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LA BUO^A IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO »’ASSOCIAZIO.^E
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei mesi ... » i »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3».
Le assuciazioni si ricevono da Carlotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n° 39.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
1 Gonfessnrì di G. C. in Italia nel secolo XVI : Giovanni Ludovico Pascale IL — Libertà di coscienza e dì culto, Art. sesto : fiDC delie obbÌezioni. — Corrispondenza
religiosa: lettera terza. — l*e Lien, — Le Témoin de la vérité. — Les Archive»
du Gristianisme, Bulletin du monde chrétien e TEco di Savonarola. — Notìzie
religiose : Roma — Ginevra — Spagna— Inghilterra —Scozia — Indie orientali.—
Cronachetta polìtica.
I CONFESSORI DI G. C. W ITALIA NEI SECOLO XVI.
CilOVAlVJVl I^UDOVirO PASCAliE.
[Vedi il rfo 18, pag. 216).
n.
lo stesso giorno in cui scriveva
queste commoventi parole. Pascale
dovette mettersi in cammino per Napoli, ed ecco la descrizione che ci ha
lasciato di questo viaggio;
« Ci mettemmo in cammino li 14 di
aprile, con altri 22 che erano condannati
alle galere......11 buono Spagnolo che
ci conduceva, voleva che d riscattassimo
per non essere attaccati alla catena cogli
«Uri ; tua non fatto pago di ciò mi mise
per tutta la via un paio di manette cosi
strette, che il ferro cominciava ad entrarmi nella carne; e come mi faceva tanto
male da non trovar riposo nè giorno nè
notte, non volle mai togliermele 6no a
che non ebbe succhiato da me tutto il
danaro ch’io aveva, cioè due soli ducati
che mi restavano pel mio mantenimento.
Di notte le bestie erano molto meglio trattate di noi ; poiché si faceva loro un letto
di paglia per coricarsi. Ma noi non avevamo per riposarci cbe la dura e nuda
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terra, e cosi fu per tutti i 9 giorni del
nostro viaggio. Giunti a Napoli ci misero
tutti insienie in una stalla che disgustava
per la grande umidità e pel fetore dei flati
dei prigionieri »,
Il tempo che passò in questa prigione fu di circa un mese. Il nove d*
Maggio gli annunziarono il mattino
che partirebbe per Roma nella giornata. Pascale cosi scriveva in questa
occasione ai suoi amici di Ginevra;
«Me ne vado a Roma, allegro nel mio
spirito e fortificato da Dio, col 1° capitolo
della seconda epistola ai Corinti ; secondo
che le affliiioni abbondano, le consola"
sioni pure abbondano per mezzo di Gesù
Cristo, per cui siamo pronti non solo a
«offrire persecuzioni, ma lamortesncora,
per rendere testimonianza al suo Santo
Vangelo ».
Il mare essendo troppo agitato
quel giorno, non si misero in viaggio. Quindici giorni più tardi Pascale
arrivò a Roma.
Durante i quattro mesi che vi passò
prima del suo supplizio, ebbero luogo
le medesime istanze dei monaci, e la
medesima rassegnazione e costanza
del coraggioso confessore di Gesù
Cristo. Allorquando pei’ intimidirlo
gli Éaoevano la descrizione dei patimenti che lo attendevano, rispondeva
con sicurezza; « So bene che mi è
« d’uopo camminare per la via della
« croce, e confessar Gesù Cristo col
« mio proprio sangue ; e se pel timore
» dei tormenti e della morte non lo
« facessi, non sarei degno di lui;
0 perciò non vi crediate d’allonta« narmi da questa verità ».
Ma una tentazione più forte di
tutte le altre attendevalo al varco.
Suo fratello era giunto a Roma, domandando con istanza di vederlo.
Sul principio glielo ricusarono; raa
quando furonsi assicurati che egli era
buon cattolico , e molto desideroso
di procurare la conversione di Pascale, glielo condussero nella prigione. « Era, scriveva egli a suo figlio,
0 stomachevole cosa il vederlo colla
« testa nuda, coi bracci e le mani
« legato così strettamente con piccole
« corde che gli straziavano la carne,
« come se lo avesser condotto al ma« cello. Vedendolo in tale stato, e
« provandomi di abbracciarlo, caddi
« per terra dal dolore, il che aumentò
« il male di lui. Ed esso, vedendo che
« io non potevo pronunziare parola,
« mi disse: Fratello mio, se tu sei
« cristiano, perchè ti turbi cosi ?
« Non sai tu forse che non cade fo« glia senza la volontà di Dio ? Con« soliamoci in lui, per mezzo del no« stro Signor Gesù Cristo, poiché i
« mali del tempo presente non han
<1 nulla che fare colla gloria avven nire ».
La prigione ove avevanlo collocato,
era così fredda e così umida che egli
domandò al giudice la grazia di tra-
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sferirlo altrove: « Abbiate corapas<1 sione di me negli ultimi miei giorni,
« gli diceva, e Dio avrà compassione
di voi 11. Mail giudice fu inesorabile.
Suo fratello ed un dottore che l’accompagnava supplicarono anch’essi il
giudice, ma invano. Pascale allora
disse loro: « Se non lo fa per amor
mio uè per voi, lo farà per l’amor di
Dio 11. — « Tutte le prigioni son
piene *, soggiunse il giudice incollerito. — a Non saranno talmente
piene da non esservi un cantuccino
per me », — « Tu infetteresti tutti
colle tue astuzie ». — « Se non mi
dirigeranno la parola, neppure io la
dirigerò loro ». — « Ebbene, disse il
giudice, tu resterai dove sei ». Pascale rivolgendosi a suo fratello ed
al dottore, disse loro: « Se non vuole,
paiienia ».
Quaranta giorni erano di già scorsi
da che erasi pronunziata contro di lui
la sentenza di morte, ed era tuttora
ntlla stessa prigione infetta. Speravano con questa prolungazione di
patimenti, meglio che con un pronto
Buppliiio, vincere questo carattere inflessibile e, come dicevano, ostinato.
