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Anno 126 - n. 15
13 aprile 1990
L. 1.000
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Gruppo II A/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA VISITA DI ARAFAT
CONVEGNO FCEI A FIRENZE
Pace o soluzione? ® Evangelici degli anni ’90
Solidarietà con chi è oppresso, critica e de
nuncia di una politica fatta di sopraffazione
La visita di Arafat in Italia, il
suo coUoquio con il papa, la preghiera recitata ad Assisi, rincontro con le famiglie che aiutano
i ragazzi palestinesi sono serviti
a far conoscere a molti (finora
im po’ distratti) la drammatica
realtà del popolo palestinese. Ha
anche molto impressionato il venire a sapere che nel vicino Medio Oriente la concentrazione di
armi moderne e sofisticate è tale da rendere questa regione una
delle polveriere più pericolose
del mondo intero. E se il conflitto, attualmente in corso, dovesse aumentare di tono, è facile
prevedere che esso coinvolgerebbe altri paesi che si affacciano
sul Mediterraneo.
Ma quali sono gli ostacoli sul
cammino della pace? E, prima
ancora, è giusto parlare di pace
senza prima risolvere la questione palestinese? E la questione
palestinese, è « palestinese », o
« israeliana »?
I nodi sono estremamente
complessi, e non è possibile neppure enunciarli in così breve
spazio. Ma vediamo quelli più
immediati.
E’ esploso recentemente il problema degli emigranti ebrei dalrUnione Sovietica. Fino a poco
tempo fa questi potevano godere
dello status di rifugiati, e quindi
essere accolti nei paesi occidentali. Oggi, con il processo di liberalizzazione in atto nei paesi
dell’Est, questo « privilegio » è venuto praticamente a cadere e
runico paese che cerca dì averli
è lo stato d’Israele, che ha bisogno di gente per rafforzare il
proprio rapporto demografico
con i palestinesi. Per questo lì
invia anche nei territori occupati
(sui dati precisi il governo di
Tel Aviv ha imposto la censura
militare) suscitando la reazione
dei palestinesi, che si vedono
sempre di più spodestati della
loro terra.
Come si sa il « piano di pace »,
elaborato dal governo israeliano
e sostenuto da quello americano,
prevede delle elezioni per una
« autonomia limitata » nei territori occupati. Ma prima di giungere a queste elezioni Israele
vuole due garanzie: la prima è
che l’OLP non sia riconosciuta
come interlocutore polìtico, la
seconda è che non si parli di imo
stato indipendente palestinese.
Ma sono proprio queste due pregiudiziali ad impedire che si
giunga alle elezioni come primo passo per una soluzione della questione mediorientale.
Che cosa fare? Credo che come
chiese noi dobbiamo essere solidali (e Tultimo Sinodo delle chiese valdesi e metodiste ha votato
in proposito un o.d.g.) con il popolo palestinese per i suoi diritti,
in comunione con le chiese di
Palestina e Israele le quali, fra
l’altro, da circa tre anni non celebrano più in forma pubblica
le maggiori solennità religiose.
Dobbiamo inoltre essere ben coscienti che la solidarietà con il
popolo palestinese è solidarietà
con chi è oppresso, ed è critica
contro una politica sbagliata di
violenza e sopraffazione. Un segno dunque di speranza ed un
aiuto concreto per un futuro diverso in cui arabi ed ebrei, pale
La realtà fecderata e quella delle altre chiese: un confronto costruttivo per una collaborazione all’insegna della comune vocazione
stinesi e israeliani possano vivere insieme in modo pacifico e
giusto.
Ma una è la condizione essenziale: che gli uni e gli altri abbiano, com’è loro diritto (e come
afferma l’ONU), uno stato sovrano ed indipendente entro i cui
confini si sentano garantiti e sicuri e possano godere di una pace vera.
Ma forse, per giungere a questo, è necessario che l’Occidente
aiuti rOLP e che anche lo stato
d’Israele sì lasci aiutare.
Luciano Deodato
« I partecipanti delle più diverse chiese evangeliche rendono grazie al Signore per la profonda
esperienza di fraternità che è stata
loro donata... ». Con queste parole il convegno su « Comunione e
fedeltà - L’evangelismo italiano
alla prova degli anni ’90 », che si
è svolto a Firenze, presso l’Istituto Gould, il 31 marzo-l° aprile, ha
introdotto alla fine dei suoi lavori
una serie di « raccomandazioni »
rivolte al Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (FCEI), che ha organizzato
il convegno.
Erano presenti circa 120 rappresentanti sia delle chiese che fanno
parte della FCEI (valdesi, metodisti, battisti, luterani. Esercito
della Salvezza, Chiesa apostolica
italiana. Comunità di Ispra-Varese, chiese libere) che delle chiese
che rappresentano l’ala « evangelica » del protestantesimo italiano, come l’Unione delle chiese avventiste, le Assemblee dei fratelli,
la Chiesa del Nazareno, la Chiesa apostolica, il Movimento di restaurazione (pentecostale), la Chiesa internazionale, la Missione di
Cristo per l’Evangelo, chiese pentecostali indipendenti. E’ stata notata con rammarico l’assenza del
le Assemblee di Dio e quella della
Chiesa di Cristo. Il convegno è
stato presieduto con grande fermezza e fraternità dal pastore battista Piero Sensi.
Il momento più alto del convegno è stato certamente il culto della domenica mattina, nella chiesa
battista di Borgo Ognissanti, presieduto dal past. Mario Marziale,
con la predicazione del pastore
avventista Giovanni Leonardi e la
partecipazione della corale avventista di Firenze. A sua volta il culto ha avuto il suo momento culminante nella celebrazione della
Santa Cena, in cui il vino è stato
sostituito con succo d’uva per non
turbare la sensibilità di alcuni.
Nella sua predicazione il pastore
Leonardi ha indicato la centralità
della parola di Dio, che è all’origine della chiesa, la cui missione
è predicare e rendere viva questa
predicazione nell’azione e nella
vita personale e comunitaria. Nel
processo dell’unità tra i credenti
occorre evitare l’alternativa mortificante tra impegno sociale e spiritualità, accettando di farsi sempre rimettere in questione dalla
parola di Dio. La colletta raccolta
nel culto è stata destinata al Servizio migranti della FCEI.
PASQUA
Se non avesse cantato...
« E Pietro da capo lo negò, e subito il gallo
cantò» (Giov. 18: 27).
Se il gallo non avesse cantato la vita di Pietro
sarebbe stata diversa. Questo versetto di Giovanni sarebbe rimasto un non senso, al massimo sarebbe stato un accenno ad una delle tante « incompiute » che caratterizzano la vita degli uomini e delle loro società. Un maestro tradito da
un discepolo, che se ne addolora per tutta la vita,
dopo averlo rinnegato due, tre volte con un errore
di percorso: per paura, viltà, timore di un domani non ancora manifestato. Un discepolo che non
ha successo.
Se il gallo non avesse cantato la chiesa, cioè
il popolo dei discepoli, sarebbe diventato un popolo di .scribi e farisei, chini sui palinsesti alla
ricerca di interpretazioni contrastanti. Israele
avrebbe continuato a dissertare su un Messia futuro.
Se il gallo non avesse cantato il « popolo di
Dio » non avrebbe pianto dirottamente, avrebbe
continuato a cantare gli alleluia, ma mai un miserere. Non avrebbero cantato né un Johann Sebastian Bach, né un G. Friedrich Haendel. Se il gallo
non avesse cantato la Parola sarebbe rimasta un
papiro morto.
Quel gallo cantò nella notte, verso l’alba. Era
stata una notte ordinaria. Era notte ancora e
guardie e servette mescolavano il vino e le focacce. Si discuteva della provenienza degli uni e degli altri. Non lontano il tribunale, che sta giudicando un K ribelle», un blasfemo, un eretico. Tutto ha il colore di una normalità un po' anomala,
carne nei tempi delle ribellioni popolari e delle
re.sistenze. Una guardia si affaccia alla sala delle
udienze e riporta le notizie. Un estraneo si mescola al gruppo, la sua parlata non è locale, è
un galilea. « Chi sei, chi non sei? ». Ma egli negò.
Una cronaca giudiziaria come tante altre, che non
fanno notizia. Così un Giuseppe Flavio può sbrigare la faccenda in poche righe e i contemporanei romani non registrano nulla. Quello che fa
notizia è la cronaca imperiale con le sue dispute
e le sue risse, i suoi attentati, i confini con la
Dacia, la GalUa, la Bretagna. Non poteva fare notizia l'eliminazione di un ribelle, di uno senza
cittadinanza romana, giustificata dall'equilibrio di
un mondo comune sempre uguale, senza pace e
senza giustizia.
Ma gli Evangeli ripetono ed insistono: Pietro
fu avvisato, i discepoli udirono gli annunzi della
Passione. E essi fuggirono, e il loro portavoce,
quasi per caso, non per espressa volontà, lo negò
tre volte. E il gallo cantò.
Gli architetti hanno espresso l’importanza del
cristianesimo con dei segni: cupole, croci, campane. Alcuni hanno riportato sul punto più alto il
gallo della notte del rinnegamento, oppure l’angelo dell’Apocalisse, che annunzia la fine del mondo e la venuta del regno. Quel gallo continua a
cantare sulla testa dei visitatori, dei mercanti, delle venditrici di tessuti e di fiori, dei banchieri e
dei pastori, delle guardie e degli operai. E invita
gli uni e gli altri, i laici e i religiosi al pentimento, al rinnegamento del rinnegamento, all’inizio
della risurrezione. Li invita al canto della confessione di peccato, alla confessione della fede, alla
ripresa del cammino della speranza.
Nessuno potrà impedire il grido del gallo della
notte: né il tradimento dei discepoli, né la sicurezza delle chiese, né i laici, né gli ecclesiastici
con tutte le loro gerarchie e con tutti i loro paramenti, né le assemblee più attente e competenti.
Gli uomini continueranno a sbagliare, ma il gallo
non sbaglierà nel richiamare gli uomini al ravvedimento ed alla speranza. I Sinedri non prevarranno.
Carlo Gay
L’intensa partecipazione al culto era stata preparata dalle relazioni e dai dibattiti del convegno,
introdotto da uno studio biblico
del past. Mario Affuso (Chiesa
apostolica italiana) che ha sviluppato il tema della fedeltà come
premessa della comunione. Una
fedeltà non ripetitiva e ancorata
al passato, ma creativa e capace
di accogliere il nuovo. Tre relazioni hanno elaborato il tema del
convegno: quella dello storico Domenico Maselli sulla storia, identità e ruolo spirituale dell’evangelismo italiano; quella del pastore
Luigi Santini sulle esperienze di
comunione esistenti; quella del pastore Giorgio Girardet sulle frontiere dell’evangelismo italiano.
Maselli, nella sua relazione storica, ha indicato quattro origini diverse dell’evangelismo italiano:
l’esperienza dei valdesi, la Riforma italiana del ’500, le chiese
straniere in Italia (luterane, anglicane, presbiteriane) che hanno fatto da ponte con il protestantesimo
mondiale, le comunità risorgimentali nate dal ripensamento della
Riforma. Maselli ha affermato che
impegno sociale e espansione evangelistica sono ambedue presenti sia nelle chiese cosiddette «storiche » (che oggi fanno parte della
FCEI), sia in quelle « evangeliche ». Oggi occorre uno scambio
tra « teste pensanti » di ambedue
le parti e un impegno comune di
fronte alle sfide del nostro tempo.
Santini ha affermato che gli
evangelici hanno imparato a fare
delle cose insieme; se nel passato
si privilegiava l’ortodossia, cioè
le specificità teologiche, oggi si
privilegia l’ortoprassi, cioè lo stare e l’agire insieme. Come segni
di questa comunione esistente Santini ha indicato gli incontri sul piano locale, le manifestazioni pubbliche, i culti in comune, l’esistenza di Consigli dei pastori e anziani in cui sono presenti tutte le
denominazioni, mentre ci si incontra in esperienze di servizio e
di volontariato.
Girardet ha messo in rilievo come oggi l’opinione pubblica e gli
studiosi si siano accorti che anche
in Italia esiste un pluralismo religioso, facendo tuttavia spesso confusione tra le varie chiese e movimenti, ricomprendendo sotto il
nome di « sette » realtà molto diverse. Pur rintracciando alcune
costanti presenti nei movimenti
religiosi attuali, Girardet ha osservato che l’evangelismo italiano
si distacca dal quadro delle nuove religioni su punti qualificanti
come la centralità della Bibbia,
una forma di culto ben definita,
dove non si dà nessuno spazio a
forme simboliche, nuove o antiche,
che non abbiano un radicamento
nella tradizione biblica; i principi
e i comportamenti etici hanno un
Maria Sbaffì Girardet
(continua a pag. 12)
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commenti e dibattiti
13 aprile 1990
RICORDANDO
ACHILLE DEODATO
La creazione del Convitto valdese
di Pinerolo, ad opera del pastore Achille Deodato e signora, ha rappresentato un prezioso punto di riferimento per molti giovani degli anni
sessanta-settanta, in particolare provenienti dalle valli, risolvendo per la
maggioranza il problema del difficile
accesso alle scuole secondarle e per
gli altri l’approccio alle prime occupazioni lavorative.
Chi ha vissuto in prima persona la
bella e costruttiva esperienza di vita
comunitaria al convitto, negli anni della
sua adolescenza, conserva un vivo e
nostalgico ricordo per questo ambiente
reso familiare e tanto accogliente grazie alla spiccata sensibilità umana e
maestria dei suoi conduttori.
Per ovvie ragioni, chi destinava maggior tempo al ragazzi era la sig.ra
Deodato, sempre vigilante con dolcezza
e saggezza che ogni cosa funzionasse
per il meglio, gratificando tutti.
Il sig. Deodato (così veniva chiamato di preferenza), molto impegnato
come guida ed operatore nella chiesa,
nella Foresteria di Torre Pellice, inutile è dilungarci su ciò che è ben noto,
trovava quotidianamente il tempo di
incontrare i suoi convittori per conversare con loro sulle problematiche
esistenziali degli anni verdi, sulle questioni scolastiche e quindi di prassi
giornaliera. A volte, il luogo d'incontro era il giardino, il campo da gioco,
la saletta del ping-pong, oppure lo diventavano le varie dislocazioni adibite a luogo di studio.
In ogni spazio, come in ogni caso
ed occasione, la sua presenza era
avvertita con piacere, perché oltre alle sue attitudini paterne ed al suo
sorriso che infondevano protezione ed
affetto, sapeva anche presentarsi come • l'amico più grande » nel quale
si può pienamente confidare.
Questo duplice ruolo sapeva espletarlo con efficacia, ricorrendo alla sua
semplicità di uomo dotato di fede
profonda, vissuta mediante la testimonianza ferma e continua dell'amore
verso II prossimo.
Con profondo affetto e grande riconoscenza ricordiamo quindi il sig.
Deodato ed il suo insegnamento, trasmesso anche durante i momenti di
meditazione serale.
lettera firmata
Vorrei ricordare un aspetto del
ricco ministero del pastore Deodato
al quale ho potuto assistere negli anni passati in Italia: la sua straordinaria capacità di tessere e mantenere,
insieme a sua moglie Lillina, tanti contatti e legami di amicizia con sorelle
e fratelli evangelici dall'estero. Attraverso il suo impegno la Chiesa valdese ed il protestantesimo italiano hanno guadagnato tanti amici fedeli. Stava
ancora organizzando in prima persona
le visite di un gruppo svizzero e di
uno inglese alla Foresteria valdese di
Torre Pellice. Fino all’anno scorso accompagnava dei gruppi esteri in regioni lontane affinché conoscessero bene
anche le realtà di diaspora delle nostre chiese. Durante questi viaggi usava raccontare della sua ricca esperienza come pastore e moderatore, nella
quale ha messo un accento sulla cura costante dei legami con chiese sorelle (non solo in Europa): dai contatti con degli americani evangelici a Napoli durante la guerra, all’opera per i
profughi russi a Villa Olanda, all'istituzione della Foresteria valdese, fino all'infaticabile organizzazione di soggiorni
Interessanti e piacevoli insieme per dei
gruppi italiani ed esteri, per poter conoscere le diverse realtà evangeliche.
Grazie a questo collega anziano ho potuto conoscere, come giovane pastore
straniero, molte chiese protestanti fuori dalle valli. Spero che saremo capaci di mantenere nelle nostre chiese
questa rete di legami e visite amichevoli con un impegno altrettanto instancabile quale • Deo » l’ha vissuto.
Susanne Labsch, Torre Pellice
Abbiamo ricevuto con grande tristezza la notizia della morte del nostro
caro amico, il pastore Achille Deodato.
Scrivo da parte di molti membri dello
"URC Waldensian Fellowship" e anche
della Chiesa riformata unita per esprimere il nostro ringraziamento veramente profondo per tutti i benefici che
abbiamo ricevuto durante gli ultimi
dieci anni. Senza l’aiuto del pastore
non sarebbero stati possibili tanti
nuovi contatti fra le nostre due chiese.
Ricordiamo con gioia tre visite di
gruppi inglesi nelle Valli nel 1981,
1983 e 1986; e ancora visite di gruppi italiani in Inghilterra nel 1982 e
1985, organizzate dal pastore Deodato.
Molte comunità inglesi sentiranno di
aver perduto un amico. Vorremmo
mandare un messaggio di simpatia
cristiana alla Chiesa valdese e specialmente alla nostra cara amica Lillina
Deodato e al figlio Luciano.
Ruth Cowhig,
URC Waldensian Fellowship Manchester (GB)
Che cosa si può dire quando muore
un pastore? Che siamo tutti un poco
orfani. E non già perché egli volesse
farsi chiamare padre o maestro, ma
per l'amore con il quale ha saputo
renderci forti.
Si pensa ad Achille Deodato e subito viene alla mente tutta la sua famiglia. il calore di tutti, la serenità, la
gioia.
E’ strano parlare di gioia mentre si
piange, ma la grande tristezza, in questo caso, non deriva da una sensazione
di vuoto incolmabile. Si può piangere
e sentire, insieme, gratitudine ed anche speranza.
Achille Deodato non alimentava i sensi di colpa e le inutili ritrosie di chi lo
cercava per parlargli, neppure se il suo
interlocutore era un adolescente, o uno
che non si sapeva esprimere, o una
donna troppo pronta a farsi da parte.
Credeva nelle capacità di ognuno e
« non sospettava il male ».
Organizzando il Convitto valdese di
Pinerolo non ha dato solo, alle ragazze
ed ai ragazzi delle Valli, un'opportunità
dal valore incalcolabile per ciò che concerne i probemi pratici legati alla frequenza, altrimenti impossibile, di una
scuola superiore, ma soprattutto una
grande lezione di vita.
Aveva fiducia in noi e tutta la sua
famiglia, insieme a lui, ci ha fatto capire con la propria presenza e comprensione che cos'è la libertà.
Ma la libertà, ci ha insegnato Deodato, deve produrre frutti. Dunque chi è
libero non deve tacere, non deve rinunciare a battersi, non ha il diritto di
nascondere il proprio talento con la
scusa di non sapere come utilizzarlo.
Questo colpiva in lui: la consapevolezza profonda del male che minaccia
l'umanità, e che parte dal cuore e dal
cervello deH’uomo stesso, e insieme la
grande fiducia nelle risorse positive che
Il Signore ha posto in ogni persona,
capaci di trasformare ciò che si sta
deteriorando.
Credo che molte, molte persone siano riconoscenti per averlo incontrato e
condiviso con lui una parte della loro vita.
Graziella Lami Tron, Abbadia Alpina
La Chiesa valdese di Pinerolo ricorda
Achille Deodato, che è stato pastore
della nostra comunità per quattordici
anni.
