1
Anno 117 - N. 40
2 ottobre 1981 - L. 300
Spedizton« »n èbbonamento poateia
1* Gruppo bls/70
il).
(Mìe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE CHIESE E LA PACE
# puiiii
ili risia
Il 15 settembre scorso il pastore Philip Potter, segretario generale del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, in una lettera circolare alle chiese membro ha annunciato una decisione ciamorosa: il Consiglio Ecumenico deile
Chiese ritirerà i suoi depositi
bancari da tre grandi banche,
rUnione delle Banche Svizzere,
ia Società di Banca Svizzera, la
Dresdner Bank. Motivo di questa decisione che riguarda tre
delle più grandi banche del mondo non riguarda i servizi resi,
che il Cec considera più che
« soddisfacenti », ma l’essere implicate nella politica di apartheid
neH’Africa del Sud.
Infatti secondo le informazioni raccolte dal comitato esecutivo del Cec, l’Unione delle Banche Svizzere tra il ’72 e 1’ ’81 ha
partecipato almeno a 38 prestiti
verso l’Africa del Sud, per un valore di tre miliardi di franchi
svizzeri, e nello stesso periodo
la Società di Banca Svizzera ha
effettuato almeno 27 prestiti per
un valore di due miiiardi di franchi svizzeri, mentre la tedesca
Dresdner Bank non ha nemmeno risposto alle richieste di informazione del Cec. Già nei 1974
il Cec aveva tolto i suoi depositi
dalla britannica Midland Bank
per lo stesso motivo ed aveva ottenuto che altre due banche rinunciassero ai propri investimenti in Sud Africa.
Questa linea di politica finanziaria che si confronta con le
istituzioni « che perpetuano il
razzismo » può far sorridere
quanti, anche tra noi, ritengono
che il « denaro non ha odore » e
che gli investimenti finanziari all’estero sono una pratica abituale delle grandi banche e degli
istituti finanziari e che comunque servono anche alla tutela degli interessi dei clienti. Certamente questa decisione è il segno di una poiitica finanziaria
molto diversa da quella seguita
ad esempio dal Vaticano, che ha
una banca propria, lo lOR, che
opera spregiudicatamente sui
mercati internazionali tanto da
essere implicata in operazioni illegali collegate al caso Sindona.
Questa decisione rappresenta
un importante tentativo di applicare l’etica della convinzione
a decisioni finanziarie che secondo i più devono obbedire solo
ai criteri della massima efficienza e del massimo rendimento.
Ma perché questa decisione
possa sviluppare tutte le sue possibilità per un reale isolamento
dell’Africa del Sud occorre che
sia condivisa largamente nel
mondo.
Perché allora i consigli di chiesa (e noi stessi, anche se abbiamo in banca solo poche lire) non
scrivono alla direzione delle banche nelle quali hanno depositato
i soldi e chiedono loro qual è la
politica finanziaria della banca
nei confronti deH’Africa del Sud?
I criteri di giudizio del Cec
sono: a) avere una filiale o un
ufficio di rappresentanza in Africa del Sud; b) intervenire come
gestore neil’emissione di prestiti
e obbligazioni destinati all’Africa del Sud; c) destinazioni di
prestiti ail’Africa del Sud dopo
gli avvenimenti di Soweto nel
’76; d) prestiti a imprese che direttamente o indirettamente servano a fini militari o dell’industria nucleare.
Applichiamoli, non è difficile.
Giorgio Gardiol
"Stiamo già morendo di riarmo”
La lunga e difficile lotta antimilitarista deve agire con il pessimismo della ragione di gramsciana memoria ma anche con la purezza delle colombe di cui ci parla l’Evangelo di Cristo
Riparte, finalmente, i) movimento antimilitarista; la decisione del governo italiano di indicare Comiso come luogo per la
prima base dei missili americani Cruise, la decisione di Reagan
di iniziare la costruzione in serie della bomba N, i discorsi
sempre più frequenti di una possibile guerra nucleare limitata
che avrebbe come inevitabile
teatro l’Europa ed il Mediterraneo, fanno tornare prepotentemente di attualità i problemi della pace e del disarmo.
Il movimento per la pace è ormai vivo in Olanda, Belgio e
Norvegia; si sviluppa in Inghilterra, dove sia il partito laburista che i sindacati propongono
il disarmo nucleare unilaterale,
ed in Germania, dove si moltiplicano le dimostrazioni, buon
ultima quella in occasione della
visita del segretario di stato americano Haig. Anche negli Stati
Uniti nasce un movimento contro la politica economica di Reagan ed alla sua testa si pongono
i sindacati che riescono a portare davanti alla Casa bianca oltre
250 mila lavoratori.
L’Italia che è stata per anni in
prima fila nella lotta e nella sensibilità antimilitarista, accusa
oggi dei gravi ritardi: molte ne
sono le cause, certamente la posizione del PSI, tradizionalmente
pacifista, ora appiattito sulla politica reaganiana dei muscoli, che
il suo ministro della difesa Lagorio asseconda, in nome della
governabilità. Ma anche nel PCI
e nella nuova sinistra stenta a
partire la mobilitazione, nonostante il PCI abbia centrato il
suo ultimo festival dell’Unità
sulla pace. Il fatto è che si è dormito molto su questi problemi,
in questi ultimi anni. Ora sembra spuntare una maggiore spinta e si propongono manifestazioni largamente unitarie come
quella del 24 ottobre a Roma.
Contro ristituzione e
l’ideologia militare
Quale può essere il senso di
una lotta contro le armi nucleari
oggi? A me pare che non si debba commettere l’errore di limitare la lotta ad un solo tipo di
armi, pur micidiali, ma che la
lotta debba svilupparsi più a fondo, cioè aH’istituzione militare e
all’ ideologia che da essa deriva e che permea in profondità
la nostra società; lotta ad un sistema di sfruttamento all’interno
degli Stati e verso i paesi del
Sud del mondo, sistema che viene perpetuato sia da parte dei
paesi capitalistici che da parte
di quelli del cosiddetto socialismo reale. Ma lotta anche nei
confronti dei complessi militariindustriali; non può restare indifferente il fatto che l’Italia sia
al 4” posto nel mondo per esportazioni di armi (900 miliardi di
lire nel 1978), e non si può avere
la « leggerezza » del capo di questo Stato, Pertini, quando al corrente di queste cose, tuttavia afferma nel discorso di Capodanno
che « bisogna svuotare gli arsenali e riempire i granai ». Un
problema credo si ponga anche
ai sindacati, che non possono
continuare ad esorcizzarlo: il fatto che i lavoratori italiani impegnati nelle industrie costruttrici
di armi siano più di 80 mila.
Nel maggio del 1969, quando
sui banchi del Tribunale militare di Torino, ascoltavo l’ufficiale
che mi accusava di disubbidienza aggravata (esempio di come
riesce l’istituzione militare a svilire l’obiezione di coscienza contro le armi e gli eserciti), pensavo che presto sarebbe sbocciata
una nuova primavera di lotta per
la pace, e che questa lotta si sarebbe gonfiata fino a travolgere
i produttori e gli organizzatori di
guerra.
In effetti un forte movimento
si sviluppò, dentro e fuori le caserme; dai « proletari in divisa »
al successivo movimento dei soldati, al movimento per l’obiezione di coscienza e la legge sul servizio civile, ma lo sbocco fu molto limitato; la lotta nelle caserme è andata sempre più affievolendosi, legata anch’essa al riflusso ed alla crisi della politica
della seconda metà degli anni
’70; e la legge sul servizio civile,
pur mobilitando nel 1980 12 mila
domande, si è dimostrata largamente imperfetta e mistificato
SALMO 121
La montagna della paura
Robert Shallcross, studente in teologia della Chiesa riformata unita della Gran Bretagna, ha partecipato quest’estate al campo teologico di Agape ed ha predicato questo sermone nella chiesa di lingua inglese di Torino.
Mentre tra i monti di Agape
pensavo al testo della mia predicazione, il mio pensiero si è
volto naturalmente alle ben note e amate parole di apertura del
Salmo 121: « Io alzo gli occhi ai
monti... ». Questo salmo nella
Bibbia inglese è descritto come
« canto dell’ascesa », trattandosi
di un inno cantato dai pellegrini
nella loro salita al tempio di Gerusalemme per compiere i loro
sacrifici in occasione delle grandi
feste giudaiche. Senza dubbio,
mentre guardava alle montagne
il pellegrino doveva esser pieno
di timore per la loro bellezza, la
loro imponenza, e la loro stabilità nel tempo. Non poteva tuttavia limitarsi a guardare e ammirare le montagne da lontano;
se voleva andare a Gerusalemme
doveva compiere il suo viaggio
salendo verso di esse. E non senza paura: perché nelle montagne
si presentava il pericolo delle
fiere, come quelle combattute da
Davide quando era un pastore;
dei banditi, che anche al tempo
di Gesù minacciavano i viaggiatori, come si desume dall’episodio usato per la parabola del
buon Samaritano. Ma .sopra ogni
altra cosa le montagne riempivano di paura il pellegrino per.
ché era là che gli dèi pagani vivevano e forse egli si chiedeva
se il suo Dio sarebbe stato in
grado di proteggerlo in luoghi
così vicini alla sede degli dèi
stranieri.
Anche oggi le montagne possono dare un senso di timore a coloro che si trovano ad attraversarle. Nella vita siamo tutti cmamati ad un viaggio essendo sicuri soltanto che esso inizia nella culla e finisce nella tomba,
incerti però su tutto quello che
sta in mezzo. Probabilmente durante questo viaggio noi vedremo apparire all’orizzonte delle
montagne e ad esse approssimandoci .saremo spaventati. Ma,
come il pellegrino, non possiamo
stare immobili a guardare: dobbiamo avanzare nel nostro viaggio su per queste montagne, se
vogliamo raggiungere la nostra
meta. Cosa sono quelle monta,
gne che provocano timore e
paura nella nostra vita?
Sul piano internazionale vediamo la paura della guerra che
sembra crescere giorno dopo
giorno e la paura del terrorismo
internaz.ionale implacabile in tutte le sue forme. Sul piano nazionale ogni paese è messo in difficoltà dalla recessione economica e, almeno in Inghilterra, la
decadenza morale conduce al timore per il futuro. Anche sul
piano personale c’è la paura di
un fallimento della vita familiare: in Inghilterra 1/3 dei matri
moni si risolve in divorzio. C’è
anche la paura di un fallimento
personale nel proprio lavoro o
nella società in generale, ed infine vi è la paura della morte.
Sembriamo essere circondati da
paure da ogni parte, guardiamo
alle montagne che incombono
sulla nostra vita e siamo spaventati. Indubbiamente possiamo
fare eco al salmista, che in mezzo a tutto questo domanda: « Da
dove mi verrà l'aiuto? ».
Così cerchiamo di superare la
nostra paura e trovare un soccorso per il nostro viaggio. Per
pròna cosa ci volgiamo verso noi
stessi e guardiamo alla nostra
capacità di risolvere i problemi
che incontriamo. Ma ogni volta
che tentiamo questa strada fai.
liamo e la nostra paura rimane.
Perché? Sicuramente perché le
nostre paure sono basate su ciò
che nella nostra vita costituisce
peccato. Per es., temiamo il fallimento perché conosciamo il peccato dell'orgoglio, temiamo la solitudine perché conosciamo il
peccato dell’egoismo, temiamo la
guerra perché conosciamo il peccato dell’odio. E’ vero che possiamo superare i nostri peccati se
ci atteniamo fermamente alla
legge di Dio, ma non dimentichiamo come nel « Pilgrims’ progress » di John Bunyan, il cristiano, col pesante carico del peccato sulle sue spalle, cerca, di
raggiungere la città celeste scalando la montagna della legge: e
Robert Shallcross
(continua a pag. 4)
ria; basti ricordare il fatto che
il cittadino che svolge tale servizio deve sottostare al ministero
della difesa, anche ora che è nato un ministero apposito per la
protezione civile.
E le chiese?
Come si stanno muovendo le
chiese ed i credenti nel mondo,
ora che sembra rinascere un’attenzione per questi temi?
Nella chiesa cattolica, ancora
molto legata almeno ufficialmente alla concezione etica tradizionale della « guerra giusta », spuntano voci illuminate e coraggiose come quella del vescovo di
Ivrea Bettazzi o del vescovo di
Amarillo (USA) che chiedono un
impegno più preciso nella lotta
contro gii armamenti, oppure
compaiono azioni più impegnate
come quelle che in questi giorni
organizzano le comunità di base.
Nelle chiese protestanti, sepTuir ancora lontane dal cogliere
in tutta la sua radicalità un fatto rivoluzionario come il « progetto antimilitarista » lanciato
nel novembre 1975 dalla Assemblea Generale di Nairobi del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ci
sono molti segni di movimento,
dalle prese di posizione del Sinodo Olandese, a ouelle della chiesa in Germania (Kirchentag di
Amburgo) e negli stessi Stati
Uniti.
Da noi in Italia le cose più significative sono gli ordini del
giorno del Sinodo Valdese e dell’ultimo Congresso EGEI, nei
quali si chiedono informazione,
dibattito e partecipazione alle
lotte che stanno nascendo. Ma
qui, a mio parere, sta ancora un
grosso limite che come credenti
dovremmo superare. Io penso
che abbiamo una precisa specificità da esprimere, siamo chiamati, in questo momento storico, ad
un intervento coraggioso che non
possiamo rimandare. Diceva Helmut Gollwitzer in occasione del
\T Kirchentag nel giugno del
1977: « Noi non moriremo quando entreremo in guerra, stiamo
già morendo di riarmo... Muoiono di riarmo le nostre riforme
sociali, i paesi sottosviluppati che
non aiutiamo... Muoiono di riarmo la nostra democrazia e la nostra libertà... ».
Abbiamo la forza?
Hanno la forza le nostre chiese
in Italia, di fronte a queste parole ed ai fatti di questi mesi di
fare un salto di qualità e di dire
chiaramente ed autorevolmente
ai giovani evangelici; fate in massa gli obiettori di coscienza? Oppure: lottate nell’istituzione militare, nelle caserme, contro l’ideologia militare, contro l’educazione al menefreghismo, contro il
« nonnismo », sostegno e supporto della gerarchia militare, contro il falso concetto di sacrificio
per la patria che ancora aleggia
nei raduni degli alpini?
Sarebbe un’azione che certamente comporterebbe dei rischi,
sia rispetto all'attuale clima di
relativa pacificazione presente
nella chiesa dopo i contrasti
emersi ai tempi del dibattito su
fede e politica, sia rispetto al
processo di legittimazione culturale che le chie.se evangeliche
Aldo Ferrerò
(continua a pag. 2)
2
2 ^
2 ottobre 1981
DALLA CIRCOLARE DELLA TAVOLA VALDESE
RACCONTANDO IL SINODO
Indicazioni operative
Un momento caldo
La prima circolare della Tavola valdese per Tanno ecclesiastico 1981-82 — indirizzata a circa
800 responsabili a vari livelli
nelle chiese valdesi e metodiste -— contiene soprattutto indicazioni operative riguardanti i
principali atti sinodali.
Sul tema della pace, la Tavola
informa che è stata costituita la
commissione richiesta dal Sinodo e osserva che « chiese evangeliche di tutto il mondo si
vanno impegnando in questo
campo, dimostrando talvolta una
straordinaria sensibilità e un notevole coraggio. L’azione della
nostra chiesa è dunque inserita
in un contesto universale, e può
essere l'occasione di una testimonianza efficace; certo, come
dice l’o.d.g. sinodale, occorrerà
una meditata riflessione teologica, per non limitarci a dire in
linguaggio cristiano ciò che altri
già dicono in linguaggio laico; e
occorrerà anche una metodica
opera di informazione, fatta a
mente fredda e a cuore aperto.
Ma dei credenti radicati nell’Evangelo possono con fiducia
compiere sia luna che l’altra,
nella reciproca solidarietà e nel
reciproco controllo ».
Sul tema delTevangelizzazione
la circolare propone un metodo
di lavoro che le permetterà di
svolgere il suo compito di coordinamento e di riferire al Sinodo: viene indicata in particolare una informazione dai circuiti
a Tavola e Commissioni distrettuali sulla programmazione (en
tro il 15 dicembre) e 4ina sulla
realizzazione (entro il 31 maggio)
delle attività evangelistiche.
Dopo aver sollecitato le chiese
che non lo hanno ancora fatto a
riprendere in esame i volantini
di evangelizzazione che la Claudiana stamperà in rapporto alle
ordinazioni ricevute, la circolare
riferisce che anche quest’anno
verrà proposta alle chiese una
« settimana della libertà » nell’epoca del 17 febbraio « intorno
a un tema di attualità che ci permetta di rendere una pubblica
testimonianza ». Una commissione è stata incaricata di studiare
vari argomenti proposti (questione morale, pace, e altri) e
una decisione verrà presa all’inizio di gennaio nella riunione tra
la Tavola e i rappresentanti di
circuiti, distretti e commissioni
amministrative.
Un argomento particolarmente
sottolineato è quello dei rapporti
tra Battisti, Metodisti e Valdesi,
con l’indicazione dei due documenti prodotti dalla commissione BMV che vengono spediti alle
chiese in questi giorni. La Tavola raccomanda alle chiese lo studio di questi due documenti, soprattutto di quello sul battesimo, anche sulla base del fatto
che « praticamente questi sono
gli unici documenti che le chiese hanno da esaminare quest’anno » (stupisce però che venga
così dimenticato il documento
sulTEcumenismo e il cattolicesimo — pubblicato sulTEco-Luce
nel numero scorso — del quale
pure il Sinodo ha disposto l’invio alle chiese e che formerà
l’oggetto di una parte importante del dibattito del prossimo Sinodo).
Un altro settore in cui vengono date precise indicazioni per
l’impegno delle chiese è quello
dell’editoria in cui molto può essere fatto per contribuire alla
diffusione del libro della Claudiana: curando la spedizione o
la consegna di copie del nuovo
catalogo della Claudiana (da richiedere alla Casa editrice, via P.
Tommaso 1, 10125 Torino) a biblioteche, seminari. Istituti di
cultura. Università, parrocchie,
comunità, conventi, altre chiese
evangeliche, radio e TV private,
simpatizzanti, studiosi, insegnanti, ecc.; fornendo alla Claudiana
indirizzi a cui la Claudiana stessa possa spedire il catalogo.
Altri argomenti toccati dalla
circolare sono quelli dell’esonero dall’insegnamento religioso
cattolico nella scuola (ribadito
dalTo.d.g. sinodale nella sua funzione di testimonianza evangelica
da parte di studenti e famiglie),
delle contribuzioni (« Contribuisce chi vuole .che l’Èvangelo sia
predicato nel presente e nel futuro, chi vuole una chiesa adulta
e cosciente, chi non vuole che
il corpo pastorale si riduca a
una sorta di bramini mal pagati ») e la lista delle domeniche
che nel corso dell’anno saranno
dedicate a particolari ricorrenze
o attività e iniziative.
F. G.
DALLE CHIESE
Milano: impegno per la pace
Come cristiani evangelici, consapevoli della vocazione rivoltaci
da Cristo ad essere « costruttori
di pace» (Matteo 5: 9).
DICHIARIAMO
— la nostra preoccupazione
per la crescente corsa al riarmo
che minaccia la terra e tutti i
suoi abitanti distogliendoli da
pensieri ed azioni di speranza,
di pace e di verità;
— la nostra indignazione perché in un memento in cui la miseria, la malattia e la fame sono
ancora realtà quotidiane di molti nostri fratelli, si usano enormi quantità di denaro non per
investimenti che promuovano il
benessere di tutta l’umanità, ma,
contro di essa, per la costruzione e l’esportazione di armi che
aumentano il divario tra paesi
ricchi e poveri e che rendono
sempre più possibile la catastrofe nucleare.
CI IMPEGNIAMO A
— porre al centro della no
stra riflessione biblica e teologica l’impegno per la pace.
— informarci e informare circa
tutte le iniziative che vengono
prese in questo senso, facendo
circolare e diffondendo quelle documentazioni che spesso sono
ignorate dai mezzi di comunicazione;
— partecipare a tutte quelle
iniziative nazionali ed internazionali, delle chiese e non, che prendano posizione contro gli armamenti e le guerre e si adoperino
per la distensione e la cooperazione internazionali e la costruzione della pace fra i popoli;
— dare speranza, quella speranza che non viene da noi stessi, ma dalla certezza che in questa lotta contro forze enormemente più grandi delle nostre,
noi non siamo soli perché il Signore non vuole la disperazione,
la sofferenza e la distruzione dei
suoi figli.
« Io so i pensieri che medito
per voi, dice l’Eterno: pensieri
di pace e non di male, per darvi un avvenire ed una speranza ».
(Geremia 29: 11).
Pasquale Corbe
Il 16 settembre è deceduto a
Campobasso Pasquale Corbo all’età di 81 anni. Cattolico di nascita, aveva abbracciato la fede
evangelica nel 1931 e per un cinquantennio egli è stato la figura
più rappresentativa della comunità valdese di Campobasso.
