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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig.a
LONGO SELMA
Casa Valdess
TORRE PEL.LICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 5
Una copia Li re 30
ABBONAMENTI
}
Eco; L. 1.200 per l’interno
L. 1.600 per Teatero
Eco e La Luce: L. 1.800 per rintemo
L. 2.500 per Testerò
Spediz abb. poetale ■ il Grappo
Cambio - d’indirizzo Lire S ^
TORRE FELLICE 30 Gennaio 1969
Ammin. Clandiana Torre Pelliee - C.C.P. 2-17557
CRISI DEL PAESE
Crisi del governo: dopo 7 mesi di
vita talvolta assai precaria, il governo Fanfani è caduto o — se si preferisce — si è dimesso. Ma la crisi non
è di adesso: nelle ultime settimane è
stato a più riprese ridotto a una maggioranza infima, con lo scarto di pochi voti o di uno solo, o addirittura
messo in minoranza, e su questioni
fondamentali; non ultima, anche se
tale in ordine di tempo, quella della
fiducia del Parlamento sull’inchiesta
.sul «caso Oiuffrè»: che in una questione clamorosa come questa il governo abbia avuto 279 sì e 278 no è
un giudizio non soltanto politico ma
morale. Del resto germi di crisi erano
neH’interno stes.so del governo: non
tutti gli esponenti della socialdemocrazia sembravano ancora altrettanto
convinti quanto Saragat della possibilità e della opportunità di continuare a collaborare con la DC; il ministro del Lavoro, Vigorelli, ostacolato
dall’opinione dei colleghi nell’attuazione di un piano di riforme assistenziali, .specie nei ritardi dei bracciant' Ligricoli, aveva già presentato le sue
dimissioni; e il modo con cui era stato trattato il ministro Preti nella cosiddetta inchiesta sul « caso Giuflrè »
non era indicativa di troppo cord’.ali
ranporti e di molto intima unità di
vedute.
Ma questa crisi — che appare subito purtroppo molto grave — non è
che la manifestazione più appariscente di un più generale stato di crisi.
f risi, infatti, si manifesta nella Democrazia Cristiana. Lo «scisma» siciliano di Milazzo, pur doloroso per il
partito di maggioranza, non presenta
la gravità che riveste la frattura interiore che — pur velata — vi si è determinata Le difficoltà in cui più di
una volta si è trovato il governo sono state rese veramente gravi del fatto che un’ala della stessa DC ( i « franchi tiratori», coloro che. nascosti,
hanno colpito alle spalle) gli si è più
di una volta dichiarata contraria. Non
è facile individuare esattamente quest’ala, che può essere composta da elementi della sinistra democristiana insoddisfatta del modo con cui il gover:io riusciva ad attuare una politica
che se nei programmi doveva essere
di eentro-sinistra in realtà spesso non
lo è .stata: ma è certo anche composta da elementi della destra DC, fra
cui alcuni « notabili », che per ragioni di principio o per antagonismo perscn.ìle hanno osteggiato l’attività del
governo Fanfani. Forse la DC non è
stata mai un blocco monolitico: è
comunque chiaro che oggi ncn lo è.
r. iirinia di assumersi ulteriori responsabilità di governo, è necessario che
essa riesamini seriamente sè stessa.
tirisi si manifesta pure nella socialdemocrazia. Pare anzi che i risultati
del recente Congresso del PSI abbiano reso più apparenti i dissensi interni : mentre Saragat mantiene la sua
sfiducia nei riguardi di Nenni, l’ala
sinistra <di cui fa parte Vigorelli)
pensa sia veramente venuto il mo
mento di riunificare le forze del socialismo italiano.
Gli altri partiti, non direttamente
implicati, sembrano in migliori condi
zioni, ma in realtà anche essi sono
tutti agitati da profondi dissensi interni. che ne compromettono una durevole e ferma linea di condotta. Ognuno di loro si rifrange in un fascio
di correnti, di tendenze, talvolta duramente antagoniste. Vien fatto di
chiedersi : possibile che queste cosi
molteplici tendenze siano tutte originate dai problemi politici, sociali, economici da affrontare? possibile che
siano possibili tante linee di condotta di fronte a questi problemi nel loro
insieme, tante risposte ad ognuno di
essi, concretamente? non si trattereb
bc invece di un gioco politico in cui
la realtà suprema è il partitoC o la
propria po.sizione personale), e non il
bene del paese da cui si è ricevuta la
responsabilità di governo? Sono anni
che si trascinano governi che vivacchiano e il paese vivacchia. Certo
s; costruisce qua un ospedale, là una
scucia, altrove si canalizza un corso
d’acqua per l’irrigazione; ma i grandi problemi non vengono affrontati,
E come lo potrebbero, essere da
governi sempre in cerca di sparute
maggioranz,e e di fiducie concesse di
malavoglia, impossibilitati a progettare — per non dire attuare — piani
a lunga scadenza: i soli che possono
veramente affrontare i grandi proble
mi della scuola, della disoccupazione,
del perfezionamento dell’assistenza
sociale, deH’industrializzazione, della
osservanza delle leggi fiscali...
Va dato atto al governo dimissionario di alcune iniziative lodevoli, anche
.se non hanno avuto esito: il disegno
di legge sui mercati generali, valido
tentativo — non toccasana — per avvicinare produttore e consumatore e
cercare di eliminare il parassitismo
degli intermediari; alcuni aspetti dei
« patti agrari », soprattutto per quel
che riguarda la tutela dei braccianti
agricoli, in particolare nel Sud. Ma in
complesso è stato anche questo un
governo parecchio immobile. E ahimè
le previsioni per il futuro sono ancora
più oscure! Che si abbia un nuovo
bipartito, un tripartito (coi repubblicani, che però non paiono affatto disposti) o un monocolore, c’è per ora
da aspettarsi gli stessi equilibrismi
per rimanere in carica quel tanto che
il decoro consente: e tutte le energie
di inventiva e di attuazione si spossano così. Certo, dev’essere consumante la vita al governo!
Salvatorelli, su La Stampa, affermava che la colpa di tale generale situazione di crisi ricade sui partiti che
non hanno contorni netti e interna
consistenza Ma forse c’è più che crisi di strutture e di accordo. Forse, al
di là di questi mali — innegabili —
dei nostri politici, è tutta la nostra
vita politica, di noi che non siamo
nella direzione nè nell’attività diretta
di nessun partito, ad essere in crisi.
Di quelli di noi che gettano tutto
il discredito che possono sul valore
della vita politica, e si vantano del
proprio disinteresse al riguardo — salva la più ampia libertà di critica ! — :
così si priva la nazione di forze indispensabili. E di quelli di noi che all’opposto non si sforzano di mantenere tutta l’obiettività possibile nei riguardi del « proprio » partito e degli
altri, pur irripegnandosi nella direzione che pare loro più giusta o meno
ingiu.sta: così si contribuisce ad avvelenare la vita politica, ad alimentare il sospettò e la sfiducia reciproci,
i contribuisce a fare affondare il paese nella maledizione dei preconcetti,
degli slogan, dei giudizi bell’e fatti,
applicati sempre e ad ogni proposito
(o spropo.sito) ; così si contribuisce ad
invischiare i governanti nel gioco politico a mosse obbligate. Tutti noi sia
mo così. Io stesso, su queste colonne,
applico talvolta gli epìteti di destra,
sinistra, centro, progressisti, reazio
nari, democratici, e così via tutto il
multicolore vocabolario « politico »,
senza saper mantenere sempre la concretezza e l’obiettività desiderabili. Ne
sono assai umiliato. Non è facile; è
uno sforzo continuo, questa ricerca di
verità obiettiva e concreta; e spesso
;i resta al disotto. Ma è il mio più
vivo desiderio. Vorrei poter essere sicuro che è il desiderio e lo sforzo altrettanto sincero di tutti, « politici »
e profani.
Proprio per la nostra formazione
protestante possiamo essere un fattore utile nella nostra miserella vita italiana ; possiamo cercare di essere degli
individui responsabili, che lottano ogni giorno per esserlo, per non lasciarsi sommergere dalle suggestioni dell-a
propaganda di qualsiasi tendenza, nè
dalla suggestione comoda deH’indifferenza. I « grandi » sfono prigionieri
come noi di questo triste gioco, anche
essi pedine: e l’aiuto più grande che
possiamo dare a loro che — malgrado
le ironie — i^rtano il peso grave della responsabilità di governo, e di mostrar loro che cerchiamo di essere uo
mini coscienti, liberi, non pedine. Come ogni rinnovamento, anche quello
del costume politico comincia dalla
base, da noi, da me.
' Gino Conte
SVIZZERA
i
Chiesa e armi atomiche
Con 530 voti contro 507,la Società
Pastorale svizzera ha respinto una
dichiarazione contro la dotazione di
armi nucleari alle lorze armate elvetiche. Tale dichiarazione affermava che la Società Pastorale svizzera
era riconoscente alle autorità federali per la preoccupazione di difendere la libertà, ma che l’ubbidienza
alle Scritture vieta di servirsi di armi che colpirebbero in modo imprevedibile la creazione di Dio. Più del
'o5% dei pastori non ha partecipato
alla votazione.
S. OE. P. I
Per r unità della Chiesa
Un Concilio Ucnnienico Cattolico
Ha fatto grande rumore la notizia
che in un Concistoro speciale, domenica 25 gertnaio, Giovanni XXIH ha
annunciato la sua intenzione di riunire un Concilio ecumenico cattolico, sul problema dell’unità della Chiesa, cui potrebbero anche essere invitati rappresentanti delle Chiese ortodosse, anglicane e protestanti.
Finora se nè avuto notizia soltanto dalla stampa quotidiana, che ha
riportato pure le prime reazioni da
parte anglicana e protestante: reazioni favorevoli anche se "caute" (così
vengono definite); anche il giornaleradio di lunedì sera ha riportato le
"impressioni" del Segretario del Consiglio Ecumenico, Visser ’t Hooft, e
di personalità delia Chiesa anglicana.
Prima di poter valutare più a fondo
la cosa, bisognerà attendere notizie
dirette da fonte vaticana: conoscere
il testo preciso del discorso, e i termini della convocazione e del possibile "invito” ai non romani.
