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ECO
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
DELLE mU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Num. 4 ABBONAMENTI | L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE 26 Gennaio 1973
Una copia Lire 100 L. 4.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
CHI SIAMO? PER CHE COSA ESISTIAMO?
IL PROTESTANTE E LA STORIA
LA BATTAGLIA DELLA RAI-TV,
CONTESA FRA IL GOVERNO E LO STATO
Intorna agli anni 1930-1940 il teologo
Paul Tillich si è occupato a più riprese e sotto vari profili del problema
dell’identità protestante e si è pronunciato al ritardo in termini assai lucidi, con diagnosi e previsioni degne
tuttora di ogni considerazione.
Secondo Tillich, il protestantesimo,
fra tutte le religioni e confessioni occidentali, « affronta oggi la lotta più
difficile nell’attuale situazione mondiale ». Perché? Perché il mondo moderno, in larga misura plasmato proprio dal protestantesimo, sta subendo
fondamentali mutamenti di struttura
in base a tendenze che contraddicono
oppure ignorano i tipici atteggiamenti
protestanti: la libertà dell’individuo,
la responsabilità morale del singolo,
la decisione personale, l’autonomia spirituale, l’onestà intellettuale, la chiarezza razionale. Alcuni di questi atteggiamenti sono oggi difficilmente praticabili non perché il livello morale sia
calato ma perché le condizioni esteriori in cui si vive sono mutate. Sempre validi e apprezzabili sul piano personale questi atteggiamenti possono in
generale essere trasferiti al piano collettivo: qui risultano inefficaci, depotenziati e talora persino controproducenti.. E siccome nella nostra epoca la
dimensione collettiva dell’esistenza è
non solo fondamentale ma preminente, le posizioni protestanti classiche
paiono in qualche modo sfasate rispetto ai problemi maggiori del nostro
tempo. Oggi il problema maggiore non
è la libertà e la responsabilità del singolo ma la libertà e la responsabilità
delle masse; non è l’autonomia spirifiiale e la capacità decisionale dell’individuo ma è l’autonomia spirituale e
la capacità decisionale della collettivi•"tà. Oggi il problema maggiore non è
come trasformare l’uomo in soggetto
responsabile ma come trasformare il
popolo in soggetto responsabile.
Ma se il protestantesimo è legato a
un’epoca che sta tramontando e certe
sue posizioni costitutive non sembrano rispondere a talune esigenze fondamentali dell’epoca che nasce, quale potrà essere l’avvenire del protestantesimo? Tillich distingue, al riguardo, tra
realtà storica del protestantesimo e
quello che egli chiama il « principio
protestante ». Il protestantesimo come
fenomeno storico organizzato può, come ogni altra realtà umana e storica,
giungere a esaurimento ed è dunque
possibile la fine dell’« era protestante »; il principio protestante invece,
pur essendosi storicamente concretizzato nelle chiese protestanti, non si
identifica con esse né è ad esse legato:
può vivere e vive anche fuori di esse.
Il destino storico del protestantesimo
ufficiale non coincide necessariamente
con quello del principia protestante;
anche l’ipotetica fine dell’era protestante (che si potrebbe inquadrare nella più ampia e generale fine dell’era
religiosa dell’umanità, intravista da
Bonhoeffer) non comporta la fine del
principio protestante, così come, inversamente, « rimanere membri della
chiesa protestante non significa rimanere protestanti » — una precisazione
tutt’altro che superflua anche pensando alle nostre comunità e a noi stessi!
Ma qual è quel principio protestante che costituisce la vera, profonda
identità del protestantesimo e che sussiste attraverso ma anche oltre le istituzioni storiche da lui suscitate? È
« lo spirito profetico che soffia dove
vuole, senza organizzazione, tradizioni
e condizionamenti ecclesiastici » e che
si configura concretamente come protesta contro ogni potere — religioso,
politico, economico — che direttamente o indirettamente si imponga come
assoluto attraverso strutture autoritarie. Il principio protestante prende allora « la forma di una resistenza contro la deformazione dell'umano e del
divino, che è necessariamente connessa al sorgere dei nuovi sistemi autoritari ». Questa visione schematica di
Tillich, senza essere esauriente, coglie
però un aspetto fondamentale della
società contemporanea e indica un
compito essenziale del protestantesimo odierno. Il potere nel nostro tempo non sta forse proprio assumendo i
connotati di un potere tendenzialmente assoluto e larvatamente totalitario,
che mentre condiziona la collettività
in quasi tutti gli aspetti della sua vita
sfugge quasi totalmente al suo controllo? La « deformazione dell’umano »
in termini di disumanizzazione e del
« divino » in termini di strumentaliz-Zazione non è forse ogni giorno sotto
i nostri occhi? Se quindi c’è un tempo in cui il protestantesimo non può
che assumere « la forma di una resistenza » ai poter dominanti, è il no
stro. Ma le nostre chiese riusciranno
a diventare questi luoghi di resistenza,
come esige il principio protestante che
dovrebbe ispirarle? L’alternativa è posta da Tillich in questi termini: « O le
chiese protestanti, strette fra il cattolicesimo e il secolarismo, saranno
svuotate di ogni significato, oppure
prevarranno su entrambi per la forza
del principio protestante e della realtà che esso testimonia. O il protestantesimo si trasformerà in una setta,
isolata dalla corrente principale della
storia, oppure diverrà il punto di partenza per una nuova incarnazione dello spirito del cristianesimo, in cui saranno superati sia un sacramentalismo
demoniaco che un vuoto secolarismo ».
Non si tratta dunque solo di una resistenza, pure indispensabile e pregiudiziale; si tratta, in positivo, di una
azione emancipatrice e liberatrice sia
interiore che esteriore, sia prsonale
che sociale, che riscatti per quanto
possibile l’umanità dalle sue alienazioni e servitù, la restituisca a se stessa
e la orienti verso la « nuova umanità »
apparsa in Gesù Cristo.
Il problema dell’identità del protestantesimo non può dunque essere disgiunto da quello del suo ruolo nella
storia. Se la sua identità teologica può
essere descritta da un lato come protesta e resistenza contro gli idoli in
nome di Dio e dall’altro come liberazione dell’uomo, in nome di Dio, dai
tiranni di ogni sorta, a cominciare da
quelli spirituali ma senza escludere
quelli politici, ci si deve chiedere in
che rapporto stanno queste realtà con
« la corrente principale della storia »
del nostro tempo. Sul piano religioso
— questo è indubbio — il protestantesimo è Stato soyver&ivcK non ha lasciato pietra sopra pietra dell’edificio
ecclesiastico medioevale. Non potrebbe esserlo anche in campo politico, in
nome di una istanza non politica? Che
cosa impedisce che lo sia? Non è tutto sommato una incongruenza che 11
protestantesimo sia religiosamente
sovversivo e politicamente conservatore? Riappropriarsi del suo ruolo sovversivo in nome di Colui che crea cose
nuovq e rinnova la faccia della terra,
non potrebbe costituire un aspetto non
secondario del rapporto creativo e allo stesso tempo critico che il protestantesimo è chiamato a istituire con
la storia?
Paolo Ricca
Gestione di parte
per un delicato servizio pubblico?
Ai lettori
Si avvicina li momento in cui, ogni anno,
siamo costretti a sospendere, con un ultimo av*
viso personale, IMnvio del periodico a chi non
ci ha ancora fatto avere il canone d'abbonamento. Il 10 febbraio i morosi saranno « in rosso ».
Siccome l'esperienza di molti anni ci attesta
che, in seguito alla drastica (ma necessaria)
misur-a una buona parte dei morosi rientrano...
nel ranghi, ci permettiamo caldamente di Invitarli ad evitare la spiacevole misura e ad evitarci Il lavoro e la spesa supplementari di questi
controlli e di questi solleciti.
Accluso a questo numero, si troverà un modulo di conto corrente postale, naturalmente
indirizzato isoltanto a chi deve ancora fare il
versamento. Preghiamo vivamente chi intende
continuare a leggerei di compilare al più presto e con tutta chiarezza (non dimenticando il
codice di avviamento postate!) il bollettino e di
confermarci la propria adesione. Ogni offerta è
vivamente gradita: ['aumento dei costi e l'incidenza deiriVA fanno s); che II canone di Lire
3.500 (4.500 per l'estqro^ è nettamente al di
sotto dei costo, pur tet^^ alTosso.
^,A. shi ppn. dip^dwa -^mìimace a Reggerci, diciamo il vivo dispiacere di questa frattura di
comunione ; e anche la nostra segreta speranza
di un fraterno ripensamento.
L'ECO-LUCE
In data 4 u. s. Tassemblea degli azionisti della RAI-TV, su proposta del rappresentante delTIRI, ma^ipre azionista dell’azienda, ha confemato il Consiglio di Amministrazione sostituendo
soltanto il consigliere Massimo Fichera
con il giornalista Enrico Mattei.
Sembrerebbe un fatto del tutto normale di avvicendamento che non meriterebbe molti commenti, se non celasse
tutta una trama di interessi che è bene
illuminare. L’argomento, in questa dimensione, non è più una semplice notizia di cronaca, del resto già stagionata, ma è di grande attualità e tale da
produrre ben più vaste conseguenze
politiche.
È bene infatti che si sappia (ma lo si
sa da tempo!) che i posti del Consiglio
di Amministrazione della RAI-TV, come di molti altri enti pubblici, sono
suddivisi tra i vari partiti di governo e
Fichera è un socialista, mentre Mattei
è stato candidato dai liberali essendo
un « fondista » del Tempo, quotidiano
« indipendente di destra » di Roma. È
chiaro che non intendiamo intrometterci in questa bega di interessi particolari, anche se non possiamo simpatizzare per il giornalista reazionario filoliberale.
Quello che ci ha colpito è la semplicità e la spontaneità con cui si concepisce il diritto di gestire un servizio così delicato, come e quello della RAI-TV,
sulla base di semplici interessi di governo: al governo ormai i socialisti
non ci sono piu. e giusto che essi siano
sostituiti dai liberali a tutti i livelli...!
RAI TV#, ghe jn ^alia è. una
azienda monopolistica, che ha mntà’lftì'
portanza per 1 informazione dellopinione pubblica, che può tanto condizionare ed influenzare ascoltatori e spetta
CONTRO IL SERVIZIO MILITARE
Come si “obietta,, negli altri paesi
Limiti e contraddizioni della recente legge italiana
Abbiamo sótto gli occhi il testo della legge recentemente votata in Italia
sull’obiezione di coscienza ed una volta di più ne possiamo scorgere i limiti e le contraddizioni. Il primo di essi
sta proprio nel fatto che, mentre (finalmente) viene riconosciuto il principio dell’obiezione di coscienza, contemporaneamente si cerca di punirlo e
di discriminarlo: in una parolà, di vanificarlo (maggior durata del servizio
alternativo, non ammessa l’obiezione
politica, la commissione inquisitoria,
giudizio finale affidato al ministero della difesa, ecc. ecc.). In sostanza, il giovane obiettore è considerato come un
soldato che (come dice Tart. 1) « è ainmesso a soddisfare l’obbligo del servizio militare » nei modi previsti da questa legge.
Soffermiamoci brevemente su due
altri articoli: l’8», che stabilisce pene
severissime (da 2 a 4 anni di carcere)
per coloro che non riconosciuti obiettori, rifiutano egualmente il servizio
militare. Si tratta di una norma, oltre
che ingiusta, addirittura assurda, in
quanto nega l’evidenza dei fatti: il giovane preferisce scontare anni di galera piuttosto che andare sotto le armi
e non viene riconosciuto obiettore!
L’art. Il» è poi quello più «incredibile »: i giovani ammessi al servizio
sostitutivo sono equiparati a tutti gli
effetti (civili, penali, amministrativi,
disciplinari, ecc.) « ai cittadini che prestano il servizio militare ». In altre parole, il giovane obiettore rimane totalmente soggetto, a tutti gli effetti, alla
legge militare, con tutte le relative conseguenze.
Riteniamo bastino questi pochi accenni per comprendere, obbiettivamente, che la legge è del tutto inadeguata e non giustifica per nulla i compiacimenti espressi in occasione della
sua promulgazione, specie dalla stampa borghese più conservatrice che da
una parte si mette la coscienza a posto
e dall’altra può contare sull’intoccato
prestigio delle proprie « forze armate », Intanto si costituisce in questi
giorni la Lega italiana degli obiettori
di coscienza che, federandosi con altri
movimenti anche internazionali dalla
caratterizzazione nonviolenta e antimilitarista, propone di gestire politicamente la nuova situazione coll’intento
di sostenere i giovani obiettori e nella
prospettiva di una radicale riforma
della legge stessa.
Come stanno gli altri paesi a questo
proposito? Sul n. 11 del periodico
« L’incontro » vien fatta una sintetica
panoramica, da cui attingiamo per informare il lettore:
AUSTRIA: Dal 1955 è previsto un
servizio non armato nell’esercito (più
lungo di tre mesi) e la dispensa di prestare giuramento per motivi religiosi
o di coscienza.
BELGIQ: La legge 1966 prevede o il
servizio non armato nell’esercito di pari durata della coscrizione o un servizio civile alle dipendenze del ministero delTintemo.più lungo di un anno.
DANIMARCA: La legge che data sin
dal 1933 (con successive modifiche)
prevede il servizio non armato in sanità per chi rifiuta solo le armi, oppure un servizio civile di sei mesi più
lungo.
FINLANDIA: La legge è del 1969 e
prevede o il servizio non armato più
lungo di 5 mesi o quello civile più lungo di 8 mesi.
FRANCIA: La legge del 1963 ammette l’o.d.c. per motivi filosofici o religiosi. Una commissione valuta le domande e concede un servizio non armato
o un servizio civile nel corpo forestale
di 24 mesi anziché 12.
GERMANIA OCC.: Il rifiuto alle armi è sancito dalla stessa Costituzione
che alTart. 4 dice: « nessuno può essere costretto contro la sua coscienza a
compiere servizio militare armato »,
Di conseguenza viene riconosciuto il
diritto all’obiezione in qualunque momento, anche per i soldati volontari ed
in tempo di guerra, qualunque sia l’origine (religiosa, filosofica o politica).
Secondo la legge del 1956 il servizio
civile alternativo è di uguale durata.
GERMANIA EST: Anche in questo
paese, secondo la legge del 1964, è concesso un servizio civile alternativo di
egual durata a quello militare.
GRAN BRETAGNA: Dal 1967 è stata
abolita la coscrizione obbligatoria. In
precedenza, una legge sin dal 1916 ammetteva tutti i motivi di coscienza che
portavano a rifiutare il servizio militare.
ISRAELE: L’o.d.c. è prevista solo
per le donne chiamate alle armi.
LUSSEMBURGO: Ammessa To.d.c.
per motivi religiosi: la durata del servizio civile alternativo è superiore di
una metà a quella del servizio militare.
OLANDA: Il diritto all’obiezione è
previsto dalla Costituzione, anche per
i militari di carriera e per i volonatri.
Il servizio civile alternativo dura 26
mesi, contro i 18/24 mesi delle varie
armi.
POLONIA: Non vi è legislazione al
riguardo, ma gli obiettori vengono
mandati in miniera per 20 mesi contro
i 26 del servizio militare.
STATI UNITI: Il giovane obiettore
deve SGrivere illustrando alTapiposita
commissione di indagine i propri motivi. La commissione successivamente
lo interrogherà e se approverà la sua
richiesta lo manderà per 24 mesi (e
cioè per lo stesso periodo della ferma)
alle dipendenze del ministero della sanità in una istituzione che si occupi
della salute e della sicurezza nazionali.
SVEZIA: L'obiezione è riconosciuta
sin dal 1902. Il servizio civile alternativo (difesa civile, ferrovie, ospedali,
ecc.) dura 540 giorni contro i 394 giorni (più 146 per le armi speciali) del servizio militare. '
SVIZZERA: Il diritto alla o.d.c. non
è formalmente riconosciuto ma una
ordinanza del 1951 destina ai servizi di
sanità chi obietta alle armi.
UNIONE SOVIETICA: In questo
paese come negli altri « socialisti »
l’o.d.c. non è contemplata.
Questa la situazione. Che dire? È
chiaro che in tutti i paesi il potere ,.si
difende dalla «minaccia» degli obiettori con leggi in genere discriminatorie e punitive, quando addirittura, come nella maggior parte dei paesi cosiddetti socialisti, non la riconosce per
nulla.
Non si può non notare Tapprezzabile eccezione costituita dalle due Germanie (forse «rinsavite» dopo gli orrori causati dal nazismo?) dove il servizio civile alternativo è della stessa
durata di quello militare e dove non
si discrimina sull’origine dell’obiezione
stessa.
tori, non può e non deve essere gestita
secondo interessi di parte. Questa prassi, che viene definita di « sottogoverno », dà incentivo ad atteggiamenti
qualunquistici che, di fronte alla difficoltà di un’informazione obiettiva, predicano il disimpegno politico, a tutto
vantaggio di chi al potere già ci sta e
continuerà a starci.
La nostra società soffre proprio di
mancanza di informazioni... Sembra
strano, perché proprio oggi la possibilità di comunicazione tra i punti più
lontani del mondo è quanto mai facilitata, eppure i filtri e i limiti posti all’informazione sono sempre più pesanti. Non si riesce a capire che i servizi
radiotelevisivi non devono essere appannaggio del Governo, ma dello Stato. Al governo oggi c’è 'Tizio e Caio, domani Caio e Sempronio, ma lo Stato è
formato da tutti i cittadini, che hanno
il diritto di sapere e di sapere in modo onesto. Di questi condizionamenti,
sia detto per inciso, dobbiamo avere
chiara coscienza nel momento in cui
accettiamo la collaborazione con la
RAI-TV per una rubrica evangelica.
Non è la prima volta che si critica
una tale situazione, e non è la prima
volta che si chiede una radicale democratizzazione dei servizi pubblici... ma
quando si sarà ascoltati?
