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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Fast. TACCIA Alberto
10060 ANOROGNA
settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 35
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Eco: L. 2.500 per Tinterno
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TOHRK PELLK'-K 6 Settembre 19i)8
Ammiu. Claudiana Torre Pellice • C.CJ*. 2-17557
RIFLESSIONI SUL SINODO 1968
LA CHIESA IN DISTRETTA
Comunque lo si voglia giudicare, il fatto saliente del Sinodo di
quest’anno è stato dubbio la « contestazione » condotta da un gruppo compatto, ancorché eterogeneo,
di giovani appartenenti al Movimento Cristiano Studenti (MCS)
i quali, previo parere favorevole
deH’assemblea sinodale, sono intervenuti dalla galleria nel dibattito centrale del Sinodo, quello relativo alla predicazione. Non è apparso chiaro, peraltro, se questa
« contestazione » si proponeva
semplicemente di portare un contributo supplementare, anche se
« straordinario » (se così lo si vuol
chiamare), al dibattito sinodàle,
o se invece costituiva una forma di
opposizione extra-sinodale permanente il cui vero obiettivo era non
già di orientare il Sinodo in una
determinata direzione, ma di metterlo in crisi in quanto tale, di negarne la validità come assemblea
rappresentativa della Chiesa. Non
si è capito bene, insomma, se è un
certo orientamento del Sinodo
che veniva contestato, oppure il
Sinodo stesso. Probalbimente i
due motivi erano presenti, ma il
secondo è rimasto sullo sfondo.
L’opposizione extra-sinodale del
Movimento Cristiano Studenti è
avvenuta in clue modi: con interventi orali, dalla galleria, in cui gli
oratori hanno esposto con pacatezza e coerenza il loro punto di
vista, c mediante cartelli affissi
dentro e fuori l’aula Sinodale. Su
questi ultimi si può osservare che
alcuni esprimevano pensieri meditati e degni di considerazione
oppure ponevano interrogativi seri e fecondi; altri contenevano denuncie sommarie e slogans fondamentalmente idioti; altri ancora
enunciavano delle scomode verità
che nessuno, nell'assemblea sinodale, avrebbe avuto il coraggio di
dire: in questo caso, con la loro
sincerità e lealtà (cosi rare, purtroppo, negli ambienti ecclesiastici) i giovani hanno offerto una lezione morale di cui tutti abbiamo
bisogno; un paio di cartelli, infine, erano .semplicemente volgari
in quanto contenevano dei doppi
sensi indecenti oppure richiamavano alla memoria quelle « facezie
scurrili » che secondo l’apostolo
■Paolo non dovrebbero essere ”neppur nominate” fra cristiani (Efesini 5, 4): la presidenza del Sinodo,
in questo caso a nostro avviso
troppo indulgente o parziale, avrebbe dovuto chiedere che venissero rimossi.
È un latto positivo, secondo noi,
che il Sinodo non abbia assunto,
nei confronti dei giovani del MCS,
un atteggiamento di rigido legalismo (che li avrebbe esclusi dal
dibattito) né abbia ceduto alla
tentazione autoritaria (che li avrebbe estromessi dall’aula). E’
un fatto positivo che il Sinodo,
: 1 rendo forza su se stesso e, rompendo una tradizione secolare, si
sia lasciato interpellare dai giovani, anche se ciò ha creato un’atmosfera di estrema tensione e
l’unità stessa dell’assemblea rischiava di spezzarsi. Bisogna d’altra parte rendersi conto del fatto
che l’intervento giovanile potrà
avere, a lunga scadenza, delle ripercussioni molto serie; il « principio sinodale » è stato indubbiamente incrinato, e questa incrinatura potrebbe condurre a una messa in questione dell’intero nostro
sistema ecclesiastico.
Ma veniamo al dunque, cioè alla
sostanza delle cose. Che cos’è stata questa « contestazione »? Lo ha
spiegato, con la consueta chiarezza e lealtà, il Pastore Giorgio Bouchard, intervenendo nell’acceso e
confuso dibattito sinodale. Secondo Bouchard, i giovani del Movimento Cristiano Studenti sono gli
esponenti cristiani della « seconda
ondata della rivoluzione socialista », che proprio in questi anni
sta percorrendo il mondo. Sul finire del secolo scorso vi fu la prima ondata, che la nostra Chiesa,
insieme a tutte le altre, respinse.
Ora si trova di fronte alla seconda
ondata, i cui flutti sono giunti anche nell’aula sinodale.
Cristianesimo e rivoluzione socialista sono dunque — se abbiamo inteso bene — i capisaldi della
posizione del Movimento Cristiano Studenti. I suoi aderenti « si
confessano cristiani e si dicono
marxisti ». Da questa loro posizione interpellano la Chiesa, la contestano, « interrompono » il normale svolgimento dei suoi culti e
delle sue assemblee. Gli intervent’i
nei culti, avvenuti questa primavera a Roma e altrove, e ultimamente l’intervento in Sinodo, prescindendo-«ra da ogni considerazione di merito, hanno un valore
di simbolo, di segno: secondo que
sti giovani è il càpimino attuale
della Chiesa che dev’essere interrotto, essa non puQ continuare per
la stessa via, deve ìpiboccarne una
nuova. Né il culto dn sé, né il Sinodo in quanto talé'sono, in fondo, in questione, aia io è la Chiesa tutta, la sua vita, la sua posizione e funzione mondo, la sua
stessa natura. ÜLtflllo che i giovani
del MCS desidcraiio e chiedono
non è, in primo Iiic^o, nè un altro
tipo di culto ne uh altro tipo di
Sinodo, ma mi’attra Chiesa. Ma
quale? Cosa de v’(»sere la Chiesa
di Gesù Cristo nclH-seconda metà
del XX secolo? La%arte credente
del movimenln oMraio? Oppure
la parte crede nte''^el movimento
studentesco? Lasciatolo aperti questi interrogati\ i e^i soffermiamo
un istante sul cont%uto della contestazione mo-sa .Sla Chiesa attuale dai giovani .^1 Movimento
Cristiano Studenii»er i quali, indubbiamente, la «/Aperta marxista » (com’è sla ta 'Ramata in Sinodo) conferisce umi configurazione particolare alla apnfessione della fede cristiana.
In che cosa coi
mente, l’infedeltà
tuale? La risposta)
iste, propriala Chiesa at1 Movimento
mbra essere
questa: Nella .connivenza della
Chiesa con la società capitalista.
Cristiano Studér^ i
La premessa storica di questa
connivenza e di questa infedeltà
è il patto stipulato di fatto nei secoli scorsi tra protestantesimo e
borghesia. Si tratta oggi di rompere questo patto e la connivenza
col neocapitalismo che ne consegue. A questo punto, la domanda
— un po’ sommaria, è vero, ma a
nostro avviso ugualmente legittima —che molti si pongono è questa: La contestazione della Chiesa
attuale da parte dei giovani del
MCS avviene in nome dell’Evangelo mediante il marxismo oppure
avviene, praticamente anche se
non intenzionalmente, in nome del
marxismo? Il marxismo è solo lo
strumento di una contestazione
sostanzialmente evangelica oppure ne è anche il contenuto? O è
Luna e l’altra cosa insieme? Su
questo punto non è lecito equivocare, per almeno due motivi. Il
primo è che nella Chiesa sono relativamente pochi coloro che han
fatto la « scoperta marxista ». Che
ne sarà di loro se gli interrogativi
ora posti non riceveranno esauriente risposta? Il secondo motivo
è di fondo e lo formuliamo con tutta sincerità, anche se nella provvisorietà e limitatezza di ogni giudizio umano:),» noi pare che il-discorso che il Movimento Cristiano
Studenti sta conducendo difetti di
sostanza biblica. Ci si dice: La sostanza biblica c’è, solo che è espressa in un linguaggio laico, profano, non religioso. Può darsi, ma
a noi pare che non si tratti solo di
una questione di linguaggio. E comunque è lecito chiedersi; Perchè
il discorso del Movimento Cristiano Studenti fa l’impressione di essere privo o almeno carente di sostanza biblica? E’ forse perchè la
Chiesa nel suo insieme, a motivo
del suo patto storico con la borghesia, non ha ancora fatto la
« scoperta marxista » e questo le
impedisce di cogliere certi aspetti
importanti o fondamentali delLEvangelo, anzi le impedisce la scoperta dell’Evangelo stesso per il
nostro tempo? Il marxismo è dunque, in qualche modo, una via
stretta che la Chiesa deve percorrere per riscoprire l’Evangelo? La
« scoperta marxista » è una premessa indispensabile o almeno auspicabile perchè la Chiesa di Gesù Cristo ridiventi una Chiesa fedele alla sua vocazione e al suo
mandato?
Queste non sono domande retoriche, che contengono già in sé,
in forma sottintesa, la risposta.
Sono invece vere domande, che
■ formuliamo con intima paistecipa' zione e con la ièrietà che la gravità dell’ora presente esige.
Il grande tema cantroverso ; LA PREDICAZIONE
Il dibattito centrale del Sinodo verteva quest’anno intorno alla predicazione. Porse per lo choc psicologico causato dall’intervento dei giovani ma più
probabilmente per il reale disorientamento teologico in cui versa la nostra
Chiesa, il dibattito sulla predicazione
è stato disorganico e inconcludente.
Il Sinodo soggiaceva a una specie di
paralisi spirituale che non si è risolta
nel corso del dibattito. Né da parte dei
« contestatori » né da parte dell’assemblea sono emerse indicazioni autorevoli e orientatrici per la Chiesa. Gli
interventi migliori si sono limitati a
porre degli interrogativi. Questo fatto
ha un significato parabolico; al momento attuale la nostra Chiesa, più
che una Chiesa che predica, è una
Chiesa che si interroga.
A proposito della predicazione, il Sinodo doveva vagliare la questione della sua forma e quella del suo contenuto. H problema della forma della predicazione è stato quest’anno imposto
all’attenzione generale dalle interruzioni di culto avvenute in alcune chiese e che implicano anche il rifiuto di
un certo tipo di predicazione: la predicazione « dall’alto », come viene chiamata. Il Sinodo è stato espressamente
invitato a pronunciarsi in merito, ma
ha preferito tacere. In un documento
elaborato da una Commissione nominata dal Seggio e letto all’assemblea,
si affermava tra l’altro : « La rottura
della tradizionale forma del culto può
avere oggi un carattere riformatore.
Essa costituisce una frattura voluta di
una tradizione secolare. Dopo questa
frattura niente può tornare come prima e per conto nostro il Sinodo dovrebbe consigliare alle Chiese di dare
un carattere sperimentale e continuato a dei culti tenuti sulla base della
discussione ».
Il Sinodo, invece, non ha dato alcun
consiglio alle chiese, non ha scelto tra
predicazione « dall’alto » e predicazione « dal basso », tra monologo pastorale e dialogo comunitario, insomma
non si è pronunciato. Ciascuno potrà
interpretare come meglio crede questo
silenzio imbarazzato ed elusivo del Sinodo. Come minimo si può osservare
che, in questo caso, il silenzio del Sinodo non è d’oro.
Ma più della forma importa il contenuto della predicazione. Nel dibattito su questo argomento, l’assemblea
ha annaspato a lungo senza approdare ad alcunché di concreto e di per
suasivo. Lo stesso concetto di « agàpe
di Dio» (amore di Dio per il mondo),
che può effettivamente costituire il
centro della predicazione evangelica,
non è stato né esplorato nei suoi contenuti biblici né riferito alla presente situazione storica. Si è cosi rimasti
in alto mare e la questione dovrà essere ripresa.
A questo fine vorremmo suggerire
tre linee di riflessione, lungo le quali
si potrà forse giungere a circoscrivere
quello che dev’essere oggi il contenuto
di una predicazione evangelica.
1 Predicazione e Cristo. Si parla
sovente, oggi, di un Cristo incognito e latente neH’umanità. Si
parla anche, a ogni pié sospinto, di
« incarnazioni » della Parola, in diverse situazioni storiche o umane. Come
Gesù aveva previsto, son sorti molti
profeti che dicono : « Il Cristo eccolo
qui » ( nel popolo vietnamita), « eccolo
là» (nei ghetti negri), e ancora altrove. Ora, questa idea del Cristo incognito e latente, che non è del tutto
estranea al Nuovo Testamento ma vi
occupa un posto marginale, può celare
in sé la massima eresia di tutti i tempi: la dissoluzione della persona storica, unica e irrepetibile, di (3esù di
Nazareth, e quindi l’evacuazione dello
scandalo dell’Evangelo. Invece di dire,
col Nuovo Testamento : Dio è in quelrUomo, la Parola si è incarnata una
volta per sempre in Lui, si viene a dire, in pratica: Dio è in questa o in
quella o in ogni umanità. La persona
di Gesù viene dissolta nell’umanità e
l’incarnazione, anziché essere quGl
fatto unico ( e proprio per questo
scandaloso) testimoniato dal Nuovo
Testamento, viene generosamente diffusa nel processo storico e cercata qua
e là nella cosiddetta « attualità ». In
una simile situazione, non si sente più
o si sente meno il bisogno di pronunciare il nome di Gesù, in quaiito Egli
è già presente e al massimo si tratta
di evocarlo: la predicazione può quindi sottintendere il nome di Gesù.
Contro questa tendenza noi pensiamo invece che il nome di Gesù dev’essere non già evocato ma invocato, non
sottinteso ma proclamato. E’ la parola
biblica che rende presente il Cristo,
non le situazioni umane. Il compito
precipuo della predicazione evangelica
anzitutto è di lumeggiare l’alterità di
Cristo rispetto all’uomo, la sua unicità, che nessuna situazione storica o
umana può riprodurre. E se di « Cri
sto latente » si vuol parlare, esso è
« latente » nella Bibbia, non nell’uomo.
2 Predicazione e religione. Si è detto e ripetuto che fede e religione
son cose diverse, anzi oppo.ste, che
l’avvento della fede segna la fine della
religione e via dicendo. Si è anche detto che molti termini e concetti biblici
avevano, all’origine, un valore laico e
non religioso e che sono stati clericalizzati dalla Chiesa nel corso dei secoli.
Oggi è necessario liberarli da queste
incrostazioni clericali e restituirli al
loro primitivo significato laico. Si propugna quindi una trascrizione laica
delTEvangelo. La predicazione deve diventare un discorso laico, espresso in
termini religiosi che l’uomo moderno,
non capisce più oppure fraintende.
Tutto questo è giusto e nessuno vorrà
contestarlo. Ricordiamo però che secondo la Bibbia è solo nel Regno di
Dio che non ci sarà più « alcun tempio » ( Appcaliss.e 21, 22), é solo nel Regno di Dio che non ci sarà più religione. Prima di allora, una qualche espressione religiosa della fede è inevitabile.
Questo significa che finché non verrà
il Regno di Dio, una predicazione completamente laica e non religiosa delTEvangelo è impossibile, oppure può
avvenire solo al prezzo (li un impoverimento delTEvangelo. Ad esempio: la
parola (( redenzione » non potrà mai
essere completamente laicizzata (e tradotta — poniamo — con n liberazione
degli oppressi » oppure <( riscatto degli
sfruttati»): una sua completa laicizzazione non riuscirebbe ad esprimere
la pienezza del suo significato evangelico. Per esprimere questa pienezza è
necessario ricorrere anche a una terminologia religiosa. A nostro avviso
quindi una predicazione delTEvangelo
rigorosamente non-religiosa, espressa
in termini esclusivamente laici può
avvenire solo a scapito dell’integrità
delTEvangelo.
3 Predicazione ed escatologia. La
escatologia è la dottrina della
fine del mondo, non della sua conservazione né della sua rivoluzione. La
Chiesa non ha il coraggio di predicare
la fine del mondo. Perchè non ci crede. Abbiamo cosi da un lato la cosiddetta « Chiesa ufficiale » che predica,
di fatto, la conservazione, e dall’altro
la cosiddetta « Chiesa del dissenso »
che predica più o meno apertamente
la rivoluzione. In un caso come nell’altro si è al di fuori della linea neotestamentaria. La « Chiesa ufficiale »
ha un bel dire che il Regno di Dio
verrà come un ladro nella notte: intanto essa vive come se il Re^o non
dovesse venire mai. La (( Chiesa del
dissenso » ha un bel dire che la nuova società (socialista) che nascerà
dalla rivoluzione (permanente) non è
il Regno di Dio: intanto è questa società, e non il Regno, che viene posta
al centro della speranza, dei discorsi
e dell’azione dei credenti. Oggi, purtroppo, l’escatologia o è interiorizzata
oppure è storicizzata. E’ solo superando questa situazione che la predicazione evangelica potrà ricuperare quella forza ed autorità che oggi le manca.
Ma è tempo di concludere. Anzi ci
scusiamo coi lettori — quei pochi tììe,
pazientemente, ci avranno sin seguiti — per il discorso troppo lungo.
E concludiamo tornando al Sinodo,
dal quale solo in apparenza ci slamo
scostati suggerendo qualche motivo di
riflessione a proposito della predicazione.
Abbiamo già detto che, a un certo
punto, l’unità dell’assemblea sinodale
minacciava di spezzarsi. Se la frattura fosse avvenuta, nessuno dei presenti, almeno in quel momento, si sarebbe stupito o scandalizzato. La cosa
era nell’aria. E’ stata per ora scongiurata. I problemi però restano, e resta
pùre la divisione degli spiriti su molti
punti importanti, anzi decisivi, della
fede e della teologia. In questa situazione è senz’altro il caso di accogliere
l’invito della Tavola che, nella sua relazione al Sinodo di quest’anno, esorta le Chiese a « imparare a vivere nel
dissenso » : è una disciplina difflcile
ma oggi più che mai necessaria. E’ però altrettanto urgente chiarire la natura del dissenso. Occorre cioè chiarire se le diverse posizioni che oggi si
fronteggiano nell’ambito della nostra
Chiesa procedono ancora da una comune confessione di fede oppure no.
