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Anno 123 - n. 45
27 novembre 1987
L. 700
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Gruppo 1 bis/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ROMA - STORIE DI INTOLLERANZA
Zingaro, non c’è posto per te!
ViolL-nza sessuale nella società
viólenla. Le cronache di questi
giorni riportano con clamore
fatti orribili. Se questo è il segno, ai positivo, nella spietata
logica dei mass media, che la
violenza sessuale « fa notizia »,
al tempo stesso è il risvolto di
una strana -ambiguità, dì una
scissione perlomeno stupefacente, pei l’uso e Tabuso di corpi
di donne come oggetto. Corpo
di donna-pubblicità, corpo di
dorma merce, corpo di donna unicamente piacere: acquistabile
con pochi soldi, consumabile
frettolosamente e senza interrelazione, oggetto nella prostituzione. nella pornografia, nelle
rédame. Solitudine del maschio e del consumatore, nell’uso e neU’abuso di questo corpo
dì d;)nna. Scorciatoie che non
pagano, illusione amara della
praticabilità assoluta del desiderio: rapportarsi a un indivìduo-donna vero e intero è molto più impegnativo e difficile, e
nella millenaria divisione dei
ruoli il maschio non è abituato
a lavorare nel rapporto, è abituato a lavorare nel mondo,
fuori.
C’era una volta il primo femminismo. Quello che diceva:
« Questa pubblicità offende la
donna >. K offende anche l’uomo, in quanto altro aspetto di
una compiuta umanità. Si batteva pei valori di comunicazione,
di trasformazione, di complementarità, possibili solo abbattendo il dominio patriarcale,
che ha sempre significato violenza. in quanto disconoscimento di alterità. Che 1 conquistatori di ogni tempo abbiano sempre « preso possesso » delle città dei vinti violentandone le
donne, è storia vecchia quanto
il mondo. Così come le donnesuppellettili tra le quattro mura di casa, ad uso e consumo del
padre-padrone.
C’era una volta, dieci anni la,
una proposta di legge delle donne contro la violenza sessuale.
Così come c’erano una volta,
molte volte, proposte di legge
per introdurre l’educazione s^suale nelle scuole. Niente di ciò
è stato latto: né la tutela di
una legge, né la promozione di
una nuova educazione dei giovani.
Le donne da sole non ce la
fanno. Anche se le « mamme-coraggio » si sono organizzate contro la droga davanti alle scuole. Anche se le ragazze fanno le
fiaccolate contro le città violente. C’è bisogno di una grpde
alleanza per la trasformazione.
L’alternativa al bigottismo e all’ipocrisia moralistica non può
essere il consumismo del laissez-faire. Così come la soluzione
agli eccessi utopistici dell’egualitarìsmo non può essere l’individualismo cinico e fraudolento
del nostro rampante presente.
Un’alleanza di tutti, credenti e
non, per operare sulla società
e nelle coscienze. « E Dio creò
l’uomo a sua immagine, li creò
maschio e femmina »: pur corazzati da un sano pessimismo
antropologico, dobbiamo dire il
nostro NO a tutto ciò che offende, nello sfruttamento e nel consumo, ogni aspetto del creato:
ambiente, lavoro, natura, donna
o bambino, vecchio o malato
che sia.
Piera Egidi
Una Storia di sofferenza alla ricerca di una terra ospitale - 1 problemi non risolti della
periferia romana - Un appello al rispetto del diverso firmato da varie comunità cristiane
Insofferenza, discriminazione,
pregiudizio. Sono parole ohe ricorrono nei commenti relativi alla vicenda del campo per nomadi
che avrebbe dovuto essere attrezzato nella periferia romana, e che
ha originato manifestazioni di
protesta, con tanto di blocchi
stradali, da parte degli abitanti
dei quartieri interessati. E, con
una certa preoccupazione, si è
paventato il sorgere improvviso
(ma non tanto) di vecchi schemi
razzisti.
« La storia degli zingari è una
storia di persecuzioni; — dice
Carlo Ottino, vicepresidente dell’Opera Nomadi di Torino — là
vita dei nomadi, come accade per
ogni realtà di diaspora, comporta
scontri (ma anche incontri) con.
culture diverse. E per quel che
riguarda gli zingari, che a partire
dal basso Medioevo hanno cominciato a venire in Italia — e che
sono, molto approssimativamente, censibili in 60.000 unità,
per lo più “Sinti" (di provenienza indiana), oltre che di
provenienza jugoslava e dei paesi dell'est europea —, va detto
che le loro difficoltà furono relativamente alleviate finché potevano inserirsi in una società di
tipo contadino. Esercitando —
prosegue Ottino — l’allevamento
dei cavalli, o mestieri come quello del calderaio, potevano essere.
utili per un’economia di tipo agricolo. A partire dagli anni della massiccia industrializzazione
(’50-60), i problemi si sono fatti
più pesanti, e ora siamo arrivati
ai fatti di Roma ».
A Roma, peraltro, la gente che
è scesa per le strade ha contestato soprattutto Tamministrazione,
rea di aver disatteso per anni le
richieste di più adeguati servizi
(idrici, elettrici, igienico-sanitari): Tinsufficienza di questi ultimi non permetterebbe una vita
accettabile e non sopporterebbe
nuovi e massicci insediamenti.
«Non siamo razzisti », si dice in
giro: ma è strano che il problema della carenza di servizi esploda proprio adesso. « In ogni modo — dice ancora Ottino — questo può spiegare la reazione della
gente, ma non certo giustificarla ». Secondo Massano, presidente per l’Italia della stessa
Opera Nomadi, precisa; « C’è un
atteggiamento di ipocrisia in tutto questo: sembra che ci vogliamo tutti bene poi, sotto sotto,
quando si tratta di dare concretamente una risposta alle richieste
di questi, che sono tra l’altro an
che emigranti come lo sono turchi o nordafricajii un po’ per
tutta l’Europa, nessuno vorrebbe i campi per nomadi. Sono i
"diversi” che, a sentire la gente.
AVVENTO - 1
Svegliati
« E ciò dovete fare, tanto più che vi rendete conto del tempo in
cui viviamo: è ora ormai che vi svegliate dal sonno ».
(Romani 13: 11).
C’è bisogno di dire: “Svegliati!"
a chi è consapevole della realtà in cui vive? Se bastasse tenere gli occhi aperti! Questo
squillo di tromba risuona oggi
in una cristianità sempre più addomesticata e confusa dai molti messaggi che riceve e che
stenta ad interpretare. E’ così
umano adattarsi allo spirito del
mondo in cui viviamo, che produciamo (e che è dunque parte
di noi), che l’esortazione apostolica a lasciarci trasformare dallo Spirito di Dio (12: 2) appare
come una sfida impari, perdente. Non è forse questa la conflittualità che viviamo dentro di
noi quando siamo confrontati
con questa parola di Paolo? Saj>
piamo che è ben possibile udire
senza ascoltare e vedere senza
scorgere! Cari cristiani — dice
Paolo — voi rischiate di vivere
nel mondo di ogni giorno, con
i suoi fatti concreti che conoscete e giudicate, con la sua dura
realtà, senza averne in mano il
senso e la prospettiva, senza riuscire a cogliere quella dimensione fondamentale che ne rivela
la sua provvisorietà e la sua
novità; avete molte cose, pensate e fate molte cose, ma non l’essenziale!
Cristo è dunque venuto invano? E' un mondo autentico quel
mondo che costruite ogni giorno senza quello spiraglio d’attesa a etti rimanda l’evangelo? Che
vita è mai quella vita in cui
tutto si tiene in equilibrio, nonostante i molli segni di sbandamento, se non uno spazio chiuso in cui non entrano raggi di
luce? In un bunker non c’è mollo spazio per la luce: la notte
è sempre più lunga del giorno,
si fa notte quando ancora è
giorno... L’avvento di Cristo è
quell'avvenimento che può trasformare, in ogni momento, che
può ribaltare lo spazio della luce e dell’ombra, che può aprire
un nuovo orizzonte dentro le
ombre che caratterizzano la nostra vita di credenti e che ci
permette di scorgere il mondo
di ogni giorno, con le sue luci
e le sue molte ombre, in una
dimensione di impegno e non più
di ostilità e di indifferenza. Si
è figli della luce nel mondo creato e amato da Dio e non negli
spazi di protezione, corazzati, impenetrabili, che ci creiamo.
In Cristo siamo nel raggio della luce, fuori dalla zona d’ombra
dei nostri se e ma e forse e
chissà; in lui siamo nello spazio e nel tempo di una decisione
che ci rende consapevoli della
nuova realtà in cui possiamo vivere, la realtà dei figli di Dio.
Da lui riceviamo la forza per affrontare le ombre che oscurano
e minacciano i nostri pensieri
e le nostre azioni: Cristo ci dà
in mano le armi per affrontarci!
Si, ci offre i mezzi per combattere ciò che ci porta a fare ciò
che non vorremmo e a non realizzare ciò che è nella nostra volontà. Salvezza più vicina a noi
significa: Cristo ci riveste con
la sua parola ed il suo Spirito
della realtà dell'uomo nuovo che
nasce dentro il vecchio e che
vive in tensione continua. L’avvento di Cristo significa essere
« circondati e ricoperti da ogni
parte dalla virtù del suo Spirito che ci rende capaci ed idonei
ad ogni opera di santità» (Calvino).
E’ tempo di svegliarci, è tempo di prendere le armi della luce. Che cosa vuol dire? Lasciamocelo dire da Lutero: « Significa combattere con se stessi... un
cristiano deve essere il suo proprio nemico... egli è chiamato a
vivere una vita onesta sotto la
parola e a contrastare i suoi
propri impulsi ». Essere cristiani non significa semplicemente
conoscere una dottrina, avere
una cultura teologica. Quando
sai cosa è giusto e cosa è sbagliato non sei ancora nel raggio
della salvezza che Dio ti offre:
lo sei « soltanto quando tu pratichi ciò che sai ».
Ermanno Genre
fanno danni, e a volte queste cose avvengono. Si dice che sono
cittadini, o fratelli, però sotto
sotto sono scomodi ».
Al di là dei ritornelli che vogliono gli zingari tutti stupratori,
tutti ladri e imbroglioni, rimane
la questione della diversità: di
abitudini, di costumi, di Stile di
vita. Ma tutto ciò deve essere riconosciuto e accettato: « Si deve
riconoscere — dice Ottino — il
"diritto al nomadismo", e così
pure il "diritto alla diversità".
Noi ci battiamo perché non si
produca un’assimilazione forzata
dello zingaro alla nostra cultura,
perché questo significa distruggere un’identità culturale ben precisa». Va ricordato che due circolari del Ministero degli Interni
(ottobre ’73 e luglio ’85) sanciscono « l'inserimento dei nomadi
nella società (...) in base al diritto di pari dignità con gli altri cittadini » (la citazione è tratta da
Lacio drom, ovvero: « Buon cammino », rivista di studi zingari).
Molto è tuttavia da fare, ancora,
perché questi buoni intendimenti, unitamente a risoluzioni a carattere internazionale, entrino
nella pratica quotidiana di un atteggiameirto rispettoso di una
somma di culture e di etnie (tale
è la situazione dei nomadi, soggetto composito anche in fatto
di credo religioso, con cattolici,
evangelici, per lo più pentecostali,
ma anche molti musulmani) che
già molto ha sofferto nel recente
passato.
Un documento elaborato dalla
comunità cattolica di S. Egidio,
e sottoscritto, oltre che da numerosi intellettuali (i rettori delle
università romane, Alberto Moravia, Natalia Ginzburg e altri) anche dal Servizio Migranti della
Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, ricorda che gli
zingari furono accomunati dai
nazisti agli ebrei verso il destino
della « soluzione finale », cioè
dello sterminio di massa.
Alberto Gorsani
(continua a pag. 12)
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2 commenti e dibattiti
27 novembre 1987
DIBATTITO
La diaconia
l’avete sempre con voi
Leggendo i resoconti dei lavori
sinodali, ho visto che la Commissione d’Esame ha imperniato il
suo lavoro sulla questione del
rapporto tra diaconia e predicazione, o meglio tra diaconia e
evangelizzazione. Bene. E’ ora
che la Chiesa valdese s’interroghi seriamente su questa questione.
Ma la Commissione d’Esarae
ha detto in sostanza: « meno
diaconia, più evangelizzazione »,
0 meglio: « meno diaconia, più
formazione teologica, più cultura ». E per giustificare questa
richiesta di spostamento di accento dalla diaconia alla formazione, ha utilizzato, parafrasandolo, questo versetto del Vangelo di Marco (14: 7): «Poiché la
diaconia l’avete sempre con
voi». E’ sempre un po’ rischioso parafrasare i passi biblici
perché si rischia di forzarne il
senso, e in questo caso, mi sembra che ci sia ima forzatura
indebita. Il testo dice « poveri »,
non « diaconia ». L’essere poveri
(o oppressi, o emarginati) è uno
stato, sociale, economico, psicologico. La diaconia è un’azione
verso questi poveri. Non va da
sé che laddove ci sono poveri,
là c’è diaconia ipso facto. Magari fosse così! Allora la Chiesa
sarebbe davvero fedele, sempre,
alla sua vocazione, che è di proclamare la buona novella ai poveri, così come ha fatto il suo
Signore. E sappiamo che Gesù
non si limitava a proclamare
verbalmente questa buona novella, ma ne dava anche dei segni concreti, anticipatori (le
guarigioni, i miracoli).
Ad una lettura superficiale di
questo passo di Marco, potrebbe sembrare che Gesù minimizzi l’importanza dei poveri per
dare più importanza alla sua
persona. Ma non è così: ha perfettamente capito che il rimprovero fatto alla donna era fatto
in malafede e che i poveri erano solo un pretesto ipocrita, e
la sua risposta, piena di ironia (« quando vogliate »), lo dimostra. Di fatto, come spesso
gli accade, Gesù cita la Scrittura, in questo caso il Deuteronomio (cap. 15), dov’è detto (v.
11): «Poiché i bisognosi non
mancheranno mai nel paese ».
Ora, proprio questo capitolo
15 del Deuteronomio parla dell’anno di remissione, così come
Isaia (cap. 61) che lo chiama
« l’anno di grazia dell’Eterno »,
e sappiamo (Luca 4: 14 ss.) che
è con questo programma che
Gesù annuncia ed inizia il suo
ministerio a Nazaret. E i quattro Vangeli sono lì a testimoniare che Gesù ha mantenuto le
promesse, è rimasto fedele all’impegno preso nei confronti
dei poveri, dei « pubblicani e
delle meretrici », dei minimi.
Quindi, lungi dal minimizzare
l’importanza dei poveri e degli
emarginati, Gesù qui ribadisce
la centralità dei poveri, senza
1 quali l’Evangelo stesso diventa una parola vuota, un passatempo consolatorio per borghesi con qualche rimorso di coscienza. Le prescrizioni del Deuteronomio sono molto chiare:
« Non vi sarà alcun bisognoso
tra voi », il che va inteso nel
senso di « non ci dovrà essere
alcun bisognoso ».
L’esigenza della giustizia e
della pace, dello shalom ebraico,
è chiarissima, ed essa si deve
manifestare in atti concreti e
immediati, oltre che nel perseguimento di un ordine economico-sociale giusto di cui « l’anno di remissione» (ogni 7 anni)
e il giubileo (ogni 49 aniù, 7x7)
sono un’indicazione pratica, politica (pensiamo un momento a
cosa significherebbe oggi praticare il giubileo rispetto al problema deirindebitamento dei
paesi del Terzo Mondo!).
Insomma, il problema dei poveri è un problema permanente
(e lo sappiamo bene, oggi, dopo 2.000 anni, dopo la rivoluzione tecnologica che non ha fatto altro che accrescere il divario
tra ricchi e poveri all’interno di
uno stesso paese, e tra paesi
ricchi e paesi poveri a livello
planetario). Ed è un problema
che va affrontato con la massima serietà e il massimo impegno. E’ Un problema prioritario. Questo ribadisce Gesù in
questo passo. Non dice: i poveri sono una cosa, io un’altra.
Anzi, si identifica talmente con
f'poveri che il senso delle sue
parole potrebbe suonare così:
« Se davvero vi interessaste tanto ai poveri, vi interessereste di
me allo stesso modo, e viceversa ».
