1
ECO
DELLE WII VALDESI
Prof. ARMAND HUGON Augusto
Via Beckwith IO
10066 TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
A< mo 109 - i\ um. 7
Una copia Lire 90
ABBONAMENTI
L. 3.500 per l’interno
L. 4.500 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELLICE - 18 Febbraio 1972
Amm. : Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Il - FEBBRAIO - 17
La «presa» clericale sulla vita della nostra nazione,
abilmente innestata sulle tensioni sociali e sulla crisi delle istituzioni civili e politiche, è oggi particolarmente appariscente e funesta. Non cerchiamo il capro espiatorio,
perché davvero, nella nostra nazione, in tutto lo schieramento politico, chi può pretendere anche a questo riguardo di avere le mani nette? E tuttavia, come abbiamo ripetutamente insistito in un discorso che andiamo facendo da anni, che il nome cristiano sia esplicitamente mescolato, e magari agitato come una bandiera (più o meno crociata), in questo pantano, ci pare particolarmente
scandaloso. La campagna antidivorzista, specialmente clamorosa, e quella più discreta ma ancor più grave, nel
fondo, per la revisione del Concordato (revisione che si
ridurrebbe sostanzialmente a un aggiornamento, che non
solo lo renderebbe più funzionale ai tempi, ma soprattutto gli darebbe una conferma di costituzionalità che a
buon diritto gli neghiamo) — queste azioni mostrano in
modo purtroppo lampante che la gerarchia cattolica romana e larga parte del popolo cattolico non hanno ancora assolutamente maturato una coscienza non diciamo
più democratica, ma più evangelica del rapporto chiesasocietà civile: è una coscienza che non ha il senso della
croce, che, cioè, dimentica che TEvangelo è fra g’i uomini inerme, senza potere, crocifisso, e che in questa folle
debolezza è racchiusa la robusta e invitta sapienza di Dio.
E tuttavia non mancano segni che annunciano che un
fermento nuovo sta lievitando anche nel nostro paese di
conformisti. Fra questi segni, particolarmente rallegranti
quelli che ci vengono dall'ambito del cattolicesimo, anche
se le motivazioni di queste iniziative non rivelano sempre la limpida maturazione di quella coscienza evangelica
cui accennavamo prima. Si sono moltiplicate, quest’anno
più che in passato, in molte località, manifestazioni indette da o con la partecipazione attiva di gruppi cattolici, contro la« festività » della cosidetta « Conciliazione »
e contro il referendum antidivorzista e il Concordato.
Queste manifestazioni si sono svolte in una trentina di
città italiane e certamente in molti altri centri minori: se
gnaliamo, come un caso significativo, la riunione che la
Assemblea Ecclesiale Romana ha tenuto nell’Aula Magna
della Facoltà Valdese di Teologia, la sera dell’ll febbraio,
a Roma. Pubblichiamo, a titolo esemplificativo, alcuni documenti che ci sono pervenuti: 1) una dichiarazione della Giunta del Consiglio Comunale di Pramollo, seguita da
un commento del Sindaco; questo piccolo Comune montano, di confessione mista anche se a nnaggioranza valdese, ha dato un esempio di lucidità, di vigore, di tempestività che non possiamo abbastanza sottolineare, con gioia;
2) due documenti inviatici dalla Comunità di base di Oregina (Genova), diffusi come volantini alla cittadinanza
quale attestazione del perdurante connubio trono-altare
(o, come scriveva Ernesto Rossi, « manganello e aspersorio»); 3) una dichiarazione diffusa dal Consiglio della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, riunitosi a
Roma il 10-11 corr.
Se di una data si ha bisogno, per ricordare una tappa
importante nella storia dei rapporti fra comunità cristiana e comunità civile nella nostra nazione, forse si potrebbe a buon diritto proporre a tutto il paese non l’il, ma
il 17 febbraio, inizio di un processo di liberazione dal funesto (per la comunità cristiana quanto Iper quella civile)
connubio fra potere politico e potere ecclesiastico, ma anche dalla nefasta confusione e sovrapposizione fra comunità civile e comunità cristiana, processo di liberazione
che la Costituzione del 1948 ha condotto avanti, ma non
ancora in modo decisivo.
Dire questo, però, non significa affermare che siamo,
come protestanti in Italia, al chiaro nel pensiero e nella
prassi circa i rapporti fra comunità cristiana e comunità
civile. Sebbene preservati da molti errori e tentazioni dalla nostra condizione di minoranza, dobbiamo riconoscere
che c’è da spazzare anche a casa nostra. Questa riflessione
viene condotta da vari anni, e ha pure portato qualche
frutto, ma si deve anche segnalare qualche cedimento. Occorre quindi vigilare, approfondire e, fatta chiarezza, operare con coerenza. Solo quando i nostri rapporti con gli
organi della nostra nazione saranno, in tutti i « punti di
contatto », evangelicamente limpidi e coerenti, potremo
dare con più serena coscienza e, forse, con maggiore efficacia la nostra testimonianza anche in questo campo.
G. C.
Un Comune delle Valli dice: basta
ORDINE DEL GIORNO
La Giunta comunale di Pramollo, nel
prendere visione del telegramma del
Prefetto di Torino, relativo alla ricorrenza del Concordato, ed il cui testo
si riporta integralmente: « Presidenza
Consiglio Ministri rammenta che giorno 11 corrente virgola ricorrenza anniversario stipulazione Concordato Santa Sede at sensi legge 27 maggio 1949
N. 260 dovrà essere esposta bandiera
nazionale con illuminazione pubblici
edifici »
rileva
l’assurdità di continuare a voler considerare festa civile della Repubblica
Italiana, nata dalla Resistenza, la ricorrenza dell’ll febbraio 1929 nel nome di un Concordato firmato da Benito Mussolini nella necessità di ricercare nella chiesa un appoggio al fascismo,
sottolinea
l’esistenza nel Concordato stesso di
norme incostituzionali quali ad esempio l’art. 5 che sancisce che gli ex preti non possono accedere all’insegnamento o a qualsiasi pubblico ufficio, in
netto contrasto con quanto afferma la
Costituzione Italiana all’art. 3: « Tutti
i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di religione, di opinioni politiche »;
denuncia
le limitazioni alla sovranità dello Stato ed alle garanzie di libertà dei cittadini che derivano dalle norme del
Concordato;
ritiene
maturi i tempi perché nel paese si inizi un’azione tendente all’abrogazione
del Concordato stesso.
Il Sindaco di Pramollo, doti. Eugenio Maccari, in relazione all’ordine del
giorno approvato dalla Giunta, ha dichiarato:
In sette anni che sono Sindaco non
ho mai ricevuto un telegramma che ricordasse all’arnministrazione comunale l’obbligo di esporre la bandiera nelle ricorrenze stabilite dalla legge, alla
quale ci si è sempre attenuti. Mi stupisce quindi maggiormente che la Presidenza del Consiglio si preoccupi di
rammentare agli Enti locali l’esistenza
deiril febbraio, tanto più in un momento di tensione nel paese per il referendum sulla legge istitutiva del divorzio.
Pare quasi che si voglia iniziare un
rilancio del Concordato e dei rapporti fra Stato e Chiesa quali in esso
sono sanciti.
La nostra coscienza di democratici,
pur dovendo chinare la testa di fronte
alla legge che prevede sanzioni penali
in caso di non esposizione della bandiera, si ribella a festeggiare un Concordato che è stato firmato dal « Signor Cavaliere Benito Mussolini» (sono parole del Concordato), che con
tiene norme contro la Costituzione,
che limita la sovranità dello Stato, che
ha dato e dà alla Chiesa innumerevoli
privilegi, dei quali molti e molto rilevanti sono di natura finanziaria.
Per non parlare dell’art. 34 del Concordato sulla legislazione matrimoniale che ha fatto affermare ad un giurista cattolico quale Arturo Carlo Temolo che esso costituisce il: « più colossale pasticcio di legge matrimoniale
che sia dato immaginare ».
Ormai anche larga parte di ambienti cattolici democratici riconoscono la
assurdità dell’esistenza di Concordati
fra la Chiesa ed i singoli Stati, ed in
particolare sono d’accordo sulla necessità di cancellare il Concordato del
1929.
Per l’opinione pubblica democratica
si tratta quindi di promuovere ed impegnarsi in un’azione che tenda ad
abrogare il Concordato nel pieno rispetto dei valori di cui sono indipendentemente portatori sia lo Stato sia
la Chiesa.
Oregina
senza museruola
Il Febbraio - CONTRO IL CONCORDATO
PER LA LIBERTA’ DEI CITTADINI
Ai lavoratori, agli studenti, ai cittadini, a
tutta la Chiesa che è in Genova.
L’il Febbraio 1929 « in nome della Santissima Trinità » tra la dittatura fascista e la Gerarchia della Chiesa cattolica si consumava
un patto di reciproco scambio.
Il concordato tra la Chiesa e lo Stato fascista o, come fu chiamato, il matrimonio fra
l’aspersorio e il manganello veniva stipulato
sulla testa del popolo italiano, vincolando la
sua crescita politica e la libertà stessa del popolo di Dio.
C’è chi tutt’ora esulta e considera « festa »
questa ricorrenza. Specialmente la gerarchia
della Chiesa Romana, malgrado le affermazioni del Concilio Vaticano II sulla necessità
che la Chiesa sia povera e non abbia alcun
privilegio politico e sociale per essere immagine credibile di Cristo.
Anzi, la Gerarchia Cattolica, usa ancora oggi il Concordato come uno strumento per aumentare il proprio potere in Italia;
agita, tramite la destra clerical-fascista, il
ricatto del referendum anti-divorzio e della
guerra religiosa;
soffoca la libertà delle coscienze nella scuola (vedi « caso Zerbinati » dell’anno scorso e
la denuncia delle compromissioni connesse a
quell’episodio, che perdura ancora oggi a distanza di più di un anno con l’astensione di
circa il 60-70 per cento degli studenti del Liceo Artistico di Via Digione a Genova dalla
lezione di Religione).
Noi, Cristiani della Comunità di Oregina.
consideriamo questo giorno un giorno di lutto
come sempre è quando i potenti si alleano e
stipulano concordati contro la libertà profetica
del Popolo di Dio ovunque si verifichi aliena
zione e oppressione dell’uomo contro l’unità
delle masse sfruttate.
Perciò occorre trasformare questa giornata
di lutto in una Giornata di verifica nella quale la Comunità di Oregina, insieme a tutte le
Comunità di base italiane, professerà ancora
una volta la propria fede in Gesù Cristo, segno vivente tra gli uomini delle speranze evangeliche di pace, di fratellanza, di amore e di
libertà da ogni paura, da ogni ricatto, da ogni
compromesso col potere.
La comunità di Oregina invita tutti coloro
che si identificano in questa tendenza, per un
incontro di preghiera e di discussione che si
terrà giovedì 10 febbraio alle ore 18 in Piazza De Ferrari.
La Comunità di Oregina
ASPETTI DELLA RIFORMA DELLE CHIESE
Conversione evangelica
« In nome della Santissima Trinità »?
VIETATO L’INCONTRO
SUL CONCORDATO
L’incontro di preghiera e di discussione che
la Comunità Cristiana di Oregina aveva indetto per oggi, 10 Febbraio alle ore 18, intorno alla fontana di Piazza De Ferrari, per denunciare il Concordato tra Chiesa e Stato, è
stato vietato dalla polizia, per motivi « di ordine pubblico »!
1) La Comunità di Oregina, rivolta all’opinione pubblica,
afferma trattarsi di evidenti pretesti, che coprono precise « convenienze » politiche (infatti, in altre occasioni, lo spazio circostante la
fontana è stato facilmente concesso).
2) La Comunità di Oregina, proprio in
base a tale divieto,
ribadisce quanto ha già espresso nel volantino di convocazione :
che cioè il Concordato « tra l’aspersorio e il
manganello » lungi dall’essere una norma del
passato, mostra proprio in circostanze come
questa di essere tutt’ora strumento di appoggio e di protezione reciproca tra il potere eeelesiastieo e i poteri civili.
Tale repressione si aggiunge poi a quella
che oggi si abbatte con violenza sul mondo
della fabbrica e del lavoro, e contro ogni manifestazione di libertà ehe turbi l’ordine costituito dello stato borghese.
3) La Comunità di Oregina si astiene oggi dalla manifestazione.
Ciò però non signifiehi che aeeettiaino passivamente questa ulteriore testimonianza dell’alleanza tra poteri che reprimono la dignità
dei cittadini e la libertà dei credenti.
Nell’invitare a riflettere sulla gravrtà dell’episodio, la Comunità di Oregina riafferma
anzi l’impegno di continuare, nella lotta quotidiana, a perseguire la liberazione degli oppressi, contro la logica del potere, secondo le
promesse evangeliche di Libertà, di Giustizia,
di Amore.
La Comunità di Oregina
Genova, 10-2-1972
Il maggior problema cristiano del
nostro tempo è senza dubbio il rapporto tra Evangelo da una parte, chiesa e
mondo dall’altra e all’interno di questo
rapporto, la questione del contenuto
dell’Evangelo e del suo valore di « buona notizia » per la nostra generazione.
Parlare di conversione evangelica delle
chiese significa porci due domande
cruciali per la testimonianza cristiana.
La prima è: Cos’è l’Evangelo e perché
esso non è una notizia qualunque ma
una buona notizia? La seconda è: Dove
siamo, come chiesa? Da dove predichiamo?
Quale sia il contenuto dell’Evangelo
è presto detto: è Gesù. La buona notizia creduta e predicata dalla chiesa
apostolica è lui. Oggi e fino alla consumazione dei secoli non c’è altro Evangelo che lui, non c’è altro nome che
possa salvare gli uomini. Ma che cosa
dire di Gesù? Per introdurre l’argomento si può ricorrere a un’affermazione di Bonhoeffer degna di attenzione e prolungata riflessione: in un corso
universitario del 1933, dopo aver constatato che i proletari per lo più rifiutano di dire: Gesù è Dio, ma son disposti a dire: Gesù è un uomo buono,
Bonhoeffer afferma: « Parlando di Gesù come uomo buono, il proletario dice
comunque di più del borghese che dice:
Gesù è Dio » A una proposizione di
questo genere si possono certo muovere obiezioni, forse però dettate più dal
risentimento che dalla fede. L’intuizione profonda di Bonhoeffer è che non
si può isolare la confessione della fede dalla condizione umana e storica
del credente e che una affermazione
dogmaticamente ineccepibile (Gesù è
Dio) può avere, in determinati contesti, una portata cristiana inferiore a
quella di affermazioni dogmaticamente
sospette (Gesù è un uomo buono) fatte
in altri contesti. In base ai criteri della
ortodossia teologica, dicendo “Gesù è
Dio" si dice di più che dicendo “Gesù
è un uomo buono“. Ma questo ”di più”
dogmatico non esprime ^ necessariamente sempre un “di più” di fede:
Bonhoeffer sostiene che in bocca a un
proletario l’affermazione “Gesù è un uomo buono” ha maggiore consistenza
evangelica di quanto abbia l’affermazione “Gesù è Dio” in bocca a un borghese. Il problema del contenuto dell’Evangelo non si risolve solo con il criterio dell’ortodossia. Si può essere ortodossi fino in fondo, si possono dire
cose ineccepibili dal punto di vista della Scrittura, eppure può essere come
un parlare in lingua, o un “parlare in
aria” direbbe l’apostolo Paolo (I Corinzi 14, 9). Sono quindi sconsigliabili i
tentativi di definire astrattamente il
contenuto dell’Evangelo. Se cerchiamo
qui di dare una risposta sommaria alla
domanda: Che cosa dire oggi di Gesù?
non è con la pretesa di descrivere compiutamente il contenuto dell'Evangelo
per la nostra generazione ma è per indicarne alcuni elementi costitutivi. Di
Gesù si deve dire, stando al canone
apostolico della fede, che egli vive, che
è il Signore e che è stato crocifisso.
Gesù vive. L’esperienza e la fede di
Pasqua, vissuta dalle donne, dai discepoli di Emmaus, dai Dodici, da Tommaso e poi da Paolo sulla via di Damasco restano costitutive dell’Evangelo
cristiano. Togliete la risurrezione dalla
fede cristiana — che cosa resta? Gesù
è vivente, l’onnipotenza della morte è
spezzata, l’essere dell’uomo non è un
essere per la morte ma un essere per
la risurrezione. Ma proprio il Risorto è
colui che non si può toccare (Giovanni 20: 17): il Risorto lo si può soltanto
credere, come Dio. Gesù e Signore. Questa signoria deve durare finché tutte le
potenze celesti e terrestri gli saranno
sottoposte: « bisogna che egli regni fin
ché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi » (I Corinzi 15, 25). Gesù
deve cioè diventare l’unico signore degli uomini in modo che non ci siano altri signori: nessun uomo può signoreggiare sull’altro, usurpando così la posizione di Gesù. Questo deve cominciare
dalla chiesa: « Voi sapete — dice Gesù
— che i prìncipi delle nazioni le signoreggiano... Ma non è così tra voi... »
(Matteo 20, 25). La signoria di Gesù,
già vissuta dalla chiesa, è destinata
all’umanità intera. Tutte le potenze
del mondo devono essere sottoij^ésse
a Gesù.
Gesù è stato crocifisso. Non c’è Evangelo senza meditazione e predicazione della croce. Essa è messaggio di
giudizio sul mondo e sull’uomo che
diventa — poiché c’è Gesù sulla croce,
— messaggio di pace e liberazione.
La croce è lo specchio della nostra
incredulità e malvagità e nello stesso
tempo il pegno della comunione di Dio
con noi. In tutti i tempi la croce è stata segno a cui si contraddice. E ciò che
toglie all’uomo ogni vanto, lo libera da
ogni illusione su se stesso, sugli altri e
sulla storia e lo trattiene dall’idolatria.
La croce dice la verità, e conduce nella
verità.
Il problema del contenuto dell’Evangelo va però molto al di là delle schematiche indicazioni ora fornite. La confessione della fede avviene sempre in
un quadro storico preciso, in una situazione umana concreta: è lì e non altrove che il contenuto dell’Evangelo emerge dalle antiche pagine della Scrittura.
È per questo che la questione del contenuto deH’Evangelo richiama necessariamente quella della vita della chiesa,
della sua collocazione nella società e
della sua posizione nella storia. Uno
dei paradossi della situazione attuale
della chiesa è che da un lato essa è onnipresente e dall’altro è stranamente
assente, da un lato è molto invadente e
dall’altro è alquanto isolata. In effetti,
a chi parla la chiesa? Nelle assemblee
liturgiche parla a se stessa, e quando
parla a tutti gli uomini parla da lontano e inevitabilmente dall’alto. La presenza della chiesa nel mondo, di cui
tanto si parla, è ancora largamente una
presenza di istituzioni più che di uomini; non solo, ma queste istituzioni
sono, in fondo, settarie rispetto a quelle della società o quanto meno possono
facilmente diventarlo. Affidare la presenza della chiesa nel mondo principalmente a scuole, sindacati, partiti, istituti cristiani di ogni genere può essere
un modo non già di mettere ma di togliere il lievito dalla pasta. Può sorgere
il sospetto che la chiesa sia diventata
una sètta e che i cristiani siano i veri
« fratelli separati » dell’umanità.
Finché questa situazione di isolamento che non ha nulla a che vedere con
la solitudine del profeta (che anche Gesù ha sovente cercato e vissuto) ma
piuttosto rassomiglia a una clausura di
tipo monastico, non sarà superata, finché la chiesa non imparerà a essere
nella storia senza essere della storia e
a instaurare con essa un rapporto positivo e allo stesso tempo critico annunziando la parola di Dio e mettendola
in pratica, finché la chiesa non ritroverà le vie di una presenza non indiretta e istituzionale ma diretta e personale parlando così non da lontano ma
da vicino, non dal di fuori ma al di
dentro dele diverse situazioni, pur nella sua inconfondibile autonomia, non
riuscirà il tentativo di individuare il
contenuto dell’Evangelo per la nostra
generazione, cioè per noi prima ancora che per gli altri.
Paolo Ricca
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiMiiiiiiiiimiiiiiiimimmiiiiiiiiiiiiinMiiiiiiiiiiiiUiiffiiKifiixiK*""""""""""""""""
Doinenica 27 febbraio; Giornata deiia
Missione Evangeiica contro la Lebbra
Si legga, a pag. 3, un ordine del
giorno del Consiglio delta FCEI
sul referendum abrogativo del Concordato.
QUANDO E COME È SORTA?
Nel 1874 un gruppo di credenti evangelici in Irlanda si impegnò a sostenere
finanziariamente e con la preghiera un
giovane missionario Wellesley C. Bailey.
