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l’înfonmïioiie
in rete
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 66^96- Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 26 - 30 giugno 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
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EDITORIALE!
al vertice di Fdira
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■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
IL PARADISO
PERDUTO
«Dio il Signore mandò via l'uomo
dal giardino d’Eden, perché lavorasse
la terra da cui era stato tratto»
Genesi 3, 23
IL teologo tedesco G. Von Rad ha
così riassunto il terzo capitolo della Genesi: «L’uomo ha perduto il paradiso ed è diventato agricoltore e
per lui è divenuto impossibile ostinarsi a volerlo riconquistare con le
proprie forze». Questa semplice verità è stata e viene vissuta come un
dramma. Se il giardino di Eden non
è altro che un orto simbolico con il
quale si è voluto rappresentare una
vita senza problemi dando figura alla
beata età infantile deH’uomo, dobbiamo anche riconoscere che l’essere
stati creati a immagine di Dio non
può fare di noi degli eterni bambini,
privi di ogni responsabilità, staccati
daUa realtà della creazione che ci è
Stata affidata per essere custodita e
lavorata. Consultando i testi di commento si ricava l’idea che lo scopo di
questo capitolo sia quello di raccontare la caduta o il peccato, la disubbidienza o l’origine del male. Una
versione della Bibbia che titola questo capitolo con «l’uomo perde l’amicizia di Dio» mi ha rimandato
all’immagine michelangiolesca della
creazione composta di due scene:
nella prima Dio tende la sua mano e
con un dito sembra raggiungere il
dito di un Adamo nudo e in innocente attesa; nella seconda scena un
Dio corrucciato stende la stessa mano, ma questa volta il dito indica
l’obbligo di allontanarsi a un Adamo
invecchiato, in fuga precipitosa, avvolto in una veste.
CHE cosa hanno fatto di tanto
grave i nostri progenitori da
meritare di essere allontanati dalla
casa paterna, dalla presenza e dall’amicizia di Dio? La risposta, elaborata nei secoli, va dalla disubbidienza
al desiderio di essere uguali a Dio
passando dalla soddisfazione di due
tipi di conoscenza quali il bene e il
male e la sessualità. I due alberi, il
cui frutto era stato vietato, rappresentano l’uno la consapevolezza di sé
rispetto all’ingenuità dell’infanzia,
l’altro il confronto con la vita breve e
incerta che è propria della realtà
Umana. In Deuteronomio 1, 39 i
bambini sono descritti come coloro
che «non sanno distinguere ciò che è
bene e ciò che è male». Avere mangiato il frutto dell’albero della conoscenza del bene del male vuole dunque dire avere perduto la beata innocenza, la dolce ignoranza, l’ingenuo
candore dell’età infantile per consegnarsi alla propria responsabilità, al
bisogno e alla donata capacità di conoscere le cose e le leggi del mondo.
L> INTUIZIONE primitiva che
I aveva permesso all’uomo di avete cognizione del proprio essere e del
proprio stato diventa, dopo l’incoscienza e l’ignoranza dell’infanzia, il
dischiudersi della ragione alle realtà
della vita, alle fatiche, ai dolori, alla
, provvisorietà delle cose terrestri. Genesi 3 è dunque il racconto di questo
passaggio di età che Gesù riprenderà
con la parabola del padre misericordioso. Là non c’è un Dio che manda
'’ia, ma un padre che attende paziente e fiducioso il figlio che una volta
divenuto adulto ritorna a casa per
•esercitare il suo ruolo di figlio.
Arrigo Bonnes
PlRITUALITy
Una comunità che condivide tatto
diANNAMAFFEI
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ICHIES
Le Conferenze distrettuali
delle chiese valdesi e metodiste
Servono nuove leggi e nuove politiche sul diritto di asilo e suirimmigrazione
Dopo la tragedia di Dover
/ 58 morti trovati in un container nel porto inglese sono solo l'ultimo anello di una
lunga catena di sangue e sofferenza. Contro il commercio criminale di esseri umani
ANNEMARIE DUPRE
La tragedia della morte di 58 fra richiedenti asilo e migranti a Dover
sollecita una nostra reazione: non
credo che basti una denuncia dei fatti. Oltre alla tristezza e alla rabbia
dobbiamo fare proposte chiare che
vadano oltre la richiesta generalizzata di controlli più severi alle frontiere
e alla perseguibilità penale dei trafficanti. La mancanza di controlli alle
frontiere esterne dell’Unione europea e la mancata punizione dei trafficanti non sono la causa primaria della morte di molti richiedenti asilo e
migranti che cercano di raggiungere
l’Europa. La vera causa è l’assenza di
politiche positive a livello europeo e
nazionale sull’asilo e l’immigrazione.
La verità è che nonostante le nor
«Gay Pride» a Roma
«Porte aperte»
dei valdesi
La chiesa valdese di piazza Cavour
a Roma, in accordo con altre comunità evangeliche della capitale, ha deciso di aprire le proprie porte nel pomeriggio dell’8 luglio, giorno in cui
avrà luogo il corteo finale del «World
Pride», la manifestazione mondiale
delle persone omosessuali, con un
servizio di accoglienza e informazione «per sottolineare il fatto che Dio
accoglie tutte e tutti coloro che lo invocano con cuore sincero, al di là della loro condizione e del loro orientamento sessuale». La giornata di «porte aperte» sarà preceduta, sempre
nella chiesa valdese di piazza Cavour
da un culto ecumenico che si svolgerà il 2 luglio alle ore 18 promosso
dalla Rete evangelica fede e omosessualità con il Coordinamento gruppi
omosessuali cristiani in Italia, (nev)
me penali che permettono la perseguibilità dei trafficanti, questi solo raramente vengono condannati, e anche se in qualche caso vengono puniti questo non ridurrà il fenomeno.
Finché ci saranno persone che hanno
bisogno di chiedere asilo o che sono
costrette a emigrare, il traffico criminale di uomini e donne continuerà,
con costi crescenti in denaro e vite
umane. Più sarà difficile entrare in
Europa, più aumenteranno i prezzi
imposti dai trafficanti e peggioreranno le condizioni umane durante i
viaggi. Per combattere concretamente questa piaga servono leggi e politiche che diano risposte reali a chi ha
assolutamente bisogno di lasciare il
proprio paese, sia per motivi di persecuzione politica (asilo politico) sia
per motivi di povertà assoluta (migra
Rapporto «Amnesty»
Meno rispettati
i diritti umani
Secondo il Rapporto 2000 di Amnesty International, pubblicato il 14 giugno, nel 1999 si è verificato «un grave
deterioramento» dei diritti umani nel
mondo, con in particolare «lo spostamento forzato di centinaia di migliaia
di persone e centinaia di uccisioni di
civili non armati da parte dei militari
0 dei gruppi armati». Il continente
più colpito è l’Africa, in particolare
nel Burundi dove 260.000 persone
della provincia di Bujumbura sono
state ammassate con la forza e in
condizioni «spaventose» nei «campi
di raggruppamento». Il rapporto di
Amnesty presenta un quadro molto
pessimistico della Repubblica democratica del Congo (ex Zaire) dove le
violazioni dei diritti umani sono opera sia delle forze governative sia delle
truppe straniere presenti nel paese.
Valli valdesi
ECO DELLE VALLII
Malan da tutto il mondo
di FEDERICA TOURN
zinne forzata). Solo se ci sono alternative legali per entrare in Europa le
persone in difficoltà non dovranno
più ricorrere agli interventi dei trafficanti e degli scafisti. Solo se questi
vedranno che la richiesta diminuisce
perderanno l’interesse criminale per
questo commercio di uomini.
In secondo luogo non si combatte
il fenomeno con controlli più severi
alle frontiere esterne dell’Europa. Al
contrario, questi faranno incrementare le forme peggiori di sfruttamento
della migrazione irregolare. Aumentando il rischio di essere intercettati,
aumenteranno i prezzi e lo sfruttamento, molte più vite saranno in pericolo, con l’abbandono della «merce» in container o in mare. Quello
Segue a pag. 15
Per un turismo
più fruibile
Il turismo, una sua gestione moderna e attenta al futuro, è un banco
di prova delle capacità di sviluppo
del Pinerolese. Politici, amministratori e operatori hanno ragionato per
una giornata, alla Crumière di Villar
Pellice, delle nuove strategie in questo campo; l’iniziativa è stata presa
dal Coordinamento pinerolese dell’Ulivo. Sono stati ribaditi alcuni
punti fermi, fra i quali (senza dimenticare la necessità di nuove infrastrutture) spicca quello dell’appuntamento olimpico di Torino 2006.
L’importante sarà, tuttavia, progettare e realizzare iniziative che vadano
oltre al contingente, in grado di offrire posti di lavoro durevoli e una fruibilità che valga per tutti i cittadini.
A pag. Il
NUCLEARE, UN
PICCOLO PASSO
Quando gli italiani, nel novembre
1987, decisero con un referendum la
cessazione delle attività nucleari e
l’uscita dalla partecipazione al reattore Superphénix francese, i sostenitori
furono accusati di essere contro il progresso. Dopo pochi anni il reattore Superphénix, nel quale l’Italia aveva profuso migliaia di miliardi di lire, fu
chiuso. Oggi una superpotenza economica come la Germania, che pure dalle
centrali nucleari trae una parte della
propria elettricità, ha deciso di chiudere gradualmente le centrali nucleari
in funzione. E questo in accordo con le
imprese industriali del settore.
E un altro segno di follia ecologista
oppure, alla prova dei fatti, un grande
paese avanzato ha verificato che l’elettricità ottenuta dalla fissione del nucleo atomico non è né economica, né
pulita, né sicura? A parte i pericoli di
incidenti, l’inquinamento dell’aria e
delle acque, anche l’illusione che l’elettricità nucleare fosse meno costosa di
quella ottenuta da altre fonti si è dissolta: i problemi di sicurezza impongono elevati costi di assicurazioni e di
controllo (le «scorie» vengono immagazzinate da qualche parte entro
Bunker, in attesa di una soluzione che
garantisca che, per secoli, gli elementi
radioattivi non verranno a contatto
con l’aria, le acque, gli esseri viventi),
problemi che continuano anche quando le centrali sono spente (alla fine del
loro funzionamento, le grandi strutture di ogni centrale restano piene di
metalli e materiali anch’essi radioattivi, ma devono essere smantellate, non
si sa ancora esattamente come, o sepolte in sarcofagi di cemento). Tutte
queste operazioni comportano costi
aggiunti che fanno salire a valori inaccettabili i costi di produzione dell’elettricità. Alcuni di tali costi continueranno a gravare sulle società elettriche
anche quando le centrali non produrranno più energia né ricavi.
Le centrali tedesche, poche rispetto
alle oltre 400 preseenti nel mondo,
funzioneranno ancora per anni, i materiali radioattivi continueranno ad
accumularsi, i pericoli e i costi aumenteranno per altri decenni o secoli, ma
la decisione tedesca è comunque un
passo, piccolo passo, verso un auspicabile mondo denuclearizzato. Non è
solo il risultato di furbeschi compromessi fra forze politiche, non deriva
solo dalla constatazione che i costi per
le industrie sono destinati a superare
il ricavato dalle vendite deU’elettricità:
potrebbe anche essere l’inizio di una
graduale uscita anche degli altri paesi
europei dall’elettricità nucleare e dalle
attività connesse, compreso il ritrattamento del combustibile, pericoloso e
inquinante come hanno dimostrato
nei mesi scorsi gli incidenti giapponesi. Una tale svolta tecnico-economica a
livello europeo renderebbe anche meno pesanti i potenziali rischi per l’Italia derivanti da incidenti alle centrali
che circondano il nostro paese.
Mi sembra che nella decisione del
governo tedesco si possa riconoscere
anche un segnale di una svolta etica, di
una nuova attenzione verso il mondo e
i pericoli che lasciamo in eredità a chi
abiterà la Terra dopo di noi: intere generazioni destinate (condannate) a fare la guardia a depositi e montagne di
scorie, sparsi nel mondo, radioattivi
per secoli, da tenere lontani dalla vita
se non si vuole che tale vita essi compromettano o distruggano.
Giorgio Nebbia
2
PAG. 2 RIFORMA
—— All’Ascolto Della
venerdì 30 cnjcwoj^l3„ a
<^^Gesù gli disse:
“Hai risposto
esattamente; fa’
questo, e vivrai”.
^^Ma egli, volendo
giustificarsi, disse
a Gesù: “E chi è il
mio prossimo?”.
^^Gesù rispose:
“Un uomo
scendeva da
Gerusalemme
a Gerico,
e s’imbatté nei
briganti che lo
spogliarono,
lo ferirono e poi
se ne andarono,
lasciandolo
mezzo morto.
^^Per caso un
sacerdote
scendeva per
quella stessa
strada; e lo vide,
ma passò oltre
dal lato opposto.
^^Così pure un
levita, giunto in
quel luogo, lo
vide, ma passò
oltre dal lato
opposto. ^^Ma un
samaritano che
era in viaggio,
passandogli
accanto, lo vide
e ne ebbe pietà;
^'^avvicinatosi.
fasciò le sue
piaghe,
versandovi sopra
olio e vino;
poi lo mise sulla
propria
cavalcatura, lo
condusse a una
locanda e si prese
cura di lui.
^^Il giorno dopo,
presi due denari,
li diede all’oste e
gli disse: ‘Prenditi
cura di lui; e tutto
ciò che spenderai
di più, te lo
rimborserò al mio
ritorno’. ^‘^Quale
di questi tre ti
pare essere stato
il prossimo di
colui che
s’imbatté nei
ladroni?”.
^'Quegli rispose:
“Colui che gli usò
misericordia”.
Gesù gli disse:
“Va’, e fa’ anche tu
la stessa cosa”»
(Luca 10, 28-37)
LA VIA DI UNA NUOVA UMANITÀ
Nel progetto di Dio e alla base dell'Evangelo di Gesù, l'umanità deve essere
liberata dalla schiavitù del peccato e vivere nell'amore sull'esempio di Gesù Cristo
GIUSEPPE ANZIANI
La parabola cosiddetta del
«Buon samaritano», insegnata da Gesù, è conosciuta da
molti ma compresa e meditata
soltanto da pochi; solo da coloro
i quali sentono il bisogno di scoprire la verità dell’Evangelo sinceramente. La parabola è ricca
di profonda spiritualità, per cui
è utile tenerla sempre presente
e meditare su di essa, allo scopo
di rinvigorire la nostra fede di
seguaci di Cristo Gesù.
E possibile pensare che Gesù,
quando insegnava questa parabola, aveva davanti a sé con la
mente non solo quel dottore
della legge che lo interrogava su
che cosa occorre fare per ottenere la vita eterna, ma aveva anche l’immagine dell’uomo in genere: dell’essere umano nella
sua realtà com’era allora e come
è oggi dopo duemila anni. Sì,
perché se il progresso umano
nel corso dei secoli si è sviluppato ed evoluto in modo impressionante in quanto alla
scienza e alla tecnica, non altrettanto è avvenuto per quanto
riguarda la sensibilità interiore
di ogni uomo e donna. L’essere
umano continua a essere schiavo delle sue passioni e a essere
vittima del maligno, che lo corrode e lo distrugge. Perciò ogni
individuo è tuttora bisognoso,
come venti secoli fa, di sostegno
morale, di guida spirituale e di
fondata speranza.
Dice la parabola: «Un uomo
scendeva da Gerusalemme a
Gerico e s’imbatté in ladroni che
lo spogliarono e ferirono, e poi
se ne andarono lasciandolo
mezzo morto sulla via». Ecco
l’immagine deH’uomo; ecèo il
quadro della vita in questo
mondo nonostante lo sviluppo
della civiltà. Ogni giorno nell’affrontare i comuni impegni personali, familiari, sociali, professionali e culturali ognuno è costretto a sperimentare che, purtroppo, resistenza in questo
mondo non è altro che un camminare su un sentiero a rischio;
molto spesso su una via frequentata da ladroni che ti possono derubare e lasciare a terra
mezzo morto.
pericoli della nostra vita
Preghiamo
Signore, non so cosa chiederti.
Tu sai ciò che mi serve.
Tu mi ami meglio di quanto io ami me stesso.
0 Padre, dona al tuo figlio
ciò che non sa chiederti.
Non oso chiedere nulla,
ti porto semplicemente il mio cuore,
aprilo perché possa riceverti.
Considera la mia distretta,
che io stesso non conosco;
guarda, e prenditi cura di me,
nella tua bontà.
Ferisci o risana,
atterrami o fammi rialzare:
senza conoscerla
accetterò ogni tua decisione.
Resto in silenzio, mi offro in sacrificio,
mi abbandono a te.
Non ho altro desiderio
che compiere la tua volontà
Fénelon
(da Come pregare ài Jörg Zink, Claudiana, pag. 186)
COSI, praticamente, era la
strada pericolosa che da Gerusalemme portava a Gerico. E
così è, più o meno, la nostra vita
quotidiana. Infatti, quanti «ladroni» incontra l’uomo nel corso
della sua esistenza. Oltre i ladroni 0 briganti veri e propri, ogni
individuo deve affrontare altri ladroni non meno pericolosi, cioè
quelli di carattere morale che
colpiscono l’integrità della sua
persona. E allora ecco la domanda: chi può liberare l’uomo dalla
sua vulnerabilità? Come evitare
di incontrare i ladroni della vita,
cioè le ansietà, gli inganni, le ingiustizie, i soprusi, le invidie,
ecc., vere violenze che feriscono
e uccidono più che la spada?
«Ora per caso - dice la parabola - un sacerdote scendeva
per quella stessa strada e vide
quel ferito, e passò oltre. Così
pure un levita che lo vide, passò
dal Iato opposto». Nei rapporti
umani, sono numerosi quelli
che preferiscono «passare oltre»,
cioè che non intendono abbassarsi per sollevare chi è oppresso dalle sventure della vita, perché privi di misericordia.
Esistono istituzioni umanitarie e di volontariato, questo è
bene; rria la loro azione lodevole
è limitata alla superficie del male, non possono raggiungere le
radici delle miserie che sono
profonde. Siamo quindi costretti
a persuaderci che nessuna dottrina umana e nessuna evoluzione tecnica o scientifica potrà
mai sollevare, curare e guarire
l’umanità. la quale giace a terra
ferita moralmente oltre che fisicamente. Ecco allora l’angoscio
sa domanda che tormenta il
cuore e lo spirito di tutti: Chi
prowederà? Chi saprà salvare
l’umanità dal suo stato di agonia
morale e spirituale? Forse una
nuova filosofia? Forse una religioné più o meno esoterica?
Forse una politica globale e intemazionale?
«Ma un samaritano che era in
viaggio, passando di là lo vide e
ne ebbe pietà; avvicinandosi fasciò le sue piaghe versandovi
olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a
una locanda e si prese cura di
lui». Finalmente ecco qualcuno
che ha pietà e che provvede a
curare il ferito mezzo morto, e
riesce a salvargli la vita. Chi è
costui così sensibile e generoso,
che rinuncia ai propri affari, che
si sporca le mani per fasciare le
piaghe del ferito, che lo carica
sulla propria cavalcatura e provvede a pagare tutte le spese
dell’assistenza? Chi è costui? È
un pio religioso? È un sommo
magistrato o un capo politico?
No, precisa Gesù con la sua parabola, è un semplice samaritano, cioè un uomo disconosciuto
dalle autorità giudaiche; un uomo che non riconosce le regole
della religione ufficiale, che però
vediamo mettere in pratica la
«vera» religione, che è quella
della pietà, del servizio e dell’amore. E che non tiene conto
di quale fede è questo miserabile che aspetta di essere salvato.
Infatti la parabola del buon
samaritano non finisce con il
racconto del generoso uomo
samaritano che provvede a curare quel povero uomo che era
mezzo morto sulla strada. La
parabola si conclude con preziose e perentorie parole del Signore Gesù, che sono rivolte
non soltanto a quel rabbino che
gli aveva chiesto «Chi è il mio
prossimo?», ma sono rivolte a
qualsiasi uomo o donna di tutti
i tempi: «Va’ e fa’ anche tu lo
stesso». «Fa’ anche tu come ho
fatto io - dice Gesù a ogni creatura -. Come io ho avuto pietà
di te e di ogni tuo peccato, anche tu fa’ lo stesso, e perdona
chi ti ha offeso.
Come io sono stato umile e
mansueto, anche tu fa’ la stessa
cosa e impara da me che sono
mansueto e umile di cuore. Come io mi sono abbassato per
ascoltarti, anche tu abbassati e
confessa il tuo peccato. Come io
ho rinunciato ad essere re e mi
sono reso servo per salvarti, così
anche tu fatti servo del tuo simile che è nel bisogno. Come io ti
ho tanto amato e ti ho salvato,
anche tu ama Dio con tutte le
tue forze e ama il tuo prossimo
come ami te stesso».
Verso una società nuova
E
con questo imperativo personale «tu» che si rivela il
La figura di Gesù
IN questo eccezionale samaritano è facile scorgere la luminosa figura di Gesù, il Figlio di
Dio, il quale ha realmente avuto
pietà di tutta l’umanità e che,
come scriveva l’apostolo Paolo,
«annullò se stesso» per servire e
salvare il mondo (Filip. 2, 5ss).
Ma Gesù non è soltanto simile
al buon samaritano, che fascia
le piaghe della vita umana. Possiamo riconoscere che il Figlio
di Dio non è venuto solo per
questo, ma soprattutto per vincere il male alla sua radice.
L’Evangelo è soltanto in parte
simile all’ambulanza del pronto
soccorso per soccorrere l’umanità tribolata. Nel progetto di
Dio e alla base dell’Evangelo di
Gesù, l’umanità deve essere liberata dalla schiavitù del peccato, e gli esseri umani non si debbono fare del male l’un l’altro
ma amarsi gli uni gli altri sull’esempio di Cristo Gesù.
senso profondo della bella parabola del buon samaritano, che ci
richiama a ricordarci qual è la
via che dobbiamo percorrere
come figli di Dio. La via di una
società umana nuova, libera
dalla corruzione e dall’odio fratricida. Una nuova umanità nella quale non ci sarà più bisogno
di soccorrere le vittime dei ladroni perché saranno scomparsi
tutti i moderni «ladroni», non
solo quelli morali, ma quei ladroni che sfruttano i deboli,
quei ladroni che inquinano i settori economici e finanziari della
società con la loro avidità di capitali; quei ladroni che soffocano lo sviluppo del lavoro a causa
della loro ingordigia di profitto;
quei ladroni che scatenano le
guerre per il loro orgoglio e il loro potere. E allora, e solo allora,
la vita dei popoli, di tutti i popoli
di ogni paese e di ogni razza,
sarà vissuta nella pace, nella
giustizia e nella gioia dell’amore
fraterno, rendendo lode e gloria
a Dio Padre nel nome di Cristo
Gesù, nostro Signore.
Note
omiletiche
La parabola nasce,
una domanda: chi èi^'
prossimo? E
Ùlema di chi si rivolge ' . Wo nP
tanto alla ragione pe* NOlG ile
solvere Problemi che r
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personali fra uomo e ^
mo e ritiene valida snVi
ANN
soluzione iegata a reo]
e a leggi; e fa ii caviiu'
con Gesù, Pensandoj«-TNA gra
metterlo in imbarae, M prato al
chiedendo una rispos^^a*^adacu
chela legge non sa da, Je di fiori
Gesù gli fa capire ri,PfjAirlvp
questo suo problema afNew’
a lui sembra difficiie^nord di New
uomo onesto e buonoin®
risolve da-sé nel moin®'™
più semplice e naturali aereo e un oi
Quel samaritano, cheri»no dal cuori
conosce la legge, poMruderhofè
deva quella luce morallletteralmen
che I rabbini non avevajjtelli) perla c(
trovato o avevano perilqul e per le
nelle loro elucubrazioi|larse sopra
teologiche. ce
sacerdote e il levita]jngyiterra e
che passano oltre, rapprt "¿¡’a común:
sentano II giudaismolegaSia di M;
le, per il quale i doveri so
clan non hanno alcun ^ n
importanza. Il samaritain
invece, rappresenta lospi stìtuita da b;
ni sono part
impatto; ce
tutte le età,
allegri su cai
veicoli di le
giù pedalai
pendii dell’a
de,opasseg|
piedi nudi ii
la mamma.
rito dell'Evangelo chenoili
si ferma davanti alle con >
siderazioni d'ordine estei ■
no, ma fa il bene sempj j
davanti a tutti.
Diretti a Gerico, quip
sacerdote e quel levi!
forse tornavano alla loi
dimora dopo aver termi
nato i loro servizi al tem I
pio. Scendevano perda'
tra Gerusalemme e Cerici Ull angol
c'è un disliveilo di circi u jmiiie metri. La strada eri *
deserta e impervia einfe ^
stata da briganti o ladro P^todisc
ni. Una strada fra gole! sorrisi gentil
monti e poco sicura. Gei nee uomin
sceglie di proposito unsi benvenuto,
maritano per mostrar) vestiti dal te
che cosa significhi il ce quatodellec
mandamento dell'amor) fazzoletto a
per il prossimo, li dottori mento. Siar
della legge aveva cercati ¡a lunga gio
di intendere in modo rei ma rnntpn
strittivo il comandamen
to, perché la domandi ]
«Chi è il mio prossimoli
implica che alcuni lo sono ;
e altri no. Gesù invece lo
invita a vedere in ogni bisognoso (anche se none
meritevole) il vero prosiimo. Il comandamento divino non conosce limitazioni: l'amore è universale. Dietro a questa esigenza illimitata sta la persona
di Gesù; è lui stesso l'amore di Dio incarnato: un
amore che si manifesta
particolarmente versoioloro che non hanno aie»
diritto, cioè i pubblicanie
le peccatrici.
Va tenuta presente la
conclusione della parabola con l'imperativo di GO'
sù non solo verso quel
dottore della legge t)!*
verso tutti gii uomini*
donne di ogni paese,®
qualsiasi ceto e di ognil*
vello culturale: «Va'e fa
anche tu lo stesso», fa
anche tu come ho fati*,
io, dice Gesù; io che W
dato tutto me stesso p®l
salvare chiunque crede m| n
me. In questo imperatW| «no alla fi
«tu», vi è l'appeilo di“*;
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(I Cor. 1, 24).
Per
approfondir^
- Commento
deila prima edizione de
Bibbia tradotta da Gio''^
ni Luzzi, Edizione Fide
Amor, Firenze, 1930.
AA.VV. Il Nuovo
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stamento annotato,
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1, «I Vangeli sinottici '
Claudiana, 1965.
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Nella «Bruderhof» di Maple Ridge, a nord di New York, vivono circa 400 persone
Una comunità che condivide tutto
;;°'9Ì nell'ambito del movimento attenta, le nove comunità Bruderhof («posto dei fratelli»)
'^^^presenti negli Usa, in Inghilterra e Australia, vogliono mettere in pratica le indicazioni bibliche
annamaffei
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^^'^llloj, . ' j ■
>ando(«f nA grande distesa di
barazìi II prato all’inglese dissenspost^ata da curatissime casette
' '^^Mene di fiori: siamo arrivati a
Ì’"'® '^Maole Ridge, una Bruderhof a.
"*nord di New York. Una visioh," ®'“ ne di immediato impatto per
e 2 oi dopo un lungo viaggio in
latS aereo e un’ora emezzo di tre, che !bo dal cuore di Manhattan,
e, PO» Sruderhofè il nome tedesco
e mora! fletteralmente posto dei fraaveva« telli) per la comunità che vive
00 peri qui e per le altre 8 comunità
'brazioi marse soprattutto negli Stati
Uniti (ma ce ne sono due in
'' 'e'^l'iiInghilterra e una nuova pic■' cola comunità in Australia).
(Iella di Maple Ridge è forfT'“ mata da circa 400 persone,
nartl! deUe quali quasi la metà coita los! stituita da bambini. 1 bambi
1 che noi ni sono parte di questo forte
alle co« impatto: ce ne sono tanti di
ine estei tutte le età, che scorrazzano
5 sempo allegri su carretti o su piccoli
veicoli di legno; vanno su e
co, qui già pedalando per i dolci
el leviti pendii dell’ampia distesa veralla lo» de, 0 passeggiano e giocano a
er termi insieme al papà o
' lamamma.
5 perthf
e Gerici Un angolo di Paradiso
rad^'^'' /Sambra di essere stati catapuitati in un piccolo angolo
0 ladri di paradiso. Intorno a noi
a gole! sorrisi gentili e saluti di donira. Gei ne e uomini che ci danno il
toun» benvenuto. Ci colpiscono i
lostrari vestiti dal taglio un po’ anti:hi il ce quato delle donne e quel loro
ll'amori fazzoletto annodato sotto il
dottori mento. Siamo stanchi dopo
cercate ¡g Junga giornata di viaggio,
lodo rei
idamen
omandi
issimo?»
i lo sono
nvece le
ogni bile non i
0 prosiilento die limitajniversa3 esigenpersono
IO l'amoato; »
3nifesti
rerso cono alcol'
blicanie
sente la
paraboo di GO'
so quel
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omini*
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/a' e fa’
,so». fa
IO fatt»
che boi
asso pe'l
crede iii|
lerativOi,
0 di G*:'
ma contenti di poter subito partecipare a un incontro
comunitario. Siamo in una
grànde sala e le sedie sono sistemate in maniera concentrica. È la festa deU'entrata
deU’estate (sono appena statesospese le lezioni per il periodo estivo nella scuola della
comunità, per questo si festeggia), si canta tutti insieme (bambini compresi), a
tutti viene raccontata una
storia tratta dagli Atti degli
Apostoli e poi la stessa persona al microfono (non riusciamo neppure a vedere chi è,
dato che non c’è un pulpito o
un leggio e chi parla non si
alza in piedi) ricorda a tutti di
presentare al Signore in preghiera Mat, che ha 23 anni ed
^gravemente ammalato: abbiamo visto nei giorni seguenti che la condizione di
questo fratello angustia prolondamente tutta la comu’’ità, come mi ha confidato
ima sorella il giorno dopo, in
®apausa dal lavoro.
A proposito di lavoro, nella
hatemltà molti uomini lavo''ano alla fabbrica della comunità dove si costruiscono
^ per lui Siocattoli in legno, carretti,
orma'* mobili per l’infanzia, pezzi
tà civil* per montare strutture di sofigll » ®]0^o per handicappati; poi
Ita nell oèiliaYoro nei campi e nella
piu
■e le ui*;
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Dotenz*
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GiovaO’
Fides e*
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ovo
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volottid»'
La Bruderhof di Woodcrest
piccola fattoria, ci sono i lavori di sostegno alla cornunità stessa, portati avanti
particolarmente dalle donne,
ma non solo: c’è la mensa
(dove si condivide pranzo e
cena, la colazione ciascuno la
consuma invece nella propria famiglia), le pulizie, il lavoro alla lavanderia, e l’approvvigionamento. Poi il lavoro amministrativo e quello
legato alla casa editrice che
pubblica i loro libri e tutto il
materiale stampato. Un’organizzazione capillare e straordinariamente efficiente. Il
tutto con orari umani e tempo per le pause da trascorrere
magari all’aperto, al bel sole
di questi giorni.
