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Anno 113 — N. 16
16 aprile 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICI
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PASQUA 1976
PROTESTA E FESTA
« La morte è sommersa dalla vittoria.
Morte, dov’è il tuo dardo? Morte, dov’è la
tua vittoria? Il dardo della morte è il peccato: la forza del peccato è la legge. Ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per
mezzo del nostro Signore Gesù Cristo» (1
Corinzi 15: 55-57).
Con queste parole indimenticabili Paolo
celebra la vittoria della vita sulla morte e
sul peccato che trasformano questo mondo
in inferno. Questo canto di libertà non sale
con altrettanta facilità sulle nostre labbra.
Un delegato alla conferenza di Accra
1974 diceva: « Vivo tra inglesi del ceto
medio che hanno una buona cultura, belle
case, un reddito sicuro e spesso una vita
familiare felice. Essi pongono la loro speranza nel mantenimento della società così
com’essa era ». La crisi economica attuale
però trasforma la loro speranza in profondo
cinismo. « La vita è priva di senso e chiunque pensa che essa ne abbia uno, è un
pazzo che non vede la realtà oppure un disonesto che sfrutta la credulità della gente
a proprio vantaggio ».
« È possibile celebrare la vita nel bel
mezzo della morte? » si chiedeva ISEDET,
Argentina in occasione del Natale 1975.
« Per noi che viviamo su questo enorme
continente latino-americano e qui cerchiamo di trasmettere la testimonianza di Cristo questo interrogativo non è una domanda retorica. Qui la morte ci viene incontro
non solo nel quadro della violenza sovversiva e delle contromisure repressive che
fanno vittime ogni giorno; ci circonda in
modo ben più atroce sotto forma di disoccupazione crescente, nel crollo del valore
reale dei salari della gente più povera e
neH’aumento della mortalità infantile». Ci
si deve dunque domandare se si deve celebrare la vittoria di Cristo risorto o non
piuttosto lamentare il trionfo di Pilato e
dei tiranni che lo seguono.
Nel benessere del « primo mondo » molti oggi diventano ottusi e cinici. Chiudono
gli occhi e rifiutano di vedere; si turano le
orecchie e rifiutano di sentire. Vogliono solo conservare ciò che hanno. Eppure sentono quanto la loro vita diventa vana. Nel
terrore del « terzo mondo » creature umane vengono spinte alla disperazione. Vedono ogni giorno la morte violenta e vengono inchiodati al suolo nell’impotenza. Gridano e diventano apatici se nessuno li
ascolta. L’una e l’altra esperienza sembrano contraddire la resurrezione di Cristo:
la vittoria pare sommersa dalla morte e
l’inferno trionfa; non solo dopo questa vita, già qui con l’uso massiccio della tortura
in molti paesi. Nella prospettiva della storia e dell’esperienza Pasqua è un assurdo
non dimostrabile, perché in questa prospettiva della storia la morte regna ininterrottamente. Anche Paolo nella storia della
sua vita ha visto più croci e sperimentato
più persecuzioni di quanto abbia avuto
esperienze pasquali. Le cose cambiano però radicalmente se noi impariamo, con Paolo e 1 primi testimoni di Pasqua, a vedere
la nostra storia quotidiana nella prospettiva
della resurrezione di Cristo. Allora è l’evidenza ovvia di violenza e morte che diven
IN QUESTO NUMERO
■ Novità Claudiana 2
■ Luterani in Sud-Africa 3
■ Sinodo rioplatense 1976
■ Dalle nostre chiese 5
■ Cronaca delle Valli 6-7
V J
ta un assurdo. Non vi è nulla che sia inevitabile; nulla che debba essere accettato
ineluttabilmente. Credere allora non significa più soltanto ritenere vera la resurrezione di Cristo e sperare in una vita dopo
la morte. Credere allora significa in primo
luogo insorgere e prendere parte in prima
persona alla forza creatrice di Dio che rende possibile l’impossibile, perché chiama
all’esistenza le cose che non sono (Rom. 4:
17). La fede pasquale riconosce nella resurrezione dai morti del crocifisso la grande
alternativa a questo mondo di morte. Vede
nella resurrezione di Cristo la protesta di
Dio contro la morte e contro tutti quelli
che lavorano per la morte, perché riconosce la passione di Dio per la vita di coloro
che sono minacciati dalla morte e per mezzo della morte. E partecipa a questa protesta dell’amore in quanto insorge dall’apatia
e dal cinismo del benessere e già in questa
vita lotta contro i tirapiedi della morte.
I cristiani hanno cancellato fin troppo
spesso questa forza criticamente liberatrice di Pasqua. La loro fede è decaduta a
sicura credenza nei fatti e a miserevole
speranza nell’al-di-là, quasi che la morte
sia solo un destino al termine della vita!
La morte è invece una potenza malvagia
già nel bel mezzo della vita: è la morte
economica di coloro che vengono lasciati
morir di fame; la morte politica degli oppressi, la morte sociale degli handicappati,
la morte urlante delle bombe al napalm e
della tortura o la morte silenziosa e discreta dell’anima apatica. La fede nella resurrezione non è dimostrata da prove storiche e
nemmeno soltanto nell’al-di-là; lo è già qui
dal coraggio di insorgere, dalla protesta
contro le potenze di morte e dalla dedizione per la vittoria della vitta. Non si può
parlare in modo credibile della resurrezione di Cristo se non si prende parte al movimento dello spirito che « viene su ogni
carne » per renderla vivente. Questo movimento dello spirito è il « movimento di liberazione » di Dio, perché è il processo di
nuova creazione del mondo. Resurrezione
significa perciò; nuova nascita dall’impotenza e dall’inerzia alla «speranza viva».
E « speranza viva » è oggi passione per la
vita e protesta vissuta. Chi non contesta il
mondo ai signori di questo mondo non
Jürgen Moltmann
(continua a pag. 2)
(I
...e mnr
tnttafà nazione..."
Giov. 11, 50
Siamo vicini alla Pasqua, il clero
di Gerusalemme intende sferrare
l’attacco decisivo contro Gesù e i
suoi seguaci. Dalla bocca dei responsabili religiosi non esce una
parola di autocritica, di comprensione: si giustifica tutto. La corruzione col danaro (Giuda!), le testimonianze prefabbricate, la propaganda pseudorivoluzionaria fra
il popolo..., tutto ha una giustificazione per quella gente che — sembra — ha in custodia perpetua la
nazione intera. Con questa mentalità, in questo ambiente religioso,
tutto si può concepire e giustificare, anche l’assassinio di Gesù di
Nazaret.
Inevitabilmente — inevitabilmente — il pensiero va a quanto sta
succedendo nel nostro paese, ai nostri sommi sacerdoti ed ai loro sinedri. Durante il congresso democristiano abbiamo invano aspettato qualcosa che facesse pensare a
un pentimento, al ravvedimento.
Gente che in nome di Cristo, sbandierando « la difesa » della fede,
aveva carpito fiducia e voti al popolo, per trent’anni ha lavorato a
distruggere la nazione: corruttori
e corrotti hanno dettato legge, tutto è stato piegato, utilizzato, pur
di avere « il potere », « la signorìa »
del paese. Non per caso c’è chi per
questo ’loro’ Cristo s’è fatto turco!, secondo il detto antico. E ora?
Ora si tenta un rilancio della propaganda ’religiosa’, il solito gruppo di potere clericale dal Vaticano
e dintorni riprende a insegnarci ( ! )
come si edifica una società cristiana, si intrufola nella vita del paese, tenta di confondere le carte,
rinsaldare complicità... ì: una situazione, questa, che in quanto
evangelici ci interesserebbe relativamente se non avesse profonde
risonanze sul piano della testimonianza cristiana e non fomentasse
la protesta secolare. Forse non realizziamo abbastanza la cosa, ma il
Signore ci benedice, noi evangelici,
nella povertà e debolezza.
Luigi Santini
eterne
baracche
Sicilia, gennaio 1968. Il terremoto distrugge sei paesi della Valle del Belice,
ne danneggia irreparabilmente otto. Dopo qualche mese il governo stanzierà trecento miliardi per la ricostruzione della
zona colpita dal sisma. Dopo otto anni i
terremotati continuano a vivere in baracche provvisorie tra le macerie dei paesi crollati (gli altri sono emigrati). Una
storia tutta italiana.
All’inizio di questo mese, un provvedimento governativo che prevede la - riesumazione dal vecchio fondo degli ultimi
50 miliardi per la ricostruzione (una eifi
fra inadeguata per costruire le 10.000 case occorrenti ai sinistrati, occorrerebbe-,
ro di nuovo trecento miliardi per rimettere la situazione in piedi) fa esplodere
la collera popolare.
La notizia del provvedimento governativo, nella Valle del Belice, la porta una
delegazione di sindaci dei paesi sinistrati
al rientro da un’ennesima missione a Roma. A questo punto la protesta si allarga a macchia d’olio.
Una grande assemblea popolare ascolta dal vivo la risposta di un governo in
agonia. Essa è beffarda, così la riassume
un consigliere comimale di Montevago:
« Le baracche dureranno in eterno perché non ci sono i soldi ». Tutta la zona
scende in sciopero, s’istituiscono, contro
la volontà dei sindacati, dei posti di blocco, e un lungo corteo di mille persone attraversa le macerie di Gibellina con un
cartello sul quale è scritto: « La morte
è ancora qui ».
Ci ricordiamo tutti di quei giorni, quando centinaia di studenti si riversarono
nella zona colpita dal sisma per collaborare alla ricostruzione, quando un senso
di solidarietà concreta attraversò l’Europa; quando il governo si era impegnato
per primo neU’opera di rinascita del Belice. Se pensiamo a quel gennaio del ’68
e guardiamo, dopo otto anni, ai risultati
vien da pensare ad un grosso "bluff” nazionale.
Quella rabbia popolare che oggi esplode e che vorrebbe mettere alle corde il
ministro dei lavori pubblici, in questi anni, non si è mai sopita. Dalle manifestazioni locali, alle delegazioni che si accampavano di fronte a Montecitorio; la richiesta è sempre stata la stessa: vogliamo le
case.
La lunga attesa si è ormai trasformata
in disperazione. Tuttavia giovedì scorso si
è aperto uno sfjìraglio di speranza perché la commissione Lavori Pubblici ha
finalmente cominciato a prendere in esame le richieste degli abitanti del Belice.
I terremotati hanno tolto i blocchi stradali, si comincia di nuovo a sperare. Ma
quante volte era già successo!
Si è instaurata dunque una tregua aspettando il risultato della commissione. Intanto l’Italia va alle elezioni e il Belice
ha cessato di far notizia.
G. Platone
SVIZZERA
Partecipazione sì, ma controilata
Il 21 marzo scorso i cittadini svizzeri
hanno affossato, col loro voto, T« iniziativa » intersindacale che proponeva la
partecipazione di operai ed impiegati ai
consigli di amministrazione delle aziende.
La proposta dell’unione sindacale svizzera era questa ; « La Confederazione ha
il diritto di emanare disposizioni sulla
partecipazione dei lavoratori e delle loro
organizzazioni alle decisioni nelle imprese e nelle amministrazioni».
L’iniziativa intersindacale aveva ottenuto l’appoggio del partito socialista svizzero, mentre gli altri grossi partiti, il democristiano ed il radicale, si erano dichiarati contrari. Ma l’opposizione alla
proposta sindacale era venuta subito anche da parte del Parlamento svizzero che
aveva immediatamente proposto un con
troprogetto il quale prevedeva si la partecipazione operaia ma la limitava chiaramente alla gestione interna delle aziende: « La Confederazione ha il diritto di
emanare disposizioni su un’adeguata partecipazione dei lavoratori a livello aziendale che salvaguardi la capacità decisionale e l’economicità dell’impresa», precisando poi che «l’esercizio dei diritti di
partecipazione... spetta esclusivamente ai
lavoratori occupati nell’azienda».
Come si vede, due proposte molto diverse : quella parlamentare espressione
delle preoccupazioni dell’alta borghesia
che sa di contare sulla situazione di crisi
economica ed occupazionale per giustificare il rifiuto alla cogestione, quella intersindacale che propone il passaggio da
un sistema capitalista di gestione delle
aziende ad una partecipazione diretta de
gli operai e dei sindacati all’intemo dei
consigli di amministrazione.
La forte pressione esercitata innanzitutto dal Parlamento svizzero con la
presentazione di un controprogetto è valsa ad arginare, per il momento, 1’« iniziativa» intersindacale che era stata valutata positivamente in molti ambienti riformati soprattutto della Svìzzera romanda
(«La Vie Protestante» ha dedicato ampio spazio a questo problema).
Il fatto che si sia persa una battaglia
non significa però che 1’« iniziativa » venga definitivamente abbandonata; quanti
credono alla democrazia non soltanto come veste che la borghesia occidentale ha
dato a questo termine ma come reale
rapporto fra gli uomini continueranno la
loro giusta lotta.
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16 aprile 1976
a colloquio
con / lettori
La corrispondenza dei lettori è stata
questa settimana interamente occupata
dalle risposte alla lettera di Adelchi Ricca.
Con le ampie risposte degli studenti della
racolta e della sig.ra Coisson (inserita nella cronaca delle Valli) e dell'anziano
Coisson di Angrogna riteniamo il problema sia stato sufficientemente sviluppato;
non pubblicheremo perciò se non brevi
segnalazioni che ci giungessero ancora
sulla questione.
L’Amministrazione sta inviando in questi giorni lettere di sollecito agli abbonati che a noi risultano morosi per il 1976.
Invitiamo a rispondere sollecitamente. I
lettori che pur avendo rinnovato per il
76 ricevessero l’avviso, son pregati di
scusarci.
Voglio fare anch’io alcune considerazioni a
proposito dei privilegi, (almeno considerati tali
da Ricea Adelchi, e di cui ne fa oggetto di critica in ogni assemblea di chiesa, le uniche occasioni nelle quali si vede in chiesa).
Adelchi fa dei paragoni fra pastori e lavoratori manuali (operai e contadini), mettendo in risalto i grandi sacrifici a cui sono sottoposti questi ultimi.
Sono d’accordo che se i contadini non lavorano non raccolgono, ma in quanto agli operai,
(considerando nel suo insieme), non sono poi
tanto da commiserare...
Vorrei sentire le critiche che si farebbero se
anche i pastori praticassero l'assenteismo. Posso affermare, dato che sono abbastanza in contatto con il pastore della mia comunità, che in
pratica i pastori non hanno mai un giorno libero, a differenza degli operài che hanno due
giorni la settimana.
In quanto alla bolletta della luce del pastore,
non è vero che viene pagata dalla comunità.
Certe affermazioni sbagliate, potrebbero essere
evitate prendendo le dovute informazioni. Concludendo, mi sembra che sarebbe meglio essere
più moderati nel fare le critiche.
Coisson Leo
TORINO
Esercito della Salvezza
Ogni cosa bella va a fine. Così è stato del servizio caffellatte di questo inverno 75-76. La distribuzione dei « pacchi caffellatte » doveva durare tre mesi : dieembre, gennaio, febbraio. I tre
mesi più freddi.
Con questo articolo di chiusura vada il grazie
di cuore doveroso, ma anche gradito, a tutti coloro che ci hanno soccorso perché potessimo servire questi « minimi fratelli ». Cominciammo
con pochi; venti o trenta. L’ultimo giorno erano
centoventi! Una piccola folla.