Al suo funerale sono state ricordate le parole scritte dall’Apostolo Paolo alla vigilia della
sua morte : « Ho combattuto il
buon combattimento, ho finito
la corsa, ho conservato la fede »
(2 Timoteo 4: 6). L’immagine
del combattente, scelta per sé
dall’Apostolo, si addice bene anche alla persona di Pasquaie
Corbo, che è stato Ano all’ultimo un indomabile combattente
per la causa delTEvangelo.
Oggi i rapporti fra evangelici
e cattolici hanno subito una profonda trasformazione e la polemica religiosa si svolge all’insegna della cortesia e del rispetto
reciproco. Ma 50 anni fa non era
così..
Pasquale Corbo parlava spesso delle minacce e delle rappresaglie di cui egli era stato fatto
oggetto, soprattutto nei primi an
ni dopo il suo passaggio dal cattolicesimo al protestantesimo.
Erano quelli i tempi in cui la
presenza dei protestanti a Campobasso era considerata un disonore per la città, per cui un
quaresimalista rivolgendosi ai
suoi ascoltatori domandava : « Se
vedeste arrivare un lupo, cosa
fareste? », e alla ovvia risposta ;
« Lo scacceremmo », replicava :
« E allora perché non scacciate i
protestanti, che sono come lupi? ».
Erano quelli i tempi in cui a
Pasquale Corbo veniva fatto un
discorso di questo genere da parte di un sacerdote : « Preferirei
che tu fossi un ladro piuttosto
che un protestante ! ».
Erano quelli i tempi in cui il
clero locale riusciva ad ottenere
dalle autorità di pubblica sicurezza la chiusura del nostro locale di culto e la espulsione dal
Molise del pastore di allora.
Al funerale di Pasquale Corbo
abbiamo ricordato queste cose
non per rinfocolare vecchi rancori. Pasquale Corbo stesso non
aveva mai parlato di queste vicende del passato animato da
spirito di vendetta. Al contrario,
se c’era una cosa che gli stava
più a cuore, soprattutto negli ultimi anni, era il dialogo fraterno con i cattolici, come sanno
tutti coloro che lo hanno visto
sempre presente ai convegni nazionali delle comunità di base.
Se abbiamo ricordato queste
cose e se abbiamo ritenuto opportuno di scriverle anche in
questo giornale è soltanto perché
non si deve dimenticare quanto
hanno dovuto pagare in sofferenze e in lotte uomini come Pasquale Corbo perché si potesse
realizzare nel nostro paese l’attuale atmosfera di distensione
religiosa.
Davide Cielo
Al funerale di Pasquale Corbo, il genero, pastore Salvatore Carco, ha letto
questo significativo messaggio di fede
scritto dal defunto come dedica su una
Bibbia da lui regalata, poche settimane fa. ad una coppia di sposi in occasione del loro matrimonio;
(f La vita senza conoscenza di Dio è
come attraversare un deserto senza nessuna indicazione di strada.
Leggendo questo libro che contiene
la parola di Dio. veniamo a conoscenza di Dio e di tutte le indicazioni
delle strade da percorrere nel nostro
cammino.
La coppia che si accoppia sotto questo profilo di cammino, sia la donna
sia l’uomo, vivranno una vita piena di
gioia e di speranza.
Di speranza, perché scopriamo ancora in questo libro che la nostra vita
non finisce in uiui gelida tomba per
sempre. Perché quando Iddio vorrà, la
gelida tomba si squarcerà e noi usciremo in libertà per vivere nel ituovo
regno come credenti e figli di Dio ».
Nuovo indirizzo
Il pastore Vicentini comunica
il suo nuovo indirizzo:
Giulio Vicentini - Piazza G. Garibaldi 37, tei. (080) 2176.54 70122 Bari.
Nuovo telefono
Il nuovo numero di telefono del pastore Mario Berutti e signora è (095)
329.725 (via Grotte Bianche 7, Se. B,
95129 Catania).
Terminiamo la rassegna dei lavori sinodali ricordando anzitutto una delibera che ha rappresentato uno dei momenti caldi
del Sinodo.
Il Sinodo, vista l’importanza del
servizio informazioni NEV, ritiene
opportuno che ii past. Girardet, il
cui periodo di missione prende fine
a norma deil'art. 27 R03, comma 4,
abbia a continuare ad occuparsene
e, pertanto, dà mandato aiia TV di
provvedere in merito nei quadro dei
vigenti regolamenti. (40/SI/81).
Da una parte stava la riconosciuta importanza del servizio
della Federazione che indubbiamente ha contribuito in modo
sostanziale a presentare al paese
la voce degli evangelici con ben
altra risonanza che nel passato.
Dall’altra il fatto che secondo le
norme che regolano la missione
di un pastore valdese presso altri enti (massimo tre periodi di
5 anni), Giorgio Girardet termina il suo incarico presso la Federazione (a metà tempo).
La Commissione d’esame ha
tentato di risolvere il problema
proponendo una modifica del regolamento per rendere illimitate
le missioni presso altri enti, ma
saggiamente, ritengo, il Sinodo
ha rifiutato di imboccare questa
strada. Altri ha proposto che Girardet continui questo lavoro
operando tuttavia nell’ambito di
un servizio valdese-metodista offerto alla Federazione, ma non si
tratterebbe allora evidentemente
dello stesso nev. Dalla discussione, peraltro non molto limpida, è
scaturito l’ordine del giorno riportato che è praticamente una
richiesta alla Tavola di salvare
capra e cavoli senza dire come.
Sarà davvero un grattacapo per
l’amministrazione la valida esecuzione di questo mandato.
A proposito del lavoro della
Federazione, ricordo il messaggio
del presidente Bensi che tra l’altro ha informato su un « attentato » al culto evangelico alla radio
(prospettiva di riduzione a 15 minuti con anticipo alle ore 7) fortunatamente sventato, e sulla
prospettiva di una rimonta di
« Protestantesimo » dalla vergognosa collocazione dopo l’oroscopo ad un posto ben altrimenti
vantaggioso immediatamente prima del TG2 notte. Siamo lieti
di sentire che questo cambiamento si verificherà a partire da ottobre e speriamo che la trasmissione abbia questo orario accessibile in forma stabile.
Emeriti
Pensiamo sia bene che alle
chiese non sfugga un piccolo odg
sui pastori emeriti.
Il Sinodo autorizza la TV ad istituire un « fondo emeritazione », che
trovi in canali non tradizionali la fonte dei suoi introiti. (33/SI/81).
I « canali non tradizionali », su
cui qualcuno ha ironizzato, sono evidentemente doni al di fuori delle contribuzioni delle chiese. Ma a qual fine è istituito questo fondo? Talvolta si dice che
i pastori sono pagati poco ma
almeno vanno in pensione col 100
per cento dell’ultimo stipendio.
Questo non corrisponde alla realtà, se si pensa che l’alloggio fa
parte del trattamento pastorale
e la sua disponibilità cessa con
la cessazione del servizio attivo.
Con lo stesso stipendio di prima
il pastore emerito dovrà quindi
coprire le spese non indifferenti
S. FEDELE INTELVI
Organizzata dal Consiglio del
Centro di S. Fedele, dalla Federazione regionale lombarda e dal
VI circuito si svolgerà domenica
Il ottobre una manifestazione al
Centro di S. Fedele (Como) con
un culto presieduto dal pastore
N. Giampiccoli (ore 10.30) e la
esposizione dell’attività passata
(cento anni di presenza evangelica) e del presente a cura dei
pastori T. Soggin e S. Briante.
Dopo il pranzo al sacco la giornata proseguirà con l’Assemblea
degli amici del Centro, relazione
annua del Consiglio ed elezioni.
Per chi sarà presente fin dal sabato sera, informazioni sulla costruzione del Centro con diapositive. Informazioni: Briante, tei.
031 '273440.
(si pensi al riscaldamento) di un
alloggio proprio se lo possiede,
o fare i salti mortali per affittarne uno se non lo possiede. Il
fondo che la Tavola è autorizzata ad istituire è destinato a ridurre le sperequazioni in questo
campo.
Rinnovamento
dei culto
Tra le decisioni dell’ultima ora
alcuni temi connessi al culto che
rimane Fattività centrale di tutte
le nostre chiese. Da una parte
l’incarico alla Commissione per
il culto e la liturgia di riprendere lo studio dell’ordine del culto producendo proposte e materiali da sottoporre alla sperimentazione delle chiese. DalTaltra il
disagio delle chiese riguardo all’attuale innario che il Corpo pastorale ha segnalato al Sinodo.
L’odg relativo incarica la Tavola
di ricercare le vie per una valida
soluzione di questo problema. Ma
basteranno iniziative in questi
settori per rinnovare il culto nelle nostre chiese?
Contribuzioni
Infine, nel campo delle finanze,
di cui abbiamo già riferito nel
numero del 14 agosto, riportiamo
Tatto sinodale che maggiormente
riguarda le chiese e i singoli, relativo alle contribuzioni, che era
stato rinviato per mancanza di
spazio.
Il Sinodo, riconoscendo che le
chiese hanno elevato le proprie
contribuzioni anche nell'anno finanziario 1980,
nell'osservare che le contribuzioni, nel loro complesso, sono ancora
lontane da quella percentuale indicata da precedenti Sinodi, che oggi si ritiene di poter precisare nel
3% del reddito dei singoli membri
di chiesa,
raccomanda ai membri di chiesa di
tener presente la responsabilità assunta all'atto della loro ammissione
a membri comunicanti;
invita la TV ed il CP/OPCEMI a
fornire ai distretti, con i mezzi ritenuti più opportuni, una precisa informativa sulTargomento, possibilmente riferita ad ogni comunità.
(38/SI/81).
(2 - fine) F. G.
Riarmo
(segue da pag. 1)
stanno ottenendo in Italia, soprattutto da parte degli ambienti
laici; il presidente del Consiglio
Spadolini, responsabile della decisione di installare i missili a
Comiso, non invierebbe messaggi di felicitazione; sarebbe però
una posizione profetica estremamente significativa da parte dei
credenti, nella crisi di valori e di
speranze che attanaglia il nostro
paese; sarebbe una nostra risposta alla questione morale.
Ed in questo quadro, un primo
posto di responsabilità, di azione
e di sensibilizzazione, non potrebbe non andare a quegli obiettori di coscienza evangelici che
in questi anni hanno fatto la
scelta del servizio civile; fugherebbero quei dubbi che a volte
nascono di un certo opportunismo nella scelta da parte di alcuni di loro.
Si tratterebbe di un’azione non
certamente rii breve durata, perché sul terreno della lotta antimilitarista la strada è molto lunga e difficile, deve andare ben olire il discorso della trattativa,
verso iniziative di disarmo unilaterale, di smantellamento degli
appaiati militari. Deve perciò es.serc condotta certamente con il
pessimismo delTintelligenza di
gramsciana memoria, ma anche
con la purezza delle colombe di
cui ci parla TEvangelo.
Sarebbe probabilmente un esempio di lotta profetica di una
minoranza di credenti che decidono di impegnarsi, rischiando
in prima persona, per la pace e
per una società più giusta, in un
momento cruciale della storia.
Rispolverando tra l’altro un patrimonio di idee che, non dimentichiamolo, fu già del movimento valdese medioevale.
Aldo Ferrerò
3
2 ottobre 1981
LA « LABOREM EXERCENS » DI PAPA WOJTYLA
Il lavoro non salva
Elementi positivi e negativi nell’enciclica papale - Il confronto con
il recente documento del Sinodo riformato francese sul lavoro
L’ultima enciclica di Giovanni
Paolo II, « Laborem exercens »,
è stata accolta molto favorevolmente da quasi tutte le parti,
dalla Confindustria ai sindacati,
dalla D.C. al P.C.I. Lo stesso si
può dire delle reazioni all’estero.
Tutti hanno sottolineato l’apertura di questo papa polacco su
un tema cosi scottante come
quello del lavoro.
Ora, effettivamente, ad una
prima lettura, si ha un’impressione positiva di questo lungo e
complesso documento, pubblicato in occasione del 90° anniversario della « Rerum Novarum »
di Leone XIII, primo documento pontificio sulla « questione sociale ».
Se la « Rerum novarum » costituiva in qualche modo la risposta della Chiesa cattolica romana al « Manifesto del Partito
Comunista » e al « Capitale » di
Karl Marx, riaffermando certe
convinzioni cristiano - borghesi
quali la proprietà privata dei
mezzi di produzione, l’interclassismo, ecc..., la « Laborem exercens » nasce in un momento storico segnato dalla crisi contemporanea del marxismo e del capitalismo, dal dilagare della disoccupazione ovunque, dall’aggravarsi tragico del sottosviluppo nel Terzo Mondo. Non c’è
dubbio che papa Wojtyla dimostra una particolare sensibilità
ai problemi dell’uomo lavoratore e, al di là, alla dignità della
persona umana in quanto creatura di Dio, il che rende la sua
enciclica viva, attuale. E attuali
annaiono, a prima vista, diversi
passi della lettera, a cominciare
da quello che ne costituisce il
filo conduttore; la soggettività
dell’uomo lavoratore, senza di
LESOTHO
Ancora morti
nella chiesa
Altre notizie ci sono pervenute dal Lesotho. Ne diamo un
flash in attesa di informazioni
più dettagliate.
• Del Fratello Ben Masilo (vicepresidente della Chiesa Evangelica e presidente del Consiglio
Cristiano del Lesotho), rapito da
ignoti come abbiamo informato
nel numero precedente di questo
giornale, sempre nessuna notizia. Si nutrono grosse preoccupazioni sulla sua sorte.
• È stato invece ritrovato il
Fratello Motura, direttore del
giornale della Chiesa Evangelica,
anche lui rapito con due dei suoi
collaboratori. I corpi dei tre sono
stati trovati nel sud del Paese.
Assassinati.
• Ci giunge anche notizia che
una scuola della chiesa anglicana
è stata bruciata nella regione
meridionale del Lesotho.
• Non dimentichiamo che la
nostra Sorella Laura Nisbet è
attualmente in Lesotho come
insegnante nelle scuole superiori
della Chiesa. In questo momento
la scuola (in buona parte bruciata da ignoti all’inizio di quest’anno) è tranquilla, ma non
sappiamo che cosa il futuro riserva agli insegnanti ed agli
alunni delle scuole della Chiesa
Evangelica.
Le informazioni giunte tramite
CEvAA terminano con questa
raccomandazione: « Già da adesso vi preghiamo di esprimere
la vostra preoccupazione e la
vostra simpatia alla Chiesa del
Lesotho con lettere e telegrammi ».
Vi chiedo di prendere nota di
queste raccomandazioni e di non
dimenticare nelle vostre preghiere la Chiesa del Lesotho ed i
suoi membri in distretta.
La corrispondenza deve essere
indirizzata a: Rev. G. L. Sibolla,
President of thè Lesotho Evangelica! Church, P.O. Box 260,
Maseru 100 (Lesotho).
F. Davite
menticare il ruolo positivo riconosciuto ai sindacati, il diritto
di sciopero, la solidarietà dei lavoratori, ecc. Certo è diffìcile non
scorgere dietro tutto ciò la figura
di Lech Walesa e degli operai
cattolici polacchi...
Non pochi limiti
Eppure una lettura più attenta
lascia apparire non pochi limiti
e rivela forse la vera anima di
questa enciclica e di questo papa. Perché, a ben guardare, al
di là delle « aperture », la lettera
ribadisce sostanzialmente le posizioni tradizionali e conservatrici della dottrina cattolica.
Paolo VI, che significativamente
viene citato poche volte, era certamente più avanzato e più vicino al dramma del nostro tempo
caratterizzato dalla secolarizzazione e dalla rivoluzione tecnologica. L’indizio più macroscopico
di questa lontananza di papa
Wojtyla è dato dall’ignoranza
provocatoria della « questione
femminile » ; dopo dieci anni di
lotte e di conquiste del movimento femminista, il destino immutabile della donna rimane quello
della madre casalinga! E siamo
a quasi un secolo dalla « Rerum
novarum » I Ci sembra inoltre
che il giudizio sul materialismo
non renda conto, o renda conto
in modo distorto, dell’essenza del
materialismo storico il quale non
può certo essere ritenuto responsabile della riduzione dell’uomo
a merce né affossatore di ogni
spiritualità umana. Ora, su questo punto essenziale che fa parte
ormai della nostra cultura e del
nostro modo di affrontare la storia, Giovanni Paolo II ribadisce
sostanzialmente le stesse concezioni contro le quali ebbero a polemizzare, novant’anni fa, Marx,
Engels e Labriola, vale a dire la
separazione un po’ schematica
tra « materiale » e « spirituale ».
Eppure la descrizione che fa
Wojtyla della genesi e dello sviluppo del conflitto tra capitale e
lavoro è tutto sommato marxiana ; anche Marx sosteneva la funzione socializzatrice e civilizzatrice del capitale nonché la « necessità storica » del modo di produzione capitalistico in cui, certo, è implicita la « reciproca compenetrazione tra il lavoro e il capitale », come dice Wojtyla, ma
in cui è altrettanto implicito il
conflitto di classe tra proprietà
privata e lavoro salariato, e ciò
non per un « errore del materialismo » ma per un dato di fatto
inerente alia struttura stessa di
questo determinato modo di produzione.
Ma laddove Wojtyla non ci
convince affatto è quando presenta la propria filosofia e le
proprie soluzioni al conflitto capitale/lavoro : cosii, al 10° paragrafo del 2“ capitolo intitolato
« Lavoro e società : famiglia, nazione », sembra di essere tornati
ai tempi del maresciallo Pétain
con il suo slogan «Travail, Famille. Patrie». Da Pétain si passa poi
a De Gaulle con la terapia proposta della « partecipazione » o
« comproprietariato » tra capitale e lavoro. Ed è Hi che si rivela
l’arretratezza dell’enciclica : ha
ragione Baget Bozzo (Repubblica, 17 settembre) di affermare
che questa « ha la data di un secolo (a », proprio in quanto la
problematica del lavoro e della
società alla quale si riferisce
non è quella attuale della società
post-industriale, ma quella di 30
o 50 anni fa. Gli enormi problemi posti dalla rivoluzione tecnologica tipica del nostro tempo,
dall’informatica, dalla computerizzazione dei mezzi di produzione, vengono solo accennati ma
non affrontati e quindi è del tutto assente il discorso sul senso
del lavoro (e dell’esistenza) oggi,
sulla conoscenza e sul potere decisionale e di controllo, che costituiscono la vera sfida del nostro tempo. Emerge così un modello di società corporativa, interclassista, paleo - capitalistica
(vedi l’esaltazione del lavoro dei
campi), integrista, che non fa assolutamente i conti con i processi di secolarizzazione e di autonomia della società occidentale.
Il Sinodo francese
Questa enciclica avrebbe dovuto essere pubblicata il 15 maggio
scorso, cioè pochi giorni dopo il
Sinodo nazionale deUa Chiesa
Riformata di Francia che aveva
per tema : « Per chi, per cosa lavoriamo? ». E’ particolarmente
interessante confrontare i due
documenti, sia dal punto di vista
metodologico che del contenuto.
La metodologia riflette due ec
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Pietro = Cristo?
Su l’Avvenire del 30 agosto appare una lettera di G. C. Giudici,
che, commentando un precedente intervento del sen. Gozzini,
che si confermava cattolico di
fede pur essendo stato eletto nelle liste del P.C.I., ricorda l’analogo caso del past. Tullio Vinay,
rilevando che la Chiesa non è
« Ubi Petrus » ma « Ubi Christus». Il direttore del giornale
commenta asserendo che « Ubi
Petrus » è identico a « Ubi Christus » con tutto quello che ne
consegue.
* * *
Da un articolo di G. M. Vian
.su l’Avvenire del 18 agosto, frère
Roger di Taizè va accentuando
la « cattolicizzazione » del suo
Centro Ecumenico, le cui origini
erano protestanti. Nelle dichiarazioni riportate dal Vian sempre più marcati risultano il marianesimo e la papalatria del Roger.
* 4c 9):
Il Consiglio Ecumenico delle
Chiese ha tenuto in agosto il suo
Congresso annuale a Dresda nella Germania comunista. La
Stampa del 18 agosto, nel darne
notizia, conferma che il Vaticano
vi ha partecipato, come altre volte, con osservatori e che il presidente della DDR, Honecker, ha
rivolto un saluto al C.E.C. ricordando la possibilità che esso possa influire « a favore della pace
e del progresso sociale ».
clesiologie profondamente diverse, anzi opposte: da un lato il
papa che scrive di suo pugno un
documento complessivo che, da
quel momento, diventa normativo per tutta la Chiesa cattolica,
dall’altro una commissione di lavoro mista (laici e pastori) che
due anni prima del Sinodo prepara un « dossier » da sottoporre
alla discussione delle singole
chiese locali. Il Sinodo, dopo
ampio dibattito, esprime un ordine del giorno il quale non è il
pensiero di un uomo ma quello
del popolo della Chiesa; un documento che non presenta, come l’enciclica, una filosofia e
una teologia del lavoro ma è la
risultante di un confronto tra
l’esperienza quotidiana concreta
di uomini e donne lavoratori, secondo un metodo induttivo che
parte dall’« hic et nunc », per ricomprendere l’attualità ed il senso del testo biblico.