Siamo grati a Dio per l’opera che
questo fratello ha svolto durante quegli anni, coinvolgendoci anche in forme concrete di servizio, quale il Convitto per studenti delle Valli che frequentavano le scuole superiori di Pinerolo.
Esprimiamo di nuovo alla famiglia il
nostro affetto.
Il Concistoro
IL MESSAGGIO
RELIGIOSO
DI VAN GOGH
E’ il percorso di un uomo cosciente
della propria originalità e delle proprie
debolezze, in una affannosa ricerca coloristica e trascendente, nella profonda fede acquisita dal padre pastore
protestante, in un fondamentalismo di
purezza evangelica, che per sua natura
Irrequieta condusse una vita intensa
in una sensibilità fantasiosa che lo
portava alla solitudine e alla povertà
per le continue incomprensioni e sconfitte. Partendo dalla teologia calvinista, si portò al gran « libro » della
natura verso il mistero del, creato.
« Vi è qualche cosa d'infinito nella pittura » (dalla lettera al fratello Theo).
« Trovandomi nella miseria, ho in me
un'armonia e una musica calma e
pura» (lettera n. 218).
Come lo stesso Van Gogh scrive,
egli dipinge il « mondo dell'amore
verso le cose finite nella luce solare dell'Infinito ». Il suo innato misticismo, travasato neU'ardente problematica dell'arte più pura. Del grande artista si è fatta la storia di un povero
alienato o di un « santo » martire della pittura. Nelle sue tele della tecnica
sorta dal neo-impressionismo c'è una
originalissima visione spazio-temporale
che esula da ogni stilismo: le notti
stellate, i campi di grano, le pianure
collinari, I girasoli, gli autoritratti ricchi di sofferta umanità rivelano il suo
dramma, specie negli anni giovanili
della sua vita.
Al fratello Theo confessò che per
lui la religione era » un'idea vivente »
e si identificava con quegli uomini che
amava e con i quali aveva scelto di
condividere il destino di emarginati.
Scriveva, ad esempio: « Nel mietitore vedo una figura che lotta e vedo un'inrunagine della morte dove l'umanità è il grano che essa miete; ma
non c'è niente di triste, tutto succede
con un sole di una luce d'oro puro »
(sett. 1889).
Con l’inaugurazione, il 30 marzo ad
Amsterdam, di una mostra, completa e
panoramica, di tutte le sue opere
(che sarà seguita da altre celebrazioni fino al prossimo autunno), gli studiosi di tutto il mondo e gli « adoratori »
del suo originalissimo stile potranno,
finalmente, avvicinarsi alla singolare
personalità del maestro. Da tutto scaturisce che la sua è un'arte nata da
un impulso altruistico in una esistenza per noi irrazionale, ma sincera nella
intensità dove ritroviamo il significato
della prima esperienza religiosa vissuta. Questo suo « credo » ci pare ravvisarlo in una famosa frase tratta dall'epistolario: « Cristo è stato- certo il
maggiore di tutti gli artisti perché, sdegnando marmo, argilla e colore, lavo»
rò direttamente nella carne vivente ».
Elio Rinaldi, Firenze
« Verrà il giorno in cui la pittura di
Van Gogh tornerà per spazzare via
la polvere di un mondo in gabbia che
Il suo cuore non riusciva più a sopportare » '. Il tormentato cammino di Vincent Van Gogh (1853-1890) può essere
paragonato ad un pellegrinaggio drammatico fra le sofferenze, l’incomprensione, e la brama di giungere ad un
traguardo di luce e di eternità.
Sabato 21 e domenica 22 aprile —
— SAN FEDELE D’INTELVl (Co): Presso il Centro « Piero Andreetti » si tiene
Il convegno di » Fede e testimonianza » sul tema « Il razzismo nella società italiana » con la partecipazione
del past. Bruno Tron e del dr. Carlo
Brunati. Per informazioni telefonare al
past. Ennio Del Priore 031/273440.
Domenica 22 aprile — SAN FEDELE
DTNTELVI (Co): Alle ore 14.30 presso
il Centro « Piero Andreetti » si tiene
l’Assemblea generale degli Amici del
Centro stesso. Informazioni 031/273440.
Dal 23 al 24 aprile — VALLECROSIA:
Organizzato dal V Circuito delle chiese
valdesi e metodiste si tiene presso
la Casa valdese l'incontro pastorale
italofrancese. Il tema affrontato è « La
fede nel Dio unico », con relazioni dei
pastori Gino Conte, Daniele Garrone,
Letizia Tomassone e del rabbino Giuseppe Momigliani. Per informazioni
tei. 0183/680019 (past. Ugo Tomassone).
Martedì 24 e mercoledì 25 aprile —
AGAPE: Il Dipartimento diaconaie del
1° distretto organizza un convegno sul
tema dell'accompagnamento del morente. 1 lavori, presieduti dal pastore
A. Taccia e a cui collaborerà il dott.
Claudio Foti, prevedono alle 14.30 del
24 le relazioni su varie esperienze, a
cura di Paola Grand, Assunta Bianciotto. Paolo Fiorio, Giorgio Baret, don Renzo Rivoira, Klaus Langeneck e Gianni
Losano.
Il giorno successivo il lavoro sarà
in gruppi, per terminare con ie conciusioni e le indicazioni su iniziative fu
ture. Per informazioni: Anita Tron, presso CiOV, Torre Peliice, tei. 0121/91536/
91606.
Dal 28 aprile al 1° maggio — SANARY-SUR-MER (Costa Azzurra): Si
tiene un incontro europeo dei lavoratori
sul tema « L'Europa e noi? ». E' prevista una delegazione italiana di 15
persone organizzata dall'Associazione
Amici di Agape e dal Centro culturale • Lombardini » di Cinisello. Per informazioni rivoigersi alla redazione del
nostro giornale 011/655278 (Giorgio
GardioI).
Sabato 28 aprile — martedì 1° maggio — FRAMURA (SP) : « Giocando ai
teatro » è il titolo di un laboratorio
teatrale di approccio attraverso i giochi
cooperativi. L’incontro è diretto da
Sigrid Loos e Antonio Avolio e si rivolge ad insegnanti, educatori, operatori
sociali. Per informazioni tei. 06/7663869
- 5615650 (A. Avolio).
Sabato 28 e domenica 29 aprile —
BETHEL (Taverna) : Si tiene i'Assemblea
deil'Unione dei predicatori locali delle
chiese metodiste e valdesi. Reiazioni di
Ermanno Genre e di Daniele Garrone.
Per informazioni rivolgersi a Leonardo
Casorio tei. 0586/751241.
Martedì 1° maggio — BARI: Presso
la Chiesa battista, a partire dalle ore
9.30, si svolge un incontro promosso
dalla Federazione delie chiese evangeliche di Puglia e Lucania, dai titolo:
« Ecumenisano e questione meridionale ». Introducono i pastori Anna Maffei e Eugenio Stretti.
delle valli valdesi
‘ Da « il mito di Van Gogh » - Casa
editrice Lubrina: la citazione è di Antonin Artaud.
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L'Unione per la lettura delia Bibbia
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Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
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Amministrazione: Mitzi Menusan
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75.000
110.000
via Pio V. 15
Il n. 14/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 4 aprile e
a quelli delle valli valdesi II 5 aprile 1990.
A questo numero hanno collaborato: Valter Cesan, Giorgina Giacone,
Claudio Pasquet, Francesco Petrosillo, Teofilo Pons, Paola Robert, Eugenio
Stretti.
3
p
13 aprile 1990
commenti e dibattiti
IL DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
L’importo vada allo Stato
L unicità del bilancio e la destinazione della somma - Tasse e etica
protestante - Dobbiamo rifiutare il « marchingegno concordatario »
In alcuni degli interventi finora pubblicati nel dibattito «8
per mille, che fare? » mi pare
che traspaia ima certa animosità nei confronti dei fratelli che
nel Sinodo ’88 votarono a favore dell’odg presentato dalla CdE,
che sarebbe stato approvato
con un solo voto di maggioranza.
Da parte mia non ho alcun
risentimento verso chi allora votò contro: tra questi ci sono dei
pastori che mi hanno predicato revangelo in modo esemplare,
ci sono fratelli ed amici che hanno dato alla Chiesa lunghi anni di preziosa e disinteressata
collaborazione. Come potrei avere nei loro confronti altro che
un sentimento di profonda gratitudine e non riconoscere anche
in loro quella libertà di giudizio
a cui non saprei in alcim modo rinunziare per me? A mio
avviso ognuno è libero di giudicare secondo coscienza, ma è
necessario partire dai fatti quali
sono nella concreta realtà e non
nella immaginazione. Tanto per
fare qualche precisazione, è bene ricordare che il risultato delle votazioni del Sinodo ’88 fu di
74 sì, 64 no e 9 astenuti. Il che
significa che tra i sì e i no c’è
una differenza di 10 voti e che
9 deputati hanno preferito non
esprimere il loro parere. Uno di
questi, im pastore, nella dichiarazione di voto spiegò il motivo
della sua astensione col suo disaccordo con l’emendamento
proposta all’ultimo momento
dalla TV, a suo avviso troppo
aperturista perché prevedeva lo
studio di ima ipotesi di deducibilità delle erogazioni liberali a
favore delle nostre chiese. Il
cosiddetto scarto di un punto è
solo un fatto numerico che deriva dalle nostre discipline che,
ai fini dei conteggio, parificano
gli astenuti ai contrari, ma la
sostanza, cioè fi parere espresso
dai deputati non cambia, e quello non espresso non possiamo
conoscerlo.
Sorvolo sul fatto che l’8 per
mille non è denaro nostro che
abbiamo diritto di destinare come vogliamo, perché l’intervento di Paolo Sbafiì (n. 12 del giornale) ha già spiegato chiaramente che fa parte delle imposte da noi dovute allo Stato e
che lo Stato, per un infelice intrallazzo concordatario, ha dato
facoltà ai cittadini di dedurlo per
destinarlo in prima istanza alle
necessità della chiesa cattolica.
Tra l’altro con la formula perversa che le scelte espresse stabiliscono le percentuali di ripartizione tra Stato e Chiesa anche
per le scelte non espresse (che
saranno certamente molto numerose, tenuto conto della distrazione e deH’indifferenza che
purtroppo regnano nel nostro
paese su questa materia).
Aggiungo ancora che per quanto ho potuto apprendere in materia di economia e sul principio
deH’unicità del bilancio, è una
pia illusione pensare di poter
destinare solo alle opere e non
anche al mantenimento del culto gli importi che potrebbero
essere destinati alle nostre casse a titolo di otto per mille. E’
inevitabile, infatti, che l’alleggerimento che potremmo avere
nella voce opere farebbe automaticamente confluire risorse
sulla voce culto.
A titolo personale ritengo anche un’altra illusione il pensare
che noi siamo tanto interessanti per i nostri connazionali non
evangelici, i quali attenderebbero soltanto di vederci nella
lista per fare subito confluire le
loro scelte sulla nostra denominazione.
L’unica soluzione dei nostri
problemi finanziari, a mio avviso, è che un sempre maggior
numero di fratelli si convinca
ad aderire concretamente alla
campagna delle 3P (3% sul reddito personale di ciascun membro di chiesa). Quando avremo
risanato i nostri problemi per
questa via, potremo più serenamente discutere anche dei nostri
rapporti finanziari con lo Stato. Mi auguro che ciò possa avvenire prima della scadenza
del decennio al termine del
quale si dovranno riesaminare le
nostre Intese.
Un’altra leggenda che ritengo
sia da sfatare è quella che noi
siamo tanto più bravi dello Stato nell’amministrazione delle opere. Senza mettere in discussione l’onestà di alcuno, la mia
esperienza di tanti anni di membro della CED e di alcune CdE
mi ha fatto constatare che quelli
che più parlano di opere ritengono di aver soddisfatto il proprio compito delegando l’incarico a dei poveri cirenei, spesso
oberati da altri compiti e privi
di competenza specifica. Col risultato che nella giungla delle
norme e dei regolamenti questi
sono costretti a rivolgersi a consulenti locali sui cui suggerimenti è talora meglio sorvolare.
Sta di fatto che si è dovuta anche in Sinodo constatare la dissipazione di cifre molto rilevanti
per i nostri bilanci senza il raggiungimento dei risultati auspicati.
Ciò premesso, io mi domando
per quale ragione noi valdesi e
metodisti nella prossima dichiarazione dei redditi dovremmo fare la nostra scelta a favore delle
chiese avventiste o pentecostali e
non dello Stato. Le chiese predette hanno ritenuto di avvalersi di questo tipo di collabora
zione con lo Stato, sia pure nella
forma pulita di accettare solo
le scelte espresse, ed è giusto
che i fratelli di queste chiese
si regolino secondo la loro coscienza. Noi dobbiamo essere
sempre solidali con questi fratelli, anche perché condividiamo con essi il non lieve travaglio di essere minoranza in questo paese, ma non vedo perché
si debba andare oltre.
Ritengo invece inaccettabile il
suggerimento di non destinare
allo Stato un importo per un
compito che è istituzionale dello
Stato stesso, importo che oltretutto è una modestissima aliquota delle imposte da noi dovute. Poiché il denaro dei cittadini non è certo bene amministrato, dovremmo noi addirittura evadere le imposte? Non
mi sembra che questo concetto
sia mai entrato nell’etica protestante e mi rifiuto di prenderlo
in considerazione. Mi sembra
invece sia dovere di noi tutti
battersi sempre e con ogni mezzo perché il denaro pubblico
sia onestamente amministrato
e costituire punto di riferimento e di supporto per tutti i
nostri connazionali, di qualsiasi
convinzione religiosa e politica,
che abbiano la stessa aspirazione.
Per concludere, dichiaro anche
che mi adoprerò al massimo
delle mie possibilità nei confronti degli indifferenti e dei distratti
affinché facciano ben chiara la
loro scelta a favore dello Stato,
I>er dare il mio modestissimo
contributo al contenimento dell’effetto perverso del marchingegno concordatario.
Umberto Beltrami
Non bastano 992?
Ripensiamoci!
Le altre 8 lire sono, ovviamente, il famoso 8 per mille per il
quale lo Stato concede una discrezionalità di scelta: inezia percentuale sulla globalità del tributo ma, ugualmente, indice prezioso attraverso cui il contribuente può esprimere — per la
prima volta nella nostra storia
tributaria — una opzione di significato rilevante: libera scelta
sulla destinazione di parte del
proprio carico fiscale (Stato,
Chiesa cattolica, altre confessioni religiose).
Perché rinunciare a questo diritto di scelta? Perché non poter optare a favore della Chiesa
valdese, dimostrando appartenenza o apprezzamento ad essa?
Soprattutto, perché non dare
la possibilità al contribuente italiano, non valdese e magari non
credente, di destinare 8 su 1.000
lire di tributo a questa nostra
chiesa così presente nel panorama nazionale anche sul piano
culturale, sociale, nell’ambito
della difesa dei diritti civili e dei
principi di laicità?
L’8 per mille non è la tassa
ecclesiastica di quei paesi europei che, comunque, anche in virtù di questa tassa continuano ad
aiutarci: è, certamente, lo strumento attraverso cui la Chiesa
cattolica potrà largamente compensare la perdita di antichi privilegi ecclesiastici; ma, ugualmente, è libertà di scelta, possibilità dì giudizio, mezzo di apprezzamento e fiducia.
Se... per un punto Martin perse la cappa... non è concepibile
che per soli uno o due voti il
Sinodo valdese abbia respinto
l’8 per mille. Su questioni di così grande importanza il voto deve essere espressione largamente maggioritaria dopo approfondita e matura riflessione. Così
non è stato, anche perché le nostre comunità non hanno valutato appieno tutti i risvolti del
problema e, soprattutto, il significato profondamente innovativo e libertario dell’8 per mille. Mi associo quindi a coloro
che chiedono pressantemente
che il problema venga riproposto in sede sinodale, analizzato a
fondo, dibattuto senza pregiudizi o preclusioni.
Il denaro delT8 per mille è
un bene da amministrare con
saggezza e non da ripudiare: nella grande maggioranza dei casi è
frutto di onesta fatica, operosità, ingegxio. Non è l’anonimo
« contributo dello Stato » ma
scelta responsabile del cittadino
che esige l’impegno per un uso
ottimale, finalizzato a destinazioni, attività, opere che la collettività giustamente sollecita.
La buona amministrazione del
pubblico denaro può essere, essa
pure, strumento di testimonianza; anche per la Chiesa valdese.
Infine, accettando l’8 per mille si realizzerebbe l’auspicata
più ampia autonomia economica
nostra rispetto alle Chiese protestanti estere e sarebbe possibile destinare parte del bilancio
ordinario al doveroso miglioramento delle condizioni di vita
di pastori e laici che a tempo
pieno lavorano nelle nostre comunità.
Marco Ricca
Secondo le Intese:
no ai finanziamenti
Le (disponibilità linnitate: occorre che verifichiamo il nostro senso (di responsabilità
Seguo settimanalmente il parere dei lettori in merito al dibattito sull’8 per mille.
Sul n. 11 del 16 marzo, in seconda pagina, l’autore dello scritto confonde l’eventuale uso dell’8 per mille con i doni dall’estero e ritiene incoerente il rifiuto del primo e l’accettaziòne dei
secondi.
Non è mia abitudine polemizzare, mi pare invece che sia incoerente il paragone. L’8 per
mille dovrebbe servire per il finanziamento delle opere sociali,
i doni dall’estero servono per il
ministero della predicazione e
dell’evangelizzazione. Trovo infine inaccettabile la « fraterna
battuta » avente la pretesa di
giudicare i propri simili, particolarmente fratelli in fede, allo
scopo di dimostrare l’opportunità di accettazione del finanziamento statale.
Sono contrario alla richiesta
dell’8 per mille, desiderando rimanere fedele ai motivi che hanno consigliato la sottoscrizione
delle « intese » con lo Stato, rifiutando qualsiasi finanziamento.
Essi costituiscono privilegi e negazione di parità di diritti fra i
cittadini. Non mi pare una buo
na ragione pretendere il beneficio dell’8 per mille solo perché
lo Stato si dimostra incapace nella gestione del pubblico denaro.
E’ nostro dovere promuovere
ogni tentativo affinché la pubblica amministrazione impari a gestirlo a dovere.
Se le nostre disponibilità economiche sono limitate, ciò dipende da noi valdesi e metodisti. La ricerca della sufficienza
è direttamente proporzionale al
nostro più elevato senso di responsabilità ed alla più sincera
fedeltà alla Parola di Dio. Più
sincera sarà la nostra fede, più
saremo disponibili alle esigenze
delle attività sociali della chiesa. La coerenza deve farci privilegiare il dono della libertà del
credente in Cristo, che è grazia
del Signore, e ci aiuterà a rifiutare qualsiasi compromesso. Sarà a noi più facile comportarci
da testimoni delTevangelo e dimostrare come si tutela l’uguaglianza fra i cittadini. Con Tavvicinarsi dell’anno 1995 riparleremo dell’8 per mille ed eventualmente anche della detrazione dal reddito, ai fini fiscali, dei
finanziamenti alla nostra chiesa.
Umberto Vedova
OPINIONI A CONFRONTO
Gli intellettuali e
papa Wojtyla
« L’unica forza spirituale europea »? - Una serie di affermazioni su cui occorre riflettere
In un articolo sull’Espresso
(n. 12-13, 21/3-1/4 1990), Roberto
Cotroneo riferisce le opinioni di
alcuni intellettuali e politici di
grido in merito all’attuale pontificato: vale la pena, credo, di
trascriverne una scelta, per Tedificazione di chi non leggesse
abitualmente il suddetto settimanale.
Cominciamo con Gennaro Acquaviva, esponente del PSI, già
illustratosi per le proprie posizioni clericali in materia di ora
di religione. A suo parere, Giovanni Paolo II « ha portato alla sede romana il sentimento del
valore della libertà (...). Questo
sentimento ha dato al papato
una nuova linfa che lo ha reso
partecipe di tutte le speranze
umane di libertà (...), le stesse
speranze su cui il movimento socialista è fondato ». Buono a sapersi.
