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i\nno XCIÍ - Num. 42
Una copia Lire 40
ABBONAMENTI
{Eco: L. l.SOO per l’intern«
L. 2.200 -per l’estero
DELLE VAIIJ VALDESI
SU.
TOMASIHI ROrOLFO
Via Matteotti. 10
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
« Eco »e « Presenzn "Evangelica » \ Spedir, abb. postale - I Gruppo
interno L. 2.200 ■ ed^o L. 3.200 I Cambio d'indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — 26 Ottobre 1962
Anuuin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Prime settimane
conciliari
Se pur non con l’ampie2:za dei primi giorni, gli organi d’informazione continuano a seguire lo svolgersi del Vaticano li. Data la novità della cosa, è
logico che sia stata seguita e sottolineata in modo particolare la partecipazione
degli osservatori-delegati protestanti e ortodossi : circa questi ultimi, ha stupito l’arrivo improvviso di due delegati del patriarcato di Mosca, rarciprete
Borovoi' e il prof. Kotliarov; infatti Mosca aveva finora rifiutato l’invito e
anzi avvertito il patriarca ecumenico Atenagora di Costantinopoli che l’invio
di delegati ortodossi a Roma, in disaccordo con Mosca, avrebbe incrinato la
solidarietà ortodossa ravvivata l’anno scorso nella conferenza panortodossa
di Rodi; ora, mentre Costantinopoli e le Chiese ortodosse che ne dipendono
non hanno inviato delegati al Vatica- __
no (forti contrasti si sono delineati al
Santo Sinodo). Mosca le ha scavalcate
con un improvviso mutamento di posizione, che probabilmente è da mettere in relazione con un recente viagvio a Mosca di mous. Willebrands,
segretario del Segretariato vaticano
per l’unione dei cristiani. Per parte
sua, la Chiesa ortodossa russa (in esilio), che non riconosce l’autorità del
patriarcato moscovita, ha inviato quali suoi delegati mons. Anthony, vescovo a Ginevra, e l’arciprete Igor Troyanoi, della comunità ortodossa di Lausanne-Vevey, noto ai Valdesi in quanto ha la cura pastorale dei profughi
ortodossi di Villa Olanda.
Riferiamo a parte dell’aocoglienza
riservata agli osservatori, sia in Vaticano, sia da parte del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia.
Si tratta di manifestazioni che rivestono un’importanza notevole sul piano ecumenico. D’altra parte, e in questo caso siamo pienamente d’accordo
con L’Osservatore Romano, ciò che
veramente importa, al di là della
Non c'è unità
senxa parità
Islanibul — Il patriarca ecumenico
Atenagora I ita dichiarato che se il
¡tapa ha il diritto di esser considerato ’’protoporos ) colui che cammina per ¡»rimo) nella marcia gloriosa della Chiesa militante sulla
terra”, non jtuò pretendere al titolo
di ’’momoiporois, che insiste nel camminare solo”. In una conferenza
stampa il patriarca ha dichiarato che
se rortodossia è pronta a riconoscere ”la preminenza d’onore della serie dell’antica Roma” — che si fonda non su una base biblica ma sul
semplice fatto che Roma era capitale dell’Impero — non vi potrà essere unità finché la Chiesa romana
non riconoscerà la parila gerarchica
delle due Chiese, qual’era compresa
e praticata dalla Chiesa primitiva.
«cornice» (gli osservatori non si adonteranno di quest’immagine), è ciò
che il Concilio effettivamente fa e farà. Per questo, vogliamo mettere in
evidenza alcuni punti delineatisi nel
le prime sessioni vaticane.
Anzitutto, v’è stato chi ha notato
che nel discorso d’apertura del Concilio papa Giovanni XXIII ha avuto
due note d’un timbro particolare. La
prima è relativa all’« unità della famiglia cristiana e umana » ; constatato
che «l’intera famiglia cristiana non
ha ancora raggiunto appieno questa
visibile unità nella verità », il pontefice dichiarava che « la Chiesa Catto
fica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perchè si compia il gran
mistero di quella unità (...). Anzi, a
ben considerare questa stessa unità
impetrata da Cristo per la sua Chiesa,
sembra quasi rifulgere di un triplice
raggio di superna luce benefica : 1 unità dei cattolici tra di loro, che deve
conservarsi esemplarmente saldissima; l’unità di preghiere e di ardenti
desideri, con cui i cristiani separati
da questa Sede Apostolica aspirano
ad essere uniti con noi; infine l unita
nella stima e nel rispetto verso la
Chiesa Cattolica, da, parte di coloro
che seguono religioni ancora non cristiane». C’è qui, indubbiamente, un
mutamento d’accento, un tono di benevolenza — sempre un po superiore,
però — un tacere formalmente 1 equivoco dell’identificazione Sede Apostolica — Chiesa — universale — un
lacere soltanto, però, non un nfiutare; fatti in sè rallegranti, ina che allo
stato attuale delle cose e delle affermazioni dogmatiche romane, non significano nulla di sostanzialmente
nuovo e non devono quindi esser sopravvalutati.
La seconda nota degna di rilievo,
nel discorso inaugurale pontificio, ci
inze
ossermtori
^gati non rornagli ospiti del Seer l’unione dei
cevuti in visita
riovanni XXIII,
sembra altrimenti importante, ed è la
sconfessone di un settore interno del
cattolicesimo : « Nell’esercizio quoti
diano del Nostro ministero pastorale,
ci feriscono talora l’orecchio suggestioni di persone, pur adenti di zelo,
ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei
tempi moderni esse non vedono che
prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con
quelle passate, è andata peggiorando;
e si comporta come se nulla abbiano
imparato dalla storia, che pure è maestra di vita, e come se al tempo dei
Concili ecumenici precedenti tutto
procedesse in pienezza di trionfo del
l’idea e della vita cristiana, e della
giusta libertà religiosa. A noi sembra
di dover dissentire da cotesti profeti
di sventura...». Attraverso le espressioni velate, è possibile individuare quella ohe potremmo chiamare l’ala conservatrice (e in certi casi apertamente reazionaria) della gerarchia romana, che in notevole misura si identifica con la Curia vaticana; l’ambiente
che laicisti hanno definito il «pentagono vaticano », e che ha le sue figure
di primo piano con sfumature evidentemente abbastanza diverse — nei
cardinali Ottaviani, Bufflni, Siri, Marella, Cento, tutti nettamente ostili all’indirizzo nuovo che papa Giovanni
XXIII ha cercato di imprimere alla
Chiesa romana anche ma non esclusivamente sul piano politico.
Se si tien conto di questa velata ma
trasparente deplorazione — ohe permette di gettare una fuggevole occhiata su quelli che devono essere i contrasti interni della Curia e deil’Episcopato; da notare che varie delle
Commissioni preparatorie erano presiedute dai cardinali suddetti — si può
meglio inquadrare il simpatico atteggiamento di dignitosa indipendenza
assunto dall’episcopato francese, raccolto attorno al card. Liénart, 1’« arcivescovo rosso» di Lille, e dell’episcopato tedesco, espressosi attraverso il
card. Prings, arcivescovo di Colonia;
a loro si sono tosto associati i vescovi
olandesi, belgi, bavaresi, e quelli catalani e baschi che in seno all’episcopa
to spagnolo hanno una posizione tutta particolare. Tutti questi vescovi
hanno appoggiato la mozione francese, che respingeva la lista fatta circolare bell’e pronta dal Segretariato
centrale — diretto da mons. Pericle
Felici — per la nomina dei 160 membri delle Commissioni di studio, cha
devono aggiungersi agli 80 nominati
dal papa (ma con quale libertà?), che
già costituivano le Commissioni preparatorie (di cui abbiamo già parlato ).
Come in ogni grande assemblea, anche in questo concilio di oltre 2.500
membri è evidente l’importanza fondamentale di queste Commissioni di
studio, che saranno la vera spina dorsale dei lavori ^conciliari, e determinanti per le decisioni che verranno
prese. .Altrettanto evidente che si impegnasse una lotta per la rappresentanza in queste commissioni; la mossi, di mons. Pelici è stata bloccata, almeno in parte, e l’ala progressista sarà anch’essa rappresentata, sebbene
sia difficile dire in che misura.
Molti hanno visto in questo essenzialmente un’impennata epi^opale,
una riaffermazione di posizioni conciìiariste. Non è certo escluso, ma nella
luce della dichiarazione pontificia, pa
re essersi trattato soprattutto della
prima e assai importante avvisaglia
di un contrasto che affiorerà continuamente nelle sessioni vaticane: fra l’aia che è ancora su posizioni rigidamente integriste e quella che inve^
ha aperto gii occhi sulla realtà della
chiesa e del mondo di oggi e che ha
compreso che l’età costantiniana è definitivamente — e fortunatamente
revoluta. Seguiremo con interesse sostenuto lo svolgersi di questo confronto; è appena necessario dire che esso
non ci interessa in primo luogo sul
piano politico, bensì su quello di una
maggiore aderenza evangelica della
Chiesa di Roma. Gino Conte
Gli osservatori-d^
ni al Vaticano II,
gretariato vaticano'ì
cristiani sono stati]
particolare da papa ]
che ha rivolto lor^ cordiali parole
(lì benvenuto; parti^lurmente calda
è stata raccoglien h riservata loro
(lai presidente del mddetto SegretaI iato, il card. Agatino Bea. Infin(>
agli os.servatori, insieme ad un folto
gruppo (li esponenti della stampa italiana e straniera, è stato offerto itti
ricevimento, la sera del 18 ottobre
nell’Aula Magna ddlla Facoltà Valdese (li Teologia in'Roma, da parte
de! Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche d’Italia^
Alla presenza di\umerose personalità ¡»rotestanti ridane, il Moderatore Ermanno Rostan, attuale presidente del CuìiisiglioFederale, ha riI (»lt(» il suo fratern(»{$alnto agli ospiti stranieri, puntualizzaiuio al tempo
st(>sso la posizione «|eZ protestantesimo italiano e delltù Chiesa Valdese
in particolare, di frt^te al Cattolicesimo romano e ai pi Memi dell’ecumenismo. Contiam riportare la
[•rossima settimaiui ’ questo messaggio, con lina cronae e con fotografìe della riuscita mi lifestazione. Al
messaggio del Model itore hanno fatto seguito interventi^ lei Prof. Skydsgaard, delegato dellg Federazione luterana mondiale, a \ mie di tutti gb
osservatori, e Oscar Cull-^
mann, che è uno degli ospiti del Segretariato vaticano per l’unione cristiana e che ha sottolineato i legami
che da anni lo uniscono alla Facoltà
V'aldese di Teologia; infine Farciptete Igor Troyiinoj, delegato della
Chiesa ortodossa russa in esilio, ha
rivolto anch’egli il suo saluto: è un
vecchio amico della Chiesa Valdese.
che egli conosce attraverso l’opera
di ’’Villa Olanda”, dov’egli viene
mensilmente per la cura d’anime dei
rifugiati russi ivi ospitati.
Un folto gruppo di rappresentanti
della stampa italiana ed estera segidV(i rincontro con inviati della RAI e
della Radiodiffusion française.
Riflessioni
sulla vocazione dei laici
Ho scritto, qualche tempo fa, una
lettera al Direttore del nostro giornale sul problema degli scioperi degli insegnanti. Ponevo in quella lettera un
interrogativo : lo sciopero è sempre
opportuno e doveroso o no, nel quadro di una vocazione cristiana? Per
rendere più viva la mia domanda avevo posto, come assurdo parallelo, la
possibilità di xm eventuale sciopero
pastorale! Il mio scopo era di suscitare una discussione non tanto sul problema specifico degli scioperi quanto
su quello di una vocazione cristiana
inserita ed incarnata nella propria
professione e le sue implicazioni nella
vita concreta. Invece la mia lettera
mi ha valso soltanto un certo numero
di risposte piuttosto irritate con una
difesa del diritto di sciopero per gli
insegnanti ed un richiamo alla (mia)
vocazione pastorale.
