chiamati per affogare nel pantano deU’ordinaria amministrazione
e delle querule polemiche ecclesiastiche. Il Signore ci ha chiamati al discepolato di Cristo per essere una luce, per essere una casa di Dio, per essere disponibili all’evangelizzazione e
al servizio. E perciò abbiamo lavorato e lottato come gladiatori.
E ora si vede, meglio di allora, che
la ragione della fede è più forte della
fede nella ragione.
Il nostro lavoro di estensione delle
tende, dell’allungamento delle corde,
del rafforzamento dei piuoli, fuori
della metafora, dell’incoraggiamento
e del potenziamento del corpo dei
pastori, la politica di piano, la politica finanziaria e immobiliare, i rapporti internazionali rivisti alla luce
di una impostazione propositiva e di
impegno solidale, Tinvestimento in
nuovi campi evangelistici, l’allargamento e approfondimento dei rapporti interecclesiastici ed ecumenici,
tutto questo, dico, è stato fatto accogliendo la sfida della fede che Dio
farà per noi, come fa sempre per il
suo popolo, ciò che a noi appare impossibile. Semmai qualcuno desideri
le prove della realtà della fede nel
Dio che smuove le montagne, le chieda ai fatti. E dei fatti parleremo tra
poco.
Ma il conforto del Signore non ci
chiede solo di credere, ci chiede anche di osare.
Per osare bisogna essere un po’
pazzi. E difatti la pazzia sembra essere una delle virtù della fede, a patto che si tratti della pazzia di Dio!
E la pazzia di Dio, oggi, ci chiede
di impegnarci, come in un nuovo patto, un po’ come abbiamo fatto a
Seoul, a lavorare nell’ipotesi che alle
soglie del terzo millennio noi, piccola
unione di chiese battiste, contribuiamo grandemente all’evangelizzazione
dei popoli che vivono in Europa.
Il nostro continente, vecchio eppure sempre ricco di energie giovanili,
capace di attraversare un capovolgimento come quello attuale in modo
quasi incruento; crogiuolo ma anche
canale di civiltà le più diverse; popolato da sempre e contemporaneamente da popoli stanziali e popoli migranti; questa Europa è anche davanti a noi. Ma non nella sua accezione astratta di continente dai confini a noi lontani. L’Europa è davanti
a noi in concreto, nel nostro paese e
nelle nostre città. In questo permearsi di realtà macroscopiche e di realtà microscopiche sta l’infinito mare
delle possibilità che abbiamo.
Ma occorre osare!
Se il Signore fino qui non si è stancato di noi e non ci ha lasciati derelitti, se la fede ci ha sorretti, allora
occórre osare.
Osare oggi significa imparare a vivere per grazia e cioè vivere nello spirito delle primizie e delle decime; significa per i nostri giovani fare decisioni di carriera che vadano nel senso del servizio; significa aprirsi a
tutte le possibili sfide senza preconcetti ideologici e astratti; significa
che ciascuno disciplini la sua vita nel
senso dell’amore per chi non conosce e non vive dell’evangelo e infine
significa lavorare per un’Unione che
guarda al terzo millennio nella prospettiva della missione.
Crediamo noi, come dice il profeta,
che ci spanderemo a destra e a sinistra? Riusciamo ad osare l’impossibile? Questa è la domanda nuda e
cruda che sta di fronte a questa assemblea, di fronte alle chiese e di
fronte a ciascuno di noi.
Il "manifesto” delle
moderne missioni battiste
Il 30 maggio 1792, nella cappella battista di Park Street a Nottingham, William Carey predicò al colloquio pastorale di quella regione su
questo nostro stesso testo: « Allarga
il luogo della tua tenda e si spieghino
le tele delle tue dimore, senza risparmio; allunga i tuoi cordami, rafforza
i tuoi piuoli! Poiché tu ti spanderai a
destra e a sinistra ».
Quel sermone fu, nonostante il modesto esito immediato che sortì, il
manifesto del principio delle missioni moderne battiste. William Carey,
allora, riassunse la sua predicazione
con il motto che possiamo tradurre
liberamente così:
Credi fortemente in Dio
Osa grandemente per Dio.
Se Carey e i suoi successori non
avessero preso sul serio questo imperativo del Signore, se si fossero limitati a leggere Isaia, come spesso si
fa, come semplice parola di consolazione, senza richiamo al coraggio della fede e alla follia di chi sa osare,
mi domando, saremmo noi qui, miei
cari fratelli e sorelle? Senza questa
fede e senza quella diversa follia non
avremmo mai conosciuto il beneficio
di Cristo. Forse saremmo come morti fantasmi tra i viventi, nel limbo di
una storia senza senso.
Perché Carey osò, perché i suoi
successori credettero e osarono, l'Evangelo predicato dai nostri padri
battisti è arrivato fino a noi e noi
così abbiamo ascoltato, cosi abbiamo
creduto e così dobbiamo predicare:
Credendo fortemente
Osando grandemente.
A Dio solo sia la gloria!
Paolo Spanu
5
9 novembre 1990
obiettivo aperto 5
LA QUESTIONE UNIATE
La favola del lupo e deiragnello in Ucraina
La Chiesa cattolica uniate d’Ucraina, vittima di Stalin e emarginata fino a due anni fa, assume ora i connotati dell’intransigenza nei confronti degli ortodossi - L’informazione in Italia e le tappe di una lunga vicenda storica
Sembra quasi una favola. C’era
una volta in Ucraina una chiesa
cattolica « martire », vittima di
Stalin, cui i « cattivi » ortodossi
negavano la libertà di costituirsi in chiesa autonoma unita a
Roma. Con una certa approssimazione questo quadro poteva
corrispondere alla realtà dei fatti (sia pure con una prospettiva
un po’ unilaterale) circa due anni fa, quando le autorità ortodosse esitavano a riconoscere la
serietà del problema, o lo minimizzavano parlando di « correnti politiche autonomiste » e
di « espansionismo cattolico »
(termine che evoca sempre, alla
loro mente, il ricordo tragico delle « crociate » e dei « cavalieri
teutonici »). Tuttavia, dalTautun
no del 1989 — cioè da circa un
anno — la situazione in Ucraina è radicalmente mutata, anzi
si è capovolta: la Chiesa cattolica uniate, un tempo oppressa,
non solo ha ricuperato libertà e
chiese ma, forte del pieno appoggio del nuovo governo autonomista, ha assunto un atteggia
mento di assoluta intransigenza,
pericolosamente vendicativo:
vuole semplicemente tutto. In
brevissimo tempo ha assunto
una mentalità costantiniana: da
perseguitata a persécutrice?
Corteggiati
dagli autonomisti
Corteggiati a fini elettorali dal
movirnenti autonomisti, che hanno finito per far proprie le loro
rivendicazioni, i cattolici hanno
ottenuto piena autonomia (solo
la lentezza della burocrazia sovietica frena ancora il riconoscimento di molte parrocchie uniate), in attesa della nuova legge
generale sulla libertà religiosa
promessa da Gorbaciov. Poi, mobilitando grandi folle di autononiisti, con la tolleranza o la connivenza delle autorità locali, hanno preso a forza, a costo di gravi violenze con morti e feriti,
tutte (proprio tutte) le chiese
contese, comprese quelle che erano sempre state ortodosse prima del 1945! Metropoliti e vescovi ortodossi hanno invano denunciato il clima di intimidazione e le forti pressioni esercitate
sui fedeli al momento della firma delle petizioni. In effetti, i
metodi di questi movimenti politici autonomisti (soprattutto il
« Rukh », il « Movimento popolare ucraino per la perestrojka »,
ecc.), che gestiscono ormai in
prima persona l’operazione « ricupero chiese », non sono molto
diversi, purtroppo, da quelli
squadristici dei loro padri e nonni che collaboravano con le SS
in Ucraina. Il governo di Kiev
ha ben altre gatte da pelare e
— come hanno dimostrato fatti
recentissimi — deve spesso cedere alle richieste della piazza.