In quanto al contenuto, il confronto fra i due documenti è rivelatore di due teologie: tutt’e
due, sulla base di Genesi 1 e 2,
affermano che il lavoro è parte
della vocazione dell’uomo, ma
mentre l’enciclica insiste a lun
Jean-Jacques Peyronel
{continua a p. 10)
CONVEGNO FCEI
Terremoto un anno dopo
Si terrà il 30, 31 ottobre e il
1° novembre all’Hotel Orientale
di Vico Equense (Na) un importante convegno della FCEI dedicato all’esame dell’azione delle
chiese evangeliche a favore delle
popolazioni terremotate del sud.
La decisione, che fa seguito
agli impegni presi nell’analogo
convegno di Ecumene in giugno
e ribadita in seguito anche nelle
discussioni del recente Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste,
è stata presa dalla giunta della
FCEI, lunedì, scorso.
Saranno almeno 160 i partecipanti in rappresentanza dei vari
organismi della FCEI, della
FDEI e della FGEI, delle chiese
locali battista, metodiste, valdesi, della Chiesa Luterana in Italia, della Comunità ecumenica di
Ispra. Saranno inoltre Invitati
osservatori di chiese estere, di
chiese evangeliche italiane non
aderenti alla Federazione, esponenti del mondo della cultura,
dei partiti e dei sindacati, degli
enti locali delle zone terremotate.
In particolare la delegazione
delle chiese valdesi e metodiste
sarà composta a cura dei circuiti, sulla base di una ripartizione
che è stata fatta tenendo conto
della consistenza numerica delle
chiese, garantendo però che tutte le chiese delle zone terremotate possano partecipare al convegno.
Si tratterà di un convegno
« aperto » e chiunque lo desideri
può parteciparvi.
Scopo del convegno è quello di
aiutare il Consiglio della Federazione delle Chiese ad assumere decisioni operative per la seconda fase della ricostruzione
delle zone terremotate ed in particolare negli impegni di natura
economica (cooperative agricole)
di natura sociale (gestione degli
otto centri sociali previsti) e più
in generale della presenza evangelica nel sud.
Inoltre il convegno avrà un
aspetto di « controllo popolare »
su quanto è stato fatto finora.
Il convegno ascolterà due relazioni, una sull’impegno della
Fcei nelle zone terremotate (a
cura del Consiglio FCEI) e l’altra del past. Sergio Aquilante sui
nuovi termini della questione
meridionale e le chiese evangeliche. Successivamente verranno
formati gruppi di lavoro col
compito di produrre specifiche
mozioni per le decisioni del consiglio.
Un appuntamento importante
dunque.
Per informazioni e per comunicazioni relative alla partecipazione contattare presso gli uffici
FCEI di Roma (via Firenze 38,
tei. 06 3604868 o 4754811) Roberto
Sbaffì o Donatella Sommani che
costituiscono la segreteria tecnica del convegno.
ge
li past. Giorgio Girardet ha
partecipato al Convegno della
Pro Civitate Christiana di Assisi
sul problema della pace e del
« perdono cristiano » alla violenza imperante.
« « «
Commentando la nomina di
Valdo Spini a vicesegretario del
P.S.I., tutta la stampa non ha
mancato di ricordare la formazione e la militanza protestante
di questo nostro fratello.
9(c >!« 4i
L’Avanti e il Popolo del 19 agosto danno notizia della condanna subita in Russia da un gruppo di pentecostali.
* ♦ ♦
Il Manifesto del 25 agosto parlando del post-terremoto ricorda, fra le altre, la iniziativa protestante di una cooperativa zootecnica a Senerchia.
* * ♦
Si è tenuto a Roma un Convegno della Società di Studi del
Nuovo Testamento, cui ha, con
altri, partecipato il prof. Bruno
Corsani della Facoltà Teologica.
Ne parla a lungo rAvvenire del
20 e del 30 agosto.
* « «
Piccola Città e Segni dei Tempi riferiscono su alcune pubblicazioni della Claudiana. Consensi trova la operetta di Berlendis
sui diritti del malato, riserve e
critiche il dossier su l’aborto.
Niso De Michelis
CONSIGLIO FGEI
Mobilitarsi per la pace
Sabato 19 e domenica 20 settembre si è riunito nei locali della Chiesa Metodista di Milano il
neo-elelto consiglio della FGEI.
In una seduta allargata alla
partecipazione delle segreterie
regionali, si è proceduto al passaggio delle « consegne » dal vecchio al nuovo consiglio e soprattutto si è impostato il piano di
lavoro per l’anno prossimo.
La FGEI aderirà alla manifestazione nazionale per la pace del
24 ottobre e chiede ai vari gruppi di mobilitarsi su questo tema
e di partecipare ai vari comitati
che stanno sorgendo nel paese.
E’ stata decisa l’organizzazione
di una serie di visite ai gruppi
da parte dei membri del consiglio ed in particolare del nuovo
segretario nazionale. Paolo Naso
e l’organizzazione di seminari di
formazione sia a livello regionale che nazionale.
Coordinatore della commissione biblica è stato nominato il
past. Claudio Pasquet (via Montegrappa 62 b, 20092 Cinisello).
Inoltre la FGEI parteciperà
alla prossima assemblea del
CEGE a Lisbona e darà ospitalità, l’anno prossimo, ad un campo per giovani lavoratori dei
paesi latini d’Europa che si terrà
ad Adelfia e all’assemblea europea del Movimento Cristiano
Studenti. Circa i progetti di lavoro il consiglio ha esaminato d
progetto Lombardia, il progetto
di lavoro giovanile in Puglia (che
sarà coordinato da Mauro Pons),
e la inchiesta sui problemi dell’educazione alla fede che sarà
condotta in tutte le comunità italiane nel corso del prossimo
anno.
gg
Proverbi africani
Il dolore altrui è sempre sopportabile.
(Rwanda)
Chi attinge l’acqua contro voglia
riempie il secchio d’acqua sporca.
(Idem)
Il bastone rompe le ossa,
e non il vizio.
(Idem)
4
4
2 ottobre 1981
IL DIBATTITO SULLA STORIA VALDESE
Un compromesso ecumenico
a colloquio con I lettori
Leggendo il S“ volume della
Storia dei Valdesi di V. Vinay,
sono rimasto colpito da alcune
affermazioni, lacune, contraddiàoni (o che per lo meno tali appaiono a me, lettore medio e non
specialista della materia) e che
qui vorrei brevemente indicare.
Così stupisce sentire affermare
da un pastore e professore valdese che nell’opera di evangelizzazione: « Non ci si doveva rivolgere al popolo più misero, analfabeta, non si dovevano aprire
scuole e orfanotrofi. Si doveva
lasciare che facessero queste cose i parroci e gli ordini religiosi
cattolici. Bisognava invece cercare contatti e stabilire una collaborazione spirituale, teologica, culturale con gli uomini più
vivi e aperti, più sensibili alla
necessità di riforma interna della Chiesa italiana» (pp. 477-478).
In queste parole e posizioni del
Vinay sembra quasi di risentire
l’eco lontana di parole e posizioni del generoso tentativo di
alcuni fra i maggiori intellettuali del Rinascimento e tardo-Rinascimento italiano ed europeo
(Bruno, Galilei, Erasmo, ecc.),
che ugualmente cercarono un dialogo, un accordo, un compromesso storico antclitteram con le più
alte gerarchie ecclesiastiche del
loro tempo, nella speranza di
riuscire a promuovere una riforma dall’interno della Chiesa cattolica, scavalcando anch’essi le
masse ignoranti, analfabete, umili, che volentieri lasciavano
alle cure del basso clero e degli
altri ordini religiosi. Il risultato,
purtroppo, è noto a tutti: rogo
per Bruno e condanna e abiura
per Galilei. Si potrà obiettare
che oggi la situazione non è più
quella, che la Chiesa cattolica è
cambiata ed è più disponibile a
ricevere quegli impulsi di riforma di cui parla il Vinay. Ma a
me non sembra.
A parte il fatto che sul piano
dogmatico la Chiesa cattolica
non mi pare abbia abbandonato
i principi sanciti nel Concilio
tridentino, basta vedere la campagna contro il divorzio e quella contro l’aborto, per capire come, qua.ndo vengono minacciati
interessi, politici e non, ritenuti
vitali dalla e per la Chiesa, la
reazione e la chiusura di questa a ogni apertura o riforma
sia sempre la stessa, ieri come oggi. Ma poi, a parte ciò, forse che
Cristo, Valdo e gli stessi riformatori non si sono rivolti prevalentemente e proprio agli umili, agli ignoranti, agii analfabeti, agli oppressi, e non ai potenti e ai dotti?
Sud trascurato
Un’altra cosa che mi ha lasciato molto perplesso, è lo spazio
(una pagina e mezza soltanto)
dedicata alle nostre comunità
deiritalia meridionale. Chiese
valdesi come quella di Bari, Corato, Cerignola, Orsara, ecc.’ che
ormai hanno alle spalle quasi un
secolo di vita e di storia, vengono trattate e liquidate dal Vinay
in poche righe per ciascuna. È
corretto questo modo di fare
storia? Che cosa potrà mai sapere e capire di tali comunità il
lettore — italiano o straniero —
dal momento che niente viene
detto degli uomini, delle loro
idee, delle lotte che hanno dovuto affrontare all’interno e all’esterno delle loro comunità, dei
contrasti che certamente ci saranno stati a livello locale o
nazionale (in occasione dei vari
Sinodi), della situazione economica, sociale, culturale, politica
dei rispettivi paesi in cui hanno
operato e vissuto? Paradossalmente e solo per fare un esempio, chi vuole sapere qualcosa
di più della comunità valdese di
Orsara, deve andare a leggersi
quanto su di essa scrive il prof.
Cerase in: «L’emigrazione
di ritorno: innovazione o reazione? », che le dedica ben 16
pagine, di contro alle quattro o
cinque righe della Storia del Vinay. È ammissibile questo in
una Storia che, come giustamente rileva M. Rostan, si presenta come la storia « ufficiale »
della Chiesa Valdese e come tale
entrerà in biblioteche, scuole,
università?
Fede e politica
Infine, una contraddizione che
mi è parso cogliere nel volume
del prof. Vinay. In vari punti
della sua opera (pag. 230: « La
divisione fra religione e vita politica era conseguente » - pag.
290: « Tuttavia il mondo liberale
e la predicazione valdese non
avevano affrontato la questione
sociale. La miseria doveva essere curata con la beneficenza »;
pag. 297; pag. 299: «La stampa
valdese fu sfavorevole alle agitazioni operaie») egli sembra
criticare l’indirizzo troppo o
esclusivamente spiritualista, moralista, disincarnato é apolitico
assunto e seguito dalla predicazione valdese nel corso di oltre
un secolo di storia. Per cui, quando negli anni ’60 e seguenti alcuni gruppi evangelici si impegnano in maniera più diretta nella vita politica e sindacale del
paese, a fianco degli sfruttati,
oppressi ed emarginati, alla ricerca di un rapporto diverso tra
fede e politica, e invitano le
Chiese evangeliche a prendere
posizione sul problema, ci si
aspetterebbe l’adesione o quanto
meno la comprensione del Vinay
a una simile prospettiva. Invece no! Arriva la condanna, radicale e recisa, e la completa
svalutazione di tutto ciò che
Agape (dopo il ’61), G. E. e i
gruppi ad essi legati hanno fatto e proposto (v. pag. 399; 439;
441-42-43 e le conclusioni). Quale sia poi il modo « corretto »
di fare politica per un credente
e per la Chiesa, e quindi come
risolvere il rapporto « fede-politica », il Vinay non lo dice, se
non forse indirettamente, quando
propone a modello di intervento
politico-sociale il centro di Agape (prima del ’61) e quello dì
Riesi, non inquinati da anticlericalismo e dall’ideologia marxista, ma ispirati a principi ecumenici. Ora, nessuno vuole negare al Vinay il diritto di esprimere giudizi e valutazioni su
quanto è avvenuto in Italia e
nella Chiesa in questi ultimi
vent’anni. Trattandosi tuttavia
di fatti e avvenimenti su cui il
dibattito è ancora in corso, sul
piano storiografico s’imponeva
una maggiore cautela, con quel
rispetto e quella considerazione
dovuti anche alle posizioni che
non si condividono. Altrimenti,
1 impressione che il lettore rica
va dalle pagine citate (e non solo
da quelle) del Vinay, è che in
Italia, in 130 anni circa di storia
valdese, qualcosa di buono è
stato realizzato solo con il centro
di Agape sino al ’61 e di Riesi
(...Cicero pro domo sua?) e tutto il resto è da buttare via.
Ossessione
ecumenica
Concludendo, mi sembra che
l’ossessione e le eccessive preoccupazioni per Tecumenfsmo dell’autore non solo portino a un
travisamento dell’opera complessiva dell’evangelizzazione e del
protestantesimo italiano, ma
anche a non vedere e a non dare
il rilievo che meritano ad altri
problemi, oltre all’ecumenismo,
il più grosso dei quali è certamente quello della secolarizzazione, come giustamente rileva
il Ricca, e che riguarda ormai
tanto le comunità delle Valli che
quelle della diaspora, tanto il
cattolicesimo che il protestantesimo, tanto l’Italia che gli altri
paesi occidentali europei. Fenomeno tra l’altro neanche tanto
imputabile all’ateismo e materialismo marxista, come si vuole da
alcuni, ma al materialismo e all’edonismo consumistico del
tardo-capitalismo da una parte,
e ai profondi mutamenti e cambiamenti strutturali e sovrastrutturali che questo ha attuato
e va attuando nel suo continuo
processo di sviluppo dall’altra.
Per cui, una storia ricostruita
con queste preoccupazioni e prevenzioni tutta tesa a dimostrare il danno arrecato all’ecumenismo dalla linea teologica, ecclesiastica, politica seguita dalle
varie comunità evangeliche e
dalla Chiesa valdese, non si capisce bene quale attendibilità
storiografica possa avere per la
comprensione reale di quello che
storicamente è avvenuto ed è
stato fatto — in positivo — dalle stesse. E visto che la stessa
casa editrice sembra dissociarsi
dalle conclusioni dell’autore di
questo terzo volume della Storia
dei Valdesi (ma in proposito
cfr. la nota del prof. Gönnet),
male forse non sarebbe affidare
la ristesura e riscrittura di questo periodo ad una équipe di
studiosi, che lo ricostruiscano in
modo più completo e obiettivo.
Arturo A. Cerlcola
RISPONDE RITA GAY
Caro Direttore,
ho letto con enorme sorpresa le lettere in risposta alla mia <• sparata del n. 32 (7 agosto, ma credo assai precedente come stesura e invio). La sorpresa è dovuta al fatto che si sono sentite colpite proprio persone o gruppi
che la mia lettera non si sognava di
prender di mira. Penso che i ritardi e
disguidi incredibili con cui la Luce arriva ai destinatari siano la causa prima
del fatto che, da una volta all'altra, o
ci si dimentica di cosa è successo o
si deve riordinare la cronologia. Così
io avrei certamente dovuto chiarire che
la mia ietterà era anzitutto rivolta alla...
nostra edizione del Movimento per ia
vita, cioè alle recriminazioni di vari lettori (vedi specialmente n. 18 e 19) sul
referendum-aborto e sul presunto orrido peccato della chiesa valdese che
si era pronunciata per il « no » all'abrogazione della legge e che poi aveva
fatto del “ trionfalismo » rallegrandosi
dei risultati del referendum stesso. Subito dopo abbiamo avuto un’altra serie
di interventi dello stesso calibro a proposito del raduno degli omosessuali a
Torre Pellice, e questa volta le proteste avevano firme valdesi... appunto per
questo invitavo a una riflessione su cosa significhi questa appartenenza. (Il
moderatore stesso ha detto per inciso,
al Sinodo, che della questione dell'omosessualità bisognerà riparlare nella nostra chiesa, e certo non per aggiornamento ma per sapere chi siamo!).
Devo anche precisare, a questo punto,
che io sono valdese per scelta personale, e non per tradizione o per matrimonio. La mia famiglia di origine non
è protestante. In casa mia tengo riunioni
di studio biblico oon persone, nessuna
delle quali è « valdese-metodista ».
Ho contatti frequenti con gruppi cristiani diversi, dai quali ritengo abbiamo
molte cose da imparare, come del resto
credo risulti chiaramente dalla mia predicazione pubblicata sul n. 24 della
Luce, Non mi riconosco in nessuna tradizione particolare, ma mi riconosco
dove ci sono porte aperte. Di conseguenza certe forme retrive di moralismo
e dì razzismo che nulla hanno di cristiano e che periodicamente si esprimono anche sul nostro giornale a mezzo lettere, mi sembran-o contrarie alla
testimonianza evangelica che siamo
chiamati a dare. Il giornale ha sempre
pubblicato queste lettere e senza alcun
commento, e nessuno se ne è mai
scandalizzato. Non sarebbe ora di porsi
un problema di « orientamento di fondo »? Può darsi di no, ma almeno parliamone: questo giornale non è scritto
solo per noi, ma anche per la famosa
evangelizzazione.
Spero così di aver dissipato certi
malintesi. Quello che invece non capisco è lo sdegno suscitato dal mio personale parere secondo cui la chiesa valdese sarebbe la più vicina airEvangelo
tra quelle che conosco. Scusate, ma non
è forse per questo motivo che si aderisce a una chiesa cristiana? Forse è una frase sconveniente, che non si deve
dire? lo spero bene che ognuno di voi
che mi ha scritto sia convinto che la
sua chiesa sia quella più vicina all'Evangeio, altrimenti perché vi ha aderito? Per tradizione?
Ripeto che per ora almeno nella chiesa valdese trovo possibile e predicabile quel tipo di fedeltà all’Evangelo che
si concreta in un’etica liberante, che
mette al centro l’uomo e l’amore di
Dio per l’uomo, senza la rassicurazione
della fedeltà ai« principi », per i quali
si sono sempre emarginate e scannate
le persone. E il « rischio » sta nell'accettare di vivere in questa chiamata
difficile, senza soluzioni univoche e
prestabilite, di un Cristo che non ti
chiede di essere teologicamente compreso, ma che, come dice Bonino, ti
chiede di amare per trasformare il
mondo. La conservazione. l’Immobilismo, non sono certo fedeltà all’Evangelo.
Rita Gay Cialfi
PER L’EMITTENTE
EVANGELICA
Egr. Direttore
Il ricorso ai mass media, è una necessità imposta non solo dalla evoluzione dei tempi, ma è la possibilità di
creare uno spazio culturale, religioso
e sociale evangelico in grado di rivolgersi non solo all’area protestante
ma anche a tutti i laici e cattolici del
nostro Paese, senza subire (almeno in
parte) le attese i rinvi! e i ritardi imposti dalla RAI-TV.
Spero che si valuti, perciò, da parte
della FCEi e di ogni evangelico, seriamente, la proposta di Aurelio Penna
(La Luce del 17.7.81), di creare una
emittente radiofonica evangelica, localizzabile per me indifferentemente al
Nord come al Sud. La Luce potrebbe
aprire una sottoscrizione per la raccolta dei fondi.
Se la proposta di Aurelio Penna, è
il manifestarsi, come spero, della voglia di fare, di essere presente in vario
modo nella società, di testimoniare la
propria fede e cultura come è avvenuto nel passato e ancora avviene
(impegno nel Sul terremotato, evangelizzazione, Intese con lo Stato ecc.),
credo che non sarebbe saggio stroncare con decisioni affrettate e negative
simili iniziative,
Fabrizio Zerbini, Sermide (Mantova)
(segue da pag. 1)
più tenta di salire, più scivola indietro e cade. Perché per liberarci dalle nostre paure e dai nostri
peccati la legge dovrebbe essere
osservata nella sua interezza. Così se guardiamo a noi stessi per
trovare il modo di liberarci delle
nostre paure, noi siamo come un
cane che rincorre la sua coda, e
più forte corre e più forte va la
sua coda; la natura peccatrice
dell’uomo gli impedisce di superare il proprio peccato.
Siamo tentati allora di guardare ad altri per trovare un aiuto nel superare la nostra paura;
ma ben presto realizziamo che
chiunque altro è nella nostra
stessa situazione. Perché come
Paolo scriveva in Romani 3: 23,
« tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ». Le ragioni del nostro fallimento sono
esattamente le stesse ragioni per
le quali i nostri amici, la nostra
famiglia e i nostri vicini non sono riusciti ad aiutarci a superare
le nostre paure.
Forse vi è quindi la tentazione
di superare la paura cercando
aiuto nelle istituzioni; ma se ci
volgiamo a cercare e sollecitare
dell’aiuto in un governo forte
vediamo che la paura è combattuta soltanto da una paura più
grande, se ci volgiamo verso le
forze armate, la paura si confronta con lo spettro di una completa distruzione per mezzo delle
armi atomiche, e se cerchiamo
protezione dalle nostre paure in
un lavoro ben pagato in una istituzione ben stabile ci accorgiamo di essere ancora vulnerabili
e che istituzioni una volta ritenute sicure appaiono oggi alla
mercé della recessione economica. Dopo tutto le istituzioni sono
La montagna della paura
fatte di uomini, uomini come tutti intrisi di peccato.
E come se fossimo di fronte
ad una situazione irrisolvibile.
