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DELLE VALLI VALDESI
Q U i D (( í c i n a 1 e
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito^ nuovo
/Anno LXXXVI - Num, 4
Una copia L* ^
1 £co: L. 7fl0 per Pinlerno [Eco e La Luce: Li IJOO per rinterno Spediz. abb. portale II Grappo I TORRE HIXL ICE
ABBONAMENTI | 1208 per l'eiterH Li per l’eslero | Cambio dMndiriaio Lire 40,— | Ammin. Clandiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Il Guardiano del fratello
Se ne è tanto parlato e scritto che
sembra non vi sia più nulla da dire al
riguardo : « Sono io il guardiano dì
mio fratello? »
Queste parole sono troppo vicine
alla origine del male come conseguenza del peccato; ed hanno perciò una
importanza fondamentale. E’ di fronte ad esse che dobbiamo collocarci con
la nostra religiosità, perchè queste parole, come altre della Bibbia, ci giudicano.
Dietro ad esse vi è una visione di
guerre, di contese, di ribellioni a volte
giustificate e di feroci rappresaglie, di
sfruttamenti inumani. Vi è una visione di egoismo, di ignominia, di dolore: vi è, in una parola, tutto il peccato del mondo e tutto il conseguente
suo travaglio.
Se ne è scritto, se ne è parlato ed
ò quindi inutile ritornarci sopra.
Sennonché sorge una domanda:
NOI, i credenti in Cristo, membri di
Comunità Cristiane, facenti parte del
popolo Valdese, del popolo Battista o
qualsiasi altro « popolo » denominazionale, che più o meno legittimamente intende appartenere alla grande « famiglia Cristiana », quindi membri di
una stessa famiglia, fratelli e sorelle
(naturalmente « in Cristo », il che ne
diminuisce molto l’importanza), membra del « Corpo di Cristo » che è la
Chiesa, ci riguardano queste parole?!
« Sono io il guardiano di mio fratello? »
Non siamo noi che le abbiamo pronunciate: è stato CAINO. Orrore! Il
fratricida! Che male gli aveva fatto
il mite Abele? Il dolce pastore di pecore che non chiedeva altro che di
pascolare in pace il suo gregge? E
non chiedeva nemmeno, forse, la
« guardia » di suo fratello, il « contadino ». Il movente del delitto; un impulso di gelosia, di invidia; un risentimento per un preteso atto di ingiustizia di Dio. Perchè l’offerta di Abele
era stata gradita, la sua, no? L’Apostolo Giovanni, nella sua prima lettera, dirà che era perchè le « opere di
Caino erano malvage », ma dal testo,
apparentemente, non risulta.
Abele era pastore : poteva vagabondare con le sue pecore, guardare il cielo di notte, godere ancora intimamente di quella provvidenza dell’Eterno
la quale, nonostante il peccato, non
era stata tolta ai primi genitori. Abele
poteva pensare a Dio con riconoscenza, perchè le sue pecore trovavano pastura nella terra prodiga.
Caino no : egli doveva portare il peso della fatica. Doveva « lavorare la
terra col sudore della fronte », doveva
portare il peso della maledizione. Non
aveva tempo di guardare il cielo e le
stelle: era troppo stanco dal lavoro
e forse guardava all’altro, al figlio di
sua madre e di suo padre, con una
punta di disprezzo. Dio doveva guardare a lui, doveva premiare lui, che
lavorava sodo, doveva manifestargli il
suo apprezzamento. Perchè Abele sì,
e lui no? Non è giusto: Dio non è
giusto!...
Queste erano le « opere malvage »
di Caino: la sua mancanza di amore
verso il fratello, verso l’Eterno. La
sua offerta non poteva essere gradita
perchè fatta senza amore, era come
« la preghiera del Fariseo » che non
trovò giustizia.
a Se dunque tu stai per offrire la tua
offerta sull’altare, e quivi ti ricordi che
il tuo fratello ha qualcosa contro di
te, lascia quivi la tua offerta dinanzi
all’altare e va prima a riconciliarti col
tuo fratello; e poi vieni ad offrire la
tua offerta ». Così ha detto Gesù. Ma
questo non ha niente a che fare con
Caino ed Abele. Già... non ha niente
a che fare! Abele non aveva nulla
contro Caino: fecero entrambi la loro offerta, così, separatamente, come
due estranei, quasi come due contendenti. « Vediamo quella che sarà gradita! » Non si sono accordati prima:
ecco l’errore, ecco il peccato. Secondo
una considerazione strettamente legalistica, tutto è a posto e rimane solo
il peccato di omicidio. Secondo la legge dell’amore (che è poi la vera legge
di Dio) il peccato è nella mancanza
di amore, nella mancanza di comunione, nell’intimo dissidio tra Caino
e Abele. L’omicidio verrà poi, come
conseguenza.* naturale, come epilogo
non necessario. Abele aveva fede in
Dio, Caino no. Abele aveva quella
fede che è necessaria « per salvare l’anima », come è detto all’Epistola agli
Ebrei alla fine del cap. 10®, cui fa seguito al cap. 11°: « Per fede Abele offerse a Dio un sacrificio più eccellente
di quello di Caino; per mezzo d’essa
gli fu resa testimonianza ch’egli era
giusto, quando Dio attestò di gradire
le sue offerte; e per mezzo di essa,
benché morto, egli parla ancora ».
CANTO SACRO
tica. Nella Chiesa dove si mangia il
« pane della comumoiiB », ma dove
non c’è comunione, toon c’è amore degli uni per gli altrujìnon c’è vera fratellanza. Si vive in ;UBa atmosfera di
gelosie e di invidie, di gretto egoismo,
ognuno chiuso nell» propria vita, nei
propri interessi, susèultando di malcelata soddisfazione per le disgrazie al
trui.
Dove non c’è ctounione non c’è
amore; e dove non sfè amore, non c’è
fede; e dove non c’i! fede, c’è Caino.
Non importa l’omiijidio; quello è un
particolare secondario. Importa la benedizione di Dio. ¿Senza fede è iinpossibile piacere a Dio ». Tantopiù
senza amore!
Abele parla ancora! Parla per bocca di Gesù. Ricordate? : « Il regno
dei cieli è simile a m padron di casa
il quale, sul far del giorno, uscì a prendere ad opra dei lavoratori... » (Matteo 20)... I lavoratori della terra (sempre quelli!) hanno protestato : « Non
è giusto che tu sia buono con quei tali che non hanno lavorato come noi! »
Cosa ne sanno loro dell’angoscia di
chi non ha potuto lavorare come loro? Ci vorrebbe fede, amore!
Ancora : « Un padre aveva due figliuoli.., (Luca 15)... a Ma quando è
venuto questo tuo figliuolo (notate bene: non mio fratello) che ha divorato
i tuoi beni con le meretrici:.. ». Che
cosa ne sa lui del vuoto della vita
lontana dalla Casa del Padre? Ci vorrebbe fede, ci vorrebbe amore! ,
Disse un giorno Gpsù: « Chi è mia
madre e chi sono i miei fratelli? Chiunque fa la volontà del Padre mio che
è nei deli, mi è fratello, sorella, madre ».
Egli sapeva dov’era il suo fratello.
Egli il Fratello di molti fratelli, ha dato la stia vita per essi... Si è dato per
essi, ha versato il suo Sangue... « Nessuno li rapirà dalle mie mani! » Ma
chi pensa ancora a queste cose? Chi
può farle? , 'vt
No, non possiamo fare come Gesù,
ma possiamo, dobbiamo agire guardando a Gesù, « duce e perfetto esempio di fede... Considerate colui che sostenne una tale opposizione dei peccatori contro di sé, onde non abbiate
a stancarvi perdendovi d’animo » (Ebrei 12: 2-3). Bensì
Un nuovo istituto
ecumenico
Su decisione del Consiglio di Facoltà della Facoltà di teologia Comenio, a Praga, è stato fondato un
istituto ecumenico annesso alla cattedra di teologia sistematica della
Facoltà stessa. Questa iniziativa risponde alle reali necessità della Facoltà in cui studiano teologi di difverse Chiese, e di cui sono noti i
molteplici legami con Facoltà di
teologia straniere e rappresentanti
della vita ecclesiastica fuori dei confini della Cecoslovacchia
E’ stato incaricato ddla direzione di questo istituto U direttore del
seminario teologico C. Huss, Bohu.slav Pospisil, che ha pure l’incarico di tenere un corso sopra problemi ecumenici. Quale suo coadiutore e rappresentante, nella direzione dell’ Istituto è stato nominato
il vrof. dott. Amedeo Molnar, la
cui fama di studioso è particolarmente nota nei nostri ambienti, per
l’interesse che egli porta alla istoria Valdese e per la gita collaborazione al Bollettino dalla Società di
Studi Valdesi, disgiungano le nostre felicitazioni. . ■
Si avvisano le Corali e le Scuole
Domenicali che quest’anno le feste
di canto, anticipate, avranno luogo
alle date seguenti:
Domenica 22 aprile: Festa di Canto delle Corali della Val Pellice nel
Tempio di Torre Pellice.
Domenica 29 aprile: Festa di Canto delle Corali della Val S. Martino
nel Tempio di Pomaretto.
Domenica 6 maggio: Feste di Canto delle Scuole Domenicali delle due
Valli nelle sedi che saranno a suo
tempo indicate.
La Comm. del Canto Sacro
EGLI PARLA ANCORA!...
« Dov’è tuo fratello? », chiese l’Eterno a Caino.
