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2 maggio 1975 — L. 100
Anno 112 — N. 17
BIBLIOTECA VALDESE
10066 T08RB PEIL ICE
Spedizione in abbonannento postale
I Gruppo bis/70
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Non è Dio a volere la miseria dell’uomo
Chiesa
e socialismo
La realtà dinamica di Dio nei fatti deM’uomo La miseria sociale è la conseguenza del
peccato degli uomini - Di fronte ad un cristianesimo ecclesiasticizzato ed amorfo, ad
una falsa interiorizzazione del Vangelo, Kutter predica il Dio vivente nella socialdemocrazia che lotta per una nuova giustizia - Predicazione su Isaia 3, 15
Nei tempi antichi le feste erano tutte
religiose, oggi no. Accanto alle grandi date della rivelazione cristiana si celebrano
oggi feste laiche, giornate che si riferiscono a realtà non di fede, ispirate da altri
principi, mosse da altre speranze.
Queste feste non cristiane sono nate da
due matrici: l’Illuminismo ed il Socialismo.
L’Illuminismo ha trovato la sua espressione nella Rivoluzione francese, i suoi
simboli nel tricolore, nella festa del 14
luglio e nella Marsigliese. Da questa matrice nazionalistico - rivoluzionaria sono
nati i tricolori, le feste nazionali, le commemorazioni delle vittorie belliche.
Il Socialismo ha invece realizzato se
stesso nella battaglia anticapitalistica ed
ha trovato i suoi simboli nella bandiera
rossa, la festa del lavoro e l’Internazionale.
Che rapporto esiste fra la fede cristiana, la fede di Pasqua e queste battaglie,
queste bandiere, questi inni? Solidarietà,
diffidenza, scontro? Tutto insieme.
Un fatto è ineliminabile ormai: la nostra ’’festa”, la commemorazione del Signore risorto, si situa fra queste feste, la
croce di Gesti si situa fra queste bandiere, l’inno cristiano risuona fra questi inni.
Come Gesù, che è stato crocifisso fra due
« militanti politici ».
Due considerazioni si possono fare a
questo riguardo.
Sorprende anzitutto il fatto che la chiesa abbia senza difficoltà e solo con qualche riserva instaurato un dialogo con la
cultura illuminista ed il nazionalismo e
sia stata assai più restia a fare questo
con il Socialismo.
La bandiera è entrata nelle chiese senza scandali.
Nelle chiese americane è anzi accanto
al pulpito!, molti credenti hanno sentito
l’inno nazionale sull’attenti senza avvertire crisi di coscienza ed hanno ritenuto la
loro professione di fede pienamente compatibile con l’amore per la patria. Molti
credenti invece si sentirebbero, ■ istintivamente a disagio, qualora vedessero la
bandiera rossa accanto al pulpito ed
ascoltano le note dell’Internazionale con
intimo disagio. Forse perché gli ideali di
libertà, di rinnovamento, di comunità fraterna espressi dall’ideale socialista sono
stati traditi, uniti al nazionalismo sono
diventati strumento di reazione e di oppressione a volte?
Senza dubbio, anche se si può far notare che lo stesso tradimento vi è stato
negli ideali espressi dal tricolore. In realtà il disagio è più profondo: abbiamo dialogato facilmente con gli ideali illuministi, assai meno con quelli socialisti. Eppure come credenti dobbiamo lucidamente ricordare che la Marsigliese ed il tricolore non sono più vicini all’evangelo di
quanto lo siano l’Internazionale e le bandiere rosse, né più vicini, né più lontani.
Un secondo fatto merita un istante di
riflessione: non è esatto affermare che le
chiese cristiane, quelle protestanti almeno, non abbiano mai dialogato col socialismo, nella sua fase iniziale, nella sua ricerca di giustizia.
L’idea di una chiesa estranea alla battaglia del proletariato è falsa, deriva dalla critica marxiana posteriore, rivolta
contro la funzione alienante della religione, relativa in un periodo in cui le chiese
si erano irrigidite. Il primo maggio, come
festa di- lavoratori, non nasce, è pur sempre bene ricordarlo, in un paese pagano,
ateo, anarchico, ma negli Stati Uniti, a
battersi per le otto ore, il diritto di sciopero, condizioni di lavoro « umane », abo
G. Tourn
(continua a pag. 2)
La predicazione che riportiamo risale all'inizio del nostro secolo,
espressione della fede e della forte convinzione dell’impegno sociale e
politico dei credenti per una società più giusta, una società nella quale
va realizzata la vocazione evangelica della chiesa. Questa vasta tendenza
che ha avuto una notevole riflessione teologica è presente in questo sermone predicato dal pastore svizzero Hermann Kutter (1869-1931), a
Zurigo, che con Leonhard Ragaz è stato il più noto esponente del « socialismo religioso » svizzero. Kutter è cresciuto alla scuola della filosofa dell’idealismo tedesco, ma soprattutto si è formato nella lettura
di Blumhardt figlio, nella prospettiva dell’attesa del Regno. Dopo aver
dato il suo pieno appoggio alla socialdemocrazia svizzera nascente (ben
poco vi è di comune con l’odierna socialdemocrazia), nel 1912 si separò in seguito allo sciopero degli operai di Zurigo e alla prova di
forza della polizia elvetica che occupò la Casa del popolo; così egli
ruppe anche con Ragaz che rimase solidale con il movimento operaio.
La questione sociale è la questione dell’umanità. E proprio perciò la questione
di Dio, la questione della realtà di Dio.
Dove Tumanità crea se stessa, lì cerca anche Dio. Solo l’uomo corrotto, schiavo,
oppresso da false potenze» può dimenticare Dio; l’uomo stesso non lo può. Per questo oggi il desiderio di Dio vibra nei cuori
più che mai, nella storia. I pensieri su
Dio dividono, il vero Dio unisce. Non vogliamo sapere più niente di soli dogmi;
noi stessi siamo più che un dogma. Così
anche quel che tutti ci unisce deve essere
di più. Non qualcosa di pensato, non una
formula di fede, non una confessione, non
un cristianesimo, no, ma una forza reale
che penetra la nostra personalità e porta
frutti: Dio, come egli vive, non una religione; Dio che ci si dà da sperimentare,
questo noi sentiamo e comprendiamo.
Lui, lui solo, come si è rivelato in Gesù
Cristo noi dobbiamo nuovamente avere.
Il Dio vivente non si può trovare nei comandamenti e negli assiomi che prescrivono i ministri della religione, no, piccolo
e grande debbono poterlo comprendere,
deve essere un piacere e una gioia avere
il nome di Dio sulle labbra, non tormento
e paura deU’inferno. Se Dio vive veramente, l’amore di cui parla il Vangelo non
può essere una beata devozione di pii cristiani, ma la luce riscaldante e illuminante che risplende nelle masse, la forza irresistibile che spezza in due il male sotto il
quale essi soffrono e riappacifica i cuori
degli uomini che ora sono divisi dall’odio.
Se l’amor&è' vero allora deve esserci un
regno deH’amore, non solo sentori e comandamenti dell’amore.
Grazia, misericordia, pace, queste belle
parole del Vangelo devono diventare opere, realtà. Esse'debbono assoggettare i
cuori in modo tale che rapporti, produzione, interpersonalità, in breve, tutto ciò
in cui sono impegnati gli uomini, deve essere illuminato dal suo raggio, se non
dobbiamo credere che queste parole sono
state scoperte solamente per piegare una
massa paziente e silenziosa sotto lo scettro di preti sfruttatori. Non più compromessi, non più zoppicare dalle due parti,
non più amore a metà. Vangelo a metà.
O tutto o niente.
Le parole del nostro testo: « Con qual
diritto schiacciate il mio popolo e opprimete la persona dei miseri? dice il Signore, l’Eterno degli eserciti » bruciano in
tutti i nostri cuori. Noi non possiamo liberarcene. Esse non sono solo un verso
della Bibbia, no, esse sono scritte a carattere di fuoco sui fogli della coscienza
moderna. Se noi tutti, altolocati e umili,
ricchi e poveri, per quanto diversi possiamo essere, crediamo in qualcosa, questa
è la convinzione: che bisogna aiutare i
miseri. Come aiutarli?
In questa dómànda c’è tutto l’oscuro
mistero, ma anche tutto lo scottante interesse del nostro tempo.
Il mondo non deve conoscere la miseria. Dio la supera. Perciò abbiamo detto:
la questione sociale è la questione di Dio.
Ma la questione di Dio che deve essere risolta oggi. Tutto il resto passa, al confronto, in secondo -ordine.
Voi maestri, ricercatori e professori
tutti, noi vi crederemo nuovamente quando ci direte come si può venire incontro
ai miseri — non prima. Fin quando la
vostra sapienza trascura i mille mali che
li affliggono, noi ne abbiamo orrore. Il nostro tempo non accetta più la vanità di
maestri e professori, esso è troppo serio.
Voi preti, pastori e predicatori tutti, la
vostra testimonianza non impressiona
più. Non vi si crede più perché non avete
altro a disposizione che informazioni imbarazzate per l’unica domanda che oggi
vale: come aiutare i bisognosi?
Il nostro tempo non accetta più compromessi, non vuole più vivere in situazioni rabberciate e provvisorie, non lasciarsi più ingannare, non rifuggire più
dalla dura realtà nel regno degli ideali
che fioriscono nell’al di là. Esso si confronta con la domanda: « Con quale diritto schiacciate il mio popolo e opprimete
la persona dei miseri? ».
Noi moderni sappiamo meglio di qualsiasi altro tempo passato che la miseria
degli uomini non è il loro destino, ma la
loro colpa. Una volta gli uomini prendevano tutto dalle mani di Dio. Essi potevano conciliare le realtà più terribili e
abominevoli con la pietà cristiana perché
non avevano ancora coscienza del proprio io, non avevano ancora alcun sentore
di ciò che l’uomo realizza quando si sveglia. Signore e servo, nonostante tutte le
differenze, appartenevano alla stessa categoria. Ciò riconciliava le masse con la
loro sorte: per quanto potessero essere
trattate duramente, gli sfruttatori condividevano, per molti aspetti, i loro interessi ed erano uniti ad esse da una fede comune. Nessuno era senza rifugio, nessuno abbandonato a se stesso. Poi venne il
capitalismo, prima a tentoni, lentamente,
poi crescendo improvvisamente, per irrompere infine impetuosamente sulle vecchie barriere. Venne la mania di guadagno senza limiti, il profitto che riconosce
solo se stesso, quel calcolo tanto freddo
quanto razionale per il quale gli uomini
e le cose vengono considerati solamente
come numeri.
Mentre la ricchezza del capitalismo
cresce enormemente, il livello di vita della classe operaia resta sempre legato al
più stretto necessario; quelli che producono la ricchezza sono privi, più che mai
nel passato, dei beni indispensabili al benessere fisico e spirituale. Mai tante mani
operose hanno lavorato insieme per i beni della vita e, mai come oggi, queste
stesse mani erano così poco in grado di
raggiungerli. Essi lavorano, si sforzano,
sprecano le loro forze ma non ottengono
nulla, il loro lavoro resta sempre senza
frutto — perché altre mani glielo portano
via.
Questa è la grande ingiustizia che il capitalismo moderno ci pone davanti agli
occhi con una chiarezza mai conosciuta.
L’accusa di ingiustizia si leva soprattutto contro i governi. Cosa han fatto per
proteggere i loro sudditi contro lo sfruttamento? Quali misure hanno preso a favore di coloro sui quali gravano gli oneri
più pesanti e dai quali essi richiedono i
maggiori sacrifici in pace come in guerra?
Hanno assistito immobili alla realizzazione del vergognoso sistema di sfruttamento capitalista, hanno protetto ben volentieri tutte le misure del capitalismo. Quello che infine intrapresero a favore dei
miseri quando le devastazioni del nuovo
sistema economico si rivelarono nella loro terribile chiarezza anche al più duro
di cuore, è stato loro strappato dairopinione pubblica e dalla crescente forza di
(continua a pag. 2)
« Gran parte dei lavoratori dell'industria
Cernitrici di carbone in
nel secolo XIX era costituita da donne,
una miniera francese ».
i
2
ALL’EPISTOLA DI GIACOMO 0
Qual'è il fondamento
della nostra vita?
Contro l’orgoglio
Vói dite: cf Oggi o domani andremo in quella città e ci fermeremo un anno; faremo affari
e guadagneremo molti soldi ». Ascoltate: in realtà voi non sapete cosa accadrà domani e come
sarà la vostra vita. Non siete altro che fumo; un fumo che per un po’ si vede e poi scompare.
Fareste meglio a dire: fc Se il Signore vuole^ noi vivremo e faremo questo e quest’altro ». /ravece continuate vantarvi e a fare gli orgogliosi. Ma questo genere di superbia è sempre male. Allo
stesso modoy se uno sa di dover fare il bene e non lo fa, commette peccato.
Contro i ricchi
^ E ora a voi, ricchi! Piangete e lamentatevi per le sciagure che stanno per venire su di voi.
Le vostre ricchezze vanno in malora e i vostri abiti sono mangiati dalle tarme. ^ Il vostro oro e
il vostro argento sono pieni di ruggine e quella ruggine sarà una prova contro di voi: essa vi divorerà come un fuoco. In questi giorni, che sono gli ultimi prima del giudizio, voi avete accumulato ricchezze. ^ T^oi non avete pagato quelli che lavorano nei vostri campi; questa paga rubata ora
grida al cielo e le proteste dei vostri contadini sono arrivate fino agli orecchi di Dio, il Signore
onnipotente. ^ Voi avete vissuto su questa terra in mezzo al lusso e ai piaceri sfrenati: vi siete
ingrassati come bestie per il giorno del macello. * ^veie condannato e ucciso persone innocenti che
non hanno la forza di difendersi.
Pazienza e sincerità
^ Fratelli, siete dunque pazienti, fino a quando verrà il Signore. Guardate il contadino: egli
aspetta con pazienza che la terra produca i suoi frutti preziosi, aspetta le piogge di primavera e
le piogge d’autunno. * Così siate pazienti anche voi, e fatevi coraggio, perché il giorno del ritorno
del Signore è ormai vicino.
^ Fratelli, non mormorate gli uni contro gli altri, perché il Signore non vi condanni. Il giudice
sta per venire!
Ricordatevi dei profeti che hanno parlato per incarico del Signore. Prendeteli come esempio
di pazienza e di fedeltà anche nelle sofferenze. Noi diciamo che sono beati quelli che, come loro,
hanno saputo resistere. Voi avete sentito parlare della grande pazienza di Giobbe e sapete quel che
il Signore gli ha concesso, illa fine. Sì, il Signore è pieno di misericordia e di compassione.
Fratelli, soprattutto non fate giuramenti: né per il cielo né per la terra né in qualunque
altro modo. Semplicemente, dite « Sì » quando è sì, dite «No » quando è jio. Così non sarete condannati da Dio.
RAI-TV
Gli ultimi versetti del cap. 4 e la prima
parte del cap. 5 di Giacomo sembrano
uniti da una preoccupazione che non è
espressa a parole ma forse era in fondo
ai pensieri deirautore: che cosa è che
governa veramente la vostra via? In che
cosa mettete veramente la vostra fiducia
e la vostra speranza? Qual è il fondamento vero, ultimo sul quale la costruite giorno per giorno?
« Dio! » o « La volontà di Dio! » avrebbero forse risposto i lettori di questa lettera, e cosi risponderemmo anche noi, se
questa domanda ci fosse rivolta a bruciapelo.
'Ma ecco alcuni aspetti della nostra
vita messi sotto la lente d’ingrandimento della Parola di Dio e osservati alla sua
luce: non sono altro che degli assaggi,
dei « campioni ». Se ne potrebbero prendere altri. Ma non è forse vero che smentiscono le pie risposte date sopra?
