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Anno 124 - n. 49
23 dicembre 1988
L. 800
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
- _ . . ------------------------- - -----------— -
NATALE 1988
Il sociologo Francesco Alberoni ha scritto sul Corriere della Sera una bella riflessione con questo titolo: « La
morte dell’utopia e la resa
deirmtelligenza ». Ha ragione. La maggioranza della gente si accontenta di vivere in
questa mediocrità diffusa: un
basso livello di valori etici,
un tono spirituale spento,
non ci sono grandi speranze,
né grandi aspirazioni o ispirazioni. Ognuno pensa al proprio piccolo mondo. Scarsa
o quasi nulla la partecipazione politica, reazioni qualunquistiche nei confronti della
cronaca. Il mio lavoro (possibilmente doppio e in nero),
la mia famiglia, il mio hobby, le mie vacanze.
Secolarizzazione non vuole dire soltanto non frequenta}-e la chiesa, ma anche non
sapere andare oltre il quotidiano. Adattarsi ad una vita angusta, mediocre, che ci
chiude al mondo. La nostra
capacità di critica, di progettualità è stata ’’eutanasizzata”. Ci riesce arduo pensare, Un basso profilo culturale.
A Milano, e penso anche
altrove, molti centri culturali prestigiosi chiudono, le sezioni dei partiti, una volta
fucine di idee e di progetti,
sono quasi deserte. Secolarizzazione è incapacità di dare una dimensione metafisica alla vita, di andare oltre
il quotidiano. Un inaridimento ed una mediocrità che,
fra l’altro, ci isolano. In giro c’è tanta angoscia. La cronaca registra una paurosa
caduta di solidarietà. E’ il
trionfo dell’indifferenza.
Così il profeta Ezechiele
descrive la condizione del popolo del suo tempo: « L'Eterno mi trasportò in ispirito
e mi depose in mezzo a una
valle che era piena di ossa.
Ed erano anche molto secche ».
Credo che possiamo applicare questa immagine al quadro di vita della maggioranza di noi.
E allora che fare? Alberoni, nella sua riflessione, scrive: « Quali mutamenti nel
nostro modo di pensare, nei
nostri desideri, nelle nostre
abitudini sono necessari per
prendere altre strade, per esplorare progetti alternativi? ».
Un amico iche si definisce
ateo mi diceva che sarebbe
neeessaria una rottura, una
crisi che interrompesse questa situazione, che aprisse
nuove prospettive. Ma da dove dovrebbe venire? Il profeta riprende la sua immagine per annunciare: « Ecco,
Il realismo dell’utopia
L’incarnazione e il significato più autentico del Natale di fronte
alla secolarizzazione, all’indifferenza e al nostro inaridimento
dice il Signore, io faccio entrare in voi lo spirito, e voi
rivivrete; e metterò su voi
dei muscoli, farò nascere su
voi della carne, vi coprirò di
pelle e rivivrete ». Un’immagine che parla di assemblaggio, di ricostruzione. E’ come la resurrezione di un corpo paralizzato dalla morte.
Dunque il tipo di vita che
viviamo non è il massimo,
non esaurisce tutte le potenzialità umane. C’è ben altro
da scoprire. L’intervento di
Dio fa uscire il popolo dalla
sua mediocrità e gli apre davanti nuove prospettive. E’
il significato più autentico
del Natale, dell’incarnazione
della Parola di Dio in Gesù
Cristo.
Usiamo pure il termine
salvezza per indicare questo
avvenimento. Salvezza non
è un cuscino su cui adagiare la nostra pigrizia, ma è il
dono della libertà di poter
tornare ad aver fiducia nell’Evangelo, nel nuovo senso
della vita che ci viene dona
to.
.Salvezza: Dio fa di noi.
Pace
in terra
« In quel giorno Israele
sarà terzo con l'Egitto e
con l’Assiria, e tutti e tre
saranno una benedizione in
mezzo alla terra » {Isaia
19: 24). Ecco la nostra preghiera di Natale: che si
adempia la profezia.
Nella foto: uno scolaro palestinese davanti ai soldati israeliani che presidiano U campo in
cui è nato.
PALESTINA
La fine di un incubo
con diverse ma sempre pesanti ricadute su entrambi i campi.
A Ginevra Arafat ha illustrato in termini espliciti il riconoscimento della spartizione e del diritto all’esistenza e aUa pace, entro confini sicuri e r,iconosciuti, del due stati, quello arabo palestinese e quello ebraico, con riferimenti diretti
alle numerose risoluzioni dell’ONU sulla questione, e in modo specifico alle 181 (« certificato di nascita deUo stato di Israele »), 194 (diritti dei profughi), 242 e 338. La ferita della spartizione resta,
aperta e dolorosissima, ma la decisione realistica, amara, contrastata di accettarla e di affrontare il trauma pare definitivamente presa.
E’, nei termini e nei limiti delle attuali circostanze — soprattutto nei territori palestinesi occupati — una mano tesa agli israeliani sul quali
incombe, e non pochi ne sono acutamente consapevoli, la necessità di una decisione altrettanto traumatica, realistica e amara, e forse ancor
più contrastata (e liberatoria?); l’abbandono, con
il riconoscimento del diritto dell’uomo e. dell’altro stato a esistere in i»ace entro confini sicuri e riconosciuti, del disegno di un Grande
Israele fondato su un annessionismo divoratore,
un Israele sempre più grande ma quasi certamente anche più insicuro e pericoloso, dentro e
fuori i suoi confini.
Le paure, i fantasmi del passato, l’odio — purtroppo — sono tuttora vivi e. reali e non spariranno facilmente. L’unico esorcismo, l’unica alternativa anch’essa realistica alla scelta incosciente e
scellerata «del peggio» è l’accettazione reciproca.
L’Intifada, protagonista vera degli ultimi eventi,
potrà essere salutata come l’inizio della fine dell’incubo? Sandro Sarti
Con la carica e i’urgenza di un problema inaffondabile, la Palestina è tornata al centro dell’attenzione interna^onale. Chiede udienza e chiede, in termini risoluti, soluzione.
La prima l’ha ottenuta in maniera spettacolare
grazie agli eventi di queste ultime settimane, dalla proclamazione delio stato palestinese del 14
novembre, e i consensi da essa raccolti, al trasferimento plebiscitariamente votato dell’Assemblea dell’ONTJ a Ginevra per far parlare Arafat e
deliberare sulla questione mediorientale, alla decisione per molti scioccante e inaspettata degli
Stati Uniti (ma fin dove questi potevano o intendevano spingersi con ,il no?) di aprire il dialogo
con rOlp.
In un mese si è forse percorsa più strada, si
sono aperte più prospettive che in quarantun
anni, da quando, il 29 novembre 1947, l’ONU deliberò la spartizione della Palestina (stato arabo,
stato ebraico, internazionalizzazione di Gerusalemme), suscitando reazioni diametralmente opposte. La decisione infatti, accolta dagli uni, sui
quali gravava il salasso immane e il ricordo indeleble del genocidio, come sanzione e avvio concreto anche se parzi'sde della realizzatone di una
speranza grande, di uno storico destino, fu dagli
altri vissuta e rifiutata come brutale intromissione, smembramento imposto di una terra e di un
popolo, e per non incerti segni vista come il primo passo verso una definitiva espropriazione ed
estromissione.
Quelio che agli ebrei appariva come l’avverarsi
di un sogno, agli occhi palestinesi assumeva le
tinte dell’inito di un incubo. Ed esso, come, sappiamo, è venuto, è rimasto e si è incarognito.
gente paralizzata e rassegnata nella propria mediocrità,
gente che toma a guardare a
cose grandi. Liberi dal pensare sempre a noi stessi
(Qualcuno ci ha già pensato!), possiamo occuparci degli altri, possiamo liberare
altri dalla loro mancanza di
amore, aiutarli ad essere liberi di amare.
Salvezza vuol anche dire
che possiamo liberare la nostra fantasia, il nostro entusiasmo per inventare nuovi
progetti di solidarietà affinché coloro che sono nel bisogno, coloro che sono umanamente e spiritualmente
spenti possano dare un nuovo senso alla propria vita.
Salvezza: liberi di contrapporre l’utopia di una comunità umana in cui la persona vale di per sé alla realtà
di una valle delle ossa secche in cui la donna o l’uomo valgono per ciò che rendono o per il piacere che ci
procurano o che noi possiamo loro strappare. Salvezza
è anche libertà dalla paura
che fa sì che il nostro interesse, il nostro egoismo, il
nostro bisogno di certezze
interferiscano, in modo cosi
pesante nei nostri rapporti
con gli altri. « Nell’amore
non c’è paura » (I Giovanni
4: 18).
Dio non è il sussidio mitologico per farci arrivare a
quello stadio in cui possiamo possedere tutto ed in cui
non abbiamo più nulla da desiderare. Dio è la rottura, la
crisi che ci viene da fuori.
Scrive ancora Alberoni:
« Chiusi nel nostro scetticismo postmoderno, non crediamo alla possibilità di un
mutamento interiore. Ed è
un peccato, perché tutto questo avverrà ugualmente. Ma
sotto l'urto delle catastrofi,
delle rivolte e della paura ».
E’ vero che l’esperienza di
vita di ogni giorno contraddice l’annuncio biblico. Ma
a me sembra che lo stesso
sociologo ammetta implicitamente di essere una vittima
di quella « morte dell’utopia ».
I verbi che il profeta usa
sono al futuro e non a caso:
« Rivivrete. Farò nascere su
voi della carne, vi coprirò di
pelle, conoscerete che io sono il Signore ». Cosi scrive
Paolo: « La creazione aspetYaldo Benecchi
(continua a pag. 2)
A tutti gli abbonati verrà
inviato prossimamente un supplemento con il documento
preparatorio per l’Assemblea
ecumenica di Basilea (Pentecoste ’89) su «pace, giustizia,
integrità del creato».
2
commenti e dibattiti
23 dicembre 1988
IL CUORE DELLA FEDE
Caro Direttore,
ho letto sul numero del 4.11.88 la
predicazione tenuta a Pramollo il 15
agosto dal pastore Paolo Sbaffi.
Una predicazione interessante, che
contiene molte cose condivisibili; tuttavia non è sulle cose che condivido
che si è particolarmente soffermata
la mia attenzione ma, come spesso
accade, magari dopo aver apprezzato
tutto il discorso precedente, ia mia
attenzione è stata colpita da una frase particolare, che mi ha Indotto a
scrivere questa lettera.
Non conosco personalmente il pastore Sbaffi, credo però che bisogna
fare molta attenzione a quello Che
si dice, soprattutto quando si tocca il
cuore della nostra fede cristiana.
Perché se le parole dette non corrispondono a quello che il predicatore
intendeva dire, ciò nondimeno il rischio
che esse generino fraintendimenti e
confusione, a mio modesto parere, è
reale.
Cosa vuol dire infatti: « ...Noi abbiamo ricevuto l'invito a vivere in lina
qualità della vita, che l’Evangelo chiama "vita eterna", che non è nell'aldilà,
ma è una proposta di vita nel quotidiano... »?
Vuoi forse dire che non c'è speranza di vita eterna dopo la morte o
significa qualcos'altro? E se vuol dire
qualcos'altro, è proprio certo il
pastore che tutti quelli che hanno
ascoitato o letto la sua predicazione
abbiano compreso chiaramente il significato di quésta frase?
Bisognerebbe riflettere maggiormente
sulie possibilità di scandalo (in senso biblico] cbe certe parole, soprattutto se dette da un pastore, possono provocare. La respionsabilità dei
pastori in questo senso è grande e
non può essere sottovalutata.
Cordiali saluti.
Aldo Cianci, Polizzi Generosa
rauda di Pinerolo. Bella figura, con la
fronte ornata dai capelli bianchi.
lo che venivo tutti i giorni a lavorare
a Torino, qualche volta lo incontravo
e mi intrattenevo a parlare della situazione italiana che sembrava andasse verso una nuova era più libera ed
umana. Mi ricordo che il pastore, commentando l'allegria del popolo, disse:
Non facciamoci troppe illusioni perché, per noi, l'avvenire potrebbe essere anche peggio!
Ricordando quelle sagge parole, mi
domando come mai oggi abbiamo un
concordato col Vaticano peggiore di
quello fascista! Il problema meriterebbe un discorso più lungo e parlare
di opportunismo e peggio... ma lo
spazio ha le sue esigenze e consiglia
di chiudere con fraterni saluti.
Guglielmo Sellar!, Torino
UN VUOTO
DI STORIA?
ILLUSIONI DI IERI?
Nel lontano 1945, quando crollò definitivamente il fascismo, mi trovavo
con la mia famiglia sfollato in una
cascina di S. Secondo di Pinerolo. Naturalmente le popolazioni delle valli
erano esultanti, sia perché la guerra
era finita e sia perché era terminata
la tirannide fascista! Era naturale che
il disastro avrebbe travolto anche la
monarchia, complice del governo fascista. A quei tempi veniva a tenere
Il culto a S. Secondo il pastore Ma
Ho letto la relazione fatta da Giulio
Vicentini e pubblicata nel nostro settimanale del 2.12.1988, n. 46, pag. 4.
Condivido in generale quasi tutto
quanto in essa viene riferii» ed in
particolare il fatto che • la storiografia deH'evangelfsmo in Italia ha al
suo attivo varie pubblicazioni... », edite dalia Claudiana, le quali però, se
sono note ad una buona parte delle
comunità evangeliche italiane, sono,
invece, « pressoché ignorate » al di fuori di esse.
Manifesto, però, le mie perplessità
quando leggo che « quanti si occupano
di storia moderna (1492-1815) pare
proprio che non si siano neppure accordi dell'esistenza deM'evangelismo
nel contesto generale italiano ».
Si passa, quindi, a rilevare • una
sorta di vuoto di storia », un < non
esistere dei movimenti evangelici nei
libri di storia », ed ancora il fatto che,
sebbene siano ricordati ■ protestanti famosi » per le loro opere, tuttavia^ si
ignora o volutamente si tace « la loro
appartenenza al protestantesimo ». Condivido in parte anche i| forte ribadimento su questa querimonia fatto dallo stesso Spini all'inizio dei lavori
del convegno.
Dico in parte, poiché la mia esperienza d'insegnante di storia moderna
Realismo deM’utopia
(segue da pag. 1)
ta la manifestazione dei figli
di Dio ». « La creazione sarà
liberata dalla servitù della
corruzione ». « Aspettiamo la
redenzione ». « Siamo salvati in speranza ».
Ciò significa che la nostra
salvezza è iniziata, ma la sua
pienezza è ancora davanti a
noi. Del senso della vita abbiamo in Cristo le primizie,
un acconto, ma non è in nostro possesso, ci viene dal futuro. Ringraziamo Dio perché è così. Quando lo dimentichiamo, trasformiamo la
salvezza, l’utopia del Regno
in idolatria, in superstizione,
in potere. Ciò avviene quando identifichiamo il Regno
con le nostre dottrine sociali, con i nostri principi etici
o con la chiesa. Quando identifichiamo la salvezza con una religione, con una politica, con un certo tipo di società, quando cerchiamo di
dare un’anima cristiana ad
un mondo pagano, quando
diamo un carattere assoluto
e definitivo ad un nostro progetto.
Se la salvezza fosse nelle
nostre mani, la ridurremmo
alle dirtensioni della nostra
mediocrità. Siamo salvati in
speranza. Ciò non ci irreti
sce ma, anzi, ci fa guardare
oltre, avanti. Crea in noi una
attesa, una speranza, una
tensione di cui non siamo
m'induce ad evidenziare qualche testo
in uso negli istituti di scuoia media
superiore,, nel quale assieme alla riforma luterana è trattato anche l’evangelismo italiano « nel contesto generale » della storia moderna.
Cito per brevità solo due testi, da
me adottati durante gli anni d'insegnamento, uno nel liceo scientifico, l’altro nell'istituto tecnico.
Il primo è quello del Villari, Storia
moderna, voi. Il, edito da Laterza, Bari, 1971: nel capitolo IV, n. 4, pagg.
85-87, trattando degli « eretici » italiani, si parla del « primo centro dell'evangelismo italiano ».
il secondo testo, non specificatamente scolastico, ma da me adottato come
se fosse tale, è quello del Procacci,
Storia degli itaiiani, voi. I, edito da
Laterza, Bari, 1971, pagg. 163-167, dove
si tratta I’« evangelismo italiano » nel
sec. XVI, e pagg. 170-172, dove si parla
degli effetti funesti deila Controriforma cattolica sugli evangelici italiani.
I due testi citati, a mio parere, costituiscono una lodevole eccezione nella
pletora dei testi di storia italiana.
Auguro che in futuro nei testi di
storia sia colmata la grave lacuna riguardante l'assenza del • dialogo tra
protestantesimo e cultura italiana > e
< tra 1 movimenti evangelici e la chiesa cattolica ».
Bruno Ciccarelli
CHIESE E STAMPA
pm capaci.
L’utopia diventa il nostro
realismo. La passione, la gioia, la sfida di poter guardare avanti con fiducia. Questa metafisica ci dà oggi di
continuare a vivere e a lottare nonostante tanti problemi irrisolti. Il credente conosce tutti gli interrogativi
del non credente. Tutti noi
siamo spesso rosi dal dubbio. Ci dibattiamo fra la fede e l’incredulità. Viviamo
in questa valle delle ossa
secche, come tutti, ma portiamo dentro una speranza
ed una attesa insopprimibili. Se torniamo ogni giorno
a farci fecondare dalla Parola di Dio e a riscoprire la
nostra fiducia nella sua fedeltà, possiamo fare l’esperienza che ogni momento della nostra giornata, della nostra vita è gravido del futuro di Dio. E’ vero per chiunque di noi.
« Venga il tuo Regno »: è
l’invocazione che ci fa vivere l’alba del domani, anche
se siamo ancora immersi nella notte.
Valdo Benecchi
Caro direttore,
leggo con molto interesse l’articolo
(ohe compare sul numero del 2.12.'88
sul convegno di Roma delTl1-12 nov.
1988 e apprendo che ie opere sulla
nostra storia pubbiicate dalia Ciaudiana sono note prevalentemente all'interno delle nostre chiese mentre al di
fuori sono pressoché ignorate. Non
entro nei merito perché suila distribuzione delia stampa evangelica c'è
forse molto da dire e non ho sufficiente
competenza per esprimermi.
Vorrei soio far notare che forse
anche ali’interno delie chiese • B-M-V »
la circolazione sembrerebbe avere dei
limiti, quando non si tratti di pubblicazioni della Claudiana. Mi riferisco,
ad esempio, alia prolusione dell’anno
accademico 1987 deila Facoltà, di 1.