Intanto il fatto, sia pure sul piano
della polemica del « sottogoverno », ha
avuto vaste ripercussioni. Il permanere
alla carica di Amministratore Delegato
della RAI-TV del socialista Luciano
Emilio Nitti
{.continua a pag. 6)
SI POSSONO UCCIDERE GLI UOMINI.
NON LE IDEE. NÉ I POPOLI
Assassinato Amllcar Cabrai
capo del movimento
di liberazione
delia Guinea Bissau
Roberto Peyrot
Sulla soglia della sua abitazione, a Conakry,
è stato assassinato Amilcar Cabrai, il capo del
Partito per l'indipendenza della Guinea e del
Capo Verde (PAIGC). Il giovane insegnante
cattolico, laureato a Lisbona, era diventate da
quindici anni il capo indiscusso del movimento
di liberazione della Guinea portoghese (da tempo la Guinea già francese, che lo ospitava, è
indipendente ), un fatto che distingueva questo
movimento da quelli fratelli delKAngola e del
Mozambico, lacerati a lungo, specie il prime, da
centrasti interni che ne avevano assai danneggiato l'efficenza. La letta armata era iniziata nel
1963, ed era stata preceduta da un'accurata fer*
maziene dei militanti, non sole sul piane militare/ ma sepratutto civile e politico ; e ormai
le forze di liberazione controllano i 4/5 di que*
sta che è la più piccola delle tre colonie portoghesi in Africa ; resta ai colonialisti la capitale,
Bissau, e una fascia costiera. Airinterno te regioni liberate hanno avute una vera e propria
struttura statale : infatti Cabrai non è stato solo
assassinato sulla soglia di casa, in terra (Tasihà,
ma alle soglie di un momento storico: la proclamazione del nuovo State africano indipendente.
E' facile supporre chi siane i mandanti dell'assassinio ( analogo a quello che è costato
la vita al cape mozambicano Eduardo Mondlane). Sekou Touré, il dittatore che governa la
Guinea'Cenakry, non ha esitate a chiamare in
causa il governo di Lisbona ; il cape della Repubblica senegalese, Léopold Sédar Senghor, è
stato più sfumato: «Indovinate l'origine del
gesto : è di firma portoghese. Non dice che sia
stato Castano, il prime ministro portoghese, a
ordinarlo ; è anzi probabile che non sia cesi ; e
meno ancora Spinola, il governatore della Guinea-Bissau. Ma dice che sono i reazionari, i
colonialisti, I capitalisti che di fatto dominano il
Portogallo ».
Il governo di Lisbona si dichiara estraneo all'assassinio. Ma cresce, dall'Angela al Mozambico alla Guinea, il peso di gravi accuse dalle
quali non è in grado di scagionarsi ; la durezza
della repressione è documentata, anche indirettamente, dal fatto che un paese povero come II
Portogallo dedica tra il 40 e il 50% del suo
bilancio annuo alla macchina bellica e ha una
delle ferme militari più lunghe del mondo. Il
regime di Lisbona si abbarbica alle colonie africane, facendo corpo con il bastione razzista
deU'Africa australe. La lotta, specie in quest'ut*
tima zona ( la Guinea ù in un'« area » assai
diversa ) sarà ancora lunga e dura ; ed ò evidente la responsabilità, positiva e negativa, dei
nostri paesi, che sostengono economicamente il
Portogallo e investono nelle sue colonie.
In ogni caso, si possono — purtroppo —uccidere gli uomini, spesso i più vivi ; le idee
no, e neppure i popoli. Sopratutto, non si elude
il giudizio del Signore della storia. G. C.
2
pag. 2
N. 4 — 26 gennaio 1973
COMMENTO BIBLICO di Franco Giampiccoli
La prima guerra
Una, fo^ inconscia, fiera dell’ipocrisia “di religione,, in Europa
« Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti,
perché nettate il di fuori del calice e
del piatto, mentre dentro son pieni di
rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco,
netta prima il di dentro del calice e
del piatto, affinché anche il di fuori
diventi netto » (Matteo 23: 25-26).
« Il foglio », mensile del cattolicesimo del dissenso cattolico torinese, ha
definito la raccolta delle firme per il
progetto di riforma della legge Merlin
una « fiera deH’ipocrisia ». Vorrei valutare questo giudizio alla luce di questa parola di Gesù, perché in essa ci è
data una definizione molto chiara dell’ipocrisia: ipocriti sono coloro che puliscono l’esterno del calice e del piatto mentre dentro son pieni di rapina e
d’intemperanza. Ipocriti sono cioè coloro che nascondono (è il significato
letterale della parola) una realtà di
sporcizia, di disonestà, di vizio, dietro
ad una apparenza pulita e rispettabile.
Esaminiamo brevemente i fatti. Durante l’anno scorso, è ancor prima, La
Stampa ha condotto una campagna
descrittiva sulla prostituzione: non di
denuncia, ma descrittiva, non per ricercarne le cause, ma per descriverne
gli aspetti più offensivi e ripugnanti.
Articoli di giornahsti inviati nei vari
quartieri della città a vedere e riferire; cronache di nottate passate al seguito di un’auto del buon costume, ecc.
Questo tipo di campagna ha incontrato l’assenso immediato della popolazione per due motivi: anzitutto perché
la prostituzione è un problema reale e
grave; ma anche perché questo tipo di
campagna descrittiva è facile, è visiva,
colpisce. La gente trova in questi articoli riscontro immediato di ciò che
vede personalmente, ma moltiplicato
per intensità ed estensione a tutta la
città, e si indigna. La campagna de La
Stampa non ha avuto per scopo il far
capire, ma l’indignare. E ci è pienamente riuscita. Ha così promosso la
chiusura del Valentino alle automobili e dopo questo primo successo è andata avanti e ha sfornato la proposta
della riforma della legge Merlin. In
questi due ultimi mesi la campagna si
è fatta martellante: ogni giorno articoli e foto di gente che firma e firma.
Ricordiamo anche i due punti principali di questo progetto, perché se
non sbaglio esso è stato pubblicato
una sola volta all’inizio. Da allora certo tutti sanno, tutti sono al chiaro su
cosa firmano. Lo slogan è « basta un
minuto e un documento di identità
per firmare ». Sono stato al salone de
La Stampa a procurarmi il testo integrale del progetto e ho dovuto aspettare ben più di un minuto perché qualcuno andasse a procurarmelo. Evidentemente la mia era una domanda insolita.
1. La «riforma», mediante alcuni
emendamenti alla legge Merlin del 1958
intende far sparire le prostitute dalle
strade : viene precisato maggiormente
cosa significhi « invito al libertinaggio
scandaloso e molesto », si eleva di molto la contravvenzione per i trasgressori, e si inserisce la possibilità di arresto per chi è colto in flagrante. Certo
non si fa della prostituzione un reato,
ma la si confina (o si spera di confinarla) nella discrezione e nella invisibilità delle abitazioni private. Ma che sia
veramente discreta e invisibile! Perché
se nelle abitazioni desse molestia agli
altri inquilini, questi potrebbero, secondo il progetto, denunciare la cosa
alle competenti autorità. Sembra quindi che l’imica possibilità di esistenza
verso cui si vuol spingere la prostituzione sia quella di creare delle zone, alcune vie, un quartiere, in cui la
prostituzione sia nascosta e concentrata in modo da non molestare i cittadini. Non è una lotta contro la prostituzione. È una lotta perché la prostituzione non si veda e non dia rriolestia.
2. La modifica della legge sanitaria
del 1956 sulle malattie veneree, introduce un’aggravante per chi è colto a
invitare al libertinaggio in modo scandaloso e molesto. Questa aggravante è
costituita dall’essere affetti da malattie veneree allo stato contagioso. È ovvio che per stabilire se esiste questa
aggravante le persone fermate sarebbero sottoposte a visita medica ordinata dall’autorità giudiziaria, cosa che
la legge Merlin espressamente vieta
per eliminare la disparità di trattamento dei cittadini: le prostitute visitate, i loro clienti no; evidentemente
sono immuni dal contagio, non sono
agenti portatori del contagio, a loro
nulla è chiesto, nulla è imposto. Con
questa modifica questa disparità verrebbe invece reintrodotta per poter
controllare l’esercizio di una prostituzione sana. L’aggravante del contagio
venereo non è qùindi inteso a scoraggiare e a lottare contro la prostituzione, ma è inteso a proteggere i signori
clienti che devono avere il diritto assicurato dalla legge dello stato di poter affittare una donna senza dover rischiare la propria salute.
Se questi due aspetti del progetto:
nascondere la prostituzione e darle
una maggiore garanzia sanitaria, non
sono un pulire il calice e il piatto di
fuori mentre dentro son pieni di rapina e d’intemperanza, se questo non è
ipocrisia allo stato puro, aspetto che
mi si dica cosa è ipocrisia.
Qualcuno forse si chiederà se i pastori di oggi, come ultima loro stranezza, sono favorevoli alla prostituzione. Strana cosa davvero, sarebbe:
come dire: se il calice e il piatto sono
sporchi, dentro e fuori, lasciali sporchi, ché così eviti di essere ipocrita.
Gesù ha detto ben altro: « Fariseo
cieco, netta prima il di dentro del calice e del piatto, affinché anche il di
fuori diventi netto ».
Quanto poco si è fatto per nettare
l’interno del calice della nostra città
e della nostra società! La legge Merlin
non è solo la legge che ha chiuso le
case di tolleranza, ma è anche la legge che istituiva patronati e istituti di
rieducazione per prostitute che provenivano dalle case e da altrove, e che
istituiva uno speciale corpo femminile
che doveva sostituire la polizia nelle
funzioni inerenti ai servizi del buon
costume e della prevenzione della prostituzione. Che ne è di tutto questo?
Quando mai nella nostra società si cerca di prevenire? Se mai, quando il problema si fa troppo acuto, si reprime,
per esempio con un progetto di questo genere.
Ma al di là di questo c’è il fondo del
calice che è molto più denso. Chi sono le prostitute? In maggioranza provengono dall’urbanizzazione degli ultimi 15 anni. E mentre tanti si fermano
a questo fatto dicendo: Ecco, i meridionali!, dovremmo invece dire: Ecco
come si sporca l’intemo del calice; si
offrono posti di lavoro e si chiama gente, ma non si dà altro. Ciò che interessa sono due braccia che lavorino per
8 ore; che cosa facciano, dove siano,
come stiano queste braccia per il resto
del tempo non interessa. Non interessano alloggi, servizi di comunicazione,
servizi sanitari e scuole adeguate, assistenza sociale effettiva, attrezzature
e iniziative sportive. E se alla minima
crisi economica o di fronte alle più
varie difficoltà (non ultima l’ostilità
che incontrano come intrusi), una parte di questa gente si sfalda, va alla deriva, chi allora ha sporcato l’interno
e l’esterno del calice? Ma qui, di nuovo, l’ipocrisia nasconde, descrive, non
denuncia le cause. E orchestra il malumore della gente dirigendolo verso
le valvole di sfogo, i capri espiatori: le
prostitute, i delinquenti; meridionali,
naturalmente.
E d’altra parte, pare che una parte
delle prostitute non siano vittime del
la miseria ma ragazze di famiglie piuttosto normali. Come esempio, Gigi
Marsico, che ha condotto un’inchiesta
Dalla nonviolenza alla resistenza armata
LA VOCE
DEI PROFETI
VIVI!
La Bibbia descrive sovente la relazione fra Dio e l’umanità
con la figura di matrimonio. Lo sposo — Dio — elegge la sua sposa togliendola da una situazione disperata: « Nessuno ebbe
sguardi di pietà per te... ma fosti gettata nell’aperta campagna,
il giorno che nascesti; per il disprezzo che si aveva di te » (Ezechiele 16: 5).
Era la situazione delLumanità dopo il peccato, quando le
cose create, l’ambiente, che l'uomo aveva preferito avere come
compagne al posto di Dio, si erano rivelate incapaci di dargli
quello che gli era necessario, e l’umanità si dibatteva alle soglie
della morte. Ma Dio ebbe pietà dell’umanità che gli aveva voltato le spalle: « Ed io ti passai accanto, vidi che ti dibattevi nel
sangue, e ti dissi: — Vivi, tu che sei nel sangue — e ti ripetei:
— Vivi tu che sei nel sangue! Io ti farò moltiplicare a migliaia,
come il germe dei campi » (Ezechiele 16: 6-7).
E romanità si sviluppò, crebbe, « giunse al colmo della bellezza » e Dio la unì a sé con un patto, la colmò di doni, la fece padrona di tesori, la nutrì con cibi squisiti, la innalzò, egli il Re,
fino a regnare al suo fianco, e tutti riconobbero la sua gloria e la
sua magnificenza (Ezechiele 16: 7-14). Che cosa mancava all’uomo per essere felice? Che cosa poteva turbare la sua sicurezza?
Chi o che cosa poteva diventare per lui un appoggio, una fonte
di vita più salda e più abbondante di Dio, che gli aveva detto:
Vivi? Purtroppo l’umanità, pur beneficata al massimo dal Signore, si guardò ancora attorno per trovare qualcuno o qualcosa
che le fosse più affine e quindi appagasse i suoi desideri come
più le piaceva. Si mise di nuovo in pericolo di morte. Ma essa non
può morire, perché il Signore le ha detto: Vivi!
Lino De Nicola
sulla prostituzione per la TV, riporta
questa dichiarazione: « Dopo un po’ di
tempo ho potuto finalmente comprare
quello che desideravo: la pelliccia, lo
stereo, mi sono fatta mettere la moquette in camera da letto. Ancora un
anno, poi pianto lì ». Parla una ragazza di 18 anni, diplomata in ragioneria
con la media del 7. E qui, chi ha insozzato il calice? Non si può impostare attraverso tutti i mezzi di comunicazione di cui dispone la società, non
si può basare i valori di una società
sulla base del consumismo, e soprattutto non si può usare sempre più il
sesso come anima del commercio, accompagnando l’offerta di tutto, dalla
benzina al dentifricio, con uno stimolo sessuale, senza che poi anche questi ne siano gli effetti. Per me, firmare questo progetto significherebbe dire
a quella ragazza di 18 anni: continua
pure a farlo, basta che tu lo faccia discretamente, nella tua camera con la
moquette nuova, e che tu ti faccia vi
sitare spesso, per non rischiare la galera.
Ma la piaga della prostituzione non
è data solo da chi la esercita, bensì anche da chi ne usufruisce. La prostituzione è un commercio e come tale sottostà alla legge della domanda e della
offerta. E se in questi anni l’offerta è
aumentata, significa che è aumentata
la domanda. Che cosa si è fatto per
scoraggiare questa domanda? Cosa si
è insegnato alla gente, ai giovani, ai
meno giovani? In molti ambienti quando si parla di educazione sessuale nelle scuole la gente si scandalizza come
se l’educazione sessuale, anziché la diseducazione sessuale, fosse una cosa
sporca. E si lascia invece che si perpetui la diseducazione che insegna che
il maschio è il soggetto, a cui tutto è
permesso, mentre la donna è l’oggetto
(per quanto si parli di parità dei sessi), in funzione dell’oggetto, volta a volta per la procreazione dei figli o per il
piacere.
È proprio per il fatto che così poco
è stato fatto e si fa per nettare l’interno del calice, che si cerca allora di
pulire per lo meno l’esterno, di eliminare l'aspetto più appariscente del
problema.
Netta prima il di dentro del calice
e del piatto... Quando questa parola
così chiara di Gesù non riguarda più
solo la nostra vita individuale, ma la
nostra vita sociale, emerge un senso
di smarrimento e di impotenza, che
possiamo fare in qqesta enorme città,
noi pochi evangelici?
Per prima cosa credo che dovremmo
fare una confessione di peccato. Perché abbiamo fatto così poco per arginare l’azione di chiunque sporca il calice di dentro e lo pulisce di fuori; perché abbiamo intrappreso così poco per
pulire prima il di dentro del calice;
perché così spesso siamo stati incapaci di andare al di là dei condizionamenti che riceviamo fermandoci al disagio che ogni famiglia subisce.
Noi ci siamo limitati (è per lo meno
sperabile) a nettare il nostro calice individuale. Abbiamo imparato e insegnato che fare di una persona un oggetto che si usa, che si compra, è un
insulto al Signore che ha donato a noi
e a chiunque altro la dignità della persona umana che egli ha amata fino a
sacrificare se stesso. Ma al di là di questa sfera individuale spesso non siamo
riusciti ad andare. E questa confessione è importante perché è l’unico modo per evitare un’altra Ipocrisia, quella di accusare gli altri dimenticando
che siamo parte di questa società e
di questa città.
Detto questo, possiamo agire, per
quanto gocce nel mare. Oggi di queste
cose si parla, se ne sente parlare al
rnercatq,,nei negozi, negli uffici. Dobbiamo rinunciare al riserbo che può
derivare dal pensiero che la prostituzione è affare di chi la usa. C’è un’occasione di testimonianza esplicita nell’intervenire in discussioni su questo
argomento, non già per raccontare l’ultimo episodio di cui siamo stati testimoni all’angolo di casa nostra, ma per
citare questa parola così chiara di Gesù e per spiegarla a chi voglia stare
ad ascoltarla.
E infine, possiamo prendere posizione su questo problema come chiesa.
La strada di questo progetto è ancora
lunga, non solo per raggiungere il numero necessario di firme, ma poi per
seguire l’iter legislativo. Abbiamo ancora tempo per lottare come chiesa
perché questo problema non sia nascosto tra la soddisfazione generale,
perché un problema nascosto è un problema che non si risolve più. Abbiamo
ancora tempo per far sentire non solo
voci isolate, ma una voce corale, per
quanto modesto sia il coro, da stampare su un volantino da distribuire e
(spiegare su per via Roma tra coloro
che si recano a firmare.
Chissà che questo problema, che pur
non essendo il problema più importante della nostra società è un problema importante e reale, non sia l’occasione per un’azione unita della nostra
comunità, proprio per il fatto che è
un problema sociale che dovrebbe trovarci uniti.
Ci dia il Signore di discernere i modi e i tempi per una risposta alla sua
Parola che sia una risposta fedele.
