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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
SeKUPitdo k vcriU n<*lla cdriU
f>K>. IV. i:..
Si distribuisce otjiii Venerdì. — Per caduu Numero centesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 2«.
Condizioni d’AsRoeiazione t
Per Tommo — Un Anno L. S. — A domicilio L. • •
Sei mesi • ». — «SS®
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Per Francia « Sriizera franco a deatinazione, e per l'Inghilterra framo al confino lire » i»
per un anno, e lire & per sei mesi.
Le Afsociazioni si riceiniio: in To«i>o, uU'rnizIa «lei (.iornal«*, lia Valrnlinn, Civia
Bellora, N" 15, }• piar.n; e dai Fritlplll Plaiira lihnii, via li. \. degli Angeli, pnnilia.
— A Genova, alla l'appplln Valdi'itr. niuiu di S. Cliiuia.
Nelle provincie, pri-sso tulli gli postati per merz<* di Ynglia, che dovranno essere inviali
fronco al Direllore della Bi o>a Ni)veli,a e no» altrimenti,
Airesiero, ui seguenti indirizzi : I.o;<niiA, dai siiìg. Nissl)OU e C. librai, 2i Rerners-slreet ;
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dai sigg, Denis et Petit Pierre librai, rue Neuve, 18; (îixtvii,», dal sig. E. Beroud libraio;
Losanna, dal sip. Delttfontaiiie libraio.
LE FALSE RELIQIIE
Non è molto, dimostrammo a’nostri lettor*
come, sulla falsa interpretazione d’una iscrizione scoperta dal conte di Escalopier, nelle
catacombe di Roma, siasi fondata, in piena luco
del secolo xix , nientemeno che la santià di
una donna affatto sconosciuta, di cui non consta
nemmeno qual fosso stata la religione — parliamo d’Aurelia Teodosia d’Amicns; notammo
del pari le feste niaguifiche fatte, in quest’ullima città, all’arrivo delle ossa della pretesa
santa, e l’entusiasmo con cui parecchi prelati
si fecero a predicarne lo peregrine virtìi, quantunque di essa non dicessero verbo nè gli annali ecclesiastici, nè le storie civili, e nè manco
le antiche leggendo. Molti senza dubbio inarcarono le ciglia, non potendo persuadersi con
qual coraggio la curia di Roma, no’tempi in
cui siamo, voglia farsi lecito d’insultare più
oltre al buon senso delle popolazioni. Ma questo
è un malvezzo antichissimo della curia romana,
la quale, senza darsi nemmeno l’incommodo di
considerare se certi pregiudizi e certe favolo
mediovali siano piìi compatibili col progresso
de’tempr, continua a sostenere le bubbole del
medio evo colla stessa imperturbabile asseveranza, come se fossimo ancora in que’ secoli di
completa ignoranza e di barbarie. E siccome
non mancano di coloro che, malgrado il pro
APPENDIGE
IL CAnOLICISÌIO L\ SICILU
LETTEM 11.
Da quanto dissi nella mia precedente, risulta
che il tribunale della sicola monarchia costituisce una vera libertà per quell’isola, a fronte
della curia romana. E per vero, le narrate forme di giurisdizione ecclesiastica, esercitata dal
principe siciliano, o chi per osso, in molli casi
scabrosi sono stati di grande utilità, ed hanno
servito, e ponno s«mprc mai servire di argino
opportuno a’ tentativi di ecclesiastici turbolenti,
corrotti 0 ambiziosi. Esse sono un gran freno
pe’frati i quali, comechè formino la vera milizia del papa, nondimeno, sapendo di dover essere giudicati in Sicilia e non a Roma, dove
tanto possono, guardansi benissimo dal porsi in
urto col governo che può, volendo, farli segno
alla sua collera ; nò i vescovi, vedendosi addosso un appello davanti un giudice che rappresenta il principe, sono, come in altri paesi,
corrivi nel pronunziare gli anatemi.
digioso sviluppo deir umano intelletto, aggiustan fede a tante fole, per la sola ragione
che la curia romana le accredita, quindi crediamo utile di ripetere ciò cho molti altri hanno
detto per ismentirle. Perchè poi le nostre parole
non siano in senso alcuno sospette, ci serviremo dogli studii fatti su quest’argomento dal
celebro abate Muratori, uomo piis.siino, come
lutti sanno, e morto nel grembo della Chiosa
cattolica.
Questo dotto scrittore fa una lunga dissertazione di pag. 59 in foglio col titolo.- DeChristianorum veìieratione et'rja Sánelos poni dfxliiKvtinnem imptrii. E la dissertazione .'i8*, voi. V
delle suo Antichità Italiane.
