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Spstt.
Eil:l i Valiese
(Torino)
TC?.r»Z TELLI'
DELLE VALLI VALDESI
Setti m a na i e
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo,,.
Anno LXXXVII - N. 12
Una copia 1.. 30
ABBONAMENTI
1 Eco: L. 1.000 per rintemo Eco e La Luce: L. 1.500 per l’interno | Spediz. abb. postale - JI Gruppo I TORRE PELLTCE 22 Marzo 1957
/ L. 1.500 per Testerò______________________L. 2.000 per l’estero_____________| Cambio d’indirizzo Lire 40,— | Ammin. Clandiana Torre Pollice • C. . . ------
Echi di un discorso
Vasta eco, e non sempre favorevole,
ha suscitato in Italia il discorso del
Papa nell’udienza del 5 marzo ai parroci ed ai quaresimalisti di Roma. La
polemica è andata estendendosi per
gli interventi sorti da più parti, non
soltanto sul tema delTimmoralità nel
la città di Roma ma soprattutto sulle attribuzioni della Corte Costituzionale.
I II Pontefice ha detto ai suoi ascoltatori: «Roma è ancor lungi dall’essere come Dio vuole, come noi e voi
la desideriamo». Poi, dopo aver espresso il suo rammarico per la partecipazion di molti romani all’attività di
partiti di sinistra, ha così continuato : « Il volto di Roma ci appare sfrfr
giato nei suoi più puri lineamenti
Come voi ben sapete, il Concordato
fra la Santa Sede e l’Italia (art. 1)
prescrive che «in considerazione del
carattere sacro della città eterna ...il
Governo italiano avrà cura dì impedire in Roma tutto ciò che possa essere in contrasto col detto carattere».
Esemplificando ha poi parlato dei
manifesti murali scandalosi, delle riviste esposte nei chioschi, del cinema
ìmsnorale, della televisione.^
Niente da dire sulla vocazione della
Chiesa a difendere i diritti deUa religione e della morale nella città di
Roma di cui il Papa è vescovo. Crediamo nel sincero desiderio del Papa
quando Egli parla in vista di un rinnovamento della vita morale e concordiamo con lui nel giudicare scandalosi certi aspetti della vita cittadina contemporanea.
In tema di immoralità, però, è sempre facile prestare il fianco alla critica e ad una critica giustificata; se
n’è avuta la prova nelle rearioni di
molti ambienti politici e religiosi.^ Ci
sono, è vero, dei cartelloni pubblicità
ri immorali perchè cercano di stimolare gli appetiti carnali del pubblico;
ma l’esame non dovrebbe forse essere
approfondito per conoscere da quali
strati della vita sociale, politica ed
anche religiosa traggono origine certe deplorevoli manifestazioni di vita
immorale? Il rinnovamento morale e
aifidato sopra tutto alla Pubblica Sicurcz-.ra ed .alla applicazione del Concordato 0 è questione di costume morale
procedente da una coscienza aperta
al senso della realtà di Dio?
Entro quali limiti il Governo dovrà
« impedire in Roma » ciò che è in contrasto con il suo carattere sacrò? Che
cosa si deve pensare delle speculazioni, degli affarismi, degli scandali di
cui la Roma del dopo guerra ci ha
spesso offerto un misero spettacolo?
Ad un certo punto, però, rallarms
sulla cosìdetta «immoralità» roma.
na si è attenuato. Il questore e gli addetti alla squadra del buon costume
si sono messi zelantemente all’opera;
ma, intanto, la discussione si è spostata e assai vivacemente sulla crisi
aperta nella Corte Costituzionale con
le dimissioni del suo Presidente, Enrico De Nicola.
Queste dimissioni sono tate messe
in rapporto tanto con le perplessità
del Governo ad adeguarsi alle sentenze della Corte quanto con le critiche
velate, ma comunque evidenti, mosse
dal Pontefice ad alcune deliberazioni
della Corte stessa. Nel discorso ai
quaresimalisti, infatti, il Papa ha dichiarato: «Nella scarsa aspettazione
di avere altrove una difesa veramente efficace, massime dopo la pronunziata deliberazione di illegittimità
costituzionale di alcune precedenti
norme... » i cattolici devono « difendere da sè i diritti della religione e del
buon costume », e sollevare « una
energica protesta della pubblica opinione, la cui reazione imponga alle
Autorità competenti di addivenire ai
necessari provvedimenti ».
Su questo punto la reazione di molti
italiani non è mancata. E sopratutto
non è mancata da parte di Enrico
De Nicola, rifugiatosi da Roma a Napoli.
La Corte Costituzionale è il più
alto organo esistente in Italia per la
interpretazione della legge. Per lunghi anni la sua funzione è stata ritardata da una classe politica ben identificata e dagli esponenti della Curia
romana.
La sentenza alla quale il Pontefice
si è riferito è quella, con cui dalla
Corte Costituzionale fu dichiarato illegittimo l’art. 113 deUa legge di P.S.
che imponeva l’autorizzazione del
questore per l’affissione dì manifesti
Intendiamoci, le sentenze della Corte
non possono sfuggire al vaglio della
critica. Ma in materia legislativa e
costituzionale lo Stato rimane il solo
arbitro di quanto si deve fare e non
può attingere direttive se non dai
suoi organi legislativi e giudiziari.
Al momento di andare in macchina, le dimissioni di De Nicola sembrano definitive, malgrado le sollecitazioni ricevute tanto dal Presidente della
Rebubblica quanto dal Presidente della Camera. Se così è, il suo gesto è significativo; anche se a molti italiani
sinceramente dispiaccia che egli non
rimanga più al suo posto per la tutela della legge. I motivi che lo hanno
spinto ad allontanarsi sono riassunti
negli ambienti assai vicini all’eminente parlamentare in questa frase:
« Una situazione insostenibile ». Il disaccordo più profondo, però, è sull’adeguamento delle leggi di P. S. del
periodo fascista alla lettera - ed allo
spìrito della presente Costituzione, in
particolare riguardo alla legge di P.
S. sui culti non cattolici.
Ma altrettanto significativa è la notizia, anch’essa recentissima e del
tutto inaspettata, secondo cui presso
l.-i Cancelleria della Corte Costituzionale è stata depositata la sentenza
che dichiara costituzionalmente illegittimo l’obbligo del preavviso alle autorità di P. S. per le funzioni e cerimonie dì culti diversi dal cattolico,
in luoghi « aperti al pubblico », mentre si conferma l’obbligo del preavviso per le funzioni indette in « luogo
pubblico ».
Da molto tempo il contrasto tra la
legge di P.S. (art. 35) e la Costituzione
che riconosce a tutti ampia libertà
religiosa e di riunione aveva dato luogo a notevoli inconvenienti più volte
denunziati. 1 locali di culto protestanti venivano abusivamente chiusi; i
Pastori erano accusati di trasgredire
la legge, gli Enti direttivi dovevano rivolgersi alla magistratura e attendere
il parere dalla Corte di Cassazione.
Ora quell’ostacolo dovrebbe essere
caduto definitivamente per la retta
interpretazione della legge. Per i luoghi aperti al pubblico, dunque per
qualsiasi locale destinato al culto, non
è più necessario il preavviso all’autorità di Pubblica Sicurezza.
Si è fatto un passo avanti: non
sappiamo bene per quale motivo e in
quali circostanze. L’essenziale è che si
sia fatto e che nessuno trovi modo
di accorciarne le distanze. Nè il potere esecutivo, nè il potere religioso, con
un nuovo, eventuale richiamo al Concordato tra il Vaticano e uno Stato
totalitario, qual’era lo Stato Fascista.
Ermanno Rostan
a
Pinerolo
È: tostruttori della strada dei Vemey a Rotò.
Tonvegno Femminile
Programma del Convegno femrn»
nile che avrà luogo a ÌPinerolo il 31
Marzo alle ore 14,30 nella Chiesa Valdese.
Culto di apertura (past. R. Nisbet,
Vice Moderatore).
Presenza della donna-nella Chiesa
(dott. Marga Buhrig, segret. per
l’Europa del Dipartimento della
donna nell’Alleanza Riformata
mondiale).
I,’attività femminile nelle Chiese del
Sud America (Fernanda Comba)
Federazione femminile valdese (Scambio di idee introdotto da Delia
Bert).
Venite numerose e, possibilmente,
da ogni comunità delle nostre valli!