Santini, pubblicato in Protestantesimo n. 1/88 con il titolo « Umanesimo
e teoiogia biblica nel primo catechismo deila Riforma in italia », che cita
alia nota n. 2 Ph. Mcnair « Peter Martyr in italy » pubbiicato ad Oxford nei
1967, senza segnaiare che esiste dello stesso libro una traduzione italiana
dei 1967 nelie edizioni del Centro Biblico di Napoli. (Siamo comunque in
buona compagnia perché anche S.
Peyronei Rambaldi [« Speranze e crisi nel cinquecento modenese », Milano, 1979, pag. 74, nota 24] e A. Pastore [« Marcantonio Flaminio », Milano, 1981, pag. 71, nota 6] citano
solo la versione inglese, mostrando
di ignorare ia versione itaiiana).
Non conosco l'originaie inglese e
quindi non so se ii motivo della mancata citazione sia dovuto magari alla
traduzione non integrale: ho citato la
cosa solo come un esempio che avevo sott'occhio in questi giorni. Resta
il fatto, secondo me, che anche all'interno delie nostre chiese la conoscenza di quanto si stampa iq campo
evangeiico non è poi così diffusa.
Cari saluti.
Franco Scaramuccia, Chiavari
IL DIO
DELL’EVANGELO
bili divinità, non importa se molte o
una?
Misteriosa potenza che i'uomo ha
sentito il bisogno di controllare, direi
di regolamentare (come a volte si è
regolamentato II fenomeno della lebbra, della prostituzione, come qualcuno vorrebbe regolamentare la droga), scegliendo non il bene, ma piuttosto il male minore, con un patteggiamento basato su offerte (i sacrifici,
anche umani), osservanza di precetti,
scongiuri, pratiche magiche, e ciò tramite la figura, comune a tutte le religioni, del sacerdote, ossia dell'Intermediario, quasi del sensale sacro, tra
una altrimenti pericolosa, imprevedibile, illimitata onnipotenza divina e la
povera esistenza dell'uomo, da essa
schiacciata in una situazione di totale svantaggio e, su un piano psicologico, di un’ansia e di un'angoscia incontrollabili.
Per il che, il rapporto tra divinità e
uomo si è basato essenzialmente sul
« do ut des »; « lo, uomo, offro a
te, dio, il mio capretto più bello, le
mie primizie dei campi, il mio figlio
primogenito, la mia figlia vergine più
seducente, oppure le mie preghiere, i
miei riti, le mie penitenze, i miei digiuni, persino parte della mia felicità
umana, persino della mia sessualità:
ma tu, in cambio, mi risparmi dalla tua
peste, dalla tua grandine, dai tuoi
uragani, da tutte le più strane disgrazie che mi possono colpire; e, perché
no? alla fine mi regali le tue benedizioni, il tuo favore, magari il tuo paradiso col quale mi illuda di avere
vinto ia mia morte e quella dei miei
cari. Ci stai? Sì?
Bene: ecco la ratifica del tuo sacerdote, con segni e suggelli che, bada
bene, vincolano anche te. Altrimenti
cambio dio ». Ora, come è concepibile
che l'uomo moderno, dopo la liberazione della ragione e della ricerca
scientifica dal dogma e dalla magia,
dopo umanesimo, illuminismo, rivoluzione francese, liberalismo, marxismo, dopo Kant, Freud, Jung, Sartre,
dopo la rivoluzione copernicana, industriale, sociologica del nostro tempo, possa ancora credere e accettare,
anche solo capire, una divinità proposta secondo una psicologia umana
rimasta quasi immutata dalla notte dei
tempi fino a solo pochi secoli fa?
Non sembra possibile che una scelta: 0 non c’è alcun Dio (frutto solo
di arcaica immaginazione umana e
strumento di potere in mano a preti
e potenti), o Dio c'è, ma sceso dal
suo cielo accanto all'uomo, partecipe
dello stesso destino di sofferenza, di
sconfitta e persino di disperazione e
di annullamento dell'uomo. Ma un Dio
simile è ancora, per l'uomo, di conforto e di speranza, è ancora la « rocca » di cui paria il salmo su cui si
basa lo stesso « inno nazionale » protestante, il « Ein feste Burg ist unser
Goti » di Bach e del protestante Mendelssohn, insomma il Dio della Bibbia
riscoperto da Lutero e così riproposto alla coscienza moderna? Forse no.
Né quel primo Dio degli antichi, né
questo secondo Dio dei moderni è il
Dio, può essere il Dio dell'Evangelo e
di Gesù, il Dio che è sovrano e che
è nello stesso tempo fonte di ogni vita e di ogni salvezza.
Forse il Dio dell'Evangelo, della
« buona notizia », è il Dio che lascia
il cielo della sua onnipotenza e incomprensibilità etica e conoscitiva, e cbe
si affianca all'uomo, fatto egli stesso
uomo, nell'avventura che va dal concepimento nel seno di una donna alla morte, attraverso tutte le vicende
di dolore e di speranza, di angoscia
e di impotenza che sono dell'uomo.
Ma che, alla fine, vince su tutto ciò nel
fatto della risurrezione, ritorna per
così dire nel suo cielo ma reso compresibile e accessibile, come trasciiiandosi con sé quegli uomini stessi di
cui è stato esistenzialmente compagno, condivisore, compartecipe.
Questo è forse il Dio che non solo
l'uomo moderno, ma lo stesso credente moderno deve riscoprire, senza
forse esserne ancora ben capace. Una
rilettura del Natale, non come baldoria
di consumismo, o come cattiva scimrilettura del Natale, non come baldoria
del solstizio d'inverno, potrebbe essere l’inizio di questa riscoperta, almeno una riproposta a rifletterci su,
per tutti.
Cordialmente.
Vera Buggeri, Cusano Milanino
Errata-corrige
La editrice Claudiana comunica l'errata-corrige relativa al « Valli nostre ».
I numeri di telefono corretti sono;
past. Giuliana Gandolfo - tei. 011/
657824
past. Giuseppe Anziani - tei. 010/
381532.
Caro Direttore,
ho riflettuto sulla lettera di Michele Romano « Dio, dove sei? ». Mi
domando cioè: la proposta teologica
moderna di un Dio disarmato davanti
al male e al dolore quanto l'uomo
non è forse una reazione al Dio degli eserciti (fin troppo) predicato per
tanti secoli?
Un Dio non tanto biblico quanto pagano, immaginato come onnipotenza
sovrana quanto capricciosa, imprevedibile, temibile e prevalentemente maligna, sul modello dei re umani e nel
clima di sconcerto e di terrore causato dal mistero, così era vissuto, di
calamità naturali magicamente Interpretate come manifestazioni della collera e dell'arbitrio di Incomprensi
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardIoI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglla, Rosanna Ciappa NIttI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Vigllelmo
Segreteria; Angelo Actis
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Spedizione; Loris Bertot
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
il n. 48/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino ii 14 dicembre e a quelli decentrati delie valii valdesi II 15 dicembre 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Archimede Bertolino, Renato CoTsson, Dino GardioI, Vera Long, Mario Marchiato, Paola Montalbano, Lucilla Peyrot, Teofilo Pons, Claudio Rivolta, Bruno Rostagno, Erika Tomassone, Renzo Turinetto, Anna Bosio, Edi Merini,
3
23 dicembre 1988
storia religiosa
UNA SIGNIFICATIVA PRESENZA EVANGELICA
I œnto anni della chiesa di Campobasso
Dalla « stazione di evangelizzazione », legata alla diaspora napoletana, all apertura della sala per le riunioni Una comunità che seppe superare momenti difficili - Nel 1963 il nuovo locale di culto e infine l’alloggio pastorale
Prima che l’anno 1988 finisca,
vorrei segnalare ai lettori di questo giornale un centenario che
mi sembra giusto ricordare:
quello della nascita della chiesa
valdese di Campobasso.
Che questa chiesa abbia avuto
origine nel 1888 (e non ai primi
del 19f)0, come io ritenevo e come
ritiene anche Valdo Vinay nel III
volume della « Storia dei valdesi», pag. 266) l’ho scoperto per
caso alcuni anni fa durante il
mio ministero pastorale nel capoluogo del Molise.
Un giorno che ero andato al cimitero della città per una sepoltura mi capitò per caso sotto gli
occhi una tomba con una lunga
iscrizione dalla quale si potevano
ricavare utili indicazioni riguardo ail’inizio dell’opera valdese
nella città. L’iscrizione era questa : « Qui riposa la spoglia mortale di Anna Cucinotta, donna
pia di cristiana carità, moglie e
madre incomparabile, nata a
Messina il 3,1.1830, entrata nella
pace dei santi, in nome di Cristo
Gesù Redentore, il 16.9.1889, rimpianta da tutti quelli che la conoblwro. Il marito, Ing. Liborio
Coppola, che riamato l’amò di
purissimo amore, pose questa
memoria. Beati i morti che per
l’iriiianzi muoiono nel Signore.
Apocalisse XIV, 13 ».
Si trattava indubbiamente di
una tomba evangelica. Ma chi
erano le persone nominate nell’iscrizione? Sulla tomba era inciso l’anno 1889; bastava quella
data per dedurne che già allora
c’erano degli evangelici a Campobasso? Ce n’era abbastanza
per solleticare la mia curiosità.
Le ricerche
neH’archivio
Una prima conferma che la data incisa sulla tomba andava presa in seria considerazione la ebbi subito dal « Riassunto storico della evangelizzazione valdese
durante i primi cinquant’anni di
libertà (1848-1898) » dove, alla pagina 78, trovai la notizia che nel
1888 era sorta « la stazione di
Campobasso ». Ma la conferma
definitiva mi fu data in seguito
dalle ricerche che potei fare nell’archivio di Torre Pellice, dalle
quali risultò che l’opera valdese
a Campobasso era cominciata un
anno prima della data indicata
nella iscrizione tombale, cioè appunto nel 1888.
Ecco, infatti, ciò che era scritto
nella Relazione del Comitato di
Evangelizzazione al Sinodo del
1888, al paragrafo « EWaspora Napoletana»: «E’ la prima volta
che questo capoluogo di provincia figura nelle nostre relazioni.
Avendo’ il nostro fratello, il Cav.
Ingegnere L. Coppola, direttore
del genio civile, con la famiglia
stabilita la sua dimora -a Campobasso, il signor Pons li ha visitati e ha ricevuto una ottima
impressione dalla fedele testimonianza che quella cara famiglia
rende al Vangelo ».
Su Liborio Coppola, « fondatore» della chiesa di Campobasso,
ho potuto trovare alcime sommarie notizie. Siciliano di nascita, era un ingegnere specializzato in impianti ferroviari. Dal
1871 al 1877 era a Caltanissetta
presso la direzione tecnica governativa delle ferrovie calabro-sicule (durante la sua permanenza
in quella città si adoperò per la
costituzione di una comunità
valdese che, attraverso alterne
vicende, è durata fino ad oggi).
Nel 1882 era a Firenze, nel 1885 a
Macerata. A CampobassO' giunse
al principio del 1888, non più come funzionario del servizio ferroviario, ma come capo del corpo reale del genio civile.
Nella sua casa egli cominciò
subito a tenere delle riunioni religiose invitandovi amici e conoscenti. I partecipanti regolari alle riunioni erano 6 (tra cui la moglie e le tre figlie), gli occasionali una ventina.
In seguito ad una visita effettuata nel maggio di quell’anno
a far parte del Comitato di Evangelizzazione e vi rimase ininterrottamente per 13 anni, svolgendo particolarmente le mansioni
di consulente tecnico. A lui si
devono i progetti di parecchi nostri edifici di culto, fra cui quelli
di S. Giacomo degli Schiavoni,
Schiavi d’Abruzzo, Salle, Oastelvenere, ecc.).
Come è facilmente comprensibile, dopo la partenza della famiglia Coppola il gruppo di Campobasso venne a trovarsi in una
Campobasso: li moderatore Ermanno Rostan, al centro, inaugura
il nuovo locale di culto.
dal pastore della chiesa valdese
di Napoli, Giovanni Pons, si procedette alla costituzione ufficiale
della « stazione di evangelizzazione » di Campobasso, che entrò a
far parte, insieme ad altri gruppi della Campania, della « diaspora napoletana».
Le successive relazioni del Comitato di Evangelizzazione ci
permettono di seguire, anno per
anno, le vicende della piccola comunità.
Nel 1889 accaddero due fatti
che meritano di essere ricordati.
Il primo fu il discorso pronunziato dal Coppola in una chiesa
cattolica durante il funerale della figlia di un suo amico ; in quella occasione egli « potè senza impedimento predicare il Vangelo
a mille persone ».
Il secondo fu la morte della
moglie, Anna Cucinotta, già ricordata aH’inizio di questo racconto. Il servizio funebre fu tenuto dal pastore Francesco Rostan, che ne fece poi un dettagliato resoconto nel Bollettino del
Comitato di Evangelizzazione. In
una lettera del 18.10.1889 al pastore Giovanni Pons il Coppola,
riferendosi al lutto che lo aveva
colpito, scriveva : « Iddio mi dà
la forza di chinare rassegnato il
capo alla sua santa volontà; ma,
ahimè, la carne è inferma e spesso, come in questo momento, mi
trovo inondato di lacrime ».
Alla fine di quello stesso anno
il Coppola andò ad abitare in un
nuovo alloggio che, come aveva
fatto con il precedente, continuò
a mettere a disposizione della
comunità per le riunioni. Le cose
andarono avanti così, senza particolari avvenimenti, fino al 1893,
anno in cui il Coppola fu trasferito da Campobasso a Roma.
Consulente per gli
edifici di culto
(A questo pimto è opportuno
aprire una breve parentesi per ricordare che il Coppola, due anni
dopo il suo arrivo a Roma, entrò
situazione critica, che si prolungò per un certo tempo. Il gruppo continuò a rimanere aggregato alla chiesa di Napoli, nella
quale, nel frattempo, il pastore
Teofilo Gay era succeduto al pastore Giovanni Pons. Il nuovo
pastore incontrò serie difficoltà
a curare tutta la vasta «diaspora napoletana », e potè fare soltanto qualche visita sporadica a
Campobasso per mantenere i
contatti con le tre o quattro persone rimaste.
Il gruppo si
consolida
Nel 1898 fu mandato sul luogo
un colportore, Giovanni Monteverdi, che riuscì in qualche
modo a riorganizzare e a consolidare il gruppo. Fu aperta una
sala per le riunioni, che potè
essere arredata alla meglio grazie ad un dono inviato dalla Conferenza del distretto Val Pellice.
Il Sinodo di quell’anno decise di
creare una sede pastorale a Benevento con il compito di curare
tutti i gruppi esistenti nel Sannio e nel Molise. Fu quindi mandato a Benevento l’evangelista
Virginio Clerico.
Meritano di essere trascritte
le notizie su Campobasso contenute nella Relazione del Comitato di Evangelizzazione al Sinodo
del 1899: «La stazione di Campobasso fu visitata, prima ogni
settimana, poi due volte al mese
dall’evangelista Clerico. L’opera
non solo vi ha preso sviluppo,
ma s’è presentata e si presenta
molto promettente. Ci sono state
adunanze di 50, dì 100 e più persone. L’evangelista dice che Campobasso è un fecondo campo di
attività evangelica e che c’è bisogno di un evangelista residente ed attivo. Il colportore Monteverdi continua a fare attiva
opera evangelistica. Egli ha visitato parecchie località, ove sono
amici e aderenti del Vangelo : Larino, S. Giovanni in Galdo, Ripalimosani, S. Vincenzo al Vol
tumo. Macchia Valfortore, ecc.,
ove fratelli cristiani provenienti
dall’America e catecumeni desiderano essere annoverati nella
chiesa di Campobasso. Nonostante le difficoltà — scrive l’evangelista — l’Evangelo crescerà in
queste belle contrade, ove vi sono anime dotate d’intelligenza e
di amore della verità».
Anche nella Relazione del 1900
l’opera di Campobasso viene presentata sotto la luce più favorevole. Ai membri residenti nella
città s’erano uniti numerosi altri
fratelli provenienti dai paesi circonvicini : si trattava di emigranti « tornati convertiti dagli Stati Uniti e zelanti per lo spargimento del Vangelo ».
Tutto lasciava prevedere uno
sviluppo rapido e sicuro. Perciò
la Relazione aggìxmgeva; « Speriamo di avere in settembre una
nuova sala di più facile accesso
e più adatta all’opera, e in ottobre un pastore che avrà un campo promettente da coltivare...
L’arrivo di un pastore con residenza a Campobasso sarà salutato come una benedizione da
tutti i nostri fratelli del Molise,
e segnerà con l’aiuto di Dio il
principio di un vero progresso
dell’opera Sua in quell’interessantissima regione».
Questo, con tutti i particolari
che mi è stato possibile reperire,
il quadro delle vicende che hanno caratterizzato la nascita e i
primi anni di vita della chiesa di
Campobasso.
Nella storia successiva di questa chiesa (dal 1900 ai nostri
giorni), sulla quale esistono documenti più facilmente accessibili, si possono distinguere tre
periodi: il periodo della «costruzione» della comunità, il periodo della difesa della comunità, e quello dell’impegno della
comunità nella società cittadina.
Nel primo periodo (1900-1933)
avviene il passaggio lento e graduale dalla condizione di piccolo
nucleo dalla vita stentata e sempre sul pimto di essere riassorbito dall’ambiente circostante e
di scomparire, a quella di comunità che diventa cosciente della
vocazione ricevuta e si organi2sza
per rispondere nel modo migliore a tale vocazione. A questa opera di « costruzione » si dedicano
con energia e passione i pastori
che in quegli anni si succedono
alla guida della chiesa (Pietro
Zuliani, Giovanni Enrico Meille,
Girolamo Moggia, Catello De Angelis, Antonio Cornelio, Carlo
Lupo, Amato Billour).
Vandalismi e
intimidazioni
In questo periodo non manca,
naturalmente, la violenta ostilità
del clero cattolico locale, per il
quale i pastori sono « maestri intrusi, usurpatori dei diritti divini » e quello che essi insegnano
è « una dottrina che usurpa la
fede ». E non mancano, purtroppo, gli atti di vandalismo a danno delle nostre sale di riunione.
A questi attacchi intimidatori
la comunità risponde potenziando la sua vita spirituale. Ai culti
domenicali si aggiungono varie
adunanze settimanali da dedicare
alla preghiera e allo studio biblico. In tutte queste riunioni i partecipanti sono sollecitati a non
rimanere uditori passivi, ma a
parlare e a pregare, vincendo
ogni timidezza e ritrosia. Si costituisce così im gruppo di collaboratori in grado di tenere le riunioni e di fare andare avanti la
comunità anche senza la presenza di un pastore.
