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LA BUONA IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRtSXZO dm^sociazioiìe;
Torino, per un anno . . . L. G «
» per sci mesi ... » 4 »
Per le proviDcie e l’eslero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
ìq Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3^.
Le associazioni si ricevono da Cablotti
Bazzarim e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli /Issociali delle Provincie potrayino pr.ovvedersi di un vaglia posiate,
inviandolo franco alla dilla sopradetia.
Cronologia Biblica III, — Era Volgare cristiana. — Cronologia Evancelica.—
^ Fratellanza'ipocrita del partito Cattolico, svelata da lui medesimo. — Al Cattolico.— Notizie religiose:— Boma. — Inghilterra. — Sierra Leone. — Capo di
Buona Speranza. — Cronachetta politica.
€ROWOIiO»IA lil]tE.I€il.
in.
EltA VOLGARE
Per giungere a conoscere più chiaramente i tempi e gli avvenimenti predetti nelle Sacre Scritture dai profeti,
giova assaissimo ii formarsi idee il
più possibilmente esatte dell’Era così
detta Volgare, non che delle altre Ere
principali che furono o sono tuttavii?
in uso nelle diverse parti del mondo.
Certamente i profeti non furono dallo
Spirilo Santo mossi a scrivere i loro
vaticini per appagare la curiosità di
nessuno, ma come tutti i libri della
CRISTIANA
Sacra Bibbia, cosi furono pm’e quelli
dei profeti scritti a nostra spirituale
edificazione, e noi non li dobbiamo
leggere pel vano desiderio di sapere
l’avvenire, ma unicamente per convincerci di quella grande verità così
feconda in opere virtuose, che cioè
niente accade nell’ ordine naturale e
civile di queslo mondo, che non sia
nei disegni della divina bontà collegato all’opera della nostra eterna salute. Nell’esaminarep(jrtanto gli eventi
2
storici, e nei confrontarli alle predizioni che ne fecero i profeti, noi acquistiam conoscenza delle altissime
ragioni recondite per cui Dio permette
l’ingrandimento d’un popolo e l’abbassamento d’un altro, perchè lasci
talor libero freno al delitto, e perseguitare la virtù, perchè muti a talento
gl’imperi delle nazioni e del re, e soffra scandali di prolungate ambizioni
e di superstiziose tirannidi. In tutli
questi mutamenti e rovesci mondani,
la parola di Dio non manca mai di
mostrarci l’andamento del regno di
Cristo che è la sua chiesa, e ciò torna
sempre a grande conforto di quella
vita interiore di cui deve vivere un’aniraa cristiana, la quale nelle profezie
avverate ravvisa con gioia la mano e
la potenza infinila di quel Dio in cui
solo si fida. Ma j>er assaporare queste
gioie di spirito, e provvederci di questo alimento di fede sono utilissime
le nozioni cronologiche, mediante le
quali ogni cristiano di buona volontà
colla sua Bibbia alla m;mo può discernere i tempi ia cui le promesse del
Signore Iddio, fatte per bocca de’suoi
profeti agli uomini, si sono adempite.
La prima e più indispensabile di queste nozioni è quella dell’ Era Volgare
Crisliana,
Sanno tutti che chiamasi Era una
serie d’anni per contare i tempi, incominciandola da un punto storico o
astronomico. La determinazione delle
ere si desume dalle diverse epoche
stabilite ad arbitrio dai diversi popoli,
e dai diversi scrittori. Gli Ebrei, a cagione , d’esempio , conta van sempre
dalla creazione del mondo, i Greci
dalla prima Olimpiade, ossia dai primi
giuochi olimpici celebrati da loro ogai
quatlro anni, i Romani dalla fondazione della città. Noi cristiani contiamo dalla così detta Era Volgare,
la quale per convenzione omai generalmente ricevuta, incomincia quattro
0 cinque anni dopo la nascita di Cristo. Gli anni prima di quest’epoca lì
diciamo avanti Crislo, At^e Christum,
indicandoli talora colle semplici lettere iniziali A. C.; gli anni dopo li
diciamo dopo Cristo, segnandoli talora colle semplici iniziali D. C., o
latinamente Post Christum-, oppure
semplicemente chiamandoli Anni del
Signore, e latinamente indicandoli
colla formola Anno Domini, o colle
iniziali A. D.
Fu solamente nell’anno del Signore
552 che l’Era Cristiana venne inventata da Dionigi il Piccolo {Dionysius
Exiguus^, di nazione Scita, e di professione abate Romano, che viveva
regnante l’imperadore Giustiniano.
Il perchè e il quando egli si risolvette ad introdurre una simile Era, ci
viene da lui stesso apertamente spiegato in una sua lettei'a al vescovo Pe-.
3
tronio ; « Ci dispiaceva assai clic avesse
« s. Cirillo incomincialo il suo ciclo
« (li 95 anni dall’ anno ISo" avanti
« l’impero di Diocleziano, e termi« nasse per conseguenza al 247“,
« e noi cominciando dall’ anno se« guente 248“ dell'Era di questo me« desimo più tiranno die principe,
« fossimo obbligati ad unire ai uostri
<1 cicli la memoria di un empio e di
" un persecutore. Abbiamo quindi
« preferito di datare gli anni dall’in« carnazione di N. S. Gesù Cristo,
« acciocché più chiaramente ci fosse
<1 indicalo il princìpio d’ogni nostra
« speranza, e ci fosse più visibilmente
« palesata la causa dell’ umano ri« scatto, cioè la passione del nostro
« Divin Redentore « (Petav. De Docir. Temporum. Tom. II. App. pag.
498).
L’Era di Diocleziano in uso a quei
tempi cominciò dal suo regno A. D.
284,e per conseguenza la novella Era
deU'incarnazione A. D. 284h-248 =
A. D. 532.
Quest’Era delta di Diocleziano o
Diocleziana gli Alessandrini col ;loro
vescovo S. Cirillo solevano chiamarla
Era de’ Martiri. Da Dionigi il piccolo
si chiamò Era cristiana, e d’allora iu
poi gli scritlori ecclesiastici l’appellarono comunemente così, ond’ebbe finalmente il nome che oggi ancora l’è
proprio di Era volgare, e a buon
dritto, perchè oggi è la più comunemente ricevuta in tutta la crislianità.
