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LONGO SELMA
Oat-i Valli e SG
lORRE PELLICE
DELLE miLT VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate l’ingi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quaji avete peccato, e lotevi un cuor nuovo e uno spirilo
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Anno LXXXIX - N. 43
Una copia L i re 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per Tiiitenio | Eco e La Luce: tf, 1.800 per l’interno I Spediz. abb. postale • (1 Cmppo
L. 1.600 per l’eatero
La Riforma, oggi
L. 2.500 gw l'estero
Cambio d’indirizzo Lire 5 0
TORRE PFLLICE G*/ ottobre 1959
Ammin. Claudiana Torre cllice - C.C.P, 2-17557
I tempi della Riforma isossono per
molti aspetti della vita essere avvicinati e paragonati ai nostri tempi moderni. In quegli anni in cui Lutero e
Calvino fondavano sulla predicazione le chiese evangeliche, tutti i paesi
d’Europa attraversavano una grande
crisi. Non si trattava solamente di
una rivoluzione politica o di un cambiamento della religione o di una variante della moda: per molti secoli
quello che aveva più contato nella vita degli uomini era stato il rispetto
e l’obbedienza alle leggi ed ai comandamenti di Dio; in quegli anni, sul
principio del 1500, si cominciò a dubitare di quella legge e di quei comandamenti e si prese a dire che dopo
tutto l’uomo era forse tanto importante quanto Dio e che le sue idee e
le sue leggi erano le prime a dover
essere seguite. Questo cambiamento
nella mentalità del popolo e nella vita di tutti i giorni fu di eccezionale
importanza per tutta la nostra storia. Se oggi diciaiho che i tribimali
devono giudicare i colpevoli di qualche reato secondo le proprie leggi e
non hanno bisogno di chiedere consiglio al vescovo, o se affermiamo che
i! governo di un paese qualunque deve e può governare con rettitudine e
giustizia senza andare a prendere
consigli dal papa, facciamo im ragionamento che a tutti sembra normale
ma che prima di Lutero sarebbe sembrato una bestemmia. Noi rivendichiamo oggi rautonomia della giustizia, dei governi, dello Stato, e di
molte altre istituzioni della vita.
Questo si è cominciato a fare solo al
tempo della Riforma quando si è cominciato a dire che l’uomo ha la sua
responsabilità e la sua autonomia
davanti a Dio.
QueslQ..§tiaor,dinario. ..cambiamento
nellé^àbitùSllii* delia gente di 400 anni fa ha in certo senso il suo parallelo nello straordinario cambiamento
della mentalità della gente oggi. Oggi
non si dice più come si disse allora:
la cosa più importante e meravigliosa di tutto l’universo è l’uomo — si
dice: la cosa più importante, meravigliosa della terra sono le macchine.
Il lavoro dell’uomo, il suo pensiero, la
sua arte, le sue ricerche erano allora
la cosa straordinaria; quello che si
poteva considerare il miracolo dell’universo oggi è cosa senza interesse
e senza grande valore, ordinaria amministrazione, mentre quello che è
straordinario e che suscita meraviglia in tutti sono i successi della tecnica e delle nuove invenzioni dell'uomo.
Ai tempi della Riforma ci fu il
grande cambiamento di mentalità
causato dal latto che si è cominciato
ad occuparsi più dell’uomo che di
Dio, oggi il cambiamento di mentalità è altrettanto grande pierchè non ci
s: occupa più tanto deH’uomo quanto
delle macchine e delle sue tecniche.
Non sappiamo ancora a quali risultati questa nuova mentalità porterà,
ma possiamo sapere che nella vita
degli uomini e delle famiglie e perciò anche dei popoli molte cose Cambieranno.
Nell’affrontare la nostra vita di tutti i giorni ed i tempi che ci riserba il
futuro, il ricordo e l’esempio dei riformatori ci può essere di grande aiuto e permane di grande attualità. Nel
1500 come anche oggi c’erano molti
credenti e non credenti che per una
ragione o per l’altra trovavano che
questa grande rivoluzione delle abitudini e della mentalità era una catastrofe e ce n’erano altri che al contrario trovavano che era la salvezza.
Da una parte quelli che trovavano
tutto il male nel futuro e tutto il bene nel passato, dall’altra quelli che
trovavano tutti i difetti nel passato e
tutti i vantaggi neH'avvenire. C’era
chi lanciava grandi grida perchè il
mondo stava cambiando in modo terribilmente rapido e c’era chi se ne
rallegrava ed avrebbe voluto che le
cose andassero ancora più in fretta
Dalla parte di quelli che si lamenta^
vano ed avrebbero voluto che le cose
stessero sempre come prima c’erano i
« papisti » come ben li chiamava Calvino, la chiesa romana, dalla parte
opposta c’erano molti spregiudicati
fra i filosofi ed gli affaristi, molti capi di Stato tutta gente che trovava
che c’era ancora perfino troppa religione e che si sarebbe dovuto essere
più laici. Un po’ succede la stessa
cosa oggi.
Come fecero i riformatori a vedere
chiaro in tutta quella confusione di
idee, di pareri?
Videro chiaro perchè non si lasciarono prendere la mano dalle loro per
sonali simpatie e dalle reazioni che
possono nascere in ogmmo, ma si lasciarono guidare solo dalla parola di
Dio. Fecero un ragionamento appa
rentemente strano ma interiormente
efficacissimo: Il male non è nè il
passato nè l’avvenire, il male è quel
10 che è contro la volontà di Dio. ed
11 bene non è nè il vecchio nè il nuovo, è l’obbedienza alla parola del Signore.
In questo modo non davano ragione a tutti, davano piuttosto torto a
tutti, torto ai «papisti» ed ai filosofi,
davano torto a tutti quelli che cercano il bene e le soluzioni dei problemi solo nelle forze deH’uomo, davano
torto a tutti quelli che aspettano dalle capacità nostre le speranze dell’avvenire. Riaffermarono davanti a
tutti che la speranza e la benedizione
non vengono dalla capacità dell’uomo ad escogitare novità ma che la
benedizione viene da Dio e viene nel
la misura in cui gli si è fedeli. Affermarono contro gli entusiasti e contro
i delusi che non sono le nuove invenzioni che rendono l’uomo felice ma
solo il vivere in pace, con Dio e per i
fratelli.
Questa stessa parola dei nostri riformatori è vera anche oggi: Poliamo e dobbiamo affermare òhe nel'tifessato non era tutto roseo e che non è
neppure tutto roseo nell’avvenire, che
i mondo non va verso il paradiso terrestre solo perchè si mandano ra.zzi
sulla luna, ma non va neppure verso
la catastrofe perchè non è più quello
di 50 anni fa. Dobbiamo affermare
che oggi certe cose vanno male e sono ingiuste perchè sono contrarie alla parola ed alla volontà di Dio, dobbiamo avere il coraggio di demmciarle e criticarle anche se questo significa mettersi contro i progjsssistì. Ma
doBtiiàmó’ anche avere il" coraggio di
guardare aH’avvenire con pazienza ed
umiltà.
Proprio perchè seppero dire no a
certe cose nei nome della loro fede e
seppero anche dire sì a certe altre,
perchè seppero rendersi ubbidienti alla sola parola di Dio, i riformatori
furono uomini moderni e sereni. Mentre i « papisti » perdevano il loro tempo a sognare e rimpiangere il Medioevo ed i filosofi sognavano un avvenire tutto rose e fiori, i riformatori lavoravano ed è certo al loro lavoro
ohe l’Euroipa deve molti dei suoi
-aspetti più vivi.
L’avvenire oggi ancora non appartiene a quelli che cercano di imporci
una religione da beghine e l’avvenire
non è neppure nei tentativi di soluzioni sociali nuovi ed arditi, l’avvenire è dei credenti che avranno il coraggio di dire no aH’ingiustizia ed al
male, e sì alla fedeltà ed all’amore.
Giorgio Tourn
in Patria...
Ripensiamo la nostra vocazione celebrando la festa della Riforma
Alcuni §|omi or sono un lettore di Genova ci ha inviato^ stralciandola da II '.Giorno del 7-10-’59, questa « lettera al Direttore » — con
relativa risposta, che vai la pena di riportare, come spunto di riflessione
per noi rifoi^ati che ci apprestiamo _a ricordare, domenica prossima, la
Riforma e il suo perenne appello.
Signor Direttore,
I Crenwna, ottobre
in clima di « concilio ecumenico », vorrei che avesse la bo^tà di dirmi che cosa
r isponderebbe ad un (francese che le chiedesse quale armonia régni in Italia tra cattolici e protestanti.
Dico un francese, jpérchè in quel paese
sono possibili episodi come questo che mi
è stato riferito di Royan, che alla inaugurazione di un compl^^ di edifici del ricostruito centro prolesfente, andato completamente distrutto dinante la guerra, fossero prèsenti una cinquantina di pastori,
tra francesi, inglesi^ belgi, portoghesi,
olandesi, italiani, ungheresi, cecoslovacchi,
segno di universalitàideUa Chiesa. Sempre
in Francia, un pasloire che giunge nuovo
in una città dedica sua prima visita al
Vescovo, e il nuovo parroco al pastore locale. In Francia, tuttavia, i protestanti sono
solo il 2 per cento d^a popolazioni.
Perchè in Italia n^ può avvenire così;
perchè pnò accader^: che i protestanti si
sentano ostacolati, qilando non si invochi
addirittura contro di loro il braccio secolare per arrestare l’eTésia?
AfHos Mandelli
Come sa, tutti i Cidii sono liberi e
pari in Italia, dove Siylo tl fatto che il cattolicesimo sia la religione della maggioranza gli ha fatto xiconoscere- dalla Corte
CpstUttìAortale di ” religione dello Stato "
Ma gli italiani non hanno la stessa comprensione dei francesi verso- il protestantesimo, che è stato un elemento costitutivo
della loro storia religiosa, culturale e politica, dalle guerre di religione alla rivoluzione francese. Il protestantesimo italiano è stato opera di ristretti circoli e di
alte persormlilà, che hanno però operato,
per la cultura moderna, più in terra d’esilio che in Italia stessa.
