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ECO
DELLE miXT VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 48
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TORRE PELLICE, 4 'dicembre [1964
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
AVVENTO
Quando verrà rAssìro
Michea 5: 1-5
« Ma da te, o Bethlehem Efrata, piccola per essere fra i migliaia
di Giada, da te mi uscirà colui... »: questa profezia, dolce abracadabra natalizio che ci accompagna dall’infanzia, l’abbiamo ascoltata
tante di quelle volte ch’è già assai se ancora ci colpisce la precisazione : « colui che sarà dominatore » trarrà la sua origine dal misero,
ignorato borgo di Betlemme. Per il vero, l’informazione di Michea
fruttò male ai betlemmiti, i quali — proprio ai giorni della nascita
di Gesù — soffrirono una feroce scorribanda della polizia del re Erode; e tutto per quel versetto, ricordato da un vecchio biblista.
A cose avvenute, ed a tanta distanza di secoli, noi duriamo fatica
,1 capire come le poche righe consegnate a un libro potessero provo
• are ’la strage degli innocenti’, tanto più che esse annunziano, porsano « pace ». Forse la ragione è questa: mentre per noi, oggi, quelli scritti non sono che ’letteratura religiosa, d’uso cultuale e d’edifi
i/.ione personale’, allora avevano il sapore d’un manifesto, tl un
.¡niscolo polemico lanciato nella mischia politica. Chi scriveva e chi
ageva non pensava di fornire o ricevere uh eccitante (controllato e
' gale, naturalmente) per l’anima bella, ma consapevolmente si spor:-:va le mani e si comprometteva nella politica. In quella politica <li
i io che concerne situazioni concrete.
Mentre Michea formulava la profezia, a distanza di poche dieciiie di chilometri dei reparti militari assiri portavano a termine una
• pietata, sistematica deportazione in massa della popolazione israelita; contemporanéameiite, strappate da lontane regioni dell immenso regno, migliaia di persone erano trasferite in Palestina e stanziate
in Samaria. Ed il profeta, per una sfida assurda e appassionata, a
jjroclamare che verrà un « tempo » nel quale cc quelli dimoreranno
,ii pace », e « sarà hai che recherà la pace ». Era, questa, una parola
rivolta a una nazione vinta, travolta in una competizione tra due coì .ssi politico-militari: l’Egitto a Occidente, l’Assiria a Oriente. Fra
ì: rovine, nel marasma provocato da deportazioni e immigrazioni,
!■ elitre le fazioni politiche si scatenavano, Michea non solo annunzia
pace, ma circostanzia e precisa il suo vaticinio. Era, il suo, un ottimismo riposto nell’Eterno, in un disegno di grazia che non poteva
fallire: « ai giorni eterni », egli allude; e dopo sette secoli e passa un
evangelista riprenderà il tema: « Nel principio la Parola era con Dio.
eia Dio... » (Giov. 1: 1).
Ebbene, il proposito di Dio si concreterà: un a dominatore y:,
„ pascerà il suo gregge con la forza dell’Eterno, colla maestà del nome
dell’Eterno ». Tali ’strumenti’ per esercitare il potere non saranno
inefficaci, che il popolo conoscerà finalmente la pace, ed egli « sarò
grande fino all’estremità della terra ». Quale effetto avra, questa parola, nel bailamme delle passioni politiche scatenate? Noi conosciamo l’efferata reazione di Erode, a secoli di distanza. Eorse oggi non
ci si commuove più granché, per una ragione assai semplice: l’oriundo di Betlemme è venuto; quanto alla pace, sgomenti l’ahbiamo confinata nel tesoretto delle aspirazioni (mancate); la Sua grandezza, poi,
é fuori discussione: ])erfino quei cattivarci dei marxisti la riconoscono !
E... quando verrà l’Assiro v, cosa faremo? o è già venuto?
quando? chi? Non si tratta di fare allarmismi — per canta! — ma
l’Assiro non è distrutto, finito; esso incombe sempre, ovunque, sul
popolo di Dio, come una minaccia paralizzante : sentiamo il suo passo
« nei nostri palazzi », per le strade della città, perfino nelle chiese e
nelle sale ’per le attività’. L’Assiro obbedisce alla natura intelligente
e feroce del male: deporta, sradica e annienta le creature, fino a convincerle d’essere tragici e grotteschi residui, sopravvivenza d’un mondo finito, spazzato via dall’onnipotente.
Ed è per un mondo così — alienato e finito per delle comunità
,,osì — « in man de’ loro nemici » — che l’annunzio del Cristo giunge come uno squillo che chiama alla lotta, primo motivo d’una fanfara di vittoria: Egli «ci libererà dall’Assiro yy... (E’ tutto da ricominciare, ogni giorno, lo sappiamo; e il caos = gli Assiri sembrano
trionfare: ma oggi, oggi, per noi è quel « tempo » di cui sentivamo
dire da bambini: oggi non ci arrendiamo più all’Assiro, il « dominatore yy è con noi).
Luca
Sul cammino dell’nnilà
Il protestantesimo italiano ed il
suo messaggio nell'ora presente
Nei giorni 17 e 13 novembre, nei
locali di Via IV Novembre 107 in Roma, si sono svolti i lavori dell'Assemblea annuale del Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche d'Italia, con
la presenza dei rappresentanti delle
Chiese ed Opere evangeliche che ne
fanno parte.
Alla seduta che ha trattato particolari problemi come quelli della libertà religiosa, dei rapporti con lo Stato,
delle migrazioni, del servizio stampa
ed informazione, hanno preso parte
anche i rappresentanti delle Chiese
ed Opere che pur non facendo parte
del Consiglio Federale aderiscono ad
esso per alcuni settori della sua attività.
Nella prima giornata l'Assemblea,
dopo avere ascoltata e discussa la
Relazione della Giunta e la Reiezione
Finanziaria presentata dal cassiere del
C. F., si è soffermata particolarmente
su alcuni aspetti della partecipazione
delle Chiese evangeliche italiane al
prossimo Congresso, sulla trasmissione e stampa del culto evangelico alla
radio e sulle possibilità di una nostra
presenza in altre trasmissioni radiofoniche ed in quelle televisive, sull'opera svolta dalla Commissione per
la revisione dell'Innario Cristiano e
dal Consiglio Nazionale per le Scuole
Domenicali, nonché su vari aspetti dei
suoi rapporti ecumenici ed in parti
colare sul Comitato di continuazione
della Conferenza dei Paesi Latini,
sulla Conferenza Europea di Nyborg
e sul costituendo Comitato ecumenico dei paesi aderenti al M.E.C.
L'Assemblea si è anche occupata
della Settimana di Preghiera per l'Unità (18-25 gennaio 1965) appoggiando la deliberazione della Giunta di curare la edizione in italiano
dell'opuscolo edito dal Consiglio ecumenico delle Chiese e di far pervenire a tutti i pastori — a cura cielle
direzioni delle rispettive Chiese —
il fascicolo edito dal Consiglio ecumenico contenente una serie di
di biblici sul tema centrale di
settimana : « Ecco, io fo ogni
nuova ».
Le elezioni della Giunta ne hanno
confermato i componenti nelle per
sone del pastore Mario Sbaffì, presidente ; pastori Manfredi Ronchi ed
Ermanno Rostan, vice presidenti ;
pastore Carlo Gay, segretario; sig.
Mario Girolami, cassiere.
Nel corso della seconda giornata
l'Assemblea del Consiglio Federale
ha svolto i propri lavori congiuntamente con il Comitato preparatorio
del Congresso delle Chiese Evangeliche Italiane mettendone a punto il
programma che verrà diramato al
più presto, ascoltando le relazioni
delle varie sotto-commissioni, fissan
stu
tale
cosa
do gli organismi ecumenici e denominazionali cui sarà rivolto l'invito
ad inviare degli osservatori, stabilendo le modalità per la diffusione
alle comunità dei documenti preparatori, auspicando incontri regionali
ed interdenominazionali per lo studio di tali documenti e stabilendo
infine il motto del Congresso: «Uniti per l'Èva ngelo ».
Il Congresso delle Chiese Evangeliche Italiane che avrà luogo in Roma, presso il Teatro Eliseo, dal 26
al 30 maggio 1965, avrà come tema centrale: «Il protestantesimo
italiano ed il suo messaggio nell'ora
presente » e si articolerà su quattro
argomenti principali : « La nostra
vocazione di fronte alla situazione
religiosa italiana », « La nostra vocazione di fronte alla situazione sociale-politica italiana », « Le nostre posizioni ecclesiologiche: unità e tensione », «Le possibilità federative ».
E' stato ribadito ancora una volta
che il Congresso del maggio prossimo non sarà un Congresso chiamato
a dar vita ad una eventuale Federazione delle Chiese evangeliche italiane ma che esso porrà invece questo problema e questa possibilità alla loro attenzione perchè esse possano poi dibatterlo, ed eventualmente aderirvi, nelle loro assise ecclesiastiche.
NELLA CHIESA EVANGELICA DEL BADEN
Un fedele amico
Nel mese di ottobre ho avuto il
privilegio di partecipare al Sinodo
della Chiesa Evangelica del Baden.
Sono stato accolto dall’Assemblea
con squisito senso di fraternità e
quel Sinodo ha riconfermato i suoi
sentimenti di solidarietà per la Chiesa Valdese.
Si trattava del Sinodo in cui un
nostro fedele amico, il Dr. Julius
Bender, terminava il suo servizio
veramente attivo quale Landesbischof
della Chiesa Evangelica del Baden
e gli succedeva il Prof. Dr. Hans
IVolfgang Ileidland della Facoltà di
Teologia di Heidelberg.
La nomina del nuovo vescovo della Chiesa Eiangelica del Baden era
avmmuta alcuni me.si prima. Il culto di insediamento ebbe luogo il
30 ottobre nella cattedrale protestante di Karlsruhe alla presenza di varie autorità ecclesiastiche della Germania Occidentale, di un gran numero di pastori tutti in toga e di
un vasto pubblico.