Peccato che nè Dionigi, nò altri
abbia mai pensato di rettificarne i
computi in modo, che l’anno primo
di quest’era coincidesse perfettamente
coll’anno in cui nacque il Divin Redentore Gesù Cristo. I primitivi cristiani erano naturalmente obbligati a
valersi dei computi ia uso presso i
Pagani in mozzo a cui viveano, « datavano per conseguenza i giorni, i
mesi e gli anni secondo che richiedeva l’uso dei diversi paesi ove abitavano. Di qui l’Era Antiochena, di
qui l’Alessandrina, di qui la Costantinopolitana, di qui l’ispanica, e di qui
la Diocleziapa. 11 pensiero di ridurle
tutte quante ad una sola per uso
della cristianità, contando gli anni
dall’avvenimento del cristianesimo e
creando un’ Era cristiana, fa veramente onore a Dionigi cd al venerabile Reda che primi lo concepirono
cd anche primi lo mandarono negli
scritti loro ad esecuzione. Il venerabile Beda incomincia \Era cristiana
della concezione ineiTabile del Verbo
nel seno di Maria Vergine per opera
dello Spirito Santo, e di conseguenza
9 mesi prima della natività di Cristo.
Ogni ragion persuade a aj^)porre
che anche Dionigi dovesse essere
precisamente partito da questo medesimo punto, da cui partì poi il ve-
4
nerabile Beda, com« quello iti cui
principiò ad avere effetto il mistero
deirincarnazione.
Ma Dionigi contento di escludere
dal calendario cristiano il nome di
Era diocleziana, perchè come abbiam
detto gli ricordava un persecutor della
chiesa, non fece che chiamarla cristiana, senza brigarsi per nulla di riformare il sistema delle date già iu
uso*a que’ tempi, e riferirle come doveva aH’anno della concezione secondochè piacque due secoli appresso al
venerabile Beda, od a quello della nascita del Salvatore secondochè parve
ad altri dottissimi, che in essa riconoscono la vera manifes tazione del Verbo
venuto dal sen del Padre a conversar
cogli uomini facendosi vero Uomo egli
stesso, e non cessando d’essere vero
Dio.
Dionigi non fece nulla di tutto questo, ma ritenuta per base ì'Era Diocleziana stabili i suoi cicli facendoli
cominciare a decorrere dal prim’anno
AaW'Era Diocleziana, il quale corrisponde ài 45° dopo la correzione del
caienda' io romano ordinala da Giulio
Cesare.
Ora i cronologisti più abili degli
ultimi tempi sono pressoché unanimi
nel riconoscere che quesl’Era è posteriore di quattr’auni almeno alla natività diOfesù Cristo. Perciocché Erode
il grande sotto cui egli nàcque e fu
da Giuseppe e Maria trafugato in Ègitto, mori certamente nell’aprile del^
l’anno 4i2 di Giulio Cesare. Doveva
dunque Gesù essere nato almeno un
anno prima perchè accadessero tutti
gli avvenimenti di cui è fatta parola
nel santo Evangelo , che cioè avesse
la Vergine adempito alla legge della
purificazione, presentandosi al tempio
40 giorni dopo il parto; che fosse con
Gesù e Giuseppe ritornata a Nazareth,
che fossero venuti i ' Magi all’adorazion di Gesù, subito dopo la quale un
Angelo avvertì Giuseppe di fuggire in
Egitto ; che vi fossé il tempo d’andare,
stai'e, e tornare dovendosi fare e rifare un viaggio non breve di 150 leghe quante appunto correvano da Gerusalejnme alle frontiere dell’ Egitto;
che avesse infine Archelao ottenuto
da Roma di succedere nel regno a suo
padre Erode.
Laonde è fuor d’ogni dubbio che
\'Era crisliana principiando coll’auno
45 di Giulio Cesare, come principiava
la Diocleziana, è di 4 anni almeno
posteriore all’epoca precisa della nascita di Cristo.
Comunque però questo sbaglio sia
oggi comunemente riconosciuto da
tutti, niuno crede che valga la peua
di emendarlo, stantechè Ì'Era cristiana qual fu stabilita da Dionigi è
omai generalmente accettata da tutti
i popoli cristiani, e gli scrittori d’ogni
5
nazione la usano scilo la denominazione pur comunemente ammessa di
Era volgare.
Premesse tali necessarie avvertenze,
noi presentiamo ai nostri lettori un
prospetto dove troveranno disposti
con ordine cronologico tutti i fatti registrati nel santo Evangelo.
E siccome gli scrittori classici sieno
profani o sacri sogliono datare gli avvenimenti anche dall’antica Era Romana indicandola colle iniziali U. C,
che latinamente si leggono Uràìs condùce e significano l’anno dalla fondazione di quelfeterna città, o scrivendo Anni di Roma, noi a loaggiore
comodità de’ lettori abbiamo pensato
(ji apporre anche le date di queste a
quelle dell’AVa volgare.
U. C. A C.
S. Giovanni Bali,, nato veilo
la primavera (Lue. L 57-80).
Augusto decreta il censimento
nei domini d’Erode (Lue. li. I).
11 censimento fatto da Cirino
nella estate (Lue. 11. 3.^ 749 b
Gesii Cristo nasce verso l’autunno. (La tradizione antica e
costante de’ Cristiani lo crede
nato il 25 dicemhre; il solo Clemente Alessandrino lo crede
nato il 25 maggio) (Lue. II. 4-7).
La visita dei Magi Si Persia
verso febbraio (Matt. II 1-12).
La fuga della S. famiglia in*
Egitto (Matt. II. 13-U).
Strage degli Innocenti delta
anche di Betlem (Matt. II. 16). 750 4
Morte di Erode verso la primavera (Matt. II. 19).
Arrhelao Einarca di Giudea
Mail. II. 22).
La Pasqua ai 12 di aprile.
La de^liluzioue d'Archelao, e
l’. C. A h.
la Giudea fatta provincia romana.
Altro censimento fatto da Cirino quand’ era governatore
della Siria. 760 7
Ananoo Anna gran sacerdote.