Il primo « campione » è quello dei piani per il futuro. Chi è che non fa i suoi
piani? Mussolini aveva l’abitudine di promettere: « Fra tre anni andrò a Milano ».
« Fra cinque anni verrò di nuovo a Napoli ». Altri fanno piani in campo economico, p. es. per Tavanzamento nella carriera, la costruzione o l’acquisto di una
casa e così via. Che cosa vuol dire? Vuol
dire che noi crediamo di essere i padroni della nostra vita. E i nostri discorsi
« religiosi », l’affermazione che Dio (o Gesù Cristo) è il Signore della nostra vita?
Forse sono i discorsi che si fanno la domenica, o quando si parla col pastore...
Ma nelle cose che contano, io faccio i
piani, io lavoro, io sono l’artefice della
mia fortuna... Ma Giacomo ci ammonisce: Fareste meglio a dire: Se il Signore
vuole...
Un altro « campione » è il denaro. Ecco per che cosa vivono e si danno da fare tante persone! Soltanto il danaro dà
loro la sicurezza, soltanto dal possesso
di molto danaro sentono garantita la loro esistenza e il loro avvenire. Pur di accumulare abbastanza denaro da sentirsi
tranquilli, molti non si fanno scrupolo di
opprimere il prossimo...
Questi temi, l’epistola li aveva già accennati in 1: 9-11 e in 2: 1-7. Qra li riprende da un altro punto di vista per far capire quanto sia vana e illusoria la speranza fondata sulle ricchezze. Infatti, non
sono forse esposte al deterioramento di
tutte le cose materiali? Le tarme e la ruggine, di cui parla il testo, ne sono solo
un simbolo. Oggi, per renderlo più attuale, potremmo aggiungere: le rapine, i sequestri di persona, rinflazione...
Il punto essenziale, però, è un altro:
come nella parabola del « ricco stolto »
(cfr. Luca 12: 20) tutti saremo chiamati
aH’appuntamento con Dio, e non potremo
portarci dietro il nostro denarb. Chi accumula ricchezze senza risparmiare se
stesso né i suoi collaboratori, non si rende conto di vivere « negli ultimi giorni »,
e la fine del mondo rende vani i suoi tesori: « il giorno del ritorno del Signore
è ormai vicino » (greco: la parusìa del
Signore). E non solo sarà inutile il denaro, ma le ingiustizie commesse per arricchirsi a danno dei poveri (cfr. Lev. 19:
13; Deut. 24: 14-15) si ritorceranno contro di noi nel giorno del giudizio ( « giorno del macello » o della strage: cfr. Ger.
12: 3, dove « giorno del massacro » si riferisce al giudizio contro gli empi).
L’atteggiamento corretto in attesa del
ritorno del Signore non è arraffare più
che si può, ma rimanere costanti, perseveranti e fedeli, anche nelle prove, come
i profeti (cfr. Ebr. 11: 36-38) e come Giobbe che alla fine conobbe la misericordia
di Dio (ma come mai non c’è neppure un
cenno alla costanza di Gesù nella prova?).
E stiamo attenti a non rifugiarci nel
pensiero che « io non opprimo nessuno »:
Gesù ha insegnato che non dare a Una
persona l’aiuto o il soccorso necessario
è in fondo « ucciderla » ('Marcò 3: 4).
Questo getta una luce nuova sul v. 6.
Il V. 12 dà lo stesso insegnamento di
Matt. 5: 34-37.
B. Corsani
NOVITÀ’
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Comunità cristiane di Mirafiori nord e Piossasco
UNA FEDE DA REINVENTARE
Strategia delle comunità di base
nella lotta per il socialismo
pp. 152, L. 1.800 (« Nostro tempo»)
■ Le profonde intuizioni profetiche di Dietrich Bonhoeffer sono attuabili
nella realtà odierna, trent’anni dopo la sua morte? Due comunità di
base ritengono di sì e formulano una proposta concreta di « strategia », una linea di marcia nella fede, che non può essere ignorata dalle
comunità evangeliche. Un libro da discutere e da meditare, profondamente nurito di lettura biblica e di amore evangelico.
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1
C.C.P; 2/21641 - 10125 TORINO
1 Maggio - EVANGELICI E PROLETARIATO : La festività del primo maggio, diventa una
festa internazionale dei lavoratori, pone delle domande anche ai credenti, chiamati a rispondere
ad un preciso interrogativo: come si pone la
chiesa di fronte ài problemi del mondo del lavoro? «Gli uomini possono anche essere estranei
alla chiesa come vorranno e potranno — scriveva il grande teologo Karl Barth — ma né la comunità cristiana né i suoi membri potranno, in
nessun caso, essere estranei alla politica ». A
questo tema è dedicato il numero odierno di
.« Protestantesimo », che lo affronta in un servizio filmato realizzato da Liliano Frattini. Dopo
aver ricordato la figura di Giuseppe Di Vittorio
— il grande sindacalista di Cerignola che frequentò, negli anni della sua fanciullezza, la
cc scuola domenicale » della comunità valdese della cittadina pugliese — il servizio si domanderà
come la chiesa si è posta, in questo secolo, di
frante al mondo del lavoro e come, dall’altra
parte, il mondo del lavoro giudica la chiesa. Interverranno, per rispondere a queste domande,
una sindacalista, Doriana Giudici, che ha studiato teologìa alla facoltà valdese di Roma, ed il
prof. Bruno Corsani, docente alla facoltà valdese
di teologia a Roma.
8 maggio - A DIECI ANNI DAL CONGRESSO EVANGELICO : Dieci anni fa, i rappresentanti di tutte le confessioni protestanti italiane,
si ritrovarono a Roma in occasione del secondo
Congresso evangelico per discutere assieme un
progetto accarezzato per tanti anni : l’unità di
azione e di testimonianza dell’evangelismo italiano. Sotto il grando striscione che ricordava il tema del congresso (« Uniti per l’Evangelo ») i
convenuti gettarono le basi per un successivo incontro, che si svolse due anni dopo, e che rappresentò la nascita ufficiale della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia. A dieci anni
di distanza da quella data, « Protestantesimo »
farà quest’oggi, in un servizio filmato, un « bilancio » delle realizzazioni, delle speranze mancate e delle prospettive future della Federazione, aiutato da alcuni dei protagonisti della sua
storia e delle vicende che, in questi anni, avevano portato al secondo congresso prima ed alla
costituzione della Federazione poi.
libri - recensioni
il Servizio Istruzione ed Educazione della Federazione ha assunto ora la pubblicazióne delle Note .-Omi^iche. Lir>iziativa, sorta alcuni anni fa in
seguito ad un dibattito nel Sinodo valdese, era
stata affidata per un periodo di tempo alla Commissione Biblica valdese, insieme alla pubblicazione di un lezionario di letture ed un fascicolo di
brevi meditazioni cotidiana. Queste due ultime iniziative hanno cessato per difficoltà varie ed è restata solo, l'attività delle Note Omiletiche che passano ora a cura del Servizio della Federazione.
Il fascicolo testé pubblicato, ed edito ora a
stampa, comprende una serie di 11 Note Omiletiche su testi della passione e Pentecoste. I testi
sono affrontati con criteri diversi a seconda della
sensibilità del redattore e delia sua formazione
teologica ma seguono in linea di massima uno
schema fisso: c'è anzitutto una parte esegetica, in
cui vengono chiariti i termini del passo, il contesto, i concetti essenziali, segue una seconda parte
in cui vengono suggeriti pensieri per una predicazione, a volte uno schema dì sermone.
Il prezzo di vendita è di L. 500 che va versato sul c.c.p. 18/26858 intestato a Comitato Scuole
Domenicali, vìa della Signora, 6 - 20122 Milano.
MAX ASCOLI, Ernesto Buonaiuti, L. 1.000, p. 30,
Y.M.C.A. L'associazione dell'YMCA ha curato questo piccolo saggio che raccoglie due scritti consacrati a Buonaiuti. Si ottiene inviando l'ammontare
della somma all'YMCA, Piazza Indipendenza 23/c,
Roma.
S. Severa
10-30 giugno: 1° Campo Famiglie
Tema: FAMIGLIA E SOCIETÀ’
Il campo si propone l’analisi della famiglia nella società attuale. Attraverso la
trasformazione dei rapporti sociali si
modificano anche i rapporti all’interno
della famiglia. L’impegno in tale trasformazione che scaturisce da una rinnovata
lettura biblica.
Z-ZZ luglio: 2" Campo Famiglie
Tema: LETTURA DELL’E VANGELO DI
LUCA
Questo campo vuole essere un campo
essenzialmente biblico. Una lettura critica dell’evangelo di Luca, quindi, non
estranea al nostro impegno e alle nostre
lotte quotidiane.
24 luglio - 4 agosto:
Campo Giovanissimi (13-16 anni)
Tema: IL RUOLO DELLA FGEI NELL’ATTUALE SITUAZIONE ITALIANA
Nel corso del campo di questo anno il
discorso sulla FGEI verrà affrontato più
specificatamente nell’ottica del rapporto
e del ruolo di essa con il protestantesi-,
mo, il cattolicesimo di base e la realtà
globale della nostra società.
Hanno collaborato: F. Davite, L. Deodato, D. Gardiol, A. Geme, R. Geme,
G. Peyrot, T. Pons, L. Viglielmo.
dalla prima
Non è Dio
a volere
lo miseria
dell'uomo
che venivano meno davanti ai loro occhi.
Per decenni venne proibito agli operai
ogni libero incontro per discutere la loro
comune sorte — l’unico mezzo contro l’arbitrio dei loro potenti nemici — mentre
costoro si accordavano liberamente sullo
sfruttamento comune.
E quando, finalmente, i sindacati, appena sorti, strapparono il loro diritto
d esistenza, allora dovettero sempre più e
sempre nuovamente far fronte alle diverse misure da parte dello stato. Si fece
capire al movimento sorto potentemente
da mezzo al popolo martoriato che lo si
sopportava solo perché costretti, oppure
di malavoglia.
Che dobbiamo dire degli interventi militari che diventano sempre più abitudine
dei governi nelle interruzioni di lavoro?
Certo, Tordine della vita pubblica non
può essere danneggiato. Ma di chi è la
colpa se i contrasti economici tendono
sempre più a risolversi in violenza crudele? Di nessun altro che del governo che
ha portato questi contrasti ad una acutezza funesta con il suo inattivo lasciar
correre e non ha saputo, poi, trovare nessun altro mezzo contro il popolo amareggiato che il popolo armato — un mezzo
pericoloso e a doppio taglio che, come ci
insegna attualmente la Russia, può avere
gli effetti contrari a quelli voluti.
La nostra accusa si eleva inoltre contro
la chiesa. In mezzo a dure lotte, nelle
quali si decide deH’essere e del non essere
di migliaia di persone, tace, impaurita,
imbavagliata dal rispetto verso l’alto. Si,
la chiesa fa solo l’interesse dei potenti
quando di fronte alla disuguaglianza di
classe, propone la sua antiquata morale
per spiegare « a ciascuno i doveri che gli
spettano ».
A che giova che la chiesa ripetà sempre
la stessa predica quando questa predica
incontra sempre meno comprensione?
Nella confusione sociale abbiamo di
nuovo bisogno di un Vangelo, forte, deciso, contro mammona, e a protezione dei
miseri, come proclamato da Gesù — ma
la chiesa conosce solo il singolo individuo religioso, come se accanto ai singoli
con le loro necessità non vi fossero anche le necessità di tutto il popolo, come
se fossero necessari solo pii sentimenti
di beatitudini e non situazioni giuste e
sane. Essa vede solo il singolo e non ciò
che Dio fa per tutti. Il singolo vive di sentimenti e convinzioni, la massa ha bisogno di giustizia nei rapporti, se non vuole degenerare.
La questione sociale sarà risolta. Noi
lo annunciamo nel nome di Gesù crocifisso e risorto, per mezzo del quale la salvezza è entrata nel mondo. Ce ne è garanzia il Vangelo che crea nuovi cuori e genera nuovi spiriti. Ma questo spirito non
è uno spirito di devota contemplazione e
di egoistico sentimento di beatitudine,
ma lo spirito della forza e della vita, un
fuoco che Gesù è venuto ad accendere
sulla terra. La croce di Gesù ha un senso
non solo per la salvezza delle anime, ma
anche per la vita del mondo. Da lui si è
sviluppata la nuova storia, da lui procederà la nuova comunità di cui parla la
questione sociale. Essa ha avuto origine
da lui; vi è una questione sociale solo lì
dove viene predicato ci Vangelo del crocifisso e risorto. In questo Vangelo si agitano le forze sconvolgenti della lotta sociale moderna.
Noi risolveremo la questione sociale perché il Vangelo di Cristo òpera in mezzo
a noi.
Chiesa
e socialismo
Uzione- del lavoro infantile prima ancora
dei sindacati sono le conferenze metodiste. Il dialogo fra cristianesimo e socialismo lungi dall’essere un fatto recente,
che deriva da una presa di coscienza delle
masse cattoliche italiane, è invece un fatto storico che ha un secolo di vita, almeno. Il movimento odierno dei « Cristiani
per il Socialismo » si inserisce semplicemente in una problematica antica, è una
delle ipotesi del dialogo fra fede evangelica e socialismo e neppure l’unica^ Vi sono state le ipotesi del Cristianesimo Sociale anglosassone, del cristianesimo socialista nella rivoluzione russa, Fallot, Ragaz, Berdiaev ecc. hanno scritto pagine
di storia che meritano di essere lette.
3
LA CHIESA EVANGELICA IN GERMANIA
Ma le avanguardie non sono rassegnate
echi
dal mondo cristiano
Chi sta nella Chiesa può svolgere attività politica, ma soltanto nell’ambito dei partiti
parlamentari - Questa sembra essere la conseguenza della linea scelta dai dirigenti, a
cui i più impegnati politicamente cercano di opporre una visione più aperta e coraggiosa
ù^iO,
'•i
f.
. ),
lì;
Il 12 aprile si è costituita a Francoforte una nuova associazione: si chiama
« Libertà per la parola e il servizio nella
Chiesa » (Freiheit fiir Wort und Dienst in
der Kirche). La costituzione è stata preceduta da un documento firmato da circa 200 pastori, vicari, studenti in teologia, professori, insegnanti, in cui, dopo
un richiamo alla dichiarazione di Barmen
del 1934 (« Rigettiamo la falsa dottrina
secondo cui la chiesa può abbandonare
alle proprie preferenze o al variare delle
convinzioni politiche e culturali volta a
volta predominanti la forma del suo messaggio e del suo ordinamento »), si prende posizione contro le discriminazioni a
danno delle tendenze di sinistra nella
chiesa tedesca.
L’associazione si propone quindi, per
ciò che concerne la chiesa, uno scopo
analogo a quello del movimento « Cristiani per il socialismo », anch’esso recentemente costituito: impedire che i cosiddetti « radicali », cioè coloro che vedono
in una società radicalmente alternativa
la sola possibilità di stabilire una migliore giustizia, vengano emarginati e costretti al silenzio.
La polarizzazione
In un precedente articolo avevamo parlato dei « movimenti confessanti » che,
in una Germania che si prepara a svolgere il ruolo di « stato-guida » dell’Europa occidentale, invitano i cristiani a diffidare delle avventure, delle novità troppo audaci, per fondarsi su un’interpretazione « sicura » dell’Evangelo. « Opposti
estremismi », anche nella chiesa tedesca?
