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ECO
DELLE mm VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
torre PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVll-N. 49)
Una copia lire 50
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{Eco: L, 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per l’eFtero
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TORRE PELLICE - 15 Dicembre 1967
Aminin. Claudiana Torre Pellice • C.C-P. 2-17557
L’anno internazionale T )
dei diritti deii’uomo
Il 10 dicembre 1948 TAssemblea generale
deirO.N.U. adottava e proclamava la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
quale « mola comune per tutti i popoli e tutte le nazioni ».
Da allora, la Dichiarazione, tradotta in
oltre sessanta lingue, è stata esaminata e discussa in lutto il mondo, molte iniziative
delle N.U. hanno trovato nelle sue formulazioni il fondamento e lo stimolo. Questo
documento fondamentale ha avuto riflessi
su non poche costituzioni in formazione o
in evoluzione. È appena il caso di notare
quanti dei suoi principi sono rimasti lettera
morta in tanti settori della vita nazionale
e internazionale.
Perciò il 1968 è stato designato dall’Assemhlea generale del 1963 come « Anno
internazionnle dei diritti umani » e culminerà in una serie di manifestazioni nel prossimo autunno, che si concluderanno il 10
dicembre 1968, ricorrendo il ventennale della Dichiarazione universale. Si vuole celebrare questo ventennale facendo una panoramica delle mete che sono state raggiunte,
in tutto il mondo, nella lotta per i diritti
umani c sooranutto — il che è certo assai
più importante — per intensificare le iniziative e le azioni nazionali e internazionali, per tsaiiare piu lontano e più a fondo
questi risultati. Numerosi organismi affiancheranno ; azione dell'O.N.U. su base nazionale i n ìtalia. in particolare, la Società
italiana per i organizzazione internazionale) e soprattutto internazionale; così
rU.N.E.S.r.O., la F.A.O., l'Organizzazione
internazionale del lavoro (OIL-BIT), rUnione postale universale, l’Istituto delle N.U.
per la forniazione e le ricerche, TAlto Commissariato delle N.U. pr i rifugiati, l’Amnesty internazionale (di cui il dr. Gustavo
Comba ci ita parlato recentemente su queste
colonne). :■ altri ancora.
Per l'apertura di quest’Amio internazionale per i duini dell’uomo il segretario generale de! c N.U., U Thant, ha rivolto questo
messaggio ;
« La d".dpiiazione del 1968 quale Anno
internazionale per i diritti dell uomo riflette la cura univa che le N.U. dedicano alla
promozione dei diritti umani e alla protezione delia dignità umana per tutti, e la
convinzione (he il rispetto per i diritti umani e per le libertà fondamentali costituisce
uno dei principali fondamenti della libertà,
della giustizia e della pace nel mondo.
« La Diebiarazione universale dei diritti
dell'uomo del 10 dicembre 1948 ha esercitato iminllusso estremamente vigoroso e ha
ispirato un considerevole movimento in
avanti nello sforzo di fare dei principi in
essa pro(¡amati una realtà universale. L Assemblea generale ha colto l’opportunità offerta dal ventennale dell'adozione della Dichiarazione per mobilitare uno sforzo mondiale leiulenre a intensificare II ritmo di
questo movimento in avanti.
« L'Assemblea generale ha adottato tutta
una serie di programmi specifici comprendenti misure e attività a cui sono stati invitati a partecipare gli Stati membri, le Nazioni Unite, enti specializzati, organizzazioni regionali inter-governative e non-governative. Tali programmi commemorativi,
azioni di informazione pubblica, dovrebbero rendere viva e familiare ai popoli
in tutto il mondo l’importanza del loro appoggio effettivo ai principi fondamentali
concernenti i diritti umani, come pure degli
sforzi che vengono compiuti per dare attuazione a tali diritti ».
Non si tratterà dunque di una gloriosa parata di realizzazioni — benché ve ne siano,
indubbiamente — quanto piuttosto di una
dolente, corresponsabile presa di coscienza
della dura realtà per cui nel mondo sono
iutt'oggi largamente utopia l'osservanza dei
diritti umani e fondamentali libertà, senza
distinzione di razza, di sesso, di lingua, di
religione. Dall'apartheid sudafricana alla
segregazione nordamericana, dal totalitarismo dei paesi « socialisti » — di cui i processi contro Siniavski e Daniel o contro gli
intellettuali cecoslovacchi sono soltanto i
casi più clamorosi — airamAsemitismo (an-tiisraelita o antiarabo) e alla messa fuori
legge del comunismo in vari paesi; dalle
pressioni delle nazioni sviluppate su quelle
in via di sviluppo, spesso tali da deformare
drammaticamente tale sviluppo, per cui i
popoli ricchi diventano sempre più ricchi e
quelli poveri sempre più poveri, ai drammatici scompensi culturali ed economici all'interno di molti paesi, latini in particolare;
dal mancato riconoscimento dell’obiezione
di coscienza al cammino pieno d’intralci
nell’evoluzione del diri'tto matrimoniale e
in particolare del riconoscimento dei diritti
L’uomo dui CUOrO nuovo svalutazione della sterlina si ripercuote
sull’attività missionaria britannica
Il signor Washlansky, a Città del
Capo, nel Sud-Africa, vive dal 3 dicembre col cuore di una ragazza che
gli è stato innestato dai chirurghi,
in sostituzione del suo, ormai logoro e al limite della resistenza. Certo non è ancora detto che tale operazione sia riuscita pienamente, perchè il periodo critico, quello in cui
l’organismo del malato potrebbe
’’rigettare” il cuore che gli è stato
innestato come un corpo estraneo,
non è ancora stato superato. Tuttavia si può anche prevedere un successo completo dell’operazione, che
consenta a quest’uomo, già condannato, un discreto margine di vita.
Sappiamo che questo fatto ha stupito il mondo, e in un certo senso
appare non meno strabiliante di certi lanci spaziali, cui del resto già ci
stiamo abituando. Apprendiamo anche, da quotidiani, che alcuni pensatori e filosofi autorevoli, intervistati, si chiedevano se in un futuro
relativamente vicino effettuandosi il
cambio di organi umani ancora più
complessi, come per esempio il cervello, non ci si debbano aspettare
stupefacenti trasformazioni della
personalità stessa di chi li riceve.
Comunque, da un punto di vista
generale, non si può non restare
meravigliati, ed anche rallegrarsi
sinceramente, di questi prodigi tecnici. Per individui apparentemente
condannati, con poche ore di vita
soltanto, potrebbero dunque aprirsi prospettive, insperate sinora, di
una vita prolungata. Che poi tale
periodo, accordato per una sorta di
miracolosa ’’grazia chirurgica”, possa essere sereno, e non sia invece intristito dai continui esami e accorgimenti tecnici necessari per mantenere in vita l’organo trapiantato,
risolvendosi allora in una esasperata schiavitù, resta ancora da stabilire. Per ora sembra che il signor
Washlansky si lagni proprio di questo, dell’eccesso di controlli e limitazioni da cui è circondato, mentre
non sembra infastidito della pubblicità di cui è fatto oggetto.
Vi sono comunque aspetti veramente simpatici in questa vicenda.
Assistiamo infatti ad un nuovo tipo
di rapporto umano, del tutto insolito. Ai funerali della giovane donatrice, perita tragicamente in un
incidente, era presente, e visibilmente commossa, la moglie del gratificato. Questo inserirsi di un elemento di riconoscenza in una circostanza generalmente solo tragica,
sembra aprire uno spiraglio nuovo
in tema di rapporti e di riconoscenza umana. La frase tante volte sentita in occasioni funebri; ’’qualcosa di Lei rimane” sembra in questa
circostanza sin troppo vera, realistica e concreta! E la morte di una
giovane venticinquenne perita improvvisamente appare un po’ meno
tragica. Così, pensando che dalla
morte di una può derivare la vita
di un altro, e pensando alla possibilità che possono avere quelli che
stanno per morire di lasciare ad altri, perchè vivano più a lungo, par
ti del proprio corpo, di fronte a
questo tipo così nuovo di eredità
che può essere lasciata ai vivi, vien
fatto di intravvedere un nuovo tipo
di solidarietà tra gli uomini. E tutto questo, ripetiamolo, è rallegrante.
Tuttavia, al di là di queste prospettive, il cristiano interroga pensoso la Scrittura. E gli sembra che
il miracolo di cui parla la Bibbia, e
cioè la creazione da parte di Dio di
« un cuore nuovo », sia ancora qualcosa di straordinariamente più grande. Certo nella Bibbia si parla di
’’cuore” non già per indicare un
organo anatomico, bensì l’intimo,
l’interiorità, ed anche la parte più
preziosa di ogni uomo... tuttavia la
analogia e il contrasto tra l’opera
dell’uomo e quella di Dio restano
singolari. Purtroppo i cristiani hanno perso l’abitudine di parlare del
miracolo mediante il quale Dio fa
dell’uomo una creatura nuova e lo
fa nascere di nuovo. Eppure dovrebbero essere questi i segni strabilianti offerti alla vista così disincantata
dell’uomo di oggi, per ricordargli
che Dio è presente ed agisce. Ma si
tratta oggi forse di miracoli più eccezionali e più rari di quelli operati dai chirurghi di Città del Capo?
E. P.
Londra (soepi) - Le missioni e le organizzazioni di mutuo aiuto cristiane saranno
duramente toccate dalla svalutazione della
sterlina recentemente verificatasi.
Uno dei membri deU’Aiuto cristiano, divisione del Consiglio britannico delle Chiese, ritiene che per compiere lo stesso lavoro dell’anno precedente, occorrerebbero
200.000 sterline in più (300 milioni di lire
al cambio attuale). « Circa venti progetti
che avrebbero dovuto essere iniziati quest'anno non potranno più venire eseguiti;
la svalutazione colpirà sensibilmente il nostro lavoro e ridurrà i nostri progetti ».
La Società unita per la diffusione dell’Evangelo comunica che le sarà necessario trovare 100.000 sterline in più (150 milioni di lire) all’anno per assicurare il suo
lavoro oltremare.
« La svalutazione è avvenuta in un momento in cui l’aiuto finanziario era molto
incoraggiante. Circa 235 nuovi missionari
si sono recati all’estero nel corso degli ultimi due anni. Se desideriamo che tutti
questi missionari continuino la loro missione nei paesi ove sono stati inviati, la cosa aumenterà le nostre spese e ci costerà
Avete rinnovato
il vostro
abbonamento
por il 1968?
ancora di più se vorremo mandarne degli
altri ».
Un portavoce della « Léprosy mission »,
organizzazione interdenominazionale che lavora in 34 paesi, ha dichiarato che il suo
comitato esecutivo potrebbe decidere d’aumentare i doni ed i salari per raggiungere il
valore ch’essi avevano prima. La cosa naturalmente significherebbe la necessità di attingere al capitale. Vi sarebbe di conseguenza meno denaro disponibile per i nuovi
ospedali ed i centri di ricerca sulla lebbra.
I PROTESTANTI MALESI SI OPPONGONO ALLA LEGALIZZAZIONE
DELL'ABORTO.