Dopo aver fatto un breve cenno sull’origino
del culto dei .santi ; sul gran pregio in cui si
tenevano le loro reliquie; sulla straordinaria
avidità destatasi in ogni provincia, anzi ;n ogni
angolo della penisola di possedera corpi e reliquie di uomini e donne morti in odore di santità; sulle pompe e sulla religiosità con cui
questi corpi e queste relicpiie erano trasportate;
l’illustre Muratori soggiunf;a che codesta incredibile avidità giungeva al punto, che i popoli
e gli individui se le rubavano talora colla forza,
talora se le carpivano colla frode, talora se lo
cedevano per danaro — quantunque molte di
esse fossero incerto e moltissime false. Lo
quali cause , com’ò naturale, suscitavano gare
Il clero siciliano per lo passato , e nelle
stesse contenzioni sorte fra il governo doll’isola e la Santa Sode, ha nella sua maggioranza sostenuti i diritti del paese; tal che
non di rado coniro di esso sono stali fulminati da’ papi monitorii e scomuniche. E al
giorno d’oggi la sulwrdinazione de’ vescovi al
governo è cosi umile, così servilo, da vincere
quella de’ funzionarti dello Stato. 1 vescovi in
realtà non sono che tanti commissari di polizia,
ligii al governo in tutto e per tutto. Nò questa
loro subordinazione viene da quel certo accordo
che notasi altrove fra tirannia o papato, a vicendevole sostegno ; ossa è in parte legittima
conseguenza delle anzidette prerogative del diritto pubblico siciliano, le quali pongono, por
cos^ dire, la Chiesa dentro lo Stato, piuttosto
che lo Stalo dentro lo Chiesa, come avvieno a
Roma; e in parte emergo da circostanze speciali.
I prelati siciliani, meno qualche rara eccezione, anziché fra gli ecclesiastici più ragguardevoli per dottrina, pietà eattiludino a ben tlirigere una diocesi, sono scelti fra quelli che discendono da famighe patrizie, di cui ritengono la
vanità, la leggerezza e lo spirito eminentemente
civili, e scandali d’ogni genero, o davano campo
a tutte lo possibili turpitudini.
Lo stesso Muratori, comecché fo.sso uomo
religiosissimo, indegnato contro simili iniquità,
ebbe a scusare la famosa novella l'ier Ciapelli,
in cui il Boccaccio, mettendo sugli altari un uomo
scelleratissimo, fa una .'«alira sanguinosa e pur
giusta del modo empio con cui in quei tempi
si faceva abuso delia credulità od ignoranza
del volgo, sia per negligenza, sia [ler malafede.
In fatti in Ravenna adoravasi s. Argiride,
matrona o martire, sulla fede d’una iscrizione
greca mal tradotta o mal interpretala; ma noi
1660 fu scoperto cho non solo Argiride non era
santa o martire, ma 'nenimono cristiana, por
cui se no dovolto eliminare dalla Chiesa il
corpo ed il marmo.
Similmente il popolo di Tolentino piT In testimonianza d'una iscrizione sepolcrale, adorava
come santi e martiri Calervino e Saveriua; ma
in seguilo, tradotta meglio l’iscrizione, si trovò
che in essa non si parlava nè di santità, uè di
martirio. — D’una casa destinata ad ospitar i
pellegrini, se ne fece un santo Pellegrino; d’un
, altro ospizio denominato il SattU) .ilbergo, cho
era nel territorio di S. Cesareo, so ne fece una
santa Alberga. —Nè credasi die il numero di
questi supposti santi sia piccolo, perciocché vi
fu un tempo in cui bastava vedere sopra di un
sepolcro le lettere B. M. o qualche palma, per
feudale ; e per conseguenza la gerarchia ecclesiastica in piccolo è l’immagino della società
siciliana con tutti gli inconvenienti e tutti i
vizii cho informan questa. Sa ognuno cho, a
causa del cattivo ordinamento, gli alti funzionari! che governano o piuttosto opprimono
quosl’i.sola, non ispirano alla popolazione quel
rispetto vero e spontaneo che nasco da amorevolezza, e simpatia, come accade sotto i buoni
governi ; ma piuttosto da una forzata obbedienza, da un ossequio ostentato, cho nascono
dalla coscienza di non poter fare altrimenti
senza compromettersi, o a dir meglio dal timore ; ora lo stesso avviene nella gerarchia
ecclesiastica; imperciocché il basso clero teme
assai gli ordinari, per motivo della loro alta
posizione, ma nel fondo del cuore, in genoralo,
ha per essi poca stima e poco rispetto. E se
l’alto clero si tiene ligio o devoto al governo,
il basso clero dal suo canto è attaccatissimo alla
popolazione, di cui sposa gl’interessi, gli usi o
le aspirazioni. E si ingannerebbe di molto
chiunque ritenesse che il cloro sia dappertutto
lo stesso, devotissimo cioè al papato, e per conseguenza nemico d’ogni libertà e d'ogni prò-
2
concludere che in esso si racchiudessero le ossa
d’un martire. Non.v’ha dubbio, e i più distinti
archeologi convengono, che B. M. Anzichò Beatus Martyr, significava bonae memoriae, o
bene merens, e che lo palme erano attributo di
onore anco dei gentili che avevano riportato
qualche vittoria in guerra, ne’pubblici giuochi,
nel foro, e spesso stavano in luogo d’augurii,
come feliciti!, vita eterna memoria perpetua, ecc.
Cho più? Anche del monte Soratte, cho 6
presso Roma, si fece santo Oratte, che poi diventò sant’Oreste; e persino della foggia di un
mantello di sant’Albano detto anfibolo, fu creato
un santo Anfibolo vescovo e martire.
