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ECO
DELLE VALU VALDESI
Pf of. ARMD HUGON Augusto
Via Beckwith lo
1C066 TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Num. -10 ABBQNAMENTl { ^
Una copia Lire 80 1 L. 4.UÜÜ per 1 estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELLICE - 1 Ottobre 1971
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
DOPO OLTRE QUATTRO SECOLI
Luterani e riformati verso l’unità
Il pastore Paolo Ricca riferisce sui recenti colloqui luterano-riformati a Leuenberg, presso Basilea
Oltre cinquanta delegati di chiese
luterane e riformate in Europa (le
chiese scandinave, luterane, hanno inviato solo degli « osservatori »), riuniti a Leuenberg/Holstein, vicino a Basilea, dal 19 al 24 settembre, hanno
stilato un « progetto di concordia »
che verrà ora inviato alle chiese interessate (comprese quelle congregazionaliste che lo scorso anno sono entrate a far parte delTAlleanza Riformata Mondiale). Entro il 1® marzo 1973
le chiese dovranno pronunciarsi e concorrere, con le loro osservazioni (se
ne avranno) alla redazione del testo
definitivo in base al quale sarà possibile in breve tempo, se non sorgeranno difficoltà insormontabili, decretare
la piena comunione tra tutte le chiese
nate dalla Riforma.
Questa comunione, nel fondo, è sempre esistita, ma è stata oscurata e persa di vista già nel XVI secolo e più
ancora in quello successivo, quando
luterani e riformati si sono reciprocamente lanciati alcune severe condanne dottrinali (riguardo alla Santa
Cena, ai rapporti tra divinità e umanità nella persona di Gesù e alla predestinazione), e non si sono sentiti di
praticare tra loro l’intercomunione.
Il dissenso tra luterani e riformati
si è presto cristallizzato nelle rispettive tradizioni fino al nostro secolo,
quando al confessionalismo subentrò
Tecumenismo che, senza dissolvere o
relativizzare le varie tradizioni confessionali, le ha però indotte al ripensamento, al confronto critico con l’Evangelo e con le altre confessioni, al
superame.nto delle proprie parzialità e
infedeltà. Le conversazioni prima e
ora il « progetto di concordia » tra
chiese luterane e riformate in Europa
(negli Stati Uniti, pochi anni or sono,
v’è stata una analoga serie di incontri e colloqui) sono frutti maturati
grazie al movimento ecumenico. E quest’ultimo che ha dato l’impulso decisivo anche al riavvicinamento tra luterani e riformati e in genere tra tutte le chiese che direttamente o indirettamente provengono dalla Riforma.
Una stessa fede
Colloqui tra luterani e riformati a
livello nazionale o regionale ebbero
luogo in Germania e in Francia già a
partire dal secondo dopoguerra. Ma a
livello europeo essi iniziarono solo
nel 1963 con le conversazioni teologiche di Bad Schauenburg (Basilea), patrocinate dalla commissione « Fede e
Costituzione » del Consiglio Ecumenico e dai segretariati dell’Alleanza Riformata e della Federazione Luterana.
Queste conversazioni, della durata ciascuna di una settimana circa, si tennero ogni anno fino al 1967.
Da quella prima serie di incontri risultò che le differenze dottrinali, che
possono tuttora sussistere tra luterani e riformati su questioni controverse tra le due confessioni, non sono tali
da giustificare la divisione delle chiese. Apparve chiaro cioè che le due
confessioni sono sorelle, non sorelle
separate. La fede è sostanzialmente la
stessa, pur nella varietà dei punti di
vista su, questioni particolari. E se la
fede è una, malgrado talune divergenze teologiche anche di un certo peso,
vuol dire che una è la comprensione
deH’Evangelo. È questo il dato fondamentale da cui bisogna partire; se si
è uniti nel l’interpretazione dell’Evangelo come si potrà poi restare divisi
sn questioni che, per quanto importanti, saran sempre secondarie e 'non
decisive? Se si riconosce di professare la stessa fede, come ci si può poi
adattare a vivere divisi? Quando la
fede e la comprensione dell’Evangelo
sono sostanzialmente le stesse deve
essere possibile un consenso anche su
tutti gli altri punti.
I risultati degli incontri di Bad
Schauenburg furono comunicati alle
chiese, che li commentarono in termini per lo più positivi. Iniziò allora una
seconda fase dell’operazione; nel 1969
e ne] 1970 a Leuenberg si ebbero due
altre riunioni, non più soltanto di teologi ma anche di rappresentanti ufficiali delle chiese, col compito di sondare in che modo poteva concretamente essere costituita e realizzata la
comunione tra le chiese luterane e riformate ih Europa.
Al termine della seconda consultazione ci si accordò sulla proposta seguente; la comunione ecclesiastica tra
luterani e riformati in Europa può essere istituita e realizzata sottoscrivendo una dichiarazione comune in cui si
affermi che le chiese in questione concordano sostanzialmente nella cornprensione dell’Evangelo; che le reciproche condanne dottrinali del passato sono oggi in larga misura senza
oggetto; che le differenze tuttora esistenti tra luterani e riformati sul piano dottrinale, liturgico e organizzativo, non sono fattori di divisione delle
chiese; che su questa base si può dar
luogo a una piena comunione ecclesiastica che implica; reciproco riconoscimento dei ministri, intercomunione,
intensa cooperazione, ma non comporta necessariamente unità organica
(fusione di chiese) e non esige la perdita della propria identità confessionale.
Comunione, non unione
Si trattava quindi di elaborare un
testo concordato che contenesse tutte
queste affermazioni; l’assemblea di
Leuenberg della scorsa settimana è
riuscita a stilarlo, ma ha dovuto impegnarsi a fondo. Del progetto iniziale
è rimasto poco più che l’impalcatura;
il resto in gran parte è nuovo. Su alcuni punti particolari, come il battesimo dei fanciulli e la concezione dei
ministeri, non è stato possibile — anche per mancanza di tempo — redigere un testo comune. Sulla giustificazione per fede, sulla Santa Cena, sul
Battesimo in generale e sulla nozione
un accordo abbastanza ben riuscito,
in cui le diverse esigenze confessionali si equilibrano senza annullarsi.
Dunque, il « progetto di concordia »
tra chiese luterane e riformate in Europa è ormai una realtà.
Non è ora il momento di addentrarsi in un’analisi sistematica del documento che le chiese ancora non conoscono. Sarà loro inviato tra breve. In
Italia lo riceveranno la Chiesa Valdese e la Chiesa Evangelica Luterana
d’Italia. Bisognerà diffonderlo nelle
comunità, che lo discuteranno e valuteranno; a loro spetta il giudizio e la
decisione. Si può però fin d’ora segnalare le due maggiori difficoltà che
hanno accompagnato la stesura del
progetto e individuare il suo particolare significato ecumenico.
La prima difficoltà è stata questa;
stilare oggi dei consensi teologici anche sui punti fondamentali della fede
non è facile. Finché ci si limita a ripetere le formule classiche (quelle, ad
esempio, adoperate nelle confessioni
di fede o nei catechismi della Riforma) l'accordo è immediato. Ma non
appena si abbandonano le definizioni
tradizionali e si cerca di esprimere la
fede di allora con il linguaggio e i concetti di ora, il consenso diventa diffìcile, anche tra un gruppo teologicamente in fondo molto omogeneo, come era quello riunito a Leuenberg;
tutti « ortodossi » e refrattari alla cosiddetta « nuova teologia », e anche
quando la fede è sostanzialmente la
stessa — come nel vaso nostro. Il progetto elaborato a Leuenberg, nella sua
parte propriamente dottrinale intitolata appunto « La comune comprensione dell’Evangelo », è un po’ magro,
la comunione teologica è circoscritta.
Occorrerà lavorare molto per ampliarla; siamo certi che è possibile.
L’altra difficoltà consisteva nel forte
rischio di stendere un documento essenzialmente retrospettivo, teso a sistemare questioni del passato, che ormai non incidono più nel presente; si
sarebbe preparato un bel testo, ma irrilevante. Questo lo si poteva evitare
solo orientando decisamente il progetto verso il futuro e dandogli una
precisa connotazione missionaria. Il
superamento degli irrigidimenti confessionali del passato non doveva ledere ma al contrario rinvigorire l’impostazione confessante della fede. Ci
si è riusciti? Delle debolezze, in questo ambito, ce ne sono, e dovranno essere corrette. Anche se una formula di
concordia non è una confessione di
fede, non sarebbe fuori luogo che_ nel
testo con cui si istituisce la « piena
comunione » tra chiese distinte si precisino i contenuti missionari e di testimonianza di questa comunione, che altrimenti rischia di apparire fine a se
stessa.
Infine, il valore ecumenico dei documenti risiede, ci páre, nel concetto di
« comunione tra chiese » che lo ispira
e caratterizza; si tratta di una comunione piena benché le chiese siano e
restino diverse. Una nuova forma di
vita ecumenica, che può essere fatta
risalire aU'idea di koinonta (= comunione), centrale nel Nuovo Testamento, che supera la divisione senza creare uniformità, e che costituisce un
modello o almeno una indicazione per
tutte le chiese coinvolte nel movimento ecumenico.
Paolo Ricca
di predicazione si è invece raggiunto
iiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiliiMiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiMiiiiiiiiiiiiim iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiii
I riformati europei e l’Ulster
Il moderatore Neri Giampiccoli visiteià, con una delegazione riformata, 1 Irlanda del Nord
Riunito a Bruxelles a metà settembre, il Comitato amministrativo della
regione europea dell’Alleanza Riformata Mondiale (ARM) ha tra l’altro
ascoltato e discusso una relazione sulla situazione nell’Ulster presentata dal
segretario generale della Chiesa presbiteriana d’Irlanda, il past. A. J. Weir.
Questi ha detto che la continua campagna di violenza e di non-cooperazione
ha gravemente accresciuto la sfiducia
fra le comunità all’interno dell’Irlanda del Nord, e fra Nord e Sud, scoraggiando coloro che lavorano a una
soluzione pacifica, giusta e accettabile sia per la maggioranza che per la
minoranza; in tal modo si fa sempre
più prossimo il rischio di una feroce
guerra civile. (Si veda, in proposito, il
documento presbiteriano irlandese
pubblicato a pag. 3).
I rappresentanti riformati hanno
preso atto del fatto che, malgrado si
parli sempre di contrasti fra « protestanti » e « cattolici », il cuore del conflitto sta nelle questioni politiche più
nei credo religiosi. I rappresentanti
delle Chiese riformate provenienti da
varie parti d’Europa hanno espresso
insieme la loro profonda simpatia e
hanno assicurato la loro preghiera al
popolo d’Irlanda che deve vivere que
...................................
L’APPELLO DEL CEC INDIA - PAKISTAN
Sempre pio drammatica la situaziane dei prefoglii;
dape la gaerra, le iaaadaziaai
Come ormai i lettori sanno il nostro
giornale ha deciso di appoggiare l’iniziativa del Consiglio ecumenico delle
Chiese a favore dei profughi pakistani in India, destinandovi il prossimo
invio di denaro della sua iniziativa al
« fondo di solidarietà » votato dal penultimo sinodo valdese.
Nel frattempo, le notizie che ci giungono dall’India sono sempre più drammatiche e dolorose. Ora poi anche le
pioggie e le inondazioni hanno vieppiù aggravato la sorte degli otto milioni e mezzo di profughi pakistani rifugiati in India. Purtroppo i viveri e
gli aiuti, già così scarsi, hanno subito
un nuovo rallentamento nelle consegne a causa dello stato o addirittura
della scomparsa delle vie di comunicazione.
La situazione diviene critica anche
perché centinaia di migliaia di bimbi
soffrono di malnutrizione. La CASA,
l’organizzazione di aiuti delle Chiese
indiane collabora sia col governo indiano che coirUnicef in una vasta
«operazione salvataggio» per procu
rare almeno le proteine sufficienti per
i bambini, ma si ritiene che solo
mezzi aerei potrebbero portare tempestivamente i cibi nei campi di raccolta.
Le regioni più danneggiate da queste terribili inondazioni (le più violente degli ultimi cento anni) sono il Bengala occidentale, il nord Bihar e Uttar
Pradesh: ne sono vittime oltre 20 milioni di persone e in certe regioni il
90 per cento dei raccolti è andato perso. La CASA è sempre più in difficoltà
nel rispondere ai vari disperati appelli. I responsabili di questa organizzazione cercano di predisporre dei programmi di lavoro che vengono retribuiti con viveri e generi di abbigliamento.
Come si vede, la situazione volge
inesorabilmente al peggio, di fronte
alla indifferenza o alla (falsa) rassegnazione di tanta gente. Invitiamo ancora una volta i lettori a mandare le
loro offerte urgenti e generose al conto corr. postale N. 2/39878 intestato a:
Roberto Peyrot, corso Moncalieri, 70,
Torino.
sta dolorosa situazione, e si sono irnpegnati a far conoscere in modo più
esatto, nel proprio paese, le ragioni e i
modi del conflitto.
Il Comitato riformato europeo ha accolto con piacere l’invito rivolto dalla Chiesa presbiteriana d’Irlanda a inviare una delegazione nel paese, per
acquisire una conoscenza più diretta e precisa della situazione e per portare tutto l’incoraggiamento possibile a quella Chiesa e ai suoi membri, affinché serbino la fede in Cristo e ad
essa si attengano. La delegazione è
stata così nominata; past. Neri Giampiccoli, presidente dell’Area europea
dell’ARM e moderatore della Chiesa
Valdese; il past. Arnold Mobbs, della
Chiesa riformata di Ginevra e della Federazione protestante svizzera; il pastore E. Perret, segretario generale
dell’ARM e il prof. Meulemann, della
Università libera di Amsterdam; la loro visita in Irlanda si svolgerà dal 4
all'S ottobre prossimo.
Il Moderatore Giampiccoli si è così
espresso in merito a questa visita;
« Non ci illudiamo certo di poter portare un contributo alla pacificazione
del paese, né vogliamo andare in Irlanda con un giudizio prefabbricato o con
qualche savio consiglio: lo scopo del
viaggio è prima di tutto di incontrare
quei fratelli e di ascoltare da loro, attraverso altri incontri che potremo
avere con rappresentanti di altre chiese, cattolici inclusi, qual sia veramente la situazione. Dal rapporto udito a
Bruxelles dal past. Weir appare già
abbastanza chiaro che non si tratta, se
non per tradizione storica, di un conflitto tra cattolici e protestanti: la
realtà attuale è di carattere nazionalistico, da ambe la parti, e di difesa di
interessi economici. In base alle indicazioni che potremo trarre, ci sarà
possibile informare le Chiese riformate in Europa e l’opinione pubblica sulla situazione vista da visitatori esterni. In secondo luogo potremo forse
rivolgere ai fratelli irlandesi una parola d’incoraggiamento alla ricerca di
una testimonianza coerente, e perché
non perdano la speranza della riconciliazione e della pace che oggi sembra
tramontata ». ■
In Portogallo
Cresce la llhertà rellglesa
Lisbona (epd) - Il Parlamento portoghese ha approvato in prima lettura
una legge che assicura la libertà di fede a tutte le religioni riconosciute dallo Stato. Per essere riconosciuta dallo
Stato una denominazione deve poter
presentare almeno 500 credenti abitanti nel paese.
La nuova misura tende ad attenuare
il diverso trattamento riservato alla
Chiesa cattolica e alle altre confessioni. Sinora, dalla firma del Concordato
con il Vaticano (1940), la Chiesa cattolica romana era l’unica Chiesa ufficialmente riconosciuta.
La nuova legge abolisce l’esclusione
dei non cattolici dagli uffici governativi e amministrativi, dispensa i bambini non cattolici dalla frequenza alle
lezioni di religione e respinge tutte le
restrizioni di cui sinora erano oggetto,
nella loro attività, le Chiese non riconosciute dallo Stato.
Secondo la nuova legge nelle scuole
statali continuano ad essere impartite
lezioni di religione cattolica, ma i .genitori possono chiedere che i loro figli
siano esentati dal frequentarle.
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiimiiMimii
I metodisti argentini
contro ii regime miiitare
Buenos Aires (soepi)-La Chiesa evangelica metodista di Argentina, che annovera 150.000 membri, ha pubblicato
un « messaggio alla nazione » reclamando la fine dello stato di assedio imposto dal luogotenente generale Lanusse, che ha preso il potere con la forza
nello scorso aprile. La Chiesa domanda anche l’abolizione della pena capitale e la fine degli arresti operati a
causa di attività politiche o di militantismo operaio.
La dichiarazione della Conferenza
metodista critica il rialzo dei costi di
vita e l’assenza dei fondi di governo
per l’istruzione pubblica, la sanità e la
cultura.
Essa accusa il governo di utilizzare i
fondi destinati allo sviluppo ed al benessere sociale per l’acquisto di armamenti.