Dà RORA’ CI VIENE UN ESEMPIO
I “Ciclopi” della montagna
Alcune r^fflizzazioni di carattere sociale pongono Rorà all’ordine del giorno e so^. di stimolo ad altre comunità nel migliorare le loro condizioni
I contadini roreng!^ « ùnniortalati »
in questo numero delÉEco delle Valli,
in ima fotografia scafeta nel pomeriggio del XVII febbEÌo, dopo l’agape fraterna, sono paisati alla storia
locale col nome di ^Ciclopi ». I lettori ricordano i ‘leggendari Ciclopi
dell’Odissea di Omero, con un occhio
in mezzo alla fronte, dalla forza e dal
vigore eccezionaM. Ebbene, l’apera
compiuta da questi contadini, in questi ultimi mesi, la possiamo definire
« ciclopica », per la durissima fatica
cui si sono sobbarcati nella costruzione d’una strada, che, dalle Fucine si
snoda attraverso la boscaglia e per
luoghi dirupati raggiunge il villaggio
dei Vemey. Si tratta infatti d’una strada lunga 1200 m. e larga quasi tre,
costruita da questi uomini senza l’aiuto nè dello Stato, nè del Comune, e
che fa onore alla gente di montagna,
in un clima particolare di depressione, di sfiducia, di profonda amarezza.
Sono lieto di ricordare alcuni nomi
dei « Ciclopi », segnatamente il nome
deH’ideatore e animatore: Giusiano
Emilio coi suoi due figli Piero e Raimondo, rispettivamente di 12 e 14 anni; l’ultra settantenne Enrico Mour
Un lutto del Moderatore
E’ giunta imprm.’visa la notizia della
morte della Signora Francesca Deodato, madre del Moderatore della
Tavola Valdese.
La sua dipartenza da questa terra
è stata subitnnea, senza sofferenze
psiche, nella serenità della fede alimentata da una vita interiore nascosta con Cristo in Dio.
In quest’ora di lutto pensiamo
con simpatia cristiana alla famiglia
del nostro Moderatore, in particolare, ed a quella del fra-elio suo Michele; a loro ed ai parenti della caia dipartita esprimiamo la nostra
solidarietà nella tristezza di questa
ora, ma anche nella vivente speranza in Colui che ha messo in luce la
vita e Vimmortalità.
La Signora Francesca Deodato tasse una esistenza caratterizzata dalla
mansuetudine cristiana. Rimasta vedova quand’era ancora giovane, si dedicò alla educazione dei suoi due
figli in tenerissima età. Conobbe ore
di tribolazione e di solitudine; ma
lungo il cammino percorso non le
venne meno il soccorso delld grazia
divina. Trascorse parecchi anni della sua vita nella famiglia di suo figlio, Pastore a Lusema S. Giovanni,
prima, e poi Moderatore a Roma; e
visse silenziosamente, rendendosi
utile ai suoi ed agli altri. La sua modestia nascondeva reali valori di forza morale e di fiducia cristiana.
Lascia indubbiamente un gran
vuoto tra i suoi cari, ma lascia loro
anche un prezioso ricordo. Iddio
l’ha chiamata a Sè, risparmiando’e
la sofferenza fisica, dopo un tempo
di fedéle servizio su questa terra.
I funerali hanno avuto luogo a Roma, nella Chiesa Valdese di Via
4 Novembre, sabato mattina, 16 marzo.
Nel dolore- della separazione, il
Signore sia con coloro che la piangono, in modo speciale con il Moderatore, impegnato attualmente in una
missiotie in Olanda. E conceda loro
la Sua pace: profonda, benefica,
consolatrice.
Red.
glia, che dalla sua abitazione in Luserna ha percorso a piedi ogni giorno
i sei chilometri di strada prima di
giungere sul lavoro; Emilio Pavarin,
più ohe sessantenne e che ha contribuito efficacemente col suo comizio
e la sua fatica. Questi uomini, assieme ai proprietari delle terre toccate
dalla strada, per lunghi mesi hanno
sterrato, fatto mine, divelto radici,
squarciato le rocce, senza librettopaga, confortati da una scodella di
min^tra o da un po’ di latte di capra.
La strada dei « Ciclopi » comporta
il vantaggio di unire le superstiti famìglie della zona dei Vemey con la
strada che congiunge Luserna a Rorà.
Il vantaggio è modesto poiché le terre sono scarsissime d’acqua, la luce
elettrica non è ancora arrivata perchè
troppo costosa e la zona annunzia al
viandante i segni della morte: case
abbandonate, ricoperte di edera e rovi, grosse distese di erica è sterpi e
qua e là magri campicelli e lembi di
prato che attendono l’acqua del cielo,
boscaglia e rocce s’alternano nel vallone selvaggio. Il miracolo dei contadini è proprio qui: nella lotta contro
l’opinione pubblica che giudicava
pazza l’impresa, contro la natura avara di frutti la strada è stata tracciata
e compiuta quale segno di speranza,
di rinascita, di amore per una terra
irrorata dal sangue degli avi e dove il
rimanere, il tener duro è un eroismo,
dove il continuare a vivere è un atto
di supremo coraggio ed una testimonianza degna di elogio.
La terra dei Verney non è stata valutata per il suo valore materiale,
bensì per il suo valore storico e religioso e dove le memorie, le testimonianze antiche costituiscono una ricchezza non valutabile per i contadini
credenti. Difatti, dice opportunamente
il Miegge nel suo opuscolo « La terra
dei Padri » : <til vincolo spirituale che
ci lega alla terra ha utut forza molto
maggiore... poiché la terra prima di
essere suolo che dà pane era per i
Valdesi il tempio, dove si adora Dio
in libertà, o si muore lietamente per
Lui ». Infatti « il sentimento di comunione col passato, la predicazione
delle cose sacre, dei luoghi, delle memorie è un bene immensamente prezioso; nelle ore grigie della vita, nei
dubbi, nelle tentazioni, nelle tristezze,
la sua voce senza parole ci conforta
a sperare, a perseverile e ci esorta
alla fermezza. La comunione col passato è come un’armatura spirituale
che ricopre le nostre membra e ci
rende meno vulnerabili e più forti nel
combattimento ». Ne consegue che la
terra dei nostri monti non può essere
valutata col denaro, nè venduta al
miniere offerente, salvo casi eccezionali, per tutti i motivi storici, religiosi che sònò coDegatT dòn essa.'Quah-‘
do questi motivi non fanno più presa
nel cuore del nostro contadino, questi si estranea dada comunità religiosa oppure vende la sua terra a chicchessia e se ne va, immemore ed ingrato, in un ambiente dove rimarrà
confuso con gli altri, perduto per la
sua Chiesa ed il suo popolo.
Recentemente l’Eco ha riportato la
notizia della morte del villaggio di
Gamier in Val Chisone: i montanari
di quella frazione, consci del prossimo e totale spopolamento, s’erano
scambiati la mutua promem che chi
avesse lasciato per ultimo il paese
avrebbe suonato la campana. L’ultimo superstite fu un vecchio più che
ottuagenario, Pietro Raviol, il quale,
recentemente fu costretto a scendere
a valle; come ultimo atto, suonò la
campana che annimziava l’agonia e la
morte dell’alpestre villaggio.
Ci augurimno che questo suono tardi ancora molto a venire nelle nostre
valli e segnatamente nelle parrocchie
più alte, sebbene vi siano molti sintomi premonitori. Comunque la strada « dei Ciclopi » è un monito, un
incoraggiamento per tutti i montanari
a tener duro, a non mollare anche se
i ben pensanti ritengono vano il loro
sforzo. Non soltanto, la strada dei
« Ciclopi » è un simbolo, una immagine vera della rinascita spirituale: il
deserto spirituale delle nostre Vaiti
può essere tramutato in oasi e solcato dalla strada tracciata da Dio stesso : « /o aprirò una strada nel deserto
e farò scorrere dei fiumi nella solitudine » (Isaia 43: 19). Dio, mediante
la nostra perseveranza nella preghiera trasformerà la sterpala del nostro
peccato, della nostra apatia colpevole
in una terra feconda di risveglio spirituale, di rinascita, di amore par la
Causa.
Nella terra degli avi passerà una
« strada Maestra » e « quelli che la
seguiranno... non potranno smarrirsi ». La strada Maestra tracciata da
Cristo sulla Croce è la strada che il
nostro popolo è chiamato a percorrere f>er m^lio comprraKiere il privilegio d’essere stati scelti per testimoniare qui alle Valli e fuori delle Valli, nella penisola, per la gloria del
Suo Nome. Gustavo Bouchard.
2
2 —
L’ECO DELLE m/ULU VALDESI
VERSO LA SeniMANA SANTA
Ci avviciniamo al periodo dell’anno in cui la Chiesa con maggiore
intensità ricorda l’epilogo della vita del suo Signore. La croce non è
stata soltanto eretta sulla collina del
Calvario venti secoli or sono. In un
senso spirituale essa domina tutta la
storia della Chiesa, e ogni credente
la saluta con commozione: « Ave
crux, spes unica! ».
La croce ci fa pensare all’opposizione violenta che Gesù ha sollevato
in seno all’umanità. Non si può non
rimanerne sorpresi. Un uomo che
ha messo alla base del suo programma un messaggio, come
quello del sermone sul monte, un
uomo che è « andato attorno facendo del bene »
(Atti 10: 38) ha
sollevato delle ondate di opposizione come nessun altro.