Sono stato colpito dalla semplicità
evangelica in cui l’insediamento è
avvenuto nella cornice di un culto
completo, con un messaggio biblico
del vescovo uscente e con la predicazione del Landesbischof Dr. Heidland.
Dopo il culto un’assemblea valutata in circa 5000 persone si riunì
nella vastissima Schivarzwaldhalle di
Karlsruhe per circondare i due vescovi della Chiesa Evangelica del
Baden e per ascoltare messaggi di
saluto. Gli ospiti erano in prima fila, dinanzi a noi c’era una numerosa corale sul vasto palcoscenico e,
in alto, la fanfara diretta da un amico delle nostre parrocchie valdesi.
In Memoriam
Ci è giunta la notizia della dipartenza di Mrs Edward Schauffler, di
Washburn nell’Illinois (USA) a più
di 90 anni di età.
Mrs. Schauffler è stata per lunghi
anni una fedele amica della Chiesa
Valdese per la quale lia operato con
spirito di amore e di dedizione. Anche negli ultimi anni della sua vita,
pur essendo quasi cieca, s’interessava all’opera della Chiesa Valdese in
Italia e. nella sua scrittura pressoché
indecifrabile, riuscivo a discernere
nomi di persone e di località da lei
ricordate.
Ella rappresentava una vecchia
generazione di amici nostri i quali,
pur essendo lontani da noi, ci erano
vicini col pensiero e con l’atto di
soliilarietà. E’ doveroso ricordare
Mrs. Schauffler alle giovani generazioni, con un senso di riconoscenza
a Dio e con sentimenti di simpatia
cristiana verso i familiari colpiti dal
lutto.
Ermanno Rostan
Dopo un messaggio di riconoscenza al vescovo Dr. Julius Bendei e di
augurio al nuovo eletto, da parte
dell’Oberkirchenrat Katz, parlarono
vari rappresentanti della Chiesa Evangelica di Germania, tra i quali
il Presidente Dr. Scharf, e i rappresentanti dello Stato del BadenWürttemberg. Al rappresentante
della Chiesa Valdese venne fatto l’onore di parlare dinanzi a quella vasta assemblea che manifestò più volte, con applausi, di apprezzare i vincoli profondi di fratenità esistenti
fra le nostre Chiese.
Di questi vincoli di fraternità il
Landesbischof Dr. J. Bender è stato
tenace assertore per vari anni. Egli
è venuto a vederci nelle parrocchie,
delle Valli Valdesi ed ha più volte
partecipato al nostro Sinodo. Due
anni fa l’ho accompagnato in una
visita fatta aU’Italia Meridionale ed
alla Sicilia.
Ora egli ha lasciato il suo ministero attivo, ma non verrà meno il suo
aßetto per l'opera della nostra Chiesa in Italia. Continuerà a seguirla
dalla sua nuova residenza a Karlsuhe, insieme con la sua famiglia.
La nostra Chiesa ricorda con viva
riconoscenza l’opera compiuta dal
Vescovo Bender e gli rivolge un sincero ringraziamento, nella fiducia
che il seme da lui gettato nelle Chiese del Baden porterà ancora un abbondante frutto alla gloria di Dio.
Ermanno Rostan
2
pag. 2
N. 48 — 4 dicembre 1964
La nuova Ginevra
■' Que Christ soit seul éminent entre nous „
La condanna di Serveto segnò la fine dell’opposizione contro Calvino, il
ironie dei Libertini si disintegrò, alcuni dei suoi esponenti finirono in esiiio altri decapitati in seguito ad una
congiura contro il governo della città.
I casi di opposizione teologica, all’interno della comunità ginevrina si
fecero sempre più rari ad eccezione
del problema della predestinazione
che continuò per molti anni a tormentare gli animi.
La nuova Gmevra, la Ginevra calvinista stava nascendo, impegnata
nella sua oipera di testimonianza in un
modo davvero eccezionale. I ginevrini non sembravano più pensare e vi
vere se non in funzione della loro missione. Un duplice movimento di uomini e di idee ebbe il suo centro nella
città: da un lato essa divenne il luogo di rifugio di una moltitudine impressionante di profughi, impressionante non tanto per il suo numero,
anche se parecchio elevato, quanto
per le disponibilità della cittaxiina
stessa. Migliaia di uomini, donne, di
ragazzi che in pochi anni si accumulano nelle mura di un borgo medioeva10 non sono un piccolo problema (ed i
bastioni non erano ancora ultimatili,
significa trovare case, lavoro, sistemazione per tutti. Significa anche problema di adattamento e di convivenza : ginevrini della vecchia data ed immigrati non andavano sempre d’accordo i nuovi arrivati avevano usi e
tradizioni diverse, erano generalmen.d turbolenti socialmente e politicamente. Fu d’altra -parte questa massa
ai uomini nuovi aoitanti che costituì
-a spina dorsale della nuova città, uomini che avevano rotto i ponti alle
spalle e che non potevano sperare
nulla dal futuro se non rimanendo
uniti e compatti. I nobili italiani importarono i loro traffici e la loro esperienza commerciale, la loro cultura,
gli artigiani francesi i loro brevetti e
la loro tecnica. Si iniziò la lavorazione della seta, della tessitura, deiroroloregia degli stampatori parigini im
migrati, i migliori industriali del settore, vere dinastie come gli Estienne,
fecero in breve di Ginevra uno dei
centri d’Europa in materia di stamperia; fecero quasi fallire il mercato di
Lione. E non sono naturalmente solo
artigiani ed industriali ma uomini di
cultura, studiasi, giuristi ohe cercano
rifugio nelle mura di Ginevra.
Tutta questa immigrazione ha però
un suo carattere ben preciso, non è
immigrazione per lavoro o imeressi è
per religione: singoli o famiglie, francesi o italiani si tratta di uomini che
cercano salvezza perchè minacciati,
che non sono disposti a rinunciare
alla loro fede, che vogliono trovare un
luogo dove poter adorare e servire il
Signore in libertà. Tutti avrebbero
potuto dire come quel profugo di Lione che scriveva sulla sua biboia la da
ta della sua venuta in città « arrivò à
Genève en l’église de notre Seigneur
Jésus Christ ».
Per questa ragione Ginevra può essere definita «la città deliindefesso
lavoro» come la definisce G. Spini,
una città che lavora per vivere, che
deve lavorare ordinatamente, sistema
ticamente con intelligenza per soppravvivere e che impegna ogni cittauino in questa fatica. La vocazionf
che ogmmo ha avuto dal Signore è
questo preciso impegno di vivere lavorando per gli altri e gli altri non solic. in astratto, sono persone concrete,
seno i nuovi arrivati i bambini, le don
ne, i vecchi. In questo contesto preciso si deve valutare l’impegno ed il
lavoro calvinisti, vivere per la cornimi
tà di Ginevra, perchè Ginevra assolva
. suo compito di rifugio e di scuola.
Perchè Ginevra non fu solo un rifugio ma una scuola. Una scuola di
pensiero e di vita a cui si formarono
italiani e polacchi, scozzesi e francesi, giovani ohe si erano schierati decisamente per revangelo e si preparavano a tornare alle loro comimità in
Calabria o Transilvania, Provenza o
Fiandre per inserire in quei paesi la
rivoluzione protestante di cui Ginevra avera loro dato l’esempio. Altret
tanto nutrite e certo più importante
della schiera degli esuli profughi che
vi rifugiavano in città fu la schiera di
coloro che ne partirono per diffondere
revangelo in Europa, pastori e colpor
tori con lettere e trattati ed idee chiaì in capo.
Il Collège
Il simbolo della nuova Ginevra è il
Collège. Fondato nel 1559 sostituì, in
modo definitivo le scuole che da oltre
20 anni cercavano di educare i ragazzi
ginevrini dopo la partenza dei canoni, della cattedrale ohe avevano avuto
questa incombenza durante il Medioevo Questa istituzione non fu una invenzione di Calvino molti esempi esistevano già in terra protestante di
istituti simili, Strasburgo in particolare, ma fu un geniale adattamento
inserimento di un nuovo strumento
nella vita della città. Si trattava per
il riformatore di avere una scuola che
preparasse dei giovani a seguire i corsi deH’Accademia, che si preparassero
cioè al pastorato ed in secondo ordine alle cariche civili. Esempio moderno ma in questo stesso spirito furono
le scuole latine ed il collegio alle Valido anni or sono. Non fu certo un luogo di esperimenti pedagogici moderni
il Collège e di scuola attiva, con le sue
giornate scandite dalla recitazione del
catechismo e dalla predica aggiunte
naturalmente a Cicerone, Ovidio, an
che se sarebbe interessante esaminare
più a fondo i metodi del tempo.
Ma il Collège non fu unicamente
una scuola per preparare pastori: in
distintamente tutti i ragazzi ginevrini vi potevano- accedere e non mancaono di farlo, fu una scuola di caraicere e di vita. Il rettore Teodoro Beza
poteva a ragione dire nel suo discorso
d’inaugurazione il 5 giugno 1559 « Ricordatevi sempre che siete dei solda
che dovrete rendere conto al vostro
capitano supremo della vostra santa
missione». Il ragazzo ginevrino che
studiava sui banchi della nuova scuola doveva sentirsi cittadino impe
gnato nella lotto della sua città e
della sua chiesa. E non è senza interesse ricordare che a mantenere il
Collège servivano le multe inflitte
dal Consistoire!
Il calvinista
Molto si è scritto e si scriverà ancora sulla influenza che Calvino ha avuto nella vita sociale ed economica della città di Ginevrà; im fatto è certo:
dopo di lui la città non fu più queha
di prima ed il modo di vivere, di pen
sare, d? lavorare dei ginevrliri fu profondamente modificato dalla sua predicazione, dalla sua disciplina e bisogna pur dirlo dal suo esempio. In questo insegnare a vivere egli fu un maestro incomparabile perchè seppe vivere le sue idee e le sue esigenze; lo si
potè accusare di rudezza, di eccessiv.a
intransigenza, di mancanza di sensibilità ma non lo si potè mai accusare
di compromesso o di corruzione. La
gente che fa la storia è la gente che
non solo parla bene ma vive quello
che dice, e nella vita spirituale si può
dire la stessa cosa. Sulle sue paro'e
dunque e più ancora sul suo esempio
si modellarono i suoi amici ed i suoi
discepoli.