I mali sociali di cui soffre l’Argentina, è stato specificato, dipendono grandemente da un sistema capitalistico
« in contraddizione con lo spirito cristiano » e dalla « incapacità di fare regnare l’armonia sociale ».
iiiiimiiiimiiMimiiimiimiiiiiiiiiiiiMiiiiiimiiiiiiiiiiiim
L’assemblea del Consiglio
Metodista Mondiale
Per l’evangelizzazione
contro la discriminazione
Denver (epd) - Trecentocinquanta delegati, rappresentanti di 40 milioni di
Metodisti di 55 Chiese in 87 nazioni,
si sono riuniti a Denver per la 12a assemblea del Consiglio Metodista Mondiale. Il congresso si è pronunciato su
di un programma quadriennale, il cui
accento cade suH’evangelizzazione.
L’assemblea di Denver ha condannato qualsiasi discriminazione per motivi di credenza o di razza; ha criticato
con forza particolare la rinascita delFantisemitismo nell’Unione sovietica.
La Conferenza si è svolta all’insegna
della comprensione ecumenica. Vi hanno partecipato ospiti protestanti, cattolici e ortodossi. Il card. Willebrands,
presentanti del terzo mondo. In tal
per l’Unità, ha esaltato in un discorso la volontà di reciproco avvicinamento di cui danno prova le varie confessioni cristiane.
In quest’assemblea il Consiglio Metodista Mondiale si è dato una nuova
Costituzione, secondo la quale una presidenza di otto persone sostituisce il
presidente unico, degli USA, finora alla testa dell’organismo; il nuovo présidium è costituito per metà da rappresentanti del terzo mondo, in tal
modo la posizione dominante finora
avuta dalle Chiese membro ang’oamericane lascia il posto a una più equa
rappresentanza di tutto il Metodismo.
Per lo stesso motivo in avvenire tutte
e 55 le Chiese metodiste saranno rappresentate nel Comitato esecutivo, il
quale dovrà comporsi almeno per metà di laici (donne, uomini e giovani).
Ugualmente nel segno dell’emancipazione del terzo mondo è stato deciso
che ogni Chiesa membro del CMM versi almeno il 2% delle sue entrate per
l’aiuto allo sviluppo.
2
pag. ¿
N. 40
ottobre 1971
UN DIBATTITO SU UN ARTiCOL.Q PUBBLICAl’O DI RECENTE: ALLA FINE...
Fra il tiiDore e la baldanza degli uamini, la speranza cristiana
Due settimane fa abbiamo pubblicato in prima pagina,
riprendendolo dalla rivista riformata francese « Foi et
Vie ”, uno scritto ivi presentato, anonimo: Alla fine...
Non si trattava di un articolo dottrinale, ma di una pagina che ci era parsa vigorosamente evocatrice della situazione di vortice nella quale l’umanità pare coinvolta; atta a suscitare riflessione, a porre, e porci interrogativi seri sulla prospettiva secondo la quale viviamo, sul senso
della nostra esistenza, sulla consistenza della nostra speranza. Un testo anche irritante, nel suo carattere apocalittico, privo esplicitamente di ogni riferimento all’opera di
Cristo, che racchiude la grande promessa; un testo paradossale, da discutere. E, mentre facevamo appello ai lettori che volessero scriverci quel che pensavano al riguardo
{due lo hanno già fatto, e se pubblichiamo i loro scritti in
altra pagina [pag. 5] è solo per mancanza di spazio), ab
biamo rivolto a un gruppo di amici un invito particolare
a scriverci il loro parere, l’impressione destata in loro dalla lettura di questo scritto; diversi di loro ci hanno risposto, e siamo lieti - e riconoscenti - di pubblicare qui le loro risposte. Ne risulta, ci pare, un’affermazione di fede e
di speranza, che non evita la realtà ma l’affronta. Questa
meditazione corale ravviverà quella dei nostri lettori, come ha ravvisato la nostra. red.
Quale nunva creazione? Quale uomo nuovo?
Giustamente l'Autore di Alla fine... (La Luce, N. 38) vede nel mondo,
come si presenta dopo 5 o 6.000 anni
di storia dell’umanità, il processo inverso della Creazione, e anzi l'avvio
alla distruzione della vita, e dello stesso pianeta.
Questo processo, avviato fin dai
primordi, da quando l’uomo ha voluto liberarsi dalla sovranità di Dio (Gen.
3), è andato via via aumentando di velocità, come è andata, con ritmo sempre crescente, progredendo e perfezionandosi la civiltà umana. Si può dire
che le acquisizioni scientifiche e tecniche dell'uomo nell’ultimo mezzo secolo equivalgono quantitativamente a
quello che sulla terra era stato fatto
nei millenni precedenti: il ritmo del
progresso è andato facendosi vertiginoso, e ogni giorno va facendosi più
vertiginoso.
E’ proprio per questo vertiginoso
crescere del progresso, non accompagnato dal timore di Dio, che negli ultimi anni l’uomo si è trovato davanti a
una situazione di cui ha anche cominciato a prendere coscienza. Due grossi rischi sovrastano l’umanità, con
sempre maggiore immediatezza: lo
esaurimento delle risorse del pianeta
e delle fonti di energia, e (soprattutto)
l’inquinamento ambientale. Questo incombe oggi sull’umanità in modo più
evidente della stessa morte atomca, in
quanto è un processo già in corso di
svolgimento, che minaccia da vicino
la possibilità della vita sul nostro pianeta.
L’uomo cerca oggi di correre ai ripari. Alle fonti tradizionali di energia
si va sostituendo l’energia atomica.
Questa si sviluppa nella vera e'propria
distruzione di materia (non trasformazione chimica, come avviene per il carbone e per il petrolio). Più difficile è
combattere l’inquinamento, e nonostante gli sforzi dell’uomo, tale processo è tuttora in aumento. Sono le premesse per la fine di ogni forma di vita sulla terra.
Ma c’è un altro aspetto che ci interessa di più in questa sede. Come l’uomo ha voluto, col progresso scientifico e tecnico, fare in un certo modo
una nuova creazione, così ha preteso
di fare un uomo nuovo.
Questa trasformazione ha avuto ini
zio quando un potente ha soggiogato
un vinto, da quando un ricco ha sopraffatto un povero, ottenendo dal lavoro mal remunerato di questi una
maggiore ricchezza per se stesso. E
quanto si è detto per gli individui vale per i popoli della storia; il fenomeno è più notevole nel nostro tempo,
che pure è caratterizzato dalla fine degli imperi coloniali. I popoli ricchi
sfruttano le risorse dei paesi poveri, e
ne affamano le popolazioni con la soggezione economica. Contro chi si ribella ci sono le bombe e il napalm, i defoliant! e i gas tossici.
Ci sono quelli che hanno diritto di
mangiare, di vivere nel benessere, e
di uccidere; e quelli che possono invece morire di fame, o essere uccisi, senza che questo nemmeno sfiori l’opinione pubblica di quelli che appartengono alla categoria degli esseri superiori.
Già in un recente passato era stata
teorizzata l’esistenza di «superuomini»,
e di gente che poteva pure morire
quando non era più capace di lavorare; ma il nostro mondo attuale non è
molto diverso, anche se ha più pudore
(o più ipocrisia?) nelle sue enunciazioni teoriche. Fra noi, popoli progrediti,
la differenza fra gli uomini comuni e
gli altri, i superuomini si fa sentire anche nel ritmo disumanizzante del lavoro e nella mancanza del potere decisionale per gli uni, mentre gli altri sembrano essersi svincolati dal comandamento di Dio: Tu mungerai il pane
col sudore del tuo volto (Gen. 3: 19).
Ma il « progresso » ci riserva delle
altre sorprese: 1’« uomo nuovo » sarà
domani quello che la genetica consentirà all’uomo di creare, manipolando i
cromosomi. A lui sarà affidata la sorte degli altri uomini, quelli che saranno stati « creati » inferiori, o quelli
che verranno comandati a distanza con
gli elettrodi piantati nel cervello...
Non vi è dunque nessuna speranza?
L’Apostolo Paolo ci esorta a rivestire l'uomo nuovo, creato a immagine
di Dio (Ef. 5: 24). Qui non si parla di
distruzione, ma ancora di creazione,
come se il peccato non ci fosse stato, c
non ci fosse, sulla terra. Questo è quanto Dio contrappone, mediante l’incarnazione in Cristo Gesù, aH’incàfnazione del maligno, rappresentata dall’uomo distruttore.
Parteciperemo di questa nuova creazione se, morti a, peccato, parteciperemo della risurrezione di Cristo (Romani 6: 5). E aspetteremo la manifestazione di essa, confidando in Colui
che dice: Io faccio ogni cosa nuova
(Ap. 21: 5). Marco-Tullio Florio
Non giochiamo con l'apocaiisso
Noovi cieli e noova terra
Io modificherei leggermente questo
scritto che, comunque, esprime una
presa di coscienza della nostra più
autentica realtà.
Io modificherei, dunque, la seconda
colonna come segue:
E l’Uomo disse: «Facciamo una ideologia a immagine e a misuia nostra,
una ideologia che domini sui pesci del
mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame e sui popoli della terra e sulla razza di tutti coloro che strisciano ».
E l’Uomo creò l’ideologia a immagine sua e chiamò dio questa ideologia. E l’Uomo se ne compiacque e disse al dio che aveva fatto: « vai in tutto
il mondo e dominalo, vai e occupa tutti i posti importanti, vai e chiama bene ciò che è utile al tuo scopo e male
ciò che è contrario. Illudi il tuo nemi
I due amici
Ho incontrato in questi giorni due
amici.
L’amico N. 1 un trentennio fa cercava di convincermi che ormai i tempi
liberali del dissenso e della critica erano finiti, le indicazioni della storia
spingevano chiaramente nel senso del
collettivismo fascista e nazista, era
quindi esigenza di intelligente realismo adeguarsi e mettersi al passo. Qg.
gi lo stesso amico, applicando l’identico ragionamento di 30 anni fa — senza avvedersi forse della non comparabilità dei due fenomeni e dell’alternativa richiesta dalle opposte motivazioni — cerca di convincermi che tutte le
evidenze spingono ormai verso la razionalizzazione economica e politica
della società nel senso marxista: significa chiudere gli occhi alla realtà e
estromettersi dalla storia non inquadrarsi e non collaborare.
L’amico N. 2, osservando quale presa abbiano sugli animi degli uomini
e in particolare degli italiani meccanismi logici (o pseudo-logici) di questo
tipo, affermava con vivace energia che
30 anni fa quando tutti in Italia erano
fascisti, mentre le armate hitleriane
avanzavano su ogni fronte schiacciando come un rullo compressore l’Europa, non abbiamo creduto al Fato perché abbiamo creduto all’Evangelo, e,
contro ogni logica, ragionevole evidenza, ci siamo opposti.
Ho ripensato ai discorsi dei due amici leggendo l’articolo Alla fine... pubblicato su « La Luce » del 24 settembre. Certo l’uomo può nella sua follia
operare in modo che il risultato della
sua azione potrebbe essere il disfacimento del ciclo e della terra. Molti e
gravi indizi, che in questi anni gli esegeti della civiltà hanno analizzato nelle prospettive più diverse, sembrano
accennare in questo senso. Ma noi non
abbiamo creduto ieri e non crediamo
oggi al Fato: l’Evangelo ci ha resi liberi per saper attendere gl’interventi
del Signore della storia, che non sono
mai prevedibili sulla base di premesse constatabili, non sono mai prefabbricati e custoditi nei cantieri dei veggenti, per esser applicati secondo le
leggi « scientifiche » di certe dialettiche. Anche nella nostra epoca in cui
la tecnica della scienza sembra controllare e dominare tutto il reale, rimane vero che le vie degli uomini e
dei popoli non sono in loro potere
(Ger. 10: 23). Dicevano gli antichi profeti d’Israele da parte dell’Eterno:
« Fate pure dei piani e saranno sventati... il mio piano sussisterà » (Is,
8: 10; 46: 10).
S’impone tuttavia un’aggiunta: non
è lecito squalificare le tenebrose profezie di catastrofe consolandosi troppo
alla leggera con questi pensieri ed eliminando così la questione. Il disfacimento del cielo e della terra non è
una ipotesi assurda di pessimisti, proprio la nostra generazione ne sta prendendo preoccupata coscienza: può essere il segno apocalittico di un giudizio, che si manifesta precisamente in
quella sfera non religiosa della vita in
cui gli uomini si sono rinchiusi, qualificandola come l’unica sfera del reale.
TI corso fatale del disfacimento che essi stessi hanno messo in moto può però essere fermato. Ma a una condizione concretamente precisa: che gli uomini « si ricordino » del Signore della
vita per avere la vita. Lo strumento di
questo « ricordarsi » è rappresentato
dalla predicazione evangelica. Non vi è
più nessuna speranza per il mondo se
la Chiesa — dai suoi pulpiti, sui suoi
giornali, nei suoi membri — venendo
meno alla sua funzione di messaggera,
si converte al mondo predicando una
parola che conferma i conservatori
nel loro spirito di conservazione dei
privilegi e della libertà deH’egoismo,
oppure che conferma i rivoluzionari
nel loro sforzo di costruzione di un sistema di giustizia sociale, senza trovare la parola autorevole che richiami
gli uni e gli altri a fondarsi sul fondamento, sulla « pietra » che gli edificatori di oggi come quelli di ieri « hanno riprovato» (Mtt. 21: 42: I Pie. 2:
6-10). Questo richiamo può rivelarsi
l’elemento decisivo per la salvezza, an.
che biologica, del mondo, come per la
saggezza di un reggimento politicosociale che tenga conto di tutte le esigenze deH’uomo nella pienezza della
sua umanità c della sua funzione nella
storia.
Vittorio Subii.ia
co e, se non puoi illuderlo, distruggilo e, se non puoi né illuderlo né distruggerlo, fai che sia messo in margine. Abbi una parola per quanto sei debole e una, contraria, per quando sei
forte. Serviti di ogni uomo e non servire ad altri che a te stesso e, quando ogni essere ed ogni cosa sarà stato comprato, distrutto, assoggettato,
allora tu sarai il dio del mondo ed io,
l’Uomo, tuo creatore, sarò il tuo dio ».
E l’Uomo guardò il dio che aveva
fatto ed ecco, esso era diventato più
bello, più forte, più grande di lui; e
cadde faccia a terra ed adorò la sua
immagine esaltata alla misura della
suo potenza e si annullò davanti ad
essa. E fu sera, fu mattina: il secondo
giorno.
Così fu compiuta la distruzione del
Cielo, della Terra e dell’Uomo.
Allora l’Eterno, Colui che non era
stato fatto dall’uomo, che era prima
che egli fosse e sarà dopo che egli sarà stato, disse: « La m'a Paro’a, crocifissa e risorta, non tornerà a me senza avere compiuto ciò per cui la ho
mandata. Per questo io prenderò un
resto di questa umanità che io ho
creato e chiamerò questo resto: santo.
E saranno coloro die non si saranno
inchinati di fronte alla ideologia, coloro che avranno rifiutato la mala bestia del potere, coloro che avranno
amato e non posseduto, servito e non
distrutto, coloro che avranno conservato la libertà e la speranza e non
avranno venduto il mio Nome. Per essi sarà la promessa e per i loro figlioli
e per quanti li ascolteranno ».
E fu un nuovo cielo e una nuova
terra, perché le cose di prima erano
passate.
Pierluigi Jalla
Contrariamente a quanto afferma il
nostro direttore nella sua presentazione, il testo di « Foi et Vie » non mi pare essere di eccezionale « livello di tensione spirituale »; impressionante, sì,
ma di una impressione che non è forse del tutto evangelica. Lo stesso senso di smarrimento attonito, di paurosa
attesa che avevo trovato in un testo
della stessa rivista di gennaio-marzo
dove si narrava, in forma di novella,
della disumanizzazione della società
ipotizzando una sorta di 2000 da fantascienza. Tutto questo discorrere di
fine apocalittica, di catastrofe disumanizzante, di silenzi, del vuoto, di ultimo giorno mi fa correre brividi lungo
la schiena, come a tutti (proprio in
quest’estate 1971 in cui i film scoprono vampiri, brividi di terrore, suspense ecc.), ma non mi sembra rafforzare
o sviluppare la mia vita interiore, non
mi edifica insomma.
È un parlare settario, e le sette hanno sempre un linguaggio da apocalissi, come tante epoche della storia della Chiesa d’altronde; è un suscitare
emozioni ed evocare fantasmi, ma non
un condurre a Cristo. Se la fine verrà
in quel modo, raffronteremo con fiducia, se verrà altrimenti lo vedremo a
suo tempo. Se la rivelazione di Cristo
significa che siamo nelle mani di Dio,
noi e la nostra storia, le nostre civiltà
e le nostre paure, quello che ci viene
chiesto è di vivere con animo sgombro da fantasmi terrifici e da sogni catastrofici. Q la fede è fiducia in Cristo
o non è niente. E mi viene anche da
pensare allo stanco Elia che pellegrinava alla montagna di Dio vedendo il
fallimento della sua opera ed aspettava di incontrare il Signore nella tempesta e nel fuoco, mentre non c’era.
Anche noi siamo agitati di dentro e di
fuori, tempestosi nel cuore e nell’azione, figli di un secolo tempestoso, e
stanchi come il povero Elia tutto solo;
e Dio è dove non lo cerchiamo, da una
un’altra parte. Dio è nelle realtà quotidiane dell’esistenza e a quelle realtà
Cristo ha dato senso.