Sul numero scorso di questo giornale è stata presentata sommariamente
l’edizione della « Histoire mémorable
de la guerre faite par le Due de Savoye... », che è stata curata ed illustrata egregiamente da Enea Balmas e da
Vittorio Diena (Claudiana, Storici Vaidesi, I).
Qualche elemento di detta presentazione va però illustrato con alcune altre notizie, ad evitare interpretazioni
sommarie o.illazioni arbitrarie: così,
a proposito della resistenza armata dei
Valdesi, vien detto: « I Valdesi non
accettano il pressante consiglio di Calvino, che è una nonviolenza assoluta, e
affermano il loro diritto di resistere al
sovrano quando questi pretende ciò
che non ha il diritto di pretendere (cioè
decidere ”di quale religione si dovrà
vivere”) e scrivono quest’opera proprio
per dimostrare ai fratelli d’oltralpe che
il Signore ha dato loro ragione” ».
Tale visione sintetica è in sostanza
esatta e rispondente ai fatti: ma è peraltro estremamente interessante esaminare come i Valdesi siano giunti a
tali posizioni conclusive, in un problema che aveva un'enorme importanza
nella visione della testimonianza cristiana che essi volevano sostenere.
E’ necessario a tale scopo osservare
in primo luogo che la posizione dei Val
li
desi era allora per la nonviolenza:
conduceva a tale decisione una duplice considerazione, quella evangelica,
per cui il cristiano non deve in modo
alcuno commettere violenza od usare
la forza, porgendo se mai « l’altra guancia » (e la storia del cristianesimo primitivo è pure ricca di documentazione
in questo senso), e quella politica, per
cui in base all’etica civile del tempo il
suddito non può e non deve opporsi al
« potere della spada », e cioè all’autorità dello stato.
Proprio davanti allo stato e di fronte ai principi, i Valdesi di quel tempo
si ergono a profeti e giudici in nome
delTEvangelo, invitandoli a seguire la
« pura » religione, e ad abbandonare la
« falsa babilonia ».
Se tale era la loro posizione, si comprende agevolmente quale dramma essi subissero di fronte all’esercito che
veniva per distruggerli fisicamente o
per forzarli nelle loro coscienze (autunno 1560).
Le varie fasi di chiarificazione dei
loro intenti sono presentate, un po'
sommariamente, nella nostra « Histoire
mémorable », (e più tardi meglio illurninati nelle storie del Lentolo e del
Gilles) come nella lettera del Lentolo a
un « signore di Ginevra », pubblicata
in appendice al volume e coeva dei
fatti.
La prima fase fu quella della non resistenza, mentre le violenze e i martiri
mettevano a dura prova lo spirito di
rassegnazione. In questo senso è da rilevare la straordinaria analogia con
l’atteggiamento dei Valdesi di Calabria,
i quali alcuni mesi dopo si trovarono
nelle stesse circostanze: questi ultimi
poi perseverarono costantemente nell’atteggiamento non violento, rifugiandosi nei boschi e sui monti, con il risultato che ognuno ricorda, e cioè la
distruzione totale di quelle colonie vaidesi.
Tuttavia, tornando alle Valli, « dopo
aver constatato anche che la loro pazienza e le loro sofferenze non placavano per nulla la furia degli avversari,
qui poveretti furono indotti dalle provocazioni a prendere la decisione di difendersi ». Così dice VHistoire mémorable, mentre la lettera di Lentolo, aggiunge che « alcuni dei pastori affermavano che ciò non era ben fatto ».
L'affermazione è di estremo interesse, perché ci rivela che le discussioni
dovettero essere forti, e che il corpo
pastorale non era concorde nelle linee
da seguire.
Comunque, questa seconda fase cui
minò nella decisione della difesa e cioè
di un atteggiamento che in qualche
modo poteva essere di compromesso
tra l’esigenza di non ricorrere alla forza e la necessità di salvare vita e beni;
tanto più, ci spiega il nostro anonimo
che « c’erano dei ladroni delle cittadine
circostanti, che, senza ordine alcuno,
venivano a saccheggiare e oltraggiari
quella disgraziata popolazione ».
Questo avveniva negli ultimi mesi de’
1560: e quando, al principio del 156!
ripresero le ostilità agli ordini del Con
te della Trinità, la situazione si ripete
nello stesso modo. Il Lentolo, storica
sempre fidato, aggiunge a questo prò
posito una notizia interessante: da
vanti all’incertezza dei Valdesi ne:
prendere le armi, alcuni pastori stra
nieri li convinsero a tale passo spie
gando loro « che ciò si faceva per un;
giusta e santa querela, ch’era di man
tenere la vera religione... atteso che
questa guerra ci era fatta dal Papa e
dai suoi, e non propriamente da
Duca... »..
La distinzione tra guerra al Papa i
guerra al Duca era importante, ed et;
be certamente i suoi effetti: essa diver.
tava « giusta e santa », come le gueri'i,
degli antichi israeliti contro gli infe
deli...
A questo momento si profilava ed
iniziava la terza fase della resistenze
armata; quella in cui la difensiva s;
confonde con l’offensiva, in cui gli atti
di guerra sono preceduti e seguiti dalla
preghiera dei combattenti inginocchiati...
Evidentemente, tutte cose molto lontane dalla nostra sensibilità, ed anche
difficili a comprendere, ma non per
questo condannabili. Rimane il fatto
che proprio in quelle circostanze i Vaidesi, senza saperlo e volerlo, si assurnevano la responsabilità di avere iniziato le guerre di religione, non tanto
in Italia (dove non ve ne furono), ma
in Europa: l’anno dopo esse avrebbero cominciato ad insanguinare la Francia e più tardi l’Europa...
Augusto Armano Hugon
libertà della fede
e schiavitù deffideelogia
Quello che precede è il testo di una predicazione tenuta a Torino (C. Vittorio e Lingotto):
si legga una notizia a pag. 5.
Non avrei replicato alla Lettera al
Direttore del Past. Castiglione, letta
con un senso di pena, se due lettori de
« La Luce » non fossero ritornati sui
miei « Spunti e Appunti » del 10 novembre 1972.
Lo scritto incriminato (definito addirittura inaudito!) era costituito da
noterelle che si intrecciavano ad alcune impressioni di viaggio. L’impaginazione troppo serrata, senza linee di separazione, non ha forse messo in evidenza questo carattere formale.
Iniziavo dunque con un ricordo di
caccia, per condannare l’uccidere (e
non ho identificato i perfidi cacciatori con i comunisti!) e terminavo con
un richiamo al sermone d’apertura dell’ultimo Sinodo, concludendo che senza Dio non solo la nostra vita non ha
un senso, ma non possiamo neppure
scorgere il nostro prossimo e amarlo.
In questa cornice (ed anche la cornice ha la sua funzione) si collocavano
alcune considerazioni su una esperienza personale, presentando un esempio
della impossibilità per l’ateismo di
prevalere sulla fede, affermazione che
ogni .-credente dovrebbe condividere.
Uno scritto che voleva avere dunque
prevalentemente un aspetto positivo:
gli uomini (Russi o non Russi che siano) pretendono di poter uccidere Dio,
ma Dio non muore. E in Russia infatti, nonostante la guerra alla religione,
Dio non è morto. Questo è quanto mi
premeva dire, e non avrebbe dovuto
dispiacere a credenti, per lo meno ad
Evangelici che non dovrebbero avere
tabù.
Ed ora veniamo alla lettera del Past.
Castiglione.
Il Past. Castiglione, anche attribuendomi una modesta cultura, avrebbe dovuto pensare che la spiegazione storica della lotta alla religione di Stato
in Russia mi era nota. È una spiegazione ormai acquisita e che non pretendevo certo confutare col mio breve
scritto. Sul piano storico tante cose si
possono spiegare ed anche giustificare, ma non sempre approvare. Storicamente anche il brigantaggio del secolo scorso nell’Italia Meridionale, anche la Mafia, si possono spiegare. E risalendo nel tempo, si spiega storicamente anche il feudalesimo. Ma se possiamo, oltreché spiegare, anche giustificare la lotta alla Chiesa come istituzione, come sostegno del potere politico, non possiamo approvare, se siamo dei credenti, che si tenti di strappare la fede in Dio dall’animo degli uomini, come si è fatto nella Germania
nazista, come si fa ancora in Russia.
Mi meraviglierei se il Past. Castiglione approvasse questo.
Lo stesso potrei ripetere per quanto
riguarda il secondo giudizio del Past.
Castiglione sul mio scritto (il giudizio
di specioso). E qui vorrei che il Past.
Castiglione meditasse su questa progressione del pensiero marxista sulla
religione. Marx ha detto: «La religione è l’oppio del popolo ». Lenin ha aggiunto: « La religione è uno degli aspetti dell’oppressione intellettuale ». E
Stalin infine: « Qualsiasi religione è
contraria alla scienza ».
Per quanto riguarda il terzo giudizio (quello di eversivo), posso replica
Eros Vicari
(continua a pag. 3}
;
3
26 gennaio 1973 — N. 4
pag. 3
^ Subito dopo la Confo*
ronza mondialo convocata a
Bangkok della Commissiono
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Missione ed Evangeliizazione
( CME ) del CEC sul tema « La salvezza oggi », si è riunita
nella capitale thailandese l'Assemblea della CME stessa, che ha valutato il lavoro passato e programmato quello futuro tenendo conto delle risultanze della Conferenza ;
dal bollettino del Servizio stampa e informazione del CEC
riportiamo una panoramica di questi lavori, dai quali risul
ta una volontà di ristrutturazione. Si può notare una forte
carenza di riflessione teologica (anche se l'esigenza è avvertita), e una volontà di non rompere con gli "evangelici
conservatori"; desta perplessità e riserve il desiderio ventilato da parte cattolica di entrare a far parte della CME
senza che la Chiesa di Roma sia membro del CEC ; di que
sto passo, Roma sarà presente
CEC senza esserne membro, in
conosciuto di essere UNA fra
mana di preghiera per l'unità »
d'interesse nel mondo ; tuttavia
eccezioni ; a Cremona ò stata
in tutti gli organismi del
altre parole senza aver riLE Chiese ^ La « setticonosce per lo più un calo
vi sono numerose e vivaci
avvivata dall'intervento ..del
past. G. Williams, segretarie
della Conferenza delle Chiese
europee. ^ Finalmente anche l'ultima delle Chiese risvizzere, quella del Vaud, ha riconoContinua nello Zaire
formate cantonal
sciuto il pastorate femminile,
il braccio di ferro fra il regime di Mobutu e le Chiese
(salvo quelle di oHgine indigena, come la kimbanguista ) :
il governo, con una tipica misura di totalitarismo statale,
ha sciolto e vietato le organizzazioni giovanili ecclesiastiche.
La salvezza oggi, una potenza: gjcerca dGll'inità ifeÌ Cristiani
come viverla, come testimoniarla
La assemblea della Commissione Missione e Evangelizzazione del CEC trae
le conseguenze e prolunga le linee dei dibattiti della Conferenza di Bangkok
Il Segretario generale della Conferenza delle Chiese
europee, G. G. Williams, ne ha parlato a Cremona
Bangkok, Thailandia (soepi) — La
Assemblea della Commissione Missione ed Evangelizzazione (CME), riunitasi qui dal 9 al 12 gennaio, ha esaminato i rapporti dettagliati preparati
dalla Conferenza mondiale su « La salvezza oggi » e ha preso le seguenti decisioni:
Lettera alle Chiese
Ha deciso di mandare una lettera alle Chiese affermando che il potere di
rinnovare è presente nell’Evangelo
quando questo è condiviso e letto in
comune e ogni persona o gruppo può
rendersi conto di ciò che l'Evangelo
esige da lui in una data situazione.
« Condividere gli incontri, le preghiere, i canti e le arti ci arricchisce (...).
Siamo riuniti attorno alla persona di
Gesù vivente, perché 'non vi è, sotto
il cielo, alcun altro Nome che sia stato dato agli uomini per cui possano
essere salvati' (Atti 4: 12) ». L’Assemblea ha riconosciuto il potere di salvezza mediante la Sua croce, quale si
manifesta nella Sua risurrezione. Ha
impegnato i partecipanti a lottare ancor più contro tutto ciò che oggi opprime gli uomini e le donne e a combattere non soltanto il peccato che è
in loro ma anche quello presente nelle società. Ha confessalo che la discriminazione razziale, le ingiustizie sociali, « la tragica vergogna della guerra
in Indocina », « la repressione sanguinosa dei movimenti di liberazione », la
tecnologia disumanizzante incitano i
cristiani a esprimere senza rinvìi, con
le loro azioni, la salvezza di Gesù Cristo. Ha chiesto se un ritiro temporaneo del personale e dei fondi stranieri
non sarebbe necessario per promuovere la piena identità delle Chiese che
tradizionalmente « ricevono ». Ha insistito sul fatto che la Chiesa universale
dev’essere vissuta concretamente a livello locale e ha chiesto a tutte le
Chiese di ricevere al loro interno gli
.stranieri che attestano Tuniversalità
della Chiesa e partecipano alla sua
missione sul piano locale.
Programma di lotta
contro il razzismo
È Stato chiesto al Comitato centrale
del CEC, riunito successivamente dal
14 al 18 gennaio a Bangalore (India),
di convincere le Chiese membro del
CEC di studiare la possibilità di inviare una delegazione ecumenica nelle zone liberate dei territori portoghesi delTAfrica australe, e ciò su richiesta delle loro popolazioni, facendo poi conoscere la situazione che vi regna. E
stato inoltre chiesto che, tramite il
CEC, sia data un’assistenza maggiore,
in fatto di aiuti umanitari (azione sociale, sanitaria e educativa) ai movimenti di liberazione, come pure allo
sviluppo e al consolidamento delle
strutture e delle risorse comunitarie
nelle zone liberate. L’Assemblea ha
chiesto ai dirigenti di Chiese di rifiutare di recarsi nelle colonie per missioni di buoni uffici e ha invitato le
società missionarie a studiare in modo
approfondito l’appello del Comitato
centrale del CEC a ritirare investimenti nelle società operanti nell’Africa australe.
Potere
Il potere è stato uno dei temi principali della Conferenza su « La salvezza oggi », sopratutto quanto al posto
che occupa nelle relazioni fra le Chiese
e i consigli missionari, all’interno dei
paesi e fra le nazioni, come pure quanto alla sua interpretazione nella riflessione teologica e nella Bibbia. L’Assemblea ha chiesto alla CME di incoraggiare a livello locale i gruppi di
azione/riflessione affinché si sforzino
di vedere come le diverse forme di potere minacciano la missione cristiana
e come l’Evangelo può fondare nuove
concezioni del potere e delle strutture
di potere.
Sviluppo
ì
Allo scopo di accrescere i fondi necessari allo sviluppo, è stata vivamente incoraggiata Tautotassazione decisa
da persone e da Chiese. L’Assemblea
ha chiesto alle Chiese e alle società
missionarie di studiare insieme, sotto
Tangolatura dello sfruttamento economico, gli effetti della produzione e delle prassi commerciali dei loro paesi,
come purè « le prassi commerciali restrittive che danneggiano le società
multirazziali ». L’Assemblea ha chiesto alla Commissione del CEC « Partecipazione delle Chiese allo sviluppo »
quale aiuto può essere dato ai gruppi
di azione locale che lottano contro
strutture economiche ingiuste.
Per attuare i programmi della CME,
quali la missione in ambiente urbano
e industriale, la missione in ambiente
rurale, lo sviluppo della pubblicistica
cristiana, la salute nelle comunità e la
formazione teologica, l’Assemblea ha
riaffermato alcune nriorità: autodeterminazione, azione locale, liberazione
dalToppressione, riflessione teologica
nel processo di liberazione e formazione di quadri. Ha sollecitato lo studio
delle tecniche commerciali ed eventuali misure, quando esse privassero il
contadino e l’operaio del frutto del
suo lavoro. D’altro lato ha vigorosamente sostenuto la tesi secondo la quale nei paesi in sviluppo i terreni situati
nelle zone urbane dovrebbero appartenere allo Stato, in modo da metter fine allo sfruttamento, pur lasciando
certe possibilità all’investimento privato. Si è pure dichiarata d’accordo
sulla necessità di andare oltre certe
istituzioni tradizionali, quali ospedali
etc., e sviluppare centri sanitari a livello delle comunità, per rispondere alle
esigenze di tutta la popolazione in fatto di sanità.
Educazione
L’Assemblea ha raccomandato di organizzare consultazioni del CEC sul
ruolo della Chiesa e dei cristiani nell’educazione, sulla necessità di conformare l’istruzione primaria e secondaria alle reali esigenze delle comunità,
sulla ricerca di un’educazione cristiana che leghi in modo più stretto la fede e l’impegno missionario.
Cina
Riconoscendo che i cristiani hanno
bisogno di capire ciò che sta accadendo in Cina, sopratutto da quando la
Repubblica popolare cinese partecipa
agli affari mondiali, l’Assemblea ha capito che è necessario « aprire un contatto » fra i cristiani cinesi e quelli degli altri paesi, « lasciando l’iniziativa
ai cristiani cinesi ». L’Assemblea ha
raccomandato una comprensione del
pensiero cinese nel quadro del dialogo
con gli adepti di altre ideologie contemporanee viventi in Asia, e una riflessione teologica ed etica sulla trasformazione della società cinese e sulle
sue conseguenze per le altre società.
