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f
Anno 127 - n. 2
11 gennaio 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle vallì valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA MISSIONE OGGI
CRISI DEL GOLFO
L’Evangelo,
una forza viva
« Nei confronti di quanti vivono o conoscono solo un Evangelo parziale o deformato, o addirittura non lo conoscono affatto: una missione conforme al
Cristo ci chiama a condividere
con gli atti e le parole l’Evangelo intero, l’amore di Dio rivelato nella Parola incarnata,
Gesù Cristo.
Nei confronti delle chiese e
delle nazioni lacerate dalle divisioni, le inimicizie, le barriere: una missione conforme al
Cristo ci chiama a mettere tutte le nostre forze al servizio
dell’unità e della giustizia, unico fondamento per una missione portatrice di frutti...
Nei confronti~dei giovanT'e "di
tutti coloro che si oppongono
all’ingiustizia e alla guerra, e
affrontano la repressione e la
morte: una missione conforme
al Cristo ci chiama alla solidarietà nel combattimento per la
vita, perché la disperazione si
trasformi in forza viva...
Nei confroriti di quanti soffrono e la cui vita è minacciata, sfruttata, spezzata, oppressa: una missione conforme al
Cristo ci chiama a fare tutto
ciò che è in nostro potere per
proteggere la vita in tutta la
sua pienezza, per garantire l’autodeterminazione di ogni essere umano, di ogni comunità, di
ogni nazione... ».
E’ la parte centrale del messaggio finale dell’ultima conferenza mondiale sulla missione e
l’evangelizzazione, tenutasi a San
Antonio, nel Texas, nel maggio
’89.
Con i suoi 700 partecipanti
provenienti da tutte le parti del
mondo e da tutte le chiese (non
solo quelle facenti parte del
Consiglio ecumenico delle chiese), San Antonio è stata la più
grande consultazione sulla questione della missione tenutasi
in questi ultimi tempi. Con la
sua dichiarazione finale esprime
la nuova sensibilità su ciò che
è la missione.
L’Evangelo non è più soltanto una parola di consolazione,
speranza da portare e dare ad
altri, ma è la dimensione in cui
vivere, insieme ad altri, il messaggio di liberazione e di pace.
L’Evangelo, dunque, inteso non
come qualcosa che riguarda « solo » l’anima dell’essere umano,
ma la globalità della sua esistenza. Come Gesù ha guarito
i malati, restituito la dignità umana agli « indemoniati », riconciliato le persone divise da
barriere ideologiche, religiose,
sessuali, cosi similmente le chiese sono chiamate ad operare
nella realtà del mondo.
Vent’anni fa nasceva la CEVAA
(Comunità evangelica di azione
apostolica), sul tronco della
vecchia Società delle missioni.
Il nome stesso indica l’intenzione del nuovo organismo. Sia
le antiche chiese europee, sia
quelle nuove, nate dalla predicazione missionaria in continenti
lontani, si riconoscevano reciprocamente una pari dignità e
individuavano una comune vocazione alla quale rispondere insieme.
Quanto l’intuizione di allora
sia stata profetica ce ne accorgiamo ora, in un momento
in cui il mondo è diventato un
« villaggio globale », la crisi economica di un paese produce
effetti immediati in tutti gli
altri, una lotta di liberazione,
una repressione, un qualunque
fatto, insomma, sia positivo che
negativo, diventa subito di interesse universale, coinvolge e
si ripercuote su tutti gli abitanti del pianeta.
Come a Seoul, in occasione
dell’assemblea mondiale su giustizia, pace, creato (marzo ’90),
le chiese hanno detto che « v’è
un’unica lotta », così possiamo
dire che la missione oggi è unica, e ad essa prendono parte
chiese vecchie e nuove.
Quanto poi alla critica che da
destra e da sinistra (intendendo per sinistra l’ala radicale
evangelica e per destra la chiesa cattolica nella sua espressione gerachica) viene rivolta a tale posizione di ridurre così
l’Evangelo a una dimensione poiitica e storica, mi pare che non
ci sia altro da aggiungere alla
parola evangelica: « Se uno dice: io amo Dio, ma odia suo
fratello, è bugiardo; perché chi
non ama suo fratello che ha
visto, non può amare Dio che
non ha visto » (I Giovanni 4:
20).
Luciano Deodato
Chiese contro la guerra
I crecJenti impegnati nella campagna pacifista: importante il pronunciamento delle chiese in USA - La voce degli evangelici italiani
Si moltiplicano in questi giorni
le prese di posizione, le iniziative,
le preghiere per la pace nel mondo e in particolare per una giusta
soluzione della crisi del Golfo.
In Italia la "feaerazione delle
chiese evangeliche (FCEI) ha aderito ufficialmente alla manifestazione di sabato 12 gennaio, a Roma, il cui slogan è un articolo
della Costituzione italiana: « L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali »; la Tavola
valdese, il 3 gennaio scorso, con
un telegramma, ha chieso al ministro degli Esteri, Gianni De Michelis, di operare « perché tutte
le strade vengano perseguite per
evitare la guerra che rischia di
scoppiare nell’area del Golfo Persico... Scongiuriamo Lei e i suoi
colleghi europei a fare ogni possibile tentativo nelle riunioni di
questi giorni (il ministro era in
riunione coi suoi colleghi europei
in Lussemburgo ndr), e nel futuro, perché siano evitate azioni di
guerra. Che Dio vi illumini e vi
aiuti ad individuare le vie per una
soluzione di pace e giustizia per
il Medio Oriente e per il mondo ».
Numerose sono poi le iniziati
Un’immagine degli anni ’80 che torna di attualità: le chiese impegnate nelle manifestazioni pacifiste.
ve (veglie di preghiera, manifestazioni locali, manifesti) che le
chiese cristiane stanno organizzando in questi giorni, dalle valli
valdesi alla Sicilia. Ovviamente
sono iniziative di tipo ecumenico che vedono coinvolti evangeli
13 GENNAIO: DOMENICA DELLA CEVAA
Ti celebrerò tra i popoli
« Io ti celebrerò fra i popoli, o Signore, ti ioderò fra le nazioni» (Salmo 57: 9).
La gioia del salmista è grande, immensa. Con
l’aiuto del Signore ha superato la prova, probabilmente una ordalia nel tempio, ed è salvo!
Ma il salmista non può tenere per lui soltanto
questa gioia: sveglia l’arpa e la cetra perché lo aiutino a destare l’aurora, prima del tempo, per anticipare il momento in cui tutti, proprio tutti, condividano la sua lode e la sua riconoscenza. E vediamo, così, tutti i popoli, tutte le nazioni della terra
diventare testimoni compartecipi della sua gioia,
formando un solo, grande anfiteatro.
A prima vista il desiderio del salmista di avere
con sé tutti i popoli della terra ci può sembrare
esagerato, assurdo: come può pretendere che tutti
gli uomini, che tutte le donne del mondo, si lascino
commuovere dal suo caso personale? E invece no!
Egli sa che l’amore di Dio è « grande come il cielo »
e che la sua verità « arriva fino alle nuvole », che
cioè occupano tutti gli spazi della terra; di conseguenza egli sa che amore e verità sono per lutti,
nessuno escluso. Per questo tutti sono, o meglio
devono diventare, solidali fra di loro in ogni cosa,
nel bene come nel male.
Il salmista vede il mondo partendo da Dio, come
lo vede Dio stesso, ed è per lui naturale che la sua
gioia diventi la gioia di tutti: non può assolutamente viverla in modo egoistico e privato.
E’ bella ed importante questa visione che il salmista ci suggerisce di un mondo che condivide la
gioia e la riconoscenza di ognuno dei suoi abitanti
Dio come il progetto della loro vita comune.
Lungi non solo perché l’evangelizzazione, la missione della chiesa nel mondo, non hanno raggiunto
tutti i popoli della terra ma anche perché la secolarizzazione ha svuotato di senso e di significato la
vita dei popoli che da circa 2000 anni si proclamano cristiani.
La chiesa e i singoli credenti devono perciò riscoprire il desiderio ardente del salmista di coinvolgere tutti nella sua fede, nella sua speranza e
nel suo amore. E’ necessario riscoprire oggi che la
vita della chiesa è nella sua vocazione missionaria
in un mondo che ha urgente bisogno di trovare la
luce della speranza e della vita. « Come crederanno se non c’è chi predichi?» (Rom. IO: 14).
Ma questa condivisione di lode e di riconoscenza
non è possibile, oggi, per i profondi squilibri che dividono il nostro mondo: il Nord dal Sud, i paesi
ricchi dai paesi poveri, il primo dal secondo, dal
terzo e dal quarto mondo! I problemi che sono
alla base di questi squilibri possono essere affrontati soltanto in una ricerca di vera giustizia e di
vero amore. Non si può risolvere il problema del
crescente indebitamento dei paesi in via di sviluppo con soluzioni paternalistiche e con preoccupazioni neocolonialistiche, non si può pensare di superare il razzismo senza rivedere a fondo il rapporto fra
le persone, non ci si può riempire la bocca di promesse di pace, senza rinunciare a considerare la
guerra come mezzo di soluzione dei problemi; non
ci si può illudere di risolvere il problema della fame
nel mondo finché ci sarà il folle sfruttamento .delle
^LULU ti LU riuuriuòi^c-ni^u --- tA.tyi.Lu.n.Li. . . - - -....,--------------
Bella, perché mette davanti a noi la visione del Re- ^^^orse e il criminale spreco dei paesi così detti cigno di Dio, la prospettiva della grazia e della sai- "Guizzati,
vezza, per cui anche della gioia, del progetto che
Dio porta avanti per tutti i popoli della terra; importante, perché ci ricorda i profondi legami di
vita e di responsabilità che uniscono fra di loro le
varie nazioni del mondo.
Oggi questa condivisione non è possibile.
Non è possibile perché gli uomini sono lungi
dal riconoscere Dio come loro Signore e salvatore,
come la sorgente della loro vera vita, e il Regno di
Affinché il coro delle nazioni possa prorompere
armonioso e perfetto è necessario correggere tutte
le innumerevoli stonature che sconvolgono il mondo, è necessario che tutte le voci e tutti gli strumenti dell’orchestra possano esprimersi al pieno
delle loro capacità e delle loro risorse.
Solo così la nostra lode sarà finalmente vera
lode.
Renato Coisson
ci, cattolici e, in qualche caso,
anche islamici.
E’ soprattutto negli Stati Uniti
che i credenti si impegnano in
una battaglia pacifista. Il 5 dicembre scorso il comitato esecutivo del Consiglio nazionale delle
chiese (un organismo di 270 membri in rappresentanza di 40 milioni di credenti protestanti) ha
chiesto all’unanimità « l’immediato ritiro delle forze USA dal Golfo, con l’eccezione degli effettivi
richiesti dal Consiglio di sicurezza dell’ONU ».
Analoga presa di posizione è
stata fatta dalla Conferenza dei
vescovi cattolici degli USA che,
con 249 voti contro 15, ha chiesto
di limitare l’intervento militare a
quanto scritto nelle risoluzioni
deirONU e di mantenere « una
pressione costante pacifica e determinata contro l’Iraq » al fine
di arrivare ad una soluzione pacifica de] conflitto.
Le chiese americane storicamente pacifiste (fratelli, quaccheri e mennoniti) hanno scritto una
lettera al presidente Bush, in cui
hanno ribadito la richiesta per
una soluzione pacifica della crisi
ed annunciano che non esiteranno a sostenere lutti coloro che
obietteranno alla guerra.
Sostegno agli obiettori di coscienza è anche portato da alcuni
gruppi di credenti radicali e fondamentalisti americani.
Intanto quest’azione delle chiese ha già dato alcuni segni di speranza: un marine, Erik Larsen, di
stanza in Arabia Saudita, ha
obiettato e sta per lasciare l’esercito USA. Adesso, in attesa di essere congedato, svolge il suo servizio come assistente di un cappellano militare e fa attiva propaganda per l’obiezione alla guerra
tra i suoi commilitoni.
Una delegazione di italiani volontari per la pace, organizzata
dal MIR (Movimento internazionale per la riconciliazione) è ora
in Iraq e conta di rimanerci fin
dopo il 15 gennaio, data in cui
scadrà l’ultimatum all’Iraq.
Giorgio Gardiol
2
commenti e dibattiti
Il gennaio 1991
INTERVENTO
Note sul discorso
di Capodanno
Il messag^o di Capodanno del presidente Cossiga
è stato molto denso ed articolato: esso ha infatti
toccato tutti — o quasi —
i problemi e gli avvenimenti di cui Tanno da poco concluso è stato particolarmente ricco. In parecchi punti anzi ha lasciato
l’impressione che le sue
considerazioni fossero quasi più rivolte alla classe
politica che non agli stati
d’animo ed ai numerosi
problemi che affliggono gli
italiani.
L’auspicio che le istituzioni vengano riformate ha
ripreso e continuato lo spirito dei precedenti messaggi, ma la denuncia contro
lo strapotere dei partiti e
contro un sistema politico
che si rivela sempre più
inadeguato (e che richiederebbe Un reale ricambio di
persone) ha assunto xm
maggior rilievo che non
per il passato.
Parimenti è da sottolineare l’osservEizione che la
Costituzione è invecchiata
ed in certi punti superata.
I suoi accenni ad una vera « sovranità popolare » e
ad un « reale autogoverno
della comunità » paiono
favorire Tipotesi di una
possibile istituzione di referendum popolari propositivi, mentre ora essi sono solo abrogativi. In modo particolare, i partiti vi
hanno visto — chi con piacere e chi dissentendo —
un avallo per l’elezione diretta del presidente della
Repubblica. Qui sorge una
prima domanda: con tale
genere di elezione dovrebbero anche cambiare i suoi
poteri?
Mentre penso che i referendum propositivi sarebbero una buona cosa,
come maggiore prova di
democrazia, sarei per contro molto circospetto sull’ipotesi di una repubblica presidenziale che potrebbe prestarsi a sviluppi a carattere autoritario
e quindi contrari agli interessi della popolazione.
