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A.v}«o VII — N. 14.
II SERIE
31 Luni.io
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. — Efes. VI. lò.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE
Per lo Stato [franco a destinazione] .... £. 3 00
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 25
Per l’Inghilterra, id................... „ 5 60
Per la Oermania id................... „ 6 50
Non si ricevono associazioni per meno di un anno.
LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
In Torino all*Uffizio del Giornale, vìa del Principe
Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Nelle Provincib presso tutti pii Uifizj postali por
mezzo di Vaglia, che dovranno essere inviati
franco al Direttore della Bcona Novella.
AU’cstei'O, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, me Rivoli ;
Ginevra , dal signor E. Beroud lil>raio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Base (Iella Fede II. (continuaz. e fine vedi n. 12) — Le due lettere circolari dei vescoTi di Pinerolo
e di Nizza — Polemica — Scuole della Domenica — Cronaca delia quindicina— Annunzio.
BASE DELLA FEDE
II
Gli evangelici credono nelle Sacre Scritture meglio as.sai che i cattolici romani che pure hanno bisogno di fondarsi sulle medesime.
Gli evangelici infatti ravvisano nelle Scritture tali caratteri di
origine divina da uon richiedere altra prova della loro ispiri^ione ;
mentre i cattolici romani insensibili all’efficacia, della divina Parola,
al merito intrinseco dei libri che la compongono, pretendono che non
è possibile, senza un'infellibile giudizio della chiesa, avere certezza
alcuna nè delliuspirazione nè della canonicità dei due Testamenti.
Codesto metodo dei papisti è per lo meno poco riverente verso la
Sacra Scrittura. Essi cominciano col negare che abbia tali pregj da
essere distinta da ogni libro umano e reputata divina, per dirci poi
che dobbiamo crederla Parola di Dio.
Neppure era intieramente soddisfacente il metodo seguito da Lutero
il quale, ammettendo come inspirato e canonico ogni libro ove si trovava rivelato Cristo, fatto giustizia per il credente, riconosceva l’auto.-
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rità ttell’Antico e del Nuovo Testamento, che ambedue rendono testimonianza del Redentore; ma in principio era avverso a qualche libro,
all’epistola di san Jacobo, per esempio, perchè non sapea rinvenirvi,
come in altre parti del Vangelo, la salvazione per la grazia che è in
Cristo Gesii. Cotale metodo sarebbe troppo arbitrario e subjettivo.
Tutta\àa è notevole come per quella via sperimentale la chiesa giunse
nell’età moderna, come nell’antichità, a^i unanime consenso intorno al
canone del Testamento Nuovo. In quanto aU’Antico poi, i Protestanti,
credono di doverlo ricevere da’ Giudei, ai quali furono affidati gli
oracoli di Dio, ed eglino non sono stati su questo tacciati d’infedeltà
nè da Cristo nè dagli Ajwstoli suoi.
La dimostrazione riformata e veramente evangelica della inspii'azione della Sacra Scrittura è quella che si toglie dalla Scrittm-a stessa.
Qui valgono l’accordo ammirabile, di libri (¡he ebbero origine in circostanze diversissime e per vai'j strumenti, la dignità e la semplicità dello stile, l’eccellenza e sopratutto l’efficacia’salutevole del contenuto. D’altronde poi, quel santo libro si dà per di\ino. I profeti
che v’hanno scritto parlano in nome di Dio, ne recitano le parole.
Nel nuovo patto, i sacri scrittori sono pur organi dello spirito, e non
sono che piiì penetrati dalla virtù di Esso, più ilhuninati, più consci
della Parola che trasmettono.
Aggiungasi che gli Scrittori sacri oltre che sono profeti dell’Iddio
vivente, rendono testimonianza l’uno all’altro. S. Pietro dice: “ i santi
uomini hanno parlato essendo sospinti dallo Spirito Santo”. Egli commenda specialmente S. Paolo (ii. Piet, iii. 15, 16). S. Paolo poi commenda direttamente l’intiera Scrittura dicendola tutta divinamente inspirata, e utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare
in giustizia. Gli evangelisti hanno cura di farci pur vedere quanta
riverenza avesse il Signor Gesù Cristo per la Scrittm-a, come egli la
reputasse infallibile e sempiterna.
Noaostante cotali prove sì capaci d’insphare fede, conveniamo che,
per avere ferma persuasione che la Bibbia è Parola di Dio, si abbisogna di qualche cosa di più; ma di che? Della testimonianza della
chiesa? No, poiché si ha quella di Cristo che vale assai meglio, bensì
v’è d’uopo della testimonianza dello Spirito Santo. Infatti, per credere
che Dio ha parlato e che abbiamo la sua Parola, conviene che lo
stesso Spirito che la dettò, l’accompagni di sua virtù nell’intimo dei
cuori. I Protestanti hanno riconosciuto necessario codesto testimonium Spiritus Sancii.
La chiesa romana, avendo posta sè medesima per base, invece
della Sacra Scrittura, ha assegnato a questa un posto secondario. La
chiesa dice, che la Scrittura è Parola di Dio, e non fa d’uopo d’altra
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prova, che ¡1 suo detto ; ma dice altresì che la Tradizione è pari alla
Scrittura, della medesima origine e del medesimo carattere, e convene credervi. , . . ■ '
LE DUE LETTERE CIRCOLARI
DEI VBSCOVt
DI PINEROLO E DT NIZZA
Il mondo è tanto avvezzo a scorgere come siano preti e prelati dimentichi della santità del loro ministerio, che se per caso hawi alcuno che tenga
differente linguaggio, ogmino fa le maraviglie, cd i giornali politici tosto ne
parlano. Ciò accadde testé per le due lettere dei vescovi di Pinerolo e di
Nizza, diretta la prima ai chierici alunni del kSeminario, la seconda ai parrochi della Diocesi. Infatti c’é di che stupirsi, in un senso; ma nell'altro
c’è di che rallegrarsi, trovan<lo in quelle circolari alcuni indizj di risvegliaraento evangelico, di grazia divina operante sul cuore dei due onorevoli
prelati. Offriamo ai no.stri lettori alcuni brani di entrambe, e vedranno cho
i due vescovi, legati com’essi pure si trovano dalla servile catena della gerarchia romana, usano un linguaggio di libertà e di purezza cristiana non
usato comunemente, da cui si può dedurre aver eglino il sentimento che
nella Chiesa di Gesù Cristo la carità è la base, la fede è la vita, la responsabilità di ogni membro è la forza, le opere sono la manifestazione della fede
e della carità.
Diamo prima gli estratti della lettera del vescovo di Pinerolo, interpolandoli con qualche osservazione.