Il giudizio del Direttore de « Il
Giorno » può, fino ad un certo punto,
essere giustificato per quel che riguarda i tentativi di Riforma italiana ne) 16» sec. Il soffio vivo delle
«idee nuove», «luterane» come generalizzando venivano indicate nei
documenti dell’epoca, sembrò limitare, da noi, la sua azione in cerehie
ristrette di persone colte, e si ebbero
i « cenacoli » evangelici di Napoli —
intorno alla figura di Juan de Valdes —, di Lucca — intorno a quella
di Pietro Martire Vermigli —, di Ferrara, raccolto alla corte di Renata
d’Este-Valois. Numerose furono le
personalità che con maggiore o mi
no re decisione si riallacciarono a que
sto movimento, da cui sgorgò pure
un’opera limpida come il « Beneficio
di Cristo ». Ma indubbiamente il movimefìto non toccò le fibre profonde
del nostro popolo, e la responsabilità
del fatto va probabilmente divisa fra
questo e i «cenacoli». Fu quindi relativamente facile all’ Inquisizione
schiacciare il movimento, piegando
la resistenza o spargendo al vento l3
ceneri dei resistenti ò disperdendoli
■"* ih tieii#
cora da valutare in molti aspetti l’apporto italiano in questo campo.
Ma, così, la Riforma divenne per
l’Italia un fatto straniero. Da noi la
Riforma cattolica (che sempre giustamente vien definita Controrifor
ma), attuando le decisioni del Con
Una buona notizia
Chi era in ascolto del Culto-radio, domenica mattina, ha udito con
viva gioia l'annunciatore della R.A.I. avvertire che da domenica prossima il Culto evangelico sarà trasmesso dalle ore 7.45. Diversi evangelici che avevano scritto alla R.A.I. hanno ricevuto, nei giorni scorsi, cortese rispostar cassate le ragioni tecniche per cui l'orario della trasmissione era stato anticipato, questa sarebbe anzi stata posticipata. Siamo
vivamente grati alla Direzione della R.A.I. per averci mostrato che essa
sa venire incontro ai desideri legittimi degli ascoltatori.
Le nostre Diaconesse
Domenica prossima penseremo con
profonda simpatia paterna alla novella Diaconessa che sarà consacrata
nel Tempio di Torre Pellice, ed invocheremo su di essa le benedizioni
del Signore.
Prima di questa cerimonia ufficiale, essa già si sente consacrata al servizio del Signore- nella persona di
quanti saranno affidati alle sue cure.
E’ col più vivo interesse che abbiam
letto nella « Luce » e nell’« Eco delle Valli » la sua bella ottima testimonianza di fede e di carità fattiva
e gioiosa. Possa il suo esempio suscitare molte vocazioni al Diaconato.
Ci rendiamo noi conto dell’importanza, anzi della necessità assoluta di codesto Ministero femminile? Ho l’impressione che non ci
pensiamo abbastanza.
Per molti anni i nostri Istituti
Ospitalieri sono andati avanti mercè la prestazione della benemerita
Casa Svizzera di Saint-Loup. Poi è
sorta la nostra Casa italiana, che per
alcuni anni è stata assai florida. Pensiamo con riconoscenza alle prime
Suore italiane che han lavorato con
zelo, amore e gioia.
Ma poi, un penoso arresto. L’ultima consacrazione si fece nel 19,"iA.
Cinque anni fa! Una Diaconessa ogni cinque anni! E la Casa Valdese
delle Diaconesse non ospita, in questo momento, nemmeno una Novizia... E pensare che, nel corso di
questi ultimi tre anni son decedute
ben tre Suore di benedetta memoria. Si può andare avanti così? Sì,
e’è la Svizzera: la grande fonte di
tanti fraterni aiuti. Ed ecco ora un
appello apparso nella « Voce Evangelica » del Cantone dei Grigioni.
Sì, siamo riconoscenti. Ma noi,
Chiesa Valdese^ che cosa facciamo?
All’estero si parla dei nostri Istituti
Ospitalieri come di perle preziose
che risplendono in un piccolo popolo, nella piccola ma « valorosa »
C Illesa Valdese.
E forse andiamo orgogliosi dei
nostri Istituti. E forse dovremmo invece arrossire per la grande, gravissima carenza di vocazioni diaconali. Carenza che, in fondo, è prova
di insufficiente vita delle nostre Comunità. E’ molto doloroso il constatarlo, ma bisogna che ce ne rendiamo conto e che ce ne umiliamo.
Voglio accennare soltanto ad uno
dei nostri Istituti che conosco più
da vicino: il Rifugio Re Carlo Alberto. Una volta, anche quando i
ricoverati erano assai meno nume
rosi, e’erano sempre tre Diaconesse.
Ora ve n’è una sola. Ogni tanto vengono delle assistenti volontarie, naturalmente svizzere. Llltiniamente
ne avevamo due, figlie di Pastori
Svizzeri, e facevano molto bene.
Inoltre, ecco finalmente un aiuto italiano: una bravissima sorella della
« Assemblea dei Fratelli ». Ma ora
tutte e tre sono ripartite. La Suora
Direttrice, la Signorina P. e tutto
l’esigtio Personale, fanno quello che
possono. Ma io che le vedo al lavoro, spesso stanche, sfinite pel continuo sforzo perchè tutto vada bene,
mi chiedo come fanno ad andare
avanti.
Ora, parliamo chiaro. Le domande di ammissioni nei nostri Istituti
piovono sempre a tutt’andare. Ma
il terreno rimane sterile, brullo: il
terreno delle nostre comunità che dà
scarsamente dei Pastori e più scarsamente ancora delle Diaconesse.
Ecco, io vorrei che in tutte le nostre Unioni giovanili l’articolo che
la giovane Suora ha pubblicato nei
nostri giornali fosse letto, profondamente meditato, e fosse oggetto di
caldi appelli. Ed anche nelle riunioni familiari.
G. Bertinatti
(continua in 4" pag.)
cibo di Trento (1545-1563) revisionò
— e spesso seriamente — il modo con
cui la Chiesa viveva, non il suo fon
damento, la sua morale, non la sua
fede: Chiesa e Tradizione continuarono ad essere associate, e in realtà
sovrapposte alla Parola di Dio. Naturalmente anche la morale ne risultò
deformata, malgrado il suo slancio
rigorista.
Da allora, più che mai, l’Italia fu
un paese cattolico in tutte le sue ma
nifestazioni. Malgrado l’ondata razionalista che passò anche da noi coma
sul resto d’Europa, malgrado l’anticlericalismo risorgimentale che spesso non era che l’inevitabile e a lungo. repressa reazione al cattolicesimo
1 ¿azionario imperante, l’altra faccia
di una stessa realtà spirituale del no
stro popolo, tutt’ora parecchio diffuso (beghini o mangiapreti!), malgrado tutto' questo la mentalità e la spiritualità italiana sono rimaste nella
grande maggioranza quelle del cattolicesimo della Controriforma. Sarebbe interessante un’analisi particolareggiata della psicologia del nostro
popolo da questo angolo visuale — e,
diciamolo pure, di quanto essa peneai anche noi.
Dùnque, la Riforma : un fatto stra
niero.
Ma... le Chiese evangeliche?
Molte di esse risentirono a lungo
del fatto essere state « importate »
dall’estero, e solo lentamente giunsero a radicarsi veramente in Italia.
L'unica claiesa « storica » italiana, la
Chiesa Valdese, era vissuta pei tanti
seeMr
na. trovando 11 suo naturale sfogo ol
traipe. in terre evangeliche, dove fra
l’altro era educata la sua classe colta
— che in fon^o non era neppure essa
tipicamente ilaliana, e ITtalia le si
aprì dinanzi, dopo il 1848 come una
terra quasi sconosciuta. Inoltre non
sempre queste nostre Chiese seppero
distinguere nettamente la propria
azione dall’anticlericalismo risorgimentale che insorgeva contro «trono
e altare». E’ una constatazione più
che un giudizio, troppo facile per chi
non è più nella mischia, non in quella di allora comunque.
Ed è venuto il Concordato (ancora
tròno e altare), riconfermato dalla
Costituente. La situazione è quella
che sappiamo. Non è comoda. Stranieri in patria...
Si può accentuare lo « stranieri » o
1’« in patria ». E penso che, ricordando la Riforma, ripensando cioè a quel
che significa per noi essere riformati,
dobbiamo e possiamo accentuare
l’uno e l’altro.
Stranieri: è il nostro peso e la nostra vocazione. Nel nostro popolo conformista, in religiosità come in politica come nella vita sociale, dobbiamo essere come un « segno di contraddizione », un calmo e non piaz
zaiolo richiamo al pensiero e alla decisione personali di ogni uomo. Ba
dando bene, soprattutto, che il nostro
anticonformismo — oltre a non farsi
sprezzante o snobistico — non si confonda con altri anticonformismi, non
si «conformi» di nuovo, cioè, sia pu
re ad una opposizione, ma si mantenga quello limpido dell’Evangelo,
libero, perchè pienamente e sagacemente sottomesso alla Parola di Dio
(come ne parla in altra pagina il
Past. Balma). In un certo senso, non
saremo mai abbastanza « stranieri ».
In patria: qui, nel nostro paese il
nostro Signore ci ha posti « affinchè
proclamassimo la potenza di Colui
che dalle tenebre ci ha chiamati alla
sua meravigliosa luce ». Questo nostro paese non lo conosceremo mai
abbastanza, in tutte le sue pieghe pai
riposte, per portargli in modo vivo
l’Evangeio liberatore; non Io ameremo mai abbastanza di questo esigente amore di Cristo, che sferza anche,
ma per costruire. In un certo senso,
non saremo mai abbastanza « in patria», mai abbastanza fuori del chiuso delle nostre parrocchie, nelle chiese ormai costituite nel resto d’Italia,
ma soprattutto qui alle Valli. Non
avremo mai finito di comprendere e
di vivere il fatto che la nostra casa
è la chiesa, certo, il prezioso insostituibile dono di Dio, la famiglia spirituale in cui 11 Padre ridà forza e speranza; ma che il nostro lavoro di riformati è fuori, nel mondo, nella nostra patria. Finché verrà una patria
in cui non ci sarà più da sentirsi
stranieri. Gino Conte
2
l'iCO DIIU VAILI VALNSI
30 ottobre 1959 — N. 43
Coloro ohe cammMano
oefìa oottei
Nelle ultime settimane del lu^io
u. s. si è svolto a Roma il IV Congresso mondiale dell’Organizzazione
per la protezione sociale dei ciechi.