Bambini e anziani
Ma il lavoro di gran iunga
più importante per la coscienza collettiva della comunità è la cura e l’educazione
dei bambini e l’assistenza degli anziani, mi ha detto più di
una sorella. Ed è così, e si vede: i bambini qui vivono veramente felici. Sono educati sin
dall’infanzia più tenera a stare con gli aitri e, man mano
che crescono, a prendersi cura gli uni degli altri. Questa
cura collettiva dei bambini fa
sì che le famiglie siano in genere moito numerose: alcune
arrivano ad avere 6-7 figli e
anche di più. Nella comunità
c’è una casa per bambini piccoli e una scuola che segue i
bambini fino a 15 anni. I ragazzi e le ragazze poi frequentano le scuole superiori
pubbliche. Gli anziani rappresentano con i bambini il
cuore della comunità. Non
solo sono accuditi, sono valorizzati: sono incoraggiati a
continuare a dare il loro apporto lavorativo alla comunità come possono e si sentono in grado di fare. Mai si
sentono inutili, mai si sentono soli. Sembra di stare in un
altro mondo davvero! La televisione non c’è e in verità non
se ne sente la mancanza. I
bambini leggono molto e c’è
tutto il tempo per raccontare
loro le favole ma anche le storie della Bibbia. E poi si canta, si canta tanto.
Le Bruderhof sono un ten
tativo storico di mettere in
pratica alcune difficili pagine
del Nuovo Testamento. L’ispirazione viene dal sermone
sul monte con la radicale
chiamata al discepolato, alla
nonviolenza, alla ricerca attiva della volontà o. Dio, ma
anche dall’esperienza della
primissima comunità cristiana di Gerusalemme che metteva tutto in comune. Le Bruderhof sono comunità in cui
si condivide tutto: nulla è
tuo, tutto è di tutti. Ognuno
che vi partecipa ha fatto la
promessa della condivisione
di ogni avere, della sottomissione della propria volontà a
quella della collettività. Le
promesse sono per la vita e
coincidono con il momento
in cui chi entra chiede il battesimo. Fra le promesse c’è
anche quella per le donne,
quando si sposano, di rispettare la volontà del marito del
quale sono partner ma di cui
devono accettare l’autorità.
Gli uomini, secondo il dettato
dell’Epistola agli Efesini, devono amare e rispettare le
proprie mogli. La lettura della
Bibbia, come si vede, e non
solo per questo, è letterale. Lo
è anche per il comandamento
della nonviolenza di cui le comunità sono da sempre convinte testimoni. Sin dalla loro
origine hanno preso parte a
battaglie civili per la pace, per
i diritti civili, contro ogni
guerra e contro la pena di
morte. Lo fanno non per convinzione politica, come ci ha
spiegato il loto anziano, 'ma
per fedeltà alTEvangelo.
La riconciliazione
La parte che più colpisce
della loro maniera di essere
cristiani è quel loro prendere
sul serio la vocazione alla riconciliazione. Che cosa accade, chiedo, per i ragazzi e le
ragazze? Entrano tutti nella
comunità una volta che raggiungono la maturità? La risposta è che la scelta di entrare in comunità va molto meditata e dunque i giovani sono incoraggiati a lasciare la
La fabbrica dì mobìli per l’infanzia nella Bruderhof di Maple Ridge
comunità per qualche anno e
provare a vivere e lavorare
fuori. Molti tornano e scelgono la vita comune, altri restano fuori. A volte si inseriscono in altre comunità cristiane
0 prendono altre strade. Altre
volte ritornano dopo molto
tempo. Ma come donne, ho
chiesto a parecchie sorelle,
non vi sentite mortificate da
questa situazione di subalternità, anche sottolineata dal
capo coperto? No, è stata la
risposta, perché in realtà questa sottomissione non esiste.
C’è fra noi una realtà di complementarità dei nostri doni,
di partnership e di assoluto
rispetto reciproco. Non soffriamo alcuna subalternità.
Ascolto e osservo. Constato
che questo è vero nella loro
esperienza, le donne dicono
la loro su tutti gli argomenti e
vengono sul serio ascoltate.
Ma allora perché continuare
a sostenere il principio della
loro sottomissione? La risposta è implicita: perché così
dice la Bibbia. C’è una distanza da registrare fra noi e
loro nel modo di lepore la
Bibbia. Questo mi dispiace.
Perché non posso condividere tutto delle loro scelte. Eppure questa esperienza mi
intriga: non sarebbe possibile
qualche forma di radicale discepolato cristiano e vita comune senza incorrere nel letteralismo biblico?
A colloquio con Johann Christoph Arnold, responsabile delle Bruderhof
Una comunità che nasce nel segno della condivisione
'"’I a passeggio nella Bruderhof di Maple Ridge
Johann Christoph Arnold è
l’anziano e responsabile ultimo
delle Bruderhof. Autore dì varie
pubblicazioni su argomenti riguardanti la pace e i diritti umani, ha recentemente pubblicato
un libro in italiano sull'arte del
perdono, «Settanta volte sette»,
(Edizioni Paoline). L’abbiamo incontrato presso la Bruderhof di
Woodcrest nello Stato di New
York, (a.m.)
«Alla fine della prima guerra mondiale c’era molto scoramento nelle persone e
un’atmosfera di grande delusione in Germania. Mio nonno, Eberhard Arnold, era a
quell’epoca il leader nazionale del Movimento cristiano
studenti, era teologo. Apparteneva alla classe media berlinese, ma in giro c’era molta
povertà. Era, come altri cristiani, stufo delle parole. A
partire da una rilettura del
Sermone sul monte, si pensò
di passare all’azione. La sua
famiglia con un folto gruppo
di persone si trasferì nel villaggio di Sannerz e insieme
cominciarono un’esperienza
di condivisione prendendo
sul serio quella parola in cui è
detto: “Quando hai due mantelli, danne uno a chi non ne
ha". Si era nel 1920. Poiché
sin dall’inizio la comunità era
contro ogni violenza e mio
nonno si era espresso senza
mezzi termini contro l’ascesa
di Hitler, già dal 1933, per noi
cominciarono i primi travagli
che culminarono con la nostra espulsione dalla Germania nel 1937. Mio nonno era
prematuramente morto già
nel 1935. La Gestapo irruppe
nella comunità e ci impose di
partire entro 24 ore».
- Prima di lasciare la Germania quali erano stati i vostri rapporti con la Chiesa luterana?
«Mio nonno ebbe rapporti
molto travagliati nel momento in cui contestò nei fatti alla
chiesa di stato la pratica del
battesimo dei bambini. Le
persone che si erano raggruppate intorno a lui, per una
questione di fedeltà al dettato
biblico, avevano infatti ricevuto il battesimo da credenti.
Fu solo dopo, attraverso i
suoi studi, che mio nonno
avendo appreso dell’esistenza delle comunità utterite,
per un anno (si era agli inizi
degli Anni 20), visitò le 32 colonie negli Stati Uniti e nel
Canada. Dagli utteriti fu poi
ordinato ministro e ritornò in
Germania con il compito di
fondare una colonia in Germania. Fu così che quando
successivamente la Gestapo
irruppe nella comunità, vi
trovò due utteriti canadesi, e
forse fu per la loro presenza
per timore che la stampa
straniera potesse riportare
notizie di persecuzioni religiose in Germania, che la
chiesa non fu trattata ancora
più rudemente. 1 ministri della comunità furono comunque arrestati e miracolosamente in seguito riuscirono a
evadere. Così la chiesa divenne utterita sulla via di fuga
verso l’Inghilterra».
- Ma poi foste cacciati via
anche dall'Inghilterra...
«Fu nel 1940, in piena guerra. Non si fidarono di noi
perché in gran maggioranza
eravamo tedeschi. Così chiedemmo agli Stati Uniti e poi
al Canada, ma non ci vollero.
L’unica nazione che ci accettò fu il Paraguay. Partimmo con tre navi. Lì siamo rimasti per 20 anni. Non c’era
nulla. Stabilimmo noi un
ospedale dove i nativi venivano per farsi curare. Mandammo in giro dei fratelli per trovare finanziamenti e scoprimmo col tempo che soprattutto negli Stati Uniti
c’era un grande interesse per
la vita in comunità, tanto che
in molti venivano a trovarci
affrontando viaggi lunghissimi e disagiati. Ci fu richiesto
di fondare una comunità qui
negli Stati Uniti. Trovammo
questo posto e nel 1954 stabilimmo una nuova comunità.
Nel 1961 decidemmo di andar via dal Paraguay perché il
luogo era molto isolato e noi
amiamo stare con la gente
piuttosto che nella giungla».
- E ora qual è la situazione?
«Da allora ad oggi abbiamo
sei comunità in America, due
in Inghilterra e una in Australia. Noi crediamo fermamente nel comandamento di Dio
di andare in tutto il mondo a
predicare la buona notizia».
- In che relazioni siete con
le colonie utterite ancora presenti in Canada e negli Stati
Uniti?
«Purtroppo in questo momento non siamo più un unico movimento. Non è stata
una nostra scelta. La vita delle colonie utterite è stata
sempre molto travagliata.
Nati durante la Riforma, sono
stati perseguitati, uccisi a migliaia e cacciati da varie regioni dell’Europa. Sono rimasti circa un secolo in Russia e
poi nel 1874 sono approdati
nel continente americano. In
tutto questo tempo esse si
sono man mano chiuse sempre più nei loro insediamenti
e hanno perso la loro capacità di relazionarsi con il
mondo e la modernità. Parlano solo nel dialetto tirolese
delle origini e hanno paura di
ogni innovazione. Numericamente sono cresciuti anche
loro. Sono circa trecento colonie con un totale di 40.000
persone, ma la loro è una
crescita su base sostanzialmente demografica. Le nostre Bruderhof sono state
sentite come una minaccia
per la nostra propensione a
stare con gli altri e per il nostro uso della tecnologia.
Tutto ciò implica cambiamento e loro non intendono
cambiare. Cinque anni fa ci
hanno dichiarati fuori dal
movimento. Ma ancora ci sono forti legami e noi speriamo di potere in futuro trovare di nuovo l’unità perduta».
- La parola cambiamento
ci sembra in questa vicenda
una parola chiave. Quanto
cambiamento sarebbe ancora
possibile? Se una nuova Bruderhof fosse fondata in un al
tro paese e dovesse stabilire
delle regole un po’ diverse, come vi porreste?
«Il cambiamento è sempre
possibile, ma dovrebbe essere in armonia con la parola
di Dio».
- Quale rapporto c'è stato
fra voi e il movimento per i
diritti civili dei neri d’America
negli Anni 60?
«Un forte rapporto. Ho
personalmente partecipato
alla marcia con Martin Luther King a Selma e Montgomery e altri con me, e oggi
partecipiamo al nuovo movimento per i diritti civili, che è
molto diverso e si batte per
l’abolizione della pena di
morte negli Stati Uniti».
- Come vi siete posti nei
confronti dell’intervento della
Nato in Serbia?
«Una cosa terribile. Una ripetizione della guerra in Iraq.
Nulla a che fare con questioni umanitarie. E la sofferenza
è solo cominciata, le conseguenze dell’uranio impoverito liberato nei bombardamenti si vedranno con l’intensificarsi dell’insorgenza di
casi di cancro anche in Serbia
come è stato in Iraq. Con mia
moglie ho visitato tre volte
l’Iraq: anche le sanzioni economiche hanno provocato
terribili conseguenze sulla
popolazione civile. E Saddam
è ancora lì, la gente non vuole nessun altro».
Johann Christoph Arnold
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 30 GIUGi^,^ VENERO'3°
Germania: seminario di studi ecumenici al Centro evangelico di Josefstal
L'unità è davanti a noi?
Rappresentate 29 chiese da 14 paesi europei Presenti invitati d'eccezione tra cui il vescovo
della Baviera, Johannes Friedrich, il dr Wieland Zademach e il prof. Reinhard Frieling
STEFANO MERCURIO
Recentemente ho avuto modo di partecipare a
un seminario di studi ecumenici nel Centro evangelico di
Josefstal, nelle vicinanze di
Monaco di Baviera. Il tema
dibattuto dai 45 invitati era il
seguente: «L’unità è davanti a
noi?». La varietà delle chiese
europee rappresentate, ben
29 da 14 paesi europei, e alcuni invitati d’eccezione, tra
cui il vescovo della chiesa regionale che ospitava il seminario, dr. Johannes Friedrich,
il dr. Wieland Zademach e il
prof. Reinhard Frieling, uno
dei massimi esperti tedeschi
di ecumenismo, hanno reso
l’avvenimento particolarmente istruttivo e degno di
essere segnalato. In incontri
come quelli si sperimenta
una sensibilità ecumenica
molto diversa rispetto al contesto italiano. C’è un altro
linguaggio, un altro clima,
un’altra realtà. Perché questa
diversità? Forse perché il papa, fuori casa, usa l’astuzia e
vola più basso, pur riuscendo
tuttavia a fare comunque il
suo gioco con la diplomazia
anestetizzando i nostri fratelli evangelici d’oltralpe? Oppure perché oggettivamente
non può farla da padrone, e
si deve muovere, gli piaccia o
no, con i piedi di piombo?
11 vescovo Friedrich, commentando nel suo sermone
quel passo della II Timoteo in
cui si dice che Dio ci dà uno
spirito di forza, ha detto: «Personalmente ho sperimentato
in modo particolarmente intenso questo spirito di forza
un giorno, prima che venissi
consacrato vescovo. È stato
ad Augusta quando il cardinale Cassidy per il Vaticano e il
vescovo Krause, presidente
della Federazione luterana
mondiale, hanno firmato la
Dichiarazione congiunta con
la quale è stata posta fine alla
centenaria contrapposizione
sulla dottrina della giustificazione». Le sue parole mi hanno subito rimandato al dibattito che c’era stato in Italia e
alle molte voci di critica e perplessità che si erano levate
per quella firma.
Il secondo intervento significativo è stato quello del
prof. Frieling che affrontando il centro del tema, «l’unità
è davanti a noi?», e parlando
della Concordia di Leuenberg come di un’importante
tappa ed esempio per il futuro, ha dichiarato: «Se sotto
unità della chiesa si comprende l’adesione a un’istituzione ecclesiastica unitaria
e internazionale, allora questa unità non si realizzerà
mai. Una tale unità non c’è
neppure mai stata nella storia della chiesa». Frieling ha
poi aggiunto: «L’unità visibile deve andare avanti attraverso le dichiarazioni comuni. Non conosco altri metodi
alternativi. Per portare avanti
il lavoro ecumenico bisogna
anche farsi questa domanda:
che cosa io non posso fare da
solo?». L’ex professore onorario della facoltà teologica
di Marburgo ha infine ricordato l’importanza di arrivare
un giorno a esprimere, come
chiese evangeliche europee,
una voce comune. Infine il
dr. Zademach, rivolgendosi
indirettamente agli invitati
cattolici, ha avuto modo di
bacchettarli lanciando una
interessante quanto grave
esortazione: «Per favore, reclamiamo noi della base ciò
che Cassidy, Ratzinger e il
papa insegnano sull’ecumenismo. Allora sì che avrebbero paura loro stessi!».
Il Centro evangelico di Josefstal, in Baviera
A seminario terminato mi
mettevo in viaggio verso l’Italia. I giornali riportavano
quel giorno le polemiche sulla manifestazione dei gay a
Roma. Il papa, i suoi cardinali e i rispettivi influenti amici
rientravano così nuovamente
e prepotentemente nella mia
vita di italiano medio dopo
10 giorni di pace tedesca. Se
guardiamo dall’Italia alla
controffensiva dei vertici cattolici sulla scuola, sulle coscienze dei semplici riguardo
ai misteri e al soprannaturale, sulla parità dei diritti dei
cittadini etero e omosessuali,
ecc., si ha realisticamente
l’impressione che il papa stia
per abbracciare sempre di
più tutti e tutto, e che ci stia
riuscendo! La continua menzione dei suoi viaggi intercontinentali e dei suoi chilometri interplanetari non lasciano forse insinuare che
anche nel resto del mondo,
pulpito dopo pulpito il primato d’onore sia ormai fuori
discussione per tutta la cristianità, e quello di giurisdizione si stia piano piano affermando definitivamente
anche nella maggioranza delle chiese evangeliche?
Ma questo è un bluff: è un
giochetto all’italiana preparato con astuzia da chi la sa
molto lunga e conosce in
profondità la debolezza della
laicità nel nostro paese, essendone stato in parte l’artefice. In realtà se il vescovo
della Baviera si dichiara soddisfatto della firma congiunta
sulla dottrina della giustificazione non è perché il papa è
più astuto di lui ed è riuscito
a cpnfonderlo col giochetto
delle tre carte, ma è perché il
vescovo della Baviera non teme alcunché dal papa; né da
questo e né da quelli futuri. È
il papa, semmai, che non osa;
la gerarchia cattolica fa i capricci solo a casa nostra,
all’estero, con qualche eccezione seppure rilevante, sa
starsene al suo posto tranquilla. Deve subire una posizione, anche se non la ritiene
confacente alla sua vera natura. Ho l’impressione che a
volte noi evangelici italiani
non riusciamo a circoscrivere
l’effetto di quella autoritaria
politica ecclesiastica come
un fenomeno squisitamente
italiano. Se solo riuscissimo
ogni tanto a relativizzarlo
questo invadente e smodato
cattolicesimo nostrano con
un po’ più di ironia, ci accorgeremmo un po’ di più che
anche per le chiese d’oltralpe
non sarà mai possibile, come
non lo è per noi, un ecumenismo sub Petro, sotto Pietro. E
che non siamo da soli sul
cammino dell’«unità attraverso la diversità».
Parigi: Associazione francofona ecumenica di missiologia
Multiculturalità e futuro della missione
ELISABETTA RIBET
La maison Nicolas Barré,
in pieno centro di Parigi,
ospita un Centro di incontri e
un istituto di studi e ricerche
teologiche. È una di quelle
vecchie grandi abitazioni con
piccolo delizioso parco, quelle isole di verde e silenzio nel
cuore della metropoli. Tra il
28 e il 29 maggio scorso in
una delle sale del Centro si è
tenuta l’Assemblea generale
dell’Afom (Association francophone œcuménique de
missiologie), che abbiamo
ospitato a fine estate 1999 nei
nostri locali a Torre Pellice.
Un incontro molto più breve, questa volta, ma non per
questo poco ricco di riflessioni e scambi molto interessanti; oltre all’«ordinaria amministrazione» infatti Jacques Matthey, da poco tempo membro dello staff del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), ha riferito dell’Assemblea della lams (Associazione internazionale di
studi missionari) che si è tenuta a fine gennaio 2000 a
Pretoria, Sud Africa, con il titolo «Gesù Cristo crocefisso e
vivente in un mondo frammentato». 1 lavori, ci ha riferito, si sono svolti in gruppi, su
una scelta piuttosto ampia di
temi teologici, missionari ed
etici di scottante attualità,
per l’Africa e per l’intero pianeta; dalla questione femminile alla tragedia dell’Aids, alle problematiche del dialogo
interreligioso.
In seguito, i e le responsabili dei diversi «cantieri»
dell’Afom hanno relazionato
dell’andamento dei diversi
progetti, attuati da pochissimo e in via di progettazione
e svolgimento; si tratta di
quattro progetti in ambito
editoriale a tema missiologico tra i quali, prima di tutto,
il libro «Repères pour ia mission chrétienne aujourd’hui»
(Riferimenti per la missione
cristiana oggi), interessante
antologia di testi interconfessionali scelti e commentati
da Klauspeter Blaser, professore di teologia sistematica e
missiologia. 11 volume presenta una scelta di testi che
affrontano in sette capitoli la
storia della missione moderna e contemporanea, da originali testi di inni dei missionari in partenza a estratti di
encicliche e documenti del
Cec. In serata il volume, fresco di stampa, è stato presentato al pubblico dall’autore con la collaborazione
del pastore Marc Rezelmann,
lettore recitante.
Il prossimo libro in cantiere, anche questo in dirittura
d’arrivo, è un piccolo dizionario di missiologia, dal titolo «Le 100 parole della missione», curato da un’équipe
che fa riferimento al pastore
Philippe Chanson. Le cento
definizioni sono state redatte
da un gruppo interdenominazionale che ha ormai quasi
portato a termine il lavoro.
Se ne prevede la presentazione per la prossima assemblea generale.
Un terzo cantiere, all’opera
da tempo, aggiorna regolarmente un «repertorio di luoghi di ricerca della missiologia francofona». Il quarto, in
via di progettazione, si occuperebbe della questione dell’evangelizzazione. In altri
termini, sta poco per volta
nascendo, grazie al lavoro dei
«cantieri», una collana di
missiologia in lingua francese
che potrebbe essere molto
interessante anche oltralpe.
La mattina del 29 è stato
proposto all’assemblea un
incontro-dibattito tra due
teologi; Guy Lepoutre, teologo carismatico gesuita, e Raymond Pfister, teologo pentecostale, salutista, sul tema
«Missione e movimenti dello
Spirito». Dal dibattito sono
emersi spunti interessanti,
come le riflessioni, condivise
da entrambi gli oratori e da
gran parte dell’uditorio, sul
ruolo fondamentale della riflessione sulla multiculturalità e sull’ecumenismo per il
futuro della missione e sui
metodi di comunicazione.
Interessante il discorso, simile anche se non coincidente,
della strategia; si nota che a
livello locale è importantissimo che le persone, simpatizzanti, membri effettivi e semplici «conoscenti», hanno bisogno di essere seguite «nel
piccolo» della realtà quotidiana, quartierale. Come,
però? E da chi? Queste domande trovano risposte diverse a seconda della teologia
che sta dietro alla pratica.
Dopo un lungo e animato
momento in cui sono state
presentate le diverse riviste e
le pubblicazioni di missiologia e affini (e sono numerose), nel pomeriggio i vari partecipanti all’assemblea hanno presentato altri incontri,
già fatti e in programma, sulla missione. Un appuntamento è piuttosto importante; quello in programma per
la fine dell’estate 2002 a Lipsia che dovrebbe riunire
tutte le associazioni europee
di missiologia, della cui organizzazione si sta occupando
l’associazione tedesca diretta
dal prof. Sundermeier. Che
sia il momento buono per cominciare anche in Italia una
riflessione a livello ecumenico «ufficiale» sull’argomento?
DAL MONDO CRISTIANO
â Consiglio ecumenico (delle chiese
Morte improvvisa del caporedattore
GINEVRA — Il redattore capo delle pubblicazioni del Cer
Marlin VanElderen, è morto improvvisamente, il 12 giugn
scorso, all’età di 54 anni. Membro della Chiesa riformata cri
stiana d’America del Nord, aveva raggiunto il Cec in qualità
di consulente presso il dipartimento delle comunicazioni nel
1980. Qualche anno dopo, divenne redattore del mensili
One World, e nel 1994 venne nominato redattore capo di tm.
te le pubblicazioni del Cec. Secondo un comunicato stamnà
del Cec, «durante i 18 anni che ha trascorso al servizio elei
Cec, Marlin VanElderen ha svolto un ruolo fondamentale
nell’interpretazione del lavoro, della missione e della visione
del Cec. In quanto direttore di redazione della rivista Lftj
Ecumeniucal Review, ha fornito una piattaforma di discussione all’ecumenismo in tutto il mondo. Innumerevoli libri^
fascicoli del Cec devono la loro esistenza alle sue qualità di
scrittore e di redattore». VanElderen era molto stimato da
tutti i suoi còlleghi che non esitavano a consultarlo perché
era considerato come un’enciclopedia vivente e dava informazioni sempre esatte sul Cec, le sue chiese membro e il
movimento ecumenico. Tutti apprezzavano il suo sottile
senso dello humour, il suo spirito di rigore e la sua profonda
modestia. Stava ultimando la messa a punto della nuova edizione del Dizionartio del Movimento ecumenico quando è
stato colpito da un infarto. I funerali si sono svolti a Ginevra
il 16 giugno. Lascia la moglie e quattro figlie. (eni)
Unione europea
Assicurare a tutti la libertà
di coscienza e di religione
PARIGI — Nella nuova Europa che si va costruendo, la libertà di coscienza e di religione dovrà essere assicurata a
tutti, anche per le minoranze dei cittadini dei paesi meno
influenti. È la sintesi di una raccomandazione che, alla vigilia della prossima presidenza semestrale deU’Unione europea (che dal 1° luglio spetterà alla Francia), una delegazione
ecumenica ha consegnato al Segretario di Stato francese,
Pierre Moscovici. La delegazione era formata da esponenti
del Consiglio nazionale delle chiese (protestanti e ortodossi), dal vescovo cattolico Stefan Lunte e da Keith Jenkins pei
la Conferenza delle chiese europee (Kek). (nevlenì]
Inidonesia
XI Assemblea generale della
Conferenza delle chiese dell'Asia
TOMOHON — «Un segno significativo di quello che dovrebbe essere lo spirito di ogni grande assemblea ecumenica»; è il commento di Feliciano Carino, segretario generale
della Conferenza delle chiese dell’Asia (Cca), al termine
dell’undicesima assemblea generale della Cca, tenuta nella
piccola isola indonesiana di Tomohon, dove tutti i 350 delegati sono stati ospitati dalle famiglie dei credenti locali, rinunciando alle facilitazioni degli alberghi cittadini. «Una
scelta precisa che ci ha permesso di affrontare con semplicità
ma anche con grande concretezza i problemi delle relazioni
interreligiose, così difficili nel nostro continente». (nevleniì
Hanno partecipato alla «Marcia per Gesù»
200 milioni di «marciatori» in 170 paesi
Sabato 10 giugno in 170 paesi, hanno «marciato per Gesù»
contemporaneamente, secondo gli organizzatori, oltre 200
milioni di credenti, per la maggior parte «evangelicali». In
Brasile oltre un milione e mezzo di «marciatori» hanno sfilato
per le vie di San Paolo; a Roma, circa 3.000 credenti hanno
marciato dalla stazione Termini a piazza Santi Apostoli, (nev)
Stati Uniti
Eletta la terza donna vescovo luterana
NEW ENGLAND — Margaret Payne, 53 anni, è stata elettali
2 giugno alla carica di vescovo del Sinodo della chiesa luterana del New England. Salgono così a tre le donne vescovo nella Chiesa luterana degli Usa (Elea) che conta oltre 5 milioni di
fedeli e che riconosce il pastorato femminile dal 1970. (nev)
Consiglio ecumenico delle chiese
Vuoi fare lo steward?
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) recluta 35 steward
per la prossima seduta del Comitato centrale del Cec che si
terrà a Berlino dal 18 gennaio al 6 febbraio 2001.
Il programma si compone di 3 fasi:
-18-21 gennaio: presentazione
- 22-28 gennaio: seminario di formazione ecumenica sa
«Pace e riconciliazione»
- 29 gennaio-8 febbraio; riunione del Comitato centrale.
II lavoro, molto intenso e faticoso, comprende vari ambitisala conferenza, computer, documentazione, comunicazione
stampa, culto.
I candidati devono avere tra 18 e 30 anni. Lingua di lavoroinglese. Auspicata la conoscenza di un’altra lingua. Vista le
mole di lavoro, è necessario godere di buona salute.
I candidati provenienti dai paesi ricchi devono provvedete
alle loro spese di viaggio.
Le iscrizioni devono pervenire entro il 15 agosto 2000
II modulo di iscrizione, da compilare per intero, può esser®
richiesto al seguente indirizzo:
World Coundl of Churches, Steward Central Committee, PO
Box2100,1211 Genova 2 (Svizzera).
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Nelle edizioni Claudiana un saggio esemplare di «teologia da leggere»
Libertà di credere, la fede della chiesa
Con notevole chiarezza espositiva, Fulvio Ferrano conduce i lettori nel connmento di uno
dei più antichi e classici simboli della fede cristiana, il Credo niceno-contantinopolitano
CIORCIOTOURN
IL segnalare ai lettori del
nostro giornale questo libro* a pochi giorni dalla sua
pubblicazione con tempestività quasi frettolosa ha un
motivo; si tratta di un saggio
esemplare di teologia da leggere. Non intendiamo con
questo definirlo «libro da
spiaggia»: la produzione della Claudiana non indulge a
questo genere letterario e un
commento al Credo elaborato dai teologi greci del IV secoio non è letteratura da svago sotto l’ombrellone, ma la
stagione estiva fornisce forse, più della concitata vita
inrérnale, maggior tempo e
spazio per un’immersione in
questa tematica di fede. È
certo possibile, anzi auspicabile, rileggerne singole pagine e farne oggetto di riflessione, ma l’interesse del volume sta proprio nel fatto
che ci si può abbandonare
alla lettura senza che sia necessario, come accade a volte in testi di teologia moderna, andare avanti e indietro,
come i treni in manovra nei
depositi ferroviari, per riuscire a organizzare la comprensione del testo.
Coloro che hanno avuto
modo di udire Fulvio Ferrarlo
in uno dei suoi molti interventi e ne hanno potuto apprezzare la chiarezza espositiva e la schematicità dell’impianto espositivo ritroveranno questa qualità nel testo;
redatto non come uno scritto, ma come una conferenza
(forse i pastori sono per abitudine professionale abituati
a scrivere come parlano laddove non pochi accademici
parlano come scrivono). Evitati il più possibile i termini
tecnici (comunque sempre
spiegati), le frasi derivate, le
catene di correlate, gli incisi
che disturbano e le divagazioni che distraggono. 11 rit
mo è quello che conosciamo
nel Ferrarlo conferenziere,
che sa evitare 1 due scogli su
cui si infrange l’attenzione
dell’uditorio; lo smarrimento
e la distrazione.
Trattandosi di un commento, non di un saggio o di
un romanzo, è assai difficile
dare un sunto del volume. Le
frasi del Simbolo niceno-costantinopolitano, il più elaborato credo della Chiesa,
sono via via illustrate e puntualizzate. Per realizzare il
suo progetto Ferrarlo ha naturalmente fatto ricorso a
molti autori in un interdialogo costruttivo, di cui ci fornisce un elenco essenziale in
appendice. In considerazione
forse della collana in cui il
volume appare, la «Piccola
biblioteca teologica», o per
scelta personale, di cui i lettori non potranno che rallegrarsi, egli non cita i suoi interlocutori con quei rinvi! a
pié di pagina che conferiscono un indubbio suggello di
scientificità alle pubblicazioni, ma ne affaticano la lettura. Nei punti essenziali del
discorso una parentesi rinvia
all’autore di cui si danno in
appendice gli estremi, un rinvio sufficiente a stimolare il
lettore, a situare il dibattito, e
il discorso procede spedito.
Il discorso di Ferrarlo si
muove a due livelli. Il primo è
ermeneuti co-illustrât ivo,
spiega cioè il significato dei
termini non solo in sé, ma in
riferimento all’insieme della
rivelazione biblica, a quelle
che sono le linee portanti del
messaggio scritturale. Al secondo livello, quello che potremmo definire problematico, l’autore inquadra il concetto e il termine esaminato
nel dibattito teologico attuale, e in modo sempre molto
schematico e sintetico illustra quelli che ritiene essere
gli sviluppi o gli interrogativi
connessi con il pensiero teo
logico esaminato. Sono naturalmente queste le pagine in
cui traspare il pensiero dell’autore. Le sue non sono mai
prese di posizione categoriche, polemiche, radicali ma
prudenti, quasi riservate,
mantenendosi fedele allo spirito del lavoro che non essendo un saggio, ma un commento si preoccupa essenzialmente di chiarire le questioni, dipanare i nodi che si
sono venuti formando via via
nel corso del tempo attorno
ai grandi temi teologici della
fede cristiana.
