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Anno 114 - N. 48
1 dicembre 1978 - L. 200
Spedizione in abbonannento postale
1° Gruppo bis/70
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TEMPO Dt AVVENTO
Il mistero del '"Dio con noi"
Il racconto della nascita verginale di Gesù: un linguaggio per concepire l’inconcepibile e per
esprimere l’inesprimibile
Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figliolo,
al quale sarà posto nome Emmanuele (Matteo 1: 23)
Dei due versi di Isaia che Matteo riprende nel suo racconto
della nascita di Gesù per annunciarne il compimento, è il primo
quello che di solito è sentito dagli uomini del nostro tempo —
tra cui non pochi credenti •—
come uno scoglio talvolta insormontabile sulla via della fede:
« la vergine sarà incinta e partorirà un figliolo ». Perché? E co
me è pensabile un fatto così estraneo e lontano dalla nostra
umanità? È possibile che per
credere si debba subito uscire
dalla nostra dimensione umana?
Forse, a fare del racconto della nascita verginale uno scoglio
insormontabile ha contribuito
un letteralismo talvolta teso più
ad umiliare l’uomo (per timore
che sfugga alla presa di Dio) che
a render gloria a Dio (che non
teme di donare all'uomo la libertà nella responsabilità). Così il
primo verso è stato separato dal
secondo o per lo meno è stato
preso a sé e presentato come un
dogma tanto autonomo quanto
incomprensibile.
In realtà è dal secondo verso
che dobbiamo partire: « al quale
sarà posto il nome Emmanuele».
In questo nome Emmanuele, che
qui soltanto è menzionato in tutto il Nuovo Testamento, è racchiusa l’essenza dell’Evangelo:
esso vuol dire « Dio con noi ».
Il vero scoglio
Questo sì è il vero scoglio per
chiunque si accosti aH’Evangelo!
Se c’è qualcosa di enorme, di
inconcepibile, di accessibile solo
nella fede, non è tanto la nascita
di un figliolo da una vergine, ma
l’evento del « Dio con noi ». Il
Dio che l’Evangelo annuncia non
è un Dio che dall’alto giudica e
retribuisce gli uomini, non è un
Dio che regola le sfere del grande orologio dell’universo, o un
Dio che predispone il cammino
per una progressiva autopurificazione dell’umanità, ma è un
Dio che si abbassa ad assumere
la condizione umana, prende su
di sé il nostro fardello di speranze e delusioni, di slanci e di incoerenze, alla fin fine di incapacità, di fallimenti.
‘L’Evangelo è la inconcepibile
notizia che Dio viene a condividere la nostra esistenza eternamente minacciata dall’assurdo
e dal nulla e viene a scioglierne
il nodo dall’interno, a svelarne
l’enigma, a dare inizio ad una
nuova umanità che ha ora una
speranza malgrado le delusioni,
una mèta e un compimento malgrado le incoerenze.
Questo è il mistero insondabile della nascita di Gesù. Emmanuele, Dio con noi. Il racconto della vergine che partorisce
un figliolo è allora uno dei modi
per esprimere questo fatto, è uno dei linguaggi (e non il solo)
che il Nuovo Testamento usa
per parlare alla fede di questo
mistero. Che cosa dice allora
questo linguaggio che esprime
il fatto del « Dio con noi »?
Direi che non intende tanto
esprimere come questo avviene,
quanto indicare che cosa questo
significa. Che Gesù nasca da una
vergine e per virtù dello Spirito
Santo indica insieme la partecipazione e la rottura di Gesù nei
confronti della nostra umanità.
Partecipazione
e rottura
La partecipazione (già espressa nella genealogia che apre l’evangelo, così carica di realismo
e di concretezza) è riassunta nelTaffermazione ohe Gesù è « nato
di donna », è partecipe perciò
della nostra umanità senza alcuna attenuazione. Gesù è veramente Dio con noi.
E d’altra parte la rottura è
espressa dall’interruzione del
normale processo generazionale:
« ciò che in lei è generato è dallo Spirito Santo » (v. 20) significa rottura nei confronti di una
umanità che non è in grado non
solo di produrre la propria redenzione, ma neppure di fornire
una carne, una umanità adeguata al Cristo di Dio. Questa rottura indica la necessità di una
nuova umanità, di un nuovo
Adamo, di un nuovo inizio, di
un nuovo intervento creativo di
Dio. Gesù è veramente Dio con
noi.
Non ci sarebbe speranza se il
Gesù che salirà sulla croce e risorgerà non fosse veramente un
uomo come noi, uno di noi, se
non fosse qualcrmo che parte
dal nostro cammino quotidiano.
Ma non ci sarebbe neppure
speranza se in Gesù non fosse
Dio stesso colui che ricrea la nostra umanità, se la vicenda di
Gesù non avesse un potere creativo che coinvolge e trasforma
la nostra vecchia e stanca umanità.
Emmanuele — Dio con noi. Di
questo fatto inconcepibile il racconto della nascita verginale si
fa quindi interprete, annuncio,
linguaggio adeguato al mistero
che deve esprimere. È un linguaggio che rinvia al di là di se
stesso, che non può essere confuso con il mistero che esprime.
Il linguaggio della nascita verginale esprime il mistero del « Dio
con noi »; ma questo mistero non
dipende da quel linguaggio. Gesù non è « Dio con noi » perché
è nato da una vergine, ma il fatto che Gesù è « Dio con noi » è
significato, espresso, detto, con
il racconto del figliolo nato dalla
vergine.
Per esprimere
l’inesprimibile
In concreto questo vuol dire
che noi non abbiamo da porre
l’accettazione della nascita verginale di Gesù davanti, a creden
ti e non crédenti, uomini, donne, catecumeni, bambini, e davanti a noi stessi, come una specie di condizione per dirsi credenti, come un rassegnato quanto frettoloso pedaggio da pagare all’inizio delTEvangelo per poter andare oltre e trovare qualcosa di più vicino a noi. Abbiamo invece da rimeditare l’annuncio inaudito e inconcepibile
delTEmmanuele - Dio con noi,
ricevendo il linguaggio con cui
questo annuncio è espresso il
racconto della nascita verginale — come una testimonianza resa all’amore di Dio che sorpassa
ogni conoscenza.
Se questo avviene, allora diventa una cosa del tutto secondaria e in fondo irrilevante raccertare come storicamente sia
nato Gesù. Se in prinqo piano
nella nostra fede sta l’enormità
di questo miracolo — Emmanuele, Dio con noi — allora il
racconto della nascita verginale
cessa di essere lo scoglio su cui
si infrange un poco (o molto)
della nostra fede, per tornare
ad essere ciò per cui è staffo
scritto originariamente: un aiuto per capire il « Dio con noi »,
uno dei modi e dei linguaggi che
la Scrittura usa per concepire
l’inconcepibile, e per esprimere
l’inesprimibile.
Franco Giampiccoli
aOPO IL CONGRESSO DI TORINO
Sindone: a che punto siamo?
Al di là delle intenzioni degli
stessi organizzatori, è stata una
serata illuminante sul livello degli esperimenti sindonologici,
quella del 9 novembre al Circolo
della stampa di Torino. E stata
la prima relazione pubblica dopo il tanto reclamizzato « Congresso sindonologico internazionale » del 7/8 ottobre.
Oltre al vicario episcopale d.
Peradotto, al prof. L. Firpo, al
giornalista Ito de Rolandis, erano presenti tre relatori al Congresso e sperimentatori: il prof.
Baima Bollono (medico-legale),
il dr. Morano (microscopia elettronica) ed il prof. Frei di Zurigo, il famoso palinologo. Moderatore il rettore deH’Università,
prof. G. Cavallo.
Don Peradotto si è detto soddisfatto perché, a suo dire, la
« ostensione » della Sindone ha
raggiunto gli scopi che si pre
EVANGELICI IN SPAGNA
No alla tassa ecclesiastica
« ’Tutti i cittadini dovranno destinare una parte delle loro entrate, stabilita in base alla dichiarazione dei redditi, come
contributo al finanziamento della Chiesa a cui appartengono».
Questa affermazione, contenuta
nell’editoriale del giornale spagnolo Diario 16 lascia intravvedere chiaramente il progetto che
sta andando in porto in questi
giorni, mediante un accordo tra
il Ministero del tesoro e la nunziatura apostolica cattolica; la
imposizione alla Spagna di una
tassa ecclesiastica.
« È chiaro, osserva nel darne
notizia la Carta Circular, la rivista mensile della Iglesia Evangélica Española, che il governo
vuole togliersi di dosso, moralmente, il peso della dotazione
che passa alla Chiesa cattolica
(nell’ordine di 6 milioni di pesetas all’anno) passando questo
carico ai contribuenti in forma
diretta. La Chiesa cattolica può
dal canto suo migliorare la propria immagine di alleata del potere temporale dal momento
che il finanziamento delle proprie attività avverrebbe mediante il contributo dei cittadini cattolici ».
L’articolo della rivista evangelica spagnola (dal reciso titolo
« Impuesto religioso, NO », « NO
alla tassa ecclesiastica») prosegue motivando il dissenso evangelico con il fatto che « chiunque ascolti TEvangelo riceve con
esso l’impegno e il privilegio di
collaborare finanziariamente al
sostenimento delle opere evangeliche senza imposizione esterna » e con la citazione di II Cor.
9:7 : « Dia ciascuno secondo
quanto ha deliberato in cuor
suo, non di mala voglia o per
forza, perché Dio ama un donatore allegro ».
Gli evangelici spagnoli vedono
inoltre un contrasto tra questo
progetto di tassa ecclesiastica e
la Costituzione che il popolo
spagnolo si appresta a votare
cól referendum del 6 dicembre.
La Costituzione infatti, all’art. 5
comma 2 dice che « Nessuno ha
Tobbligo di dichiarare la propria
religione, credenza o ideologia».
D’altra parte un’imposizione di
questo genere costringerebbe anche i non praticanti a contribuire contro la loro volontà e co
S. B.
(continua a pag. 8)
figgeva: rispondere al bisoigno
di aggregazione religiosa dei cattolici in una società largamente
secolarizzata, « non per ricontarsi, ma per risentirsi », per ritrovarsi assieme e sentirsi uniti
Gli scienziati hanno confermato che per conoscere i risultati
degli esami effettuati saranno
necessari almeno due anni. Le
scarse anticipazioni fatte sono
state piuttosto deludenti. Con
argomenti ben poco scientifici
(e diapositive di tipo « casalingo ») si è cercato di convincere
il pubblico che le immagini sindoniche non possono essere state prodotte da una statua surriscaldata (perché la tela brucerebbe!), né trattata con acido
solforico. Nessun accenno, come
al solito, alla ipotesi di decalco
di un rilievo, formulata nel 1938
dal dr. Eskenazi di Istanbul e
accolta dallo studioso cattolico
p. Braun di Friburgo, che aveva
eseguito vari interessanti esperimenti.
L’analisi al microscopio elettronico tenderebbe ad accertare
la natura delle sostanze organiche presenti sul tessuto (polline,
spore, batteri ecc.). Nulla, come
si vede, di conclusivo per una risposta ai due quesiti posti alla
scienza, che rimangono aperti:
1) Il telo di Torino può avere
duemila anni di età?
2) È possibile dare una spiegazione scientifica delle immagini?
Malgrado l’ora tarda il dibattito ha invece fornito notizie interessanti.
Il prof. Frei, com’è noto, aveva
dichiarato, in articoli firmati apparsi sulla stampa italiana, di
aver trovato sulla Sindone polline di una specie di pianta estinta identico a quello da lui stesso trovato in reperti fossili nella
melma del Mar Morto e databili
a 2.000 anni fa. Ne aveva dedotto
— secondo la « Gazzetta del Popolo » — che « questa era la
prova decisiva, inconfutabile. La
Sindone non solo ha su di sé il
polline di piante ohe esistono solo in Palestina, ma addirittura di
specie che vivevano duemila an
ni fa e che oggi sono scomparse »
Ora, alla domanda; « coinè fa
a dimostrare che q^uella pianta
palestinese si è estinta 2.000 e
non 1.000 anni fa? », il prof. Frei
— fra lo stupore del pubblico —
ha dichiarato: 1) <fi non aver
mai parlato di « polline fossile »;
2) che le sue ricerche mirano ad
accertare la provenienza della
Sindone, non la sua antichità;
3) che il suo pensiero è stato
travisato « dai giornalisti »!
Il prof. Baima Bollono ha dichiarato che la famosa prova al
« carbonio 14 » per la datazione
del tessuto non è stata fatta e —
salvo improbabili ripensamenti
— non si farà, benché sia stata
richiesta a gran voce da molti
studiosi anche al recente Congresso di Torino. Di cosa si tratta? Nel 1947 il chimico americano W. F. Libby scoprì che ogni
pianta, finché vive, assorbe carbonio 14 radioattivo dall’anidride carbonica delTatmosfera. Con
la morte, però, l’assorbimento
cessa e la quantità di C 14 presente nei tessuti comincia a disintegrarsi. Calcolando il grado
attuale di radioattività del carbonio è possibile determinare,
con una certa approssimazione,
l’epoca della morte della pianta
e quindi, nel nostro caso, del
tessuto di lino che ne è stato ricavato.
La scoperta, perfezionata dai
successivi studi di Hans Suess e
di Walter C. McCrone, è stata
applicata a moltissimi reperti
archeologici (tra cui ai Manoscritti del Mar Morto) con risultati positivi. La « prova del nove » è stata fatta analizzando il
legno del tronco di una conifera
della California di oltre 4.000 anni, la cui età era calcolabile con
sicurezza in base agli anelli
nuali. Il grado di approssimazioCarlo rapini
(continua a pag. 4)
1 Max Frei, La Palestina duemila
anni fa, in « Gazzetta del Popolo »,
suppl. speciale, «Questa Sindone», sett.
1978, p. 39.
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1" dicembre 1978
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
il ruolo del protestarrtesimo
a colloquio con I lettori
Minoranze, anticristo e papato
Sulla Stampa dell’8 nov. un articolo di Guido Ceronetti dal titolo « I Papi contano ».
Sul Manifesto del 26 ott. im
articolo di Sergio Todeschini che
risponde ad uno precedente di
Giorgio Girardet sullo stesso
giornale relativo al « boom » papale delle ultime settimane.
Il succo dell’articolo di Ceronetti si è che solo il papato e la
Chiesa cattolica si ergono come
un « muro » contro le degenerazioni della società materialista in
cui viviamo; la Chiesa ortodossa
non è ohe « un paraplegico che
tossisce a morte ». « La vigna
protestante non esiste più » e il
protestantesimo è un « cristianesimo storico da libri, dischi, musei, associazioni e campeggi » ohe
ha dimenticato « il formidabile
sì di Lutero morente ».
Il Todeschini respinge nettamente la distinzione fra fede e
religione adombrata nell’articolo di Girardet, negando al momento profetico del cristianesimo ogni « spirito critico o spinta rivoluzionaria » in quanto
« per sua costituzione pone come secondario il rapporto sociale » ai cui problemi non sa dare
nessuna risposta. ' _
Il Ceronetti scrive un articolo
permeato dalla vecchia concezione della religione intesa come
difesa dello status quo, con un
chiaro accenno - ad un ritorno
spiritualista di fronte alla crisi
della società materialista.