La dissertazione 58“ in cui Muratori tratta
quest’argomento è, come sopra dicemmo, di
pagine 59 in foglio, e quasi in tutte si raccontano di simili stranezze. L’autore si appoggia alle testimonianze di dottissimi ecclesiastici vissuti e morti nella comunione della
Chiesa cattolica, od alle stesse iscrizioni che
servirono di base a simili delirii. Ma vogliamo
riportare un brano della dissertazone in parola,
ché riguarda dà vicino una delle principali provincie del nostro Stato, cioè la Sardegna.
c Nulla mi è parso piìi naturale, — così il
Muratori, —del massiccio e moltiplicato errore
che si trova in un libro di lingua spagnuola,
stampato in Cagliari nel 1635. Ne è autore Dionisio Bonfante, dottore di teologia dell’uno e
dell’altro diritto. 11 titolo dell’opera si è Triumr
pho de los Sanctos del regno de Cerdenna. Còn
singolare studio e fatica quello scrittore raccolse tutte quante potè le antichissime iscrizioni de’cristiani esistenti in Sardegna incise in
marmo; e dovuque trovò la lettera B. M. quel
buon uomo, seguitando l’interpretazione dei
suoi cittadini, formò tanti martiri e santi. Ecco
ad èsempio un’iscrizione:
' Hic jacet B. M. Lucianus
Qui vixit annis PL. M. LXX QVI. ■
Kal. Junii.
* Dionisio Bonfante la spiegò in questo modo;
Qui giace il beato martire Luciano ecc. Con si
gresso ; imperciocché in Sicilia la bisogna procede altrimenti; il clero è sopratutto siciliano,
sicilianissimo; esso nutre per la patria indipendenza un amore indefinito al pari che gli altri
isolani; e a questo amore farebbe sàgrificio di
tutto.
Nell’ultima rivoluzione, quella del 1848, il
basso clero siciliano sposò la causa della libertà
collo stesso ardore del popolo. Nelle chiese,
nelle piazze, nelle campagne non si vedeam)
che preti farsi apostoli di sentimenti liberali,
volger fervide preghiere a Iddio ed ai santi
perchè fossero propizii alla patria, ed inculcare
a’ fedeli la moderazione e la virtìi, onde non
porre inciampi, con imprudenze o delitti, al
trionfo della sanla causa, e non risparmiare per
essa abnegazioni e sacrifizii di sorta. Devoti
alla memoria del governo dispotico non rimasero che i vescovi, ma in segreto, senza tradirsi mai.
Nè solo il clero, ma eziandio gli ordini monastici, ed in apparenza gli stessi Gesuiti, mostraronsi favorevoli alla causa del patrio risorgimento ; talchò oggi stesso , mentre scrivo,
moltissimi e proti e frali trovansi in prigione,
comoda maniera di interpretare le sigle a tenore dei ■ proprii desiderii, il nostro Bonfante
ne formò pili di trecento martiri..... Ma come
incolparne questo solo autore ? Non fu egli il
primo a spacciare simili vane interpretazioni :
racconta che lami corpi creduli santi e le loro
iscrizioni erano state trovate circa l'anno 1615
fino al 1626, ed essere preceduta l’opinione
dell’arcivescovo e di altri Sardi, che stimavano
ed asserivano quelli essere santi martiri. Expurgatus fuit il libro del Bonfante, juxla Judicem hi^anmn anni 1640, et decretum Sanctae
Inquisitioìiis generalis anni 1641, come costa
da una nota manoscritta in fronte allo stampato. Meglio sarebbe stato che quegl'insigni
censori avesser dato di penna a quella gran
farragine di finti martiri, cioè con una tirata
d’inchiostro avessei- .cancellato tutto il libro.
Chi piìi voirà saperne (li tal fatto,.vegga il comménlo del P. Papebròchio sopra la vita di san
Lucifero vescovo. di-Cag!iari al dì 5 di maggio
negli Atti de’Santi, il quale attesta, che fu deferita a’ ceosori roqiani quella strepitosa invenzione di pretesi martiri. Cosa eglino decretassero intorno a quésto, non è giunto a mia
notizia. Possiamo bensì continuare lo stupore
nel sapere, essersi con tanto grido diffusa anche per l’Italia la fama dello scoprimento di
tante reliquie, che i Piacentini avidamente corsero con grandi istanze per essere ammessi a
parte di sì maraviglioso tesoro. E furono anche
esauditi ; perchè dall’insigne liberalità dei
Sardi impetrarono non uno, ma ben venti di
quei corpi, sì precipitosamente santificati. Vien
raccontato il fatto con trasporto di giubilo da
Pier Maria Campi, uomo per altro assai benemerito della storia ec^élesiastica di Piacenza, nel
tomoi, libro IV.- Qflfi\'i, dopo avei narrato la
traslazione delle ossami sant’Agostino a Pavia,
chiama i suoi concittadibi non men fortunati,
perchè ahch’essi conseguirono il dito indice
del santo dottore, nià'Snche nell'impetrar e ai
giorni 'nostri, per singolare dono del Cielo,
dalla medesima città’ di Cagliari, non un sol
0 relegali nelle piccole isole per cosidetti delitti
politici. ;
In ciò senza dubbio v’è della stranezza e
della inconseguenza; giacché un prole che protendo d’essere veramente cattolico romano, dovrebbe per necessittà tenersi stretto a fil doppio a tutto quanto prescrive il papato; dovrebbe propugnarne tutte le massime, siano
pure avverse al giusto ed al vero, al benessere morale e materiale de’ popoli ; e finalmente alla ragione anteporre gli oracoli del
Vaticano, ed a’ patrii diritti l’esigenza della
curia di Roma.