Studi
Ha raccomandato alle Chiese di intraprendere studi che aiutino i loro
membri a identificarsi in modo critico
con le loro rispettive culture, basandosi su valutazioni teologiche e dati sociologici. Tali studi analizzerebbero dal
punto di vista biblico gli elementi sia
liberatori sia oppressivi presenti in
ogni cultura e permetterebbero ai cristiani di individuare qual è il loro ruolo in seno a questa cultura. La missione ha la funzione di studiare come modificare il comportamento degli uomini
e delle comunità, partendo dalle comunità locali in cui gli individui si sentono oppressi da ingiuste forme di potere
Associazione
Constatando che vi è dominazione
culturale, spirituale, economica e politica in seno alle nazioni e ai gruppi
in cui hanno lavorato gli organismi
missionari, l’Assemblea ha dichiarato:
« Finché non vi sarà impegno comune, il personale e i fondi, stranieri e
indigeni, saranno inefficaci »; e ha
raccomandato l’unità nell’azione e nelle strutture, chiedendo alla CME di
pregare i consigli ad essa affiliati di
procedere a riorganizzazioni, in accordo con le loro Chiese, affinché rèlazioni più strette rendano più efficace la
missione. Il nuovo programma della
CME, di scambio ecumenico di personale, progettato dalla Commissione di
aiuto reciproco e di servizio delle Chiese e di assistenza ai rifugiati, permetterà di trasferire il potre da coloro che
lo detengono a coloro che ne sono privati, dissociando le decisioni relative
ai fondi destinati a mantenere il personale e le decisioni elative al personale effettivamente indispensabile.
Soppresse nello Zaire le
organizzazioni confessionali giovanili
Kinshasa (Relazioni Religiose) — Le
organizzazioni confessionali della gioventù dello Zaire sono state soppresse. Il Movimento Popolare della Rivoluzione (MPR) si occuperà, d’ora in
poi, da solo, delTorganlzzazione della
gioventù che deve, per volere del governo, rimanere una e compatta. Fondatore del MPR è il Presidente dello
Zaire, Mobutu. Tale decisione, ha detto il portavoce del governo, non è minimamente diretta contro la religióne.
Sospensione provvisoria
di attività
L’Assemblea ha studiato l’eventualità
di sospendere provvisoriamente gli invii di fondi e di personale degli organismi missionari alle Chiese ’’riceventi”. Ritiene in tal modo di dare alle
Chiese che la chiedessero, la possibilità di utilizzare le proprie risorse e definire la propria identità. Le Chiese ’’inviami" potrebbero allora consacrare i
loro fondi all’educazione dei propri
membri alla missione e aiutarè coloro
che lottano contro regimi ingiusti e disumanizzanti per la loro libertà.
Rapporti
con le missioni cattoliche
Nellultima giornata di lavori, l’Assemblea ha affermato che è desiderabile una collaborazione più stretta fra la
CME e le missioni cattoliche romane.
Al riguardo il p. Thomas Stransky
(USA), presidente dei Paulist Fathers,
ha espresso la speranza che, in qualche
misura, le comunità missionarie della
Chiesa cattolica romana siano affiliate
alla CME, sebbene la Chièsa romana
nòn sia membro del CEC.
Evangelici conservatori
L’Assemblea ha chiesto vivamente
alla CME di partecipare alle ricerche
bibliche e agli studi degli evangelici
conservatori [n.d.r.: in particolare U
gruppo raccolto intorno alla « Dichiarazione di Franco forte »„da noi pubblicata qui alcuni anni fa) e di offrire
i propri servizi al Congresso rnondiale
dell’evangelizzazione che si terrà a Losanna nel 1974. Ha pure raccomandato
alle Chiese di esaminare i loro rapporti con gli evangèlici conservatori, allo
scopo di dare una testimonianza più
fedele alTEvangelo.
Costituzione
L’Assemblèa ha adottato una nuova
costituzione che istituisce una « conferenza » sulla missione e l’evangelizzazione, composta da 250 membri che si
riuniranno una volta fra le Assemblee
del CEC e aiuteranno le Chiese nel loro compito d’evangelizzazione. Una
« commissione » di 30 membri si riunirà una volta all’anno; la prossima riunione si terrà nel-gennaio 1974.
Di fronte ad un folto pubblico raccolto nella moderna « Sala dei Mercanti » di Cremona, il Segretario della Conferenza delle Chiese d’Europa, pastore
Glen Williams, ha tenuto, domenica 21
gennaio, una conversazione sul tema:
« Pregando insieme nella ricerca dell’unità dei cristiani ». La conversazione,
promossa dalla locale Comunità metodista, dal gruppo laureati cattolici e
dal centro ecumenico di Cremona, fa
parte di una serie di conferenze che il
Dr. Williams sta tenendo in varie località dell’Italia del nord ed all’estero.
Il pastore Williams ha esordito illustrando il significato del tema indicato
soffermandosi sui particolari della sua
formulazione. Accennando al « pregare
insieme », egli ha insistito fortemente
sul senso della preghiera traendo chiare indicazioni dalla lettura del Nuovo
Testamento. La preghiera acquista significato ed efficacia se è « sentita »,
« sofferta », sottoposta al volere di Dio
(Matteo 26, 39). La semplice recitazione
o ripetizione di preghiere preparate da
Commissioni e poi usate in funzioni liturgiche non rappresentano un vero
« pregare insieme ». Sì, continuiamo
pure con le consuete funzioni di preghiera in comune, ma stiamo attenti a
non cadere nell’abitudine' Dobbiamo
pregare insieme nel senso di « vivere e
soffrire insieme » i problemi e le tensioni che sono causa ed effètto delle
divisioni esistenti nelle chiese e fra
le chiese. E’ necessario, quindi, riconoscere che — come scriveva l’apostolo
Paolo — « non sappiamo pregare come
si conviene » (Romani 8: 26); e renderci dunque disponibili all’azione dello
Spirito Santo.
Ma, ha proseguito l’oratore, non basta pregare per l’unità ed attendere
ch’essa venga dall’alto. Occorre la « ricerca ». E’ necessario che da entrambe
le parti vi sia reciproca comprensione,
riconoscimento dei propri errori, e poi
azione di evangelizzazione in comune
tenendo conto che viviamo in nazioni
per tre quarti pagane.
Non è , detto che così facendo noi inventianro qualcosa di nuovo. No, l’unità non è opera umana, ma è opera di
Dio. E’ un suo dono che già esiste dalla
fondazione del mondo. Gli uomini e le
chiese non hanno fatto altro che rompere, tradire, crocifiggere il dono dell’umanità mediante il prevalere del
sentimento d’orgoglio e di presunzione
che è nell'uomo peccatore. Ma sia lodato il Signore, perché nonostante l’opera demolitrice dell’uomo, il dono dell’unità è sempre vivo! Questa unità
Liberta dp fede e schlavitò deH'ideelegia
(segue da pag. 2)
re che io non vado alla ricerca dei nemici di Dio chi sa dove, ma credo sia
dovere di ogni cristiano denunciare il
male ovunque lo veda. Non creda, il
Past. Castiglione, che mi interessa in
modo particolare quanto avviene in
Russia, ma con il mio spirito libero
posso vedere il male ovunque, anche in
Russia.
Condivido il giudizio espresso dal
Past. Castiglione sulla uccisione di Cristo, ma questo è un altro argomento
che non ha nulla a che vedere con la
libertà religiosa. Nell’esempio della
persecuzione dei Valdesi, però, così come egli si esprime, mi è parso quasi
che tenesse più dalla parte dei persecutori che dei perseguitati. Ma lo ha
fatto essere forse poco chiaro lo sdegno del libero pensatore verso chi non
la pensa come lui; benché, a mio avviso, un libero pensatore dovrebbe anche accettare che si possa pensare diversamente da lui, altrimenti sarebbe,
il suo, un libero pensiero a senso unico, come certe strade cittadine. A meno che al termine « libero pensiero »
non si dia il significato della « Giordano Bruno », l’associazione che riuniva
massoni, anticlericali ed atei.
Quanto alla lettera di un non ben
identificato « Asellus », per il suo tono
rabbioso, pieno di invettive, con il quale manifesta soltanto un irrazionale
fanatismo, credo non sia il caso che
mi ci soffermi. A questo tale Asellus,
per il quale le vittime di Stalin furono
appena un paio di milioni e non dieci
milioni, ctìrò soltanto che Mussolini fu
più umano di Stalin, perché, nel dichiarare la guerra, si accontentava di
appena mille morti. Una bazzecola, non
è vero? Appena mille vedove e qualche altro migliaio di orfanelli. Quanto
alla sua ipotesi della morte di Cristo
per assideramento, lascio a un professore della nostra Facoltà di Teologia
di rispondere, se ne ha il tempo.
Il fratello Jervolino di Napoli può
trovare già un po’ la risposta alla sua
lettera in quanto ho detto al Past. Castiglione.
Posso ammettere, con il fratello Jer
volino, che non siamo (noi, cioè tutti)
qualificati a giudicare, ma perché in
modo speciale i Russi? Questo non
l’ho capito.
Nella sua giustificazione sulla lotta
antireligiosa in Russia cade anch’egli
nella confusione tra Chiesa come istituzione e fede religiosa. Non dobbiamo attribuire a Dio le colpe degli uo^
mini e delle nostre istituzioni. E proprio strano come una persona di fede
quale egli è non riesca a fare questa
distinzione, che fecero i Riformatori
(Valdo, Lutero, Calvino, ecc.), i quali
combatterono la Chiesa Cattolica ma
non certo Dio. Qra in Russia (e né al
Past. Castiglione né il Fratello Jervolino lo hanno confutato) si combatte anche la fede in Dio.
Il suo esempio sugli evangelici americani (e quanti altri esempi si potrebbero citare) lo avrei voluto espresso
in senso assoluto, non nel confronto
con i Russi. Non vedo necessaria la
contrapposizione, perché un male non
diminuisce né aggrava un altro male,
ma ogni male è di per sé un male, e
lo si deve denunciare e combattere,
non importa ove si verifichi. Questa
dovrebbe essere, a mio avviso, la posizione del Cristiano. Posizione di libertà. Quella libertà dello spirito che
ci consente anche di giudicare il male non in maniera manichea; tutto il
male da una parte e tutto il bene dall’altra. Si potrebbe fare una geografia
del male e nessun Paese ne sarebbe
escluso.
L’Evangelo, al quale la Riforma è ritornata, era un messaggio di libertà,
perché annullava tutte . le ideologie,
che sono, una falsa riproduzione della
fede religiosa, ed aveva annullato tutti i tabù. Purtroppo il secolo in cui viviamo ha creato molte nuove ideologie
e molti tabù, che sono penetrati in noi
senza che noi neppure ce ne rendiamo
conto. E così abbiamo perso ogni contatto con' l’infinito e con l’eterno, perché abbiamo identificato il particolare
e il contingente con l’infinito e con
l’etemo.
vera non può essere vinta dall’uomo
perché sinonimo di amore. Dove c’è
amore vero c’è vera unità. E di conseguenza, dire cristiano vuol dire unità:
un termine implica l’altro. Ricerchiamo dunque Tunità vera, non quella istituzionale, ma quella invocata da Gresù
nella sua preghiera sacerdotale (Giovanni 17: 21).
Il Dr. Williams ha ricordato che la
storia della Chiesa, anche se abbonda
di motivi di divisioni e di reciproche
scomuniche, è pur tuttavia ricca di profeti dell’unità. Prima e dopo la Riforma non pochi veri credenti cristiani
hanno creduto nell’unità; ma sono stati quasi tutti messi a tacere, derisi ed
emarginati da parte delle chiese stesse.
Ma intendiamoci, non confondiamo
l’unità con l’uniformità o la conformità. Tutto il Nuovo Testamento rifiuta energicamente il concetto di uniformità, di rigidità del pensiero. L’unità
nel Nuovo Testamento è flessibile e nel
rispetto della libertà.
Purtroppo questa unità che nei primi due secoli della Chiesa non era uniformità, è stata presto soffocata e calpestata dal legalismo umano. E così,
rompendo quella solidarietà che è implicita nella vera unità, le chiese hanno
insegnato al mondo non cristiano gli
errori e gli orrori delle divisioni, anziché indicare i valori dell’unità di Cristo.
Affrontando il tema dell’unità « strutturata », l’oratore ha messo in guardia
ognuno daH’illusione di pensare ad una
unità rappresentata da una colossale
Chiesa organizzata con un solo gran
capo. Questo non è mai stato e non potrà essere, perché lo Spirito reagirebbe! L’unità va intesa nel riconoscimento della molteplicità delle chiese; una
unità come l’arcobaleno, come la luce
che contiene ed assomma tutti i colori
nella sua unica iridescenza. Ma la strada verso questa meta è assai lunga e
faticosa. Non creiamoci illusioni. Ad
esempio: com’è pensabile che attualmente la Chiesa cattolica riconosca di
essere una chiesa e non la chiesa? Occorre quindi non cessare di pregare
nel senso esposto all’inizio, e credere
che i miracoli dello Spirito Santo possono ancora avvenire! Ciò che non è
possibile agli uomini, è possibile a Dio
mediante il suo Santo Spirito; quello
Spirito che agisce come vuole, dove
vuole e — spesso — anche come gli uomini non vorrebbero!
Nella sua esposizione il Dr. Williams
ha richiamato l’attenzione del pubblico
su un elevato aspetto deH’unità: l’unità
cosmica. Nella visione del Nuovo Testamento, l’unità non è tanto e soltanto la
riunione dei credenti, ma ha dimensioni cosmiche sotto un solo capo: Cristo.
L’Apocalisse, infatti, vede la gloria di
Dio e del Figlio quando vi saranno
« nuovi cieli e nuova terra ed il mare
non sarà più». (Apocalisse 21, 1). Ecco
la visione cosmica dell’unità: l’intero
universo rinnovato e l’annullamento
d’ogni forma e motivo di divisione (il
mare).
Nel concludere, il Segretario Williams ha accennato molto brevemente
(per mancanza di tempo) alla grave situazione attuale dell’Irlanda del nord.
Egli ha sintetizzato il suo pensiero accorato in pochi punti: 1) Non si tratta
di un conflitto religioso; 2) in questo
conflitto le chiese si avvicinano ed operano insieme (purtroppo in ritardo!); 3)
il futuro dell’ecumenismo in Irlanda è
forse più pieno di speranze che altrove
dopo la triste esperienza del conflitto
attuale; 4) pregare intensamente per
rirlanda non pensando a cattolici e
protestanti in lotta, ma ad una società
che soffre perché ridotta in una situazione arretrata ed insostenibile dai sistemi oppressivi.
Giuseppe Anziani
Donne pastore
in tutti i Cantoni svizzeri
In seguito alla decisione recente del Sinodo
della Chiesa riformata del Vaud, tutte le Chiese cantonali riformate della Svizzera riconoscono, ormai, il pastorato femminile. La via per
giungere a questo risultato — agevolato dalla
carenza di pastori — è stkta lunga e faticosa
quanto quella del riconoscimento del diritto di
voto alle donne. La prima studentessa in teologia si era immatricolata neirUniversiU di Zurigo nel 1908; le prime due teologhe sono state
consacrate al ministero pastorale nella Chiesa riformata di Basilea città nel 1932. La prima donna pastore è stata consacrata nel 1928 dalla
Chiesa nazionale ginevrina. Si è aperta, era,
l'ultima "riserva".
Eros Vicari
Attualmente 14 donne e 30 uomini stu.
diano nel Seminario teologico battista di Rueschlikon, presso Zurigo. AH'inlzio del semestre
invernale 19 sono stati i nuovi iscritti.
4
pag. 4
CRONACA CELLE VALLI
N. 4 — 26 gennaio 1973
Vald^i Croce; quale traforo?
di fuori?
San Germano
Chisone
Due lutti hanno recentemente colpito
la nostra comunità. Il fratello Ernesto
Martinat, fratello del nostro anziano
Giulio, è deceduto improvvisamente
nella sua casa alla « Siberia ». Ai fratelli Davide, Irma, Giulio, Leonj, Orlina
esprimiamo la nostra sincera simpatia.
Il funerale ha avuto luogo il 20 gennaio.
Abbiamo ripreso la via del cimitero
mercoledì 24. Un ospite della Casa di
Riposo, Giovanni Bertinat, di 89 anni,
ci ha infatti lasciati dopo una breve
malattia. Questo fratello era originario
di Bobbio Penice. Il pastore Bellion
era presente al funerale per portare la
simpatia della comunità di Bobbio c lo
ringraziamo assai. Il nostro pensiero
va al figlio ed alle nipoti come a tutti i
parenti dell’estinto.
« Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque contempla il Figlio e crede in lui abbia vita eterna, e lo risusciterò nell’Ultimo giorno » (Giov. 6:40).
Nella nostra comunità si legge abbastanza la nostra stampa, periodica
e non. Ricordiamo ai bambini abbonati a « L’amico dei fanciulli » che
possono rinnovare il loro abbonamento anche presso i monitori o il pastore; e invitiamo i non abbonati ad abbonarsi.
^ Domenica 28 gennaio, alle ore 16,30, nella Foresteria di Torre Pelliee, il past. RENZO BERTAIOT terrà una conferenza su ; « lA
BIBBIA OGGI, UN RITORNO ESSENZIALE ».
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Giuseppe Anziani, Mario Berutti, Giovanni Conte, Mauro Gardiol,
Ermanno Genre, Paolo Giunco, Roberto
Peyrot, Ermanno Rostan, Elsa e Speranza Tron.
Si è ricominciato a pariare dei traforo dei Coiie deiia Croce: ma non tutti pensano aiio stesso traforo - E’ necessario prima chiedersi quai’è ii vantaggio effettivo per ia popoiazione deiie nostre vaiii e dei pineroiese
Ho incontrato alcuni giorni or sono
un fratello di Chiesa, residente alle
Valli da parecchi anni, ma non nativo
delle nostre zone. Un fratello che si è
impegnato con molto zelo e dedizione
nella vita della comunità di cui è membro, ma si è trovato spesso in contrasto con altri fratelli per le sue vedute
riguardo alla fede ed all'impegno del
credente. In queste discussioni la conclusione finale è sempre stata una sola: « tu non sei valdese delle Valli c
perciò certe cose non le puoi capire ».
Un ragionamento di questo tipo è
frequente fra noi, lo è forse da molti
decenni, è però molto pericoloso e va
combattuto non appena si presenta.
Cosa vuol dire che un credente non
nativo delle Valli non capisce certe cose? Può voler dire semplicemente che
ci sono delle abitudini, dei modi di pensare, dei ragionamenti che appaiono
caratteristici delle comunità delle Valli, e questo non è strano ma perfettamente naturale. Ognuno di noi ha le
sue caratteristiche come ha un suo nome e cognome. In questo caso non si
dice nulla di strano.