In questi momenti di dialogo teologico compaiono naturalmente le osservazioni
personali dell’autore improntate sempre a una duplice
esigenza la moderazione e la
finalità pastorale. In un mondo quale il nostro in cui tutto,
dal linguaggio alle posizioni
teoriche, sembra dover essere radicalizzato per essere
autentico, la pacata, serena
riflessione sfigura e appare
fuori moda, in cui «se non
gridi non sei», qui non si gridano slogan o paradossi; si illustra il paradosso della rive^
lazione divina, di Cristo e
dello Spirito, in modo colloquiale, senza passionalità che
non significa in modo freddo,
distante, ben lungi. La finalità pastorale del discorso lo
impedisce.
Il libro infatti è scritto da
un credente intellettuale per
credenti intellettuali e non,
non è esercizio dotto per i
dotti; Ferrarlo non parla ai
teologi suoi colleglli (anche
se i pastori trarranno non
poco beneficio dalla lettura
del libro), ma ai credenti della chiesa, il linguaggio necessariamente tecnico, scolastico, è in realtà pervaso da
un’intima esigenza kerigmatica, di predicazione, di annuncio, che lo rende «edificante» nel senso con cui anticamente si usava l’aggettivo
nei nostri ambienti; edifica,
contribuisce a rafforzare la
fede, a costruirla, darle prospettiva e spessore. Esemplari le pagine sul concetto di
Abbà, il padre, lo Spirito, la
resurrezione.
Ferrarlo non si limita però
a spiegare chiarire come deve fare ogni buon maestro i
punti difficili, le questioni
oscure; suggerisce correzioni
al nostro modo di leggere e
vivere la vita di credenti, lo fa
in modo sempre discreto,
senza enfasi, ma non tace la
sua proposta di revisione riguardo a situazioni acquisite.
Quando delinea la figura di
Gesù, l’ebreo profeta, come
un irregolare nel quadro della società giudaica del I secolo, conclude; questa «irregolarità» di Gesù «presa sul serio sul piano dogmatico potrebbe avere conseguenze ecclesiali di vasta portata». Negli Anni 70 l’autore (qualunque autore) si sarebbe lanciato in una filippica anticapitalista. Prudentemente qui si
tace, ma il silenzio è tanto
più eloquente. Analoga discrezione nei termini una
puntualizzazione nei problemi quando viene rilevato il
sessismo maschilista, che la
costruzione del dogma cristiano ha prodotto involontariamente, certo, ma in modo
inequivocabile, o l’antiebraismo di ambienti delle prime
generazioni cristiane come
matrice involontaria, ma reale dell’antisemitismo.
Una lettura più attenta da
parte delle teologhe e dei teologi (seguo in questo uso del
linguaggio inclusivo l’esempio dell’autore) permetterà di
approfondire i problemi di
questa presentazione molto
classica del pensiero cristiano, per ora «s’ba da leggere»
e «c’è» da leggere.
(*) Fulvio Ferrario; Libertà di
credere. La fede della chiesa. Torino, Claudiana, 2000, pp. 272.
LIBRI
Una rassegna classica ha preso il via al Teatro greco di Siracusa
Antigone e l'eredità del pensiero greco
SAIVATORERAPISARDA
Al Teatro greco di Siracu^ sa, sotto l’egida dell’Istituto nazionale del dramma
antico, nonché del ministero
dei Beni culturali della Sicilia,
della Provincia e del Comune
di Siracusa, è in corso il XXXVI ciclo di spettacoli classici.
Vengono rappresentati Edipo
Se, Elettra, Antigone, Oreste.
Tra le tragedie di Sofocle,
^'Antigone è quella che fornisce maggiori spunti di riflessione ai credenti, e ai protestanti in particolare che votone coniugare fede e politica, e per di più fede e politica in un quadro di laicità,
•ton già di integrismo o di fattatlsmo religioso. La fede di
Antigone, fattore che ce la fa
sembrare particolarmente vicina, non è fede in una istituzione 0 in un personaggio
istituzionale, ma è fede che
niuove all’azione a costo della propria vita, fede in leggi
eterne, che non possono essere manipolate, che non si
piegano al volere dei signori
che contano.
La vicenda, rappresentata
Per la prima volta nel 441
^'C., al tempo in cui Nehemia
deostruiva Gerusalemme,
Prende le mosse dall’ordine
hi Creonte, nuovo tiranno di
Tebe, che vieta la sepoltura
uel suo nemico sconfitto, Pohnice. Qui nasce nell’animo
diMtigone, sorella di Polinit^e, il contrasto tra l’ubbidien
za alle leggi dello stato, leggi
civili, e l’ubbidienza alle leggi
della pietà, alle leggi religiose, alle leggi del vincolo di
sangue. A costo della vita,
Antigone dà sepoltura al fratello e ciò non già per odio
nei confronti di Creonte, ma
per una decisione che la porta a non sottrarsi a quella che
ella considera una legge superiore. Il personaggio, è indubbio, merita ammirazione,
e il pubblico che assiste a
questo spettacolo non può
non nutrire ammirazione per
lei. Purtroppo, uscendo dalla
cava, non sempre tutto è
chiaro come lo fu per Sofocle.
Dalle vicende della seconda
guerra mondiale legate ai Lager, a quelle che hanno causato desaparecidos in Cile e
Argentina, per non citare che
i casi più noti, è stata prevalente l’ubbidienza alle leggi
del tiranno. Soltanto alcune
frange (come non ricordare
la Chiesa confessante e Bonhoeffer in Germania?) hanno
scelto di ubbidire a un’altra
legge, anche a costo di torture e impiccagione.
Oggi la tirannia più macroscopica, salvo casi recenti in
Africa, non appare quella che
comanda lo sterminio e il genocidio, ma è la tirannia del
mercato, della globalizzazione dei mercati, della «liberalizzazione» degli strumenti
economici che rimangono
sempre di più in mano a una
sparuta minoranza di privile
giati ben protetti. Come credenti dobbiamo chiederci chi
è il nuovo Creonte, chi ci impone la sua legge e ci vuole
trasgressori di una legge più
alta. Non c’è dubbio che molte risposte a queste leggi
dell’omologazione del pensare, del sentire, dello scegliere,
sono reazioni timide, spesso
nell’ombra, nel chiuso della
propria coscienza. Ammiriamo Antigone, ma ci comportiamo come i tebani, timorosi
dell’autorità costituita.
È anche vero che non amiamo il fanatismo: non ci
piace chi si presenta a noi come depositario di una verità
superiore. Siamo per una visione laica della realtà, non
già per una visione «rivelata»;
siamo per la ricerca, per il
dialogo, non già per le fughe
isolate. Del resto, ripensando
a Bonhoeffer, egli non sparò
al pazzo che guidava la macchina in una strada affollata,
né si mise a fare funerali alle
vittime, ma si adoperò nella
cospirazione, per far crescere
una nuova coscienza anche a
Identità
L'italiano scritto
Giunge proprio nel momento in cui un «Manifesto» di intellettuali e politici rilancia la questione della lingua nazionale, umiliata dalla banalità e dall’influsso di lingue straniere e
gerghi tecnici: il libro di Attilio Bartofi EecageW [La scrittura
dell’italiano. Il Mulino, 2000, pp. 182, £
20.000), inserito nella collana sull’identità
nazionale, ripercorre attraverso i secoli i
movimenti culturali che hanno portato, intorno all’anno 1000, a mettere per iscritto
le varietà di «volgare» che circolavano
all’epoca. Diffusione della stampa, alfabetizzazione, unità d’Italia conducono il processo fino ai nostri giorni.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
costo non soltanto della reazione nazista ma anche dell’abbandono di quelli che gli
dovevano essere più vicini.
Ma dove sta allora la differenza tra il fanatismo e un’
etica della responsabilità che
può dialogare con la cultura
laica? A scanso di allontanarmi un po’ da Antigone, che
percorse la sua via in tragica
solitudine fino in fondo, direi
che il fanatismo è messo da
parte quando le idee forti
vengono discusse e condivise, quando le spinte ideali
vengono spese per creare
nuova sensibilità, quando gli
eroi non si pongono al di sopra degli altri, ma come servitori e servitrici degli altri.
Antigone va alla morte nel
suo opporsi al tiranno e nella
sua ubbidienza a una legge
superiore e ci va da sola, non
fà discepoli, anche se paurosi
e incostanti. Sofocle forse si
accontentava di spettatori,
ma chi legge la Scrittura sa
che non basta essere spettatore, bisogna decidersi ad
agire da discepoli.
DAVIDE ROSSO
Librerie CLAUDIANA
MILANO: TORINO:
via Francesco Sforza, 12/A via Principe Tommaso, 1;
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tel.0121/91422 tei. 06/3225493
TELEVISIONE I
Protestantesimo
a I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 9 luglio,
ore 23,50 circa,andrà in onda; «lohan Sebastian Bach, il musicista teologo». La replica sarà trasmessa lunedì 10 luglio alle ore 24 e lunedì 17 luglio alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Interrogativi su Dio
studio con inserti filmati, interviste e testimonianze,
presenta però fin dall’inizio
una realtà fatta di credenti e
non credenti che si interrogano, che vivono il loro rapporto e spesso il loro incontro con Dio partendo dal
quotidiano, dal vissuto; mai,
o poche volte almeno, dalla
pura riflessione teorica. È significativo che ognuno dica
Dio con parole proprie ma
anche che le vie verso il Signore sono diverse, personali. Chi crede vive la propria fede in maniera piuttosto individuale, specialmente in Italia pare, soprattutto
in ambito cattolico con solo
l’8% dei membri di chiesa
che partecipa attivamente
alla vita della propria comunità. Sarebbe interessante
avere i dati anche relativi alla realtà protestante ma nella trasmissione non vengono
citati e forse non sono poi
così indispensabili di fronte
a una fede che diventa più
individuale e meno comunitaria. La domanda di partenza permea la trasmissione,
ne caratterizza l’andamento,
apre diverse tematiche, o
meglio è il rapporto dell’umanità con Dio che lo fa,
ma è comunque una domanda che rimane intrigante che fa riflettere e che coinvolge mettendo a nudo la
ricerca di Dio in ognuno.
INTERROGARSI su Dio,
sulla sua esistenza, sul
modo di rapportarsi alla fede. Sono domande incalzanti
con cui spesso si è obbligati a
confrontarsi. Lo si fa vivendo
nella quotidianità di tutti i
giorni ma anche in luoghi
particolari, in qualche modo
deputati a questo anche se
non necessariamente monasteri o luoghi di culto. La domanda di fondo può essere
formulata semplicemente
con: «Dio esiste?». È una domanda tanto breve quanto
difficile e complessa. Quasi
invadente se rivolta direttamente al singolo che si sente
spesso in dovere di articolare il suo «sì» 0 «no» aggiungendo spiegazioni, motivazioni e altri interrogativi.
Questa questione così
«difficile» è stata la domanda
reiterata insistentemente
nell’ultima puntata di Protestantesimo andata in onda
su Rai 2 il 25 giugno (replica
lunedì 3 luglio sempre su Rai
2). Quasi un tormentone che
fungeva da guida in un ideale viaggio nel rapporto degli
uomini e delle donne con
Dio, nel loro modo di pe«'
sarlo, di incontrarlo o o>
garlo, di lodarlo in musica o
di parlarne da teologi
plicemente da persone di
de. La puntata, condot a
6
PAC. 6 RIFORMA
Conferenza II Distretto
VENERDÌ 30 GIUGNO
Si è svolta a Torre Pellice dal 16 al 18 giugno la Conferenza del distretto Nord Italia
Il ruolo dei ministeri nella chiesa
Questo il tema di fondo che ha accompagnato i lavori della Conferenza. Esame dettagliato
delle attività delle chiese e delle opere. Ordini del giorno sul «Gay Pride» e 'sulle Olimpiadi
lEAN-JACQUES PEYRONEl
CCOLT^'^er la prima vol
AC
ta fuori del proprio territorio, la Conferenza del II distretto si è tenuta quest’anno
a Torre Pellice, ospite della
Foresteria valdese. È stata una
Conferenza tranquilla: per la
prima volta da anni non
c’erano all’ordine del giorno
questioni scottanti tali da infiammare gli animi. È stata
quindi, come ha rilevato in
conclusione il pastore Giovanni Carrari, confermato
presidente della Ced, una
«normale» Conferenza, cioè
un esame attento e dettagliato della vita e delle attività
delle 58 chiese e dei 6 circuiti
del distretto del Nord Italia.
A fare da sfondo a tutto il
dibattito è stato il documento
conclusivo del campo di Pasqua 2000 svoltosi nel Centro
di Tramonti, sul tema dei
«ministeri non pastorali». In
molte zone decentrate del distretto la predicazione viene
affidata a predicatori legali. Si
attua così una delle peculiarità dell’ecclesiologia riformata, quella del «sacerdozio
universale» dei credenti, anche se sarebbe errato riferire
questa caratteristica al solo
ambito della predicazione dal
pulpito. Ma quale dovrebbe
essere il ruolo specifico del
pastore? Certamente non
quello del «tuttologo», come
spesso avviene un po’ dovunque, bensì quello di suscitare
i carismi esistenti nelle comunità e di assicurare la formazione (biblica, teologica e
pratica) dei vari ministeri di
cui ha bisogno ogni comunità
per crescere nella fede, nella
testimonianza e nel servizio.
Dall’esame delle relazioni
Il seggio durante I lavori della Conferenza
dei 6 Consigli di circuito è
emerso che le chiese, le opere
diaconali e i centri di formazione e di accoglienza continuano a svolgere una mole
notevole di attività: culti,
scuola domenicale, studi biblici, corsi di formazione adulti, conferenze, dibattiti,
concerti, lavoro con gli immigrati, dialogo ecumenico (anche se, in quest’anno di Giubileo cattolico, diverse chiese
hanno rinunciato a partecipare alla Settimana di preghiera per l’unità), ecc. Certo
qua e là, come a Brescia o
nella comunità di lingua inglese di Torino, non sono
mancate situazioni di tensione e di divisione, talvolta dovute ai rapporti con i nuovi
membri di chiesa di provenienza extra europea. Questo
ripropone la questione su che
tipo di chiesa intendiamo essere nei confronti del vasto e
variegato mondo dell’immigrazione che ormai è un dato
incontrovertibile della realtà
globalizzata di cui facciamo
parte. Nègli ultimi anni, a Torino, Milano, Genova, ecc.
abbiamo assistito alla nascita
di diverse chiese «etniche»
che poi hanno chiesto di entrare a far parte deH’Unione
delle chiese valdesi e metodiste. Non sarebbe meglio, si
sono chiesti alcuni delegati,
privilegiare un modello più
integrato, almeno là dove la
lingua non rappresenta più
una barriera oggettiva?
D’altra parte, e questo è
stato uno dei momenti più
■ caldi» di tutto il dibattito,
esiste la situazione particolare del 9“ circuito, quello che
raccoglie le chiese di lingua
italiana in Svizzera e in Germania. La relazione della
Commisione d’esame si chiedeva se queste chiese hanno
ancora un futuro dato che
molti membri della seconda
generazione sono ormai integrati nelle chiese riformate
locali. Non è così, hanno fatto notare con fermezza i pastori e i delegati di quelle comunità: anche se sono lontane e si sentono spesso isolate, queste chiese non intendono recidere il legame spirituale e culturale che le unisce
alla Chiesa valdese. Del resto,
in quanto chiese di lingua
italiana, attirano ancora oggi,
come a Zurigo, vecchi o nuovi immigrati di origine cattolica i quali a volte chiedono
di essere ribattezzati. Che fare in questi casi? La domanda
ha suscitato un certo dibattito, visto che i nostri regolamenti non consentono di ripetere il battesimo. Il seggio,
presieduto dal pastore Giuseppe Platone, ha nominato
una commissione per approfondire la questione.
La Conferenza si è rallegrata del rilancio dei Centri Jacopo Lombardini di Cinisello
Balsamo e Luciano Menegon
di Tramonti, dopo alcuni anni
di incertezza. Ha preso atto
con soddisfazione dello sviluppo degli ospedali di Torino
e Genova e deH’attività del
Centro culturale e della Foresteria di Venezia, anch’essa in
fase di grande ristrutturazione. Ha chiesto maggiori informazioni sul progetto di ristrutturazione di un vecchio
immobile di Intra appartenente all’Opcemi che, in convenzione con gli enti locali,
dovrebbe diventare una casa
di accoglienza per immigrati.
L’impressione d’insieme è
che le chiese e le opere, consapevoli della difficile fase
politica e culturale che sta vivendo il paese in questo tempo di grande offensiva cattolica, cercano di resistere per
preservare la loro libertà di
testimonianza delTEvangelo,
quel «tesoro» di gran prezzo
che, come ha detto il pastore
Massimo Aquilante nel culto
finale, ha cambiato la loro vita e può cambiare quella di
molte altre persone se sapranno condividerlo.
Il documento del campo di Pasqua di Tramonti sui «Ministeri non pastorali»
L'importanza del riconoscere i doni gli uni degli altri
GIANANDREA NICOLAI
L> ASSENZA di forti temi
I trainanti nella Conferenza è il segno di una certa stasi
nella riflessione all’interno
delle nostre chiese che pare
abbiano interrotto la ricerca
di uno specifico della nostra
testimonianza. Da una parte
rimangono le preoccupazioni
per il costante, anche se lento, calo numerico dei membri di chiesa, mentre d’altro
canto la predicazione dei culti domenicali è sempre più
affidata a «non pastori».
Il Campo di Pasqua a Tramonti di Sopra è partito dai
modelli ecclesiologici presenti nel Nuovo Testamento
per giungere a elaborare un
documento conclusivo sui
«ministeri non pastorali», visti soprattutto con il quadro
di riferimento odierno e con
spunti stimolanti per la riflessione sul futuro prossimo
delle nostre comunità, specie
quelle medie-piccole. La Cd
ha dedicato alcune ore all’approfondimento del documento e ha concluso raccomandando alle chiese di rileggere i passi biblici di riferimento, dedicare alcuni studi
biblici proprio a una riflessione sull’insieme di ministeri
non pastorali e «vivere»
quanto risulterà dalla riflessione locale in ogni chiesa.
Alcuni spunti possono essere ricordati, ad esempio quello sul ministero della parola: è
stato messo in evidenza come
si possano osservare due caratteristiche diverse nella figura dell’evangelizzatore,
contrapposta a quella del
consolidatore. Un dono da recuperare è quello della riconciliazione, da portare nel
Veduta parziale dell’assemblea riunita nell’Aula sinodale
GLI INCARICHI
La Ced del II distretto è composta da Giovanni Carrari, presidente; Ruggero Marchetti, vicepresidente; Doriana Balducci,
segretaria; Franca Barlera, Raul Matta, Victoria Munsey e
Giovanna Vernarecci di Fossombrone, membri.
Cde per la prossima Conferenza: Letizia Tomassone, relatrice, Anita Braschi (supplenti Gilberto Bugni, Alga Barbacini).
Deputato al Sinodo: Gabriella Marangoni (supplente Giovanna Gandolfo).
Delegati metodisti all'Assemblea Fcei: Massimo Aquilante,
Giovanni Carrari, Bruno Giaccone, Paolo Bensi, Maria Grazia Sbaffi, Sandra Rizzi, Dina Cautela Broli (supplenti Giovanni Anziani, Richard Grocott, Anita Braschi, Fabrizio Calanchi).
Delegati valdesi all'Assembiea Fcei: Eugenio Bernardini, Arrigo Bonnes, Laura Leone, Gregorio Plescan, Letizia Tomassone, Anne Zeli, Paolo Fabbri, Gianandrea Nicolai,
Bruno Mathieu, Marie-France Maurin, Gioachino Pistone
(supplenti Gabriella Costabel, Andreas Kohn, Ruggero Marchetti, Maria Adelaide Rinaldi, Fanlo y Cortes, Antonietta Noto Gasparini, Adriano Bertolini, Giovanna Vernarecci di Fossombrone,
Cristina Ferrara.
La Conferenza del 2001 si terrà a Milano (chiesa metodista).
Predicatore d'ufficio: Anne Zeli (supplente Gregorio Plescan).
mondo proprio perché è il
meno praticato nella prassi
quotidiana. Riconoscere i doni gli uni degli altri è un momento di grande importanza
in tutte le comunità, tanto più
nel nostro contesto attuale,
nelle dimensioni non grandi
delle nostre chiese. Infine, il
ringraziare sempre gli altri deve divenire una norma nel
comportamento dei credenti,
quale segno di apprezzamento e desiderio di valorizzare
ogni contributo. Nel piccolo
anche l’organizzare studi biblici tenuti a rotazione da ciascun membro di chiesa può
essere l’inizio di un impegno
crescente nella comunità. Un
rischio potrebbe essere tuttavia di proseguire nelle discussioni tra i muri amici delle nostre chiese; occorre invece
spalancare le finestre, teologicamente ed ecclesiologicamente; per enfatizzare questo
rischio è stata ricordata una
frase piuttosto tagliente: «Gesù annunciava il regno di Dio,
poi è venuta la chiesa».
È stato ricordato come il
cristianesimo sia stato forte e
testimone vero quando le comunità erano piuttosto carismatiche, non ancora istituzionalizzate; e qui la figura
del pastore ha sempre avuto
una valenza forte: non solo
formatore, l’esperto, ma decisamente qualcosa di più.
Per contrastare la sclerosi
delle situazioni locali, può
divenire risolutivo portare
un cambiamento dall’esterno, con l’inserimento di nuove persone.
Anche i pastori hanno voluto esprimere una richiesta
alle comunità per essere sostenuti ad essere realmente i
pastori delle chiese e dell’intero territorio di competenza. Questa è stata la conclusione di un quadro non facile
della vita dei pastori che
hanno delineato un disagio
reale per talune difficoltà
economiche, per problemi
familiari, per moduli relazionali da perfezionare nella comunicazione interpersonale.
ILE PRINCIPALI DECISIONI
Predicazione
La Cd, consapevole del fatto che in alcuni circuiti e comunità la
continuità della celebrazione del culto si basa su un sottile equili
brio tra impegno e tenacia dei pastori/e, competenza dei predi
catori/trici iscritti al ruolo e disponibilità entusiasta di fratelli è
sorelle, ringrazia i pastori/e emeriti/e per la disponibilità, ringrazia i predicatori/trici iscritti a ruolo per la valida collaborazione
con pastori/e nella regolare celebrazione del culto, incoraggia
tutti coloro che si rendono disponibili a offrire il loro contributo
nella predicazione a frequentare i corsi organizzati dalla Cps e
iscriversi a ruolo, invita i Consigli di circuito a mantenere un saggio equilibrio tra competenza ed entusiasmo - anche organizzando corsi di aggiornamento - invita i circuiti e le comunità del
distretto a far sì che vengano usati criteri omogenei nell'affidamento delle predicazioni.
Chiesa di iingua ingiese di Torino
La Cd, consapevole della delicata situazione in cui la Chiesa di
lingua inglese di Torino si è trovata nell'anno appena trascorso
ringrazia il past. Leo Tautfest per essersi messo generosamente á
disposizione della Tavola valdese per questa comunità per più
mesi e tutte le persone che hanno collaborato alla soluzione dei
problemi; ringrazia il past. Lynn Vowell per essersi reso disponibile a curare la «English Speaking Church» nella prossima estate, incoraggia i fratelli e le sorelle della Esc nel loro impegno di riconciliazione e di evangelizzazione.
Olimpiadi 2006
La Cd, informata sull'esistenza e i progetti della Commissione
per le «Olimpiadi Invernali del 2006» nominata dalla Tavola valdese, si rallegra del fatto che questa importante scadenza sia stata tempestivamente sottoposta all'attenzione delle chiese; condivide l'opinione della Commissione secondo la quale le Olimpiadi
del 2006 costituiscono una grande occasione di rilancio della presenza evangelica in tutto il Piemonte e Valle d'Aosta, ma in mo:
do del tutto particolare nella provincia di Torino; raccomanda di
tenere presenti con particolare attenzione i programmi delle nostre opere culturali, socio-sanitarie e strutture ricettive; considera
come fatto di vitale importanza un rapporto organico e continuativo con le chiese evangeliche dei paesi di provenienza degli
atleti; raccomanda altresì alla Commissione di mantenere vivi i
contatti con le chiese battiste, e con altre chiese evangeliche,
della provincia di Torino; incoraggia cordialmente la Commissione a continuare m' cammino energicamente intrapreso; si augura che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia possa appoggiare questo progetto mediante l'attività e le iniziative del
Servizio Stampa Rai-tv (Nev, Culto radio. Protestantesimo), con
particolare riguardo a un eventuale culto in Eurovisione intorno
al 17 febbraio 2006.
Documento sull'evangelizzazione
La Cd prende atto del documento sull'evangelizzazione elaborata dal 5° circuito, lo considera un valido strumento di riflessione,
lo fa proprio e lo propone allo studio delle singole comunità.
San Marzano
La Cd, informata della positiva opera di accoglienza di migranti
svolta a San Marzano Olivete, ringrazia tutte le persone che si sono impegnate in essa e invita la Ced a visitare comunità e centro
per valutare problemi e prospettive'.
Centro evangelico «Jacopo Lombardini»
La Cd, informata della positiva opera di rilancio del Centro
evangelico «Jacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo ne approva
l'operato ravvisando alcuni elementi di novità nel panorama della
difficile testimonianza evangelica in Lombardia, ringrazia tutte le
persone che sono impegnate in esso e le incoraggia a proseguire
in questa direzione, invita la Ced a proseguire il suo impegno di
vigile accompagnamento del Centro.
Centro «Luciano Menegon»
La Cd, informata sulla positiva conclusione dei lavori di ristrutturazione nel centro «Luciano Menegon», ritiene che la Ced, in accordo con la Tavola, abbia ottemperato all'atto 20/Cdll/99 con
puntualità, discrezione e correttezza; ringrazia tutti coloro che,
nel passato e nel presente, hanno fatto sì che quest'opera avesse
la possibilità di un rilancio; incoraggia il Comitato a proseguire
nell'opera intrapresa e ne approva l'operato; invita il Comitato e
la Ced a proseguire nella ricerca di collaborazione tra le chiese
evangeliche del Triveneto; rinnova alla Ced l'invito a proseguirei!
suo impegno di vigile accompagnamento del Centro
Finanze
La Cd, udita la relazione sullo stato delle contribuzioni al 1° semestre 2000, prendendo atto del fatto che quasi nessuna chiesa
del distretto ha raggiunto l'obiettivo proposto, invita le chiese a
proseguire nell'attività di sensibilizzazione dei propri membri sul
significato teologico della contribuzione e a elaborare nuove strategie di finanziamento, tenendo anche presente la riflessione della Ced relativa al «Progetto presenza»
Progetto Intra
La Cd, dopo aver avuto informazione sull'iniziativa «Progetto
Intra» (la fondazione di una Casa di seconda accoglienza per immigrati) che vede coinvolti accanto alla chiesa metodista di Intra e
al Cp-Opeemi enti pubblici, fra cui il Comune; riconoscendo che allo stato attuale non è ancora possibile esprimere un giudizio in
merito e osservando che il circuito e il distretto non sono stati ancora sufficientemente coinvolti nell'iniziativa, invita la chiesa di Intra e il Cp-Opeemi a rendere maggiormente partecipi il circuito e ii
distretto deil'iniziativa medesima e dei suoi sviluppi.
Documento sui «ministeri non pastorali»
La Cd prende atto del documento finale del campo di Tramonti
di Sopra sui «Ministeri non pastorali», lo considera un valido strumento di riflessione, lo fa proprio e lo propone allo studio delle
singole comunità.
Chiese del 9° circuito
La Cd ribadisce il legame storico, culturale e affettivo che unisce
le chiese del 9° circuito alle altre chiese del II distretto, invita la
Ced e il Consiglio di circuito a elaborare iniziative che riescano,
con dedizione e immaginazione, a rinnovare questi legami.
Gay Pride
La Cd, di fronte al clamore destato dal Gay Pride, invita le chiese a farsi promotrici di una prospettiva laica della società italiana
che dia a ciascuno/a la possibilità di esprimersi senza essere schiacciato dalla morale cattolica, a essere testimoni nella loro vita concreta di quel corpo di Cristo di cui siamo parte: determinante non
è l'orientamento sessuale, né qualunque altra differenza umana,
ma la sola grazia di Dio che ci accoglie e suscita in noi la fede; ad
accogliere anche i/le credenti omosessuali come membri preziosi,
come tutti gli altri, della Chiesa di Gesù Cristo.
Classificazione delie chiese
La Cd, in merito alla classificazione delle chiese (atto 57/SÌ/99) ribadisce quanto già espresso con gli atti 11/Cdll/99 e 12/Cdll/99.
Conegliano
La Cd si rallegra dello sviluppo evangelistico nella zona di Conegliano e ringrazia la Tavola valdese per aver messo a disposizione i
candidati Elisabetta Ribet e Jean-Felix Kamba.
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Si è svolta a Ecumene la Conferenza del distretto dell'Italia centrale
Valorizzare le occasioni di incontro
Una delle funzioni principali dei circuiti è quella di migliorare la collaborazione e la
conoscenza tra le chiese locali. Si è discusso di evangelizzazione, giovani, «Gay Pride»
PETER CWCCIO
Sabato 17 e domenica 18
giugno, a Ecumene, si è
svolta l’annuale Conferenza
del III distretto valdese e metodista, che comprende i circuiti 10 (Toscana e La Spe2ia), 11 (Lazio con Villa San
Sebastiano e Umbria) e 12
(Molise, Abruzzo, Marche).
Sono stati trattati i consueti
argomenti: vita delle chiese,
operé, giovani, evangelizzazione e finanze.
Dopo la lettura delle relaàoni, si è discusso di vita delle chiese. La Commissione
esecutiva distrettuale (Ced)
ha fornito una serie di interessanti tabelle sull’andamento statistico delle chiese
del distretto nell’ultimo ventennio e un questionario per
avviare una discussione in
gruppi che si è svolta la sera
stessa. Si è parlato a lungo dei
cosiddetti organismi intermedi, tra cui i circuiti e i Consigli
di chiesa. C’è stato chi, provocatoriamente, ha chiesto a
che cosa servano i circuiti, visto che l’assegnazione delle
forze pastorali avviene a livello nazionale o distrettuale. È
stato risposto che i pastori e
le pastore vengono assegnati
dalla Tavola proprio al circuito con sede in una o più comunità locali e che dunque la
gestione del lavoro non è
«imposta dall’alto».
Si è notato un malessere
particolare nel 12° circuito
rispetto, a questo argomento, che non è corrisposto dagli altri due. Anzi l’ll° è riuscito a supplire la vacanza
pastorale di Colleferro e Ferentino, adempiendo al compito primario del circuito: as
Quì e nella foto in basso due momenti dei lavori a Ecumene
sicurare la predicazione delf’Evangelo nelle varie sedi.
D’altra parte si è ammesso
che la situazione di diaspora
in cui vivono le chiese fa in
modo che l’istituto circuitale
sia anomalo: in altri paesi il
circuito è cittadino o comunque non supera il raggio di
20-30 chilometri. Alla fine,
era palpabile una certa tensione sull’argomento. Forse
questo era dovuto alla passione, eccessiva con cui si è
intervenuto; forse, vi sono
delle situazioni che potrebbero essere vissute con maggior dialogo e proficua collaborazione tra le parti in causa che sono chiamate a questo lavoro e che sono ministeri della nostra chiesa.
