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h, caso dì mancato recapito
Sortoa restituire a:
Ja'Sv, 15-10125 Torino
rEditore si impegna a
^pendere il diritto di resa.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
^^pjFRDÌ 6 MAGGIO 1994
DOPO LE ELEZIONI MULTIRAZZIALI
NASCE IL NUOVO
SUD AFRO
JEAN.JACQUES PEYRONEL
mi»
Il grande sogno di Nelson
Mandela si è realizzato: è
nato il «movo Sud Africa democratico e non razziale». A
4 anni dalla sua liberazione,
dopo 27 anni di carcere, il
settantacinquenne leader
dell’African National Congress (Anc) sta per diventare
presidente della Repubblica
sudafricana. Lui, protestante
metodista nero, succederà
quindi a Frederic de Klerk,
protestante rifon-nato bianco,
sancendo così la loro comune
decisione di porre fine all’
aberrante sistema dell’apartheid che dal 1948 escludeva
daUa vita politica, economica
e civile il 75% della popolazione del paese.
L’apartheid era stato elaborato dall’« Afrikaner Broederbond», una società segreta
creata nel 1918 per promuovere ^ interessi della popolazione afrikaner, discendente
daicoloni olandesi, tede.schi e
ugonotti francesi. Dal 1° marzo di quest’anno, l’organizzazione ha cambiato nome e costituzione: ora si chiama
«Afrikanerbond», non è più
segreta, è aperta anche alle
donne e ai non bianchi. Ne è
vicepresidente il prof. Johan
Heyns, docente alla Facoltà
di teologia di Pretoria, il quale afferma in un'intervista a
Le Monde del 22 aprile: «Abbiamo avviato i cambiamenti
che hanno portato alle prime
elezioni multirazziali della
ttoria del paese». Com’è nolo, a provocare il dibattito
suU’iniquità dell’apartheid
furono in particolare l’Alleanza riformata mondiale,
ohe nell’82 sospese le chiese
liformate bianche del Sud
Africa, e il Consiglio ecumenico delle chiese, che pro®osse il boicottaggio degli
’Uvestimenti finanziari.
Ora due grandi questioni incomberanno sul nuovo governo: riuscirà Mandela ad impouna politica di «unità nazionale» senza urtare le su^ttibilità deir«Inkatha» di
?®llolezi e del «Fronte della
uhertà» di Viljoen? Al riguaril responso delle urne apre
®olte incognite, anche perché
ottima affermazione del
^National Party» conferma
ne la maggioranza degli eletIl «coloureds» (meticci)
nnno preferito de Klerk a
andela. Inoltre, che ne sarà
esso dell’apartheid economico e sociale? Riuscirà il
“UOVO potere politico a influisul potere economico che è
mano ai bianchi?Attualproprietari
lanchi posseggono l’87%
coltivate e garantijcono ù 90% della produzio
Brì’v .parte, le massicce
to,,®“^^azioni hanno sottratpu; ouona parte dei settori
industria al confuo stato, mentre la
® uei capitali all’estero ha
raggiunto i 50 miliardi di dollari. Nei prossimi 5 anni, il
nuovo governo dovrà avviare
l’immenso «Programma di ricostruzione e di sviluppo»
elaborato dall’Anc, che prevede tra l’altro la costruzione
di un milione di nuovi alloggi. La «Carta della libertà»,
approvata nel 1955 dal Congresso del popolo, prevedeva
la restituzione al popolo della
ricchezza nazionale del paese,
la nazionalizzazione delle miniere, delle banche e delle
multinazionali, e la ridistribuzione delle terre.
Ora Mandela afferma che il
programma dell’Anc non
menziona nazionalizzazioni:
basterà il grande carisma del
nuovo Presidente a contenere
l’impazienza dei 7,5 milioni
di neri disoccupati? Con la fine delle sanzioni internazionali, Mandela ha in mano un
grosso «atout», che potrebbe
portare a un grande riscatto
del paese, con effetti positivi
anche nel resto del vecchio
continente nero. Ma potrebbe
anche prevalere la logica che
ha portato tutta l’Africa ex
coloniale a una drammatica
impasse. Viva il nuovo Sud
Africa, e non venga meno la
nostra intercessione!
Come Giobbe, anche noi dobbiamo imparare a gridare la nostra protesta a Dio
Perché Dìo, che è buono, permette il dolore?
______________GIANNI GENRE______________
«Dio rn ’ha sbarrato la via e non posso
passare, ha coperto di tenebre il mio
cammino (...) ha sradicato come un albero la mia speranza (...).
Ma io so che il mio Vindice vive, e che
alla fine si leverà sulla polvere. E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto
questo corpo, senza la mia carne, vedrò
Iddio»
(Giobbe 19, 8-10, 25 s)
Il libro di Giobbe ha affascinato e
continua ad affascinare ogni generazione di credenti, perché le sue domande, la sua protesta, le sue grida sono le
nostre ogni volta in cui l’enigrna della
sofferenza e del dolore immotivato ci
sbarra la strada, sconvolge la nostra routine quotidiana, i nostri progetti per 1 indomani, la fiducia che credevamo di poter dare per scontata nei confronti della
vita e di Dio stesso.
Giobbe è il primo che osa mettere in
discussione l’antica convinzione secondo cui la bontà e l’onnipotenza di Dio
sono sempre coniugabili: se Dio è buono e permette la sofferenza dell innocente, allora non è onnipotente; se è onnipotente, allora siamo davanti a un Dio
capriccioso, inaffidabile, non perfettamente buono. . ■ u ■
Molti libri, molti credenti, sia ebrei
che cristiani, continuano ad interrogarsi
per venire a capo di questa questione che
costituisce un vero «scandalo» (nel senso
etimologico del termine, «pietra d’in
ciampo») per la fede. Molte risposte teologiche sono state tentate ma Giobbe rimane, nelle sue contraddizioni radicali,
più grande di ogni nostra risposta teoretica: Dio e la sofferenza non sono più collegati ma rimane possibile, anche nella
situazione più buia, affermare Dio attraverso il proprio grido. Giobbe arriva a
sognare la morte che si sostituisce all’inferno della vita, riconosce la legittimità
del desiderio di morire, eppure continua
a interrogare il suo Dio chiedendogli il
perché di ciò che gli sta accadendo; il
suo problema, che milioni di altri esseri
umani hanno sperimentato e sperimentano ogni giorno, non è dato soltanto dal
carattere inaccettabile della sua sofferenza, ma dall’inaccettabilità di Dio. Nel
maledire il giorno della sua nascita,
Giobbe attacca colui che l’ha reso possibile: e urla, grida, protesta; bestemmia la
sua vita insopportabile di creatura e, facendo così, bestemmia indirettamente il
suo Creatore; ma proprio in questa sua
rivolta assoluta rimane collegato a Dio.
Ecco il paradosso più forte della fede
ebraico-cristiana, ecco 1’«Evangelo» che
Giobbe ci annuncia: anche nell’assenza
apparente di Dio, anche nella disperazione più assoluta, anche quando si tocca il
fondo del dolore e del disorientamento,
si può rimanere collegati a Dio. La nostra rivolta contro Dio, che le chiese hanno sempre consigliato di accantonare insegnando la rassegnazione e la passiva
accettazione, il nostro grido contro di lui,
costituiscono il filo ultimo che ci lega a
Dio. Fino a quando, pur nella sofferenza.
noi siamo «contro» Dio, non lo neghiamo, ma lo riconosciamo: entriamo in
conflitto con lui e, appunto per questo, vi
rimaniamo uniti. Sono sempre stato colpito dal fatto che anche nell’inferno dei
lager parecchi ebrei e alcuni cristiani
hanno pregato, anche nell’anticamera
delle camere a gas; hanno saputo rivivere l’esperienza di Giobbe e ripetere le
antiche parole dei salmi di lamento.
Giobbe continua a parlare, a verbalizzare il suo dolore e così facendo la sua
situazione trova uno sbocco nella confessione di fede: «Io so che il mio Vindice
vive». Giobbe non si uccide, non perché
crede nella sacralità e nell’inviolabilità
della vita, ma perché riesce a dare parole
e suoni alla sua disperazione; ci si toglie
la vita quando non si parla più: nemmeno con Dio, nemmeno contro Dio. Dio
stesso muore nel nostro cuore il giorno
in cui vi lasciamo abitare la rassegnazione, il giorno in cui interrompiamo la lotta è così facendo abbandoniamo la presa.
Ecco una delle lezioni di Giobbe: imparare a gridare a Dio la nostra protesta,
fare risuscitare le nostre parole, anche
quando queste sono delle grida di disperazione e di morte. Conoscere e vivere
la grazia di sapere rifiutare ogni spiegazione «logica» del dolore nostro e del
mondo, confessando nello stesso tempo
e in piena contraddizione la fede di chi,
fosse pure dopo la distruzione del proprio corpo, vedrà Dio. Un Dio al momento incomprensibile ma al quale restiamo uniti nella dimensione del grido e
della protesta.
ANNO 2 - NUMERO 18
Sinodo luterano
Hartmut
Diekman
nuovo decano
Si è chiuso domenica 1°
maggio, a Abano Terme (Padova), il Sinodo della Chiesa
evangelica luterana in Italia
(Celi). I 40 membri del Sinodo hanno discusso numerosi
argomenti relativi all’organizzazione della Celi in Italia,
ai rapporti con le chiese tedesche e con la famiglia luterana nel mondo. Altro argomento affrontato dal Sinodo è
stato quello del ruolo dei luterani nella società italiana e
dell significato della testimonianza protestante in una terra cattolica.
Al termine dei lavori il Sinodo ha eletto quale nuovo
decano della Celi, in sostituzione del pastore Hans Gerch
Philipp! che ricopriva la carica dal 1989, il pastore Hartmut Diekman, di Napoli. 11
pastore Diekman, nato in Germania nel 1943, è pastore in
Italia dal 1986 (nella Chiesa
valdese a Luserna San Giovanni e poi, dal 1988, nella
comunità luterana di Napoli).
All’incarico di vicedecano è
stato confermato il pastore
JUrg Kleeman, della comunità
luterana di Firenze, che ricopre la carica da dieci anni.
Il Sinodo ha affrontato poi
il problema dei rapporti con
lo stato italiano e ha espresso
l’auspicio che il Parlamento
ratifichi al più presto l’Intesa
tra la Celi e la Repubblica italiana sottoscritta più di un anno fa, il 23 aprile 1993.
I luterani in Italia sono circa
7.000, articolati in una ventina di comunità, da Bolzano a
Catania. Fanno parte della Federazione delle chiese evangeliche e pubblicano un periodico, Miteinander (Insieme)
La presenza luterana in Italia ha avuto origine nel ’500
ma fu stroncata dalla Controriforma. Le prime comunità
sono poi nate nell’800 dietro
protezione diplomatica.
Delle Chiese
8 maggio, domenica
della Cevaa
pagina 4
Ali,’Ascolto
Dell,A Parola
Il culto e lo Spirito
pagina 6
Villaggio
Globale
1 bambini di strada
del Brasile
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 6 MAGgn^^
Un'intervista dell'agenzia «Adista» a suor Bernadette, donna e teologa africana
«Al Sinodo nessuna donna ha diritto al voto
ma le donne africane parleranno lo stesso
»
Donna africana, teologa, religiosa della congregazione
delle Orsoline, per un certo
periodo persino viceparrocco
nel suo paese; è suor Bernadette Mbuy-Beya, attuale vicepresidente dell’Associazione ecumenica dei teologi del
Terzo Mondo (Eatwot). Intervenuta a una conferenza stampa del pool «Africa Working
Group», il 15 aprile scorso, ha
rilasciato all’agenzia «Adista»
l’intervista che segue.
- Lei crede possibile l’ordinazione delle donne all ’interno della Chiesa cattolica ?
«Prima di parlare del sacerdozio delle donne, vorrei parlare di alcuni ministeri sacramentali che noi donne potremmo già adesso amministrare, come ad esempio il
battesimo, l’unzione degli infermi, la riconciliazione e la
presidenza del matrimonio.
Faccio accenno a questo perché conosco molte donne in
Africa che sono impegnate
nelle comunità cristiane come
responsabili carismatiche, come religiose negli ospedali o
ancora nelle parrocchie; io
stessa ho lavorato come viceparrocco in una parrocchia
per qualche anno: perciò credo sia questo un cammino
progressivo verso il ministero
sacerdotale delle donne. Parlare oggi del sacerdozio delle
donne nella chiesa in Africa,
credo sia un mettere il carro
davanti ai buoi».
- Come essere allo stesso
tempo donna africana e cristiana? Sono compatibili il
cristianesimo e le religioni
tradizionali?
«E una questione assai imbarazzante: innanzitutto non
Chiesa del Galles
No alle donne
sacerdoti
Il Sinodo generale della
Chiesa anglicana del Galles
ha rifiutato, lo scorso mercoledì 6 aprile, di concedere alle donne l’accesso al sacerdozio. La maggioranza dei
due terzi, necessaria per l’accettazione, è stata raggiunta
alla camera dei vescovi e a
quella dei laici ma non a
quella dei sacerdoti.
Da un centinaio di anni, la
Chiesa anglicana del Galles è
indipendente dalla Chiesa di
stato d’Inghilterra. La decisione del 6 aprile avrà probabilmente diverse conseguenze: donne diacene potrebbero
andare a farsi ordinare preti
in Inghilterra o in Irlanda; d’
altra parte, preti della Chiesa
d’Inghilterra contrari all’ordinazione delle donne potrebbero rifugiarsi nel Galles
per non doversi convertire al
cattolicesimo.
Questo rifiuto ha sorpreso
gli osservatori: alcune donne
diacone che speravano di diventare preti hanno lasciato
in lacrime l’aula delle deliberazioni. Una spiegazione possibile a questo voto negativo
può essere data dalla situazione particolare in cui vivono
gli anglicani del Galles dove
infatti le chiese protestanti
sono maggioritarie insieme a
molte chiese evangeliche. Per
reazione, gli anglicani minoritari hanno tendenza a riavvicinarsi all’ala «cattolica»
della Chiesa anglicana, molto
riservata circa l’ordinazione
delle donne. (Spp)
Sfilata di donne africane durante una festa a Abor (Ghana)
considero la religione cristiana come una religione straniera perché Gesù Cristo è la
ragione fondamentale della
mia vita, ma se vedete il cristianesimo come occidentalizzazione e se volete fare di
noi delle donne occidentali,
come se per diventare cristiani fosse necessario occidentalizzarsi, allora sì, ci sono dei
grossi problemi: voglio essere
cristiana essendo allo stesso
tempo un’africana. Se per essere una religiosa nella Chiesa cattolica io dovessi presentarmi in una certa maniera,
annullando la mia negritudine
per essere riconosciuta come
suora, allora non ci starei: voglio essere una consacrata pur
portando i miei abiti africani
e vivendo la mia cultura».
- Diventare cristiani in
Africa oggi, soprattutto per la
donna, vuol dire acquistare
una nuova dignità sociale
all’interno del popolo?
«Non credo che il fatto di
essere cristiano comporti di
conseguenza una condizione
di vita migliore; per quanto
riguarda la donna africana es
sere cristiana all’interno della
chiesa certamente le dà una
possibilità di parola che non
avrebbe dentro la tradizione
africana; in presenza degli
uomini la donna non parla,
ma dentro la chiesa può
esprimersi».
— Lei ha detto che come
cristiana ha a possibilità di
esprimersi. Ma la Chiesa
africana non è ancora segnata dal maschilismo?
«Certamente! Subiamo come donne, in Africa, ogni
sorta di maschilismo; anche
nel caso del Sinodo africano
quante sono le donne che vi
partecipano e che hanno il diritto alla parola? pochissime;
e quante hanno diritto al voto? nessuna. In ogni caso, anche se i vescovi non ci danno
la parola ufficialmente, noi
donne parleremo ufficiosamente».
- In risposta a questa situazione non sarebbe opportuno
quindi fare una teologia africana al femminile?
«Questa è una questione
molto importante ma vorrei
dire che noi in Africa non sia
mo assolutamente preoccupati del sesso di Dio, abbiamo
dei problemi molto più urgenti da trattare: le guerre in
Ruanda e in Burundi, quelle
etniche nello Zaire, ecc. A me
personalmente che Dio sia
“lui” o “lei” non importa
granché. Ciò che voglio è che
Dio sia presente nella vita e
che aiuti il popolo a diventare
afro-umano».
- C’è un effettivo contributo delle donne alla teologia
africana della liberazione ?
«Certamente; parliamo della liberazione della donna a
partire dal suo essere donna e
dalla sua dignità. È per questo che facciamo la teologia
in una maniera tutta diversa,
perché Dio ci interpella a partire dalla realtà di miseria che
viviamo oggi; Dio ci interpella a partire dai nostri bambini. Quando parliamo di teologia africana della liberazione,
ci riferiamo a tutto ciò che
concerne la vita e la donna e
tramite questo domandiamo a
Dio una vita migliore e un
avvenire in cui la nostra dignità sia rispettata».
Dopo la riunione della commissione di dialogo a Versailles
Consenso tra gli anglicani inglesi
e i luterani e riformati di Francia
Rappresentanti della Chiesa
d’Inghilterra e delle chiese
luterane e riformate di Francia sono giunti a un «consenso molto largo» durante la
riunione della commissione
ufficiale di dialogo, svoltasi a
Versailles dal 7 all’11 marzo
scorso. Lo scopo dell’incontro era di promuovere l’unità
visibile della Chiesa, di sviluppare la comunione tra la
Chiesa d’Inghilterra e le chiese luterane e riformate di
Francia e di giungere a un accordo ufficiale ponendo l’accento sui punti di accordo,
sulle visioni comuni dell’
unità piena e visibile e sugli
aspetti pratici che consentiranno di rafforzare la cooperazione tra le chiese.
Dopo la firma degli Accordi di Meissen, ratificati nel
1991, tra le chiese luterane,
unite e riformate tedesche, le
chiese francesi avevano chiesto l’apertura di simili incontri. Le chiese francesi sono
già in comunione con i firmatari degli accordi di Meissen,
i quali fanno seguito alla
Concordia di Leuenberg con
le chiese luterane e riformate
europee, firmata nel 1973.
«Volevamo vedere se fosse
possibile estendere gli Accordi di Meissen alle chiese luterane e riformate di Francia»
ha dichiarato Jean Arnold de
Clermont, rappresentante della chiesa riformata di Francia. Secondo quest’ultimo, i
rappresentanti delle chiese
francesi e inglesi sono rimasti «stupiti dal livello di convergenza teologica» durante
la riunione di Versailles. I
partecipanti sono giunti al
«consenso molto largo» dopo
aver esaminato attentamente
il testo di Meissen. Un comitato di redazione si riunirà
nel febbraio 1995 per preparare il testo che verrà presentato nel giugno dello stesso
anno: la riunione però «non
si è impegnata oltre sulla
questione di un episcopato
gerarchico», ha precisato
Jean Arnold de Clermont. Le
chiese luterane e riformate di
Francia non potevano andare
così lontano come alcune
chiese luterane scandinave
giungendo ad accordi con gli
anglicani sull’episcopato in
ragione della loro «esperienza e della loro storia» ha aggiunto de Clermont.
A livello europeo questa
riunione assume un grande significato: l’Assemblea generale delle chiese di Leuenberg, prevista a Vienna in
maggio e che sarà introdotta
dal vescovo Stephen Sykes,
della Chiesa d’Inghilterra,
cercherà i modi di rafforzare la comunione con gli anglicani europei. Il segretario
esecutivo dell’Assemblea
delle chiese di Leuenberg, W.
Hiiffmeier, era presente a
Versailles in qualità di osservatore; la riunione era copresieduta da Christopher Hill,
membro del Consiglio della
Chiesa d’Inghilterra per 1’
unità cristiana e da Werner
Jurgensen, presidente del
Consiglio permanente luteroriformato di Francia. (Soepi)
Dal Mondo Cristiai^o
Ungheria: un pastore chiede
un'inchiesta al Parlamento
BUDAPEST — Un pastore luterano, deputato unghere
chiesto al Parlamento di adottare una legislazione che pen^
di allargare l’inchiesta sulle persone coinvolte con le ^
della polizia segreta durante il regime comunista ai membrij
clero che erano al servizio del partito comunista. Un
giorni
ì.000(
Na
«News Network International», di Santa Ana (California)
risce infatti che Gabor Rosnik ha dichiarato al Parlamentò*'
giusto che coloro che sono stati spie all’interno della Ch'
vengano rimossi dai posti elevati che occupavano: è neces3
un emendamento alla legislazione - ha precisato - perché
ni responsabili di chiesa, nominati dai comunisti, hanno rifut
to di lasciare il loro posto dopo la caduta del vecchio regina
Ora, ha aggiunto Roznik, i documenti dell’ex partito comuni»
proverebbero i legami di alcuni membri del clero con il rea!
che ha perseguitato le chiese. ^
Birmania: la libertà religiosa
nella nuova Costituzione?
RANGOON — Una proposta di articolo sulla libertà rei
giosa da inserire nella nuova Costituzione della Birmania!
all’ordine del giorno della prossima riunione della Confetenj
episcopale del paese. Lo riferisce l’agenzia «Eglises d’Asb!
Contrariamente ai timori di certi ambienti, sembra che la ni»
va Costituzione elaborata dalla giunta militare non riconosci'
il buddismo come religione di stato ma riconoscerà soltaii
che è «la religione della maggioranza dei birmani». La Cosi
tuzione riconoscerà anche a tutti i birmani «la libertà di cult»
ma, come ha fatto notare un avvocato cattolico di Rangoon, l
libertà di culto non è la libertà religiosa e non dice nulla, i
esempio, sulla possibilità per gli individui di cambiare relijij
ne o di scegliere la loro religione. La nuova Costituzione p®
posta dalla giunta militare prende modello dalla Costituzi«
dello stato indonesiano; la sua caratteristica principaleèi
consacrare la permanenza del ruolo svolto dall’esercito nell
politica: il capo dello stato non potrà essere che un militan
Inoltre, un articolo proibisce ad ogni persona sposata comi
straniero di candidarsi alla carica di capo di stato; è noto É
Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace tenuta prigio»
ra da 5 anni dalla giunta militare dopo aver vinto le elezioni,!
sposata con un inglese.
Erano ;
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Sì alle donne prete cattoliche!
percorsa
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coli fatti
ROMA — Il teologo olandese Edward Schillebeedahad
chiarate che la Chiesa cattolica romana dovrebbe prepararsi*
accettare l’ordinazione delle donne con «sermoni improntatili
rispetto, alla serenità e alla cortesia». È quanto riferisce il{!»•
naie Usa «New Woman, New Church», citando un’intenisU
data dal teologo che afferma; «L’esclusione delle donneii
ministero è una questione puramente culturale, che nonhapiì
alcun senso». Secondo Schillebeeckx non ci sono ostacoli®
logici all’ordinazione delle donne, ma potrebbero verific»
«scismi dolorosi» se i fedeli non venissero preparati adacceffire il cambiamento.
Miller, m
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cioè il I
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Delegazione della Kek
e del Cec in Azerbaigian
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BAKOU — Rappresentanti del Consiglio ecumenico d»
chiese (Cec) e della Conferenza delle chiese europee (K®
hanno incontrato, il 12-13 marzo scorso, Heydar Aliyev, P®^
dente dell’Azerbaigian, nel quadro degli sforzi incessanti
comunità ecumenica per fermare la guerra tra Armenia e A®t
baigian. Accogliendo la delegazione, il presidente Abyc''*
• • . - — .... /»hnu I
ringraziato il Cec e la Kek dei loro sforzi per creare un c
propizio alla pace: «La soluzione di certi problemi polii
fuori della portata degli uomini politici - ha detto Ally®’,.
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mento: i
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strutturi
diffonde.
In Ital
rentista
® francs
ehaelBe:
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Non sottovalutate il molo dei capi spirituali, che è
Durante una cena ufficiale in onore della delegazione
co Ul-Islam Pashazade ha dato un caloroso benvenuto
X-/X jierxuiii X ua uaiu uil L.cliuiuì>u •
legazione, ringraziando il Cec per gli aiuti in medicinali
inviai
alla fine del ’93. In compagnia del ministro di stato
elegazione ha incontrato alcuni rifugiati; i rappo^
ghi, la delegazione ua mconiraio alcuni rirugiau; i laFr“^ ju)
yuti e confermati dai responsabili dell’Gnu indicano j
il 20% dei 5 milioni degli abitanti dell’Azerbaigian
dislocati durante la guerra. L’ambasciatore Mammoud A
dislocati durante la guerra. L’ambasciatore___
rappresentante del segretario generale dell’Onu in
ha ricevuto i rappresentanti del Cec e della Kek,
sulla nuova iniziativa dell’Onu nel quadro dei suoi
«costruire la pace», il lancio di programmi scolastici m i
baigian per lo sviluppo della tolleranza interetnica. I
Secondo congresso di teologia
pratica sul tema delle città
sfide pe'
MONTREAL — «La città: poste in gioco e S»
teologia pratica» sarà il tema del secondo Congresso o |
cietà internazionale di teologia pratica che si svolgerà " u
versità di Montreal (Quebec, Canada) dal 22 al 25
1995. La cultura cristiana, e più particolarmente la
logia, rimangono ampiamente ispirate ad una visip*re ^
del mondo: anche se il radicamento urbano del cnsù
risale alle origini stesse della cristianità, le
quelle dei secoli scorsi sono realtà iscritte nelle jfsti#
Per questo motivo, esse sembrano avere poche carat ^
cornuni con le città contemporanee che sono la -o#
civiltà cosiddetta urbana; anche se la teologia ha
del movimento di urbanizzazione, sembra però che n ^
tratto tutte le conseguenze che ne derivano, né tutte
che le si presentano.
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Vita Delle Chiese
PAG. 3 FilFORMA
2000 credenti convenuti a Montesilvano per il secondo congresso avventista
^atì per il mondo»: fede e impegno sociale
HjitlAMO PBODATO
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«/avventisti convenuti da
® Lni carte d’Italia e alcuni
le aitiJ ‘^L/dall’estero a MontesilS (Pescara), in occasione
iocongressonazioi che si è svolto dal 21 al
faprile. «Nati per il inonera il m»«» e il simbolo
sembrili
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"0rifinì: Spallone, per unire tra loro
\ eflun mappamondo con vi
^^rrmeriche con l’Africa,
comuni» «Africa con l’Europa, l’Eucon l’Asia e così via. La
^ Sesa cristiana avventista
lei settimo giorno» ha intatti
yja dimensione mondiale: 7
jrilioni di membri battezzati
(e il battesimo è amministralo agli adulti e per immersione), 30.000 chiese locali
iertàrdi sparse nei cinque continenti,
irmaniai in tasso di crescita annua in10tnoal7%, il che vuole dire
' d’Asiei die ogni anno gli avventisti
telani» aumentano di circa 500.000
eonosutì unità in tutto il mondo; una
ì sellai grande catena di opere sociaLa Cosi li, in primo luogo ospedali e
di culto ¡¿¡scuole, case di riposo ecc.
‘ogoon,li In Italia non sono molto
nulla,ili numerosi: dalle ultime statire religin stiche risultano poco più di
rione p® 5,()0O, con un tasso di crescistituzi« tamolto basso, rispetto ad alipaleèi tienazioni. Ma l’Italia è stato
cito nell da sempre un terreno molto
difficile per loro (e non soltanto per loro!). Gli avventisi nascono nel secolo scorso
negli Stati Uniti: a quell’epoca infatti la costa atlantica è
percorsa da un movimento
dnliastico; sulla base di calcolifatti da un certo William
Miller,migliaia di persone (si
calcokehe fossero almeno
50.000) attendono la parusia,
cioè il ritorno glorioso del
Cristo per l’autunno del
IW; però, purtroppo, a quel
iDomento non succede nulla.
L’attesa delusa causa una
grande ftustrazione: i più abbandonano la fede mentre aliccetà tri cercano di capire meglio
la questione del ritorno del
Cristo; tra questi ci sono Jaracs White e Joseph Bates.
l'^ttite sposerà una certa El«Harmon che diventerà la
leader carismatica del movi®unto: in tempi abbastanza
odi ™Ptdi questo si organizza, si
.(geli' frattura, evangelizza c si
pits- diffonde.
itideli In Italia il messaggio aveAz0' '^’trista viene portato da un
i, (»V ^
. con 1
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Un momento del Convegno avventista di Montesilvano
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lùalei’',
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aliali^
¡invii
® francescano, un certo Mi®Ml Beiina Czechowsky che
•dii estate del 1864 inizia a
predicare alle valli valdesi.