Tornando all’inizio del discorso, cosa significa tutto ciò? Che
la proclamazione del^vangelo
è indissolubilmente legata alla
necessità della diaconia, sia essa pesante o leggera, ma che sia
reale. Il rischio invece (presente, mi pare, anche nella posizione della C.d.E.) è di privilegiare la predicazione fine a se
stessa, la formazione, la cultura. Per fare che cosa? Per
meglio evangelizzare? D’accordo. Ma evangelizzare significa
sempre e solo la stessa cosa:
recare la buona novella ai poveri. Ma è proprio questa la
preoccupazione principale delle
nostre chiese oggi? Si dice: attenti, la troppa diaconia rischia
di cambiare la nostra ecclesiologia. Davvero? Ma la nostra ecclesiologia non è quella dei «poveri di Lione » e dei « poveri
Lombardi »? Oppure è solo più
quella dei « borghesi » Lutero e
Calvino? Per me, la necessità
della diaconia è fuori discussione. Caso mai, si tratta di inventare nuove forme di diaconia
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UN NUOVO
RAPPORTO
I poveri: un problema permanente - Che cosa significa per noi evangelizzare? - Le opere e il rinnovato senso della nostra ecclesiologia
al servizio delle vecchie e nuove forme di bisogni e di emarginazione. Ma in nessun caso si
tratta di fare meno diaconia. Il
vero problema è che la diaconia, se è fatta in nome di Gesù
Cristo (ed è il nostro caso), ha
l’obbligo di testimoniare del suo
nome in modo non equivoco, e
se per questo occorre preparazione teologica e biblica, ben
venga, ma occorre soprattutto
fede e convinzione. E vorrei terminare con una citazione di
Ernst Kasemarm nel suo libro
« Appello alla libertà »: « E’ difficile esser chiesa di Gesù, essere cristiani. Ci si trova sempre a dover combattere su due
fronti, anche se si è equipaggiati
con una teologia ed una pietà
perfettamente centrate. L’importante non è essere ferrati nella
conoscenza, quanto piuttosto,
per grande o piccola che sia tale conoscenza, saperne dimostrare la validità. Si potrà obiettare che l’accento scivola
qui sulle opere; e in effetti questo pericolo esiste. Io vorrei soltanto che fosse per sempre abbandonata l’idea superstiziosa
per cui solo la retta dottrina sarebbe decisiva. Per timore delle
opere — che sembra spesso Tunica eredità che il protestantesimo abbia ricevuto dalla Riforma — non possiamo limitarci
alla teologia o addirittura alle
chiacchiere. Sarebbe molto meglio che la nostra conoscenza
fosse meno estesa, ma nella sua
modestia fosse vissuta con coerenza. Dopo tutto Gesù ha chiamato dei discepoli, ma non ha
fondato alcuna scuola per creare dei teologi perfetti. La grazia che non agisce è mera illusione. Soltanto seguendo Gesù
giorno dopo giorno possiamo
dimostrare al mondo la validità della nostra dottrina. Altrimenti non siamo che i commessi viaggiatori di una religione
e di una filosofia della vita in
un mondo saturo di prodotti similari, dove la concorrenza ci
ha superato ormai da tempo ».
Caro direttore,
anch’io, come molti altri, sono rimasto turbato dalla lettera di Bruno
Mathieu (giornale del 30 ottobre), in
quanto sono legato da affetto -fraterno sia a lui che ad Adriano ed Elda
Morelato. Fra le righe di questa lettera c'è lo spazio per le due versioni
contrastanti che qui non appaiono.
Sembra però giudicare come male intenzionati degli inevitabili errori e
omissioni. A chi è sottoposto ogni ora
del giorno alla necessità di prendere
decisioni immediate, può capitare di
compiere qualche irregolarità, ma solo nell’intento di sistemare in fretta
la cosa, per snellire il procedimento e
guadagnare tempo. Chi invece ha il
compito di controllare l’operato altrui, lo potrà fare rettamente solo nella misura in cui avrà « vissuto » di persona e sul posto la situazione, meglio se collaborando a maniche rimboccate.
Alierà anche la riprensione sarà
solo per migliorare le cose e i rapporti fra le persone, mai per romperli. E non vi sarà chi impartisce ordini dall’alto o vuole essere riverito.
Chi ha il compito della esecuzione del
lavoro deve poter disporre della necessaria libertà di azione e del massimo di fiducia che gli ipermettano di
raggiungere gli scopi in tempi ristretti .
Questo presuppone, mi sembra, nel
caso in questione, un completo cambiamento di impostazione. Posso però
dire con cognizione di causa che l’iniziativa personale presa dalla direzione
in questi ultimi cinque anni ha permesso il rinnovamento pressoché totale
delle attrezzature, che avrà la sua validità e i suoi frutti nei prossimi venti anni. Posso testimoniare che il raggiungimento di questo lodevole risultato è stato frutto di grande volontà,
capacità, sacrificio e dedizione, con
mano d’opera gratuitamente data con
ore straordinarie (alle volte anche 8
giornaliere in più delle proprie mansioni ordinarie) e con l’ausilio di numerosi collaboratori.
Rimane quindi saggio l’invto del
Sinodo '85 a stabilire con gli interessati <■ un nuovo rapporto ». Anche la
voce che ha esortato a non creare
situazioni che conducano le parti davanti a un giudice è stata una voce
profetica a cui porre mente. Perciò
trovare un « nuovo modo » di collaborare, nella sincera solidarietà e
fraternità, credo voglia dire chiudere
coi sistemi del passato e » fare ogni'
cosa nuova ».
Fraternamente.
Umberto Rovara,
Luserna San Giovanni
LAVORARE
NELLA CHIESA
in uno degli ultimi numeri del giornale Adriano bongo pone dei problemi
intorno al governo delle opere; Agape, ospedali, case di riposo. Uliveto, case per ferie tipo Vallecrosia o
Borgio Verezzi. Sono tali e tante le
opere che siamo stati chiamati non
più » chiesa valdese », ma ,« chiesa
delle opere della chiesa valdese »!
Questa situazione determina ad un
certo momento una varietà di « governi », comitati, commissioni, concistori. Attualmente la « posizione della chiesa • è fortemente diversificata. E questo si accentua quando, come in tutte le umane cose, che possono anche essere « ecclesiastiche »,
succedono degli attriti, dei contenziosi, ohe hanno ovunque la caratteristica di portare scompiglio, contenziosi che logorano persone direttamente colpite, come i gestori, o gli enti,
al quali è affidata la responsabilità
collettiva. Nessun ricordo è più amaro, in chi è stato nella Tavola Valdese, quanto il ricordo di contenziosi,
che non finiscono mai e logorano tanti fratelli e sorelle in una situazione
d’incertezza e di delusioni.
Noi non siamo una chiesa perfetta,
arrivata nel regno dei cieli. Siamo
una chiesa chiamata ad annunziare
l’Evangelo e che, nel suo cammino,
vive raramente secondo l’Evangelo,
ma vive secondo una legge, che cerca di non essere troppo Ingiusta, sa
pendo che un « regolamento ecclesiastico non è sempre ed ovunque
più giusto di una legge puramente
civile ». Una chiesa « antica », come
la chiesa valdese, sa che la sua storia è anche fatta di contrasti, incomprensioni, conflitti fra chiesa e pastori (anche Enrico Arnaud ebbe i
suoi guai!), professori, optanti, ecc.
Nei nostri regolamenti esistono anche alcuni articoli sul « contenzioso »:
riguardano i pastori, professori ed optanti. Nei Regolamenti sui ministeri,
cap. Vill-iX, troviamo gli artt. 61, 62,
63 concernenti l’eventuale licenziamento di pastori od optanti (cioè fratelli che lavorano in opere diaconali e accettano il trattamento pastorale). Non ci sono particolari riferimenti al ruolo dei diaconi, inclusi
nei suddetti articoli quali optanti, o
a ohi lavora nelle opere e per il quale esiste la sola via del « ricorsa al
Sinodo ».
Da anni la Tavola Valdese ha dovuto intervenire neiia ricerca di una
« sistemazione sindacale » di chi lavora in opere della chiesa. La ''’avola si è da anni orientata versa il
consiglio e poi verso la scelta meditata delle leggi basate sullo Statuto
dei lavoratori e verso la scelta di
un sindacato, fatta dal singolo lavoratore. Un rapporto nel quale il lavoratore viene trattato in modo da
difendersi contro errori del datore
di lavoro (concistoro o direziono di
opere) e in modo da garantire i; comitato responsabile della dire ione
deH'opera verso eventuali errcti o
reati del lavoratore.
Mi ricordo del senso di libera-tione
quando venne regolato il proh’ema
sindacale del personale deil’Ulivem o
quando si arrivò a forme di decisioni
miste (i nostri comitati e gli enti stataii), come il medico provinciale, per
la scelta dei medici a Torino Non
sarebbe neanche un peccato ecclesiastico se la nostra chiesa -accettasse un sistema anaiogo per i ■itoii!
Né dimentico gli scioperi (pochi ^ rispettosi dei malati!) del personale
deH'ospedale valdese di Torino, por
cui oggi mi orienterei verso i'autoregoiamentazione degii scioperi piuttosto
che verso una legge dello Stato
Non vogliamo tuttavia qui avv .murarci verso qualche « costituzione civile del clero »! Forse, data la complessità deli'opera dei pastori, dei
professori e dei diaconi, e gli eventuali contenziosi, non sarebbe male riflettere su tre direttive:
a) una maggiore conformità dei
comitati direttivi delle opere. Questo avviene già in parte nelle responsabilità affidate alle Commissioni
esecutive distrettuali:
b) una maggiore riflessione sopra i
compiti specifici dei ministeri, il che sta
avvenendo in convegni e congressi come quelli che hanno luogo al Cares
e che hanno lo scopo di rendere più
specifica la testimonianza di fratelli
e sorelle, che lavorano in delicati settori, come i centri giovanili, i centri per anziani, gii ospedali o opere
come Vallecrosia o Borgio Verezzi, o
Bethel, luoghi d’incontro per una testimonianza evangelica da vivere dentro e fuori delle chiese. Vi è una
« comunione » spirituale indispensabile
anche per chi lavora nella diaconia;
c) una estensione dei nostri regolamenti ai vari ministeri, evitando
la sacralizzazione degli uni e la dissacrazione degli altri, ma vivendo
anche In questo settore, che speriamo marginale, una « comunione viva
e fraterna » fra chi lavora nelle opere della chiesa.
Terminando, ritengo giusto affermare che non è mai possibile « istituzionalizzare la comunione fraterna »,
che è e rimane sempre dono dello
Spirito Santo, e non è soltanto un
frutto della buona volontà degli uomini. Carlo Gay, Firenze
Sulla questione relativa al contrasto
tra la Commissione amministrativa
della Casa balneare valdese di Borgio
Verezzi e l’attuale direzione, abbiamo
ricevuto altre due lettere (prof. Franco Giacone e past. Giuseppe Platone)
che pubblicheremo nel prossimo numero. Poiché sulla questione si sono avviati due distinti ricorsi (alla Pretura
di Finale e alla Commissione esecutiva distrettuale del II Distretto), non
pubblicheremo più altre lettere di lettori, ma informeremo sugli esiti del
ricorsi. Giorgio Gardiol
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27 novembre 1987
religione a scuola 3
LA CIRCOLARE 316
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Presidi e direttori
di Torino:
non possiamo appiicarla
Ancora inapplicata la legge 449 - Secondo il documento le nuove
disposizioni contrastano persino con il Concordato Craxi-Casaroli
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L’ultima Circolare del Ministro della Pubblica Istruzione
(n. 316 del 28/10/87), partita da
Roma e non giunta ancora ai
destinatari, meriterebbe l’aggettivazione di esilarante, se in essa
non iossero calpestati principi
costituzionali di cui la vita democratica del nostro Paese non
può assolutamente privarsi (artt.
2, 3, 19, 21 e 33 della Costituzione).
Mentre il Ministro della Pubblica Istruzione continua ad ignorare l’articolo 9 della legge 449
deiri'/8/1984 che regola l’Intesa
fra lo Stato e le Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese, si
assiste ad una serie di sollecite
disposizioni per l’applicazione degli orientamenti parlamentari
espressi dal dibattito confuso e
inconcludente di metà ottobre.
Disposizioni rese necessarie, secondo il Ministro, « onde fornire
un quadro di certezza operativa
con riferimento alle questioni
posre dal primo anno di applicazione del nuovo sistema norma ¡ivo concernente l’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole pubbliche ».
Ed un primo rilievo nasce in
noi per il fatto che il Ministro
Galloni, insicuro sul piano della
certezz.'i di diritto (vedi il suo
appeliaisi al Consiglio di Stato
conti' ia sentenza del T.A.R. Lazio del luglio scorso), sembra sicuro sul piano operativo in materia di insegnamento della religione caitolica e di attività alternative. Contraddizione? No, è semplicemente arroganza alla "Falcucci” e protervia che nasce anche per il vuoto o il silenzio prolungato delle forze laiche.
La Circolare, che a prima vista appare come semplice riflessione sullo stato delle “cose”, è
in effetti, a tutto tondo, una serie di istruzioni e disposizioni
volte al soddisfacimento di una
sola parte contraente della « primaria esigenza di evitare che si
verifichino discriminazioni in relazione alla scelta degli studenti
se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione
cattolica ».
A fronte di questa Circolare
che ripropone l’insegnamento della religione cattolica fra le "finalità della scuola” di Stato e
che nel contempo afferma l’obbligo di trovare per detto insegnamento collocazione nel quadro orario delle lezioni, ci sembra particolarmente bene articolata la posizione assunta, con tutte le conseguenze che ne derivano, dai Capi Istituti della Provincia di Torino. Essi rivolgeranno, al ricevimento della Circolare in questione, rimostranza
scritta al proprio superiore ai
sensi dell’articolo 17 del D.P.R.
10/1/1957 segnalando quattro violazioni:
— violazione dell’art. 9 della
Legge 121/1985 (alias Concordato Craxi-Casaroli) che, così come precisa la sentenza del TAR
Lazio del 7 luglio 1987, sottolinea la facoltatività e il carattere aggiuntivo dell’I.R.C. nella
scuola italiana. Va divulgato una
volta per sempre che tali peculiarità (il carattere facoltativo e
aggiuntivo dell’I.R.C.) non sono
state in nessun modo respinte
dal Consiglio di Stato del 29 agosto 1987, che sospende la senten' za-del TAR Lazio solo nella par-
te in cui si evince che gli alunni
non avvalentesi dell’I.R.C. possono allontanarsi dalla scuola, riducendo di fatto l’orario scolastico;
— violazione dell’art. 9 della
Legge 449/1984 (quella che riporta l’Intesa, in applicazione dell’art. 8 della Costituzione, con
le Chiese valdo-metodiste), secondo cui si stabilisce che « Tinsegnamento della religione cattolica non abbia luogo, nelle classi in cui sono presenti alunni
che hanno dichiarato di non avvalersene, in occasione dell’insegnamento di altre materie né secondo orari che abbiano per detti alunni effetti comunque discriminanti »;
— violazione dell’art. 88 del
D.P.R. 4/7/1974 secondo cui gli
insegnanti debbono svolgere all’interno della scuola, rispettando i ruoli per cui sono stati assunti, attività secondo criteri di
certezza e professionalità (per
intenderci, nessun professore ha
sostenuto l’abilitazione in attività alternative!):
— violazione secondo cui le
Circolari applicative debbono rifarsi a norme di Leg,ge e non a
preannunciati diségni di Legge
o a dibattiti parlamentari.
La Circolare in esame inoltre
rivela uno “svarione” imperdonabile. Parla di “par condicio" riferendosi alla necessità che l’insegnante di attività alternative,
per i non avvalentesi dell’I.R.C.,
non sia un insegnante di classe,
cioè non sia l’insegnante degli
alunni di coloro che richiedono
l’attività alternativa: è una mossa puerile e arrogante per relegare in netta posizione di discriminazione gli alunni che “osano” non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica
apostolica romana.
E’ curioso, ma neanche troppo a questo punto, che il Ministro non rivendichi la "par condicio” per quegli insegnanti delle scuole materne ed elementari che avendo dato la loro disponibilità per TI.RjC., sono tutelati in modo tale che svolgono
questa attività solo nelle loro
classi di titolarità.
I Capi di Istituto nella loro
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rimostranza sottolineano il fatto che tale Circolare giunge ad
anno scolastico iniziato da oltre due mesi, per cui sarà loro
difficile, a questo punto dell’anno, riorganizzare il tempo scuola e l’assegnazione delle classi
sui nuovi criteri suggeriti dal Ministro o dal suo ’’clan”, che non
si aggettivizzano certo come assertori dèlio stato di diritto costituziònale.
A questa presa di posizione
dei Capi di Istituto si aggiunge
una ferma decisione assimta dal
corpo docenti di una scuola torinese: essi segnalano che a quindici giorni dal ricevimento della Circolare Galloni n. 316/1987
essi scenderanno in sciopero per
protestare contro la discriminazione tra gli allievi, contro la
mancata autonomia della programmazione e contro le modalità di reclutamento degli insegnanti delle attività alternative.
I Capi di Istituto e i docenti
della Provincia di Torino sono
ben decisi a battersi ancora una
volta per lo stato di diritto e
per la dignità della scuola democratica, della scuola di tutti, dalla quale va bandita quella commistione di manganello e aspersorio, per dirla alla Ernesto Rossi.
Ancora una volta si ha la netta impressione che tutta questa
operazione, legata agli ambienti
curiali e integristi, non va disgiunta da quegli assalti quotidiani all’innovazione e al cambiamento in nome dei quali tanta gente si batte e che rappresentano la scommessa per la
scuola degli anni duemila, quale una scuola a misura d’uomo
e a misura della sua dignità di
cittadino.
II Ministro Galloni, che in una
intervista pubblica qualificava
i laici come coloro che « non
doimono la notte per pensare
a queste cose », deve sapere che
sono molti, fra i suoi amministrati, coloro che sacrificano volentieri le loro ore di sonno per
affermare nel Paese il loro credo laico e la loro scelta di “non
posso altrimenti”.
Franco Calvetti
□ La CGIL sull’ora
Questo documento è stato approvato nel corso del Consiglio generale della CGIL tenutosi il 28 ottobre scorso a Viareggio.
L’attuazione delle nuove norme concordatarie in materia di
insegnamento di religione cattolica, prevista dall’intesa tra Gei e
autorità scolastiche e successivamente da numerose circolari, ha
aperto nel mondo della scuola, della cultura e dei partiti politici,
un vasto e complesso dibattito.