8’ingannavano però. Pascale rimase
nella sua inflessibilità, e più d’una
volta fece arrossire colla sua calma
e colle sue severe parole, il frate
che venivalo ad esortare. « Credo
cbe ben sappiate, » dìsBegli un gior«
no che tormentavaio oltre il solito
« qual è la confessione che ho fatto,
u di maniera che, (juanto a me non
« bisogna parlarne più. Ma badate
« bene. Non chiudete gli occhi alla
« grazia di Dio. Non sapete che non
« si può servire a due padroni ? Per
ii ciò pregate il Signore che vi dia
« un tale spirito e virtù da poterlo
« glorificare: e che mentre predicate
u agli altri, voi sappiale predicare a
« voi, e che non abbiate ad esser
« confuso nell’ultimo giorno, e che il
« timore di dispiacere agli uomini
« non vi faccia cadere in disgrazia di
Il Dio » !
Suo fratello che era presente a lutti
questi discorsi lo scongiurava di non
mostrarsi cosi ostinato. Gli rappresentò il disonore che ricadrebbe sulla
famiglia, il dolore dei loro vecchi genitori, il suo proprio, e quello degli
amici. Oppose a questo l’affetto e la
stima che lo attendevano fra i suoi,
la gioia di lutti; gli promise anche di
cedergli la metà de’ suoi beni, se
avesse voluto seguirlo a Cuneo. Ma a
queste istanze Pascale rispose: «che
« ciò che affliggevalo più di tutto non
« era la pena che doveva subire, ma
« il vedere suo fratello cosi attaccata
« alla terra, da non dare un sol pen
II siero al cielo; che per lui era tutto
« il contrario; che viveva talmente
« nel Cielo collo spirito, che riguar-
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« dava come nulla tutte le cose della
<1 terra, finanche la propria vita; e
« che Gesù Cristo gli stava così im« presso nel cuore che nessuno po« Irebbe mai distrarlo ». E come il
frate si disponeva a riprendere le sue
esortazioni « Conosco benìssimo, gli
« disse Pascale, qual è la vostra in« tenzione; ma quanto a me, Dio mi
« dona una forza tale, che non mi
« allontanerò mai da lui; e quel che
(I ho detto, ho detto »,
L’indomani venne df nuovo suo
fratello per vederlo; ma, senza volerlo intrattenere, gli fece segno di
andarsene al più presto possibile:
erasi accorto che l’Inquisizione cominciava a riguardarlo con occhio
sospettoso. D’altronde il momento desiderato si avvicinava, ed egli avea
bisogno d’esser solo.
La domenica 8 Settembre lo condussero dalla torre di Nona nel convento della Minerva, per sentirsi leggere innanzi ad una numerosa assemblea gli atti del suo processo. Tutte
le sue risposte furono da lui confermate punto per punto, e non cessò,
durante la lettura, di render grazie a
Dio per l’onore che gli faceva, a lui
povera peccatore, di poter glorificare
il suo nome alla presenza di una sì
gran moltitudine :
L’indomani la piazza del castel S.
Angelo era piena di popolo. Quivi
doveva spirare l’eretico. Un palco,
ed accanto a questo palco un rogo,
erano innalzati nel mezzo della piazza.
Vedevansi all’intorno ricchi gradini
su cui stavano assisì il papa Pio IV,
i cardinali, gl’inquisitori, e un gran
numero di preti, secolari e regolari.
La folla confusa e agitata si schierava
in lontananza. Quando il prigioniero
comparve , strascinandosi a stento
sotto il peso delle catene di cui era
cinto, i suoi nemici non poterono
sorprendergli in faccia nè alterazione
nè timore. Egli conservava la sua
stessa attitudine calma e rassegnata
che non avevaio mai abbandonalo per
tutto il tempo di sua lunga cattività.
Giunto al luogo del supplizio, e profittando di un momento di silenzio,
dichiarò agli astanti che se moriva,
non era per verun delitto, ma per
aver confessato puramente e francamente la dottrina del suo divin maestro e Salvatore Gesù Cristo. Voleva
proseguire, ma ad un cenno degli inquisitori il carnefice sollevandolo in
aria lo strangolò. Il di lui corpo gettato sul rogo fu in un istante ridotto
ia cenere.
Ciò accadeva li 9 Settembre dell’anno 1560. Circa tre mesi prima
una terribile persecuzione aveva intieramente distrutto la sua chiesa, e
tutte le altre chiese valdesi della Calabria. Dall’Eco DBllE VjLLlh
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P. S. Italiani, se avete orecchi da
intendere, intendete. La Chiesa di
Roma non ha cambiato, nè può
cambiare; ella è sempre la stessa.
Il vostro Pio IX (diciamo piuttosto ultimo) spero vi abbia bastantemente convinti di questa incontrastabile verità. — Il Redattore
dell'Eco di Savonarola.
lilBERTÀ ]>1 CUliTO.
Articolo sesto.
Fine delle obbiezioni.
• Negli Stati-Dniti si ottengono
cariche e impieghi pubblici
senz^ obbligo di professare
alcuna religione.
CoilU, Àmeric., art. VI.
Vili. Ferrari. « Non v’ha mezzo :
regni il prete, regni il sofista : regni
libera la favola ; la teoria delle servili!i
sarà necessaria, finché l’eguaglianza
non aprirà le scuole pel popolo, in
cui tutti i figli della patria sieno nudriti a spese dello Stato. Intanto la
libertà dei culti è la schiavitù del popolo, e la schiavitù delle scienze viola
i diritti della verità e quelli dell’umanità ».
Oss. e Risp. Noi non possiamo affatto concedere che la libertà dei culti
faccia mai schiavi i popoli, e schiave
le scienze, anzi vogliamo libertà dei
culti appunto perchè vogliamo liberi
i popoli e libera la scienza. Qui il filosofo manca all’argomento, saltando
dalla question dei culti, che è tutta
religiosa e riguarda quel sentimento
d’ ossequio alla divinità che in ogni
tempo e paese si manifesta col culto,
alla (]uestion politica dell'eguaglianza,
e per soprappiù la mesce a non so
qual’altra idea socialista di nudrire a
spese dello Stato i figli della patria.
Noi non entreremo affatto in cosi
avviluppata materia, che troppo ci
fuorvierebbe dal religioso proposito.