Il problema sul quale avrei desiderato nascesse uno scambio di idee mi
pare tuttavia interessante e non resisto alla tentazione di riprenderlo. Si
parla molto oggi di « ministeri laici »,
ma continuando ad indicare soltanto
possibili nuove vie, nuovi esercizi, nuovi impegni (come si sta facendo) si
finisce con lo svilire o dimenticare
completamente il « ministero laico-»
nella sua forma più naturale e concreta: quando cioè esso ha la possibilità di inserirsi nella propria professione. Le lettere in risposta alla mia
ne sono d’altra parte, un chiaro segno: esse hanno sottolineato i « diritti » ed i « doveri » intesi secondo il metro della problematica sociale odierna, ma nessuna lettera ha affrontato
il vero problema dell’insegnante credente : cosa è « diritto » e « dovere »
secondo U rrietra dell’Evangelo? In. fin
dei conti è questo che conta.
A me pare che per il credente sia
regola di vita costante il comandamento del Signore «Ama il Signore
Iddio tuo... e ama il tuo prossimo come te stesso ». Quei che chiamiamo
« vocazione » consiste nel rendere testimonianza al nostro Signore nella
concretezza della nostra vita, dove parola ed impegno di vita sono uniti indissolubilmente (vedi Matt. 5: 13-16;
Matt. 25: 31 e seguenti).
Se prendiamo ad esempio la situazione dell’insegnante credente mi pa
te che per lui il rapporto primo e vero, nella luce della fede, è quello che
lo lega coi suoi allievi che sono il
« prossimo » che il Signore ha messo
sul suo cammino: è questo legame:
insegnanti - allievi che dà movimento
e senso ad altri aspetti della sua vita
Prai/iglielmo
La giornata è bella, invitante, la dislan*
za da Paesana è appena di cinque chilometri: perchè non approfittare a fare una puntatina fin su al paesucolo ohe ha avuto molla parte nelle vicende valdesi del ’500? La
carrozzabile, un po’ stretta a dire il vero,
sale parecchio: ma è una magnifica passeggiala in mezzo ai castagni, lungo una dorsale che non finisce mai, mentre la visuale
sulla pianura si allarga continuamente e
l’ccchio può spingersi molto lontano... Qualche casolare isolato, un villaggetto con le
case addossale le une alle altre, qiialclie
contadino veislko di velluto, con la « cabassa » sulla si“liiena... Come sarà questo
Pralogiiglielmo?
Ma eccoci arrivati. C’è una rustica cliiesetta su uno spiazzo, poi un gruppo di case
tagliale da una mulattiera in salita, con il
fondo di jiieire sistemale a « sterni » j>er< I>è l’acqua non J’asporli: vi si affacciano
i portoni di alcuni cortili chiusi e qualche
porticato ombroso. Sembra quasi dì trovarsi in un villaggio della Val Pellice, il Bessì: per esempio.
Su un uscio compare una donna. « Come
si f’Iiiama questo posto?». « Pravi gli erm »
è la pronta risposta. Meno male che il dialetto ha conservato l’antico, tradizionale
nome, al posto della sua troppo dotta versione italiana in Pratoguglielmo. Il paesello sembra ancora deserto nel sole meridiano; i prati sono ancora verdi nonostante
la siccità, ma siamo a 1.200 m., e i castagni hanno lasciato il posto alle querele, ai
frassini, ai noccioli; guardando in su, sembra che la china del monte debba andare
fino al cielo...
Vien fuori anche un vecchio, poi un ragazzo; si comincia a chiacchierare, e sì aggiunge qualche altro. Un bicchiere di vino
(c’è una modestissima trattoria) li aiuta a
))arlare.
rt Non c’erano una volta dei Valdesi in
ques-i posti? » cinedo io. Voglio rendermi
conto della sopravvivenza dei ricordi. « Senz’altro, erano tulli Valdesi; e poi li hanno
falli andare via... Chi lo sa com’è successo? Dev’essere stato pressapoco come quando c’era la guerra parligiana... Eppure dicono che erano migliori di noi! ».
Penso alla fiorente chiesa di Praviglielmo, ai suoi pastori come Domenico Vignaux e Antonio Boniour: al sinodo ohe
vi sì tenne 400 anni fa, nel 1563; alla leu11 inesorabile oppressione die distrusse la
comunità, fino al finale editto ducale del
1633, die segnava l’epilogo della protesili
Valdese nella Valle del Po; ai vicini villaggi di Bìolè e Bielonè, quasi completamente Valdesi a quei tempi...
« E’ vero, domando ancora, che vi sono
1 ' rovine della Chiesa Valdese? ». 1 ruderi, ormai ridotti a noilie tracce, vi sono
eiuora, e sulla mappa il posto è diiamato
« Cappella Vecchia », e, in dialetto Capela
Veìa. « C*è anche una piazza dei Valdesi,
spiega ur. vecchio, più in su, ai piedi della
montagna: sì tratta di imo vSpiazzo, un piccolo prato comune... ». Ma non mi sanno
dire il perchè; conoscono invece le dissiche leggende dej tesori nascosti, apparieneiiti di Valdesi. « Sotto la (Cappella Ver( !ìia c’è lina campana, piena di sterline
(sic!) d’oro. L’avevano nascosta i Valdesi,
prima di andare via ».
E ì Jionii di famiglia? Vi sono ancora
gli All io, i Boero (Boer), i Cesano (Ceian); som al: flessi <lie tre secoli e mezzo
(il si rifiislarono ira i confralelli in fede
(iella Val Pellice, dove i loro discendenti
fi trovano ancora al giorno d’oggi.
E quel villaggetto laggiù, come si chiama? 1 Bertoii. Di lì sono venuti tutti i
Berton di Villar Pellice, »1 principio del
600; di lì si rifugiarono a Ginevra, i Berloti, snidcnti alPaccadeinia e poi pastori al
ed a vari atteggiamenti. In questa prospettiva abbiamo un pimto di forza,
un fulcro attorno al quale ha da riferirsi il resto della vita.
In questa prospettiva poteva sorgere una interessante e proficua discussione anche sullo specifico problema
dello sciopero e su quelli che gli sono
connessi. Ecco alcune domande: quando è lo scioptero espressione della propria vocazione d’insegnante e credente e quando no? come risolvere il problema della solidarietà con gli altri
insegnanti non credenti i quali, logicamente, pongono i problemi da (utt’altra prospettiva? La solidarietà di
« classe » deve sempre avere il sopravvento o no? Vi sono delle situazioni
in cui occorre dire « no » al parere dei
più? quali sono i possibili confiitti fra
amore e giustizia? come risolverli?
A mio modo di vedere im insegnante credente non può non essere sensibile a questa problematica, ma la vivrà con sofferenza, con la ricerca di
volta in volta di trovare il vero cammino nella fedeltà alla propria voca
zione, ed ogni volta egli partirà dal
dato concreto della responsabilità, dell’amore e della testimonianza che lo
legano ai suoi alunni.
Quello che si dice, come esempio
luminoso, per l’insegnante lo si può
ripetere per molte altre situazioni della vita del credente nel mondo. L’esempio dell’insegnante è fra i più chiari ed illustrativi perchè qui il rapporto fra vocazione cristiana e professione è, a mio parere, assai intima, ma
questi stessi problemi riguardano il
medico, l’avvocato, il giudice, il dirigente d’azienda e molti altri.
Cerchiamo pure nuove vìe nei ministeri laici/ aàa .non ci-distrag-,.
ga dalla situazione concreta in cui ci
si trova oggi. Forse è dovere di tutta
la Chiesa di aiutare maggiormente ogni suo membro ad impegnarsi concretamente, con costanza e chiarezza
là dove il Signore l’ha chiamato a vivere. Franco Sommani
A TORINO, domeniica 28 ott., ore 15:
Convegno di Anziani, Diaconi e Responsabili delle coiinunità valdesi del Piemonte. Alle ore 17 culto nel tempio rinnovato
di Corso Vittorio ; il past. Giorgio Bouchard parlerà su : « L’era protestante ».
Ad AG.APE, domenica 28 ottobre, secondo il programniia già pubblicalio, incontro
degli uomini delle Valli, sui tema : « Lavoro nelFindustria e occtipaziomi tradizionali alle Valli ».
1962
le Valli... Quante sofferenze e privazioni
per la fedeltà all’Evangelo, per la conservazione della libertà di coscienza e di culto!
E cosi mi fermo a sentire parlare quesrta
genie: il loro dialetto è straordinariamente
simile, se non uguale a quello di Torre e
,S. Giovanni, con qualche elemento di Augi ogna e di Bobbio e una cadenza più larga.
Chiaci-hierano dei loro affari e deUe loro
vicende, con i conversari semplici e facili
delle genti di montagna; 6no a qualche anno
fa (ol'.ivavano e filavano ancora in casa la
canapa, ma oggi i più giovani vanno a la
vorare lontano e tornano soltanto al sabato
sera al villaggio; vi sono ancora 3-400 abitanti che passano tutto l’anno lassù, e d’e.-•lale salgono agli alpeggi sui 2.000 m.
Dell'anlb-a f<?de valdese, nalurabnente
nessuna traccia, se non nei vaghi ricordi:
anzi, le date dell’anno sono ricordate in
base ai santi del calendario: S. Lorenzo (il
Iiatrono locale, a cui è dedicala la chiesetta). S. Caterina, la Madonna del Rosario...
E’ giunta però l’ora del commiato. E
mentre scendo a valle, e il mio sguardo si
perde nel lontano orizzonte, non posso fare a meno di ricordare che ira gli « errori» » dei valdesi stabiliti in quel di Paesana nel lontano 1510, c’era anche questo:
Il Essi aspettano un re di Boemia, che con
il suo grande esercito soggiogherà le province, distruggerà le cliiese, ucciderà i sacerdoti infedeli, sopprimerà ogni dominio
temporale, toglierà i pedaggi e le taglie,
}ini>orrà un grosso solo di tassa per ogni
persona, metterà lutto in comune e sottometterà ogni cosa alla sua legge ».
Ma invece del re di Boemia salirono a
l’raviglielmo gli inquisitori e i messi con
gli editti ducali... e il grande sogno si trasformò nella dura realtà dell’abiura o delresih'o...
Augusto Armand Hugon
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N. 42 — 26 oitobre 1962
Cercale l’Eterno
Isaia 55
ronaca del Concilio
Parole come quelle del profeta
Isaia possono facilmente illuderci che i tempi di una presenza di Dio
nel mondo degli uomini siano definitivamente tramontati. Infatti l’uomo
non dialoga più nè con Dio. nè con
gli altri uomini, nè con se stesso:
egli è volto e proteso quasi spasmodicamente ai suoi « miracoli economici », occupato e preoccupato nel
suo convulso vivere quotidiano, di accumulare denaro e beni a qualsiasi
prezzo. Non c’è più un limite oltre
il quale l’uomo possa aver timore di
andare, forte delle conquiste materiali crede ormai soltanto nella materia ed accerta, perchè così gli piace, l’assenza completa di Dio dal
suo mondo; sembra che finalmente
la rivolta ideale abbia trionfato e lo
uomo sia riuscito a sostituirsi a Dio
con le medesime prerogative e le medesime possibilità. Liberatosi da questa presenza l’uomo guarda senza timore e con sfida al cielo che tace. E
tace perchè nulla ha da dire. Liquidata così ogni passibilità di una vita
vissuta come ministerio e testimonianza, all’uomo non rimane che vivere ogni giorno il suo no, la sua negazione. E nell’ordine morale come
in quello economico e giuridico la
negazione dei valori ha oggi il sopravvento (almeno apparentemente) :
con la massima leggerezza diciamo
sì a cose, fatti, situazioni assolutamente inconcepibili accettando per
valide le affermazioni più assurde.