Il termine usato in Germania è « polarizzazione ». La polarizzazione è il fenomeno per cui, di fronte a una crisi o a una
situazione particolarmente difficile, gli uomini più dotati d’iniziativa tendono ad
abbandonare la concordia per disporsi in
due campi avversi. Chi ha la responsabilità della direzione della chiesa vede
quindi nella polarizzazione la più grave
minaccia contro l’unità. Nelle chiese regionali. che corrispondono al territorio
degli antichi stati tedeschi e possiedono
una piena autonomia, sta emergendo in
questi anni un tipo nuovo di « presidente » ecclesiastico, preoccupato soprattutto di dimostrare alle varie ali, ai « politici » da una parte e agli « spirituali » dall’altra, che con la polarizzazione non si
ottiene niente e che, seguendo la via di
un rinnovamento che tenga conto di tutle le componenti del protestantesimo tedesco, le loro esigenze profonde sarebbero rispettate.
Fin dove, la politica?
Class, del Wiirttemberg, che è anche
presidente della Chiesa Evangelica in Germania (all'incirca ciò che in altri paesi è
la Federazione delle Chiese), è un rappresentante di questa posizione di mediazione. Ma, forse più di lui, lo sono
Immer. della Renania. e Hild, dell’Assia,
l’organizzatore del Kirchentag di quest’anno. Dinamici, decisi a non lasciare
l’iniziativa ai rappresentanti dei vari movimenti, questi uomini moltiplicano i loro interventi e le loro dichiarazioni, promuovono e partecipano a incontri, sollecitano i Sinodi a prendere posizione, nel
tentativo di salvare la consistenza attuale della Chiesa e di accrescerne l’influenza nel paese.
Di fronte agli spirituali (che qui, con
una parola tradotta dall’inglese, vengono
chiamati « Evangelicalen »), riconoscono
la necessità di richiamare il popolo alla
pratica della vita cristiana e lamentano
l’eccessiva intellettualizzazione della teologia tedesca.
Di fronte ai politici, sottolineano volentieri il ruolo della Chiesa nella società. Sotto la loro direzione, la Chiesa è indubbiamente sensibilizzata alla responsabilità politica: si organizzano incontri
con rappresentanti dei partiti maggiori,
SPD (socialisti), FDP (liberali). CDU (democristiani). I problemi del paese vengono discussi sui giornali della chiesa e in
riunioni apposite. Si fanno campagne per
la lotta contro la fame e per l’aiuto economico al terzo mondo. Si fanno persino appelli perché gli operai si iscrivano
ai sindacati.
Sull’aborto, il Consiglio della Chiesa
Evangèlica ha preso posizione per una
legislaziorte non punitiva.
Con i rivoluzionari
non si può essere pazienti
Tuttavia, mentre con i movimenti confessanti ci si è sempre mostrati pronti al
dialogo e favorevoli alla coesistenza delle
varie tendenze nella chiesa, ci si è al contrario sempre mostrati sospettosi verso
un impegno politico troppo chiaramente
orientato a sinistra. I casi più clamorosi, su cui in questi mesi è scoppiata una
polemica vivacissima, sono quelli provocati dall’atteggiamento verso le comunità
^studentesche (ESG) e verso i pastori
iscritti al partito comunista. Il 1968 è stato per molti, anche in Germania, l’anno
della presa di coscienza dei problemi politici. Studenti in teologia, vicari, giovani
pastori, si sono allora indirizzati verso
una critica della società capitalistica e
hanno cominciato a interessarsi a una
trasformazione in senso socialista rivoluzionario. Ne è derivato un movimento
su vasta scala, che ha cozzato contro il
tradizionale rispetto dell’ordine delle comunità evangeliche.
Proprio questo è stato l’aspetto che ha
spinto i dirigenti ecclesiastici a intervenire. Le comunità evangeliche studentesche, che più si sono esposte nel tentativo di esprimere il messaggio evangelico
in categorie politiche, sono state accusate di tradire il loro mandato. Contro i pastori iscritti al partito comunista, i dirigenti ecclesiastici hanno dichiarato che
la loro posizione creava turbamento nelle comunità; che essi, militando in un
partito in cui esiste una stretta disciplina. accettavano di limitare la loro libertà
spirituale.
Imputati in un processo
L’intervento è dunque determinato da
una preoccupazione pastorale per le comunità e dal desiderio di conservare la
predicazione ecclesiastica nella sua purezza evangelica. Tuttavia ciò che è inquietante è la naturalezza con cui la purezza evangelica è stata vista dalla parte
di coloro che continuano nella via tradizionale, mentre coloro che si pongono il
problema della posizione dei cristiani in
una società ingiusta sono stati trattati
fin dall’inizio come imputati in un processo. Il minimo che si possa dire, è che
non sono stati ascoltati seriamente, ma
che si è proceduto contro di loro a colpi
di delibere sinodali di sapore disciplinare.
Contro questo atteggiamento sono insorti teologi come Gollwitzer, che non
sono sospettabili di tenerezze verso le avventure teologiche, ma che rifiutano di
vedere nelle misure disciplinari («se sei
comunista non puoi fare il pastore ») il
modo migliore per risolvere la crisi della
Chiesa evangelica.
Ora coloro che hanno più a cuore il
problema di un’alternativa politica alle
tendenze dominanti nella Germania di oggi, si stanno organizzando per ottenere
una revisione dell’atteggiamento dei dirigenti ecclesiastici.
La posta in gioco non è tanto la militanza nel partito comunista, che riguarda veramente pochi individui, quanto l’esistenza di una tendenza evangelica radicale nella Chiesa tedesca.
Bruno Rostagno
Il Gesù della Sindone
« Ecco un’opera di cui tutti i cristiani
sentivano i bisogni. Il suo titolo è « Gesù
l’uomo della sindone », Dino Editori.
L’Osservatore Romano del 23 marzo afferma che si tratta di un’opera indispensabile per un cristiano. Scrive infatti:
« Non amate Cristo perché non lo conoscete: ecco ’’Gesù, l’uomo della sindone” ».
Dice il foglio vaticano che i fortunati
compratori del libro possederanno « la
più grande opera d’arte editoriale di tutti i tempi con incisioni originali di Tiziano, Rubens, Makarost, Pinelli ».
Dicevamo « fortunati compratori » perché, come informa TOsservaore Romano,
« quest’opera è stata realizzata in tiratura limitatissima e irripetibile. Caratteristiche editoriali: formato 37x45; copertina raffigurante Gesù (della sindone) interamente sbalzata a mano su lastra di rame argentata-dorata a fuoco, sabbiata, firmata dall’autore. Retro copertina raffigurante l’uomo perfetto di Leonardo da
Vinci, completato dallo scultore Lorenzo
Ferri. Testo (del giornalista di destra,
Emilio Cavaterra, ndr) stampato su carta a mano appositamente fabbricata dalla cartiera Ventura di Cernobbio. Rilegatura e dorso in tutto moire di seta e marocchino rosso con impressioni in oro
zecchino. Custodia di cartone ligneo rilegato in moire e vetro ».
Peccato che dopo tutte le informazioni
citate l’Osservatore Romano non ci dica
il prezzo della popolare opera. Da informazioni di altra fonte sappiamo che per
comprare « Gesù, l’uomo della sindone »
basta mezzo milione. L’organo della Santa Sede ha anche cura di assicurarci che
« quest’opera d’arte editoriale rigorosa
ùlhiea.
Qmerícú.
stati Uniti (Iwf) — A Rosemont 48 comunità della Chiesa Luterana del Missouri (una tra le più conservatrici) hanno deciso di organizzarsi in modo autonomo, ed hanno così costituito una nuova organizzazione, che si chiama: «Lutheran Church Mission».
Gli scissionisti rappresentano l’ala più
moderata della Chiesa del Missouri che
contava, prima della scissione, quasi tre
milioni di membri.
Namibia (Iwf) — In seguito a reiterate
pressioni e proteste delle Chiese, la suprema corte di giustizia di Bloemfontein, in Namibia, ha decretato l’illegalità
della pena della fustigazione.
Per quanto possa apparire mostruoso
ed anacronistico, finora qualsiasi persona, sospetta d’avere idee politiche diverse
da quelle della classe al potere, poteva
essere frustata, anche prima di aver subito il processo.
Chiunque può facilmente immaginarsi
gli usi ed abusi di una tale pena e le
gravi conseguenze sia fisiche che psichiche di chi doveva subirla.
Si tratta di un piccolo passo in avanti
sul lungo cammino che il popolo della
Namibia (occupata illegalmente dalla repubblica dell’Africa del Sud), martoriato
e derubato di tutte le sue ricchezze, deve
percorrere, prima di ritrovare la propria
libertà.
Giunge intanto notizia, da parte delrONU, che cinque gruppi finanziari avrebbero deciso di ritirare i propri capitali dalla Namibia; si tratta della (jetty,
della Philips, della Tessaco,* della Continental e della Standard Oil.
Sempre per iniziativa dell’ONU sono
state installate a Luska e a Dar-es-Salaam
due emittenti radio a onde corte per trasmettere programmi fino in Namibia.
Corea (soepi) — Continua spietata in
Corea del Sud l’opera di repressione del
governo di Park contro avversari politici e contro le Chiese. Otto membri del
Partito Rivoluzionario del Popolo sono
stati impiccati; altre sentenze di morte
sono state pronunciate contro tre persone accusate di spionaggio a favore della
Corea del Nord.
Tre pastori sono stati arrestati con
motivazioni diverse e senza prove a loro
carico. Cinque università, finanziate dalle Chiese protestanti o cattolica, sono
state chiuse con l’intervento dell’esercito.
Chiimque partecipi a manifestazioni rischia di essere condannato a 10 anni di
prigione.
iuh&ha
mente scientifica ristabilisce la vera figura di Cristo e rende vane tutte le deformazioni e storture finora apparse ». A
sostegno di questa impegnativa affermazione il foglio vaticano porta la testimonianza di quattro famosi studiosi e imitatori di Cristo: Gerald Ford, presidente
degli S. U.; Valéry Giscard D’Estaing,
presidente francese; re Baldovino del
Belgio; e, « last but not least », il generalissimo Francisco Franco.
Vale la pena riprodurre la testimonianza del Caudillo di Spagna: « Il mio cuore si è impressionato e commosso conoscendo per la prima volta dopo 2000 anni
(sic!) il Volto e il Corpo piagato di Cristo.
’’Gesù, l’uomo della sindone” della Dino
Editori è di rara bellezza ed è lo stupefacente omaggio alla Cristologia ».
(Adista).
Roma (ansa) — L’anno prossimo, 1976,
ricorrerà il 750^ anniversario della morte
di S, Francesco. È in corso la preparazione di un’edizione italiana degli scritti
di S. Francesco e delle altre fonti francescane, curata dal Prof. Ezio Franceschini dell’Università Cattolica.
Ricordiamo che in Italia i religiosi delle famiglie francescane del primo ordine
sono 3.500, ed altre 2.000 le suore di vari
istituti di matrice francescana (per es.
Clarisse, Cappuccine ecc.).
Roma (ansa) — È morto a Friburgo
(Svizzera) il cardinale Ch. Journet. Era
nato a Ginevra nel 1891 e nel 1966 era
stato creato cardinale da Paolo VI. Il Sacro Collegio conta ora 127 membri dei
quali però solo 105 potrebbero prendere
parte ad un Conclave.
Spagna (ansa) — Sei giovani appartenenti all’associazione « Figli di Dio » sono stati denunciati all’autorità giudiziaria, perché l’associazione è considerata
clandestina. Uno solo di essi è spagnolo; gli altri appartengono a varie nazionalità.
Strasburgo (Iwf) — Personalità teologiche di 13 paesi europei si sono incontrate a Strasburgo per studiare le implicazioni teologiche ed ecumeniche della
Concordia di Leuenberg e per valutare
insieme le relazioni attualmente esistenti tra luterani e riformati.
Nel rapporto conclusivo dei lavori si
domanda alle Chiese riformate e a quelle
luterane di «promuovere la ricerca di
mezzi propri ad assicurare una piena comunione ecclesiale ».
I partecipanti al colloquio hanno manifestato la loro preoccupazione per
quanto accade nel mondo, ed auspicato
una unificazione degli sforzi di tutte le
Chiese. Il documento finale dice testualmente: «Aumenta ogni giorno di più
l’attrattiva di forti credenze, sia che si
tratti del rifiorire di religioni tribali, o
delle credenze islamiche, o delle ideologie matèrialiste. Le nostre Chiese avvertono il bisogno di unirsi per rinforzare la
loro testimonianza e la loro missione. Di
fronte ai grandi problemi che angosciano
società intere, l’esigenza della solidarietà
umana per una lotta comime scrolla la
rigidità delle barriere confessionali.
È urgente unirci come Chiese nate dalla Riforma per la proclamazione dell’Evangelo e il servizio nel mondo. In tal
modo saremo spinti verso una comunione data dallo Spirito Santo. Solo cosi
potremo rispondere alle sfide del nostro
tempo ».
Mosca (Relazioni Religiose) — Continuano arresti ed intimidazioni nei confronti degli ebrei russi. Recentemente lo
endocrinologo Mikail Shtern è stato condannato dal tribunale di vinniza a 8 anni
di reclusione. Secondo i figli dell’imputato le registrazioni del processo sono
palesemente diverse dai verbali ufficiali.
Un attivista ebreo, Alexander Lunts, rischia di essere processato sotto l’accusa
di tradimento della patria (pena dai 10
ai 15 anni).
L’operaio Boris Zitlemuk e il dentista
Mark Nashpitz, arrestati per aver esibito un cartello su cui c’era scritto : « VL
sti di emigrazione e non prigióne », rischiano una pena di tre anni di carcere.
4
IN VISTA DEL DIBATTITO SINODALE
Educazione e assist enza: dobbiamo ancora occuparcene?
Educazione ed assistenza fanno parte da sempre dell’attività delle chiese cristiane - Ripensamento necessario nel
contesto della riforma assistenziale - Mantenere opere diaconali che non siano istituti privati speculativi o mera
surroga di opere statali ma centri di testimonianza e di formazione evangelica - Una vocazione cristiana da riscoprire
Il tema dell’assistenza e dell’educazione ai minori è stato posto dal Sinodo 1974
come uno dei temi del dibattito interno delle comunità durante l’anno in vista del
prossimo Smodo. Molte chiese hanno vagliato il materiale offerto dalla rivista Diakonta nel corso di assemblee di chiesa, di incontri, di tavole rotonde. Il risultato
di questo lavoro sara fatto pervenire al Centro Diaconale in vista del Sinodo.
Il problema e però improvvisamente balzato all’attenzione delle chiese evangeliche nel corso dell inverno a causa della disastrosa situazione economica che
ha condotto gli istituti per minori sull’orlo della chiusura e che risulta tutt’altro
che risolta allo stato attuale delle cose.
È chiaro però che il problema della presenza evangelica in questo settore è
assai piu ampio e profondo e coinvolge il senso stesso della testimonianza evangelica. Il materiale che raccogliamo in questa pagina non ha altro scopo che quello di prolungare il dibattito. Gli eventuali pareri che raccoglieremo saranno ordinati piu avanti in una pagina come ulteriore materiale.
In dialogo con il «Gouid»
« La mia impressione è che per voler
evitare quello che si dice "rindottrinamento", _“l’imposizione", “gli impegni obbligatori", ecc. ecc. si finisce con l’andar
come del reso succede in tutti i campi — all'eccesso opposto.
Il fatto che, come dice la Circolare del
Gouid "in tutte le nostre famiglie (io direi "in quasi tutte”) si sia abbandonata
la testimonianza resa ai figli per via di
impegni obbligatori, come il culto di famiglia, la preghiera prima dei pasti, la
frequenza alla scuola domenicale o al catechismo o al culto per i più grandi” sia
una cosa piuttosto da deplorare che da
imitare, e che i ragazzi vengano così privati di un grande privilegio. Si tratta
proprio di fare loro capire che tutto questo, come voi stessi dite, non costituisce
"una punizione ma un dono”.
