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FUiaie di Torino
tn caso di
si prega restitui
presso l'Ufficio
L'EdftOre sì impegna a
corrispondere il diritto di
RISPLENDENTI
COME ASTRI
«Fate ogni cosa senza mormorii e
senza dispute, perché siate irreprensibili e limpidi, figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete
come astri nel mondo, tenendo alta la
parola della vita»
Filippesi2,14-15
Quando nelle nostre assemblee e
nei nostri incontri affrontiamo il
tema della visibilità della chiesa nel
mondo, mi ricordo di queste parole
della lettera ai Filippesi e vi confesso
che provo una certa inquietudine. Indubbiamente esiste una sproporzione
tra queste forti esortazioni e la nostra
piccola e opaca condizione di membri
di chiesa. Noi, che siamo abitualmente
così queruli e permalosi, pronti a fuggire o a ricercare negli altri la causa
delle difficoltà, dovremmo agire senza
esitazioni e contorsionismi verbali e
psicologici, con limpida franchezza?
Sembra impossibile che ciò possa accadere, eppure non è affatto escluso,
anzi l’apostolo Paolo pone la nuova
condizione di testimoni nel mondo fra
le conseguenze buone dell'azione di
Dio in noi. Non è forse vero che anche
Gesù ha detto: «Voi siete la luce del
mondo» (Matteo 5, 14)? Non è forse vero che anche nella Lettera a Diogneto è
scrìtto: «I cristiani sono nel mondo come l’anima nel corpo»?Sì, è tutto vero;
tuttavia noi dobbiamo fare i conti con
la nostra condizione di esseri umani
fragili e pieni di contraddizioni. In
realtà abbiamo anche un po' paura
della fatica che l’essere creature nuove
comporta, perché temiamo di non essere all’altezza del compito al quale
siamo stati chiamati.
PUÒ risultare stressante essere visibili, essere la luce e l’anima del
mondo; è stressante doversi mantenere
limpidi e senza macchia in un mondo
in cui i modelli di vita negativi vengono sovente presentati come espressione
di eroismo trasgressivo. La coerenza e
la fermezza etica non riscuotono successo; in molti sostengono che un po’
di cinismo aiuta ad avere successo nella vita. Penso che il successo e il potere
quando infliggono sofferenza ad altri
esseri umani sono frutto del male, di
quell’area buia della nostra realtà. I
cristiani e le cristiane vivono il tempo
posto tra la promessa e l’adempimento, tempo di prove, ma anche tempo in
cui vivere l’amore per il Signore e per il
prossimo. La tentazione di isolarsi dal
tnondo e costituire conventicole di poti è forte; tuttavia la strada della separazione dal mondo lascerebbe il mondo privo della testimonianza dell’
Evangelo, in una situazione di abbandono e di ombre ancora più cupe.
l^ON siamo chiamati a giudicare
i \ ma a testimoniare l'amore di Dio.
¡credenti e le credenti sono invitati a
vivere un’esistenza radicata nell'Evangelo della grazia e che sia aperta alla
fraternità e aH’accoglienza. Tale fondamento addita agli esseri umani
¡orizzonte della pace con Dio e con il
Ptossimo, perciò non si tratta di presentarsi come araldi del moralismo,
¡f¡a di essere intensamente fiduciosi in
yio e nella sua opera in Cristo Gesù.
Ea promessa di Dio contiene un messaggio meraviglioso: nonostante la nostra piccola realtà siamo inviati nel
tnondo come stelle che splendono nel
ttuio della notte, «tenendo alta la pa’’tt^ della vita». Sì, credo che il Signore
ttbbia per l’umanità un progetto stupendo di salvezza e noi siamo i suoi
strumenti. La nostra identità? Astri
fr^tendenti nel mondo. La nostra luce?
E Evangelo di Gesù Cristo. Che cosa
possiamo desiderare di più?
Antonio Adamo
riMANALK DKU.K ( liIKSK KVA.NiJKLK IIK «ATTISTK, METODISTE, VALDESI
Consegnate al G7 oltre 17 milioni di firme raccolte dalla campagna «Jubilee 2000»
Sulla strada della giustizia c^è la vita
Mentre si concludeva a Stoccarda il Kirchentag, la grande festa biennale del protestantesimo
tedesco, a Colonia il G7 condonava il 40% del debito estero di 36 paesi in via di sviluppo
GIUSEPPE PLATONE
STOCCARDA — «La fame e la
miseria non fanno parte del progetto di Dio per il mondo. Perciò
noi sosteniamo con tutte le nostre
forze la coalizione per la cancellazione dei debito dei paesi poveri.
Salutiamo come fratelli e sorelle
nella stessa fede i partecipanti alla
catena umana che ha circondato a
Colonia il vertice dei paesi più industrializzati dei mondo. A tutti loro diciamo, con parole bibliche:
sulla strada della giustizia c’è la vita. E su questa strada continueremo a camminare anche in futuro
come popolo europeo che vuole
essere aperto e solidale». Le parole
della presidente dei Kirchentag, la
festa biennale dei protestantesimo
tedesco, la teologa Barbara Rilke,
attraversano il silenzio dello stadio
Gottlieb-Daimler di Stoccarda assiepato da 70.000 giovani. Il culto
finale è caratterizzato da danze,
scenografie suggestive e musiche
orientali, la cena del Signore è distribuita da pastori e pastore in toga, circa 2.000 volontari si attivano
affinché tutti possano partecipare a
questa comunione.
La predicazione della Rilke è stato certamente il momento più alto
di questa lunga mattinata. Le sue
parole si rifanno anche a temi dibattuti durante i cinque giorni del
Kirchentag in vari luoghi della città.
Ma il riferimento più forte nella
predicazione è nei confronti della
grande manifestazione che si è tenuta a Colonia con la partecipazione di 35.000 persone e che si è conclusa con la consegna della petizione «Jubilee 2000 Coalition», il movimento di ispirazione ecumenica
nato in casa protestante che ha raccolto più di 17 milioni di firme, direttamente al cancelliere tedesco
Gerhard Schröder. Il G7 ha deciso di
condonare il debito a 36 paesi in via
di sviluppo sino alla cifra di 70 milioni di dollari, l’equivalente del 40
per cento del loro debito estero. Situazione diversa invece per la Russia che non intende essere trattata
alla stregua di un mendicante anche
La manifestazione contro ii debito dei paesi poveri a Stoccarda
se è economicamente in ginocchio.
Ma ciò che a Colonia non è successo, è successo invece nei giorni del
Kirchentag. La manifestazione parallela, nella piazza della Schloss
Kirche di Stoccarda, raccoglieva il
meglio del dibattito e delle riflessioni fatte durante quattro giorni.
Non solo nei forum politici, che sono ormai da cinquant’anni una
specialità del Kirchentag, ma anche negli studi biblici', nelle predicazioni e nei vari incontri di studio.
Tra gli altri, nella manifestazione,
ha preso la parola Rlgoberta Menchù, premio Nobel per la pace, del
Guatemala: «La globalizzazione è
la fame. Quando avremo risolto il
problema della fame, se saremo
ancora vivi, potremo anche discutere di giustizia, di nuova umanità,
ma il primo diritto che dobbiamo
fare valere è quello di vivere. Mentre oggi si muore non solo di fame
ma sotto le bombe».
La teologa Dorothea Sofie, ha ricordato che «l’Occidente ha affamato il mondo anche attraverso
l’uso raffinato di mezzi giuridici.
Abbiamo costruito un diritto che
produce ingiustizia, squilibrio e
morte e tutto avviene nella piena
legalità. Il prestito ai miseri dei
mondo è legale, la restituzione del
prestito con interessi è legale, l’aumento degli interessi è altrettanto
legale, il risultato finale è la fame e
quindi la morte. Bisogna riscrivere
il diritto dalla parte defi’umanità. È
urgente creare nuovi equilibri tra i
popoli, non c’è tempo da perdere».
Alle quattordici in punto di sabato
19 giugno, i 10.000 manifestanti
hanno osservato un minuto di si
li programma di assistenza della Fcei per i profughi del Kosovo
Urgono volontari evangelici italiani per l'Albania
Il Servizio rifugiati e
migranti (Srm) della Fcei,
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia ha
avviato un programma di
assistenza alle famiglie
di profughi della guerra
in Kosovo, ospitate in alloggi privati in Albania.
Il progetto si svolge in
collaborazione con la
Fondazione battista a Tirana (Bft) la quale, grazie
all’intervento di numerose organizzazioni protestanti internazionali, assiste circa 8.000 profughi
a Tirana e in alcuni paesi
circostanti. Il progetto
consiste nella regolare distribuzione alle famiglie
di profughi di cibo, prodotti per l’igiene personale e della casa, materiale letto (materassi, len
zuola, coperte, eccetera),
biancheria intima, piccoli utensili e attrezzature
per la cucina. L’assistenza alle famiglie si svolge
attraverso l’attività di
una rete di 17 chiese protestanti albanesi sparse
nel territorio che sono direttamente coinvolte nell’individuazione e segnalazione delle famiglie bisognose, nella distribuzione di materiale per gli
aiuti e nell’assistenza e
sostegno morale e psicologico alle famiglie.
Numerosi volontari
stranieri provenienti da
vari paesi europei e da altri continenti sostengono
con il loro lavoro le attività della Fondazione
battista a favore dei profughi. Il Srm ha ritenuto
importante offrire ai
membri delle chiese protestanti in Italia la possibilità di svolgere un periodo di volontariato in
Albania sia come segno
di un impegno concreto
delle chiese italiane a favore dei profughi sia come opportunità di sensibilizzazione delle chiese
stesse sull’emergenza
profughi, emergenza che
vede il nostro paese direttamente coinvolto nel
problema.
Il Srm si ripropone di
rendere l’esperienza dei
volontari cassa di risonanza per l’appello lanciato alle chiese italiane
per un impegno concreto
a favore dei profughi.
Quello che interessa alla
Fcei non ^ solamente di
al
impiegare i volontari in
un lavoro «manuale» ma
di permettere ai volontari
di vivere un’esperienza
umana concreata e di conoscere in prima persona
una realtà sociale e culturale molto vicina e
tempo stesso estrema
mente lontana dalla nostra. La Fcei si augura che
queste esperienze di volontariato servano a rendere le donne e gli uomini che vi parteciperanno
interpreti di un messaggio di pace e di solidarietà nel nostro paese.
Per informazioni rivolgersi al Servizio rifugiati e
migranti della Fcei, via
Firenze 38, 00184 Roma,
tei 06-48905101; fax 0648916959; e-mail sm.evan
geliche@agora.stm.it.
lenzio per le vittime della guerra e
dei vari conflitti nel mondo. Al silenzio impressionante ha fatto immediatamente seguito la richiesta
ufficiale della cancellazione dei debito internazionale. E la richiesta si
è materializzata in un immenso
grido di giustizia, un urlo di 10.000
persone che protestavano contro
la divisione, sempre più profonda,
di un mondo sempre più diviso tra
gli aventi diritto e i non aventi diritto a una vita dignitosa.
Sulla Schloss Platz di Stoccarda è
stata realizzata una montagna di
sale. Il motto di questo 28° Kirchentag, svoltosi dai 16 ai 20 giugno, era appunto la parola; «Voi
siete il sale della terra» (Matteo 5,
13). La montagna di sale, il giorno
dopo la fine dei Kirchentag, è ancora lì, a testimoniare di un programma incompiuto. Esso attende,
dopo duemila anni di cristianesimo, dopo secoli di infinite violenze
e divisioni, di essere attuato. Se la
guerra dei Balcani avesse almeno
insegnato che il Cristo della pace è
ancora tutto da scoprire e da vivere
potremmo sperare in un futuro
migliore. Il Kirchentag dice che
questo futuro è già cominciato,
non nei talk show televisivi, non
nell’evasione della società dei consumi, non nelle visioni semplicistiche in bianco e nero, ma nella
gamma dei colori che ogni realtà
porta con sé. Il futuro comincia
dentro di te. Perché se tu non ti assumerai la responsabilità diretta,
anche nelle piccole cose, di un futuro migliore, non succederà nulla.
Il protestantesimo a Stoccarda,
nel Kirchentag che ha visto la partecipazione di. oltre 100.000 giovani
sotto i venticinque anni (più della
metà dei partecipanti complessivi),
ci ha insegnato a riscoprire la coscienza personale nell’era della globalizzazione. Il fatto fa notizia nell’Europa centrale (infiniti articoli
sulla stampa tedesca, inglese, francese, svizzera, danese, norvegese,
svedese...); qui a Stoccarda, in sala
stampa, su 700 giornalisti accreditati nessun italiano, salvo l’équipe
di «Protestantesimo» di Raidue.
IMEDITAZIONE
La genealogia di Gesù
di ITALO BENEDETTI
A PAGINA 2
CHIESE
Conferenze distrettuali
delle chiese valdesi e metodiste
EDITORIALE
Lo scandalo diossina
di PIERO ROSTAGNO
COMMENTO!
Kosovo, guerra evitabile
dlMAURiaOGiROLAMI
Chiese e crisi nei Balcani
dlGABRiELULETTINi
2
J
I
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Paroi.,.\
VENERDÌ 25 GIUGNO IQQo
«'Genealogia di Gesù
Cristo, figlio di
Davide, figlio di
Abraamo. ^Abraamo
generò Isacco; Isacco
generò Giacobbe;
Giacobbe generò
Giuda e i suoi
fratelli;^ Giuda
generò Fares e Zara
da Tamar; Fares
generò Esrom; Esrom
generò Aram; “Aram
generò Aminadab;
Aminadab generò
Naasson; Naasson
generò Salmon;
^Salmon generò
Boos da Raab; Boss
generò Obed da Rut;
Obed generò lesse,
^e lesse generò
Davide, il re.
Davide generò
Salomone da quella
che era stata moglie
di Uria; ^Salomone
generò Roboamo;
Roboamo generò
Abia;Abia generò
Asa; ^Asa generò
Giosafat; Giosafat
generò loram; loram
generò Uzzia; ® Uzzia
generò Ioatam;
Ioatam generò Acaz;
Acaz generò Ezechia;
"“Ezechia generò
Manasse; Manasse
generò Amon; Amon
generò Giosia;
' Giosia generò
leconia e i suoi
fratelli al tempo
della deportazione
in Babilonia.
"‘Dopo la
deportazione in
Babilonia, leconia
generò Salatiel;
Salatiel generò
Zorobabel;
"“Zorobabel generò
Abiud; Abiud generò
Eliachim; Eliachim
generò Azor; '“Azor
generò Sadoc; Sadoc
generò Achim;
Achim generò Eliud;
"“Eliud generò
Eleàzaro; Eleàzaro
generò Mattan;
Mattan generò
Giacobbe; "“Giacobbe
generò Giuseppe,
il marito di Maria,
dalla quale nacque
Gesù, che è chiamato
Cristo.
'^Così, da Abraamo
fino a Davide, sono
in tutto quattordici
generazioni; da
Davide fino alla
deportazione in
Babilonia,
quattordici
generazioni; e dalla
deportazione in
Babilonia fino a
Cristo, quattordici
generazioni»
(Matteo 1,1-17)
UNA SINGOLARE GENEALOGIA
La genealogia di Gesù comprende quattro donne sospette dal punto di vista
morale, Matteo vuole sottolineare che siamo peccatori discendenti da peccatori
ITALO BENEDETTI
Non esiste lettura più noiosa delle genealogie bibliche. Eppure, leggendo questa lista di nomi, alcuni portano alla
memoria bellissimi racconti
dell'Antico Testamento. Dobbiamo però capire che i primi
ascoltatori del Vangelo di Matteo comprendevano le liste genealogiche in modo diverso da
noi. Noi, in una genealogia, cerchiamo la precisione, l’accuratezza, la plausibilità storica: gli
antichi vi cercavano la propria
identità familiare, il sostegno a
qualche pretesa nobiliare, la
giustificazione di qualche tratto
eroico della personalità.
Per capire a fondo il perché
dell’inclusione di una genealogia, bisogna chiedersi quale scopo si era prefisso l’evangelista,
che cosa voleva dimostrare al
lettore. Leggendo il Vangelo ci
accorgiamo che c’è in Matteo un
interesse particolare a sottolineare che il ministero di Gesù
era rivolto tanto ai giudei quanto
ai gentili. Matteo scrive in un
tempo in cui l’Evangelo trova
grande opposizione tra i giudei e
grande accoglienza presso i greci. E lui, che è giudeo, è preoccupato di affermare che l’Evangelo
di Gesù Cristo è rivolto tanto agli
uni quanto agli altri. Così, nella
genealogia, Gesù appare sia come «figlio di Abramo», cioè colui
che nell’Antico Testamento ricevette la promessa che dalla sua
progenie tutte le genti sarebbero
state benedette, sia come «figlio
di Davide», che particolarizza la
benedizione di Dio verso Israele,
dato che da lui sarebbe disceso il
Messia che avrebbe esaltato
Israele tra tutte le nazioni.
Quattro donne peccatrici
Preghiamo
Ti ringraziamo. Signore, per aver dato grande significato alla nostra piccola vita. Ci rendi tuoi collaboratori per
diffondere la giustizia e costruire la pace. Senza usare la
forza o la violenza, spontaneamente, senza costrizione,
armati di fede e di pazienza, ci mandi a diffondere il tuo
amore fra chi nell’amore non crede.
Ci mettiamo in cammino disarmati e nudi. Abbiamo la
tua forza, fidiamo in essa. Il vento soffia contrario, ci rende stanchi, scoraggiati. Crediamo nella tua bontà eppure
fidiamo nel potere umano. Vogliamo lavorare, efficaci, e
già desideriamo finire la fatica. Troviamo sostegno solo
in te, nella tua forza, nella tua presenza.
Ti chiediamo un segno: nel silenzio che ti rende presente ti preghiamo che nel campo il grano maturi e si
renda visibile il tuo regno. Donaci lo Spirito vivificante.
Spirito di forza e di potenza. Guidaci, indirizza le nostre
menti e tutto il nostro essere verso la visione del re^o,
che inizia qui, nei piccoli segni, e poi nella compiuta
grandezza là dove ti contempleremo in eterno.
Otìrg Zink, Come pregare, Claudiana, pag. 209)
Tuttavia questa genealogia
contiene qualcosa di strano,
qualcosa che ai tempi di Matteo
doveva apparire scandalosamente strano. In questa genealogia vengono menzionate quattro donne. L’apparizione di
quattro donne appare già strana, ma la loro scelta è una provocazione. Chi sono Tamar,
Raab, Rut e Bezabea? Ognuna di
queste donne rappresenta una
irregolarità nel lignaggio di Gesù; Tamar non era la moglie di
Giuda, ma la vedova aramea di
due suoi figli, che lei sposò in
successione, secondo la legge
del levirato, senza però avere da
loro prole. Alla morte del secondo marito di Tamar, Giuda non
provvide a offrirla a un altro figlio, secondo quanto prescriveva la Legge. Così Tamar, per incastrare il suocero che la voleva
abbandonare al suo destino, si
veste da prostituta e attende sulla strada il passaggio di Giuda
per sedurlo. Da questa unione
nasce Fares, che appare nella
«santa» genealogia di Gesù.
Raab era una prostituta straniera che viveva a Gerico. Fu
Raab che diede asilo alle spie
israelite mandate dall’esercito
accampato fuori dalle mura della città, fu lei che con un’abile
bugia disse alle guardie che gli
israeliti avevano già lasciato la
città mentre ancora li nascondeva e fu lei che aiutò gli israeliti a
scavalcare le mura della città
dalla finestra di casa sua. Raab la
prostituta, la straniera, la bugiarda, è orgogliosamente messa in
mostra tra gli antenati di Gesù.
Rut era anch’essa straniera,
una moabita diventata proselita
dopo la morte del marito israelita. La Legge dell’Antico Testamento era chiara: il moabita
non entrerà nell’assemblea del
Signore. Per ottenere i benefici
della legge del levirato Rut si infila sotto le coperte del buon
Boaz. Da questa unione nasce
Obed, il padre di Isai. Il nome di
Rut appare nella stirpe di Davide e del Messia.
Bezabea non viene citata per
nome, ma nominata come moglie di Uria. Anche lei straniera,
ittita. Era stata sedotta da Davide che l’aveva vista mentre faceva il bagno e se n’era invaghito.
Questa è una delle più odiose
storie che riguardano Davide,
che pure ne aveva combinate di
belle! Davide fa uccidere il suo
generale Uria per prenderne la
moglie e da Bezabea in seguito
nascerà Salomone, colui che diventerà l’erede al trono. Insomma, Matteo non poteva scegliere
meglio nel mazzo delle progenitrici di Gesù: straniere, prostitute, bugiarde e complottatrici: un
bel pedigree per un Messia!
Che cosa vuole dirci Matteo?
PERCHÉ Matteo sottolinea la
presenza proprio di queste
quattro donne? Che cosa vuole
dirci? Queste donne sono tutte
peccatrici. La loro inclusione
nella storia di Gesù dimostra che
non c’è barriera tra la redenzione
portata da Gesù e la corruzione
della vita di un peccatore. Noi
potremmo ragionare in termini
moralistici su queste donne, ma
la Bibbia non lo fa: Tamar viene
descritta come colei le cui azioni
vennero guidate da Dio, Raab
viene ricordata come l’eroina
della conquista di Gerico, Rut è
portata ad esempio di amore
premuroso, responsabile e volitivo. Bezabea riceve la benedizione di diventare la madre del sapiente re Salomone. Matteo sottolinea questa presenza nella genealogia di Gesù perché vuole
che i lettori si identifichino con i
peccatori. Siamo peccatori discendenti di peccatori.
Queste donne sono tutte straniere. Tamar era aramea, Raab
cananea, Rut moabita e Bezabea
ittita. La linea genealogica di Gesù non è razzidmente pura. Matteo vuole rendere chiaro ai giudei che la linea genealogica del
Messia, che secondo le promesse
doveva essere discendente di
Davide, implica la presenza di
straniere e quindi implica l’universalità della sua opera che non
è solo riservata agli israeliti. Il
punto che vuole sollevare Matteo
è chiaro: il regno che porterà il
Messia atteso non dipende dai
legami razziali o nazionali.
Se il ministero di Gesù è orientato ad abbattere le barriere tra
giudei e gentili, certamente questi nomi femminili nella genealogia stanno a indicare che anche le barriere tra uomini e donne vengono abbattute. Non solo
«non c’è più giudeo né greco»,
ma anche «non c’è né uomo né
donna». Matteo, nel proseguimento del suo Vangelo, porterà
avanti questo intento sottolineando l’atteggiamento rivoluzionario di Gesù verso le donne.
Queste donne vogliono tutte
giocare un ruolo nel piano di
Dio. Sono esempi di grande iniziativa nel fare quello che a loro
sembrava giusto, nonostante
fossero inserite in circostanze
tanto ambigue. Tamar si finge
prostituta per avere un figlio da
Giuda, Raab mette a rischio la
sua vita per favorire il Dio di
Israele, Rut si infila sotto le coperte di Boaz per ottenere una
discendenza, Bezabea fece di
tutto pur di favorire suo figlio
Salomone all’ascesa al trono.
Tutte furono premiate per la loro
intraprendenza. Anche qui il
punto è chiaro; c’è una relazione
tra le unioni irregolari e l’intervento divino attraverso le donne.
Strumenti dei piani di Dio
PERCHÉ l’evangelista sceglie,
tra le tante altre nascite particolari (Sara, Rachele) presenti
nell’albero genealogico davidico
che potevano essere citate, proprio queste che sono sospette
dal punto di vista morale? Perché la madre di Gesù si trovava
lei stessa in circostanze simili.
Maria è incinta, ma non di suo
marito. Come per Tamar, Raab,
Rut e Bezabea, anche per Maria
c’è odore di scandalo sessuale.
Allora Matteo vuole mostrare,
attraverso le antenate di Gesù,
ma quindi anche di Davide, i
precedenti biblici ambigui, eppure benedetti dal Signore, in
modo da prevenire ogni accusa
al Messia a causa delle circostanze della sua nascita. Dio, dice Matteo, in almeno quattro
casi, ha messo in opera i suoi
piani tra i sussurri di scandalo.
Con Gesù sta avvenendo la stessa cosa. 11 Messia, come discendente di Davide, avrebbe comunque avuto queste donne nel
proprio albero genealogico e
queste circostanze ambigue nella propria storia.
Questa genealogia non vuole
quindi mostrare il pedigree di
buona razza di Gesù. Matteo
vuole sottolineare il disinteresse del Signore a mandare a
compimento i suoi piani solo
attraverso persone irreprensibili, la noncuranza di Dio a lavorare in situazioni di scandalo,
immoralità, disgregazione, decadenza, peccato e l’abilità di
Dio a trarre da questa umanità
la sua gloria. Dio lavora con l’umanità vera, questa umanità è
un formidabile strumento nelle
mani di Dio per compiere la sua
volontà nel mondo.
Note
omiletiche
Per molto tempo gli sty.
diosi di NT hanno affé,,
mato che ie geneaiogij
erano tra le ultime cose
aggiunte alle scritture e
braiche. Oggi, si rivaluta
la funzione delle genealo.
gie. Nella genealogia Gèsù appare sia come «figijj
di Abramo» che come «fj.
glio di Davide». La prina
figura rappresenta l'orlt.
zonte universale della tnis.
stane di Israele, cioè colui
che nell'AT ricevette la
promessa che dalla sua
progenie tutte le genti sarebbero state benedette i
la seconda figura rappre!
senta l'orizzonte partito,
laristico dell'elezione del
popolo, cioè colui che par
ticolarizza la benedizione
di Dio verso Israele, dato
che da Davide sarebbe disceso il Messia che avrebbe esaltato Israele tra tutte le nazioni. Una delle
preoccupazioni di Matteo
è quella di sottolineare
che il ministero di Gesù
era rivolto tanto ai giudei
quanto ai gentili. Così
Matteo riporta fedelmente che Gesù stesso disse
che il suo evangeio era
per Israele (10, 5-6), e ricorda anche che Gesù, dopo la sua risurrezione,
mandò i suoi discepoli verso tutti i popoli della tetra, cioè i gentili (28, 19).
Gesù viene ricollegato
strettamente alla storia
del popolo ebraico e alla
sua missione di salvezza.
Egli è l'ultimo personaggio di una lunga storiai
Dio con il popolo iniziata
con il patriarca Àbramo.
La genealogia di Gesù è '
divisa in tre parti, ognuna I
messa in relazione atre (
nomi chiave: Abramo,Divide e Cristo. La prima parte riguarda il periodo nel l
quale Dio ha guidatoilj
suo popolo dalla vocazione di Abramo fino allosSbilimento della dinasti
davidica; la seconda parte
riguarda il tempo cheva
dalla gloria di Davide fm
alla tragedia dell'esilioba
bilonese; la terza parti
connette la caduta dalli
monarchia all'apparizioni
del Messia. Il v. 16 è atipi
co, interrompe lo schemi
per intromettere a forzai
nome di Maria con la prej
elsa intenzione di non din
che Giuseppe era il pad«
di Gesù, dato che Matta!
si appresta a dire che esll
sarà generato dallo Spii®|
Santo. L'intento di pus®
schema tripartito è diti
vocare gli eventi centi»)
della storia d'Israele sec#|
do lo schema della
della salvezza: il regnoj)
vidico (promessa), l’s**!
babilonese (prova).
m,
sia (compimento). Uni
condo intento è quello*
mostrare che Gesù i']
(Ultima di due meditazioni)
compimento delle prot**
se di Dio fatte nell'Ant*
Testamento: una preoc»I
pazione costante di M* I
teo in tutto il suo vangai
La cosa più straordinai*
di questa genealogia '
l'introduzione dei ooo'i'l
4 donne: Tamar, Raab," ^
e Bezabea. La scelta,
queste quattro dono*
tanto più strana s® P? I
sa che sono state esci ^
donne come Sara e Ra*
le. Il fatto non può noij I
sere intenzionale. L®," ‘
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Londra, 13 giugno: 50.000 manifestanti alla marcia di «Giubileo 2000»
«Paesi ricchi, annullate il debito!»
Alla manifestazione è intervenuto l'arcivescovo di Canterbury, George Carey
A Ginevra, l'economista Susan George ha denunciato la politica dei paesi ricchi
Il 13 giugno scorso, a Londra, l’arcivescovo di Canterbury, George Carey, si è unito
ai circa 50.000 manifestanti
. die formavano un’immensa
I, catena umana di 4 km lungo
il Tamigi, tra i ponti di Waterloo e di Westminster, per
chiedere l’annullamento del
debito dei paesi più poveri.
La manifestazione, organizzata da «Giubileo 2000» faceva parte di una serie di proteste che si sono svolte in vari
paesi prima della riunione
del G8 a Colonia (18 e 19 giugno). Fra questi paesi ci sono
L’Atearoa-Nuova Zelanda,
l’Argentina, la Bolivia, il Brasile, il Canada, la Francia, l’Irlanda, l’Italia, il Giappone, il
R Mozambico, i Paesi Bassi, la
Norvegia, la Polonia, il Pakistan, le Filippine, la Spagna,
lo Sri Lanka e l'Uganda.
L’iniziativa di «Giubileo
2000», che è sostenuta da
molte chiese nel mondo,
chiede ai paesi ricchi di annullare il debito dei paesi del
Terzo Mondo per il prossimo
millennio. Secondo «Giubileo
2000», almeno 100 miliardi di
dollari di debiti andrebbero
annullati. L’arcivescovo di
Canterbury, capo della Comunione anglicana, si è rivolto ai manifestanti a Trafalgar
Square, insieme a Ann Pettifor, direttrice della campagna «Giubileo 2000». George
Carey si preoccupa in parti, colare del problema dell’in
Jdebitamento e, lo scorso anno, ha deciso di costituire
gruppi di lavoro interconfessionali sulla questione dello
sviluppo, insieme al presidente della Banca mondiale,
James Wolfensohn. Il cardinale Basii Hume, capo dei
cattolici romani in Inghilterra
e nel Galles, ha inviato, dall’ospedale dove è ricoverato
per un cancro, un messaggio
di sostegno ai manifestanti.
Uno dei momenti salienti
della manifestazione di Londra è stato il lancio di un
gommone sul Tamigi, in forma di bottiglia e alto come
una casa di quattro piani,
contenente il messaggio «Annullate il debito». Un battello
ha lasciato Londra per Colonia con a bordo le petizioni
con 12 milioni di firme che
chiedono la remissione del
debito. Per gli organizzatori
della campagna «Giubileo
2000», la crisi dell’indebitaniento del Terzo Mondo è oggi talmente grave che per
ogni dollaro proveniente dall’Occidente per gli aiuti, i
paesi poveri ne restituiscono
9 per il rimborso. 1 dirigenti
del G8 dovevano esaminare
^a proposta dei loro ministri
delle Finanze riguardante
1 ^ullamento di 50 miliardi
di dollari di debiti dei paesi
più poveri.