Il caso Gladio
Passiamo ora alla questione « Gladio », definito
nel messaggio « legittima
struttura nazionale di reti
difensive ». Quest’affermazione, che ribadisce quanto in altre occasioni già
detto dal presidente, non
può non creare un certo
disorientamento (a prescindere da eventuali possibili implicazioni golpiste
collegate al cosiddetto
« piano Solo ») quando si
tenga presente che alcuni
presidenti del Consiglio e
certi ministri della Difesa,
degli Interni e degli Esteri non erano a conoscenza
dell’esistenza di tale organizzazione. Disorientamento che non può che aumentare nelTapprendere che
presso la Procura della Repubblica di Roma giace la
denuncia presentata « contro ignoti » da un gruppo
di magistrati che indaga su
questa struttura quale
« associazione delittuosa
contro la personalità interna ed internazionale dello
Stato »: accusa certo da
provare, ma che nel frattempo non può che rafforzare seri dubbi e preoccupazioni. Per non parlare
poi delTart. 18 della Costituzione, che vieta « le associazioni segrete e quelle
che perseguono, anche indirettamente, scopi politici
mediante organizzazioni di
carattere militare ».
La crisi dei Golfo
Altro tema toccato dal
discorso presidenziale è
quello relativo alla ben nota situazione del Golfo Persico che vede rinnovati, estremi tentativi diplomatici per cercare di scongiurare un conflitto armato
dalle conseguenze inimmaginabili e comunque tragiche. Mentre da un lato il
presidente ha auspicato
che il 1991 sia un anno di
pace, dall’altro egli ha affermato che, qualora dovessero « esserci spargimenti
di sangue » essi avverrebbero « sia chiaro, per colpa di chi ha violato il diritto ».
E’ fuor di dubbio che la
violazione del diritto —
con l’invasione del Kuwait
— è stata gravissima, ma
l’intervento bellico, anche
se provvisoriamente può
ristabilire la • situazione
preesistente, non farebbe
che far prevalere il diritto della forza su quella
che invece deve essere la
forza del diritto, trascu
rando deliberatamente le
gravi responsabilità dell’Occidente.
D’altronde anche a questo proposito la nostra Costituzione parla chiaro:
« L’Italia ripudia la guerra come risoluzione delle
controversie internazionali ». (Sottolineo l’impiego
del verbo « ripudiare »: disfarsi cioè di una cosa indegna).
Se si può a nostra volta
formulare un augurio, è
che il presidente Cossiga,
quale comandante delle
forze armate della Repubblica (carica alla quale egli ha fatto specifico riferimento) non sia costretto
a dichiarare una guerra —
dopo la eventuale deliberazione parlamentare —
che non è sentita dalla gente e che, a livello mondiale (a cominciare dal popolo americano), incontra
sempre più opposizione e
dissenso a livello di persone, di organizzazioni e di
chiese, come il nostro settimanale ormai da tempo
documenta.
Roberto Peyrot
L’OSPEDALE EVANGELICO DI NAPOLI
«VILLA BETANIA»
CERCA
AIUTO CARDIOLOGO PRESSO IL REPARTO DI
MEDICINA GENERALE
REQUISITI RICHIESTI:
— SPECIALIZZAZIONE IN CARDIOLOGIA E
MALA’TTIE VASCOLARI
— IDONEITÀ’ NAZIONALE
— ESPERIENZA SPECIFICA QUINQUENNALE
Inviare curriculum per fax, entro il 28.2.1991 presso
l’Ospedale evangelico, all’attenzione del presidente.
(Numero fax: 081/5772350).
I lavori del Concilio Vaticano IL
A 25 ANNI DAL CONCILIO
Dove va la Chiesa
cattolica italiana?
Dopo 10 anni il trimestrale Cristiani a Genova e in
Liguria sospende le pubblicazioni. Una voce di « laici
nella chiesa genovese » viene oggi meno. E’ stata una
voce libera che ha saputo interloquire con quanto di
vivo si muoveva nella realtà ligure, e non solo.
Dall’ultimo numero riprendiamo questo scritto di
Peppino Coscione, formulando ai redattori il nostro
augurio perché le difficoltà che ora attraversemo siano
presto superate.
G. G.
A 25 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II
è necessario chiedersi dove vada la Chiesa cattolica
italiana, quale sia stato il rinnovamento di mentalità e di strutture proposto dai padri conciliari, se
la speranza indicata allora possa essere conservata ed
anzi alimentata, oppure debba essere considerata
persa per sempre.
Questa riflessione non pretende di tracciare un
esauriente bilancio di questo venticinquennio, ma
evidenziare, possibilmente senza pregiudizi, quelle
contraddizioni e tentazioni che impediscono al popolo cattolico in Italia di essere pienamente « popolo sacerdotale, profetico e regale », di diventare
una testimonianza viva del Vangelo e una denuncia
concreta di tutto ciò che è contro il Vangelo.
Contraddizioni: da una parte c’è una crescita
di movimenti, di associazioni di volontariato, di
organismi quali la Caritas, impegnati fortemente sul
terreno delTemarginazione, delle vecchie e nuove povertà, figlie del profitto ad ogni costo, della mercificazione di ogni cosa, dall’altra si avverte un’incapacità dell’insieme della gerarchia cattolica ad abbandonare le « stampelle » dei privilegi concordatari,
che servono solo a tagliare le ali a qualsiasi fermento profetico, le « protezioni » di un partito che
di certo è il principale responsabile del degrado
politico e morale in Italia.
Tentazioni; si ha l’impressione, non infondata, che
il periodo di libertà evangelica promesso e intravisto
da Paolo VI nel discorso di chiusura del Concilio
stia proprio segnando il passo; si assiste ad un programmato tentativo di riportare tutto nell’alveo di
confini gerarchici, lasciando al popolo di Dio un
ruolo puramente esecutivo, limitando o condannando ogni sforzo di costruire segni e forme della vita
ecclesiale (liturgica, pastorale, assoelativa) significativi per gli uomini d’oggi; si accrescono di giorno in
giorno gli inviti alla disciplina, all’obbedienza spegnendo, come è stato detto da un autorevole editoriale cattolico, ogni responsabilità e favorendo Topportunismo e Temergere di un personale sempre
obbediente ma di scarso valore.
Tanti episodi, in questi ultimi cinque anni almeno, dall’allontanamento di preti scomodi da prestigiose riviste alla odierna pretesa di normalizzare
un associazione come la Caritas, ci inducono a ritenere che la gerarchia cattolica non intenda coraggiosamente affidarsi alla potenza della Parola e al
vento dello Spirito.
Certo non mancano documenti significativi, come quelli sul Mezzogiorno, e alcune realtà profetiche, ma ad esse non corrisponde l’allentamento se
non l’eliminazione di quell’intreccio che vede le istituzioni ecclesiastiche impigliate in una rete di compromessi deteriori.
Non basta certo la politica delle visite papali a
rinnovare la presenza di una comunità ecclesiale
in una città, in una regione: occorrono ben altre
mobilitazioni e provocazioni per trasformare una
tradizione religiosa in una fede attiva ed operante,
capace di mobilitarsi non solo per salutare ed acclamare il Santo Padre ma per accogliere gli « stranieri », i « diversi », per manifestare contro i pericoli
di guerra, contro i tentativi di inquinamento della
politica e non solo della politica...
Peppino Coscione
MEZZOGIORNO
Le "nuove periferie
II
Giorni intensi di ascolto
e di verifica sul campo.
Questo il riassunto molto scheletrico dei quattro
giorni (8-11 die.) di lavoro
passati dalla 'Tavola valdese a Palermo, presso il
Centro diaconale. Un fatto storico per il Sud. Ma
al di là deU’awenimento
in sé, cioè l’avvicinarsi fisicamente alle difficoltà di
testimonianza e di predicazione da cui sono prese
le piccole realtà ecclesiali
del Sud, la venuta della
Tavola coincide con una
congiuntura che sta diventando strutturale nelle nostre città del Sud; il cu
mularsi di vecchie e nuove marginalità, queste ultime derivate dai movimenti delle popolazioni.
Ieri dalla campagna (nell’analisi del fenomeno,
campagna è uguale anche
a Mezzogiorno rispetto al
Nord) alla città, oggi dalla periferia del mondo alle metropoli del capitalismo.
Per ovvi motivi sociali
pagano un grosso conto le
seconde e le terze generazioni. Per il primo movimento di popolazione siamo oltre la seconda generazione. Tra il ’50 e il ’60
si sono verificati nel nostro paese travasi enormi
di popolazione, alla ricerca
dei mezzi di sussistenza,
dalla campagna verso la
città (in breve tempo le
città meridionali si sono
più che raddoppiate) e dal
Mezzogiorno verso il Nord.
Ogni sradicamento produce guasti non indilfeirenti soprattutto nelle
strutture cognitive ed emotive, cioè nella parte umana del fenomeno, senza sottacere quelli che investono
ciò che rimane alle spalle.
Questa « rivoluzione demografica » ha indubbiamente
cambiato la storia del Mezzogiorno. L’amplificazione
della disgregazione sociale
si è verificata con il procedere degli anni fino ai
giorni nostri, quando la
realtà constatabile meno
ripugnante da un punto di
vista democratico è il clientelismo. Io questo terreno
di coltura sono nate e proliferano le marginalità; i
bambini, i giovani, le donne, gli anziani, gli immigrati.
Il quartiere Zen di Palei'mo a ragione potrebbe
essere considerato l’emblema e la chiave di lettura
di un mondo frantumato
e vessato che si va solidificando in futuri sociali af
follati di problemi pericolosi. Da qualche anno il
flusso migratorio dal Nord
Africa, dall’Africa guineana e dall’ovest dell’Asia sta
portando in Italia migliaia
di immigrati, per metà
clandestini.
Le modalità di presenza
degli extracomunitari nelle città del Sud sono fortemente connotate da dequalificazione e da umiliazioni. Ho Timpressione, da
qualche tempo, che questa
nuova marginalità, carica
di cambiamenti demografici e culturali, sia sottostimata tra di noi. Potrebbe essere che il Centro diaconale stia imboccando la
strada giusta: una attenta
considerazione intorno alla validità della diaconia
concentrata sulla scuola e
la presa in serio esame delle « crisi » scolastiche, dell’adolescenza e degli immigrati extracomunitari.
Su questi nuovi fronti
sono state già approntate
le prime risposte, che non
sfuggono ad ulteriori approfondimenti sotto il profilo sia tecnico che teologico. Il consultorio giovanile, il centro di prima accoglienza per minori (secondo le norme del nuovo
codice penale), il progetto
disabili e il centro per gli
immigrati (nato per concorso del CESE) potrebbero essere i nuovi orizzonti della diaconia. Questa
potrebbe offrire non pochi
suggerimenti per ricercare
e sistemare l'ispirazione
teologica. Al riguardo si
tratta di capire se qualcuna delle teologie elaborate
in situazioni sociali difficili (teologia della liberazione, della speranza, del preciso, della « criticità »)
siano capaci di stimolare
gli attuali interventi, i quali chiaramente si inquadrano in passaggi epocali. La
nostra pazienza « in azione » («Sta’ in silenzio dinanzi alTEterno e aspettalo...; quelli che sperano in
lui possederanno la terra »,
Salmo 37), di cui ampiamente ci ha parlato il moderatore, è la strada maestra. Ma non basta.
Essa deve essere sorretta da un grande futuro,
che è già presente nelle
tante pieghe della vita. Un
grande futuro, che nel Crocifisso risorto ha imboccato decisamente la via della storia, e di cui ognuno
di noi può essere un terminale fecondo e felice.
Alfonso Manocchio
Abbonamenti 1991
ITALIA
Ordinario annuale L. 46.000
Semestrale L. 25.000
Costo reale L. 70.000
Sostenitore annuale L. 85.000
ESTERO
Ordinario annuale L. 80.000
Ordinario (via aerea) L. 140.000
Sostenitore L. 150.000
Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.P. ■ via Pio
V, 15 - 10125 Torino,
■ Chiedete tre copie saggio gratis telefonando al n. 011/
655278 0 inviando un fax al n. 011/657542.
3
11 gennaio 1991
vita delle chiese
PROTESTANTESIMO IN TV
Annunciare
una speranza
« Annunciare una speranza »
era il titolo della trasmissione del 16 dicembre dedicata
al dibattito in atto sulla legge Gozzini. Come noto, infatti, dopo alcuni recenti episodi di detenuti resisi latitanti
approfittando delle concessioni previste dalla legge stessa
in determinati casi (regime di
semilibertà, possibilità di lavoro all’esterno, ecc.), il governo — sotto la spinta dell’opinione pubblica — sta predisponendo e proponendo un
giro di vite in senso restrittivo. In quanto cristiani evangelici come ci dobbiamo porre di fronte a questa problematica?
Nicolò Amato, direttore generale degli Istituti di pena,
ha testimoniato in studio che
dopo l’applicazione della legge ora contestata i tassi di
violenza nelle carceri si sono
molto abbassati e che non bisogna rinnegare la via scelta
nonostante i casi che si sono verificati (dovuti forse —
aggiungiamo noi — anche ad
applicazioni scorrette o avventate della legge in questione).
Gruppi di evangelici stanno
intanto adoperandosi per la
riabilitazione di chi ha male
impostato la propria vita.
Abbiamo infatti ascoltato la
testimonianza di due ragazzi
affidati dal Tribunale dei minori alla comunità di accoglienza che ha sede nel centro diaconale « La Noce » di
Palermo e quella di alcuni exdetenuti ospitati nel centro di
Monteforte Irpino. Uno dei
giovani di Palermo ha manifestato la sua gioia per aver
imparato a leggere e scrivere nella comunità (che ha definito la sua casa) e la sua
intenzione di conseguire la licenza media. Il secondo, che
sta lavorando, ha spiegato come le nuove esperienze fatte
gli abbiano aperto degli oriz
zonti che lo hanno portato ad
un radicale mutamento di
mentalità.
Anche a Monteforte si verificano esperienze positive e
occasioni per la ricostruzione
di esistenze. Un ex-carcerato
(che aveva scelto il centro
per gli arresti domiciliari non
avendo nessuno a cui fare riferimento) ora gestisce un laboratorio di falegnameria.
In tutte le persone ascoltate si sentiva la coscienza di
una ritrovata dignità personale.
E’ importante — come ha
spiegato il direttore del carcere di Bellizzi — che la gente si renda conto del fatto che
ogni detenuto, al termine della pena, costituirà una « bomba innescata » all’interno della società se non avrà avuto
precedentemente occasioni di
reinserimento.