“ ............ Dissi e ripeto: essere necessario che il giovane Clero si
“ educhi alla bontà dell’animo, alle sode e meditate pratiche della
“ Religione e della virtù, alla schiettezza ed tirbanità dei modi ; a
“ fuggire fin dai primi anni quella intolleranza che rende gli uo“ mini così indulgenti verso se stessi, e cotanto severi verso gU altri;
“ ad assumere quelle viscere di carità e di mitezza, per cui il sacer“ dote del Dio di pace e di misericordia diventa accetto anche alFa“ nimo dei più ricalcitranti e dispettosi; ad acquistare per mezzo di
“ abitudini opportune, e di ammaestramenti, e di esempj, quello
“ spirito dì umiltà e di abnegazione che è, colla grazia di Dio, l'ope“ ratore dei più edificanti prodigj nel tempio e nella famiglia, nella
“ Chiesa e nello Stato. Il sacerdozio cristiano non si mostra nella
“ vera sua luce, non dispiega tutta la nobiltà e la gloria della sua
“ condizione se non coll’escrcizio di tali virtù. Guai ! se ogni altro
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“ movente d’interesse, d’ambizione, d’intolleranza calunniatrice si
“ lasciasse introdurre nel giovane Clero! Ogni maniera di bene a
“ poco andare si corromperebbe; e quali funesti effetti non sarebbero
“ ad aspettarsi dal bene corrotto!...... ”
. Pur troppo i funesti effetti esistono da un pezzo! e riconosciamo nei due
prelati di Pinerolo e di Ni^za la buona volontà di rimediare ad essi, ma lo
possono forse nella scbiavitù in cui si trovano pel sistema papale?
Fra i capi di corruttela, segnati dallo stesso Gioberti che fu certo non
volgare teologo, vi sono appunto i seguenti: — “ La dottrina corrotta, la
doptavazione introdotta negli statuti, l’opposizione costante ai progressi
della coltura, l’intolleranza civile e religiosa, la contrarietà degl’istituti
verso il genio essenziale ed i bisogni delle nazioni moderne educate dal cristianesimo, l’inflessibilità degli ordini ”, imperciocchè, come egli osserva in
seguito, “ il ministcrio ecclesiastico è certo necessario in ogni tempo ; ma
siccome vi sono varj gradi di necessità, il bisogno più m-gente della Chiesa,
nell’età in cui domina la miscredenza, non è quello di confessare e di predicare, ma quello di tirare gli uomini alla predica, alla penitenza ”.
“ E, se questa necessità (della coltura) si fece sentire quando
“ era maggiore la fede e la pietà del popolo cristiano, cbe diremo
“ noi in questa età in cui troppo si abusa della scienza profana per
“ conculcare la fede di Cristo ? E se le scuole della Germania abu“ sano della critica per corrompere le Scritture e fare della Eeli“ gione e del suo divin Fondatore un mito ; non dovremo noi ajutare
“ il giovane Clero a premunirsi e ad armarsi di quegli argomenti
“ che valgono a combattere le sottili astrazioni di quelle scuole? Se
“ si abusa della storia, non è egli necessario che la imparino i Chie“ rici per ridurre i fatti alla verità, e confondere gli oppositori, e
“ preservare i semplici dagl’inganni in cui si lascierebbero trasci“ nare dalle vane apparenze di erudizione? Se taluni ad insinuare
“ il veleno deU’empietà ricorrono agH allettamenti dello stile e del“ l’arte ; quanto bisogno non abbiamo noi che i giovani Chierici, al“ meno i più distinti per ingegno, acquistino anche questo pregio ■
“ innocente, e proficuo allora che lo indirizzino a Dio? E a consc“ girire gli accennati vantaggi quanto non giova insinuare l’amore
“ a questi studj negli anni di seminario, perchè l’abitudine contratta
“ in gioventù si fortifichi e s’accresca nel resto della vita?
“ E’ costante il mio impegno di voler associata nel giovane Clero
“ all’onestà de’ costumi, alla severità della disciplina, alla cono“ scenza dei doveri sacerdotali, all’umiltà e carità del cuore questa
“ maggiore ampiezza di scienza; e quando io non la promovessi con
“ tutti i mezzi che sono in mio potere, me ne riputerei colpevole in
“ fàccia a Dio ed agli uomini ”.
H dotto vescovo intende certamente parlare della vera scienza, non di
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quella dei seminavj che mira invece a nascondere la verità, sia biblica, sia dei
Padri onde non abbia a crollare l'odi^io papale. La fede è un ragionevole
ossequio ; vuole non solo aniore, ma ragione ; vuol poi amore perchè sol desso
può fermare le fluttuazioni deH'intelletto. Circa allo-studio dei Padri, monsignore sa bene che molti fui-ono alterati, e che in genere la tradizione (distinta la vera dalla/n/'so'), come dico il citato Gioberti, per essere compiuta
dee abbracciare tutti i luoghi ed i tempi; quindi l’Oriente e l'Occidente, i
i Padri greci o latini, i primi secoli, i secoli di mezzo e l'età moderna, ed
anzi, bisogna tener conto anche dcll’av^'enire.
“ Non cessate pertanto, o amati giovani, di attendere con ogni
“ cura al perfezionamento vostro. Quello che sarebbe sufficiente nelle
“ altre condizioni della vita, non lo è certamente per voi. Considerate
“ l’indole e le abitudini vostre: emendate tosto quanto conoscete
“ doversi correggere in voi per di^'eIlta^e stromenti opportimi alla
“ causa della giustizia, della \'irtù, della carit<à, e non permettete che
“ si rinforzino cogli anni ed invecchino in voi quei difetti, che potreb“ bero esser lievi in altri, ma acquisterebbero gravezza di delitto nei
“ sacerdoti.Custodite gelosamente l’innocenza del cuore e dei costiuni,
“ rendetevi operatori del bene, amanti della pace e della concordia,
“ facili al perdono delle offese; fuggite da ogni spirito di parte, da
“ ogni discorso men che onesto e retto, da ogni irritazione, da ogni
“ malignità......
“ La letfUra delle Sacre 8critture,'dei Ss, Padri e dei libri dettati
“ da tanti ingegni sublimi, di cui, in ogni maniera di scienza, si vanta
“ la Chiesa, formino l’occupazione prediletta delle ore vostre anche
“ in questi mesi, in cui vi è concesso rav\'alorare le forze con onesta
“ ricreazione, affine di ripigliare poi con maggior energia le ordinarie
“ occupazioni del Seminario per qualche tempo interrotte. Sopra“ tutto amate e praticate la carità: CARITA’ DI DIO E DEGLI
“ UOMINI DEV'ESSERE IL VOSTRO SIMBOLO PER EDI“ FICARE E NON DISTRUGGERE NEL TEMPIO SANTO.