Nel dibattito sull’evangelizzazione si è parlato dei vari
progetti in corso nel distretto
(Pescara e Rio Marina). Questi vanno avanti con difficoltà, ma con speranza di poter raccogliere qualche frutto
nel futuro prossimo. Sulla testimonianza, alcune chiese
aprono il tempio durante la
settimana, almeno un giorno,
anche non sempre è facile. È
stato fatto anche un appello
ad esprimersi sulla questione
del «Gay Pride» visto che gli
avvenimenti messi in discussione dal Vaticano e dal governo, nazionale e locale, si
terranno a Roma. La chiesa
di Roma piazza Cavour ospiterà un culto, promosso dalla
Refo (Rete evangelica fede e
omosessualità) come servizio
per i manifestanti che vogliano avere un momento di preghiera, visto che la manifestazione è mondiale e molti
potrebbero essere gli evangelici, e aprirà le porte della
chiesa durante la manifestazione, visto che altre chiese
quel giorno chiuderanno le
loro, esponendo lo striscione
«Chiunque invochi il nome
del Signore sarà salvato
(Gioele 3, 5)».
Domenica mattina si è iniziato con un culto preparato
dal coordinamento giovani
evangelici del Lazio (Co.gel),
con un’animazione biblica
sulla libertà donata da Dio
che fa cadere i muri generazionali. In seguito, il Co.gel
ha presentato il suo lavoro di
monitoraggio e di aggregazione giovanile nel Lazio. La
pastora Michelin Salomon ha
illustrato il progetto «Tabula
rasa» per la costituzione di
un centro giovanile interreligioso a Roma.
La Ced è stata riconfermata, a eccezione di Angelica
Perres, giunta alla fine del
settennato, che è stata sostituita dal fratello Zarotti di Firenze nel ruolo di tesoriere.
La Conferenza ha ringraziato
la sorella Perres per il servizio
che ha dato con dedizione.
La Conferenza è stata caratterizzata forse da un’eccessiva esposizione delle attività
locali delle chiese. A parte il
dibattito sui circuiti, la problematizzazione delle varie
questioni è un po’ mancata,
anche per il tempo evidentemente insufficiente. Forse si
potrebbe fare in modo che le
chiese comunicassero tra loro più spesso durante l’anno,
in tal modo ci sarebbe maggiore conoscenza delle varie
attività, ne verrebbero evidenziate alcune e i deputati e
le deputate potrebbero essere propositivi su determinate
questioni. Il lavoro statistico
fornito dalla Ced va sicuramente in questa direzione.
Come di consueto, si è parlato ma non si è discusso di
giovani, nonostante la presenza di progetti importanti e
dei loro promotori e promotrici. Vista l’impórtanza delle
Conferenze distrettuali, anche come luogo d’incontro,
bisognerebbe valorizzarle al
massimo. Non è facile, ma
siamo chiamati a farlo.
M La Conferenza è stata ricca di temi ma non ha avuto il tempo di approfondirli
Una bella esperienza ma anche un'occasione mancata
SIMONE CACCAMO
La Conferenza del 111 distretto, a Ecumene, si è
svolta in un giorno e mezzo
di discussioni e proposte, ordini del giorno e mozioni
d'ordine, votazioni, proteste,
votazioni. È stata la mia prima esperienza come deputato della chiesa di Roma piazza Cavour e ne sono rimasto
colpito. Molto si è parlato di
evangelizzazione, di testimonianza e di giovani. Quella
eoi giovani è stata la discussione tra le più preoccupate
della Conferenza: ai giovani
I SI imputa di non partecipare
elle attività delle singole comunità e di allontanarsi dalle
chiese. Si è anche proposto di
I distribuire le responsabilità
1 ^l'interno delle comunità
coinvolgendo più persone e
soprattutto i giovani. I giovani, categoria fluttuante e va8a, non si capisce bene chi
siano: chiassosi, rompiscatom, sempre a protestare, voShono cambiare il mondo...
questa classe di età è confula compongono sia i vencnni sia i trentenni, a volte
®nche gli adolescenti: i pro‘Cmi si diversificano e si
o^plicano notevolmente.
A ciascuno le sue beghe,
ntanto i giovani fanno attiuà e testimoniano la proPha fede con impeto e spessempre più spesso pur™Ppo, fuori delle rispettive
di origine. Le chiet P*nngono l’allontanamen1 j®’ pargoli: alla scuobj 9°^’iienicale erano un po’
in è vero, ma stavano
chiesa. Ma alla Conferendomenica mattina, i gio'^1 del Coordinamento del
Lazio (Co.gel) hanno offerto
un culto (grazie alla sensibilità della Ced che glielo ha
affidato) che riprendeva
quello offerto dal pastore
Massimo Aprile nella chiesa
di via Foria a Napoli in occasione dell’iniziativa del pulmino «Teshuvà» organizzato
dalla Federazione giovanile
(Fgei) che si è svolta nella
settimana di Pasqua. L’esperienza è stata coinvolgente e
ha permesso a tutti i partecipanti di riconoscersi in questo modo di lodare e pregare
il Signore, tanto che molti
hanno sentito il bisogno di
riflettere e scambiare sensazioni sul culto ma non è stato possibile farlo, il tempo
stringeva molti dovevano
partire prima di pranzo o subito dopo, bisognava votare,
giustamente.
Si è anche ricordata la vitalità degli evangelici immigrati, ma gli esempi riportati di
fraternità delle nostre comunità si limitano, nella maggior parte dei casi, al prestito
dei locali delle chiese così da
garantire lo svolgimento delle «loro» attività cultuali e
della «loro» vita comunitaria.
Poche le esperienze di attività comuni, pochi i tentativi
di cercare un avvicinamento,
di condividere momenti importanti per le singole comunità che dividono lo stesso
luogo di culto e di socializzazione. L’assemblea riconosce
che le comunità di immigrati
possono arricchire la vita delle nostre chiese che si affannano a dare speranza e forza
di testimoniare il Vangelo di
Gesù Cristo. Quante responsabilità sono condivise con
queste comunità di fratelli
immigrati? Quanti incarichi
di chiesa si condividono?
Quanti deputati comuni le
nostre chiese eleggono insieme a quelle degli immigrati?
Per quanto ancora le comunità che divìdono gli stessi
luoghi di testimonianza comunitaria dovranno percepirsi come gruppi esclusivi
noi e/o loro? Quale ricchezza
ci si aspetta, dunque, dai fratelli immigrati? Sono stati
questi i punti sollevati, sui
quali la maggior parte dei
componenti l’assemblea voleva discutere e confrontarsi
ma non è stato possibile, il
tempo stringeva molti dovevano partire bisognava votare, giustamente.
Quello che mi ha veramente sconcertato è stato un intervento in particolare, fatto
la mattina del secondo giorno, che ha ricordato il caso
del pastore incaricato a Firenze che si è dimesso dal
corpo pastorale. Di questo
non mi ha colpito solo la tristezza del fatto, ma anche che
non sia un caso isolato. La difficoltà tra pastori e comunità
non riguarda solo la comunicazione, ma investe anche il
problema della fiducia reciproca: fidarsi che la comunità
o il pastore sia in grado di
comprendere e rispondere ai
propri bisogni è sempre più
difficile. Per la gran parte
dell’assemblea questa rappresenta una delle questioni capitali che andrà prima o poi
affrontata: la stessa possibilità di testimoniare e proclamare la parola del Signore è
messa in questione. La volontà, il desiderio e soprattutto l’urgenza di parlarne è for
te e il disagio palpabile, alcuni protestano, momenti di
confusione...: non è stato
possibile, il tempo stringeva
molti dovevano partire, bisognava votare, giustamente.
Molti gli argomenti toccati,
alcuni riguardanti la struttura
della chiesa, la sua migliore
funzionalità e organizzazione, altri investivano più il
senso stesso della comunità
cristiana. Tutti concordi che
bisogna discutere di più gli
argomenti che bruciano dentro, che rischiano di consumare la stessa chiamata a
predicare e a testimoniare il
vangelo. La domenica mattina si sono concentrate le occasioni mancate per riflettere
e ragionare insieme sui fondamenti: se c’è il bisogno di
discutere alcuni argomenti
perché si riconoscono vitali
per la stessa esistenza della
chiesa, ma non si riesce a trovare il modo e il tempo per
farlo, allora qualcosa che non
va ci deve essere. Le responsabilità del disagio e delle difficoltà nella chiesa non possono essere ricercare solo
nella struttura o nell’organizzazione più o meno funzionale. La maggior parte dei
convenuti mi è sembrato che
abbia avvertito il disagio rispetto a certe formalità presenti nella chiesa. Chiaramente, mi sembra, è stato
espresso il desiderio di dialogare apertamente sui fondamenti della convivenza nella
chiesa: ripensarli non per distruggere, ma per rinnovare il
patto tra tutti coloro che vivono nella chiesa per testimoniare che Dio, rivelato in
Gesù Cristo, vive la quotidianità delle nostre comunità.
LE PRINCIPALI DECISIONI
Funzioni dei circuiti
La Cd, vista la discussione sull'importanza e il valore dei circuiti,
sottolinea che, tenuto anche conto del Regolamento (A 5 3, art.
1), essi sono organismi di cui deve essere esaltata la funzione di
cerniera tra le varie chiese di un dato territorio e di coordinamento e sviluppo delle attività ecclesiastiche. Tra le funzioni dei circuiti è prevista anche la possibilità di aiuto spirituale sia per il corpo
pastorale che per le comunità. La Cd invita pertanto le chiese a
collaborare per la realizzazione dei compiti circuitali, condividendo con il proprio circuito le esperienze locali.
Classificazione delle chiese
La Cd del III distretto, discussa la proposta della C.R. in merito
alla classificazione delle chiese locali, recepisce come alternativa la
richiesta che viene dalle chiese del 12° circuito che, piuttosto che
abbassare il numero minimo dei membri di chiese, propone degli
accorpamenti tra chiese o gruppi più vicini sia in fase di decrescita,
sia in fase di crescita. Ritiene che tale soluzione sia più consona alla nostra realtà.
Prende atto che la Tavola valdese ha ricostituito la chiesa plurisede di Pescara-Palombaro e Fermo-Porto San Giorgio e raccomanda alla Ced di definirne la circoscrizione territoriale. Raccomanda
altresì alla Ced di studiare la realizzazione di altre «chiese di zona» per i gruppi valdesi, che ne facciano richiesta, quando ci siano
i seguenti requisiti:
a) una cura pastorale comune,
b) vicinanza geografica,
c) consuetudine ad attività comuni,
valutando, ove possibile, l'opportunità di collaborare con chiese
battiste vicine.
Essere chiesa insieme
La Cd è grata al Signore per la partecipazione alla vita delle nostre chiese di sorelle e fratelli di ogni parte del mondo. La pietà
evangelica proposta e vissuta da queste sorelle e fratelli è di stimolo al comune impegno di evangelizzazione al servizio del prossimo nella complessità del tempo presente. Si rallegra pertanto
dell'iniziativa del 10° circuito relativa all'incontro del 7 ottobre
2000 a Pisa per essere «Chiesa insieme» e invita gli altri circuiti ad
adottare analoghe iniziative fraterne.
Evangelizzazione
La Cd afferma che i'evangelizzazione è compito primario per
ogni comunità di credenti. Ribadisce che l'evangelizzazione deve
essere calata nel singolo contesto culturale e sociale del territorio.
Sottolinea che il suo contenuto è la Rivelazione di Dio in Cristo
Gesù, la quale non esclude la cultura ma la include. Esorta ogni
comunità locale ad attrezzarsi, nei modi più congeniali, a rispondere alle esigenze di spiritualità deil'ambiente circostante, rendendo espiicito il proprio modo di vivere l'evangelo. Incarica la
Ced di monitorare le varie attività evangelistiche svolte e sviluppate dalle chiese del distretto e di darne relazione alla prossima Cd.
Omosessuali e «World Pride 2000»
La Cd, nel cui territorio si svolgerà la manifestazione per i diritti
delle persone omosessuali «World Pride 2000», esprime la propria
solidarietà ai/alle promotori/trici e ai/lle partecipanti all'iniziativa,
oggetto di una campagna che intende negare la libertà dell'individuo, fondamentale espressione delle libertà di tutti/e.
Ritiene che il sostegno alle minoranze, anche in quest'ambito,
sia un'importante occasione di testimonianza evangelica.
Sostiene l'iniziativa della Chiesa valdese di Roma piazza Cavour,
già appoggiata dal Consiglio della chiesa di Roma di via XX Settembre, di aprire le porte del tempio, laddove altre porte sono
state preventivamente chiuse, e di ospitare un culto, il 2 luglio
p.v., promosso e organizzato dalla Refo (Rete evangelica fede e
omosessualità).
Chiesa metodista di Firenze
La Cd, informata del conflitto sorto tra il pastore Peter Ciavarella
e la Chiesa metodista di Firenze, che ha portato alla dolorosa decisione dello stesso Ciavarella di dimettersi dal corpo pastorale, esorta la Chiesa metodista di Firenze a riprendere con fiducia e serenità
la sua attività di testimonianza nella città. Saluta il pastore Ciavarella, prendendo atto con rammarico delle sue dimissioni e chiede al
Signore di accompagnalo nella via che vorrà intraprendere.
GLI INCARICHI
La Ced del III distretto è stata eletta nelle persone di: Gianna
Sciclone, presidente; Antonio Feltrin, vicepresidente; Marco
Scuderi, segretario; Rossella Luci, Luigi Zarotti, membri.
La Commissione d'esame per la prossima Conferenza distrettuale è stata eletta nelle persone di: Laura Vezzosi, relatrice; Gabriella Rustici, Gianni Sagripanti, membri (supplenti Franco
Magni, Lidia Ribet Noffke, Franco Monaco).
Deputata della Conferenza al Sinodo è stata eletta Greetje
Van Der Veer (supplente Simone Caccamo).
La componente valdese per l'Assemblea Fcei è stata eletta nelle
persone di: Lidia Ribet Noffke, Eugenio Stretti, Maja Koenig,
Massimiliano Pagliai, Antonella Sciumbata, Leonardo Casorio (supplenti Massimo Marottoli, Salvatore Caccamo, Gianni Sagripanti, Maurizio Pazzaglia, Marina Manfrotto, Francesco Curto,
Marco Gisola).
La componente metodista per l'Assemblea Fcei è stata eletta
nelle persone di: Peter Giaccio, Antonio Feltrin, Raffaele Fiorio, Aldo Visco Gilardi, Margherita Van Der Veer (supplenti
Marily Manfrini, Laura Vezzosi, Pietro Pasquino).
Affidata alla Ced la scelta del luogo ove tenere la Conferenze
del 2001, è stato designato predicatore d'ufficio il past. Massimo
Marottoli (supplente past. Sabine Vosteen).
8
PAG. 8 RIFORMA
Conferenza IV Distretto
VENERDÌ 30
VENER
Si è svolta a Napoli Portici la Conferenza del distretto dell'Italia meridionale
«Amatevi gli uni gli altri»
In molte situazioni quest'anno si è vissuta una tensione crescente tra chiese e opere, tra base
e vertice. Bisogna migliorare la comunicazione e la capacità di ascolto. Gli altri temi discussi
ELISABETTA WÜRZBURGER
Napoli ha accolto gii oltre 60 tra delegati e ospiti della conferenza del IV distretto che si è tenuta a Casa
materna di Portici. Il testo
della predicazione (Genesi
18, 16-33) che ha aperto i lavori ci ha dato una chiara indicazione sul percorso da seguire: Abramo intercede per
gli uomini giusti, il problema
oggi non è solo essere tra i
giusti, ma anche dalla parte
di chi riesce a individuarli.
Dopo la lettura delle relazioni della Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e
della Commissione d’esame
(Cde) è iniziato il dibattito sul
primo tema proposto: vita
delle chiese e conflittualità. Il
tema nasce da un quadro
molto preoccupante sullo
stato di salute delle comunità
e delle opere: nei piccoli centri la popolazione è vecchia, i
giovani sono emigrati, la
chiesa si riduce e smette di
attirare; i giovani non trovano motivazioni, nelle grandi
città le distanze, il traffico e la
dispersione logistica rischiano di disgregare il tessuto comunitario; nascono conflitti
tra chiesa e opera e tensioni
tra base e vertice.
Tra i principali sintomi del
disagio vi sono i problemi finanziari, la nostalgia dei vecchi tempi, la perdita di coscienza dello spirito evangelico, dell’essere chiesa insieme.
Qualcuno ha detto che la
conflittualità, l’isolamento e
talvolta l’assolutezza delle
Il pastore Giuseppe Ficara
posizioni sono il prodotto di
un eccesso di amore verso la
chiesa locale. La chiesa deve
porre di nuovo Cristo al centro invitando i suoi membri a
mettersi continuamente in
discussione. La chiesa deve
tornare a essere luogo di liberazione, spogliandosi di ogni
conformismo. Per realizzare
anche degli obiettivi minimi
occorre creare punti di maggiore contatto tra chiese e
opere, con un collegamento
tra distretto e circuito, tra comitati e organismi ecclesiastici. La proposta della Cde parte da Giovanni 15, 13-16 che
fa leva sul concetto di amicizia, sul comandamento dell’amore. L’amicizia evidenzia
il carattere di reciprocità e di
libertà dei credenti. Dobbiamo ritrovarci legati dal vincolo d’amore e collegati dalla
capacità di ascolto.
Altro nodo da sciogliere,
dopo quello dei conflitti, è il
rapporto tra efficienza e solidarietà nel lavoro diaconale. I
nostri Centri svolgono la loro
funzione sociale e di testimonianza evangelica sul territorio, alcuni di essi con più difficoltà di altri per le diverse
situazioni di efficienza. Probabilmente il passaggio da
una conduzione familiare a
una gestione professionale
contribuisce a creare una tensione che talvolta si traduce
in frustrante passività, talaltra
in impulso positivo. A prima
vista l’efficienza è il fattore
pratico e la solidarietà è il
momento evangelico ma, a
giudizio di molti, la coniugazione dei due elementi può
produrre ottimi risultati. Tra i
requisiti fondamentali un comitato affiatato, un direttore
esperto, un esame accurato
dei problemi del territorio o
quant’altro necessario perché
tutto funzioni alla perfezione
e perché anche il seme delTEvangelo possa attecchire.
Il tema della classificazione
delle chiese ha offerto interessanti spunti per un vivace
dibattito tra coloro che hanno
proposto di utilizzare i consueti parametri numerici (oggettivi) e coloro che si sono
mostrati più propensi a una
valutazione delle potenzialità, il numero dei simpatizzanti e il lavoro svolto, per
definire una chiesa come costituita, in formazione o decaduta. Quest’ultimo criterio
è ovviamente più soggetto a
oscillazioni e interpretazioni
personali. Ma è possibile
creare un equilibrio tra i due
valori, numero e qualità, dopo aver accuratamente analizzato le cause della crisi. Tra
gli atti di questa assise, Tapprovazione dello statuto dei
Gemi (modificato dalla Conferenza con votazione articolo per articolo), la presa d’atto
del rinnovo della convenzione tra la Chiesa cristiana del
Vomero (Napoli) e la Tavola
valdese sulla scorta della modifica degli articoli riguardanti le contribuzioni alla Cassa
culto e la manutenzione degli
stabili, le elezioni dei membri
dei comitati di gestione delle
opere, della Ced, della Cde,
dei delegati all’assemblea
Fcei, dei delegati al Sinodo.
La sede della Conferenza distrettuale del 2001 sarà il
Centro evangelico di Bethel.
Il moderatore, Gianni Rostan, ha partecipato al lavori
della Conferenza offrendo un
valido e competente contributo al già ricco dibattito,
condito dal sale della sapienza degli anziani e dal pepe
dell’arguzia dei giovani. Ma a
mettere tutti d’accordo è stata la calorosa accoglienza,
evangelica ed efficiente a un
tempo, di Casa materna che
ha brOlato in tutte le fasi del
l’organizzazione. Il culto di
Santa Cena nella Chiesa riformata di Portici con una
predicazione sul Salmo 46:
«Dio è per noi sicuro rifugio»,
che si è tenuto la domenica
mattina, ha riportato noi tutti
nella giusta dimensione dello
spirito evangelico che ci anima nelTadempimento dell’
opera del Signore.
Su questo tema ha avuto luogo una discussione appassionata e di largo respiro
Perché cresce la conflittualità nella vita delle chiese?
DAVIDE OLLEARO
T E persone non sanno
«Ijt ■
ipiù che cosa sia una
chiesa protestante, quali siano i diritti e i doveri di un
membro di una chiesa protestante». La relazione della
Commissione esecutiva alla
Conferenza del IV distretto
usa queste allarmanti parole
per descrivere la situazione
delle chiese valdesi e metodiste nell’Italia meridionale;
indubbiamente, proseguendo la lettura della relazione,
appare una situazione molto
peculiare, quasi a macchia di
leopardo: nel distretto convivono così chiese in cui i
rapporti fra i membri sono
problematici e altre che riescono a vivere la loro testimonianza cristiana in modo sereno e propositivo. Su
questo argomento ha avuto
luogo una discussione di
ampio respiro, alla quale
hanno portato contribuito
molti fratelli e sorelle, provenienti da molte chiese del
territorio: un segno positivo,
che indica che l’attenzione e
l’interesse di tutti non si fermano alla comunità locale,
ma abbracciano l’intera
chiesa e dove il singolo gruppo sta male, è l’intera chiesa
di Gesù Cristo a soffrirne.
La necessità di un punto
fermo di riferimento delle
chiese è stata uno fra gli argomenti che con maggior frequenza è stato presente durante la discussione. Ci piace,
infatti, ricordare la democrazia delle nostre chiese, lottiamo con forza perché il dialogo possa procedere oltre ogni
ostacolo, vorremmo che nessuno si sentisse escluso o anche solo sminuito nelle nostre comunità; insistiamo così tanto su questi argomenti
che rischiamo di dare loro un
valore assoluto, dimenticando che essi hanno un senso,
in una chiesa cristiana, solo
quando sono cristologicamente fondati. È normale e
giusto che le nostre chiese si
diano delle strutture democratiche, perché sono quelle
che permettono la maggior
partecipazione da parte di
tutti assieme alla massima
condivisione della responsabilità, ma la chiesa deve imparare a comprendere se
stessa come una «Cristocrazia
fraterna»; così in essa i cristiani e le cristiane potranno essere veramente liberi per potersi liberamente servire, affrancati dalla tentazione della
sopraffazione reciproca. In tal
senso leggiamo il testo di Giovanni che la commissione
d’esame utilizza per introdurre questo argomento (Giov.
15, 13-16): noi possiamo dirci
amici gli uni degli altri non
perché siamo capaci con le
nostre forze a tessere un rapporto fraterno e disinteressato, ma unicamente perché
Cristo ci ha chiamati ad essere in primo luogo amici suoi.
Un altro problema che è
considerato molto attuale
nelle nostre chiese è quello
del rapporto fra i ministeri,
rapporto che in taluni casi
scivola in conflitto. Eppure la
chiesa non dovrebbe comprendersi in altro modo che
come il luogo della «responsabilità diffusa»: ogni uomo e
ogni donna hanno il loro ruolo, il loro ministero e contemporaneamente ogni uomo e
ogni donna hanno la loro responsabilità. Talvolta però il
rapporto fra questi due poli si
spezza oppure viene privilegiato solamente uno di questi
due aspetti della vita cristiana: il ministero del mio prossimo viene svuotato da qualunque responsabilità, oppu
re la mia responsabilità non è
più vista come un ministero,
come un servizio, ma come
un privilegio. E quando ciò
accade, allora squalifico il
mio prossimo come «inferiore», come persona indegna di
mantenere un rapporto fraterno con me; allora continuo
ad amare, ma non amo più il
mio prossimo: amo la mia
chiesa, perché finalmente è
simile a me, è costituita da
quelli come me, ha come unici ministri quelli uguali a me.
La chiesa che corre maggiormente questi rischi è la
chiesa chiusa in se stessa, la
chiesa che si accontenta di se
stessa, la chiesa soddisfatta
della posizione che ha già ottenuto nella società. Allora
anche da questa Conferenza
distrettuale viene un forte invito affinché le chiese siano
chiese di testimonianza. Nella testimonianza, infatti, c’è
sempre autocritica, perché
per parlare al suo prossimo il
credente deve conoscere con
precisione chi è e da dove
proviene la propria fede; per
essere credibile, deve onestamente riconoscere la propria
continua infedeltà al suo
Maestro e deve nuovamente
imparare ogni giorno qual è il
mandato che il suo Signore
gli ha affidato.
Proprio per questo motivo
la Conferenza ha insistito
molto anche sul problema
della formazione continua
dei membri di chiesa: aggiornare continuamente la propria preparazione dovrebbe
diventare una necessità avvertita da ogni cristiano e
ogni cristiana, qualunque sia
il loro ruolo aU’interno della
chiesa, per poter essere contemporaneamente testimoni
fedeli di Cristo nel mondo e
membri consci di svolgere un
ministero nella propria chiesa, un ministero che procede
coralmente assieme a tanti
altri uomini e donne: quegli
amici e quelle amiche che il
Signore ha chiamato.
GLI INCARICHI
La Ced del IV distretto è stata eletta nelle persone di: Giuseppe Ficara (presidente); Mirella Scorsonelli (vicepresidente); Luca Anziani (segretario); Maria Teresa Fiorio, Gianna Mazzarella, membri.
La Commissione d'esame per la prossima Conferenza è stata
eletta nelle persone di Lorenzo Scornaienchi e Patrizia Pasca
lis (supplenti Clara Ranchetti, Maria R. Ricci).
Deputata al Sinodo è stata eletta Mirella Scorsonelli (supplente Francesco Viapiana).
Deputati valdesi all'Assemblea Fcei sono stati eletti i pastori Luca Baratto, Giuseppe Ficara, Dino Magri (supplenti Lorenzo
Scornaienchi, Davide Oliearo, Patrizia Pascalis, Daniela Santoro); e
i fratelli Attilio Scali, Caterina Dupré, Francesco Viapiana
(supplenti Giuseppe Scuderi, Elisabetta Würzburger Pagano, Rosanna Ciappa).
Deputati metodisti all'Assemblea Fcei sono stati eletti i pastori
Francesco Carri, Luca Anziani (supplente Antonio Squitieri) e i
fratelli Salvatore Cortini, Maria Teresa Fiorio (supplenti Mirella Scorsonelli, Alessandra Trotta).
La Conferenza distrettuale dell'anno 2001 si svolgerà al Centro
evangelico di Bethel. Predicatore d'ufficio (qualora non si debbano tenere sermoni di prova) è stato designato il past. Sergio
Manna (supplente Ulrich Eckert).
LE PRINCIPALI DECISIONI
Formazione quadri ecclesiastici
La Cd, ascoltata la proposta della Ced di un Seminario per
formazione dei quadri ecclesiastici, ritenendo che essa rispondo
quanto richiesto dall'atto n. 25/CdlV/99 e valutando appropriât *
collegati alle esigenze reali del nostro distretto i temi di forma '
Zio
ne proposti, incarica la Ced di dare attuazione a tale Seminar'
tenendo conto anche delle indicazioni emerse nella discussion**'
nei tempi organizzativi più brevi.
Associazione «31 ottobre»
La Cd, ascoltata la presentazione dell'Associazione «31 ottobr
per una scuola laica e pluralista», recentemente costituita!'
nell'ambito della Fcei, e promossa dagli evangelici italiani, cond'
videndone gli scopi e gli obiettivi statutari, la sostiene e la segnai'
a quanti, singoli e chiese, e in particolar modo studenti, genitori
insegnanti e operatori scolastici, hanno a cuore l'impegno di vini
lanza sul rispetto della libertà religiosa nella scuola e sono intere!
sati ad approfondire il tema della laicità come espressione cultura
le pregnante del protestantesimo italiano.
Amministrazione Ce.Mi.
La Cd prende atto della fine dell'amministrazione straordinaria
del Ce.Mi. di Palermo, dichiarata dal Cp-Opcemi, e se ne rallegra !
invita la Ced a nominare il Comitato non appena pervenuta la de
signazione degli organi competenti.
Attività del Ce.Mi.
La Cd, ascoltata la relazione del Ce.Mi, la approva e ringrazia
quanti hanno profuso tempo ed energia per superare le disfunzio.
ni dell'opera riscontrate in passato.
Amministrazione dell'Odm di Scicli
La Cd si rallegra della fine della gestione straordinaria e del ritorno alla gestione ordinaria dell'Odm di Scicli e, ascoltata la relazione del Comitato di gestione, ne approva l'operato.
Chiesa del Vomero (Napoli)
La Cd, informata della richiesta rivolta dalla Chiesa cristiana del
Vomero alla Tavola valdese, di revisione della convenzione stipulata con la Tavola stessa nel 1956 e già rivista con un accordo aggiuntivo nel 1967, per quel che riguarda gli articoli relativi alle
contribuzioni alla cassa culto e la manutenzione dei locali, non più
rispondenti all'attuale situazione della chiesa, ne prende atto.
Classificazione delle chiese
La Cd, esaminata la richiesta di parere in ordine alla classificazione delle chiese locali valdesi (atti 57/SI/99; 11/Cdll/99), vistoli
parere espresso dalla Commissione discipline, esprime l'opinione'
che qualsiasi modifica alle norme che prevedono un numero minimo di membri comunicanti debba rimanere basata su criteri
oggettivi.
Guardia Piemontese
La Cd, ribadita l'importanza storica di Guardia Piemontese perii
protestantesimo italiano e in particolare per le chiese del Sud, dà
mandato alla Ced di nominare una commissione che si riuniscaesi
attivi al più presto per dare seguito a quanto già stabilito dall'atto
34/CdlV/99 e riferire in merito alla prossima Cd.
Finanze Ced
La Cd, rallegrandosi per la buona gestione delle casse della Ced
e della Conferenza, che ha portato a consistenti rimanenze attive,
decide:
- di utilizzare tali somme a) per il finanziamento del progetto
di formazione quadri ecclesiastici approvato da questa Conferenza; b) per il sostegno di quelle opere del distretto che la Cedvalu-j
terà opportuno aiutare; j
- di stabilire per il futuro le percentuali di contribuzione delle
singole chiese alle casse Ced in base a un'analisi del consuntivo
che permetta di formulare un preventivo rispondente alle reali
esigenze delle casse.
Opere di Pachino e Cerignola
La Cd, ascoltate le notizie ricevute dalle opere «Il Redentore»di
Pachino, l'Asilo infantile di Cerignola, ne prende atto e incoraggia
i suddetti enti a proseguire nella ricerca di un loro inserimento nel
distretto, incarica la Ced di seguitare a sostenerne il lavoro.
Centro sociale di Orsara di Puglia
La Cd, informata del progetto del Centro evangelico sociale di
Orsara, si rallegra della nascita di una nuova iniziativa nei distretto e incarica la Ced di seguirne e sostenerne lo sviluppo, rafforzando i legami dell'opera nascente con il distretto anche attraverso un'adeguata informazione e sensibilizzazione delle chiese.
Conflittualità e vita delle chiese
La Cd, richiamato il contenuto delle relazioni della Ced e della
Cde sul punto della vita deila chiesa rileva, preliminarmente, che
situazioni di conflittualità, che ivi vengono individuate costituiscono, nel panorama generale isolate, seppur preoccupanti realtà. La
Cd reputa che nell'ambito delle comunità il confronto dialettico
sia espressione normale della vitalità delle chiese evangeliche se
questo confronto si esplica sul piano del riconoscimento dell'altro/a, della crescita e del cammino comune, essendo la chiesa H
luogo dove le sorelle e i fratelli insieme accolgono e fanno propria
la parola liberante dell'Evangelo nella diversità dei doni e dei rrri'
nisteri; in questo caso la chiesa vive del reciproco servizio.