Nella Chiesa vi è Abele e vi è Caino. A chi vorremmo paragonarci? A
Caino no, certamente, nemmeno col
più severo esame introspettivo : « Io
non ho mai ucciso mio fratello, io non
sono fratricida, non ho mai fatto male a nessuno e, quando mi si è presentata l’occasione, ho fatto del bene ». Nel miglior dei casi, questo è il
ragionamento dei più.
Ma la domanda insiste: « Dov’è il
tuo fratello? »
« Ma insomma, che cosa ne so io?
10 faccio i miei affari e non metto il
naso in quelli degli altri; Non sono
11 guardiano di mio fratello! E poi,
chi è mio fratello? »
E’ la stessa domanda che fece lo
Scriba a Gesù : « Chi è il mio prossimo? »
Disgraziato chi non sa chi è il suo
prossimo e maggiormente disgraziato
chi non conosce suo fratello. « Chi non
ama suo fratello che vede, come potrà amare Dìo che non vede? », così
Tàpostolo Giovanni. A che serve allora essere « religiosi »?
No, nessuno vuole essere Caino (orrore!), ma nessuno si donianda com’è
la sua offerta davanti al Signore. Nessuno passa dalla strada che va da Gerusalemme a Gerico e, se ci passa, si
tiene al largo come il Sacerdote o il
Levita : « Son cose che non mi riguardano e dalle quali è meglio tenersi
alla larga ».
No, nessuno vuole essere Caino, (orrore!), ma quanti vivono nelle Chiese,
chiusi nel loro egoismo, indifferenti alla vita che si svolge nella cosidetta
« famiglia cristiana » o interessati solo
per amore del pettegolezzo o della cri
Febbraio 1956. lÌóIndirizzato le precedenti corrispondenze ai lettori de La
Luce, ma non vorrei far torto ai lettori dell’Eco delle Valli, ed eccomi a
loro per alcune notizie che possono
interessarli in modo particolare. Si
tratta anzitutto di trasmettere i saluti
dei numerosi Valdesi di New York e
dintorni, e di quelli di Philadelphia e
di Washington. Avrebbero voluto avermi con loro in occasione del 17
Febbraio e certamente sarebbe stata
una gran gioia per me poter celebrare
quel giorno con qualcuno dei nostri
gruppi. Invece mi troverò molto lontano, eppur vicino col pensiero, con loro e con tutti voi.
'Una spedte di riunione del 17 Febbraio Tabbiamo avuta anticipata a
Philadelphia, con la partecipazione
anche del Pastore della Chiesa Valdese di New York, il caro collega Janavel. Che piacere essere nel nostro ambiente, parlare delle cose nostre, dei
problemi delle nostre Valli e della nostra Chiesa, fra persone che conoscono luoghi e situazioni e cose e quindi
possono capire meglio la nostra ansietà, le nostre preoccupazioni, le nostre speranze! Un’ora passa presto in
simili circostanze, e quanto mi è dispiaciuto, venuto il momento di mettersi a tavola per il tradizionale pranzo, nel corso del quale si sarebbe po
UNION VAUDOISES
Cher Eco,
aurais-tu la bonté de me donner
une toute petite place? Tn m’avais
gentiment permis de te dire notre
intention de nous imir, quelques
Vaudois du Piémont habitant en
Suisse, en Société de secours pour
les Vallées et les Eglises Vaudoises
en Italie. Dès lors nous avons reçus
quelques adhésions: Mme E. MartiMourglia et Dr. Jean Balmas, Lausanne; Mr. Edouard BeUion, Montreux ; Mme Graziella Bernard-Turk,
Bellelay; Mr. Robert Leonardi, EvÜard sur Bienne; Mme Marianne
Margot, Morges; Mme Dora PicotRevel et Mrs. Emile Pasquet, Dr.
René Peyrot, Mr. Eugène Ribetto,
Genève; Ing. Jean Rodio, Zurich et
le sousigné. Tu diras que 12 c’est
peu. Et pourtant.... C’est un commencement et il faut persévérer. Si
chacun de nous, 12, l’année prochaine saura convaincre im autre Vaudois et si nous progresserons non pas
mathématiquement mais géométriquement, nous serons 24, 4;8, 96...
Cela ne viendra pas tout seul, mais
ça viendra s’il plait à Dieu. Nous
pensons moins aux Vaudois qui viennent travailler en Suisse mais rentrent après quelque temps chez eux,
mais à ceux qui restent, qui se marient en Suisse, qui pensent passer
ici leur vie mais continuent à avoir
des devoirs d’ordre moral et spirituel pour leurs Vallées et leurs E
gJises d’origine. J’aime souligner que
îe premier à doimer son adhésion a
été un Vaudois d’origine de... Catania: Mr. Robert Leonardi. Les Vaudoi.s originaires des Vallées aiment
réfléchir davantage... mais ils ont
eux aussi un coeur.
Cher Eco, j’avais demandé aux
paroisses de bien vouloir m’envoyer
des adresses. Un collègue m’a écrit
qu’il le ferait bien volontier mais ses
occupations ne lui ont pas encore
permis de le faire. Les autres paroisses il est évident qu’elles préparent
la liste des adresses et cela explique
leur silence. Pourrais-tu demander
qu’on se souvienne de nous aider?
C’est pour les Vallées que nous voudrions travailler, donc... La Table
Vaudoise nous dira à quelle oeuvre
il faut envoyer notre modeste offrande de 19.55 que nous espérons
meilleure pour le 1956. Quant aux
paroisses d’origine des 12: 1 de Catania, 1 de Rorà, 2 de La Tour, 2 de
S. Jean, 2 de Pignerol-Saint Segond,
3 de Prarustin. Je ne connais pas encore la paroisse d’origine du 12me.
Salutations bien cordiales.
Guido Rivoir, Viale Franscini 11.
Lugano, (Suisse).
P. S. — J’avais bien raison de dire
que nous augmenterions, une nouvelle adhésion arrive de Genève, Madame Mily Michel originaire de La
Tour.
Guido Rivoir
tuto continuare la conversazione, dover scappare in fretta in automobile
per altra riunione in altra parte della
città. Sempre di corsa, sempre in fretta, in altro ambiente, davanti ad altra
gente, ricreare un’atmosfera, cercar di
destare l’interesse nel poco fempo a
disposizione! Così pure a Washington,
così pure a Charleston nel sud Carolina, dove ho dovuto recarmi in areoplano per giungere a tempo a predicare la domenica in due Chiese, così pure nella nostra bella cittadina di Valdese, nella Carolina del nord dove ancora ho dovuto recarmi in areoplano
per giungere a tempo a mantenere i .
miei impegni. Accolto, come al solito
con commovente affetto e cordialità
dal Pastore Itgles e dalla Signora, dai
coniugi John Guigou che abbiamo avuto il piacere di vedere alle Valli
quest’estate, dal caro Albert ^ Garrou,
dal sempre energico e attivo G. P. Rostan, dal sig. Meitre che mi ha dato
tanta parte del suo tempo e da tanti
altri, ho portato notizie delle Valli
nella bella Chiesa di Valdese e poi,
dopo il culto, nell’ampio salone delle
attività abbiamo proiettato delle vedute a colori della nostra opèra e delle nostre Valli.
R giorno successivo ho potuto cogliere l’occasione di un po’ di tempo
libero per visitare i più anziani che
non avevano potuto venire al culto:
il fratello Henry Martinat, Antoine
Grill, le sorelle Grill, la sig.ra I^scal,
il fratello Bleynat, onde Dede (Garrón) che di solito mi accompagnava
nel giro di visite e che quest’anno è
infermo, le sig.re Bertalot-Meitre, la
sig.ra Perrou. E il giro si sarebbe esteso ancora, ma bisognava recarsi a Lenoir, dove un caro mio amico personale e amico della nostra opera aveva organizzato una cena raccogliendo
circa 2(X) uomini delle Chiese del Distretto. Una scena impressionante questa cena in cui l’elemento laico maschile delle varie Chiese era raccolto.
Dopo cena alenili canti e poi la riunione nella bella grande Chiesa Presbiteriana. Riunione indimenticabile
per lo spirito che ha regnato in mezzo
a noi. Per me è stato di nuovo come
una celebrazione anticipata del 17
febbraio, e certo tra le cose che ricorderò sempre sono le attestazioni di
stima, di apprezzamento, di viva am(segue in 3.a pag.)
2
í —
■
LTO) DELLE VALLI VALDESI
^ - r r f-r r '
Cesa^accade
a Trappeto?
Siamo graU al pastore T. Vinay, direttore di Agape, della sua lettera che
ci presenta l’opera di Danilo Dolci, a
Trappeto, con l’autorità che gli viene dalla sua esperienza di testimone
oculare e di collaboratore : egli ha fotografato l’opera con amore; siamo
certi che i nostri lettori si sentiranno
più vicini a Danilo Dolci, e più impegnati in quest’opera di solidarietà
cristiana. *
Per quanto questo doloroso capitolo di storia della civiltà dei nostri tempi sia noto ormai a tutti i nostri lettori, riteniamo opportuno di precisare
alcuni punti a guisa di introduzione
alla lettera del pastore T. Vinay.
