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Anno 121 - n. 29
19 luglio 1985
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL PAST. A. SBAFFI, PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE
«Protestantesimo» ad una svolta
Una nuova convenzione quinquennale aggiorna il rapporto tra la RAI e la Federazione a cui è
commissionata la produzione della trasmissione e per la prima volta fissa un orario definito
Periodo caldo, di grandi manovre nel mondo eoonomioo.
Sullo sfondo del dibattito tra
« pubblico » e « libero », continuano le offerte private, in qualche modo arbitrate in modo
pubblico, dall’IRI, all’asta per
l’acquisto della SME, affare in
cui sono coinvolti anche sindacati e leghe di cooperative. Cifre
tra i cinquecento e i seicento
miliardi dovrebbero essere utilizzate per dare un nuovo assetto
al panorama della alimentazione. Ma non si parla, almeno direttamente, di una ristrutturazione della produzione o della commercializzazione.
Altra contesa di lusso quella
tra il gruppo Bonomi e la Montedison, di nuovo relativa al controllo di una «finanziaria» eccellente, la Bi-Invest.
Anche in campo intemazionale, segnali e controsegnali importanti rimbalzano dai dibattiti e trattative tra tecnici e giungono ai mass media. Si è appena finito di parlare della « guerra
della pasta » che si torna a guardare alle vicende del petrolio,
deU’OPEC, della « quereUe » tra
produttori e mercato.
E anche chi non conosce i
meccanismi monetari ormai ascolta le notizie sulle fluttuazioni del dollaro, e sa associarle al
problema dell’inflazione, alle pos>sibilila di svalutazione, alle previsioni sullo stato futuro dell’economia mondiale.
Tra i miti delle « leggi ferree »
delTeconomia e il nervosismo
tutt’altro che razionale che colpisce le grandi borse ad ogni
evento politico anche fortuito
(la malattia di un «grande», le
elezioni in un paese sudamericano, un cambio repentino di alleanze...) la gente comune oscilla tra una sopravvalutazione dei
« tecnici » rispetto ai « politici »
(come se un bancarottiere in economia fosse meno pericoloso
di uno statista spregiudicato) e
una rassegnazione fatalistica
(non ci si può far niente, comandano sempre loro, non ci si capisce niente...).
In realtà le vicende economiche sono vicende umane, né più
né meno che le vicende storiche,
politiche, sociali, scientifiche, eccetera. Anche in questo campo vi
sono dati obiettivi, elementi razionali, lotte di potere, emotività.
E anche in questo campo vi sono
problemi morali che riguardano
l’insieme della società.
In un articolo sul « Corriere
della Sera » del 13 luglio, intitolato « L’agnello dell’OPEG e i
lupi del mercato » il giornalista
Ugo Stille riporta una frase del
ministro del petrolio degli Emirati Arabi Uniti: « Dopo gli anni della potenza e del lusso siamo diventati un agnello sperduto nella giungla, circondato dal
branco famelico dei lupi del
mercato »; questa frase induce a
pensare che anche nella categoria deireconomia è necessario
che si reintroducano criteri di
moralità: lupi, agnelli, sono categorie morali, non economiche.
Se non riusciremo in questo
intento, ai vertici come alla base della società, ci condanneremo sempre più ad una comprensione della economia come nueva magia, come idolo che non
va compreso ma al quale si devono fare sacrifici, anche umani.
Sergio Ribet
— Non tutti i nostri lettori sono forse al chiaro su quali sono
i rapporti esistenti tra la Federazione e la RAI per ciò che concerne « Protestantesimo ». Vuoi
ricordarli?
— La situazione è la seguente:
esiste dal 1975, rinnovata di anno in anno, una convenzione tra
la RAI e la PCEI in base alla
quale la Federazione è incaricata
di realizzare la rubrica « Protestantesimo ». Il che concretamente significa che la RAI fornisce alcuni mezzi di produzione (per le trasmissioni realizzate in studio), e acquista i filmati
prodotti in proprio dalla FCEI.
Tutto il resto è a carico della
Federazione, che quindi assume
e retribuisce dei programmisti
registi (i quali dunque lavorano
per la FCEI e non per la RAI),
provvede tramite i vari comitati
del Servizio Stampa Radio e Televisione alla programmazione
della rubrica, scegliendo gli argomenti e i partecipanti alle trasmissioni, ingaggia una troupe televisiva privata ogni volta che
intende realizzare dei filmati. Anche gli uffici presso i quali ha
sede la rubrica e gli strumenti
burocratici di cui sono dotati
sono quindi della FCEI e non
della RAI. A fronte delle spese
che la FCEI sostiene per tutte
queste operazioni la RAI corrisponde un rimborso forfettario
per ogni trasmissione realizzata.
— Quali sono le principali innovazioni introdotte dalla nuova
convenzione?
— Ci sono almeno quattro differenze che, a mio avviso, marcano una vera e propria svolta. In
primo luogo, la convenzione del
’75 assomigliava — nella forma
e nella sostanza —- a uno dei
tanti contratti di appalto che la
RAI stipula con ditte esterne per
la produzione di programmi.
Non c’era alcun accenno alla
natura della rubrica, né al quadro istituzionale in cui si collocava, né al significato del suo
inserimento nella programmar
zìone pubblica.
Ora invece il primo paragrafo
della nuova convenzione afferma:
« La RAI, in linea coi principi
di pluralismo dell’informazione
anche nel campo del pensiero
religioso, e in considerazione
del fatto che la specificità del
messaggio di cui la minoranza
protestante è portatrice comporta un coinvolgimento diretto
di un ente esponenziale di tale
minoranza, conferma come per
il passato Taffìdamento alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) della realizzazione della rubrica televisiva
’’Protestantesimo” ».
In secondo luogo, la convenzione precedente, che in un primo momento (nel 1975) era stata firmata dalla RAI in quanto
tale, era poi scivolata fra gli impegni di routine della Rete Due,
e quindi soggetta ai limiti oggettivi di tale Rete (in termini
di orari di programmazione, di
disponibilità dei mezzi produttivi e finanziari, ecc,). E anche la
valutazione politica circa la natura, le finalità, e quindi lo spazio, la collocazione oraria, lo
stanziamento di bilancio era una
valutazione della Rete anziché
dell’Azienda nel suo complesso.
E il direttore di Rete stesso ci
aveva incoraggiati a superare
questi limiti portando la trattativa ai vertici dell’Azienda.
La nuova convenzione, viceversa, non è un fatto interno di Re
DALLA PREDICAZIONE PER LA CONFERENZA DEL III DISTRETTO
Scrittura: quale autorità?
« Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in
questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo
si vergognerà di lui» (Marco 8: 38).
Nella sua opera "Solus Christus" Vittorio Subilia scrive:
« Optare in maniera esclusiva
per la norma del “Sola Scriptura" significa confessare la convinzione che la norma per conoscere Dio, per giudicare la storia, per disciplinare l’etica, per
orientare gli indirizzi professionali, politici e sociali dell'esistenza, non possa esser cercata
(...) nell’uomo, nella sua ragione, nel suo sentimento, nelle
tendenze culturali e nei miti
ideologici della sua epoca, nella
sua coscienza e nella sua religiosità, neppure nella chiesa, nel
suo magistero e nella sua tradizione. Questo esclusivismo biblico non va frainteso come se
la Bibbia fosse considerata un
infallibile codice sacro, le cui
prescrizioni legali, intangibili e
indiscutibili, avrebbero la funzione di ingabbiare gli infiniti
aspetti e settori della vita in una
rete di soluzioni preordinate,
astratte dalle situazioni concrete e applicate con rigidità regolamentare. Dietro la formula del
.sola Scriptura sta una paradossale decisione di fede: la decisione di impostare tutti i problemi, non solo quelli teologici,
nella prospettiva appunto della
fede nella parola dell’Evangelo,
non più nella prospettiva dell’uomo, delle sue convinzioni e
dei suoi interessi, delle sue istituzioni sacre e profane » (pp. 58
59). Si tratta, insomma, della decisione di « perdere la propria
vita per amore di Gesù e dell’Evangelo » (Marco 8: 35).
Questa scelta è squisitamente
riformata. Subilia ricorda quanto scritto in tutte le Confessioni
di fede della Riforma e in quelle più vicine a noi come la Confessione di Barmen: « Se noi
parliamo cernirò la Scrittura,
non ascoltateci. Ma se siamo
sottomessi alla Scrittura, non vi
lasciate fermare da alcun timore e da alcwta seduzione: seguite con noi la via della fede e della ubbidienza alla Parola di Dio...
Gesù Cristo, come ci è testimonialo nella Sacra Scrittura, è l’unica Parola di Dio, che noi abbiamo da ascoltare, in cui abbiamo da confidare e a cui abbiamo da ubbidire nella vita e
nella morte» (ivi).
Fin qui tutti d’accordo. Ma è
poi vero? La difficoltà e il disagio con cui tutta una parte delia nostra Chiesa accetta questo
metro, a titolo di esempio, per
quel che riguarda la questione
della sessualità, ci dice chiaramente che, come minimo, l’autorità della Scrittura è vista in
modi assai diversi. Si dovrebbe
forse dire che l’autorità della
Scrittura è in diretto rapporto
con la sempre più scarsa dimestichezza che i membri delle nostre chiese hanno con essa, cioè
assai relativa e a livello più for
male che reale. In una conferenza distrettuale come nella nostra vita di tutti i giorni — di
singoli e di comunità — è dunque importante che risuoni e che
serbi la sua forza prorompente
l’ammonimento di Gesù: « Se
Uno si sarà vergognato di me e
delle mie parole... ».
Questo significa, concretamente, che, lungi dallo stabilire una
sorta di nuovo canone delle parole bibliche che hanno (ancora) autorità per noi, siamo chiamati a riscoprire il senso vero
del Canone biblico. La Chiesa
« non ha stabilito la propria autorità al di sopra di quegli scritti, ma si è sottoposta all’autorità del messaggio espresso da
quegli scritti, li ha riconosciuti
e confessati come ragione stessa della sua esistenza e della sua
funzione (...). La Scrittura è lo
strumento che addita Cristo »
(Subilia, p. 60). Se questo è vero, non possiamo evitare di essere posti dinanzi all’alternativa
di credere o di rifiutare che essa sia per noi Parola di Dio nella persona di Gesù, che abbia
piena autorità su tutta la nostra
vita. In questo senso non è un
fatto semplicemente formale che
la recente edizione interconfessionale della Bibbia in italiano
corrente porti l’imprimatur dell’autorità cattolica. Imprimatur
che, si badi, era comunque presente anche nella edizione del
Nuovo Testamento: era soltanto
Giovanni Conte
(continua a pag. 3)
te ma il frutto di una delibera
del Consiglio di Amministrazione
e porta la firma del Presidente,
Sergio Zavoli. La collocazione
nella Rete Due rimane, ma come
strumento dell’Azienda « ai fini
di un migliore raccordo fra il
suo palinsesto e ’’Protestantesimo”» e a fini generali di coordinamento e messa a disposizione dei mezzi produttivi.
In terzo luogo, l’aver riportato
la convenzione a livello di rapporti fra la RAI nel suo complesso e la PCEI ha consentito
di superare i limiti di stanziamento a cui la Rete è soggetta e
di ottenere un netto miglioramento delle risorse destinate alla realizzazione della rubrica.
Questo ci consente ora di puntare ad un miglioramento delle
condizioni di lavoro della nostra
équipe professionale e quindi,
ci auguriamo, ad una migliore
qualità dei programmi, che verranno rinnovati secondo le linee
emerse nel convegno nazionale
dell’ottobre scorso.
Infine, la nuova convenzione
ha durata non più annuale ma
quinquennale, il che costituisce
un quadro più favorevole ad una
progettazione di lungo respiro.
— Nella trasmissione « Protestantesimo » abbiamo delle garanzie di autonomia per ciò che
riguarda le forme e i contenuti?
— E’ giusto riconoscere che in
questi anni abbiamo goduto di
una completa autonomia. Abbiamo sempre operato senza interferenze di alcun genere sul contenuto dei programmi. Le rarissime occasioni di censura (tre,
in tutta la storia di « Protestantesimo ») risalgono ai primi due
anni, quando non c’era la convenzione e la rubrica veniva realizzata da persone ufficiosamente
indicate da noi ma formalmente
assunte dalla RAI con contratti
settimanali.
D’altra parte, ritengo che questa ampia autonomia dipenda da
due circostanze: da un lato, una
volta che la RAI affida una trasmissione alla PCEI anziché a
delle persone fisiche diventa politicamente arduo operare delle
interferenze. Dall’altro, mi sembra che in tutti questi anni abbiamo dato sufficienti prove di
serietà e di responsabilità nella
gestione della rubrica, per cui la
RAI non ha sentito la necessità
di interferire. E’ evidente che all’Azienda resta sempre in ultima
istanza — come è giusto — la
possibilità di negare la messa in
onda di un programma o per
ragioni imperative (es. violazione
di leggi vigenti) o per ragioni di
opportunità da essa valutate; ma
in questo secondo caso si troverebbe a doverle giustificare di
fronte all’opinione pubblica, come in tutti i casi analoghi.
— La nuova convenzione fornisce qualche maggiore garanzia quanto all’orario o continuerem,o ad essere relegati in fasce
di ascolto quasi inesistenti?
a cura di Franco Gìampiccoli
(continua a pag. 8)
2
2 vita delle chiese
19 luglio 1985
INCONTRO INTERNAZIONALE DELLE COPPIE INTERCONFESSIONALI
L’educazione ecumenica
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Attività estive
Catechesi ecumenica; è un discorso vasto, composito, che
coinvolge tutte le chiese cristiane. C'è xm sentito desiderio di
rinnovamento delle nostre catechesi datate, e la necessità di
proporre i nodi interconfessionali senza i toni polemici e le forzature colme di pregiudizi, abituali in tempi anche vicini, ma
ormai in via di superamento. Le
chiese cominciano a porsi il problema, sono ai primi passi, ai
primi balbettìi. Ma i tempi sono
necessariamente lunghi. E’ un
cammino faticoso e delicato, che
sembra non ammettere scorciatoie.