200 Delegati di .49 nazioni, rappresentavano i 10 milioni di ciechi di tutto il mondo. Il Congresso aveva lo
scopo di studiare e perfezionare l’inserimento dei ciechi nella vita sociale e produttiva. Il campo nel quale i
privi di vista possono svolgere un’attività è vasto e i ciechi chiedono a
gran voce e in tutte le lingue il diritto
al lavoro come dignità umana e la
gioia di essere utili a se stessi e, nella
misura delle loro possibilità, alla società. Il compito non è facile perchè,
purtroppo, devono fare i conti con i
pregiudizi e lo scetticismo dei vedenti. Un altro argomento discusso dal
Congresso è stato l’istruzione scolastica ai fanciulli privi della vista. Su
700 mila solo il 6 per cento riceve
una istruzione adeguata.
Per i 65 mila ciechi del nostro Paese vi è una scuola ed istituti di avviamento al lavoro per ogni Regione, se
vi sono ciechi analfabeti è perchè erano tali prima di essere colpiti dalla
cecità in età avanzata.
Questo grande esercito, il più inoffensivo del mondo, come lo definisce
Salvaneschi, perchè armato solo di
pazienza e di ottimismo, gente diversa
per lingue e fede, che ha per patria
comune solo la notte, ha dal 1825 il
proprio alfabeto, il Braille, col quale
può arricchire la sua vita di una vasta cultura, compresa la musica. A
Monza vi è la ricca Biblioteca Nazionale Braille che con la piccola spesa
di 400 lire all’anno manda ai suoi
abbonati quanti libri desiderano. Questa è la situazione morale e sociale
nella quale, naturalmente, sono inseriti anche i ciechi evangelici, ma questi quanti sono? non si sa ancora, sarà
solo possibile saperlo quando le diverse Chiese sparse per la Penisola
vorranno comunicare al nostro Centro i dati per la statistica, oltremodo*
necessaria per lo scopo che si prefig-j
ge la Biblioteca circolante evangelica \
Braille che è di offrire, gratuitamente,
ai fratelli privi di vista, la lettura della Parola di Dio, Luce sul loro sentiero, nonché una letteratura evangelica, e di riunire questi fratelli in una
sola famiglia mettendoli in reciproca
comunicazione, col risultato che escano dal loro isolamento e trovino una
parola sincera di fraterna comprensione. Questa biblioteca, unica esistente in italiano, è sorta dal nulla lo
scorso anno. Nulla vi era nè in Italia
nè all’estero, ora, abbiamo in Braille
tutto il Nuovo Testamento e parte
dell’Antico; si è iniziata la trascrizione della Bibbia con una tavoletta, ora
sono all’opera quattro macchine oltre
le tavolette, al principio vi era un solo
copista, ora lavorano i copisti di Torino, Pavia. Catanzaro ed il Centro
copisti .idi Palermo composto da giovani dell’Unione di quella Chiesa,
preparati dal fratello cieco Prof. Amoroso.
Oltre alla Bibbia si trascrivono
commentari, libri di meditazione e la
raccolta dei Culti radio. A Torino si
fa un Bollettino mensile ed un Corso
biblico per corrispondenza, è pure in
preparazione una Bibbia per fanciulli
per dare la possibilità alla mamma
priva di vista, di leggere la Bibbia alla sua creatura. Abbiamo dei lettori
di ogni denominazione da Fiume a
Palermo, ma quanti ancora non conosciamo per potergli far giungere il solo Libro che possa portare un raggio
di luce nella notte della loro vita! Per
gli analfabeti che non hanno neppure
il conforto della lettura, abbiamo a
disposizione di chi voglia insegnar
loro il Braille, l’alfabeto per adulti.
Questa biblioteca ha un piccolo Comitato di redazione composto di due
ciechi: la Dott.ssa La Manna e il
Prof. Amoroso e di un vedente, il sottoscritto. Spesso ci giungono lettere di
ciechi con commosse espressioni di
gratitudine perchè finalmente possono leggere la Parola di Dio, e quelle
dei ciechi copisti che esprimono la
loro riconoscenza a Dio per aver loro
dato il privilegio di trascrivere il —
Gran Libro —, per la gioia ed il conforto dei compagni d’ombra, gioia e
conforto pure per loro. Tutto questo
si Ta presto a dirlo, vero? è l’appassionato lavoro di quasi due anni,
che il Signore ha largamente benedetto perchè quanto si è fatto in così
jpoco tempo, sarebbe stato impossiIbile senza il Suo aiuto. Anche la TaIvola Valdese che ha preso visione di
quest’opera l’ha riconosciuta degna
di apprezzamento e incoraggiamento.
Il Signore ci aiuterà ancora, ne siamo
certi, suscitando nei Vostri cuori un
sentimento di fraterna solidarietà per
i fratelli minorati della vista, aiutandoci a sviluppare questa attività svolta per loro sul piano della vita spirituale. Questa solidarietà che Vi preghiamo di concederci è possibile sotto
due aspetti: l’adesione morale ed un
aiuto concreto per sostenere le spese
per il materiale tipografico, carta pesante per Braille, magnetofono per il
libro parlato, ecc. A chi desidera aiutarci in questo senso possiamo suggerire un mezzo semplice quanto pratico: ricordarsi dei ciechi nel giorno
del compleanno nostro o di un mem
bro di famiglia, sarà pure un atto di
riconoscenza a Dio per il dono inestimabile della vista ed un atto d’amore
verso i fratelli che camminano nella
notte.
Per ogni richiesta d’informazioni o
doni, rivolgersi impersonalmente a:
Biblioteca circolante evangelica Braille - Torino - Strada Cavoretto, 70.
Carlo Da vite.
PICCOLO DIARIO
Cristo ‘‘santo del giorno,,
Domenica 25 ottobre, ore 7,30. E’’
terminato il Culto-radio (da domenica prossima sarà posticipato di
mezz’ora), e si trasmette la solita rubrica giornaliera curata da Piero
Bar gellini: « Il santo del giorno ».
Oggi è la festa di a Cristo Re ». Il
Bargellini illustra il valore di tale
solennità: la regalità di Cristo è il
messaggio del Nuovo Testamento, è
il significato dell’avvenimento dell’Ascensione. La festa in questione
tuttavia è assai recente: è stata infatti istituita nel 1925 da ¡rapa Pio
XI, con l’enciclica Quas primus.
Meno male che la Chiesa non ha
aspettato al 1925 per riconoscere la
regalità di Cristo. E chissà se dopo
tutto questo Cristo Re di cui oggi
parleranno in tutte le chiese cattoliche è veramente quello biblico, chissà cioè se sarà ovunque chiaro che
il Cristo che regna è lo stesso Cristo
che ha servito, che il Giudico è l’Intercessore, il Re è il Buon Pastore.
E soprattutto. Signore, che abbiano
creduto di poterti relegare in una
domenica Tanno, ridurre a « santo
del giorno »...
Attento, saccente! te ne ricordi
tutti i giorni, tu, che Cristo è il Signore? I primi cristiani lo sapevano, non volevano sapere altro: Cristo il Signore! Ma tu... Hai sentito:
Bargellini ha ricordato una curiosi
tà storica: nel ’400, al tempo della
teocrazia del Savonarola, in Piazza
della Signoria a Firenze fu murata
una lapide in cui Cristo era proclamato « re del popolo fiorentino »;
poco dopo, alla fine del Savonarola,
l’iscrizione fu mutata, e Cristo piamente proclamato « Re dei re e Si
gnore dei signori ». Molto più in
nocuo. Quante volte fai lo stes.so, lo
proclami piamente Re dei re e Si
gruìre dei sigtìori, ma come H è difficile, raro, riconoscerlo : « Mio Si
gìuìre e mio Dio! ».
Eppure, Signor Gesù, tu sei Re
il mio Re. Lo so, lo credo: che me
ne ricordi o no, che lo accetti o no
lo sei. Fa’ che. la tua regalità sia per
me non insofferenza ma allegrezza,
non paura ma speranza, non giudi
zio ma salvezza.
m BBOfflig
TÌr^Sei Testimoni di Geova ’ sono
stati condannati ad una pena complessiva di 17 anni dai tribunali della Germania Orientale, sotto l’accusa
di svolgere « attività nocive alla sicurezza dello Stato». Nel corso di questi ultimi mesi il numero dei Testimoni di Geova condannati in modo
analogo sale così ajundici.
(S.OE.P.I.)
■jf Secondo una recente statistica
i 173.374.000 abitanti degli Stati Uniti,
sono, per il 63%, membri di una comunità religiosa. Questa è la più forte
proporzione mai raggiunta. 61.504.000
sono protestanti, 39.509.508 cattolici
romani, 2.545.318 ortodossi, 5.500.000
ebrei. L’aumento più sensibile si è
avuto tra i protestanti (2,8% su im
aumento complessivo di tutte le confessioni del 5%).
(S.OE.P.I.)
•jf Una esposizione, «Vedete come
vivono », ha avuto luogo nel cortile
di St. Martin-in-the-Pields, a Londra,
per mostrare in che condizioni vivono i rifugiati ad Hong-Kong. E’ stata
costruita una replica fedele delle abitazioni e deirambiente in cui vivono
i profughi. Questo è avvenuto per
l’intervento del Dipartimento di Aiuti del Consiglio Britannico delle Ghie,
.se. Si pensa che più di cinquantamila
persone l’abbiano visitata.
(S.OE.P.I.)