Il Todeschini si riferisce apertamente ad un paleo-marxismo
per il quale solo certi schemi sono validi e tutto quanto in essi
non rientra, anche se vivo e vitale, non conta nulla.
Ceronetti ignora tutto di
Schweitzer o di Martin Luther
King, che, in modi diversi hanno
saputo non erigere un muro difensivo, ma operare attivamente per modificare le storture di
una società materialista.
Todeschini ignora non solo
Bonhoeffer, ma anche Gramsci e
le sue considerazioni sulla interazione delle strutture e delle sovrastrutture. E, curiosamente,
definisce la posizione di Girardet come quella di « un cattolicesimo verniciato di rosso » o,
a scelta, « un ateismo che si vergogna ».
Abbiamo abbinato le due segnalazioni perché ci pare esse
abbiano in comune un fatto assai importante, del quale anche
noi portiamo la colpa e cioè l’assoluta ignoranza dello sviluppo
del pensiero teologico e della attività pratica del protestantesimo mondiale.
Ed a questa « colpa » comincia in qualche modo a mettere
riparo il Centro Culturale Protestante di Milano al quale il
Corriere della Sera del 15 nov.
dedica un ampio articolo di Glauco Licata riferendo sul dibattito ivi svoltosi il 13 sul tema: « A
460 anni dalla Riforma. Il ruolo
attuale del Protestantesimo ».
A differenza del Ceronetti, il
cattolico Messori ritiene che il
protestantesimo abbia ancora
un compito da svolgere, appunto « protestando » contro certo
trionfalismo ecclesiale cattolico
che egli stesso non apprezza. Interpretazione troppo riduttiva
per essere accettata.
Paolo Ricca riafferma la validità dei principi protestanti, ricordando la loro partecipazione
FIRENZE
Il Centro Evangelico di Solidarietà dal 1” gennaio assumerà
una nuova veste giuridica e si
chiamerà: Centro Sociale Evangelico. Sostanzialmente il Centro rimane quello che era: una
libera associazione di credenti
che cercano di offrire un aiuto
positivo ai ’minimi’, agli esclusi
del nostro tempo. Il Centro invierà ai sostenitori e ai membri
di Chiesa un foglio periodico, dal
titolo : « Confronto », che illustrerà, di volta in volta, i problemi e le speranze del servizio
che vuol rendere alla luce delTE vangelo.
alla costruzione della democrazia moderna e la riaffermazione
del primato della coscienza individuale e della collegata diffidenza verso le verità assolute,
ohe, una volta giunte a conclusione le attuali crisi del liberalismo e del marxismo, continueranno a conservare il loro valore, anche in un mondo diversamente ordinato.
Mario Miegge pare più pessimista sulTawenire del protestantesimo, che considera « solidale col processo storico della
rivoluzione borghese, anche se
naturalmente ha fini diversi » e
quindi sempre e solo « coinvolto
nelle problematiche della moderna democrazia ».
La conclusione di Glauco Licata_ è che « la scommessa del Duemila è che i protestanti...’ possano far sopra-vvivere il protestantesimo (che, non dimentichiamolo, ha per scopo precipuo l’evangelizzazione e l’annuncio del trascendente) anche rifiutando e
combattendo il mondo oggi borghese e laico in cui è nato e con
il quale ha camminato ».
Ecco quindi tre giornali che
sul protestantesimo espongono
tre diverse idee:
— il Ceronetti sulla Stampa lo
dà per morto e si rifugia nella ^eranza ohe la Chiesa cattolica salvi il cristianesimo;
— il Todeschini nel Manifesto
nega a Girardet la possibilità
di far convivere la fede cristiana con le lotte sociali dominate dal marxismo;
— Licata riassume il dibattito
di Milano in una « scommessa » sulla possibilità del protestantesimo di riuscire a
mantenere la sua predicazione del trascendente, attraverso una trasformazione delle
integrazioni sociopolitiche in
cui fino ad ora è vissuto.
Ad ognuno di noi tirare le sue
conclusioni.
Chi scrive pensa ohe il cristianesimo è ben lungi dalTaver esaurito la sua carica profetica,
che il protestantesimo ne rappresenta la parte più viva, non foss’altro perché il sacerdozio universale e l'ecclesia semper reformanda ne assicurano una sostanziale vitalità, e che la vera scommessa degli anni duemila non è
tanto nell’adattamento del protestantesimo a nuove situazioni
sociopolitiche, quanto nella sua
capacità di contribuire attivamente alla ricostruzione di un
cristianesimo, nel quale non vi
siano più cattolici, protestanti e
ortodossi, ma solo cristiani.
"k ie -k
L’agenzia Adista segnala la
manifestazione svoltasi a Scicli
a cura della EGEI per « solidarietà con il popolo palestinese ».
* * *
UAvvisatore Marittimo di Genova nel numero del 3 nov. dà
ampia notizia della Mostra della
stampa evangelica aperta a Milano fino al 30 nov.
Che sia di buon auspicio per
la navigazione delle nostre barchette di carta.
Niso De Michelis
La lettera di don Trombetto sul n.
del 17 novembre mi fornisce l’occasione di una precisazione in merito al
problema del papa. La sua tesi, molto
semplice, è condivisa dal giornale della
diocesi di Pìnerolo ohe ha sviluppato
gli stessi suoi argomenti in occasione
della messa di Giovanni Paolo IL « E’
tempo che gli evangelici italiani si
sveglino — questa è la tesi — l’aria
sta cambiando in Europa e nel mondo,
l’arcivescovo di Canterbury ha fatto il
suo ingresso in s. Pietro, i teologi luterani ed anglicani, ed anche riformati,
parlano dell’episcopato, del ministero
di unità nella chiesa, del vescovo di
Roma come punto unitario della chiesa, hanno lasciato da parte tutti i loro complessi di inferiorità riguardo al
papa-anticristo e voi ve ne state rincantucciati in un angolo ad abbaiare,
aggiornatevi, informatevi, mettetevi al
passo con i vostri fratelli del mondo ».
Oltre a questo discorso generale ci si
fa anche rimprovero di non dare ai
nostri lettori la dovuta informazione
su quello che succede all’estero quasi
a mantenerli in stato di ignoranza.
Ci sono in questo discorso dei fratelli cattolici tre questioni : il nostro
complesso di minoranza, il problema
dell’anti-cristo e la questione del papa. Sul primo non si può dire niente
di serio, uno ha dei complessi e se
lì tiene ma non si va avanti nella ricerca ecumenica ripetendo sempre, con
monotonia le stesse cose, monotoni
siamo noi nel ribadire le nostre posizioni, ma monotoni siete anche voi
amici cattolici a battere sempre sullo
stesso chiodo; nelle ultime settimane
sono usciti nella nostra casa editrice
due libri sul papato, il primo di Corsani e Ricca, il secondo di Subilia e
sono scritti proprio per le nostre co
Aperta l’attività del centro di cultura protestante di Milano
Per una presenza nella città
Il Centro di Cultura Protestante ha iniziato il 13 novembre la sua attività organizzando
insieme alla Libreria Claudiana
un dibattito sul ruolo del protestantesimo attuale a cui hanno partecipato Paolo Ricca, Vittorio Messori e Mario Miegge.
Il primo ha impostato il suo
intervento sulja falsariga della
analisi di P. Tillich che distingue lo «spirito», il «principio»
protestante dalle chiese storiche
che hanno espresso il protestantesimo. Queste possono finire,
concludere 1’« era protestante »
(titolo del libro di Tillich edito
dalla Claudiana nel 1972); ma il
principio protestante, la protesta profetica contro ogni potere
e io smascheramento di ogni
pretesa di divinizzare l’umano,
non sono destinati a passare.
Mentre Vittorio Messori ha
dato una sua valutazione del
ruolo attuale del protestantesimo in gran parte in funzione —
critica, beninteso — del cattolicesimo, Mario Miegge ha ribadito che lo stretto legame che il
protestantesimo ha avuto ed ha
con la storia moderna continua
ad essere sfida e vocazione per
i protestanti in quanto uomini
coinvolti fino in fondo nel contesto nato dalle rivoluzioni moderne; lo è meno per le chiese
in quanto tali.
Agli interventi degli oratori è
seguito un vivace dibattito e la
serata si è conclusa in modo positivo soprattutto per tre ragioni. Gli oratori hanno affrontato
il tema con notevole apertura
fornendo un contributo indubbiamente valido per analisi e
spunti di riflessione sul tema. Il
pubblico molto numeroso ha
mostrato una partecipazione attenta ed ha colto p>erfettamente
lo stimolo che veniva alla riflessione ecumenica. Con questa tavola rotonda indubbiamente qualificata dal punto di vista culturale il Centro culturale protestante inaugura la sua attività.
Vi sono però anche alcuni rilievi critici da fare; 1) malgrado l’indubbio spessore delle problematiche affrontate non si è
sviluppato a sufficienza il discorso concernente il ruolo attuale
delle chiese protestanti italiane
nel contesto del nostro paese da
un lato, e del protestantesimo
internazionale dall’altro. È stato
affermato che i protestanti han
no un ruolo nel mondo di oggi
solo in quanto tali e non in
quanto chiese, ci si è chiesti se
sia possibile istituzionalizzare la
riforma della chiesa, essenza
stessa del protestantesimo, si è
individuato nel nesso tra riforma ecclesiastica e rivoluzione
sociale una parte importante dell’essere protestanti. A partire da
questo non si è riusciti a discutere delle implicazioni concrete
di quelle affermazioni per la vita e resistenza stessa delle nostre comunità.
2) Il Centro Culturale Protestante con questa manifestazione di inaugurazione delle sue attività caratterizza la sua presenza evangelica di fronte alla città
in un senso esclusivamente culturale e ideologico: questo grosso limite a cui sembra tendere
non solo l’evangelismo milanese
ma anche quello italiano va a
mio avviso tenuto presente e discusso in tutte le sue implicazioni.
C. L.
CARRARA
Nella chiesa di Carrara la domenica 5.11.’78 sono stati battezzati tre bambini discendenti
tutti dall’antica famiglia evangelica di Pietrasanta-Santini.
Sheila Bertonati, Timothy Bresciani e Raffaele Di Lernia sono
stati accolti con gioia nella Comunità, che si è stretta festosamente intorno alle diverse famiglie.
VENEZIA
Concludiamo in questo numero il
notiziario di Venezia.
Sempre di pomeriggio durante la settimana, per motivi di
spazio, si tiene la Scuola Domenicale a Mestre; a Venezia invece ha luogo la domenica mattina contemporaneamente al Culto. A Mestre ha assunto ormai
molta importanza il problema
del locale di Culto; quello attuale, infatti, con soli 26 posti a sedere è insufficiente. Inoltre sarebbe opportuno che ci fosse un
locale a parte per Scuola Domenicale e Catechismo.
Il 1° novembre ha avuto luogo nell’ex Ghetto di Venezia una
tavola rotonda organizzata dall’associazione delle donne ebree
(ADEI) sul tema: «I figli delle
minoranze: problemi educativi e
sociali ». La professoressa Maddalena Costabel di Felonica Po,
presidente della F.F.V., è stata
invitata a parteciparvi come rap
presentante della minoranza valdese, insieme ad una rappresentante delle madri ebree, alla pre
sidente della sezione di Venezia dell’Opera Nomadi, e ad una
psicoioga. Alla tavola rotonda,
veramente molto interessante,
hanno assistito una dozzina di
membri di chiesa.
FELONICA PO
Dopo alcuni giorni trascorsi
all’ospedale di Sermlde è deceduto a casa sua in Felonica Clodomiro Negri, all’età di 79 anni.
Ricorderemo a lungo questa
bella figura di credente, dalla
pietà robusta. La sua fede profonda, priva assolutamente di
bigotteria, lo spingeva ad essere
regolarmente presente ai culti e
ad affrontare con serenità e coraggio sia le piccole che le grandi difficoltà della vita. Cosciente
fino aH’ultimo istante ha affrontato con calma e fiducia la morte che egli diceva « far parte della Vita» nel progetto di amore
di Dio.
Il funerale ha avuto luogo
mercoledì, 22 novembre. Mentre
esprimiamo la nostra solidarietà nella sofferenza alla moglie,
al figlio, ai fratelli e a tutti i numerosi parenti, rinnoviamo per
loro la preghiera che la fede in
Cristo, via, verità e vita che ha
sostenuto il loro congiunto per
tutta la sua esistenza sia anche
per essi la consolazione vera,
l’unica che vale.
munità, perché il problema sia meditato e discusso, per informazione ed
aggiornamento nostro.
Nel testo di Ricca tutto quello che
dice Trombetto è documentato, illustrato, ampiamente, onestamente, cosa fanno e pensano i protestanti all’estero qualunque evangelico lo può
sapere leggendo questi testi. Aggiorniamoci sì ma tutti quanti!
Sul tema dell’anticristo varrebbe la
pena scrivere ampiamente. E’ vero, i
Riformatori hanno espresso questo
giudìzio radicale : il papato è l’anticristo, ma in che senso? Perché si
tratta di una forza spirituale che si
traveste da cristiana ma in realtà conduce la chiesa lontano dall’Evangelo.
Questo non significa che sempre, e
comunque, il papa sia ranticristo e
che lo sia solo lui. Era chiaro per i
riformati che l’anticristo può essere
anche il Sinodo valdese qualora prenda il posto di Cristo e non per guidare
alla verità ma fuojrviando la comunità
cristiana. E’ la questione dell’infallibilità, certo: non la sì evita con grandi
cerimonie e non la si risolve neppure
come papa Wojtyla alzando la croce.
Infallibile è lui, la chiesa tutta, l’episcopato? E infallibile significa che
nella comunità non può mai sorgere
uno spirito « anti-cristo », un qualcosa che finisce coll’essere contro Gesù
pur con la migliore buona intenzione?
Noi ne siamo meno sicuri : la chiesa
è piena di germi di anticristo.
Ma la questione in oggetto è il papa. Trombotto cita una serie di documenti che dimostrerebbero un fatto :
i protestanti stanno cambiando idea e
considerano ormai il papa con occhi
nuovi, comprensivi, benevoli. Scoprono cioè che nella chiesa ci vuole un
ministero di unità, bisogna essere uniti e per sentirsi uniti bisogna avere
un punto di riferimento, è il papa.
Cosa dicono in realtà (jueste citazioni? Congar e Pannenberg, due teologi, dicono che un ministero ecumenico di unità è desiderabile e che potrebbe essere quello di un papato rinnovato. Rinnovato come, resta da discutere.
Le dichiarazioni delle due commissioni cattolici-luterani, cattolici-anglicani parlano di funzioni del papa
da definire per rispondere a bisogni
dì universalità, di comunione fra le
chiese; si tratta di pensieri per nulla
nuovi, sono quelli classici delle chiese ortodosse ed anglicane. Sono i cattolici che devono dire se le accettano,
aecettano che il papa sia soltanto quello ; un vescovo con maggiore onore.
Il Vaticano II non sembra andare in
quella linea, ha inglobato l’episcopato
nel papato, allargato la base dell’infallibilità non dissolto l’equivoco giuridico e magisteriale del papa.
Quanto alla citazione di Giorgio
Appia cosa dice di particolare? Che i
riformati non erano anti-episcopali (ed
infatti ci sono chiese riformate che
chiamono vescovo il loro moderatore
a vita), che bisogna superare i limiti
nazionali, che è necessario una presidenza di unità. Ma che vuol dire questo con la nostra questione? Che si
debba accettare il papato? Che dobbiamo integrarci nell’insieme della
grande cattolicità? Che dobbiamo diventare cattolici?