Il prof. Paolo Ricca, esaminando poi il problema dal
punto di vista teologico, ha
indicato nel giudizio e nel perdono le categorie fondamentali del messaggio cristiano.
Di fronte al Dio di Gesù Cristo nessuna situazione umana è perduta, nessuno può essere considerato irrimediabilmente un criminale.
Nella rubrica della risposta
alle lettere è emerso un argomento inusuale: l’inesistenza
nelle nostre chiese del cappellano militare. Il prof. Girardet ha illustrato l’ambiguità
di una figura che dovrebbe
essere insieme predicatore
dell’Evangelo e dipendente
delle forze armate. Anche in
questo ambito la « cura d’anime » deve rimanere compito
del pastore « borghese ».
La trasmissione ha toccato
opportunamente situazioni in
cui sono in gioco la credibilità e la coerenza delle nostre posizioni di fede.
Mirella Argentieri Bein
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Filo diretto con Riesi
CORRISPONDENZE
Attività a pieno ritmo
SAVONA — A fine settembre
sono iniziate le attività della
chiesa con due matrimoni interconfessionali, il 30.9 ed il 7.10,
in cui due nostre figlie si sono
presentate alla comunità con i
loro sposi, facendo affluire al •
culto tanti parenti e amici dalla città.
Monica Gaggero e Antonio
Specchia sono andati a stabilirsi a Bologna, mentre Paola
Gszzano e Danilo Boccone si sono sistemati a Villar Pellice (poi
andranno a Cumiana) vicino alle loro attività lavorative.
Sono stati festeggiati ed è stata invocata su loro ogni benedizione del Signore.
Qualche lacrimetta, in verità,
c’è stata, da parte dei genitori
e della comunità, per il loro
trasferimento... ma, chissà, un
rientro ai patri lidi non può essere escluso mai. Ce n’è bisogno, perché qui in Liguria partono i giovani ed arrivano... i
pensionati!
• Altra novità! C’è di nuovo
una piccola scuola domenicale
di sei bambini... tutti di famiglie interconfessionali.
La comunità li ha festeggiati
al culto del 16 dicembre con
l’abete illuminato ed i doni, segni della luce e del dono di Dio
in Cristo. C’è dunque lavoro tra
i bimbi con Bibbia, chitarra e
pennarelli... e tra le famiglie, pure!
• Anche per il catechismo il
pastore ha un gruppetto molto
interessato e attento che fa bene sperare, con l’aiuto di Dio.
Contemporaneamente al grappo
biblico del venerdì, i giovani
stanno studiando la « prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi »
nel commento pubblicato dalla
Claudiana, che è da ringraziare per questi validi strumenti
di studio.
• I genitori ed i monitori sono andati al convegno a Sestri
Ponente del 23 settembre, organizzato dalla Federazione ligure, a imparare « Come leggere la Bibbia alle nuove generazioni »; un incontro ben riuscito con 40 partecipanti... di una
età media giovane.
Bilancio di un anno
CARRARA — In occasione della fine dell’anno la chiesa ha
fatto il consuntivo delle sue attività: in primavera essa ha
ospitato la Corale di Bad Kissingen; si sono tenuti un bazar e un « mini-campeggio » per
i giovani del catechismo.
• Si sono sposati Romano del
Monte (presidente del Consiglio
di chiesa) e Cinzia Cinelli, Paolo Perini e Ane Jorgensen, Francesca Bedini e Daniele Tornasi;
è stato battezzato Daniele, figlio
di Luisa e Riccardo Pino.
ANGROGNA — In questi giorni abbiamo avuto la gioia di avere tra noi i coniugi Elio Meggiolaro e Miriam Pisani con i piccoli Diego e Davide. Elio e Miriam,
già membri della nostra chiesa,
sono ora a Riesi e prestano la loro opera presso il Servizio cristiano diretto da Giuseppe Platone, per ben quattordici anni
pastore di Angrogna.
I coniugi Meggiolaro hanno dato dapprima un saluto alla comunità al termine del culto di fine
d’anno, la sera del 31 dicembre al
tempio del Serre, e successivamente hanno presentato — sabato 5 gennaio — una serie di diapositive su Riesi e sul Servizio
cristiano ad un numeroso grappo
di angrognini nella Scuola grande del capoluogo.
Questo rapporto, così bello e
così, sentito, tra Riesi e Angrogna, ha avuto poi modo di essere
portato avanti anche in occasione del culto del 6 gennaio : la pre- dicazione è stata infatti tenuta
dallo studente in teologia Giuseppe Picara che, dai prossimi giorni, sarà a Riesi come aiutante del
pastore Platone.
Elio Meggiolaro, nel suo saluto
al Serre, ha detto che ormai un
pezzo di vai d’Angrogna è a Riesi.
I momenti molto belli che abbiamo vissuto in questi giorni ci
hanno fatto capire la profonda
verità di questa affermazione.
• Domenica 13 gennaio alle ore
10,30 nella Scuola grande del capoluogo il culto sarà sul tema
dell’evahgelìzzazione e prevederà
anche un momento di dibattito.
Durante questo culto avrà inol-.
tre luogo l’insediamento di Adriano Chauvie, recentemente eletto
anziano della zona CapoluogoOdin-Bertot.
I cadetti in visita
a chi è solo
BOBBIO PELLICE — In oc
casione delle attività natalizie, il
nostro Gruppo cadetti ha compiuto un giro di visite limitatarnente alle persone che, per
ragioni di età o di salute, sono
un po’ isolate dal resto della
nostra comunità, offrendo a ciascuna di esse una piccola composizione artistica da loro stes
si fatta a mano e cantando un
canto di Natale. Alla fine del
giro tutti i cadetti hanno manifestato gioia e soddisfazione per
il servizio compiuto.
Le sorelle della nostra Unione
femminile hanno compiuto un
giro di visite ad una cerchia
molto più ampia di persone anziane consegnando anch’esse un
ricordo della loro visita come
segno di solidarietà e di affetto.
• Il culto di domenica 23 dicembre è stato condotto dai
bambini della Scuola domenicale con la partecipazione di alcuni cadetti. Attraverso recito e
vari canti è stato trasmesso ai
numerosi presenti il messaggio
di Natale.
Subito dopo il culto ha avuto
luogo un’àgape, preparata ed offerta con tanta gioia dalle sorelle dell’Unione femminile, che
ha visto la partecipazione di oltre 80 persone.
• La nostra comunità è molto grata alla Corale di BobbioVillar per aver partecipato al
culto di Natale, rendendolo così più ricco, con l’esecuzione di
alcuni pezzi del suo repertorio.
• Domenica 13 gennaio, ore
10.30, culto con riferimento alla CEVAA.
Nell’ambito degli scambi di
cultura, di lavoro e di informazione il past. Guy Subilìa, personalmente coinvolto nella lotta
per l’abolizione dell’apartheid in
Sud Africa ed attualmente in emeritazìone in Svizzera, parteciperà con un suo programma
alla riunione quartierale del Centro, già fissata per mercoledì 16,
ore 20.30. Nella previsione di
una consistente partecipazione
di persone, questa riunione avrà luogo nella sala unionista.
• Domenica 20 gennaio, ore
10.30, nella sala, culto in francese.
Ripresa delle
attività
FRALI — Catechismo e Scuola domenicale riprendono, dopo
la pausa natalizia, venerdì 11
gennaio e sabato 12. Le monitrici si incontrano giovedì 10,
per la consueta riunione di preparazione.
• Le riunioni quartierali del
mese di gennaio avranno come
TAVOLA VALDESE
Diaconia per i minori
CONVEGNO
26-27 gennaio 1991
Casa materna - Portici (NA)
La Tavola valdese invita i direttori, i presidenti, il personale e i comitati delle opere di educazione ed istruzione
e quanti altri sono interessati, a partecipare al convegno
DIACONIA PER I MINORI
(Il punto della situazione)
Programma:
Sabato 26 gennaio
ore 9 - Apertura del convegno a cura della Commissio
ne Diaconia;
saluto del moderatore della Tavola valdese;
relazione Casa materna;
rei. Asili infantili di Pachino e Scicli.
Rei. Gould/Ferretti;
rei. Serv. Cristiano;
comunicazioni.
Rei. La Noce;
rei. Uliveto /C. Alloggio;
rei. Casa mia.
ore 17.30 - Altri interventi e/o dibattito;
comunicazioni.
Serata dedicata alla socializzazione.
Domenica 27 gennaio
ore 8.45 - Lavoro per gruppi.
Culto a Casa materna.
Rei. gruppi di lavoro.
Dibattito. ,
Chiusura dei lavori.
La quota di partecipazione, escluso il viaggio, è fissata
m 100.000 lire; ai partecipanti è consigliata la lettura del
quaderno Diakonia n. 1; iscrizioni ed ulteriori informazioni
presso Anita Tron, tei. 0121-91606 o 91536.
Il moderatore Franco Giampiccolì
ore 11
ore 15
ore 11
ore 14.30
ore 15.30
ore 18
tema la presentazione del libro
dell’ex-professore della Facoltà
valdese di teologia, J. A. Soggin, intitolato « La storia d’Israele ». Questo ciclo di riunioni avrà, a Dio piacendo, una « seconda puntata! », nel mese di
febbraio.
Il calendario delle riunioni è
il seguente: 15 gennaio - Villa;
22 gennaio - Pomieri/Giordano;
23 gennaio - Orgere; 24 gennaio
- Malzat; 29 gennaio - Indiritti;
30 gennaio - Cugno, sempre alle ore 19.30; 31 gennaio - Ghigo, ore 20 (in via sperimentale
si è pensato di ritardare la riunione di Ghigo di mezz’ora, per
dare a più persone la possibilità di partecipare).
La riunione degli Indiritti è
nel pomeriggio.
Solidarietà
POMARETTO — Venerdì 21 dicembre si sono svolti i funerali
della sorella Alina Peyrot ved.
Grili, deceduta nella sua abitazione all’età di 85 anni; ai familiari in lutto esprimiamo la
cristiana simpatia della comunità.
• I più vivi auguri della comunità vanno a Claudio Peyronel e Cristina Genre per la nascita di Alessandro.
Calendario
Giovedì 10 gennaio
□ GIUSTIZIA, PACE E
SALVAGUARDIA
DEL CREATO
PINEROLO — Presso il convento
dei padri Cappuccini, alle ore 20.30,
riprende l’attività del collegamento
permanente su « Giustizia, pace e salvaguardia del creato » con una valutazione dell’incontro di Perosa su « Le
comunità cristiane di fronte ai problemi del lavoro e dell’occupazione ».
Domenica 13 gennaio
n INCONTRO COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 15, presso
la Casa della giovane in via Pellico
40, riprendono gli incontri delle coppie interconfessionali; in esame i temi emersi delle testimonianze dei figli, ed II dibattito sulla « carta del
diritti delle coppie interconfessionali » e sulle reazioni suscitate.
Lunedì 14 gennaio
□ COLLOQUIO
PASTORALE del PRIMO
DISTRETTO
LUSERNA S. GIOVANNI — Presso
la sala Albarin si svolge l’incontro
sul tema: Le tossicodipendenze, col
seguente programma: ore 9.15 meditazione a cura di Franco Davite; ore
9.30 introduzione al tema a cura di
Gregorio Plescan; lavoro a gruppi su
proposte concrete: ore 12.30 pranzo;
ore 14 informazioni e comunicazioni.
Discussione sul lavoro dei gruppi e
conclusioni.
L’incontro avrà termine alle ore 18.
Giovedì 17 gennaio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso la sala della vecchia biblioteca
(Casa valdese) si tiene un incontro
sul tema ■> Etica cristiana e questione della pace -, con interventi a cura
del gruppo » Beati i costruttori di pace ». Tutti sono invitati a partecipare.
Domenica 20 gennaio
n ASSEMBLEA
DEL PRIMO CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso la Casa unionista, si terrà l’Assemblea del I Circuito. L’o.d.g. prevede una informazione sugli istituti per
minori: video sulla Comunità alloggio
di Torre Pellice.
4
4 fede e cultura
Il gennaio 1991
DIBATTITO UN MARTIRE DIMENTICATO DELLA RIFORMA
Nel testo, non fuori
11 ruolo delle donne al tempo di Gesù fu come appare dai testi biblici o è stato in parte nascosto? Un’affascinante pista di ricerca
Il giornale del 2 novembre 1990 aveva ospitato una recensione del
libro di Elisabeth Schiissler-Fiorenza In memoria di lei, frutto del
lavoro di ricerca e di studio dell'autrice sul problema del ruolo delle
donne nel movimento di Gesù e nel cristianesimo apostolico.
Data la problematicità del volume, e date le questioni che apre
sotto molti punti di vista, è apparso naturale aprire un dibattito in
proposito. Ecco un primo contributo.
Il rilievo critico preliminare
che Rosanna Ciappa Nitti pone
nella sua presentazione del libro
di E. Schiissler Fiorenza, In memoria di lei^ (numero del 2 novembre scorso), mi sembra frutto di un equivoco.
L’affermazione: « ...H criterio
rivelatore per una valutazione
teologica delle tradizioni bibliche
(...) non può essere tratto dalla
Bibbia stessa, ma può essere formulato solo all’interno della e
attraverso la lotta delle donne
per la liberazione da ogni oppressione patriarcale » (p. 55) sarebbe — secondo Ciappa Nitti —
imo spostare « "il fuoco" della
rivelazione biblica fuori del testo ».
Da qui la domanda: è possibile
« sostenere che la rivelazione (un
kerygma femminista?) non è nel
testo, ma nell’esperienza storica
di Gesù e della comunità primitiva, cioè nella storia? ». La risposta è ovviamente negativa, come ha ampiamente dimostrato la
ricerca teologica di questo secolo.
Da qui la conclusione: « Mi sembra dunque difficile che possa cogliersi altrove che nel testo biblico, e nella tradizione che esprime,
una rivelazione » non basata solo
su valori maschili. E’ proprio qui,
credo, l’equivoco.