Singapore (bip) — Il Consiglio delle
Chiese malesi, che rappresenta la maggioranza delle Chiese della Repubblica, ha lanciato una campagna contro la proposta governativa tendente a legalizzare il divorzio.
In una dichiarazione, il Consiglio difende
« il valore intrinseco e la santità di ogni vita umana ». Esso chiede tuttavia al governo
di sviluppare i programmi di planning familiare.
Il progetto di legge in questione renderebbe possibile, a prezzo assai modesto, l’aborto
su semplice domanda. Il governo afferma
che il progetto faciliterebbe l’applicazione
del programma di controllo delle nascite e
soppirmerebbe gli aborti illegali, assai frequenti.
La Conferenza Malesia-Singapore della
Chiesa metodista cinese e l’Associazione cristiana studenti universitari si sono opposte
anch’esse al progetto di legge.
MEDITAZIONI D’AVVENTO
Chi ò colui ohe viene?
“ I Giudei gli si fecero attorno e gli dissero: Fino a quando terrai
t’animo nostro in sospeso? Se tu sei il Cristo diccelo apertamente.
Gesù rispose loro: Ve l’ho detto, non lo credete,, (Giov. 10, 24-25).
della donna. Non parliamo della libertà religiosa, poiché è per noi soltanto un tipo
della più ampia libertà di coscienza; e nel
mondo vi sono attualmente centinaia di migliaia di persone incarcerate per aver agito
semplicemente secondo i diritti riconosciui:i della Dichiarazione universale, firmata
dai governi dei loro paesi: insegnanti, sindacalisti, giornalisti, contadini, uomini politici, uomini di chiesa, in modi diversi hanno
sfidato leggi che contraddicono i loro diritti
fondamentali statuiti dagli art. 18 e 19 della
Dichiarazione, per esprimere la propria opinione, per scrivere la verità così come la
vedono o per seguire la religione di loro
scelta
Qual’è il posto dei cristiani, in questo
quadro? Proporre quella che potrebbe essere la « religione dell’ONU », oppure...?
SE TU SEI IL CRISTO, DICCELO APERTAMENTE
Questa domanda, l'hanno rivolta in molti a Gesù.
Dapprima era stato il Battista che, avendo nella prigione
udito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per
mezzo dei suoi discepoli : « Sei tu colui che ha da venire,
o ne aspetteremo noi un altro? » (Matteo 11 ; 2). Anche
il sommo sacerdote, durante il processo, si rivolse a Gesù
dicendo; «Ti scongiuro, per l'Iddio vivente, a dirci se
tu sei il Cristo » (Matteo 26: 63). Qui sono i Giudei che,
mentre Gesù passeggia da solo sotto il portico di Saiomone, nel tempio, gli si fanno attorno e gli chiedono;
« Fino a quando terrai l'animo nostro in sospeso? Se tu
sei il Cristo, diccelo apertamente ».
A prima vista, la domanda sembra legittima. I Giudei non vogliono rimanere nel dubbio, vogliono da Gesù un « sì » o un « no », vogliono vederci chiaro.
Sono molti, in ogni tempo, anche nel nostro, coloro
che riguardo a Gesù hanno l'animo in sospeso. Molti
anzi trascorrono tutta la vita così, e muoiono senza aver
risolto i loro dubbi intorno a Gesù : questo accade soprattutto nei paesi a tradizione cristiana come il nostro,
in cui quasi tutti sanno più o meno chi è Gesù, hanno
un'infarinatura di cristianesimo, qualche pensiero, qualche opinione su di lui, ma nessuna certezza. Vivono e
muoiono con l'animo in sospeso.
I Giudei non vogliono essere di questi e chiedono
perciò a Gesù di dir loro apertamente se egli è il Cristo.
Ma Gesù l'ha già detto: la risposta che i Giudei vogliono da Gesù, egli l'ha già data, in molti modi, in parole
e opere. Egli ha detto e fatto tutto quel che il Padre gli
aveva comandato di dire e di fare. Ora tocca ai Giudei
di dire qualcosa, non più a Gesù. La loro domanda è
giusta; ma non la devono rivolgere a Gesù, che ha già
risposto, devono rivolgerla a loro stessi, che ancora non
hanno risposto. Il « sì » o il « no » che chiedono a Gesù,
sono loro che lo devono pronunciare!
Questo vale anche per noi. Vogliamo esser sicuri di
Gesù : ma questa certezza, a un certo punto, non dipende più da Gesù, ma dalla nostra fede o incredulità. Vogliamo vederci chiaro; ma a un certo punto ci si vede
chiaro solo credendo. Abbiamo l'animo in sospeso; ma
non è Gesù che lo tiene in sospeso, siamo noi. Esitiamo
in presenza di Gesù : ma questo dipende proprio dal
fatto che l'Evangelo non è chiaro o non piuttosto dal
fatto che non vogliamo prendere posizione?
VE L'HO DETTO, E NON LO CREDETE
«Ve l'ho detto»; Gesù ha già risposto alla domanda dei Giudei. Tutta la sua vita, tutti i suoi discorsi, tutte le sue opere sono un'unica risposta a questa domanda.
Quando si presentò alla Samaritana assetata come
colui che dà « dell'acqua viva... che diventerà una sorgente che scaturisce in vita eterna », e più tardi al popolo in festa disse apertamente ; « Chi ha sete, venga
a me, e beva »; quando moltiplicò i pani e spiegò; « losono il pane della vita»; quando restituì al cieco nato
la luce degli occhi e precisò; « lo sono la luce del mondo » ; quando risuscitò Lazzaro e disse; « lo sono la risurrezione e la vita»; quando affermò; «lo sono il
buon Pastore », lui che in un'altra occasione, avendo visto le folle, ne ebbe compassione, perchè erano stanche
e sfinite, « come pecore che non hanno pastore » (Matteo 9; 36) — in queste e in tante altre occasioni, Gesù
si è manifestato, ha detto chi era, con ogni possibile
chiarezza e precisione. Gesù non è venuto come una
sfinge, muta, impassibile, impenetrabile. No, egli ha
parlato, spiegato, agito. Per questo ora non risponde alla domanda dei Giudei ; perchè ha già risposto e non ha
nulla da aggiungere.
Viene dunque il tempo nella vita di ogni uomo, e
anche nella storia della Chiesa e dei popoli, in cui Gesù, avendo già parlato e agito, non ha più nulla da aggiungere. C'è effettivamente un tempo in cui Gesù, dopo aver parlato, tace. C'è un silenzio di Gesù ; ma non
è il silenzio di chi deve ancora parlare o di chi non sa
cosa dire, è il silenzio di chi ha già parlato e ha detto
tutto. Viene il momento in cui Gesù non risponde più
alla nostra domanda; «Chi sei tu?» (Giov. 8; 25), ma
ce lo chiede lui; «Voi, chi dite ch'io sia?» (Marco 8;
29). Viene il momento in cui Gesù non ci dà più una
risposta, perchè aspetta la nostra. Nessuno pensi di poter chiedere eternamente, senza mai rispondere.
Se Gesù non avesse parlato e agito, potremmo ancora chiedere. Ma dopo che Gesù ha parlato e agito,
non è più tempo di domande, è tempo di decisione. E
Gesù non può decidere al posto nostro. Nessuno può decidere per un altro. Gesù non vuole risparmiarci il rischio della fede, anzi l'unica cosa che egli aspetta da
noi è la fede. La rivelazione è avvenuta ; « tutto è compiuto » (Giov. 19; 30), tranne la fede. « Ve l'ho detto,
e non lo credete ». E se non credete, per voi nulla è
compiuto. Come disse Lutero ; Se credi, hai ; se non
eredi, non hai. Paolo Ricca
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pag. 2
N. 49
15 dicembre 1967
IL CONSIGLIO DELLA FEDERAZIONE EVANGELICA SI RIVOIGE ALLE COMUNITÀ
Per un Hatale di vera pace
Fratelli e sorelle nel Signore,
riuniti per la prima volta come
Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, dopo
esserci messi all’ascolto della Parola di Dio ed avere invocato in preghiera l’ispirazione ed il sostegno
del Signore della Chiesa, il nostro
primo pensiero è stato di inviarVi
il nostro saluto fraterno. Permetteci quindi di rivolgerci a Voi con le
parole dell’apostolo: « grazia a voi
e pace da Dio nostro Padre e dal
Signor Gesù Cristo » (Rom. 1: 7).
NeH’accingerci a considerare i
mandati che abbiamo ricevuti dalla
Assemblea costituente di Milano,
chiediamo a Dio di aiutarci ad essere disponibili a « ciò che lo Spirito
dice alle chiese » (Apoc. 2: 7) affinchè la nostra Federazione sia veramente operante in voi ed esprima
le esigenze della vita delle nostre
chiese nel nostro tempo e « ci dichiariamo vostri servitori per amor
di Gesù y> (2 Cor. 4: 5).
Siete voi che, attraverso i vostri
rappresentanti alla Assemblea di
Milano, ci avete chiamati a questo
servizio e vorremmo assicurarvi che
ci sforzeremo di adempierlo con la
maggiore diligenza possibile. Ma è
da voi che noi attendiamo indicazioni, collaborazione e solidarietà. Indicazioni, affinchè la nostra azione
sia una risposta ai vostri e non ai
nostri problemi; collaborazione,
perchè è nella concretezza delle
chiese locali che la Federazione dimostrerà la sua validità; solidarietà,
ben sapendo che senza di voi creeremo semplicemente delle strutture
inutili perchè senza palpito di vita.
Ci siamo radunati mentre sta per
avere inizio il periodo di Avvento
nel quale le nostre chiese sono tradizionalmente invitate a celebrare
la «domenica della pace». Non vorremmo, però, che questa periodica
celebrazione desse alle nostre chiese ed ai suoi membri la buona coscienza di aver fatto ciò che, per la
pace, si doveva e si poteva. Occorre
svolgere, in seno alle nostre chiese,
una azione in profondità perchè i
loro membri prendano coscienza
della responsabilità che abbiamo,
nei confronti della pace, come singoli credenti, come Chiesa di Cristo
Gesù e come popoli che si considerano cristiani. Ed è necessario non
dimenticare mai che la pace fra gli
uomini è fondata sulla pace che Iddio accorda loro in Cristo Gesù.
Stabiliti « come sentinelle... per
avvertire l’empio che si ritragga dalla sua via » (Ezech. 33: 7-8), chiamati ad essere coloro « che si adoperano alla pace » (Matt. 5: 9), è
essenziale ricordare a noi stessi che
la predicazione deH’evangelo della
pace comporta il « vivere in pace. »
(2 Cor. 13: 11), il « cercare la pace ìì (1 Pietro 3: 11), il procacciarla con tutti (Ebrei 12: 14). Comporta innanzitutto accettare Cristo Gesù
come « nostra pace » (Efes. 2: 1417) e riconoscere che questa pace
ricevuta nella fede è una pace che
dobbiamo vivere, manifestandola in
ogni dominio della vita ed in ogni
rapporto col nostro prossimo.