“ Carità sia la face illuminatrice dei vostri passi per guidarvi si“ cm-i al porto della salvezza. Ella vi terrà raccomandati a tutti i
“ cuori; e chiamerà sul vostro capo le benedizioni degli uomini, dopo
“ aver chiamato quelle di Dio, che invoco con il piiì aflettuoso fervore
“ dell’animo sopra di voi giovani speranze di questa diocesi, o figliuoli
“ miei amatissimi, nell’atto d’impartirvi, nel suo santo nome, la mia,
“ Che Dio la confermi colla sua santa gi-azia ! ”
Se la religione, come ha osservato il surriferito illustre teologo e filosofo
torinese e come la pensa, non v'ha dubbio, Monsignore, per essere credibile
dev’essere plausibile, amabile e reverenda; plausibile all’intelletto, amabile
al cuore, reverenda alla imaginazione; plausibile come vera, amabile come
buona, reverenda come bella, sublime e magnifica; se è così, diciamo, ne
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risulta da ciò la necessità di promuovere nella Chiesa romana una radicale
riforma nel dogma, nel culto, nella gerarchia ; è un fatto che Koma ridusse
a dogmi certe opinioni che fanno contrasto, anziché esserne lo svolgimento,
coi principii biblici; è un fatto che nel culto si badò più al simbolismo, che
è il volto esterno, che non alPefficacia sovrannaturale e privilegiata dei riti;
è un fatto che la gerarchia dovrebbe essere basata sui doni spirituali, ed
invece è tutt’altro : in conseguenza di che, la religione è ridotta a non essere
più nò plausibile, nè amabile, nè reverenda.
SEGUE PARTE DELLA CIRCOLARE IrEL VESCOVO DI NIZZA.
“.....Mentre intrepidi missionarj adempiono l’arduo uffizio di propagare ne’ più remoti lidi fra gl’idolatri il Vangelo, onde vincere
colla carifai cristiana, colla mansuetudine e colla pazienza la ferocia de’ loro costumi, ed annoverandoli fra i figli della Cliiesa incivìlirìi e condurli a salvamento ; agli altri sacerdoti, maestri ancli’essi delle cose divine, spetta il sacro obbligo di rivolgere nei
paesi inciviliti tutf i loro sforzi ad innamorare i popoli della dolcezza e della carità di Gesù Cristo, per ogni riguardo universale,
a calmare collo spirito di tolleranza le ire de’ partiti, a rassodare e
promuovere coll’ardore del loro zelo e coll’edificante loro esempio
il regno della vera fede in quelli che già l’hanno abbracciata, e
particolarmente nella diocesi alla quale sono addetti.
“ In tal modo, mentre gli uni col dilatare i confini-della nostra
religione le dànno quella cattolicità di estensione, che il Divin
Redentore avea in mira nell’inculcare agli Apostoli: euntes ergo,
docete omncs gentes (Matt. xxviii. 19), pradicaie Evangelium
omni creaturm (Makc. xvi. 15), gli altri sacerdoti, conservandola
pura ed intatta nel cuore dei fedeli, contribuiscono ad acquistarle
quella cattolicità di dm-ata, che Gesù Cristo pm-e vagheggiava
allorché disse agli Apostoli: Ecce ego vohiscum sum omnibiis dieIms, usque ad consummationem scecidì (Matt. xxviii. 20), et
portee inferi noìi pì'cevalehunt adversus eam (Matt. xvi. 18).
“ Per riuscire felicemente in così salutare intento, invece di imitare coloro i quali con astrusi discorsi, con istorie interpretazioni,
o coll’accumulare arbitrariamente pesi a pesi, hanno dato al Vangelo un’aspetto sì complicato, sì conti-ario alle esigenze sociali,
e così superiore alle forze umane da renderlo odioso ed insopportabile, è d’uopo che il sacerdote, colla scorta dei migliori interpreti, dei S. Padri e dei Coucilj, s’investa ben bene di quello spii'ito
che guidò Gesù Cristo nelle moltiphci fasi della sua mortale carriera, e che ad imitazione tli Lui s’ingegni di avvicinare il più che
si possa la religione all’uomo,’affinchè sia da esso bene intesa, riverita e fedehnente ossen-ata. Destinato qual’ò il Vangelo dal suo
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“ divino autore al sdvamento di tutti gli uomini: qui onines ho“ mines vult salvos fieri (i. Timot. ii. 4), deve essere insegnato di
“ tal modo che almeno in quanto ai fondamenti di credibilità ed
“ alle massime di morale possa venire inteso da tutti e da tutti
“ praticato.
“ Avvantaggi que.sti, che si otterranno dal clero se fra le altre
*■ cose si recheià a gi'ata premiira di sminuzzare a’ pargoli i primi
“ elementi della sublime dottrina di G. C., studiando il modo di
“ affezionarli con similitudini e con racconti a’ catechismi, di svol“ gere con accuratezza agli adulti i veri motivi che rendono ragio“ nevole Tossequio della fede; sollevarli gradatamente coll’ajuto di
“ bene appropriate analogie dalle cose naturali alle soprannaturali;
“ insinuare ne’ loro cuori que’ principii di civile eguaglianza, di carità
“ fraterna e di evangelica somme&sione alle autorità costituite nella
“ Chiesa e nello Stato; di rendere solleciti tutti i fedeli a procacciarsi
“ il perdono dei loro falli, i lumi ed i conforti spirituali che Gesù
“ ci ha meritati colla sua passione e promessi ne’ santi Sacramenti,
“ onde frenare le sregolate passioni, consecrare sinceramente i nostri
“ cuori a Dio e rendere non solo leggiero ma soave il giogo del
“ Vangelo.
“ Si concilierà allora presso i popoli, verso il clero, quella filiale
“ affezione e venerazione che gU si conviene, e si conoscerà per
“ es}7erienza, che la religione cristiana è il miglior vincolo che possa
“ avere la Società per legare i cuori degli uomini tra di loro e con“ giungerli indissolubilmente in Dio.