Ci sono altre due ragioni per cui un
discorso come quello citato mi infastidisce e mi sembra inutile e confusionario, creatore cioè di confusioni: primo perché non se ne cava nessuna
conseguenza pratica, secondo perché
lascia le cose come sono.
Quando si fanno discorsi del genere bisognerebbe, dopo, trarre le conseguenze (questo vale non solo per il
caso in questione, ma per tanti altri
casi!). Se la marcia della civiltà è quella di una continua degradazione umana verso una disumanizzazione totale,
non c’è altro da fare che rifiutare la
civiltà; ci sono tante valli abbandonate, senza bisogno di fare i monaci, e
tanti paesi deserti! Si va su e si vive
rompendo con la civiltà delle macchine: auto e televisori, lavatrici e tutto
il resto. Nessuno però lo fa. Sarebbe
interessante studiare il caso di quegli
israeliti del tempo dei profeti che lo
hanno fatto tornando a vivere la vita
del deserto, come i loro padri, per contestazione della civiltà corrotta delle
città. Per noi tutto rimane invece teorico.
Prometeo male iocatenato
Il testo di sapore escatologico Alla
fine..., pubblicato nel numero del 24
settembre de « L’Eco-Luce » ripropone,
nella forma « drammatica » cara ai
francesi, l’interrogativo conturbante
del « prometeismo » dell’uomo moderno. Questo tema non è nuovo, anche
se esso acquista oggi dimensioni e risonanze assai più ampie per l’acuirsi
di mali antichi e l’insorgere di fenomeni nuovi. Il prometeismo ha origini
lontane ed è legato da un lato ad una,
conscia od inconscia, negazione di Dio
e dall’altro ad un fondamentale ottimismo antropologico. Ma dove porta
questa antropologia senza Dio?
Può essere interessante ricordare
quello che già in un racconto del 1899
André Gide fa dire al suo Prométhée
mal enchainé (1), a Parigi, nella «Salle des Nouvelles Lunes » davanti ad
un pubblico annoiato che egli deve
ogni tanto distrarre con delle « photographies obscènes et des fusées volantes »:
« Messieurs, j’ai beaucoup fait pour
les hommes; Messieurs, j’ai passionnément, éperdument et déplorablement
aimé les hommes. Et j’ai tant fait pour
eux qu’autant dire que je les ai faits
eux-mêmes; car auparavant qu’étaient
ils? Ils étaient, mais n’avaient pas
conscience d’être. Comme un feu pour
les éclairer, cette conscience. Messieurs, de tout mon amour pour eux
je la fis... D’ailleurs, ayant fait l’hornme à mon image, je comprends à présent qu’en chaque homme quelque
chose d’inéclos attendait; en chacun
d’eux était l’oeuf d’aigle... Ce que je
sais, c’est que, non satisfait de leur
donner la conscience de leur être, je
voulus leur donner aussi raison d’être.
Je leur donnai le feu, la llamme et tous
les arts dont une flamme est l’aliment.
Echauffant leurs esprits, en eux je fis
éclore la dévorante croyance au progrès. Et je me réjouissais étrangement
que la santé de l’homme s’usât à la
produire. Non plus croyance au bien,
mais malade espérance du mieux. La
croyance au progrès. Messieurs, c’était
leur aigle. Notre aigle est notre raison
d’être. Messieurs. Le bonheur de l’homme décrût, décrût, et ce me fut égal:
l’aigle était né. Messieurs! je n’aimais
plus les hommes, c’était ce qui vivait
d’eux que j’aimais. C’en était fait pour
moi d’une humanité sans histoire...
Giorgio Peyronel
{continua a pag. 3)
In secondo luogo questa apocalissi
dell’uomo è tanto terrifica che non si
vede neppure più quello che occorrerebbe fare oggi. Finché la fine dell’uomo non è giunta, occorre vivere da
uomini. Come credenti occorre denunciare e combattere tutte le forme di
asservimento e di disumanizzazione, il
potere e la ricchezza, lo sfruttamento
e la malizia. Se Cristo le ha denunciate e vinte, sta a noi non tornare sotto
la loro schiavitù. Pensare alla fine può
far dimenticare l’oggi e l’oggi occorre
viverlo invece come il tempo della testimonianza.
Quello che insomma mi preoccupa e
mi turba è il fatto che quella pagina
con titolo Alla fine... venga nella prima pagina del nostro giornale; la leggi, giri la pagina e trovi « Echi sinodali », e sono proprio solo echi! Saranno echi della fine, ma mi sarebbe
piaciuto poter leggere impegni e scelte fatti contro la Malizia, l’Qrdine, il
Potere, la Ricchezza e la Civiltà da uomini che ne sono liberati; la realtà è
purtroppo assai diversa.
Giorgio Tourn
L'uomo-dio,
che non è Oio,
e la fatica dì essere
... cos'è l’uomo nella natura? Un
niente, riguardo all’infinito, un tutto riguardo al niente, un mezzo tra il niente e il tutto. Infinitamente lontano dal
comprendere gli estremi, la fine e il
principio delle cose sono per lui invincibilmente nascosti in un segreto impenetrabile, ugualmente incapace di
vedere il nulla donde è stato tratto, e
lo infinito in cui è inghiottito.
(B. Pascal)
Ma l’uomo ha trasformato dalla natura micidiali strumenti di offesa e di
morte; indaga e scruta nei misteri della vita e riesce a decifrare le prime
lettere dell’alfabeto genetico del DNA
per manipolare il nuovo uomo; ha sepolto insicuramente in fondo agli oceani tonnellate di gas nervino e sperimenta sui suoi simili le aberrazioni della
guerra chimico-batteriologica; l’atomica è un pallido ricordo di fronte allo
idrogeno; ha distrutto, inquinato, sconvolto la bellezza della natura e se stess ) e ricerca altro da ridurre a scempio.
Allora l’uomo ha perso la fede e
soffre la sua crisi d’identità. Dio è
morto. L’uomo moderno lo ha ucciso
per identificarsi semplicemente. Lo fa
in una realtà, nel secolo, di orrori e di
tragedie che lo vedono vittima e protagonista insieme.
Dio è morto. La sua identificazione
10 proietta invece nella solitudine e nel
nulla che lo inghiottono e lo sgomentano. Crea l’idolo, adora la Potenza perché ritiene la Ricerca e la Distribuzione. E’ l’uomo-dio, che non ha tuttavia
11 « fisico del ruolo », che non è Dio; la
Scienza e la Tecnica gli offrono i mezzi per il suicidio che resta l’ultima
tappa della sua crisi d’identità, ma lo
disadattano allo stesso tempo. E allora..
Ho pensato a tutto questo ed ho cercato di sondare il confine e il limite
di speranza alla sopravvivenza e alla
fede, ma noi dobbiamo combattere duramente per « essere ».
« Essere » è una dimensione di estrema fatica e tensione in un mondo che
vuole riconoscersi senza impegno solo
in « fare » pur di godere del benessere
iconosclasla e dell’iniquità.
« Essere » è un tempo di profezia e
rivoluzione.
La rivoluzione con i suoi profeti armati e disarmati che annunciano (e
scompaiono.....) fortemente, atto civile
e politico:
- la pace sulla guerra
- la libertà sulla schiavitù morale e
materiale
- la giustizia sull’arbitrio
senza riempirsi la bocca di aria fritta
ed anche se Dio è morto. Cerchiamo
i nostri profeti per « essere » e, alla
fine..
non ci direte una notte gridando
dai megafoni, una notte
di gagare di nascite, d’antori
appena cominciati, che l’idrogeno
in nome del diritto brucia
la terra.... (S. Quasimodo)
Corrado Baret
3
1 ottobre 1971 — N. 40
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Una dichiarazione deWesecutivo della Chiesa presbiteriana d’Irlanda
II
Il giudizio di Dio posa sulla uostra terra
II
L’apartheid nell’flfrica di Sud-Oi/est
L’incontro di Vorster con due pastori neri
Noi plaudiamo all’iniziativa del Ministro degli Interni britannico che ha
convocato una Conferenza fortemente
rappresentativa con ampie capacità
decisionali, e saremmo pronti ad offrire qualsiasi appoggio possibile per il
suo successo. È tempo che tutti gli uomini di buona volontà parlino insieme
delle loro divergenze e dimostrino sincerità nel costruire nuova cooperazione e fiducia sia pure partendo da inizi
modesti.
Noi simpatizziamo con tutti i membri della nostra Chiesa, come con quelli di altre, che hanno subito torti, lutti, intimidazioni a casa o sul lavoro,
distruzione dei propri beni o perdite
negli affari a causa dei disordini e della violenza di questo periodo recente.
Noi sproniamo Protestanti e Cattolici a resistere insieme, compatti, ad
ogni intimidazione sul loro posto di
lavoro, nelle vie e nelle città, da qualunque parte provenga, e malgrado i
pericoli che quest’atteggiamento possa
implicare.
Il futuro di tutti, nella nostra comunità, dipende dal rifiuto di sottomettersi alla disgregazione della vita
e del lavoro quotidiani da parte di coloro che vorrebbero spargere ovunque
l'Ovina e disoccupazione.
Lodiamo tutti coloro che, malgrado
tutto, hanno dimostrato il massimo
controllo e si son rifiutati di far rappresaglie o di accettare una divisione
settaria della società, ma si sono coraggiosamente opposti al violento ed
allo sfrenato, fosse egli pure della loro comunità o di un’altra.
Tributiamo il nostro plauso al coraggio, alla disciplina e all’autocontrollo dell’Esercito regolare, delTU.D.R.,
del R.U.C. e di tutte le altre organizzazioni (Pompieri, Assistenza, Collocamento) nei loro sforzi per aiutare >a
comunità.
IL PERICOLO CHE CI SOVRASTA
Noi chiediamo a tutti i nostri compatrioti di affrontare i grandi pericoli
in cui ci troviamo, mentre reciproca
diffidenza, divisioni e risentimenti aumentano tra la minoranza (crescente)
politica e religiosa e la maggioranza.
sia che si consideri la sola Irlanda del
Nord o rirlanda nel suo insieme. L’autocontrollo e la disciplina di chi malgrado tutto resiste a questa tendenza,
meritano la nostra gratitudine.
Se non è frenata e invertita, questa
tendenza può solo portare, almeno nell’Irlanda del Nord, a una situazione
anche peggiore dell’attuale vicolo cieco politico; a campagne di non-coop?razione e di ignobile violenza contro la
vita e la proprietà, e a pesanti misuro di sicurezza, di internamento e di
azione militare, cioè ad un confronto
diretto e generale tra le principali comunità e ad una terribile guerra civile.
' La guerra civile non risolverà mai
il nostro problema attuale, che è d'
trovare come le comunità possano an
cora vivere e lavorare insieme per i'
bene comune, con fiducia nella buona
fede politica reciproca e tenendo in
considerazione i loro interessi e bisogni.
Le uniche « soluzioni » a cui una simile lotta condurrebbe sarebbero tali
da svergognare, tradire e negare la fede cristiana che tanti nella nosta terra
professano; e seminerebbe il germe di
ulteriore amarezza e conflitto nelle future generazioni. Questa è la chiara
lezione di secoli di storia irlandese.
DA UOMO A UOMO
Come uomini di Chiesa, non pretendiamo di avere alcuna particolare conoscenza politica, abilità o privilegi
nel trattare gli interessi in conflitto
nella nostra società; e ripudiamo coloro che vorrebbero servirsi della nostra o di qualsiasi altra Chiesa per scopi personali o di partito.
Tanto più insistentemente esortiamo
chi ha qualsiasi potere politico o responsabilità in Irlanda — del Nord o
del Sud — o in Gran Bretagna, ad usare non solo la propria abilità, ma anche intuizione e coraggio per ricercare i modi di costruire, anziché distruggere, cooperazione e fiducia fra tutti i
settori nella nostra terra.
È chiaro per noi che cooperazione
e fiducia in qualsiasi comunità non
possono essere create da una parte sola, né alleandosi o essendo conniventi
iiiiiiiiiiimiiMHiiiiiiiiiiiMiiiiiMiiimmimniimmiiimiiiiiiiiiiiMiiiiiimiiiiiiii:iiiiiiiiiiiimiiiiimiiiiinimiiiiiiiiiiiimii
Dalle nostre Comunità
Agrigento
La sera del 18-9-1971, nella ampia sala delle attivila di studio e pregriera della fratellanza Cristiana « Assemblea di Dio » in questa città, l’anziano pioniere agrigentino Calogero Fasulo ha tenuto uno studio concernente lo sviluppo dell’apostolato di Paolo, il gigante della fede. L’oratore, riscuotendo consensi unanimi, ha con chiarezza illustrato al
numeroso uditorio la tematica della eloquenzi paolina, fattore principe per la estesa divulgazione dell’Evangelo nell’isola della Sicilii durante il suo viaggio come prigioniero.
L’uditorio sensibilissimo ha manifestato entusiasmo per questa conferenza, al termine
della quale il past. Berutti ha espresso la
speranza e la necessità di una fattiva collaborazione fra le comunità valdesi e pentecostali. Rosa Castiglione
Pomaretto
Celegato Cosetta di Romano e Long Erica è
stata battezzala domenica 19; alla Luce dello Spìrito possa camminare la creatura che
lid ricevuto il segno della risurrezione.
Un pensiero di viva simpatia alla nostra sorella Lillina Tron per la dipartenza del suo
marito Maurizio ed alla famiglia tutta; così
pure alla famiglia di Federico Micol deceduto in questi giorni, il nostro pensiero dì incoraggiamento e di eonforlo in Cristo Gesù.
Ricordiamo le nostre prossime attività :
Domenica 3 Otlolire culto coi bambini della Scuola domenicale e le famiglie; nel pomeriggio alle ore 15 riunione di canto all’ospedale con i fratelli pentecostali di Venaria ed i cantori della comunità.
Domenica 10 ottobre cullo con S. Cena
ore 10.
Rorà
A Dio piacendo, la domenica 10 corr., alle
ore 10,30, grazie al generoso interessamento
della Signora vedova del Colonnello Grill,
Torre pollice, e di un gruppo di suoi collaboratori. s'inaugurerà in modo lamiliare la ripristinata ex Scuola di Rumer ad uso alloggio
per famiglia evangelica. I Fratelli e gli amici della Chiesa di Rorà sono cordialmente invitati a presenziare a queU’inaugurazione.
iiiiiiiitiiniiiiMiiiimiiiiMiiiiiiiMiiiimiiimiiiiiiiiiiimiiM
Notizie suiia Scuoia Media
{segue da pag. 4)
che è la natura, si c organizzata una gita al Parco Gran Paradiso. Il diluvio
ci ha accolto, ma non ha impedito ai
ragazzi di ammirare i famosi stambecchi! Per l’insegnamento delle scienze
naturali abbiamo anche un gabinetto
fornitissimo quasi un vero e proprio
museo ma praticamente quasi inutilizzabile perché i locali non sono riscaldati. Gli studenti di III Media hanno fatto alla fine dell’anno un viaggio d’istruzione a Roma della durata di quattro
giorni, molto ben riuscito e con la particolare approvazione non solo degli
allievi, ma anche delle famiglie.
.. mostra e lavori
nuoto
con uomini violenti, né disprezzando
la giustizia e il benessere umani, la
legge e l’ordine. I diritti vanno di pari
passo con le responsabilità, mentre coloro che vogliono disporre a proprio
piacere della legge, sono i nemici di
tutti, persino della loro stessa causa.
Esortiamo i cittadini, in tutti i cam
pi della vita, a far di tutto per aiutare a capovolgere il processo di sfacelo nella nostra società, non solo mantenendo i contatti, le associazioni e le
amicizie di un tempo con altre comunità, ma anche sforzandosi di centrarne di nuovi. Qualunque siano i nostri
pregiudizi o i nostri scoraggiamenti,
dobbiamo continuare a sforzarci di
parlare a quelli con cui non siamo
d’accordo, piuttosto che parlare di loro o contro di loro.
ASCOLTARE DIO
Dio c’insegna che il considerarsi più
giusti degli altri, sempre giustificando
sé stessi e i propri amici e condannando gli altri, e l’esser pieni di motivi di lagnanza o consci delle proprie
virtù in confronto con altri, costituiscono una barriera insormontabile se
si vuole ottenere redenzione e riconciliazione, l’uomo con Dio e l’uomo
con l’uomo.
Noi crediamo che ora il giudizio di
Dio pesa sulla nostra terra; e che non
c’è gruppo, partito o comunità, a Nord
come a Sud, il quale non abbia la •
sua parte di responsabilità nella nostra calamità. Qualsiasi speranza di
riconciliazione dipende da un esplicito riconoscimento di questo, non solo
da una parte, ma da tutte. 'Tutti devono sentirsi responsabili, e gli uomini
di Chiesa soprattutto dovrebbero esser
di esempio in questo.