C’è però chi ha fretta. E ne ha
motivo. E’ la coppia interconfessionale che si trova sola { o quasi sola) ad affrontare il problema
deH’educazione dei figli: che non
può più essere esclusivamente
confessionale, ma aperta in chiave ecumenica, per l’equilibrio familiare. Le catechesi tradizionali trasformano le differenze fra
chiese in barriere e creano divisioni neU’ambito della famiglia
mista. Di qui l’urgenza di una
catechesi che proponga quelle
differenze come arricchimento
reciproco, come comunione. Solo
così la famiglia interconfessionale può vivere in armonia e nessuno vi è emarginato.
E’ stato questo il tema centrale deU’ll° incontro di coppie interconfessionali francesi, svizzere e italiane, svolto alla Foresteria di Torre Pellice il 13 e 14 luglio. Organizzato da Mario Polastro, che da anni è l’animatore
del gruppo di coppie interconfessionali delle Valli, l’incontro ha
visto la partecipazione del teologo René Beaupère, di im pastore
riformato svizzero e alcuni vaidesi, del vescovo di Pinerolo con
alcuni preti della zona, e di una
quindicina di coppie composte
da cattolici e protestanti, che
hanno parlato di varie esperienze
nei tre paesi.
In Italia, da 11 anni lavora un
gruppo misto nell’ambito del
SAE (l’organizzazione laica interconfessionale che organizza le
sessioni di formazione ecumenica alla Mendola), con lo scopo
di studiare la formazione di ama
catechesi ecumenica. Fra i molti
lavori svolti, questo gruppo ha
analizzato i catechismi promossi
dalla conferenza episcopale italiana in questi ultimi anni, suggerendo correzioni per la revisione che sta per essere fatta; ha
vagliato anche vari testi scolastici in uso, segnalando agli editori sviste e scorrettezze, proponendone la correzione nelle riedizioni; ha inviato a Ginevra im
commento sul BEM, visto come
testo di catechesi interconfessionale; e si propone di raccogliere
raccomandazioni da sottoporre a
monitori e catechisti in vista di
una catechesi ecumenica. Oltre a
questa esperienza di lavoro oscuro e tenace, non è stato detto
molto sulla realtà italiana nel
settore della catechesi ecumenica. Una coppia interconfessionale italiana che voglia vivere
una vita familiare veramente
ecumenica deve inventare tutto
Roberto Bleynat
SAN SECONDO — « Poiché la
paura per il momento ha avuto
il sopravvento, non lasciamoci
vincere da questo nemico dell’amore, ma ascoltiamo la parola dell’Iddio vivente ».
Queste parole del pastore Sergio Eibet sono state ascoltate nel
silenzio e nel raccoglimento dalla numerosa assemblea convenuta giovedì 11 luglio al fomerale
di Roberto Bleynat, poerito tragi-i
camente limedì 8 u.s. Erano prèsenti, insieme a molti parenti,
la madre Maresa Bessone e la
sorella Floriana. Presenti spiritualmente. ha affermato il past.
Franco Giampiccoli che ha condotto la liturgia, il padre Dino
costretto a casa dalla malattia, e
il fratello Giorgio, responsabile
della morte di Roberto (detenuto a Pinerolo dove si è costituito), unito nella comune volontà
di porsi alla presenza del Signore.
Il pastore Ribet, predicando
sul testo della I Giovanni: «Nell’amore non c’è paura; anzi l’amore perfetto scaccia via la
paura» (4: 18), ha evocato le
diverse forme che ha assomto la
paura in questa vicenda. La paura di Roberto, ricoverato più
volte in clinica, ossessionato dall’idea di perdere il posto di lavoro, oppresso da un senso di solitudine esasperata, in parte causata dalle turbe del suo carat
tere. Ma anche la paura di chi è
stato intorno a Roberto, e particolarmente della sua famiglia,
di non saper più gestire una situazione di tensioni crescenti e
insostenibili. Paura — ha detto
ancora Sergio Ribet riferendosi
a Giorgio — « di quanto possono essere forti le nostre fragili
mani quando si muovono non
per creare ma per distruggere ».
Proprio per questa triste e pesante vittoria della paura, ha
proseguito il pastore Ribet, è necessario un ricorso all’amore
che è vittoria sulla paura, che è
segno della grazia di Dio, che
sovrabbonda dove il peccato abbonda, che è caparra del Regno
di Dio che viene, dei nuovi cieli
e della nuova terra promessi.
Al termine della predicazione
hanno portato un breve messaggio di solidarietà il past. Giampiccoli per la chiesa dì Torino di
cui Roberto è stato membro per
vent’anni, e il pastore Daniele
Garrone per il Centro Jacopo
Lombardini di Cinisello Balsamo (MI) alla cui azione sociale
e di testimonianza evangelica
hanno collaborato da molti anni sia Floriana che Giorgio.
Al cimitero una folla di amici
e conoscenti ha espresso simpatia e affetto alla famiglia Bleynat la cui sofferenza è ora divisa tra il dolore per Roberto e
l’ansia per Giorgio.
per difendersi dai confessionalismi e fare proposte adeguate
per i figli.
Non è così in Francia e in Svizzera, dove questi problemi hanno trovato qua e là sbocchi interessanti, d’accordo con le due
chiese, riformata e cattolica.
Gruppi di coppie miste hanno
promosso la catechesi ecumenica
dei loro figli a Ginevra, utilizzando programmi di catechesi redatti dalle due chiese. Qualcosa di
analogo a Neuchâtel, dove da 5
anni esiste un consiglio sinodale
unico per le chiese cristiane. Nel
sud della Francia, a Valence, due
parrocchie sono state coinvolte
dalle coppie interconfessionali in
un’azione cornarne di catechesi
ecumenica che riguarda tutti indistintamente i ragazzi del quartiere. Per altro, sono 25 i gruppi
di catechesi ecoimenica che lavorano regolarmente in Francia, la
maggior parte neH’ambito di ama
parrocchia cattolica e una riformata. Alcomi sono nati intorno
a gruppi ecumenici extraparrocchiali. In tutti i casi i responsabili della catechesi delle 2 chiese
si sentono coinvolti e si hanno
manifestazioni di incoraggiamento e protezione sia da parte protestante che da parte cattolica. I
temi trattati sono soprattutto biblici, i destinatari sono ragazzi
dai 6 ai 13 anni, in quasi tutti i
casi il discorso è stato messo in
moto da coppie interconfessionali.
Quest’ ultimo punto dimostra
ampiamente il desiderio di queste coppie di essere inserite nella
vita delle due chiese e nello stesso tempo fa capire che esse non
vogliono ottenere degli spazi speciali per i propri figli, ma promuovere un movimento che si allarghi a tutti i ragazzi protestanti e cattolici. Non quindi una catechesi speciale per le famiglie
miste, che le releghi in un ghetto collocato fra le due chiese,
ma le famiglie miste come motore di tutto un movimento che
coinvolge entrambe le chiese, la
protestante e la cattolica.
Il prossimo incontro triangolare si svolgerà oltralpe, nel corso
del 1986. Gli italiani che vi andranno saranno in grado di portare qualche esperienza nuova,
qualche parola costruttiva, in
questo cammino di fede? O dovranno ancora una volta essere
testimoni, con sofferenza e rabbia, del silenzio delle istituzioni
ecclesiastiche e dell’indifferenza
delle loro comunità?
Gianni Marcheselii
RIFUGIO CARLO ALBERTO
Giorno del Rifugio
Domenica 28 luglio 1985
Ore 10:
Culto nel Tempio di Luseiv
na San Giovanni presieduto dal Past. Taccia, Presidente della Commissione
Istituti Ospitalieri Valdesi
e del Rifugio Re Carlo Alberto.
Ore 14.30:
Presso il Rifugio incontro
con amici e sostenitori per
Un pomeriggio di fraternità
e solidarietà con l’opera.
La Società di Studi Vaildesi
prosegue in silenzio la sua attività e si prepara, come tutti gli
anni, ad alcune scadenze di particolare signiflcato nella stagione estiva.
Seduta annua.
La seduta annua è convocata
alle ore 20.45 di domenica 25
agosto, la sera dell’apertura del
Sinodo, nell’Aula Sinodale. La
serata si apre con una conferenza pubblica del pastore Philippe
Fromont, della chiesa vallone di
Amsterdam, la più importante
delle chiese di lingua francese
ancora attive in Olanda. Tema
della sua conversazione: Il Comité Vaudois nel 250° anniversario della sua fondazione. Pagina della nostra storia su cui
occorrerà tornare ma che egli
introdurrà con competenza.
Seguirà naturalmente la parte
dei lavori riservata ai soci con
elezione del seggio ed esame
della relazione annua.
Nel corso della seduta verrà
presentata una nuova pubblicazione che il Seggio propone all’esame dei soci, e che, se incontra
il favore, come ci si augura, potrebbe svolgere un ruolo di propaganda delle attività, di diffusione a livello più popolare e
locale dei problemi di storia. Il
titolo: « La beidana ».
XXV Convegno di Studi sidla
Riforma. Il tradizionale convegno di fine estate giunge quest’anno alla sua 25" edizione coronando così con successo una
bella iniziativa degli anni ’60.
Le giornate saranno particolarmente ricche di interventi. Ne
diamo qui la sintesi, rinviando
alla prossima settimana il programma.
Domenica 1° settembre
Presentazione del volume di J.
Pierre Viallet I Valdesi da
Giolitti a Mussolini, con una tavola rotonda che occuperà il pomeriggio.
Lunedì 2 settembre
Seduta mattutina consacrata
alla revoca dell’editto di Nantes;
pomeriggio: presentazione del volume edito dalla Claudiana con
l’edizione del codice GE 206 di
Ginevra.
Martedì 3 settembre
Seduta mattutina: comunicazioni varie, il pomeriggio chiusura del Convegno con una tavola
rotonda sull’opera di G. Audisio
Les Vaudois du Luberon.
Le comunicazioni annunziate
sono 21 oltre le due tavole rotonde. La XXV edizione del Convegno si preannunzia dunque del
massimo interesse.
Mostra di Paolo Paschetto
Sabato 3 agosto si aprirà nella
Sala Sinodale il mese consacrato all’esposizione delle opere di
Paolo Paschetto nel centenario
della nascita. La Regione Piemonte ha dato il suo patrocinio
a questa iniziativa e la Provincia
di Torino è intervenuta per permetterci di realizzare ima doverosa iniziativa in ricordo di
questo artista ' che ha segnato
con la sua ricca produzione artistica l’ambiente evangelico della prima metà del secolo. La
Mostra, accolta nei locali del
Collegio come le precedenti d’arte contemporanea curate da Filippo Scroppo, consta dì tre sezioni consacrate rispettivamente
alla grafica, la decorazione e la
pittura di Paschetto. L’esposizione si avvale di un ricco e documentato catalogo.
• Lunedì 8 è decedute a Luserna S. Giovanni il Dr. EriiSco
Peynot che per 10 anni, dal 1967
al 1976 fu membro del seggio
della nostra Società. Subentrò
nel lavoro della Biblioteca e del
Museo al prof. Teofilo Pons dimissionario ed affiancò con
grande disponibilità il presidente Armand Hugon in quegli anni di svolta del nostro lavoro. A
lui si deve la sistemazione del
Museo nella sezione della cultura alle Valli (molto impropriamente detta etnografica) e l’avvio di quella attività di guida e
di illustrazione che si è andata
sviluppando sino ad oggi. Nell’esprimere ai suoi familiari la
nostra solidale partecipazione
vorremmo formulare l’augurio,
a nome di molti amici e soci
che hanno conosciuto il Dr. Peyrot, che il suo esempio di amore sereno e fattivo per la sua
terra ed i ricordi del passato
possa essere seguito. Non e questa la sede per aprire un dibattito sulla cultura ma quando
l’apriremo occorrerà ricordarci
che è intessuta di molte ricerche ed iniziative personali, di biblioteche familiari, di passione
velata di pudore e semplicità, come la sua. G. T.
Domenica 21 luglio
□ COLLE DELLA CROCE
BOBBIO PELLICE — Il tradizionale
incontro italo-francese avrà inizio con
il culto presieduto dai Pastori Pasquet
e Clavoud (ore 10). Alle 14.30 si darà
vita ad una rievocazione storica sulla
revoca dell'Editto di Nantes (300° anniversario) .
□ TEMPIO APERTO
TORRE PELLICE — La manifestazione
« Tempio aperto per voi » prevede nel
suo programma un intervento del pastore Ernesto Ayassot sul tema: « Gli
evangelici di fronte al papato ». Al
Tempio valdese: ore 17.30.
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19 luglio 1985
vita delle chiese 3
ECUMENE 22-23. 6 - CONFERENZA DEL III DISTRETTO
CORRISPONDENZE
Molti temi e poco tempo Risponde il Ministro
ROMA — Il ministro Scalfa- lettera sulla circolare della
Iniziata con il culto di apertura presieduto dal past. Giovarmi Conte, la Conferenza ha
aperto i lavori con la verifica
dei mandati sotto la presidenza
provvisoria del past. Franco
Sommani. La verifica dei mandati si è rivelata piuttosto laboriosa (tre quarti d’ora abbondanti) dato che la maggior parte
delle chiese non aveva fatto
pervenire la documentazione richiesta e che pastori o deputati
hanno consegnato a mano. Le
elezioni del seggio definitivo
(presidente Giovanni Conte, vicepresidente Salvatore Briante)
sono state molto sbrigative e
veloce è stata anche la lettura
della Relazione della CED e della
Controrelazione.
Gli argomenti indicati nell’odg
(iniziative per gli immigrati, problemi posti dai giovani. Società
Biblica, La Luce, Claudiana, iniziative evangelistiche, documento sulla « Sessualità », costituzione del Dipartimento Diaconale, Istituti ed Opere, rapporti
della Facoltà di Teologia con le
comunità del Distretto, nuovi
ministeri. Finanze, elezioni varie) assai numerosi per il tempo
disponibile, hanno subito imposto alla Conferenza la necessità
di procedere con alacrità e di sacrificare comunque qualche argomento. Si è presa perciò la
decisione di eliminare la discussione sulla sessualità, di trattare
in modo limitato alcuni argomenti per soffermarsi maggiormente su quelli il cui peso è vitale sulla vita del Distretto.