Secondo Lucy Mattew, un
^°!^Ppnente dell’iniziativa
«Giubileo 2000», questa proposta non è sufficiente: «A
questo livello - ha detto »on si fa altro che annullare i
debiti che, ufficiosamente,
sono già stati classificati cohie non rimborsabili. Biso, Snerebbe annullare almeno
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PAG. 3 RIFORMA
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ohe ci preoccupa è che i diriSonti occidentali potrebbero
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dure proposte dal Fondo monetario internazionale». Il 9
pugno, nel corso di una conerenza stampa svoltasi presti Il Centro ecumenico di Gieyra, per presentare la dihiarazione del Consiglio
cumenico delle chiese (Cec)
tjuale chiede ai responebili del G8 di intraprendere
orme radicali del sistema
;; «oonomico mondiale, l’ecoi ddtbista Susan George, diret
trice aggiunta del «Transnational Institute» a Amsterdam e presidente dell’«Osservatorio della mondializzazione» a Parigi, ha detto: «Mentre il 20% deU’umanità possiede l’85% della ricchezza, il
20% dell’umanità ne possiede solo l’l,3 o l’l,4%».
Susan George ha condannato duramente i paesi più
ricchi del mondo, in particolare ha denunciato l’impotenza della comunità mondiale a
risolvere il problema degli
enormi debiti dovuti a paesi
ricchi dai paesi più poveri:
«Nessuna catastrofe umana ha dichiarato - è sufficiente
per cambiare la volontà politica... I termini “crisi dell’indebitamento’’ sono stati utilizzati per la prima volta nel
1982. Non è una crisi, è una
malattia cronica, sostenuta
da motivi politici». (Secondo
un rapporto dell’Onu del
1997, il debito dei 41 paesi
più indebitati ammonta a 215
miliardi di dollari, mentre era
di 183 miliardi nel 1990 e di
55 miliardi nel 1980).
«L’indebitamento dei paesi
più poveri - ha detto ancora
Susan George - è una forma
di schiavitù esercitata dai ricchi paesi occidentali per tenere i paesi poveri sotto il dominio della Banca mondiale
e del Fondo monetario internazionale. Il debito è una forma molto più efficace di asservimento del colonialismo.
Viene usata dai paesi ricchi
per garantire che i prezzi delle principali materie prime rimangano bassi, e questo avviene a vantaggio delle transnazionali e delle popolazioni
privilegiate deH’Òccidente».
La George ha fatto notare che
i leader del G8 «sono incapaci
di gestire una pizzeria» e ha
chiesto alle chiese di studiare
in modo molto critico ogni
decisione presa sull’indebitamento durante l’incontro del G8.
La dichiarazione del Cec in
vista del vertice del G8 si basa
su una risoluzione adottata
dalla Vili Assemblea del Cec
che si è svolta ad Harare
(Zimbabwe) nel dicembre
scorso. Il Cec chiede inoltre
ai paesi ricchi di adottare ulteriori provvedimenti affinché i dirigenti corrotti dei
paesi poveri non possano utilizzare l’alleggerimento del
debito per riempirsi le tasche. Anche se il debito dei
paesi poveri è uno «scandalo
- ha detto il pastore Konrad
Kaiser, segretario generale
del Cec - esso è solo un sintomo di altri problemi: il sistema economico attuale favorisce la corruzione, e c’è un
nesso diretto tra la corruzione e il debito». fenij
Commenti di Konrad Kaiser, segretario generale del Cec
«Tutelare sia l'integrità territoriale della
Jugoslavia sia il rispetto dei diritti umani»
La Dichiarazione pubblicata rii giugno scorso dai segretari generali del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
della Conferenza delle chiese europee (Kek), della Federazione luterana mondiale
(Firn) e dell’Alleanza riformata mondiale (Arm) per salutare l’accordo sul Kosovo, evita
ogni riferimento alle dichiarazioni della Nato secondo le
quali la campagna militare ha
difeso con successo i diritti
della persona. In varie occasioni, infatti, durante i 78
giorni di bombardamenti, le
quattro organizzazioni avevano condannato la campagna
di raid della Nato contro la Iugoslavia. La dichiarazione sa■ luta «i propositi del Consiglio
di sicurezza dell’Onu che ha
ricordato la necessità di trovare una soluzione durevole
che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica federale jugoslava».
In un’intervista rilasciata
rii giugno scorso, alla domanda se condivida i propositi del primo ministro britannico Tony Blair secondo il
quale «il bene ha vinto il male,
e la civiltà è prevalsa sulla
barbarie», il pastore Konrad
Kaiser, segretario generale del
Cec, ha risposto: «Penso che
sia molto pericoloso parlare
del conflitto appena concluso
in questi termini. È tanto più
pericoloso che ufficialmente
quello che è avvenuto era un
intervento umanitario. Negli
interventi umanitari, non si
parla di vittoria e di sconfitta,
né di vittoria del bene sul male. L’intervento umanitario
aveva obiettivi specifici e questi non sono stati ancora pienamente raggiunti: assicurare
il ritorno dei profughi in tutta
sicurezza, e garantire il rispetto dei diritti dei kosovari albanesi in Kosovo. Siamo solo a
metà strada di questa operazione delicata».
Al giornalista che gli chiedeva se era d’accordo con il
commento di Tony Blair che
ha detto che la Serbia non
dovrebbe ricevere aiuti da altri governi finché Milosevic
rimarrà presidente, Kaiser ha
risposto che questo non era
conforme agli obiettivi dell’intervento umanitario, «se
la popolazione serba tutta intera, che è stata la vittima
della campagna della Nato,
in modo praticamente cieco,
viene tenuta in ostaggio» in
una lotta politica con il governo Milosevic. Mentre l’incriminazione da parte del
Tribunale penale internazionale del presidente Milosevic
e di altri rappresentanti serbi,
«deve essere presa in considerazione» e «dovrebbe in
fluenzare le trattative politiche con la Serbia... l’assistenza umanitaria deve essere
considerata separatamente
da questioni politiche evidenti riguardanti il governo
serbo», ha proseguito Kaiser.
Alla domanda di sapere se
fosse giusto o ragionevole,
dopo la pulizia etnica, aspettarsi che i kosovari di origine
albanese accettino lo statuto
della loro provincia come
parte della Serbia, Kaiser ha
dichiarato che un aspetto importante dell’accordo confermato dall’Onu è il fatto che
«l’integrità territoriale della
Repubblica federale di Jugoslavia riceva lo stesso statuto
del rispetto dei diritti della
persona. Un conflitto tra
questi due principi di diritto
internazionale è stato al centro degli avvenimenti in queste undici settimane. Un
principio non deve essere
scartato a vantaggio dell’altro». Kaiser ha però suggerito
che se la Serbia non dovesse
rispettare i diritti della popolazione del Kosovo, le rivendicazioni della Serbia sulla
provincia verrebbero messe
in dubbio: «Se la legittimità
dello stato viene messa in discussione in teoria o in pratica, la base di una difesa legittima della sua sovranità territoriale diventa debole», (eni)
D.AL Mondo Cristiano
( La dichiarazione cattolico-luterana sarà
firmata il 31 ottobre 1999 ad Augusta
GINEVRA — La Federazione luterana mondiale (Firn) e la
Chiesa cattolica romana sono giunte a un accordo sulla dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione.
Durante una conferenza stampa tenuta a Ginevra 1’ 11 giugno
scorso il pastore Ishmael Noko, segretario generale della Firn,
e il cardinale Edward Idris Cassidy, presidente del Consiglio
pontificio per la promozione dell’unità dei cristiani, hanno
precisato che la dichiarazione sarà firmata ufficialmente nella città tedesca di Augusta il 31 ottobre prossimo, esattamente 482 anni dopo il giorno in cui Martin Lutero affisse le sue
95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg, avvenimento
che segnò Finizio della Riforma. (eni)
Macao: buddisti e protestanti
si aspettano molto dal ritorno alla Cina
MACAO — Macao, territorio ceduto al Portogallo nel 1557,
ridiventerà cinese, con una amministrazione speciale, il 20 dicembre 1999. Questa prospettiva rallegra i buddisti e i musulmani, nonché i protestanti. «Con il cambiamento di governo
che seguirà il ritorno alla Cina, le nostre attività dovrebbero
essere meno imbrigliate di quanto lo sono state sotto il governo coloniale. Nove anni fa abbiamo presentato una domanda
per costruire una casa per anziani. Non abbiamo mai ottenuto risposta», spiega il Venerabile Kim Chiù, monaco e responsabile della Società buddista di Macao, uno dei 60 membri del
Comitato preparatorio della retrocessione, nominato da Pechino. Fino allo scorso anno, la sua organizzazione non usufruiva di esenzioni fiscali per le offerte e le donazioni. Di fatto,
sotto il dominio portoghese, il governo aveva concesso alla
Chiesa cattolica uno statuto speciale che le consentiva di ricevere, sotto forma di doni, dei terreni per costruirvi chiese,
scuole e servizi sociali. Il pastore Lam Yam-man, responsabile
della Chiesa evangelica di Macao, ammette che la Chiesa cattolica ha reso ottimi servizi alla società. Tuttavia, spera che la
retrocessione alla Cina permetterà ai protestanti di giocare in
futuro un ruolo meno confidenziale. (spplapic)
Evangelici dei Ticino: no alla revisione
della legge sulLasilo degli immigrati
BELLINZONA — Riunito a Bellinzona il 29 maggio scorso, il
Sinodo della Chiesa evangelica riformata nel Ticino (Ceri) ha
accolto e approvato una presa di posizione della Conferenza dei
vescovi svizzeri e del Consiglio della Federazione delle chiese
evangeliche della Svizzera che respinge le proposte del governo
federale concernenti la revisione della legge sull’asilo e sull’accoglienza degli immigrati. «Le limitazioni proposte dal governo
- dice il documento - danno prova di uno spirito di dissuasione
indegno della tradizione umanitaria del nostro paese». (nev)
V Colombia: tutti gli evangelici
uniti per la pacificazione sociale
BOGOTÁ — Evangelici di tutte le denominazioni si sono
uniti per la pacificazione sociale in Colombia. Per la prima volta è stata data vita a una commissione a cui partecipano pariteticamente esponenti delle chiese storiche, pentecostali e leader dei movimenti neopentecostali, con l’intento di pesare
maggiormente nell’azione per la pacificazione del paese, da
anni sconvolto da forti attriti sociali. Da tutte le chiese coinvolte l’avvenimento è stato definito «un segno storico della presenza dello Spirito Santo sia nel dialogo tra le chiese che nel
loro inserimento nella società colombiana». (nev/alc)
t Suriname: cristiani, indù e musulmani
propongono un «governo di crisi»
SURINAME — Caos sociale nel Suriname, dove i partiti
all’opposizione e i sindacati con scioperi continui chiedono
da tempo le dimissioni del presidente Jules Wijdenbosch che,
nonostante la pressione montante, afferma di voler restare in
carica fino allo scadere del suo mandato nel 2001. Per fronteggiare la situazione si sono mossi i tre gruppi religiosi presenti nel paese: indù, cristiani e musulmani, per la prima volta uniti in una azione comune, propongono la costituzione di
un «governo di crisi» composto da esponenti dei diversi settori sociali per «riportare al potere i valori dell’onestà, della
solidarietà e del sacrificio». (nev/alc)
Argentina: le chiese chiedono il rispetto
dei diritti delle popolazioni indigene
SALTA — Ferma presa di posizione di molti organismi ecumenici sudamericani per sollecitare la piena applicazione di
una legge del 1991 che permette di acquisire legalmente il possesso delle proprie terre alle popolazioni indigene Lahka
Honhat della provincia argentina di Salta. In una lettera al governatore locale, il Consiglio nazionale dei pastori, il Consiglio
delle chiese latinoamericane (Clai), la Fondazione per la pace
e altre organizzazioni ecumeniche segnalano il pericolo che
un ulteriore ritardo neU’applicazione della legge potrebbe dar
vita a «pericolose manifestazioni di scontento». (nev/alc)
il Bolivia: le chiese «evangelicali»
non saranno più chiamate «sette»
LA PAZ — Passo avanti ecumenico importante in Bolivia,
dove la Chiesa cattolica locale ha ufficialmente fatto sapere
che le chiese neopentecostali e quelle «evangelicali» non dovranno più essere definite come «sette». Lo ha comunicato
Moisés Morales, segretario esecutivo del Segretariato per il
dialogo della Conferenza episcopale boliviana: «Si tratta
senz’altro di chiese fondate fortemente sulla grande ricchezza del cristianesimo - ha specificato - e non è giusto continuare a chiamarle sette». (nev/alc)
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PAG. 4 RIFORMA
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Un «tour» nei centri evangelici e a contatto con la cultura dell'isola
Il cuore nuovo e antico della Sicilia
Nonostante i problemi sociali le città manifestano grande voglia di
partecipazione soprattutto da parte delle fasce giovanili. Il fascino del paesaggio
PIERA ECIDI
Mini-tour nella Sicilia
splendente di sole e colori della fine di maggio. Erano parecchi anni che non ci
tornavo. Tre città evocate
brevemente: Catania, Palermo, Siracusa. Tre centri storici di indescrivibile bellezza,
dove i giovani sciamano allegri la sera tra piccoli locali
all’aperto, mostre e teatri, in
un baldanzoso riappropriarsi
del territorio strappato al degrado, allo spaccio, alla malavita. Voglia di vivere, di combattere, di veder sbocciare il
futuro. Stupendi palazzi barocchi ristrutturati, vie ripavimentate e ripulite, aiuole di
fiori. La storia del Mediterraneo, crocevia dei quattro
punti cardinali, concentrata
in quei monumenti: dalla
Magna Grecia a Cartagine, a
Roma, e i Fenici, gli Arabi, i
Normanni, gli Svevi, via via
con le tracce di tutte le dominazioni passate. Così può accadere che una chiesa inglobi
colonne corinzie, absidi normanne e mosaici bizantini,
cupole arabe e facciate di
opulento barocco spagnolo.
Potremmo vivere dei nostri
monumenti, ripristinando in
forme moderne il gran tour
de l’Italie degli intellettuali e
degli artisti nei secoli passati,
vero «romanzo di formazione» dal vivo: l’Italia tutta bellissima e ricchissima di tesori
in ogni minimo paesino, lasciti di generazioni: basta
considerarli, valorizzarli, proporli: guardarli insomma con
occhio nuovo. Sono lì a bizzeffe, basta riappropriarsene!
E poi c’è la natura, la sua
bellezza, il clima: beni anche
qui da conservare e valorizzare. Il mare di Sicilia, ancora
Palermo: la cattedrale
incontaminato persino accanto alle più grandi città,
con spiagge libere per tutti.
Una potenza di azzurro, di
verde, viali di eucalipti, oleandri e ginestre fioriti. E poi
Tentroterra, tra colline tonde
in ogni sfumatura dell’ocra e
del beige e del grigio, silenti e
semideserte: si capisce davvero in quell’immersione che
cosa significa l’originaria
«Madre Terra». Stupenda e civilissima Sicilia, in un Mezzogiorno che vuol tornare a vivere, perché lo spingono alla
vita le forze nuove e la profondità delle sue radici.
E in questo sforzo di rinnovamento e conversione opera
una significativa presenza
evangelica. Sono stata accolta
in varie comunità: la Palermo
valdese e metodista dove il
Centro evangelico di cultura
ha voluto discutere i miei Incontri, brillantemente presentati dalla giovane avvocata
Alessandra Trotta, metodista,
e dal giornalista Nuccio Fava,
cattolico; coordinava il pastore Franco Giampiccoli. Ed era
simpaticamente presente,
nell’aula magna del Centro
da lui fondato, uno dei miei
più cari «personaggi», il pastore Pietro Valdo Panasela,
con tutta la sua famiglia.
Poi la comunità battista di
Siracusa, guidata dal pastore
Salvo Rapisarda; oltre al momento «pubblico» del dibattito sul rapporto tra le minoranze religiose evangeliche e
la comunicazione di massa,
ho vissuto un bellissimo momento nel culto della domenica alla chiesa battista di Siracusa. Una chiesa in espansione, costituita da battisti,
metodisti, valdesi, pentecostali e cattolici evangelici: una
chiesa significativa dell’evangelismo di diaspora, che sempre più sarà, io credo, l’evangelismo del futuro. Un mondo
attivo e «risvegliato» di credenti, presente nella società e
nella cultura cittadine, e che
certamente danno il senso di
quella diffusa volontà di riscatto che si respira nell’aria
di Sicilia. A Catania, il teatro
Bellini ha favorito la costitu
zione di un prezioso ottetto
polifonico di cantanti professionisti promosso e coordinato da un’instancabile «moglie
di pastore». Lina Rapisarda,
specializzati in un raffinato
repertorio di spiritual. Iniziativa significativa, sul piano
della cultura e della fede, se
pensiamo che si deve al grande Bellini la stesura dei famosì^uritani (che danno il nome anche a una nota gelateria nel cuore della città vecchia...). E l’evangelizzazione
nel Mezzogiorno è in continua crescita: solo a Catania i
pentecostali sono ben 5.000...
Spiritualità e cultura che si
intrecciano: a Siracusa, il 9
maggio scorso è stata conferita la cittadinanza onoraria
al grande filosofo Hans Georg
Gadamer, tedesco e luterano,
che io stessa ho avuto il privilegio di intervistare in uno
dei miei Incontri. A Siracusa,
la bellissima, dove pare abbia
insegnato Platone e predicato San Paolo. E in cui al convegno il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia,
Bent Parodi, che ha partecipato anche al concerto in
chiesa, e poi al rinfresco sulla
terrazza, ha usato sensibilità
e ascolto al pluralismo religioso. Era reduce dal convegno di Capo d’Orlando per il
trentennale della morte del
poeta Lucio Piccolo, i cui
Canti barocchi vennero lanciati da Montale...
Ecco, l’impressione di così
pochi giorni in Sicilia è un’
impressione di grande ricchezza e bellezza, di intrecci
culturali nazionali ed europei, di voglia di lottare e di vivere. Cara, meravigliosa Sicilia, caro nostro Mezzogiorno:
come è possibile non lasciarci il cuore?
Un nuovo ciclo di composizioni bachiane per i concerti del Quartetto
L'Oratorio e le cantate per il tempo dell'Ascensione
--■- -----inp Hi «npranza. lasciando al coro il modo vaparr
PAOLO FABBRI
A
NCHE quest’anno i concerti del Quartetto sono
fedeli all’appuntamento primaverile previsto nel programma di esecuzione integrale delle cantate di Bach,
iniziate con un concerto del
Collegium vocale di Gent
(Belgio) diretto in San Simpliciano da Philippe Herreweghe
sul tema dell’Ascensione. L’apertura è con la Bwv 43 Gott
faeret auf mit Jauchzen (È
asceso Dio con giubilo, 1726).
La radice teologica dell’opera
va ricercata nella concezione
dualistica, che induce il compositore a considerare il maligno come una presenza metafisica contro cui impegnare
una strenua battaglia, in cui
certo conta l’esito che determina la vita eterna o la perdizione, ma conta soprattutto
superare un ostacolo che si
oppone a una vita pienamente serena e nel contempo intensa sul modello tracciato da Gesù. Con delicata
sensibilità il compositore affida al soprano, invece che al
tenore-evangelista, il compito di recitare e cantare, con
afflato che par quasi il profumo di fiore appena colto, la
gloria del Figlio di Dio nell’Ascensione.
La seconda parte della cantata Inizia con un brano potente, in cui la tromba si contrappone a contrabbasso e
violoncello a formare la metafora della titanica lotta fra
Dio e il Maligno per riscattare
l’umanità dal peccato. Viene
spontaneo ricordare che la
nascita-morte-resurrezione di
Gesù è stata paragonata da alcuni teologi a una nuova creazione. Questo recitativo del
basso si evolve nell’aria successiva sempre dominata dalla tromba per passare a recitativo e aria del contralto con
un costante senso della inadeguatezza umana e in forte
tensione verso l’azione salvifica del Signore. L’ultimo recitativo è, non a caso, affidato
ancora al soprano in una
struttura musicale in cui è innegabile il rilievo particolare
della donna. Il corale conclusivo libera l’angoscia accumulata in precedenza ed esplode
nella domanda-invocazione:
mein Gott! wennfahr ich dock
dahin? (Mio Dio! Quando potrò mettermi in viaggio?).
Segue la cantata Bwv 44 Sie
werdwn euch in den bann tun
(Vi metteranno al bando).
L’incipit è un duetto con tenore e basso a cui si aggiungono gli oboi e il fagotto nel
basso continuo a tratteggiare
un’atmosfera insolitamente
triste, vagamente pessimistica. Una sensazione che non
cambia con l’intervento del
coro e degli archi e prosegue
neU’aria del contralto in cui si
riprende il tema dell’esilio, restando sempre in un clima di
esausta tristezza. Aspro è il
corale successivo che diventa
metafora dell’angoscia del
credente di fronte al percorso
terreno con le sue mille difficoltà. Il recitativo del basso
conduce all’aria del soprano
in cui l’atmosfera cambia e i
vocalizzi insistiti sulla parola
Gott (Dio) aprono il cuore alla
speranza, lasciando al coro il
compito di chiudere con il
motivo stupendo e notissimo
O welt, ich muss dich lassen
(lodate Dio nei suoi reami),
meglio nota come Oratorio
dell'Ascensione (1735), è stata
composta nello stesso periodo dei due altri oratori, quello
di Natale e quello di Pasqua,
contrassegnando nell’insieme
una fase di sperimentazione,
quando il genere cantata era
ormai maturo.
La composizione ha struttura simmetrica i cui pilastri
portanti sono: coro-recitativo-aria, con una corale al
centro a segnare la suddivisione sostanziale in due parti. L’organico è ampio, con
tre trombe, timpani, oboi,
flauti traversi, basso continuo a sostenere una atmosfera non epica bensì di intenso
slancio, di ricerca con ogni
mezzo di strappare gli esseri
umani dal suolo per proiettarli verso il cielo. Il corale di
apertura è una parodia della
cantata Bwv 18 del 1732 e
viene introdotto da un brano
concertante in cui tutto l’organico esprime lo splendore
che la lode del Signore riesce
a raggiungere nel credente
che si pone in dialogo col suo
creatore, trovando poi nel
coro la sua voce umana possente, ma comunque non
priva di estatico rispetto
espresso dai vocalizzi insistiti
su lobet (lodate) e sucht (cercate) e ancor più nel sincopato della seconda strofa.
L’intervento del tenoreevangelista e il recitativo essenziale del basso segnano in
modo vagamente aspro la necessità del distacco, preparando il clima aH’aria del contralto, c he si avvia con struggente fraseggio di violoncello
e basso, che cedono poi il
campo al violino a cogliere
quel sentimento sofferto del
distacco, che forse non si
vuole esprimere così apertamente come le parole del testo dicono. Il corale centrale
segna il fatto che Gesù occupa ormai il suo posto sovrano
nei cieli, poi l’evangelista dà
nuovamente voce ai credenti
coi loro timori per il distacco
e, insieme col basso, prorompe in un’esortazione che vuol
rasserenare una insopprimibile insicurezza espressa dal
contrabbasso.
Lo stesso organico del corale di apertura consente all’assemblea dei credenti di esplodere nell’invocazione: Komm,
stelle dich doch ein (Oh, vieni,
sii realtà), in un brano concertante dove tutta la ricchezza
dell’organico coro-orchestra
trova il modo di esprimersi,
lanciando al di là del tempo e
dello spazio una preghiera di
lode, invocazione, di trepida
attesa. Philippe Herreweghe
ha proposto una esecuzione
che sarebbe riduttivo definire
semplicemente filologica: cerca di calarsi nel tempo, nel
contesto storico del compositore, ricercandone le atmosfere, il vivere quotidiano, i problemi, in una visione culturale di ampio respiro. Il risultato
è straordinariamente affascinante e contribuiscono a renderlo tale gli esecutori, tutti
bravissimi.
Gli atti del convegno del 1994
La santificazione nella
tradizione metodista
VALDO BENECCHI
Giunto ai termine della
sua vita, Giovanni Wesley
avanzò l’idea che la diffusione del messaggio della piena
santificazione fosse la ragione prima per cui Dio aveva
dato vita al movimento metodista. Il termine «santificazione» è immediatamente riconoscibile come appartenente alla tradizione di Giovanni Wesley e del metodismo fino ai nostri giorni. Se
di identità metodista dobbiamo parlare, la «santificazione» ne è l’essenza più intima.
Santi e santificazione sono
indubbiamente termini biblici che Wesley ha inteso rimettere al centro della vita cristiana. In genere il termine
«santi» ci è piuttosto chiaro. I
santi nel Nuovo Testamento
sono tutta la chiesa di Gesù
Cristo. Sono santi tutti coloro
che invocano il nome del Signore, che pongono la propria fiducia in Gesù Cristo
quale Signore e Salvatore. E
nessuno può essere santo di
propria iniziativa, nessuno
può esserlo con le proprie
forze. I santi non sono tali per
giustizia propria, o a causa
della loro moralità, non sono
santi per il loro stile di vita.
Non siamo santi a prescindere dalla grazia di Gesù Cristo.
Siamo chiamati da Cristo a
essere santi. Giustificazione e
santificazione, intesa come
evidenza della realtà della
giustificazione, sono opera
della grazia di Dio.
Wesley è profondamente
radicato nelle Scritture, che
non sono tanto il confine delle sue letture, quanto piuttosto «il centro di gravità» del
suo pensiero. Il primato della
grazia è per Wesley il punto
di partenza di ogni discorso
sulla fede e sulla vita spirituale. Profondamente radicato
nelle Scritture e nella Riforma del XVI secolo, Wesley
sviluppa il termine «santificazione» anche in questo caso
sollecitato dalla Parola biblica: «Come bambini appena
nati desiderate il puro latte
spirituale, perché con esso
cresciate nella salvezza» (I
Pietro 2, 2); ancora: «Crescete
nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù
Cristo» (Il Pietro 3, 18), «Perché la loro fede cresce in modo eccellente» (Il Tess.l, 3).
Egli parla così di «santificazione graduale». Dal momento in cui siamo giustificati da
Cristo potrà esservi una «graduale santificazione o crescita nella grazia, un avanzamento quotidiano nella conoscenza e nell’amore di
Dio». La santificazione ci «riconduce aH’immagine di
Dio». È molto significativo il
titolo di un suo sermone: On
Working out our own salvation: elaboriamo la nostra
salvezza, facciamo emergere
tutte le sue potenzialità, affinché produca tutti i suoi
frutti. Si tratta di appropriarci
della nostra salvezza, di farla
fruttare nella nostra vita, nei
nostri rapporti affinché diventi una realtà viva. Ricezione attiva della grazia di Dio
«perché dapprima Dio opera;
pertanto voi potete operare
Dio opera, pertanto voi dove^
te operare».
Nell’arco della sua vita Wesley scrisse e pubblicò un
gran numero di opere. È dilfi.
Cile fare riferimento a una o
un’altra in particolare, che
contenga in qualche modo
«la» definizione tipica della
spiritualità del metodismo,
Perfino gli elementi essenziali
del metodismo non possono
essere trovati in un credo o in
una singola posizione. Bisogna esaminare molti sermoni
scelti e molte opere di Wesley,
Tuttavia c’è una breve enunciazione di principi che ricorrono costanti nelle opere di
Wesley, essenziali; The Character ofa Methodist, On Christian Perfection, ecc. Sbaglieremmo se pensassimo a Wesley come a una meteora della
seconda metà del 700. Di recente c’è stato un notevole incremento nelle ricerche condotte da wesleyani, metodisti
in genere, al fine di rintracciare le radici antiche di Wesley,
Le radici del suo pensiero
affondano oltre che nelle
Scritture anche nei Padri apostolici e in particolare è evidente la sua predilezione per
il cristianesimo ascetico del IV
secolo. Wesley non soltanto
curò un’edizione delle opere
dei Padri apostolici, ma com- I
pose una propria traduzione
di questi scritti, che vide la la- i
ce nel 1749. Ebbe ben presen- J
ti le edizioni delle opere dei
pietisti europei.
Le tradizioni dell’antico i
ascetismo cristiano costimi- |
scono uno sfondo comune
per la dottrina della santificazione tanto in ambito mete
dista che in quello benedettino nonostante le profonde
differenze. C’è un importante
patrimonio comune cheè
tutto da scoprire perché di
grande arricchimento spirituale nel dialogo ecumenico.
Ed ecco un evento editoriale
che ci offre l’opportunità per
approfondire il tema della
santificazione, esigenza essenziale nell’attuale quadro
di crescenti iniziative di quella spettacolare religiosità popolare che avvilisce e mortifica un’esperienza spirituale
così centrale per la nostra fede cristiana. Mi riferisco al
volume Santificazione nella
tradizione benedettina e metodista, testi di una conferenza ecumenica mondiale indetta e organizzata dalla
World Methodist Historica
Society a Rocca di Papa nel
1994. Il volume è curato da
Febe Cavazzutti. Bruno Corsani è fra i revisori («H segno», di Gabrielli editore).
Oltre che interventi sul
concetto di santificazione
nella tradizione metodista e
benedettina, il volume contiene contributi sulla santificazione nel Nuovo Testamento, sulla santificazione
nella Riforma (Emidio Cutnpi) e su temi più specifici cO'
me per esempio santifica^'
ne e liberazione, a cura di JO'
sè Miguez Bonino. Si tratta
un evento culturale in
non possiamo mancare di i
serirci e da cui trarre gran
profitto spirituale.
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gioventù evangelica
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A Luserna San Giovanni la Conferenza del distretto delle valli valdesi
Una particolare attenzione al territorio
Come esprimere al meglio la propria identità evangelica nella vita delle chiese
nelle numerose opere sociali e sanitarie e nell'attività culturale e informativa
___ MASSIMO GNOWE___________
* qualche giorno dalla fine
A della Conferenza delle
chiese valdesi del primo distretto è forse più facile fare
un bilancio di due giornate
sature di parole e riflessione,
nuovi incontri e scoperte.
Una Conferenza che, come
ha già scritto Stefano Mercurio su L'eco delle valli valdesi,
ha preferito riflettere sulla
propria specificità di protestanti invece di, semplicemente, produrre: anche se i
20 ordini del giorno approvati non sono certo pochi.