No, di certo, risponderanno i fratelli cattolici, state quello che siete, siate
evangelici, più di prima siate pienamente voi stessi ma accettate di essere
ricompresi sotto il magistero del papa, di essere rappresentati da lui, dì
vedere in lui il legame unitario dei
cristiani tutti nel mondo. E’ così?
Non lo si capisce neppure bene, perché
i cattolici non hanno mai detto chiaramente cosa è per loro il papa e cosa dovrebbe essere per noi che cattolici non siamo. Non si tratta dì essere
contro o per il papa ma di chiarire i
termini del problema. Noi diciamo
che il papato come si è venuto configurando nella storia oggi non è di
aiuto alla predicazione dell’Evangelo.
Siamo veramente i soli a dirlo? Quattro gatti fanatici di italiani?
Non penso; resta comunque un fatto da valutare : le citazioni fatte da
Trombotto sono i pareri di 3 teologi
e di 2 commissioni miste, non di chiese. Ci sarebbe da riflettere su questo
uso che i cattolici fanno del « teologo », che « parla » ma non dice quando è cattolico, ma « dice » quando è
evangelico. Le chiese per noi protestanti, e per gli ortodossi, non sono i
pareri dei teologi e neppure l’enciclica
unitaria ma il Sinodo, il Concilio,
l’assemblea chiamiamola come si vuole. Nessuna chiesa non cattolica ha
sin qui accollo in un suo decreto
l’idea della necessità del ministero di
unità nella chiesa e nessuna lo ha ancora identificato col papato. A dire
che siamo ì quattro sopravvissuti dì
un protestantesimo scomparso andrei
piano. Griorgio Toum
3
1“ dicembre 1978
Spagna: verso l’approvazione della nuova Costituzione
Una legge speciale
per i non cattolici
Residuo del vecchio franchismo e in aperta contraddizione con lo spirito della Costituzione - Impegno degli evangelici per l’abrogazione
« La libertà religiosa e dei
culti è garantita per gli individui e per le comunità, come anche la professione di
qualsiasi credenza od ideologia, con la sola limitazione,
nelle sue manifestazioni esteriori, del rispetto dell’ordine
pubblico protetto dalle leggi.
Nessuno è obbligato a dichiarare la sua religione, le
sue credenze, o le sue ideologie.
Nessuna confessione ha il
carattere di religione di Stato.
I pubblici poteri temono
conto delle credenze religiose
della società spagnola e mantengono in conseguenza relazioni di cooperazione con la
Cbiesa cattolica e le altre
confessioni ».
(art. 15)
Le Chiese evangeliche, nei limiti delle loro possibilità di
pressione, si sono adoperate perché nel testo dell’art. 15 della
Costituzione spagnola sulla libertà in tema di religione, venisse cancellato ogni riferimento
diretto ed esplicito ad una particolare Chiesa a preferenza delle altre. Lo Stato ha infatti il
compito di garantire l’esercizio
delle libertà anche in campo religioso, ma non quello di favorire l'espansione od il potere di
una chiesa particolare. Questo è
uno dei canoni ormai affermati
di ogni posizione che si richiami
ad un sano laicismo di Stato.
Non v’è che da compiacersi che
anche la Chiesa evangelica spagnola abbia sostenuto con fermezza e chiarezza tale assunto in
questa precisa circostanza. Essa
ha fatto quello che doveva fare.
Nella lettera che il 3 luglio il
presidente della Commissione
permanente della Chiesa evangelica spagnola, past. Daniel Vidal, ha inviata a tutti i deputati,
venne espressa la grave inquietudine che destava renunciato
finale dell’art. 15 con quel riferimento diretto alla Chiesa romana; riferimento che si presta ad
esser letto in termini di una
« confessionalità occulta in contraddizione con la dichiarazione
della non confessionalità dello
Stato ».
Ovviamente l’intervento della
Chiesa evangelica non ha sortito
alcun effetto; ma le inquietudini e le perplessità da essa espresse non sono per questo prive di
fondamento. Occorre infatti ricordare che in Spagna vige da
un lato un concordato con la
Chiesa romana, fortemente privilegiario; e dall’altra una legge
sulla « libertà religiosa » che riguarda solo le altre confessioni,
imposta dal regime franchista
ed il cui testo si ha ora in animo
di modificare, con l’intento di
aggiornarlo alle nuove esigenze
della rinata democrazia. Ma per
certo non potrà non essere adeguato anche alle nuove norme
della costituzione. Pertanto in
Spagna vige ancora un regime
di coordinazione di rapporti reso su di un piano bilaterale con
la Chiesa romana; ed un regime
di giurisdizione diretta dello
Stato sulle altre confessioni religiose regolate, nell’esercizio delle loro libertà e dei loro diritti,
da una legge unilaterale dello
Stato intonata a criteri limitativi.
Questa disparità di trattamento preoccupa giustamente le
Chiese evangeliche, tanto più che
esse avvertono che anche nell’attuale clima politico gli organi
dello Stato, le forze politiche e
la loro classe dirigente, sempre
distratta sul tema della libertà
di religione dei non cattolici in
un paese a prevalenza cattolica,
inclinano tuttora nel pensare di
dover mantenere in atto, anche
dopo che la costituzione sarà
entrata in vigore a seguito del
plebiscito di dicembre, tale regime così fortemente differenziato tra la condizione fatta alla
Chiesa romana e quella che si
reputa possa esser pertinente alle altre confessioni religiose.
Sembra però che il testo dell’art. 15 della costituzione spagnola innovi fortemente al riguardo. Cosa dice in effetti tale
norma?
Senza dilungarsi qui in una
minuta esegesi, si può affermare tuttavia che detta norma riconosce anzitutto un complesso
di diritti di libertà in modo eguale per tutti. Viene infatti garantita « la libertà religiosa e dei
culti », sia « per gli individui che
per le comunità »; ed inoltre viene precisato che alle posizioni
religiose viene parificata la professione di qualsiasi credenza
od ideologia ». Quindi cattolici.
evangelici, ebrei, musulmani, atei
vengono tutti a godere indistintamente dei medesimi diritti di
libertà anche per quel che concerne la religione. E’ posto inoltre un solo limite, ovviamente
relativamente alle sole « manifestazioni esteriori » della propria
fede, credenza od ideologia in
tema di religione. Tale limite è
purtroppo ancora quello del vieto richiamo al « rispetto dell’ordine pubblico protetto dalle leggi dello Stato », che la nostra
costituzione, con un notevole
balzo di qualità, ha felicemente
respinto ed abbandonato. Ma i
protestanti italiani sanno con
quanta fatica e dopo quanti anni
di insistenza si sia riusciti a farlo capire anche ai nostri governanti democristiani! Occorre però ricordare che tale limite delLordine pubblico viene posto in
Spagna nei confronti di tutti e
di tutte le Chiese, confessioni e
movimenti di pensiero in tema
di religione. Diritti e limite sono
pertanto eguali per i cattolici, la
loro Chiesa e gerarchia, come
per gli altri, evangelici compresi.
Nella norma v’è poi la precisazione della irrilevanza del fattore religioso e della appartenenza confessionale ai fini della vita pubblica del paese; il che
comporta la caduta di ogni possibile discriminazione civile sul
presupposto, ad esempio, che uno sia protestante. Inoltre v’è
anche una precisa dichiarazione
sulla impossibilità che vi sia in
Spagna una chiesa di Stato.
Vien fatto quindi di chiedersi
quale ragione possa ancora sussistere per giustificare la presenza di una legge speciale sulle libertà in tema di religione dei
non cattolici e delle loro chiese,
dato che tutti, in tema di religione, godono dei medesimi diritti e delle stesse libertà sancite
dalla costituzione; siano essi cattolici, atei, protestanti, od ebrei.
Tutte le loro organizzazioni sono
poste su di un medesimo piano
quanto ai diritti. La legge speciale per i non cattolici si presenta come un residuo del vecchio franchismo, come un segno
del passato politico di marca
confessionalista in aperta contraddizione con il dettato della
costituzione.
Non si tratta quindi di sostituire tale legge con una nuova
che ne ripeta il significato e rimpianto pur allargando i limiti
delle libertà riconosciute, ma di
abrogare semplicemente la legge tuttora esistente non appena
entrerà in vigore la costituzione
che non ne può far sussistere
l’esistenza. La costituzione è sufficiente da sola per tutti. I diritti e le libertà ivi sancite con un
nuovo criterio di eguaglianza
per tutti i cittadini a prescindere dal loro credo e dalle loro
idee, debbono imporsi, perché
dettati da una legge sopraordinata che non tollera più disposizioni discriminatorie. Decorre
quindi adoperarsi per sovvertire nei nuovi governanti ogni residuo di vecchia mentalità, onde evitare che la norma costituzionale — che non è perfetta
— venga letta in chiave confessionalista come se in Spagna
non fosse cambiato nulla.
Questa è la battaglia che mi
sembra debba attendere ora gli
evangelici spagnoli. Ecco perché
— come ebbi a scrivere qualche
mese addietro (Eco-Luce 28.VII
1978) — bisognava attendere la
emanazione della costituzione
prima di affrontare il problerna
di un’eventuale nuova legge in
tema di libertà religiosa. Qra ohe
la costituzione sta per essere definitivamente varata, il problema
della legge speciale si pone solo
più in termini di abrogazione.
Non resta che da augurarsi
che le Chiese evangeliche spagnole possano e sappiano influire sui governanti di quel paese
in modo da far loro realizzare
tutta la pregnanza e l’incidenza
della nuova norma costituzionale.
V’è ancora un problema da affrontare però, ed è quello che
insorge per via dell’ultima parte dell’art. 15. Lo si esaminerà
in un prossimo articolo.
(segue)
Giorgio Peyrot
Notizie dai mondo evangeiico
a cura di Alberto Ribet
Chiese Avventiste
Nella Chiesa Avventista è notevole l’interesse per le Valli Vaidesi: infatti l’opera avventista in
Europa ha avuto il suo punto di
partenza proprio a Torre Pellice.
Nel lontano 1862 giunse a Torre
Pellice un polacco, ex prete, che
in America aveva aderito al credo avventista. Questo Czechowschi non conosceva l’italiano,
parlava male il francese, ma aveva un notevole dono di comunicativa e riuscì a formare a Torre
Pellice il primo, piccolo, nucleo
di avventisti europei. Fra quelli
che seguirono il predicatore avventista va ricordato un certo
Giovanni Daniele Geymet che divenne il primo colportore evangelista avventista in Italia e una
certa Caterina Revel che fu una
colonna del movimento avventista alle Valli. NeH’agosto scorso
suo nipote Alfredo Vaucher, nato a S. Giovanni, per molti anni
una delle figure più eminenti delLavventismo europeo, pur essendo ormai novantenne, presiedet
__________RIUNITO A ROMA IL CONSIGLIO NAZIONALE
Attività della FDEI
Il consiglio nazionale della
Federazione donne evangeliche
in Italia si è riunito a Roma il
21 ottobre iniziando con una meditazione centrata sull’amore dei
nemici e la non violenza.
La FDEI si era fatta promotrice di una raccolta di firme da trasmettere alla sessione speciale
delle Nazioni Unite su] disarmo
in maggio-giugno. Sono arrivate
95 lettere e telegrammi di singoli, di gruppi (unioni femminili, catecumeni, scuole domenicali, concistori, comunità...) delle
tre denominazioni di tutta Italia. Le lettere sono state consegnate personalmente al consigliere Quagliotti della direzione
generale degli affari politici del
ministero degli esteri, perché
fossero trasmesse a New 'ìfork
ai delegati italiani. Dato che non
ci sono ulteriori sviluppi sul disarmo, è bene tenere presente
l’ordine del giorno votato dal
congresso femminile valdese in
maggio che « invita le donne delle unioni ad impegnarsi in riflessioni ed azioni per la pace ».
Quest’anno è stato creato un
comitato di coordinamento per
la conferenza ecumenica delle
donne cristiane europee^ alla
quale la FDEI ha deciso di ade
rire, per ora con un contributo
finanziario annuo di L. 50.000.
Fernanda Comba rappresenta i
paesi dell’Europa del Sud, ed è
disposta ad andare a parlarne
ai gruppi interessati.
Il tema proposto dalla FDEI
per i convegni regionali 1979 è
Vanno intemazionale del bambino. Sono in distribuzione uno
studio biblico « se non diventate come i piccoli fanciulli... »,
degli spunti di discussione sul
rapporto adulti-bambini nella
nostra società, e un appunto sul
problema della Santa Cena ai
bambini. Avevamo chiesto alla
Federazione delle Chiese di collaborare assieme, in modo da
coinvolgere tutti in questo studio che riguarda in prima linea
i genitori; una commissione
FDEI-FCEI preparerà un piano
d’intervento. Per ora viene tradotto un documento proposto
dal consiglio mondiale delle
chiese che verrà diffuso in Italia, e al quale bisogna dare in
seguito delle risposte.
La giornata mondiale di preghiera delle donne ’79 avrà come
tema « crescita spirituale » ed è
stata preparata da donne africane. In accordo con l’anno internazionale del bambino la col
letta sarà destinata — se non ci
sono altre richieste — a 3 diverse opere, battista, metodista e
valdese, che si occupano di bambini, dato che non ce ne sono a
carattere interdenominazionale.
Si è discusso sull’urgenza di
fare incontrare le responsabili
regionali, assieme con il consiglio nazionale. Ma dopo aver
preso in visione la situazione
delle finanze generali, si è dovuto rinunciare alle spese che questo incontro comporterebbe. Per
il momento l’unica soluzione
per contattarle è che ogni regione inviti per il proprio incontro
regionale FDEI, entro la fine dell’anno, o la presidente. Lidia
Aquilante, o la vice presidente,
Fernanda Comba.
Fin dall’inizio della creazione
della FDEI avevamo avuto alcuni contatti con l’YWCA-UCDG;
prossimamente la giunta FDEI
si incontrerà con il comitato nazionale UCDG, in particolare per
parlare della nostra presenza
nelle consulte femminili, in fase
di creazione in Italia.
È stato proposto di tenere il
congresso dell’80 a Forio d’Ischia (o in alternativa a Torre
Pellice).
Marie-France Coi'sson
te un culto nella sala avventista
di Torre Pellice.
Campagna
evangelistica
Avventista a Milano
Dal 14 ottobre e fino a tutta la
prima decade di dicembre, è in
atto a Milano una campagna
evangelistica. Sono in programma quattro riunioni settimanali; la preparazione di queste riunioni è stata fatta in grande stile: circa 100.000 depliants sono
stati distribuiti nelle strade, centinaia di locandine sono state
poste nei negozi, 300 manifesti
murali sono stati affissi nel centro della città e si è chiesto alla
stampa quotidiana, al « Gazzettino Padano », alle Radio libere,
d’annunziare sistematicamente
le riunioni e l’argomento in esse
trattato.
Predicatore uflaciale è Roland
Lehnhoff, un pastore avventista
americano specializzato per queste campagne (ne ha già dirette
56!) e, accanto a lui, collaborano 11 pastori avventisti italiani
e 3 colportori.