Che tipo di uomo fu Calvino e che
tipo di uomini furono i suoi discepoli?
Questa è la domanda che molti continuano a porsi. Confondendo un po'
i secoli e le situazioni, i ginevrini del
1560 ed i francesi delle guerre di religione, olandesi del 1600 e scozzesi di
Cromwel si inventa un uomo e lo sì
chiama « il calvinista ». E’ naturalmente im signore vestito di nero, con
un cappello nero ed una bibbia sotto
il braccio che attraversa la città sen?a guardare le ragazze, anzi chinden
Car tous ceux que le Seigneur a adoptez et receus en la compagnie
de ses enfants, se doyvent préparer à une vie dure, laborieuse, pleine
de travail et d'infinis genres de maux. C'est le bon plaisir du Père celeste, d'exercer ainsi ses serviteurs afin de les expérimenter.
Toutesfois les fidèles doyvent s'accoustumer à un tel contemnement de la vie présente, lequel n'engendre point una haine d'icelle,
n'ingratitude envers Dieu. Car combien que ceste vie soit pleine de
misères infinies, toutesfois à bon droit elle est nombrée entre les bénédictions de Dieu, lesquelles ne sont point à mespriser.
Nous avons aussi à observer diligemment que Dieu commande
à un chacun de nous, de regarder sa vocation en tous les actes de sa
vie. Car il cognoist combien l'entendement de l'honne brusie d'inquiétude, de quelle légiereté il est porté çà et là, et de quelle ambition
et cupidité il est sollicité à embrasser plusieures choses diverses tout
ensemble. Pourtant de peur que nous ne troublissions toutes choses
par nostre follie et témérité. Dieu distinguant ces estats et manières
de vivre, a ordonné à un chacun cequ'il auroit à faire. Et afin que nul
n'outrepassast légierement ses limites, il a appelé telles maniérés de
vivre. Vocations. Chacun donc doit réputer à son endroit que son estât
luy est comme une station assignée de Dieu, à ce qu'il ne voltige et
circuisse çà et là inconsidérément tout le cours de sa vie.
Institution de la Religion Chrétienne III, 8, 9, 10.
do gli occhi, uomo tutto dedito al lavo-ro, che non ama l’arte ed i divertimenti, che ,si concede solo un bicchiere di •vino quando è malato ed un orologio con catena d’oro quando compie
le nozze d’argento. Sua moglie gli rassomiglia nel pudore e nella severità,
veste senza gusto e senza trucco, sempre in casa sui fornelli o in chiesa con
i figlioli portandosi dietro naturalmente uno scaldino con la brace per
non avere freddo.
A questo calvinista si oppone (con
quanta gioia!) il cattolico latino
amante della vita e dell’arte, libero
da falsi pudori, che sa vivere felice
nelle piazze della sua terra e sotto le
cupole affrescate dai suoi geni, che
trasforma tutto con le sue mani fatate.
Egregiamente la nostra radio in un
programma (il 3®!) consacrato a Calvino concluse augurandosi che nella
civiltà del lavoro tipica del mondo
moderno, di derivazione calvinista
s’intende, potesse un giorno arrivare
un napoletano della tempra di Peppino de Filippo per insegnare a vivere!
Tutto questo è fantasia, il calvinista non è mai esistito ed i napoletani
non sono maestri di vita per i poveri
discendenti di Calvino distrutti dal
lavoro. Calvino ha vissuto ed i suoi
discepoli, se si può narlare di discepo
li. hanno vissuto nel loro mondo a modo loro Se ci sono alcrme caratteristiche di vita nella fede riformata esse
1 debbono ricercare a nostro avviso
n una sottomissione deH’uomo alla
volontà divina e nella assunzione delie proprie responsabilità. Lo dicono
Calvino visita il suo Collège.
espressamente i testi dellTnstitution
che citiamo : la vita è dono è scuola,
è valutazione esatta di sè.
Sottomesso a Dio non significa umiliato. rattristato, distrutto, significa
semplicemente vivere sapendo perchè
ed in nome di che cosa, significa cioè
saper usare la propria vita, spenderla,
utilizzarla per uno' scopo, servire Dìo
e la sua causa. Ma in questa lotta cotidiana, in questa scuola di vita ogni
individuo è responsabile, porta la sua
parte di ricchezza e di doni, porta la
sua vocazione, ha il suo posto. Non \ i
sono ricchi c poveri, dotti o ignoranti
ma uomini sottomessi all’evangelo,
come è stato sottomesso ii Cristo, che
spendono la loro vita per lui.
In questa consacrazione operosa al
servizio del Signore ogni atto ha la
sua importanza: il vestire ed il cibo,
il divertimento e la lettura. Il modo
di vivere non è cosa indifferente per
una testimonianza evangelica, è essen
ziale; ben lo capivano i magistrati gì
nevrini che mr.iltarono il capitano delle guardie perchè il giorno della fiera
aveva fatto baldoria mentre era i::icaricatc di mantenere l’ordine, che
vietarono le uniformi di parata ed i
giustacuore ricamati ai borghesi e le
cuffie di pizzo alle loro donne.
La responsabilità della fede e delia
testimonianza non è cosa delle istituzioni, è compito di ognuno neU’obt-c
dienza e nella disciplina cristiana in
attesa della fine. Questa è la lezione;
di Calvino che i suoi discepoli hanno
appreso e vissuto nei secoli.
Giorgio Tourn
ii{iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
r
, TRIBUNA LIBERA j
Il cristiano e la guerra
Le obiezioni più comuni
Premessa, 11 pi-ogramma di questi studi o
« ipenisieri » sul « Crisliamo e la guerra »,
comipairso nel 1® ardcolo, conijprendeva anche uno studio sulla realizzazione pratica
degli jnisegnianienti di Gesù nella vita quotidiana dei discepoli; (l’atteggiamento dinanzi ai nemici, il comportamento verso colero che volevano uccidere Gesù, come è tato messo in pratica l’amore verso il prossimo, eoe.). Per non rendere troppo lungo,
pesante (e forse inutile e noioso) lo «tuiìic
generale del cristiano dinanzi alla violenzt
e alla ¡guerra, ci limiteremo a presentare ancora un breve esame delle obiezioni più
comuni alla nonviolenza di Gesù, uno sindi( sull sesto comandamento, e un’ultimo
sulla legittiniità dell’obiezione cristiana.
Sugli altri argomenti (il problema delle
guerre nel't’Antico TeeCaimento, Dio e Ges'arc nella prospettiva itolitiea, sociale, economica; la testimonianza della chiesa primitiva, ecc.) sat'à sempre possibile aprire
una discuiss ¡Olile su questo giornale, se il
problema sarà, oppure no, ritenuto d’alilaalità e d’interesse e se si riterrà che la CliieSd (mi riferisco a quella ufficiadmente cnslituita) debba oggi affrontare il problema,
alando una risposta chiara e precisa per tut
li i fedeli o se debba lasciare sempilicemeuie
i singoli cristiani testimoniare individualmente, appure ancora se la sua testimonianza si debba limitare ad una qnalclie « mozione » o « comunicato » da diffomdeia e
basta.
*
Vediamo ora brevemente le obiezioni ali’insegnaimento nonviolenlc di Gesù. Citi
sostiene che Gesù ed i discepoli hanon spessj agito con violeitza cita ad esempio Fuso
che Gesù fece dei «frustino» nella purificazione del tempio, e ¡1 gesto di Pietro nelrepisodio deir arresto di Gesù. Vi sono naturalmente altri testi che ¡potremo eisaminare (come ad es. la morte di Anania e Saffira, l’episodio dì Paolo e del mago Elima,
l’anatema lanciato da lAtolo contro l’incesluoso di Corinto, che suona come una condanna a morte; e le parole di Gesù in Matt.
24; 6-7; 22: 7; Luca 19: 27; 14; 31-32;
11: 21-22, ecc.) che i sosten'.ori del militarismo e della violenza, citano ed addita
no come giustificazione all’uso delle armi,
alla partecipazione alle guerre e alla loro
preparazione.
Dobbiamo però soffermarci solo sulle
prime due, per esigenze di spazio. (Jesù !ia
usato la frusta per scacciare i mercanti da'
tempio. E’ già staito fatto notare su questo
gicrnale (vedj n. 23 pag. 3} die l’errore co
mune nel considerare quest’episodio è il
sillogismo a cui si iperviene dicliiarando die
i( siccome Gesù Ita adoperato il frustino, lia
legittimato la violenza e quindi la guerra ■ ;
la debolezza del siUogisnio — si diceva sta proprio nell’equivoco causato dalla pa
rola « violenza » presa in senso astratto. Infatti l’episodio, che ha molti significati, non
ha quello d¡ presentare Gesù che compie
ut atto di violenza materiale o mortale. L’esame dei fatti ci dice che Gesù « era in
coMera » verso i mercanti e die si mise a
scacciarli (Marco 11: 15) senza precisare
i, come » (Punico degli evangelisti che parla di un frustino è Giovanni) nè si parla di
conseguenze a questo gesto (mercanti colpiti dalla frusta, feriti, battuti, ecc.).
Come già diceva l’articolo citato, il verbo «scacciare» usato spesso nel Nuovo Testamento non è mai associato ad azioni di
violenza. Se Gesù avesse realmente coui
piiuto un alto di violenza, il conteslo no farebbe cenno, e ne spiegherebbe le conseguenze; infatti la sola conseguenza a qnd
gesto di Gesù fu un rimprovero dei caDÌ
sacerdoti per avere agito senza averne fi
diritto (Marco 11: 28) e non per aver ferito, colpito o frustato qualche mercante,
li gesto di Gesù è essenzialmente un gesto
mesisianico e tutte le esegesi sono d’accordo
•SU ciò; non è normativo in alcun modo, nè
vuole legittimare alcunché, per non far poi
rifermento alla tesi che Gesù ha semplicemente compiuto le profezie di Malachia
3: 1-3 e Zaccaria 14: 21.