Egli lavorava ad Ambala, in India e dedicava tutto il suo tempo libero ad assistere alcuni lebbrosi. Ben presto si
dedicò a questo lavoro a pieno tempo
fondando, con altri collaboratori, la
Missione Evangelica contro la lebbra
(The Leprosy Mission).
COME LAVORA LA MISSIONE?
Nel 1971 essa gestiva in proprio 210
centri ambulatoriali ed ospedali in 36
Paesi, particolarmente in India e nell’Asia Sud Orientale, con 88 medici (di
cui alcuni di fama mondiale come il dr.
Brand) ed oltre 300 infermieri e fisioterapisti provenienti da 16 diversi Paesi
dell’Asia e dell’Europa. In questi centri
sono stati curati 250.000 lebbrosi. Inoltre la Missione collabora con numerosi
{continua a pag. 3)
2
11 febbraio 1972 — N. 6
pag. 5
Fui malato...
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Un docnniento
su cui riflenere
e da mettere in pratica
Capita raramente che le chiese e
i loro sinodi si soffermino a riflettere sui problen-ii che la sofferenza
pone alla fede e sulla responsabilità
che sollecita. Ma talvolta capita. Nel
1958 i sinodi regionali della Chiesa
riformata di Francia sono stati .chiamati a dibattere il tema vastissimo
del ministero della chiesa nei confronti dei malati: i loro lavori hanno
portato, nel sinodo nazionale tenutosi quell'anno stisso a Poitiers, a
un documento importante, che desidero trascrivere qui, non solo per i
malati, ma anche e soprattuto per
i sani.
Il Sinodo nazionale,
RITIENE che la malattia delTuomo non può essere ridotta a un
semplice squilibrio biologico ma
che, toccando la totalità della sua
persona, dev'essere compresa a partire da ciò che caratterizza l’uomo
in quanto persona: la sua relazione
con Dio;
che quindi la malattia è in relazione con la situazione mortale e
peccatrice delTuomo, senza essere
necessariamente il prodotto di una
colpa precisa;
che di conseguenza la malattia
scomparirà nel Regno di Dio, quando la potenza di vita che è nel Cristo risuscitato sarà pienamente manifestata oltre la disfatta del peccato e della morte, come attestano
le guarigioni riferite dalla Bibbia e,
oggi ancora, le guarigioni che a Dio
piace concedere con o senza il soccorso della medicina;
che, tuttavia, la non guarigione del
malato non implica la sua incredulità, come la sua guarigione non prova la sua fede;
che la guarigione di cui parla la
Scrittura non consiste nel semplice
ristabilimento delle funzioni fisiologiche, ma in un cambiamento di vita,
attraverso una consacrazione nuova
a Dio, cambiamento che rimane del
resto possibile e autentico anche nel
caso in cui la malattia non sia biologicamente guarita;
infine, che il malato può essere il
testimone del fatto che il Cristo ha
voluto unirsi a noi nella nòstra debolezza per farci vivere del suo amore paziente e per associarci alla sua
vittoria.
Inoltre, e per concretizzare ciò
che ha ricevuto dalla Scrittura, il Sinodo RINGRAZIA Dio per tutto il
bene che la Chiesa ha ricevuto dai
malati, nei quali egli ha manifestato
la potenza della sua Grazia facendoli vivere giorno dopo giorno della
promessa che essa basta, e CHIAMA i malati a restare al loro posto
nel combattimento della Chiesa con
l’intercessione e con la testimonianza di una vita ubbidiente;
RENDE GRAZIE a Dio per la medicina e RICONOSCE come servitori di Dio i medici, chirurghi, infermieri e tutti coloro che si consacrano alla lotta contro la malattia,
li CHIAMA a cogliere come una vocazione il mestiere che esercitano;
RITIENE che l’imposizione delle
mani ai malati può essere praticata
nella comunione della Chiesa da coloro che vi si sentono chiamati, a
condizione che con questo gesto abbiano l’intenzione di confermare la
Parola dell’amore eterno di Dio e
non di produrre un atto medico o
magico;
CHIAMA a pregare regolarmente
per i malati e per i medici credenti
o non credenti e a chiedere a Dio la
guarigione dei malati nella speranza e nella sottomissione alla sua volontà;
RICORDA l’importanza della comunione (santa cena) data ai malati, poiché promesse di conservazione e di rafforzamento sono legate ai sacramenti, non solo per lo
spirito, ma anche per il corpo;
CHIEDE che medici, pastori, visitatori di malati collaborino nel
portare insieme la cura dei malati e
lavorino fra loro in nome della
Chiesa;
INVITA il credente che si arnrnala a sollecitare egli stesso la visita,
l’aiuto e l’intercessione del suo pastore.
Sono tesi sulle quali riflettere, anche criticamente: pur non essendo
una « stimma » esauriente, offrono
una trama vasta e .sufficientemente
articolata, ricca di spunti vivi da
meditare, e da mettere in pratica.
G. C.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI in affitto in Torre Pellice alloggio
per due coniugi soli, .servizi, riscaldamento,
garage. Rivolgersi Coop. Tipografica Subalpina - Tel. 91334.
OSTETRICA quotata cercasi, media età, ottimo trattamento, disposta trasferirsi al Sud.
Tel. 71203 - Pinerolo (ore pasti).
Ideile comunità del Lazio Sulla Riviera di Ponente
Sanremo
Dalla circolare delle comunità valdesi del Lazio emerge l’idea che il culto
« continua a essere il momento principale della vita comunitaria » (Forano
Sabino), che « non rappresenta una parentesi nelle attività settimanali e si inquadra in una verifica della fede nella
vita del lavoro, della politica, della famiglia » (Colleferro). Poiché i culti
ft costituiscono il momento principale
delTincontro della comunità, la predicazione mira a continuare, ampliandolo,
il colloquio iniziato nelle visite pasmrali » (Roma, via 4 Novembre) e si integra con la richiesta che i membri di
chiesa leggano « ogni settimana un brano delTEvangelo » (Roma, piazza Cavour). Così centrata la vita della comunità, si è poi svolto dappertutto il lavoro che ne deriva.
Si nota un certo interesse a animare
la vita spirituale di bambini e ragazzi:
facendoli partecipare per es. più attivamente alla vita liturgica, nella preghier:i alla Scuola Domenicale, iniziandoli
alla vita comunitaria con agapi e impegnandoli, specie nel tempo di Natale,
ad aprirsi verso l’esterno. Mentre a
Forano « l’impegno di studio è a un
discreto livello », a Colleferro lo studio
biblico per i genitori verte sullo stesso
programma seguito dai ragazzi, a Ferentino i genitori stessi partecipano ai
corsi; a Roma-via 4 Novembre i monitori si preparano settimanalmente,
mentre a Roma-piazza Cavour si ritrovano mensilmente tra di loro e mensilmente con i genitori dei bambini.
Il gruppo giovanile di Roma-via 4 Novembre ha cominciato a visitare un istituto di spastici e cerca di continuare
queste visite così utili a quei ragazzi.
A Forano i giovani si sono impegnati
a favore di un gruppo di cadetti che si
riunisce il sabato. Pure il sabato, due
volte al mese, si riuniscono i giovani di
Colleferro per discutere animatamente
argomenti che investono i loro interessi. Alcuni dei giovani di Rorna-piazza
Cavour partecipano alle riunioni del
movimento cristiano studenti.
Le donne del Lazio — là dove si incontrano — s’incaricano soprattutto di
raccogliere fondi per la sempre bisognosa cassa diaconale delle comunità
o della chiesa in genere. In maggio le
unioni femminili romane accoglieranno
il Congresso Nazionale.
Corsi di catechetica e di omiletica e
per laici sono frequentati alla Facoltà
di Teologia da membri di chiesa che
desiderano prepararsi in vista di un impegno. ^ ^
LusernaS. Giovanni
__ La sera del XVII Febbraio nella Sala
Albarin, alle ore 21, la nostra filodrammatica
rappresenterà il dramma in tre atti di C.M.
Pensa : « Gli altri ci uccidono ».
La Corale darà il suo prezioso contributo
alla serata.
Il dramma avrà una replica la sera di sabato 19 c. m.; alle ore 21 ed il pomeriggio di
Domenica 20 alle ore 15.
Diretto dal bravo regista A. Revel e recitato
da attori che già abbiamo avuto modo di applaudire nel passato, questa dramma è stato
preparato con non lieve sacrificio di tempo
e di energie da parte dei protagonisti, per cui
siamo certi che la popolazione non mancherà
di intervenire numerosa a questa interessante
rappresentazione.
____ I tagliandi per il pranzo del XVII Febbraio possono essere acquistati al prezzo di
lire 1.600 presso i seguenti negozi; Cartoleria
Bein (Airali), Commestibili Malan Chauvie
(Bellonatli), Casalinghi Lapisa (via Beckwith).
La prenotazione si chiuderà mercoledì 16.
__ La Società di Cucito « Le Printemps »
organizza una lotteria di beneficenza a favore
dell’Asilo dei Vecchi, con ricchi e numerosi
premi. I biglietti sono in vendita al prezzo di
lire 200 e la loro estrazione avverrà àll’Agape
del XVII Febbraio.
A nome dell’Unione Femminile e della comunità ringraziamo il Pastore Cipriano Tourn
per il bel pomeriggio che ci ha fatto trascorrere domenica scorsa con la proiezione del documentario « Come vivevano i nostri padri ».
Dietro le immagini del film abbiamo potuto notare il grande amore con cui le scene
sono state riprese, un amore vero, insito nel
cuore di chi, nato tra le montagne delle nostre
Valli sente il desiderio di raccogliere il segno
di un’esistenza che indubbiamente e purtroppo sta tramontando.
____ Qji Istituti assistenziali della nostra comunità, il Rifugio Carlo Alberto, la Scuola
dell’Uliveto, l’Asilo dei Vecchi sono stati domenica scorsa visitati dalla nostra Corale che
ha trascorso alcune ore del pomeriggio con i
ricoverati, rallegrandoli con il canto di inni
molto graditi ed apprezzati. ^
noscere il pensiero della comunità sul contenuto del giornale.
— Per il XVII febbraio è previsto il prògramma degli anni passati: la sera del XVII
non ci sarà la recita consueta bensì una serata di canto della corale, in collaborazione
con la banda locale e messaggi su temi vari.
— Ringraziamo la signora Tourn per il
culto dell'ultima domenica di Gennaio nel clima della collaborazione di presbiterio.
— Ricordiamo le attività prossime : Domenica 13 riunione delPUnione femminile alle
14,30 nella sala delle attività; tema: il marchese Galeazzo Caracciolo, figura stupenda
della Riforma in Italia.
— La nostra simpatia ai familiari di Enrichetta Meynier ved. Garrou deceduta recentemente a Pinerolo.
G. Bouchard
A Torino
Ripensare
il battesimo cristiano
Un nuovo ciclo di lezioni al Centro di
formazione cristiana e di preparazione
ai ministeri, a Torino — L’iniziativa, a
livello interdenoniinazionale, è al secondo anno di attività
Con il mese di febbraio riprende un
nuovo ciclo di attività del Centro (inter denominazionale) di formazione cristiana e di preparazione ai ministeri,
lanciato un anno a mezzo fa, con buoni
risultati, da e per gli evangelici torinesi.
Venerdì 4 febbraio, nella sala valdese di Via Pio V 15, il pastore Franco
Giampiccoli ha iniziato un corso, che
si protrarrà per una diecina di settimane, su « Il battesimo cristiano nel Nuovo Testamento e nella teologia evangelica ». Il past. Giampiccoli, che ha ripreso di recente la sua attività a Torino,
inizia con questo ciclo la sua collaborazione al Centro, su un tema di grande
attualità sia nel colloquio fra chiese
evangeliche sia sul piano del confronto
fra le chiese e TEvangelo sia infine nella ricerca di una cristianità adulta nel
nostro tempo. Il venerdì sera, dalle
20,45 alle 22,45, lezione e discussione. Le
lezioni saranno ciclostilate.
Rispondendo alle richieste e a uno
dei suoi scopi essenziali, la preparazione ai ministeri, il Centro mette a disposizione delle chiese torinesi altre due
iniziative.
Per i monitori si avrà regolarmente
ogni lunedì alle ore 21, nella sala battista di Via Bertela 63, un incontro di
monitori, con preparazione della lezione e discussione dei problemi didattici
e pedagogici relativi alTinsegnamento
evangelico. Questa riunione settimanale
viene curata dal pastore Paolo Spanu,
ed è iniziata il 31 gennaio.
Per i visitatori, a partire dal 15 febbraio, ogni martedì alle ore 21 nella
sala battista di Via Bertela 63 il pastore Paolo Ricca tiene un corso per visitatori, che avrà la durata di circa otto
settimane.
Pomaretto
___ Conferenze alla cappella valdese. Il Pastore Giorgio Tourn terrà a Perosa ^^ati
19 e 26 febbraio, 4 e 11 marzo alle 20,30 una
serie di quattro conferenze sul tema : Lo Predestinazione e la Libertà delVuomo. 'Tutte le
comunità della Valle, evangeliche e caUoliche.
sono caldamente invitate a prendervi parte.
_ I catecumeni di 1 anno sono impegnati
in un’azione di colportaggio nella comunità
nel clima del XVII febbraio. I catecumeni degli altri anni sono impegnati m un rilancio
delFEco delle Valli ed in un’inchiesta per co
Bordighera
Vallecrosia
Ventimiglia
Nel pomeriggio di domenica 19 dicembre
ha avuto luogo Vincontro comunitario alla
Casa Valdese di Vallecrosia con l’esposizione
dei lavori preparati con cura dall’Unione Femminile. Se l’affluenza non è stata eccezionale,
eccezionale è stata la volontà di contribuire
alla riuscita, consentendo un introito netto
di L. 321.100, destinato al nuovo impianto
di riscoldamento del tempio di Bordighera.
La buona affluenza al culto di Natale si è ripetuta il giorno dopo per il culto bilingue con
i fratelli e le sorelle olandesi presenti in questo periodo nella zona. Dopo un’agape fraterna si è trascorso insieme il pomeriggio nella
Casa Valdese, nel corso del quale sono stati
ricordati i numerosi contatti, recenti e più
lontani nel tempo, fra i Valdesi e le Chiese
riformate d’Olanda; alcune proiezioni luminose sulle Valli Valdesi hanno, con la tazza di
tè reso interessante e piacevole l’incontro fraterno conclusosi con un cordiale « arrivederci ».
La festa comunitaria dell’albero di Natale
si è tenuta, con buoni risultati, il giorno dell’Epifania, presso la Casa Valdese di VaUecrosia.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmmiiiiiiiiiiiiii>iiiniiiimiii!iiiiiiiiii
Associazione
Amici della Scuola Latina
Pomaretto
Doni ricevuti dalla Associazione
a tutto il 31 gennaio 1972
Domenica 6 febbraio, nei tempio di
Corso Oddone, ha predicato Peppino
Orlando, della comunità di base di
Oregina. Egli ci ha dato una nuova lettura di Romani 13: 1-10, insistendo sulTunica autorità che viene da Dio, cioè
Gesù Cristo, per cui tra noi uomini non
vi devono esser altri signori che lui, e
sull’unità tra il primo e il secondo comandamento: non si può amare Dio
lontano dal prossimo né il prossimo
lontano da Dio. È stata poi celebrata
la santa cena.
P. R.
Torre Pellice
Il tradizionale pranzo del 17 febbraio
avrà luogo come al solito alla Foresteria gentilmente concessa.
Quanti intendono parteciparvi sono
pregati di prenotarsi presso la Libreria Claudiana entro il 15 febbraio.
La sera sempre alla foresteria vi sarà una serata organizzata dalla Corale
e dagli studenti del Collegio.
Da Pomaretto; Mimi Mathieu, in mem. papà 5.000; Ing. Giovanni Grill 10.000; Letizia
Grill Mathieu 10.000; Ida e Guido Baret 20
mila; Carlo Baret 5.000; Eriea Baret 5.000;
Elsa e Paolo Lageard 5.000; Rostan Ribet
Cesarina in mem. Paolo Rostan e Alfonso Lageard 10.000; Marchetti Luigi 5.000; Bleynat
Martina 1.000; Lageard Elsa 1.000; Rostagno
Paola 2.000; Comba Doriana 1.000; Giai Angela 2.000; Grill Speranza 2.000; Cott Piera e
Renato 2.000; Bouchard Norma 2.500; Coucourde Dorila 5.000; Villielm Luisella 1.000;
Ribet Giosuè 2.000; Massel FioreRa 5.000;
Mauro Diega 1.000; Bleynat A. Rita 1.000;
Bernard Clorinda 1.000; Micol Giuliana e Roberto 10.000; Rostan Ileana 1.000; Marisa e
Dario Pons 10.000; Luciano, Willy e Annalisa Micol 10.000; Rostan Clara 10.000; Laetsch
Margherita e Giovanni 10.000; Arturo Bernard e famiglia 15.000.
Da Massello: Lina Miegge 5.000; Micol IId;. 1.000; Giraud Silvio 5.000.
Da Parma: Balma Giulietta 10.000; Balma
Giulietta: in mem. Signora Ines Bachi 20.000.
Da Perosa: Tron Adele ved. Ribet, in mem.
marito 10.000; Micol Laura 5.000; Paure Maria 5.000; Alice Peter e Elisabetta Avondetto
in mem. Corrado Peter 10.000.
Da Perrero: Micol G. Emanuele, in mem.
di mio padre 15.000; Pascal Alberto 10.000;
Costabel Felice 20.000; Ghigo Alberto 1.000;
Micol G. Emanuele 1.000; Rostagno Geom.
Emilio, Trossieri 10.000.
Da Pinerolo: Olga Sina ved. Ghione 25.000;
Mary Campese Genre 2.000; Olga Sina (2”
vers.) 25.000.
Da Frali: Grill Romano 5.000.
Da San Germano Chisone: Ilda Revel 10
mila; Giorgina Giacone 5.000; Ebenezer (per
Amici) 10.000; Ebenezer (per Campana) 10
mila.
Da Torino: Luigi e Maria Martinat 10.000;
Edina Ribet 10.000; Griset Prof. Emanuele
20.000: Ribet Doti. Guido 10.000; Ettore e
Itala Beux 20.000.
Da Torre Pellice: Signora Rostan-Margaria
ved. Grill 50.000; Avv. Stefano Peyrot 50
mila; Luciana Vola Mathieu 5.000; Ida e
Teofilo Pons 20.000; Bein Loris e Paola Peyrot 10.000.
Da vaiar Perosa: Geymet Eugenia 5.000;
Geymet Enrico 5.000; Geymet Amalia 2.000;
Costantino Oreste 1.000; Geymet Amalia (per
flauti) 15.000.
Da Mentoulles: Clapier Elsa n. Leger 1.000.
Da Milano: Elsa e Guido Gay 10.000.
Dall’estero: Pastre Alice, Cannes 2.000;
Amici tedeschi per organo elettrico 23.500;
Amici tedeschi di Zeli, per organo elettrico
17.500; Evangelische Waldenserpfarrei Neureuth 8.500.
NOVITÀ PER I RAGAZZI
MARY POS
Nel paese del rododendro
. 165, 11 ili., copertina a colori plastificata, L. 1.500
PP
Due ragazzi olandesi alla scoperta della vita e della
storia della Valli valdesi.
La riedizione di un « successo » degli anni trenta
Il ciau
Ci dìa
na
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Tori.no
Continuando nelle conferenze pubbliche, per
le quali si invitano oratori di fuori, il 12 gennaio il maggiore delTEsercito della Salvezza
Antonio Longo ha parlato su « L’opera delTEsercito della Salvezza nel mondo e in Italia ».
I culti natalizi sono stati ottimamente frequentati da “indigeni” ed evangelici di passaggio. Il 23 dicembre un buon gruppo di Sanremo e di Vallecrosia si è unito al culto mensile ad Alassio, nel corso del quale abbiamo
udito con gioia la professione di fede evangelica del giovane Gianpiero Dotti trascorrendo
pi i insieme un’ora di fraterna conversazione.
Il Natale dei bambini ha avuto luogo il 26
pomeriggio, ancor migliore che negli anni passati, anche perché abbiamo ora ragazzi più
grandicelli. Questa festa può benissimo avere
un significato cristiano anche se si accende e
adorna un innocente albero, non più pagano
dei rami di palma che i bambini agitavano
per festeggiare Gesù al suo ingresso in Gerusalemme.