Passiamo ai post-comunisti.
Giacomo Marramao proclama
suWUnità che l’attuale pontificato « si presenta come l’unica forza spirituale europea in grado
di prospettare questioni di portata universale ». Stando così le
cose, bisogna affrettarsi a saltare sul carro: e infatti, il filosofo ritiene che giudicare Wojtyla
integralista sia « superficiale »:
bisogna « fare un’analisi più profonda ». Come primo stimolo in
questa direzione, Marramao ci
invita a « riflettere sulle radici
cristiane (nel senso appunto
wojtyliano dell’espressione, è da
supporre, ndr) dell’Europa ». « Le
differenze di approccio che esistono ancora (corsivo mio, ndr)
tra il linguaggio del papa e il
nostro (di chi? ndr) derivano
dalle diversità storiche e rendono serv'izio a esigenze che tutti
(tutti chi? ndr) riconosciamo
complementari anche là dove
non appaiano riducibili ». Cioè:
anche se, per ora, Marramao
non va in pellegrinaggio dalla
Madonna nera, il suo pensiero
e quello di Sua Santità si completano in una mirabile sintesi,
in cui la (provvisoria) diversità
di linguaggio, lungi dal disturbare alcuno, rende più variopinto e interessante il quadro.
Wojtyla sembra aver stregato
anche Massimo Cacciari, altro
post-comunista, esponente della
corrente filosofica che (con ragione, a quanto pare) si definisce del « pensiero debole ». Cacciari se la piglia con Hans Kùng,
prete e teologo, ma secondo lui
troppo antipapalino. « Kùng non
è noto per il suo rigore storicoteologico (Cacciari, invece....
ndr) e lo dimostra in continuazione. Si accusa Wojtyla di essere convinto dell’egemonia della Chiesa cattolica. E perché stupirsi? Perché non dovrebbe avere questa pretesa? ».
Qui approda, per il momento,
l’itinerario dell’ex agitatore. Quali i futuri sviluppi?
Fulvio Ferrarlo
PROTESTANTESIMO
IN TV
domenica 15 aprile
RAIDUE
ore 23,30 circa
Replica: lunedì 23 aprile
RAIDUE
ore 10,(X) circa
LA PIETRA
DELLA SPERANZA
Culto di Pasqua registrato
nella chiesa battista di Mottola. Regia di Gianna Urizio.
4
4 chiese e stato
13 aprile 1990
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
Senza obbligo di restare a scuola
Gli Studenti che scelgono di non avvalersi dell'IRC non possono essere costretti a frequentare ore « alternative » - Le sentenze del TAR Lazio e le ultime puntate della lunga vertenza
Gli studenti che hanno deciso
di non scegliere rinsegnamento
religioso cattolico (Ire), né le attività alternative, non possono essere obbligati a restare a scuola.
Lo affermano ormai numerose
sentenze della magistratura, sia
amministrativa che ordinaria.
A ricorrere alla magistratura
ordinaria (pretori) sono stati numerosi genitori che avevano deciso di trattenere a casa, quando
Tire era collocato alla prima ora,
o di far uscire un’ora prima,
quando Tire era collocato all’ultima ora, i propri figli. I pretori
erano chiamati « in via d’urgenza » a decidere se era lecito il
comportamento di quei presidi e
direttori didattici che si rifiutavano, anche con minacce di provvedimenti amministrativi, e in
qualche caso penali, di accettare
tale prassi. I pretori hanno generalmente accettato la tesi dei genitori ed hanno stabilito che si
può uscire da scuola in corrispondenza deirirc, se non si sono scelte le attività alternative.
Particolarmente importanti sono poi le due sentesjze del 30 marzo scorso del TAR del Lazio (la
617/90 e la 618/90) perché hanno
espresso un giudizio molto chiaro su quello che potrebbe essere
l’ultimo tentativo del Ministro
della Pubblica Istruzione di considerare Tire come materia curricolare, opzionale ma non facoltativa.
Come si ricorderà la Corte Costituzionale, con sentenza dell’ll
e 12 aprile 1989, n. 203, aveva stabilito che, in ossequio ai principi di libertà religiosa, « la previsione come obbligatoria di altra
materia per i non avvalentisi, sarebbe patente discriminazione a
loro danno, perché proposta in
luogo deirirc, quasi corresse tra
runa e l’altro lo schema logico dell'obbligazione alternativa,
quando dinnanzi all’Irc si è chiamati ad esercitare un diritto di
libertà costituzionale, non degradabile, nella sua serietà ed impegnatività di coscienza, ad opzione
tra equivalenti discipline scolastiche ». Ed ancora la Corte aveva
rilevato che « lo Stato è obbligato, in forza dell'Accordo con la
Santa Sede, ad assicurare l’Irc.
Per gli studenti e le loro famiglie esso è facoltativo; solo l’esercizio del diritto di avvalersene
crea l’obbligo scolastico di frequentarlo ». « Per quanti decidono di non avvalersene l'alternativa è uno stato di non obbligo.
La previsione infatti di altro insegnamento obbligatorio verrebbe a costituire condizionamento
per quella interrogazione della
coscienza che deve essere conservata attenta al suo unico oggetto: l’esercizio delle libertà costituzionali di religione ».
In applicazione di questa sentenza il Ministro Mattarella emanava due circolari (la 188 e la 189
del 1989) che prevedevano per i
non avvalentisi tre possibilità: a)
attività didattiche e formative, b)
attività di studio e ricerca individuale, c) nessuna attività.
Si trattava di un ulteriore escamotage sul problema. Il Ministro
non prevedeva esplicitamente
l’obbligo della scelta tra le tre
possibilità, ma di fatto l’applicazione che ne era stata data dai
provveditorati, dai direttori di
dattici e dai presidi era quella
dell’obbligo di scegliere, con l’esclusione della possibilità di allontanarsi dalla scuola.
Tale interpretazione è poi stata
fatta propria daH’awocato del
Ministero in sede di dibattimento
del ricorso.
Per l’annullamento delle circolari ricorrevano poi al TAR alcuni genitori ed un allievo e le Assemblee di Dio in Italia, l’Unione
delle chiese awentiste, la Tavola
valdese, l’Unione delle comunità
ebraiche, cioè le confessioni religiose che avevano raggiunto una
intesa con lo Stato, con l’appoggio della Federazione delle Chiese evangeliche.
Il TAR del Lazio, accogliendo
in pieno il ricorso, non solo ribadisce i principi costituzionali
della facoltatività dell’Irc, e quindi del non obbligo dei non avvalentisi a seguire le attività alternative, ma arriva ad ipotizzare
una possibile organizzazione delrirc nella scuola accogliendo in
pieno la tesi che gli evangelici,
gli ebrei e i comitati per la laicità
della scuola avevano proposto da
anni.
Scrive il TAR: « Ferma restando la facoltatività dell’insegnamento della religione cattolica,
l’Amministrazione scolastica ben
può — nell’esercizio dei propri
poteri organizzatori — mettere a
disposizione degli alunni e dei loro genitori attività alternative,
purché tali attività siano anche
esse facoltative e non creino obblighi di sorta a carico degli alunni e dei loro genitori. L’unico
adempimento ai quali questi ultimi debbono necessariamente
sottostare è quello di manifestare, all’atto dell’iscrizione, la volontà di avvalersi o meno dell'Ire,
e ciò per chiare ragioni organizzative. Che poi tale volontà sia
espressa in modo tacito (equivalendo evidentemente il silenzio ad
una "non richiesta", e quindi ad
una volontà di non avvalersi dell'Irc) o in modo espresso, poco
rileva. Naturalmente rientra nel
novero delle potestà organizzative anche la possibilità, per la
scuola, di richiedere all’inizio dell’anno scolastico agli interessati
l’indicazione, una volta per tutte
e in forma autovincolante, del regime prescelto in alternativa all’irc (insegnamento integrativo,
semplice presenza nei locali scolastici con idonea vigilanza, ovvero facoltà di allontanarsi nel
corso dell’ora in questione) cosi
che in tempo debito possano essere strutturati i corsi e i servizi
eventualmente necessari e predisposti di conseguenza gli orari
delle lezioni.
Quanto poi alle modalità di collocazione dell’Irc nel quadro orario delle lezioni, può osservarsi
(condividendo quanto affermato
dalla Sezione con la sentenza n.
1273 del 1987) che, una volta assicurata la non obbligatorietà degli
insegnamenti integrativi offerti
dallo Stato, esse assumono un rilievo secondario e giuridicamente
privo di consistenza; ove non fosse possibile, a causa del limitato
nùmero di docenti di religione
cattolica o per altre ragioni organizzative, collocare l’insegnamento della religione cattolica nell’ora iniziale o terminale delle lezioni, esso potrà essere inserito
DOCUMENTI
La bozza delle nuove Intese sull’IRC
LA VECCHIA INTESA
Articolo 2 (Modalità di organizzazione dell’insegnamento della
religione cattolica)
Punto 2.4
Nelle scuole materne, in aderenza a quanto stabilito nel DPR
10 settembre 1969, n. 647, sono organizzate specifiche e autonome
attività educative in ordine alTinsegnamento della religione cattolica nelle forme definite secondo le modalità di cui al punto 1.
A tali attività sono assegnate complessivamente due ore nell’arco della settimana.
Punto 2.6
Nelle scuole materne ed elementari, in conformità a quanto
disposto dal n. 5, lettera a) secondo comma, del Protocollo addizionale, l’insegnamento della religione cattolica, nell’ambito di
ogni circolo didattico, può essere affidato daH’autorità scolastica, sentito l’Ordinario diocesano, agli insegnanti riconosciuti idonei e disposti a svolgerlo.
Punto 2.7
Gli insegnanti incaricati di religione cattolica fanno parte
della componente docente negli organi scolastici con gli stessi
diritti e doveri degli altri insegnanti, ma partecipano alle valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che si sono avvalsi
dell’insegnamento della religione cattolica, fermo quanto previsto dalla normativa statale in ordine al profitto e alla valutazione per tale insegnamento.
Articolo 4 (Profili della qualificazione professionale degli insegnanti di religione)
Punto 4.6
I titoli di qualificazione professionale indicati ai punti 4.3 e
4.4 sono richiesti a partire dall’anno scolastico 1990/lWl.
LA NUOVA BOZZA DI INTESA
Articolo 2 (Modalità di organizzazione deU’insegnamento della
religione cattolica)
Punto 2.4
Nelle scuole materne, in aderenza a quanto stabilito nel DPR
10 settembre 1969, n. 647, sono organizzate specifiche ed autonome
attività educative in ordine alTinsegnamento della religione cattolica nelle forme definite secondo le modalità di cui al punto 1.
Le suddette attività sono comprese nella programmazione
educativa della scuola e organizzate, secondo i criteri di flessibilità peculiari della scuola materna, in unità didattiche da realizzare, anche con raggruppamenti di più ore nell'arco dell’anno
scolastico.
Punto 2.6
Nelle scuole materne ed elementari, in conformità a quanto
disposto dal n. 5, lettera a) secondo comma, del Protocollo addizionale, l’insegnamento della religione cattolica, nell’ambito di
ogni circolo didattico, può essere affidato dall’autorità scolastica, sentito l’Ordinario diocesano, agli insegnanti di classe riconosciuti idonei e disposti a svolgerlo, i quali possono revocare
la propria disponibilità prima dell’inizio dell’anno scolastico.
Punto 2.6 bis
Il riconoscimento di idoneità all’insegnamento della religione cattolica ha effetto permanente salvo revoca da parte dell’Ordinario diocesano.
Punto 2.7
Gli insegnanti incaricati di religione cattolica fanno parte
della componente docente negli organi scolastici con gli stessi
diritti e doveri degli altri insegnanti, ma partecipano alle valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che si sono avvalsi
delTinsegnamento della religione cattolica, fermo quanto previsto dalla normativa statale in ordine al profitto e alla valutazione per tale insegnamento.
.\’ello scrutinio finale, nel caso in cui la normativa statale
richieda una deliberazione da adottarsi a maggioranza, il voto
espresso dall’insegnante di religione cattolica, se determinante,
diviene un giudizio motivato iscritto a verbale.
Articolo 4 (Profili della qualificazione professionale degli insegnanti di religione)
Punto 4.6
I titoli di qualificazione professionale indicati ai punti 4.3 e
4.4 sono richiesti a partire dall’anno scolastico 1991-92.
tra ore di insegnamento di differenti materie. Mentre nel primo
caso, con il consenso dei genitori
se minorenni, gli alunni potranno
giungere a scuola un’ora dopo, ovvero allontanarsi un’ora prima,
nel secondo caso — ove non sia
esercitato il diritto di allontanarsi ovvero non sia esercitata la
facoltà di usufruire dell’insegnamento integrativo — sarà cura
della scuola garantire un idoneo
servizio di vigilanza ».
Questa sentenza, che è pienamente valida in tutta Italia, è stata appellata dal Ministero davanti al Consiglio di Stato. Il Ministero infatti, secondo il sottosegretario Laura Fincato, vuole avere « la certezza del diritto », prima di emanare nuove norme per
i non avvalentisi.
Intanto lo stesso Ministero ha
appena raggiunto con la Conferenza episcopale italiana una nuova intesa per quanto riguarda
Tire (vedi documentazione qui
sotto), che presenta nuovi aspetti
preoccupanti per i diritti costituzionali dei non avvalentisi (es.
funzione dei docenti delTIrc in sede di valutazione degli allievi).
Giorgio Gardiol
Per la libertà
nella scuola
Il pastore Giorgio Bouchard,
presidente della Commissione
delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (di cui fanno
parte, insieme con tutte le altre
chiese evangeliche, le tre chiese
firmatarie di Intese con lo Stato: Chiese valdesi e metodiste.
Assemblee di Dio e Unione delle
chiese awentiste) e Tullia Zevi,
presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, venuti
a conoscenza delle motivazioni
della sentenza del TAR che ha
accolto i loro ricorsi, hanno rilasciato la sedente dichiarazione, che riportiamo integralmente.
Come Presidenti della Commissione delle Chiese evangeliche
per i rapporti con lo Stato e
dell’Unione delle Comunità ebrai
che italiane, esprimiamo vivo
apprezzamento per le motivazioni della sentenza del TAR Lazio
che ha accolto il nostro ricorso
contro la presenza obbligatoria
nella scuola di coloro che non
si avvalgono dell’insegnamento
religioso cattolico (IRC), annullando le circolari 188 e 189 del
Ministro della Pubblica Istruzione.
Tale sentenza ha sancito infatti che «ferma restando la facoltatività dell’insegnamento della
religione cattolica, l’Amministra
zione scolastica ben può — nell’esercizio dei propri poteri organizzatori — mettere a disposizione degli alunni e dei loro genitori attività alternative, purché
tali attività siano anch’esse facoltative e non creino obblighi
di sorta a carico degli alunni e
dei loro genitori ». La sentenza
specifica inoltre che « gli alunni
(che non si avvalgono dell’IRC)
potranno giungere a scuola
un’ora dopo, ovvero allontanarsi
un'ora prima...; ove non sia esercitato il diritto di allontanarsi
ovvero non sia esercitata la facoltà di usufruire dell’insegnamento integrativo, sarà cura della scuola garantire un idoneo
servizio di vigilanza ».
DICHIARIAMO che il disegno
di legge all’esame del Senato non
risponde a questi criteri;
CHIEDIAMO che il legislatore
lo riveda in base agli orientamenti chiaramente espressi dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 203 dell’aprile 1989,
ora riconfermati dalla sentenza
del TAR;
FACCIAMO APPELLO a tutti
i Gruppi parlamentari e ai Partiti democratici affinché questa
vicenda legislativa non si chiuda con una riduzione degli spazi di libertà nella scuola italiana.
5
13 aprile 1990
fede e cultura 5
UN VOLUME DI SAGGI SU STORIA E MEMORIA
FRA BILANCI E PROGETTI
Usi dell'oblio
La necessità di ricordare è un dovere morale: e tuttavia, nella storia, assistiamo ad alcuni episodi che indicano una tendenza diversa
« Come te, anch’io ho cercato
dì lottare con tutte le mie forze contro l’oblio. Come te ho
dimenticato. Come te ho desiderato di avere una inconsolabile
memoria, una memoria di ombre e di pietra ».
Era il 1959 quando il pubblico cinematografico scopriva l’evento « Hiroshima mon amour »:
il film di Alain Resnais, basato
Sull'incontro fra un architetto
giapponese e un’attrice francese
impegnata nelle riprese di un
film pacifista sull’atomica, era
tutt’altro che un film politico;
era piuttosto un’indagine su alcuni meccanismi mentali, sul ricordo, sul terrore di non ricordare. E in francese la frase citata qui sopra presenta una valenza in più, dal momento che
« oublier » (dimenticare) è parola assai prossima per radice a
« oubli » (oblio). Con questa pellicola lo spettatore veniva posto
di fronte a tutta la complessità
di un suo patrimonio interiore,
quello della memoria, che veniva messo in gioco a vari livelli:
l’attrice deve girare un film « storico », perché i giovani non dimentichino, e gli spettatori del
1959 ricordavano a loro volta il
bombardamento atomico sul
Giappone; l’attrice per ovvie ragioni non ricorda « direttamente », ma visita il museo, vede
filmati sul ricovero dei cittadini colpiti dalle radiazioni, vede
le foto delle rovine di Hiroshima, materializzazioni di un passato che aleggia per quelle strade ora ricostruite; e poi ricorda
all’architetto il suo passato in
Francia, l'amore per un soldato
tedesco, il conseguente rinnegamento da parte del padre: ha
bisogno di parlare, di tirar fuori i ricordi, anche se questo è
a volte doloroso, provoca crisi
di pianto. E la domanda è sempre la stessa. E’ giusto, è sempre giusto ricordare?
Un interrogativo
inconsueto
A questo interrogativo inconsueto, inconsueto per tutti noi
che abbiamo una storia alle
spalle, che doverosamente la ricordiamo e, soprattutto, la studiamo (come l’anno scorso con
il Glorioso Rimpatrio), che viviamo di fotografie, di immagini, di « videotapes », ha cercato
di rispondere un convegno svoltosi ne) 1987 e ora concretizzato in un breve volume pubblicato da Pratiche editrice (1).
Il carattere che contraddistingue il libro è innanzitutto l’eterogeneità delle firme: due storici (ma impegnati in campi diversi tra loro), un linguista, un
filosofo, uno studioso di giudaismo.
La domanda di partenza, per
quanto inconsueta, non è inusitata: per fare un solo esempio,
il canto di Leopardi Alla luna
si chiudeva con un riferimento
proprio a) contraddittorio fenomeno del « rimembrar delle pas
sale cose ». Esperienza gradita.
Soprattutto ai giovani, anche
quando può suscitare dolore o
rimpianto («ancor che triste, e
che l’affanno duri!»).
Particolarmente interessanti,
in Usi dell’oblio, i primi tre saggi, dedicati alla tradizione ebraica, all’amnistia nella democrazia
ateniese e al dibattito storico
successivo a] nazismo. Sono approcci diversi per metodologie,
ed hanno la caratteristica, più
che fornire delle tesi vere e proprie, o di sistematizzare concettualmente una rigorosa teoria,
di offrire delle suggestioni, degli stimoli, delle provocazioni e
dei limandi. Ci si accorge, leg
gendo quelle pagine, che molti
dei dibattiti di cui abbiamo notizia quasi giornalmente coinvolgono questo o quell’aspetto del
problema bifronte: memoria/
oblio.
