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Anno 118 - n. 50
10 dicembre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
iNTERViSTA AL PRESiDENTE DELLA FEDERAZIONE CHiESE EVANGELICHE IN ITALIA
« Ahora la libertad » ( adesso la
libertà) gridavano i manifestanti uruguayani non appena appreso l’esito delle elezioni del 28 novembre scorso. Erano soprattutto i cittadini di serie C — coloro
a cui il regime militare vieta l’elettorato passivo e il lavoro in
uffici pubblici — a scendere nelle
strade di Montevideo per manifestare il loro entusiasmo per il risultato delle elezioni che air80%
indicava una chiara opposizione
al regime militare che da nove
anni regge il paese.
Erano le prime elezioni aperte
a tutti i cittadini dopo la salita al
potere dei militari e tutti gli osservatori guardavano ad esse come a un importante segnale per il
futuro democratico dell’Uruguay.
Nonostante la permanente repressione, nonostante la proibizione di molti partiti politici (dalla democrazia cristiana, al partito comunista e ai gruppi della
nuova sinistra) nonostante la
proscrizione dei principali leaders rappresentativi di posizioni
democratiche airinterno dei partiti autorizzati, nonostante la permanenza in carcere di aimeno '
1200 prigionieri politici e l’esilio
di migliaia di persone per motivi politici, le elezioni sono diventate un momento di denuncia, diunità popolare e di lotta contro
la dittatura militare. La stessa
cosa era già avvenuta in occasione del plebiscito del 1980. Ma allora i NO alla « legalizzazione »
deila dittatura militare erano stati il 60%. Oggi i NO ai candidati
del regime raggiungono l’80%.
È difficile quindi pensare che
si possa tornare indietro e
bloccare in qualche modo la domanda di democratizzazione e di
pluralismo politico che si è espressa nel voto ed anche nel votare scheda bianca secondo l’indicazione di una parte dell’opposiziohe.
Si apre quindi in Uruguay una
fase politica tesa al ristabilimento dello stato di diritto, e
delle libertà fondamentali dei
cittadini, da quelle politiche e sindacali a quelle del lavoro e della
sicurezza sociale.
Ma l’eredità che i militari si
apprestano a lasciare è pesante
non solo in termini di mancanza
di libertà. L’economia è in piena
crisi, la maggioranza della popolazione è costretta alla fame e
alla disoccupazione, mentre il
grande capitale finanziarlo internazionale continua a mietere ingenti profitti.
Sarà quindi necessario realizzare una democrazia economica.
Ed è l’aspetto più difficile. Troppe.infatti sono le diversità di visioni su come realizzare la riforma deH’economla tra le forze di
opposizione. Su questa divisione
contano 1 militari per continuare a mantenere il loro potere. In
ogni modo le elezioni sono state
un importante passo in avanti
verso la democrazia.
La sconfitta del regime dittatoriale ci impegna ad accrescere la
nostra solidarietà con chi lotta
aH’interno e all’esterno del paese.
Giorgio Gardiol
FCEI: azione e testimonianza
Un (denso programma di lavoro sta di fronte al Consiglio della Federazione per 1 attuazione dei
mandati dell’Assemblea di Vico Equense a mezzo dei servizi già esistenti e da costituire
Ad Aurelio Sbaffl, nuovo presidente della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, l’Agenzia nev ha rivolto alcune domande, subito dopo la conclusione dell’Assemblea di Vico Equense. Aurelio
Sbaffl è stato consacrato pastore metodista nel 1957 ed ha svolto
il suo ministero a Novara, La- Spezia, Bologna, Milano e dal 1976 a
Roma. È stato per molti anni membro del Comitato permanente metodista e, dopo l’integrazione con i valdesi è membro del Comitato
dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia.
— Presidente, è soddisfatto
dell’Assemblea?
— Ci sono buone ragioni per
esserlo. La Federazione si è confermata nella sua funzione di
punto di incontro e confronto
per le chiese evangeliche in Italia. Può parere strano, ma anche
una faccenda tecnica come la revisione dello statuto è servita a
questo scopo, in quanto si è confermato, anche nelle strutture,
che la Federazione non è una specie di <( superchiesa », se mai
qualcuno lo aveva immaginato,
ma è un luogo e un morr.ento in
cui le chiese che ne fanno parte
elaborano insieme la loro azione
comune. A questo può anche servire la previsione, fatta appunto
dal nuovo statuto, di un incontro annuale con i responsabili
delle chiese mèmbro: una specie
di ampia consultazione nel corso
dei tre anni che separano un’assemblea dall’altra.
— Quali saranno i primi problemi che dovrà affrontare?
— Il primo è sempre quello che
ci portiamo dietro da due anni:
l’intervento nel sud, nell’area terremotata in Basilicata e Campania. L’Assemblea ha deciso di
creare, o meglio di ricostituire il
Servizio di azione sociale, sia pure con una formula nuova. Ci
sarà da svolgere ovviamente una
gran quantità di interventi tecnici e organizzativi. Ma vorrei insistere su un punto: la nostra
riflessione deve continuare, sulla
situazione del paese e in particolare del sud, in modo che la nostra azione si possa inquadrare
in una linea di testimonianza
chiara. Continuare insomma la riflessione che è stata avviata già
nel convegno sul terremoto a
Vico Equense un anno fa e continuata quest’anno all’Assemblea
della Federazione. Questa è la
priorità. Poi naturalmente biso
gnerà fare in modo che i centri
sociali svolgano il loro lavoro secondo il programma e che le
cooperative zootecniche di Ruvo
TEMPO DI AVVENTO
La luce nelle nostre tenebre
ISAIA 8:23-9: 6
Le tenebre di cui si parla nella
predicazione di Isaia descrivono
una realtà negativa, sono immagini allegoriche per descrivere
quale era effettivamente la situazione di Israele e di Giuda quando Isaia scrive queste parole. Le
tenebre sono la situazione internazionale, col regno del Nord caduto nelle mani degli invasori
assiri che estendevano la loro
ombra preoccupante anche sul
regno del Sud, dove il profeta
opera. Ma le tenebre sono anche
la situazione interna, la poca fede del popolo d'Israèle, il .suo
cedere per comodità o per paura
alla superstizione ed ai culti pagani, il diffondersi dell’ingiusti-'
zia. Le tenebre che coprono la
terra hanno quindi il nome di
paura, guerra, infedeltà, ingiustizia.
Paure che, pur senza essere allarmisti, ritroviamo anche tra di •
noi, paure individuali e collettive, la violenza delle nostre città,
il ’posto di lavoro, l'ecatombe atomica. Tutte cose vere reali che
ci fanno toccare con piano la
drammaticità della situazione.
Isaia si dimostra profeta perché
pur nella drammaticità sa distinguere i segni di un nuovo tempo
che viene, coglie le avvisaglie del
cambiamento e dice ai suoi: « Le
tenebre non dureranno sempre
per la terra che ora è nella angoscia ».
Cosa è che fa dire queste cose
ad Isaia? Non la vista di un nuovo esercito potente, non una vittoria militare, ma un fanciullo
che sarà re e che governerà secondo il volere di Dio.
Questo fanciullo è il futuro re
Ezechia, rimasto famoso in Israele per la riforma da lui operata,
una riforma di culto, di costume
e di vita. Questo fanciullo divenuto re ebbe il coraggio di combattere l’idolatria, la superstizione, ebbe il coraggio di richiamare il suo popolo alla sua vocazione particolare, individuando
neH’ahhandono della fedeltà a
Dio la causa delle paure di morte. Per questo Ezechia è ricordato come un principe di pace,
come un uomo che seppe offrire
al suo popolo una valida alternativa alla guerra, alla violenza,
alle tenebre.
Vediamo come nella nostra
realtà, ancora oggi, l'idolatria generi la paura: il nostro nemico
ha più armi di noi? Allora costruiamone più di lui, ma il risultato non è: più armi più sicurezza; anz.i al contrario: più armi
abbiamo e più vicina sentiamo
la catastrofe, più la paura cresce.
Gli idoli che ci costruiamo, magari con testate atomiche multiple, generano sempre più paura.
Ci costruiamo questi idoli per
essere sempre più ' sicuri ed invece ci danno sempre più terrore, le tenebre ricoprono la terra.
L’idolatria individuale non è certo meno pericolosa: le nostre città sono violente? Allora rinchiudiamoci sempre di più in noi
stessi, diffidiamo sempre di più
del nostre prossimo, rifiutiamo
delle occasioni di incontro con
gli altri, saremo cosi sempre più
sicuri, ma avremo sempre più
paura del nostro vicino. E allora? Isaia contrappone il culto di
Dio all’idolo che genera paura.
E' una proposta questa che ci
viene da molto lontano, nel tempo e nello spazio, ma che ritengo
ancor valida oggi. Le nostre idolatrie private e collettive generano paura tenebre e morte; il culto di Dio genera fede giustizia e
quindi pace e nuova luce sulla
terra.
Ma- perché questo testo in una
predicazione di avvento? La chiesa primitiva ftn dai suoi inizi ha
visto in questo passo, in questo
principe di pace, un chiaro riferimento alta venuta di Cristo.
Passo questo che storicamente
si riferisce sì al re Ezechia, ma
la cui simbolicità può essere legittimamente riferita a Gesù Cristo. La vita di Gesù è stata infatti un continuo richiamare
Claudio Pasquet
(continua a pag. 6)
e Senerchia siano adeguatamente sostenute.
— Monteforte Irpino è ormai
avviato; e così le due cooperative. Che ne è degli altri luoghi di
intervento?
— A Montoro Superiore l’intervento sociale è affidato a im
gruppo di evangelici della chiesa
valdese di Napoli Vomero, ovviamente in stretta collaborazione con le forze locali. L’impegno
più grosso è però quello di Napoli Ponticelli, dove è in corso
la costruzione del villaggio di 60
case.' Si sta costruendo anche un
grande centro sociale. Siamo in
contatto con le forze locali, il comune e la circoscrizione e naturalmente facciamo anche appello
aila nostra presenza evangelica
sul posto: ■« Casa mia » e l’impegno dei giovani della FGEI della
Campania,
— A proposito dei giovani: che
ne è della questione del volontariato?
— La seguiamo attentamente.
Una delle funzioni del Servizio
di azione sociale è appunto quella della formazione del personale. In questo campo pensiamo
che sia necessaria una stretta
collaborazione con la FGEI, che
del resto se ne sta già occupando.
— Terremoto a parte, quali sono le altre prospettive di lavoro
per la Federazione?
— Gli altri servizi, naturalmente. Quello della stampa, radio e
televisione è stato avviato negli
ultimi anni ed è su posizioni, diciamo, di assestamento. Il suo
lavoro sarà potenziato dalla possibilità che avremo di sviluppare
un lavoro di formazione. Credo
che ci si dovrà occupare seriamente soprattutto della radiofonia. Si rinnovano le richieste di
interventi nel campo delle radio
private, dove diversi programmi
evangelici vanno già in onda. In
questi settori avremo una persona in più, per proseguire lo
(continua a pag. 12)
SOMMARIO
Q Infallibilità papale: un
colosso dai piedi d’argilla, intervista a Carlo Papini, p. 3
Q La nostra speranza
nella crisi, intervista al
Moderador Bertinat,
p. 5
□ Cristiani ed ebrei, interventi di D. Garrone
e S. Sierra sul paragrafo «Chiesa-Sinagoga»
del Documento sull’ecumenismo, p. 7
Q Quando la religione si
dice non confessionale,
di G. Tron Lami, p. 12
2
2 fede e cultura
10 dicembre 1982
CENTRO D’INCONTRO DI VERCELLI
Cessare il ‘mercato del tempio’
Sul tema del suffragio e delle
indulgen2e don Franco Barbero
della Comunità di. base di Pinerolo ha parlato il 18 nov. u.s. al
Centro d’incontro di Vercelli. Definito il concetto di suffragio sulla base di testi comunemente in
uso nelle Facoltà di teologia, egli
ha impostato la sua relazione su
tre aspetti fondamentali: storicoesegetico, teologico, propositivo.
Con rigore metodologico e precisione di dati e testi, è venuto
via via evidenziando come là nascita della tradizione cattolica intorno a tali realtà sia tarda, collocandosi infatti nel XII secolo e
come il suo sviluppo si sia avuto
intorno al XVI secolo. Dall’analisi dei testi, si è capito che non
esistono riferimenti biblici precisi e che, anzi, in alcuni casi
l’interpretazione del testo sacro è
stata forzata al punto che non si
è tenuto conto del linguaggio
specifico del Libro.
Perché dunque non si fa chiarezza? Perché la pratica del suffragio permane diffusa tra la
gente e la Chiesa cattolica vi impegna la maggior parte delle energie dei suoi ministri? Altro infatti è annunciare la Risurrezione,
altro è amministrare riti funerari e sviluppare quello che è
stato definito anche nel Vangelo
« il mercato del tempio ». E’ giusto che la Chiesa, nel suo operare, tenga nella debita considerazione la realtà umana che ha di
fronte, ma essa non può dimenticare che ha il dovere di « educare alla fede », cioè di « illuminare biblicamente il cammino
della fede e di liberare dalla superstizione ».
Secondo il relatore, questa contraddizione trova la sua ragione
in una Chiesa « autoritaria e dominante, che ha paura delle zone
d’ombra ed ha bisogno di veder
tutto racchiuso in uno schema,
che sopravvaluta il suo potere ed
ha la pretesa di far entrare la
giustizia divina in parametri
umani ed ècclesiastici, che imposta con Dio un rapporto contrattuale e commerciale e ritiene il
popolo cristiano dotato di un notevole infantilismo.». Ed allora:
che fare? La lettura comune della Bibbia può diventare stimolo
nei cattolici e nei protestanti per
costruire insieme Tecumenismo
e per testimoniare realmente la
propria fede nello stesso Dio.
« Non riti di suffragio, ma speranza nella Risurrezione, non un
castello teologico che è sacrificio
deH’intelligenza e stoltezza ecclesiastica, ma memoria del messaggio biblico ». Luisa Carrara
FEDERAZIONE E
PATTI BILATERALI
Sul n. 45 del 5/11 Giorgio Peyrot è
intervenuto su « Lo spirito federativo »
affermando che esso « nasce dallo stimolo ecumenico che induce una chiesa a promuovere un rapporto con altre
chiese con le quali non e ancora possibile stabilire un incontro bilaterale
diretto a carattere operativo comune ».
Gli risponde il pastore Affuso con una
lettera di cui riportiamo l’essenziale.
Un rapporto bilaterale è quasi sempre un accordo operativo tra due chiese che convengono su ciò che si intende fare insieme in alcuni settori o/e nei
limiti di una data realtà locale più o
meno estesa. Un tale rapporto, se correttamente impostato, diviene segno
concreto di una comunione stricto senso.
Aderire alla Federazione è invece un
DUE STRENNE NATALIZIE OFFERTE DALLA CLAUDIANA
Prosegue la serie di
saggi sul Piemonte
Un bentornato alla
collana per i ragazzi
È molto gradevole da leggere
e da vedere, questo documento
di vita dell’Alta Langa, di una
civiltà per tanti aspetti simile a
quella delle Valli Valdesi, e per
altri diversa. Certo i nomi di
Bossolasco, Cravanzana, Feisoglio e Niella Belbo sono meno
familiari, all’orecchio valdese, di
Bobbio Pellice, Perrero e Luserna S. Giovanni, e non evocano
generazioni di contadini che hanno imparato a leggere sulla Bibbia, come siamo abituati a rievocare. Tradizioni diverse.
Nuto Revelli, il noto autore de
« Il mondo dei vinti », si è appassionato in questa lettura e correda il libro di una bellissima prefazione. Se non scatta un meccanismo di indifferenza per i luoghi
e per le tradizioni degli altri, ci
possiamo dunque addentrare, a
qualche decina di Km., nella suddivisione fra « la Langa orientale
dei boschi e dei pascoli, situata
fra due rami della Bormida e
riarsa dal salino del vicino mare,
quella centrale del nocciòlo, dal1^ Bormida al Belbo, quella occidentale del vino e del turismo,
dal Belbo (S. Stefano Belbo era
il paese di Cesare Pavese) al Tanaro.
L’Alta Langa, di cui qui si tratta ^è, secondo un’altra possibile
suSdivisione, la parte sud-est dell’area descritta, caratterizzata da
rilievi più accentuati, da terreni
meno fertili e da una colonizzazione « da turismo » quasi inesistente », quindi la parte più autentica che l’autore, Walter Gabutti, langarolo residente a Torino, fissa .su queste pagine af
finché « la gente, stimolata, racconti ai suoi figli altre cose e ravvivi la cultura che le è propria ».
Questo si verifica in tutte le culture e fa parte del vissuto e della
memoria storica anche del popolo valdese, che ha trasmesso
attraverso i secoli un’identità di
minoranza, mentre i cambiamenti operati dagli interscambi con
la civiltà industriale determinano, nel bene e nel male, forme
più diversificate di elaborazione
e di trasmissione delle specificità
culturali.
La scelta editoriale di questa
pubblicazione è motivata dal desiderio di confrontare culture affini ma non uguali, dal desiderio
di offrire una lettura gradevole,
non impegnativa come un trattato, e dall’augurio che questo libro possa essere co'hosciuto, all’interno e alTesterno del nostro
ambiente, sia come regalo natalizio e non, sia come agile strumento di ricerca. Costituisce il
capitolo per così dire « esterno »
della collezione iniziata nel ’77
con le « Leggende delle Valli Vaidesi » e proseguita di anno in anno con i due volumi « Vita^montanara e folklore nelle Valli Vaidesi », « Vita montanara e tradizioni popolari alpine», e i due volumi « Come vivevano... Val Pellice » e « Come vivevano... Val
Germanasca ».
Bellissime le fotografie, anche
se non riconosceremo i nostri
nonni, ma quelli dei nostri vicini.
Rimane da chiarire il titolo:
chi è questo « Scoutin »? L’antenato contadino della TV?
Oriana Bert
Sono nel mio studio. Ascolto
la sesta rapsodia ungherese di
Liszt, mi lascio avvolgere dal vortice della danza, della musica:
entro nell’incanto della storia che
sto leggendo; vado correndo dietro Tawentura della « Matta del
Piz », mi prende, mi avvolge come la musica di Liszt. Immagino di leggerla alla mia nipotina
assetata di curiosità, ne traccerei le parti migliori: la figura
strana di questa donna che appare, scompare sulle montagne.
Perché? Come mai? Insieme arriveremmo in fondo prese dalla
voglia di sapere la fine. E’ una
storia moderna: a quanti può
essere capitato di essere emarginati, isolati, non capiti; « to’ lo
scemo del paese! »... E’ di moda
parlare di emarginati, ma questa donna di sua scelta ha
smarrito la strada del ritorno, è
rimasta viandante fra le montagne... e appare, scompare come
nei nostri sogni. Sembra di conoscerla questa strana creatura che
aiuta gli altri quando hanno bisogno, ma non parla, non usa
il linguaggio degli altri; i Poz,
abitanti della Vaifosca, Faccettano così com’è perché capiscono
che l'amore non ha bisogno di
parole è poi... andiamo dietro di
lei a raccogliere le erbe mediche... Ma forse la mia nipotina
vuol sapere il perché delle « figure »..., chi è lo strano uomo
che abbraccia una bimba.