Le prime impressioni non possono
che essere, appunto, favorevoli ma
caute. Favorevoli, perchè il problema
dell’unità della Chiesa divisa è sentito, evidentemente, con particolare
acuità dalla curia romana, se si pensa di convocare un Concilio ecumenico che tratti proprio di questo: e
non possiamo che rallegrarcene profondamente, nella speranza — non
del tutto infctndata — che non si tratti soltanto di un sia pure beneintenzionato paternalismo nei confronti
delle altre Chiese, ma della coscienza
più profonda e più seria di trovarsi
di fronte ad un problema dolorosa
mente aperto. Inoltre, anche se la
proclamazione del Concilio Vaticano
dell’infallibilità papale non viene certo annullata, il fare appello alla Chiesa ed all’autorità conciliare è un passo che può avere urui portata imprevedibile.
Caute, d'altra parte, sono le reazioni protestanti, fn attesa che sia
chiarito appunto in che senso si vorrà parlare dell’unità, e quale sarà la
forma dell’invito che sarà loro, forse,
rivolto. I giornali hanno ricordato "il
precedente scoraggiante” del Concilio Vaticano (1870). a cui Pio IX aveva invitato delegati delle Chiese separate, ma ricevenddne un rifiuto. Il
Concilio Vaticano era convocato per
dare il placet al dogma deWinfedlibilità papale, che ha contribuito ad
approfondire il solco fra le Chiese (e
che forse ha inciso più di quel che
sembri anche nel corpo cattolico): un
invito del genere, anche se fatto con
buone Intenzioni, non era accettabile.
Però, quando si tratta della vita
della Chiesa, non possiamo considerare le cose come se si trattasse di
una questione politica, del gioco di
partiti. Noi confessiamo, tutti, di credere nello Spirito Santo, lo Spirito
che rende viva la Parola di Dio per
noi, oggi. Perciò chiediamo al Signore della Chiesa che ci dia di credere
veramente, al di là del nostro compiacimento e della 'nostra cautela,
che lo Spirito parla alle Chiese, e che
ci siano, da una parte e dall’altra,
orecchie che odano ciò che lo Spirito
dirà alle Chiese.
g- c.
VIOLENZA, GUERRA E OBIEZIONE DI COSCIENZA
Siamo abituati a considerare la
violenza e la guerra come due cose
in strettissima relazione in ([iiant-)
la seconda non sarebbe, secondo i
concetti comuni, cbe una collettivizzazione e un’intensificazione della
prima. E se per violenza si intende
■solo, al contrario, un particolare vigore nel compiere un’azione, il rapporto della violenza stessa con la
guerra varia con la natura dell'azione.
Mi pare che di queste due i’Uerpretazioni del concetto avrebbe dovuto tener conto il prof. Samuele
l’roii nel suo articolo « Cuor... di
pecora » in quanto, secondo lui, la
violenza della pecora contro il cane può essere presa senz’altro come
eseni])io e come giustificazione per
la partecipazione del cristiano alle
guerre del mondo, al fine di impedire (-Ile i » buoni n diventino vittima dei i( cattivi ».
Aniineiiiamo jiure la distinzione
Ira buoni e cattivi, fra pecore e cani, fra pecore e lupi, se si vuoiti,
ma ini pare che cpiesto non porti,
a meno dj rimanere in uno stato animalesco. alla necessità o alla legittimità della guerra (|uale strumento
di proiezione dei primi nei riguardi
dei secondi. Se la violenza può essere usala dai primi, è solo per impadronirsi di quel « Regno di Dio »
die V Regno di pace, cbe dà, dimorando « nei cuori » quello « scudo
della fede », garanzia assoluta nei
riguardi di (pielli « elle uccidono il
corpo, ma non possono uccidere l’anima » come ci dimostra l’esempio
dei numerosi martiri, a cominciare
la Stefano, il cui sangue è stato se
me da cui, potremmo dire, sono naaltre pecore, altri « buoni », grazie alla trasfortnazione____miracolo
sa, senz’altro, e non iinjiorta sci non
di tutti — di cattivi.
Certo, questo linguaggio non (■
molto incoraggiante per quelli die
tengono molto al corpo, ma domando a costoro se vi sono stati, attraverso la storia più martiri — ci«>('
uccisi senza che si difendessero • o eroi — cioè uccisi in guerra, vale
a (lire se l’uso delle armi è una garanzia per il tanto amato corpo, per
la tanto curata cosidetta ghirba.
In fondo il problema dell’obbiezione di coscienza non va tanto impostato su quello del salvar la jielle
(pianto sulla fede: non si tratta di
pensare che occorre difendersi dai
violenti, si tratta di credere e di voler sperimentare che sono a beati
quelli che s’adoperano alla pace »,
•si tratta di vivere di quella carita
die c l’adempimento della legge, si
tratta, forse, qualche volta, di esser
capaci a dire « Padre, perdona loro,
¡lerchè non sanno quello cbe fanno ».
Non mancano, naturalmente, cpielli che, in buona fede, nel passalo,
londandosi suH’esempio dato da Israele, lianiio creduto die la guerra
losse legittima; e non siamo qui jier
giudicarli, siamo qui per fare noi
un sineero esame di coscienza per
agire in conseguenza.
(ierto il fatto cbe Iddio abbia sanzionalo la guerra in leggi (cfr. Deuteronomio C.ap. 20 e seg.), cbe abbia benedetto, o, almeno, favorito
in taluni casi la vittoria del .suo popolo, costituisce un argomento molto forte per i difensori della guerra.
Credo, tuttavìa, che si possa, senza far violenza allo spirito e alla lettera delia Scrittura, affermare quanto segue.
Esistono nel Decalogo due coman
damenti cui quali sembra cbe, in
taluni punti, la legislazione mosaica sia stata poco coerente; essi sono:
Non uccidere e Non commettere adulterio. Abbiamo visto l’eccezione
al primo; contro il secondo vediamo
sanzionato il divorzio (Deuteronomio 24: 1-4). Gesù, venuto non per
abolire la l.'^gge, ma per compierla
appieno, non poteva ammettere eccezioni del genere; perciò troviamo
esplicitamente revocata la legge del
divorzio come causata solo dalla
« durezza dei cuori » in Matteo
19: 8 e già, implicitamente, in Matteo ,S: 31-,'52. « Fu detto; Chiunque
ripudia sua moglie le dia l’atto di
divorzio. Ma io vi dico; Chiunque
manda via la moglie salvo che per
cagion di fornicazione, la fa essere
adultera ».
Pen.siamo che altrettanto abbia
fatto nei riguardi della guerra e delle sue leggi : « Voi avete udito cbe
fu detto: ocsbio per occhio e dente
jier dente, ma io vi dico: non contrastate al malvagio... Voi avete udito cbe fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi
dico: Amale i vostri nemici e oregate per quelli che vi perseguitano »
(Matteo 3: 38-44) ’.
La legge della vendetta e la legge
(ieM’odio riassumono in sè tutte le
leggi della guerra: e Gesù le abroga; esse erano compatibili con l’amore del prossimo finché per prossimo s’intendeva Ebreo, ma quando
prossimo è anche il Samaritano e il
Gentile, non è più possibile fare certe arbitrarie distinzioni di razza, di
jiopolo, di tradizione.
Non ci nascondiamo le difficoltà
innanzitutto giuridiche che si incontrerebbero e che, speriamolo, si sapranno affrontare, rendendo una si
mile testimonianza in Italia, dove è
garantita la libertà di coscienza,...
naturalmente finché la coscienza
non disturba troppo la tradizione
umanistica e cristiana, e guerresca,
aggiungiamo pure, di cui va fiera la
nostra patria. Nè altrove sarebbe diverso. A parole nessuno ha voglia di
fare la guerra, nemmeno quelli che
non dovrebbero andare a combattere, ma si provi a rifiutare di prepararla! Come minimo, si ha un. periodo di carcere a cui porrà fine
il riconoscimento da parte di compet mti di qualche minorazione fisica o psichica nel l’obiettore; ciò, del
resto, non sarebbe più possibile qualora una Chiesa obiettasse in massa.
Eppure, mi pare, di fronte alle
stragi compiute a Hiroshima e a Nagasaki, la Chiesa non può più permettersi il lusso di collaborare alla
guerra, neppure preparandola a scopo unicamente difensivo, poiché chi
stabilirà, quando il mondo sarà annientato dall’atomo, chi è stato il
provocatore e chi ha agito a scopo
unicamente difensivo? Se anche la
Chiesa fosse distrutta, ma e.ssa « non
può mancare », « adoperandosi alla
pace », potrebbe forse rammaricarsene pensando che non rendendo
tale testimonianza sarebbe poi distrutta dalle varie bombe che sarebbero certamente usate in una prossima guerra mondiale?
Perciò credo che non vi sia solo
la necessità ma anche l’urgenza di
un rifiuto totale a qualsiasi cosa riguardi la guerra. Se fosse almeno
la nostra piccola Chiesa Valdese a
iniziare questo rifiuto, dando l’e.sempio a Chiese più grandi, più influenti sul gioco della politica!
Claudio Tron
2
2 —
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
A Nyhorg (Danimarca)
Da oriente e da occidente
La prima Conferenza delle Chiese europee
A Nyborjs. dove già quest’estate ha avuto luogo la sessione annua del Comitato
••entrale del Consigliu ecumenico, si è tenuta dal 6 al 9 gennaio la prima conferenza riunente i delegali delle Chiese europee non romane. 125 delegati, di 21 paesi, anche dell’Italia, si sono raccolti e
hanno lavorato, suddivisi in commissioni,
intorno al tema: « Il cristianesimo europeo di Ironie al mondo secolarizzato di
oggi ». La conferenza è stata aperta da
un discorso di O. Dibelius, uno dei presidenti del Consiglio ecumenico: « L’Europa, nata dalla fede, non può vivere che
mediante la fede ». E non si è trattato di
un tacile slogan: la composizione stessa
della Conferenza, che raccoglieva delegati occidentali e d’oltre cortina, poneva
il problema dell’unità, e mentre si è .sentita con allegrezza profonda la comunione
della fede, le cosi diverse situazioni di
vita e le diverse prospettive non hanno
[M-tuto non manifestarsi nelle discussioni.