E quasi ogni volta una voce nuova per annunziare loro il Vangelo. Li vedo ancora, gli occhi
appuntati su di noi, attenti al Messaggio evangelico. Le sento ancora le loro voci cercare la
melodia di un canto breve che tutte le volte insegnavamo loro con entusiasmo sì, ma con amore.
« Perché il caffellatte finisce », cosi parlai loro
l’ultimo pomeriggio, « ma la parola udita, insegnata vi accompagna e continua ad operare ».
L’uomo non vive di solo pane, ma d’ogni parola uscita dalla bocca di Dio.
Ancora una volta grazie, cari Amici, anche da
parte dei miei fratelli collaboratori. Ma soprattutto a nome dei molti che sono stati portati, dai
fatti, a ringraziare il Signore.
P.L. Calzi, Magg.
_______DISCUSSIONI: TEOLOGIA E PASTORATO
Intervengono gli studenti
dalla prima
Siamo d accordo nel criticare la funzione accentratrice che ha spesso il pastore, diventando
una specie di « tuttofare », al quale sono delegati compiti e prerogative che sarebbero di tutta la comunità. Questo ‘ ci pare derivare sia da
carenze dei pastori stessi, sia dal fatto che troppo sovente nelle nostre comunità si concepisce
la vita ecclesiastica come l’usufrutto di un servizio « religioso » che è abbastanza comodo trovare bell’e pronto.
È dunque chiaro che per procedere nella linea del sacerdozio universale dei credenti, saranno necessari dei grossi cambiamenti. Bisognerà valorizzare quei ministeri non pastorali
oggi piuttosto in ombra (ad esempio anziani e
diaconi, che si limitano a far parte del consiglio di chiesa e a collaborare col pastore, al
massimo predicando qualche volta in sua assenza o facendo delle visite) senza che la predicazione sia sentita come compito di tutti i
credenti.
E vero che l’esercizio di un ministero o di
im altro non deve significare « potere », ma questo non vuol dire che tutti, nella comunità, debbano fare le stesse cose. Un esempio: nella comunità è importante la presenza di un fratello
che può leggere la Bibbia nelle lingue originali?
Non si vede perché questo lavoro dovrebbe essere richiesto a tutti i membri, si imporrebbe
ad alcuni dei pesi e si finirebbe per disperdere
le energie. Molto meglio affidare ad un fratello
questo servizio come ad uno si chiede di essere
monitore e all’altro di occuparsi dei giovani.
Perché questo avvenga correttamente è necessario, come chiede Eugenio Rivoir, che tutti
facciano teologia, che l’intera comunità si faccia carico della testimonianza e deUa confessione deUa fede, « usando » in questo contesto i
doni del fratello che ha dedicato un tempo maggiore aU’approfondimento di certe questioni.
Il pastore non dev-’-essere un funzionario religioso, ma un fratello che svolge un servizio.
Esperienze anche recenti hanno mostrato come,
P®r leggere la Bibbia in modo serio, approfondito sia necessario uno studio profondo. L’esigenza che Ricca solleva: ’per credere e leggere
la Bibbia non si richiede una cultura’ non si
risolve facendo tutti del dilettantismo biblico,
mettendosi tutti di fronte alla Bibbia con uguale impreparazione.
Si risolve leggendo la Bibbia in comunità, facendo teologia insieme, e chiedendo a quelli che
vogliono prepararsi in questo senso, di svolgere
i compiti più difficili. Chi ha un dono deve lavorare in proporzione per l’edificazione di tutta
la comunità. Per questo il pastore deve continuamente prepararsi e aggiornarsi, senza cedimenti, per poter fornire il servizio che i fratelli gli richiedono. Non più dunque delle comunità come « palestre per pastori », ma come
soggetti che usano il lavoro del pastore.
Non pensiamo che il pastore debba necessariamente essere « a pieno tempo ». Saranno le
situazioni concrete e le comunità che ci dovranno dire come si dovrà strutturare il nostro lavoro. Se in futuro sarà possibile fare un ministero pastorale ugualmente valido « a metà tempo », non saremo noi a tirarci indietro.
Le « questioni economiche », che Ricca solleva, si inquadrano in questo contesto. Crediamo cioè che una comunità, in crescita, impegnata a fondo per uno scopo in cui crede veramente, che riconosca la necessità di avere dei
servizi a pieno tempo, se ne farebbe volontariamente carico. Se questo non avviene più, come
pensa Ricca, è perché in fondo non ci si riconosce nella funzione o perché essa non è esercitata per la comunità, ma per se stessi.
In fondo, anche Ricca, non si limita a criticare l’operato dei pastori, ma anche la riflessione teologica stessa, che egli considera un’inutile
sovrastruttura. Pensiamo per esempio al sindacato o ai partiti operai, dove i compagni che
abbandonano il loro lavoro per impegnarsi nell’organizzazione o nel partito, non è sentita come un tradimento, ma come un aiuto, se questo lavoro è svolto in contatto con gli altri, per
loro. Il problema va comunque discusso non
come problema in sé, ma come aspetto del senso e dei compiti di una presenza cristiana oggi.
Nella diffidenza, spesso motivata, verso tutto
ciò che è intellettuale, compresa la teologia, si
dice : <c Perché complicare tanto le cose, se Gesù
ha rivolto la sua chiamata a tutti, anzi soprattutto agli umili e ai poveri, senza pretendere
lauree e licenze liceali? ». Così posta, la questione non ci pare corretta. Non si tratta di misurare o condizionare la fede sulla base della
cultura che uno ha o non ha, ma di rispondere a tutte le questioni che si pongono alla nostra fede, in vista di una testimonianza che
parli agli uomini della storia e non agli uomini
delle nuvole. L’esperienza dimostra che il rifiu.
to di una riflessione sull’Evangelo (considerata
sbrigativamente una astrattezza teorica), porta
al dissolvimento dell’Evangelo in morale spicciola, sentimento religioso, oggi forse in sociologia, cosi come la scarsa attenzione ai fatti di
classe dà luogo ad una fede disincarnata, ambigua, in ultima analisi ipocrita.
La fede non guarda alla saggezza — anzi essa
è pazzia! — ma una fede adulta e consapevole,
sia essa quella di un operaio o di un professore,
sente il bisogno di riflessione, di critica. Non
si tratta, dunque, di rinunciare alla teologia,
ma di farne tanta, bene, e tutti, per testimoniare Cristo al mondo e per affrontare i problemi dei credenti.
Studenti valdesi in teologia - Roma
TV- PROTESTANTESIMO
Non so se diventata una consuetudine nella
trasmissione Protestantesimo, ma nuova a me
è apparsa la vivacità della stessa, dell’S aprile,
determinata dairalternarsì di partì filmate con
commento e musica di sottofondo e di parti riservate al discorso del pastore.
Tema Protagonista della sera: Calvino, la
sua vita, il suo operato.
È da considerarsi informativa la parte filmata che ci ha permesso di seguire la vita di Calvino attraverso documenti originali, mentre il
pastore commentava adeguatamente Targomento del filmato di volta in volta.
Il paragonare l’errore di molli cattolici « quando vogliono far si che attraverso le leggi civili
passino le loro convinzioni », con il simile errore di Calvino va ad aumentare la mole di po
novità
I ciau
I dia
T na
Dibattito sulla lettura politica del Vaugelo
il « Gesù » di Fernando Belo
pp. 192, L. 2.600 (PCM 29)
■ Il prò e il contro di un problema che appassiona perché incontra l’uomo nei
suoi problemi vitali di ogni giorno.
L’interesse eccezionale suscitato in vaste cerehie di lettori dimostra che la « lettura politica » dei Vangeli non è una delle tante mode teologiche. « Quel che appassiona in Belo — scrive François Bovon — non sono tanto le risposte, quanto
le domande poste agli esegeti e ai credenti ». Giorgio Girardet, Filippo Gentiioni,
Ortensio da Spinetoli, Sergio Rostagno, André Herren, Rocco Cerrato e altri ci
offrono ora uno strumento di lavoro per procedere oltre nella direzione indicata
da Belo. Un primo bilancio dopo il « terremoto ».
CLAUDIANA EDITRICE
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10125 Torino
lemiche aperte e ormai risapute tra protestanti
e cattolici, ma pur sempre stimolanti.
Faccio un piccolo appunto al fatto di aver
vagliato solo l’aspetto religioso e morale delle
eresie contemporanee a Calvino, e degli ostacoli
ch’egli stesso dovette affrontare. Mi pare che a
proposito siano già troppo lacunosi e limitativi
i testi della nostra scuola sulle verità della riforma e della Controriforma.
M. Pocaterra
PROSSIMAMENTE
Giovedì 22, ore 18, II canale, verrà presentato un notiziario su tre diversi temi:
convegno a Roma del Distretto valdometodista sull’ora di religione e il recente incontro di operai italiani e francesi
a Parigi organizzato da Agape. In studio, infine, un ospite parlerà della prossima assemblea generale della Chiesa
battista.
Comunichiamo che domenica 25 aprile 1976
Trans World Radio trasmetterà alle ore 21,15
nel suo programma italiano per gli italiani all’estero su onde medie 1466 kHz = 205 m. un
messaggio biblico dell’evangelista Tullio Puglisi
di Winterthur (Svizzera).
NELLA COLLANA
« ATTUALITÀ' PROTESTANTE »
sono usciti :
n. 69 - Giorgio TOURN, Fede e politica
- un discorso chiaro e pratico alla chiesa (L. 300)
n. 70 - Claudio TRON, Il nuovo costume
sessuale (L. 300)
n. 71 - Giorgio GIRARDET, Prudenza e
speranza nell'assemblea ecumenica di Nairobi (L. 300)
Sono in vendita nelle librerie Claudiana
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Inviare l'importo anche in francobolli
(aggiungendo L. 100 per rimborso spese postali ).
trova alcuna certezza che alla fine la morte sarà sommersa nella vittoria. Speranza
nella resurrezione è una speranza che appare solo sotto la croce, cioè nella resistenza dell’amore contro la morte. Perciò il pastore svizzero Kurt Marti ha scritto questi
versi:
Così potrebbe essere per certi signori...
Ma una resurrezione viene
che è diversa, molto diversa
da come abbiamo immaginato.
Una resurrezione viene che è
la rivolta di Dio contro i signori
e contro il signore dei signori: la morte.
Con la resurrezione di Cristo comincia
la rivolta di Dio. Essa continua nello spirito della speranza e sarà compiuta quando
Dio avrà finalmente distrutto, con la morte,
anche tutte le « signorie, principati e potestà » (1 Cor. 15: 24).
Speranza nella resurrezione è vivente
sul piano umano nella protesta contro la
morte e i suoi servi. Ma vive di altra cosa,
dell’esuberanza del futuro di Dio. La sua
libertà è vivente nella resistenza contro le
negazioni della vita esterne ed interne. Vive però non di questa protesta, ma della
gioia nella veniente vittoria della vita.
« Quanto più! » dice spesso l’apostolo
quando parla non della liberazione da peccato, legge e morte, ma della libertà per la
vita, per la giustizia, per la gloria. Ciò pud
essere definito il « valore aggiunto della
speranza ». È il « profitto » della resurrezione di Cristo sulle forze della liberazione.
L’« eppure » col quale noi contrastiamo il
male e la nostra rassegnazione è solo il
lato d’ombra del « quanto più » della speranza che ci vivifica. Protesta e resistenza
hanno il loro fondamento in questa speranza. Altrimenti degenerano in accuse senza
senso e in campagne di vendetta. La più
grande speranza però deve diventare vivente in quella protesta e resistenza, altrimenti diventa tentazione religiosa.
Dov’è che il « valore aggiunto della speranza » è vivente e come lo si riconosce?
Pasqua è una festa e viene celebrata come
festa della libertà, perché con Pasqua comincia il riso dei redenti, la danza dei liberati, il gioco creatore della fantasia. I
canti di Pasqua hanno fin dall’antichità magnificato la vittoria della vita, in quanto
deridono la morte, si fanno beffe dell’inferno e rendono ridicoli i potenti che spandono timore e terrore intorno a sé. Un tempo
le prediche di Pasqua cominciavano con
una barzelletta. « Chi fa ridere un uomo,
gli apre le porte del cielo ». Le migliori
barzellette sono oggi quelle politiche: hanno una forza liberatrice. Dove si festeggia
bisogna mangiare e bere: non si può celebrare la resurrezione senza eucaristia. Il
pasto di Shalom che vi si connette crea comunione, comunione col popolo affamato e
assetato. Per trovare la nuova comunione
è necessario invitare tutti e dividere il proprio pane con gli altri. Ciò vale anche per
i criteri del mondo. Le feste di Pasqua nel
« primo mondo » non sono feste perehé non
procuriamo alcuna perequazione con i popoli affamati. Non è possibile festeggiare
veramente e mangiare dietro a porte sbarrate!
Pasqua è la festa della libertà. E rende
la vita che ne è toccata una vita festosa.
« Il Cristo risorto fa della vita una festa costante » aveva detto Atanasio e Roger
Schutz ha posto questo pensiero, a ragione, al centro del concilio dei giovani. È
dunque possibile che tutta la vita sia una
festa? Anehe i lati oscuri della morte, della colpa, della sofferenza senza senso? Credo di sì. Se uno si rende conto che l’iniziatore di questa festa è il figlio dell’uomo, il
respinto, sofferente, crocifisso di Nazaret,
ogni no viene assorbito in questo profondo
sì e sommerso nella sua vittoria.
Pasqua, la protesta di Dio contro la
morte e la festa della libertà dalla medesima morte. Chi non vede queste due realtà
insieme, non ha capito la resurrezione del
crocifisso. Resistenza è la protesta di chi
spera e speranza è la festa di chi resiste.
Ai ritardatari!
Rinnovate
l'abbonamento
per il 1976.
Abb. annuo 1976
L. 5.000
Da versarsi
sul c.c.p. 2/33094
intestato a
L’ECO-LUCE
Torre Pellice (To)
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16 aprile 1976
LOTTA AL RAZZISMO
Luterani contro il governo sudafricano
Alcuni esponenti ecclesiastici incarcerati - « Passività colpevole » o « impegno per la
pace »? - Il problema della violenza
Le Chiese luterane dell’Africa del sud
sono in contrasto con il governo a causa
della politica di separazione razziale.
Attualmente in Sudafrica, Namibia e
Rodesia, vi sono 13 Chiese luterane, che
insieme costituiscono la Federazione delle Chiese Luterane nell’Africa australe.
Quattro di esse sono « bianche » e di lingua tedesca (circa 45.000 membri), le altre nove sono africane e contano circa
900.000 membri.
Nell'Africa del Sud Ovest le due Chiese
luterane « nere » si sono unificate: si tratta della Chiesa Ovambokavango, cui appartiene circa il 70 per cento della popolazione della Namibia del nord, e della
Chiesa evangelica luterana; insieme, esse
costituiscono ora l’Unione delle Chiese
evangeliche luterane nell’Africa del Sud
Ovest. Al di fuori deH’Unione è rimasta la
Chiesa luterana tedesca in Africa del Sud
Ovest, una piccola Chiesa composta da
bianchi di origine tedesca.
Quindi quando si parla di opposizione
al governo di Pretoria, si intende parlare
dell’azione che le Chiese luterane africane compiono in Namibia. Questa azione
non è rimasta senza risonanza nella Repubblica Sudafricana. L’anno scorso la Federazione delle Chiese Luterane ha approvato una dichiarazione in cui la politica
razzista del governo sudafricano veniva
respinta come « principii stranieri, che
contraddicono la nostra dottrina, la nostra testimonianza e la prassi della nostra Chiesa ».