Primi incidenti
neH’inverno scorso
Nei primi mesi del ’90 si sono verificati gravissimi incidenti
davanti alla cattedrale e al palazzo ve.scovile di Leopoli (i due
edifici-simbolo più ambiti). In
un primo tempo, per calmare gli
animi, le autorità comunali avevano chiuso la cattedrale; poi,
cedendo alle pressioni, l’hanno
consegnata ai cattolici. A settembre '90 la situazione era la seguente: 19 chiese già ortodosse
conquistate con la forza a LeoPoli e 5 a Ivano-Frankovsk. Gli
ortodossi non ne hanno più neanche una! In segno di protesta
questi ultimi hanno eretto delle
tende davanti alle chiese « rubate » e vi celebrano ogni domenica i loro riti, anche nella stagione fredda, con le poche icone
che sono riusciti a sottrarre alla furia delle folle scatenate. La
situazione rimane esplosiva: si
respira una brutta aria da « guerra di religione » che maschera
ben altri contrasti politici ed etnici.
Le alte autorità ortodosse hanno elevato invano le più vive
proteste. Fin dal 12 dicembre
1989 il metropolita di Leningrado Alessio (poi dal giugno ’90
patriarca di Mosca), davanti al
Congresso sovietico dei deputati
del popolo, ha detto: « Molti deputati qui presenti conoscono
già i tragici avvenimenti verificatisi in alcune regioni occidentali dell’Ucraina. Si tratta di
scandalosi atti illegali perpetrati contro cittadini sovietici che
sono dei credenti ortodossi, da
parte di persone che si definiscono membri della Chiesa cattolica ucraina... Varie dozzine di
chiese ortodosse sono state occupate con la violenza nelle regioni di Leopoli, Ternopol e Jyano-Frankovsk. Chierici ortodossi
sono stati cacciati dai loro posti e molti fedeli sono stati ’’convertiti” al cattolicesimo sotto la
minaccia della violenza. Potrei
leggervi dozzine di telegrammi
che ho ricevuto da vescovi, ministri di culto e fedeli. E’ con
particolare dolore che debbo annunziarvi che il padre Vasily
Bouchiva, del distretto di Zolochev, è morto in seguito alle ferite riportate e che il padre
losif Stegny, della chiesa della
Trasfigurazione a Leopoli, è ricoverato in gravi condizioni. Le
atrocità sono premeditate e compiute da persone che solo con
le più esplicite riserve possono
essere definite ’’credenti”. Intendo parlare dei membri dell’Alleanza ucraina di Helsinki, dell’Alleanza democristiana e del
movimento Rukh, che si abbandonano ad atti illegali. I loro
slogan non hanno nulla di religioso ma eccitano i sentimenti
nazionalistici e l’odio fra le etnìe. Si ha la netta impressione
che qualcuno voglia trarre profitto dalla complessa situazione
religiosa per sfruttarla ai fini delle proprie ambizioni politiche ».
Alessio concluse con un drammatico appello al Parlamento sovietico per un rapido intervento h
In Italia, una
coltre di silenzio
Su questo appello e sul capovolgimento della situazione in
Ucraina è calato in Italia il più
totale silenzio stampa. Riviste
prestigiose come « Il Regno »,
« Civiltà cattolica », ecc. sono
tornate più volte sulla questione, nel corso del 1990, senza mai
accennare alla nuova realtà dei
latti. Il filtro di notizie d’agmzia ha funzionato alla perfezione anche per i cosiddetti organi « laici » d’informazione. Un
« black-out » straordinario che
ha consentito al Vaticano, fino
ad oggi, di continuare a presentare all’opinione pubblica i suoi
vescovi ucraini — solennemente
ricevuti in Vaticano a metà giugno e coperti di elogi — nelle
vesti di « martiri » perseguitati.
Impressionante dimostrazione
del potere della « disinformazione cattolica internazionale »!
« Quante divisioni ha il papa? »,
chiedeva Stalin che si credeva
furbo, mentre gli sfuggiva completamente la dimensione reale
del potere vaticano.
Nel settembre 1990 è interve
H cardinale Lubachivsky, arcivescovo di Leopoli.
nuto anche il patriarca ortodosso della Georgia Iliya II, che ha
inviato due lettere di ferma protesta al papa e a Gorbaciov.
Chiede al papa di intervenire per
impedire che i cattolici ucraini
continuino ad usare la violenza
per impadronirsi delle chiese ortodosse; a Gorbaciov denuncia
l’illegalità dell’azione degli uniati e l’aperta connivenza delle autorità locali^.
Nessuno spazio
al compromesso
Il 14 settembre fallisce anche
il terzo round di incontri della
Commissione quadripartita cattolico-ortodossa, a Mosca, per
trovare un compromesso. Il metropolita ortodosso di Kiev Filarete ha detto: « Noi chiediamo il minimo, cioè che i cattolici ci diano una chiesa in esercizio, una sola, a Leopoli, ed
una a Ivano-Frankovsk. Ci hanno risposto di no. Abbiamo atteso, invano, un segno di speranza ». La risposta di mons. Cassidy, segretario del Consiglio
pontificio per Tunità dei cristiani, conferma il coinvolgimento
politico in Ucraina: « Sono state le autorità civili a decidere
di restituire le chiese ortodosse
ai cattolici, e non è quindi in
nostro potere darle indietro ».
Gli ortodossi avevano chiesto
che il loro vescovo potesse rimanere ancora due-tre mesi nel
palazzo episcopale di Leopoli per
cercarsi una nuova sede, ma gli
uniati hanno rifiutato. Risposta
del vescovo uniate Sterniuk:
« Non sono io a volere il palazzo, è il popolo che lo esige per
me » l E’ evidente l’intento di
« coprirsi » con i movimenti popolari per ottenere una resa incondizionata del « nemico »: una
intransigenza assoluta che sembra ignorare tutto, non solo dell’ecumenismo ma anche della
più elementare carità cristiana.
L’intervento di
Lubachivsky
Il 3 ottobre a Roma, in pieno
Sinodo dei vescovi, l’arcivescovo
di Leopoli, card. Myroslav Ivan
Lubachivsky, che da anni vive
a Roma, ha detto: « Lancio un
appello a tutti i padri sinodali
perché ci aiutino a difenderci
dalle calunnie gettate su di noi
dal Patriarcato di Mosca. Esso
dice che noi rubiamo le chiese
e i preti. Non è vero! E non è
vero che noi abbiamo l’appoggio del governo. Altrimenti voi
[gli ortodossi] stareste in carcere come noi lo siamo stati nel
passato! » \ Qualche anno fa, in
occasione dellf solennità del Millennio di conversione della Russia (cui il Vaticano aveva partecipato con una folta delegazione), questo presule aveva così definito la Chiesa ortodossa
russa: « uno strumento dell’imperialismo di Mosca ». Sembra
di rileggere la favola del lupo e
dell’agnello!
Certo, dinanzi a menzogne così lampanti, il Vaticano nasconde a fatica un profondo imbarazzo. Da un lato non può srnentire apertamente una « chiesa
martire » tanto lodata, dall’altro
non può mettere in pericolo il
traballante dialogo ecumenico
con il mondo ortodosso. Finora
però le sue pressioni sugli uniati sono fallite. E la situazione
rimane tesissima. Forse potrebbe rasserenarsi se il governo costruisse subito almeno due o tre
nuove chiese per gli ortodossi
(burocrazia permettendo!) e se
una Commissione indipendente
controllasse un referendum per
una libera decisione dei fedeli.
La Dichiarazione
di Frisinga
Intanto — sul piano dei princìpi — un grosso progresso è
stato fatto con la Dichiarazione
di Frisinga sull’« uniatismo »
(giugno 1990), approvata dalla
Commissione per il dialogo cattolico-ortodosso e firmata, da
parte cattolica, anche da mons.