La seconda obiezione che prendiamo in
esame è che anche i disc^oli di Gesù usarono la spada, e in particolare Pietro nel
Getsemani. Bisogna subito dire che il fallo
a cui ci riferiamo è sen’altro unico ed ecco:
Un breve esame delle
obiezioni più comuni
alla non ~ violenza di
di Gesù, uno studio
sul sesto Comanda"
mento, ed un ultimo
sulla legittimità dei*^
r obiezione cristiana
zionale; nessun altro passo del N. T. ('
indi'ca che Gesù o gli apoistoli abbiano mai
portato o usalo armi mortali. L’episodio
delle due spade (Matt. 26: .51; Luca 22: 35:
Giov. 18; 10) è senz’altro insolito, seldtenc
più avanti Pietro usi la spada per difen
dere Gesù dai suoi assalitori. E’ assa.i dò
ficile conciliare i vari aspetti 'li ffuesti episodi e darne un’interpretazione unica. Le:muliairao solo alcuni pensieri. « Golni clic
non Ita una spada venda il suo vestilo o’
.(■ no compri una, poiché già vi dissi cl:c
i isogna che si compia la profezia su di
me... ». Cosi parlava Gesù ai suoi disceio)li, chiedendo loro di procurarsi sacelli e
>padc, forse affinchè, quando sarebbe stato
arrestato po>lessero tutti constatare ohe era
circondalo ila malfattori e da gente arimila e sospetta (come del resto voleva la profezia -di Isaia 53: 10-12, cfr. Luca 22: 37) e
che quindi le profezie sj erano cosi avve
rate. Questa considerazione si accorda poi
< on il seguito delPepiisodio, oltre ( Ite essere tratta direttamente dalla Scrittura. E’
cosi compreinsibile che Gesù si limiti alle
due spade simboliche (per difendere dodici uomini) che i discepoli gli portano, e
che quando uno di questi cerca di usarla
(dimostrando di non aver compreso il significato simbolico delle parole del Maestro) Gesù gli ordinò di fermarsi immediatamente e di lasciare stare (1).
E’ certo difficile sostenere che Gesù, com
piendo questi alti simbolici, messianici o
profetici, abbia raccomandato e autorizzato Fuso delle armi; tale tesi può essere
sostenuta solo da coloro che non vedono
al di là ddirinterpretazione letterale del
le-slo. Cosa pensava allora Gesù dicemln C'
disi-ep'vli di procurarsi iiii’arma? Al niii-.
pinieuto di una profezia?! Quando i iF
scapoli ne trovano anche solo due Gc>;:i
risponde loro che «sono; più che sufficieiiti)i! 'Vuole cioè riferirsi alla prolezia:'
Qualunque sia Finteripretazione di (juesie
parole, resta il fatto che Gesù si diinosl'.':i
elriaramente disinteressato alile altre lè
spade maneanti e che poco prima aveva richieste. il che sembra avvalorare ¡la le.G
che il linguaggio di Gesù è simbolico, o in
ogni caso profetico e -collegato ad una profezia da eomp-iere. Vediamo infatti ))oavanti che. Pietre usa la -spada per dilen
dere Gesù dagli assalitori, interpretand..
pratiieamcnte e letteralmente le parole dGe.sù: c la rea.zio-ne di Gesù è immediata,
ferma subito Pietro, lo rimprovera severaiiieiite e ripara alla mancanza con una gmi
rigione miracolosa. C;lie senso avevano dun
que le parole di Gesù ¡di pcco prima, .Non
certo quello di procurarsi delle spade per
difendersi o -per prepararsi ad opporsi con
la violenza al suo arresto! Neppure di ser
viirsi delle spade per il periodo seguentia! suo arresto o per permettere ai diseepni:
dì vendicarsi o ancora per conquistare Gerusalemme con le armi ed instaurarvi rosi
un regno messianico! Tutto ciò del resto e
in contrasto con Finsegnamento di Gesù
in tutto il Nuovo Testamento (ved. ad es.
Giov, 18: 36) ed in contrasto con il versemi
36 del o.ap. 22 di Luca: «Ora al contrarie
dii ha una borsa...», in cui l’ordine è ri
ferito al momento e non ad un periodo i)0steriore al suo arresto.
La risposta netta e chiara di Gesù al ge
sto di Pietro (« Rimetti la tua spada al
suo posto, poiicliè tutti quelli che adopereranno la spada periranno di .spada ») difficilmente può essere interpretata diversau.ente — come anche scrive Calvino (2) —
die come una precisa condanna aiVuso delle armi in generale e in particolare come
una condanna all’uso di « quelle farnese
sjiadc » che poco prima Gesù aveva richiesto ai discepoli. E’ assai difficile rendersi
i-oiito delle intenzioni di Gesù al versetto
3(1 di cui sopra; è però abbastanza faci!'
(onstatare e riconoscere attraverso lutto il
N. T., die i discepoli non hanno mai più
toccalo o avuto una spada, dopo l’arresto e
!:i morte di Gesù.
In questa prospettiva e iiell’insieiiie del
\. T., qualunque siano gli interrogativi a
riii non abbiaruo risposto ¡penso che forse
sarà assai difficile concludere clie Gesù Ita
permesso ai suoi discepoli di difendere la
.sua dottrina e la sua persona con le armi
■ die in quest’episodio vj sia una qualunque giustificazione cristiana alla violenza
mortale. p. I.
(1) Esaminando attenlanicnle il lesto
greco — ci fa netare J. Lasserre (La guerre
ei VEvangile, pag. 51) —- riscontriaimi die
Gesù dice; « ikanon esùn » (questo basta
= basta così), usando il neutra siiigoi&ro,
non il plurale: ecco peroliè il sc.uso della
risposta è « ba-sta » (Luca 22: 38).
(2) « Facendo violenza con la spada a.
gendarmi — scrive Calvino — Pietro coni
pie un gesto da ” brigante e malfallore ”
pt-idiè resiste alla poteiiza ordinata e voluta
ila Dio »; e più avanti; « Guardiamoci dunque dal respingere i nostri nemici con la
forza o con la violenza, anche quando es.sl
ci iprovoclieranno a torto o a ragione... ».
Coniment. del N.T., 11“ /358 e seg.
3
4 dicembre 1964 — N. 48
pag
Il doppio giuoco della realtà
Ancora, per rennesima volta, gli
avvenimenti ci colpiscono per la loro
doppia natura. La realtà non è mai,
un cartone animato ad una sola dimensione (l’alto e il basso qui si confondono) dietro cui sia la trasparenza
del nulla; ma è l’esaltazione del rilievo, della profondità, e perciò di un
doppio aspetto, per dir cosi stereoscopico, della verità.
E’ vero il bianco, ma è altrettanto
vero il suo opposto, il nero. E il doppio giuoco in cui consiste quel contrasto, è straordinario per questo ; che
è ugualmente vero al di qua e al di
là. Non un «si» accompagnato da un
« no » complementare, ma un doppio
<( si » dialettico !
Ho sotto gii occhi un recentissimo
editoriale del periodico « La Vie Protestante » ed un elzeviro di terza pagina, di Luigi Salvatorelli, su « La
Stampa». Il primo discorre dei due
uomini premiati dalla fondazione Nobel; Sartre e M. Luther King; il se
condo è una ricerca delle responsabilità giuridiche della condanna di Gesù.
Il caso Sartre: il filosofo più inte
ressante e più umano del nostro tem
pò, che rifiuta l’altissimo riconoscimento deH’opera sua, per non essere
« fagocitato » dalla cultura occidenta
le, ma che respinge nello stesso tempi,,
la « fagocitazione » della cultura marxista.
Il caso del negro M. Luther King,
figlio di pastore e nipotino di pastore
ii quale ha lottato e lotta contro la
diioriminazione razziale nel mondo,
ma lotta e lotterà ugualmente contro
il nazionalismo antibianco dei sue
fratelli di colore.
11 caso del processo e della condan
na di uesu. che offre spunti di discruy
sioiie sempre attuali; da un lato, l’evidente «perfezionamento» di quell’ini
ziariva da parte di Ponzio Pilato (co
si- sirive il Salvatorelli, secondo rinaie e Paul Winter).
Ognun vede, però alla riflessione
chi! il tentativo di una soluzione diale O a di un problema spirituale (Sar
tre King) o di un problema storico
(co '¡anni di Gesù) ha conseguenze
tul i, nitro che tranquillanti. E’ certo
chi lo schieramento senza riserve per
qi' ^ o o quell’aspetto del problema si
l'T.; .’ne per gli spiriti mediocri, per le
nienti use alla faciloneria; è altretcerto che « tertium non datur»,
qu' ì « tertium » che sarebbe la conso
laute soluzione auspicata.
P-robabilmente, il destino di ogni
u.uno consapevolo è di riuscire soli am
to e sempre a scontentare tutti : se
stesso ed il prossimo suo. E per contrasto, i tentativi di schieramento partigiano (anche in vista di una soluzione riabilitatrice, come sarebbe quella
di affermare che della condanna di
Gesù, siano stati responsabili solamente ed unicamente gii od.iatissinii
Romani) sono destinati ad apparire
fuori del tempo, fuori della storia
umana, affondati fino al collo in quel
pantano del regno di Ucronìa, che
uno scrittore del primo dopoguerra
dipingeva come esistente in nessun
luogo, fuori del tempo, o fuori di ogni
concreta sostanza lunana.
In realtà, siamo simili tutti quanti
al celebre asino di Buridano, ma con
in più la cnnsapevolezza — che non
era nel non filosofico quadrupede —
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 6 DICEMBRE
Pastore Ernesto Ayassot
DOMENICA 13 DICEMBRE
Pastore Ernesto Ayassot
L’Evangelo alla Radio-TV
della Svizzera Italiana
DOMENICA 6 DICEMBRE
Ore 9,15 - Radio
Conversazione evangelica
(past. Guido Rivoir)
DOMENICA 13 DICEMBRE
Ore 22 circa - Televisione
L,!i Parola del Signore
(past. Guido Rivoir)
che ci viene dalla civiltà di pensiero
che ci ha maturati. E la nostra dignità, o per dirla in termini romantici, la
nostra grandezza e la nostra miseria
ci vengono date giorno per giorno
dairimpossibilità che è in noi di deciderci esclusivamente per l’una o per
l’altra delle opposte soluzioni che si
affrontano in noi ; dalla constatazione
della fondamentale discordia degli
estremi, che alimenta l’agitazione del
nostro cuore e della nostra coscienza ;
dalla necessità che proviamo di trovare (o di ritrovare) ogni giorno la
nostra dignità proprio in quell’insanabile conflitto.