E’ il capitano, protagonista di
un altro racconto, un uomo solo,
burbero, chiuso in se stesso;
quanti ne incontriamo per la
strada, ma non li fermiamo,
quanti salutiamo in chiesa ma
non li conosciamo! Questa bimba si commuove, si affeziona a
questo nonno adottivo. Due solitudini che si uniscono. La mamma la lascia sola tutto il giorno
per andare a lavorare; penso che
anche alla mia nipotina piacerebbe un nonno capitano che racconti tante storie, che giochi con
lei, ma i capitani-nonni sono rari di « questi tempi ». ,
Che dire poi del Babbo Natale
proprio adesso che comincia la
« baraonda natalizia »? Sono sicura che 1’« ometto delle angurie » ovvero un Babbo Natale travestito, piacerà molto ai ragazzi.
« Come, c’è un Babbo Natale che
si commuove e regala un bellissimo giocattolo a un bambino
povero, adesso che in città nessuno si commuove? » C’è ancora,
come dice questo racconto, qualcuno al mondo che non accetta
di gabbare l’altro. Perché non
possiamo essere noi, lettori... e
bambini, a trasmettere ad altri
attraverso queste storie ohe si
può ancora essere diversi come
il capitano, la matta del Piz,
1’« ometto delle angurie », trasmettere il sentimento, la solidarietà umana? Per i nostri nipoti
è meglio questo di qualunque
« Mazinga » della TV.
La ragione di una collana per
ragazzi della Claudiana: la voglia di ritornare a leggere bei racconti assieme, nonni, nipotini,
fratelli, sorelle più grandi..., ritrovare la voglia di raccontarsi insieme qualcosa, come nelle fiabe
di un tempo quando le sere erano lunghe a morire.
Rina Lidia Caponetto
NOVITÀ NOVITÀ
WALTER GABUTTI ROBERTA COLONNA ROMANO
«SCOUTIN» LA MATTA DEL PIZ
Cose e gente dell’Alta Langa e altri racconti
Prefazione di Nuto Reve! li 8", pp. 200 + 8 tav. a colori, ili., L. 16.000. Nella linea delle ricerche rO, 'Perfilo Pons, le tradizioni, le leggende, i giochi, le feste, la vita della Langa. Scrive Nuto Revelli: « Gabutti, che è un ricercatore nato, ci ha consegna- to un ’documento’ che è soprattutto una ’testimonianza’ di un’epoca, di un mondo In cui il fantastico e il reale si intrec- ciano, diventano vita ». pp. 108, cop. cartonata a colori, ili., L. 6.900. Copertina e ùi.’jegni di Sie/ra Chir”enzi. Quattro racconti originali con un chiaro « messaggio » per ragazzi (8-13 anni). L’autrice è monitrice della Scuola do menicale di Venezia. Primo titolo di una nuova collana gio- vanile. Un bel libro-regalo.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO c.c.p. 20780102 CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - TORINO c.c.p. 20780102.
porsi nella condizione e nella possibilità di comunicare con tutte quelle chiese che attualmente la costituiscono e
con quelle che potranno nel futuro aderirvl. È un modo diverso, una diversa dinamica con cui vivere la comunione tra le chiese, chiese che, peraltro, restano sempre autonome nel
loro operare come distinti soggetti ecclesiali e perciò libere di impostare anche rapporti bilaterali nel momento e
nelle forme che ritengono più opportune, per i fini che si propongono e che
non possono non prevedere un sia pur
Indiretto beneficio per le altre.
Si tratta, come si vede, di due modi
diversi di impostare e vivere la comunione ecclesiale, ove la diversità non
sta nella qualità, ma nella forma, nella ampiezza operativa e nella prospettiva teologica e teleologica in cui si pongono gli interlocutori.
"Rapporto bilaterale" e "adesione al■ la Federazione", sono momenti tra loro non incompatibili, anzi integrativi se
non addirittura complementari.
Diciamo pure, allora, che uno "spirito federativo" in quanto tale non può
non portare che alla Federazione ed a
questa soltanto se vogliamo attenerci
al significato dei termini così come li
usiamo, e quindi anche per -eapirci. È
muovendosi in un corretto "spirito federativo" (molte volte tacitamente presente) che possono nascere alfre forme di collaborazione, quindi anche
quelle "bilaterali”. E si dà il caso che
proprio in forza dello "spirito federativo", che ci vedeva uniti a Bari nel
1976, è nato un "rapporto bilaterale"
tra I fratelli valdesi e i fratelli apostolici, rapporto che si è tradotto felicemente in una- "convenzione” per quanto riguarda i fratelli della Chiesa Apostolica Italiana (Firenze) e in un "dialogo" — anche se solo a livello di
vertici — con i fratelli della Chiesa
Apostolica in Italia (Gfosseto).
È opportuno fare molta attenzione a
che con i nostri schemi (di solito figli di visioni unilaterali) non si voglia
impedire (senz'altro in buona fede) allo Spirito di muoversi « ove Egli vuole »
(Gv. 3: 8 a) nel tentativo di convogliarLo ove vogliamo noi. E noi tutti ben
sappiamo che a questo gioco lo Spirito
Santo non ci sta.
Mario Affuso, Prato
NON UNILATERALE
Egregio Direttore,
leggo sul numero 46 de « La Luce •
la lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica e firmatà « Movimento non violento ».
Personalmente approvo i principi ’morali e cristiani che ispirano il movimento non violento e mi dichiaro pacifista
ad oltranza; ma non approvo, non posso approvare la cosiddetta obiezione
fiscale. Ha fatto benissimo ¡I Presidente della .Repubblica a fare come ha
fatto. In Italia abbiamo un libero parlamento che fa le leggi; se non piacciono devono essere rimosse; ma non si
può consentire che i singoli o gruppi
facciano di testa loro. Il paragone con
I'.. agire illegale » dell'antifascista Pettini non regge.
Come fare per « svuotare gli arsenali »? Promuovere ed appoggiare con
ogni mezzo legale una politica pacifistica facendo ogni sforzo perché essa
trionfi in campo internazionale; attuare una mobilitazione permanente delle
coscienze contro la guerra e quindi
contro gli armamenti dovunque si producano e si predispongano; chiedere
impegni politici chiari e precisi ai cittadini che si candidino quali deputati
o senatori alle prossime elezioni; instaurare rapporti di amicizia e di collaborazione con i pacifisti dì tutto il mondo per tenere sempre in evidenza e
dovunque il problema.
Finché gli altri si armano, non mi
sembra intelligente disarmare unilateralmente anche se sarebbe un gesto
bellissimo e significativo. Mi sembrerebbe un invitare la lepre a correre, affidando poi la nostra difesa a chi? È
una situazione difficile ed altamente
drammatica, lo capisco. Tuttavia fiducia in Dio ovviamente sì e quindi pregare, negli uomini molto meno purtroppo, e in certi governi, nessuna!
Lando Mannucci, Firenze
3
10 dicembre 1982
fede e cultura 3
INTERVISTA AL DIRETTORE DELL’EDITRICE CLAUDIANA
Infallibilità papale;
colosso dai piedi d'argilla
un
— A giudicare dal « lancio »,
la Claudiana considera questo
libro particolarmente importante. E’ così?
— Si, è esatto. La storia di
questo libro è davvero singolare e vale la pena di ricordarla
a grandi linee. A. B. Hasler è un
sacerdote e storico' svizzero plurilaureato chiamato a Roma dal
cardinale Bea nel 1966 per il costituendo Segretariato per l’Unità dei cristiani. Si interessava
da tempo al Concilio Vaticano I
ed ebbe fortuna perché, allo scadere del secolo, nel 1970, Paolo
VI decise di aprire agli studiosi
una parte della documentazione
dell’Archivio Vaticano. In realtà
era solo uno spiraglio che ben
presto sarà richiuso con un pretesto, ma Hasler fu pronto ad
approfittarne. Poi fece un vero
colpo grosso quando riuscì, a
trovare alcuni diari di vescovi
del Concilio contrari al dogma
dell’infallibilità papale, miracolosamente sfuggiti alia caccia accanita che i curialisti romani
avevano dato a tutta la documentazione conciliare compromettente per distruggerla o seppellirla nell’Archivio segreto tuttora inaccessibile.
Su questo vasto materiale inedito Hasler lavorò per 10 anni in
vista di una tesi di dottorato all’Università di Monaco, ove si
CULTO
EVANGELICO
Per il culto evangelico, che
va in onda ogni domenica
mattina sulla prima rete alle ore 7.35, è in corso un ciclo
di predicazioni tenute dal pastore Gianna Scìcione di San
Giovanni Lipioni. Il ciclo prosegue nelle domeniche di avvento 12 e 19 dicembre, I culti del 25 Natale e di domenica 26 dicembre saranno tenuti dal pastore Paolo Ricca di
Roma.
laureò in storia ed epistemologia
nel 1977 (relatori i proff. Nìr
perdey e Bosl). L’opera fu poi
pubblicata con tutta la documentazione nella prestigiosa collana « Papi e Papato » dell’ed.
Hiersemann di Stoccarda, diretta da G. Denzler (due volumi
per un totale di 650 pagine,
prezzo: circa 200.000 lire).
La notizia delle sensazionali
scoperte di Hasler fu trasmessa
da varie Agenzie e ripresa da
molti giornali e riviste. Ai primi
del ’78 anche in Italia vari organi di stampa vi diedero grande
evidenza. Ecco alcuni titoli:
« Paese Sera » : Fu truccato il
Concilio di Pio IX? Secondo uno
storico tedesco, Papa Mastai ottenne con la prevaricazione il
dogma dell’infallibilità (4/1 ’78);
« lì Messaggero » : La pantofola
infallibile (5 3/’78); «Corriere
della Sera » : Ancora polemiche
su papa Mastai. Scontro Vatica
no-Hasler per Pio IX (8/2/’78);
« Panorama » : Infallibile per forza! (10/l/’78) ecc., ecc.
— Dagli archivi usciva perciò
una verità « scottante ».
— E’ il meno ohe si possa dire : pur di imporre ad ogni costo
l’ideologia voluta da papa Pio
IX, si era distorta la Bibbia, falsificata la storia e la tradizione,
manipolato e soffocato il dibattito, esercitato pressioni e minacce sulla forte minoranza contraria, al di là di ogni limite imimaginabile per un consesso che
si dichiarava animato dallo Spirito Santo. Un Concilio non libero non può definire un dogma
vincolante per tutti i cattolici:
dunque l’infallibilità papale può
essere riesaminata. L’assolutismo
monarchico papale è in realtà
un « colosso dai piedi d’argilla »
come gli imperi visti da Daniele.
Il giurista laico F. Margiotta
Broglio aveva buon gioco a scrivere su « La Nazione » di Firenze : « Il Vaticano ha Pio IX nell’armadio » (anziché il famoso
scheletro), cioè un recente passato da nascondere ad ogni costo.
In Germania la reazione cattolica non si faceva attendere.
Solo 10 giorni dopo la pubblicazione del secondo volume, il settimanale dei vescovi cattolici
« Rheinischer Merkur » attaccava violentemente Hasler con una
dura recensione in cui lo si accusava di raccogliere del vecchio ciarpame dal « ripostiglio
della roba vecchia ». Poi il giornale, rifiutò di aprire le sue pagine ad una replica di Hasler o
di Denzler (tutta questa documentazione è ora in appendice
al libro).
Nel 1978 Hasler propose una
edizione più divulgativa al maggior editore cattolico tedesco,
Herder, che in un primo tempo
accettò ma poi dovette rinunciare per forti pressioni dall’alto.
E il libro uscì dall’editore «secolare» Piper di Monaco. Nonostante l’aperto boicottaggio cattolico fu un grande successo;
3 edizioni in Germania, una a
Zurigo, ripresa in ed. tascabile
a Berlino ecc. Il numero di recensioni e articoli suscitati è imponente. La rivista internazionale « Concilium », nel 1981, vi
ha dedicato un ampio articolo
di Denzler.
— E in Italia?
— In Italia, invece, dopo le
prime reazioni a caldo, calò il
silenzio totale. Hasler sostiene
che vi fu un passo ufficioso della
Curia presso le redazioni di molti giornali per mettere a tacere
la cosa. Mondadori acquistò i
diritti del libro e lo tradusse, ma
poi lo tenne bloccato per tre anni finché il nostro intervento non
lo costrinse a rinunciare. Sembra incredibile ma, a quanto pare, l’edizione della Claudiana è
la prima al di fuori'dell’area lin
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
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# MILANO - Via Francesco Sforza, 12/A
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guistica tedesca. Si manifesterà
ancora il « blocco » della censura cattolica? E’ probabile, ma
l’interesse suscitato questa volta
è molto forte. Forse il libro esce
al momento giusto, quando l’assolutismo monarchico papale è
colpito da critiche provenienti
dagli ambienti più diversi in seno al cattolicesimo stesso. Stimola pure la curiosità il fatto
che Hans Kùng sia stato condannato dal Sant’Ufflzio proprio
per aver scritto la prefazione al
presente libro.
— Rispetto alle normali procedure del « lancio » di un nuovo
libro è stato fatto qualcosa di
particolare per questo?
— Oltre alla presentazione in
Libreria curata con particolare
impegno dalla S.E.D.I.T. in ogni
regione, abbiamo predisposto
una locandina e un dépliant con
cedola. E’ stato notevolmente allargato il numero di « testate »
su cui effettuiamo pubblicità a
pagamento, sia pure con cautela perché un battage pubblicitario in grande stile avrebbe costi proibitivi che costringerebbero ad un aumento eccessivo del
prezzo di copertina (L. 15.000),
contenuto invece al massimo per
un libro qi 346 pagine con 40
illustrazioni e copertina a 5 colori. E poi, come sempre, il massimo impegno è rivolto ad ottenere il maggior numero di recensioni.
La bella anticipazione di Domenico del Rio su « Repubblica » del 30 10 dal titolo : E Pio
IX gli mise un piede in testa, ha
stuzzicato la curiosità di molti
giornalisti e preparato egregiamente il terreno. Abbiamo ricevuto subito dopo varie richieste
telefoniche di una copia del libro in recensione. Molte altre
redazioni sono state da noi contattate con una lettera. Se tutte
queste promesse saranno mantenute dovrebbero uscire recensioni su almeno una diecina di
quotidiani d’importanza nazionale, su vari settimanali a larga
tiratura e alla RAI Tre.
Finora, aH’anticipazione di Eugenio Rivoir sull’« Eco-Luce » di
agosto e a quella già ricordata
su « La Repubblica », hanno fatto seguito due recensioni molto
diverse : una di « Alternativa »,
periodico della Chiesa di Cristo
di Roma, e una di « Spirali », la
rivista milanese del discusso
psicologo e filosofo Armando
Verdiglione. Ma è troppo presto
e moltissime altre sono attese.
— Come si situa questo libro
nella linea editoriale per ciò che
riguarda i rapporti con il cattolicesimo?
— Prima di tutto questa pubblicazione è un atto di riparazione nei confronti di uno storico cattolico serio, ingiustamente ignorato e discriminato, prematuramente scomparso a soli
43 anni d’età.
Inoltre è un atto ecumenico,
se è vero — come fe vero — che
l’ecumenismo può progredire solo nella verità. E’ Hasler stesso
a ricordarci, proprio al termine
del libro, che solo della verità
è scritto che « ci renderà liberi ».
a cura di
Franco Giampiccoli
August Bernhard Hasler, Come il
papa divenne infallibile. Retroscena
del Vaticano I (1870). Prefazione di
Hans Kiing, Claudiana 1982, pp.
345, 40 ill.ni, copert. a colori. L.
15.000.
LO SFONDO DEL NOSTRO DIBATTITO SU CRISTIANI ED EBREI
Nella comune 'speranza di un
nuovo cielo e di una nuova terra
L’« obiettivo aperto » di questo numero (p. 7) è dedicato al problema ecumenico dei rapporti Cristiani-Ebrei. Da noi in campo protestante questo tema è stato affrontato per la prima volta dal « Documento sull’ecumenismo » del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste. E’ bene ricordare che all’estero la discussione sui rapporti fra
Cristiani ed Ebrei ed il dialogo con gli Ebrei sono ad uno stadio più
avanzato che da noi. Particolarmente vivace è la situazione nella
Repubblica Federale Tedesca. Dal 1961 esiste in seno al Kirchentag
delle chiese tedesche una commissione sul tema ( tra gli animatori
protestanti di questo lavoro ricordiamo in particolare Helmut GollwLtzer e Rolf Rendtorff). Esistono collane editoriali sull’argomento.
Il Consiglio delle Chiese evangeliche in Germania ha nominato una
apposita commissione di studio che, tra l’altro, ha pubblicato un
interessante manuale: « Cristiani ed Ebrei ». Analoghe iniziative sono state prese in campo cattolico.
Il problema ha trovato, sia nelle Facoltà di teologia tedesche,
sia nella discussione delle chiese, un’attenzione abbastanza rilevante. A titolo di esempio, riportiamo qui ampi stralci (sono omesse
le parti riguardanti le raccomandazioni pratiche interne alla chiesa)
della « Risoluzione sinodale sul rinnovamento dei rapporti fra cristiani ed ebrei » approvata dal Sinodo regionale di Renania nel 1980.
(D. G.)
Quattro motivi spingono la
chiesa ad acquisire un nuovo
rapporto col popolo d’Israele;
1. 11 riconoscimento della corresponsabilità e della colpa dei
cristiani neH’Olocausto, nella
proscrizione, nella persecuzione
e nell’assassinio degli Ebrei nel
Terzo Reich.
2. Nuove prospettive bibliche
sul duievolc significato di Israele dal punto di vista della storia
della salvezza (ad es. Romani
9-11), acquisite in connessione
con il Kirchenkampf (la battaglia condotta dalla Chiesa confessante durante il Nazismo,
n.d.t.).
3. La convinzione che l’ininterrotta esistenza del popolo ebraico, il suo ritorno nella terra del
la promessa ed anche la costituzione dello stato d’Israele sono
segni della fedeltà di Dio nei
• confronti del suo popolo.
4. La disponibilità degli Ebrei
alTincontro, aH’apprendimento
comune e alla collaborazione,
nonostante l’Olocausto.
Perciò il Sinodo regionale dichiara:
1. Confessiamo, colpiti, la corresponsabilità e la colpevolezza
della Cristianità in Germania per
l’Olocausto.
2, Ci confessiamo debitori alle
Scritture (Le. 24; 32 e 45;
1 Cor. 15: 3 s.), al nostro Antico
Testamento, come ad una base
comune per la fede e l’azione di
Ebrei e Cristiani.
3. Confessiamo la nostra fedein Ge.sù Cristo, l’Ebreo, che, in
quanto Messia d’Israele è il salvatore de] mondo e congiunge i
popoli della tefra con il popolo
di Dio.