Ecco come Bartolomeo Pons
ce lo ha descritto: «Un polacco di nome Czechowsky capitò un giorno a Torre Pellice
tra il 1862 e il ’64; tolto in
affitto un magazzino di un
granaiuolo, prospiciente la
strada maestra, un po’ a monte della borgata, e coperte le
pareti di certe sue pitture da
fare arricciare il pelo agli uomini e a far brutti sogni ai
bambini, cominciò a interpretare con quelle le profezie di
Daniele e dell’Apocalisse.
(...) Chi ascoltava a bocca
aperta, chi sganasciava dalle
risa, e chi mormorava con
mesto accento: Povero pazzo!
E Czechowsky, in un francese sgrammaticato ma abbastanza comprensibile, tirava
innanzi imperturbabile...».
Un inizio dunque molto
difficile; una sola persona accoglie favorevolmente quella
predicazione: Caterina Revel,
di Luserna San Giovanni, che
decide di farsi battezzare e
scende nelle acque dell’Angrogna come se fossero quelle del Giordano; nell’Angrogna poi scenderà un altro credente, Jean David Geymet,
primo della folta schiera di
colportori avventisti che percorreranno la penisola diffondendo r Evangelo.
Tuttavia per decenni gli avventisti rimarranno in Italia
un’infima minoranza: fino al
1876 la Revel è l’unica avventista italiana. Nel ’77 a
Pozzuoli, vicino a Napoli,
sarà battezzato il secondo avventista, un medico irlandese
ia
TAVOLA VALDESE
Avviso
Dichiarazione dei redditi
Afille sue ultime sedute, la Tavola ha approvala delibera relativa alla delega ai cassieri o ad
persone segnalate dalle chiese e dalle opere
la firma dei moduli di certificazione delle
l'^ntribuzioni (elargizioni liberali) ai fini della
deducibilità dal reddito imponibile (dichia’■^lone dei redditi 1993, da calcolare e pagare
maggio e da consegnare entro giugno di
S'^est’anno). La delibera copre tutte le certifica
- ueimera copre luut iv,.
rilasciate sinora, anche anteriormente alla
odierna.
caso di dubbio, chiedere agli uffici della Taalla signora Enrica Vezzosi, 06
venuto in Italia per motivi di
salute, Herbert Ribton. La
comunità più numerosa sarà
quella di Torre Pellice, con
36 membri. Nel 1902 gli avventisti calano a 37; nel 1910
se ne contano una cinquantina in tutto. Piano piano, con
estrema lentezza, in mezzo a
difficoltà di tutti i tipi, interne ed esterne, in una disseminazione che dalle Alpi va fino alla Sicilia, dalle città ai
villaggi più remoti, è solo negli anni intorno al 1940 che
raggiungono e superano il
traguardo del migliaio di
membri.
Durante il fascismo subiscono numerose angherìe, e
lo stesso succede nel periodo
postbellico con Sceiba ministro degli Interni; ma poiché
non tutto il male vien per
nuocere, in quegli anni gli
avventisti scoprono anche le
altre denominazioni evangeliche. È co.sì che entrano a far
parte del Consiglio federale,
l’organismo che gli evangelici si danno per difendere la
libertà religiosa. Oggi sono
88 le chiese costituite e 15
quelle in formazione: hanno
un istituto di formazione biblica, «Villa Aurora» a Firenze, sei scuole, una casa di riposo a Forlì, varie radio locali, diverse pubblicazioni periodiche, tra cui la rivista
«Vita e salute», che è una guida per la salute totale.
«Walter Nigg - osserva
Luigi Santini nella prefazione
alla storia dell’avventismo
italiano scritta da De Meo in un saggio famoso “Il regno
eterno, storia di una speranza” situa storicamente l’avventismo fra raffermarsi della filosofia idealistica da una
parte e la carica messianica
del socialismo insorgente
dall’altra. Negli anni ’40 del
secolo scorso il messaggio
del Regno era “riscoperto” e
proposto sulla base di una
lettura “fondamentalista” della Scrittura. Dovranno passare molti decenni, e giungere
all’Albert Schweitzer del
1906. perché anche i dotti e
gli intelligenti riconoscano
all’escatologia il primato che
le spetta (...). Era l’avventismo a ricordare a una cristianità assuefatta che essa pellegrinava fra due tempi, quello
del primo e l’altro del secondo avvento, e che non v era
attesa della sua venuta senza
traslochi
preventivi s richiesta
trasporti per
quaisiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all'esterno fino a 43 mt
SALA GIULIO
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tensione, con le lampade accese e i fianchi cinti. Era la
speranza cristiana, quella che
andava portata al mondo...»
(cfr. Giuseppe De Meo, Grane! di sale, Claudiana 1980,
pagg. 10 s.).
«Nati per il mondo», per
portare la speranza cristiana... Nel motto di Montesilvano si riassume il senso della presenza avventista e della
sua ragion d’essere. Può darsi
che oggi le chiese cristiane
storiche siano più sensibili a
quel dialogo mancato nel secolo scorso e di cui testimonia la pagina di Bartolomeo
Pons. Il fatto che, dopo decenni di reciproci sospetti,
essi siano membri osservatori
del Consiglio ecumenico delle chiese c che, per quanto riguarda ravventismo italiano,
sia stato avvialo un dialogo
con la Federazione delle
chiese evangeliche, fa ben
sperare per il futuro.
25 aprile a Taranto
Per non
dimenticare
la storia
La giornata del 25 aprile a
Taranto è stata allegra e festosa. Donne, uomini, molti
giovani e bambini hanno sfilato per le vie del centro cittadino concludendo la manifestazione nella ex piazza
Giordano Bruno. Qui un’operaia, uno studente e un partigiano hanno parlato alla folla
convenuta, lieta della buona e
pacifica riuscita di questa
giornata.
La chiesa di Taranto ha
aderito alla manifestazione
ed è intervenuta con il tradizionale striscione: «Chiesa
evangelica valdese di Taranto». Nei giorni scorsi il Consiglio di chiesa aveva espresso la sua adesione a questa
giornata attraverso un comunicato in cui si legge, fra l’altro: «Anche se è trascorso
quasi mezzo secolo in molti è
ancora viva T immagine delle
lotte, delle sofferenze e dei
lutti in cui il popolo si ritrovò
unito nella ribellione al nazifascismo. (...)
Per questi motivi, ma anche perché l’oblio potrebbe
condurre a nuovi tentativi di
soffocare le libertà costituzionali, senza alcun intento di
perpetuare rancori, il Consiglio della Chiesa valdese di
Taranto sente la responsabilità di celebrare la data del 25
aprile 1994... “per non dimenticare”».
CONFERENZA
DELLE CHIESE PROTESTANTI
DEI PAESI LATINI D’EUROPA
Assemblea
delle donne protestanti
Dal 15 al 18 settembre 1994 i gruppi di donne della Cepple (Conferenza delle chiese protestanti dei
paesi latini d’Europa) hanno progettato di ritrovarsi
in assemblea a Séte, in Francia. Il tema scelto è.
«Donne solidali, nostre convinzioni e nostri impegni».
1 gruppi di studio previsti toccheranno i seguenti
punti: donne e uomini insieme nella testimonianza e
nel servizio; donne e liturgìa; ricerca biblica, teologia femminista: sì o no? donne e violenza; donne e
lavoro nella chiesa; donne e denaro.
Nel corso dei lavori si farà inoltre il punto sul Decennio del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
nel nostro paese. Il costo della partecipazione è di
200 franchi francesi al giorno (circa 60.000 lire), per
le spese di viaggio è previsto un contributo consistente.
Per informazioni: Fdei, Maria Chiarelli, via Appia km
45, 00049 Velletri, tei. 06-9626670.
Per le prenotazioni (entro fine mag^o): inviare lire
50.000 a Salda Papini, via dei Giordani 20, 00199 Roma
(ccp 82115007).
Il gruppo della chiesa metodista di San Giacomo degli Schiavoni
Chiesa meto(Jista dì Omegna
Un^oasì dì pace
Venerdì 15 aprile, nell’aula
consiliare di Omegna, abbiamo avuto un incontro con il
prof. Bruno Segre, presidente
italiano di «Nevè Shalom Wahat as-Salam», perché nel
nostri impegno di evangelici
per la pace e l’ecumenismo
vorremmo fosse conosciuta la
preziosa e significativa esperienza di cui egli è testimone
nel nostro paese. Da poco più
di vent’anni, in Israele, esiste
un villaggio su una collina,
che si chiama appunto Nevè
Shalom, cioè «oasi di pace»:
è stato fondato da padre Hussard, un domenicano di origine ebraica, che in questo modo ha voluto far coabitare cittadini israeliani ebrei con
«arabi d’Israele», cioè palestinesi, che infatti coesistono
in armonia e vi allevano i loro bambini.
Si potrebbe pensare che
Nevè Shalom sia un sogno,
un’utopia, una piccola isola
felice per illudersi di poter dimenticare la realtà circostante, azzerando le differenze e
ignorando storia e conflitti fra
i popoli, le religioni, gli uomini. Ma non è così: Nevè
Shalom è un piccolo ma vivo
esperimento politico che si
propone di rispettare tutte le
differenze facendo incontrare
le diversità di questi «diversi» perché si conoscano e si
diano valore reciprocamente,
imparando che proprio le differenze possono rivelarsi preziose e utili per crescere insieme, per non aver più paura
l’uno dell’altro, per seminare
appunto l’idea della pace (che
non è appiattimento sulle posizioni dell’altro, ma è ricerca
continua del rispetto reciproco che può diventare cooperazione e amore). Nevè Shalom, sorta proprio in una terra
martoriata dove il conflitto
fra ebrei e pale.stinesi sembra
non essere componibile, anche dopo la storica stretta di
mano tra Rabin e Arafat, è
una piccola ma coraggiosa
sfida sia al potere dei più forti
sia alla disperazione dei più
deboli, e indica che soltanto
nel riconoscimento dell’altro
si possono trovare soluzioni
di pace.
Nel villaggio si era pensalo
di costruire un luogo di culto;
si doveva prevedere che avesse tre lati: uno per gli ebrei,
uno per i musulmani, uno per
i cristiani che abitavano nel
villaggio. Ma qualcuno ha
suggerito; «Ci vorrebbe un
quarto lato per chi non è credente». E allora si è capito
che il luogo di culto avrebbe
dovuto essere una bianca cupola vuota, che si chiamasse
«dumia» (il luogo del silenzio) in cui ogni uomo, ogni
donna, ogni bambino o giovane di passaggio potesse liberamente raccogliersi in meditazione o in preghiera, serenamente accanto al fratello di
un’altra religione, sotto la
stessa volta che infatti esiste
nel piccolo ma vitale villaggio
che è l’oasi di pace, «Per te il
silenzio è lode» (Salmo 65).
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 6
M^IO]
Le chiese evangeliche italiane sanno accogliere gli stranieri?
Verso le comunità multicolori
LUCIANO DEODATO
La panoramica del convegno di Santa Severa, sulla base del campione dei circa
settanta partecipanti in rappresentanza di diversi gruppi
di extracomunitari, e le problematiche che sono emerse
nei diversi interventi pongono
molti problemi. Ma vediamo
in primo luogo come si presenta il fenomeno.
L’inserimento degli stranieri nelle nostre chiese si presenta con caratteristiche molto diver.se da luogo a luogo:
abbiamo chiese nelle quali gli
stranieri si sono integrati. È il
caso della chiesa di Bergamo
con 25 africani; di quella metodista di Bologna con la presenza di filippini, coreani, angolani; di Parma che ha accolto un folto gruppo di ganaensi, di Palermo (sia valdese di via Spezio che metodista e valdese di La Noce), dove sono presenti nigeriani,
ganaensi, ivoriani.
In molti luoghi accanto alle
nostre chiese se ne sono formate altre di gruppi omogenei che svolgono il culto nella propria lingua e secondo le
proprie tradizioni liturgiche.
Molte di queste chiese sono
cinesi, sia provenienti dalla
Repubblica popolare cinese
(Ferrara, Firenze, Milano,
Salerno), che da Taiwan: altre sono filippine (Napoli,
Ferrara, Salerno).
Ci sono poi chiese multinazionali anglofone, come a
Torino, Roma e altrove, sia
agganciate in qualche modo
alla locale chiesa valdese
Nelle foto momenti del convegno
svolto a Santa Severa dal 15 al 17
«Essere chiesa Insieme» che si è
aprile 1994
(come a Torino) o metodista,
come a Roma (Ponte Sant’
Angelo) o battista come la
Rome Baptist Church; oppure francofone, prima fra tutte
la chiesa di lingua francese in
via IV Novembre a Roma,
nata in base a un disegno preciso con la Cevaa.
E importante osservare che
le chiese che per facilità possiamo chiamare «nazionali»
(cinesi, filippine, ecc.) sono
interdenominazionali; eppure
riescono a «essere insieme».
C’è poi un caso, forse unico:
la Rome Baptist Church, che
riesce ad essere anche interreligiosa.
L’integrazione degli stranieri nelle nostre chiese presenta ovviamente problemi,
come sempre quando ci sono
diversità culturali. Le nostre
chiese si sono date delle regole, frutto di un percorso talora
secolare e che non possono
essere cambiate con leggerezza; bisogna dunque studiare
(ed è una delle cose emerse
nel convegno) come favorire,
anche forse con una revisione
dei regolamenti, la piena accoglienza di stranieri a pieno
titolo. Potrebbe per esempio
succedere che in un domani
anche prossimo un Sinodo o
un’assemblea siano costituiti
in buona parte da extracomunitari, che così non sarebbero
più «extra» ma finalmente
«comunitari».
Più facile da superare è il
problema della liturgia: il canto degli africani coinvolge tutto il corpo, quello dei sudamericani ha un ritmo che tra
SCHEDA
Gli stranieri in Italia
Secondo i dati ufficiali trasmessi dal Dipartimento degli
affari sociali della presidenza del Consiglio dei ministri,
al 31 agosto 1993 gli «extracomunitari» presenti in Italia
erano 837.779, pari al 1,6% della popolazione residente.
Questo è naturalmente un dato che non tiene conto dei
clandestini.
Nel ’93 sono stati tra i 50 e i 60.000 i nuovi ingressi,
così ripartiti: 18.5(X) sono entrati in base a chiamata nominativa; altri 12.500 sono entrati per ricongiungimento familiare; 1.200 per richiesta d’asilo (nel ’91 le richieste
d’asilo erano state ben 22.000). Ma il dato inquietante è
che delle 1.200 richieste solo 70 sono state accolte! Il ’93
ha conosciuto anche il fenomeno degli sfollati, giunti in
Italia in 26.000 unità.
In base a dati del ministero degli Interni, elaborati dal
Cser, gli stranieri presenti sul territorio sarebbero così ripartiti in zone e per aree di provenienza;
Italia settentrionale: 154.000 europei, 139.000 africani, 65.00(1 asiatici, 57.000 americani (di cui 37.000
dell’America Latina) e 1.800 provenienti dall’Oceania;
totale; 418.000 circa.
Italia centrale: 110.000 europei, 73.000 africani,
75.000 asiatici, 53.000 americani (di cui 31.000 latinoamericani), e 1.800 dall’Oceania; totale 314.000 circa.
Italia meridionale: 33.000 europei, 30.000 africani,
11.500 asiatici, 25.000 americani (di cui 10.000 latinoamericani) e 710 dall’Oceania; totale 102.000 circa.
Sicilia e Sardegna: 15.000 europei, 39.000 africani,
8.400 asiatici, 10.700 americani (di cui 3.000 latinoamericani), 600 dall’Oceania; totale 74.000 circa.
Le cifre sono state arrotondate per praticità. Per saperne
di più vedere «Immigrati e religioni in Italia», edito dal
Centro studi emigrazione, Roma, 1994, pp 96, lire 6.000.
scina nella danza: perché privarsi di queste possibilità
espressive? Ma naturalmente
non si tratta solo di questo.
C’è anche una fede, una comprensione di Dio, un linguaggio, un modo di pregare che
integrano ciò che noi abbiamo. Quando dunque si dice
che gli stranieri possono arricchire la vita delle nostre chiese, si deve ben comprendere
che sono loro a darci qualcosa
e non viceversa; o comunque
si tratta realmente di uno
scambio reciproco. Se abbiamo delle cose da insegnare,
sia chiaro che abbiamo anche
molte cose da imparare.
Infine una scoperta di questo convegno è che tra gli
stranieri ve ne sono anche di
quelli che hanno frequentato
corsi di teologia; forse non
vere e proprie facoltà di teologia, ma di certo corsi di
formazione biblica, per cui
potrebbero o completare i loro studi o comunque già ora
essere utilmente impiegati
per l’opera del Signore. Intorno a Villa Literno, nei
pressi di Napoli, vi sono comunità di africani, visitate da
missionari neri: si tratta di
pentecostali liberi. È qualcosa che, mi pare, dovrebbe farci riflettere.
L'8 maggio le chiese valdesi e metodiste riflettono sulla Cevaa*
Cooperazione e condivisione *
due nuovi termini della missiont
L’8 maggio ricorre nelle
chiese valdesi e metodiste la
domenica della Cevaa. Per
l’occasione le chiese destinano alla Cevaa la colletta e in
molte sedi si coglie l’occasione per fare un’opera di sensibilizzazione nei confronti delle sue iniziative. Dal bollettino del Comitato italiano per
la Cevaa ricaviamo alcune
notizie.
• Tramite il Fondo di solidarietà di Riforma è possibile
inviare aiuti per il Madagascar, colpito da un tremendo
ciclone, (vedi n. del 18 marzo
scorso). Riforma ha già inviato al segretariato di Parigi
della Cevaa la somma di £ 1
milione, accantonata per i casi urgenti. Le offerte sono un
segno tangibile dell’appartenenza alla stessa comunità:
infatti la Chiesa di Gesù Cristo in Madagascar è, come la
Chiesa valdese, membro della
Cevaa.
• Durante il mese di agosto
un gruppo di giovani provenienti dal Madagascar farà visita alle nostre chiese, invitato dai giovani di Pomaretto
che, nel 1992, si recarono in
quel paese. La duplice visita
si inquadra in una delle finalità della Cevaa: la visita da
chiesa a chiesa. Una parola di
gratitudine va rivolta ai giovani che hanno lavorato moltissimo in questi ultimi mesi
non solo per organizzare al
meglio il viaggio ma anche
per raccogliere i fondi necessari all’ospitalità e ai trasferimenti, in modo che il soggiorno in Italia diventi per i
giovani malgasci e per le comunità che visiteranno una
occasione di «formazione»
oltre che di «informazione».
• Laura Nisbet, inviata Cevaa in Lesotho da molti anni,
ha terminato il contratto: è at
La cooperazione deve sapersi integrare alle culture tradizionali
tualmente in Italia in attesa di
ritornare a servire la Chiesa
in un altro paese africano.
• A cura di Renato Coìsson
sta per essere ristampato
«Quando è giorno?», il primo
volumetto di preghiere e riflessioni della chiesa universale edito dal Comitato italiano per la Cevaa. Ci si potrà
procurare il volumetto (rimborso spese di £. 15.000) direttamente presso il curatore
oppure presso le librerie
evangeliche. E possibile avere il volume in offerta, insieme a «In attesa del mattino»
(i due libretti a £. 25.000).
• Il prossimo «Conseil»
della Cevaa si riunirà a fine
giugno in Francia (delegato
per la Chiesa valdese sarà
Bruno Tron). Esso avrà il
compito, tra ¡’altro, di nominare il nuovo segretario generale. Anche il pastore Renato
Coìsson, presentato dalla Tavola valdese, è tra i candidati.
• Della «Commissione per
la giustizia e i diritti dell’ii
mo» della Cevaa fa partefc
be Rossi. La Commissione^
lo scopo di promuovere piBi
so le chiese una particolti!
attenzione ai problemi del
giustizia, anche in riferirne»
agli avvenimenti di attuai
• Francesca Cozzi ha pane
cipato a un incontro a Paiip
nel corso del quale è stato»
postato il lavoro in vista del
riunione internazionale dc;l
animatori teologici delle cfc
se membro, che avrà luop
nel maggio del 1995; Fai
matore teologico della CMs
valdese è attualmente Danié
Bouchard. Il Comitato si
preparando, con il sostegi
della Tavola valdese, un pn
getto per diffondere Fani»
zione teologica anche nelli
chiese in Italia. 11 prograu*
inizierà in autunno con*
«formazione» all’animazii*
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l’occasione.
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V
E morto un testimone della storia delia Chiesa metodista di Bologna
La traccia lasciata da Umberto PostpischI
Ricorc
Un
del
PAOLO SBAFFI
Tutti lasciano una traccia
della propria vita, del
proprio pensiero, del proprio
operato, della propria fede.
Le tracce lasciate dal fratello
Umberto PostpischI sono
profonde, indelebili e nette.
Lo sono per la sua famiglia,
per i suoi colleghi di lavoro
nella medicina ortopedica, lo
sono per la nostra, anzi «la
sua» comunità, quella della
Chiesa metodista di Bologna.
Figlio del pastore Umberto
Emilio PostpischI, colui che
curò la ristrutturazione dello
stabile e del locale di culto
reinaugurato il 18 ottobre
1931, Umberto viene ammesso come membro di chiesa
molto presto, a quasi 15 anni.
Otto anni dopo, in piena
guerra mondiale, mentre studia medicina (si laureerà nel
1943), diviene presidente
dell’ Associazione giovanile
evangelica (Age) di Bologna,
entra nel Consiglio di chiesa
di cui sarà segretario fino al
1949 e membro assiduo ininterrottamente fino a due anni
fa; dai verbali dei Consigli di
quei primi anni risultano
chiaramente le sue scelte interdenominazionaliste prò
Acdg. Si sposa nel ’40 con
Eneide Ghirardelli con la
quale condivide gioie e dolori (una figlia, Marta, muore
in tenera età, nel ’43; un fi
glio, Daniele, muore a soli 48
anni, nel ’92).
Nella Chiesa metodista del
dopoguerra che vede unificati
il ramo wesleyano e quello
episcopale, Umberto viene
accolto come predicatore laico (1948) e funge spesso da
vero e proprio pastore locale.
Nella sua attività professionale, come nel suo impegno
nella vita della comunità, egli
ha sempre costruito forti rapporti affettivi veramente umani. Durante la sua malattia,
specie negli ultimi quaranta
giorni in ospedale, ho spesso
condiviso le mie visite pastorali e di affezionato amico
con molti del personale della
Villa Salus dove aveva esercitato fino a poco tempo fa e
con altri fratelli e sorelle della
nostra chiesa.
Nel numero di dicembre
’93 del nostro «notiziario»
avevamo riportato una sua
predicazione natalizia dove
diceva, fra l’altro: «In quel
giorno è nato colui che nella
sua innocenza si è fatto carico della nostra colpevolezza
per trasformarci e condurci
alla statura di uomini nuovi...
Il donarsi è l'unica vera dimensione di vita e la sua unica vera realizzazione. Prendiamone coscienza se vogliamo essere uomini liberi».
La «traccia» lasciata da
Umberto PostpischI, come
fratello in fede, come amico
disponibile verso tutti, è
quella di un credente impegnato, la cui vita è stata tutta
dedicata al servizio della Parola, all’edificazione della
comunità con una fedeltà
esemplare al Signore in tutto
il muoversi e il crescere di
questa «sua» chiesa. Spesso
noi diciamo che siamo
chiamati a valutare gli altri
almeno quanto noi stessi, seguendo Gesù che si è donato
a noi che pure siamo altri da
lui; ebbene, in Umberto noi
tutti abbiamo trovato uno dei
modi in cui questo altruismo
diviene vero. Sapevamo (cosa piuttosto rara di questi
tempi) di poter sempre contare su di lui, non solo nella
predicazione ma anche per la
sua serenità e la sua fermezza
durante le riunioni del Consiglio di chiesa, durante le assemblee e durante tutti i rapporti personali con lui. Anche
la sua presenza silenziosa
(oltretutto, un anno fa aveva
subito una laringotomia totale, per cui poteva parlare solo
attraverso uno speciale apparecchio appoggiato alla gola)
ci riempiva il cuore di affetto
e di gratitudine.
Noi sappiamo che Umberto, in Cristo, vive già perché i
tempi di Dio e della vita nuova nel Signore risuscitato non
conoscono il nostro scandire
giorni o millenni («Mille anni
sono come il giorno di ieri
La SCI
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'William
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Marco e Mirella,
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Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
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Pubblichiamo la mozione
L è stata presentata dal
di chiesa all asdella Chiesa evangeXbattista di Trastevere,
^il9aprilel994:èsta^pìpvata con 48 voti faìli, 5 astenuti e nessun
ffatio.
,^reso atto che il Parla
£ »esopeo, con una re*^issima raccomandazione
tfa àgli stati membri, ha
¿o‘(U regolarizzare le coatte «convivenze» tra
&ssuali di ambo i sessi,
jJ^spettiva di gratificarle con uno status giuridico civile simile 0 analogo a quello
deiftatrimoni regolari;
0nstatato dolorosamente
die un gruppo di 65 tra pastoriediaeoni protestanti, tra cui
17 battisti, hanno plaudito alla raccomandazione nel quadro di una nuova conquista di
diritti civili di cui sarebbero
altrimenti privati gli omosessuali «conviventi»;
ritenuto che una tale presa
dipizione equivale non solo a giustificare il grave disordine morale rappresentato
dalle pratiche omosessuali,
ma soprattutto a minimizzare
se non a escludere che dette
pratiche costituiscano delle
aperte trasgressioni all’ordine
deEacreazione e della creatura umana voluto da Dio e at
ite Danià
nitato i
sostegi
ie,unpri
e ranii»
iche nel
irograBSi
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soptate p
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a
ÌK)RMA?
testato nelle sacre Scritture;
/ 'Assemblea
avendo presente la Parola
di Dio espressa specialmente
nei testi di I Corinzi 6,9-19 e
Romani 1,21-32:
1) non condivide e respinge
la diehiarazione dei «65» perché relativizzando i principi
morali che presiedono ad una
corretta espressione della sessualità, travolge e di fatto offende principi fondamentali
dell’etica cristiana evangelica
quali ci sono stati consegnati
dalle Scritture e dalla prassi
secolare del cristianesimo
evangelieo;
2) non condivide e rigetta
la tesi ehe l’approvazione
delle «eonvivenze» si tradurrebbe in una difesa dei diritti
eivili; infatti questi sono di
fatto e liberamente esereitati
dagli omosessuali senza che
lo stato e la società interferiscano nella loro sfera privata
che è inviolabile e non necessità di alcuna ulteriore norma
protettiva;
3) non condivide e respinge
la dichiarazione dei «65»,
perché appare scorretta nel
metodo e irrispettosa della
posizione delle chiese e isitituzioni di appartenenza dei
firmatari: questi, infatti, non
affermando esplicitamente e
subito che la loro posizione è
stata espressa «a titolo personale», inducono a ritenere che
le chiese e le istituzioni delle
quali sono parte abbiano approvato quelle scelte morali;
4) non condivide ed esprime il suo fermo dissenso sul
contenuto della dichiarazione,
ritenendola un’ulteriore manifestazione di degrado morale non degna di credenti dell’Evangelo di Cristo».
Ricordo del pastore Gien G. Williams
Un testimone
dell'ecumenismo
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Itre cPa
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iSig«^'
CARMELO INGUANTI
La scomparsa improvvisa
nel dr. Glen Garfield
"'illiams mi ha recato non
P®uo dolore. Ci eravamo inuutrati giusto due mesi fa a
llano (al Pontificio istituto
ssionario per l’evangeliz^lone), ove proprio in suo
ore era stata organizzata
®llà quale ero stato
''«ato anch’io, come pastodalla direzione
^tituto.