Occorre soprattutto chiarire se al centro di questo dissenso c’è TEvangelo
oppure qualche altra cosa. Solo procedendo a queste chiarificazioni, che richiederanno il loro tempo, si può e si
deve imparare a vivere nel dissenso.
Ben sapendo, del resto, che è possibile
vivere nel dissenso solo fino a un certo punto, al di là del quale il dissenso
diventa divisione, cioè impossibilità di
comunione.
Paolo Ricca
2
pag. 2
6 settembre 1968 — N. 33
In" lih’epoda di crisi drammatica per il mondo e per la Chiesa
SFT.O^DO IL PROGETTO DI LEGGE FORTUN/Ì
La liberazione chiesta in preghiera ' « ' *»' p*“
*** prossimo mese di settembre la a) l’altro coniuge sia stato assol
Una delle- tendenze piu peccaminose nell’uomo, è quella di voler
giustificare se stesso; anzi, forse si
potrebbe dire che l’autogiustificazione è l’essenza del peccato. In
quello sforzo di autogiustificazione,
non ha nessun significato il parlare
di temi anche trascendenti come la
vita eterna o il Regno di Dio, quando in realtà si vuol far convergere
ogni sforzo ed ogni raffronto al rafforzamento delle proprie posizioni.
In tale atteggiamento, anche se si
interrogano gli altri, fosse pure il
Signore, non si è veramente disposti ad ascoltare.
In un^cpocB di crisi ampia e tragica per il mondo, e profonda per
la nostra chiesa, stiamo cercando
di definire che cosa significhi vivere
cristianamente nelle circostanze precise in; cui ci troviamo e di fronte
alle scélte che ci sono offerte. Orbene, per avviarci in quella direzione
varie possibilità sono state fin’ora
menzionate, fra cui mi piace segnalare specialmente quella di un ritorno umile e serio allo studio della
Bibbia: è con vera gioia che ho
udito parlare del funzionamento di
Gruppi del Vangelo in alcune comunità. In generale, però, si ha
l’impressione che gli studi biblici
non interessino molto e siano scarsamente frequentati.
Si è anche fatto menzione della
preghiera, ma per le riunioni di
preghiera esistono le stesse difficoltà
che per gli studi biblici; eppoi, m
riunioni di gruppo, specialmente
quando i partecipanti aderiscono a
diverse tendenze in contrasto fra loro, può ripresentarsi sempre la tendenza a servirsi dell’altro per rafforzare la propria posizione; è sempre possibile che riaffiori la tendenza airautogiustificazione.
È mia convinzione che uno degli
atteggiamenti più fecondi nelle circostanze attuali, è quello della preghiera individuale umile e responsabile, in cui non si ricerca la propria esaltazione mistica, ma si tengono presenti le reali necessità del
nostro tempo, in tutta la loro ampiezza, pensando al prossimo come
a colui che è espressione reale dell’amore di Cristo, poiché per lui
Cristo è morto.
In quell’ordine di idee, per non
divagare nel vuoto, accennerò a due
casi di preghiere individuali contenute nella Bibbia, che hanno avuto
una starordinaria incidenza sugli
eventi del tempo a cui si riferiscono.
^ ^
]\el secondo libro dei Re (cap.
18 e 19), ci è narrato come il re di
Assiria Sennacherib, dopo la presa
delle città fortificate di Giuda, volendo impadronirsi anche di Gerusalemme, mandasse al re Ezeclua
dei messaggeri, con una lettera piena di minacce. In queU’ora angosciosa, quando a viste umane non
c’era possibilità di scampo, Ezechia
non si rassegnò supinainente ne
compì un atto di disperazione ma,
« ricevuta la lettera per le mani dei
messi, la lesse'; poi salì alla casa
deir Eterno, e la spiegò davanti alVEterno, e davanti all Eterno pregò », terminando la sua supplica
perchè Iddio inviasse la sua liberazione con queste parole; « Affinchè
tutti i regni della terra conoscano
che tu solo, o Eterno, sei Dio »• Gh
eserciti di Sennacherib alle porte di
Gerusalemme rappresentavano un
problema tremendo dal punto di vista politico, sociale ed anche religioso, ma la preghiera del re invocante la liberazione aveva per fine
il riconoscimento da parte di tutti
i popoli del fatto che rEtenio soltanto è Dio.
L’altro caso che vogliamo revocare è quello di Anna, sposa di Llkana, chiamata ad essere più tardi
madre di Samuele. Un giorno; a Sil')h, profondamente afflitta per la
tua sorte personale e per la sua situazione di famiglia, Anna <c pregò
l'Eterno piangendo dirottamente e
fece un voto dicendo: O Eterno degli eserciti, se hai riguardo all’afflizione della tua serva, e ti ricordi di
me, e non dimentichi la tua serva,
e dai alla tua serva un figliuolo maschio, io lo consacrerò aU’Eterno
per tutti i giorni della sua vita ».
Il sacerdote Eli, che la stava os
2
1
Re 19:
Sam. 1
1 Tess. 5
19
9
12
14
17
22
servando e ne percepiva il movimento delle labbra senza sentirne
la voce, credeva ch’ella fosse ubriaca e la sconsigliò dal continuare in
quell’atteggiamento, ma essa gli
spiegò con dolcezza e pazienza ciò
che stava accadendo ed egli allora
replicò: « Va in pace, e l’Iddio di
Israele esaudisca la preghiera che
gli hai rivolta ». Osserva lo scrittore sacro che « la parola dell’Eterno
era rara a quei tempi e le visioni
non erano frequenti »; ed infatti la
situazione era allora assai critica,
tanto dal punto di vista politico come da quello religioso. Anna non
aveva pregato direttamente per l’intervento di Dio in quel senso, ma il
Signore si serve alle volte di noi come strumenti per la realizzazione
dei suoi piani, anche se non ne siamo pienamente coscienti. Importa
infatti rilevare che, per mezzo di
Samuele, personificazione della risposta ad una preghiera, vennero le
trasformazioni di cui c’era bisogno,
e le sorti del popolo si risollevarono :
il risveglio incominciò da una donna (( che avea l’anima piena di amarezza e pregò l’Eterno piangendo
dirottamente ».
^ ^
Nella crisi profonda in cui ci troviamo, è possibile a tutti i credenti
che cercano sinceramente la liberazione spandere l’anima loro in pre
ghiera davanti a Dio, affinchè egli
dia le giuste soluzioni. Ciò che pare
difficile fare in gruppi grandi o piccoli, per le ragioni già esposte, facciamolo per ora individualmente. Io
so che già molte persone fanno così,
e non si può concepire un cristiano
che non preghi; ma mi pare particolarmente opportuna un’esortazione in quel senso, coi tempi che corrono. Il Signore ci risponderà nel
modo che egli vorrà, ma certo non
rimarrà sordo ai nostri appelli.
E potrà anche darsi che chi è in
preghiera, sia « afferrato da Cristo »
e fatto strumento di rinnovamento.
Nella saggezza infinita di Dio, pare
infatti che il ministero profetico
della chiesa sia affidato più a singoli individui che alla comunità come
■ massa. Chi sente allora un appello,
ubbidisca con umiltà," coraggio c
spirito di sacrifizio, senza pretendere che chi, in coscienza, non ha le
sue convinzioni, agisca come lui.
Badiamo però al fatto che la preghiera non dev’essere uno strumento di cui ci serviamo in momenti
particolarmente critici, per poi ricade, re nella sonnolenza. L’apostolo
Paolo ci esorta, infatti: n Non cessate mai di pregare »; il che significa che tutta la nostra vita deve ispirarsi ad un atteggiamento costante
di preghiera. Solfante a quel modo,
come individui e come chiesa, potremo pensare ed agire in quell’atmosfera di liberazione che Cristo ci
dona.
Giovanni Tron
Questa predicazione'è stata rivolta al Sinodo la mattina del 39 agosto.
Nel prossimo mese di settembre la
Commissione di Giustizia della Camera, presieduta daH’ex-ministro della
Giustizia on. Oronzo Reale, discuterà
il progetto di legge sul divorzio, subito ripresentato dall’on. Loris Fortuna
all’apertura della nuova legislatura, il
5 giugno 1968. Relatore sulla proposta
di legge dell’on. Fortuna sarà l’on. Di
Vagno (PSU).
Il tema del divorzio tornerà dunque,
in autunno, a essere d’attualità. Del
resto lo è comunque, in modo aperto
o mascherato, nella realtà della vita
di tanti nostri concittadini. Al Sinodo
dello scorso anno venne presentata
una relazione sulla dottrina evangelica
del matrimonio, divorzio e seconde
nozze, che, per mancanza di tempo,
non venne discussa. Speriamo che lo
sia al Sinodo di quest’anno.
Riproduciamo integralmente l’art. 3
della « legge Fortuna » — come ormai
si è soliti chiamarla; vi si trovano
elencati i casi in cui, se la legge verrà
approvata dal Parlamento, sarà possibile divorziare anche in Italia.
La scioglimento del matrimonio può
essere domandato da uno dei due coniugi:
1) quando l’altro coniuge sia stato condannato con sentenza definitiva:
a) all’ergastolo ovvero, anche con
più sentenze, a 10 o più anni di reclusione per uno o più delitti non colposi;
b) a qualsiasi pena detentiva per
incesto, delitti sessuali commessi a
danno di discendenti, istigazione o costrizione della moglie o della prole alla prostituzione nonché per sfruttamento o favoreggiamento della prostituzione della prole;
c) per tentato omicidio ai danni
del coniuge o per maltrattamenti;
d) per violazione degli obblighi di
assistenza farniliare, per lesioni gravi
e calunnie a danno del coniuge semprechè il colpevole sia recidivo a norma dell’articolo 99 del Codice penale;
2) nei casi in cui;
RF.L9ZI0ME DAL SIMODO
-------------------- r
problemai del Collegio
La decisione sinodale rinviata di^ nn ann^Bj^ durante Ugnale Recorrerá
dimostrare se il nostro istitnto è capace di essere^come^ in ^ssato^
an centro formatiro di punta ej|rdndÌJin^entro^ attra^io^
correTà^re^iheTconritto jarorì raa^íin^mente in funzione del Collegio
La discussione inizia con la presentazione di due documenti; il primo,
firmato da ex-allievi, favorevole al Collegio nella sua forma attuale; il secondo, redatto dal Movimento Cristiano Studenti (distribuito ai delegati ma
non letto in assemblea perchè non firmato) critica apertamente l’attuale
struttura e prospetta come « unica alternativa» una controscuola a gestione collettiva. .
Questa disparità di pareri è sintomatica della presenza di tendenze diverse
e discordanti di cui la commissione
d’esame si è resa conto nell’analisi dei
vari documenti.
In effetti, di fronte alla richiesta di
statalizzazione avanzata dal I distretto sta la proposta di chiusura avanzata’ dal III distretto. Per non parlare
della fiduciosa e ottimistica visioiie offerta dalla relazione della commissione per l’Istruzione.
Questa la situazione problematica
che porta la commissione d’esame a
presentare l’o.d.g. nel quale si chiede al
Seggio di nominare una commissione
che nel termine improrogabile di un
anno giunga a motivate conclusioni.
Da tale commissione « non dovrebbero essere esclusi gli studenti più seri
e sensibili ».
Il Moderatore si dichiara in linea di
massima favorevole all’o.d.g. facendo
però presente che il problema di fondo
dell’istituto è quello della sua testimonianza e che la chiesa dovrebbe adoperare questo strumento in funzione anticipatrice. Di tutte le soluzioni sar^be comunque da escludere quella che
mantenesse lo statu quo.
La discussione si accentra, se si toglie un momentaneo accenno alla questione finanziaria, sulla necessità di
operare trasformazioni radicali mediante esperimenti da effettuarsi nell’anno di prova.
Si giunge cosi ad un nuovo ordine
del giorno presentato da F. Giampiccoli che rileva la mancanza di alternative nella relazione della precedente
commissione e chiede al seggio di nominare una nuova commissione che
studi «il problema dell’istruzione secondaria nelle Valli secondo bnee chiaramente alternative rispetto alle con.
clusioni presentate negli ultimi anni
dalla precedente commissione permanente, lavorando come gruppo aperto
di ricerca...».
Il Moderatore si dichiara favorevole
all’o.d.g. chiedendo però che si precisi
che le commissioni hanno il compito
di studiare i probi'.imi mentre il potere
decisionale spetta alla Tavola soltanto.
La commissione d’esame ritiene opportuno ritirare il suo primo o.d.g. e
proporne un secondo che viene all’unanimità votato con giutamente all’ordine del giorno Giara piccoli ; « Il Sinodo
invita la Tavola a prendere nel nuovo
anno, in collegamento con la nuova
commissione tutti i provvedimenti concreti necessari per dare al corpo ;mse_gnante... un sicuro orientamento e i
relativi strumenti circa_ nuove attività
da sperimentare negli istituti stessi ».
In tutto questo che cosa c e di positivo? Nulla; e insieme molto. Nulla
perchè di soluzioni non ce ne sono, l
molto perchè a parte
bile esempio di modestia offerto Mi
Sinodo nella confessione di una impreparazione, che non è soltanto sua, nel
campo dell’istruzione; a parte il rispetto dimostrato nei confronti di ciascuna corrente che anche se è stata
duramente attaccata non è però stata
mai demolita ; a parte la presa d impegno in cui non è lecito vedere un
salvataggio in extremis ; a parte il fatto che il problema è riinasto « aperto »
con conseguente possibilità di più soluzioni; forse il lato veramente positivo sta nell’aver denunciato la crisi
del nostro istituto, nell’averla lasciata
apparire in tutta la sua difforme chiarezza; perchè proprio la crisi pio farsi segno da cui è possibile che nasca la
meditazione di ogni singola chiesa.
Meditazione che deve cogliere il problema non della conservazione di una
tradizione ma della responsabile testimonianza nel campo dell’istruzione. In
altre parole, si potrebbe giungere (o
ritornare?) a vedere nel collegio, come del resto in ogni nostra altra opera, il criterio di valutazione della nostra capacità di testimonianza.
Giovanna Pons
MiimiMiMimimiiiiiiuiiiii
iiiiiimmiiiiiiiiMiii»
Pedagogia “ protestante „ ?
Oggi ho sentito spesso discutere se
esista o meno una pedagogia prote- '
stante e quali ne sarebbero le caratteristiche. Sarà perchè, come nove decimi dei professori, non ho mai avuto
una formazione pedagogica, psicologica e via dicendo, ma la preoccupazione
di avere una pedagogia, o una filosofia,
protestante, mi urta leggermente, come se sentissi proporre un’edilizia o
una moda protestante.
Sono convinta che una fede realmente vissuta influenza la filosofìa,
pedagogia, l’edilizia e anche il p?odo d
vestire, ma tutto questo dovrebbe, credo, essere una conseguenza
e relativamente poco importante del
nostro essere cristiani, non una meta
da proporsi; se no, acquista un sapore
vagamente autarchico e razzista.
* * *
Ho pure sentito parlar molto di «vocazione ». Anche questo termine nu disturba un po’, perchè mi pare che spesso lo usiamo in modo sbagliato.
Forse, quando parliamo di vocazione,
pensiamo a qualcosa di molto importante e solenne, pretendiamo che ogni
volta l’Eterno si scomodi a venirci a
cercare ufficialmente, come Samuele
nel tempio, e cosi, cerchiamo con ansia nuove forze vocazionali, che sostituiscano quelle logorate dalla tradizio
ne, aspettiamo che la commissione per
i ministeri scopra per ognuno di noi
una bella vocazione pittoresca, possibilmente nuova e originale, e intanto
rischiamo di dimenticare che per il
buon Samaritano la vocazione è stata
semplicemente la capacità di vedere
l’uomo ferito e di non aspettare che se
ne occupasse qualcun altro.
He i): «
E, soprattutto, ha fattO' immediatamente qualcosa per chi gli stava vicino, non si è accontentato di protestare
contro i banditi che l’avevano ferito,
0 contro il governo che non garantiva
la sicurezza dei viandanti, contro la disorganizzazione ospedaliera.
Forse oggi non riusciamo (e riuscirci
non è facile) a evitare due rischi opposti- da una parte quello di accontentarci della nostra piccola giustizia,
della nostra piccola pietà individuale,
dimenticando che questa non risolve
nulla non impedisce le colossali ingiustizie del mondo in cui viviamo e che
può permettersi il lusso epidermico di
un certo numero di persone oneste;
dall’altro quello di servirci della nostra
attività sul piano collettivo Gf0PP°
spesso poi ridotta a condanne verbali)
per accantonare un impegno individuale scomodo e oscuro.
Marcella Gay
a) l’altro coniuge sìa stato assolto per totale infermità di mente da
uno dei delitti previsti nelle lettere b)
e c) del presente articolo;
b) sia stata pronunciata la separazione legale fra i coniugi, ovvero sia
stata omologata la separazione consensuale ovvero sia intervenuta separazione di latto qualora la separazione di latto stessa sia iniziata anteriormente all’entrata in vigore della presente legge da almeno due anni.
In tutti i predetti casi per poter iniziare causa di divorzio le separazioni
devono protrarsi ininterrottamente da
almeno cinque anni.
c) l’altro coniuge Sìa ricoverato da
almeno cinque anni in ospedale psicbiatrìco a causa di malattia mentale
riconosciuta da perìzia giudiziale di tale natura e gravità con dìcbiarazione
di pericolosità per sé o per gli altri e
di probabile ìnsanabUità, da non consentire il ritorno alla comunione dì
vita familiare;
d) l’altro coniuge, quale cittadino
straniera, abbia ottenuto all’ estero
l’annullamento o lo ^ioglimento del
matrimonio o abbia contratto all’estero nuovo matrimonio;
c) il matrimonio non sia stato
consumato.
ISotiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
I FRANCESI DI FRONTE A DIO
Parigi (soepi). ■ I tre quarti dei francesi
si dichiarano credenti. Fra le persone interrogate dall istituto francese d'opinione pubblica, in un sondaggio realizzato per conto
della rivista settimanale « L’Exprèss », il 74%
ha ritenuto l’esistenza di Dio « certa o probabile » Questa percentuale è ricavata da una
media fra uomini (64%) e donne (83%) e si
modifica lievemente a seconda dell’età : il 71 %
dai 20 ai 34 anni, il 76% dai 35 ai 50 anni,
il 75% oltre; secondo gli ambienti, i contadini hanno il livello più alto (81%); secondo
il livello di studi: scuola primaria il 74%,
scuola secondaria il 79%, scuole superiori il
69%.
Inoltre, i due terzi dei battezzati credono
divinità di Gesù Cristo ed il 60% si rivolgono personalmente a Dio « molto sovente » o
« abbastanza sovente », mentre rH% non io
prega mai.
L’inchiesta inoltre rivela che il 58% dei
cattolici sono d’accordo colla frase : « Non ho
bisogno di intermediari fra Dio e me », che
il 50% ritiene la propria religione la sola
vera, che il 46 % considera la religione come
un inquadramento necessario, all’inizio, per
la formazione di un bambino.
Alla domanda « Quali sono i punti che contribuiscono maggiormente oggi a • sviluppare
la fede in Dio? » le due risposte citate più
frequentemente sono state : « d bisogno di
credere in un altro mondo che non sia quello
della tecnica » e « l’evoluzione della chiesa
dopo il Concilio ».
Quanto ai molivi che contribuiscono a indebolire la fede in Dio, quelli più detti sono
stati: « le disgrazie che colpiscono certe persone » e « la potenza sempre più grande dell’uomo mercè i progre.ssi della tecnica moderna ».
SMENTITA DEL SEGRETARIATO ( CATTOLICO ) PER L'UNITA' DEI CRISTIANI
Roma (soepi) — Nessun osservatore cattolico all’Asseinhlea di Upsala ha r.cevuto la comunione in un rito acattolico, dichiara un
comunicato del segretariato per 1 unita dei
cristiani smentendo cosi delle voci lanciate da
«Time» (U.S.A.). In effetti, è bensì y.-io
che alcuni cattolici, che si trovavano .ad Cp-.il.T a titolo non ufficiale, hanno fatto la comunione durante un culto luterano, la qual
cosa ha assai .sorpreso non solo gli osservatori cattolici, ma anche alcuni membri leirAssemblea plenaria del CEC.
« Gli osservatori cattolici hanno spiegato,
in pubblico ed in privato, l'attuale disciplina
che regola la rostra chiesa ed hanno espresso
la speranza che quel gesto eccezionale compiuto da cattolici contro la vigente disciplina
non porti pregiudizio ai seri .studi che .stanno
.svolgendo, su questa complessa questione, dei
teologi e delle autorità della cluessa cattolica
unitamente a varie chiese rilormale del CEC ».
IL DIACONATO
NELLA CHIESA EVANGELICA
TEDESCA
Berlino (h p) — In occasione di una riunione collegiale dei Comitati della Mis.slone
Interna e dello Hilfswcrk, il consigliere di
chiesa Laudien ha fornito qualche indicazione .statistica riguardante il personale impiegato nelle varie istituzioni diaconali delle
chiese protestanti nella repubblica democratica tedesca. .....
Secondo le più indicazioni, yt so
no 14.900 persone che si consacrano alle cure dei malati e dei bisognosi. Di questa cifra 331 persone formano il corpo medico
vero e proprio e quello direttivo; 3695 persone fanno parte del gruppo infermieristico,
848 di quello pedagogico e 7687 formano il
personale economico ed amministrativo. Inoltre occorre aggiungere a queste cifre le 868
suore che si trovano nei dispensari parrocchiali e le 1471 diaconesse o maestre giardiniere specializzate nelTassistere i bambini.
3
pag. 4
6 settembre 1968 —■ N. 35
CRONACA DELLA SETTIMANA SINODALE
(segue da pag. 3)
nute alla Commissione nel corso dell’anno, anche se sappiamo che in altre comunità il problema è stato studiato, pur non giungendo a un pronunciamento. Nemmeno quest’anno il
Sinodo è stato in grado di esprimere
chiaramente un parere. Il tempo dedicato a questo argomento importante, nel precipitare del tempo, è stato
a.ssai breve.
Eppure si tratta di tutto un complesso di problemi, che vanno dall’inipostazlone biblica del problema matrimoniale, a quello del divorzio (non sul
piano civile : qui ormai vi è chiaro consenso sulla non liceità di imporre allo
Stato una norma che ha comunque il
suo valore soltanto all’interno della
comunità dei credenti; ma è controversa la valutazione cristiana della
possibilità del divorzio di credenti), a
quello dei matrimoni misti, a quello
della pillola. Se le chiese non sono riuscite a chiarire a sè stesse questi problemi nel corso dell’anno, tanto meno
poteva farlo il Sinodo in poco più di
mezz’ora. Vi è stato chi ha ribadito
alla relazione della Commissione di
studio, per quel che si riferisce alla
questione del divorzio, l’accusa di
« etica della situazione », cioè di identificare la norma che decide se un matrimonio è stato voluto o no da Dio, e
quindi indissolubile o meno, con la coscienza individuale dei coniugi anziché
con la norma oggettiva della Parola
di Dio. E vi è stato chi ha lamentato
che il problema specifico dei matrimoni misti fosse stato tenuto troppo poco presente, specie in considerazione
dell’evolversi della situazione, in proposito, nella prassi interconfessionale
di vari paesi. Il Sinodo ha comunque
escluso la possibilità della elaborazione di una « pastorale comune » cattolico-protestante, in merito ai matrimoni misti. La Commissione di studio
(past. A. Comba, A. Sbaffi e A. Sonelli) è stata rinominata con il compito
di curare la raccolta delle prese di posizione delle comunità e di proseguire
lo studio « tenendo presente tutto il
materiale acquisita in Sinodo ».
E’ stata poi la volta della Commissione Istituti Ospedalieri Valdesi
(CIOV). E’ noto che da alcuni anni
la sua relazione e quella della Commissione d’esame vengono presentate e
discusse in prima istanza nella Conferenza del I Distretto. I problemi sul
tappeto erano quelli della riforma ospedaliera, del rilancio dell’Ospedale Valdese di Pomaretto (di cui abbiamo
parlato nel n. scorso), del personale.
Intendiamo tornare, in un prossimo
futuro sul problema diaconale nella nostra Chiesa e non ci soffermiamo quindi a riferire su questo aspetto dei lavori sinodali. Notiamo soltanto che si è
ribadita l’esigenza di un trattamento
rigorosamente corretto del personale;
se ne è sottolineata la grave carenza
numerica ; si è notato che l’esodo dalle
Valli è, anche a questo riguardo, determinato dall’attrazione della città; si
è ricordato che, in specie nelle case di
riposo per persone anziane e in modo
tutto particolare al Rifugio, il servizio
rappresenta per il personale un’usura
che i membri della Chiesa dovrebbero
avere maggiormente presente.
Si è naturalmente parlato del Centro Diaconale di Torre Pellice, in formazione, in cui si ripongono buone speranze; e si è ricordato con piacere il
buon esito delle giornate diaconali organizzate in Val Pellice a fine primavera. E’ stata salutata con fraterna
gratitudine la nuova direttrice dello
Ospedale di Pomaretto, la diaconessa
tedesca suor Helga; e il Sinodo ha
pure espresso la sua gratitudine al
dott. Italo Mathieu che dopo molti
anni termina il suo mandato nella
CIOV, e a tutti i membri della CIOV,
ordinari e onorari (è proprio il caso
di dire che in questo caso l’onore è
anche onere!).
Alla ripresa pomeridiana, in discussione l’operato della Facoltà di Teologìa. La balconata della galleria è guarnita di cartelli, che non stiano qui a
trascrivere perchè un lettore lo fa in
una lettera pubblicata in altra pagina.
A forte maggioranza, è approvata una
mozione che propone di fare la parola
agli studenti in teologia presenti, facoltà di cui tre di essi si sono valsi,
dopo che il past. S. Briante ha letto
le relazione della Comm. d’esame. In
forma invero molto pacata, i temi della protesta studentesca sono stati presentati dai nostri studenti in riferimento alla vita a Via Pietro Cossa 42:
comunità di lavoro, co-gestione, potere decisionale, scelta comune dei corsi
da parte'di professori e di studenti. Alcune indicazioni e rimostranze sono
state indubbiamente valide e pare del
resto che qualche passo si stia avviando nel senso di un rinnovamento dei
rapporti fra professori e studenti. Tuttavia, la contestazione studentesca va
oltre questo piano di strutture, alla dadice stessa dell’attività teologica; hanno scritto infatti sui loro cartelli:
« Professori, fuori dal vostro gabinetto teologico I », con un tocco ambiguamente osceno ; soprattutto, hanno scritto : « Basta con
una Facoltà introversa, ripiegata a me
ditare sul silenzio di Dio». Questo significa contestare e disconoscere nei
docenti il senso di responsabilità verso la chiesa e una vera sensibilità ai
problemi umani, e tale contestazione
era rivolta in modo tutto particolare,
in modo velato ma esplicito, al prof.
Vittorio Subilia, colui che finora ha
messo in discussione con maggiore
chiarezza e penetrazione, su un piano
teologico e non politico nè, moralistico,
le posizioni riformate dei contestatori.
Le sue obiezioni e le sue riserve non
hanno a tutt’oggi ricevuto risposta sul
piano teologico ; per parte nostra pensiamo che queste indicazioni e questi
richiami siano orientatori per la chiesa, anche se naturalmente si tratta
di una riflessione non conclusa. Paolo
Ricca riflette su questa problematica
nel nostro « fondo » di questa settimana. Altri spunti interessanti, nella discussione sinodale: la nota che oggi
la Facoltà non è il solo centro di rifiessione e formazione teologica nella
nostra Chiesa; l’esigenza che il Convitto sia anzitutto la casa degli studenti
in teologia; la richiesta, reiterata con
insir .enza, che il Consiglio di Facoltà
istituisca corsi peririanenti di pedagogia, psicologia e sociologia. Si è preso
atto con piacere di corsi di etica, in
programma per la prima volta, e con
gran riconoscenza dèi fatto che si profilano almeno sette iscrizioni (maschili
e femminili) al I anno, per l’autunno
prossimo. E’ rimasta aperta una questione: gli studenti costituiscono con
i professori una comunità di vita e di
lavoro, parrebbe logico che essi avessero il diritto di inviare in Sinodo un
loro deputato, almeno per la seduta
sull’operato delia Facoltà di Teologia.
Occorre, ci pare, che le varie posizioni
ed esigenze possano esprimersi di pieno
diritto aH’interiio del Sinodo, mentre
in questa sessione sinodale è stato di
fatto incrinato - senza voler drammatizzare la cosa — il principio stesso
della rappresentatività del Sinodo.
Poiché, è bene che tutti ne siano al
chiaro, questo ha significato nel fondo
la contestazione, più o meno giovanile,
nel corso della " essione sinodale 1968.
Naturalmente non sappiamo se questa
proposta sarebbe accettata dai contestatori, ovvero considerata espressione di tattica controrivoluzionaria imbrigliatrice...
Aspetto significativo della vita della
Facoltà è il fatto che il nostro istituto di formazione pastoraie e di riflessione teologica è stato quello che durante l’anno è stato meno sostenuto
dalle Chiese, da un punto di vista finanziario. Passiamo cos', al problema
delle finanze. Contiamo in altra occasione, una delle prossime settimane,
affrontare a parte questo problema.
Diciamo soltanto brevemente che mentre vi è stato un discreto aumento
delle contribuzioni per la Cassa culto,
che ha permesso un attivo di alcuni
milioni in questo bilancio (attivo che
è stato dovuto anche a una certa contrazione di spese), è stato pesante
il deficit dei bilanci dell’istruzione secondaria, della Facoltà di Teologia e
della beneficenza (Villa Olanda). Malgrado l’aiuto dall’estero (che però è in
flessione, almeno per ciò che riguarda
la Cassa culto) e malgrado il fatto
rallegrante che le comunità hanno
raccolto la quota annua fissata, di 15
milioni, per il ricupero del deficit arretrato, il bilancio di quest’anno presenta pur sempre un nuovo deficit di vari milioni. Con parecchia difficoltà, è
stato votato un ordine del giorno che
domanda Tunificazione in un unico
bilancio delle tre voci « culto », « istruzione » (anche la Facoltà di Teologia)
e « beneficenza ». Le richieste alle comunità dovranno essere fatte rendendole attente a tutte e tre questi voci,
mentre finora si insisteva essenzialmente sulla prima; si spera che in tal
modo si eviterà lo stupore, da parte
delle comunità, di fronte ai continui
disavanzi di bilancio, anche quando
le offerte per il culto sono a livello
discreto, e che esse assumeranno maggiormente le loro responsabilità anche
di fronte agli altri aspetti della vita
della Chiesa. Si è fatto notare che purtroppo restiamo sempre assai lontani
da un impegno regolare e proporzionale alle entrate, nelle contribuzioni.
Venerdì
Il primo tema affrontato sono i
rapporti con la Chiesa Metodista e
la discussione si puntualizza sul Sinodo congiunto, che si riunirà a Roma nel maggio 1969. Quanto alla composizione è stato chiarito che è il Sinodo attualmente sedente che sarà
convocato in sessione straordinaria,
in quell’occasione. Quando all’ordine
del giorno dei lavori che dovranno
essere svolti in quella sede, pur non
essendo stato definito in modo rigoroso, è risultato che i lavori dureranno due giorni: la prima giornata sarà dedicata a un confronto fraterno delle posizioni teologiche, guardando però soprattutto all’avvenire
della via da percorrere insieme, integrati, mentre la seconda giornata sarà dedicata alla definizione delle strut
ture comuni e in modo particolare alla regolamentazione del Sinodo congiunto.
Passa di corsa l’approvazione del
rielaborato regolamento di Agape. Occorrerà tuttavia avviare finalmente
nelle chiese e nel Sinodo il discorso
sull’attività di questo centro, che suscita molte discussioni e perplessità.
Una espressione di profonda gratiiudine è stata tributata al prof. Gino
Costabel. che dopo quasi un quarantennio di servizio nel Collegio Valdese
va in emeritazione ; la Chiesa non dimentica il suo servizio fedele anche
quale membro della Tavole, quale direttore dell’« Eco delle Valli Valdesi »,
quale membro della Commissione
Claudiana; e augurandogli un sereno
ripose, conta senz’altro ancora sui suoi
doni e sulla sua disponibilità.
Accalorato il dibattito sulla Federazione Unioni Valdesi (FUV), anche se
ron si è affatto affrontato il problema giovanile in sé: e pure era l’anno
di farlo! La discussione si è concentrata sui risultati del recente Congresso FUV, tenutosi ad Adelfia al principio di agosto, e sulle richieste da
esso presentate al Sinodo, che le ha
accolte ccn questo ordine del giorno:
il Sinodo, udita una relazione sui
lavori e sulle decisioni del Congresso FUV,
— accoglie la modifica apportata
all’articolo 10 comma 2 dello Statuto FUV, che suona quindi come
segue: «L’Unione di ogni Chiesa
Valdese sarà ràppresentata al Congresso FUV da due delegati » ;
— si rallegra del rapido cammino
della Federazione giovanile evangelica italiana e approva in linea
dì massima l’adesione ad essa delle Unioni giovanili valdesi;
— auspica che le Unioni attuino celermente la riforma prospettata, ormai da vari anni, e concentrino la
iora attività nella testimonianza,
nel servizio e nella vita comunitaria;
— chiede al Comitato Nazionale
FUV di informare tempestivamente i presidenti dei Consigli di chiesa sulla elaborazione del nuovo Statuto FUV;
— raccomanda alla Tavola e alle
comunità di accogliere dovunque è
possibile la richiesta di « pastori dei
giovani ».
Facciamo notare che il 2« comma
ha sollevato vivaci opposizioni; ed
è bene che sia chiaro a tutti che, di
fatto, le Unioni giovanili sono inco
(continua a pag. 3)
I LETTORI CI SCRIVONO
Due lettere sul Sinodo
Un lettore^ da Villar Perosa:
Caro direttore,
dai resoconti di alcuni autorevoli
quotidiani circa lo svolgimento dei lavori del Venerabile Sinodo Valdese, la
popolazione Valdese delle nostre vallate ed altrove residente è stata tendenziosamente informata in merito ai dibattiti sinodali.
Stando infatti a queste informazioni sembrerebbe che il Sinodo si sia
trovato improvvisamente di fronte ad
una « contestazione giovanile », ispirata
da una seria volontà di rinnovamento
sìa per ciò che concerne la testimonianza della parola di Dio, sia per
([uanto riguarda il rinnovamento di
certe strutture della Chiesa interessante alcune o tutte le Sue istituzioni.
Queste informazioni sono infatti parzialmente inesatte, in quanto i deputali erano già stati ragguagliati in merito dalla relazione « a stampa » della
Tavola e maggiormente informati 'dalla Commissione d'Esame.
Durante il dibattito che è seguito,
bene ha fatto il Sinodo a 'dare la parola ai giovani « contestatari )>, poiché da
questi interventi si è avuta la reale visione della povertà di idee e di programma che anima quello sparuto raggruppamento, che ha dimostrato, soprattutto. di avere interessi personali da risolvere.
j\on va infatti dimenticalo che quando il Sinodo si è occupato del tema
inerente (( ITstruzionc Secondaria » è
apparso, sulla balconata sovrastante
Taula sinodale, un cartello indicante la
scarsa volontà di studiare che ha animato nello scorso anno i giovani contestatari ed autori dello stesso, e che
vale la pena di riportare : Collegio ’68 Maturitti 18 Candidati: 1 non ammesso: 6 respinti; 6 rimandati: 5 promossi di cui 4 ripetenti.