Ad esempio alcuni delegali ungheresi hanno chiesto che fosse chiarita la jtosizione
della Conferenza nei confronti del Consiglio ecumenico (evidentemente consideralo troppo « occidentale »); problema che
del resto merita di essere affrontato, al di
là di ogni iMileniica: qual’è il significato
di questa più o meno abbozzata federazione delle Chiese europee? qual’è la ragion d’essere della distinzione di questo
« cristianesimo europeo »?
E chiaro che ci sono problemi comuni
al nostro continente (come avviene in
■\frica, in Asia): problemi ecclesiastici interni, situazioni sociali, economiche, politiche di fronte a cui le Chiese si trovano (come ad esempio il tema di questa
conferenza: la secolarizzazione del mondo attuale). Questo movimento ecclesiastico pan-europeo non vuole in alcun modo
porsi in antagonismo al Consiglio ecumenico. ma lavorare a fianco d’esso, con
possibilità particolari. E’ stalo ad esempio ^ notato che molte Chiese minoritarie
(l^ell’Europa Orientale non fanno parte del
Consiglio ecumenico; e del resto l’Orien
te europeo è uno dei centri principali
•Iella Chiesa ortodossa, non sempre tenera nei confronti •Ielle Chiese protestanti.
Un problema particolare è quello delle
graiuTi diaspore dei cristiani emigrati, e di
• Olile fai'ilitarne la coesistenza cristiana
•■OH i membri di Chiese che si sono più
o meno piegate allo stalo di fatto. Tutti
questi sono problemi particolari: e il poterli affrontare da un punto di vista •• europeo » contribuirà forse a facilitarne la
.soluzione, sia pure parziale e provvisoria.
Inoltn- un più stretto contatto delle Chiese
occidentali con quelle che affrontano i
problemi ilella vita in Oriente non può
non essere assai fecondo.
La partei'ipazione delle Chiese d’olire
cortina è stata assai forte; e la Conferenza si è sciolta con la volontà di continuare nel cammino intrapreso. Non ci si
può che rallegrare con nulo il cuore che
la Chiesa abbia saputo, in questo caso,
non giungere ultima, ma abbia al lontrario
l'omim iato a fare quel che l’Europa politila non è riuscita a fare: tiitt’al più questa ha saputo produrre una « pici-ola Europa » ei'oiiomicu ••he procede con molte
incertezze e l'omunque molto limitata. Ma
a Nyhorg sono venuti, fraternamente, da
oriente e ila occidente. E certo il loro
viaggio è stato più di quello di Mikojan
negli C.S..A. un ponte fra oriente ed occidente.
Si apprende che il Pastore Brinksineyer, condannato nel giugno scor:o a un anno e mezzo di carcere per
<! diftama-zione dello Stato », nella Repubblica democratica tedesca, è stato messo in libertà anticipatamente.
Ma trenta « ecclesiastici » sono ancora detenuti nella Germania Orientale.
Una nuova ondata di arresti infuria fra la Chiesa riformata ungherese nella Transilvania romena: gli
incolpati sono accusati di simpatia
verso la rivoluzione ungherese.
vocaboÈario
SPIRITO
Non possiamo, qui, trattare degli «spiriti malvagi», nè dello Spirito di Dio (Sp. Santo): va però riconosciuto che vari passi biblici in
cui il termine «spirito» compare con ia minuscola (cioè come attributo umano) paiono in realtà da intendersi come riferiti a Dio. D’altra parte questa riserva non significa che la Bibbia affermi una
certa identità di sostanza ira lo Spirito di Dio e lo spirito dell’uomo:
e.ssa viene anzi nettamente negata.
Cercheremo dunque di sintetizzare ciò che la Scrittura dice dello
«spirito» riferendosi aH’iiomo R sia detto subito che nei moltissimi
passi in cui compare non ci troviamo sempre di fronte ad una perfetta imiformità.
Originariamente, «spirito» significa soffio: il ,soffio del vento (Is.
7: 2), ma soprattutto il sclfio datore di vita (Gen. 2: 7; Gieb. 33: 4)
con cui Dio anima l’uomc ; m questo senso, però, rimane sempre lo
Spirito di Die, e non dell’uomo: Dio può ritirarlo a sè, e l’uomo muo
re (Eccl. 12: 9; Sai. 104 : 29-30). Non si tratta cioè di un principio vitale inerente alla natura deiruoino, ma della potenza vivificante di Dio
che fa della creatura di carne un « essere vivente ». E certamente questa visione dell’A.T. riappare, sta pure approfondita, nel Nuovo, ad
esempio nel noto discorso di Gesù a Nicodemo (Giov. 3): la «nuova
nascita» è una creazione operata dallo Spirito (soffio vivificante) di
Dio, misterioso e potente come il vento.
Lo « spirito » indica talvolta il .soffio, la respirazione dell’uomo
(Gen. 6: 17; 7: 15, 22; Is. 42: 5; cfr. Sai. 104: ’29s), e a questo significato si riconduce l'espre.ssione «rendere lo spirito» (Matt. 27: .50 e
parr.); altre volte indica i sentimenti, gli stati d’animo, la vitalità dell’uomo nella sua vita affettiva (Gen. 36: 25; 45 : 27; Giov. 13: 21; Atti
17: 16 eoe.); rintelligenza e ia forza dei profeti (2 Re 2: 9, 15), la co
scienza (si può essere umili, poveri «in ispirilo»); anche nel N.T
si avvicina talvolta al significato di mente, intelligenza, coscienza inte
riore, come l’anima (Luca 1: 47, 80; 1 Cor. 2: 11; 5: 3-5; 7: 34; 2 Cor
7: 1; Col 2: 5, ecc.). Però, espre.ssc o sottinteso, c’è .sempre il senti
mento che questa vita fisica, intellettiva, affettiva, «co,sciente» è ope
ra diretta dello Spirito del Signore.
Di fronte a questo fluttuare di significati, si può forse pensare
questo: la mentalità — e la terminologia — ebraica rifuggiva da ogni
speculazione ( abbiamo visto che anche i termini per noi più « spirituali », come anima e spinto sono indissolubilmente connessi a realtà
fisicamente concrete, e l’uomo è sentito e compreso come un essere
rigidamente unitario, pur nella diversità delle sue funzioni). Quando
venne a contatto con la mentalità — e la terminologia — della civiltà ellenica, ne assunse in parte le forme esteriori (specialmente Paolo,
perchè a quella civiltà doveva parlare!), ma non rinnegò certo il suo
fondamento. Si accettò forse una maggiore distinzione fra i vari aspetti della vita umana (cfr, 1 Tess. 5: 23. ma anche qui ne è sottolineata,
per questo temjw e per l’eternità, l’unità indissolubile, che l’ellenismo
negava); però si continuò ad affermare, sempre più in profondità, che
10 Spirito è la potenza viva di Dio che trascende l’uomo — tutto l’uomo — in cui agisce : non « lo Spinto è dio », cioè lo « spirituale » è
divino, ma «Dio è .spirito» (Giov 4: 24), è Colui che ha la potenza
che dà la vit*^ non solo fisica o intellettiva o affettiva che conosciamo, ma
la «vita nuova», c^oè quella vita fisica, intellettiva, affettiva vissuta nella
fede, nella speranza, neH’amore, in attesa di viverla nella gloria, per
l’eternità. Infatti, se « il primo Adamo fu fatto anima vivente, l’ultimo Adamo (Cristo) è spirito vivificante» <1 Cor, 15: 45; cfr. 1 Tes.s.
5 : 23-24): Gesù Cristo morto e risorto e veniente per noi è questa potenza di vita; il Suo Spirito ne è prome.ssa e caparra al nostro spirito
(Rom. 8: 16; 2 Cor. 5: 5).
In conclusione di questa invero troppo rapida rassegna, mi pare
che si possa affermare: l", lo spirito umano è, come ogni altra componente dell’essere nostro, diretta opera dello Spirito vivificante di Dio;
realtà fisica (respiro) o spirituale (sentimenti, intelligenza, coscienza)',
sussiste finché Dio non ritira il Suo Spirito: è il giudizio di Colui che
è il solo Signore della vita, e si è esercitato anche su Gesù Cristo (cercheremo di chiarire un’altra volta il .senso di 1 Pie. 3: 19 e del « discese nel soggiorno dei morti » del Credo). 2", proprio perchè il Cristo
è morto e risorto, la « vita nuova », eterna, creata dallo Spirito di Dio
è già qualcosa di attuale e di vero, ora, nel nostro mondo che passa.
Lo Spirito di Dio che è datore di vita, è dato alla chle.sa, al credenti
in cui abita (1 Cor. 3: 16): è lo Spirito che crea la fede e la .speranza«Lo Spirito attesta col nostre spirito che siamo figlioli di Dio; e se
siamo figlioli siamo anche credi di Dio e coeredi di Cristo » ( Rom. 8: 16-17).
11 servo non è da P'iù del Signore, e noi non siamo da più di Cristo;
un giorno ci sarà chiesto di rendere il nostro spirito; ma l’Evangelo
risuona affinchè lo rendiamo coscientemente, con fede e con incrollabile speranza, nelle mani del Signore della vita, che vuole la vita dell’intero essere nostro, spirito anima e corpo» n Tess. 5: 23), che soffia anche sulle ossa secche e morte <Ez. 37, 5) e ricrea la vita.
Gino Conte
I lettori ci scrivono
Dalla Scuola
(l’Agricoltura
Sul n. 4 (lell’<(Eloo delle Valli» del corrente ann«, le^go, in una lettera al dii^ltore, abiiiif riffeasioni del Sig. E. A.
Beux su un iiiiiiialiva presa dagli agricoltori di Prainollo per il miglioramento del
patrimonio zootecnico. La lettera termina
• Oli un interrogativo : •• Chi li metterà su
questa strada.'' C’è una 5ii‘uola di Agricoltura! Mali! ».
Pensando ilie da lunghi anni sia lontano ila Pra iiollo vorrei far presente al Sig.
Beux che dal 19,54 ad oggi persone che
hanno a cuori- lo sviluppo agricolo delle
Valli e i-he sono in i-ontatto con la Scuola
•li Agricoltura svolgono esperimenti agricoli a Praniollo. Si sono provati, con risultati non sempre positivi, l’aratro con
trazione aiiiniale, con trazione funicolare,
con motocoltivatore, la fresa, la seminatrici-, la concimazione chimica dei campi,
nuove varietà di patate e di grano (persino svedesel. Neiriiltinio anno per diretto
inleres.sameiiio e finanziamento della .Scuoci* il' '^S’'"''’fii<ra. proprio gli agricoltori
di Pramollo lianiii) potuto avere in funzione sui loro piai; un impianto di irrigazione a pioggia e ••onciini graliiitì in prova.