Non tutte queste opposizioni sono da valutarsi sul medesimo piano,
e lo dobbiamo tenere presente, considerando le reazioni che il cristianesimo ancor oggi suscita nel mondo. Possiamo distinguerne di tre generi: l’opposizione sincera di chi
non ha compreso Gesù, l’opposizione violenta e fanatica come quella
del clero di Gerusalemme, e infine
l’opposizione ipocrita e subdola di
chi apparentemente si dimostra cortese e premm'oso.
C’è chi si oppone al cristianesimo
in buona fede. Saulo di Tamo ci offre l’esempio di molti i quali, educati in una religione, sinceramente
attaccati come sono alle tradizioni
dei padri, a'un certo momento sono
costretti a subire il confronto cón il
messaggio di Cristo. Essi sentono che
le loro posizioni spirituali stanno
per crollare, inorridiscono al pensiero che'le loro credenze, le credenze dei loro padri, sono sbagliate, e con tutto il loro ardore si oppongono. Queste anime sono però
sincere nella loro cecità, e finiranno
per trovare la via di Damasco, la
via della vittoria di Cristo sulla loro incapacità di comprendere.
Purtroppo non è sempre così. Il
ministero del Signore è stato accompagnato, dalla nascita alla morte, e
durante venti secoli di storia, dalla
opposizione violenta e fanatica di
quelli che odiavano Gesù, perchè
hanno visto in Lui un pericoloso nemico dei loro privilegi, del dominio
da loro esercitato sulle anime, della loro cattiva condotta. In altre parole, hanno odiato Gesù, perchè amavano le tenebre più che la luce.
Eppure — non si scandalizzi il lettore —^ questa opposizione, questo
odio verso Gesù, aveva almeno un
merito: quello di essere dichiarato.
Gli Scribi e i Farisei non hanno mai
nascosto l’odio mortale che li animava verso il Signore, e la croce
rappresenta l’epilogo di quella lotta aperta che si dichiarò fin dal giorno in cui Gesù corse il pericolo di
essere precipitato dai burroni di Nazaret.
C’è poi ima terza sorta di opposizione al Signore, ed è quella che
Gesù stesso ha illustrata nella parabola del gran convito. Qui si parla
di un tale che ha preparato un
Si J’avais vu un miracle, disent
quelques gens, je me convertirais. Ils
ne parleraient pas ainsi, s’ils savaient
cc que c’est qu’une conversion. Ils
s’imaginent qu’il ne faut pour cela
que reconnaître qu’il y a un Dieu; et
que l’adoration consiste à lui tenir
certains discours, tels à peu près
que les païens en faisaient à leurs
idoles. La conversion véritable consiste à s’anéantir devant cet Etre souverain qu’on a irrité tant de fois, et
qui peut nous perdre légitimement à
toutes heures; à reconnaître qu’on ne
peut rien sans lui, et qu’on n’a rien
mérité de lui que sa disgrâce. Elle
consiste à connaître qu’il y a une opposition invincible entre Dieu et
nous; et que, sans un médiateur, il
ne peut y avoir de commerce.
Pascal (Pensées).
pranzo di gala e, quando tutto è
pronto, dirama gli inviti agli amici,
lieto in cuor suo del trattenimento
che desidera loro offrire. Ma un’amara delusione lo attende: « Tutti,
ad una voce, cominciarono a scusarsi ». Qui non c’è opposizione violenta, anzi, formalmente, mascherano
il loro rifiuto con espressioni piene
di rispetto, e le loro scuse hanno il
loro peso. In realtà, l’opposizione si
riveste soltanto di un manto di ipocrita scusa, e non è meno radicale
di quella degli altri. Oggi il cristianesimo non solleva più, in linea di
massima, le medesime persecuzioni
dei primi secoli ;
r opposizione è
cortese e ragionata.
E’ l’opposizione
che sovente il Signore incontra in seno alle chiese
cristiane! Scandalo e vergogna! Abbiamo appeso i crocifissi nelle pubbliche aule; presto celebreremo accompagnandola con la musica sacra
dei grandi musicisti, la settimana di
Passione. Così pensiamo di crearci
un alibi e ci diciamo: « Io non c’ero! ». Ma, in realtà, nella pratica
quotidiana, non ci mancano le scuse per mettere da parte quel cristianesimo che teoricamente professiamo di seguire.
Eppure, in questo quadro non
certo rallegrante, rimane un punto
luminoso, ed è la certezza che Gesù
è venuto nel mondo ad annunziare
la salvezza proprio a questi uomini,
i quali, in un modo o nell’altro, lo
hanno respinto. Se, nella parabola
del gran convito c’è una parola severa per gli ipocriti, c’è anche il
rinnovato invito a chiunque di noi
si sente spiritualmente povero, storpio, cieco e zoppo, per partecipare
al banchetto della grazia e del peidono di Dio.
R. N.
¡Anche li grano
cresce ne! rnondOmm
Gli sviluppi dèi Regno di Dio sulla terra sono stati “descritti da Gesù
specialmente nelle sue parabole.
Nella parabola- del granel di senapa ed in quella del tievito Gesù ci
mostra la potenza del Vangelo introdotto in modo»Umile fra gli uomini. Benché il'Vangelo abbia iniziato la sua azióne trasformatrice in
modo assai modesto, pure la potenza contenuta in èsso non tarderà a
manifestarsi © si estenderà con azione progressiva, ' irresistibile, stabilendo il Regno di Dio fra gli uomini fino alle estremità della terra.
In un’altra parabola — quella del
grano e delle zisoffnie (Matteo 13:
24-43) — Gesù inètte però in guardia i suoi discepoli. Se è vero che la
potenza del Vangalo si manifesterà
nei progressi de!:Regno di Dio, non
è però meno verq che, accanto aU’opera benefica deli Vangelo di Cristo,
sussisterà nel mwdo, fino aUa fine
anche l’opera lialefica di Satana.
Come dicevamo |n un articolo,precedente (1) « il ¡principe di questo
mondo è aU’operg oggi e lo sarà ancora don.ani per; suscitare guerre e
violenze e per riempire il cuore dei
malvagi di cudelfà. Ma — e questo
i l’altro punto die non va mai scor
dato — anche il $ignore, il Vittorio
so, è all’opera |(eaf contrastare agl
sforzi di Satani!. Aumentano gl
sforzi di Satana 0 producono regres
si: ma aumenta {anche l’azione potente del Signore! e produce sempre
nuovi progressi ».
Ricordiamo però sempre che la
vittoria è sicura,, perchè Cristo il
quale ha già « potfflozialmente » vin
to, interverrà, a suo tempo, diretta
mente, tornando fin gloria sulla ter
ra, per distruggerò l’opera di Sata
ria. Ma fino al ritorno del Ciisto eoe
sisteramio sulla terra gli uomini pii
e gli empi; e non cesserà la lotta fra
le potenze del male e quelle del bene.
Gesù ha messo, a suo tempo, in
guardia i suoi fedeli, avvertendoli
delle manifestazioni del maligno fra
gli uomini ; ha loro annunziato la
distruzione di Gerusalemme, e le
persecuzioni e le angoscie; ha anche
fatto cenno, più lontano, a varie
manifestazioni dello spirito del male fra gli uomini, raccomandando
loro di non spaventarsi ma di preoccuparsi solo di perseverare nella
fedeltà.
Manifestamente Gesù ha insegnato nella parabola del grano e delle
zizzanie, che il bene ed il male, i figliuoli del diavolo ed i fedeli di
Cristo, dovranno coesistere sulla terra fino al suo glorioso ritorno.
Appare evidente che su questa terra debbano accrescersi insieme le
manifestazioni del bene e quelle dei
male, mantenendo così inalterato il
c!ima morale della vita umana. Le
creature di Dio debbono passare,
su questa terra, attraverso a condizioni ed esperienze che giovino a'la loro purificazione e che le aiutino a progredire.
Il clima morale
della vita
La parabola del grano e deRe zizzanie è perciò molto utile ai discepoli che fossero tentati di non vedere sulla terra altro che i seguaci
di Satana e ne concludessero —- con
jtessimismo ingiustificato —• che non
sussiste sulla terra progresso alcuno e che non si verificano neUa vita umana manifestazioni di bene.
Se è vero che crescono le zizzanie,
non è meno vero che cresce anche il
grano. Se è vero che vi sono, sulla
terra, manifestazioni del male, non
I «MATRIMONI MISTI»
____________r_________
Nel presente articolo è esposto l’atteggiamento della Chiesa Romana
Ma se lo Stato non fa obbiezioni,
esse sono sollevate dalla Chiesa Cattolica, per la quale un matrimonio,
celebrato da chiunque non sia sacerdote, non è valido e non è riconosciuto.