Coponio procuratore della
Giuclc.1.
La prima visita di Crislo al
tempio nella sua elà d’anni 12
(Lue. 11. 42-50). 761 8
Marc. Ambivio II” Procuratore. 762 9
Tiberio assunto per collega
dell’impero da Augusto. 765 12
Annio Rufo 111“ Procuratore. 766 13
La morte d’Augusto avvenuta .
a dì 19 agosto. 767 14
ValerioGrato IV° Procuratore.
Durò in quella magistratura due
anni.
Ismaele gran Sacerdole. Ìli 21
Eleazaro figlio d’Anna gmi
Sacerdole. 775 22
Simone figlio di CamitU^ gran ■ <
Sacerdote ^^6 23
6
u.c. a.d.
Giuseppe Caiaphas gran Sacerdole. Dufò nella dignità 1 1
anni. 777 24
Ponzio Filato V° Procuratore,
durò in quella magistratura 10
anni. 'j'jS 25
Giovanni Ballista comincia il
suo ministero nell'anno XV di
Tiberio (Lue. 111. 1-I8. Matt.
III. 1-12. Marc. I. 4'8. Giov I.
19-28). 779 26
Batlesirao di Cristo circa la
sua elà d’anni 30. Pare che ciò
accadesse nella stagione deirautunno (Lue. III. 21-23. Mail.
III. 13-17. Marc. I. 9-11. Giov.
I. 32-34).
Dimora dì 40 giorni nel deserto, e tentazione ivi patita da
Cristo fMatt. IV. 1-11. Marc. I.
12-13. Lur. IV. 1-13) 780 27
Elezione dei discepoli (Giov.
J. 37-52).
Primo miracolo alle nozze di
Cana in Galilea (Giov. II. 1-11).
r Pasqua celebrala da Cristo
co’suoi discepoli. Visita del tempio e cacciata dei profanatori
(Giov. IL 13-23).
Giovanni Battista imprigionato da Erode (Matt. IV. 12. Marc.
I-14. Lue. 111. 20. Giov. 111. 24). 781 28
Cristo dà principio al suo ministero pubblico (Mail. IV. 1725. Marc. I. 14-15. Lue. IV.
14-15. Giov. IV. 3).
Sermone sulla montagna (Malt.
V. VI. VII).
II* Pasqua (Giov. V. 1-47. Si
U.C. A.D.
confronti col III. 22 fe IV. 45.
Malt. Xll. Marc. II. 23-28. III.
1-6. Lue. VI. 1-11).
Elezione dei 12 Apostoli. Sono
inviati a predicare (Malt.X.1-42.
Marc. IlL 13-19. VL7,Luc. VI.
13-49. IX. 1-6;. 782 29
Giovanni Ballista manda ad
interrogare Cristo (Matt. XI. 3).
Giovanni Battista è decapitato
per ordine di Erode (Mail. XIV.
10. Mai^ VI. 28. Lue. IX. 9j.
Pare che ciò accadesse il 29
agosto.
Cristo sazia prodigiosamente
le turbe fameliche nel deserto.
Erano cinquemila persone (Matt.
XIV. 15-23. Marc. VI. 35-44.
Lue. IX. 11-17. Giov. VL 5-15).
IIP Pasqua (Giov. VI. 4)
I settanta discepoli sono da
Cristo'mandali a predicare (Lue.
X. 1-24). 783 30
Trasfigurazione sul monte Tabor (Malt. XVII. 1-9). Marc. IX.
2-8. Lue. IX. 28-36. Giov.l. 1411“ di san Pietro l. 16-18).
Cristo rende la vista a un cieco
nato (Cjio. IX).
Festa della dedicazione che
cadeva nella stagione invernale
(Giov. X. 22).
Lazaro viene risuscitato CGiov.
XI).
Ingresso trionfale di Cristo in
Gerusalemme (Matt. XXI. 8-11.
Marc. XL 8-11. Luc. XIX. 37-40.
Giov- XII. 12-18).
Visita il tempio e ne caccia
7
l'.c A.n,
una seconda volta i profaualori
(Malt. XXI. 12-13. Marc. XI.
15-17. Lue. XIX. 45-46).
Predice la desolazioae del
tempio e l’abhominazioue (Malt.
XXIII. 39. Id. XXIV. 2-e. Marc.
XIII. 2-14. Lue. XXI. 6-20).
Celebrazione delia Pasqua coi
suoi discepoli, e isliluzioüe della
saota cena (Matt. XXVI. 17-29.
Marc. XIV. 12-25. Lue. XXII.
7.10).
Cristo è tradito e consegnalo
da Giuda. I principi dei sacerdoti lo niettono in accusa (Matt.
XXVL 47-75 : Marc. XIV. 43-72.
Lue. XXU. 47-71. Giov. XVllI.
1-27). 78i 31
IV“ Pasqua a di 27 marzo.
Cristo è condannato da Pílalo,
e crocifisso (Mail. XXVIl. Marc.
XV. Lue. XXIII. Giov. XVIII.
28-40, XIX).
La RIsurrez' (Matt. XXVllI.
1.9. Marc. XVI, 1.6. Lue. XXIV.
1-6. Giov. XIX. 1-9).
Molle apparizioni di Nostro
Signore a’suoi discepoli per lo
spazio di 40 giorni (Alt. I. 3 ecc.
L’Ascensione. (Marc. XVI, 19.
Lue. XXIV. 51. Alt. I. 9).
La Pentecoste. Discesa dello
Spirito Santo sugli Apostoli e
sui Discepoli. Tremila anime
circa si convertono, e formano
le primizie della chiesa di Crislo (Alt. II. I-4I).
Il numero dei credenti s’accresce a cinquemila (All. IV. 4)
1 Discepoli SODO rinv^oriti
I C. A.l>.
da una seconda discesa dello
Spirito Santo (Alt. IV. 31), 786 52
Punizione miracolosa di Anania e SaGra per avere mentito
a Dio (Att, V).
La chiesa s’aumenta per la
conversione di Giudei e di Greci.
Nomina dei sette Diaconi (Att.
VI. 1-7). 786 33
Una gran folla (oz)oi) di preti
convertili. (Att. VI. 7).