Partinico, Trappeto e Balestrate costituiscono il cosidetto triangolo della
fame in Sicilia. La situazione è, però,
localmente diversa; a Partinico domina il problema della riforma agraria: ci sono le braccia, manca la terra; a Trappeto e Balestrate è invece
una popolazione di pescatori, che chiede soltanto una cosa: che venga fatta
rispettare la legge, che venga colpita
la pesca di frode che li affama. Sembra una cosa semplice: far rispettare
la legge! Purtroppo chi la viola, sistematicajuente e... scientificamente, sono alcuni signorotti locali, contro cui
sono impotenti le forze dell’ordine. I
ricorsi seguono i ricorsi e si ammucchiano su qualche tavolo di qualche
uflicio, non si sa ben dove. Autorévoli personalità dèi mondo politico si
sono mosse; il sindaco di Firenze, La
Pira, è intervenuto, ottenendo promesse dal ministro degli Interni. Il risultato? Danilo Dolci continua ad annotare, nel suo diario, inesorabilmente
ed amaramente, l’ora ed il giorno in
cui i motopescherecci, beffardamente,
si presentano al largo di Trappeto e
continuano con le loro reti a rastrellare il fondo, asportando non soltanto
il pesce, ma distruggendo la possibilità di un ulteriore sviluppo della pesca.
5 Perchè così stanno le cose. La Legge, con elle maiuscola, condanna « la
pesca con battelli a propulsione meccanica. esercitata con reti a strascico »
a distanza minore di tre miglia dalle
coste. Queste reti irffatti sconvolgono
il fondo del mare, ed essendo fornite
di appositi denti rastrellano non soltanto i pesci, ma le uova e la « neonata v. 1 tecnici sanno calcolare l’entità
di questo, danno; quando una rete a
strascico ha raccolto un kg. di neonata, ciò significa che sono stati distrutti da 2500 a 3000 pesci.
Danilo Dolci annota, nel suo diario, che in soli due mesi, sulla costa
di Trappeto, sono stati pescati 200
quintali di neonata, cioè sono stati distrutte quattordici mila tonnellate di
pesce! . _ .
Orbene, questa sistematica opera di
distruzione continua. É U 10 settembre Danilo Dolci scrive al Commissariato di Polizia di Partinico : « Chiediamo che intervenga il vostro comando di P. S. per allontanare i fuori legge: in modo che si possa vivere tutti,
loro e noi. Ripudiamo 'spargimenti di
sangue e violenze, ma non possiamo
lasciare indifese le nostre famiglie: vi
preghiamo di aiutarci presto e bene ».
« Pericoloso agitatore politico » è
stato definito Danilo Dolci: invoca il
rispetto della legge!
Delle condizioni igieniche di Trappeto, abbiamo già parlato per il passato; esse non sono migliorate; il più
vicino ospedale è a-43 Km.!
In questa miseria, Danilo Dolci,
scrittore e giornalista cattolico, è intervenuto per iniziare un’opera personale, aiutato da amici di buona volontà (due Agapini lo hanno raggiunto recentemente); l’autorità locale, democristiana, lo ha lasciato fare; tutti,
senza distinzione di partito, lo hanno
lasciato fare, ed egli si è trovato praticamente solo, con la miseria di una
gente che non ha più fiducia in niente
ed in nessuno. E che Danilo Dolci
sia riuscito a ridar fiducia a questa
gente, costituisce da solo un risultato
di valore inestimabile. Per reagire a
questa sfiducia, per riaffermare Tinestimabile valore del diritto al lavoro,
Danilo Dolci ha organizzato le due
manifestazioni del 30 gennaio; digiuno sulla spiaggia di Trappeto; e del
2 febbraio; lavoro simbolico a Partinico.
il
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DANILO DOLCI
ó In careare
Una via di^Partiaico
foto T. Vinay
La polizia ha chiamato Danilo Dolci ’’noto agitatore”. Evidentemente
ogni parola può avere accanto al suo
significato etimologico, quello invalso nell’uso comune. E nell’adoperare
un vocabolo è necessario tenerne conto. Danilo può esser considerato uno
che agita, che tiene desto un problema così scottante come quello della
miseria del Mezzogiorno, ma mai come un agitatore nel senso oggi comune della parola, cioè colui che per favorire la politica di un partito vuol
suscitare disordini. In questo senso la
accusa è assolutamente ingiusta.
L’opera di Danilo è opera di amore e di pace. La sua causa è quella degli affamati e degli abbandonati e con
essi ha condiviso la sua vita, pagando, sempre di persona, fino ad incarnare in se stesso i problemi di tutti
questi, là nel famoso triangolo della
fame: Partinico - Trappeto - Balestrate. A Danilo son legato da grande affetto ed amicizia, ne conosco il temperamento francescano ed il rispetto
che, nel nome di Dio Padre, ha per la
persona umana, per gli uomini tutti
che egli considera, non a parole, ma
nei fatti e nei contatti ’’figliuoli di
Dio”. Posso parlarne perciò con franchezza, tanto più che son appena di
ritorno da Partinico e da Trappeto,
dove son stato con lui, prima del suo
arresto.
Danilo stava preparando il digiuno
di mille uomini di Partinico, Trappe
EVANGELISMO TOSCANO
La Voce delle Chiese Valdesi della*
Toscana ci dà, in occasione del XVII
febbraio, un quadro interessante della
attività di quelle Chiese.
Da Firenze una buona notizia.
Come è noto, a Firenze svolgono la
loro attività due Chiese : in Via Manzoni e Via Serragli. Da molto tempo
si sentiva la necessità di trovare un
locale di culto che rispondesse meglio
alle esigenze deU’attività evangelistiche delle due comunità e potesse offrire la premessa ad Una fusione delle
due comunità. Siamo lieti di sapere
che il primo problema si può considerare finalmente risolto, e che il secondo è bene avviato. Ne siamo tanto più
lieti, in quanto questa conclusione si
può considerare anche un frutto dello
spirito ecumenico.
Riferisce « La Voce » : « Già da
tempo erano iniziate le trattative fra
le Chiese anglicana e valdese per l’uso del tempio che si trova a pochi
passi dalla Piazza dì San Marco. Si
tratta della Chiesa nota come Holy
Trinity Church, costruita alla fine dello scorso secolo dalla colonia anglicana di Firenze, già molto fiorente e nota per la sua operò di assistenza sociale e religiosa... E’con spirito veramente ecumenico e fraterno che la
Assemblea della Chiesa Anglicana di
Firenze ci ha concesso l’uso del suo
tempio che potrà accogliere le nostre
due comunità, che da tanti decenni
aspiravano ad un locale di culto centrale, che le potesse riunire. E con
spirito altrettanto fraterno e con va
ste vedute le trattative si sono svolte
fra la Tavola Valdese, rappresentata
daT Moderatore pastore Achille Deodato e dal pastore Alberto Ricca e il
Comitato della Chiesa Anglicana di
Holy Trinity Church, rappresentato
dal rev. Federim Bailey, arcidiacono
di Malta, e dqll’avv. William F. Copinger. / due Consigli di Chiesa di Via
Manzoni e Via Serragli hanno avuto
modo e tempo di esprimere il loro parere e di portare varie modifiche ai
primi progetti di accordo, sì da presentare il testo completo della concessione alle due assemblee ».
E le due assemblee, consultate, hanno espresso alla quasi unanimità la
loro approvazione ed U loro impegno
in vista di un potenziamento dell’attività evangelistica.
n primo culto, avrà luogo il 26 febbraio nella nuova Chiesa di Via Lamarmora; i cultf saranno poi presieduti alternativamente dai due pastori;
i locali di Via Manzoni, oltre che allo
scopo cultuale, saranno addetti al lavoro della Gioventù Valdese, e delle
varie attività ecclesiastiche.
Da Pisa, Lucca e diaspora notizie
interessanti sulla « campagna » per il
ritorno alla Bibbia. La Voce ci narra
di « un padre barnabita; in una delle
prediche della SÌsttimana di Preghiera
per l’Unità della Chiesa, nella Chiesa
di S. Michele iri Borgo, a Pisa, (egli)
diceva la sua poca fiducia nella utilità e nella bontà della lettura e della
meditazione della Sacra Bibbia, ed
esortava invece tutti i fedeli, con for
za, a conoscere meglio i dogmi della
Chiesa Romana ’’perchè la casa brucia” »...
* * *
Da Livorno si segnala un’intensificata azione evangelistica; due fratelli,
provenienti uno dalla Chiesa Romana, l’altro battezzato col rito grecoortodosso, sono stati ammessi nella
nostra Chiesa; « alcuni nuovi elementi si sono avvicinati alla Chiesa; da
oltre tre mesi seguono regolarmente i
nostri culti e le nostre adunanze; alcuni han chiesto di seguire il corso di
catechismo. Chiamati da Dio, rispondono alla Sua chiamata con zelo ed
amore ».
Storielle missionarie
Passando davanti a colui che teneva !a borsa della colletta, un parrocchiano disse a bassa voce:
<f Io non dò mai nulla per le missioni ».
« Allora prendete qualche cosa
nella borsa, signore •— mormorò il
collettore — questo danaro è per i
pagani ».
Il missionario sta conversando con
i suoi catecumeni; parla della riconoscenza, in sè, come dovere, e del
modo di manifestarla. Aggiunge:
Bisogna osservare anche le forme,
perchè spesso se manca la forma, si
può pensare che manca la sostanza;
e in Europa si chiamano pagani, coloro che non sanno dire grazie.