La ricerca del
criterio rivelatore
Nella sua ricerca Schiissler Fiorenza non cerca fuori dal testo,
ma scava nel testo con una domanda specifica e radicale (è il
« criterio rivelatore » di cui sopra): il ruolo che le donne hanno avuto nella vicenda del movimento di Gesù e nel cristianesimo
apostolico è quello che « appare »
o è anche quello che è nascosto o
che noi non comprendiamo più?
Si tratta, cioè, di applicare un’ermeneutica (metodo interpretativo) « del sospetto » (p. 77). La ricercatrice è come una detective
che cerca non solo le prove materiali sul luogo del delitto, ma anche ciò che non c’è e che invece
ci sarebbe potuto o dovuto essere. Ricostruisce così l’accaduto
con ciò che trova e con ciò che
si può ragionevolmente supporre
sia stato asportato. Per questo è
importante tenere presente il
« con-testo ». non per uscire, ma
per comprendere meglio il testo:
« Perciò, ogni volta che io qui
parlo di Gesù, parlo di lui nel
modo in cui la sua vita e il suo
ministero sono accessibili alla
lettura storico-critica delle più
antiche interpretazioni dei primi
cristiani » (p. 123), cioè i testi più
antichi del Nuovo Testamento.
Questo studio « non cerca di distillare il ’’Gesù storico" dalle interpretazioni fondate sul ricordo
dei suoi primi seguaci e non le
accetta acriticamente e senza porre domande » (p. 123).
Descrizione e
prescrizione
Per esempio: quanto di ciò che
è riferito nelle lettere paoline e
soprattutto in quelle successive
riguardo le donne è descrittivo
della situazione e non invece prescrittivo (p. 107), cioè parte di
una discussione in cui erano
presenti posizioni diverse? Ri
IN
Elisabeth
Schiissler Fiorenza
guardo il ruolo direttivo delle
donne i testi spesso sembrano più
prescrivere un comportamento
che descriverlo, appunto perché
c’era una polemica in corso. I testi non sono neutrali in questa
materia, ma sono il « risultato di
un'amara polemica » (p. 77). Perciò, soprattutto su questi temi, il
Nuovo Testamento non può essere visto come un archetipo, cioè
come un modello ideale e immutabile, ma come un prototipo,
cioè come modello storico non
vincolante e « criticamente aperto alla possibilità della propria
trasformazione » (p. 56).
La traduzione
dei testi
Un problema diverso è rappresentato dalla nostra comprensione dei testi e dalla loro traduzione. Spesso si ritiene che la Bibbia parli delle donne solo dove
sono esplicitamente nominate.
Quest’idea ha dato luogo al filone
« donne nella Bibbia ». Schùssler
Fiorenza invita a « scavare » di
più nel testo e nelle nostre precomprensioni. La citazione che
segue, anche se lunga, è illuminante: « Molti esegeti rifiuterebbero di tradurre l’espressione
’’fratelli" con cui Paolo si rivolgeva ai suoi ascoltatori con "fratelli e sorelle”, tuttavia danno
per scontato che le comunità cristiane alle quali Paolo scriveva
erano composte da "fratelli e sorelle". Dato che di solito non affermano che il cristianesimo primitivo era un culto maschile come il culto di Mitra, gli esegeti
intendono grammaticalmente i
termini maschili: eletti, santi,
fratelli o figli come un linguaggio
generico che indica uomini e donne. Queste designazioni maschili
non sono applicate solo ai cristiani uomini in contrapposizione alle donne cristiane, ma si applicano piuttosto a tutti i membri
della comunità cristiana. Quando si parla dei membri della comunità, questo linguaggio grammaticalmente maschile non è considerato limitato agli uomini, ma
generico e inclusivo di tutti. Eppure, quando gli studiosi parlano
dei titoli dei responsabili — per
esempio: apostoli, profeti o dottori — danno subito per scontato
che questi termini si apprichino
solo a uomini, malgrado ci siano
nel Nuovo Testamento chiari
esempi in cui questi titoli, grammaticalmente maschili, si applicano anche a donne. Così Romani
16: 1 definisce Febe con la forma
grammaticalmente maschile del
termine greco diàkonos e Tito
2: 3 usa il titolo maschile kalodidàskalos per le donne.
Perciò, se gli esegeti prendessero sul serio il fatto che il linguaggio androcentrico è un linguaggio
generico, noi potremmo affermare che qualsiasi interpretazione
e traduzione che pretenda di essere storicamente fedele alle caratteristiche del linguaggio delle
sue fonti, dovrebbe intendere e
tradurre il linguaggio androcentrico del Nuovo Testamento nel suo
complesso come inclusivo delle
donne, fino a prova contraria. I
passi del Nuovo Testamento che
menzionano le donne in modo diretto lo fanno perché tali donne
erano eccezionali, o perché le
loro azioni erano diventate un
DI LEI
Una ricostruzione femminista
. delle origini cristiane
nuovi studi teologici/Claudiana
problema. Non si deve pensare
che questi testi esauriscano tutta l’informazione disponibile sulle donne nel cristianesimo primitivo. Così non possiamo più
dare per scontato che solo I Corinzi 11: 2-16 parli di profetesse,
mentre il resto dei capitoli da 11
a 14 parlerebbe di carismatici
maschi e profeti maschi. E’ vero
il contrario. In I Corinzi 11-14
Paolo parla del culto di tutti i
cristiani, uomini e donne, e menziona esplicitamente le donne
in 11: 2-16 solo perché il loro
comportamento costituiva un
problema particolare » (p. 64).
Se quanto ho capito della proposta teologica di Schùssler Fiorenza è corretto, mi sembra che
il problema da porre non sia
quello preliminare proposto da
(?iappa Nitti, ma quello di merito
dell’analisi esegetica e teologica
dei testi. Qui è necessario l’intervento di persone più competenti
di me. Non c’è alcun dubbio, però, che la prospettiva delineata
da questo libro sia di grande interesse e possa contribuire notevolmente a una lettura più « inclusiva », cioè meno di parte, del
testo biblico.
Eugenio Bernardini
1 Elisabet Schuessler Fiorenza,
lìz memoria di lei, Torino, Claudiana,
1990.
Carlo de Sesso
L’avventurosa e drammatica vicenda di un discepolo di Juan de Valdés, arso vivo sul rogo
Nel grande « autodafé » di
Valladolid dell’S ottobre 1559,
fra i numerosi condannati come
« luterani » che sfilarono dinanzi
al palco dove siedeva con la
corte e le autorità ecclesiastiche
Filippo II, vi fu il nobile veronese don Carlo de Sesso, condannato ad essere bruciato vivo.
Nessuno degli storici italiani
della Riforma in Italia, da Cesare
Cantù a Manfred Welti, si è ricordato di questo italiano, propagandista della dottrina di Juan
de Valdés. L’unico a menzionarlo
è stato Valdo Vinay [La Riforma
protestante, Brescia, 1982, p. 411).
Eppure egli, già dalle pagine del
grande storico M. Menendez y
Pelayo, ci appare come una personalità non comune, e come uno
dei protagonisti del movimento
valdesiano europeo, da avvicinare alla triade Giulia Gonzaga,
M.A. Flaminio, M. Galeota e, per
la fermezza e il coraggio, a Pietro
Carnesecchi.
Ma chi era questo misterioso
personaggio, trasferitosi nella
Spagna di Carlo V forse negli
anni quaranta? Nonostante il
commovente profilo, tracciato su
documenti inediti e sconosciuti
dal gesuita J. Ignacio Tellechea
Idigoras \ quasi nulla sappiamo
della famiglia e dei primi anni.
Sarebbe auspicabile una ricerca
negli archivi veronesi di qualche
giovane volenteroso. Nato a Verona nel 1505 dal conte Ludovico
e da Caterina Confalonier! da
Sandrigo, fu a Vicenza scolaro
del famoso umanista Fulvio Pellegrino Morato il quale, accanto
a Cicerone, leggeva L’istituzione
della religione cristiana di G. Calvino. Da quella scuola uscirono i
riformati Nicolò e Marco Thiene,
Giulio Trissino, C. Gonfalonieri e
Carlo de Sesso, secondo una preziosa e unica informazione di
Achille Qlivieri.
Trapiantatosi in Spagna, dove
sposò Isabella di Castiglia, di stirpe reale, nel 1554 fu nominato
« Corregidor de Toro ». Nel 1557
viveva a Villamediana (Logroño).
Da un viaggio fatto in Italia nel
’50-51 portò nella Spagna opere e
manoscritti di Lutero, di Calvino,
le Considerazioni del Valdés e
parecchi testi in lingua toscana,
fra i quali quasi certamente il
Beneficio di Cristo. A Logroño
con molta discrezione fece propaganda del nuovo vangelo. Si
riunì con alcuni « veri cristiani »
e in questa conventicola ammaestrava i neofiti affermando che i
salvati erano solo i credenti nella
giustificazione operata da Gesù
Cristo.
Fu arrestato nel giugno del ’58,
alla frontiera dei Pirenei, mentre
tentava di fuggire insieme al frate Domingo de Rojas. All’inizio
del processo si difese abilmente.
Il suo peccato — dichiarò ai giudici — era « d’engradecer el beneficio de Cristo », il cui sangue è
il solo purgatorio dei nostri peccati. Si dichiarò discepolo di Valdés e seguace della spiritualità
del beneficio di Cristo, ma i giudici gli opposero 60 testimoni, i
quali Io accusarono di essere luterano e di avere insegnato le dottrine luterane, dalla « sola fides »
alla negazione della messa e del
primato del papa.
Quando don Carlos comprese
di non poter schivare la morte,
alla vigilia dell’esecuzione della
condanna, presentò agli inquisitori la sua confessione di fede
ringraziando Dio di averlo fatto
meritevole di essere testimone
della sua incrollabile fede in Gesù Cristo e di appartenere alla
chiesa degli eletti. « Dico e concludo che in solo Gesù Cristo
spero, in lui solo mi confido, lui
solo adoro, con lui mi abbraccio
e lo considero mio unico tesoro;
e posta la mia indegna mano nel
suo sacratissimo costato vado,
per il valore del suo sangue, a godere le promesse che egli ha fatto
ai suoi eletti ».
L’8 ottobre del 1559, durante la
celebrazione del secondo autodafé di Valladolid, che contribuì alla distruzione del protestantesimo spagnolo, don Carlos, passando assieme al frate Domingo de
Rojas e agli altri compagni di
sventura dinanzi al palco reale,
rimproverò il re di consentire la
sua morte. A questa temerarietà
il re avrebbe risposto all’orgoglioso nobile italiano: « Yo traeré leña para quemar a mi hijo si fuere
tan malo como vos » (lo porterei
la legna per bruciare mio figlio,
se fosse cosi malvagio come voi).
Al di là di questo pittoresco
episodio il suo biografo così conclude: « Al di là di tutte le tragiche dispute confessionali, vi è
magnanimità e bellezza nella fine
di questo veronese, il cui fugace
transito per la Spagna si concluse
sul rogo inquisitoriale ».
Salvatore Caponetto
BIBBIA E POESIA
' J. I. Tellechea Idigoras, Tiempo recios. Salamanca, 1977.
Universo interiore Appuntamenti
Non capita spesso, nel nostro
austero mondo riformato, che
qualcuno si cimenti a esprimere e a comunicare ad altri, con
tanto di pubblicazione, le sue
emozioni, le sue tensioni più intime.
Eugenio Stretti, con Universo
interiore ' ha voluto, con generosità verso i fratelli, documentare e trasmettere la sua « percezione di una emozione lirica »
e la sua ricerca di vita, «giungendo teco al fìn/ov’è della beltà il regno ».
Sono 37 brevi componimenti
poetici che abbracciano un ventennio di vita trascorsa in Liguria e in Sicilia all’ascolto di
« rumori lievi, linguaggi, ronzii,
espressioni:/pluralità impercettibili di voci naturali ».
Ma accanto alle voci naturali
non tacciono per l’autore quelle voci che lo interpellano a
proposito di « misteri messianici », dove « Se la speranza nel
Risorto non è utopia/vi sarà,
al di là di questi momenti la
ceranti,/un tempo per il domani ».
E a segnalare che questo percorso esperienziale dal naturale al messianico è avvenuto, Eugenio Stretti ci offre in calce
ai suoi esercizi poetici tre riflessioni bibliche di forte incisività e di grande fascino: la
croce di Cristo come « via singolare » per giungere alla fede,
il servizio come benedizione di
sensibilità « femminile », il silenzio di Dio come tempo per
implorarne il perdono.
Un grazie a Eugenio Stretti
per averci regalato frange del
suo mondo interiore e un incoraggiamento a chi volesse per
il futuro proporci squarci di
sentimenti dove, al di sopra della parola come mito e come
cosa, c’è il Verbo.
F. C.
' Eugenio STRETTI, Universo interiore, La Spezia, Tipografia commerciale,
1990.
• Mercoledì 23 gennaio ■ TORINO.
li Centro evangelico di cuitura « A.
Pascai ». con aitri enti, organizza un
incontro con Dorothee Sòlle sui tema « Pensare Dio • Il ruolo della teologia oggi », presso il Centro incontri
della Cassa di Risparmio (c.so Stati
Uniti, 23), con inizio alle ore 20.45
precise.
• Giovedì 24 gennaio 1991 —
MILANO. Alle ore 21, presso la sala
dell'ICEI in via Tommaso Salvini 3,
Milano, la nota teologa e saggista
tedesca Dorothee Sòlle terrà una conferenza sul tema: « Pensare Dio: il ruolo della teologia oggi ». L'incontro è
organizzato in collaborazione con il
Goethe Institut Mailand e la Nuova
Corsia.
9 Da martedì 29 gennaio a martedì 26 febbraio — MILANO. Con cadenza settimanale dalle ore 18 alle
20, presso la sala attigua alla libreria Claudiana in via Francesco Sforza 12/a a Milano, si terrà un ciclo
di conferenze su > Figure dell'Antico
Testamento », a cura del pastore Salvatore Ricciardi.
5
11 gennaio 1991
fede e cultura 5
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
UN VOLUME DI ERIC FUCHS
Qualche novità La questione morale
Il rinnovo delle cariche aM’interno del Seggio - Un incontro sull’attività scientifica
La Società di studi valdesi è
entrata, con la costituzione del
Centro culturale, in un periodo
che si potrebbe definire di transizione, in cui si richiede un
ripensamento del suo ruolo e
dei suoi compiti per meglio assolvere ai progetti di lavoro degli anni ’90. Vediamo, tuttavia,
di cominciare col dare alcune
notizie pratiche.