Predicazione polente di Stefano (VI. 8-15). Suo processo
(All. VII. 54). Gli apparisce Crislo (Alt. VII. 55-56).
Suo martirio .tvvenulo circa
la stagione d’autunno (Att. VII.
e Vili). 787 34
Prima persecuzione della chiesa in Gerusalemme. Dispersione
dei Discepoli per la Giudea e
la Samarla. Progressi della
chiesa (Att. Vili. 1-40)
Eusebio data la prima metà della
gran settimana d’anni in cui, secondo
la profezia di Daniele, dovea compirsi
l’opera del Messia cominciandola dal
battesimo di N. Signore, e terminandola colla sua crocifissione. Lo stesso
periodo viene indicato da s. Pietro,
come quello che racchiude la durata
del ministero personale di N. Signore.
Leggasi ciò che egli disse nella congregazione de’ fedeli in Gerusalemme
al Capo 1° degli atti degli Apostoli
y. 21, 22; quando tratossi di eleggere un saccessore al posto di Giuda
8
Iscariota. Ecco le sue parole quali
sono riferite nella traduzione di monsignor Martini.
« 21. Bisogna adunque che di
« questi uomini, i quali sono stati
» uniti con noi per tutto quel tempo,
« in cui fè sua dimora tra noi il Si« gnore Gesù.
« 22. Cominciando dal battesimo
« di Giovanni sino al giorno, in cui
« tolto a noi fu assunto, uno di questi
Il sia costituito con noi testimone
« della risurrezione di lui ».
L’altra metà della gran settimana
Eusebio la terminava col martirio di
Stefano, perchè con quello si chiuse
il settimo anno della settimana, che
vai quanto dire l’ultimo.
Era novella incominciò nella chiesa
dalla conversione di san Paolo apostolo. U. C. 788, A. D. 35.
TOLLERANZA IPOCRITA
DEL PARTII 0 CATTOLICO, SVELATA
DA LUI MEDESIMO.
CiarlaUoi 1 vi abbiamo conosciuto,
e abbiamo conosciuio il vostro
libcrnltsmo.
It Cattolico, N<j 896.
Se queste parole d’insulto possano
a ragione o no rivolgersi dai liberali
al partilo del Cailolico, lo giudicheranno i nostri lettori, dopo che abbiano conosciuto i principii e i sentimenti che chiude in petto questo
medesimo partito. iVon siamo noi che
ce li abbiamo inventati, ma li troviamo esposti apertamente da un
giornale del partito. La Presse li tradusse dal VAiìABoriDO {Rambler),
giornale ultra-cattolico d’Irlanda, e
li rapportò fedelmente le Lien, e noi
li voltiamo qui in italiano, perchè da
noi pure si sappia qual fede avere alla
fazion clericale quando protesta di
essere tollerante, e di amar lo Statuto
e le libertà. Essa non ammette per
vero e ragionevole e santo altro sistema di religione che quello si appoggia alla intolleranza ed alla violenza, e se talor si professa tollerante e
amica di libertà, mentisce e s’infinge.
Ecco come ella parla nel Vagabondo.
« Noi siamo i figli d’una chiesa, la
quale ha sempre mai professato odio
implacabile al principio della libertà
religiosa. Essa non ha mai dato
nemmeno indizio di approvare quella
teoria, che pretende essere assolutamente utile la libertà civile. Questa
miserabile invenzione fu fatta per ingannare i Protestanti, ed è intollerabile che un tale errore sia ancora cosi
popolare come è fra noi. Noi ripetiamo che fu inventato per ingannare
i Protestanti.
« Nè ciò diciamo perchè ci sia
ignoto darsi purtroppo dei Cattolici
che veramente credono di essere partigiani della liberlà religiosa; e sappiamo benissimo che qualcuno giunge
a tanto di sincerità, che ove cambiassero le sorti, e i cattolici diventassero
9
più forti, sarebbe disposlissimo a<} accordare agli altri quella tolleranza
medesima senza limiti che domandiamo per noi. Per sincero che possa
essere un tal Cattolico smanioso di
fare il tollerante, la verilà è, che egli
per tale si tiene in buona fede, perchè
non si dà la pena di esaminare attentamente le credenze della cui verità
è proprio convinto.
« Un tal Cattolico non ha altro in
mira che di far tacere i Protestanti,
e persuadere loro di lasciarlo tranquillo. E siccome per certo egli non
cova odio personale contro di loro,
ma nel tempo stesso si ride della loro
fede che è cordialmente da lui detestata, egli si persuade di essere veridico e sincero quando prende a difendere la libertà religiosa, e dichiara
sul serio che niuno dovrebbe mai essere violentato a cagione de’suoi pensamenti religiosi.
« Di qui risulta che qualche volta,
benché assai di rado, i Protestanti si
lascian prendere dall’inganno, ed allargan le braccia per dare un fraterno
amplesso a questo alleato su cui non
contavano. Essi però s’ingannano, e
noi lo ripetiamo: Non date mai fede
0 Protestanti higlesi ed h-landesi alle
nostre parole, quando ci udite far proteste di liberalismo. Se un oratore
cattolico in qualche pubblica assemblea dichiara solennemente di sentirsi
umiliato per dovere anclie una volta
difendere il glorioso principio della
libertà religiosa, uon siate semplici al
punto di aggiustargli fede. sono
belle parole che non hanno verun significato, perfettanienle simili alle promesse d’ uu candidato parlamentare,
che briga i suffragi de’suoi elettori.
« Un cattolico qualunque che parli
in tal modo di libertà religiosa, fa
opera da Protestante e non da Cattolico, e di più egli dice cosa che non
ha senso. Fate che si cangino le circostanze, egli non si diporterà secondo
queste parole, come voi non prendete
regola da esse per governarvi a suo
riguardo. Fate a voi questa domanda;
se fosse egli il padrone, e voi sotto la
sua dipendenza come appartenente ai
più deboli se non di numero, almeno
di potenza , in qual guisa si conterrebbe egli cou voi? Noi risponderemo
che questo dipenderebbe affatto dalle
circostanze.