Pas un esprit de timidité
2 Timothée 1 : 7
Ne t'est-tu pas quelquefois demandé pourquoi les apôtres, pourquoi les grands serviteurs de Dieu dont nous parle l'histoire avaient
tant d'audace, et pourquoi nous en avons si peu?
Pense à Saint Paul ; « je suis prêt, non seulement à être lié, mais
à mourir à Jérusalem pour le nom du Seigneur Jésus! ». Et pense à
Luther: « quand même il y aurait à Worms autant de diables que de
tuiles sur les toits, je m'y rendrai... ».
Cette hardiesse est surtout étonnante chez les plus simples d'entre
eux, chez ces pauvres pêcheurs du lac de Tibériade qui n'avaient pas
l'instruction d'un saint Paul ou d'un Luther^ C'est à ces humbles, à ces
ignorants brusquement transformés en prédicateurs et en chefs d'églises, à ces petites gens qui vont « rendre témoignage devant les gouverneurs et devant les rois », qu'il te faut demander le secret de la
hardiesse.
Ils l'ont reçue tout d'un coup le jour où est descendu sur eux
l'Esprit de leur Maître. Dès ce jour ils ont été mieux soutenus qu'on
ne l'est par les plus puissants amis, mieux éclairés que par les plus
sages conseils, plus riches que des plus immenses trésors, plus en sécurité que dans la plus sûre retraite.
Il ne faut pas prétendre que le temps est passé de ces enthousiasmes, ou qu'ils soient seulement le lot de quelques êtres d'exception;
on rendrait ainsi normaux les chrétiens anémiques.
Si la hardiesse manque, c'est que l'Esprit manque: il ne reste plus
qu'à le demander; tu sais que ton Maître l'a promis à ceux qui le
demanderaient.
(Avec le Maître, p. 21s.,i
Philippe Vernier
Il messaggio della Chiesa
come dialettica della storia
Prego il lettore di non lasciarsi spaventare dal titolo di queste note, che
vogliono essere molto semplici, coma
è generalmente semplice ogni grande
e proionda verità ispirata tìali'Evangelo.
Trovo lo spunto a quanto stO' per
dire m un eizevim di Carlo Bo, pubblicato su «La ^ampa» di Torino
del 18 settembre scorso. Spunto per
verità negativo, in quanto Carlo Bo,
con l’acutezza che lo distingue, fa
una volta di più il punto sulla situazione negativa deU'umanità odierna,
in cui tutto, assolutamente tutto congiura contro mia-iqualsiasi vita dello
spirito, perfino in quelle che dovrebbero essere le sue, ultime roccheforti :
le Chiese. Standd cosi le cose, non è
più il caso di chièdersi come si potrà
ancora vivere: basta riuscire a sopravvivere, e sarà già una grandissima ventura, anche se « a costo di
barattare la propria coscienza con
I eterna distrazione ».
Bene; poiché anche la Chiesa è così chiamata in causa dal Bo. mi sembra che sia appunto il caso di chiederci quale deoba essere il messaggio
specifico della Chiesa nel tempo in
cui essa vive. Messaggio cristiano,
desunto dall’Evangelo, e ovvio, altrimenti la Chiesa non sarebbe piu
(Jiiiesa — ma in quale forma? con
quali particolari connotazioni?
Sembra al riguardo, almeno per
quanto concerne questa prima metà
di secolo che tutti, qual più qual meno, abbiamo vissuto, che la Chiesa
abbia generalmente seguito questa
tattica: desumere dalia situazione
storica in cui essa viveva, i motivi essenziali del suo messaggio. E in due
diversi modi è avvenuto ciò, a seconda dei casi, o a seconda del particolare carisma di ciascuna chiesa:
1") La Chiesa ha riconosciuto nella
voce del tempo storico una specie di
« appello macedonico », onde offrire
al mondo una risposta specinca cne in qualche modo era già da
questo attesa e prevista. E’ questa la
tattica della « domanda e risposta ».
II mondo chiede, interroga, la Chiesa
risponde, viene incontro. Metodo innegabilmente esatto, ed anzi « ad
hominem», ma che doveva finire —
come difatti fatalmente accadde
molte volte — per apparentare ed an
zi legare il messaggio della Chiesa ai
carro del mondo. Se ogni domanda
suppone una risposta, la risposta dovrà essere della stessa natura della
domanda, sullo stesso piano di questa, e in sostanza facilmente enun
ciaio come un benevolo suggerimento
del mondo alla Chiesa. Si pensi, ad
esempio, alla « ventata » di socialismo che pervase il cristianesimo
evangelico nella prima metà del no
stro secolo, proprio quando il socialismo politico registrava i suoi maggiori successi. Il « cristianesimo sociale » era divenuto una moda !
2o) D’altra parte, nei settori eccle
siastici consapevoli di una loro autonomia spirituale (« nel mondo, ma
non del mondo»), la tattica della
« domanda e risposta » appariva un
modo troppo ingenuo ed al postutto
spicciativo, di testimonianza cristiana; e perciò altrove si preferì l’altra
tattica della « concorrenza » o « su
blimazione» delle voci del mondo.
Avveniva che il mondo rivolgesse un
appello, si indirizzasse verso determinati orizzonti, proponesse una particolare soluzione di specifici problemi?
La Chiesa, facendo proprii quegli
stessi scopi, invitava i suoi adepti a
raggiungerli per il tramite dei suoi
carismi, della sua trascendenza, della,
sua mediazione mistica (quando non
addirittura dei suoi stessi sacramenti). In altri termini; uno stesso sco
po, raggiunto per una via migliore
(rivelata). Esempio classico, ancora
sul piano del socialismo', la Chiesa romana. Questa, infatti, al socialismo
che si affermava vittorioso, contrappose una propria dottrina sociale. Da
quel giorno, sulla pista della storia,
una nuova, inaspettata concorrenza,
poneva in essere un nuovo metodo
per il raggiungimento della felicità
sulla terra. Neppure questa seconda
via è però stata esente da pericoli, nè
lo è ancora. La Chiesa che vi si inoltra, deve anche qui accettare, come
prima, che il suo messaggio in qualche modo dipenda dalla temperatura
storica in cui essa vive. Non solo, ma
con questa difficoltà maggiore: che,
trattandosi di « materia mista » ossia
di competenza non specificatamente
ecclesiastica o teologica, la Chiesa
che ricorre a quella tattica deve affrontare pregiudiziali, problemi, ostacoli non piccoli, che il mondo non incontra (deve per esempio affrontare
dei problemi che si chiamano « Nomadelfia », « preti-operai » — mentre
all’opposto iniziative come « Agape »
non costituiscono problemi ideologici
per una Chiesa evangelica, ne sfaccettano anzi mirabilmente il messaggio.
Nè solo questo; la tattica della
concorrenza » o « sublimazione » esige che la Chiesa che l’adotta si proponga del continuo la via più difficile, gli accorgimenti meno convenienti, gli strumenti meno efficaci, le soluzioni più lontane; come succede di
due alpinisti, uno dei quali sia costretto, per sopravanzare l’altro, e per
vincerlo, ad affrontare sentieri impervi, aggiramenti faticosi, sorpassi impegnativi per vie mai battute, e ciò
mentre l’altro prosegue tranquillo per
la via più facile, più nota ed umanamente più accettevole. Nulla di strano che degli osservatori imparziali
finiscano per compatire la Chiesa che
si va cacciando in tali difficoltà.
Di fronte a queste due vie tattiche,
ugualmente sconsigliabili, sembra che
ve ne sia una terza, che la Chiesa
cristiana ha tutto l’interesse di adotlare, anzitutto perchè è la via evangelica per eccellenza; poi, perchè lascia alla Chiesa ch’essa segua i meloai che le sono proprii, senza che
occorra mutuarli dal mondo (il quale
glieli fa sempre pagare caramente I ) ;
ed infine perchè scinde e delimita i
due campi di azione senza possibilità
di reciproche interferenze, di « subordinazioni » o di « concorrenze » : il
campo dazione del mondo, che è la
storia dell’uomo (la rivelazione dell'uomo), e il campo d’azione della
Chiesa, che è la rivelazione di Dio
(ossia il messaggio di Dio). La terza
via della Chiesa è questa: il messaggio della Chiesa sia considerato, e
presentato, come dialettica della storia. Il messaggio della Chiesa diventi
una opposizione, un’antitesi alla storia dell’uomo. Esemplificheremo fra
un istante.
Proprio la tormentata storia del
Cristianesimo insegna che, ogniqualvolta la Chiesa ha seguito quella via,
essa è stata fedele alle sue prime origini, al Maestro che l’ha fondata e
diretta, ed il suo messaggio- è risultato per il vero bene di ogni uomo, e
di ogni nazione. Ogni volta che la
Chiesa ha compreso essere i varii
aspetti del suo messaggio non una
moda, o peggio un seguire altre mode; non un sì al mondo, e neppure
un compromesso con esso; non la lot
ta esopiana dei due cani per un osso,
e neppure la ricerca dell’osso migliore, o del modo migliore per addentare' runico osso; ma che il suo messaggio era una opposizione netta, una
inimicizia decisa e inconciliabile, una
estraneità irrevocabile di tutto ciò
che era dal mondo e in qualche modo
seguiva il mondo, insomma un no deciso, tagliato come il filo di una spada, senza appello, definitivo come la
vita e come la morte — ogni volta
che la Chiesa ha compreso che il suo
messaggio era questa dialettica, que
sta alternativa, la Chiesa ha salvato
le anime, e con le anime ha salvato
sè stessa.
Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Il mondo sventola il vessillo di
una rivoluzione sociale? La Chiesa
accentui la sovrana autorità ed autonomia della vita interiore. Il mondo si crogiuola nelle sperequazioni,
nelle iniqifità, negli abusi? La Chiesa
predichi la santificazione. Gli uomini si riconoscono esseri spirituali bi
sognesi di un rivolgimento di coscien
za? La Chiesa predichi la rivoluzione
sociale e l’avvento del Regno di Dio.
Il mondo conferisce diritti e privilegi
alla Chiesa? La Chiesa li rifiuti, e rifiuti le sontuose porpore e i laticlavi,
profetando per sè rovine, persecuzioni, morte. E così via.