Noi invitiamo tutti coloro che ricercano la misericordia di Dio ad unirsi
a noi in un ravvedimento personale,
senza il quale le preghiere per la pace
sono vane e la riconciliazione sterile;
ad umiliarsi sotto la mano di Dio,
ascoltando la sua Parola ed avendo
un interesse nuovo l’uno per l’altro; a
sostenere chiunque vuole la pace e a
resistere a quanti spargono il terrore,
appartengano essi alla nostra comunità o a un’altra.
Noi proclamiamo che, attraverso tutti questi conflitti e al di sopra di essi
Dio sempre ci governa col suo giudizio e colla sua grazia; che la fede ci
richiama a seguire Cristo, non solo
quando ciò sembra facile o vantaggioso, ma anche quando è difficile o dannoso; e che nella quiete e nella fiducia starà la nostra forza, nel fare il
bene riporteremo la vittoria sul male,
amando il nostro prossimo testimonieremo del nostro amore verso Dio.
J. Rupert Gibson
Moderatore
A. J. Weir
Segretario generale
E’ già il secondo anno che si tiene
nei locali del Collegio una mostra dei
lavori eseguiti dagli alunni durante le
lezioni di Applicazioni tecniche ed Educazione Artistica. Quest’anno abbiamo
avuto una discreta affluenza di visitatori.
Città del Capo (soepi). - Due pastori
luterani neri dell’Africa del sud ovest
hanno avuto un incontro col primo
ministro sudafricano Vorster. Tuttavia
i colloqui non hanno avuto esito positivo (c’era da dubitarne?). In un comunicato dal vescovo Aula e dal pastore Gowaseb, i due ecclesiastici riferiscono di aver espresso la loro convinzione che l’unità di cui parla il Vangelo e che viene predicata dalle Chiese « deve situarsi al di sopra delle differenze di razza e di colore ». Essi hanno anche affermato che {’apartheid è
incapace di risolvere i problemi razziali del sud ovest africano (n.d.r. i
cui territori sono illegalmente sotto
amministrazione sudafricana) e che
esso priva i ne'^ri di tutti i loro diritti
umani.
Vorster — prosegue il comunicato •—
ha dettagliatamente illustrato la politica dello « sviluppo separato » insistendo sul suo « valore » e sulla sua
intenzione di proseguirne Tapplicazione a dispetto delle obiezioni della
gente di Chiesa.
La suddetta intervista era stata richiesta dai luterani con una lettera
aperta, che avevano sottoscritto un vescovo anglicano e parecchi preti cattolici romani. '
Nel frattempo il fratello di Vorster,
moderatore della Chiesa riformata
olandese, ha violentemente attaccato
questa lettera, firmata da 45 ecclesiastici: essa stabiliva — ha fatto notare ■—
un paragone fra i metodi nazisti e
{’apartheid (n.d.r. vedi Luce-Eco del
6 agosto 1971). Negando qualsiasi rapporto fra queste due ideologie, Vorster
ha dichiarato che gli autori della lettera costituivano un elemento « liberal-gauchiste » i cui riferimenti alla
Bibb'a erano quasi inesistenti.
Ecco intanto gli ultimi fatti accaduti
in Sudafrica:
— Un prete cattolico, W. Jackson,
che assiste un campo sudafricano, si
è visto rifiutare dal governo il suo permesso di residenza permanente.
— L’Istituto cristiano del Sudafrica
ha organizzato una « marcia di simpatia » a Mowbray per raccogliere dei
fondi a favore dello sviluppo rurale
nei campi per neri. Questa azione si
riallacciava alla « settimana di simpatia » patrocinata dal Dipartimento aiuti del Consiglio sudafricano delle Chiesa per contribuire a progetti di azione
autonoma in regioni agricole.
— Il ministro supplente deH’amministrazione bantù Koornhoff, avendo
espresso il suo « stupore » di fronte alla miseria delle regioni destinate ai
neri, il giornate « Sunday Times » di
Città del Capo ha notato in un editoriale che chiunque avesse letto il libro
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii>iiiiiiim!n:iiiMiiii
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Lalla Conte, Claudia e Roberto Peyrot.
iiiiiiiiiniiniiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiii'iiiimiiiiMiimiiimiiiimiiiimiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiii
Approvato a Madrid un documento senza precedenti
liescovi e sacerdoti spagnoli
perii ripudio del franchismo
Per lo sviluppo completo della personalità del preadolescente è necessario
anche curare il fisico. Qltre alle lezioni in palestra seguite sempre con entusiasmo dai ragazzi, gli insegnanti di
Educazione fisica hanno impartito lezioni di nuoto nella piscina del Convitto. Per la prima volta quest’anno hanno
goduto di queste lezioni anche le studentesse.
.. un problema sociale
Prima di terminare questo breve resoconto, dovrei aggiungere che, siccome non volevamo assolutamente che
gli studenti della Media del Collegio,
sebbene ancora piccoli vivessero una
vita egoista, avulsa dalla realtà quotidiana del mondo d’oggi, li abbiamo accompagnati, prima di Natale, nelle case delle persone anziane più sole e abbandonate, perché con doni fatti con le
loro mani durante le lezioni di Applicazioni tecniche e con i canti appresi
durante il corso di Educazione Musicale esprimessero la loro solidarietà
ed il loro augurio. Prima di qupte visite tutte le classi hanno esaminato e
dibattuto il problema, in questione, delle persone anziane.
.. un altro servizio
Con il lavoro di un intero anno scolastico noi insegnanti rendiamo un servizio ai nostri allievi, ma alla fine dell’anno a giugno, rendiamo anche un
servizio ai lavoratori emigrati in Svizzera che frequentano la Scuola Media
Vermigli di Zurigo e che ogni anno, da
tempo, vengono a sostenere gli esami
nel nostro istituto.
Anna Marullo
Abbiamo letto su « L’Unità », e finora solo là, questa notizia, in una corrispondenza da Madrid. red.
La prima assemblea nazionale dei
vescovi e sacerdoti spagnoli, attualmente in corso a Madrid, ha per la
prima volta approvato un manifesto in
oO punti che chiede tra l’altro miglioramenti nel campo dei diritti umani
in Spagna. Inoltre, sempre nel quadro
di questo manifesto, l’assemblea ha tenuto una votazione in cui ha approvato, ma non con la necessaria maggioranza dei due terzi, una « richiesta di
perdono » per l’atteggiamento di parte
(filo-fascista) tenuto durante la guerra
civile del 1936-’39.
Anche se redatto in termini moderati tale manifesto sembra essere una
pietra miliare nella graduale politica
di disimpegno della Chiesa cattolica
dal regime di Franco.
La parte del manifesto che chiede il
perdono comincia con una citazione di
San Giovanni sulla necessità per gli
pomini di ammettere di avere peccato;
e « pertanto noi umilmente riconosciamo e chiediamo perdono poiché non
sapevamo allora come essere veri ministri di riconciliazione nel cuore del
nostro popolo quando esso era diviso
da una guerra civile tra fratelli ».
Tale parte è stata approvata con 137
voti a favore, 79 contro, 19 riserve e
10 schede bianche, non è stata quindi raggiunta la maggioranza dei due
terzi; ma anche la sua approvazione a
maggioranza semplice viene considerata significativa dagli osservatori. Tale
dovrà essere sottoposta a nuova votazione.
Quasi tutte le altre parti del manifesto in 60 punti sono state approvate
a maggioranza di due terzi. Tra l’altro
si chiede che la Chiesa sia indipendente dallo Stato, l’abolizione dei tribunali speciali che giudicano prigionieri
politici, si appoggia il diritto degli uomini di essere liberi da « torture fisiche o mentali, inclusi tentativi di coercizione spirituale » e si favorisce il riconoscimento dell’obiezione di coscienza per quanto riguarda il servizio militare.
L’attuale assemblea è la prima a livello nazionale che includa vescovi e
sacerdoti in Spagna.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiMiiiiMitiiiiii jmmmmmmiftiti
Inchiesta sull’impiego del tempo
dei pastori
Zurigo (soepi) - Il 13o/q del lavoro
dei pastori è dedicato ad affari amministrativi. Come rimediarvi, se non con
una maggior partecipazione dei laici al
ministero pastorale e con un migliore
coordinamento dei compiti delle diverse parrocchie?
Ecco la questione che si pone a seguito dell’inchiesta organizzata, nel novembre scorso, fra i pastori del cantone di Zurigo, dall’Istituto di psicologia
del lavoro della scuola politecnica federale. Secondo le conclusioni dell’inchiesta, il pastore lavora da 55 a 75 ore
per settimana e dedica; alla predicazione il 19“/o; alTinsegnamento il 18%
alla cura d’anime il 16%; ai gruppi di
lavoro parrocchiali il 9%; agli affari
parrocchiali il 3%; ad attività redazionali l’l%; all’organizzazione ed amministrazione il 13%; aH’aggiornamento il 7%; ad altre attività il 3%.
Una analoga inchiesta, condotta presso il clero cattolico, ha dato risultati
del tutto simili.
di Desmond II popolo segregato avrebbe appreso qual’è lo stato delle « riserve ». Ma il governo aveva posto il
lavoro all’indice e arrestato l’autore,
conclude il giornale.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiimiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMi
Incontri
Interano-riformati
in America
New York (bip). - Il prof. J. McCord,
segretario generale della regione nord
americana ha segnalato che i luterani
e i riformati degli Stati Uniti si stanno preparando a una nuova tappa
del loro dialogo. Queste riunioni, organizzate congiuntamente dalla regione
nord americana dell’Alleanza Riformata Mondiale (ARM) e dal Consiglio luterano statunitense, mirano a studiare
che seguito pratico si debba dare alla
conclusione cui sono giunti i delegati
delle due organizzazioni confessionali
alla fine del primo ciclo delle conversazioni (1962-66) e in modo particolare
sa non vi siano « ostacoli insormontabili » a una comunione totale fra Chiese riformate e luterane, che consentano ai pastori riformati di predicare e
di celebrare la Cena nel corso di un
serviz'o luterano, e viceversa.
Il gruppo preparatorio, che si è riunito a New York all’inizio dello scorso
agosto, chiede che questi abboccamenti siano ripartiti entro un periodo di
tre anni con una prima relazione provvisoria nella primavera del 1972, e un
rapporto finale sottoposto all’approvazione del Consiglio luterano negli Stati
Uniti e alla regione nord americana
dell’ARM, entro il primo gennaio 1975.
Illllllllllllllllilliillilillllllllllllllllllli lllllllllllllllllllllllll
Prometeo male iucateoate
{segue da pag. 2)
l’histoire de Thomme, c’est l’histoirc
des aigles. Messieurs ».
Ribelle alla sua fede ugonotta, di
cui peraltro non potrà mai del tutto
liberarsi, André Gide attualizza, in modo letterariamente perfetto, il mito di
Prometeo, ma non senza una amara
valutazione, che rimane ancora biblica pur nel suo immanente storicismo,
della fede puramente umana nel progresso (non plus croyance au bien,
mais malade espérance du mieux) e
delle sue conseguenze antiumane (je
n’aimais plus les hommes, c’était ce
qui vivait d’eux que j’aimais).
Perciò, o nonostante ciò, il Prometeo di Gide predica all’uomo: « Il faut
avoir un aigle », ma poi, rivolgendosi
alla propria aquila, si chiede: « devrai-) e donc quitter la terre sans savoir pourquoi je t’aimais? ni ce que tu
sera, après moi, sur la terre... sur la
terre, j'ai vainement... j’ai vainement
interrogé... ». Questo è il dramma dell’uomo contemporaneo alienato da
Dio; di dover credere ed operare, senza una speranza escatologica, per il
proprio progresso, sapendo che questo
può alienare la sua umanità di uomo
o distruggerlo.
In questa prospettiva p ometeica di
una duplice alienazione, da sé e da
Dio, la storia non è più storia dell’uomo ma diventa storia delle « raisons
d’être » che l’uomo pone a sé stesso,
o che più spesso subisce, nella sua volontà o necessità di continuo autosuperamento; il che in definitiva può ridursi, come oggi sempre più spesso
si riduce, a una storia degli « ismi »
che lo storicismo, deificando la Storia
con la S maiuscola, ha deificalo, rendendoli sempre più insensibili e estranei al « vero uomo ».
Giorgio Peyronel
(') «Signori, ho mollo fallo per gli uomini:
Signori. ho appa.ssionatamenle .pcrpcluamente e deplorevolmente amato gli uomini. E ho tanto fatto per loro che ciò equivale n
dire che li ho fatti essi stes.si; prima infalli
che cosa erano? Essi esistevano, ma non avevano coscienza di es.sere. Come un fuoco per
illuminarli, questa coscienza. Signori, con iiittJ il mio amore ho creato. - ....D'altra parte,
avendo fatto ruomo a mia immagine, capisco ora che in ogni uomo qualche co.sa di non
ancora schiii.so attendeva; in ciascuno di !or-i era l'uovo di un'aquila... Quello che so. ò
che. non soddisfatto di dare loro la coscienza del loro essere, volli dar loro anche ragione di es.sere. Diedi loro il fuoco, la fiamm.a
e tutte le arti per cui la fiamma è .alimento.
Ri.scaldando i loro spiriti, in loro feci schiudere la divorante credenza del progresso. E
mi rallegravo stranamente che la salute dell'uomo si consumasse nel produrla. - Non più
credenza nel bene, ma malata speranza del
meglio. La credenza nel progrc.sso. Signori,
era la loro aquila. La nostra aquila è la nostra ragion d'essere. Signori. - La felicita dell'uomo diminuì, diminuì, ma ciò fu per me
I.) stesso: l'aquila era nata. Signori, non amavo più gli uomini, era ciò che vìveva dì loro
che amavo. Era finita per me con una umanità senza storia... la storia degli uomini, è la
storia delle aquile. Signori ».
4
pag. 4
N. 40 — 1 ottobre 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Dalla Ghlasa Metodista
Un convegno regionale dei gruppi
iemminili evangelici del Friuli-Venezia
Giulia si è tenuto nei locali della Chiesa Metodista. Il tema del convegno era:
« L’ecumenismo oggi ».
Il Pastore Paolo Sbaffi ha preso parte quale delegato della Conferenza italiana, alla Conferenza Metodista Britannica che si è svolta ad Harrogate
dal 22/6 al 2/7.
È interessante sentire ciò che il Past.
Sbaffi riferisce circa la progettata unione tra Anglicani e Metodisti in Inghilterra, di cui peraltro non si è parlato
alla Conferenza. « Da colloqui avuti
privatamente, dice P. Sbaffi, ho avuto
la netta sensazione che quel giorno il
Metodismo inglese, insieme alla riunificazione con gli Anglicani, dovrà affrontare anche il doloroso rovescio della medaglia, cioè uno scisma di cui
non è facile prevedere le dimensioni ».
Un gruppo di studio Metodista e Valdese, a Milano, ha discusso il problema dell’ingresso della Chiesa Romana
nel C.E.C. Il gruppo ha concluso che
11 cosa sarebbe prematura e non au
spicabile e la ragione principale addotta è questa: il movimento ecumenico
ebbe come esigenza primaria la continua riforma della Chiesa. Si dubita
che la chiesa Romana sia disposta a
partecipare a questa vocazione di costante rinnovo, e si teme che l’ingresso di tale Chiesa nel CEC sia causata
da un affievolirsi della primaria vocaz one di questo.
Ad Ecumene, durante i mesi estivi
si sono svolti i seguenti campi; Campo
« Scuola e lotta di classe nel mezzogiorno », in collaborazione tra GEM e
EGEI. Incontri di studio sulla Comunità. Campo Monitori, organizzato dal
Consiglio Naz. Scuole Dom. Congresso
attività femminili. In quest’ultimo campo (17-19 settembre) sono convenute
le responsabili dei Gruppi delle Attività Femm. Metodiste, le delegate e le
osservatrici. È stato presentato lo studio del Past. Ricca su « L’ecumenismo
nei suoi vari aspetti », che è stato discusso in gruppi. Ogni responsabile ha
presentato una relazione del lavoro
svolto negli ultimi due anni dai rispettivi gruppi.
Due libri di recente pubblicazione nel
mondo metodista:
Sergio Carile, Attualità del pensiero
teologico metodista. Ed. Claudiana.
L. 2.900.
Sergio Carile, Il movimento modernista cattolico italiano aU’inizio del secolo (Ed. Il Gerione, c.c.p. 9/1441,
Abano Terme, Via Montegrotto, 19).
Dalle Chiese di Cristo
Project Italy. Quest’estate è venuto
in Italia, per la quinta volta il gruppo
di 25 giovani americani, che si chiama
Project Italy. Essi vengono per cantare
in diverse piazze d’Italia e per distribuire in modo capillare centinaia di
migliaia di pieghevoli invitanti ad iscriversi a corsi biblici per corrispondenza. Per quest’estate il programma era
di visitare Milano, Genova, Alessandria,
Torino, Trieste, Pordenone, Mestre e
Padova.
Campo Koinonia. Guido Nichele ha
diretto il campo che si è svolto in un
terreno di Recoaro Mille. La comun'tà
di Vicenza, che ha organizzato il campeggio, ha potuto acquistare una nuova e più efficiente attrezzatura grazie
ai doni di varie comunità settentrionali. Lino de Benetti ha diretto il settore
studi i cui temi sono stati: « Parola di
Dio e parole di credenti » (A. Berlendis); « Culto e Comunità » (A. Gatto);
« Per una testimonianza e una predicazione significanti » (D. Galiazzo).