4 Noi crediamo la durevole
elezione del popolo ebraico come popolo di Dio e riconosciamo che la chiesa, tramite Gesù
Cristo è inserita nell’Alleanza di
Dio con il suo popolo.
5. Insieme agli Ebrei crediamo
che l’agire salvifico di Dio nella
storia sia caratterizzato dall’unità di giustizia c amore. Con gli
Ebrei crediamo che giustizia e
amore siano direttive di Dio per
la nostra intera vita. Come Cristiani vediamo entrambe le cose
fondate nclTazione di Dio in
Israele e neH’azione di Dio in Gesù Cristo.
6. Crediamo che Ebrei e Cristiani siano ognuno nella propria vocazione, testimoni di Dio
davanti al mondo e gli uni per
gli altri; perciò- siamo convinti
che la chiesa non può concepire
la sua testimonianza nei confronti del popolo ebraico allo
stesso modo che la missione al
mondo dei popoli.
7. Perciò constatiamo: per secoli, nell’interpretazione della
Bibbia, il termine « nuovo » fu
usato contro il popolo ebraico;
il nuovo patto fu compreso come opposizione al vecchio patto,
il nuovo popolo di Dio fu compreso come sostituto del vecchio.
Fino ad oggi la teologia cristiana, la predicazione e l’azione delle chiese sono state contrassegnate dal non aver prestato attenzione alla durevole elezione
di Israele e dall’averlo giudicato
(Israele) come non esistente. Così anche noi ci siamo resi colpevoli della eliminazione fisica del
popolo d’Israele.
Vogliamo perciò rivedere l’inscindibile connessione del Nuovo
Testamento con l'Antico e imparare a capire il rapporto tra
«vecchio» e «nuovo» a partire
dalla promessa: come invio,
adempimento e convalida della
promessa; « nuovo >> non significa perciò sostituzione del « vecchio ». Perciò noi neghiamo che
il popolo d’Israele sia stato rigettato da Dio o superato dalla
chiesa.
8. Con questa conversione cominciamo a scoprire che cosa
Cristiani ed Ebrei confessano insieme.
Entrambi confessiamo Dio cieàtore dei cieli e della terra e
sappiamo che viviamo nella quotidianità del mondo coinè contrassegnati dallo stesso Dio con
la benedizione di Aronne (Numeri 6; 24-26).
Confessiamo la comune speranza di un nuovo ciclo e di una
nuova terra e la potenza di questa speranza messianica per la
testimonianza e l’azione di Cristiani ed Ebrei per la giustizia e
la pace nel mondo.
(Seguono varie disposizioni
pratiche tra cui l’invilo all’esecutivo a promuovere una più approfondita comprensione della
nuova impostazione del problema Ebrei-Cristiani da parte delle comunità e a tenere in debito
conto tale problematica in tutte le attività formative della
Chiesa).
4
^ vita delle clliese
10 dicembre 1982
RIFLESSIONI SU UNA QUESTIONE APERTA
SEMINARIO FFEVM
Contribuzione: problema di fede II Sermone sul monte
Le forme ideali di versamento
della Contribuzione Annua da
parte di ogni membro comunicante possono essere;
— Mensile (12 buste all’anno):
sarebbe la forma migliore.
— Bimestrale (6 buste all’anno): molto pratica per i pensionati.
— Quadrimestrale (4 buste all’anno). In questo caso i mesi di « magra » sono : giugno,
luglio, agosto e anche settembre.
Perché queste forme? Per due
motivi :
— E’ sempre più facile — per
il bilancio di una famiglia — versare un importo frazionato anziché versare una intera cifra in
una sola volta.
— Le entrate sistematiche nella contabilità della Comunità
(specialmente con la forma mensile 0 bimestrale) permettono
alla medesima di effettuare con
maggior regolarità i versamenti
alla Cassa Centrale che, a sua
volta, deve far fronte ad impegoli mensili (vedi, ad esempio,
gli stipendi ai pastori).
Naturalmente « preparare, distribuire, sbustare, controllare e
registrare » tante buste comporta un grande lavoro per gli addetti i quali devono essere in
grado di dare la dimostrazione
della contabilità in qualsiasi momento. Questa è una buona occasione per lavorare in gruppo.
Più membri di chiesa sono al
corrente del funzionamento mediante un impegno pratico e
maggiori saranno l’informazione e l’interesse. Ricorderò sempre le serate e i pomeriggi trascorsi con fratelli e sorelle, lavorando insieme per la Comunità.
Parecchi anni or sono, un direttore dell’Eco-Luce pubblicò
sul giornale una massima di
J. London che suona così:
« Quando mi alzo per fare il mio
lavoro, ti prego. Signore, ch’io
possa non sottrarmi ad esso. Se
io morissi prima di sera, ti prego, Signore, che il mio lavoro
sia in ordine ». Tale massima fe- •
ce assai più strada di quanto
quel Direttore immaginasse!
Possiamo considerarla valida
ancora oggi. Certo, saremmo
tentati di applicarla ai nostri
uomini di governo. Ma è meglio
che l’applichiamo a noi stessi.
Il problema di fondo della
Contribuzione annua (cosi come
per il problema della partecipazione ai culti) è un problema di
fede. Dipenderà da come risolveremo tale problema di fede dentro di noi se la Contribuzione
sarà o non sarà una offerta consapevole, una vera decima per
l’opera del Signore.
Si apre qui un altro discorso;
quello della « cura d’anime ». Tale espressione è caduta in disuso ma noi pensiamo che è ftecessario riportarla alla luce.
La « cura d’anime » è anche una
strada per sanare la dolorosa
situazione della « maggioranza »
e della « minoranza » che esiste
nella nostra Chiesa e per colmare il distacco che (come disse il nostro Moderatore ; EcoLuce 33-34 1982) esiste tra il
gruppo dirigente e la base delle
Chiese.
Nelly Rostan
Un gruppo di partecipanti al Seminario.
Come negli anni scorsi la
FFEVM delle Valli ha organizzato nei mesi di ottobre-novembre
un seminario per animatrici di
unioni sul tema: « Il sermone sul
monte ».
ALLE VALLI VALDESI
Incontro tra i giovani
LLSERNA S. GIOVANNI — Se
ne era parlato a varie riprese.
Finalmente, sabato scorso, si è
riusciti ad organizzare un incontro di tutti i gruppi giovanili della comunità. Gruppo FGEI, Filodrammatica, Cadetti, a cui si
sono aggiunti alcuni catecumeni
di 4 anno non ancora inseriti
nelle attività giovanili, si sono
ritrovati alla Sala Albarin con lo
scopo di incominciare a conoscersi e capirsi.
Prima della cena, organizzata
da alcuni membri della Commissione Ricevimenti, a cui va la
riconoscenza di tutti, i 35 giovani
presenti hanno discusso in modo
animato sulla questione di Comiso, cercando di immedesimarsi
nelle componenti sociali e politiche di quella località, lontana
non solo in senso geografico. Nel
prosieguo della serata, quando il
numero dei giovani era salito a
circa 50, è stato proposto un gioco coinvolgente e si è terminato
con canti e musica.
È desiderio di tutti ripetere in
modo regolare queste occasioni
di incontro, senza intralciare o
condizionare le attività dei gruppi: l’iniziativa ha avuto un esito
positivo ed ha aperto la possibilità per collaborazioni future.
• Sabato sera, 11 c.m. alle ore
20.30, nei locali della Sala Albarin, il Gruppo Filodrammatico
Valdese porterà sulle scene lo
spettacolo teatrale « Gli dei della
mente », ideato e scritto dagli
attori stessi.
È un’analisi del problema «droga» che, in modo particolare
nella nostra valle, non è solo impersonata dalla marjuana e dall’eroina, ma anche da] tabacco e
dall’alcool, uno stupefacente che
nello spettacolo avrà il primato
quale « re del convito ».
Droghe divinizzate da una parte ed opinioni della gente dall’altra, attraverso il comrpento polemico di Un cantastorie, stimolo
al dialogo ed alla discussione che
gli autori-attori auspicano avere
con il pubblico al termine della
•serata.
Per le missioni
TORRE PELLICE — Il Bazar
delle Società Missionarie ha avuto un felice esitò. La bella giornata ha permesso una incoraggiante affluenza di amici, a testimonianza del tradizionale inte
resse che la nostra chiesa ha ancora nel campo della solidarietà con le nuove chiese e per il
lavoro missionario.
• La Commissione Finanziaria e il Cassiere del Concistoro
stanno ultimando il giro di riunioni quartierali sulla questione
delle finanze, che sarà anche al
centro del dibattito dell’Assemblea di Chiesa del 12 dicembre.
• Si sono svolti i funerali delle sorelle Giovanna Margherita
Frache e Emilia Talmone ved.
Paraldo. Alle famiglie la comunità esprime la sua solidarietà
fraterna.
Decessi
PRAROSTINO — Sabato 21 novembre abbiamo accompagnato
al Campo del riposo il nostro
fratello Aldo Davide Fornerone
deceduto improvvisamente a Costagallina dove abitava presso la
figlia, all’età di anni 82; lunedì
29 abbiamo celebrato il funerale del nostro fratello Alessandro
Rivoiro del Milun, deceduto all’Ospedale Cottolengo di Pinerolo
dove era stato ricoverato da alcuni giorni, dopo aver celebrato
una settimana prima le nozze di
diamante. Alle famiglie in lutto
rinnoviamo. la nostra simpatia
cristiana. Esprimiamo pure la
nostra solidarietà nel dolore alle
famiglie Bertalot per la dipartenza della mamma di Gemma, signora Romilda Morel di Rorà,
deceduta all’Ospedale di Torre
Penice. Il Signore consoli i cuori
affranti con le sue gloriose promesse.
Riunioni quartierali
ANGROGNA — Nelle riunioni
di queste due settimane (Baussang, Jourdan, Prassuit-Vernè,
Buonanotte, Serre e Martel) rifletteremo su'problemi e prospettive del nostro settimanale. Sempre alle ore 20.
Gioia e dolore
SAN SECONDO - È nato Federico Destefanis, il secondogenito di Guido e di Giuliana Paschetto (Centro). Tanti auguri,
Federico!
• La comunità esprime la sua
solidarietà fraterna a Ada Forne
rone in Gardiol (Costagallina)
per la perdita del padre. Anche
Adolfo e Anseimo Rivoiro sono
stati colpiti dalla morte del loro
padre ed anche a loro giunga il
pensiero solidale della chiesa di
S. Secondo.
• In occasione della domenica
del predicatore locale (5 dicembre) ha predicato il fratello Aldo
Garrone di S. Germano, che ringraziamo.
• Nel pomeriggio, alle ore 15,
l’Unione Femminile ha ricevuto'
la visita della sorella Lidia Noffke (Pramollo) membro del Comitato FFEVM, gruppo Valli.
Confermato il
past. Rutigliano
VILLASECCA — Domenica 5
dicembre una numerosa assemblea di chiesa (85 votanti su
117 membri elettori), presieduta
egregiamente da Carla Longo,
membro della CED, ha riconfermato il pastore Aldo Rutigliano
quale pastore titolare della comunità di Villasecca per il suo
secondo settennio di ministero.
Esito della votazione ; 66 si,
10 no, 9 schede bianche. Il caloroso applauso che ha salutato
la rielezione del pastore ha voluto esprimere la viva simpatia
e la volontà solidale di continuare insieme il lavoro di testimonianza cristiana e di obbedienza al Signore della chiesa.
Relazione sul Sinodo
VILLAR PEROSA — L’assem
blea di chiesa del 28 novembre
ha ricevuto da Beniamino Lami,
deputato della comunità al Sinodo, un’informazione sui lavori
dell’assemblea sinodale. È mancato poi il tempo per una adeguata discussione. Occorrerà per
questo che periodicamente si dedichi un momento dopo il culto
per la discussione dei temi sinodali.
Nella stessa assemblea sono
stati eletti come anziani Bruno
Galliano e Silvio Rosso.
©Nel culto del 28 novembre è
stata battezzata Eleonora, figlia
di Osvaldo Ressent e Silvia Vinçon.
• Ringraziamo il predicatore
locale Luigi Marchetti, che ha
presieduto il culto del 21 novembre.
• Sabato 11 dicembre l’orario
della Scuola Domenicale sarà abbreviato: inizio ore 14.15; fine
ore 15.15. È importante che per
questa ora i bambini vengano,
per non ritardare la preparazione del pomeriggio natalizio.
• Il Concistoro si riunirà sabato 11 dicembre alle ore 20.30
• La riunione al Convitto per
i quartieri di Villar centro e Borgo Soulier avrà luogo venerdi 17,
alle 20.30.
Sabato 11 dicembre
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 19 va In onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo >
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 12 dicembre ~
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
Lunedì 13 dicembre ~
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PEL'-ICE —■ Il prossimo incontro dei pastori del r distretto si terrà alla Casa Valdese con inizio alle
ore 9.
L'ordine del giorno è il seguente:
— Riflessione biblica (Claudio Pasqiiet):
— Tema del giorno: La pastorale di
fronte al problema della morte.
Unioniste di quasi tutte le comunità del 1° distretto si sono
ritrovate a Pinerolo per 5 volte,
presso la locale chiesa valdese,
per studiare i capp. 5, 6 e 7 dell’evangelo di Matteo. Ogni seduta
è stata presieduta, a turno, da
unioniste diverse; un buon lavoro è stato fatto nei gruppi e le
conclusioni sono state portate
nelle riunioni plenarie.
Nell’ultima seduta abbiamo fatto il bilancio del lavora svolto.
Abbiamo notato che il seminario
ha avuto il triplice scopo; a) di
accrescere la nostra cultura teologica; b) di far pervenire alle
unioni nuovi studi; c) di incontrarci per studiare insieme, per
conoscerci meglio ed aprirci le
une verso le altre.
Gli studi potranno poi, essere
portati anche nelle comunità in
un ciclo di riunioni quartierali o
in culto e potrebbero essere fatti
conoscere ad altri gruppi lontani da noi.
È stato detto che è giusto mettere a disposizione degli altri il
nostro lavoro.
Per migliorare i futuri seminari avremmo bisogno — secondo
alcune partecipanti — di un'teologo-animatore che potesse seguire il lavoro forse in un finesettimana.
Qualche critica è stata mossa
al tema trattato perché troppo
vasto: se avessimo potuto concentrare l’attenzione su brani più
limitati avremmo potuto fare un
lavoro esegetico più preciso.
Da più parti è stata notata
la difficqltà di linguaggio. Anche
l’invito ad un « Corso per animatrici » avrà bloccato qualcuno!
Debbiamo sempre usare un linguaggio comprensibile a tutte.
Le conduttrici hanno fatto del
loro meglio, ma non sono state
delle « animatrici ». Ci hanno però condotte a conoscere sempre
meglio questi tre capitoli così
ricchi di contenuto.
Prima di separarci, l’ultima sera, abbiamo chiesto quale era
stato il momento più significativo e tutte hanno risposto: « La
Santa Cena presieduta dalle sorelle di Prarostino », ed una delle più anziane presenti ha continuato: « e la preghiera in francese cóme era fatta anni addietro
nelle nostre unioni femminili ».
Vera Long
5
10 dicembre 1982
INTERVISTA AL MODERADOR BERTINAT
vita delle chiese 5
GENOVA - INIZIATIVA EVANGELISTICA
La nostra speranza nella crisi Nave della speranza
Sulla strada del suo ritorno a
Montevideo, dopo avere partecipato ai festeggiamenti della
Gustav Adolf in òermania Federale, Mario Bertinat, moderatore della ’Mesa’ valdese nel Rio
de la Piata, ha visitato brevemente le Valli Valdesi. Bertinat
conosce l’Italia, studiò a Roma
negli anni ’50 alla Facoltà Valdese. L’ultima volta che venne
in visita fu nel 1974, in .occasione dell’ottavo centenario del Movimento Valdese. Dopo due giorni a Torre Pellice gli chiediamo
qual è la sua prima impressione ; « Mi ha colpito, durante il
culto nel grande Tempio di Torre Pellice, rincontro con un folto gruppo di bambini della Scuola Domenicale di Torino anche
loro in visita alle Valli. Il pastore Tourn ci ha messi a confronto e così ho parlato, in un’atmosfera di grande interesse, ai
bambini e alla comunità riunita
della nostra situazione in America Latina... ».
— E quali sono i principali
problemi che lei vede per ia nostra chiesa del Rio de la Piata?
— Risentiamo delle tipiche difficoltà, presenti ormai su scala
mondiale, delle chiese storiche.
Per esempio i culti non sono
molto frequentati. Inoltre attualmente attraversiamo un grosso
problema finanziario che del resto colpisce tutto il continente
latino-americano, ma con l’aiuto di Dio e attraverso la solidarietà dei nostri amici all’estero
riusciamo a portare avanti i nostri impegni.
— Da qualche parte ho letto
che per uscire dalla crisi economica era stata avanzata la proposta di chiedere ai pastori vaidesi dei Rio de la Piata di cercare, accanto ai loro impegno
ecclesiastico, un aitro lavoro.
— Questa soluzione, dopo ampio dibattito, è stata respinta
dal nostro Sinodo. I pastori devono fare i pastori a tempo pieno. Gli assegni pastorali, è vero.
sono bassissimi ma non si può
cadere nella tentazione di cercare un altro lavoro accanto alla
disponibilità e all’impegno pastorale.
Per sei mesi siamo andati
avanti con metà assegno perché
la nostra cassa centrale non a^eva possibilità. Ora ai nostri pastori s’intende pagare l’intero
. assegno mensile, così, almeno si
è deciso a livello di Concistori
riuniti, ma la crisi economica è
molto profonda e sovente scavalca le nostre buone intenzioni.
— Crisi anche per le iscrizioni
ai corsi di teologia in vista del
pastorato?
— Non direi, quest’anno abbiamo tre nuove iscrizioni. Si
tratta di tre giovani argentini, di
cui due sono ragazze, e un ragazzo. I segni di speranza su questo fronte non mancano.
— E sui rapporti con l’Italia
la gente valdese del Rio de la
Piata cosa dice?
— Posso tranquillamente affermare che le chiese valdesi del
Rio de la Piata sono liete d’intrattenere rapporti con la chiesa sorella in Italia. A livello generale da noi non si conosce mol
"tò la realtà italiana ma, in questi anni, i legami reciproci tra
valdesi dell’Uruguay e Argentina con i valdesi italiani sono migliorati ed approfonditi anche
grazie alle visite effettuate dai
pastori Soggin, Rostagno, Rivoir e poi con il pastore Giambarresi che ha lavorato in mezzo a noi per 4 anni di seguito.
Siamo sempre lieti di ricevere
notizie dalla nostra chiesa in Italia e di poter seguire la riflessione teologica che state conducendo anche attraverso la lettura dei libri Claudiana che riceviamo con grande interesse.
— Esìstono da parte vostra dei
■ rapporti con l’ambasciata italiana in Uruguay? C’è qualche tentativo di collegare la cultura valdese alla nazione italiana...?