Prosegue la testimonianza di « Voce amica », attraverso il telefono, e ringraziamo coloro che continuano a sostenerla.
lillllllillllllllliilllllll
llllllllllllllllllllll!ll
Ricordi desini
Le paeine de “L’Eco-Luce" su Riest
hanno ridestato in me ricordi della
mia ormai lontanissima infanzia,
quad’ebbi l’occasione di conoscere diversi giovani riesini che venivano da
noi al Serre di Angrogna, per rivedere l’indimenticabile giovane pastore
che per due anni aveva condiviso la
loro vita, il loro entusiasmo g'ovante,
il loro fervore di neofiti.
Mio padre rammentava spesso quei
mesi che gli avevano rivelato un campo nuovo di lavoro tanto diverso da
quelli fino allora conosciuti (aveva già
lavorato a Mantova e a Venezia), mentalità aperte, pronte ad accogliere le
rivelazioni del Vangelo nella sua purezza e a seguire fiduciosamente le
norme di vita da esso indicate.
Il valdese delle Valli aveva allora
valutato con un senso nuovo la responsabilità immensa che incombe e g ava
su chi vuol essere un vero testimone
di Cristo. Non bastava curare con amore e dedizione completa una chiesa
costituita, od aiutare una congregazione di fedeli a mantenere te sue posizioni e a diffondere intorno un’esempio di fede e di vita cristiana: Riesi si
preparava come terra di missione, ignara e pur capace di aprirsi ala buona novella fino allora soverchiata da
superstiziosa cecità.
Ed erano cavalcate verso paesi e
borghi, incontri sulle piazze, predicazioni improvvisate tra una fo.la stup ta, proteste di parroci, diffide (mai accettate) di contradditorio in pubblico.
Furono anni di lavoro intenso, ma
di esperienze ricche e proficue.
"Ho ricevuto dagli amici riesini assai più di quanto abbia potuto dar
loro” constatava con commossa riccnoscenza il pastore Alessio Balmas che
fino agli ultimi anni della sua vita continuò a pensare con particolare affetto a quella chiesa ed a pregare perché la cenere non avesse da soffoca'e
mai la fiamma che un giorno vi brillò
vivida e ardente.
e. g. b.
MiimmiiiMiiiiimmiiiiiiiiimiiiimimimiinimimiiiiiii
Doni prò Eco-Luce
Giovanni Cougn, Nervi 500; Domenico Zaza, Milano 500; Bianca Pavoni, id. 1.000;
Roberto Weber Arnoulel, id. 500; Margherita Gay, id. 1.500; Irena Scatamacchia Failla
Velletri 500; Lidia Gardiol, Riclaretto 500;
Adelaide Tria, Como 500; Angelo Platania,
Pisa 500; Domenica Introna, Bari 1.500; Maria Coïsson, Bresso 500; E. R., Pinerolo 500;
Alessio Genre, Prali 500; Domenico Abate,
Torre Pellice 500; Jolanda Davit, id. 1.000;
Graziella Jalla, id. 2.000; Vaifro Rossi, Brescia 500; Francesco Beccuti, Grugliasco 500;
Elena Billour, Bordighera 1.000; Alice Molinari, Genova 2.500; Margherita Scarinci, Forano 500; Antonio Revelli, Nervi 500; Achille D’Ari, Rimini 200; Rocco Fregassi, Orsara 500; Sila Albertazzi, Balma Biellese 500;
Paimira Gay, Genova-Pra 1.000; Paolo Vinçon, San Germano 500; Nelly Rostan, id. 500;
la famiglia e in memoria di Martinat Enrico »,
S. Germano 2.500; Ettore Beux, Borgata Paradiso 500; Alessandro Massabò, Imperia 500:
Giacomo Avataneo, Villaslellone 500; Fernande Olivero, id. 500; Silvio Giraud, Massello
500; Elisa Micol, id. 500.
Grazie! (continua)
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Lidia Benech ved. Buffa
ringraziano sentitamente tutte le persone che si sono prodigate nella triste
circostanza.
Un grazie riconoscente a, Zia Ester,
alla Direttrice ed al personale dell’Asilo dei Vecchi di S. Germano Chisone, al Sigg. Pastori Bertiiiat e Coisson ed a quanti l’hanno visitata e le
sono state di conforto in questi ultimi anni.
Angrogna, 29 gennaio 1972.
3
pag. ¿
Intervista con ii prof. Ugo Gastaldi, autore della “Storia deH’Arabattismo’
iÌ'T:
N. 7 — 18 febbraio 1972
LA BIBBIA NON LETTA
ii'i : ■ .•'p'V'q ----------------------------------------------
Una '|rìniì^oiidiale, presso la Clairiiana | “NUMERI,,
« Ciò che più mi ha colpito nell anabattismo? La fusione e l’interdipendenza di questi due elementi: la
desacralizzazione presso che totale che in esso subisce il cristianesimo, e l’essenzialità che corrispondentemente viene attribuita al rapporto tra la fede in Cristo e la condotta del crenedte »
Vuol dirci, innanzitutto, quale importanza ha, secondo lei, la comparsa
in Italia della sua « Storia dell’anabattismo »?
Aveva cominciato già da qualche anno il prof. Valdo Vinay a fare sul tema dell’anabattismo un’utile opera di
aggiornamento storiografico, che trovò espressione in una succinta dispensa della facoltà teologica valdese e più
recentemente in un paragrafo del suo
libro La Riforma protestante, uscito
nel 1970. Quelle poche pagine, ordinate e sicure, costituivano tutto quello
che in Italia si era scritto di attendibile sul movimento anabattista in base alla più recente ricerca storica. Più
recentemente ancora, quando la Claudiana aveva annunziato come imminente il mio libro, la Casa Editrice
Battista, battendomi in velocità, pubblicava la traduzione italiana dell’Anabaptist Story di W. R. Estep, un’opera
di carattere divulgativo, senza dubbio
aggiornata ed utile per un primo accostamento all’anabattismo. Un interesse per l’argomento, come si vede,
già esisteva. Non mi riferisco qui, si
capisce, alle importanti ricerche che
si sono fatte sull’anabattismo italiano
nel sec. XVI da parte di studiosi italiani di grande valore. Questo è un settore particolare degli studi sull’anabattismo. Io ho voluto fare qualcosa
di diverso e soprattutto qualcosa che
in Italia mancava, un quadro cioè più
critico e più completo, nello spazio e
nel tempo, della storia del movimento
anabattista, corredato da un’ampia ed
aggiornata bibliografia die mettesse
sotto l’occhio del lettore più esigente
l’entità della revisione storiog.afica
che si è compiuta in questo campo e
fornisse uno strumento utile a quanti
in Italia si sentissero attratti da que
sto genere di studi. Credo opportuno
aggiungere che una sintesi storica di
questa ampiezza non era stata ancora
tentata, nemmeno nei paesi che sono
aH’avanguardia negli studi sull’anabattismo, come la Svizzera, la Germania,
l’Olanda, l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
L’ultima storia dell’anabattisrao, anteriore a quella di Estep, è The Anabaptists, dell’inglese R. J. Smithson, pubblicata a Londra nel 1935, ma essa è
poco più di una storia popolare ed
edificante. Bisogna risalire al 1903 per
trovare un tentativo più serio di ricostruzione storica: è Rise and Fall of
thè Anabaptists, di E. B. Bax, che non
va oltre Münster ed inquadra i fatti
in uno schema storiografico ormai
screditato. L’unica completa ed aggiornata storia generale dell’anabattismo
oggi disponibile è quindi qu'sta che
sta uscendo in Italia, presso la nostra
Claudiana. Non mi sembra poco. Debbo riconoscere che ho trovato nel Direttore della Claudiana, dr. Papini, una
piena comprensione dell’importanza di
questa impresa e che egli vi ha messo
la sua parte di entusiasmo e di attiva
ed intelligente collaborazione.
La più Gradale persecuziane
di cristiani, perpetrato
da cristiani
Qual’è la scoperta più inattesa, l’elemento che l’ha co p ta maggiormente, nel corso di questa sua ricerca?
Sarei teníalo di dire che quello che
più sorprende, studiando la storia dell’anabattismo, è la misura dell’incom
prensione e della denigrazione di cui
gli anabattisti furono vittime. Il loro
nome venne coperto d’infamia, come
non capitò a nessun altro gruppo di
« eretici ». In confronto diventa secondaria anche l’iniquità della spaventosa persecuzione di cui furono oggetto;
la più grande e la più crudele persecuzione di cristiani che mai si sia avuta, perpetrata da cristiani. Il travamento che la cosidetta « cristianità »
ha riservato agli anabattisti costitui
sce una delle pagine più nere della storia del cristianesimo e sembra purtroppo convalidare la loro tesi, che
dal punto di vista spirituale e morale
la chiesa costituita fosse un fallimento. Dicendo questo però mi 1 miterei
a sottolineare l'aspetto puramente negativo delFesperienza che ho fatta. Per
rispondere più positivamente alla domanda rivoltami, dirò che ciò che più
mi ha colpito (ed attratto) nell’anabattismo è il fatto della fusione e dell’interdipendenza di questi due elementi:
la desacralizzazione pressoché totale
che in esso subisce il cristianesimo, e
l’essenzialità che corrispondentemente
viene attribuita al rapporto tra la fede
in Cristo e la condotta del credente.
Da una parte, si ha l’abolizione di
ogni forma esteriore di culto, la laicizzazione più completa dei rapporti tra
credenti, la riduzione degli stessi « sacramenti » (Battesimo e Cena del Signore) ad un significato puramente comunitario. Dall’altra, i contenuti della
fede cristiana vengono interpretati in
senso prevalentemente esistenz'ale,
perché si viene ad attribuire importanza a quello che la fede opera nell'ambito dell’esperienza personale e soprattutto della vita di relazione del
credente. Stupisce lo scoprire quanto
gli anabattisti, che furono considerai
un rigurgito di medioevo, fossero invece moderni e vicini alla nostra sensibilità ed ai nostri ideali.
Dna proposta esemplare
dì comunità cristiana
Quale elemento del movimen'o anabattista ha, a suo avviso, magg or rilievo per il presente?
Senza dubbio la sua visione della
comunità cristiana, malgrado i limiti
ed i rischi da cui non è esente. A me
sembra che sia essenziale all’anabattismo proprio la ricerca e l’esperienza
di una più profonda e vera comunione
fraterna in Cristo, in cui l’essere fratelli cessi di essere un’assunzione tanto scontata quanto priva di conseguenze pratiche e diventi un’effettiva
partecipazione degli uni con gli altri
in qualche cosa di reale e di concreto.
La chiesa di Cristo per gli anabattisti è sostanzialmente la comunità libera e fraterna, solidale nella verità e
nell’amore, nella comunanza dei doni
spirituali e di quelli materiali, tesa a
realizzare nel presente, sia pure imperfettamente, la « giustizia del Regno »,
cioè la volontà di Dio per tutta l’umanità. Di qui anche le implicazioni sociali e politiche dell’anabattismo, ragione profonda d,elle persecuzioni di
cui fu oggetto. La possibilità della comunità fraterna è parte integrante della comune fede in Cristo, ma la realizzazione di essa viene considerata il
frutto dell’azione dell’unico Spirito
che opera in, ciascuno ed in tutti. A
sua volta l’azione dello Spirito ha la
sua condizione strumentale nella eguaglianza e nella libertà di coloro che
fanno parte della comunità. La diversità esistente tra gli individui cessa di
essere un motivo di privilegio, di diseguaglianza e di divisione, perché viene
veduta, accettata e valorizzata esclusivamente in funzione del comune interesse e come il concreto aspetto umano che assume la corporeità del Cristo
vivente. La comunità anabattista è
quindi una comunità organica, in cui
l’autorità è lasciata per fede al Cristo,
unico Signore e Maestro, mentre ai
fratelli è richiesto di sentirsi senza
esclusioni impegnati in una comune ricerca di quel che Dio dice e di quel
che Dio vuole. Gli anabattisti avevano
quindi realizzata quella « scelta ermeneutica » che oggi da varie parti si auspica, come il primo passo da compiersi sulla via del rinnovamento della nostra vita comunitaria.
Quali sono — se ve ne sono — le
Chiese che oggi rassomigliano mag
giormente a que.ls anabattiste e ne
hanno raccolto almeno in qualche
misura l’eredità?
Dovremmo nominare innanzitutto i
diretti discendenti degli anabattisti del
sec. XVI, i Mennoniti e gli Hutteriti,
che molto spesso sono sopravvissuti
alle persecuzioni ed alle emigrazioni
conservandosi come gruppi etnici, in
cui l’originario carattere settario si è
stabilizzato in forme tradizionali, perdendo ogni dinamismo e ogni mordente sull’ambiente circostante. Del resto
questo è il destino di tutte le sette: dì
sopravvivere, compiuta la loro funzio
ne storica, conservando semplicemente la forma di quel che una volta era
vita e ragione d’essere. In altre chiese
del nostro tempo, che già furono sette o movimenti assai vivaci, ritroviamo alcuni elementi che furono caratteristici dell’anabattismo, come il battesimo degli adulti (Battisti, Fratelli,
Chiesa di Cristo, ecc.) e forme assembleari che in parte assomigliano al
modo di radunarsi degli anabattisti
(Fratelli, Pentecostali, Quaccheri), mt
v’è in esse ben poco dello spirito che
animava la comunità anabattista e soprattutto della tensione etica che caratterizzava il suo rapporto col mondo in cui viveva. Non v’è forse una
sola sètta o chiesa di origine settaria
che oggi possa costituire una seria alternativa alle chiese tradiz'onali. E
molto più probabile che proprio dalla
profonda crisi che queste ultime attraversano possa risultare un rinnovamento comunitario del genere di quello avutosi con la comunità anabattista.
Il caso più radicale
e clamoroso di scelta
settaria cristiana
Il movimento anabattista potrebbe
essere considerato un caso nel quìL
si è verificata « l’ipotesi settaria »? E
qualora fosse cosi, se questa ipotesi
dovesse verificarsi anche nei nostro
tempo, avrebbe ancora un significato
per noi la proposta anabattista?
Non c’è dubbio che l’anabattismo
sia stato il caso più radicale e clamo
roso di scelta settaria che si sia avuta
nell’intera storia del cristianesimo, sia
per il carattere iotale del rifiuto della
« falsa chiesa », che per la serietà e
l’entusiasmo con cui si passò a costituire un altro tipo di comunità cristiana, che era nello stesso tempo l’antitesi della chiesa costituita e la con
traddizione della società mondana.
Ecco un titolo che non sembra sce'to per invogliare alla lettura chi non
sia appassionato di aritmetica o di
statistiche! Eppure il libro dei « NUMERI », o almeno parte di esso, offre
pagine fra te più notevoli della Bibbia, senza contare lo speciale interesse che alcune di esse hanno per il
lettore del Nuovo Testamento che voglia conoscere i fatti cui si riferivano
Gesù (Giov. 3: 14) e Paolo (1 Cor. 10:
4-11) per non ricordare che i più noti.
Potrebbe forse sembrare sbagliato
includere il libro dei « Numeri » tra i
libri della « Bibbia non letta », proprio per la presenza di quelle pagine
assai conosciute, ma mi è sembrato
che lo si potesse fare per tut e quelle
altri parti, piuttosto abbondanti, che
normalmente si tralasciano. E ovvio
pertanto, dato il carattere e lo scopo
di queste noterelle, che, mentre citerò appena ciò che tutti conoscono,
mi riferirò, in modo particolare, alla larga parte del libro « non letta ».
CHE COSA RACCONTA?
Il titolo « NUMERI » deriva, anche
in questo caso, dalla traduzione greca dei testi ebraici. Il greco "Arithmoi”
passò, nelle traduzioni latine (Vulgata) e successive, in centinaia di lingue, come « NUMERI », riferendosi
solamente a quella parte dello scritto che contiene i « numeri » dei vari
censimenti (del popolo, dei guerrieri
ecc.), con relativi elenchi statistici.
Gli Ebrei, invece, designavano il libro
o con la prima parola (del testo ebraico) « E parlò » o con la quarta
« nel deserto ». Quest’ultimo titolo è
ovviamente il più appropriato, se si
bada al contenuto del libro. Infatti
esso vuole narrare le vicende storichs
del popolo d’Israele, durante- il periodo delle sue peregrinazioni nel deserto, a partire dal « primo giorno del
secondo mese, il secondo anno dalla
loro uscita dal paese d’Egitto» (1: 1)
fino all’accampamento nelle « campagne di Moab presso il Giordano di
Gerico » (33: 48-49). Di questo lungo
periodo di tempo vengono narrati avvenimenti ed episodi storici, intercalati con prescrizioni di n tura legale,
cultuale, giuridica, con un criterio che
non sembra sempre rispettare l’ordine cronologico e che rive'a, non di rado, interpolazioni successive, sulle
quali gli studiosi si sono spesso trovati in disaccordo. Ecco uno schema
molto succinto;
Prima parte del libro: c’alt’in’zio al
vers. 10 del capitolo 10; Nel deserto
del Sinai: censimenti (cap. 1-4); leggi
varie sia legali che cultuafi (cap. 5: 1
6: 19); prescrizioni sulla celebrazione delia Pasqua, dal cap. 7 al 10: 10
Seconda parte (fino al C?p. 20, vers
13): la marcia attraverso al Sinai, a
deserto di Paran fino a Cades; la spe
dizione degli esploratori nel’a Terra
LA STORIA VALDESE DA RISCRIVERE
La conversione di Valdo
Nel decennio tra il 1170 ed il 1180,
in un momento che non possiamo indicare con certezza, il mercante Vaudès ha una crisi, un ripensamento, che
abitualmente si suole definire una
« conversione ». Ci piace usare questo
termine perché è quello che generalmente usarono i missionari del Risveglio per indicare il cambiamento di
vita suscitato dalla fede in Cristo: un
peccatore si converte quando cambia
il suo modo di vivere, un cattolico si
converte, dicevano gli evangelisti dell’800, quando, lasciando gli errori della sua chiesa, scopre l’evangelo.
E questo il caso di Valdo? A che cosa si è convertito? Non certo alla Chiesa valdese che non esisteva ancora, ad
un’altra chiesa o setta? (gruppi di gente più o meno fanatica, tipo Testimoni di Jeowa esistevano anche ai tempi suoi). Qppure da uomo di mondo,
dedito ai piaceri ed al lusso ed in fondo disinteressato alle cose di Dio, è diventato buon fedele, sobrio e moderato in tutto?
Se si interrogano le fonti storiche
sul perché non si ottiene risposta. Le
più antiche ci parlano del menestrello,
le più recenti dell’amico morto, altre
tacciono. La prima versione è molto
bella e rispecchia molto bene l’atmosfera del XII sec. Per la strada o ne'la piazzetta del quartiere, dove c’è il
pozzo, un menestrello (un cantastorie
tipo quelli siciliani) canta la « complainte », la leggenda di sant’.Alessio e
la gente sta ad ascoltare mentre i ragazzini si rincorrono nel fango, litigando fra loro e con i cani (gli spazzini
del tempo!). E il menestrello narra di
un giovane, figlio amatissimo, ricco e
bello, che abbandona i suoi per andare in Terra Santa, pellegrino: scandalo, dolore, suppliche della famiglia.
Alessio parte egualmente e torna dopo molti anni, completamente trasformato, sfinito dai digiuni a chiederne
ospitalità ai suoi; la ricca famiglia nobile o borghese d’Occidente non sa però riconoscere il figlio e lo accoglie in
un sotto scala; ed è qui che Alessio
muore santo, fra gli increduli cristiani di casa sua.
Questa storia Vaudès la conosce,
tutti la conoscono sin da ragazzi, è il
«Grand Hotel» del popolino medievale,
con viaggi, avventure in Oriente, suspense, genitori crudeli e morte in gioventù, ma quel giorno la vicenda lo
colpisce come se fosse diretta a lui e
nei giorni che seguono interroga i frati o i canonici della cattedrale, gli intellettuali del suo tempo, la gente con
cui bazzica per i suoi affari e che a
sant’Alessio crede poco, tant’è vero
che sta organizzando ben solidamente
la sua chiesa a Lione. E da questi colloqui che nascerà il nuovo Valdès:
quello che dà via la sua roba, liquida
la ditta e diventa una sorta di sant’Alessio anche lui, in terra d'Oecidente.
Agli altri piace invece la seconda
versione: un festoso banchetto d’affari, i borghesi di Lione a tavola con
musica e canto, vino e belle donne, a
parlare di tutto ma specialmente di
progetti futuri e di colpi più o meno
onesti; e Vaudès capo tavola; improvvisamente il suo migliore amico cade
di schianto al suolo: infarto, rome succede a molti uomini d’affare. « Potrebbe succedere a te, anzi poteva succedere a te! », ognuno dei commensali lo
pensa mentre ci si affanna a'torno al
morto. Per tutti però la vita ricomincia il giorno dopo, con un rimpianto
ed un funerale, per Vaudès la vita non
ricomincia più e sotto l’assillo della
domanda: « come fare ad evitare la
morte eterna » segue il voto di povertà.