Il superamento dell’ipoteca confessionale nella scuola pubblica,
sancito dalTart. 36 del Concordato del 1929 e dalle norme ad esso
coerenti, è un fatto culturale e politico atteso da tempo per consentire alla Repubblica di realizzare, in ogni ordine e grado, una
scuola pubblica in cui siano concretamente attuati i principi del
pluralismo, del pieno rispetto delle diverse opinioni e culture, siano esse riconducibili o meno a espressioni di fede.
In quanto organizzazione dei lavoratori, la CGIL non intende
né mai ha inteso in qualche modo condizionare scelte che appartengono alla libera espressione delle singole individualità.
La CGIL semmai, proprio per garantire piena cittadinanza nella
scuola a un pluralismo che si esprime nel libero confronto di diverse posizioni culturali, riafferma con forza i valori della cultura
della tolleranza, garante dell’esistenza e del riconoscimento delle
diversità, del pluralismo nelle istituzioni, come valori irrinunciabili per una scuola pubblica. Ciò impone che le diverse scelte possibili in materia di insegnamento religioso da parte di genitori,
studenti e insegnanti, avvengano nella piena garanzia della pari
dignità e rispetto delle diverse posizioni, senza alcuna forma di
diserjipinaàone.
Le modalità e i contenuti, previsti dall’iàtesa e dalle successive
circolari, non hanno risposto a questi principi.
Il primo anno di attuazione delle nuove norme ha evidenziato
fenomeni inaccettabili di discriminazione, di confusione, di illegittimità. Profonde e motivate contrarietà sono inoltre emerse in relazione all’introduzione deU’insegnamento confessionale nella scuola materna.
L’obiettivo della revisione dell’intesa Falcucci-Poletti, proposto
dalla CGIL Scuola, sulla base di queste considerazioni, attraverso
una raccolta nazionale di firme che ha raccolto ampio consenso nel
mondo della cultura, della politica e della scuola, è stato oggi conseguito, riaprendo un ^dibattito nelle stesse forze politiche. Nello
stesso tempo la sentenza del Tar Lazio e l’ordinanza del Consiglio
di Stato hanno pienamente riconosciuto le raj^oni del diritto a
una piena facoltatività di scelta, senza che ciò comporti né la
frequenza obbligata a scuola né l’obbligatoria scelta di attività alternative. ,
La riapertura del dibattito parlamentare e il contestuale avvio
della revisione dell’intesa possono oggi, malgrado un inizio ancora
incerto della discussione, consentire di determinare le reali condizioni per una scelta libera e consapevole da parte di docenti, genitori e studenti. . . i. ^ n
La CGIL auspica pertanto che il progressivo chiarimento delle
posizioni dei partiti consenta al Parlamento di affermare quei valori di libertà e pluralismo che costituiscono patrimonio indispensabile per una scuola aperta a tutti i cittadini.
□ L’attuale normativa è inapplicabile
TORRE PEELICE — Il Collegio docenti della scuola media
«L da Vinci» di Torre Pellice, nel corso della sua ultima riunione, ha constatato, a seguito delle sentenze del TAR del Lazio e
dell’ordinanza del Consiglio di Stato in tema di insegnamento della
religione cattolica e di attività alternative, che in detto istituto si verifica una situazione particolare, dopo le scelte delle famiglie, molte delle quali hanno scelto di non avvalersi né dell’IRC né delle
attività alternative. Si tratta di un problema particolarmente accentuato, trattandosi di area valdese, tuttavia va rilevato che la
condizione esiste su tutto il territorio nazionale.
Con queste premesse il Collegio docenti demmeia TinappUcabilità della normativa ministeriale e ritiene di non essere in
condizioni di rispettare le libere scelte di genitori ed alunm, prospettando, è detto in un comunicato, che gli alunni che non abbiano scelto né l’IRC né le attività alternative siano affidati ad
uno dei due insegnanti delle discipline o ad entrambi, ottenen(m
così una semplice vigilanza, oppure che gli stessi alunm siano suddivisi nelle classi che svolgono normali attività disciplinari, ^ con
reciproco disagio, oppure ancora, che si arrivi alla nomina di un
supplente temporaneo per la cosiddetta « ora di niente », arrivando all’assurdo di avere contemporaneamente tre insegnanti retribuiti per una sola ora di lezione, con buona pace dei propositi governativi di contenimento della spesa pubblica. ^ w
Questi rilievi sono stati presentati sia al Ministero della Pubblica Istruzione che al Provveditorato agli studi di Tonno. Può
essere interessante effettuare una verifica delle scelte sull’avvalersi
o meno dell’IRC alle medie di Torre Pellice:
Attività Altra
Allievi IRC alternative scell
1“ MEDIA (4 sezioni) 85 30 44 11
2’' MEDIA (5 sezioni) 98 22 48 28
3“ MEDIA (4 sezioni) 74 14 9 51
TOTALI 257 66 101 90
□ I maestri e l’ora di religione
TORRE PELLICE — Il Consiglio del Circolo didattico, riunito
il 17 ottobre scorso, nel ribadire che «la scuola pubblica deve essere laica e che quindi ogni insegnamento confessionale va istituito
fuori dell’orario scolastico », esprime in un o.d.g. alcune perplessità.
In particolare si fanno rilevare: l’onere economico gravante sulla
scuola in seguito alle nomine di insegnanti di religione del 18/12/86,
il frazionamento degli orari a causa deH’inserimento dell’ora di
religione nella scuola elementare, il fatto che alla scheda di valutazione dell’allievo che frequenta l’IRC, non corrisponda una scheda
per le attività alternative. Inoltre si fa presente la visione decisamente confessionale dei programmi delle elementari, nonostante
essi affermino la necessità di rispettare «le persone che vivono
scelte religiose diverse », e la contraddittorietà della risposta del
Consiglio di Stato (28/8) alla sentenza del TAR dei Lazio del 17/7.
4
4 ecumenismo
27 novembre 1987
60® SINODO DELLA CHIESA EVANGELICA SPAGNOLA
CONVEGNO FCEI
Come evangelizzare? Eboii ed oltre
Tre relazioni per un’assemblea quasi congressuale: azione dello Spirito, rinnovamento della chiesa, strategia missionaria nella società
La Chiesa Evangelica Spagne^
la ha tenuto dal 24 al 28 settembre, in una residenza nei dintorni di Madrid (Majadahonda),
il suo Sinodo generale, composto da una sessantina di partecipanti fra pastori e deputati,
più circa quaranta fra uditori
e ospiti stranieri.
La Chiesa Evangelica Spagnola è il frutto di una felice operazione ecumenica, allorquando
nel 1868 si imirono la Iglesia Reformada Española e la Unión
Evangélica de Madrid; dopo questa data si sono unite altre chiese di varie denominazioni come
metodiste e pentecostali; questo
carattere ecumenico ha dato alla Chiesa Evangelica Spagnola
una impronta variegata e particolare. Si sentono sermoni con
una rigida esegesi e lucide attualizzazioni per il tempo presente ed insieme preghiere, cariche di fervore ed emozione, come si possono trovare ad eseiiipio nella Chiesa dei Fratelli.
La Chiesa Evangelica Spagno
la fa parte del CEC e dell’Alleanza riformata mondiale.
Ha una organizzazione che
possiamo definire presbiteriana,
dando una grande libertà ed autonomia alla comunità locale.
Il Sinodo è durato tre giorni
intensi e stimolanti. Si è trattato di un sinodo-congresso in
quanto le questioni amministrative si trattano a livello dei Presbiteri Regionali (Distretti).
Tre conferenze hanno costituito l’ossatura dell’Assemblea sinodale; esse sono state date per
lette ed hanno creato delle discussioni fraterne ma energiche
e concrete, tenendo sempre davanti la vita e i problemi delle
comunità.
La prima conferenza ha introdotto il tema generale del Sinodo: ”La Iglesia bajo el impulso
del Espíritu". Si è trattato di
una approfondita esposizione biblica suH’azione dello Spirito
Santo, fatta dal prof. G. Cabellas
del Seminario Unido Evangélico
de Madrid.
La seconda conferenza è stata
tenuta dal dr. Daniel Castells,
Carlos Morales, presidente del Comitato permanente; dietro
a lui, in toga, il pastore Umberto Capo, predicatore del Sinodo.
un medico catalano, membro del
Comitato Permanente (CP). Con
un linguaggio incisivo ed acuto
il CP chiama i membri del Sinodo alla "renovación” della
chiesa: « Siamo in un momento
di crisi, speriamo sia positiva
perché possa sorgere una chiesa più fedele, dinamica e aperta. L’incidenza sociale e politica
della nostra chiesa dipenderà dal
dinamismo spirituale e dal peso sociologico delle nostre comunità; per questo l'evangelizzazione e la crescita dell’opera sono al
centro della nostra costante preoccupazione. Sappiamo di essere una minoranza e non ci spaventa, ma vogliamo essere una
gran minoranza, che nulla ha a
che fare con il pessimismo e
l’autolesionismo, a volte così dilaganti e così impropri per lo
spirito del riformato ». Il CP,
mentre annuncia che non si potrà continuare a mantenere un
pastore a pieno tempo in quei
luoghi nei quali non si vedono
Segnali di risveglio, fa autocritica, con grande coraggio, della stasi evangelistica, davanti alla quale la chiesa non si rassegna e rea
Al tavolo della presidenza Enrique Capó, segretario generale della
Chiesa evangelica riformata spagnola; alla sua destra Charo Rubio.
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
A sette anni dal terremoto che il 23 novembre 1980 ha
distrutto vaste zone dell’Irpinia, il Servizio di Azione Sociale della Federazione delle Chiese evangeliche organizza
a Monteforte Irpino, dal 5 all’8 dicembre, un importante convegno sulla questione meridionale dal titolo: «Eboli ed
oltre ».
L’ondata di solidarietà che ha coinvolto le nostre chiese
e anche quelle estere, ha spinto la FCEI a creare il SAS che,
passata l’emergenza, ha costituito un polo importante della
nostra riflessione sulla testimonianza evangelica nel Mezzogiorno. Con una serie di convegni e colla gestione diretta
di alcune opere sociali ed iniziative economiche in campo
agricolo, il SAS ha fatto crescere la coscienza degli evangelici su una questione nazionale.
« La questione ricorrente » è il titolo di un importojite
libro di Paolo Naso che la Federazione ha voluto promuovere. Nell’Italia degli anni '80 il Mezzogiorno italiano rappresenta, con le sue contraddiz.ioni (diffusione di voleri illegali,
metropoli ingovernabili, poli industriali, divario di ricchezza,
disoccupazione giovanile), un banco di prova per quanti vogliono affrontare il problema dello sviluppo armonico del
nostro paese.
Il convegno affronta, con il contributo di alcuni tra i
massimi esperti universitari, questa contraddizione.
gisce creando e sperimentando
nuove strutture missionarie, come
l’istituzione di una équipe itinerante che si pone al servizio
ed in collaborazione con le chiese locali, in vista della creazione di nuovi punti di missione
o per appoggiare iniziative locali che presentano particolare interesse.
La terza conferenza, presentata da una giovane saragozzana,
Charo Rubio, ha completato il
tema della precedente sulla strategia missionaria, ricordando ai
membri del Sinodo la natura
profetica della chiesa che, sotto
la guida dello Spirito, è chiamata a incarnare l’Evangelo nella
realtà sociale nella quale viviamo analizzando e denunciando
ogni situazione di ingiustizia e
di violenza e di emarginazione
che non è secondo lo Spirito del
regno di Dio. « Durante il periodo franchista c’era qualcosa di
molto concreto per il quale dovevamo essere uniti e lottare, ci
sentivamo emarginati, diversi e
in certo modo unici; adesso è
diverso: nel pluralismo che caratterizza la nuova società spagnola, abbiamo le stesse opportunità. La nostra situazione è
cambiata, deve cambiare anche
il nostro progetto. Siamo chiamati ad occupare nuovi spazi
nel campo sociale e dei mass
media e ci sentiamo impreparati. Tutti sappiamo e riconosciamo la dimensione politica della
chiesa; questo spaventa molti, ma la chiesa è implicata
nella storia ed è chiamata a confessare la sovranità di Cristo e
ad essere coinvolta nei conflitti
politici. Se tutte le attività della
comunità sono al servizio dell’annuncio dell’Evangelo, la sfera politica non può costituire
una eccezione, senza che con
questo possiamo perdere lo spirito fraterno che deve regnare
nelle nostre comunità, e nemmeno il fervore spirituale caratteristico del nostro spirito mediterraneo ».
Nella seconda parte del Sinodo si è discusso sulle relazioni
dei presbiteri regionali che presentavano una fioritura di mezzi e metodi sulla prassi evangelistica, metodi che ancora oggi
soprattutto funzionano nella provincia: corsi biblici, distribuzione di Bibbie e volantini, proiezione di film, ecc.
Il Sinodo ha votato per il secondo anno come Presidente del
C. P. il pastore Carlos Morales
e come primo segretario il pastore Enrique Capo.
Teodoro Fanlo y Cortés
Programma
Serbato 5 dicembre
ore 10.30: Apertura del lavori - a cura
del Servizio di Azione Sociale della Federazione delle Chiese Evangeliche.
- Messaggio del Presidente della FCEI.
- Saluto dal Centro di ricerca « Guido Dorso ».
- Presentazione del libro
«La questione ricorrente»,
di Paolo Naso.
a cura di Giovanni Mcttura. Università di Modena,
ore 16.00: Esiste ancora una questione meridionaie?
Vicende e cronache del
Mezzogiorno dal 1980 ad
oggi.
relatrice: Graziella Priulla,
Università di Catania,
ore 21,00: Mostra mercato.
ore 21.00: Serata musicale col trio
« Blue Notes »: batteria:
Sergio Pesca, chitarra e
voce: Carmine Marrone,
basso: Enzo Di Somma.
Lunedì 7 dicembre
ore 9.00: Religione e religiosità popolare nel Mezzogiorno.
relatore: pastore Cesare
Milaneschi.
ore 11.00: La presenza evangelica nel
Mezzogiorno: appunti per
una storia ancora da scrivere.
relatrice: Rosann^l Nitti,
Università di Napoli,
ore 15.00: Dibattito,
ore 17.00: Trasferimento a Napoli,
ore 18.00: Antisala dei Baroni del
Maschio Angioino di Napoli
TAVOLA ROTONDA: Per
un nuovo Meridionalisrao:
- Ada Becchi Collidè, Università di Venezia;
Domenica 6 dicembre
ore 8.30: Riflessione biblica a cura di
Antonio Mucciardi.
ore 9.00: Il Mezzogiorno economico.
relatore: Enrico Pugliese,
Università di Napoli.
ore 11.00: Il Mezzogiorno politico.
relatore: Mauro Calise, Università di Salerno.
ore 15.30: Alcuni temi della « questione »:
- La città meridionale,
relatore: Uberto Siola, Università di Napoli;
- Mafia, camorra e crimine
organizzato.
relatore: Nando Dalla
Chiesa, Università Bocconi, Milano;
- Cultura e processi formativi nel Mezzogiorno,
relatore: Biagio De Giovanni, Università di Napoli.
ore 17.00: Approfondimento in gruppi
di studio.
Giuseppe Vacca,
sita di Bari;
Gaetano Cingati,
sità di Messina;
Ennio Pintacuda,
Univer
Univer
S.J.
Martedì 8 dicembre
ore 9.00: La presenza evangelica nel
Mezzogiorno: una mappa
ragionata.
relatore: pastore Giorgio
Bouchard.
ore 9.45: Gli evangelici nel Mezzogiorno: una testimonianza all'interno della « questione ».
relatore: pastore Sergio
Aquilante.
ore 10.30: Dibattito e conclusioni.
Per informazioni: Servizio di Azione
Sociale della FCEI - Villaggio Evangelico - Via Rivarano - tei. 0825/
682698 - Monteforte Irpino (Av).
5
27 novembre 1987
prospettive bibliche 5
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
GESTI DI GESÙ
-1
Le nostre meditazioni di queste
giornate verteranno sui gesti di Gesù,
i gesti che Gesù fa nei confronti degli esseri umani; e, nei nostri contesti, su che cosa questi gesti ei dicono.
Ogni volta che Gesù va verso la
gente, fa un gesto, ha uno sguardo,
un sorriso, una parola, una carezza;
partecipa, tocca, abbraccia. Chiunque SI dichiari freddo nei confronti
di Gesù, non può mancare di percepire questi gesti, talvolta anche di
rifiuta o di dolore, verso coloro che
10 respingono o lo criticano.
Ma per il popolo povero, ammalato, disperso, emarginato, affamato
Gesù effonde il suo amore. E anche
se nel nostro mondo è difficile parlare di amore, è una cosa che mai dobbiamo perdere di vista, al contrario, dobbiamo desiderare e praticare
11 calore deiramore.
Gesù e i bambini
Marco 10: 13-16
Portavano a Gesù dei bambini affinché li toccasse...
Essere bambini e diventare come
un bambino affinché Gesù ci tocchi...
quale privilegio. Ma che può voler dire questo « toccare » di Gesù? Che
può voler dire per i bambini e per
gli adulti?