Perché le montagne della paura
restano, e tuttavia il viaggio deve essere fatto. Il pellegrino, sia
egli il giudeo che sale a Gerusalemme o il cristiano che percorre il suo viaggio attraverso la ■
vita, deve andare avanti; ma da
dove può ottenere l’aiuto? Né
l’esercito, né il governo, né amici influenti, né lavoro sicuro, né
posizione di autorità può darci
aiuto in questa situazione. La
sola risposta viene nelle parole
del salmo: « Il mio aiuto vien
dall’Eterno che ha fatto il cielo
e la terra». Questo aiuto non
viene dagli dèi delle montagne,
ma dal Dio onnipotente che ha
creato tutto ciò che è e che sarà.
Quanto è più potente di qualunque animale feroce delle montagne o di qualunque bandito che
il pellegrino possa incontrare!
Per noi, quanto più potente di
qualunque nostra paura: quanto
più potente delle bombe atomiche, della piaga della disoccupazione, della paura della solitudine ed anche della paura ultima
che noi abbiamo della morte.
E tuttavia, da cosa conosciamo
che il salmista ha ragione? Il pellegrino infatti credeva che Dio
aveva chiamato i suoi antenati
Àbramo, Isacco e Giacobbe, affinché fossero il suo popolo e che
perciò Dio lo avrebbe protetto:
i Gentili tuttavia non avevano
questa sicurezza. Ma le cose stavano in questi termini finché un
uomo salì a Gerusalemme, come
leggiamo in Marco IO: 32-34, e la
montagna che si ergeva davanti
a lui non era costituita dalle sue
proprie paure (leggiamo infatti
che non lui ma i discepoli avevano paura) ma al contrario dai
peccati degli altri, dell’umanità.
Possiamo immaginare la dimensione di una tale montagna? Poiché era fatta non solo dai peccati di quella generazione, ma dai
peccati di tutti gli uomini di
ogni età che si sono trovati a
contare sulla grazia salvifica di
Dio in Cristo. Eppure Gesù conosceva la necessità del sacrificio che egli era chiamato a compiere in Gerusalemme e continuò
nel suo viaggio. Il viaggio del
nostro Signore è terminato sulla
croce che spesso immaginiamo
posta .sopra un monte. Qui vediamo chiaramente che le montagne
della paura e del peccato sono
state finalmente conquistate per
tutti coloro che non solo guardano alle montagne ma ora gupr.
dono alla croce.
Siamo tuttora chiamati a compiere il viaggio verso la Gerusalemme celeste e le cose che provocano in noi paura rimangono:
il fatto che il salmista abbia invocato il nome del Signore non
significa che gli animali feroci e
i banditi .siano scompar.si. Ma
come leggiamo in Marco II: 23,
abbiamo accesso a Dio per mezzo
della preghiera e mediante il potere della preghiera della fede
— così Gesù ci assicura — le
montagne possono essere tolte e
gettate nel mare. In Isaia 40: 4 è
scritto: « ogni valle sia colmata,
ogni monte ed ogni colle sia abbassato ». Il compimento di queste parole è avvenuto sulla croce perché quelle montagne del
peccato umano e della paura che
costituivano una barriera per
Dio sono diventate per mezzo del
potere della croce una pianura e
una strada diritta che siamo
chiamati a seguire e che conduce a Dio.
Robert Shallcross
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio Gardiol, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Liliana Viglielmo.
Editore; AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
intestato a « L’Eoo delle Valli ■
La Luce ».
Redazione Valli; Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti 1982 (decorrenza T”
genn. e r luglio): annuo 14.000 semestrale 7.500 - estero annuo
25.000 - sostenitore annuo 30.000.
Una copia L, 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
41x40) L. 7,000 più I.V.A,
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà c.c.p. ’11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
5
UN DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE CHIESE CRISTIANE NEGLI STATI UNITI
UN NUOVO VOLTO PER L’AMERICA?
Alla recente iniziativa dei sindacati USA
che nel « giorno della solidarietà » hanno
raccolto 250.000 persone a Washington
D.C. in una manifestazione di critica e opposizione alla politica economica e sociale
deiramministrazione Reagan, hanno partecipato — abbiamo letto sui giornali —
anche le chiese. E’ possibile individuare meglio questa opposizione se si considera il
documento che pubblichiamo nelle parti più
salienti. Si tratta di un messaggio alle chiese da parte del Consiglio Nazionale delle
Chiese Cristiane (protestanti e ortodosse)
del 15 maggio 1981. In esso il Consiglio
attira l’attenzione delle chiese membro sul
fatto che i propositi del presidente Reagan
di « ’’rimettere l’America sui binari” non
rappresenta soltanto una diversa accentuazione delle scelte, ma comporta piuttosto
un’Inversione di marcia per tutto il paese,
minacciando la visione di un’America che
sia modello e realizzazione di una società
giusta e umana ». Il documento è stato distribuito in Italia dal nev.
WORLDS HIGHEST STANDARD Of LI
Inversione di marcia
a) La nuova amministrazione ci
domanda di cancellare una concezione del governo americano che lo veda seriamente responsabile « per la promozione
del benessere di tutti ».
Dal disastro della grande depressione del 1929 le amministrazioni dei due partiti hanno
riconosciuto al governo federale
una responsabilità ultima nella
promozione di condizioni di vita tali che tutti i membri di
questa società abbiano abbastanza da mangiare, un luogo appropriato per vivere, un’istruzione
di base e tutto ciò che occorre
per un livello minimo di vita. E
questo non in termini di assistenza ma di diritto.
Questa mèta non è stata mai
raggiunta, ma per mezzo secolo la nazione ha camminato in
quella direzione, fino ad oggi.
La politica della nuova amministrazione non si limita a ridurre i servizi umanitari; essa
li nega come diritto. Eliminando
con le sue raccomandazioni di
bilancio molti programmi di servizio umanitario e riducendone
drasticamente altri, il governo
non cerca soltanto di rallentare
il cammino della nazione verso
quella mèta, ma ne rovescia
l’intento. Nel momento in cui la
inflazione rende l’attuale « livello
di povertà », superato dai fatti,
operare ulteriori tagli sulla cosiddetta « rete di sicurezza »
per quelli che sono « realmente
nel bisogno » significa abbandonare i lavoratori e i poveri alla
disperazione e alla miseria, specialmente in un tempo di crescita economica limitata.
Il documento prosegue indicando altri esempi di questa inversione di marcia:
h) la rinuncia ad una concezione del suolo pubblico americana come un bene destinato a
tutti per tornare ad una concezione che lo considera come bottino legittimo di chi è in grado
di sfruttarlo;
c) il rallentamento del cam
mino verso un’energia più sicura
con la soppressione dei programmi per la protezione locale dell'ambiente;
d) la rinuncia a difendere i
diritti umani di tutti gli uomini
abbandonando i popoli che hanno sperato nell’impegno e nella
costanza dell’America.
Questa parte termina con là
esposizione di un quinto punto:
e) La nuova amministrazione ci
domanda di rinunciare ad una
pace ricercata per mezzo delle
trattative per cercarla invece
con la supremazia militare.
Dalla fine della seconda guerra mondiale e dal successivo
inizio dell’era nucleare, ci siamo
sforzati di cercare e mantenere
la pace con mezzi diplomatici
piuttosto che militari, per mezzo di canali multilaterali piuttosto che unilaterali, per mezzo
della trattativa piuttosto che
della forza, a parte l’eccezione
del Vietnam. Tale politica si fondava sul concetto della « certezza della reciproca distruzione »,
aprendo così uno scomodo ombrello su una simile difficoltosa
impresa di politica mondiale e
c.' ;è la certezza che le conseguenze di uno scontro nucleare sarebbero troppo distruttive e coi,ose perché un qualsiasi paese
vi si arrischi. Tutto questo deve
ora essere capovolto. La superio’■ità nucleare e la capacità di ess e presenti in qualsiasi parte
del mondo con una forza militare superiore viene messa alla
base della politica nazionale. Le
risorse che prima contribuivano, anche se inadeguatamente,
agli sforzi per migliorare la vita, sono ora rivolte alla produzione di più armi di morte, accrescendo Tinflazione e accelerando la corsa internazionale
agli armamenti. Benché gli Stati
Uniti e l’Unione Sovietica abbiano molte più testate nucleari
strategiche di quante siano necessarie per uccidere parecchie
volte la popolazione della terra,
ecco che ci vengono proposte
nuove armi, una nuova escalation
degli armamenti. (...).
Due visioni dell'America
Numerose sono state le critiche per questo o quel particolare cambiamento di direzione
proposto dalla nuova amministrazione, sottolineandone i mali
e i pericoli specifici che essi
comportano. Ma il problema
centrale, morale e politico, non
sta tanto nelle proposte specifiche quanto nel modello stesso
di vita che esse presuppongono,
cioè nella visione dell’America
e dei suoi valori. Michel, membro
del Congresso, ha ragione quando
afferma che « il problema non
è di cifre, ma di una filosofia...
chi siamo e dove stiamo andando ». Nelle scelte di fondo della
nuova amministrazione la nazione si trova davanti a due visioni alternative sul significato e
sull’obiettivo ultimo dell’America.
La prima delle due visioni della nostra identità nazionale, quella proposta dalla nuova amministrazione, è stata inserita in
un bilancio di previsione: e in
questo modo molti non ne hanno compreso la vera portata. I
mutamenti radicali vengono presentati come soluzioni per una
emergenza economica che sareb
be stata volutamente creata
dalle spese sconsiderate del governo e dell’insopportabile carico
fiscale: proprio in questo paese,
che è il più ricco del mondo, e
che, rispetto a qualunque paese
democratico d’Europa, preleva in
tasse la più piccola parte della
sua ricchezza e ne spende per
scopi pubblici la percentuale
più bassa! Per rimediare ad una
situazione descritta in questo
modo Reagan non chiede tanto
di diminuire la spesa pubblica,
quanto di trasferire massicciamente il denaro pubblico dall’assistenza agli investimenti militari: lo spostamento più massiccio
che sia mai avvenuto nella storia in tempo di pace. Lo scopo
inoltre non è tanto quello di ridurre le tasse, ma di usare la
sostanziale redistribuzione della ricchezza a favore di chi è
già ricco. Insieme, questi due
cambiamenti significano semplicemente che il governo sta al
servizio degli interessi di chi
ha meno bisogno, ai danni di
chi invece ne ha di più.
Tutto questo viene offerto nel
nome di una teoria economica
che è stata già verificata e riflu
tata; quella che era chiamata
una volta il sistema della diffusione spontanea. Non si tratta
di una soluzione nuova e coraggiosa dei problemi sociali ed
economici dell’America. In realtà l’amministrazione, insieme
ad altri aspetti della sua politica, non fa che ripresentare una
vecchia e seducente visione dell’identità americana: una visione
presente fin dal principio e che
ancora lotta tenacemente per
conquistare Tanima della nazione.
Quali sono gli elementi di tale
visione? Fin dal principio molti
hanno visto l’America come un
ricco tesoro che aspettava soltanto di essere sfruttato per il
bene di coloro che avevano sufficiente coraggio e forza per impadronirsene. Così si venne prima per l’oro, le spezie, le pellicce, il tabacco; si venne poi
per la terra, il ferro, l’argento,
il rame, il legname. In questa
visione dell’America il più adatto
sopravvive e prospera, mentre
poco spazio è lasciato all’interesse comune, che è in contrasto
con il vantaggio privato. Nella
lotta di ognuno Contro tutti la
pietà è una debolezza e la carità
è la scelta volontaria del singolo.
Il governo, nel caso migliore, è
un male necessario che deve essere abbastanza forte per difendere il privilegio, ma che deve
essere mantenuto abbastanza
debole affinché non imponga
agli interessi privati una responsabilità pubblica. In questa visione l’America è vista princioalmente come un impero che
difende con decisione quello che
considera il suo destino storico
e che si attribuisce la missione
di estendere il suo potere e il suo
commercio sull’intero continente, sull’emisfero americano, su
tutto il mondo.
Esiste però anche un’altra visione dell’America, presente fin
dal principio, profondamente radicata nella fede religiosa e nelle immagini bibliche che parlano del plano divino e delle possibilità dell’uomo. L’eredità preziosa dei Padri pellegrini e dei
frati predicatori proponeva una
visione diversa, che voleva creare nel nuovo mondo un modello
nuovo di comunità umana —
la nuova Gerusalemme — libera dall’oppressione e dalla miseria del potere costituito e dai
privilegi che continuavano ad
esistere nel vecchio mondo dal
quale erano fuggiti.
In questa America si prospettava un governo che avrebbe promosso il bene di tutti assicurando a tutti la benedizione della
libertà. La dignità e il valore di
ogni persona sarebbero stati rispettati e protetti, non solo sul
piano umanitario, ma come programma politico, e le potenzialità
di ciascuno sarebbero state sviluppate al massimo. Giustizia e
compassione avrebbero dovuto
regnare in città immacolate che
si estendevano da mare a mare
mentre le risorse generose di
una terra benedetta sarebbero
state ricevute con riconoscenza
e divise gioiosamente con l’intera famiglia umana secondo le intenzioni amorevoli della provvidenza del Dio creatore. Questa
America sarebbe stata conosciuta
nel mondo per la sua compassione, per il suo profondo desiderio di pace e di giustizia, per il
suo impegno per i diritti umani e per la dignità dell’uomo;
essa sarebbe stata un faro e un
modello, una città posta sopra
una montagna, il suo potere
sarebbe venuto dall’esempio contagioso di un popolo giusto, premuroso e pacifico, che divideva
generosamente la sua vita e i
Sullo sfondo di un cartellone che esalta il più alto livello di vita n^
mondo, una fila di disoccupati fa la coda negli Stati Uniti del 1951.
Una contraddizione che ritorna stridente nell’America reaganiana.
suoi tesori con tutti gli uomini
della terra.
Questa visione dell’America
non è mai stata pienamente realizzata; ma neppure è stata mai
abbandonata. Essa ha avuto un
significato immenso per il resto
del mondo, dove se ne riscontrano gli echi e gli adattamenti
nelle rivoluzioni e nelle Costituzioni di molti paesi. Ha avuto
la funzione di un costante punto
di orientamento nella vita della
nazione, che le ha permesso di
muovere dalla schiavitù, dai laboratori clandestini, dal lavoro
forzato, dai linciaggi, verso le
maggiori possibilità di vita per
tutti, una più profonda compassione, una più piena eguaglianza, una maggiore giustizia per
tutti.
Disaccordo fondamentale
Queste due visioni deH’America
hanno lottato per la supremazia attraverso la nostra storia:
entrambe hanno ricevuto una
sanzione religiosa dalle chiese
americane, in modi diversi e in
differenti tempi: tutte e due hanno ancora profonde radici nel
cuore dell’America e degli americani. Ma anche in quel tempo
passato in cui la vita americana
era dominata dalla prima visione, quella dell’America come interesse privato e come impero, la
seconda visione, quella dell’America come responsabilità pubblica e come sensibilità per gli altri,
continuava ad essere presente
nel profondo dell’anima nazionale. Essa riluceva nelle carte di
fondazione e risuonava attraverso gli anni nei discorsi solenni
della festa nazionale. Quasi tutti
gli americani riconoscono in questa visione la migliore espressione di quello che realmente desideriamo essere e dello scopo al
quale vogliamo realmente tendere.
Ora la nuova amministrazione
cerca con insistenza e decisione
di rovesciare quanto è stato
fatto in mezzo secolo e di rimodellare decisamente la nazione
secondo la prima delle due visioni. Del resto, non ci proverebbe neppure se quella prima
visione non fosse ancora così
forte in molti di noi. Tuttavia
man mano che appaiono più chiare le intenzioni e gli obiettivi
reali deU’amministrazione, il
popolo americano deciderà da
solo se confermare il proprio
mandato a chi sostiene tale visione.
Il Comitato esecutivo del Consiglio nazionale delle chiese aveva espresso il 20 febbraio 1981
il suo « disaccordo fondamentale con la proposta di aumentare la nostra capacità di provocare la morte nel momento stesso in cui riduciamo il nostro aiuto per la vita dei nostri concittadini », notando anche che « i
tagli di bilancio proposti dall’amministrazione richiedono un sacrificio inaccettabile da coloro
che nel paese hanno maggiore
bisogno e caricano di un peso
sproporzionato i gruppi minoritari, i vecchi e le donne capofamiglia ». Il Comitato direttivo
del Consiglio nazionale delle chiese riafferma il suo disaccordo fondamentale con la visione
della nuova amministrazione ed
esprime la sua profonda preoccupazione per le sue probabili
conseguenze.
Non prendiamo questa posizione al servizio di « interessi particolari », come dice il presidente
quando parla di coloro che rifiutano la sua scelta, ma siamo
profondamente convinti che la
visione dell’America che ci viene ora proposta non corrisponde
agli interessi comuni degli americani e del mondo. Quando i
cristiani sono vissuti nel più
pieno accordo con l’evangelo
hanno invitato la nazione a muovere verso la solidarietà e la
compassione, non ad allontanarsene. La Scrittura ci chiama ad
una visione che va al di là di
tutte le visioni sociali, ad una
visione dì una « terra buona e
ampia », una nuova terra e un
nuovo cielo. Gesù di Nazareth
ha lanciato questa nuova epoca
secondo la visione di Maria nel
Magnificat:
« Egli ha operato potentemente col suo braccio; ha disperso
quelli che erano superbi ne’ pensieri del cuor loro; ha tratto
giù dai troni i potenti, ed ha innalzato gli umili; ha ricolmato
di beni i famelici, e ha rimandati a vuoto i ricchi» (Luca 1:
51-53).
Ed è quanto egli ha proclamato nel suo primo messaggio
pubblico, citando Isaia:
« Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha
unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato a bandir liberazione ai prigionieri, ed ai ciechi
ricupero della vista; a rimettere
in libertà gli oppressi, e a predicare l’anno accettevole del Signore ». (Luca 4: 18-19).
La chiesa cristiana non è sempre stata fedele a questa visione al di sopra di tutte le visioni;
spesso si è preoccupata più del
suo successo istituzionale e della
sua sopravvivenza che della sofferenza dei poveri. In questi giorni in cui l’incertezza economica
mette in evidenza i timori e gli
egoismi che ispirano le nostre
azioni, e in cui la nazione è tentata di lasciarsene guidare, non
dobbiamo mai dimenticare che
« il giudizio comincia dalla casa
di Dio ».
Il Comitato direttivo si rivolge soltanto agli organismi membro del Consiglio nazionale delle
chiese e alle confessioni religiose che vi si riconoscono invitandoli a studiare in modo serio e
attento gli sviluppi delle risorse
e i relativi programmi, in modo
che le chiese e i singoli membri
di chiesa possano comprendere
la domanda di giustizia che è
presente nella vita della nazione
e del mondo, rispondendovi in
modo efficace, con una piena
partecipazione al dibattito pubblico sugli scopi e gli obiettivi
della vita della nazione.
Preghiamo per la saggezza, il
coraggio e la forza di servire
Dio e la nazione fedelmente nei
giorni che sono dinnanzi a noi.
6
2 ottüore 1981
ALLE VALU OGGI
____________cronaca delle valli
GEMELLAGGIO COI «VALDESI» DI CALABRIA dieratori di Asti e con canti oc
Cultura Da Guardia Piemontese a Torre
popolare
Che cos’è popolare? Cosa s'intende per cultura popolare?
Domande di questo tipo appaiono, forse, oziose visto che
in molti paesi delle nostre valli,
in un qualsiasi angolo di strada
è facile adocchiare locandine, ciclostilati che danno notizia di
manifestazioni “popolari”. Un po’
dappertutto, specialmente nel
periodo delle vacanze estive, ma
ancora adesso, a fine stagione, si
organizzano celebrazioni e festeggiamenti dalle denominazioni e
dai programmi più differenziati.
Le varie iniziative, siano esse
il Luglio lusernese, la Giostra dei
Borghi, il Festival dell’Vnità o
dell’Amicizia, vengono presentate con la connotazione del popolare e si traducono in occasioni
di mobilitazione di massa.
La domanda potrebbe, quindi,
avere una risposta ovvia: è popolare tutto quanto riunisce la
gente, comprende parecchie persone assembrate in un dato spazio. In questo senso le Rassegne, i festival polìtici e le altre
manifestazioni, a cui ci stiamo
abituando, sarebbero l’espressione di un lavoro che recupera le
radici del mondo rurale, la sagra
paesana, la cerimonia religiosa,
accostandole da una parte ai
nuovi ritrovati della tecnica (basta pensare, p. e., a certi stands
della Mostra Mercato dell’Artigìanatq di Pinerolo) e dall’altra
alla civiltà televisiva (la tavola
rotonda, la discussione di gruppo).
Così, non rendendocene bene
conto finiamo, anche nel nostro
piccolo ambiente, per identificare la cultura popolare con la cultura di massa; per sostenere che
l’aggettivo popolare richiami una
condizione sociale, una natura
di uomini privi di qualità.
Il diffondersi di una moda
folk fa sì che ci si riappropri di
un patrimonio che è sicuramente da valorizzare, ma non da vendere secondo l’uso equivoco che
ne fanno sovente radio, giornali,
enti di turismo come una qualsiasi merce. Restituire alla festa
la sua originaria, essenziale funzione di “alternatività", la sua
antiquotidianità con la partecipazione e l’evasione vuole dire
viverla in maniera diretta, semplice, senza appiccicarle etichette di comodo o cambiare le sue
caratteristiche per adattarla alle
esigenze di parecchia gente.