Secondo altri non succede nulla di
tutto questo, o se anche succede non
è la chiave del problema, la conversione è su un altro piano: tutto avviene nell’animo del nostro mercante.
Sotto l’apparenza di una vita operosa,
abile, ben sistemata egli cela un’anima religiosa profonda, è laico sì, ma
di quelle belle anime, spiritualmente
vive, sensibili che si pongono i grandi
problemi della vita più di tanti preti
e ministri di chiesa. La sua sete di ve
rità e di conoscenze lo avvicina alla
Scrittura ed egli cerca nell’ambito de'le sue conoscenze gli uomini che le
possono aiutare, e non si tira indietro
anche davanti a sacrifici economici,
vuole il suo vangelo e l’avrà, in lingua
corrente, non più nel latino r ei professori ma nella lingua con cui si ser vono e leggono le cose della vita ogni
giorno. Ed ecco Vaudès la sera, ritirato in casa, dopo aver fatto i suoi conti
e scritto le sue lettere chinar:) sui testi evangelici, scrutando parabole e
detti del Signore; ma non è tutto: il
Libro è contagioso ed egli ne parla e
ne discute, da solitario in mrd.tazione
diventa responsabile di una attività
biblica, e comunica le sue scooerte, discute, ma senza saperlo si è incamm nato su una via che lo condurrà molto lontano.
Fascino dell’avventura relig'osa come Alessio? Scoperta della morte? Approfondimento della ricerca spirituale? Non sapremo mai, un fatto è però
chiaro in tutto questo: Vaudès non sa
di essersi « convertito », è convinto che
tutto sia come prima, anzi meglio di
prima, non ha la minima coscienza di
una rottura con la comunità cristiana
in cui è stato battezzato ed educato:
la comunità cattolica. Che egn voglia
diventare « perfetto » nella povertà,
salvare l’anima sua o impegnarsi ne'l’educazione biblica dei suoi fratelli è
convinto di fare per il megl o, di essere e restare buon cristiano, e buon
cattolico. Cerca sì, ma non fuori della
Chiesa, si impegna sì, ma nella linea
della fede tradizionale. Come si vede
proprio la parola che a noi sembra
più chiara e confacente: « conversione » si addice solo in parte al fondatore del movimento vaL'ese; si tratta
infatti di una parola molto vicina alla
nostra sensibilità, o a quella dei nostri
padri, ma poco confacente alla vita
medievale.
Questa complessità della vicenda di
Valdo risulterà ancora più chiara
quando ci interrogheremo sui significato delle sue decisioni.
Giorgio Tourn
Promessa; intercalazione di nuove
leggi; accampamento presso Cades,
nel deserto di Sin.
Terza parte (dal cap. 20: 14 alla
fine) preparativi e partenza da Cades,
trattative diplomatiche con Edom ed
elenco delle tappe fino al Giordano,
episodio di Balac e Balam e un ultimo
elenco di prescrizioni legali.
Come si vede il racconto è continuamente spezzato da intercalazioni di
brani contenenti precrizioni legali e
cultuali, di ineguale valore, tra le
quali spiccano per interesse quelle riguardanti la celebrazione della Pasqua.
CHI LO HA SCRITTO?
La tradizione ebraica, come tutti
sanno, attribuiva tutto il Pentateuco
a Mosè, quindi anche questo libro.
Trattasi però soltanto di una tradizione e, per quanto concerne i NUMERI,
bisogna subito notare che non soltanto esso non si presenta come scritto
da Mosè, ma si riferisce al grande
Condottiero e legislatore dicendo che
« registrò le loro marce tappa per
tappa, secondo il comando del Signore » (32: 2). Il versetto 14 del capitolo 21 cita testualmente alcune parole
di un « Libro delle Guerre del Signore » del quale si pensa fosse una raccolta di narrazioni e di canti epici che
è andata smarrita. Doveva trattarsi
di uno scritto che ha avuto qualche
rapporto con il libro dei « Numeri » o
almeno con alcune parti di eso.
Possiamo ritenere che il « Diario »
di Mosè abbia costituito la trama primitiva, sulla quale hanno poi confluito sia varie tradizioni orali sia altri
scritti che, purtroppo, non ci sono
pervenuti. Quanto alle numerose e
speso cospicue intercalazioni di leggi
e prescrizioni, alcune di esse risalgono certamente, se non per la forma
certo per la sostanza, a Mosè e all’antico periodo del soggiorno nel deserto in quanto si riferiscono a situazioni storiche che non si sono ripetute
per il popolo d’Israele. Altre presumono una situazione che doveva realizzarsi solo dopo là conquista di Canaan.
Per quello che concerne le statistiche
e i censimenti si potrebbe dire che il
loro solo merito sia stato quello che
dare il titolo al libro. E molto difficile, per non dire impossibile, pretendere che, nelle condizioni in cui si
trovava il popolo d’Israele nel deserto, e con i mezzi e i criteri primitivi
del tempo, si potesse fare opera molto
precisa. Senza contare che gli scrittori
dei testi sacri erano preoccupati assai più di interpretare rettamente il
volere di Dio, che . deU’esattezza... dei
numeri.
CHE COSA DICE A NOI?
Tralasciando, , come detto sH’inizio
la parte più conosciuta del libro (meravigliosi racconti come quello delle
acque di Meriba, del serpente di rame ecc.!), quale potrà essere per noi
l’interesse delle altre pagine: quelle
che si leggono poco o nulla? Rispondiamo con brevissimi cenni;
1) Il rilievo centrale che ha per
Israele, la celebrazione della Pasqua.
La preoccupazione di perpetuare il ricordo di quello che Dio ha fatto per
liberare il suo popolo. Tutti gli altri
interventi divini: la manna, le quaglie,
l’acqua dalla roccia, la guida della
colonna di fuoco ecc.... tutto parte dal
grande fattq che Dio ha liberato il
suo popolo. Non c’è sventura o rovescio che possa annullare questo fatto.
Non ho bisogno di dire come questo
concetto si riproduca pér noi cristiani se siamo veramente il « popolo di
Dio peregrinante »: tutto parte, e tutto dipende, dal fatto che Dio ci ha liberati in (iristo, « la nostra Pasqua ».
2) La tensione costante tra la Pasqua (nel passato) e la Terra Promessa (nel futuro). Non solo i fatti storici, ma tutta la legislazione civile e
cultuale, le prescrizioni morali e quelle rituali... tutto parte dal fatto di Pasqua e tutto è teso verso la realizzazione della promessa di Dio. Ogni cosa trae valore e significato, nella vita
del popolo, da questa tensione. Non
c’è bisogno di commento per trasferire questa situazione a r.oi. Per il popolo di Dio perdere, o anche solo allentare questa tensione, significa perdere il senso della storia, significa dimenticare che siamo effettivamente
« viandanti » e desiderare di farci qui
« una città stabile », come i Beduini
che nel deserto abitavano di generazione in generazione... mentre il Popolo di Dio v’era solo di passaggio: dalle
catene spezzate alla Patria promessa.
3) Sempre rimanendo nelle pagine
« non lette » possiamo qua e là trovare, in mezzo a prescrizioni rituali, che
per noi hanno, al massimo, un valore
simbolico, e a leggi che si riferiscono
a situazioni sorpassate, alcune di quelle « perle di gran prezzo » che molti
conoscono, ma non saprebbero forse
ritrovare nella loro Bibbia. Non mi
rimane spazio che per citarne due sole: una di carattere prettamente religioso, l’altra social-politica:
a) La stupenda formula di benedizione dei vers. 24-26 del cap. 6: « Il
Signore ti benedica e ti guardi ecc...»;
b) La condanna di ogni discriminazione razziale o nazionalistica del
cap. 15 vers. 14-16 che conclude: « Ci
sarà una sola legge e uno stesso diritto per voi e per lo straniero che soggiorna da voi». Chi potrfbbe negarne, ancora oggi, l'attualità?
Ernesto Ayassot
4
18 febbraio 1972 — N. 8
JMß. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Le chiese degli U.S.A.
finanziano indirenamente la guerra
La Missione
contro la
Evangelica
Lebbra
Un rapporto di cinquanta pagine
pubblicato dal centro di informazione
del Consiglio nazionale delle Chiese
protestanti d’America denuncia che le
10 maggiori Chiese protestanti americane hanno investito oltre duecento milioni di dollari (ca. 120 miliardi di lire)
in industrie e monopòli collegati col dipartimento della difesa degli Stati Uniti. Si tratta di aziende, quali la « Lockheed Aircraft », la « Honeywell », la
« Texas Instruments », la « United Aircraft » la « Uniroyal », ecc. ecc. che sono quelle a trarre dairimpegno nel Vietnam i maggiori profitti da dividere fra
no: la metodista, la presbiteriana unita, la battista episcopale, la Christiari
Church, quella luterana, la Chiesa di
Cristo, la Church of thè Brethren, la
Chiesa presbiteriana negli Stati Uniti e
quella universalista unitaria.
Il rapporto sottolinea che « la chiesa
come altri investitori si è posta in una
situazione di complicità... cogli atti aggressivi delle imprese di cui si è parlato, dando un forte sostegno economico
al complesso militare-industriale e alla
guerra nel sud-est asiatico » e conclude: «se le Chiese decidono di vendere
le loro azioni e di reinvestirle per importanti scopi produttivi, l’effetto simbolico ne potrà essere immenso ».
(segue da pag. 1)
Governi fornendo specialisti ed attrezzature per la lotta contro la lebbra e
con 18 società missionarie protestanti
in India, Africa ed Estremo Oriente.
In questi ultimi anni la Missione Evangelica contro la lebbra sta estendendo il suo campo di lavoro in Africa dove, fra l’altro, collabora al grande centro medico internazionale « l’Alerte »
di Addis Abeba.
In Europa la Missione fa parte dell’ELEP (Federazione europea contro la
lebbra) assieme ad altre associazioni
evangeliche, laiche e cattoliche (per es.
le organizzazioni fondate da Raoul Fol
lerau e l’associazione
brosi » di Bologna).
: Amici dei leb
In nome della libertà
cristiana
Una dichiarazione del Consiglio della F. C. E. I. sul
referendum antidivorzista
gi; azionisti.
Le Chiese esaminate nel rapporto soli „„„„„„„„„„„l,............... ......................................................................................
CONSIDERAZIONI SUL PROGRAMMA DEL CEC CONTRO IL RAZZIS^MO
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
gli aiuti ai movimenti africani di liberazione
La sera del 3 febbraio 1969 cadeva
assassinato nel proprio ufficio in Dar
es-Salàm (Tanzania) Eduardo Mondlane, professore all’università statunitense di Syracuse ed uno dei dirigenti di maggior rilievo del FRELIMO
(Frente de libertagäo do Mogambique)
La precisione con la quale l’attentato
era stato eseguito, il carattere tecnicamente complesso dell’artefatto impiegato (un pacco di libri contenente
ima bomba innescata in maniera da
esplodere all’apertura del medesimo)
ed infine l’ovvia risposta alla domanda « A chi giova? » fecero convergere
in un primo momento i sospetti sul
servizio segreto portoghese, tanto
più che il pacco era stato spedito da
un paese dell’Europa oc identale, da
una zona dunque nella quale quasi
tutti i paesi appoggiano dinttamentJ
o indirettamente la poLt'ca coloniale
del Portogallo. In questo senso si espressero E. C. Blake e P. Abrecht, il
secondo segretario del dipartimento
« Chiesa e Società » del Cons'g io ecumenico delle Chiese, cfr. « L’Eco-Luce »
del 28 febbraio 1969. La tesi venne raccolta, da noi, anche da Mario Miegge
che su « Gioventù Evangelica » 19, 2
(1969), p, 5 sg. pubblicò una commossa
rievocazione della figura del Mondlane, mi permetto anzi di rimandare il
lettore a quest’articolo di Mario Miegge che lo conosceva bene e ne descrive in termini adeguati la personalità
(era presbiteriano attivissimo) e le
scelte; queste ultime culminarono eoa
la rinunzia all’occidente ed alla brillante carriera accademica che questo
gli offriva, per dedicarsi esclusivamente alla causa del proprio popolo.
Se l’attribuzione dell’attentato al
servizio segreto portoghese rappresentava in un primo momento la tesi più
ovvia, essa non era però stata provata
per cui restavano aperte anche altre
ipotesi da esplorare. Così, poco dopo
la notizia dell’assassinio, l’autorevole
rivista tedesca « Evange'ische Kommenare », 2 (\%9), p. 150 scriveva che
non era accertato se Eduardo Mondlane dovesse considerarsi un « martire dell’anticolonialismo », ovvero se
era stato eliminato da elementi appartenenti ad ali radicali del proprio movimento, dai quali veniva considerato
pericoloso perché « amico cammuffato
del Portogallo ». Ciò che nel 1969 appariva soltanto come un dubbio, pe'
quanto atroce si debba considerare
viene ora presentato come certezza dal
quotidiano svizzero « Basler Nachrichten » del 31 dicembre 1971, il cui redattore per questioni internazionali
W. Staehelin, aveva pubblicato una serie di corrispondenze sia dal Mozambico, sia dalla Tanzania, sede del movimento, sulle attività del FRELIMO.
Tra l’altro aveva segnalato come il posto del Mondlane era stato preso da
un triumvirato composto da Uria Simango, di tendenza filocinese; da Marcellino dos Santos, di tendenza filosovietica; e da Mosè Máchele, un elemento militare di colore politico indefinito: un « tecnico », se così si vuole.
Dalla Tanzania il triumvirato dirigeva
le operazioni sul territorio del Mozambico, finché Simango venne espulso
dal paese e sospeso da ogni carica;
Marcellino fondò un movimento dissidente, il FUMO (Frente unido do Mogambique)', del « tecnico » Máchele
manca invece ogni notizia. Marcellino
dos Santos accusò frattanto quanto restava del FRELIMO di aver subito infiltrazioni da parte dei servizi segreti
statunitense e portoghese e di non essere quindi più all’altezza del proprio
compito; altri personaggi di primo piano del - FRELIMO disertarono con i
propri effetti, passando ai Portoghesi
tra l’aprile 1969 ed il dicembe 1970, a
quanto pare per ragioni di rivalità tribale. Ciò non ostante i vari rnovimenti
di liberazione hanno a più riprese annunciato i loro successi militari, in
conseguenza dei quali una parte notevolissima del paese si trovava orinai
sotto il loro controllo. La credibilità
della notizia, osserva lo Staehelin, contrasta però con la permanenza dei comandi a Dar es-Salàm: perché non avrebbero trasferito la propria sede
nei territori liberati, ove tali fossero
stati per davvero?
La situazione non è senza precedenti nella storia. Anche durante la resistenza europea contro il nazismo non
tutti i movimenti erano uniti. Tipico
è il caso della Jugoslavia, dove partigiani monarchici e partig'ani comunisti si contendevano il campo; i primi
vennero poi accusati da: secondi di
collaborazione con gl’Iitaliani prima,
coi Tedeschi poi e, almeno nel primo
Eduardo Mondlane
caso, la notizia sembra essere fondata.
Anche durante la lotta partigiana nel
nostro Nord si sono avuti casi in cui
brigate partigiane appartenenti a nuclei politici diversi peravano in forma indipendente Tuna dall’altra; vi sono stati addirittura casi di aperta ostilità, nonostante la partecipazione formale di tutti al Comitato di liberazione nazionale. Di questi casi naturalmente l’occupante non mancò di profittare.
Cosa significa concretamente l’accusa che al Mondlane sarebbe stata rivolta, di essere « amico del Portogallo »?
L’espressione, intenzionalmente vaga
ed allo stesso tempo squalificante, non
si lascia conciliare, se presa alla lettera, con l’integrità del personaggio che
risulta al disopra d’ogni sospetto. Anzi, a molti il Mondlane appariva piuttosto come « un cittadino del mondo,
un ingenuo, poco pratico delle cose di
questo mondo », una tesi che lo Staehelin nelle « Basler Nachrichten » fa
propria. Questa può essere stata l’impressione ch’egU intendeva produrre
su chi non lo conosceva bene, ed è
una valutazione analoga a quella che
è stata sollevata in ambienti americani di colore anche nei riguardi di
Martin Luther King; certo è che i
servizi segreti da un lato e gli estremisti dall’altro non sono soliti eliminare le persone solo perché ingenue; il rischio non vale la posta.
Bisogna dunque, dato che dobbiamo
anche seguire questa pista, comprendere che cosa si celasse dietro l’accusa di essere amico dei Portoghesi, esclusa a priori la mala fede. E poiché
un’ipotesi vale l’altra, non è improbabile che il Mondlane, che si dava come ingenuo all’osservatore sprovveduto, tale non era affatto, anzi era un
uomo politicamente saggio ed astuto,
il quale, ben conscio del basso livello
politico di gran parte dei propri concittadini e del pericolo che la lotta
di liberazione, se proseguita come iniziata, minacciava di trasformare il proprio paese in un secondo Viet Nam
(senza che fosse possibile, come nel
Viet Nam, ipotizzare la vittoria come
praticamente sicura o almeno oggetto
di rischio calcolato), abbia seriamente
preso in considerazioTie la possibilità
di addivenire a un compromesso con
il Portogallo (un atteggiamento verso l’ex potenza coloniale che altri dirigenti africani per aanore o per forza
hanno creduto opportuno di assumere
prima di lui). Tale disponibilità spiegherebbe perfettamente sia T« accu« sa, sia la ripugnanza nei suoi confronti delle ali estremiste del FRELIMO. Di lì ci vuol poco ad arrivare alla decisione di sopprimerlo, magari
senza pensare alle conseguenze: infatti spesso movimenti del genere hanno
bisogno di personalità affascinanti, carismatiche per poter continuare ad esistere: la lotta del Viet Nam sarebbe
difficile da immaginare senza la figura
di Ho Chi Minh. Soppressa la persona
lità del Mondlane, la crisi del FRELIMO scoppiò, come vedemmo, rapidamente e nel dicembre 1971 una spedizione punitiva portoghese riuscì a distruggere la base operativa dei movimenti di liberazione, dalla quale partivano le incursioni contro i cantieri della diga di Cabora Bassa.
* * *
Il discorso sarà forse sembrato alquanto lungo ed ingarbugliato ai lettori che hanno avuto la pazienza di
seguirlo sin qui. Il suo scopo non è altro che di spiegar loro la complessità
di certe situazioni, le contraddizioni
interne di ogni movimento, contraddizioni che prima o poi finiscono per
esplodere, ed ancora, il carattere contraddittorio di certe notizie giunte fino
a noi. Anche nel nostro ambiente evangelico si è scritto infatti dei territori
liberati, con tanto di cartina, ma la situazione reale appare alquanto meno
univoca. In ogni caso questo discorso
non intende squalificare nessuno, salvo gli assassini di Eduardo Mondlane,
chiunque abbia commesso il fatto. Comunque sia, a parte ogni considerazione morale, i colpevoli hanno danneggiato anzitutto i propri movimenti: se
sono stati i Portoghesi, hanno eliminato un uomo politicaiiieiite possibilista;
se sono stati i membn estremisti del
FRELIMO, hanno sacrificato a consirate da uno slogan squalificante, una
persona capace di terlere insieme un
gruppo abbastanza eterogeneo, che alla sua morte si è sfasciato.
La problematica esposta non sembra essere stata recepita dal Consiglio
Ecumenico delle Chiese né da quelle
Chiese che hanno dato la loro adesione all’iniziativa di aiutare i movimenti in lotta contro il colonialismo ed il
razzismo. A parte infatti una considerazione di fondo, sulla quale ritorneremo brevemente tra poco, resta per
ora Tinterrogativo; per quello che riguarda il Mozambico, a chi vanno i
soldi? Quale movimento ne è responsabile? Che garanzie hanno il C.E.C. e
le Chiese che verranno usati secondo
gl’impegni assunti? Si ricordi che ogni
tipo di controllo non solo contabile,
ma anche sotto forma di semplici relazioni, è stato respinto dai dirigenti
dei movimenti di liberazione. E parlando di colonialismo e razzismo, mi
sembra che regni una notevole confu
Alberto Soggin
QUALI SONO
LE NECESSITA ATTUALI?
Per far funzionare i suoi numerosi
centri e quelli in cui la Missione collabora, essa ha bisogno di persone tecnicamente preparate ed altrettanto cristianamente impegnate. Conta pure su
un gran numero di credenti sparsi per
il mondo i quali, con le loro preghiere
e con le loro offerte generose permettono alla Missione di continuare e di
ampliare la sua azione in tutte le zone
dove essa è necessaria.