• Se il partito dei Cattolici credesse
trar vantaggio dalla tolleranza, vi tollererebbe; in caso contrario vi getterebbe in prigione o in esilio, o vi punirebbe con multe, e forse ancor colle
forche. Di questo potete essere sicurissimi, che in nessun caso egli vi
tollererebbe per riguardo ai gloriosi
principii della libertà civile e religiosa.
« La libertà religiosa intesa nel
10
senso, che ciascuno scelga la religion
die gli piace è perniciosissimo errore
gittato nel mondo dal padre della
menzogna.
« La parola stessa di libei'tà non
intesa nel senso di un permesso di
fare certi atti determinali, dovrebbe
essere sbandita dal dominio religioso.
Veramente non è che una pura
menzogna nè più nè meno. Nessun
uomo al mondo ha dirilto di scegliersi la religione.... Solamente uu
ateo può sostenere il principio della
liberlà religiosa.
« Dovrò io dunque mai consentire a questo abbominevole inganno ?
Dovrò io incoraggiare la dannata
dottrina, che vuole che il Socinianismo, il Calvinismo , Y Anglicanismo e il Giudaismo non sieno ciascuno da sè tanti peccati egualmente
mortali com’è l’omicidio e l’adulterio?
Permetterò io mai che un mio fratello
Protestante si dia a credere che io lo
lascierò tranquillo nella sua fede a
patto che egli mi lasci tranquillo nella
mia? Potrò io esporlo alla tentazione
d’obbliare che egli non è padrone di
scegliersi a modo suo la religione,
come non è della mia borsa, della
mia casa, o della mia vita? Non mai.
Il Cattolicismo è di tutte le religioni
la più intollerante; anzi è l’intolleranza in persóna, essendo la stessa
\erità. Se vogliam sostenere questa
teoria della libertà religiosa, noi potremmo con egual ragione affermare,
che un uoiiio il quale mentecatto non
sia, ha il diritto di credere che due e
due non fanno quattro. Quella teoria,
oltre di essere una empietà, è anche
una assurdit/i ».
STORIA DI ALCUNE DOTTRINE
Ija dottrina della »grazia
e dei merito delle opére.
Condnuaz. —V. ii num. M.
^5. ConciUo di Francofcrte.—16. Godescalco. —
'IT. É perseguitato perche sostiene la dottrina
della grazia. — -18. Divisioni, — -19. Claudio
di Torino.
13. La dottrina del merito delle opere
continuò ad essere condanaata nei concilii; ma per una singolare contraddizione
mentre era condannata in teorica era ciecamente seguita nella pratica. La cosa
andò si lungi che i vescovi dimenticarono
gli anatemi precedenti contro una tale
dottrina, e nel concilio di Francoforte (79i)
l’approvarono solennemente. Questo concilio composto di 300 vescovi e del legali
di papa Adriano approvò la profession di
fede di Pelagio; quella stessa dichiarata
prima ortodossa e poscia eretica da papa
Zosimo. È vero che il concilio di Francoforte frrò prendendo la professione di fede
di Pelagio per un’opera di S. Girolamo;
raa questo stesso cl dimostra cbe quei vescovi erano in fondo pelagiani; e cl dà
un argomento per farci conoscere cosa
debba pensarsi della infallibilità del papa
e dei concili! (1).
(t) Brcts, 1H»1. de ¡papety tom. I, fug. 1*3.
11
■ IC. Dopo ciò la grande chiesa, meno
qualche eccezione, si gellò interamenle
Della dottrina del merito delle opere cbe
Gno allora aveva condannata nei pelagiaui
e semipelagiani; e giunse perfino a perseguitare e condannare come eretici coloro che ardivano difendere la doUrina
evangelica della grazia. Un monaco fu
il primo martire della dottrina evangelica della grazia. Godescalco, sassone
di nascita, e monaco nel monastero di
Fulda, verso la metà del secolo nono,
sostenne coraggiosamente la doltrlòa della
^zia conlro il pelagianismo universale.
Godescalco aveva sortito dalla natura talenti non ordinarii, ai quali congiungendo
la tenacità propria alla sua nazione, per
sostenere le sue convinzioni, divenne l’uomo del suo secolo. Egli si era dato ad uno
studio profondo della teologia; raa la teologia-dei suo tempo non si raggirava che
intorno a questioni oziose e qualche volta
empie. Consultando un giorno un vecchiÌ
monaco intorno ad una di tali quistioni,
quesli gli disse : « cessate, o fratello, di
stancare il vostro spirito sopra tali questioni, ma esercitatelo invece in cose di
maggiore utilità. Esercitiamci piuttosto
nel vastissimo e bellissimo campo delle
Sante Scritture: applichiamoci a meditarle
con cuore scevro di pregiudizi, e con
preghiera».
L’ insegnamento del vecchio monaco
fece una profonda impressione nel cuore
retto di Godescalco: da quel momento lasciati gli scritti dei teologi si diede a cercare la vera teologia nella Bibbia, e la
dottrina della grazia gli si fece vedere in
tutta la sua evidenza: determinò allora
di consecrare se stesso alla propagazione
della dottrina evangelica, ed il monaco
sassoni incominciò a spargere la sua dottrina, anzi quella di S. Paolo, appunto in
Italia. In im suo viaggio in Ualia dimorò
per alcun tempo presso uno dei primi
signori della corte deirimperalore: là trovandosi un giorno in una numerosa raunanza di grandi, pensò che fosse l’opportuna occasione di annunziare la verità
evangelica, e con bel garbo prese a trattare la dottrina della grazia e delle opere.
Era presente alla discussione Notingo vescovo di Verona, il quale, incapace di
confutare il monaco sassone, ricorse al solito ripiego usitato in tali casi, denunziollo
siccome eretico.
