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Roma, 17 Aprile 1909
Si pubbli«» ogui S«b»to
ANNO II N, - 16
LUCE
Propugna grìnteressì sociali» morali e religiosi in Italia
ABBOKAMENTI
Italia: Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — ♦ ' « 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritM non si restitniseono
INSBRZIONI
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
La religione è un’amiciiia l
Da Abramo, « ramìco di Dio », infino a Colui,
che voleva essere chiamato < ramico dei peccatori »,
nella Bibbia non è che ima glorificazione dell’ arte
di conquistare amici, deH’arte di rinsaldare ramicizia. Chi legga la Bibbia, senza pregiudizi, deve giungere indubitatamente alla conclusione che religione
è soltanto un’altro nome di L’Uomo ideale
era, prima di ogni altra cosa ed al più alto grado,
l’Amieo ideale.
Perfino gli aristocràtici del suo tempo, duri di
cuore, lo sentivano e gliène facevano un rimprovero
e lo accasavano dicendo : « E’ 1’ amico dei peccatori !.. » Ma queste accuse gli coronarono il capo
di un’aureola di gloria. ' '
Egli non avea alcun segno che rivelasse le sue
qualità di maestro, di legislatore e di guida ; ma
Egli era l’amico di tutti e dei bisognosi in spece.
La prova ultima'del suo amore sublime verso
ogni uomo, il più nobile sacrificio di ogni tempo :
la morte sulla croce, non fu, se osserviamo bene,
che una prova della sua amicizia. Qoest’uomo veramente santo, vinse gli nomini per mezzo della sua
amicizia. Questi uomini non furono convertiti per
ragionamenti o per 1’ autorità di Esso : guardavano
soltanto nel suo mite volto e dicevano : « Dove dimori ? Signore, rimani con noi! » .
Quella potenza, che trasformò i rozzi ed ignoranti
pescatori in accorte guide ed in evangelizzatori tenaci di qua commovente notizia, in tutto il mondo,
fu la potenza dell’ amicizia. Questi uomini da poco,
furono cosi meravigliosamente trasformati perchè
Lo amavano. E molti anche oggi diventano puri e
schietti fin nel più profondo dei cuore, perchè vedono in Gesù le più meravigliose qualità unite strettamente alla persona più attraente. E come essi affronterebbero per un amico, un lungo viaggio e fatiche e dolori, e dimenticherebbero Ogni altra cosa,
cosi essi affrontano tutto per l’Amico e si prostrano,
come un giorno Maria, ai piedi di Gesù.
Molti che sono nel dubbio, sofisticano, nella penombra della loro mente, sopra le definizioni date
intorno alla relazione dell’anima delFuomo con l’Invisibile. Essi s’impensieriscono, si affaticano e si torturano il cervello e il cuore per scoprire le differenze che passano tra Dio e gli nomini, le quali
dovrebbero spiegare il distacco che esiste tra Lui
e noi. Ma le anime avvedute^ sanno che tutti gli
esperimenti matematici e
perspicaci, sono perfetta
mente inutili. Esse sanno, e predicano che la rela
zione degli uomini con pio ha le radici nell amicizia e chela più alta forma di religione, considerata
in questo modo, non è che l’anima dell’nomo cercante un’intima amicizia, con un’Anima più grande,
che va spargendo su'ratìiverso tutto inni soavissimi di pace. Il concetto che il mondo si è fatto
dell’Ente supremo, come' dì un gigante potente che
faccia e distrugga a suo capriccio, si mnta^ per le
anime avvedute, in quest’altro concetto : di un cuore
che con noi soffre ; di nn’anima che cerca la nostra,
di nn essere amico degli uomini e che li vuole abbracciati tutti dalla sua amicizia.
La più utile manifestazione sociale della religione
dì ogni nomo, è in una schietta amicizia verso il
prossimo ; e quanto più uno è amico del proprio fratello, tanto più egli rassomiglia a Dio. La più nobile
confessione della propria religione è questa, che si
compiano atti d’amicizia, sempre, nella amile via di
tutti i giorni; e si dà la propria vita pel prossimo
non col morire, bensì col vivere giorno per giorno
non per sè stessi, ma per coloro che ne circondano.
La cortesia é cosa facilissima: tutti sanno come
incominciarono ad essere cortesi, poiché la cortesia
è virtù artificiale e comune a tutti, sebbene dignitosa e buona. Essa non è che la scuola in cui il
carattere dell’uomo perde le scorie del proprio egoismo ; ma la più forte cooperazione, nel mondo, a la
redenzione dell’uomo è l’amieizia. L’amicizia può
condurre al bene più anime che mille prediche e
mille discorsi. Un nomo non può far nulla, che abbia
maggior valore per il continuo progresso del mondo
verso l’alto, che esser un amico pel prossimo, un
aiuto affezionato e fedele, che sopporti la fatica di
ogni nomo insieme con esso.
Come sarà possibile infondere nei cuori umani
questa sublime amicizia, tutta abnegazione ? Soltanto
per mezzo di una stretta comunione d’amicizia con
Gesù, la quale ci rende degni di portare il nome
di cristiani.
Quante migliaia di persone si fanno una falsa rappresentazione del * Cristiano ! » Essere cristiano, significa per se stesse- essere schiavo, che nuH’altro
sa fare, se non abbassarsi per ubbidire; e finché
tu, mio caro lettore, non farai il fermo proponimento
di voler diventare cristiano, cioè di voler vivere in
comunione con Dio (il che ci è possibile per la morte
di Gesù in croce), finché tu non affronterai la dura
prova, non capirai quel sublime sentimento che s’impadronisce di colui che vive insieme con Gesù, come
con nn amico. Ma noi conosciamo l’apparente fondamento di quelli che credono superbamente d’esser
sulla retta via. Essi dicono : « Io amo il bene ed
odio il male ». Bellissima e lodevolissima idea! Ma
il punto debole sta in questo, mio caro amico, che
tu non sai la differenza che passa tra il bene e il
male, perchè se ciò fosse, tu saresti cristiano, cioè
lascieresti guidare i tuoi pensieri da Gesù soltanto.
Tu non sai che cosa sia il bene ! Soltanto quando
avrai Iddio nel cuore possederai la bontà e la bellezza e aspirerai a cose più belle, meravigliose.
0 gioventù, lascia ch’io ti parli! Con Gesù nel
cuore possederai la bontà e la bellezza : la vita I
Al primo avvicinarsi dell’austera vecchiaia sembra che il sole splenda più pallido aU’uomo e che
una fitta nebbia gli veli ogni bellezza. Ma ciò ha
origine dal peccato ! Con Gesù, tu avrai, o giovane,
il sole nel cuore. E tu, vecchio, con Gesù ritornerai alla freschezza della tua primavera e ti brillerà
egli
bui
ancora limpida n^
che è bello, buono
come un tempo : «
non ti sembrerà bi
sato, per aspirazioij
realtà santa e magi
la vita è veramente
infinita pienezza, A
ardente desiderio,
Gesù Cristo.
A voi, giovani
giovani intendo t
vita insieme con
bontà è bella ! Ladi
nobile amore d’amici
irradi dall’alta. Inni
che irradi giù nei
morte. La vità è i
dal peccato e molesti
l’incredulità. Mii la
Non ti ha 'mai
fica parabola del
uomo scendeva di
salemme era posta
piano! Giù, nel basso,
basso !... Scendendo
Gerico del mondo !.
irradi tutto attorno
e dài luce a quelli
rendo. Irradi e tri
d’ellegrezza, le gii
chiaia altrui.
Scopri agli oce^i
già tu scopristi,
splende più che
dalFunione nostra
Perchè mai andai"
A Parigi, ogni vi
trina di nn certo
di un giovane dall’
tra le mani ed
devano sulla fronte
si posava sopra q
traversava il cnorà
bello, era uno di
fondamenti filoso^c
della meravigliosa
Allora io vedevò
sua camera, fantaq:
con mille colori e
speso in inutili ri
Oh! quanti sim:
{Dal tedesco
occhi la visione di tutto ciò
e nobile. E allora tu griderai
Oh, com’è bello il mondo ! » E
Kìllo per imagini ridenti del pas-,
e di tempi migliori, ma per una
:iiifica. Col nostro sole nel cuore
degna d’esser vissuta, nella sua
bbi fiducia in Dio e aspira, con
albergare in te l’Amico sublime:
SERHOHI
ao:
o
a.
r
c
O
ti’
a
ad
canto la mia canzone ! E per
itti coloro che camminano nella
Gesù, il sole del cuore. Solo la
eia che il tno Sole irradi di nn
izia tatti gli uomini. Lascia cheinosa roccia, sulla quale tu stai ;.
la oscura valle di peccato e di
na valle circoscritta dal vizio e
lata dalla tenebrosa potenza deliaco viene dall’alto !
(jolpito -ijaesto, che nella magnion Samaritano Gesù dice : « Un
Gerusalemme in Gerico ? » Gerusul monte e Gerico giaceva nel
, il viandante giacque ferito. Nel
dalla Gerusalemme celeste alla
Ma tu, col tuo Sole nel cuore,
a te, nelle più oscure profondità
che son precipitati nell’abisso orasfiguri, con ano splender delizioso
ornate grigie e deserte della vec
del tuo fratello quella beltà che
duella pura ed aurea beltà che
sole, quella beltà che deriva
d’amicizia col Cristo !
cercando, andar tastoni nel buio ?
(^Ita che passavo dinanzi a la vefotografo, mi colpiva il ritratto
àspetto intelligente. Aveva il capo
lunghi capelli scompigliati gli seenE sempre, allorché il mio sguardo
quadro, un dolore acuto mi atBen si capiva che quel giovane
quei tanti che vivono, con vuoti
:i, senza Dio, senza mai godere
bellezza di Gesù,
quel giovane bello, sedato nella
ticarè ;' il crepuscolo si avvicinava
nuovo giorno moriva. Un giorno
iberchedi una verità che dia pace...
ili a costui nel mondo !...
di M. E. Richter.) T. s, C.
uel
rn
del Pastore André-Viollier. — Volume
di 180 pagine. — Prezzo di favore L. 1,20.
— Dirigere con Caitolina-Vagliaalla Traduttrice: Carmen Silva, 9 Via Biusconi — Como.
Camera mo|iiliata miglia evangelica. Prezzo
modico. Rivolgersi alla Luce.
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LA LUCE
ñnarcbia cristiana
Gli esperimèoti per tradurre in' pratica nel modo
più integrale che sia posatile la dottrina del Cristo
si vanno mcdtiplicando ; il che prova ad nn tempo
r in esauribile ricchezza di quella dottrina e lai vitalità dell’idea cristiana. Ieri parlavamo di quelli che
si potrebbero chiamare i seguaci pedissequi di Cristo ;
oggi vi presentiamo, di seconda mano, gli anarchici
cristiani.