Dichiarando invece decaduta ogni
possibilità di Dio così neirordine del
pensiero come dello spirito. Se ancora Rousseau poteva dire : « Io credo
,in Dio con quella pienezza con cui
credo in ogni altra verità, perchè il
credere ed il non credere sono le cose meno soggette al mio controllo;
perchè quando la mia ragione è titubante, la mia fede non può rimanere
a lungo in sospeso; perchè finalmente migliaia di motivi di preferenza
mi attraggono verso il lato più consolante ed aggiungono il peso della
speranza all’ equilibrio della ragione », oggi queste parole sanno solo
di storia antica buona per i testi scolastici. La vita invece è tutt’altra cosa.
Personalmente però non siamo
di questa opinione. L’animo nostro si ribella a questo stato di cose
cui siamo giunti e mentre il « miracolo economico » fa impazzire uomini e
nazioni ed il « progresso » può far
pensare che nuove possibilità si aprono ancora dinnanzi all’uomo avviato
definitivamente airaffermazione completa di se stesso su tutto e su tutti,
noi non possiamo fare a meno di ricordare le parole del profeta ; « Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare. I miei ipensieri non sono i vostri
pensieri nè le vostre vie sono le mie
v'ie, dice l’Eterno. Come i cieli sono
alti al di soipra della terra, così sono,
le mie vie più alte delle vostre vie ».
Ed in un mondo dominato dal denaro giunge Tammonimento : « Perchè spendete denaro per ciò che non
è pane? e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? ». E su
IN MEMORIA
Giovanni More!
di Pianprà
Uomini semplici: laboriosi, onesti,
sereni, sempre pronti a dare una mano, un aiuto, un consiglio; uomini forti e buoni. Oh se ce ne fossero molti,
come sarebbe più facile e bella la vita! E quanto rimpianto quando se ne
vanno!
Giovanni Morel di Pianprà, detto
Gian Pin, è mancato all’improvviso
mentre tornava dal suo lavoro alla cava; aveva poco più di sessant’anni.
Quanti, dei moltissimi intervenuti
al suo funerale, hanno pianto come
per una caro parente! e abbiamo sentito ripetere : « Senza di Lui Pianprà
non sarà più ’’quello” ». E’ vero, ohimè ! Era molto amato e nonostante la
modestia della sua vita sarà ricordato
da molti e a lungo.
Sia questo — se può essere a così
gran dolore — conforto per l’affettuosa compagna di tutta la sua vita. Ma
gna Lina, per la figlia Valda, le sorelle, 1 nipoti, gli amici. E sia la luce del
Consolatore supremo il supremo conforto.
Arrivederci fratello amico Gian Pin...
arrivederci ! Ada Meille
bito dopo l’invito : « Inclinate l’orecchio e venite a me, ascoltate e
l’anima vostra vivrà!». Può l’uomo
ancora definitivamente respingere il
suo Creatore in nome di un a miracolo », di un a progresso ». di una
a civiltà » che non potranno mai sostituire la gioia e la pace dello spirito che non costano nulla e sono
tanto ipiù preziose in quanto sono
esse sole i fondamenti di una vera
vita? a Voi che non avete denaro venite comperate senza denaro vino e
latte » dice il profeta annunziando il
tempo del patto eterno in cui a nel
luogo del pruno s’eleverà il cipresso,
nel luogo del rovo crescerà il mirto ».
Dunque nulla è perduto, ciò che
sembra definitivamente escluso dal
nostro mondo è invece in mezzo a
noi. L’Eterno è vicino, lo possiamo
cercare e trovare ogni giorno e dovunque. Non scoraggiamoci, insistiamo nel « cercare l’Eterno » ed impostando la nostra vita secondo l’ordine di Dio costruiamo il« monumento
perpetuo che non sarà distrutto ».
Giuliano Frank-Kiss
Un altro evani^lo
Non è forse ìluatso di attribuire
eccessivo signifiaUo teologico-pro
grammatico al pefegrinaggio del pu
po (d santuario dj Loreto, alla vigi
ha del concilio. 0uesto papa — si
sa — non è un te^ogo, quindi i suoi
gesti (anche quelli di schietta marca
evangelica) non Iranno valore teologico, non esprimono cioè l’orientamento teologico dèli’attuale papa ma
solo la sua pietà*- e quindi lasciano
immutato l’apparmo dottrinale delta chiesa di Roma. E’ un fatto, comunque, che il culto di Maria non
sembra destinato a scomparire o almeno a diminuire in questo clima
ecumenico, anzi setnbra che lo sguar
(lo protestante (Áte si vuole puntati- su Roma) non disturbi affatto i
devoti di Maria, che continuano imperterriti ad adorare la creatura invece del Creatore. Più grave del pel
legrinaggio di Loreto ci pare essere
la preghièra solenne (e lunga) rivolta dal papa a Maria alla fine del suo
discorso d’apertura, al Concilio. In
(¡uesta preghiera il papa ha común
(pie fatto esplicito riferimento al suo
pellegrinaggio a Loreto, come per at
Iribuirgli un significato conciliare.
Così pure il fatto che i patroni del
concilio siano, oltre a Giovanni Crisostomo e Gregorio di Nazianzio,
anche la Vergine Maria e San Giuseppe sembra dover essere inquadrato in un preciso programma di affermazione mariana. Insomma, ci sia o
non una intenzione teologica in tuflo ciò, non si può non rimanere proRnidamente sconcertati e delusi. E,
talvolta, vien da chiedersi cosa ci
stanno a fare, lì, i nostri fratelli protestanti osservatori. Ma è bene che
ci siano, non come spettatori, ma co
me testimoni, anche se .silenziosi, di
un altro i apporto con Dio e, per così
dire, di un altro evangelo.
Meglio Trento
Un professore di Teologia della
nostra Facoltà, dopo aver sentito il
discorso d’apertura del papa, osservava: ”Il discorso d’apertura del
Concilio di Trento fu molto migliore. Si trattò di una predica evangelica, in cui si criticava la Chiesa del
tempo sulla base dell’Evangelo. Il
..........................................imi......
itiiiiimiiiiiiiiiimiiiiii'
Questo CoDcilìo è destiuato airiosnceesso ?
■ t . II.. —
L
E stato convocato troppo tardi? !E’ stato convocato troppo presto?
Questi sono gli interessanti quesiti, che si pone il dott. Hans Kiing, nativo di Luzern (Svizzera) ma attualmente docente alla Facoltà Teologica di
Tübingen (Germania), in un lungo articolo pubblicato il *5 Ottobre u. s. sul
settimanale di Zürich « Die Weltwwdie ». E le risposte cl^ egli ne dà acquistano tanto maggior valore in quanto egli ha recentementfe pubblicato un libro sotto il titolo suggestivo di « Koncil und Wiedervereminigung: Erneuerung als Ruf in die Einheit » che lo ha fatto conoscere come uno dei piìi
geniali conoscitori dei problemi ecclesiastici del giorno.( Come consigliere
teologico del vescovo di Eottenbiirg (Bassa Baviera) egli ]|artecipa all’attuale concilio ed è superfluo aggiungere che egli è cattolico4omano. Val dun
que la pena di riassumerlo. |
Concilio sterile?
Non occorre andare a Roma- per udire
espressioni di scetticisino. Anche al di qua
delle Alpi, là dove ci si iimmiaigina di coiiOrSCere 'Tneglio i segni dei tempi e dove
non si ha Tabitudine di rispondere aUe
più ardenti questioni con la parola così
cara alla Curia Romana «Pazienza! Pazienza! », negli aimbieniti teologici autorizzati la reazione fu piuttosto riservata. La
prima rispoeta sjJontanea che io udii dalle
labbra d’un teologo a tendenza eoumenica,
fu questa: « Un Concilio-? Troppo presto! »; nia il Papa, che altrimenti interpreta i segni dei tempi, per il suo piano
d’un concilio non ha richiesto il consiglio
a nord delle Alpi.
Troppo presto? Sebbene il Concilio sia
stato convocaito e s’è radunato, la domanda non è superflua. In simili deciaioni il
Papa non è infaUibile. E quelli, che parlano di un « Troppo presto » hanno qualche fondamento per il loro scettilciamo. Sono le ragioni ohe tanitd zelanti e benpensanti cattolici — laici, curatori d’anime,
teologi, vetscovi di tutto il mondo — rendono dubbiosi e fanno chiedere se la Chie.
sa Cattolica e specialmente il centro di
easa siano preparati per il rischio ecclesiastico d’un concilio inteso a preparare la
Riunione dei Griatiaui separati. Essi additano diversi avvenimenti del tempo della
preparazione che hanno depresso tanti Cristiani: i delndemli sinodi romanii, i riservati u ori amlimodernioti contro l’ietituto
papale biblieo a Roma, le intrusiond romane, in parte senza fondamento, contro
meritevoli teologi cattolici a dispetto dei
vescovi, le pregiudiziali misure curiali nei
riguanli del Latino e della Liturgia, il sequestro della traduzione in italiano della
lettera pastorale deU’eipiecopato olandese,
la notoria omissione delle facoltà teologiche cattoliche della Germania quando si
trattò di avere il parere a proposito del
concilio, Tunilaterale composizione e lavoro di certe commissioni preparatorie,
elK-. Non è per nulla smania ecclesiastica
interna di dipingere tutto in nero e neppure disfattismo se tanti cristiani cattolici ed evangelici temono per il risultato del
i-oncilio.
La domanda « Viene troppo presto il
Concilio? », non è dnnqne senza perico
lo. Poiché un concilio, die viene convoca
10 troppo presto, può naufragare. Citi cono
see Tesseniza d’una chiesa o d’un concilio e
sa die esso è costituito di uomini e nomi
ni peccatori, sa anche die ciò è possibile
E dii conosce la storia dei condii della
chiesa cattolica sa e-gualmenle ohe il peri
colo non soltanto è possibile, ma reale
Può darsi die parecchi cristiani e teologi,
11 cui pensiero e sentimento è orientalo
non secondo uno schema eoclesiastico realmente biblioo ma soltanto romantico-idealiislico, non amino sentire parlare di questo lato oscuro della problematica d’un
concilio. 'Può darsi che essi la sentano come una cosa fuori luogo, anzi quasi come
sconveniente, se in questo solenne incontro dei vescovi di tutto il mondo si
tiene conto deli’nmana pigrizia, deB’umana insufficenza, deH’umana incapacità.
Questo, sebbene il 5® eondlio lateranense
(1512-17) in Un grosso periodo di transizio-nie simile al nostto, dopo la scoperta
dell’America ed al prinicipio dell’età moderna, offra il dasneo esempio del naufragio d’un coneiilio a causa dell’umana
incapacità.
A vista umana questo 5® concilio lateranense era stato salùitato con entusiasmo
come il principio della riforma della Chie.
sa. Nel suo disooriso- d’apeittira, il generale
dell’ordine degli Agostiniani, Egidio da
Viterbo, aveva indicato la riforma della
Chiesa come il compilo prineipale della
adunata della Chiesa. Un comprensivo parere di forma fu proposto' dai due veneziani Tonimaiso Giuslfinia'ni e Vincenzo Querini, che da poco erano entrali nell’ordine dei Cainaldol'esi: « il più grande ed al
lemipo stesso il più radicale di tutti i programmi di riforma dall’epoca dei concili ». Così fn convocalo il concilio, annunziato il suo grande scopo. Esso 'si tenne,
pronunziò definizioni dottrinali contro
raverroiiemo filioiSofico, parlò mollo di riforme e nonostante tutto fu uno spaventoso insuiccesiso. Si può dire se'nza alcuna'
esagerazione: il prograimma di riforme de!
due Camaldolesi ha occupato la Chiesa
per più d’un secolo. Il coneilio di Trento,
le rifoirnic liiurgiclie di Pio V, la Bibbia
di Stato, la fondazione della De propaganda Fide sono neUa linea da essi prescrilla. Ma il Papa, a cui essi scrissero, ed il
concilio ohe si adunò sotto i loro occhi,
non poterono segnire lo sguardo ainsioso
e cliiarovegigente dei due orgogliosi Veneziani. Così si dimostrò che non sempre
si può penisaire in termine di secoli, come
in Vaticano si ama ripetere a scusare l’immohi'lisnio, c. che nella storia della Chiesa
vi sono possibilità ohe valgono una volta
sola e il cui fallire significa per la Chiesa
una calaatrofe. Il 5® concilio lateranense
naufragò nel suo (ompilo di riformare la
Oliieisa; sei mesi più tardi la riforma della:
Chiesa avvenne tuttavia, la Riforma nella
persona di Martin Lutero. La riforma Iute,
rana sarebbe eguaihneiile venuta se il 5®
concilio lateranense invece di nanfragare
fosse riuscito nel suo compito?