Due casi clinici
emblematici
Il discorso di Yosef H. Yerushalmi, che insegna storia della
cultura e della società ebraica
alla Columbia University, muove
in realtà da due casi clinici emblematici: un soldato ferito alla testa durante la guerra aveva perso la capacità di ricordare. Una patologia ben nota. Meno noto il caso dell’« uomo dalla memoria prodigiosa », lo
« mnemonista »: dotato da sempre di una capacità che sbalordiva gli psicologi, viveva un vero
e proprio dramma: « Ogni volta
che tentava di leggere, altre parole e altre immagini sorgevano
dal suo passato e soffocavano le
parole del testo che aveva sottomano ».
Si può vivere
senza l’oblio?
Questo è ovviamente un caso
limite, ma per esempio Nietzsche
sosteneva l’impossibilità di vivere « in generale senza l’oblio ».
La tradizione ebraica, sostiene
Yerushalmi, è radicalmente fondata sulla memoria come elemento fondante di una precisa
identità collettiva; anzi, quando,
secondo alcuni testi talmudici,
la Torah fu dimenticata, questo
portò subito alla necessità di restaurarla, e questo vale per tutti gli altri popoli: ognuno ha
degli « elementi fondamentali di
passato » che, diventando tradizione, possono sopravvivere. Lo
studioso americano conclude il
suo studio con un richiamo agli
storici, all’importanza del loro
lavoro, « contro i cospiratori del
silenzio », e queste pagine ci rimandano ad una prima sfilza di
casi, di esempi, di questioni aperte: il « Carmelo » di Auschwitz (la necessità che si ricordi, ma che si ricordi nel silenzio, come hanno sostenuto le
associazioni ebraiche); il dibattito sullo storicismo revisionista
alla Faurisson e alla Nolte; la
rimozione di alcune pagine della
storia, anche italiana: un film
sulla nostra presenza militare in
Libia continua a non essere
proiettato nelle nostre sale, indice della volontà di non « aprire certe ferite ». Non a caso, poi,
una trasmissione molto seguita
come « La notte della repubblica » si presenta come dibattito
fra giornalisti e terroristi in uno
studio buio, che produce l’impressione che si smuovano dei
fantasmi, che la presenza « quasi fisica » di ciò che gli anni di
piombo hanno rappresentato sia
lì ad un passo; e forse è effettivamente così.
Il ricordo
interdetto
Del resto, proprio parlando di
questioni che hanno a che fare
con l’ordinamento giudiziario,
viene fatto di pensare ad un termine anch’esso collegato alla radice greca da cui vengono tutti
i riferimenti alla memoria e al
ricordo. Anche « amnistia » viene da lì, ed è questo l’oggetto
dell’intervento di Nicole Loraux,
grecista. In alcuni casi, nel mondo greco, ci furono vere e proprie interdizioni quanto al ricor
do: scrive Erodoto che al poeta tragico Frinico fu comminata un’ammenda per aver portato sulla scena un fatto militare
che coinvolse gli ateniesi, e che
evidentemente bruciava ancora:
esso non poteva essere oggetto di
quella rievocazione drammatica
che normalmente accendeva le
passioni nel cuore, che per questo veniva condannata da Platone, e invece valorizzata da Aristotele. Anzi, sostiene quest’ultimo nella sua Poetica, queste passioni suscitate dall’opera d’arte
avrebbero un vero e proprio valore liberatorio, di sfogo delle
passioni che comunque ci portiamo dentro. Attraverso un’indagine relativa aWOdissea, Loraux giunge alla conclusione che
in certi casi si ponesse la necessità non solo di « dimenticare i misfatti altrui, ma la propria ira ». In mancanza di questa operazione verrebbero meno
le condizioni per poter « ricominciare », per dar vita a un nuovo
corso.
Che cosa significa
« riconciliazione »?
Siamo di fronte ai fenomeni
di « riconciliazione »? Forse, e
non possono sfuggirci i richiami
a vicende di oggi: di riconciliazione si parlò proprio dopo il
terrorismo, quando alcuni politici, fra cui Piccoli, sostennero
la necessità di superare il clima torbido che si era venuto
a creare. E poi ancora: molti,
in Sud America, sono inquieti
per i provvedimenti di amnistia
in favore dei militari coinvolti
nella repressione all’epoca delle
varie dittature; è giusto dimenticare? Pare proprio di no? E’
giusto in base alla strategia del
« male minore »? Forse si può
cominciare a discuterne.
Le dimenticanze
« volute »
Se, come dice Hans Mommsen
(« Il Terzo Reich nella memoria dei tedeschi »), « che si memorizzino con minor facilità le
esperienze vissute di stampo negativo rispetto a quelle di stampo positivo è un fatto che fa
parte dell’essenza della coscienza individuale », nondimeno dobbiamo, in quanto collettività,
sentirci coinvolti dalla necessità
di non lasciar cadere il passato.
Le ragioni della memoria, anche in questo volume che, in
maniera affascinante, fa delle incursioni nel regno deH’oblio, prevalgono su quelle di segno opposto. Anzi, i casi di « dimenticanza » sono spesso intenzionali, finalizzati a scopi ben precisi, come è stato per il riciclaggio di aguzzini SS da parte di
alcuni governi, per scopi di repressione, in cui quei militari
erano ben esperti (2).
Le sollecitazioni del libro sono interessanti, ma per noi vale
comunque l’imperativo del ricordo, come ci hanno insegnato
Primo Levi, Jean Améry, e i giornalisti e storici che fanno il loro
lavoro con coscienza.
Alberto Corsani
‘ YERUSHALMI-LORAUX-MOMMSENMILNER-VATTIMO, Usi deH'oblio, Parma,
Pratiche editrice, 1990, pp. 105, lire
14.000.
^ Nei film di R. Kramer e V. Harlan, - Unser Nazi » e » Wundkanal », è
proprio un ex SS a confessare di essere stato assoldato dal governo tedesco (scontata la condanna inflittagli a
Norimberga) come esperto sul trattamento da riservare in alcune carceri.
La storia
e il presente
L’attività della nostra Società
è ripresa, dopo l’impegno nelle
celebrazioni del terzo centenario del Rimpatrio, con una serie di appuntamenti importanti. Primo fra tutti il convegno
di Parigi « A la naissance du
libéralisme en Europe; l’aventure d’une église-peuple: 1689-1690,
la Glorieuse Rentrée des Vaudois» (12-13 marzo 1990). Organizzato dall’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales
(prof. Jean Petitot) e dalFIstituto italiano di cultura (prof.
Alberto Gabella), ha visto l’attiva
collaborazione della SSV fin
dall’estate scorsà, quando aveva
preso in considerazione l’importanza di discutere a Parigi di un
avvenimento europeo legato a
doppio filo alla politica francese del XVII secolo. L’incontro
quindi è stato un momento significativo per diversi motivi.
In primo luogo perché è stata
un’occasione di dibattito storiografico (di cui A. de Lange ha
dato resoconto sul n. 12 del 23
marzo 1990) intorno ad alcune
ideeiguida: le condizioni che permettono ai movimenti di permanere nella storia (nel caso, i
valdesi che si trasformano nel
corso dei secoli « adattandosi »
a climi sociali diversi, dalle persecuzioni, alla semiclandestinità,
all’istituzione rivendicata e riconosciuta); il gioco dei contesti politici che fanno da sfondo
ad avvenimenti divenuti simboli,
come il Rimpatrio, di uno scontro fra diverse ipotesi di società; la trasmissione di questa
eredità attraverso una memoria
collettiva perseguita e/o spontanea; e, infine, la domanda finale; quale futuro e quale compito riconoscere ancora al protestantesimo ed al protestante?
In secondo luogo Parigi è stata
l’occasione per la SSV di riprendere i contatti con la Francia, lasciandosi interrogare ed interrogando i suoi intellettuali,
due dei quali certo prestigiosi,
come Le Goff e /Le Roy Ladurie,
su una vicenda come quella valdese che si presta ad essere
letta in « multivisione »: storia
di ima piccola minoranza, capitolo particolare del protestantesimo europeo, episodio di lotta per la libertà di coscienza. La
nostra storia, il « piccolo » suscita curiosità e permane come
testimonianza di esiti storici invocati come possibili su scala
più vasta. Per quanto ci riguarda
— e varrà certo la pena di riprendere questo dibattito — non possiamo non chiederci se il futuro
del protestantesimo italiano avrà im decorso diverso da quello francese, minacciato, come
sostiene Baubérot, da ciò che
esso stesso ha creato: la laicizzazione e la secolarizzazione del la società.
A questa tensione fra ricerca
storica e domande del presente politico anche la SSV può
dunque dare il suo contributo,
collocandosi come interlocutrice laica del mondo protestante
europeo e della sua frontiera.
Un’altra importante iniziativa della SSV è la ricerca sulla
storia del fascismo e della Resistenza nelle Valli valdesi (di cui
diremo ancora prossimamente).
Il primo passo è stato la raccolta
di nuove fonti (orali e scritte)
in vista della costituzione di un
Archivio. Siamo grati all’ANPI
di tutte le sezioni del pinerolese
per la collaborazione. In particolare, l’ANPI di Luserna durante le manifestazioni del 25
aprile prevederà una « consegna
simbolica » del materiale: un gesto di fiducia affinché venga raccolta la memoria di un’epoca,
con le sue speranze e le sue
illusioni.
Infine, ancora un appuntamento importante per la SSV. Il
seggio invita soci e non alla
conferenza consultiva, indetta
per sabato 12 maggio alle ore
17 nei locali della Casa valdese
di via Beckwith, per esaminare
il progetto di fondazione del costituendo Centro culturale. Raccoglieremo pareri, opinioni, consigli, conoscenze in vista della
assemblea di settembre in cui
la SSV dovrà prendere la decisione finale in merito a questo strumento giuridico di lavoro.
Ricordiamo ancora una volta il
viaggio storico in Engadina, dal
28 al 30 ^ugno 1990; per informazioni rivolgersi alla SSV (tei.
0121/932179 - orario ufficio).
iBruna Peyrot
SEGNALAZIONI
Due studi
La Société d’études des Hautes-Alpes ha pubblicato la traduzione dal tedesco del volume di Eugen Bellon Dispersés à
tous verts - L’exode, en Allemagne
des familles protestantes du
Queyras. L’opera è dedicata alle
vicende delle famiglie riformate
originarie di Abriès che, in seguito alla revoca dell’Editto di
Nantes (1685), dovettero abbandonare, come faranno i valdesi
un anno più tardi, la loro terra
per trovare rifugio in un paese
tollerante. Lo stesso autore è discendente di una di quelle famiglie.
Segnaliamo anche l’avvenuta
pubblicazione dello studio di
’Theo Kiefner, dedicato a Arnaud,
dal titolo Henri Arnaud d’Embrun, pasteur et colonel auprès
des vaudois.
Il volume ripercorre le tappe
deU’intensa vita dell’ugonotto
che si unirà ai valdesi, e dopo il
Glorioso Rimpatrio passerà nel
Wiirttemberg, dove sarà moderatore del Sinodo riformato e
dove concluderà la sua esistenza.
I due testi possono essere richiesti alla Société d’études des
Hautes-Alpes - 23, rue Carnot - F
- 05000 GAP.
STORIA DEL
PROTESTANTESIMO
Il volume è quasi introvabile, ma i responsabili della Libreria Claudiana di Torino
ne hanno potuto acquisire alcune copie che mettono in
vendita. Si tratta della Storia
del protestantesimo di Emile
Léonard (traduzione italiana)
ed. Il Saggiatore, lire 80.000.
Si tratta di un classico della storiografia protestante ad
opera di uno dei maggiori storici protestanti francesi.
Per ordinazioni ed informazioni scrivere o telefonare a
Libreria Claudiana, via Princii>e Tommaso, 1 - 10125 Torino. Tei. 011/6692458.
6
6 prospettive bibliche
13 aprile 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
PARLARE DI
RISURREZIONE
Il Cristo
di Pasolini:
è possibile
parlare
della realtà
di Dio?
Alla fine degli anni '60 Pier Paolo
Pasolini tentò di realizzare un film
sull'apostolo Paolo. Di quel progetto ci rimane oggi soltanto la sceneggiatura. Rileggendola incontriamo
Paolo a New York, Parigi, Roma;
non più il Mediterraneo ma l’Atlantico, non più la « societais romana »
o greca ma il proletariato delle nostre megalopoli. L'idea di Pasolini
era quella di attualizzare il pensiero di Paolo attraverso ima serie di
episodi significativi: il martirio di
Stefano, la conversione sulla via di
Damasco e numerose avventure di
predicazione.
Tra queste ultime ce n’è una che
colpisce particolarmente. Paolo si
trova alla periferia della Roma di
oggi, parla ad un piccolo gruppo di
persone uscite da « caseggiati incolori, scrostati e immensi che dentellano l'orizzonte ». A questa gente
Paolo annuncia la risurrezione dei
morti con le parole del quindicesimo capitolo della prima lettera ai
Corinzi. Ma mentre si affanna e grida: « Dov’è, morte, la tua vittoria?
Dov’è, morte, la tua lama?... » dall'altra parte della piazzetta arriva un
gruppo di teppisti « e, tra loro, meno in vista, la solita faccia distorta
dell’uomo d’ordine fanatico che li
guida. L’azione è rapida come nei
sogni. Tutto accade fulmineamente
sotto gli occhi distratti della polizia; l’assalto dei teppisti tra le urla
di scherno e di rabbia; la fuga della
povera gente; il pestaggio a Paolo
e ai suoi due o tre anonimi seguaci
che gli stanno accanto. Un pestaggio freddo e macabro, da cui è dissociato ogni sentimento umano (...);
nel sole accecante Paolo sembra
morto; il suo corpo è inerte. Visto
in primo piano è una maschera di
sangue: grumi di sangue e polvere,
insopportabile alla vista e irriconoscibile ».
Uno scontro violento con
l’indifferenza del mondo
Nel punto più alto della sua predicazione Paolo si scontra con la
violenza, l’indifferenza, l’odio, il cemento e l’acciaio di questo nostro
mondo. In questa lettura tragica e
poetica della missione di Paolo il
grande regista tenta di esprimere
l’inesprimibile; affronta la difficoltà
che fu anche dello stesso Paolo: parlare, a chi ti sta di fronte, della risurrezione. Parole mortali che devono in qualche modo descrivere l’eternità, parole umane che tentano
di raccontare la realtà di Dio. Le
scene progettate da Pasolini — in
cui voleva che la passione militante
del grande apostolo portasse lo spettatore a dire: « Paolo è qui oggi, tra
Rileggendo il grande capitolo di Paolo sulla risurrezione dei morti,
I Corinzi 15, tornano alla mente molte pagine poetiche o teologiche che
tentano di esprimere, nel linguaggio del nostro tempo, cosa è e cosa significa la risurrezione di Cristo. Ma prima ancora di essere discorso la
risurrezione è un fatto storico che ha avuto e continua ad avere conseguenze etiche e spirituali sconvolgenti. La risurrezione di Cristo è il cuore
pulsante del cristianesimo.
noi » (oltre a quello troviamo anche
singolari tratti autobiografici) — incontrano il loro maggiore punto di
forza quando il predicatore annuncia la risurrezione. Così è anche nel
noto incontro dell’Areopago di Atene (Atti 17: 16-34) per il quale Pasolini parafrasa: « Sentendo parlare
Paolo niente di meno che di risurrezione e di morte il pubblico di intellettuali comincia ad annoiarsi e
i visi assumono la ben nota espressione ironica. Anzi, uno consulta l’orologio, si alza, annoiato e frettoloso,
e se ne va lungo le file di sedie, non
senza aver prima riversato all’orecchio dell’amico: Su questo lo ascolteremo un’altra volta... ».
Il cristianesimo non
può essere un’ideologia
Anche un non teologo si accorge,
leggendo le lettere di Paolo, che per
l’apostolo delle genti la questione
della risurrezione è centrale; probabilmente la grande paura di Paolo
era quella che il cristianesimo scadesse a semplice morale, a ideologia religiosa che, in qualche modo,
estromettesse la realtà storica della
risurrezione. Paolo contrappone alla
visione mitica della risurrezione,
presente in certe idee religiose legate al mondo degli dei dell’Olimpo,
la vicenda storica, concreta, corporale della risurrezione di Cristo.
Questo fonda il cristianesimo. « La
nostra speranza — ha scritto Barth
commentando il capitolo di Paolo
sulla risurrezione — e il significato
della risurrezione di Gesù consistono nel fatto che la risurrezione rappresenta l’orizzonte divino anche
della nostra esistenza. La vita e il
mondo diventano grandezze finite.
Dio è la fine. Per ciò e con ciò Dio
è anche l’inizio ». Secondo Karl
Barth centrale in Paolo non è l’agape ma la risurrezione, vera chiave
di volta di tutta la sua costruzione
teologica.
Ma il punto più importante è anche il meno spiegabile. Eppure Dio
non è più Dio se la risurrezione dei
morti non ci sarà e se Cristo non
è risorto. In Adamo moriamo ma
in Cristo risorgeremo. Tra quel presente e quel futuro è racchiuso tutto il nostro destino di credenti. Tra
la morte e la vita, tra la fine e il
nuovo inizio, tra il venerdì santo e
la Pasqua si colloca questa nostra
fede così insicura eppure così preziosa. Tillich, a questo proposito,
ha detto: « La risposta della Pasqua
è diventata possibile proprio perché
il Cristo è stato seppellito. La nuova vita non sarebbe veramente nuova vita se non provenisse dalla fine
assoluta della vecchia vita ». Credere nella risurrezione di Cristo significa credere che anche noi risorgeremo e che siamo già risorti ad una
nuova mentalità, ad un nuovo stile
di vita che cerca di lasciarsi orientare dalla Parola crocifissa e risorta e perciò presente in mezzo a noi.
La risurrezione interessa e coinvolge tutti perché tutti sono consapevoli di non potere sfuggire alla morte. La possiamo ritardare (almeno
così ci illudiamo di fare), non evitare.
Ma mentre è relativamente facile
parlare della nostra fine terrena (e
in genere, e forse per nostra fortuna,
parliamo sempre della morte occorsa agli altri) è invece così difficile
parlare di risurrezione. Eppure è
necessario parlare di più e più a
fondo della risurrezione di Cristo,
senza sciocche speculazioni su cosa
succederà neU’aldilà, ma cominciando a vedere questo nostro mondo,
in cui Cristo è venuto, non come
luogo di morte e di sopraffazione degli uni verso gli altri ma come luogo di risurrezione.
Un vero e proprio
’ribaltamento di prospettiva’
Cominciare cioè a vivere non più
nella prospettiva breve ed angosciosa del « tutto e subito », del fare
e strafare perché occorre produrre
e ancora produrre, occorre riempire il nostro calendario di tante cose
perché il vuoto ci fa paura e bisogna dimostrare agli altri che noi siamo i più bravi. No, occorre uscire
da questa spirale maledetta di una
fede senza risurrezione, occorre bloccare questo avvitamento vorticoso
su noi stessi e sulle nostre infinite
ambizioni, occorre farla finita una
volta per tutte con questa fede razionale che tutto giustifica e a tutto
sa costruire un alibi perfetto. Basta,
se è vero che Cristo è risorto possiamo iniziare una vita nuova, nella concretezza dei fatti storici, non
la masturbazione intellettuale ma
atti concreti, quotidiani, etici, politici, economici. Tutto va posto in
una prospettiva che inizia da quel
famoso: « Ma » di Paolo.
« Ma ora Cristo è risuscitato... »
(I Corinzi 15: 20). Quello è il giro
di boa che dobbiamo fare se vogliamo arrivare a destinazione.
Mi viene in mente una bella lettera di Dietrich Bonhoeffer. Scritta
dal carcere, un anno prima dell’impiccagione dell’autore, questa lettera ad un amico è in realtà una lettera per noi, come quella di Paolo
e come tutte quelle lettere sincere e
appassionate scritte con amore, sincerità, fede, dove si prova e si riprova a dire l’indicibile.