Si conoscono, infatti, alcuni rari
casi in cui i coniugi hanno voluto,
magari dopo molti anni di matrimonio, ricevere la benedizione del
parroco: essi hanno dovuto rifare
tutto il matrimonio religioso poiché
la loro vita coniugale precedente
era stata considerata un concubinato, cioè una unione illegittima.
La questione ha una base teologica, oltre che disciplinare e polemica. Per la Chiesa di Roma il matrimonio è un sacramento e non si possono dividere le due cose: o vanno
assieme ,oppure non vi è matrimonio.
Se esso è celebrato in una Chiesa
J>er la quale questo atto liturgico
non è sacramento (come in tutte le
Chiese Evangeliche) o da un sacerdote non riconosciuto dalla Chiesa
di Roma, neppure il matrimonio è
ritenuto valido dalla Chiesa stessa.
Questa è una delle ragioni per cui
si cerca a tutti i costi di evitare che
un Cattolico si sposi in Chiesa Evangelica.
Un’altra ragione consiste nel fatto
che non è possibile chiedere agli sposi una dichiarazione preliminare,
estremamente grave, di cui parleremo in seguito e che lega i due alla
Chiesa di Roma.
Non bisogna anche dimenticare
che questa Chiesa proibisce esplicitamente la discussione di questioni
religiose con acattolici senza un permesso della gerarchia ecclesiastica.
Non stupisce quindi che essa cerchi
con ogni mezzo di proibire un matrimonio misto da essa non controllabile, in cui il confronto deUe fedi
e dei rispettivi punti di vista su questioni teologiche o morali non sol
tanto diventa possibile, ma addirittura indispensabile giorno per giorno. i
I provvedimenti presi contro ai
colpevoli, sebbenfe in teoria molto
severi, variano ili realtà da caso a
caso a seconda della convenienza ad
applicarli o menò.
E’, per esempio, detto espressamente che sarà negata l’assoluzione
al cattolico che pon si impegni di
regolarizzare la sua posizione; ed è
considerata la possibilità di giungere fino alla scomijinica; ma normalmente questi provvedimenti estremi
vengono presi solo in casi di particolare gravità, nei quali siano interessate delle persone molto note o
il cui esempio potrebbe comunque
essere contagioso | per altri.
Normalmente Ip mism-e disciplinari sono meno gravi, il che non
esclude però che esse possano aggravarsi più tardi, se le condizioni
saranno più favoilevoli alla applicazione integrale * della disciplina.
E’ comunque certo che la situazione del cattolici) diviene delicata
nella sua Chiesa, nella quale sarà
considerato im grave peccatore e per
la quale vivrà inastato di continuo
peccato in un matrimonio considerato unione illegittima.
è
Questo fatto può avere delle conseguenze molto gravi in paesi nei
quali lo Stato riconosce o addirittura ha inserito nelle sue leggi il codice di diritto canonico romano.
Con i Patti Lateranensi del 1929,
inseriti nella Costituzione della Repubbli^ Italiana, lo Stato riconosce
in Italia la legislazione della Chiesa in fatto di matrimoni ed accetta,
per esempio, gli annullamenti matrimoniali decisi dall Tribunale ecclesiastico della Sacra Rota.
Può quindi essere preoccupante il
fatto di un matrimonio che lo Stato
riconosce, ma che non è valido per
una Chiesa, la cui legge matrimoniale è pure riconosciuta dallo Stato.
Non ci risulta che in Italia, ci sia
nc stati dei conflitti di questo genere fra l’autorità dello Stato e quella
della Chiesa, o che anche si siano
verificati annullamenti per questa
ragione che sarebbe assolutamente
contraria alla lettera ed allo spirito
della Costituzione; ma in altri Stati
nei quali l’influenza del Vaticano è
più sensibile ancora che in Italia,
questo avviene regolarmente.
La Spagna ne è un esempio. Nelle
leggi .li questo Stato, fino a pochi
mesi or sono non esisteva il matrimonio civile; ma lo Stato riconosceva « tout court » la legislazione cattolica, per cui tutti i matrimoni dovevano essere celebrati dal prete.
Non validi quindi quelli celebrati in
una Chiesa Evangelica, non esistenti
quelli al Municipio.
Ora, mentre da qualche mese, sono stati ufficialmente ammessi i matrimoni « civili », cioè fatti soltanto davanti all’Ufficiale di Stato Civile, mi risulta da recentissime notizie dalla Spagna che non è stato possibile trovare finora un Sindaco che
osasse fare il primo passo e compiere questa cerimonia che lo Stato ha
ammesso, ma che continua ad essere proibita dalla Chiesa in Spagna
come in tutto il mondo!
E’ quindi bene informare i nostri
amici cattolici di queste difficoltà
che non vengono da parte nostra,
ma con le quali dovranno probabilmente fare i conti sia per misure di
disciplina ecclesiastica applicate
contro di loro, sia per quella azione
indiretta che, dovunque ve ne sia la
possibilità, non manca di essere svolta indirettamente per mezzo delle
famiglie o delle amicizie rimaste più
saldamente legate con la Chiesa di
Roma.
Franco Davite
è meno vero che anche la potenza
del Vangelo è all’opera fra gli uomini e che essa agisce per mezzo
dei discepoli fedeli. Perciò è dovere
dei cristiani di far operar© il più
jiossibile, con santo ottimismo, in
seno all’umanità, la potenza che
vien dal Signore, il Vittorioso, mettendo in az’one sempre più i prinlipii ed i concetti nuovi che vengo-'
no dal Vangelo e che producono
progressi nella vita dell’umanità.
Cresce la zizzania nel mondo: ma
— grazie a Dio — cresce anche il
grano! Aumentano le manifestazioni del male e diventano sempre più
astute ed insidiose.
Ma aumentano e si potenziano senijìre più anche le possibilità dei fedeli di Cristo ed i loro sforzi per
contrastare alle manifestazioni del
male.
Tutti i progressi realizzati nella
società, hanno alla loro base l’ispirazione e la potenza che vengono
da Cristo. Se è vero che l’egoismo
e l’odio dei malvagi assumono aspetti sempre più tragici e paurosi,
non è meno vero che anche le manifestazioni della carità e deU’amore portano frutti sempre più prelibati.
Che ciò sia vero apparirà evidente a chiunque guardi al corso delia
storia umana.
Confrontate, per esempio, le condizioni della società dei tempi dell’impero romano, come è descritta
nei romanzi storici à Quo valis » c,
(' Ben Hur » -— per menzionare libri a tutti noti —. con la società odierna. Pensate all© condizioni degli innumerevoli schiavi, alle comuni manifestazioni di brutalità bestiale, alla degradazione della plebe, alla condizione dei malati ecc.
Confrontate quello stato di cose con
ciò che si fa oggi nel mondo per lenire le sofferenze, per assicurar©
tutti non solo il pane ma un maggior benessere. Pensate alle provvi
denze per l’invalidità, la vecchiaia,
la maternità. Pensate agli sforzi per
stabilire maggior© ugualianza fra
gli uomini e maggior giustizia. Pensate agli sforzi per mettere al bando
le guerre.
Fede e azione
per il Regno di Dio
Cresce la zizzania nel mondo; ma
cresce anche il grano che simboleggia il progresso del Regno di Dio
nel mondo.
Nei tempi oscuri del Medioevo,
episodi di oppressione violenta e di
ingiustizia crudele come quelli che
sono avvenuti recentemente in Ungheria, avrebbero lasciato il mondo
indifferente. Erano episodi comuni
e normali. Oggi, quando eccezionalmente si verificano ancora, sollevano lo sdegno di tutto il mondo. Segno che il lievito è penetrato nella
coscienza del mondo determinando,
in molti, una nuova mentalità. Continuano a crescer© le zizzanie —■ perchè così è stabilito nei piani misteriosi di Dio —: ma cresce anche il
buon grano!
Noi sappiamo che gli sforzi dei
cristiani non sono purtroppo sempre quello che dovrebbero essere e
che mancano ancora tanti e tanti
progressi; e ce ne umiliamo. Ma nessuno potrà impedirci di gioire con
tutto il cuore quando scorgiamo
qualche nuovo progresso prodotto
nell’umanità dall’Evangelo di Cristo messo in opera con fede, dai dh
scepoli del Vittorioso, i quali pregustano già — in speranza — il
trionfo che sarà manifestato quando
la potenza del Cristo glorioso verrà
a manifestarsi appieno sulla terra.
Anziché gemere sterilmente perchè nel mondo cresce la zizzania,
rallegriamoci del fatto che anche il
grano cresce, e sosteniamo colla nostra fede e colla nostra azione ogni
progresso del regno del Vittorioso
nel mondo. Paolo Bosio.