La teologia rende ad un comoilio un
brutto servizio quando insipidamente accanto alle luci non tiene d’ocehio le oscure poissibili'là, appunto per mettere il concilio davanti alla sua responsabilità. Soltanto quando, con tutta la fede possibile
nello Spirito Santo,, ohe conduce Cliiesa e
Coneilio, si osa vedere che un concilio
può naufraigare, allora appare quale enorme responisaibiliilà si assume la Chiesa nel
convocarlo. Quindi ancora una volta la
primitiva domanda: il Coniotlio convocalo
da Giovanni XXIII non viene forse troppo
presi'O ? .
400 anni troppo tardi
Quand’anche come teologo non si sottovalutino le tremende difficoltà e i rischi
del 2" concilio vaticapuo, si può tuttavia
lon piena eopuivinzione rispoiudpere: il 2®
loncilio vaticano non viene troppo presto. Al contrario si può dire: il 2® concilio vaticano, arriva con un rilard'O di 4(K)
anni. Dopo lo scoppio della scissione della Gliiesa, come aveva cliìesto la Cristianità un concilo! Soiltaoto un concilio potreb.
be, si pensava, rimediare a'il’infranta Unità. Per quasi tre decenni i Cristiani invocarono un concilio ma sempre invano: Cu.
ria e potonze terrene, cattolici e prote»lanlii lottaromo per Topportunità e le modalità d’un concilio. Quando poi si radunò il concilio di Trento, Lutero era già
.morto ed i, Pro testanti non comparvero.
I frointi si erano consolidati e il concilio
sanzionò i fronti conisoplidati. Cert'O il concilio Iridicntino — nessuno lo contesta —
ha creato un potente lavoro eccloaiastioo
dii riforma ed ha aiutato in maniera decisiva la chiesa caittolica a riprendersi dopo
la diecadenza del Rinascimento. Ma non
ha recato la riunione dei cristiani separati. Non niia riunione, ma una difesa contro di essi, ima condanna, una espulsione
degli altri era riiiimediato scopo del concilio. Anche il 1® concilio vaticano (18701871) non portò alcun cambiamento.
Soltanto più di 400 anni dopo la Riforma viene convocalo un coinrilio, che si die.
ve forzare seriamente e poiSilivamente alla riunione. Il 2® concilio valicano ha davantii a sè urgenti riforme che 400 anni
liamno lascialo incoinpìiite, che il concilio
di Trento sovente in forma puramente negativa risolse con la condanna degli errori
ed il ris'taibilimento del medioevale status
quo antie, senza avanzare solnzioni coraggiose, costruttive, adatte alla nuova età;
noli penisiamo per es. alla urgente riforma
circa la cooperazione di tutti nel servizio
divino, alla liturgia comprensibile a intli nella costruzione e nella lingna, alla
rinnovala predicazione della Parola secon.
do lò Scritlnre, al calice ai laici etc.
Adeeso' noi stiamo duinqne davanti ad un
concilio elle positdvamente e in modo costruttivo deve preparare la Riunione. Possiamo noi, dopo uiii’attesa di 400 anni, ancora lagnarci che esso viene troppo presto, soltanto perchè non ci siamo preparati suffieientemenle a questo concilio?
Quando allora saremo noi preparati? Non
dovremmo al contrario essere grati clic
questo concilio finallmente si fa? Non dobbiamo appunto noi cattolici esseire lieti
che per l’audace iniziativai di Giovanni
XXIII la suprema direzione dela nostra
cliiesa per la prima volta dopo la Riforma
finallnente sìa uscita daU’atteggiamento
meramente passivo dell’attesa, del tastare,
del coiiifinare, del ricliiatno alla nostra
citiesa, e si è almeno posta, sulla via di un
l>otenie attivo andare incontro coi fratelli
da noi separati?
No, il concilio non viene troppo presto. Quand’andie il Vaticano II non riesca
a realizzare il grosso prugramiiia della preparazione alla riunione, il che noi non
speriamo, rimane pur sempre qneRo ohe è
inimensamente import an te : il pro gramma
è fominlato, la via è aperta, lo scopo fiswato.
Qui l’autore si dilunga a parlare del
cambiamento di clima spiritinale fra Catto,
lici e Protestanti, dell’ansia del mondo
cattolico verso l’uninà, degli approeei del
cardinale Bea con il Consiglio Mondiale
delle Cliiese, della, fondazione del Segretariato ecumenico e d’una quantità di cose e fatti interessanlissiimi, ohe oi svelano
una quantità di in^portanli retroscene; ma
noi non possiamo seguirlo su questo teruna quantità di iunportanti retroscena ; ma
reno, ora. Potremo ritornarci in un. prossimo articolo. Per ora ci limitiamo a dire:
Chi vivrà, vedrà!
o. y.
discorso di Giovanni XXIII non è che
una glorificazione della Chiesa”. Ci
pare che in effetti il cattolicesimo ufficiale (cioè quello dei documenti
scritti) del nostro tempo sia, rispetto
al cattolicesimo del tempo della Riforma, moralmente migliorato ma
teologicamente peggiorato.
In piedi!
Ad un certo momento della cerimonia inaugurale (forse quando il
papa è entrato nella basilica, non ricordo con esattezza) tutti i ’’padri”
conciliari si sono inginocchiati davanti al pontefice. Anche taluni osservatori-delegati protestanti si sono
inginocchiati (ad es. i due ’’monaci”
di Taizé, che però non sono osservatori, ma ospiti del Segretariato per
r Unione dei cristiani). Bisognava
restare in piedi. Questo inginocchiarsi ci ha fatto lo stesso effetto penoso
delle visite di alcuni capi protestanti
al papa. Non bisognava farle. Non
Insognava inginocchiarsi. Non bisogna inginocchiarsi. Bisogna restare
in piedi. In piedi.
Paolo Ricca
LETTERA AL
DIRETTORE
Roma, 18 olilohre 1962
Egregio Signor Direttore
Lungi da me ogni spirito polemico, ma solo una curiosità personale. Nel n. 40 del suo pregiato giornale e precisa mente neirarticolo
Cronaca del Concilio, al paragrafo
« La Barriera» leggo: «La barriera
aiiticomuinista dei cristiani... Molti
protestanti ci sentono da quell’oreccli.io, purtroppo, anche quando non
lo confessano, forse per pudore ».
E’ forse un delitto essere anlicomuniisla ?
Da già elle Ito preso la penna mi
permeilo un’altiia domanda: Vedo
sposso nel suo giornale (come del
resto altrove) citata la parola fascista e antifascista nei senso di reazionario, Ora, in pionp_oUma di
centro-»ìnislra sarebbe bene rlcóf-*
dare die le parole « fascio » e «fascista » non sono stale prose dal fascio imperiale ma bensì dall’Inno
socialista dei Lavoratori:
Se flirisi smm cnnngUa,
stretti in ’’fascio” siam pottenli.
Stranezze della vita. F. t olla
Essere ¡antictmiunista (nion lè un deUno, mvidemeimente; jare \dell’anticanumismo una crocinta cristiana lei
.scmbm, invece, un grave ¡errore.
FUV - Gruppo Valli
Agape, 1 novembre 1962
Il programma:
Ore 9: apertura del Convegno nella nuova sala della diiesa di Prali con un breve
culto di introduzione a cui seguirà il saluto c la presentazione delle Unioni eoiivenule. Avremo in segnilo una introduzione generale allo «Indio « Testimonianza »,
secondo il rapporto della Conferenza di
Nuova Dellii, indicalo dal Com. Naz. FUV
come traccia per gli studi di quest’anno
nelle Unioni. Discussione dello studio in
gruppi omogenei dì Unione.
Ore 12,45: Pranzo ad Agape.
Ore 14: ripresa dei lavori nel salone di
Agape con la relazione dei gruppi sulla discussione del maUino. Sarà quindi data la
parola al Pasl. F. Giampiccoli Segret. della FUV per un breve messaggio. Seguirà
la discussione della relazione del Comitato
di Griipjio, .scambio di idee sul lavoro futuro. elezione del Comitato di Gruppo.
Ore 18: (se sarà possibile, anche prima)
partenza.
Chi può partecipare al Convegno. - 11
Co'nvegno è aperto a tutti gli Unionisti. In
particolare si chiede la partecipazione di
liif.i i responsabili presenti e futuri di ogni
Unione, la cui potrà aggiunigersi chiunque lo vorrà.
Quanto costa. - La quota fissala da Agape per la giornata è di L. 400 a testa escluse il viaggio.
Come si farà ad andarci. ■ Alle ore 7 del
mattino Un pullman da Bobbio che raccoglierà tutti quanti per la strada. Dal numero degli iscritti si deciderà se sarà il caso
di farne partire altri da Pinerolo o da Praiiiollo.
Entro quando bisogna iscriversi. - E’ necessario che entro la serata di domenica 28
ottobre si sappia quanti giovani verranno
per ogni Unione, per comunicarlo ad Agape e per l’organizzazione dei pullman. In(cricalc qualcuno di raccogliere le iscrizioni e di scrivere o telefonare entro il 28 se
ra .il Past. Alberto Taccia, Angrogna (Toi,
1(4 94-4.1. Per il Com. di Gruppo:
Alberto Taccia, C. G.
3
25 ottobre 1962 — N. 42
pag. 3
GEMERflZIOMI AL SERVIZIO DELLA IMPSICfl SACRA
Il (( Thomanerclior ))
Nell’anno 1212 — 750 anni or sono
— sorgeva a Leipzig (o Lipsia che dir
äl voglia) una fondazione che doveva
svilupparsi al punto di divenire il coro più perfezionato e più famoso del
mondo e, per così dire, sproializzato
senza confronti nella esecuzione delle
composizioni di Bach.
Il primo Kantor, ossia direttore, di
questo coro, il cui nome è Thomanerchor, fu un certo Tidericus di cui non
si conosce nulia.
Ai tempi di Martin Lutero si novera un certo Georg Rhau il quale compose, in occasione di dissertazioni tra
Lutero e Johannes Eck, nel 1519, dei
mottetti a 12 voci che vennero eseguiti appunto in occasione di questo incontro e che segnarono una tappa d:
evoluzione e di perfezione del famoso
coro di voci bianche.
Successivamente la direzione del
coro fu assunta da diversi « Kantoren»: Calvasius Knüpfer, Schelle e
due celebri musicisti del tempo :
Schein e Kuhnau.