E a volte, come nella predicazione, si riesce per Grazia di Dio ad
esprimere alcune certezze che sostengono la nostra fede. La prima
di queste è la risurrezione.
Superare il morire,
superare la morte
Il 9 aprile del 1944 Bonhoeffer
scrive: « Pasqua? Il nostro sguardo
è attirato più sul morire che sulla
morte. E’ più importante per noi
venire a capo del morire che vincere la morte. Socrate superò il morire, Cristo superò la morte come
l’ultimo nemico (I Cor. 15: 26). Venire a capo del morire non significa ancora venire a capo della morte. Il superamento del morire rimane ancora neH’ambito delle possibilità umane, il superamento della
morte significa risurrezione. Un soffio d’aria nuova, purificante, può venire nel mondo contemporaneo non
daH’“ars moriendi” ma dalla risurrezione di Cristo. Qui sta la risposta
al ’’Dammi dove appoggiarmi e muoverò la terra” (...). Vivere partendo
dalla risurrezione: questo significa
Pasqua. Anche tu trovi che la maggior parte degli uomini non sanno
su che cosa si fonda veramente la
loro esistenza? ».
Mesi più tardi Bonhoeffer verrà
giustiziato dai nazisti. La sua ultima riflessione biblica con i compagni di sventura sorse dal testo: « Benedetto sia l’Iddio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale
nella sua grande misericordia ci ha
fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, ad
una speranza viva» (I Pietro 1: 3).
Quando la porta si aprì e le guardie vennero a prelevare il detenuto
Bonhoeffer, egli ebbe ancora il tempo di scrivere a matita, su un vecchio libro che aveva con sé, questa
frase: « E’ la fine — l’inizio per me
— della vita ».
Giuseppe Platone
7
13 aprile 1990
obiettivo aperto
GINEVRA, 25-30 MARZO: COMITATO CENTRALE DEL CEC
La difficile strada dell'ecumene
Ridimensionato il progetto della riorganizzazione interna del Consiglio - Canberra ’91: un
tema che è una preghiera - Strade nuove si aprono per un confronto con i paesi dell’Est
Tre temi importanti hanno
occupato l’attenzione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), riunito a Ginevra dal 25 al 30 marzo 1990: l’Europa orientale, la ristrutturazione e la preparazione
deU’Assemblea. Questa seduta
del Comitato centrale, più breve e con orari più intensi del
solito, è l’ultima prima dell’Assemtalea di Canberra del febbraio
1991. Nel prossimo settembre si
riunirà, per le ultime decisioni,
il Comitato esecutivo.
Ristrutturazione
La questione della ristrutturazione è stata molto fortemente
ridimensionata. Il problema è
reale: il lavoro del CEC è affidato a tre «unità di programma »,
ciascrma delle quali si suddivide
in diverse « sotto unità », in tutto 17. Il potere è in larga misura
nelle mani dei direttori delle
sotto-unità; ultimamente la funzione di coordinamento, che dovrebbe essere esercitata dalle
unità, è stata insufficiente. Risultato: 17 sotto-unità bombardano le chiese di appelli, richieste,
documenti e programmi diversi, talvolta persino contraddittori. Le chiese-membro non ci si
raccapezzano più. Di qui la necessità di una « riorganizzazione del programma ». Senonché il
comitato che ne era stato incaricato ha preteso non solo di
riorganizzare il programma, ma
di trasformare tutta la struttura del CEC in un modo che a
molti è parso centralistico e autoritario. Voleva tra l’altro abolire certi nomi storici e prestigiosi come « Fede e costituzione ». E, quel che è peggio, il comitato voleva far approvare la
sua ristrutturazione a tambur
battente. E’ stato bocciato.
Il problema rimane; sarà esaminato e, specialmente, sarà
studiato alla luce di una nuova
riflessione sulla natura e sugli
scopi del CEC; una procedura
che durerà qualche anno e che
prevede una consultazione tempestiva di tutte le chiese-membro. Ma, secondo l’opinione di
molti, l’attuale struttura è perfettamente adeguata se c’è la
capacità e la volontà di farla
funzionare.
Prossima assemblea
Da molti mesi dei gruppi di
lavoro, a Ginevra e in Australia,
si occupano dell’organizzazione
dell’Assemblea di Canberra. Il
Comitato centrale ha sottolineato la necessità di dare spazio e
udienza alle popolazioni oppresse di quella parte del mondo:
prima di tutto gli aborigeni australiani, uno dei gruppi che da
anni sono appoggiati dal Programma di lotta al razzismo
del CEC; ma senza dimenticare
le popolazioni delle isole del
Pacifico, vittime della tracotanza
delle grandi nazioni (Francia e
Stati Uniti in testa) che trovano
comodo andare a fare i loro
esperimenti nucleari e a depositare le loro scorie radioattive
in casa d’altri. E lasciano loro
in eredità un accresciuto numero di malati di cancro e di mal
formazioni fetali.
Il tema delTAssemblea sarà:
«Vieni, Spirito Santo, rinnova
l’intero creato »: è la prima volta che il tema è una preghiera
e non un’affermazione. Ma il documento preparatorio è stato
giudicato lungo, contorto e ripetitivo. Andrà semplificato e snellito.
All’Assemblea di Vancouver,
nel 1983, i culti erano stati molto
ben condotti e avevano potente
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Buona parte del lavoro del CEC sarà oggetto di verifica alla prossima assemblea di Canberra. Nella foto un intervento del segretario
Emilio Castro.
mente contribuito a creare una
buona atmosfera. Anche le varie
conferenze ecumeniche mondiali di questi ultimi anni (Larnaca,
E1 Escoriai, San Antonio, Seoul)
hanno molto curato l’aspetto
cultuale-liturgico. 11 gruppo preparatorio dei culti di Canberra
ha seguito la stessa linea, ma
ha forse voluto strafare. Il Comitato centrale lo ha gentilmente richiamato alla sobrietà: niente simbolismi stravaganti e invece un culto di pentimento che
introduca le celebrazioni (ancora separate) della Cena del Signore.
Europa
L’eroe del giorno è stato il pastore Làszló Tòkés, che ha parlato al Comitato centrale e a
cui la televisione svizzera romanda ha dedicato la prima informazione nel telegiornale principale del 28 marzo. Da poche settimane è stato designato vescovo
riformato di Oradea. (Le chiese
di lingua ungherese sono le sole che hanno mantenuto il titolo di vescovo fin dall’epoca della Riforma). Dalla sua parrocchia di 8.000 membri a Timisoara è cominciato il movimento che ha condotto alla caduta
di Ceausescu. Di lui parliamo
qui accanto.
Oltre a Tokés, in Comitato centrale ha ascoltato il vescovo luterano Hempel, della Germania
orientale, e il sig. Sergej Averintsen dell’URSS, nonché numerosissimi interventi in una seduta-fiume dedicata agli avvenimenti dell’Europa orientale.
Grande sospiro di sollievo di
tutti i rappresentanti di paesi in
cui la caduta dei regimi a partito unico è percepita come un
passo verso la libertà. Ma subito dopo alcune discrete, ma ferme messe in guardia.
I partiti del « socialismo reale » non hanno saputo rispondere alle esigenze di giustizia
della gente, ma tali esigenze rimangono tuttora senza risposta, a Est come a Ovest.
II socialismo è fallito? hanno
chiesto gli africani. Ed hanno
aggiunto: « Per noi è fallito il capitalismo, che non ci ha portato altro che miseria, fame e servitù economica ».
Una voce tenue, ma non perciò
da dimenticare, è stata quella
delle donne dell’Europa orientale: « Chi ci garantisce che la vantata economia di mercato non ci
porterà disoccupazione femminile e soijpressione di asili nido? ».
Un’altra voce abbastanza tenue, e delusa, è stata quella di
vari gruppi di giovani che hanno
lavorato per il cambiamento in
Europa orientale : « Abbiamo lavorato perché la gente avesse
la libertà e loro hanno votato
per i soldi! ».
Colpa o errore?
L’anno scorso a Mosca il Comitato centrale aveva ascoltato
un rapporto del Segretario generale sulla Romania, ma non
aveva voluto prendere posizione
con una dichiarazione pubblica,
temendo che una condanna del
regime per le sue violazioni dei
diritti umani nuocesse alle chiese o ai singoli. Forse è stato
troppo timido. Forse ha troppo
ascoltato dirigenti ecclesiastici
compromessi col regime, senza
badare abbastanza alle voci, sia
pur frammentarie, che gli giungevano dalla base.
Secondo alcuni si è trattato
di una colpa per la quale il Comitato centrale avrebbe dovuto
fare confessione di peccato. Per
altri la politica del silenzio è
giusta e doverosa quando serve
a proteggere vite umane. Il Comitato centrale era praticamente spaccato in due. Dopo un lungo e accalorato dibattito ha prevalso la linea del compromesso:
il Comitato centrale « si rammarica di aver commesso un errore di valutazione » nel decidere l’anno scorso di non prendere
posizione ufficialmente.
Non va dimenticato che la politica del silenzio è stata adottata altre volte dal CEC, come
nei riguardi di Pinochet, per
po’ter salvare migliaia di prigionieri sudamericani.
Ma il problema di fondo rimane: nelle sue prese di posizione su questioni intemazionali
il CEC deve dare la priorità alla
denuncia dell’ingiustizia o all’aiuto alle vittime? E quando i
dirigenti di una chiesa sono sotto un regime illiberale, dove finisce il compromesso accettabile e dove comincia l’abietta
soggezione? Grossi problemi che
andranno presto rivisti in un
mondo che cambia.
Rapporti con il
cattolicesimo
Il «Gruppo misto di lavoro »,
formato da rappresentanti del
CEC e della chiesa cattolica, ha
presentato un lungo rapporto di
attività: il sesto da quando è
stato creato, una ventina d’anni
fa. Nella discussione che ne è
seguita si sono levate diverse
voci critiche: è stata segnalata
ancora una volta la mancanza
di reciprocità; vi sono cattolici
in tutte le principali assemblee.
commissioni e tra il personale
del CEC, ma l’inverso non avviene. La partecipazione ufficiale della chiesa cattolica a Seoul
è stata minima, anche se 200
cattolici di gruppi di base vi
hanno partecipato, iscrivendosi
come giornalisti o in qualche altro modo e dando così a quella
convocazione un carattere molto
più ecumenico di quanto le avrebbe dato la sola striminzita
delegazione ufficiale del Vaticano. L’ecumenismo, si fa notare,
è molto più sentito alla base che
ai vertici.
In Ucraina, a proposito degli
Uniati, e in altri paesi dell’Europa orientale si notano forti
tensioni che fanno pensare a un
tentativo massiccio, e talvolta
violento, del cattolicesimo di conquistare posizioni.
Amministrazione
e fraternità
Come il nostro Sinodo, anche
le sedute del Comitato centrale
del CEC sono un’istanza amministrativa, che ha una sfilza di
doveri formali da compiere: nomine, ammissione di nuovi membri, discussione di regolamenti,
ecc.; ma è anche un’occasione
di gioiosa convivialità fraterna
tra i membri del Comitato centrale, quelli « permanenti », che
sono lì da venti e più anni e
vengono sempre riproposti dalle
grandi chiese, e quelli « temporanei », che appartenendo a delle piccole chiese subiscono una
rigorosa rotazione; si incontrano
o si reincontrano dopo mesi di
separazione, provenienti dai
quattro punti cardinali a testimoniare, sia pure in via provvisoria ed effimera, delTuniversalità della comunità di Gesù Cristo.
Aldo Comba
SCHEDA
László Tòkés
Làszló Tokés, 38 anni, sposato, padre di una bambina e in
attesa di un altro erede, è dal
1986 pastore della comunità riformata di lingua ungherese di
Timisoara, in Romania. E' stato
in precedenza pastore a Bra§ov
e in un villaggio vicino a Cluj.
Da sempre contestatore, è stato
vittima delle persecuzioni del suo
vescovo, uomo particolarmente
ligio al regime ceauseschiano.
Notiamo tra parentesi che i
riformati di lingua ungherese (in
Ungheria, ma anche in Romania,
in Jugoslavia e in Slovacchia)
sono i soli che hanno dei vescovi, ossia dei sovrintendenti a
vita, fin dal tempo della Riforma e, pare, con il beneplacito
di Calvino.
La comunità riformata di Timisoara, di 8.000 membri, è diventata tra il 15 e il 16 dicembre 1989 il punto di incontro
di altre forze cristiane e laiche,
di lingua ungherese, serba, romena e tedesca, desiderose di
libertà: è stata la scintilla che
ha scatenato il rovesciamento
del regime.
Tokés ha tenuto un discorso
al Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese
(CEC) riunito a Ginevra alla fine di marzo e ha risposto ai
giornalisti in una conferenza
stampa. Alto, robusto, fisicamente solido, proiettato dagli eventi sulle prime pagine dei giornali dà a prima vista l’impressione di essere energico, corag
gioso, ma leggermente sprovveduto. Ascoltandolo, però, ci si
rende conto che l’isolamento
creato da Ceausescu e dal suo
regime ha privato per anni lui,
e migliaia di altre persone, di
ogni contatto e di ogni informazione sulla realtà ecumenica e
mondiale.
Di qui certi giudizi piuttosto
sfocati che pare abbia dato
Sull’Alleanza riformata mondiale, di cui semplicemente ignorava tutto il lavoro fatto a favore
della minoranza riformata romena di lingua ungherese.
Sugli scontri etnici romenomagiari Tòkés ha un’idea molto precisa: non sono, come lascia intendere la grande stampa,
due gruppi etnici che si affrontano in condizioni di parità. Piuttosto, dice Tòkés, sono dei fanatici nazionalisti romeni, sobillati dalle « Guardie di ferro »,
che continuano come nell’era
Ceausescu a osteggiare l’autonomia culturale e a perseguitare
le persone appartenenti all’area
di lingua ungherese. Idea di ricongiungere la Transilvania all’Ungheria? Neanche per sogno,
dice Tòkés, stiamo benissimo
in Romania, purché la nostra cultura, la nostra lingua e la nostra chiesa siano rispettate.
Làszló Tòkés è stato designato poche settimane fa come vescovo dei rifoi-mati di Oradea
(uno dei due vescovadi riformati di Romania). Che cosa pensa
del suo predecessore fortemente
compromesso con il regime? Per
fortuna, risponde, i due vescovi riformati, come del resto il
patriarca ortodosso e altri dirigenti ecclesiastici, hanno subito
dato le dimissioni, così non abbiamo il problema di cacciarli,
ina semplicemente quello, già
difficile di per sé, di condurre
la comunità in un’epoca di transizione, che può anche essere
un’epoca di tentazione.
La chiesa riformata, ritiene
Tòkés, pur con i compromessi
scandalosi di parecchi suoi dirigenti, è rimasta « la potente fortezza dei mansueti e dei deboli »,
che una dirigenza ecclesiastica
aggrediva continuamente. Il compito delle chiese è oggi quello
« di rinnovarsi per poter rinnovare la società ».
A. C.
8
8 vita delíe chiese
13 aprile 1990
CONVEGNO FDEI A PINEROLO
Lavoro e solidarietà
CORRISPONDENZE
Convegno FGEI
Come conciliare le esigenze di un’attività lavorativa con quelle
della famiglia? - Il caso drammatico delle donne nel Medio Oriente
Domenica 1® aprile si è svolto a Pinerolo il convegno regionale della FDEI (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), presso la
chiesa valdese. I canti del culto
sono stati accompagnati dai flauti di alcune sorelle di Torre Pellice, che con l’esecuzione di alcuni brani da sole hanno creato dei momenti di vera suggestione musicale.
Il tema proposto dal convegno
era: « Il rapporto tra donne e
lavoro ». La sorella Nirvana Sinnone, della chiesa di Chiavari,
lo ha ampliato, includendo nella meditazione che ci ha offerto anche il rapporto donna uomo, come collaboratori, per una
società più giusta, nei piani di
Dio.
I presenti al culto, veramente numerosi, e non solo donne
naturalmente, hanno seguito con
viva attenzione il susseguirsi delle tematiche proposte dal sermone. Partendo dal testo di Proverbi 31: 10-31, Nirvana ha sottolineato che pur non essendo
identica aU’uomo, la donna è
bensì pari a lui in quanto, come essere umano, ha gli stessi
diritti e gli stessi doveri. Nel
testo vengono tessute le lodi della donna che non è solo dedita
alla conduzione della vita familiare, ma intraprende attività
extradomestiche, consola e soccorre gli afflitti, aiuta i poveri.
E’ una donna completa, e tutto
quello che fa, lo fa prima di
tutto per dare gloria a Dio e poi
agli altri.
Purtroppo alla conferenza del
pomeriggio mancavano molte sorelle, impegnate in attività concomitanti.
Nirvana Sinnone e Margherita Granerò hanno animato il convegno
regionale della Fdei, tenutosi a Pinerolo il N aprile.
Margherita Granerò, della « Casa delle donne » di Torino, ha
portato la sua personale esperienza e quella delle sue compagne riguardante la situazione
triste, tragica ed angosciante in
Israele a causa del conflitto
ebrei-palestinesi.
Ci siamo rese conto, anche attraverso commoventi diapositive, di quanto sia preziosa la libertà, che per molti popoli è
ancora un’utopia. Abbiamo quasi toccato con mano l’impegno
di queste donne palestinesi, ed
anche israeliane, per fare cessare questo tremendo stato di sofferenza, di battaglia, non solo
sul piano morale ed economico.
Molte di noi presenti al con
vegno svolgiamo un’attività lavorativa extrafamiliare, compresa l’oratrice. Margherita, però,
ci ha fatto capire che possiamo,
se è nostra volontà, trovare ancora spazio per dedicare parte
del nostro tempo ad altri, per
aiutare in modi diversi, a seconda dei nostri doni, chi più di
noi ha bisogno di cure, di attenzione, di partecipazione alle sue
angosce, ai suoi drammi fisici
e morali.
Il convegno, che ci ha notevolmente arricchito sul piano umano, che ci ha ancora una volta
permesso di godere della gioia
della comunione fraterna, si è
concluso in serata.
Magda Magro
MOTTOLA: DIBATTITO SUL BMV
Una riflessione profonda
Chiesa valdese di Taranto
e la Chiesa battista di Mottola
hanno dato vita, domenica 25
marzo a Mottola, ad una giornata comunitaria caratterizzata
da momenti di profonda comunione e da uno schietto dibattito sul V documento sui rapporti tra battisti, metodisti e
valdesi (BMV).
Con la riflessione comune, i
protestanti della provincia ionica hanno voluto rispondere alle
sollecitazioni ed alle proposte
del documento relative al reciproco riconoscimento fra le chiese « BMV », la collaborazione
territoriale, l’evangelizzazione comune e il settimanale unico.
1 ) Sul reciproco riconoscimento è stata pienamente condivisa l’affermazione de] documento secondo la quale « il riconoscimento tra chiese locali, per
cui una chiesa riconosce che
un'altra chiesa, diversa da sé, è
anch’essa pienamente Chiesa di
Cristo, è la condizione necessaria per realizzare visibilmente
l’unità della Chiesa ». Del resto,
è stato sottolineato, gli scambi
pastorali e le giornate di evangelizzazione sono occasioni in
cui il riconoscimento reciproco
è un fatto spontaneo e operante. Il nodo relativo alla diversa
prassi battesimale presente nelle diverse chiese, battiste (battesimo degli adulti credenti), metodiste e valdesi (battesimo degli infanti) è stato sciolto nella
maniera che segue: la diversa
concezione del battesimo va riconosciuta, ma sempre neU’ambito di una attenta comprensione
reciproca; ad ogni modo, la diversa prassi battesimale non impedisce la più stretta comunione tra le chiese.