Sarebbe così facile limitare le nostre conoscenze ad una sola « faccia
della luna», rivendicare senza riserve
mentali i diritti degli oppressi e partire in crociata contro gli oppressori;
sarebbe in fin dei conti una soluzione
cos', elegante il poter dire ai nostri
amici israeliti : Roma imperiale solamente fu la sausa della condanna di
Gesù, ne abbiamo le prove!
Ma quand’anche queste prove ci
fossero, esse gioverebbero a ben poco,
perchè sappiamo, da molto tempo,
che senz'essere nè discendenti di ebrei
nè nipoti di Filato, della condanna
di Gesù siamo responsabili anche noi,
soprattutto noi, come uomini! Giust-amente il nuovo del Cristianesimo è im
superamento, da ambe !e parti, della
tesi e dell’antitesi. E per questo appunto noi non siamo dei veri cristiani: perchè questo superamento non è
ancora in noi, nè sopra di noi.
Non ci sarà dunque mai pace per
noi? Se vorremo vivere da cristiani,
no ; perchè in questo consiste la nostra migliore, più viva umanità, ossia
nel rifiutare ciò che stiamo accettando, neli’aoceitare quel che dovremmo
respingere! Verrà il tempo, e forse è
già venuto, nel mondo delle cose spi
rituali, in cui decidersi significherà
riconoscere di non poter prendere alcuna decisione La decisione, l’impegno concreto, 1’« engagement », l’es'tenzialismo del filosofo moderno, non
sono forse altro che dei momenti ai
transizione destinati a scomparire
i’uono dopo 1’a.ltro — o tutti Insieme
— di fronte ad una rivalutazione nel
j;rcfondo dell’arte (ma è un’arte o
una sofferenza?) di sapersi compro' ..lettere, deU’accettazions dialettica,
bilaterale, della mano tesa verso gii
opposti contendenti, ugualmente amati, ugualmente degni del nostro sacrificio"— fino alla morte se sia necessario — per superarne il contrasto, il
folle ant;igonismo, di origini fin tropjio chiaramente diaboliche.
Perchè, bisogna ricordarlo, Gesù
Cristo non chiamò i suoi discepoli nè
l’acqua che vien giù dal cielò, nè la
farina con cui si fa il buon pane, ma
li chiamò « il sale della terra », il sale
che dà il suo ìnccnfondibile sapore
soltanto se si è confuso nella farina
impastata con acqua.
Il resto — la decisione perentoria
ed irrevocabile, lo schieramento antagonistico, la divisiore in due opposti
campi, come si legge in Matteo 24 —
il resto spetta a Dio, soltanto a Dio.
’Teodoro Balma
1 b-mie sPttiaiane fa abbiamo parlalo della iii:-.-'ione di pace e di riconciliazione guidala dal pastore Colin Morris, presidente
(Iella Clnesa Unita della Zambia, nella remoli ■ dove è avvenuta la ribellione dei
Liniipa.
La missione Ila pro-seguito la sua opera
con risnìiati a volte positivi, come là dove
ululili membri del movimento di Alice
Lenshiua avendo accettato di tornare nel
loro villaggio, sono stati ricevuti fraternamtiile dai crisiini della Chiesa Unita; in
altri casi invece la Missione non è ancora
nn-nla a -vincere jl rancore ilie i massacri
le rovine hanno lasciato ben radicati nei
cuori., dalle due parli.
^oll sono manicate, da varie parti, le cri
lidie suli'opendo del pastore Morris, e a
IM'oxiosito dei pericoli incorsi dai membri
della mission;, percorrendo senza scor'a
zone in eni i ribelli spadroneggiano ancora
In una inte'-vista concessa al corrispon
dente del Methodist Recorder, (8 oltobii
l',*6ti. il pastore Morris Ita risposto come
segue: « l'tilti i membri del nostro gruppo
crani) volontari, sapevano esattamente cosa
aspettarsi, io non credo che il pericolo ios.sc maggiore di quello che corsero i primi
missiLiiari quando venneio nell’Africa indimi ita.
(I A me sembra che, anche nel 1964, essere in pericolo è una eventualità inerente al
h.voro del missionario, che egli deve accettare nella sua piena responsabilità. O-U*!
persona che viene in Africa come miissionario deve saper-.- che questo è un continente
in fermento, e che andi’egli può essere
ihiamato a solTrire ».
Dopo aver alfermato che la polizia e
l'esercito, nella loro azione per por fine alla
fine alla rihellione, hanno cercalo di evi
lare il più ])Ossibile di usare le armi, ma
sono stati alle volte costretti a farlo dinanzi alle bande fanatizzate, il pastore Morris
Ila spiegato le ragione, die, a parer suo.
Decisioni diffi^cili e importanti
per La Chiesa Unita della Zambia
lianno provocato la ribellione dei membri
della diiesa dei Lumpa.
AlUinizio questo movimento era essen
zialmente religioso, però è da notare che e
sorto neiranno in cui la Federazione delle
Rh&desie e del Nyasaland veniva imposta
da una minoranza bianca, malgrado una
forte opposizione della mggioranza africana. Molti africani furono delusi dal fatto
die le diicse, fondate dalle Missioni, no"
ivevano lottato gran che per impedire !a
(leazicne della federazione, e quindi favoiirono questa nuova chiesa genuinamente
africana, e libera da ogni infiuenza europea.
Così, per selle anni, il movimento di Lem
sliina In, in certo qual modo, 1 aia spiriti'.i1- del movimento nazionalista.
Però nel 1960 sembra che siano sorte di.
ficoltà fra Lensliina c i capi nazicnalisll, en
essa ordinò allora ai suoi seguaci di astenersi dalla politica, e non soltanto questo,
ma anche di non aver nulla a che fare con
le persone estranee alla setta; di costruire
villaggi separati e di non piò riconoscere
ratitorità dei capi della tribù e del governo
centrale. La situazione andò peggiorando
sempre più, fincliè avendo i bumba ucciso
due poliziotti che volevano arrestare un
uomo ricercato dalla giustizia, il governo
(Il K. Kaunda dovette intervenire colla forza e la rivolta scoppiò coi noli risultati.
Il pastore Morris ammette die vi siano
stali dei casi di provocazione da parte dei
governativi, ma già un anno e mezzo fa,
Kaunda stesso aveva ordinato di cessare
ogni manifestazione ostile contro i Lumpa.
negli incidenti di questi ultimi mesi è
Come previsto, la
nostra st3impa (in
misura minore) e
la nostra radio (in
misura maggiore)
hanno incominciato a stendere cortine d’incenso sui
viaggio di Paolo VI a Bombay. Per
ora siamo solo ai « pezzi di colore » : il Km di strada che dalla cattedrale conduce al grande anfi^tro ci
viene descritto e ancora descritto, con
le sue bandiere papali e i voli di corvi
nel cielo sempre terso. Poi, verranno
le relazioni e i « fratelli separati »,
avranno forse la consolazione di conoscere in che misura ed in che modo
« l’Eucaristia » apostolica romana, « l’e
sposizione del S. S. sacramento » costituiscono una pietra fondamentale
dell’edifizio ecumenico.
Per ora, limitiamoci a familiarizzar
ci con questa terminologia antica, che
si aggiunge sapientemente a quella
moderna: Mater ecclesiae, per esem
pio.
Per ora, limitiamoci ancora a notare
come gli inviati speciali che la R.A.I.
si affretta a spedire in questa ed altre
simili manifestazioni, con uno zelo
che sembra profumato di servile incenso, se danno prova di innegabile e ineguagliabile vacua verbosità, non sembrano dotati di altret
FESTA
A BOMBAY
incora Alice Lenshina
UN REGALO PER NATALE
ADA MEILLE
0 Paese, Paese, Paese...
Poesie con note di nove secoli di storia Valdese
Pagine 350
con illustrazioni del Prof. Paolo Pascheito
LIBRERIA EDITRICE CLAUDIANA
tanto senso dL....
umorismo, se cosi,
lo possiamo chla
mare.
Per esempio nella traanissione, ce
lebrativa del Giornale-radio domenica
le della Repubblica Italiana, un invia
to speciale si è esibito in un tentativo
d’ interpretazione sociologica. Egli ha
osservato, infatti, che la domenica, a
Bombay e in tutta l’India è giornata
festiva come nei paesi cristiani; con
Questa differenza però : in India è sem
rlicemente una giornata di riposo.
In Europa, invece, e in America ecc.
la cosa è diversa : infatti alla base della festività domenicale, c’è un senso
religioso : la domenica è una « festa »
cristiana.
In India, la domenica è un giorno in
cui ci si alza più tardi, « tranne quelli
che dormono all’aperto, perchè il sole
Il sveglia presto » anche la domenica.
E con questa pennellata di colore locale, l’indagine è finita. Peccato!
Oh! cristiane domeniche del triangolo industriale della cattolica Italia
settentrionale !
Oh! religioso senso della domenica
apostolica del Sestriere e di CJervinia'
Ma ci sono i cartelli con l’indicazione delle Sante Messe mattutine per
turisti frettolosi! L. A. Vaimal
diiaro "ile i governativi sono stati le vittinie c non gli aggressori. « ,iNon v’è dubbie,
— diie Colin Marris — che i Lunmpa si
l■(,ns¡deravano liberi da ogni legge, e sostei.nti dalla magià, si misero a razziare i villaggi vicini. Se c’è un rimprovero da fare
li governo, è di aver tolleralo questa anarchia tanto a lungo ».