Per Gesù c'è una umanità che ha
bisogno urgente di ricevere l'amore,
che ha sete di una parola, di una
carezza, di essere abbracciata. Per
Gesù il bambino, l'uomo, la donna
hanno bisogno di vivere l'amore, per
vivere davvero. E lui, che ama in questo modo il mondo, darà la sua vita
perché esso non perisca.
Per i bambini, e per noi, i « grandi », questo tocco può voler dire sicurezza, saperci amati da qualcuno,
poterci fidare di qualcuno, sentirci a
nostro agio, avere un obiettivo per
la nostra vita.
Gesù ferma i discepoli che vogliono impedire ai bambini di avvicinarsi. Può sembrare strano, ma è ciò che
a volte ci facciamo, gli uni gli altri.
E siamo quasi sempre contraddittori: siamo desiderosi di carezze, ma
al tempo stesso impediamo agli altri
di riceverle.
Infine, Gesù è vicinissimo ai bambini, li prende in braccio, li accarezza, li stringe a sé, li abbraccia, li benedice. Per lui tutti i bambini del
mondo hanno bisogno di amore.
Dovunque nel mondo abbiamo
bambini, e una delle massime preoccupazioni odierne riguarda i bambini
malnutriti che vagano per le strade.
Qui, nel nostro paese, cinque volte
più grande della Svizzera, con circa 3
milioni di abitanti, con molto terreno e molto posto per dare da
Nel giugno scorso la riunione annuale del Consiglio della Comunità
Evangelica di Azione Apostolica (CEVAA) si è tenuta nella regione del
Rio de la Piata, a Colonia Vaidense, in Uruguay; ne ha riferito a suo tempo il nostro rappresentante. Renato Coisson. Le giornate si sono aperte
ciascuna con una breve meditazione bfibliea-presentata dal pastore Gfàdys Bertinat de Jordan, di Ombues de Lavalle, che alcune nostre comunità hanno avuto modo di conoscere, poco più di un anno fa, in occasione
del seminario degli animatori teologici CEVAA, a Vallecrosia. Riprendiamo, per i nostri lettori, queste brevi meditazioni, centrate sui gesti, non
muti, di Gesù.
a cura di GINO CONTE
mangiare a molta gente, sappiamo
che 4 bambini muoiono di fame ogni
giorno, perché la maggior parte nasce da madri malnutrite. In Argentina, il problema sono i bambini per la
strada: nella metropoli di Buenos
Aires, se ne sono contati 7.000, ma in
tutto il paese devono essere sui 30
mila.
Immagino che nei paesi del terzo
mondo la situazione non sia molto
diversa, ma è un dramma. I ragazzi
di strada si drogano con una colla
per incollare la carta, per togliersi la
fame. In questi gruppi, ragazze incinte restano per la strada.
Le cause di tutto questo sono molteplici, ma la realtà è quella, e ci riguarda e coinvolge tutti.
Gesù ama anche loro e spera che
potremo avvicinarli a lui: anch'essi
hanno bisogno, più ancora di altri, di
ricevere una carezza, di una mamma,
un papà e un luogo dove possano
ricevere l'amore; nessuno impedisca
loro di essere bambini, di giocare, di
vivere, di andare a scuola, di essere
allegri.
Guarigione della
suocera di Simone
Marco 1: 29-31
Era malata, febbricitante.
A casa, quando la donna si ammala e rimane a letto, tutto è sconvolto. I bambini fanno un po'
quel che vogliono, vagano alla deriva, la casa non è pulita; qualcuno
va in cucina per fare i pasti, prepara i bambini per la scuola... e il marito, quando rientra dal lavoro, deve
farsi da mangiare, pulire, servire la
moglie, cercare il dottore, fare la
spesa per l'indomani ecc.
Forse per questo a casa di Simone,
appena Gesù entra, gli si parla della
malata. Gesù si avvicina al letto,
la prende per mano e la fa alzare, e
la febbre la lascia. Gesù si avvicina,
proprio vicino, alla malata, la tocca,
la prende per mano. Questo la fa
guarire. Ciò ci ricorda il comandamento di amare il nostro prossimo,
perché è prossimo, vicino a noi. Gesù
dev'essere vicino al malato, all'emar
ginato, a colui che è rinchiuso e non
può uscire liberamente. Gesù si avvicina alla malata e la guarisce. Con
lei, l'umanità malata riceve anch'essa
la certezza di essere guarita, quali
che siano la sua malattia, la sua solitudine, le sue piaghe.
Dio si è fatto uomo per esserci vicinissimo: è venuto a prenderci per
mano, per tirarci su in piedi, per restituirci alla vita e alla libertà, alla
società e al lavoro.
Siamo tutti colpiti da una malattia: la violenza; gli uni ne sono le
vittime, gli altri i carnefici; c'è paura,
angoscia, tortura, persecuzione.
Per lo più abbiamo l'impressione
di vivere in un mondo falso e colpito da follia, l'impressione di vivere
in una società malata, sconvolta, che
ha perso la ragione. La menzogna è
diventata la verità, l'ingiustizia è il
giusto, la falsità è il vero, il male è
il bene. Tutto sembra diritto, e il
mondo è a rovescio!
Gesù si avvicina a questo mondo
che viola tutti i diritti dell'uomo e
che si dice cristiano, per assisterci
con la sua pietà e con la sua misericordia. Il perdono che ci ha ottenuto
sulla croce ci mostra non soltanto
il prezzo del male, del nostro peccato, ma il rovescio della nostra giustizia propria. Lui, che è innocente, è
dichiarato colpevole per noi.
E' il Signore pieno d'amore che oggi tende la sua mano per prendere la
mia e la tua, per fare di noi fratelli
e sorelle, per fare di noi un solo popolo e per guarirci da tutti i nostri
mali. E con noi, portiamo al Signore
questa umanità piena di dolore, di
follia e di malvagità.
Tu ed io siamo anche noi colpevoli
davanti al Signore che vuole avvicinarsi e che effettivamente si avvicina per cambiare le cose e per rimetterle ciascuna al suo giusto posto,
per darci una ragione di vivere e per
rimettere tutto in ordine.
Gesù nutre
cinquemila persone
Marco 6: 30-44
Questo racconto ci ricorda il mo
mento in cui Gesù fa la Cena con i
suoi discepoli, la notte in cui è arrestato. Attraverso questo gesto del
condividere gli alimenti che sono
'^^sùila tavola, Gesù sta per condividere anche la sua vita, sulla croce.
Pure con i discepoli di Emmaus egli
condivide il pane.
L'alimento è importante per la vita dell’uomo. Gesù non dimentica
che l’uomo ha bisogno di nutrirsi per
vivere. Ha avuto fame anche lui, e
ha avuto bisogno di mangiare.
Nel nostro testo era già tardi. La
folla che aveva seguito Gesù era ancora lì, ed era l’ora del pasto. Ma
erano in pieno deserto, abbastanza
vicini alla città per arrivarci senza
morire. Ma, ecco, si trova sempre
qualcuno che è previdente, quando
parte da casa. Ci sono dei pani e dei
pesci.
Questo deserto ci ricorda anche la
tavola vuota e, attorno, molta gente
che aspetta un pezzo di pane per sfamarsi. Gesù prevede là fame della
folla e condivide, non solo il pane
materiale, ma il suo pane, la sua vita.
Il suo gesto è un gesto di giustizia:
il pane è per tutti, nessuno rimane
escluso. Condivide la propria vita affinché ciascuno possa essere saziato,
e ne resta ancora anche per quelli
che non sono lì. Se ne raccoglie per
conservarlo per gli altri. Così Gesù
ci assicura che non mancheremo di
nulla. Ci dichiara: « Io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine dei tempi ».
Il testo ci dice ancora: « Gesù
prese i cinque pani e i due pesci e,
levati gli occhi al cielo, pronunciò la
benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li offrissero
alla gente ». In primo luogo Gesù
alza gli occhi al cielo perché il pane
di Dio scende dal cielo ed è un pane
unico, speciale: chi lo mangia non
avrà mai più fame né sete. E poi
« lo diede ai suoi discepoli perché
l’offrissero alla gente ». Siete voi, ora,
che dovete condividere questo pane
che io vi do; nutre voi, ma a vostra
volta dovete offrirlo, passarlo agli altri. E’ un pane che dobbiamo non
solo mangiare, ma condividere. E ciò
deve continuare fino alla fine dei nostri giorni.
Perché in questo mondo c'è ancora un’immensa tavola vuota e mani
vuote che si tendono a noi e al cielo
chiedendo del pane.
Il Signore ci chiama a continuare
il lavoro, bisogna offrire il pane; ci
sono molti affamati, senza tetto, senza vestiti, senza Dio, attorno a noi.
Gladys Bertinat de Jordan
6
6 obiettivo aperto
MALATTIA - GUARIGIONE: CRISI DI IDENTA
Chiarire la malattia è una questione personale, ma quanti sono vicini al malato devono comprenderne l’andamento-|sp6nsal
vare a definire una nuova personalità - L’esistenza comprende la fisicità dei corpo ma anche la globalità di esperienz|@ssere
« Ero incorsa nell’errore, comune a tanti fra noi, di credere che
quando la malattia si manifesta, la vita resta forzatamente bloccata come un orologio senza carica. Non sapevo ancora che la vita
può assumere tutte le forme, ivi compresa quella della malattia;
che la disgrazia, qualunque essa sia, è tessuto di vita e che il
vivere non è attendere, ma è far rendere al massimo l’ora presente ».
France Pastorelli
(da "Servitude et grandeur de la maladie")
Se la malattia ha un senso nella vita del malato, il chiarirlo
è senza dubbio una questione
personale. Se si può cercare una
spiegazione ad una malattia o
a una disgrazia che sopravvenga nel corso della vita, essa non
potrà esser trovata se non dallo stesso interessato, da solo o
con chi gli è vicino, col suo Dio,
con i suoi, con coloro che lo accompagnano e lo curano. Comprenderne il significato è anzitutto affar suo, una possibile
necessità che potrà poi, se lo
desidera, condividere con chi
sceglierà.
Ma se la malattia ha uno svi
luppo, se decorre con fasi individuabili, secondo un certo andamento, spetta a chi lo circonda il comprenderne il ’’meccanismo", il funzionamento, afferrarne, se non il ’’perché’’, almeno il ’’come”, per essere in
grado di curare, di accompagnare colui o colei che vive un periodo di malattia o di disgrazia.
Capire tutto questo è compito
dei ’’curanti”, è una necessità
per cercare almeno di evitare
degli errori troppo grossolani,
■ per consentire all’altro di superare la fase della malattia e di
accedere alla vita... o, forse, alla morte.
La malattia: non è "vivere
come prima" ma "andare
avanti diversamente
cernia all’età di 33 anni. Durante sette mesi egli è nella disperazione, accasciato dalla sua malattia, che sembra essere la più
forte e che lo priva di ogni spirito di reazione: egli pensa ormai a morire. Rimane inerte, disperato, rivolto verso la morte,
senza neptmr sapere se. la vuole o no. Intorno a lui la moglie,
i bambini, i genitori e coloro
che lo curano fanno di tutto per
stimolarlo.
Finché un giorno, con una
reazione imprevedibile, egli riprende coraggio e ’’decide” di
vivere, di "ri-creare" la sua esistenza: ne viene fuori ima nuova identità, un viso nuovo, un
corpo nuovo, uno snirito nuovo...
André pare rinascere, fisicamente, spiritualmente. Si comincia
a parlare di recupero. Ma quali
cambiamenti si sono manifestati nella sua personalità!
Si conosce bene anche quanto
successe a GOYA il quale, alla
fine del 18® secolo, si rivelò come un pittore di genio dopo una
complessa malattia durata un
anno (sordità, cecità, delirio).
Il
Una volta l’obiettivo dichiarato nel trattamento della malattia era la ’’restitutio ad integrum”, il ritorno alla condizione
anteriore aUa malattia stessa.
Non è ancora forse quanto dicono sovente oggi certi medici
o certi visitatori: « Non è nulla,
tutto si aggiusterà e sarà come
prima »? Oppure, come lascia
capire il nome di quell’associazione — peraltro benemerita —
di solidarietà colle donne operate di un tumore al seno: « Vivere come prima »?
Non è proprio così. Quando
un soggetto viene colpito da una
malattia grave, in lui avviene
qualcosa di irreversibile: egli
non è forzatamente bloccato, ma
può diventare un altro. La malattia, specie se di particolare
gravità e di lunga durata, tende
a trasformarlo. Vari esempi possono illustrare questa affermazione:
SAULO DI TARSO si trasforma in un altro uomo sulla via
di Damasco (Atti 9).
ALAIN, un giovane di 35 anni,
conduce una vita normale con
la sua piccola famiglia; fa l’elettricista. La caduta accidentale
da un albero lo lascia tetraplegico (n.d.t.: paralizzato ai quattro arti). Egli scopre in se stesso delle risorse insospettate che
lo trasformeranno in un ’’animatore” — dapprima nel servizio
ospedaliero per i paraplegici e
poi nel suo villaggio — capace
di infondere la vita col suo esempio e col suo ascendente.
MARISE al contrario non accetta la sua paralisi e, malgrado
le ’’buone ragioni” per vivere da
lei stessa ricordate, non prevede altra soluzione se non quella
di lasciarsi morire.
ANDRE’ cade ammalato di leu
7 MALATI ALCOLISTI sovente si sentono dire dal medico: « Smettete di bere e tornerete come prima ». Ora, l’esperienza insegna che un alcolista
che abbia bevuto durante 10 o
15 anni, anche se smette, non
ritornerà come era prima. E’
impossibile. Quando si ferma egli
ha una crisi, un delirium tremens o uno stato confusionale;
può morirne oppure uscirne astemio, ma di certo ne uscirà un
altro uomo, con una nuova identità. ■
Qualunque sia il tipo di malattia o la natura della disgrazia
che colpisce un individuo (può
anclje trattarsi di una rottura
affettiva o sociale, oppure proféssionale o spirituale, o ancora, un avvenimento che metta
profondamente in questione la
propria immagine ed i propri
rapporti), appare chiaro che egli
dovrà trascorrere un periodo di
profondo rivolgimento che ne
causerà un cambiamento, sovente radicale, che lascerà delle
tracce, delle cicatrici, fisiche o
morali. Si può senza dubbio parlare di una crisi che conduce ad
una nuova identità personale... o
alla morte. Piuttosto che illudersi — e illuderlo — su un fallace
ritorno allo "status quo ante”.
una nuova identità.
la funzione di chi è intorno a
lui, ed in modo particolare di
chi lo cura e lo accompagna, dovrebbe essere quella di prospettargli la sua situazione, dicendogli: « Tu stai per andare in
contro ad una crisi da cui rischi
di non uscire e forse anche di
morirne; ma io so pure che eventualmente, coll’aiuto di Dio,
potrai riprenderti, ma diventerai un’altra persona ».
La malattia: una crisi...
Una persona A, felice di vivere ed in buona salute, cade ammalata. Essa si sente toccata, ferita, vi è qualcosa che le manca e che la modifica. Il riflesso
condizionato — o la tentazione
— della "restitutio ad integrum”
vorrà allora colmare il pezzo
mancante, o ripararlo, rimarginare o cancellare la ferita. Questo non può forse indurre a fare un altro figlio, quando una
coppia ha perso il primo? Un
figlio-protesi, di rimpiazzo, che
potrebbe mascherare la situazio
ne, che fingerebbe di risohore
il problema.
La via alternativa di "guari;?ione”, di soluzione del problema,
necessita piuttosto di prendere
in considerazione la persona colpita, di ammettere il suo stato
provvisorio, di accettare di rimettere tutto in questione per
ricostruire una nuova identità B,
una nuova creatura, diversa, partendo dalle componenti primitive che sono state riparate, ino
a quelle nuove che sono s ate
acquisite.
reintanacatL-' 3
N. 030
La malattia, un lutto, sono da considerare come una menomazn: a.
n soggetto A risulta mancante di qualcosa. Come reagire? Rapne^zare la parte mancante o, rimettendo tutto in discussione, giungere
ad una nuova identità?
Se una malattia, per grave che
sia, non è solamente una menomazione del soggetto — suscettibile di essere "riparato” — ma
può condurre ad un soggetto diverso, ciò è dovuto al fatto che
resistenza di una persona non
è data solo dall’integrità del suo
corpo, ma dalla globalità del
suo essere pensante che agisce
e che vive secondo tutti gli elementi che lo costituiscono (fisici, affettivi, spirituali, sociali).
Noi abbiamo sovente la tendenza a privilegiare il funzionamento fisico, biologico — e a disperarci per un “guasto” improvviso —, sottoutilizzando in tal modo le altre nostre risorse, dimenticando che se anche viene a
mancare un pezzo del nostro corpo, il nostro spirito si può rinvigorire e consentire la conquista di ima nuova "statura", può
trovare un nuovo sbocco.
Quando giunge la malattia, come qualunque altra forma di rottura o di lutto, vi è una rottura
di identità, una rottura della
coesione, della coerenza del soggetto, una rottura di ciò che
aveva un senso per lui; la sua
scala di valori non è più valida,
viene rimessa in questione. So
pragaiunge allora la crisi, assaggio inevitabile per poter eventualmente accedere dalFideiP ità
A all’identità B. Non imputa
come ciò avvenga. La crisi è un
complesso gioco di "io", di "me";
mi cimento in mille modi: nella
disperazione, nella collera, in maniera intempestiva o eccessiva,
con frequenti contraddizioni. Di
conseguenza, la persona che segue il soggetto in crisi sovente
non comprende che durante quel
periodo esistono delle contraddizioni interne, che vi è perdita
di coerenza e di coesione. Occorrerà del tempo per uscire dalla
crisi. La crisi non può economizzare il tempo, allo stesso modo
in cui non può economizzare un
rischio come quello della morte, sia quella naturale Oa vecchiaia, ad es.) o sia suicidio.