In vista di questa ed altri simili campagne evangelistiche è
stato tradotto e pubblicato un
libro della White, « Le speranze
dell’uomo: Gesù Cristo », libro
di 800 pagine che non solo sarà
posto in vendita in occasione di
questa campagna, ma sarà dato
gratuitamente a quelle persone
che avranno frequentato almeno
dieci riunioni. Addetto stampa
per questa manifestazione è il pastore Giovanni De Meo; sede
delle conferenze è la chiesa avventista, trasformata in « Auditorium Mirabello »; e questo
perché il predicatore Lehnhoff è
abituato a parlare in locali neutrali, e gli avventisti di Milano
hanno l’impressione che il convocare il pubblico per conferenze in una « chiesa » sarebbe meno producente che non convocarlo in un locale neutro. Così la
« Chiesa Avventista » di piazza
Mirabello si è trasformata per
l’occasione in « Auditorium Mirabello ». Nelle prime sere i seicento posti della sala sono stati
tutti occupati.
Per attirare gli estranei, sospettosi delle riunioni religiose,
il titolo della serie di conferenze ha un carattere non propriamente religioso. Infatti. « Nuove dimensioni della vita » potrebbe essere espressione di una ricerca laica, anche atea. Il
fatto che la riunione si sia chiusa alle volte con una preghiera,
e il libro della White ampiamente propagandato dicono però
chiaramente il vero carattere
delle riunioni.
Pur comprendendo le buone
ragioni a cui si appellano gli
Avventisti neH’adottare il loro
sistema di propaganda, mi pare
però che anche una lineare chiarezza abbia tutto il suo valore:
se è vero che vi è nel pubblico
un sospetto verso la «religione»,
è anche vero che è molto diffusa un’ansia religiosa e il presentarsi chiaramente come evangelici dissuade forse alcuni, ma apre in altri una via per ricevere
il messaggio evangelico che vogliamo e dobbiamo dare al
mondo.
Comunque auguriamo un buon
successo spirituale a questa campagna evangelistica della Chiesa Avventista di Milano.
Settimana di preghiera
nel mondo Avventista
Essa ha avuto luogo dal 28 ottobre al 4 novembre. Il Messaggero Avventista ha diffuso a migliaia di copie un supplemento
al suo numero di novembre con
degli studi preparatori alle varie riunioni. L’argomento proposto è stato « Dio è amore».
Personalità del mondo avventista di tutti i continenti hanno
preparato gli studi preparatori,
alcuni dei quali di vero valore.
Alberto Ribet
Hanno collaborato a questo
numero: Stella Bouissa, Bruno Bellion, Giovanni Conte,
Bruno Costabel, Ivana Costabel, Franco Davite, Dino Gardiol, Corrado Biotta, Mitzi
Menusan, Paolo Ribet, Roberta Colonna Romano, Aldo
Rutigliano, Margherete Zeigler.
4
1” dicembre 1978
Come nasce un
documento ecumenico
LETTERE DALLINDIA SitldOnB: 3 tHìB PUlltO $¡3310?
Bangalore, 25 agosto.
Il lavoro sulla bozza di ima comune dichiarazione di fede, di cui si è iniziato a parlare nella
lettera precedente, è prosegmto dopo l’introduzione di Tillard, con un lavoro intenso di commissione. Dopo circa una settimana, e dopo un dibattito
abbastanza vivace, il comitato ha prodotto un testo approvato a larga maggioranza. Non tutti erano d’accordo su tutto ma si è giunti a un largo
consenso.
Uno dei temi più controversi è stato — com’è
logico — quello del ruolo dei ministeri nella chiesa. Per dare un’idea del cammino compiuto, riprodurrò qui di seguito i tre testi presentati al comitato su questo tema. Confrontandoli, i lettori potranno vedere quali erano, su questo punto, le posizioni iniziali e a quali posizioni si è giunti nel
testo finale. Essi potranno cosi comprendere come nasce un documento ecumenico.
TESTO INIZIALE
(proposto da im teologo ortodosso insieme ad un teologo cattolico)
Questa comunità [la comunità cristiana] è ia comunità eucaristica raccolta intorno al suo
Presidente, in cui la Parola è
annunciata e il ^sacramento è
rettamente celebrato.
La lede -è ima' responsabilità
piena di ciascun membro della
comunità ma non separati gli
utó dagli altri, bensì, in comunione. Il Presidente è il vincolo
e il ministro di questa unità,
nello Spirito Santo. Il suo servizio è di esprimere la fede dell’intera comunità, in comunione
con la Chiesa universale.
Nessun membro deve lare alcunché senza colui che presiede
e quest’ultimo non deve fare
nulla senza tutti i membri.
TESTO
ALTERNATIVO
(proposto da un teologo riformato)
TESTO FINALE
La comunità cristiana, creata
dalla predicazione dell’Evangelo,
si raccoglie intorno al Cristo Vivente.
La presenza del Signore in
mezzo alla sua comunità si
esprime attraverso una varietà
di carismi e di servizi che l’attrezzano per la sua missione fra
gli uomini; sono gli strumenti
dello Spirito Santo per edificare
la chiesa e permetterle di perseverare nell’insegnamento apostolico, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nella
preghiera (cfr. Atti 2:42).
L'unica fede è confessala e vissuta
nella comunità dei credenti, che sono
stali chiamati tramite la predicazione
dell'Evangelo e si radunano intorno al
Signore nello Spirito...
L'unica fede è responsabilità piena di
ogni membro della comunità, non però
separatamente l'uno dall'altro ma in comunione. La presenza del Signore in
mezzo al suo popolo si esprime in una
varietà di carismi e di servizi, che li
equipaggiano per la loro missione Ira
gli uomini.
Questi carismi e servizi sono, gli strumenti dello Spirito Santo nella edificazione della chiesa, rendendo la comunità capace di perseverare nell'insegnamento apostolico, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nella preghiera (cfr. Atti 2; 42). Colui (coloro)
che presiede la comunità ha la responsabilità particolare di essere, nello Spirito Santo, il servitore dell'unità della
chiesa. Il suo (loro) servizio ha lo scopo di rafforzare la comunicazione nella
comunità, con in vista una più piena
comunione.
(segue da pag. 1)
ne, che nel 1947 era di 100 anni
(per un’età presunta di 2.000 anni), si è ora ancora ridotto a 50
anni^.
Secondo i « sindonologi » questa prova non può essere efettuata sulla Sindone. Ecco le varie e successive giustificazioni
fornite:
1. Si è detto che bisognerebbe sacrificare una parte troppo
ampia del tessuto (addirittura
un sesto!). Ma questo oggi non è
più vero: il laboratorio americano di McCrone ha dichiarato
che è sufficiente un quadratino
di cm. 3x3 o addirittura anche
qualche filo! Durante il dibattito
alla Galleria d’Arte Moderna del
27/9 il « sindonologo » puoi. Garello affermò che questo campione era stato già prelevato e chiuso in cassaforte, pronto per gli
scienziati che avessero voluto
analizzarlo. Il giorno dopo la
« Gazzetta » usciva con titolo a
tre colonne: « Dal ’’carbonio 14”
la verità sulla Sindone »: « L’operazione fin qui impossibile per
il deciso veto dell’autorità ecclesiastica sarà compiuta durante
il Congresso... ». E invece il « veto » evidentemente continua.
2. Caduta la prima giustificazione, si è detto che la presenza di sostanze organiche sul telo
avrebbe potuto falsarne i risultati. Ha ben risposto il prof. Cove, americano: « esistono sistemi che permettono di ripulire
completamente il materiale da
studiare »
3. Caduta anche l’ultima trincea, il prof. Baima Bollone dichiara ora che la prova non si
fa perché l’approssimazione di
400 anni (sic!) ne renderebbe
troppo imprecisi i risultati! Affermazione doppiamente contestabile, perché Fapprossimazione reale, come abbiamo visto, è
molto minore (50-100 anni) e perché, anche se fosse di 400 anni,
la prova sarebbe ugualmente determinante (prof. Firpo). Se la
Sindone è falsa, infatti, non può
essere stata falsificata prima del
VII secolo, come la storia dimostra nel modo più chiaro.
La p>enosa commedia del carbonio 14 è dunque conclusa? La
verità molto semplice è che la
gerarchia non la autorizza perché ne ha paura, nonostante tutta la sicurezza che ancora ostenta (vedasi l’art. di G. Sommavilla sul n. 3079 di « Civiltà Cattolica »). Si preferisce tener desto
l’interesse su prossime scoperte
non conclusive e giocare intanto
sul fascino di un dilemma appassionante. Avevano forse torto le
chiese evangeliche di Torino, lo
scorso giugno, a denunciare chiaramente l’atteggiamento contraddittorio e ambiguo della gerarchia cattolica a questo proposito?
E cosa dobbiamo pensare di
una « scienza » che avalla un at- '
teggiamento del genere? Salvo
rare eccezioni i « sindonologi »
dimostrano di avere una mentalità da apologeti più che da
scienziati degni di questo nome.
Chiunque, del resto, voglia rendersi conto degli incredibili errori storico-archeologici ed esegetici di cui sono costellate le ricerche di illustri « sindonologi »
quali P. Vignon, P. Savio, De
(jail. Barbet, Wilson, Robinson
e i loro divulgatori, non ha che
da leggere il libretto del prof.
Pier Angelo Gramaglia, del Seminario di Torino, recentemente edito dalla Claudiana: L’uomo
della Sindone non è Gesù Cristo,
in cui sono tradotte e analizzate le varie « fonti » rispettandone il contesto. Completa il volumetto una ricerca di ohi scrive sulla « storia ignorata delle
Sindoni "rivali” », in particolare di quella di Besançon che il
Vignon aveva facilmente ed erroneamente « liquidato » come
copia di quella di Torino. Ne esce
fortemente rafforzata l’ipotesi
dell’esistenza di una « fabbrica »
di tali reliquie nell’Oriente bizantino del XII-XIII secolo.
Carlo rapini
^ Thomas Humber, La Santa Sindone, Milano, Mursia, 1978, p. 164.
^ Luisella Re, I risultati del Congresso di sindonologia, in « Stampa
sera », 9 ottobre 1978, p. 5.
LA SCOMPARSA DI UN GRANDE PROTAGONISTA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Il mitico pittore Giorgio de Chiriœ
Come si vede, tra il testo iniziale e quello finale ci sono grosse differenze. Le tre maggiori
sono queste: nel testo iniziale
Si parla di un solo ministero, in
quello finale di una varietà di
carismi e di servizi; nel testo j , i i i ^ i n , ■
iniziale la comunità si raccoglie sua densa opera ha valore assoluto, irraggiungibile dalla sua stessa spocchia
intorno al ministro (il «presi
dente» - evidentemente dell’as
semblea eucaristica), nel testo
finale essa si raccoglie intorno
al Signore; nel testo iniziale il
ministro è il perno dell’unità
della comunità, nel testo finale
ne è il servo, e — quel che più
conta — non è il solo a svolgere
questo ruolo. C’è dunque stato
un netto miglioramento in senso
evangelico del testo, anche se
certo alcuni punti potranno ancora essere perfezionati.
Non solo il paragrafo sui ministeri ma tutta la bozza della
dichiarazione di fede è accettabile dal punto di vista evangelico. In essa, tra l’altro, non si fa
parola dell’episcopato gerarchico né del papato. Vuol dire che
cattolici e ortodossi sono pronti a considerare queste realtà
non essenziali alla fede ecumenica della chiesa? E diffìcile supporlo ma è lecito sperarlo.
Paolo Ricca
La notizia della morte del pittore Giorgio de Chirico, avvenuta la notte del 20 novembre, non
può non essere giunta alle orecchie dei lettori del nositro giornale: ne hanno parlato i quotidiani di casa nostra e dell’estero, i settimanali specializzati
nelle cose dell’arte e in quelle
variamente mondane, nonché le
più prestigiose emittenti radiofoniche e televisive di mezzo
mondo. La grandiosa macchina
del rituale funebre di primissima classe, che s’addice ai potenti, si è mossa anche per il nonagenario pittore in una favolosa
atmosfera di apoteosi e di gloria... Non è nostra intenzione
accodarci ai celebratori d’ufficio
dell'artista scomparso, perché
contrari a tutto ciò che può apparire retorico epicedio previsto
dai copioni commemorativi.
Chi scrive di de Chirico ha un
personale ricordo, vecchio di
trent’anni. Non conoscevo il
Maestro e desideravo incontrar
PIER ANGELO GRAMAGLIA
L’uomo della Sindone non è Gesù Cristo
Un’ipotesi fondata su documenti finora trascurati.
In appendice:
Storia ignorata delle Sindoni ’rivali’
di Carlo Papini
pp. 90, L. 2.800
Una ripresa degli articoli de « Il Foglio » largamente integrati. Un attento controllo delle fonti dei «sindonologi»
ne smaschera approssimazioni, falsi ed errori. Nuova luce
dalla storia su una questione appassionante e controversa.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso, 1 - 10125 TORINO
lo. Non mancai .pertanto alla vernice di una sua mostra a Venezia, allestita in un locale a piano terra, confinante con i giardinetti di S. Marco, sul Canal
Grande. L’uomo mi apparve solenne: il profilo, già fin d’allora,
cardinalizio mi si è impresso
nella memoria, quantcH’abbigliamento non comune, a base di
indumenti serici, orientaleggianti; le mani palpeggiavano oziosamente una lunga collana-rosario,
dai grossi grani colorati, che gli
penzolava dal collo accaldato. Si
era nel giugno del 1948 e molti
dei presenti a quella vernice avevano già visitato la Biennale
— la prima del dopoguerra —
apprendendo che de Chirico aveva querelato i responsabili ordinatori della rassegna, perché si
erano permessi di esporre, senza
il suo consenso, un gruppo di
dipinti « metafisici » appartenenti a collezionisti privati. Alcuni
di costoro in subbuglio, perché
il querelante aveva dichiarato
contraffatto un dipinto, già della colleiione Elouard, volevano
interrogarlo... Mi si offriva l’occasione di ascoltare anche la sua
voce! Ma la mia curiosità poté
solo afferrare qualche irrilevante
spezzone di frase, tra un profluvio di monosillabi... allegramente grugniti.
Appresi, più tardi, che la vicenda della denuncia di falso
anzidetta, si era conclusa con una
sentenza che condannava il Maestro. Ben documentate fonti di
informazione mi hanno ragguagliato sulle numerose controversie giudiziarie, che lo avrebbero
accompagnato fino alla morte,
alternativamente denunciante e
denunciato. Un uomo estremamente rissoso, paradossale e sarcastico? Ovvero un miscuglio di
avarizia, che lo spinse al rifacimento dei vecchi dipinti, confer
mando, anche per molte sue opere incautamente raddoppiate
o moltiplicate, la veridicità della
definizione « Ealso d’autore ».
A proposito dei falsi, a cui faccio cenno, mi piace rammentare
che un mio amico pittore, non
privo di talento, un giorno mi
sorprese con le parole, che, grosso modo, suonavano così: «Rientro perché debbo finire un de
Ghirico ». Mi confidò ohe il dipinto sarebbe stato « toccato »
e poi firmato dall’illustre « committente ». Si era a Roma nel
1950!
Altro lato negativo del « pictor
optimus », la sua congenita presunzione, che gli faceva a volte
sfiorare il ridicolo, come quando, a tutte lettere, dichiarava di
essere unico tra i contemporanei, che meritava di affiancare i
grandi artefici del Passato, o affermava in maniera oracolistica
« tutto ciò che ho fatto è importante »!