Il grande profeta dell’anarchia cristiana o del
Cristianesimo anarchico che dir si voglia, è Leone
Tolstoi. E’ noto come egli, partendo da nn principio
cristiano nel quale sintetizza tutto l’Evangelo, arrivi per logiche deduzioni al sovvertimento di tutto
l’ordine attuale di cose. Non più governi, nè chiese,
nè magistratura, nè carceri, nè eserciti, nè proprietà
individuale, nè qualsiasi istituzione fondata sulla
, violenza e sull’ingiustizia a danno di qualche per
quanto piccola minoranza : ecco secondo il visionario
russo le conseguenze estreme ma logiche del grande
principio informatore del sermone sulla montagna :
« non contrastate al male ».
Qualche discepolo, qualche seguace teorico al pari
di lui racimolò più qua più là il Tolstoi, specialmente in Russia e nel Caucaso. Ora, si vera sarti
esposita si sarebbe... come dire ? non or ¡amssato
poiché si tratta di anarchici, nè anche istituito
poiché non riconoscono alcuna istituzione ; diremo
semplicemente che s’è formato un gruppo di anarchici cristiani nientemeno che nel cervello del mondo.
Stando a quello che mandano da Parigi al Bontà,
esisterebbe in quella città una nuova organizzazione
sociale, se è lecito esprimersi cosi, di 300 persone
le quali, basandosi sul Vangelo, sono contrari ad
ogni forma di governo, combattono la guerra, l’intolleranza religiosa, l’immoralità, i liquori, il giuoco,
le male femmine e tutto ciò, in una parola, che
degrada e avvilisce l’anima umana. Le massime di
Cristo che stanno alla base della società sono le
seguenti; « colui che avrà preso la spada, periià
per la spada » ; « tu amerai il prossimo tuo come
te stesso » ; « un solo è il vostro dottore. Cristo,
e voi tutti siete fratelli »i « Noi siamo anarchici
ma anzitutto cristiani, disse al giornalista l’apostolo
principale; la società futura che noi vogliamo edificare sarà tutt’aftàtto differente da quelle in cui
viviamo. La nostra idea affermata ci porterà all’eguaglianza. La nostra base spirituale è il Vangelo
integrale. Discepoli di Gesù Cristo, noi crediamo che
bisogni anzitutto annientare le cause del male. Il
Nazareno risuscitato — e noi crediamo alla sua
risurrezione — ci ha fornito i mezzi di vincere
l’egoismo e la morte » (?)... Che ve ne pare ? Se
questa è anarchia, non è molto pericolosa nè tale
da incutere spavento. Già, le massime di Cristo
tradotte in pratica non sono mai pericolose fuorché
per le istituzioni immorali e inique, e non incutono
spavento se non in coloro che a quelle si appoggiano e che vivono sotto la loro ombra. Del resto,
le idee e gli scopi esposti da codesti anarchici cristiani sono comuni a moltissimi che sono semplicemente cristiani senza essere anarchici. La guerra
alla guerra e a tutte le immoralità fa parte del
programma di tutti i credenti che hanno compreso
il Vangelo. La società futura del tutto diversa da
quella attuale non è altro che l’integrazione sulla terra
del regno di Dio propugnata in modo speciale dai
cosi detti cristiani sociali. Il Vangelo integrale è
la base spirituale e sociale di tutti quei cristiani
che non si sono fossilizzati nelle forme religiose e
chiesastiche del passato. Sorge pertanto il dubbio
che il corrispondente poco pratico di si fatte qnistioni, abbia gabellato per anarchici dei semplici
sovversivi cristiani ; e questo per il benpensante
che trovava il demo cristianesimo le « colonne d’Èrcole del modernismo religioso », è « qualcosa più
in là dell’al di là ».
Rimane però l’affermazione dell’ * apostolo principale » dt essere, cioè, « avversi a ogni forma di
governo » e pertanto anarchici. E sia pure.
Anarchico e cristiano sembrano, a prima vista,
due termini antitetici che si escludano a vicenda,
ma a prima vista soltanto.
Infatti, dall’insieme delle parole del Cristo e dal
suo atteggiamento di fronte alle^autorità risulta in
modo non dubbio la sua assoluta indifferenza circa
la forma di governo, non solo, ma circa la sua esistenza. Egli accetta il governo esistente e lo tollera
quasi come un male necessario, ma ad esso non
ricorre, non ne vanta i benefizi, non ne proclama
la necessità, non ne inculca il rispetto ; si può dire
che è fuori della sua visuale, della sua sfera di
attività. Dei principi e dei re, dice che « signoreggiano le genti », e « coloro che hanno podestà su
di essa son chiamati benefattori », aggiunge egli
con sottile ironia. « Ma non già cosi voi », conclude.
Il suo sovrano diretto, Erode, lo chiama una « volpe ».
Dei magistrati parla una volta, nella parabola del
giudice iniquo. Se egli consente a pagare il pedaggio
per sè e per i suoi, è semplicemente per non dare
« scandalo », ma proclama il loro diritto a non
pagarlo. Sulla quistione del censo, dice con mal
celato disprezzo : « date a Cesare quel che è di
Cesare ». Vero è che il governo in Palestina era
allora rappresentato dai Romani usurpatori, ma era
pur sempre governo. Gesù non predica la ribellione,
si adatta alle circostanze ; ma del governo non sente
la necessità, nè vede i benefizi. Egli è il l'e come
l’unico dottore.
A questo concetto e a codesto esempio s’ispirano
gli anarchici cristiani. La forma sociale che essi
vagheggiano è certo la forma ideale, che però non
sarà possibile tradurre in pratica finché l’nomo
sarà ciò che è attualmente. Gli esempi concreti però
per quanto destinati a fallire momentaneamente,
concretano l’ideale e preparano la via a raggiungerlo. Quando l’uomo saprà governarsi da sè, mettendo in pratica la legge di Cristo e riconoscendo
come solo padre Iddio, allora non ci sarà più bisogno
di altri governi più o meno paterni.
Envleo i^ivoipe
La formoia: bibBra EhiBsa inlero Stato
Il conte di Cavour fu singolarmente felice nel
concretare con la suddetta formoia i nuovi rapporti
che devono intercedere fra la Chiesa e lo Stato nei
tempi nostri : formula che si può razionalmente tradurre in quest’altra ; Libera Chiesa, in Stato Sovrano.
Illustri scrittori e statisti nostri hanno dimostrato
che il concetto della separazione dei due poteri corrisponde alle esigenze dei tempi moderni. Invero lo
stesso Gioberti, che nel suo Primato non era punto
di avviso che la potestà civile potesse rimanere indifferente allo svolgersi dell’idea religiosa, lasciò scritto
nel Rinnovamento : « Non bisogna misurare le relazioni future del Pontificato cogli Stati liberi da
quelle che ebbe nel passato coi dominii assoluti dentro
e fuori d’Italia, e la nuova politica fondata sulla
libertà religiosa dall’antica, che aveva una base assai diversa. Oggi i tempi sono mutati. La civiltà è
cresciuta, l'opinione pubblica signoreggia, e la separazione dello spirituale dal temporale è prossima a
stabilirsi presso i popoli più civili ».
Marco Minghetti, nella sua celebrata opera « Chiesa
e Stato » scrive : « Ben si può dire che uno dei
grandi principii introdotti dal Cristianesimo nel mondo,
e del quale più si è avvantaggiata la civiltà, egli
è appunto quello di avere distinto il regime spirituale dal temporale, e dato Caesari quae sunt
Caesaris et Deo quae sut Dei. E la forza di questa distinzione è tanta, che dopo la introduzione del
Cristianesimo, mai non si potè, nè mai si volle almeno
teoricamente riconfondere le due cose ». (cap. IV).
Naturalmente, gli scrittori cattolici-clericali avversano il suddetto sistema. Però il giurista Castagnola,
quantunque cattolico, nella sua opera ♦ Delle reiasioni giuridiche fra Chiesa e Stato », non esita
ad affermare che « il sistema della separazione èi
più perfetto, come qaello che solo può assicurare
l’esercizio di tutti i diritti,;la piena libertà di coscienza, che può condurre alla più grande armonia
fra le due.podestà, ed assicurare quasi un primato
morale alla., Chiesa cattolica, sopra le altre Chiese,
pure* ammettendo la stessa libertà per tutte quante,
e lavoro ugnale separazione dallo Stato ».
In che consiste dunque la separazione ? Essa non
è altfo che la consacrazione della libertà di tutte
le Chiese di fronte allo Stato, è la libertà stessa
largamente applicata ai rapporti della società civile
con la religiosa : è la libertà delle libertà, perchè
nessuna libertà morale, civile, politica, sociale è possibile, senza libertà di coscienza e di culto, che ne
è il corollario necessario e inevitabile.
Se non che, vi sono degli scrittori, i quali, tuttoché favorevoli al principio della separazione della
Chiesa dallo Stato, pure credono che la Chiesa cattolica in Italia non debba considerarsi quale istituzione'da regolarsi col diritto comune, ma bensì quale
organismo siffattamente immedesimato colla vita del
popolo italiano e colle tradizioni storiche del nostro
paese,'da meritarsi uno speciale trattamento, applicando ad esso un ius singolare. E quale ne è la
ragione ? La Chiesa cattolica, essendo la Chiesa
della grande maggioranza degli italiani, deve essere
regolata secondo nn diritto speciale.
Cosi insegna il prof. Ballerini che ebbi come maestro nella R. Università di Torino, nelle sue lezioni
di diritto costitusionale. Ma in tema di diritto, non
ci deve essere nè maggioranza, nè minoranza, se
l’uguaglianza non deve essere una vana parola.
Tutte le chiese, qualunque sia il numero dei loro
segnaci, devono essere uguali davanti la legge ed
avere'il medesimo trattamento. Del resto, la formula
Libera Chiesa in libero Stato significa perfetta
uguaglianza di tutte le Chiese davanti allo Stato,
senza eccezioni o privilegi per la Chiesa cattolica,
che al pari di tutte le altre, deve essere trattata
come associazione qualsiasi senza alcuna pretesa di
avere, nella costituzione dello Stato, patti e condizioni' Speciali da formare quasi, nn sol tutto con la
legislazione statutaria del regno. La separazione
della Chiesa dallo Stato implica adunque libertà assoluta, completa, e alla Chiesa cattolica, come a tutte
le altre, di vivere, svolgersi, prosperare nello Stato,
purché la sovranità di questo non sia lesa o sconosciuta, purché i diritti dei singoli cittadini non vengano violati, purché lo Stato cui spetta la difesa
giuridica della nazione, non trovi ostacolo nello spirito invadente della Chiesa o delle Chiese; per riuscire al suo fine. In altre parole, la sovranità dello
Stato deve essere indiscutibile di fronte a tutti, anche alle Chiese, libere, per altro, di associarsi, di
svolgersi, di fare propaganda con la predicazione,
coll’insegnamento, di compilar leggi e ordinamenti
per il proprio reggimento.
Riconosciamo che la separazione cosi intesa esiste
già nel nostro paese nel fatto: vedremo prossimamente come si debba dallo stato di fatto assorgere
a quello di diritto, esaminando successivamente il
primo articolo dello Statuto, la legge delle guarentigie e la questione della proprietà ecclesiastica.
Bni<Ìeo IWeyniep
CROCE AZZURRA.