“ Poiché la carità sincera e cattolica che essa inspira, abbattendo i
“ muri di divisione innalzati dallo spirito di mondani interessi, dal“ l’ambizione e dalla prepotente avidità di dominio, riunirà tutti i
“ fedeli in fraterna concordia, sì che nou formino più che una sola
“ famiglia, uon avente altro stimolo che il desiderio di scambievol“ mente beneficarsi, per rafforzarsi nella fede e progredire nella via
“ della civiltà, altra guida che il Vangelo, altro capo fuorché il Padre
“ supremo, che sta e ci attende nel cielo
H degno prelato di Nizza, notando particolarmente il parroco ed il missionario, mostra bene di essere persuaso die l’ordine vitale nella gerarchia
romana, riformata che sia, sta appunto nei parrochi e nei missionari, e gli
uni e gli altri ministri della Parola divina. Voglia poi monsignore osservare che stando nei termini della Sacra Scrittura V intero laicato dev’essere un sacerdozio, g che il docete fu appunto direttela! laici vale a dire a
tutti i discepoli di Gesù Cristo; verità accennata dal più volte nominato
Giobeiiti, il quale aggiunse pure quantn segue “ La secolarizzazione deUa
scienza non consiste nell’itnnientare il mistero, come quella della società non
versa nelVannullare il sacerdozio. Mistero e sacerdozio sono perpetui perchè
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iufiriiti. Ma devono scemare infinitamente. B in questa diminuzione graduata,
propriamente parlando, la mutazione si fa da due lati. Il mistero acquista
evidenza. Il sacerdozio diventa laicale, ed i laici diventano sacerdoti ”. La
stessa cosa è dell’^'fce eyo vohiscum mm etc., consolazione data a tutti i fedeli ;
infatti Cristo assicura di trovarsi in mezzo ai due o tre che sono congregati
in suo nome, ed ecco, siccome eziandio esclama il G-ioberti, la Società', la
Chiesa. I consigli che dà il rev. vescovo di Nizza sono ottimi: se verranno
bene accolti, e, sopratutto, ben’intesi, il Vangelo di Cristo la vincerà sulla
dottrina di Roma il di cui organismo è morto, al dire del suddetto G-ioberti,
ed ella “ è andata sempre scadendo perchè ha perduto la fiducia in Dio, ed
è ricorsa, por difendersi, alle armi del mondo e delle passioni; ricorse a Satana invece di sperare in Cristo; e non credendo a&'Ecce vohiscum sum,
Cristo si è ritirato, e l’ha lasciata a sè stessa
I caratteri proprj e divini del Cristianesimo sono la flessibilità, l’essequio
jagionevole, il culto di spirito e verità, la maggioranza dello spirito sui doveri positivi, lo spirito di libertà, la franchezza dalle pratiche esterne, lo
spirito che avviva superiore alla lettera che uccide, la fede sostituita aUa
legge, il giogo soave ecc. Noi ci rallegriamo nello scorgere che la grazia del
Signore cominci ad operare nel cuore di qualche vescovo; conosciamo le immense difficoltà contro cui dovrà lottare un prelato che per coscienza sentesi chiamato a propugnare la riforma ecclesiastica; siccome questa non può
che tendere all’eguaglianza e parsimonia evangelica, così tutto l’alto clero
si armerà contro, mal comportando di perdere secolari privilegi e ricchezze ;
ma ciò che è impossibile agli uomini, è possìbile a Dio, dunque preghiamolo
ch’egli doni la forza necessaria per vincere a quei vescovi che si faranno
soldati di Cristo, per istabilire non altra guida che il Vangelo, non altro
capo fuorché il Padre supremo che sfa e ci attende nel cielo-.
POLEMICA
Un’amico nosti'o ci comunica un brano di lettera, che è la risposta
d’altra a kii diretta da terza persona, colla quale si trova in corrispondeuza religiosa. I nostri lettori conosceranno dal detto estratto quali
sieno le idee dell’uno e deU’altro.
“......Voi dite—L’Evangelio delle medesime idee che sempre ini guida
è la vita vìva ed essenziale dell’anima mia. — Non intendo bene se vogliate
parlare della dottrina di vita predicata da Gresù Cristo e dagli apostoli, o di
un Vangelo foggiati^ secondo la mente umana e degl'impulsi della coscienza
naturale. In questo secondo caso badate che la mente e la coscienza degli
uomini sono corrotte; badate a queste parole del Redentore “ La lampana
del corpo è l'occhio: se dunque l’occhio tuo è puro, tutto il tuo corpo sarà
illuminato, ila, se l’occhio tuo è viziato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso:
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se dunque il lume cho è in te è tenebre, quante saranno le tenebre stesse
(Vang, di Mat. cap. vi, vers. 22, ecc.)
“ Voi dite: — Le dottrine del Figliuol dell'uomo fondate nella natura, in
religione ed in politica. — Io temo cho voi consideriate soltanto l'umanitii
di Cristo: E’ scritto nel Vangelo di Matteo al capo xi “ Giovanni è venuto
non mangiando nè bevendo ; ed essi (i coetanei di Gesù, come egli stesso ci
fa sapere) dicono: egli ha il demonio. Il Figliuol dell’uomo è venuto mangiando c bevendo, ed e.ssi dicono : ecco un mangiatore ed un bovitor di Tino
ccc ”. Rammentatevi che Iddio nasconde le cose soprannaturali a chi pretende d’esser savio secondo il mondo e le rivela ai piccoli fanciulli. (Matteo
lo stesso capo vers. 2§ ecc.) Il Figliuol dell uomo è nello stesso tempo il
Cristo, il Figliuol dell'iddio vivente, come esclamò Pietro a cui Gesù disse
“ Tu sei beato Simon ecc. perchè la carne ed il sangue non t’han rivelato
questo, ma il Padre mio che è nei cieli ”. (Matteo xvi, 16 eòe.) “ La Parola è stata fatta carne ” con quel che precede e quel che seguita (Vangelo
di Giov. cap. i). Ritenete che negando o diminuendo la perfetta divinità di
Cristo, si prolunga o si risuscita il paganesimo che cercava umanizzare la
divinità; ed è ciò chc fanno i razionalisti: negando poi o menomando la perfetta umanità di Lui si prolunga o si risuscita il giudaismo che isolava il divino
dall'uniano e metteva tra la terra ed il cielo la terribile barriera del Sinai ;
ed è ciò che fanno i clericali. Il cristianesimo armonizza la dualità del divino e dell'umano: è la religione dell'Uomo-Dio, e Cristo è t^mo-Dio perchè uomo perfetto. Non è un personaggio mitico come Orfeo, chè non per
un mito di certo nè per tina leggenda l'umanità ha tanto sospirato per secoli
e secoli, come la storia ci mostra. Non è Cristo un riformatore, nel senso
comunemente preso, chè il Vangelo non è una carta costituzionale politica:
le parole ‘f il mio regno non è di questo mondo ” “ cercate dapprima il regno di Dio ecc. ” fanno dipendere ogni riforma sociale esterna da una riforma individuale, morale, interna. Supponete che non vi fossero più affamati, credete voi che ogni aspirazione cesserebbe? Se il Cristo di 18 secoli
fa, non fosse stato che un riformatore pel tempo e per la ten-a, la natura
umana ne cercherebbe un’altro. Nou è Cristo un sapiente, un filosofo, il Socrate di Gerusalemme: l'umanità non abbisognava già di un simile uomo;
l’antico mondo ne ebbe tanti filosofi, l'umanità aveva bisogno di Dio e di
consolazioni. Non è soltanto un profeta. I più grandi profeti hanno pur desiderato ardentemente il Salvatore. Cristo nemmeno e un angelo: Paolo
nell’epistola agli Ebrei capo i, diae che a ne.ssun angelo ha detto Iddio, siediti sul tuo trono; se un angelo avesse potuto esser il Cristo, Maria l'avrebbe
riconosciuto in Gabriele; invece l'angelo, come Maria, ha parlato del Salvatore promesso.