Comprendo che sia molto difficile trovare la giusta via, senza cadere in un eccesso o nell’altro; ma è pur vero che i
ragazzi vanno guidati come le giovani
piante che hanno bisogno di un sostegno
per crescere diritto e senza una buona
base religiosa, penso che l’educazione non
sia sufficiente. Bisogna pure che i nostri
Istituti abbiano un’impronta diversa da
quella di altri Istituti laici.
Inoltre si sa che quello che i ragazzi
imparano da piccoli, lo ricorderanno per
tutta la vita, e anche se molti insegnamenti ricevuti rimarranno per molto tempo dimenticati, può venire il giorno in
cui ritorneranno vivi alla mente e saranno una forza ed un aiuto nella vita ».
Selma Longo
« Vi scrivo forse senza aver nemmeno
bene maturato che cosa vi voglio dire.
Innanzi tutto forse per esprimere una
solidarietà con chi si trova dinanzi a un
problema, serio e grave, ed alle critiche,
forse gratuite, forse troppo facili, di chi
non vi è direttamente coinvolto. E vi scrivo anche perché non ho alcuna “lezione”
da farvi, ma perché penso che questo peso lo portiamo tutti, questa difficoltà è di
tutti, anche delle chiese e dei pastori. Solo i pastori sanno per esperienza "professionale" quanto sia difficile "far catechismo" con ragazzi “scatechizzati" dalla
vita delle loro famiglie.
Sono anche radicalmente d’accordo con
la vostra affermazione (scaturita oltretutto dall’esperienza) che non si può ignorare quella situazione politica che spesso
pesa “sulla carne viva dei ragazzi", e che
una testimonianza evangelica non ne può
prescindere nella misura in cui si sforza
di essere autentica.
Ciò detto, penso però che i ragazzi che
sono costretti a vivere in un istituto abbiano il diritto di trovarvi e di ricevervi
tutto quello che nella loro famiglia è carente, compresa la dimensione religiosa
della vita.
La preghiera ai pasti o la lettura biblica o un breve momento cultuale quotidiano avrebbero certo poco senso in una famiglia secolarizzata. Il bambino non potrebbe che qualificarle sovrastrutture o
ritualismi o forme di evasione e sbarazzarsene appena possibile.
Ma se l’impostazione della vita nell’Istituto non è secolarizzata, se gli educatori
e comunque i "più grandi" sono vicini ai
piccoli in senso vero, se c’è posto per il
rispetto e lo sviluppo della personalità, se
ognuno è valorizzato e aiutato a crescere, perché non si dovrebbe anche pregare, studiare la Bibbia regolarmente, avere
momenti cultuali, frequentare la chiesa?
Penso (ed esprimo non tanto una cosa
da dire a voi, quanto una riflessione alla
quale mi sento provocato e che ritengo
utile per tutti noi) che quanto più
siamo capaci di affrontare la vita con
concretezza e con realismo, tanto più
possiamo liberarci dalla paura di apparire pietisti. Se no, rischiamo, per
far cadere una sovrastruttura che è
giusto che cada se è solo quello, di
fare posto a un umanitarismo, al nostro umanitarismo: in ultima analisi,
a noi stessi ». S. Ricciardi
Da « Il Gouldino », marzo 1975
Servire oggi i bambini, ma come?
Le due lettere che pubblichiamo qui
appresso erano giunte in redazione nel
corso della settimana ed avrebbero trovato posto logicamente nella seconda pagina vuoi nella corrispondenza dei lettori
vuoi nella tribuna libera, che già in altre
circostanze abbiamo aperto a libere opinioni di fratelli. Le collochiamo eccezionalmente in questa pagina perché hanno
attinenza col tema e rappresentano un
punto di vista forse condiviso da alcuni
lettori.
Caro Direttore,
Ho fatto un rapido giro alle Valli e ho ripreso
contatto con i nostri istituti per minori : cosi
vorrei parlare un po’ di questo problema.
Ho sentito che molti membri di chiesa si domandano : « A che servono questi istituti? Portano solo scompiglio nelle nostre cittadine e nelle
nostre scuole. Accolgono i bambini degli enti.
Dentro non c’è più nemmeno un valdese (o quasi), e nemmeno lo diventeranno dopo. E se non
servono ai piccoli valdesi e neppure ad aumentare i futuri membri di chiesa a che cosa mai potranno servire? ».
Io risponderei cosi : « Servono ai bambini che
vi sono ospitati ». Se gli istituti venissero eliminati i bambini sarebbero inviati altrove (ma
non in famiglia, perché la famiglia non ce
l’hanno, o, se ce l’hanno, non sono assolutamente accettati, il che è peggio); riceveranno altre
ferite e conosceranno altre angosce perché sicuramente andranno a stare in altri istituti ben
diversi dai nostri.
C’è un libro che si legge tutto di un fiato:
« Un ragazzo aH’Inferno » di Mario Appignani
(Casa editrice Napoleone, Roma). Appignani,
che ha 21 anni appena, è uno dei pochi che si
è salvato (non fa né il ladro né lo sfruttatore)
e racconta la storia dei suoi 19 istituti, Pagliuca
compreso. E vedrete che l'Appignani ha incontrato anche persone buone e volenterose ma che
non hanno potuto far nulla per lui, perché erano
in una organizzazione sbagliata. Noi ne siamo
fuori. Possiamo col nostro potenziale umano di
amore, con le nostre poche forze salvare qualcuno da quell’inferno che è l’assistenza pubblica.
E inoltre questi istituti, avessero .solo, una
volta tanto, un anno solo, un dono per il fondo
di manovra, cioè una cifra corrispondente alle
spese di due o tre anni, potrebbero vivere per
sempre, perché i loro conti .sono in pareggio,
tanto entra tanto esce, e non vivono né sui doni
dall’estero rinnovati ogni anno, né sulla beneficenza interna.
Si potenziano gli ospedali ed è una cosa buona. In Italia ve nc è molto bisogno, sopratutto
nel sud. Prevenire le malattie però è ancora meglio; togliendo i bambini dalla strada, offrendo
loro la possibilità di condurre una vita sana e
piena di sport, di giochi, di passeggiate si diminuisce il bisogno di ospedale per il loro avvenire (e talvolta anche per il loro presente). Perciò io penso che l’istituto svolga una diaconia
verso il nostro prossimo, il terzo mondo che
abita poi solo a Pinerolo o nella cintura di Torino.
Con cordialità
Franco Girardet
La nostra stampa ha più volte sottolineato quanto la situazione finanziaria
dei nostri istituti per minori sia precaria,
data Tinadempienza di tanti organismi
che rimandano tranquillamente per mesi
i versamenti che si erano impegnati a fare. Si tratta di un fatto grave (e come
sappiamo non isolato alla « zona dei minori ») ed è doveroso sottolineare. Ritengo
tuttavia non si tratti del problema di
fondo che è quello dell’impostazione del
lavoro che vi si svolge.
Penso che nessuno di noi neghi il fatto
che ci si debba occupare dei minori
« emarginati ». Tuttavia perché le comunità valdesi possano prendere parte attiva a questo servizio è necessario che non
soltanto le si informi ma si cerchi di sapere se accetta e comprende il « nuovo
corso » secondo il quale si ospitano sempre più ragazzi cattolici e provenienti da
altre parti del paese. A questo riguardo
si ha invece Timpressione che la scelta sia
stata fatta senza che venisse richiesto
questo parere delle chiese. È perciò necessario fermarci a riflettere, anche se
questo dovesse significare per un tempo
un rallentamento della vita dei nostri istituti per minori.
DEGLI ISTITUTI EVANGELICI
Sulla base della riflessione comunitaria
compiuta in vari modi nel quadro di una
chiesa delle Valli vorrei esprimere alcuni
pensieri riguardo allo stile di vita dei nostri Istituti per minori, senza il quale essi non avrebbero ragion d’essere.
1) Bisogna innanzitutto che gli Istituti siano dei centri dichiarai amerite ed
esplicitamente evangelici e valdesi. Non
dovrebbe verificarsi il caso che ragazzi
lascino attualmente i nostri Convitti senza aver avuto l’opportunità di conoscere
la realtà della nostra Chiesa e del protestantesimo italiano ma soprattutto senza
aver avuto una chiara informazione e formazione evangelica, non in senso puramente confessionale, naturalmente.
2) Per questo è indispensabile che
tutti i responsabili dei Convitti siano non
soltanto degli evangelici convinti e praticanti ma abbiano come prima preoccupazione quella di trasmettere la loro fede
ai ragazzi loro affidati.
3) Questo annuncio evangelico non
potrà che tendere alla formazione di personalità libere e civilij. dando ai ragazzi
la possibilità di comprendere anche le regole spicciole dei rapporti indispensabili
ad un contatto umano caldp e positivo.
DISCUTIAMO INSIEME
È il titolo di un ciclostilato degli ospiti del Convitto Femminile (dalla I alla
V elementare) e del loro desiderio di
essere conosciuti in una luce più giusta
al di fuori, « per dirvi che noi non siamo
diversi dagli altri ». Si tratta di un’iniziativa in sé molto buona. E il ciclostilato
contiene parecchie espressioni che mettono ben in luce la sofferenza ed il senso di
solitudine e di frustrazione che incombono talvolta sulla vita di questi ragazzi.
Tuttavia alcune affermazioni contenute
nello scritto in parola mi hanno lasciato
assai perplesso. Facciamo alcuni esempi:
a) LA SCUOLA: « A scuola gli altri bambini si danno delle arie perché loro sono figli di ingegneri e geometri, e ci prendono in giro perché siamo in Convitto
(...) le maestre non ci guardano come gli
altri perché noi siamo del Convitto e invece gli altri sono con mamma e papà a
casa ». b) I CARABINIERI: « I carabinieri dovrebbero aiutare i poveretti, invece
di quei ricconi che hanno tanti soldi e
che sono tutto il giorno sulla poltrona. I
carabinieri aiutano i ricchi perché hanno
i soldi. Quando i poveri occupano delle
case che sono dei padroni, mandano i carabinieri per scacciarli ». c) I DOTTORI:
« I dottori fanno il loro mestiere perché
sanno che guadagnano tanto (...) quelli
che hanno i soldi possono entrare nelle
cliniche private e sono trattati bene con
tutte le comodità; chi non ha i soldi va
negli ospedali comuni e viene trattato
male ».
Queste affermazioni, specie se espresse
così, sono evidentemente inesatte. Mi rifiuto ad esempio di credere che le maestre di Torre Pellice « non guardano » i
bambini del Convitto.
Non vedo d’altra parte degli scolari intenti a soppesarsi base al censo o al
.salario di papà. I ragazzi si troveranno
simpatici o antipatici in base alla loro
rispettiva personalità e basta- A meno
che una certa mentalità venga loro inculcata. anche involontariamente.
Affermazioni come quelle citate più che
scaturire dalla mente di ragazzi dalla I
alla V elementare, mi paiono rappresentare una visione della vita in qualche modo sovrapposta alla loro.
Tuttavia ci pare che l’educazione dovrebbe combattere contro qualsiasi tentazione dei ragazzi di cercare attorno a sé dei
« colpevoli », sforzandosi di prepararli a
prendere le loro responsabilità in un
mondo certo difficile.
E LA CHIESA?
E le singole chiese locali?' Se vogliamo '
che esse si sentano veramente responsabili e coinvolte in questo lavoro bisognerà tenere in maggior conto l’opera di testimonianza evangelica che sola può veramente suscitare e i doni e il senso della responsabilità nella fede, di fronte ai
ragazzi meno privilegiati. Bisognerà anche ricercare se non vi siano anche ragazzi evangelici che abbiano bisogno di
un aiuto. Ma questo soltanto quando la
prima condizione sarà soddisfatta.
Un ripensamento sulla attività ed il lavoro dei Convitti si impone, ed il Sinodo
ce lo chiede, proprio perché chi vi lavora
come servizio cristiano possa sentire che
il suo impegno è difficile ma può essere
pieno di significato quando sia adeguata
espressione di fede evangelica.
Giovanni Conte
5
NOTE DI VIAGGIO tra risveglio e millen^
Siamo veramente una diaspora Questi
antenati
La Sicilia è lontana per i valligiani... ma le valli Io sono altrettanto per i fratelli sici
liani - Da Riesi a Palermo - L’incontro con Danilo Dolci
IL CULTO
La domenica incontriamo la piccola comunità locale. Siamo in pochi. Alcuni sono andati ad un incontro con la comunità di Agrigento. Pensiamo ai primi anni della costituzione di questa chiesa,
quando il past. Augusto Malan, nel 1871
venne chiamato dai notabili riesini a predicare l’Evangelo; pensiamo ai primi anni del ’900, quando più di 400 famiglie erano considerate aderenti alla Chiesa. Poi
l’emigrazione ha decimato la popolazione
evangelica. Dopo il culto parliamo insieme, veniamo a conoscenza di alcuni loro
problemi; ci pongono domande sulle Valli. E a noi sembra un mondo così; lontano, non solo nello spazio, che ci domandiamo qual tipo di legame essi possano
avvertire con la realtà delle Valli. Certo,
si dirà, è un comune impegno di testimonianza, è una vocazione comune. Ma dove si manifesta questo legame? Quale significato ha per noi resistenza del grup>petto di Riesi o di quello di Caltanissetta, o di quello di Trapani o di Agrigento;
e viceversa, quale significato ha per loro
resistenza del gruppo di Massello o di
Rodoretto? Cosa sono questi nomi che
diciamo loro? Conoscono Prali, perché
c’è Agape, e così riusciamo a far capire
loro più o meno donde veniamo. Ma rimaniamo con l’impressione di essere fratelli, certo, ma lontani.
ASPETTI DI VITA RIESINA
Lunedì.. Anche qui è giorno di bucato.
Hanno steso i panni lungo fili che attraversano tutta la via. La città ha acquistato l’aria dei giorni di festa con tutte
queste specie di festoni colorati, che hanno però in sé qualcosa di macabro : le
camicie, infilate in lunghe pertiche ondeggiano nel vento e fan pensare a una
danza di impiccati. È sera, la gente si riversa per le vie e la piazza principale;
strano brulichìo di persone, e ovunque un
brusio che ha qualcosa d’irreale. È l’ora
del passeggio; si esce con l’abito buono,
s’incontrano gli amici, si concludono gli
affari. È un momento importante nella
vita della città, perché sì annodano ì fili,
i rapporti sociali degli uni con gli altri.
Osserviamo quei volti che ci passano davanti, hanno qualcosa di impenetrabile,
anche di duro. È solo una maschera, o il
riflesso di quello che si ha dentro? Non
ci pare di aver colto espressioni ridenti,
serene. Sembra che svolgano una grande
liturgia, nella quale ognuno ha un suo posto preciso. Non c’è spensieratezza. Di
cosa parlano? Magari di cose frivole; però ognuno è compreso nel suo ruolo. Da
quanti secoli vive questo mondo? Forse
da sempre. E paiono questi uomini che
come una fiumana percorrono le strade,
trascinati da un destino che non si può
cambiare. «Sono stati delusi molte volte — ci diceva Irene — non possiamo deluderli ancora una volta. Abbiamo una
grande responsabilità nei loro confronti ». Vedendo quei volti si capisce l’anelito verso l’uomo nuovo, il nuovo mondo
di Cristo, che spezza il fatalismo della
vita, la rassegnazione al proprio destino,
e che crea cose nuove.
PALERMO
Lasciamo Riesi al mattino presto e
viaggiamo verso Palermo. L’interno fa
pensare ai nostri alpeggi: pochissimi alberi, rocce, erba bassa. Arriviamo a Palermo, caotica, mucchi di spazzatura per
le strade: la città che ha il maggior nu
Convegno a Vierin
Le chiese di Aosta e Ivrea organizzano,
per giovedì 8 maggio, il tradizionale convegno dell’Ascensione a Vierin (Valle di
Aosta) con il seguente programma:
Ore 10,30: Culto; ore 12: pranzo (al
sacco); ore 14: Riunione pomeridiana. Alcuni fratelli di Ivrea presenteranno un
argomento di studio e discussione; ore
16: thè offerto dal gruppo evangelico locale.