A Maubeuge, a Rousies Assevent, a Fives, a Toarcoing, a Valenciennes, a San Quintino e in altri luoghi
ancora della Francia, Greene ha tenuto adunanze contro
l’alcoolismo. Egli è coadiuvato da 15 persone.
PER LE SIQHORÇ € 5IQD0RIDE
Si rende noto alle Signore e Signorine che in Roma,
Via del Tritone 70 p. p., da vario tempo s’è aperta
al pubblico una vendita di modelli in carta e musselijie, come pure una Scuola di taglio, prova e moulage. — Le alunne che lodevolmente seguono questi
corsi possono ottenere un diploma di tagliatrice, previo
saggio inviato alla Faculté Nationale de Coupe de
Paris.
Lezioni private anche a domicilio. — Prezzi modici.
-- On parie français.
3
-a’-.
Dol ii])lie ili’Eta della “ Ina loma „
Egregio Sigmre,
Due volte (Ella noi suo Oiornale Iha parlato di
me ; e per ben due volte ha messo 'il mio nome in
tìn sol fascio con .qipello dei signori Mnrri, Minoechi
e Loisy. Io 'non rifiuto ìe preghiere dei suoi lettori, anzi ne sono loro grato; ma respingo con tutta
la forza deiUranimo mio il nop grato connubio che,
in fatto d’idee, EMa mi vorrebbe far stringere con
quei signori. Ammiro il prof. Minoechi per il suo
coraggio; ma rigetto il suo positivismo ; col Loisy
non ho nulla aftatto di comune, perchè egli non è
più cristiano, di Murri, poi, ha tendenze le quali io
rispetto, ima non posso in ninn modo approvare.
Quelli che mi conoscono sanno che io sono antimodernista, nè ,più nè meno, di PioS e degli scrittori
della Vem Soma.
(Giorgio Bartoli.
questi libri
Press® la libreria Fischbacher, rne de Seiue 33, Paris, ha visto or ora la luce un libro in grazioso^ formato, dal titolo attraente : Intrigues Compliquées 0«
Jésuitisme et Ho'dernisme. L 3,50. Semplice e commovente, questo limpido romanzo storico è un vero incanto.
Les Soir^ tìe Madame Brass ou Entretieassar
rUltramontanisme' è un libro istruttivo del medesimo
autore, e avvia a intendere quello sunnominato {latrigiies CompUfuée^). Anche per questo volume inviare
vaglia internazionale di L. 3,50 alia libreria Fischbacher, Paris.
INQUIÓlZtOHE m APdQN/li
lettori ricordano ila storiq, .già narrata,da la
Luce, di quel pastore.è dì quel maestro di FÌgneras
(provincia di Gerona. — .Spagna) i quali furono
posti sotto processo, ,per .avere il ,primo seppellito
evangelicamente il bambino del ssecondo, il quale
bambino era stato da la madre allora cattolica romana portato a battezzare al prete, nascostamente
dal marito padre del ibambino, ebe era cristiaao
evangelico. . t
Ebbene, il processo ha .avuto luogo al tribunale
di Gerona ; e il tribu«ale di .Gerona, che pare voglia prendere il posto di .quello della SS, Inquisizione a.fetìvissimo nn tempo in Ispagna, invece di
condannare il prete che s’.era prestato a battezzare
un neonato senza il consenso del padre, ha condannato padre, pastore ecc. al carcere e a «aulte, Evi.dentemente la Spagna non é ancora uscita dal Medio
JEvo !
Quei poveretti hanno interposto appello presso il
itribunale superiore di Madrid ; ma, ahimè, si prevede
«he anche là si faranno manifeste le tendenze ereditate da la SS. Inquisizione.
Una apposita circolare in inglese, espone il fatto
dolorosissimo, e raccomanjda quei poveretti, e specialmente il pastore che è affetto da artrite e non
potrebbe senza grave danno sostenere il carcere
amido, sudicio, malsano, alla simpatia e al soccorso
dei fratelli in fede!
Ecco dei veri martiri dell’Evangelo in pieno secolo ventesimo ! I loro notili sono da incidere accanto a quelli dei nostri coniugi Mastai e dei nostri
Valdesi. . ’
Miserabile Spagna!
[FistianBsiino di tristo
1 bi luiiuHiiiHiM« "« — -_____Centesimi 10 la copia.
conto del 20 per cento pitie le 100 copie. Spese po■ali in più. Pei ordinazioni rivolgersi a Antonio RoVia Nazionale 107, Roma.’Affrettare le r^^^^
Autorevole giudizio del prof. B. Labanca. « Ho
itto neUa Rivista Cristiana if vostro programma evanelico cioè II Cristianesimo di Gr%sto. Me ne congrariò sinceramehte. In esso sonò pagine di mirabile
erità storica, di straordinaria efficacia morale e spi*
ituale, di grandezza e bellezza religiosa indicibili»
LA LUCE
L’ALBEEH DELLA MADONNA
In un magnifico luogo, ove i ricchi vanno a villeggiare, a 25 minati di treno dal Cairo (Egitto) è
il famosissimo Albero della Madonna.
La gente che pi reca a visitare il santuario è
enorme e si resta a, bocca aperta a veder giungere
quella variopinta e cosmopolita moltitudine die
giunge G su asinelli arabi elegantemente bardati 0
in carrosa 0 in automobile. Ma ormai non è la
la fede ohe meni tutto quel popolo, 'bensì il desiderio di svago e di divertimento.
La leggenda è questa: La sacra Famiglia, fuggendo da la Palestina, era giunta là ove adesso
sorge il santuario ; ed ecco Maria si senti stanca e
s’assise sulla molle erbetta. Dove Maria si era
adagiata, .germinò un albero, che i cristiani, divenuti
superstiziosi, .poi venerarono.
Non facciamo commenti. La superstizione si .condanna da sè.
Ssll«^slifco«e pesFo
iLO SCOPPIO DEL CA.RRO
©anqne a iFirenze il tradizionale Carro pirotecnico
■del iSabato Santo è scoppiato, e con lui è scoppiata una
bomba ! Il JV^ow riproduce un’istantanea della
scena orrenda di morti e feriti.
Scappati i 'buoi, si pensa a chiuder la stalla. Pare
infatti che a Firenze si discuta seriamente la proposta
di sopprimere .quell’avanzo di Medio Evo. E’ strano però
■che non sia già soppresso da secoli 1 Ma com’è possibile di rimaner conservatori a quel modo? Com’è possibile di associare ancora a questi lumi di luna, la religione, che dev’essere qualcosa di spiriitualissimo, con
razzi, girandole, colombine di cartone 0 che so io ? In
questi curiosi usi, ereditati dal Medio Evo, e’.è un certo
che di tanto .materialistico e, soprattutto, di tanto puerile e infantile che fa compassione, e concorre a invilire nel concetto delle persone un tantino serie quella
gran cosa che dovrebb’essere amata e .ricercata e onorata da tutti.: la religione di Gesù Cristo, k quale è
esseEzialmeute spirito e vita.
Smettete dunque una buona volta codesti balocchi
di colombine, di imagini sacre, di corone del rosario,
eccetera, eccetera ; pensate alla responsabilità enorme
che v’incombe come cristiani. L’Italia non conosce che
voil Come potrà continuare a credere, se non sgom'brerete la religióne da codesti futili ninnoli, se non
cesserete di proclamar infallibile un nomo, se non sopprimerete il celibato forzoso e la confessione al prete,
ee — in una parola — non farete risplendere 1 Evangelo nella sua purezza ? « Il più gran male me l’han
fatto i preti » fa dire Giuseppe Giusti allo Stivale, che
rappresenta l’Italia. E in queste parole c’è molto di vero.
per la )Y(ora)e
A Belfort, in Francia, i membri della Croce Bianca
hanno intrappresa una lotta ardita contro la corruzione.
*
« «
Michelet additava come grandi veleni la confessione
(al prete), il romanzo e l’alcool.
Potere temporale
E’ dunque vero che il Papa sospira ancora il
il poter temporale ! L’ha detto con chiare parole
l’organo ufficioso del Vaticano, la Corrispondenza
Romana, stigmatizzando, or sono pochi giorni, il
cattolico on. Cameroni che alla Camera affermò di
riconoscere Boma capitale d’Italia.
Secondo la Corrispondenza la « questione romana » non è stata chiusa, ma anzi « aperta più
che mai » da la legge delle guarentigie. E noi
Italianf siamo tanto pecore, da lasciarci gittare su
la faccia codesti guanti di sfida, come se fossero
fiori 0 confetti ! L’ingenuità è una buona cosa, dicono i francesi, ma la non dev’esser troppa. E la
nostra — secondo me — è troppa. Sarebbe ora di
finirla con le guarentigie, che non solo riescono
sgradite ma sono considerate come nn affronto ; sarebbe ora di dire al Papa: « Adesso basta. Ella è
un cittadino come tutti gli altri ».
SVEl^TOLñ BñJ^tURTiñ...
Udite quel che si telefonava da Como al Giornale
(d Italia ;
« Con infelice pensiero il parroco di Domaso volle, nel
Venerdì Santo, sorprendere i suoi parrocchiani inalberando ^nl campanile la bandiera bianca e gialla dello
Stato papale. Il Sindaco mandò una intimazione al parroco perchè ritirasse la bandiera, tanto più che il campanile è di proprietà comunale.
Il parroco dovette obbedire fra i commenti della popolazione ».
Non c’è male davvero !
Il Papa proibiva l’entrata della bandiera tricolore in
Vaticano; ma permette ai suoi parrochi di inalberare
quella bicolore, bianco-gialla, antipaticissima. E, se non
permette, perchè non protesta egli col Sindaco di Domaso?
Le guarentige evidentemente hanno ormai fatto il'
loro tempo !
HENO nriLE!
Si telefonava da Brindisi al Giornale dItalia, in data13 aprile :
« Ieri mattina monsignor Murrino, il dotto prelato
venuto qui da Salerno come quaresimalista, nella sua
.perorazione alla predica pasquale, ha pronunciato le seguenti nobili parole presenti monsignor Morando, il
.clero brindisino ed un pubblico scelto ed intellettuale : ■
.« Invoco da Dio la benedizione snl Nostro Sovrano•e sulla Angusta Famiglia di Lui, augurando che Egli
si mantenga fedele alle nobili ed illustri tradizioni di
'Casa Savoia ».
Un luingo mormorio di approvazione, quasi un applauso a stento frenato, accolse queste nobili parole del
dotto quaresimalista ».
ATEI P€RSECüTORI
A Mareeaux, (Francia, dipartimento della Gironda)la sig.na de Margon aveva indetta una festa religiosa
nel suo parco. Facendosi forte d’uu decreto del sindaco
che vieta ogni manifestazione pubblica di cnlto, il giudice di: pace ha inflitta alla signorina de Margon un’am
menda,- allegando per pretesto che da la strada gli
sguardi potevano penetrar nel parco.
A Arcs (Vaucluse) il sindaco ha ordinato che non
ci suoni più VAngelus.
A Sens, il sindaco — che è un senatore nientedimeno! — ha proibito ai preti di precedere a piedi i
mortori. Veramente quest’ultimo decreto fu cassato dal
Consiglio di Stato.