Mollo probabilmente questo desolani • ([uadro era stato esposto con ben altri si’opi precisi: squalificare Timporfiinzii del Collegio di Torre Pellice, avvallando la tesi esplicitamente avanzala di chiuderlo: squalificare agli occhi
del Sinodo il Corpo Insegnante ■— o
almeno parte di esso — affinchè eventuali voci di questo, a favore del mantenimento del Collegio, non fossero te- |
nute nel debito conto. I
Ma il gioco era troppo scoperto per- |
cliè il Sinodo non se ne accorgesse e
non ne tenesse conto.
Altra contestazione giovanile (?), pe- i
rò questa volta espressa da studenti del- I
la Facoltà di Teologia, è stata portata
in Sinodo. j
Anche per questa (( contestazione » la !
stampa ha dato informazioni inesatte
ed incomplete. (La causa sembra però
da addebitarsi a chi si è premurato dare tali notizia prima .ancora che si conoscesse l’esito del dibattito).
Dalla già citata balconata ben otto
, manifesti facevano bella (o brutta) :moI stra di sè : Basta con la repressione sesI suale in Facoltà — Basta con una Facoltà introversa, ripiegata su se stessa
a meditare sul silenzio di Dio — La
I biblioteca della Facoltà non è proprieI tà privata — Assemblea di studenti,
professori, personale con potere decisionale — Gestione collettiva della Facoltà — Il motto della Facoltà : non
pensare, studia! greco... ebraico e un
po’ di tedesco! — Non è la dignità
accademica che fa la Teologia — Pro.
fessori! Fuori dal vostro gabinetto
teologico!
In Sinodo ha ben volentieri (e ha
fatto bene) accolto anche in questa occas'one l’intervento straordinario di tre
di quegli studenti, i quali hanno inteso
chiarire quali erano i temi della loro
contestazione materiale e forse anche
un poco spirituale.
Il Sinodo si è reso conto, per intervento di un ex studente, che il travaglio sessuale degli studenti in Teologìa era ad esempio quello di non poter
ospitare, ben si intende solo per ragioni di studio, una studentessa nella sua
camera per dibattere problemi inerenti la Facoltà e teologici.
Il Sinodo è pure stato informato,
dagli studenti interlocutori, che i Professori della Facoltà pretendono si da
loro una seria applicazione negli studi,
ma non tollerano .scantonamenti disciplinari, nè danno loro troppa confidenza.
Alcuni autorevoli interventi hanno
messo in luce, se era necessario, che in
seno alla Chiesa Evangelica Valdese
esistono fazioni « progressiste » e fazioni (c conservatrici », cercando di dare
giustificazioni che a seconda dei casi
sono apparse agli occhi dei deputati rallenlatrici per ciò che concerne la missione che i Valdesi debbono assolvere,
mediante una testimonianza, non tanto in parole, quanto in fatti, nella nostra società.
L’appello che il Moderatore ha rivolto al Sinodo, dopo la sua rielezione,
non soltanto è stato nobile, ma ha indicato veramente quale deve essere lo
spirito che deve e dovrà animare le
giovani, medie ed anziane generazioni,
spirito unitario di reciproca comprensione di fronte ai gravi problemi che
abbiamo davanti.
Ciò che non è stalo scritto nè riportato dai giornali, è lo stato d’animo in
cui si sono venuti a trovare nel recente Sinodo i delegati anziani, quelli che
nella Chiesa Valdese hanno vissuto gli
anni terribili della guerra, che hanno
sofferto e soffrono quando vedono antiche tradizioni irrise e prese in ridicolo, che sono stati frastornali da roboanti frasi, spesso anche irriverenti nei
confronti di vecchi pastori che, umilmente, hanno però servito sempre fedelmente la nostra Chiesa, che ora li
disorienta.
Non è la contestazione giovanile che
conturba gli animi, non sono le .anche
giuste richieste di rinnovamento che
scandalizzano, è soprattutto il modo
con cui si vogliono raggiungere certe
riforme, i sistemi attuali in certi ambienti — non ultimo AGAPE — che
rattristano questi fratelli.
Certi poco edificanti episodi di dispregio, di ineducazione hanno forse
determinato quel « travagliato » epiloga del Sinodo culminato nella nomina
della nuova Tavola. Non certamente risentimenti o posizioni di comodo e di
« terrore '» hanno animato la grande
maggioranza dei Laici nelTesprimersi
votando come hanno votato.
' E anche in questa occasione ha scarso valore il testo del manifesto dei giovani « contestatari », scritto sul rovescio di un foglio con tanto di falce e
martello edito dal psiup, in cui è detto: « Gaullisti! il terrore fa la Tavola ».
Ha ed avrà certamente più valore il
modo in cui i Valdesi sapranno comportarsi nella vita civile inserendosi
con serietà nella nostra società, facendo propri gli insegnamenti delle Sacre
Scritture, testimoniando là dove operano — nelle fabbriche, negli ¿tifici,
nelle università — la loro Fede di veri credenti in Dio, perdonando chi li
ha offesi, aiutando i bisognosi, sforzandosi di essere giusti contro l’ingiustizia, combattendo il buon combattimento della Fede.
Caro direttore, sono certo che Ella
{pubblicherà queste precisazioni, formulate su invilo di molti delegati laici
presenti ai lavori sinodali e, in questa
certezza. La ringrazio, salutandoLa cordialmente.
Carlo Venturi
Delegato di Villar Perosa
LETTERA APERTA AL SIG. MODERATORE
Una lettrice^ da Torre Pellice:
Sono per fortuna terminate le violente giornate sinodali che hah lascia*
to alla maggior parte dei Valdesi delle Valli (quelli del vecchio ceppo)
molta amarezza e direi anche un senso di nausea per come si è sottovalutato le nostre tradiìzoni storiche, la
nostra mentalità religiosa e la nostra
I apparente apatia nel fronteggiare l’orda irruente degli innovatori e calpestatori di quanto i nostri avi avevan
creato.
! Ci sarebbe molto da dire, Slg. MoI deratore, su tutti gli svariati argo1 menti nelTaula Sinodale ivi trattati.
11 più scottante, perchè più immediato è la decretata chiusura del Colle*
g o di Torre Pellice. Sono più importanti le nuove scuole create a Cinisello o a Vattelapesca che le nostre,
gloriose per antiche tradizioni e p-r
-‘1 numero non indifferente di uomini
di valore che esse han creato in quest: decenni?
Facc'amo pure, Sig. Moderatore e
membri della Tavola. Però non si stupiscano quando i Loro mandanti ver
ranno per le infinite questue a prò
della Chiesa et simìlia, se troveranno
un muro di pietra e sarà Loro risposto negativamente o alla peggiore
ipotesi li manderanno a questuare
presso Mao o 0 Ci Min. date le Loro
idee di soc’al-comunismo spinto. Anche nelle nostre Valli ci sono persone di carattere e non saranno i cosidetti Valdesi importati che loro faranno paura.
D'stinti saluti.
Maria Grill
Pubblichiamo questa lettera perchè
documenta un certo stato d’animo.
Cl d'spiace. evidentemente, il tono di
questo scr'tto e Vatteggiamento che
rivela.
...e due sul Collegio Valdese
l'ii lettore, da Torino:
Caro d'rettore,
in uno degli articoli scritti a difesa del Collegio Valdese di Torre
Pellice e pubblicati su a L’Eco-Luce »
del 30 agosto u. s., viene ricordata la
riunione degli « Amici del Collegio »
svoltasi il 18 agosto nell’Aula sinodale.
Come altri, vi ero presente, per il
desiderio di chiarirmi ulteriormente
le idee su un problema, tutt altro che
s:‘mplìce.
Dopo una serie di interventi, tutti
a favore del Collegio, alcuni di notevole pregio, vi fu una voce dissenziente; a questa voce è stato educatamente gridato: «che cavolo era venuto a fare » in quella riunione. E
ora Guido Ribet, nel suo articolo su
« L’Eco-Luce », rincara la dose, mostrando un’intolleranza ed un linguaggio elle fanno stupire.
Sembra che per prendere la parola
a quella riunione ci volessero alcune
prerogative personali che non tutti
avevano. Mi è permesso di pensare
che se A. Banfi fosse stalo, a proposito del Collegio, della stessa idea
della maggioranza, nessuno avrebbe
trovato niente da ridire?
Certo non è con tale maniera di
agire che i presenti si potevano informare sul problema, formarsi una
opinione; non è così che « gli Amici
del Collegio » potevano attirare adesioni e simpatie. Del resto, il Sinodo
ha dimostrato che non era poi un delitto avere, sul Collegio, idee diverse
e magari opposte.
Ma quello che mi ha reso più perplesso è stata la dimostrazione dì intolleranza e il rifiuto del contraddittorio. Un certo periodo di storia recente ci dovrebbe avere insegnalo che
le adesioni pleb’scitarie e le unanimità di parere sono sempre, per lo
menò, sospette!
E poi è grave dare un simile esempio di violenza verbale e scritta, di
intolleranza a quegli stessi che accusiamo di essere violenti e intolleranti.
Li chiamiamo « ragazzi » perchè crediamo, in tal modo, di squalificarli,
diment'cando o facendo finta di dimenticare che non tutti sono proprio
dei giovanissimi.
Ma di fronte a loro, quelli che non
sono « ragazzi » continuano a dimostrare. nella difesa delle proprie idee,
delle proprie trincee, una mancanza
di maturità, di comprensione, di con-,
trollo che non può non impiessionare.
E il preludio ad un irrigidimento
delle parli. Purtroppo a danno di
lutti.
Daniele Rochat
Un collaboratore, da Torino:
Caro direttore.
vorrei poter far alcune osservazioni
Huirarlicolo del fratello Guido Ribet
appar.so sul n. 33-34 sul Collegio di
Torre Pellice e desidero intanto, come prima cosa, ringraziarlo di cuore
per quanto egli va facendo da anni per
In chiesa.
Non sapevo che occori'osse essere
(1 valdesi o valligiani » per esprimere il
proprio parere in occasione della seduta degli « amici del collegio » ed inolile ho il fondato dubbio che se il giovane Banfi avesse espresso parere favorevole sulla vita del collegio, non 3Ì
sarebbe tirata fuori la questione -^he
egli non è socio nè sarebbe stato così
poco urbanamente zittito. Al Sinodo
i « contestatori » hanno avuto la pa
, rola (speriamo si inizi così un diale,;^;0 fra giovani e comunità che porti a
' dei risultati positivi) e non penso che
i egli « amici del collegio » siano meno
f( liberali » del Sinodo!
I Mi pare invece che l’intervento di
! letto* giovane — di cui si possono o
meno condividere le idee politiche —
abbia ben puntualizzato, sul piano pratico, la situazione del collegio, con particolare riferimento al Ginnasio Liceo
che, com’è noto, è il più « pericolante ». Egli, sia pur con altre parole più
« rivoluz onarie », ha detto che si stanno spendendo troppi quattrini per mantenere agii studi parecchi giovani, figli
di benestanti i quali, per vari motivi,
vengono inviati a Torre mentre i giovani, per cui a suo tempo è stato creato il collegio, sono sempre più rari.
Vari altri argomenti uditi successivamente in Sinodo mi convìncono ohe
la funzione del G.L.. oggi così com’è,
non ha più ragione di essere.
Naturalmente, siccome se si « distrugge » bisogna « riedificare », occorre
trovare soluzioni immediate o rnediato. Fra le prime, riterrei intanto opportuno, per il prossimo anno scolastico,
che le tasse del G.L. avessero lo stesso
l’vello di quelle degli analoghi Istituti
che hanno sede nelle città c che nel
contempo si ammettessero gratuitamente quegli studenti valdesi in disagiale
condizioni economiche.
Fra le seconde, invitare 'c comunità
a i'.ludiare seriamente tutte le possibili
sDluzìoni atte a rendere il collegio maggiormente consono ai tempi attuali,
con radicali trasformazioni, nella certezza che anche i nostri giovani vorranno fornire, in fraterna comunione,
il loro contributo di idee c suggerirne n li.
Viva dunque il collegio, ma completamente rinnovalo con soluzioni d’avanguardia. nello stesso spirilo - .ippiinlo col quale fu a suo tempo fondato.
Mollo cordialmente.
Roberto Peyrot
Abb amo ricevuto altre lettere, che •
però non concernevano temi sinodali; lo spazio ridotto ci costringe a rimandarne la pubblicazione, come pure quella di vari altri scritti. Preghiamo tutti d. avere pazienza, il nostro
settimanale non è una fisarmonica e
ogni settimana ci impone delle scelte.
4
N. 35 — 6 settembre 1968
pag. 3
A conclusione del Sinodo
Torre Pellice, 25 - 30 agosto 1968
SiynificatO dì un voto Cronaca della setllinana sinodale
Non siamo usi dare valutazioni
delle votazioni con le quali il Sinodo si conclude; in particolare, da
vari anni non abbiamo commentato i risultati delle nomine dei membri della Tavola Valdese. Ma quest’anno, nella situazione di tensione in cui vive la nostra Chiesa, vogliamo tentare questa valutazione.
Circolava, dopo la votazione, una
scheda con i nomi della Tavola Valdese, recante sul retro la scritta,
corredata dalla falce e dal martello: « Gaullisti! il terrore fa la Tavola! ». Ecco un’interpretazione.
Speriamo, veramente, che fosse soltanto uno scherzo o una boutade,
perchè se fosse stata seriamente intesa, denoterebbe una desolante incapacità di intendere la vita della
chiesa e i rapporti fra i suoi membri se non in termini politici, e anche parecchio grossolani.
Lo stesso Moderatore, nel tradizionale breve messaggio d’investitura (I), ha schiettamente rilevato il
significato delle relativamente numerose schede bianche che hanno
giocato nella sua rieilezione. Vi è
dunque una riserva, in seno alla
nostra Chiesa, nei confronti della
impostazione seguita dalla Tavola
Valdese, di cui il Moderatore è, ovviamente, il più diretto responsamle e... il capro espiatorio. Non
snuucia, quindi, ma riserva che circa un quarto dei membri del Sinodo
danno tenuto ad esprimere.
secondo noi, non si tratta semplicemente di chiamare la Chiesa
Valdese a « imparare a vivere nel
dissenso », come la Tavola ha scritto nel suo rapporto al Sinodo. Questo è ancora un discorso moraleggiante, quasi che si trattasse soltanto di far convivere temperamenti e
opinioni diverse e in tensione. Ora,
mdutoJjiamente vi è anche questo
lato, e le nostre pubbliche assemuiee come i nostri corridoi meritano questo ammonimento. Tuttavia,
la tensione è più grave di così, va
alle radici dell’esistenza stéssa della Chiesa, del suo senso, della sua
vocazione; al limite, è in gioco la
schiettezza dell’Evangelo. A nostro
modo di vedere, più procediamo —
e in questo la nostra piccola Chiesa
e veramente partecipe dell’ecumene
cristiana! — più si va profilando,
con disorientamento e dolore, la
possibilità che il dissenso verta sull’essenziale, sul cuore stesso della
fede; se questo risultasse vero, allora in questo dissenso non dovremmo imparare a vivere, a costo di
tutte le lacerazioni che ciò potrebbe significare. Non occorre, allora,
andare a fondo, stimolare la Chiesa a ricercare e a mettere a nudo le
ragioni ultime, spirituali di tale
dissenso? Non occorre chiamarla,
nelle sue diverse e talora opposte
posizioni e tendenze, al dovere di
chiarezza evangelica verso se stessi
e verso gli altri: a rendere cioè conto a se stessi e agli altri della propria fede? Non è forse a questa
conversione di tutti a Cristo che occorre chiamare, nella distretta spirituale di cui il Sinodo è stato triste specchio? Si dirà che non è questo il compito della Tavola, un esecutivo fin troppo sommerso — ed è
vero — da questioni amministrative
pesanti, assillanti; eppure forse il
Sinodo chiede a questi fratelli, nominandoli, di essere pure questo
stimolo critico nella compagine della Chiesa Valdese, anche se non è
ancora possibile indicare un orientamento chiaro e univoco.
Questa è l’interpretazione che
avanziamo, e ognuno la valuterà
per quel che vale. Vi è stato indubbiamente, nella composizione della Tavola attuale, un certo spostamento in senso tradizionale (tale
tendenza risulta anche più chiara
se si pensa ad altre candidature in
lizza, quest’anno; lo stesso dicasi,
in proporzioni ridotte, a proposito
dei membri del Consiglio della Facoltà di Teologia). Tuttavia, per
valutare correttamente, occorre tener presente il volto reale del Sinodo. Non è certo un’assemblea di
retrivi borghesi conservatori! Esso
1) ha una notevole percentuale di
non intellettuali, i quali, se poco
parlano, non per questo non pensano o non sanno farsi le loro opinioni, esprimendole con il mezzo fon
damentale di un’assemblea, il vota; 2) è relativamente giovane, sia
nel settore pastorale che in quello
’laico’, ed è espresso da comunità
nelle cui assemblee a partire da
quest’anno anche i giovanissimi appena confermati hanno avuto diritto di voto e lo hanno esercitato, anzi
alcuni di essi sedevano in Sinodo;
3) è un’assemhlea screziata in molteplici sfumature : in essa —^ e questa manifestazione di libertà personale è rallegrante —- non si può
parlare di massicce contrapposizioni
di gruppi divisi per età, per cultura e per condizione sociale: vi sono giovani sensibili ai valori tradi.■^lonali è adulti o anziani sensibili
a quelli del rinnovamento più profondo, si odono e si vedono fratelli, simili per formazione o per condizione di vita, esprimere orientamenti del tutto diversi.