Saremmo tentati di proseguire
nella ironica requisitoria se non
ci venisse in mente la celebre
definizione del Maestro da parte di Jean Cocteau: « De Ghirico? Un pazzo che si crede de
Ghirico »; perché, a conti fatti, le
sue scoperte formali sono veramente eccezionali quanto le lucide intuizioni « metafisiche »
emerse, quasi per sortilegio, dal
pantano contraddittorio deU'arte, che precedette la prima guerra mondiale. Le sornione banalità valutative prettamente dechirichiane nulla hanno da spartire
con l’inconfondibile bellezza delle « Piazze d’Italia », delle «Muse
inquietanti », di « Ettore e Andromaca »... degli stessi discutibili dipinti baroccheggianti degli anni dopo il 1930, e perfino i
rifacimenti tardivi dei celeberrimi archètipi del periodo d’oro.
che a detta di Argan, sarebbe
durato vent’anni a partire dal
1910. Forza incontenibile della
natura la densa opera di de Ghirico ha valore assoluto, è astro
di prima grandezza, irraggiungibile dalla stessa farneticante
spocchia deU’autore. Apprezzato da Apollinaire, ma stroncato
da Roberto Longhi, odiato da
Breton, ma adorato da Max
Ernst... de Chirico aspetta quell’indispensabile sistemazione critica che metta in opportuna luce le componenti basilari del suo
dipingere. La scoperta, ad esempio, della disperata condizione
dell’uomo paganamente irredimibile, favorita dalle letture giovanili di Schopenhauer, Weininger e Nietzsche, che lo avrebbe
condotto alla negazione universale, che trasforma 1’esistenza in
paradosso incomprensibile, in
cui solo l’arte può giocare il ruolo dell’unico valore positivo nel
desolato groviglio dei valori negativi.
Ma nel quadro di de Chirico,
mai affiorerà la denuncia o l’utopia, anche negli anni lontani dalle inquietudini metafisiche, sprofondato come fu nel narcisistico
sogno di un’arte, che voleva per
sempre legata agli antichi schemi del Passato. Da qui la clamorosa rottura con Breton e con le
avanguardie, (che lo ebbero padre involontario) la sua lunga
battaglia contro i « modernisti »
per il ritorno al tradizionale mestiere del pittore.
Ma in realtà la questione delle indagini sull’uomo, sui « misteri » della sua arte, è molto
più complessa di come può apparire ai bene intenzionati estimatori: è mia convinzione che
mai sarà interamente penetrato
e risolto il grande enigma dechirichiano.
Filippo Scroppo
5
1° dicembre 1978
LA REVISIONE IDEOLOGICA INVESTE LA CINA SENZA RISPARMIARE IL ” GRANDE TIMONIERE ” SCOMPARSO
ESSERE CRISTIANI IN CINA
A trent'anni dalla rivoluzione culturale è ancora presente il cristianesimo in Cina? Tempo fa
pubblicammo (Eco/Luce 14J’78) le dichiarazioni
di una cristiana cinese. Essa descriveva l’esistenza
di una piccola comunità indigena che pratica il
culto di famiglia e lo studio biblico. Ma sono informazioni parziali, spesso di significato contraddittorio. In realtà si sa ben poco del cristianesimo
cinese. A tutt'oggi manca una visione organica di
tutto il problema.
Una sola cosa è certa: oggi ci sono dei cristiani
in Cina. Nel 1949, secondo statistiche ufficiali, c'e
rano 3.500.000 cattolici e 1.500.000 protestanti.
Il protestantesimo cinese era soprattutto legato
a chiese di lingua inglese, specialmente a missioni
americane. Con l’avvento della rivoluzione marxista, che spazzava via ogni forma di religione (buddhismo e taoismo compresi), il peggio l’ha subito
il protestantesimo. In ogni caso, il cristianesimo
non è stato totalmente sradicato. Ma che cosa rimane? Nessuna chiesa è ufficialmente aperta al
culto. In alcuni villaggi rurali piccoli gruppi di
cristiani s’incontrano, con discrezione, intorno alla
Parola di Dio. Sono gli ultimi ’’religiosi”?
Eppure lo stesso marxismo-leninismo, con il suo
culto dell’Essere Superiore (Mao Tse-Tung), ha
finito per diventare una religione di massa, con i
suoi dogmi e le sue liturgie. In questa prospettiva
il cristianesimo potrebbe avere un ruolo positivo
in una terra profondamente religiosa ma avviata
a rivedere criticamente l’eccessiva ideologizzazione degli ultimi anni.
Parte del materiale che presentiamo è stato ripreso da un interessante servizio apparso sull’ultimo numero della rivista missionaria della CEvAA.
L
A Cina fa di nuovo notizia.
La sua strategia, nell’interregno del dopo-Mao, è
completamente mutata.
L’ultimo ’nuovo grande balzo’ in
avanti di Teng Hsiao Ping ha
tutta l’aria di essere un balzo
verso l’Occidente. Lo dimostrano le commesse ed i prestiti che
i cinesi hanno firmato in questi
giorni con alcuni paesi occidentali (Giappone, Australia, Canada).
L’arsenale ideologico maoista
viene messo discretamente da
parte (’Occorrono meno parole
e più lavoro’: battuta di Teng all’ultimo congresso del PCO rivalutando tutto quello che sino
a ieri era bollato come ’controrivoluzionario’ e spezzando l’autoisolamento creato dalla politica di Mao. Gli errori del ’grande timoniere’ non vengono più
sottaciuti. E il culto del grande
rivoluzionario, che lo vuole infallibile e perfetto sin dalla nascita, viene progressivamente ridimensionato.
Per esempio sulla ’Peking Review’ è stato dato, con ironia,
risalto ad una vecchia affermazione di Ciu En-lai che ricordava come Mao da piccolo fosse
molto ’superstizioso’ : « Quando
sua madre si ammalava Mao
pregava Buddha perché la facesse guarire ». Giorni fa i giornali
ci hanno informato che sui muri del centro di Pechino otto
’hsiaozebao’ (piccoli manifesti),
scritti da un operaio, attirano
a cura di
Giuseppe Piatone
code di centinaia di persone :
« Mao s’era sbagliato sulla questione della lotta di classe... ».
Sono tutti segni, destinati a moltiplicarsi, del nuovo corso impresso da Teng in opposizione
al secondo uomo del vertice cinese Hua Kuo-fueng, difensore
della continuità maoista. C’è un
dipinto, che è entrato in tutte le
case dei cinesi, in cui si vede
Mao stringere la mano di Hua,
mentre gli dice : « Con te in carica, io sono tranquillo ». Evidentemente, come alcuni osservatori notano, colpire Mao significa togliere potere a Hua in
nome « dei fatti e della realtà
concreta» contro l’eccessiva
ideologizzazione degli ultimi anni. La lotta tra le due correnti,
’continuisti’ e ’pragmatisti’, attualmente segna un punto a favore nel processo , di de-maozizzazione; il recente accordo economico col Giappone, i viaggi
internazionali di Teng per attirare capitali e armi stranieri sono tappe irreversibili sulla via
di una rapida modernizzazione
della Cina. L’Occidente guarda
a questa nuova fase con l’ottica
che gli è propria : quella del profitto economico. E il primo che
farà la parte del leone sarà appunto il iGiappone che ha già
buttato i ponti e mira nuovamente a sfondare i mercati mondiali con prodotti realizzati in
Cina con bassissimo costo di
mano d’opera. Sé la tendenza cinese verso l’Occidente prosegue
inarrestabile sia sul piano delle
commesse industriali sia delle
alleanze politiche presto bisognerà aggiornare la geografia
degli equilibri internazionali.
Il Cremlino ha già lanciato il
suo allarme. La tensione cinosovietica finisce così, apparentemente, per giocare una carta a
favore di un asse cino-occidentale (Tokio - Pechino - Washington) relegando la superpotenza
sovietica in una posizione di minoranza. È chiaro, se possiamo
fare im commento a quello che
si legge, che il dilemma è questo : o la Cina trova una sua via
’originale’ nel processo di modernizzazione senza alleanze ed
appoggi sul piano militare oppure si schiererà apertamente
con l’Occidente in chiave antisovietica. Se quest’ultima ipotesi dovesse prevalere il processo
di distensione tra le grandi potenze subirebbe una svolta ’storica’. Non per nulla l’URSS ha
disloc5,to sul confine con la Cina im terzo della sua potenza
militare. Un avvertimento all’Occidente che guarda con interesse al riarmo della Cina?
Scomparse le chiese
rimane la Bibbia
Nel suo viaggio in Cina, ottobre 1976, E. L. Stockwell —
membro del Consiglio Nazionale delle Chiese negli U.S.A. — ha
incontrato il dottor Ting, presidente del Seminario teologico di
Nanchino.
¡Riprendiamo un brano di quella appassionante conversazione:
« Qual è il ruolo — chiede Stockwell a Ting — del cristianesimo in Cina? ». Risposta: La domanda ne suppone un’altra:
qual è stato il ruolo del cristianesimo nel passato? Il principa
Un cristianesimo
non radicato
Ci sono ancora isole religiose
nella Repubblica popolare cinese? Risponde Nael Cortez, segretario per i Paesi Asiatici della Federazione Universale delle
associazioni cristiane studenti
(FUACE). Cortez è stato recentemente in Cina per un viaggio
di studio.
« Le nostre guide, durante il
viaggio in Cina, furono chiare:
la politica dello Stato si basa
anche sul rispetto delle religioni
poiché esse sono praticate. La
costituzione del 1974 accorda libertà di fede e di culto. Ognuno
è libero di propagandare la sua
SCHEDA
Dalla missione ail'isoiamento
VII secolo. Cristiani della
Chiesa Orientale siriana
fondano in Cina alcune comunità nestoriane, che spariranno.
XIV secolo. Altre comunità
sono fondate da missionari
francescani. Anche queste
spariranno.
XVI secolo. Sbarcano in Cina i missionari gesuiti. Essi cercano di adattare il cristianesimo alle tradizioni
locali; il Vaticano li condanna.
Verso il 1800. Si contano 30
missionari cattolici e 80
preti cinesi, i cattolici cinesi sono circa 200.000.
XIX secolo. Inizia l’influenza
delle grandi compagnie
commerciali e dei governi
europei. La Gran Bretagna
e la Francia organizzano
spedizioni militari ; il governo francese diventa il
protettore della missione
cattolica.
1807. Il primo missionario
protestante, Morrison, della Società delle Missioni di
Londra, arriva in Cina. Tra
duce la Bibbia in cinese.
Altri seguiranno specie americani (verso il 1830) e
inglesi (verso il 1850). Tra
quest’ultimi, nel 1854, il famoso Hudson Taylor.
1860. Arrivano a Shangai Oscar Rau e Jules Bonhoure,
inviati dalla Società delle
Missioni di Parigi, essi danno un nuovo impulso all’attività evangelistica.
1864. Venti società missionarie protestanti, con 189 missionari, lavorano in Cina.
Si contano 100 battezzati nel
1840, 40.000 nel 1890, 190.000
nel 1907 e circa mezzo milione nel 1922.
1922. Nasce il Consiglio nazionale delle chiese (protestanti). Le chiese cinesi segnano un forte sviluppo, i
loro rappresentanti partecipano attivamente agli incontri internazionali.
1931. Si contano 10.000 comunità rurali e numerose altre comunità urbane in forte espansione.
1949. I comunisti prendono il
potere. I protestanti, secon
do le statistiche sono tra
gli 800.000 e 1.500.000 mentre i cattolici sono più di
• 3.000.000 (su una popolazione complessiva di circa 475
milioni di abitanti). I protestanti possiedono alcune
università, decine di collegi per studi secondari, 15
seminari teologici, più di
300 ospedali e dispensari.
Gli istituti sanitari e d’istruzione delle chiese sono
requisiti dal governo. Cresce il sospetto nei confronti dei missionari e dei cinesi che collabo rano con
loro. I missionari, gradualmente, abbandonano il Paese. I vescovi cattolici stranieri vengono espulsi. Nel
1952, tutti i missionari ricevono il ’visto d’uscita’.
Dal 1957 non ci sono più
missionari in Cina.
1978. Ci sono dei cristiani in
Cina. Ma quanti sono? In
che situazione vivono? Da
qualche anno non hanno
più — salvo rarissimi incontri — delle relazioni con
i cristiani del resto del
mondo.
religione ma anche di respingere ogni forma di religione e di
diffondere l’ateismo nel Paese.
Nessuno può forzare qualcvmo
ad abbandonare le proprie convinzioni religiose. La linea ideologica e politica, del partito, in
materia d’educazione sottolinea
il ruolo delle religioni organizzate nella gestione del potere politico ed economico dell’area imperialista. In Cina, ci dissero le
nostre guide, pochissima gente
pratica una qualsiasi religione:
forse alcune persone anziane
poiché ciò ha avuto un significato nella loro vita prima della
rivoluzione. La religione non è
più necessaria; l’esperienza ha
dimostrato al popolo cinese che
Dio non salva. Il popolo può salvarsi con le sue stesse mani. In
Cina il cristianesimo è stato introdotto come un tipico prodotto occidentale, quindi non si è
mai profondamente radicato. Esso è un residuo della colonizzazione; oggi è impensabile che il
cristianesimo possa diventare,
nella Repubblica popolare, una
forza di un qualche peso. Salvo
un miracolo... ».
(da «Asia Newletter», FUACE,
1978)
le afflusso dei missionari cattolici si situa tra il 19” e 20“ secolo.
Presi uno per uno i missionari
erano, forse, tutti in buona fede ma ciò non toglie che il movimento missionario era lo strumento dell’aggressione imperialista. Non crediamo infatti che
il movimento missionario abbia
contribuito alla liberazione del
popolo cinese: esso ha chiaramente agito contro la nostra rivoluzione. Il cristicmesimo non
è mai stato popolare in Cina benché abbia avuto, qui più che altrove, miriadi di missionari. Oggi i cristiani cinesi devono ancora dimenticare la collusione
tra missione e imperialismo.
Tant’è che per molti nostri
connazionali vedere una chiesa
significa vedere un monumento
deirimperialismo e non un luogo santo.
Cosa fanno le piccole comunità
cristiane, studiano la Bibbia?
In Cina quei pochi che credono
nelle verità bibliche vivono il
cristianesimo più come una visione, una concezione del mondo
che non come un’istituzione. Noi
abbiamo chiuso con il cristianesimo istituzionale e con le chiese. Oggi non ci sono regole fisse
per rincontro dei cristiani. Essi
si riuniscono molto irregolarmente; non la domenica poiché
le fabbriche sono aperte, non necessariamente tutte le settimane
ma alla sera ogni due o tre settimane, a seconda di come si decide.
Nella riunione non c’è im rituale fisso; dopo uno studio biblico essi esprimono la loro fede
raccontando magari una loro
esperienza personale. Penso che
nelle nostre riunioni i Quaccheri
si sentirebbero a loro agio. Noi
Studiamo la Bibbia e le nostre
riunioni sono dei semplici incontri. Dopo la liberazione sono
state stampate, a cura delle chiese, alcime nuove Bibbie. Gli stabili ecclesiastici sono sempre di
nostra proprietà, anche se trattiamo col governo i fini del loro
utilizzo.
(da Journal des Missions Evangeliques, n. 4-5-6, Paris 1978).