•41 giorno il'oggi u Pramollo si può si
può arare a si elta con un mulo, o un motore • lettriio o un motore a petrolio: si
può seminare il grano a 61e: si può fail'iare con una motofalciatrice, si può irrigari- a pioggia e si sa o si può sapere, •••»me SI deviMi.i l oncimare i prati e i cainiii
perchè proilinano di più.
Ccrtameiile in (|iiesli cinque anni di prove ci sono stati siiii:essi ed insuccessi che
il lavoro in montagna comporta. Non tutto
e slato latio come iloveva essere fatto c
non ,-emprc si è raggiunto lo scopo prehsso. i n risultalo sicuro si è avuto: la
I ollaborazione fattiva di tulli gli agricoltori che hanno preso parte alle prove, che
non hanno mai lasciato mancare il loro
aiuto ed hanno contribuito in larga misura al sui-ie-so di questo lavoro, con la loro
Optra e con i suggerimenti ilie solo l’esperienza ilelle condizioni locali poteva dare.
II fatto che Liniziativa di cui si parla sia
stata presa ilagli agricoltori che hanno
maggiormente seguilo le prove, e non dalle -Autorità, lascia i-redere idie il lavoro
degli anni pascali non sia sialo vano.
-Mia (lomatula del Sig. Beux mi permei*
lo di rispondere: u Perchè criticare prima
di sapere? Mah' ». E. Bosio.
Aiuto economico
alio Valli
ìNon polendo rispondere ai numerosi
amici che mi chiedono cosa si è fallo nella
riunione che avevo convocalo a Torre Pellice il sabato 17 gennaio, credo sia utile
puhhiicare queste linee, anche perchè si
iralia di argomento ili vitale importanza
ed è bene «’he liiiti rie siano esattamente
informali.
La riunione di Torre, presenti i solili
volontero.si, è stala un franco scambio di
idee. Due lesi si sono affrontate. La mia
di creare una società di amici delle Valli
che versando una determinata quota <*reino
un fondo da aiiniiinistrarsi senza speculazione ma non come hcncficcn/.a. con seggio elettivo, rinnovabile »' rieleggilnle.
Questa lesi voleva togliere alla C-hiesa responsuhilità di ordine economico, che potrebbero turbare l*amhienle ecclesiastico.
La Pro Valli essendo dìfattì organo eletto
dalla conferenza distrettuale. Una associazione distinta dalla Chiesa, che collabori
slrellamente colla Pro Valli, non può essere rovesciata od eletta per malcontenti o
desideri di (’omunità. E’ jiiù libera nella
sua azione.
La lesi contraria proponeva la creazione
di un fondo, a mezzo colletta, amministrato
dalla Pro Valli. Obiettava che un organo
ecclesiastico lui una maggior garanzia che
ìt fondo non sia aniininistralo con tendenze speculative.
Lo scambio dì idee è stalo profìcuo. Ora
si tratta di passare all’azione e non rimandare .sempre dopo aver speso molte parole. Se la Pro Valli agisce, ognuno risponda
secondo coscienza. Se preferisce rimanere
organo ecclesiaslif-o che .segnala i bisogni
ad una associazione che assume la responsabilità delLazìone, ci costituiremo in società. In un modo o nell'altro non si può
pili attendere. OniK) HrvoiR
Francese
e non francese
La (.liR-.su non ha lingua .sua iirtipria
( iluliuiia il fram-ese), ma si serve indiffe|•••Ill••luellte di qualsiasi iiliuiiia. pureliè naluraliiieiile \eiiga inteso. Mi seinhra per••:<) ehi* ahhlanu ragione sia gli avver.sari
• he i difensori del franee.se iiell'Eio. Quelli hanno di mira il puhhiii-o italiano degli
amliienli dove si evengelizza, e •onsiderano il hiliiiguisino inaeeettahile; questi eonsiderano inve<-e il frani-ese indispeusahile
per mantenere i eontalti •un i fram-rsi ileila dispersione.
Vi sono sufliiienli molivi per ilifferenziare iliie periodici. L’Eco delle Valli prosegua nel cammino egregiamente iniziato;
La Luce venga modificata e adattata al
puhhiico esclusivamente ilaliatio cui si rivolge. Il 11 giornale unico » di cui si parla rajipresenta ima soluzione prohleinalica,
a niello elle esso non venga arrieehito di
un supplemento in franeese.
E. per rarità, niente nazionalismi o .sentinieiilalisiiii sui valori di questa o quella
lingua. Le lingue .sono strumenti i-he servono (Tfinehè servono) per rannnnzio del
Regno. Esse pas.sano. il Regno rimane.
Grg
POSITIVO
Si moltiplicano le « lettere dei lettori », ad esempio sullo « Specchio dei
(«nipi » de La Stampa, che deplorano
l’indiscr,/.ione disumana con cui la
stampa dà in pasto al pubblico l’intimità della vita di coloro che, vivi o
morti, sono al centro di un processo:
ciò che è triste necessità nelle aule dei
tribunali è indegna speculazione sulle colonne dei giornali. Certo, sarebbe ancora più positivo se i giornali
non pubblicassero in un angolino queste lettere... tirando poi diritto, imperturbabili.
NEGATIVO
La scorsa settimana è stata una
delle più sanguinose dall’inizio delia
lotta algerina: oltre agli attentati, negli scontri si sono avuti 45 morti francesi e un numero assai maggiore di
algerini. Guerra e pace.
Dialogo alla '•‘Claudiana
(dal vero)
— Il signore desidera?
— Vengo a rinnovare l'abbonamento all'« Eco delle Valli » per l'anno 1959.
— Benissimo, signore. Sono milleduecento lire.
— Milleduecento?
— Sì, signore.
— Ne siete sicuro?
— E come no? !
— Allora l'abbonamento è di nuovo aumentato.
— Aumentato?
— Sì ; l'anno scorso costava solo
mille lire.
— Il signore non ricorda bene.
L'anno scorso erano milleduecento
come oggi. Anzi, ad esser esatti, l'abbonamento all'« Eco » è diminuito.
— ?
— Abbiate la cortesia di seguire
il mio ragionamento. A proposito,
quanti numeri dell'« Eco » escono in
un anno?
— Cinquantadue, credo.
— Cinquantuno, esattamente, perchè a Ferragosto il direttore delI'« Eco » prende una settimana di riposo. Cinquantun numeri, che costano...
— ...Trenta lire l'uno. Lo so perchè l'altra settimana, I'« Eco » non
mi è giunto, e ho dovuto comperarlo.
— Chiediamo venia per il manca
to arrivo, dovuto a un errore di targhettatura avvenuto presso la ditta
che ci ha fornito la nuova Addressograph, e andiamo avanti. In totale,
a L. 30 la copia, cinquantun numeri
che cosa fanno?...
— Fanno... (L'interlocutore si assorbe un momento nel calcolo) fanno... 1530 lire.
— Esatto. Quanto pagate per l'abbonamento?
— Pago milleduecento lire. E' vero. L'Amministrazione ci regala trecentotrenta lire...
— Ogni abbonamento implica perciò un disavanzo per I'« Eco ». Ma
non basta.
— Non ancora?
— No. Per ogni abbonamento, paghiamo (e non facciamo pagare agli
abbonati ! ), il 3% di Imposta sulla
entrata. In sostanza, l'abbonamento
all'« Eco » viene così pagato solo
millecentosessantotto lire. Non una
lira di più! Vedete che... la quota di
abbonamento è diminuita?
— Avete ragione. E' diminuita.
Per noi. Ma non per voi...
— E perciò, non c'è che un rimedio : al prezzo «politico» dell'abbonamento, che è un vero dono fatto
dall'« Eco » ai suoi affezionati lettori, corrispondere con una sempre più
intensa campagna per gli abbonamenti !
Ici, notre bon
vieux français!
30 - ¿0 Ooitolle
Jean XXlll a annoncé son intention de convoquer un concile (oecuménique) de l’Eglise romaine, pour
traiter les problèmes de l’unité chrétienne avec les frères séparés (protestants, anglicans, orientaux).
Un deuxième oecuménisme est donc
en gestation. Il fallait s’y attendre.
Sans vouloir être pessimistes, et sans
proclamer (comme d’aucuns ont déjà
fait) Jean XXlll le meilleur agent
publicitaire que le catholicisme ait
eu jusqu’ici), il faut reconnaître que
l’annonce du 25 janvier dernier
le dernier jour de l’Octave pour l’unité chrétienne — est la réponse intelligente à l'aspiration vers l’unité
chrétienne que les églises issues de
la Réforme et le catholicisme même
n’osent désormais plus cacher. Mais
verra-t-on un légat du pape siéger à
Genève sur le troisième fauteuil, qui
depuis Stockholm, Edimbourg et Lausanne, jusqu’à Evanston, a toujours
été laissé vacant? Ou bien ce fauteuil
symbolique sera transporté à Rome
pour y devenir le fauteuil de l'oeciiménisme .séparé, tandis que le chef
suprême de la chrétienté catholique
siégera sur son siège à lui, sur soit
saint Siège?
Nul peut prévoir ce qui arrivera
d’ici là. Cependant, sans méfiance,
avec la plus grande bonne foi possible, avec toute notre bonne volonté,
souvenons-nous toujours que l’épithète a catholique » jadis appliqué a
tous les chrétiens (voyez les épîtres
des apôtres Jean et Pierre, de Jude,
de Jacques) a été littéralement escamoté par l’église de Rome, qui s’est
proclamée, elle seule, catholique! 11
ne serait pas agréable qu'un semblable tour nous fût joué pour l'adjectil
•• oecuménique ». (La méprise est
déjà sous-jacente dans l'annonce d'un
« concile oecuménique ». Des millions
de personnes commencent à confondre le •• conseil oecuménique » avec
le II concile oecuménique »).
3t ~ Blasphémeurs
(en privé)
Un juge de Terni a reconnu non
coupables deux éludianis du lycée
classique "Tácito'' de l’endroit, qui
avaient proféré des blasphèmes dans
cet institut scolaire. La raison de cct
cwquiltentent est la suivante: la loi
ilalieilne punit ceux qui outragent la
divinité {ou la religion) en lieu public:
mais rittslifiii .scolaire n'est pas un
lien publie.