Se si tiene conto di queste semplici note, risulta evidente che sarebbe assai affrettato e superficiale
■nterpretare il voto sinodale come
una sterzata « a destra », dettata
dalla paura del nuovo o da gretta
volontà conservatrice, incapace di
rinnovamento. Nel voto sinodale è
racchiuso — fra molte scorie, ce ne
rendiamo conto tutti —- un avvertimento e un richiamo. Lo si può discutere, si può richiedere che ne
siano chiarite e sceverate tutte le
motivazioni; ma sarebbe stolto, oltre che poco fraterno, non prenderlo sul serio. GiNO Conte
Domenica
6inlio Jon Scotta
La sua spoglia riposa nella cara Piedicavallo. Lo ricordiamo con affettuosa riconoscenza, come un credente umile e convinto, che ha molto amato
la sua chiesa.
Durante trent’anni, malgrado il suo
posto di reiponsabilità nel lavoro della città, è stato membro del Concistoro e a lungo vicepresidente della Commissione dell’Ospedale Valdese di Torino e corresponsabile della Diaconia.
Non c’è, forse, opera della Chiesa Valdese che non lo abbia interessato e
per la quale non abbia dato, con una
generosità esemplare. Ma non pensiamo a lui come a un «benefattore»;
ha saputo darci, profondo, il senso della sua fraternità, del suo pieno impegno con noi : la chiesa era cosa sua.
Nò era un « introverso », come oggi si
usa dire ; abituato a veder grande nel
suo lavoro, aveva il senso della vita
rrticolata di tutta la Chiesa Valdese,
seguita in tanti anni di intima partecipazione, e credeva nella sua vocazione ad annunciare l’Evangelo nel nostro paese.
Ha molto amato la sua chiesa, Giulio Jon Scotta. Oggi molti la discutono, la criticano (e certo non mancano le ragioni per farlo!), la dileggiano
anche, le preferiscono il mondo. Abbiamo bisogno di fratelli e sorelle che,
pur vedendola lucidamente cos'; com’è,
la amano, perchè vedono in lei, a prescindere dalle sue virtù e dai suoi vizi, «la stirpe eletta, il sacerdozio reale, la gente santa che Dio si è acquistato perchè proclami le virtù di Colui
che ci ha chiamati dalle tenebre alla
sua meravigliosa luce ». Così, nella sua
limitatezza di uomo che vive solo per
grazia, Giulio Jon Scotta ha amato il
Signore nella chiesa, « non a parole,
ma a fatti e in verità ». Ed è nell’agàpe di Cristo che pensiamo a lui, e ai
suoi familiari. G. C.
Il Sinodo si raccoglie alle 15 nell’aula sinodale per assistere alla sottoscrizione della Confessione di fede valdese da parte dei due candidati al ministero, Archimede Bertolino e Mario
François Berutti; vengono salutati i
delegati delle Chiese sorelle, anche
quest’anno numerosi e graditi. Quindi
il corteo sinodale si reca nel tempio,
per il culto di apertura, presieduto dal
pastore Tullio Vinay, il quale ha saputo, con sobrietà, ravvivare la liturgia
tradizionale, e ha rivolto una vigorosa
predicazione, che abbiamo già potuto
pubblicare nel numero scorso. La Corale di Torre Pellice, diretta dal Maestro Corsani, dopo la. consacrazione
dei due neo-pastori — ai quali pensiamo con un augurio fraterno ha cantato un inno di circostanza, continuando la buona tradizione avviata ormai
da alcuni anni, di presentare in quest’occasione uno degli inni che figureranno nel nuovo Innario (si spera che
potrà essere pubblicato per il prossimo Natale).
Tornato nell’aula sinodale, il Sinodo
si è ufficialmente costituito, risultando
composto da 188 membri (171 con voce
deliberativa, 17 con voce consultiva) e
nominando a condurre i lavori un seggio cos'. composto: Aldo Comba, presidente; Claudio' Tron, vicepresidente;
Mario Berutti, Ennio Del Priore e Piero Santoro, segretari; Mario Bianconi
e Marco Jourdan, assessori. Il lavoro
di un seggio sinodale è sempre molto
gravoso e a questi fratelli va detta una
parola di riconoscenza. Dobbiamo tuttavia notare — e altri l’ha fatto prima
di noi — che la presidenza non ha
sempre saputo mantenere un atteggiamento di piena e cordiale imparzialità,
nè forse ha sempre avuto la fermezza
necessaria; spiace doverlo dire,
pur riconoscendo che si è trattato di una sessione sinodale particolarmente difficile, per le tensioni
presenti e la passionalità con cui si
sono presentate.
Lunedì
Il culto del mattino' è presieduto dal
past. Aldo Comba. Quindi, i) gran completo in aula e in galleria per la « controrelazione » della Commissione d’esame (Alberto Taccia, Salvatore Briante,
Guido Botturi, Franco Ferretti), letta
dal suo presidente. Vengono ricordati
con affettuosa grattliadme i pastori A.
Vinay, A. Fuhrmann, V. Sommani, le
vedove di pastori Edina Comba Ribet
e Felicita Janni, i fratelli B. M. Stephens, R. Steiner, D. Jalla. Vengono
letti vari messaggi fraterni.
Viene quindi affrontato il problema
che avrebbe dovuto essere quello di
fondo, nell’attuale sessione sinodale,
e che è stato effettivamente avvertito
come tale, ma che il Sinodo non è stato capace di affrontare davvero a fondo, malgrado un’ampia discussione, a
aue riprese : la vita e la predicazione
della chiesa, oggi. Ripensando al dibattito sinodale e scorrendo i verbali
di questa seduta, si è in grave difficoltà
a riassumerli. Una cosa è chiara : la
nostra massima autorità non ha saputo indicare una via nè dire una parola
ispiratrice e liberatrice che avesse l’autorità evangelica capace di chiamare
tutti al ravvedimento, alla riconciliazione, aH’azione solidale anche se in
direzioni diverse. Si è riprodotto, a livello sinodale, ciò che è accaduto in
molte nostre comunità, in modi e con
intensità variabili,_ in seguito alla contestazione giovanile. Nè il rapporto
della Tavola nè quello della Commissione d’esame avevano saputo dare
un’impostazione decisa; a nostro avviso, invitando a « imparare a vivere nel
dissenso », si resta al di qua del vero
problema; indubbiamente, occorre che
impariamo ad ascoltarci più e meglio,
, . ..............
ma il dissenso giunge a una tale prò
fondità ché si pone (per tutti, si noti
bene!) la questione stessa della comunione della fede e della speranza, nell'agape; ci chiediamo, insomma — benché la chiarificazione sia Itmgi dall’essere completa — se si tratta semplicemente di due modi di sentire e vivere
la chiesa, di due diverse impostazioni
ecclesiologiche, come si usa dire oggi
(introversa, o estroversa nel mondo),
oppure di due modi di vivere la fede,
il proprio ràpporto con Dio. Ma ci ren
diamo ben'conto che questo modo di
considerare le cose è esso stesso contestato da molti "contestatori" e qual
cuno di loro di dirà — anzi ci ha det
to — che ci rifugiamo dietro parole
prive di concreta realtà. DopO' una lunga discussione, che ha occupato quasi
interamente il pomeriggio, un ordine
del giorno che invitava le comunità a
prendere sul serio tutti gli elementi validi presenti nella contestazione giovanile (meno valide e poco educate —
ma, certo, l’educazione è borghese!... —
certe voci dalla galleria), ma rifiutava
ogni violenza cosi, come ogni programma con base ideologica teologicamente
insufficiente, è stato respinto con 59
voti a favore, 56 contrari e 17 astenuti.
I "contestatori” lo hanno rifiutato come un ambiguo procedimento controrivoluzionario, tendente a integrare e
imbrigliare la capacità dirompente della contestazione nei confronti delle
strutture e impostazioni attuali. Si può
comunque dire che la Chiesa non solo
non è giunta ad un consenso che possa esprimersi con chiarezza, ma non
è affatto al chiaro nelle sue contrastanti posizioni; si è girato in tondo,
muovendosi su piani diversi, nè ci sono molte prospettive di mutua comprensione finché tutti non riusciremo
a chiarire il nostro riferimento all’Evangelo.
La sera è stata occupata dalla presentazione di tre relazioni sulla IV Assemblea del C.E.C., a Uppsala: G. Girardet ha presentato l’insieme dei lavori e l’atmosfera dell’Assemblea; M.
Sbaffi l’attività della Divisione di
Aiuti scambievoli fra le Chiese; N.
Giampiccoli il problema dei rapporti
con il Cattolicesimo e le prospettive
future. E’ seguita una discussione,
imperniata soprattutto sul problema
se vada accettata o meno -l’affermazione che l’epoca del confessionalismo è finita. Si è raccomandato che
le comunità siano informate sui lavori
di Uppsala e sui loro risultati.
Fede e polìtìea
Agape, 15-25 settembre 196^
Campo cadetti autunnale
D rettori: Fbanco Giampiccoli, Bruno Rostacno
e una équipe di collaboratori
Età: 14-17 anni
Quota: L. 12.700 più L. 1.600 di iscrizione
PROGRAMMA
— - Indagine a gruppi sulle posizioni esistenti oggi nelle Chiese in relazione al problema « fede e politica ».
— Seminari biblici sui testi Rom. 13, Apoc. 13, Matt. 22: 15-22, Ger.
— Esame di quattro diverse impostazioni del rapporto fede-politica. , , . j ,■
- Tavola rotonda con partecipazione dei campisti sulle responsabilità dei credenti
nei problemi politici. c, ,
Questi punti saranno sviluppati e discussi in 6 giornate di campo. Studi introduttivi saranno tenuti da Franco Giampiccoli, Bruno Rostagno e (liorgio lourn. Le
discussioni, se possibile, si baseranno su brevi testi in forma di seminari.
11 programma comprende anche due gite in montagna, attività ricreative, serate
organizzate, falò, giochi e altre attività che verranno concordate con i partecipanti.
I culti del mattino — da anni affidati ad alcuni partecipanti e della sera con
meditazione, apriranno e concluderanno le giornate di campo. ..a- i
La FUV offre limitate facilitazioni finanziarie per chi si trova in difficolta a partecipare per motivi economici. Indirizzare le richieste ad Agape tramite il proprio
^ Per iscrizioni e ulteriori informazioni scrivere a: Segreteria di Agape . Centro
ecumenico - 10060 Frali (Torino).
Martedì
Giungendo alla Casa Valdese, deputati e pubblico po'ssono leggere su un
grande affisso un messaggio di un
gruppo del Movimento Cristiano Studenti (M.C.S.) che lamenta l’incapacità del Sinodo di affrontare a fondo e
in modo risolutivo il problema della
predicazione e del senso stesso della
vita della Chiesa: « ...Avete discusso la
nostra “contestazione" per giudicarla
senza chiedervi se il suo significato primo non fosse precisamente quello' di
costringere la chiesa a lasciare da parto le formule bibliche o teologiche che
sembrano dire tutto a tutti solo perchè
si ripetono con forza e autorità dal
pulpito, e obbligarla a prendere sul serio la sua vocazione, il che sigriifica
chiedersi insieme che cosa oggi il Signore ci chiede. Tullio Vinay, nel sermone di apertura, ci ha detto che dobbiamo predicare l’agape di Dio, e che
questo non significa nè la conservazione della società esistente nè la rivoluzione socialista. Questo vuol dire
che significa qualcos’altro. Ma se non
sappiamo trovarlo insieme è inutile
che ci rifugiamo dietro una formula
sacra, perchè ciascuno intenda ciò che
vuole... ». Dopo il culto, presieduto dal
past. Carmen Ceteroni che ha predicato il testo Matt. 25: 13-30, il Sinodo
ha deciso di riprendere il problema della predicazione, affidando a una- cornmissione (Sergio Rostagno, Samuele
Giambarresi, Eugenio
Ferretti, Franco Monaco, Valdo
sel, Giovanna Pons) il compito di elaborare un testo che possa costituire
una base concreta sia per un ulteriore
discussione sia per un eventuale messaggio alle chiese.
Viene in discussione la domanda
d’ammissione nella Chiesa Valdese,
presentata dalla neocostituita (ma non
neonata, chè conta già alcuni anni)
Comunità protestante interdenominazìonale di lingua inglese a Torino. Il
Sinodo ha accolto con gioia questa comunità, domandando soltanto alla ’Tavola in sede generale e alla comunità
di Torino in sede locale un ulteriore
chiarimento dei rapporti, mediante
particolari convenzioni.
L’argomento proposto poi all’attenzione del Sinodo era dei più dibattuti.
quello dei nostri istituti di istruzione
secondaria; ne riferiamo altrove.
Mercoledì
Il culto mattutino è presieduto dal
past A. Scorsonelli, sul testo I Giovanni 3: 13-15. Viene all’ordine del
giorno la discussione su vari articoli
della Costituzione unitaria della Chiesa Valdese nei suoi due rami : europeo
e sudamericano ; l’esame del progetto
e l’approvazione di alcuni articoli era
iniziato lo scorso anno ; si tratta di un
lavoro delicato e necessariamente len
to poiché ogni modifica deve essere
successivamente approvata dalle due
sessioni sinodali e capita che queste si
rimandino articoli emendati, anno dopo anno; la difficoltà è data, sia in
sede costituzionale e ancor più in sede regolamentare, dall’esigenza di con. servare una unità fondamentale, operando in situazioni profondamente diverse. Comunque, anche quest’ anno
vari articoli sono stati discussi, approvati e rinviati alla sessione sudamericana della prossima primavera (per
inciso, erano presenti due fratelli sudamericani, il past. Giovanni Tron e il
dr. Mario Baridon, che abbiamo salutato con viva fraternità). Forse non è
stata, questa, la seduta più avvincente ;
eppure, dietro questi articoli e commi
si profilano problemi e posizioni teologiche determinanti, il che spiega le discussioni talvolta vivaci, le insistenze,
le insoddisfazioni. Si sarebbe poi dovuto discutere e votare in modo de
finitivo il nuovo regolamento sinodale ; non se ne è avuto il tempo, ma esso è stato approvato in via sperimentale ; si è fatta una sola modifica : quella
che abbassa alla maggioranza assoluta
(anziché quella dei 2/3) dei membri
delle sessioni sinodali il numero dei
voti necessari per mutare la confessione di fede o la costituzione della Chiesa "Valdese.
Il relatore della commissione eletta
il martedì mattina a proposito del problema della predicazione, past. S. Rostagno, presenta la relazione, che è in
realtà, almeno in parte, essa stessa
una contestazione del Sinodo. A questo punto viene presentato un ordine
del giorno che dia la parola, in Sinodo,
ai giovani delle cui posizioni si discute; siamo lieti di poter dire che a forte maggioranza questo voto è stato favorevole, anche se dobbiamo deplorare
il modo con cui questi interventi sono
avvenuti, dalla galleria al basso dell’aula sinodale: è qui, ci pare, che si
svolgono i lavori e non si tratta di uri
elemento formale, a meno che i nostri
giovani contestino la composizione
stessa del Sinodo e la rappresentatività dei suoi membri, che pure sono
eletti da assemblee di chiesa nelle quali la nostra Chiesa ha datO' diritto di
voto (e sappiamo che è stato largamente e seriamente esercitato) ai giovani a partire dai 18 anni ( dal momento della confermazione), andando
molto oltre a ciò che avviene nella società civile. Un’ altra discussione di
due ore non porta che alla votazione
di questo ordine del giorno:
Il Sinodo invita le Chiese e tutti
ì membri a un dibattito su quello
che sta avvenendo nel mondo e sulle sue ripercussioni nella Chiesa, e
sui tenp della predicazione e del
suo contenuto : l’agape, dibattito già
iniziato nel Sinodo. Questo dibattito sia condotto attraverso le assemblee, i culti, i giornali e la cura
d’anime, a maggiore chiarlflcazione
di quella che è la vocazione del Signore nell’attuale momento storico.
La serata del mercoledì, è stata dedicata a una seduta del Corpo Pastorale, che avrebbe dovuto esaminare il
problema della consacrazione pastorale. Diciamo “avrebbe”, perchè non vi
è stato tempo; sono state ascoltate
due ampie relazioni, in prospettive del
tutto diverse e con numerosi spunti di
riflessione — Luna del past. Alberto
Ribet, l’altra del past. Franco Giampicoli — su tutto il problema del pastorato, che come è noto viene oggi dibattuto in molte Chiese. Come metodo di
lavoro sarebbe stato più utile avere in
precedenza tali relazioni e imi^piare
subito la discussione. Il . Sinodo
ha poi deciso che tali relazioni siano diffuse e studiate, durante 1 anno,
in co’^v0gni pastorali, di consigli di
chiesa., in assemblee e gruppi di studio, affrontando in tal modo il problema’delle vocazioni pastorali (e quindi
della predicazione) nel quadro della
ricerca dei ministeri e « di un ripensamento delle attuali strutture ecclesiastiche », con invito a « condurre esperimenti pratici di ristrutturazione ecclesiastica » ; si è pure chiesta alla Tavola di tener presente la possibilità di
ministeri pastorali itineranti. Qualcuno
ha avanzato la richiesta che queste sedute del Corpo Pastorale siano pubbliche, e indubbiamente — specie per
serate come l’attuale nulla si oppone, anche se restiamo del parere che il
Corpo Pastorale abbia una sua ragion
d’essere e una sua funzione particolare.
Concludiamo questa breve nota con
il rimpianto che questa serata non sia
stata messa a parte per uno studio
biblico, per un fraterno colloquio e per
la preghiera, nella situazione di intima lacerazione e di disorientamento in
cui è la chiesa, tutti noi-.