E lecito a chi non crede ne’ papi di riprovare gli infiniti errori che informano il loro sistema; ma chi ne ammette il principio è in
obbligo di ammetterne le conseguenze. In caso
diverso il semplice prete si leva a giudice del
suo autocrate; e per tal modo si falsa il concetto della religione papale, e, come accade in
quest’isola, si costituisce un cattolicismo d’altra foggia , al quale potrebbe, e con ragione,
attripuirsi il nome di caltolicismo bastardo.
Tutto quanto ho detto finora spiega due fatti
imporlantissimif meritevoli di particolare men
corpo santo, ma fino al numero di venti, e tutti,
fuorché uno, gloriosissimi martiri di Cristo.
Nè solamente impetrarono i Piacentini da’Sardi
questi corpi, ma anche altre 90 insigni reliquie
di varii altri santi, tutti parimenti invittissimi
martiri del Signore (martirio fondato in una
sola lettera deiralfabeto). Quindi aggiunge;
Sla dee qui attertire il dicoto lettore, non essere alcuno de' prenominati santi e sante, i
medesimi e le medesime che con gli stessi nomi
si celebrano dalla santa Chiesa ne' calendarii
e ne’ marlirologii suoi, ma differentissimi totalmente. Ma al buon Campi doveva questo
solo ispirar sospetto di errore, perchè gli antichi non avrebbero ignoralo sì gran numero di
martiri, se vero fosse stato il loro martirio ».
Tutti questi deplorabili errori, provenienti in
parte dall’ignoranza e in parte dalla malvagità
degli uomini, sono una vera e meritata punizione per lo genti cieche e superstiziose, le
quali, dimenticando i divini comandamenti, si
sono rese idolatre, col prestar indebito cullo
alle umane creature, invece di adorare unicamente ed esclusivamenle il loro Dio, come prescrivono le Sacre Scritture ! — Noi torneremo
su questo argomento.
ORIGINE
DELL.4 CHIESA CRISTIANA IN ROMA.
(Vedi il N» 9).
II.
li cristianesimo, poco dopo la morte del Nazareno, conosciuto da Tiberio e dal Senato romano , comunicato altresì nelle classi de' cittadini da molti convertiti al Vangelo, provenienti
da Gerusalemme e dalla Giudea, crebbe in Roma
non solo in nuinero, ma molto piìi in fede e carità per modo che i forestieri, i quali visitavano
la capitale del mondo, ritornando alle loro provincie parlavano della cristiana virtù testimoniata
in Roma come di cosa meravigliosa e di peregrina notizia. Laonde san Paolo, nell'anno 57
dell’èra volgare, scrivendo ai Romani: « In prima, egli diceva, rendo grazie all'iddio mio per
zione ; cioè ; quella tal quale indifferenza che si
scorge nel clero siciliano in rapporto al pontefice ed alla curia romana, e la straordinaria
tolleranza di esso verso chiunque o non crede
al cattolicismo, o ne esercita poco o nulla lo
pratiche.
Vero entusiasmo pel pontefice di Roma non
ne ho visto che ne’ primi tempi del pontificato
di Maslai-Ferretli. Il nome di Pio IX allora
era per la bocca di tutti, tranne che dei Padri
Gesuiti. Ma quello non era che un entusiasmo
tutto civile e politico, una vera dimostrazione
coniro il despotismo, un omaggio che facevasi
alle riformo iniziate dal novello pontefice.
Infatti, poco dopo, il suo nome era accomunalo
con quelli di Carlo Alberto e di Leopoldo II,
anch’essi principi riformatori. Ma in ciò i chierici, come i frali siciliani non seguivano che
l'esempio dei liberali di quest’isola e di tutla
l’Italia ; la religione non ci entrava per nulla.
Ciò è tanto vero, che i Gesuiti, più papisti che
gli altri frati, non pronunziarono mai il nome
di Pio IX, e si guardarono bene dal mescolare
la loro voce nelle generali ovazioni che si facevano al credulo messia di libertà. Mi ricordo
3
Gesù Cristo per tutti voi, che la vostra fede è
pubblicata per tutto il mondo » {Rom., 1, 8) ; come
alcuni anni prima si consolava colla Chiesa di
Tessalonica, che era stata di edificazione non
solo alla Macedonia e all’Acaja, ma ancora la
cui fede era stata divolgata in ogni luogo (1* Tesi.,
I, 7-9).
Fin qui non risulta che la Chiesa nascente di
Roma avesse nel suo seno alcuno dei dodici per
evangelizzarla; anzi leggiamo che le adunanze
erano dirette da Aquila, nella cui casa convenivano i fedeli, da Andromaco e Giunia cugini di
Paolo, chiamati alla verità prima di lui, e già segnalati tra gli apostoli e da Urbano , compagni
d’opera in Cristo, tutti potenti nella parola di
Dio {Rom., XVI, 5-9).