Spesso abbiamo considerato
l’alta cultura, quella articolata e
pienamente consapevole, come
del tutto distinta dalla cultura
popolare, quella cioè del ballo
pubblico, delle antiche farse, delle polentate giganti: insieme di
esperienze e di valori condivisi
da ognuno. Oggi, però, inserendo
nella scaletta delle manifestazioni il dibattito, il discorso per così dire impegnato vicino al palo
della cuccagna, alla grande abbuffata, stiamo forse falsando il
senso della cultura popolare.
Questo anche se il mettere insieme il momento serio con l’altro
di svago può, in realtà, costituire un tentativo perché i portatori della cultura "bassa" vengano a confronto, attraverso la reciproca presenza, con i portatori
della cultura di élite. Nondimeno è logico che danze e canzonette, da sole, non soddisfino
sempre. Anzi, al di là del contatto tra le persone, esse rimangono fine a se stesse. Ma consideriamo un genere di festa come quella tenutasi sabato 12 e
domenica 13 settembre a Cio’d
Mai: l’avere, in quel prato, in
collina, accostato il hallo pubblico e i giochi alle musiche della tradizione occitana e, soprattutto. a una rappresentazione
teatrale. (Tanta gent, na storia
sola), spaccato di vita che porta
a riflettere e a chiedersi: « Ma
siamo proprio noi i tipi lì, nella
scena? », è un riuscito esempio
di come sia possibile fare cultura con il divertimento, con lo
spettacolo, insomma con le vere
e proprie particolarità delle iniziative popolari. Bene inteso, lo
spettacolo deve essere, è il caso
di Cio’d Mai, costruttivo, proposto e vissuto dalla .stessa gente.
Marco Borno
Un gemellaggio ben riuscito
quello tra Torre Pollice e Guardia Piemontese! Nonostante la
pioggia che è caduta per tutta la
giornata di sabato, i quasi 250
guardioli, accompagnati dal loro
sindaco, hanno potuto seguire un
intenso programma di visite ed
incontri.
A riceverli, in piazza P. Micca,
erano presenti le autorità comunali, che poi hanno dato loro il
benvenuto nel salone comunale
dopo una breve sfilata per le
strade cittadine.
Nel pomeriggio i guardioli sono stati ospiti della Società di
Studi Valdesi (SSV) e in una
riunione al tempio valdese il
past. Giorgio Tourn ha ricordato come la stessa società, sotto
la spinta del compianto prof. Augusto Armand-Hugon, abbia stabilito i primi contatti con Guardia in occasione di un viaggio
nel 1975, Le immagini di quel
viaggio, proiettate da D. Gardiol
e commentate da D. Abate, ed altre immagini di I. Hugon ci hanno fatto conoscere più da vicino
la realtà di Guardia Piemontese.
L’incontro è stato molto significativo per il riconoscimento reciproco che « la storia delle due
popolazioni è comune ». Per contribuire alla conoscenza di questa storia la SSV ha donato alle
scuole di Guardia alcuni volumi.
Dopo la visita al Museo Valdese, la serata ha visto un programma di cori, anche in dialet
to occitano per sottolineare i legami linguistici tra le due città.
Domenica mattina molte persone affollavano la nuova via di
Torre dedicata a Guardia Piemontese. Dopo il consueto taglio
del nastro inaugurale prendevano la parola il sindaco di Torre,
Steffanetto, il sindaco di Guardia, Perrone, il presidente della
provincia, Maccari, e la presidente della Comunità Montana,
Coisson.
Steffanetto ha affermato tra
l’altro : « Oggi si incontrano per
celebrare il proprio gemellaggio
le popolazioni di due comuni posti ai due estremi della penisola,
rinnovando i legami etnici e storici... e nello stesso tempo esprimendo quella unità che costituisce il tessuto connettivo della nostra repubblica... ».
Rispondendo all’indirizzo di
saluto, il sindaco di Guardia ha
affermato che il popolo valdese
« ha un profondo sentimento dell’autonomia spirituale ed una
aspirazione irrefrenabile alla libertà, unita al senso della disciplina, dell’onestà e del dovere »
ed ha invitato la popolazione tórrese a recarsi in Calabria nella
primavera del 1982.
Maccari, presidente della provincia, si è augurato che questi
gemellaggi servano per distruggere quelle barriere di incomprensioni che ancora esistono
tra Nord e Sud.
P. Coisson ha auspicato che il
gemellaggio serva per far meglio
conoscere le diverse realtà sociali ed economiche.
Nel pomeriggio e nella sera di
domenica si sono avuti due spettacoli folkloristici con gli sban
citani e scene di vita guardiola
scritte da Pietro Stertini sui vaidesi di Calabria.
Auguriamoci che questo gemellaggio oltre che a farci conoscere meglio un pezzo della
nostra storia comune, serva per
sviluppare la solidarietà col meridione, e possa essere anche
un impegno di trasformazione
del paese, per la crescita democratica dell’Italia.
Italo Pons
TORRE PELLICE
Consiglio comunale
Giovedi 24 settembre si è riunito il Consiglio Comunale. La
seduta aveva all’ordine del giorno sei punti, tutti approvati all’unanimità dai sedici consiglieri
( 14 di maggioranza, 2 di minoranza) presenti in aula.
È stata dall’assemblea accettata, innanzitutto, la presentazione
fatta del Piano Regolatore Generale Intercomunale, presentazione che riguardava il territorio
di Torre Pellice. Il Piano, predisposto a livello di Comunità Montana e di tecnici dei Comuni interessati, rimarrà in vigore per dieci anni, durante i quali potrà anche essere adattato a eventuali
nuove esigenze. Il Consiglio ha
poi deciso di richiedere la stipulazione di un mil tuo con la Cassa
Depositi e Prestiti; questo per ricevere un finanziamento di 230
milioni in vista del completamento del 4“ lotto delle fognature
(zona di S. Margherita). Lo Stalo si sobbarcheià, invece, la spesa necessaria pei il quinto e ultimo lotto, comprendente l’installazione dei depuratori.
Altri fondi il Comune li otterrà per le uscite inerenti l’organizzazione della 30’ Mostra di
Arte Contemporanea. La Regione
per questa manifestazione culturale ha infatti già stanziato, in
parte a rimborso delle passate
edizioni, 30 milioni. M. B.
Geografi in Val Pellice
________COLLEGIO DI TORRE PELLICE
150° anno scolastico
« Riuniti a Torino per il convegno annuale avevamo previsto,
durante i lavori dedicati al "caso
Piemonte”, di fare un’escursione
in Val Pellice, ma quello che non
avevamo previsto era un’adesione così massiccia dei congressisti a questa iniziativa ». Da cosa
è dipeso l’interesse? « Evidentemente dalla presenza della comunità valdese che non solo ci ha
aperto le porte ma ci ha fatto
trascorrere una giornata indimenticabile ». Giorgio Vaiassi,
docente di geografia economica
all’Università di Trieste, presidente dell’Associazione Italiana
Geografi (A.LG.) è soddisfatto.
Divisi in due pullman, i cento
insegnanti di geografia provenienti da Licei e Istituti di tutta
Italia, hanno tempestato di domande le loro guide. Hanno fotografato, discusso, preso appunti.
Dopo il cordiale ricevimento in
Municipio a Pinerolo, in cui l’interesse si è incentrato sull’assetto urbanistico della città, la numerosa comitiva ha imboccato la
Val Pellice: Rorà, i problemi della montagna, il Museo storico
valdese di Torre Pellice. Poi la
Val d’Angrogna: un gruppo, incontrandosi con il Presidente della Comunità Montana Franca
Coisson, si è confrontato con un
inquadramento generale su questioni che andavano dalla cooperativizzazione allo spopolamento; un dibattito rapido, vivace.
La passeggiata storica per la Val
d’Angrogna si è, inoltre, rivelata
un prezioso momento d’informazione sulla realtà sociale e teologica del protestantesimo. Nel
tempio di Pradeltorno due ore
di botta e risposta sulle differenze tra cattolici e protestanti, sulle origini del valdismo, sul culto, sull’organizzazione della vita
ecclesiastica... Diverso, ma non
meno vivace l’incontro, nel tardo pomeriggio, introdotto dal
maresciallo Willy Bertin. con il
Soccorso Alpino di Bobbio Pellice: i giovani finanzieri hanno
rnostrato i loro equipaggiamenti e risposto alle numerose domande. Infine, nel cortile della
caserma alpina, con pochi tratti
efficaci il presidente Valussi ha
rievocato la figura e l’opera
scientifica del geografo Giorgio
Roletto, nato a Bobbio Pellice
nel marzo 1885. Per alcuni è stata
una sorpresa. Chi sapeva che uno
dei maggiori geografi italiani non
solo era nativo di Bobbio e vi
ritornava periodicamente ogni
estate ma che non poche, tra le
sue opere più significative, sono
dedicate alle Valli Valdesi? La
giornata si è conclusa con una
cena al Ristorante Seggiovia Vandalino di Torre Pellice. Qui la corale valdese, diretta da Ferruccio
Corsani, ha presentato un apprezzato repertorio: dalle complaintes religiose al canto popolare.
Alla fine scambi d’indirizzi. Alcuni assicurano che torneranno
per il Sinodo. Altri hanno "scoperto” i valdesi. Insomma, per
tutti, l'orizzonte geografico si è
allargato e approfondito. « Era
ora che si arrivasse — commenta
la prof. Quattrini, del classico di
Pinerolo, infaticabile organizzatrice della giornata — ad un confronto diretto con la minoranza
valdese. Peccato che è stato troppo breve! ». G. Platone
Mercoledì 16 settembre alle
ore 15 si è aperto nella Casa Valdese l’anno scolastico del Collegio con una cerimonia sobria ed
efficace presieduta dal past. Marco Ayassot, nuovo membro del
Comitato. Un pubblico molto numeroso (forse più del solito) ed
attento ha seguito i diversi interventi ed ha così manifestato
la propria simpatia e la propria
solidarietà alla vita del nostro
istituto. Era infatti inevitabile
che si respirasse quest’anno una
atrnosfera un pochino diversa del
solito, più partecipe, più impegnata; è noto a tutti che il Sinodo ha infatti lasciato al Comitato la libertà di programmare
il futuro del Collegio anche a costo di ridurne l’attività con la
soppressione delle Medie. Una
autorizzazione che non è un ordine ma che lascia comunque la
eventualità che Tanno prossimo
non vi sia più una prima classe
SAN SECONDO
Trasporto alunni
In qualità di genitori interessati al
trasporto degli alunni della scuola delTobbligo, desideriamo esprimere il nostro stupore per la richiesta avanzata dal Sindaco del Comune di San Secondo di Pinerolo di far contribuire le
famiglie degli alunni con L. 750 giornaliere pari a oltre L. 160.000 annue per
il trasporto a scuola dei propri figli.
Desideriamo far presente alcune considerazioni:
— La quasi totalità dei Comuni viciniori effettua il servizio di trasporto
alunni gratuitamente;
— Rileviamo che il servizio di tra
sporto è stato affidato ad una Ditta
senza richiedere preventivi ad altre
concorrenti:
— Siamo stupiti che il Consiglio Co
munale, chiamato a decidere anche
su contributi ad associazioni varie per
importi di qualche centinaia di migliaia
di lire, non si sia ancora espresso definitivamente ed in modo chiaro su
questo problema che investe una notevole importanza sociale;
— Ci rammarichiamo che, nella riu
nione avuta con il Sindaco, questi abbia chiesto contributi e dettato importi senza comunicare II numero degli alunni usufruenti il servizio e limitandosi a stabilire una distanza minima in linea retta di 800 metri entro la
quale il servizio non sarebbe stato
svolto, dimenticandosi che in una zona collinare come quella di San Secondo le strade hanno un percorso
alquanto tortuoso.
— Dai calcoli effettuati con i dati
forniti dal Sindaco, appare chiaro che
il costo eccedente il contributo regionale dovrà essere totalmente a carico delle famiglie:
— Poiché ci sembra che l'Amministrazione Comunale non abbia alcuna
intenzione di affrontare seriamente il
problema del trasporto allievi in quanto non ha mai preso in considerazione
l'acquisto di Scuolabus in proprio, limitandosi a generiche richieste di
contributi alla regione Piemonte, ricordiamo che nel Consiglio Comunale
del 22.4.'80 si era destinato oltre 14
milioni per l'acquisto di scuolabus.
Chiediamo all'Amministrazione Comunale di volersi interessare fattivamente del problema ricercando seriamente soluzioni che permettano il
pieno rispetto dell’art. 34 della Costituzione ed agli alunni delle scuole dell'obbligo di affrontare serenamente
l'anno scolastico.
(Seguono 120 firme)
Al momento di pubblicare questa
lettera apprendiamo che martedì scorso, in una riunione con il sindaco di
S. Secondo le famiglie interessate
hanno finito con Vaccettare lo « sconto » proposto dal sindaco: da 750 a
500 lire per il trasporto di ogni allievo.
Ma il problema rimane perché il servizio scolastico, nella scuola delVobbligo, dovrebbe essere gratuito. Ci
ritorneremo sopra.
di scuola Media. E proprio nella
stessa aula dove questa decisione era stata presa qualche settimana prima ci si ritrovava per
valutare Tanno scolastico passato e futuro. Il fatto che quest’anno cada il 150° anniversario dell’attività del Collegio stesso (iniziata nel 1831) rendeva ancora
più particolare l’inaugurazione
del nuovo anno scolastico.
Questi problemi sono stati affrontati in modo molto pacato
dal presidente del Comitato Marco Gay; senza usare toni drammatici o allarmistici ha prospettato la situazione lamentando
che le chiese non abbiano dato
nel corso dell’anno una risposta
molto convincente ai problemi
sollevati dal Comitato ed illustrando poi la situazione finanziaria. Espressa in termini molto
sintetici si può dire che ogni studente dell’Istituto implica un costo di un milione all’anno senza
che vi sia naturalmente una corrispondente entrata; potranno le
chiese assumersi questo carico?
Vorranno farlo? Si potranno reperire altrimenti le somme necessarie? Tutti problemi aperti
che dovranno essere risolti nei
mesi che verranno.
Diversa era naturalmente Timpostazione del discorso del past.
Ayassot e dei presidi. Il primo
ha tratto spunto da una parabola moderna (il mercato dell’usato che vende i valori del passato) per invitare tutti a riscoprire i valori dell’esistenza accantonati: correttezza di linguaggio,
rispetto, libertà.
Il preside del Liceo prof. Ermanno Armand Ugon ha fornito
alcuni dati sullo scorso anno scolastico, nel complesso buono con
la prornozione di tutti gli allievi del liceo, ed anche lusinghiere
votazioni. In tema di Liceo la signora Ive Gardiol Thciler, membro del Comitato, ha fornito alcune indicazioni sul progetto allo studio per un ampliamento
dell’attività nella direzione di un
potenziamento dell’insegnamento
linguistico. La professoressa Speranza Tron, preside della Media,
ha presentato anch’essa l’attività della parte dell’Istituto affidato alla sua direzione, i nuovi insegnanti riassumendo il suo dire
con l’immagine di una recente
trasmissione televisiva sulTAntartide dove veniva narrata la vita dei pinguini; nelle terribili bufere di vento che flagellano quella parte del globo ouesti uccelli
si raggruppano insieme a formare un blocco compatto per ripararsi e sostenersi a vicenda: anche le prove più diffìcili possono
essere superate quando esiste solidarietà e comunione di intenti.
G. T.
7
2 ottobre 1981
CRONACA DELLE VALLI
- 7
INCHIESTA SULLO SPORT ALLE VALLI - 2
Il nuoto: uno sport completo
ogili e dananl
Tra le varie attività sportive
promosse negli ultimi anni in
Val Penice, una in particolare ha
interessato, e continua tuttora a
farlo, parecchie centinaia di persone; il nuoto.
Grazie all’apertura della piscina di Luserna San Giovanni è
stato possibile, fin dal 1972, rispondere alle numerose richieste, soprattutto di giovani, per
avere a disposizione un impianto adatto agli sports natatori.
La piscina, di proprietà comunale, è gestita, in base ad una
convenzione quinquennale con il
Comune, da una società affiliata alla Libertas, che a Luserna
già patrocina altre discipline
sportive. La vasca è l’unica rimasta attiva in tutto il comprensorio (140.000 ab.). «Questo perché — ci dice Lucio Malan, suo
direttore — i costi di esercizio
sono sempre alti. Inoltre, per il
buon funzionamento di un simile impianto, occorre disponibilità
di tempo da parte di molta gente ». Così si spiega la chiusura
di altre piscine del Pinerolese:
quelle del Traforo di Bricherasio (una delle prime ad essere
state costruite), del Macumba e,
ultimo e più clamoroso caso,
quella di Frossasco. Ma vediamo le voci principali che entra
Giornata Asilo
di S. Germano
Ricordiamo agli amici
dell’Asilo per Vecchi di
San Germano che domenica 4 ottobre, con inizio
alle ore 15 avrà luogo la
« Giornata dell’Asilo » con
l’esposizione degli oggetti
confezionati dagli Ospiti
della Casa.
Tutti sono cordialmente
invitati.
Hanno collaborato per questo numero: Valdo Benecchi Giovanni Conte - Dino Gardiol - Luigi Marchetti - Italo
Pons - Teofilo Pons - Paolo
Ribet - Aldo Rutigliano Franco Taglierò - Maria Tamietti - Cipriano Tourn Giorgio Tourn.
no nelle spese di gestione. « Nel
nostro specifico — prosegue il
sig. Malan — abbiamo un bilancio annuo che si aggira sui 35 milioni, dei quali ben 26/28 vanno
per le spese di riscaldamento.
Ma il tipo particolare di accordo
che lega la società al Comune
permette di fare fronte a queste
uscite e alle spese di manutenzione straordinaria; a nostro carico rimangono la luce, il telefono, il rimborso spese per i quindici istruttori dei vari corsi di
nuoto, per il custode, la segretaria e i coadiutori (quasi una
decina). Il bilancio, per quanto
di nostra competenza, è sottoposto alla verifica del presidente
provinciale della Libertas. Ed è
la stessa Libertas che salda l’eventuale passivo della società,
che si aggira mediamente sui tre
milioni annui». Ad ammortizzare le uscite contribuiscono le
quote versate dai 1300 iscritti alla scuola di nuoto e il prezzo dei
biglietti di ingresso corrisposto
dai frequentatori abituali e occasionali.
La durata dei corsi prevede un
minimo di sedici lezioni bisettimanali; agevolazioni sono riservate ai gruppi di almeno dieci
persone. Nonostante il lavoro di
insieme sia abbastanza individualizzato, per chi volesse poi una
preparazione personale più accurata è possibile essere seguiti
privatamente da un istruttore.
Ma fino ad ora la suddivisione
degli iscritti in corsi diversi a
seconda dell’età ha soddisfatto
bene le esigenze di ognuno. Anzi,
si registrano sempre maggiori
adesioni da parte dei giovani,
tanto che la piscina è sfruttata
al massimo; frequentatori vengono persino da Paesana, Barge,
Bagnolo, Reietto, Scalenghe, Porosa e cosi via. Un servizio non
indifferente l’impianto offre, tra
l’altro, alle scuole elementari e
medie inferiori, i cui ragazzi, durante il periodo invernale, lo utilizzano con regolarità nelle ore
a loro riservate.
Di recente un fisioterapista ha
pure seguito un corso per giovani handicappati. Si è, insomma, arrivati, pian piano, a cambiare la mentalità della gente
verso il nuoto non marino.
« Agli inizi — riferisce il direttore — abbiamo trovato alcune
resistenze ; molti erano diffidenti
circa la reale utilità dell’eserci
zio natatorio. In seguito l’attività promozionale lanciata dalla
società (lettere di invito a scuole, comuni, consigli di fabbrica,
comunità montane) ha dato i
suoi risultati. Adesso rimangono
certe situazioni di disagio connesse alle condizioni esterne
(spogliatoi, per esempio) dell’impianto, ma in effetti si è riscontrato Un crescente successo ».
Non a caso, parallelamente al
nuoto, per così; dire ricreativo,
anche la squadra agonistica sta
ottenendo risultati soddisfacenti.
Il nuoto veloce che (è fuor di
dubbio), ha una funzione trainante impegna all’incirca 35 ragazzi, mentre una ventina si allenano con la neonata squadra di
pallanuoto che disputa il campionato di serie C promozione.
Solo femminile è, invece, il nuoto sincronizzato, di cui ci sono
già state esibizioni aperte al pubblico.
Marco Bomo
Franco Bellion
La piscina del Comune di Luserna San Giovanni
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono In tipografia entro le ore 9
di ogni lunedi (tei. 0121/91.334).
• RITORNO A SCUOLA
Torre Pellice. Anche quest'anno la
Cooperativa Operaia di Consumo ha
organizzato la festa del « ritorno alla
scuola » che si svolgerà sabato 3 ottobre p.v. alle ore 20.30 presso il salone comunale nelle scuole medie di
Torre Pellice (viale Rimembranza).
Oltre alla consegna di un pacco dono si svolgerà pure uno spettacolo musicale diretto dal Maestro sig. Dosio.