Giovedì
Il culto del mattino è presieduto dal
past Giovanni Tron, che predica sul
testo: I Tess. 5:17. 'Viene quindi in discussione la relazione della Commissione di studio sul matrimonio. Forse
i lettori ricorderanno che lo scorso
anno la medesima relazione era stata
discussa, accolta con favore dagli uni,
vigorosamente criticata da altri, e rimandata alle chiese perchè la studi^sero in sede locale prendendo posizione. Poche, invero, le risposte perve(continua a pag. 4)
5
N. 35
etlembre 1968
pag. 5
dalle nostre comunità
FRALI
Anche un’estate piovosa ed incerta come
quella che abbiamo avuto ha riportato nella
Comunità di Frali un buon gruppo di fratelli e di amici da varie zone italiane e dall’estero, alcuni ormai legati a noi da molti
anni, altri che abbiamo conosciuto per la
prima volta c che speriamo di rivedere ancora. 11 tempio ed il Museo .sono stati meta
di molti visitatori, parecchi dei quali interes,
sati ed attenti. Per il Museo ci avviciniamo
alla duemillesima presenza nel corso dell anno,
e praticamente nel corso dei soli mesi di luglio ed agosto. Il servizio visitatori è stato ef.
fettuato da Sergio Borgarello (S. Germano
Chisone) fino al 18 Agosto e da Elena Tron
(Massello). Ringraziamo vivamente questi
fratelli che hanno assolto il loro compito con
intelligenza c con gioia contribuendo in :nodo
decisi\o al buon successo della rassegna storica della Valle.
In occasione del campo Europa-Africa ad
.Vgape. anche tpiest’anno Tamieo Manfred
Evanda ha costituito una corale intercontinentale di africani ed europei che ha attivamente collaborato al culto domenicale ed ha
cantato dalla scalinata del tempio per i numerosi turisti raccolti nella piazza di Ghigo.
Seguendo una tradizione ormai consolidata,
l’arch. Cavallera ha presentato nella sala parrocchiale una interessantissima serie di foto
a colori dedicata alle ville palladiane del Veneto illustrandole con la solita competenza artistica.
Purtroppo queste settimane sono state funestate da tliversi lutti.
11 23 Luglio è stato seppellito a Villa il
l'ratello Abele PusvaL originario della Maiera
e residente a Pomeifré. il 31 dello stesso mese, a pochi minuti di distanza sono decedute
■ due Sorelle : Luigia Grill v. Menusan di Indiritti e Maddalena Perrou in Peyrot di Ghigo. Infine il 15 Agosto decedeva all’Ospedale
di Pomajetto Susanna Richard v. Rostan di
Villa. Alle famiglie in lutto giunga ancora
l’espressione della solidarietà fraterira di tutta la Comunità.
Ci rallegriamo con la famiglia di Alberto
Richard, anziano di Villa, per la nascita di
Pier Luif^ì. avvenuta il 15 Luglio.
La fe,-la del X\’ agosto ha avuto luogo, dopo 20 anni, nella nostra còmunità e ci siamo rallegrati di vedere fra noi tanti fratelli
ed amici convonuli alla Balziglia; occorre
dire che oltre al richiamo del luogo storico
e dei ricordi del passato. Toccasione della
giornata miracolosamente splendida invitava
al convegno. Per parte nostra ringraziamo
fraternamente limi coloro che hanno in qualche modo collaborato alla buona riuscita della giornata: oratori, trombettieri che hanno
gotto il sole accompagnato gl¡ inni, i giovani
della Comunità che hanno allestito ogni cosa e la Pro Loco di Prali che ci ha fornito
1 eccellente impianto di microfoni permetten.
do a tutti di godere di un ottimo ascolto; un
doveroso plauso va dato a tutti i partecipanti
che hanno lasciato in ordine quasi perfetto
ì luoghi dove hanno trascorso la giornata e
pranzato, in questi tempi di barbarie domenicale non è poca cosa!
La colletta effettuata al termine del culto
ha reso L. 150.000 che sono stale devolute
airOspedale di Pomaretto.
— Il camj>o di lavoro organizzato da Agape nella nostra Comunità composto da un
gruppo (li una decina di giovani ha ultimato
il suo periodo di tre settimane fra noi. Li
ringraziamo per la collaborazione che hanno
dato nel riparare la scuola di Balziglia e ultimare la strada delle Porte. La loro presen/¿I g’ovanile ma corretta oltre ad offrire ai
^o^íli giovani un contatto fraterno col mondo reppresenta per noi uno stimolo alla colla.
]>ofa/-ione ed alPimpegno.
h’ingraziamo il s'g. Emanuele Tron di
Ge:i-va t-rl il past. G'ovanni Tron. fra noi in
pcrd)d<; d.i riposo, per aver presieduto i nostri
culli in del candidato Luciano Deo
dato, ed ii iu. ìienato Malocchi per la sua
predicazioii»' di domenica 11.
—La no.^lra llomunità è stata colpita dal
lutto nel cor.'^n delle ultime settimane cqn
la scomparsa d' Carolina Micol al Campo la
Salza c Lidia Micol a Pomaretto; alle famìglie provate rinnoviamo la nostra simpatìa
cristiana.
— La relaz'one annua è in distribuzione,
coloro che r’seontrassero dimenticanze o errori nelle trascrizioni dei doni sono pregati
di darne avviso ai membri del Concistoro o
ai pastori.
BOBBIO PELLI CE
Domenica 11 e 18 agosto, nel corso del
nostri culti, sono stati preseritati al Battesiiit<> le bambine: Pontet Luisa di Paolo e
,\yas.sot Ida (Rostagni); Michelin Nadia di
SU'liiiio ed Artns Livia {Cortili di Dannali
Arlus Doris Eìena di Ernestina (Podio stipelic're).
i.a benedizione del Signore accompagni
s(*nipre queste h mbe e lutti i loro cari,
— Ringraziamo il Pastore Enrico Tron
ed il Prof. Emanuele Tron i quali ci hanno
rivolto il messaggio della Parola di Dio presiedendo i nostri culi’; del 28 luglio e delPll
agosto.
- - Martedì 20 agosto ha avuto luogo il
servizio funebre della nostra sorella Fumagal.
li Maria Maddalena nata Pasqnet deceduta
in modo subitaneo domenica 8 agosto alla sua
abitazione in Via Maestra, alla età dì 76
anni.
La nostra sorella era molto conosciuta tra
noi avendo ella durante molti anni gestito
■\ rinomato albergo del Camoscio in Bobbio
Pellice. Da tempo, per motivi di salute, aveva lasciato questa sua attività e si era ritirata a Bordighera, dove le sue condizioni
di salute erano migliorate. Giunta tra noi
ultimamente, per un bre\ c periodo la nostra
sorella era colpita da malore improvviso nelle prime ore del pomeriggio di domenica 18
agosto 0 decedeva, non riuscendo a superare
la crisi.
Ai figli, al i'amilìari ed ai parenti tutti
rinnoviamo Vespressione della nostra viva e
fraterna simpatia cristiana riguardando insieme a Colui che « ha distrutto la morte ed
ha prodotto in luce la vita e Pimmortalila
per mezzo delPEvangelo » (2''* Timoteo 1;
10 h). e. a.
PRAMOLLO
Sabato 6 luglio abbiamo celebrato il matr'monio di Avondet Olga (San Germano
Chisone) e di Bertalot Amando (Angrogna);
il Signore benedica questo nuovo focolare.
Nel corso del culto delle Domeniche 7 e
14 luglio è stato amministrato il Battesimo
a : Lutteri Barbara di Sandro e di Plavan
Rina (Svizzera) e Long Sandro di Dante e di
Paslre Elda (Ciotti). La grazia del Signore
accompagni questi bimbi e i loro familiari.
Le Domeniche 14 e 21 lujrlio e 4 agosto il
culto è stato rispett’vamente presieduto dal
Pastore sig. Alfredo Sonelli di Torre Pellice,
da un gruppo di fratelli dell’Unione Giovanile di Pomaretto: sigg. Eraldo Bosco, Walter Ribet e sig.na Jahier e dal Pastore sig.
Silvio Long di Lugano. Ringraziamo vivamente questi fratelli per il loro messaggio e
per la loro preziosa collaborazione.
Come quattro anni fa. anche quest’anno
dal 18 luglio al 3 agosto abbiamo accolto un
gruppo di 22 giovani fratelli e sorelle tedeschi della Comunità luterana dì GottingenWende che, accompagnati e guidati dal loro Pastore sig. Werner Rumenberg, già conosciuto nell’estate 1964. sono venuti a trascorrere il loro periodo di ferie facendo un
campo di lavoro a Pramollo. Quesl’gnno tale
campo di lavoro è stato preparato'^ ed organizato con la collaborazione dell’Amm nistrazione Comunale ed in particolare dì quella
del s!g. Sindaco Dott. Eugenio Maccari, a cui
va la nostra viva gratitudine per tutto ciò
che ha fatto e per il suo valido aiuto.
G'ovani dai 15 ai 23 anni : alcuni studenti,
fra cui uno studente in teologia e due assistenti di Chiesa c la maggior parte apprendi,
sti. lavorarono lungo la strada carrozzabile
per Las Aras ed al parco giochi dei bambini
vicino a Rúala, sotto l esperta direzione del
sig. Long Federico di San Germano Chisone.
Iniziavano e terminavano la loro giornata
con un culto presieduto a turno da uno di
loro; il lavoro durava dalle 7 del mattino a
mezzog orno e due giorni per settimana erano dedicati a gite per conoscere le Valli,
specialmente la Val Chisone c Torre Pellice,
ma anche Torino. Genova e Ne’ge et Merveìlles. villaggio per la g'ovenlù nelle Alpi
Marittime Francesi, dove av^evano partecipato ad Un campo d- lavoro nell’estate 1965.
Questi fratelli e sorelle sono ritornati fra
di noi, dopo averci g'à aiutato in diversi
modi quattro anni fa. per rinsaldare ì legami
che ci un vano e per continuare a fare per
la nostra Comunità qualcosa che potesse a
vere segno e testimonianza di quell’amore
fraterno che va anche al di là di qualsiasi
frontiera nazionale. Infatti i nostri fratelli
si preoccuparono anche di prendere contatto
con la popolazione del nostri villaggi, organ'zzando sul piazzale del Tempio due riuscite
serale ricreative: una per i bambini e l’altra
per gli adulti e prima di lasciarci vollero celehrare con noi un culto con Santa Cena.
Ricorderemo a lungo, senza dubbio, questo
loro secondo soggiorno in mezzo a noi, lo
spirito che li ha animati, le giornate trascorse
insieme e, mentre pensiamo alla testimonianza d amore fraterno che ci hanno lasciato insieme ai tangibili segni di aiuto materiale, ci
auguriamo di poterli rivedere ancora fra noi.
Una quarantina di fratelli e di sorelle del.
la Comunità di Susa e di Coazze, giovani e
meno giovani se [>ensiamo in modo particolare alla sorella M. Rosabrusin di Coazze che
più che novantenne non si è tuttavia lasciata
intimorire dal viaggio, accompagnati dal
Fasi. Lamy Coisson e Signora, ci hanno fatto visita domenica 14 luglio, partecipando
al culto nella comunione della preghiera e
del canto delle lodi del Signore. Nel pomeriggio ci siamo ritrovati ancora nella sala
delle attività dove aljbìamo concluso la giorsaggi. L’incontro c stato un’occasione di comunione fraterna di cui siamo grati al Signore, ma anche ai fratelli ed alle sorelle di
Susa e di Coazze, la maggior parte dei quali
veniva a Pramollo per la prima volta, ed al
Past. Coisson che ha organizzato la visita.
La nostra v>a gratitudine al Past. Ermanno Rostan per il messaggio rivoltoci domenica 11 agosto. N-’l corso del culto il Past.
Rostan ha posto i! segno del Battesimo sulla
nipotina Ponzo FI ina di Ezio e di Rostan
Paola (Roma), alla quale auguriamo insieme
ai genitori ed ai padrini molte benedizioni
dal Signore. T. Pons
A soli 35 anni ha concluso la sua giornata terrena Giovanni Lineesso, della frazione
Garn er. In primavera chi aveva occasione
di recarsi a Torre J’ellice presso gli uffici
della C.LO.V. po;rva ancora vederlo seduto
alla sua scrivanij. intento a fare dei conti
o a sbrigare qualciie pratica. Egli infatti prestava la sua oper i presso gli uffici centrali
dei nostri Istituti e compiva questo suo lavo,
ro con passione ed era da tutti molto apprez.
zato. Un male col tro il quale hanno inutilmente cercato di lottare coloro che si sono
occupati di lui lo ha strappato alla sua famiglia nel volgere di pochi mesi. Molti conoscenti ed amici, venuti anche di lontano,
hanno preso parte al suo accompagnamento
funebre svoltosi nel pomeriggio del 7 agosto
ed hanno . testimoniato della commozione e
della simpatia che questa immatura morte ha
provocato nel cuore di tutti.
Hannep partecipato^ funerali ed hanno
portato il loro messaggio i Pastori sigg, E.
Aime. R. Jahier e A. Sonelli. Ad essi la nostra viva gratitudine.
Alla compagna di questo fratello scomparso, alle sue tre giovani figliuole, al padre,
ai fratelli ed ai parenti tutti la Chiesa esprime la sua viva e fraterna simpatia.
■— Sono stati presenlaH al S. battesimo:
Marina, di Stefano e Anna Baridon (Chìaus);
Silvano,, di Pierino e Anna Levra (Noie Ca*
navese - Pianta); Enríen a LHia, di Attilio e
Giovanna Vernet (Centro); Marco Stefano, di
Giovanni ed Elena Barulon (Inverso).
Il Signore accompagni con la sua grazia
questi fanc:ulii e conceda loro — insieme ai
loro genitori, padrini c madrine — numerose le sue benedizioni.
— Il Pastore A. Bertolino c il sig. Ronzoni. Diacono della Comunità di Colleferro.
hanno presieduto una riunione all’aperto alla Piantà, parlandoci ddl opera della Chiesa
a Colleferro e Ferentino. Li ringraziamo del
loro buono ed interessante messaggio.
— 11 nostro più cordiale saluto di benvenuto alle due piccole : Nives, di Umberto
e Frida Geymonat (Ciarm s) e Claudia, di
Alberto Giovanni e Ernestina Bortón (Inverso). Ai genitori le nostre vive felicitazioni.
Ringraziamo i fratelli vh? nel corso deirestate hanno collaboralo con i pastori nella
presidenza dei nostri cult': in particolare il
gruppo dei giovani di Pomaretto che hanno
guidato con serietà e responsaliililà il nostro
cullo del 14 alle Fontane.
— La Relazione annua è stala distribuita
a tutte le fam'glie. chi avesse riscontralo
qualche errore o dimenticanza nella registrazione dei doni è pregalo di darne comunicazione agli anziani o al Pastore.
Dimieiiica 18 abbiamo avuto il piacere
di udire alla riunione del colle delle Fontane
il candidato Mario Berutti che ci ha intrattenuti sulla situazione dei terremotati in Sicilia e siiirimpcgno dell? comunità siciliane
inomenlo difficile. La colletta (L
6.o.>0)è stala devoluta airassìsleiiza della comunità di Agrigento in favore dei rao-azzi
delle famiglie terremotate.
Per il rinnovato
Ospedale di Pomaretto
IL DONI PER ACQUISTI
PARTICOLARI
Unione Femm. di Frali: per un armadio
metallico (75.000): Scuola Domenicale di
Frali; per armad'o-vetrina ed attaccapanni
(30.500): Unione Femminile di AngrognaSerre: per un alza-ammalati (9.000): Chiesa
Valdese di Liiscrna S. Giovanni : per un carrello scalda e porta-vivande (100.000): In
memoria dei cari Fratelli Cav. Oreste e Filiberto Canal: Felix ed Elena Canal, Pomaretto. per un carrello scalda e porta-vivande
(100.000); Grill Giovanni. Perosa Argentina:
per materiale sanitario vario (45.000); In
memoria di Luigi Giacone, S. Germano Chisone: per acquislo di 2 carrozzelle per ammalati (93.400): in mem. di Bleynat Giovanni e Lidia S.. Germ. Chis.: ì figli, per
acqui.sto di un paravento pieghevole (23.000):
In mem. di BJcynal Luisella: Bleynat Bruno
c Lillia. S. Germ. Chis.: acquisto di una
culla e di carrello (24.000): Fam. Bernard,
Pomaretto: acquislo dispositivo per trasporto letti (20.000); Chiesa Valdese dì S. Germano Chisone; per acquislo di due armadi
metallici (120.000).
III. DONI IN NATURA
Chiesa Valdese di Frali: 9 sarchi di palatale e patate da semina; Tron Costantino,
Gianna: una sedia a rotelle; Rostan Clara,
Pomeretto: un fornello elettrico; Famiglia
Pons Attilio. Pomaretto: 1 lavatrice « Castor »
e 50 attaccapanni: Sig.ra Lageard-Martina
ved. Bleynat, Pomaretto: I fornello elettrico:
Pastore Sergio Rostagno e Signora, Lausanne :
1 pacco indumenti lana jier neonati; Revel
Paimira e Clara. Pomeretto: 1 sfìgmomanoinciro: Zoccola Giuseppe ed Ernesta, Pomaretto: 2 ombrelloni da giardino con sostegni;
Grill Pietro ed Ale.ssandrina. Ferrerò: 37 uova.
Desideriamo inoltre ringraziare: i bambini
ed ì giovani di Pomaretto p(>r Faiulo prestato per la classificazione o la sistemazione dei
medicinali: le signore deirUnione Femminile
per la confezione delle lendine; i giovani di
Prali c dei Chiotti per la loro collaborazione
per la sistemazione dello spiazzo davanti all'Ospedale e del giardino: la comunità di Agape per aver messo a disposizione la camionetta per la raccolta dei medicinali a Torino e
quanti altri non comparissero ancora in questa
lista. Un ringraziamento anche al gruppo di
sorelle di Chiese di Torre Pellice per la loro
collaborazione nella confezione di lenzuola e
nella stireria ed a tutti coloro che hanno contribuito e stanno contribuendo per Facquisto
di un lavastoviglie per l'Ospedale Valdese di
Torre Pellice. Nè vogliamo dimenticare i sigg.
RuofF che hanno scelto, classificato e sistemato in perfetto ordine i medicinali all’Ospedale
di Torre Pellice.