(1) Vedi L’Eco
« Eppur si muove..
delle Valli, N. 6
3
r
L’EGO DBL.UB TAlLI TALDESI
— 3
Valdesi nella Bari di ieri e di ogni
La «Vailisa» è l’unica traccia della presenza di Valdesi del medio-evo
nella Bari di oggi, ma è un nome
che ha lo stesso suono di Guardia
Piemontese o di S. Sisto. Soltanto
gli appassionati della storia la conoscono, insieme con noi che sappiamo e che ci commuoviamo. Tutti
«li altri non sanno. Non lo sanno
neanche le altre denominazioni
Evageliche operanti in terra di Bari.
Ma come e quando avvenne la...
rimagliatura con quella presenza
ni ed ioevale? Avvenne esattamente
nel 1883 ad opera del Pastore Pietro
Mariani il cui ministerio durò fino
al 1909. Egli compì un’opera magnifica di penetrazionè, non limitò
il suo raggio d’azione ma lo este;e
visitando i centri circonvicini. Fu
un’opera compiuta in mezzo a tante
difficoltà create dal fanatismo ambientale e clericale.
Era il tempo in cui le difficoltà
non erano create dall’apparato statale o dagli organi di P. S., al vertice cioè; allora non vi sarebbe stati
bisogno di un Ufficio Legale per la
ajijdicazione di leggi di libertà; le
difficoltà all’evangelizzatore provenivano dall’ambiente conformista, superstizioso e facilmente influenzabile dal clero.
Cosi, il nucleo sorse, si trovò un
modesto locale di culto che fu aperto al pubblico, ma nessimo era tranqu Ilo. Una volta si fa esplodere una
bomba di carta nel locale mentre si
celebra il culto, un’altra volta il Pastore subisce un’aggressione a mano
artìiata restando incolume, miracolosamente. Infine dietro a pressioni
de! clero sul padrone del locale la
comunità viene sfrattata. Ma l’opera continua: i fedeli si riuniscono
presso le famiglie e frattanto, lo rileviamo da una relazione al Sinodo,
soli ben 12 i gruppi visitati in provincia mentre a Bari viene la guerra: la Chiesa è affidata dal 1913 al
1916 all’Anziano Evangelista Vulirevic Lodovico, uomo di cultura e
ili esperienza proveniente dal cattol'eesimo in seno al quale aveva ricoperto posti di grande responsabilità. Il colto e saggio predicatore
coni])] e una preziosissima opera edificativa. Egli lavora senza preoccupazione di successo e riesce a creare
attorno a sè tutto uno stuolo di discepoli, belle anime, alcune delle
quali, oggi ancora esercitano la loro
influenza benedetta.
Altri servitori del Signore si avvicenderanno nel cam2>o, li nominiamo soltanto: Girolamo Moggia,
Tommaso Castiglione, Enrico Tron,
Carlo Lupo, Antonio Miscia.
In quale senso è lecito parlare di
una presenza Valdese nella grande
citta e quali prospettive si presentano per im potenziamento della nostra Opera?
I fattori essenziali della testimonianza sono da ricercarsi in ima duplice direzione: I Testimoni e '
Mezzi. Scriviamo colla maiuscola
questi due termini.
I credenti, singoli o famiglie, non
si limitano ad una professione formale della fede; essi si sentono costantemente impegnati, vivono questa loro fede e così creano attorno a
loro un’atmosfera di consenso e di
rispetto, ...forse non hanno i valdesi di Bari mi eccessivo slancio evangelistico, nel senso di proselitismo.
Ma il testimone non deve avere
queste preoccupazioni.
Inoltre i credenti della Chiesa di
Bari hanno un’accentuata coscienza
di amore per l’opera che sfocia nella frequenza ai culti, la quale frequenza dà alla vita liturgica un
pieno respiro e offre la sensazione
di una Chiesa molto più numerosa
di quel che non sia. Questa coscienza d’amore sfocia nel sostenere l’opera finanziariamente: le contribuzioni sono fatte per membro e non
per famiglia e mensilmente: quasi
in proporzione al reddito.
II potenziamento di un’opera è
anche affidato ai mezzi: che vi siano
e siano idonei allo svolgimento delle varie attività. E’ per questa ragione che la Comunità passò l’anno
scorso attraverso momenti di grande amarezza quando si profilò (quel
che poi avvenne) la possibilità dello
sfratto dall’Oratorio di Corso Vittorio, insufficiente ma centrale e che
era servito tanto bene all’affermazione dell’Opera. Oggi però, dopo
l’acquisto dei nuovi locali e la susseguente donazione alla Tavola, la
comunità è serena : si è assicurate
non solo un posto centrale ma anche
la possibilità di avere una sala delle
attività, trasformando il retrostante
giardino. E una Sala per le Attività
per una Chiesa come la nostra in
pieno sviluppo, significa potenziamento di tutta l’opera.
Guardando a questo prossimo futuro e volgendoci indietro, al cammino percorso in mezzo a non poche
difficoltà sale dal nostro cuore un
profondo sentimento di riconoscenza al Signore il quale benedicendo la
t^timonianza di ieri e d oggi ha
permesso ai Valdesi che dopo la persecuzione medioevale che li estromise vi ritornassero stabilmente. Che
da questa intima gioia scaturisca un
rinnovato senso di consacrazione nei
Valdesi di oggi. *
G. E. C.
Un gruppo all’uscita dal culto davanti all’attuale oratorio
Ricordando il Sotto Prefetto
Pietro Gegmet
Dal nostro egregio corrispondente
abbiamo ricevuto questo articolo indirizzato alla Prof.ssa Florelisa Vinçon. Lo pubblichiamo volentieri considerandolo anche come un invito a
scrivere ancora qualche altro articolo.
Gent.ma Signorina Florelisa Vinçon,
Le sono oltremodo grato per il Suo
articolo sul mio trisavolo G. P. Geymet, apparso sul n. 7 dell’Eco.
Nel breve spazio a Sua disposizione non poteva dire di più e meglio.
Purtroppo il Geymet è oggi dimsnticato. Anni or sono il Prof. Davide
Jahier ne pubblicò una abbastanza
completa biografia nel Bollettino della Società di Studi Valdesi. Il fatto
che la discendenza maschile del Gey
met fu presto cattolicizzata ed estinta contribuisce anche a questo oblio,
per quanto le giovani generazioni
sentano poco il culto delle tradizioni familiari.
Notevole il fatto che il Nostro si
conciliò la stima e l’affetto anche dei
cattolici pinerolesi, al punto che perfino il Canonico Pietro Caffaro nella
sua poderosa opera : « Documenti e
notizie sulla Chiesa Pinerolese» pubblicata verso il 1900, velenosissima
nei riguardi dei Valdesi e che ritengo Lei abbia consultato, non sa opporre al Geymet altra accusa che di
aver fondato una loggia massonica a
Pinerolo; il che è esatto e non si sca
glia contro di lui per aver trasformar
to l’Ospizio dei Catecumeni in ospedale militare. Lei è forse troppo severa con la Restaurazione che non
poteva non farlo fuori, ma almeno lo
lasciò tranquillo, non solo, ma gli
permise di conservare la proprietà di
Abbadia Alpina offertagli dal Governo Imperiale, una quota di beni ecclesiastici già appartenente al Convento di S. Maria, proprietà passata
poi alla mia famiglia e, ahimè, da
tempo alienata, riconoscibile dai secolari cedri del Libano che adombrano la facciata della villa e che erano ancora a posto pochi anni or
sono.
^ ^
Farebbe un vero regalo a noi vec
chi che ricordiamo, se continuasse
sulla via delle rievocazioni di figure
# nostri rapporti oon
VI E’ GIOIA NEL CIELO
del mondo valdese dell’800. Le propongo per primo la moglie del Geymet che fu una Peyrot, cosidetti « di
Olanda», che sarebbero poi i Peyrot
« du Fort ». Essa fu valida collaboratrice del marito, cui diede una serie
di figlie da cui discendono alcune distinte famiglie valdesi: Vertù, Muston. Brezzi, Éynard e collaterali. Esiste di essa un ritratto al Museo
Valdese in un costume «Direttono»
forse alquanto azzardato p»er una signora valdese, ma erano gli obblighi
della carica; fondò l’Ospedale di Torre Penice con la cosiiicua offerta chei
il marito riuscì ad ottenere... dallo
zar di Russia.
Interessante anche'la vita del dottor D. Napoleone Mormet, di una famiglia che deve essere apparentata
con la Sua e che fu mio bisavolo mar
temo; oggi sono runico discendente
diretto, ma i fratelli ebbero numerosi discendenti nella vai Perosa: Rostan, Rivoir, Guigo, Vinçon ecc. Se
l’interessa, posso mettere a sua disposizione qqalche documento; tra
l’altro egli precorse la Croce Rossa,
seguendo le tmppe franco-piemontesi nella guerra del 1859 con una carrozza ambulanza.