Il fenomeno religioso
Bruno Kroker, del Consiglio
Ecumenico delle Chiese (CEC),
ha compiuto, nell’ottobre 197'7,
una visita in Cina al seguito di
una delegazione occidentale composta da specialisti nel campo
educativo. Avendo, nel passato,
già lavorato in Cina, Kroker ha
ritrovato un Paese totalmente
diverso. Ecco una sua impressione: « I templi buddisti abbondano e sono ben conservati. Le
guide conoscono bene la storia
del buddismo e ne discutono con
i visitatori. Il buddismo esiste
solo nelle minoranze nazionali;
i monaci cinesi si sono integrati
nella vita economica del Paese.
I cristiani della vecchia generazione sono liberi di praticare il
loro culto. Le chiese a Shangai e
in altre località non sono state
toccate. La chiesa ortodossa russa di via Burgeat ha "perso” solo la croce sulla cupola. La "Moo
dy Memorial Church”, nel centro
della città, fa parte del paesaggio di Shangai. Tra i dottori più
anziani della chiesa, molti teologi continuano a ricevere il loro
stipendio e a scegliere liberamente il loro campo di ricerca
ed insegnamento. Il fenomeno
religioso si manifesta in circostanze inattese. Per esempio partecipai, in un grande teatro di
Shangai, ad una serata di "canti e danze": costumi splendidi,
scenografie originali, artisti di
grande talento. Tutto il programma era una lode del presidente Mao, definito Salvatore
della nazione. All’uscita, notai,
come le migliaia di persone che
gremivano il teatro fossero cadute in trance. Ebbi l’impressione d’aver partecipato ad una
moderna liturgia ».
(da « Qne World », del CEC,
dicembre 1977).
6
1° dicembre 1978
cronaca delle valli
INTERVISTA AL PRESIDE DELLA SCUOLA MEDIA DI PEROSA
I vantaggi di una scuola
a tempo pieno
Non si tratta semplicemente di riempire la giornata ma di fornire nuovi contenuti per la formazione dei ragazzi
Nella scuola media di Perosa
Argentina funzionano due corsi
di « tempo pieno » e lo stesso esperimento è condotto in tutte
le classi delle sezioni staccate di
Ferrerò e Penestrelle. Abbiamo
chiesto a Claudio Tron di illustrarcene brevemente le caratteristiche.
— In che cosa consiste l’esperimento del « tempo pieno »?
— Innanzitutto la sua denominazione stessa rende ragione della durata deH’orario scolastico,
che riempie la giornata degli
alunni. Col tempo pieno la scuola segue i ragazzi al mattino e
al pomeriggio, in modo che il lavoro a casa sia ridotto al minimo indispensabile. Le lezioni
pomeridiane hanno lo stesso valore di quelle del mattino. Non
è più come nei vecchi doposcuola, in cui le lezioni vere erano concentrate al mattino e al
pomeriggio si facevano i compiti o si studiavano materie complementari e secondarie. Col
tempo pieno tutte le attività sono tenute nello stesso valore formativo e sono guidate nel pomeriggio dagli stessi insegnanti del
mattino.
Ma il tempo pieno ha anche
caratteri didattici diversi dal
tempo normale. Lo scopo del
tempo pieno non è solò di riempire la giornata, ma anche le
esigenze della formazione dei
r^api. Tempo pieno dovrebbe
significare « piena educazione »,
superamento dei tempi vuoti che
l’impostazione della scuola lascia spesso nella sua organizzazione tradizionale. Questo significa che le esperienze dell’alunno nel tempo pieno sono arricchite nei contenuti: più ore di
educazione linguistico-letteraria,
di educazione artistica e tecnica,
di educazione fisica, maggiore
approfondimento di argomenti
scientifici spesso ignorati come
i problemi sanitari; rapporti col
mondo esterno .alla scuola con
l’intervento nella scuola di esperti o di portatori di cultura locale e via di questo passo. Anche
nei metodi di lavoro gli alunni
dovrebbero fare esperienze nuove, perché tre ore di lezione per
settimana sono svolte con la
presenza di due o più insegnanti, quindi c’è la possibilità di
impostare un lavoro in équipe
che non sia solo il lavoro di
gruppo fatto da tanti pezzi elaborati individualmente e poi cuciti alla bell’e meglio, ma da una
vera ricerca di gruppo. Lo stesso capita quando si lavora per
gruppi di alunni di classi diverse (classi aperte).
— È vero che la scuola a tempo pieno è spesso più disordinata e caotica?
— Il caos della scuola italiana
è difiìcilmente superabile anche
con esperimenti, non del tutto
meditati. Di un grande caos danno prova soprattutto gli uffici
del Ministero e le leggi e leggine che ne regolano la vita. L’esperienza che si è fatta quest’anno almeno in questi due primi
mesi di attività a Perosa — dove c’è la possibilità di confronto
nello stesso ambiente fra tempo
normale e tempo pieno — va
esattamente nella direzione opposta. L’istituzione del tempo
pieno ha fatto sì che si avesse
fin dall’inizio un maggior numero di insegnanti per questi corsi e, quindi, che si iniziasse prima un lavoro serio, non permettendo agli alunni di lasciarsi
prendere dall’andazzo a considerare la scuola media come un
luogo in cui ci si può anche Impegnare poco, tanto i professori
non arrivano mai.
— Ma per attuare veramente
il tempo pieno, non ci vorrebhe
Nostra intervista a don Franco Barbero
Perchè l’Evangelo
non sta al centro?
Dopo la presa di posizione del vescovo di Pinerolo apparsa sull’Eco
del Chisone ed il comunicato della comunità cattolica di base di C.so
Torino (che abbiamo qui pubblicato sul n. precedente), abbiamo rivolto tre domande a don Barbero. Ecco le sue risposte.
ro attrezzature e locali particolarmente adatti?
— Evidentemente con mezzi
più adeguati, purché li si sappia
adoperare, si può far meglio
scuola, sia col tempo normale,
sia col tempo pieno. Ma anche
con mezzi limitati è possibile
realizzare esperimenti modesti
ma validi, come dimostra in genere la soddisfazione delle famiglie che hanno scelto il tempo
pieno per i loro figli. D’altra parte esistono finanziamenti supplementari per le scuole che attuano il tempo pieno che permettono, nel giro di alcuni anni,
di far fronte alle esigenze di
questo particolare tipo di scuola. Noi abbiamo avuto nel bilancio 1978 uno stanziamento da
parte dello stato di un milione
circa, che non avremmo avuto
se avessimo avuto solo il tempo
normale. Con questi fondi, pur
modesti, possiamo organizzare
la proiezione di films, visite di
istrazione a prezzo politico, acquisti di materiale vario.
— Che cosa occorre fare per
avere il tempo pieno in una
scuola?
— Il Collegio dei docenti deve
deliberare di fame richiesta al
Ministero, dopo aver sentito il
parere favorevole dei Consigli
di classe, del Consiglio di Istituto, del Consiglio scolastico distrettuale e, naturalmente, dopo
aver verificato la disponibilità
degli insegnanti e delle famiglie.
Alla domanda va allegata una
relazione descrittiva del progetto da realizzare, dei problemi
che si vogliono risolvere, dei metodi e strumenti da adottare, del
piano di spesa, dell’orario delle
lezioni e ^ tutti gli altri elementi utili a caratterizzare il lavoro che si intende fare.
(Intervista a cura di
Liliana Viglielmo)
— Come stai vivendo questa
vicenda e che cosa pensi della
’nota’ del vescovo, di Pinerolo?
— Per me è importante vivere anche questa esperienza come un servizio all’evangelo, disponibile ad ascoltare sempre
nuove chiamate del Signore. All’interno della chiesa cattolica è
prassi normale che un vescovo
si pronunci anche pubblicamente. Mi stupisce invece il fatto
che ■ nella sua « nota » ci siano
parecchie menzogne. Del resto
mi rendo conto benissimo delle
pressioni che egli subisce, specialmente dai suoi colleghi vescovi, per quel che mi riguarda.
Alla comunità e a me restano
alcuni interrogativi amari: perché non si accetta un dibattito
pubblico, come da due anni proponiamo? Perché al centro dei
nostri colloqui con il vescovo
c’è quasi sempre il magistero e
non l’evangelo di Gesù?
— Sul tuo libro «Maestri di
nessuno » si sono principalmente appuntate le censure e gli addebiti del vescovo. Il fatto che
ora viene pubblicato ánche ail’estero può aver influito sul vescovo?
— Sinceramente sono un po’
sorpreso dell’importanza che si
è data a queste pagine. Mi ero
proposto di presentare delle
semplici opinioni in modo pacato e fraterno. È vero che il libro
ha trovato un pubblico più ampio dei miei scritti precedenti,
ma sempre in proporzioni modeste. Il libro uscirà in Olanda
nei prossimi mesi (è in corso la
traduzione), ma comunque non
mi spiego l’eccessiva attenzione
che gli si è riservata. Nell’ambito delle comunità di base sono
uscite opere di ben altra « statura » senza che i vescovi prendessero alcuna posizione.
— Mentre si dà addosso alla
comunità di base di Pinerolo,
nel penultimo numero de « L’Eco del Chisone » sostanzialmente si difende l’operato della comunità di Lavello che il vescovo ha latto « sfrattare » da più
di duecento carabinieri. Come ti
spieghi questo?
— Ero a Lavello, in casa di
Marco, proprio nei giorni del
fattaccio e quindi ho vissuto
molto da vicino l’intera vicenda.
Ho anche partecipato alla messa nella quale il vescovo locale,
cacciati gli « impuri » della comunità di base con l’impiego della forza pubblica, ha riaperto e
ridedicato il tempio finalmente
purificato ! Sono contento che
Don Franco Trombotto abbia
sostanzialmente condiviso le ragioni evangeliche della comunità di Lavello e di don Marco Bisceglia che, sospeso a divinis
(cioè dal ministero) da ben quattro anni, continuava a predicare, celebrare, animare la comunità di base. Ottima cosa che se
ne sia parlato su « L’Eco del
Chisone », Ma resta sempre più
chiara la tattica di coloro che
non tollerano le comunità di base. Per non farlo troppo vistosamente ricorrono ad un espediente ormai collaudato: difendono in Italia le comunità brasiliane, appoggiano a Pinerolo la
comunità di Lavello. Se fossero
in Brasile parlerebbero bene di
quelle italiane; se fossero a Lavello forse simpatizzerebbero
persino con quella di Pinerolo.
Si difendono parzialmente le comunità di base lontane proprio
per avere modo di colpire con
maggiore credibilità quelle vicine. Cosi) procede la nuova repressione: con un abile gioco di
metà campo e con il metodo dell’altalena ecclesiale. Immancabilmente si deve constatare che,
su questa strada, ci si trova
sempre in linea e in accordo con
il « sacro potere », cioè con la
gerarchia.
VIVIERS: SINODO REGIONALE FRANCESE
Viviers sur Rhône: l’assemblea sinodale in seduta
plenaria.
È con grande interesse che
la delegazione valdese al Sinodo Regionale della Chiesa Riformata di Francia (Centro-AlpiRodano), tenutosi a Viviers sur
Rhône nei giorni 10-12 novembre,
ha potuto seguire i lavori dell’Assemblea e rendersi conto delle diversità e delle vicinanze di
situazione. In realtà alcune cose
saltano agli occhi immediatamente: innanzitutto una parte
notevole dei lavori sinodali si
svolge non in assemblea plenaria (i membri del Sinodo erano
un po’ più di 200), bensì in ristretti gruppi di lavoro di una
dozzina di persone ciascuno.
Questo permette a ciascuno di
esprimersi (o, se proprio è timido timido, lo costringe ad esprimersi!) senza eccessive difficoltà. Si può intervenire immediatamente, senza aspettare che tutti gli iscritti a parlare abbiano
fatto il loro intervento, per cui
quel che si voleva dire e che po
Una responsabilità collettiva
teva essere interessante come
aggiunta o correzione del precedente intervento è ormai « invecchiato ».
Come seconda cosa si nota che
i membri del Sinodo possono
essere scelti solamente tra i
membri dei consigli di chiesa.
Sono cioè forse meglio a conoscenza dei problemi e saranno
impegnati in prima persona nella esecuzione delle decisioni prese. E’ una soluzione che ha vantaggi e svantaggi, rispetto alla
nostra tradizione, ma che dà
buoni risultati.
Terza osservazione, probabilmente conseguenza delle prime
due: non si ha timore di scendere molto nel concreto e si preferisce alle affermazioni di
principio (che sono poi anche a
volte di difficile interpretazione
e attuazione, anche se evangelicamente molto belle), la proposta di cose molto concrete. Un
esempio: da alcuni anni vi è un
lavoro intenso per la riscoperta
della responsabilità di ogni
membro della chiesa nella testimonianza evangelica fuori e dentro la chiesa stessa. (E questo
non è dovùto solo alla mancanza di pastori che si va accentuando, esattamente come da
noi). Ora in alcuni casi si hanno
delle chiese che funzionano benissimo con delle équipes responsabili che si occupano regolarmente della predicazione,
dell’istruzione catechetica, delle
celebrazioni di Santa Cena e Battesimo, ma dove per i funerali
si ricorre invece sempre ad un
pastore che viene da fuori, da
diversi chilometri di distanza.
Ebbene, il Sinodo ha deciso che
« gli atti pastorali, ogni volta che
la cosa è possibile e anche se
non è per sostituire il pastore,
siario affidati a laici , o meglio a
laici in équipe, sotto la responsabilità del consiglio di chiesa ».
Questo per ricordare a tutti che
« il ministero della chiesa è compito di tutta la comunità ».
Di fronte allo spopolamento di
molte zone un tempo tipicamente protestanti per cui le chiese
sono ridotte a poche unità, il Sinodo domanda che esse non vengano semplicemente aggregate
alla chiesa più vicina (spesso le
prime sono di tradizione contadina e verrebbero aggregate a
una chiesa di città), ma di creare un posto di pastore itineran
te che aiuti le chiese diventate
numericamente troppo piccole
per avere un loro pastore.
Naturalmente il Sinodo si è occupato di molti altri temi, dalla
gioventù alla diaconia, alla solidarietà tra le chiese, al giornale
« Réveil », di cui qui sotto è
riassunta la relazione del Redattore. br.
Il legame tra chiese e giornale
« Réveil » è il giornale mensile dei protestanti della Regione
Alpi Centrali - Rodano della
Chiesa Riformata di Francia; è
stato diffuso in 13.2(K) esemplari
ogni mese durante il 1978.
Presentato sotto forma di due
quaderni formato tabloid, contiene 12 pagine di informazione
e di formazione generale e 12
pagine di due diverse edizioni di
cronache parrocchiali.
Dopo il rendiconto finanziario
del tesoriere è seguita la discussione con i membri dell’Assemblea generale. Molti gli interventi sul numero speciale di evangelizzazione pubblicato questa
estate sul tema : « L’uomo può
ricostruire ciò che distrugge ! » ;
gli uni sottolineando la cattiva
diffusione e utilizzazione di uno
strumento di lavoro la cui presentazione li soddisfaceva, gli altri, al contrario, osservando che
in questo numero, del resto molto ben illustrato e molto leggi
bile, si notava una certa timidità
nel citare la Scrittura e nell’affermare con chiarezza l’Evange
10 della liberazione che è in Cristo. Si è chiesto inoltre che per
11 numero speciale dell’anno
prossimo il Comitato di redazione si avvalga di collaboratori
evangelici e cattolici più aggiornati sui metodi classici di testimonianza.