Non basta parlare di pace: occorre « adoperarsi » per essa; non è
sufficiente denunciare chi, secondo
il nostro giudizio, turba la pace: occorre essere pronti a « soffrire per
cagion di giustizia » (1 Pietro 3:14);
è sottile tentazione Condannare la
guerra nel timore che essa ci coinvolga: occorre rinunciare come singoli e come società organizzata agli
egoismi, agli orgogli ed a tutte quelle passioni « donde vengon le guerre
e le contese » (Giacomo 4: 1). Occorre che la pace cui agognamo fuori di noi e attorno a noi trionfi in
noi perchè non ci accada di essere
simili a coloro su cui cade, per bocca del profeta, la condanna dell’Eterno: « con la bocca ognuno parla
di pace al suo prossimo, ma nel cuore gli tende insidie » (Geremia 9:8).
Vorremmo quindi invitarvi, quest’anno, non a celebrare una « do
Vedere il paese della Bibbia
Procuriamo delle magnifiche DIAPOSITIVE A COLORI, formato classico, prodotte in Israele, sulla Palestina, località, paesi e costumi dell’Antico e del Nuovo Testamento, di ieri e di
oggi. Prezzo ogni diapositiva (circa)
L. 200.
Catalogo vastissimo a richiesta. Rivolgersi a : « La Pervinca », casella
postale, Lavena-Pontetresa (Varese).
menica della pace » ma a cogliere
l’occasione della ricorrenza del Natale per chiamare tutte le nostre comunità, nella forma che ciascuna di
esse riterrà più opportuna, ad una
seria riflessione su cosa sia e cosa
comporti la pace per il credente.
L’annuncio « pace in terra fra gli
uomini eh’Egli gradisce » (Luca 2:
14) e la profezia messianica sul
« Principe della pace » (Isaia 9: 5),
assumeranno forse un tono meno
idilliaco, ma certo più evangelico;
ci conforteranno, certo, ma anche
ci richiameranno alla nostra responsabilità di membri della Chiesa di
Cristo e di appartenenti a nazioni
che pur fregiandosi del nome del
« Principe della pace » ritengono
ancora affermare se stesse con la
guerra.
Noi abbiamo fiducia che vorrete
accogliere questo nostro invito e
che, tutti insieme, sotto la guida
dello Spirito, ci sia dato fare del
giorno di Natale un giorno di coraggiosa riflessione e di umile accettazione di ciò che comporta, per la
Chiesa, essere non solo messaggera
ma facitrice di pace.
« Or a Colui che può, mediante
la potenza che opera in noi, fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo, a Lui sia la
gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei
secoli » (Efesini 3: 20).
per il Consiglio della Federazione
Il presidente
Mario Sbaffi
Roma, 27 novembre 1967.
...
àLLT.C.D.G. DI TODIIVII
Inaugurata “Casa nostra,,
L’Unione Cristiana delle Giovani ha
inaugurato giovedì sera, 7 dicembre,
nella sua sede di via S. Secondo 70, in
Torino, una sopraelevaz'one dello stabile che ospita il Foyer, cioè il pensionato per studentesse e impiegate. La
sopraeievazione che ha comportato il
rifacimento del 4° e un 5“ piano arretrato, è stata costruita in quest’ultimo
anno con lo scopo di dare asiio a quelle donne che, terminata la loro carriera di iavoro, sono giunte ad una età
in cui desiderano ritirarsi in un ambiente tranquillo, dove godere di un
sereno riposo, senza trovarsi tuttavia
nell’isolamento di un appartamento
di città, dove spesso si vive ignorati
dai vicini, come ia cronaca c’insegna.
Si sono preparate camere singole e
camere doppie per sorelle o amiche,
tutte munite di un minuscolo cucinino e di servizi indipendenti, per cui
chi lo desidera può vivere per conto
proprio ; chi desidera invece consumare uno o due pasti nel sottostante
pensionato è libero di farlo : tutte le
ospiti sanno che in caso di necessità
possono contare sulle vicine di camera
per avvertire ia Direzione o chiedere
un aiuto.
L’U.C.D.G., che iavora da più di 70
anni in Italia per le giovani, ha sentito ora la necessità di pensare anche
alle persone anziane e stanche, il cui
numero è in continuo aumento, allestendo per loro un ritiro decoroso e
confortevole. Le ospiti possono portare
i loro mobili e ritrovarsi così tra oggetti cari che mantengano un ambiente
familiare per ognuna. Hanno l’ascensore a disposizione e godono di acqua
calda; possono farsi allacciare un telefono personale. Naturalmente, devono accettare quelle elementari regole
che assicurino la libertà e la tranquilrtà di tutte.
L’incontro è stato particolarmente
cordiale tra le socie dell’U.C.D.G. più
impegnate nel lavoro unionista, che
erano particolarmente numerose in occasione delle sedute del Comitato Nazionale dei giorni seguenti, e le persone che più hanno contribuito a condurre in porto l’iniziativa, l’architetto,
il geometra e gli altri collaboratori. La
segretaria amministrativa, Efisia Martini, ha visto così, calorosamente applaudita l’esecuzione del progetto che
ha impegnato tutte le sue energie organizzative in tanti mesi di ansie, difficoltà e speranze.
L’U.C.D.G. spera che questa « Casa
Nostra » realizzata con fiducia per le
donne anziane possa rispondere alle
necessità di molte e riaffermare così
la solidale volontà di servizio cristiano dell’associazione in un ambiente
fraterno. Ketty Comba
Il canone
d’abbonamento
PK è aumentato
Amici lettori, parecchi di voi hanno
già provveduto al rinnovo e li ringraziamo per la sollecitudine (e per le offerte che molti hanno aggiunto, nel
loro versamento). Accluso al numero
di questa settimana trovate un modulo di c.c.p. Vi preghiamo di servirvene,
per i vostri versamenti, perchè il lavoro di registrazione è facilitato se
tali versamenti vengono fatti alla
Claudiana di Torre Pellice, da dove il
settimanale viene spedito e dove si
trova il nostro schedario - indirizzario. Rinnoviamo il tradizionale — e
sempre necessario! — invito a compilare chiaramente il modulo, speciflcando se si tratta di rinnovo o di nuovo abbonamento e indicando il codice
di avviamento postale.
Le offerte sono sempre per noi un
segno di solidarietà, un invito a fare
più e meglio. Quest’anno il nostro bilancio sarà un po’ appesantito (per
modo di dire...) dal fatto che una quota dello stipendio del direttore verrà
a gravare su di esso. Confidiamo di
potere, con l’appoggio di molti, continuare il nostro lavoro rendendovi un
servizio più accurato e ampio possibile
e a fine anno chiudere ancora il bilancio in modo soddisfacente per la Tavola... e per noi !
L’ECO-LUCE
Primo scaffale
per i nosfri
ragazzi
L’« Eco-Luce » ha già presentato nel n°
29 (21-7-’67) questa interessante collana per
ragazzi della Nuova Italia di Firenze. L’idea
della Collana è di offrire ai ragazzi dei libri di polso non sotto forma delle solite riduzioni. ma presentando il testo integrale
salvo riassunti in corsivo là dove le parti
sono lunghe o diffìcili. I capitoli sono completati da titoli e note e il testo è preceduto
da una introduzione biografica e storica e
seguito da alcune interessanti fotografie che
danno un'idea della situazione cui si riferisce il soggetto del libro. Una collana veramente ideale e molto importante. Rimane
l'interrogativo di ogni riduzione, anche se
bella e ben fatta : se. cioè, una volta letta la
riduzione si avrà mai voglia di leggere l’originale; ma forse è lo stesso discorso per i
film. È comunque una buona cosa che in
questi momenti migliaia di persone leggano
almeno la riduzione e non possiamo che
rallegrarci della bella iniziativa della Nuova Italia.
1 titoli usciti fin'ora sono 21 : c'è Nievo,
Dickens. Settembrini, Giusti, Calamandrei,
Swift, Puskin, Cechov, ecc., una scelta molto varia. 1 libri sono presentati molto bene,
in formato quadrato, copertina plastificata,
stampa nitidissima, tutti pregi non indifferenti. 1 sei libri che abbiamo scelto si presentano da sè; sono tutti dei capolavori.
B. S.
COLLANA PRIMO SCAFFALE
La Nuova Italia Editrice
Tomasi di Lampedusa; Il gattopardo,
L. 1.000.
ToLsroi; / quattro libri di lettura, L. 650.
D'Azeglio; Ettore Fieramosca, L. 850.
Poe e altri; Il racconto poliziesco, L. 600.
Mann; Padrone e cane, L. 600.
Pasiernak; // dottor Zivago, L. 1.000.
Ricordando
un amico
Non si tratta soltanto di un amico personale, ma di un vero amico
della nostra Chiesa, perchè tale fu
Emile Pasquet deceduto in queste
ultime settimane a Ginevra.
In una breve cronaca da Ginevra lo si è già ricordato ai lettori
del nostro settimanale. Mi pare,
tuttavia, che si possa dire qualcosa
di più rivedendo, nella fotografia
che pubblichiamo, il suo volto aperto e cordiale, fortemente sensibile
agli affetti di famiglia e alla vita
delle nostre comunità.
Molti Valdesi delle Valli ricordano la sua bella voce e il suo amore
per il canto : un canto che esprimeva la sua fede, la nostalgia del foco
s
lare domestico, raff'etlo per le valli
natie. Chi lo ha seguito da vicino e
per molti anni nella sua attività a
Ginevra sa anche con quale cosi iiiza e con quanto interesse egli si via
adoprato in favore della Chiesa Y ildese, presiedendo il Comitato oer
la raccolta di offerte in favore o
la nostra Chiesa, organizzando g -r
molti anni la visita del delegai» :dese in missione a Ginevra ^ ^i
Cantoni di lingua francese, - - enendo ogni iniziativa capace tn suscitare interesse per i nostri istituti
di assistenza. Lo ricordiamo attiv issimo negli anni dell’immediato dopo guerra, quando le difficoltà .“conomiche si facevano particolarii: ente sentire, animatore di molti raduni ginevrini in occasione della {;;febrazione del XVII Febbraio; ìis rivediamo o, meglio ancora, lo riudiamo cantare gli inni tradizionali Iella nostra Chiesa insieme con 1«; sue
figlie nel tempio di St. Gervais ovvero, come accadde alcuni anni or
sono, in una solitaria casa di < ampagna nella diaspora marsigliese
dove ci eravamo recati a visitare
una famiglia valdese isolata.
Emile Pasquet è un amico cl!;: ci
ha lasciati, non senza aver faticato
per noi, con animo generoso e £raterno. E’ giusto che la nostra Ch'esa lo ricordi, mentre le generazioni
passano e le circostanze storiche mutano. Ed è una grazia di Dio sapere
che, di generazione in generazione,
la Parola di Dio conserva la sua forza e la sua validità. Per noi e per
quelli che l’ascolteranno dopo di
noi.
LETTORI Cl SCRIVONO
E noi,
che facciamo?
Londra, 1 dicembre 1967.
Signor Zavaritt.
la Sua lunga ed interessante lettera
(Eco-Luce 6.10) in risposta alla mia
del 1.8.67 è stata pubblicata quando
ero ancora in vacanza. Al mio rientro a Londra sul mio tavolo in ufficio, ho trovato un cumulo di lavoro
da sbrigare.