Cassidy. In passato 1’« uniatismo » (cioè la creazione di una
chiesa e gerarchia parallele a
quelle ortodosse al fine di « strappare » loro fedeli con metodi proselitistici) era stato un terreno
di scontri. Ecco quel che ne diceva nel 1986 il patriarca di Mosca Pimen: « Con questi tentativi di unificazione... non venivano risolti i principali problemi
ecclesiologici che ci dividevano,
ma venivano affrontate solo questioni formali di sottomissione
al papa di Roma, dapprima a
livello giurisdizionale e successivamente con l'accettazione dei
dogmi cattolici. Come ha dimostrato la storia, poiché V'unione” veniva introdotta con metodi non ecclesiastici, essa era
Sempre conclusa per motivi politici ed esisteva solo fino a quando veniva sostenuta dall’esterno,
il che evidenzia la sua mancanza di vitalità... Tale ’’unione” ha
sempre portato discordie e ostilità, non solo nella vita ecclesiastica, ma anche nella vita dei popoli che ne sono stati vittime »
Parole profetiche!
cerca di unità, perché si contrappone alla Tradizione comune delle nostre Chiese. Là dove
l’uniatismo è stato utilizzato come metodo, non ha raggiunto
il suo scopo — che era di riavvicinare le Chiese — ma ha provocato delle nuove divisioni. La
situazione così creatasi è stata
fonte di conflitti e di sofferenze
che hanno profondamente segnato la memoria e la coscienza collettiva delle due Chiese.
.Altre vie devono essere ricercate sulla base dell’ecclesiologia
della comunione di Chiese sorelle » *. Belle parole, indubbiamente, ma presto smentite dai fatti.
Celebrare il
Sinodo di Brest
Durante il recente incontro a
Roma, i vescovi uniati dell’Ucraina hanno informato il papa della loro intenzione di iniziare un
lungo periodo di prepar^one
(con vari Congressi eucaristici)
in vista di una solenne celebrazione (in Europa e nelle Americhe) del IV centenario del Sinodo di Brest (1596), il Sinodo che,
con la violenza e con l’inganno,
ha sancito l’obbedienza a Roma
delle chiese uniate della Galizia,
allora parte del regno cattolico
di Polonia. Naturalmente il papa polacco ha approvato entusiasticamente il progetto e nel
« motu proprio » Magnum baptismi donum (1988) ha scritto:^
« L’avvenimento che si verificò
nei 1596 [a Brest], nel contesto
della storia dell’epoca, non era
diretto ’’contro” nessuno ma mirava piuttosto alla costruzione
di una Chiesa e alla restaurazione dell’unità perduta »
« Uniatismo »,
errore storico
Ebbene, ora, per la prima volta, la Chiesa cattolica ufficiale
ha riconosciuto che 1’« uniatismo » è stato un grave errore
storico (perché ha spaccato la
chiesa) ed ecclesiologico (perché
riduce la Chiesa sorella al livello di una setta eretica). Ecco alcune frasi della Dichiarazione:
« Con il termine ’’uniatismo” si
intende lo sforzo di realizzare
l’unità della chiesa separando
dalla Chiesa ortodossa delle comunità o dei fedeli ortodossi senza tenere in considerazione che,
secondo l’ecclesiologia, la Chiesa ortodossa è una Chiesa sorella, che di per sé offre i mezzi
di grazia e di salvezza. In questo senso noi respingiamo l”'uniatismo” come metodo di ri
Falsificazioni
storiche
Viene il sospetto che il papa
polacco non conosca bene la storia del suo Paese o, più esattamente, come tanti cattolici in
buona fede, sia rimasto anch’egli
vittima delle innumerevoli manipolazioni o falsificazioni storiche
compiute dagli autori dei « manuali » storici comunemente accettati. Vale la pena di capire
che cosa è stato veramente il
Sinodo di Brest del 1596. Anche
perché oggi i cattolici pretendono che gli ortodossi riconoscano l’invalidità del Sinodo di Leopoli del 1945 (che li ha riuniti
alla Chiesa ortodossa), ma gli
ortodossi hanno buon gioco a ribattere che, se quello del 1945
era uno « Pseudosinodo », tale fu
anche quello di Brest del 1596,
che si vuole celebrare solennemente. E’ dunque necessario conoscere la vera storia dell'« unione » del 1596.
Carlo rapini
' « La documentation cathoMque », n.
2.011, 5-19 agosto 1990, pp. 748-749.
2 ADISTA, n, 22.511. 4-6 ottobre 1990,
p. 15.
^ « Confronti », corrispondenza esclusiva da Mosca di David Gabrielli; Dialogo difficile, anzi bloccato, n. 9, ottobre 1990, pp. 25-27. E' l'unica rivista
italiana che ha informato correttamente i suoi lettori.
* ADISTA, n. 22.534, 11-13 ottobre
1990, p. 6.
^ Intervista ad Alceste Santini, in E.
SEGATTI, ...dopo 1000 anni di cristianesimo in Russia, Casale, 1986.
‘ « Docum. cathol. », n. 2012/1990.
’ Magnum Baptismi Donum, 4; cfr.
« Docum. cathol. », n. 1962/1988, pp.
483-487.
6
valli valdesi
9 novembre 1990
Non
SI
FERROVIA PINEROLO-TORRE PELLICE
Il prefetto rassicura
andrà più
a piedi?
E così i lavori per la pista del
Fra sono iniziati: dopo tanti anni di discussioni (e di polemiche), siamo dunque vicini a un
punto di non ritorno. Ma proprio questo ci spinge a riproporre una volta di più. tre domande alla fin -fine rimaste senza risposta e che, in coscienza, riteniamo invece sufficientemente
ragionevoli e importanti.
Prima domanda: fino a che
punto e in che modo sono state
vedutale le conseguenze sull’ambiente? Non parliamo di quelle
sull'assetto idrogeologico, oggetto di relazioni e valutazioni tutt'altro che superficiali, né di ipotetici danni futuri. No, pensiamo
iri primo luogo a quelli prodotti dai lavori di apertura delle
pnste. I molti punti « critici » segnalati dalle perizie geologiche
impongono opere tutt’altro che
leggere. Certamente fattibili, ma
con quali conseguenze (e non
solo estetiche) per l’ambiente?
Non avendo né letto, né sentito
nulla di specifico in proposito,
più che sperare in bene e stare
a vedere, piacerebbe essere autorevolmente rassicurati ora e
non « dopo ».
Seconda domanda (strettamente legata alla prima): basteranno i soldi? 240 milioni non sono pochi, ma saranno ancora
sufficienti alla luce di tutte le
prescrizioni imposte? E se non
bastassero cosa si farà? Si pianterà lì di nuovo tutto o qualcuno (ma chi?) pagherà? Anche
su questo punto sarebbe più serio che si rispondesse prima di
iniziare i lavori e non « poi ».
Terza domanda: come verrà
garantito l’accesso pedonale al
Fra se la pista si sovrapporrà
per almeno 2/3 al percorso della mulattiera? Tutti sanno che
il Fra è meta di numerosissimi
escursionisti, attirati, oltre che
dalla bellezza della conca, dall’itinerario che conduce ad essa:
quanti avranno ancora voglia di
salire al Fra lungo una pista carrozzabile e in un ambiente molto « modificato » dai lavori?
Se, come è stato detto e ripetuto, la pista non sarà transitabile dalle auto, allora qualcosa
ci sfugge: ci è chiara — e la
condividiamo — la volontà di
sostenere le attività agropastorali, meno quella di depotenziare il valore turistico del Fra. A
meno che i progetti siano altri
e allora sarebbe più onesto —
e serio — dichiararli. Frima, però.