A San Vito dei Normanni sono stati
distribuiti volantini invitanti ad assistere ad una serie di conferenze sulla
Bibbia, tenute da predicatori della
Chiesa di Cristo. Questa nuova iniziativa evangelistica, intrapresa dall’evangelista Vito Lignario, ha raccolto ogni
sera una media di cento persone, presente anche il prete del paese che incoraggiava la gente a non entrare. In seguito alle conferenze si è deciso di tenere uno studio biblico il mercoledì c
il culto la domenica sera.
S. Vito dei Normanni è una cittadina a venti chilometri da Brindisi.
DairEsercìto
della Salvezza
Un raduno delle Unioni femminili di
Torre, Milano, Torino, si è svolto il 10
giugno a Bobbio Pellice, presieduto dalla Col. Fivaz.
Al mattino una meditazione della
Col. Fivaz, nel pomeriggio la Brig. Sibille ha parlato delle Unioni femminili
francesi. Molti canti e una grande gioia
di trovarsi insieme. Il Past. Sonelli ha
concluso il convegno con una preghiera.
Dobbiamo vigilare sulle nostre parole e schivare i giudizi malevoli, ricercando piuttosto le buone qualità degli
altri; tacere se non si può dir bene, e
chi c stato ofl'eso si ricordi che non è
responsabile delle calunnie degli altri
ma del proprio rancore.
Questo il richiamo — secondo Efesini 4 — che la Col. Fivaz ha espresso
nella sua meditazione.
La Missione nella vai Pellice, dal 6
al 15 agosto, ha avuto come tema:
« Dio ed io ». Le riunioni si sono svolte
a Torre, Bobbio, Coppieri.
A Borio d'Ischia, dove l’Esercito ha
una casa per soggiorni e colonie, sono
stali fatti dei lavori importanti di miglioramento; l’edificio è stato complc
tamente rinnovato. Alla colonia marina, ha accolto 34 bambini, sotto la responsabilità della cap. Colangelo. Sono seguiti campi di giovani.
La colonia montana di Bobbio Pellice ha accolto quest’anno una sessantina di ragazzi, sotto la guida del Maggiore Longo e Signora.
In entrambi i centri un buon gruppo
di volontari ha collaborato con gli Ufficiali.
Dalle Chiese Battiste
La storia del movimento anabattista
è stata per la prima volta pubblicata
in Italia dalla Casa Ed. Battista: La
verità è immortale, di W. R. Estep,
L. 1.950. Si può ordinarlo a Casa Ed.
Battista, V. Antelao 2, Roma - c. c. p.
uum. 1/3379.
Dalla Chiesa Apostolica
in Italia
« L’Araldo Apostolico » di luglio-agosto comunica che si è aperto a Napoli
il Centro di studi biblici e teologici
« Didachè », diretto dal Dr. Mario Affuso. Esso cura la organizzazione di
corsi per corrispondenza, incontri, corsi di studi a livello collegiale, ricerche.
Napoli V. Pavia, 16.
Dalla Librerìa
Sacre Scritture
Roma, Via dell’Umiltà
A Napoli ha avuto luogo un corso
sulla Parola di Dio, cui hanno preso
parte giovani cattolici ed evangelici.
Tutti hanno rilevato l’importanza della Bibbia per la vita delle Comunità
e di tutto il mondo.
Alcuni nostri giovani hanno partecipato a un campo giovanile internazionale ad Aberystwih (Gran Bretagna),
dove si sono cercate vie nuove per comunicare la Parola al mondo, stanco
di parole.
A Roma si avrà un convegno interdenominazionale il 9 ottobre, a Torino
il 16 ottobre, sempre sul problema della diffusione della Bibbia.
Si sa che una lingua cambia, si evolve col tempo: una prosa scritta al
principio del ’900 è già diversa da una
dei nostri giorni. Inghilterra, Svizzera,
Francia, Finlandia, Spagna, Germania,
Usa, America Latina hanno già una
Bibbia scritta in lingua moderna. Anche noi desideriamo avere almeno un
Nuovo Testamento in una lingua più
« parlata » e più accessibile a tutti. A
ciò sta pensando il comitato dell’Alleanza Biblica Universale, che ha anche organizzato un corso per traduttori m lingue moderne. A questo corso, nella Germania orientale, hanno
partecipato due pastori italiani.
**Qiil..m voce della Bibbia
Questo mensile per la diffusione della Bibbia ci invita ad ascoltare le seguenti trasmissioni radiofoniche:
Vita abbondante, ogni sabato ore 23,
Radio Montecarlo, onde medie mt. 205.
G N. Artini, ogni sabato ore 13,20, Radio Montecarlo, onde corte mt. 49.
Zia Erma, ogni domenica ore 13,35
R. Montecarlo, onde corte mt. 49.
Inoltre presenta le ultime pubblicazioni di « Voce della Bibbia » che si
possono ordinare a: Voce della Bibbia,
cas. post. 580. 41100 Modena:
« Israele » di R. Wolff (L. 1.000): storia e profezie riguardanti Israele.
« La Bibbia e il sesso oggi » di C. G.
Scorer (L. 1.000): un esame della morale sessuale alla luce della Bibbia.
« Il cielo rosseggia » di T. Lyall
(L. 1.000): un confronto tra cristianesimo e comuniSmo nella Cina di oggi.
« Il battesimo cristiano » di R. Couleru (L. 500).
« Il divorzio » di J. Murray (L. 1.000):
cosa dice la Bibbia sul divorzio?
**La voce del Vangelo^^
« La Voce del Vangelo » periodico
dell’Istituto Bereano, Roma, consiglia
il libro edito dall’Istituto biblico Ev.
Isola del Gran Sasso: « Sua maestà il
Diavolo » di A. Zeoli (L. 400). Si può
ordinarlo a Voce del Vangelo conto
corrente 1/11740, V. Pozzuoli, 9 - 00182
Roma.
Per il mese di ottobre ci saranno delle inserzioni a carattere evangelistico
sui seguenti periodici:
Novella 2000 N. 41 del 7-10
Qui Giovani N. 42 del 14-10
Europeo N. 43 del 21-10
Bella N. 44 del 25-10
Sorrisi e canzoni N. 44 del 28-10
Inda Ade
Nel Tirolo del Sud
c’è una Foresteria Evangelica
Ambiente molto ospitale e simpatico è la
Foresteria della Chiesa Evangelica Luterana
italiana (E.L.K.I.) a Oberplanitzing (PianizZi di Sopra)
Oberplanitzing, a 504 metri di altitudine,
ai piedi della Mendola e del Penegai, è una
frazione del Comune di Kaltern (Caldaro) in
provincia di Bolzano. Conta circa 400 abitanti che parlano il tedesco e il dialetto tirolese,
pochissime famiglie parlano l’italiano, ma
nelle scuole l'insegnamento è bilingue.
In mezzo ad interminabili distese di vigneti d’incomparabile bellezza, sono disseminati
graziosi chalets, casette funzionali con balconi, finestre, giardini pieni di fiori, ovunque
e aH’orizzonte, le guglie del Latemar che all’alba e al tramonto, si colorano di rosa acceso
come tutte le Dolomiti. •
La popolazione è molto cortese, serena, laboriosa, amante della campagna che coltiva
con gioia e con vivo interesse.
La Foresteria è stata inaugurata il 25 Aprile 1968 da un gruppo di Monaco di Baviera,
seguito a breve distanza da un gruppo giovanile internazionale proveniente da Ispra, accompagnati dal Pastore Reinke. Sono stati
ospitati : olandesi, diaconesse svedesi ecc.
vietnamiti, un israeliano, tedeschi, svizzeri ecc.
La Foresteria può ospitare una ventina di
adulti oppure una trentina di giovani; vi sono infatti camere matrimoniali e camere con
letti a castello; il vitto è abbondante e vario,
vi è l’acqua calda in tutte le camere anche durante l’estate.
Il Direttore è il sig. Franz Otto Zanfrini,
figlio di un albergatore nativo del Cantone di
San Gallo, di nazionalità italiana. Bella figura di credente e di predicatore laico. Tutte
le domeniche egli presiede il culto evangelico a Oberplanitzing, nella chiesa Cattolica di
San Giovanni gentilmente concessa, seguend ) una vocazione che aveva fortemente sentita da giovane, ma che non aveva potuto realizzare, diventando pastore. Sono circa 1500
gli evangelici di varie denominazioni e nazionalità che durante la loro vacanza nel TiroIo frequentano questi culti. Fu maestro elementare a Friburgo, all’Istituto per minorati di Zurigo, alle Magistrali di Lucerna e
consegui più tardi, sempre lavorando, il diploma in violino presso FAccademia musica
le di Zurigo. Fondò la Corale della Chiesa
Evangelica di Como per qualche tempo fu
Amministratore delle Scuole Evangeliche
Luterano di Torre Annunziata che contavano
oltre 200 alunni. Scrive inni e poesie : sono
riflessioni spirituali ed espressioni di affetto
per il Tirolo che egli predilige. Poeta e...
cuoco mollo abile quando manca il personale
di cucina.
Nel 1968 fu chiamato a dirigere la Foresteria di cui stiamo parlando e che ha ospitato per la prima volta quest’anno un gruppo
di Valdesi della Comunità di Torre Pellice dal
7 al 17 Settembre.
Il nostro gruppo ha vissuto intensamente
questo breve periodo di vacanza : alternando
passeggiate nei dintorni con interessanti gite
ai vari Passi delle Dolomiti, sull’Alpe di Siusi,. ad Innsbruck, a Bolzano e a Merano.
Esprimiamo la nostra profonda riconoscenza
al sig. Zanfrini ed alla sua cara moglie Ada,
valente collaboratrice.
Li ringraziamo per l’atmosfera cristiana e
per la vita comunitaria della Foresteria, per le
meditazioni quotidiane, per gl’inni che abbiamo così spesso cantato insieme e terminiamo
queste brevi notizie con la strofa di un inno,
testo e musica di Franz Zanfrini, pubblicato in
tedesco da un giornale di Bolzano:
Oberplanitzing sei un gioiello,
sei un vero piccolo paradiso,
grazie agli avi e lode al Signore
perché per me sei diventata una piccola
patria]
Lina Vahese
lilillillllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllitnillmiilllllll
PESONALIA
A Torino è nato il piccolo Giovanni, in casa di Ermanno e Elena Jalla : il più cordiale
augurio!
Presso la Facoltà di scienze agrarie della
Università di Torino si è laureato a pieni voti Giancarlo Bounous di S. Germano Chisone,
discutendo una tesi sul « Le coltivazioni erbacee ». Vivi rallegramenti e un augurio fraterno.
llllllllllllllllllllllinilllllllllllllllilllllllllllllllllillllllilllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlllllllllillllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIlllllItlllllllllllllillllllllllllllliMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIM IIIIIIIIIItllllimillMI
Alla vigilia del nuovo anno di lavoro
Notizie e considerazioni snila Scnoia Media dei Coiieeio llaidese di Torre Pellice
Prima che si inizi il nuovo anno
scolastico alla Scuola Media del Collegio Valdese, desidero dare ai lettori alcune notizie e fare alcune consiaerazioni sull’anno scolastico che si
è appena concluso.
Un anno buono
Questo è stato un anno buono, come suol dirsi, sia dal punto di vista
del profitto che dal punto di vista
della disciplina. Centosei allievi hanno frequentato la scuola; ben centoquattordici sono stati promossi tra
giugno e settembre, dunque solo due
1 respinti.
Però non tutti gli studenti si sono
sufficientemente impegnati durante il
corso dell'anno, per cui abbiamo con
costanza cercato le cause di questo
mancato impegno ed in diversi casi siamo riusciti a porvi, almeno in parte,
rimedio. Qgni allievo è stato accuratamente seguito sia dal corpo insegnante
che dalla presidenza. Abbiamo dovuto
constatare che negli ultimi tempi ci sono stati affidati dai genitori alcuni
ragazzi veramente difficili. Il Collegio
si deve particolarmente impegnare per
venire incontro a questi genitori così
preoccupati per i loro figliuoli ed aiutarli nel loro arduo compito di educatori.
....la pazienza dei professori
I professori in genere si sono dimostrati comprensivi ed hanno scelto, più
che la via della severità, quella della
pazienza. Non tutti i ragazzi coetanei
hanno lo stesso grado di maturità, c’è
chi matura prima, chi dopo. Dobbiamo
saper attendere, specialmente quando
ci tocca giudicare bambini di I Media,
per il motivo che questi sono di diversa provenienza, di diverso ambiente
familiare ed anche di differente estrazione sociale.
Non possiamo chiedere la stessa preparazione di base a chi proviene dall’alta montagna e quindi di solito da
una scuola pluriclasse e da chi proviene da una scuola del centro o da
un ambiente familiare colto.
Per un ragazzo di 11 anni ci vuole
ben più di un anno scolastico per ambientarsi, per colmare le lacune, anche solo per cominciare a capire gli
astrusi, per lui, libri di testo! L’equipe
dei professori si è data da fare per ottenere il massimo rendimento dai propri studenti, anche da quelli di più debole volontà e di più scarsa capacità.
Questo è stato il suo compito: invogliare i giovani allo studio, chiedere
loro il massimo dello sforzo, seguirli
passo passo con amore ed in ultimo
apprezzare quello che ciascuno di loro
ha pututo dare, anche se poco.
.... è indulgenza?
Non vorrei però che questa nostra
pazienza e questo nostro insegnamen
to individualizzato fossero scambiati
per eccessiva indulgenza. I professori
iranno anche chiesto molto ai loro
alunni: molto studio a casa e a scuola
(nelle ore pomeridiane), vivo sforzo
per apprendere, grande attenzione durante le lezioni, e tanta correttezza nel
comportamento. Ho accennato adesso
allo studio in scuola nelle ore pomeridiane, infatti l’anno scorso c’è stato
un esperimento di assistenza scolastica nel pomeriggio fornita dagli insegnanti stessi della Media. Già nel passato alcuni di questi insegnanti avevano fatto gratuitamente delle lezioni di
ricupero per gli allievi più indietro
nelle materie fondamentali.
.... l'eterno problema del doposcuola
Il problema del doposcuola è già
stato molto discusso e non solo da noi!
E’ da tanto ormai che si discùte questo problema: come si deve fare questo doposcuola? chi lo deve fare? C’è
la tesi, per lo più dei genitori, che nel
doposcuola ci debba essere, in primo
luogo, l’assistenza per l’esecuzione dei
compiti di casa ed in secondo luogo ci
debbano essere anche lezioni di ricupero. Quest’ultima tesi è sostenuta pure da alcuni insegnanti mentre altri
vorrebbero servirsi delle ore del doposcuola per approfondire ed ampliare il
programma. Alcune scuole in Italia
hanno adottato un sistema molto diverso: dedicando cioè le ore pomeridiane ad attività extrascolastiche che
sviluppano la personalità dell’allievo,
dandogli fiducia e sicurezza.
L’anno scorso al Collegio abbiamo
fatto sia lezioni di ricupero sia assistenza per i compiti, ma non tutti sono rimasti soddisfatti.
....mensa e trasporto degli studenti
Per gli allievi che abitavano lontano
e volevano frequentare le lezioni pomeridiane funzionava una mensa organizzata dal Comitato a Villa Qlanda che
ha avuto tutto l’anno una trentina di
partecipanti. Questa è stata un’esperienza interessante, perché i professori a turno accompagnavano i ragazzi
Novità Claudiana
Eberhard Jüngel
pranzando con loro ed assistendo ai
loro giochi nel parco della Villa prima
dell’inizio delle lezioni; in tal modo si
approfondiva la reciproca conoscenza
e cadevano quelle famose barriere che
di solito suscitano tanta incomprensione tra professore ed allievo. Peccato
tuttavia che la spesa per questa mensa aggiunta a quella per il pullman abbia gravato abbastanza sul bilancio
delle famiglie, quantunque il Comitato
sia venuto incontro ad alcune di esse.
Il servizio di pullman ha favorito gli
studenti di Prarostino, di San Secondo e del fondo valle, non quelli dei comuni che gravitano su Torre Pellice,
come Bobbio, Villar, Angrogna e Rorà.
Da queste ultime due località non vengono allievi al Collegio da molto tempo. I comuni montani si spopolano,
vengono in parte abbandonati; al Collegio Valdese ci si dovrebbe preoccupare di questo gravissimo problema:
si dovrebbero incoraggiare le famiglie
valdesi rimaste in queste zone, dando
la possibilità ai loro figli di frequentare la scuola dell’obbligo al Collegio,
con il provvedere al trasporto, alla
mensa, all’acquisto dei libri di testo e
ad altre cose necessarie.
Fatte queste considerazioni, aggiungo brevemente qualche altra notizia
sulla scuola.
