1
Anno 120 - n. 42
2 novembre 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedirt
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
Sig. FEU>EGRIMI F-Uo
Via Caiuti Liberta’ 3
10066 TORRE PELLlOt
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA A WILLY E LUISE SCHOTTROFF
E’ stato definito « il costo delia democrazia »; 100 miliardi l'anno per il finanziamento pubblico
dei partiti politici. Ma evidentemente questa somma è insufficiente a far fronte alle crescenti
spese degli apparati patitici. Per
finanziare le correnti, le sottocorrenti, i giornali, le campagne
elettorali i soldi del finanziamento pubblico evidentemente non
bastano più ed esplode così il
sistema della tangente e della
corruzione diffusa.
Accanto ' alla grande tangente
di banche ed istituti pubblici, c’è
la tangente diffusa legata all’appalto, ai lavori pubblici, alle forniture. L’iniziativa della corruzione è in mano ai politici stessi. «Negli ultimi tempi — ha
dichiarato ^riano ZMimnL-ruomo della-jcotruzlone-^t--Xoimo —
non ero io a cercare i politici.
Mi cercavano loro. Il mio problema era rinunciare alle proposte che mi facevano ».
Nelle tangenti-story di questi
ultimi tempi c’è chi agisce per
amor di partito e chi per tornaconto personale. Neanche le pene
previste, da 3 a 10 anni di reclusione nei casi di peculato, da 4
a 12 per la concussione, oltre 7
anni per la corruzione, non sembrano essere un deterrente^ siffficiente. Ed ogni giorno assistiamo a nuovi episodi di corruzione pubblica.
Siamo perciò arrivati al inassimo del distacco tra politica e
cittadini. Lo dimostra il calo
ileUe^ iscrizioni ai partiti, della
partecTpaMonE èletlòrale-e spontànea^ aHe-'Varte'^imtà istituzionali. Siamo ad una aperta
crisi di legittimazione delle istituzioni politiche, che prende la
forma di una eritica di massa
allo stato dei partiti. La politica
è in crisi sia come progetto definito a priori che come carta di
valori e questo fa sì che il gioco
politico non si indirizzi più a
organizzare il consenso nell’azione organizzata del partito, ma
è diventato ormai una tecnica
spregiudicata per fronteggiare il
non consenso dei cittadini. Questa tecnica è costosa: 1’elezione
di un consigliere regionale costa
mediamente 60 milioni, _ e quella
di un deputato 200 milioni da
spendere in promozione spettacolare della propria immagine.
Di qui l’esigenza concreta di accedere alle tangenti.
Ma si può uscirne? E’ la domanda che tutti ci poniamo. Alcune risposte ci sono già e riguardano il « minimo morale »
da immettere nelle istituzioni,
riforme concrete sulle procedure burocratiche e sui controlli.
Ma queste proposte tutte interne
al sistema non risolvono il problema, lo rimandano solo nel
tempo. Ed allora? Occorre che
i cittadini affrontino il problema dell’impunità del politico. Il
Xigrmanere di uno stesso gr^po aT'gS^fé e'ia-ragiohe priitìa
ìn'''qiiéstainìpunità. Non si tratta tanto di invocare l’intervento
della magistratura contro i cor1 rotti, quanto ricordarci che il
' voto è l’arma per eccellenza contro la corruzione pubblica e la
sanzione elettorale ha anche un
'carattere morale.
Un sistema politico bloccato
come quello italiano, che procede per cooptazioni successive,
non favorisce certo la moralizzazione del potere. L’alternativa
(o l’alternanza) forse si.
Giorgio Gardiol
Non idee, ma prassi per i’oggi
Un rinnovato tentativo, rischioso nna affascinante, di una "lettura sociale della Bibbia dalla
parte di coloro che lottano contro l’oppressione e l’ingiustizia - Il compito di una minoranza
Da 25 anni discutono insieme
questioni di metodo e di contenuto. Uno parte dall’Antico Testamento, l’altra dal Nuovo. Tutti e due docenti universitari hanno in comune oltre a un matrimonio riuscito e un figlio, il progetto di una lettura complessiva storico-sociale della Bibbia.
Recentemente ad Agape, Willy
e Luise Schottroif hanno condotto un seminario sul tema della pace e della giustizia negli
scritti biblici. Nelle pieghe del
seminario abbiamo cercato di
approfondire i termini della loro ricerca biblica, nel quadro
della situazione della Germania
occidentale in cui vivono. Qual è
dunque la loro proposta? « Non
ci accontentiamo di accettare la
Bibbia — dice Luise S. — come
un libro pieno di buone idee.
Anzi la Bibbia jdìù che idee descrive una prassi da cui oggi ci
sarebbe molto da attingere e da
imparare per affrontare la nostra vita quotidiana. Ma afferrare questa prassi significa comprendere realmente cos’erano,
nel tempo biblico, la povertà e
la ricchezza, la pace o la guerra.
Come vivevano le donne in quel
tempo? Quali erano i rapporti
di forza nella famiglia, nella società? ».
Da sempre però, non è una
novità di oggi, gli studiosi della Bibbia hanno cercato di superare la distanza storica che ci
separa dal testo antico per attualizzarne gli insegnamenti.
« Questo sì, ma vorremmo fare anche qualcosa di più. Per
esempio — soggiunge Willy S. —
vorremmo capire questa distanza che ci separa dai personaggi
biblici in una prospettiva sociale. E non solo questo, ma ormai
ci pare impossibile entrare nel
mondo sociale descritto nella
Bibbia, sia esso quello degli inizi di Israele o del cristianesimo
primitivo, senza solidarizzare
oggi con chi è oppresso, senza
chiederci cosa possiamo fare per
i neri del Sud Africa oppure cosa stiamo facendo per evitare
che milioni di persone muoiano
di fame nel Terzo Mondo... Ecco questo per noi è l’approccio
più importante alla Bibbia. Il resto è accademia ».
Molto bene, ma come è accettato questo vostro modo di far
teologia nel mondo accademico
tedesco di cui anche voi, volenti o nolenti (in quanto docenti
universitari) fate pur parte?