Il pastore Giorgio Tourn, in
apertura di lavori e commentando l’alto numero di membri deli’assemblea con voce
consultiva (45, affiancati dai
71 deputati delle chiese), ha
fatto notare la forte partecipazione alia Conferenza di
opere e istituti, una presenza
positivamente ingombrante e
che ha segnato le discussioni
e gli ordini del giorno proposti. Una particolare attenzione al territorio, questo forse il
leitmotiv delle giornate;
un’attenzione che ha contraddistinto i lavori nei gruppi e i temi esaminati, attenzione che è «gestione», ma
anche «invenzione» del territorio, e quindi programmazione di un agire concreto.
Un’azione lucida e consapevole dei propri limiti, almeno così traspare dagli atti della Conferenza, che sembra indicare la volontà di rappresentare qualcosa (riprendendo Beckwith) oppure non es
Un momento dei lavori della Conferenza a Luserna San Giovanni
sere nulla, finire confusi nella
massa. Una massa, una società, io si è più voite sottolineato, sempre più frammentata con cui, volenti o nolenti, bisogna convivere. Nell’introduzione alla relazione
della Commissione d’esame
troviamo riportati i versetti 38
e 39 di Romani 8 che sono in
sintonia con chi ha scelto di
seguire un messaggio non
certo naturale e scontato oppure aggiornato e alla moda,
ma piuttosto di follia e scandalo, come diceva, in altra occasione, l’apostolo Paolo.
Ecco allora la necessità di
esprimere ia propria identità,
facendolo con il servizio nelle
opere, con i media, con l’attività dei musei e del Centro
culturale valdese. «La Conferenza distrettuale - si legge
nell’atto 18 - evidenziando
che gii istituti e opere facenti
capo alle chiese valdesi nel distretto occupano circa 600
persone le quali hanno partecipato in modo attivo alla realizzazione dell’azione diaconale delle chiese e che si trovano direttamente coinvolte
nei processi di trasformazione
in atto, le ringrazia e le incoraggia a proseguire con fiducia neiie ioro attività; richiama l’attenzione delle chiese e
degli organi che di esse fanno
parte ai problemi del lavoro».
Questo interesse della Conferenza distrettuale che, come
ha commentato il presidente
della Commissione esecutiva,
Luciano Deodato (riconfermato con tutta la Ced), si è
preoccupata dei «tagli sulla
spesa sanitaria che possono
incidere negativamente sulle
opere assistenziali e sugli ospedali e di conseguenza suil’occupazione», riveia una più
profonda volontà di rilancio
deli’opera diaconale verso il
futuro con la realizzazione,
come si legge nell’atto 16, di
«un servizio che sia coerente
con il carattere evangelico».
La Conferenza si è occupata anche di comunicazione,
di Riforma-L'eco delle valli
valdesi e di Radio Beckwith
evangelica in particolare. Riconfermando l’appoggio finanziario, si è sottolineata «la
validità di questi strumenti di
comunicazione per far conoscere la vita, le realtà e le proposte delle chiese» (atto 12).
Strumenti che sono anche
complementari alle attività
delle opere e devono diventare occasioni privilegiate di
informazione. Il turismo nelle valli valdesi è un dibattito
aperto da anni; la necessità.di
collegamento e progetti comuni per far conoscere, non
una «riserva indiana» ma, come ha scritto la Commissione d’esame, «una storia e un
modo di vivere e vedere il
mondo», perché «l’interesse
verso la realtà valdese è sempre più rivolto all’identità
protestante e alle domande
spirituali ed etiche della fede
evangelica» (atto 19).
La Conferenza ha poi votato un ordine del giorno sulla
guerra nei Balcani: «Un segno
del fallimento deile capacità
di gestire e situazioni di crisi
attraverso il confronto e il
dialogo» a cui bisogna contrapporre la speranza, che
«non è un avallo dato a questa politica, a questa storia, a
questi equilibri di potere e di
forza», ma fede quale certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non
si vedono (Ebrei 11,1).
I Vivere la fede: nel 2001 una équipe della Cevaa visiterà le chiese delle Valli
Laicità, diaconia e Radio Beckwith al centro del dibattito
FRANCO SICILIANO
A volte accade di commentare con altre persone
l’esperienza della Conferenza
distrettuale. Prima osservazione, condivisa: è sempre un
bella occasione di incontro e,
già solo per questo, meriterebbe di essere inventata se
non esistesse. Seconda considerazione; la Conferenza conferma, ogni anno, la bontà
delle Unioni femminili. Infatti, ancora una volta si è avuta
una magnifica accoglienza e
si è mangiato bene. Se i membri di chiesa esitano a candidarsi per la Conferenza distrettuale è bene che sappiano che perdono una simpatica occasione di incontro e anche qualche buon pranzo.
Quindi, fin qui, tutto bene.
Poi quando si commentano
gli argomenti trattati arriva la
sorpresa: perché scopri che
quello che ha capito chi ti sta
di fronte è diverso da quello
che hai capito tu. E ti preoc'-dpi, innanzitutto per te stesperché non vorresti essere
inavvertitamente entrato in
Una fase di decadimento se
nile. Poi ti ricordi che anche i
quattro Vangeli hanno descritto le stesse cose in modo
diverso. Questione di punti di
vista, dunque, che possono
spiegare le differenti impressioni di ciascuno, anche influenzate dal sistema del lavoro in gruppi, che consente
una maggiore partecipazione
ma a volte lascia nei singoli
un ricordo più netto di quello
dei lavori svolti in seduta comune. E così riguardi i tuoi
appunti dai quali ti risulta
che il tempo della riunione
comune è stato egemonizzato soprattutto da tre argomenti: a) la laicità della scuola e la questione del credito
scolastico 0 formativo (non
ho capito la differenza); b) la
diaconia; c) radio Beckwith.
Laicità: nella scuola media
superiore è in atto il tentativo
di spacciare per meritevole ai
fini del credito (uno di quelli
citati prima) la frequenza all’insegnamento della religione cattolica. Era logico arrabbiarsi e voler protestare, come
è stato fatto, ma forse con il
senno del poi sarebbe stato
anche il caso, nell’imminenza
Gli incarichi
La Ced del I distretto è stata eletta nelle persone di Luciano Deodato, presidente: Liliana Viglielmo, vicepresidente; Miiena Grill, segretaria; Marco Bellora, Maria AngelaAnrico, membri.
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza è
®tóta eletta nelle persone di: Andrea Garrone, relatore; Dahlela Di Carlo, Emanuele Fiume, Matthew Noffke, membri
(supplenti Roberto Charbonnier, Rosanna Revel, Franca
®®"lgno, Mario F. Berutti).
Deputato al Sinodo è stato eletto Davide Dalmas (supplente Ada Poët).
La Conferenza del 2000 di terrà a Pramollo, sede alternaRva Perrero. Predicatore d’ufficio per la prossima Conferenza è stata designata la pastora Daniela Di Carlo (supplente Franco Siciliano).
delle elezioni europee, di suggerire al popolo valdese di
informarsi liberamente sulla
posizione che i vari partiti
hanno su questo argomento,
prima di andarli a votare.
Diaconia: il momento non
è facile, il continuo ridimensionamento delle risorse che
lo stato destina alla spesa sanitaria e assistenziale comincia a farsi sentire pesantemente sui nostri ospedali e
sulle nostre opere assistenziali, né le più recenti dichiarazioni governative lasciano
ben sperare per il futuro. Era
logico lanciare un grido di allarme e sensibilizzazione
perché tutti si mobilitino,
ognuno nel suo ruolo, perché
le opere continuino a vivere.
Nessuno però si è domandato se è ancora il caso che
continuino a crescere.
Radio Beckwith o meglio
l’Associazione Lo Bue. A quel
che è stato detto, per l’ordinamento valdese non esiste.
È una radio fondata e gestita
da valdesi, i soci sono singoli
valdesi e anche alcuni Concistori delle valli, i programmi
hanno un contenuto evangelico. Tutti sono convinti della
sua utilità. Ma è indipendente, sembra anche per ragioni
di carattere normativo. Però,
quando ha bisogno di fondi
per rinnovare e ampliare gli
impianti chiede aiuto alle
chiese del I distretto, come è
accaduto l’anno scorso, come accade di nuovo quest’
anno. La nuova richiesta ha
ovviamente stimolato un dibattito nel corso del quale
qualcuno ha ricordato come
questa situazione duri da circa 20 anni. A prescindere dalle conclusioni a cui si è giunti
circa il finanziamento in questione, una domanda resta
aperta: non sarebbe forse
tempo che la Chiesa valdese
(quale che sia il livello giusto)
e l’associazione Lo Bue stipulino finalmente un patto, un
contratto, una convenzione,
0 qualsiasi altra cosa, per
chiarire una volta per tutte i
rapporti reciproci? E vero che
la chiesa, per definizione, traguarda l’eternità, ma non sarebbe male se ogni tanto risolvesse le situazioni prima
del giudizio universale.
Infine una proposta suggestiva: quella di organizzare
per il 2001 la visita presso le
chiese del primo distretto di
una équipe della Cevaa, composta da tre persone straniere
(una africana, una del Pacifico e una europea) con il compito di confrontare i diversi
modi di vivere la fede e aiutare le chiese a riappropriarsi
dei senso della propria missione. La proposta è stata accettata ma con un entusiasmo talmente-marmoreo da
indurre il presidente della
Ced a invitare, intelligentemente, tutte le chiese a sapersi confrontare, a sapersi mettere in discussione, a essere
disposte a imparare da altri,
perché da tutto ciò ne può
derivare un grande arricchimento reciproco.
Una conclusione? Gli argomenti scelti erano importanti
e urgenti, le preoccupazioni
che li accompagnavano erano
fondate, eppure resta la sensazione che non si riesca a
uscire dalla gabbia, a prendere l’iniziativa; si ha l’impressione che si agisca e si discuta
molto più in reazione a eventi
esterni che per qualcosa che
abbiamo pensato, inventato,
creato: una volta si sarebbe
detto «la fantasia al potere»:
oggi l’impressione è che sia
proprio quella la cosa che più
manca. Ma forse sbaglio.
Le principali decisioni
Ecumenismo e comunicazione
La Cd chiede alla Ced di proseguire la riflessione sui temi
presentati dalla propria Relazione. In particolare invita all'approfondimento dei seguenti argomenti
scambio di interventi in momenti liturgici;
partecipazione ecumenica a manifestazioni di associazioni
laiche e civili;
dialogo con chiese di nuova tradizione e con espressioni religiose extracrìstiane.
Sottolinea l'importanza della formazione dei giovani in vista della conoscenza dell'identità evangelica. (...)
12) La Cd, informata del progetto di rinnovamento della
veste grafica di Riforma-L'eco delle valli valdesi e del progetto di ampliamento della copertura territoriale di Radio
Beckwith verso la vai Germanasca e la vai Chisone, convinta
della validità di questi strumenti di comunicazione per fare
conoscere la vita, le notizie e le proposte delle chiese, chiede
alle chiese di continuare a sostenerli con convinzione e di collaborare con essi.
Vita delle chiese
13) La Cd prende atto con riconoscenza del fatto che i tre
circuiti del distretto potranno avvalersi ognuno dell'impegno
di un o una animatore o animatrice giovanile. Dà il più fraterno benvenuto a Cristina Pretto, Patrick Stocco e Anne Pilloud e invita le chiese e i Concistori a collaborare (...).
14) La Cd apprezza il lavoro svolto dalla Federazione giovanile evangelica italiana per incentivare le forme e le occasioni di incontro e dialogo fra i/le giovani, momenti di testimonianza di fede e confronto.
Invita la Ced a coordinare all'interno delle chiese le iniziative previste dagli/le animatori/trici giovanili e dalla giunta locale della Federazione giovanile evangelica italiana (...).
15) La Cd accoglie con gioia la possibilità di incontro, di riflessione e di scambio contenute nel progetto di visita
dell'Équipe Cevaa;
approva le linee generali del progetto;
chiede alle chiese del distretto di dare la propria disponibilità e il proprio sostegno finanziario affinché l'iniziativa coinvolga tutte le realtà ecclesiastiche e abbia successo;
invita la Ced a nominare un gruppo di lavoro ristretto che,
in collaborazione con il Comitato italiano per la Cevaa, organizzi nei dettagli l'iniziativa (...).
Gestione del territorio
17) La Cd, informata dei profondi cambiamenti che si stanno verificando nei settori della sanità e dell'assistenza che investono non solo gli istituti valdesi ma tutti gli organismi che
operano nel settore, (...) ribadisce che l'azione diaconale del
le chiese trova senso nell'operare al servizio della popolazione locale, non facendo mancare il sostegno fino ad oggi fon
nito alle realtà più disagiate.
La Conferenza auspica che nella riorganizzazione delle
strutture e dei modelli gestionali la pur riconosciuta limita
tezza delle risorse non penalizzi le fasce più deboli della società (anziani, malati, portatori di handicap, persone che vi
vono nel disagio).
Esprime sostegno e solidarietà a coloro che agiscono attuando il mandato ricevuto dalle chiese nella gestione di istituti e opere loro facenti capo.
Ringrazia i fratelli e le sorelle che a diversi livelli (membri
di Comitati di gestione, direttori, volontari) prestano la loro
opera in detti istituti e opere.
Invita gli enti diaconali a fornire una puntuale informazione alle chiese e alla popolazione sui problemi che possono
sorgere in questa fase di grandi trasformazioni, anche attraverso i mezzi d'informazione locali, in particolare Riforma L'eco delle valli valdesi e Radio Beckwith Evangelica.
18) La Cd, in relazione all'atto 17/Cdl/99, evidenziando che
gli istituti e opere facenti capo alle chiese valdesi nel distretto
occupano circa 600 persone le quali hanno partecipato in modo attivo alla realizzazione dell'azione diaconale delle chiese
e che si trovano direttamente coinvolte nei processi di trasformazione in atto, le ringrazia e le incoraggia a proseguire con
fiducia nella loro attività (...).
19) La Cd, (...) constatato che l'interesse verso la realtà valdese è rivolto non solo alla storia e ai luoghi che essa ha reso
significativi, ma in modo crescente all'identità protestante e
alle domande spirituali ed etiche della fede evangelica, chiede alle chiese di
a) favorire un coordinamento tra l'attività di formazione
storica e teologica che il Cev svolge per gli accompagnatori
dei musei storici e l'analoga attività svolta nelle comunità;
b) incoraggiare il lavoro dei coordinamenti musei e luoghi
storici e delle strutture ricettive ai fini di una gestione coordinata delle risorse umane e materiali;
c) stimolare la discussione al proprio interno sulla nostra
immagine (...).
Radio Beckwith evangelica
25) La Cd conferma il sostegno finanziario a Radio Beckwith evangelica come da preventivo;
rinnova l'invito alla Associazione Lo Bue a cercare sempre
più collaborazioni all'interno delle realtà comunitarie e diaconali presenti nel distretto;
chiede alla Ced di proseguire con l'Associazione Lo Bue
una riflessione sulla possibilità di creare un rapporto di tipo
istituzionale coerente con gli statuti, che corrisponda all'effettivo impegno di risorse umane e finanziarie che le chiese
del distretto forniscono alla radio; (...).
Guerra nei Balcani
27) La Cd, nella consapevolezza che la guerra nei Balcani è
il segno del fallimento delle capacità degli uomini e delle
donne di gestire le situazioni di crisi attraverso il confronto e
il dialogo, ritiene che sia necessario riconoscere la comune dimensione di peccato e inadeguatezza che in questa situazione accomuna tutti/e i/le cittadini/e d'Europa e interroga i cristiani in particolare.
Prega perché i segnali di pace di questi giorni si rafforzino
e concretizzino e ritiene che d'ora in poi sia necessario operare per la ricostruzione, non solo materiale, ma soprattutto
dei rapporti, dei ponti fra le persone, evitando che la tregua
diventi la vittoria delle divisioni etniche e della legge del più
forte.
Si impegna a collaborare in questa opera con le chiese sorelle, presenti nei luoghi del conflitt. (...).
Infine, pensa che questi eventi possano essere lo stimolo
per creare, anche nelle nostre chiese, maggiori momenti di riflessione e azione sui problemi politici ed economici mondiali
prima che sfocino in «imprevedibili» crisi che non lasciano alternative pacifiche e ci trovano colpevolmente impreparati.
6
PAG. 6 RIFORMA
ÆNZA Del II Distr
VENERDÌ 25 GIUGNO 1999
A Vallecrosia la Conferenza del distretto dell'Italia settentrionale e Svizzera
Vivere con più slancio la nostra ecclesiologia
Nonostante il preoccupante e persistente calo numerico, la Conferenza ha invitato
le chiese a non ripiegarsi su se stesse e a testimoniare con maggiore intensità
JEAN-JACQUES PEYRONEL
PROSEGUENDO la riflessione suU’identità protestante, la Conferenza del II
distretto, riunita alla Casa
valdese di Vallecrosia dal 4 al
6 giugno, ha iniziato i suoi lavori, sotto la regia energica
del past. Giorgio Bouchard,
con un dibattito approfondito sulla vita delle chiese che
ha dato il tono a tutta la Conferenza. Secondo i dati forniti
dalla relazione della Commissione esecutiva, all’inizio
del 1978, i membri delle chiese valdesi e metodiste residenti neH'ambito del II distretto erano 6.611. Vent’anni
dopo erano scesi a 5.399: un
calo del 18,33%! E anche quest’anno risulta un ulteriore
saldo negativo di 84 membri.
La Commissione esecutiva
ha quindi lanciato un campanello d’allarme.
Raccogliendo l’invito, la
Commissione d’esame (Davide Giannoni e Gianandrea
Nicolai) ha esaminato le tabelle statistiche della Tavola
valdese degli ultimi vent’anni.
Risulta che le chiese del distretto sono sempre più piccole e con meno giovani: i
membri comunicanti sono
calati del 30% e i bambini/catecumeni del 50%. In compenso, le attività delle chiese
sono più seguite (la frequenza
media è salita dal 18 al 24%) e
il concetto di chiesa si è allargato (aderenti e simpatizzanti
sono saliti complessivamente
dal 14 al 22% della popolazione totale). Partendo da questi
dati, la Cde ha proposto alla
Conferenza di affrontare nuovamente la questione dell’evangelizzazione. Come si
spiega un calo così importante? È solo dovuto alla secolarizzazione in atto nella società
italiana? 0 alla maggiore «aggressività» di altre chiese
evangeliche 0 alle proposte
più allettanti dei nuovi movimenti religiosi?
L’ipotesi avanzata dalla
Cde della rigidità dei nostri
regolamenti che non invoglierebbe i simpatizzanti a diventare membri effettivi delle
nostre chiese, è stata unanimemente respinta. Ad essere
in causa, è stato detto da molti, non sono i nostri regolamenti ma noi stessi come
chiese. Da anni parliamo di
evangelizzazione ma in realtà
non la facciamo perché non
la sappiamo fare. O meglio,
non sappiamo fare quello che
di solito si intende per evangelizzazione, cioè «andare in
piazza». Questo lo sanno fare
molto meglio i pentecostali.
Eppure, non è vero che nessuno si avvicina alle nostre
chiese: quest’anno, per esempio, la Chiesa valdese di Torino ha accolto ben 20 nuovi
membri di chiesa, tutti adulti,
e in gran parte provenienti
dal cattolicesimo. Se è vero
che siamo troppo introversi e
poco inclini a proporre la nostra fede sul «mercato» religioso, è perché appunto il nostro modo protestante di intendere la fede non è una risposta «passe-partout» agli
interrogativi religiosi 0 pseudo-religiosi della gente. Non è
vero, è stato detto, che abbiamo perso la nostra identità
protestante: è che la nostra
ecclesiologia è profondamente radicata nell’ascolto, critico
e esigente, della parola di Dio.
Presuppone quindi un incontro, una relazione non superficiale con altre persone
in cerca di senso per la propria vita. D’altronde, ci sono
due cose che sappiamo fare
molto bene invece: cultura e
diaconia, e spesso chi si avvicina alle nostre chiese lo fa
perché è interessato a conoscere più a fondo la realtà ecclesiastica che sta dietro alle
nostre proposte cùlturali e
teologiche e ai servizi sociali
che offriamo a tutti. Il problema dunque non è tanto di
«andare in piazza» quanto di
essere aperti ai problemi sociali, culturali e spirituali delle città in cui ci troviamo,
puntando sulla qualità e l’originalità della nostra proposta
di fede che, nel contesto sempre più secolarizzato in cui
operiamo, è essenzialmente
quella di essere dei testimoni
laici del Cristo risorto di fronte al ritorno ambiguo e spesso strumentale del «sacro».
Certo, per fare questo non
nuocerebbe affatto essere un
po’ più visibili, specie nelle
grandi e medie città, per non
essere completamente tagliati fuori dal «mercato».
Direttamente collegata al
problema del calo numerico,
è stata poi affrontata la questione della classificazione
delle chiese locali. Il past.
Franco Becchino ha presentato la relazione della commissione nominata dalla
Conferenza dello scorso anno con l’incarico di elaborare
un progetto di riforma regolamentare da proporre al Sinodo. In sostanza, prima di
decidere la «declassificazione» si cercherà di essere più
flessibili nell’applicazione dei
regolamenti, tenendo conto
di criteri non solo numerici.
Prima di passare all’esame
delle opere, la Conferenza ha
approvato un importante ordine del giorno sulla contro
versa ordinanza del ministro
della Pubblica istruzione sulle norme per lo svolgimento
degli scrutini e degli esami
nelle scuole statali. La Conferenza ha invitato «i genitori
delle chiese del distretto e gli
allievi interessati a denunciare, eventualmente anche con
azioni legali, qualsiasi tipo di
prevaricazione, impegnandosi a sostenere moralmente
e legalmente tali azioni».
La serata di sabato è stata
dedicata a una presentazione
del giubileo biblico, in vista
dell’atteggiamento da tenere
durante il Giubileo cattolico
del 2000. Introdotto dal past.
Giuseppe Platone, il tema è
stata presentato dal pastore
Jonatban Terino (il giubileo biblico) e dal past. Ruggero Marchetti (L’anno santo
da Bonifacio Vili a Giovanni
Paolo II). Successivamente, la
Conferenza ha approvato un
documento sulle celebrazioni
cattoliche-romane previste
per il 2000, invitando «le chiese a considerare con attenzione l’opportunità di evitare la
partecipazione di rappresentanti delle nostre chiese a liturgie che direttamente o indirettamente possano essere
associate dall’opinione pubblica al Giubileo-Anno Santo»
e raccomandando l’utilizzo
del materiale prodotto dalla
Fcei per il programma «Giubileo 2000», in particolare la
raccolta delle firme per la
cancellazione del debito internazionale e per la giustizia
economica tra i popoli.
Centri «Jacopo Lombardini» e «Luciano Menegon;
Tra rallegramento e forti preoccupazioni
RUGGERO MARCHETTI
La Conferenza ha dedicato
il pomeriggio di sabato
all’esame del Centro culturale
«Jacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo e del Centro
ecumenico «Luciano Menegon» di Tramonti di Sopra.
Per quel che riguarda il Lombardini, la situazione sta evolvendo positivamente: dal
prossimo settembre il gruppo
residente sarà di cinque persone, e si spera di arrivare al
più presto alla quota ideale di
sette. Il Lombardini, che quest’anno ha svolto un’intensa
attività culturale e di riflessione di fede, dovrebbe così essere in condizione di tornare
a rappresentare nella Cinisello attuale un punto di riferimento e di incontro per i giovani e un centro di evangelizzazione (in questo senso è
stata significativa la modifica
del nome dell’opera che la
Conferenza ha approvato votando il nuovo statuto: non
più Centro «culturale» ma
Centro «evangelico»). Questo
senza rinunciare a quell’im
pegno sociale che tanto ha caratterizzato la nostra presenza
in Cinisello, e che ora va ripreso tenendo conto dei cambiamenti avvenuti nella chiesa e nella società. Insomma,
se solo due o tre anni fa quello del Lombardini sembrava
quasi un discorso chiuso, ora
il Centro pare pienamente in
grado di continuare a rendere
la sua testimonianza in modo
certo nuovo ma nello stesso
spirito di servizio del passato.
Ben altrimenti difficile è
purtroppo stata la discussione dedicata aU’esame del
Centro Menegon. Se infatti i
lavori di ristrutturazione sono stati ultimati con un ottimo risultato finale, le spese
hanno «sforato» di ben 225
milioni il preventivo originario di mezzo miliardo. Tutto
questo senza che la Tavola
sia stata informata per tempo
delTevolversi della situazione, anche perché il Comitato
del Centro si è riunito, in
questo periodo cruciale, soltanto due volte.
La Conferenza si è trovata
di fronte a due esigenze: co
Gli incarichi
La Ced del II distretto è stata eletta nelle persone di: Giovanni Carfari, presidente, Ruggero Marchetti, vicepresidente, Doriana Balducci, segretaria, Gabriella Marangoni, Franca Barlera, Raul Matta e Giovanna Vernarecci, membri.
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza
sarà composta da Cinzia Carugati e Jonathan Terino (supplenti Gregorio Plescan e Eliada Resta).
Deputata della Conferenza al Sinodo è stata eletta Gabriella Marangoni (supplente Anita Bruschi).
Rappresentante della Cd presso la Foresteria di Venezia:
Paolo Bensì.
Rappresentanti della Cd presso il comitato di Tramonti:
Silvano Fani (metodista) e Andrea K6hn (valdese).
La prossima Conferenza si svolgerà a Torre Pellice. Predicatore d’ufficio è stato designato il past. Massimo Aqullante
(supplente past. Antonio Adamo).
me far fronte al pesante debito che si è venuto a creare,
nel caso in cui la soluzione
elaborata nel frattempo dalla
Tavola (coinvolgere nella gestione del Centro la chiesa avventista e anche, ma la cosa
sembra più difficile, i pentecostali del Friuli) si rivelasse
non praticabile; la richiesta di
molti deputati di fare chiarezza sulle responsabilità dell’accaduto, come condizione essenziale per poter continuare
a chiedere un sostegno economico nelle comunità.
La proposta di alcuni di destinare per un certo tempo il
Centro ad ospitare profughi
del Kosovo, non è stata ritenuta praticabile, per motivi
legati alla destinazione specifica del Centro, per motivi logistici (mettere dei profughi
in un piccolo comune isolato
come Tramonti significherebbe quasi «ghettizzarli») e
infine anche per motivi etici:
la scelta di destinare Tramonti ai profughi anche per
ottenere le sovvenzioni loro
destinate avrebbe saputo
molto di opportunismo.
Per quanto riguarda le responsabilità, la discussione
ha fatto alla fine emergere
quelle del Comitato: un amore molto forte per il Centro
ha portato questi fratelli e sorelle a fare le cose al di là
dell’«economicamente possibile». Comunque, ora Tramonti ha veramente una bella struttura, che deve funzionare al massimo. E se il tentativo della Tavola di coinvolgere nella sua gestione alcune altre chiese evangeliche
avrà buon esito, avremo un
Centro Menegon sempre più
ecumenico. Questa vicenda
deve comunque rimanere
per tutti noi un ammonimento a fare sempre il passo nella
misura delle nostre gambe.
Le principali decisioni
Credito scolastico
La Cd concorda con ¡1 documento reso noto dal Consiglio
della Fcei sull'Ordinanza n. 128 del 14 maggio u.s. del ministro della Pubblica Istruzione riguardante le norme per lo
svolgimento degli scrutini e degli esami nelle scuole statali;
rileva con indignazione il tentativo di misconoscere il diritto alla «non discriminazione» di quanti non chiedono di avvalersi dell'lrc e degli insegnamenti alternativi di cui alla sentenza della Corte Costituzionale n. 203 del 1989 e n. 13 del
1991;
sottolinea la necessità da parte di tutte le chiese del distretto a sensibilizzare a tali problemi non solo i propri membri, ma anche l'opinione pubblica;
invita i genitori delle chiese del distretto e gli allievi interessati a denunciare, eventualmente anche con azioni legali,
qualsiasi tipo di prevaricazione, impegnandosi a sostenere
moralmente e legalmente tali azioni;
prende atto delle iniziative già avviate con tempestività e
incisività dalla Tavola valdese, invitando le comunità locali a
coordinarsi con tali iniziative.
Vita delle chiese
La Cd, convinta che la realtà delle chiese e la loro crescita
sono opera del Signore e che la necessità dell'evangelizzazione è parte costitutiva dell'essere cristiani; convinta inoltre
che la nostra identità evangelica esprime le sue potenzialità
migliori nel confronto e nel dialogo invita le chiese
a riflettere in modo approfondito sulla necessità di rendere maggiormente visibili, nella vita cittadina, le varie iniziative pubbliche di testimonianza evangelica, di presenza culturale e di servizio diaconale;
a vivere, con maggiore intensità biblica e riflessione teologica, la propria ecclesiologia affinché la comunità dei credenti diventi per molti, sempre di più, un luogo di ricerca di
senso, di fraternità e sororità, di crescita spirituale e di conseguente impegno concreto nella società.
Oggi la condivisione di molti nostri percorsi di fede non
trova sempre sbocco in un'adesione formale alla chiesa secondo l'ordinamento che ci è proprio. Eppure raccogliamo
consensi, simpatie, interesse. Ai nostri culti e alla condivislone della Cena del Signore partecipano sovente sorelle e fratelli che, pur avendo percorso itinerari spirituali diversi o appartenendo ad altre aree confessionali, apprezzano il nostro
modo di annunciare la parola di Dio. Molti/e, accanto alla dimensione biblico-teologica, condividono anche le nostre responsabilità finanziarie. La Cd invita quindi le chiese, nella
consapevolezza che il nostro modo di vivere la fede non
esaurisce la ricchezza del protestantesimo, a cogliere tutte le
potenzialità che questi percorsi di vicinanza e condivisione
indicano. Infine, la Cd sottolinea l'importanza che il lavoro
delle scuole domenicali può svolgere sia nell'aprire le più
giovani generazioni alla scoperta della centralità del Cristo
sia nel coinvolgere i genitori in una pratica educativa e di fede densa di possibili nuovi sviluppi.
Centro «Jacopo Lombardini»
La Cd approva l'operato e il bilancio del Centro Jacopo
Lombardini, si rallegra vivamente per le numerose attività
organizzate e invita il responsabile del Centro a perseverare
nell'importante testimonianza evangelica nell'hinterland
milanese.