• CORSI Di ATTIVITÀ’ SPORTIVE
Torre Pellice. Il centro sportivo Kyu
Shin Kan comunica che sono iniziati i
corsi Hatha Yoga, Danza Classica,
Ginnastica di Mantenimento, Arti marziali. Per informazioni rivolgersi a Roberto Rivorrà, Centro Sportivo Kyu
Shin Kan, corso Gramsci, Torre Pellice.
• IL PUNTO SULL’ECUMENISMO
Pinerolo. Il dr.Hans Ruedi Weber,
direttore del dipartimento degli studi
biblici del CEC, terrà martedì 13 ottobre
alle ore 21 presso la Sala Valdese
(Via dei Mille 1) una conferenza pubblica sul tema: « L'ecumenismo oggi:
le chiese cristiane preparano l’assemblea ecumenica di Vancouver del 1982».
La conferenza è organizzata dal Cesp
e dalla Chiesa Valdese di Pinerolo.
Doni CIOV
MESE DI MAGGIO
lOV
L. 45.C<D0: Giulio Griglio, San Secondo.
L. 30.000: Bruno Avondetto, Prarostino, in memoria dei suoi cari.
Ospedale di Torre Pellice
L. 10.000: Fornerone Sergio e Mirella in memoria di Virginia Mûris.
Ospedale di Pomaretto
L. 535.000: Dai fratelli e sorelle in
fede della Svizzera.
L. 200.000: Paola Ribet e figli, in
memoria del caro marito e papà Gustavo Ribet.
L. 100.000: Elisa e Jean Zagrebelsky
con Pierpaolo, Vladimiro e Gustavo, ri
LETTERE ALL’ECO DELLE VALLI
SUL COLLEGIO
A proposito di quella che viene definita «una gestione discutibile 1980-81»,
(vedi l’Eco delle Valli in data 11.9.81
p. 7), ritengo doveroso fornire ai lettori alcuni chiarimenti.
Il Collegio, intendendo con questo
termine il Ginnasio-Liceo, la Scuola
Media Valdese di Torre Pellice e la
Scuola Latina di Pomaretto, non ha
mai avuto la vita facile e questa non
è una novità. Mai però si è dovuto registrare un deficit cosi pesante come
l'attuale, che oggi raggiunge i cento
milioni, destinati quasi a raddoppiarsi
nelle previsioni del 1982 e a superare
i duecento milioni nel 1983. È per lo
meno ingenuo, sempre che si sia in
buona fede, minimizzare queste cifre
e farle rientrare nella « solita cronica
mancanza di fondi » come qualcuno ha
osservato dimostrando un ottimismo
del tutto ingiustificato.
Neanche il più sprovveduto dei lettori potrebbe obiettivamente pensare
che, in cosi poco tempo, (undici mesi
di attività), un Comitato sia riuscito ad
accumulare un disavanzo di gestione
così pesante, se non ci fossero state
le premesse.
È certamente comodo, ma non leale,
accollare all'ultimo Comitato situazioni amministrative che risalgono ad anni
addietro e che inevitabilmente sono
affiorate non appena si è cercato di
impostare una amministrazione aggiornata e in linea con le disposizioni
vigenti, (revisione delle posizioni contributive e assistenziali e costituzione di un fondo liquidazioni adeguato,
tanto per citare alcune delle voci che
maggiormente contribuiscono ad aumentare il deficit).
A ciò si aggiunga che, prima o poi,
si renderà necessario un nuovo ritocco delle retribuzioni degli insegnanti
delle Scuole Valdesi che, oggi, sono
ancora assai inferiori ai livelli statali.
Questi dati sono stati portati a conoscenza di tutte le persone interessate al problema, nelle assemblee
pubbliche di Torre Pellice o di Pomaretto, nelle consultazioni delle comunità e, poi, della Tavola, della Commissione d’esame, del Sinodo, degli
Amici del Collegio e, in ogni sede,
sono stati richiesti suggerimenti e pareri. Il Comitato proseguirà nella sua
opera di informazione e, a tal fine, ha
aperto le sue sedute alle rappresentanze degli insegnanti, degli Amici del
Collegio e della Scuola Latina.
Un segnale apprezzabile proviene da
un o.d.g. votato in una recente assemblea deH'Associazione Amici del
Collegio, che tanta « grinta » ha dimostrato nella sua azione critica di questo primo anno di gestione del Comitato. Il suddetto o.d.g. riconosce utile
e urgente sla .« l’azione di ricerca sulla
validità delle scuole » sia la promozione di una « azione conoscitiva del
Collegio nelle Valli e fuori, affinché
ognuno possa rendersi conto dell’entità del bilancio occorrente per il funzionamento delle Scuole ». È proprio
in questa direzione che il Comitato lavora dacché si è costituito.
Per quanto riguarda il reperimento
di fondi è vero che occorre promuovere ogni azione possibile, ma non è
realistico pensare che gli evangelici
tedeschi continueranno a dare per le
nostre scuole con lo stesso flusso
costante e generoso del passato, perché la situazione economica generale
è mutata e, da accorti amministratori
quali sono, stanno già predisponendo
le misure per farvi fronte; di conseguenza hanno fissato il tetto massimo dei loro stanziamenti per le scuole
Valdesi.
In una situazione difficile come quella
sopra esposta, non appare costruttiva
né incoraggiante la scelta di coloro
che alimentano polemiche anziché presentare meditate e concrete proposte
alternative.
Se abbiamo veramente a cuore le
nostre opere e, nel caso specifico, le
nostre scuole, ci resta una sola via
da percorrere, quella della collaborazione.
Ive GardioI Theiler, Pinerolo
IL FRANCESE
ALLE VALLI
Caro Direttore,
certo troverai che sono monotono
con il mio chiodo fisso relativo alla
lingua francese alle Valli e probabilmente sto lottando per una causa persa
0 per lo meno per una causa che sembra non più interessare molti, ma mi
ha fatto una certa impressione, a quella bellissima manifestazione che è stata quest'anno la festa del 15 agosto
in quella splendida conca di Pragiassaut, che gli organizzatori si siano sentiti in dovere di fare la traduzione, frase per frase, di quei pochi brevissimi
discorsi fatti in francese, quando sicuramente almeno il 90% dei presenti
era in grado di capirli (è stato invece
utile la traduzione all’altoparlante della recita, altrimenti pochi avrebbero
potuto udirla). Che poi il francese sia
una lingua « ostica » come è stato
proclamato, mi ha veramente stupito e
sono grato a Giorgio Tourn che, forse
un po' polemicamente, ha introdotto nel
suo discorso, molte frasi in francese,
senza tradurle.
C’è una ragione perché si faccia di
tutto perché il francese sia dimenticato,
proprio in un momento in cui si deplora che il popolo delle nostre Valli stia
perdendo le sue caratteristiche e le sue
tradizioni?
Osvaldo C iTsson, Torre Pellice
cordando Gustavo Ribet; I compagni di
lavoro della figlia Mirella, in mem. di
Adriano Leger; Servia Camusso Comba,
Porosa Argentina.
L. 80.000: In memoria di lima Avondetto Don, i cugini Rostaing Don e
Cardon.
L. 50.000:: Famiglia Avondetto Emilio
e Franco, in memoria di lima Avondetto Don; 1 familiari in memoria di Leger Adriano; Ugo Baldossa, Perosa Argentina.
L. 40.000: Maria Rosa Delfina Charret,
Pragelato.
L. 30.000: Fanny Avondetto, Prarostino; Romildo Martoglio, Dubbione.
L. 25.000: I figli, in memoria di Sappè
Adolfo e Gialero Evelina nel 1° anniversario della scomparsa della mamma; Famiglia Romano Amilcare, in mem. lima
Avondetto Don.
L. 20.000: Luigia Peirolo Rostagno,
Villar Perosa; Celina Marcellin, Pragelato; Renato Martin, Colle del Sestriere;
Enzo Cubattoli, Perosa Argentina; Silvio Long, Viganello (Svizzera); Bartolomeo Ferro, Castel del Bosco.
L. 10.000: M.B.E.F., riconoscenti; Bosio Lina ved. Bounous e Bianca, in memoria del caro marito e padre Bounous
Enrico Teofilo; Eugenio Tron, Perosa Argentina.
MESE DI GIUGNO
Ospedale di Pomaretto
L. 100.000: Alfio Beux, S. Germano
Chisone; Alma Pascal Bert e famiglia, in
memoria del fratello, cognato, zio e
padrino Pascal Giovanni Edmondo.
L. 70.000: Roberto Vicino, S. Secondo di Pinerolo.
L. 60.000: Elsa Bonino, Abbadia Alpina.
L. 50.000: Eli Long, S. Secondo di Pinerolo.
L. 40.000: Caterina Agù, Sestriere.
L. 30.000: Letizia Borlengo, Dubbione Pinasca; Unione femminile di Villar
Perosa, in memoria della cara sorella
Elena Travers.
L. 25.000: Anna Coero Borga Chiaraviglio, Pinerolo; Zita Massello, Villar Porosa.
L. 20.000: Giovanni Morat, Pomaretto;
Marziana Gay, Castel del Bosco; Franco Alasla, Inverso Pinasca; Renato Menusan, Chiotti di Perrero.
L. 15.000: Ribotta Diego, Villar Perosa.
Doni Asilo San Germano
MESE DI MAGGIO
L. 500.000: Unione Femminile Valdese
di S, Germano Chisone;
L. 50.000: Monge Maria Serafino, in
memoria del papà e dei nonni, Torino;
Chiesa Valdese di Bari, in memoria di
Nicola Zanno: Giuliana Cialdi De Filippis, in memoria della mamma, Milano.
L. 30.000: Ada, Silvio e Daniela Barai, in memoria della nostra cara mamma e nonna,
L. 25.000: C. C., S. Germano Chisone;
Silvio Long, Viganello (Svizzera).
L. 20.000: Rivoiro Vittorio e Francesco
in memoria del papà Alberto, Torino:
Maria Bertalot Martinat, in memoria
del marito. Torino; Avondet Irene e
figlie, in memoria di Magna Rachele;
Long Ernestina, ricordando Elena Travers.
L. 15.000: Codino Mirella in Rivoiro,
San Secondo.
L. 10.000: Ines Cazzano Rinaldi, Vado Ligure; Adele Pontet, in memoria
cari amici Cesarina e Alberto Bounous;
Bosio Lina ved. Bounous e Bianca, in
memoria del caro marito e padre Bounous Enrico Teofilo.
L. 5.000: M.B.E.F., riconoscenti.
MESE DI GIUGNO
L. 50.000: Erica ed Ernesto Romano,
in memoria della mamma. San Secondo;
Mathieu Roberto, Torre Pellice.
L. 20.000: Codino Livio, in memoria
della mamma. San Secondo.
L. 15.000: Pons Emilia e Alba, San
Secondo.
Doni per Centrale Termica:
L. 1.000.000: la nipote Codino Alber
tina, in memoria di Wray Ethel ved.
Bounous; la cugina llda Vinçon Biederbost, in memoria dì Wray Ethel.
L, 525.000: Gruppo Svizzeri.
L. 300.000: Unione Femminile Chiesa
evangelica valdese di Berga'mo.
L. 200.000: Le figlie Dina, Delia e Mara Gönnet, in memoria della mamma
Long Albertina; i figli in memoria di
Bonnin Noemi.
L. 160.000: Michellonet Ferdinando,
Villar Perosa.
L. 150.000: la cognata, in memoria di
ReveI Emilio.
L. 100.000: Enzo Coucourde, Inverso
Pinasca: B. D., San Germano: I figli,
in memoria di Jahier Ida ved. Beux.
L. 50.000: Peyronel Eugenia; Unione
Femminile Valdese di Villar Perosa, in
memoria di Travers Elena ved. Roccione
e di Bounous Ferdinando: Irione Paola;
famiglia Rostagno, Torino; Unione Femminile di Angrogna.
L. 29.000: Bergeretti Giuseppe.
L. 20.000: Jouve Alice; N. N.. Perrero;
Gazzoni Giovanni, in memoria di Long
Emilio: i figli di Bassetto Secondo, con
riconoscenza: N. N.; Tron Luigia; Bourlot Ines.
L. 15.000: 1 figli, in memoria di Blanc
Amedeo.
L. 11.000: Gottardo Sergio, Toronto
(Canada): Fregolent Giulia.
L. 10.000: Carlotto, Torino; Giochetto
Rosa: N. N.
L. 5.000: Panerò Caterina ved. Paschetto, in memoria di Alfredo Campra; Rina Paschetto, in memoria del
caro nipote.
8
8
2 ottobre 1981
COMUNITÀ’ DONNE E UOMINI NELLA CHIESA
Le mogli dei pastori
Presentiamo i risultati di una inchiesta condotta dal gruppo di lavoro
delle valli tra le mogli dei pastori e di altri dipendenti della chiesa
«Gruppi di donne accettano le opinioni (di Beauvoir, Beoel...) secondo cui il cristianesimo avrebbe dato un contributo
essenziale all oppressione della donna. L’atteggiamento ansioso e difensivo delle nostre chiese sulla questione femminile
sembra convalidare quel giudizio anziché metterlo in discussione. Diventa quindi più urgente che mai cercare le radici
della nostra libertà cristianar, (Elisabeth Moltmann Wendel).
Perché un’inchiesta
In collegamento con la riflessione di quest’anno sul « ruolo
diaconale », per lo studio sulla
« comunità donne e uomini nella
chiesa», si è pensato di intervistare mogli di pastori e di altri
"iscritti al ruolo” di alcune opere (es. Vallecrosia) che non hanno un lavoro personale fuori.
Non si vorrebbe correre il rischio di passare accanto a quei
"ruoli” che esistono, anche se si
presentano umili e non appariscenti, proprio nel momento in
cui è in atto la riflessione. Alcune mogli di pastori o dipendenti
svolgono in realtà, a livello volontario, e con spirito vocazionale, le mansioni che erano quelle delle assistenti di chiesa « collaborazione pastorale con particolare riguardo alle visite, alla
istruzione religiosa e alle opere
sociali o assistenziali» (art. 153
R.O.) anche con una presenza in
vari impegni di testimonianza
fuori chiesa. Quest’inchiesta era
l’occasione per poter esprimere
e mettere in evidenza disagi e
speranze.
Il questionario è stato fatto
in base a 3 criteri:
1 - Testimonianza: è il 1°, quello basilare sul quale si fondano
gli altri, in particolare nel mondo femminile (la metà di quelli
che ci circondano) con il quale
solidarizziamo e al quale dobbiamo una testimonianza; alcune lo
sentono in modo prioritario, perché tocca a noi condividere i
problemi e portarci la luce dell’e vangelo.
In quanto « casalinga » e « moglie di » ci si sente dire: « parli di
liberazione, e non sei libera, ma
dipendente, la tua vita nega le
tue parole su Cristo». Perciò se
bastassero alcune modifiche nelle strutture organizzative della
chiesa, ci sembra urgente proporle e metterle in atto. Oggi
possiamo comunicare l’evangelo
ai nostri contemporanei soltanto in base ai nostri atteggiamenti
personali e comunitari.
2 - Autonomia; è indipendenza
come segno di liberazione, e dignità umana.
3 - Vita comunitaria: è l’alternativa evangelica all’autonomia;
in quanto credenti è necessario
andare al di là di quest’autonomia, ricercando forme di vita comune. Sappiamo che la liberazione totale è solo in Cristo
(quelle umane sono solo parziali), per cui uno stile di vita comunitaria dovrebbe rispecchiare
un messaggio di una più grande
liberazione.
Come è stata recepita
Su quaranta persone a cui l’inchiesta è stata mandata, sono pervenute 14 risposte scritte. Alcune hanno fatto considerazioni a
voce. Fra quelle che non hanno
risposto, una o due hanno detto
che il questionario non le riguardava perché non sentono nessuna vocazione speciale, e alcune
hanno contestato il questionario.
B. C. L. E.
di Bera Luciano
Impianti elettrici,
civili e industriali,
manutenzioni
varie
Luserna San Giovanni
Via Borgo Antico, 4
tei. (0121) 909728/90793
I risultati provengono dalle risposte scritte.
Dando un’occhiata alla storia
dietro di noi, si vedono le difficoltà in cui si sono dibattuti
quelli che lavoravano alla liberazione data da Cristo, ma quando
si affronta un problema concreto, le difficoltà appaiono. Cosi
leggiamo nel verbale dell’assemblea di chiesa di Angrogna (aprile 1904): «...Bisogna accordare
alle nostre sorelle membri di
questa chiesa di Angrogna il diritto al voto esattamente come
agli uomini, o continuare come
si è praticato fino adesso? Alcuni dei presenti sarebbero disposti a introdurre questa novità e
a dare alle donne questo diritto.
Altri sarebbero dello stesso avviso se le nostre sorelle ne avessero manifestato il desiderio. Ma:
visto che una sola è presente,
che nessun desiderio a questo riguardo è stato manifestato, che,
al contrario delle voci ufficiose
dichiarano avere sentite alcune
che trovano questa innovazione
fuori posto, si propone che per
il momento il diritto di voto sia
accordato soltanto agli uomini.
Si passa alla votazione. E su 23
votanti, 4 sono favorevoli a quest’innovazione e 19 sono contrari. Dunque per il momento il diritto di voto rimane agli uomini
soltanto ». Ma 6 anni dopo troviamo 8 donne membri elettori
(cioè 40 anni prima che nella vita civile). E oggi quello che abbiamo davanti a noi è espresso
in alcune « tesi sull’emancipazione della donna nella chiesa e nella società » (E. Moltmann Wendel):
1 - « La chiesa ha predicato alle donne più Kant che Cristo (...)
5 - La donna non è soltanto il
complemento dell’uomo, ma una
personalità pienamente autonoma, che non è né subordinata all’uomo, come si è detto da Lutero a Bonhoeffer, né coordinata
con lui (come dice Karl Barth)
(...).
7 - (...) La chiesa dovrebbe es
sere pioniera di una nuova posizione sociale della donna.
8 - (...) Oggi si vede la necessità che accanto alla tradizionale
« diaconia all’interno delle strutture » vi sia una « diaconia di
trasformazione delle strutture »
(...).
10 - (...) La sua propria libertà
diventerà un impegno permanente per la libertà degli altri ».
Alcune risposte
al questionario
1. LAVORO
1) Una volta si aspettava dalla moglie del pastore che non avesse un lavoro, ora è stata una
decisione vostra? Perché? Per
occuparvi megUo di casa e famiglia? oppure della comunità o di
altri impegni della chiesa? Per
essere disponibile per gli altri,
dentro o fuori della comunità?
come testimonianza di vocazione
al servizio gratuito, o per altri
motivi?
Per la maggioranza è stata una
scelta vocazionale. Per altre un
obbligo, per es. la mancanza di
lavoro nel posto dove lavorava
il marito.
Ad es. dicono: « Sì, l’ho sentito come una missione, ora però
mi sento talvolta ’prigioniera’ di
un’istituzione precisa ».
Un’altra : « Per fare cose che
hanno un senso che va al di là
del semplice guadagnarsi lo stipendio ».
2) Avete abbandonato il vostro lavoro, quale?
2: insegnanti di scuola secondaria ; 2 : assistenti sociali ; una
operaia; un’infermiera (insegnante); una segretaria di direzione (ambasciata).
— Avevate più possibiUtà di
testimoniare all’esterno con il lavoro (solidarietà con i compagni di lavoro, ecc.)?
La maggioranza dice di sì,.
Una: no. Un’altra: «Avevo possibilità di testimoniare, ma meno tempo che ora per farlo ».
— Oggi pensate che questa
scelta venga considerata dagli al
tri come un fatto positivo, o negativo? Perché?
Una parte risponde: negativo
(soprattutto fuori dalla chiesa).
Una parte risponde: positivo (soprattutto dentro alla chiesa).
3) Quali sono le vostre responsabilità nella comunità?
Tutte sono impegnate in varie
attività, le più importanti sono:
l’insegnamento (scuola domenicale, catechismo, musica), e la
responsabilità in vari gruppi
(femminili o giovanili; le visite
(anziani, ammalati...); e la ospitalità in casa, gli studi o commissioni; la corale, l’organo, e
vari lavori di segreteria.
— Avete l’impressione di essere tappabuchi, disponibili secondo le necessità delle varie comunità nelle quali siete state?
La metà dice di no. L’altra metà: talvolta o sì.
— O utilizzate secondo i vostri
doni e la vostra vocazione?
La maggioranza risponde di sii.
Qualcuna: no. «In generale viene richiesto di esser più Marta
che Maria. Volente o nolente si
viene ricacciata nelle faccende
materiali ».
— Siete soddisfatte della vostra situazione di « casaUnga »,
con molti altri impegni volontari dentro o fuori della comunità?
Una parte dice : « abbastanza,
anche se costa un certo numero
di sacrifici ».
Una parte dice : « fino ad un
certo punto ».
Qualcuno ha una risposta ambivalente : « si, per la libertà. No,
per la situazione ambigua nella
quale ci si trova al giorno d’oggi » (tacciata di dipendente, non
liberata, dilettante).
Altra risposta : « Aspettando
Un figlio, ho scelto di essere ’madre’; è diverso che diventare casalinga che è una costrizione ».