E’ certo in ogni modo che i libeii pensatori atei
s’ingegnano a far concorrenza al tribunale della S.
Inquisizione di felice memoria.
Patti Nuovi
Col 1- numero d’aprile s’è principiato a pubblicare il promesso studio storico psicologico
del Prof. G. Bartoli:
Il TraiDonto di Roma
Apriamo un nuovo abbona»'
mento a tutto il 31 dicembre p.
V. per sole lire DUE. Chi dunque ci manderà una cartolina
vaglia da L. 2, riceverà tutti i
numeri della LUCE dal 1* aprile
al 31 dicembre.
Non tardate a mandarcela, indirizzandola in Via MAGENTA
18, ROMA.
4
LA LUCE
La Dottrina Cristiana spiegata al Popolo
La capitale importanza deH’incarnazione
D. — E’ importante assai la dottrina délVinearnatione del Verbo ?
R. — Importautissima. Come mediatore tra Dio Padre
e il mondo, il Figlio deve possedere un’esistenza reale
e distinta cosi nel Padre come nel mondo. Esso è « il
cuore di Dio Padre »; esso deve altresì essere «41 cuore
del mondo ». Il Figlio spande la vita divina nella creazione.
D. — QuaVè il punto di guardatura dal quale si
può riconoscere il carattere del Figliuol di Dio in
tutto il suo significato ?
R. — E’ l’idea di mediazione tra Dio e l’nomo. Il
Rendentore chiamato a ristabilire l’unione tra Dio e
l’uomo, dev’essere in comunione completa con j’uomo e
con Dio, poiché solo a questa condizione egli può essere un anello di congiunzione reale tra Dio e l’umanità. Solo l’unione della natura divina con la natura
umana attua il Mediatore nella reale perfezione che lo
rende capace di nobilitare tutti gli uomini. Se Gesù è
la personalità mediante la quale non soltanto un popolo
od un secolo, ma l’umanità tutta intera, e gl’individui
che la compongono, hanno il privilegio di celebrare la
loro vera natura in una reale comunione col Dio di
bontà; e se Gesù Cristo è la potenza che rimuove i limiti del tempo e dello spazio, ciò vuol dire che egli è I
in un rapporto eterno con Dio e con l’urna uità. Il che
equivale a dire che la sua personalità non ha un mero
significato storico e morale, ma è una realtà metafisica.
Però l’incarnazione del Verbo si è attuata storicamente
nel Figlio di Maria, e noi dobbiamo ricevere il Figlio
come s'è mostrato in Cristo la cui figura storica ci fu
trasmessa dagli evangelisti e dagli apostoli. Vero è che
il Cristo non è presente fra noi soltanto pet mezzo
della Scrittura; vero è che il Cristo vive, indipendentemente dalla Scrittura, nel more della Chiesa e in
quello di ciascun fedele. Ma il Cristo interiore dell’anima
nostra suppone il Cristo esteriormente rivelato senza
di cui si dilegua in un nebuloso misticismo.
D. — L’incarnazione del Verbo ha essa per unica
causa la distruzione del peccato ?
R. — No. Il Cristo non può essere redentore che in
virtù di una potenza mediatrice eternamente contenuta
nella sua essenza laddove il peccato non è una necessità metafisica. Orbene, il dire che rincarnazione ha
per unica causa la distruzione del peccato, voluta da
Dio, equivale a dire che, senza il peccato, non vi sarebbe stato posto nel mondo per la gloria deU’Unigeuito del Padre, e che il mondo sarebbe rimasto privo
di ciò che esso ha di più magnifico. Ciò equivale ad affermare la necessità del peccato, il che è assurdo. Diciamo dunque che il Verbo si sarebbe incarnato summo
modo in Gesù Cristo quand’anche il peccato non fosse av
venuto, poiché la liberazione dal peccato non è la sola
causa e scopo deU’iucarnazione.
D. — Quale altra causa e scopo ha dunque l’incarnazione ?
R. — L’attuazione del regno di Dio. Anche se il
peccato non fosse avvenuto, gli uomini e il mondo non
avrebbero, posseduta ed espressa Yunione con Dio che
in una maniera incompleta ed imperfetta. Questa unione incompleta ed imperfetta al di là della quale
le altre creature ^quand’anche non vi fosse stato il
peccato) non potevano giungere, reclamava dunque
la personalità divina unente Dio e l’nomo ed attuante
in se stessa, il regno di Dio in modo completo, per
poscia estendere questa unione e questo regno a tutto
il creato. L’nomo, infatti (indipendentemente dall’apparizione del peccato) doveva essere condotto alla perfe
zione mediante la completa unione con Dio. Dicendo
l'uomo, vogliam dire il suo essere tatto intero, cioè vogliamo comprendervi anche il corpo destinato a diventare un tempio di Dio; e nell'uomo vogliamo comprendere pure la natura tutta quanta.
D. — E' questa una dottrina rivelata ?
R. — Ri velatissima. Il lettore è pregato di compul
sare in proposito San Paolo : Ef. I, IO; Fil. II, 9-11; e
Specialmente il passo classico; Col. I, 15 19. Vedasi
anche ; Ebr. 1,1, 2, .3; II, 8 ed Apoc. V, 12,13. In questi
passi è affermato e svolto il pensiero che i rapporti tra
Cristo e il creato sono ben più vasti e complessi di
quello che sarebbero se il Verbo si fosse incarnato soltanto per redimere l’uomo dal peccato. In quei passi
è affermato e svolto il significato cosmico del Cristo.
Perciò non dobbiamo guardare al Cristo come a nostro
capo soltanto sotto l’aspetto storico della redenzione
del mondo, ma altresì sotto l’aspetto del compimento
del mondo, dell’universale perfezionamento finale di tutte
le cose nella pienezza del regno di Dio.
D. ^ Che si deduce da ciò ?
R. — Che il principio che completa il mondo non
può essere che quello che l’ha creato e pel quale tutte
le cose sussìstono.
D. — Che significano le parole di San Paolo relative « all'abbassamento » del Verbo nell incarnazione ?
R. — Questo abbassamento volontario del Verbo
(Fil. II, 6, 7) non significa punto che ilVerbo in sé si
sia spogliato della sua deità. L’abbassamento si riferisce alla manifestazione di sé neU’uraanità, all'avere
assunto forma di servo nel suo secondo stato come
forza viva di Dio incarnata.
D. — Che pensate della nascita di Gesù .da Maria
Vergine ?
R. — L’umanità novella di Ges ù reclama alla sua
origine un’azione speciale di Dio.
a. i.
(1) Vedi Martensen dal quale abbiamo tolti — popolarizzandoli e piegandoli agli scopi del nostro lavoro — i principali pensieri contenuti in questo capitolo e in quello che seguirà.
n. i.
Kella Penisola e nelle Jsole
OLTRE LE ALPI E I flARl
Napoli
Pro ospedale evangelico, si avevano in cassa a tutto
febbraio L. 3967,71.
Roma
Le conferenze Bartoli attirano il solito numeroso
pubblico.
— Il giorno di Pasqua, culto commovente con ammissione di catecumeni e S. Cena o comunione assai
frequentata.
— Domenica prossima, passeggiata dell’A. Q. d. G.
alle terme di Caracalla, con la guida dell’egregio archeologo prof. Leoni. Appuntamento alle 14 e mezzo
all’Arco di Costantino.
Reggio Rmilia ■
Un periodico francese L'Ami dice che l’on. Prampolini è collaboratore di « parecchi giornali evangelici »
ed ha pubblicato un « attraente sermone di Natale su
La Fiaccola. Non sapremmo dire che cosa ci sia di
vero in questa curiosa notizia. Se fosse vera, ce ne
rallegreremmo assai.
Venezia
(X). Nella settimana santa furono tenute nella nostra chiesa tre conferenze speciali dal pastore sig.
Buffa, nelle sere di mercoledì, giovedì e venerdì. I soggetti erano : Il processo di Cristo, ta 8. Cena, il Calvario. Furono molto bene frequentate, con intervento
di un gran numero di estranei, specialmente l£^ conferenza del giovedì, dopo la quale fu celebrata la S. Cena,
alla quale sì avvicinarono spontaneamente una signora
e un signore cattolici romani entrambi. Il culto di
Pasqua fu anche straordinariamente affollato. Il Signore
faccia crescere la semenza gettata nei cuori!
S. Secondo (Valli Valdesi).
Seduta di lanterna magica con proiezioni concernenti
l’opera delle missippi, promossa da la società giovanile
missionaria di Torrepellice, la società Pradeltorno.
Bobbio Rellice (Valli Valdesi).
(B. G.) Bel giorno di Pasqua oggi in questo nostro
alpestre paesello coperto ancora in parte dalla neve
che cinge di un’aureola infinitamente bella i monti
tutt’intorno.
Ma più bella festa nel cuore dei fedeli accorsi numerosi al culto. Non un posto vuoto nel lindo tempietto costrutto 433 anni fa, uno dei pochi che non
furono atterrati nei grandi disastri del 1655 e 1686.
Dopo una breve allocuzione sull’efficacia della iisnrrezione di Cristo (Fil. III. IO), .340 comunicanti si accostarono alla mensa del Signore, frai quali 23 nuove reclute testé ammesse nella Chiesa.
Soffi lo Spirito Santo e infonda la vita dall’Alto in
tutti quei cuori, facendone altrettanti templi ove rifulga la Sua gloria. Solo allora potremo rallegrarci nel
Signore che ha fatto grandi cose per noi, mentre abbiamo cosi poco corrisposto al suo grande amore.
Svizzera
Ginevra —- Il prof. G. Fnlliquet è stato eletto, con
voti quasi unanimi, pastore di S. Pietro.
Berna — Si annunzia la morte di Utzendorf decano
dei pastori del cantone di Berna.
— La Facoltà di Teologia cattolica liberale ha festeggiato il 70- anniversàrio di Eug. Michaud professore in quella Facoltà dal 1876 e già rettore della
medesima. Il Michaud, nato alla Costa d’Oro, fu vicario a Parigi nella chiesa della Maddalena, e dette le
sue dimissioni nel 1872 non potendo accettare il nuovo
dogma deU’infallibilità papale. Fecondo scrittore, ha
anche diretto fin dal suo nascere la Revue internationale de Théologie, la quale ha ormai pubblicato il suo
66- volume.
Francia
Parigi — Tre conferènze straordinarie, annunziate
con manifesti, hanno attirato molta gente nel tempio
di Montrouge. Gli argomenti svolti dai pastori Boissonnas. Barde e Marseille sono : L'attitudine degli uomini innanzi a Gesù Cristo. La religione è fallita ?
Perduto, salvato.
— Il 20 di questo mese si aduna nella chiesa di
Montmartre il sinodo regionale.
— In maggio avranno luogo, in due templi, radunanze di risveglio, alle quali presiederanno rispettivamente i pastori Frank Thomas e G. Boissonnas, Dubois e Ullern.
Havre — Si va facendo una splendida opera tra le
classi più avvilite della società : disperati, vagabondi,
beoni trovano la via della salvezza. Non rare sono le
conversioni serie e radicali.