Dove alcune persone non si ascoltano reciprocamente e attribuiscono valore assoluto alle proprie posizioni, svalutando completamente le capacità e gli strumenti interpretativi dell'altro/a, 1
confronto si trasforma in conflitto e si creano i presupposti pc'
una rottura del tessuto comunitario.
La Cd reputa che tali situazioni di conflitto siano spesso conseguenza della chiusura delle comunità in se stesse, della scarsa capacità di progettarsi in relazione all'evangelizzazione e della
tiva spinta a una collaborazione reciproca delle chiese. Invita, pet
tanto, le chiese a ripensare costantemente la propria vocazionee'
propri ministeri, proprio in vista dell'incontro tra comunità 6
dell'apertura verso la società.
La Cd riconosce altresi che una funzione rilevante possa e debba essere assunta dagli organismi intermedi (Consigli di circuito®
Ced) nel cui ruolo istituzionale deve essere compresa una funziO'
ne di intervento nella vita delle comunità, laddove ciò sia reso ne
cessario al fine di ricostituire, con la ripresa di un corretto dialogO'
una piena fraternità.
La Cd ritiene, ancora, che il crescere della comunione, uni«'
mente alla scoperta di nuovi doni, possa e debba trarre alimento
dalla consapevolezza dei nostri membri di chiesa di non aver®
esaurito il personale percorso formativo nel quadro dei momen®
a ciò specificatamente deputati (catechismo, -studio biblico, ecò
Occorre, pertanto, avviare processi di formazione permanente,
quali non deve ritenersi estraneo l'approfondimento del rappor*®
singolo-comunità, cosi come quello della cooperazione dei divet®
ministeri nella comune testimonianza.
Sembra, infine, alla Cd che la crescita del corpo pastorale e
sua capacità di affrontare le molteplici e complesse funzioni de
ministero possa essere favorita da momenti di confronto, di rifle*
sione comune, di scambio di esperienze e mutuo sostegno. Consi
gli di circuito e Ced sono quindi chiamati a cooperare per promu®
vere, con periodicità adeguata, i relativi incontri.
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Il Comune di Torino ha deciso di apporre una targa nella centrale piazza Castello
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In memoria di Goffredo Varaglia
In quella piazza il pastore valdese fu arso sul rogo nel 1558. La decisione del Comune è
un ulteriore passo verso la ricostruzione della memoria valdese nel capoluogo subalpino
GIUSEPPE PIATONE
IL giorno dell’Ascensione
del 1950 - ricordano le cronache del Piccolo Messaggero,
¡1 bollettino della Chiesa valdese di Torino - oltre 200
persone si incontrarono in
piazza Castello per deporre
una corona avvolta da un nastro sul quale era scritto; «Qui
Gioffredo Varaglia salì sul rogo per la libertà religiosa». La
manifestazione fu organizzata dall’Unione dei giovani
(solo maschi), intitolata proprio a Varaglia, che era sorta
poco più di un decennio prima e cjre fu molto attiva
nell’ambito della attività culturali della chiesa torinese.
Ma intanto Giaffredo o Gioffredo? Bisognerebbe dire
Goffredo: l’antico nome derivante dal francese Jaufré va
reso oggi con il più comprensibile Goffredo.
I fatti sono noti: il 29 marzo
del 1558, di fronte a una folla
di 10.000 persone, venne arso
sul rogo il pastore valdese di
San Giovanni di Luserna,
Goffredo Varaglia di Busca
(Cuneo). Tra le fonti storiche
importanti che ci parlano di
questo coraggioso predicatore delTEvangelo c’è una lettera di un testimone oculare, il
medico di Busca Girolamo
Alosiano: «...dietro insistenza
del pontefice romano presso
il re di Francia, venne condannato dal Senato di Torino
a essere impiccato e arso; con
tanta costanza, volto ilare e
parole di conforto, marciò dal
carcere al rogo (...) e quando
salì il palco in presenza di
diecimila persone, espose la
causa della sua morte, confessò la sua fede e giustificazione e affermò la sua speranza di vita eterna per Gesù Cristo» (S. Caponetto, La
Riforma protestante nell’Italia
del Cinquecento, Claudiana, Il
ed. 1997, pag. 160).
Altre informazioni di prima
mano sul Varaglia sono anche
rintracciabili nella Historia
delle grandi e crudeli persecutioni (1559) di Scipione Lentolo edita da leofilo Gay nel
1906. Il Gay passò giornate
intere di dieci ore Tuna, con il
figlio Lino, studente in medicina, a ricopiare nelle biblioteca di Berna il manoscritto
che i familiari del Lentolo vi
depositarono nel 1600. Ma su
Varaglia non ci sono solo fonti protestanti, ne parlano anche 1 gesuiti. Per la Chiesa
Un ritratto di Goffredo Varaglia
valdese di Torino il ricordo
del rogo di piazza Castello è
sempre stato un vivo riferimento. Lo testimoniano anche, negli ultimi cinquant’anni, i tanti articoli e conferenze
dedicate alla figura dell’ex
francescano di Busca.
Ebbene, in questi giorni è
giunta ufficialmente la notizia che il Comune di Torino
ha deliberato di ricordare Varaglia con una lapide da apporre proprio sulla stessa
piazza dove avvenne il rogo.
Nel luglio del 1996 chi scrive
queste note, insieme aU’allora direttore della Claudiana,
Carlo Papini, partecipò in
municipio a un incontro con
Tallora presidente del Consiglio Comunale di Torino, Domenico Carpanini, per presentargli una triplice richiesta: apporre una lapide in
piazza Castello per ricordare
Varaglia; intitolare una via alla strage ordinata da Madama Cristina nel 1655, quella
delle cosiddette Pasque Piemontesi; e, infine, apporre
un’altra lapide all’ingresso
esterno del Mastio della Cittadella per ricordare gli otto
pastori valdesi con le loro famiglie e i circa 120 valdesi ivi
imprigionati per circa due
anni dopo l’esilio forzato dalle Valli (oggi si chiamerebbe
«pulizia etnica») del 1686.
In queste nostre richieste,
senza previa concertazione,
abbiamo trovato un tenace
alleato torinese: Ermanno Aimone, cultore di storia valdese e storia locale che ha
scritto più volte alle autorità
cittadine affinché, per quel
che riguarda i valdesi, «la
memoria storica cittadina riconosca apertamente antichi
e recenti errori». Nel frattem
po i consiglieri di Rifondazione comunista rivolsero un
interpellanza (gennaio 1998)
affinché fosse apposta «una
targa nella ristrutturanda
piazza Castello a ricordo del
pastore Varaglia laddove veniva portato al rogo il 29
marzo 1558».
Nel febbraio del 1998 Domenico Carpanini, nel frattempo diventato vicesindaco,
informa il Concistoro valdese
che la Commissione per la
toponomastica ha deciso
l’apposizione di una lapide
sul Mastio della Cittadella a
ricordo dei pastori e valligiani valdesi che vi furono imprigionati nel 1686-1687 (decisione che ancora non si è
concretizzata). «Inoltre - scriveva Carpanini - la stessa
Commissione ha deciso Tintitolazione di una strada torinese alle “Pasque Piemontesi’’». Questa via è stata inaugurata il 9 giugno del 1999
nella zona di Mirafiori. Oggi,
esattamente un anno dopo,
giunge notizia della decisione di mettere una lapide a
Varaglia in piazza Castello.
Abbiamo immediatamente
fornito alla Commissione toponomastica una dettagliata
relazione storica sui fatti che
concernono il Varaglia, redatta da Carlo Papini. Siamo
ora in attesa di conoscere la
data per la posa della lapide,
noi abbiamo suggerito sabato 21 ottobre. Essa dovrebbe
contenere questa scritta: «In
memoria del pastore valdese
Goffredo Varaglia, impiccato
e arso sul rogo in questa
piazza il 29 marzo 1558». Siamo al momento in cordiali
trattative con la presidenza
del Consiglio comunale.
Vorrei qui segnalare alla riconoscenza del piccolo popolo evangelico torinese Ermanno Aimone, un non valdese che in questi anni si è
fortemente battuto affinché
ci fosse traccia visibile di una
storia come quella valdese
che ha attraversato la nostra
città. Senza la disponibilità
del vicesindaco Carpanini e
la sensibilità storica del presidente del Consiglio comunale, Mauro Marino, non saremmo arrivati a questo prezioso risultato. Esso, tuttavia,
sarà completo il giorno in cui
vedremo sulle mura del Mastio (oggi divenuto il museo
dell’artiglieria, parecchio visitato dai turisti) l’epigrafe
che abbiamo proposto nel
settembre del 1996: «La luce
splende nelle tenebre... In
memoria dei pastori valdesi
con le loro famiglie e del popolo delle valli del Pinerolese
rinchiusi a carcere duro in
questo Mastio e in altre fortezze sabaude dal 1686 al
1690 a causa della loro fede.
Una metà della popolazione
valdese morì per la denutrizione, le epidemie e la mancanza di cure». La riconciliazione delle memorie nasce
dalla ricostruzione e pubblicizzazione dei fatti storici
contro ogni genericità.
In Carinzia dal 28 settembre al 3 ottobre
I viaggi della diaconia
Come ormai consuetudine, la Csd'sta organizzando il
suo viaggio annuale per conoscere altre realtà diaconali.
L’anno scorso il viaggio era stato più «interno», consentendo ai partecipanti una miglior conoscenza della realtà delle
chiese e delle opere della Sicilia. Quest’anno la Csd propone un viaggio dia scoperta delle realtà diaconali delTAustria protestante visitando la zona della Carinzia. Sono previsti incontri e visite anche nelTIstria (Fola, Rovigno, Fiume) dove si potranno conoscere alcune piccole esperienze
di diaconia «leggera»; a Trieste, dove ci si fermerà due giorni, si avrà la possibilità di incontrare la comunità locale. Visite turistiche sono previste alle grotte di Postumia, a Fusine, in Carinzia, a Trieste.
La Csd non intende limitare le iscrizioni ai soli operatori
diaconali ma vuole estendere l’invito a tutti i membri delle
nostre comunità. Il viaggio avrà luogo dal 28 settembre al 3
ottobre 2000. Se volte venire con noi, affrettatevi a iscrivervi presso la segreteria della Csd, via Angrogna 18, 10066
Torre Pellice; tei. 0121-953122; fax: 0121-953125. Il termine
ultimo per iscriversi è il 10 luglio.
PAG. 9 RIFORMA
Chiesa battista di Bussoleno
Il battesimo, segno
della grazia del Signore
SIMONA PIOVANO
La chiesa battista di Bussoleno non era abbastanza grande per contenere tutti
i presenti al battesimo di Rosa Zamburlin, Silvano Carosso e Gianluca Ferrarlo che
domenica 11 giugno hanno
voluto testimoniare la loro
fede ricevendo il battesimo
per immersione dal pastore
Marco Piovano.
«Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e
avrai creduto con il cuore...»:
prendendo lo spunto da questi versetti di Romani 10, 910, il pastore Antonio Cammisa ha voluto ribadire che il
battesimo dei credenti per
immersione non è frutto di
eccentricità, ma è per i battisti quello che più si avvicina
agli insegnamenti del Nuovo
Testamento che antepone la
fede come presupposto necessario alla battesimo. Inoltre, secondo I Pietro 3, 21,
dove viene detto che il battesimo non è «l’eliminazione
della sporcizia del corpo, ma
richiesta di una buona coscienza verso Dio», esso è un
impegno preso con Dio per
una vita consacrata a lui e al
prossimo, ricordando però
che ciò che salva non è il nostro impegno ma unicamente
la grazia gratuita del Signore.
I tre catecumeni hanno poi
sinteticamente spiegato il loro cammino di fede che li ha
portati a confessare pubblicamente la loro fede; Rosa, di
estrazione cattolica, ha maturato la sua decisione attraverso l’ascolto e lo studio
della paroladel Signore, vivendola poi concretamente
come campista a Santa Severa; Silvano, che invece è figlio
di membri di chiesa, è giunto
a questa decisione dopo un
lungo cammino e con l’aiuto
della chiesa che Tha seguito
costantemente con affetto;
Gianluca, il più giovane, anche lui figlio di membri di
chiesa, è giunto al battesimo
partecipando con altri coetanei ad attività di evangelizzazione, seguendo le fiere e i
mercati della zona contattando le persone, offrendo
opuscoli e porzioni di Bibbie;
la sua decisione, per così dire, è maturata sul campo. Tre
percorsi, tre cammini diversi,
ma un’unica chiamata alla
quale essi non hanno saputo
resistere.
Come sempre accade nei
culti battesimali, la chiesa si è
stretta con affetto e gioia ai
neobattezzati, la predicazione del pastore, i canti dei
bambini della scuola domenicale, le preghiere, il dono
delle Bibbie e la cena del Signore, sono stati momenti di
partecipazione e di commozione profonda di tutti i presenti. Particolarmente gradito è stato il saluto e l’augurio
ai neobattezzati espresso dal
pastore Giorgio Bouchard,
presente con alcuni fratelli
della Chiesa valdese di Susa,
e altrettanto gradita è stata la
presenza del pastore Luciano
Deodato che, con un buon
numero di membri della
Chiesa valdese di San Germano, ha voluto essere presente
in questo giorno di festa.
Il momento del battesimo a Bussoleno
Per godersi i privilegi della tèrza età
^^Mio padre è andato a
vivere da solo
Quando mio padre mi ha detto; "il desiderio di
indipendenza non va in pensione", io gli ho
proposto una soluzione residenziale.
Lui cercava un posto tranquillo, immerso nel verde,
io gli ho trovato una bella villa confortevole,
con un grande parco, facilmente raggiungibile
dalla città.
Lui voleva mantenere la libertà delle sue abitudini e,
io ho provveduto ad assicurargli anche un servizio
qualificato e un'assistenza continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di .stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
Mariarosa B.
/ 47 anni
•-■lomalista
la^esidenza
Ma P. Lazzari, 25 21046 Malnate (Va)
numero i
cortesia ’
Tel. 0332 42 61 01 |
www.laresidenza.it i
La Residenza: la serenità è di casa
Nella collana «Studi storici» è appena uscito:
Il protestantesimo di lingua
italiana nella Svizzera
Figure e movimenti tra Cinquecento e Ottocento
a cura di Emidio Campi e Giuseppe La Torre
192 pp. -I-16 di illustrazioni
Lire 30.000, Euro 15,49, cod. 338
Dalla Riforma fino a ieri la storia affascinante dei protestanti svizzeri di lingua italiana (Grigioni, Valtellina, Ticino, Ginevra, "
Zurigo...). La Riforma, i fuoriusciti
lucchesi, gli altri rifugiati italiani per
motivi religiosi, il pietismo, l’illuminismo, le chiese italiane sorte con
la costruzione e l’apertura delle linee ferroviarie internazionali: questi ed altri I temi trattati, e qui raccolti, nel convegno di Bondo del
luglio 1997 sul protestantesimo di
lingua italiana nella Svizzera.
m mmedìtrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
CRONACHE
COAZZE — Sabato 1° luglio,
alle ore 21, nel tempio
valdese, si tiene un concerto del coro «Edelweiss»
diretto dal maestro Willem Tousijn.
TORRE PELLICE — La Tavola ha chiesto al candidato
Jean-Félix Kamba Nzolo
di anticipare la sua partenza per Conegliano Veneto; egli lascia Torre Pellice quindi già in questa
settimana. Lo ringraziamo per quanto ha fatto
nella nostra comunità e
gli auguriamo un servizio
benedetto dal Signore
nella nuova destinazione.
• Con profonda simpatia
siamo vicini alla famiglia
di Massimo Impiglia, che
ci ha lasciati.
Complimenti
La comunità valdese di
Rorà si rallegra ed esprime le
sue felicitazioni a Matteo Rivoira per la sua brillante laurea di 110 e lode in lingue e
letterature straniere.
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PAG. 10 RIFORMA
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Commenti
*1*
VENERDÌ 30 GIUGNO 200o
L'EUROPA DOPO
IL VERTICE DI FEIRA
PAOLO FABBRI
L’Unione europea è nata dal
sogno lucido e lungimirante di
un gruppo di esiliati antifascisti
che credevano nella validità della forma istituzionale federalista, applicata all’Europa in funzione antiautoritaria e pacifista;
questa idea, però, si sta realizzando con tempi lunghissimi.
Per valutare i risultati dell’ultimo vertice dei capi di stato e di
governo, tenutosi a Feira in Portogallo il 19 e 20 giugno, bisogna
tener conto di entrambi questi
due fattori, rammentando sempre che l’obiettivo finale è lo stato federale con l’accentramento
di moneta, difesa e politica estera. La moneta unica è già realtà.
In questo settore
si pongono semmai grandi problemi di coordinamento delle
politiche fiscali
ed economicosociali, fissando
regole comuni
per un corretto
funzionamento
dei mercati.
In questa di
rezione, da Feira è uscito un impegno che si potrebbe definire
storico: l’abolizione del segreto
bancario. Si tratta più che altro
di una dichiarazione di principio, in quanto condizionata
dall’accettazione di analogo
comportamento da parte di altri
stati, come gli Usa e la Svizzera,
e fortemente diluito nel tempo
per arrivare alla sua piena applicazione. Non va dimenticato
però che le dichiarazioni di
principio, forse per quel tanto
di etica protestante che riesce
ancora a farsi strada nei meandri della politica della Ue, hanno sempre finito col trovare una
loro, magari tardiva, applicazione. 11 segreto bancario, criterio
di comportamento basilare fin
dalla nascita delle attività bancarie, è diventato oggi, dopo la
globalizzazione dei mercati finanziari, elemento di copertura
di operazioni che muovono immense quantità di denaro, che
sarebbe opportuno mettere sotto controllo, mentre altre volte
sono proventi della criminalità
organizzata o della corruzione
politica che necessitano di riciclaggio. Si tratta di fenomeni di
enormi dimensioni e la decisione presa ha indubbiamente una
forte valenza politica.
Altre decisioni sarebbero da
prendere, soprattutto in materia
di coordinamento fiscale e di autorità di vigilanza, per evitare
che l’Europa diventi una «terra
di nessuno» dove tutto può ac
Si avvicinano le
riforme istituzionali
dell'Unione europea
e l'abolizione-de!
segreto bancario
cadere, ma qui si incontra l’osta
colo della divergenza di posizioni da parte di alcuni stati euroscettici (Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda, Svezia, Finlandia e, in parte, anche Spagna) e
gli altri stati il cui nucleo forte è
costituito dai sei fondatori
dell’Unione. È su questo problema che è venuta dal Portogallo
la novità più significativa, indubbiamente favorita dal buon
lavoro preparatorio fatto dalla
Commissione guidata da Romano Prodi. Per superare l’ostacolo insormontabile del veto che
qualunque stato può opporre a
decisioni fondamentali per procedere verso obiettivi più avanzati, i 15 accettano che alcuni
paesi possano attuare forme di
cooperazione più
stretta utilizzando le istituzioni,
le procedure e i
meccanismi previsti dai trattati.
Questo impegno
di fatto apre la
porta a riforme
istituzionali come
quelle che estendano il voto a maggioranza,
cambiandone i criteri per tener
conto della dimensione in termini di popolazione di ogni paese,
e che modifichino la composizione della Commissione europea eventualmente aumentandone i poteri. Ciò significa prendere atto che già oggi, come ha
fatto notare il cancelliere Schröder, l’Ue funziona a due velocità,
da una parte chi firmato i trattati di Maastricht e Schengen,
dall’altra gli altri.
Le decisioni in merito alle
riforme sono rinviate alla prossima conferenza intergovernativa di Nizza in dicembre, però
già oggi si può dire che virtualmente si è aperta la strada verso
la creazione di una forza militare europea, collegata alla Nato
ma autonoma nelle sue decisioni. Alle riforme delle istituzioni
è collegato anche il problema
dell’allargamento ai paesi in attesa di entrare nella Ue, in
quanto la presenza di un maggior numero di paesi senza modifiche del meccanismo di voto
finirebbe col paralizzare l’Ue
stessa. La politica estera per ora
resta saldamente nelle mani degli stati nazionali, anche se si
comincia a cercare qualche elemento di accordo. Tutto rinviato a Nizza anche per la «carta
dei diritti sociali ed economici»
e l’immigrazione anche se, per
quest’ultimo punto, ci sembra
significativo l’invito alla creazione di uno spazio di libertà,
sicurezza e giustizia.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragagiia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nidi, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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,, . ordinario: L. 105.000: ridotto: L. 85,000; semestrale: L. 55.000:
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Fctorn Ordinario: L. 170.000; v. aerea: L. 195.000; semestrale: L. 80.000;
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valli valdesi) E 30,000. Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800. Economici; a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999).
Il numero 25 del 23 giugno 2000 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 21 giugno 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Numero speciale ài «Micromega» su filosofia e teologia
Religione e religiosità
Pur in un quadro di riferimento essenzialmente cattolico, i vari
contributi pongono domande fondamentali per tutti i cristiani
MARCO ROSTAN
Tra le riviste culturali «difficili», la cui lettura è
dunque riservata a un certo
tipo di persone, si segnala da
alcuni anni in Italia MicroMega che una volta l’anno pubblica un «almanacco di filosofia». Nel 1997 esso fu interamente dedicato a «che cosa
è la morale»; il volume di
quest’anno si interroga invece sui rapporti tra filosofia e
religione. Anche se da qualche tempo siamo abituati a
sentir parlare di rinascita del
religioso o di «rivincita di
Dio», di nuovo successo delle
religioni sulle macerie delle
ideologie, fa impressione accorgersi dalle pagine di MicroMega che oggi sono i filosofi a discutere della «verità
cristiana», di Dio, di incarnazione e di salvezza, di Cristo e
di amore del prossimo, e a
porre alcuni interri gativi di
fondo sui quali mi sembra, a
volte, che le chiese cristiane
rischino di sorvolare. Chi,
pur non essendo intellettuale, si ricorda vagamente qualche cosa della filosofia studiata al liceo e comunque
delle grandi obiezioni alla religione poste sia dall’ateismo
marxista che dalla psicanalisi, ad esempio l’idea che Dio
è una costruzione della nostra mente, una proiezione in
cielo delle aspirazioni umane, resterà colpito dalla totale
scomparsa di queste critiche.
«Oggi infatti - scrive il direttore Paolo Flores d’Arcais tutta la filosofia continentale,
benché spesso dichiaratamente non credente, mostra
sempre più spesso di ritenere
imprescindibile il confronto
con la teologia e in certi casi
si spinge a essere essa stessa
una sorta di teologia».
In questa mia semplice segnalazione, non vi è certo
modo di approfondire i contenuti dei vari contributi: vorrei invece porre qualche domanda. La prima: il cristianesimo, e dunque anche il protestantesimo, è ancora interessato oggi a porre e a discutere la questione della verità,
o della Verità con la maiuscola? Oppure tutto questo è uno
«scontato» che sta alle spalle,
nella tradizione o nella storia
o nell’educazione ricevuta?
Quando citiamo le parole di
Gesù «Io sono la Via, la Verità,
la Vita, nessuno viene al Padre
se non per mezzo di me» intendiamo dire che non c’è Verità al di fuori di Gesù Cristo,
e che le altre «vie» a Dio sono
illusorie e sbagliate? E lo affermiamo per chi? per noi,
per i cristiani, per tutta l’umanità, per l’Islam, per gli
ebrei? È banale osservare che
qui si prende per le corna la
QIJ,\S1 ogni M'iiimana i
nosiii TiKv/i ili i mtiiiuii a/ioiu- ci inloim.ino di ii,igi'die l.muliaii mI sud i omc
al Noni. Il Isiemcnic i oiii liisc SiH'sso SI u.ill.i di l.miiglie
gid »pezzait:. Questa settimana improvvisamente un uomo (da tutti considerato una
persona normale) si scaglia
contro la moglie, la uccide,
uccide le figlie e la suocera e
alla fine si toglie la vita. È impossibile dare delle spiegazioni o formulare giudizi;
manifestazioni estreme di un
enorme disagio che esiste
oggi nella vita di troppe famiglie. Sembra un paradosso: nella società del benessere, la famiglia il proprio benessere ancora non lo trova.
E non c’è alcuna differenza
fra famiglie formatesi con
matrimonio religioso o civile
o semplicemente coppie di
L’anniversario del 1848 è una deiie poche occasioni in cui ii mondo
cuituraie itaiiano si è interessato ai protestantesimo (neila foto: verso ii più noto teatro torinese per un dibattito pubbiico)
questione dei fondamentalismi, del dialqgo con le altre
fedi, dell’autorità, ma anche
dell’Evangelo, se cioè esso sia
la Verità definitiva per il mondo intero, e dunque per ogni
filosofia, oppure soltanto una
«nostra» verità in più, non si
sa fino a che punto decisiva.
La seconda osservazione è
che l’orizzonte cristiano dei
filosofi di MicroMega è naturalmente il cattolicesimo romano (massicciamente presente nell’Almanacco con la
voce di Ratzinger, quintessenza dell’ortodossia cattolica, di Bmno Forte, tra i principali autori del documento
sul perdono, di Enzo Bianchi,
priore del monastero di Bose), cattolicesimo interiorizzato anche negli altri contributi filosofici che hanno fatto
propria l’equazione «cristianesimo-cattolicesimo» non
soltanto nel modo banale
della cultura italica, ma probabilmente perché ritengono
che, per misurarsi con l’espressione teoreticamente e
dogmaticamente più completa del cristianesimo, occorra farlo con Roma. Il protestantesimo non è nominato, anche se Flores d’Arcais si
concede una citazione di
Barth, mentre Bruno Forte
non perde l’occasione per accusare la teologia di Lutero e
quella «tedesca» in generale
di aver posto le premesse del
totalitarismo storico e della
violenza nelle svariate ideologie moderne. Il protestantesimo, la sua teologia, la sua
cultura, semplicemente non
esistono, e nella ventina di
autori cui si è ritenuto importante, da parte della rivista,
chiedere un contributo teologico o filosofico, non c’è traccia di un nome protestante.
Non mi pare si tratti di dimenticanza, che pure sarebbe grave da parte di chi si
vuol porre con tanta autorevolezza in un ambito culturale, ma di scelta: del resto per
sone come Massimo Cacciari, Giulio Giorello, Gianni
Vattimo, Norberto Bobbio ci
conoscono e avrebbero potuto sollecitare il contributo di
uno dei nostri intellettuali
protestanti, qualora lo avessero ritenuto importante.
A questo proposito, tuttavia, bisogna riconoscere anche da parte nostra una certa
distrazione rispetto alla cultura italiana, e ai luoghi in cui
si pensa e si discute. Se si
scorre l’elenco degli appuntamenti fornito settimanalmente dall’agenzia Nev ci si accorge della quantità di iniziative
e di energie messe in moto
per conferenze e dibattiti: ma
si tratta per lo più di iniziative
nostre, interne, certamente
apprezzabili, o di confronti
ecumenici non sempre essenziali. Più difficilmente riusciamo a «esserci» dove sarebbe
necessario, sui temi degli altri,
nella cultura italiana, dai quotidiani, alle riviste, alla televisione. Uno dei pochi spiragli
che si sono aperti è forse
quello della bioetica, grazie
soprattutto alle cose pensate
e scritte da parte dell’apposita
commissione nominata dalla
Tavola valdese.
Non è una novità che, tra
predicazione e diaconia, l’eterna sacrificata sia la cultura;
forse perché nelle nostre chiese non c’è chiara percezione
di che cosa si tratti. Peraltro,
se non ci si vuol arrendere
aH’impossibilità dell’incontro
fra italiani e protestantesimo
di cui parla un libro di Giorgio
Tourn, la dimensione culturale, della comunicazione dei
pensieri, delle idee che orientano la vita non può essere
trascurata. La mia è dunque
una sollecitazione agli intellettuali, ai luoghi di elaborazione protestante, dalla Facoltà di teologia ai Centri culturali, alle riviste, ma anche
agli esecutivi delle nostre
chiese, perché si provi a fare
qualcosa di più e di meglio.
tiUÌL
PIERO bensì
fatto dove i due partner si
impegnano fra loro alla fedeltà, al rispetto e al sostegno reciproco.
I problemi economici, che
obbligano spesso i giovani a
rinviare la propria indipendenza oltre i trent’anni; l’assenza di padre e di madre
entrambi costretti a lavorare;
l’onnipresenza della televisione che blocca il colloquio
fra genitori e figli; la rivoluzione sessuale per cui il sesso
non è più un’esperienza privilegiata ma semplicemente
un’esperienza fra le tante, da
fare anche se non è sostenuta dalla necessaria maturazione psicologica; l’assenza,
sovente, di valori morali e
spirituali: tutti questi e tanti
altri sono i motivi del disagio
familiare. E dovrebbero essere materia di profonda attenzione da parte delle chiese,
chiamate a sostenere le famiglie, a cercare di capirle e
SUI GIORNALI
d 1 o
Solo per amore
Un commento di Luca
Fontana, nel numero del 16
giugno, prende in considerazione il cattolicesimo dei
movimenti pacifisti e di volontariato, ne loda la spinta
etica, ma vi trova un limite
nella conoscenza della Bibbia. «Conosco altri giovani
cattolici “molto impegnati
nel sociale” (...) - scrive -,
Nessuno legge la Bibbia. (...)
Tutti rispondono (...) che
quel che importa è il comandamento dell’amore.
L’accettazione del prete come interprete autorizzato
del messaggio è totale. In
questo sono buoni cattolici,
ma di qualche secolo fa. A
mio parere, Lutero imponendo ai suoi di leggere la
Bibbia, e in tal modo favorendo l’alfabetizzazione rapida di tutto il Nord Europa, lo ha imposto anche ai
cattolici. Che non dovrebbero permettersi più di
ignorare le Scritture». E ancora: «...come si può comandare di amare? {...).
Questi ragazzi cattolici mi
paiono buoni soprattutto
perché animati da profondo desiderio (...) di sentirsi
buoni. Perché gliel’hanno
comandato, appunto. E
della loro bontà vogliono
dare significazione».
Specchio
L/
islam con chi?
Il supplemento magazine
della «Stampa», nella rubrica «Religioni» di Marco Tosatti (17 giugno) affrontai!
problema della rappresentanza islamica in Italia. Di
fronte all’interlocutore statale, nella prospettiva della
stipula di un’Intesa, infatti
«quelli che si riconoscono
nel Coréis (Comunità religiosa islamica) non vogliono avere niente a che fare
con l’Ucoi (Unione comunità islamiche), che insieme
ad altri gruppi ha dato vita
al Consiglio islamico d’Italia. Ma il Coréis teme che
l’Ucoi sia troppo fondamentalista; anzi, che sia pesantemente influenzato da stati
stranieri, come l’Arabia Saudita, che finanzia l’espansione islamica (...); di conseguenza chiede di trattare direttamente con lo stato. Si
avrebbe allora la singolare
eventualità di due tavoli di
discussione per una sola religione». Un riquadro nella
medesima pagina (titolo;
«La carità è tutto») riporta
che «I valdesi hanno deciso;
anche quest’anno i soldi
deH’8 per mille andranno
tutti in aiuto ai poveri.
Neanche una lira andrà a
spese di culto o per le attività di evangelizzazione».
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non semplicemente a correre
ai ripari (spesso inutili)
quando le cose vanno male.