E questo risulterà presto di
estrema importanza, perché per
un periodo di una dozzina di anni (1933-1948) la comunità sarà
sottoposta a vessazioni di ogni
genere da parte delle autorità fasciste e clericali in combutta e
dovrà fare appello a tutte le sue
risorse per non essere sopraffatta.
In quegli anni in tutto il Molise si scatena una vera e propria
crociata antievangelica. Promotori della crociata sono, naturalmente, i dirigenti delia curia;
ma essi trovano un alleato potente nel questore del tempo, Francesco Rovella, il quale — interpretando a suo modo le norme
del Concordato e della legge sui
culti ammessi — fa di tutto per
rendere impossibile la vita alla
comunità e ai suoi conduttori
( Giuseppe iScarinci, Pietro Valdo
Panasela, Luigi Santini, Alberto
Ricciardi, Giorgio Girardet).
Uno di essi (Scarinci) viene addirittura espulso dalla provincia
col foglio di via come se fosse
stato un delinquente; ad un altro
(Panascia) viene rifiutata l’esenzione dal richiamo militare, alla
quale aveva diritto quale responsabile di una comunità; la sala
nella quale la comunità si riuniva viene chiusa e ne viene proibito l’uso per quasi un anno...
J.P. Viallet ha dedicato a questi avvenimenti un intero capitolo del suo libro « La Chiesa valdese di fronte allo stato fascista », pagg. 161-172.
Dal 1948 ai
giorni nostri
Il terzo periodo, che va dal
1948 ai nostri giorni, permette alla comunità di assolvere senza
grandi ostacoli il suo compito di
testimonianza nella città. Ormai
si è conquistato uno spazio nella
città e cerca di utilizzarlo nel
modo migliore.
I pastori che si avvicendano in
questo periodo ( Giovanni Peyrot, Alberto Ricciardi, Elia Libonati, Salvatore Carcò, Davide
Cielo, Domenico Cappella) attendono, chi in un modo chi in un
altro, a rinvigorire internamente la comunità, ma anche ad allargare la sua zona d’azione nell’ambiente circostante.
Dopo un limgo peregrinare da
una sala di riunione ad un’altra,
subendo spesso l’ostruzionismo
dei padroni di casa, nel 1963 la
comunità acquista un ampio e
decoroso locale di culto. Più tardi, nel 1982, si provvede anche all’acquisto di un alloggio per il
pastore.
In questi ultimi anni la comunità ha potuto farsi conoscere da
un pubblico sempre più vasto,
intervenendo nei vari dibattiti
che si sono svolti in tutto il nostro paese su diversi temi di attualità (dal Concordato ai referendum sulle leggi sul divorzio e
sull’aborto), partecipando a manifesteizioni di piazza per la pace
e il disarmo, e ricevendo da più
parti apprezzamento per le posizioni assunte.
In tal modo ha contribuito a
far cadere alcuni dei pregiudizi
antiprotestanti ancora presenti
in questa regione dltalia e a far
crescere il numero delle persone
che oggi accettano senza difficoltà l’esistenza nella città di
questa minoranza religiosa non
cattolica e non rifiutano l’apporto che essa può recare al nrogresso spirituale e civile della
città.
Davide Cielo
4
4 fede e cultura
23 dicembre 1988
NOVITÀ’ CLAUDIANA
RIFLESSIONE
I templi delle valli valdesi Don Milani-.
20 anni dopo
A 50 anni dallo studio di Jean dalla, ecco il frutto di una nuova ricerca - Uno strumento particolare per rileggere la vicenda valdese?
L’ultimo importcìnte studio sui
templi delle valli valdesi risale al
1931 (Jean Jalla, Les Temples des
Vallées Vaudoises). Oggi, grazie
al lavoro di due giovani architetti che hanno speso qualche
anno in ricerche d’archivio, di
catasto e altro, abbiamo a disposizione un prezioso volume di
oltre trecento pa^ne (con quasi
duecento illustrazioni) che fa il
punto sulla storia e le varie trasformazioni degli edifici per il
culto nelle valli (^).
Si parte dal 1555, una generazione dopo l’adesione dei valdesi alla Riforma con il tempio
del Capoluogo d’Angrogna e via
via queste nude aule (che sovente hanno il tetto di paglia), dove
si predica e s'insegna la Scrittura, si moltiplicano in tutto il
ghetto alpino. Nel 1686, al momento dell’esilio forzato verso
l’ospitale Svizzera, ci sarà la « tabula rasa » dei templi e occorreranno anni, dopo il ritorno dei
valdesi nei loro territori, per ricostruire.
Ma il secolo « boom » della costruzione dei templi è l’SOÒ; da
Lusema San Giovanni a Pomaretto, a Pramollo, a Torre Pellice, a San Germano, a Pinerolo
— per citare solo alcune località — è tutto un cantiere che diventerà ancora più operoso dopo l’emancipazione del 1848. Dietro la storia dei singoli templi
emerge anche l’impegno di un
popolo che ha voluto affermare,
malgrado le avverse condizioni,
un diritto inalienabile quale quello della libertà religiosa. Ed emerge anche la teologia riformata, che vuole il tempio come nudo e semplice contenitore poiché
la sovranità di Dio colpisce alla
radice ogni glorificazione dell'istituzione.
Il volume di Bounous-Lecchi
si divide in tre parti: la prima
riguarda l’evoluzione storico-architettonica del tèmpio valdese;
la seconda è l’illustrazione circostanziata di ogni singolo tempio,
a partire dalla sua fondazione;
la terza parte riguarda la descrizione architettonica (con tanto
di pianta e seàone) degli stessi
templi. Ho trovato molto nuovi
e interessanti i capitoli sui templi scomparsi della Val Penosa
(Villar, Pinasca e Penosa) e quello sui templi di quartiere, di cui
restano ancora alcune tracce evidenti. Benché scritto da due tecnici, il libro non si rivolge ad un
pubblico di specialisti ma è a
carattere divulgativo, ricco però
(e qui sta la grande differenza
con il volumetto di Jalla) di riscontri scientifici e documentari.
In sostanza si tratta di pagine
accessibili a chiunque abbia un
minimo a cuore storia e tradizioni valdesi. Si può leggere tutta la vicenda valdese anche attraverso l’evoluzione architettonica dei suoi templi? In parte
certamente sì, quello che è invece sicuro è che non esiste una
architettura valdese, esiste soltanto una teologia che l'ha di
volta in volta influenzata. Gli antichi versetti in francese scritti
sulle pareti del tempio — rara
se non unica concessione all’abbellimento del locale, insieme al
« lux lucet in tenebris » — esprimono segnali di fede, messaggi
di speranza tratti dalla Scrittura. Non è il tempio che crea l’in
contro con Dio, esso non ha bisogno di spazi sacri; l’ascolto della Parola può avvenire dentro o
fuori del tempio, unica condizione da rispettare è quella di predicare fedelmente l’Evangelo e
di metterlo coerentemente in pratica. Il tempio è semplice luogo
d’ascolto che non può congiungere il divino con l’umano. La
storia di questi antichi edifici significativi del paesaggio valdese
è anche storia del popolo che
ha voluto ed ha lavorato per costruire questi spazi in cui approfondire la propria vita spirituale.
Così architettura e storia s’intrecciano sino a confondersi e
la lettura diventa avvincente.
Giuseppe Platone
' RENZO BOUNOUS-MASSIMO LECCHI, I templi delle valli valdesi, Torino
Claudiana, 1988, L. 38.000.
SONDRIO
Fisica e teologia a confronto
Martedì 6 dicembre a Sondrio,
nella sede del Centro evangelico
di cultura, si è svolto un interessante dibattito sul rapporto tra
scienza e teologia, secondo la linea del testo : «Conoscenza scientifica e fede religiosa. Incontri e
scontri fra saperi del nostro tempo » (ed. Claudiana, 1988), dì Elena Bein Ricco e Giovanna Pons.
Erano presenti le due autrici
del volume: la prima, insegnante di filosofia a Legnano, la seconda, ex-docente di fisica e attualmente pastore valdese a Zurigo.
Ha riassunto con molta chiarezza l'opera Gianni Bogo, pastore
a Castasegna-Bondo, mentre il
prof. Carlo Mola fungeva da moderatore.
L’ambito scientifico indagato è
stato solo quello della fisica che,
com’è noto, ha profondamente
rivoluzionato nel primo Novecento il precedente quadro concet
tuale con la teoria della relatività e la teoria dei quanti. Il rinnovamento culturale partito dalla fisica per estendersi ad altri
campi del sapere ha interessato
anche la teologia? A questa domanda si può rispondere sì e no,
perché nel nostro secolo si son
date tanto teologie di stampo ottocentesco, cioè razionalistiche e
sistematiche, quanto teologie
che, similmente alla nuova fisica,
hanno sconvolto le precedenti
certezze.
La storia, si sa, non procede in
modo lineare: mentre in im settore guarda avanti, in un altro
può anche tornare indietro.
Le autrici hanno scelto due
campioni di teologie del primo
tipo: quella di Pannenberg, che
fa coincidere la rivelazione di
Dio col percorso storico, e la
« teologia del processo », secondo cui Dio si rivela nella natura.
Attività peidagogica ed impegno per la pace:
uno stimolo per molti, anche nel mondo ’laico’
E’ evidente la matrice ottocentesca di queste due prospettive,
collegate allo storicismo e al positivismo.
Pur senza esaminarla in profondità, le autrici hanno scelto,
invece, la teologia di Barth come
campione di un’impostazione novecentesca: al pari della scienza,
infatti, anch’essa procede per
ipotesi, nell’ambito che le è proprio, per controllare, poi, se nella Bibbia (l’analogo nella teologia deH’esperimento nella fisica)
qualcosa possa falsificarle. Problematicità contro certezza.
L’esame dell’opera ha mostrato la piena validità d’una ricerca
a carattere interdisciplinare: fisica / epistemologia / teologia. E’
seguito un vivace dibattito con
molte domande rivolte alle due
autrici.
Bianca Decllch Ceresara
Lorenzo Milani: un nome che
dice qualcosa non solo a tanti
cristiani, ma anche a molti « laici ».
In occasione del ventennale
della sua morte, avvenuta nel
1967 a 44 anni e causata da un
cancro devastante, si è tenuto
l’anno scorso nel comune toscano di Vicchio un convegno su
« Don Milani e la pedagogia dell’educazione alla pace ». Frutto
della rielaborazione dei relativi
atti, è recentemente uscito un
denso volume (') che contiene i
saggi e gli interventi di insegnanti, educatori, giornalisti ed esponenti del pacifismo italiano ed
intemazionale. Si tratta in totale di una quarantina di scritti
che esaminano o ricordano l’attività pedagogica di Milani ed il
suo impegno per la pace.
Raccoglitore e ordinatore dei
vari contributi è Giovanni Catti,
ex alunno della scuola di Barbiana ed insegnante elementare.
Ci rendiamo conto che fra i
nostri lettori, specie i più giovani, il nome di Milani possa anche essere sconosciuto e cogliamo l’occasione — con la segnalazione di questo libro — per ricordare brevemente questa figura, sia sulla scorta degli interventi contenuti nella suddetta
pubblicazione, sia sulla base dei
suoi scritti.
Ordinato prete nel 1942, egli
inizia come cappellano presso S.
Donato di Calenzano (Firenze) e
già qui fonda una prima scuola
popolare per operai e contadini.
Nel 1954 viene nominato priore
di S. Andrea a Barbiana, sull’Appennino toscano, dove fonda la
scuola che terrà fino alla morte.
Il suo primo scritto, « Esperienze pastorali » edito nel 1958, pur
ottenendo l’imprimatur viene ritirato per ordine del Sant’Uffizio,
sostanzialmente (come ha scritto
Sergio Quinzio su un quotidiano)
per qualche irriverenza nei confronti dei vescovi che stanno con
i ricchi.
« I care »
Il suo sistema pedagogico si
basava sul « tempo pieno », sulla conoscenza e sulla i>adronanza della lingua ( « quanti vocaboli possiedi? Al massimo 250; il
tuo jjadrone non ne possiede
meno di mille »), sul personale
coinvolgimento in quanto accade
nel mondo ( « ognuno deve sentirsi responsabile di tutto »). Su
una parete della scuola di Ban
biana, vi era scritto in grande
il motto « I care » e cioè « me
ne importa », « mi sta a cuore ».
Don Milani l’aveva adottato da
quelli che definiva « i giovani
americani migliori » e soggiungeva: « E’ il contrario esatto del
motto fascista ”me ne frego” ».
Contrario alla bocciatura nella
scuola dell’obbligo, giungeva paradossalmente a preferire in certi casi anche la frusta, e giustificava: « La penna (e cioè il voto,
il giudizio negativo) lascia il segno per un anno; la frusta, il
giorno dopo, non si conosce più »
(da « Lettera a una professoressa »).
L’altro tema affrontato — e
vissuto anche sulla propria pelle — è stato quello dell’obiezione di coscienza e non è del tut
to fuori luogo ipotizzare che se
oggi in Italia c’è una legge (sia
pure a carattere punitivo e discriminatorio) che sancisce a determinate condizioni il servizio
civile in alternativa a quello militare, essa è anche frutto dell'ostinazione di quel prete, così
Scomodo sia alla gerarchia ecclesiale che a quella politica.
Una collaborazione
valdese
Il suo impegno in questo campo trae origine da un ordine del
giorno votato da alcuni cappellani militari toscani riunitisi l’il
febbraio 1965 (anniversario del
Concordato Stato/Chiesa cattolica) in cui l’obiezione di coscienza viene non solo definita « estranea al comandamento cristiano
deH’amore » ma anche « espressione di viltà ». La risposta di
Milani non si fa attendere e nella sua « Lettera ai cappellani »,
ben circostanziata e costellata di
tutti gli orrori insiti nelle guerre, emerge il concetto che « l'obbedienza non è più una virtù ».
La lettera viene incriminata e
gli vale un processo per apologia di reato, in cui viene assolto.
Su ricorso del pubblico ministero, la corte lo condannerà nel
1968, quand’egli era già morto
da un anno!
Nella « Lettera ai giudici » che
Milani, ormai gravemente ammalato, scrive nell’impossibilità di
presenziare al processo, egli sottolinea che nelle sentenze contro gli obiettori di coscienza, contrariamente all’atteggiamento dei
cappellani, si nota un certo rispetto, una certa considerazione
per le loro motivazioni: essi sono incorsi nei rigori della legge
« per amor di fede », oppure h.anno obiettato « per motivi di particolare valore morale e sociale ».
Questi dettagli sono forniti da
Milani ai suoi giudici tramite
« la ricerca del prof. Giorgio
Peyrot, che sta curando la raccolta di tutte le sentenze contro
obiettori italiani ». A tal proposito possiamo precisare che G.
Peyrot ebbe un incontro con Milani nei locali di Barbiana e che
questa sua ricerca venne pubblicata a cura dell’Associazione italiana per la libertà della cultura
sotto il titolo: « Il problema degli obiettori di coscienza ». Nella sua « Lettera » Milani cita ancora direttamente i valdesi per
un messaggio di solidarietà che
ebbe a ricevere in occasione dei
suo processo.
Nel leggere la nutrita serie degli interventi al convegno su don
Milani non ho individuato il nome di un evangelico. E’ un peccato, perché questa avrebbe ipotuto essere un’occasione per una
nostra testimonianza, per un nostro riconoscimento del {pensiero e dell’o{)era di quest’uomo
che, pur nella sua solitudine e
nelle sue asprezze, ha saputo indicare e percorrere nuove vie per
l’arricchimento del suo prossimo. .
Roberto Peyrot
' GIOVANNI CATTI, Don Milani e la
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5
23 dicembre lt»88
ecumenismo
SEP - ROMA
Lo stato
del processo conciliare
Emarginazioni, ecologia e sviluppo fra i temi affrontati - Gli obiettivi dellassemblea ecumenica europea dell’anno prossimo a Basilea
Echi dal mondo
cristiano
Kirchentag
a Berlino
IV Settimana ecumenica per
la pace in Italia, credenti uniti
a pregare, informare, agire per
la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato (in sigla internazionale: JPIC)... da Assisi a
Basilea, potremmo aggiungere.
E' infatti nel contesto del processo conciliare JPIC lanciato nel
1983 dairAssemblea del Consiglio
ecumeni co delle chiese ( CEC)
che i promotori della SEP 1988
hanno voluto inquadrare le numerose iniziative grandi e piccole che in tutta Italia hanno impegnato dal 16 al 24 ottobre (e
oltre) chiese, associazioni e organismi cattolici, protestanti ed
ecumenici, insieme con la sezione italiana della Conferenza mondiale delle religioni per la pace
e con la Federazione giovanile
ebiaica.
Uri programma di
respiro nazionale
Per la prima volta i rappresentanti dei venticinque « sponsor » della SEP, riuniti intorno
ai direttore del Centro interconfessionale per la pace (CIPAX),
don Gianni Novelli, non si sono
limitati a concordare un titolo,
a scegliere la bozza del manifeste- nazionale e a raccogliere i
materiali da inserire nella «Busta SEP », ma si sono fatti carico anche delForganizzazione di
un programma romano che si
voleva di respiro nazionale. Gli
sforzi compiuti in questa direzione sono stati premiati solo in
parte, ma l'esperienza è stata
comunque positiva.
La Settimana romana si è aperta con un dibattito su « Leggi razziali e razzismo in Italia »,
organizzato dalla EGEI ebraica
presso l’ex orfanotrofio del Ghetto il 16 ottobre, a quarantacinque anni dalla deportazione e a
cinquant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali da parte
dello stato fascista. I giovani
ebrei di Roma non si sono limitati a denunciare il permanere
di tendenze antisemitiche nella
società italiana, rese particolarmente inquietanti dal ricordo di
quegli avvenimenti, ma hanno
dato voce ad altre minoranze
mal tollerate nel nostro paese:
gli immigrati dal Sud del mondo, rappresentati dal presidente
dell’Associazione degli studenti
esteri in Italia; i portatori di
handicap, per i quali ha -parlato
un missionario del Movimento
apostolico ciechi; gli omosessuali, rappresentati dal segretario
nazionale dell’ARCI-Gay. Quattro
testimonianze assortite in maniera insolita, ma efficace, che
hanno provocato nel pubblico
una discussione tutt’altro che
scontata sulle forme più sottili
di discriminazione, ivi compresa
l’ora di religione.
Il Centro IDOC, il Movimento
laici per l’America Latina (organizzazione cattolica non-govemativa di volontariato). Pax Christi
e Mani Tese hanno collaborato
alla realizzazione di un ricco seminario su « Ecologia e sviluppo », nel corso del quale i numerosi relaten hanno sondato le
profonde connessioni esistenti
fra fame e debito dei paesi del
Sud del mondo e un modello di
sviluppo distruttivo delle risorse naturali imposto a tutto il
mondo da parte delle maggiori
potenze economiche del Nord (18
ottobre).