Alla di nianda; « Direste voi die i Lumia .siano lina Chiesa Cristiana? » Morris lia
r.sposto: « Io non posso, e nessun altro può,
giudicare del valore spirituale altrui o di
un gruppo di persone. E’ certo pure che
iiiig i.iia di Lumpa sono persone che esser
vano le leggi, buona gente die vive secondo principi morali elevati, eppure esito a
diiaiiiarc cristiana una setta, die incorag,ui dei bambini di sei anni a uccidere c
mutilare un poliziotto ferito, o fra cui ci
sono denne che assalirono la pobzia con
lande avvelenate, tenendo i loro bimbi
dinanzi a loro come scudo, o i cui guerrieri andarono all’assalto dietro a una barriera di donne e fanciulli. E queste non sona
co.se udite. Queste cose, e tante altre che
preferisco non menzionare, io le ho visto,
'ebbene al principio la setta di Lensliina
avesse un aito livello morale, negli ultimi
anni è degenerala, e i membri del nostro
gruppo lianno visto abbondanti prove di
pratidie magiche rivoltanti, nei villaggi die
liibiaino visitati».
Secondo il pastore Morris, le ragioni del
successo di Lensliina furono: la sua campagna vigorosa contro la magia (essa si pre
sento come avente una potenza magica superiore a tulle le forme di magia inferiori i:
.silo genio per creare forme di culto, inni
e canti, in puro stile africano; il suo senso
dtirorganizzazione, e il fatto che il suo
movimento sorse in un momento storico partiiolarmenle favorevole.
Quale sarà la sorte dei Lumpa? Alcun*
giuppi hanno espresso il desiderio di rienPare nella Chiesa Unita, donde erano usci' anni fa. Altri rimangono nettamente e
decisamente ostili. L’avvenire dipende in
gran parte da quel che sarà deciso a prò
pesilo di Alice Lenshina.
-Non v’è dubbio che, cercando aiutare a
pacificare quella tormentata regione, e di
giungere a una riconciliazione in Cristo, la
t liiesa Unita della Zambia avrà da prendere decisioni difficili e mo-lto importanti,
I 111 gravi implicazioni teologiche e poHtiche. Che Iddio Taiuti a seguire sempre la
via della croce e deU’amore. R- C.
DOMANDE BIBLICHE
UEvangelo può indurire i cuori?
NelVEvangelo secondo Marco 4: 10-12
i discepoli interrogano Gesù sulle parabole. Questi risponde che a loro è dato di
comprendere il mistero del Regno di Dio,
ma a quelli di fuori tutto è presentato
per via di parabole ’’affinchè vedendo,
vedano sì, ma non discernano; udendo,
odano sì, ma non intendano, che talora
non si convertano e i peccati non siano
loro rimessi”.
Come si spiega che l'annuncio delVEvangelo abbia volutamente un effetto negativo su una parte degli uditori? E,
quund’è così, qual e la responsabilità di
quelli che non lo accettano?
R. N. (Torre Fellice)
Si tratta in effetti di uno dei passi biblici sconcertanti c discussi. jNon sono
mancati i critici che vi si sono rivoltati
contro e che hanno spiegato queste parole come una creazione della comunità
primitiva (poi messe in bocca a Gesù)
cioè come un’espressione del suo turbamento di fronte al fatto che deve avere
inquietato le prime generazioni cristiane:
il rifiuto del Cristo proprio da parte del
popolo eletto; questi critici pensano insomma di trovare sotto la penna dell’evangelista Marco un’argomentazione simile —
ma estremamente concisa — a quella che
Paolo svolge ampiamente nei capp. 9-11
della lettera ai Romani, in cui tratta del
problema angoscioso deirindurimento
(temporaneo) d’Israele.
A parte ii fatto, fondamentale, che è
un procedimento critico discutibile attribuire alla comunità primitiva (quanto
creatrice!) le «parole di Gesù» che turbano il nostro buon senso umano e cristiano, bisogna pure notare che queste
parole sono tutt’altro che isolate. Qui —
e la testimonianza di Marco viene confermata pure da Giovanni (12: 40) e da
Luca (Atti 28: 26 s.) — Gesù si rifa a
una profezia che in questa forma esatta
si trova soltanto in Isaia 6: 10 ma che
costituisce un sottofondo frequente, fondamentale neUAntico Testamento (c£r.
Is. 9: 7; 28: 13; Ger. 23: 9,29; I Re
22: 9 ss.). La testimonianza biblica è
dunque unanime nel constatare e sottolineare la potenza operante della Parola di
Dio : crea la vita, ma causa pure la morto: converte’, ma indurisce anche; poiché
Dio è Signore dì tutte le cose, è Signore
anche deirinduramenlo degli uomini.
Li; ’dottrina della predestinazione’ — da
molti temuta, detestata e respinta — riaffiora qui con forza e risulta come essa sia
uno dei fili conduttori della trama dell’iiitera rivelazione biblica. Tuttavia, risulta
pure, mi pare, come essa non debba essere
considerata un problema astratto: non
vuole infatti essere una speculazione di
carattere filosofico, bensì una constatazione drammaticamente pratica di uno stato
di fatto ora gioioso, ora tragico: la risposta contrastante degli uomini alla Parola
del loro Signore, aU’Evangelo, ora lieto
ora severo ma sempre “evangeio in
quanto Parola di Dio che vuole spezzare
1 empio isolamento dell uomo perduto.
Può darsi che nella profezia dì Isaia
e nella testimonianza di Marco sia stato
paradossalmente soltoiiiicato che il fine
delia Parola di Dio sia per taluni il loro
indurimento c la loro perdizione lontano
dalla fonte della vita; ci si può pure chiedere se Marco non abbia qui riferito in
modo particolare alle parabole del Regno, che Gesù sta esponendo, una parola
paradossale che egli può aver detta in
riferimento a tutta la propria predicazione e anzi all inlera sua opera messianica.
Resta comunque il fatto — reale allora
e ai giorni nostri — che di fronte alla
predicazione evangelica c‘è chi Taccetta
con gioia, chi la respinge con sprezzo o
con rabbia, <hi la lascia cadere con assoluta indifferenza. E come i testimoni biblici sottalincaiio Tassoluta priorità deirazione positiva di Dio (« è per grazia
che siete stati salvati, mediante la fede, c
ciò non viene da voi, è il dono di Dio »
Efes. 2: 8), cosi fanno, Tabbiamo visto.
per la sua azione negativa, senza spiegarne — e come potrebbero? — le ragioni
ultime e sovrane.
Non sono neppure io psicologicamente
al sicuro dal turbamento che affermazioni
bibliche come queste possono suscitare;
ma sono convinto che tratta di tentazione d’incredulità : un porsi fuori della
sfera d’azione di Dio, su un piano autonomo di ragionamento che rivela la ’mente degli uomini’ e non la ’mente di Cristo’.
Certo, ci turba sentir dire che Pindiirimento —- rincredulilà e l’indifferenza —
che risponde cosi largamente alla Parola
di Dio non è un triste accidente che essa
incontra ma può essere il fine, sia pur parziale, per cui essa risuona nel mondo.
Riusciremo forse ad avvicinare un poco
questo mistero se ci licoideremo che la
Parola in questione non è parola anonima c indifferente, annuncio freddo e
spassionato di qualche astratta verità,
bensì Pannuncio appassionato dell’amore
del nostro Dio. Davanti a questo amore,
che non possiamo in alcun modo guadagnarci nè conquistarci, che è un amore
puro, in tutta la sua sovrana libertà, la
nostra conversione o il nostro indurimento, la nostra fede o la nostra incredulità
non sono, in fondo, in nostra mano. Noi
saremmo, spontaneamente, sempre sulla
seconda via, quella della incredulità e
deH’indifferenza. Perciò quando si afferma che il fine (parziale) dì ciò che l’Eterno dice agli uomini è di chiuderli nella
incredulità e neiPincomprensione, ciò significa che viene così portato alla luce
del giorno Patteggiamento segreto di tutti gli uomini, il fondo del loro cuore. In
proposito mi pare stupendamente caratteristico Patteggiamento di Isaia, all’inizio
della visione in cui riceve fra l’altro
quelle dure parole : egli, il ’chiamato’, si
sente solidale fino in fondo con la sua
chiesa peccatrice e meritevole di reiezione.
L’elezione divina, nei momenti della
storia della chiesa in cui la sua fede è
stata più viva, ne ha determinato appunto la pili robusta e irruente testimonianza,
facendo leva su due molle, ’logicamente’
opposte eppure in realtà sommanti la loro
carica dinamica : la certezza gioiosa, immensainetile grata e consacrala, della propria gratuita vocazione a salvezza; e lo
sforzo instancabile di dare al prossimo
vicino e lontano la possibilità di sentirsi
confrontato dalPEvangelo, interpellalo da
esso, abbandonando fiduciosamente all’onnipotenza e alParaore del Signore di far
crescere nei cuori la buona semente che
è la sua Parola di vita, poiché egli non
vuole la morte del peccatore ma che questi sì converta e viva.
Non c'è tuttavia in tutta la Bibbia una
sola parola che dìa « buona coscienza » alPincrcdulo o al tiepido, che lo confermi
nel suo fatalismo — spesso comodo, ignavo e rinunciatario — e lo porti a pensare
che, comunque, « il gioco è fatto » al di
sopra delle nostre teste. L’intera Parola
di Dìo è un continuo appello, in innumeri modulazioni, a un popolo, a una chiesa, a un mondo, a uomini « di collo duro »
e pur amati, rivolto loro dal Dio che si
è impegnato a fondo nel dramma della
redenzione: «Oggi, se udite la sua voce,
non indurate il vostro cuore! ». Il Dio che
elegge non è un tiranno capriccioso e leggero, rivoltante nella sua arbitrarietà: non
può essere questo il volto di un Signore
onnipotente il quale anziché spazzar via
i suoi nemici — e tali noi tutti siamo,
per natura — non esita a mettere nelle
loro mani, come mezzo estremo e assoluto di riscatto, il Figlio unigenito, diletto; quel volto noi, indegni, siamo chiamati a vedere un giorno faccia a faccia,
quando ogni contraddizione sarà tolta per
sempre. Allora conosceremo appieno quello che ora, nella fede, solo a sprazzi, oscuramente intuiamo: che la sua volontà,
sola buoni e onnipotente, è il fondamento della nostra vita, l’humus della nostra
libertà, la speianza del mondo.