Di questi principii, uno dei più pericolosi è il « valore dato all’appartenenza a
un gruppo etnico, per cui cristiani luterani vengono spinti a celebrare il culto in
una Chiesa costituita secondo criteri di
nascita, di razza o di appartenenza etnica, e incoraggiati ad avere anche in futuro Chiese separate per motivi etnici ». La
dichiarazione culminava nell’affermazione
che « il sistema politico dominante in
Sudafrica non è conciliabile con l'Evangelo ».
Tuttavia veniva ribadito che i cristiani
devono « predicare l’Evangelo della riconciliazione e non la violenza », poiché i cristiani sono facitori di pace, « inviati nella
tempesta per trasformare le strutture di
oppressione con un combattimento non
violento ».
Il governo ha risposto con mano pesante: negli ultimi mesi sono stati incarcerati parecchi esponenti luterani. Tra gli altri il pastore Kameeta, presidente della
scuola di teologia « Paulinum », in Namibia; lo studente in teologia Naholo; il presidente della Namibia National Convention Alexander Kangueehi, che insegna in
una scuola luterana; il pastore Ekandjo,
redattore del giornale ecclesiastico Omukwetu. Le proteste della Federazione lute
rana mondiale sono rimaste senza esito.
Al vescovo anglicano Richard Wood, sempre in Namibia, è stato negato il passaporto; egli ha potuto passare la frontiera
con un passaporto britannico, rinunciando
alla cittadinanza sudafricana.
L’irrigidimento del governo sudafricano
si desume pure dalla corrispondenza tra
il segretario generale della Federazione
luterana mondiale e il presidente Vorster. Cari Mau, segretario della Federazione luterana, faceva presente la pericolosità di un acuirsi dei conflitti in Namibia. Dal canto suo, Vorster replicava che
la storia del Sudafrica era purtroppo piena di esempi di come i comunisti, sotto
il velo della religione, cospirassero con gli
anarchici per rovesciare il governo con la
violenza. Nella sua lettera, Vorster prosegue testualmente: « Di fronte a questo
stato di cose, e per evitare spargimento
di sangue, atti di terrorismo e assassinii,
il Parlamento ha approvato delle leggi che
rendono possibile l’arresto di persone so
spette allo scopo di sottoporle a interrogatorio, e corrisponde a verità che la maggior parte di questi individui sospetti, per
motivi comprensibili viene trattenuta in
cella d’isolamento ».
Questo irrigidimento ha portato i dirigenti luterani a rivedere la loro posizione
sulla violenza. Lukas de Vries, dell’Unione delle Chiese luterane in Namibia, ha
dichiarato: « Abbiamo più volte ripetuto
che l’Unione luterana non predica la violenza ma l’Evangelo della riconciliazione.
Tuttavia l’esperienza latino americana ha
dimostrato che vi sono dei casi in cui l’impiego della violenza non può più essere
evitato... A mio avviso, occorre distinguere tra « colpevole passività » e « impegno
per la pace ». Il cristiano non può respingere indiscriminatamente la violenza, ma
deve talvolta considerarla come un’estrema possibilità in determinate situazioni
politiche ».
(dalla Neue Zuercher Zeitung).
SUDAFRICA
Gli investimenti stranieri
sono immorali
La seguente dichiarazione è stata pubblicata il 10 marzo
da G. Buthelezi, primo ministro dell’Homeland Kwa-Zulu
e da C. F. Beyera Naudé, direttore dell’Istituto cristiano in
Sudafrica che si batte contro la politica dell’apartheid
Perché in Sudafrica si formi una società stabile e conforme ai buoni costumi, è essenziale una redistribuzione radicale delle ricchezze del suolo e del potere politico.
In Sudafrica, da più di un secolo il
paternalismo capitalista ha fornito la
prova decisiva che un governo formato
da un’élite minoritaria è da respingere.
Gli uomini sono stati deliberatamente
disumanizzati, le masse sono state schiacciate con una volgarità spudorata, al fi-^
ne di produrre benessere per la minoranza, e la società nel suo insieme è stata finalizzata alla difesa e alTintensificazione di questo sfruttamento illimitato
dell’uomo da parte dell’uomo.
Siamo convinti che questo tentativo
capitalista è votato al fallimento. Esso
fallirà, perché l’egoismo della minoranza bianca in Sudafrica è già ora non rea
CHIESA CONFESSANTE - 4
LEVI: TESTIMONIANZE
Io ho assistito a dei casi di compagni che sono morti ma che non si sono
lasciati corrompere; altri per debolezza hanno ceduto. Non so giudicare i
miei persecutori diretti. Quanto alle SS
le vedevo poco, erano numerose, 6.000,
avevano la caserma fuori vicino al lager, vivevano in condizioni agiate, non
lavoravano. Queste facce me le ricordo
molto bene, devo dire che sì li avrei uccisi molto volentieri, anche adesso li
ucciderei volentieri, non è passato questo.
Quanto all’ódio generale contro i tedeschi è una cosa che rifiuto perché
non sono un fascista. Mi rifiuto di giudicare un essere umano per la categoria a cui appartiene. Bisogna avere la
pazienza di giudicare caso per caso.
Sappiamo che per motivi di lavoro
si reca sovente in Germania; quali sono le domande che lei pone oggi ai tedeschi?
Io non so parlare bene il tedesco, so
il dialetto di caserma. Ho imparato parolacce, bestemmie senza saperlo. Sono tedesco poco urbano poco civile. Il
mio accento è strano; mi chiedono:
« Ma perché parla così? » Io mi presento: « Sono Levi, vengo da Auschwitz ».
Allora il mio interlocutore cambia discorso oppure dice: « Brutti tempi, per
fortuna ora non è più cosi ». Mi è successo di conversare a lungo con un tedesco collega chimico che mi ha raccontato vicende familiari. Era un bravo attore perché ho poi saputo che era
un membro del partito nazista. Molti
dicono che non sapevano che cosa era
successo; la maggior parte dice: « Lo
abbiamo imparato adesso dai rotocalchi »; in questo c’è del vero e del falso;
che ci fossero dei lager lo sapevano anche i gatti. Però, i dettagli, che cosa avvenisse nell’interno dei lager, lo sapevano in pochi; non lo sapevamo neanche noi, a sette chilometri da Auschwitz
abbiamo imparato solo dopo la guerra
che all’interno di questi ci fosse una
strage continua; e quindi quando il popolo tedesco dice: « Non lo abbiamo
saputo » con queste riserve lo si può
anche accettare...
È una difesa psicologica quella che
si portano dietro: « Io non ho fatto
niente, mio padre non ha fatto niente ».
La rivolta del ’68 in Germania conteneva in sé questo elemento, cioè una
spaccatura fra generazioni, fra giovani
che erano obiettivamente innocenti e
la generazione precedente che con sfumature diverse era in qualche modo
compromessa; comunque i giovani tedeschi che si sono mossi nel ’68 avevano alle spalle questa situazione. Spesso questi giovani accusano i genitori
di essere stati nazisti.
echi
dal mondo cristiano
iufeha
listico, e non può sopravvivere nel mondo contemporaneo. Esso fallirà, perché
milioni di diseredati sudafricani sono
stati testimoni della liberazione dei loro
fratelli negli stati vicini, e ora la reclamano per sé. Esso fallirà, perché nessuna « concessione » può modificare sostanzialmente la morsa del controllo capitalistico, per permettere alle masse oppresse di scoprire ed esprimere la loro
dignità e il rispetto di se stesse.
Nel contesto di quanto precede, dobbiamo rispondere alla seguente dichiarazione fatta da M. C. Botha, Ministro dell’amministrazione e lo sviluppo bantù:
« Nella struttura economica del nostro paese, l’economia dei Bantù è
interdipendente con quella della Repubblica, e va da sé che lo sviluppo
dei Bantù non può essere realizzato
a un ritmo che abbia degli effetti
dannosi sull’economia del paese...».
Se i Bantù esistono per fornire manodopera, per mantenere l’economia di
mercato e il livello di vita dell’élite (nera, bianca, nera e bianca), e per stabilire una zona economica intermedia di
fronte alle economie bantù, al fine di
proteggere l’economia centrale e di permettere i profitti della minoranza privilegiata, allora non possiamo che giungere a una sola conclusione: gli investimenti stranieri nell’economia centrale
sono privi di ogni moralità.
È d’altronde evidente che i tentativi
volti a dare più responsabilità ai datori
di lavoro e agli imprenditori in questo
sistema, non potranno contribuire a quella ridistribuzione della ricchezza e del
potere, che è la premessa essenziale per
la realizzazione di un ordine di giustizia
e di pace. Né ci si devono attendere delle soluzioni adeguate dal contributo che
gli economisti di ^Drofessione possono
portare al dibattito teorico. Un progresso effettivo si potrà avere soltanto quando saranno realizzate le priorità e la concezione del potere contenute nella saggezza dell’uomo nero, quest’uomo che ha
sofferto e che sopravviverà per contribuire realmente alla nuova società che
sta cercando.
I bianchi in Africa hanno rifiutato ai
neri l’accesso agli organi legislativi e decisionali centrali. Hanno imposto ai neri
la politica del « divide et impera », come
se essi non avessero alcun diritto di pronunciarsi sui problemi di importanza nazionale. La questione degli investimenti
è uno di questi problemi.
Lanciamo un appello per la convocazione di una Convenzione Nazionale, in
cui i neri in Sudafrica abbiano la possibilità di esprimersi sul problema degli
investimenti stranieri.
Gatsha Buthelezi
C. F. Bayers Naudé
Strana lotta alla disoccupazione
Bonn (Bip) - L’associazione maschile
evangelica dell’EKD (chiese evangeliche
tedesche) propone alle moglie di pastori
che hanno un posto di lavoro nell’insegnamento, di lasciare il loro impiego a favore dei, giovani insegnanti disoccupati.
L’associazione ritiene che la chiesa non
dovrebbe accontentarsi di buone parole
ma accompagnare l’azione alle parole, Il
pastore, la cui situazione finanziaria nella
Germania federale non è certo precaria,
dovrebbe essere un esempio, in questo
caso attraverso la moglie. Sarebbe, questo, un primo significativo contributo alla lotta contro la disoccupazione dei giovani.
E non si può dire che ciò sia paragonabile ad una goccia d’acqua versata nel
mare: molto spesso — precisa l’associazione maschile evangelica — la chiesa esige delle « azioni significative ».
La chiesa inglese vende le sue azioni
nel Sud-Africa
Londra (Soepi) - L’ufficio centrale delle
finanze della Chiesa d’Inghilterra ha venduto le ultime azioni che possedeva ancora nella « Consolidated Gold Fields »
(CGF), la più grande compagnia inglese
che impiega manodopera di lavoratori africani in Africa del Sud.
Il direttore del reparto investimenti ha
dichiarato che la decisione era in parte
economica ma rispondeva anche ai forti
scontenti di alcuni membri dell’ufficio a
proposito delle azioni sudafricane.
Oltre 70.000 azioni sono state rimesse
sul mercato nel corso dei due ultimi anni
dopo un agitato dibattito al sinodo generale della chiesa.
I servizi « Counter Information » hanno
pubblicato una contro-inchiesta sulla società CGF denunciando i benefici ottenuti grazie ai bassi costi di produzione. Fanno anche presente che Toro è la più importante esportazione dell’Africa del Sud
e rappresenta più della metà delle sue
entrate.
Con questa decisione Tufficio centrale
conferma la sua linea adottata dai delegati della chiesa i quali si astengono da investimenti nelle società che operano in
parte o del tutto nelTAfrica del Sud.
Helder Camara in Spagna
Madrid. - Per la prima volta l’arcivescovo di Recife e Olinda (Brasile) verrà
in Spagna. Camara è stato invitato per
lanciare e partecipare alla grande campagna in favore dei « diritti umani » che
« Giustizia e pace » intende lanciare durante i prossimi mesi in Spagna. Helder
Camara prenderà il posto del cardinale
Joaquín Ruiz Jimenez (ex presidente della « Pax romana ») il quale, benché invitato personalmente a partecipare a detta campagna, ha preferito, prudentemente, rinunciare.
Oli
nca
■ Fra gli studenti della Scuola pastorale di Papeete vi sono tre ragazze, che si propongono
di servire nella Chiesa evangelica di Polinesia.
Da tempo ormai nella Scuola pastorale come in
tutti gli istituti scolastici protestanti polinesiani
si svolgono corsi di lingua tahitiana. Inoltre il
programma del Collège Protestant (ginnasio-liceo)
di Papeete comprende un corso sulla civiltà polinesiana.
■ Secondo informazioni provenienti dal Camerún, dalla Costa d’Avorio, dal Togo e da altri paesi, un ostacolo alla riorganizzazione dell’anno scolastico nell’Africa francofona è costituito dal fatto che i collaboratori francesi (spesso in
servizio civile sostitutivo), ancora relativamente
numerosi nell’insegnamento, premono perché il
periodo delle vacanze corrisponda a quello francese, mentre le condizioni climatiche e ambientali locali, ben diverse da quelle francesi, spingerebbero a organizzare in modo diverso Tanno
scolastico. Gradatamente gli africani dovranno
fornire tutti i quadri insegnanti, e nel frattempo i collaboratori europei dovranno accettare la
riforma indigena del calendario scolastico.
4
16 aprile 1976
RIO DE LA PLATA
SESSIONE SINODALE 1976
Dal Sinodo valdese, sessione sudamericana, che ha avuto luogo in febbraio a
Colonia Vaidense, abbiamo dato notizia
nel n. 11. Dagli Atti, pervenutici ora nella
stesura definitiva, abbiamo ricavato queste due pagine significative: dalla Relazione della Mesa il punto programmatico
generale ed il testo del messaggio votato
dal Sinodo per le chiese. Pur con un linguaggio prudente e moderato i fratelli
sudamericani fanno il punto sulla situazione con coraggio e lucidità.
Nell'affrontare la vita della Chiesa valdese del Rio de la Piata dobbiamo anzitutto porci la domanda di quale è, alla
luce della volontà di Dio espressa nell’evangelo, la nostra ragion d'essere in
Messaggio
alle chiese
L’Assemblea Sinodale della Chiesa
Valdese è cosciente del momento storico che vive la Chiesa nel nostro continente: è un momento di instabilità,
di tensioni e problemi. Allo stesso tempo p'ede che è utile ricordare che le
difficoltà che ci sono nella vita della
Chiesa in questo momento non sono
più gravi di quelle presenti al momento in cui sorse il movimento valdese.
Sappiamo che la forza che lo spingeva
nella sua epoca è viva anche oggi e che
il nostro compito come Chiesa e come
individui cristiani è di pregare e chiederla, riceverla e fare che sia rilevante
oggi.
Facendo un esame della nostra attività come Chiesa l’Assemblea Sinodale
segnala i seguenti obbiettivi per il suo
lavoro futuro:
— dare un insegnamento vivo ai suoi
fanciulli ed ai suoi giovani.
— Scoprire nuove forme di vita rilevanti nei centri urbani, senza dimenticare la responsabilità che
impone in tutto il mondo l’amministrazione della terra verso coloro
che la lavorano.
— Cercare un rapporto vero con il
mondo operaio, coscienti che il Vangelo è un messaggio che siamo chiamati a compartire.