17. Il celebre Rabano Mauro era allora
arcivescovo di Magonza, e fu egli che ricevè l’accusa contro Godescalco, siccome
colui che era ii metropolitano del monaco
accusalo, in quei tempi che si chiamano
di barbavie, non esisteva ancora il santissimo tribunale dell’inquisizione, ma colui
che era accusato di eresia doveva essere
convinto di essere eretico. Secondo questa
giurisprudenza Rabano scrisse un libro
conlro Godescalco, nel quale invece di ragioni scagliò ingiurie conlro il suo avversario, e mise fuori come buona merce, e
come dottrina della chiesa catlolica tutta
la dottrina semipelagiana. liormulò poscia
l’accusa di eresia contro Godescalco, e lo
citò a comparire avanti a un concilio che
egliayeva inlimalosicelebrasse aMagOnza.
il monaco sicuro che la dottrina ch’egli
insegnava era quella della Bibbia, pieno
di fiducia nella santità della sua causa, si
presentò al concilio (848): ma le opinioni
*degli uomini cominciavano a prendere il
disopra alla parola di Dio, in guisa che
Godescalco fu condannato, e mandato ad
Incmaro arcivescovo di Reims nella dio-
12
cesi del quale era stato ordioalo^rete,
acciò fosse là custodito, e trattalo siccome
un monaco vagabondo.
Incraaro non volle parere dameno del
suo collega Rabano: anch’egli raunò ud
concilio a Quercy in Piccardia (8i9J, nel
quale, essendo presente Carlo il Calvo, fu
di nuovo condannato Godescalco; e siccome egli sosteneva la sua dottrina non essere
sua, ma di S. l’aolo, l’imperioso Incmaro
per tutta risposta degradollo: poscia«lla
presenza del concilio lo fe’ battere con
verghe così crudelmente, che la costanza
del monaco venne meno, e dichiarò ai reverendi carnefici di sottomettersi alla loro
dottrina. Ma la dichiarazione strappata
dolore fu ben presto ritrattata ; ed allora
per ordine dlncniaro fu messo in prigionè
in un monastero, ove dopo 19 anni di
prigionia, sostenendo sempre la dottrina
della grazia, mori nel 8G8.
18. Mentre Godescalco gemeva nella prigione le sue dottrine acquistavano credito,
e risvegliavano la coscienza degli uomini
di buona fede, per esaminare la doUrina
del monaco perseguitato, per vedere se
realmente fosse la dottrina della Bilibia.
Ed ecco la chiesa divisa in due partili :
stavano per Godescalco gli ecclesiastici i
più accreditali per dottrina, per onestà ,
per rettiludinè, fra i quali si contavano il
celebre monaco Ratramno, Prudenzio vescovo di Troyes, Lupo abate di Ferrière,
Floro e Remigio, il primo diacono, il isecondo arcivescovo di Lione: stavano contro Godescalco gli ecclesiastici i più intriganti, fra i quali Incmaro, Amalarico, e
Giovanni Scolo Erigene. La disputa prenci
deva ogni giorno proporzioni più spaventevoli, in guisa che Carlo il Calvo credè
suo dovere di far valere le decisioni del
concilio di Quercy. A tale e/Telto convocò
un allro concilio nello stesso fuogo (853j,
e fece coiifermare il concilio precedente,
e ratificare la condanna di Godescalco.
Però Remigio arcivescovo di Lione convocò un allro concilio in Valenza nel l)elfinato, nel quale essendo stata di nuovo
esaminata la dottrina di Godescalco, fu
trovata ortodossa, e fu dichiarata dottrina
cristiana, e la dottrina stabilita dai due
concilii di Quercy fu condannala siccome
eretica. La decisione del concilio di Valenza non giovò nulla al povero Godescalcff, che prigioniere siccome egli ^
del crudele Incmaro, mori nella sua prigione.
19. Nello stesso secolo nono si levò
nella Italia nostra un possente difensore
della dollrina della grazia. Fu questi Claudio vescovo di Torino, di cui abbiamo
già parlato a lungo. (V. N" 22 e^ 25).
Egli aveva appresa la sua teologia non
jiei libri degli uomini , ma alla pura
foute della Parola di Dio. A questa scuola
aveva appreso cbe la chiesa ha un unico
capo, Cristo Gesù, assiso alla destra del
Padre, e perciò Claudio non temeva gli
anatemi degli uomini; ma attaccalo iortemente alla parola di Colui che solo non
può ingannare, cercava di ricondurre la
chiesa alla quale presiedeva ai puri principii del Vangelo. Perciò proclamava allamenle la grande verilà fondamentale del
Vangelo che l’uomo è salvalo per la sola
fede nel sangue del Redentore: quindi la
dottrina del merito delle opere era da lui
anatematizzata siccome empia e anlievangelica- Non è indifTerenle di osservare che appunto nella sua diocesi erano
comprese quelle Valli, oggi popolaledai
Valdesi professanti la medesima dottrina,
13
per la quale egli si valorosamente combattè.
Noi non intendiamo trattare interamente la materia, e dimostrare come la
vera dottrina evangelica della salvezza
per grazia siasi sempre conservata nella
piccoh chiesa di Gesù Cristo; ma ci siamo
proposti soltanto d’indicare l'origine ed i
progressi della dottrina contraria, del merito delle opere; come questa si stahilissc
nella grande chiesa, dopo di essere stata
condannata in Pelagio. Perciò tralasciamo le grandi testimonianze di tutti
i tempi e di tutti i luoghi, colle quali I
confessori di Gesù Cristo han sempre protestato contro il pelagianismo della grande
chiesa; e per terminare la storia di questa
dottrina, passiamo ad accennare come
essa vi si stabilisse oHìcialmente.
(Conlinua).
Ali C'ATTOlilCO.
Il Cailolico nel suo stesso articolo di
snda, cui accettammo nell’ultimo nunero, ci assale proditoriamente con
menzogne e calunnie, È menzogna che
noi predichiamo bastare una fede speculativa a salvarci: è menzogna che noi- non
riconosciamo il dovere di ben operare. I
passi staccati che egli adduce della Buona
Novella non ebbero mai, nè possono avere
il senso in cui egli arditamente gli spiega.
0 egli intende con ciò sorprendere i suoi
lettori falsando le nostre dottrine, o intende provocar noi a vanealtereazioni di
seuole, Pter ‘ciò che riguarda il primo
oggetto, noi non crediamo che nel secolo
XIX vi abbia gente così povera di intelliiKDza e di spirilo da non dover, o tardi
0 tosto, accorgersi dell’inganno e abhorrire l’ingannatore, e di conseguenza crediamo d’avergli risposto dicendo che ha
mentito. Gli stessi suoi lettori posti per
tal modi) in avviso potranno l’un giorno
0 l’altro chiarirsi del vero.