Stupeur! Il .serait donc permis de
lancer à Dieu les expressions les pins
ontrageantes, pourvu qu'on le fassi
en petit comité, en privé, chez .soi.
"dans ta petite chambre", quoi!
La con.slatatidn qui. de prime
abord, .s'impose ici. n'est pas nouvelle: .seul l'esprit italien, irréligieux
par excellence, pouvait imaginer cette distinction entre l'injure à Dieu
en public (qui est un blasphème ci
par conséquent punissable), et la même Pu jure prononcée en privé (et qui
n'e.st pas un blasphème).
Mais .se rendait-il compte, ce juge,
qu'en luquittant ces deux étudiants
de leur blasphème, il .soulignait par
là même une profonde vérité, que
ses concitoyens n'anraieni jamais imaginé! C'e.st à dire que la lutte sans
trêve, sans miséricorde, entre la foi
et l'athéisme, ici repré.senlée respectivement par la parole honnête et polie. et par le juron impie et salaud,
se joue, non pas en public, en im lien
ouvert, mais dans celte "petite chambre" qu'est la conscience... Se rendait-il compte, ce juge quelque peu
railleur et paradoxal. qi4e la loi humaine, qui juge et condamne les jurons répétés à hante voix, en public
ne juge et ne condamne que l'écorce
de rimpiélé (que d'athées ne .sont-ils
tels que parce qu'ils savent d'avoir un
public qui les contemple ébahi!); tandis que le blasphème authentique
(contre l'Esprit!), l'outrage fait à Tanumr de Lieu est trop intime, trop
snret. et en même temps trop démesnrêmént grand pour être jugé et condamné par la jnslicc humaine'/
En vérité, le dernier jugement n'a
pas de témoins (d'autant moins a-t-il
be.soin d'un jury humain!). Il .se déroule entre Dieu et la créature, l'un
face à rAutre. Dam une solitude
peuplée des souvênirs du passé, devant le grand Outragé, l'OfJcnsé que
nous avons honni, dès le premier jour
de notre vie consciente. Petit "Valdo
3
Lt¿Ó bELLE VALLI VALDESI
— 3
La Corte Costituzionale Italiana
a favore della libertà di culto
In risposta alla richiesta de! Geum dalla, riceviamo
questo articolo, ohe comparirà pfosslmamente sulla
Ecumenical Review (la rivista de! Oonsigtio Ecumenico)
Slamo grati a! Dottm Peyrot d! questa **anteprima,,
La Costituzione ilella Rejmbbiira Italiana del 1948 ha previsto la istituzione di
una Corte Costituzionale lAoiiiposlu di 15
giudiri L-lie ha però potuto iniziare i suoi
lavori solo nelTaprile del 1956. La Corte
lia il eompilo di giudicare della illegitliniità o meno delle singole leggi in riferimento alle nonne contenute nella Cosl'Uizione. L’inijtoiianza di <iuesta istituzione sta nel fatto che le disposizioni di legge dichiarate illegìttime dalle sentenze
della Corte p«‘rdono ogni efficacia, come
se fossero stale abrogate. La Corte è chiamata a giudicare solo allorché, nel corso
di un qualsiasi pro<‘edimento giudiziario
di carattere penale, civile mi amministrativo. il giudice rinvi) gli atti alla Corte
ritenendo possibile che una delle norme,
che nel giudizio stesso dovrebbero trovare
applicazione, sia illegiltinia nei confronti
della Costituzione.
La Corte ha iniziato i suoi lavori con
lina sentenza nella quale ha preiisato fra
Tallro la sua com])eienza a giudicare della
legittimità o meno dtdle leggi anche se
ijueate «.olio cronologicamente anteriori
alla (iostiliizionc. Onesta decisione lia avuto una enorme importanza anche in riferimento alla libertà religiosa, poiché le
disposizioni che riducono in Italia il grado di libertà ndigiosa risalgono tutte ad
uirepoca anteriore alla i>roi lamazìone della Costituzione repidiblicana.
In (luesti ultimi anni i pastori e gli appartenenti alle Chiese protestanti Itanno
ilovuto sostenere in Italia un notevole numero di processi ]>enali essendo stali denunciali dalla polizia j>er presunte infrazioni a talune leggi restrittive soprattutto
in ic'ua dì libertà di ndto e di propaganda religiosa: leggi die i protestanti ritenevano superate dalle imrnie della Costituzione in tema dì libertà. Conseguenteiinmte in »aluni casi il giudice ha rinviato
il jirocesso airesami* della Corte Cosl’.liiziotiale penile si decidesse della legittiinita o meno delle leggi contestate.
Ma la Corte Costituzionale già con la
'ua prima sentenza del 5 giugno 1956 di< hiarava illegittimo e ijuindi senza più
efficacia. Tari. 113 della legge dì polizia
del 1931 che stabiliva Tobbligo di olteio*re una speciale licenza dalla polizia
-lessa ])cr poter distribuire od affiggere
-tainpati in |>ubblico. Caduta l’imposizione di questa licenza preventiva, il princìpio della libertà di propaganda religio•^a aiFernial»» «lalla (ioslituzione (art. 19),
ha trovato una ]>iù larga possibilità dì
ajiplicazioiie pratica, essendo siomparso
lo strumento con cui soh‘va impedire
l'esercizio di tale ilirilto.
Con altre due sentenze d<d 11 del 20
giugno 19.56. la Corte dichiarava illegittimo anche Tari. 157 della legge di polizia
del 1931 nella parte relativa al rìmpatri<*
obbligatorio nel loiiiune di residenza abituale di persone ritenute sospette dalla
polizia. Veniva <osÌ a cadere la j»ossd»ilità di allontanare da delenninate località
(jiiei pastori protestanti che vi si recavano
a [iredicarc da paesi vi<ini dove abituaimente risiedevano. E questa misura di
ptdìzia del « rim)>atrio o!d>ligalorio » era
stala purtroppo presa jiiù volle anche negli
idiimi anni nei riguarili di (lastori proti*-tanti nelle cui attività di cullo la polizia
.ivcva voluto scorgere una «'ondolta sospetta nei riilc-si delTordine pidddico perchè
lontraria alla religione dominante.
Le siiddelle sentenze non sono state jironunciate in rifi*rÌmento a i»roce.ssi penali
insorti per ijuc>tioiii religiose, tua contribuirono egualmenti* a chiarire la situazione della libertà religiosa ed i suoi nuovi svilujipi posti dalla ('.oslituzione.
DI inagg'ore importanza è la sentenza
d**H'8 marzo 1957 con la quale la Corte
ha dichiaralo illegittimo rari. 25 della
legge di polizia del 1931, nella parte in
mi esso comi>ortava Tobbligo di dare il
preavviso alla jmlizia per tenere funzioni
religiose u fuori dei luoghi destinati al
culto 0, conferendole la facoltà dì vietarle.
l,)uesto articolo di legge aveva dato luogo
a molti processi, perchè la ]>olizia ritenvea svolte fuori dei luoghi destinali al
culto quelle funzioni religiose che si compivano in sale od in altri loculi presi in
litio e iinaiKo le riunioni dì cullo tenute
nelle »ase privale. Questa s(*nleiiza, facendo cadere rimpediniento del iireavviso
e la possibilità del divieto, ha dato pratica
atliiazioTK* alle nonne costiln/ionali che
Viigliono libere h* riunioni dì <|iialsìasi
tipo che si tengono in (( luoghi aperti al
pubblico » (art. 17) e liìiera |»er ognuno
la facoltà dì esercitare in privalo o in
pidddico il proprio cullo (ari. 19).
(ioti altra sentenza del 31 marzo 1958
la Corte diihiarava inoltre illegillinio an■ he l'arl. 18 della legge dì polizia del
1931. nella iiarle relativa airohbligo del
preavviso per le riunioni temile in luoghi
aperti a! pubblico. Cadeva così anche l idlimo sostanziali* impedimento contenuto
della leggi’ di polizia per rililegrale attuazione della libertà ili riunione e dì
culto rtconosciiila dalla Costituzione.
Ma le disposizioni di legge che limitavano il libero esercizio del cullo prote■ifante e con le quali jier lunglii anni si e
cercalo di iiiipcdìrc Io sviluppo delle attività di queste chiese, non sono contenute
-oltanlo nella legge di pol zia. li regime
fascista emanò il 24 giugno 1929 una apl»i)sila legge sui u culti ammessi »; ed il
20 febbraio 1930 con un decreto stabilì
diverse disposizioni limitative dei diritti
di libertà delle chiese protestanti in esecuzione alla suddetta legge, con la quale
già si era in parte lìinìlala la libertà religiosa (he i ]>roti*stanli avevano goduta prima deiravvento del fascismo ( 1922). Inoltre. nel codice penale del 1930. abolemV»
la parità di IraUamenlo di lutti i culli
stabiliti dal precedente codice del 1889,
furono previste a tutela della Chiesa cattolico-romana ipotesi delittuose non contemplate a tutela delle altre Chiese, come
ad esempio ¡1 vilipendio generico della
religione e la bestemmia (arti. 402 e 724).
Per gli altri delitti contro il sentimento
religioso si stabilirono pene meno rilevanti se questi venissero commessi nei riguardi dei culti diversi da quello cattolico-romano.
Am be le leggi sui « culti ammessi » e
le (ritale norme del codice penale sono
stale portate da ultimo aU'esame della
Corte Costituzionale. Se la Corte ha ritenuto legittime nei confronti della Costituzione le disposizioni del Codice penale
(ile sanciscono una disparità di tutela nei
riguardi dei culti diversi da quello cattolico-romano (sentenze del 28 novembre
1957 e del 17 dicembre 1958). ben altro
è stalo invece il suo giudìzio nei confronti (li quelle disposizioni della legge sui
(( c ulti ammessi » che imponevano j)iù pesanti restrizioni al libero esercìzio del
ctdio protestante.