Nella riunione di settembre il
Seggio ha proceduto, come statuto e tradizione prevedono, alla ripartizione delle cariche societarie. Il pastore Giorgio
Tourn ha manifestato la ferma
intenzione di non accettare una
riconferma come presidente, per
potersi dedicare con maggiore
libertà aH’organizzazione del
Centro culturale valdese da lui
diretto. Il Seggio ha accettato
la sua decisione dopo ampia discussione e, consapevole dell’apporto dato da Tourn alla Società nei dieci anni non facili
in cui ne ha tenuto la guida
con grande dedizione, ha quindi nominato Giorgio Rochat, docente di storia contemporanea
alla Facoltà di scienze politiche
di Torino, quale nuovo presidente. Il Seggio ed il suo presidente non si nascondono la difficoltà del momento vissuto dalla Società che ha perso la continuità della presenza di Bruna
Peyrot (il cui distacco presso
la Società non ha avuto luogo
per l’anno in corso) e la preziosa ed assidua collaborazione
del cassiere Franco Sappé, la
cui competenza e dedizione sono state in questi anni un elemento di crescita per il lavoro
della Società. Si tratta, come
si può notare, di difficoltà « tecniche » che tuttavia non possono non riflettersi sull’andamento generale dell’attività societaria, non più garantita da presenze a tempo pieno nella sua
sede.
Vicepresidente e bibliotecario
è stato nominato Giorgio Tourn,
segretario Claudio Pasquet, archivista Gabriella Ballesio, il
cassiere resta in sospeso fino
a nuovo nominativo. Franco Sappé, pur dimissionario, continuerà l’attività fino al termine dell’anno finanziario 1990; Bruna
Peyrot e Daniele Tron sono consiglieri.
Separazione tra
le gestioni
Il Seggio ha preso atto con
soddisfazione della separazione
raggiunta di fatto tra le responsabilità del Centro culturale valdese e quelle della Società. Rimangono da definire i problemi
giuridici (biblioteca e archivio
rimarranno comunque di proprietà della Società) e di collaborazione scientifica. In merito il Seggio conferma il suo pieno interesse alla costituzione di
una Fondazione del Centro culturale valdese, in collaborazione
con la Tavola, con strutture e
norme già delineate e da precisare nei prossimi mesi, per
poterle sottoporre all’approvazione definitiva dell’Assemblea
1991. Sarà allora possibile completare la separazione delle re
II profondo legame tra protestantesimo e realtà del mondo moderno Il principio della vocazione e l’impegno in una società pluralista
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 13 GENNAIO
ore 23 circa - RAIDUE
replica;
LUNEDI’ 21 GENNAIO
ore 9.30 circa - RAIDUE
PARLIAMO DI GESÙ’
Le scuole domenicali in Italia.
sponsabilità operative e dare
l’adeguato rilievo ad una collaborazione scientifica organica.
Il Seggio ha inoltre deciso di
convocare a Torino nel tempio
valdese di corso Vittorio Emanuele II, il 2 marzo alle ore
15.30, un incontro aperto a tutti i soci sull’attività scientifica
della Società; in primo luogo il
« Bollettino » e i convegni annuali, ma anche la « Beidana »,
la collana storica e le possibi
lità di ricerca collettivamente
organizzata. Il Seggio ritiene
che l’attività scientifica della Società debba cercare una sua specificità nella storia del valdismo
e delle eresie parallele medievali, delle valli valdesi attraverso
i secoli, della Riforma e dell’evangelizzazione in Italia, già
temi tradizionali della ricerca
della Società. Quanto ai convegni annuali di Torre Pellice, il
Seggio propone di continuare ad
articolarli in tre direzioni: una
giornata centrale dedicata a un
argomento di grosso rilievo, con
una programmazione pluriennale, dibattiti e conferenze su temi di attualità scientifica, una
mezza giornata riservata a contributi liberi. Uno dei due numeri annuali del « Bollettino »
dovrebbe essere dedicato alla
pubblicazione dei contributi di
maggior rilievo del convegno,
l’altro a saggi e pubblicazioni
di fonti, nonché a segnalazioni
e recensioni della produzione
storiografica internazionale più
vicina agli interessi della Società (un settore da sviluppare sistematicamente). Tutto ciò dovrebbe essere dibattuto nell’incontro preannunciato.
. Il Seggio propone inoltre la
nomina di un comitato scientifico della Società, composto da
personalità qualificate e interessate alla ricerca. Tale comitato
(che assorbirebbe quello incaricato del « Bollettino », finora esistito soltanto sulla carta) dovrebbe riunirsi almeno una volta l’anno, in margine al convegno annuale, per discutere e
programmare le linee generali
di attività della Società.
B. P.
Di Eric Fuchs, professore di etica a Ginevra, è stato tradotto anni fa il libro Le désir et la tendresse che ha avuto meritato successo.
11 nuovo saggio, più breve e
schematico che Fuchs propone ora,
L’éthique protestante \ merita una
segnalazione per il suo interesse
e la sua accessibilità.
Histoire et enjeux, dice il sottotitolo definendo le due parti del lavoro; un panorama schematico
ma esauriente delle posizioni che
caratterizzano il protestantesimo
in materia di etica da cui prende
avvio la riflessione sui temi di
attualità.
Qual è in sintesi il pensiero di
Fuchs? Il protestantesimo è legato
alla realtà del mondo moderno
avendo collaborato con le sue prese di posizione alla sua nascita;
non ha da rinnegare questo nesso,
assumendo posizioni restauratrici e
anti-moderne, ma deve ritrovare la
sua dinamica originaria per inserirsi in modo propositivo nella ricerca di senso che caratterizza il
mondo di oggi.
Quali ne siano i problemi e le
tensioni è noto a chiunque: crisi
dei valori, caduta delle ideologie,
materialismo crescente, l’accentuarsi del privato egoistico, il consumismo. Ne deriva un generale
scetticismo sulla possibilità e l’utilità di una coerenza etica da un lato e dall’altro una fuga verso forme di religiosità autoritarie e regressive.
Questo è esattamente all’opposto di una posizione riformata che
si fonda sulla responsabilità attiva del credente che vive la sua vita come una vocazione divina ed
un servizio al prossimo: il protestante non ha infatti da inseguire
il sogno della sua salvezza con le
opere o la religione, Dio stesso lo
ha già salvato.
Parlare di vocazione divina si
Ieri e oggi
Una sedia, una dolce figura
femminile con una bimba in
grembo, entrambe con la cuffia
sul capo. In alto la scritta Ieri
e oggi. In basso, « Bollettino di
informazione dell’Asilo dei vecchi di S. Germano Chisone ».
La prima impressione che ho
ricevuto è un senso di meraviglia nel riconoscermi in questo
disegno, o meglio, nella sensazione di poter anch’io far parte del disegno.
Forse perché ho avuto anche
io una dolce nonna di S. Germano che dialogava con me, mi
raccontava tante cose...
La seconda impressione è che
con questa immagine il primo
numero del bollettino vuole comunicare almeno due messaggi:
l’appartenenza di questa struttura alla comunità locale e alla chiesa e la volontà di dialogo che anima i suoi abitanti.
L’impressione iniziale viene
confermata sfogliando via via le
semplici pagine ciclostilate da
cui emerge il volto dell’Asilo.
Un Asilo che vuole essere una
casa per tutti i suoi ospiti, luogo che rifugge l’isolamento e
vuole essere occasione di incontro e di scambio; che invita al
dare ed al ricevere con visite.
gnifica però fare riferimento alla
fede, ai principi fondamentali del
cristianesimo, alla Scrittura, e qui
le chiese evangeliche devono individuare con chiarezza la loro
posizione rispetto a quella cattolico-romana ed a quelle del fondamentalismo biblico.
La Bibbia non è un manuale di
morale ma l’annuncio della nostra
salvezza in Cristo, le esperienze di
vita evidente che essa contiene ci
sono di fondamentale aiuto per
individuare quale ha da essere oggi il nostro atteggiamento di fronte alla vita. Ma appunto come riferimento, esempio, più che una
norma assoluta.
Quali sono i principi fondamentali di un’etica evangelica?
Sono quelli che hanno caratterizzato la predicazione degli uomini
della Riforma e la riflessione teologica delle generazioni che li hanno seguiti. La vita cristiana intesa come una vocazione vissuta
all’onore di Dio ed al servizio del
prossimo, la vita cristiana frutto
di una responsabile scelta del credente assunta liberamente; nella
tradizione luterana ed in quella
calvinista invece l’insistenza sulla
disciplina e l’impegno nell’opera
di santificazione, non come perfezionamento di sé ma come rispondenza sempre più adeguata alla
vocazione divina.
Quali sono gli ambiti dell’impegno etico odierno? La società moderna, pluralista e laica. La vocazione dell’etica protestante è, secondo Fuchs, quella di mostrare
che è possibile rispettare laicità e
pluralismo pur affermando con
forza una convinzione teologica
della vita. Pluralismo e laicità non
sono però situazioni definite una
volta per tutte, richiedono intervento costante, impegno, creatività. Questo lavoro di reinvenzione costante richiede alle chiese
evangeliche anzitutto un nuovo
impegno nel campo dell’etica, troppo dimenticata (e per quanto ci riguarda direttamente, aggiungiamo
noi, etico non è equivalente di politico), e richiede altresì un confronto costante con altre chiese
che hanno proposte etiche diverse
perché hanno un’idea diversa della fede e danno una valutazione
diversa del contesto sociale.
Quali sono, infine, i campi nei
quali la testimonianza etica della
Riforma e la sua inventiva possono
essere oggi più significativi? Fuchs,
riprendendo e prolungando quanto
detto nella parte storica riguardo
all’etica puritana, vede un apporto innovativo del protestantesimo
nella riflessione sullo stato, la vita
familiare, la vita economica. Vivere in un ’’ascetismo temperato”
che sappia apprezzare i doni di
Dio, tenga sotto controllo la tendenza a cercare risultati e realizzazione e sappia sottrarsi alla frenesia del consumismo.
Questo breve resoconto non
rende ragione della ricchezza e
della pertinenza di queste pagine,
ma vuole solo segnalare la presenza ed incoraggiare la lettura.
Giorgio Tourn
^ Eric Fuchs : L’éthique protestante - Histoire et enjeux - (Ginevra, 1990,
Labor et Fides (Le champ éthique n.
19), pagg. 142 - FS 29.
IL BOLLETTINO DELL’ASILO DI S. GERMANO
CENTRO CULTURALE VALDESE
Un nuovo stemma
Uno strumento comunicativo per far capire a
tutti che la Casa per anziani non è isolata
musica, canto, passeggiate; Asilo che apre i suoi spazi per « fare» delle attività (tessitura, maglia, cucito, pittura, traforo)
con i suoi ospiti e con persone
esterne; Asilo che è anche luogo di ricerca e di informazione
sulla complessa tematica che riguarda gli anziani; Asilo che
vuole avere dei bambini intorno a sé e pensa di costruire
in futuro un parco-giochi per
loro nel suo giardino; Asilo che
racconta, ormai come un ricordo del passato, il passaggio dal
vecchio al nuovo edificio, significando in tal modo di vivere
concretamente nella nuova realtà; Asilo come periodo di servizio volontario per tutti coloro che vogliono approfittarne.
Credo che la ricchezza di inforrnazioni, la chiarezza e semplicità, le indicazioni per il fufurP’ rendano il bollettino un
utilissimo e piacevole strumento di collegamento tra l’Asilo
ed i suoi numerosi amici.
Rallegriamocene insieme.
Il bollettino può essere richiesto scrivendo a Asilo dei vecchi, via Carlo Alberto Tron 13,
10065 S. Germano Chisone (TO).
C. B.
Prima di fornire alcune informazioni sul lavoro del Centro è
forse il caso di presentare lo
stemma che abbiamo scelto per
definirne lo spirito e che appare
qui accanto: un seminatore che
sparge il grano su una collina fra
case, sotto un sole radioso, con
una scritta: « son art en Dieu »,
che si potrebbe tradurre « il nostro lavoro, la nostra attività trovano in Dio la sua origine e il
suo scopo ».
E' uno stemma ben protestante: un mondo abitato e non le solitudini dell’evasione, un lavoro
pieno di speranza, il seminatore
in un creato che vive e si organizza sotto lo sguardo della provvidenza.
Così come appare nella nostra
versione lo stemma è un rifacimento (ad opera di Umberto Stagnano), adattato alle esigenze di
oggi, di un marchio editoriale ginevrino del XVII secolo di particolare interesse per noi, in quanto segna il frontespizio della Bibbia tradotta da Giovanni Diodati,
edita nel 1607. E’ insomraa lo
stemma dell’Italia riformata e
della sua testimonianza biblica.
Qualcuno potrà far notare che
il lavoro effettuato dal nostro
Centro è stato fino ad ora poco
rispondente al suo simbolo; la semina non è ancora molto intensa
ed è opportuno iniziare al più
presto.
Osservazione giustificata che
esprime la situazione di transir
zione o di ricerca in cui ci stiamo muovendo tuttora.
Due progetti che richiedono
tutto il nostro impegno sono in
fase di realizzazione: la biblioteca e il museo.
La fase di sistemazione della
biblioteca e dei suoi fondi è quasi ultimata e se ne prevede quanto prima l’apertura al pubblico
per un periodo più ampio dell’attuale (preferibilmente tutti i
pomeriggi della settimana) e l’inizio del prestito, almeno di una
parte dei volumi.
Più impegnativo risulta invece
il secondo progetto del museo. Si
tratta di dare nuova sistemazione al materiale vario che era depositato nei sotterranei dell’antico museo, dove erano state fatte ricostruzioni di ambienti: la
scuola, la cucina, la camera da
letto. Questo materiale troverà
sistemazione nel piano terreno
del Centro e nell’ex piscina.
Per la realizzazione di questo
progetto si rendono necessari non
pochi interventi per la sistemazione dei locali, lo sgombero di materiale depositato da tempo e ora
da eliminare, il rifacimento degli impianti di illuminazione e
la progettazione dell’esposizione
stessa.