Vierin si trova (per chi viene da Torino) a circa 3 km. oltre Verres, sulla riva destra della Dora Baltea. Lasciare lo
svincolo autostradale a Verres, percorrere la strada nazionale 26 fino al ponte
« Champdepraz » ; passato il ponte, svoltare a destra secondo la palina segnaletica « Vierin ».
Tutti sono cordialmente invitati.
mero di spazzimi Vediamo il bel Centro
cristiano de La Noce. Dagli scuolabus
scendono i bambini della scuola. 400 bambini che trascorreranno lìi la loro giornata. Gettiamo uno sguardo nelle aule, belle, luminose, ben attrezzate. Si ha l’impressione di un’opera costruita con amore, necessaria ed utile.
Incontriamo alcuni operatori sociali all’opera in Sicilia, tra gli altri Danilo Dolci. Poco più di una dozzina di persone
impegnate in diversi settori e con tagli
teologici e politici diversi. Non sono certo tutti; solo una rappresentanza; però
ci si chiede come possa un così sparuto
gruppo di persone pensare di poter cambiare qualcosa. Il loro è veramente il lavoro della speranza. Una semina ardua,
con pochi mezzi a disposizione, in un terreno arido, ostile. « Noi diamo solo un
segno », diceva Vinay. Ed è vero, nulla di
più che un piccolo segno, forse anche poco chiaro, che però sta davanti agli uomini come un giudizio ed un annunzio
pieno di grazia; indicazione del mondo di
Cristo, e che può venire accolto, ma anche rifiutato.
RITORNO
Il nostro giro è al termine. Ritorniamo
a Messina; è notte fonda. Per fortuna
troviamo subito un traghetto. Tira vento
e il mare è un po’ mosso. Siamo costretti a stare sotto coperta. Dagli oblò vediamo allontanarsi le luci dì Messina. La
notte è nera.
Torniamo con la netta sensazione di
aver visto un mondo sconosciuto, di cui
certo abbiamo sentito parlare e letto molto, ma che ci rimane ignoto, misterioso ;
di un mistero però che ci affascina e rivediamo i volti enigmatici e dolenti che
abbiamo incontrato.
Sul traghetto uno storpio, il volto sfigurato, dei monconi al posto delle braccia ci domanda la carità: è stato investito da un treno merci. Ora mena la sua
esistenza grama, con passo da sciancato,
non una luce dì speranza nel suo sguardo.
Gli diamo quattro soldi e se né va borbottando un ringraziamento. Ben altro è
stato rincontro tra Pietro e lo storpio
alla porta Bella del Tempio.
N. L. Deodato
NAPOL
LOspedaie Evangelico
Era un vecchio sogno degli evangelici
napoletani quello di avere un Ospedale
libero da pressioni religiose di suore e
cappellani cattolici. Fin dal 1882 si era costituita a Napoli una Società di Mutuo
Soccorso fra gli evangelici che aiutava
gli iscritti con sussidi vari. Il sogno di
avere un nostro Ospedale non fu mai potuto realizzare per mancanza di fondi. Alla fine della II Guerra Mondiale, quando
le truppe alleate entrarono in Napoli, la
città era in condizioni indescrivibili di
miseria e di estremo bisogno: rovine dovunque, fame, malattie, epidemie di tifo
e vaiolo erano il quadro che si presentò
ai militari che occuparono la città. Fra
di essi vi erano molti evangelici statunitensi che, presi da profonda pietà, cercarono di riparare ai gravi danni della guerra. Entrati in contatto coi Pastori e col
dott. Teofilo Santi, figlio del pastore metodista Riccardo Santi, fondatore dell’Orfanotrofio di Portici, offrirono il loro aiuto economico e così, per l’opera fervente
e tenace del dott. Santi; fu possibile aprire un primo ambulatorio medico al pianterreno di Via dei Cimbri, dove gli ammalati, senza distinzione di religione, ricevevano gratuitamente assistenza e medicinali. In seguito altri ambulatori vennero aperti in altre zone della città e uno
a Torre del Greco.
Non dobbiamo poi dimenticare il Centro Sociale « Casa Mia » aperto in uno
dei rioni più disastrati dalla guerra, nelle vicinanze di due grandi caserme semidiroccate dalle bombe e occupate da intere famiglie rimaste senza casa e che
vivevano in una promiscuità spaventosa,
con grave danno per l’igiene e la moralità. Il Centro Sociale, creato e diretto
dall’infaticabile dott. Santi con l’aiuto
delle Chiese Congregazionaliste americane, accoglieva nelle ore diurne un Asilo
infantile, corsi di doposcuola elementare,
altri di taglio e cucito per ragazze e per
le mamme, oltre a una scuola per adulti
analfabeti e la sera una riunione sportiva
per i giovani. C’era anche un ambulatorio
medico gratuito e una mensa per vecchi
isolati. La mensa funzionava anche per
tutti gli assistiti, grandi e piccoli. Era un
centro evangelico oltre che umanitario,
senza voler fare proseliti ma solo per
mettere in pratica TEvangelo. Ricordo
che avendo chiesto a una delle mamme
se il loro parroco non si opponeva a che
venissero in un centro protestante, mi rispose: « No, perché voi non siete protestanti ma ’evangelisti’ »!
Non credeva dire tanto bene la brava
donna, veramente si voleva a « Casa mia »
mettere in azione gli insegnamenti del
Vangelo, non con le prediche ma con le
opere.
Demolite le diroccate caserme e costruite case popolari per i sinistrati in
altre zone, il Centro « Casa Mia » non
aveva più motivo di rimanere dov’era e
fu chiuso. Intanto ecco avverarsi il sogno
degli evangelici napoletani: TOspedale.
Fin dal 1946 fu costituito il Comitato Fondatore e coi fondi pervenuti come offerte
dalle chiese e da privati italiani e dalle
Chiese congregazionaliste statunitensi si
potè finalmente nel 1953 porre la prima
pietra dell’Ospedale evangelico. Questo
edificio, fabbricato sulla collina di Posillipo, non fu mai adibito a Casa di cura
per varie ragioni; affittato ad uso di scuola al Comando interalleato, col denaro ricavato si DOtè acquistare un vasto terreno a Ponticelli, zona depressa dove un
Ospedale era più che necessario e dove
si poteva fare una maggiore opera di
evangelizzazione e di carità. Questo nuovo edificio fu inaugurato e cominciò a
funzionare nel 1968. Ora esso lavora in
pieno e mano mano si è arricchito di
nuovi reparti e di moderne attrezzature.
Oltre alla cura del corpo non è trascurata quella dell’anima e Villa Betania non
dimentica di essere un’istituzione evangelica. La giornata comincia con un culto
comunitario in ogni reparto, sul tavolino
presso ogni letto vi è una Bibbia a disposizione del degente e la domenica sera a
turno Pastori e laici si alternano in un
culto,a cui possono assistere i ricoverati
e chiunque volesse parteciparvi.
Sogno del dottore Teofilo Santi sarebbe quello di poter aprire in locali appositi anche il Centro Sociale « Casa Mia »
che per ora è limitato all’istituzione della scuola media serale a cui collaborano
vari insegnanti evangelici. Col gruppo di
studio della Bibbia, presieduto dal Pastore Paolo Sbaffi, l’opera di evangelizzazione di Ponticelli è in pieno sviluppo e chiediamo al Signore che progredisca e conduca nuove anime all’Evangelo.
Fernanda Fiorio
repubblicani
In un articolo apparso sul numero di
acrile del bollettino delle chiese dei fratelli, sotto il titolo « Anarchici o Sognatori », si polemizza con il libro del prof.
Domenico Maselli: «Tra risveglio e millennio - Storia delle chiese cristiane dei
Fratelli, 1836-1886 », pubblicato dalla Claudiana nella sua collana storica diretta
dal prof. Spini. Prendendo spunto dalla
trasmissione televisiva « Protestantesimo» del 13 marzo, in cui veniya appunto intervistato l’autore, l’articolista afferma che il libro sulle chiese dei Fratelli
del secolo scorso mette troppo in evidenza i legami politici e l’impegno sociale di quei credenti, quasi dimenticando
che il loro unico scopo era la predicazione dell’Evangelo ai loro concittadini.
Il Maselli avrebbe presentato nel corso di tale trasmissione i « fratelli » come
una sorta di anarchici che « non vogliono in nessun modo una organizzazione »
o di sognatori « di un mondo diverso » e
addirittura come «portatori di un messaggio di fratellanza e di uguaglianza».
In un accenno alle loro «agapi» egli le
avrebbe deformate e degradate a « vere
e proprie feste campagnole » o addirittura a « feste d’amore ».
Pur non essendo direttamente coinvolti in questo problema vorremmo fare alcune osservazioni. Ci duole anzitutto che
l’articolista si vergogni di questi antenati
repubblicani, garibaldini e sovversivi,
non possiamo fare a meno di ricordare
che la storia è quella che è, e non la si
può cambiare, tanto meno quando si dispone di documenti precisi e di testimonianze attendibili, concordi in una certa
direzione. Non siamo mica nell’Unione
Sovietica no?
Ma ciò che ci duole maggiormente è
l’atteggiamento di chiusura, una sorta di
cecità e sordità con cui si vorrebbe continuare ad andare avanti nella maggior
parte delle nostre chiese evangeliche.
Si vorrebbe cioè che anche alla televisione si facesse della pura e semplice predicazione insistendo esclusivamente sui
concetti di salvezza, peccato, conversione,
vita eterna ecc., che noi, come credenti in
Cristo riteniamo assolutamente validi oggi come ieri, ma che non sono assolutamente capiti da chi non è abituato a questo linguaggio, e che vanno quindi « tradotti» o «parafrasati», perché risultino
accessibili.
Vocaboli e concetti come quelli di fratellanza, uguaglianza, mondo diverso, censurati dall’articolista sono allo stesso
temoo « evangelici » e comprensibili al
Dubblico d’oggi. E di qui può nascere l’interesse, il dialogo e tutto il resto.
L’articolista dice di non voler criticare
le frasi in sé, ma la mancanza di chiarezza che le caratterizza e l’ambiguità che
esse possono generare, poiché parlando
in questo modo « il pubblico ignorante
di cose religiose » potrebbe scambiarci
per dei massoni o peggio per dei socialistoidi. E. Paschetto
BRESCIA
Gita storica aile Valli
Dopo una serie di studi storici, tenuti
dal pastore Giorgio Bouchard, la Comunità di Brescia ha espresso il desiderio
di visitare le Valli ed aH’unanimità è stata fissata la data del 29 - 30 - 31 marzo.
La gita, con la collaborazione di tutti
i partecipanti, l’ottima guida storica del
pastore Bouchard e la benevolenza di un
tempo discreto, si è svolta con soddisfazione di tutti, secondo un intenso programma prestabilito. Sentiamo di dover
rivolgere il nostro ringraziamento al past.
Bouchard per la sua collaborazione e disponibilità ; al past. Deodato e gentile
Signora per la premurosa ospitalità accordataci alla Foresteria di Torre Pellice.
Ricordiamo con simpatia l’incontro
avuto dopo il Culto di Pasqua con alcuni
fratelli della Comunità di Pinerolo con i
quali abbiamo avuto uno scambio di idee
sulle attività delle rispettive comunità
mentre ci veniva offerto un gradito rinfresco. La Sig.ra Deodato ci faceva poi
visitare il Convitto.
Non dimenticheremo la generosa accoglienza riservataci a Villar Perosa dove il
past. Ge3rmet ci ha raccontato la storia
delle opere sociali reMigzate quivi. Ci
turbò alquanto il conoscere la situazione
precaria del Convitto di Pomaretto.
« Non si deve chiudere... » diceva un signore del luogo che aveva ascoltato i nostri discorsi, « sarebbe una sconfitta morale per l’attività della Chiesa Valdese
nella sua opera sociale ».
Così, pure ci rattristò quanto ci riferì
il Direttore di Villa Olanda circa la situazione economica di alcuni profughi
ospiti della casa. Alla sera non potemmo
fare a meno di indire una colletta per
questi due Istituti ed in breve si raccolsero L. 50.000. Ci auguriamo che altre se
ne aggiungano.
Ricordiamo con piacere gli incontri col
past. Davite a S. Secondo, Vetta e gentile Signora a Torino, con il prof. Malan
che ci guidò in Torino, col prof. Augusto
Armand Hugon che nel salone della Foresteria Valdese abbiamo ascoltato ed intervistato. La gita storica si è svolta nelle località di Prà del Torno, Angrogna,
■Serre, Bobbio e Torre Pellice.
Data l’ottima riuscita di questa gita
comunitaria, già è stata prospettata un’altra gita storico-sociale per la Pasqua ’76.
Meta... Firenze?!... Vedremo.
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cronaca
alle valli oggi
Vederci
chiaro
La lettera del Sig. Rossi, pubblicata sul
n. 10 del nostro giornale ci invitava a
svolgere un’ inchiesta sulla cooperativa
SACE per informare i lettori della situazione di disagio di molti utenti più volte
fatta presente anche su queste colonne.
Abbiamo ritenuto di doverci informare e
lo abbiamo fatto con una serie di interviste; troppe per essere tutte pubblicate.
Riteniamo però che le cose essenziali risultino dalle 2 interviste che pubblichiamo: luna del presidente della Coop. Arch.
Michialino, l’altra del doti. G. Comba che
da anni si occupa di questo problema e
che ha fatto anche parte del Consiglio di
amministrazione per alcuni mesi. I lettori
potranno trarne un primo giudizio.
Perché ci siamo occupati di questo problema? Abbiamo fatto spesso riferimento a cooperative come ad iniziative valide da incoraggiare e potenziare. Proprio
perché crediamo al principio cooperativistico, ci sentiamo in dovere di segnalare
questa situazione che non è rispondente
ai principi di collaborazione e di solidarietà di una cooperativa ma lascia adito
a molti interrogativi anche di natura amministrativa.
Al disagio e l’insoddisfazione di molti
soci si sono aggiunte ora le dimissioni di
due dei tre sindaci eletti dall’assemblea
per il « controllo dell’ amministrazione
della società »; ci auguriamo che la situazione possa essere chiarita rapidamente a
vantaggio di tutta la popolazione.
E infatti chiaro che il principio degli
sconti fatti ai soci azionisti rischia di favorire chi ha già anche se in apparenza
non danneggia nessuno.
Peccato che una occasione di servizio
sociale, di maturazione civile e di responsabilità non sia utilizzata meglio.
SCHEDA
LA SACE DI TORRE PELLICE
La Soc. Anon. Coop. per la produzione
di Luce e Forza elettriehe è stata costituita l’8 ottobre 1897. Lo statuto di allora
non prevedeva alcun fine mutualistico.
Erano previste però alcune norme in linea con la qualifica di <c cooperativa »,
come ad es. che ogni socio aveva diritto
a un solo voto in sede di assemblea qualunque fosse il numero di azioni da lui
possedute.
L’il gennaio 1969 fu approvato un
nuovo statuto, reso necessario perché
quello primitivo non era in regola con la
legge che regola le Società Cooperative, e
non avrebbe quindi potuto continuare a
produrre energia elettrica in eccezione alla nazionalizzazione di tale produzione.