Con un odg la FGEI ha precisato che i gruppi giovanili fanno parte della chiesa e non ne
costituiscono una a se stante, che
è indispensabile che la chiesa
nel suo insieme dedichi maggiore attenzione al lavoro dei giovani e manifesti nei loro riguardi maggiore amore. Il pericolo
di imbarcarsi in una discussione inutile quanto prolissa sulla precisazione dell’odg in cui
si dice che la FGEI porta avanti il suo lavoro con metodol'o
gie sue proprie, è stato a fatica
scongiurato, per cui l’odg è stato votato a larga maggioranza.
Gli Istituti e le Opere rappresentano un punto particolare di
riferimento per la vita di tutto
il Distretto; quasi tutti concentrati in Toscana c per meglio
dire a Firenze, proiettano la chiesa nella vita sociale del territorio imponendo un largo e generale apprezzamento per l’opera
che svolgono e la oculatezza con
cui vengono amministrati: il
Ferretti, il Centro Giovanile Protestante (Gould), la Casa di riposo il Gignoro, il Centro Sociale
Evangelico, Casa Cares (tutti a
Firenze e immediate vicinanze);
il Centro Evangelico di Servizio
a Villa S. Sebastiano; alcime altre opere presentano problemi
per la definitiva esecuzione dei
progetti (Centro polivalente di
S. Salvo) o per la ristrutturazione (Casa Valdese di Rio Marina).
La varietà di questi Istituti ed
Opere ha reso per il momento
impossibile la costituzione del
Dipartimento Diaconale nei rispetto della deliberazione sinodale per cui l’odg votato (dopo
una previa e laboriosa consultazione tra CED, direttori e responsabili dei vari Istituti, seggio)
propone un ulteriore approfondimento del tema e l’impegno
per la CED di riferire alla Conferenza del prossimo anno. Comunque il parere della maggioranza degli interessati è che
la costituzione del Dipartimento Diaconale piuttosto che facilitare complicherebbe la vita degli Istituti ed Opere non essendoci fra essi alcun istituto che
svolga im lavoro uguale a quello
di un altro istituto.
La discussione nelTambito dei
rapporti tra la Facoltà di Teologia e le comunità del Distretto
circa la necessità di preparare
gli studenti a nuove forme di ministero, dopo un essenziale intervento del prof. Sergio Rostagno, è stata ricca di utili precisazioni: certo è vero che, come
ha detto il past. Santini, bisogna
tenere conto dei tempi che cambiano e quindi corredare gli studenti di una conoscenza e preparazione che permettano loro
di far fronte alle multiformi richieste degli ambienti esterni,
ma si deve evitare Tinoombente
pericolo di trascurare la vita
delle comunità.
L’intervento del presidente della Società Biblica Italiana, past.
Giovanni Scuderi, ha aperto la
discussione sulla Bibbia Interconfessionale già in distribuzione. Nonostante le delucidazioni
di Scuderi intese a spiegare le
ragioni per cui l’imprimatur
campeggi nella prima pagina
della nuova Bibbia, la Conferenza ha manifestato con una totale disapprovazione il proposito
di attendere la prossima stampa senza imprimatur che sarà
pronta in settembre (così ha
detto Scuderi) anche se questa
non comprenderà i libri deuterocanonici che invece sono contenuti nella edizione già in distribuzione. A conclusione del dibattito è comunque prevalso il
parere di non formulare alcun
odg in merito.
Accenniamo appena alTormai
annoso e sempre emergente problema sulla funzione dei Distretti e dei Circuiti, ancora una volta
presentatosi alla Conferenza del
III Distretto. I conflitti di competenza si ripetono, creano inutili doppioni, perdita di tempo,
esautorando ora i Circuiti ora
i Distretti. E’ stato posto un quesito: quanto è precisato nei regolamenti è fittizio a motivo della
labilità dei limiti assegnati ai
Circuiti e ai Distretti, oppure
sono questi organismi nella mentalità di chi li compone a non
volere (o non sapere) accettare
le specifiche competenze? E se
un po’ dovunque si verificano
questi reciproci sconfinamenti
con una frequenza che ha quasi
il carattere della ineluttabilità,
non si impone un cambiamento
dei regolamenti?
Salvatore Brianie
ROMA — Il ministro Scalfaro ha risposto alla lettera della
Chiesa valdese di P.za Cavour
in cui si chiedeva di rivedere
il provvedimento di « allontanamento » di Patricia Melander.
Come ricorderanno i nostri lettori, la giovane inglese era stata
ospitata dalla Chiesa di P.za Cavour dove aveva fatto un digiuno di protesta. Nella sua risposta il ministro dell’Interno afferma che a Comiso T8 aprile
era stata tollerata la partecipazione di Patricia Melander ad
una manifestazione improvvisata, ma che avendo dato luogo
nella stessa giornata ad altre
manifestazioni, « detta straniera » era stata non espulsa ma
allontanata con foglio di via obbligatorio. Motivazioni : « riflessi negativi sul piano dell’ordine
pubblico » e « un comportamento contrastante con i fini di turismo dichiarati all’atto dell’ingresso nel territorio nazionale».
« Non ci aspettavamo che il ministro Scalfaro desse torto al
prefetto di Ragusa », ha commentato il pastore Franco Sommani riportando il testo della
lettera sulla circolare della
Chiesa di P.za Cavour, ma le
due motivazioni dell’allontanamento di Patricia, ha aggiunto,
« ricordano amaramente ai più
vecchi di noi i tempi del Ventennio ».
Intanto l’Assemblea di chiesa
del 12 maggio aveva approvato
la dichiarazione di denuclearizzazione che è stata letta durante
il culto di Pentecoste e inviata
al Comune di Roma. In essa la
chiesa « confessa la propria fede in Gesù Cristo che ha sconfitto la morte e ha annunciato
il Regno di Dio in cui, come dice il salmista, ”la bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate”
(Sai. 85)». Dopo aver denunciato il peccato di una pace violenta, la chiesa ha dichiarato
denuclearizzata l’area del proprio tempio in parallelo con
analoga dichiarazione approvata all’unanimità con il Consiglio
della XVII circoscrizione di cui
l’area stessa fa parte. Il Comune di Roma è stato sollecitato
ad assumere a sua volta una
delibera in questo senso.
Quale autorità?
(segue da pag. 1)
stato « lasciato nel cassetto,».
Con questo pasticcio “ecumenico" non si è fatto che ribadire
una cosa: è la chiesa (cattolica)
che stabilisce (per i cattolici,
certo) l’autorità del testo biblico, che ne "autorizza” il testo e
la diffusione, cosa che naturalmente non ci sentiamo di condividere per quanto detto sopra.
Ciò è tanto più peccato data la
lodevole intenzione di diffondere la conoscenza della Scrittura,
sia pure in un testo che ha i
pregi ed i difetti già riscontrati
nella precedente versione del solo Nuovo Testamento.
Torniamo perciò, risolutamente, al rischioso ed appassionante
ascolto umile ed ubbidiente della Parola di Dio, nel senso indi
cato da Lutero: « Questa è l’autentica pietra di paragone per
saggiare tutti i libri, quando si
vede se essi portano Cristo oppure no, poiché tutta la Scrittura mostra Cristo (Rom. 3: 21)
e S. Paolo non vuole sapere nient’altro che Cristo (1° Cor. 2: 2).
Ciò che non insegna Cristo, non
è neppure apostolico, anche se
lo insegnasse S. Pietro o Paolo.
D’altra parte: ciò che predica
Cristo è apostolico, anche se lo
insegnasse Giuda, Manna, Pilato
e Erode » {cit. Subilia, p. 66).
Non ci stanchiamo di leggere
la Bibbia con questa intensità
di attesa, di attenzione e di rispetto. Lo Spirito del Signore
può rinnovare in noi questa
gioiosa decisione.
Giovanni Conte
Organismi
nazionali
• La C.D., preso atto della particolare realtà del III Distretto nel quale operano organismi
a carattere nazionale, destinati,
in vari modi, alla promozione
culturale evangelica,
invita i circuiti e le singole comunità a considerare l'opportunità di stabilire più intensi ed
efficaci rapporti con tali organismi, per il rafforzamento e lo
sviluppo della testimonianza,
dà mandato alla CED di porsi
al servizio dei circuiti e delle comunità, anche in questo specifico
campo, sulla linea del lavoro fin
qui svolto.
Immigrazione
• La C.D. si rallegra perché le
comunità del Distretto hanno
accolto l’invito del Sinodo (16/
SI/84) « a prendere in seria considerazione il problema della immigrazione, clandestina e non »,
dando vita a diverse iniziative
locali per venire incontro alle
difficoltà che questi fratelli devono affrontare nel nostro paese.
Ringrazia la FCEI per l’attività che sta svolgendo in questo
senso, e si associa all’appello che
essa ha rivolto al Parlamento
perché provveda ad una legislazione che garantisca e tuteli i
diritti degli immigrati assicurando loro parità di opportunità
con i cittadini italiani nell’accesso al mercato del lavoro e il diritto alla residenza stabile e al
ricongiungimento familiare.
Dagli atti della Conferenza
Lavoro giovanile
• La C.D. sentite le relazioni
delle Fgei regionali,
ritiene di dover sottolineare la
importanza che un lavoro giovanile con proprie caratteristiche
trovi lo spazio e il necessario
collegamento con la vita comunitaria nel suo complesso.
Riguardo alle esperienze quali
rincontro giovani-responsabili di
chiesa nelTambito delTXI circuito e il programma di lavoro in
atto in Toscana,
si raccomanda che non siano
dei momenti episodici ma si inquadrino in un’analisi del nostro
comune essere chiesa e della rispondenza che le nostre tradizioni e le nostre strutture hanno
nei confronti della nostra testimonianza.
Tenendo conto che non si tratta di indicare programmi c di
costituire una chiesa ideale, ma
di saper cogliere le esigenze delle varie persone e valorizzarne
i doni che emergono anche nella
differenza generazionale,
si invitano le chiese ed i circuiti a favorire le iniziative che
vadano in tal senso.
Formazione
e informazione
• La Conferenza ascolta una
relazione del pastore Giovanni Scuderi, presidente della So
cietà Biblica in Italia sulla nuova Bibbia interconfessionale appena stampata.
• La Conferenza ascolta le relazioni della CED e del decano della facoltà di Teologia
sui rapporti di quest’ultima con
le comunità del Distretto, sulle
prospettive di una più incisiva
presenza culturale e sullo studio
di nuove forme di ministero.
• La Conferenza discute sulla
efficacia di alcune iniziative
evangelistiche (Guardia Piemontese) e la eventualità di iniziative similari per il futuro;
esamina la utilizzazione per
una più efficace opera di testimonianza della radio e televisione regionali e private ( sulla linea
dell’esperimento in programma
a Pescara);
passa a fare alcune considerazioni sul progetto della Tavola
Valdese circa i rapporti tra « La
Luce » e « Il Testimonio ».
• La Conferenza Distrettuale
impegna le comunità del Distretto a segnalare al settimanale « La Luce » tutte le iniziative
locali (con particolare riferimento all’azione evangelistica, allo
aiuto fraterno, ai rapporti ecumenici e alle manifestazioni pubbliche) che, indipendentemente
dalla loro dimensione, abbiano
interesse generale per le nostre
chiese. La C.D. ritiene indispensabile che le notizie relative alle
comunità del III Distretto trovi
no, costantemente, uno spazio
adeguato nel settimanale.
• Discusso il problema dei predicatori locali, raccomanda
alla Tavola Valdese di promuovere una normativa per la quale
si costituiscano a livello di circuito delle Commissioni che possano seguire i singoli candidati
e facciano da collegamento con
la Commissione permanente Studi a livello nazionale.
Collaborazione BMV
• La C.D., sulla base delle indicazioni contenute nella relazione della CED e della C.d.E.
e alle informazioni fornite dai
circuiti, incoraggia lo sviluppo
in base locale e regionale di un
più stretto rapporto di collaborazione B.M.V., soprattutto nel
campo delle iniziative evangelistiche e, ove ne esistano le condizioni, di più ampie e costanti
relazioni con altre chiese evangeliche presenti nella zona.
Istituti
• La C.D., udite le risultanze
della riunione della CED con
i Presidenti dei comitati e i Direttori degli Istituti del III Distretto in riferimento alla delibera sinodale sulla costituzione
del Dipartimento diaconale di
strettuale, considerata la particolare struttura, l’ubicazione e
la diversità dei campi di attività
dei vari Istituti del Distretto,
Invita la CED a proseguire
con particolare attenzione il suo
compito di collegamento fra i
vari Istituti del Distretto.
Riconosce l’importanza primaria che la formazione spirituale
delle persone impegnate in questo tipo di attività, ha per i nostri Istituti. A tale scopo dà mandato alla CED di assistere i responsabili degli Istituti di Firenze nel loro proposito di studiare
comuni indirizzi in vista di tale
obiettivo e di riferire alla prossima C.D.
Elezioni
• La Conferenza procede alle
elezioni dei Delegati alTAs
semblea della Federazione del
31.10-3.11.
Risultano eletti per la componente metodista: Cappella Domenico, Carrari Giovanni. Grimaldi G. Maria. Senesi Giordano
e Cozzi Ornella; 1” sostituto Rocca Leda, 2° sostituto Rocco Alba. Risultano eletti per la componente valdese: Briante Salvatore, Jourdan Marco, Lupi Odoardo, Romussi Roberto, Scuderi Giovarmi, Damiani Michele; 1” sostituto Conte Giovanni,
2" sostituto Musella Giovanni.
• La Conferenza procede alla
elezione della CED. Risultano
eletti: Fulvio Rocco, presidente;
Alfredo Sonelli, vice presidente;
Ferdinando Vitale, Domenico
Aquilante, Roberto Sbaffi.
4
4 fede e cultura
19 luglio 1985
VITA E PERSONALITÀ’ DEL PRIMO SEGRETARIO DEL CEC
Ricordo di Visser 't Hooft
Nato nel 1902 Willelm Visser’t
Hooft ha sostenuto la sua tesi
di dottorato all'università di
Leida, pubblicata più tardi sotto
forma di volume che aveva come tema « Lo sfondo del movimento dell’evangelo sociale in
America». Nel 1924 sposava Jtty
Boddaert; lo stesso anno diventava segretario dell’Alleanza Universale delle ACDG (Associazione Cristiana dei Giovani); un
anno più tardi partecipava alla
Conferenza mondiale del Cristianesimo pratico a Stoccolma di
cui era il membro più giovane.