COME SI PUÒ AIUTARE
LA MISSIONE EVANGELICA
CONTRO LA LEBBRA?
Lo abbiamo già indicato; con le preghiere e con le offerte.
Queste due azioni sono intimamente
connesse e non possono essere disgiunte. Da parte sua il segretariato italiano
può fornire il materiale di informazione di cui dispone: un lungometraggio
cinematografico a 16 m/m sonoro; serie di fotografie a colori con testo spiegativo relative al lavoro della missione
i-a varie zone del mondo; salvadanai in
plastica, adatti soprattutto per le Scuole Domenicali; depliands illustrativi.
Per chi conosce il francese o l’inglese
altro materiale è disponibile in queste
lingue.
Per le richieste e per l’invio delle offerte, Chiese e privati possono rivolger
MISSIQNE EVANGELICA
CQNTRQ LA LEBBRA
Segretariato Italiano
10060 FRALI (Torino) tei. (0121)8519
c.c.p. 2/35862
Il Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia constata
con amarezza che l’iniziativa di un referendum abrogativo sulla legge sul divorzio ha già avuto come effetti artificiose tensioni fra i cittadini e paralisi
degli organi responsabili del pubblico
bene, proprio in im momento in cui era
necessario che essi adempissero ai loro doveri di fronte alle esigenze delle
masse popolari;
esprime la sua accorata apprensione
per il disorientamento e lo scandalo
che ciò può generare nelle coscienze di
coloro che cercano con sincerità ed
umiltà di ispirare la loro condotta al
messaggio di Cristo;
pure tenendo fermo il principio della
libertà cristiana, e quindi non arrogandosi potere alcuno di sostituirsi alle responsabilità delle chiese locali e dei
singoli credenti, sente il dovere di manifestare un netto rifiuto dell’iniziativa
anzidetta, in cui ravvisa una strumentalizzazione di preoccupazioni di natura religiosa a fini politici di parte ed al
servizio degli egoismi dei privilegiati.
iiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii
Roma (Relazioni Religiose). - Il Consiglio
dell’Unione delle comunità israelitiche italiane ha discusso il pi^oblema del divorzio e
del referendum abrogativo. Il Consiglio ha
deciso di sostenere la battaglia a favore del divorzio, considerando « l’istituto del divorzio
quale necessaria e rispondente espressione di
un fondamentale principio di libertà ». Se il
referendum si dovesse fare, l’Unione delle comunità israelitiche inviterà i propri iscritti
a votare a favore della legge per il divorzio,
anche per assicurare la parità dei diritti tra i
cittadini italiani.
l'iiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiMMiiiiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiMMiiimiiiiiiiimiiin iMiimmiiiiiiiiiiiiii
gna "prima" mandiale pressa la Claudiana
(continua a pag. 6)
<iiiiiiiiiiiiniMiiiiiniiiiiMi:iiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Le opere di Calvino
in giapponese
Tokio (epd) — In Giappone esiste,
con sede in 'Tokio, una Società per la
traduzione delle opere del Riformatore Giovanni Calvino. Essa è all’opera
da oltre un decennio e cura la pubblicazione dei suoi Commentari al
Nuovo Testamento: ne sono già apparsi dieci volumi. A richiesta di numerosi lettori, essa ha pure iniziato
nel 1970 la pubblicazione dei suoi
Commentari ai Salmi, e ne sono già
usciti due volumi.
Illlllllllllllllllllllllllllllimil!!!!!!limillllllllllllllllllllllll
Diretto intervento
vaticano per
incoraggiare
l’ecumenismo in Polonia
Roma (Relazioni Religiose) -Padre Girolamo Hamer, segretario del Segretariato vaticano per l’Unione dei Cristiani, si è recato in
Polonia per contatti con il Consiglio Ecumenico Polacco. Ripetutamente, negli ultimi anni, gli esponenti del mondo cattolico e delle
comunità cristiane polacche non cattoliche si
sono lamentati degli ostacoli che l’Episcopato
polacco opponeva al dialogo ecumenico in Polonia. D’intesa con le massime autorità vaticane, Padre Hamer si è recato in Polonia per
allacciare contatti con le comunità cristiane
non cattoliche e con i cattolici favorevoli al
dialogo ecumenico. Il suo intervento non è
stato gradito dal Cardinale Wiszynski.
(segue da pag. 2)
Non c’è dubbio che il tipo attuale di
chiesa (cattolica, protestante o anche
settaria stabihzzata) non abbia davanti a sé un futuro e sia destinata prima
o poi a scomparire. Da un ricupero
della visione anabattista potrebbe senza dubbio venirci, come alternativa alla chiesa che viene abbandonata o che
non attrae più nessuno, il suggerimento di un tipo di nuova comunità cristiana che sia nello stesso tempo una
« contro-società », caratterizzata non
solo da un diverso rapporto interno
tra cristiani, ma anche da un diverso
modo di vivere e di essere presente
in mezzo all’umanità, da attuarsi in
forme che sarebbero in gran parte da
inventare. Che non si possa più restare dove si è, oggi sono molti a sentirlo. Ma temo che un’ipotesi settaria
o un’ipotesi dell’Esodo restino una
prospettiva puramente retorica ed illusoria, se prima non riacquista un
più chiaro significato ed un valore
più autentico l’ipotesi primaria, quella cioè della realtà di Dio e di una
attuale validità della sua rivelazione
in Gesù Cristo. Uscire da una chiesa
morta, se non sopravvive una fede
cristiana, potrebbe voler dire semplicemente ritrovarsi fuori del cristianesimo. Non sarebbe davvero questo il
peggiore dei mali. Ma chi ha oggi il
coraggio di fare una seria verifica di
quel che effettivamente crede?
Se Thomas Müntzer non è, come
pare, un anabattista, che cosa è stato? Quale ritiene che possa essere
considerata l’ala sinistra della Riforma: Thomas Müntzer o gli anabattisti?
La distanza tra Thomas Müntzer e
l’anabattismo è notevole. Gli anabattisti l’hanno sempre sentita e dichiarata, ed i più recenti studi sulla Riforma radicale la rimettono in evidenza.
Thomas Müntzer ha in comune con
gli anabattisti l’aspirazione a restituire efficacia al rapporto tra Parola e
condotta cristiana, tra fede in Dio e
novità, tra Cristo e giustizia del Regno. Mi sembra che l’aspetto essenziale e positivo del suo messaggio sia
Taver restituito un senso sociale al
Regno di Dio e Taver detto che i cristiani sono chiamati ad avere una parte attiva nella sua realizzazione, anche se egli ritiene che questo non
possa non fare del cristiano un militante rivoluzionario. Gli aspetti positivi e negativi della lezione di Thomas Müntzer influenzano senza dubbio l’anabattismo, che però batte sin
dai suoi inizi una strada del tutto diversa. Gli anabattisti difatti sono
straordinariamente sensibili al divario esistente tra Antico e Nuovo Testamento, tra legge ed evangelo, e questo
può spiegare perché essi ripudiano
non soltanto la logica del profitto, ma
anche quella della violenza, considerandola non meno incompatibile della prima con il Sermone sul monte,
cioè con l’etica del Regno. Mentre ’Thomas Müntzer non si sente più interessato alla costituzione della nuova
chiesa, dal momento che attraverso
la rivoluzione degli oppressi irrompe
nella storia il Regno di Dio, gli anabattisti limitandosi ad un atteggiamento di non collaborazione con l’ordine costituito, si accingono piuttosto
a realizzare non tanto una nuova
« chiesa », quanto un tipo di comunità escatologica in cui sia anticipata
la società fraterna, libera e giusta
del Regno di Dio imminente. Battendo
questa via essi si spinsero sino al comunismo integrale delle comunità hutterite. La posizione degli anabattisti,
mi sembra superfluo sottolinearlo,
non è esente da equivoci e pecca evidentemente di un concetto piuttosto
angusto dell’impegno del cristiano
nel mondo. Anche se l’anabattismo del
sec. XVI non è un modello oggi proponibile, esso resta comunque una
testimonianza, di fronte alla posiz one di un Thomas Müntzer, di un’altra
profonda e sincera convinzione:
quella che la ricerca del Regno e
della sua giustizia implica anche un
rapporto coerente tra il fine ed i mezzi. Questa mi sembra la duratura lezione dell’anabattismo. Ed in quanto
a radicalismo, aggiungerei che nessuno li batte, se di radicalismo cristiano si deve parlare e se radicalismo
vuol dire portare i principi alle loro
estreme conseguenze. Essi lasciano
la spada agli angeli dell’Apocalisse,
però scelgono per sé una parte tanto
più scomoda e tanto più simile a quella di Cristo.
Lei ha in preparazione un secondo
volume, nel quale seguirà le vicende
dell’anabattismo dopo il decennio
1525-1535. Che cosa può anticiparci su
questa ricerca?
Il volume che farà seguito a quello
ora uscito si intitolerà Storia dell’anabattismo dopo Miinster e dovrebbe
essere a mio parere non meno importante del primo, perché sarà ancora
per la prima volta che le vicende del- "
l’anabattismo dopo Münster verranno
presentate in una sintesi unitaria e
coerente. Credo che sarà una grossa
sorpresa per molti il vedere come anche dopo Münster l’anabattismo abbia una storia estremamente interes- .
sante, anche se non è più l’anabattismo dello scontro frontale e drammatico con la chiesa costituita e con lo
stato. Mentre da una parte si vedrà
come va a finire l’anabattismo in Svizzera, in Germania, nei Paesi Bassi ed
in Moravia, dall’altra verranno presentati dei capitoli nuovi della storia del
movimento, come la comparsa e gli
sviluppi delTanabattismo in Inghilterra ed in Italia, in modo che questo
fenomeno storico possa essere conosciuto sotto tutti i suoi aspetti ed in
tutta la sua estensione geografica e
cronologica. Un particolare rilievo sarà dato in questo volume alle vicende delle comunità hutterite di Mora
via e di Slovacchia, che soltanto nella seconda metà del sec. XVI entreranno nel loro periodo d’oro. Quella
delle comuni hutterite è un’avventura
che vai la pena davvero di conoscere
un po’ più da vicino e non dubito
che essa desterà molto interesse in
un’epoca, come la nostra, che è alla
ricerca di nuovi modi di vivere e di
radicali esperienze comunitarie.
Ugo Gastaldi
5
pag. 4
N. 7 — 18 febbraio 1972
Cronaca delle Valli
DALLA VAL GERMANASCA
L'Orfanatro fio, oggi Convitto Femminile Valdese di Torre Pellice
Fontane: avvenire incerto CoiTie è SOrlO: Ufi po’ di StOPÌa
Le Valli si spopolano, si sa. Uno dei
pochi centri che fino ad oggi sono rimasti discretamente popolati è Fontane, del comune di Salza, ma della Chiesa di Rodoretto,
Quest'autunno, però, la scuola elementare non si è riaperta, perché è
stata bene o male unita a quella di
Rodoretto, con la soppressione di una
deile due sedi, e trasferita alla Paola,
vicino alla Gianna, non lontano dallo
stradone in uno degli edifici della Società Val Chisone che tutti i turisti che
si recano a Frali conoscono bene. Il lato più spiacevole della vicenda è che
gli abitanti di Rodoretto, Fontane e
Gianna sono stati abilmente messi gli
uni contro gli altri dalle autorità, perché non si unissero nella lotta contro
il vero nemico che è una legge iniqua
dello Stato, la quale costringe a chiudere sedi scolastiche che non abbiano
un minimo di iscritti senza badare alla
loro localizzazione. Nelle sedi disagiate
di montagna anche un orbo si renderebbe conto che non. si può usare lo
stesso metro che si usa dove non ci
sono slavine ed è più facile usare mezzi di trasporto per portare gli alunni a
scuola. Del resto a Fontane e Rodoretto neppure il trasporto degli alunni è
stato assicurato.
Si chiude ia miniera?
Ora un nuovo allarme si è diffuso nel
quartiere. Da questa settimana la miniera locale ha subito una drastica rij
duzione di personale, perché in via di
esaurimento. Per ora continuano a lavorare solo gli abitanti di Fontane, ma
anche loro temono un prossimo trasferimento. E allora quest’inverno non si
può fare a meno di porre il problema:
quando la miniera sarà chiusa, si terrà
ancora aperta la strada? La Ditta che
fino ad oggi ha provveduto bene o male
alla pulizia della neve, continuerà a
farlo quando non ci sarà più il pullmino che porta gli operai alla miniera di
Fontane che devono scendere alla
Gianna?
Senza scuola per i figli, senza lavoro
in loco, con la prospettiva di doversi
aprire la strada a furia di ginocchia,
molti cominciano a guardare con interesse agli allettamenti del piano. Alla
riunione quartierale il più pessimista
dei presenti dice che l’anno prossmo a
quest’ora ci saranno lassù solo più cinque famiglie. (Oggi ce ne sono una dozzina). Di fronte a Fontane c’è il Cro
IllllumilltllllilllllllllllllllllllllllllllilllllllMIIMtllllllllIll
setto, quest’anno totalmente disabitato,
per la prima volta, durante la stagione
invernale; oltre il crostone di Serrevecchio c’è Rodoretto, con poche famiglie
concentrate, ormai, quasi tutte a Villa:
uno specchio di quello che sarà Fontane? E Fontane, uno specchio di quello
che sarà delle Valli?
Quello che spiace di più è che i diretti interessati sono totalmente all’oscura delle decisioni che saranno prese
sulla loro pelle, come sempre. Abbiamo chiesto se e quando si chiuderà la
miniera, se la strada sarà tenuta aperta, ma nessuno sa rispondere anche se
sulla base delle risposte che si daranno a questi interrogativi dovranno de
cidere se emigrare o no.
C. Tron
I QUACCHERI
Le opere del Doti. Guglielmo Stefano Gilly sulla storia Valdese e l’eco
dell’azione benefica del Generale Car
10 Beckwith, avevano destato in Gran
Bretagna un certo interesse per il popolo valdsee, tanto che parecchi inglesi vennero alle Valli per conoscer.'
meglio la situazione e per offrire la
loro collaborazione solidale nella soluzione di parecchi gravi problemi so
ciali ed economici che travagliavano
le nostre Valli alla metà del secolo
scorso. Così già nel 1852 un certo Sig.
W. Foster proponeva alla Ta'.ola l’op
portunità di fondare un Orfanotrofio.
L’idea prese piede e si affermò presso
un gruppo di viaggiatori britannici
della società degli Acici (Quaccheri)
in visita a Torre Pellice. In un colloquio con l’allora Moderatore P. Lantaret le condizioni generali delle Va’
11 apparvero loro più chiare nella urgente necessità di provvedere una
struttura assistenziale per vecchi, malati e bambini allora inesistente o appena agli inizi. In particolare furono
colpiti dal numero elevato di orfani:
230 di .ambo i sessi.
L’ISTITUTO
Rientrati in Inghilterra furono fon
date a Clifton due associazioni denominate: « Associazione di Signore Inglesi per la fondazione di un Orfanotrofio e Scuola Industriale a'ie Valli
Valdesi ». La seconda associazione,
con lo stesso titolo era invece orga
iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii:iimiiiiii:!iiiiiiiiii:!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiimiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!m(!imiii!iiiiiiiiiii
San Germano Chisone
Conferenze del pastore
Giorgio Tourn
alla cappella valdese
di Perosa
Sabato 19 e 26 febbraio, 4 e 11
marzo alle ore 20,30, il pastore G.
Tourn terrà una serie di quattro
conferenze sul tema: « L predestinazione e la libertà dell’uomo ». Tutte le comunità della valle, evangeliche e cattoliche sono
caldamente invitate a prendervi
parte.
Domenica 13 febbraio, a Torino, provocazione fascista : al cinema Lux Pon. De Lorenzo (ex generale degradato) ha aperto una
« campagna di sottoscrizioni al M.S.I. ».
In piazza Castello parecchie migliaia di antifascisti, rappresentanti di molte associazioni e partiti, hanno partecipato al comizio del
San. Antonicelli, presidente del C.L.N. Piemonte. Fascisti ed antifascisti non si sono potuti a incontrare », grazie all’agguerrito servizio d’ordine. Antonicelli ha sottolineato il
fatto che non son tanto i « rigurgiti » fascisti, le azioni teppistiche, che devono preoccupare, quanto piuttosto lo smascheramento del
neo-fascismo. Il fascismo che si nasconde sotto un velo di legalità, che si sostituisce all’ufficio assunzioni FIAT con un proprio ufficio in Corso Francia (diretto dal Sig. Martinat. a molti valligiani tristemente noto), che
cerca ed ottiene il sostegno e la comprensione
nella magistratura, nell'esercito, nella polizia,
nella burocrazia, nella destra economica.
Alla Galleria Garden, a Torre Pellice.
espone il pittore Vincenzo Moiani con una serie di quadri i cui temi meritano attenzione e
meditazione.
Su invito dei monitori di S. Germano
ha avuto luogo domenica un incontro
con i monitori di Pinerolo per uno
scambio di vedute sui problemi dell’istruzione religiosa dei nostri ragazzi
ed il funzionamento delle nostre due
scuole domenicali. Gli incontri mensili
a Pinerolo con i monitori di Pinerolo e
S. Secondo sotto la guida del prof. Roberto Eynard di Torre Pellice ci hanno
infatti permesso di constatare che parecchi problemi sono simili a S. Germano e Pinerolo e l’impostazione del lavoro che seguiamo nelle nostra due comunità è molto affine.
L’incontro è iniziato con un pranzo
offerto ai nostri ospiti nella sala, che
ci ha permesso di fraternizzare e di
conversare liberamente. Il pomeriggio
è trascorso nella sala del catechismo
nel presbiterio con un dibattito su due
temi specifici: il programma dell’incontro di Natale (la così detta « festa di
Natale ») e le collette della scuola domenicale.
Circa il primo tema si è constatato
che molti genitori sembrano esserè un
po’ perplessi sul programma che viene
seguito in quella circostanza (nelle due
comunità!) e cioè la presentazione di
scene bibliche ispirate allo studio della
Bibbia fatto durante la Scuola domenicale. Molti si lamentano cioè che il programma sia poco natalizio, sia poco
una festa ed uno spettacolo e più una
riflessione o un saggio di recitazione.
Si sono valutate queste critiche e pur
tenendone conto è sembrato a tutti opportuno proseguire in questa linea di
ricerca per fare degli incontri dei nostri
bambini più delle occasioni di « edificazione » che delle recite. Quello che
tutti i monitori hanno unanimemente
messo in evidenza è la mancanza di
contatto con le famiglie dei ragazzi: occorrerebbero incontri, scambio di opinioni, spiegazioni di quello che si sta
facendo da parte dei monitori e domande evntualmente critiche da parte
dei genitori ma aperte, chiare, e motivate e tutto per il miglioramento del
NOVITÀ' CLAUDIANA
« Attualità protestante »
n. 45/46
Chiesa e poteri
Rapporto della federazione protestante francese
pp. 48 - L. 300
L’attuale sistema economico-sociale è ingiusto e « inaccettabile » dal
punto di vista evangelico. Tutte le chiese ne sono più o meno complici.
Come ritrovare la via della fedeltà all Evangelo?
Un documento che segna una svolta nella storia del protestantesimo
francese.
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
1! ciau
1 dia
Y na
nizzata da Signori inglesi. Il primo
dono raccolto da queste benefiche associazioni di 50 sterline, offe.to dalla
Sig.ra Bracebridge, servì per mantenere per due anni ben cinque orfan'.
La somma fu inviata a Bobbio dove
la moglie del Past. J. P. Revel aveva
raccolto cinque orfani, affidandoli a'le cure della prima educatrice dell’Orfanotrofio, la Sig.ra Maria Negrin eh:
a sua volta era stata allieva del Past.
Oberlin, creatore dei primi asili di
infanzia. L’anno dopo, nel dicembre
del 1853, grazie sempre alll’interessamento delle valorose associazioni inglesi, fu trovata al neo Orfanotrofio
una sede più ampia a Torre Pellice,
nelll’ancora esistente « casa Vertù »,
l’antico palazzo dei conti di Torre
Pellice in Via della Repubblica che fu
anche sede del « Pensionnat des jeunes filles » fondato da Beckwith nel
1837. Qui si trasferì la Sig.ra Negrin
con i suoi cinque orfani a cui se ne
aggiunsero subito una ventina, tanti
quanti ne potevano contenere i nuov
locali. La direzione dell’opera veniva
ragazzine dovevano imparare la fabbricazione dei cappelli di paglia per
importare a Torre Pellice questo mestiere, attraverso un atélier da aprirquelques malancontreuse exceptions
si presso l’Orfanotrofio stesso. Dopo
un anno le nostre piccole artigiane
rientrarono a Torre Pellice e con
molto entusiasmo insegnarono alle
loro compagne il nuovo mestiere, che
purtroppo doveva rivelarsi troppo poco redditizio: la paglia delle Valli era
troppo grossolana, l'importazione di
paglia dalla Toscana troppo costosa e
il prezzo dei prodotti sul mercato
troppo basso. Una intera giornata di
lavoro rendeva due soldi soltanto, il
che era poco anche per quei tempi.