Centro «Luciano Menegon»
La Cd, preso atto del problemi e delle prospettive del centro «Menegon» di Tramonti di Sopra, ringrazia la Ced e la
Tavola valdese per la disponibilità con cui hanno seguito la
situazione; chiede alla Ced e alla Tavola valdese di seguire
l'iter in corso della revisione dello statuto in modo da dare
soluzione ai problemi che lo statuto tutt'ora vigente ha posto; si rallegra della possibilità di coinvolgere altre chiese
evangeliche nella gestione dell'opera; chiede alla Ced e alla
Tavola valdese di rendere ulteriormente trasparenti i termini
dell'intera vicenda per dare una doverosa informazione alle
nostre chiese che hanno sostenuto finanziariamente i lavori
di ristrutturazione e perché tale dolorosa esperienza renda
tutti più accorti in eventuali futuri progetti.
Giubileo
La Cd, dopo avere discusso della questione del Giubileo
cattolico romano dell'anno 2000, nei suoi vari aspetti storicoteologici, considerati;
la natura prettamente confessionale del Giubileo-Anno Santo che contrasta fortemente con il principio profetico del giubileo biblico descritto nel libro del Levitico al capitolo 25;
il tentativo di autorevoli ambienti cattolici volto a presentare la circostanza come occasione ecumenica;
il carattere pervasivo che le manifestazioni assumeranno
nel paese, nei media e nell'opinione pubblica;
il largo impiego di denaro pubblico per iniziative direttamente o indirettamente legate al Giubileo-Anno Santo
esprime;
il proprio profondo senso di estraneità nei confronti
dell'evento;
la convinzione che le modalità scelte dalla Chiesa cattolicoromana per celebrarlo costituiscano un'obiettiva difficoltà
per il cammino ecumenico;
l'esigenza di fare ogni sforzo per manifestare con chiarezza il proprio dissenso alle sorelle e ai fratelli della Chiesa cattolico-romana, rendendolo altresì noto alle altre chiese e
all'opinione pubblica invita
le chiese a considerare con attenzione l'opportunità di evitare la partecipazione di rappresentanti delle nostre chiese a
liturgie che direttamente o indirettamente possano essere associate dall'opinione pubblica al Giubileo-Anno Santo;
a promuovere nelle chiese, là dove lo si ritenga necessario,
una riflessione sulle conseguenze ecumeniche del GiubileoAnno Santo; conferma:
l'impegno delle nostre chiese nel cammino ecumenico;
la solidarietà a quei settori del cattolicesimo che insieme a
noi intendono esprimere il loro disagio cristiano nei confronti del clima giubilare-romano;
la lieta convinzione che il protestantesimo italiano possa
e debba proporsi come luogo aperto a tutti in cui vivere a
fede cristiana in forme diverse e alternative rispetto al a
centralità romana e alla dottrina delle indulgenze, sottolineate dall'evento giubilare romano; fa proprio il documento redatto recentemente dai pastori evangelici del Triveneto intitolato «Evangelici e Giubileo» e lo raccomanda come
primo materiale illustrativo della nostra posizione sull'argomento; raccomanda infine alle chiese l'utilizzo del materiale prodotto dalla Fcei per il programma «Giubileo 2000» m
particolare il modulo per la raccolta delle firme per la cancellazione del debito internazionale e per la giustizia economica tra i popoli.
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art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
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Fondato nel 1848
PROVINCIA: DOMENICA IL BALLOTTAGGIO —
Nessuno dei 10 candidati alla presidenza della Provincia di
Torino ha raggiunto la fatidica soglia del 50%+1 dei voti necessari per rimmediata elezione. Si va dunque al ballottaggio fra i due meglio piazzati, la presidente uscente Mercedes
Bresso che guida una coalizione di centro-sinistra senza
l’appoggio ufficiale di nessun altro gruppo oltre ai 7 che
l’hanno sostenuta al primo turno (Verdi, Ppi, Sdi, Pdci, Ds,
Democratici e Lista Dini-Pensionati) e il candidato del Polo
delle libertà, Alberto Ferrerò, a cui si è aggiunto, oltre al sostegno di An, Forza Italia, Partito socialista, Piemonte nazione e Ccd anche quello della Lega Nord. Si vota solo domenica; se si è smarrito il tagliando utilizzato per la prima elezione del 13 giugno si può chiedere un duplicato al Comune.
I risultati delle votazioni nel Pinerolese
II voto valdese per
le elezioni europee
Come si è votato nei Comuni del Pinerolese dove c’è
una maggioranza o una forte
presenza valdese? Limitandoci al voto per le europee e facendo un confronto con le
percentuali ricevute dai principali partiti nella circoscrizione Nord-Ovest emergono
alcune conferme e anche risultati decisamente diversi. Il
successo della lista Bonino,
ad esempio, è generale: se la
percentuale nel Nord-Ovest è
del 12%, raggiunge punte del
20,8% a Bobbio, 19,5% a
Angrogna e Massello, 19,4%
a Torre Pellice, 18,7% a Villar Pellice, 18,5% a Prali. Più
modesti i risultati per i Democratici di Prodi: 7,2% nel
Nord-Ovest, percentuali più
basse nei Comuni più valdesi
con un minimo a Rorà (1,3%)
e nessun voto a Massello.
Questo Comune, dove i votanti erano solo 54 e le schede bianche o nulle 13, ha assegnato salomonicamente 8
voti ciascuno ai Ds, a FI e alla Bonino. Il più a sinistra è il
Comune di Pramollo, con
35,6% ai Ds, 14,5% a Rifondazione, il 4,4% ai Comunisti
italiani e soltanto 8,2% a FI.
Pramollo assegna anche il
10,7% alla Lega, in media
con la percentuale del NordOvest, mentre a Prali la Lega
ha il 9%, a Angrogna e Rorà
il 9,6%. 11 confronto tra Forza
Italia e i Ds vede questi ultimi decisamente più votati, oltre che a Pramollo, a Prali
(26% rispetto a 8,5% di FI) a
Rorà (36,3% rispetto a 5,7%
di FI), a Pomaretto (20,9% rispetto a 14,8% di FI) Ad Angrogna, invece FI prende il
23,3% contro il 14,1% dei
Ds, a Bobbio c’è poca differenza (18,6% Ds e 19,8% FI),
a Villar Pellice FI è al 23,4%
ei Osai 17,9%.
Alleanza nazionale-Segni
conquista 10 voti a Angrogna, il 12% a Bobbio e il 9%
a Pramollo rispetto a percen
tuali superiori al 5% in Comuni come Bibiana, Vigone,
Bricherasio. Passando a Comuni in cui i valdesi non sono presenti, è interessante notare che i migliori risultati di
Forza Italia non si limitano a
molte zone della pianura
(Barge 37,4%, Macello 31,
4%) ma si verificano anche in
altre valli, come a Paesana
(32,9%), a Revello (36,1%), a
Sanfront (36,4%), a Sauze
Cesana (35%), a Envie (41,
3%). Infine, per quanto riguarda la percentuale dei votanti, a parte il caso di Angrogna dove ha votato solo il
44,9% degli aventi diritto
probabilmente perché non si
votava per le comunali (svoltesi un anno fa), bisogna osservare che i valdesi non si
distinguono per la partecipazione: salvo che a Prali (84%)
in nessun Comune a maggioranza valdese si è raggiunto
l’80% dei votanti: hanno fatto
meglio in pianura, spesso con
percentuali superiori all’85%,
come per esempio a Lusernetta, a Pragelato, Pinasca e
diversi altri Comuni.
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-J.
VENERDÌ 25 GIUGNO 1999 ANNO 135-N. 26 LIRE 2.000-EURO 1,03
Terminata la tornata elettorale amministrativa abbinata alle europee, ed eletti,
nei Comuni delle Valli, tutti i
sindaci e i consiglieri, si tratta ora di formare i nuovi governi delle Comunità montane le quali si chiamano organismi di secondo livello proprio perché i Consigli non sono direttamente eletti dai cittadini, ma composti da consiglieri designati dai vari Comuni: due per la maggioranza e uno per la minoranza La
grossa discussione avviene
però per stabilire chi sarà il
presidente e soprattutto chi
gli assessori: di fatto, come
già avviene nei Consigli comunali, è la giunta che ha in
mano tutto, che decide e
quindi determina le scelte po
li RUOLO DELLE COMUNITÀ MONTANE
PRESTO E BENE
MARCO ROSTAN
litiche, culturali, finanziarie,
sociali per le nostre valli.
Questo aspetto contiene elementi di efficienza, ma certamente potrebbe essere riequilibrato con un miglior funzionamento dei Consigli. In molti
casi le riunioni sono, per la
minoranza, più che altro l’occasione per manifestare opposizione e critica, per i consiglieri di maggioranza semplice obbligo di alzare la mano a
favore delle delibere presentate dalla propria giunta. Su alcuni aspetti importanti il Consiglio dovrebbe diventare,
molto di più che adesso, il
luogo di elaborazione e coordinamento congiunti fra Comuni e Comunità. Non sono
sempre sufficienti le consultazioni dei vari sindaci promosse dagli assessori su questo o
quel problema. Per questo è
necessario che i consiglieri
sappiano farsi carico del territorio nel suo complesso. E
non interessa sapere se l’assessore X sarà dei Popolari o
dei Ds, se i Verdi ce la faranno e mettere Tizio e i laburisti
Caio. Vorremmo che si facesse presto e bene. Presto è ovvio, bene vuol dire che i prossimi assessori dovranno concentrare energie e creatività
affinché le Comunità montane
sappiano, in molti più casi,
svolgere e gestire insieme ai
Comuni una serie di servizi
essenziali sul territorio, e realizzare per tutti un collegamento efficace con Provincia
e Regione. Se questo non dovesse avvenire, diventerebbe
inevitabile per motivi economici quella fusione tra Comuni che nessuno desidera.
Per ora solo interrogativi sulla ricaduta socio-economica delle Olimpiadi del 2006
Torino ha vinto: vincerà anche il territorio?
DAVIDE ROSSO
Ila fine la scommessa è
stata vinta. Sarà Torino a
ospitare i giochi olimpici invernali del 2006. Questo è
quanto ha deciso la 109“ sessione del Comitato olimpico
riunitasi a Seoul lo scorso fine
settimana. Torino l’ha spuntata su altre cinque candidate a
ospitare i giochi del 2006, e in
particolare sulla città svizzera
di Sion che sembrava essere
maggiormente accreditata per
la vittoria finale. Quella della
città transalpina era apparentemente una candidatura atipica di una città vicina alle
montagne che doveva ricorrere, per organizzare uii
evento come le olimpiadi, alla collaborazione di altre località della sua provincia, ma
alla fine i fatti anno dato ragione al Comitato promotore
che ha saputo competere e
presentare una candidatura in
grado di imporsi. Sono state
numerose le autorità locali,
anche valligiane, che hanno
fatto parte della nutrita delegazione torinese a Seoul primo fra tutti il presidente della
Regione, Enzo Ghigo, che
subito dopo il «verdetto» del
Ciò ha dichiarato che: «Da
oggi il Piemonte non sarà più
lo stesso: l’evento olimpico è
un occasione unica per il rilancio di Torino e di tutto il
territorio regionale, un evento che siamo riusciti a conquistare lavorando tutti insieme con impegno». E che questa sia stata una candidatura
di «squadra» lo dicono anche
altri amministratori locali come il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, la cui città
ospiterà le gare di hockey
femminile, e il presidente della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, Erminio Ribet, per il quale «la ricucitura montagna-città è stato uno dei fattori vincenti perché mai come in questi 18
mesi queste due realtà hanno
saputo dialogare».
Soddisfazione in tutti quindi, come è ovvio; ora però,
passati i primi momenti di
euforia, occorre pensare all’organizzazione vera e propria: agli incarichi da assegnare, ai lavori infrastrutturali
da realizzare tenendo sott’occhio da un lato i problemi ambientali e dall’altro il pericolo
sempre in agguato di realizzare lavori faraonici con ben poca ricaduta sul territorio. Certamente l’affare olimpiadi
Nel progetto esaminato dal Ciò l’autostrada per Pinerolo è già completata: un segnale beneaugurante?
sarà per la Provincia di Torino un’occasione di rilancio
economico e turistico che bisognerà cercare di capitalizzare innanzitutto sul piano infrastrutturale cominciando magari dalla viabilità valligiana
visto che quella passata per il
Pinerolese non è stata solo la
settimana delle «olimpiadi»
ma anche quella dell’annuncio della possibilità di eompletamento dell’autostrada
Torino-Pinerolo.
Il 16 giugno infatti l’Ativa
e l’Anas hanno firmato a Roma una convenzione che do
Come riferisce il Resoconto delle
Conferenze pedagogiche evangeliche tenute in Torre Pellice dal 17 al 22
del mese di agosto 1874, «da molti anni i
maestri Evangelici Valdesi, sparsi da un
capo all’altro d’Italia, sentivano il bisogno di radunarsi in pubblico Congresso
pedagogico». Lo scopo è ben definito
«onde studiare la grande, la vitale quistione dell’educazione, e condividere vicendevolmente le loro esperienze, le loro
speranze, i loro metodi, le loro gioie e anche (perché tacerlo?) i loro disinganni».
Nella Prefazione a tale Resoconto
(pubblicato nel 1874 a cura della Tipografia Claudiana sita in via Maggia 88 in
Firenze) è riportato il nome di chi avviò
l’iniziativa: un sig. Reynaud di Bovile.
Egli aveva pubblicato nell’Eco della Verità nel 1873 una lettera, «insistendo,
qual mezzo di miglioramento delle nostre
scuole e di perfezionamento individuale.
IL FILO DEI GIORNI
LE SCUOLE
EVANGELICHE
FRANCO CAÌ.VETTI
sulla necessità di un Congresso pedagogico». Nel febbraio del 1874 si riunì a Pinerolo una commissione che ebbe il compito di stilare il programma dell’incontro.
Un programma ricco e stimolante con 8
argomenti ben elaborati, assegnati a 8 relatori diversi provenienti da Torino, Pinerolo, Susa, Angrogna, Roma, Pomaretto,
Firenze, Luserna San Giovanni. 11 reso
conto ci fa partecipi della gioia che accompagnò i corsisti all’inaugurazione
delle lezioni-conferenze il 17 agosto.
L’assemblea era formata oltre che dalla
rappresentanza della Tavola valdese e del
Comitato di evangelizzazione, dal direttore della Scuola normale, dal delegato
scolastico governativo, da 35 maestri (su
un totale di 46), da 14 maestre (su 15).
Non manca, come si conviene, che l’assemblea inizi con un cantico e la lettura
dei Salmi 127 e 121; segue il discorso
inaugurale tenuto dal sig. Giovanni Garnieri di Roma. Subito dopo l’orazione i
componenti della conferenza stabiliscono
due sedute al giorno di 4 ore ciascuna; le
sedute iniziano e terminano con il canto e
con la preghiera, ogni oratore non potrà
prendere la parola più di tre volte sullo
stesso argomento. Quanta vitalità e quanto senso pratico ritroviamo ancora oggi in
questa documentazione!
vrebbe portare nell’arco di
cinque anni al completamento
del tratto autostradale TorinoPinerolq fermo da anni ad Airasca. «E positivo che la decisione sia giunta prima di
quella del Ciò - ha dichiarato
il sindaco di Pinerolo nel corso di un incontro tenutosi a
Pinerolo lunedì 21 giugno perché era un’esigenza del
territorio indipendentemente
dalle olimpiadi». Ma le prime
ricadute infrastrutturali dei
Giochi, per ora solo a livello
progettuale, sembrano già
farsi sentire, e infatti l’assessore alla Viabilità della Provincia di Torino, Campia, ha
voluto sottolineare nel corso
dello stesso incontro come le
olimpiadi consentano di vedere in un ottica differente
anche il miglioramento della
viabilità nella bassa vai Chisone con interventi sostanziali sulla statale 23 nel tratto
che va dal territorio di Porte a
quello di Perosa Argentina
oltre ad alcuni necessari interventi nella parte restante
del tracciato della statale.
Non solo, ma le risorse olimpiche potrebbero anche aiutare un eventuale riammodemamento della tangenziale di Pinerolo e il miglioramento generale della viabilità valligiana come per esempio quella
della Provinciale 181 in vai
Pellice, sede anch’essa di
strutture olimpiche.
8
PAG.
Il
Delle ¥ai.o moEsi
VENERDÌ 25 GIUGNO 1999
CONTROLLI PER LA DIOSSINA NEL PINEROLESE —
In seguito alle circolari ministeriali che raccomandavano un
controllo accurato di tutti gli alimenti sospetti di diossina
provenienti dal Belgio, l’Asl 10 ha provveduto in primo
iuogo a disporre il sequestro cautelativo, in attesa di analisi,
di tutte le carni di pollo e delle uova provenienti dal Belgio
e del ritiro dal commercio di tutti i prodotti belgi individuabili. In seguito a un controllo più ampio e dopo accertamenti veterinari sono stati posto sotto sequestro 200.000 kg di
carni suine, 184 kg di Wurstel e 2.500 kg di carne magra
congelata proveniente dal Belgio prima della lavorazione e
immissione in commercio. Infine l’Asl ha disposto il ritiro
dalle farmacie delle farine di latte e in genere degli alimenti
di origine animale destinati all’infanzia.
A PINEROLO, L’ISOLA DEI BAMBINI — Dal 29 giugno
al 23 luglio a Pinerolo, nel parco di villa Prever, sarà in funzione «L’isola dei bambini», spazio di animazione, cinema
e teatro per i più piccoli. L’iniziativa, a cura della compagnia Nonsoloteatro, prevede tutti i martedì e i giovedì serate
dedicate ai bambini: si comincia il 29 giugno con «Le pagine deH’immaginario», giochi, incontri e animazioni con
l’amico libro dalle 20 alle 21, sempre alla stessa ora si svolgeranno giochi teatrali e alle 21,301 piccoli spettatori potranno assistere allo spettacolo «Esseoesse, ovvero le disavventure di Giovanni Rischiotto», infine alle 22,30 i racconti
della buonanotte. Il nuovo appuntamento sarà per giovedì
1° luglio con il laboratorio di pittura a partire dalle 20, giochi della tradizione popolare dalle 21, il film «La gabbianella
e il gatto» alle 21,30 e di nuovo i racconti della buonanotte.
PRIMI CONSIGLI CON NUOVE GIUNTE — Bobbio Pellice e Pinasca sono stati i primi Consigli comunali a riunirsi
dopo le elezioni; in settimana anche Pomaretto e Perosa Argentina riuniranno i rispettivi consigli. Intanto Piervaldo
Rostan, eletto a Bobbio e Torre Pellice ha rinunciato a Torre; gli subentrerà la giovane Valentina Giorgi.
GREEN VOLLEY AL PRA — A chiusura della 18“ Festa dello sport, domenica 27 giugno il 3S organizza nella conca del
Pra a Bobbio Pellice la 4“ edizione del torneo di green volley
misto; il ritrovo è fissato per le 10,30, l’inizio gare alle 11.
Per informazioni tei. 0121-932844 (pomeriggio).
Il capoluogo di Angrogna potrebbe giovarsi nuovamente di un posto di ristoro
Una svolta per l'ex locanda «Pomodoro»?
MARCO ROSTAN
Consiglio comunale tranquillo, con molte decisioni assunte all’unanimità,
quello svoltosi ad Angrogna
il 15 giugno scorso. In apertura è stato votato un ordine
del giorno sull’attentato a
Massimo D’Antona, che sollecita l’impegno contro ogni
forma di terrorismo politico o
mafioso in difesa della pace,
della convivenza civile e delle istituzioni democraticamente elette. Il sindaco ha poi
dato pubblica lettura di una
bella lettera di Elda Coisson
che comunica la propria decisione di investire «i risparmi
di una vita di lavoro da emigrante in Svizzera per acquistare da Franco e Alma Chauvie i locali dell’ex locanda
Pomodoro», per poter dare a
tutti quelli che si fermano sulla piazza di San Lorenzo la
possibilità di prendere un
caffè, mangiare un panino o
riposarsi un poco al caldo. Il
Consiglio si è unanimemente
rallegrato per questa iniziativa che riapre la strada al progetto già predisposto dalla
giunta e poi bloccato con la
crisi e il successivo commissariamento del Comune.
Il progetto che prevede la
La fontana realizzata a Angrogna-San Lorenzo dal gruppo Ana
riapertura di un bar ristorante
con alcune camere, è già stato
approvato dalla Commissione
edilizia: si tratta ora di procedere ai lavori, assai costosi;
ma un altro passo è stato fatto
nell’interesse di tutti, e c’è da
sperare che non rinascano polemiche e pettegolezzi. Sono
poi stati esaminati i notevoli
danni provocati dalle piogge;
in particolare la pista per la
Sella, purtroppo tracciata in
modo errato fin dall’inizio,
per la quale si esclude di poter fee sistemazioni definitive. È stato sollecitato l’aiuto
di Provincia, Regione e Comunità montana, sia per l’interesse turistico che per il
previsto recupero di una baita
da adibire a posto tappa all’Alpe della Sella, e alcune
promesse dovrebbero concretizzarsi. Illustrato anche il
programma di Estate in vai
d’Angrogna che vede molte
collaborazioni e la novità di
un percorso per mountambike: per luglio sarà finalmente stampata anche la guida turistica. Tra l’altro, nel
recente Salone del libro, molti hanno apprezzato i Quader
ni del Centro di documentazione e il Comune ha ricevuto
un’ottantina di richieste. Una
delegazione della giunta si è
incontrata con il responsabile
dei trasporti della Provincia e
ha avuto rassicurazioni circa
la sorte dell’autolinea: quella
di Angrogna, come quella di
Bobbio e altre, definite a «domanda debole» saranno inserite in un registro a parte e
potrebbero continuare a esser
gestite dal Comune o dalla
Comunità montana. Accettando alcune richieste della minoranza, il Consiglio ha altresì varato una convenzione
con l’associazione «La Jumarre» per la ristrutturazione
dell’ex albergo Benech alla
Vaccera; si è poi discusso
ampiamente della possibilità
di estendere la fognatura fino
alla Clava, sempre con il già
sperimentato sistema della
comunione fra gli interessati.
Si sono approvate alcune modeste variazioni di bilancio e
il consuntivo del 1998: anche
se non florida, la situazione
delle casse comunali è assai
migliorata rispetto al passato
rischio di fallimento e i conti
si chiudono con un leggero
attivo. L’ampia relazione sulle cose fatte è stata votata soltanto dalla maggioranza.
BIBIANA
sindaco Osvaldo Fornero
Lista «Spiga di grano-Indipendenti» (1.203)
consiglieri: Giuseppe Bonetto, Claudio Bruno, Mauro Brunofranco, Claudio Giraudo,
Claudio Godino, Giuseppe Martina, Paolo
Miegge, Domenico Nicola,
lista «Bibiana domani» (551 voti)
consiglieri: Marcello Rossetto, Fulvio Martina, Silvana Buffa, Luca Bertotto.
Le elezioni amministrative comunali di domenica 13 giugno
Gli eletti nei Comuni delle Valli
PEROSA ARGENTINA
Sindaco Giovanni Laurenti
BOBBIO PELLICE
sindaco Aldo Charbonnier
«Lista civica A» (280 voti)
consiglieri: Ermanno Luigi Mondon, Marina
Cairus, Marco Catalin, Erich Charbonnier,
Fulvio Mannino, Giovanni Michelin Salomon, Enzo Negrin, Aldo Suppo.
«Lista civica Bobbio Pellice» (109 voti)
consiglieri: Davide Baridon, Luca Bandiera,
Attilio Sibille, Piervaldo Rostan.
«Vola oltre il 2000 Perosa unita» (1.157 voti)
consiglieri: Egidio Rol, Luca Bendetto, Gaetano (Nino) Rossi, Wilma Tron, Maria Laura Balzani, Roberto Barale, Serena Bosco, Guido
Morello, Felice Perin, Paolo RavioI, Piero Tron.
Lista «Per ricominciare» (Voti 599)
consiglieri: Alberto Trazzi, Gino Bonino.
Lista «Progetto di solidarietà lista civica di
centro - sinistra» (voti 631)
consiglieri: Patrizia Santoro, Livio Peyronel,
Franco Polastro.
PRAROSTINO
sindaco Luca Veltri
Lista «Prarostino... un progetto comune»
(444 voti)
consiglieri: Luisa Bertalot, Aliberto Bianchi,
Aldo Bonisolo, Danilo Forneron, Armando
Giay, Bruno Monnet, Paola Paschetto, Eddo
Rivoiro.
«Insieme con voi-Prarostino '99» (269 voti)
consiglieri: Valdo Plavan, Giovanni Merlin,
Eros Rasetto, Ivan Mario Santiano.
USSEAUX
Sindaco Adriano Sgarbanti
Lista «Insieme per Usseaux» (76 voti)
consiglieri: Raffaella Challier, Stella Di Carlo, Gianfranco Aimo, Franco Blanc, Claudio
Challier, Emilio Clapier, Enzo Martin, Livio
Ronchail.
Lista «Stella alpina» (70 voti)
consiglieri: Luciano Fornero, Michela Gallia
ni. Franco Passet, Ivano Challier.
VILLAR PEROSA
Sindaco Roberto Prinzio
INVERSO RINASCA
sindaco Andrea Coucourde
Lista «Lavoro e progresso» (277 voti)
consiglieri: Renato Ferruccio Giajero, Mauro
Giovanni Turaglio, Daniela Ribet, Mara Balcet, Valter Coucourde, Daniela Vittoria Vola, Marco Bounous, Lara Gallian.
«Futuro insieme» (170 voti)
consiglieri: Silvia Vaccaneo Rinaldi, Fedele
Bounous, Daniele Ribet, Massimo Torta.
PERRERO
Sindaco Riccardo Leger
Lista «Insieme per collaborare» (420 voti)
consiglieri: Alma Margherita Ghigo, Paolo
Bertalmio, Laura Richaud Costantino, Varizia Lamj Clot, Enrica Ferrerò Ghigo, Ferruccio Menusan, Renzo Tron, Federico Martin.
Lista «Piemonte nazione d'Europa» (voti 67)
consiglieri: Daniela Licata, Savino Giacomo
Guarino, Giovanni Tempo, Mirella Scolari.
LUSERNA SAN GIOVANNI
sindaco Piergiorgio Ghibò
Lista «Continuità e progresso» (3.210 voti)
consiglieri: Livio Bruera, Maurizio Caffaro,
Roberto Charbonnier, Roberto Delladonna,
Enrico Delmirani, Paolo GardioI, Valter
Mensa, Carla Michialino, Gabriella Pron,
Claudio ReveI, Ernesto Rivoira.
Lista «Alternativa per Luserna San Giovanni» (998 voti)
consiglieri: Danilo Colomba, Martino Capitani, Carlo Cougn.
Lista «Lega Nord Piemont» (535 voti)
consiglieri: Giovanni Corda, Aurelio Blanc.
RINASCA
Sindaco Sergio Pera
Lista «Indipendenti» (1.169 voti)
consiglieri: Flavio Clot, Reymondo Carla Canonico, Igor Alessandro Bonino, Emiliano
Polliotti, Donato Prot, Ernesto Prot, Fausto
Ricaud, Guido Rostagno.
Lista «Progetto democratico 2000» (805 voti)
consiglieri: Marco Bourlot, Mario Laurenti,
Antonella Pons Damiano, Valter Oleastro.
Lista «Alleanza di centro sinistra Unione democratica» (1.885 voti)
consiglieri: Luca Aimetti, Marina Blanc Pons,
Giuseppe Bono, Claudio Costantino, Nicola
Donato, Silvio Falco, Aldo Menegazzo, Fiorella Michellonet Quaglia, Assia Ribatto
Schiavo, Pier Luigi Simondi, Maria Gabriella
Tafuri Lupinacci.
Lista «Lega Nord Piemont» (735 voti)
consiglieri: Ettore Micol, Luciano Aiterò, Roger Prinzio, Enzo Bosio, Mario Frairia.
VILLAR PELLICE
sindaco Bruna Frache
Lista «Quadrato circoscritto» (voti 596)
consiglieri: Giovanni Bonjour, Marco Tumminello, Sergio Davit, Lilia Garnier, Valerio
Barolin, Michele Fognante, Luca Varoli, Manuela Turaglio.
Lista «Triangolo circoscritto» (voti 180)
consiglieri: Gianni Catalin, Marco Davit,
Ubaldino Cappellozza, Walter Rosani.
PRALI
Sindaco Franco Grill
Lista «Concretezza montanara» (168 voti)
consiglieri: Sandra Loredana Agli in Grill,
Giovanni Bruno Breusa, Daniele Ghigo, Bruno Aldo Grill, Edoardo Stefano Grill, Tiziana
Menusan, Dario Peyrot, Fausto Sanmartino.
Lista «Progetto e sviluppo» (57 voti)
consiglieri: Naido Breusa, Alberto De Gregorio, Fabrizio Domard, Carlo RavioI.
LUSERNETTA
sindaco Giorgino Cesano
«Lista civica II Pino» (205 voti)
consiglieri: Dante Bonetto, Dario Bricco, Pietro Bricco, Elio Bruno, Liliana Gamba, Ivo
Giachero, Luciano Martina, Renato Mondina,
lista «Progetto Lusernetta» (154 voti)
consiglieri: Marino Giovo, Giuseppina Piro
Barotto, Flavio Gottero, Silvano Martina.
Lista «Piemonte nazione» (3 voti)
nessun eletto
POMARETTO
Sindaco Giorgio Bonis
Lista «Pomaretto 2000» (510 voti)
consiglieri: Firmino Togliatto, Elio Coutandin, Paola Ricca, Simona Chiurato, Renzo
Tron, Luca Baret, Enrico Bernard, Danila Rastre, Rossella 'Ribet, Luigi Rostan, Stefania
Togliatto, Sergio Tron.
RORÀ
sindaco Giorgio Odetto
Lista «Quadrifoglio» (102 voti)
consiglieri: Valter Cesan, Elsa Silvia Tourn
Boncoeur, Giovanni Piero Durand, Silvio
Tourn, Dario Gelso, Giorgio Franco Tourn
Boncoeur, Giorgio Durand, Valdesina Tourn.
lista «Testa di camoscio»
consiglieri: Rinaldo Tourn e Giuliano Vittorio Rivoira.
PRAMOLLO
Sindaco Renato Ribet
Lista «Valle di Pramollo» (99 voti)
consiglieri: Riccardo Bertalot, Daniele Long,
Silvano Plavan, Gabriele Zacco, Renzo Costantin. Paolo D'Anna, Diego Long, Roberta
Long.
Lista «Insieme per Pramollo» (93 voti)
consiglieri: Gino Long, Riccardo Balmas,
Giorgio Canonico, Adriano Menusan.