Ci basta di aver fermato nell’ animo dei nostri lettori che la liberlà
dei culti non è un assurdo impossibile a mettersi in pratica, siccome insinua il filosofo citato, e forse
pensano quanti con lui sognano di
surrogare la scienza alia religione,
ma anzi è condizione necessaria di
ogni società veramente civile.
Se mai fosse vero che propagandosi
la scienza, i popoli potessero o volessero dispensarsi da ogni culto di religione, è certo che il sig. Ferrari e
quanti vanno con lui, dovrebbero essi
stessi favorire e non combattere la libertà dei culti ; perciocché solo dove
esiste questa libertà, è anche libera
la voce della scienza, e possono impunemente insegnare i filosofi ; da
che, siccome abbiamo detto fin da
principio colle parole dei sig. Vinet,
Ja libertà dei culti non solo si dey?
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estendere a tutte le credenze religiose, ma ben anche ad ogni qualunque
setta 0 accademia o scuola che non
riconosce nè religione nè Dio. Ridotfe
che sieno a tale stato le cose, ben
vede il sig. Ferrari che sulle coscienze non regna, nè può più regnare nè
il prete, nè il sofista, nè la favola, nè
la filosofia o'ia scienza di nissuno,
ma unicamente regna, come deve regnare, la libertà. 11 filosofo o viva con
Dio comeNew'ton e Locke, o viva senza
Dio come Feuerbach e Ruge, niuno ha
dritto di molestarlo; ogni inquisizione
nel santuario della coscienza è finita,
e la umana società comporranno per
una parte uomini Uberamente e sinceramente religiosi, non mai ippocriti,
e per l’altra uomini liberamente atei.
0 panteisti, e non mai beffardi nè cinici. Se noi non vogliamo che alcuno
c’imponga a viva forza un giogo di
religione, nè tampoco vogliamo che
altri ci domini col pretesto della scienza , obbligandoci a professare come
veri i sistemi o composti o inventati
da lui. Perciocché in questo caso noi
muteremmo padrone ¡lassando dal
dominio del prete a quel del filosofo
0 del sofista, ma la servitù rimarrebbe
sempre la stessa. Dunque non più religioni esclusive di Stato, non più privilegi ad alcuna generazione di preti,
non più predominio di accademie o di
scuole, ma si lasci ad ognuno piena
ed intera libertà di coscienza ; ogni
religione, ogni culto che non offenda
la pubblica morale abbia libertà d’esercizio, ogni sistema e pensare scientifico goda pienissima libertà di parola
e di stampa ; ecco ciò tutto che noi
intendiamo per vera libertà di culto {g).
(g) Alcuni temono che sia I’ umana
società disciolta e irreparabilmente perduta, ove si dia libero accesso all’afeismo. Ma questi sono timori oralorii in
quanto che li sogliono sempre metter
fuori con buon effetto gli oratori e i declamatori, quando vogliono partorir odio
e destare ribrezzo contro qualche errore
o sistema combattuto da loro. Osservatelo in tutti gli scrittori fanatici di qualunque setta : essi tutti danno sempre
per finito il mondo, se mai si ricusa di
ascoltare i loro pareri, o si voglia favorire il partito che essi detestano. Ma la
Provvidenza ha così saviamente ordinate
le cose della umana società, che non
possono mai giungere a cadere negli eccessi preconizzati da cotesti fanatici ; il
male è sempre controbilancialo dal bene,
e il pili accade che de mali gravissimi
escano ben anche grandi vantaggi. Chi
infatti non piange i danni venuti alla cristianità dalle guerre di religione ? Ma
senza quelle, potremmo noi oggi avere
la libertà di pensare che abbiamo? Al
poltrire come gli avi nostri sotto la servitù vergognosa de’ frati (che vi faceano
spiare perfino i piatti che mangiavate in
famiglia, e una cosciolina d’agnello o una
frittura di pesce in certi giorni fatali vi
i potea raccomandare alle forche), è «uc-»
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ceduto il godi re che oggi facciamo liberamenlc la vita in casa e fuori senza
che alcuno ci venga interrogando i bocconi in gola, e studiando i pensieri in
viso. Nè così gran benefizio non io dobbiamo ad altri, che a que’generosi, che
primi nel secolo xvi levarono allo io
stendardo della Riforma, e incominciarono quella ribellione santissima che abbattendo il cristianesimo del pecorile medio evo, quando ciecamente ammettevasi
in ogni cosa la decisione dei preti e dei
frati, ha rotta per sempre in Europa la
servitù religiosa.
Non ci lascieremo dunque noi spaventare dalle grida fanatiche dei nemici di
ogni libertà, e sull’esempio dell’Inghilterra e dell’Anierica inglese, anzi pur del
celeste impero della Cina sosteniamo, che
si può senza pericolo concedere aH’aieismo di manifestarsi, come senza pericolo
si concede ad ogni religione la libertà
del cullo. Se l’ateismo è un male, noi
sappiamo che anche la febbre è un male:
eppure nissun governo ha mai pensato
fio qui a pubblicar leggi contro la febbre. Il governo non è destinato a impedire ogni male, sia morale sia fisico : se
ciò fosse dovrebbe rifar da capo la natura dell’ uomo soggetta dal nascere a
mali morali e fisici. Jl governo deve provvedere che uiuno faccia impunemente
oltraggio ai diritli d’altrui ; questo è obbligo suo strettissimo, da cui nissuno lo
potrà mai dispensare. 11 resto conviene
sia lasciato libero alla coscienza d’ognuno. Americani ed Inglesi, separati entrambi dalla comunion papale, sono fra
i popoli più religiosi e più probi della
cristianità, eppure soffrono fra loro che
altri professi liberamente ì’aUismo. Sono
adunque almeno esagerati i timori di
quanti affermano , che debba I’ ateismo
necessariameote distruggere una società
qualunque, cbe lo accolga. Accanto a lui
possono germogliar benissimo le virtù più
perfette del Vangelo, come le veggiamo
attecchire in Inghilterra e iu America. Il
Signore Iddio non ha concesso tanto di *
forza al male da soffocare ogni bene : se
l’ateismo è un male, la libertà è un bene:
questa vi sa crear mille mezzi di curare
le piaghe di quello. Se colla scusa d’impedire un male, voi imprendete a combattere un bene, sappiate che il male voi
non l’impedirete mai che in apparenza ;
perchè ¡’ateo che è tale in cuor suo, voi
noi potete nè punire, nè conoscere quando
non si palesi, e sa nascondersi ove il palesarsi fa danno ; e voi, osteggiando il
bene della libertà, |)rivate la società d’un
rimedio, che è forse l’unico efficace a
guarirla dal male. Diffidate sempre di
quei severi zelanti che si fanno intrattabili perché non posseggono la virtù della
tolleranza.