.... bravi questi studenti di HI Media
I trenta allievi di III Media hanno
tutti conseguita la licenza, ben cinque
di loro hanno vinto il concorso ministeriale per una borsa di studio e sette
sono risultati idonei nello stesso concorso. Dei cinque vincitori tre sono di
Villar Pellice, uno di Bobbio ed uno di
Luserna San Giovanni. Quattordici aL
lievi di questa classe si sono iscritti
alla IV Ginnasiale del Collegio. Nella
Scuola Media nel prossimo anno avremo 141 alunni; così ripartiti: 55 in prima, 55 in seconda, 25 in terza.
quanto lavoro in tutte le classi!
Riguardando indietro all'anno appena trascorso, dobbiamo riconoscere
che molto lavoro è stato fatto in tutte
le classi. Queste classi erano quattro.
perché per la prima volta nella storia
del Collegio (ad eccezione degli anni
della guerra e dello sfollamento) si
era sdoppiata la 1 Media e si era iniziato nella nuova sezione lo studio della Lingua inglese.
C’era pure un corso facoltativo di
questa lingua per quelli che studiavano il francese.
.. ricerche e dibattiti
Riguardo al lavoro svolto posso dire
che molte ricerche, a gruppi, di geografia e di storia sono state fatte in
classe. Si son tenuti dibattiti su vari
argomenti come la droga, il lavoro minorile, la pena di morte, il problema
delle persone anziane, le popolazioni
del terzo mondo, la Resistenza, la non
violenza, ecc. « In questi dibattiti i ragazzi hanno imparato a condurre da
soli un’assemblea democratiia: chiedere la parola, darla ai compagni, rispettare il proprio turno, ribattere
con cortesia. Inoltre hanno imparato
ad esprimere liberamente le proprie
opinioni ed a rispettare quelle degli
altri » (dalla relazione finale di un’insegnante).
.. lezioni di religione
II battesimo nel pensiero di Karl Barth
Introduzione di Franco Giampiccoli
16°, pp. 164. L. 1.300
(Piccola collana moderna, 20)
— La tesi più rivoluzionaria dell’ultimo Barth: il battesimo è preghiera
non sacramento. Il battesimo dei fanciulli, prassi inaccettabile della
chiesa cristiana.
I professori di lettere hanno impartito le lezioni di religione, ma ci sono
stati anche interessanti incontri con
due missionari: la signorina Laura Nisbet ed il signor Victor Ellenberger,
provenienti rispettivamente dal Gabon
e dal Lesotho. Le belle diapositive presentate da loro su questi due paesi sono state anche assai utili per lo studio
della geografia.
Inoltre tutte le classi hanno avuto la
gradita visita dei professori di teologia,
Soggin, Corsani, Vinay e del pastore
Bertalot della Società biblica. Gli studenti hanno posto loro interessanti
quesiti.
.... commento alla storia
Ci rallegriamo quando possiamo far
sentire ai nostri allievi voci diverse da
quelle solite dei loro professori. Così,
per esempio, siccome non vi è migliore commento ad una lezione sulla Resistenza della testimonianza di coloro
che vi hanno partecipato personalmente, gli studenti di III Media del Collegio unitamente a quelli della Media
statale hanno potuto ascoltare ed anche interpellare due esponenti della Resistenza.
.. gite e viaggi d’istruzione
Infine perché i giovani non apprendano unicamente dai libri stampati,
ma anche da quel grande libro aperto
Anna Marullo
(continua a pag. 3)
5
1 ottobre 1971 — N. 40
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Il nocciolo della questione
L’articolo del Prof. Valdo Vinay Col
proprio cervello pubblicato sul numero del 17 settembre dell'« Eco-Luce » e
la presentazione che ne ha fatto il direttore ripropongono il problema del
modo in cui un giornale evangelico riferisce sugli avvenimenti del mondo
protestante: in questo caso il sinodo
valdese. La stessa emotività che traspare dalla lettera e dalla sua presentazione sono un indice del pathos con il
quale all’interno di una chiesa si affrontano i fatti che la concernono. .Nessuno si meraviglia se, riferendo su un
avvenimento di interesse generale, come l’assemblea di Uppsala o un incontro ecumenico a Napoli, un giornale
cerchi di individuare quei fatti o quelle
prospettive che, secondo la sua visuale, appaiono importanti. Ma diversa è
la reazione quando si affrontano fatti
che consideriamo « nostri ».
Una cosa era evidente a chi assisteva al sinodo valdese e cioè che i
suoi membri apparivano, sia pur non
sempre in modo omogeneo, divisi in
due settori. Ne abbiamo parlato apertamente e li abbiamo chiamati « destra » e « sinistra » perché corrispondevano nei fatti ad una contrapposizione di conservatori e di progressisti.
Questo viene sentito come uno scandalo da coloro che hanno forse la nostalgia di un tempo in cui la chiesa appariva come una totalità; e il giornale
che ne ha parlato viene accusato di
promuovere una « schiavitù babilones;», politica, della chiesa.
Ci rendiamo conto che questa tensione nella chiesa è sorgente di perples
sità e sofferenze; ma siamo anche convinti che tali perplessità e sofferenze
possono diventare un alibi se non si
vede che il male non sta nella tensione,
ma nel rihuto di prendere coscienza e
di affrontare i gravissimi problemi che
si pongono oggi a tutte le chiese, e anche alla chiesa valdese. Se non fossimo convinti che questo è il problema
non faremmo « Nuovi Tempi » come lo
facciamo, presentando la problematica
di fondo della « impasse » in cui si trovano le chiese proprio nel momento
in cui la fede cristiana assume per
tanti un nuovo significato che li spinge
a un impegno concreto di vita e ad una
nuova riflessione teologica. Il problema, ci sembra, non è quello delle divisioni nella chiesa e se parlarne e come,
ma è il fatto che le chiese evangeliche
hanno perduto la loro incisività e la
loro capacità di essere un punto di riferimento per quanti vogliono vivere
secondo l’Evangelo. Il problema non
è quello di adattare l’Evangelo al mondo, ma di adattare noi stessi all’Evàngelo nelle diverse situazioni in cui siamo chiamati a testimoniare.
Nel difendere le sue posizioni di « sinistra » il prof. Vinay, al quale riconosciamo volentieri la lucidità teologica della concezione della chiesa e del
ministero cristiano, ci sembra confondere alcune affermazioni di principio
in sé corrette con la realtà assai diversa delle nostre comunità e istituzioni. Quando si nega che nella chiesa si
possa parlare di una « destra » e di
una « sinistra », quando di un’istituzione si dice che può « divenire sempre
/ lettori ci scrivono
Non esageriamo: non attribuiamo all uomo
un potere che non ha
Un lettore da Sanremo:
Caro direttore,
poiché tu molto opportunamente c’invili a riflettere su Alla fine..., pubblicato
nel numero 38 del nostro giornale, permettimi di dire quanto mi è venuto in
mente al riguardo.
Direi; non esageriamo. Questa parodia
della creazione a rovescio mi pare che risulti ad essere un'altra, subdola e forse
nnn voluta deificazione deH’uomo. A parte che Tintonazione generale mi sembra
un po* troppo spinta verso una particolare ideologia, direi che in quelFarticolo si
attribuisce all'uomo un potere che non ha.
Nessun dubbio che, dopo il peccato originale, l'uomo abbia rovinato la creazione;
ma non fino al punto di distruggerla. Per
fortuna, non è in nostro potere giungere
alla rovina completa di quello che Dio ha
fatto. Noi, con la nostra stupidità, giungeremmo certamente a creare un gran vuoto al posto di tutto quello che esiste; ma
per fortuna, cioè per grazia di Dio, fra
tutte le prerogative che sono state tolte a
Adamo dopo il peccato, c’è anche quella
di rendersi soggetta la terra. No, Dio, il
nostro Padre celeste, l’Iddio vivente non è
morto, e quindi a Lui spettano ancora il
dominio e la sapienza e la forza. L’uomo
gioca stupidamente con le forze della natura di cui crede avere il dominio, e fa
tutto il male che può, secondo l’impulso
del suo padrone, l’avversario, che è la
scimmia di Dio: ma Dio solo fa morire e
fa vivere. Perciò le ingiustizie denunziate
neH'articolo non giungeranno a distruggere la creazione, come avverrebbe se Dio
fosse morto: ma saranno esse stesse distrutte, quando i tempi saranno compiuti, quando Dio vorrà, quando Egli verrà ad instaurare il Suo Regno. Ce ne è garante l’opera
perfetta e presente del nostro Signore Gesù Cristo.
Insomma. quell articolo ha secondo me
almeno l'apparenza di essere un ennesimo
omaggio all’uomo che usurpa indebitamente rU maiuscola spettante ad Uno solo; e
ciò secondo la convinzione che sempre più
si diffonde oggi, secondo la quale 1 uomo
può tutto. Credo che occorra ricordargli
che può tutto solo col Cristo, ma che senza di Lui non può far nulla.
A meno che l'articolo non sia un voluto
paradosso. Forse lo è. Ma rimane sempre
da deplorarne la forma blasfema.
E permettimi ancora una piccola osservazione su alcune righe che appaiono di
fianco a queirarticolo. nella corrispondenza su La chiesa nella strada e la strada nella chiesa, paragrafo « Linguaggio incomunicabile ». Vi è detto che « nella Ribbia
il peccalo non era generico ma preciso », e
cita gli esempi di Nathan c di Giovanni il
Battista che rimproverano a Davide ed a
Erode il loro peccato particolare. Sembra
che il peccato iniziale, quale è descritto
in Genesi 3. non abbia conseguenze cosmiche, e che i singoli peccali degli uomini
non abbiano il loro fondamento in esso, e
siano i soli importanti. Concetto pragmatista. mi sembra, di gente che tira al sodo
e cerca di ottenere gli effetti voluti nel
modo più sollecito, e senza filosofare. Ma
la conoscenza — non quella che gonfia ■ ■
mi jiare pur sempre essenziale: «il popolo perisce per mancanza di conoscenza »,
di quella conoscenza che non è fine a se
sle.ssa, che la Parola di Dio c’impartisce, e
che è necessaria per ammonire, per far vivere e per edificare la Chiesa.
Ma il peccalo originale non è più di moda, Forse perclié 1 uomo, inconsciamente.
si vergogna ancora di esserne stato denudato? Lino de Nicola
La tragica corsa
Un lettore, da Aosta:
Vorrei anch’io esprimere il mio pensiero circa il tragico senso di pena da me
riportato nel leggere sul nostro periodico
datato 24 c. m. l’articolo intitolato Alla
fine.
In esso è purtroppo racchiusa tutta la
tremenda verità circa le molteplici colpe
deH'umanità intera, e da questa verità mi
viene comunicato un senso di orrore e
nello stesso tempo di pietà, per gli uomini tutti che, pur credendosi sapienti ed
intelligenti, a causa del cosi detto progresso e della pseudo civiltà, si lasciano
trascinare verso la distruzione spirituale e
fisica da quel tremendo idolo formato
daH’aberrante trinità costituita da : amor
di lucro, orgoglio e vanità.
Ma il fatto che ai miei occhi rende ancora più tragica questa constatazione, viene dal pensare che l’uomo non saprà fermarsi nella corsa verso il.... « sempre di
più e sempre oltre! » La sua sete di conquista è inesauribile e non capisce che
questo povero mondo, essendo limitato
nello spazio e nel tempo, non potendo contenerla tutta, un brutto momento gli scoppierà sotto i piedi e tutto verrà distrutto.
I problemi sollevati dall’articolo in parola, sono certamente moltissimi, ma io
penso si possa condensarli in una solo
cioè: l’uomo (salvo rare eccezioni), con
il suo avido e smisurato orgoglio, col suo
menefreghismo per il suo prossimo e la
sua incoscienza, non è degno dell’amor di
Dio, dal quale si sta allontanando sempre più fino a voler erigere se stesso a
divinità, andando ciecamente incontro al
castigo che per lui Dio ha preparato.
Silvio Rossotti
La selva
A Elio Milazzo vorrei dire che la frase « nella selva deH’Evangelismo Italia- ■
no... » non è affatto un lapsus poco felice
e neanche tino scherzo come il Direttore
inventa... Gino Conte ed io consideriamo
le selve (o boschi o foreste che dir si voglia), con la buona pace di Dante, una cosa bellissima, torse una delle più belle
che Dio ha fatto. E magari l’Evangelismo
italiano rimanesse sempre una .selva, giammai una landa piatta come... (stavo per
dire la chiesa Romana, ma offenderei altri evangelici ultra ecumenici!).
Ringrazio il Past. Milazzo per le informazioni di libri, che cercherò di procurarmi.
A Lino De Benetti i miei ringraziamenti per le gentili parole sui miei notiziari e per le precisaz.ioiii circa i periodici e la Ed. Lanterna. Per noi, a regime
sinodale, è un po" difficile entrare nello
spirilo del congregazionali.smo; prima di
curare il notiziario non me ne rendevo
conto. Quanto agli incontri, vale, per me
personalmente, quello ere ha detto il Direttore : noi centrali siamo un po fuori
del mondo, ma nel settentrione siete più
riuniti e dinamici. Suggerirei di mettersi
qualche volta in contatto tra chiese vicine,
giacché è in fondo alla chiesa che si fa
sempre capo. Comunque io abito a Roma, via Medaglie d’oro 390, Tel. 34.92.011
e sono della Chiesa di P. Cavour: se qualcuno (della Selva) capita a Roma, sono a
disposizione. I migliori saluti a tutti.
lìNtiA Ade
più strumento efficace per una testimonianza evangelica di libertà in Cristo », quando si fa riferimento a comunità di fratelli che si ritrovino settimana'mente ad ascoltare una predicazione biblica e a leggere comunitariamente la Scrittura, senza domandarsi
fino a che punto le cose stanno veramente così o non sono diverse, si svolge effettivamente una funzione di conservazione. Se si parla di una situazione che non esiste come se esistesse
si finisce per darle una realtà fittizia,
una corposità che impedisce una vera
presa di coscienza dei problemi e ostacola i tentativi di affrontarli e risolverli. Se il discorso è astratto, se si
parla di cose che nella realtà sono diverse si fa concretamente un’opera di
conservazione, anche se le intenzioni
sono progressiste.
Forse è superfluo aggiungere che non
abbiamo inteso attribuire al prof. Vinay e ad altri una caratterizzazione politica di « destra »; la destra di cui
parlavamo era quella della chiesa. Non
abbiamo invece affrontato il problema
dei legami, che pure esistono, fra conservazione ecclesiastica e conservazione politica.
Al prof. Vinay che si è sentito frainteso dal nostro articolo possiamo dire
che la coscienza di una realtà da affrontare dietro alle nostre tensioni, di
un’urgenza dell’Evangelo da predicare
ci aiuta a sopportare i fraintendimenti dei quali non da oggi siamo fatti oggetto. Crediamo che si tratti di cose
che vanno ben al di là di questioni
personali.
GtoRGio Girardet
Direttore di « Nuovi Tempi »
Poiché viene chiamata in causa anche la presentazione redazionale che
avevo fatto dello scritto di V. Vinay,
penso che non sia inopportuno chiarire quel che avevo probabilmente condensato male in quelle poche righe.
Non contesto certo a G. Girardet o
a chiunque altro il diritto di constatare che il Sinodo Valdese è diviso su
molte questioni, con un ventaglio di posizioni che possono essere raggruppate come progressiste {o innovatrici),
moderate, conservât rici. È sempre stato così, con punte d’intensità corrispondenti all’acuirsi dei problemi in
campo. Quello che contestavo e per cui
protestavo (anche per una versione ai
miei occhi deformata data all’esterno)
era la sovrapposizione e al limite l’identificazione fra posizioni ecclesiastiche
e posizioni politiche, partitiche. La precisazione che il direttore di « Nuovi
Tempi », fa al penultimo capoverso di
questa sua replica, è contraddetta dal
suo scritto, pubblicato su «Nuovi Tempi » del 5 settembre, dove si parla di
persone e partiti (politici), anche se
non in riferimento a Vinay. È questo
che ho chiamato e continuo a chiamare
«schiavitù babilonese»: il valutare — e
quindi vivere — la realtà cristiana, ecclesiastica attraverso le lenti deformanti di un pre-giudizio: che, cioè, noi tutti
siamo sempre e soltanto rnossi da certi determinismi socio-politici, per cui
chi ha una posizione sociale (a meno
che, pur facendo carnalmente parte
della borghesia liberale, sia illuminato
dell’ideologia liberatrice) reagisce forzatamente in un dato modo, e in quel
modo agisce e vota nella città
E nella chiesa. V. Vinay ha mostrato
che, per quel che lo riguarda, in quello
stampo non ci entra, e con parecchi altri ripeto: neanch’io. Così come, del
resto, condivido talune posizioni di V.
Vinay (e di tanti altri, innovatori o
conservatori), e non altre.
Ma ancora, e soprattutto: totalmente
d’accordo sul fatto che la tensione
con le perplessità e le sofferenze che
comporta — non è il problema, ma solo la manifestazione del vero male della chiesa. Ma qual è questo vero male?