Melun — Si è acquistato del terreno per l’erezione
d’un tempio evangelico.
Nizza — Nella nostra chiesa valdese sono stati ammessi, la domenica delle Palme, 17 nuovi membri. I
catecumeni di quest’anno erano 31.
Cévenole d’Anduze — Il convegno a scopo di risveglio fu assai benedetto.
Alais — Una serie di adunanze di risveglio dirette
dal. sig. Augusto Faure pastore di Nîmes. Benedizioni
celéSP anche quivL...
Courbevoie — È morto L. J. Bertrand fondatore
òcW'Opera dei preti.
Dieuleflt (Drôme) — Radunanze straordinarie d’evangelizzazione, nelle quali il pastore Delattre ha parlato sui popolari temi ; Credo quel che vedo ; Siamo
galantuomini ; Una rivoluzione necessaria. Sala piena
zeppa; attenzione viva; commozione generale.
Livron (Drôme) — In maggio si terranno radunanze
di risveglio, a cui prenderán parte i pastori Frank Thomas, Babut, "W. Monod, C. Wagner, Monnier, Bach, ecc.
Grenoble — Il sinodo nazionale delle Chiese riformate si adunerà in questa città probabilmente il 25
giugno e durerà 6 giorni.
Creusot — E’ stato dedicato al culto evangelico un
tempio, da l’architettura elegante.
Alençon — Il pastore Paolo Yernier ha assalito i
liberi pensatori, ì loro dogmi e i loro sacerdoti, per
mezzo d’una conferenza ricca di documenti e di energìa.
Saint-Aubin-de-Blaye — Nel Médoc e nella Charente inferiore migliaia di persone hanno imparato a
conoscere il Cristo, mediante l’opera di fede e d’amore
a cui hanno atteso il sig. M. Fernando Faivre e i suoi
collaboratori- (Da L’ami).
Germania
Secondo il Témoignage, in Germania, si sono avute,
nel 1894, 3000 conversioni dal cattolicismo romanistico
al cristianesimo evangelico ; nel 1905, 8000 conversioni!
La media, in questi ultimi anni, è appunto da 7 ad 8
mila.
Belgio
Nel cattolico Belgio si avevano, nel 1830, soltanto
9 chiese cristiane evangeliche con 5987 membri. Adesso
gli évangeiici sono 30000 e costituiscono 17 chiese.
Spagna
E' testé morto, all’età di 62 anni. Marqués, che aveva
rinunziato alla medicina, per studiar teologia e predicate la buoha novella della salvezza. Fu pastore grandemente stimato, a Xerez e poi a Bilbao.
Inghilterra
Dei capi Bassutì furono ricevuti a Londra dal re e
assai festeggiati da amici delle missioni.
5
LA LUCE
Scozia
Il 14 giugno iMo si aprirà à Edimburgo una conferenza missionaria universale. Tra gli argomenti che
saranno svolti, è anche questo : Come predicare VEvangelo a tatto guanto il mondo ?
Effitio
L'Imparsiale, giornale quotidiano del Cairo, pubblica quanto segue ; « Il pastore evangelico italiano
sig. Rinaldo Malan ha tenuto una conferenza, alla missione americana, su don Romolo Murri trattanto l’argomento con larghezza di vedute e profondità di concetti, da meritarsi gli applausi dello scelto uditorio ».
A-ifrica australe
I Bassutos stanno per avere un vicario apostolico,
che il papa ha eletto in persona del padre Cenez degli oblat: di Maria Immacolata, col titolo di vescovo
di Nicopoli.
..SL
<ÌL^
Corriere piordamerìcano
Alcune altre Chiese Evangeliche Italiane
Dopo Fultima mia corrispondenza in cui dicevo di
alcune Chiese Evangeliche italiane da me visitate, ho
avuto nuovamente il privilegio di conoscerne davvicino
altre quattro o cinque e desidero comunicare ai lettori
della « Luce » le mie impressioni.
La Chiesa presbiteriana Italiana dell’Oliveto a Newark
N. J. è floridissima. Due anni fa è stato inaugurato un
bellissimo tempio per uso della congregazione ed eretto
mercè la liberalità dei presbiteriani di Newark e lo
zelo del pastore B. J. Coltorti.
Sopra una delle pietre angolari sta Inciso il nostro
motto Valdese : « Lux lucet in tenebrie ». Il fratello
Coltorti ha saputo acquistarsi in dieci anni una riputazione invidiabile di serietà, capacità e fermezza di
carattere. Le scuole di cucito e quelle Domenicali s|>no
ben frequentate. Non meno di 250 bambini con numerosi monitori della Prima Chiesa Presbiteriana an^ericana della città erano presenti la domenica dopo p^nzo
quando rivolsi loro la parola.
A Trenton N. J. cominciò l’opera 30 anni fa, il
pastore Vincenzo Serafini in mezzo ad una colonia di
quattro mila italiani. Ora sorge una bellissima Qhiesa
con numerose aule per la scuola diurna, società di
attività cristiana, circolo di lettura, scuole domenicali ecc. .
I fratelli comunicanti sono attualmente 84,, ma un
buon numero è tornato in Italia o si [trova in altre
città degli Stati Uniti. Se non fosse per queste perdite
quella congregazione annovererebbe un 130 membri.
II fratello Serafiini ha fatto i suoi studii nel famoso
seminario di Princeton ed a capacità intellettuale non
comune accoppia zelo ed attività.
Sono stato presente alla commemorazione del secondo
anniversario della Chiesa Evangelica di Franklin Ave
in Brooklyn di cui è pastore il mio caro amico signor
Stefano L. Testa, uomo totalmente consacrato all’opera
del Signore, di notevole attività ed invidiabile ,putusiasmo. Noto, tra parentesi, che il signor Testa come
agente della « Brooklyn City Mission » ha fondate un
sei 0 'sette missioni fra gl’italiani in quell’immensa città
le quali sono ora Chiese fiorenti. La sua Chiesa attuale
fondata due anni fa, ha già raccolto attorno a sè un
duecento membri. Fui lieto di rivedere là alcune vecchie conoscenze di G-irgenti. Presero parte al servizio
commemorativo il Dott. Agide Pirazzini, direttore del
-Dipartimento Italiano della « Bible Teachers Training
School » di New-York, il pastore d’Anchise ed il sottoscritto.
Vorrei ora dire qualcosa della prima Chiesa Presbiteriana Italiana della Trinità di Morris Ave. New-York
di cui è pastore un giovane di eletto ingegno, il sig.
Gustavo d’Anchise. Quanto zelo in quei fratelli, quanta
comunione fraternal Quando terminai il mio piccolo
discorso chiedendo loro se nOn avrebbero voluto, ogni
anno, contribuire qualcòsa per l’opera del Signore in
Italia, la loro patria, sí alzarono come un solo uomo
e tutti promisero un dollaro ognuno, eccetto un giovane
che s’impegnò per... cinque dollari.
Santa generosità italiana quando è santificata dall’Evangelo di Cristo !
Prof. Alborto Clot, Pastore Valdese
Un po* dì scienza per tuffi
Le cagioni dei terremoti, secondo gli Orientali
Si è parlato tanto in questi ultimi mesi di terremoti, che anche i più ignoranti ne sanno qualche
cosa, e tutti possono discorrere delle varie e probabili cagioni che li producono. Non starò, dunque,
a ripetere qui quello che dice la scienza, se cioè,
siano essi dovuti ai focolari chimici locali, a vicini vulcani, ad erosioni interne prodotte dall’acqua, ad assestamento subitaneo degli strati terrestri, a cause
elettriche e simili. Toccherò solo di un fatto ignoto
per lo più in Occidente, e che, secondo i geologi
giapponesi ed indiani, starebbe in intima connessione coi terremoti tellurici che hanno luogo frequentemente nell’ Estremo Oriente. Il fatto è il
seguente.
Gli scandagli oceanici di questi ultimi anni hanno
constatato che una parte dell’Oceano Pacifico e tutto
l’Oceano Indiano sono solcati nella loro profondità
da una enorme fenditura, larga in media da trenta
a quaranta chilometri e lunga parecchie migliaia di
chilometri. Questa fenditura appare al nord del Giappone, discende verso il tropico del Cancro, passa
fra le isole Formosa e Luzon, si dirige pel mar
della Cina verso lo stretto di Malacca, passa nelrOceaho Indiano e si perde non si sa ben dove. La
fenditura è a varie profondità; in certe parti tocca
i mille metri; altrove arriva a sei o sette mila.
E non è tutto. L’Oceano sembra talora entrare
con una velocità spaventosa dentro questa colossale
voragine; talvolta invece par che ne esca. Sono questi
i paurosi misteri delle profondità oceaniche. Loscan dagiio, quando entra in quei fiumi vivi che penetrano
nelle viscere della terra, non tocca il fondo ed è
rapito con una forza arcana e spaventosa; a volta,
per contrario, il gran fiume che esce gorgogliando
ed impetuoso dalla misteriosa fenditura rigetta lo
scandaglio, e la corrente lo trascina lontano. Di qui
anche la difficoltà dell’ esame di quei gorghi paurosi e l’ombra di mistero onde sono avvolti.- Or vediamo la loro connessione coi terremoti orientali.
Nessuno ignora quanto siano frequenti e spaventosi i terremoti che occorrono nel Giappone, nella
Corea, nella Cina meridionale, nelle isole della Malesia, in Borneo, Sumatra e nell’India. In Giappone
occorrono in media da due a tre mila scosse all’anno, e v’è tal isola nel mar di Già va che danza
e freme perpetuamente. Il fatto si è che i terremoti
sono fenomeni naturali comunissimi sul nostro pianeta; e quei di Calabria e Sicilia quasi impallidiscono, quando sono confrontati con quelli che occorrono nell’Estremo Oriente. Or bene : i geologi giapponesi, sopra prove di fatto ed esperimenti e scandagli esattissimi hanno emessa l’ipotesi che i loro
terretùoti tellurici siano dovuti più che al vulcacanismo o ai focolari chimici locali al subitaneo restringersi od allargarsi delle fenditure oceaniche
sopra descritte. E, posta la esattezza degli scandagli, la cosa è chiara. Infatti ognun capisce come i
vasti bacini oceanici siano in comunicazione e continuità tellurica non pure colle isole vicine, ma altresì eoi continenti lontani. Se, dunque, nel loro
fondo avvengono sconscendimenti, spostamenti subitanei e cadute di roccie per la lunghezza di ottocento, mille, 0 due mila chilometri, tutto il bacino
oscillerà e la terra ferma che lo corona parteciperà
alle sue immani oscillazioni. Di qui i così detti terremoti tellurici, abbraccianti una gran parte del globo,
i quali, nati nelle profondità oceaniche, portano sulla
terra distruzione e morte., Il grande terremoto di
Lisbona sarebbe da contarsi fra i fenomeni da me
descritti.
Restano a spiegarsi le origini, le finalità e i movimenti delle fenditure oceaniche. Ma su ciò i geologi possono offrire delle congetture, non delle spiegazioni accertate. Le fenditure sopra descritte esìstono certamente : ma da che cosa furono esse prodotte ?