Nel 1931 diventava segretario
generale della Federazione Mondiale delle Associazioni Cristiane Studenti (in Italia Movimento Cristiano Studenti). Nel 1937
alla Conferenza mondiale del
Cristianesimo pratico a Oxford
presiedeva la sottocommissione
incaricata di studiare il tema
« La chiesa e la guerra » e partecipava inoltre alla seconda
conferenza mondiale Fede e Costituzione riunita a Edimburgo.
Queste due conferenze votarono
a favore della creazione di un
Consiglio ecumenico delle chiese che permettesse di proseguire nell’ambito di un’unica organizzazione gli scopi che t due
movimenti pionieri dell’ecumenismo perseguivano.
L’anno successivo a Utrecht il
pastore Visser’t Hooft era nominato segretario generale del
comitato provvisorio del Consiglio Ecumenico delle Chiese allora « in formazione » che era
stato creato a seguito del voto
delle due conferenze sopra ricordate. Occupò questo posto fino alla costituzione formale del
CEC nella prima Assemblea ad
Amsterdam nel 1948; assunse allora le funzioni di primo segretario generale del nuovo organismo ecumenico. Nel frattempo Visser’t Hooft aveva presieduto i lavori del Comitato direttivo della Conferenza mondiale della gioventù cristiana ad
Amsterdam nel 1939. Allo scoppio della guerra quando le ostilità si serravano attorno alla
Svizzera, insistette per rimanere
a Ginevra ed aiutare i rifugiati
che arrivavano dalla Germania
nazista come pure per assicurare i collegamenti tra le chiese
dei territori occupati e quelle
del resto del mondo.
Durante il suo mandato di segretario generale del C.E.C. il
past. Visser’t Hooft ha ricevuto
numerose onorificenze tra cui
dieci dottorati honoris causa.
Nel 1968 è stato eletto presidente onorario del C.E.C. Durante
gli anni del suo pensionamento
è rimasto molto attivo. A lungo
ha continuato a venire a lavorare con regolarità nella sede
del Consiglio Ecumenico intrattenendosi spesso con i membri
del personale e con i visitatori.
La signora Visser’t Hooft è deceduta nel 1968. Lasciano tre figli e nove nipotini.
Ho incontrato Visser ’t Hooft
parecchie volte. La prima era
nel 1947, all’inizio dell’anno. Ero
studente del primo corso per
teologi dell’Istituto Ecumenico
di Bossey, da poco fondato. Egli
era nel pieno delle sue forze,
tutto teso ad affermare l’importanza e il significato del movimento ecumenico. Assieme a
Boegner, Nietaourgh, Suzanne de
Dietrich, Hoekendijk, era uno
dei nostri maestri.
Diversi anni dopo, avviato ormai il Concilio Vaticano II, l’ho
incontrato nella Casa della Missione di Basilea, dove mi ha interrogato suH’atteggiamento dei
protestanti italiani verso il Concilio. E mi esortava a non fare
di ogni erba un fascio, ma a distinguere tra quei cattolici che
conservano una mentalità preconciliare, quelli per cui il Concilio è il punto d’arrivo delle loro massime aspirazioni innovatrici, e quelli per i quali il Concilio non è che il punto di partenza per nuove speranze e nuove audacie.
Mi è poi capitato di partecipare, agli inizi degli anni ’80, a
un pranzo che Philip Potter aveva dato in onore del cardinale
Willebrans, di passaggio a Ginevra; Visser ’t Hooft era tra gli
invitati. A un certo punto, stimolati da Potter, lui e Willebrans si sono messi a rivangare i loro ricordi. Avrei voluto
avere con me un registratore
per annotare le cose che venivano raccontate: come Visser ’t
Hooft aveva avuto notizia in via
estremamente confidenziale delle prossime aperture della chiesa cattolica verso l’ecumenismo
— talmente confidenziale che
non aveva osato nemmeno parlarne con sua moglie! E Willebrans dal canto suo ricordava
con mal celata emozione le ansie e i timori dei cattolici filoecumenici per i ritardi o le chiusure che potevano essere determinati da una parola avventata,
da una frase imprudente, da una
notizia intempestiva. Ero seduto
accanto a Julio de Santa Ana,
che come me ascoltava affascinato quel pezzo inedito di storia ecclesiastica. Ricordo che a
un certo punto gli ho detto che
quei due, Visser ’t Hooft e Willebrans, mi facevano pensare ai
principi del Rinascimento; persone senza dubbio bene intenzionate, illuminate, progressiste,
ma in fondo autocratiche. Persone che decidevano del destino dei popoli — o delle chiese —
in base alle loro convinzioni e
giudizi ma, in sostanza, senza
consultare i primi interessati,
la gente. E, quasi per contrasto,
mi veniva fatto di pensare alla
nostra storia, ai sinodi del Laus
o di Chanforan, dove, sia pure
PROTESTANTESIMO
IN TV
Replica
LUNEDI’ 22 LUGLIO
ore 22.45 - rete 2
In seguito alle numerose
richieste, la redazione della
rubrica ha deciso di replicare — causa il ritardo con il
quale è andata in onda neil’aprile scorso — la trasmissione dedicata a
MOMENTI DELLA
RESISTENZA
ALLE VALLI VALDESI
La trasmissione presenta
aicune testimonianze di protestanti delle Valli Valdesi
nella Resistenza.
in presenza dei grandi « tenori »
del vecchio o del nuovo corso,
le decisioni di fondo erano prese dalla base, dall’assemblea, dal
sinodo, dalla gente. Il ’68 ci ha
insegnato, tra l’altro, a non idealizzare le assemblee — di nessuna specie. Ma tra una decisione di vertice e una popolare,
preferisco pur sempre quella
popolare.
Al suo tavolo
nella cafetería
Ho ancora conversato varie
volte con Visser ’t Hooft nella
« cafeteria » del Consiglio Ecumenico. Aveva mantenuto un
suo ufficio al Consiglio (di cui
era Presidente onorario) e quando vi veniva a lavorare, aveva
l’abitudine di scendere alle 15.30
alla cafeteria, per la « pausecafé ». Sedeva sempre allo stesso tavolo, a cui si alternavano
i dirigenti del Consiglio Ecumenico. Più volte mi ha fatto cenno di raggiungerlo per parlarmi dell’Alleanza Riformata o
per chiedermi notizie dell’Italia. Una conversazione con lui
non era mai facile: sapeva una
infinità di cose, era estremamente informato dell’attualità,
e le sue domande penetranti sulla vita religiosa e politica italiana avrebbero messo a disagio
chi non ne fosse stato bene al
corrente.
Gli ho chiesto qualche mese
fa un articolo per la rivista dell’Alleanza Riformata ; volevo
una valutazione sull’ecumenismo
d’oggi. L’ha rifiutato. Mi ha detto; « Per parlare dell’ecumenismo d’oggi dovrei dare dei giudizi sui miei colleghi e successori, e non lo voglio fare; voglio
che facciano liberamente la loro
strada; preferisco, ormai, scrivere sul passato, sulla storia del
movimento ecumenico ».
Visser ’t Hooft si è spento come una candela che giunge alla
fine. Fisicamente era sempre
più magro e più piccolo; talora
appariva al Consiglio Ecumenico in sedia a rotelle; ma è rimasto vigile, attento e lucido
fino ai suoi ultimi momenti terreni.
Adesso la storia si impossesserà di lui; i suoi scritti, discorsi, documenti saranno analizzati, valutati, giudicati. Per me è
stato un privilegio incontrarlo
personalmente e scoprire — attraverso il personaggio aristocratico e talora persino duro e
scostante — il credente sincero,
vivo, sempre proteso verso un
ideale di unità, di fraternità, di
autentica testimonianza cristiana nel mondo d’oggi.
Aldo Comba
SCIGLI
L'analisi prodotta da Wlirella Argentieri Bein, relativa alla rubrica « Protestantesimo » trasmessa domenica 9
giugno, riportata sul n. 25 del 21.6 su
La Luce, va presa così com'essa è
per i casi presentati di gruppi e giovani FGEI. Mi corre invece obbiigo rettificare le notizie riportate sulla giovane di Scicli di mia personale conoscenza, in quanto iprima di fare ie ormai note sue scelte, era impegnata
nella chiesa di Scicli. Questa giovane
non ha rotto con tutto i'ambiente di
provenienza dove non risulta per niente che « le donne non ottengano » il
permesso « di frequentare un gruppo
femminile di partito o di chiesa ». Al
contrario a Scicli la donna è libera,
come lo è stata la giovane in argomento, nei più ampio senso dei termine e come è libera ogni donna del
mondo odierno. Essa ha la sua propria personalità e la gestisce frequentando anche i gruppi o le persone che
ritiene frequentare...
Il caso della citata giovane è prettamente suo personale (anche riguardo
al fidanzato da lei citato nella intervista televisiva). I suoi sono problemi
limitati al suo stretto ambiente familiare e, solo in parte, da non concepire
come estesi a tutto l’ambiente cittadino.
Non imputo l'errore all'Argentieri, in
quanto essa ha così recepito questo
particolare caso dalla trasmissione;
perché così è stato fatto capire inconsapevolmente dalla giovane protagonista... Ma, pur se al di fuori delle intenzioni, è stata resa su Scicli una
informazione del tutto aliena dai problemi della singola persona.
Chiedo scusa alla Direzione del nostro giornale, in particolare alla sorella Argentieri, ma ho pensato essere
coerente ed onesto da parte mia verso
la città di Scicli segnalare questa precisazione.
Pino Arcangelo, Scicli
Sono uscite le seguenti ristampe di libri CLAUDIANA;
CHIAVE BIBLICA
pp. 753, 7’ edizione, rilegata, L. 25.000
DIZIONARIO BIBLICO
pp. 635, formato 15 x 22, ristampa ingrandita della 2‘ edizione,
rilegato L. 21.000, con sovraccoperta a colori L. 23.000.
Due strumenti indispensabili per chi legge la Bibbia.
HELMUT GOLLWITZER
IL POEMA BIBLICO DELL’AMORE
TRA UOMO E DONNA
Il Cantico dei Cantici
Nuova traduzione dall’ebraico di Daniele Garrone,
8°, pp. 112, seconda edizione, L. 6.500.
CLAUDIANA EDITRICE, Via P. Tommaso 1, TORINO, 10125
c.c.p. n. 20780102
SENZATETTO
E la tragedia dei senzatetto continua
a piagare il nostro bel Paese solatìo. Ma intanto le feste si susseguono ininterrottamente, i fanatismi
sportivi irritano chi ancora non ha perso il cervello e non si disinteressa dei
suoi tristi problemi, in questo paradiso
repubblicano, decantato per una terra
di eterna felicità, simile al Paese dei
Balocchi di Pinocchio. E le manifestazioni per i “ bravi » presidenti consolano molta gente emotiva che si accontenta di ciò che il televisore diffonde.
Ma dunque proprio nessuno è riuscito a risolvere la tragica situazione
dei senzatetto? A che vale votare per
l'uno 0 per l'altro partito, osannare
l’uno 0 l'altro personaggio quando tutto resta peggio di prima?
Perché si permette che milioni di alloggi restino ad ammuffire per il capriccio degli speculatori? Perché nei
paesi di villeggiatura per nove mesi
dell'anno moltissimi appartamenti restano chiusi? Perché le autorità (comunali 0 governative) concedono con
facilità i permessi per fare ammobilia
re infiniti stabili vuoti da tanti anni
affinché vengano occupati dai villeggianti solo per due mesi estivi? Ad esempio nella località Coltìe di Venturina
(Livorno) c’è (si può dire) un intero
paese di grandi stabili lasciati vuoti
da dieci anni circa, senza che nessuno
intervenga a risolvere questa sconcia
situazione! Ma allora, se nessuna legge consente un rimedio, vuol dire che
viviamo in un Paese in balia del vero
brigantaggio politico, monopolizzato da
governi che da quaranta anni hanno
peggiorato la situazione italiana sotto
tutti i punti di vista. Ed intanto si
continua a sperperare miliardi su miliardi per armamenti, militarismo, continue elezioni ohe non hanno mai risolto nulla; per iniziative inutili e nocive, per sovvenzionare questa partitocrazia che ha tutte le sembianze di
dittatura, pur presentandosi cinicamente col volto democratico.
Elio Giacomelli, Livorno
ERGASTOLO
Bisogna ohe presto i due rami de!
Parlamento, Camera e Senato, presieduto dall’On. Bettino Craxi, Presidente
del Consiglio, abroghino due norme del
codice penale; l’articolo 17 che prevede la pena dell'ergastolo; l'articolo 22
che stabilisce: la pena dell'ergastolo è
perpetua ed è scontata in uno degl:
stabilimenti a ciò destinati, con l’obbligo del lavoro e dell'isolamento notturno.
Perché chiudere per tutta la vita una
persona in carcere, è come sostituire
alla mano del boia quella della natura,
bloccando le possibilità di recupero e
di sviluppo della persona ohe sono
proprie di qualsiasi uomo o donna.
Perché da che esiste l’universo si
è dimostrata valida non la ferocia delle condanne, ma la capacità di adattarsi alle singole circostanze, stimolando al massimo la possibilità di recupero del condannato.
(Il fenomeno dei terroristi pentiti ne
è l’ultima dimostrazione lampante).
Perché una carcerazione di 20 anni,
che potrebbe sostituire l’ergastolo, punisce adeguatamente e lascia aperto
uno spiraglio che induce Stato e condannato ad adoperare ogni possibilità
di recupero sociale.
Perché alla profonda richiesta di Giustizia che sente il nostro Paese, bisogna dare risposte altrettanto profonde e ponderate.
L'inutile spauracchio dell'ergastolo
non ha certo fermato la criminalità organizzata e II terrorismo.
A mio modesto avviso, ci vogliono
semmai soluzioni immediate ed efficaci perché la Giustizia possa camminare
spedita ed essere davvero più giusta
ed umana.