, là dell’inizio della con«nza avevamo parlato di
j, f della sua parteci
u. à una nostra assem^ battista tenutasi a Rimini
vitó della sua atti
ro„ ®'^“penica specie in EublL°".entale, delle chiese
seitin ^ Giulia, alle quali è
liàva interessato. Ho
® uome sempre, il
Jtelo cordialissimo, l’uomo
Conci * ^“'^ura pieno del suo
a humour e molto
chie'p ®l>a,fraternità fra le
Cs-5>^hane. Infatti Wilnpiio^ invitato a tene
'^Per preghie
*Ul conferenza
l'unij^®- di Dio:
Po dicriA ^^’’àmino - un tem’Tir’ ^“ha via...»,
nutoi^ hams aveva intratteio nell’ uditorio, raccolattento
ttuali e interessanti
Monteforte Irpino, 22-24 aprile
La formazione degli
animatori teologici
DAVIDE OLLEARO
considerazioni espresse in
modo brillante; naturalmente
con lui c’era l’inseparabile e
fedele compagna.
Vorrei ricordare inoltre che
4 anni fa Williams venne invitato dal cardinale Martini a
partecipare nel Duomo di Milano a un ciclo di conversazioni, sul tema; «Rendiamo
ragione alla nostra speranza».
I tre oratori che nei mesi di
aprile e maggio parlarono a
un pubblico numeroso furono
il card. Martini, padre Raniero Cantalamessa e il dr. Williams: in tutto sei riunioni e
sei conversazioni, di cui conservo il testo integrale. Nella
parte centrale della seconda
di queste conversazioni (11
maggio 1990) Williams, dopo
una parentesi autobiografica,
parlò delle sfide, le «sfide che
deve affrontare chi crede in
Cristo». Ne enumerò quattro;
le sfide della fede, interessantissime a conoscersi.
Quando Davide, re d’Israele, seppe della morte di Abner, disse ai suoi servi: «Non
sapete voi che un principe e
un grande uomo è caduto oggi in Israele?» (II Samuele 3,
38). Con la morte di Glen
Garfield Williams possiamo
dire: un principe della causa
ecumenica e un grand uomo
è caduto nel Nuovo Israele,
che è la chiesa del Signore
nostro Gesù Cristo.
Circa 30 giovani dalla Sicilia al ftemonte si sono
ritrovati a Monteforte Irpino
per un convegno di formazione per animatori teologici dal
22 al 24 aprile. È stata una
buona occasione per far proseguire il discorso su Dio che
sembra ben avviato all’interno della Egei; in particolare,
dopo temi nati in maggior misura dalla propria esperienza
di un rapporto con Dio, si è
vista l’esigenza di confrontarsi con la fonte prima della fede, dei singoli e della chiesa
nel suo insieme.
Così questa volta si è parlato di Bibbia, e in modo particolare di come si possano
«creare» delle animazioni bibliche, utili specialmente per
la gestione di convegni Egei,
ma anche all’interno di singoli gruppi giovanili. Eorse, a
differenza di quanto poteva
attendersi chi è arrivato al
Villaggio evangelico (che ci
ha fra l’altro ospitati con molto calore e grande disponibilità) si è trovato a dover gestire in prima persona una discussione biblica in un gruppo, sfruttando tecniche di animazione già vissute oppure
date alla luce sul momento.
Non sono mancati però momenti di lavoro comune non
«nati sul posto», che hanno
fatto nascere discussioni decisamente interessanti su come
e dove fgeini e igeine leggano la Bibbia. Sono emersi i
loro dubbi, i loro problemi,
ma anche la volontà e la gioia
di incontrarsi-scontrarsi su
questo libro strano e affascinante. Né poteva mancare un
momento di culto che, forse
perché ha ripercorso buona
parte del cammino comune, è
stato molto sentito dai presenti. E neanche sono mancate tutte quelle occasioni di
giocare e scherzare insieme,
particolarmente gradite in circostanze come queste, dove si
reincontrano persone che già
si conoscono ma non possono
vedersi frequentemente.
Purtroppo è stato necessario ridurre il tempo a nostra
disposizione, per permettere a
buona parte dei partecipanti
di essere presente alla manifestazione nazionale del 25
aprile a Milano. Nonostante
questa improvvisa, ma più
che giustificata contrazione, a
giudizio di chi era presente il
convegno ha lavorato in
un’ottima atmosfera ed è stato utile, ma per fortuna è risultato senza una qualche
conclusione. Sì, per fortuna,
perché vuol dire che in fondo
ha raggiunto il suo scopo.
Infatti prima ancora che suscitare discussioni fra i partecipanti (anche se queste non
sono ovviamente mancate),
esso doveva soprattutto fra
loro acquisire metodi e tecniche di animazione. Ci penseranno coloro che ci sono stati
a far emergere contenuti e a
far proseguire il discorso, allargando la discussione negli
ambiti più diversi e a più persone possibile, giovani e non,
nella chiesa e fuori da essa.
Assemblea del VI Circuito
delle Chiese
valdesi e metodiste
sabato 14 maggio
ore 9,30
Milano, Chiesa metodista
via Porro Lambertenghi, 28
Un pilastro della comunità di Pachino
Maria Giardina
ci ha lasciati
La sorella Maria Giardina
ci ha lasciati: qualcuno l’ha
definita un «pilastro» della
comunità di Pachino, ed è vero. Un pilastro per come si è
impegnata nell’attività della
chiesa, con costanza ed estrema disponibilità; un pilastro
per la testimonianza che ha
saputo dare anche all’esterno
della comunità, un pilastro
per tutti gli anni che ha dedicato alla scuola per l’infanzia
«Il Redentore».
Amava scrivere soprattutto
poesie, per le quali ha ricevuto diversi riconoscimenti, firmandole con la sigla «Ma.
Gì. Ca.»; e, in effetti, «magico» era il suo modo di rapportarsi agli altri per la sua
capacità di ascolto, per il suo
carattere forte eppure dolce,
per la sua gracilità fisica eppure la sua voglia di vivere
fino in fondo, per l’affetto e il
rispetto più autentico che nutriva nei confronti delle persone (in special modo bambini), degli animali e della natura. «Magico» perché le si
parlava con molto riguardo,
ma anche con la massima naturalezza, per l’amicizia che
sapeva dare e far sentire.
Leggendo le sue poesie si
ripercorre tutta la sua. vita,
una vita travagliata ma anche
molto ricca spiritualmente: si
riscontra la sua sofferenza di
vedova (durante l’ultima
guerra) con le due sue piccole
bambine da accudire, ma anche la grande fede nel Signore che non abbandona neanche nei momenti di maggiore
difficoltà.
Nell’esprimere solidarietà
alle figlie Ivana e Luisella
partecipiamo al loro dolore,
ricordando Maria Giardina
con affetto e gratitudine.
«Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e non più la luna t’illuminerà col suo chiarore; ma l’Eterno sarà la tua luce perpetua e il tuo Dio sarà
la tua gloria» (Isaia 60, 19).
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ANGROGNA — Due sepolture in pochi giorni, nel cimitero di
Angrogna. Due sepolture tanto diverse tra loro: serena pur
nella tristezza che sempre accompagna la morte, queUa di
Ada Monastier vedova Piston, mancata al Rifugio Car o
Alberto all’età di 84 anni. Colma di angoscia e di desolazione la sepoltura di Mauro Bertalot, improvvisamente morto
all’età di soli 26 anni, lasciando una donna e due tigli. Pure,
il nome di Dio è risuonato forse con più forza nelle breve
preghiera che ha accompagnato, nel cimitero, questo giova
ne stroncato nel fiore degli anni, che non nel servizio funebre per Ada Monastier. «Chi è questo Dio che permette tali
cose?». È davvero il «Dio sconosciuto», il Signore del mistero. E, d’altra parte, se il male mette in crisi tante fedi, e
anche vero che resistenza del male è la migliore pro^à
dell’esistenza di Dio! Perché, se Dio non c’è, il male è allora la realtà suprema. E il mondo e la vita sono solo il sogno
di un pazzo. Ma Dio c’è. E se certo nessuno può osare m''^"
stigare le sue vie, noi crediamo in un Dio che, in Gesù, è
morto anche lui giovane, poco meno giovane di Mauro Bertalot. E allora, misteriosamente, ma certo realmente. Mauro
non è stato solo nella sua morte... Da qui la possibilità e la
consolazione di nominare Dio anche quando si deve seppellire un uomo giovane e forte di 26 anni. Da qui la speranza dove non può esserci speranza. In questa speranza
siamo vicini a Mario Piston e alla compagna, ai figli e alla
madre di Mauro Bertalot.
• Domenica 17 aprile il culto è stato tenuto dalle sorelle
dell’Unione femminile. Un culto dall’impostazione tradizionale, ma ricco di semplicità e di profondità che ha fatto
riflettere i presenti sulla presenza della donna nell Evangelo
e nella chiesa in modo totalmente sereno e lontano da ogni
forzatura. Desideriamo davvero esprimere alle sorelle
dell’Unione un grazie molto sentito per questo servizio e
questo dono da loro reso alla comunità.
TORRE PELLICE — Sono state battezzate Cristelle e
Sophie Long, di Oliviero e Anna Bounous, e Jennifer
Odin, di Renzo e Lorella Benech. Il Signore conceda a queste bimbe di crescere nella sua conoseenza.
• Eormuliamo l’augurio di una vita benedetta dal Signore a
Silvia Tessa e Sergio Vergnano, Marinella Pretto e Luca
Gondino che si sono sposati.
• Sono stati celebrati i funerali di Eugenio Jahier, Denise
Negrin vedova Battaglia, Bruno Gaydou e del pastore
Teodoro Balma. La comunità esprime la sua sincera simpatia alle famiglie in lutto.
GRAVINA — Sabato 16 aprile, in un’atmosfera di gioia e
commozione, è stato celebrato nel tempio battista il matrimonio tra Concetta Aquila (una delle organiste e monitrice della scuola domenicale) e Nicola Caputo. La cerimonia, arricchita dai canti del coro, ha visto la presenza del
pastore Erancesco Carri, della Chiesa valdese di Cerignola,
a cui va il nostro più vivo ringraziamento; al termine della
cerimonia la pastora Elizabeth Green ha donato agli sposi
una Bibbia, esortandoli a fondare la loro unione sulla parola di Dio.
PINEROLO — Nel periodo pasquale abbiamo celebrato culti
molto diversi fra loro; da quelli più «raceolti», presso la casa di riposo «Fer» e del giovedì e venerdì della settimana
santa proposti da membri della corale e del Concistoro, a
quello più stimolante preparato da catecumeni e giovani
confermati il 10 aprile.
• A sostituire Bianca Armand-Hugon Natali e Miriam Bounous Garro, che ringraziamo per tutto quello che hanno dato in qualità di anziani alla nostra comunità, sono stati eletti
Luciano Long e Dina Rostagno Pogliani.
• Hanno chiesto la benedizione del Signore sul loro matrimonio Davide Sala e Rossana Nicola, Roberta Griva e
Franco Bianciotto ai quali rinnoviamo l’augurio di tutta la
comunità.
• Si sono svolti i funerali di Itty Gander, ultima di una delle famiglie da lungo tempo membri della nostra chiesa.
PRAROSTINO — L’Assemblea di chiesa del 10 aprile ha nominato Emma Gay, Claudina Bertalot e Alma Pastre
(supplenti Renato Fomerone, Paola Vigliano, Bruno Avondetto) quali deputi alla Conferenza distrettuale e Eric
Avondetto e Amilda Gay (supplenti Laura Malan e Oriana
Soullier) quali deputati al Sinodo.
• La chiesa si rallegra con Paola Pons e Alfredo Fornero
ne per il loro matrimonio sul quale invoca le benedizioni
del Signore.
• La chiesa invoca la consolazione del Signore sulla famiglia di Stefano Benech che non è più tra noi.
POMARETTO — Domenica 15 maggio, alle ore 10 e durante
il culto, si svolgerà l’assemblea di chiesa per eleggere i deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale. L assemblea
discuterà poi le modalità di organizzazione della «Santa Cena». Calice comune o calici individuali, o entrambi? e come
servirli? È un argomento molto sentito e si auspica pertanto
una buona partecipazione.
• È stata battezzata la piceola Giulia Bounous di Cesare e
Paola Sammartino. La chiesa ha invocato su di lei e sui suoi
genitori la benedizione dello Spirito.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale di Sereno Ghigo, deceduto all’età di 67
all’Ospedale civile di Pinerolo. Alla famiglia la simpatia
fraterna della nostra comunità.
SAN SECONDO — L’Assemblea di chiesa del 1° maggio ha
eletto il nuovo cassiere, Emilio Gardiol delle Combe, ha
rieletto le anziane Anna Casagrande Coìsson e Veglia Gardiol Rivoira mentre non sono ancora stati trovati i sostituti
per gli altri due anziani non rieleggibili; ha inoltre nominato
i deputati alla Conferenza distrettuale Veglia Pastre Coucourde, Mirella Codino Fornerone e Claudio Rivoira
(supplente Piero Griglio) e i deputati al Sinodo Mirella Codino Fornerone e Paola Genre Morero (supplenti Barbara
Paschetto e Valeria Paschetto).
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale di Marcello Gardiol, deceduto all’età di
86 anni. La comunità esprime la sua fraterna simpatia alla
famiglia nel dolore.
6
PAG. 6 RIFORMA
All As
IL NOSTRO CULTO
PER MEZZO DELLO SPIRITO
GIUSEPPE PLATONE
Molti hanno una loro verità da proporre. Ce ne
siamo accorti anche di recente durante la campagna elettorale: quante verità, analisi
insieme a proposte di rimedi
che a volte avevano del miracolistico.
Tra le tante verità che si rincorrevano nel nostro paese,
ogni tanto, faceva capolino
anche il tema religioso inteso
quasi sempre come dato istituzionale; parlare di Dio significava perlopiù ragionare sul
rapporto con il mondo cattolico il cui partito si è sì essiccato sotto i fari potenti degli
scandali e della corruzione ma
rivive in altre forme. Dopo la
grande purificazione collettiva
riemerge, come prima e più di
centro della grande provincia
romana, sta perdendo la rotta.
Non sa se percorrere la direzione di un cristianesimo formale, scandito da noviluni,
feste, riti, cerimonie, digiuni,
cibi consacrati oppure andare
verso un cristianesimo estatico, mistico, spirituale, lontano da regole, tradizioni. E
c’era pure chi voleva circoncidere i pagani convertiti per
ricondurli nell’alveo delle
grandi tradizioni patriarcali
mischiando giudaismo e cristianesimo e c’era chi spingeva per un cristianesimo di
evasione, mistico, magari associato a un’etica libertina in
definitiva narcisistica ed
egoista. Io al posto di Dio.
«Del resto, fratelli miei, rallegratevi nel
Signore. Io non mi stanco di scrivervi le
stesse cose, e ciò è utile per voi.
Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno
mutilare; perché i veri circoncisi siamo noi,
che offriamo il nostro culto per mezzo dello
Spirito di Dio, che ci gloriamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella
carne;benché anche nella carne io avessi
motivo di confidarmi. Se qualcun altro pensa di aver motivo di confidarsi nella carne,
io posso farlo molto di più; io, circonciso
l’ottavo giorno, della razza d’Israele, della
tribù di Beniamino, ebreo figlio d’Ebrei;
quanto alla legge, fariseo; quanto allo zelo,
persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile.
Ma ciò che per me era un guadagno, io
l’ho considerato come un danno, a causa di
Cristo»
(Filippesi 3, 1-7)
prima, la vera religione.
Anche da quella che dovrebbe essere la più seria palestra di laicità, la nuova Camera dei deputati, si è levato
un messaggio sfacciato, esagerato per tutti gli italiani:
l’unica vera chiesa di Cristo è
quella il cui rappresentante in
terra vive a Roma. Dio si avvarrebbe di una sola agenzia,
le altre sono solo imitazioni o
maldestri tentativi di avvicinarsi a Cristo. Povero Cristo
tirato da mille parti.
La chiesa di Filippi
Qualcosa di simile capitava anche ai tempi in cui
Paolo scriveva le sue lettere
alla comunità che aveva fondato: molti avevano una loro
verità religiosa. C’erano anche non pochi comportamenti
comuni. Da Corinto a Filippi
alcuni nuovi credenti avvertono un reale disprezzo per
questo mondo carico di tenebre. Molti di loro sono già
con la testa in paradiso, si
sentono risorti, beati; il corpo
non ha più importanza, si può
fame ciò che si vuole, ciò che
conta è che la mente abbia
raggiunto la divinità e i piedi
siano sempre più staccati da
questa .società invivibile, materialista, violenta.
Questa giovane comunità
cristiana di Filippi, piccolo
Le interpretazioni
di Cristo
Queste e altre impostazioni avevano certamente
un loro fascino, una loro
profonda religiosità. Tirando
e adattando i detti di Gesù si
poteva fare di Cristo un guru
dell’estasi, un maestro dell’edonismo. Fin dai suoi primi vagiti il cristianesimo ha
dovuto essere spiegato, chiarito infinite volte. Paolo sembra quasi chiedere scusa ai
suoi di dover tornare per l’ennesima volta sui fondamenti
della vita cristiana. Ma non
gli pesa, anzi la riflessione si
apre all’insegna della gioia.
La piccola chiesa gli ha fatto
pervenire un dono mentre si
trova in carcere. La vecchia
amicizia nata lungo il fiume
fuori le mura di Filippi, dove
un gruppo di donne aveva accettato l’Evangelo non si è
persa; anzi, la distanza e le
difficoltà l’hanno in qualche
modo irrobustita.
Ora questa comunità cristiana, la prima in Europa, è
confusa dalla presentazione
diversa del Cristo che avevano conosciuto. Tra lassismo e
legalismo, tra libertinismo e
perfezionismo si inserisce
anche la questione rituale
della circoncisione. Come
può un’incisione chirurgica
dare la fede e viceversa perché incidere la carne per evidenziare la fede? Sono tempi
difficili quelli in cui Paolo
annuncia il Cristo: guaritori,
ciarlatani, maghi e stregoni
pullulano nei centri urbani
del Mediterraneo.
Ognuno di loro cerca di ridare un po’ di ossigeno alla
religiosità greca e romana ormai in declino: insomma c’è
tanto spazio da riempire tra la
follia dei greci e lo scandalo
degli ebrei rappresentato dalla croce del Golgota. È oggettivamente difficile accettare
la realtà di un Messia morto
in croce, l’idea stessa della
forza di Dio che si manifesta
nella debolezza di un uomo
che ha vissuto nell’assoluta
semplicità ed è finito tra due
delinquenti. Meglio spiritualizzarlo, proiettarlo così in alto da renderlo inafferrabile o
al contrario immagazzinarlo
dentro di sé, come una scintilla di divinità che ritornerà a
Dio con la morte del corpo.
Il progresso
dell'Evangelo
Malgrado questo grande
intreccio di religioni,
emozioni, speculazioni, l’apostolo è comunque lieto
perché gli ostacoli non impediscono il progresso delTEvangelo. Le giovani chiese
sono disorientate, a volte divise da roventi polemiche, in
estasi di fronte alle parole dei
nuovi sacerdoti della religione che spesso vivono sfruttando l’ingenuità delle comunità. Cristo è comunque annunciato, c’è ancora chi si
converte, chi si sente afferrato dalla concretezza delTEvangelo contro ogni paradiso
artificiale, ogni scorciatoia.
La gioia deriva dalla prospettiva della risurrezione, dal vivere con Cristo anche dopo
la morte, dall’energia che
Dio dà nell’impegno che
esprimi nel volere incidere
nella realtà.
Dunque non fuori ma dentro la storia, con una linea
etica rigorosa, chiara, discutibile (per alcuni confutabile
soprattutto oggi a duemila
anni di distanza dai fatti narrati), il che significa che o la
salvezza rincontriamo nella
storia oppure è un’astrazione
che può aiutarci, consolarci
ma non salvarci. Nella storia
vuol dire anche lottare contro
tutte le strumentalizzazioni
opportunistiche e interessate
del fatto religioso e ricondurre il problema, sempre di
nuovo, a Cristo.
Sicché dalla gioia Paolo
passa presto alla polemica più
dura contro gli avversari che
sostengono che la vera appartenenza a Dio deriva da un rito, un’incisione, una formalità e non da quella trasformazione profonda dell’animo
che scaturisce dalla fede. Di
fronte a Dio non puoi avanzare alcuna pretesa, non ci sono
scorciatoie o mezzi di salvezza da far valere al di fuori di
Cristo. La nostra gioia, la nostra gloria, il nostro vanto e
quindi la nostra fede non sono nell’etnia, nella razza o in
una cultura superiore o in un
paese ma in Dio che entra
nella storia dell’umanità
nell’uomo di Nazareth.
In buona sostanza il vero
culto non è un rito rassicurante in cui si ripetono frasi fatte
o antichi gesti, non è lo spettacolo della religione o una
cerimonia o l’obbligo perio
«II fuoco dello Spirito», emblema della VII Assemblea del Cec a Canberra nel 1991
dico tristemente imposto; il
vero culto è lasciarsi afferrare
dallo Spirito che ci conduce
ad un nuovo rapporto con
Dio. Non più il rendiconto
ma la riconoscenza, non la
sottomissione ma il dialogo,
non più l’ipocrita facciata ma
la rivelazione di questa nostra
umanità realmente affamata e
assetata di incontrare sul serio il Signore della vita.
Qui emerge il tema conduttore di tutta questa lettera:
l’unità dello Spirito. Siamo
invitati da questo antico carteggio a vivere ed operare in
uno stesso Spirito che suscita
una comunione fraterna che
non dev’essere incrinata o vanificata dall’orgoglio, dai risentimenti, dalle invidie...
«Non fate nulla per spirito di
parte o per vanagloria, ma
ciascuno di voi, con umiltà,
stimi gli altri superiori a se
stesso». Lo Spirito è il sostegno di una vita cristiana
proiettata verso la libertà:
«Non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per ricadere
nella paura, ma avete ricevuto
lo Spirito di adozione per il
quale gridiamo a Dio dicendogli: Padre!».
Vivere per mezzo
dello Spirito
La comunità dei credenti
non cerca la propria salvezza nell’adempimento di
determinate pratiche religiose
ma vive la propria salvezza
nella gioia conoscendo, per
mezzo dello Spirito di Dio,
Cristo. E questa conoscenza
trasforma, proietta in avanti,
si vive dipendendo dalla Grazia e non dal giudizio di chi
ci sta intorno, si può finalmente entrare nella dimensione di un servizio verso gli altri fatto in modo disinteressato perché ognuno è immagine
e creatura di Dio.
Entrare in questo ordine di
idee, rendere questo culto
quotidiano a Dio è possibile
solo se lo Spirito non ci abbandona. Non possiamo ridurre l’esperienza cristiana
all’ora del culto (spesso noioso, privo di colori, di canti allegri, di volti sorridenti, di
gioia fraterna) o dei vari contatti ecclesiastici. Tutta la vita
deve essere vissuta sotto la signoria di Dio. Non ci sono
ambiti protetti, situazioni
escluse da questa fede che ci
sequestra totalmente. Paolo
per chiarire la situazione parla di sé, quasi una astuzia pedagogica per illustrare la trasformazione prodotta dallo
Spirito.
Paolo dice in sostanza: ero
il più circonciso di tutti, i
miei avi risalgono alla tribù
di Beniamino nato nella terra
promessa e investito più di altri della shekinah, ho seguito
alla lettera la legge di Mosè,
la tradizione dei padri ma la
conoscenza di Cristo mi ha
fatto capire che ciò che conta
non è la mia giustizia personale ma quella di Dio. Essa
mi mette in crisi, mi trasforma aprendomi all’incontro,
alla comunione con ogni persona. Il vecchio steccato è
crollato, non ci sono segni di
appartenenza esclusivi, inizia
un tempo nuovo: «Non c’è
qui né giudeo né greco, non
c’è né schiavo né libero; non
c’è né maschio né femmina
perché voi tutti siete uno in
Cristo Gesù. Se siete di Cri
sto, siete dunque discendenza
di Abramo...».
Lo Spirito
non ci abbandona
Anch
appczzi
La fede come conoscem
di Cristo, come itinerario
tra la sua morte e la sua risurrezione. Lo Spirito ci spingo
a compiere cose nuove in
questa nostra società senza
idolatrarla o disprezzarla ma
accettandola per come esao.
Senza farci troppe illusioni
avendo fiducia in Dio più cte
nelle istituzioni che possono
comunque essere migliorato
nel senso della democrazia,
della pace, della partecipaziO"
ne. Il compito per chi ha messo mano all’aratro non è faci"
le perché infinite sono le
ficoltà, gli ostacoli.
Profonda può essere la solitudine di colui che cerca su
serio una coerenza tra lettera
evangelica e vita quotidi^a,
ma in questa ricerca lo Spiri®
non ci abbandona: Dio
tiene le sue promesse. Ceu
chiamo di non perdere il raP"
porto con il Signore della stfr
ria. Il culto che ogni giori^,
vogliamo rendere non è a a
stessi e alle nostre ambia®
ma è a colui che ci fa entt" j
in una dimensione che tr
sforma la nostra vita.
Preghiera
Dio nostro, il tuo Spirito creatore ci rinnova
e mette in movimento la nostra vita.
Tu non vuoi che la nostra vita inaridisca
nella ripetizione di azioni prestabilite.
Con te, ogni giorno è un nuovo inizio:
tu ci spingi a non rassegnarci,
a non fermarci in mezzo al cammino,
ad andare avanti.
Tu operi in noi con la tua energia
e produci il tuo frutto che è amore, gioia, pa^®
Amen
mentari
tate de
lo Con
accade
munah
abbia d
dita dei
dei qui
molto I
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sicura
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7
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la
iscema
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arisurspinge
ave in
senza
ria ma
essa è.
usioni
aiù che
ossono
liorate
crazia,
ipaziola mesè facile dif
la solirea sul
lettera
idiana.
Spirit»
) manGerii rapila stogiornc
è a noi
bizioni
entrare
le tra
^^lnabb.postale/50
mancato recapito rispedire a:
¡"2la po^'* 1
si impegna a corrispondere
iresa
Fondato nel 1848
f
ÍÍ
Arredi urbani e vivibilità
I diritti
dei cittadini più piccoli
Si avvicina a grandi passi l’estate e in molti Comuni delle
Valli si sta procedendo ai tradizionali abbellimenti con fiori,
panchine nuove, più attenzione alla pulizia delle strade. Un
(Stativo di rispondere alle esigenze di accoglienza turistica
per zone come le nostre, che vogliono puntare proprio su un
certo tipo di turismo; in fondo è un modo per offrire a chi
(iene da fuori una vivibilità che nelle città è ormai scordata.
Ma vivibilità è anche pensare ai cittadini residenti, a cojinciare dai più piccoli: non sempre gli spazi verdi, che pure esistono e che i regolamenti urbanistici impongono nei
ngpyi insediamenti urbani anche nei piccoli Comuni montani,sono particolarmente invitanti per i piccoli fruitori o per
gli anziani che numerosi affollano i vari giardini e viali.
'Iella foto proponiamo il frequentatissimo nuovo gioco per
jibini che l’amministrazione comunale di Torre Pellice
'Voluto far installare nel tradizionale polmone verde di
lazza Muston.
VENERDÌ 6 MAGGIO 1994
ANNO 130 - N. 18
LIRE 1300
In questi tempi si è fatto,
giustamente, un gran parlare di memoria storica che si
va perdendo o quantomeno
che non viene coltivata con la
giusta attenzione. Uno dei
luoghi dove una parte di questa memoria viene mantenuta
sono gli archivi. Gli archivi
che noi abbiamo sul territorio, quelli degli enti pubblici
(ad esempio quelli dei Comuni) ma anche quelli degli enti
privati (come quelli delle
chiese), possono diventare
strumenti utili per ricerche e
approfondimenti sulla nostra
storia più o meno remota.
Negli archivi sono «nascosti» pezzi di storia passata: atti pubblici, dati sulla popolazione, materiale iconografico,
notizie che possono aiutare a
RISCOPRIRE GLI ARCHIVI
MEMORIA
DAVIDE ROSSO
capire un po’ di più il nostro
passato ma anche aiutarci a
capire un po’ di più il nostro
futuro. Molti archivi hanno
proceduto recentemente a un
loro riammodernamento e a
un approfondito inventario
dei materiali (anche grazie
peraltro a contributi regionali) e questo ha certamente
contribuito ad accrescere la
loro funzionalità. Quello che
sconcerta però è che molte
persone hanno una sorta di timore reverenziale nei loro
confronti, si ha quasi paura di
avvicinarsi a questi luoghi,
deposito del nostro.