Il contropiede della storia: ecco
una definizione della Chiesa, di cui
la Chiesa deve rendersi conto. Forse,
nel tempo presente, c’è una sola
Chiesa che sia sfuggita al fascino
della « collaborazione col mondo » : la
Chiesa ortodossa in Russia, messaggera, in una civiltà di ferro come
quella sovietica, di un mistico messaggio di verità trascendentali, come
se il misticismo potesse trionfare
della Rivoluzione d’Ottobre! O piuttosto come se, di fronte a quell’èm
pito di valori trascendentali che è ca
ratteristico dell’ortodossia, non esi
stesse nè il bolscevismo, nè il marxi
smo, nè il leninismo, nè il khruscio
vismo!
Forse è tempo di rendercene conto
per la Chiesa veramente fedele al suo
invisibile Capo, per la Chiesa che
vuole predicare al mondo tutto il
consiglio di Dio, non esiste veramente neanche una delle cose che riempiono le pagine dei nostri quotidiani
e le bocche degli uomini politici e le
menti degli economisti e gonfiano la
trionfale aspettazione dei capi popolo. Non esiste nulla di tutto ciò
(perchè esistendo per cosi poco tempo, prima d’esser distrutte, queste cose nella realtà non esistono affatto!); ma esistono soltanto delle anime, delle anime che hanno bisogno
di tutto il consiglio di Dio, ossia di
tutta la sua misericordia, per essere
salvate in Cristo Gesù.
Teod. Balma
COMUNICATO
La Tavola Valdese, in seguito al
deliberato Sinodale che riconosce la
Chiesa di Genova come Chiesa autonoma, in base all'art. 7 dei R. O. ne
proclama la vacanza.
La nomina del titolare dovrà farsi
a termine degli articoli 12, 13, 14, 15,
16, 24, 25 dei Regolamenti Organici.
Roma, 23 ottobre 1959
Ermanno Rostan
Moderatore
3
30 ottobre 1959 — N. 43
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
CANTO SACRO
La Comm'sàione del Canto Sacro propone allo studio delle Corali e delle
Scuole Domemeàl., in vista delle Feste di Canto della primavera dell’anno 1960
gli inni seguenti:
CORALI
Innario Cristiana
151 (1, 2, 3) metronomo: sem. 96
217 (1, 2, 3) metronomo: sem. 92
il terzo inno italiano verri, fornito dalla Comm'ßslone
F'ftaiimes et Canti^ues
32 (1, 2, 3) metronomo: sem. 104
157 (1, 2, 3) metronomo: sem. 96
SCUOLE DOMENICALI
Innario Cristiano
153 (1, 2, 3) metronomo: sem. 96
187 (1, 2, 3) inelronomo: sem. 88
201 (1, 2, 3) metronomo: sem. 76
Psaumes et Cantiques
38 (1, 2, 3) metronomo: sem. 96
168 (1, 2) metronomo: sem. 92
OSSERl'AZIONl
1. Le Feste di Canto avranno luogo, D. v., alle date seguenti:
CORALI: Val Chisone. e Germanas,-a: domenica 1 maggio nel tempio di Pomaretto.
PelZice: domenica 8 maggio nel tempio di Torre Pell.ce.
SCÜOUE DOMENICALI: domenica 15 maggio nei templi di Torre Pellice e
Pinerolo.
Per l’alta valle Germanasca, .ambedue le Feste di Canto avranno luogo previo
accordo del Pastore Franco Davite, membro della Commiss one del Canto Sacro,
coi Pastori, in data e località da fissare e che sarà tempestivamente comunicata.
¿. E inno 168 Irancese assegnato alle Scuole Domenicali va cantato abbassato di
un semitono (prima nota del soprano: fa diesisi.
3. Le Corali che desiderano ricevere la visita di un membro della Commissione
sono pregate di accordarsi tempestivamente col Presidente della Commissione
stessa: Pastore E. Aime — Bobbio Pellice.
4. Si raocoraanda vivamente a tutte le Corali lo studio accurato degli inni d’insieme.
5. Al fine di evitare doppioni, si pregano i Direttori delle Corali e delle Scuole
Domenical di voler segnalare tempestivamente al Presidente della Commissione
gli inni ed i cori scelti per le esecuzioni particolari.
6. 1 Direttori delle Scuole Domenicali che intendono far cantare :nn: a due voci,
sono pregati di rivolgersi al Prof. F. Corsani — Collegio Valdese, Torre Pellice onde essi possano disporre di un contralto adatto al canto a 2 voci e
non a 4 voci quale risulta scritto negli Innari.
7. La Commissione del Canto Sacro spera vivamente di poter fornire gratuitamente
alle singole Corali (se sarà possibile, alle singole Chiese delle Valli) un congruo numero di fascicoi; contenenti i 40 inni che saranno inclusi nel nuovo
Innario. Ciò dipende, naturalmente, dalle contribuzioni che le singole Chiese,
tramite la Commissione Distrettuale, verseranno alla Commissione del Canto
Sacro.
8. Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a tutti coloro che le dirigono, l’augurio
di un anno fecondo e benedetto di attività sotto lo sguardo del Signore.
La Commissione del Canto Saoro
Per la vita 0 per la éfiuola?
Ma
non
V
e
una cosa seriar
Poiché ancora si parla della scuola,
intorno e in mezzo a noi, ci sia concesso di ritornare ancora sull’argomento, per meglio precisare un aspetto del problema al quale abbiamo già
precedentemente consacrato un articolo.
Qualcuno infatti ci ha fatto osservare che un titolo di questo genere
costituisce già, in sé e per sé, una conclusione pessimistica, un giudizio radicalmente negativo: da una parte,
la vita; dall’altra,' la scuola.
La vita: la lotta per il pane quotidiano, la caccia al « posto », l’assoluta
preminenza del « titolo di studio ».
La scuola: esigenza assoluta che U
« titolo di studio » corrisponda ad una
reale selezione di valori, costituisca la
espressione giuridica di ima valutazione obiettiva, indipendentemente da
ogni altra considerazione.
Non è giusto si dice — porre il
problema in questi termini; è una
semplificazione eccessiva.
Abbiamo l’impréssione di non eccedere; e questo, anche prescindendo
dal fatto che già i buoni Romani presupponevano questo contrasto, quando affermavano: Non scholae sed vitae discimus (non impariamo per la
scuola, ma per la vita), sia pure su
un piano più elevato.
Abbiamo, ripetiamolo, l’impressione
che sia necessario prènder atto di
quest’antitesi, se vogliamo seriamente lavorare, senza cedere alla tentazione di voli lirici 0 di prediche edificanti (le due cose si fondono normalmente nelle circeffari ministeriali). I:
E diamo dunque la parola a questi
genitori.
Parla nn padre
«Oh! Cerea! Chiel, quest’anno avrà
mio figlio a scuola! Sa, io veramente
non ci avevo l’intenzione di fargli far
re le Medie, ma sa come è: con queste leggi... maledette, niente da fare;
non me lo prendano in nessun posto.
Quello che sì attende
dalle Scuole Domenicali
Se mi fosse capitato qualche anno fa di
leggere un articolo come quello del prof.
Bonomi apparso sul n. 41 di questo giornale, certamente mi sarebbe sembrato di
avere dinanzi a me una strada precisa da
percorrere, una linea di condotta da tenere, senza pericolo di incertezze. Ma
ara che mia figlia frequenta la scuola elementare purtroppo non riesco a provare
altro che un doloroso scetticismo suH’effilacia pratica di tale linea di condotta, e
non riesco ad attribuire ad essa altro che
un valore morale di fedeltà e di coerenza.
In realtà la situazione è questa: nelle
|)rime due clas.si elementari la lezione di
religione non esiste più, appunto per via
del famoso art. 27, o, se esiste, non ha
orari e durate fisse. Ne viene di conseguenza che, presentando la domanda di
esonero dalle lezioni di religione, ci si
sente rispondere che tali lezioni non esistono. Questo, come ben si comprende,
significa che la maestra può inculcare a
insaputa stessa del bambino le nozioni e
soprattutto le impostazioni confessionali
che vuole. E molte volte non lo fa con
intento confessionale, ma per confornri.smo e per ignoranza, due caratteristiche purtroppo diffusissime tra le maestre
cattoliche. « lo parlo loro semplicemente
di Dio », dice la maestra, dimostrando o
fingendo di ignorare la tendenziosità di
un simile « parlare di Dio ». E purtroppo
molto spesso il genitore evangelico si appaga di una smile assicurazione, dimostrando a sua volta una buona dose di
superficialità, oltre che di mal riposto ottimismo. D’altronde, come pretendere da
una maestra il rispetto di certi punti fondamentali del pensiero protestante, se questi le sono completamente ignoti? Niente
fiducia, dunque: in questo caso significa
dabbenaggine. Questo per quanto riguarda
la scuola elementare.
E la Scuola Domenicale?
Secondo me la Scuola Domenicale non
risponde alle necessità cui il prof. Bonomi giustamente si richiama. E’ un’ottima
cosa che i bambini imparino ad accostarsi
f
-G-Cr:
uesta lettera della nostra collaboratrice ci pone davanti un problema che
\ / siamo spesso portali a sottovalutare o trascurare. E’ un appello a tutti. Pensiamo sarebbe utile avere sul giormde una rubrica in cui insegnanti, monitori
e genitori presentassero questioni precise, dubbi, stralci da libri di testo. Forse II
Comitato per le Scuole domenicali e l’A.l.C.E. potrebbero prendersi particolarmente a cuore tale rubrica, senza sabotare ”La Scuola Domenicale”! red.
all’Antico e al Nuovo Testamento. Però
accanto a questo compito essenziale ce ne
dovrebbe essere un altro, quello di contrapporre al tipo della mentalità cattolica
la spiritualità riformata; e ritengo, per
esperienza personale, che non sia affatto
impossibile farlo con dei bambini. La
cosa può esser vista sotto due aspetti:
quello della nozione e quello dell’impostazione generale. Al bambino che a scuola
vede i compagni adoperare il catechismo,
e li sente enunciare nozioni a lui ignote,
noi cosa diciamo? Che aspetti ad occuparsi di quelle cose quando farà il catechi.smo per prepararsi alla Confermazione?
e che frattanto si occupi di Abramo e Isacco? (argomento sublime, ma che il bimbo
non potrà mai adoperare nelle conversazioni coi compagni per l’ignoranza di questi ultimi ! )
Ma 1 aspetto fondamentale della questione è quello die riguarda Pimpostazione
della spiritualità infantile. E qui entra in
gioco il fattore famiglia.