Perché condannare un uomo a vita,
negargli qualsiasi speranza, è come
ucciderlo, annientarlo.
E far si che l'articolo 27 della Costituzione (le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di
umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato), non resti lettera inevasa, in una Italia libera e democratica.
Mario Francica, Saluzzo
LUSSEMBURGO
Una vìsita dall’Italia
Dopo aver ricevuto a Parigi il
« Prix Paul Malan » da parte della Società di Storia del Protestantesimo Francese ed aver presenziato nella Scuola Pratica di
Alti Studi della Sorbona ad un
«colloquio » sulle eresie medievali e in particolare sui rapporti
tra valdismo e ussitismo nel secolo X.V, il prof. Giovanni Gönnet è stato ospite a Lussemburgo
del dott. Bruno Eynard e della
sua gentile consorte Jacqueline,
a casa dei quali, la sera del 23
maggio U.S., ha avuto un incontro tra amici cattolici, protestanti ed ebrei centrato sulla religiosità medievale. I presenti hanno
voluto sapere dal prof. Gönnet
chi fu l’iniziatore del valdismo
e quali sono state le linee fondamentali dell’opera di riforma
della Chiesa svolta da quel mo
vimento nella sua dimensione
europea nei secoli XII-XVI. Non
mancarono domande sulle prospettive della Chiesa valdese oggi in Italia, anche nei confronti
del dialogo ecumenico, spesso
diffìcile. Ne seguì un appassionato dibattito che si protrasse
oltre la mezzanotte e si concluse
ccn l’augurio che il prof. Gönnet possa tornare nel prossimo
autunno per una conferenza pubblica sui medesimi argomenti,
dato il loro grande interesse
attuale.
5
19 luglio 1985
obiettivo aperto 5
RAPPORTO DAL CONSIGLIO ECUMENICO
LE CHIESE
E IL MEDIO ORIENTE
Dalla rivista del Consiglio Ecumenico delle
Chiese « One World » (giugno ’85) riportiamo l’es
senziale di un servizio preparato sulla base dei
rapporti di diversi operatori in Medio Oriente.
« Ogni parte del nostro dolente pianeta ha la sua porzione di
sofferenza e di ingiustizia —
scrive Stuart Brown, segretario
del programma per le relazioni
tra Cristiani e Musulmani nella
sezione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEO sul Dialogo tra i popoli e le Fedi viventi —. Ma il Medio Oriente
presenta il più inestricabile garbuglio di fili intrecciati di ingiustizia e di umanità ».
Nella regione medio-orientale
il maggiore organismo ecumenico è il Consiglio Ecumenico
del Medio Oriente (MECO), Più
dei due terzi dei cristiani — che
sono una minoranza in tutta la
regione — fanno parte di chiese
che sono membro del MECO, la
cui Assemblea a Cipro la primavera scorsa ha celebrato il
suo decimo anniversario.
Quali sono i rapporti ecumenici e internazionaii con l’area
in cui la Chiesa cristiana ha conosciuto le sue origini? In altre
parole, cosa fa il CEC nel Medio Oriente?
Non c’è dubbio che il Medio
Oriente abbia un’importanza
strategica per il CEC, dice Ghassan Rubeiz, segretario locale per
il Medio Oriente nella Commissione del CEC sull’Aiuto interecclesiastico, i Rifugiati e il Servizio mondiale (CICARWS). Ne
dà tre ragioni.
» Il Medio Oriente è il luogo
in cui le tre grandi religioni monoteistiche — Giudaismo, Cristianesimo e Islam — hanno
avuto origine. Questo, dice Rubeiz. implica « tutta una serie
di questioni di fondamentale importanza per la nostra fede, la
nostra missione, il nostro dialogo, le nostre attività pastorali e la nostra responsabilità nella comunità mondiale ».
• Il Medio Oriente sarà una
regione esplosiva nei prossimi
anni. Per dirlo con le parole
della VI Assemblea del CEC,
« la situazione sempre più pericolosa del Medio Oriente minaccia la pace del mondo intero e pone pesanti domande a
tutti coloro che lottano per la
giustizia e la libertà ».
• La composizione etnica e
culturale del Medio Oriente ha
particolari implicazioni ecumeniche. « Lavorare per il Medio
Oriente significa lavorare con una grande sensibilità come lavorare con i medio-orientali», dice
Rubeiz, descrivendo il cristianesimo di quella regione come
«un mosaico di strutture e di
storie ecclesiastiche, ricco quanto a valutazioni, profondo nel
dialogo, ma spinoso per ciò che
riguarda l’analisi e la soluzione
dei problemi ».
Gli arabi cristiani, egli dice,
hanno acquisito la veste culturale del vivere islamico ; ed è
un punto che spesso è ignorato.
1 protestanti occidentali, che riconoscoho la loro eredità culturale ebraica, spesso non riconoscono questa simmetrica connessione culturale. «Gli arabi
cristiani hanno anche parte nella storia giudaica, ma per molti
di loro l’Ortodossia ha ’ammorbidito’ l’eredità giudaica con l’orientalismo delle tradizioni copta e assira o con l’eredità bizantina ».
Aiuto
tra le chiese
Un’analisi dell’attuale impegno del CEC nel Medio Oriente
rivela che il legame ecumenico
più ovvio con la regione è co
stituito dall’aiuto interecclesiastico. Tuttavia, dice Rubeiz, ciò
che le chiese inviano nel Medio
Oriente è solo una piccola frazione dell’aiuto che fluisce in
quest’area.
Il Medio Oriente è probabilmente il massimo percettore di
aiuti esteri da parte dei governi. Ironicamente si trova ad essere con ogni evidenza anche il
maggiore consumatore di beni
importati. Israele ed Egitto insieme ricevono circa il 40% dell’aiuto estero del governo USA.
Nel 1984 questo ha significato
circa 5 miliardi di dollari per i
due paesi. L’aiuto sovietico per
la Siria, in gran parte militare,
costituisce anche una considerevole quantità di sostegno estero. La spesa dei « Petrodollari »
arabi è un terzo fenomeno di
grande importanza e di gravi
conseguenze sociali.
A fronte di queste cifre l’aiuto
finanziario ecumenico al Medio
Oriente per mezzo del CEC —
circa 6 milioni di dollari aH’anno, dal 1982 al 1984 — è una
piccola somma, per quanto l’aiuto canalizzato dal CEC sia solo
una parte dei fondi ecclesiastici destinati alla regione.
Una parte limitata dell’aiuto
ecumenico viene al Medio Oriente attraverso la collaborazione
di più agenzie ecclesiastiche al
di fuori dei canali del CEC. Più
sostanzioso è l’aiuto bilaterale,
come per esempio l’aiuto dei
presbiteriani USA alle chiese
sorelle del Libano, della Siria e
dell’Egitto, o l’aiuto dei Luterani d’oltremare alle chiese del
Weet Bank. Ma il quadro è molto più confuso, sia per la quantità che per la qualità, nel caso
di alcune organizzazioni cristiane conservatrici che lavorano
nel Medio Oriente e sono facilmente utilizzate per la propaganda politica. « E’ questo il caso, secondo Rubeiz, della "Voce
della Speranza", un’Opera che
agisce via radio nel Sud del Libano, sostenuta da agenzie basate negli Stati Uniti, che dimostra simpatia per la politica
israeliana ».
Un altro esemplo, ben finanziato, è l’Ambasciata Cristiana
Internazionale nella Gerusalemme occidentale. Iniziata nel 1980,
l’Ambasciata ha un organico di
circa 30 persone, con 13 «consolati» in varie capitali del resto del mondo e 5 uffici regionali negli USA.
L’Ambasciata, che si autodefinisce come un’organizzazione
« cristiana-sionista », vede nello
stabilimento dello stato di Israele e nei conflitti della regione
una prova del fatto che la seconda venuta di Cristo è vicina.
I commenti di un leader ecclesiastico in Israele riflettono
la confusione che circonda la
Ambasciata : « Non è chiaro chi
ha mandato questi ’ambasciatori’ e qual è la loro vera funzione ». Notando che i « pellegrinaggi » organizzati dall’Ambasciata in Israele non includono
contatti con le chiese locali, questo leader ha osservato che
« sembrano essere ambasciatori
di un Cristo che non è vissuto
a Nazareth, non ha predicato a
'Gerusalemme, ma che ha stabilito il suo quartier generale negli Stati Uniti d’America».
Per quanto generosamente finanziati, gli sforzi cristiani occidentali impallidiscono a confronto del denaro ebraico e islamico che viene pompato nella
regione. La raccolta di fondi per
Israele ha una storia ben consolidata da molti anni, partico
larmente negli Stati Uniti e questi fondi vanno a sostenere una
quantità di servizi per il benessere della società israeliana.
Di più recente vendemmia è
il travaso di denaro petrolifero
nei paesi arabi del Medio Oriente. La Libia e gli Stati del Golfo persico sono stati particolarmente attivi nella costruzione
di moschee e di scuole.
Non è ancora giunto il tempo
di una cooperazione interreligiosa per la raccolta di fondi per
il benessere del popolo del Medio Oriente, dice Rubeiz, per
quanto egli noti che le chiese
spesso aprono le borse dei loro
programmi di aiuto a gente bisognosa senza distinzione riguardo aH’appartenenza religiosa e hanno chiesto alle agenzie
islamiche di fare lo stesso.
La maggior parte dei fondi trasferiti nel Medio Oriente dal CEC passa attraverso la
CICARWS. Molte decisioni concernenti la destinazione dei fondi ecumenici nel Medio Oriente
sono prese da un « gruppo regionale per la suddivisione delle
risorse », composto da rappresentanti delle chiese della regione, il quale tuttavia non è responsabile dei tre maggiori progetti ecumenici della zona. Questi tre progetti sono il Servizio
per i Rifugiati palestinesi del
MECO; il Programma di soccorso, riabilitazione e ricostruzione in Libano ; e l’aiuto per
l’amministrazione e i programmi del MECC stesso. Per il 1985
la richiesta per i tre programmi assomma rispettivamente a
2.750.000, 1.500.000 e 750.000 dollari.
Oltre l’aiuto
finanziario e materiale
Ma al di là dell’importanza e
dell’estensione di queste attività, afferma Rubeiz, l’impegno
ecumenico va visto in termini
che vanno oltre l’aiuto finanziario e materiale. Una serie di altre attività del CEC permettono lo scambio di esperienze tra
cristiani di altre parti del mondo e le chiese del Medio Oriente. All’Assemblea di Vancouver
hanno partecipato 53 delegati
del Medio Oriente. Le chiese
medio-orientali hanno 10 membri nel Comitato Centrale del
CEC; uno di essi, il vescovo
copto-ortodosso Anastasio, è
membro del Comitato Esecutivo. E tra i sette presidenti del
CEC uno è Ignazio IV, Patriarca greco-ortodosso di Antiochia
e di tutto l’Oriente.
Conferenze e consultazioni si
svolgono periodicamente nel Medio Oriente e rappresentanti regionali partecipano ad incontri
organizzati altrove dai vari dipartimenti del CEC.
Le crisi politiche nel Medio
Oriente per molti anni lo hanno posto tra i punti ricorrenti
sull’agenda della Commissione
delle Chiese per gli Affari Internazionali (CCIA).
Tra i punti specifici che sono
stati analizzati dalla CCIA e
su cui è stata fornita una consulenza per una risposta ecumenica menzioniamo i seguenti.
• Libano. I giornali e la televisione hanno dato notizia quasi quotidianamente sul ciclo di
violenza che in quel paese ha
sgretolato ciò che il CEC ha
chiamato « l’opportunità unica
che il Libano ha per la convivenza di varie comunità religiose neU’uguaglianza ».
Popolazione cristiana in M. 0.
CIPRO (Popolazione 657.000) Cattolici 30.000
Ortodossi 500.000 Protestanti 5.000
Cattolici 10.000 GIORDANIA (2.521.000)
Protestanti 3.000 Ortodossi 100.000
EGITTO (47.120.000) Cattolici 30.000
Ortodòssi (Copti) 6.000.000 Protestanti 5.000
Protestanti 200.000 LIBANO (2.601.000)
Cattolici 180.000 Cattolici 700.000
IRAN (43.088.000) Ortodossi 300.000
Ortodossi (Armeni) 100.000 Protestanti 25.000
Siri 15.000 Siri 10.000
Cattolici 15.000 SIRIA (9.934.000)
Protestanti 2.000 Ortodossi 600.000
IRAQ (15.000.000) Cattolici 200.000
Cattolici 250.000 Siri 40.000
Ortodossi 50.000 Protestanti 30.000
Siri 50.000 TURCHIA (48.591.000)
Protestanti 2.000 Ortodossi 80.000
ISRAELE W. BANK (4.179.000) Cattolici 10.000
Ortodossi 75.000 Protestanti 1.000
• Il problema palestinese. La
CCIA ha fissato recentemente
la sua attenzione sulla partecipazione ad una conferenza delle Nazioni Unite nell’agosto dell’83 e su successivi incontri di
organizzazioni non govemamentali. Il CEC ha costantemente
sottolineato sia il diritto dei Palestinesi all’autodeterminazione,
sia il diritto di Israele alla sicurezza.
• La guerra tra Iran e Irak
continua a pagare un pesante
pedaggio di vite umane. A seguito di una visita al CEC l’anno scorso di responsabili delle
chiese dell’Irak, il CEC ha incoraggiato «il rafforzamento e l’espansione dell’impegno deli’ONU » per porre fine alla guerra del Golfo.
• Cipro è una delle situazioni a cui si è rivolta l’Assemblea
di Vancouver. Poco dopo i dirigenti della comunità turca dell'isola hanno emesso una dichiarazione unilaterale di indipendenza. Il CEC ha deplorato questa azione e ha espresso la speranza che rinnovati sforzi dell’ONU conducano ad una soluzione che assicuri i « diritti e
gli interessi di tutto il popolo
cipriota » mantenendo « l’unità
e l’integrità di Cipro ».
• Egitto. La CCIA ha dato il
suo contributo costante — appelli, rappresentanze informali
e contatti personali con autorità del governo e delle chiese —
agli sforzi per assicurare il rilascio del papa copto-ortodosso
Shenouda IV dalle restrizioni
imposte dal governo alle sue attività e la cessazione del confino in monastero durato dal
1981. Egli è stato rilasciato lo
scorso gennaio.