La sentenza del 18 novembre 1958 riveste una particolare importanza sotto (tuesto profilo perchè con essa sono stati dich’arati iilegillimi gli articoli 1 e 2 del
decreto del 28 febbraio 1930; e sono così
\i*nuli a cadere sia rautorìzzazione prevc'iiliva per Taperlura al pubblico di un
leiìqiio o di qualsivoglia altro locale di
cullo, sìa la necessità che le riunioni di
cullo, per es.sere libere da ogni ingerenza
preventiva della polizia, dovessero essere
presiedute da un ministro la cui nomina
l'o-se stata in precedenza approvata dal
Governo. Se .si pensa che Tautorizzazione
ail aprire un luogo di culto e l’approvazh)iie di un ministro per tenere una riunone di cullo, erano provvedimenti la
cui richiesta da parte degli interessati poteva essere accolta o negala a completa
discrezione delle autorità del Governo,
sì comprende facilmente quali ostacoli esse co.slìtuivauo alla libertà di cullo e
quale importanza liberatrice abbia la citala .sentenza. E’ vero che con la stessa
sentenza la Corte riconosce legittima la
lìorma che prevede l’approvazione governativa delle nomine dei pastori, ma es.sa
ne limila la portata ai soli effetti civili
degli alti del ministero pastorale, cioè
ai lini della celebrazione dì matrimoni
validi anche ])er lo Stato, mentre ricono'ice libero l'esercizio del ministero religioso come tale.
Ma l'iiiiportanza della detta sentenza
non si limita a questo. La Corte accoglie
nella sua sentenza il prineijiio secondo il
quale la ('oslituzione italiana preeìsa con
norme diverse tra loro, da un lato il grado di libertà religiosa che è uguale per
lutti <’ per (|ualsiasi cliiesu. dairultra il
(nodo c'on cui debbono essere regolati i
rapporti tra lo Stalo e le diverse (diiese
c la condizione giuridica di queste. E*
solo su (|ueslo piano dei rapporti con lo
Sialo che la ('.oslituzione riserva alla (diiesa Romana una posizione di maggior prestigio. f/aver (hiarìto questa distinzione
Ha le diverse nornie della Coslilu/ione
riguardanti la leligione potrà favorire in
IMI prossimo futuro anclie lo svolgimento
di quelle* eventuali intese per regolare i
rapjmrti Ira lo Stato italiano e le ('hiese
protestanti clic* la Costituzione appositaniente prevede (art. 8). Sarà iid'atli agevole d ora in avanti pretisare che la legge
che dovrà regolare (fuestì rapporti, jirevìe le intese Ira le due parti, non potrà in
alcun modo limitare la libertà religiosa
nei suoi vari aspetti contemplati dalla
Cosliluzìone di cui anche i protestanti
dehlMMiu godere in Italia con pari diritto
dei cattolici, ma disvìplinare solo le rela
zioni correnti Ira le istituzioni ecclesiastiche protestanti e lo Stato. Noi che abbiamo da tempo sostenuto appunto la lesi
della distinzione tra le norme costituzionali che trattano della libertà religiosa e
quelle che riguardano invece i rapporti
tra Chiese e Stalo, non possiamo die rallegrarci del fallo che la Corte Costituzionale
alddii ora avallato tale lesi con tutto il
peso della sua autorità.
Naturalmente non tulli i problemi relativi alla libertà religiosa in Italia sono
stali risolti con le sentenze die la (]orte
(Costituzionale ha sino ad oggi pronunriale. Infatti le affermate libertà di culto
e del ministero pastorale non esauriscono
il quadro della libertà religiosa. Inoltre
resperienza insegna che non bastano le
leggi e le sentenze anche le più autorevoli per assicurare Tesercizìo pieno di
questa libertà: occorre anche una precisa volontà politica di applicare pienamente <iuesie norme e questi giudicali.
Un grande passo in avanti è stato però
comjiiulo verso l’attuazione degli articoli
della (^oslituzione in tema dì libertà dì
cullo. Se arudie Ìti questi ultimi giorni si
sono dovuti risi'onlrare in diverse pròvliicic vari atti di intolleranza religiosa
ai danni dei protestanti e tendenti ad impedire il libero esercìzio del loro culto,
liiliavia bisogna riconoscerlo — ciò
dipende dal costume e dalla pressione
esercitata dalla maggioranza cattolicoromana e dalle nue gerarchie sulla puhhlicu coscienza e sulla pubblica opinione
ingenerando una atmosfera contraria al
pi'oteslunlesimo.
La dìiV-^a (iella li!»ertà religiosa è una
lolla perenne che obbliga ad una assidua
vigilanza: come ogni libertà, anelie la liIxutà religiosa è una conquista faticosa e
graduale clic ricliìede uno sforzo costante
per diffonderne l'esigenza nello spirito de!
popolo e poterla così mantenere durevol*”®**’*’- Giormo Pkyrot.
SCHEGGE
Calcoli errai!
Abbiamo fatto molti calcoli ardui e faticosi, durante il nostro cammino, sinché ci accorgiamo un giorno di averne dimenticato uno solo:
quello con Te, unico Signore.
Quando ce ne accorgiamo, sovente è troppo tardi per rifare la
costruzione.
Impara allora che tu non puoi costruire, veramente, con le tue
mani. Abbandonati alla sapienza del Creatore.
Salveixa
Non vi è progresso evolutivo della tua salvezza, ma un momento
eterno di essa. « Oggi se odi la mia voce, non indurare il tuo cuore ».
Domani, nell'ordine dei valori dello spirito, significa mai. 11 Regno
di Dio, non è un avvenimento futuro, ma una realtà attuale, una eterna
presenza.
Fedeltà
Essere fedeli al segreto profondo della nostra anima.
Questo vale, ed è la cosa più bella.
Ma è la cosa più difficile.
Religiosità
Vi è un atto religioso, ed è quello di rimettere la propria vita finita
e mortale, nella potenza creatrice, fiduciosi nella sua provvidenza immortale.
Ma penso vi sia un atto di più pura religiosità, ed è quello di contemplare, con animo sgombro da ogni desiderio e da ogni paura,
l'eterno nell'ora presente.
Saggeixa
La saggezza cristiana non rinuncia alle cose del tempo presente,
ma le ama nella loro radice profonda, nella loro realtà originale, che è
l'amore con cui Dio le crea.
Non solitarie e selvagge, ma tutte armonicamente coordinate nell'unità. Carlo Lupo
Lettera dalla Scozia
Ogni anno all’inizio delle attività
ecclesiastiche, uno dei nostri pastori
viene inviato in Scozia come rappresentante della Chiesa Valdese, per un
periodo di circa sette settimane. Lo
scopo di questo viaggio non è in primo luogo quello di « collettare» (come taluni credono) a favore dell’opera in Italia, ma è quello di mettere
per un mese e mezzo al servizio delle
Chiese Scozzesi un pastore italiano
che vive a stretto, contatto con il vero
Cattolicesimo Romano che evidente
mente qui in Italia si manifesta nel
modo più genuino. In questo modo la
nostra Chiesa può compiere, in mezzo alle Chiese sorelle all’estero, un ministerio di cui esse sono sempre molto riconoscenti; ed in questo modo
si può spiegare in modo molto efficace
la funzione e vocazione in terra italiana e cattolica romana, di una Chiesa Riformata
Il viaggio viene organizzato in Scozia da due Comitati : il Comitato centrale per la parte orientale e settentrionale del paese e il Comitato occidentale per la gran zona indù str ale
di Glasgow, centro con più di un milione di abitanti.
Quasi ogni mattina e pomeriggio
sono stato occupato in qualche attività e ogni sera c’era da tenere una conferenza illustrata dalle ottime diapositive fornitemi dalla Tavola. E’ entusiasmante vedere come la gente si
interessa là della nostra opera, come
molti sono già al corrente del nostro
lavoro e come si rendono conto della
importanta per tutta la Chiesa della
nostra presenza attiva in Italia.
Questa corrispondenza, ritardata a lungo per mancanza di
spazio, conserva il sue vivo interesse come illustrazione della vita della Chiesa di Scozia visitata da un Pastore Valdese
Quello che più di tutto mi ha colpito è raccoglienza estremamente gentile e cordiale ricevuta in tutte le famiglie che mi hanno ospitato, la cui
cortesia è tale che si resta confusi! Voglio solo ricordare un nome: il
segretario del Comitato Centrale di
Edimburgh, il pastore J. L. Douglas,
l’organizzatore infaticabile di cgn'
tournée » dei pastori valdesi. Quest’anno suo figlio lan Douglas, è venuto a
Roma nella nostra Facoltà di teologia
per studiare un anno all’estero. Erano svariati decenni che uno studente
scozze.se non veniva più nella nostra
Facoltà e perciò gli diamo il nostro
più cordiale benvenuto.
La Chiesa più importante in Scozia
è la « Cliurch of Scotland », chiesa riformata e con ordinamento presbite
riano come la nostra. Comprende ui,
po’ più di 2.000 chiese costituite ed
un numero leggermente inferiore d
pastori e c'rca 1.200.000 membri comu
nicanti. Questa chiesa celebrerà nel
1960 il quarto centenario della sua riforma che avvenne per opera di John
Knox nel 1560. Nel 1843 avvenne a'.l’intemo della Chiesa un grave sci
sma ed un forte numero di pastori
di Chiese si separarono dalla chiesa
ufficiale che si era troppo asserviti
allo Stato e si fondò così la Chiesa
libera. Nel 1929 nòn essendovi più mo
Attiva la Scuola di Economia Domestica
Il Consiglio Dirollivo della Scuola Valdese d'Agricoltura e d’Eeonoinia Domeslii-a (ai Monne!. Luserna .S. Giovanni) si è
recenleinente riunito per esaminare lo svolginienlo delfaltivith del l»enefii() Istillilo
durante l’anno .scorso e per formulare il
programma per l’anno ora inizialo. Con
viva soddisfazione si è eonslatala la situazione Horenle della Scuola d'Eeononiia I)omesliea. la quale conta allnalmente velili
allieve inierne. provenienli da vari Coiiiiini delle Valili Prati. Rodorello, Pomarello. S. Germano. Angrogna; Rorà, Torre Pelliei-l. oltre ad iin gruppo di giovancite apparleiienri a Comiinilà valdesi delPItalia
(lenlrii-Meridlonale (forano Sabino. Colleferro. Orsarn di Puglia). Grazie all’opera
(IHigeine- ed alacre delle dirìgenti sig.ne
Irene Gesan e Dorella Me,ynier, eoadinvale dalla sìg.na Ratini, il fnnzionamenlo dell'Islitnlo si è dimostralo veramente lodevo
le, con piena .soddisfazione delle allieve e
delle loro famiglie. I Corsi teorici e pratici della encina e della cura della casa, del
linealo e si ini. del taglio e cucilo, dell orlienlliira e del pollaio si sono svolli regolarnienle. oltre a quelli sussidiari d’ilaliano. di francese, d’inglese, di corrispondenza e eonlahilltà familiare, d’igiene, pronto soccorso e puericnltnra. Cosi è slato pienanienle raggìnniii lo scolto, per cni la
.Scuola è siala islilnita, quello cioè di formare, in un ambiente moralnienle erìsliano, esperie donne di casa, pronte non solíanlo ad assumersi ollimamenle qualunque
lavoro di casa, ma a prendere in Italia e
all'Estero, im lavoro aeeuralo e redditizio,
di carattere domestico, educativo, assisten
z'.ale. Notiamo speeialiiienle la felice riiiseila dei corsi di confezione, taglio e elicilo e di bucalo e di stiro.