Se invece non c'è altro ( e, per
favore, nessuno provi a raccontare la favola del traforo, visto
l’esito di quella sulla funivia),
alle preoccupazioni per l’ambiente forse è il caso di unirne altre.
Esistono, e vogliamo sperare
che siano ancora possibili, altre
soluzioni: meno dannose per
l'ambiente, meno care per i contribuenti, più equamente utili a
uno sviluppo equilibrato delle
attività agropastorali e turistiche. Ferché non parlarne ancora, seriamente e serenamente?
Daniele Jalla
Sulla linea ferroviaria Pineroio-Torre Pel lice dovranno essere
effettuati, entro la fine del 1991,
lavori per oltre 4 miliardi di lire in modo da ottenere la totale automatizzazione dei passaggi
a livello. Utenti e popolazione in
genere sono sostanzialmente
d'accordo con questo progetto,
semmai preoccupati della scarsa
disponibilità di molte amministrazioni locali ad eliminare alcuni incroci sostanzialmente inutili, ma ritengono che i lavori
previsti possano essere per lo
più svolti senza la sospensione
del servizio, così come è avvenuto ad esempio sulla TorinoPinerolo.
Per avere maggiori garanzie
circa il periodo di sospensione
del servizio, per avere un confronto diretto con l'ente Ferrovie, il comitato difesa della ferrovia ha indetto per lo scorso
mercoledì una manifestazione
alla stazione di Porta Nuova a
Torino. Alcune centinaia di persone, molti giovani, hanno partecipato, convogliati coi primi
treni del mattino; gli « slogan »
della manifestazione hanno coralmente sottolineato l'importanza del servizio ferroviario; amministratori e pendolari hanno composto una delegazione che ha
chiesto un incontro con la direzione compartimentale, per altro
senza esito, al di là di una promessa per incontri con gli amministratori nel momento in cui
i cantieri siano prossimi all’apertura.
Miglior esito ha avuto invece
la sortita in Prefettura, dove la
delegazione è stata ricevuta dal
viceprefetto, dott. Forlani. Proprio in Prefettura si sono avute
rassicurazioni circa la considerazione dei problema; « c’è stato
— ha detto Franca Coisson, che
ANGROGNA
Decisione rinviata
Convocato d’urgenza ed in seduta straordinaria, a causa dell’imposizione delle autorità centrali di approvare il bilancio preventivo per il 1991 entro il 31
ottobre 1990, il consiglio comunale di Angrogna ha avuto uno
svolgimento un po’ particolare.
Il sindaco, partendo dalla considerazione che nello stesso giorno era stata decisa la proroga
al 31 dicembre, proponeva di
commutare l’approvazione del bilancio per l’esercizio finanziario
1991 e la relazione per il triennio ’91/’93 in presa d’atto. Ciò
vuol dire che in futuro il consiglio comunale ritornerà sull’argomento avendo comunque un
momento in più per riflettere
sulle proposte. I consiglieri
hanno dunque approfittato di
questa circostanza per porre dei
quesiti e per avviare un dialogo
sulle scelte che sarebbe urgente
fare, nel contempo ci si attende
da parte dello Stato che vi siano maggiori certezze circa i vari capitoli di entrata. Le ipotesi
di spese dell’amministrazione ci
sono; ad esempio il potenziamento dell’acquedotto della zona
orientale per un importo di 420
milioni. Il progetto è già stato
approvato e potrà avere corso
immediato non appena ci sarà
la certezza dei finanziamenti.
Altro aspetto emerso, faceva
notare il consigliere Borgarello,
è quello relativo al riparto fra
i comuni della valle delle spese
socio-assistenziali, che per il comune di Angrogna sono lievitate dell’88%, arrivando quindi a
limiti insopportabili; l’argomento dovrà essere ripreso in sede
congiunta di tutti i comuni per
una suddivisione più equa.
Per quanto riguarda l’indennità di carica, il sindaco dichiara
va di rinunciare alla metà di
questa quota a favore dell’acquisto di un’apparecchiatura « fax »
che permetterà di alleggerire e
sveltire i rapporti con gli enti
pubblici.
Il consiglio approvava poi un
o.d.g. sulla ventilata sospensione del servizio ferroviario tra
Pinerolo e Torre Pellice. Si era
tenuta nella mattinata la manifestazione a Torino promossa dal
Comitato di difesa della linea, in
seguito alle contraddittorie notizie pervenute da più parti. Nel
Comitato si esprimevano dei dubbi che l’esecuzione dei lavori di
ammodernamento fosse garanzia del mantenimento della linea
(vedasi il caso della Airasca-Saluzzo). In più, non era chiara
l’esigenza di chiudere la linea
mentre in altre tratte i lavori
di automatizzazione sono sempre
stati fatti senza la sospensione
del servizio.
Prima dell’apertura del consiglio, e con coda in chiusura, vi
è stato un intervento del consigliere di minoranza Saccaggi, il
quale esigeva che il consiglio si
occupasse di due interpellanze
fatte sottoscrivere da proprietari
di fondi danneggiati dalla presunta cattiva esecuzione di lavori
di canalizzazione dell’acqua della zona Ciambone-Baussan e su
problemi di stabilità di terreni
adiacenti alla strada comunale
Gonin-Giordan-Rossenghi. Il sindaco, in attesa del varo delle
commissioni preposte ai vari
aspetti della tutela del territorio
e della gestione amministrativa,
invitava le parti interessate a volersi indirizzare direttamente agli
assessori competenti nelle ore
previste di ricevimento del pubblico.
Adriano Longo
LUSERNA SAN GIOVANNI
già in passato è stata uno dei
pochi politici a seguire a fondo
la questione — iin impegno del
viceprefetto a farsi promotore
di un incontro fra i sindaci ed
i responsabili del compartimento. Dunque la Frefettura rappresenterà una garanzia che la voce dei pendolari della valle arriverà fino alla direzione compartimentale ». A seguito di questa
manifestazione il comitato ferrovia ha deciso di riconvocarsi per
il 9 novembre, per verificare le
eventuali risposte avute dal prefetto da parte del direttore del
compartimento.
Piervaldo Rostan
PCI-INDIPENDENTI
Gruppo unico
TORRE PELLICE — La Sinistra indipendente ed il PCI hanno deciso di costituire un unico
gruppo all’interno del consiglio
della Comunità montana vai Pellice; con questa scelta il nuovo
gruppo diventa così largamente
il gruppo di maggioranza relativa.
Presentatori di un programma
per i prossimi cinque anni, i rappresentanti della coalizione vanno ora al confronto con le altre
forze politiche, sottolineando le
loro legittime aspirazioni alla
presidenza; la formula suggerita
è ancora una volta quella della
giunta unitaria. Intanto sono passati sei mesi dalle elezioni di
maggio, progetti ^che importanti sono fermi, con buona pace
di quanti non perdono occasione
per sottolineare storture, ritardi,
lacci burocratici, naturalmente...
degli altri.
Un bilancio
di cinque miliardi
« Siamo garanti dello Stato,
ma siamo anche critici laddove
lo Stato è carente »; con queste
parole il sindaco Longo ha concluso la discussione sul bilancio
preventivo '91 di Luserna S. Giovanni.
In effetti la discussione seguita
alla presentazione del bilancio da
parte dell’assessore Belladonna
ha evidenziato la difficoltà a
mettere insieme un bilancio che
risente dell’incertezza sulle entrate. Sono previsti investimenti
per oltre 600 milioni, ma si tratta
semplicemente del completamento di opere già in cantiere.
Da più parti si è evidenziato
che la reale autonomia di scelta
riguarda in realtà poche decine
di milioni, mentre per lo più le
spese risultano obbligatorie; sfiora i 2 miliardi il costo del personale, supera il miliardo e 300 milioni la spesa per l’assistenza.