Non vedo le cose semplici e chiare come sembrano vederle Girardet o altri
gruppi analoghi (e pur diversi) a quello che intorno a lui si raccoglie. E se
dissento nettamente da coloro i quali,
ciechi e pigri, nel travaglio che agita,
come la società, la chiesa odierna vedono soltanto la facinorosa opera dissolvitrice di giovani e di “rinverditi”
psicologicamente rimorchiati — altrettanto nettamente dissento dalle soluzioni o indicazioni che sinora da quella parte ci sono state presentate, con
più o meno garbo, con tattiche più o
meno felici: non forse da questa o
quella proposta singola, ma dalla linea
di fondo che la porta; proprio perche
mi pare di vedervi continuamente affiorare quella « schiavitù babilonese »
cui accennavo, la quale spinge ad applicare alla chiesa — alla sua fede, alla
suo speranza, alla sua comunione, alla
sua azione — criteri che le sono intimamente estranei. L'esigenza così fort'i di rinnovamento, nella chiesa universale come nella nostra piccola Chiesa Valdese, è stata in questi anni compromessa e screditata in misura non
indifferente da molti che se ne sono
fatti piti accesamente gli araldi. Siete
veramente convinti che se ci aveste
detto parole evangelicamente più limpide i nostri cuori vi sarebbero stati
chiusi?, che non saremmo stati felici
e grati di indicazioni che con autorità
evangelica ci aiutassero a rimetterci tn
marcia?, che vi diciamo con soddisfatta baldanza certi « no »? E ritenete di
COMUNICA TO
Vacanza della Chiesa di Angrogna.
La Tavola Valdese, visto l’art. 15 degli atti del Sinodo 1971, agosto,
concernente la riuniflcazione delle parrocchie di Angrogna Gap. e Angrogna Serre, pro'clama la vacanza della Chiesa di Angrogna in data
l» ottobre 1971.
Vacanza della Chiesa di Pomaretto.
La Tavola Valdese, constatato che il pastore Gustavo Bouchard
compirà il quattordicennio di ministero nella Chiesa di Pomaretto il
30 settembre 1972, visti gli art. 21 e 22 dei RR.OO., visti gli art. 18 e 66
degli atti del Sinodo 1971, agosto, proclama la vacanza della Chiesa di
Pomaretto in data 1» ottobre 1971.
Vacanza della Chiesa di Napoli, via dei Cimbri.
La Tavola Valdese, constatato che il pastore Davide Cielo compirà
il quattordicennio di ministero nella Chiesa di Napoli via Cimbri il
30 settembre 1972, visti gli art. 21 e 22 dei RR.OO., visti gli art. 18 e 66
degli atti del Sinodo 1971, agosto, proclama la vacanza della Chiesa di
Napoli via Cimbri, in data 1» ottobre 1971.
La designazione dei pastori dovrà essere fatta entro il 31 marzo 1972
a norma degli artt. 17, 18, 19, 20, 28, 29 dei RR.OO.
Per la Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
Moderatore
Da Luserna San Giovanni
Riferiamo brevemente su alcuni fatti e
circostanze che hanno interessato la nostra
Comunità durante il periodo estivo. E segnaliamo innanzitutto il Bazar nel mese di Agosto, che ha costituito il coronamento del lavoro della società di cucito « Le Primtemps ».
Preparato e organizzato con cura e impegno
da parte delle signore il Bazar ha registrato
un risultato fortemente positivo sia dal punto di vista finanziario, sia come occasione di
incontro fraterno fra i membri della Comunità tra di loro e con altri fratelli venuti dalle
Comunità vicine. Il provento del Bazar è
stato ripartito tra l’Asilo di Infanzia di .San
Giovanni e la Commissione Stabili. Rinnoviamo la riconoscenza di questi due organismi e
della Comunità tutta per l’opera compiuta dalle Signore del « Primtemps ».
I giovani hanno continuato a riunirsi eia
pur in gruppo molto ristretto e per attività piuttosto disimpegnate. Pure da questo
è emerso un lavoro di collaborazione che,
pur non riguardando strettamente la vita ecclesiastica, è risultato di alto interesse.
Sulla linea di rinnovamento che TECA di
San Giovanni sta conducendo si è ritenuto di
dover dare attenzione particolare al problema degli anziani, sempre più nu
merosi nel nostro Comune e in condizioni di
vita sempre più difficili soprattutto a causa
dell’isolamento in cui sono lasciati, delle precarie condizioni economiche in cui molti si
trovano, della difficoltà di trovare un posto in
una casa di riposo. Per avere una prospettiva chiara della situazione si è proposto un lavoro di ricerca alla base, con rilevamento diretto di dati, coinvolgendo per questo un gruppo di giovani sia valdesi che cattolici. Questa attività ha implicato una nutrita serie di
riunioni, prima per il rilevamento di nomi e
indirizzi (è risultato che dalla comunità valdese gli anziani oltre i 60 anni sono più di
360), poi incontri allargati con i membri dell’ECA, l’Assistente sociale della Val Pellice,
giovani cattolici per discutere i problemi di
fondo, programmare la fase operativa, suddividere i compiti, approvare i testi del questionario e della lettera accompagnatoria, indi,
iniziato il lavoro vero e proprio, incontri di
verifica e mutuo scambio di esperienza. Le
persone anziane interessate hanno generalmente accolto con gentilezza i giovani « intervistatori », e molli sono stati sensibili all’interesse che finalmente viene portato anche al
loro problema.
II pastore, stabilito in sede fin dal mese di
Luglio, ha cominciato in alcuni quartieri la
visita delle famiglie, iniziando dai più periferici. al fine di stabilire al più presto un
contatto diretto con tutti. Ha preso contatto
con i comitati per l'Asilo dei Vecchi e per il
giardino d’infanzia. In una recente riunione
del Concistoro è stato impostato il lavoro
dell’anno che si aprirà, Dio volendo, la domenica 10 Ottobre con un culto allargato ai
bambini, catecumeni, giovani e a tutti i gruppi operanti nella Comunità per una ripresa
che auspichiamo vigorosa in vista di un lavoro che, su linee tradizionali o innovatrici,
veda però il maggior numero di fratelli impegnati con zelo e spirito di vero servizio.
In questi mesi abbiamo accompagnalo .al
campo dell’estremo riposo: Mourglia Ernesto
spentosi all’Ospedale di Bagnolo a 69 anni in
modo imprevisto. Maria Geymonat ved. Tourn
deceduta a 86 anni e Peyrot Alfredo deceduto a 76 anni, entrambi spentisi dopo un lungo e doloroso periodo di infermità. Grill Etlore di Luserna morto per complicazioni cardiache alla giovane eia di 37 anni, dopo aver
contratto la silicosi nel lavoro di scalpellino.
Mentre serbiamo per questi fratelli scomparsi un ricordo riconoscente, rinnoviamo alle
famiglie la no.stra solidarietà nel loro dolore,
nella certezza della vita e della redenzione in
Cristo.
Ci rallegriamo con Long Enrico e Clot Rita.
Sogni Eugenio e Malan Nadia. Giordan Dario
e Imparalo Rita, Chiavia Renalo e Marina
Berlin per il loro matrimonio. Iddio benedica
questi nuovi focolari guidandoli per una te
iiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiii
essere sfuggiti alla “impasse” che lamentate; o, in caso contrario, che sono
“gli altri" a tenervici?
Gino Conte
strmonianza di fedeltà, amore e servizio.
Sono stati infine battezzati: Martinat Mara di Remo e Avondet Luciana, Elisabetta e
Rossana Peyrot di Daniele e Alba Beux, Barbara Silecchia di Gianfranco e Kocr Carla,
Monica Martina di Nello e Giordano Carla, Fabrizio e Duilio Davit di Paolo e Mourglia Ivana, e infine Valerio Frache di Alberto e Lazzarini Aurora.
Benedica il Signore questi bambini e i loro
genitori nell’adempimento delle promesse fatte davanti a Dio e alla Comunità.
Giardino d’infanzia dei Bellonatti
Il Giardino d’infanzia Valdese dei Bellonatti (Via Beckwith, 60) riprende la sua attività con l’inizio dell’anno scolastico. Il felice esito del saggio finale del Giugno scorso,
come pure tutto l’andamento dell’anno decorso, hanno confermato la validità di questo
strumento. L’educazione alla vita comunitaria, fin dall’età infantile, ha una importante funzione formativa che non manca di portare i suoi frutti sia sul piano morale che sociale. L’Istituto gode dell’approvazione Iella
autorità scolastica ed affida la direzione a
personale diplomato, tecnicamente e moralmente qualificato. L’Istituto è aperto a tutti.
A nome della Commissione invitiamo la popolazione a voler usufruire con fiducia di questo utile strumento per l’educazione pre-scolastica dei loro bambini, anche dovendo, con
lieve sacrificio, coprire qualche distanza per
accompagnarli. L’orario previsto è: dal Lunedì al Venerdì, dalle 9 alle 17; il Sabato dalle
9 alle 12. Tuttavia, in caso di necessità, i
bambini possono già essere accolti fin dalle
otto e ritirati dopo le 17. Anche se le quote
hanno dovuto essere ritoccate, sono previste
borse di frequenza, affinché tutti possano
usufruire del servizio che il Giardino di Infanzia vuole offrire. Informazioni e iscrizioni,
presso la sede dell’Asilo. U. R.
Colloquio pastorale alle Valli
Il Colloquio pastorale del I Distretto è convocato, come lo scorso anno,
il secondo lunedì del mese. Il prossimo incontro avrà pertanto luogo lunedì 11 ottobre, alle ore 9,30, nei locali
della chiesa valdese di Pinerolo.
All’ordine del giorno: programma
degli incontri pastorali dell’inverno
1971-72, attività del Distretto in riferimento alle decisioni della Conferenza
Distrettuale e del Sinodo.
iiiiimiiiimimiiiiiiiiimiiimiiiiiiiimiMiniiiiiiiiimiiiiii
Barai Secondina ved. Cianalino con
i fratelli Natalino, Aldo ed Enrico e
con le sorelle della congiunta
Onorina
commossi per la dimostrazione di affetto e di stima tributata alla loro
amata mamma e sorella, ringraziano
tutti coloro che si sono adoprati ad
alleviare il loro grande dolore nonché
i partecipanti alle solenni esequie.
RINGRAZIAMENTO
I familiari e 1 congiunti tutti del
compianto
Federico Micol
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo hanno
preso parte al loro dolore. Un grazie
particolare al past. Bouchard, al dott.
Peyrot, ai medici e al personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto per
le cure prestategli.
6
pag. 6
N. 40 — 1 utlobre 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Obiettori
“prima,, e “dopo,,
I lettori certo ricorderanno la lettera che l’obiettore di coscienza Daniele
Rizzi, allora in attesa di processo per
rifiuto di vestire la divisa, e rinchiuso
nel carcere militare di Peschiera, aveva indirizzato al capo dello Stato, e di
cui pubblicammo larghi stralci nel numero 37. Si tratta di uno scritto pieno
di dignità e fermezza, che denuncia
obiettivamente le radicali carenze della legge sull’obiezione di coscienza che,
approvata dal Senato, deve andare ora
alla Camera.
Ora, Daniele Rizzi è stato processato
presso il tribunale militare di Torino
che gli ha inflitto una pesante condanna a 4 mesi di carcere senza sospensione della pena e senza condizionale,
per cui la stessa dovrà essere interamente scontata. A nulla è valsa la tesi della difesa, che ha fatto rilevare
la contradditorietà col dettato costituzionale secondo cui l’ordinamento delle ff. aa. « dovrebbe » ispirarsi allo spirito democratico della repubblica e
quindi alla libertà dell’individuo.
Al termine del processo esponenti
pacifisti e antimilitaristi si sono trovati in centro e alcuni di loro iniziavano
uno sciopero della fame in segno di
protesta contro l’attuale legislazione
sull’o.d.c. e contro quell’enorme centro
di potere e di repressione che è l’esercito. Ma questa sia pur civile e pacifica manifestazione non è stata rispettata dalle « forze dell’ordine », come precisa il comunicato stampa del Corpo
Europeo della Pace-Movimento Antimilitarista Internazionale (CEP-MAI, via
Cenischia 4, Torino, per chi fosse interessato a seguire queste iniziative e a
documentarsi tramite le loro periodiche pubblicazioni fra cui i « Quaderni » che hanno pubblicato « L’industria militare in Italia » e la « regolamentazione dell’o.d.c. nei paesi europei », mentre il terzo sarà dedicato a
« etica e rivoluzione »).
Tornando ai fatti, polizia e carabinieri hanno gravemente provocato i
manifestanti sequestrando i loro cartelli pacifisti prima ancora che fossero esposti. Alla loro resistenza passiva
la forza pubblica li ha brutalmente
trascinati sui camions e portati via
tra l’indignazione dei passanti che assistevano numerosi alla scena. A un
fotografo dilettante che scattava delle
immagini è stata presa la macchina e
poi resa senza rullino; si vergognavano forse degli atti compiuti? I dimostranti sono stati successivamente rilasciati e, mentre scriviamo queste righe, una decina fra essi sono al quinto giorno di digiuno, mentre migliaia di persone vengono così a conoscenza di problemi forse ignorati.
In questi giorni si sono anche verificati casi di o.d.c. « postumi » e cioè a
servizio militare prestato. Alcuni giovani di Condove e diversi altri in tutta
Italia hanno contemporaneamente reso ai rispettivi distretti il foglio di congedo mlitare. In una lettera aperta ai
giornali essi hanno fra l’altro affermato: ... « Se si vuole giungere a un mondo senza guerre bisogna giungere a un
mondo senza eserciti e a un ripudio
totale della violenza... Colle somme
spese per sostenere le ff. aa. italiane
(4 miliardi e mezzo al giorno) si potrebbero costruire scuole, ospedah, case... ».
Purtroppo tanta gente, che dice di
approvare queste idee, dice che queste
cose devono essere fatte da tutti per
non rimanere in condizioni di inferiorità. E’ necessario invece essere « profetici », iniziare subito, seriamente e
unilateralmente se vogliamo veramente la pace e un mondo migliore non basato sulla forza o sul prestigio, ma
sull’amore e sulla cooperazione fra i
popoli.
Ci viene in mente una frase pronunciata dal presidente Kennedy, che pure ha avuto le sue gravi responsabilità
nella guerra del Vietnam. Egli ebbe a
dire: « ...La guerra esisterà fino a quel
lontano giorno in cui l’obiettore di coscienza non godrà della stessa reputazione di cui gode ora il guerriero ».
Ecco perché, come uomini e come
cristiani, dobbiamo batterci con tutta
la nostra forza e la nostra fede perché
quel giorno si realizzi al più presto.
Colla differenza che la figura dell’obiettore dovrà del tutto sostituire quella
dell’eroe che, oltre a tutto, nella stragrande maggioranza dei casi, lo è suo
malgrado.
I sogni di Sogno
Quanto prima, probabilmente, gli italiani saranno « invasi » da manifesti
ed opuscoli e cioè da appelli molto generici alla « maggioranza decisamente contraria ai regimi totalitari di destra e di sinistra » avallati dal richiamo dei valori resistenziali e risorgimentali, e con un esplicito messaggio
dell’ambasciatore Edgardo Sogno dei
conti Rata del Vallino, noto nella guerra partigiana come « Franco Franchi »
e medaglia d’oro, già membro della
consulta per il partito liberale dopo il
25 aprile, e allora firmatario di una
mozione favorevole al mantenimento
della monarchia.
L’appello - come informa L’Espresso
n. 38 - viene inizialmente lanciato ad
alcune migliaia di uomini appartenenti ai « partiti democratici », dal pii a
qualche isolato autonomista del psi
(strano modo invero di intendere la
democrazia!), persino a prefetti e questori e agli ex partigiani anticomunisti. Nella seconda fase dell’operazione
l’obiettivo è costituito essenzialmente
dalle associazioni ex combattenti e reduci. Infine, nella terza fase del lancio (basato sulle più aggiornate tecniche « promozionali ») vi sarà poi un
manifesto col tricolore da affiggersi in
tutte le città d’Italia.
Edgardo Sogno lancia anche un ap
pello personale dal titolo « la coscienza democratica del paese » ed auspica
in sostanza un regime di uomini di tal
fatta egli pensa che se ne possa trovare una sintesi negli uomini della « resistenza democratica ». E prosegue:
« solo noi possiamo offrire queste garanzie, noi partigiani democratici che
non abbiamo niente a che vedere con
gli altri uomini come Farri, Boldrini,
Antonicelli o Moscatelli.
Solo noi, infatti, abbiamo quella rigorosa crediblità progressista che può
tranquillizzare coloro che temono che
questo intervento si risolva in una operazione reazionaria ».
Come debba poi avvenire l’intervento del « gruppo Sogno » per salvare la
patria, non viene chiaramente detto
ma forse la cosa appare più chiara se
ci si rifà a un altro scritto non destinato alla diffusione, come precisa Lo
Espresso. Esso fra l’altro dice: « ...nel
1945 la nostra vittoria fu... dovuta a
due elementi entrambi indispensabili:
le nostre forze democratiche e l’alleanza delle forze armate e dei governi occidentali ».
Non ci pare il caso di illustrare questa nuova tendenza nel contesto nazionale. Un movimento che tende a
frazionare e a discriminare in « buoni
e cattivi » i valori e gli uomini della
resistenza, che ignora la classe operaia
le masse lavoratrici, può chiamarsi
« democratico? ».