Lista «Rorà futura»
consiglieri: Doretta Zanella e Anna Pecoraro.
SALZA
Sindaco Bruno Enrico Breuza
SAN SECONDO
sindaco Luciano Martinat
BRICHERASIO
sindaco: Luigi Bosio
Lista «Uniti per Bricherasio» (1.373 voti)
Mauro Pons, Renato Bertolino, Elio Davicino,
Mauro Falco, Guido Ferrando, Antonio Granata, Enrico Guiot, Franco Lasagno, Giacomo
Marcello, Mario Merlo, Sergio Merlo.
Lista «Per Bricherasio»
consiglieri: Emilio Bolla, Erminio Antonucci,
Guido Bonansea, Renzo Bonansea, Mauro
Granerò.
PORTE
Sindaco Laura Zoggia
Lista civica (426 voti)
consiglieri: Mario Blanc, Rinaldo Bontempi,
Roberto Bounous, Paolo Cannizzaro, Giovanni Luciano Fossat, Sergio Gaido, Luigi
Giai detto Gino, Luigi Giai detto Gigi, Giancarlo Griot, Ornella Jean, Giuseppe Sanseverino, Daniele Sola.
«Insieme per San Secondo» (1.327 voti)
consiglieri: Pierangelo Baldi, Maurilio Simone Costanzo Bocco, Rino Cardon, Paolo Cozzo, Claudio Druetta, Franca Malasagna, Enzo Mancanelli, Roberto Petani, Claudio Rivoira, Adriana Sadone, Marco Varrone.
Lista «San Secondo 2000» (861 voti)
consiglieri: Mario Mauro, Francesco Polia,
Carlo Giuseppe Aldo Re, Leonardo Surico,
Luciano Paschetto.
Lista «Per Salza» (53 voti)
consiglieri: Fortunato Sanmartino, Federico
Bertalotto, Laura Sanmartino Fertile, Rita
Maddalena Breuza ved. Breuza, Renato
Plancia, Rino Breuza, Mauro Meytre, Domenico Breuza, Edmondo Tron, Fabrizio Genre,
Italo Sanmartino.
PRAGELATO
Sindaco Valter Giuseppe Marin
Lista «Pradzala per sa dzent» (158 voti)
consiglieri: Grazia Clapier Passet, Simone Feriozzi. Massimo Ferrier, Elena Ghezzi
Matheoud, Franco Passet, Marco Passet, Daniele Ronchail, Cristina Sasu Sproccati.
Lista «Insieme per Pragelato» (voti 138)
Alberto Ponsat, Marcello Bourlot, Ada Maria Comba Fagiano, Umberto Valocchi.
TORRE PELLICE
sindaco Marco Armand Hugon
Lista «Spiga fra i monti» (1.748 voti)
consiglieri: Enzo Alessio, Claudio Bertalot,
Anna Bertolé, Marco Bellion, Giovanni Borgarello. Vera Coisson, Sergio Enrietto, Luca
Forleo, Monique Jourdan, Franco Pallard,
Piervaldo Rostan.
«Alternativa per Torre Pellice» (839 voti)
consiglieri: Matteo Stefanetto Prochet,Germano Merlo, Tommaso Avolio, Dario Saletta, Paolo Pronello.
SAN GERMANO
Sindaco Clara Bounous
Lista «San Germano 2000» (706 voti)
consiglieri: Elvio Long, Franco Avondet, Roberto Bedini, Gianpaolo Canonico, Massimo
Comba, Luisella Ferrier, Remo Ferrier, Grsziano Godin, Gianni Mauro Long.
Lista «Lavorare per San Germano» (450 voti)
Cons.: Renato Alfredo Ribet, Demis Gönnet,
Aldo Qbialero, Cristiano Raimondo Reusa.
La raccolta dei dati relativi alle elezioni comunali, provinciali e europee del
13 giugno è avvenuta in collaborazione con Radio Beckwith Evangelica
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99 21,2%
580 27,1%
4832 19,7%
Lauritano
Voti
11
51
9
69
25
9
5
144
8
0
55
14
55
15
27
8
4;
4
18
1
14
1
21
53
91
91
6
15
85
909
%
4,7%
3,9%
3,7%
3,3%
4,0%
2,8%
1,3%
3,7%
2,8%
0,0%
2,8%
3,5%
3,4%
2,6%
5,8%
3,6%
2,2%
2,6%
3,6%
0,7%
2,7%
2,3%
2,3%
7.0%
5,2%
4,3%
5,1%
3,2%
4,0%
Bonnin
Voti
1
13
1
19
11
12
6
22
2
1
168
15
29
24
6
22
4
2
6
1
141
2
18
13
29
19
3
5
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%
0,4%
1,0%
0,4%
0,9%
1,8%
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0.7%
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1.8%
4,1%
1.3%
9,9%
2,2%
1,3%
1,2%
0,7%
27,3%
4,7%
1.9%
1,7%
1.7%
0,9%
2,5%::
1,1%
1,5%.
Fassela
Voti %
37 0,2%
Lupi
291 voti
1,7%
Marchiare
931 voti
5,4%
Narratone
Voti %
113 0,7%
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Pagano Clement
Voti %
136 0,9%
Voti %
886 5,7%
Eresse
8079 voti
46,8%
Gillie
Voti %
367 2,4%
Bertone
Voti %
999 6,4%
Arione
Voti %
179 1,1%
Burdino
Voti %
803 5,2%
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IP
Rivoira
Voti %
2344 15,1%
Chiriotti
Voti %
1257 8,1%
Berti
Voti
1202
%
7,7%
Borghezio
2915 voti
10,6%
Garnero
Voti %
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19 1,5%
2 0,8%
28 1,3%
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Voti %
24 10,3%
151 11,5%
18
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23 7,2%
15 3,9%
422 10,9%
25
2
144
27
8.7%
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7,3%
6,8%
165 10,2%
29 5,0%
48 10,3%
27 12,2%
9 4,8%
10 6,6%
51 10,2%
4,8%
7.2%
7,0%
8,4%
99 13,1%
180 10,4%
146 6,8%
23 19,5%
53 11,3%
294 13,7%
7
37
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78
Cesta
198 veti
0,7%
Benine
507 veti
1,8%
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15
2
19
9
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Sieste
Voti
6
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14 2.7%
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11
9
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1,2%
36 2,1%
40 1,9%
1 0,8%
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29
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Ferrerò
8365 voti
30,4%
Camusso
Voti
%
16 6,8%
81 6,2%
10 4,1%
167 7,9%
59 9,4%
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1 2,2%
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19 4,8%
72 4,5%
19 3,3%
28 6,0%
29 13,1%
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9 6,0%
30 6,0%
1 0,7%
12 2,3%
2 4,7%
36 3,9%
91 12,0%
138 8,0%
6,9%
7,6%
147
9
22 4,7%
122 5,7%
Trazzi
Voti
43
322
48
363
113
37
44
526
50
7
393
63
226
72
83
50
16
5
92
8
77
5
129
211
410
343
17
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340
%
18,4%
24,6%
19,6%
17,1%
18,0%
11,6%
11,4%
13,6%
17,4%
15,6%
20,0%
15,9%
14,0%
12,4%
17,8%
22,5%
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3,3%
18,4%
5,4%
14,9%
11,6%
13,9%
27,9%
23,6%
16,1%
14,4%
20,1%
15.9%
Brizio
Voti
1
9
1
%
0,4%
0,7%
0,4%
15 0,7%
2 0,3%
0 0,0%
0 0,0%
29 0,8%
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1
7
2
2,2%
0,4%
0,5%
12 0,7%
1,0%
1,3%
1,4%
0,5%
0,7%
0,6%
1,4%
0,6%
0 0,0%
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6
5
11
1
4
21
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0,8%
0,3%
0,5%
0,8%
0.9%
1.0%
0,7%
Bersetti
Voti
2
15
4
6
3
2
0
19
2
0
6
3
7
0
3
1
0
0
2
0
4
0
5
4
4
7
1
2
7
103
%
0,9%
1,1%
1,6%
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0,5%
0,6%
0,0%
0,5%
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0,0%
0,3%
0,8%
0,4%
0,0%
0,6%
0,5%
0,0%
0,0%
0,4%
0,0%
0,8%
0,0%
0,5%
0,5%
0.2%
0,3%
0,8%
0,4%
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0.4%
Celemba
Voti
8
198
11
155
73
8
10
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0
43
29
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5
13
18
8
3
13
14
33
2
15
25
118
150
3
25
27
%
3,4%
15,1%
4,5%
7,3%
11,6%
2,5%
2,6%
14,7%
21,6%
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2,2%
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1,6%
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2,5%
5,4%
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Cavalle
379 veti
1,4%
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Guercia
Voti
2
31
3
24
8
1
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2
14
5
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0,7%
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0,8%
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Tevere
35 voti
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1
%
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0,1%
0,3%
0,1%
0,0%
0 0,0%
1 0,0%
Il 0.1%
Angrogna
Bibiana
Bobbio Penice
Bricherasio
Campiglfone Fenile
Fenestrelle
Inverso Pinasca
Luserna S. Giovanni
Lusernetta
Massello
Porosa Argentina
Perrero
Pinasca
Pomaretto
Porte
Pragelato
Prati
Pramollo
Prarostino
Rorà
Roure
Salza di Pinerolo
S. Germano Chisone
S. Pietro Val Lemina
S. Secondo
Torre Pellice
Usseaux
Villar Pellice
Villar Porosa
TOTALI
Borghezio Costa Bonino Ferrerò
1055 voti ' 6,1% 124 voti 0,7% 231 voti 1,3% 6208 voti 36%
© ®
Barnero Alberto Gaeta Sieste Alpini Maurino Brizio Marchisio
V«i ^ Í 0,4% Voti % 858 5,5% Voti % 111 0,7% Voti % 1:38 0,9% Voti % 1368 8,9% Voti % 3178 20,5% Voti % 73 0,5% Voti % 54 0,3%
Trombotto
Voti %
1099 7,1%
Cavallo
271 voti
1,6%
NiiiQini
Longo
Voti %
241 1,5%
Tevere
18 voti
0,1%
Marino
Voti %
15 0,1%
Pinerolo
05373997
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli
VENERDÌ 25 GIUGNO 19qq
Un romanzo presentato a Luserna
Crisi vocazionale
LÜCIANO PANERO
Una vicenda che si svolge
a Susa, i cui personaggi
sono realmente esistiti, un romanzo scritto in forma epistolare, ambientato all’inizio
degli Anni 50: Lettera ai romani, scritto dal drammaturgo Piero Ferrerò, ha per oggetto lo scambio di lettere fra
tre preti e racconta i pensieri
e le crisi di uno di questi, don
Sebastiano. Il libro, edito da
Garzanti nel 1998, è stato
presentato la sera dello scorso
3 giugno nell’aula del Comune di Luserna San Giovanni
dall’autore e dal pastore
Giorgio Bouchard.
La crisi vocazionale di don
Sebastiano nasce in un’atmosfera di ortodossia e di conformismo cattolici, quando
scopre che un quarto prelato
ha lasciato la sua perpetua
erede dei suoi beni. Tutti erano a conoscenza o almeno intuivano la presenza di un legame affettivo tra i due, ma la
lettura del testamento del defunto conferma e ufficializza
questa convivenza in stato
matrimoniale. La crisi di don
Sebastiano si aggrava allorché acquisisce la certezza di
non essere in grado né di osservare né di rinunciare al suo
voto di castità: il prete scopre
la propria umanità, con tutte
le sue contraddizioni. Gli affetti che gli erano mancati in
una famiglia, la rinuncia a
una vita sessuale non più sentita come vocazione lo portano ad ammirare e esaltare la
natura, ritenuta immagine
dell’amore divino.
Criticato aspramente da
don Navicella di Susa, che
denuncia la sua frequentazione con ladri e prostitute, a
don Sebastiano non resta che
il conforto dell’amicizia del
terzo prete, don Serafino, e la
sensazione ultima di una
grande solitudine. Vicino alla
morte, in una delle ultime lettere, don Sebastiano confessa
il suo amore per il mondo:
«Ora guardo in alto, i monti
sono spesso già cupi di nuvole oscure. E penso che tutto
quello che prendiamo inaspettatamente ad amare ci
viene tolto e noi moriamo
proprio quando cominciamo a
capire, quando abbiamo acquistato la certezza che ore
uguali a quelle che ci hanno
dato la felicità si ripeteranno
in un mondo che non ci avrà
più, che noi non avremo più,
che non vedremo più perché i
nostri occhi saranno chiusi
per sempre».
Riflessioni dalle chiese
«Soltanto»
Nel 1662, finito da pochi
anni un massacro e non moltissimi prima che ne iniziasse
un altro, il pastore Antoine
Léger inviando la confessione
di fede «alli molto reverendi et honorandi fratelli nel
Signor li Pastori, Anciani,
Agenti et altri Fedeli delle
Chiese Evangeliche delle Valli del Piemonte», scriveva: «E
certo, carissimi fratelli, lo
stato vostro, e nostro pericolosissimo, richiede che tutti
insieme concorriamo, combattiamo e cooperiamo con
santa vigilanza, non manco
contro Satana, il mondo e li
vitij, che contro gl’errori, per
guardar le chiese nostre da
una mina totale (...)».
337 anni dopo, in una condizione per noi certo non più
così «pericolosissima», seppure non facile, vogliamo ringraziare Dio per aver preservato «le chiese nostre da una
mina totale» a partire dalla
certezza di Romani 8, 38-39:
«Poiché io son persuaso che
né morte, né vita, né angeli,
né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà,
né altezza, né profondità, né
alcun 'altra creatura potranno
separarci dall’amore di Dio,
che è in Cristo Gesù, nostro
Signore». E desideriamo farlo
anche perché sempre più
spesso sentiamo dire, e diciamo, parole che esprimono disorientamento, difficoltà; frasi
come «la nostra chiesa è sempre in ritardo», «non risponde
alle esigenze di oggi».
La nostra opinione è che
non dovremmo preoccuparci
troppo di questo, che non sia
necessario inventare sempre
nuove cose, che basti anche
solo essere in grado di riaffermare frasi come quella, appena citata, di Paolo.
Sono passati, infatti, trecento, ottocento, duemila anni eppure siamo ancora allo stesso
punto: annunciare, ascoltare e
vivere l’Evangelo. Non ci è richiesto di rispondere a tutte le
domande del tempo nel quale
viviamo e in qualche modo
molte delle risposte le portia
mo già dentro di noi. Dobbiamo «soltanto» essere le labbra
incarnate, umane dello Spirito
e dobbiamo «soltanto» essere
corpi che vivono quel messaggio. Quindi labbra capaci di
sbagliare, di infangare, di
complicare le cose semplici o
di rendere banale quello che è
profondo, ma anche labbra
che non temono di dire parole
più grandi di loro, parole che
spesso stridono con la propria
vita e che devono essere annunciate in primo luogo a chi
le pronuncia.
Continuiamo allora a dirle
queste parole, anche se sono
difficilmente comprensibili,
anche se chiedono comportamenti difficili da accettare, ma
che riescono a comunicare,
anche attraverso le bocche
inadatte e i gesti molto al di
sotto di quello che vorrebbero
annunciare. Continuiamo a
provare a essere corpi che vivono già ora, nell’inadeguatezza e nella precarietà, frammenti di esperimento, anche
nella mancanza di novità o
nello sconforto di quando
sembra che niente funzioni e i
nostri occhi non riescono a
vedere speranze per il futuro.
Forse tutto questo non va
d’accordo con le parole di
successo che distinguono la
nostra epoca, forse sembra
folle e scandaloso impiegare il
proprio tempo per provare a
capire quello che succede, per
provare a cambiare qualcosa
senza stravolgere il tutto, rischiare momenti di ripetizione
e di noia, che sempre arrivano
quando si vuole costruire
qualcosa di concreto e di comune. Sono tutte proposte di
discreto scandalo nella società
del divertimento a tutti i costi,
ma sono in sintonia con chi ha
scelto di seguire un messaggio
non certo naturale e scontato
oppure aggiornato e alla moda, ma piuttosto'di follia e
scandalo, come diceva in altra
occasione l’apostolo Paolo.
(dall'Introduzione alla Relazione della Commissione d’esame sull'operato della Ced 1999)
Insegnanti evangelici del Pinerolese
Verso una nuova
Associazione?
Una discreta rappresentanza di insegnanti del Pinerolese si è riunita il 28 maggio
per discutere della progettata
associazione nazionale fra
operatori della scuola evangelici. In apertura Giorgio
Bouchard ha presentato il suo
recente testo sul cristianesimo* che costituisce un valido
esempio di come i fatti e le
idee religiose potrebbero essere efficacemente affrontate
nella scuola, non in un’ottica
confessionale e neppure soltanto sotto il profilo storico
ma facendo emergere il
profondo intreccio con la cultura, la filosofia, la politica,
l’economia nella storia dell’umanità. Sarebbero innanzitutto i docenti che dovrebbero essere preparati con strumenti di questo genere; tra
l’altro il testo di Bouchard si
presterebbe anche ad essere
usato dai monitori e nei catechismi.
Per quanto riguarda l’idea
di un collegamento organico
fra insegnanti evengelici, essa interessa e molti la ritengono valida per far sentire
maggiormente la nostra voce,
per un confronto con analoghe realtà del protestantesimo europeo, per favorire il
collegamento e continuare le
varie battaglie per la laicità e
la libertà; ma non mancano
perplessità soprattutto sul carattere confessionale. Da parte di chi ha preparato una pri
ma bozza di statuto (il Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche) è stato
per altro chiarito che non è
questo che si vuole: nella
premessa infatti, ferma restando la chiara esplicitazione che l’idea associativa è
maturata nell’ambito dell’evangelismo italiano, si individuano i punti fondamentali
che caratterizzano la nostra
concezione dell’istruzione,
dei compiti dello stato, dei finanziamenti, ecc., si prende
atto che attualmente non esistono organizzazioni che si
impegnino decisamente sugli
obiettivi che riteniamo fondamentali (e che sono condivisi
da molti non evangelici) e
pertanto si propone di costituire una associazione scevra
da qualsiasi legame politico o
religioso e quindi aperta non
soltanto agli evangelici ma a
tutti coloro che si riconoscono nei suoi fini.
Questa impostazione, così
come gli aspetti organizzativi
e soprattutto l’individuazione
di insegnanti disponibili a un
certo impegno sul piano locale e nazionale, sarà al centro
di un convegno previsto per
la fine di ottobre a Roma, per
il quale la riunione di Pinerolo ha indicato alcuni rappresentanti.
(*) G. Bouchard: Cristianesimo, storia, dottrina, diffusione. Idea Libri, 1998.
mm
Sabato 26 giugno a Torre Pel lice
Rassegna dì cori
Il Coro Valpellice, con il
patrocinio del Comune di
Torre Pellice, organizza per
sabato 26 giugno alle ore 21.
nel cinema Trento di Torre
Pellice, l’annuale rassegna di
canto popolare che è arrivata
alla sua nona edizione. 1
gruppi vocali che si presenteranno al pubblico sono, oltre
naturalmente al coro organizzatore, il coro «La gerla» di
Torino e il Coro alpino eporediese di Ivrea.
II coro «La gerla», di formazione mista, sorto nel
1982, ha acquisito nel tempo
una sua identità arricchendo
il proprio repertorio con brani
popolari stranieri e regionali
itaiiani, dedicandosi alla valorizzazione dei canti del vecchio Piemonte. Il programma
che verrà presentato da gruppo corale è di vasto respiro e
spazia dal canto popolare italiano a quello straniero. Il coro è diretto dal maestro Ro
croci ugonotte in
oro e argento
tesi
&
delmastro
via trieste 24
tei. 0121/397550
Pinerolo (To)
berto Bertaina, attuale vicepresidente dell’Associazione
cori piemontesi.
Il Coro alpino eporediese,
composto da sole voci maschili, vanta una tradizione canora di tutto rispetto che dura
ormai da 49 anni. In tutti questi anni di attività ha ottenuto
lusinghieri successi in rassegne e concorsi tra cui quello
del 1991 al «VI Concorso internazionale città di Praga»,
nel quale ha ottenuto il primo
premio nella sua categoria. Il
repertorio del coro è costituito
in prevalenza da rielaborazioni di antichi motivi piemontesi
con particolare riguardo a
quelli del Canavesano, senza
però tralasciare i brani della
tradizione popolare di altre regioni. Da non dimenticare che
il coro, diretto da Paolo Fogliato, organizza ogni due anni il «Concorso nazionale di
cori», suo fiore all’occhiello.
L’ingresso è libero.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Milie, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./SO
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
24 giugno, giovedì
PINEROLO: In frazione
Abbadia Alpina, alle 21, in
piazza Pioto, la compagnia
Papilù presenta «Brontolio».
Ingresso libero.
25-26 giugno, venerdì
PINEROLO: Dalle 21 alle
23.30, in via Principi d’Acaja,
per la rassegna «Immagini
dall’interno», si susseguono le
compagnie «Teatro Papilù»,
«Pavel Vangeli», «La Universal», «Tragala teatro», «Theathre de la louve», «Compagnia la casal» e «Bruno Leone». Ingresso libero.
26 giugno, sabato
TORRE PELLICE: Alle
15, nel torrente Pellice, campionato sociale di pesca.
TORRE PELLICE: Alle
16, alla Casa delle diaconesse, apertura della mostra
«Fiori di cactus» a cura di
Maria Grazia Angelini, aperta
fino al 4 luglio dalle 15,30 alle 19,30. Alle 21 concerto del
«Gruppo musica» al tempio.
PRAROSTINO: Per due
giorni la rassegna «Prarostino
in fiore» presenta fiori, musica, spettacoli con la collaborazione di tutte le borgate.
SAN SECONDO: Alle 17,
in piazza Europa, per la rassegna «Verso la montagna»
la compagnia «Teatro dell’aggeggio» presenta «Le ultime avventure di...».
MASSELLO: Alle 21,15,
agli impianti della Pro Loco,
per la rassegna «Cantavalli
’99» concerto di «Maggio
Boyle & Frank Kilkelly», Irish Music. Ingresso £ 10.000.
TORRE PELLICE: Il cir
colo Mûris ospita fino a domenica 27 il 4° concorso di
pittura «Beppe Cardellino»,
aperto a tutti.
27 giugno, domenica
TORRE PELLICE: Alle
9, da Santa Margherita, partenza della gara di corsa in
montagna al Castelluzzo giunta alla 29“ edizione.
TORRE PELLICE: Al
campo sportivo fasi finali del
torneo di calcio categoria giovanissimi iniziato sabato 26.
PRAROSTINO: Alle 21,
nel tempio, concerto di «Les
harmonies», a favore della
Casa delle diaconesse di Torre Pellice.
PINEROLO: A partire
dalle 21, in piazza Vittorio
Veneto si tiene la terza edizione della «Festa della musica» con i Sud Sound System.
Ingresso libero.
r luglio, giovedì
TORRE PELLICE — Al
le 15, alla Casa delle diaconesse, concerto per flauti e
pianoforte.
2 luglio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle
15, alla Casa delle diaconesse, diapositive su «Piante
grasse» di Mauro Fornerone.
La festa della casa prosegue
sabato con una conferenza di
Paul Roland su «I diritti dei
nativi d’America», bancarelle, musica e balli occitani.
3 luglio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel tempio,
concerto a favore dell’Asilo
con la camerata corale «La
grangia» diretta dal m.o Angelo Agazzani.
TORRE PELLICE: Alle
15.30, alla biblioteca della
Casa valdese, assemblea degli «Amici della biblioteca».
Azienda agrituristica
«FAVE»
Soggiorno in alloggio agrituristico
L’azienda si trova in posizione panoramica sulla collina di
Prarostino, a circa 560 m di altezza, all’imbocco delle valli
Chlsone e Pellice, a circa 40 km da Torino.
Via Ruata n. 56 -10060 Prarostino (To)
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
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(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 27 GiUGNO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
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Croce Verde, Perosa: tei. 81000
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 27 GiUGNO
Bibiana: Farmacia Garella ■
Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
TORRE PELLICE — Il cine
ma Trento ha in programma, venerdì 25, domenica
27 e lunedì 28, ore 21,15, La
balia di M. Bellocchio.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì
25 giugno, ore 21,15, Voti
a perdere; sabato 26 giugno, ore 21,15, Il cielo in
una stanza; domenica, ore
15,15, 17,15, 19,15 e 21,15,
lunedì, martedì e mercoledì
ore 21,15, Terapia e pallottole. In luglio il cinema
rimarrà chiuso per ferie.
PINEROLO — La multisala
Italia ha in programma alla
sala «5cento», da giovedì I
colori della vittoria ore
19,50 e 22,20; da venerdì X
files; alla sala «2cento», fino a venerdì. La leggenda
del pianista sull'oceano;
ore 21,30; da sabato Psico;
feriali e festivi ore 20 e
22,20; sabato 20 e 22,30.
La Coni
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Nelle
Chiese
Valdesi
AGAPE — Campo per
giovani dai 14 ai 17 arini
«Il Djambee e l'orologio:
ritmi, tempi e culture».
MASSELLO — Sabato 3
luglio, alle ore 15, riunione quartierale estiva all'aperto a Salza.
POMARETTO — Dome
nica 4 luglio riunione estiva a Combavilla alle 15.
PRAROSTINO — Giovedì 24 giugno, alle ore
16, riunione estiva ai Cardonatti. Domenica 27 giugno, alle 9, culto al Roc<
alle 10,30 culto a Roccapiatta.
rodoretto-fonta
NE — Domenica 27 giugno culto a Rodoretto alle ore 9.
TORRE PELLICE — Domenica 27 giugno, all
10, nel tempio del centro
assemblea di chiesa sull
relazione sulla Conferenza distrettuale.
VILLASECCA — Dorrienica 27 giugno,
riunione quartierale ali
perto a Bovile. ______.
L'ecii
11
1999
I^ERDÌ 25 GIUGNO 1999
Conferenza III Distretto
PAG. 7 RIFORMA
Si è tenuta a Ecumene la Conferenza del distretto dell'Italia centrale
C'è bisogno di uno sforzo di elaborazione
\lo scambio di informazioni e opinioni è importante, ma una conferenza di chiese
stiva; g Opere deve ricercare prima di tutto delle linee concrete di azione e riflessione
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La Conferenza del III distretto è iniziata con il
culto di prova della candidata
alinlnistero pastorale Monica
uichelin Salomon, che ha
oredicato sul testo di II Timoteo 2, 1-19; essendo il testo
parte di una lettera, Monica
ha dato al suo sermone uno
stile epistolare, indirizzando
'una«lettera» ai presenti e rivolgendosi aU’assemblea con
il«W», cosa che ha interpellato personalmente ognuno di
noi. Al culto è seguita la discussione, ricca di interventi,
Iquindi l’approvazione da parite dei membri del corpo pastorale presenti. Monica Michelin Salomon si presenterà
dunque alTesame di fede davanti al corpo pastorale, ultima prova prima della consacrazione al ministero pastorale durante il culto di apertura del Sinodo.
I lavori della Conferenza
sono iniziati con una discussione piuttosto animata riguardo alle assenze e ai ritardi di diversi deputati/e e di al;Cunipastori/e. Ci si è doman'dati se la partecipazione alla
¡Conferenza fosse considerata
facoltativa da parte di qualcuno, altri facevano notare che,
'mentre chi lavora per parteciipare alla Conferenza deve
^prendere un giorno di ferie,
|la Conferenza stessa fa inveii parte integrante del lavoro
liun pastore/a. Dopo una
llimga discussione sull’argoI matto e un apposito ordine
i| delgiorno, ha suscitato amama il fatto che alcuni deputati/e e pastori/e abbiano lafciato i lavori della Conferen;a la domenica mattina prima del culto e della conclusione dei lavori.
Il primo tema trattato è stato la vita delle chiese. La Conferenza è stata informata che
alcune comunità nel prossimo anno 1999-2000 saranno
(Senza pastore; la pastora Ur|SelKoenigsmann lascia Livorno per Pinerolo e la pastora
Dorothee Mack parte da ColUeferro e Ferentino per ritorinare in Germania; l’atto con
|tui si è salutata la pastora
|Mack, insieme alla sua fami
La pastora Gianna Sciclone è stata rieietta presidente deila Ced
glia, non è certo stato formale
per tutti coloro che l’hanno
conosciuta e apprezzata e un
caloroso applauso lo ha sottolineato. Livorno, Ferentino
e Colleferro saranno quindi
per un anno affidate ai rispettivi circuiti. Lasceranno l’Italia anche il pastore Fenosoa
Andriamitandrina e la pastora Vololona Randriamanantena, che hanno curato la comunità francofona di Roma;
anche a loro è andato un sentito ringraziamento.
Nella comunità francofona
di Roma si spera di poter avere un altro pastore/a inviato
dalla Cevaa. Tempi difficili ha
passato la chiesa di Villa San
Sebastiano, rimasta per alcuni mesi senza pastore a causa
del trasferimento dello studente-responsabile di comunità Stefano D’Archino nella
sede del «Molise 2», luogo di
collaborazione territoriale
bmv; in autunno arriverà comunque il past. Massimo Marottoli e il momento critico si
avvia dunque a soluzione. Tra
un anno, quando il past. Dario Saccomani se ne andrà,
sarà il «Molise 1», con sede a
Campobasso, a rimanere scoperto. Novità positive in vista
per Rio Marina dove a settembre arriverà il diacono
Massimo Long.
Nel terzo distretto sono in
corso tre progetti di evangelizzazione a Pescara, Perugia e
Rio Marina; le energie e ii
tempo impiegate per questi
progetti sono molte, e i frutti
non sembrano essere proporzionati. Non si può, del resto,
certo limitarsi a esaminare i
numeri dei membri di chiesa,
ma bisogna considerare anche quante persone compiessivamente vengono raggiunte
daila predicazione attraverso
il culto, gli studi biblici, le mostre, le conferenze. La Conferenza ha incoraggiato chi si
occupa di questi progetti a
proseguire. La discussione,
tuttavia, è a mio avviso andata
un po’ «fuori tema»; si è parlato infatti più di evangelizzazione in generale che non dei
progetti concreti in atto.