Eppure proprio sull’assistenza
si è registrata una presa di posizione unanime circa il trasferimento di competenze dalla provincia ai comuni per orfani, portatori di handicap ecc. senza che
ai comuni vengano concesse le risorse; il buco legislativo è gravissimo ed è quindi probabile che
la regione provveda con apposita
legge, tuttavia ciò evidenzia ulteriori perplessità circa la reale autonomia che la nuova legge dello
scorso maggio vorrebbe concedere agli enti locali.
Al termine della discussione la
votazione ha portato all’approvazione del documento finanziario
con 14 voti a favore, 5 astensioni
(PCI e Lega Nord) ed un voto
contrario (Gardiol, Verde arcobaleno).
La seduta si era però aperta
con le comunicazioni del sindaco
circa il futuro della ferrovia; si
era infatti immediatamente dopo
la manifestazione dei pendolari a
Torino e rincontro di una delegazione con il viceprefetto;
« et sono state date ampie garanzie — ha detto Longo — che la
Frefettura avrebbe seguito con
attenzione l’evolversi della situazione ».
Longo ha poi illustrato gli incontri avuti dall’amministrazione
comunale con i titolari di numerose ditte della zona industriale
di Luserna, interessate alla crea
zione di uno snodo ferroviario
utile a servire appunto le varie
industrie. C’è anche la disponibilità ad un concorso nelle spese
da parte dei privati ed è evidente
che un eventuale utilizzo della
ferrovia per il trasporto merci
porterebbe giovamento aH’intera
tratta.
« Sono ormai convinto — ha
concluso il sindaco — che il futuro del trasporto merci sia su rotaia e non sui camion » e questo
per un comune che pochi mesi
fa, malgrado le richieste degli industriali, aveva proposto delle
modifiche al piano regolatore co- ■
rnunale che escludevano la possibilità dello scalo merci è già un
buon passo.
Tornando al consiglio non resta che segnalare l’approvazione,
all'unanimità, di un o.d.g. contro
l’accorpamento delle USSL piccole, come la 42 e la 43, con la 44
e la decisione di non rivedere, per
il momento, le tariffe delle .miense; se ne riparlerà probabilmente
in primavera.
P.V.R.
POMARETTO
Appuntameli
culturali
Per i fine settimana della stagione
autunnale l'associazione Alidada. In
collaborazione con la Comunità montana, organizza due serie di spettacoli: il cinefórum, con otto proiezioni nei
venerdì di novembre e dicembre, e
quattro serate di teatro che proseguono ii fortunato ciclo di settembre.
Gli appuntamenti teatrali, siglati « Il
teatro del sabato », sono curati in collaborazione con l'Assemblea teatro di
Torino.
il cinefórum propone, venerdì S, alle ore 21, presso il cinema Edelweiss,
« Un incendio visto da lontano » (Et
la lumière fut); la serie di teatro inizierà invece il 17 novembre, sempre
al cinema Edelweiss, quando l'Assemblea teatro presenterà . Ai ruffiani, ai
ladri, ai bevitori di birra ».
VALLI CHISONE E GERMANASCA
insegnare la pace
In occasione del 4 novembre,
giornata delle Forze armate, ancora una volta il Ministero della difesa ha impartito le necessarie disposizioni per consentire
l’accesso alle caserme, navi, ecc.
alle scolaresche.
L’associazione pace valli Chisone e Germanasca ha diffuso
in tale circostanza un documento con una semplice domanda:
« E’ possibile in futuro ricordare
in modo diverso la fine della
guerra? ».
A giudicare da quanto scritto
nella premessa ai nuovi programmi della scuola elementare
(« ... la scuola ha il compito di
sostenere l’alunno nella progressiva autonomia di giudizio, ...nel
suo inserimento attivo nel mondo delle relazioni interpersonali, sulla base dell’accettazione
e del rispetto dell’altro, del dialogo, della partecipazione al bene comune ») parrebbe di sì.
L'associazione pace chiede allora « ai nostri figli di disegnare
un manifesto di pace senza caserme, senza aeroporti e flotte
militari! Non dobbiamo avere
paura di parlare di pace, perché
la cultura dominante ci propina
violenza e sopraffazione, nella vita di tutti i giorni, oggi nel Libano, in Falestina, nel Golfo persico, ecc., domani...
Educhiamo i nostri figli a non
essere al di sopra o al di fuori
di tutto: se domani non sapranno pensare con la propria testa
— conclude l’associazione pace
— altri penseranno e decideranno per loro ».
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valli valdesi
g novembre 1990
TORRE PELLICE
Nel segno
dell’incertezza
Oggettive difficoltà per ramministrazione di
fronte al bilancio: inevitabili gli aumenti
« Riteniamo inaccettabile dover approvare un bilancio comunale quando lo Stato non ha ancora approvato la legge finanziaria ed i provvedimenti per garantire il funzionamento degli
enti locali »; con queste parole
il sindaco di Torre Pellice ha
accompagnato la presentazione
del bilancio di previsione per il
1991, un bilancio che secondo la
legge 142 dello scorso maggio doveva essere approvato entro il
31 ottobre e che un successivo
decreto ha rinviato al 31 dicembre.
Le entrate statali sono state
considerate in aumento del 5%,
altre voci sono state mantenute
al livello del 1990; con questo sistema molti assessorati si sono
viste ridotte le proprie disponibilità: se la cultura segna una
riduzione di circa il 45%, anche
settori come la viabilità minore
prevedono una disponibilità largamente inferiore alle necessità.
Enormi difficoltà dunque a gestire la macchina comunale (malgrado le spese per il personale
superino il miliardo e mezzo, vi
sono carenze nell’organico che si
ripercuotono sui servizi) e per la
risoluzione dei problemi (per la
costruzione delTacquedotto nella
zona dellTnverso Roland! occorrono circa 650 milioni e al momento ve ne sono 100).
A fronte della difficoltà a far
quadrare le cifre del bilancio, si
sono rese necessarie alcune revisioni di tariffe ed è chiaro che
per revisione si intende, oggi co
me oggi, aumenti.
I prezzi per le concessioni cimiteriali, fermi dal 1986, sono
stati alzati mediamente del 15%,
mentre ritocchi verso l’alto riguardano anche le tariffe per le
mense scolastiche ed il trasporto degli alunni delle scuole.
Un capitolo particolare ha riguardato il progetto di massima per il recupero del comparto urbano denominato « San Marco »; si tratta del complesso prospiciente la chiesa cattolica, oggi notevolmente degradato. Il
progetto è alla fase iniziale, ma
a lavori ultimati si dovrebbe far
rivivere un settore del paese che,
per la sua stessa collocazione all’ingresso, rappresenta un po’ il
biglietto da visita di Torre Pellice. Il progetto prevede la creazione di sei esercizi commerciali c di 18 alloggi, parcheggi sotterranei, livellamento della piazza e nuova disposizione dei giardinetti. Successivi passi consentiranno un maggiore dettaglio
dell’intera operazione.
Infine il consiglio ha formalizzato, con una votazione, la costituzione di una commissione
per l’elaborazione dello Statuto
comunale, secondo quanto stabilito dalla nuova legge sulle autonomie locali: oltre al sindaco
Armand Hugon ed al segretario
comunale, ne faranno parte i
consiglieri Cotta Morandini, Rivoira e Rostan per la maggioranza, ed Hertel per la minoranza.
O. N.
ANGROGNA
Di là del Vëngie
Nella suggestiva cornice della
chiesa del Serre di Angrogna, la
sera del 25 ottobre, preceduto
dalla proiezione di una serie di
belle diapositive illustranti diverse località della valle di Angrogna, Jean-Louis Sappé e Daniele
dalla hanno presentato il n. 10
dei Quaderni del Centro di documentazione: Angrogna di là del
Vëngie. Nomi di località fra storia e memoria, raccolti da Predino Sappé.