E perchè ora l’oceano vi si butta entro con una
velocità spaventosa ed ora ne esce con ugnale rapidità? Fino a qual punto fendono esse la crosta
terrestre ? Come e dove circolano in esse le acque
oceaniche ? Avvengono gli scoscendimenti nelle loro
pareti per mancanza di pressione o per pressione eccessiva ? E perchè dovrebbe arrestarsi, di subito,
il gran fiume d’acqua che vi entra o n’esce ?
A tutte queste domande una risposta certa è impossibile. Qui convien che l’uomo confessi la propria
incapacità a sciogliere il pauroso problema della natura. Secondo un dotto scrittore dell’antichità, Dio,
creando il Cosmo, lasciò da per tutto la propria orma.
Questa orma è infinita. Si trova in ogni atomo delrUniverso; nei lontani cieli, come nell’umile fiorellino. Si trova anche, e infinitamente grande, nelle
profondità oceaniche.
Fin qui i geologi orientali, i quali offrono anche
un’altra spiegazione dei loro terremoti : ma sarà per
la prossima volta.
Giorgio fiavtoli
TjOOSE'^ELT SU L, 'OCEAVÌO
A bordo dello Hamburg, V aprile 1909.
Sono viaggiatore di cabina a bordo dello Hamburg che
porta l’ex presidente degli Stati Uniti,Teodoro Roosevelt,
in Italia e ieri ho assistito ad una scena che ha molto
commosso il mio cuore d’italiano.
L’onorevole Roosevelt, insieme col capitano e con gli
ufficiali superiori dello Hamburg, venne ieri a visitare
la seconda classe del piroscafo.
Nella sala da pranzo, una bella bambina evangelica
italiana. Paimira Tarre, gli offri, a nome degli Italiani
compagni di viaggio, un bel mazzo di rose e la seguente
dedica dettata dal Pastore di New York, signor G. J.
D’Anchise ;
« Gli Italiani viaggianti nella seconda classe — a
bordo del piroscafo Hamburg — auspice il mite Oceano
che ha reso splendido — il comune viaggio verso le
sponde Italiche — sono lieti di offrire — al grande
cittadino nordamericano — Teodoro Roosevelt — le
primizie dei fervidi auguri — per la buona riuscita
— della sua spedizione africana — che prepara — la
grande madre latina .
Rose e dedica commosséro molto l’illustre passeggero, il quale, dopo aver stretta la mano ai presenti ed
aver rivolto a tutti parole nobilissime, si ritirò ringraziando e quasi piangendo.
Angelo Miele.
IN SÀLA DI LETTTURA
Del libro del Luzzatti « La libertà di coscienza e di
scienza », il Giornale cVItalia pubblica la seguente
brevissima recensione, che merita d’esser riprodotta a
lettera :
« La libertà di coscienza e di scienza » di Luigi
Luzzatti comprende e riassume tutte le idee dell’assertore illustre della religione libera da ogni vincolo
dello Stato sovrano. Studi storici costituzionali chiama
l’autore questi suoi, che voglion dimostrare la indipendenza della religione dalla scienza e propongono al legislatore il tema della libertà. Sono nel libro studiate le
costituzioni di tutti gli Stati dove la libertà religiosa
è già un fatto compiuto, e mostrati i nuovi validissimi
argomenti filosofici in difesa dei principii religiosi.
E’ un’opera importantissima, alla quale dedicheremo
prossimamente un lungo articolo ».
Com’è bello vedere menti forti ed alte come quella
di Luzzatti volgersi a difesa dei principi religiosi, che
di tutti sono i più importanti e più gravi!
LUCE IN j\fl\ERlCj>
I nostri Lettori americani potranno facilmente falrci pervenire il prezzo del loro abbonamento, versandolo al nostro
Amministratore per l’America
Signor
Prof* pastore yflberfo dot
86 Romeyn Str.
Rochester N. T.
6
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I.A LUCE
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ERèlNB YHLDESI
I
Nuova Serie
XIV.
Jahier, ma ahimè ! uu
lasciato da lui sedurre,
vuol condurre a forza
Ma la sera il padre gli
La moglie di Bernardino Jahier
un’eroina a fianco d’un rinnegato
Il regno del duca Carlo Emmanuele I fu segnalato
per le Valli Valdesi come quello delle invasioni. Cominciò con l’invasione dei gesuiti e dei frati, seguitò
con due invasioni ed occupazioni francesi ed ebbe fine
coll'invasione della peste.
Evidentemente di tutte queste invasioni la prima
sola, quella dei frati, era voluta dal duca, come quella
da cui si riprometteva la pacifica conquista di quei
Valdesi che le armi non riuscivano a sottomettere ai
dettami del clero papale.
Ma anche i frati fecero fiasco ; giacché nulla poterono oprare se non il ratto di alcuni fanciulli, molte
molestie agli abitanti e l’abiura di pochissimi sventurati ì quali 0 moriron disperati 0 ben presto si pentirono" della loro abiura e l’annullarono. Fra queste povere vittime, menaron special vanto i frati della pretesa conversione d’un valente e stimato capitano valdese,
il Bernardino Jahier di Pramolio... ma per brev’ora.
Tutta la storia della sua defezione seguita da misera
fine, si racchiude in un anno, il 1599 e non meriterebbe d’esser ricordata se non fosse che a fianco di
lui che cade nell’abisso, vediam sorgere ed ergersi a
sublime altezza una mirabile figura di donna, della
eroica sposa sua.
Cinque scene compendiano tutto lo svolgimento del
fatale dramma, in due delle quali vediamo apparire e
rivelarsi la nostra eroina.
La prima, necessaria a comprender tutte l’altre, ci
trasporta a Pinerolo presso al duca che vi soggiorna,
circondato di frati, i quali gli dicono che a convertire
Val Porosa conviene conquistare il capitano Bernardino Jahier che ne è il più insigne personaggio; ed
a farlo abiurare, non valendo la persuasione, coiivieu
metterlo sotto accusa per cento contravvenzioni ch’egli
ha commesse pel suo autoritarismo, ed offrirgli perdono e favori al posto del tremendo meritato gastigo,
ov’egli si induca ad abiurare.
Detto fatto. Il duca, iff possesso" della là-eni^ndaVe-’
quisitoria preparata dai frati, fa chiamare a sè il Jahier
del tutto ignaro del fratesco tranello, e colla lettura
dell’elenco delle sue marachelle e della pena che lo
attende, lo fa allibire, quand’ecco penetrare nella stanza
d’udienza i frati a supplicare il duca di perdonargli
s’ei si converte, e di incoraggiarlo viemaggiormente
a tal passo colla promessa d’una carica ufficiale e d’una
pensione. Vorrebbe ribellarsi il fiero Valdese, ma ei si
vede prigione e senza via di scampo, e il lusinghiero
invito del duca finisce per vincerlo.
Ei cede, sottoscrive l’abiura, riceve in cambio il decreto d’amnistia per tutte le sue contravvenzioni, il
diploma di capitano generale del duca per Val Porosa
e la prima mesata di 20 ducatoni e torna libero a Pramollo... Libero ? no, più prigione assai di prima perchè
preda ormai dei tiranni fino allora aborriti !
La seconda scena si svolge a Pramolio, un bel giorno
di primavera di quell’anno 1599, nella casa di Jahier,
al ritorno suo da Pinerolo. L’aspettano ansiosi la moglie, i due figli maggiori colle loro spose, ed il minore
Eliseo quattordicenne, pregando Dio di ricondurlo ai
suoi incolume, e desiosi di sentir che cosa mai voleva
il duca da lui.
Eccolo, ei giunge, e tale annunzio basta ad allietar tutta
la patriarcale famiglia punto presaga della calamità che
!e sovrasta. Ei narra il viaggio, l’accoglienza amichevole del sovrano, di cui mostra i doni, e termina dicendo : « Ho promesso che voi ed io andremo tutti a mes •
sa !» A tali parole, ratta una voce piena di santos degno,
risponde:..«lo no! mai mi vedrai andare a messa; in
tal materia non potevi promettere in mio nome! »Era
sua moglie che frementa s’era drizzata a far la fiera
protesta! Ed'a lei fanno eco i figli Tun dopo l’altro,
educati nel sacro precetto che in religione nissnna umana autorità, nè quella d’un principe nè quella d’un
padre, può imporre alla coscienza quanto è opposto alla
divina autorità. ,
■ 7 •- >
Qual notte per quella madre! Essa si sentiva quasi
vedova ; l’abbatteva la dedizione dello sciagurato sposo;
ma Si sentiva fiera dèlia fer,mezza dei figli che le si
stringevano attorno fieri alla loro volta di tal genitrice !
La terza scena segue la domenica 27 giugno nel tempio di' Pramolio. Prelati e frati di Pinerolo sono arrivati sperando mieter gran frutto dalla conversione di
solo ed nuico disgraziato si è
il suo stesso figlio Eliseo ch’ei
ai preti, riesce a sfuggirsene,
darà tal bastonata che il meschino ne morrà fra poto. Furente di tal fiasco, il vicario Eosauo vuol leggere certi editti ai Valdesi nel
loro tempio per intimorirli ; ma provvidenzialmente
di Valdesi il capitano Bergat
truppa fratesca capisce che il
meglio che possa fare é di svignarsela in pace.
Scena quarta : A Pinérolo, nell’officio del governatore Ponte, pochi giorni appresso si presenta il misero rinnegato a chieder la nuova mesata quale unico
conforto sul quale conti ancora nella catastrofe che lo
atterra. E quale accoglienza, qual risposta ottiene lo
sciagurato? « Bue rivoltato, sei indegno di ricevere
giunge con buon nerbo
di San Germano... e la
qualsiasi cosa da S. A. IR., poiché nulla hai fatto per
il suo servizio. Va, che di te non c’importa un fico
secco, che tu vada a nlessa 0 che tu non ci vada ».
Queste testuali parole gli rivolse aspro e sprezzante il
governatore, mostrandogli l’uscio.
Ebbe ancora il misero reietto « a Dio spiacente ed
ai nemici sui » la forzh di tornare alla sua. dimora in
Pramolio.
Ma quando vi giunse era irriconoscibile ! Colui che
poche settimane prima
era un valoroso e temuto capo
degli invitti Valdesi lion era più che l’ombra di se
stesso, e più non si reggeva in piedi.
La quinta ed ultimaj scena ce lo fa vedere infermo a
morte e disperato sul letto ov’ ei geme senza posa nell’altra casa sua del Dublone ove i suoi, piangenti d’onta
e di dolore, l’han trasportato dietro sua preghiera.