“ Voi dite: — Coteste dottrine sono fondate nella natura e, siccome la natura, sono eterne. — Che cosa intendete per natura? Ciò che è nel tempo?
Jla il tempo non è l’eterno. Le leggi che la regolano? ma le leggi suppongono il legislatore. Inoltre Paolo c’insegna che tutto il mondo creato geme
insieme e travaglia, e non solo esso, ma ancora noi stessi chc abbiamo lo
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primizie dello Spii-ito ecc. (Epist. ai Rom. capo mi prima e dopo del versetto 22) Eterna è la Parola rivelata.
“ Voi dite, e dite bene; — Se l'uomo travolse quelle dottrine, devono rihuttarsi, chè non è data agli uomini la sapienza che uguagli la sapienza di
Cristo. Ei solo pei secoli che furono prima, e, che verranno dappoi, dettò un
codice che rende unicamente la umana famiglia felice, ma, le passioni degli
uomini e l'orgoglio tutto travolsero. —Il codice di Gesù Cristo, non v’ha
dubbio, rende l'umana famiglia felice anche sulla terra, spiritualizzandola,
ma specialmente mira alla vera vita futura, di cui la presente è un’ombra,
o meglio, il principio di quella che deve iniziarsi in questa. Sì, le passioni
e l’orgoglio degli uomini tutto travolsero; e sono^queste passioni e questo
orgoglio che fa d'uopo abbattere, perciò è detto nelle Scritture che bisogna
nascere di nuovo, che bisogna diventar come piccoli fanciulli, che chi vuol
esser primo sia ultimo e via dicendo.
“ Voi dite: —Le sono d'altronde tutte formale e solamente formole —
Quanti furono e quanti saranno sono gli uomini nello spirito d'accordo, e lo
taramìo. — l/n culto alla causa causante. — Facciamo ora ad intenderci:
le sono tutte fonnole, sta bene ; con questa differenza però che le formole
puramente umane sono più o meno erronee, assurde, insufficienti, periture;
che solo quelle di Dio sono vere, assolute, soddisfacienti, eterne. A cagion
d'e.sempio, voi chiamate il Creatore Causa causante: ecco una formola difettosa, stando ora nei limiti filosofici. La formola scientifica dev!essere concreta,
chiara, esatta, devo contenere nè più nò meno di quant'oceone all’idea sintetica che esprime, cioè tre membri, il soggetto, la copula, il complemento:
nella suddetta vi è il soggetto Causa, ma del tutto astratto, di cui non si
conosce l’azione ; vi è il complemento nella parola causante, che è un'altra
astrattezza. Osservate invece la Bibbia, esaminate il primo versetto deUa
Genesi; egli vi da una prima formola che non lascia nulla a desiderare (parlo
sempre nel solo senso filosofico) : Nel principio Dio creò il cielo e la terra.
Ora chi è Dio? Colui che è (Esodo, capo iii vers. 14) e nel quale viviamo
e ci moviamo e siamo (Atti, capo xvii, vers. 28): dunque Dio è l’Ente,
che cosa fa? Crea. Che cosa crea? H cielo e la terra, l'universo, in una parola r esistente. Ed ecco risultare da ciò la bellissima formola cristiana
scientifica, VEnte crea l’esistente (existere-uscir fuori) di cui il Gioberti si
valse in tutte le sue opere, svolgendola ed analizzandola. Parlando in genere
tutta la Bibbia procede per formole o brevi sentenze, che sono giustissimi
principii generali costituenti i veri dogijii : Pur troppo alle bibliche e vere
furon sostituite le formole romane e false; cito questa ad esempio. La Sacra
Scrittura sentenzia che v'ha “ un sol Mediatore di Dio e degli uomini.
Cristo Gesù uomo ” (i Epist. a Tim. ii. 5); dettato ripetuto nella i epist.
di Giov. II. 1; in quella ai Rom, viii. 34; agli Ebrei vii. 25, 26. Roma invece ordina di credere che è il prete mediatore fra l'uomo e Dio, e che
fuori del Papa non v’ha autorità suprema; quindi esaùtora così non solo
la Bibbia, ma anche l'intero corpo dei vescovi e tutta l'antica tradizione.
■“ Il culto non va mica reso ad una causa causante, ideale, possibile, inde-
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terminata, astratta, ignota, ma all'Ente reale, alla potenza creatrice, ad un
padre rivelato, conosciuto per la Parola che abitò fra noi e pel S. Spirito
che è il vero vicario di Cristo, promesso a tutti i discepoli o fedeli ed in
tutti operaiTte, purché si voglia chiedere il di Lui ajuto: “ Certamente il mi
stero della pietà è grande. Dio è stato manifestato in carne ecc. ”. (i Tim.
capo III. vers. 16) .........
SCUOLE DELLA DOMENICA
Nizza 10 giugno 1858.
Beu felice nel veder aumentare il numero delle sue sorelle e propagarsi la
religio.sa educazione, la scuola della Domenica di Nizza sentì con vera gioja
l'opportuna deci.sione dell'ultimo Sinodo, inspirata da sincero esame e da
esatta conoscenza dello spirituale stato del nostro paese; “ d'invitare cioè
nel modo più pressante e pastori e fedeli a rivolgere la loro attenzione ai
mozzi più acconci a promuovere iu seno alle nostre chiese un risvegliamento
dellji, vita cristiana, segnatamente col moltiplicare le Scuole della Domenica
e le adunanze di preghiera, specialmente destinate ad impetrare l’effusione
dello Spirito di Dio e sui pastori e sulle greggie ”. Felicitiamo il Sinodo e
la Chiesa evangelica valdese di tale importante decisione essendoché apre
a parer nostro, specialmente rispetto alla educazione cristiana, nuova era
di vita e di prosperità.