— Pensate che sia: una situazione normale, un privilegio, una
rinuncia con varie privazioni?
Perché?
4 dicono che è normale, le altre no. Per alcune è a volte un
privilegio (ad es. l’affetto dei
membri di chiesa, la collaborazione con il marito, servire). Per
altre : no. E’ una rinuncia « perché si compie un servizio. La rinunzia fa parte naturale del servizio ». Per una la rinuncia è unicamente aver abbandonato il
proprio lavoro. Per un’altra; ragioni economiche. Per un’altra
« non sono utilizzata secondo i
miei doni ».
Si legge ancora: «Non sono
chiare per gli altri, riguardo
alla nostra testimonianza nella
società, le ragioni elencate sopra:
essere disponibili per gli altri,
dentro o fuori della comunità, e
testimonianza di vocazione cristiana al servizio gratuito. Però
si condivide la situazione delle
casalinghe perciò può essere positivo solo per lottare assieme.
4) Che cosa pensate di questa
affermazione di giovani credenti :
« Oggi i dilettanti a tempo pieno
non interessano »?
Le risposte sono illustrate in
questi pensieri; «E’ un’affermazione molto azzardata, a doppio
taglio. Ci sono casi e casi. Va discusso a lungo ». - « Condivido
appieno e penso che bisognerebbe incoraggiare e sostenere corsi di aggiornamento, seminari,
stages per specializzare il più
possibile le forze lavoratrici che
operano nelle varie attività della chiesa ». - « Lo vedono negativo, perciò bisognerebbe semplicemente avere una qualifica definita perché non sìa più considerato dilettantismo, ma un ’servizio’ preciso ».
5) Se preferite essere a tempo
pieno per la chiesa, pensate che
la chiesa potrebbe darvi un riconoscimento?
3 dicono; «animatrice» (animatore) ; 1 ; « volontaria, ma non
mi condiziona ».
Una dice ; « Penso sia utile che
la Chiesa mi aiuti a prepararmi,
ma non per un riconoscimento ».
Un’altra : « Se c’è una qualifica,
la chiesa ha riconosciuto e può
riconoscere anche i nuovi ministeri ». Un’altra ; « O ’operatore
diaconale’ o ’animatore’, od xm
altro termine cioè un ministerio
laico, senza consacrazione speciale, come quelli sui quali si riflette quest’anno ». E un’altra ;
« Se, a tempo pieno, si nel ’ruolo diaconale’ ».
— Ve la sentireste d’intraprendere degli studi di teologia (ad
es. il diploma di cultura teologica in 3 anni da esterna) se portasse a un riconoscimento (per
l’animazione di diversi gruppi
neila comunità, o per altre specializzazioni nella vita deila chiesa in generale)?
3 dicono: no, o non più. Una:
« Lo sto già facendo perché mi
interessa a prescindere da riconoscimento, per ora ». Un’altra :
« Sto facendo questi studi perché
ne sentivo la necessità per il catechismo, e gli studi biblici in
ambiente femminile soprattutto ». Un’altra : « Lo riterrei opportuno, anzi necessario per una
donna (non necessariamente moglie di pastore) o chi volesse
mettersi al servizio della chiesa;
sarebbe cioè un ministerio riconosciuto da tutta la chiesa come
è attualmente quello pastorale ».
a cura di
Marie-France Coisson
1 - continua
« L’Eterno disse a Giosuè: Io
ti do nelle mani Gerico... il popolo darà in un gran grido, e le
mura della città crolleranno... ».
Così ci viene tramandata la presa di Gerico, proverbiale perfino
nella sapienza popolare. Su questo notissimo episodio della Bibbia (Giosuè cap. 6) c’è anche un
originale racconto di fantascienza (Nathalie Henneberg, « E le
mura crollarono »). Il film è una
insolita vicenda di sport che si
svolge in un carcere. Premetto
che di sport non m'intendo affatto. Quando posso guardo il
calcio in televisione e al lunedì
do una passata al notiziario
sportivo dimenticando subito
tutto. Se in tre mesi ho visto due
film, entrambi di contenuto sportivo, è dovuto all’accostamento
Bibbia-sport che ha sollecitato la
mia curiosità critica.
Ray Murphy sconta l’ergastolo
in un carcere della California, ha
ucciso il padre alcoolizzato che
picchiava la sorellastra di 14 anni (quindi già un ambiente familiare difficile). Ray è scontroso e
orgoglioso, non fa combutta con
nessuna delle due bande (i Porci
Bianchi e i Fratelli Neri) che in
prigione dettano legge però
odiandosi tra loro. Il terzo gruppo, i Chícanos Selvaggi, messicani e portoricani, fluttua tra i
due. Il solo interesse di Ray è allenarsi sulla distanza del miglio
nelle ore d’aria. Non fa altro, non
concepisce altro. La sua monomania continua nell’esigua cella
di 2 metri per 3: poggia i piedi
contro il muro, piazza tubi dell’acqua alle pareti a mo’ di attrezzi ginnici. Non ha amici, non
li vuole, non li cerca. L’unico
UN FILM IN PROIEZIONE NEL PINEROLESE
CC
Jerico Mile”
rapporto umano è con Stiles, il
nero della cella accanto. Ma non
è una vera amicizia, è un sodalizio.
Nella corsa Ray è dotato e, tenace e cocciuto com’è, ottiene
via via risultati incredibili.
Nella prigione si praticano diversi sport e un giornalista fa la
cronaca delle gare sul bollettino
interno. Ray è conosciuto come
Lepre Bianca. Il direttore e lo
psicanalista del carcere giudicano rieducative quelle prove e
pensano di preparare Lepre Bianca per farlo correre nelle preselezioni olimpiche di Los Angeles. La commissione sportiva della California boccia la richiesta
(non è decoroso ammettere un
omicida a una gara pubblica) ma
il direttore non demorde e ingaggia l’allenatore della vicina
università di Sacramento. Costui
arriva con tre atleti per saggiare
le qualità di Ray, che li strabatte. L’allenatore trasecola e perfeziona di giorno in giorno le capacità di Lepre Bianca, vedendo
in lui il campione che egli non è
mai stato: aveva tecnica ma non
forza, mentre Ray è nato per la
corsa e in più ha una formidabile resistenza generale. Ma Lepre
Bianca non vuole assolutamente
saperne di gareggiare. Lo psicanalista non riesce a scandagliare
il perché, fin quando non viene
fuori la molla, non dell’inconscio
ma della ferrea volontà di Ray:
egli sa di dover passare l’intera
vita in carcere, perciò il carcere
deve diventare tutto il suo mondo annullando quello esterno che
forse non vedrà mai più.
Alla fine Lepre Bianca recede
dal suo proposito, non per compiacere la direzione ma per una
sorta di vendetta per la morte
di un amico assassinato in carcere.
Ci sono altri risvolti che sarebbe più lungo raccontare, ma
non si può trascurare il « colpo
d’ala » della pellicola. La direzione chiede ai reclusi stessi di
costruire per Lepre Bianca una
pista regolamentare nel cxxrtile
del carcere. Su di essa, cronometro alla mano, Ray Murphy batterà addirittura un record olimpico che non verrà mai omologato. Prima della corsa gli era
arrivato un messaggio: « Che Gerico si ripeta! »: crolli il miglio
come crollarono le mura di Gerico!
Gara e film si concludono col
cronometro che Lepre Bianca
scaglia contro il muro del penitenziario, simbolo del biblico
muro di Gerico e barriera estrema non solo del primato di Ray,
ma di tutta la sua esistenza.
Un film asciutto, non un melodramma. La locandina dice che
è diretto da Michael Mann e tratto da un soggetto di Patrick Nolan. nomi che ignoro. Il protagonista è Peter Strauss baffuto
e capelluto, arcigno e scontroso,
il contrario del bell’eroe-divo. Alla musica hanno messo mano anche i Rolling Stones. Il titolo originale è mantenuto nella versione italiana, e una volta tanto rende giustizia agli autori. In più
conferma — se ce ne fosse ancora bisogno — che la Bibbia non
è più granché professata nei Paesi di matrice protestante, però
continua ad essere confessata nel
tessuto sociale; per un film del
genere noi non avremmo scomodato Gerico e le mura, Giosuè e
le Scritture.
(Oggi il record mondiale del
miglio sembra appannaggio dei
due inglesi Steve Ovett e Sebastian Coe, in una altalena appa.ssionante fatta di proterva rivalità).
Renzo Turinetto
a Telepinerolo
ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L'EVANCELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
9
2 ottobre 1981
CRONACA DELLE VALLI
;
“Per i quattro gatti di Rorà
non serve il pastore"
ROBA’
TORRE RELUCE PERRERO-MANIGLIA
Con questa battuta, udita nella valle, l’anziano Aldo Tourn in
occasione del culto di insediamento di Sergio Ribet ricordava
alla comunità la verità dell’affermazione, se era intesa come
frequenza ai culti; in questo caso, mi permetto di aggiungere,
Rorà non sarebbe la sola nel
mesto elenco dei « quattro gatti ». In realtà la comunità ha ancora una certa consistenza numerica ed un buon gruppo di impegnati ; è importante quindi,
precisava l’anziano, rivolgendosi
al neo-insediato, visitare la grossa frangia degli indifferenti per
sensibilizzarli per un maggiore
interesse per la chiesa. Inoltre
Aldo Tourn ha ricordato che il
Pastore è a metà tempo per Rorà e l’altra metà per la vicina
comunità di San Giovanni.
Nella predica di insediamento
G. Platone, ispirandosi all’episodio di Nicodemo, ha sottolineato l’urgenza d’una testimonianza
esplicita, aperta nella linea dei
Valdesi del tempo della Riforma.
Al culto di presentazione del
Pastore era presente la domenica 20 settembre un gruppo di locali, di amici torinesi ed alcune
famiglie della villeggiatura evangelica rorenga. Purtroppo questa
presenza della diaspora evangelica si è andata assottigliando col
tempo mentre nel clima del dopoguerra per impulso del pastore Enrico Geynaet le case erano
popolate di evangelici di varie
denominazioni sia quale aiuto
economico quando la miseria era
autentica sia quale reciproco
scambio di esperienze spirituali.
Infatti il clima di testimonianza
da parte dei credenti locali e della diaspora è stato prezioso per
ridare speranza ad un paese depresso ed un esempio ai fratelli
cattolici. Purtroppo col tempo
questa attività è stata ritenuta
poco importante e nel nome dell’interesse più che della fede si
è preferito vendere o affittare a
chicchessia e spesso a persone
che non erano sensibili ai problemi della gente o indifferenti
sul piano culturale e spirituale.
L’affetto che nutro per i miei
antichi parrocchiani mi ha stimolato a far loro un richiamo ed
anche un augurio perché Sergio
Ribet sia incoraggiato nella preghiera, nel far crescere di numero i « quattro gatti » domenicali e soprattutto nell’essere disponibili tutti per un qualunque
servizio e nel dare quotidiana
testimonianza morale e spirituale a gloria d’un Signore che ha
dato per noi la vita di Suo Figlio.
Gustavo Bouchard
PRIMO DISTRETTO
Convegni monitori
I Circuito
Si è svolto sabato 26 settembre,
nei locali della sala unionista di
Torre Pellice il primo convegno
dei monitori previsto nell’anno
1981-82 per le scuole domenicali
del Circuito.
Esso si è articolato nel pomeriggio, dapprima con la presentazione della sequenza biblica
(Marco 9: 12) a cura di Sergio
Ribet, con inerente discussione,
ed in seguito, dopo un breve intervallo, si è passati ad esaminare alcuni aspetti didattici emersi dal resoconto del campo monitori svoltosi quest’estate ad Agape. È stato quindi presentato un
questionario per i monitori sul
tema della scuola domenicale e
dei suoi problemi, i cui dati serviranno in seguito come base per
un dibattito in sede del prossimo
convegno monitori, fissato fin da
ora per domenica 17 gennaio ’82.
A concludere rincontro si è svolta la scelta di alcuni canti comuni per le scuole domenicali del
Circuito, ed infine, con il numero dei partecipanti ormai dimezzato, è stata provata un’esperienza di « fotolinguaggio ».
Nota d’obbligo per la manifestazione è stata la scarsa partecipazione numerica di monitori
(solo 25) ai quali fin d’ora è rivolto l’invito a rendere, con la loro presenza e le loro proposte,
più utile e coinvolgente questo
tipo d’incontro, per il resto pienamente riuscito.
li e III Circuito
E’ ormai consuetudine che, prima dell’inizio delle attività, i
responsabili delle Scuole domenicali si ritrovino insieme per
studiare il programma ed esaminare il materiale.
Per il secondo e terzo circuito,
l’incontro ha avuto luogo a San
Germano il 20 settembre. Al mattino, i partecipanti, una trentina,
hanno sfogliato i quaderni di lavoro, ascoltando le spiegazioni di
Franco Calvctti, collaboratore
per la parte didattica delle pagine gialle della rivista « La Scuola Domenicale ».
Il pomeriggio, invece è stato
dedicato ad un rapido esame
della prima sequenza di quest’anno: « Verso Gerusalemme » e
allo studio in gruppi di tre lezioni « difficili ». L’ultima parte della giornata è stata dedicata alla
scelta dei canti da studiare nel
corso dell’anno e alla programmazione dei futuri incontri.
A parte la necessità di una
preparazione, anche se necessariamente un po’ rapida, che spinge i monitori a ritrovarsi insie
me due volte l’anno, è sempre
piacevole trascorrere una giornata tra amici e non rimane che
augurarsi che nel futuro la partecipazione aumenti ancora.
Attività femminili
Nell’incontro di Villar Porosa
le Responsabili delle attività femminili hanno definito il programma per il prossimo seminario
per animatrici di Unioni femminili. Esso avrà per tema « Il concetto di peccato nell’Antico e nel
Nuovo Testamento » e sarà guidato da un gruppo di conduttrici che avranno degli incontri preliminari con il pastore Bruno
Rostagno.
Il seminario che doveva avere
luogo nel mese di ottobre è stato
spostato nel mese di novembre
perché si è ritenuto opportuno
posticiparlo al corso sui « Nuovi
metodi di studio biblico » tenuto
dal pastore Hans-Ruedi Weber a
Torre Pellice dal 9 all’ll ottobre.
La Federazione femminile
evangelica valdese metodista prega pertanto tutti i gruppi di attività femminile alle Valli di aggiornare le date di questo appuntamento annuale secondo il seguente calendario:
— giovedì 22 ottobre, ore 14,30-17
riunione delle sole conduttrici presso il Convitto della
chiesa valdese di Villar Porosa ;
— giovedì 5 novembre e i seguenti 12, 19 e 26 dalle ore
14,30 alle 17 Seminario — libero a tutti quelli che vorranno prendervi parte — sempre a Villar Porosa.
Nei mesi di luglio e agosto si
sono tenuti, come nel recente
passato, culti all’aperto presieduti da G. Gonr^et e G. Bouchard al parco montano del Bric
con una rilevante presenza di
persone non evangeliche, con
l’ausilio dell’altoparlante gentilmente fornito dalla dinamica
« pro loco » rorenga.
Questo tipo di evangelizzazione è stato apprezzato grazie anche alla presenza della « Claudiana » affidata alle cure di L. Tomassone e specialmente quando
non coesistono altre attività ricreative locali.
Si sono inoltre avute alcune
serate molto ben frequentate
presentate da G. Gönnet sui
templi valdesi, da Giorgio Tourn
sui « Banditi », filmati sulle cave
e la geografia rorenga, le valli
del cuneese presentate dal signor
Cassanello, Jean Pecoraro e Robert Morel. Molto interessante la
gita ai « Bandit » guidata da Kitty e Robert. Non diinentichiamo
la riunione della società di studi
rorenghi con particolare riferimento al museo.
Ci auguriamo che gli incontri
settimanali di ricerca biblica e di
incontro fraterno possano ricrea’•si quale strumento di testimonianza.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Questo mese segna un’altra
tappa nella storia del nostro tempio dei Bellonatti: il restauro
completo della parte esterna con
particolare attenzione alle torri
campanarie 1 cui mattoni, deperiti dagli agenti atmosferici, dalle numerose infiltrazioni di acqua
e dalle nidificazioni degli uccelli,
minacciano di sgretolarsi portando la struttura ad una condizione di degrado pericoloso con
chiari segni di cedimento.
Un lavoro necessario ed atteso
da tempo.
Un’impalcatura in ferro, alta
■ma trentina di metri e costata
due settimane di lavoro, ha permesso di constatare da vicino lo
stato preoccupante delle crepe
che compromettono la stabilità
dei muri perimetrali per cui le
previsioni delle spese non possono più fare testo. Infatti varie
incognite si presentano di mano
in mano che si procede nei rilievi e nei lavori.
La Comiiiissione Stabili che,
con un impegno veramente encomiabile segue i lavori senza risparmio di tempo e di energie, ha
espresso al Concistoro le sue preoccupazioni per il reperimento
dei fondi necessari che vanno oltre il previsto ed ha chiesto la
generosa collaborazione di quanti hanno a cuore la sopravvivenza di questo antico tempio che
ha ormai quasi due secoli di vita.
• È stata battezzata Stefania
Albarea di Aldo e Lucia Bracco.
Alla bimba e ai suoi genitori la
comunità esprime l’augurio di
una vita benedetta dal Signore.
• Sabato 3 ottobre tutti i catecumeni sono convocati alla Casa Unionista per concordare con
i catechisti gli orari dei corsi.
Alle ore 14.30 si ritroveranno i
ragazzi del primo anno, alle 15
quelli del secondo e alle 15.30
quelli del terzo.
Alle ore 16 avrà luogo la riunione dei monitori, mentre le tre
scuole domenicali inizieranno la
loro attività sabato 10 alle ore
14.30. Chi è interessato ad intraprendere l’attività di monitore è
naturalmente il benvenuto; quest’anno alcuni monitori interrompono la loro attività ed è necessario reperire dei sostituti.
• L’Unione Femminile ha la
sua prima riunione domenica 4
ottobre alle ore 15 alla casa unionista. Tutte le sorelle della comunità sono calorosamente invitate ad intervenire.
PRAROSTINO
Sabato 5 settembre si sono
uniti in matrimonio nel Tempio
di San Bartolomeo Edmondo
Bouchard di S. Germano e Albertina Bertalot di Prarostino, per
lunghi anni apprezzata monitrice.
In assenza del pastore il matrimonio è stato celebrato dal past.
Arnaldo Genre di San Secondo
che ringraziamo di cuore; nello
stesso giorno, nel tempio di Villar Perosa, si sono uniti in matrimonio Enzo Paget di Prarostino
e Vera Bounoiis di Villar Perosa. Alle due coppie di sposi auguriamo ogni benedizione dal
Signore.
Domenica 4 ottobre si avrà,
sia a Maniglia che a Perrero, il
culto di S. Cena di inizio delle
attività invernali. Un particolare
invito è rivolto ai bambini della
Scuola Domenicale ed ai catecumeni.
• Domenica 18 ottobre, a Perrero, con inizio alle ore 10 si
avrà l’Assemblea di Chiesa Due
sono gli argomenti all’ordine del
giorno; 1) la relazione dei delegati al Sinodo ed alla Conferenza
Distrettuale e 2) un dibattito sul
nostro essere comunità.
• Vogliamo qui ringraziare 1
pastori e i predicatori laici che
hanno tenuto i culti fra noi durante l’estate, in particolare il
past. Luciano Deodato. Cogliarno
intanto l’occasiu.ie per annunciare che nella nostra comunità è
« nato » un -nuovo predicatore laico e che proprio quest’estate ha
tenuto il suo primo culto. Lo ringraziamo e lo esortiamo a continuare.
RINGRAZIAMENTO
(c Anima mia acquetati in Dio
solo perchè da lui viene la mia
speranza ». (Salmo 62 : 5)
La moglie ed i familiari tutti del
compianto
Giovanni Coìsson
di anni 76
profondamente commossi per la dimostrazione di stima e di affetto, non potendo farlo singolarmente ringraziano
tutti coloro che con la presenza e
scritti hanno preso parte al loro dolore. In modo particolare ringraziano
il pastore sig. Platone, la famiglia De
Bettini e i vicini di casa.
Angrogna, 28 settembre 1981
SAN GERMANO ^^^ISI ECONOMICI
• Sabato 3 ottobre, ore 14.30,
nella saletta, incontro coi catecumeni dei quattro anni. Chiediamo a tutti di essere presenti. Per
quel che concerne i ragazzi, il
primo anno di catechismo interessa i nati nel ’68 e frequentanti la terza media.
• Domenica 4 ottobre, ore 10,
culto di ripresa delle attività,
con la partecipazione della scuola domenicale, dei catecumeni,
dei responsabili delle varie attività.
• La corale riprende il lavoro
lunedi 5 ottobre, ore 20.30, nel
tempio.
giovane evangelica diciottenne cerca con urgenza lavoro : commessa,
babysitter, ecc. Telefonare; Corvi
011/7801981 - Torino.
ANGROGNA
VILLASECCA
Tutte le attività avranno inizio
domenica 4 ottobre con il culto
e la Cena del Signore. La liturgia
e l’accompagnamento musicale
dell’organo saranno condotti da
un gruppo di ragazzi e ragazze
della scuola domenicale e del catechismo.