« In Germania occidentale c’è
una teologia dominante nelle
Facoltà teologiche che non vuole avere nulla a che spartire —
precisa Luise S. — con la nostra
impostazione teologica. Viviamo
perciò, e non lo dico per vittimismo, in una situazione di marginalizzazione. Alcuni di noi convinti della necessità di dare vita ad una lettura sociale della
Bibbia s’incontrano periodicamente in un gruppo interdisciplinare di composizione internazionale cui fanno capo protestanti e cattolici ». Si tratta
dell’ormai noto « Heidelbergerarbeitskreis » che con le sue tesi
dirompenti scatena spesso la discussione. Ma non c’è il rischio
di staccarsi troppo dalla realtà
Un’istantanea durante il recente
svoltosi presso il centro di Agape
Luise e Willy
seminario teologico sulla pace
. Da sinistra: Luciano Deodato,
Schottroff.
ecclesiastica? « Il nostro lavoro
— è sempre Luise S. a parlare
— è spesso una risposta a esigenze precise che si manifestano alla base (e non certo ai vertici) delle nostre chiese. Sappiamo benissimo di essere, all’interno della grande chiesa evangelica tedesca di massa, potente, ricca, organizzata e compromessa con gli interessi dominanti della sfera occidentale, una
piccola minoranza. E voi Vaidesi che da secoli vivete come
minoranza nella società dovre
GALATI 5: 1
Il cammino della liberazione
Il quadro entro cui si muove
la odierna umanità è occupato
da una forte tensione. E' in atto
lo scontro tra chi vuole conservare gli spazi di libertà raggiunti e operare per ulteriori aggiunte, e chi lavora per il restringimento degli stessi, affinché ci
sia comodità di movimento per
le grosse concentrazioni economiche multinazionali. Si potrebbe parlare già di imprese mondiali.
Il pensiero corre subito alle
sette sorelle o imprese americane che detengono il monopolio
nel campo dell'energia e delle informazioni e alle altre cinque
(sempre americane) che egemonizzano quello dell’alimentazione. Le guerre e il riarmo messo
in moto nel lontano 1949 sono il
sintomo di questo scontro, che
ha avuto momenti di accesa speranza fino al 1975, quando gli
aneliti di libertà e di indipendenza sono stati messi a dura
prova dall’acuirsi della crisi economica.
L’asserzione conclusiva di Paolo: « Cristo ci ha liberati alla libertà», (volendo accettare la
traduzione di J. Moltmann), do
po una discussione accurata tra
legge ed evangelo, può offrirci
feconde riflessioni per la nostra
collocazione nello scontro e una
viva coscienza del ruolo che
possiamo e dobbiamo svolgere.
Paolo meditando sulla sua
esperienza, sulla predicazione e
l’opera di Cristo arriva alla comprensione dell’evangelo come
giustizia di Dio. La giustificazione dell’uomo perciò è opera del
dono di Dio, della sua compassione e non della legge. Infatti
« nessuna carne sarà giustificata
per le opere della legge » (Gal.
2: 16). Questa affermazione non
è soltanto teologica, ma ha alle
spalle la storia dell’uomo. L'analisi di essa dimostra che la
legge giudica e condanna. L'evangelo invece fa grazia e libera.
Da ora in poi l’evangelo di Gesù Cristo è la legge, perciò è la
fine della legge, perché giustifica indipendentemente dalla legge. Questa assoluzione gratuita
apre la nostra prigione, seppellisce la schiavitù e ci mette sulla strada della libertà.
La frase: Cristo ci ha affrancati, affinché fossimo liberi, non
si capisce, se non si coglie il richiamo alla crocifissione e alla
resurrezione. Nel senso che la
maledizione di Gesù Cristo sulla
croce è divenuta la nostra giustificazione e la resurrezione dice che qualunque prigione è
aperta e l’uomo è libero oltre la
morte stessa. Senza dubbio questi due fatti della vita di Gesù
di Nazareth trasudano libertà e
liberazione.
A questo punto conviene aprire con coraggio il capitolo della
liberazione, almeno quello che è
stato scritto nei nostri tempi e
in quelli a noi più vicini. Possiamo riassumerlo in tre tappe,
le quali non sono tutte concluse.
L'Illuminismo, sviluppatosi nel
1700, ha significato per l'uomo
liberazione dalla natura attraverso la scoperta del valore della ragione. Questa diventa una
cosa importante, per la quale
ogni uomo è uguale all’altro uomo e per essa è possibile capire
e modificare la realtà. La riflessione intorno alla ragione dell’uomo durò molto tempo e alla
fine sfociò nella Rivoluzione
Francese, che contribuì a far
Alfonso Manocchio
(continua a pag. 2)
ste capirci molto bene, infatti
qui tra voi mi sento perfettamente a mio agio... ».
Uno dei punti più controversi,
a proposito di interessi dominanti, è la questione della pace
intesa come equilibrio di forza
e di armi oppure come disarmo. Fino a che punto tutta la
tematica della pace non è diventata una moda del momento? « Debbo dire che sino ad un
anno fa, da noi, tutti parlavano
di pace e il movimento pacifista era molto popolare. Oggi ancora — continua Luise S. —
penso che la maggioranza della
gente veda nella lotta per la par
ce una grande speranza, ma accanto a tutto questo la rassegnazione sta facendo passi da
gigante. Perciò è importante che
i cristiani che sanno offrire una
prospettiva dove c’è soltanto un
muro e che continuano a sperare anche quando non c’è più speranza, continuino a resistere e
ad approfondire il loro impegno
per una società più giusta e partecipata. Non direi quindi che
oggi la pace è una moda. Forse
per una breve stagione lo è stata, ma certamente oggi impegnarsi per la pace è tutt’altro
che disimpegno o superficialità,
diciamo pure che lottare per la
pace è il compito duro di una
minoranza che resiste ».
In questa minoranza che parte hanno i credenti? « Una gran
parte del movimento pacifista
tedesco ha letto e continua a
leggere la Bibbia. Certo è una
lettura particolare che sovente
salta le regole tradizionali. E’
una lettura fatta da un particolare angolo visuale. Nel nostro
lavoro teologico noi raccogliamo
le osservazioni, le impressioni
scaturite da chi legge la Bibbia
essendo impegnato a trasformare la società o da chi vive l’oppressione, la privazione di libertà ».
Per Luise e Willy l’unico commentario biblico che non prende
polvere in libreria è quello che
si scrive ogni giorno nella lotta
dei popoli oppressi verso la loro
liberazione storica e spirituale.