Non rispondo ora alla Sua lettera,
il cui contesto ho cercato di analizzare, perchè al momento sono occupata a scrivere un appello a favore
dell invio di aiuti medici dairitalia
da distribuirsi nel Sud come nel Nord
del Vietnam, ben inteso. A proposito,
giacche a Lei come a tante altre per.
sone sparse in Europa e negli Stati
Uniti, sta a cuore la pace in Vietnam,
se la sentirebbe di darmi una mano
per la formazione di questo comitato? I Membri della Società degli Amici, detti Quaccheri, sia di Gran Bretagna che degli Stati Uniti inviano
aiuti medici al Vietnam su basi strettamente umanitarie, così come lo fa
il Comitato (londinese) aiuti medici
al Vietnam e tanti piccoli gruppi regionali .sparsi qua e là dalla Scozia
alla Cornovaglia. Penso rivolgere
rapjiello indirizzandolo prima dì tutto al Pastore Giampiccoli. Moderatore della Tavola Valdese, ai Membri
del Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche dTtalia, non
escludendo TEsercito della Salvezza e
a quanti altri hanno a cuore Timmedesìmarsi in maniera pratica nelle
sofferenze altrui. (So che il Consiglio
della Federazione « non è indifferente ai problemi del nostro tempo » ed
il Vietnam, mi pare sia uno dei problemi del nostro tempo, delTepoca in
cui siamo chiamati a vivere). Questo
invio di aiuti medici al Vietnam potrebbe, se cosi venisse deciso, unirsi
alle tante testimonianze che anche
dallTnghilterra hanno luogo a favore
dell anno 1968. dichiaralo Anno internazionale dei Diritti dell uomo dal.
rONU.
La traduzione qui sotto è in preparazione airappello che. a parer mio,
non è altro che la voce che ci giunge direttamente dalTinfanzia vietnamita. Molti scuoteranno la testa e diranno: cf Quel che dici è vero, ma
abbiamo già il nostro Sud ». Ma allora, la vita del nostro fratello asiatico
è più a buon mercato della nostra?
Cordiali saluti a Lei, signor Zavaritt e avrò piacere di leggere i Suoi
scritti attraverso « La Luce » come
credo lo avranno anche altri lettori
di detto .settimanale.
Liliana Manzi
« Massacro degli Innocenti » a cura
deir Americano William F. Pepper,
membro della Commissione '^New
ìiochelle'^ per i Diritti delVUomo,
professore in Scienze Politiche al
Collegio Mercy, Dobbys Ferry^ New
York. (Estratti di un rapporto
pubblicato a cura del Comitato Britannico-Vietnamita^ c/o 25a Abbey
Gardens, London N. W. 8; traduz.
di Liliana Manzi).
(( Parli di questo rapporto fanno il
punto sulPestrema inadeguatezza dei
servizi medici e assistenziali da parte del governo di Saigon e dell’Ammìnistrazione degli Stati Uniti ivi.
« ...I dati ufficiali stimano che 415
mila civili sono stati uccisi dal 1961...
il 50% della popolazione è deiretn
al dì sotto dei 16 anni. Dato che gli
uomini al dì sopra dei 16 anni combattono su di un fronte o sulPaltro,
almeno il 70% o probabilmente dì
più degli abitanti che restano sono
bambini. In altre parole, almeno 250
mila bambini del Vietnam del Sud
sono stati uccisi nel corso delle ostilità.
« ...Ma forse quello che fa di più
stringere il cuore è la vista di quelle
faccine e di quei corpicini bruciati e
ustionali dal fuoco. Per innumerevoli
centinaia di bambini nel Vietnam il
respirare è accelerato dal terrore e dal
dolore e, man mano che i giorni passano. dei corpicini imparano sempre
dì più a sapere che cosa voglia dire
morire... In verità essi conoscono la
morte perchè essa cammina con loro
durante il giorno e li accompagna nel
loro sonno durante la notte. Essa è
tanto onnipresente quanto lo è il napalm che cade dai cieli con la frequenza e Timparzìalìtà dei monsoni.
L'orrore di quello che ’’noi” stiamo
facendo alFinfanzia vietnamita —
"noi“ perchè napalm e fosforo bianco sono le armi deH’America — è
raccapricciante.
(( ...Sono in possesso di lettere ricevute al mio ritorno negli Stati Uniti
che stanno ad indicare che dei medici che sono stati in missione in
Vietnam temono che bambini bruciati e ustionati vengano nascosti o tenuti lontano dalla vista dei medici in
missione in Vietnam.
« ...Vi è la legione dimenticata dei
bambini vietnamiti che vivono nelle
città o nelle cittadine di provincia,
che si serrano disperatamente l’un
Tallro, in pìccoli gruppi, nelTìntento
di sopravvivere. Di solito questi bimbi sono coperti di stracci, e qualche
volta sono nudi; da mesi non si lavano e forse non saranno mai lavati in
vita loro: quasi nessuno dì essi ha
scarpe... Circa 1*8% della popolazione
del Vietnam vive in rifugi o in campì. circa % della popolazione che vive nei rifugi (al di sopra dei 750.000
individui) sono bambini di età inferiore ai 16 anni ».
E noi, chi siamo?
Un lettore, da Frauenfeld:
Signor direttore,
il n. 45 (17 nov.) di (( Eco-Luce »
sembra un numero strano:
In 1''' pagina, (( Il dolore (civile)
degli altri » dì L. S.: non ci ho capito un’H. E* stalo scritto, sottinteso,
per i grandi intellettuali.
In 2^ pagina, «L’ecumenismo:
speranza e confusione » di Mary Ros.
si. Pare che membri della Chiesa
Valdese di Roma guardino il Vaticano con fiducia e speranza, come se
questo possa trasformare il mondo. E’
incredibile che la « fiducia cristiana
verso l’altro » possa venire da Roma
o con i contatti con Roma. I popoli
a maggioranza cattolica sono in uno
stato di arretratezza e senza istruzione e il nostro è per eccellenza un popolo bestemmiatore. Le missioni per
gli emigrali aH'estero, non fanno
niente per sanare questa piaga, ma
solo pensano a spillare quattrini con
tombole, cinema e serate varie. Come
si può conciliare Fecumenìsmo con
Roma quando c'è la grande voragine
che lo divide dalTEvangelo???
Ricchezza e Evangelo non sono
tiitt'uno.
Ancora in 2'' pagina, la lettera di
F. Fornier. ugualmente inconiprensibile. Che c’entra Abramo e la moglie con i nostri tempi? Il fatto di
Abramo non fa ricordare le parole
del Signore Gesù: « I principi delle
nazioni le signoreggiano, i grandi
usano podestà su di esse »? (Matt.
20: 25). Forse al sig. Fornier è sfuggito il caso di Davide (prima adultero, poi omicida per la bellezza di una
donna), perchè elencando gli errori
dei patriarchi, passa da Giacobbe a
Salomone senza il permesso della rispettiva gerarchia!
In 4” pagina: «Interrogativi a
Mario Miegge » di Antonio Ardito;
così incomprensibile per i non istruiti, eppure sembra tanto aggressivo.
Non pensano questi grandi intellettuali che forse il più gran numero dei
lettori di « Eco-Luce » hanno solo
fatto le elementari? Non abbiamo an.
che noi il diritto di comprendere una
parte del giornale che non riguarda
le notizie delle chiese e il ricordo dì
scomparsi, con scritti che siano alla
portala di lutti? Almeno una pagina
(com’è molte volle) dovrebbe aiutarci
e nello stesso tempo edificarci.
Con saluti e ringraziamenti.
D. Di Toro
3
15 dicembre 1967 — N, 49
?ag
LA CHIESA VALDESE A LUNA SVOLTA
Profilo del Cattolicesimo americano
Verso una nuova economia Qual e il suo raggio dazione
Nel numero scorso abbiamo pubblicato
un articolo sulla situazione finanziaria in
cui si t'ova la nostra Chiesa, sulla « politica » che Sinodo e Tavola intendono perseguire, ma che ovviamente potranno avere
esito' unicamente se tutte le comunitìi sentiranno seriamente la propria responsabilità,
e se in primo luogo rifletteranno — con volontà d’impegno — a quel che rappresenta
il denaro nella loro vita, nella loro fede; e
ancora, se cercheranno insieme di approfondire il senso, l’uso del denaro, dei « beni », nella vita della chiesa, se e in che misura sia lecito parlare di una « politica finanziaria » della chiesa, e quale possa o
debba essere.
Abbiamo tratto i pensieri e i dati esposti
la scorsa settimana daU’iiltima circolare del
moderatore N. Giampiccoli; gli siamo grati
,di averci permesso di. , riportare.^ interamente la conclusione del suo scritto.
red.
Potrà sembrare a taluno che tutto
»questo discorso si adatti bene ad
una azienda pericolante, ma che sia
troppo freddo, troppo povero di
spiritualità per essere riferito alla
vita di una Chiesa: la quale ha come base di ogni sua attività un atto
di fede consapevole nell’aiuto di
Dio, anche nelle cose finanziarie, nei
progetti di lavoro, di costruzioni e
via dicendo. Ma se si ragiona in termini puramente economici, se ci si
preoccupa <ii redditi e di interessi
passivi, di preventivi, di compressione delle spese e di aumento delle entia . o» f \a a finire quella serena ((ib li «Iella fede che è condizione !’ di ogni opera no
stra? H ' 'e come stiamo facendo, n« «I ' ragionare mondano?
Noi ' iminti che è giunto
il mom«‘u«o dare una valutazione
nuova «« la vita economica
della il e^a il criterio di
base jì I ' e-'ere trovato applicando '»»‘j .iìiiiinaila, alla vita della
Chies i « ihe l’apostolo Paolo
dice p«"*«' ■c'.'ìié ciCilente: io dico a
ciascun«) ■vm che non ahhia di sè
un coiicei’n mu alto di quel che deve avere, ¿set alibia di sè un concetto sobr.,. -ifondo la misura della
fede clic «do ìia assegna.a a ciascuno » (iv; e. ].? : 3).
Aver- • ■ un concetto sobrio si
gnifica. ■finimento al complesso
della 11« '■ ')p«n*a e«l alle sue conse
guenze *'.) .'iziaric, condurre avanti
progran..’ . «.rogetti, iniziative, che
siano ai' « >U)-ira statura, alla nostra
reale «!« ,>• nibilità di uomini, di
idee e <]i cc.<-c/Ài cioè che siano .al livello «lei 'l ii!' che abbiamo ricevuto e ri««'M.u.io «lai Signore, ma non
al di la ‘li ';.-'SÌ.
Ora «' Coiaio a tutti che i doni del
Signore «!« -.«111«) es-ere impiegati bene; con senso di responsabilità; i
talenti che ci sono affidati non vanno seppelliti jier conservarli tali e
quali, ma \anno messi a frutto (vedi Matte«» 27) : 14-30); ma si tratta
dei talenti che abbiamo ricevuto,
non di quelli che vorremmo avere
e che in realtà non abbiamo. Un
concetto sobrio della vita della nostra chiesa consiste proprio nel riconoscere con gratitudine i doni
che abbiamo ricevuto e impiegare
quelli e non pretendere di andare
al di là di essi.