• Armenia. A seguito della richiesta delle chiese del Medio
Oriente © della VI Assemblea
del CEC, la CCIA ha pubblicato
un opuscolo « Armenia ; una tragedia continua » della serie
Background Information.
• Problemi generali. Tra i problemi che riguardano l’intera
regione medio-orientale la CCIA
segue i diritti umani, la rivalità
delle superpotenze e il traffico
d’armi nel Medio Oriente, così
come l’impegno israeliano in altre parti del mondo.
Il MECC collabora con la
CCIA in uno studio del ruolo
della religione nei conflitti, per
esempio come componente del
nazionalismo ; il modo in cui
fattori religiosi aggravano tensioni che hanno origine sociale,
politica, economica; come il fondamentalismo e il fanatismo religioso influenzano la politica degli stati.
Una priorità per la sezione
del CEC sul Dialogo sarà nei
prossimi anni l’elaborazione di
un documento di considerazioni ecumeniche per il dialogo tra
Cristiani e Musulmani sul modello delle considerazioni per il
dialogo tra Cristiani ed Ebrei
raccomandato alle chiese dal
Comitato Esecutivo del (3EC
nel 1982.
Ma — osserva Allan Brockway, segretario del programma
per le relazioni tra Cristiani ed
Ebrei — utili conversazioni inter-religiose nel Medio Oriente
non possono essere semplicemente cortesi e gentili esplorazioni sui comuni temi religiosi
e teologici. L’agitazione politica
che è connessa alle differenze
religiose nella zona rende quest’ipotesi impossibile.
Le dichiarazioni sul Medio Oriente, dice Brockway, hanno
spesso provocato vibrate risposte da parte di organizzazioni
ebraiche che accusano le « istituzioni ecclesiastiche » — in particolare il CEC, il Vaticano e il
Consiglio Nazionale delle Chiese negli USA — di pregiudizi
anti-israeliani. Non fa meraviglia che questo abbia talvolta
prodotto tensioni negli sforzi di
un dialogo inter-religioso tra Ebrei e Cristiani.
Non è difficile trovare eloquenti appelli alla giustizia racchiusi nei testi sacri delle tre
maggiori religioni del Medio Oriente. Ma tradurre questi ideali in pratica per tutta la gente
di quella parte del mondo rimane una speranza lontana.
6
6 cronaca delle Valli
19 luglio 1985
PEGGIORA LA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE ALL’INDESIT
Si teme la chiusura
Salviamo
i ciabot
Sono in gran numero i "ciabot”
abbandonati in ogni angolo delle nostre Valli, spesso in località
splendide, vicino a sorgenti freschissime e talvolta perfino accanto a torrenti non ancora seppelliti sotto montagne di detriti.
In questi ultimi anni il fenomeno dello spopolamento ha colpito pesantemente i comuni
montani provocando l'abbandono delle cose — le case ed i campi, le strade ed i sentieri — che
oggi attendono la loro inesorabile distruzione. Si è anche assistito al ritorno di quelli che hanno
voluto mantenere il loro legame
con la terra d’origine ed hanno
dedicato tempo e denaro al recupero ed al riassetto delle case
precedentemente abbandonate.
Ma lo stato d’abbandono generale è rimasto un po’ dovunque!
Basta salire con la seggiovia da
Torre Pellice alla Sea per vedere
numerose casette sempre più cadenti e soffocate dai rovi. Fra i
miei ricordi più belli c’è quello
del periodo in cui, con i miei,
abbiamo cercato di risistemare
una vecchia casa, semidistrutta
da un incendio, sui pendii di Roccapiatta. Abbiamo ricostruito
qualche muretto a secco franato,
riaperto sentieri invasi dalle ortiche, liberato dai rovi alcune
piante di amarene cariche di bei
frutti sugosi, che da anni nessuno coglieva.
E’ ridìcolo proporre anche ad
altri questo tipo di vacanze alternative? Io penso che ai proprietari, evidentemente non più in
grado di occuparsi della loro casa, potrebbe far comodo cedere
in comodato gratuito (mi pare
che questo sia il termine giuridico corretto) l’uso di un bene
che sta andando lentamente in
rovina e che così non sarebbe invaso dalle erbacce o da quel tipo di campeggiatori abusivi e di
turisti domenicali che sporcano,
devastano, fracassano tutto quei
che trovano nelle case abbandonate, e magari suscitano un bell’incendio facendosi il "barbecue”.
Per i cittadini, stipati durante il resto dell’anno nel cemento
delle città, la sistemazione non
sarebbe più scomoda di un normale campeggio in tenda; anzi,
avrebbero a disposizione un tetto
per ripararsi dai temporali e la
certezza di essere accettati dai
proprietari, anziché occupare
abusivamente i prati altrui o
perdersi nell'affollamento e nel
frastuono di molti camping organizzati. E non tutti oggi possono permettersi la spesa di una
settimana o quindici giorni in
una pensione o in un albergo.
La difficoltà sta forse nell’incontrarsi per mettersi d’accordo.
Ma penso che i proprietari potrebbero semplicemente mettere
un cartello con l’indicazione della persona a cui rivolgersi, o forse l’anziano del quartiere, il pastore o qualsiasi persona di buona volontà potrebbe prender nota delle case disponibili e indirizzare i visitatori interessati. Se
si teme che i nuovi venuti facciano dei danni (ma è difficile
che siano più rovinosi dell’incuria) si potrebbe sempre chiedere
una piccola caparra da restituire
al momento della partenza se
non sono successi guai.
E così alcune vecchie case, costruite con amore e fatica dai
loro primi abitatori, potrebbero
rivivere.
Marcella Gay
Settimana di intensa mobilitazione, quella trascorsa, per i lavoratori dell’Indesit. Cortei, manifestazioni a Torino, incontri
con amministratori pubblici, ed
ancora manifestazioni davanti
agli stabilimenti in concomitanza colla riunione del consiglio
di amministrazione.
La ragione di questa mobilitazione è il grave stato di crisi in
cui versa ITndesit, il secondo
produttore italiano di elettrodomestici. Una crisi che sta conducendo l’azienda verso la chiusura definitiva, se non interverrà il governo con misure decisive.
A livello internazionale il mercato dell’elettrodomestico non
riesce ad assorbire la produzione. Siamo infatti ad un mercato di sostituzione (si comprano
cioè elettrodomestici solo per
sostituire quelli vecchi deteriorati) mentre la capacità produttiva delle varie industrie è almeno doppia a quella del fabbisogno. Le grandi aziende sono
perciò impegnate in operazioni
di fusione (si veda l’accordo Elettrolux - Zanussi) e tendono a
ridurre l’occupazione. Nella divisione europea del lavoro pare
non ci sia spazio per l’Indesit.
Per questo da cinque anni una
parte dei lavoratori Indesit degli stabilimenti di None e di Orbassano sono stati collocati in
cassa integrazione (attualmente
1.800 lavoratori su 3.000 occupati circa). All’inizio la cassa integrazione era a rotazione e ciò
faceva sperare che fosse possibile ima ripresa dell’attività produttiva, ma dall’inizio dell’anno
per 1.800 lavoratori la cassa integrazione è a zero ore, senza
possibilità concreta di ritorno
in fabbrica. Di più lo stabilimento di Orbassano è stato fisicamente smantellato dei suoi
impianti.
La cassa integrazione è terminata il 13 giugno scorso e finora
non è stata ancora rinnovata.
C’è oggi il rischio concreto che
molti lavoratori siano privati
anche del sussidio di 650.000 lire
mensili (importo medio della
cassa integrazione). Gli altri lavoratori lavorano a turni di tre
giorni la settimana.
Mentre le industrie concorrenti hanno potuto operare in questi ultimi anni investimenti nel
processo produttivo, l’Indesit
continua a produrre colle vecchie tecnologie e ciò comporta
un costo di produzione di molto maggiore anche se i salari
Indesit sono i più bassi del set
tore (niente premi, maggiorazioni turni ecc.). Si dice che la
Candy realizzi la stessa produzione con la metà del personale
impiegato dall'Indesit.
Il risanamento dell’azienda in
queste condizioni è stato impossibile e si continua ad accumulare deficit: 24 miliardi nel 1983
su un fatturato di 300 miliardi.
E nell’84 pare sia peggio. Molti
tecnici hanno perciò lasciato negli anni scorsi l’Indesit e hanno
trovato lavoro altrove. Sono rimasti in forza all’Indesit solo i
lavoratori di produzione: operai di bassa qualificazione (concentrati al III livello di qualifica), di età compresa tra i 35 e
i 45 anni, il 60% dei quali donne. Per costoro il mercato del
lavoro del pinerolese e dell’area
metropolitana piemontese non
offre alcuna possibilità di impiego. Basti pensare che l’osservatorio regionale del mercato del
lavoro ha censito nel giugno ’85
una inoccupazione in quest’area
del 18,5% (quasi un abitante
ogni cinque non lavora!).
Le preoccupazioni sono dunque più che fondate ed in questa situazione è difficile sperare
che senza interventi decisi da
parte del governo la situazione
migliori naturalmente. L’azienda
per limitare le perdite non deve
far lavorare gli operai e limitarsi alla commercializzazione degli stocks. Le banche ormai non
fanno più crediti e quindi niente investimenti (per invertire la
tendenza bisognerebbe reperire
almeno 50 miliardi). Siamo sull’orlo del fallimento.
Che fare dunque? I sindacati
chiedono al governo di ricercare
un partner finanziario che permetta il rilancio dell’azienda e
che comunque si studi un piano
per ricollocare la manodopera
« esuberante ». Un’idea del sindacato è quella di collocare parte di questa manodopera negli
enti locali (500 posti vacanti nelle piante organiche) e in quelle
aziende (come la Riv-Skf) che
fanno ricorso in maniera strutturale agli straordinari.
Negli incontri a livello politico, tutte le forze politiche presenti (DC, PSI, PCI, DP) hanno
concordato con la necessità di
un intervento governativo, ed in
particolare il PSI pensa che sia
necessario arrivare ad un progetto speciale per l’occupazione
nel basso pinerolese da attuarsi in via sperimentale attraverso la creazione di una « agenzia
per il lavoro ». Progetto speciale Su cui concorda anche il PCI.
L’assessore al lavoro della Regione Piemonte, Tapparo, non
esclude neppure il ricorso alla
legge Prodi, in caso di procedura fallimentare. Il 23 luglio si
discuterà a Roma, presso il ministero del lavoro, anche di que
Giorgio Gardiol
sto.
Chiuso il tempo pieno
PRAIjI — Al termine dell’anno scolastico il Provveditore
agli Studi di Torino ha comunicato alla Direzione didattica
di Villar Perosa di aver soppresso un posto a tempo pieno nella scuola materna di Prali, motivando la decisione con la scarsa frequenza pomeridiana dei
bambini.
Questo provvedimento, già
preannunciato negli ultimi anni
da una serie di controlli e verifiche del numero dei frequentanti, ha vivamente irritato i genitori dei bambini iscritti per
Panno prossimo, i quali hanno
indirizzato alle autorità scolastiche una lettera di protesta.
In essa si fa osservare come
la soppressione del turno pomeridiano causi disagi alle famiglie
dove entrambi i genitori lavorano e ai bambini stessi, soprat
tutto a quelli provenienti dai
villaggi più lontani, che impiegano un tempo notevole per raggiungere la scuola e che quindi
dovrebbero usufruirne al massimo.
Ma l’aspetto più sconcertante
del provvedimento è che questo
giunge in un momento in cui la
freauenza alla scuola materna
di Prali è in aumento, con un
indice di gradimento elevato,
dovuto anche alla competenza
e allo spirito di iniziativa dei
due giovani insegnanti titolari.
Con un solo turno e senza compresenza, molte attività dovranno essere ridotte o eliminate.
I genitori chiedono quindi che
si tenga in maggior conto la situazione particolare di una zona di montagna e che il provvedimento venga sospeso.
Visite al Parco
PRAGELATO — Il Parco Naturale della Val Troncea, nell’ambito delle sue attività organizza nelle seguenti giornate:
venerdì 19 luglio; giovedì 25 luglio; mercoledì 31 luglio; martedì 6 agosto; mercoledì 14 agosto; martedì 20 agosto visite naturalistiche nel territorio del
Parco.
I guardaparco accompagneranno i partecipanti illustrando
la fauna (camosci, caprioli, cervi, stambecchi, marmotte ecc.),
la fiora, la storia del Parco.
Gli interessati potranno prenotarsi presso la sede del Parco o
telefonicamente (tei. 0122/78849)
entro il giorno precedente la data fissata per la gita.
Servizio raccolta
rifiuti
ANGROGNA — Verso la metà del prossimo mese di agosto
il servizio, già in funzione su
parte del territorio comunale
dal 16.8.82, verrà esteso ad altre
zone, e precisamente a quelle
comprese in un raggio di 200 metri dalle seguenti vie di percorrenza: Ciamboun - Pradeltorno;
Serre - Chiot dl’Aiga-, Porte di
Angrogna - Vaccera,
lì servizio di raccolta verrà
gestito per tutto il territorio direttamente dal Comune, che potrà disporre dei propri dipendenti e dei mezzi forniti dalla
Comunità Montana.
Saranno considerati utenti tutti coloro che occupano a qualsiasi titolo e anche solo saltuariamente locali situati nel raggio di 200 metri dalla strada servita, a qualsiasi uso essi siano
destinati (escluse stalle, fienili,
cantine).
Ogni utente è invitato a presentare entro il 31 luglio ’85 una
denuncia della superficie dei locali di cui dispone, tenendo presente che sono esclusi dalla tassazione solamente i locali non
utilizzati, neppure saltuariamente, e privi di arredamento.
La presentazione della denuncia è obbligatoria.
Per la denuncia si devono utilizzare gli appositi moduli da ritirare in Comune.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 18 luglio
alle ore 17 al Centro di incontro avrà
luogo una riunione. All’ordine del giorno: educazione ai diritti umani, partecipazione alla Mostra deH'artlglanato a
Pinerolo, termine dell’azione per gli
obiettori di coscienza.