Un grazie particolare alla anonima signora
che ha versato un dono di L. 500.000 per il
nostro Orfanotrofio Femminile di Torre Pellice.
LA C.LO.V.
{continua)
L’annuale assemblea della Società di Studi \/aldesi
\ quando il rinnovo del Museo Valdese?
La sera del 25 agosto, si è riunita nell aula
sinodale Fassemblea annuale. della Società di
Studi Valdesi. Il pubblico di sempre, non numerosissimo. ma interessato, in un'atmosfera
familiare e cordiale.
Il presidente della SSV. prof. A. Armand
Hugon. ha presentato la relazione sull'attività
annua condotta dal seggio, ha ricordato le
pubblicazioni edite, i progetti per il rinnovo
del Museo, alcuni soci scomparsi, fra cui soprattutto il prof. Arturo Pascal e il gen. Davide Jalla. Quindi il cassiere, sig. A. Vola, ha
letto la relazione finanziaria, al termine deUa
quale vari soci... si sono affrettati a fare il loro dovere; anno insolitamente « ricco » (!) per
la cassa del SSV, che ha da parte un piccolo
fondo, che occorrerà però rafforzare assai se si
vorrà seriamente impegnarsi nell’opera —
non più procrastinabile, ma assai impegnativa — del completo e ragionato rinnovamento del Museo, il quale per altro, anche neUe
condizioni attuali, offre ogni anno a molte
centinaia di visitatori una scorsa sulla storia
valdese.
il prof. A. Armand Hugon ha quindi intrattenuto la desta e a tratti ìlare attenzione dei
presenti, dando un panorama della storia dell'emigrazione valdese, in particolare nel secolo scorso, sulla base di documentazione di prima mano e finora ignota, raccolta in lettere
racimolate presso archivi familiari alle Valli:
un' emigrazione che, malgrado la durezza delle esigenze che Fimponevano, non aveva il carattere di massa che oggi conosciamo, e che
attraverso le lettere presentate appariva come filtrata da un fresco senso avventuroso,
talvolta venata di arguto umorismo, talaltra
di un senso vocazionale ben chiaro.
L’assemblea vera e propria dei soci, seguita alla conversazione del presidente, ha insistito nel ricordare la figura del prof. Arturo
Pascal e tutto ciò eh® egli ha dato non solo
in tanti di coUaborazione, ma soprattutto durante una lunga vita feconda di studi e di
ricerche, documentate da una messe cospicua
di pubblicazioni; è triste vedere come lo interesse per queste ricerche sembra esulare sempre più dalle generazioni più giovani. In pròposilo il past. Giovanni Tron, giunto daU’Uruguay con la delegazione rìoplatense al Sinodo, se ha dovuto dare la notizia della dissoluzione — speriamo temporanea — della
Sociedad Sudamericana de Historia Vaidense,
ha però ricordato con soddisfazione che un
candidato in teologia sta preparando a Buenos
Aires, una tesi di storia valdese. È stato pure ricordato il centenario della nascita dello
storico Giovanni Jalla e il suo dono di divulgatore, oltre che di studioso e ricercatore attento.
I soci hanno quindi conversato sulle possibilità di rinnovo del Museo, auspicando che
sia possibile nel corso del prossimo anno un
avvio dei lavori. Quindi si è trattalo di nominare il Seggio. E’ stato riconfermato con
piena fiducia e viva gratitudine; ma il prof.
Teofilo Pons ba reiteralo, quest’anno in forma ultimativa, la sue dimissioni, e con rincrescimento la assemblea le ha dovute accogliere, esprimendo però la sua profonda riconoscenza per tutto ciò che in molti .anni
egli ha fatto per la Società, il Museo e gli
studi di storia valdese, con Fauspicio che egli
possa ancora a lungo offrire la sua valida collaborazione. E’ stato eletto a sostituirlo il <h.
Enrico Peyrot, di cui è nota la passione per
la storia .del nostro popolo, e gli si augura di
potere dare un impulso fecondo alla vita
della Società, Reti per la prontezza con cui
ha accettatp.
A tutti i responsabili, un buon anno di lavoro!
Cronaca della
settimana Sinodale
(segue da pag. 4)
raggiate" a iiferirsi a uri organismo
interdenominazionale, la Federazione
giovanile evangelica italiana (nella
quale la PUV confluirà totalmente,
annullandosi come FUV) piuttosto
che al Sinodo Valdese; il cuore pulsante deH’attività giovanile sarà in
futuro — anche di diritto — la Assemblea federale, non il Sinodo Valdese. E’ evidente la gravità di questo
orientamento; e c’è da domandarsi se
questi giovani, diventati adulti, vorranno attuare a livello di Chiese e di
Sinodi ciò che stanno già attuando
a livello di organizzazioni giovanili.
Ci sarà naturalmente chi se ne rallegrerà. Noi no, allo stato attuale delle
cose. Collaborazione, anche intima e
profonda, non deve significare confusione confessionale. Naturalmente,
sarebbe anche possibile che si giungesse a un vero e pieno consenso
confessionale; ma è ciò che non si
è mai ricercato, finora, perchè la confessionalità è ormai un ferrovecchio
che non interessa. La confusione spirituale in cui viviamo dovrebbe, però, mettere in guardia.
Alle 11 i lavori del Sinodo 1968 si
concludono e ci si trasferisce nel
tempio di Torre Pellice per il culto di
santa Cena, presieduto dai pastori
(ma perchè tre pastori?) A. Comba,
F. Giampiccoli e A. Sonelli.
Nel pomeriggio, alle 14, la seduta
delle votazioni finali.
La Tavola Valdese: moderatore
Neri Giampiccoli (votanti 151; 106 a
favore, 31 schede bianche, 4 nulle, 10
voti dispersi); vicemoderatore Achille Deodato (votanti 154; 128 a favore,
4 schede bianche, 22 voti dispersi);
Giorgio Peyronel (138/154), Aldo Ribet (136/154), Pier Luigi Jalla U19/
154), Alberto Ribet (79/154), Enrico
Corsani (eletto in seconda votazione,
(88/149).
Il Consìglio della Facoltà di Teologia: (oltre i 4 docenti ordinari e il
Moderatore, ex officio) Salvatore Caponetto (66/122) e Giorgio Tourn (in
seconda votazione, 53/98).
La CIOV : due membri effettivi.
Guido Botturi (93/98) e Marco Gay
(91/98), e un membro onorario, Giovanna Pons (50/90).
La Commissione d’esame sull’operato della Tavola e della Facoltà di
Teologia: Lino de Nicola (79/104),
Paolo Ricca (66/104), Giorgio Bouchard (57/104), Carlo Pons (34/104).
La Commissione d’esame sull’operato della CIOV: Franco Davite (49/
65), Gianni Bogo (42/65), Arnaldo
Eynard (42/65), Anna Marnilo (40/
65).
La prossima sessione sinodale ordinaria si aprirà, D.v., a Torre Pellice
il 24 agosto 1969, con un culto presieduto dal past. Enrico Geymet (suppl.
il past. G. Girardet).
G. C.
avvisi economici
SOCIETÀ' assume immediatamente collaboratori ambosessi anche . se liberi solo ore
pomeridiane per attività commerciale.
Guadagno assicurato indispensabile residenza a Pinerolo o Vallate. Scrivere presso Tipografia Subalpina - Torre Pellice.
Sii fedele fino alla morte
ed io ti darò la corona della vita
(Apocalisse 2-10)
Il Signore si è compiaciuto richiamare a sé
Giulio Jon Scotta
Ne dànno l’annuncio, fidenti nel Signore: la moglie Laura Primo, la sorella Mariuccia, la figlia Lilia con il
marito Pino Deiana e figli Lauro ed
Edi, la nipote Mirella Loik con il marito Giorgio Giampiccoli e la piccola
Valeria, la cognata Irma, cugini, parenti tutti e le affezionate Fanny e Rosa.
Eventuali offerte all’Ospedale Valdese di Pomaretto.
— Biella, 3 settembre 1968.
Torino, corso Peschiera 315.
RINGRAZIAMENTO
« La mia grazia ti basta, perchè
la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza »
(2 Cor. 12: 9)
Il giorno 31 agosto è piaciuto al Signore di richiamare a Sè
Giuseppina Puppo
in Nardelli
all’età di 86 anni. A funerali avvenuti,
profondamente addolorati ma nella
fede nel Cristo Risorto, ne danno il
triste annunzio il marito, i nipoti ed i
parenti, che al tempo stesso ringraziano quanti hanno presso viva parte
al loro lutto.
Torre Pellice, 3 settembre 1968
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli e i nipoti commosM
per la dimostrazione ricevuta nella dipartenza del loro caro
Samuele Stalè
ringraziano tutte le persone che con la
loro presenza e col conforto presero
parte al loro dolore, in modo particolare il Sig. Sindaco, l’Amministpzi<3ne Comunale, i Vigili Urbani, il Signor Baechstaedt-Malan Walter, Direzione e Dipendenti Subalpina Gas, l’assessore Sig. Zeppegno Presidente Latteria Sociale e Presidente (jiovani Coltivatori, il Sig. Dott. Gardiol, il Pastore Sig. Bogo, l’Avv. Cresto, il Sig. Charbonnier Giovanni, il Doti. Michialino
Presidente della S.A.C.E., il Geom. Ceresole, la Direzione dell’Ass. Combattenti.
Bianchi di Luserna S. Giovanni,
2 settembre 1968
ringraziamento
I familiari della scomparsa
Alina Rivoira ved. Ricca
ringraziano tutti coloro che sono stati
loro vicini nella dolorosa circostànza.
Angrogna, 25 agosto 1968
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede ».
(2 Tim. 4: 7)
6
^ag. 6
6 settembre 1968 — N. 35
Le Chiese e il draeieia cecoslovacce Echi della settimana
Estremamente scarse sono, a tutt’oggi, le testimonianze dirette sulla posizione delle Chiese, e in particolare di
quelle evangeliche, di fronte all’occupazione della Cecoslovacchia. Da « La
Vie protestante» (30 agosto) stralciamo una breve intervista del past. Kurt
Scharf, vescovo della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo, il quale nei
giorni drammatici si trovava a Praga
in visita:
Ho trascorso una dozzina di giorni
in Cecoslovacchia, e mi trovavo a Praga a partire dalla domenica 18 agosto.
Durante tutto questo breve soggiorno
ho potuto vedere con i miei occhi con
quale unanime volontà questo popolo
— e in particolare la sua gioventù —
lavorava a « democratizzare » il suo regime.
La notte da martedì a mercoledì siamo stati svegliati da grida e dal rumore di una folla; si sentiva scandire;
« Dubcek-Svoboda! Duhcek-Svoboda ! ».
In un primo tempo abbiamo -pensato
cbe si trattasse di una dimostratone,
finché abbiamo visto dei mezzi blindati russi sfociare nelle strade e le
lacrime negli occhi del personale dell’albergo.
Ho potuto vedere immediatamente
con quale unanimità il popolo cèco ha
protestato contro questa ag^«ssione.
Tutta la giornata di mercoledì e il giovedì mattina, nuove unità si sono dirette sulla piazza Venceslao, che è una
specie di luogo simbolico, a Praga, il
simbolo dell’ indipendenza nazionale.
Ho visto un tank schiacciare un
bambino; si è sparato a bruciapelo su
una donna. 'Tre tanks sono stati incendiati dalla popolazione e si è dovuto
badare a che l’incendio non si comunicasse alle case.
Qn^ immediatamente si sono visti
volare dappertutto, per le strade, dei
volantini in russo, polacco, ungherese,
bulgaro e tedesco, invitando gU aggressori a rientrare a casa loro. La gente
di Praga, soprattutto i giovani, cercavano di convincere le truppe che c’era
un errore, che non avevano nulla da
fare lì.
Di fatto, i soldati condotti a Praga
non sapevano dove andavano. Era stato detto loro che dovevano liberare una
altra volta la Cecoslovacchia contro
un’aggressione americana, o contro un
complotto controrivoluzionario. Dei tedeschi erano stati convocati con la
scusa di partecipare a manovre nel
quadro del patto di Varsavia.
Un congresso internazionale di geologia e di paleontologia teneva le sue
sedute appunto in quei giorni a Praga
e i partecipanti alloggiavano nel mio
albergo e in uno contiguo; era presieduto da un russo, che non fece parola
degli avvenimenti ; ma si poteva leggere sul suo volto la costernazione e
una grande ansietà.
Nella mattinata del giovedì ho avuto contatti con i membri del Consiglio sinodale della Chiesa evangelica
del Fratelli cèchi, che nd hanno rimesso di persona una dichiarazione affinchè la trasmettessi a tutte le Chiese
membro del CEC e affinché queste
prendano atto di questo documento e
della protesta in esso contenuta, e chiamino tutte le loro comunità alla preghiera.
Kurt Scharf
Il testo della dichiarazione di cui
sopra è il seguente:
A tutte le comunità della Chiesa
evangelica dei Fratelli cèchi. La grazia e la pace di Dio, Padre del nostro
Signore Gesù Cristo, siano con tutti
voi.
Cari fratelli e sorelle,
Vi inviamo questa lettera proprio in
questo giorno in cui la sovranità e la
libertà della nostra Repubblica sono
state violate da un attacco straniero.
Ne siamo profondamente sconvolti^ e
in questo momento difficile desideriamo ardentemente sentirci in comunione con tutti voi, membri delle nostre
comunità. Eravamo tutti favorevoli
agli sforzi di rinnovamento del nostro
popolo diretto dal presidente Ludvik
Svoboda, dal capo del governo Oldrych
Cernik e dal primo segretario del PC
cecoslovacco Alexander Dubcek.
In questi sforzi vediamo continuare
le nostre migliori tradizioni intellettuali e nazionali. In nome di tutta la
nostra Chiesa, protestiamo contro la
minaccia che pesa su questo rinnovamento, contro la violazione della nostra sovranità nazionalé e contro l’occupazione del nostro paese da parte
di forze armate straniere; ed esigiamo
il ritiro di queste forze.
Ignoriamo che cosa ci riservano i
giorni venturi. Oggi, condividiamo con
il nostro popolo il suo dolore e la sua
speranza. Domandiamo a tutti voi,
fratelli e sorelle delle nostre comunità,
di proseguire fedelmente il vostro
cammino sulla via nella quale siete già
impegnati, e di provare che siete i servitori della giustizia, dell’umanità e
della libertà. Preghiamo insieme affinchè sappiamo riconoscere ciò che dobbiamo fare oggi, in piena responsabilità.
Ci ricordiamo, in questo giorno, di
tutti i fratelli e le sorelle che nel mondo hanno cercato nella resistenza
non violenta la soluzione di situazioni
difficili. Preghiamo affinchè a noi cristiani sia dato di confessare la verità
dell’Evangelo e di pensare nella libertà e nella pace, quali cittadini del nostro paese.
Rimaniamo fedeli all’esempio del nostro padre e fratello hussita, affinchè
la verità del Signore riporti la vittoria.
Nella fede, nella speranza e nella
amore, sempre il comunione con voi.
Il Consiglio sinodale della Chiesa evangelica dei Fratelli cèchi.
La presa di
del Consiglio
posizione
Ecumenico
Ad Agape, la Conferenza
sui diritti deii’uomo
protesta per l’aggressione
contro ia Cecosiovacchia
Ad Agape si è tenuta nei giorni scorsi una Conferenza sui diritti dell’uomo (fra parentesi, ricordiamo che ricorre quest’anno il 20» anniversario
della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, votata dalle Nazioni
Unite; la Claudiana, nella collana degli opuscoli di « Attualità protestante », ha pubblicato in questi giorni uno
scritto di Gustavo A. Comba, A vent’anni dalla Dichiarazione dei diritti
dell’uomo, L. 200), nel corso della quale è stata discussa e votata questa nota di protesta inviata all’Ambasciata
dell’UBSS a Roma (e per conoscenza
all’Ambasciata cecoslovacca a Roma)
e diffusa alla stampa.
Noi partecipanti alla Conferenza
sui Diritti dell’uomo tenuta ad Agape
dal 25 agosto al 1 settembre, protestiamo per l’aggressione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati. Poiché siamo
stati e siamo attivi in ogni tipo di
azione di protesta contro l’aggressione americana in Vietnam, sentiamo di
poter protestare anche per l’aggressione contro la Cecoslovacchia senza
che la nostra posizione sia confusa
con chi ha taciuto sul Vietnam e ora
manifesta in senso anticomunista contro l’aggressione in Cecoslovacchia.
Noi intendiamo lottare contro l’imperialismo da qualunque parte esso
venga e contro la ripartizione del mondo in sfere di influenze egemoniche.
E’ nostra convinzione che non sotto
la costrizione della forza la Cecoslovacchia continuerà la sua strada nell’edificazione del socialismo, ma solo
nella libertà, nella fiducia e nel rispetto.
Sulla grave crisi politica della Cecoslovacchia, che, cornee drammaticamente noto, ha
portato all'invasione ed alV occupazione di
questo paese da parte delle forze armate della
Russia e di alcuni alleati del patto di Varsavia, il CEC, attraverso F. Nolde, direttore
della commissione delle chiese per gli affari
internazionali, ha inviato un memorandum
in cui viene rilevato che il popolo cecoslovacco viene posto in una situazione tragica e che
la stessa pace e buona volontà del mondo vengono messi in pericolo.
La dichiarazione — che riportiamo dal n.