Consiste questa nel sacrifizio delle nostre opinioni in vantaggio d'un'opinione
0 costumanza o dottrina che noi vorremmo veder distrutta. Virtù che non è
delle più facili a praticarsi, e che nasce
da quello spirito di abnegazione potuta
solo ispirarsi dalla carità evangelica, o
dalla 'civiltà informata ai principii di
quella carità. Certi filosofi , che pare
non dovessero aver pena nè merito nell’essere tolleranti, perchè sono indifferenti a qualsia sistema di religione sprezzandoli tutti, li troviamo per solilo intollerantissimi, perchè appunto mancano
di questo spirito d’abnegazione. Coloro
che in Germania Atei Jiaziomlisli ei ap-
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pellano, guardano con occhio di compassione chiunque si attenta di manifestare
in lor presenza alcun senso di religione e
pietà. Agli occhi loro chi crede la esistenza
di Dio, la immortalità dell’anima, e una
vita avvenire, è un infelice che ha perduto il beu dell’intelletto, e vive nell’ignoranza d’un bimbo o nella stupidità
d’un cretino.
Vi ha però assai altri filosofi di gran
nome e sapere e di maggior seguito, che
essendo evangelicamente cristiani si onorano di farsi fanciulli per amore di Cristo, e riconoscono come dovere di coscienza la virtù della Tolleranza. Essi
hanno tuttavia presenti quelle assennate
parole che in tempi d’agitazione e turbolenze religiose ebbe scritte l’inglese filosofo Giovanni Locke in quella così famosa lettera sulla Tolleranza. « Solamente
« nel dì finale, quando la causa della se« parazione che è tra noi cristiani verrà
< giudicata, sapremo chi degli opposti
■ partiti sia stato colpevole di scisma o
K d’eresia, se il partito dominante o quello
IC che soffre. Certo è che i seguaci di
R Cristo i quali abbracciano la sua dot« trina e portano il suo giogo, non sa« ranno giudicati eretici, benché abbiano
« abbandonato il padre e la madre, ed
« abbiano rinunziato alle cerimonie del
« proprio paese, e a quanto aveano di
« più caro in terra«. —La tolleranza
che va usata da cristiano a cristiano benché di comunione diversa, noi desideriamo che sia ancora da cristiano a non
cristiano, e da qualunque uomo religioso
all’uomo empio ed ateo : perciocché la
religione deve essere virtù d’animo libero, e se non venga liberamente accolta
nel cuore d’alcuno, meglio è che le si
discopra apertamente nemico professando
Vateismo, che simularla con ippocrita
apparenza all’esterno, e maledirla nel
segreto dell’anima. L’ateo può essere, ed
é tante volle per educazione e per dovere
del sistema che professa uomo dabbene
ed onesto, e degno delle migliori amicizie, l’ippocrita è sempre cittadino ed
amico malvagio.
CORRISPONDENZA RELIGIOSA.
{Lettera terza).
Torino 2 marzo 18S2.
Mio Carissimo Amico
Troverai forse che le mie lettere, dopo
tanto silenzio, ti giungano a furia, e avrai appena ricevute le due prime che
già te ne dirigo un’altra, ma, pensando
quanto t’amo e come fin dall’infanzia io
sono stato legato a te, ti persuaderai non
poter io sentire perfetta niuna gioia senza
comunicartela intera.
Passo a parlarti di quell’epoca, nella
qual mi diedi a vera incredulilà e a paragon della quale i dubbi della prima giovanezza non erano che piccole escursioni
d’uno scolaretto. Prima di narrarla, debbo
però confessarti, che, sebbene non mi sia
lontana se non di pochi mesi, pure non
saprei descrivertela a parte a parte senza
difficoltà, ed è la prima volta che intendo
quanto non siano facil cosa le autobiografie. Quando un nuovo principio, o
meglio un nuovo affetto, s’impadronisce
dell’anima eriempie quel vuoto solenne
che giace nel fondo d’ogni spirito umano,
non si sa neppure intendere come si sia
potuto viver senza di esso e si diviene
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sotto un certo senso quasi incapace di
render ragione dello stato antecedente.
Non tutto dunque ti dirò, ma i punti principali e veri.
Pervenuto all’ incredulità per slancio
più che per preordinata meditazione, credetti da prima che quel sistema avrebbe
potuto affiancarsi da argomenti tali che
fossero puntello alla mia vita. Da te più
che da altri aveva fin da fanciullo ricevuto quella nobilissima massima, non dover esser la vita tutta che la manifestazione intera dell’accordo tra il pensare,
il volere e l’affetto. Permettermi quindi
un disaccordo non m’era possibile, e mi
avrebbe arrecato un rimorso, uno scoraggiamento tale da non pensarci nemmeno.
Essere incredulo a dispetto della ragione,
distruggere sragionando o non ragionando
idee e sentimenti ricevuti dall’ infanzia,
intimamente connessi con ogni mio pensiero 8 che piacevoli o no si erano per lo
passato resi come una necessità della vita,
erano assurdi da non traltenermi un
istante. Frattanto il pensiero religioso,
che fin dall’infanzia era stalo in me, stava
in tal contrasto con altre mie idee invincibili, ragionevoli, non assalite mai dal
menomo dubbio che quella aveva dovuto
cedere. La quistione per me dunque stava
a trovargli un surrogato; nè pensava punto
ad esaminare altre religioni. Ci era stato
per tanti anni predicato che fuori della
nostra non v’ha salute, che essa stava
tutta fondata sul Vangelo, che rinnegarla
era apostatar da Cristo, che io povero
inatto non rinunziava a quella senza avvolgere nello stesso esterminio ogni prin-'
cipio evangelico.