Paolo, percorsa la Macedonia, venne in Grecia, ove dimorò tre mesi [Atti, XX, 1-3). Egli è
in questo spazio di tempo che scrisse la sua epistola ai Romani, cioè prima di fare il suo ultimo
viaggio in Gerusalemme per recarvi ai poveri
d’infra i santi le collette raccolte da que’ di Macedonia e di Acaja, da dove veniva (Rom. , XV,
25-6). Facendosi cenno in quella lettera di Gajo
albergatore dell’Apostolo, e di Erasto camarlingo
della città da cui scriveva {Rem., XVI, 23), e conoscendo che Gajo era di Corinto, battezzato da
Paolo (1« Cor. ,1, 14), e che pur in Corinto dimorava Erasto (2* Tim., IV, 20), perciò si deduce
che quella lettera siasi scritta da Corinto, città
della Grecia, e verso l’anno della salute 57. In
quell’anno Paolo espresse il suo desiderio di recarsi a Roma per evangelizzarla. * Or fratelli,
< scriveva, io non voglio che ignoriate che molte
« volte io ho proposto di venire a voi, acciocché
« io abbia alcun fratto fra voi, come ancora fra
< le altre genti ; ma io sono stato impedito fino
« ad ora. lò sono debitore a’ Greci ed a’ Barbari,
( ai savii ed ai pazzi, cosi quanto è a me io son
c prestò ad evangelizzare eziandio a voi che siete
« iriHoma » (Rom., I, 10-15).
Egli avea veramente intenzione di recarvi«
quando gli sarebbe data occasione di recarsi nelle
Spagne (Rom., XV, 24) ; ma secondo la storia
evangelica vi fu condotto in bea diverse circostanze; giacché nell'anno 58 arrestato in Gerusalemme, ed accusato di sedizione e di aver par
che un giorno, duranle la rivoluzione del 1848,
alcuni Padri della Compagnia di Gesii ebbero
la sventura di trovarsi confusi, mentre passavano, in mezzo ad una folla che con entusiasmo
acclamava il nome di Pio IX. Per non dare
sospetto di realismo, bisognava che anch’essi
facessero altrettanta ; e non sapendo come cavarsi d’impaccio, gridarono: Vica il nostro
pontefice; in tal modo quei furbi salvavano,
come suol dirsi, capre e cavoli, lusingando
il popolare entusiasmo senza ripeterne la frase
sediziosa ! — Ma queste arti non valsero adallontanaro la folgore che slava sospesa sul loro
capo. Infatti, parecchi mesi dopo, il loro Ordine fu sciolto.
Per provare poi incontestabilmente che l’entusiasmo del cloro siciliano per Pio IX non era
che puramente politico, e che l’idea religiosa
vi era secondaria, basta il dire cho detto entusiasmo cominciò a scemare a misura che il
»uovo pontefice si mostrava più freddo per la
causa italiana ; e se interrogate adesso la
maggior parte del clero siciliano’, vi convincerete che in esso, del pari che nei laici liberali,
all’ontusiasmo è succeduto un po’ di antipatia.
^ato contro la religione degli avi {Atti, XXI, 28),
dopo due anni di prigionia in Cesarea, come cittadino romano fu spedito tra le catene in Roma
per esservi giudicato.
Nell’autunno dell’anno 60 fu imbarcato, passò
per l’isola di Malta, visitò Siracusa di Sicilia, e
di là arrivò in Reggio di Calabria. Dopo due
giorni approdò in Puzzuolo di Napoli, ove trascorse una settimana con alcuni fratelli. Fu allora
che i cristiani di Roma avendo udito il prossimo
arrivo dell’Apostolo gli andarono incontro fino
al Foro Appio ed alle Tre Taverne, cioè dodici
leghe distante. E Paolo, quando li ebbe veduti,
rendè grazie a Dio, prese animo, e così nella
primavera dell'anno 61 entrò in Roma, ove gli
fu concesso di abitare in una casa tolta a fitto,
con un soldato che la guardava. Ivi dimorò due
anni, ed accoglieva tutti coloro che venivano a
lui predicando il regno di Dio ed insegnando le
cose di Gesii Cristo con ogni franchezza, senza
divieto (Atti, XXVni).
Sul principiare dell’anno 63 Paolo in Roma fu
rimesso in liBertà, per cui potè organizzafe vieppiù quella Chiesa; e nell'anno 64 rilornò nell'Agia
Minore, lasciando Timoteo vescovo in Efeso
(Tim., I, 3); rivide la Macedonia, visitò l'isola di
Creta, lasciandovi Tito alla direzione di que' fedeli (Tit., I, 5). Così fu risparmiato nella crudele
persecuzione mossa da Nerone contro i Cristiani
di Roma addì 18 giugno di quel medesimo anno.
Passava l’inverno dell'anno 65 in Nicopoli (Tt't.,
Ili, 12), progettando forse il suo viaggio per le
Spagne ; ma ne fu di bel nuovo impedito, essendo
nel 66 per la seconda volta condotto prigione in
Roma. È quivi che scriveva al suo Timoteo per
l’ultima volta: « Quanto a me, ad ora ad ora sono
« per essere offerto a guisa di offerta da spandere,
« e soprastà il tempo della mia tornata a casa, lo
t ho combattuto il buon oombattimento, io ho
< finito il cors9^.ÌD ho servat# la fede» (2> Tim.,
IV, 6-7). In fatti, sul finire del regno di Nerone,
verso l’anno 67, egli suggellò nella città dei Ce*
sari col proprio sangue l’apostolica sua testimonianza di Cristo nostro Signore.