L’apostolo Paolo, in un testo
famoso, paragona addirittura
l’unione familiare al legame
che unisce Cristo alla chiesa.
Come in tutta la vita è l’amore di Cristo che conta e che
unisce, non certo la nostra
buona volontà.
Con questo pensiero cosi
forte, auguro una buona
estate agli ascoltatori tutù,
nella speranza di ritrovarci il
prossimo settembre, e ringraziando tutti coloro (e sono tanti) che mi hanno scritto o telefonato i loro dissensi
o i loro consensi.
(Rubrìca «Un fatto, un commento» della trasmissione tti
Radioiino «Culto evangelico’’
curata dalla Federazione delie
chiese evangeliche in Italia andata in onda il 25 giugno)
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Domenica 20 agosto a Torre Pellice
Il Sinodo al Palaghiaccio
Il Sinodo al Palaghiaccio di Torre Pellice? Se ne parla da tempo ma la notizia, già anticipata durante l’ultima Confrenza distrettuale del 1 distretto, è ora praticamente ufficiale. Il culto di
apertura del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, domenica
20 agosto, avrà luogo al Palaghiaccio. Questo perché, a causa
della concomitante Assemblea battista, che avrà poi i suoi lavori in parte nella nuovissima sala di Villar Pellice e in parte
nella Casa valdese coi delegati del Sinodo, il numero delle persone presenti alla giornata inaugurale sarebbe stato probabilmente troppo elevato per il tempio di Torre Pellice. E così la
«patinoire» di via Filatoio (ovviamente senza ghiaccio), sarà la
sede della consacrazione dei nuovi pastori.
Strade e Sentieri in Alta va! Pellice
Dalla Frància a Bobbio
Ripristinare la vecchia strada reale fra Ristolas e il Pra e sistemarla per la circolazione non motorizzata, «creando un percorso che dalla Francia possa arrivare al Barbara e da qui a
Bobbio Pellice». È un sogno nel cassetto del sindaco di Bobbio
Pellice, Aldo Charqonnier. La strada della Comba dei Carbonieri è già stata inserita nel circuito delle 10 salite ciclabili più
impegnative d’Italia, in compagnia di nomi illustri, come il
Mortirolo e lo Stelyio. Dopo la sistemazione di 2 dispositivi
elettronici di rilevamento alla borgata Perlà e al Barbara, la salita è stata inaugurata domenica 25, con la partecipazione di
una cinquantina di amanti della bicicletta che si sono cimentanti sulle forti pendenze dei 10 chilometri di percorso.
Seminario organizzato dal coordinamento dell'Ulivo alla Crumière di Villar Pellice
Per un turismo oltre lo spettacolo
Politici e amministratori pubblici si sono confrontati per un'intera giornata sulle strategie necessarie
al Pinerolese per poter sfruttare nel modo più consono le proprie risorse culturali e ambientali
MASSIMO CNONE
■p\ARE visibilità al
\\J^ nostro riformismo, uscire dalle analisi,
esibire e spendere i dividèndi del buon governo». Inizia così l’intervento introduttivo del senatore Elvio Passone al
seminario organizzato
■per sabato 24 alla Crumière di Villar Pellice dal
coordinamento Ulivo del
Pinerolese. E il turismo,
almeno nelle intenzioni
deU’iniziativa, è il «banco
di prova delle politiche
disviluppo locale».
Il parlamentare pinerolese descrive quelle che a
suo giudizio devono essere le peculiarità del centro-sinistra: «Il nostro
specifico risiede nella salvaguardia dell’ambiente
e nella non spettacolarizzazione: turismo deve significare occupazione e
maggiore fruibilità per
tutti». Ma quali sono le
strade da percorrere,
quale il fatidico momento della verità? Dove, e
soprattutto come, le parole, «le teorizzazioni»,
diventano proposte concrete? Passone fa un elenco di cose fatte: «Docup,
Patto territoriale. Disegno di legge sulle Olimpiadi». Ma qualcosa sembra mancare all’appello,
almeno in vista del tanto
celebrato appuntamento
olimpico. «Entro settembre - sottolinea Passone “Pinerolese deve individuare un nuovo luogo
decisionale e presentare
un progetto di 7, 8 pagine
Una veduta di Villar Pellice: in primo piano parte del complesso «Crumière»
di cose pratiche che si vogliono realizzare: il principale interlocutore rimane il territorio».
Nell’agenda del senatore ci sono alcune priorità per il 2006. «Non
possiamo sottovalutare
un “effetto memoria”; in
quelle settimane saremo
sotto gli occhi di milioni
di persone: turismo vuol
dire amore per le piccole
cose, cultura dell’accoglienza da parte di commercianti, ristoratori e
cittadini, ma soprattutto
guerra alla sciatteria, una
battaglia nella quale anche i Comuni devono at
ARREDA
...
riSf
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V ' mobilificio vìa S. SEcoNdo, 58
AbbAdÌA AtpÌNA ' PÌNERolo (To)
, (di ÌRONTE aUa CASERMA AlpÌNÌ «BERARdi»)
a^»0121/201712 ÍAX0121/505042
E'MaU: qRÌVA@qRÌVA.ÌT WWU/.qRÌVA.ÌT
tivarsi». Da qui deve nascere la «curiosità» per il
Pinerolese, con i grandi
cardini del museo della
Cavalleria, «che non significa militarismo», del
forte di Fenestrelle e del
valdismo.
Per il vicepresidente
della Provincia di Torino, Beppe Gamba, il progetto Olimpiadi 2006
non può agire senza un
terreno fertile: «Sport,
cultura e ambiente sono
le basi del nuovo sviluppo turistico, ma non c’è
sviluppo senza sostenibilità; un importante
ruolo devono averlo ricerca e formazione». Lido Riba, vicepresidente
del Consiglio regionale,
fa i conti in tasca al settore; «In Italia - spiega il turismo contribuisce
solo per il 6% al Pii, in
Piemonte il dato è ancora
più modesto; il 2% del totale. Per il turismo si
spende ancora poco: 3040 miliardi sui 13.000 del
bilancio della Regione.
C’è bisogno di un progetto organico che sappia
superare le difficoltà riorganizzative del sistema di
promozione: agriturismo, “bed & breakfast” e
un piano di sostegno per
la recettività privata».
Le Olimpiadi tornano
nelle parole del deputato
Giorgio Merlo. «Entro un
mese ci sarà l’approvazione del disegno di legge per l’istituzione dell’Agenzia, ma soprattutto
di stanziamento dei fondi: 1.091 miliardi, di cui
350 per le sole infrastrutture viarie. Un capitolo
già salito a 740 miliardi».
Fra le opere previste c’è
la sistemazione della statale 23 fra Pinerolo e Sestriere con lo stanziamento di 150 miliardi;
anche la strada provinciale 161 della vai Pellice
potrà beneficiare di un finanziamento di 20 miliardi. Chiude il sindaco
di Pinerolo, Alberto Barbero, che racconta la sua
esperienza di amministratore. «In passato - dice Barbero - il turismo
era considerato un semplice diritto individuale,
la classica "gita fuori porta”. Con i progetti Docup,
i Patti territoriali e il Protocollo d’intesa, è arrivata l’esigenza e la mentalità del fare sistema».
L’on. Giorgio Merlo
Piemonte
Aiuti alle
cooperative
La Regione Piemonte
ha stanziato 6 miliardi a
sostegno degli investimenti delle cooperative
piemontesi; si tratta di
interventi attuati tramite
la Finpiemonte con cui
la regione ha sottoscritto
una convenzione. Dal
1994 ad oggi sono state
ammesse a finanziamento 246 cooperative,
per il 60% di nuova formazione. Si calcola che
siano stati in questo modo creati 2.600 nuovi posti di lavoro.
Per accedere al finanziamento le cooperative
devono presentare un
progetto di sviluppo
biennale o triennale; sono finanziati ampliamenti di immobili, acquisto di macchine o attrezzature e di sistemi
informatici. Il tasso agevolato, a zero interessi,
copre fino al 50% della
spesa ammessa; l’altra
metà potrà essere mutuata tramite banche
convenzionate con la
Finpiemonte. La durata
del finanziamento è breve; quattro anni, il primo
di preammortamento e
gli altri per il rimborso
del prestito.
ICONTRAPPUNTOI
L'EUROPA È ANCORA
lyiOLTO LONTANA
DAVIDE ROSSO
Alcuni rappresentanti
dei lavoratori svedesi e tedeschi delTSkf nonché appartenenti al comitato di
amministrazione dell’azienda sono arrivati la
scorsa settimana nel Pinerolese e hanno incontrato
una rappresentanza di lavoratori de ll’Skf locale e alcuni sindacalisti. I giornalisti hanno potuto averé un
incontro con
queste persone e scambiare
alcune considerazioni con
loro. Poco è emerso nell’incontro c(pn i
giornalisti in
merito all’andamento Idei
gruppo e soprattutto relativamente ai futuro deU’Skf
di Villar Perosa; si parla di
vendita, p^re della divisione acciai, ma non è ancora
chiaro a chi e in che termini; qualcosa in più si è detto
sul ruolo e sul lavoro di sindacalista nei paesi del Nord
Europa e in Italia: sul vivere
questo impegno di rappresentanza dei lavoratori.
L’impressione è che l’Europa al di là dei continui richiami alLunità e all’euro,
moneta comune che tra
l’altro doyrebbe facilitare
gli scambi, sembra ancora
essere in gualche modo un
po’ lontanp. Certo i lavoratori italiaiii hanno le stesse
possibilità e le stesse paure
degli altri lavoratori europei del gruppo, come dicono i sindacalisti svedesi e
tedeschi, ijia c’è anche il bisogno che la globalizzazione da noi Evenga programmata. Da boi, in Italia, è penalizzante il fatto di non
avere le materie prime, come sottolineano alcuni sindacalisti italiani e quindi
occorre uba programmazione maggiore.
Di fronte a un mercato
sempre più globale che va
ben oltre gli stretti confini
europei le aziende, soprattutto ovviamente quelle
multinazionali, tendono in
qualche modo a trasformarsi, a perdere un centro di riferimento, la «casa madre»
per intenderci, diventando
in qualche modo globali e
smarrendo al tempo stesso i
già pur t¿nui riferimenti
territoriali caratteristici di
un tempo. Le varie crisi e gli
assestamepti che hanno caratterizzàto il Pinerolese
dal punto Ili vista industriale in questi anni, come quella della Béloit ma soprattutto la vendita della Skf di Pinerolo, rientrano in modi
diversi in strategie aziendali che mirano a razionalizzare e a garantire il benessere di una struttura generale al di là della situazione
particolare e specifica.
E i lavoratori? L’impressione è che la loro struttura
sia ancora troppo legata a
una dimensione locale, cioè
nazionale, che fatica a star
dietro alle di
II gruppo Skf
pone problemi
svedesi tedeschi
e italiani
namiche globali, o per lo
meno europee. Occorre
, . formazione
diversi ai lavoratori anche in questo campo?
Forse c’è solo
più bisogno
di scambio,
di interazione con gli altri lavoratori europei.
I contatti per altro esistono, periodicamente rappresentanze sindacali dei
diversi paesi si incontrano,
si scambiano informazioni
e pareri; è nata la Federazione europea dei metalmeccanici ma l’impressione, almeno da parte di alcuni, è che si è ancora lontani dalla collaborazione
assidua e continuativa.
Questo è dovuto certamente anche al fatto che le leggi
di riferimento sono differenti, i problemi sono diversi, le stesse culture sindacali non coincidono.
Quel che resta però è che in
un mondo economico globalizzato, o presunto tale,
uno dei tasselli pare non
ancora globale. E per paradosso a essere in qualche
modo indietro sembra proprio quella parte del mondo economico e del lavoro
che per tradizione dovrebbe essere più spinto alTuniversalismo di intenti.
Certo si sta lavorando in
questa direzione, gli scambi sono previsti e avvengono, ma occorre che si intensifichino maggiormente.
Occorre che si creino dialoghi, che si parli di etica, di
comunicazioni pronte e rapide, che ci si formi una
cultura sindacale comune
almeno a livello europeo.
Forse il problema sta a
monte in un sistema che rischia troppo spesso di passare sopra le teste della
gente particolare nell’interesse della struttura. Occorre allora che le intenzioni di informazione si tramutino prontamente in comunicazioni, che siano
esplorate sempre tutte le
situazioni alla ricerca di
quella migliore per la struttura ma anche per chi della
struttura fa parte.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle \àlli ^ldesi
VENERDÌ 50 GIUGNO 2(y>,
VENER
SIN.PA IN FESTA A PRAROSTINO — Nelle giornate
di venerdì, sabato e domenica, si è tenuta a Prarostino la «Festa in verde» del Sin.Pa, ovvero il
sindacato padano e dei gruppi che sostengono il
progetto «Padania». Nel corso delle tre giornate si
sono svolti conferenze e dibattiti con rappresentanti politici del partito, oltre ai momenti di divertimento con le serate danzanti, i banchetti e
gli intrattenimenti proposti dall’organizzazione.
AREA CAMPER A PERRERO? — Nella seduta del
Consiglio comunale del 24 giugno scorso è stato
approvato il conto consuntivo, che presenta poco più di 88 milioni di avanzo. Il consigliere di
minoranza Savino Guarino, pur esprimendo apprezzamento per la corretta amministrazione
della maggioranza, ha votato contro ritenendo
che i residui passivi fossero'troppo elevati; l’apprezzamento del consigliere di minoranza è andato anche alla relazione sui lavori al Centro polifunzionale, che sono già a buon punto. È intenzione dell’amministrazione di Ferrerò concludere questo complesso, accendendo anche
un mutuo per completare l’opera. Si è anche
ventilata l’ipotesi di attrezzare un’area camper e
di avere un punto di ristorazione per turisti, data l’assoluta mancanza di ristoranti a Ferrerò.
TORRE PELLICE: NUOVO CONSIGLIERE — Le dimissioni, per ragioni di salute, di Luca Forleo
eletto appena un anno fa in Consiglio comunale, porteranno al subentro di una nuova consigliera, Maurizia Manassero, prima esclusa della
lista di maggioranza di Torre Pellice. Il Consiglio
comunale di venerdì 30 giugno dovrà anche
prendere atto dell’avanzo di amministrazione
(circa 150 milioni) e destinare le somme in più,
una parte delle quali andrà a sostenere vari interventi di ripristino stradale a seguito degli
eventi atmosferici del 13 giugno.
DIECI ANNI DI CANTO POPOLARE — Torna, per il
decimo anno, la rassegna di cori organizzata dal
coro vai Pellice e dal Comune di Torre Pellice.
L’appuntamento è per sabato 1° luglio, alle 21,
al cinema Trento. Quest’anno saranno ospiti il
coro Burcina di Biella e il coro E1 Vajo di Chiampo, in provincia di Vicenza. Il primo porta il nome dell’omonimo parco sulle colline biellesi; è
nato nel ’76; diretto dal maestro Bruno Giacomini, presenta un repertorio che oltre ai canti tradizionali alpini, spazia nel mondo della musica
popolare anche fuori dai confini nazionali. Il secondo coro, diretto da Paolo Gioco, ha da poco
festeggiato i 30 anni di attività con più di mille
concerti, dischi e cd. Di impostazione popolare
il coro vicentino propone musica regionale, nazionale e internazionale. L’ingresso è libero.
Rifugio escursionistico
in voi Pellice a 1.200 metri
di quota da avviare.
30 posti letto, disponibilità
attività scolaresche
apertura 2000 offresi gestione
inviare domanda curriculum
fax 0121-950112
CAMPO ARTISTICO ALL’ESERCITO DELLA SALVEZZA — Dal 1" al 16 agosto al Centro vacanze
dell’Esercito della Salvezza a Bobbio Pellice. si
svolgerà un campo rivolto a giovani dai 16 ai 30
anni. Le attività andranno dalla fanfara al canto
con chitarra, danza ritmica, arti plastiche, teatro:
ognuno potrà scegliere il settore preferito. Momenti per il divertimento, escursioni, serate e riflessioni bibliche completeranno le giornate. 11
costo del «campo artistico» è di 370.000 lire, con
riduzione per le famiglie. Per informazioni: Pascal Lemasle, e-mail: pascalads@homail.com; telefono 06-4463912 o 06-4462614; fax 06-490078.
2 LUGLIO, GIORNATA DELLE PRO LOCO — Il 2 luglio è la giornata delle Pro Loco d’Italia. Per l’occasione la Pro Torre Pellice organizza alla rotonda di piazza Muston una «maratona della danza
popolare occitana» con i musicisti dei gruppi
Mouzìco e dansa d’Oc e Deiblandù; seguirà una
«marenda sinoira». Dal 1° luglio i locali della Pro
Loco sotto i portici del municipio, ospiteranno
anche una mostra del pittore Guy Rivoir dal titolo «Tarocchi 2000».
CINQUE ANNI DI CIALOUN — Cinque anni fa si costituita l’associazione culturale Loti Cialoun per
realizzare un progetto di gestione di Villa Olanda.
Venerdì 7 luglio alle 19,30, nell’ex cappella ortodossa, ci sarà una cena a cui seguirà un momento
informativo sui programmi e sulle prospettive
dell’associazione. Gli interessati possono prenotare allo 0121-900081 (costo 15.000 lire) oppure
via e-mail: loucialoun@hotmail.com.
Firmato un protocollo di intesa fra gli enti locali
Il turismo è economia
Un documento politico ma soprattutto tecnico per
impostare e coordinare le iniziative di programmazione
DAVIDE ROSSO
T ^ OBIETTIVO nostro è quello di far
diventare il turismo una
componente strutturale
e non marginale dell’economia locale, mettendo sul mercato un prodotto coordinato frutto
di una visione di insieme
del territorio pinerolese e
delle sue potenzialità turistiche». Sono queste le
premesse che stanno alla
base del protocollo di intesa per lo sviluppo turistico del Pinerolese firmato giovedì 22 giugno
dalle Comunità montane
valli Chisone e Germanasca, Pinerolese pedemontano e Pellice oltre
che dalla Provincia di
Torino e daU’Associazione dei Comuni della pianura Pinerolese e dal Comune di Pinerolo.
Il documento firmato
prevede l’attivazione di
azioni strategiche di valorizzazione turistica mirate alla creazione «dell’impresa della destinazione
turistica» in diversi settori, da quello ambientale e
paesaggistico a quello
culturale, dall’enogastro
nomia alla promozione di
sagre e fiere, dalla proposizione di itinerari e infrastrutture turistico-ricreative al potenziamento
delle strutture ricettive e
commerciali.
«Il protocollo firmato ha spiegato Paolo Foietta, il presidente della Comunità montana Pinerolese pedemontano
’ Mentre protestano i pescatori
Frali, si discute di
centraline elettriche
Mentre la vai Chisone
discute sui progetti di
centrali idroelettriche da
realizzarsi in parallelo a
nuovi e più funzionali
impianti di depurazione,
anche in alta vai Germanasca si torna a discutere
di centraline. Quella di
Bout du Col (nella foto un
dissesto causato l’anno
scorso dalle piogge lungo
la pista di accesso realizzata in una zona geologicamente instabile) è ormai in funzione anche se
molte polemiche ne hanno accompagnato la realizzazione: sezione del tubo di captazione più largo del previsto e in versante diverso da quello
della concessione, hanno
detto Legambiente e pescatori. Ma ora si prospetta una doppia nuova
concessione per altrettante centraline.
Un progetto analogo a
quello della vai Chisone
con l’uso delle acque depurate delle fognature
per produrre energia?
«No - precisa il sindaco.
Franco Grill -; qualcuno
ci aveva anche pensato,
ma i due progetti per cui
abbiamo dato l’autorizzazione riguardano semplicemente delle captazioni a valle di Villa, proprio per non avere un
impatto visivo troppo
forte in una zona significativa anche sul piano
turistico». Due impianti
privati, con una potenza
di 941 kwatt e un salto di
120 quella che realizzerà
la società Energheia, e
con una potenza di 956
kwatt quella che sarà costruita dalla Turati con
un salto di 130 metri. Le
società dovranno versare
al Comune di Frali il
2,5% del fatturato a netto
di tasse per dieci anni e
poi si passerà al 7%;
dunque un buon introito
per l’amministrazione
locale. «Ma c’è di più aggiunge il sindaco -:
abbiamo imposto alle
società un deflusso di
acqua alla presa doppio
rispetto al minimo indicato dalla Provincia di
Torino, ciò per garantire
la vita nel Germanasca».
Tutto bene dunque?
Secondo i pescatori assolutamente no.«Lungo
il torrente si stanno creando vari punti di alta
pericolosità che generano problemi di dissesti
idrogeologico - ribatte
Gino Peyrot, da anni impegnato in una battaglia
anche legale contro le
centraline L’impatto è
pesante perché si va a
intubare il corso d’acqua
per centinaia di metri, a
svantaggio della vita del
torrente ma anche dell’attività turistica. Inoltre
i vantaggi per il Comune
di Frali sono minimi
mentre si arricchiscono
solo i privati».
vuole essere soprattutto
un intesa politica anche
se il documento vero e
proprio è di tipo tecnico
e costituisce un punto su
cui cominciare a costruire il sistema turismo nel
territorio». Una base di
partenza quindi che prevede la costituzione di
un comitato di pilotaggio
composto dagli enti locali aderenti al sodalizio
e che darà le direttive
politiche di programmazione e un comitato tecnico a cui dovrebbe partecipare anche un rappresentante dell’Azienda
turistica locale (Atl) delle
valli di Susa e del Finerolese, che seguirà la procedura operativa di realizzazione e di monitoraggio dei progetti e delle
iniziative proposte.
Si tratta quindi di accordo che intende promuovere nel suo insieme
il turismo pinerolese, come è stato sottolineato
dai sottoscrittori, e che
intende contemporaneamente operare non in
contrapposizione all’Atl
ma in collaborazione
con essa prevedendo
certamente un ruolo essenziale di progettazione
che arriverà direttamente dal territorio ma anche un momento di messa in opera dello stesso
destinato ai tecnici.
; Parla il prof. Ferruccio Corsani
Il canto e il servizio
PIERVALDO ROSTAN
N ON è da tutti dirige
re una corale per 44
anni. Fer tutto questo
periodo Fermccio Corsani è stato il direttore della corale valdese di Torre
Fellice, e per la precisione dal 1955 al 1999.
Ma il legame fra Corsani, napoletano d’origine
e Torre Pellice, dove vive
dal 1954, ha momenti e
situazioni diverse; c’è la
dimensione vacanza, ma
anche quella di sfollato
durante l’ultimo conflitto
bellico. La collaborazione con la corale valdese
inizia già prima del ’55:
«Durante il periodo estivo la corale, allora diretta
da Dora Revel, preparava
dei brani in vista del Sinodo e volentieri mi aggregavo càntando con i
bassi - ricorda il prof.
Corsani -; nel ’54 diresse
la corale Valdo Abate,
che aveva in programma
di andare in Germania
l’anno dopo per cui mi
venne proposto questo
servizio di direzione».
- Quale evoluzione c'è
stata nel corso degli anni
nel mondo delle corali,
anche sotto il profilo della competenza musicale?
«Un buon 70-80% del
lavoro di preparazione
riposa sulF'orecchio”,
sull’esercitazione continuata e ripetuta sotto la
guida del direttore. C’è
stato un notevole balzo
in avanti della preparazione e di gusto dei coristi: una volta si parlava
con un certo dispregio di
“bachelite” quando un
direttore faceva cantare
un pezzo di Bach; da alcuni anni a questa parte
la musica di Bach è diventata gradita e abitudinaria, insomma piace».
Le valli valdesi hanno
una forte tradizione legata al canto; vi sono molte
persone che fanno contemporaneamente parte
di corali e cori più o meno «alpini». È un connubio che fa problema o è
una ricchezza?
«Anzitutto devo dire
che trovo positivo che
molti giovani amino ancora cantare e anche riscoprire i vecchi brani
della tradizione popolare; d’altro canto ho notato un balzo qualitativo
anche per quanto concerne i cori alpini che
cantano molto più “fine,
mente” di 30 anni fa».
- Anche fra corali ci sono stili differenziati...
«C’è lo stile dei canti a
livello di composizione e
quello dell’esecuzione:vi
sono corali che hanno'
curato molto l’aspetto'
tecnico della dizione,
dell’impostazione vocale,
grazie anche agli importanti corsi del maestro
Korn. Questi momenti di
incontro hanno anche
prodotto un notevole miglioramento della conoscenza di canti di origine
diversa. La corale di Torre
Pellice ha mantenutola
propria caratteristica di
corale di chiesa che sostiene l’assemblea nel
canto e partecipa ai momenti più o meno lieti
della vita comunitaria».
- Ci sono stati anchi
interventi più «laici», anni fa airinaugiiraziomi
un edificio scolasticot
Torre Pellice, una deck
d'anni fa al 25 apriles
Forano Sabino in occasione di uno scambio fra
le due comunità valdesi
e quello degli scambi cor
altre chiese evangelichei
un po' una costante... j
«Sono momenti di&a-|
tellanza dove nascono
anche amicizie profonde: la musica è un linguaggio universale capace di creare un vincolodi
fratellanza».
L’anno scorso il piofCorsani ha rassegnatole
dimissioni: resta però*
forte legame e la collaborazione con la «sua» corale nella redazione dei testi musicali e più in generale con la Chiesa valdese, a partire dalla realizzazione del nuovo Innario cristiano, lavoro le
corso in questi mesi.
Consiglio comunale informale a San Germano
Il collettore sul Chisone
Il progetto di costruzione di cinque centraline idroelettriche sul torrente Chisone nel tratto
da Pragelato a Porte e
parallelamente l’idea di
un sistema di collettamento e depurazione comune delle acque degli
scarichi fognari dei vari
Comuni della vai Chisone è stato presentato
mercoledì 21 giugno nel
corso della seduta del
Consiglio comunale di
San Germano. Dopo una
prima parte deliberativa,
in cui sono stati approvati tra l’altro il conto
consuntivo del ’99 (con
un avanzo di 34 milioni)
e il passaggio di gestione dell’acquedotto di Inverso Porte dal consorzio
di Turina. al Comune, il
Consiglio è proceduto in
modo informale e l’ingegner Piergiuseppe Daviero ha presentato lo studio
di collettamento delle acque reflue da lui condotto per conto della Comunità montana. Dopo aver
presentato nel suo insieme il progetto, che prevede per quel che riguarda
la depurazione oltre a un
sistema di tubazioni che
convoglierebbero le acque di fogna dei vari Comuni, l’attivazione di tre
impianti di depurazione,
uno a Pourrière, uno a
Pelosa e un ultimo a Villar Perosa, Daviero è venuto a parlare della situazione di San Germano.
«Qui le strade percorribili sono più di una - ha
detto il tecnico Si può
pensare a un collegamento con un eventuale
depuratore a Villar Perosa oppure cercare un accordo per un allacciamento con la tubazione
di Porte trasportando così gli scarichi sangermanesi al depuratore di Pinerolo». L’intento in ogni
caso dovrà essere quello
di liberare il torrente il
più possibile da sostanze
inquinanti, anche se per
la verità l’attuale sistema
di depurazione delle ac
Piergiuseppe Daviero
(foto R. A. R'IX
que di San Germani,
uno dei più efficienti de
la valle, almeno questa
uno degli intenti
rati del progetto che p .
vede anche interve ,
naturalistici e ambien ,
per 3,5 miliardi. Per ^1^
che riguarda il terree
di San Germano si tra ,
di decidere se entrare
sistema di collettame
o rimanere fuori e occ
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VENERDÌ 30 GIUGNO 2000
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PAG. 13 RIFORMA
ilre giorni di incontro a Torre Pellice
■io Maiali di tutto il mondo
Tra le nozioni geograficamente più lontane il Sud Africo
l'Australia e ¡1 Sud America; pochi i partecipanti locali
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E rano 112 da tutto il
mondo, e sono arrivati spinti dalla curiosità
di conoscere altre persone con il loro stesso nome- Venivano dal Sud
Africa, Uruguay, Brasile,
Stati Uniti, Inghilterra,
Francia, Olanda e Australia: si sono trovati a
Torre Pellice, all’Hòtel
Gilly, il 22 giugno scorso
e sono rimasti insieme a
visitare le Valli per tre
giorni. Si incontravano
ovunque: ognuno con il
cartellino di riconoscimento e un solo cognome, Malan. Perché trovarsi qui in così tanti?
«Per cercare le proprie
radici, naturalmente»,
dice Mario Malan, direttore del Gilly. E non era
neanche la prima volta:
un primo raduno l’avevano già fatto quasi
trent’anni fa. L’idea di riprovarci è venuta a Hercules Malan, oncologo
sudafricano che dopo essere stato in vai Pellice
nel ’91 aveva deciso di
contattare omonimi in
tutto il mondo -via Internet. Lui, da parte sua,
coltiva da tempo la passione dell’araldica: ha
scritto un libro in cui sono raccolti tutti i Malan
sudafricani e a Johannesburg collabora a una rivista, Deus Arx Mea, tutta
dédicata ai Malan.
Difatti di Malan il Sud
Africa ne conta molti
(quasi 10.000, pare), alcuni famosi altri, per così
dire, famigerati: come
Daniel François Malan,
conosciuto più semplicemente come D. F., primo
ministro dal 1948 al 1952,
ricordato conte uno dei
fondatori dell’apartheid.
Trent’anni fa, un altro
Malan fu invece danneggiato dalle iniziative del
suo illustre omonimo:
correva i 200 metri bruciando tutti i tempi, ma
non fu accettato alle
Olimpiadi per le sanzioni
che pesavano contro il
suo paese. Racconta Gustavo Malan che un Malan antirazzista, Jacques,
fu costretto per questo ad
andare in esilio in Italia.
E poi ancora tra i Malan
si contano diversi pastori
della Chiesa riformata e
un pilota della Raf.
Allargando lo sguardo
ad altri paesi, si trova un
Pedro Malan ministro
delle Finanze a Brasilia
e, se si risale fino al 1030
a Grenoble, ecco un probabile antenato dei Malan, il cardinal Mallenus.
Secondo le ricerche fatte
dall’americano Ronald
Malan, tra Luserna e Angrogna, già nel 1232 si
trovano dei Malan: «Ovunque cerchiamo, troviamo dei Malan», ha affermato. Per ora le sue
ricerche si sono limitate
alla vai Pellice, ma presto comincerà a cercare
nella zona di San Secondo, Prarostino e Rocca
Hercules Malan
piatta. In più, insieme a
Hercules, sta progettando la stesura di un libro
che raccolga tutti i Malan del mondo.
Insieme a Ronald, sono
arrivati dallo Utah anche
molti Malan mormoni,
che hanno raccontato come i loro antenati fossero
emigrati nella seconda
metà del secolo scorso e
poi convertiti. Da qualche francese invece è
emerso un moto di stupore neU’apprendere che
i valdesi in Italia non fossero già tutti estinti da
tempo. Tiepida infine, la
partecipazione dei Malan
nostrani: al Gilly si è fatto
vedere solo qualche curioso a caccia di parenti
veri o presunti mentre
Frida Malan, invitata, ha
tenuto un applaudito discorso sulle donne.