Dopo Kuhnau (XVII secolo) giungiamo al periodo glorioso del «Thomanerchor». La persona incaricata a
dirigere il coro è nientemeno che Johann Sebastian Bach. Bach in tedesco significa ruscello; ma quale fiume
fu mai questo genio! Un fiume che
scorre ora largamente e dolcemente,
ora pare travolgere ogni cosa, ora sussurra qualcosa di infinitamente dolce
e intimamente spirituale, in una parola un fiume che conduce nell’immensità dell’oceano dello spirito e
della preghiera, del pentimento e della pace con Dio. La potenza e la profondità di questo sommo « Kantor »
non fu per nulla compresa nè tanto
meno valutata in tutta la sua misura
quando egli visse a Leipzig ben 27 anni cioè dal 1723 al 1750. Ivi compose
tra l’altro oltre 170 cantate sacre. All’insegnamento delle parti strumentali, soliste e corali di queste Cantate
attendeva Bach stesso e il suo compito era tutt’altro ohe semplice e facile. Quando si pensa alle difficoltà
tremende delle sue fughe vocali che
sembrano tanto astruse e fredde e, al
contrario, sono una costruzione perfetta e mirabile, ove tutto è equilibrato, proporzionato come un sistema siderale, viene da chiedersi : è possibile
giungere alla fine? Il ’Thomanerchor
(e non solo questo coro, s’intende) risponde affermativamente e le sue esecuzioni e interpretazioni stanno a dimostrare la padronanza assoluta della partitura ma specialmente dimostrano che quei ragazzi non cantano
colla bocca e col cervello soltanto, ma
e soprattutto, con lo spirito e col cuore. La musica di Bach, anche quella
che vien comunemente designata con
la qualifica «profana» è tutta quanta pervasa da uno spirito sovrumano
da una ispirazione profondamente
credente, da un soffio perennemente
creatore e ricreatore. E’ molto difficile stabilire dove finisce il « profano »
in Bach e dove inizia il « sacro ». Ci
sono cantate «profane» di Bach che
contengono dei brani profondamente
« sacri ». Ci sono delle cantate « sacre» ohe contengono dei passi che a
udirli cosi' superficialmente paiono
quasi fuori luogo (Il duetto fra alto
e soprano della Cantata BWV 78 è
un esempio eloquente di questa situazione «profana» in una Cantata che
è fra quelle più profonde e raccolte
che abbia composto).
Ma torniamo al Thomanerchor :
Dopo la morte di Bach che, ripeto,
non fu compreso nella sua personalità e tanto meno nella sua profonda
spiritualità ma fu ricordato come un
valente maestro di coro (Kapellmeister), il Thomanerchor venne diretto
da Weinlig, Hauptmann, Richter e
Straube. Quest’ultimo tramandò la
tradizione al « Kantor » Günther Raniin che si assunse il compito di direttore dal 1940 al 1956. Il Thomanerchor ebbe a soffrire molto dell’ultima
guerra. Il 4 dicembre 1943 la Thomaskirche, bombardata dagli angloamericani era rasa al suolo. Grazie all’abnegazione del Kantor Ramin il coro,
sfollato a Grimma vicino a Leipzig,
anni
potè riprendere in breve la sua attività seppur limitata per cau^ di forza maggiore. Dopo la guerra i Thomaner Si ritrovarono nella cattedrale
della città e qui ripresero la loro attività raggiungwido l’àpice della loro
perfezione tecnica e artistica. Kurt
Thomas — un altro degno successore
della tradizione bachiana — contribuì notevolmente all’evoluzione e alla perfezione del coro ohe è diretto attualmente da Erhard Mauersberger
fratello del Cantor del non meno famoso Kreuzchor di Dresden.
Purtroppo queste due grandi città
si trovano nella cosidetta Repubblica
Democratica tedesca (DDR). E, sebbene, si vada colà strombazzando che
la musica di Bach è una contìnua testimonianza di pace e di benevolenza
fra gli uomini, in realtà non si favorisce più la divulgazione della sua musica e le esecuzioni sono allestite a
scopi di propaganda e di politica.
Grazie al disco e specialmente al
microsolco in questi ultimi anni si sono incise molte opere vocali di Bach.
Il Thomanerchor è degnamente rappresentato nella « Hohe Messe », nei
mottetti: Singet dem Herrn en neues
Lied — Der Geist hilft unsrer
Schwachheit auf — Jesu meine Freude — Fürchte dich nicht — Komm, Jesu, komm — Lobet den Herrn alle Hei
den e in ultimo nella Johannes-Passion. II tutto, diretto da G. Ramin.
Altri complessi vocali e strumentali hanno contribuito egregiamente alla divulgazione delle cantate sacre di
Bach. La Radio svizzera, tedesca e
francese trasmettono frequentemente
registrazioni sia del Thomanerchor
che di altri complessi. La nostra Rai
naturalmente si astiene molto volentieri dal trasmettere tali registrazioni
forse per tema di... evangelizzare troppo il popolo italiano; e la musica 'di
Bach ha, in effetti, un potere sovru
mano di condurre l’uditore in medi
tazione e in preghiera, raccogliendosi
nelTaudizione di questo o quel brano
sia organisti«) che vocale.
Per concludere, il compito dei Thomaner è anzitutto quello di continuare degnamente la tradizione ormai secolare del coro lipsiense, e, specialmente, di interpretare fedelmente la
musica e l’opera immensa e eccelsa
del grande Bach ad onta di tutte le
barriere e di tutte le cortine che gli
uomini s’ingegnano con tanto accanimento a creare gli uni contro gli altri. Al disopra di queste barriere dell’odio e della violenza, mi par di sentire il grido con cui inizia il mottetto
magistralmente interpretato dai Thom.aner: Komm, Jesu, koanm — Vieni.
Gesù, vieni... Ferruccio Rivoir
iii»liiliiiiiiiiiiihiaiimi
Un ‘‘corpo volontario di studenti,,
Durante un recente convegno di studi
tenutosi a Gerusalemme sotto gli auspici
delTUnione nazionale degli Studenti israeliani, è stata laocotnaudata alTunanimità
la creazione di un « Corpo volontario di
Studenti » destinato a prestare il suo aiuto
ai paesi in via di svihippo.
Quel convegno, a cui parteciparono i
rappresentiainili di 32 nazioni, riconohbe in.
(atti che un « corpo volontario di studenti » di cui facessero parte ainclie dei
professori, compenserebbe, in certa misura, Ja penuria della mano d’opera qnalifìrata di cui soffrono i paesi menzionali.
Le necessità dell’ediuzione e della lotta
coiilro Tanaliabelismo nelle nazioni in cui
deve essere accelerato lo sviluppo economico sono stati oggetto di un attento studio. A questo proposito la riunione ba imvitaio gli studenti a prendere parte attiva
ai lavori delle comunità delle zone rurali.
{ìnjornuizioni UNESCO, trad. B. S.)
Caccia e pesca
Pro e contro
I ragazzi del "Thomanerchor” di fronte
alla coMezione dei cartelloni dei loro concerti, qua e là per il mondo.
Il « Messaggio del Sinodo alle Chiese
Valdesi », che definisco il nostro atteggiamenito di fronte al GaMoHcesimo in quest’ora importante — e che è in larga diffiuisione in tutte le comiunilà, a cura della
Tavola Valdese — ha già rirevuilo vari riconoscimenti all’estero, sulla stampa protestante. Già abbiamo no-lato che esso è
stato riprodotto in extenso su La Fíe prole.'ilante di Ginevra. SulTudlimo numero di
Reforme il suo diretilore, Albert Finet, al
termine di im editoriale snl Concilio Vaticano II, in cui cita fna l’altro la concisa
espressione del segretario generale del
C.E.C., Visser ’t Hooft, « nostra res agitur », « è cosa che ci concerne », nota ;
« Vorrei segnalare in proposito il messaggio che il sinodo protestante valdese lia rivoiUo alile comunità valdesi il 10 agosto
scorso. I protestanti italiani serttonoi che la
cosa li riguarda e lian saputo trovare un
tono giusto, sereno e veritiero per esprimere il loro atteggiamento- di fronte al
Concilio ». Questo per rispondere al prof.
A. C. Jemolo che in un « fondo » su Lei
Stampa (7-10-1962) scriveva fra Tallirò:
« anche in omaggio al nin-ovo clima avrei
preferito ohe la risposta valdese fosse diversa, con minor tiimore di un equivoco
che non -itoteva sorgere in alcuna persona
sensata». Con tntlto il rispetto per l’esimio
professore, i cui sdrilH com spesso profondàmiente apprezziamo, potremmo citargli
a profusione persone vittime —- consce o
inoonace — di questa «insensatezza», men.
tre lo preghiamo di credere che il Sinodo
Valdese ha senisatamente ponderato le sue
espreasionii. « Senza pensare a conversioni
o a ritraiCtazioni — continna lo Jemolo —
ci si può dire lieti di cooi>erare in qualche
opera fi bene, soprattutto nella difesa dei
valori comuni a tatto il cristianiesimo di
fronte a chi nega ogni luce del divino ».
Confessiamo che questo parlare è ancora
-troppo valgo, perchè non lo sentiamo equi,
voco e non ei trovi, quindi, in un grande
riserbo.
La cosa ci concerne
Abbiaimo aoc^tmato sopra all’'edilorial'e
dì A. Fiinel su Reforme; ¡n« riprodtLciatno
qualích« passo, -cJie ci pare di notevole valore. Sì è parlato del Vaticano II come
deir« aweniiniento del secolo »: « eppure
è vero solo a metà. L’aweniimenilo del secolo è il riunirsi, a um anno di distanza,
dell’assemlbJea generale del Coosiiglio ecumenico a New Delhi e del Coneilio
Valicano. Ecco rawejuìiniento del secolo:
10 sviluppo del inovìmeintlo ecumenico in
seno alle Chiese cristiane non romane (...)
ha jyortalo la Chiesa romana a prender co*
scienza di un mondo ’crisliano’ non roma,
no, a creare im segretariato per le questioniì
ecunienielie e iniìine a riunire un concìlio
che è senza dubbio essenzialmenile ’cattolico’, di riforma jinitema, che non intende
iiffrontare il problema di fondo, ma che è
reso attento all’esistenza di una (Tistìanità
non romana... ».
E’, questo, il punlo di vista protestante?
11 Finet risponde: « Se un cattolico ecumenico (orrìbile ma necessaria tautologia)
trova resistenze contro quesito spirito nuovo che si manifesta nella sua Chiesa, un
proieslanle ecunienii<‘o iiiiconiira le stesse
difficoltà nella «uà 1,...) Ciò che dico rap*
presenta dunque solo una tendenza del
proleslaniesimo, una tendenza che (Tedo
buona, sana, conforme allo spirito della
Riforma, allo spirilo deU’Evangelo ; che
deve vincere; ma che deve pure loittare,
nelila propria Chiesa, per vìncere ».
Il Valicano II è « il primo Concilio, mi
pare, che non sìa riunito ’contro’ questa
o quella eresia, o preneea eresia, ma ’per’
preparare gli approcci, le vie di possibili
incontri, rinnione o comunione,.. Vado
troippo in là. E’ mollo sciocco voler preve.
dere ravvenire. Quando si considera l’ordine del giorno del Concìlio, i problemi
sollevali e sul tappeto ci si dice — ci perdonino i nostri amici catilolici — ohe i partecipaiiiti si diaraiino da fare a scopare la
casa, ma senza aprire le finestre e senza
abbattere tramezzi. Non è un rimiprovero,
è una constatazione. £ sarebbe già una fatica d’Èrcole, spazzare la polvere del Vaticano e, forse, riuscire a staccare quei
tendaggi italiani... Sarebbe assai imprudente specificare fin d’ora : il Co<ncilio dirà e farà questo e quello, o non dirà e
non farà. Che ne so? Que&i’augusta assem.
blea riumisce uomini di itutila la terra di cui
problemi personali e preoccupazioni particolari sono tuittavia colati nello stampo ro.
mano. Come io sono modellato dalla mia
mentalità prol'estan'te. A viste umane, persevereranno nel loro essere, come io nel
mio. A meno che questo vento, questo soffio, queste linigue di fuoco, questo spirito.