Le AGLI, con la consulenza del
MIR, hanno a loro volta organiz
Assìsi: in vista dell’assemblea di Basilea ’89, anche la partecipazione alla marcia del 2 ottobre è stata un momento di diàlogo
ecumenico.
zato un seminario fin troppo sostanzioso su « Difesa popolare
nonviolenta e obiezione alle spese militari: implicazioni morali,
giuridiche e politiche », assicurandosi il contributo dei migliori esperti italiani nel settore, con
i quali hanno interloquito il presidente delle AGLI, Giovanni
Bianchi, e il suo vice Aldo De
Matteo, alla ricerca di una linea
d’impegno coerentemente nonviolento per la loro organizzazione (21 ottobre).
Una conferenza
sul « JPIC »
La seconda parte della SEP
romana si è concentrata maggiormente sul processo conciliare JPIC. Per iniziativa della Commissione JPIC delle Chiese battiste, metodiste e valdesi e con
la collaborazione del Segretariato per le attività ecumeniche
(SAE) e della Commissione interfrancescana giustizia e pace,
il 23 ottobre si è tenuta presso
la chiesa valdese di piazza Cavour una conferenza sullo stato
del processo conciliare. Il pastore tedesco occidentale Volkmar
Deile, segretario della Conferenza delle chiese europee (KEK)
per il processo JPIC, dopo aver
predicato in mattinata nella chiesa metodista di via XX Settembre su Rom. 12: 21 (« Il processo conciliare si situa sulla via
della riconciliazione e chi l’ha
avviato e lo porterà a compimento è Gesù Cristo »), ha illustrato gli obiettivi della Assemblea
Ecumenica Europea per la pace e la giustizia che avrà luogo
dal 15 al 21 maggio 1989 a Basilea, copromossa dalla KEK e
dal Consiglio delle Conferenze
episcopali d’Europa. Un po’ congresso (per i 7(K) delegati, metà
delle chiese della KEK e metà
delle Conferenze episcopali), un
po’ «Kirchentag» (per le migliaia
di osservatori previsti). Basilea
ha la possibilità di rappresentare un avvenimento senza precedenti nella storia dell’ecumenismo e della testimonianza dei
cristiani europei in vista di un
mondo riconciliato in Cristo Gesù. La scommessa è che sia possibile lavorare insieme p>er l'edificazione di una casa europea
comune, senza steccati fra Est e
Ovest, né a Sud, nei confronti
dei popoli che Fattuale politica
europea costringe all’emigrazione. A Dette si sono affiancati altri oratori, come la presidentes
sa del SAE Maria Vingiani e il
presidente delle Conferenze provinciali italiane dell’ordine dei
frati minori, p. Luigi Perugini,
che hanno confermato Fadesione dei loro organismi al processo conciliare.
Dopo una veglia interreligiosa
di preghiera a cura della Conferenza delle religioni per la pace e del CIPAX il 24 ottobre,
il 26 la basilica francescana dei
SS. Apostoli ha ospitato l’incontro di chiusura della Settimana.
Per iniziativa della Commissione
interfrancescana giustizia e pace
e del CIPAX suore e frati francescani, insieme con cattolici di
altra estrazione e con un gruppetto di evangelici, hanno rivissuto Assisi '88 grazie alla testimonianza di alcuni partecipanti
(con sussidi audiovisivi), hanno
« Spezzato » la Parola dei passi
biblici di Assisi (Matteo 5: 6 e
5: 9, Coloss. 1: 15 ss.), su cui ha
predicato il decano della Facoltà valdese di teologia Paolo Ricca, hanno pregato per Basilea
'89, digiunato e raccolto fondi
per l’opera di due consoreFe in
favore degli immigrati. Il movimento francescano, non più solo
in altri paesi d’Europa ma anche in Italia, sembra pian piano
riscoprire la vena profetica ed
ecumenica del suo fondatore, con
un coraggio, almeno da parte di
alcuni fra i suoi responsabili,
degno di grande rispetto e solidarietà fraterna. P. Gerhard
Heesterbeek, il francescano olandese ideatore di Assisi '88, aveva ricevuto l’ordine di lasciare
il suo incarico di presidente della Commissione interfrancescana
giustizia e pace e di tornarsene
in Olanda nel bel mezzo di quell’iniziativa. La risposta dei francescani italiani, in occasione della SEP, non è stata una ritirata,
ma una rivendicazione crescente
della sua eredità. E’ il dato p«sitivo di maggior rilievo della
Settimana romana.
Chiudiamo invece con una nota dolente sulla partecipazione
degli evangelici romani, scarsa
in occasione dell’incontro con
Volkmar Deile e quasi nulla alle altre iniziative. Ancora una
volta agli ordini del giorno di
sinodi e assemblee non corrisponde una reale tensione delle
chiese. Speriamo che abbia toi^
to il teologo e fisico Cari Friedrich von Weizsäcker, tedoforo
del processo conciliare in Germania Occidentale, perché se è
vero che « il tempo stringe... ».
Bruno Gabrielli
BERLINO — «I miei giorni
sono nelle tue mani» è il motto
tratto dal Salmo 31 ; 15 del prossimo Kirchentag (KT), « Pésta
delle chiese », che si svolgerà nella RPT, a Berlino occidentale,
FU giugno ’89.
A Fulda (RFT), la scorsa settimana, i delegati stranieri insieme al segretario generale del KT
Christian Krause, hanno messo a
punto la grande macchina organizzativa che accoglierà a Berlino prevedibilmente 140.000 visitatori. La chiesa valdese sarà
presente al « mercato delle possibilità » con un suo stand incentrato sui temi del « Glorioso
Rimpatrio » e informazioni sulle
attività della nostra chiesa. E’
prevista anche la presenza del
Centro diaconale « La Noce » di
Palermo. Tra gli oratori di spicco figura anche il prof. Paolo
Ricca che terrà una serie di studi biblici.
Dibattiti e pubbliche manifestazioni saranno divisi in cinque
aree d’interesse: Dio e la chiesa;
vivere e credere; cittadini e stato; pace e giustizia; creazione e
tecnica. Si prevede che i dibattiti più seguiti saranno quelli su:
il futuro del protestantesimo nell’Europa del 1992-93, la questione
del linguaggio inclusivo, il problema del « muro » di Berlino
collegato alla perestrojka di Gorbaciov, il processo conciliare e
la questione Israele e Palestina
nel quadro del dialogo cristiani-ebrei.
Dal primo KT di Hannover
(«Chiesa in movimento )>) del
1949, l’interesse e la partecipazione nei confronti del KT sono andate progressivamente aumentando. Il prossimo 24” KT, che si concluderà nelFOlympia Stadion di
Berlino, non è il primo che si
svolge nella storica città, era già
successo nei 1951, nel 1961 e nel'
1977. Il « modello » KT è stato
esportato con successo in questi
ultimi anni in molti Paesi europei, primo tra tutti l’Olanda che
terrà il suo KT a Utrecht a metà settembre ’89 (previste 20.(W0
presenze). Sui temi della «pace,
giustizia e salvaguardia della
creazione » il KT di Berlino riprenderà le risultanze del raduno
ecumenico che si svolgerà dal
15 al 21 maggio ’89 a Basilea.
Le chiese del Baltico
e la perestrojka
RIGA — « Nessuno parlava in
russo. C’erano facce felici dovunque. Una persona anziana ha detto: Mi sento come in un sogno,
finalmente si può parlare apertamente ». Così il corrispondente
della « Lutherische Welt-Information » descrive l’atmosfera di
una recente manifestazione organizzata dalle chiese a Riga in
Lettonia.
Il vento della perestrojka soffia anche negli ambienti ecclesiastici dell’Estonia, della Lituania
e della Lettonia che si preparano
ad accogliere ima nuova legislazione in materia religiosa. Tra le
innovazioni la più importante riguarda il fatto che le chiese verranno riconosciute come enti
pubblici e la loro attività non
dovrà limitarsi esclusivamente al
culto. Le chiese potranno raccogliere liberamente offerte, aprire
conti in proprio ed avviare nuove attività diaconali. I templi requisiti più di vent anni fa verranno restituiti.
Intanto si registra la nascita
di nuove comunità, e i pastori
hanno nuovamente libero* acces
a cura di Giuseppe Platone
Jon so agli ospedali e alle case di ri
poso per compiere il loro lavoro
di cura d’anime; possono inoltre
tenere corsi biblici, su richiesta,
nelle scuole.
Gruppi giovanili cristiani stanno organizzando una rete di solidarietà assistenziale nei confronti dei poveri e degli emarginati di Riga. La situazione delle
comunità di campagna è più difficile perché i templi e le case pastorali requisite dalle amministrazioni locali non sono ancora
state restituite, ma lo saranno
presto. Intanto si sta lavorando
per avviare ima serie di programmi di evangelizzazione.
Tramite il seminario teologico
di Riga vengono attualmente preparati una cinquantina di giovani (anche attraverso corsi per
corrispondenza) al ministero pastorale. Ma il loro numero rispetto alle esigenze è ancora scarso;
occorrerebbero inmmediatamente 70 pastori. La direzione ecclesiastica invita i giovani cristiani di queste tre repubbliche socialiste sovietiche a considerare
la possibilità di avviarsi verso il
servizio pastorale in un tempo
denso di promesse.
Brot fuer die Welt
compie 30 anni
STOCCARDA — Con un affollato culto dì ringraziamento, il
27 novembre a Stoccarda si è ricordato il 30° anniversario dell’associazione evangelica tedesca
«Brot für die Welt» (B.f.W.),
pane per il mondo. « Non è il caso di festeggiare, ma è necessario rinnovare — ha detto il presidente del Diakonisches Werk
della chiesa evangelica tedesca,
Karl Heinz Neukamm, durante
la sua predicazione — il nostro
sforzo verso i poveri e il Terzo
Mondo per l’affermazione di una
maggiore giustizia». Negli ultimi
anni « B.f.W. » ha raccolto 96 milioni di marchi per progetti in
Africa, America Latina e Asia.
Dal 1959 i cittadini tedeschi hanno offerto a «B.f.W.» circa 1,4 miliardi di marchi con cui sono stati sostenuti 11.000 progetti in collaborazione con i Paesi interessati.
Il direttore di « B.f.W. » Hans
Otto Hahn, nel chiedere al governo federale di impegnarsi maggiormente nei confronti del Terzo Mondo, ha osservato che gli
aiuti non devono diventare né alibi per la coscienza occidentale né
fattori di consolidamento di situazioni ingiuste.
Il Cristo di Scorsese
NEW YORK — A distanza di
6 mesi dalla sua comparsa, il film
« L’ultima tentazione di Cristo »
di Scorsese continua a far discutere. L’interrogativo che rimbalza su alcuni periodici ecclesiastici è quello antico del Concilio di
Calcedonia del 451 : Gesù è vero
Dio o vero uomo? Una organizzazione non confessionale ha pubblicato una guida per la discussione del film che sottolinea gli
aspetti psicologici della fede nel
Cristo di Scorsese e i ’’grandi temi” della vita : le forze del male.
Fora della decisione, il rapporto
con la società, la morte. «Malgrado i suoi evidenti limiti, il
film — sostiene B. Atwood su un
settimanale presbiteriano — evidenzia il grande interesse che
l’uomo di oggi nutre nei confronti della complessa personalità di
Gesii ».
FONTII; Nostra partecipazione all'incontro KT di Fulda (RFT); Der Lutherische Weltbund; EPD; The Presbyterian Outlook.
6
prospettive bibliche
23 dicembre 1988
1
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
UN NUOVO MODO DI ESSERE
a cura di GINO CONTE
rAmerica latina ci hanno parlato del silenzio e delle complicità di chiese indifferenti, nei loro paesi d’origine.
Allora è evidente che la frontiera discriminante tra la vecchia e la nuova vita non sta nell’appartenere o meno ad una
chiesa, ma nella pratica della
giustizia e della verità.
Ma questo fronte del rapporto con lo straniero, con l'altro,
il portatore di diversità, è aperto non solo dall’urgenza sociale,
ma dall’invito a lasciarci rinnovare dallo Spirito di Dio e a rivestire l’essere nuovo.
Conoscere e convertirsi
Spesso le lettere del Nuovo
Testamento mettono in contrasto un modo di essere corrente
nella società con la vita dei credenti e della comunità di Cristo.
Spesso, anche. Paolo dice: voi
prima eravate pagani, eravate di
quelli lontani da Dio. Ora avete
rotto con quel modo di vivere,
ora, in Cristo, siete altre persone.
Noi non siamo più abituati a
questo modo di impostare le
cose.
Dove passa il fronte
Paolo dice: non fate posto al
diavolo. Anche nella comunità
Fuori e dentro
Da un lato abbiamo scoperto
da tempo che per fortuna la giustizia e la verità trovano modo
di agire fuori dalle comunità
cristiane, fra chi non si confessa
cristiano, fra chi, secondo quello schema, fa parte della cultura
e della società circostante.
Ma dall’altro lato abbiamo dovuto ammettere e denunciare ripetutamente le incoerenze e l’indifferenza delle chiese cristiane
di fronte all’ingiustizia e alla
menzogna.
Ancora in questi giorni, nel
corso delle nostre discussioni,
gli amici venuti daH'Africa e dal
cristiana, ovunque, come persone che fanno riferimento a Cristo, noi siamo posti sul fronte
di questo scontro.
Tutto questo significa riconoscere che la chiesa è struttura
umana e vederne e denunciarne
gli errori. Significa anche avere
un criterio di discernimento e di
comportamento che ci permetta
di giudicare e scegliere il giusto
dentro e fuori la chiesa.
Perciò, quando si pone il rapporto con gli stranieri come tema importante per la vita della
chiesa cristiana, noi sappiamo
che i criteri che ci devono guidare sono quelli della giustizia
e della verità.
Necessariamente ci scontreremo con i nostri pregiudizi e le
nostre incomprensioni. Magari
non saremo d’accordo sul carattere di giustizia di una data azione sociale, o sul fatto che cercare la verità significhi arrivare alla denuncia e anche ad esporsi
come chiese alle discriminazioni
subite dagli stranieri.
Paolo dice: voi avete imparato a conoscere Cristo. Questa conoscenza però, se è reale, diventa subito conversione. E la conversione, neH’esperienza di Paolo, è qualcosa che trasforma il
modo di essere di tutta la persona. Conoscere Cristo vuol dire
allora conoscere l’orizzonte dell’essere nuovo che è proposto ad
ognuno di noi.
Anche qui secoli di lettura spiritualizzante della Scrittura ci
hanno indotti ad immaginare
questa nuova persona come la
nostra immagine idealizzata,
trasformata, resa splendente.
Un’idea affascinante per la nostra cultura, con il limite di
chiudere ognuno di noi nel sogno di come potrà o potrebbe
essere; il limite del cristianesimo ridotto a religione individuale, dove i rapporti con gli
altri contano solo come conseguenza del rinnovamento personale.
Efesini 4: 17-32
L’incontro e il rapporto con gli immigrati — alla ricerca di lavoro, di
pura sussistenza, non di rado di libertà — è problema di dimensioni crescenti, nelle grandi città anzitutto, ma non lì soltanto. Il secondo collettivo teologico ligure (e sud-piemontese), organizzato dalla Federazione
regionale e dal 5° Circuito valdese-metodista, riunito a Genova il 12-13
novembre, ha affrontato la questione: « L’immigrazione extraeuropea: incontro con culture diverse, alla luce della nostra fede ». Formula consueta: dopo uno studio biblico, di Sergio Ribet, più che relazioni si sono avute
varie testimonianze di immigrati africani e latinoamericani; si è lavorato
in gruppi; la domenica mattina, nel culto con la comunità locale. Letizia
Tomassone ha dato voce alla riflessione avviata con la predicazione di
cui riportiamo qui il testo.
vaia a immagine di Dio. E questa immagine di Dio nella Genesi sta proprio nella relazione
con l’altro che da subito è data
all’uomo e alla donna come condizione della loro esistenza. Paolo, anche prima in questa lettera agli Efesini, ha sottolineato
che l’essere nuovo si manifesta e
cresce nella relazione con l’altro
diverso e lontano da me. L’essere nuovo lievita nel rapporto fra
l’uomo e la donna, tra lo schiavo e il padrone, tra l’indigeno e
lo straniero; nelle differenze che
dividono, di classe, di sesso, di
cultura e di popolo, l’essere nuovo creato dallo Spirito di Dio si
inserisce e trasforma quelle relazioni, quelle diversità, quelle
separazioni.
Così l’essere nuovo che ci viene offerto non è l’oasi dove poter creare con l’immaginazione
un ideale individualistico, fuori
dalle fatiche della storia.
Si tratta invece di un modo di
essere con gli altri, con l’altro,
che definisce i miei limiti e le
mie possibilità.
Questa è la verità che conosciamo in Cristo.
Gli esempi di Paolo.
E i nostri?
L’essere nuovo lievita
Ma Paolo ci dice che l’essere
nuovo dell’uomo e della donna è
il frutto di una creazione rinno
E per questo motivo Paolo di
seguito elenca il comportamento che deve caratterizzare il credente così rinnovato dallo Spirito. Non si tratta di un codice
morale, ma di alcuni esempi di
come il nostro comportamento
è influenzato dal rinnovamento
in Cristo nel rapporto con l'altro. Ma anche gli esempi che
Paolo dà sono importanti: dire
la verità, mantenere la fermezza
delle proprie convinzioni, condividere i beni e offrire sostegno a
chi ne ha bisogno. Proviamo
pensare anche noi, per l’oggi»
agli esempi concreti che possono trasformare il nostro rapporto con gli stranieri, alla luce
del rinnovamento della nostra
mente in Cristo.
Letizia Tomassone
7
ir
23 dicembre 1988
obiettivo aperto
UNA PAGINA D’ATTUALITA’
La Chiesa tra Oriente e Occidente
Vent’anni fa, esattamente ii 10 dicembre del
1968, moriva a Basilea il teologo Karl Barth. Lasciava dietro di sé un’opera monumentale, la Kirchliche Dogmatik (Dogmatica ecclesiastica), peraltro incompiuta, nonostante i suoi 14 volumi e le sue
10.000 pagine. Lasciava anche un patrimonio di
scritti, ora raccolti in circa 90 volumi, per un totale di 1.000 titoli. Ma Karl Barth rimane nella storia delle chiese in Europa per la sua opposizione al
nazismo; per avere, insieme ai vari Niemöller e
Bonhoeffer, detto un chiaro « NO », in nome dell’Evangelo. E’ lui che ha saputo, nella famosa
« Dichiarazione di Barmen » del ’34, esprimere in
Il 6 febbraio 1949 Karl Barth teneva nella cattedrale di Berna la
conferenza sul tema: La Chiesa tra
Oriente e Occidente.