Molto spesso manca anche
l’informazione, non si sa come funzionino, cosa vi si possa trovare, addirittura alcuni
non sanno neanche dove siano. C’è bisogno di più comunicazione, perché se è vero
che il materiale che si trova
liferso Rinasca
Se il bosco
diventa
una risorsa
Anche la vendita di piccoli
appeaamenti di terreno può
diventare un modo di incrementare le mai eccessive entrate del bilancio di un piccolo Comune delle Valli. Così
accade che il Consiglio comunale di Inverso Rinasca
abbia deciso di porre in vendita dei lotti di ten eno, alcuni
dei quali peraltro veramente
molto piccoli e di scarsissimo
vdore e che possa stimare di
ricavarne, alla fine, alcune
decine di milioni. Non che le
casse di Inverso Rinasca siano particolarmente in «rosao»; gli stessi atti inerenti il
bilancio approvati nella stessa
aerata evidenziano un buona
rituazione generale e la possibilità di contrarre mutui per
^cune opere importanti, ma
m questo modo qualcuno po^ sfruttare meglio la risorsa
bosco. Un’altra modesta enjuta potrà giungere alle casse
del Comune dalla vendita di
una parte di una casa ritenuta
'n un primo tempo di proprietà privata e successivamente rivelatasi di pìroprietàuomunale. I maggiori inter''enti deliberati dal Consiglio
comunale, svoltosi giovedì
*^orso, saranno eseguiti nelle
''finanze del palazzo del mu'd*'*Pio, di cui deve ancora escute sistemata l’area circolante e dietro il quale sorgerà
tt area attrezzata per la racdii rifiuti ingombranti.
Verrà poi installato un
scensore per consentire un
??|“ato utilizzo anche da
^ 1 ha problemi di mobilità.
Un convegno promosso dal distretto scolastico 42 (valli Chisone e Germanasca)
Le scuole di montagna come laboratorio
Rrospettive e problematiche
delle scuole di montagna sono state affrontate durante un
convegno promosso dal distretto scolastico 42 e dalla
Comunità montana valli Chisone e Germanasca. Sono intervenuti numerosi operatori
del settore, amministratori
pubblici e lo stesso Rrovveditore, prof. Luigi De Rosa.
L’incontro è cominciato
dall’analisi della legge di inizio anno sulle zone montane,
una legge che pare proporre
margini di ottimismo per il
futuro della qualità della vita
in montagna. In questo quadro, i timori sulle prospettive
delle scuole nei piccoli paesi
montani, dove i plessi rappresentano uno dei pochi, se non
l’unico, momento di socialità
per il paese, si allontanano,
soprattutto se il mondo della
scuola riesce a produne cultura, oltre che formazione, legata al mondo alpino. In sostanza si tratterebbe di far diventare la valle un vero e proprio
«laboratorio di sperimentazione» rispondente alla legge
quadro sulle zone montane.
Alla fine del convegno è
stato approvato un documento ricco di spunti e di prospet
La scuoletta degli Odin a Angrogna
tive; vale la pena di riprendere alcuni concetti espressi.
I presenti hanno voluto evidenziare che «nelle zone di
montagna il disagio e il pericolo derivante dai trasporti
è molto alto ed è perciò necessario garantire la presenza
della scuola per motivi legati
alla qualità della vita degli ultimi abitanti della montagna;
che i costi dei trasporti già
onerosi attualmente verrebbero a gravare ulteriormente sui
bilanci già sacrificati dei piccoli Comuni che hanno difficoltà a sostenere nuove spese;
che la scuola, oltre a svolgere
una funzione formativa istituzionale, ha un ruolo culturale
ed educativo che incentiva la
coesione delle popolazioni locali e rappresenta un presidio
di presenza statale».
E proprio sulla base di questi elementi viene sottolineata
l’importanza «che le scuole
dell’obbligo della nostra Comunità montana siano mantenute nelle sedi attuali e con il
grado di autonomia esistente,
anche se il numero di alunni
(particolarmente per i piccoli
plessi e le scuole materne) o
delle classi dovessero per un
prossimo futuro rappresentare
una deroga alla norma; che la
razionalizzazione non venga
attuata con tagli indiscriminati ma bensì con la redistribuzione delle risorse esistenti;
che si passi, finalmente, da
una politica della montagna
“a parole” a una politica della
montagna dei “fatti” e che
proprio a partire dal problema
scuola si attuino iniziative a
favore di una popolazione
che sopporta già considerevoli disagi; che venga rivista
totalmente l’ottica che vede
la scuola di montagna come
peso sociale mentre essa rappresenta un fattore strategico
e un elemento di sviluppo futuro della nostra economia».
Gli operatori della scuola
presenti hanno concluso il loro documento riaffermando
con forza «il principio per cui
la presenza dell’uomo in
montagna non è funzionale
solo agli interessi delle popolazioni montane ma rappresenta, viceversa, un investimento i cui frutti ricadono su
tutta la collettività e di cui la
stessa, per il principio della
solidarietà tanto invocata, deve farsi carico».
Per
è stato chiesto il mu
in?’ , 9“^ i lavori non sono
■j^ediati. Fra le conseguen(j lj,®’^''anti dall’installazione
Qu vi sarà anche
1 ® riello spostamento dei
elettorali nel nuovo muj- almeno per le
consultazioni per il
sin europeo, si voterà
gjjjJ^^^^nte ancora nel vec
\Jella metà dell’800 erano in fmzioi V ne alle Valli circa 120 scuole quartierali (di montagna come le chiameremo oggi). La struttura di quelle scuole
era estremamente semplice e funzionale:
una lavagna, una cattedra, banchi per
gli allievi. A volte annessa alla scuola vi
era una .stanza per il mae.stro. Erano le
famose «scuole Beckwith» dal nome del
generale inglese che ha contribuito alla
loro costruzione.
Ma cosa facevano i nostri bis, trisnonni in quelle scuole? Vediamolo leggendo
il racconto che ne fa Teofilo G. Pons nel
volume «Vita montanara e folklore» (ed.
Claudiana).
Il maestro era provvisto di una lunga
verga ricavata dai flessibili rami della
betulla continuamente manovrata per tenere a bada l’irrequieto gruppo di ragazzi che egli doveva cercare d’istruire e
educare. Contemporaneamente doveva
sorvegliare il suo pranzo che a fuoco
IL FILO DEI GIORNI
PUNIZIONI
_____________TEOFILO G. PONS____________
lento cuoceva sulla stufa, da lui stesso
alimentata di tanto in tanto con la legna
che veniva provvista dagli alunni.
Agli alunni discoli venivano inflitte
anche punizioni corporali. Le tre principali erano il «cavallo»: l’alunno che
aveva compiuto una grave infrazione veniva tenuto strettamente fra le gambe del
maestro, che gli somministrava una frustata esemplare per aiutarlo a ravvedersi.
Runizione energica era pure quella denominata «far la castagna». Consisteva
nell’obbligo fatto a chi aveva commesso
una mancanza di presentare la mano con
negli archivi si presenta in
modo «grezzo» e che ha
quindi bisogno di essere elaborato è anche però vero che
molte persone, anche non
professionisti della ricerca,
hanno voglia di andare a frugare nel loro passato.
In un periodo come il nostro, affamato di «memoria»,
mi sembra importante tenere
in giusta considerazione gli
archivi, senza con questo dar
loro un’importanza che non
hanno ma valutandoli come
strumenti che se usati nel giusto modo possono rivelarsi
utili se non indispensabili. Bisognerebbe forse considerare
di più gli archivi come depositi di una memoria da frequentare e non come dei mostri sacri da evitare.
ÍN Questo
Numero
le punte delle dita riunite, sulle quali il
maestro lasciava cadere una vergata
tutt’altro che simbolica.
Altra punizione assai dolorosa era il
doversi «mettere ginocchioni» su pezzi
di legno rotondi, o su una manciata di
semi triangolari di grano saraceno: nei
casi più gravi o in presenza di recidiva,
anche previo denudamento delle ginocchia. La punizione poteva ancora venire
aggravata con Tobbligo di tenere alzate
le braccia, magari con un pezzo di legno
per ogni mano.
Certo si trattava di una pedagogia assai diversa da quella odierna. Ma da
quelle scuole uscirono persone che poi
divennero insegnanti, pastori, avvocati
medici, o anche semplici contadini,
commercianti e artigiani che però sapevano leggere, scrivere in due lingue (italiano e francese) e far di conto in un
contesto in cui l’analfabetismo in Italia
era molto sviluppato.
Didahica
Come si può assicurare
una prosecuzione coerente
degli studi, dalla licenza
inedia all’inserimento nella scuola secondaria superiore? Se lo sono domandati i partecipanti a un
convegno di studi sulla
continuità didattica e scolastica,
Ragina II
COLDIRETTI
La prima assemblea provinciale della Coldiretti
dopo la fine dello stretto
rapporto che l’associazione dì categoria aveva con
la De è stata, come prevedibile, di svolta. Ne sono
usciti progetti non in linea
con le proposte dei vincitori delle ultime politiche,
che pure fra i coltivatori
hanno avuto molti voti.
Pagina II
Anziani
L’esigenza di far trascorrere agli anziani degli
anni costruttivi senza sradicarli dal loro ambiente
familiare e domestico è alla base di un’iniziativa sorta in vai Pellice. L’associazione «La bottega del possibile» si propone appunto
di sviluppare l’aiuto e la
solidarietà mantenendo i
legami con il passato.
Pagina III
Immigrati
I lavoratori stranieri immigrati nel nostro paese
hanno bisogno di un quadro normativo che garantisca loro una tutela dei pari
diritti rispetto agli altri. Si
deve pensare anche alla
lotta contro l’intolleranza e
all’educazione in vista del
rapporto con culture diverse. Se ne è parlato a Pinerolo, in un convegno-dibattito della Settimana della solidarietà».
Pagina HI
8
PAG. Il
ANCORA CENTRALINE SOTTO TIRO — Prosegue la costruzione delle opere legate a una nuova centralina idroelettrica nel vallone dei Carbonieri; il cantiere ha visto sorgere
un nuovo ponte che consentirà l’accesso alla nuova centrale
di Pautas Bussolin. Interessati all’opera sono i Comuni di
Bobbio e Villar Pellice; nella valle laterale del Pellice già
esiste una centrale più a monte, con captazione a Pralappia,
da cui partono due tubazioni decisamente poco inserite nell’ambiente. Proprio su queste tubature si inserisce l’ultima
puntualizzazione della Legambiente vai Pellice; il decreto
regionale che autorizza la centrale a valle prevede che prima di iniziare la costruzione in basso si dovranno smantellare i tubi e interrarli, cosa che non è assolutamente avvenuta. Il fatto è stato contestato dagli ambientalisti la scorsa
settimana ai sindaci dei due Comuni e al Corpo forestale
dello stato, incaricato della vigilanza.
CENSIMENTO CAPRIOLI — Domenica 24 aprile si è svolto in vai Pellice un censimento dei caprioli; la zona campione individuata è stata quella a cavallo fra i Comuni di Torre
Pellice e Angrogna tra ponte Barfé, Sea e Rossenghi. Organizzato dall’assessorato Caccia e Pesca della Provincia di
Torino, il censimento ha visto la partecipazione di oltre 150
persone tra cacciatori e protezionisti, a dimostrazione di una
possibilità di collaborazione fra schieramenti diversi nella
gestione della fauna selvatica. Alla fine della mattinata il
numero di caprioli censiti è risultato di essere 16; subito dopo tutti si sono radunati per un pranzo consumato nei locali
dell’ex seggiovia Vandalino alla presenza di rappresentanti
di Comuni e Provincia.
CONCERTI DI PRIMAVERA — Il civico istituto musicale
Gorelli di Pinerolo propone una stagione concertistica di
primavera con tre appuntamenti presso il Circolo sociale.
Giovedì 5 maggio il duo Daniela Grenci e Antonella Pedico
(clarinetto e pianoforte) e Adriano Bonansea (pianoforte)
eseguiranno musiche di Poulenc, Beethoven, Schubert; giovedì 12 Cristina Cogno (pianoforte) e il duo Elena e Cristina Cogno (violoncello e pianoforte) presenteranno musiche
di Beethoven e Dvorak; giovedì 26 si esibirà il coro polifonico del Gorelli, diretto da Claudio Morbo, che presenterà
brani di Mendelssohn, Stravinskij, Brahms, Monteverdi,
Mozart. Gli incontri musicali avranno inizio alle ore 21.
UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LE PISTE FORESTALI — I consiglieri regionali verdi hanno presentato una
proposta di legge per regolamentare l’apertura e l’uso delle
piste agro-silvo-pastorali. «Negli ultima anni - ha spiegato
Valter Giuliano, uno dei promotori - questo settore è stato
soggetto a molti abusi. In tutta la regione, grazie anche a finanziamenti Cee, abbiamo dovuto assistere a una corsa alla
costruzione di piste che si sono estese a macchia d’olio, in
molti casi producendo dissesto idrogeologico piuttosto che
vantaggi alle popolazioni montane». La proposta fissa norme per l’autorizzazione all’apertura di piste legate strettamente all’effettiva necessità, individua i criteri di costruzione, le opere di manutenzione richieste e prevede che entro
un anno dall’entrata in vigore della legge la Regione prepari
una carta di tutte le piste, da tenere sempre aggiornata.
LAVORO DOMENICALE ALLA BOGE? — Mentre fino a
qualche mese fa si parlava di esuberi alla Boge di Villar Perosa, dalla fabbrica dell’indotto Fiat arrivano ora richieste
di lavoro straordinario, anche la domenica. Il motivo starebbe nel buon andamento della nuova autovettura Punto; perplessi al sindacato; «Vogliamo capire meglio l’entità di
questa apparente ripresa e comunque piuttosto che il lavoro
domenicale puntiamo su diverse turnazioni nell’arco dei sei
giorni», hanno dichiarato.
I
VENERDÌ 6 MAGG^^
La continuità educativa e didattica in un convegno svoltosi a Torre Pellice
Il difficile salto tra scuola media delPobbligo
e primo biennio della secondaria superiore
CARMELIHA MAURIZIO
A circa un anno di distanza
a Torre Pellice si è parlato nuovamente di continuità educativa e didattica nella
scuola, proseguendo un discorso aperto con un convegno nel maggio del 1993 sulla continuità nella scuola delr obbligo. Questa volta il tema è stato il rapporto spesso
difficile e tormentato tra
scuola media e biennio della
secondaria superiore. L’incontro, che è stato organizzato dal distretto 43, ha offerto
un’occasione importante di
confronto tra insegnanti e
operatori scolastici che sono
venuti a Torre Pellice da tutta
la provincia, a testimoniare
l’importanza e l’interesse che
ha il discorso sulla continuità
tra i vari ordini e gradi della
scuola. I partecipanti, convenuti al Cinema Trento, erano
oltre 200, equamente suddivisi tra rappresentanti della
scuola secondaria inferiore e
supenore.
Numerosi sono stati gli
spunti offerti dai relatori, che
hanno affrontato da diverse
angolazioni i problemi legati
al passaggio dalla media al
biennio, fase di transizione
quanto mai problematica per
gli allievi e per gli insegnanti.
Tra l’altro è proprio durante il
primo anno della scuola superiore che si verificano la maggior parte degli abbandoni e
delle crisi che spesso portano
a capire che c’è stata una
scelta sbagliata del tipo di
scuola.
Di abbandono e dispersione
ha parlato soprattutto la preside Chiara Acciarini, delTIrrsae Piemonte, che ha messo
in evidenza come l’abbandono di ciascun ragazzo rappresenti non solo una perdita in
termini umani ma anche lo
spreco di risorse ed energie
che comunque erano state investite. Per superare questa
estrema difficoltà del primo
anno di scuola superiore si
devono affrontare, secondo
Acciarini, delle analisi complesse del fenomeno, partendo dall’idea che ogni allievo
è un soggetto educativo, con
delle abilità già acquisite che
vanno tutelate, coltivate e potenziate, tutto questo grazie
ad un lavoro collegiale.
Il momento centrale del
convegno si è avuto con l’intervento di Michele Pellerey,
ordinario di didattica generale
presso l’Università pontificia
salesiana di Roma, che partendo da una serie di ricerche
sulle modalità di apprendimento durante gli anni della
scuola media e nel biennio
successivo, ha messo in evidenza la necessità di elaborare
una diagnosi al termine della
scuola media da ripetersi nei
primi anni delle superiori.
Pellerey ha tra l’altro parlato dell’importanza delle relazioni personali tra alunno e
insegnante e dei processi affettivi ed emotivi che entrano
in gioco durante questa fase
scolastica che va dagli 11 ai
16 anni, aspetti sino ad oggi
piuttosto trascurati e giudicati
irrilevanti. I ragazzi inoltre,
secondo le ricerche presentate
da Pellerey, considerano la
scuola media piuttosto agevole mentre all’ingresso nelle
superiori si trovano invece
quasi sempre di fronte a richieste ben più pesanti, ed è
qui che spesso nascono i
drammi, gli abbandoni, la
consapevolezza di aver sbagliato la scelta.
È proprio per questo che,
secondo lo studioso salesiano, l’orientamento assume un
ruolo rilevante e fondamentale, a condizione, precisa il
professor Pellerey, che si tenga conto in questa fase delle
risorse interne di ciascun ragazzo e delle capacità acquisite. Per arrivare a tutto questo e soprattutto ad avere degli strumenti diagnostici co
muni tra personale docom i
della media e del'
PIERV/
le superiori occorrerebbe um
classe di insegnanti costane
mente aggiornati e professi,
nalmente sempre all’avaj
guardia.
Sulle difficoltà nella scuola
italiana, che spesso impedì
scono proprio l’aggiornamen'
to e la formazione dei profej,
sori, ha parlato il preside della
media di Luserna San Giovanni, Mario Tarditi, che daj
alla mano ha delineato lo scenario cjualitativo della scuola
media italiana attuale; ha suggerito poi la necessità di rive
dere i programmi del ’79j
l’esame di licenza, che comunque ha un valore sociale
poiché almeno sulla carta è m
titolo per accedere al mondo
del lavoro, tenendo anche
conto dei problemi che entreranno in gioco quando si arriverà al biennio obbligatorio.
Molte sono state le domande rimaste sul tappeto e numerosi i programmi sollevati
durante la fase del dibattito
che ha concluso il convegno
oltre l’orario previsto, conm
bilancio sicuramente positivo
sia dal punto di vista della
qualità degli interventi sia per
l’importanza delle questioni
discusse che fanno auspicare
un ulteriore appuntamento.
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dell’iniziativ
Primo congresso provinciale della Coldiretti orfana del collateralismo con la De
Qui 0 si fa il sindacato dei coltivatori
e si rinnova la società oppure si sparisce
GIORGIO GARDIOL
FUMETTO D’AUTORE — Di fronte a un sempre maggiore
interesse fra i giovani per la grafica e in particolare per la
fumettistica, il Comune di Saluzzo ha deciso di promuovere, fra maggio e giugno, un primo corso di orientamento
sull’illustrazione e il fumetto d’autore, con l’intervento di
affermati professionisti del settore quali Sergio Bonelli e
Claudio Villa (Tex), Cinzia Ghigliano e Marco Tomatis
(Solange), Piero Lusso e Giorgio Sommacal (Cattivik). La
rassegna professionale fumettista ha come immagine guida
«Tex Willer» (su cui sarà esposta una mostra di disegni inediti). Il primo incontro è previsto per il 14 maggio, alle 17,
presso l’ex caserma Musso; gli altri incontri si svolgeranno
nei sabati seguenti.
RINASCA — Dal 2 maggio è in funzione un’agenzia dell’Istituto bancario San Paolo di Torino. È ubicata in via Nazionale 33, ed è abilitata a tutte le operazioni.
SCOUT 1" DISTRETTO — Il «Coordinamento attività scolastiche del I distretto» organizza nei giorni 28-29 maggio
1994 un incontro per ragazzi/e presso il «Centro incontri di
Maniglia» (Perrero). L’incontro è rivolto ai giovani nati negli anni ’84, ’85, ’86. Ritrovo sabato 28 maggio, alle ore 10,
a Maniglia. Prenotarsi entro il 21 maggio presso Dario Tron,
tei. 81319 o Massimo Long, tei. 953107. Sono disponibili
25 posti. Altre informazioni verranno date all’iscrizione.
O iamo un sindacato, un
sindacato degli agricoltori, della famiglia coltivatrice». È quanto affermano in
maniera quasi ossessiva tutti
gli intervenuti alla prima assemblea provinciale della
Coldiretti dopo la fine del
collateralismo con la Democrazia cristiana. Per la Coldiretti torinese questa affermazione ha un valore anche liberatorio da un rapporto con il
partito democristiano che negli ultimi anni si era fatto difficile. Sono stati soprattutto i
giovani della Coldiretti a porre in discussione la necessità
di organizzarsi come sindacato, di organizzare il confronto
con le altre categorie, con il
governo, con i governi europei per quanto riguarda la politica agraria europea. «Non
ci servono più amici che fanno gli assessori all’agricoltura, che fanno i ministri - ha
affermato il presidente, Carlo
Gottero dobbiamo imparare a organizzare le nostre rivendicazioni, a confrontarci
con tutte le forze politiche,
come abbiamo fatto nell’ultima campagna elettorale quando abbiamo parlato con tutti i
candidati».
A Rivoli, martedì 26 aprile
in un’affollata aula consiliare,
a registrare il nuovo corso
della Coldiretti le forze politiche non erano molte: il Centro cristiano democratico, il
Partito popolare. Forza Italia,
il Partito democratico della
sinistra, i Verdi. Assenti gli
altri sindacati degli agricoltori e dei lavoratori dipendenti.
Le richieste che emergono
sono conflittuali rispetto alle
proposte dei vincitori delle
elezioni; sviluppo integrato
dell’agricoltura e degli altri
settori produttivi, produzioni
pulite, mantenimento di stmtture pubbliche a sostegno
dell’agricoltura, eliminazione
della burocrazia nel settore
sanitario e delle autorizzazioni, profonda modifica della
politica agricola dell’Unione
europea, riordino fondiario,
no alle infrastrutture inutili e
consumatrici del territorio come T«alta velocità», limita
zioni alle privatizzazioni, occupazione giovanile in agricoltura, svecchiamento delle
aziende. I settori in cui si dovrebbe sviluppare l’occupazione in agricoltura sarebbero
l’ortofrutta e il vitivinicolo. ,
Eppure i coltivatori diretti
piemontesi per due terzi
no votato Forza Italia e 1
«Questa non è una contradot
zione - spiegano i coltivatoo
- in questo momento volevamo cambiare sistema e noa
potevamo sicuramente appoggiare chi era parte de
vecchio, come il Ppiche è cambiata la musica^
cambieremo anche i suonattt
ri» parola di sindacato, che
abituato a far contratti su
parola.
costituita di
lontane, ne
senili, nelle
mjlio volte
éomkiliariu
stanza di me
ne nel loro
che è signi
collegato c
cultura, espi
le relazioni
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cercare ogn
Me, per le
eoltà, utiliz
netti pei
il
'“'e'', arrici
;ta
La foto del
partigiano
Mi riferisco alla dicitura
informativa che accompagna
la fotografia pubblicata in
prima pagina dell’Fco delle
valli del 22 aprile, e in particolare alla nota redazionale
che, così come è formulata,
appare poco chiara.
Sono state date molte versioni su come queste immagini siano pervenute a noi. Il
Semeur Vaudois, come altri
giornali e libri, hanno usato le
fotografie senza preoccuparsi
di conoscerne la fonte. Per la
verità storica la fonte, non sospetta, è quella dei frammenti
dei negativi gettati nei rifiuti
da un militare delle Ss per li
berarsi di un materiale scottante, prima della partenza da
San Germano deì comando
tedesco acquartierato nella
villa Widemann. Questi frammenti furono fortunosamente
recuperati dalla signora Letizia Bruno Franco, coniugata
Beux, alla quale va l’esclusivo merito di aver salvato un
drammatico documento storico. I negativi sono in mio
possesso, a disposizione di
chiunque voglia prenderne visione o desideri ulteriori chia
nmenti.
Carlo Alberto Theiler
Pinerolo
P.S. Il giovane Valdo Jalla
fu catturato nel corso di un
rastrellamento il 7 agosto
1944 e impiccato il giorno
successivo.
Poco disposti
al confronto
costruttivo
Sul numero del 22 aprile
dell’Fco delle valli è stata
pubblicata una lettera di ringraziamento agli elettori firmata da Franca Coisson e
Giorgio Bouchard, candidati
nel cartello dei «Progressisti»
alle scorse politiche.
L’idea di un pubblico ringraziamento è certamente apprezzabile, mentre lo sono
decisamente meno i toni con
cui i firmatari si rivolgono ai
lettori. Palesando, infatti, la
solita mentalità da opposizione che sa solo contrapporsi.
essi dimenticano che il,”®®
paese ha certamente òiso®
di idee, preferibilmente c
re, e di programmi per i' :
ro, ma soprattutto di uo®
IKJ, Ilici —
ricchi di fede, di speranza
buona volontà. ..j
Temo che i «soldati»
«gioiosa macchina da g“®
pronti a «combattere»,
poco versati al confrontosiano molto utili Pj«
che è purtroppo da ricos^
a cominciare dal modo
a cominciale uai ^
tendere la politica.
munque artificioso e P®“!^
so il tentativo di conto
so 11 leniaiivu ui
la nostra identità cultura ,
una qualsiasi identità po '
ma qualsiasi laeniua r1 valori fondamentali de F ^
testantesimo upparteng
tutti i protestanti, indipo»
temente dal voto espress ^ ^
Paolo Zebelloni
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6 MAGGIO 1994
L‘ Eco Delle ¥vlli ¥ìldesi
PAG. Ili
[jn modo diverso per aiutare gli anziani mantenendoli nel proprio ambiente
«La bottega del possìbile», associazione
che rivaluta ì legami familiari deirìndìvìduo
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li si do)ccuparebbero
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Itivatori
volevaa e no»
nte apIte del
Adesse
nusica
lionateD, chei
iti sulla
i piaceva vivere las.sù. L’aria era pura,
era buona. L’acqua
.raFnostro vino. Avevamo
lo ciò che insieme si chialübertá. Era come aver le
X Qui al ricovero degli an
i sento un po’come in
__ La notte, quando
Í, sogno lassù. La mia
casa, là mia prima casa, è una
' ’tutta nera, ma mi piaceLassù l’aquila vola»,
leste parole sono tratte da
'intervista raccolta da Nuto
.„welli e pubblicata nel libro
'¡ilmondo dei vinti». E quanto sia importante riuscire a
mantenere ogni persona nel
proprio ambiente, nella profamigliarità, anche quanavanza e la soluzione
casa di riposo sembrerebbe la più semplice, è stato
dimostrato da anni di sperimentazione sul territorio,
proprio dai bisogni
deEe persone. A Torre Pellice è nata recentemente una
nuova associazione, denominata «La bottega del possibile»; lo scopo principale è
proprio quello di promuovere
ladomiciliarità.
«La nostra è una associaione di promozione sociale spiega Mariena Scassellati
Gaietti, una delle promotrici
delTinlziativa e vera «anima»
del grappo - che pur essendo
costituita di recente ha radici
ioutm, nella politica dei
servizi, nella politica della faluigliii volte a promuovere la
domiciliarità. Si cerca in sostam a mantenere le persone nel loro naturale contesto
è significativo perché
collegato alla loro storia,
cultura, esperienze di vita, alle relazioni sociali. Questo
contesto significativo vuol dice, per le persone, domiciliane; ed è ciò che vogliamo
cercare ogni volta sia possibile, per le persone in difficoltà, utilizzando anche nei
ìjogettiper la persona e la
loniiglia, il “tempo per penI I arricchito dal confron
to di esperienze, di intelligenze, di creatività».
- Ma a chi si rivolge questa
associazione?
«Siamo partiti con un intenso lavoro preliminare, anche a livello nazionale, riprendendo contatti che già
avevamo, avviandone di nuovi, interessando cittadini,
persone di diverse età, opinioni e professionalità, per
poter avere fin dall’inizio una
base di adesioni che ritenevamo importante per verificare
l’ipotesi e cominciare. L’associazione è aperta a singole
persone, a tutti o per lo meno
a quanti hanno a cura una visione di servizio alla persona
umana vista nella sua unicità
e globalità, rispettosa della
persona stessa, del radicamento che ognuno ha nel suo
territorio, nel suo ambiente
sociale. Stare nel proprio naturale contesto fa bene, fa salute... perché la salute è fatta
di molte cose, anche del rispetto della domiciliarità di
ciascuno».