Anche i templi, le case, il denaro sono doni del Signore e appunto
per questo ilobbiamo essere molto
severi con noi stessi neH’adoperarli
e quando facciamo progetti per costruzioni, per opere sociali, per restauri e sistemazioni (tutte cose per
le quali andiamo a chiedere l’aiuto
dei fratelli) dobbiamo prima di tutto chiederci se questo ci è dato, se
ne abbiamo la forza, se è veramente
una testimonianza appropriata all’Evangelo che vogliamo predicare
in quel luogo e con quei mezzi.
Stiamo per ricevere, se tutto va
bene, dei doni in denaro veramente
notevoli e ne rendiamo lode al Signore, perchè tutto questo è puro
dono «Iella sua grazia, per mezzo di
fedeli amici. Ma questo significa anche che dobbiamo riflettere seriamente su tutto quello che facciamo
ed essere pronti anche a dei sacrifici, come altri ne fanno per noi. Dobbiamo riscoprire la dimensione esatta della nostra opera e poiché molto riceviamo, saper dare la nostra
parte, non soltanto donando, ma se
e necessario anche rinunciando:
perchè la cosa necessaria oggi è ritrovare l’equilibrio giusto tra la nostra visione dell’opera che dobbia
mo compiere e i doni che riceviamo
per questo da Dio.
Per queste ragioni, invitiamo i
Consigli di Chiesa e le varie opere
a riflettere sui progetti che hanno
in animo di attuare e chiediamo loro di sospendere ogni nuova iniziativa, che non sia già in corso di attuazione, per questi tre anni, durante i quali dobbiamo riequilibrare la situazione.
* * H«
Questo si riferisce a tutti quei
progetti che implicano impegni finanziari e collette all’estero : ma vi
è un aspetto della nostra opera che
non ha bisogno di limitazioni, ed è
la predicazione dell’Evangelo. Dall’alto del pulpito come nella cura
d’anime, nella testimonianza del
singolo credente come in quella del
gruppo, nella partecipazione a incontri e dibattiti come nel gesto misericordioso verso il fratello, in breve nella testimonianza vissuta e nell’annuncio del Regno di Dio vi è
un lavoro immenso da compiere,
che non ha bisogno di milioni, poco bisogno di strumenti costosi,
molto bisogno di una fede e una
dedizione totale. Concentrare il nostro lavoro nella predicazione, in
tutte le sue forme, che concernono
non solo i pastori, ma ogni credente nella sua vita quotidiana : questo
è il richiamo serio che ci rivolge la
crisi finanziaria che stiamo attraversando e che per grazia di Dio
supereremo se sapremo avere di noi
stessi un concetto sobrio, secondo
la misura della fede che Dio ci ha
Neri Giampiccoli
Abbiamo pubblicato, nel numero scorso,
un primo articolo del prof. Hans Martin
Barili, attualmente docente all’università di
Cambridge (Massachusetts), sulla vita del
cattolicesimo americano. L’analisi prosegue
ora con l’esame delle sfere in cui si esplica
la siui presenza e la sua azione, nella vita
nordamericana. Anche questo articolo è
tratto dal « Materialdienst des konfessionskiindlichen Instituts di Bensheim ».
La scuola
Novità Claudiana
Agenda Biblica
1968
Un’elegante Agenda tascabile
rilegata in similpelle
con impressioni in oro - L. 600
Per ogni giorno dell’anno:
— Lettura, breve meditazione biblica e argomento di preghiera
— spazio per annotazioni
— e inoltre : notizie e indirizzi
utili (calendario evangelico,
tariffe postali, istituti evangelici, nuovi indirizzi, ecc).
Un fedele « vademecum » che ti
indicherà giorno per giorno una
parola del Signore, ricordandoti
l’impegno che Dio ha preso in
Cristo nei tuoi confronti e l’impegno che tu hai assunto verso
di Lui, con la tua fede, di rendere testimonianza al Suo amore nella tua vita di ogni giorno.
Le scuole cattoliche degli USA costituiscono la spina dorsale, l’orgoglio
maggiore e la più grave preoccupazione del cattolicesimo americano. In nessun altro paese del mondo la Chiesa
cattolica è stata in grado di costruire
un complesso scolastico di tale potenza, altrettanto ampio e completo.
Attraverso circa 11.000 scuole elementari, 2.400 scuole secondarie e 309
colleges e università essa raggiunge
6 milioni di scolari e studenti con un
programma formativo che il cardinale
Spellmann ha definito con questa
espressione piena di promesse : « Godcentered education », un’educazione
centrata su Dio. Nel 1960 le scuole pubbliche americane avevano alunni in
numero 2, 3 volte superiore al 1900, le
scuole cattoliche in numero 6,2 superiore. Attualmente un sesto della popolazione in età scolastica viene curato dalle scuole cattoliche. Come per
tutte le altre scuole confessionali, la
loro situazione è quella di scuole private che si autofinanziano. Mentre da
un lato viene assicurato che le materie strettamente «profane» vengono
insegnate secondo criteri rigorosamente scientifici, si sottolinea d’altro canto l’esigenza di un’educazione « globalmente cattolica » ( esigenza illustrata
penosamente dal persistere di « libri
di testo battezzati »). Accanto a queste
scuole dichiaratamente cattol'che, è
difficile precisare il numero delle scuole semi-pubbliche, finanziate dallo Stato e condotte dalla Chiesa (tale tipo
di scuole si presenta soprattutto nelle
cosiddette « aree depresse » delle metropoli oltre il mirone). Una terza
possibilità, raccomandata dal presidente Johnson e inizialmente diffusa da
un pastore protestante, è costituita
dal sistema detto « shared-time » (”a
mezzo tempo”); le materie legate a
una determinata concezione del mondo vengono insegnate in scuole impostate in quel senso, mentre le altre
vengono insegnate nelle scuole pubbliche (il che comporta non poche difficoltà tecniche). La Confraternity of
Christian Doctrine (CCD) si preoccupa dell’istruzione religiose di quegli alunni, i quali malgrado tutti questi
sforzi non possono essere raggiunti
dal programma scolastico ecclesiastico; infatti le scuole pubbliche non
danno alcun insegnamento religioso:
un fatto che anche da parte protestante viene considerato sempre più insoddisfacente.
Questa istituzione gigantesca costituisce pure un grave peso, è evidente.
Proprio in questi ultimi anni ci si è
cominciato a chiedere se il gioco vale
la candela, tanto più che. come osservano gli stessi cattolici, le scuole pubbliche non rappresentano per gli alunni cattolici un ambiente ostile, bensì
« benevolmente neutrale ». Le tasse
scolastiche delle scuole cattoliche sono
superiori a quelle pubbliche, invece i
compiti assegnati allo scolaro cattolico sono assai inferiori a quelli del suo
compagno delle scuole pubbliche ; e
questo non soltanto perchè l’insegnamento dei religiosi è « più superfi
ciale » dei docenti « profani » : infatti
laici e non-cattolici entrano in misura
crescente nel corpo insegnante delle
scuole cattoliche. Sebbene essi debbano accontentarsi di stipendi inferiori,
i costi di gestione crescono senza soste. Allora il solo che può aiutare è
lo Stato.
Il principio americano di una ri^da
separazione fra Chiesa e Stato vieta
tale finanziamento; tuttavia i cattolici sono riusciti a conquistare, passo
dopo passo, l’opinione pubblica. Da
tempo essi osservano che fanno risparmiare allo Stato circa 2 miliardi di
dollari di spese, mentre con le proprie
tasse cooperano al finanziamento delle scuole pubbliche. Essi lamentano un
ingiustificato «peso fiscale duplice».
In tal modo hanno ottenuto, quale
tappa, almeno lo scuola-bus gratuito
e il finanziamento del proprio materiale didattico. Il presidente Kennedy, in
particolare, compii un atto estremamente abile : vietò radicalmente il sussidio statale alle scuole cattoliche... e
tutti si fecero compassionevoli: in base a un sondaggio d’opinione del 1965
già il 51% della popolazione optava
per un sussidio statale alle scuole cattoliche. Sicché non pare lontano il
giorno in cui le scuole cattoliche lavoreranno con il denaro dello Stato,
mentre nelle scuole pubbliche già ora
è vietata la preghiera, in osservanza
al principio della separazione fra Chiesa e Stato.
La partecipazione
alla vita pubblica
La stampa cattolica rivela indici statistici altrettanto imponenti quanto il
complesso scolastico; tuttavia solo poche riviste — come « America », organo dei gesuiti americani, o « Commonweal », voce dei cattolici liberali e
dei laici — si levano al di sopra del
livello della massa di fogli d’associazione, diocesani, o di ordini. Certo, in
campo giornalistico la quantità potrebbe essere quasi altrettanto significativa che la qualità. Il «NCWC News
Service» (con 120 corrispondenti interni e 150 esteri) fornisce materiale
a 550 pubblicazioni periodmhe e radiotrasmittenti in 65 nazioni. Tuttavia
quando la Catholic University d’America negò nel 1963 il permesso di parlare a tre teologi di punta americani
e al professore tedesco Hans Küng, la
stampa «profana» si dimostrò assai
meglio informata. Anche sul Concilio
i cattolici americani preferivano informarsi sul proprio quotidiano; per arini ciò che avveniva a Roma ha costituito notizia di prima pagina sul « New
York Times », il che probabilmente ha
giovato al cattolicesimo americano più
che gli sforzi della stampa confessionale.
Il punto problematico dell’attività
pubblica della Chiesa cattolica è la
censura. La lotta contro la letteratura
di scarto viene condotta con un’entusiasmo ignoto in Europa. Sin dal 1934
sì è costituita la National Legión of
Defensy; un’occhiata a una rivendita
di giornali mostra del resto che l’iniziativa si giustifica. Ma l’arma della
censura non viene usata soltanto per
lottare in favore della morale; i censori cattolici non hanno espresso le
loro riserve soltanto nei confronti de
« La dolce vita », ma anche del film
su Lutero (a Quebec, nel Canada, la
censura cattolica riuscì, a impedire la
iiiiiiiiiMHiiimiiiiiiiii
iiiiiiiitiiii«iimiiiiiiiiiiiiiiiiMiiilimmiiiiiiiimiiHiniMimi>tmiiim<M«iH»«)«Miii«rMi .....
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
proiezione di questo film); e accanto
ai negozi che vendevano « Playboy »,
sono state pure boicottate librerie che
esponevano i libri di Paul Blanshard
(un unitariano, che ha scritto tra l’altro un saggio sul cattolicesimo e la
democrazia americana, edito pure in
Italia, nell’immediato dopoguerra, dalla casa De Silva, una delle molte piccole e libere case editrici sorte in
quell’epoca nel nostro paese. N.d.r.). Il
metodo è semplice: una lista dei «negozi collaboratori » è affìssa fuori della chiesa. Il negoziante di un quartiere cattolico, che non è sulla lista, lo
noterà fortemente nei suoi incassi.
L’opinione pubblica americana avverte tale comportamento come tattica
di un « gruppo di pressione ». Quindi
in ultima analisi anche sulla legislazione si può influire nello stesso modo.