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7
19 luglio 1985
cronaca delle Valli 7
COI PIEDI
PER TERRA
• Il Dio Miliardo », < Esito deludente ». queste sono alcune espressioni
riportate in un articolo apparso sifll’Eco delle Valli Valdesi, a seguito
delle elezioni amministrative del 12
maggio. Trattasi semplicemente dello
sfogo di due candidati, per altro neanche residenti a Frali, ai quali l'esito
delle votazioni non ha dato il risultato sperato! (Se uno è deluso è perché
si era illuso!].
• Ha vinto il disimpegno generale e
preoccupante », » il voto è stato solo
più un fatto emotivo in un ridotto orizzonte locale ». Queste sono affermazioni alquanto pesanti, quasi a significare che coloro che hanno votato
per 1a lista del Sindaco uscente ed in
seguito riconfermato Sindaco, non sono
neanche capaci a votare, tanto è ristretta la loro mentalità.
. “aria quando sei arrabbiato e farai ii più bel discorso di cui ti pentirai per sempre », diceva un vecchio filosofo. Noi crediamo vivamente che
quaicuno abbia veramente a pentirsene delle dichiarazioni fatte In quell’articolo, e siamo anche convinti ohe coloro che ci hanno votato, ci hanno votato liberamente, senza » pressioni », e
soprattutto consci di quello che facevar-1.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telelono 8100U [Croce VerdeJ.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 21 LUGLIO 1985
Perosa Argentina: FARMACIA Doti.
BAGLIANI - Piazjs Marconi b Tel. 31261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: telefc
no 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 21 LUGLIO 1985
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
Non si può affermare che il turismo
ha solo arrecato danni a Frali o ai
pralini; non c’è nessuno che ha voglia di ritornare a portare i vitelli a
Perrero d’inverno sulla slitta. Forse
ohe le varie attività sorte in Frali a
causa del turismo (seggiovie, laboratorio di falegnameria, piccole Imprese ed esercizi commerciali ecc.) non
hanno creato dei posti di lavoro, così
preziosi al giorno d’oggi?
Ricordiamoci ohe « la seggiovia 13
laghi » è sorta anche per iniziative dei
pralini ed è stata una buona iniziativa
(10 posti di lavoro fissi tutto l’anno).
Ricordiamoci ohe le costruzioni realizzate in Frali, sono state realizzate
su terreni di proprietà di abitanti di
Frali, e non di proprietà comunale; le
amministrazioni comunali non hanno
fatto altro che seguire l’indirizzo suggerito dalla gente la quale sapeva benissimo che se avesse venduto il suo
terreno ad un costruttore non sarebbe
nato un campo di patate.
Concludiamo queste poche righe, ma
ci pareva doveroso da parte nostra fare alcune considerazioni su quanto è
stato affermato nell’articolo su indicato
e precisiamo ohe siamo ben consci dei
problemi della nostra vallata (miniere,
agricoltura ed altri), anche se non abbiamo presentato un programma sul
quale la gente potesse discutere. A
volte è meglio programmare meno, ma
marciare con i piedi per terra.
Per la maggioranza consiliare
Franco Grill, Frali
MEGA CONCERTO
PER IL TERZO MONDO
E’ rabbia quella che abbiamo provalo guardando su RAI 3 sabato 13 e domenica 14 il mega-concerto di 17 ore
« LIVE AID ». A Wembley e Filadelfia
si sono esibiti in mondo-visione decine
di gruppi musicali in uno spettacolo
che doveva servire ad aiutare in denaro (si era invitati durante la trasmissione a versare tutti una piccola somma su di un conto corrente) i popoli
del terzo mondo morenti di fame. Ci
fa schifo che il nostro grasso primo
mondo prorompa in queste <■ magnanime » e « generose » raccolte di denaro per dare un « concreto aiuto » al
terzo mondo; questo perché ci sembra
di partecipare ad un ricchissimo cenone fatto per raccogliere le ossa di
pollo e le briciole di pane per i nostri
poveri amici del terzo mondo che non
hanno avuto la fortuna e magari l’abilità di sviluppare l’economia dei loro
stati come invece noi occidentali
abbiamo saputo fare e che però, visto
che alcune decine di migliaia di loro
ogni giorno non si tiene più in piedi e
muore, possiamo anche fare un piccolo
sforzo e dargli qualche rimasuglio del
nostro banchetto perenne. Non ci è
piaciuta la cosa perché molti spettatori occidentali dopo questa trasmissione sentiranno un po’ meno il peso
sulla coscienza (se mai l’hanno avuto) dello sterminio che continua ogni
giorno, perché hanno visto che la società a cui appartengono è generosa
con questi popoli e quindi daranno l’assenso a questa politica mondiale di menefreghismo quasi totale, se non sfruttamento, del primo verso il terzo mondo. Ci ha fatto oltremodo impressione l’articolo sul concerto fatto dal Corriere della Sera del 14 luglio dove,
oltre a venire espressa quasi unicamente stizza perché « la musica italiana ha perso una grande occasione per
partecipare ad un evento benefico visto in tutto il mondo», si legge in chiusura l'interrogativo ohe rifiortiamo tale e quale: « Alcuni telespettatori a
proposito dei continui appelli dei telecronisti italiani ad effettuare versamenti per LIVE AID cl hanno ricordato
il grosso stanziamento già effettuato
dal governo italiano ponendo la domanda: ma noi non abbiamo già dato? ».
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(Continua)
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RINGRAZIAMENTO
« Proteggimi o Dio perché io
confido in te »
(Salmo 16: 1)
Franco Falchi
ha lasciato il suo involucro terreno
per salire nella pace.
Partecipano in comunione di pensiero con lui i figli Mario e Marina,
la sorella Lea, il cugino Bruno Falchi,
tutti i parenti di Genova, la cognata
Maria Polizzy Tirso con il figlio Marcello, le cugine Cornelio a Torre Pellice
e le cugine di Buenos Aires.
Siano sentitamente ringraziati il vescovo Mons. Giachetti, don Bnin, don
Mercol, don Morero e don Griotti per
la funzione in Chiesa con la ’’Liturgia della parola” e la presenza al camposanto. Un grazie di cuore al pastore
Giorgio Tourn per il suo messaggio ed
ai pastori Zotta e Bogo. E poi tutta la
nostra riconoscenza agli innumerevoli
amici che ci hanno circondato di affetto e simpatia.
Torre Pellice, 12 luglio 1985
RINGRAZIAMENTO
« Nel sentiero della giustizia
sta la vita e nella via che essa
traccia non v^è morte »
(Prov 12: 28)
I familiari del caro
Aldo Rochon
ringraziano di cuore tutti quanti : parenti, amici, conoscenti che in varie
forme hanno preso parte al loro dolore.
Inverso Pinasca, 14 luglio 1985
RINGRAZIAMENTO
Gesù ha detto : cc lo sono la luce
del mondo, chi mi seguita non
camminerà nelle tenebre, ma
avrà la luce della vita »
{Giov. 8: 12)
E’ mancato all’aiFetto dei suoi cari il
Prof. Delio Malati
Ne danno il doloroso annuncio la figlia Simonetta, la suocera Gilda Somma, i cognati e parenti tutti.
Si ringraziano superiori, colleghi, allievi e amici per la commovente simpatia dimostrata in questa dolorosa circostanza.
Torino, 15 luglio 1985
RINGRAZIAMENTO
« Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi »
(Salmo 23:2)
La moglie e i familiari di
Carlo Plavan
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro grande dolore; un
particolare ringraziamento al dr. Broue,
al doti. Francesco Gismondo, al pastore Paolo Ribet, al cugini che tanto
l’hanno aiutato, ai vicini di casa, ad
amici e parenti che han voluto fargli
visita negli ultimi periodi della sua
vita.
Porte, 7 luglio 1985
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RINGRAZIAMENTO
<r Io sono la resurrezione e la
vita, chi crede in me, anche se
muore, vivrà »
(Giov. 11:25)
I familiari del caro
Aldo Pascal
profondamente commossi per la grande dimostrazione di affetto, amicizia e
cordoglio, tributati al loro scomparso,
neirimpossihilità di farlo singolarmente, ringraziano di vivo cuore tutte le
gentili persone che con fiori, scritti e
parole di conforto si sono strette a loro in questa dolorosissima circostanza.
Ringraziano in modo particolare il
dott. Vincenzo Sidoti per le assidue
cure prestate, il dott. Narcisi, le infermiere del reparto Oncologìa, il dott.
Peyrot, infermiere e infermieri della
Comunità Montana, la Signora Peyrot
Rosanna, il pastore Ribet, il pastore
Renato Coisson e Signora, la Signora
Viola Pastre Coisson.
Pomaretto, 15 luglio 1985
« Uanima mia s’acqueta in
Dio solo »
(Salmo 62)
La famiglia annuncia la tragica morte di
Roberto Bleynat
avvenuta a S. Secondo di Pinerolo
l’8 luglio 1985.
« NelVamore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via
la paura »
(I Giovanni 4: 18)
I familiari hanno riconosciuto segni dell’amore di Dio nell’affetto, simpatia, solidairietà e vicinanza dimostrati da amici e parenti e li ringraziano.
« Ora vediamo come un riflesso,
in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò appieno, come anche io
sono stato appieno conosciuto »
(I Corinzi 13 ; 12)
Si è serenamente spento il
dott. Enrico Peyrot
Lrf) piangono fiduciosi nel Signore i
figli Giovanni con Vanda, Luca e Roberta, Daniele con Alda, Elisabetta e
Rossana, i cognati, parenti tutti e Taffezionata Mery Avondet.
Un particolare ringraziamento all’Asilo Valdese ed al personale medico.
La presente serve di partecipazione e
ringraziamento.
Eventuali offerte alle opere della
Chiesa.
Luserna S. Giovanni, 8 luglio 1985
RINGRAZIAMENTO
« Anima mia, acquetati in Dio
solo, poiché da Lui viene la mia
speranza. Egli solo è la mia toc.
ca e la mia salvezza »
(Salmo 62: 5-6)
La figlia ed i congiunti del compianto
Gustavo Albarin
ex Direttore Corale Valdese ed
ex Assistente Manifattura Mazzonis
ringraziano riconoscenti il Direttore
delTAsilo Valdese sig. Livio GobeUo, la
sig.ra Barbiani e tutto il peorsonide delristituto, la dott. Claudia Peyrot e le
persone che gli sono state vicine durante la malattia, i pastori BelUon e
2iotta, i vicini di casa e quanti presero parte al loro dolore.
Luserna S. Giovanni. 1 luglio 1985
« L’anima mia si acqueta in
Dio solo; da lui procede la mia
salute. Egli solo è la mia rocca
e la mia salvezza, il mio alto ricetto; io non sarò giammai grandemente smosso »
(Salmo 62)
E’ deceduta a Forano il 4 luglio 1985
Iole Claudi ved. Claudi
di anni 84
Annunciano la scomparsa la figlia
Claudia, il figlio Valdo, la nuora Antonietta.
Forano, 7 luglio 1985
8
8 uomo e società
19 luglio 1985
L’APPUNTAMENTO DEL 15 GIUGNO
«(Protestantesimo»
Contro i missili dal mare
Manifestazioni per la pace in Canada, alle Hawaii, in Giappone, nelle
Filippine, in Nuova Zelanda e Australia, negli Stati Uniti e in Europa
« Preghiamo perché i vostri e
i nostri sforzi e quelli della gente e dei gruppi coi quali lavoriamo sconfiggano la tendenza
dei governi a mettere in dubbio
il nostro futuro. Anche qui siamo piccoli nei numeri, ma come voi grandi nello spirito. Siamo orgogliosi di poterci considerare amici delle Chiese battiste, metodiste e valdesi italiane
che lottano per la pace e il disarmo; lavorando insieme, il nostro carico è più leggero e la
nostra lotta più facile ».
Con queste parole Joe Galliani, co-presidente della Coalizione per la denuclearizzazione del
porto di Long Beach, California,
risponde al messaggio di solidarietà inviato dalla Commissione
per la Pace e il Disarmo delle
Chiese BMV alle altre organizzazioni impegnate nella preparazione della giornata internazionale contro i missili Cruise
basati in mare (15 giugno). Da
Honolulu a New York, da Londra a Oslo altre risposte continuano ad arrivare, segni di un
movimento per la pace che nei
momenti di maggiore difficoltà
sa serrare le file e presentarsi
unito, non all’insegna di una generica solidarietà internazionalistica, ma nella consapevolezza
che, in contrapposizione alle
grandi alleanze riarmistiche dei
potenti di tutto il mondo, vanno
costruite alleanze di base altrettanto estese per la pace, il disarmo, la cooperazione fra i popoli. Non è poco, per un movimento nato, secondo alcuni, unicamente da un’irrazionale e
« pre-politica » paura del nucleare.
A dare un’idea deH’ampiez.za
delle iniziative del 15 giugno è
sufficiente la lista, probabilmente ancora incompleta, delle località portuali e costiere « visitate » in quella data o nei giorni
immediatamente precedenti e
successivi dal movimento: Esquimalt e Nanoose Bay (Canada Occidentale), Honolulu (Hawaii),
Tokyo e Kyoto (Giappone), Olongapo (Filippine), Auckland, Dunedin, Christchurch, Wellington (Nuova Zelanda), Melbourne,
Sydney, Perth, Canberra, Alice
Springs. Woolongong, Newcastle
(Australia), Hobart e Launceston
(Tasmania); New York, Key
West, Croton, Galveston, S. Francisco, S. Diego, Long Beach,
Portsmouth, Boston, Rockford
(USA); innumerevoli località delI3 Gran Bretagna e della Scandinavia, con le manifestazioni
più considerevoli a Londra e a
Portsmouth (Inghilterra), a Glasgow (Scozia) e a Oslo (Norvegia); e infine a Cagliari, a Civitavecchia, a Napoli, a Pescara, a
Taranto, a Catania, ad Augusta
e a Palermo.
Un bilancio esaustivo della
riuscita della campagna a livello internazionale lo si potrà
trarre non prima del 22-25 agosto, in occasione della prossima
Conferenza del North Atlantic
Network — una delle grandi alleanze alternative promotrici —
a Bergen, in Norvegia, alla quale
parteciperanno delegati dei movimenti del Pacifico e, ci si augura, anche dei Mediterraneo.