- E perché proprio in vai
Penice?
«Per molti motivi. C’è la
storia di una esperienza di
politica dei servizi su un territorio-laboratorio portata
avanti dalia Comunità montana, dall’Ussl 43, dalla
maggior parte dei Comuni. Si
sono avuti, e ci sono, alti e
bassi ma comunque c’è un’eésperienza di lotta all’emarginazione e all’isolamento
che in altri luoghi non è ancora stata pensata né voluta.
La vai Pellice ha molti collegamenti a livello nazionale
sui servizi sociali, sanitari,
culturali. Inoltre c’è molta
documentazione sull’esperienza, custodita anche a casa
di molti di noi, che è bene
mettere a disposizione».
- Ma un’associazione per
quanto agli inizi, per quanto
sentita, ha bisogno di strumenti per potersi far strada,
di persone, di mezzi, di spazi... Come pensate di far fronte ai molti problemi organizzativi che avete davanti?
«Partiamo modestamente
con le quote sociali, con
l’aiuto solidale e volontario
di amici e aderenti vicini e
lontani (l’associazione ha dimensione nazionale). Siamo
quasi un centinaio. Utilizzeremo soprattutto chi di noi ha
il “dono del tempo” da mettere a disposizione e la volontà di operare, anche come
anziani-risorsa, per una
“Bottega di servizio”, per far
cultura di solidarietà attraverso la domiciliarità. Al momento stiamo attrezzando una
sede, abbastanza ampia, nel
centro di Torre Pellice per
darci la possibilità di concretizzare la nostra attività».
- E, proprio concretamente,
cosa pensate di fare?
«La documentazione e
l’esperienza che i fondatori e
gli aderenti dell’associazione
metteranno a disposizione,
sarà il punto di partenza per
incontri di accoglienza e di
confronto, per il centro di documentazione, per iniziative
formative, per far “storia sociale”, per far scienza dell’esperienza. Daranno ulteriore
forza ad organizzare la nostra speranza di fare un collegamento particolare con la
Comunità montana vai Pellice e il Centro studi e formazione sociale “Emanuela
Zancan” di Padova. Ci saranno anche molti riferimenti
di collaborazione a livello
nazionale, anche con sedi di
formazione di base e di ricerca. La Bottega del possibile sarà una specie di labora
torio di proposte che si metterà a disposizione di operatori, amministratori pubblici,
volontariato, istituzioni che
vive con i contributi degli
aderenti ordinari e sostenitori, degli sponsor, delle donazioni e di convenzioni.
Nell’immediato futuro intendiamo attivare un punto di
incontro per lo scambio delle
esperienze, un centro dì documentazione sulla domiciliarità, una sede di ricerca e
di attività formative sul tema
che vogliamo promuovere anche e soprattutto rispetto agli
assistenti domiciliari.
Per poter realizzare questi
obiettivi, è chiaro, occorrono
disponibilità finanziarie, ma
soprattutto sensibilizzare
persone, enti locali associazioni pubbliche e private.
Vorremmo anche predisporre
dei progetti di formazione
utilizzando l’esperienza già
esistente a livello nazionale
ed europeo, esperienze che si
sono già dimostrate sostenibili col supporto delle comunità locali».
- Allora, in definitiva, quale può essere la vostra proposta?
«Noi vorremmo piantare un
albero perché cresca dopo di
noi, unirci ai tanti nella stessa cordata verso la vetta della domiciliarità, aiutare chi
aiuta la famiglia e gli operatori domiciliari, in fondo
valorizzando la persona e la
famiglia. Crediamo infatti
che ci sia spazio per un’iniziativa culturale di volontariato come la nostra, per cui
cerchiamo nuovi amici e sostenitori. Speriamo di saper
comunicare il nostro messaggio volto anche a promuovere
solidarietà.
Speriamo davvero che chi
ci legge dica “importa anche
a me, condivido la vostra
preoccupazione”. Allora ognuno provi davvero a pensare come e quanto potrebbe
lavorare con noi per far conoscere, per far camminare
le idee della Bottega del possibile».
^orre Pellice: un XXV Aprile celebrato in uno stile al di fuori di ogni consuetudine
nostro antifascismo appartiene a tutti
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Torre Pellice, già da alcune
settimane era comparsa una
svastica sulla cancellata del
Collegio valdese. Atti di
intimidazione o forse semplicemente ragazzate di qualcuno che si è fatto esaltare dal
Fini di turno.
È stato comunque importante essere in tanti; per
ricordare almeno tre cose, ha
detto ad esempio il sindaco di
Torre Pellice, Marco Armand
Hugon: «Il XXV Aprile è anzitutto festa di popolo dopo
20 anni di fascismo; vorrei
che questo sentimento venisse anche oggi richiamato in
una continuità con quella voglia di essere liberi. Un secondo significato è quello del
ricordo: ciò che è stato il fa
Í
VISÜS
Regoli &c, s.nc
- via Amaud 5
torre PELLICE (TO)
L’OTTICO DI LUSERNA
® Federico Regoli &C. s.ft.c.
. '«•e Roma, 42
y®W2 luserna S. GIOVANNI
seismo come negatore di valori ma anche ciò che è stato
dopo la Liberazione. Abbiamo denunciato molti altri fascismo nel mondo, da quello
di Pinochet in Cile ai generali
algerini e ai gulag dell’Unione sovietica e oggi non possiamo non ricordare quello
che avviene molto vicino a
noi, nell’ex Jugoslavia, dove
per molti si sta profilando la
soluzione finale.
Voglio infine testimoniare
il nostro impegno nell’opposizione al fascismo: l’antifascismo che professiamo appartiene a tutti, progressisti o
conservatori-, da sempre ci
siamo trovati davanti ai monumenti con le nostre idee e
le nostre differenze partitiche
ma uniti dal valore dell’antifascismo, della giustizia, della democrazia, valori che oggi possono sembrare in pericolo, cogliendo determinate
provocazioni che si sentono
nel paese. Primo Levi ci ha
ricordato che la democrazia
va difesa giorno dopo giorno
attraverso il nostro agire».
Con parole nette è intervenuto anche il presidente del
TAnpi di Torre Pellice, Giulio Giordano, che ha sottolineato la scelta di avere come
oratore ufficiale Enrico Fumerò, professore di storia al
Collegio valdese, quella
scuola che ebbe come insegnanti Mario Falchi e Francesco Lo Bue.
Ma nel suo saluto non convenzionale Giordano ha ricordato che la data del 25
aprile ’94 è venuto dopo una
«dura, spettacolare ma anche
volgare campagna elettorale;
non si grida ripetutamente
“mai coi fascisti” e poi li si
porta in maggioranza e al governo: non è moralmente serio. Deve comunque essere
chiaro - ha aggiunto Giordano - che il Parlamento eletto
è stato eletto non per affidargli poteri costituenti, non per
cambiare la Costituzione che
è tra le migliori esistenti. Abbiamo di fronte un nuovo
che sa tanto di vecchio, che
addirittura vuole rettificare i
confini deiristria. Non vogliamo tornare indietro al
passato con cui abbiamo
chiuso proprio con la lotta di
Liberazione».
Pinerolo: presentata la «piattaforma»
Per tutelare
ì lavoratori stranieri
ERICA BONANSEA
Sabato 30 aprile, all’interno delle iniziative promosse dalla «Settimana della
solidarietà», è avvenuta la
presentazione della «Piattaforma di coordinamento nazionale immigrati Cgil». Erano presenti Adam Mbodi,
rappresentante del coordinamento regionale lavoratori
extracomunitari della Cgil,
che ha introdotto le richieste
della piattaforma, e l’assessore ai Sevizi sociali, Rostagno,
che ha cercato di chiarire che
cosa potrà fare la città di Pinerolo a favore dei lavoratori
immigrati.
Adam Mbodi ha spiegato
che la piattaforma è nata per
permettere agli extracomunitari di avere piena cittadinanza aH’interno della Cgil e di
prendere parte attiva alle vertenze contrattuali, in quanto
gli immigrati hanno esigenze
diverse rispetto ai lavoratori
italiani: per esempio le diverse festività religiose e la necessità di permessi più lunghi
in caso di lutto o di gravi problemi familiari, per raggiungere il paese d’origine.
Altro punto importante sono le richieste legislative: una
legge chiara ed estesa a tutto
il territorio nazionale sui permessi di soggiorno, che al
momento vengono emessi a
discrezione dei questori; diritto al voto amministrativo;
possibilità di percepire la
pensione anche in caso di ritorno al paese d’origine. La
piattaforma si impegna anche
per una lotta all’intolleranza
sottolineando l’importanza
della scuola per educare bambini italiani ed extracomunitari all’integrazione delle diverse culture e evitando l’omologazione.
Elvio Rostagno ha ripreso
in primo luogo il discorso
della lotta all’intolleranza dicendo che si deve avviare
una cultura di integrazione
nelle scuole, una sensibilizzazione deirppinione pubblica attraverso i mass media e
una promozione di iniziative
culturali e di momenti di ecumenismo. L’assessore si è dichiarato d’accordo con le richieste della piattaforma e ha
detto che si impegnerà per
quanto è in suo potere per garantire ai lavoratori immigrati
nel Pinerolese diritti e doveri
pari a quelli dei lavoratori
italiani, anche se alcuni problemi, come quello delle abitazioni, saranno molto difficili da risolvere.
Nelle
Chiese Valdesi
ANGROGNA — Da maggio sino a tutto il mese di ottobre, i culti domenicali della chiesa di Angrogna si terranno,
con inizio alle 10, secondo le seguenti modalità: U, 3“ ed
eventuale 5“ domenica del mese nel tempio del capoluogo;
2“ domenica al tempio del Serre, 4“ domenica nel tempio di
Pradeltomo.
PINEROLO — Sabato 7 maggio, alle 17, presso i locali
della chiesa valdese in via dei Mille, proseguiranno gli incontri teologici «Giovanni Miegge»; è prevista la riflessione sui capitoli XIII e XIV del terzo libro dell’Istituzione cristiana di Giovanni Calvino.
PERRERO-MiANIGLIA — Domenica 15 maggio, alle
10, culto unico a Ferrerò con assemblea di chiesa per la relazione morale e le deputazioni alla Conferenza distrettuale
e al Sinodo.
FRALI — Domenica 15, alle 10,30, vi sarà il culto di
chiusura attività; nel pomeriggio il tradizionale bazar.
POMARETTO — Domenica 15, alle 10, durante il culto, si svolgerà l’assemblea di chiesa per eleggere i deputati
alla Conferenza distrettuale e al Sinodo e per la presentazione della relazione annua del Concistoro.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
10
PAG. IV
«
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
Gli Storici della botanica
pensano che la borraggine, questa preziosa pianta,
sia un regalo delle crociate,
dato che sembra sia stata introdotta dall’Africa nel Medioevo. L’etimologia del
nome è incerta, alcuni la
fanno risalire all’arabo, e
allora il suo significato sarebbe «padre del sudore»,
mentre altri dal latino «borrago». Nel Cantone di Vaud
(Svizzera) venivano fatti
dei ravioli a base di borraggine, molto apprezzati.
Dato che le foglie sono
pelose è bene usarle crude
solo quando sono molto
giovani. Tagliatele a striscioline sottili e aggiungetele a insalatine miste, con
un po’ di rucóla: daranno
un fresco sapore di cetriolo
molto gradevole. Tritate finemente con un po’ di
prezzemolo e erba cipollina: servono egregiamente
per insaporire formaggi teneri e freschi, per saporite
tartine. Quando invece le
foglie sono piuttosto grandi, diventano adatte a essere rivestite di pastella e fritte (magari non troppo spesso, ma sono squisite). Sempre tritate grossolanamente,
da sole o in compagnia di
un cipollotto o due, potrete
ottenere una frittata digeribilissima.
Minestrone primavera
Ingredienti: sedano, mezza costa, una carota, mezzo
porro, una o due patate
piuttosto grosse, 8 foglie
grandi di borraggine, 15-20
foglie di primula, 5-6 foglie
di pulmonaria, 10 foglie di
erba cipollina, alcuni capolini di serpillo, un mazzetto
di prezzemolo.
Lavare e tritare nel robot
sedano, carota e porro in
modo che diventi un trito
molto fine, metterlo a stufare in una pentola antiaderente con un po’ d’acqua e
sale (poco). Tagliate a dadi
le patate che aggiungerete
al trito e mentre il tutto
cuoce ben coperto, con la
mezzaluna tritate le erbe,
ma non finemente. Aggiungetele ai precedenti ingredienti e lasciate stufare per
alcuni minuti. Intanto fate
scaldare 1 litro e mezzo di
acqua e mettete nel forno a
tostare alcune fette di pane
vecchio. Quando le verdure
iniziano ad appassire aggiungete l’acqua calda. Lasciate cuocere ancora 15’,
poi aggiungete 1-2 cucchiaini di riso, assaggiate,
fate bollire non più di 5’ e
poi spegnete.
Intanto le vostre fette di
pane si saranno ben tostate.
Disponetele in una larga pirofila da forno, versatevi
sopra lentamente il brodo
con le verdure, spolverizzate con il prezzemolo tritato
e un po’ di grana e infornate a forno ben caldo per almeno 15’. Non dimenticate
di aggiungere anche due (o
tre) buone cucchiaiate di
olio extravergine d’oliva.
Prosegue la rassegna Cantavalli
E Eco Delle Yaui "\àldes:
Musica «scapestrata»
dalla terra d^Ungheria
‘kÊÊr
w
Il gruppo musicale Makvirag
Dopo il successo dei francesi del «Quatuor d’Achille»
a Inverso Pinasca, Cantavalli
’94 sale nelle valli. Sabato 7
maggio arrivano al salone
della Croce Verde gli ungheresi di Makvirag. È una
novità per il pubblico di Cantavalli anche se questi validissimi musicisti, ma anche
cantori, si esibirono un paio
di anni fa nel Tacabanda in
vai Pellice. Verranno proposte musiche dell’Europa
orientale, principalmente
deirUngheria, terra di origine
dei tre musicisti. Molto bravi
a mantenere la scena, grazie
anche alla loro capacità di
dialogare col pubblico in italiano, il gruppo suona nel
complesso più di 50 strumenti, in sostanza tutti gli
strumenti della tradizione po
polare dell’Est: flauti, chitarra, ghironda, viola e violino,
contrabbasso, cornamusa,
ocarina, oboi vari, percussioni...
La denominazione del
gruppo si richiama alla figura
del giovane «scapestrato»,
personaggio tipico dell’iconografia e della narrativa popolare, e già indica un approccio non rigidamente ortodosso al repertorio tradizionale, la predilezione per
musiche vibranti, e l’attenzione verso la componente
ritmica, che nella musica dei
paesi dell’Est assume una notevole complessità.
I Makvirag, che hanno pubblicato ormai una decina di
incisioni, si esibiranno, come
di consueto, alle 21,15; ingresso £ 7.000.
CALCIO — Partita dura
per il Pinerolo domenica a
Sarzana, ma alla fine i biancoblù hanno ottenuto una meritata e preziosa vittoria, coincisa fra l’altro proprio con
una sconfitta della diretta rivale per il terzo posto, il Rapallo. I padroni di casa l’hanno messa fin dall’inizio sul
piano fisico e i giovani biancoblù hanno rischiato di farsi
un po’ intimorire; una bella
rete di Raimondi che ha insaccato di testa allo scadere
della prima frazione ha consentito ai ragazzi di Gallo di
chiudere in vantaggio.
Nel secondo tempo ancora
alcune azioni pesanti poi la
rete di Ceddia in contropiede
che ha messo fine all’incontro
anche perché nel giro di pochi
minuti al Sarzana sono saltati
i nervi con tre giocatori espulsi. Finale tranquillo con i pinerolesi a controllare il gioco
senza rischiare le caviglie in
avanti. Domenica alle 16
chiusura di campionato con il
Cuneo; un’occasione per festeggiare degnamente la squadra che contro ogni pronostico ha ormai praticamente conquistato il terzo posto.
TRIAL — Si è svolta domenica 24 aprile a Villar Pellice, sul percorso fuoristrada
per trial autorizzato dal Comune, la seconda prova di
campionato italiano e regionale Uisp organizzata dal Moto Club Orbassano in collaborazione con Ana e Pro Loco
di Villar. Nonostante la giornata con tempo incerto vi è
stata una notevole partecipazione di concorrenti, oltre 90,
e di un numeroso pubblico.
Nelle varie categorie si sono classificati al primo posto
Davide Giordano fra gli agonisti, Alberto Pagliano (amatori), Sergio Barebro (esperti), Giovanni Tosco (moto
d’epoca). Michele Conti (veterani), Maurizio Cortese
(amatori 50 cc). Luigi Vuolo
(minitrial).
PODISMO — Durante la
serata podistica organizzata a
Luserna San Giovanni, in occasione delle festa della Liberazione, fra gli esordienti
femminili ha vinto Valentina
Richard, davanti a Baret,
Breuza, Roberto, Porporato.
Altri piazzamenti sono stati
ottenuti dagli atleti valligiani
fra gli esordienti maschili (Paschetto 3°), fra i ragazzi (3°
Micol, 4° Paschetto, 7° Barrai), fra le ragazze (2“ Pascal;
4“ Barus, T Roberto) e fra gli
allievi (2° Micol). Nelle gare
a staffetta Rostan e Pegoraro
hanno vinto fra le ragazze,
mentre Clement e Canino sono stati sesti fra i ragazzi.
TENNIS TAVOLO — Si
svolgerà dal 15 al 22 maggio,
a Torre Pellice,la quinta edizione dei campionati pinerolesi. Domenica 15, alla palestra comunale di via Filatoio,
scenderanno in campo gli under 14, under 18, gli amatori
maschile e femminile e il
doppio maschile amatori. I
singolari assoluti e il doppio
verranno disputati domenica
22. Le iscrizioni devono pervenire entro il 14 maggio telefonando ai numeri 930739
oppure 902347.
PALLAVOLO — Nel torneo under 16 femminile «Terrazza» il 3S Nova Siria ha superato il Piossasco per 3 a 0;
con lo stesso punteggio il San
Secondo ha battuto il Volley
La Torre.
In classifica il San Secondo
resta al comando con 10 punti
davanti a Nova Siria 8, Barge
e Piossasco 4, Vigone, Bricherasio 2 e la Torre 0.
ASSEMBLEA DEL 3S —
L’assemblea della società
sportiva 3S di Luserna è convocata per venerdì 6 maggio,
alle 20,30 nell’auditorium comunale a Luserna per il rinnovo del Consiglio direttivo
per il triennio ’94-97.
PALLAVOLO — Mai sottovalutare gli avversari, anche
quando il divario tecnico pare
evidente. Questa potrebbe essere la lezione che deve trarre
il Pinerolo femminile che domenica ha subito la più incredibile delle sconfitte contro
l’ormai condannato Cuneo nel
campionato di serie Bl. Era
già pronta la festa per la promozione in A2 e invece tutto
è rinviato e, almeno in parte,
messo in discussione.
Vinto il primo set, sul 7 a 1
nel secondo le ragazze di Pastorino si sono disunite, convinte di avere ormai la vittoria, e la promozione, in tasca;
così le cuneesi hanno cominciato a macinare punti, ottenendo la vittoria nel secondo
e nel terzo set. Un momento
di luce ha consentito alle
biancoblù di riprendersi ma
al tie break, è arrivata la sconfitta per 15 a 13. «Si tratta
sempre di una lotteria - ci ha
detto il ds Modino - e ora ci
giochiamo tutto nei prossimi
due turni. Sabato prossimo
sarà decisiva la trasferta impegnativa a Cecina, poi avremo un confronto casalingo,
più facile sulla carta, col Cassano. Comunque questa volta
cominceremo a preparare i festeggiamenti mezz’ora dopo
la fine dell’ultima partita».
Già, perché nel frattempo il
Castellanza ha vinto riducendo il suo svantaggio rispetto
alle pinerolesi a due soli punti. Un finale thrilling che sette
giorni fa pareva impensabile...
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eventuali segnalazioni si prega di telefonare ai numeri
0121-944412 0 90857.
5 maggio, giovedì — PINEROLO: Nell’ambito del
corso di formazione al volontariato ospedaliero, alle ore
20,30, presso il Centro sociale di via Lequio, il coordinatore dei servizi socio-assistenziali deirUssl 44, dr. Perotti, e il primario di nefrologia all’ospedale civile di Pinerolo, dr. Ramello, parleranno sul tema «Il volontariato e
la struttura pubblica: quale
rapporto?».
5 maggio, giovedì — TORINO: Alle 18, presso l’Accademia delle belle arti, verrà
inaugurata una mostra, promossa dalla Regione Piemonte, del pittore Mario Davico.
La mostra resterà aperta fino
al 19 giugno.
7 maggio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 21, nel tempio valdese, si
svolgerà un concerto del coro
alpino Valpellice e della corale valdese di San Giovanni.
8 maggio, domenica —
INVERSO PINASCA: Alle
21, nei locali della Pro Loco
a Fleccia, si svolgerà il concerto primaverile delle bande
musicali di Pomaretto, diretta
da Luciano Micol, di San
Germano, diretta da Sergio
Comba, di Villar Porosa, diretta da Danilo Mancini e di
Inverso Pinasca, diretta da
Alessandro Coucourde.
8 maggio, domenica —
TORRE PELLICE: In occasione della Festa della mamma e dell’anno della famiglia,
l’Esercito della Salvezza propone una conferenza sul tema
«Il rapporto tra genitori e figli» con la partecipazione del
dr. Luigi Sgrò; l’appuntamento è per le 16, presso la sala
di via Cavour 9.
12 maggio, giovedì — SALUZZO: Nel duomo è organizzato, per le ore 21, un concerto di alto livello del Coro
della cattedrale di Kostromà,
del patriarcato di Mosca, diretto dal maestro Oleg Ovcinnikov. Il coro è formato da
professionisti ed è abitualmente impegnato, oltre che
per le celebrazioni liturgiche
ortodosse, in una vasta attività
concertistica in tutta Europa.
13 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, presso la sede della
Comunità montana vai Pellice, a cura del gruppo di studio Val Lucerna, avrà luogo
una serata con la partecipazione del presidente della
Corte d’Appello di Torino,
Luigi Conti, che parlerà sul
tema «Tangentopoli: una rivoluzione dei giudici?».
14 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
17, nella sede della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, per la serie di incontri organizzati in collaborazione con il Centro culturale valdese. Angelo di Staso
parlerà sulla «Scuola nazionale di cavalleria».
15 maggio, domenica —
SAN GERMANO: Dal 30
aprile al 15 maggio si potrà
visitare, all’Asilo dei vecchi,
una mostra intitolata «Un
mondo di pigne...». Sono invitati in modo particolare i
bambini delle scuole domenicali che potranno inventare
un racconto ispirandosi ai
paesaggi in miniatura, popolati di personaggi fatti di pigne. Le migliori storie verranno premiate F11 settembre, durante i festeggiamenti
per il centenario dell’Asilo.
L’annuale
FESTA DI CANTO
si terrà domenica 8 maggio nel tempio di Torre
Pellice alle ore 15.
Prova generale alle ore
14,30 neH’Aula sinodale.
USSL42
CHISONE - CERA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva.
Ospedale valdese, Potnarettó
tei. 81154.
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 8 MAGGIO
San Germano Chisone; Farmacia Tron , tei. 58787
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Monte Nero 27, tei
848827
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
¡00.000
per'
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 8 MAGGIO
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei,
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
ANGROGNA — Sabato?
maggio, alle 20,45, presso la
sala unionista, l’Unione giovanile di San Secondo presenta la commedia in tre atti
di Franco Roberto «Non c’è
posto per gli angeli».
TORRE PELLICE-Sa
bato 7 maggio alle 21, nella
sala del Coppieri, il gruppo
teatro di Rorà replicherà la
commedia brillante in tre atti
«Madama rompaciap».
Cinema
TORRE PELLICE -1>
cinema Trento propone, gio'
vedi e venerdì, ore 21,15.
Bronx, con Robert de Niro;
sabato, lunedì, martedì, mercoledì, ore 21, domenica, ore
14, 17,30 e 21, Schindler’s
List.
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programmavenerdì, Germinai; sabato
Carlito’s way, domenica, 0^
15,15, 17,15, 19,15 e 21,0.
lunedì, martedì. Impatto i®'
minente; ingresso giorni Rriali, ore 21,15.
PINEROLO — La mul»
sala Italia ha in program®^’
fino all’l 1 maggio, nella s®a
«2cento», Maniaci seno’
mentali; feriali ore 20,20 e
22.20, sabato ore 20,20 «
22,30; domenica 14, 16/’
18.20, 20,20 e 22,20. La "
FEDER
T recenten
se di pii
.jodatuttalti
cateall’apP^
«¡rüeinpiaz
numero, ovv
¡apoto soltan
no a casa, m
;ianti si ved<
ijonostante
p fed
versato dura
gestazione
mani con il
rosso a
campi di
elle portano
Ieri con i no
lager, Mautl
sono attivi:
jnippi Oi sig
(ol tacco, 1
jioegia, che
feriali 20,20 e 22,20.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
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Reg, Tribunale di Pinerolo n. 175
Resp. Franco Giampiccoli
stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 1.300
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PAG. 7 RIFORMA
]00.OOO persone a Milano per ricordare il 49- anniversario della Liberazione
per conservare la memoria storica
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Sostante la piopia imiosa e fedele che ha imperLrsato durante tutta la manifestazione. Sono ex particon il basco e il tazzoL rosso al collo, e reduci
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Ler Mauthausen, Dachau;
sono’attivisti di partito o
rtppi di signore con scarpe
tol tacco, non proprio da
che si stringono sotto
dii; si vedono padri e
Sidri con i bambini, anche
solissimi, sigillati dentro
|i impermeabili.
E sono, soprattutto, giovani
thè si accodano dietro i vari
striscioni, che portano le baniete (rosse) e aspettano con
senza riuscire a veliere che cosa succede davanti, durante le interruzioni del, dovute ai semafori
nuovi flussi di gente che
si immettono nel corteo dalle
vie laterali.
Ci sono anche molti esponenti politici, come Napolitano, Bertinotti, Occhetto,
Martinazzoli e altri, per chi è
riuscito a vederli. E qualche
centinaio di leghisti, che non
devono aver avuto migliore
accoglienza del loro leader.
Bossi, che non è riuscito ad
arrivare al Duomo senza una
buona dose di «fascista» e
«traditore». Nessuna violenza, però, neanche da parte dei
«temuti centri sociali», primi
fra tutti gli sfollati del Leoncavallo, che con l’amministrazione leghista certo non
devono essere in ottimi rapporti. Solo qualche monetina,
o magre palle di carta (volantini, per lo più o forse «Il bolscevico» che vendono agli
angoli delle strade), sugli offesissimi militanti della Lega.
Da piazzale Loreto e da
piazza Medaglie d’oro si confluisce come si può in piazza
del Duomo: il corteo si divide, si riunisce, cerca strade
alternative; quelli che sono
venuti insieme si perdono, si
aggregano ad altri gruppi,
dietro ad altri striscioni a cantare, però, tutti le stesse canzoni: «Morti di Reggio Emilia», «Fischia il vento» e T
Lo striscione deila Fgei alla manifestazione
immancabile «Bella ciao»,
sempre da capo: un camioncino con l’altoparlante, tra le file degli «autonomi», continua
a dare il ritmo della canzone
per le vie ormai sgombre del
centro, quando tutti se ne
stanno già andando.
Ma se i canti tornano a cinquant’anni fa, gli slogan sono
più che attuali: e, come è facile immaginare, sono tutti
dedicati al Biscione, Tonnipresente Berlusconi, chiuso
ad Arcore e, per una volta, finalmente invisibile. Quasi
tutti: qualcuno lo si rivolge
anche alla neopresidente della
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leminoranze religiose sulla situazione politica in Italia
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Lacondizione delle minoranze è, da sempre, la
cartina di tornasole della democrazia. Da questa comune,
ferma convinzione è nata
1 iniziativa di un incontro
(promosso dalla Federazione
Jelle chiese evangeliche in
Ma e dall’Unione delle co®anità ebraiche italiane con
hcollaborazione della rivi^^^Confronti e del gruppo
'Martin Buber-ebrei per la
I®**) dal titolo «La memorila liberazione». L’in«ntro che si è svolto a Ror. con la partecipazione di
' Aerosissimi membri delle
■Aunità evangeliche ed
!?che, non è stato una ce,^one rituale della ricor^,del 25 aprile, ma un’
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‘ principi della
un’Europa divi
sa tra la spinta all’unione dei
popoli e il risorgere di esasperati nazionalismi».