Giuseppe Platone
2
2 fede e cultura
2 novembre 1984
UN LIBRO SUL MASSACRO DI 3000 VALDESI IN FRANCIA NEL 1545
Il massacro del Luberon
Una vicenda giudiziaria di 400 anni fa con sorprendenti analogie con
le cronache dei nostri giorni - L’intolleranza e i diritti della difesa
La recente ricostruzione* delle vicende che portarono, nella
primavera del 1545, all’assassinio di almeno 3.000 valdesi, alla
spedizione di circa altri mille a
remare sulle reali galere, alla
messa a ferro e fuoco di oltre
20 prosperi villaggi (Mérindol,
Lourmarin, Cabrières d’Aygues,
La Motte, Villelaure...) si apre
con una dedica ovvia nella prima parte « A mes amis de l’Association d’Etudes Vaudoises et
Historiques du Luberon », ed
un pK)’ meno ovvia nella seconda « Aux militants d’Amnesty International; ils retrouveront
dans ce livre leurs motivations ».
Questo genocidio fu infatti possibile anche a se^ito di vere
e proprie mostruosità giuridiche
e falsificazioni di atti, sì che alla pronuncia di condanna emessa il 18/11/1540 dal Parlamento
di Provenza sedente in Aix contro 19 persone seguì solo dopo
5 anni — attraverso i tentennamenti del re Francesco I — la
esecuzione, mostruosamente dilatata, della sentenza.
^ Ampio spazio è poi dato dall’autore al meno noto seguito
della vicenda, che vide imputati i responsabili della strage in
un processo contro di loro instaurato per volere dello stesso
Francesco I, il quale, sul letto
di morte, avrebbe detto al Delfino « qu’il est pressé de remords et regrets de ne pouvoir
avant mourir, faire une punition exemplaire de ceux qui sous
son nom et autorité ont fait un
grand esclandre, espendu le
sang des habitants de Cabrières
et Mérindol », incaricandolo « de
ne pas différer la dite punition ». In realtà non fu soltanto
il rimorso di Francesco I, particolarmente turbato per la morte del suo terzo figlio, a sollecitare l’apertura del processo, ma,
verosimilmente vi contribuirono
anche il desiderio di non inimicarsi i Principi tedeschi protestanti e le pressioni della potente signora di Cental che lamentava danni per 50.000 fiorini e
la perdita di una manodopera
laboriosa e a buon mercato a
seguito della strage. Sta di fatto
che il processo potè aver inizio
il 20.5.1549 davanti al Parlamento (Corte) di Parigi, dopo che
si erano dichiarati incompetenti
il Gran Consiglio, prima, e la
« Chambre de la Reine » (un giudice speciale istituito appositamente da Enrico II) poi: Jean
Coctel presidente, Aubery alla
pubblica accusa per « les gens
du roi », Jeaquelot parte civile
per la Dame de Cental, imputati i maggiori responsabili del
massacro, da Meynier d’Oppède, già presidente del Parlamento di Aix a Guérin, Tributiis, Badet, Lafond, Poulin... Sette giorni dura la requisitoria di
Aubery, il cui interesse è per
noi dato dal fatto che procede
su base documentale ad una
analitica ricostruzione degli antefatti e dei vari momenti dell’eccidio, con l’individuazione
delle singole responsabilità. Va
però rilevato — e ben lo mette
in evidenza l’autore — che da
cammino
(segue da pag. I)
uscire larga parte del mondo
dalVoppressione feudale.
Si affaccia quindi nella nostra
storia il marxismo, che parla di
liberazione dalla storia, cioè da
quello che l’uomo fa, produce e
dal modo di produrre. Quindi
l’uomo diventa il soggetto della
trasformazione del mondo, e non
è più lo strumento di questa
trasformazione per il godimento
di pochi. Anche queste idee hanno avuto bisogno di matura riflessione prima di trovare una
prima esperimentazione nella
Rivoluzione d’ottobre.
Più vicino ai nostri giorni infine inizia il movimento di liberazione dal proprio io o psicanalisi, che detta le regole di conoscenza e di uso critico del nostro patrimonio psicologico della nascita e di quello acquisito.
Il padre, da tutti riconosciuto,
è Freud.
Indubbiamente queste tre correnti di pensiero e di azione hanno aperto il varco per un cammino di libertà difficilmente arrestabile. E indubbiamente altri
processi di liberazione sono sorti e continuano in altri ambiti
etnici e culturali (Asia specialmente).
La domanda, di fronte a questi ed altri significativi movimenti e processi di liberazione,
che è possibile porsi e alla quale dare una risposta che non
sia quella scontata e riduttiva
legata alla visione ecclesiastica,
è questa: quale rapporto esiste
tra queste liberazioni e quella
offertaci da Gesù di Nazareth?
La strada della libertà aperta
dalla giustizia e dalla compassione di Dio, per cui il cerchio
della legge e della morte è rotto, si incontra o no con quella
che tanti uomini percorrono?
Molto senso di queste domande
sta nel vedere se è possibile una
nessuna delle parti venne posta
in dubbio la necessità di estirpare l’eresia anche con la violenza omicida, fatte salve però...
le garanzie della difesa.
Sotto questo aspetto la vicenda giudiziaria di oltre 400 anni
or sono presenta alcune sorprendenti analogie con certe cronache dei giorni nostri. Dal processo tutti gli imputati uscirono
pressoché indenni, salvo il Guérin che riportò la condanna a
morte (eseguita), non tanto però
DOPO L’INTESA
Evangelici e
ora di religione
traduzione storica dell’unico
Salvatore o Liberatore. In altri
termini bisogna domandarsi se
la salvezza ha soltanto confini
spirituali e non terreni. Scrive
Moltmann: « La teologia della
liberazione... vede tutti i parziali rnovimenti di liberazione nell’orizzonte della completa e definitiva storia della liberazione
di Dio ». Questo pensiero è prolifico di molte considerazioni,
ma sono tutte riconducibili alla
rivelazione della storia di liberazione di Dio in Gesù di Nazareth, quella di cui ragiona Paolo
e per la quale ogni processo di
liberazione è uguale all’altro.
Per Paolo la liberazione è nella
corrente storica, come il peccato e la morte. Ma essa rimarrebbe arida e senza prospettive se
non respirasse del grande orizzonte della liberazione di Dio.