— Non ci sono rapporti con
l’ambasciata italiana anche perché noi non siamo conosciuti come ex-italiani ma come gente
d’America Latina e non tutti sanno che dietro alla chiesa valdese
c’è un rapporto stretto, con l’Italia; ci sentiamo uruguayani al
cento per cento e quello che ci
lega all’Italia è la realtà della
nostra chiesa e della nostra fede
comune.
— In due parole: quale futuro per i valdesi del Rio de la
Piata?
— Siamo in crisi, inutile nasconderlo. Ci sono delle difficoltà ma Dio ci aiuta. Cristo è risorto e questa è la nostra speranza e la nostra forza. Io credo
che abbiamo ragione di guardare con fiducia e coraggio al domani perché abbiamo una grande certezza nel cuore.
Intervista a cura di
Giuseppe Platone
E’ giunta in ottobre ed è rimasta attraccata per tre settimane
al porto di Genova; si chiama
« Logos », termine greco che significa parola e si richiama al
prologo di Giovanni dove Cristo
è chiamato « Logos »; Gesù Cristo, la Parola per eccellenza è
la speranza dei 150 giovani, di
venti nazionalità diverse che formano l’equipaggio della nave; nel
clima del crollo di tanti ideali la
comunità giovanile della « Logos » reca nei porti di tutto il
mondo la buona notizia della
salvezza in Cristo.
La nave è stata acquistata nel
1965 dal movimento evangelico
« operazione mobilitazione » che
ha svolto una grossa missione
nel mondo, particolarmente tra
i giovani; anche alle Valli Valdesi erano venuti nella comunità di
Pomaretto per un periodo lasciando una forte impressione
nei vari incontri di quartiere, nell’opera di colportaggio, nei mercati e nelle fiere.
A Genova la « Logos » è ritornata per la seconda volta con una
esposizione di libri di vario genere, particolarmente di natura
biblica. Un comitato di delegati
di varie chiese ha collaborato
con i responsabili della nave per
svolgere una efficace missione
dentro e fuori della « Logos »;
all’interno della nave ci sono stati incontri con le comunità, con
i responsabili delle scuole domenicali, con giovani, gruppi provenienti da chiese lontane. All’esterno alcune équipes hanno
svolto un’attività evangelistica a
tappeto nei vari punti importanti della città con messaggi, cariti e diffusione di materiale evangelico; inoltre, in un teatro cittadino, gremito di persone, un
programma di musiche, canti,
recite, messaggi è stato molto
apprezzato ed ha dato l’occasione di un concreto annunzio dell’Evangelo; in varie chiese i giovani della « Logos » hanno presieduto culti, svolto programmi
per i bambini, come a Sestri Po
nente nella chiesa metodista, lasciando una felice impressione
nei bambini come negli adulti.
La nota meno positiva si è riscontrata negli incontri con giovani di alcune chiese; di fronte
a domande su problemi concreti di vario genere non c’è stata
una risposta esauriente ma piuttosto lunghi discorsi non pertinenti alle domande fatte. Peccato!
Ricordiamo ancora la visita all’Ospedale internazionale in collaborazione con il gruppo di
Sampierdarena e Sestri.
La missione della « Logos » s’è
chiusa la domenica 24 ottobre
con una « marcia » da Brignole
a Piazza de Ferrari, con cartelli
di ispirazione biblica; è interessante ricordare che proprio un
versetto biblico, « non temere solo abbi fede », riportato in un
cartello ha fatto esclamare ad
un passante: questa parola è
quella che mi ha colpito di più
e che darà senso alla mia vita! E
pensare che noi Valdesi tendiamo a eliminare i versetti dalle
case, dagli Istituti, Ospedali e
opere vane per non figurare
troppo « pietisti ». Non c’è pericolo! A Piazza de Ferrari la conclusione è stata caratterizzata da
un forte messaggio e da una testimonianza commovente: due
irlandesi, uno della zona protestante e l'altro della zona cattolica, hanno testimoniato di
Cristo, unico ponte di riconciliazione tra i due popoli; dopo la
scoperta di Gesù l’odio covato
per tanto tempo nel loro cuore
per gli avversari si è trasformato
in opera d’amore e di riconciliazione.
A termine della missione una
settantina di persone, particolarmente giovani, hanno risposto alle cartoline-interv'ista chiedendo
di seguire dei corsi biblici. Piccoli segni che indicano che « il
pane gettato sulle acque » si ritrova.
Gustavo Bouchard
CORRISPONDENZE
Parma: l’importanza dei monitori
Conformemente alla volontà
espressa dall’ultima Assemblea
dell’8” Circuito, nel pomeriggio
di domenica 21 novembre ha
avuto luogo a Parma, nei locali
della Chiesa metodista di Borgo Riccio un convegno di monitori della Scuola Domenicale della Emilia Romagna. Ha presieduto rincontro il dr. Franco Girardet, segretario del Servizio
Istruzione ed Educazione della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
Nella volontà dei promotori
c’era l’intenzione di fornire una
occasione per riflettere sulla situazione attuale delle Scuole , Domenicali e per programrnare per
l’avvenire nuovi incontri e convegni. In realtà i nurnerosi presenti (c’erano monitori e rappresentanti delle comunità valdesi
e metodiste di Bologna, Cremo
na, Parma, Piacenza ed alcuni
responsabili della Scuola Domenicale della comunità dei Fratelli di Borgo Felino di Parma)
hanno potuto confrontarsi sul
significato che oggi si deve dare
alla Scuola Domenicale; che cosa essa è diventata, cosa si prefigge, e quali sono le metodologie che ne assicurano il funzionamento. . ,
Sono state espresse critiche
sia in positivo che in negativo
sui contenuti degli
messi a disposizione dalla FCEi
ma soprattutto è emersa chiara
ed inequivocabile la necessità di
considerare tale settore di atti
vità della Chiesa come urio dei
più importanti e delicati, in cui
è possibile verificare la profondità della fede che produce occasioni di impegno.
Certo, i tempi sono cambiati,
la società si è trasformata, ed
anche i bimbi hanno capacità di
confronto diversamente dalle generazioni precedenti. E’ indispensabile che il perno di tutta la
istruzione religiosa verso i bimbi, così come è stato in passato,
sia ancora oggi, il monitore, la
fede che l’anima e la sua capacità di testimonianza; il bambino vive e fa ciò che sa. Quindi
una Scuola Domenicale funziona
solo là dove esiste una comunità
di credenti adulti che possa costituire esempio di fede per i
bambini.
Peso finanziario
PALERMO — Dopo il culto
di domenica 14 novembre la comunità valdese di Via Spezio
si è riunita in assemblea per esaminare la situazione finanziaria
che questo anno si presenta molto deficitaria. Si è notato che.
1. nonostante tanti piccoli lavori di manutenzione e prestazioni date gratuitamente da volenterosi membri della comunità, le spese locali sono una voce
in’uscita non indifferente;
2, le richieste della Tavola so
no — in confronto allo scorso
anno — aumentate di almeno il
154'o ;
3. il distretto chiede (su quanto si versa alla Tavola):
il 4% per spese Commissione esecutiva ; il 5% per spese
Conferenza distrettuale ; il 2%
per spese delegati Assemblea
Federazione ;
4. il circuito chiede il 3% su
quanto versato alla Tavola.
Sommando tutto i milioni sono tanti, troppi! Intanto i contribuenti sono quelli che sono.
L’aumento salariale è sempre inferiore all’aumento del costo della vita. Cosa fare?
L’assemblea con spirito d’amore verso l’opera del Signore
ha deciso di fare un vero sforzo
prima della fine dell’anno. I presenti si sono impegnati anche
a parlarne agli assenti. Si è deciso di fare un appello anche a
quelli che contribuiscono meno,
e infine è stato votato questo
O.d.g.:
« L’assemblea della Chiesa
evangelica valdese di Palermo
(via Spezio) riunita il 14 novembre 1982 per esaminare la situazione finanziaria di questo anno
che si presenta deficitaria, si impegna a fare un ulteriore sforzo
per rispondere alle varie richieste; chiede alla Tavola, distretto, circuito, di voler limitare le
loro richieste che diventano sempre più gravose e alle quali non
si riesce più a tenere dietro.
(I Re 12: 4) ».
Soccorso invernale
TORINO — L’Esercito della
Salvezza comunica che il 22 novembre è stato riaperto il locale
di ristoro per gli anziani poveri
della città in via P. Tommaso 8 c.
Caffè-latte, pane e indumenti
vengono distribuiti durante il
periodo invernale. Per chi intende sostenere quest’opera indichiamo il c.c.p. dell’Esercito della Salvezza: 14273106.
Grazie Deodato
RIESI — Il gruppo FGEi, nel
ringraziare Luciano Deodato e
la sua famiglia per tutto quello
che ha ricevuto, li vuole ricordare con le singole riflessioni dei
suoi componenti:
Enzo: I coniugi Deodato sono
stati per me una 'guida, oltre che
nella vita spirituale, anche in
quella sociale. Da loro ho compreso quali sono gli ideali (amore, giustizia, pace) per cui combattere per migliorare questa società.
Lillo: Io non conoscevo il significato profondo della parola
’Comunità’. Grazie a Luciano per
avermelo spiegato e a tutta la fa
miglia per avermelo fatto vivere.
Nunzio; Se negli ultimi anni
ho fatto delle scelte alternative,
e basilari per la mia vita (confermazione, serv. civile, ecc.) lo
devo a questa esperienza di conoscenza, riflessione e vita con
la famiglia Deodato.
Salvo: La venuta dèi coniugi
Deodato ha significato il mio ritorno nella comunità valdese riesina dopo la crisi religiosa coincisa con la vacanza pastorale, in
loro ho sentito che il Regno di
Dio non si aspetta inerti, ma attraverso l’azione, non solo all’interno delle mura della Chiesa,
ma soprattutto all’esterno di essa: nel sociale. Non sempre ci sono riuscito, non posso dir loro
che grazie!
Salvatore: Con loro ho avuto
il primo approccio alla fede, ri• solvendo innumerevoli dubbi sull’argomento creatisi all’interno
di me.
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative evangeliche locali volte ali’esterno o riguardanti più chiese in
una zona. Per I ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulla data indicata.
CUSANO MILANINO — Alla Biblioteca civica, viale Matteotti 37, giovedì 16
dicembre aile ore 21 parleranno sul tema: Lotta alla morte, ma fino a quando?, Aurelio Mauri Paolini, medico chirurgo e Thomas Soggin, pastore valdese.
6
6 prospettive bibliche
10 dicembre 1982
MATERIALE BIBLICO DELLA CLAUDIANA - 8
Racconti dell'arcobaleno
CANADA
A cura deH'unione delle scuole domenicali olandesi, alcuni
anni fa la Claudiana ha pubblicato sei volumetti per bambini,
con disegni deliziosi. Gli autori
sono gli stessi che, se non vado
en'ato, hanno pubblicato quel
bellissimo libro, purtroppo esaurito da tempo, che in Italia si è
chiamato «Racconta la Bibbia
ai tuoi ragazzi ». I sei volumetti
di cui discorriamo raccontano
rispettivamente la storia di Abraiho ( « Verso un paese sconosciuto »), di Esaù e di Giacobbe
(«Storia di due fratelli»), di
Giuseppe («Il ragazzo dal bel
mantello »), di Mosè (« Il cestino
fra i giunchi»), di Davide («Un
pastore che divenne re ») e di
VANCOUVER
Sul materiale preparatorio
dell’Assemblea di Vancouver
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese, e in particolare sugli
studi biblici
IMMAGINI DELLA VITA
proposti alle chiese per uno
studio durante quest’anno, il
pastore Sergio Ribet ha curato una pagina di presentazione. L’obiettivo aperto su « Immagini della vita » sarà puhhlicato nel 1° numero del nuovo anno, 7 gennaio ’83.
Gesù, o — per dir meglio — della nascita di Gesù (« Il bambino
di Betlemme »).
Ip modo corretto, la storia di
ogni libretto rimanda alla fine al
testo biblico indicando dove lo
si può trovare e dando alcune indicazioni, generalmente sui norni dei personaggi incontrati (così, per esempio, per coloro che
hanno finito di leggere la storia
del ragazzo dal bel mantello vien
fatto sapere che il nome Giacobbe significa « imbroglione * e che
Giuseppe invece vuol dire « Possa Egli (Dio) aggiungere » mentre Beniamino è il « figlio della
fortuna »). I personaggi, come in
tutte le pagine bibliche, appaiono caricati di un significato che
va al di là di loro stessi, che dà
senso, forza e indicazioni per
tutti i lettori, anche quelli che
— come noi — ci mettiamo a
leggere a secoli e secoli di distanza. Del materiale di lavoro, che
permetta di inserirsi in pieno
neH’ascolto del racconto, chiude
ogni libretto e, ancora una volta, ci aiuta a capire. Diamo un
esempio: l'uscita dal paese di Egitto, lontano dalla schiavitù, è
rifatta per i bambini di oggi, alla fine del libretto sul « cestino
fra i giunchi »: il bambino lo immaginiamo pronto, con i suoi
grandi fogli di carta, le sue forbici, i colori a portata di mano e,
si capisce, un barattolo di colla;
e allora il libretto comincia: « Disegna due rive a sinistra e a destra di un pezzo di carta. Nel
mezzo, tra le due rive, incolla
una striscia di carta blu: l’acqua.
Su un’altra striscia di carta bianca disegna una fila di persone.
Mosè sta davanti a tutti. Quando l’avrai colorata, piega questa
striscia come una fisarmonica in
modo che davanti sia visibile solo Mosè. La parte inferiore della
striscia deve essere incollata sulla riva sinistra. Solo Mosè è visibile, la gente dietro a lui è ’oppressa’. Quando si svolge la striscia, vediamo come la gente attraversa le acque, libera di andare al proprio paese ». Tutto
quindi, anche la parte che deve
organizzare il bambino, è costruito in modo che il racconto biblico possa essere capito: davanti al bambino che ascolta si apre
il lungo discorso della libertà,
che forse — se saremo capaci di
testimoniare — lo accompagnerà
durante la sua vita dandogli possibilità e coraggio da adoperare
nel suo paese.
Certo, raccontando di questi libretti per i piccolissimi ci si rende conto che dovremmo pubblicare di più. Mi sembra che una
riflessione su quel che diamo ,ai
nostri bambini non sia sufficientemente sviluppata, anche se nell’ambito del gruppo di lavoro
della rivista « La scuola domenicale » immagino che questa
preoccupazione ci debba essere,
a giudicare anche dall’ottimo materiale che la rivista continua a
pubblicare per coloro che sono
già un po’ più grandi. Comunque,
insisto, bisognerebbe pubblicare
di più in questo campo (circondati come siamo da orribili fumetti — avete dato un’occhiata
alla Bibbia a fumetti delle Paoline? Una cosa di uno squallore
impressionante! E intorno non
c’è molto di più). Così questi piccoli libri che ci vengon dall’Qlanda, così piccoli e cosi a buon
mercato (500 lire!), mi fanno pensare per contrasto al vuoto che
c’è intorno. Naturalmente può
darsi che le cose non stiano proprio così: c’è qualche lettore che
ci sa dare qualche informazione
che ci aiuti a raccapezzarci un
po’? Eugenio Rivoir
I libretti dell’arcobaleno (serie di sei
volumetti). Ogni libretto L. 500. Editrice Claudiana, Torino.
La
un tesoro
Bibbia,
rubato
Salvatore Gravina è morto a
71 anni, 19 anni fa. Era anziano
della C4tiesa Valdese di Pachino
ed è fra i migliori che io ricordi.
Comprò la sua Bibbia intorno al
1910, quando si convertì.
Nel 1953, la regalò a sua figlia,
che era in partenza per il Canada, dove venne a raggiungere il
marito. « Figlia mia — le disse
— tieni in gran conto questa
Bibbia, perché è stata la compagna migliore di tutta la mia vita,
specialmente in trincea durante
la guerra del 1915-18 ».
Giuseppina Ruscica, nata Gravina, non si separava mai da
quella Bibbia.
Ma, nel luglio del. 1982, è accaduto l’incredibile. La Bibbia
era sul comodino, accanto al letto del cottage dove i sigg. Ruscica si erano recati per qualche
La luce nelle tenebre
(segue da pag. 1)
l’uomo al culto di Dio, contro la
ipocrisia religiosa, idolatria degli uomini del suo tempo, così
come contro il culto di Mammona, idolatria di tutti i tempi. Il
Cristo è venuto per ricordarci
che solo il servizio reso a Dio
può liberarci da ogni paura materiale, religiosa o psicologica.
Egli è stato riconosciuto nel principe della pace di queste parole
di Isaia perché ha stabilito un
comportamento diverso tra gli
uomini, una cultura diversa di
fede e di pace non di idolatria e
di morte. Mell'avvento ci ricordiamo proprio di questo, ci ricordiamo di questa attesa che si
è compiuta in Cristo il quale ci
ha indicato una strada diversa,
che libera da ogni paura di morte, perché il nostro Principe di
pace nella resurrezione ha sconfitto anche questa nostra ultima
nemica.
Prendiamo quindi sul serio
l'invito che Cristo ci rivolge, non
sottomettiamoci passivamente
agli idoli che vogliono dei sacrifici di sangue, seguiamo la strada che Cristo ci indica, partiamo
dall'avvento per giungere a Pasqua. Vivere seguendo Dio è possibile ed è l’unica possibilità che
abbiamo per uscire dalle tenebre. Certo non tutto sarà facile,
pori tutto ci riuscirà appieno,
perché solo il Signore renderà
tutto perfetto, ma noi siamo
chiamati a lottare; come ha detto Bonhoeffer: « Sai che tutto
sarà fatto da Dio, ma fai tutto
come se dipendesse da te ». Que.sto è uno dei messaggi d’avvento: mettersi in cammino, seguendo Dio perché già intravvediamo
qualcosa che ci incoraggia e ci
premia: « Su auelli che abitavano il paese dell’ombra e della
morte la luce ora risplende ».
Claudio Pasque!
giorno di vacanza. Durante una
loro assenza, i ladri hanno scassinato la casa e, insieme ad altre cose di poco valore, hanno
rubato la Bibbia.
Non è forse questo un segno
dei tempi? La Bibbia è stata rubata in un momento in cui la
gente bene del Canada sembra
essere impazzita per via dell’inflazione. Durante la scorsa primavera, si udivano e si leggevano da ogni parte discorsi che
sembravano i lamenti sulla caduta di Babilonia (Ap. 18: 9-19).
Come è possibile, si diceva, che,
dopp un cinquantennio di stabilità monetaria, la crisi arrivi a
toccare anche il dollaro?
Con terrore,/ si è constatato
che il dollaro canadese aveva
toccato il livello più basso del suo
valore, come a seguito della grande recessione che cominciò negli Stati Uniti nel 1929 e arrivò
in questo paese solo un paio di
anni più tardi. Allora il dollaro
canadese arrivò a valere soltanto 85 cent, di dollaro U.S.A. Ma
ora — si diceva — ogni record
è stato superato. Nella scorsa
primavera, il dollaro canadese è
arrivato a valere poco più di 77
cent, di dollaro U.S.A.