Lo sviluppo della crisi
Il progredire della malattia si
evolve attraverso varie tappe che
è possibile rappresentare schematicamente, e spiegare, secondo la tipologia del dott. Michel
Ribstein.
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nuova identità
Se il malato si volge indietro (1), non riuscirà mai a superare la
sua
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e di lì andare verso una nuova identità (3). F A
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1) Reazione. In un primo pe- riodo, dopo la morte dell’altro che mi è vicino o dopo l’attacco all’integrità del mio corpo, sup- porto della mia identità, oppu- re dopo la disgrazia che « mi capita fra capo e collo », non posso fare altro che pensare al ■É[ cì
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obiettivo aperto 7
UNA CONFERENZA DI FRANCOIS ROCHAT
NTA' E NUOVA IDENTITÀ’
Ito -ispensabile prendere coscienza della necessità di accettare una « condizione provvisoria » come primo passo per arririeniiessere pensante - Il ruolo della famiglia - Costituire una nuova scala di valori nell’attesa del tempo della guarigione
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"prima”: quando era ancora lì,
quando non sapevo ancora di
a^ ere un cancro, prima di quella disgrazia che mi ha reso paralitico... Provo continuamente,
coll'immaginazione, a crearmi
delle figure, delle storie... e parlo molto... come se la rottura
o la morte non fosse ancora
oiunta.
Il soggetto si aggrappa alla situazione precedente, a costo di
negare la malattia, di rifiutare
la rottura, il lutto, il cancro, la
paralisi... Egli elude la realtà,
non tiene conto delle informazioni che gli sono state date e
la sua reazione spontanea sarà
quella di dire; «Non voglio», «Se
so io potessi ritrovarmi come
pi ima » e di conseguenza « fare
Come se», agganciarsi ai riferimenti del passato.
Uuesto atteggiamento di reazitme, difensivo, verrà spesso raffoorato dalla famiglia, anch'essa
scioccata e smarrita, desiderosa
di ‘aiutare", di “sorvegliare” il
proprio malato per farlo ritorn.ooc come prima in mezzo ai
sisui. Si cerca insomma di elimi vi are una spaccatura.
2) Disperazione. In un secondo tempo, dopo qualche settimana. o mese, di malattia o di lutto mi rendo conto che tutto è
finito, irreversibilmente. L’ingresso in questa fase equivale ad
« abbandonare la presa », a enti are in un periodo di disperazione, come può capitare al
centro del guado di un fiume: si è abbandonata la riva,
si è ir acqua, col rischio di trovare uche e gorghi, in una zona . onosciuta e senza un riferì me mo sicuro. E' in quel mome: n che la crisi è più grave,
e posso più “facilmente” mettermi ! bere, drogarmi, suicidarmi
(come può capitare a chi si trovi :id un punto morto, in un vicolo cieco...).
co deve morire per far nascere
la farfalla, come il chicco di frumento deve morire per far nascere la spiga (Giov. 12: 24), come il beone deve riconoscersi
alcolista e "morire aH’alcol”.
Tuttavia, se questo passaggio è
necessario, è impossibile prevederne il seguito, e cioè quel che
diventerà il malato se esce dalla sua crisi. Non si può prevedere se, quando, né come il malato uscirà da quella fase, in
che modo si svilupperà l’eventuale tappa successiva, quale sarà per lui il "via”. In ogni caso
dovrà bere il calice fino alla feccia perché vi possa essere un
seguito, il terzo periodo.
3) Creazione. E’ questa la fase in cui è possibile ricostruire
e organizzare il cambiamento
personale, dove può nascere una
nuova scala di valori, un nuovo
senso deH’esistenza, dove può
nascere una nuova persona: il
tempo della “guarigione”.
Devo di conseguenza accettare il fatto che durante tutto un
periodo io non posso creare;
non posso farlo al momento del
lutto e della disperazione. Bisogna anzitutto che accetti il mio
"essere a pezzi”, di riprendermi
da questo modo di vivere per
poter trasformare la mia “reazione” in “creazione”.
E’ in questo delicato periodo
che può verificarsi rirrimediabile, il disastro. E’ a partire da quel
periodo che la nuova identità
può affermarsi: anche in questo
caso serve l’esempio di André.
Questa creazione è, come pare, una vera e propria "ridecisione di vita” per la persona, che
potrà così ritrovare, in una fase finale, una nuova identità, un
nuovo equilibrio di vita personale e sociale (biologica, affettiva, spirituale, ecc.). Questa ricostruzione del soggetto rivaluterà
le vecchie componenti dell’esistenza, liberata da ciò che è stato necessario “buttare” — quel
che è stato perso, ciò che è stato tolto dalla chirurgia o da qualsiasi altro intervento, quello per
cui si è “fatto il lutto” — e potenziata da ciò che è stato scoperto nel cammino: nuove risorse, "materiali” utili, protesi...
Questo processo si può paragonare al gioco del Lego (n.d.t.:
costruzioni ad incastro) di cui
si conoscono le innumerevoli
possibilità, a seconda della scelta dei singoli pezzi e del loro
concatenamento: un gioco che
finora "non sapevo ancora” praticare, secondo la citazione di
F. Pastorelli. Trattandosi di una
persona, si può dire che il gioco del Lego diventa il gioco dell’ego (io): la prima cosa che
penso, quando cado ammalato o
perdo qualcuno che mi è caro,
è che la mia persona è come
un “puzzle” e che un pezzo del
gioco è andato perso. La mia
prima reazione, come si è visto,
è di cercare il pezzo o i pezzi
mancanti del puzzle per ritrovare la mia identità primitiva. Però, l’essere umano non funziona
come un puzzle, ma come un
Lego. Bisogna che io accetti di
non fare un rappezzo o una rintonacatura: devo invece assumermi il rischio della morte per
giungere a ricostruirmi una nuova identità per la mia rinascita.
Rischio di failimento
Onesto può condurre a veri e
propri blocchi e perfino a diversi tipi di morte: morte fisica,
morte morale, morte per capitolazione. Una specie di crollo, di
abbandono, di perdita di se stessi. Disperazione. La morte come
"uscita di sicurezza”, non intenzionale, a volte perfino inavvertita: il malato può volere la
morte, come André, diventando
refrattario ad ogni intervento
esterno.
Il rischio è reale: esso senza
dubbio è inevitabile, anzi necessario. In effetti, se il soggetto
non muore físicamente — cosa
che, tutto sommato, è auspicabile! —, passa attraverso una
“morte a se stesso”. Per diventare un altro, perché una nuova vita gli sia possibile, deve passare di lì. Deve passare attraverso una metamorfosi personale, proprio come il bru
Se la speranza non è una vana parola — la speranza che, come dice Péguy, è sorella della
fede e dell’amore e stupisce Dio
stesso — è perché sottolinea
con evidenza quel “percorso di
guerra” che il malato, o comunque la persona in crisi di identità, deve compiere. Speranza che
(qualunque sia il nome con cui
la si chiama) anima la convinzione dei “curanti” — medici, infermieri, accompagnatori, familiari
— secondo cui è possibile lavorare per l’identità del paziente;
speranza che sostiene anche lo
sforzo dello stesso paziente disperato nel suo lavoro di ricupero delle risorse disponibili,
per ricostruire il suo Lego. Speranza... Ma Tattraversamentq
della crisi ha rischi tali per cui
sovente si registra una sconfitta, provocata dallo stesso paziente o, a volte, anche da coloro che lo circondano, pur contro la loro volontà.
La persona in crisi rischia allora di suicidarsi o di lasciarsi
morire. Rischia anche di imboccare una strada sbagliata: prima che la crisi sia giunta a maturazione, e in un momento in
cui la ricerca di una nuova identità è in corso, v’è il rischio di
avviarsi verso un “binario morto”: egli potrà allora ripiegarsi
sull’unica preoccupazione del
proprio corpo, sordo ad ogni altra istanza; potrà anche giungere a “dimenticare” di amarsi, a
fuggire dalla realtà o a “perdersi” in un superlavoro professionale.
Ad un anziano,
per di più malato,
restano talvolta
Solo dei
ricordi
che egli vive in
lina situazione
di solitudine.
Questa “strada sbagliata” sembra allora una vera e propria
"messa in disarmo”, un fallimento, un deragliamento, sovente
favorito dai familiari, naturalmente contro le loro intenzioni,
ma che fanno pressione affinché
sia la stessa persona in crisi a
decidere per soluzioni transitorie, soluzioni forse rassicuranti...
ma per chi? La dinamica del lavoro di nascita attraverso la crisi rimane così deviata ed ostacolata.
Altro rischio: l’identità “prêtà-porter”. Nel momento in cui
il soggetto è alla ricerca della
sua identità, l’incontro con un
“guru” lo può trascinare con lui,
dato che egli è estremamente
maneggevole. Egli rischia di fermarsi su ciò che quel “maìtreà-penser” avrà pensato in vece
sua, su ciò che gli è stato proposto di “indossare” e che non
costituisce la sua vera scelta. In
certi casi può essere anche solo una identità di transizione,
prima che venga fatta una nuova libera scelta, ma esiste il rischio della privazione di ogni
possibilità di scelta personale.
Un ambiente
sereno,
accogliente,
può aitiìdre a
trovare un nuovo
senso alta
propria esistenza.
Si può intervenire
durante la crisi?
Quel che io sono (come può
dire ogni persona) è costituito
dall’integrazione di ciò che accumulo nella mia vita (le memorie, i rapporti con gli altri,
le esperienze...) con le mie identificazioni (nei confronti dell’esterno). Se, ad un certo momento, questo rapporto si interrompe, posso crollare, posso perdermi: non sono più riconosciuto
ed aiutato dagli altri. A mia volta non riconosco più gli altri;
resto isolato nel mio male. Se
ho un legame di famiglia, di
gruppo, di comunità, ho a portata di mano un supporto che
mi consente la rinuncia al rapporto esterno, e che nello stesso . tempo riesce a supplire mo
mentàneamente alla perdita della mia "identità. Questo è un
vantaggio; in quanto mi permette di evitare di morire, ma nello stesso tempo costituisce un
rischio — rischio di uno scacco — perché la famiglia può formare un cerchio che mi impedisce di giungere alla mia identità. La tentazione della famiglia o della comunità è quella
di prendere l’iniziativa di aiutare il soggetto depresso a rimontare il suo Lego, di impedirgli
di morire, senza attendere o capire la sua domanda, o la risposta alla domanda: « Che cosa
vuoi che faccia per te? ». Questo è molto pericoloso perché
durante la crisi (per malattia,
ma anche adolescenziale) capita
come per la farfalla: quando un
bruco giunge ad un determinato momento della sua esistenza.
si mette a tessere un bozzolo e
vi sparisce dentro. In quel momento non è pensabile che esso
si trasformerà in farfalla. Si
avrebbe perciò un forte desiderio di aprire il bozzolo, facendo
così come la famiglia che dice:
ti aiuterò a montare il tuo Lego e cercheremo di formare una
farfalla nel modo che si potrà.
E’ evidente che là cosa è destinata al fallimento, analogamente al bruco che muore se si apre
il bozzolo.
L’intervento, durante la crisi,
non deve assolutamente effettuarsi sul Lego; si può invece
vigilare affinché sia mantenuta
una temperatura costante, un
giusto grado di umidità, e cioè
lavorare suU’ambiente del soggetto (ed in modo particolare
.sulla famiglia). Più che un
trattamento ò un aiuto, è
necessario accompagnare, "essere con”, offrire vita, calore, amore. Accompagnare: non
significa semplicemente far capire a chi è in crisi che egli non
viene abbandonato nel tormento, nella disperazione? Non significa forse offrirgli le risorse
che userà — o non userà — come intende lui? Non significa
dargli dei riferimenti (familiari,
comunitari, affettivi, spirituali)
di cui egli stesso deciderà o meno di servirsi? Non significa avere verso di lui un atteggiamento
di fiducia e di amore?
François Rochat
( traduzione di Roberto Peyrot)
«Quando un soggetto viene colpito da una malattia grave, in lui
avviene qualcosa di irreversibile...».
8
8 vita delle chiese
27 novembre 1987
ECUMENE - CAMPO STUDI DELLA EGEI
Pace, giustizia e integrità della creazione
Il Campo studi è come sempre un momento importante nella vita della Federazione giovanile; quest’anno in modo particolare in quanto i tre concetti che compongono
il titolo del nostro Campo sono un po’ il riepilogo delle cose che abbiamo fatta e pensato, in forme spesso intrecciate, in questi
anni.
— Gli anni ’70, la lotta per la giustizia sociale, vista sia nei suoi aspetti nazionali che
internazionali.
— L’inizio degli anni ’80, la lotta per la pace
che, abbiamo detto, era frutto della giustizia.
— La seconda metà degli anni ’80, la lotta
« ecologica », non solo per la chiusura
delle centrali nucleari, ma per un diverso
modello di sviluppo.
Questi temi, l'intreccio tra di essi, evidenziano con forza le cose che in questo mondo
non funzionano: siamo ih' un mondo ingiusto, che convive con la guerra, che distrugge
il « creato ». Pongono quindi una domanda
radicale, sono fonte di un giudizio durissimo
sullo sviluppo economico e sociale del nostro
paese e del mondo intero.
Dire questo, affermare la radicalità della
Nella foto: manifestazione
per la pace in Germania.
I giovani evangelici italiani,
proseguendo un impegno
nato nel 1983, organizzano
un importante campo
di formazione sui temi della
pace, della giustizia e della
salvaguardia della creazione.
Un campo di formazione a cui
non dovrebbero mancare
i giovani delle nostre
comunità (sono previste borse
campo per la partecipazione).
L’impegno dei giovani
si inserisce in un più vasto
progetto del Consiglio
Ecumenico, che riguarda
tutte le chiese cristiane.
domanda posta da questi tre concetti, vuol
dire porre — e porsi — con forza la necessità di una riflessione politica e teologica.
Non è possibile affermare che non va bene
niente, perché di questo si tratta, senza che
questo non ponga interrogativi seri sul senso
della nostra esistenza e su cosa, in comunione e condivisione con gli altri ospiti di questo pianeta, si possa fare.
Il Campo vorrebbe essere un momento
di approfondimento di questa riflessione, sia
dal punto di vista politico (rei. di Degli Espinosa e Rivas) che teologico (rei. di Rostagno),
costruendo però, nel contempo, sintesi parziali, identificando percorsi possibili che, insufficienti rispetto alla grandezza delle domande, ne sono però il necessario sbocco.
Questo nella consapevolezza che la riflessione posta in questo Campo studi non è isolata; si situa infatti in un percorso di ricerca
che il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha
proposto come centrale nei prossimi anni. Il
Campo si pone quindi non al termine di un
lavoro ma come momento di riflessione da
cui partire con maggior entusiasmo ed idee
più chiare.
Paolo Ferrerò
IL PROGRAMMA
Sabato 5 dicembre:
ore 10,00 — Introduzione (a cura del Consiglio FGEI)
ore 15,00 — Rei. « Per un’ecologia politica » (Paolo
Degli Espinosa)
— Discussione
ore 21,00 — Serata libera
Domenica 6 dicembre:
ore 9,00 — Meditazione biblica
ore 9,30 — Rei. « Pace, giustizia e integrità della creazione viste dal terzo mondo » (Andrea Rivas)
Discussione .<.
ore 15,00 — Rei. « Una rifléssione teologica su pace,
giustizia e integrità della creazione »
(Sergio Rostagno)
— Discussione
ore 21,00 — Tavola rotonda: « Quali prospettive per
il movimento pacifista? » (relatori da confermare)
Lunedì 7 dicembre:
ore 9,00 — Meditazione biblica
ore 9,30 — Lavoro in gruppi a tema
ore 15,00 — Lavoro in gruppi a tema
ore 21,00 — Festa
Martedì 8 dicembre:
ore 9,00 — Relazioni dei gruppi di lavoro e conclusioni
ore 12,00 — Culto di chiusura
ore 14,00 — Partenza
Quotk di partecipaii/bne : L. 80.000
Per le iscrizioni:
Eugenio Bernardini, via Pio V, 15 bis - 10125 Torino Tel. 011/65.05.646.
1) Bibbia e teologia (conduttori E. Bernardini - M. Aprile)
Il gruppo dovrebbe affrontare l’analisi
di alcuni testi biblici che sono stati interpretati tradizionalmente come mandato di dominio dell’uomo sulla natura e
comprenderne il loro significato ecologico (equilibrio, pace, rapporto con la
giustizia) alla luce dell’intera testimonianza biblica. Nuovo Testamento compreso.
2) Rosso - Verde (conduttori S. Merlo
P. Ferrerò)
Da un po’ di tempo ha ripreso fiato
l’idea secondo cui destra e sinistra non
costituirebbero più delle coordinate efficaci per orientarsi all’interno del mondo della politica e delle trasformazioni
sociali.