Giorgio Bouchard ha ribadito il valore della Resistenza
intesa come secondo risorgimento italiano: non è giusto
parlare di «libertà portata dagli americani, ma occorre ricordare il riscatto morale che
la lotta partigiana ha segnato
per il nostro paese. Tra i resistenti hanno avuto un ruolo
indimenticabile evangelici
come Jacopo Lombardini ed
ebrei come Emanuele Artom.
Oggi dobbiamo guardarci
dalla sottovalutazione dei rischi che corre la democrazia:
anche nel ’22 qualcuno diceva che non c’era pericolo! Le
minoranze devono essere
pronte a impegnarsi di nuovo
per affermare il valore supremo della giustizia».
Con grande commozione e
partecipazione l’assemblea
ha ascoltato le letture degli
attori Gigi Proietti e Sergio
Castellitto (una lettera dell’aprile ’45 .di un reduce dai
campi di sterminio, brani dal
libro di Vittorio Eoa II cavallo e la torre sulla Resistenza
considerata «il punto più alto» della vita di un uomo che
ha dato e sta dando un contributo così rilevante alla riflessione della sinistra italiana, e uno scritto di Primo Levi). Molto significative le testimonianze di Tina Anseimi,
Aldo Visalberghi e Anna
Eoa. Tina Anseimi ha ricordato la sua esperienza di giovanissima partigiana che motivò la sua scelta come lotta
contro i disvalori (la razza, lo
stato inteso come mito, la
classe) e per l’affermazione
del valore della persona umana, poiché ciascuno di noi è
espressione irripietibile di
Dio. «La nostra ricchezza è
la diversità - ha affermato -;
l’impegno per il futuro deve
consistere nel sapersi spendere per gli altri ricordando che
l’intolleranza genera sempre
violenza».
Anche Visalberghi, raccontando la sua esperienza di uo
mo della Resistenza a Torino,
ha insistito sui tre ideali della
lotta partigiana (pluralismo,
laicismo e tolleranza) validi
oggi più che mai. Infine l’intervento di Anna Eoa ha messo in evidenza le difficoltà di
«trasmettere la memoria non
mummificata ma viva e attuale per i giovani nonostante
i colpevoli silenzi della scuola. Il seppellimento della prima Repubblica non può comportare una nuova legittimazione del fascismo, anche se
interverrà in maniera subdola». Ecco perché gli sforzi
devono concentrarsi sull’educazione alla tolleranza e al
rapporto con l’altro.
Camera, che qualche giorno
prima ha avuto il tempismo di
fare inopportune dichiarazioni sugli «aspetti positivi del
periodo fascista».
L’acqua intanto batte sugli
ombrelli, appesantisce i manifesti, sconfigge cappucci
antipioggia e scioglie i disegni e le scritte sui cartelli: il
lunghissimo striscione della
Fgei, che ostenta la scritta
«per una nuova resistenza»,
dopo un quarto d’ora di diluvio ha già perso una «r» e
propugna una «nuova esistenza»: ma non è destinata a durare a lungo neanche quella,
le lettere si scollano ad una
ad una e vengono inghiottite
dalla folla.
Di pacificazione, se per pacificazione si intende mettere
sullo stesso piano fascismo e
antifascismo, o confondere
pietà per tutti i morti con i
principi per cui sono caduti
gli uni o gli altri, non se ne
parla neppure. Ma non c’è
voglia di rivincita postelettorale, come pure è stato detto,
né ha senso parlare di «strumentalizzazione» della festa
di Liberazione (in che modo?
e a quale scopo?).
Certo vuol essere un contributo a conservare la famosa
«memoria storica», che valga
anche come insegnamento
per il futuro, come non si sono stancati di ripetere gli intervenuti in piazza Duomo.
Giusta e bella, quindi, la
grande partecipazione popolare di quest’anno: e adesso,
però, che non si diserti il
prossimo, né tutti i 25 aprile
che verranno.
Dopo le dichiarazioni di Irene Rivetti
No alRìntegralìsmo
Le dichiarazioni del neopresidente della Camera, Irene Pivetti, continuano a far
discutere. Sono infatti giunte
in redazione alcune prese di
posizione.
I partecipanti all’incontro
della Federazione delle chiese
evangeliche liguri che si è tenuto a San Marzano Oliveto
il 25 aprile scorso hanno approvato un documento nel
quale si auspica «che le personali convinzioni dell’on.
Pivetti non compromettano
l'imparzialità richiesta dalla
sua carica». I partecipanti
all’incontro si impegnano
inoltre a vigilare «perché la
libertà religiosa e gli altri diritti umani continuino ad essere garantiti secondo lo spirito e la lettera della Carta
costituzionale».
II Consiglio delle chiese
cristiane di Venezia (anglicani, cattolici, metodisti, ortodossi, valdesi) esprime viva
preoccupazione per il diffondersi di «atteggiamenti di integralismo religioso e intolleranza civile». Tale preoccu
pazione è resa più «pressante
dalla elezione alla presidenza
della Camera dell’on. Irene
Pivetti, responsabile di gravi
affermazioni di integralismo
cattolico pre e anticonciliare,
nelle quali si nega in linea di
principio la libertà religiosa
e si afferma con nettezza la
nefasta convinzione che il popolo ebraico è responsabile
del delitto di deicidio».
«Il Consiglio delle chiese
cristiane di Venezia - conclude il documento - invita tutti
e in primo luogo i cristiani
che riconoscono nel popolo
ebraico il loro fratello maggiore nella fede a vigilare
perché la coscienza civile rimanga vigile e si opponga
con forza al riemergere di
concezioni intolleranti, razziste e antisemite, responsabili
nel recente passato di immense tragedie umane.
Infine auspica che l’on. Pivetti confermi la sua volontà
di inchinarsi alla Carta costituzionale, espressa nel suo
discorso di insediamento alla
presidenza della Camera».
PAROLE ABUSATE
RICONCILIAZIONE
PAOLO SBAFFI
Oggi, 25 aprile, vi sento
ancora parlare di riconciliazione. Guarda caso, a
parlare siete quasi tutti gente
della «nuova» destra o gente
che ha un passato di complicità con il fascismo oppure
che ne vorrebbe rinverdire i
(ne)fasti, anche se vi ammantate di un certo perbenismo di
comodo o se dichiarate, bontà
vostra, di voler mettere una
pietra sul passato e invitate
gli altri a fare altrettanto. Tutto in nome di una pretesa pace sociale sempre funzionale
al sistema del più forte (o almeno di quello che il nuovo
sistema elettorale ha gratificato della maggioranza parlamentare) e dei propri sostenitori economici e politici.
Da credente, da cristiano
evangelico, vorrei ricordarvi
che la riconciliazione (e mi
riallaccio biblicamente a
quella offerta da Dio in Gesù
Cristo a tutti coloro che sanno
di aver bisogno del perdono,
si pentono e si ravvedono)
può essere offerta solo da chi
ha subito ingiustizie e violenze, non proposta da chi le ha
elette a sistema politico e sociale o le vuole minimizzare
come un passato da dimenticare, facendo di ogni erba
un... fascio. Voi che parlate di
riconciliazione sappiate che
c’è un solo modo per essere
autorizzati a parlarne: quello
di chiedere il perdono a un
popolo e a una umanità che
sono stati offesi a morte, tanto a morte quante sono state
le vittime di una guerra voluta proprio da chi oggi si vorrebbe addirittura rivalutare
come «il più grande statista
del secolo», dai suoi gerarchi
e dai loro seguaci più o meno
consapevoli.
Non potete parlare di riconciliazione senza aver prima
ammesso le ingiustizie perpetrate o giustificate, senza aver
provato un vero pentimento,
senza aver mostrato un reale
ravvedimento della vostra
mente e della vostra prassi
politica e senza, in una parola, avere esplicitamente sconfessato il vostro riferimento
politico del passato. La mano
della riconciliazione potrà esservi, a questo punto, offerta
solo dagli altri, da quelli che
hanno avuto e hanno come riferimento l’amore per la democrazia e per la libertà, libertà proprio nei confronti di
un regime il cui fantasma
vorreste riprendesse corpo,
voce e arroganza nell’attuale
clima politico postelettorale.
Quando parlate di riconciliazione senza le condizioni di
cui sopra, si ha il sospetto che
vi riferiate a una sorta di condizione ideale passata che sarebbe stata distrutta e che ora
si tratterebbe di ricostruire.
Ma quel passato non ha più
diritto di udienza neppure
quando viene riproposto riverniciato e ripulito insieme
con sorrisi accattivanti e ammiccanti.
Le sole cose che potete fare
per pronunciare senza ipocrisie la parola riconciliazione
sono quelle di avere il coraggio della verità, l’impegno
per la giustizia, l’amore per la
libertà (di tutti!) e l’amore per
i diritti umani e civili (ancora:
di tutti, ponendo cioè al primo posto i meno garantiti dal
sistema iniquo che ci ha governato finora e che rischiano
di esserlo ancora di meno,
stando a quello che ci fate
udire o leggere in questi giorni). Fintanto che non dimostrerete queste cose, la parola
riconciliazione sulla vostra
bocca non è che la maschera
dietro la quale voi difendete il
vostro potere economico, la
vostra arroganza politica, il
vostro disprezzo per la democrazia.
Ascoltate, sono anche per
voi le parole del profeta
Isaia: Mentre fate mostra di
pentirvi, vi preoccupate dei
vostri affari e maltrattate i
vostri lavoratori. Litigate con
violenza, urlate e fate anche
a pugni. Proprio perché vi
pentite così, io non vi ascolto. Per voi pentirsi vuol dire
far finta di essere contriti
(...). E questo vi pare significhi umiliarsi davanti al Signore? Pentirsi significa
rompere la catene dell’ingiustizia, rimuovere ogni peso
che opprime gli uomini, rendere la libertà agli oppressi e
spezzare ogni legame che li
schiaccia. Pentirsi significa
dividere il pane con chi ha
fame, permettere a tutti di
avere una casa, rispettare la
dignità di tutti, non abbandonare a se stesso il proprio simile... Allora la luce scaccerà l’oscurità in cui vivi
(...). Sarai conosciuto come il
popolo che ripara le spaccature delle mura e ricostruisce
la città per riabilitarla»
(Isaia 58, 3-7; IO; 12).
Iniziativa del Provveditore di Siena
Scuole chiuse per il
Congresso eucaristico
In occasione del Congresso
eucaristico nazionale che si
svolgerà a Siena alla fine di
maggio, il Provveditore agli
studi della città toscana, «data
la rilevanza della celebrazione» come si legge nella circolare inviata alle scuole, ha autorizzato la sospensione delle
attività scolastiche il 30 maggio per la scuola delTobbligo
e il 31 maggio per le scuole
superiori, affinché gli alunni
possano partecipare alle manifestazioni dedicate nell’ambito del congresso a «fanciulli» e «giovani».
Il moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan, avuta
conoscenza della cosa ha inviato un telegramma al mini
stro della Pubblica istruzione.
Rosa Russo Jervolino, chiedendo la revoca del provvedimento. «Sollecitiamo - si legge nel telegramma - un immediato ed energico intervento di revoca dell’autorizzazione del Provveditore di Siena
alla sospensione dell’attività
didattica. Tale iniziativa costituisce una grave inaccettabile discriminazione e contrasta con la normativa scolastica, la sentenza della Corte costituzionale e le Intese con le
confessioni religiose non cattoliche. Appare inoltre assolutamente inopportuna in un
anno scolastico già decurtato
per le elezioni politiche ed
europee».
12
PAG. 8 RIFORMA
^■11
VENERDÌ 6 MAGntn,
Il rotolo della legge
filmati americani sulla guerra
Il documento
frustrato dal contorno
I volumi di introduzione all'Antico e Nuovo Testamento pubblicati dalle Dehoniane
Due validi strumenti per avvicinarsi
allo studio e alla lettura del testo biblico
ELIZABETH E. GREEN
DAVIDE ROSSO
ombat film», il proXVgramma documentario che Raiuno ha mandato in
onda nel mese di aprile e che
proponeva immagini (di ottima qualità, tra l’altro) girate
dagli operatori della V armata
americana in Italia nel ’4445, doveva darci immagini
inedite (anche se poi alcune
tanto inedite pare non siano)
su un momento ben preciso
della nostra storia; in effetti è
cominciato tra le polemiche
ed è finito in sordina nel primo pomeriggio del 25 aprile.
Ma che cosa è capitato?
Non sono tanto le immagini
ad aver suscitato il vespaio,
quanto il commento che nella prima puntata è stato fatto
loro. La trasmissione, che
vedeva in studio, oltre al moderatore Vittorio Zucconi,
l’ex staffetta partigiana Tina
Anseimi, l’intellettuale di destra Giano Accame e l’esponente del Pds Piero Fassino,
voleva dare (a sentire gli autori) un approccio quasi da
«cronisti della storia»; ne doveva emergere un raffronto
quasi imparziale, e ne è venuto fuori quasi un’omologazione (a detta di molti) tra
vinti e vincitori, tra buoni e
cattivi. Si è voluta eliminare
la distinzione tra eroe e antagonista appiattendo quest’ultimo sul primo, ma così si è
data l’impressione di voler
fare apparire più cattivo il
buono 0 migliore il cattivo.
Brutta scelta comunicativa:
una trama del genere non
funziona neanche per un
brutto romanzo, figuriamoci
per dei fatti veri; la storia
non è modificabile, non la si
può appiattire.
Le puntate che hanno seguito la prima (molto più brevi, tra l’altro) sono state ben
più compassate e i conduttori
si sono limitati a dare alcune
coordinate storiche come introduzione ai filmati. L’effetto è stato nettamente migliore, anche perché si è usato il
documento come tale anche
se, tutto sommato, un po’
purgato da quell’effetto di
«scoop» che aveva nella prima trasmissione.
Per la puntata del 25 aprile
erano previsti collegamenti
con luoghi simbolo della Resistenza e delle stragi naziste,
da Boves a Marzabotto, da
Genova e la Gamia alle Fosse
Ardeatine. L’atmosfera è
cambiata ancora: niente sensazionalismo; in studio, insieme al conduttore Demetrio
Volcic, c’erano due storici.
La trasmissione è scorsa
sull’onda della commemorazione: sono riapparsi, inevitabili, gli schieramenti come effettivamente erano.
Nel tentativo di leggere la
storia aiutandosi con i documenti filmati, si è fatta una
«storia nella storia»; un programma che ha proposto materiali utili per poter rinsaldare o accrescere la memoria
storica degli italiani, ma che
ha attirato tutto sommato l’attenzione più per il suo modo
di porgere i filmati che per
quello che essi proponevano.
Il noto storico della chiesa
ed esponente del liberalismo teologico Adolf von
Harnack sosteneva che lo
scopo della teologia era la
«pura conoscenza dell’oggetto», il sovrappiù non era che
un dono. Nel primo dei due
libri di introduzione alla Bibbia, recentemente pubblicati
dalle Dehoniane*, Claus Westermann mette a disposizione del lettore non specialista
la sua vasta conoscenza dell’Antico Testamento, di cui il
«dono del sovrappiù» si rivela davvero generoso.
Mille anni è il tempo che
durò il cammino di Israele riferito dall’Antico Testamento, cammino che raggiunse il
traguardo nel «sol giorno»
della morte e resurrezione di
Gesù. Siamo di fronte a una
lettura squisitamente cristiana
della Bibbia ebraica: i sette
capitoli del libro seguono il
percorso dell’antico popolo di
Israele a partire dalla «storia
delle origini» e dalle «storie
dei patriarchi» fino a «dopo
l’esilio babilonese», passando
per «il popolo nomade», «la
monarchia» e «i profeti».
Westermann non esita, con
una franchezza avvincente, a
mettere davanti al lettore le
problematiche che una lettura storico-critica delle Scritture solleva: «E bene che non
soffochiamo in noi lo spirito
critico e che diciamo francamente quello che non ci va
nella Bibbia» .{p. 113); ammette che per alcuni testi (le
piaghe d’Egitto per esempio)
«non abbiamo più alcuna
chiave interpretativa» (p. 58)
e ci invita ad «attendere con
pazienza il giorno in cui ritorneranno di nuovo a parlarci» (p. 114). Tre sono i
pregi del primo volume: in
primo luogo riesce a mettere
ordine in ciò che per molti rimane un insieme di libri che
resistono a una sintesi facilmente afferrabile. Con il suo
sguardo panoramico, l’autore
ci aiuta a cogliere, per esempio, le tre parti fondamentali
dell’Antico Testamento, la
tragedia in tre atti della monarchia e i quattro momenti di
crisi della storia di Israele. Ci
aiuta a scoprire i fili che colle
Venerdì 6 maggio —
ASTI: Alle ore 21, presso
l’Archivio storico del comune, la pastora battista Lidia
Maggi parla sul tema: «“...
perché io l’annunziassi fra i
gentili” (Galati 1, 16) L’opera missionaria».
Domenica 8 maggio —
ROMA: Alle ore 16, in via
Giusti 12, si tiene una tavola
rotonda sul tema; «Ebrei, cristiani, musulmani; per una testimonianza reciproca a servizio degli uomini» che conclude l’attività di studio del
Sae. Partecipano don Vittorio Janari (responsabile della Cei per i rapporti con il
mondo islamico). Paolo Naso (direttore di «Confronti»),
Mahmoud Mansoubi (ricercatore all’Università di Pisa)
e Gianbattista Brunori (giornalista Rai).
Lunedì 9 maggio — GENOVA: Alle ore 17,30, pres,so la sala convegni della Banca di Genova e San Giorgio
(via Ceccardi 1), il past. Teodoro Fanio y Cortés parla
sul tema; «Difficoltà di comunicazione e attese dell’uomo d’oggi».
Martedì 10 maggio —
MODENA: Alle ore 15,
presso il Centro studi religiosi della Fondazione Collegio
san Carlo, si tiene un pomeriggio di studio sul tema; «A
30 anni dalla “Gaudium et
spes”». Partecipano Giuseppe Alberigo, Giuseppe Ruggieri, Raniero La Valle,
Giannino Piana. Per informazioni tei. 059-222315.
Venerdì 13 maggio —
SONDRIO: Alle ore 21,
presso il Centro evangelico di
cultura (via Malta 16), il prof.
Gianangelo Palo, psicoanalista, parla sul tema: «Etica e
sessualità: un problema di comunicazione tra modelli di
comportamento, tra convinzioni, tra generazioni».
Sabato 14 maggio — NAPOLI: Presso la chiesa valdese di via dei Cimbri il dr.
Giancarlo Rinaldi parla sul
tema: «Studio degli Atti degli
Apostoli».
Sabato 14 maggio — CATANIA: Alle ore 9, presso il
teatro Odeon, inizia la terza
conferenza annuale dell’associazione «Nuovi orizzonti»;
tra i relatori Salvatore Loria,
Gino Conte, Giorgio Spini,
Valdo Spini, Umberto Delle
Donne, Francesco Renda,
Sergio Aquilante, Giorgio
Bouchard, Paolo Ricca. Alle
ore 19,30, sempre al teatro
Odeon, Albino Montisci eseguirà un concerto di canti gospel, rock melodico, canti
medievali. Per informazioni,
tei. 095-420398.
Domenica 15 maggio —
RONCIGLIONE; Alle ore
17,30, nella sala del Collegio
(corso Umberto 30/a) la
Chiesa battista e il Comune
organizzano la «Giornata della libertà» in ricordo dell’anniversario della morte di
Martin Lutber King. Dopo un
saluto, canti sudafricani e negro spiritual eseguiti dalla corale evangelica battista di Civitavecchia, diretta da Miriam Strisciullo.
La valle del Sinai
gano le diverse epoche le une
con le altre: la nascita di un
bambino, l’importanza che rivestiva un singolo per tutto il
popolo, il motivo ricorrente
del servo sofferente.
In secondo luogo Westermann, mettendo in evidenza il nesso tra parola creativa, parola profetica e parola
incarnata, mostra come i fili
tessuti insieme lungo mille
anni si prolungano fino al
«sol giorno». Imprescindibile dunque per capire il Nuovo
Testamento comprendere le
radici e l’evoluzione di concetti fondamentali come Messia, alleanza, sacrificio.
In terzo luogo gli antichi testi vengono messi in relazione
ai problemi dell’«uomo d’oggi». Qui pesa di più il contesto originale del libro (la prima versione risale al 1957);
interessano a Westermann
dunque la questione del potere
politico, i sistemi totalitari,
l’essere umano «strumentale».
Viene sottolineato come in
Israele profezia e monarchia
sorgano contemporaneamente,
l’una essendo un correttivo
dell’altra: nonostante l’apparente sconfitta dei profeti e
della Parola da loro proclamata ad essere sconfitto dopo
mille anni, afferma l’autore,
era il popolo di Israele mentre
la Parola, rivelatasi veritiera,
non poteva essere distrutta.
Un messaggio di speranza anche per le chiese che rischiano
un’eccessiva istituzionalizzazione e un allontanarsi dal linguaggio e dalle preoccupazioni del quotidiano.
Alcune parti del libro rivelano le aree di maggiore interesse e di ricerca da parte
dell’autore: sono veri gioielli
di interpretazione la storia di
Giuseppe, il messaggio sociale di Amos, la chiamata del
profeta Isaia. Esistono però
degli scompensi: c’è appena
una pagina sulla letteratura
sapienziale, e meno di cinque
righe per il libro di Giobbe.
La seconda parte della
«Bibbia per l’uomo d’oggi»,
dedicata al Nuovo Testamento, è stata affidata a Gerhard
Gloege, ordinario di Teologia
sistematica nelle università
di Jena e di Bonn dal 1946 e
scomparso nel 1970 (è un po’
superflua la precisazione della copertina che, chiarendo la
fede luterana dell’autore, afferma che per un cattolico
«giorno dei giorni, è con il
venerdì santo, il giorno della
Pasqua della resurrezione»,
dal momento che lo stesso
Gloege scrive: «Fin dall’inizio la morte e la risurrezione
vengono intese come due momenti di un solo e unico avvenimento», p. 192).
Il libro si divide in due parti: la prima, «il giorno di tutti
i giorni» tratta questioni introduttive, inquadrando il
Nuovo Testamento nel suo
contesto storico, politico e religioso; la seconda, «la sera
di tutti i giorni» presenta, attenendosi quasi esclusivamente alla testimonianza dei
Vangeli, Gesù di Nazaret e il
Cristo della fede.
La seconda parte è divisa in
tre capitoli: (I) «la sera di
Dio» in cui l’autore, dopo una
discussione sul Gesù storico e
a partire da Giovanni Battista,
presenta Gesù come «il Pneumatico, il Portatore dello Spirito» (p. 84) che annunzia il
1)11 volu
Nell
tempo di Dio e compie dei.
gni; (II) «la sera dell’uo2;
mcui viene indagato il^
ficaio della venuta di Qr
per l’essere umano («co„?
venuta di Gesù, gli „ *
vengono invitati a respirar,,
p. 121), e (III) «la sera*
mondo» in cui Gloege, isi
randosi a Bonhòffer, affé®
che nella morte di Gesù
stenza e resa formano ua’k
divisibile unità» (p. 165),
ticolarmente utile pare iajj
scussione sul tempo del Rj
gno, sui miracoli, sul sernio«
sul monte nonché tutto l'iiin
mo capitolo sulla passione)
resurrezione di Gesù.
Gloege si sente meno
agio con lo stile discorsivi
adottato da Westermannt
non resiste alla tentazionei
citare altri studiosi senza,«
molti casi, il necessario ri
mando bibliografico. A meli
strada dunque tra un’opcti
divulgativa e un’operapn
addetti ai lavori, il libro risii!'
ta più tecnico e meno accessibile del primo volume. Inolti
esso risente l’influenza del
l’esegesi bultmanniana((i
scritto negli anni ’50) e 4
l’esistenzialismo (repiiogo entra in dialogo con il mi
to di Sisifo, neH’interpreli'
zione che ne diede Albert &
mus nel saggio omonimo),
Nonostante ciò questo lit
erudito mostra perfettameDt
come una lettura delle Sciilture alla ricerca «della pini
conoscenza dell ’ oggetto» titsce a rivelare le ricchezze di
testo e a facilitare un inconB
con la Parola vivente. Infati
come il volume precedente,
Gloege ci regala numerosi
spunti per la predicazione come per la meditazione pe®
naie. Ambedue i volumi so»
adatti sia all’uso di gruppo»
all’approfondimento del»
golo, a patto però che si»
duca il linguaggio esclusi»
in un linguaggio più adattoi
uomini e donne di oggi
(*) Claus Westermann:#!
le anni e un giorno. LaBibI»
per l’uomo d’oggi. I, AnW
Testamento. Bologna, DeiK»*
ne, 1993, pp 198, £24.000.
Gerhard Gloege:
tutti i giorni. La BibbiaF
l’uomo d’oggi. II, Nuovo
stamento. Bologna, Dehoni
1993, pp 224, £28.000.
per
DIOR
Quantunc
suto a
jjjon diritte
£0so esiste
poli: il «f
jahier e Fai
Pai paese B
ralci, più p
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so percepiti
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fois’anche ]
stesso lasci
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Le radici
scoste, spn
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riorità, forni
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lina vita; P'
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professore
1974 e nell
il tìtolo di
causa». Por
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gueiia, gic
Milano,
Un viaggio in Turingia e Sassonia
Sulle orme di Bach e Luter
culturale evangelico di Bergamo Mercoledì 31
Il Centro culturale evangelico di Bergamo
organizza una gita in Turingia e Sassonia dal
27 agosto al 1 ° settembre, sulle orme di Ba
eh e di Lutero.
Mercoledì 31
Giornata a Lipsia: Thomaskirche, Ne:'
Gewandhaus, Altes Rathaus.
Sabato 27 agosto
Ore 8: ritrovo alla stazione ferroviaria di
Bergamo per partenza in autobus alla volta
di Milano Linate, da dove si partirà alle ore
10,30 in direzione di Francoforte-Lipsia (arrivo ore 14). Ore 15; concerto del «Thomanerchor» di Lipsia. Partenza in autobus per
Erfurt; arrivo ore 17; sistemazione in albergo. Visita del duomo e della St. Severi-Kirche. Cena e pernottamento in albergo.
Domenica 28
Visita a Weimar: Herderkirche, Goethehaus, Chranackhaus (in questa giornata ricorre il festival in onore di Goethe con concerti e manifestazioni culturali) nel pomeriggio spostamento in periferia per visitare il
campo di concentramento di Buchenwald.
Lunedì 29
Visita ad Eisenach-Wartburg, casa di Lutero e Bach; nel pomeriggio visita a Weimar.
Martedì 30
Escursione a Wittenberg: Museo di storia
della Riforma, Schlosskirche; nel pomeriggio spostamento a Eisleben.
lErft"*’
Giovedì 1” settembre
Mattina a disposizione per visita a
nel primo pomeriggio partenza in auto
per l’aeroporto di Lipsia. Arrivo in
Milano Linate da dove si parte in
per Bergamo.
; Br»"“
Saremo accompagnati dal pastore
Gabrielli che si è offerto gentilmente u
guida della gita. L’albergo a Erfurt e
tegoria a 4 stelle, trattamento di mezza
sione in camere doppie; numero m'
partecipanti 40. Il costo del viaggio e
1.260.000 (supplemento per camera si S
£. 140.000).
Per prenotazioni e informazioni ri » .
si, dopo le 19, a Simonpietro Marchese
035-232965). Un versamento di ioo*f,,¡.
deve essere effettuato al momento
efial®
zione, il cui termine ultimo è il 31
Ai partecipanti verrà consegnato nna
di approfondimento.
11 viaggio è organizzato in collabon
con l’agenzia Sabtur di Bergamo.