Un’eccellente discussione in
ogni caso, nel corso della quale
i membri dell’assemblea sono
stati invitati a preparare loro
stessi il prossimo numero su
« La Città » scegliendo fotografie
e proponendo testi, titoli, slogans per i differenti aspetti di
questo tema.
Soddisfatta del buon andamento del giornale nel 1977-78,
l’assemblea ha approvato senza
problemi il bilancio e si è data
appuntamento per l’anno prossimo.
André Lelièvre
7
1° dicembre 1978
CRONACA DELLE VALLI
GIORNATA DEGLI AMICI
DELLA SCUOLA LATINA
Domenica 5 novembre ha avuto luogo la giornata dell’associazione degli amici della Scuola Latina di Pomaretto. I presenti erano un’ottantina, tra ex allievi,
genitori di allievi, insegnanti. Il
pastore Mathieu ha rivolto alcune parole di saluto ai presenti e
di incoraggiamento per il lavoro
svolto dalla nostra scuola e dall’associazione degli amici della
Scuola Latina. Anche il Signor
Daniele Ghigo ha rivolto un breve messaggio a nome del Comitato responsabile della gestione
dei nostri istituti di istruzione
alle Valli.
Prima, però, la Signora Itala
Beux, presidente dell’associazione, ha tracciato un rapido e vivace resoconto deU’attività della
scuola e di quanti la sostengono.
Tuttavia bisogna dire che la
cosa che stava più a cuore a tutti, quest’anno era di far sentire
la gratitudine di tantissimi ex
allievi nei confronti della Signo
rina Elsa Balma, che dopo vari
decenni di insegnamento ininterrotto e di presidenza della nostra
scuoletta è entrata in emeritazione. Vorremmo rinnovare anche da queste colonne il nostro
sincero augurio che questo periodo di riposo che ha così inizio non ci impedisca di valerci
ancora della sua esperienza e dei
suoi consigli. Un pensiero di gratitudine è stato espresso anche
alla nuova preside. Signora Amalia Panero Geymet, che ha accettato di portare questa non lieve
responsabilità.
Un appello della cassiera della
associazione non va passato sotto silenzio: che tutti gli ex-allievi non dimentichino di sostenere
un’associazione grazie alla quale, oltre che grazie al sostegno
di tanti fratelli, hanno anche loro potuto valersi di questo servizio reso dalla nostra chiesa.
Gv. Conte
VILLASECCA
L’Evangelo della Resurrezione
è stato ancora una volta annunciato in occasione dei funerali
di Giovanni Pietro Barus, morto
all’età di 90 anni circa in seguito
ad una banale caduta.
In questa circostanza siamo
stati tutti chiamati a riflettere
maggiormente su una più rigorosa coerenza tra la professione
della nostra fede e il nostro modo di vivere.
Mentre rinnoviamo alla famiglia Barus l’espressione di tutta
la comunità per la perdita del
loro Caro, vogliamo ringraziare
in modo particolare quanti del
personale sanitario dell’Ospedale di Pomaretto si sono prodigati per alleviare le ultime sofferenze dell’anziano paziente.
ANGROGNA
• Il recente incontro dell’Unione Femminile ha riesaminato i
temi dell’ultimo congresso femminile svoltosi a Poggio Ubertlnì; la relazione di Maria Barbiani ha introdotto la discussione
sul ruolo e le contraddizioni delle due Federazioni (FDEI e
FFV) femminili. Di questo, nel
futuro, se ne dovrà ancora parlare. Il prossimo incontro, per
avvicinarsi a chi è più lontana,
si svolgerà il 17 dicembre a Pradeltorno alle ore 14,30.
PRAMOLLO
Domenica 5 novembre è stato battezzato Sergio Long di Roberto e Violetta Bouchard dei
Ciotti.
Al bimbo ed ai genitori gli auguri della comunità affinché lo
Spirito del Signore li accompagni e li aiuti a mantenere fede
alle promesse fatte.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 2 all'8 dicembre 1978
Doti. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglio, 8 - Tel. 91.316
Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 3 dicembre 1978
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 5 dicembre 1978
FARMACIA MUSTON
{Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 3 dicembre 1978
FARMACIA VASARIO
( Doti.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 90118 - 91,273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice ; Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 • 90.205
Secondo circuito
L’Assemblea del II Circuito è convocata per domenica 3 dicembre aUe
ore 15 al presbiterio di
Prarostino.
L’ordine del giorno è il
seguente :
1. Esame della situazione.
2. Elezione del nuovo Consiglio.
3. Varie.
Il Sovrintendente
past. Cipriano 'Toum
S. GERMANO
PRIMO CIRCUITO
Domenica 3 dicembre a Luserna S. Giovanni.
Tutti i monitori del Circuito sono invitati a partecipare al convegno che si svolgerà presso il
Presbiterio.
Inizio: ore 14.30.
LMncontro vuol essere un momento di riflessione e verifica
sul programma svolto; Introduce
il past. A. Taccia.
SAN SECONDO
Per il superamento dell’ora di
religione. Nella Scuola Media di
S. Secondo il professore di religione Don Granerò ed il pastore valdese hanno iniziato un
esperimento Che supera la tradizionale ora di religione dalla
quale gli alunni valdesi hanno
chiesto l’esonero. Sotto al titolo « Conosciamoci meglio » si sono iniziate conversazioni e discussioni centrate sulla presentazione di momenti storici qualificanti della storia valdese e
cattolica. A queste conversazioni partecipano i due responsabili e tutti gli alunni, valdesi e cattolici. Il pastore ed il parroco
presentano a turno il momento
storico o l’episodio scelto che
diviene subito oggetto di richieste di maggiori delucidazioni e
di discussione. In incontri seguenti gli stessi momenti storici
vengono confrontati fra di loro
e con la realtà attuale in cui viviamo.
Questo programma è attuato
nella III D, si prevede durerà
Ano al mese di febbraio e sarà
seguito dalla discussione, sempre in comune, di argomenti di
attualità che interessano direttamente la nostra vita di credenti.
• Domenica 19 è stato battezzato Davide Coucourde, il secondogenito di Enrico e di Delia Pastre (Centro). I nostri migliori auguri a Davide, al fratello Daniele ed a tutta la famiglia.
• Giovedìi 23 è stato seppellito
nel cimitero di S. Bartolomeo il
Fratello Alessandro Costantino
di 66 anni, deceduto a Miradolo
il 21. Nonostante fosse sofferente da molti mesi, la sua scomparsa è stata inattesa. Alla moglie Elvira ed al Aglio Delio giunga d nostro pensiero solidale ed
affettuoso.
TORRE PELLICE
Venerdì 24 nov. ha avuto luogo nella sala della Scuola Media
la conferenza del pastore Sergio Ribet sull’opera di Giuseppe
Gangale.
L’esposizione chiara ed accurata è stata seguita con interesse dal pubblico presente.
Ringraziamento
Al Moderatore, ai Pastori, ai Fratelli che ci .sono stati tanto vicini nella dura prova, giunga l’espressione della profonda, fraterna riconoscenza
mia e dei miei familiari.
Debbo ancora testimoniare che il
calore del loro affetto, particolarmente
della comunione nell’invocazione al
Padre Celeste, ci sono stati di vera
ediffcazione, sì da sollevare lo spirito
alla Luce e renderne grazie al Signore.
ViTTOBio Ravazzini e famiglia
Torino, 23 novembre 1978.
Due lutti hanno colpito la nostra comunità: sabato 25 e domenica 26 nov. l’evangelo della
resurrezione è stato annunciato
alle famiglie Pons e Richard, in
occasione della dipartenza di
Beniamino Pons, di anni 73 e di
Enrico Richard, di anni 88. Il Signore fortifichi chi è nella prova
• È stato battezzato Patrizio
Meytre, di Walter e Emilia Meytre Genre. Che questo possa essere pienamente un segno di
quella vita nuova in Cristo alla
quale il bimbo è stato chiamato
in presenza della comunità.
• Nelle riunioni quartierali dei
Garossini, dei Balmas e dei Gondini abbiamo cominciato a presentare i temi generali della Conferenza distrettuale e del Sinodo.
Tali temi saranno ripresi, almeno in parte, ed approfonditi nei
prossimi incontri.
• 11 gruppo teatrale di Reietto
ha recitato nella nostra sala :
« Vita e morte di un povero diavolo », in dialetto. Un centinaio
di spettatori nostrani e non, ha
seguito con interesse questo lavoro creato dal gruppo stesso.
• Ricordiamo riunioni quindicinali del mercoledì sera, nella
saletta, con libero scambio di
idee e riflessione su temi che si
impongono all’attenzione della
comunità.
• L’insegnante Rosanna Fornerone Pireddu ha tenuto all’Unione Femminile un’interessante
conversazione sulla evoluzione
attuale della Scuola Materna. È
seguita una animata discussione
e molte sorelle avrebbero voluto che ci fosse stato più tempo
per approfondire alcuni aspetti
di questo importante servizio per
ì più piccini. Un grazie alla signora Fornerone per la sua collaborazione a questa seduta.
• Domenica 3 dicembre, dopo
il culto di Santa Cena, agape
fraterna e pomeriggio comunitario al quale tutti sono invitati
a partecipare.
• Sàbato 9 dicembre, ore 20.30,
serata organizzata dall’Unione
sportiva sangermanese, con
proiezione di diapositive sul Torneo dei Borghi, che aveva riscosso un meritato successo.
• Il culto a Porte è stato spostato a sabato 16 dicembre.
• Domenica 10 dicembre avrà
luogo nella nostra comunità una
domenica di « Testimonianza Evangelica Valdese ».
• Domenica 19 novembre, nel
corso del culto tutti i nostri delegati alla Conferenza distrettuale ed al Sinodo hanno fatto una
relazione assai accurata sui lavori di queste due assemblee. Li
ringraziamo per questo impegno
e per quello che hanno preso di
partecipare alle riunioni quartierali, approfondendo cosi, alcuni dei temi più significativi
trattati in assemblea.
• Nel corso di una recente serata il pastore Giorgio Tourn ha
tenuto un’interessante conversazione sulle varie tappe della storiografìa valdese.
Era presente un notevole pubblico malgrado fossimo incappati in una delle serate più nebbiose e fredde di questa pur mite stagione. Ringraziamo l’oratore per la sua disponibilità e
per la vivacità della sua esposizione.
• Facciamo i nostri migliori
auguri a Armando Rivoira e Ivana Broggio che si sono recentemente uniti in matrimonio.
• Siamo vicini nel dolore e nella speranza alle famiglie Long e
Comba, cosi duramente colpite
dalla dipartenza del giovane
Marco Long e del fratello Attilio Comba.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Sabato 18 nov. si sono sposati Jallà Enzo e Depetris Silvia, entrambi della nostra Comunità. Si stabiliscono ai Jallà.
Che essi possano, con l’aiuto e
la benedizione del Signore, costituire una famiglia attiva e
presente nella vita della Comunità.
• Venerdì: 22 novembre ha avuto luogo lo studio biblico sul testo di Matteo 5: 21-26: «La violenza e la buona coscienza religiosa ».
Seguirà l’8 die. lo studio su
Matteo 5: 27-32 : « Matrimonio,
adulterio e divorzio » e il 22 die.
su Matteo 5 : 38-48 : « L’amore
per i nemici : utopia o sflda? ».
Gli incontri hanno luogo al
presbiterio alle ore 20.30.
• Ricordiamo che domenica 10
dicembre, subito dopo il culto,
avrà luogo l’Assemblea di chiesa per la discussione e l’approvazione del bilancio finanziario
preventivo anno 1979.
PERRERO-MANIGLIA
______________MASSELLO
• Anticipiamo fin da ora che
venerdì, 15 dicembre avrà luogo
il primo incontro di studio biblico in comune tra la comunità valdese e la parrocchia cattolica di Perrero. L’appuntamento è per le ore 20,30 nei locali
della chiesa valdese.
Domenica 17 dicembre, sempre a Perrero, Assemblea di
Chiesa. All’ordine del giorno è
reiezione di sei membri del Concistoro.
Tutti sono pregati di intervenire ai due incontri.
• È nato Eric, di Giancarlo Barai e Silvaine Dupont (Chiabrano).
POMARETTO
Venerdì 17 novembre ha avuto
luogo il funerale della, sorella
Pons Maria ved. Rostagno,
oriunda di Inverso Rinasca, morta all’Ospedale Valdese di Pomaretto all’età di anni 81.
Giunga alla famiglia tutta la
fraterna simpatia cristiana della comunità.
VILLAR PEROSA
• Ringraziamo il pastore emerito Alberto Ribet per il culto
che ha presieduto domenica 19
novembre.
• Domenica 26 novembre si sono uniti in matrimonio Tiziana
Pontet e Claudio Prina. Agli
sposi, che si stabiliranno a Pinerolo, rinnoviamo l’augurio che
il Signore sia l’ospite della loro
casa.
BOBBIO PELLICE
Il culto di domenica 19 novembre è stato interamente guidato dai bambini della Scuola
Domenicale. Essi ci hanno rivolto il messaggio dell’Evangelo ricordando il loro programma dello scorso anno, centrato sulla
promessa di Gesù ai suoi discepoli : Io sono con voi tutti i giorni. Vi è stata anche ima riflessione ben articolata sul significato per la nostra vita, nel concreto delle situazioni, di questa
promessa. Queste riflessioni erano state scritte su un tabellone
che è stato portato tra i baiiehi,
a significare che veramente tutti siamo coinvolti in questo annuncio di amore, grandi e piccoli, senza distinzione. E che
Dio si attende da noi una risposta. La proposta dei ragazzi era
chiara: sapremo accoglierla?
Un grazie di tutti ai bambini
e alle monitrici!
« Sia che viviamo o che moriamo noi &iamo del Signore ».
(Rom. ,14: 8)
I nipoti di
Giovanna Barus
deceduta a Pinerolo il 21 novembre
1978 ringraziano sentitamente quanti
le sono stali vicini nel lungo periodo
di sofferenza.
Torino, 26 novembre 1978.
<c L’anima mia si acqueta in
Dio solo ». (Salmo 62: 1).
II Signore ha richiamato a sé
Elisa Ribet
Insegnante
I cugini ringraziano tutti coloro
che hanno espresso la loro cristiana
simpatia e particolarmente il pastore
G. Conte; la Direttrice ed il personale dell’Asilo di San Germano che amorevolmente Thanno assistita.
San Germano Chisone, 20.11.’78.
Il Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese raccomanda la pubblicazione (pagg, 37) del noto teologo Oscar
Cullmann, già docente alla Facoltà Valdese di teologia
GESÙ’ HA AVUTO PROPOSITI
DI RIFORMA POLITICA?
Viene inviato a chi ne farà richiesta versando L. 200 per
spese di spedizione oltre a un’offerta per rimborso spese tipografiche. Ci si può valere del conto corrente postale 2/4860 intestato a Silvio Rivoir - Torre Pellice.
3
4
5
LA BOUNO NOUVELLO
sègount Marc
L’Evangelo secondo Marco, nella parlata occitana deUa
Val Germanasca.
Eicoùtà; un om é sourtì séméinà.
E Té arihà què, én séménant, imo part é ceuito lou Ione
’d la vio, e la voulatillho é ven^o e Tà malhà.