2) A proposito della collaborazione territoriale, è stato ricordato come in Puglia e Basilicata l'esperienza di collaborazione
tra battisti, metodisti e valdesi
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argc
born
di tesi & delinai
via trieste 24, tei. t93117
pinerolo (to)
si sia rivelata tanto positiva da
far ritenere maturi i tempi per
una unità più organica.
3) Sul tema dell’evangelizzazione la riflessione dei battisti
e dei valdesi ionici ha voluto richiamare l’attenzione sull’importanza dell’ascolto. Assumere l’ascolto come valore strategico (o
come valore, semplicemente) significa « prestare orecchio » ai
messaggi che l’attualità ci invia,
cogliere le esigenze di soggetti
nuovi e diversi che popolano il
panorama della vita quotidiana,
accettare la sfida dell’apertura.
4) Ricca di spunti critici è
stata la discussione sul progetto di settimanale unico. In particolare, si è ritenuto indispensabile alla valutazione del progetto Un numero di prova (o numero « zero ») del settimanale;
inoltre, è stato rilevato che il
documento dovrebbe chiarire il
giudizio sulla situazione attuale
della stampa « BMV ». In buona sostanza, sotto il profilo del
« tipo di informazione » e delle
caratteristiche del nuovo settimanale, sono state richiamate le
proposte del documento: si richiede, quindi, un settimanale
che sia nel contempo « di opinione », « di attualità », che serva da collegamento tra le chiese, che sia anche « un luogo di
incontro e di dibattito ».
L’agape e il culto con la predicazione del pastore Eugenio
Stretti hanno completato una
giornata intensa, che ha senza
dubbio arricchito non solo i battisti di Mottola e i valdesi di
Taranto, ma tutto quanto il dibattito in corso per l’unità del
protestantesimo in Italia.
Pasquale lacobino
MOTTOLA— Si è svolto il
3 e 4 marzo un convegno promosso dalla FGEI di Puglia e
Lucania (FGEPL) a Mottola, presso la locale Chiesa battista, su:
« Il servizio cristiano, ovvero:
solo un sano e consapevole servizio salva il giovane dallo
stress e... », con relazioni sulla
diaconia (past. Franco Carri) e
su « Tecnica del volontariato »
(Riccardo Simisi); inoltre ci sono stati dei laboratori su: « Immigrazione extracomunitaria » e
« Tossicodipendenze ».
La gente cambia ma la voglia di lavorare (per fortuna!)
c’è sempre, anzi, si è avuta l’impressione che, nonostante l’età
media molto bassa dei partecipanti, dai vari interventi siano
uscite delle proposte molto interessanti.
Il secondo giorno si è tenuto il culto, ben preparato, con
una scelta accurata dei canti,
delle preghiere e una nota di
merito in più bisogna darla al
sermone bello e chiaro, preparato con una competenza non indifferente.
Dopo il culto ci siamo divisi
in « laboratori » che sono risultali strumento positivo, perché
tutti i partecipanti hanno potuto esprimere le loro opinioni,
proposte, riflessioni, ecc.
Forse una piccola nota negativa, se così si può definire, negli argomenti trattati è stata
l’aver trascurato altri tipi di emarginazione come, ad esempio,
i portatori di handicap, gli alcolizzati, la questione femminile,
ecc.
Comunque si è notato che per
i partecipanti i temi proposti
erano di grande interesse, tuttavia nessuno si è lamentato
quando il « laboratorio » sugli
anziani è venuto a mancare, e
questo dovrebbe far riflettere la
segreteria FGEPL, perché è sembrato che il problema degli anziani non interessasse quanto
quello sui tossicodipendenti e sugli immigrati extraeuropei.
Forse perché non ci si sente
ancora direttamente coinvolti da
tale problema?
Oppure si p>ensa che le « strutture » esistenti siano in grado di
garantire una adeguata assistenza?
Non bisogna, però, dimenticare che agli anziani noi dobbiamo moltissimo, perché senza di
loro le nostre chiese, la nostra
storia non esisterebbero e dobbia
mo sempre apprendere da loro
le esperienze passate, sia positive die negative.
Tutto sommato questo convegno è stato positivo, è servito
per una riflessione su problemi
sicuramente più grossi di noi,
è servito, anche, per incontrare
gente nuova e « vecchia » (giusto per restare in tema), per instaurare o riprendere rapporti
di amicizia magari interrotti fra
un convegno e l’altro (peccato
che le cose belle durino sempre
troppo poco...!).
Concludendo, la FGEPL è riuscita a fare questo convegno sugli emarginati riunendo quasi
tutti i gruppi della regione e formulando proposte concrete sul
problema.
Incontro di studio
GROTTAGLIE — Nel pomeriggio della domenica 1“ aprile
un folto gruppo di anziani e giovani coppie ha accolto, per la
prima volta, il prof. Corsani nei
locali della chiesa. Accanto ai discendenti della famiglia che ha
dato origine alla comunità, sedevano le giovani coppie con i loro
bambini: è stato un bel momento di caldo entusiasmo ed anche
di approfondimento della fede.
Nello studio biblico, dialogato e
animato secondo l’uso della comunità, Bruno Corsani ci ha offerto una bella lezione esegetica
sulla guarigione di Bartimeo
(Me. 10: 46-53). Gesù passa per
le strade e incontra le donne e gli
uomini del suo e di tutti i tempi.
Per le nostre popolazioni meridionali, ha ricordato Corsani attingendo dai ricordi della sua
giovinezza napoletana. Cristo
si incontra nelle innumerevoli
processioni pagane ; le nostre
chiese sono in grado di uscire
dalle quattro mura, per offrire il
Cristo della fede? Al termine della predicazione la comunità ha
voluto ricordare anche Mirella
Comba, compagna da molti anni
di Bruno Corsani, offrendo come
modesto dono un vasetto in
rinomata ceramica grottagliese.
Questi incontri, programmati
dal Consiglio di Circuito per zone (Corato e Taranto), non solo
hanno permesso un arricchimento spirituale, ma hanno contribuito a superare quell’isolamento
geografico e culturale che caratterizza le nostre comunità nel
Mezzogiorno.
UNIONE PREDICATORI LOCALI
Assemblea a Bethel
Profeti e preciicazione oggi: i temi al centro
dell’incontro previsto per il 28 e 29 aprile
I « predicatori locali » non sono solo coloro che all’occasione
sostituiscono il pastore impedito nella predicazione, ma sono
fratelli e sorelle che hanno ricevuto il dono della predicazione e lo mettono a disposizione
delle chiese per tutte le attività di queste, dal culto domenicale alla campagna evangelistica. Per poter essere riconosciuti dal Circuito predicatori locali
occorre compiere alcuni studi
teologici presso la Commissione
permanente studi, che organizza
periodicamente sessioni di esami.
Ma è anche necessario aggiornarsi, così spesso l’assemblea
annuale dei predicatori locali si
traduce in un momento di aggiornamento. Lo sarà anche quest’anno.
L’assemblea si terrà presso il
centro di Bethel (Taverna, in
provincia di Catanzaro) dal 28
al 29 aprile. Il programma, dopo
il culto, prevede una relazione
del prof. Daniele (Marrone su
« l’annuncio profetico e le sue
forme » (partendo dal libro di
Geremia) e del prof. Ermanno
Genre su « possibilità e difficoltà
di una predicazione narrativa »,
mentre la domenica si affronteranno le questioni amministrative. Ovviamente, pur essendo
rincontro riservato in primo luogo ai predicatori locali, il medesimo è aperto a tutti coloro che
vogliono aggiornare la loro conoscenza teologica ed esegetica.
A questo scopo si consiglia la
lettura deWIntroduzione all'Antico Testamento, di Rentdorff
(Claudiana) e del Conflitto ad
Efeso di W. Hollenweger (Claudiana).
Per iscrizioni o informazioni
sull’assemblea dell’UPL o sulla
attività dei predicatori locali occorre rivolgersi al segretario dell’riPL, Leonardo Casorio (via Aurelia 632 bis - 57012 Castiglioncello - Li - tei. 0586/751241).
9
w
13 aprile 1990
vita delle chiese 9
SEDUTE DELLA TAVOLA - MILANO 30 MARZO-I® APRILE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ancora sullotto per mille verso la Pasqua
Discusso il « Progetto dei rapporti finanziari con lo Stato » ed avviata
una riflessione sulla CIOV - Una donna nominata direttore di Agape
Le sedute di aprile della Tavola, poste in coda al convegno
della Federazione sull’idea federativa tenutosi a Firenze dal 30
marzo al 1« aprile, si sono svolte a Milano all’insegna della
mancanza di tempo.
Troppo pochi sono infatti due
giorni per allrontare il cumulo
di problemi piccoli e grandi che
in un mese e mezzo vengono a
riempire l'agenda della Tavola.
Prima di questa corsa contro il
tempo, la Tavola ha potuto incontrare, nel pomeriggio del 1«
aprile, i responsabili del II distretto (CED e sovrintendenti),
pur a ranghi ridotti a causa dello sciopero ferroviario. Con essi
la Tavola ha passato in rassegna la situazione dei circuiti 4-9
ed ha chiarito i motivi che l'hanno indotta a non presentare ancora il proprio preventivo per
il 1991 e a chiedere alle chiese
di concentrare la propria attenzione su quello del 1990 per rivedere gli impegni, anche in sede di conferenza di.strettuale. La
Tavola ritiene infatti indispensabile ridurre il divario tra il preventivo della Tavola e gli impegni delle chiese, e utile sperimentare un nuovo meccanismo di
formazione del preventivo che
consenta alla Tavola di fare previsioni più accurate e alle chiese di assumere impegni meno
prudenti.
Tre argomenti centrali
Tre argomenti centrali hanno
impegnato la Tavola in questa
tornata.
In primo luogo una discussione approfondita sulla situazione
della nostra chiesa ha permesso
di impostare a grandi linee la
relazione annua per il 1989-’90.
21 e 22 aprile
□ CORSO PER CORALISTI
E DIRETTORI
□ CONVEGNO EGEI
cora definitiva, la Tavola ha discusso il tema del progetto di
rapporti finanziari con lo Stato,
che il Sinodo le ha richiesto con
37/SI/88 e SI/89.
Sono stati trattati sia il tema
della defiscalizzazione (meccanismi di certificazione delle offerte deducibili), sia il tema delle
leggi regionali che prevedono
contributi per gli edifici di culto (compatibilità con i criteri
che ci siamo dati), sia ancora
l’8 per mille (in vista della scelta che per la prima volta è proposta quest’anno con la dichiarazione dei redditi). Questi temi
Saranno ripresi nella prossima
riunione della Commissione Chiesa-Stato, che la Tavola considera di primaria importanza e a
cui parteciperà al completo (iniziando con questa riunione le
proprie sedute di metà maggio
a Roma).
In terzo luogo la Tavola ha
proseguito il dibattito iniziato il
10 febbraio in tma lunga e proficua seduta congiunta con la
CIOV, studiando e commentando un documento della CIOV
(siamo alla terza bozza), modificato in base ai risultati appunto di quella riunione congiunta.
Si tratta di un progetto che
inquadra un fwssibile allargamento' progressivo della responsabilità della CIOV nel campo
della diaconia, a cui farebbe riscontro un riequilibrio delle competenze della Tavola nello stesso ambito. Il progetto, a cui collaborano anche la Commissione
sinodale sul funzionamento degli esecutivi e la Commissione
finanziaria (per gli aspetti fiscali), sarà presentato al prossimo
Sinodo.
Nomine di direttori
In secondo luogo, sulla base
di una documentazione non an
VILLAR PELLICE — Presso il Castagneto, dalle ore 14.30, coralisti e direttori interessati possono partecipare
ad un nuovo incontro di formazione. Per
prenotazioni ed iscrizioni tei. Castagneto (0121/930779).
ANGROGNA — Con inizio alle ore
15.30 di sabato, presso la foresteria La
Rocciaglia, si svolge un convegno EGEI
sul tema: « Quotidianità, etica e fede »; alle ore 10 di domenica, Sergio
Ribet parla su; « Quale sfida porta la
fede all’etica? ».
Informazioni ed iscrizioni presso
Marco Cisoia (0121/932518), Monica
Codino (0121/201868) e Bettina König
(011/3195567).
Sm
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA < PINEROLO
attualmente pastore a Sampierdarena e Sestri, ottavo direttore e primo direttore donna del
centro ecumenico di Frali.
Alla Comunità alloggio di via
Angrogna di Torre Pellice, il prossimo giugno andrà Roberto Brosia, operatore sociale, attualmente al lavoro neH’équipe di un’altro dei nostri istituti, l’Uliveto.
.Al Gignoro di Firenze andrà,
il prossimo ottobre, Gabriele De
Cecco, proveniente dalla Chiesa
dei Fratelli di Alessandria, finora insegnante, che allarga e rafforza così la compartecipazione
dei Fratelli nella conduzione delle opere a Firenze.
Alla Casa valdese di Rio Marina andrà prossimamente Ornella Rovelli Grein, proveniente
dalla chiesa valdese di Milano,
ma da diversi anni residente in
Germania, per curare la riapertura della casa dell'Elba al termine di una lunga parentesi di
sette anni.
A queste quattro nomine se
ne aggiunge una quinta, su un
piano leggermente diverso e non
ancora formalizzata a causa di
adempimenti tecnico-amministrativi non ancora completati: Rossella Luci, della chiesa valdese
di P.za Cavour, impiegata presso gli uffici della Tavola di via
Firenze, sta già lavorando da
qualche mese per la Libreria di
cultura religiosa di Roma, in
vista di assumerne la gestione.
Altre delibere
Quattro direttori sono stati nominati in queste sedute per opere che vedranno avvicendamenti nel corso di quest'anno o del
prossimo.
Non è un fatto scontato o normale. Dietro ad ognuna di queste nomine c’è un lungo e non
facile cammino di ricerca, di tentativi, di interrogativi, di scelte. E lo sbocco finale è di un
sorprendente arricchimento per
la chiesa: dei quattro, solo una
— un pastore — era già « nel
giro » dei ministeri riconosciuti
e degli incarichi speciali; gli altri tre, provenienti dai ranghi
dei membri delle nostre chiese
(uno dall’esterno dell’Unione delle chiese valdesi e metodiste)
inizieranno con questo primo incarico la loro esperienza diaconale (in senso ampio) alla direzione di un’opera.
Questi quattro atti di nomina, lungi dall'essere operazioni
burocratiche di routine, sono
dunque un fatto che riempie di
meraviglia e di riconoscenza al
Signore che ci permette di riconoscere e di ricevere nuovi doni
per il servizio nella chiesa e nella società.
Ecco quindi il quartetto.
Ad Agape andrà nell’estate del
’91 il pastore Letizia Tomassone,
PINEROLO — Si annuncia
straordinariamente intenso quanto ad attività il periodo pasquale:
— il venerdì santo (ore 21) al
culto la corale eseguirà la « Passione secondo Giovanni » di H.
Schütz (colletta Pro Prarosti:ao) ;
— sabato 14 aprile alle ore
20,45 si terrà nel tempio un concerto della corale dell’Esercito
della Salvezza;
— la domenica di Pasqua, dopo
il culto, si terrà un «banco dolci»
il cui ricavato andrà a sostegno
dell’opera di ricostruzione delle
case di Prarostino danneggiate
dal fuoco.
o Assemblea di chiesa: è convocata per domenica 22 aprile
per eleggere i deputati al Sinodo
e alla Conferenza distrettuale, assumere una decisione circa il progetto di controsoffittatura della
sala, e per discutere il documento sul « ruolo diaconale ».
• Custodi: Elena e Pietro Feroldi, dopo alcuni anni di apprezzato servizio di custodia dei locali della chiesa, hanno deciso
di trasferirsi in altra località delle valli. Il Concistoro pertanto è
alla ricerca di una coppia — preferibilmente evangelica — disposta ad assumersi il lavoro di custodia dei locali, a partire dal
settembre di quest’anno. Per informazioni tei. 0121/76084 oppure 0121/70323.
Ammissioni
Tra i molti punti all'ordine
del giorno, segnaliamo ancora
tre delibere.
La Tavola ha approvato la chiusura dell’esercizio finanziario
1989 che vede un deficit contenuto (14 milioni), in gran parte
imputabile ad un saldo finora
passivo della voce « Centenario ».
La Tavola ha deliberato di chiedere alle chiese di ripianare questo deficit, prerjdendo anche atto con apprezzamento che alcune chiese hanno già operato
spontaneamente dei versamenti
a questo scopo.
La Tawla ha inoltre varato il
nuovo contratto di lavoro per i
suoi dipendenti (uffici) per il
triennio ’90-’92. Il precedente
contratto, scaduto il 31-12-89, era
stato firmato con molto ritardo
nel corso dell’88.
Questa volta la Tavola si è
impegnata a non trascurare questo adempimento e, dopo una
breve trattativa con gli interessati, è arrivata a concludere in
Un trimestre.
Infine, sulla base delle relazioni del moderatore e del vicemoderatore su Villa Olanda, prendendo atto della costituzione di
un Comitato « pro Villa Olanda », la Tavola, pur non modificando il proprio orientamento,
ha deciso di non iniziare trattative di vendita fino al Sinodo,
rendendosi disponibile a trasmettere alla Commissione d'esame
quanto il « Comitato pro Villa
Olanda » produrrà in questi mesi in termini di prospettive di
intervento, stime di costi e impegni finanziari.
VILLAR PELLICE — Nel cor
so del culto della domenica delle
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Palme sono stati accolti come
membri comunicanti, attraverso
il battesimo o la confermazione
del battesimo ricevuto, i seguenti
giovani: Silvia Ayassot, Andrea
Berton, Roberta Charbonnier,
Davide Dalmas, Jean-Pierre Davit, Davide Gay, Franco Geymet,
Corrado Geymonat, Danilo Geymonat, Luciano Geymonat, Patrik Lausarot, Valeria Long, Massimo Paget, Danieie Roux. A loro
si è unito Emiliano Remogna, che
ha frequentato i corsi di catechismo presso la chiesa valdese di
Torino ma che ha chiesto di essere confermato nella chiesa di
Villar Pellice.
Il Signore guidi e fortifichi
questi giovani nella fede e li aiuti a mantenere con fedeltà la promessa fatta di servirlo.
• Una parola di gratitudine alla corale delle chiese di BobbioVillar Pellice per l’apprezzato apporto recato al culto della domenica delle Palme.
• Rinnoviamo un grazie di cuore al pastore emerito Paolo Marauda per la sua disponibilità e
per i forti ed attuali messaggi rivolti nei culti che ha presieduto.
ANGROGNA — Il culto di Pasqua inizia alle 10. Avremo con
noi per la confermazione sei giovani che hanno terminato il loro
corso di catechismo: Antonella
Bertìn, Daniela Bonnet, Ezio
Buffa, Massimo Gamier, Claudio
Gamier, Roberto Jourdan. Il
Concistoro, che ha accotlo le domande di questi giovani nel corso di una riflessione comrme, si
rallegra con le famiglie e con la
comunità per questa occasione di
crescita nella fede in Cristo risorto.
TORRE PELLICE — Domenica scorsa, durante il culto, sono
stati ammessi quali nuovi membri di chiesa, mediante il battesimo o la confermazione: Roberta
Ayassot, Andrea Barone, Massimo Benedetto, Claudia Bomo,
Denis Bruera, Ester Cericola,
Loredana Coisson, Massimo Davit, Carla Decker, Katia Giovo,
Sabina Giusiano, Luisa Ivol, Elisabetta Marauda, Monia Peyrot,
Erica PoSt, Gabriele Puy, Marina
Rivoiro, ciuido Roland, Giovanna Rostagno, Danilo Rostagnol,
Dina Rovari, Anna Sappei, Alessandro Tomasini, Monica Tronnolone.