Vivace, anche se troppo
breve; il dibattito sull’ecumenismo. Il Giubileo cattolico è
alle porte e ci si chiede che
cosa fare, o se, come qualcuno propone, non fare nulla,
cioè intraprendere nell’anno
2000 quello che è stato definito un «digiuno ecumenico», proposta che però fa alquanto discutere, e infatti
molto varie erano le opinioni
in Conferenza, cosa che ha
portato all’approvazione di
un ordine del giorno che
chiede semplicemente che il
Sinodo dia alle comunità del
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i ■ La nostra vocazione è dialogare con tutti e annunciare
l-'ecumenismo e l'evangelizzazione non sono
PETER GIACCIO
La Conferenza del III distretto ha ritenuto imporI j®te discutere su due temaI jjtne; ecumenismo e evange■zzazione. Inizialmente si
pensava di parlarne separataI ®tite, tna subito ciò è parso
I j .possibile; negli interventi
|jj'P®ttecipanti ecumenismo
Iva ^'^^'^Snlizzazione sembraj ”0 tion solo strettamente
Fjrelati tra loro, ma addirit1 “^®tnscindibili. Perché?
I .^’ouramente il nostro dis|,.^o nei confronti del GiuijiipO cattolico ha influito
j ‘Oinnso dibattito, portanI «alla luce molteplici posi|3’’ alcune addirittura inIjj/^Pofibili tra loro. Come
ere ecumenici con chi non
cj^osce pari dignità ai non
Pd ®bci’ con chi vuole imI e, spesso subdolamente,
lilj ® tósione della cosa pubtj ® tutti? Essere ecumeniiia tale organizzazio
ti °ti rischia di appiattirtD'j-5‘^*^oudo così la nostra
^ p? ®vangeiistica? Che faPoraf parlato di una
*°ria sull’ecumenismo
^tta la durata del Giubi
leo e chi invece ha detto che
«l’Aventino non ha mai pagato». La più grande realtà
evangelica in Italia, il movimento pentecostale, ritiene
che la Chiesa cattolica proponga un modo compietamente sbagliato di essere cristiani e per questo critica duramente le nostre chiese. Per
i pentecostali l’ecumenismo
è incompatibile non solo con
l’essere evangelici, ma con
l’essere cristiani. E se fosse
questo dichiarato a essere
una delle maggiori cause della loro costante espansione?
È chiaro che spesso non
solo la Chiesa cattolica fraintende il significato dell’ecumenismo, ma anche da parte
protestante ci sono delle incomprensioni. I protestanti
devono restare protestanti e i
cattolici restare cattolici. Solo
così l’ecumenismo può essere proficuo. Solo nell’affermazione della propria diversità il dibattito può essere arricchente. L’unità dei cristiani non è unione. È il riconoscere che Dio chiama ognuno e ognuna di noi in un determinato contesto a servirlo
e a rendergli testimonianza.
Su un punto tutti hanno concordato; l’evangelizzazione
non è un optional, ma è la
vocazione principale del cristiano e della cristiana. Una
chiesa che non annuncia
l’Evangelo non ha ragione di
essere. Tuttavia, in questa
fratellanza e sorellanza, sofferta, ricercata, ma non sempre raggiunta del tutto, si ha
paura di evangelizzare temendo di essere tacciati di
proselitismo. Anche qui, evidentemente, abbiamo bisogno di chiarimenti. Il proselitismo presuppone la possibilità che una persona possa, in
qualche modo, convertire
un’altra. Noi non possiamo
essere «proselitisti»; la nostra
comprensione dell’Evangelo
non ce lo permette. Noi non
siamo attori della conversione, lo Spirito è l’unico attore
di questo straordinario evento. Noi dobbiamo solo annunciare l’Evangelo di Gesù
Cristo e testimoniare quello
che Dio ha fatto in noi tramite il suo Spirito.
C’è bisogno di essere ecumenici? Certamente, dato
che le nostre sono chiese del
dialogo. Questo è un aspetto
le linee guida per Tanno
2000, in modo da evitare che
le singole comunità procedano in ordine sparso.
Le opere che, dopo il passaggio di molte di esse sotto
l’amministrazione della Commissione sinodale per la diaconia (Csd), rispondono al distretto, sono solo due; Casa
Cares e Villa San Sebastiano.
Il dibattito si è incentrato soprattutto su quest’ultima, in
quanto un atto della precedente Conferenza dava mandato alla Commissione esecutiva distrettuale di affiancare al comitato e al direttore
del Centro evangelico di servizio un gruppo di lavoro per
risolvere alcuni problemi legati alla forma giuridica del
Centro stesso. Il lavoro non è
però ancora stato ultimato e
la Conferenza ha dato mandato alla Ced di proseguirlo e
ultimarlo in breve tempo. Rimandata all’anno prossimo la
discussione prevista per quest’anno sui giovani
La Conferenza è stata un
prezioso momento di informazione sulla vita delle nostre chiese e anche di utili
scambi di opinione, ma non
mi è sembrata tanto un momento di elaborazione. Nonostante sia durata tre giorni,
il tempo a disposizione in
realtà è stato poco, e non si
ha avuto modo di approfondire i molti argomenti proposti; si sono sentite diverse
opinioni su ognuno di essi,
ma non sempre gli ordini del
giorno votati sono stati molto
concreti, e la Commissione
esecutiva si trova ora con degli incarichi impegnativi da
portare avanti, per i quali non
sempre il dibattito è stato di
grande aiuto. Mi sembra necessario trovare i modi per
rendere la discussione più
snella e allo stesso tempo più
approfondita; si andrebbe
forse in questa direzione se la
Ced e la Commissione d’esame concordassero insieme
due 0 tre argomenti da proporre al centro della discussione della Conferenza, o se
alcune parti del dibattito potessero essere svolte in gruppi, come già positivamente
avvenuto Tanno scorso.
a tutti l'Evangelo
alternativi
fondamentale della nostra
identità, anche se questo
spesso è umiliante per il trattamento irrispettoso a volte
riservatoci. A titolo di esempio basti ricordare quando,
in polemica con la presa di
posizione personale di alcuni
pastori e laici battisti, metodisti e valdesi sulla risoluzione di Strasburgo sulle unioni
di fatto, le Adi si sono ritirate
dall’iniziativa di festeggiare la
Pentecoste del 1994 insieme
alla Fcei ed è fallito ciò a cui
tenevamo molto. Nonostante
questo, le nostre chiese continuano a dialogare con le
chiese pentecostali. Non possiamo esimerci da questa
propensione al dialogo, fa
parte della nostra vocazione.
Ecco allora il collegamento
tra ecumenismo e evangelizzazione; la nostra vocazione.
Siamo chiamati allo stesso
modo a dialogare con i fratelli e le sorelle di altre confessioni e ad annunziare a tutti e
a tutte l’Evangelo. Sono due
dei nostri compiti. Cerchiamo di operare affinché vengano svolti con consapevolezza e responsabilità, per la
sola gloria di Dio.
Le principali decisioni
Partecipazione alla Conferenza
La Cd, all'apertura dei suoi lavori, nota con grande dispiacere l'assenza dei/lle rappresentanti di diverse comunità e di alcuni/e pastori/e. Ritenendo non accettabile questa situazione,
vuole sottolineare
che la partecipazione alla Cd non è facoltativa, ma è un dovere di tutti/e coloro che ne fanno parte, o di diritto o perché
eletti/e dalle chiese;
che i/le membri della Cd sono tenuti/e a prendere parte a
tutta la Conferenza;
che per i pastori e le pastore la partecipazione alla Cd fa
parte dei compiti del loro ministero e che ritardi e assenze, per
validi motivi, vanno comunicati tempestivamente alla Ced.
In vista della prossima Cd, dà quindi mandato alla Ced
di inviare insieme alla lettera di convocazione della Cd il
presente ordine del giorno;
di invitare le comunità ad eleggere deputati/e che si prendano l'impegno di partecipare a tutta la Cd e a verificare che lo
stesso accada con i/le membri di diritto (pastori/e e presidenti
o vicepresidenti dei Consigli di chiesa).
La Cd chiede al moderatore della Tavola valdese, nella sua
qualità di presidente del corpo pastorale, di ricordare al corpo pastorale il dovere della partecipazione dei/delle pastori/e
alle Cd.
La Cd si augura che, in questo modo, la Conferenza distrettuale, in quanto assemblea deliberativa che riveste un importante ruolo nel nostro ordinamento, sia presa con la dovuta
serietà dalle chiese, dai loro Consigli e pastori/e.
Situazione giovanile
La Cd invita la Ced a continuare Tanalisi della situazione
giovanile nel nostro distretto, in stretto collegamento con i
gruppi giovanili presenti nel territorio, e in particolar modo
con i progetti-giovani che sono in via di sviluppo (Rio Marina
e Roma), al fine di predisporre uno spazio organizzato di riflessione durante la prossima Conferenza.
Progetti di evangelizzazione
La Cd, desiderosa di portare avanti i «progetti di evangelizzazione» di Perugia, Pescara e Rio Marina, incoraggia la Ced a
promuovere costanti momenti di verifica dei tre progetti insieme con i/le responsabili locaii e con la commissione nominata
ad hoc.
La Cd invita inoltre la Ced a curare l'informazione sulTevolversi di detti progetti, utilizzando anche «Riforma».
La Cd incarica la Ced di studiare e attuare il modo di trasferire alle chiese l'esperienza acquisita.
La Cd raccomanda alla Ced di sviluppare opportuni contatti
per avere notizie del progetto Viterbo.
Comunità di Barga
La Cd si rallegra con la comunità di Barga per Tinaugurazione del nuovo locale di culto che avverrà, a Dio piacendo, domenica 20 giugno 1999. Preghiamo il Signore che continui a
benedire il lavoro di testimonianza nella Garfagnana.
Chiesa e diaconia
La Cd ascolta la lettura del documento «Chiesa e diaconia Evangelicità e professionalità» contenuto nell'Atto 29 del Sinodo 1998 e raccomanda alla Ced di individuare le modalità
opportune per proseguire il dibattito sul tema «Chiesa e diaconia».
Giubileo cattolico
La Cd ravvisa la necessità di un approfondito dibattito sinodale sul tema della partecipazione delle nostre chiese alle manifestazioni legate all'evento giubilare della Chiesa cattolica.
Auspica che il Sinodo possa esprimere delle linee guida per
evitare che le singole chiese procedano in ordine sparso con il
rischio di essere equivocate e strumentalizzate.
Aiuto alle popolazioni balcaniche
La Cd ascolta le informazioni fornite dal Servizio rifugiati e
migranti (Srm) della Fcei, in merito alle iniziative, promosse
dal Servizio stesso, di aiuto alle popolazioni dell'area balcanica
e raccomanda alle chiese di attuarsi in collegamento con il Srm
nella ricerca di volontari e di possibili soluzioni alloggiative.
Accoglienza degli stranieri
La Cd raccomanda alle chiese di testimoniare l'amore per lo
straniero, secondo l'insegnamento biblico, adoperandosi a
promuovere una cultura di accoglienza che sappia coinvolgere, oltre i/le membri di chiesa, anche la cittadinanza e gli enti
locali dove esse vivono, stimolando progetti di inserimento
utili anche al nostro territorio.
Gli incarichi
La Ced del III distretto è stata eletta nelle persone di;
Gianna Sciclone, presidente; Antonio Feltrin, vicepresidente; Marco Scuderi, segretario; Angelica Perres, Rossella
Luci, membri.
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza è
stata eletta nelle persone di Marily Scorsonelli, relatrice;
Daniela Bracco, Peter Ciavarella, membri (supplenti Fiorella Marini, Marco Brachi).
Deputato al Sinodo è stata eletta Rossella Luci (supplente Filomena D’/\lonzo).
La Conferenza si è svolta, come da tradizione, a Ecumene
12
PAG. 8 RIFORMA
Conferenza IV Distretto
VENERDÌ 25 GIUGNO iqqq
Si
Si è tenuta a Palermo la Conferenza del distretto dell'Italia meridionale
Immigrati^ guerra nei Balcani^ laicità
Oltre a questi temi si è discusso anche della formazione necessaria per assumere
i vari incarichi di responsabilità nella chiesa e nell'amministrazione delle opere
ALESSANDRA TROTTA
La Conferenza del IV distretto, ospitata dal Centro diaconale La Noce dal 4 al
6 giugno, si è aperta con il sermone di prova del candidato
al ministero pastorale Davide
Ollearo che ha predicato su I
Timoteo 6, 3-16, e si è conclusa con le manifestazioni di riconoscenza al pastore Enrico
Trobia, presidente uscente
della Ced, per i 20 anni di
complessivo impegno al servizio del distretto. Nel corso
di una Conferenza che in più
occasioni ha dovuto riflettere
sulle difficoltà che ormai da
anni si registrano nell’individuazione delle persone a cui
affidare responsabilità alTinterno delle chiese, la mancanza di candidature per la sostituzione nella Ced del past.
Trobia e della prédicatrice
Beatrice Grill ha costituito fino all’ultimo un grosso motivo di incertezza. L’appassionato invito a «lanciarsi» rivolto dal past. Giampiccoli in
particolare ai giovani e giovanissimi pastori è stato infine
raccolto dai pastori Langeneck e Luca Anziani, eletti
presidente e segretario.
Fra gli argomenti dibattuti,
ampio spazio hanno trovato
due temi di strettissima attualità e respiro certamente
non solo «interno»: quello
suggerito dalla Ced con il titolo Immigrati fra noi. Capire, incontrare... osare, e quello della «laicità» dello stato,
soprattutto in relazione alle
problematiche legate al mondo della scuola.
Il primo argomento, introdotto da un ampio intervento
di Franca Di Lecce sulle linee
e sui progetti di lavoro del
Servizio rifugiati e migranti
Fcei, ha in realtà offerto lo
spunto per una discussione
su una molteplicità di questioni: innanzitutto sulla «sfida» rappresentata dal fatto
che attualmente in Italia un
evangelico su tre è uno «straniero». Quale risposta vorranno e sapranno dare le nostre
piccole chiese a tale sfida, dai
cui esiti secondo alcuni potrebbe dipendere il loro stesso futuro? Di fronte alla varietà delle reazioni che si possono attualmente osservare
(si va dall’indifferenza all’offerta di spazi per il culto nel
quadro, però, di una sorta di
«sviluppo separato»; dall’assimilazione al proprio modello di chiesa al tentativo, faticosamente portato avanti in
alcune realtà, di «costruire insieme» un nuovo modello, attraverso una reciproca disponibilità al cambiamento) possiamo permetterci di rimandare ancora una riflessione
comune sul tema e l’elaborazione di comuni linee?
In secondo luogo quali interventi possono e devono
promuovere le nostre chiese
in favore di immigrati e rifugiati, di coloro cioè che rappresentano ormai nel nostro
paese i nuovi «ultimi», le fasce più deboli della popolazione? Come sottrarsi al rischio di scadere in semplici e
La Commissione d'esame era composta da Giuseppe Scuderi (a
sin.) e dai past. Kiaus Langeneck poi eletto presidente delia Ced
per lo più inadeguate iniziative «assistenziali», dove il vero
compito che le nostre chiese
dovrebbero assumere è quello di promuovere una cultura
della vera «accoglienza», battendosi per un pieno inserimento degli immigrati nella
vita sociale, economica e culturale del paese e per un adeguamento delle strutture sociali alla multiculturalità e
multirazzialità? E, ancor più
in generale, di fronte al dramma della guerra nei Balcani,
all’esodo forzato (anche verso
l’Italia) di centinaia di migliaia di persone, come prescindere da una riflessione,
innanzitutto teologica, sulle
grandi questioni della pace,
della giustizia, della riconciliazione? Un approfondimento è stato realizzato, in particolare, con un corposo documento approvato dalla Con
ferenza e inviato alle chiese.
Un’intera serata è stata dedicata al problema del crescente «deficit di laicità» che
si registra nel paese, denunciato dalle più recenti iniziative di governo e Parlamento
soprattutto nel settore della
scuola (ultima l’ordinanza
del ministro della Pubblica
istruzione che discrimina,
nella determinazione del
«credito formativo», gli studenti che hanno scelto di
non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica). Molti gli interventi sull’argomento, volti a ribadire
la necessità di un’attenta vigilanza da parte delle chiese e
di mobilitazione in sostegno
delle iniziative per la difesa
dei fondamentali principi di
libertà e laicità, fra le quali si
colloca, in particolare, la progettata costituzione, promos
sa dalla Fcei, di un’associazione di operatori scolastici
evangelici. Così ad esempio a
pochi giorni dall’inaugurazione dei locali ristrutturati
di Adelfia, le notizie relative
alle grosse difficoltà quest’anno denunciate dal Centro di
Bethel hanno stimolato un
interessante dibattito sulla
crisi che sembra investire in
generale i nostri Centri giovanili, che faticano a trovare
animatori e formatori sufficientemente «robusti» da affrontare il lavoro con fasce
d’età (quelle adolescenziali)
sempre più a rischio e sempre
meno interessate ai tradizionali modelli di aggregazione
portati avanti nei Centri.
La necessità di «investire in
formazione» è emersa anche
nel corso del dibattito sui due
«commissariamenti» decisi
dal Cp-Opcemi nei confronti
dei comitati del Centro migranti di Palermo e dell’Opera diaconale metodista di Scicli. L’anomalia che tali decisioni rappresentano nell’ambito del nostro ordinamento
(anche in considerazione della sospensione dei poteri di
controllo della Cd che ne è di
fatto derivata) ha, infatti, richiamato l’attenzione dei
partecipanti alla Conferenza
sulla sempre più diffusa mancanza, all’interno delle nostre
chiese, di un’adeguata «cultura dell’amministrazione». La
Conferenza ha, quindi, invitato le chiese alla massima attenzione nella scelta dei fratelli e delle sorelle da designare nei vari comitati di gestione, dando altresì mandato
alla Ced di progettare e realizzare aH’interno del distretto
dei corsi di formazione.
Le principali decisioni
Centri di formazione
La Cd, informata delle crescenti difficoltà incontrate dai
Centri di formazione operanti nel IV distretto (Adelfia
Bethel, Monteforte), nel reperimento delle collaborazioni necessarie a garantire la qualità e la continuità delle linee di fon
mazione
ribadisce che i Centri di formazione rappresentano, oggi
non meno che nel passato, un'importante e a tutt'oggi irri.
nunciabile «frontiera» di evangelizzazione attraverso l'annuncio della parola di Dio e l'educazione a una libertà vissuta
nella responsabilità rivolti in particolare alle generazioni più
giovani dentro e fuori delle nostre chiese;
invita le chiese a combattere la diffusione di superficiali
pregiudizi nei confronti della vita comunitaria che si conduce
nei centri in favore di un atteggiamento di una attenta solidarietà, laddove se ne ravvisi la necessità anche esplicitamente critica.
esorta pastori/e, diaconi/e e membri di chiesa qualificati nel
campo della formazione a prendere in seria considerazione
l'opportunità di mettere a disposizione del lavoro dei centri le
loro capacità ed una porzione del loro tempo.
Formazione
La Cd, considerata l'evoluzione delle nostre opere diaconali
e la sempre crescente richiesta di professionalità e di capacità
gestionali che esse richiedono;
considerato il ruolo fondamentale dei Comitati di gestione
come collegamento essenziale tra chiese ed opere;
considerato che le chiese del distretto sono piccole e le distanze geografiche tra le chiese spesso sono grandi;
invita le comunità a individuare con scrupolosità i fratelli e
le sorelle da designare nei diversi Comitati di gestione in base
alla .loro effettiva disponibilità, nonché ai loro doni e alle loro
competenze;
incarica la Ced di organizzare, avvalendosi delle collaborazioni che riterrà opportune, dei corsi di formazione peri
membri delle nostre chiese, in vista di un loro possibile inserimento nei Comitati di gestione delle nostre opere diaconali;
invita inoltre la Ced a individuare nel territorio del distretto due o più aree ove rendere operativi i suddetti corsi, onde
incoraggiare la partecipazione dei membri delle nostre comunità.
Presenza valdese in Calabria
La Cd, convinta della necessità di preservare la memoria
storica della presenza valdese in Calabria e di approfondire il
suo significato per l'intera storia italiana ed europea, incarica
la Ced di nominare un'apposita commissione che prepari,
possibilmente per la prossima Cd, un piano di intervento
comprendente i seguenti punti:
recupero o ristrutturazione dello stabile tenendo conto del
progetto presentato alla Cd nel 1997, verificandone l'attuabilità, eventualmente semplificandolo e vagliandone la possibilità di utilizzo alla luce della vigente normativa locale;
rilancio di un progetto culturale che comprenda ricerche
sulla rilevanza dìe la presenza e la repressione delle minoranze in genere, e di quella valdese in particolare, hannotì
vestito nella costruzione dell'Europa di oggi in contatto con
enti e istituzioni che si occupano di tali tematiche a livello regionale, nazionale ed europeo;
un piano di reperimento dei fondi che tenda a coinvolgere,
enti locali, nazionali e sovranazionali;
prospettare con quali attività concrete (manifestazioni,
convegni, ecc.) si potrebbe dare inizio al rilancio dell'opera,
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» Guerra nei Balcani, il documento di riflessione teologica su pace e giustizia inviato alle chiese
L'Evangelo chiama i credenti a svolgere il ministero della riconciliazione
c
Il problema attualissimo dei
profughi e degli immigrati, e
di una loro auspicabile accoglienza nella nostra società,
opportunamente scelto quest’anno come tema centrale
da parte della Ced del IV distretto, è strettamente collegato e non può prescindere
da una riflessione più generale di taglio teologico sulle
grandi questioni che attengono alla pace, alla guerra, alle
ragioni di un conflitto che ha
creato profonde lacerazioni
all’interno della chiesa oltreché nella società civile. In particolare il dibattito che si è recentemente sviluppato in una
forma più o meno esplicita
sulla stampa o a livello di comunicati ufficiali, talvolta
sbiaditi o troppo diplomatici,
sembra evidenziare che, piuttosto che sulle grandi opzioni
di fondo, anche i credenti appaiono divisi sulla concreta
analisi politica delTorigine del
conflitto e della possibilità di
uscirne con una pace equa e
ragionevole.
La pace e le ragioni del pacifismo, sia di matrice laica
Gli incarichi
La Ced del IV distretto è stata eletta nelle persone di
fGaus Langètwck, presidente; Mirella Scorsonelli, vicepresidente; Luca Anziani, segretario; M. Teresa Fiorio, Gianna
Mazzarella, membri.
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza è
stata eletta nelle persone di Luca Baratto e Rosanna Clap*
pa (supplenti Clara Ranchetti e Maria R. Ricci).
Deputato al Sinodo è stato eletto Piero Trotta (supplente
E, Florio).
La Conferenza del 2000 si terrà a Casa Materna a Portkà
(Na). Predicatore è stato designato Sergio Manna (sostituto
Luca Baratto).
che religiosa, si presentano
oggi in una dimensione problematica, vuoi per la chiesa,
vuoi per quella porzione della sinistra che le aveva fatte
proprie. È per questo che la
Cd IV, pur direttamente implicata per la presenza di
molte chiese nell’area prossima al conflitto, non ritiene
possibile né utile esprimersi
con una qualunque indicazione di ordine politico che
riprodurrebbe all’interno le
stesse divisioni che si riscontrano afl’esterno. Dalla Cd
possono invece venire alcuni
spunti per avviare una riflessione più propriamente teologica. In primo luogo la pace
è opera di Dio, anzi è l’opera
propria di Dio. In Colossesi 1,
19s si afferma che Dio ha fatto la pace, si è riconciliato
con l’essere umano attraverso Gesù Cristo, che è per questo la nostra pace, la nostra
riconciliazione. Questa è la
pace di Dio. Questo è il centro dell’Evangelo, anzi, questo è l’Evangelo. E la pace degli esseri umani? Se Dio fa
pace con l’uomo l’uomo farà
la guerra con l’altro uomo?
Tra la pace di Dio e la pace
dell’uomo corre una distanza
infinitamente grande, perché
come perfetta è la pace di
Dio, così imperfetta, approssimativa e inadeguata è la pace deU’uomo. E questo si
esprime perfino nel linguaggio quando si usa dire con
un’espressione che è una tautologia; una pace giusta, una
giustizia giusta, esplicitando
con un aggettivo quel che sarebbe implicito già nel sostantivo. Se la pace è l’opera
di Dio, l’Evangelo chiama tut
ti coloro che sono in Cristo a
vivere la propria realtà di
«nuove creature» e a esplicitarla nel ministero della riconciliazione. È un mandato
che ci vede, per usare le parole di Paolo, «ambasciatori di
Cristo» nella concretezza e
ambiguità delle vicende umane, laddove il conflitto, la divisione e la violenza sembrano avere l’ultima parola.
È nell’ambito di questo
mandato, a cui anche le nostre chiese sono chiamate,
che la pace di Dio si avvicina
al desiderio e alla ricerca
umana di pace e giustizia.
Non c’è infatti riconciliazione
se la pace non si unisce alla
giustizia perché è nel loro
congiungersi che la pace può
mantenere la pienezza del
termine ebraico «shalom», rifiutando di essere considerata semplice assenza di conflitto o frutto di compromessi
che tendono a fotografare i
rapporti di forza e di paura
dei belligeranti, e al tempo
stesso assumendo su di sé lo
spessore e la complessità della vita e della sofferenza umana che il termine giustizia richiama. Tra pace e giustizia
c’è infatti un’insopprimibile
tensione, perché la pace senza giustizia è un’amara sconfitta e la giustizia senza pace
può diventare un’insopportabile imposizione. Il nostro costruire la pace e il nostro accogliere lo straniero e il profugo non può che passare attraverso questo cardine spesso stridente, ma parte ineludibile del no.stro essere ministri della riconciliazione che
Dio ha operato in Cristo.
Una delle conseguenze più
immediate e tragiche della
guerra nei Balcani è l’esodo
forzato di diverse centinaia
di migliaia di persone, accompagnato quasi sempre
dalla sistematica cancellazione di ogni documentazione
della loro esistenza come cittadini e cittadine.
A tutt’oggi la gran maggioranza dei profughi (kosovari
musulmani di etnia albanese, ma anche albanesi cristiani o serbi musulmani) è
concentrata in condizioni di
maggiore o minore precarietà in Albania e in Macedonia, nelle case che li hanno
potuti accogliere, in vasti accampamenti o addirittura
sulla strada. Alcune migliaia
di profughi, divisi in quote,
hanno già potuto raggiungere i centri di accoglienza predisposti da alcuni paesi occidentali tra cui l’Italia.
Altre migliaia, infine, continuano a raggiungere clandestinamente le coste del
nostro Sud, rischiando la vita e alimentando loro malgrado i traffici dei gruppi
malavitosi delle due sponde
dell’Adriatico. L’arrivo fra
noi di tanti uomini, donne e
bambini, che nella maggior
parte dei casi hanno perso
tutto fuorché i loro corpi e le
loro culture rappresenta una
sfida, straordinaria e apparentemente destinata a durare a lungo, alla nostra fedeltà
all’Evangelo di Gesù Cristo,
morto e risuscitato da Dio
per amore di tutti gli esseri
umani a partire proprio da
quanti vedono negata la loro
umanità.
Di fronte a questa sfida la
Conferenza, anche per quan
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25 GIUGNO 1999
Vita
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m Intenso week-end alla Chiesa battista di Venaria
Evangelizzazione e battesimo
\)opo alcune serate di animazione svoltesi in aprile, il pastore
Volpe ha rivolto dei messaggi sul tema: «Conoscere Dio»
L’ultimo week-end di mag
gio
è stato particolarmente
olgete;
azioni,
aera.
totenso per la chiesa battista
di Venaria. Due serate di evangelizzazione, il venerdì e il
sabato, il consueto culto di
adorazione la domenica mattina e un culto battesimale la
domenica pomeriggio, in cui
la sorella Pierina Romanello
ha dato la sua testimonianza
di fede in Gesù Cristo mediante l’immersione, hanno
catturato tutta l’attenzione
della comunità. Filo conduttore di questi quattro incontri
la predicazione forte, positiva, coinvolgente del pastore
Pfiffaele Volpe di Firenze.
L’iniziativa evangelistica è
stata voluta da alcuni membri
della chiesa di Venaria che
avevano un buon ricordo di
analoghe manifestazioni tenute in passato. Ci si è dunque preparati invitando in
aprile per tre serate di animazione il pastore Carmine
Bianchi, segretario del Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi, formando un
gruppo che ha imparato una
serie di canti adatti alla circostanza, allestendo un minimo
di materiale stampato per far
conoscere l’iniziativa alla cittadinanza e chiedendo ai
membri di chiesa di essere il
j più possibile presenti agli incontri programmati, invitando amici, conoscenti, parenti.
«Conoscere Dio» è stato il
I tema di fondo, scelto dal pai stare Volpe, alla luce delle panile che si trovano nel Vangeli di Giovanni (17, 3): «Questa
è la vita eterna; che conoscano Te, il solo vero Dio, e colui
che Tu hai mandato, Gesù
Il battesimo della sorella Pierina
Romanello
hi ese
Cristo». Esso è stato sviluppato in quattro predicazioni
successive che, prendendo
spunto sempre dal quarto
Vangelo, hanno avuto per argomento La vita eterna, Gesù
il guaritore, La comunità del
Risorto, Crescere nella fede. Il
pastore Volpe ha saputo evidenziare la psicologia dei personaggi che si muovono intorno a Gesù e cogliere le
analogie con le situazioni che
noi oggi viviamo, richiamando i membri della comunità
alle loro responsabilità di testimoni di Cristo e presentando con chiarezza ai simpatizzanti la potenza innovatrice
dell’Evangelo.
La chiesa, fortemente esortata ad essere presente e a
coinvolgere altri nella manifestazione ha saputo cogliere
solo parzialmente l’occasione
che le veniva offerta. Ma i partecipanti sono stati gratificati:
quelli che sono stati assidui,
anche credenti ormai navigati, hanno espresso unanimemente gioia e soddisfazione
Chiesa valdese di Milano
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Italia sia
La Chiesa valdese di Milano ha celebrato domenica 23 maggio la festa di
Pentecoste con ben 7 nuove
ammissioni. Provenienti da
percorsi spirituali ed esperienze diverse, il piccolo
Stuppo di fratelli e sorelle ha
pronunciato la propria confessione di fede davanti alla
wmunità riunita per il culto,
oa tempo la Chiesa valdese
m Milano, come d’altronde
"tre comunità evangeliche
Jiel nostro paese, a eccezione
delle chiese pentecostali notfiper la propria forza nel
proselitismo, soffre di un Caio numerico costante, dovuto soprattutto a motivi demografici, problema che è
stato oggetto di discussione
Jt®ll’assemblea di chiesa temasi il pomeriggio stesso,
corse anche per questo
motivo siamo stati così lieti
^ queste (relativamente) nuorose nuove ammissioni in
mesa perché ci testimonia’ nonostante la nostra crooa debolezza e inefficacia
|,p portare il messaggio del- '^migelo alla nostra città, la
P esenza costante del Signofra noi. Una sola di loro
® infatti valdese o evangelie t nascita
radizione familiare: tutti
no abbracciato questa
portante scelta di vita douU^n periodo più o meno
80 di riflessione, e in molCQ tfopo aver partecipato
‘ffforesse e costanza al
bihr° formazione e cultura
fonutosi il sabato ponsgio durante tutto l’an
no trascorso, a cura dei pastori Antonio Adamo e Fulvio
Ferrario. L’assemblea di
chiesa, che si è svolta nella
sala della Libreria Claudiana,
ha approvato la relazione
morale del Concistoro per
l’anno 98-99 e ha discusso
numerosi punti «caldi» tra
cui anche il problema della
diaspora della nostra comunità, e quello del calo numerico dei membri di chiesa.