Può voler dire però un’altra cosa:
che il nostro modo di esprimere la fede cristiana, le abitudini, che da decenni, si sono lentamente formate nelle nostre comunità sono perfette, assolute, definitive. «Tu sei di via e non
capisci », può voler dire insomma:
« non hai il diritto di criticare, di giudicare, di rivedere nulla perché noi abbiamo ragione e tu devi solo imparare ». Se così fosse saremmo su una
brutta strada, la strada del fariseo.
Non penso che le comunità valdesi
delle Valli siano più tradizionaliste, arretrate, indifferenti di altre comunità
valdesi d’Italia; le Valli viste come
roccaforte della conservazione ecclesiastica e dell’immobilismo sono un mito privo di fondamento, che può far comodo ma che non corrisponde a nulla.
Quello che può esistere in alcuni, e che
va combattuto, è l’equivoco tra la fede
e la vita ecclesiastica, tra credere in
Cristo ed essere valdese, tra seguire
Gesù e seguire le abitudini più o meno recenti della vita religiosa del passato.
Se le critiche di quel nostro fratello
colpivano certi modi di pensare e di
comportarsi dei valdesi delle Valli nel
nome di una maggiore fedeltà al Signore egli aveva perfettamente ragione, era nel giusto e chi reagiva alle
sue parole era nel torto. « Non sei di
qui» significa forse «non sei dei nostri »? Se così fosse sarebbe molto grave perché vorrebbe dire che non siamo
più in grado di accogliere un fratello
che ci venga da fuori. Faremmo bene
a ricordarci invece che molti dei maggiori protagonisti della nostra vita religiosa alle Valli sono venuti da fuori!
Quanti pastori del 1500 e del 1600 erano italiani, da Varaglia a Lentolo, non
valligiani perciò; tale era anche Arnaud, che proveniva dal Delfinato. E
cosa sarebbe stata la nostra vita religiosa alle Valli senza i Félix Neff, i
Gilly e Beckwith? A nessuno è mai venuto in mente di dir loro: « tu non sei
delle Valli e perciò certe cose non le
capisci »; o se glielo hanno detto è risultato in definitiva che ragione l’avevano loro, dal di fuori, che la maggior
sensibilità di fede era la loro. Meno
sicuri di sé dunque e più pronti ad accogliere le voci di fratelli.
Giorgio Tourn
lllllllllllllllllllillllllilliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Il discorso sul traforo del Colle della
Croce, da più parti ripreso sui giornali,
è da anni un discorso poco chiaro: innanzitutto si dice che esistano in merito due posizioni, chi è favorevole e chi
è contrario, ma questo non è esatto; in
secondo luogo molti parlano di traforo ma non tutti parlano dello stesso
traforo; infine non è mai stato chiarito
bene quale sia lo sbocco che tale opera
è destinata a creare.
Vediamo di analizzare almeno questi tre punti, così facili ad indurre in
equivoco.
Punto primo, esistono dei sostenitori del traforo che io definirei « acritici », persone che, anche in buona fede,
si buttano a perorare la causa del traforo senza porsi problemi; vi sono invece i cosiddetti « detrattori » dell’opera che sono in realtà dei sostenitori
« critici ». Quali problemi si pongono
questi ultimi?
a) Quale tipo di traforo si realizzerà?
b) Quale sarà l’utilità dell’opera,
una volta compiutà?
c) Non esiste la possibilità di studiare un’alternativa?
Veniamo quindi a chiarire gli altri
due punti.
Quasi tutti coloro che parlano di traforo continuano a pensare a una modesta galleria di poco più di un chilometro, percorsa da una strada turistica di 8 o 10 metri di larghezza; invece i piani che erano recentemente allo
studio della S.I.T.CRQ. (società italiana per il traforo della Croce) prevedevano un riesame del progetto sia della
strada che del traforo.
Le intenzioni dei grossi gruppi finanziari e capitalistici erano di far passare dalla Val Pelliee il prolungamento dell’autostrada Torino-Pinerolo, tratto autostradale che avrebbe dovuto poi
far parte di un « asse » stradale europeo per collegare Belgrado, e i paesi
dell’Est, con Marsiglia, Barcellona e
Madrid. Prendendo una carta d’Europa questo « asse orizzontale » pare
molto « probabile », cioè dovrebbe essere assai utile allo sviluppo degli sambi commerciali est-ovest.
Chi, come me, è contrario a questa
soluzione, lo è per motivi egoisticamente locali, dovendone riconoscere la
validità sul piano europeo, ma, a questo punto vorrei sapere quanti sostenitori « acritici » del traforo sarebbero
entusiasti domani di vedere la Val Pellice percorsa da un’autostrada, larga
una ventina di metri, che taglierebbe
la valle in due come un fiume, antiestetica, perché sarebbe sopraelevata su
terrapieni e ricca di viadotti che cambierebbero completamente l’aspetto del
territorio; salendo poi a Villar e a Bobbio questa nuova strada occuperebbe
la maggior parte dei terreni del fondovalle.
A questo punto esaminiamo un po’
l’utilità di questa autostrada (utilità beninteso per la valle, e ssendo evidente
il vantaggio per le grandi ditte industriali e commerciali di interesse internazionale).
In breve l’utilità per noi sarebbe
NULLA: vedremo sfrecciare migliaia
di automobili, sentiremmo rombare un
migliaio di autotreni al giorno( almeno
secondo i calcoli di previsione dei tecnici); nessun viaggiatore si fermerebbe
nei nostri borghi perché i caselli sarebbero limitati a due, uno a Pinerolo
e l’altro al Fra, per evidenti ragioni di
costo del personale; nessuno di noi potrebbe usufruire della nuova arteria se
non scendendo fino al casello, situato
con ogni probabilità al ponte sul Chisone, punto di confluenza delle tre valli Po, Pelliee, Chisone e della zona del
Saluzzese. Lavorerebbero alcuni distributori di carburante ed eventuali posti
di ristoro, nelle aree di servizio, ma
non è affatto detto che queste pur limitate entrate sarebbero destinate alle tasche dei convalligiani: certo Motta, Alemagna, Pavesi, ecc. farebbero a gara
per portarsi via gli « utili ».
Affermata l’opposizione alla soluzione preferita dai « poteri economici » riprendiamo in esame la soluzione gradita a noi tutti: una via di turismo che
metta in comunicazione le vallate con
IL CONSIGLIO COMUNALE DI PRAROSTINO
PRENDE POSIZIONE A FAVORE DELLA
Scuola Popolare di S. Secondo
Sabato prossimo 27 e. m. nella sala valdese
si tètra un'assemblea pubblita in cui spiegheremo il perché è sorta e come funziona la
scuola popolare a S. Secondo, ed in quell'occa
sione ci saranno chiariti (speriamo) i motiv
per cuj Tammínistrazione comunale ci ha chiù
so il locale. Frattanto ci giunge notizia che nel
ia zona sono state prese posizioni in favore del
la nostra iniziativa.
A Prarostino in una mozione discussa ed ap
provata dal Consiglio comunale e diretta al
Tamministrazione comunale di S. Secondo s
dice : « ... venuto a conoscenza che dai prim
di novembre '72 è inzlato un nuovo corso d
preparazione alla licenza media, con una ven
tina di partecipanti e che l'Amministrazione Co
munale di S. Secondo tò negato l'uso della pa
lastra indispensabile per lo svolgimento del cor
so adducendo motivi ingiustificati, es. la pre
senza di studenti non residenti nel Comune d
S. Secondo che graverebbero sulle spese di lu
ce e riscaldamento, fa presente che l'Ammini
strazione di Prarostino è sempre stata dispo
nibile a risolvere problemi scolastici e sociali di
comune utilità, e si augura pertanto che l'Am*
ministrazione Comunale di S. Secondo voglia
rivedere la nua decisione... ».
Anche le scuole popolari del pineroiese ( Pinerolo S. Lazzaro, Pinerolo Piazza Marconi, Vìilar Porosa, Porosa Argentina, Torre Pelliee) si
sono rammaricate di questa situazione dì S. Secondo per cui hanno deciso di distribuire un
volantino allo scopo di far conoscere queste
scuole popolari e per invitare quanti fossero
sensìbili a questo problema a partecipare all'assembiea dì sabato prossimo ed a portare il
loro contributo.
La Scuola popolare di S. Secondo
Notiziario Evangelico Italiano
La rubrica televisiva
“PROTESTANTESIMO”
RAPOUA - VENOSA
I giovani e ii Vietnam
Questi i temi che verranno trattati
dai prossimi numeri della rubrica
« Protestantesimo » (Giovedì, ore 18,30,
secondo canale).
N. 4 (giovedì 25 gennaio)
La figura di Giovanni Calvino, il
grande riformatore di Ginevra, sarà al
centro del quarto numero della rubrica « Protestantesimo », curata da Roberto Sbaffi e per la regia di Giampaolo Taddeini. Conduce in studio Aldo
Comba.
Il numero si aprirà con alcune immagini di un dramma teatrale preparato e interpretato da un gruppo di oltre 40 giovani dai 14 ai 18 anni ed incentrato sulla ribellione dei contadini
tedeschi del sedicesimo secolo e sulle
influenze che su essa ebbe la riforma
protestante che si sviluppava proprio
in quegli anni in Germania. Successivamente, il pastore valdese di Pinerolo
e storico della Riforma, Giorgio ’Fourn,
illustrerà al telespettatore la personalità di Calvino, soffermandosi poi sul
concetto protestante riformato di
« chiesa sempre da riformarsi ».
N. 5 (giovedì 1 febbraio)
Come si governa una comunità protestante? E come nasce, e perché, la
conduzione « democratica » di queste
comunità? Che cosa esse intendono per
« autogoverno »? Sono queste le domande alle quali il quinto numero della rubrica « Protestantesimo ».
A questo quinto numero parteciperanno alcuni membri di chiese battiste: il pastore di Firenze, Piero Bensi,
Elena Girolami e Piero Landi. Due filmati introduttivi illustreranno alcuni
aspetti caratteristici della conduzione
della vita di una comunità protestante: il « Consiglio di chiesa » e lo svolgimento di una riunione di un gruppo di
lavoro. (Inf/FCEI)
Il gruppo giovanile di Venosa e Rapolla
durante il periodo natalizio si è più volte riunito perché ha sentito la necessità di comprendere il vero significato del Natale e diseutere
la questione del Vietnam e il caso di Marco
Bisceglia. Per convalidare la sua presa di posizione si è ancora riunito il 30 dicembre 1972
rinunciando alla cena.
Per quanto riguarda il primo punto, cioè
la « Riscoperta del Natale », il gruppo giovanile, ha voluto cogliere il vero significato del
Natale che l’Evangelo annuncia.
Un Natale che sia l’annuncio della Salvezza
per tutti gli uomini dal più povero al più
ricco é non riservato solo a coloro che possono permettersi il lusso di spendere inconsciamente tanto denaro per cose superflue. Non
un Natale consumistico, quindi, ma un Natale da credente.
Un Natale che non arriva una volta all’anno, ma è di tutti i giorni, non un Natale sentimentale, in cui ci si sente buoni e caritatevoli, ma un Natale in cui l’uomo riscopre di
essere « Fratello » di tutti gli uomini, ma soprattutto dei più miseri e i più derelitti, degli
uomini che sono tenuti al margine della società.
Per noi, dunque, il Natale non è un giorno
di santificazione spirituale perché si è ascoltato
un buon sermone oppure si è fatta un’opera
buona, ma è l’immedesimarsi nei dolori e
nelle sofferenze degli uomini oppressi ed è il
lottare contro l’oppressione del più forte sul
debole.
Per quanto riguarda il secondo punto, il
gruppo, ha preso una precisa posizione sulla
questione della guerra nel Vietnam, posizione che ogni credente dovrebbe prendere.
Per prima cosa ha preso visione del paragrafo : « Informazione sulla guerra nel Vietnam » dal libro di Helmut Gollwitzer, Vietnam Israele e la coscienza cristiana, per approfondire la conoscenza della storia sulla
guerra nel Vietnam e delle potenze che intorno ad esso girano.
Nelle discussioni conseguenti all’informazione, il gruppo ha apertamente condannato
l’operato criminoso, antiumano e anticristiano
di Nixon e di tutti i suoi sostenitori.
Infatti, nei medesimi giorni in cui il mondo cristiano si apprestava a celebrare il Natale di Gesù Salvatore, l’America opponeva im
punemente e apertamente la sua potenza oppressiva su una popolazione lungamente provata nella sua debolezza.
In questa recrudescenza della guerra vengono colpiti indiscriminatamente gli « Innocenti ».
Il gruppo ha inoltre condannato la posizione
assunta da tutti gli organi che si dicono interessati e impegnati a mantenere la pace nel
mondo e che invece restano nella loro annosa
e consueta « sterilità d’azione ». Il gruppo si
è anche pronunciato sull’oppressione esercitata sulla persona del sacerdote Marco Bisceglia
della parrocchia del S. Cuore a Lavello. Oppressione esercitata su quanti lottano contro
le forme di violenza oppressiva del sistema
capitalistieo-clericale.
Il gruppo come testimonianza, vista la catastrofe immane che ha colpito Managua, ha
deciso , di devolvere le collette proprie e ha
proposto alle Comunità di unirsi a questa solidarietà fraterna.
Il gruppo Giovanile
CREMONA
Qualcosa di nuovo
per la “settimana
dell'unità”
La « Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani », quest’anno a Cremona ha assunto un aspetto che, per noi,
è da considerarsi positivo e proficuo.
Anziché velare o camuffare l’autenticità dell’ecumenismo con cerimonie liturgiche che spesso si riducono a parate ritualistiche e quindi diventano causa di confusione o di fraintendimenti,
ci siamo mossi — quest’anno — nella
linea di incontri tra cattolici ed evangelici a livello di « base » con possibilità, quindi di precisare qual’è la direzione verso la quale entrambi (cattolici ed evangelici) intendiamo procedere.
In proposito abbiamo avuto diversi
incontri con scambi di idee fra giovani delle due chiese; la interessante conferenza del pastore G. Williams; ed
inoltre una manifestazione giovanile
con proiezione di un film (Pane amaro).
In questa occasione sono intervenuti
con un loro messaggio il nostro Giuseppe Anziani ed il sac. M. Aldighieri. g.
CORPO PASTORALE
finanti.
Una strada che, se è vero che porterebbe via molti clienti alle stazioni sciistiche di Montoso, Frali e persino Sestrière (in quanto in Francia vi sono attrezzature di alto valore concorrenziale), è pur anche vero che permetterebbe un forte flusso di esportazione sia
di generi alimentari che di oggetti di
abbigliamento, per i quali i nostri prezzi sono a loro volta concorrenziali.
Il CorpQ pastorale è convocato per lunedì 5
febbraio alle ore 9,30 a Pinerolo.
Mattino: breve culto e discussione sul testo
di E. Kasemann.
Pomeriggio: relazioni delle commissioni, vita
del distretto.
Saranno presenti i colleghi Aldo Comba per
uno scambio di opinioni sul programma Rai-TV e
Tullio Vinay.
G. Tourn
iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Torre Pelliee
SCUQLA MEDIA
DEL CQLLEGIO VALDESE
Rimane però, anche a questo proposito un dubbio, l’ultimo: la soluzione
del traforo al Pra è veramente la migliore?
Non si potrebbe « forare » a un’altezza più modesta (a Villanova per esempio) rendendo così più sicura ed agibile l’arteria in ogni stagione? A parte il
costo della galleria (più lunga e quindi più costosa) si rispermierebbero però chilometri di strada di alta montagna,con tutti i problemi e i pericoli che
questa presenterebbe (slavine, tormenta, gelo, pendenza).
Spero di aver chiarito dunque di :ion
essere contrario « al traforo » ma a
« un traforo », (quello autostradale) e
in secondo luogo di avere seri dubbi
sul progetto del Geom. Mantelli (anche
se capisco che lui naturalmente ci tenga assai), il quale andrebbe rimesso un
po’ in discussione.
Riccardo Gay
La nostra insegnante, Sig.ra Gigliola
Griot, ha conseguito brillantemente la
abilitazione all’insegnamento della lingua inglese con punti 100/100. I nostri
più vivi rallegramenti!
La Preside
LUSERNA SAN GIOVANNI
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo dei Vecchi
A S. Secondo, anche se la gente non parla
molto, qualcuno si chiede come mai a chi organìzza gare alle bocce o altre cose, il Comune
dà contributi di incoraggiamento e invece a
chi organizza scuole popolari chiude la porte
in faccia. Una giovane che ha partecipato alla
scuoia dice: «Ci vogliono proprio ignoranti».
Tutto questo interessamento comunque ci fa
sperare che a S. Secondo il buon senso trion’
ferà sull'autoritarismo.
Doni vari (pervenuti in novembre) :
Colletta concerto della Riforma, del 31 oltobre ’72 28.000; per la festa del raccolto, Albarin Carlo 2.000; Comitato « Festa del Raccolto » 270.400; Lascito Fornerone Clementina (Prarostino) 40.000; Giaehero Anna, in
occasione battesimo nipote Benecohio Davide
2.500; Jallà Giacomo 50.000; Rolando Martina (Jallà) 3.000; Berlin Gustavo e Laura
50.000; Gobello Livio e Dina 25.000; Alice c
Giulio Revel 15.000; Odin Prospero 10.000:
Long Laura 25.000; Cangioli Margherita
10.000; Long Eugenio e Adele 50.000; Roman Franca e Silvio 10.000;Coniugi Favatier
25.000; Albarin Maria 10.000; L-A-A-A-D
5.000; Giordan Michele e Paolina 10.000:
Marauda Federico 30.000; Peyrot Enrico 100
mila Giacomelli Elio (S. Giuliano Terme)
5.000; Gay Lidia 10.000; Libonatti Elia
(Brindisi) 3.000; Peyrot Arturo e Ida (Genova) 275.000; Bellion Rina (rie. Villa Olanda)
5.000; Minardi Egle (rie. Villa Olanda) 10
mila; Scaccioni Linda (id.) 10.000; Revel Ce
sare 10.000; Meynier-Frache 5.000; Durane!