Il professore di Basilea non accetterebbe il titolo di profeta, perché
non ci sono altri apostoli che gli apostoli ed altri profeti che i profeti.
Ma possiamo dire che le sue parole,
pronunziate in piena guerra fredda
e riudite nell'attuale clima di ricerca
di riconciliazione, hanno un tono
profetico che va rinverdito. Dopo
avere respinto il progetto della crociata, non considerando « cristiana »
una divisione politica ed ideologica
fra i popoli, Barth, Miegge, Casalis.
Hromadka e altri teologi, al di qua
ed al di là della famosa « cortina »
e del muro di Berlino, cercarono di
affermare che il ponte del Cristo è
più resistente di tutte le « rotture »,
se la Chiesa rimane una Chiesa libera.
Carlo Gay
...Oggi non si tratta di lotta, si
tratta di costruzione. Questa è l'idea
fondamentale per la quale noi cristiani dobbiamo impegnarci nel mondo politico di oggi. Non è facile scorgere di qui in quale senso ed in quale misura si tratti nell’Oriente di una
costruzione seria, solida, promettente. Badiamo piuttosto che da noi, in
Occidente, si tratti di ricostruzione
e soltanto di ricostruzione. Se in Occidente si mira a ciò, in Occidente
non si deve temere l’Oriente. Se
non si tratta di questo, allora certo
c’è posto per il timore. I canti d’ira
e di odio, sia quello occidentale che
quello orientale, come se non si fosse già distrutto abbastanza, mirano
a nuove distruzioni e si dimentica
così la cosa che dovrebbe essere curata da entrambe le parti, anche per
eliminare il reciproco timore. Per
questo non possiamo associarci a
questi canti. Però non dimentichiamo che presso entrambe le parti in
contrasto sembra proprio che si abbia in vista la ricostruzione. E poiché da entrambe le parti si formulano accuse di inumanità, sembra che
presso entrambe le parti si abbia in
vista il principio di umanità. Come
del resto si rimane colpiti dal fatto
che le stesse parole di democrazia,
libertà, giustizia, pace ricorrano potentissime presso entrambe le parti.
Soltanto che in Oriente sembra trattarsi di una giustizia ancora lontana
dal trovare un giusto rapporto con
la libertà, é in Occidente di una libertà ancora lontana dal trovare il
giusto rapporto con la giustizia. La
pace, sia da una parte che dall’altra,
è colma di minaccia e di pericolo di
guerra. La Chiesa cristiana è per la
ricostruzione, perciò non può dare
ragione all’una e torto all’altra, non
può che prendere entrambe in paro
poche tesi con lucidità e chiarezza il manifesto della
« Chiesa confessante ».
Nel dopoguerra gli fu rimproverato di non essere altrettanto fermo nella condanna del comunismo. Ed infatti si rifiutò di avallare la guerra
fredda; si oppose a che il Consiglio ecumenico, che
nei ’48 nasceva ad Amsterdam, venisse strumentalizzato dagli USA in funzione anticomunista; si adoperò per la pace e contro il programma di armamento nucleare, tanto da venire considerato un teologo « rosso ». Nel 1958 il presidente della Repubblica Federale Tedesca, Theodor Heuss, gii impedì
di Karl Barth
la. Essa crede e annuncia la giustizia di Dio, giustizia che non sospende la libertà umana, ma che fonda
anzi la sua inviolabile dignità e la
sua santità. Essa crede e annuncia
inoltre anche la libertà di Dio e cioè
la maestosa libertà della sua grazia
che non è resa superflua dalla giustizia dell’uomo, ma è anzi invocata
con forza. Essa crede ed annuncia
la pace di Dio che supera e comprende qualunque ragione dell’uomo e
provvede a che degli irragionevoli
arzigogoli non ci spingano uno contro l’altro e provvederà anche alla
pace dell’uomo. La Chiesa cristiana
non può quindi essere contraria all’Occidente come non può essere contraria all’Oriente. Non può che stare in mezzo ai due contendenti. Ciò
non toglie che qui in Occidente non
possa far altro che evocare con energia quello che in Occidente si è perduto di vista o dimenticato e quello
che in Occidente è necessario dire
ed ascoltare. Possano i nostri fratel
li in Oriente fare quanto è in loro
nello stesso senso. In questo modo
essa lavora per l’umanità e serve alla ricostruzione. La Chiesa può oggi
rimanere Chiesa in quanto rimane
libera. Essa non può essere che per
l’Europa. Non per una Europa determinata e orientata ad Oriente e ad
Occidente, ma per una Europa libera che percorra una terza via; la sua
propria via. Una Chiesa libera è forse oggi l’unica possibilità per una
Europa libera in tal senso.
E infine sembra che tanto in Oriente che in Occidente si tratti anche
di altro: sembra si tratti della fede.
Ci si accusa reciprocamente di nutrire una falsa fede: in Oriente la nostra fede sembra ipocrita e da noi
in Occidente sembra demoniaca la
loro. Come cristiani non possiamo
negare che in questi giudizi vi sia
qualche cosa di vero. Che cosa fare?
Voglio raccontarvi un breve aneddoto. NeU’estate del 1947 a Berlino ho
trascorso un intero pomeriggio con
l’ingresso in Germania, dove Barth avrebbe dovuto recarsi per ritirare un premio.
La pagina che qui presentiamo, pubblicata dalla
rivista « Protestantesimo » (fase. 2, aprile-giugno
1949), è la parte finale di una conferenza pronunciata a Berna. Son passati quasi quarant’anni; ciò
che allora appariva utopistico e quasi scandaloso,
oggi sta diventando possibile: la prossima Pentecoste a Basilea le chiese europee, cattoliche, ortodosse,
protestanti, anglicane, saranno insieme per la prima volta dopo lo scisma d’Oriente e la nascita della Riforma.
(I.d.)
un gruppo di veri, autentici comunisti tedeschi e, vi prego di credermi,
li ho recisamente contraddetti! Essi
si lamentavano vivamente, verso la
fine della conversazione, del contegno della Chiesa in Occidente. « Permettete che io vi ricordi qualche
passo della Bibbia », dissi loro, e recitai il passo dell’Ecclesiaste; « Non
esser troppo giusto e non ti far savio oltre misura: perché ti distruggeresti? » (con l’osservazione che si
potrebbe dirlo anche alla Chiesa
d’Occidente) e ho poi proseguito:
« Non esser troppo empio né essere
stolto: perché morresti tu prima del
tempo? » (con l’osservazione che questo potrebbe esser detto contro o
piuttosto per gli orientali). Fui sorpreso che i comunisti si accontentassero, che queste parole chiudessero la discussione di allora e che
fossero messe a verbale. Io penso sia
proprio questo che la Chiesa debba
mettere a verbale dalle due parti.
Essa può prender posizione soltanto
per la fede vera che ha così poco da
fare con ripocrisia che si nasconde
dietro la nostra sapienza e giustizia
occidentale, come ha così poco da
fare con il confessato grande ateismo
della fede orientale. La Chiesa è per
la ricostruzione e anche in questo
può prendere in parola entrambi i
contendenti. Anche qui, prescindendo dai reciproci rimproveri, cercano
entrambi una vera fede. Cosa deve
fare la Chiesa? Impari essa stessa a
vivere la fede autentica e vera in modo da poterla proclamare in tutta
buona coscienza ad entrambi. Qui in
Occidente — possano i nostri fratelli in Oriente fare quanto è in loro
nello stesso senso! — dovrà dire e
ridire, con una insistenza sempre più
tenace, che la fede che viene dal Signore nel quale crediamo non può
essere mai abbastanza purificata dalla ipocrisia e dalle astrattezze lontane dalla vita in cui incorriamo troppo facilmente noi occidentali. La
Chiesa dell’Occidente abbia cura di
lasciarsi riprendere dalla parola di
Dio in modo che essa possa proclamare questa parola con la coscienza
lieta, prima di tutto agli occidentali
e poi agli orientali. Se la Chiesa sta,
vive e parla nella fede, serve la causa della ricostruzione.
Ma al di là di questo conflitto fra
l’Oriente e l’Occidente che pesa su
di lei e di cui essa soffre con tutti gli
uomini, ma al quale non può partecipare che dimostrando di credere,
di amare e di sperare, la Chiesa guarda avanti ricordando la promessa che
Dio ha fatto per bocca del profeta
Isaia; « In quel giorno, Israele sarà terzo con l’Egitto e con l’Assiria e tutti e tre saranno una benedizione in mezzo alla terra. L’Eterno degli eserciti li benedirà dicendo: Benedetti siano l’Egitto, mio
popolo, l’Assiria, opera delle mie
mani, e Israele, mia eredità! ».
8
8 vita delle chiese
23 dicembre 1988
1
TORINO
CORRISPONDENZE
Culto,
Una mostra su Lutero
momento di unità
Una giornata senz’altro ben
riuscita quella vissuta dalla chiesa di Torino il 18 dicembre. Era
stato deciso infatti di avere un
culto in comune delle quattro
parti in cui si divide la chiesa
di Torino per avere, almeno una
volta, il senso della sua unità.
Poi, cammin facendo, è parso
opportuno far confluire insieme
questo culto e quello dei bambini della Scuola domenicale. Sarà per questo, sarà per la novità
delTiniziativa, sta di fatto che il
grande tempio di corso Vittorio
era pieno, in galleria la corale,
nei primi banchi i bambini, in
quelli laterali i giovani per meglio vedere. La liturgia è stata
svolta dai quattro gruppi. Così
a quelli di via Nomaglio è toccata la parte introduttiva, a corso
Oddone la confessione di peccato, a quelli del Lingotto la predicazione, ed infine al gruppo di
corso Vittorio la parte finale,
comprendente fra l’altro gli annunci.
E’ stata questa l’occasione per
il past. Taccia di ricordare brevemente un'altra domenica di dicembre, nel lontano 1854, quando fu solennemente inaugurato
il tempio. Dovette essere una
grande festa, celebrata con un
sentimento di riconoscenza (si
era praticamente all’indomani
dell’editto di emancipazione) e
con il senso vivo di una vocazione che guardava al resto d'Italia. Fu letta una preghiera del
gen. Beckwith, lo stesso che aveva detto: o sarete missionari, o
non sarete nulla. Funzionava un
servizio d'ordine interno, assicurato dai membri di chiesa (si
temeva infatti l'infiltrazione di
elementi estranei ed ostili — fomentati dalla propaganda avversa di don Bosco?) ed xm altro,
sul corso, assicurato dalla Guardia nazionale.
Oggi il tempio nécessita di costosi lavori di restauro: l'impianto di riscaldamento è piuttosto asmatico e, dimante il culto, non ha mancato di unirsi al
canto con un suo ansimare poco
melodioso; rintonaco è scrostato in più parti. Il preventivo del
costo dei lavori è di alcime de
S^fièrTidevnUiu
La casa editrice
ALBERT MEYNIER
nel formulare a tutti
i lettori
i migliori auguri
annuncia
la pubblicazione del
CALENDARIO
1989-’90
stampato in occasione
del 3° Centenario
del Glorioso Rimpatrio
disegni di
Umberto Stagnare,
didascalie in cinaue lingue
(italiano, francese, inglese,
tedesco e olandese)
Lit. 12.000
cine di milioni. Una metà circa
è già stata raccolta. Anche la
colletta, incoraggiante con i suoi
2.250.000, è stata destinata a questo scopo.
Al termine, nel corso di un’assemblea, la chiesa ha deciso di
inviare alla Facoltà di teologia
un contributo del 3% (calcolato
sulla contribuzione alla cassa culto). Questo per raccogliere quanto deciso dall’ultimo Sinodo; ma
non è da dimenticare la particolare sensibilità dei valdesi torinesi nei confronti della Facoltà
(tre dei suoi attuali docenti provengono dalla chiesa di Torino!).
Dopo il culto un folto gruppo
(circa 180 persone) si è ritrovato
per un’àgape fraterna. E sarebbero state di più, se ci fosse stato
posto! Anche questa molto ben
riuscita, e vissuta in una atmosfera serena. Infine, dopo l'àgape,
ancora un momento in comune:
mentre i bambini giocavano nel
salone e facevano la loro « festa
di Natale », i grandi hanno continuato, ascoltando alcune testimonianze sull’Africa e una serie
di canti sudafricani.
L. D.
LUTERANI IN ITALIA
Dialogo
ebrei-cristiani
Nell’autunno 1988 il convegno
dei pastori luterani in Italia si
è avvicinato all’interpretazione
biblica secondo la tradizione ebraica e al problema del dialogo ebraico-cristiano. Guidato dal
dott. Andreas Woehle, della chiesa luterana dei Paesi Bassi, il
successo del convegno è stato
garantito, essendo egli stesso stato a lungo studente di un rabbino di Amsterdam, il prof. Aschkenazy.
Il motivo per cui il convegno
si è dedicato a tali studi non era
soltanto il doloroso ricordo della cosiddetta « notte dei cristalli » del 1938, ma anche il crescente impegno dei pastori di
Trieste, Venezia, Roma, Firenze
e Napoli.
La chiesa luterana in Italia dal
1988 è diventata membro della
Commissione luterana europea
« Chiesa e Ebraismo ».
elki/celi info
TRIESTE — Dopo la parentesi estiva, le Comunità valdese
ed elvetica hanno ripreso le attività cercando di seguire i principali punti di lavoro indicati
dal Sinodo 1988.
Abbiamo voluto che lo studio
della Scrittura fosse più approfondito, senza ridursi ad accrescimento culturale ma come ricerca della nostra vocazione
nell’oggi, in un tempo in cui lo
spazio dedicato a Dio è già tanto ridotto. Il libro degli Atti è
stato scelto per lo studio. La
vita della piccola e debole chiesa primitiva, che deve affrontare
il contesto religioso e politicosociale in cui vive e ricercare
ogni giorno motivi di testimonianza incisiva, può fornirci preziosi elementi di meditazione e
studio.
Il secondo punto per il lavoro di quest’anno è la riaffermazione e la divulgazione della
storia e del pensiero protestante
in uno spazio culturale aperto
verso l’esterno.
Il Centro culturale « Albert
Schweitzer » ha organizzato una
mostra su « Lutero e la nascita
della Riforma» avvalendosi delle illustrazioni di U. Stagnare,
dimostratesi efficace striunento
di attrazione e di provocazione
per una più profonda ricerca. La
mostra ha attirato un notevole
numero di visitatori, estranei all’ambiente evangelico, fornendoci l’occasione per chiarire dubbi,
rispondere a domande e testimoniare dei valori della Riforma ancora validi.
In occasione della mostra, sono state organizzate due conferenze.
La prima su « Lutero e la
Riforma nella cxiltura storica
italiana contemporanea » a cura del prof. F. Salimben,!, ordinario di storia presso l’ateneo
triestino; la seconda, a cura
del pastore Fanlo y Cortés, ha
avuto per tema 1’« Attualità di
Martin Lutero, profeta ed apostolo della libertà del cristiano ». Le due conferenze hanno
attirato un folto numero di a-'
scoltatcri attenti che hanno salutato i conferenzieri con prolungati applausi.
'• Il 20 ottobre la Basilica ha
ospitato un importante seminario di analisi sul « Corale Bachiano », relatore il prof. D. Zanettovich del Conservatorio statale
di Udine, musicista ben noto in
Italia ed all’estero. Il seminario
è stato definito generalmente come una manifestazione di alto
livello culturale.
• Il 13 novembre si è proceduto all’insediamento del neoeletto Consiglio di chiesa. Si è
voluto ricordare così il servizio
ALPIGNANO
“caso”
Maggiotto
Franco Maggiotto, un prete
sposato da quindici anni, da molto tempo opera con le comunità cristiane con la moglie e i
due figli. Per cinque anni ha svolto il suo ministero nella comunità di base di Finale Ligure e,
da tre anni, pur mantenendo
contatti con tale comunità, si è
trasferito ad Alpignano, nei pressi di Torino, per ragioni di famiglia e di lavoro.
Anche ad Alpignano sta sorgendo una comunità di base che
si è subito inserita nel coordinamento zonale delle cdb che si
trova mensilmente a Pinerolo.
Il 30 settembre 1988 il vicario
episcopale del cardinale Ballestrero ha scritto una lettera a
don Franco Maggiotto pregandolo di « .sospendere immediatamente qualsiasi atto di culto »,
minacciando « una pubblica dichiarazione ». Il 'vicario episcopale si augura che la sua lettera
che anziani e diaconi svolgono
in risposta alla vocazione del
Signore.
Studi bìblici
TRIESTE (metodista) — Continuano ogni venerdì pomeriggio
gli studi biblici sulla « teologia di
Giovanni » e sulla « lettura storico-teologica dell’Antico Testamento ». Proseguono inoltre i
« culti del martedì », che raggruppano un buon numero di persone
e sono carichi di spiritualità, preghiere e canti.
• Dima ed Alexandru Csorba,
rifugiati politici dalla Romania,
hanno presentato il loro figlio
Gianfranco' al battesimo.
• E’ venuto a lavorare a Radio Trieste Evangelica Kent
Jackson, metodista americano,
che collaborerà anche con la
chiesa. A gennaio condurrà un
corso di inglese per principianti.
• E’ stato in visita alla chiesa
Alfred Ndorincimpa, vescovo della chiesa metodista episcopale
del Burundi, uno dei paesi più
poveri del mondo.
Attività
■ sia « sufficiente a sospendere lo
scandalo e la confusione creatisi ».
La comunità di base di Alpignano ha subito chiesto di poter dialogare e, come segno di
disponibilità al confronto, ha deciso di sospendere la celebrazione dell’eucarestia per lo spazio
di due mesi per poter compiere
una adeguata riflessione.
Di particolare rilievo risulta la
lettera del coordinamento delle
comunità della zona (Alpignano,
Cavour, Candiolo, Piossasco, Pinerolo) che hanno voluto riflettere insieme e prendere una comune posizione. Ora i due mesi
sono scaduti e non è dato conoscere se la curia assumerà
nuove iniziative o se accetterà di
incontrare al più presto la comunità di Alpignano e i rappresentanti del coordinamento.