- Comunità montana pinerolese
Potenziare la rete
informatica
DANIELA GRILL
Erano pochi i punti
all’ordine del giorno
del Consiglio della Comunità montana Pinerolese pedemontano, tenutosi nei locali della sede a
Pinerolo, giovedì 22 giugno. È stata convalidata
la nomina di Armando
Giay che, in sostituzione
di Aldo Bonisolo, rappresenterà il Comune di Prarostino nel Consiglio della Comunità montana,
con Giovanni Merlin e
Luca Veltri. Un altro punto di discussione prevedeva l’approvazione della
prima variazione al bilancio di previsione dell’esercizio 2000: un contributo di 30 milioni della
Regione Piemonte, per i
progetti collegati all’av-.
viamento del decentramento amministrativo,
ha permesso un adeguamento della rete informatica degli uffici della Comunità montana, con la
sostituzione dei computer, un migliore collegamento a Internet e l’acquisto di nuove apparecchiature per la stampa.
Più discussa è stata
l’approvazione del conto
consuntivo relativo all’esercizio 1999, con alcune
perplessità riguardo all’investimento di denaro
nel settore sportivo, ricreativo e del turismo, a
scapito delle funzioni riguardanti la gestione del
territorio e del campo
della tutela ambientale.
«Fermo restando che il
turismo è uno degli aspetti che intendiamo
valorizzare il più possibile come Comunità montana Pinerolese pedemontano - spiega il presidente, Paolo Foietta -,
non dimentichiamo che
in questo capitolo di bilancio sono ancora inglobate le spese per gli
investimenti sui progetti
Docup: ecco il motivo
della cifra consistente».
All’ultimo punto dell’ordine del giorno è stata illustrata la modifica
dello Statuto della Comunità montana per adeguamento alla legge
265 che prevede la possibilità di elevare il numero di assessori che possono essere anche esterni
al Consiglio; tra le altre
modifiche: i sindaci dei
paesi che fanno parte
della Comunità montana
non sono più rappresentanti di diritto del proprio Comune, ma vengono eletti con normale votazione e viene riservato
uno spazio alle minoranze con un rappresentante per ognuno dei Comuni membro. Il Consiglio
si è concluso con una comunicazione da parte
della giunta, che ha informato i consiglieri della possibilità che la Comunità montana possa
intervenire in aiuto alle
linee di trasporto più deboli, Prarostino-San Secondo, Talucco-Pinerolo,
San Pietro-Pinerolo, per
evitare che vengano eliminate o ridotte.
Due giornate di studio ripropongono a Torre Pellice i temi dei servizi socio-sanitari
Il problema di salute e assistenza nella società
FRANCA COISSON
Alla fine di maggio si
sono avuti a Torre
Pellice due interessanti
momenti di informazione e formazione per chi
si occupa di assistenza e
sanità. Appuntamenti
così importanti andrebbero maggiormente frequentati da chi si trova
ad avere la titolarità di
funzioni socio-assistenziali e sanitarie e da chi
ha delle responsabilità in
questi settori, approfittando del privilegio di
avere personalità ed esperti di grande levatura
3 disposizione proprio
sotto casa. Si tratta del
«Punto di Ascolto 6» sulla
fiorniciliarità promosso
dalla «Bottega del possibile» e della «V Giornata
di studio» promossa dal
Coordinamento evangelico ospedaliero (Geo).
«La comunità che accoSfie i cittadini, le istituzioni, le solidarietà organizzate» il titolo del prituo appuntamento, «Integrazione tra sanità e
assistenza» il secondo.
Per il primo appuntamento don Luigi Ciotti,
presidente del Gruppo
Abele, ha introdotto il tema della «comunità che
accoglie» mettendo in
evidenza l’importanza
nel rapporto col proprio
territorio della persona
che ha necessità di comunicazione e di ascoi
H RADIO
BECKWITH
evangelica
PM 91.200-96.550
to, realizzabili attraverso
una rete di soggetti che
fanno vivere il tessuto
sociale. Obiettivo da raggiungere è la giustizia,
tramite la solidarietà e la
legalità. Rinaldo Bontempi, del Comitato «Torino 2006», ha richiamato l’importanza della cultura, dei principi e della
coerenza da mantenere
anche nei cambiamenti,
della ricostruzione comunitaria, della riabilitazione sociale e della coesione economico-sociale. Stefano Lepri, assessore ai Servizi sociali della città di Torino, ha detto no alla delega da parte
dell’ente pubblico, ma sì
a un equilibrio tra pubblico e privato per i servizi: governare di più, gestire di meno, controllare
e garantire prestazioni
ed equità delle stesse.
Annalisa Neirotti ha riferito la sua esperienza
quale presidente di un
consorzio dei servizi
(Piossasco), dimostrando
che molto si può se, con
convinzione, si perseguono obiettivi chiari:
per i patti territoriali ha
ottenuto un posto al tavolo delle trattative anche per il sociale.
Il giorno seguente ancora una relazione di
Mario Pollo, pedagogista
sociale; nella nostra vita moderna, sempre più
scandita da appuntamenti separati l’uno dall’altro
e di cose da fare, non c’è
tempo per comunicare,
per ascoltare, non c’è
tempo per la solitudine
da dedicare alla riflessione. C’è la perdita della
memoria e la privazione
del futuro. Importante è
l’ascolto nella scansione
del tempo, che è sentire
come sente l’altro, svuotarsi di se stessi e allora si
è ricchi di tempo.
Durante una tavola rotonda fra i coordinatori
dei gruppi di lavoro che
si sono confrontati nella
giornata sono emerse riflessioni ricche e stimolanti. Ecco qualche passaggio particolarmente
significativo:
- per la formazione del
volontariato ci vuole formazione dell’uomo solidale;
- l’organizzazione enfatizza la scelta dell’obiettivo che è prioritario
e che corrisponde al benessere della persona, da
non confondere con l’integrazione e il fare bene
che sono strumenti per
raggiungerlo;
- nel mercato sociale
attenzione alla esternalizzazione che va regolata con patti chiari perché
non diventi sfruttamento
dei lavoratori;
- compito di un direttore generale è assistere
al meglio le persone affidate e utilizzare tutte le
risorse disponibili per
migliorare, fare programmazione di territorio chiamando allo stesso tavolo operatori d’azienda, amministratori,
privato sociale, ecc.
La «Giornata» del Geo è
iniziata con la presentazione da parte dell’on. Elsa Signorino (commissioni Affari sociali della Camera dei deputati) della
legge nazionale sull’assistenza, che qualche giorno dopo è stata approvata dalla Camera. Momento storico veramente, se
dopo la legge Crispi del
1890 questa nuova legge
vedrà la luce! Questa dovrà tutelare specialmente
chi è in condizioni di fragilità, come i non autosufficienti, gli anziani; ma
non solo, dovrà sancire
diritti sociali per tutti,
con priorità per chi ha
problemi. Essenziali sono
quindi i servizi alla persona, cioè l’assistenza attiva, la rete dei servizi non
affidati solo al pubblico,
ma anche al privato sociale e al cosiddetto terzo
settore. L’assistenza è
concepita non più come
sussidio economico, ma
come fare camminare la
persona con le proprie’
gambe, come servizi di
sollievo per le famiglie, e
le spese di cura si possano dedurre dalla dichiarazione dei redditi.
Titolare delle politiche
sociali è il Comune che
le può gestire insieme ad
altri Comuni, associandosi (nel nostro caso ci
sono le Comunità montane, associazioni di Comuni per eccellenza).
Concertazione e non solo consultazione è prevista per tutti gli attori che
lavorano nel sociale,
mantenendo il pubblico
la potestà di regolare e
controllare. Non è più
previsto di dover appaltare i servizi a chi fa l’offerta con maggior ribasso, spesso indice di prestazioni scadenti. È previsto un fondo sociale
come già succede per il
fondo sanitario.
Il cittadino deve avere
una risposta complessiva ai suoi bisogni e perciò deve esserci una programmazione unica dei
servizi socio-sanitari.
Sono seguite relazioni
sulla programmazione
regionale in materia socio-sanitaria rispettivamente in Liguria e Piemonte, dove hanno sede
l’Ospedale evangelico di
Genova e i tre ospedali
valdesi di Torino, Torre
Pellice e Pomaretto, mettendo in rilievo, la prima,
il fatto che l’integrazione
tra sociale e sanitario
trova la sua attuazione se
l’attenzione si sposta dal
servizio alla persona, e
la seconda che se c’è carenza di risorse nella
sanità, le conseguenze
vengono scaricate sul sociale a rilievo sanitario e
quindi ci vuole un distretto sanitario forte.
Isabella Mastrobuono,
docente di organizzazione sanitaria e responsabile scientifico di livello
europeo, ha analizzato i
bisogni della popolazione sotto quell’angolatura. L’Italia è il paese più
vecchio d’Europa, perciò
deve attivare riabilitazione e lungodegenza per
rispondere alle esigenze,
day hospital, day service,
assistenza domiciliare;
non ha scuola di formazione manageriale e i
fondi nazionali sono
troppo pochi: occorre
creare fondi assicurativi
integrativi.
È seguito un buon dibattito. Credo che vadano
ringraziati gli organizzatori di queste giornate, in
particolare Mariena Scassellati Gaietti, presidente
della «Bottega del possibile» e Luciano Giuliani,
direttore generale dell’Ospedale evangelico internazionale di Genova.
NELLE CHIESE VALDESI
AGAPE — Dal 25 giugno al 5 luglio, campo 14-17
anni su «Libertà, alterzione, alienazione».
RIUNIONE A LAZ ARÀ — Le chiese di Pramollo e
Villasecca si incontrano alle 15 al Laz Arà per
una riunione.
PERRERO-MANIGLIA — Sabato 1° luglio, alle 15,
riunione a Grangette. Domenica 2 luglio, alle 9,
culto a Maniglia.
POMARETTO — Domenica 2 luglio, alle 15, riunione a Combavilla.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 2 luglio, alle
9, culto a Fontane. Domenica 9 luglio, assemblea di chiesa annuale: all’ordine del giorno esame della relazione fianziari e morale del Concistoro, eventuale disponibilità alla vendita della
scuola di Serrevecchio, nomina di un deputato-a
al Sinodo, stato degli stabili.
RORÀ — Domenica 2 luglio, al parco montano, culto all’aperto e giornata comunitaria nel giardino
di Valdesina. Durante tutta la giornata sarà possibile anche per i turisti comprare pane casereccio e ottimi dolci preparati dai nostri membri di
chiesa. Prenotatevi per il pranzo e non mancate.
Per i rorenghi che vogliono andare al campo giovani di Adelfia ci sono dei contributi del Comune; ultime iscrizioni presso il pastore.
PRALI — Alle 10,30, culto nel tempio, alle 11,45, visita al museo ristrutturato, alle 13 pranzo comunitario, alle 14,30 incontro con il pastore Giorgio
Tourn sui musei delle valli valdesi, per il pranzo
prenotarsi presso l’Unione femminile.
VILLASECCA — Domenica 2 luglio, alle ore 9, culto
a Combagarino.
CAMPO GIOVANI
Si sta organizzando un
campo giovani dei I distretto che si terrà a Valiecrosia, dal 4 al 7 settembre; il tema sarà la musica; il costo, viaggio esciuso, è di 160.000 iire. Tutti
gli interessati, di età fra i
1 5 e i 20 anni, devono
mettersi in contatto con
Anne (0121-944418). Sono previste «borse campo» per chi avesse problemi finanziari.
Cantalupa
Successo di
Canta-libri
Davvero suggestiva l’iniziativa di Cantalupa
neH’ultimo fine settimana; il «Canta-libri» ha
ospitato 30 case editrici,
altrettanti autori, oltre 20
bancarelle di produttori
locali nel settore gastronomico. Giornate calde
che hanno dato modo di
apprezzare il fresco dei
castagni e dei faggi, la
ricchezza d’acqua della
vai Noce, la buona musica, un’atmosfera conviviale. Non c’è stata l’affluenza auspicata; ma è
un’esperienza che merita
di essere ripetuta.
POSTA
Bisogna
rispettare
il dolore
Sono la mamma di
Massimo Impiglia, morto
a 42 anni suicida con una
forte dose di stupefacenti.. Ho ricevuto parecchie
telefonate, non solo dalla
vai Pellice, di persone dice l’articolista su L’eco
delle valli valdesi del 16
giugno scorso - scosse da
tale morte, persone dell’Italia, persone che leggono Riforma-L’eco delle
valli valdesi, il che mi ha
portata a leggere tale
giornale.
Ben dice, chi scrive,
che Massimo soffriva del
mal di vivere: visto che il
giornale e chi scrive sono di taglio evangelico,
avrà pensato l’articolista
che il mal di vivere forse
è anche provocato da
certe persone che ci circondano, dal poco rispetto che si ha del dolore altrui, della vecchiaia
e dell’infanzia.
Forse riguardando al
suo passato di figlio lo
capirebbe.
Gemma
Impiglia Simond
Torre Pellice
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Servono posti letto per
l'Assemblea-Sinodo
Per la sistemazione delle/dei deputati al Sinodo e
delle/dei delegati all’Assemblea generale delle Chiese
battiste abbiamo esaurito le capacità alberghiere in
vai Pellice e dintorni. Mancano ancora circa 60 posti
letto che vorremmo reperire presso le famiglie dei
nostri membri di chiesa, l’unica risorsa di cui possiamo ragionevolmente disporre. Il periodo richiesto va
dal mattino della domenica 20 agosto al mattino di
domenica 27 agosto. I pasti verranno consumati nelle
strutture dell’organizzazione, e cioè nella Foresteria
di Torre Pellice (metodisti e valdesi per tutto il periodo, con l’aggiunta dei battisti per i giorni di mercoledì
e giovedì) e nella sala di Villar Pellice (delegati battisti
negli altri giorni). È previsto un rimborso spese (lenzuola, ecc.). Chi fosse in condizione di accogliere una
o due persone dovrebbe avvisare subito Marco Bellora (Foresteria di Torre Pellice, tei. 0121-91801, fax
0121-950049) incaricato del coordinamento logistico.
Si è anche alla ricerca di qualche altro volontario o
volontaria che possa fare parte del «Gruppo di servizio» necessario per garantire l’organizzazione dei pasti
a tutti i deputati e delegati per tutta quella settimana.
Chi fosse disponibile, e per di più munito di un recapito valligiano e di un adeguato mezzo di trasporto, comunichi la sua disponibilità allo stesso indirizzo sopra
citato (Marco Bellora) per gli opportuni accordi.
La Tavola e il Comitato esecutivo Ucebi saranno
molto grati a tutte le famiglie e a tutte le persqne che
risponderanno positivamente a questi due appelli.
Gianni Rostan, moderatore
14
PAG. 14 RIFORMA
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VENERDÌ 30 GIUGNO 200q VENERE
■
Sabato 1° luglio a Prarostino
Giocolieri, balestre La lingua e le
Una delibera a Bobbio Pollice
e mangiafuoco
È giunta quest’anno alla terza edizione la «Serata medioevale» di Prarostino, che si svolgerà sabato 1° luglio a partire
dal tardo pomeriggio fino
a notte inoltrata. La manifestazione, che coinvolge la Pro Loco, i Balestrieri di Roccapiatta e le
varie associazioni che vogliono dare il loro contributo, si snoderà lungo le
vie della borgata di San
Bartolomeo dove verrà
ricreato l’ambiente del
Medioevo: cortili e piazze
illuminate solo con la luce delle fiaccole, danze
occitane e popolari negli
angoli del paese, teatro
da strada con il coinvolgimento anche il pubblico con i gruppi «La tragala» e i «Gadani», giocolieri, mangiafuoco e numerosi altri personaggi travestiti che passeggeranno lungo le strade. Gli
«Arcieri di Piano» presenteranno uno spettacolo
con le frecce infuocate, e
il coro «La cricca» canterà
nel tempio valdese. Nei
locali della Pro Loco sarà possibile cenare con
piatti dell’epoca, e numerosi punti di ristoro offriranno al pubblico vin
brulé, gofri, bruschette e
quant’altro.
Il momento più suggestivo della serata si raggiungerà alle ore 22,
quando i balestrieri delle
due fazioni di Prarostino,
«Prùstin d’amunt» e
«Priistin d’aval», disputeranno il XXV Palio dei
borghi, accompagnati
dall’esibizione dei tamburini e delle sbandleratrici; nel campo di tiro i
balestrieri si sfideranno a
colpi di balestra, e miglior tiratore sarà il vincitore del «Trofeo del pappagallo» per l’anno 2000.
tradizioni occitane
MASSIMO CNONE
La legge 482 del 1999,
almeno in teoria, riscuote successi. Dopo altri Comuni della vai Pellice anche Bobbio, nella
delibera del Consiglio di
giovedì 22, include il proprio territorio neH’«ambito ottimale nel quale trovano applicazione le disposizioni volte alla salvaguardia, alla valorizzazione della lingua e delle
tradizioni storico-culturali della minoranza linguistica storica occitana e
francese». Bobbio ha poi
fatto suo un ordine del
giorno del Comune di
Budoia, in provincia di
Pordenone, come Bobbio
aderente aH’«Alleanza
nelle Alpi» nel quale fra
l’altro si chiede al governo «di impegnarsi per la
moratoria sui prodotti
transgenici e per una valorizzazione dei prodotti
tipici e tradizionali».
Quasi normale amministrazione per il bilancio
consuntivo per l’esercizio
’99, con l’astensione della minoranza. L’amministrazione chiude con un
avanzo di 116 milioni,
una quarantina dei quali
reinvestiti per l’acquisto
di computer e per la sistemazione di strade. È
stata anche delta la nuova commissione edilizia,
di cui fanno parte Fulvio
Mannino, Mauro Collino, indicato dalla minoranza, Giovanni Battista
Zunino, Raffaella Canonico, Paolo Charbonnier,
Gabriele Tumminello,
Ferruccio Michelin Salomon per la Pro Loco e
Renato Gönnet, indicato
dal Cai. Definitivamente
sistemata, con una parziale riasfaltatura, la strada della Comba dei Carbonieri. Sabato e domenica nuova tappa del gemellaggio con Ristolas,
questa volta in Francia.
Massello: «Chantà e sona», molto più di una festa
Canta-sentieri in valle
PAOLA REVEL
«C!
' iantà e sunà, èn
I marciant per là
burgià»; la musica come
filo conduttore e come
colonna sonora, le borgate arroccate qua e là
nel vallone. Così si presenta, completamente
rinnovata, la classica festa patronale che vedrà a
Massello, i prossimi 8 e 9
luglio, la prima edizione
di quella che ci piace definire la «Canta-sentieri
della vai Germanasca».
Non è solo un tentativo
per cambiare o migliorare la festa di paese: la Pro
Loco di Massello, che la
organizza con la collaborazione del gruppo corale
Eiminal, ha l’intenzione
di far conoscere il paesaggio stupendo della
valle riempiendo strade e
sentieri di canti e musiche. «L’obiettivo è quello
di far rinascere la nostra
comunità, facendo leva
sull’immensa ricchezza
umana, solidaristica e
culturale che la caratterizza - sostiene Willy Micol, sindaco di Massello ascoltare la musica che
un tempo veniva suonata
durante il lavoro e nei
momenti di festa è un
modo per riportare alla
luce le nostre tradizioni
culturali e popolari».
«Ciantà e sunà, èn
marciant per là burgià» è
inoltre un invito ad abbandonare l’automobile
e le preoccupazioni quotidiane per vivere un momento di aggregazione
che ci porti alla scoperta
di un mondo contadino e
montanaro in cui affondano le nostre radici.
Sabato 8 luglio, alle ore
21, nella chiesa di San
Pietro e Paolo, in località Caire di Massello, il
gruppo corale Eiminal
terrà un concerto di canti
popolari: seguirà alle 22,
negli impianti della Pro
Loco, uno spettacolo di
musiche popolari e danze tradizionali a cura del
gruppo Senhal; domenica 9 luglio alle 9,30, è
previsto il ritrovo dei
gruppi musicali e corali
alla Pro Loco in piazza
d’Armi a Massello e alle
10,30 la partenza delle
camminate verso le borgate (la partecipazione è
aperta a tutti i cantori e
suonatori che vogliano
unirsi al gruppo). La manifestazione si concluderà la sera con una cena
alle 19,30 (per prenotazioni, tei. 0347-8022623).
Pragelato
Concerti
sul sagrato
Si terrà a Pragelato domenica 2 luglio, alle ore
11,30, sul sagrato della
chiesa di Santa Maria Assunta di Ruà, l’ultimo
concerto della rassegna
«Concerti sul sagrato»
che ha incontrato il favore del pubblico che ha
assistito alle esibizioni
dei giovani musicisti
(tutti provenienti dall’area pinerolese), che si
sono esibiti nei precedenti appuntamenti della rassegna. La rassegna,
curata dall’Associazione
«Musicaremifa», ha voluto «portare in piazza» la
musica classica con brevi
momenti di indubbia
qualità sfatando il detto
che la musica classica è
musica colta, difficile e
per addetti ai lavori, sperimentando invece il piacere dell’ascolto diretto
che dona coinvolgimento
ed emozioni capaci di
conquistare il pubblico.
A Pragelato di esibirà il
«Duo di chitarra e violino» che suoneranno, a
solo o in duo, canzoni
popolari tedesche e francesi, arie e danze rinascimentali (Dalza Gorzenis)
e musiche per chitarra.
«La novità dell’esperienza - dice Laura Balzani,
assessore alla Cultura
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca organizzatrice della
manifestazione - è data
poi anche dal momento
conviviale, con offerta di
aperitivo, che segue i
concerti, che la capacità
organizzativa delle Pro
Loco di Salza, Porte e
Pragelato hanno reso
possibile».
APPUNTAMENTI
30 giugno, venerdì
POMÀRETTO: Fino al 2 luglio. Festival della birra, a
partire dalle 19; venerdì 30, alle 20, concerto di «George Me Anthony», musica country; sabato 1“ luglio, dalle 18, concerti country con i gruppi «Annie Oakley»,
«Hot guns»; domenica 2, dalle 19, concerto country
con «Luca Olivieri e Anchise Bolchi». Ingresso gratuito, padiglioni coperti, possibilità di campeggio.
PINEROLO: Al Palazzetto dello sport, alle 21, «Summer Body Night», incontri dimostrativi di pugilato,
full contact, body building.
LUSERNETTA: Al Parco delle betulle, dalle 19 di venerdì, fino a domenica 2 luglio, «2° birra Bike», musica dal vivo, birra, spaghettate, campeggio libero.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 21, al Pala Oberto,
gara di liscio tradizionale piemontese, ingresso libero
per tutti.
PEROSA ARGENTINA: Al ristorante Valentino serata enogastronomica, dalle 20,30, con la presentazione
del vino «Priistinenc».
TORRE PELLICE: Alle 21, in piazza Muston, serata
con i «Danzatori di Bram» e «Lina e i bad boys».
ROURE: Alle 20,30, incontro su «Castel del Bosco,
tra storia e leggenda».
CAVOUR: Alle 21,15, al palazzetto dello sport, spettacolo di cabaret con «Cavalli marci», ingresso lire
24.000 tribune, lire 26.000 platea.
PINEROLO: Per «Pinerolo estate cabaret» alle
21.30, in Piazza San Donato, Beppe Braida in «Micromanie», ingresso libero.
1“ luglio, sabato
FENESTRELLE: In località Casermette, fino al 9 luglio, mostra di fotografie naturalistiche, con il seguente orario: sabato 1“ e 8 luglio, dalle 20 alle 22, domenica 2 e 9 luglio, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18,
lunedì 3 e mercoledì 5 luglio, dalle 20 alle 22, martedì
4, giovedì 6 e venerdì 7 luglio, dalle 10 alle 12.
FRALI: Nella sala valdese, alle 21, serata di diapositive e conferenza su «Il lupo», a cura dei guardaparco.
TORRE PELLICE: Pomeriggio con attività, presso la
Casa delle diaconesse, con bancarelle, mostre, tè e
spettacolo del gruppo teatro della quinta elementare
e medie di Torre Pellice; la sera alle 20,30, nel tempio
valdese, concerto del «Free voices gospel choir».
PINEROLO: Concerto della corale pinaschese, alle
21, nel parco del Veloce club. Ingresso libero.
2 luglio, domenica
ROURE: Festa alla borgata Bourcet.
PINEROLO: Alle 10, in piazza Vittorio Veneto, 1" raduno Vespa club di Pinerolo.
TORRE PELLICE: Dalle 8 alle 19, fiera estiva di
merci varie e mercatino di prodotti naturali.
PRAGELATO: Alle 11,30, sul sagrato della chiesa,
concerto di musica classica, trio chitarra e fiati.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 21, al Pala Oberto
Tim, serata conclusiva della manifestazione «Estate
in vai Lemina», con ballo liscio, ingresso libero.
TORRE PELLICE: Alle 10, culto nel giardino della
Casa delle diaconesse; alle 12,30 pranzo all’aperto e
nel pomeriggio attività, con la partecipazione di giocolieri e trampolieri; alle 20,30, nel tempio, concerto
di musica per pianoforte con Edoardo Turbil.
4 luglio, martedì
PINEROLO: Dalle 20 alle 21,30, nel parco di Villa
Prever, «L’isola dei bambini»: microstorie, punto gioco per i più piccoli, laboratorio di pittura, laboratorio
di manipolazione: alle 21,30, spettacolo teatrale «Papa U», con la compagnia «Tiriteri», alle 22,30 «11 racconto della buonanotte», ingresso lire 3.000.
5 luglio, mercoledì
PINEROLO: Per Cinema in piazza 2000, alle 21,30,
nel parco del Veloce club, piazza Santa Croce, film
«Pane e tulipani», di Soldini, ingresso lire 5.000.
6 luglio, giovedì
PINEROLO: Dalle 20 alle 21,30, nel parco di Villa
Prever, microstorie, laboratorio di pittura e manipolazione, punto gioco per i più piccoli; alle 21,30, spettacolo teatrale «1 folletti», con «Santibriganti», alle
22.30, le storie della buonanotte; ingresso lire 3.000.
8 luglio, sabato
PRAMOLLO: Festa alla borgata Pomeano, con gara
di bocce, torneo di freccette e gara di ballo.
GHIGO DI FRALI: Nella sala valdese, alle 21, serata
di diapositive e conferenza su «Il gipeto».
SERVIZI
VAUI
CHISONE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivatelefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
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Fenestrelie: Grippo - via
Umberto i 1, tei. 83904
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivatelefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 2 LUGLIO
Torre Pellice: Muston - via
Repubblica 22, tei. 91328
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SERVIZIO eliambulanza
telefono 118
CINEMA
ECONOMICI
AFFIDAMENTO in gestione esterna, con
contratto di AFFITTO DI RAMO
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FAST FOOD) da parte delia «Dino Srl».
Sede dell'attività Ecomuseo «SCOPRIMINIERA», località Paola (Prali).
Per qualsiasi informazione telefonare alio
0121-806987.
A Pomaretto, M 30 giugno al 2 luglio
Festa della birra con musica
Dopo Inverso Pinasca,
anche Pomaretto propone la sesta edizione della
sua Festa della birra, con
una riconfermata e particolare attenzione per la
musica country. Nelle serate di venerdì 30, sabato
1° luglio e domenica 2 si
esibirà una lunga serie di
gruppi musicali e ballerini country di tutta Italia.
Grande spazio sarà riservato alla degustazione
della protagonista assoluta della festa: una decina
di qualità di birre alla spina e in bottiglia, accompagnate da piatti tipici
texani e messicani. L’atmosfera particolare delle
manifestazioni country
sarà rafforzata dall’intrattenimento con il divertente cavallo mecca
nico «american rodeo».
Dopo il successo delle
edizioni precedenti, quest’anno la manifestazione organizzata dalla Pro
Loco apre i battenti al
pubblico alle 19 di venerdì 30. Dalle 20 all’una sul palco ci sarà il già
apprezzato George Me
Anthony, interprete di un
country carico di energia
e soprattutto allegria.
Sabato 1“ luglio l’apertura è prevista per le ore
18, con l’inizio del concerto della «Annie Oakley
country band», formazione triestina di 7 elementi.
A seguire ci saranno gli
«Hot guns» da Vicenza,
protagonisti di appassionate ballate. Chiudono la
serata le ballerine e i ballerini fiorentini del grup
po del «Dooly’s Saloon».
Il gran finale della festa è in programma per
domenica 2: si inizia alle
15 per passare nel tardo
pomeriggio alle esibizio-'
ni del mantovano Anchise Bolchi, uno dei più
noti e richiesti artisti del
genere, conosciuto anche negli Stati Uniti e
che in passato ha collaborato con Ornella Vanoni e Fausto Leali, e di
Luca Olivieri, con la sua
«T.C. Band»: il chitarrista
preferito da Bobby Solo.
La sfida lanciata dagli organizzatori è «provare a
star fermi sulla sedia, se
riuscite...».
L’ingresso alla festa e
ai concerti è gratuito e
c’è anche la possibilità di
campeggiare.
Chianocco-Usseaux-Cavour
Profumo di stelle
«Profumo di stelle»: è il
titolo di un ciclo di incontri dedicati all’osservazione stellare. Scopo
dell’iniziativa è offrire la
possibilità di avvicinarsi
al mondo delle stelle attraverso osservazioni di
tipo scientifico, tecnico e
pratico. Ci sarà un team
di astronomi dell’osservatorio di Torino che
guiderà le osservazioni
con l’uso di telescopi.
La peculiarità della rassegna risiede nella possibilità di cenare con prodotti tipici in un ristorante delia zona: un momento conviviale in cui
saranno introdotti i fenomeni visibili durante la
serata. Intorno alle 22,30
inizierà l’osservazione
pratica che avrà un tema
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 30, ore ,
21.15, domenica, ore
21.30, e lunedì, ore 21,30,
Sognando l’Africa.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 30, ore '
21.15, Luna papa. In luglio chiuso per ferie. '
BIBIANA — Alle 21,30
di sabato 1“ luglio, a Villa
Bodo, sarà in visione
Notting Hill.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla
sala «5cento», La cena
dei cretini.
Lunedì 3 luglio, alle ore
21.30, alla Cascina Tegassa, stradale Baudenasca 118, cinema all’aperto con il film Ricominda
da oggi, di Tavernier, ingresso lire 5.000.
Mercoledì 5, ore 21,30
al Veloce Club, proiezione di Pane e tulipani.
SAN SECONDO — Alle
21.30, in piazza Europa,
venerdì 30 giugno, proiezione di Tarzan.
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Barbiere: 0338-3847565,
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diverso per ogni appuntamento. Dopo il primo
incontro di giovedì 29
giugno in località Chianocco frazione Pavaglio;
ne sul tema «Asteroidi
pericolosi», la manifestazione prosegue giovedì 6
luglio a Usseaux con «Al- |
la scoperta di Marte». La ^
rassegna si conclude giO'
vedi 28 settembre a Cavour. Per informazioni a
prenotazioni si può telefonare alla lat Montagne doc di Avigliana, allo
011-9328650.
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di Varaglia
Merita un grande plauso la
decisione della Commissione
toponomastica che ha deliberato (2 giugno) l’installazione di una targa ricordo al
pastore valdese Goffredo Varaglia nella stessa piazza Castello a Torino che lo vide cadere tra le fiamme. Ne va dato atto al gruppo dei Comunisti italiani del Consiglio comunale che hanno sempre
sostenuto la realizzazione di
questa opera di memoria
storica. Un doveroso ringraziamento va rivolto al presidente della Commissione,
Mauro Marino, che ha reso
possibile l’attuazione di questo ricordo che onora la città
di Torino.