Nel mese di luglio, la gente
bene del Canada cominciava a
tirare un sospiro di sollievo. Il
valore del dollaro Canadese stava risalendo e valeva ormai oltre 79 cent. Chi aveva dato le
spalle a Gesù Cristo, alla Bibbia
e alla fede stava riprendendo coraggio. Le mura di Babilonia tengono ancora! Ma proprio in quel
momento è stata rubata la Bibbia.
I tempi in cui Lutero considerava la Bibbia come il vero tesoro della Chiesa sembrano essere
ormai lontani. La gente guarda
in altre direzioni. Ma i ladri ci
mettono in guardia. La Bibbia è
ancora un tesoro che può essere
rubato.
Samuele Giambarresi
CONCEPITO DI
SPIRITO SANTO ■ 1
Il fatto che il soffio di Dio sia all’origine
dell’esistenza umana di Gesù è uno dei
rari punti in comune dei racconti della
natività in Matteo e in Luca. Questi due
racconti sono infatti assai diversi e soltanto su alcuni elementi c’è « sinossi »,
cioè visione comune: Gesù è nato da Maria — fidanzata di Giuseppe — a Bethleem
— al tempo del re Erode — è un angelo
che rivela l’origine miracolosa di questa
nascita — e l’attribuisce all’intervento del
soffio « santo », cioè di Dio.
Matteo e Luca,
due racconti diversi
Appare a prima vista che le origini della nascita di Gesù sono sviluppate in modo molto più ampio da Luca che da Matteo; ma colpisce ancor più il diverso carattere delld due redazioni.
In conformità con la concezione generale della sua opera. Luca racconta « seguendo » ( 1: 3 ) gli avvenimenti e, venuto il
momento (1: 26), sceneggia con vivacità
l’episodio dell’annuncio angelico a Maria
(1: 25-38). Invece Matteo introduce i dati
relativi all’origine di Gesù come una notizià biografica; « Di Gesù Cristo, ecco qual
è stata la genesi» (1: 18). Segue una breve esposizione che Matteo conclude con
queste parole: « Tutto questo è accaduto
affinché si adempisse (la profezia di Isaia
7) » (1: 22). Come sappiamo, questa menzione dell’adempiersi delle Scritture è
caratteristica della redazione di Matteo: è
uno dei suoi tipici accorgimenti didattici.
Per farci un’idea della differenza di tonalità, è del resto sufficiente paragonare
la comunicazione che l’angelo anonimo fa
a Giuseppe secondo Matteo, un monologo
ridotto a tre indicazioni essenziali (non
a cura di Gino Conte
In una sua opera recente Max-Alain Chevallier studia i testi del Nuovo ’Testamento relativi allo Spirito Santo: «Soufflé de Dieu » (Paris 1978). Veramente, finora
è uscito soltanto il primo volume, dedicato all’esame degli Evangeli sinottici. In questo tempo d’Avvento può essere utile e interessante riportare in questa rubrica, condensate, le pagine del paragrafo relativo al ruolo de! « soffio di Dio » (l’autore usa
sempre quest’espressione per evitare le risonanze non bibliche che il termine «spirito»
ha nel nostro linguaggio corrente) nelle tradizioni di Matteo e di Luca relative alla
nascita di Gesù.
aver paura di sposare Maria — perché
il bimbo è nato dal soffio divino — e il
suo nome sarà « Jahvé salva »), con il
dialogo fra Gabriele e Maria come ce lo
narra Luca, dialogo aperto da un saluto
gioioso, e poi pieno di movimento. Insomma, mentre il testo di Luca si presenta
come un racconto, quello di Matteo è un
riassunto di ciò che bisogna sapere, è
un’istruzione.
Non il come,
ma il fatto conta
Con insistenza didattica, Matteo-ripete
due volte (v. 18 e 20) che Gesù èi«dal
soffio santo ». « Questa è la genesi di Gesù ». Matteo ci espone poi il comprensibile sconvolgimento di Giuseppe: per bloccare un suo progetto, più che spiegabile,
si cita di nuovo, con forza, l’intervento
del soffio divino.
Si può notare che, a parte la giustificazione ’’morale” che l’angelo porta a Giuseppe, e ai lettori, c’è una giustificazione
assai più importante, una giustificazione
messianica che non poteva sfuggire ai
destinatari giudeocristiani dell’Evangelo
di Matteo. Infatti Giuseppe è interpellato
dall’angelo come « figlio di Davide » e come tale è invitato a riconoscere il bambino, per mettere in evidenza il carattere
davidico che era indispensabile per il
Messia. Giuseppe — esattamente come
Maria nella storia parallela e diversa narrata da Luca — è invitato ad accettare
un piano sconvolgente, ma perfettamente
chiaro, che Dio realizza con il suo soffio.
Sicché l’affermazione, ripetuta due volte,
che Gesù è « dal soffio santo » determina
tutto il passo.
Naturalmente ci possiamo domandare
che cosa Matteo volesse dire con questa
espressione. Chiaramente, gli -sembra adatta, perché l’innesta sia nella perifrasi
che descrive Maria incinta (pregna nel
ventre di soffio santo) sia nella qualifica
del bambino (è dal soffio santo). Nei due
casi, nel testo originale greco, vi è la
preposizione ek, che indica l’origine o la
causa, ma che non dà alcuna indicazione
circa il modo. Matteo non si cura di sapere come il soffio divino ha potuto far
sì che Maria sia incinta: dice, e ripete: è
opera di un intervento di Dio. Più degli
altri Sinottici Matteo sottolinea altrove
che il « soffio » è il soffio di Dio (3: 16) o
del Padre (10: 20) e lui solo cita la triade
battesimale, il Padre, il Piglio e il Soffio
santo (28: 19). Quindi, quando rivela il
ruolo del soffio divino nell’origine di Gesù, Matteo vuol dire che la concezione
miracolosa di Ge.sù è opera di Dio in persona. Così facendo, è pienamente erede
del modo in cui l’Antico Testamento intende il « soffio » di Dio: quest’ultimo
istituisce una relazione personale e provoca un’azione, e non ci si pone nemmeno il problema di come quest’azione
avvenga; il fatto che essa avvenga, conta,
e risale a Dio.
Davanti al mistero
deirazione di Dio
Colpisce, tuttavia, che Matteo attribuisca l’intervento non a Dio, ma al suo soffio. Perché? La prima risposta è, naturalmente, che Matteo non fa altro che riportare una tradizione attestata pure da
Luca. Ma come la comprende, questa tradizione? Alcuni commentatori ritengono,
che il termine «genesi», usato in 1: 18
come in 1; 1, potrebbe suggerire un parallelo con il ruolo che il soffio di Dio ha
nella creazione del mondo e di Adamo:
il « soffio » interverrebbe ora per una nuova «genesi » (ghénesis, in greco). Vi sono
però obiezioni: tra l’altro, alcuni manoscritti hanno non ghénesis, origine, ma
ghénnesis, generazione, concepimento. Anche se non c’è un’allusione precisa alla
genesi, si può evidentemente supporre che
Matteo abbia pensato al « soffio » quale
potenza creatrice di vita. Tuttavia il testo
non lo lascia apparire e questo significato non compare in alcun altro testo in cui
Matteo, parla del «soffio» (pneuma, in
greco). Siamo dunque costretti a limitarci a congetture.
Di fatto, Matteo rimane davanti al mistero dell’azione di Dio: e forse è proprio
quel che vuole comunicare al lettore.
(nei prossimi numeri l’esame del
racconto della nascila di Gesù secondo Luca)
7
10 dicembre 1982
obiettivo aperto 7
DAL DOCUMENTO SULL'ECUMENISMO
’‘■"'«54
Anche la cristianità apostolica ebbe il suo problema
« ecumenico ». Esso non fu però costituito dai rapporti più o meno armonici tra i vari tipi di comunità cristiana che coesistevano nel primo secolo; secondo il Nuovo Testamento la coesistenza non fu sempre
pacifica ma fu sempre reale, profonda. Il problema « ecumenico » del primo secolo fu costituito dal rapporto tra la
chiesa nel suo insieme e il popolo di Israele. La « divisione » fondamentale che la coscienza cristiana neotestamentaria dovette affrontare fu la frattura interna (I'« induramento
parziale » di cui parla l'apostolo Paolo in Romani 11: 25
definendolo un « mistero ») prodottasi in Israele di fronte
alla persona e, in particolare, alla croce e risurrezione di
Cristo — una frattura interna al popolo di Dio, dolorosa e
drammatica (« ho una grande tristezza e un continuo dolore
nel cuor mio... »; « ...vorrei io stesso essere anatema, separato da Cristo... », Rom. 9: 2-3). e allo stessa tempo immensamente feconda (« ...se la loro caduta è la ricchezza del
mondo e la loro diminuzione la ricchezza dei Gentili, quanto più lo sarà la loro pienezza »; « ...tutto Israele sarà salvato », Rom. 11: 12, 26).
Molto presto nella chiesa si è perso coscienza del fatto
che un aspetto essenziale dell'unità del popolo di Dio è l'unità tra chiesa e sinagoga. La storia dei rapporti tra cristiani ed ebrei nei venti secoli che stanno alle nostre spalle è
quanto mai dolente, con colpe enormi da parte dei cristiani
che — forse — contro nessun popolo fianno peccato tanto
quanto contro gli ebrei.
Sarà necessaria una svolta non piccola nella coscienza
cristiana contemporanea per comprendere che Israele come
comunità di fede è parte integrante della questione ecumenica. Le nostre chiese dovranno diventare sensibili al messaggio — sin qui negletto — dei capitoli 9, 10 e 11 della
Lettera ai Romani, ricuperando questa « dimensione perduta » della loro vita e testimonianza: il rapporto con la comunità ebraica.
L’ecumenismo riguarda esclusivamente
i rapporti tra le chiese cristiane o anche
i rapporti tra queste e altre realtà non
cristiane? Si può parlare di ecumenismo
quando si tratta dei rapporti tra Chiesa
e Sinagoga o tra Chiese e « Fedi viventi »,
e cioè le religioni e ideologie operanti oggi nel nostro mondo? Su questi interrogativi si è svolto nell’ultimo Sinodo un
breve e intenso dibattito centrato su due
paragrafi inseriti nel Documento sull’ecumenismo, ora allo studio delle chiese.
Sul paragrafo 3.3, su « Chiesa e Sinagoga », riprodotto in questa pagina, abbiamo chiesto un intervento a Daniele
Garrone, ebraista e membro evangelico
dell’équipe di traduttori dell’Antico Testamento in lingua corrente (TILC) e al
Dott. Sergio Sierra, rabbino capo della
Comunità israelitiea di Torino.
Cristiani ed Ebrei
In primo luogo rallegriamoci che il paragrafo ci sia; cerchiamo poi
di disegnare una mappa per esplorare questo paese sconosciuto
Non sono certo in grado di dare una valutazione teologica del
paragrafo sui rapporti fra cristiani ed ebrei deb^ documento
sinodale sulFecumenismo (3.3) né
di dare una panoramica esauriente della problematica. Il problema mi sta piuttosto a cuore (e
a questo interesse non è certamente estranea l’indimenticabile
esperienza vissuta nell’mfanzia
alle scuole ebraiche di Torino!)
e perciò ho cercato di mettere
in ordine alcuni pensieri.
Mi sembra in primo luogo che
non ci si possa che rallegrare
per il fatto che il paragrafo 3.3
ci sia, al di là del contenuto delle
singole affermazioni. Se si prende
sul serio il discorso di Paolo in
Romani 9-11, il discorso ecumenico è monco fino a quando non
comprende anche questo aspetto.
Il documento sinodale ha dunque
il pregio di dare all’orizzonte
ecumenico la sua giusta ampiezza.
Lo stesso Dio
Il problema specifico del rapporto con l’ebraismo nasce dal
fatto che il Dio che ancora oggi
l’ebraismo confessa è lo stesso
Dio di Gesù. La Bibbia su cui
l’ebraismo fonda la sua identità
è stata accolta a pieno titolo
dalla chiesa cristiana. Questo fatto ci porta ad avere con l’ebraismo, anche se chiesa e sinagoga
hanno percorso e percorrono
cammini diversi, un rapporto teologicamente diverso da quello
che abbiamo con le altre religioni non cristiane. Il legame particolare che abbiamo con gli ebrei
è il fatto che ci richiamiamo al
Dio di Abramo, di Isacco e di
Giacobbe. Questa mi sembra essere la peculiarità teologica del
nostro rapporto con Israele.
Il documento afferma che
« molto presto nella chiesa si è
perso coscienza del fatto che un
aspetto essenziale della unità del
popolo di Dio è'l’unità tra chiesa
e sinagoga ». Direi che in 20 secoli di cristianesimo uno dei due
termini del problema è stato
semplicemente rimosso, con un
ragionamento molto semplice; la
chiesa è il vero Israele. Quello
che per Paolo era ancora un
discorso aperto (Paolo si richiamava all’elezione di Dio e non
all’autocoscienza della chiesa!) è
stato rapidamente chiuso. Soltanto che, come si dice credo in psicanalisi, il rimosso ritorna come
sintomo. La rimozione di Israele,
la liquidazione del ruolo di interlocutori che gli ebrei avevano avuto per i primi cristiani, hanno
portato a manifestazioni « patologiche » (e patogene!): un atteggiamento di generale antigiudaispesso sfociato in antisemi
tismo e persecuzione aperta. Dalla rimozione di Israele alla sua
cancellazione.
Chiarire i termini
Il documento parla della necessità di una « svolta non piccola nella coscienza cristiana, contemporanea per comprendere che
Israele come comunità di fede è
parte integrante della questione
ecumenica ». In vista di questa
svolta mi sembra necessario impostare un lavoro di informazione, riflessione e sensibilizzazione.
volto almeno a dissipare il più
possibile gli equivoci, i preconcetti e i luoghi comuni che tradizionalmente condizionano il rapporto dei cristiani con l’ebraismo. Per questo primo lavoro sarà della massima utilità tener
conto di quanto da diversi anni
si è fatto in alcune chiese protestanti e in ambito cattolico.
Vorrei indicare alcune tematiche su cui mi sembra importante lavorare e su cui all’estero già
si è all’opera.
1) È innanzitutto fondamentale chiarire i termini che usiamo. Che cosa intendiamo quan
do diciamo sinagoga, ebrei, Legge, sionismo, ebraismo, giudaismo ecc.? Manchiamo di una conoscenza della storia, del pensiero e della realtà odierna dell’ebraismo. Chi sono gli ebrei? Come definiscono la loro identità?
Non si tratta naturalmente di dare noi la risposta a queste domande. Occorre una conoscenza
diretta, sia attraverso la lettùra
sia attraverso Tincqntro ove questo sia possibile, con la realtà e
il pensiero ebraico.
2) Occorre lavorare sul piano esegetico per conoscere meglio l’ebraismo del tempo di Gesù, per averne una visione il più
possibile concreta e storica. Non
soltanto in certe predicazioni, ma
anche in molti commentari, « il
giudeo » è diventato il « tipo », il
« prototipo » del vecchio, del ribelle a Dio, del legalista.
Occorre liberarsi di tutta una
serie di stereotipi.
In particolare è necessario un
esamé dei passi di contrapposizione teologica con gli ebrei nel
Nuovo Testamento. Quella che,
se letta nel suo contesto, era inizialmente una discussione fra
appartenenti al popolo ebraico
(basti pensare al discorso di Paolo), si è poi trasformata in polemica della chiesa (*= vero Israele) con la sinagoga (= residuo
del vecchio Israele). Dalla contraOT>osizione teologica si è passati presto all’antigiudaismo.
Questo lavoro dovrebbe permettere di mantenere sì l’opzione cristiana e una propria fisionomia
distinta daU’ebraismo', ma depurando questa scelta dalle incrostazioni antigiudaiche che ha assunto nel tempo. Si può dissentire, senza screditàre!
3) Se « un aspetto essenziale
deU’unità del popolo di Dio è
l’unità tra chiesa e sinagoga »,
occorre riguadagnare una visioDaniele Garrone
(continua a pag. 12)
Prima è necessario disintossicare
Il dialogo non può riguardare solo chi è religiosamente praticante e deve essere preceduto da
un lavoro di bonifica riguardante il pregiudizio antisemita presente anche in campo evangelico
Nel quadro generale di quel
complesso di tentativi pratici e
dottrinali diretti ad avvicinare i
cristiani di diverse confessioni,
nello scorso agosto il Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste ha
approvato un importante documento in cui viene riaffermata
la volontà ecumenica di tali Chiese. In questo ambito viene esaminato anche il rapporto con il
popolo d’Israele. Dopo una premessa di carattere storico-religioso si dichiara la necessità di recuperare un elemento che viene
considerato essenziale nel problema dell’ecumenismo cristiano,
cioè, la necessità di una « Unità
tra, la Chiesa e la Sinagoga ». Le
considerazioni nelle quali s’incentra il richiamo ai rapporti tra
cristiani ed ebrei, non possono
non incontrare un consenso generale e quindi anche il consenso degli ebrei.
Tuttavia da parte ebraica sorge il desiderio di un chiarimento
e di un approfondimento. Infatti proprio perché ogni rapporto
deve e può svolgersi tra gli interlocutori, deve essere loro riconosciuta non solo l’ovvia libertà di discutere e di decidere, ma
altresì accettata la legittimità
della loro diversità ai fini di un
autentico superamento «ecumenico » dei problemi.
Poiché lo svolgimento programmatico dei rapporti sottintende la necessità di un dialogo
ecco che qui un ebreo, con estrema sincerità e franchezza, dice
ai fratelli evangelici quanto segue.
Solo un dialogo che sia impostato sul piano della comune
umanità può tradursi gradatamente in una forma di comunicazione e di chiarificazione da
cui potrà trarre giovamento la
società umana.
Oggi è indispensabile instaurare. una realtà di autentica comprensione e di reciproca collaborazione non solo tra i dialoganti, ma fra tutti gli uomini ai quali — per un naturale dovere etico che deriva da una analoga visione religiosa — cristiani ed ebr^i debbono sentirsi legati nonostante le immancabili divèrgenze di opinioni.
È possibile tuttavia un dialogo
con il popolo d’Israele anche e
non soltanto in quanto Comunità di fede? Infatti il problema
non è semplicemente quello di un
rapporto tra Chiese e Sinagoga,
ma fra cittadini delle Chiese e
cittadini del popolo d’Israele;
questi infatti possono essere più
o meno buoni ebrei ma potenzialmente sono portatori di tutti i
valori ebraici che investono la
moderna problematica dell’ebraismo nel mondo.
Agli interlocutori quindi va richiesta non solo una perfetta reciproca buona fede, ma anche
l’obiettivo riconoscimento dei
loro valori etici, religiosi, umani,
grazie ai quali, ognuno ammette
all’altro un proficuo valore proprio per la sua « diversità », dalla quale può derivare un arricchimento del comune patrimonio
religioso ed umano.