Gino Conte
4
pag
N. 48 — 4 dicembre 1964
I LETTORI
ci scrivono...
FEDE E
PARENTELE
Un lettore, da Lugano:
Signor Direttore,
Mi rendo pienamente conto che
quanto sto per scriverle è del tutto
fconveniente e irrispettoso, e che —
come usano scrivere i corrispondenti dello « Specchio dei Tempi », sia
pure per assicurarsi un « fifty-fifty »
di probabilità per la pubblicazione
dei loro scritti -— qnanto segue non
sarà pubblicato da Lei nè da qualsiasi altro ottimo noncliè prudente
sostenitore dell’ecumenismo intei
confessionale. E perciò, pazienza.
Ma non iiosso non esprimere la
sensazione — e certo non mia soltanto! — che ora la Chiesa romana, nel suo corpo e nei suoi capi, sta
un pocìiino esagerando. Le cronache
televisive — e tutte le altre — annunciano che ieri, 21 novembre 1964,
nella ricorrenza della Presentazione
di Maria al Tempio {non la Presentazione di Gesù di cui è parlato con
estrema sobrietà in Luca 2/22), il
pontefice romano, di propria iniziativa (a motu proprio », si direbbe
in latino), ha proclamato Maria Vergine Madre della Chiesa, « Mater
Ecclesiae ».
Dico che si esagera un pochino.
Si esagera cioè nelle parentele, le
quali, ormai, sii intersecano, rimbalzano, si confondono, si mescolano in una mniera che non direi propriamente riguardosa, nè della divinità, nè dei suoi attributii (ontoloaici o filosofici, non importa), nè in
fin dei conti di questa povera, vilipesa, ma non necessariemente diabolica o perversa ragione uman.i.
E come se ciò non bastasse, nel
suo discorso sull’argomento, il pontefice ha aggiunto che lo scopo del
Concilio Vaticano II è quello « di
manifestare il volto della Santa Chiesa, alla quale Maria è intimamente
congiimta », Con il « volto » — altra indicazione semantica di dubb'a
spiritualità che s’infiltra nella mistica cattolica —■ le complicazioni
si... complicano ancora di più. Non
voglio entrare in polemiiche. Ma ora.
Maria è madre di Dio, madre di Gesù, madre della Chiesa; Gesù è il
Capo della Chiesa, lo Sposo della
Chiesa e il nipote-figlio della Chiesa;
la Chiesa è la sposa di Cristo, il volto di Maria, la figlia di Maria... Come raccapezzarciisi?
Qualcuno dirà che di questo « parentisnioi » i cristiani sono responsabili e non certo gli ebrei, per i quali l’espressione « figliuol dell’uomo », applicata al Messia (Daniele)
non era filologicamente diversa da
quella appllicata dal profeta Isaia al
« figlio della vigna » : cioè un legame stretto, di intima dipendenza, un
complemento di origine, se vogliamo'; ma non certo una concreta, quasi materiale parentela, di cui siamo
piuttosto debitori ai Padri conciliaci di Nicea (325) e alle interminabiU dispute soteriologiche di quei
tempii.
Ma non sarebbe tempo, signor Direttore, di purificare il linguaggio
dei teologi anche in questo, e di por
fine alla mania del K parentismo' »
che è, tutto sommato, un po’ grottesca ?
Con cordiali saluti,
Teodoro Balma
ABBIAMO
RICEVUTO
Pro opera evangelica a Marsahif a
mezzo Salvatore Grazia: Giuseppe
Colucci (Ripa,bo'itor)i) Lire 600;
L G. C. (Milano) 500; Salvatore
Garzia (Marsala) 10.000. Totale finora raccolto L. 149.250.
Pro centro comunitario di Fray
Bentos (Uruguay), in memoria di
Fernanda Menotti Long: Mary Tron
(Torre Pellice) L. 2.000; Guido Rivoir e Signora (Lugano) 5.000.
Alla Tavola Valdese L. 100.000
Al Collegio Valdese » 100.000
All’Ospedale di Pomaretlo » 100.000
A Villa Olanda » 100.000
A Opera Servizio Cristiano dì
Riesi » 100.000
Al Rifugio S. Giovanni » 75.000
Alla Scuola Latina di Pomaretlo » 50.000
All’Islituto Ferretti di Firenze » 50.000
A Opere Chiesa Vald. di Palermo » 50.000
Alla Foresteria di Torre Pellice » 50.000
All’Asilo dei Vecchi di S. Germ. » 35.000
All’Orfanotrofio di Torre Pellice » 30.000
Ad Agape » 30.000
AirOrfanotrofio di Pomaretlo » 20.000
All’Asilo Vecchi di S. Giovanni » 20.000
All’Asilo di Vittoria » 20.000
Alla « Foresteria » di Pra del
Torno )) 20.000
A <(. La Gianavella » » 20.000
Alla « Casa Materna » di Portici » 15.000
Totale L. 985.000
AGAPE - 27 dicembre 1964
5 gennaio 1965
Campo invernale
Riesi, come tema per il campo invernale! L’azione che si sta svolgendo a Riesi
e di cui i nostri lettori sono bene informati, non può non suscitare la riflessione
impegnala dei giovani protestanti italdani e stranieri. Parlare di Riesi non significa infatti parlare di nna delle tante « o.pere sociali » della chiesa, ma significa parlare di una nuova forma di predicazione. Parlare di Riesi adesso significa parlare
di un esperimento in corso. Non vogliamo dunque arrivare ad una valutazione conclusiva, ma comprendere attraverso Riesi il senso della vocazione che può venirci
a riflettere a quello che facoiamo ognuno nella nostra città, nel nostro ambiente, è
un richiamo ed un appello ad un modo di esistenza.
Gli studi saranno:
La Sicilia è l'Italia (Paolo Sylos Labini)
Perchè vi è la mafia? (Michele Pantaleone)
L’evangelizzazione in Sicilia dall’Unità ad oggi (Luigi Santini)
Problemi dell’evangelizzazione in Italia, dal 2“ dopoguerra ad oggi (Giorgio
Bouchard).
Riesi: la predicazione (Tullio Vinay)
Riesi: problemi concreti (Tullio Vinay)
Riesi nel quadro del problema della ivedwazione (Sergio Rostagno)
Inoltre seminari su testi scelti.
Per iscriversi, inviare al più pr-esto 1.600 lire alla Segreteria d’Agape, Pralì
(Torino) Nono possiamo accettare iscrizioni se non per tutto il periodo indicalo :
nell’interesse dei partecipanti e del campo.
Quota del campo dal 27 sera al 5 manina: lire 13.000 (riscaldamento compresol.
Siamo in grado di fare delle riduzioni a chi lo ricliiedesse; non vorremmo che qualcuno non venire per ragioni finanziarie. Se il campo dovesse finire il 3 mattina
per ragioni scolastiche, ne verr.i data comunicazione agli iscritti e la quota verrà
evidentemente ridotta.
AGAPE
27 dicembre - 3 gennaio
Campo cadetti
Contemporaneamente al campo invernale abbiamo bisogno di un piccolo campo
di lavora di ragazze (o anche ragazzi) che diano una mano per la cucina e la casa
che saranno libere il pomeriggio fino alle 17.
Contemporaneamente al campo invernalo avrà luogo ad Agape un campo cadetti, ohe seguirà alcune della ccnferenza del campo su Riesj e avrà per il resto un
programma proprio, sotto la direzione del yiast. Thomas Soggin e del signor Riccardo Bensì e Signora.
L’opera di Riesi -larà considerala neirinsienip della predicazione dell’Evangelo
nel nostro tempo. Vi saranno discussioni, studi biblici-, e tempo libero, dalle
13.00 alle 17
Il numero dei posti è rigorosamente limitato. Saranno accettate iscrizioni di
cadetti chè abbiano compiuto i 15 anni e non ancora compiuto i 17.
L’Incertezza del -calendario sccslasiico consiglia di chiudere il campo il 3 mattina, domenica. Chi sapesse tuttavia con certezza di avere vacanza fino al 6 ce lo
faccia sapere subito. Ci riserviamo di prolungare il campo.
Costo del campo dal 27 dicembre al 3 gennaio L. 10.1Ü0 (riscaldamento compreso), più iscrizione ,L. 1.600.
Il cristiano e la guerra
nel inonilo d’iiddi
francia
Nice. Poiché lo statuto degli obiettori di
coscienza offre ormai a tutti i Francesi che
lo desiderano, la possibilità di servire il loro
Paese altrimenti che con le armi, ha ultimamente iniziato la sua attività a Brignoles
(Var) il primo a Groupement autonome de
secouristes pompiers ». Si trattava, per questi« civilisti, di provare la loro solidarietà
con la popolazione del Var e dei dipartimenti
vicini, provati dagli incendi. Organizzati in
gruppi d’intervento che sono in stato d’al
lamie ventiquattro ore su ventiquattro, hanno lottato con efficacia in sene alla Protezione civile contro l’incendio che nel corso
deH’estate ha infuriato sulle colline situate
attorno al massiccio del Gros-Bessillon, proteggendo così, su un fronte di parecchi chilometri, le foreste comunali e le fattorie.
Le riserve di ordigni nucleari immagazzinati nei depositi atomici di tutto il
mondo sono tali che, teoricamente, si potrebbe « sparare » ogni giorno — per 146
anni di seguito — una carica nucleare di
potenza esplosiva equivalente al complesso
della potenza esplosiva della seconda guerra
mondiale.
Questo terrorizzante calcolo è stato fatto
da Linus Pauling, doppio premio Nobel (per
la chimica e per la pace).
Ringraziamento
I familiari della compianta
Alice Chauvie
ringraziano sentitamente i vicini di
casa, gli amici, TAmministrazione Comunale, la Corale Valdese, nonché
tutte le persone che furono vicine ui
presenza o con scritto in occasione
della dipartita della diletta Tante
Alice.