Per potere dedicarsi a questi compiti le chiese locali devono essere più
forti, formando i loro membri in un
servizio attivo, responsabile e cosciente, aprendo loro la possibilità e la spinta per sviluppare i loro doni.
Dobbiamo essere realisti di fronte
alla situazione economica deteriorata
dentro la quale dobbiamo attuare il
nostro compito, come anche dobbiamo
tenere conto della situazione economica di ogni membro delle nostre chiese.
Ci domandiamo se il deficit con cui
motte chiese locali chiudono i loro bilanci dimostra una mancanza di consacrazione e di impegno per parte dei
membri, o un errore fondamentale nel
lavoro di loro operai e concistori.
Soltanto una riflessione sincera e un
dialogo franco potrà indicarci la strada da seguire.
questi paesi dell’America Latina. Concordiamo tutti nel rispondere: Proclamare
l’evangelo di Gesù Cristo in tutta la sua
ricchezza redentrice e servire il Signore
in fedeltà.
A leggere le relazioni delle chiese, dei
presbiteri e delle commissioni si giunge
facilmente alla conclusione che l’evangelo
si predica.
...Non riteniamo però che le chiese né
rassembla sinodale possano ritenersi
soddisfatti. È impossibile disconoscere
la grave situazione in cui stanno vivendo
i nostri paesi rioplatensi sotto il profilo
economico-politico-sociale-morale.
Senza negare pertanto che esistano segni di fedeltà evangelica nelle nostre chiese riteniamo necessario menzionare alcuni dei problemi e dei pericoli con i quali siamo seriamente confrontati:
a) Pericolo o tentazione di disinteressarci della vita economica politica e sociale delle nostre società. Limitare le nostre
preoccupazioni al piccolo ambiente delle
comunità. Dimenticare che Gesù Cristo
si è interessato (vivo, morto e risorto) di
tutti gli uomini, ed il suo evangelo è chiamato a permeare e trasformare la totalità della vita umana e della società in tutte le sue sfere ed a tutti i suoi livelli.
b) Pericolo costante di sminuire o tacere la testimonianza a Gesù Cristo per
timore delPostilità in una società che, oggi come ieri, non intende lasciar posto
alla signoria di Cristo, che soffoca le voci profetiche, che chiede a tutti i costi il
benessere economico e sociale anche se
a detrimento della giustizia, della pace
vera e della libertà.
, Tentazione di ridurre il servizio e
l'azione in favore dei più bisognosi (bimbi, infermi mentali, disoccupati, ecc.) sperando che altri compiano questo lavoro
ed adducendo la scusa che siamo pochi,
con scarse risorse, che son problemi complessi.
d) Subire un complèsso di impotenza
e di minoranza. In realtà siamo, in questi paesi e nello stesso contesto cristiano,
una minoranza. Siamo però minoranza
chiamata a confidare nella mano del Signore che ci ha chiamati al suo servizio
a rispondergli con fedeltà, ad essere pronti ad obbedire al prezzo del sacrificio sapendo che mai ci abbandonerà e che il
suo regno rappresenta l’ultima istanza
vittoriosa.
e) Pericolo di cedere alle forze negative che si sforzano di indebolire i vincoli
ecumenici e portano allo spezzettamento
delle nostre chiese e ad una loro trasforzazione settaria.
Rivolgiamo l’invito a riconoscere le nostre infedeltà... a rispondere con fedeltà
al Cristo risorto... a vivere l’unità nella
fede come popolo di Dio in Cristo e proclamare il messaggio evangelico. Come
pastori e laici ci dobbiamo esortare a vicenda in questa ora difficile, che vivono i
nostri popoli, per offrire in un cutlo verace, ed in risposta alla misericordia di
Dio, la totalità della vita nostra.
Incarichi
nella Mesa
Moderatore: pastore Wilfrido Artus.
Vicemoderatore; pastore Ricardo Ribeiro.
Segretario: pastore David Baret.
Membri: Osvaldo Eichorn, Mario Baridon.
Supplenti: Mario Bertinat, Noris A.
de Barolin.
Assemblea di credenti a San Gustavo in Argentina.
NOTE DI VIAGGIO
Milionario per un giorno
Da una relazione -inviataci dal sig. Zatti
riceviamo queste note di viaggio come dati
documentari di gualche interesse.
Pensai per la prima volta alla possibilità di fare un viaggio in Uruguay quando
feci la conoscenza di una famiglia di emigrati da Bobbio Pellice, i quali erano tornati. Essendo io stesso un emigrato per
motivi di lavoro i racconti del signor Favatier mi interessarono molto e mi proposi di andare a fare una visita.
Partito dall’aeroporto di Zurigo il 16
gennaio alle 20,30 con una temperatura
sotto zero, arrivammo a Montevideo il
giorno successivo alle 11,30 con 40 gradi
di calore. La città di Montevideo ha preso
il nome dai primi scopritori che arrivando
dal mare videro una altura e dalla gioia
si misero a gridare « vedo un monte ». Da
Montevideo raggiungemmo la città di Dolores con un pullmann di linea (le ferrovie che pure esistono sono quasi completamente abbandonate).
La proprietà del nostro ospite, signor
Giacomo Fayatier, ha un'estensione di
circa 14 ettari, su cui viene coltivata vite
(2 ettari), mais (2 ettari), frutteto pesche,
2 ettari e 'A), patate dolci (un ettaro e A),
patate (3 ettari). Il resto del terreno è lasciato incolto, per il pascolo delle 6 m
che e dei due cavalli, al quale non si dedica alcuna cura particolare.
NESSUNA NOSTALGIA
La famiglie Favatier abita una casa di
5 vani, costruita interamente con il lavoro di marito e moglie. Il signor Favatier
partì da Bobbio Pellice nel 1948 in cerca
di miglior sistemazione. Trovò lavoro a
Colonia in una fabbrica, alloggiando in
una baracca fuori città, un solo vano senza servizi. Si fermò lì per circa 4 anni,
con una forte nostalgia per la sua casa ed
i suoi familiari, che aveva lasciati nella
speranza di trovare fortuna che invece
non si lasciava acciuffare. Decise quindi
di impegnare i suoi pochi risparmi per
tornare a Bobbio. Qui incontrò la signorina Celina Catalin che stava anch’essa
trascorrendo un periodo di vacanza a casa, essendo tornata dall’Inghilterra dove
prestava servizio presso una famiglia. Si
fidaiwarono, si sposarono e decisero di
partire insieme per l’Uruguay, dove comprarono un appezzamento di terreno incolto e, lavorando giorno e notte, cominciarono a impiantare una vigna, abitando una baracca costruita alla bell’e meglio (come tavolo avevano solo la valigia
in cui avevano trasportato dall’Italia un
po’ di biancheria!). Le cose andarono bene, malgrado le difficoltà (mancanza di
luce elettrica, le strade ridotte a piste im
praticabili quando piove, uccelli che divorano tutto, calore spaventoso che può bruciare il seme nella terra prima che germogli ecc.).
Oggi egli possiede due trattori (il costo
di un trattore è 5-6 volte quello che si paga in Europa), una utilitaria (la maggior
parte delle auto sono di fabbricazione assai vecchia e costano il quadruplo che da
noi).
Per chi li vede oggi in una situazione di
benesse, è interessante conoscere con quali sacrifici hanno ottenuto tutto questo. Il
peso (la moneta uruguayana) ha avuto
una svalutazione enorme: la gente non ha
più alcun interesse al risparmio e per incoraggiare la gente a risparmiare, le banche offrono anche il 48 (proprio quarantotto!) per cento di interesse.
Abbiamo visitato la città di Colonia col
suo museo che testimonia della vita di
prima della colonizzazione. Nella piccola
e bella cittadina di Vaidense andammo a
visitare il museo: lì dentro si trova ogni
oggetto di rame, ferro e legno che sono
stati portati in quei luoghi dagli antichi
valdesi, una quantità di libri e bibbie in
francese e italiano, un modello in miniatura delle valli con tracciato i paesi e borgate, un grandioso quadro nell’intonaco
facciale molto significativo, alla destra
del quadro si vede i monti alti e bassi con
un verde magnifico, al centro il mare azzurro con un bastimento vuoto, alla sinistra del quadro si vede una immensa pianura nuda e sopra di essa è raffigurato
un uomo con una donna e un bambino
abbracciati, una zappa e una bibbia in
mano. Il custode del museo si chiama
Geymonat; costui sa di essere di origine
italiana, ma non sa dirmi né quando né
come i suoi antenati si stabilirono qui.
Feci una visita al pastore evangelico di
Vaidense: il lavoro che ha è molto impegnativo dentro e fuori nella diaspora.
Lì abbiamo fatto una visita anche al pastore Elio Maggi già in pensione. Vive
nella sua modesta casa con sua moglie
sulla riva del fiume Rio de La Piata. Il pastore Maggi mi confidò che ebbe il desiderio di stabilirsi in Italia nei suoi ultimi
anni, ma la sua famiglia che si formò in
Uruguay glielo impedì. Così si consolò facendosi un viaggio alle valli valdesi e al
ritorno in Uruguay si portò alcuni oggetti
ruvidi trovati qua e là nelle montagne per
consolarsi.
I DIFFICILI INIZI
Abbiamo visitato molte famiglie originarie delle valli: Réné Poet-Bouissa, Giovanni Malan - Bounous, Enrico Armand
Hugon-Bouissa, Dino Coysson, Enrico Malanot, Mario Favout, Stefano Cairus, Bou
nous e altre. Tutte queste famiglie sono
emigrate più o meno negli stessi anni del
signor Favatier, nei primi anni hanno lottato tutti duramente e quelli che hanno
resistito si sono fatta una posizione e di
solito non sentono nessuna nostalgia dell'Italia.
I bambini che vivono fuori dai centri
abitati per andare a scuola debbono fare
anche fino a 20 Km., non avendo altro
rnezzo che il cavallo. La scuola è perciò
circondata da un ampio recinto dove lasciano il loro cavallo libero durante la lezione; finita la lezione ognuno prende il
suo cavallo e va a casa.
Un giorno andai con mia moglie a vedere una vendita all’asta di bestiame. I cavalli dai 2 ai 3 anni erano venduti 50.000
lire, i vitelli di 3-4 quintali 35.000 lire, le
mucche più belle 50.000 lire, una pecora
dalle 2 alle 3 mila lire.
IN ARGENTINA
Lunedì 9 febbraio siamo andati in Argentina. Da Dolores alla frontiera ci sono
182 Km. Da Mercedes a Paysandù (142
Km.) non c’è una casa, per la campagna
non si vede altro che mucche, cavalli e
pecore al pascolo. Alcuni di questi animali passano la rete di cinta e circolano per
la strada e qualcuno viene investito dai
camion. Ho visto degli animali feriti lungo la strada e altri già morti e lì stanno
finché gli insetti, i vermi e gli uccelli carnivori non li avranno ridotti che pure ossa. Questo spettacolo da per tutto. Da
notare che in questo tratto avremo incontrato sì e no 10 automezzi.
Arrivati a Paysandù ci siamo fermati
per cambiare un po’ di denaro. Abbiamo
cambiato il valore di circa 40.000 lire italiane e abbiamo ricevuto 1.300.000 pesos
argentini. La cifra mi fece quasi svenire!
Dopo alcune minuziose formalità alla dogana siamo entrati e siamo andati per 40
Km. oltre la frontiera, nella città di Concession. Siamo stati lì due giorni nell’hotel più di lusso che c’era, abbiamo
comperato molte cosette di ricordo e, dopo aver pagato il conto, abbiamo avanzato ancora un bel po’ di pesos. Non sapendo cosa farne mia moglie dette una considerevole mancia al cameriere: costui
dalla contentezza aveva dimenticato anche
di servire gli altri clienti.
Questa è l’Argentina che ci ha fatti milionari per due giorni, ma per coloro che
vivono lì la situazione è catastrofica. L’impressione che ebbi io è stata quella di vedere dei bambini dai 7 ai 10 anni correre
per le strade per vendere qualche giornale. A loro non interessava di certo di
diffondere le notizie, ma... ecco, questo mi
ha impressionato. Antonio Zatti
5
16 aprile 1976
ORSARA DI PUGLIA
TRIBUNA LIBERA
I
Impegno e servizio
Più di 40 giovani di Cerignola, Lucerà,
Foggia, Napoli, oltre che del posto si sono incontrati ad Orsara di Puglia il 19,
20, 21 marzo per un piacevole fine settimana. Tema dell’incontro, peraltro estremamente libero e spontaneo, può essere
definito : « I giovani, l’impegno e il servizio ». Le diverse realtà di collocazione
sociale e di provenienza politica e religiosa hanno fatto da sottofondo ed hanno preso avvio. Discutere di impegno
comporta la necessità di scegliere un impegno e questo è risultato estremamente chiaro, ma anche tutt’altro che semplice. Certamente non basta la buona
volontà : occorrono collegamenti politici, chiarezza di analisi, capacità di inserirsi nel processo di trasformazione del
Paese. Eppure proprio questa fase della
nostra vita politica richiede questa generosa disponibilità alla base e l’articolazione di nuove forme di aggregazione democratica. La Federazione Giovanile
Evangelica Italiana in questo senso si è
rivelata un punto di riferimento sicuro
per i gruppi già evangelici, per gli altri,
piuttosto, un utile interlocutore.
Particolarmente complesso il nodo di
problemi di Orsara. La cittadina è amministrata da una giunta di sinistra, sindaco e vice-sindaco sono valdesi, ma i
noti limiti dei poteri locali non consentono di evitare il progressivo spopolamento per l’emigrazione. È possibile tuttavia avviare il processo di crescita civile della popolazione, come è risultato
in un incontro-dibattito con alcuni assessori e le rappresentanti dell’UDI e dell’AIED, sulla ormai prossima istituzione
dei consultori ginecologici e di educazione igienico-sessuale, tesi all’attuazione
della paternità e maternità responsabili.
E dalla Chiesa Valdese ci si aspetta un
contributo anche in quanto componente
sociale non marginale, in un paese in cui
quasi ogni famiglia ha un parente valdese.
A casa dei fratelli De Angelis, quasi
ottantenni, ospitali come sanno esserlo
i nostri meridionali e fraterni come lo
sono dei credenti sinceri, abbiamo parlato dei 116 anni di storia valdese di Orsara e ricordato i tanti servitori del Signore che vi hanno preso parte. Ora è
la volta del pastore Odoardo Lupi, che
tesse nuovi rapporti tra Cerignola, Fog
gia e Orsara e rinsalda i fratelli nella
fede con la sua predicazione.
« Creare un luogo di incontro qui ad
Orsara — mi dice Odoardo — vuol dire
ridare speranza a questa gente emarginata dalla fredda logica del profitto della nostra società ». Certamente, far affluire giovani in una cittadina da dove i
giovani fuggono per trovare lavoro e condizioni di vita più progredite è una testimonianza di fede, è un gesto di fraternità.
Emilio Nitti
Evangelici e cristiani
per ii socialismo
Non si può porre il problema dei rapporti CPS-Chiesa Valdese-Chiesa Metodista o,
se si preferisce, CPS-Protestantesimo italiano come se fossero realtà omogenee, ecclesiasticamente e teologicamente, cioè come
si potrebbe porre il problema dei rapporti
Protestantesimo-Cattolicesimo.
Il Protestantesimo italiano è strutturato
ecclesiasticamente ed ha una sua tradizione teologica, mentre i CPS sono un movi
Firenze; terzo incontro dei Coilettivo
Teoiogico Toscano
Una interessante esposizione del professor Corsani sui progressi della critica
biblica nel nostro secolo, ha dato l’avvio,
sabato 3 aprile, al week-end teologico organizzato dai gruppi aderenti alla FGEIToscana.