In particolare le azioni, previste all’inizio nel valóre nominale di L. 100, • poi
emesse al valore di L. 50, dovevano essere portate ad almeno L. 500 e furono
di fatto portate a L. 1.000. Inoltre la
Cóop.- doveva perseguire un fine mutualistico. Tale fine è menzionato solo nel penultimo articolo dell’attuale statuto, in
cui si prevede che, tolta dagli utili una
parte da destinare alla riserva ed il necessario per pagare un dividendo agli
azionisti « ...le eventuali somme eccedenti dovranno essere destinate ai fini mutualistici, ivi compresa la costituzione ed
il finanziamento di un fondo di previdenza
tra i soci, le cui caratteristiche saranno
fissate dall’assemblea dei soci su proposta
del Consiglio d’Amministrazione ». Non
risulta che alcuna proposta sia mai stata
fatta né che alcuna somma sia mai stata
destinata a fini mutualistici, come previsto.
Nel confronto fra i due statuti, appare
nel nuovo una diminuzione del potere dei
soci in generale e un aumento di quelli
del Consiglio. Infatti diverse delihere già
di competenza dell’assemblea sono passate al Consiglio d’Amministrazione a cominciare dalla fissazione delle tariffe
(art. 1). Ai soci è ora consentito di possedere fino a 250 azioni e di rappresentare altri 5 soci in assemblea; prima erano rispettivamente 50 e 1 solo. La durata
in carica dei responsabili è stata portata
da uno a 3 anni per il Presidente e da
2 a 3 anni per i consiglieri. Il Consiglio
può oggi cooptare fino a tre membri in
caso di necessità. Prima non aveva tale
facoltà e doveva intervenire l’assemblea
quando mancavano più di due consiglieri.
Il bilancio, prima comunicato ai Soci
con l’avviso di convocazione dell’assemblea, da due anni tien i più diramatcv ai
soci ma solo affisso ciclostilato nella sede
della Società.
Inchiesta sulla Coop, Elettrica
Uno strano modo di gestire una cooperativa - Perché gli utili non compaiano li si dà ai
soci con lo sconto sull’energia elettrica in base alle azioni possedute
— Sig. Comba, ci vuole esporre in breve in che consiste lo « scandalo » da lei
più volte denunciato a proposito della
SACE?
— Per sommi capi si può dire che qui
esiste da ottant’anni una COOPERATIVA
che in materia di distribuzione di energia
elettrica ha offerto per diecine di anni un
disservizio a tutti noto, da cui un gruppo
di persone (i soci) ha tratto a danno di
altri un beneficio ingiusto di diecine di
milioni e nella cui amministrazione, stando alla lettera del Rossi, alle tre assemblee consecutive annullate, non tutto avviene con regolarità.
— Allora, una semplice denuncia dovrebbe consentire di far andare le cose
per U giusto verso. Non le pare?
— Purtroppo no. Lo SCANDALO è che
le denunce fatte ad autorità, enti, associazioni, personalità non hanno avuto alcun esito se non di aumentare lo scetticismo e la sfiducia fra la popolazione.
— Certo non è il solo qui in valle però
mi sembra possa essere un test di notevole importanza, non le pare?
— Certamente. Anzitutto perché ci sono state delle denunce. Lei legga quella
che è stata fatta al Sindaco il 28 agosto.
1971. C’è una descrizione assai dettagliata delle cose che non vanno. A quella ha
fatto seguito una petizione firmata da oltre 350 persone. Poi ci sono state lettere
ai giornali, lettere e denunce a diverse
personalità, lettere aperte al Concistoro
della Chiesa di Torre Pellice, denunce
pubbliche alTassemblea della Soc. di Studi Valdesi. L’iniziativa è stata del Consiglio di Quartiere dei Coppieri-Chabriols,
di membri della segreteria di quartiere, di
privati cittadini.
— E da tutto questo che cosa è venuto
fuori?
È saltata fuori una querela per diffamazióne a mio caricò, mentre da parte
delle auorità civili non c’è stata alcuna
azione.
Quanto alle autorità o personalità, diciamo, morali, o non hanno risposto alla
lettera o hanno rifiutato d’interessarsene
dicendo che si trattava di questioni politiche o di beghe locali. La Soc. di Studi
Valdesi è rimasta muta. Il Concistoro, a
cui è stato suggerito di proporre pubblicamente un arbitrato per evitare azioni
legali, si è astenuto da qualsiasi azione
concreta.
— ^h, se le cose stanno così, possiamo dire che l’azione da Lei condotta insieme al Consiglio di Quartiere non ha
trovato molto appoggio ma non ha suscitato contrasti.
— Non direi e le citerò due casi. In una
riunione indetta dal Sindaco, un socio
dell’Inverso Bruni raccontò, senza essere
smentito, che a suo tempo, la Coop. per
portare la corrente oltre il ponte, chiese
agli utenti di fornire i pali. Dopo qualche
anno, i pali essendo invecchiati la Coop.
ne chiese di nuovi agli utenti e si vendette i vecchi. Divertente, no?
— Ovviamente una presa in giro.
— E poco costosa. Ma ce n’erano di più
costose. Nella stessa riunione fu chiesto
perché la Coop. non era mai riuscita a
fornire una corrente regolare agli utenti
più lontani. Ho dato alcune spiegazioni di cui la più importante è probabilmente in sintesi questa: a suo tempo si
cercò di allacciare il maggior numero
possibile di utenti spendendo il meno
possibile. Così si fecero installazioni economiche con fili troppo sottili (che oltretutto col tempo si deteriorano e danno
luogo a sempre maggiori perdite). Per riparare questo e migliorare la distribuzione si sarebbero dovuti spendere alcuni
milioni. Credo che TENEL abbia fatto in
questa circostanza un’ indagine. Ma la
(3oop., tutto quello che era in grado di
guadagnare lo distribuiva ai soci (e si è
trattato per parecchio tempo di alcuni
milioni ogni anno), e così si poteva dire
agli utenti che soldi per le riparazioni
non ce n’erano. Cosi gli utenti semplici
pagavano e i soci risparmiavano.
— Ma com’è possibile tutto questo se
gii utili della Coop., da quanto appare in
bilancio erano minimi? Dopo il 1967
(quell’anno l’utile fu di 212.914 lire con un
capitale di 249.650 lire. In percentuale un
reddito del 90*/o; niente male; ma comun
que non si tratta di milioni) l’utile è sceso intorno alle 50.000 per due anni, poi è
sceso ancora a 34 e 22 mila per arrivare
a zero esattamente (senza un centesimo
di perdita, se non sbaglio) nel 1973?
— Questa è la presa in giro (se vuole lo
chiami pure scandalo) che ha funzionato
fino al 1968, salvo errore. Dopo sono intervenuti altri fattori, di cui si potrà anche parlare. Ma è troppo lungo parlare
di tutto. Dunque, a titolo di esempio
prendiamo la delibera del Cons. d’Amministrazione del 17-3-67. Con essa si stabiliva, fra l’altro, che chi possedeva, poniamo 16 azioni e godeva a quel momento di
uno sconto di 8 lire per kw, avrebbe avuto uno sconto da quel momento di 12 lire
e chi possedeva 32 azioni passava da 10 a
14 lire di sconto. Ciò significa che con un
consumo, poniamo di 200 kw, normale
per una piccola famiglia, se aveva 16
azioni (cioè se aveva investito a suo tempo 800 lire) passava da un risparmio di
18.200 a 28.800 alTanno, e se aveva 32
azioni (investimento di L. 1.600), passava
da 24.000 a 33.600 lire di beneficio. Ciò significa che i circa 150 soci — generalmente persone agiate il cui consumo era probabilmente superiore, anche non tenendo
conto dei casi speciali di officine o altro,
si ripartivano annualmente due o tre milioni di sconti e gli 8/900 semplici consumatori, in attesa dei miglioramenti dovuti... fischiavano. Qvviamente non si trattava né di fratelli né di prossimi. Si trattava di... remoti. Più erano remoti e meno ricevevano. Forse qualche volta (e
questa è una consolazione) non hanno ricevuto nemmeno le dichiarazioni fatte
alla TV perché, mi hanno detto, la TV
non poteva funzionare.
— In conclusione, che cosa si può fare, secondo Lei?
— Spettando per legge al Prefetto il controllo sulle Cooperative, dovrebbe intervenire. Quanto al salto d’acqua appartenente al Comune, dovrebbe essere utilizzato a beneficio di tutti i cittadini e non
di un gruppo.
Intervista col presidente
D, La Cooperativa ha accordato degli
sconti diversi ai soci, secondo il numero
delle azioni possedute: da che cosa è giustificato questo diverso trattamento?
R. Le spiego. Non avendo scopo di lucro c’è un trattamento di favore, insomma 1 soci devono avere un vantaggio.
D. Ma gli sconti c’erano o no?
R. Si, nel senso che si trattava di avere
una corrente più a buon mercato: ma oggi lo scopo non è più raggiunto. In passato si faceva lo sconto ai soci in proporzione delle azioni che possedevano, ma
occorre dire che anche ai non soci la
cooperativa era ih grado di fornire corrente a miglior prezzo che la SIP. Su
questi sconti accordati si sono riversati
fiumi di parole. Le proteste naturalmente
sono venute da chi aveva solo una azione
dicendo che si è tutti uguali e che tutti
hanno gli stessi diritti (oggi è diventato
di moda). Siccome c’è chi ha più azioni
e chi meno, io ritengo non sia giusto anzi disonesto che gli sconti siano uguali.
Per fortuna oggi questi sconti sono stati
eliminati.
D. Lei sostiene che la coop. non ha scopo di lucro, ma gli ’’utili” dove vanno a
finire? Non è per caso accordando gli
’’sconti’ ai soci che la Coop. ha evitato
di mostrare degli ’’utili” in bilancio, facendo così l’interesse dei soci con più
azioni a danno degli utenti che, pur pagando la corrente, non la ricevevano regolarmente?
R. La voce « utili » non esiste, nel senso
che non c’è un utile speculativo, è un
utile per tirare avanti e basta. Se l’utile
fosse eccessivo occorrerebbe abbassare i
prezzi.
D. Ma allora è chiaro che distribuendo
ai soci questi sconti, tanto maggiori quante più azioni possedevano, mancavano poi
gli attivi di bilancio per ammodernare e
potenziare gli impianti di energia elettrica.
R. In un certo senso si, ma questo lo si
faceva prima che io assumessi la presidenza, è allora che si sarebbero dovute
pensare queste cose, con i prezzi di oggi
non è possibile che riparare le cose essenziali. D’altra pare è bene ricordare che
in molte zone non servite dalla nostra
coop. la luce non è sufficiente.
Ma in tutta questa faccenda io ho l’impressione che esistano non pochi risentimenti per il fatto che il pres. della Coop.
è cattolico; vi sono state delle scorrettezze anche da parte della CIOV a riguardo
dell’ospedale di Torre Pellice che, ritenendosi danneggiato, non si capisce bene
per quale motivo (si tratta di tutta una
serie di apparecchiature « saltate » per
eccessiva alimentazione, la cui responsabilità è della Coop. - n.d.r.), non ha più
pagato le bollette dell’ultimo mese (poi
è passata all’ENEL). Né sono mancate da
parte del Comune delle reazioni ingiuste
verso la Cooperativa, ad esempio ci ha
aumentato il canone d’affitto del canale
da 80 a 700 mila lire. Mi chiedo da chi potrà riavere questi soldi se la Cbop^ chiude. Insomma c’è da parte di troppe per
sone un’avversione ingiustificata; non si
aspetta che la Coop. vada in malora. Io
sono veramente stufo di dover lavorare
in una situazione del genere, ma chi me
10 fa fare, si arrangino un po’. Appena scade il mio mandato non accetterò più di
far parte di questa amministrazione, ho
altro da fare che perdere il mio tempo in
modo così stupido.
D. Sappiamo che vi sono ormai state 3
assemblee dei soci invalidate a causa di
successive irregolarità nella convocazione. Come è possibile che queste cose non
siano fatte regolarmente? Che ne à della
prossima assemblea che dovrà essere convocata per chiarire il problema?
R. Le dirò che oggi non si sa ancora
con sicurezza « come » dovrà essere convocata la prossima assemblea. Ma qui occorre dire chiaramente che tutto ciò è
capitato solo perché si è messo di mezzo
11 Comba che non fa altro che aspettare
il momento giusto per mettere il bastone
nelle ruote. Comba sostiene che occorre
riesaminare tutto quanto, rivedere tutti i
bilanci, ecc. Ma come si fa a fare questo
quando si deve giudicare l’operato di persone che non ci sono più? E se si nomina
qualcuno oggi come fa ad essere responsabile per quanto è stato fatto nel 71-72?
Veramente non so che cosa queste persone vogliano ottenere. Una cosa è certa,
danno fastidio agli amministratori; se
questo è il loro scopo, ebbene, Thanno
raggiunto.
Ma è anche chiaro che l’assemblea dei
soci non ha alcun senso pratico: invece
di sanare la situazione deficitaria discute
sulle modalità di convocazione. La prossima assemblea dovrà comunque essere
convocata entro giugno, e tutti gli avvocati che ho interpellato sostengono che
non si può far altro che convalidare le
assemblee precedenti.
D. Ma se ciascuno era a conoscenza che
buona parte degli utenti pagava la luce
pur non ricevendo ciò che pagava è possibile che nessuno dei soci abbia mai pensato che occorreva rinunciare al privilegio dello sconto per permettere i lavori
necessari al potenziamento della Rena?
R. Beh, lei sa che l’ingordigia umana è
quella che è, nessuno ha mai prospettato
questa eventualità, neppure i polemici,
neppure quelli che avevano una sola
azione hanno mai sostenuto questo; nessuno ha rinunciato alla sua mezza lira
di sconto. Oggi è di moda difendere i
proprii diritti!
D. Ma se, come lei dice, la Coop. non è
più in grado di fornire luce sufficiente e
più a buon mercato dell’ENEL, perché
non si scioglie? È possibile che la si voglia continuare se nessuno ne riceve dei
vantaggi? A me pare che i vantaggi esistano ancora per qualcuno.
R. £ anche possibile che si sia costretti
a chiudere, Se si vuole continuare si sarà
comunque costretti ad aumentare le tariffe e trovare dei finanziamenti. Come tale
la Coop. si giustifica solo in quanto sfrutta delle risorse naturali locali. Ma queste
cose le dovrà decidere l’assemblea prima
di giugno.
7
f:
delle valli--------
Se la «Resistenza»
entra nella scuola...
Pramollo
Perrero
Ricorre di questi giorni il trentennale
della Resistenza: in tutto il Paese le forze politiche democratiche stanno compiendo un grosso sforzo per dare un giusto valore a questo avvenimento, evitando di ricorrere a manifestazioni coreografiche.
In effetti la situazione del Paese si avvicina per molti versi agli anni immediatamente successivi alla prima guerra
mondiale. Allora il tragico sblocco fu dato dall’avvento del fascismo, che doveva
portare attraverso vent’anni di soprusi,
di menzogne, di disastrosi errori alla catastrofe della seconda guerra mondiale.
Oggi una maggior coscienza politica, che
coinvolge ampi settori della popolazione
rappresenta una valida barriera a tentativi analoghi, ma per il resto molti dei
motivi di fondo di allora rimangono: lo
sviluppo della società nel suo complesso
non ha proceduto come, forse molti di
quanti, durante la liberazione, hanno lottato e sono anche morti avrebbero voluto. Forse le più gravi e pesanti carenze
sono riscontrabili nella scuola italiana:
dalle materne all’università. Non è il caso
di ribadire ancora una volta che esistono
precise responsabilità da parte dei gestori della scuola, che ad arte hanno impedito il rinnovamento delle strutture e
dei metodi.
Nel ’22 il fascismo ha sfruttato una situazione analoga per imporsi, oggi il potere economico si avvale degli stessi metodi, se non per imporre una nuova forma di fascismo dittatoriale, per lo meno
per consfervare intatti i propri privilegi.