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maggio 1994
PAG. 9 RIFORMA
L)n volume di saggi offerto allo studioso in occasione del settantesimo compleanno
f^leirattìvità dì Enea Balmas lo stesso rigore
per la storia valdese e la letteratura francese
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Quantunque sia nato e vissuto a Milano, si può a
buon diritto tracciare il perLo esistenziale e ideale di
M Balmas entro questi due
noli' il «passe» di Piero
Jatiier e l’aula della Sorbona.
Dal paese Balmas ha tratto le
radici, più profonde ed essenàali di quanto abbiano spesso percepito molti di coloro
che lo hanno incontrato sul
loro cammino e, chissà,
fois’anche più di quanto egli
stesso lasci intendere; non a
caso infatti proprio qui ha
scelto di trascorrere i suoi periodi di ritiro e di lavoro, sullamodesta ripa di Ciabrand e
non in Engadlna, Brianza o
Riviera di Levante.
Le radici sono sepolte, nascoste, sprofondano nel silenzio del passato e delPinteriorità, forniscono linfa e vita
al pensiero e all’attività, premessa di creatività e di impegno, ma non bastano a fare
lina vita; per realizzare una
vocazione occorre la fatica
del pensare e del lavoro, occorre realizzare con metodica
perseveranza quello che si è
programmato come senso
della propria vita; a questo è
appdato in Sorbona dove
Balmas ha insegnato come
professore associato fin dal
1974 e nell’89 vi ha ricevuto
iltìtolo di dottore «honoris
caosa». Forse già lo pensava,
vi puntava quando nel dopognctra, giovane studente a
Milano, lanciava la rivista
Agrippa D’Aubigné (1552-1630), poeta figlio di un nobile ugonotto
scuole di quartiere, dei professori valdesi del Collegio
di Torre Pellice e delle scuole secondarie italiane fino
agli universitari, i Revel e i
Baridon, per non menzionare
che quelli del suo primo apprendistato.
Carriera universitaria, la
sua, segnata da scadenze ravvicinate; laureato nel 1950,
libero docente nel 1954, insegna a Parma poi a Padova
e Verona per tornare nella
sua Milano nel 1975 dove in
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riconoscimento
la«ecasione del suo settantesimo compleanno è stato offerto a Enea Balmas un volume di studi* sotto il titolo Parcfiun et rencontres, patrocinato da un comitato d’onore che
euniprende i maggiori esponenti del mondo accademico
i iHiia e non. Centoquattro contributi di studiosi, colleghi,
nllfevi die ripercorrono tutto l’arco della letteratura france'c dal Cinquecento all’età moderna.
*Jmpobsibile dare conto di questo universo critico in cui si
“tacciano l’indagine erudita, l’annotazione marginale, la
*®Ì>pttj!. di un dettaglio trascurato, l’intuizione di una nuo’■ pivia di ricerca. Di interesse per la vicenda valdese il
torttnbuto di Jean-Daniel Candaux, «Miettes de biblioiPuphie vaudoise», che segnala tre opuscoli attinenti alla
^ha valdese, due riferiti alle «Pasque piemontesi» e un
poema di Paul Appia, il pastore di origine valdese poi
“ftancoforte sul Meno, padre di Giorgio e Henri.
et Rencontres. Mélanges de langue, d’histoire et
'^érature française offert à Enea Balmas. Tome 1; Moyen
^•Xyn siècle; Tome II: XVIII siècle-XX siècle, p. 1637, Paris,
ursona» o sul cantiere di
caricava solitario le
“fella decauville? Forche ’ quand’an
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gjf® compimento la lunItjhp di una gen
zzata per secoli,
giij I ““"“^vato in quella linrtn^ ungua dell’Europa
Ne' universo cul
lafj P“^riava a compimento
dei «régents» delle
segna e dirige l’Istituto di
lingue neolatine. A caratterizzare la sua attività di docente è però un fatto, che ha
rilevato molto acutamente
Robert Garapon nell’elogio
pronunciato in occasione del
conferimento della laurea honoris causa: la sorprendente
attività di editore e organizzatore di cultura. Balmas
fonda r«Association culturelle italo-française» a Parma, dove insegna, il «Centre
culturel italo-français» a Padova, che poi presiede, l’Istituto di Letteratura francese a
Padova e di Lingue straniere
a Verona, la rivista «Studi di
Letteratura francese», di autorità ormai indiscussa, che
PROTESTANTESIMO IN TV
Domenica 8 maggio
ore 23.35 circa - Raidue
Replica: lunedì 16 maggio
ore 9 circa - Raidue
e 8%©: chi paga e perché?
dirige. Capacità organizzativa e promozionale che gli
vale, insieme alla qualità dei.
suoi studi critici, la nomina a
presidente dell’«Association
internationale des études
françaises», carica che Balmas riempie di contenuto con
la promozione di ricerche, di
edizioni, l’organizzazione di
incontri internazionali, di cui
restano memorabili quelli su
«Ronsard et l’Italie» e «Montaigne et l’Italie».
Questi caratteri si ritrovano
coerenti anche nell’ambito di
un campo molto specifico di
studi, quelli della storia valdese. Chi si troverà a dover
tracciare, in chiusura del secolo, il bilancio dei nostri
studi in tema di realtà valdese
non potrà esimersi dal notare
che la seconda metà del secolo è stata caratterizzata, al di
là della pubblicistica di divulgazione, di circostanza,
dalla sintesi della Storia dei
valdesi del 1974, da due fenomeni diversi ma egualmente significativi: la rilettura
delle fonti e la riscoperta della dimensione internazionale
del fenomeno valdese.
A entrambe queste nuove
impostazioni è legato in modo indissolubile il nome di
Enea Balmas. Con tenacia
Balmas ha condotto la sua
battaglia, nella Società di studi valdesi del cui seggio è
stato a lungo membro autorevole, e presso la Claudiana
per l’edizione degli storici
valdesi dell’epoca classica,
mettendo a disposizione degli
studiosi prestigiosi volumi in
edizioni esemplari per cura
formale e ricchezza di contenuto; alla stessa sua insistenza si deve se abbiamo ora in
edizione critica già due dei
codici ginevrini sotto il titolo
di Vergier de Cunsolìacion e
Veruez
Ma ben oltre l’edizione
impeccabile è stata illuminante la presentazione che
Balmas ha fatto di questi
scritti, che solo un profondo
conoscitore del XVI secolo
era in grado di fare. Da queste presentazioni, veri e propri saggi storiografici, emerge con chiarezza la prospettiva europea del valdismo
dell’età moderna: una presenza europea diversa da quella
medievale (anche quella scoperta e valorizzata nel dopoguerra dal Molnàr), non geografica ma culturale; i valdesi
sono presenti alla coscienza
europea come realtà essenziale e di conseguenza le valli valdesi non si debbono più
leggere nella dimensione localistica del ghetto, di un
mondo chiuso, isolato, la piccola patria degli anni ’30 (pur
reale e carica di passione anche quelTimmagine). Sono
una delle tante piazze su cui
si gioca il destino della fede
riformata europea; e sono tali
perché costituiscono di fatto
una delle province ugonotte
della Francia di Enrico IV e
di Luigi XIV.
Da San Germano alla Parigi del Grand Siècle è l’altro
percorso di Enea Balmals,
quello che ha fatto compiere
alla nostra storiografia. Anche questo è un lungo cammino fatto di lavoro, pazienza, tenacia, da quando Albert-Marie Schmidt segnalava in suo saggio del 1967 «un
grand érudit italien de confession vaudoise. Enea Balmas, qui écrit aussi délicatement le français que l’italien» come promettente cinquecentista. Il ricordo di quel
critico ugonotto si impone,
per una singolare affinità:
acume nel percepire oltre le
pieghe del pensiero, singolare cura formale, protestanti
«di souche» e affascinati dalla grande stagione letteraria
ugonotta, il secolo di Agrippa
d’Aubigné. A saperla seguire, quale pista affascinante di
riflessione costituirebbe questo fascino del barocco sull’
animo ugonotto! Classico è il
Grand Siècle, Bossuet e i
giansenisti, loro sono affascinati dalla forza creatrice della
parola, e la parola letta non
nella formulazione lineare,
cartesiana, ma nella esplosione violenta del suo farsi, nella
ricchezza delle forme, nella
complessità di un dire che dà
forma al mondo. Ma questo è
un altro discorso.
Per oggi ci associamo agli
auguri che amici e lettori formulano a Enea Balmas in
questa occasione con gratitudine per quanto ci ha dato sin
qui e ancora ci darà.
Una scena da «Fanny e Alexander» (1983)
Libri
A colloquio con Bergman
Se il fine del grande artista è quello di stupirci, di suscitare
emozione e meraviglia, il regista Ingmar Bergman (che è regista anche, se non in prevalenza, di teatro, ma per ragioni linguistiche a noi questo aspetto sfugge), in un recente libro-intervista* smentisce ancora una volta le aspettative, e si dimostra
personalità multiforme e complessa. A colloquio con Olivier
Assayas, critico e regista a sua volta, e Stig Bjòrkman, cineasta
e scrittore, l’autore scandinavo racconta di come si accostò al
cinema, dei suoi primi film e drammi, ideati quand’era poco
più che adolescente (il primo film. Crisi, è del 1946, quello che
gli darà notorietà intemazionale. Sorrisi di una notte d’estate,
del ’55), del rapporto con i genitori, della ricerca sui rapporti
interpersonali. Va precisato che per chi abbia visto II settimo
sigillo e II posto delle fragole. Sussurri e grida e Scena da un
matrimonio, fino a Fanny e Alexander, non si tratta certo di rivelazioni nuove. Bergman stesso le ha raccolte nei due libri autobiografici {Lanterna magica e Immagini, pubblicati da Garzanti nel 1987 e 1992); la novità è qui rappresentata dall’accento che il regista mette non sui grandi angosciosi problemi, non
sulla sua vita privata e sulla ricerca (in fondo fallita) di Dio, ma
sull’attività del film e del palcoscenico come prassi quotidiana,
quasi come artigianato, come processo di continuo aggiornamento in cui la materia si crea e si disfa, si arricchisce e si contraddice. Una nuova luce attraverso cui riconsiderare l’incomunicabilità, la sofferenza degli individui e la sua fisicità.
(*) Olivier Assayas-Stig Bjòrkman: Conversazione con Ingmar
Bergman. Torino, Lindau, 1994, pp 105, £ 16.000.
Il massacro di San Bartolomeo (23,24 agosto 1572)
IVISTE
Molto più che recensioni
Giunta al quarto anno di pubblicazione la Rivista dei libri
(edizione italiana in parte ricalcata sulla «New York Review of
Books» in parte elaborata in Italia), affronta una decina di argomenti forti, a partire sì da volumi di recente uscita ma prendendosi la libertà di spaziare su libri analoghi, sui precedenti
degli stessi autori, su collegamenti e rimandi di completa responsabilità del recensore. Va detto, peraltro, che il recensore
è, nella quasi totalità dei casi, un autore con la maiuscola a sua
volta, uno specialista in materia a cui si chiede un vero e proprio saggio che entri il più possibile «in dibattito» con l’opera
di cui si tratta. Così, tanto per fare un esempio tratto dal numero di aprile*, il saggio di Franco Brevini sulla raccolta completa delle poesie di Pasolini {Bestemmia, Garzanti, 1993) non si
limita a una presentazione ma entra nel merito del posto occupato dalla lirica (e in particolare da quella «di impegno civile»)
dello scrittore e regista nella cultura italiana, dell’illusione che
egli, fra gli ultimi, aveva, «secondo cui allo scrittore è dato intervenire “en poete” e il mondo può essere cambiato dalle metafore e quindi dall'arte e dalla letteratura»: bastano poche righe per verificare quanto attuali siano le problematiche. Gli altri testi contenuti in questo numero svariano al di là dei libri
stessi: un ampio discorso critico viene fatto intorno al film
Schindler’s List, viene pubblicata un’intervista postuma allo
storico dell’architettura Manfredo Tafuri, recentemente scomparso, come pure un carteggio tra Vàclav Havel, drammaturgo
e presidente della Repubblica ceca, e il Premio Nobel per la letteratura Josif Brodskij a proposito del postcomunismo; va ricordata anche, come caratteristica, che la Rivista dei libri ha
raccolto dall’originaria pubblicazione americana la predisposizione a far dialogare le scienze umane e la letteratura con le
scienze esatte, dialogo tuttora in ritardo in Italia.
(*) La Rivista dei libri. Milano, Rcs-Rizzoli. Un numero £ 8.000.
Abbonamento £ 63.000 (11 numeri), presso Fsm divisione editoriale,
via Padova 55, 10152 Torino.
14
PAG. 1 O
RIFORMA
VENERDÌ 6 MAGQ^^
L'etica che ci deriva dalla comprensione dell'Evangelo è etica della responsabilità
I.. d:ll:_________________X :i à:
La Bibbia per me non è il «papa di carta»
ULRICH ECKERT
Sono uno dei 65 pastori,
pastore e diaconi firmatari della dichiarazione sui diritti degli omosessuali. L’ho
firmata a titolo personale dopo una lunga e sofferta riflessione, non impongo a
nessuno di pensarla come
me, e spero di poter imparare
qualcosa anche dalle numerose critiche che vengono pubblicate sul suo giornale. Vorrei illustrare le motivazioni
che mi hanno spinto a firmare coscientemente, e non per
conformarmi a una nuova
moda morale, tale dichiarazione che comunque non
considero il non plus ultra in
materia, neanche dal punto di
vista teologico. Quanto segue
non esige né completezza né
vuole esprimere alcun senso
di superiorità nei confronti di
chi critica con parole chiare:
mi sento chiamato a contribuire all’ampio dibattito tra
protestanti di varie provenienze, dibattito in cui a mio
avviso l’argomento degli
omosessuali è come la goccia
che ha fatto traboccare il vaso che conteneva ben altre tematiche (per esempio il contributo del fratello Cicchese).
In primo luogo va chiarito
l’approccio alla Bibbia che
per me non è il papa di carta
bensì fonte assolutamente
primaria del messaggio di liberazione e di salvezza per
tutti gli esseri umani: non è
vero che i «protestanti storici» vi si riferiscano solo
quando fa loro comodo. Per
me personalmente sono state
proprio la lettura della Bibbia
e la graduale comprensione
del suo messaggio centrale
che hanno fatto superare la
disapprovazione che provavo
nei confronti di chi divorziava o di chi viveva l’omo.sessualità, per nominare due
esempi che vanno trattati su
due livelli diversi. So che secondo Marco 10 Gesù proibisce il divorzio, e che in Romani 1 Paolo cita l’omosessualità come obbrobrio agli
occhi dei credenti e di Dio:
non ignoro tali testi, ma mi
accorgo che il messaggio salvifico, non solo nel Nuovo
ma anche nell’Antico Testamento, non enfatizza la legge
bensì in primo luogo libera,
affranca dalla lontananza da
Dio alla vita. E ciò significa
che la tanto invocata verità
non sta in primo luogo nel
comportamento etico bensì
nella fiducia nella grazia immeritata di Dio.
Mi dispiace dover osservare come non solo nella dottrina cattolica ma anche in
molte comunità protestanti di
diverse denominazioni, la più
cattiva manifestazione del
peccato venga sempre individuata nell’ambito della sessualità, quasi fossimo fermi
alle affermazioni di Agostino
d’Ippona secondo cui il peccato originale veniva trasmesso mediante l’atto sessuale, atto che pur restando
peccato si salvava solo perché cooperava alla creazione
continua di Dio.
Nella dichiarazione firmata
si fa esplicito cenno alla distinzione tra «unioni stabili»
tra omosessuali da un lato e
matrimoni dall’altro: e ciò
avviene per ovvi motivi, motivi che riguardo al matrimonio si possono trovare ben affermati nel testo ecumenico
sull’indirizzo pastorale dei
matrimoni interconfessionali
(testo presentato al Sinodo
valdese-metodista ’93 e attualmente in fase di verifica
nelle comunità). Mi meraviglio perciò quando leggo che
avremmo intaccato la dignità
del rapporto uomo-donna,
l’ordine alla procreazione,
ecc.; ammetto che mi sarebbe
piaciuto se nella dichiarazione circa l’omosessualità si
fosse trovato un forte cenno
alla salvaguardia dell’integrità familiare, soprattutto là
dove essa viene minacciata
da relazioni e rapporti omosessuali come eterosessuali,
ed esprimo il mio chiaro no
all’idea di introdurre un matrimonio religioso anche per
omosessuali! Malgrado questo, e nonostante il richiamo
a tutelare il nostro corpo quale tempio dello Spirito Santo,
non trovo nella Bibbia delle
indicazioni che mi permettono di arrogarmi il diritto di
condannare chi vive la sua
sessualità in maniera responsabile come omosessuale.
Ritengo importante rispondere alle critiche secondo cui
la firma della dichiarazione
sopra nominata farebbe intravedere una separazione tra
religione e morale; questa accusa va respinta in quanto assolutizza soprattutto dei valori morali di un’epoca storica,
anche se essi sono frutto della
teologia sia ebraica che cristiana di allora. E molto più
Questo dibattito
Il pastore Giuseppe Piccolo, del Comitato di coordinamento delle Chiese evangeliche pentecostali, ha scritto
una lettera circolare alle chiese evangeliche aderenti alla
Federazione (vedi Riforma n. 75, pag. IO). Il pastore Piccolo, esprimendo la propria «perplessità» circa la «dichiarazione di 65 pastori e diaconi» in appoggio alla raccomandazione del Parlamento europeo sui diritti degli
omosessuali (vedi Riforma n. 9, pag. 2) ha chiesto di
«chiarire approfonditamente e senza equivoco quale sia la
posizione delle chiese a cui i sottoscrittori appartengono
nei confronti dell’omosessualità e delle convivenze degli
omosessuali. Questo al fine di togliere il turbamento in
molte coscienze...».
Nei numeri scorsi abbiamo pubblicato gli interventi del
prof Paolo Ricca (Riforma n.I6, pag. IO), della pastora
valdese Maria Bonafede e di Baldo Conti (Riforma n. 17,
pag. IO) pubblichiamo ora gli interventi del pastore Ulrich Eckert della Chiesa luterana di Milano, del pastore
Giovanni Conte della Chiesa valdese di Roma (via IV Novembre), del professore Bruno Corsani della Facoltà valdese di teologia e di Luciano Kovacs e Roberto Pretto di
Torre Pellice.
Abbiamo ricevuto numerosi altri contributi. Li pubblicheremo nei prossimi numeri. Raccomandiamo solo a
quanti vogliono intervenire, se possibile, di contenere il
loro scritto in 30 righe dattiloscritte. Per permettere a
tutti di esprimersi! Grazie.
facile gridare allo scandalo
morale-sessuale che tenere
conto del mutamento della
valenza teologica del trattamento dell’omosessualità;
quando l’omosessualità era
collegata, ad esempio, alla
prostituzione culturale pagana, è ovvio che venisse messa
al bando; quando l’omosessualità veniva spiegata solo
come aberrazione contro la
natura e come frutto della trasgressione, è chiaro che non
potesse essere condivisa: non
nego che simili cose si possano verificare anche oggi; non
posso però tenere i paraocchi
quando le scienze bibliche,
mediche ed etiche evidenziano diversi approcci possibili a
questa complessa tematica.
La massima biblica e religiosa in materia etica resta per
me la chiamata alla libertà in
responsabilità, e questo vale
tanto per l’uso di anticoncezionali all’interno di un matrimonio cristiano, quanto per
la convivenza duratura e consapevole tra due persone
omosessuali (anche se non
considero assolutamente di
pari livello, anche teologico, i
due esempi): riaffermo dunque che fede e scelte etiche
non vanno scisse.
Infine non riesco purtroppo
a far finta di non sapere niente
degli omosessuali massacrati
nei campi di concentramento
della mia patria o dei ragazzi
derisi e umiliati a causa delle
loro tendenze .sessuali.
È soprattutto per questi
motivi che ho sottoscritto la
suddetta dichiarazione che riguarda il rispetto di tutti gli
individui davanti alla legislazione statale, e non l’equiparazione teologica tra matrimonio eterosessuale e convivenze omosessuali stabili.
I credenti e le battaglie per la libertà
Con le minoranze
BRUNO CORSAMI
da censura (per
Sono uno dei 65 che hanno
firmato, a titolo personale, la lettera al Parlamento
europeo di Strasburgo, per
incoraggiarlo nei provvedimenti contro l’emarginazione
sociale degli omosessuali.
Quando ero studente, conoscevo dei giovani che si vantavano di organizzare delle
«spedizioni punitive» contro
di loro (menando, dicevano,
botte da orbi).
Anche senza arrivare a
quegli estremi, gli omosessuali sono una categoria
spesso emarginata socialmente e criminalizzata: se
posso fare un paragone, come
succedeva ai lebbrosi, alle
streghe, poi agli ebrei e ai
valdesi, poi in tempi più recenti ai preti spretati o irretiti
Buonaiuti), ai neri,
ziat. e ad altri che han„oi
colpa di non essere uguali,
la maggioranza. *
Prendere posizione co».
1 emarginazione sociale 1
vuol dire condividere È *
me al tempo dei referend!
sul divorzio e poi sull’aC
Molti credenti che — *
erano
tran votarono a favore
perii
Prosegui
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Mello i
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OIUSEP
conoscerne il diritto a chini
aveva la stessa opinione. Pm;
siamo essere contrari per j,
stessi, ma non possiamo 4|bligare chi non è contrario t aver
non avvalersi della possibiijJ^I /era i
di divorziare.
Chi ha ™ciutolaliJj^Xia
dei figli di Dio non puòin^ ®
associarsi a tutte le battagliti"
di libertà a favore di uominh ^
donne che costituiscono un ^
minoranza. *
La dichiarazione dei
Noi siamo
65 pastori
d'accordo
LUCIANO KOVACS
ROBERTO PRETTO
Ci sentiamo in dovere di
contestare il concetto di
condanna morale che viene
esplicitata lucidamente nel
documento approvato dall’
Alleanza evangelica italiana
(Aei) nei confronti della risoluzione del Parlamento europeo che chiede la regolarizzazione delle convivenze omosessuali. Molti degli articoli
apparsi su Riforma riferiti
all’omosessualità celano a
stento la loro omofobia. Tanto è vero che troppo spesso
Come possono i credenti moderni continuare a essere il «sale della terra»?
Sono preoccupato per il mutare dei costumi
GIOVANNI CONTE
Si moltiplicano, su giornali
e riviste di chiesa e non,
prese di posizione, dichiarazioni, pronunciamenti a proposito di tutto e di tutti. Decisamente il nostro protestantesimo è preparatissimo! Ultima, o penultima, di queste
prese di posizione è la ormai
nota «dichiarazione dei 65» a
proposito della proposta fatta
dal Parlamento europeo di dare un qualche riconoscimento
giuridico agli omosessuali
conviventi, ipotizzando la
possibilità che le coppie omosessuali possano adottare dei
figli. I 65 pastori e professori
firmatari di tale dichiarazione,
definiti «non tra gli ultimi»,
senza dubbio con garbato autoumorismo, nel corso di una
recente puntata televisiva di
«Protestantesimo», hanno ritenuto di dover intervenire,
prendendo posizione a favore
delle proposte «europee»; non
necessariamente adatte a celebrare l’anno della famiglia.
In un articolo apparso sul
periodico battista «Trastevere
comunità» (n. 15), intitolato II
disordine sessuale pretende
copertura e garanzie giuridiche, A. Ramirez sottolinea come anche solo dal punto di vi.sta giuridico l’operazione che
viene fatta passare come acquisizione di diritti civili sinora negati a una minoranza discriminata non può nascondere il fatto che «situazioni radicalmente diverse, originate
da .situazioni e presupposti diversi, non possono es.sere re
golate da norme identiche o
analoghe (...) Sul piano etico
(e, per i credenti, anche teologico) la cosa più inquietante è
che tra coloro che subito hanno piaudito all ’infelice proposta non ci sono .solo i libertini, (...) ma troviamo anche,
così la stampa ci fa sapere,
un drappello di protestanti
(che per!) in questo caso non
protestano) e precisamente 65
fra pastori e diaconi battisti,
luterani, metodisti e valdesi».
Diciamo subito una cosa:
nessuno, né fra gli «ultimi»
né fra i «primi», ha ancora
mai potuto convincere, Bibbia alla mano, che l’omosessualità, in qualsiasi forma,
possa considerarsi, anche soltanto di sfuggita, espressione
del piano del Signore per la
vita dell’uomo e della donna.
Al contrario, l’omo,sessualità
è chiaramente posta al di fuori di questo piano. 11 pastore
Nisbet, il vecchio leone, non
ha mancato di ricordarlo su
uno degli ultimi numeri di
«Riforma» insieme ad altri.
Certo, ci si è affrettati a precisare che non si deve parlare
di matrimonio ma di convivenza e che, forse, la questione dell’adozione di figli non
manca di far problema. Ma il
fatto rimane: alcuni fra noi
sono pronti a dare la loro approvazione alla legislazione
ipotizzata. Ed è noto che alcuni ritengono che l’omosessualità sia conciliabile con
r Evangelo.
Si badi bene: non preconizzo assolutamente una «caccia
alle streghe» né nei confronti
degli omosessuali né nei confronti di chiunque altro. Ma
non è possibile dare anche
soltanto l’impressione che la
chiesa nel suo insieme condivida la posizione dei «65».
Questo non perché non piace ad alcuni, ma perché non
corrisponde alla realtà e soprattutto perché l’Evangelo ce
io impedisce. Data la delicatezza della questione e la sofferenza che causa anche
all’interno delle nostre chiese
sarebbe forse più saggio riflettere veramente a partire
dal messaggio biblico, a quello che il Signore aveva in
mente creandoci maschio e
femmina. A poco può servire,
in questo caso, il ricorso a testi biblici che, già scarsamente o punto rilevanti per il problema che ci interessa, lo sono ancora meno se trattati in
chiave psicologica, come è
avvenuto in un articolo apparso su «Gioventù evangelica»
e intitolato significativamente
Non aver paura di essere te
stesso (n. 145, pp 28-32).
In ogni modo ciò che mi
preoccupa di più, perché riguarda un campo ben più vasto di quello di una singola
scelta etica, è la tendenza ad
affidare a quelle che vengono
definite «le istanze» della
chiesa il compito di prendere
posizione, a ritmo continuo,
su qualsiasi tema di qualche
rilievo, ecclesiastico-teologico e non. Ora: che cosa sono
(o chi sono) queste istanze? I
pastori e i professori di teologia (ma non erano «laici come tutti gli altri»)? la Tavola?
le varie commissioni? le assemblee distrettuali e di circuito? il Sinodo? Quali di
queste «istanze» non esula
dai suoi compiti istituzionali,
specialmente se nessuno le ha
dato un mandato specifico
per una specifica presa di posizione?
Anche qui non si tratta di
caccia alle streghe, ma un richiamo a maggior misura e
senso del nostro reale spessore spirituale vai forse la pena
di darcelo a vicenda. E questo
a mio avviso vale specialmente per i pastori: essi si
trovano spesso di fronte al
dovere di dire da parte del Signore ciò che le chiese non
hanno voglia di udire, ma non
possono dimenticare di far
parte di una famiglia di credenti della quale sono chiamati a sentirsi solidali, anche
quando una data presa di posizione, specie se non chiaramente giustificata, può recare
inutile scandalo.
Altra cosa preoccupante è
la progressiva rinuncia a qualsiasi tipo di disciplina, nell’
ambito delle nostre chiese, nel
nome del «non giudicare» c,
peggio ancora, del «mutare
dei costumi», questo nuovo
metro onnipresente, ormai,
anche in documenti ufficiali e
semiufficiali.
Andando avanti così, se il
Signore ci lasciasse fare, è
difficile dire quali saranno le
decisioni che prenderemo in
un futuro prossimo e medio. È
proprio così che possiamo essere «sale della terra»? Mi
permetto di dubitarne.
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agli/alle altri/e, bensì cot
colui 0 colei che si accoppi
con un’altra personadelli
stesso sesso tralasciando,
chissà perché, l’aspetto affettivo che caratterizza qualsinsi
relazione. [
Come sempre, si citanoi
sproposito i comportameli
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sapere che è infinito e privoi
tabù il loro modo di esprime
si, nel tentativo di gettate«
ponte fra omosessualità«
animalità viste come «espressioni di contro natura»(MFoucault). L’omosessmlitàè
una delle tante realtà nari
e non un problema: semmai >
problemi insorgono nel __________
menti di chi si arroga il diri» palchemoi
di decidere 0 di condanni» tìoVEyjj
merito all'omosessualitàW
della loro appartenenza
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Dio non fa differenze In »
alle scelte individuali IS®
mate dall’amore. Gesù»®'
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mettere in discussione la »?