Ed è chiaro che tocca alla chiesa essere la coscienza di questa
storia di liberazione, perché essa vive lo status di caparra dello Spirito in attesa che il mortale sia assorbito dalla vita (II
Cor. 5: 1 ss.), cioè in attesa che
salti l’ultima schiavitù. Vivere
questa esperienza totale, pur
nell’ambiguità della storia, è
tanto più urgente in un tempo
in cui la sete di liberazione è
acuta, perché l’uomo sente di
essere assediato da troppe parti. Egli avverte il pericolo di
tornare ad essere chiuso in schemi di vita piatti e ingiusti. Questo sentimento dell’essere “braccato” è tanto più trafiggente,
quanto più vivo ed esteso è il
desiderio di essere libero. Qggi
esiste una cultura della libertà.
Bisogna andare avanti. La comunità cristiana conscia del ruolo a cui è stata chiamata deve
agire concretamente nel solco
di piccole e grandi liberazioni.
Cigni liberazione è un segno dell’ultima liberazione.
Alfonso Manocchio
Abbiamo ricevuto alcune indicazioni in merito all’applicazione della legge di approvazione
dell’Intesa (449 deiril.8.84) e ne
diamo una sintesi qui di seguito,
pubblicando a parte, nella rubrica « a colloquio con i lettori »
due lettere al riguardo.
A Milano i pastori delle Chiese valdese e metodista hanno inviato una lettera a tutti i presidi e direttori didattici in cui è
detto:
« Poiché ci risulta che in alcune scuole si sono verificati inconvenienti in merito, riteniamo
utile e doveroso segnalare alla
Sua attenzione il fatto che l’entrata in vigore della Legge 11
agosto 1984 n. 449 ha prodotto
innovazioni e stabilito disposizioni circa l’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole in
riferimento al "diritto di non
avvalersi delle pratiche e dell’insegnamento religioso’’ da parte
degli studenti che presentino la
prevista dichiarazione, e circa le
modalità "per dare reale efficacia all’attuazione di tale diritto" ».
La lettera segnala, in particolare, e riporta in fotocopia dalla
Gazzetta ufficiale, gli articoli 9
e 10 della legge. I pastori Benecchi e Colucci avranno prossimamente un incontro col provveditore a cui la lettera è stata inviata per conoscenza.
A Vercelli un gruppo di genitori ha inviato una lettera aperta al provveditore agli studi
commentando l’avviso esposto in
una media statale della città:
« ore 11. Inaugurazione anno
scolastico, al termine rientro a
casa. (Chi per motivi religiosi
non aderisce rimane in aula) ».
La lettera pone al provveditore una serie di domande:
« Può un ragazzo, anche di
terza media, decidere con serenità se andare o no a messa e
sa egli esplicitare al docente le
motivazioni, religiose e non, senza un certo qual timore "riverenziale”? Ma di più: qual è il valore educativo di questo momento? Non è esso controproducente per i ragazzi e irrispettoso
della laicità dello Stato e delle
famiglie che scelgono una scuola
non confessionale? E si tutela la
libertà di coscienza di tutti con
la decisione del "rimanere in aula”? Anche se il nuovo Concordato non è ancora in vigore, non
avendolo ancora ratificato la Camera dei Deputati, non ha già
delle indicazioni chiare e sufficienti per un diverso e più moderno rapporto tra Stato e Chiesa? ».
A Castiglioncello un genitore
ha chiesto che la preside di una
scuola media di Rosignano Solvay mettesse per iscritto il rifiuto di -porre l’ora di religione alla
prima o all’ultima ora, cosa che
la preside ha fatto adducendo
« motivi prioritari impellenti che
possono essere compresi tra le
esigenze didattiche e quelle di
avere insegnanti in comune con
altre scuole ». Avendo ricevuto
verbalmente diverse altre motivazioni riguardo aH’impossibilità
di cambiare l’orario definitivo
(tra cui il non avere ricevuto disposizioni in merito alla legge citata), il genitore ha fatto ricorso
al provveditore di Livorno.
A Torino il direttore didattico
di una scuola elementare risponde ai genitori che fanno « domanda di esonero » con una lettera in cui è detto: « In riferimento alla Fs. dichiarazione a
mie mani riguardo all’esonero
dall’istruzione religiosa per vostro/a figlio/a, prendo atto della Vs. volontà anche in base alla
più recente normativa in argomento e cioè alla legge 449 delril.8.84 ». E conclude: « Ho
provveduto a dare disposizioni
"per dare reale efficacia all'attuazione di tale diritto" di
vostro figlio/a nel corso del Collegio Docenti del 3.9.1984 ».
F. G.
TREVISO — Nel quadro della serie di incontri pubblici sul
tema « verso la vita », organizzati dalla Chiesa avventista.
Giuliano di Bartolo parlerà sabato 3 novembre alle ore 16 In
via Oriani 84.
FIRENZE — Domenica 4 novembre culto in comune delle
comunità evangeliche per la domenica della Riforma. Il culto
si terrà nel tempio battista di
Borgognissanti con la predicazione del past. Emidio Campi.
ECUMENE — La Federazione
organizza un incontro sul tema
« Gli evangelici di fronte all’ora
di religione rinnovata » dal 2 al 4
novembre. Relazioni sul dibattito parlamentare e interventi vari per una linea di azione comune degli evangelici italiani.
Coordina Franca Long Mazzarella.
GENOVA — Sabato 10 novembre in Via Assarotti 21, alle
ore 17, conferenza del prof. Paolo Ricca, su « Zwingli, una visione originale, e attuale, del sacramento ».
per la partecipazione ai fatti della primavera del ’45, ma « pour
raison de plusieurs faussetés, calomnies, prévarications, abus et
malversation des deniers du
Roi ».
Tra i molti pregi dell’opera va
anche segnalata la collocazione
della tragica vicenda nello specifico momento caratterizzante
il movimento valdese alTepoca
(Chanforan - 1532 - è di poco alle spalle) in una Francia nella
quale la crisi — e conseguentemente i vuoti — dei poteri è
particolarmente acuta, e la accurata indagine sulle condizioni di vita dell’insediamento valdese al momento dello scatenarsi della feroce repressione.
Aldo Rlbet
A colloquio
con i lettori
BOLLO SULLE
COSCIENZE
* Guy-Jean Arche : Le massacre
des vaudois du Luberon (édit. Curandera, maggio 1984, pp. 169).