La relazione, che ha suscitato un interessante dibattito, ha illustrato dapprima alcuni criteri tecnico-scientifici; per
esempio quelli proposti dallo studioso
Jeremias (concetto di dissimilarità tra
gli scritti canonici e la letteratura giudaica prima e successivamente con la patristica, coerenza interna agli scritti, attestazione multipla di fatti e avvenimenti).
Tuttavia, il relatore, ha fatto notare come la peculiarità dello scritto neo-testamentario sia nell’esigenza di predicazione
della chiesa primitiva; una testimonianza
di fede, non una ricerca speculativa.
Nella serata del sabato si è discusso il
testo della predicazione (Matteo 9; 9-13),
una tipica « sentenza biografica », secondo il libro del Moraldi, cioè si tratta di
pericopi che con una scena esprimono
una verità che trascende la situazione
che l’ha occasionata; il testo pone, da un
punto di vista teologico, il problema della
« chiamata cristiana » in termini estremamente realistici, a differenza dei fondamentalisti che, con « il Gesù mio personale Salvatore » risolvono <c una tan
tum » il problema di fede e dei « Cristiani per il Socialismo » che danno per
scontata una fede, sovente frutto di una
teologia naturale.
Nel corso del culto della Chiesa Metodista, il pastore Lento ci ha suggerito di
trasformare il nostro collettivo in una
specie di « laboratorio per predicatori laici», invitandoci, una prossima volta, a
predicare nella sua comunità. Nel pomeriggio, il pastore Santini, ha sottolineato
l’importanza della ricerca storica, spesso
obliterata dal rinnovamento barthiano,
ed Oggi alla bse di ogni studio scientifico
nelle facoltà universitarie italiane ed estere. Poste queste premesse, il Santini,
ha analizzato il significato delle varie feste di Israele, il problema della Diaspora
Babilonese ed Alessandrina, i partiti politico-religiosi (da notare l’opposizione
Sadducei-Farisei, i primi compromessi
con il potere politico, i secondi familiari
con il popolo), la letteratura religiosa,
con particolare riguardo ai libri Deuterocanonici.
Nella prossima riunione (8-9 maggio) si
discuterà del programma per il prossimo
anno ecclesiastico, valutando anche la
proposta fatta di potenziare il Collettivo
in vista di una valorizzazione dei ministeri nelle varie comunità toscane.
Eugenio Stretti
Vili Circuito
Nel corso del programma di visite alle
comunità dell’»» circuito, il sovrintendente Danilo Venturi — dopo essersi incontrato con le comunità di Rimini, Felónica e Mezzano — domenica 28 marzo
ha visitato le comunità di Piacenza e di
Cremona seguendo l’itinerario stabilito
dal consiglio del circuito.
In entrambe le località (al mattino a
Piacenza e a Cremona nel pomeriggio)
il fratello Venturi ha richiamato l’attenzione delle comunità sui punti fondamentali del documento elaborato dal
Convegno pastorale di Ecumene nel mese di settembre scorso. Particolarmente
a Cremona il dibattito, che ha fatto seguito alla lucida introduzione del sovrintendente, è stato molto vivo dimostrando l’acuto interesse della comunità per
una nuova e rinnovata presa di coscienza della propria missione. Ciò può realizzarsi — è stato unanimamente sostenuto — mediante un profondo e concreto risveglio spirituale ed attraverso la riscoperta dei motivi d’origine delle nostre comunità in Italia. Quei motivi com
sistenti in una aperta « rottura » nei riguardi di quei sistemi e di quelle « culture » di oscurantismo morale e spirituale che, purtroppo, sono tuttora dominanti nel nostro paese.
È in questa linea che proseguono, nella comunità di Cremona, gli « studi biblici » settimanali presieduti dal pastore
Giuseppe Anziani e frequentati da giovani evangelici e simpatizzanti.
XIII Circuito
« La predicazione non è la verità, ma
può dire la verità cioè Gesù Cristo ed
egli soltanto nella realtà storica dell’uomo, perché Gesù Cristo anticipa e realizza la nostra umanità » così diceva sulla
questione della predicazione, il documen
to preparatorio dell'assemblea del XIII
Circuito valdo-metodista svoltosi a Portici (NA), a metà marzo.
L’assemblea ha preso in esame diversi
aspetti della vita ecclesiastica. Si è votata
una ristrutturazione del catechismo intesa in una nuova corresponsabilità affidata a catecumeni e catechisti. Si è appoggiata l’iniziativa del Convegno, programmata per la fine di maggio, sul lancio del nuovo materiale per le Scuole Domenicali. Il Consiglio del XIII Circuito è
stato invitato a programmare per l’autunno di quest’anno un primo incontro
per predicatori laici. Infine l’Assemblea
ha raccomandato alle comunità lo studio
dei documenti preparatori dell’Assemblea
della F.C.E.I. e la risposta ai rispettivi
questionari.
________________________SESTRI
Simpatia; La nostra comunità esprime
con la presente cronaca la sua profonda
simpatia alla famiglia di Vezio Incelli
ed in particolare al papà che ha svolto alcuni anni di ministero pastorale a Sestri; questo pensiero non è comparso
prima, per una dimenticanza redazionale
del giornale.
Infermi; la nostra preghiera ed i nostri pensieri a tutti i malati ed in particolare al fratello Pietro Prato molto grave ancora mentre scriviamo.
Predicazione; le nostre due scuole domenicali hanno ancora una volta predicato con efficacia l’Evangelo nello spirito
del culto comunitario. Con loro ringraziamo anche il fratello Ennio Sasso per
la sostituzione data la domenica 28 marzo per le due comunità con un messaggio ricco di riflessioni.
Il Coniglio di chiesa, presieduto dall’anziano Marcello Rizzi, ha esaminato il
quadro del lavoro di quest’anno; anche
le finanze hanno dato un felice risultato
per tutte le casse e le altre attività sono
state di incoraggiamento.
Il documento di Ecumene preparato
GENOVA
dall’assemblea pastorale è stato esaminato in parte in una simpatica riunione
di famiglia del nostro anziano Marcello
Rizzi e con una sua introduzione seguita
da discussione, molto ricca di idee; si
proseguirà l’esame del testo in prossime
riunioni di famiglia.
___________SAMPIERDARENA
Visita; con gioia abbiamo dato il benvenuto alla famiglia di Bruno Nicolai
ospiti della chiesa la domenica 14 marzo
in occasione delle nozze d’argento. Il loro matrimonio fu benedetto dal caro pastore Alfonso Alessio, ricordato con affetto in quella circostanza e con un pensiero di simpatia affettuosa alla famiglia e da parte di tutta la comunità, memore del ministero fedele in tempi difficili della guerra.
Il Consiglio s’è riunito di recente e tra
gli argomenti discussi quello delle finanze; purtroppo a distanza d’un mese dalla chiusura la situazione non è rosea ma
ci auguriamo che come per il passato
tutti possano compiere ancora uno sforzo per raggiungere la quota richiesta
dalla nostra Amministrazione.
I Convegni dei predicatori laici a Borgio e delle monitrici a Vallecrosla sono
stati seguiti da un gruppo delle due comunità, con conseguente arricchimento
per quanto è stato detto nei due incontri.
Le 140 persone dell’equipaggio della nave « Logos » sono credenti evangelici (fi
25 nazionalità che svolgono un opera (fi
testimonianza cristiana in diverse parti
del mondo.
I membri della nostra comunità sono
invitati per un incontro con questi fratelli a bordo della nave mercoledì 21 aprile
alle ore 18. La nave è attraccata a ponte
Spinola.
mento che opera, studia e lotta in diversi
luoghi. La domanda è allora questa; può
il Protestantesimo italiano, dal suo punto
di vista, accettare di essere un luogo di
azione e di ricerca dei CPS; e, reciprocamente, possono i CPS avere un qualche interesse a intervenire e, quindi, ad accettare
anche come condizionamenti, le strutture
del Protestantesimo?
Credo che una risposta negativa alla seconda domanda non sarebbe lusinghiera
per noi; significherebbe semplicemente che
siamo talmente ottusi e istituzionali che
una forza di rinnovamento non ha nessun
interesse a interpellarci.
Resta, allora, da vedere se il dialogo può
essere interessante anche per noi. Sembra
di fatto che lo sia per molti.
E non è un fatto solo italiano. La Federazione Protestante di Francia ha su questo
problema una posizione simile a quella che
emerge spesso nella FCEI ed è su una linea
di frontiera rispetto alle chiese Che si trovano spesso su un fronte più diffidente; lo
stesso come da noi.
C’è da domandarsi se questo si verifichi
solo per caso o se non abbia delle ragioni
più profonde. A nostro avviso le ragioni non
risalgono ad una specie di moda, ma all’anima più profonda del Protestantesimo. Mentre nel Cattolicesimo la voce ufficiale è repressiva e conservatrice e sono i gruppi di
base che esprimono un rinnovamento, nel
Protestantesimo, anche quando larghe fette delle chiese possono diventare conservatrici, non può mai mancare nei livelli più
autorevoli una spinta a riscoperte di aspetti
dell’Evangelo ignorati per un tempo. Oggi
non c’è molta scelta. Le voci più nuove si
muovono indubbiamente nella sfera di quello che si può genericamente chiamare « cristianesimo di sinistra ». Il rifiutare loro
ospitalità, sia pure critica e di confronto,
snaturerebbe profondamente il protestantesimo che professiamo.
C. Tron
TRIESTE
• Gli Appuntamenti Musicali a ritmo
mensile continuano con vivo successo
nella Basilica di S. Silvestro che si è rivelata il luogo adatto per queste manifestazioni. Gli organizzatori dei concerti
si sentono incoraggiati a continuare una
attività che incontra un consenso che ha
superato tutte le più rosee previsioni.
• Nel mese di marzo un sacerdote, da
noi invitato al gruppo di studio, ha risposto al seguente interrogativo: il Concilio Vaticano II ha dato un nuovo volto
alla Chiesa Cattolica? È seguito un interessante scambio di idee che ci ha permesso di aggiornarci e di chiarire alcune idee. Questo incontro faceva seguito
ad analogo incontro promosso dai cattolici che hanno desiderato essere informati direttamente dal pastore sulle chiese della Riforma.
Una zambiana
a Torino
Su invito del Gruppo Missione della
Chiesa valdese locale, venerdì 9, è stata a
Torino Malungwe Ndhlovu, accompagnata e tradotta dalla madre atlottiva, la missionaria Graziella Jalla. Malungwe (Aurora) Ndhlovu è ispettrice scolastica nel suo
paese, lo Zambia, ed è membro attivo della Chiesa Unita di quel paese dell’Africa
australe, una Chiesa membro della
CEvAA. La nostra sorella africana trascorre un anno di aggiornamento in Inghilterra e durante le vacanze pasquali è
venuta in Italia. L’incontro con un buon
gruppo torinese è stato interessante e pieno (li calore. Data la partecipazione quasi
esclusivamente femminile (malgrado l’ora
pomeridiana, si poteva essere assai di
più ...), le numerose domande che sono
state rivolte aH’ospite dopo la sua esposizione, vertevano soprattutto su problemi della donna: divario e tensioni fra
nuovo diritto di famiglia e costumi tradizionali, poligamia, partecipazione femminile alla vita pubblica e a quella della
chiesa etc. Sono state ore ricche d’interesse e di fraternità occasioni in cui le
Chiese sorelle acquistano volti e voci. Non
dimenticheremo il canto con cui Malungwe ci ha salutati e la seguiamo con il
nostro augurio.
6
SUL PASTORATO
cronaca
Appunti, nel dibattito,
di una moglie di pastore
Manifestazione a Pinerolo
Avevo suggerito ad Adelchi Ricca di scrivere
sua Eco le sue considerazioni che gli angrognini conoscono ormai bene. Adelchi _ che ho
sempre apprezzato per il suo non conformismo, il
quale pero rischia di portarlo ad un pericoloso
isolamento — esagera, ma Ü fondo è valido. Cer
e affermazioni dei suoi cugini i signori Armoche loro hanno saputo impegnarsi solidamente neUe nostre comunità — riguardo i compiti dei pastori che riducono a qualche cosa di
insigmficante, lo stipendio e gU studi, stupiscono un po di piu; il resto è giusto.
Il punto cruciale e di partenza, per Adelchi
e t aspetto finanziano : perciò non rimane altro
che informare le comunità su ciò di cui dbpone un pastore. Se molti che hanno lo stesso livello di studi dei pastori accettassero un minimo vitale, come lo fanno le famiglie pastorali,
forse il mondo cambierebbe e ciò significherebbe «proletarizzare» la società, partendo prima
aa se stessi. ^
pno ad ora nelle risposte non si è menzionato la famiglia del pastore. Parlare di « clero »,
a proposito di chi vive per conto suo, come i
preti e una cosa; applicare questo termine a
chi (teve mantenere la propria famiglia, è un’altra. Chi conosce le difficoltà che molte famiglie
pastorah devono affrontare? Che una coppia pastorale sappia accontentarsi di poco, accettando
^ vivere neUa «povertà» (l’evangelo lo richiede, soprattutto oggi nelle nostre società di alto
consumbmo) va benissimo. Ma eoinvolgere i
propri figh e la lóro libertà è un rischio (un
solo esempio: per la scelta del loro «mestiere»
non potranno avere nessun aiuto materiale dai
loro gemtori, dovranno cavarsela da sé).
A ^esto punto bisognerebbe esemplificare
con delle situazioni concrete, ma l’unica che
conosca bene è la mia, e mi si scuserà se devo
dirne qualche cosa. Dalla moglie di pastore, soprattutto alle Valli, la comunità aspetta varie
cose, anche contraddittorie a secondo se l’aspettativa viene dagli anziani, dai giovani ecc... Personalmente ho abbandonato il mio lavoro d’insegnante, più retribuito di queUo di mio marito; ora siamo in 5 a dividerci uno stipendio
che, compresi gli assegni familiari, dà, a testa,
meno della pensione di un coltivatore diretto.’
E ancora un « privilegio » essere alloggiati, o
e indispensabile?
È biblico e non « umiliante » vivere di offerte; e preferisco vivere sulle offerte « volontarie» dei membri di chiesa che sulle imposte
obbligatorie di tutti, come lo facevo quando ero
dipendente statale. Questa seelta fa parte di
quello che sento come una testimonianza a Cristo. Ora. socialmente sono nella categoria delle
« casalinghe ». questo è umiliante (perché le
giornate non sono impegnate soltanto in casa o
per l’educazione dei figli, ma altrettanto in impegni vari nella comunità, e in una presenza,
che ritengo più importante, in vari settori nel
mondo); ma entrano in gioco altre componenti
sociali, come la liberazione della donna, che è
marginale all’argomento « famiglie pastorali ».
Adelchi stesso mi diceva che aecetterebbe più
facilmente una situazione come questa : che riprendessi il mio lavoro, e facessi vivere la mia
famiglia, marito compreso, e lui, come pastore,
senza stipendio.
Comunque la questione finanziaria è secondaria. S impara ad eliminare cose inutili, a ri
________________________ FERRERÒ
Il Consìglio comunale di Ferrerò si è
riunito il 3 aprile. Nella seduta è stato
proposto l’acquisto di un mezzo sgombraneve che serva non soltanto per questo,
ma anche per la raccolta dei rifiuti La
spesa si aggirerebbe sui 24 milioni, con
un eventuale contributo della Comunità
Montana. Per questi servizi si rende necessaria l’assunzione di un dipendente a
pieno tempo.