Sta di fatto che le larghe cappelline di
paglia, tessute dalle orfanelle stesse,
hanno costituito per anni il copricapo
tipico delle ospiti del nostro Istituto.
Altri tentativi per fabbricare pizzi e
merletti non diedero risultati migliori e la sorte della maggior parte delle
orfanelle rimase quella della cameriera, dove per altro si distinsero per
l’educazione dei nostri figli più che per
gusto di critiche reciproche.
Il secondo argomento, delle collette,
è stato affrontato più rapidamente ma
tutti sono stati concordi nel rilevare
che il sistema seguito attualmente è
assai poco educativo per la riflessione
dei ragazzi; essi infatti si limitano a
versare alla colletta il denaro dato loro
dai genitori per quello scopo senza ave- •
re la responsabilità né per quanto concerne il reperimento né per quanto
concerne la gestione. Occorrerà invece
utilizzare questo spunto per fare una
riflessione sul vllore del denaro ed il
significato dell’offerta nella comunità
cristiana che aiuti i futuri merribri della comunità ad impostare rettamente
questo problema.
G. Tourn
Pinerolo
Domenica 16 gennaio nel corso del culto si
è proceduto all’insediamento dei due nuovi
membri del Concistoro Silvio Revel e Mauro
Gardiol. Essi hanno letto una dichiarazione
personale di impegno e di servizio e siamo
stati chiamati, come fratelli in Cristo, a portare con loro una responsabilità solidale e comunitaria.
Dopo il culto un Imon gruppo di membri
della comunità si è ritrovato alla Foresteria
dì Torre Pellice; è stata una simpatica occasione per salutare in modo fraterno e cordiale
i membri del Concistoro che hanno deposto il
loro mandato e i nuovi che ne hanno preso il
posto.
Sabato 5 febbraio, ha avuto luogo alle 20,30
un incontro dei catecumeni di quarto anno,
dei loro genitori, con il consiglio di chiesa.
Si è avuta una fraterna conversazione ed
una disamina sul problema della a confermazione » che è oggi sentito e valutato diversamente dalle nuove generazioni. Dopo un’introduzione del Pastore hanno espresso il loro
personale parere i singoli catecumeni, poi hanno parlato i loro genitori ed infine si sono
espressi i membri del concistoro; è seguita una
ricerca comune. La constatazione che la maggioranza dei giovani confermati negli ultimi
vent’anni sono assenti dalla vita della chiesa,
la consapevolezza di un impegno non sentito,
la visione di una comunità statica e tradizionalista, sono alcuni degli argomenti trattati e
sono anche la causa dei diversi atteggiamenti
e delle opinioni espresse dai nostri confermati
dei due ultimi anni.
Certamente avremo ancora altri incontri e
la comunità sarà informata e potrà esprìmersi,
ed aiutare i giovani fratelli nella ricerca sul
come e quando testimoniare nella comunità e
fuori dì essa, la loro scelta personale cosciente e consapevole.
Ricordiamo che il secondo ciclo di studio
biblico avrà inizio domenica 27 febbraio; i
gruppi si riuniranno secondo l’orario abituale
prima e dopo il culto.
Battesimo: Rinella di Tron Arnaldo e
CMetta.
Funerali: Mario Pcllenc.
lltllllMlllllllllllllllllllimiIflIllimilllMIMIIIIIItlI
Per la C. EV.A.A.
Per la Comunità Evangelica di Azione Apostolica: in memoria della sorella Sani, la Società Missionaria dei Coppieri (Torre Pellice)
L. 12.000.
intanto affidata a una Diaconessa di
St. Loup, sorella di Suor Rosalie, direttrice dell’Ospedale Valdese. Era
infatti nei giardini dell’Ospedale che
le orfanelle potevano trovare un po’
di sfogo, relegate com’erano all’ultimo
piano dell’austero palazzo, con le continue proteste dei vicini che si lamentavano per il chiasso prodotto dai vivaci bambini.
La ricerca di un’altra sede si imponeva, sia per poter rispondere al numero sempre crescente di domande
sia per poter concedere alle piccola
ospiti maggior spazio e possibilità di
rnovimento. Nel maggio del 1855 la
Sig.na Willyams e due altre membri
della benemerita associazione vennero a Torre Pellice e in compagnia del
Doti. Gilly e Signora (che vi compivano il loro ultimo viaggio) si misero
alla ricerca di un’altra località per
costruire a nuovo un edificio adeguato alla neccessità. Dopo lunghe ricerche la scelta cadde su un bellissimo
vigneto non lontano da Torre Pellice
sulla strada per Angrogna. Il proprie
tario lo cedette a gran malincuore, in
considerazione soltanto dei fini benefiici dell’opera. Il disegno del nuovo
orfanotrofio fu preparato e gratuita
mente offerto dall’Ing. Robert, la prima pietra fu posta il 26 maggio 1856
alla chiusura di im Sinodo e l'inaugurazione avvenne il 22 maggio del 1858
di nuovo in occasione del Sinodo. La
intera opera costò ben 37.000 lire e la
sera stessa deH’inaugurazione le quaranta orfanelle della Casa Vertù si
trasferivano in bell'ordine a prendere
possesso della nuova sede con la massima soddisfazione loro e di quanti si
erano occupati con tanta dedizione e
impegno alla realizzazione dell’opera.
LA SCUOLA
INDUSTRIALE
Ma a questo punto le associazioni
inglesi fondatrici dell’opera posero
sul tappeto una questione che era stata presente al loro spirito fin dai primi progetti, cioè la creazione di una
« Scuola industriale » collegata all’orfanotrofio. Si trattava infatti di fornire alle bambine un certo numero di
nozioni in vista di una attività artigianale che avrebbe potuto assicurare
loro una certa indipendenza e sicurezza economica nell’avvenire. Ma la
idea fu fortemente avversata sia dalle
élites valdesi che- trovavano utile fare
dell’orfanotrofio un vivaio per future
cameriere, sia, purtroppo, dalle famiglie che desideravano disporre al più
presto delle bambine non appena potevano essere in grado di guadagnare
qualche soldo lavorando presso una
famiglia, ovvero aiutandole nei lavori
di campagna. Malgrado questa opposizione il progetto andò avanti e due
orfanelle furono inviate a Firenze, nel
1860, proprio in occasione del trasferimento in quella città della Facoltà
di Teologia, sorta a Torre Pellice nel
1855. Erano con loro il Past. J. P. Revel e la moglie, che avevano iniziato
l’opera tra gli orfani a Bobbio. Il
Past. Revel era intanto diventato professore di storia alla Facoltà. Le due
onestà, probità, discrezione, capacità
di lavorare, facendosi una fama « que
n’ont pas suffi à détruire », come osserva opportunamente Jean Jalla.
LE DIRETTRICI
Per i primi decenni l’opera fu diretta da Diaconesse di Sf. Lòùp e dal
1892 da Direttrici italiane valdesi: nel
1892 da Caterina Malan, 1896 Ida Marsengo, 1899 Maria Forneron, 1902 Elisa Charbonnier, 1918 N. Arnoulet, 1924
P. Turin e Suor Ida Bert, 1925 Adele
Arias.
Dal 1939 la direzione dell’Istituto fu
assunta dalla Sig.ra Fini, già vice-direttrice e maestra di cucito dell’Istituto e con lei entrò a far parte dell’équipe educativa la Sig.na Edith Coisson
che doveva rimanere fino nel 1966,
mentre nel 1946 entrava anche la Signorina Yolanda Monnet. Sotto la di
razione della Sig.na Fini e della sua
collaboratrice FOrfanotrofio doveva at
traversare uno dei periodi più difficili, quello della guerra; in cui l’Istitut )
era affollatissimo (le bambine raggiun
sero il numero di 52) e il problema del
pane quotidiano, del riscaldamento e
di tutto quanto era necessario alla v ta della casa assunse una proporzione
al limite delle umane possibilità. Era
il tempo in cui le ragazze più grandi
guidate dalla Direttrice andavano a
piedi fino a Bobbio con i sacchi da
montagna per prendere le patate, me
le e castagne che le famiglie offrivano,
ma non erano in grado di portare fino a Torre Pellice. La fine della guerra normalizzò la situazione, per quan
to il problema finanziario non sia mai
stato risolto in modo soddisfacente.
Nel luglio del 1970 la Sig.na Fini la
sciava il suo servizio dopo ben quarantacinque anni di permanenza nel
l’Istituto di cui trentuno come Direttrice. Nello stesso anno prendeva l’incarico la Sig.ra Luciana Rossi, della
Chiesa Metodista di Intra, affiancata
ancora dalla Sig.na Yolanda Monnet e
dalla Sig.na Eldina Long ultima arrivata, lo scorso anno. La gestione de l’Istituto, affidata alla CIOV nel 1890
è stata riassunta dalla Tavola Valdese
dal 1 gennaio 1972 ed affidata a un
comitato di sua nomina.
Alberto Taccia
(Versamenti sul c.c.p. n. 2/46060:
Convitto Femminile Valdese, Via Angrogna 12, Torre Pellice, o accredito
sul conto n. 84751 presso il Banco di
Roma, sede di Torre Pellice).
uiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Pomaretto
Nei quattro sabati consecutivi seguenti:
19 e 26 febbraio, 4 e li marzo alla cappella
valdese di Perosa il Pastore Giorgio Tourn
parlerà su questo tema importante ed attuale ; Predestinazione e Libertà dell'uomo.
Tutte le comunità evangeliche e cattoliche
della Valle sono caldamente invitate a prendervi parte.
Servizio funebre. Il nostro pensiero di simpatia alla famiglia di Comha Enrico deceduto
improvvisamente a Pomaretto.
Riunioni prossime. Febbraio: martedì 22:
ore 20,30 ai Masselli; mercoledì 23 : ore 20,30
ai Maurini.
6
18 febbraio 1972 — N. 8
pag. 5
^‘Fui malato... \
Il Regio innno |
Contro la teologia corrente del suo :
tempo, per la quale il Regno di Dìo \
era lontano (Dio ci ha fatto grazie :
in passato, quando ha dorninato ;
1 Etntto oppressore e poi Babilonia, :
e nel culmine del regno davidico — :
Dio ci fura grazia in avvenire, quan- \
do verrà a regnare nel Messia davi- \
dico), Gesù ha predicato che il Re- j
gno di Dio era vicino. Lo dicevano j
anche alcuni altri, allora, come gli :
zelati e quei movimenti messianici |
cui accenna il libro degli Atti (5, .36 :
ss.); avevano torto, perché riteneva- :
no di identificarlo dove non era, ma \
avevano ragione nell’avvertire con \
passione il suo urgere: il Regno di \
Dio è un sogno evanescente in un \
nebuloso, lontanissimo futuro. j
È caratteristico che, concordi, i j
testimoni evangelici riferisccino che \
l’annuncio fondamentale di Gesù: \
« Il Regno è vicino », sia stato fin ;
dal principio indissolubilmente con- \
nesso con guarigioni numerose da ■
ogni sorta di malattie (si legga Mat- [
teo 4, 12-25 e paralleli): guarigioni ;
miracolose che non hanno lo scopo j
di convincere (e infatti non sono di 1
per sé creatrici di fede), ma di ac- \
■ compagnare e illustrare l’annuncio \
che il Regno è vicino, prossimo nel j
tempo e nello spazio, dal momento \
che nell’uomo Gesù Dio è con noi, \
■con tutta la sua sovrana potenza di \
vita. La assoluta, sovrana libertà di \
Gesù si manifesta nel fatto che per
lui non ci sono dati oggettivi insormontabili, condizionamenti assoluti:
né religiosi, né morali, né sociologi• ci, né scientifici, né biologici. Egli
può risanare, anche quando per la
medicina si tratta di un caso clinico
disperato, persino nel caso limite in
■cui la malattia ha seguito una parabola completa e definitiva concludendosi nel decesso. « Credi tu quegtoP ,, — è la domanda di Gesù. Il
Regno di Dio è questo. Questo accade quando si manifesta la sua sovranità, racchiusa come una carica
di dinamite nella persona, nella presenza di Gesù.
Ma non basta. Questa insistita associazione, fin dall’inizio del ministero di Gesù, fra annuncio e guarigione, la ritroviamo nel conferimento della missione ai suoi discepoli:
« Andate e predicate: Il regno dei
cieli è vicino. Sanate gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, cacciate i demoni... » (Matteo
10, 7-8). E in qualche misura i discepoli hanno effettivamente ricevuto
questa potenza, e gli Evangeli e gli
Atti hanno panno registrarne refficacia. Decrescente, pare. Tanto che
si è potuto porre l’interrogativo se
si trattasse di un fenomeno strettamente legato al periodo apostolico.
In realtà già la missione dei settanta, secondo Luca (cap. IO; lo stesso
mandato affidato agli apostoli viene qui dato ai settanta discepoli) e
numerosi accenni nella letteratura
apostolica indicano che il “dono” di
guarigione non era infrequente, nelle comunità cristiane primitive,
mentre è noto che esso, isterilitosi
largamente nelle chiese "storiche ,
riaffiora — magari in forme esagerate, quasi fosse il centro della fede
— in comunità quali quelle pentecostali.
Ma al di là del fenomeno specifico
del “dono di guarigione”, resta ■— e
ci interpella — il fatto^ che Gesù ha
annunciato la prossimità del Regno
anche guarendo dei malati, e che affidando ai suoi discepoli il compito
di riproporre il medesimo annuncio,
ha pure concesso loro — quando e
come a lui piace — i segni che accompagnano e illustrano tale annuncio. Questo fatto ci è presente,
quando ci troviamo alle prese con
la malattia, altrui o nostra? Oppure,
ad esser schietti, il nostro orizzonte
non va oltre il medico o il farmacista?
E chiaro che non si tratta, come
fanno taluni fanatici ingrati che non
possono legittimamente richiamarsi
all’Evangelo, di rifiutare le cure sanitarie per affidarci unicamente a
Dio. Si tratta invece, valendo ci con
gratitudine dell’ausilio della scienza
medica e farmacologica attraverso
l’impegno umano dei sanitari, di.non
ridurre la malattia a puro fatto biologico, serie di reazioni biochimiche
(o psicofisiche) obbligate, concatenate in un processo in cui le cose
vanno inevitabilmente come devono
andare, cioè in base a condizionamenti e a dati oggettivi fissi. Si tratta di credere che, attraverso la scienza o contro la scienza, mediante l’uomo o senza l’uomo, il Signore, il cui
Regno è vicino, può guarire, sempre. Se lo si crede, lo si chiede. B di
questa preghiera che .siamo poveri,
perché siamo poveri di questa fede.
Se .si crede e si chiede così, si può
certo ricevere la risposta che fu data all’apostolo Paolo, dopo insistente preghiera (2 Corinzi 12: 8 ss.):
« La mia grazia ti basta, perché la
mia potenza si dimostra perfetta
nella debolezza »; ma in questo caso
si può pur dire: « quanto sono debole, allora sono forte », in colui che
mi fortifica. È un atteggiamento totalmente diverso.
E può anche accadere che il Signore risponda guarendo. Un giorno
visitavo un fratello in ospedale. Il
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Da Torre Pellice
Pisa
Domenica 23 gennaio l’Assemblea di Chiesa
si è riunita presso la Foresteria Valdese alle
ore 10. Dopo la liturgia e la meditazione del
pastore Genre, ha preso la parola la commissione nominata nell’Assemblea di ottobre ondo ricavare dalla Relazione Annua i temi principali da sottoporre alla discussione. Questo
primo è stato introdotto dal fratello G. Venturi, che ha trattato il tema deU’assemblea di
Chiesa e dei vari modi per interessare il maggior numero possibile di membri. Dopo uno
scambio di idee sono emerse : la necessità di
richiamare costantemente i membri di Chiesa
a partecipare all’Assemblea e l’utilità che i
temi da trattare siano anche presentati nelle
riunioni quartierali e nelle riunioni di famiilia.
Il 30 gennaio, la nostra Comunità ha celebrato la giornata della Missione in comunione
con le nuove chiese africane e le chiese europee. Ha parlato il pastore Gustavo Bertin in
lingua francese. Il testo della sua predicazione era il versetto 8“ del primo capitolo degli Atti degli Apostoli.
Sabato 29 gennaio vi è stato un primo incontro dei genitori dei catecumeni dei quattro
anni col Concistoro e coi Catechisti. Un secondo incontro avrà luogo a Dio piacendo sabato 4 marzo alle ore 21.
Il dottor Loris Beili, reduce da un interessante viaggio di rappresentanza in Russia, ha
illustrato le tappe principali del suo viaggio
iu una serata organizzata dalla Società « E. Arnaud », completando il racconto con la proiezione di splendide diapositive e rispondendo
alle varie domande fatte dai presenti sulle
usanze e sui modi di vivere del popolo russo.
Ci hanno lasciati in attesa della risurrezione: Daniele Poet (Ciaperassa); Giovanni Ribotta (S. Margherita); Bartolomeo Mandolino
(Villa 2); Fanny Rivoira Malan, Ludovico
Bounous (Villa 1); Adele Bani (Fassiotti);
Margherita Eynard (Coupin); Mary Rostan
ved. Tron (Villa 2); Margherita .Tourdan ved.
Eynard (Coupin); Clementina Forneron ved.
Gay (Villa 2); Cesarina Bonansea (Inverso);
Enrico Bastia (Appiotti). Alle famiglie afflitte esprimiamo la nostra viva simpatia e
solidarietà.
Esprimiamo un affettuoso pensiero di grande riconoscenza aUa memoria di Mary Tron
che durante un ventennio, a fianco del marito
il pastore Giulio Tron, è stata presente in
tutte le famiglie della nostra comunità, nelle
ore liete come nelle ore del lutto e della prova.
* * *
L’Unione Femminile, diretta dalla signora
.Sonelli, continua a riunirsi due volte al mese
in uno spirito di fraterna e cordiale intesa.
Molti sono gli argomenti trattati di volta in
volta e tutti di grande attualità. Il 7 novembre, le nostre sorelle hanno pregato per i po
poli dcH’Africa, Europa, Asia, Oceania e dell’America latina, con le sorelle della locale
U.C.D.G. in profonda comunione eon tutte
le persone, che nel mondo intero, hanno consacrato una settimana particolare ai loro fratelli in distretta, con fede nella efficacia della preghiera.
Il pastore Sonelli, ha presentato il riassunto di un interessante racconto svedese di Natale, tratto dal volume <c Racconta la Bibbia
ai tuoi ragazzi » ed ha illustrato l’opuscolo
K Sono evangelico » opuscolo offerto ai bimbi
delle Scuole Domenicali a Natale, in cui troveranno tutte le risposte alle eventuali domande di compagni non evangelici.
Il prof. Augusto Armand-Hugon, ha rievocato il modo di celebrare la festa di Natale
nelle chiese riformate ed in alcune parrocchie
delle Valli Valdesi, dove l’usanza pervenuta
dai paesi nordici, di ornare alberi, aveva in
u." primo tempo suscitato varie reazioni.
Sempre del prof. A. Armand-Hugon la presentazione di alcuni personaggi ed il commento del libro di Giorgio Bouchard « I Vaidesi, una storia da rileggere ».
Infine la prof. Frida Malan ha parlato del
suo viaggio nel Ghana per partecipare ad un
convegno delle U.C.D.G. in cui erano rappresentate le unioni di tutto il mondo, comprese le copte. Intense le giornate di discussione che si protraevano spesso fino alla mezzanotte. Si è parlato di tutte le questioni vitali
riguardanti quel paese il cui capo è un professore metodista aperto alle riforme. Il Ghana
è un paese molto ricco , dedito all’agricoltura.
Vi è circa un mezzo milione di cristiani.
Il 27 febraio il dottor Loris Bein parlerà
del suo viaggio in Russia e presenterà delle
interessanti diapositive.
Lina Vare.se
La « tradizione valdese » riferisce sovente
che gli « antichi » Valdesi erano particolarmente dediti alla lettura della Bibbia, conosciuta e creduta come Parola del Dio vivente,
sul cui fondamento si erano costituiti quale
comunità di fede e di speranza, ed alla quale
facevano riferimento nel tempo della pace e
in quello della guerra, nella patria o in esilio,
nella persecuzione e nello slancio della evangelizzazione.