Per ciò che riguarda al secondo oggetto
gli ripetiamo essere noi per sislema avversi alle scolastiche giravolte, e non curarci a/Tatto di quelle stupide vittorie
dialettiche dove un sofista pone ogni cura
di cogliere in contraddizione l’avvorsario.
Il mestiere è per noi da lungo tempo andato giù di moda, e quando udiamo che
alcun si vanta di avere colto in contraddizione l’avversario, ci ricorda d’un frate
che tirata una cabala si gloriava d’indovinare i numeri del lotto. Datemi un ragionatore impudente, e vi dirà che il
■grande Galileo è un somaro , e lo stupido
Urbano VIII è un genio. Tutto ciò, o signor Ca»oiico dovevamo alle vostre menzogne.
Che diremo adesso alle vostre calunnie?
È calunnia che la Bmna Novella abbia
mai insegnato potersi andar salvi anche
vivendo disonestamente. È calunnia che
noi scrittori della Buona Novella diffondiamo tra le suhulpine popolazioni i semi
della immoralità e del libertinaggio. Voi
che non avete rifuggito dal paragonar la
Chiesa Evangelica alle case d’infamia
(vedi B. N. N® 40 p. 620j, voi vi avete
acquistato il dritio di avventare le insolenze più sanguinose., e a noi uomini di
onore e di Vangelo non resta miglior consiglio che quello, di lasciarvi dire, e
tacere. Il Piemonte conosce i Valdesi,
e il Piemonte darà quel valore che meritano a simili asserzioni del Caltolico. .
14
HTOTIKIE REliiaiOSE
Roma. — VUnivers citato dal Cattolico
ci dà la notizia che continua il miracolo
di Rimini « uon già incessantemente, ma
si ripete sovente, ora ungioroo, ora l’altro ; gii occhi sono volti al cielo, il lor
movimento lento e dolce è da destra a
sinistra ; ma di lempo in tempo si abbassano , poi per intervalli lo sguardo s’anima d’un modo inefiabile ». l’hanno
visto quattro viaggiatori francesi, di
passaggio per Roma, fra cui un curalo
ed un giovanotto che porta uno dei più
illustri nomi di Francia ! — E ad onta di
uu tal prodigio, i gioruali rigurgitano di
nolizie di assassioamenli, pili atroci gli uni
degli altri commessi in tutti i paesi degli
Stati Romani ; e gli stessi fogli clericali
sono costretti a confessare che partendo i
francesi e gli auslriaci, il Papa non
avrebbe due giorni da rimanere in Vaticano.
IxGuiLTERRÀ. —11 padre Newman promette a coloro che concorreranno al pagamento delle spese cagionategli dal processo
Achilli, di celebrare una messa secondo
la loro intenzione tulli i martedì e venerdì
di ciascuna settimana durante un anno
intiero. A detta del card. Wiseman che
deve essere bene informato , lo zelo dei
callolici per il pagamento di quella somma
non corrisponde all’ aspettazione che se
ne avea, e tra somme versale e promesse
non furono raccolti fino ad ora che appsna
80,000 franchi.
Sierra Leone. Da un censimento officiale ordinato qui dal Governo inglese
risulta, che sopra una popolazione di 45
fnila anime, 36 mila fanno attualmente
professione di Cristianesimo. Si dividono cosi fra le diverse comunioni cristiane;
Episcopali 16095, Wesleiani 13376,
Battisti 508, Metodisti 4864, Hunthingdonisli 1552, Cattolici Romani 56, Presbiteriani 7. Il resto della popolazione da
pochi Ebrei in fuori è composto (ji Pagani 6 di Maomettani. La Colonia di
Sierra Leone è di negri di tutte le tribù
dell’Africa. Strappati agli orrori della
schiavitù dalle crociere inglesi vengono
al loro arrivo sn questa terra ospitale
disti ibuiti iu diversi villaggi dove si trovano missionari e negri convertili. Qua
provveduti di quanto loro occorre per
procurarsi col libero lavoro delle proprie mani il villo, sono anche se vogliono,
istruiti nella Fede cristiana, e per tal
modo a migliaia ogni anno si veggono
di questi pagani uscire dalla schiavitù
del peccato, e abbracciare il Vangelo,
unica religione degna dell’uomo libero,
che adora Dio in ispirilo e verità.
Capo di Buona Spebaisz*. 1 Missionari evangelici della comunione Wesleiana hanno ultimamente gittato cou
solennità di 'concorso la prima pietra di
un nuovo tempio a Khamies-Berg. Vi
assistevano da 6 in 700 persone, e gli
scolari in numero di 160, vi erano intervenuti processionalmenle cantando
inni. Posta che fu la prima pietra, e terminato il religioso servizio, tornarono
tutli all’anlica cappella, dove recitala
uua preghiera di ringraziamento a Dio
Ottimo Massimo, due venerandi vecchioni domandarono la parola, e con un
linguaggio pieno di riconoscenza narrarono i mutamenti felici avvenuti nella
Colonia dal giorno in cui i missionari
15
evangelici hanno dato principio alle loro
apostoliche faticlie. Rammentando l’ere»
zione della prima cappella fabbricata
nel 1817, hanno fatto osservare al giovane uditorio ciò che era altre volte
questa contrada, e ciò die è divenuta
dopo la predicazione del Vangelo solto
il doppio aspetto dell’utile spirituale e
del temporale. Noi non possedevamo
allora, essi dissero, che un solo carro in
tutta la Colonia, e oggi ne abbiamo 30;
non avevamo che un paio di buoi, e
oggi di quesli animali ne abbiamo 500;
allora in tutta la Colonia un solo facea
raccolta di grano, oggi chi piij chi meno ne raccogliamo tulli, produccndone
il terreno da 1000 epiìi moggia all’anno;
il popolo allora avvolto nelle tenebre del
paganesimo, vivea pure in quelle dell’ignoranza, oggi lulti imparano a leggere
e tulli posseggouo e intendono la parola
di Pio che abbiamo nel Vangelo; allora
nelle nostre sventure non avevamo chi
ci consolasse, oggi siamo tulli fratelli,
ci facciamo carità insieme, e leggendo il
Vangelo troviamo ogni npstro sollievo
nella parola del noslro Salvatore Gesù
Cristo. 1 discorsi dei due vecchioni fecero una viva impressione in tutti, e si
terminò la festa come 3Ì era incominciala con una preghiera airAllissimo, e
sciogliendo un canto di amorosa pietà.