Torre Pellice, 26 nov. 1964
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
mmì
— In seguito a breve ma violenta malattia è deceduto, giovedì 19 novembre, alFOspedale « Edoardo Agnelli » di Pinerolo il
nostro fratello Reynaud Edvico, originario
di Pomeano, alla ancor giovane età di 39 anni. I funerali hanno avuto luogo sabato pomeriggio, 21 novembre, nel Tempio di San
Germano Chisone alla presenza di una folla
di parenti, di amici e di conoscenti, accorsi
per testimoniare deU’aetto e della stima di
cui egli era circondato e per porgere ai familiari la loro simpatia cristiana.
Rinnoviamo alla vedova, alla figlia, ai vecchi genitori ed a tutti i parenti la nostra fraterna solidarietà, insieme alle promesse ed
alle consolazioni della fede nel nostro Signore Gesù Cristo : « risurrezione e vita » per
chiunque crede in Lui.
— Ringraziamo ancora sentitamente la
Filodrammatica, la Corale e tutti gli Amici
della Comunità di San Germano Chisone per
la loro gradita visita e per il bel pomeriggio
che ci hanno fatto trascorrere la domenica
25 ottobre nella sala delle attività, svolgendo per noi un ricco e divertente programma
di recite e canti sotto la direzione dei Sigg.
Alfredo Baret e Elio Rostan. I nostri Amici
hanno lasciato tutto il ricavato della manifestazione per i restauri del nostro tempio;
siamo loro profondamente grati per questo
loro aiuto, che, insieme a quanto già avevano fatto per noi la scorsa primavera nel pomeriggio di Pentecoste, è una dimostrazione
tangibile della loro fraterna solidarietà nei
nostri riguardi.
— Domenica 25 ottobre si sono uniti in
matrimonio : Long Dante (Pramollo) e Lastre Elda (Prarostino); a questi giovani che
hanno fissato il loro focolare a Torino giunga Taugurio di ogni benedizione da parte
del Signore.
— Ultimamente due maschietti sono venuti ad allietare con la loro nascita altrettante famiglie: Valente Claudio di Onorio e di
Long Elvira e Bounous Alberto di Armando
e di Plavan Vilma. Ai neonati ed ai genitori i nostri auguri.
MASSEL
5~8 DICEMBRE 1964
Inaugurazione del nuoi/u Tempio
in San Gioi/anni Lipioni [Chietil
Pellegrinaggio valdesi Sud America
OFFERTE
Agosto-Ottobre 1964
PROGRAMMA
L'inaugurazione sarà preceduta da ire conferenze pubbliche:
Sabato 5 dicembre, ore 19, il pastore A. Rutigliano parlerà sul tema: cc La Riforma
Protestante - Lìn obbedienza alla Parola di
Dio ».
Domenica 6 dicembre, ore 19, il past. G. Vicentini parlerà sul tema : « L'unità della
Chiesa come e Voluta da Cristo ». Che cosa
dice la Bibbia e che cosa dicono, oggi, protestanti e cattolici suirecumenismo.
Lunedi 7 dicembre, ore 19, il pastore G. Bouchard parlerà sul tema : cc La Chiesa Evangelica Valdese, voce della Riforma Protestante ». Perchè soffersero i Valdesi - Perchè i Valdesi, oggi, predicano FEvangelo.
Coloro che desiderano approfondire gli argomenti trattati in queste conferenze — coloro vogliono conoscere la fede evangelica e
il pensiero protestante — avranno a disposizione: LA SACRA BIBBIA nel testo completo, IL NUOVO TESTAMENTO con note
spiegat'ive, e numerosi libri e opuscoli.
La corale della comunità valdese di Campobasso eseguirà il (Salmo 28: 6-8).
Interverranno numerosi pastori e rappresentanti delle comunità dell’Italia Meridio
naie.
Ore 14,30 : Il pastore D. Cielo, presidente
della Commissione Distrettuale, e gli altri
pastori presenti rivolgeranno i loro messaggi alla Comunità di S. Giovanni Lipioni.
Ore 17 : Inno di ringraziamento a Dio e termine della cerimonia inaugurativa.
PINEROLO
Il nuovo tempio è stato progettato dall’architetto prof. dott. Giovanni Koenig, docente
universitario, e dall’ingegnere dott. Claudio
Messina, valdesi della Comunità di Firenze.
Notizie da Lugano
Qualche tempo fa « I.’Eco-Luce » pubblirava la buona notizia dell Unione delle
Chiese Evangeliche di lingua tedesca, italiana e francese del Sopra Ceneri in una
sola Chiesa trilingue.
Da circa un anno lo stesso fallo positivo
Ila potuto verificarsi a Lugano, con raslensioiie però di una Chiesa.
Raggiunto questo risultato da anni desideiato e ricercato anclie dal Comitato de'la
Diaspora, occorreva un pastore che conoscesse le tre lingue, in particolare per poter
an die dare l’istruzione religiosa nella loro
lingua ai bambini di famiglie svizzero-tedeBclie.
La mancanza di pastori in generale e la
necessità della conoscenza delle tre lingue
nazionali rendeva questa ricerca assai difficile. Perciò è con particolare gioia che oggi si può annunziare ohe il pastore Georges
Bernoulli della Chiesa Svizzera di Genova
In accettato l’appello di Lugano.
Domenica 8 novembre un gran numero
di fedeli erano felici di poter assistere alrinsediamento, presieduto dal Prof. E.
Staehelin, del pastore Bernoulli, come quarto pastore della Chiesa Evangelica Riformala di Lugano e dintorni.
In una riunione familiare un cordiale ed
afielluosD benvenuto, con molti auguri e
benedizioni, è stalo dato ai nuovo Pastore
e alla sua gentile Signora. B. Combu
CULTO PER GLI SCIATORI
A FRALI
Ogni domenica alle ore 17
Dal 13 Dicembre
PERSONALI^
E’ giunta, a Torino, la piccola Jac
queline ad allietare la famiglia di Danielle e Franco Giampiccoli. Essa noi'
sa ancora, però, che il suo nome è
sub judice, in quanto l’UfRciale d;
Stato (in-)civile pare rifiuti la regi
strazione di un nome «straniero »! C
rallegriamo comunque profondamente con i felici genitori e inviamo a tut
ti e tre il nostro augurio fraterno.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
fin. Subalnina s.p.a. - Torre Pellice (la
avvisi economici
— Alcune famiglie della nostra comunità
sono stale negli ultimi tempi visitate dal
lutto, sono infatti mancati alPaffetto dei Iore cari : Tron Alessio e Gaydou Pierina in
Villa dopo lunga malattia e Pons Umbeito
aH’ospedale di Pomaretlo; a tutti colore
che sono stati provati rinnoviamo il nostro
pensiero affettuoso e fraterno.
— L’assemblea straodinaria per l’elezione dei delegati alla Conferenza Distrettuale di Dicembre avrà luogo domenica 6 dicembre dopo il culto.
— Diamo il benvenuto alla famiglia Meytre dì Fontane che si è trasferita a Salza
per gli impegni del suo capofamiglia, messo comunale di questo comune.
— Sono stati battezzali nel corso dell’estàle; Pons Marilena (Piccolo Passet) e Tron
Gino (Centrale), benedica il Signore questi teneri agnelli della sua greggia.
— Nuovi focolari sono stali benedetti in
questo stesso periodo; Micol Ada e Gliigo
Alberto residenti a Penero; Pons Viviana e
Rostagno Giulio trasferiti a Torino, il Signore benedica queste nuove famiglie che
si sono costituite sotto il suo sguardo.
--Ricordiamo a tulli i giovani della comunità che l’iJnione ha luogo al Reynaud
il l'> e 3“ sabato del mese alle ore 20,30.
— Informiamo i nostri membri della coinunità e gli amici che da alcuni mesi il
Concistoro ha aperto un Conto Corrente
Postale dal N. 2/26245 intestato a: Concistoro Valdese - Massello (Torino).
l .AMIGLIA evangelica, residente Lussen;
hiirgo, con due bambini, cerca giovane
attiva tuttofare, possibilmente con nozioni di francese. Eleltrodoimeistici, ottimitrattamento, lunghe vacanze in Italia.
Scriveie: Annalisa Ducei Greppi - V'ia
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Martedì 8 dicembre alle ore 15 avrà
luogo il Bazar di beneficenza a favole
delle opere della Chiesa.
Tutti sono cordialmente invitati.
Acquistando i VINI MARSALA
dal fratello Garzia Salvatore, via
Caippuiccini, 6, Marsala, contribuirete alla creazione di un fondo per
la costruzione di un’Opera Evangelka in Marsala, in quanto tutto
il guadagno, escluso il minimo indiispeuisabile al suo fabbisogno familiare, va devoluto per l’Opera
stessa.
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12 bottiglie da 750 gr. L. 3.900
C.C.P. 7/528 Chiedere listino prezzi.
Per l’opera di Marsala è già stata
tersala alla Tavola la somma di
lire 113.690.
Fratelli, Amici!
Veniamo a voi lutti con amore c simpatia
per farvi questo invilo : Adoriamo Dio in
ispirilo e verità e viviamo da uomini di coscienza secondo la Scrittura.
Past. Giulio Vicentini
Martedì 8 dicembre: Consacrazione a Dio,
per il culto in ispirilo e verità, del nuovo
Tempio Valdese in S. Giovanni Lipioni.
Ore 10,30: Culto di consacrazione presieduto dal pastore E. Rostan, Moderatore della
Chiesa Valdese.
La Sacra Bibbia verrà deposla sul Tavolo
della Comunicne, a testimonianza che la
comunità cristiana nasce ed è fondata sulla Parola di Dio.
Domenica 29 novembre si è svolta Tassemhlea di Chiesa in cui sono stati esaminali alcuni importanti problemi della vita
della comunità e della chiesa in genere.
Quale delegato alla prossima Conferenza
autunnale che si terrà a S. Secondo l’8 dicembre è stato eletto il sig. Tourn Ermanno.
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