L’esonero dall'ora di religione rimane purtroppo una piaga per noi
evangelici.
Sono una giovane della Chiesa evangelica battista di Matera dove un buon
numero di giovani costituisce l'unione
giovanile. Il problema dell'esonero dall’ora di religione l'abbiamo più volte
affrontato sia sul plano legislativo
sia su quello di fede. Nella mia piena
convinzione di una fede testimoniata
anche quest’anno ho voluto metterla
In evidenza presentando domanda di
esonero dall'ora di religione presso
l'Istituto professionale femminile di
Matera, dove frequento l'ultimo anno.
Il segretario dell'Istituto non solo
non ha voluto accettare la domanda
presentatagli in carta semplice ma addirittura ha colto l'occasione per richiedere la riscossione del bollo relativo all'anno precedente.
Ho cercato di intavolare con questo
signore un cordiale colloquio ma sono
rimasta indignata di fronte alla sua
scarsa conoscenza in materia di esonero dall'ora di religione. Infatti si è
limitato a rispondermi che devo tassare la domanda di esonero in ogni
caso.
Non mi fermerò certamente davanti a tale grettezza e ho deciso di esibire una nutrita documentazione in
materia che, se del caso, potrà ulteriormente servire quale ricorso agli
organi competenti qualora dovessi denunciare una omissione di atti d’ufficio. Sono sicura che la nostra perseveranza nell'unico Signore che ci accomuna mi renderà vittoriosa.
Paola A. Barbaro, Matera
RELIGIONE
OBBLIGATORIA
Caro Direttore,
la figlia di un nostro fratello della
Chiesa di Via Assarotti si è iscritta
alla prima classe della scuola magistrale annessa all'Istituto magistrale
statale « Piero Gobetti » e la frequenta regolarmente. Il padre aveva presentato la dichiarazione di esonero dall'insegnamento della religione, ma la
preside lo ha avvertito che nella .scuola magistrale la religione è materia
dell’esame di diploma e perciò ne è
obbligatoria la frequenza.
La cosa può apparire incredibile oopo l’approvazione della legge sulle Intese e alla vigilia della definitiva trasformazione in legge del nuovo Concordato, che renderà facoltativo l’insegnamento della religione. Gli art. 9 e
19 della legge sulle Intese dovrebbero bastare a far cessare qualsiasi
imposizione contraria ai principi di
uguaglianza e di libertà religiosa tutelati dalla Costituzione.
Sembrerebbero acquisizioni pacifiche,
scontate, ma la scuola pubblica, dopo
quarant’anni di malgoverno democristiano, oppone una pertinace, sorda resistenza al nuovo.
Nell'ambito della più generale campagna della Conferenza Episcopale Italiana per l'opzione a favore dell'insegnamento religioso. la scuola magistrale tenterà di mantenere, contro ogni
norma, l'obbligatorietà della religione,
E' importante che otteniamo per i nostri figli l'esonero anche nella scuola
magistrale per prevenire qualsiasi tentativo di impedire in questo tipo di
scuola l'esercizio dell'opzione. Anche
questa è una lotta per un diritto di
libertà.
Giorgio Peyrot diciassette anni fa si
era occupato diffusamente dell'argomento sulla « Luce » e nella rivista
« Diritto ecclesiastico ” 1967, II, 212.
Per quella preside e per i suoi consiglieri in Provveditorato sembra che non
sia successo nulla nel frattempo. Vorremmo aiutarli ad aggiornarsi, ricorrendo, se sarà opportuno, al Pretore
perché con un provvedimento straordinario, secondo Kart. 700 del c.p.c., imponga alla preside l’esonero per l’alunna valdese e rimetta gli atti alla
Corte costituzionale perché dichiari la
incostituzionalità di quelle parti del
R.D. 11 agosto 1933 n, 1286 su cui si
fonda la pretesa obbligatorietà della
religione nella scuola pubblica magistrale.
l
-V
At ÿ
if ^
Giacomo Quartino, Genova
3
2 novembre 1984
fede e cultura 3
PREMIO FAREI PER LA TELEVISIONE
k
TV veicolo dello fede?
Il premio: occasione per operatori televisivi di un confronto su come
trasmettere l’Evangelo in un contesto di indifferenza e di secolarismo
Ancora una volta — a metà
ottobre — Neuchâtel è stata la
sede del Premio Farei per la televisione religiosa francofona, che
è giunto, con un ritmo biennale,
alla sua decima edizione, ed è
stato preceduto da un seminario
su problemi attinenti alla trasmissione del messaggio evangelico dal video.
La vìa indiretta
In un giorno e mezzo di seminario ci seno stati tre studi,
nonché il lavoro in gruppi e la
discussione generale, centrati tutti sulla questione dell’indifferenza religiosa d’oggi e sui modi di
aggredirla dal video. Oratori il
padre Marc Donzé, cattolico, professore all’università di Friburgo
e i professori Pierre Buhler e
P.-L. Dubied, protestanti, della
università di Neuchâtel.
Due sono le raccomandazioni
— discusse e discutibili — emerse dai dibattiti. La prima sottolinea l’importanza della « comunicazione indiretta », la seconda
suggerisce di non dimenticare
lo « humour», l’ironia.
Comunicazione indiretta non
vuol dire assenza di messaggio.
L’indifferente è la persona che
ha scartato dalla sua vita la fede come cosa senza importanza.
Se dal video gli arriva una predica o un esplicito invito a credere, c’è rischio che l’indifferente sia semplicemente spinto in
una posizione difensiva e riconfermato nei suoi pregiudizi sulla
religione: allora spegne il video
o cambia canale! Non è forse
meglio suggerirgli indirettamente che la fede è una possibilità
aperta anche a lui, e metterlo
quindi ancora una volta nella
situazione di fare una scelta?
L’ironìa
«Humour » non vuol dire scherzo, barzelletta, presa in giro.
Vuol dire evitare la pompa, la
solennità, la grandiloquenza per
rimanere semplici, saper sorridere di se stessi e saper anche
sorridere, garbatamente, delle
granitiche certezze dell’indifferente. L’ironia può mettere in ri
salto le contraddizioni dell’indifferente, di chi, per esempio, dice
« Non nego che Dio ci sia, ma
non sono praticante ». Anche nel
Nuovo Testamento si trovano
punte di ironia: forse occorrerebbe studiarle meglio.