Tuttavia il punto di maggiore
attualità, che ha riscosso il
più vivo interesse, è stato
l’ordine del giorno sul Giubileo, già apparso su Riforma.
Domenica 30 maggio è stato celebrato il culto di chiusura delle attività della scuola
domenicale e del catechismo,
seguito dalla consueta agape
fraterna nei locali della chiesa. Il culto è stato animato da
bambini e ragazzi della scuola domenicale, che hanno testimoniato in modo significativo (cantando insieme e, forse ancor di più, assistendo al
culto seduti per terra, in «baracche» di cartone allestite
davanti alle prime panche
della chiesa) la difficoltà di
fare festa in tempo di guerra,
e la necessità di pregare Dio
incessantemente per i fratelli
e le sorelle che si trovano in
questa insostenibile situazione di disagio materiale e pericolo di vita costante, a cui
nessun esser umano dovrebbe mai potersi abituare. Dopo questo culto, così intenso
e particolare, e dopo l’agape
fraterna che l’ha seguito, i ragazzi hanno allietato gli
astanti con un pomeriggio di
musica e canti comunitari.
per l’esperienza rinfrescante e
tonificante che hanno vissuto.
La predicazione robusta e positiva, l’atmosfera calda e
gioiosa, a cui ha dato un notevole apporto il maestro Paolo
Calzi che ha guidato con entusiasmo il coro e la parte
musicale dei quattro incontri,
sono stati una gradita sorpresa per tutti. Se l’effetto di queste riunioni fosse già solo il
rafforzamento della fede e
dell’impegno dei vecchi
membri di chiesa, potremmo
dire che il risultato è grandemente positivo. Ma la speranza è che messaggio e circostanze abbiano anche creato
interesse nei simpatizzanti e
desiderio di approfondire la
conoscenza dell’Evangelo.
Dovranno essere coloro stessi
che li hanno invitati a operare
una verifica in tal senso.
Il Consìglio di chiesa, nel
valutare questa iniziativa, ha
voluto esprimere al Signore la
propria riconoscenza per come egli ha guidato i diversi
incontri e si è dichiarato all’unanimità favorevole a ripeterla annualmente, apportando le opportune correzioni
che riguardano soprattutto
una maggior sensibilizzazione dei membri di chiesa perché si facciano realmente
coinvolgere, il taglio di spese
superflue chiaramente individuate, una «propaganda» più
puntuale presso amici e conoscenti e la ricerca di collaborazione con altre chiese.
Il Consiglio ha voluto altresì ringraziare di cuore il pastore Volpe, il maestro Calzi e
quanti hanno collaborato per
la riuscita delle due giornate.
# Matera
Una festa
matrimoniale
di testimonianza
Domenica 23 maggio, in
presenza di una vera folla di
testimoni, amici, parenti, fratelli e sorelle in fede si sono
uniti in matrimonio Imma
Schiuma e Tommaso Tomaselli. La giovane coppia, impegnata nel gruppo locale
della Egei nonché attiva nel
gruppo teatrale «Mateola»
annesso alla chiesa battista di
Matera, ha voluto fare del
suo matrimonio una vera occasione di testimonianza. A
questo fine è stata valorizzata
la parte musicale della cerimonia; il maestro Carlo Leila,
animatore musicale e collaboratore del Dipartimento di
evangelizzazione dell’Ucebi,
ha guidato un gruppetto del
coro proveniente dalla Chiesa battista di via Foria Napoli.
Così, accompagnata da ritmi africani e latinoamericani
che esprimevano perfettamente la gioia cristiana, la
coppia ha pronunciato il proprio sì davanti al ministro di
matrimonio Giuseppe Montemurro. Nel messaggio rivolto agli sposi la pastora Elizabeth Green ha esortato la
coppia a costruire sulla roccia una casa aperta scrivendo
sugli stipiti della porta la parola del Signore.
Il culto di matrimonio è
stato molto partecipato da
tutti i presenti e gli sposi rivolgono ancora un grazie ai
giovani di Napoli i cui canti
sono riusciti a dissipare le
nuvole (meteorologiche) e a
far splendere il sole in questa
giornata speciale.
m mmetStnoB
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
Chiesa metodista di Milano
A Pentecoste il messaggio
dei nuovi membri di chiesa
GIOVANNI CARRARI
Anche quest’anno a Pentecoste si è voluto tenere
un unico culto, alle 11, in italiano e inglese; in più si è unita la comunità coreana Missione per Milano per cui le
lingue sono state tre e i presenti oltre 260. È stata aperta
la parete laterale sfrattando le
gradinate interne: era bello
vedere la chiesa così gremita!
Il culto è durato fino all’ora
del pranzo comunitario ma
grazie alla varietà dei diversi
momenti non è stato pesante. Oltre ai molti canti, vi è
stata la preghiera di ringraziamento per i 10 anni di matrimonio di Elisabetta Torretta e Claudio Narduzzo. Si sono sentite poi le confessioni
di fede e le testimonianze
delle 9 persone che sono entrate in chiesa: 4 per mezzo
del battesimo (Samuele Cartari, Bridge! Ellison, Martino Leggieri, Estella Ricco), tre
per confermazione (Matteo
Bergamasco, Matteo Cervi,
Iolanda Gensini) e due per
ammissione (Andreina Baj,
Manlio Leggieri). Vi è stato
poi il saluto ufficiale, con relativi doni, al pastore emerito
Giuseppe Anziani e alla moglie Paola, trasferitisi a Intra.
Al pranzo, con la formula
dei self-service, hanno partecipato circa 150 persone:
molti vassoi con tantissime
ottime specialità offerte dalle
famiglie dei nuovi membri di
chiesa e dal gruppo filippino
(ma tanti sono stati anche gli
apporti di altre persone). La
bella atmosfera fraterna è
continuata nel pomeriggio
quando vi è stato un riuscito
incontro musicale, la 2“ edizione della «Festa della musica cristiana», con la partecipazione di 8 gruppi: la corale
metodista e quella coreana
Missione per Milano unite
per l’occasione, gli ottoni della Milano Brass, il gruppo vocale della Chiesa Awentista
di Sesto San Giovanni, la corale della stessa chiesa di Milano, il coro della Chiesa cattolica di San Pietro in Sala, 1
solisti della Chiesa scientista
di Milano e la corale della
Chiesa coreana presbiteriana
Chanyang. La Pentecoste di
quest’anno è stata quindi vissuta con una intensità e con
una spiritualità che hanno
trovato un modo veramente
gioioso di esprimersi.
L’Asilo valdese di Luserna San Giovanni
ricerca
un/una infermiere/a professionale
Per informazioni contattare il seguente numero
telefonico: 0121-900285 o inviare curriculum al
numero di fax 0121-954386.
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
ZI giugno
bari — Alle ore 9, nella chiesa battista, si tiene un convegno organizzato dal Movimento femminile evangelico battista (Mfeb) e dalla Fdei di Puglia e Basilicata. Intervengono Doriana Giudici, presidente della Fdei, sul tema «Una
Federazione rinnovata verso il Duemila» e Bruna Peyrot sul
tema «Memoria delle donne, le scritture e gli archivi».
28 giugno
MANTOVA — Alle ore 21, nella chiesa valdese di via Isabella d’Este 13, terzo incontro pubblico guidato dal pastore
Gianmaria Grimaldi sulle ragioni storiche e teologiche che
hanno ispirato la Riforma protestante del XVI secolo.
2 luglio I
COAZZE (To) — Nella chiesa valdese si inaugura la mostra
della cooperativa «Il ponte» di Giaveno, allestita a favore
della scuola popolare «San Francesco Echeverría» in Salvador: la mostra rimarrà aperta fino al 18 luglio.
COAZZE (To) — Alle 18, nella chiesa valdese, concerto della
Corale universitaria di Torino diretta dal m.o Paolo Zaltron.
Barftoetefgpbfone
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,45 circa. Domenica 27 giugno (replica lunedì 7 luglio) andrà in onda:
«Kirchentag ’99: “Voi siete il sale della terra’’»; «Quando la
Roma dei papi conobbe la libertà di culto. La Repubblica
Romana cento anni dopo».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Oltre 20 radio commerciali ed evangeliche trasmettono
in tutta Italia dal lunedì al venerdì una serie completa di
meditazioni della Parola di Dio, dalla Genesi aH’Apocalisse.
(Per una lista completa delle frequenze, consultare il sito
Internet http://bibbia.lombardia.com o contattare CRC)
CRC - Centro dì Radiodiffusione Cristiana
Casella Postale, 14 - 20050 Macherio MI
tei 039-2010343; fax 039-2012520
E-mail: mailto:crcrcb@tin.it - Web: http://bibbia.lombardia.com
! Chiesa metodista di Alessandria
La fede di Giovanni Spiotta
ERMINIO PODESTÀ
Molte persone, di diverse denominazioni, si sono riunite il 4 giugno insieme
alla comunità nella chiesa
metodista di /Messandria, per
dare l’ultimo saluto a Giovanni Spiotta, di 79 anni, che lascia un vivo ricordo per la sua
testimonianza di fede offerta
in tanti anni di appartenenza
all’evangelismo. Infatti Giovanni, come ha ricordato
molto bene il pastore Maurizio Abbà, è stato un «pilastro
della chiesa» per tanti anni.
Le caratteristiche di questo
fratello sono state innanzitutto l’amore incondizionato
verso tutti. Non ha mai creato
steccati. Ha rispettato chiunque annunziasse la parola di
Dio senza tener conto della
provenienza; e poi l’impegno
dell’accoglienza: tutte le domeniche alle 9 del mattino,
assieme alla moglie Elsa,
apriva le porte della chiesa e
salutava tutti con un sorriso;
e ancora il desiderio di vedere
sempre una comunità viva.
Con il suo comportamento
espansivo e fraterno si è prodigato sempre per dimostrare
di essere un animatore convinto, sereno e gioviale.
Commentando il passo
dell’Evangelo di Giovanni 11,
25: «Io sono la resurrezione e
la vita; chi crede in me, anche
se muore vivrà», il pastore
Abbà ha concluso dicendo: «È
alla luce della resurrezione
che cadono tutte le barriere,
anche quelle della morte».
Anche il professor Maurilio
Guasco, docente all’Università di Torino, responsabile
del Centro culturale ed ecumenico di Alessandria, ha ribadito che Giovanni Spiotta
ha sempre portato avanti il
concetto di un ecumenismo
pratico e schietto, in cui la discussione esasperata su argomenti teologici lascia il posto
a una fraternità spontanea alla luce dell’Evangelo che dice
«Amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amato».
Tutta la comunità, insieme
alla moglie Elsa, ai figli Guido
e Franco, alle nuore Lucia e
Paola, ai nipoti Giulia e Matteo, ha ringraziato il Signore
per il dono ricevuto di avere
avuto Giovanni, accettando
però la sua volontà di averlo
tolto dopo averlo donato.
MONACHE
AOSTA — Durante il culto di domenica 30 maggio sono stati
battezzati Domenico Federico Marchetti, figlio del nostro
pastore Ruggero e di Anne Rose Goetse, e Elisa Arena, figlia
di Nico e di Anna Casini. Tutta la comunità, ospite della famiglia Monaja-Denabian, ha festeggiato trascorrendo insieme la giornata.
• Il 13 giugno la rappresentazione della storia di Giona, che
ragazzi e ragazze di scuola domenicale e catechismo hanno
fatto in chiesa come ultima lezione del loro anno di studio,
ha offerto alla comunità un momento di ascolto e di riflessione significativo e coinvolgente.
14
PAG. 10 RIFORMA
Lo scandalo diossina
Piero Rostagno
Mio nonno diceva spesso «ii progresso annulla il progresso». Mi è venuta in mente questa frase a proposito del
recente scandalo della diossina. Com’è potuto accadere?
Come è stato possibUe, in un settore che, con l’avvento di
tecniche analitiche sempre più raffinate, è fra i più controllati? Esattamente come un direttore dei lavori, buon
padre di famiglia, può fare impiegare nel cemento armato
tondini di diametro inferiore alla norma così che, dopo
trent’anni, redificio si affloscerà come un castello di carte.
Vi racconto un aneddoto: poche ore dopo il divulgarsi della notizia mi telefona il titolare di un allevamento di ovaiole di una grande città, persona colta e molto equilibrata.
Ovviamente è preoccupato per le conseguenze e anche lui
dice «ma come è potuto succedere?». Poi si dà la risposta.
«Eh, ma loro (i belgi), non sono cristiani (voleva dire cattolici) come noi, hanno un’altra morale».
Affrontiamo il problema specifico. Prima di tutto dovremmo cercare di analizzare i fatti freddamente sulla base delle ancora poche informazioni. Non si è trattato di
una truffa organizzata da allevatori che, con gli animali intossicati, sono invece le vere vittime. Non è neppur vero
quello che sostiene Alan Goldberg, economista di Harvard
(«La Stampa» del 14 giugno), cioè che strutture più centralizzate, come negli Usa, consentono maggiori controlli. A
chi mai sarebbe venuto in mente di inserire nei controlli di
routine la ricerca della diossina o dei Pcb (policlorobifenoli contenuti negli oli dei trasformatori e che della diossina
possono essere precursori) nei grassi utilizzati nei mangimi? Il fatto è, come dice un professore della Bocconi, che
non si potranno mai fare tutti i controlli per tutte le possibili frodi o per tutti i possibili errori. Si può discutere sulla
tempestività nel diffondere la notizia ma l’individuazione
del problema, per quanto riguarda il settore produttivo e
trattandosi in un problema nuovo, si può dire sia stata rapida. E, con quei tempi, e con i consumi abituali, la salute
pubblica non ha corso particolari rischi, come ha ammesso un oncologo intervistato sull’argomento. Teniamo conto che le analisi sono ancora in corso e non sappiamo
quanti, fra tutti i campioni, risulteranno positivi.
Permettetemi di tornare a mio nonno e ai suoi detti. Lo
sviluppo della nostra civiltà provoca indubbiamente delle
reazioni nel sistema, quindi o crediamo veramente che
tutto ciò si possa fermare, ma qualcuno dovrebbe pur dire
come e con quali alternative, oppure dobbiamo imparare
a coesistere con i rischi (anche i nostri antenati correvano
parecchi rischi, come la lunghezza media della loro vita sta
a dimostrare). D’altronde il rischio alimentare è, statisticamente, prossimo alio zero se confrontato con quello che si
corre per i’inquinamento del traffico urbano secondo un
recente studio realizzato in Svezia. Voglio fare un discorso
molto chiaro, forse per qualcuno al limite del cinismo.
L’utilizzo dei sottoprodotti nell’alimentazione degli animali è uno dei migliori sistemi di filtraggio biologico di cui
disponiamo. Con un limite, che è al tempo stesso una garanzia: non possiamo intossicare gli animali se non vogliamo restare intossicati noi stessi. Quindi dobbiamo controllare gli alimenti per animali e questo si sta facendo da
molti anni con normative e verifiche sempre più severe. I
controlli previsti dal ministero della Sanità, dal Servizio
repressione frodi e dai Nuclei antisofisticazione, per stare
in Italia, sono elTettuati con regolarità. Posso dire che la ricerca su come migliorare questi controlli è molto più attiva di quanto appaia. Semplicemente se ne parla poco.
Il problema, sta nel parossismo con cui l’opinione pubblica segue questi argomenti senza considerare che essa
stessa, con i suoi comportamenti, è parte del problema.
Purtroppo c’è chi ne approfitta ed è un peccato che molti
preferiscano la facile demagogia e l’inutile allarmismo a
una corretta informazione. Sono occasioni mancate perché, a luci spente, tutto tornerà come prima e i consumatori riprenderanno le loro abitudini. Fino a quando, paradossalmente, proprio da un controllo bene effettuato scoppierà un altro caso. Perché nessuno potrà mai metterci
completamente al riparo da disonesti, cialtroni e imbroglioni d’ogni risma le cui tecniche migliorano man mano
che aumentano di numero e migliorano in precisione i sistemi di controllo. Come diceva mio nonno, appunto.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 25 del 18 giugno 1999 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 16 giugno 1999.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Commento s
VENERDÌ 25 GIUGNO)
: Non si è fatto abbastanza per cercare un'alternativa
Kosovo^ la guerra era evitabile
Con l'intervento Nato l'odio nei Balcani è stato accresciuto
e le conseguenze, anche economiche, peseranno a lungo
MAURIZIO GIROLAMI
.. \ VREMO mansioni di
pattugliamento aereo
sull’Adriatico», si disse. A
guerra finita il nostro ministro della Difesa dichiara
l’entità della partecipazione
italiana: 1.378 missioni, per
3.600 ore di volo dei nostri 54
aerei: 115 missili, su 3.000
(900 milioni ciascuno); 635
bombe (su 10.000); 1.300 tonnellate di carburante. «Per
qualità abbiamo dimostrato
di non essere secondi a nessuno». Sul nemico; «Noi siamo il Bene lui è il Male» (Blair
sulla Stampa). È Hitler. Prima
dell’ingresso dell’Italia nella
prima guerra mondiale il
Corriere della Sera e il Messaggero pubblicarono un
rapporto inglese su atrocità
commesse dai tedeschi in
Belgio: sgozzamento di donne e fanciulli, estirpazioni di
mammelle e crocifissione di
un bambino (testimoni oculari). Tutto inventato. I tedeschi mostravano foto di loro
soldati ai quali erano stati
strappati gli occhi (in realtà
vittime di bombe shrapnel,
antenate delle attuali bombe
a grappolo, usate in Vietnam
e Iraq dagli Usa e ora dalla
Nato in Jugoslavia). Lunga
sarebbe l’antologia di menzogne inventate nel nostro
secolo per far aderire l’opinione pubblica alla guerra.
«Interrompere
la pulizia etnica»
Secondo un rapporto del
ministero degli Esteri tedesco
del 19 gennaio 1999 «le azioni
delle forze di sicurezza di
Belgrado non erano dirette
contro kosovari albanesi, ma
contro gli avversari armati e
quanti li sostenevano». 1
gruppi deirUck, fino a poco
tempo prima della guerra,
venivano definiti «tagliagole»
dai rappresentanti Usa. Il 15
marzo lo stesso ministero degli Esteri parlava di eccessi
contro il movimento armato
clandestino kosovaro, ma
precisava che «un programma governativo di persecuzione degli albanesi come
gruppo etnico non esiste e
non è mai esistito». Secondo
il segretariato dell’Onu l’esodo di massa dei kosovari è
iniziato 3 giorni dopo l’inizio
della guerra. A chi credere?
Certo, seppure la pulizia etnica in Kosovo fosse cominciata prima, la guerra l’ha agevolata e amplificata.
La causa principale delle
pulizie etniche risale alla
scelta fatta da Germania, Italia e Vaticano di riconoscere
la Croazia e la Slovenia indipendenti, senza porre la con
D UBANTE il Sinodo della
Chiesa ortodossa serba,
martedì scorso, l'assemblea
dei vescovi ortodossi ha chiesto le dimissioni del presidente Milosevic e del suo governo, nell’interesse del popolo e
per la sua salvezza. Una presa
di posizione coraggiosa, anche se piuttosto tardiva, che
probabilmente pochi serbi
riusciranno a conoscere, a
causa della rigida censura imposta dal dittatore. Presa di
posizione che, tuttavia, non
può eliminare la domanda:
dov’era la Chiesa ortodossa
serba nei mesi scorsi? Chiusa
nei suoi stupendi e silenziosi
monasteri, mentre tutt’intorno i soldati di Milosevic violentavano, torturavano, massacravano come ci dimostrano le tante fosse comuni che
ogni giorno vengono alla luce? Dov’era quando venivano
dizione di riconoscere alle
minoranze interne quei diritti all’autodeterminazione che
rivendicavano per se stesse.
Un peso lo ebbe anche la
scelta dell’Unione europea,
della Nato e dell’Onu di cercare accordi con i governi e le
formazioni armate anziché
far leva sulle correnti politiche pacifiste e imporre la
consultazione dei cittadini.
La natura della guerra
Si è insistito sul «nuovo
diritto internazionale» alla
«guerra umanitaria» ma il rimedio è stato peggiore del
male. Ai primi di maggio la
guerra aveva già prodotto notevoli danni agli stati limitrofi, che avevano perso importanti fornitori e mercati jugoslavi, a causa della distruzione dell’intero settore dei trasporti e di molti impianti produttivi da parte della Nato
(rapporto della Commissione
economica dell’Onu per l’Europa). Discorso analogo per i
danni ecologici prodotti da
ordigni, esplosi e inesplosi,
dall’inquinamento del Danubio (causato dal bombardamento di impianti petroliferi
e chimici). La conta delle vittime è in corso e seguiterà,
causa la distruzione di strutture vitali, come ospedali,
scuole, fabbriche, abitazioni.
Se questo è il nuovo diritto
internazionale, meglio attenersi al vecchio (la Carta delrOnu, la Costituzione italiana) per evitare il ripetersi di
tanta rovina. Del resto Amnesty International chiede indagini, oltre che su Milosevic,
anche sull’Uck e sulla Nato.
I costi della guerra
Il «nuovo piano Marshall»
per i Balcani, di fine aprile,
prevedeva una spesa di 30
miliardi di dollari in 5 anni.
La guerra ha due facce; una è
negativa, per le popolazioni
che la subiscono, per i soldati, per noi contribuenti. L’altra «positiva» poiché «è un
gran giro di quattrini, che
prepara le risorse pe’ li ladri
delle borse» (Trilussa). È in
atto la contesa fra Europa e
Stati Uniti sui costi e sui profitti della ricostruzione.
Era l'unica via?
Una dolorosa necessità, fu
detto. Ma il nostro ministro
degli Esteri definì inaccettabile l’accordo di Rambouillet,
che prevedeva oltre all’autogoverno dei kosovari e un referendum sull’indipendenza,
la presenza di un contingente
militare straniero immune da
responsabilità civili o criminali, libero di circolare in tutta la Jugoslavia. Come dire la
rinuncia del governo jugoslavo alla propria sovranità.
L’alternativa c’era: completare il dispiegamento dei 2.000
osservatori Onu, coinvolgere
la Russia, trattare ancora sull’
autonomia del Kosovo e, in
caso di rifiuto, rompere relazioni diplomatiche e comunicazioni ed estendere l’embargo (carta dell’Onu), fino a
imporre a Eltsin di intervenire, pena l’interruzione degli
aiuti. Quanto ciò potesse essere efficace si è visto recentemente, quando una marcia
indietro dei russi sull’accordo già concordato fu sventata da Clinton con la minaccia
di bloccare gli aiuti. Invece
Hollbroke alla vigilia dei
bombardamenti consegnò
personalmente la rata del
prestito a Eltsin.
La guerra non ci abbandonerà poiché è una tendenza
intrinseca alla natura umana,
come l’egoismo individuale o
collettivo. L’odio nei Balcani
è stato accresciuto e le conseguenze peseranno sulle
nostre tasche e sulle nostre
scelte. Ci è più facile compiacerci dell’aiuto che stiamo
dando ai kosovari e della stima guadagnata a livello internazionale per la «coerenza» del nostro governo e la
professionalità dei nostri soldati, che costruire pace e non
guerra. Ma se non proviamo
a chiedere a Colui che può
darceli il coraggio e la forza
per farlo, che «sale» siamo?
-idi'ù y<cvd{k-'
PIERO bensì
bruciate le case e i villaggi dei
kosovari albanesi? Perché non
ha parlato prima?
Sono domande inquietanti
e certamente legittime, ma
che noi non possiamo fare
con buona coscienza, perché
pe.sano su di noi i silenzi prudenziali (o, peggio ancora, le
alleanze con il potere) di tutte
le nostre chiese occidentali,
cattoliche e protestanti, durante le dittature fasciste e
nazista del passato. Le chiese.
«.amíEs .
la Repubblica delle
Una società angosciata!
I.a società polacca vive;
ni di incertezza e anchèt
angoscia da «sfilacciarne
dopo il crollo del regimeì
munista e il forte ruolo
to dalla Chiesa cattolica,!
no comunque molti i
d’allarme. Ne parla inuiu
vizio di Gigi Riva (8 giugno)|;
prof. Jan Jerschina, soc '
go: «Temo, tra breve, deic
flitti sociali», dice. C’èi
Polonia «nascosta e scor
che non ha nemmeno i ;
per mandare i figli a se
(...). Se il Papa in visita;
l’ottava volta proprio in i
sti giorni (...) potesse tc
l’abito bianco e indoss
l’antica camicia da monti
ro e passeggiare sconos
scoprirebbe il progress
spopolamento delle d
(35% di praticanti) peri
secolarizzazione inarre
le: il capitalismo in 10:
ha ucciso più la fede deh
monismo in 45». E Adai
Szostkiewicz, già aderentej.
Solidarnosc e respons
delle pagine di politicai
giornale cattolico Tygo
Powszechny, si dice «se
dalizzato del silenzio:
Chiesa come istituzione e sol
no anche preoccupato. Mit
figlio non passa giornocli|
non torni da scuola conjiiio*
ve barzellette sugli ebrek '
niiittà
Europa e laicità
Il filosofo torinese Gii
Vattimo, alla vigilia delleefe
zioni europee (in cui eraca
didato), evoca (lì giugno)
clima di laicità che sarei
necessario al continente: «j
diventa europei (...) solcali
cettando di secolarizzar
molti elementi della prop
tradizione nazionale, ma»j
che religiosa, filosofica: e«
sumendo la secolarizzazM
stessa come il vero e prop*j
contenuto dell’eredità cultfj
rale caratteristica del nosW|
continente». E ancora:
secolarizzazione (...) co®’
passaggio dal sacro misteiji!l
so e trascendente alla di®!
nità incarnata e coinvolgi
nella storia deH’umanità,p®|
essere considerata
volmente l’essenza stessa» I
cristianesimo. Se la salyeSjl
come insegna la Bibbia:»j
una storia, essa può solo®|
sere la consumazione
gressiva della distanze
umano e divino». Ma l’E'® I
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è vero, hanno espre.sso alcuni
eroici testimoni, che hanno
osato sfidare il potere iniquo
in Italia e in Germania e in altri paesi. Ma si è trattato perlopiù di testimonianze individuali o di gruppi ristretti come il cammino coraggioso
della Chiesa confessante tedesca con i suoi martiri del
nazismo. Le chiese come tali,
come istituzioni, hanno sempre avuto timore di assumersi
le proprie responsabilità pro
fetiche. E certo non è un
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pito agevole in ternpo
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Signore ci chiede:
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me sentinella (.••)•
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per la sua iniquità, j(|.
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(Rubrica «Uri fatto,
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25 GIUGNO 1999
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Bibbia,
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lione ptn
;Caro direttore,
la lettera di Giacomo Quar{jno sui titoli di studio rilasciati dalla Facoltà valdese di
teologia [Riforma n. 23 del 4
giugno) riporta correttamente la situazione normativa vigente. Devo soltanto fornire
qualche informazione aggiuntiva sul lavoro che si sta
svolgendo in questa materia.
Le lauree e i diplomi rilasciati dalla Facoltà sono riconosciuti dallo stato per il disposto dell’art. 15 della legge
n%49 del 1984, di approvazione dell’Intesa tra stato e
chiese rappresentate dalla
Tavola valdese. Ciò significa
che chi ha ottenuto questi titoli può legittimamente fregiarsene ope legis.
Esistono però due problemi applicativi: il primo concerne chi voglia una certificazione di questi titoli da parte
di organi dello stato italiano.
A tal fine, come avviene per i
titoli rilasciati da università
straniere o da università della
Santa Sede, occorre un procedimento di «conversione»
del titolo, che prevede un patere del Consiglio universitario nazionale, seguito da un
decreto del ministro. Le specifiche modalità di questa
procedura per i titoli rilasciati dalla nostra Facoltà sono
attualmente allo studio di
un’apposita commissione
mista, costituita ai sensi dell’art. 18 dell’Intesa.
Si può dire che non esistono particolari problemi, anche se probabilmente occorrerà procedere a qualche modifica del regolamento della
fecoltà. C’è però un ostacolo
che non dipende da noi: lo
stato sta rivedendo tutta la
materia dei titoli di studio rilasciati dalle proprie università e quindi è difficile stabilire le equivalenze delle nostre
lauree e diplomi con titoli
che... non si conoscono ancora bene. Ad esempio, sembra che la dizione «diploma
universitario» scomparirà
nella legislazione statale. A
che cosa saranno allora paragonabili i nostri diplomi? È
comprensibile che questa delicata questione stia creando
ritardi: d’altra parte il rischio
è quello di dover rifare tutto
non appena entrerà in vigore
il nuovo ordinamento delle
università statali.
Una questione diversa è
quella della equipollenza tra
leiauree e i diplomi in Teologia rilasciati dalla Facoltà e,
per esempio, analoghi titoli il
Lettere o in Filosofia. Qui
l’Intesa non dice nulla. E la
materia non è facile poiché
le università statali non rilasciano da oltre un secolo lauree in teologia. La Chiesa cattolica, per proprie ragioni interne, non ha mai mostrato
interesse a una equipollenza tra le lauree in Teologia
rilasciate dalle sue università e titoli «secolari». Si tratta
quindi di una novità assoluta, di cui si sta occupando la
citata commissione mista.
Ermanno Geme
decano della Facoltà valdese
di teologia - Roma
Novità musicali
Noi che frequentiamo le
chiese evangeliche, in diverse
occasioni ci siamo trovati a
cantare «Lampada al nostro
piede», o «La parola antica»,
oppure «La voce tua dolcissima» e altri inni ancora la cui
melodia viene fatta risalire al
1800, al 1700 e persino al
1600. Si tratta di testi che
hanno un indubbio significato per la nostra confessione
di fede e che trovano il loro
posto all’interno del culto comunitario. La musica di questi inni, anche se non sempre
ne conosciamo l’origine, ormai fa un tutt’uno col testo.