Non è affatto vero (die la Scuola Domenicale debba semplicemente integrare l’opera della famiglia, ma è vero piuttosto il
contrario: è l’opera della famiglia che
può e dovrebbe sempre integrare quella
della Scuola Domenicale. Qui dobbiamo
essere molto realisti, e partire da una
constatazione di fatto: nel novanta per
cento dei casi la famiglia non è in grado
di educare religiosamente il bambino, se
per educazione religiosa Intendiamo qualcosa di più di un semplice « buon esempio », ma intendiamo chiarezza di idee
cognizioni sufficientemente precise, fermezza morale — cose queste che invece il jiersonale specializzato delle Scuole Domenicali è tenuto a possedere. Faccio un esempio: frequentissimo ricorre, nei compiti e
Missione e giovani Chiese
^ Alcuni piani che il Consiglio Internazionale delle Missioni intende
realizzare.
Il Comitato di Amministrazione del
Consiglio Int. delle Missioni ha deciso di intraprendere uno studio di
due anni sull’argomento di « nuove
forme di ministero, ivi compreso il
servizio benevolo e non professionale », nelle regioni in cui le giovani
Chiese si sviluppano rapidamente.
E’ in atto uno sforzo per intensificare e migliorare la formazione teologica dei pastori e dei laici in Asia,
Africa ed America Latina. Si curertmno, tra l’altro, particolarmente le
biblioteche degli istituti esistenti. A
Yaoundé, nel Cameroun ed al collegio della Trinità, nello stato di Ghana, si progetta di migliorare netta
mente le istituzioni teologiche esistenti, onde innalzare il livello intellettuale del pastorato. Il collegio della Trinità sarà associato all’Univer,sità di Ghana.
La prossima Conferenza PanAfricana delle Chiese. (Salisbury,
Rodesia del Sud) - La Conferenza
Pan-Africana delle Chiese si aprirà
per la seconda volta all’inizio dei
1963. . .
Il compito principale della conferenza e del lavoro preparatorio ad essa dev’essere la riunione delle Chiese
ed organizzazioni cristiane, nonché
l’intensificazione dell’evangelizzazione
e della testimonianza cristiana nella
vita di c^ni giorno, nella famiglia ed
a scuola, in politica come nel mondo
economico e sociale. (S.OE.P.i.)
nei libri di testo infantili, il concetto —
apparentemente staccato da ogni riferimento confessionale — delle opere buone, degli atti virtuosi; ora vorrei sapere
quale percentuale di famiglie evangeliche
si rende conto d-sl pericolo che può costituire per Fimpostazione religiosa del bambino l’insistere su un motivo del genere;
e quanti genitori sarebbero in grado di
opporre qualcosa a questo tipo di impostazione. Che dire poi del costante riferimento ai fattori sentimentali, dello sfruttamento di tutte le facoltà fantastiche e
della psicologia del bambino a favore di
un sia pur generico sentimento religioso
che però è in realtà superstizione e culto
deH’uomo, anziché adorazione e culto di
Dio?
Ecco quello che, secondo me, la Scuola
Domenicale dovrebbe dare: un solido
orientamento in etri quelli che sono i più
risaputi motivi del devozionismo cattolico
vengano vagliati e rettificati, in presenza
dei bambini, anzi con la loro preziosa collaborazione, per un capovolgimento costante di tutti gli atteggiamenti di pietà
alla gloria di Dio, per una ricerca, insomma, della famosa porta stretta attraverso
la quale i bambini sanno così ben passare,
una volta che sia stato dato loro il grande
punto fermo: il riferimento cristocentrico.
E direi che questa necessità è tanto più
urgente oggi, che la Scuola Domenicale
dispone di mezzi audiovisivi, di quaderni
divertenti, di tante cose che in fondo rischiano di giovare-solo in apparenza, mentre il loro senso sta unicamente nel servizio retso — prima ancora che al fanciullo
— a Dio:
Concludendo, insisio sulla necessità sia
di una maggior seniibilità, duttilità e realismo da parte di guanti si occupano dei
programmi delle Semole Domenicali, sia
di un atteggiamento, più impegnato da parte delle famiglie evangeliche. Nessun timore che il bambino, non avendo la possibilità di livellarsi in tutto agli altri, ne
riporti spiacevoli .complessi: la formazione di una vera personalità e di un solido
equilibrio è inseparabile da un atteggiamento di lotta e di, anticonformismo, che,
specialmente nelle' cose della fede, va inculcato nel bambino quanto più presto possibile. Certo anche qui spetta all’ambiente
evangelico locale, ai pastori e ai monitori
il compito di cosUIlhe attorno al bambino
qualcosa di più che lo scarno mondo della
domenica mattinai di far si ch-3^ i bambini non si limitino a conoscersi 1 un 1 altro
soltanto di nome e a salutarsi con un
« ciao » anonimo,' che abbiano modo di
riunirsi anche fuori delle ore prestab lite,
per i loro giochi O i loro compili ; che
non debbano accorgersi, poco alla volta,
di essere educati a valori positivi che nella loro comunità sono ben lungi dal trovare una sia pur parziale e intenzionale
realizzazione. Rita Gay,
allora ho detto: a casa diventa «’n
desbela, mandoumlou a le Medie; bt
sogna che prenda un diploma, countach ! ». Al quale ragionamento, che
molti insegnanti hanno udito, è stato
dottamente e cristianamente risposto (anche su queste colonne). Ed il
buon padre di famiglia ha tutto ascoltato; ha riconosciuto che era tutto
giusto: «A l’ha propi rasoun chiel; a
parla ben; ...ma lo sa, chiel, che a...,
propi si da nui c’è venuto tm portalettere diritto dal Meridione, da Car
tanzaro, solo perchè a l’avia un diploma, e ’I nost a l’avia pa? Ben ben,
boundi cerea! ».
Perchè è questa la realtà che lo
sguardo preoccupato dei genitori coglie: og^, per un qualsiasi posticino
in qualsivoglia piccolo ufficio, occorre
esser in possesso di un diploma! Dove una volta bastava la quinta elementare, occorre oggi una Licenza
Media o di Avviamento al lavoro.
(Teoricamente ci si dovrebbe rallegrare di questo fatto, come di un sintomo di un graduale elevamento del
livello medio della diffusione della
cultura; praticamente sembra però
lecito qualche dubbio in merito)
...c gl’insegaanti al bivio
E’ ad ogni modo innegabile che di
fronte a questa esigenza assoluta del
«diploma» gli insegnanti (cioè, dopo
tutto, la Scuola) devono resistere a
sollecitazioni contrastanti o divergenti, alle quali resistere non è sempre
facile, perchè si pone un problema di
fondo, che ci sfugge troppo facilmente, per cui ci soffermiamo sugli aspetti secondari degli inconvenienti di na.
tura burocratica (vacanze troppo numerose - ritardo nella nomina degli
insegnanti - programmi antiquati).
Altri vede meglio e più lontano!
Una volta, l’insegnante poteva dire :
«Mio caro, non sei fatto' per lo studio ;
va e adopera i tuoi muscoli o la tua
tecnica altrove ». Oggi la legge è chiara; prima di 14 anni niente da fare.
So bene che ci si obietterà: «E le
scuole professionali, dove le metti»?
Già! Dove?
Sulla carta!
Ma non sulla carta topografica!
E per non rimaner nel vago, diamo
uno sguardo attorno, nel Pinerolese. A
prescindere dalla Scuola di Avviamento Leonardo da Vinci, a Torre
Pellice, (che ha, del resto un indirizzo professionale piuttosto generico —
la sezione a tipo commerciale è di là
da venire — ), per trovare le vere
scuole professionali bisogna arrivare
a Torino.
So perfettamente che esiste la scuola eccellente della RIV (ma so anche
ohe essa è il feudo di una aristocrazia
ferocemente egoista di lavoratori).
Conosco le Scuole professionali di Pinerolo, ma per una vera e propria specializzazione tec-nica, bisogna scendere a Torino, dove il buon padre di famiglia impara presto che, per esem
pio, l’Avogadro deve fare una selezione spietata perchè ha troppi alunni, e sca^'si sono i mezzi e mancano
aule e laboratori.
Altri vedono e si adattano. Ed allora..., un po’ dovunque sorgono scuole
private ed istituti parificati, che danno l’istruzione ed il diploma!
Perchè, se si prescinde dall’Onar
mo, sono per lo più Scuole Medie isolate ed isolate Scuole di Avviamento
a! lavoro che sorgono un po’ dovunque. Lo Stato guarda e lascia fare. La
gente è soddisfatta e manda i ragazzi
a scuola a... salmeggiare Ovidio, Tibullo e Fedro; dopo tutto il latino è
anche la lingua^ della Chiesa. E poi,
alla fine, c’è il diploma: la possibilità
di aspirare al « posto » di portalettere,
o di guardia municipale, o di fattorino.
Se non temessimo di esser tacciati
di voler fare dell’ironia di pessimo gusto, saremmo tentati di dire che forse, oggi, per la prima volta la nostra
scuola è degna della vita della nostra
Italia che chiede carta da bollo e diplomi, la scuola italiana dà diplomi
e sempre diplomi!
E allora?
Per chi non si adatta...
Rassegnarsi a diventare dei fornitori di diplomi od ostinarsi a rimanere degli educatori?
E’ possibile convincere le famiglie
che il diploma è una cosa seria, perchè l’educazione è una cosa seria?