E un’aoutro é ceiilto sfl dà térM peirasù, dount la lei
avìo pà hièn de tèro, è il à subii brounchà pBrqué qu’il
èro pà bièn int;
6 - ma cant lou soulélh s’é l&và, la Tà queuito e, coum il
avìo pà de rèi, il à sèchà.
7 - E un’aoutro é ceuito ènt i bosou, e li bosou soun creisù
e Fan eitoufà, e il à pà pourtà rièn.
8 - E d’aoutra soun ceuita én la tèro bouno e an dounà
d’eipìa qu’an pousà e counflà, e laz an réndù, uno trSnto,
l’aoutro seisanto, l’aoutro sént.
9 - E à dizìo : Qui à d’aourélha per aouvì, qu’al aouve.
(Marco IV, 3-9)
Questa traduzione dell’Evangelo di Marco di cui abbiamo dato qui sopra un saggio, è basata sull’edizione critica
del N. T. di E. Nestle ed è stata fatta da Arturo (3enre, assistente ordinario di dialettologia all’Università di Torino
e Capo Redattore dell’Atlante Linguistico Italiano. Egli è
ben noto fra noi per aver collaborato al Dizionario del Dialetto Valdese della Val Germanasca di T. G. Pons, e per
aver curato lo scorso anno, in collaborazione con O. Beit,
il volume Leggende e Tradizioni Popolari delle Valli Vaidesi.
L’edizione del volume, che uscirà nella prima quindicina
di dicembre, è curata dall’Associazione Soulestrelh, Piazza
della Vittoria 29, 12020 SAMPEYRE (CN).
Il prezzo di copertina sarà di L. 2.000. Per coloro che invieranno la prenotazione entro il 10 dicembre, con versamento sul c. c. N. 2/8031 intestato a Lou Soulestrelh, il
prezzo è di L. 1.600.
8
1“ dicembre 1978
CAMPAGNA DI AMNESTY INTERNATIONAL
El Salvador: contro la tortura
«Ovunque la Chiesa ha lavorato per una società più giusta,
la reazione è stata pressapoco la
stessa: coloro che detengono il
potere si rivolgono contro questi Cristiani, e persone sono state assassinate, sono scomparse,
sono state espulse e minacciate.
Poiché l’ingiustizia è piuttosto
concreta, anche la promozione
di giustizia deve esserlo » ha detto Padre Rutilio Grande, nel suo
sermone del 13.2.’77. Un mese
più tardi, il 12.3, è stato ucciso
con una raffica di mitragliatrice
con due suoi parrocchiani del
distretto rurale di Aguilares.
L’assassinio di Padre Rutilio
Grande è parte di una campagna di violenza contro la Chiesa
cattolica romana di El Salvador
per l’assistenza data alle federazioni contadine che domandano
un’equa ripartizione della terra.
In El Salvador la maggioranza
della popolazione è formata da
contadini senza terra e oltre l’80
per cento dei bambini soffre per
la grave denutrizione. Molti atti
di \dolenza sono stati compiuti
verso i preti e l’Università cattolica — bombardata 6 volte —,
ma il 21 giugno ’77, l’ondata ha
raggiunto un’eco internazionale
quando xm gruppo di terroristi
di destra, denominato Unione
dei Combattenti Bianchi, ha minacciato di «compiere l’esecuzione » dei 47 preti gesuiti se non
avessero lasciato il paese prima
del 20 luglio.
Appelli in favore dei preti gesuiti minacciati sono stati inviati da tutto il mondo al Generale Carlos Humberto Romero
quando ha assunto l’incarico di
Presidente il 1” luglio 1977. In
ima dichiarazione pubblica l’8
luglio ’77 l’arcivescovo Joseph
L. Bernardin, Presidente della
Conferenza nazionale dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti, af
fermava che in poche altre nazioni il Ministero pastorale della Chiesa si è scontrato con una
opposizione così intensa e organizzata. Nonostante questo i preti gesuiti hanno scelto di stare
a El Salvador rispondendo alla
fede e al sostegno di migliaia di
contadini nelle loro parrocchie.
La protesta internazionale ha
avuto successo nel proteggere le
vite dei preti e la violenza è diminuita; malgrado , ciò i religiosi hanno continuato a soffrire
detenzioni, assassinii e torture.
Nell’agosto 77 due predicatori
laici, rappresentanti molto conosciuti del « Movimento Cursillista» — una organizzazione con
i( Ma allora il sangue
fu occultato dietro alle radici,
fu lavato e negato
la pioggia del Sud lo cancellò dalla terra
il salnitro lo divorò nella pampa; ‘
e la morte del popolo fu come è sem[pre stata;
come se non fosse morto nessuno e
[nulla,
come se fossero pietre quelle che cad
[dero
sópra la terra, o acqua sopra l’acqua.
Da Nord a Sud, dove triturarono
o bruciarono i morti,
furono nelle tenebre sepolte,
o nella notte bruciate in silenzio,
ammucchiate in un pozzo di miniera,
0 sputate nel mare le loro ossa;
nessuno sa dove essi stanno ora,
non hanno tomba, sono dispersi
nelle radici della patria
le loro dita martirizzate;
1 loro cuori fucilati;
(........................;
nessuno sa dove seppellirono
gli assassini questi corpi
ma essi usciranno dalla terra
a recuperare U sangue caduto per la
[resurrezione
del popolo (...) ».
(da « Le stragi », di Fabio Neruda).
servatrice cattolica laica sono stati uccisi dopo l’arresto e
resi quasi irriconoscibili. Nel
novembre dello stesso anno Padre Miguel Angel Ventura e il
sacrestano sono stati torturati,
mentre nell’ottobre era scomparso un catechista cattolico romano arrestato dalla Guardia
Nazionale. Nel marzo ’78, 22 contadini della Contea di S. Pedro
Perulapan sono scomparsi dopo
un assedio dell’esercito e 14 leader contadini sono stati torturati e uccisi.
Eh fronte a questi gravi atti
di violenza Amnesty International ha iniziato in questi giorni
una campagna internazionale in
favore di El Salvador per far
cessare la persecuzione dei contadini e pubblicare notizie sui
200 scomparsi nel 1976. Tale campagna che durerà un mese e
mezzo ha lo scopo di attirare
l’attenzione dell’opinione pubblica su questo piccolo paese del
Centro America con poco più di
4 milioni di abitanti, sottoposto
dal ’62 a ingiustizie sociali e generalmente dimenticato. Questo
paese ha una economia prettamente agricola e 1/8 della terra
produttiva è nelle mani di 6 tamiglie, ci sono dimque forti dislivelli e discriminazioni sociali:
da una parte pochi potenti proprietari terrieri e la casta dei militari e dall’altra la massa di una
popolazione povera e sfruttata.
I riflessi di questa situazione si
riscontrano con la denutrizione
che colpisce il 70% dei bambini
al di sotto dei 5 anni e la mortalità infantile. Al malcontento
generale risponde con dure repressioni un governo poliziescomilitare, il cui capo è lo stesso
presidente di Bft Salvador, gen.
Romero, con a fianco una organizzazione para militare — Orden — che si occupa di elimina
re gli oppositori al regime. Oggi, con l’aiuto del clero, i contadini sono riusciti a organizzarsi
in sindacati di tipo cattoUco
FECCAS e UTC, ma le repressioni si sono molti;^icate in modo allarmante. Malgrado ciò, El
Salvador ha ratiflcato in modo
contradditorio, la Convenzione
Americana sui Diritti Umani che
garantirebbe i diritti basilari dell’uomo che non dovrebbero per
nessun motivo venire sospesi.
La campagna che si sta promuo
vendo mira dunque a sensibilizzare l’opinione pubblica, far cessare le persecuzioni ai contadini, abolire le torture, pubblicizzare le notizie sugli oltre 200 prigionieri che risultano scomparsi
dal ’76, far cessare l’immunità
per i membri di Orden che commettono assassinii e garantire
l’osservanza dei Diritti Umani
secondo gli accordi internazionali ai quali El Salvador ha spontaneamente aderito.
M. M.
No alla tassa ecclesiastica
(segue da pag. 1)
scienza, cosa che sarebbe profondamente ingiusta.
« Se debbono chiamarla in
qualche modo — conclude non
senza spirito la Carta Circular
— e se la vorranno imporre, la
chiamino almeno tassa cattolica,
visto che questa confessione religiosa la desidera, perché non si
confonda una situazione religiosa generale con una particolare
situazione cattolica ».
La posizione che abbiamo riferita non è quella esclusiva della Iglesia Evangélica Española,
ma è condivisa da tutto l’evangelismo spagnolo che attraverso
la Commissione di difesa evangelica spasola ha assunto la
chiara posizione che riportiamo.
di seguito riprendendola dall’Agenzia di stampa BIP della Federazione delle Chiese protestanti in Francia.
« Le Chiese evangeliche di Spagna con le altre associazioni confessionali, associate nella Commissione di Difesa evangelica
spagnola, rendono pubblico il
loro atteggiamento nei confronti
di un eventuale sistema di finanziamento dello Stato alle Chiese.
Questi i principi che determinano l’atteggiamento assunto: il
carattere personale e volontario
della religione. Lo Stato deve fare una chiara distinzione fra cit
tadini e membri della Chiesa.
Per la libertà religiosa è essenziale che le Chiese siano sostenute dalle offerte volontarie dei
loro fedeli e che non sia lo Stato
ad esigere le tasse dei cittadini.
L’intervento dello Stato per
finanziare le Chiese con il budget
pubblico comporta una confusione' tra la condizione del cittadino e quella dei credenti. Non
solo: questo viene a gravare sul
budget nazionale e deteriora il
senso della responsabilità finanziaria dei fedeli verso la loro
Chiesa, come insegna l’esperienza di ogni Chiesa sostenuta dal
paternalismo economico dello
Stato.
Lo Stato e la Chiesa, per la loro rispettiva natura, sono impegnati a cooperare insieme al benessere della società, pur conservando la loro propria indipendenza grazie alle loro personali
risorse.
Questo contribuisce a rendere
le Chiese più forti e lo Stato
più giusto per quanto concerne
l’applicazione del budget nazionale.
Le Chiese e le associazioni confessionali spagnole sperano che
lo Stato, pur trattando con uguaglianza ciascuna delle organizzazioni secolari non lucrative
della Nazione, vorrà accordare
uno statuto sociale giusto e senza privilegi alla condizione religiosa ».
-k Da alcune settimane arrivano notizie, sempre più impressionanti, dalla Cina, dal « pianeta Cina » che è il grande sconosciuto di questo secolo. Dall’articolo di testa su « Le Monde »
del 18.11.’78, riportiamo quanto
segue.
« Quando, nel settembre 1976,
Mao Tse-tung disparve, fu istituita una commissione col compito di curare l’edizione delle opere complete del defunto presidente. Se un giorno si arriverà
a compiere un tale lavoro, gli
autori dovranno corredarlo con
lunghi commentari, che dovranno presentarsi sotto forma di
critiche, o addirittura di vere e
proprie -condanne. Qrmai, pur
proseguendosi le polemiche ai
più alti livelli della gerarchia.
Sta il fatto che la "banda dei
quattro” non è più sola nel subire critiche e attacchi. La stampa
nazionale mette apertamente in
discussione le opinioni e i giudizi "d’un certo capo supremo”,
che per decenni fu considerato
infallibile e adulato. V,na nuova
repressione (spinta, a quanto
sembra, fino al castigo supremo,
in alcuni casi) colpisce antichi
dirigenti delle guardie rosse. La
rivoluzione culturale, alla quale,.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola]
Cina: crisi del maoismo?
Mao aveva predetto il seguito
(costituito di molte altre), è ormai spenta. Ciò che, poco tempo
fa, era ancora definito come
’’contro-rivoluzionario", è ora
chiamato "totalmente rivoluzionario”. Le convulsioni anti-Confucio sono finite! La parola d’ordine è oggi quella della "petrolchimica" e dell’esame dei metodi di sviluppo utilizzati da Singapore e... dalla Corea del Sud.
Sarebbe vano tentar di qualificare in termini di "sinistra" o di
"destra" il violentissimo colpo
di timone proveniente da Pechino. Tali termini sono stati spesso utilizzati nei testi ufficiali del
passato: ma mai, a dispetto di
numerose dichiarazioni, fatte
particolarmente durante la rivoluzione culturale, l’onnipotente
potere del partito fu messo in discussione. Lo stesso accade oggi:
la repressione di vecchie "guardie
rosse”, che furono degli odiosi
tiranni, viene decisa in alto loco,
senza alcuna garanzia giuridica,
ma ciò non significa che essa sia
impopolare.
Tuttavia resta sempre fissa,
nella strategia cinese, una costante: la sua ostilità all’Unione
Sovietica, ostilità fervente quanto nel passato. Ma è evidente che
ora, parlandosi nella stessa Pechino di "rivoluzione culturale”
quasi con le stesse parole usate
da Mosca, la "rivalità ideologica"
deve passare in secondo piano.
Per raggiungere i suoi scopi,
la Cina di Teng Siao-ping non
lesina i propri mezzi. Come nel
passato, essa non cessa d’accusare i "nuovi Zar" del Cremlino,
ma oggi in maniera nuova, e propone agli altri stranieri d’investire i propri capitali direttamente nell’economia cinese. Affida alle industrie giapponesi il
compito di sfruttare le sue zone
petrolifere. Più ancora: seguendo gli esempi di Singapore e della Corea del Sud, essa sembra
pronta a mettere la propria mano d’opera al servizio delle industrie straniere. E non c’è dubbio che simili proposte verranno
accolte con favore: perché la
mano d’opera cinese non è di
quelle che facciano temere scioperi o proteste.
Qvunque, nel mondo capitalista, circolano delegazioni cinesi
di alto livello, e non passa giorno senza che venga annunziata
la firma di contratti di enormi
dimensioni. La Cina vuole industrializzarsi a passi da gigante e
desidera negoziare con gruppi
industriali di grandissima potenza, fino ad arrivare a chiedere,
alle società occidentali, la formazione d’interi consorzi.
I Cinesi, nelle loro discussioni.
non dimenticano mai il loro "nemico principale", col quale essi
hanno un’immensa frontiera, e
molti "punti di frizione” nella
vicina "Asia del Sud-Est". Pertanto essi vogliono comprare, in
Qccidente, armi perfezionate. In
questo campo, però, le risposte
tardano un poco, e Londra non
è la sola capitale che tenda l’orecchio agli avvertimenti sovietici. Rimane intanto il fatto che,
demaoizzata e ormai libera (avendolo gettato alle ortiche) del
vecchio principio: "Bisogna contare sulle proprie forze", la Cina s’indebita sempre di più, e
von ciò rischia di ritrovarsi presto di fronte a delicate scadenze. Dove troverà essa le risorse
finanziarie necessarie al suo sviluppo accelerato? ».
Quanto sopra abbiamo riportato per desiderio di obiettività.
Ma personalmente non ci sentiamo di sottoscriverlo come una
diagnosi sicura e definitiva. Ad
es.: le « delicate scadenze », di
cui poco sopra, costituiranno un
traguardo pericoloso per la Cina
stessa, o non piuttosto per le potenze capitalistiche occidentali?
Vi prego di inviare tre numeri di
saggio — e in seguito la vostra proposta di abbonamento — ai seguenti nominativi:
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il ’78 rappresenta un considerevole risparmio);
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