Dal 1" novembre scorso si è inizialo in
modo del liuto efficace lo svolgimento dei
corsi per il nuovo anno l^SS-l^-IQ. Il Consiglio direllivo ba preso allo con eompiaeimento della prossima istiinzione del nuovo
Corxo ili conjezionp a miifdin. organizzato
grazie all’interessanienlo della Ditta Dubied
e d'un Maglifieio torinese amico; corso, clic
è sialo annunziato al pubblico con un comunicalo a parte. E" stala constatala l’cvldenlc utilità di tale Corso, non soltanto iM-r
le allieve interne, ma per tutte quelle esterne clic vorranno iscriversi, le quali saranno eonvenientemenle jireparale ad una lavorazione assai vantaggiosa, anebe dal punió di vista eeonomieo e sociale. Si è espressa viva rieonoseenza agli amici ebe baniio
voliilo prendere l’iniziativa di questa nuova allivilà; e fra essi, il sig. Mario Sereno
è sialo pregato di volervi eorlesemente dare la sua eompetenle collaborazione diretta
assniiiendone la direzione pratica ed aeeellando di far parte del Consiglio Direttivo,
con voce consnlliva.
Si sono aeeiiralamenle esamiiialì II Rdan(io consuntivo e quello preventivo dell'lslilnto. i quali hanno potuto ebitidersi in
pareggio soltanto grazie ai generosi contrilimi di amici sostenitori, ebe, riconoscendone la bontà e refficaeia, hanno voluto sanare l’inevitabile deficit. La ragione del deficit Í- ovvia: alle allieve interne, appartenenti tutte a famiglie di condizioni finanziarie assai modeste, è stala richiesta una
retta mensile estremamente bassa, tale ebe
serve a coprire soltanto una minima parte
della spesa indispensabile. 11 Consiglio pre(ieeu|ialo di tale situazione, si è domandalo se non fosse opportuno, pc'r l’anno prossimo, elevare alquanto rammontare della
retta mensile, in modo da limitare i pericoli finanziari i>er l’avvenire, 1,'argonienlo sarà aecnralamenle sludialo nei prossimi mesi. Intanici si rivolge agli Eoli ed alle persone amiebe una viva preghiera, perebè vogliano rinnovare i loro generosi conlrilnili;
ed insieme una preghiera è anche rivolta
alle famiglie delle allieve, ebe hanno qualche possibililà finanziaria, di voler offrire,
(dire la quota slabilila, nn'offerla volontaria. ebe valga a sostenere meglio la jirovvida IslilHzione.
I.a vera e propria Scuola di Agrieollura
('• rimasta ineffirienle, per la ben noia mancanza di allievi. Però il Consiglio Direttivo. grazie ad aiuti finanziari speciali, ba
pollilo svolgere un’azione utile per il migliciranienlo delle coltivazioni montane di
località parlieolarmenle depresse delle alle
Valli. Il podere dipendente dairistiuilo è
sialo eollivalo con competenza ed aeeiiralezza lodevole, ed ha potuto così assolvere
in modo soddisfacienle la sua funzione di
riforninienlo in favore della .Scuola.
Concludendo, vogliamo ancora una volta
allirare rallenzione della popolazione vallìgiana per l’intensa efficace opera ebe questa Istiinzione sla svolgendo per eonlribuire al benessere ed al progresso della nostra
regione; opera ebe merita pienamente l’interessamento e l’appoggio pratico di tulli.
tivo nella divisione, la maggior parte
dei gruppi divisi si riunirono. Solo un
centinaio di chiese si rifiutò a riuniisi non essendo sufficientemente chiare le basi dottrinali e disciplinari su
cui detta riunione voleva fondarsi.
Queste Chiese Libere sono anche molto interessate e generose nei confronti della nostra opera. Esse sono molto
rigide sia in campo dottrinario che
in campo morale. Nelle loro Chiese,
come non più di cento anni fa anche
r?elle Chiese delle Valli, non ci sono
organi o armoni, ma c’è uno degli anziani che con voce robusta intona le
prune quattro battute del salmo e poi
la comunità lo segue. In questo genere di canto c’è qualcosa di estremamente suggestivo ed arcaico. Queste
chiese libere hanno inoltre un’altra
particolarità che dovrebbe farci riflettere : non conoscono la cerimonia della confermazione. Non esiste un’età
particolare per accedere alla Santa
Cena. Uopo l'istruzione della scuoia
aomenicaie e del catechismo e degli
studi biblici settimanali, non si fa alcuna pressione morale sui giovani. Solo coloro che volontariamente si presentano, nel giorno appositamente fissato, davanti al Concistoro per dare
la loro confessione di fede, se realmente conducono una vita esemplare
e se partecipano a tutte le attività
della chiesa, vengono ammessi come
membri comunicanti a partecipare alla Santa Cena. Tutti gli altri sono
considerati membri aderenti e non si
possono avvicinare alla Santa Cena.
Il numero di membri comunicanti è
così un numero eilettivo ed il Concistoro possiede un’autorità reale che
da noi il più delle volte ha perduto.
Certo, per avere autorità effettiva, il
Concistoro deve compiere le mansio
ni che gli sono affidate, le quali consistono non solamente nel controllare quello che il Pastore fa, ma principalmente nel vigilare sulla Chiesa insieme al pastore. Ho conosciuto in
queste Chiese degli Anziani di Chiesa dalla personalità veramente notevole. Persone il cui tempo libero (e
so che erano molto occupati I ) era stato da loro dedicato ad uno studio costante delle Sacre Scritture. Persone
che sanno pronunziare con autorità
la loro parola su ogni argomento i»
nendolo alla luce della Parola di Dio.
Mi ero molto stupito all’inizio notando un strano legalismo che rigidamente sembra vietare ogni forma di
svago legittimo, persino il cinema, il
teatro, il concerto e la partita. Ma
poi ho notato che solo una minoran
za considera queste cose un male. Tino degli Anziani mi spiegava con
chiarezza, che nulla è proibito di per
se; ma d’altra parte se veramente il
gioioso Vangelo di Cristo riempie la
mia vita, non mi resterà certo molto
tempo libero se mi impegno a studiare a fondo la Sacra Scrittura e a lavorare per la Chiesa. Dovrò così ogni
volta scegliere tra ciò che mi interessa di più. Questo è l’impegno che
manca in molte delle nostre chiese e
(continua in 4» paginal
4
Sarà Lui che recherà la pace.
Sarà chiamate Principe della
pace. Mich. 5: 4; Is. 9: 5.
L'Eco delle Valli Valdesi
Abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo. Beati coloro che si adoperano alla pace.
Rom. 5: 1 ; Matt. 5: 9.
LETTERA DALLA SCOZIA
(segue dalla 3« pagina)
per questa mancanza i nostri Concistori sono spesso privi di autorità. Ho
notato invece come quei Concistori
negli « Highlands » di Scozia vigilano sulle loro Chiese e come ammoni
scono i membri comunicanti quando
non frequentano più regolarmente o
hanno una condotta poco chiara. E
se il membro ammonito non ascolta,
viene comunicata ufiBcialmente a tutta la comunità la sospensione del privilegio di avvicinarsi alla Santa Cena, per un dato periodo di mesi, fino
a che la persona non dimostri praticamente di aver capito che l’ammonimento fattogli era di estrema importanza.
Certo in questa disciplina c’è sempre un forte rischio di « legalismo ».
E qui allora il Pastore e gli Anziani
hanno il compito costante di ripetere
che la vera « dignità » per partecipa
re alla Santa Cena non viene dal nostro comportamento ma solo medlan
te la parola del perdono di Cristo a
chi è veramente pentito del suo peccato.
In questi giri compiuti nelle varie
città Scozzesi un incontro mi ha par
ticolarmente interessato e ve lo vo
glio riferire.
L’incontro con il pastore A. B.
Robson di Glasgow. Egli, come molti
altri pastori della « Church of Scotland », sostiene e pratica regolarmente quello* che qui viene chiamato il
« ministerio di guarigione ». La Chie.sa, essi dicono, oltre alla predicazione è stata mandata a compiere per
mano del Signore Risorto, « opere potenti». La Chiesa perciò anche oggi
deve «imporre le mani» ai malati,
nella piena certezza che il Signore,
se vuole, può guarire. Non importa
quale sia il risultato pratico; anche
la predicazione non va in cerca, nè
controlla i suoi risultati pratici ed il
numero delle... conversioni. Quello
che importa è la fede nel Signore che
può guarire se vuole, e la perseveranza, senza attendersi nulla di spettacolare e nessuna guarigione subita
nea. Certi pastori tengono delle riu
niorii private per questa impiosizions
delle mani; il pastore Robson tiene
un culto pubblico settimanale nella
sua grande chiesa di Glasgow. Ho
partecipato una sera ad uno di questi
« culti di guarigione ». E’ un culto come tutti gli altri con predicazione,
preghiere e inni, i malati sono seduti
alle estremità delle panche e se il malato non può venire di persona, non
importa: qualcuno può venire in sua
vece. Finita la prima parte del culto
il pastore scende dal pulpito e si avvia verso le panche tra i malati. Ogni
malato o chi per esso ha ricevuto un
cartellino su cui scriverà nome, co
gnome e malattia. Il patere legge
ogni cartellino e di volta in volta impone le mani sul capo del malato e
talvolta anche sulla parte malata e
prega in silenzio insieme con la persona, per un certo periodo di tempo,
e poi passa ad im’altra panca. La gua
rigione o un miglioramento sono avvenuti in innumerevoli casi per i qua
h non v’era più alcuna speranza, anche se però, beninteso, non c’è nessuna evidenza e sicurezza; infatti in
moltissimi casi non c’è miglioramen
to nè guarigione. Il pastore Robson
dice che il primo scopo della imposizione delle mani non è tanto la gua
rigione fisica per cui si prega, ma la
certezza del malato dell’amore e dei
perdono di Dio per lui che rimangono il più alto risultato, sia che ci sia,
sia che non ci sia la guarigione dopo
numerose volte che le mani sono sta
te imposte. L’imposizione delle mani
resta solo un « segno » che il Signore
ha dato alla sua Chiesa, segno che però la Chiesa non deve trascurare
(Marco 16; 17-18).