È stato anche deciso l’acquisto di una
betoniera per facilitare i lavori sulle strade che riprendono nella buona stagione.
Il 4 aprile hanno avuto luogo due riunioni con la popolazione, a S. Martino e
a Bovile. Gli abitanti delle due frazioni
sono stati informati sull’attività amministrativa e hanno potuto presentare le
loro richieste.
A S. Martino è molto sentita l’esigenza
di avere un paese più pulito, con una
raccolta di rifiuti organizzata e una
eventuale rete di fognature. Sono anche
state chieste informazioni sulla regolamentazione edilizia per le future costruzioni.
A Bovile si è richiesta l’attuazione del
regolamento di polizia rurale e l’asfaltatura della strada.
La partecipazione della popolazione a
queste riunioni è stata notevole e ha denotato un vivo interessamento per i problemi comuni.
È stata invece rinviata al mese di maggio la riunione al capoluogo, prevista per
il mese di aprile.
cercare l’essenziale : « Cercate prima il Regno
di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi
saranno sopraggiunte ».
Molto più importante è l’altro aspetto, quello
di « pastore di comunità », come lo conosciamo,
e quello del « tempo pieno ». Cosa succederebbe’
se delle comunità dicessero al loro pastore:
« non abbiamo più bisogno di te, perché siamo
pronti a fare da noi per la vita della comunità,
tu, che hai scelto di vivere annunciando l’evangelo e ne hai ricevuta la formazione, ti mau(hamo altrove, come risposta eomunitaria al1 appello di Cristo ’’andate e ammaestrate”; perciò continuiamo a contribuire non più per averti al TOstro servizio, ma per mandarti dove coloro che non conoscono l’amore di Dio hanno
bisogno di sentirne l’annuncio; in mezzo a chi
soffre, o in mezzo alle lotte per la giustizia, e
in tale situazione difficile, anche in un altro
paese; e contribuiremo anche di più per mandare con te altre persone deRa comunità, cosi
formerete assieme un gruppo che vive comunitariamente per essere meglio presente nella società, mentre ci prepareremo a formare altre persone da mandare in altri gruppi simili »?
Questa ipotesi sarebbe ricca di conseguenze
per il rinnovamento di molte comunità (soprattutto aUe VaUi), e come superamento all’isola,
mento del pastore e deUa « famiglia pastorale »,
verso un impegno di gruppo, dove il pastore è
uno fra altri « ministeri », in un lavoro di testimonianza collettiva. In questo caso il « pieno
tempo » è valido. Stiamo attenti a non minimizzarlo. ^Può darsi che oggi, per « liberare » le comunità dai loro pastori sarebbe meglio moltiplicare i ministeri a tempo parziale, come i « pastori locali » che hanno un lavoro. Ma si stanno sviluppando anche dei ministeri pastorali spe.
cializzati, a tempo pieno; Gesù non chiamava., a
meta. Anzi e necessario che la piena ^sponihilità non sia riservata a chi ha fatto gli studi
completi di teologia, ma allargata sempre di più
ad altre forze. Bisognerebbe fare delle ricerche
e degli esperimenti in questo senso.
Marie-France Coisson
Martedì 6 aprile, i carabinieri di Pinerolo hanno fermato 5 persone che stavano
effettuando un picchetto di fronte ai cancelli della RIV-SKF di Corso Torino e li
hanno portati in casema per un controllo.
All'uscita dalla caserma i cinque (alcuni
lavoratori, un sindacalista della FLM, e
uno studente) hanno affermato di essere
stati insultati e picchiati nella caserma
stessa. Oltre alle loro dichiarazioni, c’è la
testimonianza delle numerose persone che
li hanno incontrati e che hanno potuto direttamente constatare delle loro condizioni.
Il fatto colpisce non solo e non tanto
perché dei lavoratori sono stati presi e
malmenati, quanto perché in questo modo si ha l’ennesima conferma della situazione in cui il paese si trova: questo governo che rischia dicadere ogni momento,
che non ha più alcuna credibilità di fronte al paese e che la perde ogni giorno che
passa anche rispetto alle forze politiche
che dovrebbero sostenerlo (vedi la vicenda dell’aborto), questo governo che non
sa fare altro che aumentare i prezzi dei
generi di prima necessità per risolvere la
crisi economica, continua imperterrito ad
usare i propri strumenti repressivi per attaccare i diritti fondamentali dei lavoratori, come, appunto, il diritto di sciopero.
A cosa serve, infatti, questa legge Reale
se non a difendere con ogni mezzo gli interessi di chi vuole che le cose « funzionino », cioè continuino a non funzionare?
La pace dei cittadini e del paese la si
difende forse schedando, malmenando e
se .il caso sparando sui lavoratori che chiedono aumenti salariali — i qùali, tra l’altro ima volta concessi non riusciranno
neanche a coprire interamente l’aumento
dèi prezzi degli ultimi mesi?
La storia lo ha già dimostrato: nella
strada verso il fascismo; la prima libertà
ad essere attaccata dalle forze della reazione è proprio il diritto di sciopero, il
diritto ad organizzarsi per difendersi. Si
tenta di intimidire i lavoratori, così che
la gente cominci a pensare: « Stiamo a
casa tranquilli, tiriamo avanti come possiamo, non scioperiamo, non ci immi
CONVITTO DI POMARETTO
Il peso deiristituzione
È sempre imbarazzante cercare di descrivere una situazione in trasformazione,
quando si è completamente inseriti in essa. Eppure è quanto in questo momento
ci sembra utile fare per dare una informazione sul lavoro che si fa nell’ambito
dei minori, almeno per quanto riguarda
Pomaretto. Ci pare inoltre utile richiedere
ai lettori una critica costruttiva del lavoro fin qui svolto e degli orientamenti
che lo hanno determinato.
Finora pensare al convitto di Pomaretto, significava dare uno sguardo ad una
istituzione gestita dalla chiesa per dei ragazzi per la quasi totalità non valdesi e
non della zona. Ancora l’anno scorso il
convitto ospitava 30 ragazzi, dai 6 ai 15
anni. La casa era stata divisa in 4 parti;
in ognuna di esse viveva un gruppetto di
circa 7-8 ragazzi con un educatore o una
coppia di educatori. I ragazzi provenivano tutti da situazioni disastrose, con anni
di istituzionalizzazione alle spalle (abbiamo avuto alcuni ragazzi con ricoveri in
6-7 istituti diversi, per altrettanti anni).
Per i più grandi la situazione era grave,
in alcuni casi ormai disperata. Non eravamo certo in grado di ridar loro in breve tempo un senso positivo alla loro vita
o di creare dei legami così stretti e significativi da pesare di più del loro passato,
fatto di umiliazioni, di abbandoni, di segregazione, di disonestà.
Aggiungiamo il fatto che gli enti di assistenza non si sono mai preoccupati di favorire Tinserimpto dei ragazzi nell’ambiente in cui di fatto vivevano. Per cui
ogni anno c[era il cambio quasi totale dei
nostri ospiti. Questa situazione è generalizzata. Tutte queste circostanze messe
insieme hanno determinato per lungo
tempo lo standard di « istituto » del convitto. Forse è bene chiarire che cosa intendiamo ora quando parliamo di istituzione: una struttura che è organizzata
in modo tale per cui ogni sua necessità
viene risolta all’interno o perlomeno si
tenta di risolverla in quel modo. Molto
spesso l’istituzione si occupa solo di curare gli effetti più vistosi del disadattamento ma non si cura di fare una analisi
seria per poterne rimuovere le cau.se.
Non è necessario, anzi nei casi più istituzionalizzati non si vuole neppure uscire
all’esterno per trovare la soluzione a determinati problemi, perché l’organizzazione interna è sufficiente.
Anche se in qualche modo siamo sempre stati coscienti di non voler essere istituto, tuttavia il lavoro non ci pareva sufficientemente soddisfacente. Per quanto
ben fatto, il rapporto che stava alla sua
base era ancora di tipo istituzionale. A
questo punto, dagli incontri quartierali
per la preparazione del materiale da discutere in Sinodo sui convitti, sono emerse alcune domande che ci hanno fatto riflettere. Ci si chiedeva: che continuità ha
il vostro lavoro? Per quanto tempo i ragazzi si fermano a Pomaretto? Come mai
ogni anno cambiano? Dove vanno a finire
dopo? Che cosa serve il vostro lavoro? E
la nostra pazienza nel sopportarli? ». Erano indubbiamente dei temi grossi. La comunità era colpita dalla impossibilità di
affrontare a fondo il problema e noi avevamo l’impressione che si ritenesse inutile il nostro lavoro.
Subito la cosa ci è parsa un po’ troppo
superficiale, ma poi ripensandoci ci siamo
accorti che questa obiezione era una critica costruttiva e seria al lavoro e come
tale non potevamo ignorarla. Un fatto è
emerso così chiaramente: l’impossibilità
di legare noi ed i ragazzi alla realtà di Pomaretto. Aggiungiamo ora ancora il peso
dei crediti che tuttora dobbiamo esigere
da parte dell’ONMI e l’altro grosso motivo di dipgio nostro, dovuto al fatto che
gli adulti assunti come educatori non riuscivano per lo più, perché provenienti da
altre situazioni ad uscire dal quadro istituzionale ed a radicarsi nella zona.
Tutto questo ha fatto sì che l’anno scolastico ’75-76 sia iniziato per noi con un
drastico taglio numerico. Abbiamo infatti attualmente 10 ragazzi, di cui 8 in una
comunità alloggio e 2 in affidamento familiare ad una delle due famiglie che vivono in convitto e si occupano di loro.
Inoltre l’edificio ospita la famiglia di un
pastore argentino.
I ragazzi, salvo 2 nuovi, sono qui almeno dall’anno scorso. Alcuni anche di
più. Pensiamo che potranno rimanere qui
per parecchi anni e per alcuni di loro
in situazioni più precarie c’è la possibiltà
che restino fino alla loro maggiore età.
Questo è quanto vorremmo in teoria.
Nel prossimo numero affronteremo i
maggiori problemi e difficoltà cui andiamo incontro.
schiamo e non avremo guai ». I fratelli
più anziani ricordano bene come il fascismo abbia giocato proprio su questa paura per piegare l’Italia per un ventennio.
Noi sappiamo che questi tentativi vanno
contrastati subito, fin dalle prime avvisaglie, senza aspettare che sia troppo tardi
E così venerdì mattina Pinerolo si è ferrnata, le fabbriche, presidiate da lavoratori e studenti, sono rimaste chiuse per lo
sciopero, convocato immediatamente dai
sindacati, le scuole si sono svuotate, e le
strade del centro si sono riempite di gente, lavoratori, studenti, donne, quasi 1500
persone.
Non si è trattato solo di una bella manifestazione, ma di un fatto significativo
li paese è in una situazione difficile, la
gente è disorientata e, forse, impaurita;
non c’è, in questo momento, bisogno di
grandi discorsi, ma di fatti concreti e di
una vigilanza continuata.
. reazione passa dalle sale di congressi in cui volano pugni e da stanze segrete
di ministeri dove si organizzano grossi
furti, per venire ad attaccarci dove lavoriamo e viviamo, a cercarci, per colpirci,
dalle nostre parti. È bene che anche a Pinerolo si sia trovata di fronte non più a
gente stanca e confusa, ma a uomini e
donne vigilanti e decisi a rispondere con
fermezza agli inganni e alle provocazioni
dei ^tenti.
Gli evangelici stanno dalla parte di chi
esercita la vigilanza e la solidarietà e non
V- vincere dalla tentazione del
1 indifferenza e della paura perché è scritto: « Iddio ci ha dato uno spirito non di
timidità, ma di forza, di amore e di correzione ».
Francesca Spano
TORRE PELLICE
Mozione
del Consiglio
di Istituto
Presa visione del progetto regionale
sull’assistenza scolastica presentato dalla Giunta della Regione, il Consiglio di
Istituto della Scuola Media Statale
« L. da Vinci» di Torre Pellice osserva:
è positivo il principio di delegare
agli Enti locali (ed in particolare alla Comunità Montana per quanto interessa)
la gestione dei servizi di assistenza scolastica ;
— è positivo il principio di ricondurre tutti gli interventi in materia di assistenza, al territorio, dovendo i servizi
essere necessariamente visti sotto l’ottica globale, evitando settorialismi;
— positivo è altresi, il criterio di sottolineare l’intervento per le scuole materne esaltando l’aspetto della prevenzione che inizia forzatamente dai primi
di età scolastica;
— si sottolinea peraltro l’esigenza che
i servizi di assistenza siano integrati con
quelli già gestiti dalla Comunità Montana, appunto per garantire il criterio
di globalità e generalità di intervento ;
sotto tale profilo non dovrebbero sorgere questioni di differenziazione tra utenti di diverse scuole (pubbliche o private) dovendo i servizi assistenziali (mense, trasporto, assistenza psico-medicopedagogica) rivolgersi alla collettività;
la differenziazione ha un suo peso ed un
suo senso per quanto riguarda la erogazione di sussidi scolastici, per i quali l’intervento degli organismi democratici
della scuola è prevalente e attraverso i
quali è garantita e determinante la scelta degli organismi scolastici; per l’erogazione dei sussidi didattici (libri di testo, materiale didattico, biblioteche di
classe) appare assolutamente opportuno
mantenere il principio che il denaro pubblico sia destinato soltanto alle scuole
pubbliche non essendo le scuole non statali tenute ad una organizzazione democratica atta ad effettuare decisioni di
scelta né ha strutture e finalità di servizio generale pubblico idonee a legittimare l’erogazione di denaro pubblico.
La presente mozione è stata approvata a larga maggioranza dai membri del
Consiglio di Istituto, nella seduta del 9
aprile 1976.
SOGGIORNO ESTIVO
Il Comune di Torre Pellice sta predisponendo, secondo le norme regionali, la
organizzazione del Soggiorno estivo per
minori 1976: si ha notizia che il Comune,
come per lo scorso anno, incaricherà sei
animatori, vagliando a tal fine le domande che perverranno entro il 30 aprile
p. V., come da avviso pubblicato all’Albo
Pretorio.
7
delle valli
POMARETTO
SAN GERMANO
Il past. Rostagno e la signora prenderanno commiato dalla comunità nel corso del prossimo giro di riunioni quartierali, le cui date sono le seguenti:
21 aprile: Maurini; 22 aprile: Pons;
28 aprile: Masselli; 30 aprile: Paiola;
5 maggio: Lausa; 7 maggio: dot Inv.;
12 maggio : Perosa ; 26 maggio : Pomaretto.
Riunioni estive: Comtaavilla, 4 luglio;
Faures, 25 luglio.
Gita della Scuola domenicale: 27 mag
gio.
Nelle riunioni quartierali si dovranno
designare al voto dell’assemblea di chiesa gli anziani e i responsabili dei quartieri; infatti la maggior parte degli anziani è stata eletta nel 1971. Per Pomaretto si dovranno trovare due nuovi anziani. Tutti gli altri sono riconfermabili.
Per il 2 maggio, domenica, all’ora del
culto, è stata convocata l’assembl.ea per
la votazione dei deputati al Sinodo ed
alla conferenza.
Comunità Montana
Val Chisone e Germanasca
(Servizio di coordinamento e incentivazione agricola).