Per questo modo, secondo le sacre pagine,
ebbe principio e fu stabilita la Chiesa cristiana in
Roma.
in una parola, che gli ecclesiastici di Sicilia
nella miglior parte, han soggiaciuto sul conto
di Pio IX, al medesimo disinganno che 1 liberali. La cosa è al rovescio per riguardo ai
revesendi Gesuiti. Costoro dapprima non sentivano alcuna simpatia pel pontefice fazioso;
ma adesso che Pio IX si è mostralo senza maschera, nel vero suo essere, il loro entusiasmo
per esso non ha lìmiti ; appunto perché trovano
in lui finalmente il pontefice degno di loro.
L’altro fatto, cioè la tolleranza del clero di
Sicilia, non è meno evidente. Anche i preti ed
i frati che passano pei più rigidi osservatori
della disciplina cattolica, non hanno veruna
diillcoltà di conversare familiarmente con uomini che son tenuti per increduli, o sospetti di volterianismo. Qui non v’è persona
che provi alcun imbarazzo in faccia al governo
od alle famiglie, se si astiene dalle principali
pratiche della religione — vada o non vada a
messa, si accosti o no al confessionale, adempia ovvero dimentichi il precello pasquale, non
c’ò alcuno che se ne interessi. Purché sia un
galantuomo, al resto non si bada, l’essenziale
ò quello.
MISSIONI EVANGELICHE
Se dai fruiti si conosce l’albero, come dice
l’Evangelo, noi non crediamo che si possa fare
più eloquente apologia delle missioni evangeliche, né più vittoriosamente vendicarle dalie
calunnie dei loro detrattori, che trascrivendo i
seguenti dettagli che troviamo nel Giornale
delh Missioni di Parigi, sugli ultimi momenti
di alcuni isolani neo-zelandesi, convcrtiti all’Evangelo dalla Missione della Chiesa anglicana. No, un’opera, che di cannibali feroci è
riuscita a farne que’cristiani che ci è dato contemplare in questi racconti, non è opera che si
meriti nè il disprezzo nè l’animadversione di
chi non abbia altro interesse al di sopra della
gloria d» Dio e della salvezza delle anime.
n Vangelo nella inoTa Zelanda
— Un Neo-Zelandese che da parecchi anni ti
era tenuto invariabilmente fedele al Signore, vedendosi vicino all’ultima ora della sua vita, anziché mostrarsene atterrito, non faceva che corroborare la sua confidenza in Gesù Cristo. « I miei
peccati, diceva egli, sono degni di esecrazione,
ma io fra poco mi libererò della mia corruzione
naturale e dal mio corpo; io non porterò meco
nessuno di questi due pesi, e potrò volarmene
leggermente verso Gesù Cristo >.
— Un altro Cristiano, d’età avanzata, se ne moriva di consunzione. Negli ultimi momenti fu visitato dal suo missionario il rev. J. Hamlin. il
quale dice: « Giunto nel suo povero tugurio, gli
stesi la mano. Egli la prese, la strinse affettuosamente,e la tenne tra le sue per circa dieci minuti,
parlandomi e serrandomela con più di forza ogni
qual volta il nome di Gesù tornava sul suo labbro.
Egli parlavami dell’amore di questo divino Salvatore, e gli istanti che io passai ad ascoltarlo
furono per l’anima mia pieni di delizia. La sua
voce, da principio debole e indistinta, mano mano
che s'animava prése una forza di cui non l'avrei
creduto capace. < Vedete, signore, mi diceva,
< mostrandomi'le sue braccia scarne, vedete
c come l’uomo esterno si distrusse in me ; ma
c l’uomo interno acquista di giorno in giorno più
Io, che ho viaggiato pure un pochino, ho
dovuto convincermi che ne’ paesi cattolici i
preti ed i frali sono, nella maggioranza, affetti
dal gran morbo dell'ipocrisia. Qui, grazie a Dio
la faccenda procede in altro modo. Tanto i
chierici, quanto i frati vanno colla loro fronte
alta, e se ne Hanno voglia, ridono, si divertono
senza affettare quell’aria di unzione e di falsa
modestia, come praticasi altrove. Anche noi abbiamo de'preti e de’ frati che di quando in quando
fanno qualche scappatella; ma per dir vero, costoro, nella maggior parte, al poco costume
non aggiungono Taltro peccato dell’ipocrisia,
anzi sono talvolta un po* sfrontati. Ciò forse
proviene dal carattere siciliano sincero e leale
ed abborrento delle finzioni d’ogni genere.
Bisogna però faro eccezione a questo riguardo
dei Padri Gesuiti, che sono il vero tipo dell’ipocrisia — tanto l’educazione gesuitica perverte l’indole naturale! Dovrei adesso parlare
del personale ecclesiastico, delle chiese, conventi, monasteri e loro rendile; ma questa lettera già lunga, diventerebbe lunghissima; per
cui mi riserbo a farlo altra volta.
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c forza. Questa malattia, e i dolori che io sento
€ sono molto brevi se li paragono alle punizioni
« che mi sarei meritato da Gesù Cristo. Oh! le
c ricchezze del suo amore sono grandi, gran« di, grandi! (modo con cui i Neo-Zelan« desi esprimono il modo superlativo ). Questo
« buon Salvatore ha pagato pe’miei peccati, e poi« chè egli ha tanto fatto per me, non lascerà l’c« pera sua imperfetta; Egli la completerà al più
« presto e mi chiamerà certamente a Lui ».