Per quanto anche questo secolo veda dei Valdesi in situazione emùiinte pur se non di primissimo piano,
purtroppo tali situazioni non sono
occupate in funzione valdese; chi le
occupa dimentica spesso di essere
valdese. Con il pretesto della tolleranza e della non importanza delle
manifestazioni esteriori, perdiamo
tante occasioni di affermare la nostra originalità e quel carattere al
quale, in fondo, teniamo assai più di
quanto non appaia. E’ questo uno dei
tanti argomenti che mi riprometto
di trattare. Non così i nostri uomini
dell’ottocento, i quali come l’antico
Baron Litron, pensavano che bisogna
essere
O bòn barbet, o bòn cristian.
Gradisca i miei complimenti per
lo scritto e per la tesi di laurea che
rimpiango di non conoscere ma che
deve essere interessantissima.
Cordiali saluti
M. Eynard.
I nostri rapporti con l’Etemo, l’Iddio dei cieli e della terra, non sono
come dovrebbero essere e come Gesù
voleva che fossero.
Nel migliore dei casi sono rapporti
di postulanti che pregano incessantemente per ottenere assistenza, aiuto,
poiché — dicono — hanno fede nel
Signore che è « il rimuneratore di coloro che lo cercano ». E questa preghiera sgorga molte volte da un senso
di giustizia soddisfatta, ossia : « è giusto che Egli mi aiuti perchè io lo cerco ».
Altre volte invece i rapporti sono
più vaghi, più « spirituali » (o meglio
« spiritualistici »). L’idea di Dio è una
idea di potenza, di energia, di vita. Basta inserirsi in quella potenza, in quella energia, in quella vita, in quella dinamica dell’universo che prende le
mosse da un unico Fattore e tutta permea la creazione in un divenire continuo, in un progresso incessante per
giungere al fine ultimo delle cose:
« Dio ogni cosa in tutti ». Sono le elucubrazioni dei salotti teosofici, care
specialmente alle « anime superiori »
in fregola di spiritualismo puro, che
disdegnano le espressioni semplici del
Vangelo, come superate dalle « scoperte scientifiche » e corron dietro a
coloro che li sanno abbagliare con un
frasario complicato che non è il solito,
banale « patois de Canaan ».
« Vi è gioia nel cielo per un solo
peccatore che si converte... » a Vi è allegrezza presso gli angeli di Dio per
un peccatore che si ravvede... ».
Ma alcuni dicono che il cielo non
esiste. Non essendovi il cielo, non vi
è nemmeno gioia, non vi è nemmeno
allegrezza, non vi sono angeli e —
perchè no — forse non c’è nemmeno
Dio.
Allora, Gesù che alzava gli occhi
al cielo per pregare il « Padre vostro
che è nei cieli », non sapeva quel che
faceva. Egli che « salì al cielo » non è
andato in nessun posto, visto che il
cielo non esiste. E, poiché non è andato in nessun posto non è nemmeno
risuscitato. Si è solamente inserito, diciamo pure, come potenza vivificante,
in quella dinamica spùituale che tutto
muove e tutto spinge, di eone in eone,
verso la perfetta sincronizzazione dell’Ente Supremo con la cosa creata.
Non ha importanza il collocare il
cielo in qualche luogo definito. Quel
che il Vangelo ci vuole rivelare (rivelare per mezzo dello Spirito Santo che
è una persona) è che il cielo esiste e
lo afferma Colui che è disceso dal cielo. Vi è la « dimora di Dio » coi suoi
angeli, e questo Dio, che noi non possiamo immaginare con la nostra mente limitata, questo Signore del cielo e
della terra, il Creatore di tutte le cose,
si occupa di noi, misere creature di
una più che miliardesima parte del
Suo creato. E non solo si occupa di
noi come di creazione sua, ma vuole
essere un « Padre », Lui che ci ha
creati ci vuole anche « generare » anzi
ci vuole « rigenerare » mediante la.
Sua Parola.
Questo è il mistero che solo le anime semplici comprendono. « lo ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e
della terra, perchè hai nascoste queste
cose cu savi ed agli intelligenti e le ha
rivelate ai piccoli fanciulli. Si, Padre,
perchè così ti è piaciuto »...
Oh, il « piccolo fanciullo » che ritorna alla Casa del Padre pentito ed
umiliato — « non son degno... » —
sapeva dove era il cielo e vi si diresse
con sicurezza. Quanta gioia nel cielo
in quel giorno... Come tutti partecipavano a quella gioia (meno uno, ma
questo sarà un discorso a parte) e
quanta abbondanza di misericordia,
di grazia, di amore ha trovato nel cielo quel « solo peccatore che si è ravveduto »!
Qui le scoperte scientifiche, il progresso non han fatto un passo avanti
ma molti passi indietro... Lo abbiamo
scritto : « Se non mutate e non divenite come piccoli fanciulli non entrerete
nel Regno dei cieli ».
No, non si tratta di sapere che cos’è
il cielo e dov’è il cielo. Si tratta di entrare in comunione intima col « Padre
che è nei cieli » per mezzo di Cristo
Gesù mediante la Parola di Dio ricevuta come tale. L’Apostolo la chiama
« potenza di Dio per la salvezza di
ogni credente ».
Si tratta di sapere che cosa significhi
« ravvedersi », che cosa vuol dire « morire di fame » come il Figliuol prodigo...
Si tratta di sapere, di « conoscere »
per quella conoscenza che è data ai
piccoli fanciulli e non ai savi ed agli
intelligenti, si tratta, dico, di conoscere che nel « cielo » si attende il « miracolo » della rigenerazione, lo si attende con ansia, con trepidazione, lo
si accoglie con gioia... Una creatura di
questo mondo, un infinitesimale granello di polvere nel vasto creato, diventa un FIGLIUOLO DI DIO per U
misterioso processo del ravvedimento,
perchè ha creduto — con tutto il cuore — a Gesù Cristo, il Crocifisso, morto per i suoi peccati, fatto da Dio giustizia |ier lui, misero peccatore.
No,' non siamo tutti figliuoli di Dio,
è ora di mettere in chiaro questa faccenda. Siamo delle creature decadute
che passeranno come passerà questo
cielo e questa terra... Solo il ravvedimento, solo la grazia ci fa essere figliuoli di Dio... Per questo Cristo è
morto sulla Croce, per questo ha versato il suo prezioso sangue, per questo vi è gioia nel cielo, come vi è stato
dolore e angoscia per il peccato dell’uomo.
Per questo il Padre attende!... Attende che noi Gli procuriamo questa
gioia, attende che gli angeli facciano
festa attorno a Lui perchè un altro
figliuolo, un’altra figliuola si sono aggiunti alla famiglia di Dio, il Padre
che è nei cieli!...
« Se voi sapete queste cose — disse
Gesù ai suoi discepoli prima di affrontare la sua passione — siete beati se
le fate »... Sapere queste cose vuole dire entrare in comunione con Cristo,
vuol dire entrare in comunione col Padre, vuole dire « entrare nella gioia
del Cielo, della Casa del Padre » qui
ed ora. Questi sono i rapporti che il
Padre vuole stabilire con le Sue creature e per questo Gesù è disceso dal
cielo, per questo il Vangelo è predicato ad ogni creatura...
A. Bensì.
La fête de l’Emancipatioii à Cannes
Le Dimanche 3 Mars, l’Eglise Evangélique Libre de Cannes a organisé
une réunion qui a assemblé une cen
taine de personnes dont plusieurs étaient originaires des Vallées Vaudoises du Piémont.
Au cours de cette réunion qui, en
raison des circonstances locales, n’avait pu avoir lieu le Dimanche 17
Février, Monsieur Amédée Stallé,
Cannois d’adoption, mais dont le
coeur est resté « Vaudois », a retracé
l’histoire religieuse des Vallées
jusqu’au IS.ème siècle.
Dans une prochaine rencontre, notre frère nous entretiendra de l’histoire religieuse des Vallées du IS.ème
siècle à nos jours.
Le choeur de l’Eglise a chanté, à
cette occasion, deux chants Vaudois:
« Le Retour de l’Exil et le serment de
Sibaud». Un film a été ensuite projeté qui a fait revivre devant nous
deux belles journées qu’une quaran
-V
taine de Cannois ont eu le privilège
de passer dans les Vallées, en Juillet
dernier. Nous gardons de ces deux
journées un souvenir ému et reconnaissant et, nous profitons de l’occasion qui nous est offerte, pour exprimer à nouveau notre très vive gratitude aux frères et soeurs qui nous
ont si aimablement reçus, soit à LEcole Latine de Pomaretto, soit à Agape.