Diceva giustamente l’aw. Viglione, presidente deirAssemblea Regionale, in occasione delle manifestazioni di Ponte Vecchio che il fascismo, nel suo significato
più ampio, si sconfigge soltanto rinnovando la società, iniziando proprio dalla
scuola, che è la base per la formazione di
un popolo.
È su questo principio che le forze sindacali più sensibili hanno impostato una
una lotta per togliere dal suo isolamento
la scuola, cercando di portarvi una ventata di democrazia.
Non è stata una operazione indolore:
secolari privilegi, enormi interessi di potere hanno reso quanto mai travagliato
questo processo. Solo la precisa determinazione dei sindacati e delle forze politiche più avanzate ha permesso di far
compiere un primo passo, aprendo la gestione della scuola a parte almeno, delle
forze interessate. Sarebbe pericoloso illudersi che il vecchio potere si sia rassegnato e sarebbe grave credere che sull’ondata delle elezioni degli organi collegiali, quanti vogliono battersi per un continuo rinnovamento possano prendersi un
momento di riposo, accettando compromessi con quelle forze che invece, lavorano per mantenere la vecchia situazione.
D’altronde queste forze mentre da una
parte predicano la necessità di gestioni
unanimi e di ampi accordi pur tra le più
diverse posizioni, come se i nuovi organi
scolastici fossero clubs per il tempo libero, dall'altra mettono in atto tutta una
serie di provocazioni, intervenendo pesantemente e vilmente nei confronti di
quanti non si illudono che sia possibile
venire a patti con loro.
I genitori, gli operatori della scuola e
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA - RORA'
Dal 3 al 9 maggio
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tutte le forze sociali si aspettano però
qualcosa di diverso dagli organi collegiali: le polemiche, gli attacchi personali e
spregiudicati che qualcuno vorrebbe elevare a proprio metodo di azione sono soltanto dannosi e anche se non sono frutto di precise scelte reazionarie a difesa
di privilegi di classe, non ottengono altro
risultato se non quello di avvantaggiare i
fautori di una politica padronale. Deve
essere ben chiaro a tutti che l’unico terreno d’azione è quello della scuola e dei
suo problemi che chiedono di essere risolti, se si vuole collaborare per dare alle
nuove generazioni quanto è stato negato
finora. Aldo Charbonnìer
Torre Pellice
Sabato 19 alle ore 21 ha avuto luogo
nell’Aula Magna del Collegio una riunione amichevole con alcuni profughi cileni
— temporaneamente ospiti ad Angrogna
— organizzata dalla chiesa valdese di
Torre, dietro suggerimento di alcuni
membri della chiesa stessa.
L’incontro a cui hanno preso parte una
quarantina di persone interessate ha permesso di ricevere una testimonianza diretta sui tragici eventi di quel paese e
sulle responsabilità e le cause che li hanno resi possibili.
Su questo giornale mi pare da registrare con perplessità l’assenza della quasi totalità del nostro « mondo valdese »
che si richiama al ricordo delle persecuzioni subite e si mostra poi indifferente
alle vicende di un popolo che in breve
volgere di tempo ha visto 80.000 morti e
conta attualmente oltre 400.000 detenuti
per ragioni politiche e di opinione, una
quantità di campi di concentramento, la
tortura praticata scientificamente, milioni di disoccupati ed un tenore di vita che
non raggiunge per il popolo, quello del
Vietnam dopo 30 anni di guerra.
Un’occasione mancata per capire i meccanismi che soffocano e impediscono in
Cile come altrove la ricerca di nuove
realtà di giustizia nell’autodeterminazione dei popoli. M. Bein Argentieri
Ospiti della Foresteria Valdese un
gruppo di 30 fratelli evangelici, in gran
parte della colonia valdese di Waldensberg nell’Assia, fondata nel 17° secolo da
esuli valdesi dei comuni di Mentoulles e
Usseaux. Sotto la guida del fratello Giazzi la comitiva ha visitato i luoghi storici e
le principali opere delle Valli, accolti ed
accompagnati dai pastori che hanno illustrato via via le diverse attività.
Il past. Bellion, la sera del 23, ed il moderatore, nel pomeriggio dello stesso
giorno, hanno invece tratteggiato i problemi della chiesa valdese in generale. A
Usseaux il sig. Cantón ha rievocato la
storia del paese prima e dopo l’esilio dei
valdesi.
Domenica 27 il gruppo ha partecipato
al culto con la comunità di Massello, la
meditazione è stata tradotta per i nostri
ospiti dal past. Stollreiter. Anche questa
comitiva era guidata, come altre, dal pastore Grefe del Gustav Adolf Verk e ci
auguriamo di averlo presto nuovamente
fra noi come ha promesso. C. Giazzi
Comunità Montana Val Pellice
Mercoledì 30 aprile alle ore 20,30, presso la sala conciliare avrà luogo un dibattito pubblico per dare im avvio concreto
al piano di sviluppo economico e sociale.
La C. M. sollecita la partecipazione e l’intervento di tutti i cittadini per avere la
massima rappresentanza possibile.
Comunicato del Comitato
Antifascista Val Pellice
L’Assemblea di Chiesa di domenica 13
c. m. ha rieletto membri del Concistoro i
fratelli : Costabel Silvio, Long Oreste,
Long Amato e Long Enrico di Alessio,
quali rappresentanti dei quartieri: Bosi,
Ciotti e Pellenchi - Bocchiardi. Mentre
ringraziamo sentitamente questi fratelli
che hanno accettato una rielezione, vogliamo esprimere anche a nome della
Chiesa una parola di viva gratitudine all’ex anziano Bounous Claudio, che ha rappresentato il quartiere di Pomeano in
questi ultimi dieci anni e che per motivi
di salute non ha più potuto accettare di
essere rieletto: gli formuliamo i più fraterni auguri di buon miglioramento.
Per il momento i quartieri di Pomeano
e di Ruata non sono ancora riusciti a
trovare un loro rappresentante; vogliamo però confidare che per la prossima
Assemblea di Chiesa sappiano indicare
una persona pronta ad assumere responsabilità nella chiesa ed a dare la sua collaborazione.
Igor è giunto ad allietare i coniugi Sappé Filiberto e Long Marina (Pomeano S. Germano Chisone); un fraterno benvenuto a questo bambino e felicitazioni
ai suoi genitori.
Domenica pomeriggio 27 c. m. s’è svolto il funerale del fratello Long Amedeo,
deceduto ai Pellenchi all’età di 59 anni.
Rinnoviamo a tutti i familiari la fraterna solidarietà della Chiesa nel dolore della separazione ma anche nella speranza
della risurrezione in Gesù Cristo.
Esprimiamo altresì; la nostra profonda simpatia alla famiglia ed a tutti i parenti del giovane Renzo Arnold (Petit Lancy, Svizzera), la cui esistenza terrena
è stata tragicamente stroncata da un grave incidente stradale.
San Secondo
La mattina del 25 aprile, verso le 3, la
casa di Sileno Paschetto, ritenuto im
esponente dell’estrema destra, è stata fatta segno al lancio di bottiglie incendiarie.
Uno dei due ordigni ha causato un principio di incendio subito domato. Nessun
danno alle persone. La popolazione di
S. Secondo è concorde nel condannare
questo gesto. Esso non ha nulla a che vedere con lo spirito della Resistenza ma
è piuttosto imparentato con i metodi di
chi prepara agguati e bombe ben altrimenti micidiali e, nella migliore delle ipotesi, non fa che portar acqua al mulino
degli «opposti estreihismi».
Prarostino
La notte di sabato 26 aprile sono comparse in Val Pellice scritte murali riproducenti slogans che sono in parte patrimonio della sinistra rivoluzionaria e contenenti anche attacchi personali a noti
esponenti politici locali.
Escludiamo decisamente che gli autori
di queste scritte possano comunque identificarsi coi militanti del movimento che
fa capo al Comitato Antifascista della
Val Pellice e alle organizzazioni della sinistra rivoluzionaria.
Anche se questa non è la sede per un
discorso approfondito sul contenuto e la
forma di queste scritte riteniamo oggettivamente controproducente che elementi estranei alla Valle e di dubbia collocazione politica vengano a provocare confusione in questo preciso momento di
radicalizzazione della lotta politica.
Il < Gomitato Antifascista
Val Pellice
Battesimi. Hanno ricevuto il segno del
battesimo : Soulier Silvana di Ezio Romano e di Elena Bertalot; Boaglio Monia
di Guido e di Nella Monnet; Martinat
Roberto di Enzo e di Milvia Monnet. La
grazia del Signore accompagni questi
bambini ed i loro familiari.
Matrimonio. Il 13 aprile è stato celebrato il matrimonio di Bianciotto Piercarlo e Codino Elena. Il Signore benedica questo nuovo focolare.
Funerale. Sabato 26 aprile sono state
deposte nel cimitero di S. Bartolomeo le
spoglie mortali di Berlino Giovanni Daniele, deceduto nella sua abitazione ai
Grigli, all’età di anni 91. La sua robusta
fibra non ha potuto sopportare le conseguenze derivanti dalla frattura di un femore. Esprimiamo la nostra simpatia alla famiglia afflitta.
Bazar. - Domenica 11 maggio alle ore
14,30 avrà luogo, nei locali della chiesa,
l’annua vendita di beneficenza allestita
con cura dalle sorelle dell’Unione delle
Mamme.
Oltre all’esposizione dei vari lavori preparati durante l’anno, funzionerà un ricco « buffet ».
La festa si chiuderà col sorteggio dei
numerosi premi della lotteria. Tutti sono cordialmente invitati.
Convegno. Giovedì 8, alle 14,30 presso
,’a Sala valdese avrà luogo rincontro giovanile FGEI-Vaili sul tema dell’ag;ricoltura. Introdurranno il tema Mauro Gardiol, G. Bounous ed E. Cbarbonnier. Un
Caloroso invito a tutti gli agricoltori.
doni prò Uliveto
Chiesa Valdese di Biella L. 44.500; Alice e
Giulio Revel 10.000; la Società Pradeltomo, nei
suoi membri ; Fiorella Massel, Erica Baret, Renata Germanet, Donatella Pascal, Daniela Pons
Sandro Sappé, Walter Michelin Salomon, Massimo Impiglia, Gianni Genre devolve il ricavato
delle coiUette raccolte durante le riunioni ipiartierali di Torre Pellice e Prarostino 30.000; in
memoria dei dr. Arnaldo Eynard Edina Ribet.
Torino 10.000.
Ultime battute per le Amministrazioni
comunali che saranno rinnovate con la
tornata elettorale del 15 giugno. Per questo in tutti i comuni si tengono gli ultimi
consigli comunali prima del 30 aprile, data che segna la scadenza dell’attuale
« mandato » amministrativo.
Anche a Perrero si è svolto l’ultimo
consiglio che ha avuto luogo giovedì 24
aprile con 12 argomenti all’ordine del
giorno.
In apertura di seduta, dopo ampia discussione, è stata approvata all’unanimità l’adozione delle nuove norme di attuazione del Piano di Fabbricazione. Nulla
è cambiato per quel che riguarda il Regolamento Edilizio, mentre si sono apportate importanti modifiche alla zonizzazione delle aree fabbricabili in modo da consentire un certo indice di costruibilità in
tutte le borgate ancora abitate.
È stato poi approvato il Piano di sviluppo ed adeguamento del commercio che
regolamenta tutta l’attività dei negozi in
una visione di valle in quanto il Piano è
stato preparato di concerto con tutti i
comuni della valle Chisone. Tale Piano
era stato precedentemente discusso e concordato con la categoria.
Il terzo punto all’ordine del giorno ha
riguardato l’approvazione all’unanimità
del secondo lotto di lavori per la costruzione della nuova strada per Villasecca
per un importo di oltre 30 milioni che
comporterà per il comune il pagamento
degli interessi sul mutuo per l’ammontare di lire 1.350.000 annue. Nelle previsioni
del comune questa nuova strada dovrebbe consentire un notevole sviluppo edilizio soprattutto come ampliamento dell’abitato di Chiotti ora compresso tra la
montagna ed il torrente, senza alcuna possibilità di ampliamento.
Sempre all’unanimità è stata approvata
l’adesione del comune di Perrero al costituendo Consorzio dell’Alpe Muret ed il
relativo Statuto.
È stata quindi riconfermata al sindaco
l’indennità di carica in ragione di lire
240.000 annue, mentre i consiglieri (uno
contrario) hanno rinunciato al loro gettone di presenza (lire 5.000 per ogni seduta del consiglio).
Di minore importanza gli altri argomenti all’o.d.g. che riguardavano la ratifica di delibere della Giunta, contributi
ad làiti ed Associazioni varie, esame ed
approvazione del conto consuntivo per
Tanno 1974 e le variazioni di bilancio per
il 1975.
In chiusura di seduta, dopo lunga discussione, è stato approvato un contributo (L. 330.000) agli abitanti di Albarea
per la sistemazione di im ponticello sulla
loro strada e per l’acquisto di un abbeveratoio.
Da fonte bene informata si apprende
che la Provincia di Torino ha comunicato
al comune di Perrero che i lavori di
asfaltatura del primo tronco della strada
di Faetto dovrebbero essere iniziati quanto prima. La gente si chiede ; prima delle
elezioni di giugno?
Enrica Poét Bisio si è brillantemente
laureata in Pedagogia presso la Facoltà
di Magistero dell’Università di Torino con
una tesi su « Ricerca psicologica e sociale sui problemi del ritardo mentale ». Ci
rallegriamo vivamente con la nostra valida monitrice della scuola domenicale,
che ha già insegnato pure vari anni nella
scuola media di Perrero e di Porosa, per
questa positiva conclusione dei suoi studi universitari.
Massello
L’istituto Uliveto esprime la sua profonda riconoscenza a tutti coloro che con i loro doni hanno voluto sostenerla in questo periodo difficile.
Un gruppo di ex-valdesi, provenienti da
Waldensberg (una delle colonie Jondate
dagli esuli del in Germania) ha compiuto una visita nella nostra comimità, ed
ha preso parte al culto domenicale.
Abbiamo anche avuto la gradita visita
di un gruppo di giovani di Angrogna.
Ricordiamo a tutti gli amici e i fratelli
che T8 maggio, giorno dell’Ascensione,
avrà luogo il tradizionale bazar.
RINGRAZIAMENTO
I figli ed i familiari della compianta
Maddalena Bertinat vedova Puy
ringraziano sentitamente tutte le persone che
sono state loro vicine nella triste circostanza e
quanti hanno prestato cure alla cara estinta. In
modo particolare ringraziano il Prof. Operti, il
Dott. Magistrone e tutto il valente personale del
loro reparto, i Pastori G. Conte, C. Gay, A. Gen*
re e B. Bellion.
Bobbio Pellice, 26 aprile 1975
Le famiglie Lami, Melodia, Ribet annunziano
Timprovvisa dipartenza di
Alaide Barontini vedova Lami
avvenuta in Livorno il giorno 11 aprile.
« ...chiunque vive e crede in me,
non morrà mai » (Giov. Il ; 26).
8
8
vita italiana
a cura di emìlìo nitti
Prospettiva unificante
L’accordo sindacale per il pubblico impiego: valore qualitativo più che quantitativo
I BERSAGLI ALLA MODA
3 - LA POLITICA
I gravi atti di violenza fascista e la
grande mobilitazione popolare democratica e unitaria di questi giorni hanno fatto necessariamente trascurare una riflessione adeguata sull’accordo sindacale raggiunto in merito all’adeguamento del
meccanismo di retribuzione dell’indennità integrativa speciale (contingenza) del
personale del pubblico impiego. La questione merita una certa attenzione, perché è indicativa degli orientamenti sia
del governo e delle forze che lo sostengono, che del movimento sindacale. Vanno notate innanzitutto la difficoltà e la
lunghezza della trattativa, fatto che ha, in
certo qual senso, rivalutato il padronato
privato, rispetto a quello pubblico...! Già
da tempo lo Stato (attraverso il governo)
non riesce a dare ai suoi dipendenti condizioni di lavoro privilegiate e d’altra parte questi suoi dipendenti (operai, impiegati, insegnanti eccO non sono più una
docile massa di manovra e di mediazione
del consenso.