Questo volume fa seguito a
quanto è stato pubblicato tre
anni fa: Angrogna di qua del
Vëngie, e comprende i nomi di
luogo della parte ad ovest del
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RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI
Un progetto concreto
Véngìe (il torrentello che separa,
anche linguisticamente, Angrogna in due parti), fino alla Vacìra da una parte e Sère Malèn
dall’altfa.
Sono oltre cento nomi, elencati in dialetto angrognino e, se
c’è, la traduzione in francese e
in italiano, spesso sbagliata, delle
carte I.G.M.
Preceduti da una prefazione di
Daniele dalla, i nomi sono trascritti secondo le norme in uso
per l’Atlante toponomastico del
Piemonte montano e sono seguiti da una breve descrizione della
località (che è facile individuare
sulle tavole cartografiche allegate al volume), da riferimenti storici o da leggende legate ai nomi e ai luoghi e, quando possibile, da una spiegazione etimologica.
Ci auguriamo di vedere presto
il 3“ volume della serie, comprendente i toponimi della parte alta della valle, e che iniziative simili sorgano negli altri comuni
delle nostre valli.
Osvaldo Coisson
Per far crescere la coscienza
ecologica del cittadino, la cui qollaborazione è fondamentale per
la riuscita dell’iniziativa, è necessario disporre di lun servizio continuativo, efficiente, esteso sul
territorio, in grado di consentire
la raccolta differenziata dei rifiuti.
Le attrezzature che si sono dimostrate più adatte ad una razionale gestione della raccolta differenziata sono le ormai ben note
« campane » per il riciclo del vetro e della carta e le macchine
schiaccialattine per il recupero
delTalluminio; volendo garantire
il successo dell’intervento è necessario « coprire » il territorio
con un adeguato numero di tali
contenitori, proporzionalmente
agli abitanti. Se a ciò si aggiunge
il fatto che la legislazione in materia lascia a completo carico dei
Comuni il costo di tali attrezzature, si può comprendere come —
soprattutto nelle realtà dove si
riscontrano maggiori difficoltà o
minore sensibilità — si inneschi
un vero e proprio disincentivo
all’istituzione e aH’ampliamento
e razionalizzazione della raccolta
differenziata.
Per questi motivi la Comunità
montana Val Pellice ha lanciato,
nel maggio 1989, una campagna
promozionale dal titolo « Adotta
una campana », con cui si invitavano le aziende e banche della
Valle a dare un segno tangibile
della loro sensibilità alle problematiche ecologiche acquistando e
RADIOATTIVITA’
Indagine USSL
Nei mesi scorsi gli operatori
deirUSSL 43 si erano recati in
alcune abitazioni di Torre Pellice e Villar Pellice per una rilevazione sulla radioattività naturale emanata dal gas radon,
un elemento emesso dalla terra
fin dalle sue origini. Nelle abitazioni delle famiglie (scelte a
caso) era stata posta una placchetta di rilevazione che proprio
in questi giorni viene cambiata, ancora dagli operatori delrUSSL, per verificare se ci sono
differenze sostanziali fra mesi
caldi e mesi freddi.
La disponibilità della gente di
fronte a questa indagine è risultata più che buona, « anche se
— ci hanno detto gli operatori
— alcune persone anziane, spesso le più gentili ed accoglienti,
pur non avendo obiezioni sulla
faccenda, commentavano che forse si stava più tranquilli quando non si era a conoscenza di
tante problematiche ».
L’utilità dello studio consisterà comunque nel rendersi conto
se in alcune parti del territorio
nazionale (l’indagine interessa
200 comuni) le radiazioni emesse da questo particolare gas possano provocare alcuni tipi di
danno che l'ambiente in cui viviamo causa al nostro organismo.
« Una soluzione — aggiungono
airUSSL — potrebbe essere quella di costruire le case in modo
da non consentire al gas di ristagnarvi ».
donando alla Comunità una o più
attrezzature per la raccolta differenziata. La richiesta è stata
inviata a trentadue ditte e istituti di credito: al momento attuale la risposta positiva è venuta
soltanto da parte della Corcos
Industriale e da parte della Pontevecchio Sparea, le quali hanno
già provveduto ad acquistare una
campana ciascuna per la raccolta
della carta, che verranno dislm
cate sul territorio della Comunità
montana.
Queste due aziende, operanti a
Luserna San Giovanni, hanno così dimostrato che è possibile dare un apporto concreto e immediato alla risoluzione dei problemi ambientali della collettività,
in tempi in cui le problematiche
ecologiche sono di gran moda,
ma il più delle volte le si affronta solo a parole.
Corsi
TORRE PELLICE — Per chi vuole cominciare a suonare strumenti quali;
tromba, trombone, basso tuba, flicorno
(strumenti ottoni) o chitarra, c’è l’opportunità di farlo partendo dai primi
rudimenti fino alla musica d'insieme
presso il Centro dell’Esercito della
Salvezza, via Cavour, 9 - Torre Pellice. |
Si ricevono ulteriori informazioni te-|
lefonando al Cap. Alfred Inniger (tei. 1
0121/932388). i
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito Ut corsa, ho
serbato la fede »
(II Timoteo 4 : 7)
E’ mancata
Catterina Poèt ved. Passarelli
Lo annunciano il figlio Giorgio, la
sorella Clementina, il fratello Silvano,
nipoti e parenti.
Torre Pellice, 1® novembre 1990.
(.(. Gesù disse: Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me,
anche se muoia vivrà; e chiunque vive e crede in me, non
morrà inai »
(Giovanni 11: 25-26)
Il Signore ha chiamato a sé
Silvio Long
pastore valdese emerito
di anni 87
Ne danno il triste annnuncio i figli
Ines con il marito Rocco Alabiso e
figli. Franco con la moglie Mirta Abrinis e figli, Yvonne; fratello e sorelle
Anita, Enrico e Alma; cognate, nipoti,
cugini e parenti tutti.
Eveirtuali offerte alla Chiesa valdese di Pramo^llo o per opere del Rio de
la Piata.
S. Germano Chisone, 3 novembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
c( VEterno ha dato, VEterno ha
tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno y>
(Gitìbbe 1: 21)
Adele Theiler Gardiol, profondamente commossa per la grande dimostrazione d’affetto e di rimpianto tributata al
Dr. Enrico Gardiol
ringrazia i pastori Rostagno e Zotta,
la Croce Rossa, le pubbliche assistenze
e tutti quelli che hanno preso parte al
suo dolore scusandosi per l’impossibi1 lità di farlo singolarmente.
Torre Pellice. 9 novembre 1990.
Politica
TORRE PELLICE — Lunedì 12 novembre, presso la sala operaia di via Roma 7, alle ore 20.45, è indetta una
assemblea di fondazione del gruppo
vai Pellice di un nuovo soggetto politico verde unitario; tutti gli interessati sono invitati a partecipare.
Incontri
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 17 novembre, alle ore 17, presso
la sala consiliare, verrà presentato il
libro « Mazzini news » a cura di Max
Salvadori, redattore del giornale degli
antifascisti italiani negli Stati Uniti nel
periodo 1941-'42, tradotto in italiano
da Lamberto Mercuri.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, venerdì 9 novembre,
ore 21.15, « Glory »; sabato 10 e domenica 11, «Ritorno al futuro Ili ».
RINGRAZIAMENTO
« Beati i morti che da ora inl nunzi muoiono nel Signore. Sì,
ì dice lo Spirito, essendo che si
riposano dalle loro fatiche, poiché le loro opere li seguono »
(Apoc. 14: 13)
La famiglia del caro
Giovanni Alberto Rostan
commossa e riconoscente per la grande
dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro, ringrazia tutti coloro che con presenza, fiori, scritti e parole di conforto hanno partecipato al
suo dolore.
Un ringraziamento particolare al medico curante dott. Delpiano, al pastore
Bruno Tron, ed a tutti coloro che si
sono prestati nella triste circostanza.
Cantalupa, 9 novembre 1990.