Accanto a lui, seduta presso al suo giaciglio, veglia
la sposa affranta, eroica
sua, cercando confortarlo coll’invitarlo a cercar perdono
all’orrendo fallo che lo
amai amente pentito. M
nel suo affetto come nella fede
tortura, presso a Colui che pur
perdonò a Pietro il saji rinnegamento quando lo vide
a r iufermo non osava volgersi
a si lieta speranza e bolo andava ripetendo alla fida
compagna, commosso c ella fedeltà e pietà di essa; « 0
tu sei pur felice d’ esser rimasta costante nella tua
fede ! Potessi io almeno sentir 1’ effetto delle consolazioni dei ministri, giacché mi fanno schifo quelle che
vorrebbero recarmi i preti e i frati ! »
Chi oserà dire; che Èssolutamente senza frutto saluta anima sian rimaste le parole
sante e le affettuose cure di quell’angelo di bontà che
gli rimase a fianco fino all’ultimo ?
n capo a sei mesi di sofferenze
quando videro avvicinarsi la sua
ultim’ora i frati che Vegliavano sulla lor vittima gli
sì presentarono per coofessarlo e dargli l’estrema unzione, ma il morente Don ne volle sapere e deliberatamente si rivoltò in modo da non vederli rifiutando il
lor ministero. Ond’ è òhe, saputasi tal cosa nel paese,
i frati rifiutarono di dargli sepoltura, ed i figli suoi
lo portarono a seppelliire nel più vicino cimitero Val
Solo sappiamo che,
piu morali che fisiche.
dose, a Pinasca.
Farce sepulto ! Ma
dramma !
A fianco d’ un eroe
bolezza precipita nell’
qual contrasto ci presenta questo
che un momento di orrenda deabisso , una donna fino allora i
gnota, per la forza de lla sua fede, assurge dall’oscurità
agli splendori dell’ ero
Aibboname ati
Ventura Dr. P.
Palmieri Lorenzo
— Allab Luigi — Pe
Ponzo Guglielmo —
Menotti G. — Pasquet
Volle G. — Zaffatane
Avversari Giuseppe Carilia — NavarriaA^i
nett Nicola — Grigi
— Degiovauni Pietro
Luigi (Maniglia)
faele — dandola Eduali
scano Mattia 'Policarp
stabel Eliseo — ~
Frane, (pel 1910).
Rapi
ismo ! E più che lavata l’onta
inflitta al popolo Valdese dall’abbiettezza del capitano
Bernardino Jahier, mercè la dimostrazione, anzi l’esploche questa colpa stessa provocò
nella sposa sua. Abbia m perduto un eroe quel giorno
che il Jahier abiurò, ina abbiam guadagnato un’eroina.
Si, eroina a Pramolio quando si ribella al marito apostata ; eroina al Dn Olone quando fino aH’nltimo è pietosa infermiera deirapostata sofferente !
(Vedi Gilles II, 91-97) Teofilo Oag.
pagati :
1908
1909
Gay
fi NOSTRI IDEALI
Quanto si leggeva nel « Journal Religieux » di Neuchâtel, e che il nostro e. r. ha tradotto, esprime bene
quanto anche noi sentiamo; perciò con piacere lo pubblichiamo sotto la rubrica « I nostri ideali ».
Broggi Luigi — Marguerettaz
ano Michele — Tellini Maria —
onsiu J. —- Giorni Aurelio —
Emma —- Signorina Malan —
Onofrio — HOgendòrfer F. —
Avondet Paolo — Janni Strina
ata — Barone Giuseppe — Ja
0 Giovanni — Jahier Eugenio
— Ventura Dr. P. — Rostagno
Francesco — dandola Rafrdo — Famiglia Toscano — To) ~ Fratelli Ambrogio -— Coisarda B. Antonio — Jannueci
« Ciò che manca ai nostri giornali è l’appoggio dei
loro lettori, e questo appoggio essi non sanno abbastanza nè sollecitarlo nè conquistarlo.
Si trovano fra i nostri cristiani delle persone pie che
professano spesso e volentieri una supina indifferenza
riguardo alla nostra stampa evangelica, le quali non
si fanno verun obbligo di abbonarsi; oppure, se ricevono il giornale, lo leggono quasi con senso di noia.
Forse i nostri giornali non si curano abbastanza di cattivarsi l’interesse, procacciando continui miglioramenti;
ma conviene d’altro canto che gli abbonati scuotano la
loro inerzia e sposino la causa del giornale.
Ad un giornale occorrono uomini e denari, ma occorrono pure delle simpatie.
Ogni lettore regolare deve adoperarsi per renderlo
interessante.
Gli uomini colti — e le signore pure — dovrebbero
cogliere ogni occasione per mandare alla Redazione articoli,, lettere, comunicazioni varie. Agli uffici di Redazione, dei giornali religiosi settimanali di lingua inglese, piovono lettere da ogni parte, e domande pure
su argomenti d’indole svariata.
Siffatta corrispondenza di pensieri, di preoccupazioni
fra redattori e lettori vale a stimolare non solo la curiosità di questi, ma anche l’attività di quelli; essa costituisce certo uno degli elementi maggiori della straordinaria vitalità dei giornali inglesi ed americani.
Gli Stati Uniti hanno attualmente 804 periodici religiosi ; cinque anni fa ne contavano 836 ; la diminuzione non deve far caso, perchè, se taluni fogli son
cadati, altri hanno fatto enormi progressi. Vent’anni
fa, 4 soli di quei periodici — su un totale di 581 —
avevano una tiratura di centomila esemplari 0 più ;
oggi sono 36 la cui tiratura raggiunge od anche supera i centomila ».
Quanto a noi, non speriamo tanto ! ! !
Allegri nella speranza
(Rom. XII, 12).
Nessuno saprebbe dire appunto quanto pósto occupi la speranza nelle nostre gioie, com’essa attenui
le nostre pene e centuplichi i nostri piaceri. Madre,
tu sorridi accarezzando la bionda testolina del tuo
bimbo ; indovino il segreto della tua gioia, essa- è
tutta intessnta di speranze per lui, per te. Prigioniero, il tuo canto saluta la sperata liberazione.
Infermo, la speranza della guarigione è quella che
t’infonde la pazienza. Si, noi viviamo soprattutto
per la .speranza. Siamo soprattutto allegri nella speranza. — Gli è che veruna gioia vissuta è cosi
ricca e dolce come le gioie vagheggiate e sperate.
Amico, se il tuo sogno è veramente terrestre,
tosto per te la speranza si vestirà a bruno e si
chiamerà disinganno. La terra non concede giammai
all’anima tutte le gioie che essa bramosa le chiede.
C'è bensì qualche gioia più qnà più là ma troppo
spesso segue il rimpianto, quando addiritnra non
segna il rimorso. Ma se pure qualche gioia sana
dura alcun poco, l'anima se ne stanca e invece d’invocare gioia novella essa esclama : basta !
Tuttavia, come ben dice un poeta, « un’immensa
speranza attraversò la terra ! » Come cristiano io
sono anche più sitibondo di speranza, ma questa la
domando a Dio, l’aspetto da alto, ed ecco perchè
non sarò confuso.
Perdono, gioia, intimità, cotesti beni Dio me li
dà in Cristo, fin d’ora, e man mano che vado innanzi, anzi chè gridar « basta > io grido ; « ancora
e sempre » ed ecco a poco a poco s’imporpora l’orizzonte con le tinte accese di gioie, che neppure
si sospettavano. Quand’anche tutto quaggiù s’infoschi,
ancora mi allegro nella speranza del giorno che non
conosce occaso.
(« Vers la paix » H.SonUé) e. r.
Domenico Giocoli, gerente responsafiile
Spografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Sludio di sloria e di psicolo
jiH del Prof. Gr. Bartoli.
— Il eristisnesimo niedioevale — coaohiuse D. Ottavio — morirà, e dalle ceneri di lui, risusciterà, fenice gloriosa, il cristianesimo delle età venture.
— Chi sarà il Papa di quel tuo cristianesimo?
— Non ci sarà più bisognp di Papa, allora, come
non ve ne fu bisogno nei primi secoli della Chiesa.
Avremo, al più, un Presidente di una grande federazione di Chiese cristiane.
— E chi sono gli apostoli di questa idea ?
— Moltissimi. I veri democràtici cristiani credenti
nel Cristo mirano là.
— E tu?
— Io sono con esso loro. *
— Ottavio! Ottavio! —esclamò il cardinale — se
ti arrischi ad esporre queste tue idee davanti al Turini, povero te ! Egli ti griderà un terribile : vade
retro, Satana ! nè io ti potrò salvare.
La carrozza era giunta davanti al partono di casa.
— Zio — disse D. Ottavio —ho bisogno di una boccata d’aria. Resto fuori un momento e torno.
— Non più di un’ora, veh? Alle 11,30 fa di trovarti
in casa.
Il nipote del cardinale Sinibaldi era assai conosciuto a Roma, dove il suo ingegno, la sua bontà, la
dottrina e le idee ardite gli avevano, come si disse,
procurati molti amici è non pochi nemici. Ma per cagione di tutto ciò e dell’indefesso lavoro, non gli restava tempo per un po’ di moto, del quale egli sentiva un imperioso bisogno. Nè il passeggio che faceva
bene a lui era il passo lento e cadenzato degli spensierati, che passeggiano pel Corso nelle ore vespertine,
quando la nobiltà romana e i signori tornano in una
fila interminabile di carrozze dal Pincio. Egli aveva
bisogno di una vera marcia forzata. Sembrava quasi
che la energia indomabile della sua. anima trovasse
uno sfogo in un passo lesto e lungo, in un passeggio
da bersagliere. Di giorno, non lo poteva fare, per non
esporre la sottana sacerdotale ai frizzi degli oziosi e
alle osservazioni degli zelanti; si co-mpensava di notte,
0 sul tardi, quando le vie erano deserte, ed egli poteva, senza scandalo dei pusilli, trottare a sua posta.;
D. Ottavio s’incamminò pel Corso, a quell’ora poco
frequentato e quasi vuoto, I negozii erano ormai
chiusi; nei caffè vi era, tuttavia, ancor gente e lavoro.
1 bei globi di luce elettrica, pendenti sul mezzo dèlia
strada, piovevano un chiarore scintillante e invitavano al passeggio. L’aria era pura, il cielo stellato,
la notte bellissima e non fredda, benché si fosse a
mezzo dicembre ; ma quasi spirante una dolce mitezza
primaverile.
Egli percorse a passi rapidi e lunghi la magnifica
via fino a Piazza del Popolo ; poscia tornò indietro.
Sul suo cammino incontrò, come di solito, alcuni preti
girovaghi, incolti nella barba e negli abiti, che avevano l’aria di non sapere dove andare a dormire ;
qualche ozioso che fumava l’ultima sigaretta; non
pochi tornavano dal teatro o da altri divertimenti.
Dal Corso voltò pel Gesù, prese la via del Campidoglio e si approssimò a gran passi verso la gradinata. La montò rapidamente, passò lesto accanto alla
statua equestre di Marco Aurelio, indi girò a destra
fra i superbi palazzi Michelangioleschi. Dall’alto del
•Campidoglio, egli poteva a suo bell’agio contemplare
lo spettacolo che gli si, apriva ai piedi.
Non vi era una sola nube in cielo, e la luna, quasi
piena, pioveva una luce, nivea, luce bianca di metallo, viva e tagliente che irradiava per ogni parte e
dava colori, ombre e contorni fantastici alle cose.