Culto dei ragazzi
BOBBIO PELLICE — Domenica 8 aprile la nostra comunità
si è raccolta gioiosamente intorno alle quattro sorelle che hanno
chiesto di entrare a far parte della nostra chiesa. A Raffaella Canonico, Sara Catalin, Ombretta
Geymonat ed Ely Poggio rinnoviamo l’augurio di poter mantenere fedelmente la promessa fatta in questo giorno.
• Nel corso del culto della domenica delle Palme è stato anche
amministrato il battesimo al piccolo Giuseppe Melli, di Giovannino e di Sabina Gormet.
• Gli appuntamenti per questa
settimana sono i seguenti :
Giovedì, alle ore 20,45, nella sala teatro proiezione del film
« Jesus », all’inizio e nel corso
dell’intervallo tra i due tempi la
corale di Bobbio-Vfilar eseguirà
alcuni canti pasquali.
Venerdì 13, ore 21, nel tempio,
culto liturgico del venerdì santo
e celebrazione della Cena del Signore. Partecipa il gruppo flauti.
Domenica di Pasqua, culto alle
ore 10, partecipa la corale di
Bobbio-Villar.
SAN SECONDO — «Dobbiamo cambiare la nostra mentalità
e avere il coraggio di fare scelte
anche radicali che vanno contro
la società consumistica che perpetua ingiustizia e distruzione
del creato. Tutti insieme, grandi e piccoli, siamo chiamati ad
assumerci le nostre responsabilità perché il regno di pace di
cui Isaia ci parla non sia solo im
’’sogno”, ma ima certezza che ci
invita all’azione, alla trasformazione... »: questo è il messaggio
rivolto ad una numerosa assemblea da Peggy Bertolino nel culto di domenica 18 marzo, culto
« speciale » per la partecipazione
dei ragazzi della scuola domenicale.
La predicazione sul testo di
Isaia 2: 1-5, 11: 1-9 e i canti dei
ragazzi sul tema della pace hanno dato la possibilità, in particolar modo a genitori e figli, di
riflettere insieme, in im clima
gioioso, su questi « grandi » temi
di giustizia, pace, salvaguardia
del creato, sull’impegno che da
Basilea e da Seoul viene rivolto
a tutte le chiese.
La parte liturgica è stata interamente presieduta dai ragazzi,
ai quali va il nostro ringraziamento per l’impiegno da loro dimostrato nella preparazione del
culto. Un grazie particolare a
Peggy Bertolino per il messaggio
e per il faticoso lavoro di preparazione dei canti.
Solidarietà
S. GERMANO — Ci hanno lasciato le sorelle Alice Soulier ved.
Plavan di 82 anni e Lidia Comba,
spentasi a Pomaretto dopo un
lungo periodo di sofferenza. Alle
famiglie in lutto vada l’espressione della fraterna simpatia
cristiana da parte di tutta la
comunità, che ricorda a coloro
che sono nell’afflizione per la
' separazione dai loro cari le parole di Cristo: « Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in
me, anche se muore vivrà».
10
10 v^alli valdesi
13 aprile 1990
VAL RELUCE
Gratuità e
impegno
Qualcuno propone alle scuole
di organizzare una gara fra i ragazzi nel recuperare lattine; com’era facile prevedere in molti si entusiasmano, si fanno coinvolgere, mettendo insieme spirito di competizione e desiderio
di contribuire a ripulire il proprio paese. Quando però incontro un ragazzino sui 10 anni con
carrettino e lattine, ecco che vie
ne circondato da altri compagni
che paiono non capire il perché
di tutto quell’impegno: «Ti pagano? », è la domanda che vien
fuori.
Cambiamo scenario.
Con una delle tante persone
ormai in pensione che si possono incontrare tutti i giorni agli
angoli delle nostre strade leggo
i nomi dei nuovi ammessi in
chiesa sulla circolare di una delle nostre comunità; fra tanti giovani ci sono anche alcune persone che maggiorenni lo sono
da un po’ ed hanno deciso di
abbracciare la fede cristiana evangelica. « Chissà cosa c’è dietro? Avranno loro promesso un
posto di lavoro in qualcuno dei
nostri istituti? », commenta il
mio interlocutore.
I due fatti, legati a due ambienti lontani e diversi non solo sul piano dell’età, credo possano ancora una volta riportarci ad una riflessione su quello
che per noi è il senso del nostro impegno.
La filosofìa che sembra sempre più farsi largo è quella del
« non si fa niente per nulla »' e
questo peggiora al punto da coinvolgere non solo un atto concreto, ma anche una scelta di fede,
di impegno, di testimonianza.
La parola impegno è fin qui
l’elemento che unisce i due episodi: l’impegno dei ragazzini,
l’impegno nella chiesa, che spesso si concretizza nel sociale.
II passaggio dall’impegno sociale a quello politico per molti è un passo breve; siamo vicini ad una nuova tornata elettorale e le liste nei nostri comuni
si sprecano.
Tuttavia non è stato facile per
molti trovare i candidati, mettere insieme un gruppetto di persone, già impegnate in qualche
settore della vita sociale, disponibili a confrontarsi e operare
per cercare di risolvere alcuni
dei problemi di un comune montano.
« Mi sembra che le nostre amministrazioni siano sempre più
impegnate in litigi fra partiti
piuttosto che sui problemi reali
della gente; credo che anche le
nostre piccole realtà locali finiranno sempre più in mano a persone che scelgono la politica come un mezzo per emergere —
mi diceva non più tardi di un
anno fa un amministratore dell’alta vai Pellice —; credo che
non mi r icandiderò più alle prossime elezioni », aggiunse; non ho
più visto il suo nome in nessuna lista.
Altri amministratori usarono
pubblicamente l’espressione «tentare la fortuna » riguardo all’impegno politico di esponenti di
aree diverse dalla loro; evidentemente c’è, non da oggi, chi interpreta la presenza in una determinata amministrazione come
una forma di potere, capace di
arrecare almeno prestigio: ma è
di persone così che hanno bisogno le nostre valli?
E’ di gente che per muoversi, per fare qualcosa deve sapere di ricevere qualcosa ciò di
cui necessitano la nostra società o le nostre chiese?
E’ importante e urgente pensarci; ancora una volta.
Piervaldo Rostan
Unf fiorir di liste
■il L
Le formazioni, più numerose che nel passato, pongono al centro dei
loro programmi i problemi della montagna e della sua sopravvivenza
In breve
Spighe, vanghe, camosci, quadrifogli... Tutto ciò che può in
qualche modo ricordare la montagna, i suoi problemi, le sue attività, scende in campo in occasione di questa tornata di elezioni amministrative.
In un solo comune si vota (e
dovrebbe essere l’ultima volta)
col sistema proporzionale; si
tratta di Lusema, dove saranno
presenti 6 simboli: PCI e indipendenti, con Ernesto Rivoira
ed Erberto Lo Bue capilista;
PSI e PSDI, con una testa di
lista comprendente i consiglieri uscenti Longo, Gobelin, Canale e Revel; DC, guidata dal sindaco uscente Badariotti; Verdi
arcobaleno, con lista in ordine
alfabetico guidata da Ivano Benech; Lega Nord probabilmente guidata da Dario Bocce e pochi lusernesi; lista laica PLI-PRI.
Saranno comunque molte le
liste presenti anche negli altri
comuni, dove pure si vota con il
sistema maggioritario: Torre
Pellice, Angrogna, Rorà, Bricherasio dovrebbero avere tre liste (il condizionale è d’obbligo,
visto che l’articolo viene redatto prima della scadenza dei termini di presentazione).
Se per Bricherasio, dove bisogna registrare la formazione di
una lista imitaria di sinistra con
PCI, PSI e Rinnovamento, la presenza di più liste non è una novità, lo diventa invece per gli
altri tre comuni.
A Rorà, con tre simboli diversi,
i circa 200 abitanti avranno dunque ampia possibilità di scelta; saranno in lista quasi tutti
1 consiglieri uscenti. Sicuramente un certo interesse desterà
il gruppo che dovrebbe avere
come simbolo una stella e che si
propone fra l’altro un’attenzione
particolare all’informazione della
popolazione rispetto alle decisioni delTamministrazione; candidato di rilievo in questa compagine il pastore Giorgio Toum.
La presenza di tre liste ad Angrogna ha probabilmente la sua
radice nella difficoltà di rapporto fra gli esponenti dell’ex minoranza, che si presentano questa
volta come capilista di due coalizioni diverse, una vicina alla
DC guidata da Paolo Adorno, ed
una di area laica, guidata da
Giampiero Saccaggi; la lista unitaria di sinistra sarà invece capeggiata dal, sindaco uscente
Franca Coìsson.
Anche Torre Pellice avrà tre
liste; oltre alla tradizionale coalizione di sinistra guidata dal
sindaco Marco Armand Hugon,
che presenta al suo interno alcuni nomi nuovi, sono state presentate altre due compagini:
una di area centrista, che raggruppa liberali, repubblicani e
democristiani, con 12 candidati,
ed una della Lega Nord.
Se tutto si può dire tranquillo
in quel di ViUar Pellice (gli interessati vengono da parecchi anni inseriti col sorteggio in una
delle due liste), le novità più
grosse vengono da Bobbio Penice.
Il gruppo che sembrava monolitico intorno al sindaco Charbonnier ed alla sua giunta si
è in parte sfaldato, e dopo i primi incontri fra PSI e PCI, quest’ultimo ha preferito scegliere
la linea di ima lista autonoma,
aperta però anche ad altre forze
di sinistra. Così sono state coinvolte diverse persone che in precedenza sedevano sui banchi della maggioranza, fra cui l’ex sindaco Giuseppe Berton; ad essi
si sono aggiunti altri personaggi del mondo politico bobbiese
quali l’ex assessore in Provincia, Giovanni Baridon e l’avv.
Bert, formando così una coalizione che, almeno sulla carta, ha
i numeri per contrastare alla
pari la lista del sindaco uscente,
che presenta come seconda testa di lista Enzo Negrin. Cosa
stia alla base di una così nutrita
schiera di liste è diffìcile, a caldo, dire; un certo malcontento
per come si è amministrato in
questi ultimi anni, specialmente
in Comunità montana, è per altro sicuramente da prendere in
considerazione.
O. N.
Agenzia economica
occitana
La scorsa settimana ha avuto luogo, in vai Varaita, un primo incontro di operatori economici (artigiani, agricoltori, operatori turistici) che lavorano nelle valli eccitane italiane, in vista
della creazione di una agenzia
economica europea dei paesi
d’Oc. L’iniziativa si inserisce in
un progetto già lanciato in Francia allo scopo di valorizzare la
ricchezza culturale ed economica
di un’area geografica che comprende 6 regioni e, per quanto
riguarda l’Italia, 12 valli alpine.
L’agenzia dovrebbe contribuire a rilanciare i prodotti tipici
dell’area, facendo leva sull’elemento « qualità »; si dovrebbe
arrivare, secondo i promotori,
alla creazione dì un vero e
proprio marchio «Terra d’Oc»,
partecipando a manifestazioni
pubbliche con questo simbolo.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Caccia alla lattina
Occorre rilanciare la raccolta
differenziata in vai Pellice: lo dicono un po' tutti; il servizio, pubblicizzato da un fascicoletto
stampato dalla comunità montana (e poco distribuito in realtà),
partito da alcuni anni senza un
grosso coordinamento, vive un
momento di stasi. A Luserna
mancano, per esempio, i bidoncini per la raccolta delle pile scari
UN’INDAGINE NAZIONALE
Alla ricerca del radon
Un certo numero di famiglie di
Torre e Villar pellice sono state
estratte a sorte per una ricerca
sull’esposizione alla radioattività
naturale nelle abitazioni. La cam
RADIO BECKWITH
Sottoscrizione urgente
Non era uno scherzo quello
che annunciava l’inizio delle trasmissioni di Radio Beckwith su
Pinerolo a partire dal 1« aprile;
dopo un paio di settimane sperimentali si doveva infatti iniziare regolaiTuente. Invece il ponte di trasmissione necessitava di
una ulteriore regolazione e si
rendeva necessario il trasporto a
Torino. Nel corso del trasporto
deH'apparecchiatura avveniva però un fatto assai grave per la
radio, e cioè il furto dello strumento. 11 danno è doppio perché, oltre al costo del « ponte »
(circa un milione e mezzo), si
deve aggiungere anche il mancato introito pubblicitario derivante da un black-out, su Pinerolo,
di circa un mese.
In considerazione dei cospicui
investimenti sostenuti da Radio
Beckwith per questo potenziamento e della necessità di coprire il danno del furto, i responsabili della radio lanciano perciò una sottoscrizione urgente;
chi vuole sostenere Radio Beckwith lo può fare utilizzando il
cc bancario presso l’agenzia della Cassa di Risparmio di Torre
Pellice n. 1703875/70, oppure il
cc postale n. 25246109; entrambi
sono intestati a: Associazione
culturale Francesco Lo Bue Torre Pellice. E’ inoltre aperta
dalle ore 8 alle 20 la sede della
radio, in via Repubblica n. 6 a
Torre Pellice.
pagna, promossa a livello nazionale e rilanciata in Piemonte tramite le USSL, tende ad una verifica sulla presenza in zona del
radon.
Si tratta di un gas radioattivo
prodotto continuamente nel decadimento di sostanze radioattive
presenti nella Terra sin dalla sua
origine. Esso è dunque presente
nel terreno, nelle rocce, e generalmente nei materiali da costruzione e si diffonde con facilità
attraverso tutti i materiali.
All’aria viene rapidamente disperso, mentre nelle abitazioni
tende invece a concentrarsi, specie in assenza di ricambio dell’aria. Il radon produce a sua volta
sostanze radioattive che tendono
ad attaccarsi alle particelle di
pulviscolo presenti nell’aria e che
quindi possono entrare nei bronchi e nei polmoni.
Si ipotizza che in alcune zone
del pianeta, e anche dell’Italia,
la presenza di questo gas sia alla
base di alcune malattie ed è pertanto in un’ottica di prevenzione
che si colloca questa indagine. In
un certo numero di abitazioni,
prese a campione, di Torre e Villar sono perciò stati installati
strumenti atti a verificare la presenza o meno di questo gas.
che, in generale i contenitori per i
farmaci scaduti collocati accanto
alle farmacie ci sono solo sulla
carta, la raccolta del vetro negli
appositi bidoni avviene irregolarmente.
Si era parlato, a suo tempo, di
proporre anche la raccolta differenziata delle lattine delle bibite,
ma per adesso nessuno ha acquistato le macchine per schiacciarle, né pare esistano dei punti di
raccolta.
Radio Beckwith, in collaborazione con le associazioni ambientaliste e gli Enti locali, ha lanciato nei giorni scorsi una gara
denominata « Caccia alla lattina », proposta in particolare ai
ragazzi delle scuole di tutta la vai
Pellice, proponendosi di sensibilizzare la gente sulla raccolta differenziata di un oggetto, la lattina appunto, per ottenere il quale,
partendo dal metallo grezzo, occorrono costi, anche in termini
energetici, elevatissimi che invece
si riducono nettamente con il riciclaggio.
Con la gara, i giovani sono invitati a costituirsi in squadre, allo scopo di raccogliere le lattine;
esse dovranno poi essere consegnate, nel momento terniinale
della manifestazione, nel pomeriggio del 9 giugno, al mercato
coperto di Luserna San Giovanni,
dove i gruppi che ne avranno raccolto il quantitativo maggiore saranno premiati.
Naturalmente una iniziativa del
genere ha valore promozionale;
occorrerà dar seguito a questa
giornata con un impegno costante nel tempo, con il recupero, per
esempio, presso i bar, le scuole o
altri centri di aggregazione.
Del resto è nei fatti che la soluzione all'enorme problema dello
smaltimento dei rifiuti deve passare attraverso la raccolta differenziata ed il recupero di molti
di quegli elementi che oggi vengono buttati nella comune spazzatura.
P.V.R.
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11
13 aprile 1990
valli valdesi 11
PINEROLO
La biodinamica possibile
so»
Un grande successo di partecipazione: soddisfatte le aspettative Problemi di commercializzazione e coinvolgimento degli agricoltori
Un successo, in qualche modo
addirittura superiore alle previsioni, ha caratterizzato il corso
di agricoltura biodinamica che
si è svolto a Pinerolo, sotto l'egida della Comunità pedemontana pinerolese: fra i partecipanti sono stati numerosi anche gli
agricoltori « a titolo principale ».
Si stanno avviando inoltre a
conclusione quegli incontri che
avevano il compito di evidenziare alcuni aspetti in modo particolare, rappresentando nei fatti
un elemento aggiuntivo e complementare: nelle ultime settimane Luigi Brezza ha parlato delle sue esperienze ultratrentennali ne] settore della viticoltura;
giovedì 5, sempre presso il seminario in via Trieste, è stata
invece affrontata la questione
della commercializzazione dei
prodotti biodinamici, con un rappresentante del marchio di distribuzione più noto in Italia, la
Demeter, che ha una lunga e
consolidata esperienza in molti
paesi d’Europa.
Tornando al corso, abbiamo
cercato di capire l’impatto che
esso ha avuto sui partecipanti,
sentendone alcuni.
« La mia partecipazione al corso — ci dice un pensionato —
si c inserita in un discorso più
ampio che riguarda il problema
dell’alimentazione; da molto tempo seguivo questi temi e questa
è stata per me l’occasione di
un approfondimento, verificando
le differenze sostanziali fra il metodo tradizionale, che fa ricorso a prodotti chimici, e questo
che invece tiene in massima considerazione l'equilibrio naturale ».
Molti fra i partecipanti erano
pensionati, così anche il nostro
secondo interlocutore, che tuttavia dichiara di utilizzare per coltivazioni ortive circa un ettaro
di terreno, dunque già una superficie significativa: « Anzitutto
ho colto come occasione molto
positiva il corso: il fatto che sia
stato organizzato da una Comunità montana che per il settore
agricolo fa in massima parte riferimento alla Coldiretti mi ha
quasi stupito; dopo di che bisognerà verificare il seguito che
si vorrà dare a questa iniziativa; se ci sarà la volontà di creare un coordinamento fra quanti
coltivano in questo modo, se si
potrà magari dar vita ad un
mercatino di prodotti biodinamici, allora questo corso, che anche a livello di nozioni, di impegno, non è stato certo uno
Scherzo, assumerà un valore più
profondo ».
C’erano — dicevamo — anche
alcuni agricoltori; ne abbiamo
incontrato uno di San Secondo.
« Sono da tempo a conoscenza di questi metodi di coltivazione alternativa e personalmente
da diversi anni faccio esperimenti di coltivazione biologica, in
qualche modo meno impegnativa di quella biodinamica quando si hanno aziende di una certa superficie. E’ comunque interessante perché alla base della
biodinamica c’è un metodo preciso, mentre molte volte sul biologico il discorso è più vago. Per
il futuro ho espresso la mia disponibilità, se non ad estendere
su tutta l’azienda questo metodo, per lo meno ad effettuare
esperimenti sulle coltivazioni.
Certo il problema rimane quello
di coinvolgere maggiormente gli
agricoltori. Oggi come oggi, dopo anni con un sistema che prevede l’uso massiccio di prodotti
chimici, c’è una grossa difficoltà a proporre il ritorno a sistemi naturali; la monocultura, anche nelle nostre pianure, è talmente diffusa che occorre un’opera di reimpostazione delle colture, che rischia di essere molto lunga, e prima ancora un non
facile confronto con la mentalità dei contadini ».
Ivano Benech
TORRE RELUCE
Intelligenza degli uomini
e macchine «intelligenti»
Martedì 3 aprile, nella sala consiliare, ha avuto luogo la prima
delle serate culturali organizzate
dall’amministrazione comunale
di Torre Pellice.
Tema dell’incontro: l’intelligenza artificiale.
Relatore l’ing. Angelo Dina, direttore deH’osservatorio sulle
tecnologie avanzate ed organizzazione del lavoro della FIOM.
La conferenza, alla quale è stato dato un tono il più possibile
discorsivo, è stata resa ancor più
interessante dai numerosi esempi pratici.