E’ possibile convincere i genitori
che, nella vita, la lotta per la vita si
svol.ge con serietà; ohe i migliori vincono, e non i raccomandati? che i
concorsi sono sempre una cosa seria?
che non ci sono interferenze politiche
0 confessionali nell’assunzione dei dipendenti, operai o impiegati? Perchè,
se non è possibile di convincere i genitori, neppure potremo convincerli
che la scuola sia una cosa seria!
Allora è perfettamente inutile di discutere di programmi, vacanze e libri
scolastici; bisogna iniziare il discorso
da un altro punto di vista; esaminar
re come e qualmente questa scuola
nostra sia lo specchio della nostra
società.
Un altro specchio, perchè uno più
fedele l’abbiamo già; lo ha comunicato, amaramente o scherzosamente,
non importa, uno dei più autorevoli
uomini del nostro mondo politico. Al
congresso demo-cristiano, l’on. Scalfaro avrebbe dichiarato : « II nostro
popolo ama cosi poco le posizioni
chiare; in questo noi (democristiani)
lo rappresentiamo bene».
Gino Gostabel
ta situazione della fhiesa
iiertli stali comunisti
Il dr. Malcolm Mackay, professore
all’Università della Nuova Galles del
Sud, domanda che le Chiese nominino una commissione speciale, destinata a condurre un’inchiesta sulla
reale situazione delle Chiese negli
stati comunisti. Questo per verificare se sia effettivamente fondata l’affermazione di alcuni dirigenti protestanti australiani che, di ritorno da
un viaggio in Russia, Cecoslovacchia
e Cina, hanno detto che «non sembra esserci alcuna restrizione alla libertà di culto », in tali paesi.
-A- La Camera alta (Consiglio degli
Stati) del parlamento indiano, ha respinto come « incostituzionale » un
tentativo di un capo comunista, Bhupesh Gupta, di introdurre una legge
tendente ad escludere i cattolici da
ogni attività politica. (S.OE.P.I.)
Il tifoiiu ((VoriD) ili (iiappoiio
Secondo quanto si è saputo il tifone « 'Vera » ha causato 3.660 morti 12.736 feriti e più di 1.5(X) dispersi
in Giappone. Il Dipartimento di Aiuti del Consiglio Ecumenico ha già ricevuto doni in denaro per 56.000 franchi sv. Il « Church World Service »
degli Stati Uniti invierà latte e farina per alleviare le difficoltà di quanti
sono stati colpiti. (S.OE.P.I.)
I lettori ci scrivono
La cortesia ci obbliga a dare all’ospite
anche quello che personalmente potremmo
cons'derare superjfluo. L’ospite va curalo
più di noi stessi, specie nei suoi bisogni
spirituali. Vi è però qualcosa che mi ha
lasciato perplesso leggendo del DONO fatto dalla Tavola Valdese agli ospui orlodossi olle Valli: una cappella ortodossa.
Così almeno si desume dalle notizie apparse nuche «sulTEco e che sono presentate
come magnifico esempio di largliezza di
idee.
S' tratta veramente di larghezza d¡ idee
0 di confusionismo e mancanza di principi
ben saldi? Di opportunismo invece di fedeltà alla Parola di Dio? Non vediamo qui
il pericolo dell’ecumen'smo che, ottima co
sa, è anche la tentazione del sentimentali
smo?
Crede la Chiesa Valdese che il cullo de
ve essere reso in ispirilo e verità, che i
Tempio è un semplice luogo dove ci si riu
n‘sce più comodamente per ud're la Paro
la e per spezzare assieme il Pane? Senza
necessilà di immagini anzi colTobbligo d
toglierle per non disobbedire al comanda
mento del Signore? In tal caso si offrano
locali ai nostri ospiti, nella loro casa, do
ve adorino come lo vogliono loro, si of
frano anche i nostri Templi, ma che si
accetti implicitamente il principio die il
Tempio come Io abbamo non basta, ciò
significa venir meno alla Parola di Dio,
significa ven r meno al dovere della testimonianza. Guido Rivoir
Questa lettera ci offre la gradito occasione di precisare quanto, nelVarticolo in
questione, poteva forse prestarsi ad equivoci. Lif nostra Chiesa ha offerto agli ospiti ortodossi la cappella fornita unicamente
degli arredi correnti anche nei nostri templi: il leggio, il tavolo de^la comunione;
c era, in piu, il candelabro, il settemplice
candeliere sul tavolo della comunione, e i.'
tramezzo che in parte sejfara il lato jMSteriore del luogo di culto. Il resto, ed ii
fxtrticolare le iconi sono state disposte dagli ortodossi stessi, con un rito di consacrazione che il pope ha celebralo in forma
privata. Non crediamo davvero che siano
stali varcati i limiti della ^'cortes'a*^ ospitale — ma sarebbe più giusto dire, qui,
fraternità . Non ci mancheranno modi
di rendere ai nostri ospiti fraterni la nostra testimonianza evangelica, senza imporre loro — Sia pure in modo negativo, passivo — uno forma (e quindi un luogo) di
cullo che non risponde alla loro fede. Le
immagini ” si spezzano nei cuori prima
che ni muri dei templi. red.
4
OTOVANNI MIEGGK
VERGINE MARIA
2. edlz. — L. 750 , ,
Claudiana . Torre Pellice
L'Eco delle Valli Valdesi
PIERRE PETIT
LOURDES
Trad.”G. Costabel — L. 450
Claudiana - Torre Pellice
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
di T. G. Pons
lu Brelacumbo: villaggio di Massello,
ad or. del Roberso e sotto il Porince. Il nome è corruzione di «bruo
d’ia cvunbo», cioè margine della
comba, del vallone. La « bruo » è
un terreno ripido, generalmente incolto, ai limiti di un campo, di un
prato, ecc,
Briando: case nel vallone della Liussa, territorio di Villar Pellice. Nome di donna nella Francia Mer., du.
ran te il medioevo. li maschile
Briand è ben noto in Francia per
la risonanza datagli dal grande uomo politico Aristide Briand, nel I»
venticinquennio del secolo XX.
1636, foresta di Briand; 1649. che
era del fu Stefano Briand.
Briansa: cascina a S. Giovanni, su la
strada che dagli Airali scende a Pinerolo. Nome di fam.; nel 1546 un
Claudio Brianza si trasferiva da
Bobbio a San Giovanni,
la Briansa: gruppo di case ail’Inverso del Villar, vicino al Cugnet.
lu Brio: case isolate su di un’altura;
a S. Giovanni, a Rorà, a Prali, a
Massello. In dialetto, «bric» è un
masso aguzzo, ima cima scoscesa,
che spicca in una catena montuosa,
las Briéra: le prime case sulla strada
che dal Baussan, dopo i Jouve, conconduce ad Angrogna. Il nome di
fam. Bruera si trova ad Angrogna.
già nel 1232; nel 1354, Brueria; alla
Bruera, 1674.
id. case di Bovile, al confine con Pomaretto. a nord del ponte di Batrel; dal termine dialettale «briéro»
che indica l’erica volgare; 1620, alla Briera.
Bruart: foresto all’inverso della Torre, sul costone così denominato, da
« brua », proda, sponda, margine,
orlo. 1701, Brouard; 1613, Margherita Brouarda. Girados Broardi, da
Perusia, doc. 1454.
li Brün: angolo sud-ovest della borgata Roberso, a Massello. Nome di
fam. della Francia Mer., col significato di bruno, oscuro. Lo troviamo nel Queyras fin dal 1260, nel
1451 a Massello, fra i Valdesi di Calabria martirizzati nel 1561, e a
Torre nel 1594.
id. foresto del comune di Rorà.
Brün (Rüa dì): quartiere sud della
cittadina di Torre Pellice, ove trovasi oggi la Stamperia Mazzonis.
« in ruata illorum de brunis », affrancamento del 28 nov. 1530.
lu Brünel: case in quel di Bobbio
poco oltre ViUanova, ai piedi della
comba di Crusénna Probabilmente
da un nome di fam. d’oltralpe, di
origine meridionale; Brunel. Brunelli (M.).
li Briinet: case nel comune di Torre,
sopra la Fulìa, sulla strada che coru
duce alla Sea. Nome di fam. duninutivo del precedente Brün, che
troviamo fin dal 1383 nel Queyras e
fissato alle Valli nel 1655. 1716, alli
Brunetti.
id. case nel territorio di Rorà, verso
Cassfilé.
Dal 22 al 29 novembre
IX Settimana del Libro
Tutte le pubblicazioni della Editrice Claudiana richieste entro questo periodo verranno cedute con lo sconto del 20% sul prezzo di copertina; per le altre edizioni verrà effettuato l'invìo con spese a nostro
carico. Le spedizioni verranno effettuate contrassegno.
Ricordiamo che la nostra Libreria è in grado di fornirvi qualsiasi
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___________________________________—.ILi:—-------
Le nostre Diaconesse
(segue dalla I" pag.)
Abbiamo bisogno di Diaconesse.
Sono indispensabili. Anzitutto per i
nostri vari Istituti. E’ la necessità
più urgente. Ed io sono anche persuaso che se potessimo collocare in
varie località della Penisola delle
Suore visitatrici, le quali potessero
assistere le famiglie bisognose d’aiuto (come si fa all’Estero) la nostra
Opera di Evangelizzazione ne avrebbe un gran giovamento.
Vari motivi trattengono le nostre
giovani lontano dal Diaconato. E
senza dubbio uno dei maggiori motivi è il desiderio innato di godersi
la propria libertà. Libertà di fare
quello che ci piace. Ma per il vero
credente qual’è il vero concetto di
libertà? Ai culto di Domenica scorsa in Torre Pellice è stata meditata
la parola di S. Paolo: «... fratelli,
voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione alla carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri »
(Gal. 5: 13). E molto opportunamente il predicatore ha affermato
che la Diaconessa, liberandosi dai
tanti legami che avrebbero potuto
intralciare la sua vocazione, gode
della vera libertà: è libera di dedicarsi completamente all’opera d’amor fraterno alla quale Dio l’ha
chiamata. Libera d’ogni rimpianto,
gioiosa di poter far del bene attorno
a sè. Libertà ed amor fraterno: è la
caratteristica d’ogni vita consacrata.