E i cattolici non nascondono affatto di
avere rispetto al diritto al divorzio, al
controllo delle nascite e alla sterilizzazione, idee ben precise che vedrebbero
volentieri prendere forma legale. Nel
1959 l’opinione pubblica è stata agitata
dal fatto che in un pubblico ospedale
di New York è stato impedito a un
medico non cattolico di dare a un paziente non cattolico informazioni su
anticoncezionali.
FRALI
__ Il nostro fratello Stefano Grill «li Mal
zat ha terminato la sua giornata terrena,
dopo una lunga malattia, il 20 novembre all'età di 7.3 anni. Esprimiamo ancora alla famiglia afflitta la simpatia e la solidarietà
fraterna di tutta la Comunità.
__ E’ stato amministrato il battesimo a
Roberto Richard di Alberto e Irene Pascal
(Villa) ed a Elena Pascal di Filiberto e lima
Grill (Ghigo).
— Si sono uniti in matrimonio Ugo Gardiol (S. Secondo) con Amata Leger (Orgere)
e Giuseppe Pavesio (Torino) con Rina Malanot (Chiotti). La Comunità si rallegra con
queste famiglie nella gioia ed invoca su loro
le benedizioni del Signore.
__Con il mese di novembre sono riprese
le riunioni in tutti i quartieri e le altre attività invernali. L’Unione Giovanile ha eletto
il suo seggio nelle persone di Franco GriU
(presidente), Marilena Marcoz (segretaria),
Orietta Rostan (cassiera), Mariella Richard
(consigliera) ed ha preparato un interessante programma di studi ed attività : il Past.
Giorgio Tourn dirige una serie di discussioni sulla lettera ai Romani, il Pastore Davite
ha presentato uno studio sui problemi dell’alcoolismo. Franco Grill una introduzioni;
sul Vietnam. Si prevedono discussioni di
films, proiezioni cinematografiche, presentazioni di libri. Ci auguriamo che questo programma possa interessare vivamente e direttamente i giovani che partecipano in modo massiccio a questa attività.
_____ Anche i membri della Scuola Domenicale hanno eletto i loro responsabili: Ma
risa Long e Miriam Richard per la cassa;
Flavio Ghigo e Gianfranco Richard per il
lavoro di segreteria. Auguriamo loro molto
e buon lavoro.
SAN SECONDO
— Mercoledì 8 novembre sono stati res
gli onori funebri alla salma di Enrico Co
stantino. deceduto improvvisamente all’O
spedale Valdese di Torino, all’età di anni 67
Il servizio funebre si è svolto a Pomaretto
sua chiesa d'origine. Alla vedova che è ri
masta sola nella sua casa a Miradolo ed ai
familiari vogliamo ancora dire tutta la no
stra solidarietà in quest’ora di lutto.
— Lunedi 13 novembre abbiamo accom
La politica
Guardati con sospetto dall’ambiente, i cattolici americani hanno spiegato attualmente un certo « superpatriottismo ». La guerra fredda sembrava fatta apposta: il cattolicesimo potè definirsi « il nemico giurato del nemico giurato dell’America». Tradizionalmente il cattolico americano trova
il proprio posto politico nel partito
delle minoranze, fra i Democratici. Naturalmente la lotta della Chiesa per
esercitare un influsso politico raggiunse l’acme sotto la presidenza di John
P. Kennedy. Ancora nel 1928 la sua
appartenenza alla Chiesa cattolica
aveva gravemente danneggiato il candidato alla presidenza Al Smith. Questa volta, invece, i circa 390 pamphlets
e pubblicazioni contro la presidenza di
un cattolico rimasero senza effetto.
Kennedy aveva preparato abilmente il
terreno. Fin dal marzo 1959, su «Look»,
egli aveva assicurato ai protestanti
tutto ciò che essi desideravano: nessuna rappresentanza ufficiale degli
U.S.A. in Vaticano, nessun sussidio
statale alle scuole private, rigida separazione fra Chiesa e Stato. A Hustoii
(Texas), in una riunione di pastori
protestanti, egli dichiarò che non
avrebbe agito nè contro l’interesse
della Nazione nè contro la propr a coscienza; in caso di contrasto fra queste due esigenze, si sarebbe dimess«3
dalla carica. Un commentatore di
« Commonweal », dopo la morte del
presidente, notò soddisfatto che egli
aveva servito altrettanto brillantemente la propria Chiesa e il proprio paese Nel marzo 1967 « Newsweek » ha definito Robert F. Kennedy « il laico cattolico più influente degli U .S.A. ».
Culto radio
domenica 17 dicembre
Past. ALDO SBAFFI
Milano
domenica 24 dicembre
Past. ALDO SBAFFI
Milano
pagliato alla sua ultima dimora terrena la
spoglia mortale della nostra sorella Medina
Cardon ned. Balmas, deceduta all’Ospedale
Evangelico di Torino, all’età di anni 83.
Della numerosa famiglia del pastore Filippo
Cardon non rimane più che la figlia Elisabetta di 9.3 anni, alla quale rinnoviamo la
espressione della nostra viva solidarietà nel
dolore.
— La morte del signor Eniile Pasquet,
avvenuta a Ginevra il 5 novembre ha lasciato in quanti lo conoscevano una commozione profonda.
Il nostro fratello, benché residente da
molto tempo in Svizzera era rimasto molto
attaccato al paese che gli aveva dato i natali dove, ogni anno, era solito ritornare per
salutare i parenti e gli amici.
Egli era stimato da tutti ed apprezzato
per la bontà d’animo, la fede sincera e Taperto sorriso che gli illuminava il volto.
Mentre ricordiamo con aifetto questo caro amico, esprimiamo alla vedova, alle figlie
ed ai familiari la nostra sincera simpatia
cristiana.
— Ringraziamo la filodrammatica della
Unione Giovanile di Luserna S. Giovanni
che, sabato 18 novembre, ci ha presentato
la commedia in dialetto piemontese di Elisabetta Schiavo: « Mare Gronda ». Ci congratuliamo vivamente con i bravi attori per
l’ottima interpertazione.
— Sabato 2 dicembre i giovani Bobbiesi
sono scesi a S. Secondo e sabato 9 i nostri
giovani hanno reso loro la visita, per la tradizionale <c castagnata » in comune. Nei due
casi, si è trascorso una buona serata insieme, e salutiamo e ringraziamo gli amici
Bobbiesi.
TORRE PELLICE
La « E. Arnaud » comunica che domenica
17, alle 21, nel corso della seduta, il past.
R. Jahier presenterà due serie di diapositive
sulle località ugonotte cévenoles e sulle colonie valdesi di Germania. Cordiale invito a
tutti i membri della comunità.
La questione
razziale
Solo il 4% circa dei negri americani
sono cattolici (700.000 su circa 17 milioni). Anche sul piano storico limitati sono i rapporti; a parte il fatto
che il domenicano de las Casas è stato
colui che un tempo — naturalmente
in tutt’altra atmosfera culturale — ha
avanzato la proposta della schiavitù
negra in America. Soltanto i gesuiti
nel Maryland ebbero schiavi. Gli altri
assunsero la religione dei loro proprietari protestanti. Più tardi, lottando
per i posti di lavoro, cattolici irlandesi e negri americani impararono a
odiarsi. I pregiudìzi dei biarichi cattolici non sono inferiori a quelli dei bianchi protestanti. Anche nelle chiese cattoliche i negri hanno avuto per lungo
tempo posti obbligati e nessun bianco
si sarebbe mai seduto sul loro medesimo banco. Talvolta è stato negato ai
sacerdoti negri l’appellativo « padre »
e ancora nel marzo ’67 da un’ nchiesta
di « Newsweek » è risultato che il 46%
delle persone consultate non considerava peccato il rifiuto della comunione per mano di un sacerdote negro. Si
fa annualmente un’offerta per la missione fra i negri (il 10% dei «convertiti» è negro), ma l’entusiasmo per il
movimento per i diritti civili, malgrado alcuni appelli episcopali, è rimasto
tepido Nella marcia su Washington,
nell’agosto 1963, fra i 210.000 partecipanti vi erano solo 10.000 cattolici.
L’arcivescovo di New Orleans è stato
costretto a forzare con la minaccia
della scomunica l’abolizione della segregazione nelle scuole della sua diocesi. È vero che le azioni di singoli e
gruppi cattolici migliorano il quadro
della loro Chiesa in questo settore:
nel giugno 1965 a Chicago vennero arrestate alcune suore, che dimostravano in una scuola contro la segregazione razziale; nello stesso anno circolò
largamente l’affermazione di un sacerdote di Selma, che si dichiarava pronto a fare « qualunque cosa vorrà Martin (Luther King)». Tuttavia, nel
complesso, i cattolici che lottano per il
diritto degli americani di colore, devono lottare anche per il loro diritto nella propria Chiesa.
Hans Martin Barth
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pag. 4
ecumenico
a cura di Roberto Peyrot
SCISSIONE DEL MOVIMENTO PROTESTANTE DEGLI STUDENTI IN GERMANIA.
Stoccarda (soepi) — Due movimenti indipendenti, il « movimento protestante degli
studenti della Germania Federale e di Berlino Ovest » ed il « movimento protestante
degli studenti della Repubblica Democratica
Tedesca » sostituiranno, per il futuro, il
« movimento protestante degli studenti in
Germania ». Il Comitato responsabile del lavoro dei movimenti suddetti ba fatto conoscere questa decisione alla Federazione Universale delle Associazioni Cristiane degli
Studenti a Ginevra.
a Questa decisione potrà sorprendere, se ci
si ricorda delle dichiarazioni fatte dal Sinodo delVEKD (Chiesa evangelica tedesca) in
occasione degli incontri di Berlino-Spandau
e di Fiirstenwalde, dal 2 al 1 aprile scorsi »,
si legge in un comunicato redatto dal Centro del movimento protestante degli studenti
della Germania federale e di Berlino ovest.
« Durante quei sinodi, si era sottolineato il
fatto che nel moviment ecumenico ’le frontiere ecclesiastiche non devono mai seguire
quelle nazionali’. In un periodo nel quale
tutte le Chiese del mondo tendono sempre
più verso una fraterna comunione che trascenda le differenze politiche, razziali e sociali, sarebbe veramente un anacronismo ed
un ritorno al tempo, ormai finito, di una
Chiesa di Stato il voler rinunciare alla comunità istituzionale e visibile della Chiesa
evangelica tedesca per delle semplici ragioni
politiche e profane ».
Il comunicato aggiunge che le decisioni
prese dal movimento studenti non sono peraltro « decisioni anti-ecumeniche ed opportunistiche ». « Le associazioni ecumeniche
devono aiutare le Chiese e le organizzazioni
cristiane divise (per motivi confessionali od
altri) a intraprendere delle azioni comuni.
Queste associazioni hanno la loro importanza in quei campi dove è possibile e necessario agire assieme ». Tuttavia, « i compiti
concreti dei movimenti degli studenti nella
loro sfera particolare (Europa centrale, Europa occidentale od orientale, e Terzo mondo) non devono aspirare all’unità istituzionale come ad uno scopo valido in se ».