Franco Barbero
ALESSANDRIA e BASSIGNANA — I culti nelle due comunità riservano — come da calendario Tavola — alcxme domeniche ai nostri organismi interni, Federazione, Società Biblica, CEVAA, Facoltà, predicatori
locali ecc. Ugualmente due
culti hanno chiuso e riaperto la
scuola domenicale, proponendo
xma succinta storia di questa
basilare attività. Si è data una
serie di flash sul Sinodo, e anche cercato di puntualizzare
quale dovrebbe essere la mentalità di un popolo evangelico in
certe date particolari: festa del
lavoro, della mamma, giorno dei
santi, dei morti e così via. Alcune predicazioni hanno avuto
carattere ciclico, tre su Giobbe,
quattro su incontri di Gesù con
persone diverse. Abbiamo ricevuto l*a visita di tre sorelle della Federazione fem. valdese-metodista che ricordiamo con molto piacere insieme ai predicatori-ospiti, « normali, stagionali,
temporanei ». Infine abbiamo
ricevuto il Consiglio di circuito
e la Commissione esecutiva del
nostro distretto. Allo studio biblico conversiamo sulla prima
lettera di Giovanni la quale,
pur essendo breve, suscita un
bel po’ di domande nei partecipanti (più numerosi ad Alessandria, meno a Bassignana).
Sono ripresi gli incontri ecume^
nici pubblici (con Fratelli e
cattolici) sul tema pace, i primi
due con Renzo Turinetto e don
Enrico Chiavacci, mentre attendiamo Letizia Tomiassone, Ernesto Balducci e un paio di altri.
Con i tre ragazzi del catechismo si fa una lettura ragionata delle Discipline delle chiese
valdesi e metodiste, partendo
dal loro Patto di integrazione.
Ciò permette di richiamarci alle
reciproche Confessioni di fede,
cercando di capire cosa vogliono esprimere nel tempo in cui
vengono redatte. Si esamina la
scala dei nostri vari livelli deliberativi ed esecutivi, assemblea locale, consiglio di chiesa,
circuito, distretto. Sinodo. La
conoscenza delle Discipline non
è, come qualcuno crede, esercizio inutile o « profano »: contiene elementi scritturali che si
perdono se non si vuole conoscerli. Ai ragazzi è stato proposte un formulario con una quindicina di domande riprese da
quello approntato qualche anno fa dalla EGEI; stiamo discutendo sulle risposte.
Nelle due comunità la scuola
domenicale marcia regolarmente, in totale sono tre monitrici
e 9-10 bambini di varia età. Le
due unioni femminili hanno
due nuove coordinatrici e ci
auguriamo nuovo slancio in questo prezioso serbatoio della
chiesa. Non abbiamo invece una
corale, ma si continua a sottolineare la funzione del canto
quale dimensione -della fede e
uno dei modi per esprimerla.
• Infine in due occasioni si
è cercato di presentare il Signore della vita proprio di fronte alla morte: ai funerali di Corina
Pellegrini, deceduta a Genova e
sepolta a Bassignana; e di Bernardo Cattaneo che frequentava un gruppo dei Fratelli di Valenza, sepolto anche lui a Bassignana il 3 novembre con larga
partecipazione di comunità evangeliche e di conoscenti cattolici.
Gita
MARSALA — Il gruppo giovanile ha effettuato una gita al
monte Erice in compagnia del
gruppo giovanile di Palermo. E’
stata un’esperienza interessante
che il gruppo conta di ripetere al
più presto.
Gruppo metodista
CISTERNINO — Si è formato un « gruppo metodista » nella
nostra città. Si ritrova per il culto ogni domenica alle ore 10,45
nei locali di una associazione musicale, la « Memory Benny Goodman Jazz». Il gruppo di Cisternino è collegato con la chiesa di
Brindisi ed è animato dal predicatore locale Antonio Russo. Chi
volesse mettersi in contatto, può
telefonare ad Antonio Russo,
tei. 080/718952.
Battesimo
OMEGNA — La chiesa sta preparandosi al Natale in maniera
particolare ; infatti in quella occasione Daniela Villa, dopo un
intenso periodo di riflessione e
impegno nelle attività, confermerà il suo battesimo.
• Per T8 gennaio è prevista
una giornata comunitaria sul tema « John Wesley e il metodismo ».
• La chiesa è vicina a Vincenzo e Nicola Tarallo che in queste
ultime settimane hanno perso la
mamma, mentre il padre è ricoverato in ospedale.
Anniversario
INTRA — La chiesa ricorda in
questi giorni il 125° anniversario
della sua fondazione. A questo
scopo è stata organizzata una
serie di manifestazioni in città.
Bibbie per Natale
LIVORNO — La chiesa valdese ha proposto ai suoi membri di
regalare una Bibbia (nella versione Tilc) per Natale. Nella circolare della chiesa si sottolinea
come la Bibbia sia un dono che
dura nel tempo.
Scambi fra chiese
VENEZIA — Dopo rincontro
del 6 novembre in cui luterani,
valdesi e metodisti hanno ricordato insieme la Riforma, continuano i rapporti tra le due chiese. Per maggiori informaziioni reciproche si è deciso di scambiarsi le circolari e le relazioni an
nue.
La predicazione delle ultime
settimane è stata centrata sul
«sermone sul monte» ed ai membri di chiesa è stata fornita una
bibliografia per meglio seguire
ed t,pprofondire il tema trattato
nella predicazione domenicale.
É
9
23 dicembre 1988
vita delle chiese
DECENNIO DELLE CHIESE IN SOLIDARIETÀ’ CON LE DONNE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Nessun uomo presente Tempo di Natale
Molte ipotesi di lavoro scaturite dalla riunione: ora si tratta di
avviarle, sperando in una partecipazione della componente maschile
Circa 25 donne, ma nessun uomo, si sono incontrate il 2 dicembre a Pinerolo per impostare alle vaili riflessioni e impegni per
il Decennio ecumenico « Chiese
solidali con le donne », rispondendo afl’invito rivolto da responsabili di unioni femminili a
responsabili di comunità (pastori, concistori...).
Quasi tutte le comunità erano
Tappi-esentate: c'erano diverse
sorelle delle unioni femminili
che sono anche nel concistoro o
nella CED, presenti però soprattutto a titolo personale; vi era
un membro deH’UCDG, per cui
c’erano le premesse per impostare un lavoro anche oltre la
cerchia delle nostre sole comunità, come accennava il foglio
d’invito (oltre CED e circuiti, è
possibile la collaborazione con
UCDG, SAE, cdb...).
Le proposte non mancavano;
si trattava solo di scegliere e di
coordinarci. Una delle proposte
era di organizzare gruppi di ricerca su « Donne e pace » (in riferimento al processo conciliare
« giustizia, pace, integrità della
creazione »), su « Donne-chieseteologia » (prendendo anche in
considerazione un possibile futuro contatto con catloliche/ci proprio su quest’argomento che potrebbe essere un punto forte p>er
una trasformazione della chiesa
cattolica), sul lavoro (che per le
donne significa o doppio lavoro,
fuori e dentro la casa, o mancanza di autonomia per quelle
che non hanno un lavoro retribiiilo, situazione ormai anormale), su « Solidarietà con immigrate e donne nel Terzo Mondo »,
e sulla famiglia. Fra le altre proposte, c’era anche quella di studiare come incoraggiare le donne a preparare e tenere uno o
due culti all’anno, raccogliere
storie recenti di donne che hanno vissuto o vivono ingiustizie
nella società. L’unica che si è
salvata nelTincontro è stata l’idea
di distribuire un questionario a
tutti i membri di chiesa, come
primo intervento nelle nostre comunità; non per raccogliere risposte, ma come traccia per una
analisi e un approfondimento
personale e come strumento per
aiutare !a riflessione dei vari
gruppi delie nostre comunità
(concistori, corale, studio biblico, riunioni quartierali, ecc...).
A Pinerolo la delusione era generale nel vedere che la parte
rnaschile era assente, perché non
si tratta del decennio delle donne, ma delle chiese. Possono le
donne essere solidali con se stesse? Questa ricerca suscita indifferenza, incomprensione, desiderio più o meno inconscio di ostacolarla? Siamo convinti che in
un paese come l’Italia la responsabilità dei protestanti è di testimoniare — donne e uomini
insieme — ad altre chiese cristiane e alla nostra società quello che le chiese protestanti hanno scoperto e sperimentato nei
pochi decenni precedenti? Il decennio è un’occasione. Ci siamo
anche interrogate sul perché gli
uomini sono così pochi nelle nostre comunità e perché, oltre la
loro partecipazione alla vita della chiesa e alla diaconia, adesso
sono soprattutto le donne alle
valli che fanno un po’ di teologia (studio biblico, gruppi femminili, animazione biblica).
Il tutto ha per conseguenza il
fatto che esse sono troppo impegnate. Che cosa fare per fare
tornare gli uomini? Come incontrarci, gli uni e le altre, senza
troppi disagi durante il decennio?
Sapremo riscoprire i doni di ciascuno di noi?
Intanto, se è vero che tutto
deve essere proposto dai concistori per essere preso sul serio
e tenuto in considerazione, allora è proprio da loro che si aspettano attenzione, vigilanza e proposte, se sono necessarie.
(Si vedano in proposito gli ordini del giorno presi nel 1988 dalla Conferenza distrettuale, dal
Sinodo, dal Congresso FDEI e
dall’Assemblea FCEI).
Maide-France Maurin Coïsson
UN UTILE OPUSCOLO
Il culto comunitario
Nella breve presentazione dell’opuscolo Charles Bossert
racconta come ha vissuto un culto « comunitario » allorquando si
è trovato in un tempio con soli
cinque fedeli, organista compreso; il culto, non «calato dall’alto », è stato costruito insieme a
questi cinque fratelli.
L’opuscolo (una cinquantina di
pagine) vuole comunicare schematicamente riflessioni, proposte
ed esperienze elaborate e vissute dai membri della Commissione culto della Chiesa riformata
e della Chiesa della Confessione
d’Augusta d’Alsazia e di Lorena.
La « questione di fondo » dalla
quale parte ogni ragionamento è :
che cosa è una chiesa e come
questa può esprimere il senso
della sua vita comunitaria partecipando attivamente al culto?
L’« accoglienza » ci viene presentata come un momento ben
preciso ed importante del culto
per sentirsi tutti in « comunità » :
la gente del luogo, i turisti, la
gente di passaggib, i bambini.
Accompagnare le persone verso i
primi banchi del tempio e dopo
il culto scambiare due parole attorno al bicchiere dell’amicizia
aiutano a sentirsi più vicini.
La « predicazione » deve essere,
ai giorni nostri, chiara, sintetica
e soprattutto corta. Un messaggio dialogato riesce a volte a sostituire in meglio un sermone.
Per le riunioni serali viene proposta la meditazione di una o più
diapositive per favorire il dialogo e l’espressione di pareri personali. Perché non sostituire ima
meditazione con la storia dei
« corali » in uso nei nostri templi? Il racconto di un aneddoto o
di un fatto viene visto come espediente per attirare Tattenzione e
può rappresentare oggetto di vera e propria meditazione.
Il « battesimo » va presentato
come reale partecipazione dei genitori, dei padrini e delle madrine, dei familiari e della comunità alla cerimonia per rendere il
momento significativo per tutti.
Per la «Cena del Signore» si
suggerisce di preparare la tavola con tanto di piatti, fiori, pane
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e vino, di non escludere i ragazzi sotto i 14 anni e di variare le
situazioni di distribuzione : la domenica al culto, in una gita, ad
un pranzo...
Invito al canto di un « canto
nuovo » con l’aiuto di un animatore e di un gruppo di sostegno.
Le « comunicazioni » o « annunci » vanno fatti utilizzando uno
spazio temporale non troppo ristretto ed anche con l’aiuto di un
foglio per non dimenticare.
L’informazione sulla vita della
comunità può essere fatta a più
voci ed è bene dare la parola a
chi ha avuto un’esperienza di formazione, di condivisione, di incontro o di fede, per una testimonianza.
Per 1’« intercessione » ci sono
vari suggerimenti; delle persone
raccolgono le « intenzioni » di
preghiera fra la gente e le comunicano durante il culto.
Anche la « preparazione del
culto » non va intesa come un
« problema » del solo pastore ma
della comunità tutta.
I « locaU » p>er il culto e le riunioni devono essere accoglienti
ed è bene pensare ad una giusta
disposizione dei fedeli e di chi
anima il culto o la seduta, perché
non è detto da nessuna parte che
un culto deve essere un monologo, può anche essere im dialogo a
più voci. Molti sono i suggerimenti per migliorare i nostri spazi dì culto: la luce in un locale
di culto per esempio è importante, è meglio vederci bene tutti in
faccia.
La «vita della comunità» va
giocata su tutti e con tutti i parrocchiani, bambini compresi, per
cui è bene organizzare una « garderie» per loro durante l’ora di
culto, così come è consigliato di
non dimenticars dei bambini
della scuola domenicale che vanno fatti effettivamente partecipi
della vita cultuale. Anche gli anziani non vanno dimenticati. I
pranzi comunitari e le uscite in
comune non vanno sottovalutati.
E per chi non viene mai al culto
si può prevedere di registrare un
culto su cassetta e farglielo pervenire.
Nella postfazione un’ultima
idea portante (già anticipata nelle gustosissime illustrazioni che
punteggiano l’opuscolo); il culto e la vita comunitaria vanno intesi nel senso di rappresentare
veri momenti di gioia per l’incontro, il dialogo, lo scambio tra
fratelli riuniti nel nome del Signore e pronti a servirlo.
Giovanna Purpura Calvetti
(1) « Fêter Dieu ». Quelques idées
pour un culte plus communautaire.
Commission « culte et vie communautaire » de l’Eglise Réformée et de
l’Eglise de la Confession d’Augsbourg
d’Alsace et de Lorraine.
POMARETTO — Domenica 18
dicembre -si è svolta la festa di
Natale delle scuole domenicali.
Al culto nel tempio i bambini
hanno partecipato attivamente
con letture, preghiere e canti.
Tangibile è stata la solidarietà
verso una delle più preoccupanti realtà del nostro tempo, quella dei migranti. La colletta e le
« bustine di Natale » erano destinate all’azione apostolica comune della CEVAA a Roma.
I ragazzi hanno poi portato
con il canto il loro messaggio di
solidarietà ai malati dell’ospedale.
Un ottimo pranzo ha unito i
ragazzi di Pomaretto-Perosa a
quelli di Villasecca. Nel pomeriggio ia festa è proseguita con
un bel momento di giochi e canti, e una recita presentata dai
monitori ai ragazzi, ai genitori
e ai nonni.
• La comunità si rallegra con
Enrico Peyrot e Adelaide Genre
per le loro nozze d’oro, e con
Franco Tron e Silvana Marchetti (e Sara) per la nascita della
piccola Marta.
'• Esprimiamo la solidarietà
della comunità alla famiglia di
Arturo Rostagno, deceduto improvvisamente all’età di 81 anni.
Dopo aver intrapreso gli studi
alla Facoltà di teologia era stato
invitato dalla Tavola a desistere
a causa delle ristrettezze economiche in cui versava la chiesa
valdese. Ha conservato per tutta
la vita un amore critico per la
sua chiesa ritrovandosi in questi ultimi anni nelle posizioni
della TEV. La sua fedele presenza ai culti esprimeva silenziosamente la sua viva fede nel
Signore. Impegnato nella vita
civile, è stato sindaco di Pomaretto dal 1956 al 1964.
• Domenica 11 dicembre è stato battezzato il piccolo Michele
di Claudio Bruno e Manuel» Giraud; il Signore accompagni Michele e sostenga i suoi genitori
nel mantener fede alle promesse
fatte.
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Sabato sera 24 dicembre, vigilia
di Natale, alle ore 21, avrà luogo un culto nel tempio del Ciabàs.
• Nel pomeriggio di limedì
26 dicembre alle ore 14.30, presso la scuola dei Peyrot, i bambini della scuola domenicale locale festeggeranno il Natale con
canti e recitazioni.
PRAROSTINO — Il culto di
Natale, alle ore 10, con la celebrazione della cena del Signore,
vedrà la partecipazione della
corale.
• Nel pomeriggio di lunedì
26 avrà luogo la festa dei bambini della scuola domenicale e
dei ragazzi del precatechismo.
VILLAR PELLICE — Domenica scorsa, 18 dicembre, ha avuto luogo la festa dell'albero di
Natale della scuola domenicale;
dopo l’introduzione curata dal
pastore, i bambini hanno presentato un ricco programma di
canti, poesie e dialoghi, preparati con impegno. Un sentito ringraziamento va dunque a quanti hanno collaborato per la riuscita dell’incontro, in particolare alle monitrici ed alla signora
Lidia Frache che harmo curato
la preparazione della giornata.
'• La comunità ha accolto con
gioia la notizia della nascita
della piccola Sara che è giunta
ad allietare Bruno Malan e Lorella Fontana.
• Ci hanno lasciati la sorella
Léonie Asthier Peyronel di 89
anni ed i fratelli Giovanni Geymet di anni 78 e Mario Baridon
di anni 54; ai familiari rinnoviamo la fraterna solidarietà di
tutta la chiesa.
ANGROGNA — Celebreremo
il Natale con un culto domenica
mattina alle 10 nel tempio del
Serre (corale e Santa Cena) e
alla sera, alle 20.30, nel salone
della dépendance della Foresteria « La Rocciaglia » a Pradeltorno dove, intorno al caminetto,
celebreremo la Santa Cena e avremo con noi la corale.
# Animato dai bambini della
scuola domenicale, il culto di domenica scorsa ha visto anche la
presentazione della piccola Simona Bertalot di Eliana e Aldo.
La giornata è proseguita con una
frequentata agape aperta ai bimbi e ai loro genitori. Alle monitrici che hanno organizzato la
bella giornata e a Franco Taglierò, regista di una « recita »
natalizia ricca di significati biblici, un vivo ringraziamento.
SAN SECONDO — Il programma per il periodo natalizio
prevede: per il giorno di Natale culto con Santa Cena, alle
10.30; per il 26 dicembre, alle
16.30 la festa deU’albero, e per
il 31 dicembre, alle 20,30 il culto
con Santa Cena; 1" gennaio, ore
10.30 culto.
• Domenica 4 dicembre è stata battezzata la piccola Emanuela Genre di Renzo e Rita Paschetto.
Il Signore benedica questa
bimba e aiuti i genitori a mantenere la promessa fatta.
• Sabato 17 dicembre, nel nostro tempio, si sono uniti in matrimonio Ornella Ricca e Giovanni Francesco Olocco.
Alla coppia che si stabilisce a
San Secondo esprimiamo i nostri auguri.
VILLAR PEROSA — Sabato 24
dicembre, alle ore 20.30, si tiene il culto della vigilia di Natale a Vivian.
• Il culto di Natale ha luogo
nel tempio alle ore 10.
'• Lunedì 26 dicembre la scuola domenicale inviba tutti al pomerìggio natalizio che si svolgerà nel salone sotto il tempio
alle ore 14.30.
PERRERO-MANIGLIA — I
culti natalizi si tengono alle ore
9 nel tempio di Maniglia e allo
10.30, con S. Cena e corale, nel
tempio di Ferrerò. La sera, alle
19.30, si tiene a Maniglia il
culto a cura della scuola domenicale.