Fiere
TORRE PELLICE — Sabato 10 novembre, tutto il giorno, nell’isola pedonale, si svolgerà il mercatino biologico
mensile, che da questo mese è anticipato al secondo sabato; venerdì 9,
alle ore 21, nell'aula consiliare, si
svolgerà un dibattito sul tema: « La
qualità degli alimenti e la salute »,
a cura dei tecnici dell’USSL 43.
Giornata dell’ospedale
POMARETTO — Domenica 11 novembre si svolge la giornata dell’Ospedale; alle ore 10 il culto e nel pomeriggio, alle ore 15, incontro sul tema:
« Il problema delle tossicodipendenze
neiruSSL 42 ». Seguirà un concerto del
gruppo vocale Turba concinens.
— — Hôtel Fontana
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi i servizi e il trattamento
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Dir. propr.: GHINELLI MONICA
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: pres
so Ospedale Valdese di Pomarei
to ■ Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 11 NOVEMBRE 1990
San Germano Chisone; FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Perrero: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: lei«
tono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese)
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 11 NOVEMBRE 1990
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice- Telefono 91996
Croce Verde Bricherasio- tei 59R7Q0
SERVIZIO ATTIVO INFERM'IERISTICO; ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tal. 116.
8
8 fede e cultura
9 novembre 1990
UN LIBRO DI ORTENSIO DA SPINETOLI
I consigli evangelici
Povertà, obbedienza, castità: tre concetti sui quali si misura il
dualismo fra popolo dei credenti e « anime consacrate » dei religiosi
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Le opere del biblista cattolico
Ortensio da Spinetoli rappresentano sempre una sorpresa. Da
una parte esse sono scritte in
forma talmente piana, semplice
e scorrevole che il lettore, se
non è un po' avvertito, può credere di trovarsi di fronte a scritti quasi insignificanti. Dall’altra,
sotto questo stile dimesso, gli
studi del nostro autore nascondono una profondità inconsueta,
una singolare capacità di ripensare il passato e di immaginare il presente e il futuro della
fede.
In questo volumetto ^ Ortensio
da Spinetoli si domanda quale
significato abbiano i « consigli
evangelici » della povertà, della
obbedienza e della castità. Prirna ancora, si interroga sulla legittimità evangelica di un dualismo che vede da una parte la
stragrande moltitudine dei credenti e dall'altra, come porzione eletta del popolo di Dio, coloro che, in quanto religiosi, sacerdoti o « anime consacrate »,
imboccano la strada della perfezione cristiana, che si realizzerebbe appunto attraverso la
SEGNALAZIONE
Una fede oggi
« La Riforma protestante » è
il sottotitolo del fascicolo, riprodotto a cura della Chiesa metodista di Milano, che Elena Bein
Ricco ha realizzato a partire da
un ciclo di lezioni tenute per i
ragazzi dell’ultimo anno della
Scuola domenicale.
Le esposizioni sono dedicate
due a Lutero e due a Calvino,
con un’ampia introduzione dedicata alla situazione storica del
'500 e al rapporto tra stati e potere temporale della chiesa.
Al di là dell’origine dell’iniziativa, il fascicolo è raccomandato
come strumento di divulgazione
e di coinvolgimento per quanti
si avvicinano alle nostre chiese
dall’esterno ma non solo. L’indirizzo della Chiesa metodista di
Milano è: via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano.
pratica dei consigli evangelici.
Secondo il nostro autore, la
chiamata evangelica è rivolta con
uguale intensità a tutti i cristiani, senza privilegiare nessimo,
ma anche senza negare le particolari « vocazioni » e i particolari doni che Dio distribuisce
nella sua totale libertà.
L’obbedienza (forse è il capitolo più interessante e « provocatorio » del libro) non può diventare per nessuno l’occasione
pet' ergersi a depositario infallibile della volontà di Dio e non
può dispensare nessuno dalla ricerca comune. Troppo spesso « il
fedele è stato abituato a conformarsi con la volontà del ministro, ma nulla di più dubbio;
occorre abituarlo a conformarsi
con Dio, con Cristo » (pag. 37).
« Gesù non ha creduto di poter
affidare a qualcuno la ricerca
della volontà del Padre. E’ stata questa, al contrario, l’ansia
e la preoccupazione, il tormento e insieme la gioia di tutta
la sua vita» (pag. 49). Insistere
sull’obbedienza significa « rendere un gran servizio al "sistema"
in quanto permette all'istituzione di avere docili pedine da
muovere a proprio piacimento e
a proprio vantaggio » (pag. 50).
L’autore pacatamente ricorda
quali e quanti misfatti sono stati compiuti in nome dell’obbedienza. « L’istituzionalizzazione
dell’ubbidienza è ciò che più ha
tarpato le ali alla spiritualità
del cristiano, perché l’ha appiattita su uno Schema convenzionale non sempre convincente,
non l’ha stimolata a conoscere
personalmente il beneplacito di
Dio e a dargli il proprio convinto apporto» (pag. 61). Quando nella chiesa si passa troppo
velocemente dalla obbedienza dovuta a Dio alla obbedienza « ecclesiastica » si cpmpie un passaggio indebito: « La predicazione obbedienziale continua a far
proseliti, ma con grave discapito della maturazione delle coscienze, della responsabilizzazione degli individui e, conseguentemente, della crescita comunitaria » (pag. 63).
Riflessioni bibliche particolarmente stimolanti si trovano anche nel capitolo quarto, nel quale si dà ampio spazio alla « vi
daudiana editrice
NOVITÀ’
Fuori collana è uscito :
Evangelici in italia
Documenti delle chiese battiste, metodiste e valdesi
(1961-1990)
pp. 230, Lire 19.000
Una raccolta dei più significativi ed importanti documenti
elaborati dagli organismi delle Chiese BMV, preparata in occasione dell’Assemblea/Sinodo di novembre 1990 per tma più
approfondita reciproca conoscenza tra le Chiese BMV.
Nella collana « Meditazioni bibliche » è uscito :
PIERO BENSÌ
L'oggi dell’Evangelo
Meditazioni bibliche e « note di attualità »
pp. 200, L. 19.000
Una raccolta di stimolanti meditazioni bibliche e di «note di attualità » pronunciate durante i culti radio del noto pastore battista dalle quali traspare la spiritualità dell’ex presidente deirUCEBI.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 . cod. fise. 00601900012
ta del missionario » e alle « mogli degli apostoli » (pag. 118). La
figura del « missionario », solo ed
errante, va probabilmente messa in discussione, almeno per
la maggior parte dei casi. L’autore parte dal celebre passo paolinc («Non abbiamo il diritto
di mangiare e bere? Non abbiamo il diritto di portare con noi
una sorella come moglie, come
fanno gli altri apostoli, i fratelli
del Signore e Cefa? », 1 Corinzi
9: 5) per affermare che « Pietro
era già stato a Corinto e i fedeli potevano ricordare con chi
vi era arrivato e come si era
comportato... » (pag. 121). Per Ortensio da Spinetoli è « logico
pensare che tra le "molte donne” che secondo l’evangelista
Luca (8: 3) accompagnavano Gesù, abbiano trovato posto, prima di altre, le stesse mogli degli apostoli, soprattutto quando
ne condividevano gli ideali » (pag.
122).
Siamo di fronte a pagine che
possono pungolarci salutarmente in un’ora in cui l’evangelo
sembra esigere nuove « incarnazioni ». Riandare alle fonti bibliche e accostarci alle « radici
dell’albero » diventa fondamentale per non attardarci in dispute o in leggi caduche e concentrarci piuttosto sull’essenziale,
cioè la nostra disponibilità alla
chiamata di Dio. Ognuno, nel
confronto comunitario, nella preghiera assidua, nell’azione e nel
silenzio, cerchi di capire « dove
soffia il vento di Dio » e si sforzi di assecondarne l’opera.