Io Spìrito Santo, iniprevedibile, non misurabile e mai addomesticalo dalle nostre
mesriiine previsio-nd, non imprima il suo
marchio folgorante. Perchè no? E, perchè, protestanti francesi (e d’altrove), saremmo sceltici a priori, barricali nella nostra tradizione, pur ricliìamandoci (;ironìa)
alia puira grazia,. chiusi nei confrontii di
creature Impastate d’argilla, come noi, invocanti come noi il solo Signore; sol perchè portano piviali e mitre e |>a9toirali? ».
doppio
H locid cintEnbeUrao. die esorcitia in Inghikena la peneura sn^ spettacoli, ba
fatto sopprìoiere da naia rWicto teatrale nn
quadro perchè vi era raj^ireeentato il governatore di lino »tato americano, acceso
sostenitore della segregazione razziale, il
quale, morendo improwiisameme, si viene
a trovare in paradiso di fronte a un Dio
negro.
In verità, il quadro non ci è parso irriverente verso Dio. La Bibbia dice che Dio
fece l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Orbene, anche il negro è un uomo fatto da Dio. Pendhè deve essere dunque
bianco e ao®i può essere nero? Seanplicemente perdiè, mentre Dio ba fatto Tuomo
a Sua somiglianza, Tnomo, nella sua smisnra-ta superbia, vuole fare Dio a propria
immagine e somiglianza. Di conseguenza,
l’uomo che ha la pelle bianca considera
una offesa verso Dio raffigurarlo con la
pelle nera. Naturalmenite, non pensa che
Dio non è nè biaraoo nè nero, perdiè la somiglianza delFuomo con Dio (e non di
Dio con Tuonilo) è puramente spirituale, e
lo spirito non ha colore. Ma la superbia
dell’-uomo, di cui quella razziale è una
partieoJare forma, non gli fa pensare allo
spirito. Gli fa pensare, pittosto, al colore
della pelle. Ecco perchè riesce perfino a
eon-ciliare la suprema inginstizia della discriminazione razziale con la fede cristiana, elle è una religione d’amore e quindi
di giustizia. Dio negro? Impossibile! Sarebbe come riconoscere un negro come
fratello. D siUogiamo, reversibile, è evidente: Dio è nostro padre, Dio è bianco,
dunque il negro non può essere nostro' fratello. Dio negro e il negro nostro fratello
soino quindi due proposizio'm blasfeme.
Un giornale di destra ha accusato un
giornale di sinistra di usare la solita retorica e una demagogia falsa e « fasulla »
percliè, nel fare la cronaca del delitto di
Roma del dodicenne che ha seviziato e ridotto in fin di vita un altro ragazzo di no.
ve anni, ha messo in risalto Taimbiente di
miseria nel quale quel precoce delinquente è vissuto. Il giornale di destra non giuin.
ge a simentire l’influenza deH’ambiente,
ma certo ne diminuisce l’importanza, apeile quando osserva ohe Napoli brulica di
famiglie numerose e povere, ma non per
questo i dodicenni si danno a seviziare i
i>imbi di nove anni.
Dunque, essendo secondaria T influenza
deU’ambiente, lasciamo pure le famiglie
mettere al mondo numerosa prole, abitare
tuguri, e vivere nell’ignoranza e neUia miseria. Se Tiatiinto sarà buono, rimarrà coimiinqne buono, c se l’istinllo sarà perverso, nulla potrà multarlo. Così, scagionata
la società da oigni respousabilità, anche
rindividluo si sente più tranquillo e in pace con se stesso. Specie dopo over messo
mano al borsellino per offrire dieci lire
alla donnetta con un figlio al petto e due
o tre mocciosi aggrappati alla gonnella e
aver anche calato altre dieci lire nella cas.
setta di raccolta per le « Anime sante del
purgatorio ». In tal modo, fede e carità
saraiuno state praticate, e noi non saremo
caiscali nella solita retorica dei comunisti.
('Pensiamo alla grande opera di evangelizzazione ohe ci attende parti ciliarmente in alcuni paesi del sud, per recare a
quelle popolazioni la verità che fa liberi
e dare a tutti una coscienza di uomini respoinsabili. Riflettiamo infatti all’interesse
die tanto hanno i cattolici fi negare che
l’evoluzione sociale dei jMiesi protestami
sia dovuta alla influenza della Riforma).
tt s s
Guarda caso, andie il capo della Chiesa
cattolica romana è stato giudicato, ancor
recentemente, di tinta un po’ rossa. Saremmo dunque in una autorevole e insolita conipagrria. Ma, se l’attuale papa è
« rosso », credo che molti condividano il
pensiero di Carlo Bo, U quale, su « La
Stampa » del 17 ottobre, scrive die il « il
rosso del Papa è soltanto il rosso della rarità, ohe è poi quello della speranza per
tutti gli nomini ». E’, in ogni caso, il rosso die noi vogliamo.
Agli uomini distratti da tanti grandiosi
avvenimenti sdeetifici (bombe die possono in poche ore distruggere tutta l’umanità e viaggi initerplanetari) è sfuggita forse
la modesta notizia degli sforzi che sta
compiendo un giovane fisico italiano, An
taglio
Ionio CagRanli, per dare ai ciechi uno
stnim«>U> con U quale possano vedere. I
risullaii sono ancora molto modesti, ma
tuttavia sembrano positivi, e comunque si
deve ben considerare che tutte le gratidi
invenzioni sono partite da piccoli euperimenli spesso di incerti risultati.
Pensiamo, ridare la vista, ridare la luce
del corpo a chi non vede più, a chi non
ba mai visto, a chi non ha il bene di contemplare il volto della mamma e tutte le
cose belle del crealo. Lavorare non per offrire alla superbia dell’uo-mo la possibilità
di sentirsi sempre più p-ande, bensì per
dare un bene perduto o mai posseduto a
tonti irffelid.
Ma l’umanità distratta non guarda al
giovane Antonio Gagliardi. Dopo tutto,
una partila di calcio è più interessante ed
un buon giocatore vale di più. E. V.
Spigolature di attualità
Il paparazzo
e la donna cannone
Tutti mono ichi sono i [paparazzi: fotografi idinfímici, spericolati, che Jaitorana \per /conto proprio o ial servizio di agenzie d’informazione, neU’intiento di offrire alta curiosità del pubblico inwuigini inconsuete della nostra vita quotidiana.
Gli episodi immortalati dai paparazzi
possono [essere 'casuali, genuini, autentici, impreiiedutì, e sono ^ naturalmente
— i più. sensazionali; ci sono, poi, quelli Iconcordati, fatti per .megalomania o
più ancora a scopo puhblidtario, pterchè
la pubbhciià giova a tutti e mangiari
neceisse est.
La foto /occasionale, fortuita, è molto
rara; non c’è nulla, o quasi nulla, che
avvenga stanza una preventiva regia: dalle prove per il corteo della: regina Elisabetta all’intervistina di radio-sera. iLe
interviste di rodio-seria sono quasi sem[uie spàssose- L’ingenuo ascoltOtiore ha
T impressiona di trovarsi di fronte ad un
innervistettiorie-pozzo di scienza. (’’ Mi
dica, imi dica, dottore: Se ho ben capito
da questo ttongresso di filosofi dovrebbe
emergete che\ la propedeutica della gnosi... ’’. "Mi dica, mi dico, {professore:
Quando avviene la fissione deUTotomo?
Come si disintegra?’’).
L’intervistato, dal canto suo, vorrebbe
darle Vimprép^Ue di improwisar/e le risposte; peccato che ila lettura del testo
risulti '.evidente dal tono cadenzato e
stentoreo.
Due uomini politici s’incontrano per
un colloquio? La stratta di .mano thè si
scambiano è ripetuta tire, quattro \pohe,
fino à quando il ’’ flash ” non iinquadra
una immagine efficiente. Un [pttore incespica mentre stia per attraversare i^e Strisce pedonali? Non è vero niente. IT il
pn¡¡arazzo che ha inscenato tutto ed è
V attorte che accetta Hetamente di sbucciarsi il naso, pur di avere la foto sid
giornale.
Segno dei t^mpi: tutto artificioso, tutto
falso.
Ma, /come si è detto, non tutte ile foto
sono un imbroglio, una buggervtuta. Ci
sono anche quelle mtteniiche, gemtìne, come '.fa foto pubblicata da ima rivista francese che ritrae una contadina bretone
(centoventi chilogrammi di peso) che attraversa 'sui trampoli la zona acquitrinosfi
del suo paese. Un donnone grosso com/e
una mongolfiera, un faccione [somigliante
ad 'un salvadanaio, due enormi piedi piantati [sui trampoli. Tutto qui.
E’ una immagine ingenua, d’accordo,
ma pensiamo quale ruolo avrebbe giocato
la donna cannone nelle mani di un paparazzo nostrano. Il meno che te avrebbe
imposto sarebbe stato un tuffo (con i
tiganpoli, naturalmente) nella xmsca di
Trevi.
A mezzanotte, al chiaro di luna.
Alberto Guadalaxara
Un incontro di anziani
e di diaconi
Ho letto sul II. 41 la relazioiue dell’incontro dì Torre Pellice del 7 oittohre.
Credo che almeno una precisazione sia
necessaria a proposito del fatto che « un
o.d.ig. dei lavori vero e proprio non esiste, ma dovreblie... emergere dalla conversazione » eie.
Se REP. e alcuni altri convenuti a questo convegno si fossero data la pena di rileggere FO.d.G. della Conferenza Distrettuale di Pomaretto, una parte forse eousdderevole di questa impressione di « cronica incapacità organizzativa » sarebbe stata
corretta. Infatti il documento in questione
di ce :
« La Conferenza Distreltuale del I® Distretto invita i Concistori delle Valli del
PeUice, del Chisone e della Germanasca a
convocarsi in sedute generali comuni, allo
scopo di studiare quali attività ed aiuti essi possano darsi reciprocamente, con particolare riferimento all’istruzione religiosa,
al lavoro giovaniQe ed alla predicazione
missionaria, al fine di far fronte agli spustameaMii di popolazione e per mantenere
il contatto vivente fra tutti i membri della
Cbiesa Valdese; dà mandato alla Commis
sione Di.strettuale di curare die la convocazione di queste sedute avvenga in tempo
utile iier la ripresa autiunnale delle atti
vità ».
Ora sembra evidente che la Gommissio
ne distretituale poteva solo convocare del
le riunioni allo scopo di sentire il pen
siero dei Concistori e cercare un orienta
mento sul lavoro da compiere e sul prò
gramma concreto di attività da svolgere
La mancanza di indicazioni più precise era
necessaria per salvaguardare la libertà del
la discussione e delle proposte, che devo
no sorgere dai Concistori interessati e non
da un suggerimento di una Coiumissione.
Ed infine, fra tanto pessimismo in quell’inconlro, vorrei aggiungere un mio contributo personale : « la prossima volta le
cose andranno meglio: ci sarà l’o.d.g. »
conclude l’articolista. Deve certamente
trattarsi di una punta di umorismo, altrimenti cd sarebbbe da diventare pessimista
ed il discorso dovrebbe farsi più lungo di
quanto il giornale non possa ospitare.
Franco Davite
Presidente Comni. Distrett.
4
pag. 4
N. 42 — 26 ottobre 1962
BIELLA-IVREA
Per U prossimo anno è prevista eia ad
Ivrea che a Biellla uoiia serie di riunioni
di studio smUe Chiese protestanti: di fronte alla grande assise cattolica, è anzitutto
necessario ohe sappiamo bene chi siamo e
perchè.
La nota più rallegrante è quella della
predicazione laica: grazie a questa intensa
e valida collaborazione, nel corso dell’estate hanno potuto esser celebrati più culli che in passato, anche in tutta la diaspora, e in modo particolare a Piedicavallo :
qui, invece dei soliti 4-5 onlti estivi, ne
sono stati celebrati 13 (1 solo presieduto
dal pastore!), con una presenza di 20 persone, abbastanza rilevante per quel gruppo. Del resto, in tutta la. diaspora canavesana questa testimonianza è stata e sarà
partieolarmente preziosa, e con lieta riconoscenza si rieordano coloro che vi si sono impegnati: F. Becchino, D. Perini, M.
Castellani, R. Rabaglio, A. Doffini, R.