Elva e Enrico 5.000; Costabel Gino 30.000
Rivoira Delfina 1.000; Bonino Guido 20.000
Martina Rolando, Olga e Nadia 10.000; Mey
net Mario e Albina 10.000; Nicolay Pisan
Emilia (Torino) 20.0000; Pontet Lina 10.000
Meynet Renato e Fiorella 10.000; Zibellini
Camillo 5.000; Vola Ernesta 100.000; For
neron Davide e Iolanda (Prarostino) 10.000
Bonnet Franco e famiglia 5.000; Grand Pie
tro e Cesarina 20.000; Benech Mario e Bian
ca 10.000; Fraschia Laura e Renato 5.000
Pons Ernesto e Olga 2.000; Gobello Elisabel
ta ved. Giordanino 2.000; Gönnet Jean e Te
resina 12.000; Costantino Emma 6.000; B
nech Iris e Walter 5.000; Pastre Enrico 10
mila; Mattalia Attilio 10.000; Frache Ida e
Giacomina 20.000; famiglia Durand-Vittone
5.000; NjN. A. (Bellonatti) 10.000; Peyrot
Vanda 10.000; E. Bonnet-Tartarini 2.000; Buffa-Gaydou Irma 5.000; Albarin Mario 10.000:
Rivoira Celina e Paola 5.000; Malan Stefano
e famiglia 2.000; Coisson Renato (Angrogna)
5.000; Miss. Eleonora Montaldo (New York)
17.480; Richard Aldo e Bianca 30.000; Signoretti Mina e Ferruccio 30.000; Ricca
Roberto e famiglia (Bricherasio) 3.000; Benigno Maria Luisa 5.000; Mourglia Clelia e
Adolfo 5.000; Malan Emma 10.000; Gardiol
Dino e Marta 50.000; Pontet J. Jacques et
Louise 20.000; Gaydou Guido e Paimira
15.000; Bonjour Pietro e Ester 15.000; Grill
Guido e famiglia 5.000; Durand Fiorina 5.000;
Revel Stefano e Margherita 10.000; BoninRevel Dorina (rie. Asilo Vecchi) 30.000; Reynaud Lea (id). 500; Rostagnol Giovanni e
Matilde 10.000; Capetti Franco e Malan Laura 5.000; Armand-Bosc Emma 10.000; Danna-Revel Enrichetta 10.000; Costantin Paola
e marito Scaglia 10.000; Boulard Valdo 2.000;
Monnet Giov. Paolo 20.000.
Grazie ! ( con tiniia)
« Quand'anche camminassi nella
valle deH’ombra della morte io
non temerei male alcuno, perché
tu sei meco» (Salmo 23).
È mancato il 13 gennaio
Giovanni Mantilaro
Lo annuncia, confidando nelle promesse divine, la moglie Antonietta, che
desidera ringraziare tutti coloro che
in questa circostanza le sono stati vicini in vario modo, in particolare il
medico I. Arboatti, i coniugi Giolitto
e i coniugi Peyronel.
Torino, 16 gennaio 1973.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie MARTINAT e PASCHETTO, nell’impossibilità di farlo
singolarmente, ringraziano quanti hanno preso parte al loro dolore per la
perdita del loro caro
Augusto Martinat
Cavaliere di Vittorio Veneto
Uno speciale ringraziamento al Dr.
Scarognina, ai sigg. Pastori Deodato
e Signora, Bertinat e Taccia, alla signora Vera Long, ai sigg. Medici, Suore e personale del reparto Chirurgia
dell’Ospedale Civile di Pinerolo, al
Gruppo dell’ANA e dei Combattenti.
Luserna S. Giovanni, 22 gennaio 1973.
5
I
“ 26 gennaio 1973 — N. 4
f ■■■
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
CHE COSA CONTRADDISTINGUE I NOSTRI ISTITUTI? M^ll^ J! I
. , . 1.1., Nella comunità di Ivrea
la tesnaiOMaiza evanieliGa dalla aastra apara dibattuti i temi sinodaii
La prof. Marcella Gav. che cnme. rica in cui i1 credente si trova a vivere „ rUo vio r^nrn /iiVettere? « TI oeriodo notoliil,-.
La prof. Marcella Gay, che come
membro della Tavola Valdese tiene i
rapporti fra questa e una serie di istituti nelle Valli (Villa Olanda, Convitti
di Pomaretto, Pinerolo e i tre di Torre Penice), ha udito porre, in quell’ambito, questo interrogativo: quale testimonianza evangelica ritiene di dare
una nostra opera? E ci ha scritto queste considerazioni, che sottoponiamo ai
nostri lettori.
La domanda mi ha colpita. Sto continuando a cercare una risposta soddisfacente e vorrei un aiuto.
Qual è la testimonianza evangelica
che distingue i nostri ospedali, convitti,
scuole, case per anziani ecc., da analoghi istituti laici?
— Non certo gli aspetti esteriori (nome sulla porta, visite del pastore, culto
quotidiano o settimanale), che possono
essere valide forme di testimonianza
solo se confermati da « qualche altra
cosa », ma che possono rimanere puramente formali e inavvertiti;
— non l’utilità sociale, comune a
tut;
— non refficienza, anche se comune
u pochi e del resto non sempre adeguata neppure fra noi;
— non l’accontentarsi, da parte del
personale, di remunerazioni spesso assai più basse di quelle usuali, che può
derivare da bisogno e non da una scelta vocazionale, e che sovente non esclude una certa amarezza anche in chi le
Ita liberamente e gioiosamente accettate all’inizio della sua attività;
— non l’impegno nel lavoro, la serietà, l’onestà, la dedizione, l’entusiasmo
e via dicendo, tutte doti che possiamo
trovare in persone lontanissime dalla
fede, anche se forse in percentuali più
basse;
— non l’attaccamento a certi valori,
atteggiamenti, tradizioni, che anziché
evangelici possono essere piemontesi,
montanari o simili;
— non la fede individuale, o l’appartenenza a una comunità evangelica di
coloro che ci lavorano (talvolta gli elementi più attivi non sono credenti);
— non la partecipazione della comunità nel cui ambito si trovano a esistere e il cui interesse è spesso assai blando (e soprattutto critico); questo potrebbe essere un elemento importante,
ma non è ancora sufRciente.
E allora?
Alla suddetta domanda, nel gruppo,
qualcuni? ha risposto che la testimonianza consiste nell’essere riusciti a
fondere persone con fedi e mentalità
diverse in un lavoro appassionato e cosciente di servizio agli altri e soprattutto ai minimi, in uno sforzo di portarli
alla responsabilità nella libertà; ma
questo mi pare un elemento comune
ad altre fedi o ideologie.
Non è più giusto dire che non esistono un’etica, una pedagogia, una sociologia evangelica (anche se spesso ne
sentiamo parlare), perché queste sono
il frutto di una determinata realtà sto
Il nostro fondo
di solidarietà
Nel pubblicare qui sotto un nuovo
elenco di sottoscrizioni pervenuteci,
desideriamo ricordare ai lettori che
attualmente il nostro « fondo » opera
in due direzioni.
Una è costituita dall’appoggio al
Programma di lotta antirazzista del
Consiglio ecumenico delle Chiese, mentre l’altra appoggia un nuovo pressante appello, sempre del CEC, lanciato
a tutte le Chiese-membro per una situazione di grave emergenza venutasi
a creare in Melanesia (Papuasia - Nuova Guinea), che sta attraversando la
più grave crisi dopo la seconda guerra
mondiale. Come abbiamo già riferito,
forti gelate nelle montagne dell'ovest
e del sud hanno distrutto migliaia di
ettari di coltivazioni, con particolare
riferimento alle patate dolci, che sono il nutrimento base di quelle popolazioni. La situazione si è poi successivamente aggravata col sopraggiungere
di una prolungata siccità che ha provocato gravi incendi e distruzioni.
Ricordiamo vivamente ai lettori queste iniziative, con preghiera di segnalare, sulle loro offerte, lo scopo relativo, Nell’elenco che segue non facciamo distinzione fra le due destinazioni
delle sottoscrizioni, ma è evidente che
ne teniamo il debito conto e che le
smisteremo (speriamo al più presto
possibile!) in base alle indicazioni dei
donatori.
Le offerte vanno inviate al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot^ C.so Moncalieri 70, 10133
Torino.
Scuola dom. Chiesa valdese di Bar! L. 20
mila: F. Valerio 10.000; C. Peyrot 3.000
V.V.V. 2.000; G. Laetsch 5.000; E. Toma
setti 10.000; P. Corbo 2.000; L.G.C. 10.000
A. Coletta 2.000; V. Giaiero 10.000; A. e E
Balma 5.000; A. Grillo 3.000; C. Tron 3.000
N.N. con simpatia 5.000: Inno 135 1.000; S
Cornelio 5.000; E. e M. Bein L. 10.000.
Totale L. 106.000; prec. L. 116.325; in cassa
L. 222.325.
rica in cui il credente si trova a vivere
come il non credente, in cui egli non
inventa mezzi diversi da quelli usati
degli altri uomini, e può solo confrontare con l’Evangelo il suo modo di servirsene, che sarà sempre un seguito di
scelte terrene e come tali peccaminose
e fallibili? Le scelte positive sono tutte
rischiose, malsicure, ’’terrene”: le uniche relativamente facili sono quelle
negative (per es. posso decidere di non
accelerare quando un bambino attraversa la strada), ma sono un po’ troppo
limitate per metterci la coscienza in
pace, né sono particolarmente cristiane.
In conclusione ritengo che l’unica testimonianza evangelica che possiamo
dare è l’annunzio del nostro incontro
con il Cristo signore e liberatore di tutti gli uomini. Ma la gente in mezzo a
cui viviamo avrà voglia di ascoltarlo
solo se questo annunzio, fatto sempre
con parole umane, sarà vissuto in scelte altrettanto umane, che non sono costituzionalmente cristiane, anche se
maturano in noi da un continuo confronto con la parola di Dio.
« Che ne pensi, caro direttore? », concludeva Marcella Gay. A mio parere.
Tanalisi è lucida e l'indicazione positiva finale, nella sua sobria umiltà, pertinente; a condizione che l’annuncio di
Cristo e del suo Regno sia esplicito
(non petulante), senza lasciarsi bloccare dalla paura del formalismo o da un
falso rispetto dell’altro o dall’illusione
che all’incredulo o al disappetente siano le nostre opere (o scelte) a render
credibile o appetibile l’Evangelo; e primario, nella radicata certezza che una
sola è la buona parte che non sarà mai
tolta agli uomini, in vita e in morte.
Condizioni che, evidentemente, Marcella Gay, condivide; e che d’altra parte
non sono certamente esclusive dei ’’nostri” istituti, ma costituiscono piuttosto il senso di quello che chiamiamo,
con qualche improprietà, il « sacerdozio universale dei credenti »; i nostri
istituti, quando sono animati da affiatate équipes di credenti, possono semplicemente offrire (ed è molto!) un ambiente privilegiato per questa testimonianza e questa ricerca.
g- c.
lomaggio dei fanciulli di Orsara a Gesù
Primo è stato quello dei bambini
del nostro Asilo « Betania ». Natale:
un’occasione di vacanza, d’evasione, di
passatempo, di diversivo? Non certo
di riposo a considerare il lavoro della
maestra e dei bambini nel prepararne
la festa per il pomeriggio dell’antivigilia; un lavoro non solo impegnativo
con bambini dai tre ai cinque anni ma
reso più laborioso a causa del morbillo giunto più inopportuno che mai. Ma
Il Centro di documentazione
di Agrigento pubblica
Un dossier su M. Pantaleone
e la battaglia antimafia
E’ appena uscito il secondo numero dei
« quaderni » del Centro di Documentazione di
Agrigento. Questo secondo quaderno, intitolato : a Mafia-Antimafia — Michele Pantaleone —-Un personaggio scomodo », presenta .le
recenti vicende din un personaggio — Michele Pantaleone — che dal 1944 lotta contro la
Mafia, rivelando i meccanismi che le permettono di svilupparsi e denunciando i personaggi che manovrano questi meccanismi.
Il metodo d’intervento scelto dal Pantaleone — denuncio e proposte che rimangono all’interno degli schemi istituzionali — è criticato da quelli che fanno un’analisi marxista
della « mafia » e che, pertanto, ritengono che
non sia possibile eliminare questo fenomeno
al di fuori della linea di massa e della lotta
di classe, cioè al di fuori dell’azione rivoluzionaria del proletariato.
Tuttavia riteniamo utile — malgrado questi limiti — il contributo dato dal Pantaleone con la sua opera di documentazione e di
analisi socio-storica. E pensiamo che possa e
debba essere utilizzato dal movimento di
massa.
Il quaderno presenta una voluminosa documentazione su fatti e personaggi attuali, la
cui denuncia è valsa al Pantaleone ben 6 querele che sono tuttora in corso di processo.
Vari documenti dimostrano chiaramente certe
collusioni e compromessi politici che la classe dominante usa per mantenere il suo potere.
Il quaderno, che comprende 120 pagine,
viene venduto al prezzo di L. 700. Preghiamo
quanti sono interessati a riceverlo di ordinarlo
al Centro di Documentazione di Agrigento,
inviandoci, tramite conto corrente postale, le
700 lire; versamenti sul c.c.p. n. 1/40541, intestato a Mario Berutti, Ufficio Conti Correnti
Postali, Roma.
Il Centro di Documentazione
iiimiiiiiiiimiititiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiniiiiiiiiimiiiii
Personal la
Ci rallegriamo vivamente con il pastore Paolo Marauda e con la comunità di Genova per la calorosa conferma,
alla scadenza del settennio: un augurio fraterno per il servizio comune.
* * *
Gigliola Griot, insegnante al Collegio
Valdese di Torre Pellice, ha conseguito
a pieni voti l’abilitazione all’insegnamento dell’inglese; e Elena Corsani
Ravazzini, insegnante di storia dell’arte al Collegio Valdese, ha anch’essa
conseguito brillantemente l’abilitazione. Ci congratuliamo cordialmente con
loro, augurando fecondo insegnamento.
* * *
Alessandro Foriero, della nostra comunità torinese, si è laureato a pieni
voti in fisica presso l’Università di
Torino: pure a lui fraterni rallegramenti e auguri.
* * *
Il rag. Giuseppe Longo, della nostra
comunità di Ivrea, è stato insignito
deH’onorificenza di Cavaliere al merito
della Repubblica Italiana, dopo 44 anni di servizio nell’amministrazione delle PP.TT. Speriamo che... queste permettano che gli giunga rapido il nostro fraterno augurio per il meritato
riposo!
neppure solo festa può essere quella
che ogni anno viene a ricordare agli
uomini un avvenimento storico che li
tocca così da vicino per un destino di
salvezza o di perdizione.
Discreto il numero del pubblico rappresentato dalle mamme e parenti dei
bimbi, da amici e simpatizzanti. Un
grande albero di Natale scintillante di
luci è lì ad incantare i bambini, a ricordare a loro, e jion soltanto a loro,
l’albero della vita ch’è Gesù; fonte di
' luce vera, vite carica di ogni dono del
Padre.
Il pastore Giunco riassume in una
parola i sentimenti di tutti: gratitudine. Gratitudine prima di tutto al Signore Gesù che, facendosi da ricco povero, volle nascere tra noi portandoci
riconciliazione e perdono con Dio, pace ed amore tra gli uomini. E per lui
che possiamo fare oggi questa festa,
rallegrarci coi nostri bambini, operare con speranza per un mondo migliore, nonostante Finguaribile malvagità
umana che in alcuei momenti della
storia, come proprio oggi nel Vietnam,
per bassi interessi materiali, sembra
raggiungere l’apice della cieca bestialità. Gratitudine per quanti, testimoniando nel mondo della perdurante carità di Cristo, ci danno la possibilità
di rallegrarci ogni giorno neH’umile
servizio di questi bimbi ed oggi di celebrare il Natale del Redentore.
È la volta quindi della maestra che,
dopo avere spiegato il lavoro svolto in
questi primi tre mesi dell’anno, presenta i piccoli attori impazienti. È allora un susseguirsi più o meno ordinato di poesie, di dialoghetti, di canti, di
rappresentazioni che raccolgono nutriti applausi e fanno felici i piccoli.
A Capodanno fu la volta dei fanciulli
della Scuola Domenicale. Preparati dalle monitrici Lucia Melchiorre e Rosalba Manna hanno svolto da sé stessi un culto di Natale attraverso una
selezione di recite appropriate alle diverse parti liturgiche, mentre Lucia
portava un apprezzato messaggio alla
assemblea centrato sull’essenza del
« grande annunzio » dato dall’angelo ai
pastori.
Con la S. Cena, segno visibile della
invisibile ma creduta e sentita presenza del vivente Signore, si chiudeva, nella gioia dei grandi e dei piccoli, la bella radunanza. Un bravo e un grazie di
cuore, oltre che alle due monitrici, a
Elina, Bocchina, Lina, Nardino, Concettina, Antonella, Lucia e Franco.
P- g
Il periodo natalizio è ormai lontano
con tutte le sue manifestazioni esterne; l’essenziale è che portiamo con
noi, nella vita di ogni giorno, il segno
della fede e della consolazione cristiana che procedono dalla realtà del Natale di Cristo nella comunità dei credenti.
Il Natale per i bambini della Scuola
domenicale (una quarantina) ha avuto
luogo domenica mattina 17 dicembre,
all’ora del culto. Il programma, sotto
la direzione della mpnitrice Maria Pia
Guerrini, è stato seguito con viva attenzione dai presenti; j giovani attori
hanno dato il loro messaggio natalizio, l’albero è stato acceso con la tradizionale gioia, abbiamo cantato insieme inni vecchi e nuovi. La colletta a
favore del Convitto femminile di Torre Pellice ha fruttato più di 40.000 lire.
Mentre àncora risplendeva l’albero
natalizio, le monitrici erano già all’opera per preparare il pranzo tradizionale offerto ai bambini della Scuola domenicale nella sala delle riunioni.