'• Il 1° gennaio il culto sarà
unico e si svolgerà alle 10.30 a
Ferrerò.
PIOSSASCO — Venerdì 16 dicembre abbiamo avuto un culto
serale con Santa Cena, seguito
da una cena comunitaria. Tiziana e Maria Grazia, della comunità di base di Piossasco, ci hanno fidati nella riflessione sul
cantico di Simeone. Durante il
culto, specialmente per i ragazzi, è stata rivissuta l’attesa di
Gesù Cristo, accendendo quattro
candele alla « corona dell’avvento » ed accompagnando questo
gesto con letture di brevi testi
dal libro di Isaia.
Si è trattato indubbiamente di
una esperienza di fraternità, per
la cui preparazione ringraziamo
chi si è impegnato, con l’augurio
che si possa ripetere allargando
anche la cerchia di persone che
vorranno parteciparvi.
# Il culto di domenica 11 dicembre è stato curato dalle sorelle Anna Pilloud Sappè e Wanda Malan; è stata così resa operativa la decisione dell’assemblea
di chiesa in cui la comunità si
impegnava a preparare un culto
ogni due mesi in segno di solidarietà con il lavoro che devono
sostenere il pastore ed i predicatori.
10
10 valli valdesi
23 dicembre 1988
.1
ANGROGNA
Solidarietà
Il servizio di collegamento mediante autopullman tra Angrogna e la bassa valle ha attraversato nelle scorse settimane alcuni momenti di difficoltà.
Infatti uno dei due autisti in
servizio ha rassegnato le dimissioni avendo vinto un concorso
in altro ente e nello stesso periodo è stato anche vittima di
un infortunio.
La sostituzione è dvmque avvenuta ricorrendo dapprima ad
un autista messo a disposizione
da parte della Comunità Montana e successivamente affidando
il servizio ad una ditta privata.
Nel frattempo è stato indetto
regolare concorso, cui hanno partecipato una decina di concorrenti (nessuno dei quali di Angrogna); alla fine è risultato vincitore il sig. Renato Fornero di
Torre Pellice, che prenderà servizio a partire dal prossimo 1"
gennaio.
Accanto alTincarico di autista
dei pullman, il nuovo assunto effettuerà anche la guida dei mezzi per la raccolta rifiuti e si occuperà di alcuni altri compiti
specifici coadiuvando l’operaio
del comune.
Prosegue intanto la raccolta di
fondi decisa daH’amministrazione comunale in favore della famiglia di Claudio Rivoira, deceduto in seguito ad un tragico
incidente mentre era alla guida
del suo trattore.
Claudio Rivoira ha lasciato moglie e due figli in tenera età, proprio nel momento in cui era riuscito ad avviare, con tenacia, l'attività della trattoria alla Vaccera.
L’azione di solidarietà degli
amministratori viene ad integrare quella ^à intrapresa da altri gruppi in zona, rivolgendosi
a quanti non hanno ancora contribuito e lo vogliono fare. Le
offerte possono essere versate ad
ogni consigliere comunale.
SAN SECONDO
Programma
triennale
TRASPORTO FERROVIARIO
Da servizio... a impresa
Un ferroviere racconta di un servizio in crisi - Investimenti sulle linee principali, abbandonate quelle minori - Quale ruolo dei politici?
Furto
Nell’ultimo decennio il numero degli autoveicoli in circolazione sul nostro pianeta è aumentato di quasi 15 milioni all’anno raggiungendo i 500 milioni; ovviamente esiste una forte disparità fra le aree industriali e quelle più povere.
Molte delle valli alpine, per
tornare più in piccolo, vivono
una situazione, per quanto riguarda il traffico, al limite della
tollerabilità.
« Servono strade più ampie,
meglio se autostrade! » — è la
risposta di molti, dimenticando
l’importanza del trasporto su rotaia, la necessità, che è urgenza
da molti anni, di miglioramento.
Ma, si sa, le ferrovie locali « non
rendono » abbastanza, sono causa di deficit. Il servizio ferroviario deve diventare un'impresa?
Abbiamo avuto occasione di sentire Antonio, una persona che
nelle ferrovie ci lavora da anni.
« Non viviamo direttamente il
problema del taglio dei "rami
secchi”, ma viviamo sulla nostra
pelle la trasformazione delle ferrovie da sermzio per la gente ad
una dimensione di impresa. Si
stanno attivando in questi giorni
delle scuole professionali per il
personale viaggiante dove i discorsi che passano sono imperniati sulla managerialità e sulla
necessità che le FFSS diventino
impresa a scopo di lucro.
La selezione del personale avviene sulla base della resa di
servizio; per esempio, il fiore all’occhiello delle FFSS è il treno
Milano-Roma; avviandoci al 1990,
anno dei campionati mondiali di
calcio in Italia, si organizzano
corsi di due mesi per imparare
due lingue mentre poi si trascura il rapporto con i pendolari
di tutti i giorni ».
Traffico locale
trascurato
Tornando al problema delle
nostre linee locali, come si situano questi progetti di impresa?
« E’ evidente che l’ente tende
a trascurare le linee minori, dove il servizio non porta denaro;
nel lento dimenticare va a finire
purtroppo che' spesso certe tratte si dissolvono per conto loro
perché viene a mancare l’interesse dell’utenza ».
USSL 43
Rapido intervento
Il naloxone fornito a tutti i presidi sanitari
Nel corso della sua ultima riunione il consiglio comunale di
San Secondo ha esaminato ed
approvato il programma triennale di attuazione, cioè il documento che contiene le linee su
cui Tamministrazione intende
orientare la sua attività nell’immediato futuro.
Va segnalata la scarsa partecipazione al dibattito da parte
consiglieri, per cui la discussione è risultata assai breve e
del resto anche la presenza del
pubblico risulta generalmente
molto scarsa.
Da segnalare anche che il municipio di San Secondo, pur essendo tra quelli di più recente
costruzione del pinerolese, necessita già di modifiche: in specifico è stato approvato il progetto
per l'eliminazione delle barriere
architettoniche dell’edificio comunale.
Per il resto, oltre alla solita
lunga serie di ratifiche di delibere di giunta, va ancora ricor^
data Tapprovazione di vari regolamenti riguardanti i settori dello smaltimento rifiuti, l’applicazione della tassa per questo servizio, ed altri a carattere « interno », riguardanti l’uso dei veicoli di proprietà comunale ed il
servizio di polizia municipale.
C.R.
Di fronte aH’aumentare del numero dei decessi p>er overdose
segnalato a livello nazionale ma
anche regionale, l'USSL 43 ha
provveduto a fornire di naloxone i presìdi sanitari e coloro che
sono addetti al pronto soccorso.
Il naloxone è l’antagonista sp>ecifico e compietitivo verso i recettori agli oppioidi; non ha effetti collaterali e può dunque essere usato con tranquillità in tutti i casi di sospetto stato di overdose.
Questa sostanza non produce
danni ed è inefficace se viene
somministrata in casi non dovuti ad intossicazione acuta da oppioidi.
L’iniezione endovenosa costituisce la via di somministrazione più efficace; si può iniettare
p)er via intramuscolare, ma l'effetto è più lento.
Un'iniezione endovenosa di 1
fiala di naloxone può non essere sufficiente qualora il tasso di
oppioidi sia molto elevato per
cui, se non sortisse effetto e si
avesse una ricaduta delle condizioni del paziente, va ripetuta,
p>er competere con quantità adeguata di naloxone quella degli
oppioidi presenti nell’intossioato.
La situazione del moribondo
(tale è il soggetto in overdose)
configura lo stato di necessità
(ex art. 54 - codice penale) in
quanto il soggetto può essere
salvato sulla strada o in abitazione con la semplice iniezione
di naloxone endovenosa, ma alla sola condizione che l'intervento sia tempestivo, essendo rischiosissimo anche il solo ritardo del trasporto (circolare Ass.
Sanità Regione Piemonte del 23/
11/1988).
Il comunicato stampa delrUSSL che fornisce queste notizie rende inoltre pubblico il fatto che il naloxone è disponibile,
gratuitamente, presso i distretti
di base di Torre Pellice, Lusema
San Giovanni e Bricherasio ed
al servizio tossicodipendenze di
via Repubblica 3 a Torre Pellice.
Il naloxone è inoltre in dotazione a: medici di guardia medica, ospedale valdese di Torre
Pellice, Croce Rossa Torre Pellice su ambulanza. Croce Verde
Bricherasio su ambulanza, medici di medicina generale, servizio di salute mentale, servizio di
medicina legale, fxjliambulatorio di Luserna S. Giovanni.
Sono dotate inoltre di naloxone tutte le farmacie convenzionate con la USSL n. 43 - Comunità Montana Val Pellice (è in
vendita dietro presentazione di
ricetta medica).
A tutti ì lettori auguri affettuosi per un buon Natale da parte di redattori e tipografi.
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi >)
Un fatto questo che fin qui
si è evitato per la linea Torre
Pellioe-Pinerolo, dove l'impegno
del comitato ha prodotto anzi
alcuni miglioramenti neU’orario,
l’istituzione di nuovi treni e quindi Un aumento nell’utilizzo del
mezzo pubblico.
Come hanno vissuto, i ferrovieri, le vicende delle tratte a
rischio di taglio?
« Se in alcuni casi c’è stata
anche la partecipazione del personale ai problemi ed alle attività, va detto che nella maggioranza dei casi si sta assistendo
all’accettazione della logica aziendale che cura più l’immagine ed
i servizi sulle grosse linee che
il rapporto con gli operai, gli
studenti che prendono quotidianamente il treno. Si è per esempio investito molto in uffici, in
strutture nei grandi centri e pochissimo sul materiale viaggiante ».
A questo proposito si spiegano spesso i ritardi dei treni con
problemi alle vetture...
« E’ una evidente conferma a
quanto dicevo; i problemi di non
apertura delle porte, al riscaldamento, ecc. non vengono mai affrontati in modo radicale ».
Sul futuro dei rami secchi, quale impressione se ne può ricavare «da dentro»?
« La sensazione, parlando con
persone di un certo livello gerarchico, è che queste linee stanno sopravvivendo perché il potere politico è interessato a mantenerle, per motivi elettorali, di
consenso ».
E siccome il potere politico si
dovrebbe ba.sare sul rapporto
con i cittadini, è chiaro che la
palla ripassa al confronto decisivo tra utenti e sedi politiche
istituzionali.
'TORRE PELLICE — L’ospedale è sorto, si è sviluppato, ristrutturato e in parte attrezzalo con
doni provenienti da ogni parte.
Ogni dono è stato un segno di
riconoscenza, di partecipazione
e di solidarietà di valore morale e spirituale non raffrontabile
all’entità del dono stesso.
Tra gli altri doni figurava un
bel televisore a colori, offerto da
un degente come segno di riconoscenza, messo a disposizione
degli ammalati per le ore di forzata attesa.
Qualcuno, con atto profondamente vile, approfittando dell’aimosfera di rispetto e di fiducia
che deve regnare, malgrado tutto, nell’ospedale, è riuscito ad
asportarlo.
Paragonato al significato morale che questo strumento rappresentava, il suo furto acquista
una dimensione di disprezzo per
la totale becera insensibilità dell'autore sconosciuto.
Laicità
Piervaldo Rostan
PINEROLO — La partecipazione assai ridotta non ha consentito al comitato per la laicità
della scuola, riimitosi lo scorso
15 dicembre, di affrontare questioni di fondo bensì di impostare il lavoro dei prossimi mesi.
Proseguirà la raccolta dei dati,
già avviata da tempo nelle scuole medie inferiori, riguardanti
rinse^'amento della religione
cattolica e delle attività alternative; si considereranno il numero di alunni optanti per le ore
alternative, il tipo di attività
svolto, la provenienza ed il tipo
di servizio prestato dagli insegnanti ed altri aspetti connessi.
Per far ciò, il questionario già
distribuito alle scuole medie verrà presentato anche agli insegnanti delle scuole elementari; la
previsione è di poter elaborare i
dati finali entro il mese di febbraio.
BOBBIO PELLICE
L’89 della Pro Loco
Dopo le dimissioni del presidente Fiorentino e del cassiere
Baridon, la Pro Loco di Bobbio
ha recentemente rieletto il suo
consiglio direttivo; si tratta in
tutto di 13 persone fra cui incarichi speciali sono toccati a Luciano Moselli, presidente, Andrea
Melli, vicepresidente. Patrizia
Geymonat, cassiera, Micaela Fenoglio, segretaria.
Su quali fronti si impegnerà
in particolare l’associazione nel
prossimo anno?
« Il 1989 — ci ha detto Moselli
— vedrà un impegno particolare rispetto alle iniziative per ricordare il rimpatrio dei valdesi
dall’esilio; ci sarà {parecchio da
fare, in collaborazione con la
locale chiesa .valdese.
Naturalmente organizzeremo le
tradizionali attività (festa campestre, castagnata, rollonga,
ecc.), ma vorremmo anche allar
gare un po’ il panorama delle
manifestazioni, inserendo alcuni'
appuntamenti di carattere culturale ».
Come sono i rapporti col comune?
« Direi buoni; esiste, da parte
del rappresentante dell’amministrazione, Gay, una specifica volontà di collaborazione. In particolare, a partire dai prossimi
mesi ci dovrebbe anche essere
la disponibilità della sala della
chiesa valdese come luogo di incontri, dibattiti o serate ».
Sui tempi ipotizzabili per la
disponibilità dell’ex cinema il pastore Pasquet ci ha detto di spe^
fare neH’ultimazione dei lavori
per l’àgape e la serata del 17 febbraio; in settimana invece gli
incontri per definire alcune inanifestazioni per il tricentenario.
O. N.
«dueBU
di BOLLA • BENECH «jix.
Articoli Regalo Casalinghi
Materiale Elettrico Ferramenta
USTE NOZZE
Lusema S. Giovanni
Viale de Amicis, 3
11
23 dicembre 1988
valli valdesi 11
A PROPOSITO DEL GLORIOSO RIMPATRIO
Cultura valligiana
e realtà in movimento
Una tradizione che ha « ceduto di fronte alle proposte della società del benessere »? - Nuove scelte per rifondare il tessuto sociale
Cinema
TORRE PELUCE — 11 cinema Trento
prevede per i prossimi giorni la proiezione dei film « Corto circuito 2 »,
sab. 24 ore 20 e 22 e dom. 25, ore
16, 18, 20, 22; «'il piccolo diavolo»,
lun. 26 e mart. 27; « Nuit de la glisse », giov. 29; » L'isola di Pascali »,
ven. 30.
Sempre più spesso su questo
giomale si discute delle manifestazioni del 3“ centenario del Rimpatrio, un dibattito aperto che
ha la positività di far riflettere
e discutere anche sulla realtà
delle nostre valli oggi.
Si fa un tentativo per legare
un passato, un presente e un
futuro, almeno così vengono individuate le tappe di questa riflessione nell'articolo di cronaca
sul numero del 2.12, a Anna di
G. Platone. Ben venga il tempo
in cui le nostre comunità si interrogano sul loro esistere, poiché è importante capire quanto
sia negativo il loro chiudersi su
se stesse, poco ai>erte all’esterno, quasi insensibili ed impreparate alle problematiche sociali
de! nostro tempo. Purtroppo le
nostre comunità hanno difficoltà o diffidenza nel recepire gli
stimoli che vengono dallo stesso
protestantesimo italiano, un mo
do di agire forse rafforzato da
chi coltiva ancora idee di « centralità » della cultura valdese
valligiana rispetto ad altre realtà.
Qual è la situazione delle valli? Quella che vivono gli operai
che giornalmente si recano nella cintura di Torino e vivono
problemi analoghi a quelli sperimentati dall’emigrato del Sud?
Quella del contadino deH’alta
montagna, che resiste convinto
che non ci sarà continuità per
la Sua opera? Quella del giovane del paese di « emigrati » valligiani, che non ha modelli di
cultura aH'infuori della discoteca del sabato sera?
La cultura contadina dei nostri paesi, impregnata di buoni
contenuti protestanti, tanto forti
da renderla solida ed egemone
per un lungo periodo della storia,
è crollata di fronte alle proposte
de! sognato benessere dato dal
posto sicuro in fabbrica. In quegli anni del boom economico
nessuno si sognò di propmrre
uno sviluppo diverso, la nostra
cultura non seppe rispondere
agli stimoli della Fiat e della
RIV con proposte alternative
credibili. La politica dell’assistenzialismo poi fece il resto.
Nell’ambito politico si preferì
utilizzare un metodo ormai col
laudato nel nostro paese per accaparrare consensi, voti, carriera politica a buon mercato.
Siamo oggi di fronte ad una
realtà povera di prospettive occupazionali, altrettanto povera dì
capacità imprenditoriali, a una
mancanza di proposte di gestione della crisi esistente, e ad un
ampio schieramento politico più
sensibile alla spartizione delle
poltrone che alla soluzione dei
problemi reali.
Nell’articolo citato l’immagine
dello sviluppo futuro si concretizza neH’inaugurazione dell’Asilo dei vecchi di San Germano,
che implica un impegno delle
comunità nella diaconia cosiddet
ta pesante. Possono essere progetti di questo tipo l’obiettivo
che ci poniamo come comunità
risfKtto alla nostra situazione
sociale valligiana? C’è da domandarsi se non esiste una correlazione tra perdita di egemonia
culturale ed una ricerca di
nuova e^monia attorno a strutture assistenziali con forte potere contrattuale, e se non sia questa una tendenza verso nuove
forme di assistenzialismo. Una
cosa è certa: un passo in questa direzione non ha difficoltà a
trovare partner politici pronti a
fare gli sponsor.
Altra strada percorribile è, a
mio parere, quella della ricerca
di uno sbocco con iniziative che
ci rendano protagonisti di una
nuova capacità produttiva locale. E’ necessaria una valutazione
attenta di cosa sia passibile crea
re nelle realtà di alta valle, in
gran parte disabitata, e cosa sia
possibile creare nelle realtà popolate della bassa valle. Non
mancano gK ambiti per interventi produttivi, con attività integrate tra di loro, in settori quali l’agricoltura, la forestazione,
il turismo, l’artigianato, le nuove tecnologie, il tutto accompagnato da una strutturazione adeguata dei servizi sul territorio.
Occorrono scelte che ci permettano, partendo dall’esistente,
di rifondare un tessuto sociale
che non sia la brutta copia di
quello di ieri.
Forse in questo la nostra cultura valdese valligiana avrebbe
tutto da ^adagnare, trasformando e lasciandosi trasformare da
una realtà non statica ma in movimento.