Per quanto riguarda le iniziative di casa nostra, promosse
dalla stessa Commissione per la
Pace e il Disarmo BMV, prefe
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Direttore responsabile
FRANCO GIAMPIGCOLI
Stampa: Cooperativa Tipografica Subalpina - Torre Pellice (Torino).
riamo riportare le testimonianze
di alcuni fra gli evangelici che,
insieme con pacifisti di altra
estrazione, si sono fatti carico
dell’organizzazione a livello locale, lasciando al lettore ogni
ulteriore considerazione.
Sicilia
La riuscita delle iniziative di
Catania, di Augusta e di Palermo è stata in buona parte compromessa non solo dalla vicinanza della data del 15 giugno
con le due consultazioni elettorali che l’hanno jjreceduta, ma
anche dal loro esito, particolarmente negativo, nell’Ìsola, per
quelle forze politiche che in passato avevano sostenuto il movimento per la pace. Stanchezza e
frustrazione hanno fatto sì che,
nonostante le pi'omesse, venisse
a mancare la nartecipazione del
PCI, della FGCI e degli stessi
promotori delle liste verdi. Tuttavia, a Catania ima trentina di
persone — evangelici della Chiesa battista e di quella valdese,
militanti di Democrazia Proletaria e di gruppi locali della nuova sinistra — hanno presidiato
per un paio d’ore l’ingresso del
porto, distribuendo un volantino informativo sugli SLCM (missili Cruise lanciati dal mare) e
sulla campagna in corso nel
inondo contro la loro installazione. Analoghe azioni sono state compiute presso i porti di
Augusta e di Palermo, per iniziativa del locale Comitato per
la Pace, di DP e della Camera
del Layoro nel primo caso e dell’Associazione Palermitana per
la Pace nel secondo.
B. G.
Pescara
Nella città abruzzese, ci informa Enos Mannelli, si sarebbe
dovuta svolgere una manifestazione vera e propria, con la partecipazione della Chiesa locale,
dell’ARCI e della FGCI e con
concerti, comizi e predicazioni
in piazza, ma « coloro che si erano presi l’incarico di richiedere
al Comune il permesso per l’occupazione del suolo pubblico
non lo hanno fatto (!) », col risultato che, venendo a mancare
la piazza, occupata da altri, l’iniziativa si è ridotta a un volantinaggio, sia pure in grande stile. « Noi eravamo e siamo del
parere che le nostre imprese non
ottengono mai grandi consensi,
sono sempre poca cosa », commenta il past. Mannelli. Tuttavia « la delusione e il rincrescimento per la bella occasione
sprecata sono grandi ».
E. M.
Taranto
Raccogliendo l’appello lanciato dalla Commissione per la Pace e il Disarmo delle Chiese Battiste. Metodiste e Valdesi, sono
convenuti a Taranto sabato 15
giugno numerosi gruppi di sorelle e fratelli delle Comunità
Battisle e Valdesi di Puglia e
Lucania, tra i quali molto numeroso quello proveniente da
Miglionico, per manifestare contro l’installazione dei nuovi missili della marina americana
S.L.C.M. e analoghi strumenti di
morte in dotazione alla marina
sovietica.
La manifestazione, organizzata dal XIV Circuito e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche di Puglia e Lucania, alla
quale ha aderito il locale Comitato Provinciale per la Pace, di
cui fanno parte le forze sociali.
politiche e religiose sensìbili al
problema, si è svolta per alcune ore del tardo pomeriggio sul
vasto spazio della Rotonda del
Lungomare di Taranto. Sono
stati distribuiti centinaia di volantini; raccolte centinaia di firme, anche di marinai in divisa,
su una petizione indirizzata al
Governo Italiano con la quale si
chiede di chiudere i porti alle
navi ed ai sottomarini di qualsiasi nazionalità che trasportino ordigni nucleari; sono state
contattate diverse decine di persone con le quali sono state
scambiate opinioni e illustrate
situazioni particolari sull’argomento. Alla fine, i messaggi rivolti ai presenti, con un impianto volante di diffusione, dalla
prof.ssa Flore e dal sig. Maresca per il Comitato per la Pace,
dal past. Musto della Chiesa
Battista di Miglionico e dal past.
La Torre per il Circuito Valdese-Metodista e la F.C.E.P.L. hanno sottolineato la necessità, partendo dalle realtà locali e regionali fortemente militarizzate, di
sensibilizzare con ogni forma di
manifestazione pacifica l’opinione pubblica, affinché si giunga
presto ad una denuclearizzazione di tutto il Mediterraneo. Molto incisivi i molteplici cartelli e
striscioni presenti sulla piazza
inneggianti alla pace, specialmente quelli recanti versetti della Scrittura sull’argomento; come pure il volantino stampato
a cura della F.D.E.I., riportante
il verso 19 di Deuteronomio 30:
« Io, dice il Signore, ti ho posto davanti la vita e la morte —
la benedizione e la maledizione;
scegli dunque la vita, onde tu
viva, tu e la tua discendenza ».
P. C.
Civitavecchia
La Commissione per la Pace e
il Disarmo delle Chiese ValdesiMetodiste e Battiste ha pubblicato un manifesto nel quale dice
« No » ai 3.994 missili Cruise
« Tomahawk » della Marina Americana e ai nuovi missili Cruise
della Marina Militare Sovietica,
e chiede al Governo Italiano e a
tutti i governi di chiudere i porti a navi e a sottomarini abilitati al trasporto di armi nucleari.
A Civitavecchia è stata la Comunità locale Battista ad organizzare una manifestazione pubblica in Piazza degli Eroi.
Maurizio Girolami di Roma ha
iniziato la manifestazione spiegando la situazione generale; i
pastori battisti Spuri, Jafrate e
Marziale hanno portato dei messaggi politici e spirituali; Renata
Strisciullo ha parlato per la Federazione Giovanile di Civitavecchia, Medi Vaccaio per il Movimento Internazionale della Riconciliazione.
Franco Dupré, professore di Fisica, valdese, ha spiegato con
grande chiarezza gli aspetti scientifici del problema del riarmo nucleare.
Nella seconda parte della manifestazione questi vari interventi sono stati intercalati dai canti
del gruppo musicale evangelico
di Civitavecchia. Questi canti sono stati spiegati brevemente dai
giovani e hanno attirato molti
passanti, i manifestanti sono stati alcune centinaia.
E’ stata una bella testimonianza di fede e di pace.
Paolo Deprai ha portato l’adesione dei Comitati per la Pace
e uno studente metodista di colore ha detto una preghiera per
la pace.
Il tutto è stato un’esperienza
positiva e ha dato a molti nuovo coraggio per lavorare per la
pace. H. V.
('-(’Cìte (¡il par.- !)
— Sappiamo bene quanto il
pubblico evangelico sia sensibile
alla questione dell’orario, che è
stato ovviamente uno dei punti
della trattativa, che è stata lunga e laboriosa, condotta a vari
livelli, e che abbiamo portato
avanti unitamente con l’Unione
delle Comunità Israelitiche. Il
risultato, tra l’altro, è stato che
la nuova convenzione afferma
espressamente al primo punto:
« La rubrica avrà una cadenza
quindicinale e una durata di 30’
in collocazione serale con inizio
alle ore r.2.30 circa ».
Vorrei sottolineare che è la
prima volta che un impegno in
questo senso è scritto nero su
bianco. Il che significa che in caso di inadempienze anziché generiche proteste potremmo rifarci ad un impegno preciso e
sottoscritto.
In conclusione, mi sembra che
ci siano tutte le premesse per
un salto di qualità della rubrica,
e per riuscire a compierlo dobbiamo ora dare tutti il nostro
contributo.
a cura di Franco Giampiccoli
Diritto o servizio?
In tema di rapporti tra la Federazione e la RAI-TV gli Uffici della FCEl
ci hanno fatto avere questa nota di Renato Maiocchi che si é specializzato su
questo soggetto essendosi laureato in giurisprudenza alcuni anni fa con una tesi
sull’argomento.
Molto spesso si parla del « diritto »
che — come evangelici — abbiamo ad
una trasmissione decorosa e collocata
In orari non impossibili. Intanto, bisogna osservare che la FCEl non rappresenta tutti gli evangelici italiani e
quindi, se anche l'affermazione fosse
corretta, non significherebbe automaticamente un « diritto » della FCEl a gestire la rubrica.
In secondo luogo, già prima della
legge di riforma dei servizi radiotelevisivi (legge n. 103 del 14,4.75) la Corte
Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del monopolio statale (allora effettivo) di tali mezzi di
comunicazione aveva affermato che tale
monopolio non è in contrasto con la
Costituzione solo nella misura in cui
« l'accesso alla radio e alla televisione
sia aperto, nei limiti massimi consentiti, imparzialmente ai gruppi politici,
religiosi, culturali nel quali si esprimono le varie ideologie presenti nella
società » (sentenza n. 225 del 10,7.74).
Queste esigenze furono in qualche
misura recepite daila citata legge di
riforma del '75, che ha istituito il « diritto di accesso « Sono riservati dalla società concessionaria... (omissis)...
tempi non inferiori al cinque per cento del totale delle ore di programmazione televisiva e al tre per cento del
totale delle ore di programmazione radiofonica, distintamente per la diffusione nazionale e per quella regionale,
ai partiti ed ai gruppi rappresentati
in Parlamento, alle organizzazioni associative delle autonomie locali, ai
sindacati nazionali, aile confessioni religiose, ai movimenti politici, agli enti
e alle associazioni politiche e cuiturali,
alle associazioni nazionali dei movimento cooperativo, ai gruppi etnici e
linguistici e ad altri gruppi di rilevante
interesse sociaie che ne facciano richiesta ».
Ora, dai punto di vista della legge
attualmente in vigore, anche una mezz'ora quindicinale in onda a mezzanotte è già molto di più di quanto potremmo esigere e costituirebbe anzi un privilegio inspiegabiie di cui nemmeno
gruppi sociali ben più consistenti e
influenti del nostro usufruiscono.
In realtà, la rubrica « Protestantesimo » non esiste in base ad un diritto
degli evangelici bensì in base ad un
dovere che la legge impone alla RAI,
dovere di garantire il pluralismo della
informazione in tutti i campi, e quindi
anche in quello religioso: « L’indipendenza, l’obiettività e l'apertura alle
diverse tendenze politiche, sociali e
culturali, nel riscotto delle libertà garantite dalla Costituzione, sono principi fondamentali del servizio pubblico
radiotelevisivo » (art. 1, par. 2). La società concessionaria deve " favorire uno
sviluppo del servizio che rispetti l'importanza e la molteplicità delle opinioni... stabilendo un efficace rapporto con
la realtà del paese e in particolare
con le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori... della cooperazione
e con le forze della cultura » (art. 13,
partim).
Naturalmente (ed ecco ancora una
volta perché non possiamo parlare di
un nostro « diritto ») la RAI non è affatto obbligata ad assolvere questo
suo dovere nel campo del pluralismo
religioso creando rubriche apposite per
le minoranze né tantomeno affidandone
la realizzazione ad enti esponenziali
delle minoranze stesse. Astrattamente
la RAI potrebbe assolvere questo suo
dovere in altri modi, per esemplo —
come avviene in alcuni paesi — attraverso rubriche religiose non confessionali; oppure con una rotazione
di presenze, magari legata alla consistenza delle singole denominazioni, e
altre situazioni ancora. Se nel particolare caso italiano per le minoranze si
è scelta la via di rubriche specifiche
affidate ad enti esponenziali delle minoranze stesse questo discende da
note ragioni storiche e culturali, per
cui la RAI ben difficilmente riuscireb
be ad assolvere il suo dovere di un'informazione pluralistica nel campo religioso senza il coinvolgimento diretto
delle minoranze. Mentre — si noti bene — le trasmissioni religiose cattoliche non sono affidate a un qualche
ente della chiesa cattolica ma gestite
interamente dalla RAI coi proprio personale.
A questo punto, per quanto ci riguarda, non sarebbe ancora automatico ohe la RAI debba servirsi proprio
della FCEl, né la FCEl potrebbe accampare diritti in tal senso. Si tratta anche qui di ragioni storiche, che s:
possono cosi riassumere: 1) la FCEl è
comunque uno degli organismi a carattere interdenominazionale, e quindi
aperto alla collaborazione di settori
diversi deH'evangelismo italiano. 2) Le
chiese aderenti alla FCEl si sono proposte fin dalla sua fondazione di attrezzarsi per questa avventura dei mass
media. Hanno creato un apposito Servizio, hanno condotto per anni le trattative con la RAI, hanno preparato e
assunto il personale necessario, hanno
profuso energie e risorse. Per cui la
RAI ha ritenuto, dopo qualche anno di
soluzioni diverse, di affidare alla FCEl
Il compito di interpretare per la Radio
e la Televisione il messaggio della minoranza protestante. In questo senso
la FCEl non usufruisce di un diritto
ma esercita un servizio. 3) La FCEl
deve dunque sforzarsi di interpretare
l'insieme del protestantesimo italiano
o almeno di quella parte ohe è interessata all'uso dei mezzi pubblici di
comunicazione radiotelevisiva. Ciò è
avvenuto in due modi: in primo luogo
invitando tutte le chiese che non intendono aderire alla Federazione ma sono
interessate ai mass media a partecipare a questo solo settore. E' il caso,
per esempio, della Chiesa Avventista,
che non aderisce alla FCEl ma partecipa al Servizio Radio. In secondo
luogo, realizzando di volta in volta in
collaborazione con chiese evangeliche
non aderenti alla Federazione dei programmi che ne esprimessero il messaggio. Bisogna comunque riconoscere
che su questa strada molto resta ancora da fare.
In conclusione, credo che dobbiamo
rallegrarci del nuovo quadro istituzionale e delle migliori possibilità operative aperte dalla nuova convenzione
ma, appunto, non neH'ottica dell'* abbiamo ottenuto migliore risposta ai nostri diritti » ma « ci è stata data la
possibilità di assolvere meglio il servizio a cui siamo stati chiamati ». Da
oggi non sono più grandi i nostri diritti: è più grande la nostra responsabilità.
Renato Maiocchi