Come sernpre, buon appetito e atmosfera di gioia, anche se un po’ troppo
rumorosa!
Durante il culto di Natale l’assemblea ha dato la somma di 55.000 lire .a
favore dei bambini vietnamiti; è stata una offerta spontanea, non annunziata i giorni prima. La S. Cena è stata celebrata anche nella diaspora: a
Carema, Drusacco e Pont Canavese.
Nel periodo prenatalizio abbiamo avuto quattro riunioni con cattolici della
parrocchia locale, per esaminare, con
la Bibbia alla mano, alcuni grandi temi dell’Antico Testamento: La Legge,
il Patto, i Sacrifizi, le le Profezie. La
partecipazione è stata assai modesta,
tanto da una parte che dall’altra. Una
serie di incontri per studi biblici si
terrà nella nostra sala nel periodo di
preparazione alla passione ed alla risurrezione di Cristo. Lo studio della
Bibbia rimane essenziale per i credenti di ogni denominazione. Veramente,
come scrive l’apostolo Paolo, « la fede
viene dall’udire e l'udire si ha per
mezzo della parola di Dio ». Perciò abbiamo consigliato di dare una Bibbia
a parenti o amici in occasione del Natale; una ventina di Bibbie sono state vendute e donate a persone che le
hanno gradite.
L’assemblea di chiesa del 19 novembre riunita in occasione del culto ha
udito prima di tutto una relazione sul
Sinodo da parte della delegata Ester
Girodo e del Pastore. Ha poi proceduto alla nomina di alcuni nuovi membri
del Consiglio: Maria Pia Guerrini,
Franco Schellenbaum, Giuseppe Lungo, sono stati eletti a grande maggioranza; Bice Benedetto, Claudio Bertin,
e Angelo Arca sono stati rieletti per
compiuto quinquennio di servizio. Renato Tamietti, Adriano Longo e Pietro
Longo hanno rassegnato le loro dimissioni, i due primi a causa del loro trasferimento a Torre Pellice ed a Pomaretto. Ringraziamo coloro i quali hanno servito la comunità come membri
del Consiglio; ai nuovi membri ed a
quelli rieletti rivolgiamo l’augurio di
una buona collaborazione nell’ opera
del Signore.
Nel corso di quattro domeniche, al
culto del mattino, il Pastore presenterà
altrettanti temi additati dal Sinodo
alla attenzione delle comunità: 14
gennaio: l’obiezione di coscienza; 28
gennaio: Solidarietà con il terzo mondo; 4 febbraio: Ottavo centenario del
movimento valdese - Il valdismo medioevale e la sfida alla chiesa costantiniana; 11 febbraio:. Contenuto evangelico della prima Riforma - Ci sarà un
tempo per l’esposizione e un tempo
per il dibattito. Speriamo così di porre
rimedio alla scarsa frequenza alle assemblee di chiesa pomeridiane e serali.
L’Unione femminile ha organizzato
la sua vendita di oggetti vari per scopi assistenziali domenica 3 dicembre,
con un buon risultato finanziario. Un
A Torino si dibatte Tiniziativa de la Stampa
per la riforma deiia legge Merlin
Gli evangelici torinesi sono sollecitati
a riflettere e a prendere posizione sull’iniziativa de « La Stampa », che sta
raccogliendo, in città e fuori, firme per
promuovere in Parlamento un dibattito su una proposta di riforma della
Legge Merlin. Se n’è parlato in alcuni
culti; in questo numero (pag. 2) è pubblicato il testo di una predicazione tenuta dal past. F. Giampiccoli nel tempio di Corso Vittorio e nella sala del
Lingotto. Ora la FGEI torinese organizza, per la sera di martedì 30, nel
salone di Corso Vittorio, una tavola rotonda sul problema, con interventi del
prof. Roberto Jouvenal e del past. Paolo Ricca. Si prevede che seguirà una
vivace discussione, sopratutto se interverranno persone, credenti e non (l’invito è rivolto alla cittadinanza), evangeliche e non, che non condividono affatto o non del tutto l’atteggiamento
fortemente critico che abbiamo assunto, ad esempio, sulle nostre colonne,
nei confronti dell’iniziativa del quotidiano torinese.
Nella sua ultima seduta il Concistoro
della Chiesa valdese di Torino ha ritenuto interessante e utile mettere all’ordine del giorno délVassemblea di chiesa, convocata per lunedì 5 febbraio,
accanto ad altro argomento, anche
questo problema, che sarà ovviamente
dibattuto tenendo conto delle risultanze e degli echi della tavola rotonda di
alcuni giorni prima. E augurabile che
questa riflessione costituisca di per sé
un fatto positivo, di approfondimento
e chiarificazione; e forse si troverà una
parola chiara da dire, come testimonianza evangelica, alla città.
* * *
Avevamo dato notizia della partecipazione di numerosi membri delle chiese evangeliche (federate) torinesi alla
raccolta di offerte, lanciata dal Comitato Italia-Vietnam e appoggiata dalla
FGEI torinese. Le offerte raccolte in
due settimane nell’ambito di queste
chiese, per lo più al termine dei culti
domenicali, ammontano a circa 800.000
lire.
gruppo di sorelle in fede si sono recate a Carema e a Viering dove hanno
trascorso un po’ di tempo con altre
sorelle in fede per uno scambio di
esperienze e di informazioni. Le visite
agli isolati sono un segno di fraternità
c di incoraggiamento a vivere la nostra fede evangehea portando frutti
alla gloria di Dio.
Genova: confermato per
un settennio il ministero
del Pastore Marauda
Domenica 21 gennaio la chiesa valdese di Genova era convocata per esprimersi alla scadenza del mandato settennale del pastore Paolo Marauda.
L’assemblea di chiesa si è tenuta, nel
quadro del culto, sotto la presidenza
del pastore Paolo Ricca, presidente della Commissione del II Distretto; e si è
espressa con rapidità e calore. Su 137
membri elettori, ne erano presenti 123
e di questi 118 hanno risposto «si»
alla domanda relativa alla riconferma,
per un secondo settennio, del ministero del pastore Marauda. Si è avvertito,
nelTatmosfera e in alcuni interventi,
che il compatto « si » della comunità
non era pronunciato solo con le labbra, e con la penna, ma con il cuore.
Il pastore Ricca lo ha rilevato, rallegrandosi vivamente con la comunità e
con il pastore, e alla prima ha ricordato che non basta votare, pur cordialmente, ma che bisogna collaborare con
chi si è designato, perché la sua opera
possa, con la benedizione di Dio, essere
feconda. Ed è stata questa la preghiera conclusiva.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit
Doni pro Eco-Luce
Rosetta Malan, Luserna S. Giovanni 1.000;
Pia Mercandalli, Luserna S. Giovanni 500;
Elda Revel Scagliola, Calosso D’Asti 1.000;
Giacomo Rivoira, Rorà 500; Emilio Buffa, Angrogna 500; Ghigo Alessandro, Perrero 500;
Erica AcineUi, Luserna S. Giovanni 1.500;
Walter Fritz-Buff, Svizzera 2.500; Emilio Ricca, Lusemetta 500; Francis Pons, Luserna
S. Giovanni 500.
Da Coazze: Elvidio Mattone L. 500; Emilia Boero 500; Lidia Rosa-Brusin 1.500; Ambrogio Rosa^Brusin 500; Nella ARoa Boero
500; Andrea Ostorero 500.
Da Torre Pellice: Mary Jahier L. 1.500;
Renato Tamietti 500; Matilde- Sibille 1.000;
Maria Beux 1.000; Lidia Gay 500; Elsa Ricca 1.500; Enrico Genre 1.500; Domenico Abate 500; Nora Gay 500; Gabriele Geymonat
500.
Da Torino: Giovanni Rostagno 500; Guido
Vinay 1.500; Levi Peyronel 500; Irma Mussano 1.500; Nicola Tomassone 1.500; Eugenia
Borione 500; Arturo Coucourde 1.500; Clemente Beux 500; Vincenzo Gay 500; Luisa
Pons 500; Sorelle Monastier 1.000; Vincenzo
Martorana 2.000.
Da Roma: Gino Giovannini L. 2.500; Chiesa di Piazza Cavour 27.500; Berta Subilia
8.000; Ernesto Sommani 1.500; Evelina Taliento-Jahier 300; Francesco Mendola 500;
Rosa Giuliani 500.
Da Bari: Antonio Maiorano L. 500; Giuseppe Attoma 1.500; Vittorio Laurora 1.500;
Amelia Spedicato 500; Chiesa Valdese 1.500.
Maria Luisa Giordan, Almese L. 500; Clementina Malan, Luserna S. Giovanni 500; Rosa Peraldo, Biella 500; Ferdinando Giràrdon,
Luserna S. Giovanni 500; Enrichetta FehouilPons, Torino 500; E. Kiinzler-Koeler, Svizzera 500; Domenico Zaza, Milano 500; Erminia
Ghigo, Milano 1.000; Bruno Roncaglione,
Pont Canavese 500; Elsa Janin, Ivrea 1.500;
Mario Rolla, Ivrea 500; Alice Bogo, Venezia
1.000; Giulio Revel, Luserna S. Giovanni
200; Mario Rizzato, Rovigo 500; Ilda Bosio,
Pinerolo 500; Fratelli Barlera, Ravenna 500;
De Walderstein Giusto, Cinisello 1.000; Vaifro Rossi, Brescia 500; Alberta Ebert Gönnet,
Germania 500; Signore Bonin, Villa Perosa
200; Hanny Rapisarda, Trieste 500; Isaia
Saliani, Gioia Tauro 1.500; Aldo Pascal, Pomaretto 500; Alessandro Rivoiro, Prarostino
500; Emanuele Tron, Genova 500; Alessandro Forneron, Villar Perosa 500; Ester Grill
in Bonjour, Luserna S. Giovanni 500; Ina
Bessone, Villar Perosa 1.500; Norberto Ferrerò, Villar Perosa 500; Giulia Bertoli, Prarostino 500; Virgilio Gay, Prarostino 500; Guido Godino, Pinerolo 500; Giosuè Ribet, Pomaretto 500; Letizia Rodio, Vedano Olona
1.500; Edoardo Bert, Biella 500; Xenia Vigano, Milano 1.500; Madeleine Revel, Milano
500; Fiorentino Volterò, Susa 100; Elisa Griva, Abbadia Alpina 250; Ugo Paschetto, San
Secondo 500; Silvia Peyronel, Riclaretto 500;
Giovanni Peyronel, Perrero 500; Leonia Tron,
Massello 500; Delfina Pascal, S. Secondo
1.500; Carlo Sibille, Uruguay 1.000; Placido
Mondon, Luserna S. Giovanni 500; Giuseppe
Fantino, Cumiana 800; Nelly Riggenbach.
Svizzera 500; Ettore Beux, Borgata Paradiso
500; Salvatore Gatto, Luserna S. Giovanni
1.500; Vera Viti ved. Vinçon, S. Germano
500; Ernesto Pini, Bergamo 500; Maria Tron
Bertolino, Settimo Vittone 500; Febe Corlando, Genova-Pegli 500; Elsa Léger in Clapier,
Mentoulles 500; Lidia Negretti, Como 500:
Hermanno Jalla, Bordighera 500; Alberto
Fiorio, S. Giorgio a Cremano 1.500; Vittorio
Coucourde, Inverso Pinasca 500; Jean Pierre
Muston, Svizzera 500; Bruno Lombardi Boccia, Genova 1.500; Maria Di Paolo, Aitino
1.000; Suor Arcangela Ferrara, Orsara 500;
Grazie! (continua)
6
pag. 6
N. 4 — 26 gennaio 1973
^ VIETNAM : malgrado la notizia deila pace ( o più esattamente dell'armistizio) titoli su tutta pagina i quotidiani, mentre andiamo in macchina, non vi è
vera gioia e.fiducia negli animi; i evidente che ii Vietnam del Sud resta dilaniato da due forze potentemente armate, i vietcong ( sostenuti dal Nord ) e il re.
girne di Van Thieu ; in mezzo ia terza forza, inerme, di coloro che rifiutano l'instaurarsi di un regime comunista e che aitrettanto rifiutano ii regime di Thieu e
i'ingerenza americana. Cioù mancano ie condizioni oggettive di una vera pace;
il fatto positivo — e non è pocoi — è ia cessazione dei bombardamenti dei
BS2, col rovesciamento quotidiano e indiscriminato di decine di tonneilate di
alto esplosivo, napalm, defoiianti. ^ Gii USA devono affrontare un nuovo
problema iiell'America latina: il governo del PANAMA ha infatti chiesto al
Consiglio di sicurezza dell'ONU ( che a netta maggioranza ha accettato ) di tenere una sessione a Cittù di Panama, durante la quale i Panamensi intendono
presentare ufficialmente le loro rivendicazioni sulla Zona del Canale, territo
I NOSTRI GIORNI
rio detenuto e amministrato dagli USA. Il governo di Panama, presieduto dal
giovane ufficiale O. Torrijos, è in cordiali rapporti con quello cubano. ^ La
NUOVA ZELANDA si è associata all'AUSTRALIA nella minaccia di rompere le
relazioni diplomatiche con la Francia se questa proseguirà gli esperimenti nu*
cieari nel Pacifico ; i due Stati, nei quali sono recentemente saliti al potere governi laburisti, procedono d'intesa nel rivedere tutta la politica sia interna ( in
particolare i rapporti con gli aborigeni australiani e i maori neozelandesi ) sia
estera : rapporti con la Cina, in particolare, anche se non è per ora messo in
discussione il trattato dell'ANZUS (che associa agli USA i due paesi, i quali
sono però già usciti dalla SEATO, la NATO dell'Asia sud-orientale). ^ Il
presidente francese Pompidou continua a viaggiare: ha visitato il Territorio
francese degli AFAR e ISSA (già Somalia francese), festosamente accolto (ma
l'opposizione era debitamente imbrigliata e del resto è in buona parte esule in
Somalia } ; si è quindi recato in ETIOPIA, dove l'accordo con l'imperatore Haìié
Selassié sul permanere della Francia nella regione è stato totale: per l'Etiopia,
tagliata dal mare dall'ostile Somalia musulmana e tendenzialmente socialista,
lo sbocco del porto di Gibuti è di vitale importanza, oltre a costituire un eie*
mento equilibratore, nella zona strategica dello stretto di Bab el Mandeb, alla
pressione della Repubblica popolare sudyemenita (Aden). Ad Addis Abeba è sta.
ta annullata una visita di Pompidou alla sede dell'Organizzazione per l'unità
africana, centro dell'Africa militante per la sua piena indipendenza. La
CINA ha consigliato ai GIAPPONE di restare, per ora, sotto l'ombrello nucleare
degli USA, contro la pressione dell'URSS! Realismo socialista. ^ Nelle FILIPPINE, dopo derisorie "consultazioni", il presidente Marcos promulga la nuova
costituzione e conferma la legge marziale. G. C.
Gestione di pavte
per un delicato
servizio pubblico?
(segue da pag. 1)
Paolicchi, ha accreditato l’opinione che
si prefigurasse la possibilità di una gestione a cinque (pentapartito DC, FRI,
PSDI, PLI, PSI) dapprima degli organismi amministrativi, poi magari del
governo stesso. Ma le dimissioni di
Paolicchi hanno fatto'^umare tale prospettiva, del resto, ci sembra, non molto rosea né limpida. Ma queste dimissioni sono una semplice ripicca? oppure preludono ad una nuova impostazione democratica, da parte del PSI,
del problema dei servizi di informazione? oppure sono indice della ferma volontà del PSI di non accettare l’ipotesi del pentapartito a qualsiasi livello?
Ci sembra che la terza ipotesi sia la
più valida e, del resto, non possiamo
che giudicarla favorevolmente, ma gradiremmo anche che la seconda avesse
avuto un qualche peso in tale decisione, anche se questa non è stata la linea
del PSI fino ad oggi.
È chiaro comunque che il problema
a questo pimto si è spostato, nella polemica dei partiti, intorno al possibile
reinserimento del PSI nel governo. Non
a caso lo stesso giorno della sostituzione di Fichera l’on. Rumor, Ministro dell’Interno, sottolineava l’utilità della ripresa di un discorso dialettico con il
PSI, affermando tra l’altro che « la
prospettiva democratica potrebbe entrare in zona di rischio sia se non potremo contare sul PSI, sia affrontando
di nuovo la collaborazione senza un
chiarimento di fondo; l’importante è
non lasciare andare le cose ».
E, questo discorso seguiva ad ancor
più aperte affermazioni in proposito
dell’on. Moro che hanno suscitato un
ampio dibattito. Soprattutto contrari
gli sono Stati i socialdemocratici e il
13 u. s. l’on. Moro rispondeva loro scagliandosi contro ima « pattuglia socialdemocratica » che gli ha attribuito il
proposito di «far rivivere un governo
di centro-sinistra, ma con la collaborazione dei comunisti. Di questo e di altri grossolani giudizi — ha proseguito
l’on. Moro — non c’è del resto da stupirsi, perché si tratta non di socialdemocratici europei, ma di esponenti del
grigio ed indistinto partito della conservazione che, passando attraverso vari partiti, costituisce una forza che pesa in modo sensibile oggi nella politica
italiana ».
Sembra quindi che la semplice operazione di sostituzione ai vertici radiotelevisivi abbia suscitato un vespaio e
che abbia offerto l’occasione per un
ampio movimento di schieramenti, che
compromette ancora una volta la compattezza dell’attuale formula governativa. L’allargarsi della polemica potrà
avere conseguenze imprevedibili, ma è
bene, fin da ora, sottolineare che non
va perso di vista il punto di partenza
che è, a nostro avviso, l’esigenza che i
servizi di informazione giovino all’intera società.
La Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RALTV, organismo composto da 30 parlamentari di tutti i partiti, si è trovata, nella sua seduta del
16 u. s., di fronte al fatto compiuto. E’
vero che ad essa spettava la ratifica, o
meno, sia della sostituzione operata,
sia di altre modifiche al regolamento,
che introducevano nel Consiglio di Amministrazione tre delegati del governo.