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Perché continuare
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dividuali di chi ha sapu»
vivere nella menzogna
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damentale riconoscere .
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e all’alterità.
«La fede in gniiiii
la possibilità di non nar ■
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(Demur in GiovenWJ^^
lica n. 145). Su
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15
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,omaggio 1994
prosegue il dibattito tra i lettori sui motivi di divisione tra le chiese evangeliche
['autorità della Bibbia e i rapporti ecumenici
4, del nostro settimana
^■ffrntello Marcello Cicchese, in rispoaun articolo di Paolo Ricca (n.ll,
ha sollecitato un confronto tra
«angelici italiani appartenenti alle
t.L «storiche» sui motivi di divisione
■ chiese evangeliche in Italia
ritardato (o impedito?) lo
i divo,.
3nno^
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itrario -r ^ verità vi farà liberi»
issibili^l^era il motto biblico
Ije) grande incontro degli
a libeitì evangelici a Firenze che, alpuò no]quest’anno, non si farà.
MttagH[^ verità ci ha liberati e sca
svolgimento del raduno evangelico previsto per Pentecoste.
Sull’argomento, che si è intrecciato
col dibattito circa la presa di posizione
di 65 pastori e diaconi sui diritti umani
degli omosessuali, sono intervenuti
Paolo Spana (n. 15, pag. 4), Ornella
Gaetano Stillitano e Herbert Anders (n.
Per riprendere l'iniziativa
16, pag.Il), Elisa Baglio Maisto, Emanuele Fiume e Alfredo Sonelli (n.l7,
pag. 11). Intervengono ora il pastore
Giuseppe Platone e Mirella Argentieri
Bein.
Il dibattito prosegue con la solita raccomandazione a chi desidera intervenire: essere breve.
dizi drastici, ritengo sia doveroso documentarsi sui singoli
problemi (nel caso specifico
considero tuttora attuale il
ÜIU8EPPE PLATONE
roniinii
onout
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andarne!
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elalep^
in mille direzioni diverlontane, spesso in contraI, Tutto procedeva abba_jza bene nel lavoro di orpnizzazione di Pentecoste
■54 poi, all’improvviso, qualcosa si è rotto: il diavolo ci ha
messo la coda. Sicché prudentemente (sono tra quelli
die hanno votato per il rinvio) non si è più voluto dar
vitaaquesto incontro in quelladatache appariva ormai
pericolosamente vicina.
Ci siamo resi conto che i
problemi (anche economici)
aumentavano ogni giorno insieme alle critiche. Il tutto è
stato lanciato sull’onda di un
grande, sincero entusiasmo,
maltempi si sono rivelati
stretti; occorreva certamente
pi) riflessione, organizzazione, coinvolgimento delle
cinese. Anche il proposito di
rinviare questo tipo di incontro allasettimana della libertà
tó’hSpresta il fianco a nuove critiche; suona infatti più
comeitiiziaiva della Fcei alla
qu^e gli altri sarebbero invitati, che non promossa in mollo paritario; e poi dalle valli
v#esicome reagiranno se
1 incontro si accavalla in
piche modo al XVII Feb«0? E via dicendo.
Sono ancora molto amareg!®o di tutta questa situazio® ma credo che lo sarei anwradipib se il Comitato
promotore avesse dqjvuto presentare, il giorno dopo, un
conto estremamente salato alle chiese. Malgrado questa
prima plateale caduta, resto
convinto dell’importanza per
il nostro paese di dare vita al
grande incontro nazionale del
mondo evangelico.
Riprendere in mano questa
iniziativa riducendo al minimo i rischi significa rispettare, almeno, tre condizioni: fare una riflessione più approfondita sull’evento sia a
livello locale sua nelle grandi
assemblee (Sinodo, Assemblea Fcei, Assemblea battista,
convegni di chiese); avere un
comitato organizzativo più
ampio e rappresentativo delle
varie componenti dell’incontro nazionale degli evangelici; avere uno staff organizzativa che inizi a lavorare al
progetto concreto almeno un
anno prima con una persona,
dislocata a Firenze, che ci lavori a tempo pieno.
Questa prima esperienza
del Comitato promotore di
Pentecoste ’94 resta comunque preziosa. Se avessimo
avuto più coraggio e meno
critiche al vetriolo nella fase
attuativa forse questa discussione si sarebbe potuta fare
«post eventum». Non credo
che dobbiamo lasciarci paralizzare dalle difficoltà. Certo
ognuno può starsene nel proprio angolino a coltivare le
proprie convinzioni in materia di fede demonizzando chi
la pensa diversamente: è uno
sport molto praticato.
Oppure possiamo accettare
la sfida di uscire dai nostri
ambiti protetti per lanciare in
a
ri
ir valli
)ppia?h
jlasim
)ia in»**
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10 foni
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re-f,
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^DIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
; Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mau¡“aGirolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca NeW, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo RicGiancarlo FÌinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pierval™ nostan. Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru.¿pPslagno
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st.!2?****OSI2IONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
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BBttlmanale aitarla con L Veo tMla valli vakleal:
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ioni; millimetro/colonna £ 1.800
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!**feii
Z '' 'ia'la ’«stata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
^«dinaZ I responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
l^“®'’”’ata 5 marzo 1993.
aprile 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMC Nord,
'*>1144/11 di Torino mercoledì 27 aprile 1994.
sieme, come popolo evangelico, una parola di speranza riferita a Cristo insieme a ciò
che cerchiamo di fare ogni
giorno in campo sociale, assistenziale, culturale. La grande
diversità che esiste nel mondo evangelico di opzioni e di
impostazioni non deve impedirci, anche a livello locale,
di cominciare a lavorare per
un incontro più ampio all’insegna della concordia e della
testimonianza al Risorto.
Spendiamo molte energie,
noi federati, nell’ecumenismo
con il mondo cattolico dimenticando quelli di casa nostra. Il rinvio di Pentecoste
’94 è anche un campanello
d’allarme per tutto il mondo
evangelico che non sa o non
vuole incontrarsi per offrire,
insieme, una testimonianza di
libertà e di speranza cristiana.
Riprendiamo quindi il discorso anche e soprattutto a livello locale, Firenze ci aspetta.
Riprendiamo
il confronto
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Nonostante Paolo Spanu
abbia già replicato alle
affermazioni di Marcello Cicchese (v. n. 13 e 15 di Riforma) con argomenti che mi
trovano del tutto consenziente, desidero riprendere il discorso in quanto la contrapposizione tra lettura letteralista e storico-critica della Bibbia, come già osservato da
Luciano Deodato, sicuramente «taglia trasversalmente le
denominazioni evangeliche»
e quindi interessa tutti.
Personalmente, nel passaggio tra il primo e il secondo
tipo di lettura, ho conosciuto
crisi e lacerazioni, ma successivamente un senso di liberazione: ostacoli alla fede che
mi sembravano insormontabili venivano rimossi. Non posso quindi condividere l’assioma di Marcello Cicchese secondo cui «tutte le altre letture [all’infuori di quella letterale] sono riuscite a corrompere il messaggio cristiano».
Esistono però certamente
dei pericoli in ambedue le posizioni se non ci si studia di
conoscere la Bibbia al fine di
individuare e tenere ferme le
linee portanti del messaggio.
In caso contrario si può giungere da un lato a impedire alla donna di parlare nelle assemblee (e perché non a imporle il velo come dice chiaramente Paolo in I Corinzi
11,5 e 13?) e dall’altro a formulare le teorie di Tutta Voss.
Mi rendo conto di riprendere argomenti già tanto sviscerati ma mi sembra che il
mancato incontro di Firenze e
il recente dibattito sulla cristologia ci obbligano in un
certo senso a ricominciare da
capo. A questo scopo non sarebbe però un buon inizio
parlare di «norme etiche volute da Dio», espressione che
richiama il concetto cattolico
di casistica dei peccati. Piuttosto, prima di emettere giu
volume edito dalla Claudiana
Omosessualità e coscienza
cristiana, con prefazione di
Paolo Ricca).
In definitiva l’atteggiamento giusto non può essere la
denuncia e il distacco, ma un
paziente e fraterno confronto
all’insegna dell’umiltà.
Gesù unico
mediatore
Secondo la Bibbia l’istituzione sacerdotale era un ministerio che riguardava la sola
tribù di Levi, non trasmissibile ad altre tribù di Israele. Era
un ministerio profetico che
sarebbe cessato con l’avvento
del Messia, cioè Gesù Cristo,
sommo ed eterno sacerdote, il
cui ministerio è unico, insostituibile e non può essere trasmesso a nessuna casta sacerdotale, neppure a quella cattolica romana. In Gesù Cristo
ogni uomo, ogni donna è un
sacerdote, non per fare sacrifici, ma perché ad ogni credente, liberato per mezzo
dell’aspersione del sangue di
Gesù, è conferita la dignità
sacerdotale e l’accesso al luogo santo di Dio.
In Cristo Gesù l’economia
dell’antico patto è cessata, dal
momento che la giustizia di
Dio è soddisfatta. In Gesù Cristo sussiste un sacerdozio universale non per ripetere sacrifici, ma per annunziare l’opera della salvezza in Cristo.
Il collegio apostolico non
era sacerdotale, ma di testimoni missionari. Nel libro
degli Atti degli apostoli non
risulta che questi facessero
dei sacrifici, mentre continuavano a compierli i sacerdoti
giudei che erano sotto il peccato, cioè sotto la legge. Non
era così per i cristiani che in
Gesù Cristo sono stati riscattati con il suo sacrificio, fatto
una volta per sempre.
Nessuna chiesa può accaparrarsi la successione apostolica come la intende la Chiesa
cattolica romana. Tutte le
Il clic
di prima pagina
Quando ci sfugge il senso delle grandezze e delle
proporzioni. Quando gli
uomini sembrano formiche intente alla costruzione della tana. Quando
l’uomo si sente piccolo
piccolo. La foto raffigura
due dei 1.600 operai addetti alla messa a punto di
un’immensa diga nel Quebec (Canada). Un’opera
che al pari di altre dà il
senso del divario tra il nostro sguardo e i rapporti
fisici con l’ambiente e gli
altri individui.
chiese, con l’autorità che Dio
conferisce, possono propagare
l’Evangelo. La Chiesa cattolica insegna che l’apostolo Pietro è stato a Roma e ha rivestito la carica di papa per 25
anni sino alla morte nell’anno
67 d.C., ma il Nuovo Testamento non ci parla né di Pietro papa, né della sua andata a
Roma. Il suo ministero si
svolse tra i giudei in Palestina,
in Siria ed egli, secondo i suoi
scritti, probabilmente morì in
Babilonia. Secondo il Nuovo
Testamento gli apostoli erano
di pari consentimento e godevano di pari dignità. Se Pietro
fosse stato il papa, come mai
non gli sarebbe succeduto in
quella carica l’apostolo Giovanni, che gli sopravvisse di
parecchi decenni?
Purtroppo il popolo cattolico vive nell’ignoranza religiosa e dà per scontato tutto quello che gli viene insegnato.
Anche alcuni pastori evangelici sembrano dimenticare la
testimonianza della Scrittura e
i valori della Riforma protestante. Alla luce della parola
di Dio la Chiesa cattolica non
ha le chiavi del regno di Dio e
d’altra parte come mai i suoi
militanti, malgrado le assoluzioni dei loro sacerdoti non
sono sicuri del loro destino
eterno? Tutti dicono «Non so,
nessuno lo può sapere», «Vediamo dopo cosa succederà».
Perché tutti, dopo la morte,
compreso il papa, hanno bisogno di messe di suffragio?
Perché i preti dicono che più
se ne celebrano meglio è per
l’anima del defunto?
L’Evangelo ci annuncia che
l’unico mediatore fra Dio e
l’uomo è Gesù uomo. Dio
viene a noi in Gesù Cristo e
ognuno, di persona, deve
comparire ora e non domani
davanti a Dio in Gesù Cristo,
per riceve da lui, conoscitore
dei cuori, all’istante il perdono e la vita eterna. Chi confessa il proprio peccato e
chiede perdono e riconosce
che Gesù nella sua morte è il
sostituto personale di ognuno
riceve il perdono, la consolazione e la vita eterna. I sacramenti sono un’invenzione
umana: Dio non passa attraverso di essi. Nessuno pensi
che un rito religioso o una
funzione possa dare certezza:
la certezza viene dalla fede
nell’opera salvifica che Gesù
ha compiuto, senza dimenticare le parole stesse di Gesù:
«Non chi mi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei
cieli, ma chi fa la volontà del
Padre mio che è nei cieli».
La Chiesa del Signore deve
fare molta attenzione a non
sostituire il cristoccntrismo
con l’ecclesiocentrismo. È
Cristo che deve regnare nei
cuori e nelle menti, non la
chiesa. Quando il Signore ritornerà nella gloria, allora anche la chiesa sarà inondata
della sua stessa gloria.
Giovanni Lo Monaco
Torino
PAG. 1 1 RIFORMA
L'incubo
della storia
Quando alcuni mesi fa apparve su «Riforma» una articolo di Claudio H. Martelli
nel quale si enfatizzava l’inopportunità di un qualsivoglia intervento armato in Bosnia, resistei alla tentazione
di una replica immediata e
preferii attendere i successivi
sviluppi. Essi ci hanno infatti
dimostrato, proprio in questi
giorni, che pur con tutti i rischi che esso comporta, un limitato ma deciso intervento a
difesa della popolazione civile è preferibile all’attesa fiduciosa che il processo bellico
si autoestingua per esaurimento.
Le stesse considerazioni,
sia pure collocate in tutt’altro
scenario storico-politico, possono valere per il conflitto in
Ruanda che vede anch’esso
un massacro sistematico di
civili inermi, donne, bambini
e sacerdoti. Ho qualche dubbio che in questi casi lo stare
a guardare (sia pure dando
assistenza ai profughi) concretizzi nel miglior modo il
messaggio evangelico.
Dico questo non perché io
abbia solide certezze interventiste da contrapporre al
non-interventismo di Martelli
ma perché «L’histoire est un
cauchemar dont j’essate de
m’éveiller», come diceva
Joyce.
Enzo Robutti - Ronciglione
Perché avete
votato
la Lega?
La scorsa settimana mi è
capitato di ascoltare alla radio la replica di un intervento
delTon. Irene Rivetti, responsabile della Consulta cattolica della Lega Nord, a un convegno tenutosi lo scorso anno. Durante questo intervento
numerose sono state le dichiarazioni a dir poco allucinanti, ma tra tutte spiccava
quella relativa alla Dichiarazione internazionale dei diritti dell’uomo.
Un cattolico, in coscienza,
diceva, non può sottoscrivere
tale dichiarazione in quella
parte in cui è sancito il diritto
di qualsiasi essere umano di
professare la propria fede; ciò
significa tornare indietro di
150 anni!
Ora mi chiedo, davanti a
una dichiarazione di questo
tipo di un’autorevole rappresentante della Lega, con quale spirito hanno votato i molti
protestanti che hanno dato la
preferenza a questo schieramento?
Marco Ippolito - Biella
Partecipaz
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
La moglie del compianto
Gaetano Schwick
con la tristezza per ia separazione dal suo caro, ma con la
speranza che viene dalla fede nel
Cristo risorto, neN'impossibilità di
farlo personalmente ringrazia tutti
coloro che in vario modo le sono
stati vicino nella triste circostanza.
Un grazie particolare al dott.
Walter Broue, al personale medico e infermieristico deil'Ospedale
valdese di Pomaretto, al pastore
Thomas dosi e alla famiglia Franco Jahier che le è stata di grandissimo aiuto e di sostegno morale sia durante la malattia sia nell'ora della dipartita del suo diletto
congiunto.
San Germano, 22 apriie 1994
«Pazientemente
ho aspettato l'Eterno,
ed egli ha ascoltato
il mio grido»
Saimo 40, 1
Serenamente, all'età di 82 anni, è ritornato alla casa del Padre
celeste
Daniele Di Giorgio
Lo annunciano la moglie, i figli,
i nipoti e i fratelii e ie sorelie della comunità valdese di Orsara di
Puglia, riconoscenti al Signore
per i suoi doni e la disponibilità
offerta incondizionatamente per
iunghi anni.
Orsara di Puglia, 24 aprile 1994
I necrologi si accettano entro le ore 9 dei lunedi. Telefonare al numero 011655278-fax 011-657542.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 6 MAGGIOj^^
Intervista al prof. Luiz Alves, docente di estetica alTUniversità di Saò Paolo in Brasile
«La morte violenta di 2.500 bambini Panno
è la negazione del progetto salvifico di Dio
»
STEFANO MERCURIO
ITALO PONS
Per diversi mesi abbiamo
avuto il piacere di ospitare nel convitto della Facoltà il
professor Luiz Roberto Alves, docente di estetica e storia dell’arte all’Università di
Saò Paolo, in Brasile, che ha
insegnato inoltre storia di
Israele e lingua ebraica all’
Università metodista della
stessa città. Durante il suo
soggiorno in Italia Alves ha
compiuto una ricerca sulla
storia dell’arte in Italia: è impegnato attivamente in diverse organizzazioni a favore
della difesa dei bambini nel
suo paese, e abbiamo pensato
di rivolgergli alcune domande
in un momento in cui questo
problema va assumendo sempre più connotati drammatici.
- Prof. Alves, il continuo
perìcolo di morte dei bambini
nel suo paese fa ritornare alla mente quell’ordine del Faraone all’inizio del libro
dell’Esodo: che cosa significa oggi salvare dei bambini?
Ci sono ancora oggi delle
persone o delle associazioni
private che riescono, come le
due levatrici di Israele, a
trattenere la mano omicida?
«Mi piace partire dalla Bibbia nella contestualizzazione
del problema; un grande numero di pastori, preti e membri laici, sulla base della teologia della liberazione, lavorano insieme in un progetto
veramente ecumenico con i
bambini di strada: questa
gente sente che la morte dei
bambini, 2.500 l’anno, è la
negazione del progetto salvifico di Dio nonché del futuro
del paese; il lavoro ecumenico si concretizza nel denunciare questa violenza. Purtroppo le organizzazioni non
governative sono gli unici
gruppi che lottano a favore
dei bambini; mentre il governo privilegia quel 5 o 10%
della popolazione produttiva,
trascura i problemi del 70%
dei poveri del paese; il salario
annuo delle persone disagiate
è pari a quello mensile di un
europeo medio. Questa situazione ha creato una collabo
Una manifestazione ecumenica a favore dei diritti dei minori neiie strade di Saó Paoio (Brasiie), nei 1990
razione ecumenica di solidarietà e di difesa anche a livello intemazionale; proteggere
significa situarsi nella linea di
un documento del 1990, “Statuto per l’accoglienza degli
adolescenti”, e rendere operativa questa legge ufficiale. Il
governo brasiliano, pur definendosi liberale e democratico, non concretizza questi
principi sul piano sociale».
- Che cosa è cambiato concretamente dopo la legge degli anni ’90?
«Mi sembra che sia una
legge buona in quanto supera, almeno teoricamente, la
differenza tra poveri e ricchi;
i bambini vengono considerati non più come merce passiva ma come soggetti curati,
educati e protetti: vengono
dunque tutelati quelli che sono i diritti fondamentali.
Prendiamo per esempio gli
istituti di rieducazione, che
erano come campi di concentramento: ora si iniziano a
creare reali possibilità come
la casa-famiglia, l’affidamento e seri programmi di formazione professionale; a partire
dalla formazione degli insegnanti, si cerca di far vivere
la scuola nel senso diretto e
non passivamente».
- La scuola come strumento educativo e culturale riesce realmente ad offrire il suo
servizio pedagogico in vista
dell’inserimento nel mondo
del lavoro?
«Oggi, dopo lunghe lotte,
siamo riusciti ad avere una
scuola per tutti che accolga
bambini dai sette fino ai quattordici anni, tuttavia questo
diritto garantito universalmente resta solo sulla carta:
per le condizioni di povertà,
infatti, il bambino è costretto
a lasciare la scuola per andare
a lavorare e portare così un
aiuto alla famiglia; e questo
accade in un paese di sette
milioni di analfabeti. In un
paese di otto milioni di km
quadrati la scuola dovrebbe
essere sensibile alle varie differenze regionali ed etniche.
Mi auguro per il futuro che
gli insegnanti siano realmente
preparati per poter contribuire
efficacemente allo sviluppo
sociale e pedagogico dei
bambini in modo da motivarli
per il loro futuro: la scuola è
ancora sostanzialmente accademica senza riuscire a privilegiare l’aspetto pratico in vista dell’inserimento nel mondo del lavoro. In una società
con 32 milioni di poveri, per
ché sono proprio i bambini a
pagare il prezzo più alto? La
causa di questa situazione di
sottosviluppo va rintracciata
nel passato di ex colonia portoghese: il colonialismo ha
lasciato i mezzi di produzione
nelle mani di pochi privilegiati, 10 famiglie brasiliane
controllano tutti i mezzi di
produzione e di comunicazione di massa; ci troviamo di
fronte ad una falsa modernità
senza giustizia nella distribuzione dei benefici. Il prezzo
altissimo di questo passato
viene caricato sulle spalle dei
bambini».
- Concludendo, c’è qualche indicazione minima che
si sente di dare ai nostri lettori?
«E necessaria una denuncia nazionale e intemazionale contro questa forma di affari politici, l’approfondimento dell’esperienza ecumenica come atto profetico
per la trasformazione della
vita dei bambini. Continuare
come adesso vorrebbe dire
mantenere una fabbrica di
povertà: tutte le parole, tutti i
gesti e le esperienze sono le
benvenute per fare cambiare
questa tragedia che viviamo
in Brasile».
Sono 25 milioni le persone dislocate nell'ex Urss, e 4 milioni nell'ex Jugoslavia
Un servìzio ecumenico a favore dei profughi
Ci sono circa 25 milioni di
persone dislocate nell’ex
Unione Sovietica e circa 4
milioni di profughi e di persone dislocate nell’ex Jugoslavia: è quanto risulta dalle
ultime informazioni giunte,
all’inizio di marzo, al «Gruppo di lavoro delle chiese europee sull’asilo e i rifugiati»
(Gteear). Inoltre vi sono centinaia di migliaia di rifugiati e
di richiedenti asilo in altri
paesi d’Europa, che sono fuggiti da situazioni di conflitto e
di agitazione sul continente o
in altre parti del mondo.
Il Gteear è un servizio congiunto della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e si è riunito a
Ginevra nel marzo scorso: è
composto di 15 persone appartenenti alle chiese-membro delle due organizzazioni,
la maggior parte delle quali
sono impegnate professionalmente nel lavoro presso i rifugiati e nel campo dell’asilo
nei loro rispettivi paesi. In ri
sposta a questa situazione di
crisi, le chiese e le organizzazioni collegate alle chiese sono chiamate a sensibilizzare i
loro membri ai bisogni pastorali di queste persone e a
prendere le misure necessarie; devono anche continuare
ad attirare l’attenzione del loro governo sulla sua obbliga
Una profuga croata in Ungheria
zione morale derivante dalle
convenzioni internazionali e
devono, infine, chiedere una
legislazione nazionale che
protegga i rifugiati e i richiedenti asilo.
I membri del Gteear, da
parte loro, continueranno a
esaminare le implicazioni di
concetti e di pratiche come
quelle di «protezione temporanea» e a insistere perché
norme adeguate vengano applicate alle vittime delle numerose situazioni di crisi che
provocano lo spostamento
forzato di persone e di comunità: essi hanno inoltre deciso di aiutare il Cec a formulare una nuova dichiarazione
di principio sui diritti dei rifugiati. li Gteear chiede inoltre alle chiese di solidarizzare le une con le altre, dato
che alcune chiese e alcuni
paesi subiscono le conseguenze delle misure restrittive adottate da altri paesi circa l’entrata sul loro territorio
di rifugiati e di richiedenti
d’asilo. Le chiese sono chia
mate ad appoggiare, per
quanto possibile, il programma di «partnership» dell’
«Alto commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati»
(Unhcr). Le chiese dell’Europa centrale e orientale sono
incoraggiate a stabilire, con
l’aiuto di chiese dell’Europa
occidentale e di altre, programmi d’azione riguardanti
gli aspetti umanitari e politici
delle persone dislocate.
Il Gteear ha inoltre proposto che i programmi di formazione per collaboratori di
chiesa incaricati dei problemi
dei rifugiati vengano portati
avanti con l’appoggio ecumenico: occorrerà in particolare
preoccuparsi attivamente delie persone alle quali è stato
rifiutato l’asilo e dei richiedenti d’asilo clandestini, onde dare loro l’assistenza pastorale e giuridica necessaria;
questo problema si sta aggravando, come dimostra il numero crescente di richiedenti
asilo che cercano rifugio nelle chiese. (Spp)
Le opere di aiuto svizzere si schieranr
Gatt: stare dalla parte
dei paesi perdenti
- res
ylaPioV.I!
La «Comunità di lavoro
delle opere di aiuto» svizzere
(Swissaid, Action de Carême,
Pain pour le prochain, Helvetas. Caritas) ha pubblicato
rii aprile scorso un comunicato in cui afferma che l’Uruguay Round del Gatt avverrà
a spese dei paesi più poveri
se non ci saranno per loro
misure compensative e aggiuntive.
Per la Comunità di lavoro,
l’Uruguay Round favorirà soprattutto le economie industrializzate già forti. Solo una
piccola parte andrà a beneficio dei paesi più sviluppati
del Sud, in particolare dell’
Asia e dell’America Latina,
mentre a breve termine i paesi meno progrediti dell’Africa e dei Caraibi ci perderanno. Non solo essi non potranno usufruire delle nuove opportunità commerciali, ma
vedranno ridursi ulteriormente il loro accesso ai mercati
ricchi e il loro potere d’acquisto. Questi fatti sono stati
riconosciuti in particolare
daU’Ocse (Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economici), la Banca
mondiale e il Gatt.
Le opere di aiuto svizzere
ritengono che i vincenti della
liberalizzazione degli scambi,
fra cui la Svizzera, debbano
impegnarsi a condividere i
benefici ottenuti con i paesi
perdenti. Un aumento dell’
impegno finanziario destinato alle misure di politica economica e commerciale della
Confederazione elvetica è in
Dt
dispensabile per azioni i
tive a favore dei più póven
Questa condivisione deve av
venire sotto forma di conces
sioni aggiuntive (abolizioni
di tutti gli ostacoli e dell»
progressività delle tariffe) di
compensazioni temporanee
(prezzo dei prodotti alimentari importati e prezzo delle
materie prime esportate) e di
misure aggiuntive (sostegno
alla politica agricola locale
nonché al negoziato e all’applicazione delle nuove regole
commerciali).
Un’altra conseguenza dei
negoziati del Gatt è l’aumento del margine di manovra
delle imprese private. Da un
lato, la liberalizzazione degli
scambi, degli investimenti e
dei servizi, nonché il potenziamento della proprietà intellettuale, renderanno i mercati del Sud più attraenti e
stimoleranno la loro economia ma, d’altra parte, l’Uruguay Round limiterà le possibilità dei paesi in via di svi- '
luppo di proteggere la produzione nazionale in funzione
delle loro priorità. Secondo
le opere di aiuto, non è logi-1
co ridurre gli ostacoli agli [
scambi tra i paesi e allo stes- .
so tempo tollerare le pr?'' '
commerciali restrittive ■.i/jii
imprese private. «Il vecchi, wffteziom
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Austria
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Italia
Regno Unito
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0,96
0,92
0,76
0,76
0,45
0,42
0,41
0,34
0,34
0,32
0,32
0,32
0,20
0,33
1.7
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1.7
2.8
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13,3
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Durante questi ultimi mesi
d’inverno, centinaia di bambini che vivevano nelle fogne
della capitale romena hanno
ricevuto aiuto da parte delr Adra-Germania (Agenzia
avventista di sviluppo e
soccorso). Quest’organizza
zione ha distribuito loro vestiti, coperte, cibo e a volte
un po’ di denaro.
Secondo Frieder Ullmann,
organizzatore dell’azione
umanitaria, «durante le distribuzioni altri bambini sorgevano dai canali sotterranei
della città». Una somma di
14.000 marchi è stata
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