Legittimo infatti è lo sperare che dietro a sì caldo invito , non solo
veiTanno perfezionate le Scuole della Domenica esistenti, ma eziandio ne
saranno create altre nuove e numerose laddove per vergogna della nostra
Chiesa non esistono ancora, e verranno festose ad accrescere la gentile loro
famiglia ed a recarle la rispettiva quota di tenera affezione e di feconda vitalità.
Ad avvalorare maggiormente siffatti desiderj e speranze ed a mettere coraggii.) e perseveranza nel cuore a coloro che per impugnar l’aràtro e solcar
il campo della cristiana educazione ora a qualuncjue sacrifizio sono disposti,
gioverà il far conoscere ai nostri lettori qual sia stato negli andati tempi il
principio di quell'opera che oggi, quasi immensa rete, awiluppa l’orbe intiero ;
quale la sorgente di quelle semplicette istituzioni ove millioni e mUlioni di
fanciulli trovano .spiegata a loro grado la Parola di Dio ed additata la via
della salute, e quali infine i mezzi con cui vennero in prima poste in esecuzione. Fondatore delle Scuole della Domenica fu un semplice stampatore
della città di Glocester in Inghilterra, per nome Roberto Raikes, nato nel
1736, uomo pio e caritatevole, il quale nella pronta sollecitudine pei prigioni
della natale sua città, cui consacrò la vita e la fortuna, conobbe quali sieno
i funesti frutti dell’abbandono dei fanciulli e trascuraggine dell’educazione,
e conceiiì l'idea di un'istruzioue religiosa pella gioventù. Alta impresa seb-
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ben difficile assai... Alta perchè morale e basata insieme sulla Parola di
Dio, sulla coscienza umana e sull’universale esperienza. A renderci miglior
conto dell'opera sua ascoltiamolo narrando ad un amico come fu spinto a
cercare nelle Scuole della Domenica sollievo e rimedio alle mordi sofferenze
dell’infanzia e dell’intiera Società.
“ n principio delle Scuole della Domenica, dice la narrazione, fu evento del
“ caso. Portandomi una mattina, pe’ miei affari, in un sobborgo della città,
“ dalla più misera parte della popolazione abitato, restai addolorato vedendo
“ orde numerose di monelli che colla malignità insieme e colla violenza di veri
“ salvaggi facevano neUa contrada un chiasso da non potersi sentire. Inter“ rogai una donna, domandandole se tutti quei ragazzi erano del medesimo
“ quartiere, e deplorando la profonda loro miseria: “ Ah! mi rispose ella,
“ se poteste vedere que.sta contrada in giorno di domenica, sareste afflitto an“ cor più, essendo in quel giorno ripiena di quei ba^onceUi, che non essendo
“ come nella settimana occupati, mutualmente si spingono nella disputa, nel
“ disordine e nella dissolutezza, talché la strada par mutata in inferno. La
“ parrocchia, ha bensì, un pastore eccellente che dirige una Scuola settima“ naie!... ma la domenica, quei ragazzi non avendo occupazione ed essendo
“ inoltre dai parenti, poco curanti della religiosa loro educazione, abbando“ nati, ben presto al far niente si avTozzano, e colla massima facilità in tutti
“ gli stravizzi si lasciano fatalmente trascinare”. Mi contristò quella conver“ sazione, e per lungo tempo ci pensai... AUa fine della riflessione mi fu sug“ gerito di provare un me/.zo qualunque che a quella soverchia profanazione
“ del giorno del Signore, come a quel torrente vieppiù crescente della corru“ zione della gioventù, fosse argine possente ed efficace riparo, e mi parve che
“ quando rimanesse sterile una prima prova,ìion poteva per altro essere nociva
“ e forse a nche sarebbe inizio a nuove e più felici esperienze Deliberai alun“ que di stabilire per quei disgraziati una scuola il giorno della Domenica.
“ Numerose e gravi erano le obiezioni : “ Riuscirà dessa la prova?... Saranno
“ dessi contenti! parenti?... Verranno dessi i fanciulli?...” Nondimeno
“ una interna voce mi ripeteva: Proviamo, proviamo, e provai. Appigionai
“ un quartierino in quel sobborgo, pagai quattro donne per raccozzarmi c
“ portarmi in iscuola i ragazzi, e per dirigerli nelle ore delle lezioni. Il pa“ store mi diede ajuto e così cominciò la prima Scuola della Domenica. I
“ fanciulli venivano dalle 10 antimer. sino alle 12, e dalle 2 alle 5 po“ meridiane. Sono tre anni che andiamo avanti e vorrei, caro mio, chc po“ teste visitar ed apprezzarne l'efficacia. Cangiò sembiante la popolazione
“ infantilo del sobborgo, talché poteva una delle mie direttrici esclamiire:
“ A confronto di quel che era prima la contrada è un vero paradiso ”. In
“ ogni senso fecero notevoli progressi quei cari fanciulli; rispetto all'istru“ zione, ricercando avidamente lo studio e la lettura; rispetto aH'educazione,
“ guadagnandosi, per la loro obbedienza e tenerezza, l’affetto dei parenti; e
“ rispetto al lavoro, costringendo i padroni a render loro buona testimo“ nianza pella settimanale condotta. Al proprietario d'una manifattura do“ mandai se nei ragazzi che impiegava osservasse qualche miglioramento :
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“ Signore, mi rispos'egli, il cangiamento è completo, orano tigi-i sono di“ ventati agnelli Se per questi deboli sforzi 6 avanzato anche di poco
“ il regno del Signore, certo ne raccoglierà i frutti l’intera Società; e seb“ bene non possa il divin seme in si tenera età sparso, recare immediati
“ frutti pella chiesa, nuUadimeno, saprà Iddio anche dopo molti anni, rica“ varne qualche bene ”, ^
Così provò il Eaikes la verità della parola dell'antico savio “ Gitta sovra
l'acqua il tuo pane e dopo molto tempo il ritroverai ”, e confidando nelle leggi
provvidenziali dell’educazione, inaugurava, per questa, nuova èra di prosperità applicando alla pratica la teoria, ed ubbidendo allo schietto comandamento del Signore “ Ammaestra il fanciullo, sin da principio, sulla via che
egli ha da tenere ; egli non si dipartirà da essa non pur tjuando sarà diventato vecchio ”. E difatti trovò di questa sua opera dolce guiderdone in vita
sua: il che ci vien confirmato dalla propria bocca, chè e.sscndo.si spes.se volte
insieme con lui trattenuto di educazione l’inventore del mutuo insegnamento,
l’egregio signor Lancaster, ed avendogli questo suo amico domandato se nel
visitar le carceri della città c del contado di Glocester egli ci avesse mai
incontrato qualche antico suo allievo delle Scuole della Domenica, il vecchio
stampatore con serenissima voce rispose : no, giammai !