RECENTISSIME PUBBLICAZIONI
ERMAIVIIVO ROSTA]«
La Santa Cena
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T ^autore, già ben conosciuto da quanti
^ hanno letto e apprezzato il volume
“La Tua Parola 'e verità,, offre qui una
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RORERTO COISSOIV
Il popolo del linme
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il racconto della fondazione e dello
^ sviluppo della missione nello Zambesi, dove vari missionari italiani hanno
consacrato la loro vita per l’avanzamento
del Regno di Dio fra i neri
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to e Balestrate. Questi uomini avrebbero dovuto riunirsi sulla spiaggia di
S. Cataldo, vicino a Trappeto, e col
loro digiuno di 24 ore attirare l’attenzione del governo e dell’Italia tutta
sul digiuno forzato e di ben più che 24
ore al quale le loro miserabili condizioni di vita li obbligano. Quei di Partinico reclamavano lavoro, diritto e
dovere al quale la Costituzione richiama ogni cittadino; quei di Trappeto
e di Balestrate, in gran parte pescatori, semplicemente l’applicazione della
legge contro la pesca di frodo che li
affama. Difatti, motopescherecci sovvenzionati da signorotti devastano il
mare con pesca a strascico e con esplosivi portando via il pesce e distruggendo il rimanente a tal punto che i
pescatori delle due borgate non riescono più a prendere nulla. Ed ogni
reclamo è stato vano da ormai lunghi
anni.
Non era uno sciopero per aumento
di stipendio, nè per orario ridotto, o
tanto meno una agitazione politica.
Fra i digiunatori tutti i partiti erano
rappresentati; a Trappeto, per esempio, la maggioranza è democristiana.
Era un digiuno per richiedere il rispetto della legge. Digiuno silenzioso, senza concioni, senza sfilate, senza cartelli. Ogni partecipante si era preventivamente impegnato a non portare
neppur un temperino e a lasciarsi
semmai percuotere piuttosto di reagire contro la polizia. Manifestazione di
vero valore sociale che in umiltà questi uomini, abituati al soffrire, volevano fare perchè la legge fosse applicata e rispettata, richiamo alla nazione,
in forma civile, non violenta nè a secondi fini di parte.
La polizia non ha saputo comprendere questo ed ha messo in gioco ogni
opposizione, fino ad impedire ai lavoratori di andare nella spiaggia pubblica, ove la riunione era indetta, ed
a intimidirli con minaccie. Ma il digiuno, seppur frazionato in tre posti,
anziché messo in atto in uno solo, ha
avuto ugual nenie luogo.
Questo, lunedì 30 gennaio. Per giovedì 2 febbraio era stato invece indetto uno sciopero alla rovescia, in cui
gli uomini di Partinico avrebbero dovuto lavorare volontariamente per il
pubblico bene. Questo stava a significare che il lavoro è una necessità umana e che piuttosto di stare inoperosi
è meglio anche lavorare non retribuiti. Anche tutto ciò aveva un profondo
valore morale e sociale che la nazione doveva cogliere, ma si vede rosso
anche dove rosso non c’è, e si è voluto vedere in questo fatto il ricatto per
un salario, un abuso, una manifestazione di partito. Tutto ciò non è vero, ve lo scriviamo affinchè lo sappiate. La polizia è venuta in forze, ha
disperso ed arrestato. Danilo è stato
imprigionato nelle carceri di Palermo.
Sapete ormai come tutto ciò ha sollevato l’indignazione della opinione
pubblica in tutta Italia e come i migliori uomini del nostro paese si siano mossi in difesa di Danilo. Forse è
vero quel che un giornalista scriveva:
”se libero è stato seguito in Sicilia, in
prigione Danilo sarà seguito da tutta
l’Italia”. Se vi scrivo questo non è che
per mettere in luce la bontà e l’onestà
dell’opera di Danilo e per assicurarvi
che tutto è stato preparato e fatto da
lui con amore, con apertura verso tutti, con insegnamento di vita sociale,
civile, e non come rivolta o azione di
parte.
Ora Danilo è in carcere. Siamo in
attesa che il suo apostolato sia riconosciuto e lo si liberi come da ogni
parte si aspetta. Dio sia con lui e con
gli altri incarcerati per ”i rriinimi dei
nostri fratelli”, e benedica anche Vincenzi na sua moglie ed i 14 figli, veri
o adottivi, che vivono in casa di Danilo.
Terminando possiamo dire che se
quanto egli ha sofferto e soffre dovrà
mutare la situazione dei diseredati del
Mezzogiorno, Danilo Dolci ne sarà
felice, e rwi lo saremo con lui, e molto.
Tullio Vinay.
« Egli non triterà la canna rotta
e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfar
la giustizia ».
(Matteo XII: 20)
3
L*ECX) DELLE VALLI VALDESI
— s
Religiosità moderna
Peccati veniali?
Gioia, la nota rivista delle famiglie pie (o quasi) della nostra diletta Italia, ha una rubrica interessante, Semi di verità, dalle colonne della quale un anonimo esperto reca
regolarmente il suo contributo alla
comune edificazione. In uno degli
ultimi numeri il signor * ha risposto
ad alcuni quesiti che possono turbare la mente delle sue lettrici: « Sono arrivata in tempo » (alla Messa)?
oppure: « Debbo ascoltare un’altra
Messa, oppure, basta che assista a
quella parte che ho perduto? »
Domande di una .certa importanza, come si vede, per le amabili lettrici di Gioia, che, per avventuri
immerse nella contemplazione dei
¡¡■odelli di tailleur descritti dalla
suddetta rivista o nello studio della
preparazione di uno dei gustosi manicaretti proposti alla loro culinaie
attenzione dalla rivista stessa, siano
per arrivare in ritardo alla Messa.
Infatti questi dubbi si riconducono tutti ad un quesito molto più graie : « Le parti della Messa sono tutte uguali oppure ve ne sono alcune
essenziali, alle quali si deve necessali a mente essere presenti? »
1! signor * risponde appunto a
cìiiesto quesito, con sicurezza di dottrina e rigor di logica, che non sono
prive di interesse. Egli, per cominciare, osserva che nella Messa si
(I possono distinguere tre tempi prin<■'pali: Vantimessa, la Messa dei ca¡ennneni, e, finalmente, la Messa
(lei fedeli ». Queste tre parti sono
tutte importanti, anche se l’ultima
ha un significato speciale, costituendo essa la et Messa vera e propria,
(¡uella che è chiamata il sacrificio
della nuova legge, nel quale vittima
(• lo stesso Gesù Cristo ». In questa
ultima parte della Messa si distinguono, com’è noto, tre momenti:
et roffertorio nel quale vengono presentati a Dio Padre il pane e il vino
che diventeranno corpo c sangue di
Gesù, la consacrazione che opera
questo mutamento di sostanza, e la
comunione, -che rappresenta appunto la consumazione della vittima ».
Questi tre momenti del terzo temilo della messa sono « strettamente
connessi e necessari ». Avviso quindi ai ritardatari: bisogna arrivare
almeno per la terza parte e non partire prima della fine.
Ciò non vuol dire che si possa impunemente saltare di piè pari le due
prime parti, perchè i moralisti ritengono che, facendo ciò « probabilmente il ritardatario commette ugualmente peccato, anche se veniale ».
... Probabilmente!
... Veniale!
Però tutto non è ancora finito, perchè, veniale o mortale, il peccato è
più forte delle sanzioni canoniche,
ed allora bisogna pur venire in aiuto a questa debole natura umana, a
questa amabile lettrice che è giunta
in ritardo e non vuol, pardon, non
può assistere a tutta im’altra Messa.
Il nostro signor * avverte: « Se per
caso si giunge in chiesa che la Messa è già alla consacrazione, non è
strettamente necessario presenziare
a un’altra Messa intera, basta fermarsi nella successiva, fino al punto che non si era ascoltata in préceden-M », tranne per quanto si riferisce a consacrazione e comunione che
(t devono appartenere alla stessa
Messa ». Bisogna onestamente riconoscere che la Chiesa Romana è paziente e generosa; infatti, avverte
ancora il signor *: « si è presenti
(alla Messa) anche quando a causa
dell’eccessiva ressa non si riesce a
entrare in chiesa, purché ci si consideri parte integrante della folla dei
fedeli ».
Naturalmente un po’ di severità ci
vuole, anche nella religiosità moderna ed il nostro autore avverte gravemente: « Non sodd'sfa al precetto (festivo) chi sia ubriaco, delirante o dorma così profondamente da
non accorgersi delle varie fasi del
acrificio ».
Gesù e i granchi
Nella stessa sullodata rivista, in
uno degli ultimi numeri, lo stesso
sullodato signor * continua a spargere generosamente il seme della verità. Questa volta egli ci introduce
nella contemplazione di « uno dei
pilastri della dottrina cristiana che
considera la mortificazione come un
.mezzo necessario per la perfezione e
lo, santificazione ». Alla base di questa dottrina stanno, secondo il signor * le note parole di Gesù: « Se
qualcuno vuol venir dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua ».
Rinunzia, croce, giogo...! qualcosa di tremendamente serio ed impegnativo, nella chiarezza delle paro;e; chiarezza cha è inequivoca jiie:
la croce sul Calvario parla un linguaggio così eloquente, da costituire
la vera bussola per l’umanità disolientata.