Sotto gli occhi di D. Ottavio si stendeva, gigante nelle
sue rovine, il Foro Romano. Egli lo visitava di frequento, a luna piena, e gli piaceva mirabilmente, cimava
vederlo di notte, come immerso nel sonno, in un sonno
venti volte secolare. Di giorno, si svegliava e non pareva più quel desso.
Quante memorie 111 * Sacrario di Vesta e l’Atrio della
casa delle Vestali, la domus publiea sacrae urbis, la
Via sacra, la Basilica di Massenzio, la Basilica Giulia,
la Piazza del Foro, il Lapis niger, la Tomba di Romolo,
ì Plutei marmorei, il Locus Curtius, VEquus Domitiani, la Basilica Aetnilia, l’Ara Caesaris, il Prospetto
del tempio di Castore'e Polluce, la Fonte di Giuturna
e tanti altri ruderi ihorti di un impero grande, meraviglioso e che non risusciterà mai più, passavano
a poco a poco dagli òcchi nell’animà di D. Ottavio e
tutta la soggiogavano.
Stava là ritto, sulla spianata che fronteggia il Foro,
cogli occhi fissi in quelle colonne infrante, in quei
capitelli rosi dal tempo e spezzati dal martello barbarico, in quelle pietre grandi di travertino o di marmo,
quasi ad ascoltare la loro storia. Perchè ognuna di
quelle pietre aveva una storia sua propria, segnava
un’epoca, notava una tappa nel cammino ascendente
dell’umanità. Vedeva in ispirito le nazioni soggiogate passeggiare pel Foro. Contemplava il Germano,
l’Anglo, lo Scozzese, il Mauritano, l'Asiatico, il Greco,
l’Egiziano, camminare per quella Via Sacra, per la
quale salivano, trionfatori al Campidoglio, i Cesari
romani, di ritorno dalle loro fortunate spedizioni militari, coi labari spiegati al vento, coi trofei rapiti ai
nemici, colle aquile vittoriose, incoronate di verbene
e di alloro.
Quante memorie ! Davanti a quella Basilica si raccoglie una turba 4i avvocati e di curiosi di ogni nazione, in attesa dei littori che precedono i pretori
coi fasci e colla scure. Là, sotto quei portici marmorei, passeggiano i signori romani cianciando delle
novelle del giorno, commentando le notizie politiche
che l’ultimo corriere imperiale recò dalle colonie romane d’Asia o d’Africa, ovvero anche discutendo di
letteratura, bisticciandosi sopra una poesia, ridendo
sopra un epigramma, e accalorandosi intorno ai rossi
0 ai verdi dell’ippodromo o ai gladiatori del circo.
Qui una lettiga, portata in collo da biondi schiavi alemanni, urlanti a cadenza per farsi largo fra la folla,
porta una gran dama, che, attraverso le cortine di
seta, sporge il capo per mostrare con ostentazione l’acconciatura del capo all’ultima moda, il viso variopinto e le sopraciglia allungate dalle dotte tinte, giunte
testé a Roma dalle sponde dell'Eufrate o del Nilo. Più
lontano, un bel gruppo di schiave numide, mostrano
a chi li vuol vedere i bronzei seni ignudi, fanno suonare le anella dorate dei polsi delle mani e della caviglia dei piedi, e cicalano fra di loro allegramente
in favella barbara, incomprensibile ai curiosi che le
ascoltano. Altrove, un giocoliere calabro fa sue prodezze davanti ai rappresentanti di quattro parti della
terra. Dietro quel tempio, una vecchia indovina caldea
predice l’avvenire ad una folla di ragazze, e vende
filtri di amore agl’innamorati. Intorno a quel rostro,
una folla variopinta ascolta un oratore che tuona una
interminabile diceria. Là, sotto l’atrio della sua casa,
passeggia una vestale; qui un sacerdote brucia all’aperto un pizzico di profumi orientali, sopra un tripode rituale; su quella gradinata sonnecchiano i devoti in attesa che cominci il santo rito del tempio vici no; Per tutto poi è un battere di sandali, un fruscio
di toghe e di vesti, un vociar confuso, un clamore
indistinto di cento favelle, una onda rumorosa di
migliaia di persone che si agitano, si muovono, si
accalcano, nello vie strette e marmoree del maggior
Foro dell’universo.
Ma, in un subito, la visione di gloria spariva. D. Ottavio non vedeva più i templi candidi di marmo, le
Basiliche solenni per centinaia di colonne, i portici,
1 palazzi, le statue: aveva dinanzi a sè il cadavere
della gran Roma, spezzato, rotto, putrefatto, ridotto
in polvere quindici volte secolare. E allora una domanda imperiosa batteva alla porta della sua mente,
e chiedeva una immediata risposta.
Perchè questa grande rovina ? Perchè qnesia morte
dolorosa? Non sembrava Roma destinata a Vita immortale? Perchè morì essa, come muoiono tutte le cose
volgari ? Perchè ? perchè ?
Roma morì perchè non volle rinnovellarsi. Roma
morì perchè non volle adattarsi a tempi nuovi, a concezioni nuove del diritto e della storia. Roma imperiale morì perchè volle attirare tutto a sè, perchè
volle accentrare tutto in sè, perchè volle imporre il
suo organismo, la sua unità, le sue leggi a tutti i popoli della terra. Questi si ribellarono alla grande tirannia, e, non potendo avere da essa libertà, l’assalirono, fugarono le sue legioni, la sbranarono, la uccisero. Quando il figlio è ancora chiuso nel seno materno, forma colla madre una sola unità, quasi un’unica
vita; ma quando è maturo, si separa da lei e vive vita
propria, libera, indipendente. Roma voleva tener chiusi
nel suo grembo ampio e fecondo, quasi in una gestazione eterna, le nazioni già mature per la nascita, per
la indipendenza, per la unità nazionale; e i figli scerparono il seno della madre, uscirono da lei violentemente e l’uccisero.
Non avviene ora la stessa cosa alla gran madre dei
popoli cattolici, alla città dove un dì regnava il Papa ?
Non assistiamo noi al tramonto di Roma papale ? Ma
perchè decade il cattolicismo ? Perchè vacilla il Papato sul fosco colle Vaticano ? Perchè i figli si ribellano al gran Padre, che bianco vestito passa attraverso le dipinte gallerie di Raffaele Sanzio? È tutta
la colpa dei figli degeneri ? è la trama dellr massoneria? è la congiura della democrazia, immemore dei
grandi beneficii che a lei ha recato il Papàto? ovvero, un po’ di colpa, non si trova essa mai anche da
parte del Vaticano?
Se il Papa alzasse le mani a benedire il mondo moderno, se, pur non cessando dal combattere il male,
riconoscesse il molto bene che vi è oggi sulla terra,
se stendesse la destra amica a quanti amano il Cristo,
se promovesse la religione di spirito e di verità, predicata da Gesù, non trarrebbero a lui tutti i cuori?
Se dicesse agli uomini : « Figli miei, volgete gli occhi
in alto! Ecco! Scintillano sui colli eterni le torri luminose della città di Dio ! Non guardate la terra ! Ogni
zolla verde copre un cadavere : ogni stella che brilla
lassù è albergo di beati ! Andate a Dio 1 Non vi comando di andare a Lui per questa o quella strada.
Una sola via è^comune a tutti, il Cristo, e l’osservanza
dei comandamenti di Dio; quanto al resto, ciascuno
cammini per la sua via. Lo spazio è immenso, e i cieli
sono ampli all’ infinito. Camminate verso la felicità eterna nell’amore di Dio e del suo Cristo, nell’amore degli uomini, nel lavoro, nella temperanza,
nella sobrietà, nella giustizia, nella vita buona, onesta
ed integra : se, dico, il Papa parlasse così, chi oserebbe mai contraddirlo o muovergli guerra ? Il Papato, viene egli mai combattuto per le cose divine che
insegna, o per i precetti umani che impone agli intelletti e alle coscienze degli uomini, quasi fossero
divini ?
Il mesto ululo del gufo, urlante sotto il.colonnato
della casa delle Vestali, tolse D. Ottavio alle sue meditazioni. Egli rivolse rapido i passi verso casa. Roma
a poco a poco si assopiva nel sonno. Le stelle sorridevano fredde ne’ lontani cieli, e l’immensa curva della
cupola di San Pietro spiccava solenne nel gran mare
della luce nivea lunare.
III.
La giornata di P. Ottavio.
Il cardinale Francesco Sinibaldi, Prefetto di una delie
più importanti Congregazioni romane, godeva in città
di molto credito e autorità. Per conseguenza molti ricorrevano a lui per consiglio ed aiuto. I giorni di
udienza, la sua anticamera era affollata di ogni genere di persone. Molti negozii il cardinale sbrigava
in persoip ; per moltiBsimi altri, però, rimetteva il
supplicante a suo nipote D. Ottavio, il quale, giovane,
dotto ed accorto, trovava una via d’uscita anche quando
il cardinale non sapeva trarsi d’impaccio.
Il giorno dopo il colloquio surriferito, D. Ottavio
era nel silo studio, quando il cameriere gli annunziò
che tre sacerdoti domandavano di parlargli, e ciò per
ordine di Sua Eminenza.
D. Ottavio li ricevette col sorriso sulle labbra e li
invitò a sedere.
I tre preti erano giovani, sciatti negli abiti e nella
persona, e con un piglio diffidente e villano.
II primo sorriso di D. Ottavio si mutò presto in uno
sguardo duro e severo.
— Voi venite per la risposta, non è vero? — disse
egli.
— Sì — rispose uno dei tre — crediamo di aver diritto di averla, ora, dopo quasi un mese.
— Ecco la risposta — disse D. Ottavio, lasciando cadere la frase arrogante. — Il cardinale mio zio non
ha potuto ottenere dal Cardinale Vicario, che voialtri
tre restiate più a lungo a Roma. II Cardinal Vicario
è risoluto a mandarvi via. Se non ve ne andate per
amore, vi farà scacciare colla forza.
— Ma con qual diritto? — gridò uno dei tre.
— Egli vi manda via da Roma perchè siete venuti
qui senza il permesso del vostro Vescovo; pOTohè vivete all’osteria, perchè frequentate l’Università laica
senza suo permesso, e perchè menate vita sregolata.
— È una calunnia ! — gridarono in coro i tre preti.
— Non dite cosi — osservò con forza D. Ottavio. —
La vostra vita è nota al Cardinal Vicario e alla polizia. Il primo potrebbe anche dirvi quante volte vi
siete ubbriacati e quanto volte siete stati visti in posti
indecenti. I fatti sono fatti e non vale negarli.
I tre sacerdoti cagliarono e non replicarono verbo.
— Io poi — continuò D. Ottavio — vi consiglio a
prendere le cose quietamente e partire. Sono troppi
in Roma i preti, venuti, specie, dall’Italia meridionale in cerea di fortuna, e non si può biasimare il
Santo Padre se ha preso la risoluzione di disfarsene.
— Ma dobbiamo pur vivere! sciamò uno.
— Perchè vi siete fatti preti P — domandò cOn forza
il Sinibaldi. , ;
. (ConiMaa).
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