Ecco l'origine delle Scuole della Domenica. Cotali fatti accadevano circa
il 1776 cioè 82 anni sono. Ben tosto fu la prova del Raikes da molti fedeli
pa,stori e chiese imitata, e propagossi dovunque l'eccellentc .suo pensiero.
Inghilterra tutta, America, Francia, Svizzera riputaronsi felici d'appropriarsi tali necessàrie benefiche istituzioni, e di adoprar tal possente molla
nella grand'opera della lorb rigenerazione. Vero è, che varcando l’oceano ed
in ambo i continenti spandendosi, mutarono sembianza le dette Scuole ed il
loro carattere esclusivamente scientifico perdettero, onde furon fatte scuole
specialmente religiose ed acquistaron figura di culto infantile vieppiù rivolto
a religioso fine, il quale ora, sebbene istruttivo, resta nondimeno in essenza
edificante esercizio spirituale. Ma quel cambiamento, anziché impedire la
propagazione deUe Scuole, fu non lieve motivo alla loro rapidissima estensione, talché il numero delle medesime ai giorni nostri oltrepassa ogni imaginazione. Di quelle di Francia abbiam dato sufiiciente saggio narrando la
missione del signor Cook. Se annoverassimo quello d'Inghilterra ne troveremmo al di là di 25,000 frequentata da circa tre millioni di fanciulli. La sola
città di Londra ne contiene più di 700, frequentate da 150,000 fanciulli. In
quanto all’America basti l’accennare per ora che in «varie feste delle scuole
della Domenica in Nuova York, si trovarono riuniti oltre a 25 o 30 mila
fanciulli. Dovunque sorgono tuttodì siffatte benedette e benefiche Scuole ed,
abbondanti generazioni di seguaci del Cristo, nel loro seno, vengono formate.
L'umile ma possente concetto dello stampatore di Glocester, simile in
principio al seme di senapa della parabola, ora qual pianta gigantesca copre
la terra colla grata sua ombra, e numerosi uccelletti albergano felici nei
suoi rami.
In faccia a tali evidenti e portentose testimonianze della benedizione di
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Dio su quell’opera, non imiterà dessa la nostra chiesa l'esempio del Raikes?
Non seguirà dessa le orme di tante altre chiese più avanzate di lei, sebbene
meno antiche; non ubbidiranno dessi i nostri ^-istori aUla,pressante chiamata
del Sinodo? Oh! sì, lo speriamo, che dico io, con fiducia l'aspettiamo, chè
ormai è impossibile l'indietreggiare. Non già difficoltà simili a quelle incontrate dal Raikes; Ifl nostro zelo si oppongono; non già i primi siamo in queUa
via; non già vi è opposizione per parte dei parenti; non già salvaggi o tigri
sono i fanciulli delle nostre famiglie; ma sono appianati gli ostacoli tutti, è
additata la via, son ben disposti i parenti, volentierosi i ragazzi, in una parola tutto ci è propizio, sol ci manca il metter in opera lo nostre forze. E
d’altronde non dobbiamo noi provare di vincerla in ogni cosa? Sì, ascoltiamo
quella voce della coscienza che ad ognuno come al Raikes ripete ; Proviamo,
proviamo, rammentiamoci quel suo sommo principio “ che se rimane sterile
una prima pruova, non può esser nociva e fors’anche sarà inizio a nuove e
più felici esperienze ”... ^proviamo, difatti ehi proverà riuscirà, essendo
questa una di quelle opere a cui può applicarsi il detto : la prova lo prova.
0. C.
CRONACA DELLA QUINDICINA
Diamo qualche estratto sull’Evangelizzazione della Cina tolto dal Giornale delle missioni e notizie delle chiese.
Fiuo dall'auno 1804 i direttori della Società delle missioni di Londra rivolsero la loro attenzione all’lMPERO Cinese come campo di lavoro • le prime
cure vennero affidate a Roberto Morisson figlio d’uno Scozzese, e l’oggetto
speciale della sua missione fu iu questo modo formolato—Imparare l'idioma
Cinese e tradurre le Sacre Scritture — La scelta riuscì buona, giacché
quel giovane si mostrò paziente, disinteres,sato, pieno di fede nella sua laboriosa campagna. Ben tosto fu raggiunto da altro giovane, pure Scozzese,
Guglielmo Milne, e mercè i loro sforzi uniti fondarono il Collegio Anglo-cinese; in oltre Morisson stampò un dizionario cinese a spese della compagnia delle Indie Orientali ; ed il Milue scrisse la Storia dei primi dieci anni
della missione nella Cina : lo stesso ebbe la fortuna di battezzare il primo
cinese nel 1815. Dopo quell’epoca molte conversioni individuali si ottennero, essendosi anche allargato- il campo d'azione coll’apertura dei cinque
porti dell'impero, felice ri.sultamento della guerra del 1842. Il surriferito
giornale ci fa sapere altresì che le Chiese evangeliche hanno mandato nella
Cina 400 persone, uonlini e donne, onde spargervi la semente del Vangelo,
in guisa che, si può fin d’ora asseverare che gli inizii di questa grand'opera
portino con sè l'augurio di un felice avvenire.
■ In Damasco, la comunità evangelica, composta di recenti convertiti, ha
ottenuto col mezzo del console inglese un ordine visiriale che l’abìllta a nominare uu membro por sedere nel consiglio municipale, come le altre comunità, romana, greca ed israelitica. A tale ufficio venne eletto certo Sciamie che da pochi mesi passò dalla chiesa greca alla evangelica.
In Inguiltekea, la separazione della Chiesa dello Stato va compiendosi
benché lentamente. Una delle Camere ha votato l'abolizione di certi diritti
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prelevati fin qui da tutti i cittadini senza distinzione, pel nianteiiimcnto della
Chiesa nazionale : ma tale misura venne respinta dalla Camera dei Lordi ;
la quale però decise per l'ammissioue degli Ebrei al Parlamento — Ad
onta deUii crisi commerciale chc ha ro-s-inato tante persone in Lighilterra gli
intrpiii di otto principali Società religiose in Jjondra ammontarono nel 1857
a 18 millioni dPfranchi; la sola Società bibUca ne raccolse 3,800,000—Un
pastore inglese, il sig. Kempe, morendo, lasciò per testamento la somma di
franchi 1, 250, 000 a prò di varie opere religiose
— Crediamo utile di fare un'cenno dell orfanotrotìo di Sedan, in Francia,
di cui parla Lé Lien. Nulla v’ha di superfluo nell’asilo; ma lo stretto necessario porta l'impronta dell'ordiue e della pulitezza che fanno il lusso del
povero, la gioja e la sanità della infiinzìa, la sua dignità, la sua moralità. Ijo
orfanelle vengono occupate nello studio,nel lavoro e uellefacende domestiche,,
salutare ginnastica ed utile tirocinio. Ognuna di essa ha trovato nelle dame
di Sedan una madre adottiva e tale sistema di patronato individuale che
apre quei giovani cuori alle affezioni di famiglia si combina felicemente colla
disciplina interna e le cure comuni, L'orfanotrofio di Sedan è nella condizione normale in cui dovrebbero trovarsi tutte le istituzioni di tal genere,
vale a dire, è l'opera di una Chiesa e la testimonianza della sua vita e carità
cristiana.