Amkbica. — Ecco alcune disposizioni
del progetto di legge teslè adottato dalla
Camera del rappresentanti della A'uofa
Granala, riguardo ai rapporti della Chiesa
collo Stato; le mettiamo sott’occhio ai
nostri lettori perchè si vegga, quanto son
modeste al paragone le riforme proposte
dai nostri goveruanti, per cui è sì stra
ordinario scalpore nel campo clericale.
« Art. 1“ Tutti i culti sono permessi
nella IlepiiLhlicd , e sono uguali, salvo
però l’eccezione stabilita dall’articolo 16
della Costituzione in favore del culto cattolico.
Art. 2" Le cerimonie religiose di ogni
cullo dovranno celebrarsi neirinterno dei
tempii 0 edifizii a ciò destinali.
Art. Il governo della repubblica non
s’inlromettnrà in nissun affare religioso,
nè del culto cattolico, nè di qualsiasi
altro culto. Le rispettive comunioni hanno
libertà assoluta nella gestione dei propri
affari, ogni qualvolta non intaccano le
attribuzioni del potere civile.
Art. 7° Per gii elTelti civili, ¡1 matrimonio deve essere, contralto nella Nimva
Granata conforme ai termini stabiliti dalla
legge; per gii efTelti religiosi i contraenti
sono liberi di celebrarlo prima o dopo la
firma del contratto , secondo i riti della
loro religione rispettiva.
Art, 10“ 1 cimiteri sono eBclusivaniente
soggetti alle regole che il capitolo stabilirà
per la polizia dei medesimi, circa la sepoltura e le esumazioni. Di conseguenza, in
casi simili i curati non avranno niente da
ordinare ».
Il .Senato egli è vero, respinse il progelto ; ma tosto 0 tardi gli sarà giuocoforza sottomettersi al voto della nazione.
— Per opposizione alle leggi il governo
ha condannato il vescovo all’ esiglio, e alla
confisca de’beni.
CROMClIEm POLITICA
Torino. Durante le manovre di Casale non al^biamo truppe in città, e
16
Guardia Nazioaalc è sola a guernire
tutti i posti militari.
MO-VIMENTO DIPLOMATICO.
Per motivi di s.ilute ha dato le sue
dimissioni dal posto di ministro plenipotenziario presso il principe Presidente
della Repubblica francese il sig. , cav.
Giacinto Provala di Collegno, e con R.
decrteo gli vien surrogato il sig. marchese SalvatoreVillamariraa attualmente
Ministro plenipotenziario in Toscana.
— Il cav. De Launay da Madrid passa
incaricato d’aflTari presso la Confederazione elvetica. A Madrid gli succede nella
stessa qualità il sig. Barone Picolet di
Kermilon. li sig. cav. De Barai è nominato consigliere di legazione a Parigi.
Mantova. Gli accusati come complici
della Società della morte sono stati condannati a morte come rei d’alto tradimento.
Venezia. Gran quantità di Gesuiti
francesi sono sparsi per tutto il Veneto.
Stati-Romani. Leggiamo nel Giornale di Roma: « Nella circostanza degli
opportuni provvedimenti che si vanno
ad adottare anche dalle truppe francesi
per r estirpazione dei malfattori dai
quali sono di tanto in tanto commesse
delle grassazioni negli stradali fra Roma
Civitavecchia, Viterbo e Civitacastellana,
resta sosjkso l’uso della caccia anche
per coioro che fossero forniti di regolare licenza, e resta inibito a chiunque
che non sia militare, di percorrere gli
stradali suddetti e campagne comprese
nei rispettivi territori munito di fucdi
da caccia, e molto piii dì ogni altr’arma.
.< Dalla Direzione, generale di Polizia
li 2 settèmbre 1852.
Ferdinando Dundini De Sylva ».
— Non si fe verificato ia liberazione
del triumviro Calandrelli dalla galera
d’Ancona,
— Secondo una corrispondenza di
Parigi il generale De Colte, uno degli
aiutanti di campo tìi Luigi Napoleone
verrebbe a Roma per negoziarvi confidenzialmente col Papa la incoronazione
del futuro Imperatore de’ Francesi.
Francia. Dei 40 Consigli generali cbe
amano perpetuato i! potere nelle mani
del Principe psesidenle, 9 hanno chiesto
formalmente l'imperio ereditarlo; 18 si
sono ristretti a domandare che si dichiari
non più temporaneo, ma stabile il suo
Governo; 5 hanno lodato il sistema attuale di governo senza far petizioni di
alcun cambiamento; 21 infine augurando
ogni bene al Presidenle lo assicuravano
del loro, costante e leale concorso.
—Il conte Cavour antico ministro delle
finanze del Piemonte ed il sig. Ratazzi
presidenle della Camera dei deputati,
che trovansi attualmente a Parigi, sono
stati invitati dal Presidente della Repubblica a desinare quest’oggi, domenica
a Saint-Cloud.
Portogallo. — Colpo di Stato. —
11 maresciallo Saldanha con manifesto
del 23 agosto considerando co’ suoi colleghi l’impotenza della Camera a compiere le rilorme richieste al benessere
della nazione, scioglie a tempo indefìnilo
le Cortes, e dichiara che intanto il potere esecutivo decreterà le imposte e le
leggi, obbligandosi a rimettere in pieno
vigore la costituzione, quando il paese
sarà in condizione di Sopportarlo senza
compromettere la tranquillità politica
dello Stato.
PRLSsia. 9i dà per certo che i Gesuiti
hanno ricevuto l’intimazione di uscire
in dato termine di giorni dalla provincia di Munster. Si aspetta che accada
lo stesso ai loro noviziati di Breslavia.
— .......-J. .i — ra
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip. Soc. di A. Fona • C.