Dialogo ’’sugli” ebrei
Ora se la Chiesa Valdese e Metodista, come tutte le altre Chie
se che si pongono il problema
dell’ecumenismo, vogliono affrontare 1 ’indispensabile rapporto
con il popolo d’Israele, esse dovrebbero promuovere innanzitutto non tanto un « dialogo con
gli ebrei » quanto un « dialogo
sugli ebrei ».
Una presa di coscienza ed un
chiarimento essenziale va cioè
ricercato non soltanto tra coloro che guidano le Chiese evangeliche, ma in mezzo a coloro che
di queste Chiese costituiscono il
gregge.
^ Nell’anno di grazia 1982 stiamo
assistendo ad una virulenta rina-'
scita delTantigiudàismo. Uno dei
più gravi problemi da cui è dilaniata l’umaniià è tornato alla
ribalta e nessuna razionalizzazione delle possibili cause di tale
reviviscenza è accettabile per
giustificare, sia pure parzialmente, tale funesta insorgenza.
Con la rinascita dell’antisemitismo è il problema dei rapporti
tra il mondo e gli ebrei e non
solo tra le Chiese e gli ebrei che
è stato riproposto dolorosamen• te aU’attenzione dell’opinione
pubblica mondiale, ed è un problema antico dal cui definitivo
chiarimento dipende la soluzione
di altri annosi e pur gravi problemi.
Se si ripensa alle dolorose
conseguenze dovute alla stratificazione di una lunga serie di
pregiudizi contro gli ebrei soprattutto in chiave religiosa, si riconoscerà che è doveroso intervenire a fondo su dottrine ed atteggiamenti generalizzati e tuttora presenti nella dinamica sociale.
Certi elementi hanno consentito la maturazione di malanni che
si sono tradotti periodicamente
in persecuzioni ed avversioni contro il popolo di Israele e che, sul
piano morale, oltre ad offendere
la dignità umana hanno contraffatto, mistificato il messaggio
ebraico deH’amore trasformato
— come ha scritto J. Isaac — in
« insegnamento del disprezzo ».
Non si dimentichi che il documento suH’ecumenismo è rivolto
agli evangelici e non agli ebrei,
per questo ritengo sia opportuno
procedere alla realizzazione di
un vasto ed illuminato programma di profonda disintossicazione
anche del mondo evangelico dal
pregiudizio antisemitico.
Tale bonifica costituisce, a mio
avviso, il primo fondamentale
passo per l’attuazione dell’ecumenismo nei confronti del mondo
ebraico.
Ritengo pertanto che un serio
approccio al problem.a dell’antigiudaismo nei suoi più complessi
e moderni aspetti storici e psicologici sia la condizione preliminare per svolgere una doverosa
azione risanatrice da un punto di
vista cristiano oltre che umano.
Altro ci sarebbe da dire per
entrare più concretamente nell’argomento del rapporto e, quindi, del dialogo cristiano ebraico,
ma non voglio abusare della pazienza dei cortesi lettori valdesi e
metodisti ai quali rivolgo il tradizionale e cordiale saluto ebraico di « shalom », « pace » e di incoraggiamento per un sempre
migliore impegno ecumenico nella società,
Sergio Sierra
8
8 ecumenismo
10 dicembre 1982
A PROPOSITO DELL’IMPROVVISA DECISIONE DEL PAPA
Debiti e Anno Santo
Un avvenimento cattolico sensazionale si prepara a sovrapporsi al
centenario luterano e alla riflessione sulla necessità di una riforma
CINA
Si sa da tempo che il papa è
sempre più spesso assillato da
grosse preoccupazioni finanziarie. Anche se — in base alle ultime notizie — sembra che il bilancio 1981 sia stato coperto grazie
alle cospicue elargizioni dei due
pilastri dell’economia vaticana,
gli Stati Uniti e la Germania Federale, le previsioni per gli anni
futuri sono fosche e l’incubo di
un deficit di enormi proporzioni
è sempre più opprimente. Una
cosa sembra chiara: è finito o
sta finendo il tèmpo in cui si poteva tranquillamente attingere
all’ esercito dì manodopera di
ricambio sottopagata fornita dai
vari ordini e associazioni religiosi.
I dipendenti del Vaticano (3.400
-f 1.600 pensionati) si sono riuniti in associazione di tipo sindacale, ormai riconosciuta, per fronteggiare la cóntroparte padronale. Anche a livello delle parrocchie i sagrestani sono da tempo
in agitazione. Che accadrà se un
giorno le suore che lavorano in
Ospedali e Istituti — oggi il settore più sfruttato e represso della Chiesa romana — si apriranno ad un discorso .rivendicativo
e non solo sul piano economico?
A queste si aggiungano le
preoccupazioni per il debito di
molti miliardi della Banca del
Vaticano (lo I.O.R.) verso il Banco Ambrosiano italiano, ormai
tacitamente riconosciuto da
quando il papa si è dichiarato
disposto a « trattare » con il governo italiano. E’ indubbio che
la pressione in tal senso dei cardinali stranieri, facenti parte del
gruppo di 15 consulenti in campo
economico, deve essere stata molto forte. A differenza di quanto
è accaduto nella smaliziata Italia, all’estero l’effetto shock della
morte sospetta del « banchiere di
Dio » R. Calvi e la scoperta degli intrallazzi del cardinale Marcinkus con Sindona prima e poi
con Celli, Ortolani, Calvi e la loro banda, poi, ha suscitato enorme sensazione e scandalo. Lo
stesso papa Wojtyla, che aveva
difeso ad oltranza il lituano emigrato Marcinkus, ha poi dovuto
criticarlo indirettamente quando ha affermato che la Chiesa
non si deve lanciare in speculazioni avventurose, ma vivere di
libere offerte dei fedeli. Una
« Grande Riforma » di cui atten
diamo di vedere i frutti, ma intanto, che fare quando le offerte
spontanee dei fedeli non bastano?
Venerdì 26 novembre scorso, al
termine della riunione segreta
dei cardinali esperti in economia
convocati attorno al capezzale
delle finanze vaticane ammalate,
esce la notizia bomba: il papa
annunzia che il 1983 sarà un « Anno Santo » straordinario per celebrare i 1950 anni della morte
di Cristo (fissata convenzionalmente ma erroneamente al 33
d.C.). Dunque non bastano più
5 Anni Santi ogni secolo (ogni 25
anni, oltre all’anno ’33): se ne
aggiunge ora un sesto! La notizia
ha colto tutti di sorpresa comprese le autorità italiane governative e comunali che dovranno
smaltire l’enorme massa di « pellegrini ».
C’è da restare francamente allibiti di fronte alla spregiudicatezza di questo papa polacco!
Che l’Anno Santo sia sempre stato un grosso affare finanziario
innanzitutto per la Chiesa che lo
bandiva lo si è sempre saputo e
detto (anche se era finora ufficialmente negato dagli ambienti curiali). Ma che un papa annunciasse solennemente un nuovo
Anno Santo al termine di una
riunione finanziaria (e quindi presentandolo implicitamente come
un mezzo eccezionale per risanare le traballanti finanze vaticane),
questo non era mai accaduto almeno in epoca moderna! Il massimo dell’ipocrisia è raggiunto
quando lo si definisce « Anno
Santo di penitenza » per commemorare l’anniversario della morte di Colui ohe morì povero e abbandonato da tutti per non aver
accettato una politica di potenza, proprio per volontà deliberata della casta sacerdotale, dei
« papi » del suo tempo.
C’è un limite al cattivo gusto!
Forse un papa italiano — più diplomatico e sottile — non avrebbe toccato questi livelli di spregiudicatezza.
Del resto che l’Anno Santo sia
un grosso affare e non solo per
la Chiesa è confermato dal Sindaco P.C.I. di Roma, Ugo Vetere, che ha detto: « "Non vogliamo scatenare le polemiche nate
nel ’75, quando tutti si dichiararono insoddisfatti per come erano andate le cose”. Perché l’An
no Santo — prosegue l’articolista — significa soprattutto soldi.
Entrate consistenti, di miliardi,
nelle tasche dei commercianti e
degli operatori turistici, ma anche
del Comune » ( « La Repubblica »,
28-ll-’82, p. 14). Si ripeterà quindi anche a Roma l’alleanza Comune rosso-Curia già vista a Torino nel 1978 per l’ostensione della Sindone?
Così, nel corso del 1983, milioni di fedeli potranno venire a Roma ufficialmente per « lucrare le
indulgenze » (ma in realtà per risollevare le finanze vaticane), e
proprio nell’anno che ricorderà
il 450° anniversario della nascita
del frate agostiniano M. Lutero
che denunciò e combattè questo
scandalo più di quattro secoli fa.
E una pura coincidenza? O il papa
ha voluto abilmente « svuotare »
dall’interno un avvenimento ecumenico importante: un’occasione
unica per rimeditare a fondo la
vicenda di Lutero e della Riforma da lui scatenata? Si è forse
voluto sovrapporvi un avvenimento « cattolico » sensazionale
capace — questo sì — di mobilitare ben altrimenti le masse cattoliche?
In ogni caso la coincidenza deve farci riflettere; essa dimostra
nel modo più tangibile l’attualità
non solo della condanna luterana della pratica pagana delle indulgenze, ma anche del severo
giudizio espresso allora da Lutero sul papato. Non sulla persona del papa (che nuò essere più
0 meno « spirituale », più o meno « buono », come si diceva ai
tempi di papa Giovanni), ma
sull’essenza stessa e sulla funzione della sua carica, su questa abnorme escrescenza del corpus
Christianum, fondatasi sull’inganno e sulla frode e costruitasi
con la violenza (come un recentissimo libro pubblicato dalla
Claudiana sta a dimostrare). Lutero non aveva certo i pudori e
1 timori ohe abbiamo noi oggi
neH’affermare senza mezzi termini che « il papato è l'Anticristo ».
Una definizione che, superato il
suo suono anticlericale, si rivela
profonda e attuale e che dovremmo meditare più spesso,
proprio in tempo di ecumenismo, insieme ai nostri fratelli
cattolici.
Carlo rapini
Religione e nuova
Costituzione
Sabato 4 dicembre è stata approvata dall’assernblea nazionale,
con 3.037 voti a favore, 3 astenuti e nessun contrario, la nuova costituzione della Repubblica popolare cinese. Il progetto di questo
nuovo testo che modifica quello del 1978 era in discussione dall’aprile scorso. E’ stato approvato con pochissimi emendamenti. In
particolare è rimasto invariato l’articolo 35 che riguarda la religione. A questo proposito riprendiamo un estratto del numero di agosto di China Talk, pubblicato dall’Ufficio di collegamento con la
Cina della Chiesa metodista unita, che ha sede a Hong Kong. Il testo del progetto del 1982 recita così: Articolo 35 — 1) 1 cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di religione -2) Gli organi dello Stato, le organizzazioni pubbliche e gli individui
non possono costringere i cittadini ad avere o a non avere convinzioni religiose, né esercitare una discriminazione contro i cittadini
che hanno, o non hanno, convinzioni religiose — 3) Lo Stato protegge le attività religiose legittime. Nessuno è autorizzato a servirsi
della religione per portare avanti attività contro-rivoluzionarie, o
attività che potrebbero turbare l’ordine pubblico, nuocere alla salute dei cittadini o ostacolare il sistema educativo dello Stato —
4) Gli affari religiosi non possono essere controllati da un paese
straniero.
« Tre commenti s’impongono
per quanto riguarda quest’articolo:
A - La libertà di credere / di
non credere (35/2): le parolechiave sono discriminazione e
costrizione. C’è qui una doppia
protezione, per i credenti e anche per i non-credenti. Il soggetto della discriminazione mira
principalmente gli estremisti di
sinistra i quali, occupando posti
importanti, manifestano ancora
sentimenti ostili nei confronti
dei credenti.
A differenza dei cristiani latino-americani, i cristiani cinesi
parlano di rado della possibilità
di un « dialogo cristiano-marxista », e la maggioranza dei marxisti cinesi non concepirebbero
mai l’idea di essere « cristianimarxisti ». Però, in questa nuova era di cooperazione e di amicizia con elementi esterni al partito, i dirigenti cinesi sembrano
del tutto sinceri e ansiosi di riattivare una politica non nuova di
libertà religiosa. Probabilmente
solo i partigiani della Banda dei
Quattro accoglierebbero un ritorno allo stato di repressione
religiosa che aveva dominato durante la rivoluzione culturale.
Parlando del ritorno della pratica religiosa fra numerosi cittadini cinesi, un membro influente del partito ha dichiarato di
recente: « E’ una questione di
ideologia sociale oggettiva che
non può e non dovrebbe mai essere risolta con la costrizione ».
B - Attività religiosa legittima.
(35/3) — Nella versione cinese è
scritto « ordinaria » o « regolare ». Il fatto che « legittima »
non sia chiaramente definito è
forse intenzionale da parte dei
redattori. Tuttavia, ciò che è
chiaro è la determinazione del
governo e dei responsabili religiosi di non autorizzare o incoraggiare il ritorno della magia,
della stregoneria, o di altre forme di superstizione feudale. Anche se la stampa cinese rileva regolarmente l’esistenza di tali pratiche, queste sono nettamente
escluse dalle pratiche autorizzate
dalla costituzione.
La costituzione del 1978 comprende la clausola mirante a
« diffondere l’ateismo »; questa
non compare più nel progetto
attuale, il ohe indica forse un
approccio più morbido da parte
delle autorità di ciò che costituisce la pratica religiosa legittima.
Se così è, l’articolo 35/3 comprenderà ancora una clausola di
protezione che stabilisce che
« nessuno potrà servirsi della r^
ligione per portare avanti attività
contro-rivoluzionarie o di disturbo dell’ordine pubblico ».
C - Intervento straniero (35/4)
— Quest’articolo sembra riguardare tre aspetti della religione in
Cina: una possibile interferenza
esterna musulmana nelle regioni
di frontiera; tensioni permanenti
tra il Vaticano e la Chiesa cattolica cinese; gruppi protestanti
fuori della Cina attivamente impegnati a passare clandestinamente bibbie e a sabotare la fase « post-denominazionale » del
movimento protestante cinese
delle tre autonomie (autofinanziamento, autogestione, testimonianza autonoma) ».
(SOEPI)
Parigi: la solidarietà
è ancora possibile?
(BIP) — Il Centro Protestante
di Azione Sociale della regione
parigina ha organizzato una giornata di riflessione sul tema « La
solidarietà è ancora possibile oggi? » con la partecipazione di
Henri Fuchs, professore di morale in Svizzera.
Il pastore Fuchs ha ricordato
che la parola « solidarietà » ha
una lunga storia, perché nel XIX
secolo esprimeva negli ambienti
anticlericali una opposizione alla
« carità cristiana » ed al suo paternalismo. Oggi viene usata investendola di una « carica affettiva » accanto alla dimensione
tecnica o economica, che implica
« un progetto ed una fonte di
speranza ».
Il teologo svizzero ha definito
due livelli di solidarietà: una solidarietà « obiettiva », quella che
lega gli individui indipendentemente dalla loro volontà (cultura,
economia, ecologia ecc.) ed una
solidarietà « elettiva » che presuppone un impegno personale,
ed « una reciprocità di diritti e
doveri, nella ricerca comune delle necessità ».
-4- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coìsson
La parola non si trova nei testi biblici, ma « la realtà che copre è fortemente presente ». Questa realtà si esprime da una parte in forma negativa: tutti gli
esseri umani sono solidali nelle
disgrazie o nel peccato. Si esprime però anche in forma positiva:
« con il profondo sentimento di
appartenere a un popolo, o ad
una chiesa », e nella convinzione
di « essere differenti ».
La solidarietà così vissuta non
ha limiti nella misura in cui rimane « critica nei confronti delle
solidarietà naturali e chiuse quali
la famiglia, la nazione ed aperta
ad accogliere tutti ».
Nella sua conclusione il prof.
Fuchs ha messo in guardia contro una possibile perversione della solidarietà: «quella che si tra
duce in un sentimento di responsabilità illimitata ed indeterminata, attraverso cui ognuno si
sente responsabile di tutto e di
niente, che si trasforma in un
senso di colpa collettivo e porta a /doveri impossibili da assolvere ».
Nuovi ruoli per
la donna cattolica
(Adista) — In una lettera pastorale sulle donne nella chiesa,
il vescovo Matthew H. Clark di
Rochester (USA) ha posto come
impegno prioritario nella sua diocesi « di incoraggiare ed invitare
le donne a partecipare pienamente sia come volontarie che come
retribuite nell’attività e nelle organizzazioni della diocesi ».
Nella stessa lettera, il vescovo sollecita « una maggiore presenza delle donne in quei ruoli
ora aperti ad esse o in nuovi ruoli che possano legittimamente
essere creati ». A Washington si
sono tenuti una serie di incontri
fra i vescovi statunitensi e i
membri della Conferenza per la
ordinazione delle donne. Il comitato ha raccomandato che molti
ministeri ecclesiastici, diaconato
compreso, siano aperti alle donne.
Berlino: incontro per
la formazione adulti
(BIP) — 80 delegati venuti da
tutta Europa si sono ritrovati a
Berlino per confrontare le proprie tecniche pedagogiche su un
certo numero di temi in rapporto alla catechesi degli adulti. Il
programma di questo congresso
annuale era centrato sul tema
« Shalom per la città »: una specie di festival dell’utopia cristiana. Durante 4 giorni i congressi
sti a partire daU’utopia dell’Evangelo (Babele e la nuova Gerusalemme: Gen. 11 e Apocalisse 21)
si sono sforzati di fare insieme
il punto su una educazione alla
pace: pace nel mondo del lavoro
e del non lavoro (disoccupazione): pace nelle relazioni interculturali; pace nelle relazioni uomodonna, adulti-giovani; azioni dei
Movimenti per la Pace nel mondo ecc. ^
Questa ricerca dovrà essere
portata avanti nei singoli paesi
con un programma da mettere a
punto secondo le situazioni locali. Questo incontro è stato l’occasione per prendere contatto con
un certo numero di realizzazioni
concrete; metodi di lavoro e di
azione dell’Associazione protestante per l’educazione degli adulti in Germania federale; azione dei movimenti pacifisti nelle
due Germanie, lavoro della chiesa nei luoghi di forte presenza
di lavoratori immigrati (in gran
parte turchi); studio di una catechesi per gli adulti su questi
problemi nella chiesa.
Nel 1983 il congresso avrà luogo in Italia nelle Valli Valdesi
sul tema « La singolare vicenda
di un popolo-chiesa ».
9
10 dicembre 1982
cronaca delle Valli 9
TRA I CREDENTI NEL PINEROLESE
stroncata
Cresce rimpegno per la pace
^ Le. chiese valdesi e cattoliche hanno preparato un fitto programma di
LJThCL Dlt/d/ iniziative in vista di un Natale all’Insegna dell’impegno per la pace
varie componenti del movimento
per la pace. In terzo luogo le varie azioni, pur avendo praticamente solo un valore simbolico,
possono diventare un modo concreto per esprimere una ferma
volontà di dissenso contro la
scelta governativa di costruire la
base di Comiso e contro la corsa
agli armamenti dell’Est come dell’Ovest e, positivamente, un modo per affermare la volontà di
pace e l’aspirazione alla autodeterminazione dei popoli.