6
valli valdesi
Il gennaio 1991
TORRE RELUCE
Una vivace
polemica
Si sta inasprendo il confronto
politico a Torre Pellice; oggetto
del contendere questa volta non
sono gli immigrati extracomunitari ma i lavori di ripavimentazione all’incrocio fra via Arnaud
e via Caduti per la libertà.
Da varie settimane il cantiere è
fermo e ciò, secondo quanto affermato dal sindaco Armand Hugon durante un consiglio comunale riferendo quanto comunicato dalla stessa impresa incaricata, per difficoltà a reperire una
ditta che si assumesse l’incarico
di sistemare i cubetti di porfido.
La Lega Nord, in un’interpellanza distribuita anche alla popolazione tramite vari esercizi pubblici, ha invece accusato il sindaco di non dire la verità sulla
vicenda, essendo altri i motivi
che portarono al blocco del cantiere ed in particolare presunti ritardi nell’approvare successive
delibere da parte della giunta e
nel redigere una serie di atti tecnici da parte degli uffici. « I lavori — recita un passaggio della
stessa ’’interpellanza” — sono stati eseguiti daU’impresa fino ad
esaurimento dei fondi preventivati, come da delibera approvata
in precedenza e da assicurazione
data in tal senso da parte dell’impresa stessa ».
A questa pesante denuncia ha
fatto seguito un’immediata reazione del sindaco e della giimta
con una comunicazione diffusa
alla popolazione in cui si evidenzia come la motivazione presentata a suo tempo dal sindaco circa la fermata dei lavori « contrariamente a quanto sostenuto dalla Lega Nord corrisponde al vero,
come ribadito dal sindaco, nell’incontro voluto immediatamente
davanti al capogruppo consiliare
della Lega, al legale rappresentante della ditta che aveva fatto tale
asserzione telefonica al sindaco
e al responsabile dell’ufficio tecnico ».
La giunta poi difende dalle gravi accuse il direttore dei lavori,
arch. Fantone, che fin dal 29 novembre aveva emesso un ordine
di servizio alla ditta Zublena per
la ripresa dei lavori.
« Resta — conclude il sindaco
— l’amarezza per le speculazioni
politiche su una vicenda che ha
già fin troppo pesato sulla popolazione e sull’amministrazione ».
Nel frattempo, all’inizio di questa settimana, sono stati portati
al fatidico cantiere i nuovi cubetti di porfido.
FERROVIA TORINO-TORRE PELLICE
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma: ■■ Cuore selvaggio », venerdì 11 gennaio, ore 21,15
e domenica 13, ore 20 e 22.10; « La
sirenetta », sabato 12, ore 20 e 22 e
domenica 13, ore 16 e 18.
POMARETTO — Sono riprese le
proiezioni presso il cinema Edelweiss;
venerdì 11 gennaio, alle ore 21, verrà posto in visione « La piccola ladra »,
di C. Miller.
Istituite nuove corse
Lente si è reso disponibile per alcuni miglioramenti; più carrozze
per i treni affollati, un interessamento per il ’’passante” a Pinerolo
Ci sono alcune importanti novità circa il servizio ferroviario
sulla Torino-Torre Pellice; durante l’ultima ’’conferenza orari”
svoltasi poco prima di Natale a
Torino, dove le esigenze e i suggerimenti che vengono dalle varie linee sono stati messi a confronto con i progetti delle Ferrovie, sono emerse nuove disponibilità da parte delle FS.
Nel corso dell’inverno si erano
evidenziate diverse lacune; in particolare quando le Ferrovie avevano deciso di convogliare sul
treno proveniente da Torre Pellice, alla stazione di Lingotto, anche i pendolari provenienti da
Era, si era verificata la totale impossibilità del treno a contenere
tutti i viaggiatori. Ne erano nate
varie forme di protesta, un incontro con i responsabili del
Compartimento ed una raccolta
di firme tendente ad ottenere un
aumento della frequenza delle
corse, un aumento della capienza
e l’eliminazione di questo trasbordo al Lingotto.
« Il nuovo direttore compartimentale, Barbera — dice Giorgio
Ceriana, uno dei pendolari più attivi nelle iniziative di difesa e miglioramento del servizio sulla linea— ci ha scritto assicurandoci
anzitutto che il disguido legato al
trasbordo dei viaggiatori di Bra
sarebbe stato eliminato facendo
proseguire quel convoglio fino a
Porta Nuova »,
Nel frattempo alcuni treni hanno visto un aumento del materiale rotabile da Pinerolo ed è arrivato l’incontro della ’’conferenza
orari”. « Ogni anno c’è questo
appuntamento fra Regione, Provincia, enti locali e Ferrovie; si è
discusso dei problemi di varie linee, tra cui la nostra, e devo dire
che più che in passato le nostre
richieste sono state prese in considerazione: dovrebbe infatti essere istituito un nuovo treno in
L anno nuovo sta confermando alcuni segnali di miglioramento del
servizio: una stagione nuova per il treno?
partenza da Pinerolo alle 7,45 cui
farà da pendant un treno al ritorno da Torino verso le 16,45
che farà inoltre coincidenza col
treno che sale in vai Pellice da
Pinerolo alle 17,26 ».
Mentre sono ancora rinviati almeno fino alla prossima primavera i lavori di ammodernamento
della linea, viene confermato che,
se interruzione del servizio ci sarà, essa non durerà più di due
mesi, quindi con un contenuto disagio verso l’utenza.
« C’è un rischio — aggiunge Ceriana—; sembra che alla fine dei
lavori non solo vengano meno i
posti di lavoro alla custodia dei
passaggi a livello, come è logico,
ma siano anche soppresse le biglietterie di Luserna e Bibiana:
ciò potrebbe arrecare ulteriori
problemi ai pendolari ».
La linea comunque gode di miglior salute che in passato; lo
stesso utilizzo del treno è considerevolmente aumentato: i bi
glietti venduti a Pinerolo nel 1988
erano 140 mila e sono passati nell’89 a 165 mila; la stessa percentuale di aumento si registra anche nel corso del 1990: di questi biglietti circa l’85% sono in
direzione di Torino e il 15% della
vai Pellice.
Anche rispetto alla possibilità
di rendere ’’passante” la stazione
di Pinerolo i rappresentanti delle
FS si sono dichiarati disponibili ad effettuare uno studio di fattibilità che consentirebbe di spostare la discussione da una fase
puramente teorica ad una più
concreta.
L’ultima novità sulla tratta Torino-Torre Pellice riguarda invece la vivibilità del treno; con il
nuovo anno anche su questa linea
vige il divieto di fumare su tutte
le vetture, così come è accaduto
su molte linee italiane con percorsi di lunghezza inferiore ai 100
chilometri.
Piervaldo Rostan
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Aula semivuota: ¡niente giunta
Ancora un rinvio per l'elezione del presidente e per la definizione di un accordo politico; incombe un possibile commissariamento
Nulla di fatto per la nomina del presidente e della giunta
della Comunità montana vai Pellice, o meglio, situazione assolutamente bloccata dopo mesi e
mesi dì trattative: questo il responso della seduta convocata
per sabato scorso presso la sede di Torre Pellice.
Alle 17, ora di inizio prevista,
la sala era desolatamente vuota e un’ora dopo il consigliere
anziano Cotta Morandini, constatato che il numero dei consiglieri presenti era insufficiente (13
in tutto: il gruppo della sinistra
unita, lo stesso Cotta Morandini e il DC Bonansea), esprimendo il suo rammarico per la situazione, rimandava tutti a casa comunicando l’intenzione di
riconvocare il consiglio per le
Casa Balneare Valdese
BORGIO VEREZZI
Dal 1“ gennaio ’91 sono aperte le prenotazioni per
soggiorni presso la « Casa » che sarà aperta dal 1° marzo
1991. Condizioni particolari per gruppi e famiglie - interpellateci.
Rivolgersi alla Direzione.- Albina e Nicolino CANU Corso Italia n. 110 - 17027 PIETRA LIGURE (Savona) - Telefono 019/611907 oppure 0122/901539.
17 di venerdì prossimo 11 gennaio. ^
Ormai i tempi si fanno decisamente stretti e se entro il 20
di questo mesa non si troverà
un accordo la Comunità montana potrebbe essere commissariata.
Anche rimandando possibili analisi sul perché una valle che
ha vissuto una lunga fase di
progettualità politica, di crescita di importanti servizi e di stabilita sia oggi ridotta ad aspettare oltre otto mesi per avere
*'®sta l’oggettività
dei fatti. Anche il discreto pubblico presente, composto in gran
parte da ambientalisti che intendevano civilmente protestare
contro la pista del Pra, è rimar
sto sconcertato dairatteggiamento dei politici locali.
Ci sono stati un andare avanti e indietro di esponenti dei
vari gruppi, tentativi di ricuciprobabilmente
saltati, proposta di nuove alleanze e infine il nuovo rinvio.
Le ipotesi sul tappeto rimangono le stesse: il gruppo della
sinistra propone la giunta unitaria; la Dir, che si era detta
contraria, cambierà opinione? E
del gruppo
PSI. Quanto peserà la base socialista che ha salde radici nella tradizione della sinistra?
Intanto il gruppo della sini
stra presente al consiglio andato deserto per mancanza del
numero legale, pur mantenendosi su toni molto « soft » vista
la fase delle trattative, ha voluto esprimere il proprio rammarico per la situazione sostenendo, come ha detto il capogruppo Mario Garnero, che « pur
in assenza di accordo politico
si sarebbe almeno dovuto procedere all’elezione del presidente, che intendevamo proporre
nella figura del consigliere anziano, una proposta di carattere
istituzionale utile per sbloccare
una situazione di impasse politica ».
Questa proposta avrebbe potuto raggiungere due obiettivi:
« Primo: una verifica per una effettiva e concreta possibilità per
la formazione di una giunta autorevole, duratura e programmaticamente solida che tenesse
conto delle rappresentanze politiche e delle competenze che i
consiglieri presenti nell’assemblea sanno e possono esprimere. Secondo: l’immediata convocazione del consiglio in tempo
utile ad approvare il bilancio
della Comunità montana evitando il commissariamento dell’ente ».
La conclusione di questa lunga
vicenda è dunque prevista per
venerdì prossimo alle 17.
P.V.R.
La scuola media
(per ora) rimane
TORRE PELLICE — Il rischio
di accorpamento fra le scuole
medie di Luserna San Giovanni
e Torre Pellice è, almeno per il
momento, scongiurato.
Il piano di razionalizzazione
del servizio scolastico, così come era stato presentato dal
Provveditore agli studi, è stato
oggetto di parere globalmente
negativo da parte del Consiglio
scolastico provinciale chiamato
a discutere e decidere su un documento « pesante » nel giro di
pochissimi giorni.
In questo modo anche l’ipotesi
di accorpamento per le due
scuole medie è stata accantonata, anche se il problema potrebbe riproporsi in vista dell’anno
scolastico ’92-’93, quando presumibilmente le classi alla « Leonardo da Vinci » dovrebbero
scendere ad otto.
« L’importante — sottolinea il
preside delle Medie di Torre,
prof.ssa Rasetti — sarà istituire un serio dibattito che coinvolga tutti gli enti interessati,
distretto, comuni e Comunità
montana, in vista di una decisione ragionata che tenga conto
di tutti i possibili problemi connessi all’operazione ».
Iscrizioni
scolastiche
ANGROGNA — Dal 7 gennaio
scorso sono aperte le iscrizioni
alla prima elementare ed alla
scuola materna; il termine è
fissato al 20 gennaio.
Com’è noto, perché le scuole
dei piccoli comuni possano continuare la loro attività, è necessario raggiungere il numero di
iscritti di 20 allievi; secondo le
stime effettuate i bambini interessati al servizio dovrebbero
essere 19 ed ecco che il comune ha recentemente, tramite il
bollettino, fatto appello a tutte
le famiglie affinché scelgano di
iscrivere i loro bambini alla
scuola di Angrogna.
Indagine sul
pubblico impiego
TORINO — L’indagine promossa dalla Regione Piemonte
sul pubblico impiego sottolinea
l’impegno dei piccoli comuni nei
campi dell’assistenza e dell’educazione. Nei centri con più di 50
mila abitanti, invece, si tende a
privilegiare i servizi amministrativi e tecnici. La ricerca si sofferma, inoltre, sui titoli di studio
dei dipendenti comunali e sottolinea « un utilizzo non coerente
della formazione scolastica degli
occupati ». Ad esempio, sono
« sottovalutati » i laureati che,
per il 35,44% dei casi, risultano
inquadrati dalla quarta alla settima qualifica funzionale.
Un ultimo dato; le donne sono
più numerose degli uomini, rappresentando il 54,35% dei dipendenti comunali.
Per l’affidamento
familiare
■TORINO — Di fronte ai 50
mila bambini ancora oggi ricoverati negli istituti assistenziali
in Italia (oltre 1.150 in Piemonte) esistono ancora delle notevoli difficoltà nell’affermare il
diritto alla famiglia, sia essa la
propria naturale, quella adottiva o quella affidataria.
L’Associazione nazionale famiglie adottive ed affidatarie
(ANPAA) di Torino ha quindi
organizzato un corso di avvicinamento all’affidamento familiare che si articola in tre incontri, previsti presso il salone
AGLI di via Perrone alle ore
20.45 del 15 e 22 febbraio e del
r marzo.
7
11 gennaio 1991
lettere
VALDO VINAY E LA
SUA FEDE VALDESE
Stavo per redigere anch'io una breve commemorazione del coilega e fratello in fede, visto in particoiare come « pastore degli operai e dei contadini », quando i miei pensieri sono
stati dirottati da quel documento singolare che il nostro giornale ha pubblicato sotto il titolo La mia fede;
sono valdese (n. 48 del 7.12.'90).
Si tratta di un vero e proprio « testamento » che getta una luce particolare sul pastore-teologo-storico e
sulle sue radici spirituali: valdese sì,
ma anche paolino; valdese sì, ma anche luterano e riformato; valdese sì,
ma anche profondamente « ecumenico ». La sua « valdesità » — se così
si può dire — aveva però delle frontiere ben precise: valdese con i poveri di Lione, con gli aderenti alla
Riforma pre-calvinista e con i martiri
Varaglia e Pascale sì, ma non con
l'Arnaud giustiziere di prigionieri e
nemmeno con quel Sinodo del 1839
- reo » di aver costituito la denominazione » Chiesa valdese ». Molto meglio invece — secondo Vinay — il
Sinodo del 1855, con quell'articolo 25
sulla rinuncia da parte della stessa
Chiesa valdese a imporre ai nuovi
evangelizzati la propria ■■ forma ecclesiastica ».