—Nathanaél, altro cristiano neo-zelandese, era
»tato messo a prove dolorose. Egli avea perduto
otto figli,perduro nonèlaparolaadatta. Nathanaél,
esprimendosi meglio, si contentava di dire ch'essi
lo avevano preceduto presso il padre celeste. Gli
ultimi dne di questi figli erano una fanciullina
di nove anni ed un fanciullo di sei, entrambi
istruiti nella scuola della missione. La fanciullina era morta gridando: « 0 Gesù ricevimi! 0
Gesù ricevimi i » Così la casa di Nathanaél era
divenuta una casa di dolore, ma non una di quelle
in Cui la speranza vien meno. Piangendo, il padre e la madre inchinaronsi con perfetta rassegnazione alla volontà divina, e ringraziando il
Signore d’aver ritirato i loro figli da questo
mondo di sofferenze e di peccati. Essi furono in
questa circostanza un soggetto d'edificazione per
tutta la Chiesa. Poco tempo dopo, Nathanaél si
vide colpito da un dolore ancor più forte. Sua
moglie morì, lasciandolo solo sulla terra. « Il
nostro amico, scriveva allora il nostro missionario Dovis, ha in questi ultimi otto mesi veduto morire tre de’ suoi figli e la moglie. Egli è
profondamente addolorato, ma addolorato come
può e deve esserio un cristiano. I membri più
pietosi della Chiesa si sono in questa solenne
circostanza stretti intorno a lui, ed era, posso
dirlo per amore del vero, era lina delizia il vederli riuniti in un sentimento di fraterna benevolenza. La loro tristozza non aveva nulla di cupo,
e si nel lóro contegno come ne’ loro discorsi presentavano il carattere d’una viva fede. La morte
eminentemente cristiana della loro amica avea
talmente esaltata la loro speranza, che alcuni fra
di essi esprimevano ad alta voce il desiderio di
partirsene subito per andare a Geàù Cristo ». Ma
altri li riprendevano. —No, dicevan essi, bisogna
aspettare la volontà del . Sigaore , e per tutto il
tempo che ci^ lasoierà, glorificarlo colle nostre
parole e colle azioni ».
— « Il mio cuore non è tenebre, ma luce, diceva, è qualche mese , Hamnera Samuele, evangelista indigeno, che un missionario visitava »1
letto di mortis ».
— € Donde vi vien questa gioia? » domàndavagli il pastore :
« Da ciò che Gesù Cristo è morto pe’ miei
peccv^i- Quando gli uomini sono in buona salute,
tutti i loro pensieri si attaccano alle ricchezze
di questo mondo. Essi desiderano cavalli, navi,
mulini. Ma quando un uomo è come me, in punto
di morte, sente che i cavalli, le navi, i mulini
■ non hanno più per esso il minimo valore. Nulla
può più allora soddisfare al .suo cuore che una
corona di gloria ». Parecchi amici di Hamnera
vennero in questo momento a dargli i loro ultimi
addio. « Siate fermi nella fede, disse loro ; io vi
lascio, ma per andare a Gesù Cristo. Confidate
in Lui, in Lui solamente ; non v’è che il suo nome
che salvi ». Uno degli assistenti gli lesse alcuni
versetti del capitolo ottavo dell’Epistola a’ Romani. « Oh! gridò egli, com’é dolce questa parola; ora non v’èpià condannazione. Non più condannazione, perchè Cristo ha preso su di lui la
maledizione che il Padre avea pronunciata contro
i nostri peccati ».
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino — Il corrisp. inglese deH’,Arnioma, in
data24 febb. p. p., a proposito di una lettera del
rev, Carus Wilson, pubblicata nel Record, ed in
cui si discorre deU’opportunità di provvedere di
Nuovo Testamento le truppe piemontesi che si
recheranno in Crimea [cosa che in Francia si è
fatto sopra una grande scala e col consenso dello
stesso imperatore), insinua al rugiadoso giornale
« quanto^mporti di procurare delle copie della
i traduzione del Nuovo Testamento fatta dal
« Martini per i nostri soldati. » — L’Armonia
accetta ella la proposta? Noi caldamente Io bramiamo; ed in tal caso si facciano forti di procurarle quante copie del Martini le abbisogneranno,
e a prezzo tenuissimo. Più bella occasione per
dimostrare il suo zelo per la diffusione della parola di Dio non potrebbe presentarsi alla nostra
consorella : vegga a non lasciarla sfuggire.
Romi.. — Leggiamo neU'I/nion« .•
« La firopaganda (cattolico-romana) ha destinato 2,000 scudi per contribuire alle spese della
colonna monumentale da innalzarsi a memoria
del nuovo dogma (in« labe. Gli antichi Romani innalzavano colonne onde celebrare gloriosi trionfi,
la Ruma de’ Gesuiti li innalza ¡per nuovi dogmi
di cui ninno si interessa: e si sciupano in questa
guisa i denari intanto che il popolo isquallidisce
nella miseria,
Spagna. — Si legge neirEipono:
« Correva ieri sera (6 marzo) la voce che monsignor Franchi, nunzio del papa, dovesse presentare al governo una protesta contro la base della
costituzione relativa alla religione ed al progetto
di vendita de’ beni ecclesiastici ».
— E nel giornale la Fè :
« Siamo assicurati che in questo momento si
stampano a Madrid alcune migliaia di Bibbie
protestanti ».