E,arò il nostro autorevole signor *
ritiene opnortune alcune precisazioni, in quanto, se « la Chiesa consiglia di far penitenza secondo la propria forma di vita » essa « in p’ù
impone ai cristiani l’obbligo dell’astinenza cioè non mangiare la carne ».
tiiso.gna cioè « sapersi orientare »,
perchè ci sono dei giorni « di magro »; quali sono? e quale carne è
proibita? Bisogna ricordare che il
venerdì è giorno di astinenza e che
chi « lo trasgredisce volontariamen
te commette peccato mortale ». Naturalmente la Chiesa non vuole la
morte del peccatore e distingue:
« perchè d sia peccato grave, è necessario che si mangi una porzione
normale di carne, Mentre la colpa
sarà veniale se si beve una tazza di
brodo o si consuma una minestra
condita al sugo ». Considerazioni alquanto culinarie, nm illuminate dalla postilla : « Non fiisogna dimenticare qual’è lo spirito che illumina
la legge dell’astinenza: spirito cioè
di mortificazione e di rinunzia, che
non può avere com^ unità di misura
la bilancia ».
Fuori concorso la bilancia, biso
gna ricorrere alla scienza.
« Per sapersi orientare bene, occorre sapere che sono proibiti non
soltanto la carne (sgnsue, grasso, fegato, midollo, cervèllo, intestini),
ma anche il brodo ^ i succhi che se
ne ricavano ». In b^se ad una distinzione tra animali a, sangue caldo, e
animale a sangue frieddo, « non sono
compresi nella prò^izione i pesci,
i molluschi, i gamberi, i granchi, le
testuggini, le rane te le ostriche. Nè
sono proibiti le nata, il latte con i
suoi derivati, e i condimenti, come
il lardo fuso, cheì provengorw dal
grasso dell’animale^i
Dulcis in fundo I a Può capitare
anche che la madré di famiglia dimentichi che sia vqnerdi e che prepari a pranzo dellcLcarne. Anche in
questo caso i familipri possono mangiarla » ; sono tut^ « gente scusata »; i granchi li jàrenderanno una
altra volta. 1
L. A. Vaimal
La religione ^—
del popolo italiano
Corrisfionde nxa
dagli Stati Uniti
(continua dalla l.a pag.)
mirazione che da tutte le parti mi pervengono a riguardo Wei nostri fratelli
di Valdese che hanno saputo con la
loro perseveranza e 'con la loro fedeltà acquistarsi tanto posto nella considerazione della gente di questo grande Paese. La Chiesa di Valdese, divenuta in poco tempo prospera e fiorente, continua a progredire. Un nuovo
ampio edificio è stato aggiunto al precedente, un edificio; con ampie aule
per asilo infantile, per classi di scuole
domenicali, per sale'di ritinioni, per
uffici ecc. e non sembra lontano il giorno nel quale l’attuale edificio per il
culto, la bella tradizionale Chiesa Valdese, lascierà il posto ad un edificio
più ampio e moderno.’
Una sola nota triste: le belle figure
dei pionieri stanno scomparendo piano piano. Lasciano il posto alle nuove generazioni. Voglia il Signore che
queste nuove generazioni non dimentichino la roccia dalla quale sono state tratte.
A. Deodato.
Grati al Moderatore per il suo messaggio, i lettori dell’Eco contraccambiano i saluti e invocano su di Lui le
celesti benedizioni ifi questa sua missione (Red.). ’
Sotto questo titolo Igino Giordani
ha consacrato, nel numero di dicembre di Fides (Rivista mensile della
pontificia opera per la preservazione
della Fede), uno studio, approfondito
ed obiettivo, all’esaipe di ùìi problema fondamentale che non può non
interessare quanti hanno a cuore la
testimonianza cristiana, oggi, nella nostra patria.
« Il problema si può porre così :
Come salvare a Cristo la comunità
italiana d’oggi? Essa corre pericolo di
perdersi: e in più settori si perde » ;
così scrive Giordani, che individua in
7 le deficienze cui bisogna provvedere, previa analisi delle cause.
Prima di seguire il nostro articolista nell’esame di queste deficienze che,
avendo per la maggior parte, un interesse prevalentemente di affari interni della Chiesa Romana, non presentano per noi che un interesse di sintomo di una situazione di fatto (come
tale però sempre interessante), desideriamo onestamente prender atto della serietà con cui I. Giordani analizza
le cause di queste deficienze. Abbiamo usato un plurale: le cause: in
realtà, osserva l’articolista : « le cause
che han provocato queste deficienze
son varie e molteplici; ma una, in
fondo, generale c’è. Questa: che la religione di troppi s’era legata a istituti,
a partiti, a costumi passati: (per es.
alla monarchià, con un fanatismo tentacolare, ai ricchi, alle ideologie). S’era fermata; e, di fronte ai fatti nuovi,
aveva esitato a muoversi, a liberarsi.
Nell’esitazione, c’è stata un’irruzione
di fattori estranei o avversari ».
I. Giordani non si limita a questa
enunciazione generica, ma approfondisce l’indagine con risultati che possono essere non inutilmente meditati anche dagli acattolici. Infatti, è vero che
« per l’Italia, in modo particolare, si
tratta di risvegliare custodire e sviluppare una fede la quale, magari allo stato latente, ancora giace in fondo
alla coscienza dei più. Anche i comunisti, di solito, da lìoi, vogliono i "figli
battezzati, le nozze benedette, i funerali con la croce ». Ma è altrettanto
vero che « la pratica religiosa è prevalentemente di donne » (E se Sparta
piange. Messene non ride ’in questo
campo!) « E tra i lavoratori pochissimi vanno alla Messa domenicale. I ragazzi, una volta messi al lavoro, fanno spesso come i grandi: non vanno
più in chiesa. Si limitano a recarvisi
a Natale, Pasqua, l’Immacolata, San
Giuseppe e qualche solennità locale ».
(Solennità a parte, lo stesso rilievo potrebbe valere anche per altri!)
* * *
E veniamo così a toccare il fondo
del problema : « La scristianizzazione
è stata favorita daH’incultura del popolo, a cui, in troppi centri, specie nei
campi, la fede era stata lasciata vivere come esteriorità, feste, riti, devozioni, sentimentalità corale e lacrimogena, senza un’adeguata interiorità e
una intellettuale formazione. La fede
era per troppi un costume... Questa
incultura scende al popolo dalle stesse classi colte, nei cui ranghi la conoscenza delle cose religiose è vaga e
scarsa ».
Così impostato il problema, corag
giosamente ed onestamente, I. Giorda
ni passa ad esaminare le singole de
ficienze nel campo della moralità, del
l’apostolato, della cultura, delle vo
cazioni, soffermandosi sulla propa
ganda protestante « fatta in prevalen
za da sètte moderne, magari straniere.
Chiesa di Cristo, Testimoni di Geova,
Avventisti, Pentecostali » e sul comunismo e materialismo.
E se in queste analisi non mancano
acute osservazioni e coraggiose constatazioni, non si può non rimanere
perplessi per una certa contraddittorietà nell’esposizione.
Così ci riesce diffìcile di comprendere come dopo aver apertamente denunziato « l’incultura del popolo o
cui... la fede era stata lasciata vivere
come esteriorità, feste, riti, devozioni,
sentimentalità corale e lacrimogena,
senza una adeguata interiorità e una
intellettuale formazione », il nostro
autore scriva candidamente: ^Quest’anno la traslazione d’una statua della Vergine, donata dai tranvieri romani ai lavoratori di Trieste, è stato un
trionfo in ogni stazione, tra folle sterminate di operai, lungo mezza Penisola ».
* * *
Così, sul piano politico-religioso, il
ragionamento di I. Giordani non sembra del tutto persuasivo. Egli, iiffatti,
dopo aver esaltato la vittoria che ha
permesso ài cattolici di costituire oggi
il partito più forte d’Italia, che governa da dieci anni, si rallegra che esso
abbia dato il presidènte della Repubblica «sì che quel Quirinale, che si
era levato per 60 anni come l’Antivaticano o il rivide del Vaticano, oggi
attesta la solidarietà, la conciliazione
e la devozione pubblica verso la Chiesa in persona di un cattolico professante... E se dei non cattolici han posti di responsabilità, si astengono o
sono impediti dal fare atti ostili alla
religione e professano di solito ossequio alla Chiesa ».
Nulla da obbiettare; nessuno più di
noi è in grado di valutare quanto sia
totalitaria questa vittoria, e sempre
più completa lo diventi.
Quello che ci riesce diffìcile a comprendere, dopo questo inno trionfale
(segue in 4.a pag.)
breve sommario di storia valdese
Quando Emanuele Filiberto fu reintegrato nei suoi domini (1559), si trovò a dover fronteggiare, tra le altre
quistioni, anche quella dell unità religiosa: il Piemonte era pieno di eretici nei piccoli e nei grandi centri,
tre le Valli presentavano ormai l’aspetto di un nucleo eterodosso ben
chiaramente delimitato. Bisogna riconoscere che l’intenzione primitiva del
Duca fu di ricorrere alla conversione
e alle mezze misure più che alla violenza: ma da un lato la pertinacia dei
Riformati nell’attaccamento alle loro
dottrine e dall’altra le pressioni continue del clero e specialmente dei Gesuiti, lo indussero ad usare metodi di
forza.
Da Nizza il 15 febbraio 1560, Emanuele Filiberto emanava un editto
restrittivo delle libertà di coscienza e
di culto, inibendo a qualsiasi suddito
di andare nelle Valli di Lusema o altrove ad ascoltare le prediche dei Riformati, sotto pena di cento scudi d oro per la prima volta e della galera
perpetua per la seconda: e a far rispettare ed eseguire l’ordine nominava
una commissione, di cui facevano parte Filippo di Racconigi, Giorgio Costa della Trinità, l’inquisitore generale Tomaso Giacomelli e il senatore
Curbis. Essi si misero subito all’opera, visitando i centri della pianura piemontese ove vi fossero nuclei eretici.