Vaudois des Vallées et Protestants
de France, nos ancêtres dont beaucoup nous sont communs, ont terriblement souffert pour leur roi, i.s
nous ont laissé un magni„q-e néntage que nous nous devons de faire
valoir.. un exemple que nous devo,iS
suivre., puissions nous rester, avec
le secours de Dieu, fidèles à l’Evangile qui est et demeure la «Puissance
de Dieu pour le salut de quiconque
croit ! »
A. Loup, pasteur
4
L^GO DEUUB YAMÄ VALDESI
Dalle Comunità delle Valli
Angrogna (Capoluogo)
Martedì 12 marzo abbiamo accom-'
pagliato alla sua ultima dimora terreoa la sppglla mortale del nostro
fratello Bonnet Giovanni Davide deceduto alla frazione Sea alla tarda
età di anni 86. Ai familiari ed ai parenti afflitti rinnoviamo, l’espressione della nostra viva, fraterna simpatia cristiana.
Ringraziamo sentitamente TU. G.
V. di Pomaretto per la sua gradita
visita di domenica 17 marzo e per
l’ottimo trattenimento familiare che
essa ci ha dato. e. a.
Prorostino
E’ deceduta la nostra sorella Giar
cobino Olga ved. Godino, di S. Bartolomeo, all’età di anni '70. Da qualche tempo cagionevole di salute, si è
spenta dopo lunghe sofferenze, il 9
u. s.. I suoi funerali, svoltisi il limedi 11 nel Tempio, sono stati ima dimostrazione di affetto per l’estinta e
di viva simpatia per la famiglia. Vogliamo inviare un pensiero particolare alla figlia Carla nella lontana Repubblica Argentina, che non ha potuto trovarsi al capezzale della sua
mamma.
A Cavoretto, dove da qualche tempo si era ritirata presso il figlio Andrea, è deceduta il 13 u. s. all’età di
82 anni la sig.ra Salvai Irene ved.
Santiano-Faleo. Per qiumto non facesse parte della nostra confessione,
aveva più volte manifestato la sua
simpatia per la nostra fede ed espresso il desiderio che le sue esequie avvenissero nella sobrietà del rito evangelico, il che avvenne il giorno 15
dinanzi ad una folla di parenti e di
conoscenti.
A queste due famiglie, vogliamo ripetere, nell’ora della separazione e
del dolore, la nostra viva simpatia
cristiana, domandando che il Signore spanda su di loro e su di noi la
luce ed il conforto della sua grazia
in Cristo Gesù.
Rielezione del Pastore. Si ricorda
a tutti i membri di chiesa, e particolarmente ai «membri elettori»,
che domenica 31 p. v. nel corso dii
culto è convocata l’Assemblea di
Chiesa per la rielezione del Pastor».
Il culto e l’Assemblea saranno presieduti dal Pastore di Rorà sig. Gustavo Bouchard, in rappresentanza
della Commissione Distrettuale. La
Comunità intervenga numerosa!
Pramollo
Come negli anni scorsi, anche quest’anno la nostra Comunità ha celebrato con grande entusiasmo la lesta del* XVII febbraio. Un tempo eccezionalmente bello, quasi primaverile, ha favorito lo svolgersi delle varie manifestazioni. La vigilia, ad un
segnale della campana, sono stati ac
cesi in tutti i villaggi grandi «falò»
e numerosi fuochi di artificio. Al
mattino un lungo corteo, con a car
PO i membri del Concistoro ed il Sindaco di Pramollo, Oav. Isidoro Ro*
sia, si è recato a Cis^el, dove è stato
cantato il « Giuro », e poi nel tempio
per il culto. Era presente un grandissimo munero di fedeli. E’ seguito i’>
pranzo in comune, ottimamente servito dai Sigg.ri Jahier della Ruata
e la sera la gioventù ha offerto a!
numeroso pubblico accorso una riuscitissima recita.
Ringraziamo molto sinceramente il
Sig. Sindaco per l’onore e la grande
gioia concessaci con la sua presenza
e quanti hanno dato il loro contributo per la riuscita della nostra festa.
Durante l’assenza del Pastore hanno presieduto i culti del 24 febbraio
e del 3 marzo rispettivamente gli studenti della Pra del Tomo e il VicPj
Moderatore, Pastore Roberto Nisbet,'
Siamo loro molto grati della vi:ita e del messaggio portatoci.
Oltre che il culto nel tempio gli
studenti della Pra del Torno hanno
presieduto le riunioni nei diversi
quartieri, raccogliendo poi un’offert?
per l’opera delle Missioni. Questa colletta ha fruttato più di 16.000 lire.
Ci risulta che, per iniziativa del
Sindaco, Cav. Rosia, è stato istituito
presso il Municipio un servizio di»
prestito libri.
Mentre plaudiamo vivamente f
questa ottima iniziativa, esprimiamo
la speranza che possano essere num:-*
rosi coloro che sapranno avvalersi
del privilegio loro offerto.
Il lOPEGl DEI MOifOei
CnsBina San Giovanni - 1 Maggio
Con la collaborazione deDa Commissione per le Scuole Domenicali,
avrà luogo a San Giovanni, mercoledì 1 Maggio, un convegno a cui sono cordialmente invitati tutti i monitori e monitrici.
Il convegno avrà inizio alle ore 10
alla Casa Valdese di San Giovanni
e proseguirà fino alle ore 16. Pranzo
al sacco; verrà offerta una minestra
calda a tutti i convenuti.
Un pullmann partirà da Frali al
mattino ; i partecipanti della Val Germanasca sono pregati di prenotare il
posto al più presto presso il Pastore
Franco Davite - Riclaretto.
Gli intervenuti sono pregati di portare una Bibbia e fogli per appunti.
La Commissione distrettuale
COMMERCIANTI
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servitevi del settimanale
L’Eco delie Valli Valdesi
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DALLA CHIESA DI TORINO prima che l’edizione si esaurisca
Notizie
da Corso Oddone
La vita della nostra zona e delle sue numerose famiglie, è continuata durante questi primi mesi dell’anno, con le sne alterne
vicende: la stagione invernale ha portato
il suo seguito di piccole o meno piccole
infermità, anche se con minore intensità
«Ml’anino passato. Non è mancata, pnrtrcqtpo, la prova del lutto, che ha visitato
due fami^ie, col richiamo alla Patria Celeste dei frateHi Daccò Francesco (ai prinù Dicembre) e Maggierotti Or^te (ai
primi di febbraio).
— Lo stadio deU’episitola di S. Giacomo
ci ha occupati dal mese di Gennaio, e ci
ha offerto temi di vivo interesse per la
nòstra vita cristiana. Abbiamo meditato
Sülle promesse di Cristo ai fedeU dispersi,
stilla preghiera, sul dubbio, sulle tentazioni, sull’abilità di parlare e quella di tacere;
prossimamente ci inco-ntreraimo gli argomenti dei « riguardi personali », qneUo di
« fede e op«e », e via di seguito — sempre più ci. convinciamo che questa epistola
non è' (come diceva Lutero) nn’cpisioia
dì paglia, ma una miniera preziosa e variata di insegnamenti, nei quali non compare
sovente il nome di Cristo (ma è forse sempre necessario averne il « nome » snlle
labbra?) — però il Suo spirito è presente
in ogni capitolo.
— Durante il periodo che precede la
Pasqua sarà seguito il piano di predicazione che prevede l’itìnwario della Passione
Morte e Resurrezione del Salvatore. Accompagnamolo snlla via che Egli percorse
per la nostra Salvezza. Cerchiamo di comprenderlo passo per passo« e ne saremo
arricchiti profondamente. La Pasqua sarà
piena di nnovo significato e dì nuova allegrezza, se avremo seguito il cammino
di Cristo in queste settimane cruciali che
il Vangelo offre nuovamente alla nostra
meditazione ed ispirazione. Che U Signore
ci benedica tutti in queste solenni rievocazioni.
sto senso, un caldo appello ai frate 1
li della zona di barriera di Milano.
Per il Culto della Domenica sera,
non possiamo desiderare molto di più
perchè se i partecipanti aumentassero oltre il limite di qualche unità,
non sapremmo come accoglierli nel
locale; questo culto è normalmente
presieduto dal Pastore Titolare.
tali, potremmo impegnarci più a fon
do nelle opere già iniziate ed iniziarne altre ancora in zone della città
dove abbiamo tutti i motivi per ritenere che un’opera di testimonianza imperniata su di una sala di evangelizzazione otterrebbe successo
non minore che in Barriera di Milano ed a Bertolla.
Penna Nera: La caverna del
Sasso Nero (romanzo) L. 350
Penna Nera: Il Sentiero della pace (romanzo) » 800
(i due volumi uniti L. 900
franco di posta)
Paolo Bosio: Gli obiettori di
coscienza » 70
Inviare ordinazioni a Paolo Bosio,
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► Telefono 9449
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 19:75
L’opera in Barriera
di Milano
Nella saletta di Via Nomaglio 8, il
nostro lavoro continua a svolgersi
imperniato su quattro attività principa,li: 1) Il Culto di edificazione, ogni Domenica mattina alle ore 9; 2)
il Culto di evangelizzazione, ogni Do
menica sera alle ore 21; 3) l’adxmanza di studio biblico e preghiera ogni
Giovedì sera alle ore 21; 4) la Scuola Domenicale ogni domenica mattina alle ore 10.