Altri sarebbero diventati i punti di riferimento con cui fare i conti: Nord-Sud,
innovazione - conservazione, naturale - artificiale, ecc. Queste nuove coordinate scardinerebbero gli schieramenti politici tradizionali, creandone altri, trasversali rispetto ai primi (ad esempio la difesa
dell’ambiente).
3) L’energia (conduttori A. Bragaglia - A.
Visintin)
Temi di discussione:
1. Energia: una definizione dei concetti di entropia, energia utilizzabile, energia non utilizzabile;
2. Ponti di energia;
3. Consumi energetici, energia utilizzabile, rifiuti ;
4. Spreco energetico;
5. Le possibili ragioni di un imperativo etico;
6. Che cosa possiamo lare;
I GRUPPI DI LAVORO
7. Cosa si fa già; i movimenti, gli industriali.
4) La natura (conduttori F. Oppc - E.
Tomassone)
a) Una visione tradizionale della natura la interpreta come materia inerte,
che per diventare significativa ha bisogno di essere inserita nell’orizzonte degli
interessi umani; l’elemento naturale si
trasforma allora in risorsa. Molta parte
dell’ecologismo contemporaneo è basato
su questo concetto umanistico di « risorsa», cioè sul rispetto di quanto è in senso largo economicamente utilizzabile.
b) Se si guarda alla natura, invece,
come a qualcosa che ha i suoi caratteri
individuati prima dell’intervento progettuale-economico, il rapporto con essa
può lare riferimento ad un’etica basata
su valori non specificatamente umani.
c) Si tratta allora di scoprire uno
spazio della natura in cui il nostro agire
è già inserito da principio, uno spazio
che preceda e segua la nostra storia e
che non è storico nella sua essenza.
d) Le nostre etiche, basate su valori
di sviluppo dell’umanità, guardano a
quanto è naturale nella prospettiva della
sua trasposizione in un processo storico.
La natura così si trasforma in storia, come in molte teologie il creato rimanda
la sua spiegazione alla storia della salvezza.
5) Solidarietà - giustizia (conduttori D.
Spini - M. Rostan)
Non c’è pace senza giustizia, ma non
c’è pratica della giustizia senza solidarietà. In questi anni i gruppi e le regioni
FGEI si sono impegnati in attività e
campagne di solidarietà nazionali ed internazionali. In questo gruppo di lavoro
faremo un bilancio di queste iniziative
e ne verificheremo l’efficacia, discuteremo
insieme sul significato, i modi, i tempi,
gli obbiettivi del nostro impegno di solidarietà.
6) L’immigrazione dal Terzo Mondo In
Europa (conduttori E. Hablitzel - G.
Guelmani)
Cosa c’entrano i problemi degli immigrati con « pace, giustizia e integrità della
creazione »? C’entrano e come : milioni di
uomini e dorme nel mondo hanno lasciato i loro paesi alla ricerca di migliori condizioni di vita, per sfuggire alla fame, alla
disoccupazione, alla guerra. Ma fame, disoccupazione, guerre, non sono forse il
frutto di un ordine mondiale fondato
sull’ingiustizia strutturale, di un modello
di sviluppo basato sulla rapina delle risorse e la distruzione dell’ambiente?
Vogliamo parlare soprattutto della situazione in Italia, delle sfide che la presenza degli stranieri pone alla nostra
testimonianza, del significato della società multiculturale. Discuteremo quindi:
— l’immigrazicne nel mondo e le sue
cause (fame, guerra, oppressione, ecc.);
— la situazione in Europa : la barca è piena?
— la situazione in Italia: il lavoro nero
dei lavoratori neri;
— la risposta razzista « se ne tornino a
casa loro »;
— la società duale: ci fanno comodo perché fanno i lavori peggiori, ma se ne
stiano al loro posto ;
— integrazione (diventate come noi) o
diversità?
— parità di diritti e società multiculturale.
7) Nuove tecnologie ed orizzonti prossimi venturi (conduttori S. Cerrina
Feroni - A. Ferrerò)
Le nuove tecnologie si pongono sicuramente al centro del modello di sviluppo che il Nord sta organizzando per sé
e per il Sud del mondo. Il loro rapido
dispiegarsi ha come punto di partenza la
miniaturizzazione spinta degli apparati
elettronici e la ricerca avanzata, che va
sotto il nome di « intelligenza artificiale », ma ha come supporto forte il complesso militare-industriale dei paesi co
siddetti sviluppati.
La crescente militarizzazione del mondo è dunque il palcoscenico sul quale
viene rappresentato lo spettacolo macabro delle nuove tecnologie, ma esse investono molti altri campi della nostra
vita sociale.
8) Agricoltura e ambiente (conduttori A.
Cipriani - F. Jahier)
Argomenti che affronteremo:
a) Come funziona un agrosistema;
b) Bilanci energetici in agricoltura;
c) Alterazioni dell’agrosistema naturale: i fitofarmaci, le concimazioni chimiche, la meccanizzazione;
d) La questione alimentare; il controllo delle multinazionali agricole;
e) Le alternative all’agricoltura industriale.
9
27 novembre 1987
vita delle chiese 9
GIOVANI DEL IV CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Cosa bolle in pentola verso ll «Rimpatrio»
Le attività dopo la positiva esperienza del « Progetto Torino » - Occorre impegnarsi perché il lavoro giovanile coinvolga tutta la chiesa
Andando a vedere cosa « bolle in pentola » nel settore giovanile del IV circuito e di altre
comunità anche battista in Piemonte e Val d’Aosta, non si può
innanzitutto negare che i tre
anni del Progetto Torino (ufficialmente chiusi con la Conferenza distrettuale) abbiano rappresentato qualcosa di costruttivo: molte delle iniziative ora
avviate hanno preso le mosse
dall’ultimo anno dì lavoro della
giunta del Progetto stesso.
Tutto ciò ha un suo valore,
sia per il « gruppo di riferimento » subentrato alla giunta del
Progetto Torino, sia per il recente «Gruppo Sirene» (pace).
Il primo nasce con due scopi
principali: decentralizzare il lavoro da Torino, con la composizione di un gruppo di persone (un delegato per ogni realtà
giovanile) e creare uno spazio
d’incontro per i ragazzi che, per
mancanza di numero o altri motivi, hanno solitamente preclusa ogni eventuale ipotesi di lavoro. I vari delegati si seno
trovati tre volte, a Torino e a
Vercelli, preparando, con scadenza trimestrale, dei convegni a
tema. Inoltre continuerà il pre
zioso lavoro di collegamento e
informazione tra tutti i giovani
contattati negli anni precedenti
dal Progetto Torino.
Per quanto riguarda i finanziamenti, si è stabilito che mentre il circuito verserà L. 100.000,
ogni comunità, con scadenze trimestrali, contribuirà per L. 50
mila.
Altra realtà importante è quella costituita dal ’’Gruppo Sirene”, che si sta occupando dei
catechismi di Torino e della regione; ecco un elenco delle attività previste: giornate di studio
suH’animazione biblica, aperte
a tutti, con l’aiuto di Saverio
Merlo e Claudio Pasquet (il 1°
incontro si è svolto il 24/25 ottobre ’87); preparazione di due
convegni sull’educazione alla pace, per i ragazzi di tutta la regione, fra gli 11-16 anni (il primo si è tenuto il 21/22.11 a Villar Perosa e il secondo' avrà
luogo il 3° fine settimana di
marzo 1988); visita di animazione biblica aH’interno dei corsi
di catechismo di Torino.
Da aggiungere a questo quadro è il lavoro di due gruppi
POSI molto motivati: quello di
Torino, composto di 25-30 per
XII CIRCUITO
Di fronte alla
religiosità popolare
A\ '.va parecchi motivi per esse ;j significativa l’Assemblea
dei dodicesimo Circuito, convocala per domenica 25 ottobre a
Sali Giacomo degli Schiavoni. Vi
erano in discussione temi non
facili e di non frequente comparsa nelle nostre assemblee.
Dopo il culto presieduto dal sovrintendente pastore Mannelli e
dopo la predicazione tenuta dal
predicatore locale Santoleri, esplelate le formalità di rito,
Gianna Sciclone ha introdotto il
primo punto in programma, con
una esposizione ricca di spunti
sull'anno mariano e sul multiforme ruolo di Maria nella teologia e nella pietà popolare cattolica, I numerosi richiami offeni non sono stati snrecati, ma
anzi hanno sollecitato una riflessione non banale e abbastanza
articolata, dato il tempo a disposizione, che non consentiva
troppi approfondimenti.
La posizione evangelica su Maria e culti annessi si è infine
rivelata anche professione di fede evangelica: infatti, riassumendo una serena seppur animata
con\ ersazione su Maria ed il marianesimo, abbiamo ritenuto di
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 29 NOVEMBRE
RAI 2 - ore 23 circa
IN DIFESA
DELLA CREAZIONE
In questo numero l’ecologista Laura Conti e il pastore
Gino Conte ci aiuteranno a
capire verso quali prospettive e quali modelli di sviluppo
dobbiamo orientarci per rendere possibile un futuro al nostro pianeta, in un’ottica di
responsabilità alla quale i
cristiani non possono sottrarsi.
poter sobriamente e nitidamente riaffermare un convinto « Soli Deo Gloria », mai cosi a proposito parlando di anno mariano.
Abbiamo pensato a se e come
formulare in uno scritto le nostre convinzioni sull’argoraento
e in qual modo l’estensore dovesse riportare lo spirito delle
cose dette. Come sovente accade, è stato demandato alla Tavola il difficile compito.
Momenti di vivo interesse anche intorno al tema: « L’evangelico di fronte alle feste paesane ». In regioni dove la pietà popolare assume forti tinte paganeggianti e superstiziose, non
è facile mandar giù certe manifestazioni sedicenti religiose
nelle quali si è coinvolti, nostro malgrado e sia pure in veste di perplessi spettatori.
Sul tema, a qualcuno di noi
è stato dato incarico di riflettere e riferire. Non mancheremo
di affrontare la questione nei
modi dovuti, perché ci tocca assai più di quanto appaia in superficie.
Non meno interessanti, ma di
più ordinaria amministrazione,
altri argomenti trattati più o
meno rapidamente.
Aleggiava suH’Assemblea la
preoccupazione per lo stato di
salute del pastore Cappella,
assente più che giustificato. Al
Signore, invocato insieme a chiusura dell’incontro, resta affidata
la salute del caro Cappella e di
tutti coloro che in Lui confidano.
Le presenti brevi note, redatte
dal locale cronista, cadano anche sotto gli occhi del lontano
frettoloso lettore. E lo inducano
a sentirsi tutt’uno con questa
parte del Co^o di Cristo che
vive e crede in regioni dove la
testimonianza è sovente difficile e sofferta, e non di rado disconosciuta e oscura!
Gianfranco Santoleri
sone, da cui partono e sono
partite tutte le iniziative di questi anni, il quale in questo momento sta allestendo uno spettacolo teatrale, oltre ad occuparsi di tematiche come pace ed
ecologia; e quello, appena costituito, di Biella, con 4-5 ragazzi che stanno cercando di dar
vita ad un’Associazione per la
pace nel loro tessuto cittadino.
Per completare il quadro della
situazione mancano ancora il
bollettino di collegamento regionale, « Il Bidone », che sta
acquistando una sempre maggiore importanza, vista la complessità delle iniziative, e un
convegno reg:ionale, da organizzare nell’ambito della FGEI, previsto per la prossima primavera.
La situazione, considerando
la molteplicità degli aspetti, è
sicuramente positiva, ma avrà
bisogno di un solido appoggio da parte delle comunità.
Infatti, solo riflettendo sulla
predicazione dell’Evangelo, e
non privilegiando invece la sola cura di aspetti di efficienza e
di immagine, si riuscirà ad affrontare correttamente il problema giovanile. Interrogandosi sul senso della propria teologia e della propria testimonianza più che sulla strategia
particolare adatta ai giovani, si
riuscirà a non ricadere nel solito errore di delega del tipo
« i giovani che pensano ai giovani »; forse, in futuro, per la
situazione giovanile non si dovrà più ricorrere a progetti
speciali, ma le iniziative saranno il frutto di un lavoro collettivo, in una chiesa al cui interno
la comunicazione diventi sempre meno unidirezionale e più
globale.
Simonpietro Marchese
MASSELLO — La comunità
si incontrerà domenica 29 novembre per una giornata un po’
diversa dal solito. Il culto, alle
ore 11, sarà tenuto dal pastore
G. Teurn. Parteciperà al culto anche la corale di PerreroManiglia, che canterà degli inni in francese con riferimento
ai fatti del 1689. In seguito ci
sarà il pranzo comunitario che
vuole essere anche un’occasione
per ringraziare tutti i volontari
che nel corso dell’estate hanno
lavorato per la strada che porta al tempio. In seguito, con il
pastore Tourn, si dibatterà sulle eventuali iniziative da prendere a Massello in occasione della ricorrenza del « Glorioso Rimpatrio ». La partecipazione a
questa giornata comunitaria è
naturalmente aperta a tutti. Chi
intende partecipare al pranzo
lo comunichi tempestivamente al
pastore L. Peyrot o alla sorella
Erminia Tron del Reynaud.
Predicatori locali
TORRE PELLICE — Domenica 22 novembre i tre culti sono stati tenuti da tre laici. Ai
Coppieri, al centro ed agli Appiotti le predicazioni sono state
tenute dai sig. S. Borroni, U.
Rovara e F. Taglierò; la colletta
è stata devoluta all’Unione Predicatori locali.
Auguri
POMARETTO — La nascita
del piccolo Federico ha allietato la famiglia di Enrica Griglio
e Mauro Ughetto: la comunità
esprime i suoi auguri alla famiglia.
Battesimo
FRALI — Nel momento in cui
stiamo discutendo nelle riunioni
quartierali il problema del battesimo, abbiamo accolto per il
CONVEGNO A SAN FEDELE DTNTELVI
Le contraddizioni
dell'uomo
e il sì di Dio
Sabato 5 e domenica 6 dicembre
Nelle nostre chiese ci stiamo interrogando sul senso, sull’efficacia, sulla credibilità della nostra testimonianza all’Evangelo. Siamo pochi, non abbiamo potere (quando conviene
ci considerano al massimo una componente fra le altre),
siamo pieni di contraddizioni e dì limiti, spesso incerti, divisi, confusi. Davvero siamo dei « vasi di coccio » fragili.
A ciò si aggiunge che la nostra fede di per sé non dimostra niente e non convince. La fede non si impone neppure
con la mediazione delle nostre argomentazioni teologiche o
con la nostra pur interessante tradizione storica.
Ma allora che cosa legittima la nostra predicazione? Che
cosa le dà senso? Su che terreno poggia la nostra vocazione? Secondo Paolo Tunica risposta è Cristo morte e risorto,
nel quale le promesse di Dio hanno trovato il loro sì.
Discutiamo insieme questi temi sulla base della rifiessicne che Paolo conduce nella sua II Lettera ai Corinzi, coordinati dal past. Valdo Benecchi.
PROGRAMMA
Sabato 5:
ore 16.00: Arrivi e sistemazione logistica;
ore 17.00: Introduzione e discussione;
ore 20.00: Cena.
Domenica 6:
ore 9.00: Culto comunitario;
ore 10.00: Conclusioni;
ore 12.30: Pranzo e quindi partenza.
Le iscrizioni devono pervenire entro mercoledì 2 dicembre. Tel. 031/273440.
Il costo è fissato in L. 10.000 a persona oltre alla partecipazione alle spese per il vitto.
battesimo, domenica 15 novembre, Alex Peyrot.
Lo pbbiamo fatto con gioia ed
ora condivideremo con Dario e
Marta la responsabilità di questo gesto.
Grazie!
VILLASECCA — La comunità
esprime ancora la sua riconoscenza a Franca Recchia e Claudia Jalla per la conversazione
sull’Istituto Uliveto svoltasi durante il culto di domenica 22 povembre; il provento della colletta è stato loro consegnato
quale offerta a favore del servizio dell’istituto.
• L’incontro mensile dell’Unione femminile, previsto per il’. 10
dicembre, è stato anticipató . a
giovedì 3 dicembre, alle ore
14.30, sempre nella saletta.
• Le prossime riunioni quartierali avranno luogo martedì 1°
dicembre alle ore 20 al Trussan
e venerdì 4 dicembre, ore 15,
a ViUasecca.
ANGROGNA — Lunedì 30 novembre, alle ore 20.45, presso
il Presbiterio si riuniscono i comitati della Rocciaglia e del Bagnóou.
• Un sentito ringraziamento
ai predicatori locali D. Gardiol
e U. Rovara e ai pastori Diekmann, Gardiol e Tourn che, in
queste ultime domeniche, hanno presieduto i culti al Capoluogo e al Serre.
PRAMOLLO — Il Concistoro
Si riunirà con la presenza del
past. B. Bellion, venerdì 27 novembre, alle ore 20.
• La comunità ringrazia la
sorella Graziella Fornerone che
ha presieduto domenica 8 novembre il culto insieme a Lidia
Noffke; molto vivace ed attuale
anche il messaggio portato nel
pomeriggio all’Unione femminile.
Assemblea di chiesa
VILLAR PEROSA ■— L’assemblea di chiesa del 15 nov. ha
ascoltato la relazione sui lavori del Sinodo. Si sarebbe anche dovuto eleggere un nuovo
anziano, dopo che l’anziano S.
Rosso aveva dichiarato di non
poter accettare una rielezione;
la sostituzione si rivela difficile, e l’elezione ha dovuto essere rinviata.