Se è lecito esprimere un auspicio, speriamo che i membri delle
rispettive confessioni religiose e,
più in generale la popolazione
del Pinerolese sappia cogliere
questa importante occasione partecipando in massa alle varie manifestazioni.
Luciano Deodato
Aveva compiuto vent’anni da
una settimana, era rientrato dal
servizio militare da circa due
mesi. Si è tolto la vita in silenzio, senza che nulla lasciasse
presagire una decisione di questo
genere e senza lasciare alcuno
scritto che potesse gettare un po'
di luce sulla sua tragedia.
Perché un ragazzo di vent’anni
deve aver conosciuto una grande
tragedia nel suo intimo per giungere a questa conclusione: che
la vita non merita di essere vissuta. E nessuno di noi se ne è accorto, nessuno ha saputo intuirla, nessuno è stato in grado di
dare un aiuto valido.
Quali possono essere state le
cause che. lo hanno indotto a
questo gesto definitivo, senza ritorno, possiamo solo immaginarlo. Certo, era disoccupato e trovare lavoro oggi non è facile. Certo, la sua famiglia aveva conosciuto difficoltà ed i genitori avevano deciso di separarsi. Ma sarebbe credo ingiusto dare la colpa ai genitori che hanno preso
questa decisione o al datore di
lavoro che ha ritenuto di non
poterlo tenere ulteriormente
presso di sé coi grossi costi che
un operaio (e non più un apprendista) ha come oneri sociali.
Essi, i genitori e il datore' di lavoro che lo aveva licenziato, non
sotto comunque i soli responsabili di questa morte.
Anche cercare una spiegazione
nel carattere di questo ragazzo,
nella sua particolare personalità,
non serve a nulla. Serve al massimo a metterci a posto la coscienza e a non vedere, al di là
di questo caso particolare, la
tragedia di tanti altri giovani come Claudio Durand.
Perché io sono convinto che
questa morte ha da essere per
ognuno di noi come un segno,
coinè un segnale d’allarme, còme
lo è la punta di un iceberg. E
noi sappiamo che la maggior
parte del ghiaccio di un iceberg
è sommersa, non si vede. Aia esiste. Un segno che la nostra società è organizzata in modo sbagliato, che diamo valore a ciò
che non ne ha e trascuriamo ciò
che ne ha.
Come comunità di credenti,
che cosa facciamo per tutti quelli che vivono quotidianamente la
loro tragedia, senza che noi ce ne
accorgiamo? Che cosa abbiamo
fatto e che cosa facciamo per
dare speranza a chi non ne ha o
non ne ha più? Finora, praticamente, non siamo riusciti a fare
granché. Non siamo riusciti a ricostituire un tessuto sociale che
è andato distrutto con lo sviluppo industriale della nostra^ zona.
Non siamo stati capaci di organiz.zare una vita comunitaria tn
cui i giovani (e anche gli altri)
trovassero un ambiente tale da
poter esprimere le loro reali potenzialità. E nemmeno abbiamo
fatto molto per dire che una alternativa è possibile.
Credo che la peggiore soluzione sarebbe di rinunciare e di ritichiuderci in noi stessi. Dobbiamo invece cercare di vedere tuttele tragedie sommerse, di identificarle e di offrire delle alternative. Dobbiamo cioè .scegliere la
vita (Dtr. 30: 19).
Bruno Bellion
# Hanno collaborato a questo
numero: Ruben Artus, Leonardo Casorio, Giuseppe Davi, Franco Davite, Dino Cardio!, Danilo Moretto, Bruno
Rostagno, Aldo Rutigliano,
Franco Taglierò. Cipriano
Town.
La Caritas diocesana e i tre
circuiti delle Valli raccogliendo
una proposta proveniente da Ginevra e patrocinata dal Consiglio
Ecumenico, dall’Alleanza Riformata e dalla Federazione Luterana Mondiale propongono alle
chiese del pinerolese una serie di
azioni a favore della pace, da
svolgersi nel periodo dell’ Avvento.
La prima azione avrà luogo la
domenica 12 die. con una predicazione che si propone abbia lo
stesso tema ovunque. È stato
scelto il testo di Matteo 2: un
capitolo particolarmente denso,
dove al progetto di vita di Dio si
contrappone il progetto di morte
di Erode. E’ una specie di paradigma di quanto avviene anche
oggi, in un momento in cui il
« potere » ha predisposto e predispone tutta una serie di meccanismi capaci di compiere una
« strage degli innocenti » di dimensioni mondiali.
La seconda azione di svolgerà
la domenica 19, raccogliendo la
proposta di un digiuno che duri
dal mattino fino alla sera e di devolvere, quanto risparmiato, alrUNICEF per il suo programma
di assistenza all’infanzia. È un
gesto di solidarietà, compiuto a
livello mondiale, ma anche di
consapevolezza che, per costruire
un mondo di pace e di giustizia
è urgente passare attraverso una
nostra conversione, rinunciando
al superfluo affinché altri abbiano il necessario.
La terza azione si svolgerà nella serata del 24. La proposta che
viene da Ginevra è quella di accendere alle 20,30 una candela, la
fiamma della pace. Forse appare
più opportuno organizzare, ove
possibile, una fiaccolata attraverso le vie delle proprie città o
villaggi. Per quanto riguarda Pi
nerolo, per es., in stretto collegamento col Comitato per la Pace,
v’è il progetto di svolgere questa
fiaccolata tra le 18 e le 20 per le
vie cittadine, in un’ora di grande
movimento e concludere poi la
manifestazione con una serie di
interventi.
Schematicamente questo il progetto, diffuso in questi giorni a
tutte le chiese e fatto proprio già
da alcuni comitati per la pace
locali. Credo siano da sottolineare
un paio di cose. Anzitutto in questo modo ci si collega al vasto
movimento internazionale per la
pace. In secondo luogo forse per
la prima volta le organizzazioni
ecclesiastiche maggiori del Pinerolese si trovano a lavorare insieme e collegate ai comitati laici
per la pace. E’ un momento di
saldatura molto importante delle
Le manifestazioni a Piossasco
Il comitato per la pace di Piossasco (di cui fa parte anche la
chiesa valdese che ne ospita nei
suoi locali la sede) ha proposto
alla amministrazione comunale
un nutrito programma di iniziative che vanno sotto il titolo
« Piossasco per la Pace ». Esse
prevedono :
Sabato 11 dicembre, presso la
Scuola Media 2 (via Cumiana),
alle ore 17 : « Canti e dibattiti
sulla situazione dei desaparecidos in Urugpiay e Argentina »
con l’intervento di esuli di quei
paesi ; ore 21 : « Perché diciamo
no ai missili a Comiso », conferenza del past. Luciano Deodato.
Domenica 12 dicembre, alle
ore 10, presso la Scuola Media 2,
dibattito sul tema : « Quale fu
turo per il Medio Oriente » con
la partecipazione di Giuseppe
Reburdo (consigliere regionale),
Taizir (OLP) e Silvio Ortona
(Comunità ebraica di Torino).
Sabato 18 dicembre alle ore 20
con concentramento davanti alla
Banca San Paolo : « Fiaccolata
per la pace e contro rinstallazione dei missili a Comiso ».
Inoltre la Chiesa Valdese e la
comunità di base organizzano
per mercoledì 15 alle ore 20,30,
nei locali della Chiesa Valdese,
un dibattito sul tema : « Una
esperienza di fede nella lotta di
liberazione in Argentina e America latina » con la partecipazione di Gianfranco Testa, recentemente liberato dal carcere in
Argentina. R. A.
La piscina discussa
PINEROLO — I partiti della maggioranza (DC, PSI, PSDI, PLI) hanno discusso il problema della costruzione
di una piscina coperta a San Lazzaro
(il cui costo si aggira sui tre miliardi)
ed hanno chiesto alla giunta comunale
di verificare gli oneri finanziari che ne
derivano pila collettività e la necessità
che i progetti siano completi di quegli
accorgimenti necessari per ridurre il
costo di gestione e la possibilità di costruirla per parti.
Una mensa
per gii anziani
POMARETTO — Per 3.400 lire al pasto gli anziani di Pomaretto potranno
consumare il pasto di mezzogiorno in
un locale appositamente attrezzato del
convitto valdese. È una iniziativa del
centro di incontro per migliorare la qualità della vita degli anziani soli.
Cambiano i numeri
di telefono
PRALl — Col 14 dicembre prossimo
chi vorrà telefonare ad un abbonato di
Prali dovrà comporre dopo il primo 8
la cifra di 41 a cui dovrà far seguire
gli altri numeri. Così ad esempio il
numero di Agape diventa 841514 (anziché 8514) e quello della chiesa valdese
diventa 841519 (anziché 8519).
Comincia la stagione
sciistica
PRALl — Oltre 1 metro di neve a
Ghigo e più di 2 metri all’Alpet hanno
permesso di aprire ufficialmente gli impianti per gli appassionati sciatori. Unico neo è la viabilità data la mancanza
dei paravalanghe sui tratti più esposti
della provinciale.
Per ora visto che la neve non è scesa sotto i mille metri, i mezzi meccanici hanno provveduto con efficacia e
tempestività a tenere pulite le strade.
Ma cosa succederà se dovessero essere impiegati lungo tutta la provinciale
in caso di ulteriori prolungate nevicate?
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10 cronaca delle Valli
10 dicembre 1982
VAL RELUCE
La crisi dello «Stato sociale»
TORRE PELLICE — Per
adempiere agli ultimi atti amministrativi dell’esercizio finanziario 1982, il Comitato di Gestione dell’U.S.L. 43 ha riunito
l’Assemblea il 29 novembre. Il
Presidente, prof. Franca Coisson, ha reso nota la deficienza
di cassa dell’Ente dovuta all’inadempienza del Ministero del Tesoro circa i versamenti dei fondi prestabiliti, come già la stampa locale ha informato. Le conseguenze sono state che i farmacisti fanno- pagare i medicinali
per la morosità dell’U.S.L. la
quale non ha potuto nemmeno
pagare i medici di base dal mese di agosto in poi. L’U.S.L. non
può neppure ricorrere alle anticipazioni di cassa da parte dellà
Banca perché gli interessi graverebbero sul Fondo sanitario nazionale.
Accogliendo un suggerimento
già proposto a più riprese dalla
minoranza, in un incontro tenutosi il 22 ottobre, il Presidente
e l’Assessore alla Sanità haimo
esposto la grave situazione ai
Sindaci e alle forze politiche della Valle. Essi sono stati pure informati dell’assegnazione di un
ulteriore stanziamento della Regione per l’assistenza sanitaria
che ha richiesto l’assestamento
del Bilancio da parte della Giunta da lire 5.700 milioni a lire
6.087 milioni.
Qui si è inserito un importante discorso del Presidente della
Giunta sulle spese che hanno
Concerti
una forte incidenza nel Bilancio
come quelle farmaceutiche e
ospedaliere. Queste ultime si aggirano intorno ai 3 miliardi e
sono diffìcilmente verificabili per
mancanza di strumenti amministrativi di controllo e quindi non
si può sapere se tutte gravano
sul Fondo sanitario nazionale.
Una scelta oculata nelle prescrizioni dei medicinali potrebbe non solo fare diminuire la
spesa, che ora è di lire 1 miliardo e 80 milioni, ma avviare una
educazione della gente all’uso di
essi e si potrebbe fare anche una
verifica di quelli utili, a carico
deirU.S.L., che sono nel prontuario. E’ opportuno sensibilizzare i medici di base su questo
aspetto.
A un consigliere di minoranza,
manifestam.ente preoccupato che
anche la fascia più debole e circoscritta della collettività debba
pagare i medicinali, l’Assessore
alla Sanità, Suppo, ha assicurato che, su segnalazione dei servizi sociali della Comunità Montana e dei medici di base, d’intesa con i farmacisti, gli assistiti
che non possono fare fronte alle richieste di pagamento saranno esentati.
Oltre a ratificare la delibera
della Giunta sull’assestamento
del Bilancio, l’Assemblea ha approvato variazioni di bilancio
per le entrate finalizzate dalla
Regione.
L’ultimo punto all’o.d.g. riguardava la variazione del Bilancio relativo ai servizi sociali
gestiti daU’U.S.L.
Nel 1982 c’è stata una diminuzionè dei contributi regionali nel
settore dei servizi sociali. Ben
47 milioni in meno. In due anni
il taglio nelle erogazioni di fondi è stato del 59% penalizzando
così, l’attività « pilota » che era
stata affidata alla nostra Comunità Montana.
C’è stato invece un aumento
in bilancio a carico della Provincia per i servizi sociali convenzionati che ha controbilanciato le minori entrate. Tuttavia
si è dovuto decurtare di lire
26.620.000 gli stanziamenti di alcuni articoli di spesa fra i qua-li; lire 8 milioni per incarichi
professionali e lire 6 milioni per
il personale in generale.
Non vorremmo che nel 1983,
per la diminuzione dei finanziamenti, fossero contratti gli attuali servizi sociali, indispensabili
alla popolazione valligiana.
Sacrificare le spese generali
per il personale e per incarichi
professionali, come è stato fatto in questo scorcio di esercizio,
non dovrebbe compromettere la
capacità della C. M. a conservare le realizzazioni raggiunte in
questo settore che sono state il
suo « fiore » all’occhiello. Lo valuteremo dai fatti.
Antonio Kovacs
TORRE PELLICE — Nellambito di un
programma di concerti organizzati dalla
Pro Loco presso il Tempio Valdese segnaliamo:
— Venerdì 10' dicembre, ore 20.45:
concerto per chitarra e mandolino di
Carmine La Vecchia.
Conferenze
TORRE PELLICE — L’Università della Terza Età organizza presso l'Hôtel
du Parc (Viale Dante 58) una serie di
incontri aperti a tutti. I prossimi sono:
— Venerdì 10 dicembre, ore 16:
" L'architettura militare in vai Pellice ».
Introduce l'arch. Franco Carminati.
Comitati per la pace
TORRE PELLICE — Lunedi 13 dicembre, alle ore 21, presso il Centro d'incontro (Via Repubblica 1 - sotto i portici del Municipio) si terrà una riunione
del Comitato per la pace Val Pellice
con il seguente ordine del giorno:
— discussione sulla proposta del Coordinamento regionale dei comitati per
la pace piemontesi di preparare delle iniziative da svolgersi nel mese
di dicembre;
— conoscenza ed eventuale adesione
alle manifestazioni organizzate a
Pinerolo per il 19 e il 24 dicembre;
— presentazione di eventuali nuove
proposte di lavoro per il comitato.
Sono invitati a partecipare a questa
riunione tutti i gruppi, movimenti, associazioni, partiti politici ed enti locali
che hanno dato la loro adesione al Comitato, e singoli cittadini che sono interessati a queste iniziative.
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PERO SA ARGENTINA —
Per la prima volta, il Consiglio
della Comunità Montana 'Valli
Chisone e Germanasca e delrUSL 42 si è svolto nella villa
« 'Willy Gùtermann », a Perosa,
acquistata alcuni anni fa e rimessa a nuovo.
Un grave problema è invece
emerso quando il Consiglio si è
costituito in assemblea USL: i
rapporti con la Croce Verde di
Perosa che svolge il servizio di
centralino per la guardia medica
e quello di trasporto di emergenza per effetto di una convenzione con rUSL. E’ stata data la
parola al presidente della Croce
Verde, Zanellato, il quale ha
espresso la sua insoddisfazione
per il contributo troppo basso
offerto per il servizio di emer
genza, data la distanza da Pinerolo e l’estensione del territorio
da servire. Il fatto è che va declinando ii volontariato, sul quale
la Croce Verde si reggeva, ed
aumentano enormemente i costi
Per il servizio di centralino per
la guardia medica, si è riparlato dell’ospedale di Pomaretto
come della sede più idonea, anche in vista dell’apertura di un
s.ia pur minimo pronto soccorso : finora l’ospedale non ha accolto la richiesta, non potendo
garantire personale a disposizione per 24 ore. Purtroppo, questi
problemi sono seri e dalla loro
soluzione dipende la vita degli
ammalati gravi ; se ne riparlerà
quindi a breve scadenza, anche
in un’assemblea pubblica.
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10 dicembre 1982
cronaca delle Valli 11
CENTO ANNI DI LAVORO NELLA MINIERA
La vita dei minatori
Circa un anno fa di questi tempi si svolse a Pomaretto la manifestazione « Cento anni di cultura nelle valli e di lavoro in miniera ». In quel giorno si parlò
molto di miniera, di ricerche, di
funicolari, di trasporto del talco
con slitte, nei sacchi sulla schiena, con i carretti, ma si parlò ben
poco della vita quotidiana degli
operai; operai che dopo aver affrontato in galleria una dura
giornata malsana e mal retribuita, dovevano afirohtare la vita
grama delle baracche.
L’ambiente di questa vita era
una baracca di 14-16 metri quadrati, nella quale dovevano rimanere per 16 ore ben otto operai; dovevano farvi cucina e dormire in 4 letti sovrapposti di una
larghezza di 90 centimetri, due
per letto. Tutt’intorno una stufa
a due posti, un armadio aperto
per il deposito dei secchi, pentole, stoviglie per otto persone,
due panche, casse in legno per le
provviste invernali per 8 operai.
I letti erano costruiti con fondi in plance di larice deformate
e pagliericci scarni di paglia, perché la ditta faceva arrivare la
paglia soltanto una volta all’anno ed in quantità del tutto insufficiente; così le squadre che
erano fuori orario di lavoro
riempivano i loro pagliericci e
gli altri, che si trovavano in miniera, rimanevano senza paglia
per un altro intero anno; quando
si svuotavano erano soltanto più
un pugno di pula.
Con tutto il calore che si sviluppava nella baracca durante la
cucina si andava a letto con una
temperatura insopportabile; molti dovevano cenare a secco perché non riuscivano a trovare spazio .sulla stufa dalle ore 1,6 alle
23. Nei letti c’erano più pulci e
cimici che paglia. I servizi igienici erano formati da un rudimentale gabinetto a molti metri
di distanza dalla baracca, per cui
in caso di necessità si doveva
uscire al gelido freddo e pestare
neve per raggiungerlo.
Qualche volta in settimana si
tentava (per chi non era troppo
lontano) di andare a casa per
sentire un po’ di calore familiare e dormire una notte tranquilla; ma poi al mattino bisognava
affrontare dei gravi pericoli e
molta fatica lungo il cammino;
tra tormenta e slavine, si arrivava sudati bagnati e si entrava
subito nella miniera, umida, fredda, in alcune parti con lo sgocciolio d’acqua che cadeva dal
tetto della galleria per otto ore.
Al lunedì poi quando tutti ritornavano da casa la baracca era
gelida con l’acqua ghiacciata nei
secchi. C’erano poi quelli di Crosetto e di Frali che andavano
quasi tutte le sere a casa e dovevano viaggiare in condizioni
terribili, di giorno e di notte,
con la neve e col freddo, ne vedevano di tutti i colori.