30 del soepi — prosegue:
Al punto in cui sono gli avvenimenti, è
forse utile che ricordiamo quanto il CEC ha
reso noto, nel passato, in casi che si possono
applicare alla situazione presente (citiamo i
punti più salienti) :
I) Ogni nazione deve riconoscere il diritto
di tutte le altre nazioni di vivere secondo le
proprie idee politiche e sociali e di proclamarle, purché non cerchi di imporle ad altre nazioni colla forza, la minaccia, rinfiltrazione
o ringanno. (II assemblea del CEC, Evanston 1954)
II) Ogni nazione deve assicurare ai propri cittadini il diritto di criticare ciò che la
loro coscienza disapprova e di approvare ciò
ch’essa ritiene giusto. Del pari, il timore e la
diffidenza non possono venir rimpiazzate dal
rispetto e dalla fiducia se le nazioni potenti
non liberano le altre nazioni dal giogo che
attualmente impedisce loro di scegliersi liberamente il modo di governo e la forma che
vorranno dare alla loro società, (idem)
III) Dobbiamo innanzi tutto chiedere alle nazioni di impegnarsi a rinunciare alla minaccia ed alVutilizzazione delle bombe nucleari e di ogni armamento di distruzione massiccia, come pure all’uso della forza contro
Tintegrità territoriale o l'indipendenza politica di uno Stato, qualunque esso sia. (idem)
IV) Per distoglierci dalie vie che portano
alla guerra ed avviarci, verso quelle della pace, è necessario che tutti rinuncino alla minaccia del ricorso alla forza. Questo significa
la fine della guerra dei nervi, delle pressioni
esercitate su piccoli paesi e del ricatto colle
bombe. Non è possibile praticare nello stesso
tempo una politica di minacce e di disarmo.
(III assemblea di Nuova Deli, 1961)
V) Noi, cristiani, che abbiamo spesso vissuto nella discordia, constatiamo che le nazioni cercano le vie della coesistenza: questo
deve essere per noi un appello alla a proesistenza » che tende verso l’altrui benessere.
(IV assemblea di Upsala, 1968).
za al governo dell lÌRSS di riconsiderare la
politica che l’ha cuiidotto a quest’intervento
militare, di ritirar*’ tutte le sue truppe dalla
Cecoslovacchia il ] iù juesto possìbile, di rinunciare al ricorso alla forza o alla minaccia
contro i suoi allibati, ricordando che l’uso
della forza militar*’, a i^alunque fine, e da
parte di qualunque- potenza, soprattutto da
parte di una gran-ìu potenza, offre ad altre
potenze il pretesto o I4 ragione di resistere
alla forza con la iorzà. (...) Lanciamo quest’appello con una certa speranza, a causa
delle nuove iniziai c già prese dal governo
sovietico (la diclina uzv^e e datata: 28 agosto... N. d. r.)
In quinto luoiit
e al popolo della (
lidarietà e la noslr
va che attraversaappoggio nella re
pongono al contri
mente imporre loi
tellettuale e socn
per questo popolo
diamo a tutte le a
per il popolo c p< i
slovacchia, alhnchc 1
saggezza e alla medi
I
e^nmiamo alle Chiese
i oslovacchia la nostra sosimpatia nella dura prò. Diamo loro il nostro
steiiza pacifica che opo che SI vuole nuova.svfl piano spirituale, in. Controllo inaccettabile
le^ c coraggioso. Chiee Chiese di pregare
dirlgsnti della Ceco
azie al coraggio,
alla
«¿ione
la pace e la
libertà siano stabilite ' giustizia nel loro
paese e nel mondo. ^
M.M. Thoma.‘<
milato centra!'
vice-pres.dent':
KE, segretario
fresìdente del CoPauline Webb
PuGENE C. Bla
i;‘iierale.
FERITE IRREPARABILI
« Le Monde )), in success’vi artìcoli di fon.
do (28 e 29 agosto 1968), analizza accuratamente e profondamente la situazione della
Cecoslovacch.a, dopo il cosiddetto « accordo »,
ma d un « contratto leonino » perchè estorto
con la v.olenza, « ciò che. aUa luce del diritto comune, basterebbe a disimpegnare coloro
che sono stati obbligati a sottoscriverlo, dal
dovere di rispettarlo. D'altra parte, gli ’’altri”
che 1 hanno sottoscritto, sono i dirigenti sovietici. Ora la crisi ha d'mostrato, una volta
di più, che la parola di quei dirigenti è priva dì valore. Infatti quando i loro eserciti invasero la Cecoslovacchia, quei dirigenti avevano appena finito di riaffermare, per la centesima volta, il principio di non-ingerenza
negli affari interni dei paesi fratelli. Ed ora,
nel comunicato comune di martedì 27 agosto, essi non esitano a far figurare di nuovo
questa stessa formula.
« Si vede quanto valgono le loro parole! ».
Il g’ornale esprime incondizionata ammirazione verso il popolo cecoslovacco, (c II sostegno unanime che ia popolazione ha offerto al partito comunista cecoslovacco e ai suoi
capi, deriva dal fatto che questo partito è
divenuto veramente nazionale e rappresentativo delle aspirazioni del popolo alla libertà
ed alla sovranità. I dirigenti, anche se lo
volessero, non potrebbero non tener conto di
questo fatto. L'apparizione progressiva della
nuova parola d'ordine ''neutralità” è caratteristica a questo riguardo, benché tutti i responsabili abbiano scartata quest'eventualità,
pericolosa nelle circostanze attuali.
« Infine i cecoslovacchi hanno acquisito
nuove forze nella loro determinazione, constatando l’efficacia della loro resistenza attiva non violenta, ch’è stata nello stesso tempo
spontanea ed organizzata.
« La resistenza è stata spontanea, perchè
opera di tutti. Si son visti bambini di otto
anni distribuire volantini, vecchie donne
strappare sulle facciate degli alberghi le ban.
diere delle potenze occupanti, una folla formarsi per proteggere un fotografo inseguito
dai Russi, e dargli la possibilità dì ricuperare
il suo apparecchio, una volta passato il pericolo,
« La resistenza è stata organizzata (e non è
questo il più pìccolo dei paradossi, nella situazione), perchè tutte le strutture ereditate
dal centralismo burocratico sovietico si erano
conservate : cellule del partito, sindacati, organizzazioni giovanili, studentesche, sportive.
Quanto al ben noto ruolo degl’intellettuali,
esso è stato facilitalo dall’organizzazione,
spesso (nel passato) giudicata troppo formalista, delle diverse associazioni che li rappresentano: unione degli artisti, unione degli
scrittori, unione degli architetti, ecc.
« Quest’opposizione sorda ed unanime di
tutto un popolo ha prodotto, fra gli altri effetti, una specie di degradazione spirituale
deH occupante, d’ora in ora crescente. Si sen.
tiva che i nervi dei soldati russi, affaticati
come dopo una lunga e pericolosa campagna
di guerra (mentre praticamente essi stavano
con le mani in mano), erano prossimi alla
rottura. L’occupante, senza volto, incapace di
dare ordini o di far rispettare la minima
istruzione alla popolazione, diveniva grottesco : potenza terrificante sotto il profilo dell’efficienza delle sue armi, esso appariva moralmente schiacciato, sia per la sua incapa
a cura di Tullio Viola
cita di comprendere la situazione, sia per
1 ost’Iità e I ingegnosa resistenza del popolo
cecoslovacco (...).
« Leggendo il bellissimo discorso che Alessandro Dubcek ha pronunciato lo stesso giorno 27 dal balcone del Hradcany, con voce
costantemente quasi rotta dal pianto, si riprende speranza nell'uomo. Si riprende persino a sperare in quella ideologia che Stalin
aveva rinnegata a profitto d’un imperialismo
ereditato dagli zar. cui i suol successori, una
volta di più, ahimè!, si dimostrano, fedeli.
Infatti è la prima volta, dopo molto tempo,
che si sente venire dall’Est non più la voce
d’uno di quei robot calcolatori nei quali
una lunga coercizione è riuscita a spezzare
tutti gli slanci affettivi, ma finalmente quella d un essere di carne e di cuore, che
dice la verità.
(( Non è possibile che si spenga del tutto la
speranza che una tale voce aveva fatto nascere. Non è possibile che l’Unione Sovietica
non paghi un giorno il prezzo del suo cinismo e della sua cecità ».
IL PREZZO PER RINASCERE
« Ai confini tedeschi i cannoni dei carri
sovietici sono puntati airinterno della Cecoslovacchia, non verso occidente. È simbolico. È assurdo.
« A Bucarest, Ceausescu ordina di creare
una cc guardia operaia » contro il pericolo di
una penetrazione armata sovietica. È giustificato, ma anche questo rientra nell'assurdo.
Brezhnev aveva temuto la creazione di una
« triplice » fra Praga, Bucarest e Belgrado.
I cecoslovacchi avevano appena scritto, con
chiarezza, domenica 18 agosto, che non volevano nè alleanze a tre nè alleanze a cinque, ma un sistema collettivo di sicurezza.
Lo avevano detto anche a Tito e a Ceausescu
durante le loro visite a Praga, e i leaders
jugoslavo e romeno non erano stati meno
cauti.
« Il social'smo. a Praga, stava per darsi
una carta (lo statuto) che avrebbe permesso di sostituire, al falso monolitismo interno di ciascun partito (sepolto il monolitismo internazionale), il confronto democratico delle opinioni, col diritto. riconosciuto
alle minoranze, novotniani inclusi, di contestare la linea politica decisa dalla maggioranza. Questo non era assurdo, era logico,
era un passo avanti veiso la democrazia comunista; era il modo per impedire le « congiure di palazzo » di ùpo moscovita. Adesso
la crisi rimbalza a Mosca, ed è necessaria
che si compia a Mosca.
« I partiti comunisti occidentali, soprattut^
to ritaliano e il francese, hanno preso nna
posizione coerente con qnc-ta discriminante
fondamentale irrinunciabile. Appoggiando
Praga, condannando Mosca, insieme a tutti
i PC al potere che hanno scelto Fautonomia
piena, contribuiranno a isolare il gruppo
neo-stalinista che ha preso temporaneamente il sopravvento al Cremlino. Gli errori si
pagano o, meglio, è necessario costringere i
responsabili a pagarli. Non c'è alcun’altra.
strada per salvare le prospettive socialiste
internazionali e interne in ciascun paese ».
Cosi Luciano Vasconi su a L’Astrolabio »
del 25 agosto 1968.
'iimiiiimiiiuiiiiiiir
DIARIO DI PRAGA
/ dirigenti della staff del CEC, a Ginevra, hanno rivolto alle Chiese membro questo appello:
Dopo aver chiesto il parere delle Chiese
membro dei paesi direttamente implicati nel
recente intervento militare in Cecoslovacchia, dopo avere esaminato le dichiarazioni delle Ch'ese nel corso delle loro precedenti assemblee e applicabili alla situazione attuale, e dopo avere trasmesso queste dichiarazioni al Consiglio di sicurezza della N. U., tramite la CCAI^ i responsabili del CEC rivolgono questa nuova
dichiarazione a tutte le Chiese membro, pregandole di farla conoscere ai loro fedeli e ai
rispettivi governi. Abbiamo deciso di parlare,
non solo perchè i gravi problemi della pace,
della libertà e della dignità dell uomo sono
in gioco, ma anche per rispondere all’appello rivoltoci indirettamente da una delle nostre Chiese membro in Cecoslovacchia.
In primo luogo, deploriamo Fintervento
militare negli affari interni della Cecoslovacchia, piccolo Stato vicino, alleato e amico {..■)•
In secondo luogo, constatiamo che ì nuovi dirigenti del Partito comunista cecoslovacco tentavano di riformare il Partito e lo
Stato con mezzi legali e senza alcuna ostilità verso i vicini dell’est; e che queste ri
Una giovanotta valde.^ ■ era in visita a Praga nei giorni della cri.'n: la ringraziamo per
averci dati gli appunti del suo taccuino di
quelle giornate drammatiche. red.
21 agíoslo
Passaggio di aerei fin dal mattino molto
presto. Lunga coda ai negozi di alimentari.
Di tutte le radio solo quella di Pisen è ancora libera, nonostante che la città sia stata
occupata; giungono notizie di morti dalla
zona nord della Boemia, verso il confine con
la Germania orientale. Di Praga si sa poco,
perchè la radio non funziona più. Nessun
autobus funziona, neppure all’interno della
c ita; si potrebbe raggiungere il centro a
piedi, ma sembre sia pericoloso. Dopo un
po' anche radio Praga trasmette da una località sconosciuta, e anche alcune altre ratllo riprendono le trasmissioni clandestinamente. Le strade, i ponti e gli edifici principali sono occupati, il governo internato.
Ogni tanto qualche radio si interrompe, ma
subito qualcun’altra riprende. Nel quartiere
dove abito Fun’co segno dell’occupaz.one è la
coda ai negozi, gli aerei a bassa quota e le
auto della croce rossa che passano continuamente. Si sente che nella piazza Venceslao la
situazione è grave: una ventina di morti,
diversi feriti e la facciata principale del Museo Nazionale danneggiata. La notte si sente bene il rumore delle mitragliatrici, a
volte anche un cannone.
22 agosto
Alcuni autobus funzionano, facendo però
solo una parte del percorso» Si hanno notìzie dei primi arresti, ma la radio clandestina provvede a segnalare i numeri di targa
delle auto che si recano per i prelievi e la
popolazione provvede a rendere difficile
l'operazione arresti, fra l'altro rimuovendo le
targhe delle strade e i numeri civici. Appaiono i primi appelli alla popolazione ed
ir„:™ ix u.d“.7™-.a- T. li. .11-.™... -».io...
berlà .pirli«.» . °” ddl. poli.» P"H."o
sostenute dalla quasi totalità del popolo ce pcriuiu mili
^ scritte e cartelli contro l occupazione min
coslovacco. Sembra che Fobiettivo degli occupanti
In terzo luogo, temiamo l’effetto di que- (dopo la sede della radio, del governo, ecc.)
st’atto irriflesso dell’URSS e dei suoi all^- siano le organizzazioni culturali e degli intel
ti, perchè nuoce alla fiducia dei popoli che lettuali in genere : la centrale degli scrittori
aspirano alla pace ovunque nel mondo, fi- viene subito occupata come anche diverse
ducìa sulla quale soltanto può essere edìfi- universitarie e quelle di giornali. La
cala la pace del mondo. radio dice che la sede del giornale cattolico
In quarto luogo, chiediamo con ìnsisten- (sorto a Praga dopo il gennaio) è stata seria
mente danneggiata. La popolazione adotta la
tattica della resistenza passiva, ignorando
l'armata, dimostrando un eccezionale controllo e maturità. Per la maggior parte i
soldati (quasi tutti giovanissimi) non sanno
come reagire. A mezzogiorno se.opero generale che dura fino all’una. La radio trasmette molti appelli : scrittori, intellettuali, anche le chiese protestanti. Anche il presidente Svoboda riesce a far giungere un messaggio alla radio clandestina.
23 agosto
Le radio libere s¡ coordinano, cosi le notizie sono meno frammentarie; si riesce già
a fare un quadro generale della situazione.
A Praga ora e’è la legge marziale, ma forse
il clima è meno teso che nei giorni precedenti .
24 agosto
Scendo in città per rivolgermi all ambasciata italiana per il ritorno; i punti peggiori da attraversare sono la piazza Venceslao, la piazza della città vecchia e i ponti,
ma gli autobus possono passare e circolano
abbastanza bene nonostante i posti di blocco abbastanza numerosi. C è un gran movimento di gente, come qualsiasi altro giorno,
forse anche di più. Tutti i nomi delle strade sono stati tolti o cancellati. L'ambasciata
italiana a Praga mi manda in un'altra zona
della città, in attesa che parta una macchina
che mi offrirà un passaggio. La casa dove
abito è vicina all’aeroporto militare, e molto
sovente passano aerei ed elicotteri; questi
ultimi lanciano sovente dei manifestini alla
popolazione. Passano anche di frequente camionette e autoblindo.
25 agosto
Percorro tutto il quartiere fin dove finisce
Praga dal lato Ovest: all'uscita della citta
c'è un posto di blocco con camionette e dineversi carri armati. In centro la citta e
abbastanza calma e si attraversa meglio che
nel giorno precedente, tuttavia fra la popolazione c’è molta impazienza per il ritorno
del presidente da Mosca. Siamo riusciti a
procurarci alcuni giornali usciti clandestinamente e dei fogli con fotografie. Dalle 16
non si può nè entrare nè uscire da Praga,
dalle 22, già da diversi giorni, c’è il coprìfuoco.
26 agosto
Come il g'orno precedente.
27 agosto
NeJ pomeriggio gli occupanti lasciano le
strade di Praga per accamparsi nei dintorni,
TuUa la gente è impaziente di ascoltare i
discorsi di Svoboda e Dubcek. di cui si rimane tuttavia un po' delusi, anche se si sapeva che la cosa era inevitabile.
28 agosto
Partenza da Praga; il viaggio fino alla
frontiera austriaca si svolge senza inconvenienti, incontrando solo un posto di blocco,
che effettua però solo un piccolo controllo,
anzi, il passaggio dalla Cecoslovacchia all’Austria è stato più facile del passaggio in
Germania, e l’attraversamento della Cecoslovacchia occupata è stato migliore che H passaggio dell’Austria e del Tirolo, in cui la
bandiera italiana che doveva facilitarci il
passaggio in Cecoslovacchia destava qualche
sospetto.
Lilla Davite
P. S. . Dal controllo che ho potuto faresulle notizie passate in occidente, e premsamenle sui quotidiani: «La Stampa», «U
riere della Sera » e « L’Unità » ho notato chele notizie più importanti erano riportate abbastanza bene; per quanto riguarda i fatti di
cronaca, invece, sovente « La Stampa » il
« Corriere » esageravano, mentre « L Unità »
riportava i fatti come venivano detti alle varie radio libere senza dare troppa importanza ai fatterelli e senza ingrandirli. L’artìcolo
migliore, veramente obiettivo, Tho letto sulFultimo 'numero dell’Astrolabio, pag. 6, 7 e
8 a firma dì Luciano Vasconi. L, D.
A VVISO
Gli abbonati all’Eco-Luce che cambiano il
proprio indirizzo sono pregali di.
1) Comunicarlo direttamente alla Claudiana di Torre Pellice; . .
2) Specificare il vecchio indirizzo;
3) Unire un francobollo da L. 50.
Grazie. U Amministraz.one
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)