• Sabato 28, seduta del Concistoro.
• Riunioni: 30.11 Vivian; 2.12
Tupini (presso Ghigo).
Calendario
Giovedì 26 novembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TOfl'RE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso la Foresteria valdese, il collettivo biblico prosegue lo studio sul
libro della Genesi.
Domenica 29 novembre
□ ANIMAZIONE BIBLICA
FFEVM
TORRE PELLICE — Organizzato dalla FFEVM, presso la Foresteria valdese,
ha luogo un corso di animazione biblica sulla figura di Maria. II corso,
che si svolge sabato 28 e domenica
29 novembre, è aperto a tutti gli interessati; iscrizioni da Graziella Fornerone, Pinerolo (tei. 0121/70611).
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso la Casa unionista, si tiene l’Assemblea del Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese. L'Assemblea è aperta a tutti.
10
10 valli valdesi
27 novembre 1987
VAL GERMANASCA
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Cinque SolO Utl rimpOStO?
massi
Uno è già caduto e per fortuna non ci sono state vittime. Altri quattro saranno fatti cadere
al più presto dalla Provincia.
Si tratta di cinque grandi massi che sono pericolosamente in
bilico sulla strada provinciale
della Val Germanasca. Le fessure si aprono sempre di più ed
è ormai necessario — dicono i
tecnici — farli cadere a valle.
La Provincia, sulla base della segnalazione dei cantonieri e di
alcuni abitanti della valle, ha proceduto infatti, con alcuni tecnici rocciatori, all'esame della stabilità di alcuni massi posti sopra la strada, a valle e a monte
di Pomeifrè. I massi, che complessivamente sono di alcune centinaia di metri cubi, verranno
fatti scendere a valle mediante
una serie di microcariche che li
staccheranno definitivamente dalla montagna.
Uno però è già caduto per conto suo, il 29 ottobre alle 5 di
mattina, in località "tre ponti”.
In attesa dei lavori: occhio alla montagna!
Presentato
l’inceneritore
LUSERNA — Anche se la decisione del Consiglio comunale
di Pinerolo di non costruire
l’inceneritore ha in gran parte
attenuato le tensioni, il tema
dello smaltimento dei rifiuti resta ancora all’ordine del giorno
di gruppi ed amministrazioni. In
particolare recentemente a Luserna S. Giovanni si è svolto
un Consiglio comimale aperto
sull’argomento, con la partecipazione dell’ing. Ribaudo, una delle persone che hanno studiato
il progetto di inceneritore, poi
bocciato appunto dal Consiglio
di Pinerolo.
Di fronte ad un pubblico veramente ridotto ai minimi termini (ma quale tipo di pubblicità era stata fatta all’iniziativa?) si è assistito alla presentazione dell’« ipotesi inceneritore » più in termini politici che
tecnici, con argomentazioni poco convincenti e lasciando il
margine a molti dubbi. Il Consiglio comtmale di Luserna deciderà in seguito quale linea seguire, consapevole comunque che
nessima soluzione esiste che sia
perfettamente adeguata e rispettosa deH’ambiente.
Fare le discariche
PINEROLO — Anche la Lega
per l’ambiente ha prodotto im
documento nel quale, dopo aver
illustrato i motivi che sulla proposta di incenerimento inducono ad un no, ipotizza alcune linee da seguire per il futuro.
Anzitutto si dovrebbe prevedere l’allestimento di una seconda
e di una terza discarica controllata al Torrione, bonificando
quella esistente; nello stesso
tempo bisognerebbe portare avanti uno studio per la realizzazione di un impianto di compostaggio per i rifiuti organici.
La Lega ambiente indica anche
la necessità di analizzare la composizione merceologica dei rifiuti domestici per arrivare ad
una raccolta differenziata su
ampia scala.
Accanto a queste iniziative si
auspica un’azione rivolta in particolare alla Regione, affinché si
elaborino, all’interno dei piani
di smaltimento, strategie rivolte
al contenimento dei rifiuti e da
ultimo, si proceda all’avvio di
una forte azione di sensibilizzazione verso i cittadini e gli operatori. . .
Dimessosi il vicepresidente Gamba, c’è l’occasione per una ’’verifica” - Problema di uomini o di programmi per la Giunta nata nell’85?
Quando, all’indomani delle elezioni del 1985, dopo lunghe trattative si formò, a guidare la Comunità Montana Val Pellice, una
giunta imitaría i commenti furono molti, da chi vedeva un
maggior coinvolgimento dei Comuni e delle forze politiche, a
chi temeva un appiattimento nella mancanza di dialettica politica; a distanza di circa due anni una verifica generale degli accordi presi è in corso da tempo
fra i gruppi politici della valle.
Occasione non formale le dimissioni del vicepresidente, il liberale Gamba, ormai all’estero da
molti mesi; ci ha dichiarato in
proposito il capo gruppo PLl Pasque!: « L’assenza di Gamba ci
ha lasciati perplessi per il fatto
di aver appreso da altre forze
politiche che la sua assenna si
sarebbe prolungata per diversi
mesi; ovviamente ora, senza rappresentanti in Giunta,' ci troviamo senza informazioni su quanto accade al suo interno. Per
quanto riguarda la vicepresidenza tuttora vacante, chiediamo che
venga nuovamente affidata ad
un nostro esponente ».
Per la verità di verifica si parla da quasi un anno, o per lo
meno il gruppo comunista l'aveva chiesta nel novembre '86.
« E’ passato un anno — dice
il capogruppo PCI Suppo — ed
abbiamo chiesto nuovamente di
verificare il programma, sia per
la parte attuata che per quanto
rimane da fare. Fatti spiacevoli
hanno ultimamente turbato il
funzionamento della Comunità
Montana - USSL; troppe ingerenze di assessori in assessorati
non di loro competenza, e non
per favorire i lavori ma per bloccarli. Bisogna ora individuare alcuni progetti su cui lavorare da
qui al '90, nell'intefesse dei cittadini e non di qualche gruppo ».
Anche F. Coisson, a nome del
gruppo Indipendenti, si augura
che questa fase possa presto terminare: « Lo stallo logora i ner
GRANDE VIABILITÀ’
Autostrada: forse
La sezione di Pinerolo della
Democrazia Cristiana ha diffuso
in questi giorni un documento
sulla ipotizzata autostrada Pinerolo-Torino. Osserva la DC che
le strade statali 23 e 589 sono
sempre più impraticabili e che
questo crea « gravi ripercussioni
sullo sviluppo economico e turistico dell'intera area ».
« Facendo riferimento a tutti i
precedenti pareri espressi, sia in
sede politica che istituzionale, la
DC pinerolese riconferma ancora la scelta della statale 23, purché vengano previste 4 corsie di
marcia e tutte le strade di scorrimento laterale per gli accessi
alle abitazioni e ai terreni agricoli e gli attraversamenti non a
raso ».
L’asse di viabilità per Torino,
per la DC, è la statale 23, ma
dovrà essere una strada con caratteristiche autostradali. La DC
pinerolese non affronta nel suo
documento il problema del tratto in corrispondenza della palazzina di caccia di Stupinigi che.
in questa ipotesi, dovrebbe non
vedere modificazioni: due corsie
per ogni lato.
La DC osserva inoltre: « Nel
caso che questa scelta, da un punto di vista tecnico ed economico, sia di difficile attuazione e
che comporti l’esproprio di terreni tanto da danneggiare seriamente le produzioni agricole, la
superstrada sul tracciato a suo
tempo indicato, con qualche opportuna rettifica, onde contenere i danni ai terreni agricoli, non
può più essere esclusa ».
La DC apre perciò la possibilità della costruzione di una superstrada sul percorso della vecchia autostrada.
E’ evidente però che in questo caso, se si vuole utilizzare
il finanziamento previsto dalla
legge per le autostrade, quest’ultima soluzione dovrà essere una
autostrada a pagamento.
Sulla proposta dell’autostrada
si sono già detti favorevoli i socialisti pinerolesi.
G. G.
SPORT
DA
FAVOLA
.ARTICOLI
E ABBIGLIAMENTO
PER LO SPORT
Cono Gramsci, 23 - TORRE PELLICE - Tel. (0121 ) 91.941
vi e non serve a nessuno. Il nostro gruppo ha elaborato un documento riprendendo i punti irrinunciabili che si erano individuati al momento della formazione della Giunta; chiederemo
alle altre forze politiche se sono pronte a confermare la loro
adesione, assicurando presenza
fattiva e continuativa nella gestione politica, mantenendo la
collegialità delle decisioni, programmando insieme lo sviluppo
della valle, difendendo i posti di
lavoro, contro l'impoverimento
dei servizi (collocamento, ferrovia) ed in modo da mantenere
la possibilità per la gente di continuare a vivere nelle nostre zone, anche montane: è possibile
ripartire con nuovo slancio... ».
Aldo Charbonnier, membro della Giunta, conferma le difficoltà
a portare avanti una gestione
unitaria, anche per la scarsa disponibilità di tempo di alcuni
assessori: « Se da parte di qualcuno si è voluto entrare nel merito dei contenuti, credo che il
problema sia una questione di
impegno attivo; stiamo, coinè
PSI, portando avanti alcuni incontri per vedere di trovare soluzioni, in tempi possibilmente
brevi, tenuto conto dei problemi,
soprattutto quelli dell’USSL ».
In chiusura il presidente Congo ribadisce, a suo parere, la volontà generale di mantenere una
gestione unitaria, ma « nessuno
ha un interesse particolare perché questa verifica si concluda;
si farà un rimpasto per sostituire gli assessori dimissionari ».
Con l'augurio, e sono i problemi della valle a suggerirlo, che
incontri e trattative, più o meno
alla luce del sole, non assumano
ritmi e connotati per queste zone non usuali.
Piervaldo Rostan
Aspettando il
museo della bambola
TORRE PELLICE — Dopo un
periodo di chiusura dovuto a
motivi di malattia. Guide e Samy Odin stanno riprendendo
in pieno la loro attività legata
alla collezione di bambole antiche. In realtà le cose vanno
avanti a fasi alterne: da una
parte si annunciano importanti manifestazioni, dall’altra pare
restare una chimera il progettato museo della bambola a
Terre Pellice.
Samy Odin dice al proposito:
« Sembra quasi che ora ci accontentiamo di palliativi, partecipando a mostre e aspettando
di fare il museo permanente in
un posto, diciamo, che se io
meriti ».
Ed in effetti, come è ormai
noto, gli Odin hanno posto in
vendita lo stabile acquistato
qualche anno fa nella speranza
di vedervi sorgere il museo
della bambola; ci sono alti
contatti con città fuori dece
Valli e... staremo a vedere.
Così, nel frattempo, una psi'te di queste bambole verrà esposta a Milano e a Venezia, e'ove un’organizzazione di Parigi
propone, presso le sedi Coin,
una mostra della bambola fr: U;
cese; va rilevato che proprie i
pezzi francesi, la cui produzione
va dal 1850 al 1870 circa per
quanto riguarda la miniaturizzazione della donna, e negli clini immediatamente success ci
per i cosiddetti « bebé », cioè la
miniaturizzazione dei liamtiiìi,
sono fra i più pregiati dt la
collezione che Guido e Sa.iiy
Odin hanno messo insieme in
molti anni di ricerche.
Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel, L: igi Marchetti, Anna MaruioReedtz, Lucilla Peyrot, B< lino Rostagno, Aldo Rutigliihio,
Jean-Louis Sappé, Erika > omassone.
CONCESSIONARI
LONGINES
}<F^INl^URENr
Collection
CITIZEN
FERNR
ARGENTERIA - CRISTALLI MOSER
e articoli da regalo
Gioielleria BORNO s.n.c.
di TESI & DELMASTRO
PINEROLO
via Trieste, 24
11
27 novembre 1987
valli valdesi 11
TORRE RELUCE: XXXVII MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA
La caverna elettronica
Nuove tecnologie: video e computer per un’altra edizione della rassegna, in attesa di una sistemazione definitiva della Galleria civica
dalla tecnologia.
La scienza e la tecnologia al
servizio dell’arte: non è una novità in senso assoluto, in quanto
già altre avanguardie artistiche
avevano cercato di conciliare il
progresso con l’espressione artistica. Gli stessi mezzi fotografici e cinematografici, con la loro riproduzione più o meno meccanica del reale, avevano in
qualche modo inciso sui modi
più tradizionali di raffigurare
ciò che ci circonda.
I mezzi elettronici sembrano
andare più in là (e se diciamo
« sembrano » è perché queste
tecniche sono ancora tutte da
scoprire): una visione fedele del
mondo può essere elaborata dal
computer, può trasformarsi artificiosamente secondo le intenzioni' poetiche dell’autore. La
Mostra d’arte contemporanea,
inaugurata il 15 novembre scorso, con ritardo rispetto alla consuetudine che la voleva puntualmente in estate, ma con la presenza di opere e autori di notevolissima risonanza, ci fa gettare uno sguardo sul mondo del
futuro, senza rinunciare però all’emozione del segno artistico,
sempre profondamente umano.
A. C.
l'n titolo che si ispira a due
precedenti rassegne, svoltesi
quest’anno a Torino e l’anno
scorso in Sicilia; ma soprattutto si ispira a Platone, e al suo
miro della caverna. Gli uomini
primitivi, nelle grotte buie, vederano sulle pareti interne le
or .ijie delle proprie figure e di
ciò che, all’esterno, era illuminato dal sole. Uscendo erano
abbagliati, e non riuscivano a
vedere: la loro immagine della
realtà era quindi limitata a delle ombre. Le ombre « elettroniche » che caratterizzano la
mostra torrese sono invece ombre altamente caratterizzate
UNA QUESTIONE
DI STILE
\' : riferisco al colonnino « Alle Valli .ngi », apparso sul giornale n. 42
del ,11.87 a firma di Beniamino Lami.
L itteggiamento della Preside nei
rigiMidi di un professore, al quale non
è siala assegnata la supplenza a
cassa del rifiuto di tagliare i capelli
lunghi, è stato interpretato come:
• Discriminazione? Ottusità? Prevaricazione? Arroganza del potere? Nostalgia? ».
lo ohe conosco l'Istituto, le sue
finalità, posso in qualche modo giustificare la richiesta, anche se mi
piacerebbe sentire prima le due campane.
Nell’Istituto Alberghiero si formano
dei ragazzi che svolgeranno la loro
professione appunto nelle imprese alberghiere e a loro si richiede innanzitutto nella scuola un aspetto, uno
stile ed un comportamento idoneo
all'aiTibiente in cui verranno a trovarsi; quindi mi sembra logico che i
professori si adeguino anche loro a
questa esigenza, dovendo essere di
esempio ai loro allievi.
Ho ritenuto giusto fare questa chiarificazione.
Ossequi.
Alba lazeolla Kovacs, Torre Pelllce
SODDISFAZIONE
ANTINUCLEARE
Ad alcuni giorni di distanza dalla
votazione, il Comitato pinerolese per
Il Si ai tre referendum sul nucleare
propone alcune osservazioni sull'esito
della consultazione popolare.
1) La percentuale dei votanti è
stala bassa (e questo non ci fa piacere) ma non tale da giustificare giudizi liquidatori sulla rappresentatività
dei referendum.
Tra i numerosi probabili motivi della scarsa partecipazione si possono
citare:
— lo scarsissimo impegno profuso
dalla maggioranza dei partiti (quanta
informazione, quanti manifesti sono
arrivati nei centri meno grandi?) o
addirittura l'incoraggiamento dissimulato deH'astensionismo;
— la difficoltà dei quesiti, dovuta al
meccanismo stesso dei referendum abrogativi;
— la vera e propria campagna
astensionista condotta da giornali nazionali e locali.
In queste condizioni, la partecipazione è stata comunque significativa
ed ha espresso il SI' contro il nucleare
la maggioranza dei cittadini votanti,
che è in ogni caso anche la maggioranza di quanti esprimono solitamente la propria opinione nelle votazioni
{cioè in genere l'85% degli aventi
diritto).
2) Nelle interviste del dopo elezioni, radio e TV hanno raccolto unicamente Il parere dei partiti, giocando
a calcolarne il peso sui risultati. Ma
proprio l'esito del voto dimostra che,
come già è avvenuto in altre consultazioni referendarie, la gente non ha
votato in genere sulla base delle indicazioni dei partiti, ma motivata da convinzioni maturate autonomamente. Se
vittoria c’è stata, è stata la vittoria
della capacità di pensare e decidere
in prima persona ed insieme il successo dell’opera di informazione e
dibattito condotta negli ultimi anni dai
movimenti ecologisti.
3) Molti, con in testa l'ENEL ed
il Ministro Battaglia, vanno dicendo
che i referendum non hanno cambiato nulla, che i SI' avevano un significato limitato, volto a richiedere la
sicurezza delle centrali, non ad abolirle.
Diciamo a chiare lettere che questo non è vero.
I SI' chiedono una sola sicurezza:
quella di non avere più attorno centrali nucleari.
Segnalazioni
PINEROLO
L'ARCI intende orga
I ricatti sul futuro energetico, sull'isolamento italiano, sui possibili riflessi economici non hanno funzionato: ha vinto la convinzione che il
nucleare non è indispensabile e che il
rischio che esso comporta è troppo
alto.
Di questo i partiti dovranno tenere
conto, se non vorranno allontanarsi più
di quanto già fanno dal rappresentare i reali interessi dei propri elettori, che hanno votato in maggioranza
SI’.