Il Conte della Trinità (1560-61)
come Carignano e Vigone ; roghi, confische, arresti e la fuga verso Ginevra
di intere famiglie furono i risultati
della missione. Da Susa, ove furono
distrutte le comunità di Meana e Mattie, i commissari ducali passarono a
Pinerolo. Era la volta dei Valdesi delle Valli.
In Val Penice, Carlo di Luserna li
proteggeva e li difendeva contro le intenzioni peggiori, ostacolato però in
questo dal suo fanatico consanguineo
Guglielmo di Lusema; in Val S. Martino, i signori Trucchietti erano decisamente avversi ai Valdesi e aspettavano soltanto l’occasione per dimostrare il loro zelo.
Passarono così alcuni mesi del 1560,
nei quali i Valdesi fecero ricorso a
lettere, apologie e delegazioni, mentre per parte loro i commissari tentavano la conversione dei Valdesi con
le minacce, con le discussioni religiose, con le prediche.
La spedizione armata contro le Valli fu decisa a Possano il 10 ottobre
di quell’anno ed affidata al conte Giorgio Costa della Trinità, personaggio
di non grande importanza. D 31 ot
tobre, con pubbliche grida, fu bandito
lo sterminio alla comunità di Angrogna: il conte si era accampato col
suo esercito a Torre, dove aveva fatto
riedificare il diruto castello signorile
per rimetterlo in condizione di ospitare una guarnigione.
Ebbe così inizio la prima organizzata ed armata repressione in grande
stile dell’eresia valdese, che fu purtroppo di cattivo esempio a quelle successive e che le particolari circostanze
del Piemonte non permisero si trasformasse in un inizio di guerra religiosa, quali quelle che in quel tempo
insanguinavano la Francia.
Il Conte della Trinità chiedeva la
cacciata dei ministri stranieri, la consegna , delle armi e 20 mila scudi di
indennità: i Valdesi inviarono allora
alla Corte, a Vercelli, 34 deputati per
trattare, ma essi furono costretti all’abiura nella Chiesa di S. Eusebio. Tutto questo avveniva in novembre, frammezzo ad alcune locali scaramucce.
Quando però i deputati valdesi tornarono da Vercelli, i Valdesi si sdegnarono, e forti anche della speranza
di aiuti da parte degli Ugonotti francesi, che proprio in quel tempo erano
protetti da Caterina dei Mèdici, passarono l’inverno ad organizzarsi e a
preparare le armi per contrastare con
la forza le truppe del loro sovrano.
Era la prima volta che i Valdesi in
massa diventavano ribelli in nome della loro libertà di culto : ed anche questo costituì un precedente importantissimo nella successiva storia Valdese.
Alleatisi con i fratelli d’oltr’alpe e
di Pragelato con un solenne patto di
alleanza il 21 gennaio 1561 al Peui di
Bobbio, costituita la compagnia volante con l’assistenza di un pastore,
costruite qua e là delle barricate e dei
ridotti, i Valdesi erano pronti a combattere : e quella fu effettivamente, da
un punto di vista militare, la migliore
e la più riuscita delle guerre Valdesi.
L’obbiettivo del Conte della Trinità
era la conquista di Pradeltorno, roccaforte delle Valli; aveva pertanto rinforzato il suo esercito, e l’assalto fu
condotto da tre lati il 14 febbraio
1561; i difensori respinsero sui tre
fronti successivamente gli invasori e
quella sera fuochi di gioia annunciarono sui monti la vittoria degli eretici. I mesi di febbraio e di marzo passarono in continue azioni di guerra.
a Villar, Torre, Angrogna, in Val San
Martino, e ovunque il Conte della Trinità ebbe a ritirarsi sconfitto. Egli subiva la tattica nemica della guerriglia
e non riusciva a venire a capo di nulla.
L’insuccesso del suo esercito, le forti spese di guerra e soprattutto le preghiere della moglie. Margherita di Valois, amica degli Ugonotti e dei Vaidesi, indussero il Duca ad iniziare le
trattative di pace. « Ad istanza di Madama, scriveva egli al Conte della Trinità, mi contenterò di non far guastare e distruggere quel paese ». La pace
fu firmata a Cavour il 5 giugno 1561,
dal Conte di Racconigi a nome del
Duca, e dai Valdesi Francesco Valle,
pastore di Villar, Claudio Bergio, pastore del Tagliaretto, Giorgio Monastier, sindaco di Angrogna, e Michele
Reymondet, capitano di Torre. In essa si stabilivano i limiti geografici dell’abitazione e dell’esercizio di culto dei
Valdesi, e veniva sancito soleimemente il riconoscimento dell’esistenza delle Chiese Valdesi nello Stato Sabaudo.
Non per nulla il trattato di Cavom fu
considerato la « magna charta » del
diritto Valdese, e la sua importanza
fu enorme in ogni tempo, come lo è
ancora oggi nella definizione della figura giuridica della Chiesa Valdese.
Augusto Armand Hugon
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
I
La religione del
popolo italiano
{continua dalla 3.a pag.)
in onore deirinserimento attivo dei
cattòlici nella vita politica italiana, è
il fatto che I. Giordani presenti improvvisamente questo inserimento aggressivo e totalitario come una necessità imposta dalle esigenze della
difesa Contro il comunismo. « Poiché
il comunismo ha mosso l’attacco alla
Chiesa sul terreno politico e sindacale, la Chiesa è stata costretta a difendersi sullo stesso terreno, per mezzo
dei cattolici militanti, organizzati in
partito autonomo {D. C.), e dei sindacati pur essi autonomi {C.I.S.L., oltre
che A.C.L.l.') ».
Ma forse è la solita storia: è nato
prima l’uovo o la gallina?!
Contraddittorietà che si fa più sensibile quando l’articolista deve affrontare il problema del rapporto religione-politica. Perchè, purtroppo, gli scandali accadono anche in un’Italia governata da un partito cattolico. Così,
dopo l’inno trionfale cui già abbiamo
accennato, I. Giordani scrive : « Oggi,
per eliminare inframmettenze e confusioni tra religione e politica, confusioni anche apparenti che potrebbero
turbare i semplici, oggi l’azione si va
sempre più precisando in una distinzione di compiti: ai sacerdoti i compiti più tipicamente religiosi, formativi, morali; ai laici quelli più espressamente sindacali, sociali e politici.
Questa distinzione di compiti è gratissima al popolo che non ama la parrocchia trasformata in sede elettorale
e il prete in agitatore politico ».
Sennonché come si devono conciliare queste sacrosante precisazioni con il
grave ammonimento alla Democrazia
Cristiana : « Il maggior pericolo per
la D. C. non sta nel comunismo o nel
socialismo o in altri movimenti politici: sta nella tentazione di laicizzarsi
nello spirito e nel programma: e cioè
nell’inaridirsi »?
Si tratta, comunque, come già abbiamo osservato di uno studio, non
privo di interesse anche per alami dati che esso rivela.
Nel quadro della « ripresa » già in
atto, secondo l’articolista, dell’azione
fra le masse operaie, apprendiamo che
rOnarmo ha una funzione di primo
piano: « L’Onarmo prepara in un
particolare seminario, a Bologna, i
cappellani del lavoro, e già ne cura e
distribuisce oltre 500. Essi non sono
preti operai: sono preti fra gli operai.
E la loro preparazione si fa di giorno
in giorno più vasta e più feconda...
L’intervento del sacerdote nelle fabbriche, in questo dopoguerra, è riuscito a menare ai sacramenti, dal 50
all’SO per cento degli operai, nei centri rossi: in qualche fabbrica il cento
per cento ».
Se questo totalitario inquadramento
non è l’adeguamento conformistico di
un «costume» che fu, per il passato,
molto diffuso nella nostra patria, per
cui la massa è pronta a seguire il più
forte, ma è invece la manifestazione
volontaria di liberi individui, che,
senza passioni o timore di licenziamenti, hanno sentito rifiorire « verità
svanite, sentimenti soffocati, principi
dimenticati o combattuti o buttati
via », non ci resta che rallegrarci che
Don Camillo sia stato emeritato.
Spectator.
RECENSIONI
Anime nella tempesta - Giacomo
Spana - (Reparto Pubblicazioni dell’Opera Evangelica Battista d’Italia), (Piazza in Lucina, 35 - Roma) - 175 pagine (Copertina del prof. Paolo Paschetto) - L. 600.
Romanzo educativo: cosi definisce l’opera, la premessa dell’autore. E dei romanzi educativi, caratteristici deila nostra letteratura evangelica esso ha i pregi ed i difetti. I difetti sono connessi con questo fine « educativo » più o meno
scoperto, e che si traducono in una
esposizione moraleggiante, in cui il
bene trionfa sempre sul male, la
preghiera è sempre esaudita, le conversioni sono un naturale frutto della testimonianza del credente. Si ha
l’impressione che questi romanzi educutivi rappresentino il rovescio
della medaglia del romanzo puro,
dove il male trionfa e Dio è il grande assente, sostituito da un destino
spietato. Si ha insomma l’impressione dell’artificio, in un caso e nell’altro.
Anime nella tempesta, per altro,
se ha lo scopo educativo, non è un
romanzo vero e proprio; è piuttosto una biografia trascritta in tono
di romanzo. Si direbbe che l’autore abbia esitato tra le due forme.
e ne è nato un certo squilibrio che
si ripercuote sulla stesura del racconto stesso, che ha le sue pagine
più efficaci proprio quando abbandona la veste del romanzo per diventare diario. Come diario di un
evangelico italiano che, in Bulgaria, durante il periodo dell’occupazione germanica vivé le ore angosciose dello sfacelo dell’oppressione nazista, lontano dalla famiglia,
rimasta in Italia, e dà la sua testinlonianza di cristiano, questo racconto potrà avere un suo posto come contributo ad una migliore conoscenza e comprensione di questo
travagliato periodo. lector.