Certo lo « humour » è un’arte
diffìcile e, come tutti gli strumenti delicati, se è usato male rischia di produrre effetti contrari a quanto si voleva ottenere.
Il seminario nella sua brevità
non ha voluto dare dei precetti
o delle regole fìsse, ma suggerire alcune piste di ricerca. E’
proprio vero che la solennità è
il miglior veicolo della fede? E’
proprio vero che l’indifferenza
si vince con l’attacco diretto che
provoca resistenza, o non piuttosto con un atteggiamento che,
mostrando l’incongruenza dell’indifferente, lo prepari a una
possibile accoglienza del messaggio di fede?
Per ogni credente preoccupato
di trasmettere l’Evangelo — e
non solo per gli operatori televisivi — sono queste delle domande su cui vale la pena di
riflettere.
Quest’anno due sole opere
uscivano dal grigiore: « De Solesmes à Keur-Moussa », trasmissione cattolica della Svizzera romanda, cui è andato il
primo premio della giuria e l’attestato del pubblico, e « Guérir », trasmissione protestante
francese, cui è andata la menzione della giuria e il primo
premio del pubblico.
« De Solesmes à Keur-Moussa » illustra l’esperienza di una
comunità monastica cattolica
francese stabilitasi in Africa, non
lontano da Dakar, e il suo contatto con certi aspetti, specialmente musicali, della cultura
indigena. Premiata dalla giuria
per i suoi valori estetici, lascia
troppo in ombra, a mio giudizio,
i problemi dei contatto reale,
quotidiano, dei monaci con la
gente del luogo.
COLLOQUIO INTERNAZIONALE
Insegnamento
e formazione
teologica
Una parola
di speranza
Il premio
C’erano nove opere in concorso, di durata tra i dieci e i
trenta minuti e tutte già effettivamente andate in onda. Due altre, dalla Cesta d’Avorio e dallo
Zaire, erano state annunciate
ma non sono arrivate in tempo.
C’erano poi diverse opere fuori
concorso perché non rientravano nelle norme a causa della lingua, della lunghezza o di altri
motivi. Non c’era nessuna trasmissione italiana, ma siamo persuasi che una delle trasmissioni
di « Protestantesimo » non avrebbe certo sfigurato in mezzo
alle altre, come del resto si è
già visto in passato.
Al « Farei » ci sono in realtà
due premi: quello ufficiale della
giuria e quello uflfìcicso dato per
votazione dal pubblico presente. Poiché gli spettatori sono
quasi tutti degli operatori televisivi, il loro giudizio ha una
validità che non è affatto minore
di quella della giuria ufficiale.
La trasmissione francese, premiata dal pubblico, affronta il
problema della malattia attraverso interviste con medici, pazienti e con il cappellano protestante di un ospedale. Molto
notevole la testimonianza di una
malata di cancro in chemioterapia. Con grande semplicità, senza alcuna supponenza, essa racconta come la malattia, accorciandole la vita, l’ha indetta a
vivere con più calma, con più
intensità, con maggiore profondità il tempo abbreviato che le è
concesso. « Che cos’è per Lei il
cappellano? ». « E’ un amico che
mi accompagna in questa ricerca ».
Spero che « Protestantesimo »
potrà presentare questa trasmissione al pubblico italiano, perché più d’una persona troverà
incoraggiamento e speranza nelle parole di quella donna.
Aldo Comba
Dal 6 al 13 settembre si è svolto a Roma, presso la facoltà valdese di teologia, un colloquio
organizzato dalla CEvAA con la
partecipazione di una trentina
di rappresentanti delle chiese e
delle facoltà di teologia d’Africa, del Paciflco e dell’Europa latina. L’incontro era il quarto di
una serie iniziata nell’83 a Porto
Novo (nel Benin, nell’Africa che
siamo soliti chiamare francofona) su « l’insegnamento nelle
istituzioni teologiche e la vocazione missionaria della chiesa »,
continuata a Saint-Prix (Parigi)
sempre nell’83 come « colloquio
europeo della CEvAA sull’insegnamento teologico », e infine a
Ouvéa (nelle isole Loyauté, nel
Pacifico) dove è stato possibile
ascoltare un’esposizione delle
ricerche attuali sulla « teologia
del Pacifico ».
Lo scopo principale del colloquio di Roma, al quale partecipavano rappresentanti delle chiese impegnate prima separatamente in Africa, in Europa e nel
Pacifico, era di « mettere in evidenza sfide comuni relative
alla formazione teologica, cacando però anche di evidenziare le sfide che sono proprie di
ogni regione ». Tre rappresentanti della Chiesa valdese e della Facoltà di teologia di Roma
in questo incontro, a cercar di
capire innanzitutto in mezzo agli
altri queste presentazioni del lavoro teologico in situazioni così diverse, e a cercar di far capire qualcosa di quello che è la
ricerca teologica nella situazione italiana. Non soltanto discorsi, non soltanto ascolto reciproco però, anche se attento e costante: la Chiesa valdese si è
presentata anche con una giornata svolta nella mattinata a
Colleferro, fra i valdesi-operai a
confronto con le difficili situazioni del loro lavoro e vivacissimi nell’organizzazione del loro
culto domenicale. Nel pomeriggio fra le chiese, le sculture e la
religiosità della Roma cattolica
(dove il contrasto tra modi diversi di vivere la propria fede
non poteva essere più evidente),
la chiesa valdese si è presentata
con la serena e lucida informazione del pastore Sommani sull’impegno della chiesa di Piazza
Cavour e con rincontro appassionante con il moderatore, con
una serata con i professori della Facoltà iniziata come si conviene in modo estremamente
compito e terminata in un clima di gioiosa manifestazione di
speranza, fra canti certamente
non molto solenni.
Insomma ci siamo mescolati
agli altri così come siamo, con
le nostre ingenuità e qualche
volta la nostra volontà di cercar
di capire di più, di interrogare,
di esprimere dissensi. Fra francesi di Strasburgo, svizzeri di
Losanna e Ginevra, ci sentivamo
un po' di un’Europa con una
teologia diversa. .Ma quando ci
sembrava di esser più vicini alle preoccupazioni del terzo mondo che a quelle dell’Europa ricca, il modo con cui i fratelli
africani e del Pacifico presenta
vano certi argomenti ci faceva
ritornare a sentirci europei. Pochi giorni, troppo poch^. per
poter confrontarci e capirci fino in fondo; ma l’inizio di una
riflessione che è necessaria, importante, salutare. Alla fine del
colloquio molti hanno detto questa insoddisfazione, questa consapevolezza di un disagio comune. Forse non poteva che essere
così: la parola che dà speranza
ci viene detta quando cerchiamo di capire la difficoltà in cui
ci troviamo se vogliamo comunicare qualcosa (o quando cerchiamo di capire quel che gh
altri ci vogliono comunicare).