Obiettivo: informare il pubblico sulle reali possibilità dei calcolatori allo stato attuale della
tecnica, per non favorire né falsi entusiasmi, né preconcetti verso l’informatica in generale e i
calcolatori in particolare.
In poche parole: creare qualche dubbio sulla reale « intelligenza » di macchine automatiche
quali i calcolatori, o meglio elaboratori; presentare l’approccio
al problema sotto gli aspetti psicologici, economici, sociologici,
tecnici e di informazione.
Dal punto di vista psicologico,'
si è visto che storicamente, a
partire dalla comparsa del primo calcolatore, si è assistito a
fasi alterne di sopravvalutazione
delle macchine (ottimismo) con
altri periodi di sottovalutazione
(pessimismo).
Questo perché, quasi sempre,
la valutazione delle reali possibilità dei calcolatori viene resa
possibile dopo periodi d’uso abbastanza lunghi, specie nel campo scientifico e sperimentale. Ma
questo vale anche nel campo dei
calcolatori, personali e non, a
qualsiasi livello.
menti di esperienza umana introdotti nella propria memoria.
E’ già di per sé impossibile inserire in tempo reale « tutta »
l’esperienza professionale, poiché
per sua natura questa è in continuo aggiornamento e evoluzione; tuttavia, ammettendo anche
di usare una macchina con sufficiente « esperienza », viene a
mancare in ogni caso l’intuito,
prerogativa questa solo umana e
di medici anche non eccezionali.
sioni) dei lavoratori.
Quando addirittura le macchine non vengono usate come deterrente, o come ricatto per il
lavoratore, e quindi per abbassarne il potere contrattuale o
per sminuirne le mansioni.
A un congresso di specialisti
mondiali in informatica fu chiesto a una dozzina di loro se si
sarebbero fidati di una diagnosi
medica fatta soltanto dal computer: tutti risposero che avrebbero usato le elaborazioni del
calcolatore come aiuto, ma avreb
bero richiesto il parere del proprio medico.
Esistono perciò facoltà intellettuali quali la fantasia, l’intuito, il porsi degli obiettivi di vita, che non riguardano la sfera
puramente mnemonica o elaborativa e sono prerogativa del
cervello umano.
Un altro punto interessante, riguardante l’aspetto economico, è
che l’informatica, come altre tecnologie avanzate (aviazione, astronautica, telecomunicazioni,
chimica), si sono sviluppate e si
sviluppano per scopi e con finanziamenti militari, cioè per la
distruzione di altri uomini e della natura.
Marco Rovara
Oggi
e domani
Corsi
A parità di prodotti, per l’informatica esistono perciò due alternative di gestione: quella di
tipo piramidale/verticistico/gerarchico, improntata alla gestione tradizionale, e quella democratica, di tipo « orizzontale »,
cioè funzionale al miglioramento della qualità della vita dei
lavoratori, e non per questo automaticamente meno proficua
economicamente.
TORRE PELLICE — 11 Centro culturale
valdese organizza un seminario di tecnica e interpretazione violinistica nel
periodo dal 18 luglio al 1° agosto sotto
la guida di Daniele Gay. Informazioni
ed iscrizioni presso il Centro culturale, via Beckwith 3, 10066 Torre Pellice, tei. 0121/932179.
Concerti
PORTE — Alle ore 21 di sabato 28
aprile, presso la palestra comunale in
fraz. Malanaggio, il gruppo bretone
« Yzoz » presenta il repertorio classico
dell'area culturale celtica.
Nel periodo pasquale la fanfara salutista di Adelboden, noto centro sciistico dell’Oberland bernese, suonerà
all'aperto, secondo la tradizione salutista, nei mercati di Torre Pellice e
Luserna venerdì 13 aprile mattina, poi
a Pinerolo sabato 14 mattina e In concerto nel tempio valdese alle 20.45; nel
pomeriggio di Pasqua, alle ore 16, terrà
un concerto nel tempio valdese di Torre Pellice.
Teatro
TORRE PELLICE — Sabato 14 aprile,
alle ore 15.30 e 21, presso il cinema
Trento verrà presentata la commedia
dialettale « Tant fracass per niente »,
del Gruppo piccolo varietà di Pinerolo.
RORA' — Il Gruppo Teatro Rorà presenta sabato 14 e sabato 21 aprile, ore
21.30 presso la sala comunitaria, la
commedia brillante in tre atti di Franco Roberto: « Due donne, un ladro e una
cassaforte ». Ingresso libero.
Incontri
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha
in programma: « Camllle Claudel », ven.
13, ore 21.15 e « Tango e cash », domenica 15 e lunedì 16.
Dibattiti
Fiere
Dai vari argomenti esaminati
risulta evidente, se ancora c’erano dei dubbi, che Tintroduzione delle « nuove tecnologie » nel
mondo del lavoro pone problemi di tipo sociale, medico, politico, per limitarci ai principali.
Rimane solo da augurarci che
queste lodevoli iniziative di informazione si moltiplichino e che
i lavoratori prendano coscienza
dei grossi problemi legati alla
professionalità, alla qualità della vita, alla disoccupazione.
AVVISI ECONOMICI
IMPRESA ONORANZE
e TRASPORTI FUNEBRI
Sono stati fatti esempi significativi; citiamo il caso delle diagnosi mediche: l’elaboratore deve diagnosticare in base ad ele
Inoltre, dal momento che il
costo di certe tecnologie informatiche è molto alto, il risultato è che esse vengono principalmente gestite, oltre che dai
militari, dalle industrie, le quali, salvo rare eccezioni, si preoccupano esclusivamente del profitto legato alla quantità e non
alla qualità del lavoro, né si
preoccupano di migliorare la
qualità della vita (e delle man
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vestizioni, esumazioni, cremazioni, necrologie
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Telefono 0121/201524 ■ Servizio continuo (notturno e festivo)
PINEROLO — Mercoledì 18 aprile,
alle ore 20.30, presso il centro sociale
di via dei Rochis, la COAP organizza
un incontro pubblico sul tema; «L’utilità dei prodotti integrali nella difesa
della salute »; la serata si svolge nell'ambito di un ciclo sulla alimentazione
naturale.
TORRE PELLICE — Presso l’hôtel
Gllly, alle ore 21 di venerdì 13 aprile,
si svolgerà un dibattito pubblico sul tema «Verso quale sinistra? », promosso
dalla Sinistra indipendente del pinerolese. Introdurrà il dibattito Franca Coisson; interverranno Adriano Andruetto,
Giorgio Ardito, Daniele Cantore, Giorgio Gardiol.
« Il Signore mi ha detto; la mia
grazia ti basta »
(II Cor. 12: 9)
Serenamente si è addormentato nel
suo Salvatore e Signore
Eldo Mattone
pastore evangelico battista
di anni 86
Nella certezza della resurrezione lo
annunciano : il figlio Elia con Giusi, i
nipoti Stefano e Federica, parenti tutti
e le comunità cristiane evangeliche
della Valle di Susa.
Torino^ 3 aprile 1990.
RINGRAZIAMENTO
La mostra cara
Mercedes Borgetti ved. Gatto
ci ha lasciati il 27 marzo.
La mia famiglia ed io siamo sbigottiti da questa tempesta così violenta
che è caduta su di noi.
La grazia di Dio ci aiuti a colmare
questo vuoto.
Ringraziamo tutti i fratelli e sorelle
delle diverse comunità, gli amici e
tutti coloro che, con tanta fraterna simpatia, ci sono stati accanto.
Il pastore Bernardini, col suo sermone, ci ha profondamente commossi
e ha dato pace al nostro cuore cosi
provato. A lui vanno i nostri più calorosi ringraziamenti.
A tutti ancora grazie!
Rosa Bianca e famigRe;
Gatto, Borgetti, Zcbelloni
Torino, 13 aprile 1990.
TORRE PELLICE — Lunedì 16 aprile,
per tutta la giornata, si svolgerà la tradizionale fiera di Pasquetta; neH’ambito della fiera s! svolgerà anche il mercatino biologico, che troverà successivamente una sua precìsa collocazione,
a partire da maggio, ogni terzo sabato
del mese.
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fono 2331 (Ospedale Civile).
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Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica ;
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12 fatti e problemi
13 aprile 1990
Evangelici degli anni ’90
(segue da pag. 1)
radicamento biblico; la comunità
fraterna non tende solo al soddisfacimento della spiritualità individuale, ma richiede un’apertura
verso gli altri; è assente il « capo carismatico » e sono fondamentali i rapporti di fratellanza internazionale; infine, l’evangelismo
italiano ha una sua storia e un suo
passato e non nasce dal boom delle nuove religioni. Bisogna chiedersi se una qualche forma di settarismo non sussista ancora in tutte le chiese e occorre avviare un
cammino di riflessione per tutti.
Se si vuole indicare una strada
per il futuro dell’evangelismo italiano, bisogna che questa strada
sia percorribile per tutti, senza fughe in avanti.
I dibattiti seguiti alle tre relazioni sono stati molto numerosi,
ricchi e articolati. E’ stata ricordata (Giorgio Spini) la necessità
di prendere coscienza che lo sviluppo di comunità popolari è un
fenomeno su scala planetaria, che
vede la crescita di un « protestantesimo dei poveri e degli umili ».
La vera unità è nel mantenimento
delle singole identità. Oggi occorre riprendere il dialogo che ha diviso non solo « protestanti » ed
« evangelici », ma tutte le chiese
al loro interno (Paolo Fabbri), ma
anche prendere coscienza che non
si è trattato solo di un problema
di linguaggio, bensì di posizioni
teologiche e bibliche diverse (Massimo Rubboli). In questo processo occorre tenere conto dei risultati della « italianizzazione » delle
chiese nate dalle missioni estere riguardo al problema dell’unità (Renato Maiocchi). Non è
stato tanto l’impegno sociale quello che ha diviso gli evangelici, ma
il fatto di dare alla politica una
valenza teologica (Paolo Spana).
Quanto al processo unitario, che
appare ancora lontano, il gruppo
di chiese battiate, metodiste e vaidesi (il cosiddetto BMV) non è
l’asse portante della FCEI, né il
polo di aggregazione protestante
in Italia. La stessa FCEI è un processo (Giorgio Bouchard) e si raccomanda non per ciò che è ma per
ciò che fa. Occorre vedere con libertà il futuro. Ma « protestanti »
e « evangelici » possono camminare insieme se prima non si mettono d’accordo? Il rispetto delle
diversità si fossilizza se non diventa dialogo e vi è il rischio che
ciascuno pretenda di avere il monopolio della verità e di esercitare
una egemonia sugli altri (Giuseppe Mandato, Chiesa apostolica).
Occorre confrontarsi sul senso
della Scrittura, sui doni dello Spirito, sulla carismaticità della chiesa,
sull’etica, sull’ecumenismo con il
cattolicesimo, sull’appartenenza al
Consiglio ecumenico. Una rifondazione della FCEI presuppone
che essa rappresenti sia il « protestantesimo » che 1’« evangelismo » italiano.
La necessità di una maggiore
informazione e conoscenza reciproca è stata espressa da tutti gli
interventi nel dibattito. Alcuni
hanno insistito sulla importanza
delle attività locali, altri sulla necessità di raccordare le varie iniziative e distribuire le forze esistenti. Si è affermata la necessità
di combattere il settarismo ancora presente e di non impedire che
i membri possano cambiare chiesa (Giovanni Leonardi). E’ importante cominciare a frequentare i
culti gli uni degli altri per conoscersi meglio (Dieter Stoehr).
Un forte stimolo alla presa di
coscienza dei problemi dell’evangelismo italiano è venuto dalla
tavola rotonda, a cui hanno partecipato il past. Sergio Aquilante
(metodista), il prof. Giancarlo Rinaldi (Chiesa d.el Nazareno), il
past. Giovanni Traettino (Movimento di restaurazione, pentecostale) e Stefano Woods (delle Assemblee dei fratelli), che ha precisato di parlare a titolo personale.
Il past. avventista Ignazio Barbascia, che doveva partecipare alla
tavola rotonda ma è dovuto rientrare a Roma prima del previsto,
nel corso del dibattito precedente
aveva delineato varie proposte di
collaborazione che sono state poi
accolte nelle « raccomandazioni ».
Aquilante ha messo in rilievo
che il Nuovo Testamento è una
grande scuola di pluralismo. Anche l’idea che vi sia un « campo
evangelico » appare oggi superata,
con le sue connotazioni di settarismo. La FCEI ha il compito di
individuare obiettivi e programmi
di azione da proporre, anche al di
fuori dei confini confessionali e
denominazionali; essa ha un grande potere di appello e di provocazione per costruire spazi comuni
in cui tutti possano incontrarsi.
Traettino ha chiesto che si prenda coscienza del fenomeno della
crescita dell’evangelismo in contrapposizione alla stasi delle chiese storiche. Facendo cadere tutti i
limiti la teologia ha tagliato alla
base le possibilità di crescita del
protestantesimo. Occorre una « rimitologizzazione » del messaggio
evangelico, un recupero delle radici bibliche della concezione del
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mondo, per rispondere alle sfide
del mondo in cui viviamo in questa fase di accelerazione della storia e con il riemergere del cattolicesimo. Nasce oggi un nuovo modello di chiesa e forse le categorie
della Riforma non sono più sufficienti. Il risveglio deve toccare
anche la sfera politica, perché è
possibile essere conservatori teologicamente e socialmente impegnati.
Un appello a iniziative per una
presenza del protestantesimo nel
mondo della cultura e dell’università è venuto dal prof. Giancarlo
Rinaldi. Questo convegno deve
muovere a una strategia unitaria
che coinvolga tutto l’evangelismo
italiano. Il tempo è maturo per
definire una identità culturale per
tutti, che si configuri come testimonianza. Stefano Woods ha presentato un’ampia serie di proposte
(di cui vi è l’eco nelle « raccomandazioni »), tra cui l’idea di
ripetere annualmente questo convegno. Woods ha riaffermato la
necessità di conoscersi meglio e
capirsi di più sul ruolo della teologia e dello Spirito Santo nella
conversione e nella interpretazione delle Scritture.
Anche dopo la tavola rotonda
vi sono stati numerosi interventi,
con proposte operative. Il past.
Daniele Boachard (segretario della FGEI) ha auspicato che per
uscire dalla crisi della modernità
si guardi in avanti e non indietro.
Bisogna costruire un nuovo modo di concepire il mondo, la Bibbia, la chiesa e un modo nuovo
di predicare l’Evangelo, che pure è sempre lo stesso.
Le raccomandazioni, presentate
globalmente dal convegno, appaiono molto numerose e impegnative, ma vanno interpretate, ci sembra, come il segno della volontà
di compiere dei passi in avanti,
mantenendo la propria memoria
storica e la propria identità, ma
guardando alla possibilità di una
testimonianza efficace nel nostro
paese. Ma forse l’aspetto più significativo del convegno è stato
lo spirito schietto, aperto, con cui
sono state affrontate le diversità e
insieme la consapevolezza della
fraternità che ha unito i partecipanti nel cercare di identificare la
vocazione di tutti, « evangelici » e
« protestanti », radicata nello stesso Evangelo, pur nella pluralità
delle sue forme di espressione.
Maria Sbaffi Girardet
Comunione e fedeltà
I partecipanti al convegno, provenienti dalle più diverse chiese evangeliche, rendono grazie al Signore per la
profonda esperienza di fraternità che è stata loro donata
sia nel culto come nelle relazioni e nei dibattiti, e chiedono
al Consiglio della FCEI di prendere in considerazione le
varie raccomandazioni emerse.
II convegno propone che il Consiglio della Federazione
si faccia carico di convocare nella stessa maniera odierna
un convegno avente come primo punto all’ordine del giorno l’organizzazione di un Kirchentag evangelico secondo
il progetto presente nella relazione di Stefano Woods.
Il convegno chiede al Consiglio della FCEI di organizzare un incontro annuale, convocandolo con modalità
analoghe a quelle adottate in questa occasione, che, sulla
base di uno dei grandi temi aggreganti delle diverse componenti dell’evangelismo italiano, crei l’opportunità di un
più approfondito confronto e di dialogo fraterno.
Il convegno raccomanda al Consiglio di promuovere
tutte le iniziative necessarie per condurre un confronto
sistematico sui vari modi di affrontare la lettura e lo studio della Parola di Dio.
Il convegno chiede al Consiglio della Federazione di
studiare la possibilità di creare un centro-studi ecumenici
per la presentazione di storie parallele dei nostri movimenti evangelici.
Il convegno propone che venga organizzato all’inizio
del prossimo anno accademico un incontro di operatori
della scuola superiore e dell’università, avente per scopo
la reciproca conoscenza e lo studio di forme di azione comune nelle scuole e nelle università, nella ricerca di una
identità culturale comune che possa fungere da cemento
per le giovani generazioni.
Il convegno raccomanda al Consiglio di favorire la più
ampia conoscenza di tutte le iniziative in atto in campo
culturale, informativo ed editoriale, per consentire in futuro scambi e collaborazioni che rafforzino la presenza
evangelica nel nostro paese.
11 convegno propone che venga al più presto approntato un nuovo annuario delle chiese evangeliche in Italia e
chiede alle singole denominazioni già presenti di collaborare alla sua stesura.
Il convegno raccomanda al Consiglio di esaminare i
possibili spazi di collaborazione nel campo della diaconia,
ponendo in primo piano il grande problema della immigrazione dal terzo mondo.
il convegno chiede di organizzare a Roma con le chiese evangeliche dei cittadini extracomunitari una riunione
di preghiera comune per il problema del razzismo nel nostro paese.
Il convegno chiede al Consiglio della Federazione di
studiare, in vista della prossima assemblea, i modi più
idonei perché tutte le componenti interne abbiano pari
possibilità di partecipare alla vita della Federazione.
Si propone al Consiglio FCEI di inviare a tutti i partecipanti al convegno nomi e indirizzi dei partecipanti
stessi.
Se il settimanale non arriva
Dall’anno scorso ad oggi il Ministero delle PP.TT. ha quintuplicato le tariffe di
spedizione cui il settimanale è sottoposto, ma il servizio di consegna è sempre lacunoso. Gli abbonati che non ricevono regolarmente il giornale hanno il diritto (ma
anche il dovere!) di reclamare presso le competenti autorità e di esigere un servizio che essi stessi pagano. Il reclamo può essere inoltrato così:
Reclamo perché il settimanale « L’eco delle valli valdesi » (oppure) « La luce »
spedito dall’Ufficio postale di Torino (via Reiss Romoli) mi viene recapitato
con ritardi tali da pregiudicare la sua lettura in termini di attualità.
Chiedo risposta motivata ed assicurazioni scritte sull’eliminazione dei ritardi
nei futuri recapiti.
(firma leggibile, indirizzo e data)
Il reclamo va indirizzato in busta chiusa a:
— DIREZIONE PROVINCIALE P.T. del capoluogo di Provincia
e per conoscenza a:
— DIREZIONE CENTRALE DEI SERVIZI POSTALI, viale Europa 147 00144 Roma
Ambedue le buste vanno spedite senza francobollo, indicando al posto dello stesso; ESENTE DA TASSA: RECLAMO DI SERVIZIO (art. 51 DPR 29 marzo 1973, n. 156).
Perché i lettori possano capire se il settimanale giunge loro in ritardo, li informiamo sui tempi
« tecnici ». I numeri che portano la data del venerdì di norma vengono consegnati all’ufficio
postale di Torino il mercoledì precedente. Il sabato mattina, al più tardi, i lettori dovrebbero
vedersi consegnato il settimanale.
Per quanto riguarda le Valli valdesi il settimanale è consegnato di norma il giovedì agli uffici
postali decentrati.
In ogni caso la data di spedizione è indicata nel numero seguente del settimanale, al fondo della « manchette » redazionale.