Voce delle Comunità
Angrogna (Capoluogo)
Giovedì 9 febbraio abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora
terrena la spoglia mortale della nostra sorella Bonnet Margherita nata
Ricca deceduta in seguito a malattia alla frazione Sea nel 84“ anno di
età.
Ai familiari ed ai parenti tutti esprimiamo la nostra viva e fraterna
simpatia cristiana. e. a.
NOTIZIE VARIE
PERSOMALIA
Il giorno 12 febbraio 1956 decedeva improvvisamente il signor cav.
Giuseppe Cresta, sindaco di Luserna
San Giovanni. Esprimiamo alla vedova, signora Elena Gönnet ed al figlio dott. Giuseppe la nostra cristiana simpatia.
* * *
A Torino è deceduto l’ing. O. Scaccioni; fu anziano di quella comunità per lunghi anni, e membro laico
della Tavola Valdese a cui recò l’apporto della sua competenza e del suo
amore per l’opera del Signore. Ai
familiari esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
* « li!
Esprimiamo la nostra cristiana
simpatia al pastore Manfredo Ronchi per il grave lutto che l’ha colpito
con la dipartenza di sua madre.
Doni per L' Eco
Pradolin Guglielmo L. 50 — Peyrot Alberto 150 — Favellini Angelo 150 — Pellegrini Fernando 300 — Revel Attilio 100
— Ugo Rivoiro Pellegrini 150 — Grill Alessio Luigi 100 ;— Pascal Mario 100 —
Maurino Letizia 3C0 — Grill Enrico SCO
— Vinçon Giulio 50 — Baret Paolo 50 —
Peter Corrado 150 — Laetsch Giovanni 150
— Rostan Arturo 100 — Grill Arturo 650
— Calamita Luciano 150 — Piccotti Lidia
150 — Peyronel Emilio 100 — Jourdan Alda 100 — Bouch^d Alberto 200 — Micol
Adele 300 — Bouèhard Emma 300 — Coisson Susanna 100 — Peri Emilia 150 — Ot
ORARl NEL PINEROLESE DAL 12 NOVEMBRE 1955
FF SS - Torino - Pinorolo - Torre Pellice e viceversa
Torino p. Ai rasca Pinerolo Bricherasio Torre Pellice a. 4,27 6,20 5,16 7,07 5,39 7,39 5,52 7,56 6,11' 8,11 8,11 8,45 9,17 9,33 9,47 12,18 1 13 13,14 13,29 13,47 14,35 15,01 15,i7 15,31 15,24 17,24 16,09 18,11 16,33 18,32 16,48 18,52 7.08 19,09 18,27 18,5.5 19,16 19,31 19,47 18,3-' 19,18 19,46 20,03 20,21 19.23 23,15 20,07 23,55 20,31| 0,15 2O.45I (1,35 20,59 0,49
forre Pellice/?. Bricherasio Pinerolo Airasca Torino a. 3,46 3.59 4,19 4,31 5.25 4,46 5 5.32 5,49 6.33 5.41 5,55 6.19 6.40 7.40 6,36 6,50 7,10 7,24 7,55 8,40 8,54 9,14 9,30 10.05 12,23 1,3,33 12,36 13.4.5 12,58 14,04 1.3,17 1 14,05 14,55 16,36 I7„56 19,52 21,03 16,5» 18,04 20,05 21,17 17,101834 20.30 21,30 7.29 18,53 20,49 i8,30 19.46 2',59
Torre Pellice/». |8,30|I2, 113,05119,10
Bobbio P. a. |9 |l2,30| I3,3n 19,40
Ani Torre Pellice - Bobbio P. e viceversa
Bobbio P. p.
Torre Pellice a.
Solo al venerdì - ■
16 I 7,301 7,30115,30117
|6,30| 8 |8 |l6 |i7,30
;*:• Mercoledì e Sabato
iVci giorni di rnefcoìed\ e sabato ai effettua da Bobbio f,
¡'incroh un autoservicio col arguente orario: Bobbio Pe
lice 7,H\ì óon arrivo a Pinemio alle 8.SO; partmxa <
PifìcroÌA olle 12.:lb non nrrim a B hhin l'cìl-ne alfe 1.9 ,H
Autoservizio
Cavour - Torre Pellice
e viceversa
■martedì vencr
Cavour p.
t ampiglione
Fenile
Bibiana
Luserna
forre Pellice a.
10,30
10,40
10,50
11
11,15
7
7,10
7,'5
7,25
7,3.5
7,40
Torre Pellice p.
T.nscrna
Bibiana
Fenile
Campiglione
Cavour a.
venerdì mari
6,30
6,45
12
12,05
12.15
12,2517,55
12,-307,05
12.4017.15
Autoservizio Torino - Pinerolo - Porosa e viceversa
Pcrosa ViPar Pinero Torino P- Porosa 0 a. Fpt 5.45 5.55 6,15 7 Oiorn. 7 7.10 7.30 8,15 Frr SN 7,45 ■ 7..'5 8,15 9 (iiorv 13,15 13.2.=' 13.45 14,30 I tr ì’J 14,15 14,25 14,45 15,30 J’iSt 17,15 17,25 17,45 18,30 C/if r.fi 18,45 18,55 19,15 20 .''oAni») 19,40 19.50 20,10 20.50
OìfFrn Fer. Ìiìnru. Fer. 8nh <'!• Ffr. Gì firn. Fcai. Sabato
To.’ino P' 7, 8 12 13 16 .7,30 19 0.15 1
Pinero 0 7,45 8.45 12,45 13,45 16,45 18,15 19,45 0,55 1,40
Villar Porosa 8.05 9,05 13 14,05 17 >8,35 20,05 1.15 2
Porosa a. 8,15 9,15 13,10 14.15 17,10 18,45 20,15 1,25 2,10
« S
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iSqk
Tramvia Pinerolo - Perosa e viceversa
Pinerolo p- 4.2O1 5,45| 6.451 8,I5| -9,'25|l();’l5i 11,30|12,40|I3'Ì5| 15,05|16,02 17.50|19.25
l'erosa a. 5.451 6,37| 7,40 9.10|l0,15111,20! 12,2.ì| 14 I14.(p8| 6 |l7,20'l8.4.5|20,20
Perosa a. 4.451 5,551 7 1 8 1 9,40111.40113 |13"30|16.05|l6,25i17,2,5|i9 I
IMnerolo 6 1 6.45I 7.55! 8.55110.41)112,52 14,15ll4.20|l6.55|l7.35| 18,1619.55 |
5 s .s e:
V o V o
5,05 6 8,07 9;331I3.V0 15.251-16,56 19.03 20,14
5.22 6,18 8.20 9.56113,38 15,46'17,'4 19.23 20.33
Bricherasio Barge e viceversa
Brieberasio
Barge
4,56 5,50 6,47
4,38] 5,32
6.28
8.50112,32 >5.13116,33 18.03119,.56
8.32112.14 14,56 16,12 17.45 19,-38
tavia De Laurentiis 100 — Borione Eugenia 300 — Plavan Enrica 150 — Monaya
Carlo 15U — Pagliano Giuseppe 150 —
Bazzetta Francesco 50 — Revel Susanna
375 — Peyronel Giovanni Isacco 100 —
Clot Pietro 300 — Clot Adriana 300 —
Peyrot Albarin Emilia 300 — Manetto An
tonio 100.
Borse di Studio AiCE
Le Borse di Studio nate per iniziativa delTA.I.C.E. nel 1951, con l’intento di aiutare i giovani aspiranti all’Abilitazione Magistrale che si impegneranno ad insegnare per almeno 5
anni alle Valli, hanno potuto finora
sussistere grazie alle generose offerte
di Professori, Maestri e Amici. Non
avendo voluto l’A.I.C.E. capitalizzare
i fondi raccolti per dare solo gh interessi, si è potuto fin dal primo anno
mettere a concorso le due Borse di
L. 25.000 caduna, come stabilito dallo Statuto. Le due Borse divennero in
seguito tre e s’è potuto a tutt’oggi dare, a studenti meritevoli, la bella somma di L. 250.000. E sono soldi ben
spesi!, veramente « messi all’interesse » per il bene delle popolazioni residenti alle Valli, che, speriamo venga
presto il giorno, vedranno le loro scuole valorizzate perchè dirette da elementi locali.
E’ però necessario, perchè si possa
continuare nella nostra opera di bene,
che chi gli anni scorsi generosamente
ha dato continui àd essere generoso e
chi ancora non ha dato lo faccia serenamente, convinti tutti che i nostri
piccoli sacrifici saranno di grande aiuto per coloro che, giovanissimi, dispongono di una buona intelligenza e non
di mezzi.
Le offerte si ricevono sul c. c. N.
2/40715 intestato a M. Dosio Levi
Trento - San Secondo di Pinerolo (To.)