Ai catecumeni del 1" anno verrà consegnata una Bibbia.
Rivolgiamo un fraterno invito
in modo paiticolare ai genitori
dei bambini della scuola domenicale e dei catecumeni ad essere
presenti a questo incontro.
® Domenica 18 ottobre, ore 10,
vi sarà l’Assetnblca di Chiesa col
seguente ordine del giorno; a)
relazione sulla Conferenza Distrettuale e sul Sinodo a cura
delle rispettive deputate, b) presentazione del programma delle
attività 81/82, c) varie.
VILLAR PEROSA
Anche quest’anno durante i
mesi estivi le nostre due case
hanno accolto ed ospitato diversi gruppi di giovani e di famiglie provenienti dalla Germania,
dalla Francia, dalla Svizzera e
dall’Italia. Favoriti dal bel tempo hanno potuto compiere escursioni sulle nostre montagne e
visitare i luoghi storici delle
Valli, prendendo contatto con
la storia passata e recente della Chiesa Valdese. Alcuni venivano per la prima volta; altri
sono ritornati per rinsaldare i
legami fraterni stretti in passato.
Tutti i gruppi hanno partecipato al culto domenicale, nel
corso del quale ci hanno rivolto
apprezzati messaggi e ci hanno
portato il loro contributo musicale e di canto.
Siamo grati in particolare ai
giovani del gruppo organizzato
dalla Zentrale für Evangelische
Jugendarbeit di Oldenburg per il
lavoro di contenimento del terreno a monte dell’edificio del
Convitto, compiuto in collaborazione con alcuni membri del
Concistoro e con i sigg. Gino
Castagno e Long Alberto, che
ringraziamo per la loro disponibilità.
Un grazie anche ai giovani
svizzeri e sangermanesi del Camp
Mission Biblique che, durante
i loro impegni di riflessione biblica e di incontri a San Germano, ci hanno presentato nella sala delle attività una apprezzata serata con canti e testimonianze ed hanno preso parte attiva ad un nostro culto.
« Sabato 3 ottobre agape delle monitrici al Presbiterio per la
programmazione delle lezioni e
degli orari; inizio ore 19.
• Ci siamo raccolti, nella settimana trascorsa, due volte intorno al messaggio della risurrezione per l’ultimo saluto a Giovanni Coìsson (Bruere), deceduto all’età di 76 anni, e a Nello
Miegge (Pralafera), mancato,
conseguentemente ad un incidente stradale a Torino, all’età di
46 anni; Miegge lascia dietro sé
una famiglia di dieci figli di cui
alcuni ancora piccoli.
Ad entrambe le famiglie rivolgiamo il senso della nostra solidarietà in Cristo.
SAN SECONDO
• E’ nato Fabio Poet di Corrado e di Manuela Griglio (Cavoretto). Sono stati battezzati
Simone Gbigo di Flavio e di
Bruna Salvai, Omar Ferrerò di
Franco e di Marina Salvai, Federico Pasebetto di Ferruccio e
Anna Costantino (tutti di Miradolo). A questi bimbi l’augurio
che essi non continuino solo la
vita della comunità ma anche la
testimonianza dell’Elvangelo.
• E’ sempre aperta la sottoscrizione per Mauro Cogn» che
è stato operato con successo lunedì. 21. Le somme possono essere versate agli anziani e al pastore.
POMARETTO
La comunità tutta si rallegra
con Corrado Poèt e Emanuela
Griglio per la nascita di Fabio.
Che lo Spirito del Signore sia
la sua protezione e la sua guida.
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva • festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo preeso
rOSPEDALE MAURIZI ANO ■ L»
serna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l’OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 4 OTTOBRE
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Tel.
909031.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
SERVIZI FERIALI E FESTIVI
Croce Rossa - Torre Pellice
Telef. 91.288.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8,
dalle ore 14 della vigilia del
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 4 OTTOBRE
Rinasca
FARMACIA BERTORELLO - Via
Nazionale. 22 - Tei. 840707.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Plnerolo - Tel. 22664
Ccoce Verde Porte - Tel. 201454
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
2 ottobre 1981
ADELFIA
COSTRUIRE LA PACE
L’ingranaggio Europa
La Conferenza regionale dei paesi latini del Consiglio ecumenico giovanile in Europa affronta il tema impegnativo dei rapporti nord-sud
Sì o no al disarmo
Dal 2 al 12 settembre si è tenuto nel centro
giovanile evangelico di Adelfìa (RG), un incontro internazionale che ha riunito giovani provenienti da diversi paesi dell’Europa del Sud appartenenti al CEGE (Consiglio Ecumenico Giovanile
in Europa).
In questi ultimi anni nel CEGE è iniziato un
confronto generale sul tema «Fede e Giustizia».
Su questo tema si sono organizzati degli incontri
regionali per valorizzare il contributo dei vari
paesi a questo dibattito. E’ in questo senso che
i paesi dell’Europa del Sud (Francia, Italia, Portogallo) che hanno alle spalle una situazione economico-sociale simile per certi aspetti e una realtà di protestantesimo fortemente minoritario,
hanno deciso di ritrovarsi insieme ad Adelfia per
definire il contributo che possono dare a questo
dibattito. I risultati di questo incontro verranno
riportati in una conferenza pan-europea che si
terrà a Pasqua del 1982 in Germania Orientale.
Tema particolare di questo incontro è stato;
« L’ingranaggio Europa : una questione posta alla
fede e alla giustizia », nel senso che si è cercato
di capire quali siano i meccanismi politici, economici e sociali dell’Europa, quale ruolo vi giochino agricoltura e industria, quale rapporto vi sia
tra Nord e Sud e quindi l’emigrazione e i problemi di competizione tra paesi forti e deboli. In
questo contesto sono state molto utili e interessanti le visite che abbiamo fatto in diverse realtà
particolarmente significative dal punto di vista
politico, economico, culturale e di presenza evangelica (dal complesso petrolchimico ANIC di
Gela al Servizio Cristiano di Riesi, alla Cooperativa agricola « Rinascita » di Vittoria). Il contatto con la realtà siciliana e l’esperienza delle
visite sono stati particolarmente positivi per il
grosso contributo di stimolo e di verifica alla discussione a tavolino. La scelta di svolgere questo
incontro ad Adelfia, infatti, non è casuale; in Sicilia si verifica costantemente la dipendenza dello
sviluppo agricolo-industriale e sociale da centri
di decisione situati altrove. Nel Sud si localizzano imprese ma non centri di ricerca, si richiede
manodopera ma non si stimola uno sviluppo autonomo.
All’interno di queste problematiche una particolare attenzione è stata rivolta al problema degli armamenti. A 20 km. dal centro dell’incontro,
a Comiso, è stato deciso dai governi italiano e
U.S.A., l’installazione di 112 missili Omise.
A questi problemi abbiamo collegato una riflessione biblica su « Fede e Giustizia » ; accanto
ai problemi economici e politici, quale può essere
il nostro contributo come credenti. La giustizia,
infatti, non va intesa come astratta o generale,
valida per tutti i tempi, o come qualcosa che riguarda solo i tribunali ma si tratta di una situazione dinamica, ancorata a persone e realtà concrete. E’ in questo senso che interrogarci sulla
situazione dei nostri diversi paesi e sul senso della nostra testimonianza a Gesù Cristo, in questo
contesto, assume un senso profondo, proprio
perché la giustizia che come credenti siamo spinti a ricercare non è un fatto astratto ma legato
a condizioni storiche precise, che dobbiamo conoscere.
In prospettiva si è deciso di proseguire negli
incontri tra paesi del Sud Europa. Un filone di
ricerca che è stato individuato è ; « che cosa produrre? come produrre? e dove produrre? » che riprende la discussione svoltasi in quest’incontro e
s’apre al problema delle esperienze anche economiche, alternative a quelle dominanti, e del molo
che le chiese possono avere in Europa nel tentativo di dire la verità e demistificare scelte economiche ed energetiche e nella lotta per la pace.
Denise Briante
Giulietta Mazzetta
Corrado Lìotta
Il documento finale
Ruolo dello Stato
nell’economia
— Oggi lo Stato ha un peso
enorme nell’economia dei paesi a
capitalismo avanzato (dair8%
della ricchezza nazionale nel 1800
al 45-55% di oggi).
— Questo è avvenuto per le lotte del movimento operaio che
chiedevano l’intervento dello Stato in materia di salute, assistenza e per la crisi del 1929 che ha
stretto i legami tra industria e
sistema creditizio e finanziario.
— Le spese sociali che oggi
lo stato affronta possono essere
divise in due categorie;
1) spese socialmente utili
2) spese a sostegno dell’accumulazione del capitale.
— La destra in questi anni ha
sostenuto che la spesa pubblica
è cresciuta troppo e che è necessario ridurla, rischiando anche
recessione e disoccupazione.
— In realtà non abbiamo assistito ad una riduzione della spesa pubblica ma ad un suo mutamento qualitativo; le spese sociali sono più per l’accumulazione del capitale che socialmente
utili (per es. scelte di Reagan,
Thatcher, Barre, FRI).
— Lo Stato è una delle voci più
importanti nel commercio dei
prodotti di un paese; la gestione
di questo commercio è in mano
ad una burocrazia.
— La produzione delle merci si
concentra sempre più in oligopoli.
— Si assiste perciò ad una determinazione extra economica
dei prezzi in cui oligopoli, multinazionali, fanno pressioni politiche organizzate sugli Stati per
concludere affari; questo conduce alla corruzione.
— La corruzione quindi non è
un fatto soltanto morale ma legato a strutture precise; un cattivo rapporto tra lo Stato e la
sua industria da una parte e l’industria privata dall’altra.
— La corruzione, quindi, è un
pericolo per tutti, anche per le
sinistre (per es. in Francia).
— Sono importanti le possibilità di sviluppo locale e regionale anche se non tutto « ciò che
è piccolo è bello ».
— La produzione a livello regionale deve infatti diventare anche ricerca, controllo sulla produzione e non solo richiesta di
manodopera.
Divisione internazionale
del lavoro e ruolo
dell’Europa del Sud
— I prodotti hanno un loro ciclo di vita; vengono creati la
prima volta nei paesi più ricchi
da poche aziende; quando il consumo di questi prodotti diventa
stabile e nascono imitazioni di
altre aziende, si pone il problema della concorrenza tra prodotti simili.
— A questo punto le aziende
cercano di ridurre i costi di produzione e cercano delle aree dove il costo del lavoro sia minore
che negli USA o in Centro-Europa, per reggere la concorrenza.
— Le aziende impiantano le
loro produzioni spesso in SudEuropa che è interessante per;
1) vicinanza coi grandi mercati
2) costo del lavoro medio tra
Terzo mondo e Centro-Europa/USA
3) regimi politici stabili.
— Bisogna lottare per localizzare la produzione nel Sud-Europa ma sapendo che questo non
basta da solo a creare sviluppo.
— Bisogna lottare anche per localizzare nel Sud-Europa la ricerca di nuovi beni, per rendere
le produzioni del Sud-Europa veramente autonome e in grado di
reggere la concorrenza sempre
più forte del Terzo mondo.
Armamenti e prodotti
a valore d’uso negativo
— Bisogna superare la teoria
dei padri del socialismo che lo
sviluppo sia sempre positivo, che
faccia crescere la ricchezza, che
conduca il lavoro a diventare un
piacere e porti al socialismo.
— I valori d’uso delle cose
cambiano di qualità con il cambiare della società.
Oggi assistiamo alla crescita
della produzione di beni inutili e
alla forte diminuzione di beni per
soddisfare le esigenze dell’uomo.
— Per combattere la produzione di beni con valore d’uso negativo, come ad esempio gli armamenti, è necessaria una solidarietà internazionale (per esempio
dei paesi europei) per ridurne
la produzione.
— Oggi abbiamo problemi di
qualità della vita nuovi.
— Il movimento ecologico e i
movimenti giovanili (occupazione delle case, ecc.), malgrado alcune ambiguità, pongono un pro
blema fondamentale; quello della qualità del prodotto, del come
e dove produrre.
— È necessario incrementare
la produzione di beni per la soddisfazione dei bisogni degli uomini e delle donne.
— La questione degli armamenti, in questo quadro, non è solo
più un fatto morale, un’eccezione, ma fa parte di una più generale tendenza in cui i bisogni
dell’uomo sono sempre meno
soddisfatti da beni con valore
d’uso negativo.
Abbiamo cercato di legare la
riflessione su questi problemi
a quella sul rapporto Fede e
Giustizia.
Come credenti siamo stati
colpiti dal fatto che nelle Beatitudini, Gesù parla di giustizia
a gente che cerca la fede.
Siamo convinti che la giustizia non è un fatto generale, statico. Non è nemmeno qualcosa
di individuale o legato solo ai tribunali.
Secondo noi la giustizia è un
fatto dinamico ed è in relazione
a persone precise e ad un contesto preciso.
Come giovani appartenenti al
CEGE, nell’Europa del Sud, crediamo sia importante continuare la discussione, l’analisi e l’incontro tra noi e con altri.
Per una pratica della giustizia
crediamo sia importante conoscere le nostre società, proprio
perché la giustizia non è un fatto astratto, e cercare in questo
contesto di dire la verità.
Per questo individuiamo, dopo
la discussione che abbiamo avuto, alcuni problemi più specifici su cui impegnarci, comuni ai
diversi paesi;
1) la lotta contro gli armamenti; a 20 km dal centro di
Adelfia, a Comiso, è stata decisa
l’installazione di missili Cruise/
USA. Noi cercheremo di combattere, anche in nome della ricerca della giustizia che come
credenti siamo chiamati ad esprimere, questa ingiustizia così
drammatica.
2) Il problema di uno sviluppo autonomo del Sud-Europa
che ne valorizzi le risorse, contro la dipendenza dal Centro e
Nord Europa e dagli USA.
3) Le esperienze alternative
su un modo di produrre diverso
da quello dominante nei paesi
capitalistici avanzati, per rispondere ai bisogni reali della gente.
Con questo titolo si è svolto
a Saluzzo un dibattito organizzato dal Movimento nonviolento,
nell’ambito del « settembre saluzzese ». Due erano gli oratori
intervenuti; Nino Pasti e Davide Melodia.
Nino Pasti (già generale membro italiano degli alti comandi
NATO, attualmente senatore della Sinistra indipendente e direttore del mensile « Lotta per la
pace ») ha voluto precisare di
non essere affatto contrario ai
fautori del disarmo unilaterale,
ma ritiene che è assai più diffìcile chiedere ai partiti ed al Governo un disarmo di tal genere
che non, ad esempio, insistere
perché non vengano accettati gli
euromissili in Italia. Egli ha ricordato che Norvegia e Danimarca hanno detto « no » e che Belgio e Olanda non hanno ancora
deciso.
Pasti ha poi dimostrato, basandosi su documenti americani
e perciò non sospetti, che la politica USA è rivolta ad ottenere
al più presto possibile una netta
superiorità militare. Il fatto di
installare in Europa gli euromissili giustificandoli come risposta
ai missili sovietici SS 20 è puramente pretestuale dato che la
installazione di questi ultimi è
un semplice avvicendamento ; essi infatti sostituiscono altri vecchi missili e riducono, non aumentano la loro potenza, avendo
testate nucleari con solo un settimo della potenza delle vecchie
testate. Egli ha fatto .a tal proposito numerose interrogazioni
in Senato ottenendone come risposta quella che egli definisce
« la congiura del silenzio ». La
prima azione da farsi è battersi
per una moratoria agli euromissili, basata su un discorso serio
ed onesto per proseguire poi nelle trattative atte a portare ad
un vero e generale disarmo.
Davide Melodia (segretario nazionale del Movimento nonviolento e della Lega per il disarmo
unilaterale) è stato molto più
radicale. Ha affermato — e mi
pare con ragione — che di fronte ad una situazione inconcepibile per cui il mondo è armato
in modo tale da potersi dare la
distruzione parechie volte, il pensare ad un disarmo multilaterale
e controllato è semplicemente
una tragica presa in giro. Per
contro, il volere il disarmo unilaterale — ad esempio, dell’Italia — ha veramente un suo senso perché sarebbe voluto dalla
gente. Occorre contrapporre alla
politica basata sull’equilibrio del
terrore — equilibrio che viene
continuamente e senza fine infranto portando ad una sempre
maggior escalation ed a procacciare fatalmente la guerra — una
politica unilaterale di disarmo
che dia motivi dì riflessione e di
ripensamento ad altre Nazioni.
Vi sarebbero così molte probabilità che altri Paesi dell’Europa
occidentale ed orientale possano
pure essi imboccare questa strada, rendendo cosij assai improbabile una guerra fra i due blocchi, di cui la prima vittima sarebbe inevitabilmente l’Europa
intera, URSS compresa.
Melodia ha anche ricordato
che finalmente le Chiese si pongono in modo più drastico il problema ed ha citato l’ordine del
giorno sinodale che invita le comunità a partecipare ad iniziative per la pace ed a promuoverne altre in vista di una necessaria informazione e sensibilizzazione. Secondo Melodia, di fronte al conformismo di quasi tutti
i partiti politici, le Chiese possono avere una funzione veramente notevole oltre ad una occasione ecumenica di testimonianza e di coerenza.
Roberto Peyrot
Il lavoro non salva
(segue da pag. 3)
go e con forza sul valore quasi
sacro del lavoro umano presentato come « partecipazione all’opera del Creatore », i documenti
dei protestanti francesi riaffermano che il lavoro è prima di
tutto una « necessità » che nasce
dal rapporto contradditorio tra
l’uomo (ADAMO) e la natura
(ADAMA); pertanto «il lavoro
non è di per sé un’attività salvatrice, non vi è redenzione per
mezzo del lavoro ». Insomma, il
lavoro non è un fine, l’unico fine
essendo il Regno già manifestato in Gesù Cristo. Per questo,
nella Bibbia, il lavoro non è presentato come una dimensione essenziale della vita umana ; è visto sia come benedizione che come maledizione, sia come fatica
che come opera, « è vissuto e
sentito in una tensione tra poli
antagonistici; vocazione/perversione; creazione/alienazione ; vita morte, senza che mai uno di
questi aspetti nasconda del tutto
l’altro» (Sinodo francese).
L’esegesi wojtyliana privilegia
invece nettamente il primo polo,
in una visione molto ottimista e
poco realistica del lavoro umano. D’altra parte, i documenti sinodali francesi rilevano come
Gesù non si è mai pronunciato
.sul lavoro, salvo nell’episodio di
Marta e Maria in cui prende posizione a sfavore di Marta, quella che « lavora ». Definire Cristo
« l’uomo del lavoro » come fa il
papa, sembra alquanto eccessivo; l’accento va messo invece
sulla solidarietà profonda di Gesù con l’umanità sofferente. Gesù, difatti, ha lasciato il suo lavoro ed ha invitato i suoi di’seepoli a tare altrettanto per dedicarsi interamente all’annuncio
del Regno. Questo è il loro campo di lavoro ; « Grande è la messe ma pochi sono gli operai ».
Del resto, anche l’Antico Testamento non contiene alcun comandamento sul lavoro mentre,
invece, richiama più volte il comandamento del Sabato, cioè
del riposo, della cessazione dell’attività produttiva per liberar
si dalle costrizioni del lavoro e
delle sue leggi. Questo è l’aspetto più rivoluzionario, sotto il
profilo economico e sociale, della legge mosaica, più volte ricordato dai profeti. L’O.d.g. sinodale francese insiste su questo punto mentre Wojtyla vi accenna
appena, eppure si tratta di un
tema attualissimo, pensiamo al
« rifiuto del lavoro » o all’uso alternativo del « tempo libero » o
tempo di non-lavoro.
Nei Vangeli, Gesù non fa altro
che attuare concretamente il Sabato, guarendo gli ammalati, liberando gli oppressi, riconciliando gli uomini con se stessi e con
Dio, condividendo con gli altri la
Cena messianica, prefigurazione
del Regno. Siamo ben lontani da
ogni sopravalutazione del lavoro. Questo per dire che il lavoro
non è tanto cooperazione all’opera creatrice di Dio quanto servizio in cui si esprime la solidarietà fra gli uomini. Ma questo è
inseparabile dalla lotta quotidiana contro l’ingiustizia, lo sfruttamento, l’alienazione. Il lavoro
di per sé non è una virtù che nobilita l’uomo, come invece ribadisce Wojtyla sulle orme di san
Tommaso. Anzi nel nostro sistema capitalistico attuale, lo avvilisce e lo schiaccia. Per cui, ben
lungi dal cercare di negare o attenuare i conflitti sociali ed economici, e quindi politici, come
chiede l’enciclica, « non bisogna
minimizzare la realtà conflittuale, ma riconoscerla come fonte
di una possibile ricerca di maggiore giustizia » ( Sinodo francese).
Ci sembra che questo linguaggio, così, come l’analisi socio-economica e la riflessione teologica
che gli stanno dietro, sia molto
più vicino all’uomo lavoratore di
oggi di quanto lo sia la « Laborem exercens », in parte progressista (rispetto alle posizioni tradizionali della Chiesa cattolica,
non rispetto ai tempi), ma sostanzialmente nostalgica di un’epoca storica ormai lontana.
,Tean-.Iacques Pcyronel