Anche la musica diventa presto musica da culto o, al massimo, da concerto colto, si
pensi alle sonate di Bach.
Anche se, quasi per definizione, siamo persone in ricerca, lontane dal tradizionalismo, aperte al nuovo, ci si
sorprende non poco nell’ascoltare la musica dei nostri
inni così come è stata rimaneggiata e riproposta da Enrico Maltese. Essa ci appare
quasi trasfigurata, tanto è disseminata in mezzo al suono
di strumenti più disparati:
tamburi, flauti, violini, oltre a
chitarre, organi a canne, tastiere elettroniche. Ora ci appare percettibile soltanto come tema, come filo continuatore in mezzo a una serie di
variazioni, di divagazioni, di
abbellimenti che sanno di
musica rock, folk, country, etnica, esotica, che ci ricorda la
musica orientale o andina o
caraibica. Allo stesso tempo si
ha l’impressione di assistere a
una musica, alla nostra musica di chiesa, liberata dalle
quattro mura ecclesiastiche.
Essa è ora musica che si può
ascoltare viaggiando in macchina 0 lavorando; è musica
che si può fare ascoltare ai
non addetti ai lavori, alle persone che non vanno in chiesa, alle persone giovani e,
perché no, alle persone anziane. Ma nulla vieta di immaginarla come preludio o
musica di sottofondo per culti in cui si vuole sentire un’
onda discreta di musica nuova che si innesta delicatamente sul tronco consolidato.
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i volti
della storia
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JJ
PAG. 1 1 RIFORMA
Gli ospedali valdesi di Torre Pel lice e Pomaretto
Meno ricoveri ma più servizi ambulatoriali
Avevamo a suo tempo dato notizia
dei parametri fissati daila Regione Piemonte per ridurre il tasso di ospedalizzazione in medicina generale e contenere i ricoveri a un numero annuo pari
a 160 per 1.000 abitanti, come richiesto
a livello nazionale. La traduzione di
questi parametri a livello pinerolese
fatta dalla Asl 10 portava a una riduzione dei ricoveri per acuti di circa la metà
per gli ospedali valdesi di Torre Pellice
e Pomaretto, con conseguente forte
preoccupazione per la diminuzione di
servizi che avremmo offerto alla popolazione e per la riduzione di occupazione che avremmo creato in zona.
Sono contenta di poter ora comunicare che la situazione si è alquanto modificata e che le prospettive sono più
rassicuranti di allora. In questo lasso di
tempo sono ripresi in modo costruttivo
e produttivo i rapporti con la Asl 10, il
numero e la tipologia di ricoveri sono
stati aggiornati nel rispetto dei parametri regionali e alla fine si è giunti a un
accordo ragionevole che comporta sì
molti cambiamenti, ma consente di
continuare a dare risposte aUa popolazione e un sostanziale mantenimento
delTattività é delle forze lavoro. Questo
accordo è stato ricompreso nella pro
grammazione triennale delTAsl 10 ed è
attualmente all’attenzione della Regione, la quale dovrà valutare il tutto e infine siglare con noi le intese e assegnarci il budget per gli anni 1999-2000.
Ma veniamo alle cifre riguardanti ì ricoveri (sia ordinari che in day-hospital): i ricoveri in rriedicina per acuti si
attesteranno su base annua in 3.000
(contro 4.300 nel 1998), si cui 2.65() per
i residenti nella Asl 10, con 92 posti letto complessivi (50 a Torre Pedice e 42 a
Pomaretto); contestualmente si attiveranno 30 posdTetto dedicati alla lungodegenza (previsti 14 a Torre Pellice e 16
a Pomaretto), e saranno attivati 11 posti letto di riabilitazione specializzata
anche a Pomaretto, come già 11 lo sono a Torre Pellice.
Questi cambiamenti comportano una
marcata riòrganizzazione del lavoro
alTintemo delle due strutture. Il nostro
personale vi si sta già dedicando con
l’impegno e la disponibilità di sempre,
in modo da rendere operativa la nuova
distribuzione di posti letto nel corso del
corrente mese di giungo, con effetti sulla tipologia dei ricoveri già nella prossima estate. Chi invece non necessiterà
di ricovero potrà trovare una più ampia
risposta ambulatoriale o territoriale;
anche a questo proposito si sta mettendo a punto un programma di interventi
in collaborazione con TAsl 10.
Naturalmente la limitatezza delle risorse a disposizione e il funzionamento
degli ospedali come «agende» impongono una particolare attenzione alla
spesa; perciò ogni servizio deve fare i
conti con il budget assegnato e prevedere modalità di risparmio che non siano riduttive per le prestazioni alla popolazione: è quanto si è andati studiando da mesi per il laboratorio analisi,
che a regime dovrà prevedere una sede
per le urgenze e un’altra per tutta Fattività, senza che l’utenza ne abbia alcuna
ripercussione.
Ringraziamo quanti ci hanno sostenuti e aiutati in questo periodo dì difficoltà e di riflessione a tappe forzate sulla nostra impostazione e sulle nostre
modalità d'azione. Ci giunge notizia assai gradita che la Regione Piemonte ha
accolto un ordine del giorno che prevede per gli ospedali di montagna una
deroga al tasso di ospedalizzazione richiesto. Questo ci conforta e ci fa sperare in un’attenzione maggiore e un
conseguente maggiore finanziamento
per le zone disagiate.
Franca Cofsson-presidente Ciov
Enrico Maltese ha trascorso l’infanzia e la gioventù
nelle chiese pentecostali e da
diversi anni ormai ha parte
nella Chiesa battista di Siracusa. In questo nuovo contesto si è reso attento agli sforzi
di ammodernamento del
canto e della musica che vengono fatti nelle chiese «storiche». Tra l’altro. Maltese è organista e col coro della sua
chiesa si muove lungo linee
di sperimentazione e di valorizzazione del patrimonio innologico e musicale protestante. Adesso egli ha voluto
portare avanti un tentativo in
proprio, una sperimentazione di un discorso ermeneutico musicale. Ha voluto «attualizzare», come si direbbe
per un testo biblico, del materiale musicale amato, stimato, ma bisognoso di animodernamento per non rischiare di apparire vecchio e
superato anziché antico e
pregiato. È stata così prodotta una cassetta contenente
dieci pezzi di gradevole ascolto, che non fanno rimpiangere nulla di quanto fin
qui conosciuto. 11 gusto musicale, si sa, in primo luogo è
un fatto individuale, e chi
ascolta il lavoro di Maltese
avrà motivo di riflessione e di
confronti. Intanto non si può
non plaudire ad un’iniziativa
che si muove lungo le linee
più volte auspicate: linee di
sperimentazione, di rinnovamento e di valorizzazione.
La musicassetta è stata realizzata con l’amichevole e in
dispensabile contributo di
Dario Arcidiacono, al quale
va un ringraziamento particolare. Il titolo della Me è
«Synergie-Sympatie», il costo
è di £ 18.000. Per informazioni e richieste: Enrico Maltese,
telefono 0931-30027; e-mail:
pmaltes@tin.it.
Salvatore Rapisarda
Catania
Un «Master»
a Washington
Marinetta Gannito, studentessa battista, laureatasi alla
fine del ’97 presso la Facoltà
valdese di teologia, ha il 10
maggio scorso conseguito un
Master in Teologia presso il
Wesley Theological Seminary
in Washington D.C. Il corso di
studi ha costituito un approfondimento del ministero
urbano e dell’impegno della
chiesa nei confronti delle minoranze etniche e razziali. La
ricerca finale è stata improntata sull’idea della chiesa come veicolo che testimoni della scelta di Dio per i poveri
anche attraverso la comunione di diversi gruppi sociali e
marginali. «La chiesa è chiamata - ha detto Marinetta
Gannito - a riscoprire valore e
dignità in coloro che portano
sulle spalle l’enorme peso di
un’oppressione sistematica».
Sulla scia degli studi fatti, la
Gannito ha deciso di dedicarsi
nel prossimo futuro a una traduzione culturale e teologica
delle biografie e delle voci
femminili «minori» che hanno
in realtà dato vita al movimento dei diritti civili della
popolazione nera americana,
ma sono state soffocate dai
media e da una cultura che
privilegia le voci e le figure
maschili e socialmente più in
vista. «Il mio progetto - ha
detto - è finalizzato a un approfondimento in ambito cristiano sulla necessità di una
stratificazione socio-culturale
nella leadership delle chiese e
dei movimenti per i diritti civili anche in Europa».
Il rapporto tra
fede e offerte
(2X&fio>'Cvvv\ervCC0' ZVwwux/ Í 20.0CO iòSooO
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La Facoltà di teologia dell'Università di Losanna
(Ch-1015 Lausanne, tei. 00.41-21-6922700; fax: 0041-21-6922705)
bandisce il concorso per
un posto di assistente
presso l’Istituto di Scienze bibliche diretto dal prof. Jean-Daniel Kaestli. Il concorso è aperto ai/alle laureati/laureate in
Teologia e discipline affini e con buona conoscenza della lingua francese. Il contratto di collaborazione ha la durata di un
anlto, a decorrere dal 1® agosto 1999, e può essere rinnovato.
La domanda, corredata da un breve curriculum vitae, deve
essere presentata al Decanato della Facoltà di teologia
dell’Università di Losanna entro il 30 giugno 1999. Ulteriori informazioni possono essere richieste alla segreteria della Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 42, 00198
Roma. Tel 06-3210789; fax: 06-3201040.
Sono rimasto perplesso nel
leggere l’articolo pubblicato
sul n. 24 di Riforma dell’11
giugno 1999 pubblicato a pagina 7 intitolato «Il rapporto
teologico tra fede e offerta».
In questo articolo si fa un pericoloso parallelismo fra l’offerta che si faceva al tempio,
di cui parla l’Antico Testamento, e le contribuzioni
odierne ai nostri organismi.
"Vale la pena ricordare che
l’offerta fatta al tempio era
portata nell’assoluta convinzione che questa fosse direttamente consegnata a Dio. Se
è pur vero che una parte di
questa offerta era utilizzata
per il sostentamento del clero
del tempio, è anche vero che
l’idea fondamentale era che
l’offerta, tramite il fuoco, venisse trasferita a Dio. Questa
concezione è resa esplicita da
ciò che successe dopo la distruzione del tempio che,
guarda caso, mise fine alla
pratica dei sacrifici, in quanto
scomparve la casa dove Dio
abitava, senza pur tuttavia
poterlo contenere (I Re 8, 2730). È quindi da considerarsi
scorretto il parallelismo del
sacrificio al tempio con l’offerta all’Opcemi, a meno che
non si voglia suggerire che
l’Opcemi è Dio, il che mi
sembra francamente eccessivo, pur con tutta la stima che
provo per questo ente che sta
cercando di porre rimedio a
una situazione molto difficile.
Senza andare a scomodare
Dio, o per dirla con altre parole, senza nominare Dio invano, sarebbe sì impellente
riscoprire nelle nostre comunità la necessità di una fede
vissuta e non recitata, e questo vuol dire sostenere economicamente la chiesa, partecipare all’attività comunitaria, studiare la Scrittura,
avere dei rapporti costruttivi
con gli altri dentro e fuori la
comunità, eccetera. Mi fa un
po’ impressione, in questa
epoca di incipiente giubileo
romano con la Chiesa cattolica romana che si appropria
di poteri divini, vedere sulla
nostra stampa questa identificazione fra Dio e la chiesa e
mi sembra di avere a che fare
con concezioni pescate da
ambienti a noi estranei e che,
in maniera furtiva, si diffondono anche fra di noi.
Stefano Guidotti -Desio (Mi)
I beati secondo
la Bibbia
Nuovi indirizzi
Nuovo indirizzo della chiesa battista di Torre Annunziata; piazza Imbriani 21, 80058
Torre Annunziata (Na).
Nuovo indirizzo del pastore Emanuele Casalino è: via
Parrella 265/A, 80041 Bosco
Reale (Na); tei. 081-5373055.
Egregio direttore,
come previsto, la vicenda
della beatificazione di padre
Pio ha sollevato un polverone
non indifferente. La prima
domanda da porsi a questo
proposito è: se ci ha già pensato Gesù Cristo a stabilire
chi sono i beati (Matteo 5, 311) che bisogno ha colui che
si spaccia per suo «vice» di
interferire nella questione?
La signora citata nell’articolo
di Fulvio Ferrarlo [Riforma
del 7 maggio) farebbe bene a
rivolgere la propria attenzione non alle riviste popolari,
ma al ventesimo capitolo
dell’Esodo. Leggendo e meditando il quarto versetto troverebbe di certo la risposta
alla sua domanda.
Dove andremo a finire se
una persona adulta e vaccinata si attacca a queste cose?
Lungi da me arrogarmi il diritto di portare lo scettro del
giudizio. Lei sa meglio di me
a chi deve spettare. Il fatto è
che, quando sento queste
storie, provo un gran senso di
smarrimento.
Sandro Chiabaudo-Torino
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 25 GIUGNO l9qo
' Tra aiuti umanitari e dissenso sommesso
Le chiese americane e la crisi nei Balcani
GABRIELU LETTINI
Imass media statunitensi
hanno dedicato ben poco
spazio alle iniziative e alle
prese di posizione delle chiese rispetto alla crisi umanitaria in Kosovo e il bombardamento da parte delle forze
Nato. Le uniche evidenti eccezioni riguardano la raccolta di fondi per i profughi albanesi e il ruolo assunto dal
pastore lesse Jackson e dalla
segretaria del Consiglio nazionale delle chiese (Ncc), la
pastora Joan Campbell, nelle
negoziazioni che hanno portato al rilascio dei tre prigionieri di guerra da parte delle
forze serbe.
In realtà, le chiese statunitensi non solo sono state
molto attive nella raccolta di
fondi per aiutare i profughi
albanesi sopravissuti alla
violenza serba, ma hanno
anche espresso posizioni più
o meno critiche nei confronti
del bombardamento Nato.
Tuttavia, la voce delle chiese
sembra quasi non essersi
sentita. Se le chiese nordamericane sono state compatte nel condannare la brutalità serba, non lo sono state
nel pronunciarsi a proposito
del bombardamento Nato.
Nelle manifestazioni pacifiste la loro presenza non è
stata forte. In certi casi, i vertici di alcune chiese si sono
espressi inequivocabilmente
contro i bombardamenti, ma
la risposta della base è stata
molto divisa. In altri casi, alcune chiese locali sono state
molto attive nel chiedere una
cessazione dei bombardamenti e la ricerca di una soluzione pacifica del conflitto,
ma la loro era una posizione
di minoranza.
Tuttavia, deve essere riconosciuto che il ruolo assunto
dai mass media statunitensi
in questi due ultimi mesi è
stato prevalentemente propagandistico: molto raramente
veniva dato spazio a ogni voce
critica nei confronti della presa di posizione clintoniana.
Per fare un esempio, quasi
nessun quotidiano o rete televisiva ha «coperto» la marcia
sul Pentagono del 5 giugno
scorso, dove circa 5.000 per
Le truppe Nato arrivano, i serbi del Kosovo se ne vanno
sone hanno manifestato per
la fine dei bombardamenti, e
dove progressisti e conservatori si sono trovati a marciare
fianco a fianco nel denunciare
la guerra. Anche molte chiese
e comunità locali avevano
aderito alla manifestazione,
tra cui la famosa Riverside
Church di New York.
L’opinione pubblica americana non sembra essere al
corrente del fatto che alcune
chiese statunitensi non solo
si sono espresse in modo ufficiale contro l’intervento militare Nato, ma sono anche
arrivate a scrivere direttamente a Clinton chiedendogli la cessazione dei bombardamenti e la ripresa delle negoziazioni: tra queste, la
chiesa metodista (United
methodist church), la chiesa
presbiteriana (Pc Usa), la
chiesa ortodossa (Othodox
church in America). La chiesa
mennonita (Mennonite church) e i quaccheri (Quakers)
hanno anche prontamente
condannato la posizione Nato alla luce della propria forte
tradizione pacifista. Anche
Church World Service and
witness, l’agenzia per il lavoro umanitario del Consiglio
nazionale delle chiese statunitensi (Ncc), ha espresso la
propria condanna verso i
bombardamenti Nato.
La posizione di altre chiese
è stata meno categorica, o
forse più «diplomatica»: per
esempio, la chiesa episcopaliana (Episcopal church. Usa)
ha dichiarato di considerare
gli ideali della Nato molto
nobili, ma di sentirsi divisa
sull’uso della violenza. La
Chiesa luterana (Elea) ha sottolineato come una posizione pacifista non possa sempre essere data per scontata
in ogni situazione. Tuttavia,
invitava anche la popolazione americana a non lasciarsi
tracinare dalla tentazione di
demonizzare i propri nemici:
un’educazione alla pace e al
dialogo sono le uniche risorse che possono costruire una
pace duratura. Analogamente, la Chiesa battista americana (Abc) non si è espressa
prò o contro l’intervento militare Nato, ma oltre alla raccolta fondi ha organizzato
riunioni di preghiera, studi
biblici e rincontro con comunità di altre fedi per discutere l’argomento.
Mentre i mass media americani cercano di influenzare
l’opinione pubblica americana a dar per scontato che gli
attuali sviluppi del processo
di pace nei Balcani siano la
dimostrazione della validità
della linea della Nato, molte
sono le domande che non solo le chiese statunitensi ma
ognuno e ognuna di noi dovrà porsi nel futuro. Questa
guerra era davvero necessaria? Come la Jan Hus Presbyterian church di New York ha
scritto su uno striscione affisso sulla propria facciata: «Le
bombe possono davvero portare la pace e la giustizia?».
(articolo comparso su
Notizie Evangeliche)
Lavorava presso rAccademia evangelica di Berlino Ovest
L'impiegato dell'Ekd era una spia della Stasi
Un ex direttore di studi
dell’Accademia protestante
di Berlino Ovest è stato riconosciuto colpevole di spionaggio a favore della Stasi, la
polizia segreta della ex Repubblica democratica tedesca. Peter Heilmann, 78 anni,
che ha lavorato per l’Accademia dal 1970 al 1988, è stato
infatti condannato a 20 mesi
di reclusione con il beneficio
della condizionale e a una
multa di 5.000 marchi, per
spionaggio durante 33 anni.
11 dossier a suo carico ha
evidenziato che egli aveva
fornito informazioni sugli
impiegati e sugli studenti
dell’Accademia, nonché su
personalità della Germania
dell’Est e dell’Ovest, in particolare sui politici socialdemocratici Willy Brandt e
Egon Bahr, sul leader della
contestazione studentesca
Rudi Dutschke e sul magnate
della stampa Axel Springer.
La moglie di Peter Heilmann,
Gertraude, un ex impiegata
del Senato e della radio a
Berlino Ovest, è stata condannata a un anno di carcere
con il beneficio della condizionale oltre a una multa di
3.000 marchi. Peter Heilmann si è difeso dicendo che
la sua collaborazione con la
Stasi era motivata dalle sue
convinzioni socialiste.
In una dichiarazione, la
Chiesa evangelica di BerlinoBrandeburgo precisa che è la
prima volta che una vicenda
che coinvolge un ex impiegato porta a una condanna e
che i documenti riguardanti
Peter Heilmann sono stati ottenuti nel 1992 presso l’Autorità Gauck che oggi gestisce i
vecchi archivi della Stasi, e
che questi sono stati trasmessi al procuratore di Berlino
nel gennaio 1998. «Con le sue
attività al servizio della Stasi,
Heilmann ha recato torto alla
Chiesa protestante e ha gettato discredito sul suo lavoro»,
prosegue la dichiarazione.
Thomas Krüger, portavoce
della Chiesa evangelica di
Germania (Ekd), ha dichiarato all’agenzia Eni che «la
maggior parte delle chiese tedesche hanno adottato misure energiche per trattare il
problema della collaborazione con la Stasi, consultando i
dossier dei loro pastori e rappresentanti, e in certi casi
prendendo provvedimenti
disciplinari. Ma è chiaro che
le conseguenze dovranno essere assunte qualora altri casi
gravi dovessero venire alla luce». Krüger ha ricordato che
la Chiesa non poteva imporre
sanzioni proprie in quanto
Heilmann è in emeritazione.
Thomas Krüger ha precisa
to che l’Ekd era stata rappresentata durante tutto il processo, ma che non era stata
direttamente coinvolta in
questa vicenda. La Chiesa ha
«compiuto il proprio dovere»,
espellendo ex spie e collaboratori, e dovrebbe d’ora in
poi dedicarsi alla riconciliazione: «Tuttavia - ha aggiunto -, alcuni documenti ci sono giunti solo di recente, e altri casi potrebbero venir fuori
fra cinque o dieci anni. Speriamo che i problemi importanti siano oggi risolti e che
tutto si calmerà. Ma nessuno
può sapere veramente se
questa sarà l’ultimo affare».
Una commissione nominata dalTEkd ha confermato
nel 1994 che almeno 60 pastori avevano collaborato come informatori pagati dalla
Stasi. Circa il 50% dei tedeschi dell’Est, su una popolazione di 16,2 milioni, era nominalmente protestante.
L’Autorità Gauck ritiene che
oltre 20.000 cittadini della
Germania Est, fra cui il 10%
al di sotto di 18 anni, erano
informatori a pieno tempo,
oltre ai 175.000 considerati
come «collaboratori non ufficiali». D’altra parte si pensa che circa 30.000 cittadini della Germania dell’Ovest
avrebbero lavorato per la Stasi in varie occasioni. (eni)
Dichiarazione dei vescovi della Chiesa ortodossa serba
«Il presidente Milosevic deve dimettersi»
La Chiesa ortodossa serba,
la principale chiesa della Jugoslavia, ha chiesto le dimissioni del presidente Slobodan Milosevic. Durante una
riunione svoltasi il 15 giugno
scorso il Sinodo dei vescovi
della Chiesa ha adottato una
dichiarazione che chiede «al
presidente federale [Milosevic] e al suo governo di dimettersi nell’interesse del
popolo e della sua salvezza,
affinché nuove persone, accettabili per l’opinione nazionale e internazionale, possano assumere la responsabilità per il popolo e per il suo
futuro e formare un governo
di “salvezza nazionale’’».
Nella dichiarazione, pubblicata mentre le forze della
Nato entravano in Kosovo, la
Chiesa esprime i suoi timori
che il ritiro delle truppe serbe
lasci senza protezione i luoghi santi ortodossi, tra cui la
sede storica dei patriarchi ortodossi serbi a Pec, a ovest
del Kosovo. Il Sinodo esige la
protezione «immediata del
monastero del Patriarcato di
Pec, dei monasteri di Decani,
Gracanica e di altri santuari
importanti del popolo serbo». La Chiesa ortodossa
chiede inoltre ai civili serbi
del Kosovo, che stanno abbandonando la provincia per
timore di violenze da parte
degli albanesi, di «rimanere
nelle loro case e di non abbandonare i loro santuari, sostenuti dalle parole di Gesù
Cristo: colui che reggerà fino
alla fine, quello sarà salvato».
La Chiesa esprime «la sua
profonda preoccupazione» di
fronte aU’evolversi degli avvenimenti in Kosovo e in Metohija e di fronte aH’«ultimo
esodo del nostro popolo». La
Metohija è una regione del
Kosovo che comprende un’
importante comunità serba.
Diverse regioni del Kosovo
sono considerate dai serbi
come la culla dell’identità religiosa e culturale serba. Secondo alcuni commentatori,
Slobodan Milosevic ha saputo sfruttare le vedute dei serbi sul Kosovo per consolidare
il suo potere in Jugoslavia in
questi ultimi dieci anni.
Affermando che «l’isolamento della Jugoslavia sulla
scena internazionale» non
potrà essere superato finché
rimarrà in piedi il governo
Milosevic, i vescovi serbi han
II patriarca Pavle, primate della
Chiesa ortodossa serba
no però criticato la recente
incriminazione del presidente Milosevic da parte del tribunale penale internazionale
per la ex Jugoslavia dell’Aia
per crimini contro l’umanità
«La giustizia finale è con ij
Nostro Signore e non nelle
mani di un tribunale all’Aia»
affermano i vescovi. La Chiesa ortodossa serba è la più
importante istituzione della
Jugoslavia ad aver chiesto le
dimissioni di Milosevic. Politici dell’opposizione come
Zoran Djinjic e Vulk Draskovic si sono subito uniti all’appello lanciato dalla Chiesa.
La dichiarazione fa seguito
agli avvertimenti lanciati da
diversi dirigenti occidentali
secondo i quali la Serbia non
avrebbe ricevuto aiuti da governi dell’Ovest per ricostruire il paese finché Milosevic
sarebbe rimasto al potere,
Radomir Rakic, redattore del
giornale della Chiesa serba,
Prvoslavje, ha spiegato all’agenzia Eni che la dichiarazione della Chiesa è stata suscitata dal «trattato di pace e
dall’entrata delle truppe della
Nato» in Jugoslavia, e dalr«esodo del popolo del Kosovo e della Metohija». «La situazione qui è molto brutta»,
ha detto, aggiungendo che
non è la prima volta chela
Chiesa ortodossa serba abbia
criticato il governo Milosevic
per la situazione «tragica» del
paese chiedendo le dimissioni del governo. «Esso [il governo] ha fatto di noi i nemici
di tutto il mondo». (eni)
Brasile: tribunale contro il debito promosso dalle chiese
Il legame tra debito estero e degrado interno
Il debito estero è una delle
cause principali dell’aggravamento continuo della situazione strutturale del Brasile, uno dei paesi più colpiti
da questo fattore di squilibrio. Lo sostiene Marcos Arruda, economista ed educatore popolare brasiliano,
membro dell’Istituto delle
politiche alternative per il
cono Sud (Ipacs) in Brasile.
Durante quattro anni di esilio in Europa, Marcos Arruda
ha lavorato presso il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) come responsabile del
programma sulle imprese
multinazionali. Dal 1975, è
membro del «Transnational
Institute» a Amsterdam.
Arruda ritiene che il peso
della storia degli ultimi 35
anni determini l’attuale realtà brasiliana. Dal 1964 (inizio della dittatura militare)
fino alla fine del 1989, il debito estero del paese è stato
moltiplicato per 100, passando da 3 miliardi a 300 miliardi di dollari. Di fronte a questa situazione, i creditori
hanno in un primo tempo temuto una catastrofe finanziaria. Poi, dice Arruda, hanno capito che poteva essere
una grande occasione «perché il debito estero trasformato in debito eterno, da qui
il titolo del mio libro Deuda
e(x)terna, consente loro di
moltiplicare continuamente i
loro benefici».
Ma questo indebitamento
rappresenta una tragedia per
il Brasile come per l’insieme
dei paesi del Sud. Per tenere
fede ai loro impegni internazionali, questi paesi devono
chiedere nuovi crediti. E le
istituzioni finanziarie internazionali condizionano l’apertura di tali crediti all’applicazione di piani di austerità rigorosi nei paesi debitori. Questi piani implicano
grossi tagli alle spese pubbliche e sociali, la riduzione degli impegni dello stato e la
privatizzazione accelerata dei
beni di quest’ultimo. Insom
ma, meno spese per la sicurezza sociale, l’educazione e
la salute, meno impieghi e
vendita delle imprese pubbliche al settore privato.
Questo processo implica un
grande paradosso, sottolinea
Arruda: «Se prendiamo l’esempio del Brasile durante il
periodo in cui lo stato ha reaiizzato un guadagno di 72 miliardi di dollari con le privatizzazioni, il debito estero è aumentato di 68 miliardi di dollari...». Un processo senza fine. I nuovi crediti, l’ultimo
concesso dal Fondo monetario internazionale (Emi) ammonta a oltre 40 miliardi di
dollari, per far fronte all’ultima crisi, non hanno risolto
nulla. Due mesi dopo aver ricevuto la prima parte di questo credito, il Brasile doveva
già pagare interessi elevati:
«Questo denaro non serve a
salvare il Brasile. Serve solo a
salvare gli investitori stranieri
che lavorano col Brasile», afferma Arruda.
Questa realtà finanziaria
complessa suscita una domanda cruciale. Il cittadino
brasiliano comprende l’impatto di questo meccanismo
sulla propria situazione quotidiana? «La gente comincia a
fare questo legame. Quando
qualcuno dice: “Non ho cibo,
non ho scuola, non ho ospedale, non ho lavoro" parla del
debito. La comprensione di
questa realtà aumenta a poco
a poco, non con grandi riflessioni teoriche, ma a partire
da una sofferenza quotidiana». Questa comprensione
popolare è un grande passo
che ci porta a pfoseguire il lavoro del Giubileo dell’anno
2000, un lavoro di educazione e di organizzazione, sottolinea Marcos Arruda.
Questa logica di sensibilizzazione e di denuncia è alla
base della convocazione del
tribunale contro il debito brasiliano che si è tenuto a fine
aprile a Rio de Janeiro e che
rappresenta una delle iniziative più originali dell’America
Latina nell’ambito della campagna contro il debito. Questo tribunale, al quale hanno
partecipato 1.200 persone, è
stato convocato dalla Conferenza nazionale dei vescovi
del Brasile, dalla Caritas, dal
Consiglio nazionale delle
chiese cristiane, dal Coordinamento ecumenico dei servizi e da attori attivi della vita
sociale quali il Movimento dei
lavoratori rurali senza terra
(Mst). Marcos Arruda riassume i due aspetti significativi
delle deliberazioni del tribunale: «Da un lato, esso ha stabilito il legame tra il debito finanziario e il debito sociale
(educazione, salute, casa, lavoro, cittadinanza ristretta)
che colpiscono la popolazione. Dall’altro ha evidenziato,
a livello del budget dello stato, l’impatto finanziario del
debito e dei programmi di
aggiustamento strutturale
imposti dal Emi a scapito degli investimenti sociali».
11 verdetto finale del tribunale dichiara che «il debito
estero brasiliano è ingiusto,
eticamente, giuridicamente e
politicamente insostenibile
perché è stato contratto fuori
di ogni quadro legale e senza
essere stato sottoposto alla
consultazione della società
civile; perché ha favorito le
élite dirigenti a scapito delle
maggioranze popolari e ha
violato la sovranità nazionale». 11 tribunale ha inoltre deciso di partecipare alla campagna «Giubileo 2000». Ha
proposto all’Assemblea gen®'
rale dell’Onu e alla CoH®
ternazionale di giustizia de
l’Aia di emettere un
sui processi che sono ml u ,
gine del debito, nonché s
responsabili di quest’ultim •
Tutto ciò implica, conclu
Arruda, che la mobilitazion«
internazionale per .
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la sessione del tribuna ■
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