Qui siamo al nodo (o a uno dei
nodi) dell’ecumenismo come si sta
concretamente delinear^do oggi, sia
nella variegata area evangelica italiana sia nei rapporti tra evangelici e
cattolici apostolici romani. Se è vero
— come scrive Vinay — che « la missione del valdismo in Italia non può
essere che quella di predicare il Vangelo al popolo cattolico » (e gli altri
che non sono credenti, dove li mettiamo?) - per esortarlo ad una maggiore fedeltà alla Parola di Dio », ciò
vuol dire che per lui era vivo il principio di una chiesa (nel senso etimologico di assemblea) che va sempre
richiamata a quella fedeltà. Ma quale chiesa? la primitiva, apostolica e
subapostolica? l’antica, con Crisostomo e Agostino? la medievale, con Benedetto da Norcia, Francesco d'Assisi. Anseimo e persino Tommaso
d'Aquino? la moderna, con Leone X
e Lutero, il papa e l'antipapa? E così
via.
A questo punto azzarderei una definizione: quella di Vinay ha tutte le
caratteristiche di una storiografia
“ continuista »: il valdismo è uno, prima e dopo Chanforan (mentre oggi
si parla volentieri di vari valdismi come di vari protestantismi), e la Chiesa è sempre la stessa, proprio quella
che — sempre secondo Vinay — « ha
da insegnarci e ricordarci alcune cose », come l'istituzione della Cena del
Signore o il significato della tradizione. Qui, purtroppo, non ci sto, o peggio non riesco a capire. Perciò (nell’attesa che questa ecclesiologia mi
si chiiarisca meglio in tutte le sue
valenze storiche e dogmatiche) rimango fermo a Matteo 18: 20: » Dovunque due o tre sono riuniti nel mio
nome, qui sono io — dice Gesù —,
in mezzo a loro ». Per me è diventato
quasi uno slogan, in alto come in
basso, airUniversità come sulle aie
della Ciociaria, tra i miei fratelli in
fede di Maniglia o della chiesa libera
di Velia a Napoli, di fronte ai vescovi
di Susa e di Pinerolo come giocando
a bocce con i fratelli cattolici Pazé
e Morero a Fondufaux o a Piamprà...
Giovanni Gönnet, Roma
IL FRANCESE
ALLE VALLI
Vorrei aggiungere alcune osservazioni a quanto già detto da Gustavo
Malan nel numero del 30.11.'90 in risposta allo scritto .« Le parlate originali » apparso nel numero del 23.11.'90.
Nei due casi è stato ignorato il
patois della Val Germanasca, assai diverso da quello della Val Pellice, molto simile al provenzale, per nulla slmile al piemontese. In quella valle
si è sempre parlato il patois e il
francese, oltre all'italiano negli atti
pubblici ufficiali; il piemontese viene
usato solo esternamente ed eccezionalmente con piemontesi.
Sono vissuto nella mia giovinezza
a Massello, dove sono nato, a Faet. to, origine della mia famiglia paterna, a Torre Pellice, a Rorà e a Bobbio. Il francese è stata la prima lingua che ho parlato nella mia infanzia;
1
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gardioi
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori; Alberto Corsani, Adriano Longo, Jean-Jacques‘Payronel, Piervaldo Rostan.
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
Comitato editoriaie: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte,
Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli
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Pellice - telefono 0121/91334
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EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Coetante Costantino (presidente), Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 1/'91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli delle valli valdesi il 4 gennaio 1991.
Hanno collaborato a questo numero: Carla Beux, Franco Calvetti, Sauro
Gottardi, Luigi Marchetti, Ruggero Marchetti, Bruna Peyrot, Gregorio
Plescan, Aldo Rutigliano.
l'italiano l'ho imparato a scuola; con
tutti i contadini e abitanti delle località su indicate e di altre ho sempre parlato soltanto il francese e II
patois, non l'italiano e tanto meno il
piemontese che non conosco, mentre
parlo il patois della Val Germanasca.
Nelle piccole biblioteche dei miei
parenti contadini ho trovato libri in
francese di letteratura francese classica, di storia valdese, di cultura biblica; pochissimi in italiano, nessuno
in piemontese. Quindi il piemontese
non è patrimonio linguistico locale.
E' storicamente vero invece che il
francese appartiene anche al patrimonio linguistico del Piemonte. La casa
Savoia era francese e ha governato
su uno stato franco-italiano (Savoia e
Piemonte) per circa nove secoli. La
Savoia è stata nazionalizzata dalla
Francia solo con la Rivoluzione francese. Quindi lo stato sabaudo è stato bilingue per tutti quei secoli e
bilingue era la cultura piemontese.
La perdita linguistica del francese subita dal Piemonte con la sua italianizzazione non può certo essere compensata dal nuovo culto, molto folcloristico, del solo dialetto piemontese, il cui significato e uso non va
oltre I confini della regione.
Quanto ai valdesi, lo storico Augusto Armand Hugon dice che furono
cacciati dalla Francia alla fine del XII
secolo e si rifugiarono in gran parte
nelle valli ohe da essi presero il nome. E' poi ben noto che, come minoranza religiosa perseguitata, ebbero continui e organici rapporti con
comunità protestanti francofone transalpine a cui li legava una particolare affinità religiosa e culturale, tra
cui la loro francofonia.
Se — dopo la peste del 1630 —
pas-tori francofoni, francesi e svizzeri,
vennero a sostituire i pastori locali
sterminati dal morbo, ciò fu possibile perché la popolazione capiva e
parlava perfettamente il francese.
Quindi i nuovi pastori non sostituirono, come erroneamente dice l'articolista, il francese alla parlata locale
(che non era certo il piemontese) ma
invece — come dice lo storico Augusto Armand Hugon — consolidarono il francese, in quanto lo utilizzarono come lingua ufficiale della Chiesa valdese negli atti sinodali e nella
predicazione.
Data la diversità dei dialetti locali
tra di loro e soprattutto dal piemontese, il francese è stato nei secoli
la lingua che ha offerto e garantito
una unità e una identità culturali alle
due valli.
Fa poi impressione — nell’articolo su «le parlate originali » — l’espressione « il francese è... lingua di uno
stato estero » che nel contesto del
discorso assume il significato di « stato straniero » e ciò nel momento in
cui si sta costruendo una Europa unitaria, in cui le culture bilingui di frontiera avranno una funzione insostituibile di mediazione e di cemento culturale, e in cui è chiaramente auspicabile e doveroso che le amministrazioni statali e regionali ne garantiscano la conservazione e ne promuovano lo sviluppo come un bene
prezioso e insostituibile, e non solo
per la cultura!
E’ questo che noi auspicavamo nella Dichiarazione di Chivasso, che è
stata recentemente commemorata il 28
settembre 1990 dalla Valle d'Aosta in
un convegno con una nutrita partecipazione franco-italiana di studiosi di
varie discipline e con dotte comunicazioni in entrambe le lingue: italiano e francese.
L espressione « stato estero » poi richiama alla memoria la fraseologia
e la prassi del « ventennio », quando si italianizzavano arbitrariamente i
nomi di persone e di luoghi di frontiera e su tutti i muri si leggeva
la tracotante e ridicola dicitura « Roma doma ». La sostituzione di un regionalismo dogmatico ad uno statalismo dogmatico non rappresenta certo un progresso, soprattutto se ignora delle culture locali bilingui secolari e internazionalmente riconosciute
ed apprezzate come quella delle valli
valdesi.
Giorgio Peyronel, Milano
PROBLEMA-CASA
PER GLI IMMIGRATI
Egregio Direttore,
da alcuni anni ormai la nostra città, come ogni altra località italiana,
si è trovata nella necessità di affrontare un problema per certi versi nuo
vo e di fronte al quale a volte ci
si trova impreparati: l'immigrazione
di extracomunitari.
L'Italia, da sempre paese di emigranti, improvvisamente ha dovuto imparare ad accogliere al suo interno gli
immigrati.
Sicuramente c'è tanta incertezza nella scelta di comportamenti adeguati
per affrontare la questione nel miglior
modo possibile, tuttavia alcune considerazioni ci sembrano opportune;
a) qualunque siano i nostri principi ispiratori (altruismo e solidarietà
cristiana o laica oppure utilitarismo
personale), il problema non può essere eluso, non si può cioè fare come se non esistesse: dobbiamo cioè
imparare a convivere con gli altri;
b) è necessario affrontare il problema per evitare che il tutto diventi
ingestibile e finisca per sfociare in
manifestazioni violente o delinquenziali;
c) ci piaccia o meno, l'afflusso
di immigrati nei paesi « sviluppati »
è inarrestabile, e questo non è che
l'ovvia conseguenza della ricerca non
più del benessere ma di un'esistenza che per lo meno garantisca la sopravvivenza: in altre parole, se non
si creano situazioni di vita dignitose
nei paesi « sottosviluppati » non è
pensabile che quel popoli non vadano
altrove alla ricerca del « necessario »;
d) la presenza degli immigrati non
ha creato nuovi problemi ma ha messo in risalto, dilatandone le dimensioni, problemi ohe da tempo sono
presenti e con i quali II mondo degli emarginati da tempo ha dovuto
imparare a convivere.
A questo proposito, ci pare che
due siano le grandi difficoltà incontrate dagli immigrati: il lavoro e la
casa.
La prima difficoltà mette a confronto culture diverse, modi di intendere l’attività lavorativa che a volte mal
si adattano a ritmi e tempi previsti nei
nostri ambienti di lavoro. Ecco allora l’ambulantato, I lavori « in strada ».
Pensiamo che muoversi nella direzione di « spiegare » i contratti di lavoro, gli orari, eco. e nello stesso
tempo favorire l'accesso a corsi dì
formazione professionale possano essere strade opportune da seguire per
favorire l'integrazione a tutti gli effetti.
Pressoché insolubile è il problema
dell'abitazione.
Soltanto un numero estremamente
esiguo di extracomunitari, anche se
in possesso di regolare permesso di
soggiorno e dotato di regolare lavoro,
in grado quindi di dimostrare la possibilità di rispettare le scadenze di
pagamento, ha trovato casa in affitto.
E' bene segnalare che le chiese
(valdese e cattolica) di Pinerolo hanno dimostrato attenzione alla questione, mettendo a disposizione alcuni locali di loro proprietà per venire incontro ai casi più drammatici e per
dare un chiaro segno di testimonianza alla città.
Ci sembra però che:
1) tali interventi, notevoli come
« segno di testimonianza », non possano da soli risolvere il problema;
2) sia necessario affrontare la
questione, proprio per favorire l'integrazione degli extracomunitari nel tessuto sociale pinerolese evitando così
di creare situazioni che a lunga scadenza potrebbero far sorgere tensioni
sociali;
3) il Comune può svolgere un
grosso ruolo, anche nell’attuale situazione di commissariamento: l’attenzione dimostrata dal commissario prefettizio (ben superiore a quella dimostrata dai precedenti amministratori) ci sembra un segnale importante,
un riferimento per l'amministrazione
che si insedierà;
4) non si risolverà però il problema della casa, per le famiglie di
Pinerolo e per gli extracomunitari, se
non si ragiona in termini di solidarietà e non si rivede il principio della
« massimizzazione » del profitto per
cui o si affitta solo a certe condizioni (proibitive per i più) o addirittura
si tengono vuoti gli alloggi.
Sarebbe quindi nostra intenzione invitare la città alla riflessione su questo drammatico problema, senza Creare barriere tra pinerolesi e non; il
problema casa, soprattutto in questi
mesi freddi, è decisamente drammatico, bisogna prenderne coscienza, non
improvvisare soluzioni, e nel contempo stimolare la sensibilità di tutti noi.
Cordialmente.
AVVISI ECONOMICI
RINGRAZIAMENTO
« Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perchè VEterno fha colmata di beni »
(Salmo 116: 7)
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
Remo CardioI
La famìglia riconoscente per la grande dimostrazione di solidarietà ringrazia i fratelli delle comunità di Pinerolo, Prarostino e S. Secondo, i vicini
di casa, gli amici tutti che sono stati
loro vicini in modi diversi.
San Secondo, 23 dicembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
«Io dico airEterno: Tu sei U
mio rifugio e la mia fortezza, il
mio Dio, in cui confido »
(Salmo 91:2)
Si è spenta, aU’età di 94 anni.
Margherita Rivoir ved. Beliora
Lo annunciano, serenamente, i figli
Louisette e Alberto con le rispettive
famiglie e parenti tutti.
Un ringraziamento riconoscente alla
direzione dell’Asilo valdese, a tutto il
personale che l’ha assistita con amorevole cura, al pastore Bellion e alla cara
zia Giulia.
Luserna S. Giovanni, 3 gennaio 1991.
« Beati ì morti che da ora innanzi muoiono nel Signore... essendo che si riposano dalle loro
fatiche, poiché le loro opere U
seguono »
(Apoc. 14: 13)
Ci ha lasciati il fratello
Daniele Costabel
dopo una lunga e serena esistenza terrena.
La Comunità metodista di Padova è
vicina con fraterno affetto al figlio
— pastore Bruno — alla nuora Maddalena ed ai familiari tutti.
Padova, 7 gennaio 1991.
RINGRAZIAMENTO
Figlia e familiari tutti della compianta
Margherita Sordello ved. Ricca
commossi e riconoscenti ringraziano
tutti coloro che, con fiori, scritti, parole di conforto e presenza, hanno voluto essere vicini nella triste circostanza.
Torre Pellice, 9 gennaio 1991.
USSL 42 ■ VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: pres
so Ospedale Valdese di Pomaretto ■ Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 13 GENNAIO
Perosa Argentina: FARMACIA Doti.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
Il gruppo di impegno per
l'accoglienza allo straniero, Pinerolo
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
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( Distretto di Pinerolo )
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 2331 (Qspedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 13 GENNAIO
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
8
8
ecumenismo
Il gennaio 1991
_________SETTiMANA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI: 18-25 GENNAIO
Lodate il Signore...