Questo fatto non sarebbe da giudicare
negativamente, perché è stata proprio la
lotta organizzata dal movimento sindacale a sviluppare la coscienza della necessità di spezzare barriere, privilegi e corpi separati. Quello che preoccupa, e che
dà la sensazione di una involuzione dello
stato democratico, è che resta comunque
una schiera di fedelissimi, gli atti dirigenti, in favore dei quali vengono superati tutti i veti imposti dall’austerità del
bilancio. Ma proprio questo corrisponde
al generale fenomeno, tipico dei momenti di crisi, di accentramento di privilegi e
ricchezze nelle mani di pochi, fenomeno
che viene volgarmente definito « far papare la crisi ai lavoratori ».
Ma, nello stesso tempo, questo è indice di un arretramento delle forze al potere, costrette a contare sul ruolo autoritario di un numero sempre più limitato di burocrati, perdendo sempre più base di consenso. Solo in questa prospettiva di unificazione generale, sul piano reale oltre che ideale, del fronte dei lavoratori, per realizzare una forza di massa capace di ottenere radicali mutamenti nella
società, l’accordo raggiunto dopo più di
quattro mesi di lotte può considerarsi
positivo. I sindacati hanno sottolineato
il valore « qualitativo piuttosto che quantitativo » di questo accordo. Si è riusciti
infatti ad imporre al governo il progressivo raggiungimento del parametro più
alto della contingenza, entro la stessa data in cui la raggiungeranno i dipendenti
dell’impiego privato e si è fatto saltare
il complesso meccanismo di differenziazione degli assegni familiari. I miglioramenti per le pensioni minime sono anch’essi uguali a quelli per l’impiego privato ed è stato affermato il principio dell’aggancio della dintunica delle pensioni
a quella dqgli stipendi, tema sul quale
proseguirà la trattativa. A partire dal
corrente anno, poi, alla tredicesima viene
aggiunta la parte di indennità integrativa
maturata nell’anno. Inoltre l’aspetto quantitativo dell’accordo può essere recuperato
in un inquadramento della condizione del
lavoratore nella nuova ipotesi di sviluppo
proposta dai sindacati, che indica il rilancio degli investimenti sociali e della
occupazione come via di uscita dalla crisi. Su questo punto continua la vertenza
generale aperta in autunno ed è su questo punto che lo scontro tra le posizioni
governative e quelle sindacali è più aspro.
Ma non possiamo nasconderci gli aspetti insoddisfacenti dell’accordo: i tempi
di rilevamento e di pagamento dell’indennità integrativa restano diversi tra dipen
Viterbo
Convegno sui Minori.
Il centro di documentazione dei Cattolici democratici (Roma), insieme al Circolo Astrolabio di Viterbo, nello sforzo
di fornire un contributo politico-scientifico al vasto e complesso problema ha organizzato un convegno nazionale su : « I
problemi dell’assistenza ai Minori oggi».
Introdurranno la discussione: Gian Paolo Meucci, Carlo Moro e Giorgio Battistàcci, presidenti dei tribunali i!)er i minorenni di Firenze, Roma e Perugia, Adriano Ossicini, ordinario di psicologia
all’Università di Roma, e Mario Cocchi,
direttore dell’ufficio di Servizio sociale
del Lazio. L’incontro si svolgerà il 13
maggio a San Martino al Cimino (Viterbo).
denti privati e del pubblico impiego, e a
tutto danno di quest’ultimi, e tutto il
meccanismo non riesce a compensare,
nell'attuale modello di sviluppo, l’aumento del costo della vita. In sostanza i lavoratori del pubblico impiego a luglio
avranno circa novemila lire e, di fronte
a questo dato reale, più di uno è spinto a
ragionamenti qualunquistici e antisindacali. Qui sta la delicatezza del momento
politico e sindacale attuale. Mentre questi lavoratori superano la loro devota
sottomissione a chi comanda, non riescono ancora a maturare in mcfjsa l’esigenza della loro aggregazione a tutto il movimento operaio, alla quale aggregazione
lavora il sindacato, ostacolato tuttavia da
obiettive difficoltà e differenziazioni. Nella parte meno politicizzata di essi possono aprirsi spazi per atteggiamenti reazionari e per la conservazione di un lamentoso e frustrato spirito corporativo. In
conclusione, l’accordo crescerà di valore
col passare del tempo e col raggiungimento delle sue varie tappe unificanti, ma occorre nel frattempo svolgere un’attenta
opera di responsabilizzazione e soprattutto occorre vincere la battaglia per i
nuovi investimenti sociali.
Al grido di « fuori la politica dalla Chiesa » si svolge da tempo un tiro al bersaglio, il quale, coscientemente o meno, si
traduce in pratica nel tentativo di mantenere alla Chiesa una ben precisa linea
politica.
Pascarella fa dire al suo narratore della « Scoperta dell’America », nell’intento
di spiegare ai suoi compagni d’osteria cosa è la storia:
« ...tu te credi che starno all’ostaria,
e invece semo tutti nella storia ».
Lo stesso concetto va applicato alla politica (che non è altro che la storia che
si svolge sotto i nostri occhi): noi possiamo illuderci di ’stare nella Chiesa’ fuori dalla politica, ma in realtà la Chiesa,
e noi con essa, « stiamo nella politica ». E
ciò è tanto più evidente, quando pensiamo a quel momento importante, senza il
quale non vi è vita della Chiesa, che è la
testimonianza. Essa non è nulla se non è
rapporto con il mondo esterno ed ogniqualvolta noi, o le nostre comunità, assumiamo tale rapporto, assumiamo contemporaneamente un atteggiamento che
non può non risultare « politico ». Tale
essendo ovviamente anche quello che, con
il pretesto di rifiutare una presa di posizione, non fa che accettare implicitamente il mantenimento della situazione « politica » in cui ci sì trova, facendo così
una scelta, pur con la buona intenzione
di non farla. È però anche chiaro, almeno a chi scrive, che ben altra cosa è il
prendere posizione, o spingere la Comunità a farlo, su problemi che in luogo di
essere « politici » siano « partitici ». Per
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
LA COLPA È ANCHE NOSTRA
Con questo sottotitolo (e col titolo:
« Indocina »), A. Cambino ha pubblicato,
su « L’Espresso » del 20.4.’75, una lunga
critica degli avvenimenti (in quella sventurata terra lontana). Riportiamo la conclusione del suo articolo.
« Nella lista dei "responsabili” della situazione attuale non vanno dimenticati
altri due protagonisti, dei quali invece
molto poco si parla. Il primo è il popolo
americano. Tutti hanno sottolineato, e
con piacere, la parte che gli studenti e
taluni gruppi intellettuali hanno avuto nel
mettere in crisi la politica indocinese di
lohnson e di Nixon. Ma pochi amano ricordare che questi gruppi erano una minoranza, e che la maggioranza dell'opinione pubblica ha invece sostenuto, a lungo
e iermamente, non solo una politica di
sempre maggior intervento armato nel
Sud-Est asiatico, ma di bombardamenti
sempre più spietati sulla popolazione civile. Se la maggioranza degli americani
avesse detto invece, insieme a John Galbraith, che quella del Vietnam era una
guerra che non solo non si poteva vincere ma che "si doveva non voler vincere",
le cose sarebbero forse andate diversamente.
Poi vi sono gli alleati dell'America o,
per meglio dire, le classi dirigenti di questi paesi. Per anni, quando gruppi sempre maggiori dell'opinione pubblica italiana, inglese e tedesca attaccavano la politica americana di Washington in Vietnam, schiere di uomini politici, di diplomatici e, perché no?, di commentatori
giornalistici "ben pensanti" hanno fatto
notare quanto pericoloso fosse questo atteggiamento, perchhé esso indeboliva gli
USA in un momento difficile, mentre lo
scopo di un vero amico dev’esser quello
di sostenere, sempre ed in ogni caso, il
proprio alleato. Dove ha condotto questa
impostazione lo si è visto. E rimane quindi da chiedersi se non sarebbe stato più
opportuno battere la strada esattamente
opposta. Perché gli USA, constatato il
proprio isolamento all'interno del loro
stesso "campo", avrebbero forse potuto
rivedere tempestivamente la loro politica
indocinese. Evitando che una sconfìtta
completa, com'è quella che oggi si profila, possa davvero indebolire (molto più
di quanto non sarebbe avvenuto dieci anni fa) le posizioni occidentali in tutto lo
schacchiere dell'Estremo Oriente ».
La questione se le posizioni occidentali
in E. Oriente possano oggi indebolirsi, o
no, personalmente non c’interessa. Piuttosto vorremmo aggiungere, alla questione dell’opportunità (espressa dall’articolista) di «battere la strada opposta»,
una motivazione diversa inerente alla nostra situazione di cristiani. Noi abbiamo
sempre sostenuto, e sempre sosterremo,
che i credenti hanno il dovere d’occuparsi di politica. Avendolo individualmente.
essi lo hanno anche comunitariamente,
perché la comunità è il luogo in cui possono e debbono esser dibattuti tutti i
problemi che interessano la società civile
nella quale la comunità stessa vive. Ciò
allo scopo di dare ai fratelli e di ricevere
dai fratelli (e, tutti insieme, ricevere da
Dio nella preghiera) illuminazione, consiglio, conforto, aiuto.
Premesso questo, quando i credenti si
accingono poi ad operare conseguentemente nella politica, essi non possono e
non debbono conformarsi al presente secolo. Il quale, non avendo ricevuto e non
ricevendo il Cristo, opera quasi sempre
secondo « opportunità », o « convenienza », o « calcolo », talvolta adirittura secondo « calcolo machiavellico ». Dice:
« solo così si può far politica », perché
« la politica è l’arte del compromesso ».
I credenti invece devono portare nella
politica la « tensione dell’evangelo », operare cioè secondo coscienza, dire « sì
quando è sì, no quando è no ». Naturalmente, comportandosi così; essi andranno
probabilmente verso l’insuccesso, forse
saranno compatiti, o trattati con sufficienza, magari derisi. In casi estremi potranno addirittura, proprio per il loro
comportamento politico, finir sulla croce
{Dietrich Bonhoeffer, Jacopo Lombardini ecc.). Ma questo è già scontato, questo
dev’esser già risaputo a priori dai credenti stessi.
Venendo al caso nostro, tutti i credenti
avrebbero dovuto « attaccare la politica
di Washington in Vietnam » (come dice
l’articolista), non già perché ciò sarebbe
stato « opportuno », ma perché, a nostro
avviso, quella politica era palesemente
immorale, anzi perversa, profondamente
perversa. Molti (non pochi!) credenti, in
tutto il mondo, l’hanno fatto; altri non
l’hanno fatto, per lo più (riteniamo) in
buona fede. Se però avessero discusso il
problema coi fratelli, sia individualmente, sia soprattutto in seno alle comunità,
forse la loro coscienza si sarebbe illuminata. V’è stato chi l’ha fatto, a cominciare da molti (non pochi!) americani stessi, i quali spesso da ultimo (per quanto
detto sopra) hanno finito poi per pagare
di persona. A questi noi c’inchiniamo con
ammirazione e riconoscenza profonde.
IL BOCCONE PREMASTICATO
■^«Non si possono considerare i membri del partito come una massa cieca da
dirigere porgendole dall'alto un boccone
già masticato che a lei tocca soltanto inghiottire. Il partito e la sua direzione sono
forti soltanto quando la facoltà di vedere
non sia di esclusiva competenza della direzione, ma di tutta la massa dei membri ».
(Da una lettera recentemente inviata
dall’ex segretario del partito comunista
cecoslovacco Alexandr Dubcek aH’Assemblea federale e al Consiglio nazionale slovacco. V. « L’Espresso » del 20.4.’75).
dirla ben chiaramente la Chiesa non può,
direi che non deve, rinunciare a dire la
sua sui problemi generali della convivenza umana, sulle loro crisi, sulla necessità
di risolverle nel rispetto dei fondamentali principi dell’amore del prossimo e
della scelta a favore dei minimi. Ed è anche difficile il credere che, nella complessa società di oggi, sia sufficiente consolare le vittime della ingiustizia umana e
non occorra invece tentare di correggere
sul piano storico le ingiustizie stesse. La
Chiesa però non può; e non deve secondo
chi scrive, legare la sua testimonianza
nelle situazioni concrete alla posizione
del partito tale o del partito tal altro. Capiterà certo alla Chiesa od al singolo, così testimoniando, di trovarsi allineata talvolta alle posizioni di questo o quel partito. Ma l’essenziale si è che la Chiesa, ed
il Cristiano, portino nella lotta che può
essere, in un dato momerfto, comune, la
loro voce originale. Se non sono più capaci di farlo, perché nella ricerca della
testimonianza « politica » hanno perduto
tale voce, allora il bersaglio è giusto ed
il « Fuori la politica dalla Chiesa » vale,
in quanto il modo di interpretare il problema ha distrutto il valore cristiano della testimonianza. Niso De Michelis
Doni prò Collegio
Doni di privati anno scolastico 1974-75
Primo elenco
Bobbio Pellice
L. 20.00: Pontet Roberto.
Pinasca e Inverso Pinasca
L. 5.000 : Coucourde Massimo, Giaiero Paolo.
Rissolo Umberto.
L. 15.00: Long Roberto, Serre Silvano.
L. 20.000: Lantelme Renato e fam., Chambon
Milva e fam., Long Caterina.
Perosa Argentina
L. 10.000: Maurino Daniela.
L. 20.000 : Ughetto Ilda, Luigi e Marina.
L. 25.000: Indi Nicoletta.
Pomaretto
L. 5.000: Vinay Luisella, Pedrotta Patrizia.
Breuza Antonella, Meytre, Bounous Revel Paimira, Pastre Alice.
L. 10.000: Giacomino Mario, Ribet Pascal
Anita, Pascal M. Luisa, Rostan Clara.
L. 15.000: Griglio Manuela, Jahier Ernesto.
L. 20.000: Fam. Bernard.
L. 25.000: Baret Enrica.
L. 28.000: Peyrot Raimondo.
Pramollo
L. 10.000: Reynaud Sergio.
S. Germano Chisone
L. 5.000: Germanet Elena.
L, 10.000: De Gregorio.
L. 34.000: N. N.
L. 230.000: Sappè Sandro.
Torre Pellice
L. 5.000: Monnet Nelly e Levy.
L. 10.000: Albarin Emilia, Cogno Rinaldo,
in mem. di Lina Roland ved. Bein gli amici di
Lilia : Renata, Ermanno, Bianca, Franco.
L. 20.000: Griglio Gianpaolo.
L. 40.000: Grand Paola e fam.
L, 50.000: Fam. Bein e Mourglia.
Luserna S. Giovanni
L. 100.000: Dott. Emilio Fattori.
Villar Perosa
L. 5.000: 5 cugini in memoria dei bisnonni.
L. 25.000: N. N.
L. 30.000: Laurenti Patrizia.
L. 50.000: Nonna e genitori di Lino Guglielmino.
Genova
L. 1.000: Pampuro Renato e Armida.
L. 5.000: Corsani E. e Mary, Scuola Domenicale.
L. 35.000: Biglione Enrica.
Milano
L. 50.000: Ing. Avondetto e Signora.
Il Comitato, nel ringraziare i sostenitori degli Istituti Valdesi di istruzione secondaria, ricorda che i doni possono essere versati tramite
le banche locali e le segreterie delle scuole.
Comitato, di Redazione: Bruno Bellìon, Valdo Benecchì, Gustavo Bouchbrd, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
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8 luglio I960
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