E’ forse solo un caso - fa notare il
citato settimanale - che alcuni degli
amici di Sogno erano a dimostrare in
piazza S. Carlo a Torino, il 7 marzo
scorso, con la « maggioranza silenziosa » a fianco a fianco con schiere di
fascisti?
Roberto Peyrot
Cinema
Gli operai
vanno in paradiso?
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
ESERCITO REPRESSIVO
Giorgio Rochat, in un’interessante lettera al sen. Farri direttore de
« L’Astrolabio » (v. n. 18 del 12-9-’71), denuncia la disciplina gravemente repressiva imperante nell’esercito italiano (a
differenza di quanto si constata in altri
eserciti, per es. in quello della Germania Occidentale).
Egli inizia accennando ai « Gruppi di
“Proletari in divisa”, attraverso cui
“Lotta continua” conduce la sua azione
dentro e intorno alle caserme. Si può
essere più o meno d'accordo con la linea di “Proletari in divisa” {la cui analisi della situazione nelle caserme si è
articolata ed approfondita nel corso
deU'ultimo anno, superando gli avventurismi iniziali), ma si deve riconoscere che questi gruppi (ed alcuni altri
pure espressi dalla sinistra extraparlamentare) agiscono in una situazione
di vuoto politico dovuto alla tradizionale indifferenza delle nostre sinistre
per i problemi militari. Troppo spesso
in Italia l'azione delle forze democratiche si arresta disciplinatamente a rispettosa distanza dalle forze armate,
feudo indiscusso delle destre nazionalfasciste; solo recentemente questi grupoi della sinistra extraparlamentare hanno ripreso in prima persona la battaglia antimilitarista dei vecchi anarchici e dei primi socialisti. Ciò li espone
ad una repressione poliziesca estremamente pesante, che giunge ad arbitri
difficilmente immaginabili nel tentativo di preservare le caserme da contaminazioni democratiche. In questi ultimi mesi una serie di azioni concertate ha duramente colpito gruppi antimilitaristi non necessariamente collegati
tra di loro: si tratta soprattutto di perquisizioni e. denunce intimidatorie, secondo le quali è reato scrivere che
l'esercito è dei padroni, oppure consegnare ad un militare giornali che hanno libera circolazione nel territorio nazionale. La negazione delle più elementari libertà costituzionali è giunta ad
accusare di spionaggio giovani militanti che discutevano con dei soldati; tutto ciò comporta il rischio di anni di
galera e, per il momento, pesanti detenzioni preventive con cui si cerca di
stroncare l'azione antimilitarista.
Di questi fatti la stampa di sinistra
assai poco si. occupa, venendo così a
permettere gli arbitri polizieschi... ».
Altrettanto interessante è il commento che il sen. Farri fa seguire alla
lettera del Rochat. Il commento è in
larga parte favorevole, pur con qualche interrogativo. In sostanza, l’illustre
commentatore vorrebbe che il discorso
si ampliasse. «Resta fuori l'esame più
importante e tecnicamente più difficile
(afferma il Farri), cioè la rispondenza
dei dispositivi militari alle necessità
della difesa, e la valutazione del loro
costo. Un discorso che conduce a valutare (e respingere per conto nostro)
i rischi e le obbligazioni imposte dall'appartenenza alla NATO ed a sottoporre ad attenta revisione il problema
della formazione dei quadri. È un discorso che non si può sviluppare qui,
difficile per chi voglia prospettare alternative concrete e realizzabili, facile
per i contestatori fermi alle giaculatorie di uso o contenti dei sogni. Ne accenno perché vorrei contrapporre una
riserva personale ad un certo antimilitarismo di maniera, che mi sembra un
relitto archeologico in questi tempi in
cui un vero pacifismo chiederebbe il
maggior impegno giovanile internazionale nelle battaglie per il disarmo, nucleare e convenzionale, ed in Italia il
maggior impegno per un'impostazione
autonoma e democratica del nostro apparato militare. In questa fase storica
(bravo chi ne sa prevedere la fine!)
non vi è forza politica con responsabilità di governo che oserebbe rinunciare al minimo di garanzia da richiedere ad un apparato difensivo capace
di contrastare eventi imprevisti, ma
non impossibili. Una polizza di sicurez
za, necessaria anche se costosa. Chi
non è sinceramente convertito al dogma della non violenza, quando declama
contro l'aborrita divisa ricordi le lotte di liberazione, che richiedono quadri preparati anche in un esercito egualitario come, senza bisogno di esempi
albanesi, è stato l'esercito partigiano ».
Noi non possiamo francamente dichiararci soddisfatti, pur con tutta
l’ammirazione che nutriamo per il sen.
Farri, da codesti suoi ragionamenti. I
quali non ci sembrano sufficienti a giustificare la mancanza di democrazia
nell’esercito italiano. Ma è proprio vero che una maggiore democrazia ne minerebbe l’efficienza? E chi oserebbe
mettere in dubbio l’efficienza dell’esercito della Germania Qccidentale (v. sopra), la quale, oltre a tutto, da più di
quindici anni, fa anch’essa parte della
NATQ?
DECADENZA D’UNA DEMOCRAZIA
Maurice Duverger (su « Le Monde » del 19/20-9-’71) critica, in un lungo
articolo, le tendenze lentamente in atto
(ma sempre più accentuantisi) nella democrazia francese.
« La Francia resta una democrazia liberale. Vi si possono sempre creare dei
sindacati e dei gruppi d'opposizione,
tenervi delle riunioni di protesta, pubblicarvi dei giornali antigovernativi,
criticandovi il potere con la parola,
con gli scritti o coti l'azione. Vi si conserva una grande sicurezza individuale.
Non vi sono campi di concentramento,
né polizia politica (...). Relativamente
pochi gli arresti arbitrari. La differenza è immensa con la Germania nazista,
o con la Russia staliniana, e persino
con la Grecia, col Portogallo, o la Spagna, o la Cecoslovacchia, o l’URSS attuale. Non si può parlare di fascismo,
se non per un abuso di linguaggio che
fa pensare al detto di Talleyrand: “Ciò
ch'è esagerato è insignificante".
Ma il fascismo non costituisce probabilmente più il pericolo principale
per le democrazie liberali. In- politica,
come in strategia, lo schema dei conflitti del passato s'applica ben di rado
ai conflitti futuri. L'Europa occidentale e gli USA sembrano oggi minacciati meno da una dittatura di tipo hitleriano che da una lenta erosione delle
libertà pubbliche, erosione che conserverebbe l'apparato del sistema pluralista, riducendone a poco a poco la sostanza. Una tale evoluzione cominciò
in Francia quindici anni fa, sotto l'influenza della guerra d'Algeria. Essa si
accelera a cominciare del maggio 1968.
La maggior parte delle libertà vengono così gradualmente ridotte. La libertà di stampa è stata limitata in seguito ai sequestri dei giornali, alla repressione arbitraria del commercio ambulante, alla censura dei testi destinati
all'affissione, ecc. I divieti per minacr
eia di disordine, o il rifiuto di prestare
locali o terreni pubblici, hanno compromesso la libertà di riunione. Altri
divieti amministrativi, la cosiddetta
legge “anticasseurs” (= "contro i distruttori") e le retate preventive hanno ridotto la libertà di manifestazione.
La libertà d'associazione è diminuita,
a causa degli ordini di scioglimento
selettivo e dei rifiuto di concedere le
relative autorizzazioni (...).
La maggioranza di questi attentati
alle libertà non sono molto gravi per
sé stessi, a parte le brutalità poliziesche. E vero che (...) il comportamento
di numerosi elementi delle forze di polizia (gruppi, o anche singoli poliziotti)
è stato spesso inquietante. Ma è anche
vero che gli altri aspetti della “erosione” non lo sono ancora, in generale... ».
Le cose dette trovano analogia, mutatis mutandis, in Italia. Dunque, secondo l’articolista, non fascismo, non
colonnelli, non crolli improvvisi: ma
il lento, inesorabile e infine paralizzante inviluppo dei mille fili che legarono
Gulliver, mentre giaceva dormiente nel
paese di Lilliput.
Veramente il titolo del film è; La
classe operaia va in paradiso, e mette
così subito in evidenza la sua carica
polemica e contestatrice. Ne è regista
Elio Fetri, che ha già dato al cinema
italiano pagine esemplari nel suo film
« Indagine ecc. ». Ora egli affronta un
tema in un certo senso molto più impegnativo, perché pone tutta la « classe » di fronte al Faradiso! Le vicende
di un singolo assumono volutamente
un significato simbolico. Lulu Massa,
il protagonista, non è soltanto « uno »,
ma finisce col diventare « tutti ».
Ma l’arte di Fetri è veramente grande, e questo « uno-tutti » conserva tutta la sua carica umana, non si perde
nell’astrazione del simbolismo. Lulu
Massa è un lavoratore vivo, che ha una
sua travagliata esistenza familiare e
conquista il suo benessere di casa piccolo-borghese, con frigorifero, televisione, aspirapolvere, salottino con tutti
i ninnoli inutili e costosi che un’esasperata ed insaziata ansia lavoratrice gli
permette di conquistare, con la benevola collaborazione di un’ulcera frutto
della sua attività di cottimista che fa
di lui un superatore di tutte le norme.
Un lavoratore che si trova sbattuto tra
i « compagni » impegnati nella lotta
per l’unità sindacale e la regolamentazione dei cottimi, e i « non compagni »
di Fotere Qperaio e Studenti che vogliono la lotta continua, la Rivoluzione.
Non possiamo seguire qui la trama
degli avvenimenti che provocano la crisi. Lulu, l’operaio modello, entra nella
lotta accanto ai « non compagni » e fa,
a modo suo, l’esperienza del Faradiso.
Ma alcuni aspetti vanno ricordati
ancora. Abbiamo parlato di protagonista, ma forse in senso improprio, perché protagonista che la fa da dominatrice nel film, come nella vita degli operai, è la Fabbrica: un grandioso complesso modernamente attrezzato, dove
tutto è funzionale. Si parla, sì, di padroni, ma il padrone è diventato qualcosa di impersonale, di lontano; non è
più un uomo, è un robot anche lui,
rUomo-Macchina di cui tutte le centinaia e migliaia di Lulu sono soltanto
rotelle che devono girare sempre più
in fretta.
E il cervello deH’uomo (homo sapiens
per distinguerlo dalla scimmia, che per
altro questo lavoro lo potrebbe fare
altrettanto bene; si compie il ciclo:
scimmia-uomo-scimmia) diventa il cervello dell’operaio Lulu che ha trovato
il miglior modo di strumentalizzare i
suoi movimenti in funzione della produzione: ripetere sempre lo stesso movimento col minor dispendio di energia.
Ë l’Inferno: un inferno razionale, dal
La "réclame" è ronima
del commercio
(L’Espresso) - L’Italia è uno dei paesi dove le compagnie americane stanno
raccogliendo i più lauti benefici della
loro esperienza. In un’annata come il
1970, in cui il prodotto nazionale lordo
è cresciuto solo del 5%, il fatturato
delle 30 maggiori agenzie di pubblicità
è aumentato del 22%. E questo nonostante la riduzione dei bilanci dei giganti come la Twa e la Fan Am o la
decisione delle compagnie petrolifere
di tagliare di almeno un terzo le spese
pubblicitarie... Gli esperti inoltre dicono ebe le spese pubblicitarie potrebbero aumentare enormemente se la tv
estendesse le ore di trasmissione o decidesse di riservare alle inserzioni più
del 4,3% del tempo.
« Advertising Age » si lamenta che
la pubblicità in Italia è ancora all’epoca del « cavallo » e del « calesse », il
che sarebbe dimostrato soprattutto dal
carattere ottocentesco dei quotidiani ed
ha parole di elogio solo per i periodici,
in particolare i settimanali, che più rispondono alle esigenze del mondo economico moderno.
Quanto promettente però appaia alle
agenzie multinazionali italiane il mercato italiano è illustrato dal fatto che
J. W. Thompson l'anno scorso ha visto aumentare il proprio fatturalo del
35 per cento.
quale il povero Lulu evade per entrare
in Faradiso. E qui il problema si fa veramente grande.
C’è questo Faradiso?
Le molteplici vicende del nostro operaio lo portano ad una specie di evoluzione. Finché tutto va bene, egli non ha
dubbi: il paradiso è - diciamolo elegantemente - fra le braccia di una ragazza.
Quando le cose vanno male, ed è schernito dai compagni, e perde un dito, e si
rende conto che per i suoi nuovi amici
della rivoluzione continua il suo caso
personale (ha perso lavoro e moglie e
tutto) è solo un caso che non interessa
nessuno, perché solo la Rivoluzione
conta, Lulu trova il Faradiso; lo trova
in un manicomio.
La ha trovato, prima, per breve tempo con la sua giovane ed inesperta
compagna occasionale nella sua proletaria 500 (una scena che avrebbe potuto esser contenuta in limiti meno grottescamente realistici); poi lo trova nella conversazione col suo amico in un
manicomio. E l’amico è ora sereno,
quasi in pace; solo c’è l’ossessione del
« Muro », contro il quale egli picchia.
urta in accessi improvvisi di follia: il
Muro che lo separa dal Faradiso vero.
E il nostro Lulu, ritornato nell’Inferno'
della Catena, spiega ai compagni di
schiavitù che ha visto tutto al di là
del Muro: li ha visti tutti loro, i suoi
compagni, ma, in realtà non può direnulla: ha visto solo nella nebbia.
Vf * *
Ma il problema fondamentale è ancora una volta quello religioso, italianamente religioso, qui formulato nel
concetto di paradiso. Diciamo italianamente religioso e non cristiano, perché
nell’italico paradiso troviamo reminiscenze di un catechismo romano più o
meno bene(o male) assimilato, fuse con
suggestioni neo-pagane. E la quintessenza di queste paradisiache visioni, distillata dal giulebbe di arcane meditazioni
profumate con Acqua di Colonia, ci è
stata offerta proprio di questi giorni
da una nota giornalista che, una volta
alla settimana, onora con la sua dolciastra prosa le colonne di un autorevole e diffuso quotidiano torinese. Froprio, casualmente, ora la nostra vereconda scrittrice, rispondendo ad una
sua lettrice, proclama: « Sì, io credo
nel paradiso.
Una povera vecchietta aveva scritto
di essere « presa in giro » da tutti (non
escluso lo stesso confessore) perché,
vecchia e « vicina alla morte » vorrebbe « il paradiso ». La nostra Giulietta
Masina (quasi istituzione nazionale, ormai, con sorriso scintillante di ex-diva,
ondulazione permanente e orecchini) la
rassicura: « Io sono convinta che lei
andrà in Paradiso ».
Dove e perché? La Nostra, dopo tutta una serie di « se » e di « ma », conclude provvisoriamente: « Il paradiso.
Ascendere lassù, signora, è il fantasticato splendente punto d'arrivo per
chiunque abbia dato molto, e con poco
compenso. Ma a non credervi il Cristianesimo non sarebbe una fede né
una religione, ma una dottrina di moralità sociale. Più giusto, invece, che
l'insegnamento di Gesù sia inteso quale il disegno di altre verità e realtà di
suprema natura ». Sono parole così...
chiare che lasciano posto per tutto; ma.
hanno ancora bisogno di maggior luce,
perché altri « se » e altri « ma » possono sorgere. E allora, lasciamoci andare. Il « Paradiso è un'aspirazione,
una sublimazione... Le sue (signora) capacità d'ascesi, di qualsiasi ordine e
grado, stabiliranno il contatto con
l'eternità ».
Tra la conclusione amara del regista
e lo sciroppo della giornalista preferiamo francamente il linguaggio brutale
e provocatorio di Elio Fetri che ci costringe, volenti o nolenti, a guardare
il problema spietatamente; dov’è l’annunzio della Risurrezione nella Fabbrica? Cosa dice nella nostra Società la
Chiesa che è fondata su questa Risurrezione?
Il tema fondamentale che agita tutto
il film; Rivoluzione e Evoluzione progressista, Fotere Qperaio e Studenti
o Unità sindacale, — il film e la vita
della Fabbrica, non è forse per certi
aspetti ed in una certa misura una trascrizione in chiave moderna di un
aspetto del messaggio evangelico?
Fetri ci obbliga a riflettere e, in una
certa misura, anche a collaborare con
lui nella interpretazione del suo film
(come è stato giustamente osservato).
Ci auguriamo che il successo del film,
sia anche su questo piano.
L. A. Vaimal
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Secondo un progetto di legge che prossimamente sarà presentato al parlamento irakeno,,
quattro milioni di adulti sarebbero alfabetizzati entro il 1985. Tre anni dopo la attuazione del piano, nessun servizio pubblico o privato sarebbe più autorizzato a impiegare analfabeti.
Una necropoli antica 3.300 anni è stata
portata alla luce in Bulgaria, nei pressi del
villaggio di Or.soia. in riva al Danubio. Una
parte della necropoli si stende anche sotto le
acque del fiume. Gli scavi hanno permesso il
ritrovamento di 50 urne funerarie, di vasi di
argilla riccamente decorali, di attrezzi in selce. di punte di frecce etc.
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Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice [ Torino