Il primo Culto domenicale è stato
presieduto a turno da fratelli, ogni
quindici giorni dal fratello Cottine e
una volta al mese, dal Pastore Titolare. Data la stagione con mattinate
fredde e nebbiose, la partecipazione
dei fratelli è stata piuttosto scarsa.
Vogliamo sperare che con la primavera aumenterà e rivolgiamo, in que
Nella Contrada
di Bertolla
Si parla, per la prima volta, di questa nuova attività della nostra Ch e
sa. Diciamo « nuova » per quanto coricerne il locale ed il conseguente regolare lavoro evangelistico che vi abbiamo iniziato. Per il resto, la nostra
presenza in tale zona periferica della città non è cosa nuova. Già due
anni fa, avevamo affidato, all’allora
Coadiutore sig. Soggin, il lavoro in
quella zona. Si celebravano riunioni
religiose per grandi e lezioni di religione per piccini nella casa ospitale
della famiglia Martino, Quelle riunioni destarono l’interesse di un certo numero di simpatizzanti, sicché
siamo venuti pian piano nella decisione di aprire un locale di culto e
rendere più regolare e stabile la nostra attività.
Siamo stati favoriti nell iniziativa
della buona volontà del proprietario
della casa dove già tenevamo riunioni private in casa Martino, che ci ha
ceduto in affitto dei locali a pian terreno con apertura diretta sulla strada principale. Abbiamo quindi potuto iniziare una nuova attività evangelistica della Chiesa di Torino. Per
il momento la nostra saletta è ancora ai minimi termini per quanto con
cerne l’arredamento: una lampada,
una stufa a liquigas e 40 sedie. Speriamo tra poco fornirla di un piccolo
pulpito e di un armonium. Quello
che più conta, è che l abbiamo già
fornita di un bel gruppo di fedeli e
simpatizzanti che occupano regolarmente tutti, o quasi tutti, i posti dei
locale. Per il momento abbiamo iniziato con una adunanza settimanale
ogni Venerdì sera, ma abbiamo intenzione di intensificare l’attività con
la stagione più propizia ormai im
mínente. Con la prima Domenica di
Marzo, cominceremo la Scuola Domenicale, ogni Domenica mattina,
alle ore 10. Con il mese di Febbraio
abbiamo iniziato un abbozzo di tor
si di catechismo riunendo per mezz’ora, dalle 20,30 alle 21, i fratelli e
simpatizzanti desiderosi di insegna
mento catechetico. Saremo presto costretti, però, a sostituire questa bre
ve lezione, che precede ogni aduna a
za del Venerdì sera, con una apposita serata nella quale sia possìbile distinguere; corsi per adulti da quelli
per giovanetti.
Purtroppo la mancanza di adeguate forze pastorali per far fronte alle
esigenze di un’opera che si va continuamente ingrandendo e moltipli
cando nelle sue attività, ci obbliga ad
andare molto cauti nell’assumere
nuovi impegni. Se soltanto un gior
no le autorità della nostra Chiesa si
rendessero conto delle possibilità e
vangelìstiche di una Chiesa come la
nostra, e ne traessero le debite con
seguenze per una più saggia ed efifi
cace distribuzione delle forze pasto
Chiamata improvvisamente dal Signore, è spirata oggi
Francesca Deodato
ved. Deodafo
I figlioli Michele e Achille, con le
rispettive famigli e parenti tutti, ne
danno l’annunzio con animo rattristato ma sostepifti dalla certezza della vita eterna che è in Cristo Gesù.
« La mia grazia ti basta »
(2 Cpr, 12 V. 9)
«Ecco io fo ogni cosa nuova »
(Apocalisse 21 v. 5)
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Redailore: Ermanno Rostan
Via dei MUle, 1 - Pinerolo
teli 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice • ’ c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
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Giuseppe Griva
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Pin^l*nln * strada per Mlradolo, di fronte alla caserma degli Alpini
UlU • (Ca.erma Berardi)
ORARÉ DEL PINEROLESE - B NOVEMBRE 1956
Ferrovia Torino-Torre Pellice e viceversa
Torino 4,28 6,20 8,11 12,23 13,42 15,22 17,26 18,29 18,34 19,23 23,48
Airasca 5,16 7,08 8,50 — 14,30 16,06 18,13 — 19,22 20,08 0,29
Pinerolo 5,36 7,39 9,11 13,— 14,55 16,28 18,40 19,13 19,46 20,31 0,51
Brich. 5,57 7,58 9,27 13,15 15,12 16,50 18,59 19,28 20,07 20,46 1,07
Torre P. 6,10 8,11 9,41 13,33 15,25 17,04 19,12 19,42 20,20 20,59 1,20
Torre
Brich.
Pinerolo
Airasca
Torino
P.
3,48 4,48 5,40 6,38 8,35 12,24 13,24 16,32 18,05 19,50 21,04
4,01 5,18 5,56 6,53 8,50 12,39 13,39 16,48 18,19 20,06 21,19
4,21 5,31 6,18 7,11 9,08 12,58 13,55 17,06 18,37 20,29 21,35
4,39 5,50 6,49 7,27 9,25 13,19 — 17,35 18,58 21,02
5,23 6,32 7,38 7,54 10,— 14,02 14,16 18,26 19,42 21,55
Ferrovia Bricherasio-Barge e viceversa
Brich.
Barge
p. 5,07 5,59 8,02 9,32 13,18 15,18 16,52 19,07 20,14
a. 5,24 6,17 8,20 9,50 13,37 15,39 17,10 19,27 20,33
Barge
Brich.
4,40 5,31 6,29 8,27 12,16 14,50 16,08 17,53 19;37
4,58 5,49 6,48 8,45 12,34 15,07 16,29 18,11 19,55
Tramvia Pinerolo-Perosa e viceversa
Pinerolo
Porte
S. Germano
Villar P.
Pinasca
Per-osa
fer fest fer fer fest fer fest fer
4,20 4,35 4,45 6,45 7 — 7,55 8,15 9,30 10,15
4,47 4,56 6,04 7,07 l 8,16 8,34 9,48 10,34
4,54 5,03 6,10 7,15 1 8,22 8,42 9,55 10,42
5,25 5^0 6,17 7,22 7,25 8,30 8,50 10,03 11,—
5,35 5,30 6,27 7,32 — 8,40 9— 10,10 11,10
5,45 5,40 6,37 7,40 — 8,50 9,10 10,20 11,20
Perosa
Pinasca
Villar P.
S. Germano
Porte
Pinerolo
fer fes fer fer fest fer fer fest fer fest fer fest
4,45 4,50 5,55 7— 7— — 8— 8,10 9,35 9,45 11,45 11,50
4,55 5,01 6,05 7,11 7,10 — 8,11 8,20 9,45 9,55 11,57 12 —
5,25 5,20 6,15 7,21 7,19 7,30 8,21 8,30 10,— 10,04 12,07 12,09
5,32 5,27 6,23 7,28 7,25 — 8,28 8,35 10,10 10,10 12,15 12,15
5,39 5,32 6,29 7,35 7,32 — 8,35 8,42 10,20 10,17 12,28 12,22
6,— 5,50 6,45 7,55 7,50 8 — 8,55 9— 10,40 10,40 12,52 12,40
fer fest fer fest fest fer fer fer
11,30 11,40 12,40 13,10 15,05 15,05 16,02 17,50 19,25 20,55 — —
11,50 11,58 13,02 13,29 15,22 15,24 16,22 18,09 19,47 21,17 — —
11,58 12,05 13,10 13,36 15,28 15,32 16,29 18,17 19,55 21,25 — —
12,06 12,11 13,40 13,45 15,35 15,40 16,55 18,25 20,02 21,55 — —
12,16 12,20 13,50 13,55 15,45 15,52 17,07 18,35 20,11 22,05 — —
12,25 12,30 14— 14,05 15,55 16,05 17,20 18,45 20,20 22,15 — —
fer fer fer
16—16,15 — 17,25 19—21,15
— — 17,35 19,10 21,25
16,55 16,55 17,45 19,20 21,55
— 17,03 17,52 19,28 22,03
— 17,11 17,58 19,35 22,10
fer fest
13— 13,25
13,10 13,33
13,40 13,45
13,47 13,51
13,54 13,58
14,15 14,20
fest
14,10
14,18
14,28
14,34
14,41
15 —
16,10
16,23
16,29
16,36
16,55 17,18 17,35 18,16 1935 223o
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