Molti passi dell’Evangelo ci pongono dinanzi agli occhi il dovere
dell’aiuto fraterno. Ed oltre alla parabola del buon samaritano, ricordiamo la grande parola di Gesù:
«... fui infermo e mi visitaste ». Diciamo pure: « e m’avete assistito
curato___ ». « In quanto l’avete fat
to ad uno di questi minimi fratelli,
l’avete fatto a me » (Matt. 25).
Non si potrebbe riconoscere una
dignità maggiore al servizio reso dalle nostre Diaconesse.
Ma occorre aggiungere una parola.
In Svizzera, dove si risente il bisogno d’altro personale per la cura degli ammalati, s’è organizzato un Diaconato laico con prestazioni di servizio durante un dato periodo. Chi
s’impegna per tre mesi, chi per sei,
chi per un anno, ecc.
Orbene, pur insistendo sulla necessità del Diaconato tradizionale,
poiché per un bel po’ di tempo non
avremo purtroppo nuove Diacones
se, perchè non cercheremmo di organizzare anche noi un Diaconato
con impegni di alcuni mesi o di un
anno?
Nell’articolo già citato della nostra novella Suora^ leggiamo che « la
Chiesa ha bisogno' assoluto ed urgente di altre persone capaci di donare
non una sola ora, un solo giorno, mi
mese od un anno 'al servizio dei sofferenti,- ma di cótlsacrare loro tutta
la vita ». '
Sì, questo è vero. Ma ora si trat
ta di far fronte' ad una necessità attuale, alla quale Hon possiamo sfuggire. In attesa di ‘tempi migliori, ora
— proprio ora —^ vengano delle persone volenterose a dare una mano di
aiuto sia pure soltanto temporaneo.
Sopra ogni altia cosa, preghiamo,
preghiamo con fervore, con tutto il
cuore. Preghiera’ perchè il Signore
susciti molte Diàconesse. Preghiera
perchè le nostre Comunità comprendano la bellezza e la necessità del
Diaconato. Preghiera d’intercessione, si, per i nostri ammalati, ma anche perchè Dio mandi chi li assista.
G. Bertinatti
Le celebrazioni del ’61 a Torino
Tulli sanno die per il 1961 Torino sarà
al cenlro di molle manifestazioni nazionali e internazionali.
A parte il fatto die nel periodo di dette
manifestazioni migliaia di protestanti italiani e centinaia di migliaia di protestanti
di altri paesi passeranno per Torino, non
dobbiamo dimenticare die la Chiesa Valdese sarà impegnata in molti modi. per
dare la sua testimonianza nel quadro delle
celebrazioni stesse.
Oltre airinaugurazione del rinnovato e
ampliato Ospedale Valdese, notevole contributo della Comunità Valdese allo sviluppo ospedaliero della Città di Torino e
considerevole apporto di solidarietà cristiana verso i Valdesi delle Valli, stiamo
delineando il piano di una Mostra della
presenza valdese nel risorgimento die potrà utilmente affiancare altre mostre storiche e testimoniare del contributo dato dai
Valdesi ad ogni causa di libertà e unità
della e nella Patria.
Occorrerà provvedere a che, sia gli evengelici italiani sia gli stranieri die visiteranno Torino possano avere un efficace contatto con la nostra Chiesa.
Si consideri che oltre la metà dei visitatori stranieri che passeranno per Torino
proverranno da paesi protestanti e saranno
di fede protestante... La loro visita a Torino potrebbe essere l’unica occasione per
un incontro con il protestantesimo italiano
e per una conosi^enza di questa nostra piccola minoranza che tanti scoprono con sorpresa in una nazione che credevano tutta
cattolica al 100%.
Il prossimo inverno ci troverà molto impegnali e sarà necessario che tutta la Cliiesa Valdese di Torino senta la importanza
del compito die le verrà affidato.
Ma tale compito non deve e non può
considerarsi solo in vista di una funzione
di « rappresentanza »... tale funzione diverrebbe una « finzione » se la Comunità
non possedesse dietro a tutte le manifestazioni esterne una solida vita spirituale
Se non vogliamo essere degli ipocriti
occorre die dietro alle attività con le quali
ci presenteremo al mondo protestante die
passerà per Torino nei prossimi anni, ci
(sia davvero una Comunità vivente di vita
Spirituale intensa, la cui fede illumini e
NOTIZIARIO
anGRUGNa ICapoluogol
Con l’inizio delle attività la comunità di
Angrogna celebrerà domenica la festa della
Riforma. Il culto sarà seguito dalla celebrazione della S. Cena; la colletta sarà
devoluta alla Società Biblica di Roma.
Nello stesso giorno avranno luogo due
riunioni per dare il « via » ad altre attività : alle ore 9 le tre Scuole domenicali
del Capoluogo, dei Martels e dei Jourdans si ritroveranno di nuovo insieme; alle ore 14,30, per un breve incontro, si riuniranno, nell’aula del Capoluogo, tutti i
giovani die intendono seguire i corsi di
istruzione religiosa. A questo proposito si
fa presente che al corso del 1“ anno verranno iscritti i giovani nati nel 1946 e le
giovani nate nel 1947.
amw
■ Sabato prossimo, 31 ottobre, aUe ore 20
precise, avrà luogo la seduta d’apertura
deirt/nione giovanile. Si procederà all’elezio ne del Seggio.
Domenica 1“ novembre culto di celebrazione della Riforma, con S. Cena. La colletta sarà devoluta a favore della Società
Biblica.
PODiaRETTO
Domenica 8 novembre alle
ore 14,3® nel salone del Con
vitto avrà luogo un bazar di
beneficenza in favore delle opere assistenziali della comunità
Ricco buffet. Cordiale invito a
tutti.
riscaldi ogni forma esterna ed ogni manifestazione della sua presenza.
Una chiesa vivente non pnò essere costituita soltanto da alcuni pastori e da un
manipolo di collaboratori laici impegnati...
deve essere formata da nn largo strato di
fedeli che tali siano di nome e di fatto,
disposti a rispondere con un impegno personale ad ogni appello della loro Chiesa.
Ecco alcune delle ragioni per le quali
anche le prossime^ celebrazioni nazionali
del ’61 che avranno in Torino il loro centro costituiscono per noi un problema spirituale e ripropongono alla nostra Chiesa
la indispensabilità i,di un risveglio di vita
e di testimonianza'Sevangelica.
(da II piccolo messaggero della Chiesa Valdese di Torino).
Doni ricevuti
per Pradeitorno
E. G. (Torre Pellice) L. 5.000; Giuditta
e Daniele Costabel (Torre Pellice) L. 2.000.
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Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
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Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Mercoledì scorso, organizzata dalla Mutua del bestiame, ha avuto luogo nella- sala
delle attività della Chiesa una riunione
alla quale hanno partecipato una ventina
di agricoltori. Per interessamento del Doti.
E. Bosio, ohe era pure presente, ha parlato il Doti. Geja, tecnico della « Edison ».
Egli ha illustrato l’utilità, anche per i nostri terreni montani, dei concimi chimici
complessi. Quale la conclusione? Si è
sempre usato il letame... ma s: pensa ai
concimi chimici. Intanto si è deciso di far
analizzare i vari terreni. Speriamo che non
sia un fuoco di paglia.
CANZONIERE
UNIONISTA
«Cantiamo insieme» raccolta di
canzoni popolari ad uso delle Unioni
giovanili, a cura della FUV.
Richiedere al Past. Alberto Taccia,
via Minatore 3 A, Verona, versando
sul c.c.p. n. 28/656 L. 200 la copia.
AutuDDO pittorico
Simpatica e riuscita l’iii.ziativa della
« Pro Torre Pellice, » di dare alla nostra
cittadina una giornata dedicata all’ciautunno pittorico». Accanto al pittorico c’è stato
il pittoresco della generosa castagnata, dei
costumi valligiani e delle « giacomelte »
della Famija Turineisa, giunta in gruppo
da Torino, delle bande musicali di Pinerolo e di Torre Pellice. Ma il « clou » della giornata è stata l’idea, brillante, di invitare alcuni pittori — ormai noti fra noi,
per il loro annuale impegno nella Mostra
d’Arte Contemporanea deU’epoca snodale
__ che dessero un’immagine, immediata,
deU’autunno a Torre Pellice. Un modo originale di associare l’arte e il tiirismo, e
l’idea rimane valida anche per coloro che
rimangono perplessi di fronte ad alcuni
realizzazioni pittoriche. Alla « Pro loco »
presieduta dal Sig. Italo Hugon e al Sin
daco Prof. Armand Hugon, come a quant
si sono adoperati alla riuscita della glor
nata, l’espressione del nostro compiaci
mento e incoraggiamento.
In questa sede è poi giusto rallegrarsi
perchè, nella stesura del programma della
g'omata, si è lasciata libera 1 ora del
culto.
PERSONALIA
Il Pastore Giovanni Bertinatti ha
avuto il dolore di perdere la sua Compagna, Signora Alba Bertinatti Corsi,
dopo una lunga malattia che li ha duramente provati entrambi. Gli esprimiamo, insieme ai Suoi figliuoli, la
nostra simpatia fraterna più viva.
Lelio, Roland, Mirella et Eliane Revel, ont la douleur d’annoncer le départ soudain pour le royaume céleste,
de leur bien aimée Maman
Marthe Zélie Revel Pons
survenu le 15 Octobre 1959 à Montepulciano (Siena) Via Ricci 13.
« L’Etemel a donné, et
l’Etemel a oté ; que le
nom de raternel soit béni» (Job. 1:21)
II giorno 13 ottobre è entrata nella
vita eterna la carissima
Romola Zecco
Quanti l’hanno conosciuta, l’hanno
amata. La sorella Italia, i nipoti, i
cugini, l’amica Clara Fabris che le fu
come sorella, addoloratissimi partecipano
« Io vi consolerò a guisa d’im
fanciullo che sua madre consola» (Isaia 66: 13)
A vvisi saniistH
Prof. Dr. L'ranuo 0porli
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Direttore; Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
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