Duchini, G. Graglietto, A. Lonigo, A. Aria, P. Turin. Sono stati pure accolli con
gioia due studenti in teologia: Bruno
Bellion e Mario Berutti, che hanno presieduto un culto rispettivamente a Biella
e Ivrea e a Careiua e Piedicavallo..
A BieJh si nota quest’anno un forte acceleramenilo nel versamento delie contribuzioni.
A Iirretì 1 Unione giovtinile ha continuato
la sua attività durante tutta l’estate, con
brevi interruzioni ; ora ha nominato il
seggio per il nuovo anno: Angelo Arca,
presidente; Franca Monaya, segretaria;
Sara Bocca e Salvatore Galliano, consulenti. Piure ad Ivrea è stato aperto un piccolo
deposito dello Cloudinntii ne è responsabile Sandra Marangoni, cihe curerà la. diffusione dei nostri libri.
■Sia ad Ivrea die a Biella riimpegno preso per sostenere l'opera del Servizio Cristiano a Riesi è stato mantenuto, e circa
70.000 lire sono sl.ate raccolte nel trimestre
I uglio-seittembre.
A Biella è nata Silvana Carulli; si sono
sposati Silvano Venezia e Graziella Carminali, a Biella, e ad Ivrea è stalo celebrato
ili malrinionio dei coniugi Beniocoo. La
Chiesa è nella gioia con coloro che sono
nella gioia, come partecipa al dolore di
Cannelo Sultana (Pray Biellese) che ha
perduto il padre, a Pachino. Benvenulo
ad Ivrea ai signori Donato e Caterina Di
Vito, e alla signora Poppa ohe ha ragigiunto il figlio e la nnora da poco stabiliti a
Borgofranico.
Si preannumeia fin d’ora la visita graditissima del Moderatore Past. Ermanno
Rostan, sia a Biella che ad Ivrea, per dotnenica 25 novMubre. E «periamo die ci
sia qualcosa di nuovo a proposito del luogo di culto eporediese!
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ViUAR RELUCE
La « ripresa » è ormai avvenuta, per lui.
te le attività; oltre ai corsi di catechismo
e alla Scuola domenicale, l’Unione giovanile e quella femminile, il Corso per simpatizzami, le riunioni quartierali, la Corale.
La predicazione, nel corso dell’anno die
inizia, terrà particolarmente presenti i temi di Nuova Delhi, proposti dal Sinodo
allo studio e alla meditazione delle chiese: Testimonianza - Servizio - Unità. E’
prevista d’altra parte una serie di luedicazioni sui Salmi. Durante l’estate il pulpito è stato tenuto, in sostituzione del Pastore Shaffi impegnato altrove, dal Past.
Roberto Nisbet e dal Canid. theol. Marco
Ayassot: la comunità è loro grata, come
pure al Prof. Bruno Corsani e aUo Stud.
theol. Giovanni Lento.
« Avremo occasione — leggiamo sul bollettino locale —■ nel corso delle nostre riu.
nioni quartierali, di meditare il Messagigio
del nostro Sinodo alle Chiese, meissag.gio
ov è precisala la nostra posizione di evangelici di fronte alla Chiesa Romana.. Quello che oggi ci è richiesito è di pregare per
il Concilio Valicano II, affinchè vi si manilesli la potenza dello Spirito di Dio, che
è spirito di Verità ».
Il Consiglio di Chiesa, nella sua prima
riunione di quest’anno ecclesiastico, ha cosi suddiviso i servizi nella Chiesa: segretario: diacono Carlo Rapini; cassiere: diacono Dirk Reiuijl; archivista: diacono A.
Peyrol; respons. organo: diacono M. Gay;
numutenzione tempio: anziani Dnrand e
Sclienone, diacono R. Henking; organizzazione ricevimenti: anziano Sclienone, diaconi Alrfieri e Reudjl; libreria: sig.a Rina
Papini. Si nota il buon apporto dato dalla (.orale ai culti (Corale diretta finora
dal doti. M. Gay, e che si auspiica possa
riprendere il servizio di solidarietà rest
nell andare una volta al mese a cantare
all’Oapedalc evangelico). Si .sottolinea pure il buon avvio di un servizio di libreria,
alla porta del tempio: è in preparazione
un’apposita vetrina, elegante e funzionale,
e si spera c.he poissa re-ndere un buon servizio diflondendo i nostri libri evangelici,
in particolare della. Claudiana, e quelli
die possono essere per no! di particolare
iuteresse e attualità.
Domenica 21 ottobre si è Icnula a Genova una riunione dei Consigli di Chiesa
e dei Hresitoìistibili delle Chiese valdesi liguri: discussi in modo particolare i pròhlenii delle comunità di Vallecrosia. e Sanremo (e dia.spora) c quelli della presenza
evangelica nella «'grande Genova»: locali
ili culto, operai, integrazione valdese-melodista, possibilità di testimonianza connine.
Alti liturgici - Sono stali battezzali ultiinamente Roberto Pino, Sarah Puociarelli,
l'urio Manlio Alberto Giambarresi, Alessandra Schenjne. Si sono uniti in matrimonio Celeste Francesco Pellegrini e Carmela Ines Bonanzinga. La comunità li segue con il proprio augurio fraterno, mentre esprime la prepria solidarietà alle famiglie Barone e Bolognini nel dolore per
la scoiiiparsa dei loro cari congiunti.
li cambio della guardia
L’Assemblea di eliiesa regolarmente convocata l’8 luglio u. 8. ha designato con votazione quasi plebiscitaria il nuovo conduttore della Chiesa di Villar Pellice nella
persona del pastore Edoardo Micel di Pramollo.
11 culto di commiato de! pastore uscente
è .»tato fissato per domenica 14 ottobre. Il
mito di insediamento del pastore Micol,
per domenica 28 ottobre.
Tormili a Dio
Marcello Perrou di 69 anni, del Centro
di Villar, deceduto all’ospedale di Torre
Pellice l’8 luglio u, s. Era stato per tutta
la sua vita un assidua frequentatore del
tempio e solo la malattia aveva potuto distoglierne negli ultimi anni. Era stato sempre il sostegno affettuoso della propria sorella inferma ed aveva condiviso con lei
la propria esistenza. Nell’ora della separazione la presenza del Signore fu evidente
per tutti e la folla degli amici che parteciparono alle estreme onoranze n’ebbe motivo di edificazione.
Stefano Catalin del Bessè, di anni 89, deceduto il 25 luglio dopo breve malattia.
Era un autentico valdese della vecchia roccia; uomo di pietà che ancor sul suo letto
di morte indicava al Pastore i passi della
Sacra Scrittura che desiderava di udir leggere.
Maria Dalmas ved. Dulmus di anni 87 del
Teynaud, deceduta il 20 agosto a Torre Pellice dove da qualclie anno risiedeva presso
la figlia Lina Fontana. Venne sepolta il 21
agosto nel cimitero di Villar Pellice con il
concorso del pastore locale e del pastors
Bertalot di Torre P.. Anche questa sorella lascia dietro a sè un esempio isxiiralore.
Nozze
11 24 giugno la nostra giovane sorella Alma Bonjour di Noie Canavese ha celebralo
le sue nozze col sig. Pierino Levra di Torino, nel nostro tempio adorno di fiori e circondala da uno stuolo di parenti ed amici,
alcuni dei quali venuti appositamente da
Noie. Il 15 luglio è stalo la volta di Carla
Cbarbonnier del Teynaud con Stefano Gambe di Torre. Dopo la cerimonia gli sposi,
coi parenti e gli amici si sono ritrovali nel
salone della .Miramonìi per un simpatico
trattenimento, durante il quale il Pastore ha
salutalo con commozione la nostra giovane
sorella, lodandola per la sua fedele attività
iiiaglierislica e per aver voluto, prima di
lasciare il Villar, trascorrere ancora alcuni
momenti nella sua sala e fra le sue mai'rbiiie che, per l’occasione, erano state infiorate. il 1“ settembre la nostra sorella
Bianca Dema ha iiure celebrato le sue nozze nel nostro tempio con il sig. Giovanni
Hambaudi di Sanfrè.
A questi nuovi focolari l’aiignrio festoso
della ccmiinità.
Personalia
Porgia.'no un affettuoso «Bentornato!»
al nostro fratello Giovanni Lincesso che
dopo una lunga permanenza in Africa, si
è ora ricongiunto alla sua cara famiglia.
Esprimiamo la nostra viva gratitudine ai
Pastori Rutigliano, Cipriano Tourn, Kunh-e, Castiglione, Schofer, Giambarresi e al
Prof. Hermann per i loro apprezzati messaggi dal pulpito nonché alla signora Anita
Berthinlti. compagna del nostro fratello
1 elice, l’astore a Felonica, che .alla Pianta,
dinanzi ad una bella assemblea, ci ha parlato delle sue esperienze nella vigna del
Signore.
Un grazie particolare al nostro Moderatore elle, insieme alla sua gentile compagna, ci ha onorali della sua ipresenza e ci
ha dato, il 12 agosto, un vibrante appello
alla ooriversione.
Contatti con ufficiali dell’esercito
Nei mesi scorsi abbiamo avuto le consuete esreita/ioni militari che, per aleune
settimane, lianno turbato alquantó la pace
dei nostri monti, impedendo alcune gite
turistiche e obbligando i nostri valligiani
a sloggiare tratto tratto dalle loro case.
Queste esercitazioni ci hanno però permesso di venire a contatto con vari militari, tutti simpatici, elle ci parlavano con
nostalgia delle loro famiglie...
Nel prato del Cuncistoro era stalo installato un Comando, diretto da un ufficiale
mollo gentile, tanto che la direttrice della
nostra Casa l’aveva soprannominalo: «l’angelo custode della Mirarnonti». L’ultima sera del caanpo, alabiamo trascorso un simpatico niomenio con una quindicina di ufficiali di artiglieria nel salone della Mirarnonti.
Si .3 dapprima dato ìa parola al Pastore
africano Sima Ndùng che ha risposta a varie domande sugli usi africani e sui rapporti coi liianchi.
Poi, mentre un gruppo di nostre villarcsi serviva i rinfreschi, il Pastore ha parlalo dei Valdesi, tratleggiaoilo brevemente la
loro storia e illiislrando i ricordi storicoreligiosi attinenti al Villar.
Queste notizie hanno mollo interessato i
nostri ospiti che ci hanno fallo parecchie
domande sulla nostra fede, chiedendo spiegazioni su passi della Bibbia, sulle origini
dell’umanità, sul giudizio finale eec.
F..a conversazione, animata e serena, si è
protratta fino alle ore... piccole!
Abbiamo ammirato la cultura biblica di
alcuni ufficiali, nonché l’erudizione filosofica di altri e, in tutti, abbiamo notato un
gran desiderio di chiarire i misteri di questo mondo e di scoiprire la vera essenza
della fede.
Notevole pure la spigliatezza e il <i Savoie faire » di alcune monilrici e giovanetti’ della chiesa che facevano gli onori di
casa e rispondevano alle molte domande
che venivano loro rivolle sulla loro feile
religiosa.
Simpalica serata, abbiamo detto, che ha
contribuito a conoscerci meglio e a sentirci fraltdli al di sopra di tante barriere!
(Juesl’estaìe abbiamo avuto tra noi due
famiglie pastorali, quella del Pastore Rutigliano di Agrigento e queUa del Pastore
Castiglione di Bari. Inoltre, abbiamo avuto
il Prof. Castiglione di Ginevra, i coniugi
Varese di Torre, la famiglia Rossini di Parma, il Comm. Guamera di Roma, la famiglia Chialtone di Torino c una signora olandese con le sue figliole nonché tanto amici
che tornano a noi fedelmente ogni estate.
Tra questi ricordiamo la famiglia Onorato
di Napoli ohe è già al suo quinto anno di
villeggiatura villarese e i coniugi Schubert
del Baden che sono tornati fra noi per la
((uarla volta, come pure la Prof.ssa Bender
di Karlsriuhe fedele ospite della Mirarnonti.