Il grande predicatore valdese Goffredo Varaglia, pastore a Luserna-Angrogna,
vissuto nella prima metà del
500, nativo di Busca (Cuneo),
subì il martirio perché testimoniava la verità dell’Evangelo e denunciava i gravi mali della Chiesa e del papato e,
essendo un eretico impenitente, è stato arso vivo in un
giorno di mercato, il 29 marzo 1558. L’Inquisizione, sotto
la guida sanguinaria del cardinale destinato a diventare
papa «santo» Pio V non lasciava scampo a chi non credeva nei dogmi della Chiesa
romana. Non va dimenticato
inoltre che a capo della Chiesa c'era il papa peggiore di
tutti i tempi: Paolo IV.
Ecco che cosa riportò un
testimone del tempo durante
l’esecuzione davanti a migliaia di cittadini. Condotto
davanti al patibolo, [Varaglia] «esortò tutta la moltitudine che si degnasse pregare
Dio insieme con lui. Poi inginocchiandosi recitò l’orazione e gli articoli di fede ad alta
voce, distintamente e senza
apparenza alcuna di essere
spaventato. Havea sempre il
viso giocondo e quasi ridente,
di maniera che la più grande
parte del popolo si meravigliò
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
dicendo: ei pare che vada a
nozze e quando recitava gli
articoli di fede si levò un
mormorio dalla moltitudine
dicendo alcuni: e come? si dicea che costui non credesse in
Dio, il che vediamo hora non
essere vero. Appresso a questo
ei disse al boia che facesse il
suo ufficio il quale domandandogli perdono egli disse:
amico mio io ti ho già perdonato, et hora di nuovo ti perdono. E così havendo raccomandato lo spirito a Dio fu
dal boia abruciato».
Il pastore Varaglia per la
sua nobile testimonianza di
fede e per la sua alta spiritualità merita di occupare un
posto di rilievo nella nostra
memoria storica. Egli parla
ancora a chi sa ascoltare.
«Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e
mentendo diranno contro di
voi ogni sorta di male per
causa mia. Rallegratevi e giubilate perché il vostro premio è grande nei cieli» (Matteo 5,11-12).
Ermanno Aimone - T orino
Una storia
coinvolgente
Nel giorno del suo 90°
compleanno il pastore Pietro
Valdo Panasela ci ha fatto
dono del suo bel libro Storia
di una famiglia valdese in Sicilia (vedi Riforma n. 20 e
21). Da amico vorrei aggiungere alcune impressioni.
Questo libro di Pietro Valdo,
a dire il vero, potrebbe avere
come sottotitolo «Biagio Panasela (1871-1952)», perché è
di lui che prevalentemente si
parla. È quanto mai copiosa
la documentazione esistente,
sia stampata sia manoscritta,
alla quale fa continuo riferimento l’autore, ma il merito
indiscusso e prezioso di Pietro Valdo è di avere inserito a
piene mani memorie di famiglia, così da trasformare il
libro in una specie di diario
dal vivo. Anche le testimonianze orali fanno storia.
Considerata la molteplicità
e varietà delle tappe di vita di
Biagio Panasela predicatore,
colportore, evangelista, pastore (valdese e metodista),
fondatore e primo presidente
della Cooperativa agricola di
produzione e lavoro, poi promotore e iniziatore di scuole
diurne e serali per bambini e
adulti, e visto tutto questo,
viene spontaneo il desiderio
di saperne di più. La predicazione, ovviamente, era l’anima portante dell’evangelistapastore e questa forte impronta rimase anche dopo
l’incidente di percorso con la
dirigenza valdese, che lo
portò al pastorato nella Ghie
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sa metodista episcopale. Mai
Biagio Panascia affievolì il suo
piglio di evangelizzatore «risvegliato» tanto da non tirarsi
indietro, a Caltagirone, neppure dal polemizzare pubblicamente, sulla stampa locale,
contro i sacerdoti Sturzo (uno
dei quali era Luigi, il futuro
fondatore del Partito popolare, nel 1919) per le loro posizioni divulgate e intransigentemente antiprotestanti.
L’impegno nel «sociale»
spinse Biagio Panascia a
operare concretamente a
vantaggio del mondo del lavoro agricolo e artigianale,
mediante l’istituzione della
Cooperativa, che favoriva
prestiti a condizioni accettabili e contrastava, per ciò
stesso, lo strozzinaggio dell’usura. La lotta, poi, all’analfabetismo, veicolo di
superstizione, lo indusse a
farsi carico di scuole nei vari
luoghi dove prestava servizio
pastorale, mettendo se stesso al lavoro, nell’insegnamento, insieme con la sia famiglia. E qui sono palesi le
radici della vocazione diaconale del figlio, Pietro Valdo,
fondatore dell’Istituto La
Noce a Palermo. Anche questo, il libro non lo nasconde,
sommessamente, tanta è la
carica ideale e spirituale di
contenuti trasfusi.
Grazie a Pietro Valdo, dunque: un centinaio di pagine
scorrevoli e accattivanti sono
poche per la biografia di un
uomo che per la sua operosità
ne meriterebbe molte di più.
Giulio Vicentini - Verona
Fiocco azzurro
Francesca Giaccone e Marco Gisola annunciano la nascita del figlio Mattia, nato ad
Asti il 29 maggio 2000.
«Diremo alla generazione
futura le lodi del Signore, la
sua potenza e le meraviglie che
egli ha operato» (Salmo 78,4).
Parte il progetto «con voi!» sostenuto dal Srm della Fcei
Ponti di solidarietà con il popolo serbo
A un anno dalla fine dei bombardamenti
le notizie che ci giungono dalla Repubblica
federale di Jugoslavia suonano allarmanti:
soffocate le voci dell’opposizione, incarcerazioni, chiuse le università, un crescente isolamento della società civile. Una realtà drammatica, da non dimenticare. Per questo un
nutrito gruppo di associazioni italiane ha
aderito a una campagna di mobilitazione e di
sensibilizzazione a sostegno delle realtà democratiche serbe, chiamata «S vama» («con
voi!»), che si propone di gettare un ponte verso la società civile della Jugoslavia. L’iniziativa parte dall’Ics, del quale la Federazione
delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) è
membro. Il Servizio rifugiati e migranti (Srm)
della Fcei ha aderito a questa campagna. 11
Srm propone dal 24 giugno di aprire un
«ponte e-mail» con 2 realtà in Serbia.
La prima è la Ecumenical Health Organisation (Eho) a Novi Sad: questa organizzazione opera da vari anni a Novi Sad e dintorni
per le vittime di guerra e le persone in difficoltà a causa della situazione economica e
sociale in Serbia. La Eho gestisce una mensa,
una farmacia, programmi agricoli ecc. Il Srm
coll’aiuto dell’Ospedale evangelico di Napoli
ha sostenuto la farmacia con l’invio di medicinali e intende continuare a sostenere i programmi della Eho anche se attualmente è
molto difficile fare arrivare aiuti in Serbia. Per
queste ragioni. Il Srm sta tentando di trovare
soluzioni efficaci insieme alle chiese Svizzere.
Nel frattempo invitiamo tutti a mandare email di solidarietà alla Eho: ehs@eunet.yu.
La seconda realtà serba fa riferimento al
pastore Bela Halasc, della Chiesa evangelica
riformata di Pancevo. I locali di questa comunità, che il pastore Massimo Aprile ha visitato, si trovano di fronte a una grande fabbrica chimica, e durante i bombardamenti si
è vissuto con il rischio costante di un gravissimo incidente ecologico. Il Srm intende sostenere il progetto di un Centro comunitario
presso questa chiesa. Invitiamo le chiese e
chi vuole partecipare a mandare messaggi di
solidarietà a: bela@panet.bits.net.
Chi desidera inoltre sostenere queste due
realtà può versare un contributo utilizzando
il ccp n. 38016002 intestato alla Federazione
delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze
38,00184 Roma, con causale «Pro Serbia».
Dopo la tragedia di Dover
che serve veramente sono
migliori procedure di ammissione sul territorio per i
richiedenti asilo, così che le
persone che hanno bisogno
di protezione possano essere
sicure che la loro richiesta
sarà accolta alle frontiere, e
che non dovranno temere un
immediato rimpatrio. Altrimenti è ovvio che una persona che cerca protezione tenterà di entrare in Europa con
l’aiuto di trafficanti illegali.
Questo vale per tutti i richiedenti asilo in base alla Convenzione di Ginevra, ma anche per i cosiddetti «rifugiati
umanitari».
Inoltre chi è costretto a
emigrare a causa dell’estrema povertà deve poter trovare delle alternative all’immi
Fondazione «Doti. Enrico GardioI»
Una laurea in Ingegnarla
delle telecomunicazioni
La Fondazione «Doti. Enrico GardioI», si congratula
con il dott. Luca Ricca, laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni il 26 maggio 2000 con punti 108/110. Luca Ricca ha discusso una tesi su «Studio di predittori,
basati su reti neurali, per la stima delle vendite di giornali quotidiani», relatori sono stati i professori Marco
Gilli e Mario Biey, relatore è stato anche il dott. Paolo
Agus, della ditta con cui si è collaborato nello svolgimento della tesi. La Fondazione è lieta del successo dei
beneficiari di borse di studio, come il dott. Luca Ricca.
Esequie classiche
a 2 milioni 500 mila
L'impresa di onoranze funebri «Il Giubileo» offre un funerale classico a
2.500.000 lire e un funerale di lusso a lire 3.900.000 (esclusi eventuali diritti comunali, necrofori].
«Per un funerale di lusso con l'impresa "Il Giubileo" ho speso 3 milioni
900 mila lire: esattamente la metà rispetto a quanto mi era stalo preventivato do un'altra impresa a cui avevo domandato il preventivo, richiedendo lo stesso tipo di servizio”.
La dichiarazione della signora Maria Stella B., di Chivasso, pone
l'accento su un fenomeno di cui tutti hanno avuto la prova o, per lo meno, hanno sentito parlare: la grandissima differenza nei costi dei funerali, a parità di servizio.
Il caso della signora Maria Stella B. è emblematico (il cognome è
omesso per ragioni di privacy, ma si tratta sempre di persone che hanno
usufruito dei servizi dell'impresa «Il Giubileo»), E' cioè sufficiente informarsi, cercare un'alternativa all'«lmpresa di famiglia» presso la quale ci si è
sempre serviti, e scoprire che si possono ottenere prestazioni uguali nella
qualità, ma molto diverse nel prezzo, con un notevolissimo risparmio.
Decessi In ospedale: sonsigllo al Parenti
fhn «siihno le «imprese dell'ospeiMe» né, Ionio meno, è obhìigràoth servirsi
di imprese «consigliate». Negli ospedali o slrvHure sanitarie bisogno DIfPIO AM di ehhmgae, a decesso appena avvenuto, segnati guetìa o gvel'impresa fvndbre. le segnalazioni, inedie, gravano pesanlemente sul costa dsisavédo.
ONORANZE SjS^FUNEBRI Se(/e cenira/e ed esposizione
TT ^¥TT¥^¥¥ n Csù Bramante 56 • Torino
IL GIUBILEO w. on 663.30,05
grazione illegale gestita dai
trafficanti criminali. Oltre alla possibilità di entrare come
richiedente asilo, ci devono
essere altre possibilità reali e
legali per entrare in Europa.
L’Unione europea non ha bisogno solo di una armonizzazione di una legislazione
avanzata per l’asilo, ma probabilmente ha ancor più bisogno di una armonizzazione
di una comune politica aperta e positiva per l’immigrazione. Serve una legislazione
realistica e aperta per l’immigrazione per motivi di lavoro,
dato che esiste in molti paesi
europei un concreto bisogno
di manodopera. Lo stesso vale per la possibilità di entrare
in Europa per motivi di studio e di formazione.
Il Servizio rifugiati e migranti della Fcei si rende conto che queste proposte non
risolveranno tutti i problemi,
ma esse potrebbero, se applicate correttamente, ridurre la
perdita di vite umane. Denunciamo la gravità dei fatti
di Dover, una delle tante tragedie di questo genere, non
solo come un atto criminale
dei trafficanti, ma come responsabilità da parte dei governi e delle forze politiche
che rifiutano una corretta politica, legislazione e applicazione delle norme esistenti in
materia di asilo e di immigrazione. Una politica restrittiva
e senza alternative si rende
complice di fatti come quelli
di Dover o di Otranto.
Annemarie Dupré
1 ............
«Ora, Signore,
tu lasci andare in pace
il tuo servo
secondo la tua Parola,
perché i miei occhi
hanno visto
la tua salvezza»
(Luca 2, 29)
Dopo lunga malattia, è mancato
Enrico Corsani
pastore emerito, di anni 85
Lo annunciano addolorati ma
sereni nella speranza la moglie,
le figlie, i generi, le nipoti, I parenti tutti.
Brescia, 21 giugno 2000
«Tu sei l’argomento
della mia lode nella
grande assemblea;
io adempirò
i miei voti in presenza
di quelli che ti temono»
Salmo 22, 25
La Chiesa valdese di Catania
è vicina alla moglie e alle figlie
del pastore emerito dottor
Enrico Corsani
nella riconoscenza del lungo e
benedetto ministero pastorale
svolto nella città etnea.
Catania, 22 giugno 2000
RINGRAZIAMENTO
«L’anima mia s’acqueta
in Dio solo; da lui viene
la mia salvezza.
Egli solo è la mia rocca»
Salmo 62, 1-2
I familiari di
Enzo Tron
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che con presenza, scritti,
fiori e offerte hanno partecipato
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dr. Broue, al dr. Gusmaroli, al
personale dell’ospedale di Pomarefto, al Servizio infermieristico dell’AsI di Perosa, al pastore
Deodato, a tutte le associazioni
dei partigiani presenti e al Gruppo anziani Riv.
San Germano, 16 giugno 2000
RINGRAZIAMENTO
«Ma Dio mi ha dato
il suo aiuto fino ad oggi;
per questo sono
testimone di Cristo
davanti a tutti,
piccoli e grandi»
Atti 26, 22
I cugini tutti della cara
Lidia Paschetto
di anni 83
ringraziano coloro che con scritti, fiori e affettuosa presenza
hanno partecipato al loro lutto.
Si ringraziano in modo particolare la direttrice, il personale
e gli ospiti della casa valdese
delle diaconesse di Torre Penice, la past. Ursel Koenigsmann,
il past. Jean-Félix Kamba, i medici curanti e l’Ospedale valdese
di Torre Pellice.
Pinerolo, 30 giugno 2000
RINGRAZIAMENTO
«lo so in chi ho creduto»
Il Timoteo 1,12
Luisa Giampiccoli annuncia la
morte della sorella
Giuliana Giampiccoli
e ringrazia tutti coloro che hanno preso parte al suo dolore.
Luserna San Giovanni
23 giugno 2000
RINGRAZIAMENTO
«Chi crede in me
anche se muoia vivrà»
Giov. 11,25
Il 21 giugno è deceduto a Oatania il professor
Bruno Ciccarelli
di anhi 83
Lo annunciano la moglie Emilia con le figlie Marisa e Valeria
nella certezza della resurrazione di Oristo. Ringraziano le
chiese battiste di Fioridia e Catania e i pastori Pawel Gajewski
e Italo Pons per le parole di
speranza e contorto.
Catania, 21 giugno 2000
16
PAC. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 30 GIUGNO 2000
Í
Viaggio in Salvador, a vent'anni dall'assassinio di mons. Oscar Arnulfo Romero - 1
Il Salvador nella morsa della violenza
/\ diecianni dalla firma degli accordi di pace tra il governo e il Fronte Farabundo Marti
di liberazione nazionale, la violenza rimane onnipresente nel piccolo paese centramericano
CHARLES HARPER*
IN questa domenica del 19
maggio, c’è aria di festa
nella piazza della cattedrale
di San Salvador. La gente va a
zonzo guardando ritratti di
mons. Oscar Arnulfo Romero, l’amato arcivescovo della
città, caduto sotto le pallottole di un assassino il 24 marzo
1980. Allestita da studenti
delle belle arti, la mostra dà il
via a una settimana di commemorazione del martirio di
«San Romero de America».
Marce, discorsi, concerti e
celebrazioni liturgiche si susseguiranno in un omaggio
popolare reso al grande uomo e ai doni profetici che egli
ha fatto al paese.
Queste manifestazioni riportano in mente il ricordo
doloroso del conflitto civile
armato e della violenta repressione che vent’anni or
sono hanno lacerato il Salvador. Sul marciapiede, fra i cavalletti, un’iscrizione a mano
su un pannello di cartone,
circondata da strumenti e
simboli di violenza (una rivoltella, una scarpa di bambino malandata, un grembiule macchiato di sangue, una
lettera di rifiuto di assunzione, una borraccia autoctona
rotta) recita: «Praticate e costruite una cultura di nonviolenza: respingete la violenza
sotto qualunque forma: fisica, sessuale, psicologica, economica, sociale».
Nuova violenza
Il pannello colpisce non solo per il suo messaggio ma
perché esprime una realtà
nuova: circa dieci anni dopo
la firma degli accordi di pace
tra il governo e il Fronte Farabundo Marti di liberazione
nazionale (Fmln), la violenza
rimane presente in Salvador.
Gli anni di guerra, in particolare a partire dal 1979, sono stati tremendi per la popolazione. 80.000 combattenti e civili sono stati uccisi.
Viene stimato a 500.000 il numero delle persone allontanate con la forza dalle loro
case e dai loro villaggi. Altrettante sono state costrette
all’esilio. Le forze aeree e terrestri, e le unità paramilitari
salvadoregne hanno seminato il terrore fra la popolazione, commettendo orribili
massacri e bombardando le
case e le comunità rurali. La
tortura e le sparizioni forzate
erano frequenti, così come il
sabotaggio urbano e il minamento delle strade.
Nessuno ha dimenticato
quel giorno in cui sei preti
gesuiti, la loro governante e
sua figlia furono buttati giù
dal letto all’Università dell’America centrale, alle prime
luci dell’alba del 16 novembre 1989, e uccisi a bruciapelo da soldati agli ordini del
colonnello Alfredo Benavides.
Lungo tutta la settimana di
commemorazione, si evocano e si celebrano i loro nomi
e quelli di altri martiri moderni in Salvador e nel mondo:
Mauricio López, Maria Cristiana Gómez, Emilio Zelaya,
Marianella García Villa, Martin Luther King, Ita Ford e le
sorelle di Maryknoll, Steve
Biko, Dietrich Bonhoeffer.
La popolazione del Salvador è confrontata a nuove
forme di violenza, nella famiglia e nella società. L’elenco è
lungo: aumento della delinquenza, alimentata dalla tossicodipendenza e dal traffico
di droga; disoccupazione e
sottoccupazione; fiorente
commercio di armi individuali: disintegrazione della
famiglia; violenza domestica
e violenza sessuale, in parti
San Salvador (1992): commemorazione dei sei gesuiti uccisi ali’Università cattoiica centroamericana
colare contro le donne; moltiplicazione degli stupri;
sfmttamento dei bambini; assenza di protezione della gioventù; deterioramento delle
norme sanitarie e riduzione
dell’accesso alle cure mediche; indebolimento e privatizzazione del sistema educativo; aumento dell’analfabetismo; perdita dei valori
tradizionali e della responsabilità etica; impunità dei torturatori e di altri autori di crimini contro l’umanità durante la guerra civile, anche se
sono stati identificati; sviluppo di un conservatorismo religioso che tende a ignorare i
problemi sociali: espansione
urbana disordinata portata
avanti a solo scopo di profitto,
con la conseguenza della sovrappopolazione; drastico deteriorarsi dell’ambiente; corruzione fra i funzidnari governativi e frustrazioni nei confronti della «classe politica».
Questa «nuova violenza»
ha due cause principali. La
prima è la terribile conseguenza di una guerra civile e
di una repressione brutali. Lo
dimostra il numero impressionante di guardie private,
ex soldati o combattenti del
Fmln disoccupati, assunti per
proteggere case, negozi o
fabbriche; lo dimostra anche
la mancanza di lavoro. Altrettanto numerose, anche se
fanno meno rumore, le famiglie che ovunque in Salvador
sono in preda all’angoscia
per la scomparsa di esseri cari, confrontate con il dramma
della morte e con la perdita
della speranza.
La seconda causa è la lotta
storica dei contadini salvadoregni per la terra, un conflitto
fondamentale iniziato nel
1882 tra l’élite terriera o industriale e la massa popolare rurale e urbana. Questo conflitto non è ancora risolto. Gli accordi del 1992 sulla ridistribuzione delle terre, patrocinati
dalle Nazioni Unite, non sono
stati applicati. La disuguaglianza e l’ingiustizia socioeconomica dominano. La povertà aumenta. La disoccupazione cresce e molti uomini
ernigrano in Messico o negli
Stati Uniti in cerca di lavoro.
fornendo un contributo stimato al 16% del Prodotto interno lordo del paese nel
1999. I risultati inattesi delle
recenti elezioni comunali e
politiche hanno alimentato la
speranza che un equOibrio tra
l’Arena al potere e il partito di
opposizione Fmln avrebbe
garantito, finalmente, una
certa giustizia socioeconomica per il popolo salvadoregno.
(Cec info -1 - continua)
(Traduzione dal francese
di J.-J. Peyronel)
* Charles Harper (Usa-Brasile) è stato segretario deH’Ufficio
dei diritti umani del Cec in
America Latina dal 1974 al 1990.
Ha pubblicato un libro intitolato
«Impunity: an Ethical Perspective», fondato su sei studi di casi
riguardanti l’America Latina,
compreso il Salvador (pubblicazione del Cec, 1996). Harper ha
assistito ai funerali di mons. Romero nel 1980 in quanto rappresentante del Cec; non potè però
trasmettere il messaggio del segretario generale del Cec in
quanto la cerimonia venne interrotta da esplosioni e armi da
fuoco che fecero 40 morti.
Ginevra: colloquio organizzato dal Cec e dairArm
Le chiese di fronte alla mondializzazione
Julio de Santa Ana, noto
ecumenista, ha lanciato un
grido d’allarme contro l’espansione del «capitalismo
finanziario», che rischia di
provocare una grave crisi se
le chiese e altri gruppi sociali
non riusciranno ad ostacolarlo. Per Santa Ana, docente
presso l’Istituto ecumenico
di Bossey, «il processo dell’economia capitalistica cerca di sottomettere tutti gli altri interessi. Si tratta di un
processo di conquista intrapreso dalle potenze occidentali essenzialmente borghesi.
Mira alla libertà ma impone
l’oppressione. Mira alla felicità ma provoca pene e sofferenze. Si dice a favore della
vita ma genera la morte».
Il professore uruguaiano
partecipava al Colloquio 2000
«Fede, teologia, economia:
chiese e movimenti sociali di
fronte alla mondializzazione», organizzato dal Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) e dall’Alleanza riformata mondiale (Arm), svoltosi a
Hofgeismar, in Germania. Al
Colloquio, al quale partecipavano 150 cristiani, per lo più
protestanti, alcuni teologi
buddisti, musulmani e indù
hanno parlato dei loro insegnamenti sull’ingiustizia e lo
sfruttamento. Nel suo discor
so. Santa Ana ha detto che la
seconda guerra mondiale ha
dato creato un «grande compromesso storico tra lavoro e
capitale» che ha portato a una
«seconda rivoluzione capitalistica», favorita dalla «deregulation» finanziaria degli Anni
70 e 80. Secondo Santa Ana il
sistema è oggi minacciato da
«contraddizioni sociali» tra la
«nuova élite del potere» e altre classi sociali.
Secondo Martin Herndlhofer, uno dei responsabili dell’agenzia cattolica Pax Christi,
Santa Ana ha saputo evidenziare che «nella nuova fase
del capitalismo», il lavoro
umano diventa sempre più
superfluo. «Esistono nell’analisi marxista aspetti fondamentali che non si possono
disconoscere e che occorrerebbe studiare perché potrebbero permetterci di tornare all’essenziale - ha detto
-. Quello che conta non è che
l’analisi sia marxista o no, ma
che essa ci aiuti a capire, a
agire e a formulare prospettive strategiche». Ulrike Bickel,
del ministero tedesco per lo
sviluppo, ha invece rimproverato al professor Santa Ana di
avere parlato «in termini vaghi e generici» e di non avere
proposto vere soluzioni di ricambio. «Speravo che si sa
rebbe discusso concretamente di quello che possiamo fare
responsabilmente a titolo individuale, anziché accontentarsi di incriminare le multinazionali, gli agenti di borsa e
Wall Street - ha affermato
Bickel -. Se si vuole intraprendere un dialogo critico
con gli imprenditori, non si
può semplicemente rimproverarli, perché non ci ascolterebbero neanche».
Secondo Bickel il prof. Santa Ana con capisce che «siamo anche degli attori, e non
solo delle vittime della mondializzazione... le chiese
dell’Europa dell’Ovest non
sono povere, in particolare
qui in, Germania. Esse hanno
fondi e bene notevoli e dovrebbero pensare ad usarli in
modo etico e credibile anziché accusare semplicemente
i centri finanziari e le istituzioni». Santa Ana ha ribattuto: «Tutte le grandi chiese
hanno seguito l’esempio della Chiesa cattolica, che ha deciso di rafforzarsi in quanto
istituzione nel corso del difficile periodo di transizione,
anziché riformarsi. Oggi la
maggior parte delle chiese si
preoccupa più della propria
sopravvivenza in quanto istituzioni che non di predicare
l’Evangelo». (eni)
In corso a Ginevra dal 26 al 30 giugno
Sessione speciale dell'Onu
sullo sviluppo sociale
Quando i membri dell’équipe ecumenica internazionale sono arrivati a Ginevra
il 21 giugno scorso, avevano
dietro di sé una vera e propria maratona di riunioni
preparatorie alla Sessione
straordinaria dell’Assemblea generale dell’Onu sullo
sviluppo sociale, «Ginevra
2000», dal 26 al 30 giugno. La
riunione di Ginevra deve
esaminare i progressi compiuti nella concretizzazione
degli impegni presi nel 1995
dal Vertice mondiale per lo
sviluppo sociale a Copenaghen. Il ruolo dell’équipe
ecumenica è di seguire con
spirito critico la Sessione
straordinaria e di far sentire
le voci di esperti locali nella
discussione dell’Onu.
L’équipe ecumenica è sostenuta e coordinata dal Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), in cooperazione con la
Federazione luterana mondiale (Firn). I suoi membri
rappresentano le reti mondiali del Cec e le sue chiese
membro, nonché i gruppi religiosi e organizzazioni partner ad esso collegati.
Nello spiegare gli obiettivi
dell’équipe, Gail Lerner, rappresentante del Cec presso
ì’Onu a New York, e Rogate
Msbana, segretario esecutivo
del Cec incaricato delle questioni di giustizia economica,
hanno dichiarato che avrebbero posto l’accento prima di
tutto sul primo dei dieci impegni del piano di azione
adottato a Copenaghen, ossia
la creazione di un contesto
ambientale «cbe permetta a
tutte le comunità umane di
giungere allo sviluppo socia
le». Hanno aggiunto che i
rappresentanti delle chiese
sottolineano anche l’urgenza
del secondo impegno: l’eliminazione della povertà.
Sulla base dell’esperienza
acquisita nelle riunioni alle
quali hanno partecipato, i
membri dell’équipe ecumenica ritengono che «Ginevra
2000» probabilmente non
porterà grossi progressi nel
senso degli obiettivi che essi
giudicano essenziali per lo
sviluppo sociale dei paesi
poveri. In compenso, ritengono possibile ottenere progressi graduali in tre campi
principali: a) l’annullamento
del debito: b) la democratizzazione delle istituzioni di
Bretton Woods: Banca mondiale e Fondo monetario internazionale; c) la tassa Tobin, tassa sulle transazioni di
cambio, proposta per la prima volta dall’economista James Tobin nel 1972, che potrebbe aiutare le economie
deboli limitando la speculazione sulle valute e mobilitando somme importanti
per lo sviluppo.
Il Cec è stato fra i promotori del grande raduno pubblico
internazionale che si è svolto
domenica 25 giugno a Ginevra, ed ha partecipato alla
preparazione del culto nella
cattedrale Saint-Pierre al quale erano presenti il segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan, e l’abbé Pierre, oltre a
rappresentanti delle comunità protestante, cattolica romana, cattolica cristiana, ortodossa, ebraica, musulmana,
buddista, baha’i e di altre
congregazioni religiosi presenti a Ginevra. (cec-info]
Nuovi episodi si sono verificati
India: si moltiplicano
le violenze contro i cristiani
Mentre le violenze contro i
cristiani si stanno moltiplicando in varie regioni dell’India, alcuni responsabili di
chiesa hanno criticato gli
sforzi di coloro che vorrebbero far credere che tali violenze siano un semplice problema di «ordine pubblico».
Uno degli ultimi incidenti,
un’esplosione avvenuta il 21
maggio scorso durante la cerimonia di chiusura di una
riunione organizzata dall’Associazione delle chiese dell’Evangelo, a Machlipatnam,
nello stato di Andhra Pradesh, nel Sud del paese, ha fatto
più di dieci feriti. Ma prima
di aprire l’inchiesta il capo
della polizia ha scartato ogni
responsabilità esterna in
queirincidente e ha affermato che era la conseguenza di
conflitti tra cristiani.
A. Vijaykumar, presidente
dell’Associazione delle chiese
battiste dell’India, ha respinto questa spiegazione. Per
lui, l’incidente «si iscrive in
una corrente di ostilità nei
confronti della comunità cristiana» in altre parti del paese. Nello stato dell’Uttar Pradesh, nel nord, diverse scuole
cristiane e conventi sono state saccheggiati in aprile, ma il
governo ha vivamente reagito quando i media hanno lasciato intendere che gli incidenti erano diretti contro la
comunità cristiana.
Nella città di Nasik, nello
stato del Maharashtra, ad
ovest del paese, 33 giovani
sono stati fermati dopo avere
attaccato un foyer protestante che proiettava un film sul
Cristo. Due poliziotti indù
hanno immediatamente pagato la cauzione per la loro
rimessa in libertà e hanno or
ganizzato un ricevimento, il
che ha provocato una marcia
di protesta di 4000 cristiani. A
Indore, nello stato del Madhya Pradesh, nel centro dell’India, una diecina di giovani sono stati arrestati dopo
attacchi perpetrati contro diverse chiese cattolich. Uno
dei leader del Bharatiya Janatha Party (Bjp), il partito
nazionalista indù al potere,
non ha esitato a esprimere il
proprio appoggio ai giovani.
John Dayal, del Forum cristiano unito per i diritti della
persona, è stato criticato durante una conferenza stampa, dal portavoce del Bjp,
Venkaiah Naidu. Quest’ultimo lo ha accusato di servirsi
di un’organizzazione religiosa per «portare avanti una
campagna contro il Bjp e il
governo», e ha chiesto che
egli smetta le sue attività «politiche».
L’arcivescovo Alan Basii di
Lastic, presidente della Conferenza episcopale, ha protestato dichiarando che Venkaiah Naidu ha torto «di attaccare John Dayal e di insinuare che dietro alle sue attività al servizio dei diritti della
persona si nascondano motivi politici». L’arcivescovo ha
detto che «alcuni gruppi vogliono presentare i cristiani
come un pericolo per l’India». Per di Lastic a provocare le violenze contro i cristiani, più frequenti dopo l’entrata nel governo del Bjp, è
stato l’impatto sociale del
servizio cristiano di aiuti. Infatti, ha ricordato, i cristiani
non hanno esitato a protestare e a sostenere le caste oppresse dalle caste superiori i
cui membri sono ardenti partigiani del Bjp. (eni)
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