Per questi motivi, esprimiamo soddisfazione per i risultati che i referendum sul nucleare hanno ottenuto
in tutta Italia ed in particolare nel Pinerolese.
Ribadiamo, insieme a tutti i Comitati per il SI’, la richiesta di blocco dei cantieri delle nuove centrali
in costruzione e la riconversione a
combustibili diversi degli impianti già
in avanzata fase di costruzione.
Chiediamo la riformulazione rapida
del Piano Energetico Nazionale, al cui
centro vanno poste le strategie di
risparmio energetico e le energie rinnovabili.
E ricordiamo infine che il voto appena espresso non ci isola dal resto
deH'Europa (siamo in buona compagnia, con la Danimarca e l’Austria
senza centrali, è la Svezia che ha programmato l'uscita in pochi anni dal
nucleare), ma al contrario rende II nostro Paese protagonista della ricerca
di nuove tecnologie rispettose dell'ambiente e del futuro comune.
Il Comitato per il si
ai referendum sul nucleare, Pinerolo
nizzare, per il ventesimo anniversario
del '68, una serie di iniziative che servano a rilanciare le culture della libertà, della solidarietà e della trasformazione. Chi avesse del materiale di quel periodo (riviste, volantini, fotografie ecc.) o semplicemente
volesse collaborare alla realizzazione
di queste manifestazioni, può mettersi in contatto con la sede ARCI di
Pinerolo in corso Torino 224, telef.
75024, tutti i giorni dalle ore 16.30
alle 19.
CUNEO — Nell'ambito di un ciclo
di incontri su « coscienza storica e
deportazione ■>, lunedì 30 novembre,
alle ore 21, presso il Salone d’onore
del municipio, viene presentato il libro « La vita offesa - Memoria collettiva della deportazione »; intervengono
gli autori Anna Bravo e Daniele dalla, presiede Mario Corderò.
______________Mostre_________________
TORINO — Inaugurata il 4 novembre, presso il Circolo degli Artisti di
via Bogino 9, resta aperta al pubblico,
fino al 13 dicembre, una mostra su
« Adriano ParisOt - Opere 1942-1983 »;
l'orario di apertura è fra le 10-12.30
e dalle 15 alle 19. Lunedì chiuso.
TORINO — In occasione del 150“
anniversario della fondazione dell'Armeria Reale di Torino, presso Palazzo
Reale è esposta al pubblico, fino al
20 dicembre, la mostra « Il convitato
di ferro ». Fotografie di Dario Lanzardo. Orario: ore 10-13 e 15-19, lunedi
chiuso.
_____________Rassegne________________
TORRE PELLiCE — Nell’ambito della rassegna « Mai soli, mai accompagnati » giovedì 26 novembre, presso
il cinema Trento, alle ore 20.30 viene
proiettato « Il sapore dell'acqua » di
0. Seunke; venerdì 27, alle ore 21,
viene presentata la campagna per la
realizzazione della scuola centro per
l'infanzia «Coro De Angeles-Enrico
Berlinguer ». Interviene Pietro Polena, segretario naz. della FGCI.
Teatro
ANGROGNA — Presso la sala di
S. Lorenzo, alle ore 21 di sabato 5
e domenica 6 dicembre, vengono riproposte repliche dello spettacolo del
Gruppo Teatro Angrogna « La macivèrica ».
Concerti
In un mare di verde, in un'oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l'anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore stesso Gesù ha voluto passare per questa via. Sappiamo che la speranza vince e
che l'amore e più forte della
piorte »
Il marito, i figli e parenti tutti della compianta
Lidia Chiavia in Cavaliere
neirimpossibilità di farlo singolarmente, commossi e rioonosoenti ringraziano tutti coloro che, in qualsiasi modo,
hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare alla guardia
medica, alla Croce Rossa di Torre Pellice, ai dottori e personale infermieristico del reparto Neurologia dell’Ospedale E. Agnelli di Pinerolo, al pastore Bruno Bellion.
Luserna S. Giovanni, 27 novembre ’87
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è buono con tutti,
ha misericordia per ogni creatura »
(Salmo 145: 9)
I familiari di
Jenny Bouvier ved. Long
riconoscenti xìngraziano il pastore Paolo Ribet, il direttore, il personale e gli
ospiti dell’Asilo di S. Germano, i medici ed il personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto e tutte le persone
che sono state vicine alla loro cara.
S. Germano, 14 novembre 1987
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA evangelica tedesca cerca
ragazza alla pari. Per informazioni
telefonare al n. (0121) 800322.
OSPEDALE DI POMARETTO: Concorso pubblico 6 posti di INFERMIERE PROFESSIONALE (soadenza
60» giorno dalla pubblioazione sulla
Gazzetta Ufficiale).
Avviso pubblico n. 1 posto infermiere professionale (scadenza h. 12 del
30.11.1987).
VERCELLI : famiglia cerca signora o
signorina disposta occuparsi bimba
15 mesi e aiuto faccende domestiche. Telefonare ore pasti 0161/
6.44.44.
VENDESI rustico con terreno e bosco.
Loc. Inverso Roland!, Torre Pellice.
Rivolgersi al tei. 91339.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 6 dicembre, alle ore 21, presso
il tempio valdese si tiene un concerto
d’organo e tromba: R. Pizzardi (organo) e il M.o Magnani (tromba) eseguono musiche di Telemann, Torelli,
Purcell, Bach, Brahms.
Programmi di Radio Beckwith
_____________91.200 FM____________
Segnaliamo alcuni programmi della radio nella settimana: giovedì 26,
alle ore 15.30, viene trasmesso uno speciale con una conversazione di E.
Campi sul « Cammino di Bernardino
Ochino nell'Italia del 500 ». La trasmissione « Anteprima dell’Eco delle
Valli » viene spostata al mercoledì,
alle ore 14, in replica alle ore 19.05
dello stesso giorno. Riprende il programma Gruenen, il venerdì alle ore
18, con replica il lunedì alle 15,
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 NOVEMiBRE 1987
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664,
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 NOVEMBRE 1987
Luserna San Giovanni; FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 90223.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
ONORANZE E
TRASPORTI FUNEBRI
Loris Bounous,
Sede : S, GERMANO CHISONE
Via Tiro a Segtio 3
■2? 0’2’ 201524 - PINEROLO
SERVIZI FUNEBRI OVUNQUE
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12 fatti e problemi
27 novembre 1987
ri?
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BILANCIO DELLA LEGGE 180
Pazzi da slegare
Un rapporto del Censis Ignorato dal Ministero della Sanità - Tra le
cause del disagio strutture insufficienti - Nuove proposte di legge
I toni del dibattito in psichiatria si sono mantenuti in questi
anni vivacemente accesi, ai limiti anzi della polemica dura e di
denunce e attacchi contro la
massima imputata deirinefficienza nella cura delle malattie mentali, e cioè la legge che quasi
dieci anni fa^ sancì la chiusura
dei vecchi manicomi, riorganizzando l’assistenza psichiatrica in
strutture territoriali.
II disagio è concreto. L’incertezza e difficoltà diffuse tra gli
operatori del settore e i responsabili delle politiche psichiatriche
rispeechiano in qualche modo la
fase di transizione tra il vecchio
non ancora superato e il nuovo
appena abbozzato, che contraddistingue la psichiatria italiana.
Giunti dopo un lungo e travagliato decennio di lotte e tensioni ideali all'abolizione di quei
contenitori di malessere e violenza, che erano i manicomi, il
passo successivo di approntare
- con tempestività servizi alternativi che coprissero realmente il
bisogno è stato compiuto a metà, frazionando la penisola in isole più o meno felici e zone alla
deriva, risicando i finanziamenti, buttando allo sbaraglio operatori spesso non adeguatamente « formati », evitando di smantellare le vecchie strutture o al
contrario lasciandole deperire.
«Da 10 anni si finge di discutere sulla 180 senza che esista
la volontà di comprenderne e
superarne le carenze », ci dice
Maria Grazia Giannichedda, sociologa, impegnata da anni sul
versante della psichiatria.
Un esempio lampante, e oseremmo dire scandaloso, del boicottaggio che a livello politico viene operato affinché la situazione si inasprisca a tal punto da
favorire disegni di ritorno asilare' è dato dalla mancata pubblicazione della ricerca che il Censis ha condotto per conto del Ministero della Sanità e regolarmente consegnato entro i termini prescritti, cioè il gennaio 1985.
« La Commissione Sanità del Senato — continua Giannichedda,
che all’impostazione della ricerca aveva partecipato — si convinse della necessità di disporre
di dati concreti e attendibili, prima di pronunciarsi a favore o
contro l’assistenza ai malati di
mente in Italia.
L’indagine assorbì molte ener
gie e molto denaro, ma fu completata: il quadro che ne emerge rileva con chiarezza come la
180 non sia mai stata applicata
perché non è esistita la volontà
di farlo». Sono ormai trascorsi più di due anni e il Ministero, proprietario della ricerca, si
ostina a nasconderla evitandone
la pubblicazione. La burocrazia,
in questi casi, fornisce l’alibi
perfetto e a nulla servono interrogazioni parlamentari o sporadiche denunce di giornali volenterosi.
Ma qualche dato filtra tra le
maglie di questa cortina del silenzio e noi non ci lasciamo sfuggire l’occasione.
Una serie di dati
contraddittori
Il censimento dei servizi ha
permesso di rilevare che 8 milioni e mezzo di persone, pari
al 14,8% della popolazione italiana, risiedono in USL sguarnite
di presidio psichiatrico. La collocazione, i locali, gli orari di
apertura, il personale sono tutte
voci che lamentano carenze di
vario genere.
Per quanto riguarda il personale, ad esempio, si afferma che
solo ir 29% del totale dei presidi dispone di uno spettro completo di operatori e che per la
metà di essi non si è tenuto alcun corso di formazione o aggiornamento professionale. Tra i
problemi emerge la scarsa integrazione con gli altri servizi del
territorio che possono essere in
gioco nella cura, riabilitazione e
reinserimento sociale del paziente psichiatrico.
Anche la voce « posti letto »
non è confortante. Per raggiungere il fabbisogno prescritto dal
Ministero della Sanità, ne occorrerebbero più di 2.500, soddisfacendo così quel 60% di presidi
ospedalieri che rivendica l’esigenza di dispK)me in maggior numero. Ma al tempo stesso, denunciano alcuni primari di reparto, « si sarebbe potuto ridurre il ricorso al presidio ospedaliero potendo disporre di strutture residenziali alternative ».
Viene quindi indicato come non
sia tanto la gravità dei disturbi
ad alimentare i ricoveri, quanto
la mancanza di una più capillare assistenza di base.
AMNESTY INTERNATIONAL
Diritti umani
in Argentina
I responsabili delle strutture
intermedie del tipo semiresidenziale o day hospital hanno evidenziato come nel 15% dei casi
l’isolamento dall’ambiente sociale sia un problema condizionante per Tefficacia dell'intervento.
II panorama tracciato dalla ricerca è molto ampio ed esauriente, ottima base di partenza
per tracciare il prosieguo del
cammino intrapreso. Sembra infatti che i risultati emersi dispo>ngano a favore degli obiettivi fissati dalla legge di riforma. A
questo punto servirebbero allora indicazioni più precise e un
potenziamento complessivo dell’apparato di salute mentale.
In questa direzione va il testo
di legge firmato dalla Sinistra
Indipendente e già uscito nella
scorsa legislatura, che si sta ripresentando in questi giorni e
che mira ad ottenere una convergenza politica, la più ampia
possibile. « E’ una proposta provocatoriamente manageriale —
ci dice ancora Giannichedda —
finalmente si spiega nel dettaglio
quanti e che cosa devono essere i servizi e. in che modo funzionare. Prevede inoltre l’istituzione di una Consulta per la psichiatria: un gruppo di lavoro di
cui, a livello di Consiglio sanitario nazionale, dovrebbero far
parte sei assessori regionali, per
tracciare concretamente e costantemente le linee dell’assistenza psichiatrica, secondo i dettami della legge e il fabbisogno
reale della popolazione ».
Ecco dunque il contesto dèi
nostro Paese, dove accanto alle
urla di chi rievoca antichi fantasmi lucidati a nuovo, ricercatori, studiosi, medici psichiatri,
gente impegnata in questo campo, gli stessi parenti dei pazienti tentano di leggere la realtà
con occhi più attenti, disponibili all’insuccesso e alla costante
elaborazione. Ota De Leonardis
parlava di « ricchezza e creatività del non- equilibrio e dell’incertezza, della convivenza con
contraddizioni logiche e pratiche
aperte », viste senza subordinazione alle scienze istituzionali
quali la legge e la medicina.
D’altronde, l’interlocutore è in
questo caso la follia: chi più di
essa è disgregatrice di ordine e
di parametri preconfezionati?
(da Aspe - Torino)
Il processo celebrato in Argentina nell’85 nei confronti dei
membri delle Gixmte militari
viene definito nel rapporto di
Amnesty International un « mp
mento cruciale nel campo dei
diritti umani nella storia dell’Amèrica Latina: l’imico caso
in cui noti esponenti governativi, colpevoli di gravissime violazioni di questi diritti, sono stati condotti in giudizio per rispondere delle proprie azioni ».
Il processo è stato regolare ed
i giudici imparziali. Eppure esso rischia di essere vanificato
dalla nuova legge sull’« obbedienza dovuta» approvata dal
Parlamento argentino nel giugno '87. Questa legge garantisce l’immunità ai militari subalterni, anche se colpevoli di orrendi crimini, purché dichiarino
di avere obbedito ad ordini superiori. Almeno 300 membri delle Forze armate hanno usufruito dei benefici di questa legge.
Così vengono sminuiti i progressi raggiunti, con lo storico
processo, nel campo dei diritti
umani.
Gli atti del processo (circa 30
Zingaro
Ci legge il 35%
delle famiglie valdesi e metodiste
Aiutaci a farci conoscere
ABBONAMENTI '88
ITALIA — ordinario annuale L. 34.000 ESTERO — ordinario annuale L. 65.000
— ordinario semestrale L. 18.000 — ordinario annuale via aerea L. 95.000
— a costo reale L. 56.000 — sostenitore annuale via aerea L. 120.000
(costo del giornale diviso per abbonati) — sostenitore annuale (con diritto a 2 stampe di Marco Ro- L. 75.000 (con diritto a 2 stampe di Marco Ro- stan raffiguranti templi valdesi delle valli )
stati rafRguranti templi valdesi delle
valli)
Versare Tabbonamento sul c.c.p. 327106 intestato a L'Eco delle Valli/La Luce - Casella postale
10066 TORRE PELLICE
mila pagine) testimoniano dei
crimini commessi in Argentina
dalle Forze armate nel periodo
della repressione (1976-82): migliaia di uomini, donne, ragazzi
sono stati sequestrati, torturati, uccisi, migliaia sono stati i
desaparecidos, e i bambini strap
pati alle madri e dati in affidamento a personale militare.
La nuova legge sull’« obbedienza dovuta » viene applicata per
i reati già commessi, ma essa
costituisce un pericoloso precedente per il futuro, anche se il
Presidente Alfonsin ha dichiarato che in avvenire si atterr.à
esclusivamente al dettato della
Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.
Amnesty International però
sostiene che una legge che garantisce l’immunità a persone
colpevoli di gravi violazioni di
diritti umani, solo per il fatto
che hanno dichiarato di avere
dovuto obbedire ai loro superiori, « porta con sé il rischio
di essere vista come incoraggiamento o permesso per il compimento di nuove simili azioni >.
I torturatori potrebbero infat'i
sperare in una nuova legge suì1’« obbedienza dovuta »!
a. m.
(segue da pag. 1)
« La costituzione di sufficienti
e vari campi attrezzati (e non di
un unico campo-sosta invivibile),
—dice fra l’altro il documento —
inseriti nella convivenza urbana
e non margìnalizzati, può contribuire efficacemente alla realizzazione di una coabitazione civile e
democratica (...). Ogni manifestazione di razzismo, di discriminazione e di intolleranza (...) rappresenta un fenomeno che inquina la convivenza civile ». E ora?
Oltre al caso di Roma (dove un
giornale ha chiamato in causa
anche l’attore-simbolo Alberto
Sordi per cancellare l'idea del
razzismo serpegftiante), nuovi
spostamenti per i campi di noniadi sono previsti a Torino. Speriamo di non dover assistere ad altre assurde « guerre tra poveri »,
che umilierebbero molte coscienze, oltre che essere irrispettose
delle linee di tolleranza espresse
dagli ordinamenti italiani ed internazionali.
Alberto Corsani
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Re;:
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Alberto CorsanI, Le:.iano Deodato. Giorgio Gardioi (d ret
tore), Paolo Fiorio, Roberto Giau .
ne. Adriano bongo, Giuseppe Pia- |
tone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo BenecchI,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Psyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milanesch;
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli.
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. OH.'
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
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TARIFFE ABBONAMENTI 1988
— ordinario annuale L. 34.000
— semestrale » 18.000
— costo reale » 56.000
— sostenitore (con diritto a due stampe di
Marco Rostan) » 75.000
—- estero » 65.000
— estero via aerea ” 95.000
Decorrenza 1° genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato • L'Eoo
delle Valli - La Luce » - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
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Pubblicità: L. 18.000 per modulo
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• 10125 Torino.
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