ÀLBSiAONA. — In seguito ad alcuni atti di resistenza di parecchi francescani e particolarmente
del padre Lotario relativamente all'arcivescovo
di Breslau, l’autorità ha fatto chiudere i due conventi di Francescani di Neustadt e di Ramsdorf
(in Silesiaf, e quindici Francescani, fra i quali lo
stesso padre Lotario, furono arrestati.
L’arcivescovo di Friburgo il 27 gennaio
pubblicò due sentenze di scomunica contro Giuseppe Haberstroh, curato d’Eisenlhal, e Gt. B.
Sattler, curato di Waiblingen.
Ungheria. — Nel primo numero d'una rivista
teologica che si pubblica a Pesth, col titolo: Annali protestanti per l’Austria, troviamo che il numero dei collegi evangelici in Ungheria ascende
a 46, con 250 professori e 4,200 allievi; cfie in
TransMvania ve ne sono 11. con 120 professori e
1,300 allievi. Nel 1851 v’erano in Ungheria e
Transilvania 2,712 scuole evangeliche. 11 numero
degli Evangelici in Ungheria e Transilvania. e
contrade adiacenti arriva a 2,715,827, di cui
1,741,-100 aderenti alla confessione di fedo elvetica e 975,428 a quella d'Augsburgo.
Prossia. — I giornali di Berlino annunziano
il prossimo ritorno in questa capitale del missionario luterano, il dottor Bcttelsheim, che da otto
anni ha soggiornato nell’arcipelago di LieouKieou (impero chinese). Egli ha conservato gl'intervalli che gli lasciavano i suoi lavori speciali
a ricerche linguistiche. Fra le sue opere trovasi
una traduzione completa delle Sante Scritture in
lingua giapponese, un dizionario ed una grammatica degli idiomi che si parlano nelle isole di
Liuou-Kieou; ed è appunto per attendere alla
stampa di queste opere che il dottor Bcttelsheim
ritorna in Europa.
Russia. — Polonia russa. — I missionarii inglesi, dedicati da trent’anni alla conversione degli Ebrei, numerosissimi in questo paese, sono
stati espulsi, e le loro cappelle, i loro libri, la
loro tipografia, ecc., confiscati e venduti a beneficio del governo russo. —Il numero degli Israeliti convertiti al Vangelo per le cure de' prelodati
missionarii si fa ascendere a 361.
America. — Nella casa di correzione pe'giovani delinquenti, a Boston (Massachusets;, come
diceva ultimamente uu giornale svizzero, trovansi 40 giovani, fra i --lali 2 evangelici e 38
cattolici. — Questo fatto, preso isolatamente,
potrebbe essere inconcludente perchè vi si potrebbe trovare una causa estranea all'iniluenza
religiosa sulla moralità od immoralità delle persone; ma ravvicinata ad altri fatti dello stesso
genere, come per esempio a quelli raccolti nel
libro del signor Nap. Roussel: Le nazioni cattoliche e le nazioni protestanti, esso acquista tutta
la forza d’una dimostrazione in favore deH’azioue
moralizzante del culto e della dottrina evangelica.
B. DU M. C.
BOLLETTLXO POLITICO.
La conferenza di Vienna non potè aprirsi il
4 marzo, come si sperava, per avere il principe
di Gorgiakoff dichiarato di non tenere le necessarie istruzioni del nuovo imperatore per trattare< Però un dispaccio elettrico del 13 marzo ci
annunzia avere il detto plenipotenziario presentato le lettere con cui Alessandro II lo conforma
nel suo posto; quindi l'apertura delle conferenze
era fissata pel giorno 14.
Pare che il governo di Vienna faccia di tutto
per ¡spingere le parti belligeranti a conchiudere
la pace. Le sue pratiche mirano ad ottenere che
le potenze occidentali non facciano alla Russia
domande esagerate nella interpretazione de'quattro punti ; e in pari tempo a far si che il nuovo
czar non ricusi le domande moderate de’ governi
di Parigi e di Londra. Dicesi che il viaggio dell’arciduca Guglielmo per Pietroburgo abbia questa missione, oltre a quella di complimentare il
discendente di Nicola.
Sulla missione di lord Russell a Berlino non
corrono voci molto rassicuranti. Vuoisi che il
nobile inviato inglese abbia richiesto dal governo
prussiano una leale e definitiva dichiarazione se
vuol essere colla Russia, o colle potenze occidentali, ma escludendo sempre ogni pretensione
di neutralità.
Giusta le assicurazioni date alla Camera dei
lordi dal conte Granville, lord RusSell farà ritorno in patria dopo d’aver fissate le basi generali su cui si dovrebbe intavolare la pace.
L’ammiraglio Dundas comanderà la squadra
del Baltico, la quale non dovrà tardare molto a
far vela per quella spedizione.
In Francia il campo del nord è stato diviso in
due corpi, uno de’ quali è posto sotto il comando
del generaleJBaraguay d’Hilliers, e l’altro sotto
il comando del generale Guesviller. Il generale
Gouisson è capo dello stato maggiore. In tutto
l'esercito del nord ammonta a 60,000 uomini.
Si dà per certo che l’imperatore de’ francesi
partirà per la Crimea.
È morto il pretendente della corona spagnuola,
D. Carlos.
Il ministero belgico non è ancora costituito.
Il ministro Rattazzi ha presentato al Senato
del Regno .Sardo la legge sui conventi già sanzionata dal voto della Camera.
filrosMo Donirnlc» KC^nte.