Mauro Meytre
Concerti
TORRE RELLICE — Giovedì 22 dicembre, a partire dalle ore 20.45, avrà
luogo una fiaccolata per le vìe cittadine che si concluderà al cinema Trento con un concerto della banda municipale.
TORRE PELLICE — Venerdì 23 dicembre, alle ore 21, presso la Foresteria
valdese. Radio Beckwith organizza una serata in cui la Vecchia cantoria
tre castelli presenterà le canzoni
classiche del suo repertorio.
Programmi di Radio Beckwith
______________91.200 FM _____________
Tra i programmi di Radio Beckwith
segnaliamo «A confronto» di mart. 27,
ore 11.30, dedicata alle finanze nella
chiesa valdese; • Grünen » di giov. 22
ore 19.i5, che si occuperà della situazione delle ferrovìe a scarso traffico
DIBATTITO
Spazi immensi... e deserti
Caro direttore,
intanto ti voglio ringraziare per
i tuoi articoli, per lo spazio che
hai dedicato alla « droga »; pier
averne parlato. Tanto per cominciare, infatti, è utile parlarne.
Ogni giorno sento la conta dei
morti, degli arresti: sembra se
ne parli già troppo; in realtà
non se ne parla affatto. Siamo
martellati da una campagna di
disinformazione che nasconde
Tincapacità dello stato a far fronte alla situazione.
Qualche sera fa mio figlio —
sette anni — mi ha chiesto cos’era la « droga ». Sembra banale. Non lo è: i bambini fanno
spesso domande molto serie; casomai non altrettanto serie sono le nostre risposte.
« La droga è menzogna », tuonava recentemente dal pulpito
il pastore Toum. In un certo
senso sono daccordo con lui.
Il termine « droga », nel linguaggio corrente, ha perso da
qualche tempo il suo significato
originario di « sostanza stupefacente », ma viene usato per indicare un processo di degrado
esistenziale, una sorta di AIDS
psico-sociale. Non è più un termine capace d’indicare qualcosa
di conosciuto, al contrario contiene elementi di mistero. E’ diventato un termine oscurantista,
usato non per dire, ma per nascondere. Come tutti i termini
oscurantisti serve a nascondere
il male di chi lo usa.
C’è un’idea piuttosto diffusa
tra i « semplici di spirito », e di
cui mio figlio l’altra sera mi ha
chiesto conferma; un’idea curiosa, secondo cui gli spacciatori
inizierebbero i bambini alla dro
ga offrendo loro caramelle drogate. E’ un’idea che ha radici
profonde. Varrebbe la pena rifletterci su.
Di fronte allo stereotipo cui il
tuo « tossico », mister B. delTintervista, puntualmente s’attiene,
ti chiedi « che fare? ». Per co
minciare io direi che bisogna domandarsi quali stereotipi celano
quali tabù. Forse è poco per chi
ha l’urgenza del problema e la
mia è risposta di chi non è direttamente coinvolto; ma ho
qualche amico che il problema
ce l’ha e im paio di figli non
troppo lontani dall’età del rischio: a loro penso scrivendo
questa lettera. Penso anche a me,
a com’ero a quegli anni e mi
chiedo dove indicare ai miei figli i luoghi per vivere le immense speranze della gioventù. Le
nostre case forse? Le nostre
scuole? 'Le chiese? I partiti? Certo, spazi ci sono; spazi immensi, ma vanno per lo più deserti.
Sembra che le moltitudini s’accalchino su strade già intasate
e che — dicono — portano altrove. Ma! Chissà.
Che fare? Fuor di un aiuto se
non se ne può fare a meno, fuor
del buon senso, temo non molto. Serve una grossa opportunità: forse solo la Storia (quella
con la S maiuscola) può partorirla.
Per quel che mi riguarda ogni
sera, dopo mezzanotte, mi siedo
un’ora davanti alio specchio:
non è uno spettacolo edificante,
però s’imparano molte cose. Ad
esempio ho imparato a non sorprendermi se ci sono in giro tanti drogati. Le credenze popolari
— m’insegnano — hanno sem
/n un mare di verde, in un'oasi di pace
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ed II programma dedicato ai « Profeti », in onda ogni lunedì alle 11.30
ed il martedì alle ore 15.30; « Nero
su bianco» di ven. 23, ore 15.30,
vedrà la presentazione del libro: « il
templi delle valli valdesi ».
Teatro
VILLAR PELLiCE — Ancora una replica per lo spettacolo del Gruppo Teatro
Angrogna, « La macivèrica », venerdì 23
dicembre alle ore 21 presso la sala
della chiesa valdese.
« Tu sei il mio rifugio e la mia
fortezza, il mio Dio in cui confido »
(Salmo 91: 2)
Sandra, Sonia, Marco Frizzoni annunziano con grande tristezza la scomparsa del caro cognato e zio
doti. Giovanni Frizzoni
Si uniscono nel più affettuoso ricordo i cugini Eynard, Steiner, Frizzoni e
Za variti.
Bergamo, 9 dicembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
Laura e Paola Reggente ringraziano
tutti coloro che sono stati loro vicini
nel momento della separazione dal caro
Bruno
In modo particolare esprimono riconoscenza al past. Tourn, alla dott. Paola Grand e al personale tutto deR’Ospedale valdese.
Torre Pellice, 12 dicembre 1988.
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pre un fondamento e, a proposito delle caramelle drogate, temo ci sia del vero. Ai bambini
la droga si comincia a somministrare col latte materno, si
continua a scuola con dosi sempre più massicce; ovunque c’è
qualcuno paternamente ben disposto a dare consigli utili a narcotizzare le passioni, mercificare i sentimenti. Perché stupirsi
poi se, fatti grandi, ci rivolgiamo al mercato cercando prodotti più efficaci? Ce n’è per tutte
le esigenze, tutte le borse e tutte le morali; dentro e fuorilegge.
Come dire, caro direttore, che
qui la cura disintossicante o la
si fa in tre (io, tu e mister B.)
o non è da farsi. E’ una cura
con terapie diverse, ma che ha
bisogno di uno stesso buon motivo. Non so tu, ma io non ho
un buon motivo da dare a mister B. che non possa valere anche per me. Tutto il resto sono
noccioline.
Andrea Salusso, Torre Pellice
Un libro per capire
TORRE PELLICE — Parecchie persone di tutte le età si
sono radunate nella sede del
CAI, venerdì 16 scorso, quando
il giornalista Renzo Milanesio ha
presentato il suo ultimo libro,
« Sulle orme di Bottego », con
relativo documentario: ore preziose per capire quanto sia importante saper rispettare le tradizioni di popoli tanto diversi da
noi, come appunto gli africani.
Sabato 17 Milanesio ha parlato
dei suoi viaggi agli studenti delle medie, suscitando interesse e
simpatia.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 25 DICEMBRE 1988
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO Vìa Nazionale, 22 - Tel. 800707
LUNEDI 26 DICEMBRE 1988
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 25 DICEMBRE 1988
Bibiana: FARMACIA CARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Bobbio Penice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
LUNEDI 26 DICEMBRE 1988
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
per la stampa dì
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop.TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - S 91334
10066 TORRE PELUCE (To)
12
12 fatti e problemi
1
23 dicembre 1988
UN FENOMENO IN ESPANSIONE
UN DIBATTITO A TORINO
Il cancro mafioso nel L’Italia che cambia:
tessuto della società
religione e società
Dopo le recenti polemiche suscitate da quel « viva la mafia »
lanciato da un dirigente della CISL durante lo sciopero degli impiegati comunali di Palermo e dopo il recente blitz antimafia a New
York e Palermo la «cultura del sasso in bocca» torna a far parlare di sé. A questo proposito chiediamo al pastore Sergio Aquilante,
direttore del Centro diaconale « La Noce » di Palermo, di voler qui
riprendere l’analisi (di cui abbiamo registrato alcuni rapidi accenni nel n. 47/’88 nell'articolo dedicato al Centro diaconale) sul
fenomeno mafioso. In sostanza, cos’è oggi la mafia?
« Riprendo volentieri il discorso sulla mafia. E vorrei innanzitutto confermare sia la mia convinzione per la quale dire che
tutto è mafia significa dire, alla
fine, che niente è mafia, sia la
mia smsazione che, se fino a
ieri' questo "potere" si affermava in settori ampi ma comunque
circoscritti, noti, individuabili,
oggi si espande dappertutto e
si riesce a "vederlo" sempre menomai di là delle sue "maniifestaziofà").
A questo punto riporterei il
parere di alcuni attenti osservatori del fenomeno mafia e
della realtà meridionale. G>mincerei dal sindaco di Palermo, il
prof. Leoluca Orlando: "Inraiaginate un sistema che somigli
molto a una laguna, dove nei canali insieme all’acqvm pulita scorra l’acqua sp>orcà. A volte la mafia
si presenta con questo volto, con
la conseguenza che la massaia,
l’impiegato, il pensionato ogni
giorno, lungo i canali, incontrano
il volto della mafia.
La mafia però non si presenta
sempre e soltanto col volto dell’acqua sporca che circola per i
canali della vita sociale, ma interessa l’economia, interessa l’artigiano, interessa i diversi aspetti di quella stessa vita civile;
qualche volta quella stessa mafia, per ragioni di opportunità,
di difesa o per esigenze connesse alla dimensione degli interessi economici indotti dall’attività
criminale, si presenta con il volto dell’oleodotto, che attraversa
ugualmente il tessuto civile, ma
è meno percepibile dalla massaia,
daH’impiegato, dall’uomo della
strada. La mafia cos’è? Acqua
sporca che cammina lungo i canali della laguna del vivere civile o un oleodotto che attraversa
la società civile? Io vorrei dire
che è l’ima e l’altra cosa insieme,
sia che prevalga la prima, come
in un certo momento storico, sia
che prevalga la seconda, come
oggi che la dimensione degli interessi è più idonea a circolare
negli oleodotti’’».
magistrato Giovanni Falcone il
quale, peraltro, ha parlato proprio in questi giorni di un capo
"unico” (una sorta di monarchia)
di Cosa Nostra. Dice dùnque il
dott. Falcone; "Se la celebrazione... (dei) processi ha indotto Cosa Nostra ad un ripensamento
di strategia, certamente non ha
segnato la fine del fenomeno mafioso. Il declino della mafia, più
volte annunciato, non si è verificato e non è, purtroppo, nemmeno prevedibile... La mafia non
ha abbandonato il traffico di eroina e anzi comincia ad interessarsi sempre più alla cocaina...
Accanto ai crimini tradizionali...
nuove e più insidiose attività cominciano ad acquisire rilevanza.
Mi riferisco ai casi sempre più
frequenti di imprenditori non
mafiosi che subiscono da parte
dei mafiosi richieste perentorie
di compartecipazioni all’impresa
e ciò anche allo scopo di eludere le investigazioni patrimoniali
rese obbligatorie dalla normativa antimafia... Sono in corso investigazioni di polizia giudiziaria e inchieste giudiziarie che verosimilmente daranno buoni risultati, ma lo scenario è tutt'altro che confortante" ».
suo governo... La lotta alla ’piovra mafiosa’ ha bisogno di specializzazione, trasparenza e pieno coordinamento tra i vari organi giudiziari e di polizia, e ijarimenti di una costante pressione politica e morale delle forze
politiche e della società civile...
La mafia... è molto di più che
una semplice, agguerrita ed efficiente associazione per delinquere. In realtà, oltre ad avere fini
di lucro, a tendere al controllo
dell’economia, non è priva di
suoi presupposti ideologici, in
senso deteriore ovviamente. Esiprime una subcultura che è
l’aspetto esasperato di certi valori che, di per sé, non sarebbero censurabili: il coraggio, l’amicizia, il rispetto delle tradizioni.
La mafia ha stravolto questi valori ed è davvero divenuta, grazie a ciò, una delle peggiori pestilenze del nostro secolo" ».
Il ruolo delle minoranze per capire ed accettare i mutamenti che avvengono nella società
Martedì 6 dicembre, su invito del Centro evangelico di cultura, Giorgio Bouchard e Nicola Tranfaglia, ordinario di storia contemporanea presso la Facoltà di lettere, sono intervenuti a Torino alla serata dedicata
a « L’Italia che cambia: religione
e società ». Entrambi gli oratori
hanno portato im contributo vasto, significativo e spesso consapevolmente provocatorio di fronte a un pubblico attento e particolarmente partecipe.
Questa preoccupazione manifestata da Giovanni Falcone è
abbastanza diffusa?
Ma qual è l’attuale stato di
salute della mafia?
« Per rispondere a questo interrogativo darei la parola al
« Direi di sì. Essa viene espressa anche dal prof. Pino Arlacchi
dell’Università di Firenze il quale, in un’intervista apparsa su RilOEiscita (22.10.’88), aferma; "Stiamo assistendo... (ad) un profondo processo di ristrutturazione
del protere mafioso e dei suoi equilibri interni; una sorta di congresso armato... che assume i caratteri e il significato di una aperta sfida allo Stato... lanciata
in un momento in cui la mafia
’sente’, ed a ragione, la debolezza dell’autorità statale, la sua incapacità a definire gli strumenti legislativi e repressivi idonei
a contrastarne l’offensiva... La
posta in gioco oggi in Sicilia va
ben oltre il pur decisivo controllo del mercato della droga... La
causa prima del conflitto in corso è il controllo delle risorse strategiche del jjotere locale, legato
strettamente al territorio e al
Ma, in concreto, come possiamo combattere questa pestilenza
del nostro secolo?
« Sul "che fare” vorrei riportare molto in sintesi im pensiero del prof. Biagio De Giovanni,
dell’Università di Napoli. De Giovanni sostiene che è necessario
compiere "uno sforzo in grado
di coinvolgere cittadini e idee,
partiti e movimenti in un orizzonte largo, aperto... legando rigorosamente la lotta al cancro
mafioso... ad una progettualità
politico-culturale in grado di restituire la sua identità al problema meridionale... Nessuno disprezza o sottovaluta il momento ’economico’, ma esso va ingabbiato e governato dall’interno di una nuova progettualità
che deve diventare prevalente e
deve restituire il senso non di
una politica da ’moralisti’, ma
di una politica tuttavia intrisa
di concreta eticità, di risp>etto
dell’onestà e della vocazione, in
grado di ridare fiducia".
Qui, vorrei ribadire, si colloca
il Centro diaconale con le sue
attività: la nostra riflessione di
questi ultimi anni ci pjorta a dire che le risposte che noi cerchiamo di elaborare, in quanto
credenti, alle sfide che ci vengono dalla situazione, ad alcuni bisogni della p)opK)lazione, non ptossono muoversi lungo la linea della pura e semplice assistenza;
devono essere dei contributi sempre più qualificati (e sottolineo
"qualificati”) dentro la battaglia
più ampia per il rinnovamento,
per il cambiamento della società meridionale, e palermitana in
particolare ».
intervista a cura di
Giuseppe Platone
Giorgio Bouchard, nella sua
analisi dell’evoluzione della società italiana a partire dal secondo dopoguerra, ha sottolineato l’importanza della sconfitta
del fascismo come punto d’avvio del reinserimento dell’Italia
in un ruolo attivo nel consesso
delle grandi nazioni in virtù anche della maturazione conseguita dal suo popolo. La seconda,
grande frattura verificatasi in
questa evoluzione sociale è stata individuata da Bouchard in
quel complesso e a volte contraddittorio turbine di idee, passioni e fermenti che investi l’Italia e il mondo nel ’68. L’impetuoso vento della contestazione
portò via con sé la sicurezza
nei due grandi « universali » che
avevano fino ad allora legittimato e sostenuto la cultura e
la politica in Italia: il cattolicesimo e il marxismo gramsciano.
Il mondo cattolico, colto sostanzialmente impreparato, si sdoppiò in una dicotomia difficilmente riconciliabile: quella tra una
base vivace e inquieta e dei vertici fermi in uno sterile dogmatismo. Da parte sua il Partito
comunista, abbagliato dal miraggio del « compromesso storico », non tenne nel debito conto le spinte provenienti dal basso e si trovò spiazzato. Ma il
movimento contestatore del ’68
non conseguì pienamente i suoi
obiettivi, non essendo riuscito a
sostituire alle vecchie idee, ferocemente attaccate e impietosamente conctannate, dei nuovi ideali in cui credere e far credere. Ne seguì un diffuso e duraturo malessere, specie tra i giovani, destinato a risolversi in
una violenta e sanguinosa ribellione o a tradursi in una profonda irfequieteiiza.
snob): il loro credo è il denaro,
il giornale che leggono è « La
Repubblica» e nulla e nessuno
può fermarli o distrarli nel conseguimento del potere che agognano. In un contesto di questo tipo la Chiesa cattolica prosegue sdoppiata la sua azione,
da un lato gestendo una simbologia vanamente suggestiva e
bassamente legittimatrice, dall’altro rivelando coraggio e determinazione nella sua base di
fronte, ad esempio, al problema
droga.
« E i valdesi? » si è domandato infine Bouchard. I valdesi attraversano un periodo complesso che li vede allontanarsi o
emanciparsi dalle tradizioni, riscoprendo pienamente il valore
e la responsabilità della loro coscienza di singoli (vedi « divorzio », « aborto » e in ultimo
« omosessixalità»).
L’analisi del primo relatore ha
trovato sostanzialmente concorde il secondo, che ha ribadito
la centralità dell’abbattimento
del fascismo (sia pure posticiparidone la definitiva sconfitta
agli anni ’50-’60), soffermandosi
poi a lungo sul ’68. Ci fu crisi
— ha rilevato Tranfaglia — perché vennero improvvisamente
meno valori e certezze maturati e consolidati nelle passate generazioni. Da una cultura bipolare cattolico-comunista ne nacque una terza di contestazione,
carica di rabbia e amarezze ma
anche di tanto entusiasmo. In
quei giorni di estrema tensione
e nei successivi il Partito comunista non riconobbe il significato e l’importanza del fronte extraparlamentare, così come poi
si dimostrò impacciato e irresoluto dinanzi al nascere del ter
II panorama della società attuale che Bouchard è poi passato a tracciare, con gustose e
colorite tinte, non è certo dei
più ottimisti. Vi dominano gli
yuppies (« yappies » per i più
rorismo.
La società attuale rischia ora
di scivolare « da due grandi miti ad un pragmatismo volgare »
mentre il cattolicesimo, pur
mantenendo intatto il suo peso
istituzionale, registra, nelle sue
direttive e fors’anche nei suoi
valori, im progressivo distacco
dalle coscienze degli italiani.
E’ compito delle minoranze
religiose — ha concluso Tranfaglia — portare la propria testimonianza, specie tra i giovani,
evitando l’arrocco infecondo e
inutile o, aggiungiamo noi, im
qualunquismo facile e retrogrado. Un appello questo su cui
vale la pena di riflettere tutti
insieme.
Michele Veliano
i
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