Sembra che i Valdesi di oggi, che pur dimostrano tanto attaccamento a consuetudini e
tradizioni, non si ricordino più di « questa »
che pure è l’unica « tradizione » davvero valida su piano biblico come permanente fondamento, in ogni tempo, della chiesa che crede
e che vuole vivere fedelmente la sua esistenza fra gli uomini.
Ringraziamo il Signore perché possiamo ancora incontrarci in due gruppi di Studio Biblico in cui una quindicina di persone (per
ora) si riuniscono per comprendere cosa il
Signore vuole dire e per comprendere la propria ubbidienza quotidiana nella fede. Si legge quest’anno il libro degli Atti apostolici.
Buona riuscita ha avuto il pomeriggio del
5 gennaio : festa dei bambini e agape fratern.i (con una trentina di persone); qualcuno
ha chiesto di fare più spesso degli incontri in
agape, che aiutano a superare la tristezza
dell’isolamento.
La Scuola serale — lavoro che un gruppo
di fratelli e sorelle sta portando avanti, assieme ad alcuni amici, a nome della comunità
— continua ad impegnare ogni sera nel servizio che si rende ad un gruppo di amici. In
una recente riunioneè stata esaminata l’impostazione del lavoro col quale si vuole raggiungere il duplice scopo di preparazione agli esami e di testimonianza evangelica.
Notiziario Evangelico Italiano
Il 26 febbraio a Torino
Convegno Biblico Giovanile
a ...pregate... perché la parola del Signore
si spanda » (2 Tessalonicesi 8)
Il terzo Convegno Giovanile Evangelico Interdenominazionale delFAlleanza Biblica Universale avrà luogo, a Dio piacendo, sabato 26
febbraio p. v. a Torino, nel locale della Chiesa
Evangelica di via Crissolo 8.
Programma:
14.30- 15 : Presentazione ed introduzione;
15 -16,30: Lavoro della Società Bìblica in
Italia;
16.30- 16,45: Intervallo;
16,45-18 : Consultazione;
18 -19 : Programmi e conclusione.
Renzo Bertalot
Il 3 marzo a Ivrea
I lettori ci scrivono
Quanto costa,
un presidente!
Un lettore, da Frauenfeld:
Signor direttore,
il trafiletto « Quanto costa il presidente »
nella prima colonna di: Uomini, fatti, situazioni, del caro fratello Peyrot fa dire :
alla grazia! per una fetta così grossa è
giusto che si faccia tanto rumore.
Viene anche da riflettere sul messaggio
di auguri che il neo eletto presidente ha
voluto inviare a noi emigrati. Dopo aver
formulato l’augurio per se stesso, che è
quello di poter assolvere il suo mandato
con l’aiuto di Dio, egli dice : tf È dunque
la patria che in questo momento vi invia
il suo saluto. La patria non è un mito, è
una realtà viva che si costruisce giorno per
giorno e si costruisce con l’adempimento
del proprio dovere in qualunque posto di
lavoro o di responsabilità ci troviamo collocati ». Cosi che abbiamo tutti lo stesso
dovere verso la patria: costruirla con il
dovuto amore e rispetto, anche se costa
sacrificio e umiliazioni.
No signor presidente, il suo messaggio è
solo delusione per gli emigrati, e forse anche per tanti lavoratori in Italia, perché
la patria si costruisce su un piano di giustizia sociale e di comprensione reciproca.
Soltanto quando vengono raccorciate le
vrandi distanze che dividono categorie da
categorie e si spezzano tutte le barriere di
ingiustizie che si compiono sotto il simbolo
della civiltà cristiana (e basta uno^ sguardo
nella periferia della “città eterna”), allora
si può parlare di costruire e si costruisce
nel nome di Dio, che non ha riguardi personali; allora anche la vita della presidenza italiana sarebbe più economa equiparandola al lavoro di un paio di centinaia di
operai anziché a quello di circa 4000, co*
m’è ora.
Se i principi e i grandi delle nazioni si
contendono il dominio per avere le redini
del potere, noi credenti almeno ci dichiariamo stranieri in questa terra perché la
nostra patria è nel cielo.
Fraterni saluti
Domemco Di Toro
suo caso era serio, e lo sapeva; uia |
sapeva che il Signore poteva risanar- =
/o __ me lo disse tranquillo, dicen- =
domi che glielo chiedeva con fiducia 5
perseverante e chiedendomi di farlo ^
io pure. Alcuni mesi piu tardi, ri- ^
prendendo a partecipare al culto, rni _
disse con la stessa tranqutllajiducia =
e con la stessa sobrietà che Dio ave- =
va risposto. A lui più che a me, lo ^
riconosco con umiliazione. =
Gino Conte i
“Sogno,,
di un 17 febbraio
Una lettrice, da Riclaretto:
Sia il nostro 17 febbraio giorno di preghiera per Tumanità intera e di ringraziamento. La libertà fu concessa ai nostri padri per le innumerevoli preghiere e supplicazioni che salivano a Dio dal cuore dei
valdesi perseguitati e oppressi. Poiché anche il cambiamento di tempo era sempre
in loro vantaggio (spesso una colonna d’as;
salto si trovava avvolta in una fìtta nebbia; e il grano che trovarono sotto alla
neve alla Balsiglia?), ciò significa che una
mano invisibile li guidava, contro la quale nessun uomo poteva lottare. Quale spettacolo dovevano presentare su quei monti
quei pochi valdesi, i vecchi armati d’.archìbugi, quei ragazzi con le fionde, i giovani
con le picche, i pastori con la Bibbia e
prima di combattere tutti si inginocchiavano alzando il viso e le mani al cielo per
domandare a Dio la vittoria. Se Dio :ion
fosse stato al loro fianco per aiutarli e
proteggerli, come potevano vincere pochi
uomini senza armi contro gli eserciti cosi
numerosi e ben armati? Dio ha voluto dimostrare agli uomini potenti di quei tempi che non contano le armi né il numero
degli uomini, ma solo chi invoea sinceramente il Signore sarà salvato. Dio ha vegliato e protetto i nostri padri perché vivevano in comunione con Lui e la preghiera era la loro forza.
Ma noi eredi di una storia così gloriosa ci allontaniamo da Dio e le nostre chiese sono quasi vuote. Con tristezza penso .ai
pastori che devono predicare in queste
chiese. Il 17 febbraio mi ricorda non solo
la fine di una guerra religiosa, ma la fine
di un odio che esisteva fra gli uomini.
Imitiamo i nostri padri nella preghiera,
affinché Dio possa presto stabilire il Suo
regno di pace e amore ovunque esiste
l'odio e la guerra. 1 nostri padri amarono
la nostra patria fino al sacrificio, ben sapendo però che la loro patria non era dì
questo mondo ma in cielo, quella che Gesù serba per i suoi fedeli; vivevano su questa terra ma ad essa non appartenevano,
per loro vivere era solo Gesù Cristo. Essi
perdonavano e pregavano per i loro nemici, ben sapendo che solo chi compie
opere buone appartiene al Signore. E quando tutti gli uomini si ameranno come fratelli il mondo cambierà volto, perché sarà la luce delTevangelo di Gesù Cristo che
risplenderà su tutta la terra. Solo amando
la nostra Chiesa, sacrificandoci per il bene
delTumanità e seguendo Colui che in croce morì per salvarci, e che ci dice: (f Amatevi come io vi ha amati », il 17 febbraio avrà per noi un vero significato.
C. E.
Convegno monitori
Il convegno monitori che da quattro anni
in qua si teneva a S. Fedele Intelvi nel mese
di marzo, avrà luogo quest’anno a IVREA,
il 5 marzo nel locali della Chiesa Valdese Stradale Torino, 217.
Il Prof. Ezio Ponzo delFUniversità di Roma
ci parlerà sul seguente argomento : « Credenze infantili e alienazione religiosa ». Avremo
il tempo per discutere intorno ai problemi presentatici e per presentare il lavoro ed il materiale del consiglio delle scuole domenicali.
Programma:
ore 10: Culto con la comunità locale (Past.
E. Rostan);
ore 11-12,30: Conversazione del Prof. E. Ponzo e discussione;
ore 12,45 : Pranzo (a cura della comunità);
ore 14,30 : Prosegue la discussione - Programma e orientamenti del CNSDI (Past. Th.
Soggin);
ore 16 (circa): Conclusione e tè.
Prenotarsi entro il 27 febbraio presso il
Pastore. E. Rostan, Stradale Torino, 272 10015 IVREA (Torino).
Il Consiglio Nazionale
delle Scuole Domenicali
iiiiiiiiiiiiiiiniitiittiiiiiiiiiiiiiiiiitmirnimiiiiiiiiiMMiMi}
Organizzato da
‘‘La Voce del Vangelo”
Un interessante e
economico tour
evangelico in Israele
Un tour di 10 giorni in Israele e Grecia,
per visitare alcuni dei luoghi più importanti
nella storia biblica è stato preparato dalla Voce del Vangelo per la prossima primavera, dal
22 aprile al 1 maggio.
« Il problema della storicità degli eventi che
sono alla base della nostra fede è più importante che mai per noi che affermiamo che Dio
e veramente diventato uomo, ed è morto e
risuscitato per la nostra salvezza », afferma
William Standridge, che guiderà il tour.
« Oltre alla visita dei luoghi e città d’interesse, come Gerusalemme, Nazareth, Bethlehem, Atene e Corinto, visiteremo anche gli
scavi archeologici dì Meghiddo, Gerico e
Qumran, in cui le .scoperte fanno rivivere alcuni momenti della storia biblica. Nelle città
in cui ci fermeremo, ci incontreremo con credenti evangelici del luogo, un professore, un
medico missionario, un pastore evangelico, che
ci informeranno anche su ciò che attualmente avviene in questi paesi ».
È ancora possibile prenotarsi, ma i posti
per il tour sono limitati. Il costo complessivo
del viaggio è di L. 188.000 per persona, compreso alberghi e tutti i pasti, andata e ritorno in aviogetto di servìzio normale, escursioni e guide. Siccome il tour sarà di interesse
particolare per pastori, anziani e evangelisti,
uno sconto particolare sarà praticato a chi è
ili «servizio cristiano a pieno tempo. Un pieghevole a colori con tutte le informazioni e il
preciso itinerario sarà mandato a chi lo richiede tempestivamente a: La Voce del Vangelo. Via Pozzuoli. 9 - 00182 Roma.
Luserna S. Giovanni
ASILO DEI VECCHI
Offerte in memoria
della Sig.na Marta Turili: Emilio Luzzatti, Torino L. 10.000, Olga Luzzatti Calderan,
id. 10.000; dei miei Cari: Matilde Bellion 25
mila; di Roberto Allio: Vedova Emilia AllioAyassot 15.000; di Margherita Chauvie nata
Malan: l’Unione Femm. Vald. di Luserna S.
Giovanni 4.000; di Geymonat Maria Vedova
Tourn: l’Unione Femm. Vald. di Luserna S.
Giovanni 4.000; di Lidia Rivoir Ved. Avondet: TUnione Femm. di Luserna S. Giovanni
4.000; di René Revel; Germaine Revel 100
mila; di Emilia Gay Ved. Peyrot; Marcella,
Fernand ed Alberto 30.000, Unione Femminile di Sanremo 10.000, le sorelle E. L. G. Gay
15.000, alcune amiche deR’Unione Femm. di
Vallecrosia 22.000; di Frodino Balmas; Mamma e Papà 50.000, Matilde Bellion l.ÓOO, M.
Bounous 5.000, Maddalena e Yvonne Allio
5.000, Emilia Allio-Ayassot 5.000, Davide Allio e Signora, da Feltre 5.000; di Giovanni
Boer; i figli Piero e Niuy 10.000, Maddalena
e Ivonne Alilo 5.000, Emilia Allio-Ayassot
5.000, Famiglia E. Jalla 5.000, Giulia e C
A. Balmas 5.000, Davide Allio e Signora, Fel
tre 10.000; del Prof. Guido Malan; N. N
75.000; della Mamma Georgette Rivoir Ved
Bounous; Attilio Bounous 15.000; della no
stra cara Etiennette: le cognate L. CambeUot
ti e M. Bounous 10.000.
Offerte varie
Dalla Chiesa di Genova a mezzo del Sig.
Paolo Marauda L. 15.500; Dott. Carlo e Jolanda Varese, Torino 5.000; Edina Ribet 5
mila; Gamba Ved. Ambrosio 1.000; N. N., riconoscente al Signore 5.000; Anita Peyrot e
figli 50.000; D. E. 500; Stallé Giovanni 1.000;
Fiorindo Carcaro 50.000; Offerte per la domenica del raccolto 17.500; Gruppo Evangelico di Uitikon 22.795; Prefettura di Torino
30.000; E. A. A. Coucourde, S. Germano Chisóne 10.000; Ade Mourglia Kramer 5.000;
Melanie Peyronel 10.000; Jourdan Luigi 6
mila; Alberganti Luigia Ved. Olearis (lascito)
32.100; Unione Femminile di Vallecrosia 15
mila; N. N. 500; Canale Aldo e Jarvin Elsa,
Ivrea 3.000; Ricci Enzo e Letizia, Ivrea 2.000;
Bértarione Bice, Ivrea 5.000; Elvira e Guido
Decker, Torino 12.000; Bianca e Carlo Malan
10.000; Comune di Luserna San Giovanni
200.000; Lega Femminile Evang. di Como
40.000; Lilia Malacrida, Como 2.000; Revel
Bonin Dorina 20.000; Coisson Ernesta 12.150;
Tullio Dondé, Roma 2.000.
Ringraziamo vivamente per queste offerte,
ogni dono per la nostra opera viene ricevuto
con molta riconoscenza. I versamenti possono
essere effettuati sul c.c. n. 2/16974, intestato
a: Asilo per i vecchi, 10062 Luserna San
Giovanni (Torino).
imimiiiiiiiMiiuiimiiiimmimiiiiiiMMiiuimuiiiiiimiii
IN MEMORIA DI FEDERICO BALMAS
Per l’Ospedale
Evangelico Valdese
di Torino
Odette Eynard ved. Balmas 100.000; Giulia
e Carlo Alberto Balmas 250.000; Dario e Liliana Varese 100.000; Federico Marauda 100
mila; Letizia Marauda Bonnet 20.000; le zie
e zio Rita, Margherita, Susanna e Jean 20.000;
cugini Balmas, Macri, Peyrot 65.000; Flora e
René Pons 30.000; André e Livia Pons 5.000;
Lilline Beux 5.000; Iolanda e Carlo Varese
30.000; Franco e Pucci Varese 30.000; Ivonne Codino Costantino 10.000; M. Jon-Scotta
10.000; Luisa Feltrini Bella 10.000; Laurentia e Giuseppe Beiforte 100.000; Giovanni
e Luisa Cambellotti 5.000; Aldo e Elena Ribet 20.000; Arturo e Ester Balma 10.000:
Alice e Mirella Forneron 10.000; Lisetta e
Lionello Gay 25.000; Rosamaria Cottino Russo 5.000; Albina e Mario Miglio 5.000; Laura
Primo ved. Jon-Scotta e Lilia Deiana 20.000;
Linda Botti Scaccioni 10.000; Giorgio e Mirella Giampiccoli 5.000; Guido e Lilly Robba
5.000; RIV-SKF (Presidenza, Consiglio di Amministrazione, Collegio Sindacale, Comitato
Direttivo, Direttori, Vice-Direttori, Dirigenti
[anche ex]. Impiegati ed Operai, Direttivo
Gruppo Anziani Torino, Società RIV-SKF,
Società Imperiai RIV) 2.000.000.
L’imporlo della sottoscrizione sarà destinato,
per espressa volontà dei familiari, alla creazion, di una sala di rianimazione cardio-respiratoria che sarà dedicata al ricordo di Federico
Balmas.
Gesù disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muore, vivrà.
(Giov. 11; 25)
Il 1» febbraio 1972 il Signore ha richiamato a Sé
Mario Benvenuti
Ne danno il doloroso annunzio: la
moglie Anita Pons, la cognata Ida, la
figlioccia Graziella Jahier, le cognate,
i cognati e i nipoti.
I funerali hanno avuto luogo a Torino il 3 febbraio 1972.
I familiari della compianta
Aline Pons vecd. Genre
ringraziano sentitamente tutte le persone che si sono prodigate nella triste circostanza.
Un grazie riconoscente al dott. Vivalda, alla Signora Salengo, al Pastore Cipriano Tourn e a quanti le sono
stati vicini durante la malattia.
Perosa Argentina, 10 febbraio 1972.
7
pag. 6
N. 7 — 18 febbraio 1972
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
L’ONU in Africa
Nella prima settimana di febbraio
si è tenuta a Addis Abeba, la capitale
dell’Etiopia, la prima sessione africana del Consiglio di sicurezza dell’ONU
in Africa. Si tratta di un fatto assai
importante il quale, oltre a testimoniare la funzione mondiale dell’Órganizzazione, ha anche visto per la prima volta nella storia delle Nazioni
unite, la partecipazione di un elevato
numero di rappresentanti dei movimenti di liberazione africani che hanno potuto far sentire la loro voce e
hanno potuto così denunciare e documentare ancora una volta la tragica
situazione dei loro paesi.
I giornali di « informazione » hanno parlato assai poco di questa assemblea, forse a causa dei temi scottanti e delle pesanti complicità occidentali, e forse anche perché l’Italia
non vi ha fatto una gran bella figura.
Che il tema fosse di scottante attualità si comprenderà subito quando si
precisi che esso era quello dell’emancipazione dei popoli africani ancora
sottoposti all’oppressione razziale o
coloniale, quali quelli della Rhodesia,
della repubblica del Sudafrica, della
Namibia, della Guinea Bissao, dell’Angola e del Mozambico.
Com’è noto, nelle prime due regioni vige il regime dell’apartheid mediante il quale un’esigua minoranza
di bianchi sfrutta e tiene in stato di
semi-schiavitù la maggioranza africana « rea » non tanto di aver un colore diverso della pelle, quanto di vivere in territori dalle immense ricchezze.
La situazione della Namibia (che
comprende le ex colonie tedesche dell’Africa del sud-ovest) è analoga a
quella del Sudafrica, infatti questa regione continua ad essere sotto la sua
illegale « amministrazione », malgrado vi siano già state in precedenza
delle precise denuncie dell’ONU e il
suo invito al Sudafrica ad abbandonare la regione. Ora, il Consiglio di sicurezza (le cui risoluzioni, a differenza di quelle dell’Assemblea generale,
hanno valore esecutivo) con una votazione unanime ha sancito l’illegalità
della dominazione del Sudafrica sulla Namibia ed il suo diritto all’autodeterminazione. Quanto prima saranno aperte delle trattative fra il segretario generale dell’ONU e il governo
di Pretoria che ci auguriamo possano
giungere al più presto ad una soluzione giusta e definitiva.
E stata poi votata una risoluzione
che condanna i recenti accordi anglorhodesiani (di cui ci siamo già occupati). E stato proprio in tale frangente che l’Italia si è astenuta. La spiegazione fornita dalla delegazione italiana è che essa si era adoperata « per
giungere a un compromesso » e che,
siccome questo compromesso non era
stato raggiunto, si era astenuta (affiancata in questo dagli USA, dalla
Francia, dal Giappone e dal Belgio).
E poi intervenuto il « veto » britannico che ha bloccato tutto.
Per quanto riguarda le colonie portoghesi dell’Angola, della Guinea Bis
155 mila richiamati
alle armi nel 1972
Leggiamo su L’Unità del 12 febbraio:
« La Gazzetta Ufficiale del 10 febbraio ha pubblicato un decreto presidenziale che autorizza il ministero
della difesa a richiamare alle armi nel
1972 fino a 155.231 cittadini (oltre a
quelli di leva) che si trovino in congedo illimitato e ancora soggetti a obblighi militari. Si tratta della più massiccia autorizzazione al richiamo registratasi negli ultimi anni. Sulle ragioni
di un così eccezionale provvedimento il
decreto si limita a richiamare "la necessità di effettuare richiami per esigenze speciali e per istruzione .
...Il ministero della difesa stabilirà
oer ogni arma, servizio, categoria, specialità e ruolo il numero dei cittadini
da richiamare.