ìMa è anche vero che la maggioranza
era precostituita, perché, in questi casi, i singoli parlamentari, anche se la
pensano diversamente, sono vincolati
dalla disciplina di partito.
E’ per questo che, dopo un acceso
dibattito, i rappresentanti dei partiti
di sinistra, si sono allontanati e le decisioni sono state ratificate con il voto
determinante dei due missini, mentre
l’on. Donat Cattin rifiutava di votare.
L’atteggiamento dell’on. Donat Cattin
non meraviglia, dato che sono note le
sue critiche all’attuale formula di governo, tuttavia costituisce un elemento in più di polemica all’interno della
DC. Contro di lui infatti sono stati richiesti provvedimenti disciplinari da
fanfaniani e tavianei nelle riunioni dei
direttivi DC della Camera e del Senato.
Comunisti e socialisti intanto hanno
chiesto che del problema della gestione della RAI-TV si discuta in Parlamento. Per sottolineare l’attualità del
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
l’argomento è bene ricordare che entro quest’anno dovrà essere elaborato
il nuovo Regolamento generale della
RAI-TV. Quali criteri lo ispireranno?
Emilio Nitti
Cera una volta
una eommiasione
antimafia...
Esiste una commissione... o forse dovremmo dire: c’era una volta una commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. Da anni svolge un’intensa attività di indagine, che ha prodotto, pare, molta carta scritta, ma ben poco
finora è stato reso di pubblica ragione
di questo esplosivo materiale, definito,
già nel 1966 dal sen. Pafundi, allora
presidente della commissione, « ima
Santa Barbara ».
Tra gli aspetti più interessanti e più
gravi del fenomeno mafioso sono certamente i legami che questa particolare forma di malavita ha con la politica ,con i partiti, con taluni « boss ».
Nella precedente legislatura tra gli
inquisiti vi era anche il deputato D.C.
Giovanni Matta che poi, confermato
nella carica nelle ultime elezioni, è stato designato dal suo partito a far parte
della commissione. Essere oggetto di
indagini non è prova di reità, ma dato
che le medesime non sono state ancora concluse, si può comprendere la difficoltà che la commissione aveva, annoverando tra i suoi membri un inquirente-inquisito. Dato che i tentativi fatti per convincere l’onorevole a dimettersi « spontaneamente » son risultati
vani, per sbloccare la situazione, il 17
gennaio scorso tutti i parlamentari comunisti, e successivamente quelli socialisti e repubblicani, si sono dimessi
dalla commissione. Gli stessi democristiani, dopo una riunione nel corso della quale vi era stata un’animata discussione, hanno deciso di dimettersi. Il
giorno dopo facevano lo stesso socialdemocratici e liberali. Restavano in carica i due missini « per non assumere
la responsabilità di un possibile affossamento dell’inchiesta »...
-Ora i presidenti dei due rami del
Parlamento dovranno riformare la
commissione, sempre su designazione
dei vari partiti, e si spera, come ha anche detto l’on. Fanfani, che essi siano
« più cauti » nella scelta. E. N.
NOTE DI ECOLOGIA: CHI INOUINA PAGHI
"Un'unica terra
" Cnnipensazinne
II
II
prnclaniann
esignnn i
Í paesi ricchi
paesi dei Terze
mondn
Quali sono i contrasti politici che oggi impediscono una collaborazione generalizzata fra i popoli per risolvere i problemi della fame, della malattia, dello sviluppo senza causare alterazioni inguaribili all'ambiente
Succede molto spesso che le materie
prime siano esportate dai paesi in via
di sviluppo in cambio di massicce importazioni di generi alimentari. La lotta alla fame e alla malnutrizione sono
obbiettivi di primaria importanza che
potrebbero in molti casi essere affrontati con una sag^a utilizzazione delle
risorse locali, evitando le spese e i
condizionamenti derivanti dall’importazione delle derrate alimentari. Quegli
Stati in cui si sostituiscono ai metodi
di lavoro tradizionali le nuove tecniche derivanti dalle scoperte scientifiche, possono sia aumentare la produttività, sia alterare irreversibilmente lo
ambiente, estinguendone rapidamente
le risorse.
Per esempio, molti popoli che praticavano la rotazione delle colture, evitando di sottrarre a un suolo sempre
le stesse sostanze, hanno ora adottato
la tecnica opposta dela monocoltura.
Mentre prima le sostanze minerali e i
microorganismi coinvolti nella coltivazione si alternavano nel tempo, ed
inoltre la pratica del maggese assicurava a ogni terreno una periodica
astensione dal dissodamento, ora si
impone spesso a molti ettari di terra
uno sforzo concentrato per tempi lunghi su un solo prodotto.
La conseguenza può essere uno scompenso, un impoverimento che si riflette
nell’alterazione della natura del suolo,
della distribuzione delle acque, dello
stesso clima. Le grandi praterie degli
USA sud-occidentali, trasformate in
una immensa monocoltura di granturco, sono in gran parte inaridite nel
corso di pochi decenni (circa 1880-1930).
Il governo arrivò a imporre la ri-conversione di ettari di colture in zone di
pascolo, scacciandone i coloni. Gli echi
di questi tragici avvenimenti si trovano nel noto romanzo di Steinbeck
« Grapes of Wrath » («Furore»).
Un errore che si commette spesso è
credere che la fame nel mondo sia dovuta al fatto che il pianeta non offre
abbastanza nutrimento ai tre miliardi
e mezzo di uomini che vi si trovano.
Le risorse della terra sono invece sufficienti per saziarci tutti, ma siamo
noi a sfruttarle male e distribuirle
peggio. Si calcola che il 45% delle terre emerse siano deserti, il 28% foreste,
il 18% pascoli, e il 10% « ager », ossia
terre coltivate. La superficie complessiva dell’ager potrebbe essere triplicata, potenzialmente, aumentando
enormemente la produzione agricola.
Le tecniche impiegate finora, però,
si sono rivelate insufficienti, perché ci
si limitava ad estirpare la vegetazione
selvatica precedente e a pretendere
che lo stesso suolo si adattasse in poco tempo a produrre un determinato
tipo di pianta commestibile. Si sono
bruciate e abbattute antiche foreste
che regolavano il corso delle acque e
mantenevano una ricca fauna, e se da
un lato questi eq^uilibri sono saltati (con
conseguenti estinzioni di animali e
periodiche alluvioni), dall’altro non c’è
stato l’aumento immediato della produzione che si sperava, anzi, i terreni
si sono spesso progressivamente isteriliti. I massicci interventi con sostanze
chimiche sono anch’essi controversi. 1
concimi chimici possono sia stimolare
un suolo a rendere di più, se gli forniscono le sostanze di cui è carente, sia
avvelenarlo, se nel suolo stesso non ci
sono tutti i microorganismi necessari
per assimilare e trasmettere alle piante i vari elementi somministrati. Gli
insetticidi usati finora sono a base di
sostanze di origine vegetale oppure
prodotti mediante la sintesi di sostanze organiche. Entrambi hanno contribuito a limitare le perdite dei raccolti
dovute a parassiti, ma il loro ciclo continua: essi si raccolgono nel suolo, nei
corsi d’acqua, negli oceani, nella flora
e nella fauna che noi mangiamo, nel
L’ULTIMO ATTO
DELLA
TRAGEDIA?
★ Si riparla, come tre mesi fa, della pace imminente
nel Vietnam: «questa dovrebbe essere la volta buona »,
e speriamo con tutto il cuore che sia
così! Se così sarà veramente, allora incomincerà una vita nuova al difuori
del Vietnam (perché non si possono
purtroppo escludere altre sciagure alrinterno di quello stesso povero ed
eroico paese). E caratteristica di tale
vita nuova del mondo, sarà la tendenza
a dimenticare (ma il Vietnam non dimenticherà). Perché il mondo è malvagio e vuol vivere con prepotenza la
propria vita, malvagia e senza Dio.
Noi non vogliamo dimenticare, perciò c'interessano molto le interpretazioni in chiave politica delle ultime settimane del terrore.
Mauro Calamandrei ha pubblicato,
su « L’Espresso » del 7.1.’73, un lungo
articolo nel quale sono esposte alcune
congetture (raccolte dall’opinione pubblica americana) sulla condotta di
Nixon dopo la sospensione, recentémente decisa, dei bombardamenti indiscriminati a cui l’America ha sottoposto il Nord-Vietnam.
« Probabilmente Nixon è stato influenzato più a fondo dalle reazioni diplomatiche che da quelle parlamentari. Nixon, che vuol mettere in mostra
il suo interesse per l'Europa con un
viaggio a marzo o aprile, è stato certo
colpito dai dispacci pervenuti da varie
ambasciate USA nel vecchio continente. Questi messaggi indicavano chiaramente che, qualora i bombardamenti
dovessero continuare, il viaggio in Europa potrebbe facilmente trasformarsi
in un disastro anche maggiore di quello che Nixon fece nell'America latina
molti anni fa quand'era vicepresidente
con Eisenhower. In quell' occasione
Nixon venne preso a sassate a La Paz
e per poco non fu linciato a Caracas.
A quel che si dice, il presidente non ha
gradito neppure l'annunzio arrivato da
Mosca, in cui si diceva che Leonid
Breznev aveva rimandato dalla primavera all'autunno, e se necessario a più
tardi, il programmato viaggio negli
USA. Improvvisamente il presidente
ha dovuto riconoscere che la flessibilità e il cinismo dei leaders russi e cinesi non sono sconfinati, e che anche
i dirigenti di Mosca e Pechino hanno
una faccia da Sahare. (...)
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
sordo all'indignazione morale di tanta
parte dell'umanità,
nessuno può dirsi
sicuro che i suoi u
C'è chi dice che Nixon ha un atteggiamento così incerto e contraddittorio non tanto perché desideri di mantenere all'infinito a Saigon un governo filo-occidentale, ma perché teme
che quel governo cada prima della fine
della sua presidenza. “Se fosse sicuro
che Saigon non cadrà finché alla Casa Bianca ci sarà lui, il presidente firmerebbe domani qualsiasi accordo",
osservava recentemente un influente
senatore repubblicano. Il problema alla fine è sempre un problema di coraggio. Avrà Nixon il coraggio di porre fine alla guerra e di assumersi i rischi della pace? (...)
Per i decisi oppositori del presidente appare assurda e penosa la constatazione che Nixon condivida ancora le
idee del generale Curtis Lemay, secondo il quale il miglior modo di trattar
re coi nordvietnamiti consiste nel
bombardarli finché siano ridotti allo
stato dell'età della pietra. Ma la segretezza e la rapidità con cui Nixon ha
scatenato la più potente ondata distruttiva di tutta la storia di questa
guerra, ha spinto molti americani, anche non politici, a domandarsi se l'attuale titolare della Casa Bianca non
sarebbe capace di far sganciare addirittura una bomba termonucleare su
Hanoi o Haiphong, senza neppure consultare i leaders del Congresso o i
membri del gabinetto.
La strategia elementare e crudele
del generale Lemay può essere uno
strumento di grande efficacia nelle
mani d'un imperatore, ma è molto meno verosimile che l'adotti un uomo di
Stato che non abbia ancora abolito le
Camere, debba tener conto dell'opinione pubblica e nutra ambiziosi programmi di relazioni internazionali con le
maggiori potenze industriali del mondo. Eppure Nixon ha dimostrato di volersi comportare proprio in questo modo, per cui rimane soltanto da chiedersi fino a che punto egli intenda
spingersi nell'ignorare i controlli costituzionali e nel trasformare il sistema politico americano in un regime
autoritario basato sul più terrorizzante apparato militare del mondo. Nonostante la cessazione dei bombardamenti dimostri che Nixon non è del tutto
mori siano sostanzialmente mutati
In questi giorni di
pausa gl'interrogativi si accavallano:
le trattative di Parigi produrranno condizioni diverse da quelle emerse a ottobre? Il presidente non sarà nuovamente pronto a rischiare di precipitare gli USA in una crisi costituzionale
provocando lo scontro frontale fra Congresso e Casa Bianca? Vorrà compromettere irrimediabilmente i suoi programmi di austerità economica? Rinunzierà a quelle nuove iniziative di
politica estera che sembrano stargli
tanto a cuore, mettendo in serio pericolo quelle già avviate? »k
STATHIS PANAGULIS
+ È Stato il principale accusato nell’ultimo processo di Atene, a conclusione del quale è stato condannato a
quattro anni e mezzo di carcere. (Altra
accusata di rilievo è stata l’italiana
Lorna Briffa Caviglia, condannata a 20
mesi di carcere). Sul comportamento
mirabilmente dignitoso ed eroico del
Panagulis (fratello del celebre Alecos,
rinchiuso a vita e in orribili condizioni nelle carceri dei colonnelli greci) al
processo, la stampa italiana ha riportato ampi resoconti. Ma qualcosa d’importante sembra esser sfuggito. Ad
ogni modo vogliamo qui citare le tre
più rilevanti dichiarazioni del Panagulis al processo (come da « Le Monde »
del 21-22.1.’73).
1) Ha citato più volte la « tirannide dei colonnelli ».
2) Ha detto che « il regime greco
attuale è simile ai regimi di Hitler e
di Mussolini ».
3) Ha detto d’aver sentito « l'appello del sangue, avendo appreso che
suo fratello, condannato a morte senza esecuzione della condanna stessa,
viveva segregato e in condizioni terribili, abbandonato ai poteri discrezionali delle sue guardie militari ». Ed ha
concluso ammettendo d’aver voluto
fare di tutto per salvare suo fratello,
« anche a rischio della propria vUa ».
^ Que.sta nota è stata consegnata la mattina
in cui si annunciava che la tregua era siglata; della questione si riparlerà, naturalmente.
nostro stesso organismo. Oggi sarebbe
possibile stabilire la nazionalità di un
uomo in base a quanto DDT si trova
nel grasso del suo corpo. Gli insetticidi su cui si punta molto ora sono invece a carattere molto più specifico,
essendo a base di determinati ormoni
che sterilizzano il parassita e non hanno effetti non controllabili.
Da tutto questo risulta che lo studio
e la sperimentazione in questi settori
sono di importanza vitale, e le scoperte chimiche, biologiche, mediche, geologiche dovranno in qualche modo concentrarsi sui problemi dell'alimeni.izione e trovare la via per assicura e
uno sfruttamento delle risorse a nostra disposizione che non implichi ia
rottura degli equilibri della naturi.
Sappiamo però che la ricerca scienti ica è costantemente condizionata dal
tere, e fino adesso non si intravede ia
possibilità di un uso disinteressato di !la tecnologia dei paesi più sviluppa;!
al servizio degli altri. Gli interver i
europei, americani, russi e giapponi i
nel Terzo Mondo sono di regola va >taggiosi per chi li compie, e costituiscono forme di imperialismo econon ico più convenienti di un imperialisrro
politico-militare ormai antistorico.
La recente Conferenza Ecologica '!
Stoccolma, organizzata da una co >missione dell’ONU, ha visto delinca i
con chiarezza i contrasti politici i ^ a
attualmente impediscono una collar -razione generalizzata fra i popoli j
risolvere i problemi della fame dei a
malattia e del sottosviluppo senza caasare alterazioni inguaribili all ambiente. La conferenza era stata voluta so cialmente dai paesi industrializzati, p a
sensibili ovviamente a una minaccia
di avvelenamento collettivo per inq inamento. Mancavano però la Russia
gli Stati satelliti, che non avevano ac .rito all’invito dell'ONU per protestare
contro l’assenza della Germania E r ,
che non era stata invitata non essendo membro dell’ONU. La presenza , i
numerosi Stati del Terzo Mondo, c i
cui la Cina si è fatta più volte pori ivoce, è stata sentita molto vivaceme fs- Infatti, mentre lo slogan dei pae i
ricchi era « un’unica terra », cioè ; i
mobilitazione di tutti per la difesa di
un bene comune, il Terzo Mondo i;spondeva « compensazione », ossia cl !
inquina paghi, dato che Europei ■
Nordamericani sono attualmente rcsposabili delT85.% degli avvelenamenti
che si ripercuotono su tutta la Terra.
L’inconciliabilità di queste posizioni c
abbastanza chiara, soprattutto perché
il reale comportamento dei governi e
molto più duro e alieno dalla collaborazione di quanto non appaia in una
discussione in sede di Nazioni Unite.
Inoltre, mentre gli USA teorizzavano
un’ecologia strettamente tecnica, che
non interferisca con la politica, la Svezia aveva subito contestato questa linea, criticando la guerra del Vietnam,
non solo come intervento militare, ma
anche come campo di sperimentazione
delle tecniche della guerra biologica,
che implica sia la morte dell’uomo, sia
la distruzione totale dell’ambiente: vegetazione avvelenata, terreni sconvolti,
acque inquinate. La portata dei dissensi fra gli Stati presenti a Stoccolma
è tale da non consentire speranze di
un futuro di collaborazione.
Eppure, per quanto riguarda la nostra possibilità di sopravvivere, o meglio, di vivere, non c’è altra strada da
seguire, al di fuori di una cooperazio
ne mondiale, che ora è lontana, ma
potrebbe concretizzarsi se si trovasse
per lo meno una soluzione ai confliUi
più gravi. Non c’è bisogno di una nuova ideologia, qui si tratta di una valutazione oggettiva dell’uomo e del suo
diritto alla vita; si tratta di riconoscere una priorità della persona umana
sulla « ragion di stato » e sugli interessi economici di gruppi più o meno
potenti. Non è lo sviluppo che va fermalo, ma un’economia che brucia 1e
risorse della natura in nome di un profitto immediato, e di conseguenza asservisce l’uomo trasformandolo da soggetto libero in oggetto passivo.
La dolorosa presa di coscienza sui
tempi difficili che viviamo e che aspettano tutti noi uomini d’oggi, possa essere per quanti si rifanno all’insegnamento di Cristo un ulteriore invito per
un servizio valido e fraterno all’uomo
che soffre, chiunque esso sia.
Pietro Comba