Cercai scampo adunque nella filosofia,
scienza, io diceva, che deve rappresentar
la vita intera e metter concordia tra gli
elementi indestruttibili della ragione. Io
non le domandava nè disanime di dialettica, nè studii strettamente psicologici,
nè discussioni sul primo intelligibile; io
chiedeva che cosa potesse darmi in luogo
del principio che perdeva. — La filosofia,
come ti è noto, ha non pochi sistemi che
versano sul principio religioso. Anche
quando s’attenta di distruggerlo, mostra
almeno che trattar dell’uomo e non curarsi dell’idea religiosa non è possibile e
riconosce cosi l’esistenza di quel bisogno:
ricognizionechenon dovrebbe passar inosservata a chi ragiona per iscovrire il vero.
Io non ti parlerò di tuttique’sistemi.niade’
principali. Infatti son sistemi da trattener
la nostra attenzione quelli che predicano
l’incredulità per amor dei piaceri, per la
licenza, per deduzioni materialistiche?
Non mi curai, nè di pensarci, nè di confutarli. Io non lasciava la religione disgustato dalla sua severità; il mio era bisogno d’intelligenza e di cuore, nè punto
vi si mischiavano passioni ignobili e basse.
Non già cbe me ne creda incapace, ma
pur cadendovi, sii certo, che non formerebbero giammai la base della mia intelligenza.
Freddamente dunque mi posi all’esame,
ed in poca carta ti racconto lavoro di mesi.
Com’esser, mio caro, deista? Il deismo è
una religione commoda, perchè non ne
è nessuna, tollerante, dolcissima, e certo
molto agevole per chi non vede la vita
che nell’esterno. Ma come ammettere un
Dio senza rapporti intimi coll’uomo, e
che poco 0 nulla influisca sulla vita? Dio
0 è tutto, 0 è niente; questo mi era chiarissimo. Io non cercava un Dio che ad
ogni istante dovessi bestemmiare, perchè
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poco si curasse di me; Dio, quando non
si può lodare, meglio è si neghi. — Ma è
forse meno impossibile d’esser panteista?
Egli è mai possibile d’unificare il poco
col tutto, il limitato coll’infinito? Per
quanti argomenti leggeva, sentiva di non
essere un nume, nè vedeva facile la mia
apoteosi. Negar Dio per far poi tale se
stesso e perdere così ogni filo di principii, di cause, di effetti, no, che non è
possibile senza forti illusioni o senza un
orgoglio così smodato da non potermene
formare un’idea. Confondere, anzi assorbire le didìcoltà non è scioglierle. Perdei
non poco tempo a ragionar su questo sistema ormai così celebre, ma infine non
potendo credermi deità mi restai uomo
qual era.
Dal panteismo doveva passare al razionalismo che per più riguardi ha strette
attinenze col primo; ma come esser razionalista, se tutta la storia, se la mia
esperienza non erano che la manifestazione d’una ragione impotente? La ragione
base a se stessa crea mentre sente, dà e
non riceve; e nulla ammettendo fuori di
sè, non si trova in fin dei conti che creatrice d'una fantasmagoria ridicola. Sollevisi pure la ragione sino al genio, sarà
sempre vero ch’essa si trova al di sotto
dell’ idea dell’ infinito: or come mai una
causa qualunque può dar vita ad un effetto che superi le sue forze creatrici? Se
la ragione è tutto, se essa è un nume,
come mai questo nume che tutto inchiude
può dar vita ad un’idea rappresentante
d’un nume maggiore ed assoluto? No,
amico mio, non mi sarebbe stato possibile
di acquietarmi" a tali sistemi. T’avverto
intanto che prima di rigettarli, io m’era
immerso in ciascuno senza prevenzione
di sorte, anzi sforzandomi ad immedesimarmici. Su qualche punto credeva talvolta trovar della luce, ma poi mi si presentavano obbiezioni così forti cbe doveva
smettere.
Finalmente ciò che vedeva logico, inevitahile, ragionevole pel mio stato era lo
scetticismo. Lo trovava nel fondo d’ogni
sistema, lo trovava ormai congiunto ad
ogni mio pensiero. Nè a ciò m’induceva
il sapere che infiniti sono i sistemi e i
giudizii filosofici e che quindi difficile sia
trovare il vero: quand’anche non vi fosse
stato nel mondo che un solo de’ sistemi
sopraccennati, abbracciato in pace da
tutto il genere umano, mi sarebbe paruto
sempre una necessità logica di passare da
que’dati allo scetticismo. 11 principio della
certezza mi sfuggiva ed eccomi intellettualmente scettico. Nè ciò fu lutto: inevitabilmente mi restava a fare un altro
passo. Il che ti narrerò in un’altra lettera
per non allungar di troppo la presente.
T’abbraccio ecc. ecc.
11 giornale religioso Le Lien, che
da undici anni si pubblica a Parigi, nel
suo N“ del 13 dicembre, si rallegra delr apparizione della Buona Novella in
Piemonte; approva che in essa i Valdesi
attestino gratitudine alla gloriosa memoria di re Carlo Alberto che, primo fra i
regnanti d’Italia, vi ha proclamato la libertà di coscienza, e alla magnanima lealtà
dell’augusto figlio e successore re Vittorio
Emanuele, che mantiene colle altre anche
■questa così preziosa liberlà nel regno. Si
compiace di vederla, per quanto può giudicarla dal 1“ numero, impregnata d’uno
spirito religioso, illuminato e zelante
11
{èclairé et zélé). Si rallegra di avervi letto
il racconto della solennità colla quale, fu
posta in Torino la prima pietra del tempio
valdese, e n)olto ediFicato si chiama delle
parole ohe in quella occasione ebbe pronunziato il paslore, signor Amedeo Bert,
presidente del concistoro di Torino. Ricorda con esultanza di possedere un
esemplare in piccolo formato della liturgia
valdese stampata tre secoli fa a Pinerolo
nel l'S75; e dà lode a Dio che in una capitale d’Italia verranno fmalmente ca\rtati
ad alla voce, in pien giorno, e solto i raggj
del più bel sole del mondo, i cantici
degl’ ispirati salmisti, nella lingua intesa
dal popolo, che non è più ia latina, ma
quella di Dante e di Tasso.