— Senza garantirne la veracità, togliamo da un estero giornale il fatto
deU'imprigionamento di uu evangelico in. Toscana perchè, alla domanda
fattagli da im impiegato di polizia se credeva alla Vergine, egli rispondeva
col testo — C’è un solo mediatore tra Din e l'uomo, cioè Ge-m Cristo uomo
— Nan-asi pm’c che negli Stati del papa, il 23 giugno di sera, un commissario di polizia, accompagnato da due gendarmi, si presentasse a certo sig.
Mortara israelita intimando l’ordine, in nome del tribunale del santo ufficio,
di rilasciargli il di lui figlio Edgardo. La causa di quest'atto brutale viene
attribuita alla circostanza che il fanciullo fosse stato battezzato dalla fantesca
all'insaputa dei padroni: egli troverebbesi già nel convento di san Domenico,
con gi-ande scandalo di tutta la città. — Il giornale L'Etoile Belge ha pubblicato una lettera giunta da Napoli, che mostra, sebbene ogni prova sia ormai
superflua, quale insegnamento religioso ricevano i napolitani dai sacerdoti
di Roma. E’ parlato in quella dei lagrimevoli casi prodotti dai terremoti
e dalle eruzioni del V'esuvio e della credenza popolare che la Madonna abbia
sostenuta una gran parte nella catastrofe. Se cadde una città, fu gastigo
della Madonna; se altra rimase, fu protezione della Madonna; se per un dì
le scosse cessarono, fu perche la Madonna era abbastanza vendicata; se ricominciarono poscia, fu perchè la Madonna aveva im piccolo resto di peccati
da punire.
I periodici clericali del nostro Piemo.'ite continuano a regalarci le loro
solite lamentazioni, ire ed insulti. A cagion d'esempio, VArmonia parla cZ’ot-rendi strazii’chc si fa tra noi della religione cattolica e dei suoi ministri;
trema e sospira per l'avvenire; si consola perchè scorge, ella dice, al di
fuori un movimento verso il romanesimo, specialmente in Alemagna dove il
protestantesimo è ridotto a cadavere, dove i gesuiti sono là e niuno se ne da
pensiero. Ci dà eziandio un’elenco dei nemici della Chiesa; la papale, s’in- .
tende. Fatta la consueta premes.sa che v’ha una soia autctrità inappellabile
ed infallibile, il romano pontefice (non già la Sacra Scrittura), da cui soltanto noi possiamo sapiere la fede, le ragioni, i diritti della Chiesa, stabilisco la consueta sentenza che chi s’inchina al papa ed obbedisce è figlio di
.lì cara madre: chi ne disprezr.a i decreti e ne conculca il ‘potere, è suo ne-
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mico perchè nella Chiesa tulio va a finire in un sol papa ch'è al di sopra
di tutto il corpo, cioè la Chiesa medesima. Ora, nemici di essa sono coloro
che le negano potenza coercitiva e podestà temporale; nemici sono i fautori
delle libertà gallicane; nemici quelli che ripetono in Piemonte le eresie del
Sinodo di Pistoja e diminuiscono la podestà ecclesiastica nel costitj^ire e
sancire l’esterna disciplina, e negano il valore delle censur»; nemici quelli
che sotto il nome di libertà di coscienza vogliono introdurre V indifferentismo
religioso (quasiché l’indifferentismo non esistesse da un pezzo e non l'avessero già introdotto i clericali medesimi); nemici sono quelli che desiderano
e promuovono fra noi la separazione della Chiesa dallo Stato (quasiché non
fossero due cose per sè bene distinte, e che doTOiio camminare disgiuntamente per la prosperità di entrambe) ; nemici sono coloro che offrono alla
gioveìitù. coi loro trattati una tazza avvelenata, una colluvie di accumulati
spropositi di cui è stonyachevole la lettura (l’irato giornale allude ai professori delle nostre Università); nemici della Chiesa sono coloro che conculcano
i diritti della S. Sede, rompono i Concordati^ tengono in esilio monsignor
Fransoni, che sottraggono da ogni sorveglianza ecclesiastica.ì’insegnaMEXTo ecc. Infine, diciamo noi, nemici della Chiesa soa<? quanti non riconoscono per padroni assoluti i clericali e non li servonb- còme schiavi. Inoltre, Y Armonia ha parlato nuovamente in questi giorni di fondi considerevoli
che il protestantismo tiene in serbo destinati al proselitismo, cioè a comperare le anime col pane, cogli abiti, cogli stipendi, cogli scudi ed eziandio
cogli spiriti, colle tavole giranti, in gxàssi pjareccM ministri protestanti
danno ad intendere che fanno parlare per mezzo di un tavolino ora nostro
signor G. Cristo, ora l’arcangelo Gabriele, ora il diavolo. E cotesta scappata
è bellissima; i clericali che si sostengono appunto colla stregoneria accusano
di ammaliatori coloro da cui possono invece essere eglino stessi accusati ad
ogni istante.
— Ci viene comunicato da Torre che la direzione'generale della Società'
dcll'UNiONE Valdese, nella sua seduta del 19 corrente, stabiliva che la solita festa religiosa annuale avrà luogo, a Dio piacendo, il 10 Agosto nella
località detta Ciampet presso S. Germano, sulla via di Pramollo.
Domenico Grosso gerente.
Gentilmente invitati a pubblicare il segueiite annunzio
ci facciamo carico di appagare l’esternatoci desiderio.
ANNO II.
IL COSTITUZIONALE BIELLESE
GIORNALE POLITICO, LETTERARIO ed INDUSTRIALE
I)Et,tA
CITTA’ E PROVINCIA DI BIELLA
Si pubblica nel Lunedì d’ogni settimana
condizioni D’ABBTJONAMENXO per le provincie dello stato
UN ANNO ... £. 7. 1 SET MESI ... £. 4.
TOUTNO — Tipfì^-aria CLAUDIANA, lUretla «la K. TnimUKia.