PROCESSO IN SUD AFRICA
New York (soepi) — La Commissione pre.
sbiteriana unita per la missione e le relazioni ecumeniche ed il Comitato nazionale della Federaz. Luterana Mondiale negli Stati
Uniti hanno dato 17.500 dollari per coprire
una parte delle spese di un processo intentato a 36 Africani del Sud Ovest, accusati di
tradimento dal governo sud africano.
La maggior parte degli accusati appartengono alla Chiesa Ovambokavango luterana
evangelica ed alla Chiesa luterana evangelica
del Sud Ovest africano.
Il processo per tradimento, basato sulla
legge relativa al terrorismo (del 1967), ha
avuto inizio lo scorso 11 settembre. In virtù
di questa legge è possibile arrestare chiunque
sia accusato di ingerenza negli affari di Stato.
Le pene previste vanno dai cinque anni di
reclusione fino alla pena di morte.
Gli accusati sono stati arrestati prima che
il progetto di legge suddetto avesse forza di
legge. Sono rimasti in prigione circa sette
mesi, poi sono stati ufficialmente accusati dopo che il progetto fu promosso a legge. Si
ritiene che le spese per la loro difesa giungeranno a 60.000 dollari (circa quaranta milioni di lire).
PROSEGUIAMO IL DIBATTITO
Chi sono gli eredi della Riforma?
iiimmimimimiimiiiiiiiiKiiimi ii
A$se|oate le borse
di stadio dell’A. 1.0. E.
Il C.N. deirA.I.C.E., riunitosi a Torino
per Tesarne delle numerose domande pervenute, ha assegnato le quattro borse dì studio di L. 60.000 cad. ai seguenti studenti:
Gönnet Anny di Torre Pellice, Micol Annalisa di Massello, Pascal Adriana di Maniglia
e Vincenzi Aldo di Napoli (Casa Materna).
Mentre auguriamo a tutti un buon proseguimento degli studi, ricordiamo ai giovani
studenti e futuri maestri il loro impegno di
servizio cristiano. L’A.I.C.E, ha bisogno di
essere rinnovata e di ricevere il proficuo
aiuto delle nuove leve magistrali. Pertanto,
invitiamo tutti gli studenti a voler partecipare attivamente alle attività dell Associazione, sia durante i Convegni che durante
le attività collaterali.
Cogliamo Toccasione per ricordare a tutti
Tutilità delle borse di studio, il cui fondo
ogni anno c devoluto a tanti studenti meritevoli. I versamenti vanno eseguiti sul c.c.p.
n. 2/40715, intestato al M.o Levi Trento
Dosio, viale Piazza d’Armi, 75 Pinerolo.
Ringraziamo in modo particolare il dott. Rivoiro Pellegrini per il contributo di 150.000
lire, anzicchè L, 15.000 come altra volta ri
Il C. N. delVA.I.C.E.
Pensione Balneare
Valdese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
Il numero del nostro settimanale
dedicato quest’anno al nono cinquantenario della Riforma, oltre a ricordarci le grandi figure dei riformatori
e a rievocare alcune loro pagine incisive, ha delineato anche (finalmente!)
alcune possibili valutazioni critiche.
I brevi rilievi di Mottura, l’articolo di
Miegge, e soprattutto la sua risposta
successiva alle considerazioni di Ardito (rivolte peraltro ad aspetti marginali della questione), ci introducono
nel vivo del problema: il Protestantesimo oggi ha ancora un significato, è
vivo o è morto rispetto al mondo che
10 circonda?
Per l’amico Miegge non c’è dubbio:
11 Protestantesimo « semplicemente
non esiste », ossia è oggi talmente poco incisivo e rivoluzionario da non
contare più nulla, da essere tagliato
fuori della storia. Certo il Protestantesimo è una realtà consistente a tutti
ben nota... ma, per la storia del mondo, è esattamente come non ci fosse.
O forse peggio; credo di non travisare
il pensiero di Mario Miegge affermando che secondo lui il Protestantesimo
è purtroppo presente sotto la forma di
pesanti e tragiche collusioni col capitalismo (specie americano) o cü alleanze col potere politico di coloro che opprimono, e troppo raramente si schiera dalla parte degli oppressi. Dunque,
è paggio ancora che se fosse morto.
Dirò subito che mi sento estremamente vicino all’amico Miegge in questa valutazione, pur muovendomi in
una prospettiva certamente più limitata.
Mi domando tuttavia se il Protestantesimo è giunto oggi al punto in
cui si trova semplicemente per un processo di invecchiamento e di logorio,
come del resto è proprio di ogni movimento ideologico anche rivoluzionano (la Russia degli ultimi cinquanta
anni insegni I ), oppure se si possa parlare, in complesso, di tradimento rispetto al modello originario proposto
dai Riformatori. L’evoluzione storica
del Protestantesimo è proceduta secondo due direttive ; da un lato la Riforma è diventata sempre più Chiesa,
ovunque allora istituzionalizzandosi e
cattolicizzandosi, oppure ha dato origine a sette, chiarendosi ma impoverendosi troppo. L’etica protestante è
diventata sostanzialmente l’etica della borghesia, per cui, pur colle migliori intenzioni, vien riservato all’altro il superfluo.
Ora, se è vero che ai tempi della Riforma il « sola fide, sola scriptura » significava la fine del mondo medioevale, è certo che allora la Riforma possedeva una carica rivoluzionaria tale
da investire e travolgere le strutture
della società preesistente. Oggi invece
quelle frasi sono ripetute, ma sembrano formule teologiche vuote, e non
accade più nulla. A questo punto si
può affermare che il tradimento del
Protestantesimo, se tradimento vi è
stato rispetto alie posizioni della Riforma, consiste essenzialmente in questo : che si è rapidamente perso quella
tensione, _ sulla quale con cura vigilavano i Riformatori, tra Protestantesimo e Cristianesimo. Certamente allora, in un momento veramente di « grazia », cristianesimo autentico e Riforma quasi si identificavano. Ma questa
aderenza purtroppo non è durata e
moltissime spine sono successivamente cresciute sul cammino del protestantesimo. Il protestantesimo è diventato, almeno da noi, sempre più
anticattolico e sempre meno evangelico, o sotto altri cieli sempre più puro
e sempre più astratto, impalpabile,
evanescente. E oggi occorrerebbe ad
un protestante una colossale dose di
ingenuità per identificare il suo protestantesimo, come la sua Chiesa particolare e la sua confessione con il cristianesimo « tout court ». Mi sembra
che l’essenziale della Riforma fu di
fondare la sua autorità sull’Evangelo
stesso, di ritrovare le radici autentiche
della fede; e le cose vere incidono,
fanno storia! Mi pare dunque che oggi il Protestantesimo non vale nè più
nè meno, per esempio, del Cattolicesimo, e non ha alcuna valida alternativa da proporre, proprio perchè oggi
non affonda più le sue radici nell’Evangelo. Dico Evangelo, e non Parola perchè già questo sarebbe un modo protestante di intendere.
Con questo non rinnego, come Miegge certamente non rinnega il suo essere protestante; dico semplicemente
che resto, e con riconoscenza, nella cornice confessionale che mi è propria;
ma ogni giorno, muovendomi nel mondo, mi accorgo che il mio protestantesimo non mi serve a nulla se non per
quello che può avere di autentico, cioè
di non necessariamente protestante,
ma semplicemente evangelico ! Da tante parti tuttavia i protestanti si arrogano il diritto, anzi il monopolio della
« retta interpretazione », e puntano il
dito sul mondo, cioè sull’uomo di oggi sul quale dovrebbe abbattersi, fulmineo, l’annuncio (protestante) della
Parola. Senza accorgersene finiscono
col predicare (che è un altro modo
protestante, ma non necessariamente
evangelico, di intendere) piuttosto a
vuoto. La pressoché continua identificazione tra protestantesimo ed Evangelo, ancorché non coscientemente voluta, è la malattia mortale da cui il
protestantesimo pare affetto. Poiché
cosi facendo il Protestantesimo predica se stesso, non Tevangelo di Cristo.
E spesso, rifugiandosi tra le pagine della Bibbia, trova quella buona coscienza borghese che certamente non me
rita, cioè commette un autentico sacrilegio! E per dire qualcosa di noi vaidesi. non è meraviglioso constatare, in
ogni Sinodo, come politica ecclesiastica, democrazia e Parola di Dio siano
fatti coincidere così perfettamente?
Tuttavia, malgrado queste considerazioni e questi accenni, certamente incompleti, mediante i quali penso di
affiancarmi all’amico Miegge, . vorrei
osservare che il protestantesimo odierno ha forse ancora una carta da giocare (certamente l’ultima)... che è poi
il ritorno alla Riforma puro e semplice. Cioè il ritorno alla Bibbia come se
il Protestantesimo stesse nascendo
ora, dimenticando se stesso e la sua
storia, ponendo soprattutto in er si se
stesso, le sue istituzioni, le sue forme
di culto, il suo esercizio della carità,
ecc. Subito qualcuno dirà che mettere
tra parentesi il Protestantesimo, tutto
quello che è stato e che ha rappresentato per la storia dell’umanità, è una
pretesa assurda; altri dirà che ancora
una volta si vuole solo distruggere, senza preoccuparsi di costruire; altri ancora, e soprattutto i custodi del gregge, esclameranno che porre in crisi la
Chiesa significa porre in situazione di
disagio ingiustificato le comunità,
scandalizzare i semplici, creare inutili
fastidi ad altri, in una parola: non è
opportuno. Tutti costoro hanno probabilmente ragione, la hanno al cento per cento dal punto di vista del
buon senso.
Tuttavia tutte le volte che il Popolo
di Dio ha fatto storia, Dio lo aveva
praticamente mandato nel deserto.
Bonhoeffer è stato mandato da Dio
nel deserto del carcere nazista, e l’i ha
dovuto spogliarsi di tutte (o quasi) le
sue sovrastrutture protestanti, di tutta
(o quasi) la sua religione protestante
(probabilmente anche di molti dogmi). E con lui molti altri. Non vi è
nessuna ragione per cui Dio debba
amare o tenere in conto particolare i
Protestanti rispetto agli altri uomini.
mondiale; in più vi aggiunge di suo
particolare settarismo e tradizionalismo che trasforma non poche comunrià in una specie di ghetto. Eppure la
Chiesa aoyrebbe essere per gli altri,
non per sè. Se fosse cosi;, che cosa rimarrebbe della Chiesa attuale? Ben
poco! Non certo il suo culto chiuso
ove si parla un linguaggio che solo gli
iniziati possono capire, il suo pastore
gelosamente per sè, come si dice « per
la cura della comunità », le vive preoccupazioni per il proprio bilancio, per i
propri locali di riunione, per la propria
attività. E nemmeno il suo tempo particolare (il tempo ecclesiastico) scandito dalle date liturgiche, mentre fuori, il mondo, la città vive un’altra vita, in un tempo completamente diverso; nè le sue riunioni comunitarie, in
cui non ci riesce a comprendere come
possano ipocritamente annullarsi delle cocenti differenze di classe, e mille
altre cose di questo genere che caratterizzano la vita (ma che vita è mai
questa?) di moltissime delle nostre comunità Valdesi, cioè Protestanti. Il nostro contributo alla morte del Protestantesimo è indubbio!