Il giorno 23 aprile 1976 alle ore 20,30
avrà luogo il corso per il rilascio del patentino per l’acquisto di antiparassitari.
La prima lezione avrà luogo presso la
sede della Comunità Montana di Pomaretto.
Comunità Montana
Val Pellico
Si rende noto agli agricoltori della Valle che
entro il 30 aprile devono essere presentate le domande per poter beneficiare del premio di allevamento previsto dalla Legge Regionale 8.9.75
n. 51.
Il premio è fissato in L. 150.000 per le vitelle
nate da vacche iscritte al libro genalogico e L.
100.000 per le altre se portate sino alla gravidanza o alPeruzione dei denti picozzi da adulto.
Per accedere al premio le vitelle devono aver
compiuto il 12o mese di età, essere nate in azienda o eccezionalmente acquistale entro i primi 6 mesi di vita, essere allevate in staile
che aderiscono alla profilassi per la tubercolosi e
la brucellosi.
L'articolo 4, lett. c), della citata legge prevede, per le zone di montagna, la concessione del
premio alle vitelle di tutte le razze, per cui, anche se la formulazione appare sufficientemente
ampia, Tiiiterpretazione data nelle norme di attuazione esclude tutte le vitelle non di razza
pura, cioè gli incroci.
Entro il 30 aprile c.a. gli agricoltori dovranno
quindi rivolgersi al Veterinario operante ne]
proprio Comune per procedere alla denuncia delle vitelle nate dal lo gennaio 1975 al 31 marzo
1975. Il termine del 30 aprile è tassativo, per
cui si invitano gli interessati a non aspettare
gli ultimi giorni per richiedere la vista del Veterinario.
L’Ufficio Tecnico della Comunità è a disposizione per ogni ulteriore informazione.
L’Assessore all’Agricoltura
Prof. Franca Coisson
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 17 al 23 aprile
Don. AVANZI LUIGI
Via Gramsci, 11 - Tel. 91236 - Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 18 aprile 1976
FARMACIA MUSTON (Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
lunedi 19 aprile 1976
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 18 aprile 1976
FARMACIA DOTT. PRETI
Via Inversegni - Tel. 90060 - Luserna
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. Giovanni : Tel.90.084 - 90.205
Abbiamo avuto tutta una serie di culti
« speciali » in questi ultimi tempi. Innanzitutto un culto al quale i trombettieri
valdesi hanno portato il loro validissimo
contributo, suonando tutti gli inni scelti
per quella domenica. Poi, il 4 aprile, culto « missionario » con la sig.na Graziella
Jallà, che ha tenuto la meditazione, e la
sig.ra Malungwe (Aurora) Ndhlovpu,
ispettrice scolastica nello Zambia. Quest’ultima è stata salvata dai missionari
quando, appena nata, stava per essere sepolta con la madre, morta di parto, secondo le usanze allora vigenti nel suo
paese. Si considera perciò messa a parte dal Signore per ricordare che l’Evangelo può effettivamente trasformare e ha
effettivamente trasformato la vita del
suo paese e del suo popolo. Ci rallegriamo per la gioia che la sig.na Jallà ha cosi, avuto di rivedere la sua figlioccia, in
Europa per un corso di perfezionamento
in Inghilterra.
• Domenica scorsa, 11 aprile, ha avuto
luogo il culto di confermazione di 17 catecumeni. Una catecumena di Pinerolo
si era unita a noi in questa occasione,
mentre uno dei nostri catecumeni ha
partecipato al culto di confermazione a
San Bartolomeo. Il past. Giorgio Tourn
era anche presente con un gruppo di catecumeni pinerolesi: ci siamo rallegrati
di averli con noi in questa occasione. Ai
nuovi membri di chiesa come alle loro
famiglie auguriamo di potere e volere
esprimere in pieno tutti i doni che il Signore ha messo a loro disposizione per
il servizio della loro chiesa e del prossimo. La Corale ha partecipato a questo
culto. Gli inni che avevamo scelto non
erano forse dei più conosciuti, ma questo non fa che sottolineare il fatto che
c’è ancora molto lavoro da fare prima
di... mettere in pensitme il « nuovo » innario, come sentiamo dire qualche volta!
La colletta sarà versata a favore di Villa
Olanda.
• I prestiti per terminare il lavoro di rifacimento di un’ala dello stabile delle
scuole cominciano ad affluire e ne siamo
riconoscenti a quanti hanno già saputo
ascoltare questo appello. Siamo certi che
altri seguiranno e ci permetteranno cosi
di non ricorrere che in misura limitatissima alle banche. Anche sul piano locale
dobbiamo cercare di evitare al massimo
gli esosi interessi passivi che ne conseguirebbero.
• Tutti hanno ormai ricevuto bollettone
e busta di Pasqua. Ricordiamoci che i
nostri conti dell’anno finanziario si chiudono alla fine del mese di aprile.
• Ricordiamo che il culto di Pasqua
avrà inizio alle ore 10 e che non ci sarà
Scuola domenicale in quella occasione,
come non ci saranno corsi di catechismo
sabato 17. Ricordiamo anche la riunione
ai Gondini di giovedì 22 aprile.
Continuano le consultazioni con gli anziani dei diversi quartieri del Comune:
dopo gli incontri nelle frazioni Gondini,
Bert e Martinat, venerdì 9 aprile è stata
la volta della Turina (ore 20,30 presso la
scuola) e sabato lo ai Garossini. Venerdt 23 si terrà presso il Muncipio.
L’iniziativa, portata avanti da un gruppo di persone nominate dal Comune sta
suscitando l’interesse della popolazione.
C’è da augurarsi che dopo questo giro informativo sia possibile programmare per
il futuro una serie di iniziative a favore
dei numerosi anziani del comune.
Intanto l’ECA, in occasione della Pasqua ha decìso di mettere a disposizione
di persone anziane disagiate del comune
una somma di circa 400 mila lire.
NOTIZIE DA ANGROGNA
INVERSO RINASCA
La pro-loco ha messo a disposizione
delle famiglie della zona vario materiale
educativo (giochi, libri) e l’iniziativa ha
suscitato un certo interesse. Molti che
forse non sarebbero mai entrati in una
libreria sono andati invece nel locale della pro-loco in cui il materiale era in mostra. Hanno potuto guardare ed informarsi, consigliati da persone esperte.
Questa iniziativa fa parte di un nutrito
programma di attività a favore della popolazione. Le manifestazioni più importanti verranno segnalate a suo tempo.
ROBA’
Sabato 10 aprile nella sala del Consiglio comunale si è tenuta una pubblica
assemblea per la costituzione della ProLoco di Rorà. Si è così, proceduto all’elezione dì un direttivo nelle persone di:
Tourn Silvio, Odetto Enrico, Rivoira Adolfo, Pavarin Enrico, Rivoira Sergio,
Tourn Paimira, Rivoira Alida, Durand
Enzo, Durand Piero.
Lo statuto, votato all’unanimità, è stato inviato alla Provincia per l’approvazione finale.
Attività del Consiglio Comunale.
Venerdì, 9 aprile, alle 20,30, il Consiglio comunale di Angrogna si è riunito
in seduta pubblica, per la trattazione di
un 0.d.g. articolato in tredici punti. Il
primo di questi punti concerneva la viabilità; speriamo che i lavori per il secondo lotto della strada Serre-Chiot D’alga possano essere intrapresi al più presto. È infatti pervenuto un contributo
regionale di 32 milioni, erogato ai sensi
della legge n. 181 del 21.4.1962. Si rende
però necessaria da parte del comune la
stipulazione di un mutuo di 8 milioni,
che verrà contratto con l’Istituto Bancario San Paolo di Torino. In vista del futuro affidamento dell’appalto dei lavori,
il Consiglio ha deciso di procedere con il
metodo della licitazione privata. Pertanto
verrà inoltrato l’invito a concorrere ad
un certo numero di ditte.
In secondo luogo i consiglieri hanno
deliberato su alcune modifiche al regolamento organico del personale dipendente
del comune. Sono state inserite le nuove
norme previste dal contratto sindacale,
che portano a 40 le ore lavorative settimanali, ripartite in cinque giorni, e il diritto a un congedo annuale pari a 26 giorni lavorativi. Sempre in tema di personale, oltre al sindaco che ne fa parte di diritto, sono stati proposti i nomi dei consiglieri, Ricca per la maggioranza, e
Giordan Ferruccio per la minoranza, ai
fini della costituzione di ima commissione giudicatrice, per un concorso interno
al posto dì applicato dattilografo.
Si è poi preso atto dello scioglimento
del consorzio, strada interpoderale, Bruere-Portè- d’Angrogna, e del passaggio della medesima nel novero delle comunali.
Il comune procederà all’estinzione del
debito consorziale di 1.283.(KK) lire, presso
la ditta Garzena.
Nel settore dei servizi sociali, alla luce
delle recenti assunzioni fatte dalla Comunità Montana, per le visitatrici domiciliari di due comuni, è stata presa in esame la posizione della signora Charbonnier, addetta per il nostro comune in tale campo. Ne è stata decisa l’equiparazione alle altre due, con effetto retroattivo,
a partire dal 1» gennaio 1976. Questo comporta una maggiorazione di spesa che in
parte sarà a carico del comune. Al fine
primario di consentire ai proprietari viciniori di effettuare piccole opere edilizie, è stato deciso di inoltrare al medico
provinciale, richiesta di riduzione della
area di rispetto ai due cimiteri del Ca
SAN SECONDO
Diamo il benvenuto a Christian Ribet
di Ugo e di Fiorella Romano (quartiere
dei Barbé) nato a Pinerolo il 7 scorso.
Un augurio anche a Cristina che dovrà
imparare il diffìcile mestiere di sorella
maggiore !
• La domenica delle Palme, nel pomeriggio, l’unione femminile ed un gruppo
di monitori hanno ricevuto i confermati
con un simpatico incontro al quale hanno
preso parte anche numerosi familiari dei
confermati, dando vita ad un pomeriggio
in comune.
• Sono ripresi i lavori di sistemazione
del terreno intorno al tempio. Ringraziamo Ide e Roberto Paschetto per la loro
collaborazione.
• Domenica 25 aprile, dopo il culto è
indetta una assemblea di chiesa per reiezione di anziani nei quartieri di Centro e
Barbé-Prima; dei delegati alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo; sistemazione del’interno del tempio; varie.
F. D.
Nuova traduzione
del Nuovo Testamento
Il gruppo Stampa e Colportaggio del
I Distretto per la sua riunione del 30 aprile p. V. a San Secondo (ore 20,30) ha
chiesto alla Società Biblica di inviare
qualcuno che potesse presentare il lavoro della Nuova traduzione del Nuovo Tetamento (nuovi criteri di traduzione,
tempi di realizzazione ecc.). Abbiamo ora
avuto assicurazione che avremo con noi
il past. Bruno Costabel e probabilmente
anche il past. Renzo Bertalot. Siccome
l’argomento interessa certamente una
cerchia molto più vasta del gruppo colportaggio invitiamo quanti lo desiderano
ad unirsi a noi per la prima parte della
nostra riunione.
poluogo. Il Consiglio ha poi respinto all’unanimità una richiesta di sdemanializzazione e alienazione del tronco stradale
del Rociasso (in parole povere, si trattava di vendere il detto tronco stradale
ad un privato). Si è ancora deliberato di
contrarre con la società Abeille una polizza per assicurazione contro gli incendi
degli stabili comunali, e per le responsabilità civili. Per l’anno 1976, l’annuale
contributo in denaro erogato dal comune in favore dello Sport Club Angrogna,
è stato fissato in L. 50.000.
Con un solo voto contrario, i consiglieri si sono pronunciati favorevolmente, in
merito alla richiesta di un contributo,
avanzata dal comitato promotore della
imminente manifestazione in onore dell’azzurro Willy Bertin. La cifra è stata
fissata in L. 20.000. In linea di massima è
stato dato parere favorevole, alla richiesta avanzata dal concistoro valdese, di
aumento dei canoni di locazione, per edifici scolastici. Il comune presenterà la
proposta di fissarli in L. 100.000 annue.
Infine sono state considerate le richieste
avanzate dalla C.I.O.V., di aumento dei
contributi per persone inabili, ricoverate
in istituti valdesi. Tali richieste sono state parzialmente accettate.
Adelchi Ricca
Ordinanza n. 1/76
« Il Sindaco... ordina a tutti i proprietari frontisti delle strade del Comune di
provvedere entro 30 giorni da oggi al taglio di alberi, rami e siepi sporgenti sulle strade; qualora non venga assolto tale obbligo, i contravventori verranno puniti a norma dei citati articoli 106 ie* seguenti del testo unico legge comunale e
provinciale e successive modificazioni e
delle leggi in premessa citate, che prevedono una sanzione amministrativa sino
a L. 200.000 (con possibilità di oblazione
a mani della Guardia Municipale nell’importo di L. 10.000), mentre i lavori prescritti verranno eseguiti a cura del Comune ed a spese degli interessati».
Angrogna, li 25 marzo 1976.
Il Sindaco: Franca Coisson
Nei giorni 17-18 e 24 aprile alle ore 21,
nella Sala Unionista di Angrogna, il
Gruppo Teatro presenterà «La Boje! »,
una cantastoriata in due tempi, realizzata dal Collettivo stesso.
• L’incontro organizzato dalla Unione
Femminile con la partecipazione delle
Scuole Domenicali domenica pomeriggio
ha visto una buona partecipazione di anziani ed è stato un’occasione di incontro
molto apprezzata, in particolare a causa
della situazione di dispersione della nostra Comunità in cui le persone che hanno raggiunto una certa età non hanno
molte occasioni di incontrarsi.
• È deceduto nella sua abitazione dei
Coisson il nostro fratello Giordan Luigi.
Rinnoviamo alla famiglia le espressioni
della nostra fraterna solidarietà.
PRAROSTINO
La Pro loco di Prarostino, con la collaborazione della iPro Pinerolo, allestirà una
mostra su « Prarostino ieri e oggi » a Pinerolo, nei locali di Palazzo Vittone.
L’apertura è prevista per il giorno 23
aprile alle ore 9 e si protrarrà sino al 2
maggio. La mostra presenterà documenti
e materiale fotografico sulle tradizioni di
Prarostino e Roccapiatta.
• Nel culto della domenica delle Palme
sono stati confermati i catecumeni che
hanno frequentato il IV anno di Catechismo. I neo confermandi sono stati ricevuti nel pomeriggio dall’ Unione delle
mamme, e nella serata di giovedì 15, dopo
il culto al Tempio di S. Bartolomeo, dall’Unione Giovanile per un saluto fraterno
e un caloroso benvenuto.
Dopo breve malattia, il Signore ha chiamato
nella sua pace
Maria Virginia Beux
Insegnante
nel suo 76« anno di vita.
1 nipoti, cugini e parenti tutti ringraziano
sentitamente tutti coloro che hanno partecipato
al loro dolore. Un ringraziamento particolare al
Dr. Gardiol ed al personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice per la continua ed amorevole assistenza.
8
8
16 aprile 1976
7° CONVEGNO EGEI CAMPANO-MOLISANA
Per un nuovo modo di essere cristiani
airinterno delle lotte dei lavoratori
Il problema
dell'aborto
« Un sempre più diretto impegno di predicazione nelle comunità e nella realtà politico-sociale, un più ampio inserimento
nelle organizzazioni politiche e di lotta dei
lavoratori ». Sono queste le indicazioni date ai gruppi dal 7« Convegno della FGEI
Campano-Molisana, tenutosi a Napoli il
27-28 marzo.