Le témoin de la vÉniiÉ.—Questo Giornale piissimo che da due anni esce iu Francia, àSaintes, riferisce azioni di grazie a
Iddio che venga liberamente difTusain Italia
la Buono Novella, unicamente consécrala
alla propagazione di quelle salutari dottrine evangeliche, le quali venivano qui
per solito affogate e sepolte sotto il peso
di tante sottigliezze e controversie teologali, che a pochissimi era dato d’inlenderle. Dopo riportato quasi per intiero il
nostro programma voltato in francese,
promette di tenere informati i suoi lettori
dell’andamento che spera felice del nuovo
giornale;
Les AiiciiivEs du ciiritianisme ed il
BULLETIN DU MONDE CHRÉTIEN , altri du6
periodici religiosi francesi, come pure
l’Èco DI Savonarola periodico italiano che
da alcuni anni si pubblica a Londra, si rallegrano del pari dell’apparizione del nostro
giornale al quale rendono la testimonianza
di serbarsi fedele al suo titolo. Noi sinceramente ringraziamo i direttori di quei
fogli e di quanti altri ci porsero mano
di fratellanza, per gl’incoraggiamenti coj
quali si compiacquero di venire in aiuto
alla nostra debolezza, e preghiamo Iddio
che ci mantenga saldi nella via che abbiamo impresa in nome suo e all’unico
fine di glorificarlo.
9TOT1Z1E REIilCilOSE
Roma. Cessarono di vivere gli eminenti
cardinali Orioli e Castracane degli Antelminelli: il primo per documenti pubblicati dal Gualterio certa spia dell’Austria: alle sue ossa sarà greve la terra
italiana. (Corr. Mere.)
Ginevra S febbraio. — Questa mattina
si è dolcemente addormentato nel seno
del Signore Iddio il santo pastore Vaucher-Veyrast dopo circa sei mesi di malattia penosissima. Aveva egli da evangelista indefesso assistito le chiese di Nancy,
di Thiers cd altre, che conserveranno
lungo tempo memoria del copioso e durevole fruito delle sue apostoliche predicazioni e fatiche. Egli è spirato tranquillo
senza agonia facendosi leggere la parola
di Dio, e udendo con diletto i divoli cantici dei molti astanti.
Spagna. Leggesi nel Clamor publico
del d8:
Il In una città della provincia di Logroño, in seguito ad un alterco fra due
preti, per sapere quale dei due direbbe
il primo la messa, l’uno ha ucciso l’altro
scaricandogli sulla testa parecchi colpi
col crocifisso stesso ch’era sull’altare in
cui doveva celebrare il sacramento.
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«La profanazione non si arrestò a questo punto, poiché gli assistenti preser
parte per l’uno o per l’altro dei due preti,
e ne seguì una lotta accanita, nella quale
i combattenti si gettarono adosso libri,
talici e vasi sacri».
Inghilterra. Nuove conversimi all’Evangelo. Venti nuovi convertiti dal romanesimo hanno, la penultima domenica di
febbraio , abbracciato pubblicamente la
fede evangelica in quella stessa chiesa di
s. Paolo Bermondey di Londra, ove,
settimane sono, trenta loro correligionari
gli aveano preceduti in quella via.
Scozia. Una sfida religiosa. I cattolici
romani della città di Dunfries, punti nel
vivo dagli ultimi scritti del dottore Sleigh,
uno fra i più formidabili avversari del
papismo in Inghilterra, l’hanno sBdato
ad un pubblico dibattimento opponendogli
il dottore Larkio, che viene dai partigiani
del romanesimo inglese ascritto fra i più
abili e dotti difensori del papato nel Regno Unito. Una seria difficoltà sarà quella
di trovare un locale abbastanza ampio da
capire tutti coloro che vorranno intervenire a quel dibattimento. Due commissioni vennero formate in proposito, una
composta di cattolici, e l’altra di protestanti. L’attenzione pubblica è oltremodo
eccitala a Dumfries da. questa sfida di
nuovo genere, Noi terremo i nostri lettori informati del risultato.
Indie Obientali. Asonia dsl PboteSTANTiSMO. I seguenti particolari tolti
dalla Calcutta Revieio sullo sfato delle
missioni evangeliche nell’ Indie e nell’isola di Ceilan ci offrono un nuovo sintomo della tanto decantata decrepitezza
del protestantismo :
« Sul finire del 1850 le stazioni mis
sionarie avangeliche erano di dugento sei
—Quattrocento e tre missionari mantenuti
da ventidue società vi predicavano l’Evangelo. Ventidue tra di loro sono indigeni
consecrati al ministero della Parola.
Hanno fondato trecentonove chiese composte di nativi e che annoverano 17,336
comunicanti (1). Il numero di coloro che
frequentano assiduamente le predicazioni
e ricevono l’istruzione pubblica , è di
103,000. I missionari dirigono e sorvegliano, 1“ 1545 scuole di maschi, frequentate da 83,700 scolari i quali vi sono
ammaestrati nella propria favella ; 2» 73
case di educazione per ragazzi con 1992
allievi; 3“ 128 scuole di maschi nelle
quali 1400 scolari ricevono, in lingua
inglese, una solida istruzione biblica. Vi
sono inoltre 3S4 scuole per femmine,
con 11,500 allieve; e 91 case d’educazione per le ragazze, in cui 2400 educande sono ammaestrate quasi esclusivamente nella lingnade! paese. La Bibbia
è stata tradotta per intiero in dieci lingue
del paese, ed in cmqtie altre ancora il
solo Nuovo Testamento, ciò infuori delle
traduzioni fatte a Serampore. Una cinquantina di trattati religiosi sono stati
pubblicati ad uso degli Indiani e dei Maomettani. I missionari hanno in proprio
2S stamperie; ed oltre la predicazione
degli indigeni, essi celebrano il divino
servizio in inglese, in S9 cappelle. L’ammontare delle spese è stato nel 1850 di
4,673,000 fr., di cui 857,500 raccolti
nell’india stessa, fra gli Europei che vi
sono stabiliti.
(< ) Non si ammettono nelle Missioni evangeliche
al partecipare alla sacra cena, se non coloro che
diedero prove non dubbie per quanto Piioino pu»
gÌBdicarne, di fede sincera ed efficace. R.