Poiché è probabile che Mario Miegge si trovi consenziente su questi rilievi, devo però aggiungere che credo
ancora possibile una certa rinascita
del protestantesimo, nel senso di un
protestantesimo nuovo, estremista, e
quindi rivoluzionario, che rompa ’ le
tradizionali barriere ecclesiastiche. O
il protestantesimo riesce a superare se
stesso, o si dissolve.
Tuttavia su di un punto probabilmente non saremo d’accordo. Non mi
pare che il cristiano possa allinearsi
semplicemente con i partiti di sinistra.
Non mi pare che il Partito, sorta di
Chiesa secolarizzata, sia la soluzione
migliare. So bene che ciò può essere
interpretato come tentativo estremo
di non sporcarsi le mani (di non pec
__________ uuiiiiiii care!), ma è anche vero che i cristia
se non, forse, la loro responsabilità - finirebbero per forza, se autentici.
(verso il mondo).
Mi sembra che, pur nella piccolezza
e miseria di ogni nostra condizione
umana, spogl'arci del nostro protestantesimo e andare nel deserto, sia
l’ultima speranza. Tale era probabilmente l’indicazione del messaggio sinodale di quest’anno, che pochi sembrano aver voluto capire. RICOMINGIARE DA ZERO, non dal protestantesimo, ma dalTEvangelo soltanto, rifare ogni cosa nuova, questa è un’impresa che malgrado tutto il protestantesimo, nella misura in cui non è diventato pesante e cristalLzzata istituzione, può compiere, se Dio lo vuole.
In pratica, di fronte al possibile
consolidarsi di una super-Chiesa ecumenica, ciò significa il costituirsi di
nuclei comunitari attivi. Occorre farne officine di uomini nuovi, radicalrnente cambiati dalTevangelo. E iniziare con essi la guerriglia cristiana
contro il capitalismo ecclesiastico (dottrinario e clericale) nonché col sistema economico e sociale che vi è sotteso. E mi pare, venendo alla domanda da cui siamo partiti, che gli eredi
della Riforma, oggi, siano o possano
essere questi gruppi.
La nostra Chiesa Valdese partecipa
in pieno alla crisi del Protestantesimo
per costituire una quinta colonna in
seno ad un partito. L’internazionale
cristiana non potrà mai coincidere
perfettamente con l’internazionale socialista !
Dappertutto oggi si parla di rinnovare le strutture, e ci si immagina,
rinnovando le strutture, di rinnovare
gli uomini. Non c’è dubbio che il cristiano riceve, se politicamente impegnato, più dai suoi compagni di lotta
che non dai suoi ipotetici fratelli in
fede. Tuttavia qualcosa rende il cristiano estraneo. E questo qualcosa Lutero e Calvino lo avevano sperimentato.
La rivoluzione che allora cambiò le
strutture era cominciata dentro di loro, anche se i tempi erano in apparenza maturi. La Riforma è comunque,
innanzitutto, la fede di Lutero, la sua
gigantesca lotta con Dio, alla maniera di Giacobbe. E lo stesso si può dire degli altri. Vi deve essere una logica continuità tra rinnovamento interiore e esteriore, e non semplice allineamento su posizioni ecclesiastiche o
partitiche (che considero equivalenti).
Certo bisogna saper trarre le estreme
conseguenze di un rinnovamento interiore per investire, con forza, le
strutture vecchie. Il resto è tempo
perso. Enrico Pascal
Echi della settimana
LA SFIDA
Christopher Soames. su « Le Monde » del 28-11-1967, risponde alla sfida gollista, espressa nell'articolo di E. Pisani, di
cui nel n. precedente. 11 Pisani sfidava l'Inghilterra a rinnovare tutta la propria politica, il proprio costume, in una parola sè
stessa... per realizzare l'ideale d'essere ben
accolta nell’Europa dei Sei. Per quanto
enorme, e quasi diremmo grottesca, la sfida del Pisani meritava una risposia. Eccola.
« La sfida di cui parta il sig. Pisani è già
stata superata dall’Inghilterra. Noi ci siamo
ritirati dal nostro impero, e i tre partiti politici affermano che il nostro destino è nell’Europa. Noi abbiamo accettato i testi dei
trattati europei nella loro integrità. L’articolo del sig. Pisani elenca un certo numero
di problemi collegati con l’ingresso dell’Inghilterra nel Mercato Comune. Tali problemi potrebbero, tutti quanti, venir risolti nel corso del negoziato. Ma ho il presentimento che voi non abbiate punto fatto
allusione alla vera questione. La vera questione è che il presente governo francese
preferisce avere una grande influenza nell’Europa dei Sei, piuttostochè condividere
tale influenza nell’ambito d’una Europa più
grande e più potente. Se tale è la questione,
l’obbiettivo della Francia sarà quello di
giungere fino al punto d’impedire l’apertura del negoziato. Ecco la sfida che faccio
io: ed io spero di perderla, perchè altrimenti sarebbe una tragedia per tutti noi. e
soprattutto per l’Europa che ha bisogno
dell’Inghilterra, tanto quanto l’Inghilterra
ha bisogno dell’Europa ».
IL GIUBILEO FINLANDESE
Durante tutta la notte sul 6 c., milioni di torce e di fiaccole hanno illuminato
l'intero territorio finlandese, per celebrare
il cinquantenario della nazione. « Dopo aver
goduto, sotto la corona degli zar, di libertà
democratiche invidiabili, il granducato di
Finlandia ricevette dalla rivoluzione d’Ottobre il dono dell indi pedenza, in applicazione della dichiarazione dei diritti dei po
a cura di Tullio Viola
poli della Russia adottata su proposta di
Stalin, dichiarazione che riconosceva ad
ogni singola nazionalità persino il diritto
di secessione dall’Unione Sovietica.
« La giovane Repubblica seppe superare
i timori che poteva ispirarle il vicino, ed
optò deliberatamente per una politica di
neutralità. Preferì, ad ogni buon conto, cooperare coi paesi scandinavi piuttostochè col
blocco antisovietico suggerito dagli Stati
baltici. Essa ne fu mal ricompensata. Tre
mesi dopo l’invasione della Polonia, il governo sovietico, allo scopo d’ottenere da
Helsinki le basi ritenute indispensabili alla
propria sicurezza, lanciò le proprie truppe
all’assalto della Finlandia. Il governo dell’U.R.S.S. era talmente persuaso d’una vittoria rapida, che raccomandò alle truppe di
far bene attenzione di non violare la neutralità... svedese! Ma i finlandesi erano
pronti a combattere fino all’ultimo, e l’esercito rosso dovette segnare il passo per più
mesi. Soltanto l’aggressione hitleriana poteva giungere (come infatti accadde) a cancellare nell’opinione mondiale il ricordo di
questo cattivo colpo di Stalin, il quale dovette finalmente decidersi a un compromesso.
« L’errore dei dirigenti finlandesi fu quello di credere che l’allenza con Hitler avrebbe loro permesso di ricuperare quello che
erano stati costretti a cedere. Ma bisogna
rendere loro giustizia, col riconoscere che
essi non permisero mai che i metodi nazisti
s’introducessero in casa loro, e che si guardarono bene dal dichiarare guerra all’Inghilterra ed agli U.S.A. L’amicizia di questi
li aiutò poi largamente ad ottenere, nel
1944, un armistizio che risparmiò loro l’occupazione sovietica.
« Questo beneficio venne tuttavia concesso a una doppia condizione: che i finlandesi scacciassero dal proprio suolo, essi
stessi, i loro ex-alleati tedeschi (e ciò costò loro migliala di morti), e che essi pagassero all’U.R.S.S. delle ingenti riparazioni. Tanto ingenti, che Stalin le credette su
15 dicembre 1967'
periori alle possibilità dei finlandesi, cosa
questa che gli avrebbe poi offerto il pretesto d’intervenire. Ma Stalin aveva sottovalutato le capacità d’una nazione che, per
fornire le macchine richieste, seppe improvvisare (partendo da zero) un’industria pesante ed imporsi delle restrizioni draconiane.
« Nel 1948. dopo II colpo di Praga, la:
Finlandia visse la sua ultima grande prova..
Col doppio metodo della pressione esterna
e dell’agitazione interna, Stalin tentò di faredelia Finlandia una democrazia popolare.
Ma il presidente Paasikivi seppe sventarnei calcoli. Egli sottoscrisse con l’U.R.S.S. un
trattato che escludeva ogni progetto d’alleanza formale, e subito dopo egli licenziòil proprio ministro comunista degl’interni.
Il sangue freddo della grande maggioranza
della popolazione di fronte allo sciopero generale proclamato dall’estrema sinistra, "assicurò la sua vittoria.
« Da quell’epoca la Finlandia ha perseverato nella linea Paasikivi, ripresa anchedal successore di questo, il sig. Kekkonen:
quella d’un’amicizia leale con l’U.R.S.S., a
condizione che l’U.R.S.S. si astenga da ogni
intrusione nei suoi affari. Dopo alcune esitazioni, Mosca ha finito per adattarsi nel
miglior modo: la presenza di due comunisti nel governo finlandese, e quella dei .signor Podgorny alle feste dell’indipendenza,
ne fornirebbe la prova, se una prova fossenecessaria. Certo la Finlandia non è ancora
giunta alla fine delle proprie difficoltà, soprattutto economiche e finanziarie. Ma essa ha salvato le proprie istituzioni democratiche e può vantarsi d’aver dimostrato,
per prima, che la coesistenza pacifica poteva essere altra cosa d’una formula di propaganda ».
Così « Le Monde » nel suo articolo di
fondo (del 7-12). Noi che scriviamo, ricordiamo un impressionante episodio (raccontato da Valdo Vinay) della guerra russofinlandese (1940). Costretti a ritirarsi dalla
Carelia, i contadini finlandesi pulivano accuratamente, prima di abbandonarle, le loro
case, e nel mezzo delle tavole dei tinelli, lasciavano le loro Bibbie aperte a disposizione degl’invasori.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della congiunta
Caterina Gaydou
ved. Long
di anni 88
deceduta a Marsiglia il 25 novembre
u. s., ringraziano sentitamente le vicine di casa per le cure prestate alla
loro cara quando si trovava ai Pellenchi di Pramollo.
Pramollo, 29 novembre 1967
«Gesù disse: Chi crede in me
ha vita eterna ».
Il Signore ha richiamato a Sè
Gioacchino Martogiio
n. Rosa-Brusin
di anni 86
A funerali avvenuti ne danno l’annuncio; sorelle, fratello, cognati, nipoti e parenti tutti.
Coazze, 9 dicembre 1967
RINGRAZIAMENTO
I familiari del comp anto
Federico Paschetto
profondamente commossi ringrazianotutti coloro che sono stati loro vicini,
in più modi, nella dolorosa circostanza.
In particolare ringraziano il Pastore
Sonelli, il Dott. Lanza, i cari amici del
Coro Alpino Val Pellice, il Prof. Corsani e il gruppo della Corale Valdese,
l’Amministrazione Comunale, la Società Operaia e i vicini di casa SignoriBenedetto e Bertin.
Torre Pellice, 24 novembre 1967
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