A. I. C. E
Elenco offerte prò Borse di Studio
Jalla Ada, Ivrea L. 201) — Gardiol Ive,
Milano 200 — Raima Elsa, Pomaretto 1.000
— Long-Long Vera, Pinerolo 1.000 — Sommani I.ina, Pomaretto 1.000 — Jervis Lucilla, Firenze 500 — Gay Marcella, Pinerolo 1.700 — Dosio Levi, Praroslino 500
— Giaeona Giorgina, Torino 1.000 — Melile Silvia, Milano 500 — Rorsalino Angela,
Como 2.000 — Ferrerò Mario, Torino 5.000
— Geymonat Elena, Torre Pellice 500 —Gay Arturo, Losanna 2.000 — Gardiol Elda Frida, Trieste 500 — Jourdan Ida, Torre Pellice 1.000 — Tourn Fiora, Venliniiglia 200 — Bonnous Olga, S. Germano
Chisone 1.000 — Cari Elsa, Torre Pellice
1.000 — Bouchard Davide. Torino l.ODO —
Costantin Germana, Perrero 200 — Ugolini Vittoria, Rorà 1.000 — Rapstti Romilda, Milano 700 — Rivoiro Pellegrini
Ugo, Toi-ino 10.000 —■ Beux Maria, Torre
Pellice 1 200 — Claentre Assely (Inverso
Pinasca) 500 — Revel Ilda, Torre PeTice
1 590 — Arnoulet Fiorentina Torre Pe>lice 1.000 — Bottiiri Guido, Torino 10 030
— Jervis Laura, Torre Pellice 500 — Vay
Maria, Torino IflO — Grill Bleynal Mariueda, Prarostino 2.000 — Somrani Lina, Pomaretto 500 — Jervis Lucilla (Firenze) 700 — Ribet Edina, Torino 1.000 —
Platzer Elide. Milano 200 — Jourd.?n I'’a,
Tctrre Pellice 1.000 — Civra Emma, Tor: e
Pellice 5.000 — Armand-Bosc Emma, Angrogna 500 — Cari Elsa, Torre Pellice 1 OOO
— Gardiol Yvonne. New Yor 6.170 — Borsalino Angela, Como 2.000 — Ugolini Vittoria, Luserna S. Giov. 1.000 — ^ostantin
Germana, Inverso Pinaéca 700 — Beux Maria, Torre Pellice 1 000 — Sorelle Prorbet,
Luserna S. Giovanni 1.000 — Turin Marta,
Torre Pellice 500 — Chauvie Eltna ved.
Geymonat, Torre Pellice 700 — Avondetto Federico e Ferruccio, Torino l.COD —
Bouissa Clementina. Tor re Pellice l.COO —
Jalla Ada, Ivrea 200 — Botturi Guido, Torino 10.000 — Ribet Liliana. Torino 500
— Coisson Ida n. Malbieu, Tor-e Pel'Le
500 — Platzer Elide, Milano 2.000 — Bertin Alice, Luserna S. Giovanni 1 000 —
Gonin Emma, Luserna S. G'ovanni LOCO
- Tourn Flora, Ventimiglia 200.
ASILO PER EECEHl
Luserna San Giovanni
M. e J. Allio in mem. dei genitori, 1000;
Sorelle Ayassot (id.) 1000; Prochet Ottavio
5000; Dr. Stanislao Rocchi 1000; Malacrida
Lilia 2000; Giulio e Bianca Goss 3000; Bounous Eugenio 1000; Fornerone E. 1000;
Cartoleria Revel 300; Grand Luigi 300; Rivoir Giovanni 600; Costantin Amato 100;
Ponero Onorato 200; Rostagno Daniele 100;
Benecchio Albino 300; Galp 500; Micol Ada 500; Campra Giuseppe 200; Bertin Rina 500; Albarin Renato 500; Cougn (cartoleria) 500; Rostagno Paolo 100; Cangioli
Federico 500; Cougn Lina 100; Gougn Renato 100; Richard Aldo 500; Mourglia Luigi 300; Grill Domenico 200; Jourdan Riccardo 200; Benech Irene 500; Martina Pietro 300; Revel Stefano 500; Mourglia Vittorio 500; Revel Samuele 150; Tourn Federico 100; Peyrot Attilio 250; Melli Emma 500; Odin Prospero 100; Gamba Emilia 200; Fam. Rostan Eugenio 500; Fam.
Morel 250; Ribet Edina 500; Peyrot Giovanni 500; Peyrot Alfredo 300; Fam. Rivoira 400; Bonnous (Bastia) 200; Jourdan
(id.) 300; Prochet (sorelle) 1000; Chauvie
Davide 200; Peyrot Emilia 300; Malan Carlo 1000; Peyrot Lina 200; Dott. Gherardi
500; Stalle Oreste 1000; Bertalot Olga 200;
Peyrot Arturo 500; Fam. Stalle (Palas)
1000; Prof. Peyrot Attilio 5000; Bertalot
Attilia 200; Bertin Fredina 200; Bertin Elena 200; Ricca E. 200; Ricca Giovanni 200;
Coisson Adolfo 1000; Pons Elisa 300; N.
N. 150; Chauvie Enrichetta 200; In mem.
di Paschetto Lina ved. Vola, i figli 20.000;
Henrictte et Liline Beux 1000; Pittavino
Silvio in mem. della moglie 2000; Malan
Aline in mem. del suo caro Pietro 1000;
Malan Aline 5000; Unione delle madri di
Torre Pellice 2000; Chiesa Valdese di San
Remo 3000; Malan Daniele e Lina 1000;
Maestranze di Pralafera 2300; Frezet Giovanni 500; Malan Carlo e Bianca 5000; Malan Davide e Emma 1000; G. Vaciago 2000;
Olearis 1000; Vola Edmondo 200; Grand
Pietro 400; Federico Marauda 1000; Andreon Enrica 500; Cavaliere Carlo 300; Andreon Amato 300; Parise Alfredo 200; Pons
Revel Aline 80; Dott. Di Francesco Ernesto 2000; Fraschia Renato 150; Roman
Giorgio in mem. del babbo 500; Baridon
Stefano 100; Letizia e Giov. Bonnet in m.
di Avondet Paolo 300; Revel Giulio e famiglia 2000; Albarin M. 200; Meynet Ma
rio 1000; Parise Alberto 1000; Bertin rag.
Stefano 100; Bonnet Lamy 100; Bersandi
Emma 100; Gaydou Guido 500; Fraschia
Meynier 500; Durand Roberto 100; Gay
Guido 200; Fantone Pietro 500; Marie Stallè in mem. di Giov. Gìaime lOOO; Prof. Ernesto Bein (Torre P.) 1000; Letizia e Mario Corsani (Torre P.) 500; Oreficeria frat.
Rodolfo e Giov. Tommasini 3000; Aldo ed
Elvina Bonnous in mem. del loro piccolo
Claudio 4000; Emilia e Amato Albarin
1000; Dott. Bruno Albarin 1000; Alda ToselH 1000; Adriana Albarin 1000.
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l’Espérance » 460
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et Mère » 550
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Dieu » 550
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mer! ,, 360
Témoignages: Pourquoi je suis devenu Protestant » 200
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Direzione e Redazione
Prof. Ciao Costubel
Via G. Malan — Luse na S. Giovanni
Pubbliiazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo con decreto del IVgennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. a. A.
Torre Pellice ( Torino)
AVVISI
CERCASI giovane evangelico, al massimo
trentenne, per lavori di campagna (mimgilura). Impegno almeno sei mesi. B on
/ salario, buon trattamcnio. Scrivere in italiano alla Famiglia Hiiusler - Wiege ■
Mägenivil Ärgau. Per ulteriori informazioni scrivere al Pastore M. Musaceli io
- Coazze.
FAMIGLIA svizzera di due persone cerca
con urgenza una ragazza o donna matura evangelica per lavori casalinghi. E’
offerti una stanza soleggiata, atmosfera
iamiliare, tempo libero: nel caso di ima
giovane 89 franchi mensili per inizio,
150 franchi ne] caso di una persona abile
nei lavori casalinghi. Scrivere in ila.iino
a: Frau Alice Muclchi - Buclier, Geometers, Büren a/A Svizzera. Ulteriori
informazioni dal past. M. Musacchio Coazze.
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circa 8 giornate e lotti terreno fabbrica
bile sulla provinriale vendonsi. Sartoria
Vola - Torre Pellice.
CERCASI per famiglia svizzera giovanetla
aiuto ménage, capace occuparsi bambina
4 anni; ottimo trattamento; scrivere pasi
Rostan (Pinerolo) ovvero; M. Christo.
Bciielay (Svizzera).
E’ decedjtn a San Germano Chisone il
16 gennaio 1956
ROSA DUVET ved. Revel
l figli Fernando, Nino e nuore ringraziano tutti coloro che presero parte al loro lutto.
La famiglia del compianto
BOUVIER ALBERTO
commossa per le indimenticabili dimostrazioni di simpatia tributata al suo caro, porge i più vivi ringraziamenti al Pastore sig.
Juhier per la preziosissima assistenza spi
rituale prodigata al caro Estinto e alla famiglia, al Dott. Scarognino e alla sig.ra
Melli-Andreone per le sollecite amorevoli
cure, alla famiglia del Dott. Carlo Ma.an,
ai signori di Villa Moravia, alle famiglie
Zeppegno e Salomon ed a quanti .jollero
in qualche modo prender parte al suo dolore.
Luserna S. Giovanni, 10-2-1956.
La famiglia della compianta
BOUNOUS ENRICHETTA
ved. Balmas
sentitamente ringrazia il pastore Sig. Ü.
Bert per la sua assistenza spirituale e tutte
le persone che, in qualsiasi modo, hanno
manifestato la loro simpatia.
Villar Porosa (Tupin), 31-1-1956.
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