Le tappe che hanno portato a questo appuntamento ormai tradizionale
in ambito ecumenico - La preparazione affidata a un gruppo tedesco
Come è ormai consuetiiriinp si a ■■■. .... _
Echi dal mondo
cristiano
Come è ormai consuetudine si
svolgerà dal 18 al 25 gennaio
la « Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani ».
L’appuntamento, organizzato
in comune dal Segretariato per
l’unità dei cristiani (ora Consiglio pontificale per la promozione dell’unità dei cristiani) e
dalla commissione « Fede e costituzione » del Consiglio ecumenico delle chiese, ha una storia
lunga, che passa attraverso sperimentazioni e antecedenti, in
una serie assai articolata di tappe.
Il primo segnale di un’iniziativa di preghiera « per tutte le
chiese e con esse » viene fatto
risalire addirittura al 1740 circa, quando in Scozia si sviluppò un movimento pentecostale,
operante anche negli Stati Uniti, il cui messaggio principale,
in vista del rinnovamento della
fede, andava appunto nella direzione della « preghiera per
l’unità ».
Una prima manifestazione denominata ufficialmente «Ottava
per l’unità della chiesa » risale
invece al 1908, ad opera del padre Paul Watson, ed un’ulteriore specificazione fu data nel
1935 dall’abbé Paul Couturier,
che propugnò una « Settimana
universale di preghiera per l’unità dei cristiani » sulla base di
una preghiera concepita per
« l’unità che vuole Cristo, attraverso i mezzi che egli vuole ».
Nel 1958 la commissione « Fede e costituzione » iniziò a lavorare congiuntamente al centro « Unité chrétienne » di Lione, e nel 1966 fu ufficialmente
assunta la responsabilità della
manifestazione dai due organismi che la promuovono a tutt’oggi.
Gli argomenti che di anno in
anno vengono affrontati in incontri, dibattiti, momenti di preghiera e le relative liturgie vengono preparati di anno in anno da gruppi nazionali. Quest’anno il tema proposto è « Lodate
il Signore, popoli tutti », con riferimento al Salmo 116 e all’Epistola ai Romani (15; 5-13). La
scelta del Salmo significa, se
Un m(^ento dell’Assemblea di Basilea ’89: da sinistra il pastore
Beino Falche, il cardinale Martini, il metropolita Alexij.
condo il volume di presentazione curato dalle edizioni Paolino e dal Centro pro unione, « utilizzare una fonte di preghiera cristiana comune a tutte le
chiese », essendo la lode di Dio
« scopo di ogni preghiera ».
Il progetto della « Settimana »
è stato affidato, ed è un fatto
significativo, ad un gruppo misto delle « ex-due Germanie ».
Questo gruppo ha tra l’altro
steso una specie di rapporto sull’ecumenismo in quelli che erano i due stati tedeschi, nel quale viene ripercorsa la storia dei
contatti interconfessionali, a
partire dal secondo dopoguerra,
quando il movimento dei rifugiati e altri spostamenti interni resero obsoleto il modello di
antica data « cuius regio, eius
religio », che perdurava fin nei
primi decenni di questo secolo,
anche se non ufficialmente: di
fatto esistevano zone, sul territorio tedesco e specialmente
nelle campagne, in cui le confessioni non erano mescolate.
Una prima, reale apertura ecumenica si verificò in seguito
alla tragica esperienza dell’oppressione comune patita sotto
il nazismo. Il Consiglio delle
Chiese cristiane (ACK), fondato nel 1948 (che comprendeva
le chiese regionali, unite nella
Chiesa evangelica tedesca, le
chiese protestanti libere e la
chiesa dei vecchio-cattolici) rinnovò la sua costituzione nel
1974, accogliendo la Chiesa cattolica (tramite la Conferenza episcopale tedesca) e la Chiesa
greco-ortodossa di Germania. Un
consiglio delle chiese cristiane
era stato fondato anche nella
Germania Est (1970).
In molti settori oggi le chiese lavorano insieme: per esempio nella diaconia, nella missione, in alcuni pronunciamenti pubblici; esse hanno partecipato all’Assemblea di Basilea
(1989), ma il gruppo di preparazione ci tiene a ribadire l’importanza della « vita ecumenica
locale di tutti i giorni ».
E’ questo, probabilmente, il
messaggio che più conta per
quanti, oggi, cercano di lavorare in ambito ecumenico. La settimana di preghiera è un momento utile per fare il punto,
nelle varie realtà locali, del dialogo e dell’impegno comune.
Alberto Corsani
Crisi finanziaria
del CEC
GINEVRA — « Mancano i fondi; occorre ' perciò ristrutturare ». Non è una frase di un manager di una qualche industria
in crisi, ma è la constatazione
di Emilio Castro, segretario generale del Consiglio ecumenico
delle chiese (CEC). Se non si
procederà ad effettuare una ristrutturazione dei servizi e delle spese nel 1992 il CEC potrebbe chiudere con un deficit di
circa 10 milioni di franchi svizzeri (circa 9 miliardi di lire).
La situazione sarebbe insostenibile.
Tra le misure da adottare vi
sarà quella di ridurre il personale, che passerà dagli attuali
330 ai 270 impiegati nel 1992.
L’Assemblea generale di Canberra dovrà poi fare un ordine di
priorità circa i progetti da sostenere.
No ai cappellani
militari
BERLINO — La Conferenza
dei responsabili delle chiese evangeliche della Germania orientale ha deciso di non accettare
le intese del 1957 fra la Repubblica federale e le chiese, relative alla presenza di cappellani
militari (cattolici e protestanti).
« Abbiamo elaborato negli anni
scorsi una cultura pacifista »,
hanno detto autorevoli rappresentanti delle chiese dell’Est tedesco, fra cui la presidente del
Sinodo, Rosemarie Cynkiewicz e
l’ex ministro della Difesa della
RDT, Rainer Eppelmann, pastore evangelico. « Noi appoggiamo
l’obiezione di coscienza e riteniamo che la cura pastorale dei
soldati debba essere affidata alle comunità locali e non a pastori-funzionari pagati dal ministero della Difesa ».
La decisione delle chiese dell’Est ha causato stupore e polemiche all’Ovest, dove non si
vorrebbe riaprire la delicata
questione dei rapporti fra chiese e stato. Si tratta infatti di
INTERVISTA AL VICEPRESIDENTE GARCIA
Evangelici e politica in Perù
ROMA È stato di passaggio a Roma Carlos García, secondo
vicepresidente della Repubblica del Perù, che è stato pastore battista e presidente del Consiglio nazionale evangelico fino al suo insediamento. García, che ha avuto un incontro con i responsabili del1 UCEBI il 10 dicembre, è stato in Italia per cercare aiuti ai progetti
di sviluppo del suo paese.
Con l’elezione di Alberto Fujimori alla presidenza della Repubblica nel luglio scorso, lei, un
pastore battista, è stato eletto secondo vicepresidente; sappiamo
anche che vi sono oggi nel Parlamento peruviano 14 deputati e 4
senatori evangelici. Come si è
giunti a questa affermazione degli evangelici in un paese a maggioranza cattolica? Qual è stato
il cemento che ha unito gli evangelici nella campagna elettorale?
Effettivamente è la prima volta
nella storia della nostra Repubblica che vi è stata una così
grande partecipazione di evangelici alla campagna elettorale. I
candidati evangelici erano 50. Gli
evangelici si sono intatti identificati con i propri leader che militavano nel movimento « Cambio ’90 », un movimento politico
indipendente che prometteva soluzioni pratiche ai gravissimi problemi del paese. Gli evangelici si
sono mobilitati per una campagna elettorale capillare, andando
di casa in casa, per sostenere i
propri candidati.
Qual è la consistenza degli evangelici in Perù e come sono
suddivisi?
Gli evangelici costituiscono il
4% della popolazione, sono circa
un milione. Quasi tutte le chiese
sono riunite nel Consiglio nazionale evangelico, di cui sono stato
presidente, con una preponderanza di chiese pentecostali e di missioni indipendenti, rispetto alla
consistenza relativamente piccola
delle chiese cosiddette storiche
(riformati, luterani, metodisti)
tra le quali la più numerosa è la
Chiesa battista. Soprattutto le
chiese pentecostali sono molto
cresciute negli ultimi anni, perché pongono l’accento sull’evangelizzazione e sull’espansione missionaria. Molto forte è l’impegno dei laici; la metà dei pastori
non ha ricevuto una formazione
teologica tradizionale e spesso i
pastori hanno un lavoro secolare
accanto al loro ministero.
Le chiese evangeliche sono tutte concordi in questa linea di impegno nella politica?
Vi è stata negli ultimi anni, tra
i leader evangelici, una crescente
consapevolezza che la missione
della chiesa è una missione integrale che non può separare la fede dalla politica, creando una dicotornia tra chiesa e mondo, tra
lo spirituale e il materiale; le implicazioni della fede cristiana
hanno a che vedere con tutta la
vita delle persone. Di qui la coscienza di avere una responsabilità sociale e politica. Certo, a
quest ala progressista predominante si affianca ancora un’ala
più conservatrice, che rifiuta ogni
impegno nella politica.
Quali sono i rapporti tra chiesa
Hcif^^° ^ cai/où'ci ed evange
nostra Costituzione del
1979 e stabilita per la prima volta nella nostra storia la difesa
della libertà religiosa; non vi è
una religione ufficiale cattolica
dello stato. (Juanto a noi evangelici, non abbiamo una posizione
anticattolica, ma ci preoccupiamo
semplicemente di annunciare l’Evangelo. Non stiamo nella vita
politica per rappresentare le nostre chiese, ma come semplici cittadini. Non esistono rapporti ufficiali con la Chiesa cattolica; esiste invece un Comitato interconfessionale di cui fanno parte
evangelici, cattolici, ortodossi ed
ebrei, per cercare degli spazi di
collaborazione ecumenica in vista
dell’educazione religiosa. Attualmente esiste un insegnamento
cattolico confessionale nelle scuole, tuttavia là dove in una classe
sono presenti più di dieci alunni
evangelici è possibile organizzare
un’educazione evangelica secondo
un programma preparato dal
Consiglio nazionale evangelico.
Quale impegno si propongono
gli uomini politici evangelici nel
governo e nel parlamento?
Ci impegniamo per il cambiamento della nostra società, che è
urgente e necessario per superare la crisi economica e morale del
nostro paese, che ha radici antiche: corruzione diffusa, violenza eversiva, narcotraffico, inflazione galoppante; il 50% della popolazione vive in condizioni di
povertà e il 30% di povertà estrema; il 40% dei bambini soffre di
denutrizione, vi è un’altissima
mortalità infantile. Inoltre raccomandiamo a tutti gli evangelici di
dare esempio di correttezza nella
loro vita professionale e privata.
Stiamo sostenendo un progetto di
legge per l’obiezione di coscienza
al servizio militare e appoggiamo
in tutti i modi gli sforzi di moralizzazione estremamente necessari nella nostra società e quelli per
un’opera di pacificazione nel
paese. (nev)
una sistemazione relativamente
precaria, senza esplicito appoggio nella Costituzione, in un momento in cui si levano voci critiche sui privilegi che lo stato
concede alle chiese e si sollevano interrogativi aH’interno della chiesa evangelica. Dal canto
loro le chiese evangeliche dell’Est sono preoccupate per la
forte pressione cui sono sottoposte perché accettino senza indugi l’intero pacchetto di privilegi concessi alle chiese, fra cui
la tassa ecclesiastica, che lo stato raccoglie per conto delle
chiese attraverso le sue strutture fiscali, e l’insegnamento
della religione (evangelica o cattolica) nella scuola pubblica a
spese dello stato. Una procedura « annessionistica » può essere giustificata per le strutture
politiche e produttive, che sono
crollate: non per la chiesa evangelica, che ha tenuto fronte
allo stato con fermezza e dignità e che si presenta oggi con
la forza di quarant’anni di resistenza e di testimonianza.
Battisti europei
e paesi dell’Est
AMBURGO — La grave situazione economica di alcuni paesi dell’Europa dell’Est ha spinto il segretario generale della
Federazione battista europea
(FBE), Karl-Heinz Walter, ad appellarsi alle Unioni battiste europee e agli uffici battisti negli
Stati Uniti, chiedendo ai responsabili delle chiese dei due continenti di scrivere immediatamente ai loro rispettivi governi
riguardo alle gravi difficoltà alimentari di tre di questi paesi,
Bulgaria, Polonia e Romania, e
per informarli delle iniziative
dei battisti europei. La lettera
ai governi dovrebbe informarli
che la Federazione battista europea ha lanciato un programma per l’invio di pacchi alimentari di 5 chili ciascuno dalle
chiese battiste alle loro consorelle in quei paesi. Una speciale etichetta contrassegnerà i pacchi per facilitare le operazioni
di dogana. Si chiede inoltre ai
governi di esentare questi pacchi dalle spese postali, assicurando che i battisti non vogliono solo aiutare i battisti di quei
paesi, ma tutta la popolazione.
Il programma illustrato è un
progetto promosso dal comitato di coordinamento mondiale
di soccorso « Baptist ResponseEurope ». Nei dieci mesi da
quando questo organismo è stato creato, ha già distribuito circa un milione di dollari nell’Europa orientale. Gran parte del
denaro è stato usato per progetti volti alla produzione di generi alimentari, come i semi,
ma data la persistente crisi in
questi paesi il problema cruciale attuale è quello di mettere
immediatamente a disposizione
generi alimentari per l’inverno.
Conferenza mondiale
della gioventù
SAO PAULO — Si terrà nell’ottobre ’92 la Conferenza mondiale ecumenica della gioventù. La
Conferenza, organizzata dalla
Federazione universale degli studenti cristiani, dall’YWCA, dal
Movimento internazionale degli
studenti cattolici e dalla sezione « gioventù » del CEC, vedrà
la partecipazione di almeno un
migliaio di giovani provenienti
da tutto il mondo.
Si tratta del quarto appuntamento mondiale — i precedenti sono stati a Amsterdam (1939),
a (3slo (1947) e a Kottayam,
India, nel 1952 — e, questa volta, i giovani si riuniranno per
discutere criticamente gli effetti del cristianesimo sulla civiltà delle Americhe.