13
CRONACHETTA POLITICA.
T0Ri.N027 febbraio. — Il Presidente del
Consiglio dei Ministri diede lettura alla
Camera, ed al Senato di due reali decreti
ne’ quali accettata la dimissione del ministro Deforesta era nominato il coram.
Galvagno ministro di grazia e giustizia,
e il sig. cav. Pernati di Momo ministro
per gli affari dell’ interno. Dopo ciò era
chiusa la sessione del Senato, e della Camera dei Deputati, ed erano nuovamente
convocati pel 4 marzo prossimo. De Chenal sindaco di Annecy fu nominato primo
ufficiale al Ministero dell’interno.
— Il ministero di Marina, Agricoltura
e Commercio occupato fin qui dal conte
Cavour, è stalo con regio decreto soppresso; le attribuzioni del medesimo divise fra gli altri ministeri, e il sig. conte
Cavour nominato defmiiivameate Minislro
delle Finanze, di cui era Reggente.
— La Gazzetta Piemontese pubblica un
Regio Decreto che approva il bilancio pas.sivo dello Stato per l’esercizio I8o2, nella
somma complessiva di 139 milioni e
183436 e 89.
— Il sig. deputato Lorenzo Valerio ha
inserito nella Croce di Savoia di martedì
una lettera, dove sono vigorosamente respinte le accuse pronunciate in Senato dal
sig. marchese Roberto d’Azeglio conlro
la libertà della stampa.
li« mattina del 4 marzo
ora 1 pomeridiana.
Abbiamo poco fa assistito all’ augusta
cerimonia dell’apertura solenne del Par
lamento per la sessione del 1832. L’amore, come dice il Risorgimento, l’ammirazione dei cittadini, l’immensa gratitudine a Vittorio Emanuele il leale proruppero in generali vivissimi applausi
dal momento che fu veduto uscendo dal
reale palazzo dirigersi al palazzo Madama.
La rivista della guardia nazionale è
stata un continuo trionfo per la JI. S. —
S. M. la Regina, il Reai Principe di Piemonte e tutta l’Augusta famiglia sono
stati ricevuti alla gran Tribuna di Corte
nella sala del Senato e al passaggio con
lo stesso entusiasmo e cogli stessi applausi. TJn sole brillantissimo ha costantemente illuminato questo commovente
spettacolo.
Discorso del trono.
Signori,
La sessione del 51, della quale reggeste con operosità costante le prolungate
fatiche, riuscì vantaggiosa allo Stato ,
quanto onorevole al Parlamento.
I bilanci, principal cardine degli ordini
rappresentativi per la prima volta stanziati; le liberlà economiche sancite per
legge, e raffermate datralta.ti; la finanza
accresciuta ; la pubblica sicurezza rassodata fanno fede che l’opera vostra degnamente rispose ai bisogni dello Stato ed alla
mia aspettazione.
La nuova sessione sarà sotto tali auspicii feconda del pari di ottimi effetti.
Le amichevoli relazioni del mio governo cogli Stati esteri si mantengono
inalterate.
1 miei ministri vi presenteranno nuovi
trattati colla Svezia e colla Francia, 11 go-
14
verno di questa grande nazione si mette
con noi sulla via di quei principii economici che raffermano le amicizie degli Stati
per mezzo del reciproco beneficio.
Essi vi presenteranno importanti leggi
relative al riordinamento delle amministrazioni centrali, degli studii ed altre
gravi materie d'interno reggimento.
Con queste leggi e con ogni suo atto il
mio governo intende ad operare grado a
grado ed opportunamente, quelle riforme
civili le quali, lungi dal debilitare l’autorità, la conservano e la rendono più forte,
ponendola iniziatrice d’ogni reale miglioramento.
Sarà nostro debito proseguire nell’ardua, ma onorata impresa di portare a
compimento il ristauro della nostra finanza e chiedere perciò nuovamente il
vostro concorso.
Nelle più gravi occasioni non mai venne
meno quello spirito di volontario sacrificio ch’è antica virtù dei popoli dello
Stalo; l’esperienza del passalo ci fa sicuri quali siano per mostrarsi in avvenire,
ed in essi pienamente confido.
È dovere d’ogni governo dar norma e
sicurezza allo stato civile delle famiglie.
La legge che a tal fine vi verrà presentata, quantunque di carattere puramente
civile, si connette però ad interessi religiosi e morali, che alla vostra coscienza
è commesso il tutelare.
L’antica fede dei padri nostri, quella
che diede al Piemonte virtù bastante per
superare cosi perigliose prove, sia guida
alle Vostre menti, così che ne rimanga
illeso il venerando retaggio. A questo fine
medesimo sono intese le pratiche aperte
colla corte di Roma. Sinceri e rivereoti
nel condurle, confidiamo possano giungere a conciliare i diritti dello Stato coi
veri interessi della religione e della Chiesa.
Signori Senatori,
Signori Deputati,
Ripensando le passate fortune dello
Stato e raffrontandole colle presenti ,
dobbiamo tutti sentire in cuore profonda
gratitudine verso la Provvidenza che così
palesemente ha benedetto l’opera nostra.
Piena è la fiducia fra popoli e Principe;
eguale è quella che meritamente riponiamo tutti nel valore e uella fedeltà dell’esercito.
Salda concordia lega i poteri dello Stato
fra loro, e ne sia lode a Voi che in gravi
occasioni preponeste ad ogni altro rispetto
il pensiero del pubblico beue. — Devoti
alle instituzioniche, oggi compie il quarto
anno, l’Augusto mio Padre instaurava,
duriamo nella intrapresa via, riposando
in quella fede che abbiamo scambievole
— lo nel vostro spontaneo ed efficace
aiuto — Voi nella leale e ferma mia volontà.
Cagliari. Fu per poco turbala la pubblica quiete nel cadere dello scorso mese:
neeracausa la proibizione delle maschere.
Di leggieri furono le autorità d’accordo a
concederne l’uso, e cosi rimessa prestamente la tranquillità pubblica.
Sassari. In seguito di una rissa alcuni
turbolenti fecero fuoco contro la truppa.