Eugenio Rivoir
CENTRO EVANGELICO DI LA SPEZIA
Torino: Convegno sulla scuola elementare
Per una scuola laica
e democratica
La chiesa dal basso
‘4
La Federazione Nazionale degli
Insegnanti (FNISM) organizza
nei giorni 17 e 18 novembre a
Torino un Convegno nazionale su
« La Scuola elementare tra nuovi
programmi, nuove competenze e
vuoti di struttura ». Partecipano
vari esponenti di associazioni
professionali: oltre che della
FNISM, del Centro di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione
Attiva (CEMEA), dell’Associazione Maestri cattolici (AIMC), del
Centro di iniziative degli Insegnanti (CIDI) e del Movimento di Cooperazione educativa
(MCE). Presiederanno i lavori il
Dott. Franco Calvetti, direttore
didattico per la FNISM e il dott.
Lucio Caneva presidente della
CEMEA Piemonte. Il Convegno
si terrà nel Salone CRDC, C.so
Sicilia 12.
La FNISM è la più antica associazione professionale dei docenti italiani: fu fondata infatti
nel 1901 da G. Kirner e G. Sal
vemini. E’ un’associazione apartitica che ha sempre posto molta
attenzione allo stretto legame tra
politica, cultura e scuola. Dal
1978 la Federazione si è aperta
agli insegnanti di ogni ordine e
grado, dalla scuola materna all’Università.
E’ nello Statuto della FNISM,
che si avvale, tra l’altro, del suo
periodico « L’Eco della Scuola
Nuova », la difesa della scuola
pubblica come scuola di tutti,
laica e democratica, e la continua adeguazione della professionalità degli insegnanti alle trasformazioni in atto nella scuola
e nella società.
Per informazioni e iscrizioni
al Convegno rivolgersi alla sede torinese della FNISM, presso
Ce.Sc.DI via S. Francesco da
Paola 2 dove funziona un servizio di segreteria martedì (ore
15-17) e giovedì (ore 16-18), tei.
011/83.62.39.
M. C.
La recente istruzione della Congregazione per la dottrina della
fede ha portato improvvisamente all’attenzione del grosso pubblico la teologia della liberazione. Il Centro Evangelico di La
Spezia ha colto l’occasione per
proporre alla cittadinanza una
riflessione su questo argomento e bisogna dire che la risposta è stata veramente sorprendente. Infatti un folto pubblico,
in larga maggioranza estraneo
al nostro ambiente e fra cui tre
sacerdoti cattolici, ha seguito con
attenzione la conferenza-dibattito dal titolo « Le Chiese di fronte alla teologia della liberazione », che era introdotta da J.
Rames Regidor e da E. Stretti.
Anche gli interventi che sono
stati fatti durante il dibattito
hanno mostrato il forte interesse riguardo al tema.
Regidor ha presentato con efficacia e con semplicità questa
nuova teologia che utilizza come razionalità critica non la flIcsofla ma le scienze sociali, che
sono più adatte a comprendere
la sflda che la realtà di oggi pone alla Chiesa e ai credenti. Tra
tali scienze va annoverato anche il marxismo, che però non
è affatto una caratteristica di
questa teologia: semmai la sua
peculiarità sta nel latto che si
rivolge ai poveri. Regidor ha anche precisato il riferimento cri
stclogico: come Gesù si è riferito costantemente al Padre ed ai
fratelli così il credente deve
guardare al suo Dio ed ai poveri che gli stanno intorno e
potrà così scorgere il suo Signore che si incarna e che si
fa visibile nella sofferenza dei
miseri. In Leonardo Boff in sostanza, secondo Regidor, c’è un
intreccio fra mistica e politica:
il credente infatti è chiamato a
vivere insieme la passione per
Dio e la passione di Dio per gli
uomini.
Stretti ha invece illustrato l’atteggiamento delle Chiese evanpliche verso questa teologia. L’Evangelo che predichiamo va contestualizzato; l’annuncio di salvezza non è una parola ma un
fatto: Gesù parlava ed agiva. La
liberazione va vista come passione in nome di Cristo verso
gli emarginati. In America Latina cattolici e protestanti si incontrano perché insieme si può
lottare per la giustizia; la Chiesa
è interpellata dalle sfide della
società e deve rispondere insieme. Ha fatto però anche rilevare come la teologia della liberazione sia essenzialmente pastorale, cioè si inquadri all’interrio
dell’impalcatura tomista, e in
questo senso è necessario avanzare talune riserve sostanziali:
l’incontro nella prassi non elimina le* nostre diversità. Esse
non ci impediscono di lavorare
insieme per i poveri ma sussistono e non si devono tacere.
Il dibattito, durante il quale
tra l’altro un sacerdote cattolico ha espresse parole non generiche ma di partecipata solidarietà, ha dato il modo sia di
evidenziare alcune ambiguità degli organi ufficiali cattolici nei
confronti di questi teologi sudamericani sia di chiarire ai fondamentalisti che non è la teologia della liberazione che dà
il primato alla prassi bensì è la
Parola di Dio che rimanda costantemente il credente al confronto con la prassi. Regidor ha
concluso l’interessante serata
invitando a non trapiantare sic
et simpliciter questa teologia in
mezzo a noi: essa è nata in altre
circostanze sociali e politiche.
Si tratta allora di non idealizzare l’esperienza latino-americana ma di rivivere qui nel rapporto con la nostra prassi una
Chiesa che, partendo dal basso,
individui nel nostro contesto sociale i « poveri » cui annunciare
la liberazione dell’uomo totale.
Hanno dedicato un servizio all’iniziativa le televisioni locali
Teleliguriasud (di matrice cattolica), che ha intervistato Regidor, e Unotv (di ispirazione comunista), che ha ripreso alcune
fasi della conferenza.
F. Scaramuccia
4
4 vita delle chiese
2 novembre 1984
CONVEGNO DEI CONCISTORI DELLE VALLI
i I.