Intanto la ditta, su tutto questo sfruttamento, accumulava
milioni.
Poi sono venuti fuori i martelli
pneumatici, un vero macello per
gli operai; la ditta dava in dotazione due rudimentali maschere
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per cantiere del tutto insufficienti: il primo turno se ne serviva,
arrivava il secondo turno e doveva servirsi delle medesime;
non c’erano maschere per i manovali che dovevano smaltire il
materiale. Nei primi tempi c’era
l’obbligo di perforare con barremine tubolari, che permettevano
maggiore velocità di perforazione rispetto a quelle piene; ma in
questo modo la polvere di roccia veniva soffiata addosso agli
operai, così in pochi anni la silicosi incominciò a fare vittime
mai riconosciute. In valle praticamente tutte le famiglie che avevano qualcuno in miniera sono cadute nel lutto dei loro congiunti morti prematuramente di
silicosi.
Verso gli anni 1949-50, un automezzo deU’INAIL, attrezzato
con raggi X, ordinato dai dirigenti della ditta e d’accordo con
loro, saliva al cantiere Gianna
sotto Fontane e qui si facevano
scendere tutti gli operai dei vari
cantieri per la visita: era una
tragica farsa. Gli operai, pieni
di silicosi fino al collo, si sentivano dire che non avevano niente
e che potevano andare a lavorare; poi molti di questi nel .giro
di 3-4-6 mesi entravano nel cimitero, oppure in ospedale per
non uscirne più.
Tutte queste cose, mi pare che
la gente che scrive in questi tempi sulla miniera, abbia paura di
dirle, forse per timore di offendere la reputazione della ditta.
Eppure queste sono verità.
Carlo Ferrerò
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Doni ricevuti nei mesi di agosto, settembre e ottobre 1982.
L. 500.000: Marcellin Maggiorino, Sestriere; Compagnia Teatral Piemonteisa
« Agostino Passi », Perosa Argentina:
N. N.
L. 400.000: In memoria di Elda GayBalmas, le figlie Marcella e Giuliana,
Pinerolo.
L. 200.000: Pam. Salma Enrico, Pomaretto, in memoria di Umberto Mourglia.
L. 180.000: Pascal Bruno, Rinasca, in
memoria Pascal Giuseppe.
L. 100.000: Lucadello Ester e Regina,
Villar Perosa; Mourglia Vera, Torre
Pellice, in memoria fratello Umberto;
Bertalot Giovanni, S. Germano, riconoscente per le cure ricevute.
L. 60.000: I figliocci e nipoti, in memoria di zia llda, S. Germano Chisone.
L. 50.000: Tordo Maurizio, Pinerolo;
Brunel Gemma, Rinasca; Unione Pemminile di Villar Perosa, in mem, di Travers Piena; Bosio Enrichetta, Inverso
Rinasca, in mem. marito Beux Edwing;
Piton Espedita, Roure; Cenzano Giuliana, Roletto; Tron Rosalba, Perosa Argentina; Pam. Ughetto Vittorio, Villar
Perosa; Peraudo Giovanni, Pinerolo;
Marcellin Blanc Celina^ Pragelato; De
Gioanni Elena, Villar Perosa: Ghigo Luigi, Perosa Argentina; Moglie e figli di
Rostan Giovanni, San Germano Chisone; Long Eli, San Secondo, in memoria
Long Alessandrina; Giorgio, Toti, Daniele, Andria e Sara Bouchard, in memoria di Elena Bouchard; Elena Billour, Bordighera, in mem. di Berta
Dolfi-Mathieu.
L. 4C.000: Tavella Rocca Caterina, Piscina; Nostran Moro Ernesta, Perosa
. Argentina; Martinat Maria, Torino, in
mem. di Berta Mathieu.
L. 35.000: Charrier Luigi, Rinasca.
L. 30.000: Boaglio Domenica, Bagnolo Piemonte; Giacone Giorgina, S. Germano Chisone; Canton Giulio, Pragelato; Ettore e Itala Beux, Torino, in memoria di Umberto Mourglia
L. 25.000: Pons E. R., Prarostino; Depetris Bianqui Maria, Luserna S. Giovanni; Lidia e Giulia Gay, in memoria
di Berta Dolfi-Mathieu: Elena e Ermanno dalla, in memoria di Berta Dolfi-Mathieu; Lilia dalla, in memoria di
Berta Dolfi-Mathieu; Costantino GardioI
Alina, San Secondo; Griglio Nadia, S.
Secondo, in memoria di Griglio , Giovanni.
L. 20.000: Samuel Rosina, Penesti(elle; Berger Marco, Pinerolo; Lageard
Anastasia, Perosa Argentina; Mimi Mathieu, Pomaretto, in memoria di Berta
Mathieu; GardioI Ettore e Alice, S. Secondo, in mem. sorella Ernestina e nipote Enzo.
L. 15.000: Benazzo Guido, Dubbione
di Rinasca; Stocco Alfonsina e,Giovanni, Villar Perosa, in ricordo zia Elvia
Leger-Pons.
L. 10.000: S.P.B.M.. Perosa Argentina,
un fiore; Ronchail Prospero, Usseaux;
Pons Claudio, Perrero; Maretto Maria
Luisa, Pomaretto; GardioI Emanuele e
Mary, Prarostino, in occ. 50 anni di matrimonio; Dio è Amore; Griglio Enrichetta, San Secondo, in memoria- del
marito.
Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi
Doni ricevuti nei mesi di agosto, settembre e ottobre 1982
L. 200.000: Chiesa Evangelica Valde
se di Como, in mem. di Angela Rigogliosi.
Pro ^Rifugio «Carlo Alberto >
dì Luserna San Giovanni
L. 100.0DO: I. P., Luserna San Giovanni.
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Doni ricevuti nei mesi di agosto, settembre e ottobre 1982
L. 200.000: Margherita, Francesca Borsalino, Como.
L. 100.000: Gustavo e Ketty Comba,
Torre Pellice, in mem. Prof. Lo Bue B.;
Peter e Alice Simmen-Hlnden, in memoria di Ester Fratini Peyronel.
L. 50.000: Silvia e Renata Bounous,
Torre Pellice; Hélène Pons, Torre Pellice, in memoria Prof. Lo Bue.
L. 10.000: Bianchi Isabella, Bergamo.
Precisazione
L’Associazione Amici dell'Ospedale
Valdese di Torre Pellice precisa che i
doni da essa ricevuti {vedi lista pubblicata sul numero del 19.11) vengono
direttamente amministrati daH’Associazione anziché essere versati alla CIOV.
« Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Tim. 4: 7)
E’ mancata ai suoi cari
Enrichetta Emilda Besson
ved. Morel
Ne danno il triste annuncio ; i figli Vittorio, Roberto, Silvio, Ernestina, llda.
Gemma e Rosetta, con le rispettive famiglie, nipoti, cugini e parenti tutti.
I parenti ringraziano il personale
medico e infermieristico dell’Ospedale
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10 dicembre 1982
L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLA SCUOLA ELEMENTARE
Quando la religione
si dice non confessionale
Un esempio di sperimentazione con la guida dell’Università Salesiana
ed Ebrei
Si fa, in questi giorni, un gran
parlare di « insegnamento religioso non confessionale obbligatorio » nelle scuole elementari
soprattutto da parte dei cattolici più integralisti, i quali sanno bene che significherebbe continuare a fare ciò che si è sempre fatto. Purtroppo però, essendo questa una formulazione
di principio piuttosto vaga, qualcuno può essere tentato di farla
sua pur essendo convinto del fatto che la scuola di base deve essere laica. Potremmo intanto
cercare di capire che cosa intende per « insegnamento non confessionale » l’Istituto di Catechetica deirUniversità Salesiana di
Roma.
La rivista « Scuola italiana moderna » spedita in omaggio per
la campagna di abbonamento a
migliaia di insegnanti elementari pubblica gli atti di una sperimentazione in questo senso condotta da docenti elementari sotto la guida di esperti della Facoltà di Scienze dell’Educazione
dell’Università Salesiana.
Il progetto, viene precisato,
vuole essere la proposta di un
metodo da attuarsi in un lavoro
interdisciplinare eventualmente
anche a classi aperte. Questo signifida che viene pienamente attuato il principio della religione
(non confessionale, intendiamoci!) come base e coronamepto
dell’istruzione. Ma vediamo alcuni esempi più specifici. Il titolo del progetto ; « W. LA VITA ».
Perché? Perché « ...l’atteggiamento religioso è parte sostanziale
ed integrante del progetto di vita di ciascun uomo: l’amore per
la Vita è una esperienza importante da scoprire e da valorizzare per lo sviluppo di tale atteggiamento ».
(Non è su questi enunciati che
si basa un certo cattolicesimo?...
Che cosa dicevano gli attivisti
del Movimento per la Vita?).
Ma vediamo come gli insegnanti hanno pensato di attuare le
varie unità didattiche del pro
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giu'io
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore; AlP, Associazione informazione Protestante - Torino.
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Redazione Valli; Via Arnaud. 25 10066 Torre Pellice.
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280 - sottoscrizioni 100 - economici
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Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino,
• La Luce >; Autor, Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi •: Reg,
Tribunal» di Pinerolo N. 175,. 8 luglio I960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
getto che non sto ad enumerare
per questioni di spazio.
Una sperimentazione
In classe prima c’è un bambino che avrà presto un fratellino.
Quando nasce, « ...l’aggancio alla
religione è stata una tappa obbligatoria, nata quasi da sé : perché
si nasce? Ognuno di noi è parte
di un disegno grande, la cui
esplicazione ha bisogno dell’apporto di tutti... Sono felice di
essere nato I E’ l’affermazione
concisa e perentoria che ha concluso l’iter dell’unità operativa ».
Poi, il tutto, in nome dell’interdisciplinarietà, è stato colletto con la nascita di Gesù per
il Natale.
Nel secondo anno, essendoci
alcuni bambini handicappati nella scuola (e la cosa, è detto esplicitamente, viene presa come
spunto di partenza) lo studio
viene articolato in varie tappe di
cui faccio qualche esempio: ARGOMENTI DI STUDIO:
1) chi sono gli altri a noi vicini e a noi lontani;
2) perché alcuni bambini sono diversi;
3) quali sono le malattie che
possono colpire un bambino e
impedirne una crescita normale;
4) come queste malattie possono essere prevenute;
5) brani del Vangelo (Me. 5:
21-24; 5: 3543),
COLLEGAMENTI INTERDL
SCIPLINARI: Educazione Fisica: giochi e attività in palestra
per aiutare i bambini handicappati a partecipare alla vita di
gruppo. (C’è da chiedersi, e se
non ci fosse stato il progetto guidato dall’Università Salesiana,
che cosa si sarebbe fatto, in palestra?)
ATTIVITÀ’ EXTRA-SCOLASTICHE : accompagnare a casa
a turno un bambino handicappato.
Si precisa alla fine che la verifica è stata attuata attraverso
osservazioni sistematiche di atteggiamenti e comportamenti.
Anche in terza, « la presenza
nella nostra classe di una bambina ’malata’ ha fatto affiorare
e crescere nei bambini quella disponibilità e generosità verso il
prossimo che pur essendo innata nell’uomo, non sempre emer
LA SCRITTURA E’ UN DONO
PORTATILI
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conc. esclusivista OLIVETTI
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PINEROLO
(segue da pag. 7)
ge per svariati motivi ».
In quarta gli insegnanti sono
evidentemente più aggiornati sul
metodo della ricerca e quindi
non disperatamente tesi a trovare un artificioso spunto patetico o angosciante per giustificare il « discorso religioso » che intendono fare. Una di esse dichiara che l’atteggiamento del prete,
in grado di applicare il metodo
della ricerca e di parlare ai bambini della Bibbia in modo da interessarli, l’ha indotta a dei ripensamenti sulla religione. E’
sufficiente il legittimo stupore
per il rinnovarsi dei metodi di
insegnamento della religione per
acconsentire a farne il perno sul
quale ruota l’interdisciplinarietà? .
Anche irT quinta, per finire « si
è preferito concentrare l’attenzione sugli handicappati... » e,
come conclusione a verifica del
lavoro svolto si nota che « anche i ragazzi indifferenti, egoisti
e poco sensibili alle sofferenze
altrui, hanno compreso che dare
è meglio che ricevere, proprio come lo stesso Vangelo ci insegna ».
Forzature
che spaventano
(Quello che lascia più spaventati, sia come insegnanti che abbiano un minimo di familiarità
con il metodo della ricerca, sia
come credenti (ma di questo
converrà parlare, in modo più
approfondito in. altri spazi) è di
vedere quanto moralismo, quante forzature, quanta violenza
(verso i bambini oggetto di studio in ben quattro classi su cinque) emergono da questo lavoro
« a fin di bene ».
Come si vede, si può anche sostenere che questo non è un insegnamento della « religione »
cattolica (non l’Ave Maria prescritta dai programmi) ma non
si potrà negare che non si tratti
della vecchia, pesante « morale »
cattolica. E siccome, nella storia
italiana, le due cose sono sempre state legate in modo inestricabile,- specie all’interno della
scuola di stato, non si vede che
cosa cambierebbe sia pure con
il rinnovamento dei metodi.
Graziella Tron Lami
ne teologica di Israele, cioè assumere come 'problema teologico
il fatto che la chiesa e la sinagoga abbiano preso strade divergenti. Come dice il documento,
la prospettiva negletta di Romani 9-11 va messa al centro della
nostra riflessione. Se in questi anni si è molto riflettuto sulla
portata della vocazione ai pagani
nella teologia di Paolo, non altrettanto è stato chiarito il discorso su Israele.
4) C’è poi il problema della
lettura dell’Antico Testamento,
in cui, in fondo, ebrei e cristiani
hanno « radici comuni ». Siamo
passati da un rigetto dell’Antico
Testamento (da Marcione alla
teologia liberale) ad una lettura
pesantemente « cristiana » dell’Antico Testamento. Come leggere l’Antico Testamento rispettandolo per quello che è stato,
cogliendo il messaggio che ha avuto al suo tempo, senza per questo rinunciare alla nostra op
zione di fondo secondo cui Gesù
è la rivelazione di Dio?
5) Ci sono già diversi casi di
scrittori ebrei che si confrontano col Nuovo Testamento, con la
figura di Gesù e ne danno una
valutazione dal loro punto di vista. Credo che questa produzione andrebbe studiata con la stessa passione e attenzione che, giustamente, è stata accordata ad
altri stimoli provenienti dal pensiero non cristiano.
Credo che questo lavoro preliminare sia indispensabile per
rimuovere ostacoli e giudizi preconcetti.
Quando si intraprende la visita
ad un paese sconosciuto o misconosciuto si parte con un programma di massima, con qualche linea di marcia. Credo che
dobbiamo fare lo stesso noi per
il problema che ci sta a cuore,
senza farci inibire dal fatto che
poi forse un viaggiatore esperto
o un autoctono ci diranno che
era meglio percorrere un altro
itinerario!' Daniele Garrone
Azione e testimonianza
{segue da pag. 1)
studio e stimolare le iniziative.
C’è poi il Servizio istruzione e
educazione, che svolge, una funzione importante, non solo per
le chiese della Federazione, ma
anche per le altre. Infine c’è da
creare un nuovo servizio, quello
dei migranti. Lo ha deciso l’Assemblea. Dobbiamo ormai farci
carico non solo del problema dei
nostri emigrati italiani, all’estero
o di ritorno, ma anche dei numerosi immigrati da altri paesi, come gli eritrei, i nordafricani, gli
asiatici, che costituiscono un
problema sempre più grave, per
loro e per tutti.
— A Vico Equense due nuove
chiese hanno aderito alla Federazione: l’Esercito della Salvezza,
che prima era un membro aderente, e la Chiesa apostolica italiana. Tre anni fa avevano aderito anche alcune comunità libere.
Che significato hanno queste adesioni?
— La Federazione deve costituire un momento di confronto
per le chiese evangeliche. Ci rendiamo conto che l’evangelismo
italiano non si esaurisce nelle
cosiddette « chiese storiche », che
poi sono le sue chiese membro;
perciò ci siamo sforzati e ci sforziamo di allacciare rapporti con
le altre chiese. Le nuove adesioni sono appunto il segno che questo interesse è stato capito. La
Federazione rispetta naturalmente le particolarità di ciascuna di
queste chiese; anche le modifiche
allo statuto approvate a Vico Equense vanno in quella direzione: assicurare che la FCEI non
è in alcun modo una « superchiesa », ma è uno strumento comune. L’Assemblea ha anche proposto di andare, a un Congresso
evangelico, come quello del 1965,
dal quale appunto è nata la Federazione. Sarà una delle questioni che il prossimo Consiglio affronterà.
— La Federazione non è una
superchiesa, ma in essa coUaborano le prineipali chiese evangeliche italiane. Qual è il suo atteggiamento verso il cattolicesimo
romano?
— Questo è proprio uno dei
punti in cui sono le singole chiese che devono indicare la via che
intendono seguire; anche perché
le posizioni sono diverse, nelle
chiese e anche al loro interno.
La FCEI non scavalca le chiese;
se mai ne raccoglie le esigenze.
Può anche essere di stimolo e di
confronto. Così abbiamo avuto
delle indicazioni relative a ComNuovi Tempi e alle Comunità di
base. Le seguiremo, con partico- •
lare attenzione, nei prossimi mesi.
Fondo di
solidarietà
A causa di un disguido interno
è stato ripubblicato nel numero
del 26 novembre l’elenco già apparsoci 24 settembre e ce ne scusiamo coi lettori, pregandoli di
non tenerne conto.
Quanto prima verrà pubblicato
un nuovo elenco aggiornato: ci
stanno infatti pervenendo numerose offerte che ci consentiranno
di inviare quanto prima al Consiglio ecumenico delle Chiese le
offerte per le iniziative a favore
della Polonia, del Salvador e del
Libano.
Parallelamente alle suddette
iniziative, ricordiamo che sono
sempre aperte le sottoscrizioni
contro la fame nel mondo e a
favore del programma di lotta al
razzismo.
Le offerte vanno inviate esclusivamente al c. corr. postale n.
11234101 intestato a La Luce, fondo di solidarietà, Torino.
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1983
Omaggio per i sostenitori
stiamo preparando un fascicolo che ristamperà gli « Itinerari alle Valli » pubblicati negli ultimi tre anni dal nostro
giornale, rivisti e arricchiti di fotografie.
Il fascicolo sarà posto in vendita quanto prima e sarà
inviato in omaggio a tutti coloro che sottoscrivono un abbonamento sostenitore per il 1983.
Ringraziamo questi amici, ma anche quanti ci sostengono
anche con doni più modesti e specialmente chi ci sostiene
con un RINNOVO TEMPESTIVO, NON OLTRE IL 31 GENNAIO 1983.
Annuo
Semestrale
Costo reale
ABBONAMENTI 1983
18.000 Per le Chiese (4 copie) 16.000
10.000
28.000
Estero
Sostenitore
35.000
36.000