Un Pastore africano
Abbiamo pure avuto fra noi Sima
Ndung, un giovane del Gabon, molto intelligente, già maeslro elementare ed ora studente in Teologia alla Facoltà di Moiitpeliler.
Egli ha trascorso otto giorni alla Miramonti estasiandosi sidle bellezze naturali
del nostro Villar. Al culto (era la prima
volta che un predicatore negro saliva su!
nostro pulpito!) ci ha dato un’ottima predicazione in francese ed Ita pure parlalo
ad una riunione ai Garin, iiiiteressandocl
sulla vita religiosa e le abitudini del suo
paese.
Un bimhello che era rimasto piuttosto
spaventato dal colore della sua pelle, si è
rabbellito quand’egli ha detto ridendo: « Tu
vois, on m’a mis du chocolat sur les mains ».
Egli ci ha pure cantato alcuni inni nel suo
linguaggio e ci ha detto la genealogia della sua famiglia, secondo l’abkudine di laggiù, fino alla sedicesima generazione.
Caro fratello Sima, siamo stali molte lieti di conoscerti e chiediamo al Signore di
benedirti nella bella via da te sielta.
ì nostri gruppi
Il Pastore Lierse di Lorrach ha dirello 2
campi al Castagneto. 11 primo di giovani c
il secondo di Signore anziane, mollo gentili, la cui decana aveva 82 anni.
Alla Miramonìi riconliamo un campo ili
giovani di Stoccarda, ben affiatali, che ci
hanno dato una bella serata nel prato della
Mirarnonti illuminato da lampiomini alla
veneziana, cosa mollo romantica e suggestiva! Direttore di questo campo era il Pas'ore Dieter Hernikun Cappellano della gioventù del Württemberg.
Ricordiamo pure la Corale di Baden Baden diretta dalla signora Katzenmeier che
ha visitato alcuni nostri istituii e <i ha dato un apprezzalo concerto di musica classica (mollo apprezzato anche il giovane organista!). Quella sera il nostro tempio era
affollalo anche da persone de! fondo valle.
11 nostro caro amico il Pastore Sliofer ha
pure diretto un campo di giovani e ci ha
dato una bella serata di canto e musica nella sala delle attività.
11 Pastore Allinger che è alla sua citava
venula fra noi, ci ha portato quest’anno una
cinquantina di campisti di tutte le età. Era
bello, in quei giorni, vedere i più giovani
giocare al foot-ball nei prati con i nostri
vlllaresi, circondati da un folto pubblico
interessato alle loro vivaci partite!
Faceva parte di questo gruppo una simpatica famiglia composta del padre. Pastore, delle figlie sposate, di cui una con un
Pastore e di un figlio Diacono inire sposato Amanti del canto e dotali di ottime voci, ccistituivaiio una piccola corale con accompagnamentc di chitarra, suonata dalle
figlie con molta grazia. Essi si sono esibiti
alla Riunione del Teynaud ed hanno pure
eseguilo un anta all’armonium durante un
nostro servizio funebre.
Per ultimo, abbiamo avuto un campo dalla Danimarca composto da una quarantina
dì giovani di una Scuola Biblica in viaggio
attraverso all’Europa. Purtroppo, si sono
fermati solo tre giorni ma li abbiamo apprezzati per la loro serietà e per i loro bei
canti di Risveglio (uno persino in italiano) die abbiamo trasmesso dal campanile.
A questo campo era presente la nostra
Alma Pascal, che avendo imparato questa
diffìcile lingua e frequentato la suddetta
.Scuola, si è rallegrala di rivederne i componenti e ci è stata molto utile come « irait
d’union ».
Infine ricordiamo ancora al Castagneto il
campo ormai tradizionale delle Fanfare del
Baden, guidato dal caro amico Maestro
Emilio Slober che, come sempre, si è prodigato in varie visite musicali ai nostri istituti ed in alcune chiese.
Alla Mirarnonti
Grazie alle offerte dei nostri Amici abbiamo potuto acquistare un frigorifero di
cui si sentiva da tempo la necessità e die
S! è l ivelalo subito così utile.
E proprio in questi giorni, è giunta una
iiiaccliin.i per il caffè espresso, grazie ad
un dono generoso del Conun. Steiner di
Bergamo die Ita voluto lasciare un seguo
tangibile della sua recente visita. Glie ne
.»iaiiio iiiof'imhimenlc riconoscenti.
Il Pastore Allinger, che a ragione, viene
considerato il padrino della nostra Casa, è
stato chiamato a far parte della « Coiiimissione Mteamonti ». Egli costituirà a sua
volta un Comitato «Pro Mirarnonti» nella
sua Chiesa e spera di poter al più presto
concederci i mezzi per l’iropianlo de] teriiiosifoue affinchè la ca.sa resti aperta tutto
l’anno. 11 Comitato della Miramoiil! si è
pure arriccliito di altri tre membri nelle
persone de! fratelli Stefano Cairus, Paolo
Flache senior e Stefano Geymonat. Auguriamo loro un lavoro sereno e gioioso in
fraterna comunione e per il bene della nostra Casa.
In sede opportuna abbiamo detto la nostra riconoscenza alla direttrice della Casa,
I t sig.ra Lakatos, che anche quest’estate ha
prestato la sua opera gratuita e volontaria
e si è prodigata in mille modi per i nostri
espili. Spesso era costretta, per loro, a coricarsi lardi e ad alzarsi molto presto, ma
sapeva sempre nascondere la stanchezza con
il suo accogliente sorriso e noi le siamo
AN6R0GNA (C«pOtOP90)
Ringraziaimo i Pastori Bruno Costabel e
Emilio Ganz per aver presieduto i culti del
lò e 23 seti. Domenica 30 settembre è stato
iiiiparlito il battesimo a Massimo Eynard
del fu Dante Eynard e di Alma Chauvie. 11
Signore benedica questo bambino e aiuti
la mamma e i padrini nel mantenimento
delle loro promesse. 11 13 ottobre è stala
sepolta nel nostro cimitero la salma di
Bertalot Gian Giacomo del Coumbalot, da
qualche anno trasferito a Torino presso
una nipote. 11 17 ottobre decedeva iniprcvvisamenle Stefano Rivoira del Capoluogo,
che per molti anni era stato custode della
nostra cliiesa. Il Signore consoli, colla sua
Parola di Vita coloro che sono neU’afflizione. Ed era vogliamo esprimere al giovane
Jean Louis Sappè il nostro vivo apprezzamento e le nostre felicitazioni, per il diploma di Maestro recentemente conseguilo
a Pinerolo. La domenica 28 ottobre, con
un culle a cui parteciperanno tutti gli alunni delle Scuole Domenicali e del Catechismo si inizieranno le attività ecclesiastiche.
Il nostro fratello sig. Luigi Rosabrusin,
pasticcere, di Coazze, molto conosciuto per
la sua bontà e la sua onestà, non è più
Dopo anni di periodi di sofferenze soppor
tate con fede e con speranza, mentre con
linuavamo a credere che sarebbe stato con
-servalo ancora all’affetto dei suoi, egli ci
li;i lasciati. La sepoltura ha avuto luogo
giovedì 11 corr, con il con-corso di una
folla di amici e di conoscenti, dimostrazione dell’affetto e della stima che con la sua
famiglia godeva grazie alla sua probità di
credente. Rinnoviamo aUa vedova sig.ra
Lidia, alle figliuole Elda e Giuliana la
espressione della nostra simpatia cristiana
riconlando loro ihe Cristo è «la risurrezione e la vita ».
Siinpalizziaino cordialmente con il membro della Comuiiità di Snsa, sig.ra Stella
Bolley e famiglia per la dipartita in Torin,i di suo sorella sig.ra Fede Beltrando in
Gaietta.
Queste Comunità, in preghiera, con fede
si stringono attorno alla famiglia dell’An
ziauo di Chiesa sig. Nino Rostagno di Bor
gonc, alla signora ricoverata all’Ospedah
valdese di Torino formulando per lei e pei
i suoi i migliori auguri nel Signore di gna
rigione.
Novità in libreria
Ernesto Ayassot
I Protestanti in Itaiia
Si tratta del 1« volume della Nuova serie della coUama « Stato e Chiesa »,
diretta da Ernesto Rosisi e pubblicala ora dall’editore « Area » di Milano. Presenteremo natiuralmeinite in modo più ampio questo lavoro del Past. Ayassot, ma
v'ogliiaimo subito darne noliziia ai lettori. In nitida veste tipografica, ecco un’opera
che ogni evangelico leggerà con interesse e profitto, e òhe — diremmo, sopra llutto potrà essere offerta a quanti, al di fuori del nostro ambiente, desideranio
conosoere con qualchie preicisione la portata e il senso di una presenza protestante
nel nostio paese, così spesso ignorati o ad arte distorti.
A titolo indicativo, riportiamo l’indioe dei capitoli: 1 protestanti . L’umilà
della fede - I validesi - Altre cliieae c movimenti evangelioi in Italia - I culti
« tollerati » - La legge fasoiista sui culti lammcssi - Non tutti i citladimi sono
uguali di fnonte alla legge - Guerra e Liberazione - La Costituzione e la
sua mancata aipplieazione ■ Dalila maigiatralura alla corte oostiinnzionale - I ìm-oIc.Staiuii italiani e il protestantesimo mondiale - Proteslanitesimo e laicismo . Protcsianlesimo e c.attolioesiino - Una protesta necessaria in Italia.
Un volume di pp. 228, L. 1.400. Lo si può richiedere aiiiche alla Cilaudiana.
Via Principe Toniimaso 1, Toriinio (cop. 2/21541).
Ulliiinamenile la coiminilà ha avuto il
privilegio di udire i messaggi dei pastoiri
Ei. Ganz e T. Ponis clic hanno presieduto i
ciiilli nei nostri templi. Rinnoviaim-o loro
Fé spressi Olii e della nostra profonda gratitiudine.
Domenica prossima 28 ottobre rUnionc
delle madri terrà la sua iirima seduta autunnale nella sala delle attività a Perrero.
Tiuitite le sorelle sono cordialmente invitale ad intervenire.
Domenica 4 novembre immediatamente
prima e dopo il culto, nelFingresso del
presbiterio l’Unione Cadetti terrà il suo bazar, al quale lutili sono invitali a partecipare con gienerosilà e simpatia per iniooragigiare questa buona attività cosi cara ai
nostri giovanissimi.
LUSERMA S. GIOVANNI
La tiraclizìomaLe
Festa del raccolto
avrà Luogo D. p. doiiienica 28 oliobre col Steguemte progiranima :
Ore 10,30: Cullo solenime di riconosoanza.
Ore 15: Nella sala Albarin esposizione e vendila con Buffet di benieficeiiiza.
Le offerte in natiura saranino molto gradile; si ricevono con riconoscenza auiche offerte di dolci per il
Buffet.
L’invito c esteso anche ai fratelli
delle comunità viicine.
Il Signore ha richiamato a Sè
Luigi Rcsa-Brusin
Ne danno il doloroso annuncio la
moglie Lidia Vacchieri, le figlie Elda
e Giuliana, sorelle, fratello e parenti
tutti.
« Io sono la resurrezione e la
vita, chi crede in me anche se
muoia vivrà» (Giov. 11: 25)
Coazze, 9 ottobre 1962
I familiari del compianto
Giovanni Giacomo Ricca
commossi e riconoscenti, ringraziano
tutti coloro che, in qualsiasi modo,
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai
Sigg. Pastori, al Dottor Scarognina, al
Sig. Bertolone Alfredo, alla Sig.ra Cliuseppina Buffa, alla Società Mutilati e
alla Croce Rossa.
Luserna S. Giovanni, li 19 ottobre 1962
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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grati aiicbe per questo suo
eroismo !
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