Franco Barbero
DairEuropa
alle Valli valdesi
Raccolti gli stucii che hanno caratterizzato
il Convegno storico ’89 dedicato al Rimpatrio
‘ Ortensio DA SPINETOLI, I consigli evangelici. Proposta e interpretazione, Roma, Edizioni Dehoniane, 1990,
pp. 198, L. 18.000.
« Nella Repubblica vivono credenti e non credenti. Credere o
non credere non può essere una
discriminante nella nostra vita
democratica né costituire privilegio per nessuno, né per gli uni
né per gli altri.
Chi crede trovi nella sua fede
religiosa l’ispirazione ad un costume morale severo di servizio alla comunità. Chi non crede trovi nella sua profonda eticità individuale la capacità di attingere ispirazione di eguale valore al servizio del bene comune ».
Queste le affermazioni del presidente della Repubblica Cossiga nel suo intervento inaugurale
all’apertura dei lavori del Convegno su « il glorioso rimpatrio » del settembre 1989 a Torre Pellice.
L’onda lunga di quella ormai
lontana impresa valdese è dunque ancor viva oggi, nella constatazione che la libertà di coscienza — come diritto di avere o non avere una fede religiosa o di poterla cambiare in base a decisioni personali insindacabili — ha acquistato, anche
per suo merito, un valore e una
dignità assoluti, almeno in linea
di principio. Eppure il cammino della libertà è ancor lungo
se è vero — come è vero — che
in Italia le minoranze sono condizionate da limiti precisi: a partire dalla ingiusta concessione di
concordati e intese solo ad alcuni raggruppamenti religiosi
con esclusione di altri, fino ad
un confessionalismo diffuso e
strisciante di cui l’espressione
più umiliante è l’insegnamento
DUE RECENTI VOLUMI
Il fondamentalismo
religioso
Il termine fondamentalismo,
se in origine significava im modo di porsi di fronte alle Scritture da parte di gruppi evangelici, preoccupati' della critica
scientifica ai testi biblici, è passato ormai ad indicare un fenomeno trasversale che investe tutte
le principali religioni del mondo.
La sua caratteristica di fondo,
lungi dall’essere soltanto frutto
di un puro arroccamento conservatore nelle tenebre inquietanti
dell’oscurantismo e del fanatismo, è soprattutto « una forma
modernissima attraverso cui si
esprime il conflitto socio-religioso e il rapporto fra religione e
politica »: i fondamentalisti sono
« capaci insomma di unire il
massimo di arcaismo con il
massimo di sapiente manipolazione delTimmaginario collettivo
tramite il linguaggio dei mass
media. Tramite dunque im modernissimo strumento di costruzione sociale della realtà » '.
Diventa perciò sempre più indispensabile una completa informazione su queste correnti religiose, che tendono ad asservire
alle loro pretese egemoniche la
società in cui viviamo, mettendo
spesso a rischio la nostra stessa
libertà. Il volume di Enzo Pace
è strumento prezioso al riguardo.
Partendo dalla genesi e dalla diffusione del primo fondamentalismo evangelico fino agli sviluppi più recenti del televangelismo
nel mondo americano, l’autore
giunge ad una analisi puntuale
e documentata del fondamentalismo cattolico (Comunione e liberazione), islamico, ebraico e
persino sikh (India).
Sul medesimo argomento —
ma da angolazione più settoriale
e del tutto diversa — è da segnalare la rivista « Studi di teologia » ^ che riporta gli atti del
convegno su « Fondamentalisti
ed evangelici » del settembre ’89
a Padova. Altro taglio ed altra
impostazione — come dico —
proprio perché si tratta di una
specie di autopresentazione da
parte di un gruppo di fondamentalisti evangelici.
Da tener presente, comunque,
fra gli interventi riportati, sia
l’importante contributo di Pietro
Bolognesi su « Il fondamento della fede evangelica» (p. 209), in
cui vengono indicati i presupposti ideologici del fondamentalismo protestante; sia l’ottimo lavoro di uno studioso non fondamentalista — il pastore valdese
Giuseppe Platone — su « Il fenomeno dei televangelisti » negli
Stati Uniti d’America (p. 150).
P. T. A.
' Enzo PACE, Il regime della verità,
Bologna, Il mulino, 1990, L. 12.000.
^ Studi di teologia n. 4: « Fondamentalisti ed evangelici ». Contributi di
Oldfield, Platone, Piccirillo, Finch, Sartori, ferino. Bolognesi. L. 9.000. IFED,
via Jacopo della Quercia 81, Padova.
della religione cattolica nelle
scuole, con l’obbligo punitivo per
i « non conformisti » di restare
prigionieri (autentici forzati della religione!) nelle aule scolastiche. La rievocazione dell’impresa gloriosa del 1689 acquista dunque una precisa attualità.
Gli studi presentati al Convegno di Torre Pellice — dall’esame del contesto e del significato del glorioso rimpatrio alla
storia dell’immagine di quelTimpresa nei secoli successivi —
vengono ora pubblicati in elegante volume ' — curato da Albert de Lange — offrendo così
al pubblico la possibilità di ripercorrei’e le tappe ideali di quel
cammino verso la conquista del
diritto di pregare e adorare Dio
secondo coscienza. Si tratta di
ricerche specialistiche che, prendendo le mosse dalla documentazione della importanza europea di quella impresa — il glorioso rimpatrio fu « determinante dal punto di vista politico per
indurre Vittorio Amedeo II al
primo distacco dai francesi ed
all’ass'unzione di una sua politica autonoma » (Maselli, pag.
198) — giungono alle ripercussioni sulla stampa estera di quel
tempo e dei secoli successivi
(Bots, Vola, Spini, Forray, Pey
ronel-Rambaldi, Bolle, Peyrot) e
sulla storiografia italiana fra Sette e Ottocento (Romagnani). Il
rigore scientifico nulla toglie alla fruibilità dei testi, accessibili
pertanto anche ai non addetti
ai lavori.
Vivace e godibile in particolare la presentazione delle celebrazioni del rimpatrio nel 1939
(Rochat) nel contesto di una facile strumentalizzazione politica,
a cui in quei tempi eravamo abituati (cfr. a pag, 590 il ricordo
dei curioso accostamento di Ar
naud, « duce » dei valdesi, all’altro duce allora trionfante).
Nella costruzione della comune casa d’Europa — alla quale
tutti ci sentiamo impegnati —
non si potrà prescindere da
quella antica e sempre valida
lotta per la libertà. Se è vero
che una « crisi della coscienza
è in atto » anche oggi, per cui
« la tentazione... di cercare sicurezze, attestandosi su ortodossie e istituzioni tradizionali o
magari invocando ritorni all’ordine del passato » è assai forte,
occorre in ogni caso « avere il coraggio di andare incontro a tempi nuovi e ignoti » con lo stesso impegno che mosse trecento
anni fa quei montanari valdes'
ad imbarcarsi « a Prangins alla
volta di una sponda avvolta nella notte », piena di insidie e di
pericoli.
« Non per vana pompa declamatoria... » torniamo ad affissare lo sguardo in quella vicenda
ormai lontana: « Abbiamo proprio oggi bisogno più che mai
di imparare da quel coraggio;
abbiamo bisogno di ritrovare la
sorgente di quel coraggio, la fede semplice e abissale che dei
valdesi antichi fu il sostegno e
lo sprone »
La lettura di questo volume
diventa perciò un impegno per
chiunque voglia non solo ripercorrere le tappe di quel cammino, ma attingere forza nelle lotte di libertà che ancora ci attendono.
Paolo T. Angeleri
' Dall'Europa alle Valli valdesi.
Atti del Convegno « Il glorioso rimpatrio - 1689-1989 », a cura di A. de Lange, Torino, Claudiana, 1990, pp. 627.
L. 76.000.
^ G. SPINI, Discorso inaugurale, in
Dall'Europa alle Valli valdesi, cit., p. 19.