E’ infine sempre sorprendente di
scoprire quante persone di là sono
state in Italia e hanno avuto contatti
con la Chiesa Valdese. Una domenica dopo il culto ad Aberdeen, una
signora viene in sagrestia per dirmi
che era stata curata amorevolmente
qualche anno fa a Cortina dalla dot
toressa Graziella Lupo, dopo un grave incidente automobilistico ! Altri
mi hanno riferito come furono ospitati e nascosti in case di Valdesi delle Valli, durante il periodo partigia
no, dopo aver compiuto delle missio
ni se^te. Negli « Highlands » ho per
sino incontrato una signora di origine Valdese, di Torre Pellice, sposata
con imo Scozzese: il suo nome da ragazza era Lageard ed era vissuta per
parecchio tempo alle Valli!
T. Soggin
Dalle nostre Comunità
sani GERiuaiiiu
Le signore della Società di Cucito
promuovono per domenica 1 febbraio
alle ore 15, nella sala delle attività,
un incontro femminile. Tutte le sorelle della comunità che desiderano parteciparvi saranno accolte con gioia.
Avremo il piacere di udire il messaggio della Sig. E. Pons, vice-presidente della Federazione Femminile
Valdese. Verranno date alcune notizie
sull’opera svolta dalle Unioni femminili locali. I! pastore Bruno Corsani,
della Chiesa di Torino, ha gentilmente accettato di venire a parlarci del
suo recente viaggio in Giappone e
proietterà alcune diapositive illustrative.
SECUHDU
Il 27 COTI., con grande concorso di
pubblico, ha avuto luogo il servizio
funebre di Don Marietta, deceduta alla Rivoira in età di 83 anni, dopo bre
ve malattia. Aveva trascorso molti
anni presso la famiglia Zaccaro a Bari.
LLÜMÜ
E' stato eletto a presidente della
comunità il signor Edoardo Monney
ben conosciuto nella Chiesa Valdese
di Torino delia quale ha fatto parte.
Ci rallegriamo molto per questa elezione.
Il pastore Lorenzo Rivoira è venuto a sostituire il pastore Guido Ri
voir durante la sua assenza in Sud
america e siamo lieti che possa pro
lungare il suo soggiorno a Lugano in
attesa di una sua eventuale elezione. Intanto il Consiglio di Chiesa ha
diviso le attività ecclesiastiche fra i
due pastori in carica avendo il pastore Alberto Fuhrmann presentato
le sue dimissioni.
Il pastore Rivoira è stato chiama
to a presiedere i funerali dell’ing.
Monnet, deceduto repentinamente a
Melide. Riposa nel cimitero di Aro
gno. Guido Rivoir
L ’Union Vaudoise
de Marseille
Contrairement aux habitudes des
marmottes de Rcche Blanche (eu
d’ailleurs!), l’UNION VAUDOISE DE
MARSEILLE ne dort pas l’hiver!
Bien au contraire, et sa vitalité s’est
encore manifestée deux fois, ces
temps derniers.
Le 28 Décembre, ce fut l’Arbre de
Noèl de nos enfants, de nos 61 petits.
A leur joie de recevoir un jouet, un
livre ou un stylo, se mêla la reconnaissance de tous envers ceux qui par
leurs cadeaux ou leur aide pærmirent
la parfaite réussite de cette fête traditionelle de notre Union.
Mais l’Arbre de Noël, ce n’est pas
seulement cette distribution de cadeaux, mais ce fut aussi les chansonnettes de circonstance entonnées par
nos toutpetits. Comme ce fut aussi
une très jolie pièce jouée parfaitement par nos jeunes acteurs et dont
le leit-motiv ; « une lumière brillera »
doit faire réfléchir également les Vaudois de Marseille.
Deuxième manifestation de la vitalité de notre Union: la réunion traditionnelle autor du Gateau des Roi.s,
le II Janvier. Malgré le froid, une
soixantaine de nos membres se sont
retrouvés ce jour là entre amis, c’est
à dire avec plaisir, dans une atmosphère familiale. Mais de cette jour
née, je crois qu’il faut surtout retenir
la nouvelle de la venue probable de
notre Modérateur, à l’occasion du
prochain 17 Février. Une grande joie
nous est donc promise, mais aussi une
grande responsabilité. Vaudois de
Marseille: au travail!
Et c’est dans l’espoir que Dieu permette que se fasse cette visite, renvoyée l’an dernier, que nous adressons à M. ROSTAN nos souhaits de
bienvenue parmi nous.
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La riunione speciale di Domenica
scorsa riuscì benissimo, buon numero di nuovi venuti. Il tema scelto li
ha interessati, speriamo che i tre argomenti che furono presentati facciano altrettanto.
Il primo (pastore Sommani) riguarda la parte ecclesiastica ed invita gh
uomini dalla cinquantina in giù da
presenziare maggiormente alla parte
cultuale nelle sue diverse forme, sacrificando le opere e i servizi sociali
ad esso attinenti.
Il secondo, Edgardo Paschetto, con
un lavoro che sarebbe bene poter
diffondere, sebbene un po' lunghetto,
p^sa in rassegna le diverse branche
civiche nelle quali la categorie di uomini menzionata dal pastore dovrebbe, e come, impegnarsi.
Infine il terzo, Mario Sereno, tratta
il lato economico.
Sarebbe interessante poter elencare
i vari argomenti toccati ma bisogne
rebbe essere stenografo. Finite le relazioni il presidente mise in discussone il primo argomento, la parte ecclesiastica. Sul principio stentò un
po’ ma poi la fiamma si accese ed essa divenne animata fino alle 23. La
cont’nuazione avverrà alla seduta re
gelare di Febbraio la Domenica 15_
nella quale si spera incontrarsi con’
altri nuovi soci.
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Remo. 200 — Pascbelto Ugo, 200 — Gardiol Dante. 200 — Griva Elisa, 200 —
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Grazie !
IN BREVE
In Polonia, un certo numero di
Protestanti sposati a Cattolici romani ha ricevuto una lettera delle
autorità cattoliche che li prega di
cessare l’abbonamento al giornale
della Chiesa protestante. « Non ci
può essere che una sola verità — die la lettera — e si trova soltanto
nella Chiesa cattolica ».
(Quarantaquattro medici ed esperi in medicina hanno tenuto ad Hong
Kong la sessione inaugurale della
Conferenza d’Asia orientale sull’attività medica cristiana, sotto gli auspici della Conferenza cristiana dell’Asia orientale.
Il Signore ha improvvisamente richiamato a Sè
Ida Martinat ved. Beux
di anni 65
Addolorati per la separazione, ma
fiduciosi nelle promesse del Signore,
ne danno l’annuncio: il figlio Ettore
con la moglie Itala Grill e i figli Cariuccio e Alda; i cugini, i nipoti e parenti tutti.
« Quand’anche camminassi nella valle dell'ombra della morte,
io non temerci male alcuno, perchè Tu sei meco »
( Salmo 23 ; 4 )
Pinerolo, 23 gennaio 1959
La famiglia, commossa per la dimostrazione di simpatia, ringrazia tutti coloro che si sono uniti a lei nella
dolorosa circostanza
Prof. Dr. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Doti. Enrico Pasoal
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IN MALATTIE NERVOSE
Corso Montegrappa 37 - Torino
Tel. 756.615
Riceve presso l'Ospedale Valdese di
Torre Pellice il primo Venerdì di ogni
mese, dalle ore 10 alle 12, oppure
dietro appuntamento.
Prof. Di’. A. Bonìsconlro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'llniversità
MALATTIE
DELLA BOCCA E DEI DENTI
Pinerolo - Via Palestro, 7 - Tel. 24-98
Tutta la settimana tranne domenica
e lunedi
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA pastorale Zurigo cerca
donna servizio 30-40enne, impegn.*
minimo un anno. Stipendio sindacale svizzero. Offerte referenze a
Rulioff, Corso Regina Margherita,
205 bis - Torino.
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
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Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Termo)
La soeur et les nièces de
Elmire Louise Jalla
veuve Chambeaud
touchées par la sympathie qui leur a
été manifestée, remercient le pasteur
Franco Sommani, le Doct. Giancarlo
De Bettini, Soeur Léonie Stallé et
toutes les personnes qui les ont entourées à l’occasion de leur deuil.
« Dieu est amour ».
Torre Pellice, 17 janvier 1959
II Signore ha richiamato a Sè
Emilio Griot
Ne danno l’annuncio, confortati dalla fede nelle promesse di Cristo, la
moglie, la figlia, la sorella, la cogna
ta, i nipoti e 1 parenti tutti.
«Gesù disse: Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in
me anche se muoia, vivrà ».
Ev. Giov. 11: 2.5
?0 Gennaio 1959
Piazza de Angeli, 2 Milano
Le famiglie Chaibonnier, Frache,
Demaria, Bleynat e Gonin commosse
per la dimostrazione di simpatia ri
cevuta in occasione della dipartenza
della loro cara moglie e mamma
Maria Armand-Bosc
in Charbonnier
ringraziano tutte le gentili persone
che con scritti, fiori o di presenza
presero parte al loro dolore.
Un ringraziamento speciale al Pastore Sig. Geymet, al Cap. Calzi, alle
Maestranze Crumière ed alla famiglia Ayassot Timoteo.
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che Tu riservi a quelli che
Ti temono » Salmo 31 v. 20.
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