Il programma del convegno poteva sorprendere per la varietà e la complessità
dei temi affrontati (occupazione, partiti e
istituzioni, scuola, condizione della donna,
aborto, problemi di un quartiere proletario: Soccavo), ma è stata una precisa
scelta quella di preferire più interventi
predisposti dai vari gruppi, piuttosto che
un’unica relazione di larga sintesi ad alto
livello; e questo sia per meglio adeguare
1 espressione ai livelli reali di comprensione dei vari gruppi, sia per rispettarne le
diverse posizioni politiche nell’ambito della sinistra. Naturalmente queste relazioni
costituivano la cornice aH’mterno della
quale collocare il discorso fondamentale
per i gruppi FGEI, che è quello della predicazione: e non si tratta, ancora una volta, di enunciazioni teoriche, perché i nostri gruppi, soprattutto quelli di Soccavo
e Pozzuoli, hanno responsabilità dirette in
questo campo nelle loro comunità, e non
solo per le esperienze fatte in pubblico o
alla radio.
VIVERE NELLA SITUAZIONE
« La connotazione politica della lettura
bibhca rimanda alla collocazione stòrica
dei credenti, cioè al loro ruolo storico nella società: la predicazione nel contesto è
legata alla collocazione nel contesto di
chi predica. Per questo respingiamo il
ruolo separato di operatore culturale cristiano di molti nostri pastori, specialisti
di cultura biblica, ma separati dal contesto ».
Questo non vuol dire che si respinge la
cultura teologica, ma piuttosto che occorre qualificarla in modo nuovo.
« Il recupgro di im momento professionale di carattere scientifico e tecnico, la
riappropriazione di tutti gli strumenti
critici per giungere al corretto intendimento del testo biblico, non si risolvono
in astratte esercitazioni archeologiche,
proprio perché sono funzionali alla lettura politica e permettono la più corretta
risposta alla domanda di fede credibile che
oggi ci viene dalle masse. Anche in questo
caso la scienza e la tecnica sono sempre
meno neutrali e sempre più funzionali ad
una ipotesi politica ».
APPOGGIARE IL POVERO
AIUTARE IL RICCO
Circa 90 giovani e adulti, di cui 52 aderenti alla FGEI, hanno partecipato ai lavori. Assenti solo i gruppi di Campobasso
e di S. Giovanni Lipioni. Molto gradita la
presenza di una delegazione di giovani luterani, guidata dai fratelli Saggese e Leuzzi, e una di apostolici con il fratello Verrino. Quest’ultimo con un fraterno messaggio ha sottolineato l’interesse del suo
gruppo per le esperienze di fede della
FGEI ed ha riconosciuto la rilevanza che
oggi i problemi del contesto politico-sociale hanno per chi è chiamato a predicare il messaggio dell’Incarnazione. « Vi è
una socialità dell’Evangelo — ha detto il
fratello Verrillo — che si spinge ad appoggiare il povero, ma anche ad aiutare il
ricco a sollevarsi dalla sua colpa ».
Ci auguriamo di poter continuare queste riflessioni assieme ai fratelli luterani
Comiuto di R«d»ien«i Bruno Belllon, Valdo Benecchi, Guatavo Bouchard, Niso De
MIchelia, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rottagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore retponiabile : GiNO CONTE
Amminlatrazlone i Casa Valdese, 10066 Terre Peilice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delie Vaili - La Luco - Torre Peilice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.000
semestrale l. 2.500
estero annuo l. 7.500
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50 j economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pineroio N 175
8 luglio 1960
coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellìre
e apostolici e di poter cogliere altri momenti di collaborazione.
Significativa e costruttiva la presenza
di rappresentanti delle principali forze
politiche della sinistra.
LE FORZE POLITICHE
PRESENTI
Rino Sola, per la Federazione Giovanile
Socialista, con una corretta distinzione
dei ruoli delle comunità cristiane e delle
forze politiche, ha individuato il contributo che le organizzazioni religiose possono oggi dare al Paese per realizzare una
riconversione ideale e morale. Anche una
nuova attenzione rivolta ai rapporti interpersonali e al recupero di im equilibrio
interiore, purché non sia alienante e repressiva, può avere un considerevole risvolto_ politico, occupando spazi preclusi
alla vita politica ufficiale.
Lorenzo Sorrentino, segretario provinciale della UIL-Scuola, ma intervenuto a
titolo personale, ha sottolineato l’inganno
democristiano che sovrappone alla croce
che è amore la scritta libertà, creando un
equivoco continuato oggi da Comunione e
Liberazione: la socialità dell’amore cristiano è distinta, anche se non opposta,
alla libertà che si compie nella lotta politica pn i mezzi indicati dalla storia.
Mario Raffa, segretario provinciale del
Partito di Unità Proletària per il CdmuniSino ha ricordato l’ampia adesione di
molti cristiani per il socialismo al suo
partito e ha sollecitato un contributo più
puntuale dei credenti impegnati nelle lotte del movimento operaio, perché dicano
quali scelte economiche e politiche preferiscono nell’attuale momento di crisi della
DC e del suo potere.
Silvana de Giovanni, a nome del Partito
Comunista Italiano, ha ricordato lo spazio che nel blocco delle forze popolari è
riconosciuto ai cristiani, ma ha anche sollecitato un dibattito che faccia chiarezza
nei giovani della FGEI sulla loro adesione a questo o a quel programma proposto
dai vari partiti della sinistra. La diversità
è notevole e la generica indicazione del
voto di sinistra oggi non basta più.
LA FGEI,
UNO SPAZIO DI LIBERTA’
Numerosi e vivaci gli interventi. Le
conclusioni, tenute da Eugenio Bernardini, della redazione romana di Gioventù Evangelica, riconoscendo la complessiva validità del dibattito del Convegno,
hanno ricordato l’impegno posto Halla
Commissione Politica del Consiglio Nazionale nel produrre materiale che non
vuole 'determinare la collocazione della
EGEI in uno spazio politico ben delimitato,^ ma sollecitare un dibattito in termini
chiari tra militanti in organizzazioni diverse, dibattito spesso impossibile nelle
rispettive sèdi di partito.
La nuova segreteria regionale è composta da Salvatore Astuto, Floriana Botta,
Salvatore Cortini, Rosanna Nitti, Enzo di
Spiezio.
Emilio Nitti
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
RUDOLF HESS NEL CARCERE
DI SPANDAU
Certamente pochi ricordano la romanzesca fuga (così fu chiamata a quel
tempo) del « delfino » di Hitler, trasferitosi in Inghilterra, per via aerea, ben 35
anni fa (precisamente il 10.5.’41). Il tribunale internazionale di Norimberga rivelò
poi al mondo che R. Hess, in realtà, non
era « fuggito », bensì s’era trasferito in
Inghilterra dietro ordine di Hitler, per
cercare trattative di pace separata. Il
30.9.’46, lo stesso tribunale condannò
R. Hess all’ergastolo, per i delitti da lui
commessi, o fatti commettere, prima del
10.5.’41. A partire dal 30.9.’46, R. Hess si
trova infatti rinchiuso, per scontare la
sua condanna, nel carcere di Spandau.
Il figlio Wolf Riidiger Hess ha scritto
una lettere, che è stata poi pubblicata
su « Le Monde » del 6.4.’76. « A partire
dal 1.10.’66 (si legge nella lettera) mio padre si trova in un isolamento assoluto
cosa non voluta né dai giudici di Norimberga, né dal ministero tedesco competente '. In quella prigione costruita per
600 persone si celebra ogni giorno un cerimoniale grottesco: scena fantomatica
dedicata a un vegliardo di 82 anni, che
non può più minacciare nessuno. Il cerimoniale lo si celebra anche durante i periodi di malattia del prigioniero » (Immaginare in eh» cosa consista un tale cerimoniale, è difficile per noi latini; non lo
è per certi popoli nordici, proverbiali sia
per la metodicità che per la durezza).
« Nel trattamento riservato alla banda
Baader-Meinhof (continua la lettera), si
è parlato di "supplizio dell’isolamento”.
Ma, nel caso della banda, le condizioni
di prigionia assomigliano a un soggiorno
di convalescenza se confrontate con quelle, indegne e debilitanti, a cui mio padre
è soggetto. Non si è voluto venire incontro al mio tentativo diretto a permettere
a mio padre di concludere la sua vita in
libertà. Avevo proposto di essere assunto
come “ostaggio" al posto di mio padre.
L’opinione pubblica, sempre pronta a
denunciare le particolari crudeltà commesse a carico di prigionieri politici, nel
caso presente si comporta in modo tanto
passivo che l’URSS (la potenza garante
che si oppose alla liberazione immediata) non vede più motivo di continuare
ancora un trattamento di così estremo
rigore. Ho provato tutto quello che può
tentare un figlio, la cui partecipazione
agli avvenimenti storici o politici del caso è stata nulla. Sia dalla Germania che
dall’estero, ho ricevuto migliaia di lettere e di dichiarazioni d’appoggio, anche da
parte degli ambienti governativi più elevati. Nulla è servito, e ogni giorno che
Fausto Salvoni e Alfredo Berlendis,
evangelici di Milano e redattori della rivista « Cristianesimo oggi », co-autori del
libro « Abominevole e contrario alla morale » ( indagine biblica sull’aborto provocato), sono stati intervistati da «Panorama » n. 521 sulla questione dell’aborto in una prospettiva biblica. L’intervento del prof. Salvoni sottolinea che la
Bibbia «parla poco o niente dell’aborto,
perché evidentemente l’aborto non è un
problema per gli ebrei, ma quando ne
parla, mostra chiaramente che il feto e
la persona umana non si equivalgono,
che la persona umana è sempre un valore più alto del feto».
Il Berlendis conclude dicendo che
« tutto il Vangelo, certo, è un’esaltazione della vita, ma non della vita biologica; piuttosto della qualità della vita. Cristo ci insegna che essa è un valore solo
se è vissuta come discepolato, amore, fede, convivialità, fraternità. Cristo vuole
che l’uomo viva, ma da uomo ».
Una teologia
sbagliata
mio padre passa a Spandau gli riduce le
possibilità di ritrovare, almeno negli ultimi giorni di vita, i legami con la famiglia e col paese natale.
Infatti i rapporti umani, concessi a mio
padre, si possono riassumere come segue. Sia rnia madre che io siamo autorizzati a visitarlo una sola volta al mese
e per una sola mezz’ora, senza neppure il
permesso di stendergli la mano. Ci è vietato di pronunciare una sola parola che
riguardi il suo destino personale. Quattro direttori presenti controllano simultaneamente ogni parola del colloquio.
Persino un uomo così poco sospetto come il Dr. Ewald Bucher, ex ministro federale della giustizia, non ha ottenuto il
permesso di vedere mio padre, nella sua
qualità di avvocato ».
In altra occasione, « Le Monde » (del
26.4.’74) aveva chiesto: « C’è proprio bisogno di questo vecchio signore moribondo sulle rive della Sprea, per far espiare
le colpe al Mostro Nazista, o per esorcizzarne il fantasma? E perché questo implacabile regolamento di conti, contro
tanta indulgenza verso uomini dal passato ancor più colpevole? ».
Il caso di R. Hess richiama alla nostra mente quello, analogo e pur così diverso, di Herbert Kappler, il prigioniero
di Gaeta (v. il nostro art. « Dove va la
Germanici? », sul n. 14 di questo settimanale, del 2 c.). Diverso, perché il trattamento carcerario del Kappler è stato, da
sempre, molto indulgente, benevolo, tipico di certo lassismo, o piuttosto di certa
parzialità all’italiana. Noi naturalmente
siamo dalla parte del figlio di R. Hess,
ma non vorremmo si parlasse di « perdono ». Sotto Carlomagno e, giù giù, sotto tutti i monarchi fino ai Borboni, a
Francesco Giuseppe e a Francisco Franco inclusi, la maggioranza dei cittadini
credeva che la « grazia » e il « perdono »
concessi dai monarchi fossero veramente
tali, cioè la stessa cosa della grazia o del
perdono concessi da Dio. Ma ora, soprattutto in regimi di presidenti di repubbliche, bisognerebbe finirla con simili fandonie e, tanto per cominciare (poiché le
parole hanno pur sempre il loro peso e
servono molto a chiarire e a precisare il
pensiero), parlare non di « perdono presidenziale », ma per es. di « condono », o
usare altra parola che tolga ogni equivoco. E le chiese la finiscano di usare anche loro un Iviguaggio equivoco, e di appoggiare (per evidenti motivazioni politiche) azioni statali equivoche.
Il pastore metodista messicano Enrique
Lomas Arellano così ha concluso la sua
testimonianza di fronte al Tribunale Russe! a Roma (vedi n. 4):
Accuso, non il popolo nordamericano
(che è anch’esso vittima ingenua), ma. coloro che fanno politica in quel paese, perché senza nessuno scrupolo utilizzano tutto quello che si trovano davanti, compresa
la religione, per preparare dei quadri che
a loro volta avvelenino la mente di molti
con un messaggio conformista e alienante È qualcosa di diabolicamente pianificato. Ci hanno trasmesso una teologia
che si cidatta perfettamente ai loro piani
di dominazione. Ci presentano un Dio capitalista, un Cristo insignificante, conformista, che non può fare nessun bene agli
oppressi. Profittano della buona fede di
coloro che si sentono chiamati al servizio
di Dio per presentar loro un Dio distorto,
che sta sempre dalla parte dei bianchi e
dei potenti e che vede con sospetto gli
uomini di colore e i poveri.
Quanto guadagna
un vescovo
Come ai parroci anche ai vescovi in
base al Concordato viene dato dallo stato un assegno mensile che va sotto il
nome di congrua. Per i vescovi tale assegno ammonta a L. 2.960.000 cui si deve aggiungere tma indennità bimestrale
di L. 77.344 (è l’indennità integrativa speciale legata ai meccanismi della scala
mobile per la contingenza del salario dei
lavoratori).
(da «Orizzonti aperti», aprile ’76)
Previsioni
’ Perché nel 1946 i prigionieri politici
rinchiusi a Spandau furono molte diecine, di cui R. Hess è l’ultimo rimasto.
«Entro febbraio del ’77 qualcosa si sarà mosso sul fronte del Concordato » ; la
dichiarazione è del senatore comunista
Paolo Buf alini (ripresa dall’Espresso
n. 15). In un lungo articolo Sandro Magister esamina l’attività del «ministero
per gli affari ecclesiastici » del PCI che
desidererebbe una revisione radicale dei
Patti Lateranensi. Addirittura si proporrebbe di sostituire .il regime concordatario con delle semplici intese tra Stato e
Chiesa. Del resto — cos'i conclude il Magister — è facile scommettere che a una
revisione del Concordato si arriverà
quando il PCI sarà già approdato al governo.
«Giallo» in convento
A Zagabria, in Jugoslavia, nel monastero di Santa 'Teresa, la novizia Nnkica Gasic, di 27 anni, ha ucciso la religiosa trentasettenne, Milica Haluzan, che le aveva
comunicato la decisione della Madre Superiora di espellerla dalla comunità, dato
che, secondo i giudizi del consiglio superiore della Congregazione, essa non aveva
la vera vocazione ecclesiastica. La novizia, riferisce l’Agenzia Relazioni Religiose,
ha ucciso suor Haluzan a colpi di martello; successivamente si è suicidata, gettandosi da una finestra, da un’altezza di
sedici metri.