...Già alcuni mesi addietro 1 opinione
pubblica ebbe a chiedersi il senso del
richiamo in servizio di alcune migliaia
di carabinieri. Non vi è dubbio che la
notizia odierna sarà accolta non senza
preoccupazioni. Il serio momento politico e sociale che il paese attraversa
non con.sente che questioni di tal genere siano rLsolte senza che i cittadini
ricevano tempestive e convincenti informazioni e assicurazioni non solo di
ordine giuridico-tormale, ma politiche
e tecniche ».
compagnia degli USA, della Gran Bretagna, della Francia, del Belgio e dell’Argentina. Non è difficile notare che
i primi quattro paesi sono tutti
« atlantici »: col loro gesto, non hanno voluto dispiacere all’alleato Portogallo e porre allo stesso tempo una
ipoteca sulle lucrose relazioni commerciali-militari che con esso intrattengono. Ad esempio, per quanto riguarda l’Italia, alcune grandi e grandissime aziende (come la FIAT) sono
impegnate con contratti di fornitura
di materiale bellico al governo portoghese.
Criminalità
e forza pubblica
Il recente caso del tabaccaio di Albano che ha ucciso con un colpo di
pistola un malvivente che, con altri
due, cercava di rapinarlo ha suscitato
le reazioni più disparate. C’è chi depreca questo ricorso alla violenza contro la violenza e chi invece solidarizza con lettere e messaggi di plauso e
di rallegramenti. Anzi, gli è stata addirittura conferita una specie di « medaglia al valore », una « T » d’oro che
di norma l’associazione dei tabaccai
conferisce a chi onora in qualche modo la categoria.
Ma accanto a questi fenomeni, più
o meno comprensibili a seconda di come si intenda la «legittima difesa » e
la questione di portare le armi, un altro, più subdolo e perciò ancor più
pericoloso, è dato daU’atteggiamento
di tante altre persone che auspicano
(e in parte hanno già realizzato) la costituzione di vere e proprie pattuglie
armate che girano per le città per
cercare di sorprendere eventuali malfattori da far fuori. La cosa è doppiamente preoccupante, sia per il fatto
che si cerca di « legalizzare » un sistema di giustizia sommaria e sia perché possono prendere sempre più piede coloro che hanno l’interesse a tirare la corda della tensione sociale,
come ad esempio i fascisti. In altre
parole, queste squadre di « giustizieri privati » potrebbero costituire un
valido pretesto per raggiungere scopi
di natura politica.
Che nel paese si verifichino numerosi e gravi episodi di criminalità è
sin troppo chiaro, ma è vero che la
nostra società « permissiva », cui le
suddette persone vorrebbero contrapporre lo « Stato deirordine » sta croilandò nell’abisso della delinquenza?
sao e del Mozambico, tenute sottomesse dalla «madre patria» con il
terrore e colla guerra, e stata votata
una risoluzione che chiede al Portogallo « la immediata cessazione delle
guerre coloniali e delle repressioni sui
territori africani sottoposti al suo dominio, il ritiro delle truppe portoghesi e il riconoscimento dei popoli dell’Angola, del Mozambico e della Guinea Bissao all’autodecisione e all indipendenza ». Anche in questo caso
l’Italia si è astenuta e per di pm non
ha fornito alcuna « spiegazione ». Ma
non si è astenuta solo l’Italia: era m
Una sola prima cifra basterà per sfatare questa leggenda. Il record in senso assoluto dei reati commessi spetta al 1938, in pieno fascismo dunque:
vi sono stati un milione e 206.728 crimini contro i 909.803 del 1968. Secondo un’indagine de L’Espresso, per
quanto riguarda gli anni 1970/71, se è
vero che la criminalità ha continuato
a crescere in tutti i paesi a sviluppo
industriale parallelamente all’aumento del reddito (anche questa è una
conseguenza della « civiltà dei consumi»!) in Italia questo rapporto si è
mantenuto al livello più basso in campo europeo. Infatti, mentre rispetto
al 1969 sono diminuiti i reati (—6,35
per cento) contro la persona e la vita, e quelli contro la moralità e la famiglia (—16,71%), sono aumentati del
19,5% quelli contro il patrimonio.
Vi sono poi tante altre persone che
ritengono insufficienti le forze di polizia e chiedono il loro potenziamento.
Costoro forse non sanno (o lo sanno
benissimo) che l’Italia detiene il primato della polizia più numerosa d’Europa e d’America (sei poliziotti per
mille abitanti), assieme a quello della
più elevata percentuale di casi insoluti rispetto ai reati commessi.
Ma, allora, come mai questa enorme sproporzione fra il numero dei tutori dell’ordine e dei crimini? La cosa si spiega essenzialmente con due
motivi: il primo (ne abbiamo già parlato nel numero del 30 luglio scorso)
è che, su 77 mila poliziotti, diverse
migliaia fanno i camerieri, _ fanno la
spesa per prefetti e questori, gli auti;
sti per ministri e sottosegretari, i
guardia-notturni alle abitazioni ^ dei
parlamentari. In secondo luogo, l’uso
« politico » che la classe dirigente italiana ha sempre fatto di essi: almeno
l’85% dell’organico viene distolto dai
compiti istituzionali della difesa del
cittadino per i cosiddetti servizi di
« ordine pubblico ». A oltre vent’anni
di distanza è ancor oggi valido quanto diceva Calamandrei: « Questa nostra polizia funziona in realtà assai
bene per difendere la società; ma oggi la società borghese non si sente
minacciata da grassatori e da ladri:
s' sente minacciata dal bracciante che
occupa il latifondo e dall’operaio che
occupa la fabbrica». Oggi si potrebbe aggiungere: dalla contestazione
studentesca e dal costante aumento
della protesta pacifista e antimilitarista.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
VjnillinillllllllllMUIIIlMMlllMllllllllllllllllllll'''ffil''''''"'''''''''"'''"'''''''''''"''""^‘'""'''''''''""'''’^
Il CEC e gli aiuti ai mmiiminiti africani di liberaiinne
(segue da pag. 3)
sione di termini. Se parliamo dell’Unione Sudafricana, parleremo di razzismo, ma non di colonialismo: la popolazione bianca, presente da circa
300 anni nella regione a suo tempo
praticamente disabitata, è evidentemente « indigena ». Se parliamo delle
colonie portoghesi, parleremo di colonialismo (anche se i Portoghesi insistono che si tratta di territori « oltremare » come la Francia diceva dell’Algeria negli anni ’50; ma nelle colonie
portoghesi abbiamo un regime infinitamente più mite), ma non di razzismo, dato che il Portogallo non ha
mai praticato in passato o in presente una discriminazione basata su criteri razziali: il Brasile, dove Europei
e gente di colore si sono mescolati attraverso i secoli, ne è un esempio. Solo nel caso della Rhodesia è possibile
parlare di razzismo e di colonialismo,
anche se il primo elemento sembra
avere il sopravvento sul secondo: da
un lato infatti i bianchi rhodesiani sono anch’essi là dal secolo scorso, dall’altro però impongono con la forza la
propria supremazia sul resto della popolazione; situazione dunque simile,
anche se non identica, a quella del
Sud-Africa. Inoltre non vi è dubbio che
sia il C.E.C. che le Chiese che direttamente collaborano al programma contro il razzismo ed il colonialismo abbiano accentuato con particolare compiacenza il proprio schieramento con
i movimenti africani di liberazione. La
realtà è un’altra: il piano finanzia tutta una serie dì progetti dei quali il citato costituisce solo una minima parte. Si tratta di aiuti a vari popoli che,
se non aiutati, corrono il rischio della
estinzione fisica o almeno etnico-culturale, soverchiati come sono dall’urto
secolare con la civiltà occidentale, ma
che oggi non si possono certo considerare oppressi: per es. i Maori della
Nuova Zelanda e delle isole viciniori.
Naturalmente, quando un’entità ecclesiastica finanzia un rnovimento rivoluzionario, ciò « fa notizia » e viene ampiamente diffuso dalla stampa; la creazione di istituzioni culturali autoctone
e il loro finanziamento presso popoli in
via di estinzione non è un tema così
interessante e la stampa può anche
ignorarlo. Dato che circa il 70% dell’aiuto delle Chiese e del C.E.C. va appunto verso progetti del secondo tipo,
la stampa lo ha largamente ignorato,
ma è strano che il C.E.C. e le Chiese
non abbiano provveduto essi a far tornare i conti: si sarebbero risparmiati
una serie di attacchi!
Resta l’interrogativo di fondo: può
la Chiesa appoggiare dei movimenti
che hanno scelto la rivoluzione violenta, per quanto giusta, anche se
con aiuti nel campo assistenziale, che
però si sottraggono ad ogni loro controllo? Non è qui il caso di riprendere
una discussione che credo sia stata
esauriente. Personalmente penso che,
sulla base della relazione della commissione sinodale ad referenduin sul
tema inviata da poco ai consigli eli
chiesa, esortazioni alla mansuetudine,
alla sopportazione ed al martirm da
parte di chi se ne sta, come noi, piu
o meno al sicuro, a persone che^ soffrono di uno stato di violenza eh esse
non hanno contribuito a creare, e una
posizione troppo facile e comoda. Ma
se decidiamo per una scelta di appoggio ai movimenti di liberazione, deve
trattarsi ¿’una scelta responsabile, che
investa tutta la Chiesa e non solo alcuni suoi organi dirigenti oi suoi rappresentanti davanti al C.E.C.; ma anche sappia discernere a chi vada 1 aiuto in questione e se si tratta di movimenti validi e vitali, capaci di mantenere gl’impegfti assunti. Altrimenti assumeremmo una posizione che riscnia
di compromettere non soltanto il lavoro presente, ma anche quello futuro, creando al posto di una progressiva sensibilizzazione delle Chiese sentimenti di ¿iffidenza, la sensazione che
accordi al vertice hanno scavalcato le
comunità e che i denari da esse offerti sono stati stornati per fini diversi
da quelli ai quali erano destinati. Un
anno fa circa un membro hene informato della Chiesa dell’Assia^apau,
personalmente favorevole all offerta in
questione, mi diceva che tale era stata l’impressione che l’operazione aveva prodotto su alcuni membri di Chiesa, causando un certo numero di dimissioni dalla medesima. Probabilrnentc un buon lavoro di sensibilizzazione
avrebbe potuto evitare gran parte dei
malintesi ed anzi, aumentare le disponibilità finanziarie per questo genere di aiuti.
Tale lavoro di sensibilizzazione, da
noi come altrove, non viene fatto. E
non mi si citino statistiche di articoli
scritti sull’argomento: sono ®
vero, ma spesso composti sulla base
di notizie inesatte o chiaramente tendenziose, rispecchianti la scelta politica degli estensori, una scelta che nessuno intende loro impedire, rna che altri membri di Chiesa non si sentono
d’accettare. In altre parole, non si tratta di lasciar andare le cose come vanno, accettando così, anche se tacitamente, il razzismo ed il colonialismo,
ma si tratta anzitutto di sensibilizzare
L’ANGOSCIA DEL COMUNISTA
■jF Quanto sta accadendo nell’URSS,
e più ancora nella Cecoslovacchia, getta fatalmente in una terribile crisi
molti comunisti che credettero fervidamente nella loro ideologia e per essa tenacemente lottarono. Molto significativo, in proposito, è il seguente articolo di Vercors (pseudonimo ¿i Jean
Bruller), scrittore, disegnatore, uno
dei fon¿atori (nel 1941) delle « Editions de minuit » (nelle quali egli pubblicò il libro: « Il silenzio del mare »).
«Tutto ricomincia? Vi ricordate, voi
miei contemporanei, di trent’anni fa:
il sentimento d’impotenza che avevamo quando Vichy lasciava o faceva arrestare i nostri amici, lasciava o faceva licenziare dei professori o degli alti funzionari, lasciava o faceva ridurre alla miseria degli intellettuali troppo critici, lasciava o faceva portar via
migliaia d’innocenti verso una destinazione sulla quale coloro che avevano permesso od ordinato tali sequestri, ostentavano pudicamente di chiudere gli occhi? Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno ci giungeva una di
tali notizie, e che facevamo? noi stringevamo i pugni. Sì, noi li stringevamo
con una rabbia impotente, e la nostra
azione si fermava lì: perché noi non
potevamo far nulla. Nulla che potesse
impedire quei delitti, quelle ingiustizie, quei licenziamenti, quegli arresti.
Ciascuno, ahimè!, agiva seguendo il
proprio temperamento... Eluard scriveva dei poemi ed io glieli pubblicavo;
altri stampavano giornali; altri ancora, si univano ai partigiani, oppure facevano saltare dei treni, oppure uccidevano in pieno giorno degli ufficiali
tedeschi. Ma tutto ciò non faceva uscire i nostri amici dalle prigioni, né restituiva le cattedre ai professori licenziati, né riconduceva in famiglia i deportati, né faceva risorgere i fucilati.
Allora, ad ogni nuova sopraffazione,
noi stringevamo i pugni con rabbia impotente, perché noi non potevamo far
nulla per impedirlo.
Ed ecco che si ricomincia. Ricomincia il sentimento d’impotenza, a causa
di quanto succede a Praga e in tutta
la Cecoslovacchia.
Si perseguitano i nostri amici, tutti
buoni comunisti. Qua li si licenzia, li
si priva del posto, là li si esclude dalle unioni al di fuori delle quali uno
scrittore non può pubblicare, un drammaturgo far eseguire le proprie opere,
un architetto costruire; si espellono t
professori dalle università, li si obbliga a fare i manovali o i verdurieri, con
compensi al disotto del minimo vitale, li si priva dei diritti civili, li si scaccia dagli alloggi; i loro figli vengono
scacciati dalle scuole. In breve: li si
perseguita in tutti i modi, prima che
infine vengano arrestati. Ci si accanisce contro di loro con un rigore che
puzza di vendetta e che ricorda antichi fetori. Ed ecco che nuovamente,
contro tutto questo, contro questa cattiveria che rivela l’ansia d’un’odiosa
rivincita, noi non possiamo che stringere i nostri pugni impotenti. Perché
noi non possiamo far nulla.
Noi, io, i loro compagni, i loro amici. Non far nulla, se non quanto io faccio qui: scrivere queste povere parole
di rivolta che non serviranno a niente, che non otterranno niente. Parole
nelle quali non oso neppure citare dei
nomi, per paura d’attirare su di loro
nuove disgrazie. Non far nulla, se non
redigere, ancora una volta ed invano,
una supplica o una protesta, farla firmare da centinaia di nomi prestigiosi,
da diecine di premi Nobel, e non ottenere poi neppure una risposta, neppure un cenno di sollievo, né una giustificazione: soltanto il silenzio nero del
cinismo sdegnoso e della derisione.
Perché Hitler ha vinto la guerra.
Ogni giorno che passa lo dimostra.
iMiiMiiiiiiiiiimiiiiiiiiMiiiiiMiimiiiiiiiiiimiiiMmiiiiiiiii
il membro di Chiesa a questi problemi, mostrandogli ch’essi esistono indipendentemente da ogni scelta ideologico-politica; ma poi anche schierarsi
con movimenti la cui validità sia palese: nessuno appoggerà una rivoluzione che lascerà dietro di sé un caos
uguale se non peggiore di prima. E la
questione dei rendiconti non venga
considerata assurda o addirittura umiliante per il ricevente: chi riceve (ed
il sottoscritto, che da parecchi anni
lavora per un ente della Chiesa che
riceve praticamente tutto quello che
consuma, ne sa qualcosa), ha il dovere, e non solo morale, di rendere conto di quello che spende e di come lo
spende.
Infine ricordiamoci che gran parte
delle Chiese « donanti » hanno nei propri paesi problemi che assumono chiari connotati razzisti, come le Chiese
europee, o che lo sono chiaramente,
come negli Stati Uniti. A casa nostra
è facile ottenere l’informazione di cui
abbiamo bisogno: basta per es. viaggiare sul treno Torino-Torre Pellice ed
udire come operai anche valdesi si
esprimono sui loro compagni meridionali. Il razzismo va combattuto, ma
perché la nostra lotta sia credibile, deve cominciare da casa nostra.
Hitler l’ha persa sul terreno, ma l’ha
vinta nelle vene, nei cuori. Ovunque,
dopo di lui, regna la violenza (se non
il cannone) in modo piu o meno pesante: è la potenza delle polizie. A Praga, a Brno, a Bratislava, un regno solo senza giustizia. Perché non vi permane che una sola legge: riprendere
e conservare il potere a qualunque
prezzo, annientare ogni disaccordo,
ogni non-conf or mismo, fosse anche a
prezzo del sacrificio, per generazioni,
della cultura ceca e slovacca. E noi
non possiamo far nulla.
V’è un partito chè avrebbe potuto
forse far qualcosa, un par. ito che non
ho bisogno di nominare. L’avrebbe potuto fare, se avesse voluto agire in
tempo: ma esso non l’ha fatto. Quando, nell’autunno che seguì l’intervento
dell’armata rossa, io andai a Praga,
uno degli alti responsabili di quel partito mi affidò l’incarico di certe commissioni e quello di trasmettere sentimenti d’amicizia per i suoi colleghi
laggiù in difficoltà.- Neppure lui voglio
nominare: se egli mi leggerà, riconoscerà sé stesso. Tornai quell’anno da
Praga con un residuo di speranza:
quello almeno che non si sarebbe instaurata l’orribile caccia alle streghe
dei tempi del disprezzo. Un anno più
tardi, tornato a Praga, quella speranza era scomparsa: tutti lo sapevano, a
Praga e in tutto il paese, che gli arresti stavano per cominciare. Appena
rientrato, io inviai al responsabile sopra citato, i cui amici di Praga erano
i primi presi di mira, un S.O.S. urgentissimo. A quell’epoca ancora, un intervento energico del partito fratello
avrebbe potuto frenare e sospendere
la tragica evoluzione. Ma non ebbi risposta alcuna. E nulla è stato fatto.
Ragion di Stato, evidentemente, l’abominevole ragion di Stato. Perché Hitler ha vinto la guerra.
E l’elenco prosegue. Hitler ha vinto
la guerra in Grecia, ovviamente, in
Spagna e in Porto'gallo, in Brasile e in
Turchia, senza parlare del Vietnam e
della Cambogia. Ma egli l’ha vinta anche là dove la speranza d’un mondo
migliore, la lotta per un mondo migliore faceva credere, dopo il XX congresso, che non si sarebbero p’ù riviste le
detestabili iniquità che offuscarono il
socialismo e gli costarono tanti buoni
comunisti: Bukarin, Rajk, S'ansky,
Clementis... Ed ecco che si ricomincia
e che l’elenco si allunga, meno micidiale e meno funebre, ma non meno detestabile: Siniavskv, Daniel, Grigorenko, Boukovsky, e Solgenizin colpito di
ostracismo, e gli ebrei scacciati dalla
Polonia, ma Trepper agli arresti di rigore... Ed ora laggiù, in Boemia e in
Slovacchia (ora e fino a quando?), perseguitati e imprigionati coloro dei quali non oso più neppure scrivere i nomi ».
(Da « Le Monde » delT8.2.'72).
Un riassunto di quest’articolo è apparso anche su taluni giornali italiani
(per es. su « La Stampa » dell’S c.). Ma
crediamo che ai nostri lettori ne interessi l’impressionante testo integrale.
RICCHEZZE INGIUSTE
E PERSECUZIONE
Il termine « ricchezze ingiuste »
non vuole affatto ricordare qui Luca
16: 9: semmai piuttosto Giac. 5: 1-6.
Si tratta di uno dei paesi, l’Iran, nei
quali le perversioni del capitalismo (si
può precisare: del paleo-capitalismo)
si manifestano sempre più, negli ultimi anni, con efferata violenza.
« L’ampiezza della repressione sorprende a prima vista. Grazie a favolose rendite petroliere, l'economia è florida: se si dovesse credere al governo,
il lasso di sviluppo avrebbe raggiunto,
l’anno scorso, poco meno del 20%.
Sempre secondo le autorità, la riforma
agraria e la partecipazione degli operai ai benefici delle imprese, avrebbero beneficato le classi popolari ».
Sappiamo invece che le cose stanno'
in modo diverso: sappiamo cioè che
le « favolose rendite » vanno quasi totalmente a finire nelle tasche d’un’oligarchia. Infatti « gli scioperi operai,
l’agitazione endemica nelle università,
lo sviluppo della guerriglia urbana, dimostrano che l’Iran non è riuscito a
risolvere i suoi problemi sociali e politici più acuti ».
Saremmo tentati di chiederci, a questo punto, se un discorso analogo non
si potrebbe avviare anche... per l’Italia, e magari anche per l’Inghilterra!
Ma non è certo così (almeno non lo è
ancora), perché « la soppressione di
tutti i partiti politici d’opposizione,
seguita da una repressione spietata, la
assenza di libertà fondamentali, privando gli iraniani d’indispensabili valvole di sicurezza, contribuiscono ad
aggravare un male che certo si sarebbe più facilmente riusciti a vincere disponendo di metodi più liberali ».
(Dall’art. di fondo de « Le Monde »
deH’8.2.1972).
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Alberto SoGGTN Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)