"V’ebbero alcuni feriti fra i soldati che fecero buona prova di disciplina, e di moderazione. Le autorità rimisero la calma,
cbe non fu piii turbata.
15
Milano. L’imperatore è giunto in Venezia, di là a Verona per visitare le fortificazioni, e le truppe; indi è ritornato a
Venezia. Dicesi che venga a Milano.
Roma. Il seguente quadro della condizione degli Stati papali rilevasi da una
corrispondenza deir/nttópenciance Jìelge :
« Riceviamo varie corrispondenze d’Italia.—Una che ci vien diretta da Roma,
fa un assai dolente ritratto della condizione degli Stati Romani, sotto il triplice
aspetto religioso, polilico ed economico.
— Fanatismo, compressione e amministrazione deplorabile delle finanze, ecco
come può riassumersi randamenfo del
governo pontificio, e il noslro corrispondente ci afferma che or (più che mai se
l’occupazione francese :ed austriaca venisse a cessare, bisognerebbe aspettarsi
un’insurrezione generale ».
Le tasse qui si fanno spaventevolmente
progressive; sul zucchero è imposto il
dazio di un franco e più alla libbra, più
cbe due fraochi sul caiTè, e così sul pepe
evia via; mezzo ad arricchire i contrabbandieri non a riempiere le casse, che non
possono piii pagare le baionette di due
nazioni intestate d’imporre colla forza al
popolo il governo del Papa.
(Corr. Mere ).
Napoli, Nuovo processo di nuovi ac casati di associazione illecita, e di cospirazione contro le leggi dello Stato. In
questa accusa sono avvilluppati meglio
che venti sventurati fiore d’ingegno e di
probità.
Parigi; Un decreto, inserito nel Monileur, instiluisce le società di credito fondiario. Ecco in brevi parole le principali
disposizioni del nuovo decreto, che farà
una favorevole impressione.in tutti I diparlimenli.
Ogni società di credito fondiario potrà
essere autorizzata dal presidente della
Repubblica per concedere ai proprietari!
di beni immobili, che vorranno prender
danaro sopra ipoteche, la possibilità di
sdebitarsi medíanle annualità a lunghe
scadenze. Ogni società sarà ristretta a
certa circoscrizione territoriale, che sarà
determinata dal decreto d’autorizzazione.
Queste società non possono prestare
che in prima ipoteca, e solo per la metà
al massimo del valore del fondo. Il minimum del prestito sarà fissato dagli statuii. La persona che preude in prestito,
paga il suo debito per annualità, ma ha
diritto di sdebitarsi anche prima.
L’annualità comprende l’interesse stipulato, che non può eccedere 5 per OjO,
e la somma necessaria all’eslinzione, che
non può essere maggiore del i per 0(0,
nè inferiore di i per 0(0 deH’ammontare
dell’imprestilo, e fioalmente le spese di
amministrazione come altresi le tasse
determinate dagli statuti.
Le società potranno emettere obbligazioni 0 lettere ipotecarie (lettres de gage)
così nominative, come al portatore ; ma
il loro valore non potrà mai sorpassare
l’ammontare degl’imprestiti. Non potranno esser mai minori di 100 franchi. Le
lettere ipotecarie saranno fruttifere.
Londba. Lord Derby ba esposto, nella
tornata di ieri sera nella Camera dei Lord
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il programma del suo ministero. Annunzia che il governo intenderà a mantenere
la pace; dà la sua adesione ai trattati esistenti ; approva gli apparecchi di difesa ;
s’impegna ad esercitare una grande sorveglianza sui rifugiati.
Dichiara che il governo non farà nessun cambiamento nel sistema finanziario
politico, salvo che il popolo ne esprimesse formalmente il desiderio. Lo schema di riforma elettorale è messo da
banda.
Rispetto alla politica estera, egli ha
detto, io insisterò sempre che noi non
abbiamo alcun diritto, come nazione, ad
eccepire contro la forma di governo adottata da qualsivoglia altro paese, sia il piii
assoluto dispotismo , sia una monarchia
temperata, sia una repubblica costituzionale {ascoltate!). Quanto ai rifugiati, gli
antichi principii della Costituzione devono essere mantenuti ; ma , io estimerò
mio debito di informare gli Stati stranieri di tutti i passi che i rifugiati faranno, mentre risiedono qui, al fine di
rovesciare i governi dei loro paesi.
— Il celebre poeta Moore è morto nell’età di 72 anni, il 28 febbraio. Egli era
nato il 28 gennaio del 1780, l’anno in cui
nacque in Francia Béranger.
Alemagna. — La seconda Camera
wurtemburghese, nella sua seduta del
26 ha adottato con 84 voti contro 52 le
conclusioni della sua commissione tendenti a dichiarare che i diritti fondamentali proclamali dall’Assemblea nazionale
di Francoforte e abrogati dalla Dieta germanica continueranno a rimanere in vigore nel regno, e non potranno essere
aboliti che nelle forme prescritte dalla
costituzione.
Questa risoluzione ha provocato per
parte del consigliere di Stato de Plessen
una dichiarazione che sembra presagire
un prossimo scioglimento dell’Assemblea.
— Il duca di Sassonia Gotha ha indirizzato il 28 un proclama ai suoi sudditi
per annunziare che presenterebbe alla
nuova Dieta una proposta per l’unione dei
due ducati di Gotha e di Coburgo solto
la stessa costituzione, la quale proposta
era stata respinta daH’ultima Dieta.
(Risorg.).
Vienna, 28 febbraio. Da Vienna si annuncia che molti dei più stimabili membri della rappresentanza comunale hanno
deposta la loro dimissione dal Consiglio
nelle mani del borgomastro, e si crede
che tutto il Consiglio abbia l’intenzione di
sciogliersi fra breve. Come motivo di
questo passo, che fa molta sensazione, si
accenna la poca protezione data a quella
corporazione contro le invettive violenti
di un giornale favorito dall’alto, in causa
del contratto dell’ illuminazione a gas
conchiuso di recente dall’ammimstrazione
comunale.
— Si scrive da Trieste che l’imperatore,
il giorno dopo il suo arrivo in quella città,
fece una visita di stato al principe Don
Carlos, e invitò a pranzo il principe Don
Fernando. {Op.).
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip. Sociale degli Artisti,