PRIMO DISTRETTO
In marcia verso l’essenziale
Alcuni importanti spunti su cui riflettere e agire in vista della testimonianza a Colui che solo
può rivelarci l'essenziale - Il dibattito è stato introdotto da Paolo Ricca della Facoltà Valdese
« Cos’è essenziale oggi nella
chiesa? ». Sembra facile rispondere e forse per qualcuno lo è.
Ma al di là delle risposte formali, che già conosciamo, l’interrogativo che la Conferenza
Distrettuale delle Valli ha posto alla coscienza dei credenti,
continua a rimanere senza una
vera risposta. O forse ci sono
più risposte, anzi tentativi di
risposte, indicazioni. E alcune di
queste, molto importanti, le hanno colte quei membri di Concistoro (il Consiglio di Chiesa
eletto dall’assemblea comunitaria) che domenica scorsa si sono dati appuntamento, numerosi, a San Germano, nella cornice di una calda accoglienza, con
il professore Paolo Ricca della
Facoltà Valdese che ha raccolto
la sfida di questo interrogativo
scottante.
Sul tappeto, con molta chiarezza e al di là di ciò che ciascuno ritiene oggi essere essenziale o superfluo per la vita della chiesa, sono state poste alcune urgenze. In primo luogo la
necessità di una rifondazione biblica della nostra Chiesa. « C’è
un analfabetismo biblico diffuso — dice al proposito Ricca —
che col tempo potrebbe significare il suicidio della fede».
Un altro punto riguarda la ri
qualiflcazione del ministero pastorale in quanto tale; la Riforma ha rilanciato insieme alla
Bibbia anche il pastorato inteso non tanto e non solo come
lavoro legato alla conduzione di
uM comunità ma come capacità apostolica di fondare nuove
chiese, nuove realtà di fede là
dove non esiste nulla di tutto
questo. Un terzo pimto riguarda il rinnovamento del culto.
Scandito da una liturgia giudicata spesso monotona (malgrado lievi modifiche apportate in
questi anni), accompagnato da
inni che esprimono la fede in
un linguaggio superato il culto
rimane l’ambito dove meno si è
esercitata la nostra creatività.
«Bisogna compiere im grande
sforzo — dice Ricca — per fare
del culto il momento più importante della vita della chiesa ».
Si tratta, insomma, di ’reinventare’ il culto immettendo in questo servizio reso al Signore le
energie migliori e nuove delle
nostre comunità. Deve inoltre
nascere una nuova coscienza di
chiesa, una coscienza ecumenica, politica (che sappia anche
vedere la chiesa in una dimensione planetaria e non solo parrocchiale) capace di trasformare la chiesa in un luogo nuovo
di aggregazione umana in cui
ciascuno, vecchio o giovane che
sia, possa realmente esprimersi
e sentirsi a suo agio.
Infine è necessario, per dirla
con un paradosso, un nuovo
amore per il mondo e un nuovo
rapporto con la creazione di
Dio. « Il rapporto chiesa-mondo
nei secoli — osserva tra l’altro
Ricca — non è stato molto felice. Anzi. E’ necessario che la
chiesa diventi una benedizione
per il mondo sulla strada di
nuovi rapporti con la società in
cui siamo immersi». Gli spunti
di Ricca, che ho cercato di schizzare, hanno immediatamente
provocato una larga discussione che oscillava tra la confusione di chi si è visto smantellare
in mezz’ora anni di ’routine’ ecclesiastica e chi si avventurava
sul terreno rischioso della ricerca teologica. Certamente rincontro con Ricca è stato un impulso originale e coinvolgente
nella ’marcia verso l’essenziale’
che è già iniziata anche se ci si
dimentica, ogni tanto, di consultare la bussola. L’essenziale —
almeno questo l’abbiamo capito — non ci appartiene, solo
Dio può rivelarcelo. Ora sarà
importante (stavo per dire essenziale) che gli spimti di quella bella discussione (fatta con
uomini e donne delle Valli che
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Visita all’asilo di San Germano
POMARE’TTO — Domenica
28 ottobre è stato presentato
per essere battezzato Marco Rlbet di Renato e di Faraud Milena. Al piccolo Marco ed ai genitori gli auguri della comunità. Che lo Spirito del Signore
vegli e guidi sempre questo
bambino.
Anche questa domenica abbiamo avuto la gioia di porgere gli
auguri a due sposi che festeggiano il loro 25° anniversario di
matrimonio : sono Bounous Roberto e Rosina di Inverso rinasca.
se di Pomaretto con il normale
orario.
Castagnata
• Sabato scorso 27 ott. gli
alunni della Scuola domenicale
si sono recati in visita agli ospiti dell’Asilo dei vecchi di San
Germano Chisone, e domenica
la visita è stata ricambiata. Abbiamo avuto infatti un piccolo
gruppo di ospiti dell’Asilo presenti al nostro culto. Questi incontri oltre che ad allacciare
rapporti fra due comunità dimostrano che le persone anziane sono ancora ricordate.
TORRE PELLICE — Dome
nica 4 novembre presso la scuola quartierale di Inverso Rolandi si terrà una castagnata a cui
sono invitati tutti i membri della nostra comunità. L’incontro
avrà inizio alle ore 15.
La riunione mensile dell’Unione Femminile avrà luogo domenica 11 novembre alle 15 alla Casa Unionista. Sarà ospite
la signora Mirella Bein Argentieri che presenterà il libro « Genitori, figli, droga ». All’incontro
sono invitati tutti, sia uomini
che donne.
• Delfina e Silvio Martinat
hanno festeggiato il loro 25” anniversario di matrimonio; la comunità porge loro calorosi auguri.
mo, quindi, il calendario e l’orario delle principali attività:
Riunioni quartierali: mercoledì 7 novembre, h. 19.30: Bessé;
giovedì 8 novembre, h. 19.30:
Grangette; mercoledì 14 nov.,
h. 19.30: Baissa; venerdì 16 nov.,
h. 20.30: Ferrerò; mercoledì 21
nov., h. 15: Pomeyfré; giovedì
22 nov., h. 19.30: Forengo; mercoledì 28 nov., h. 19.30: Roberso.
• Attività giovanile con Dario Tron : ogni mercoledì alle
14.30 a partire dal 7 novembre.
• Corale a Ferrerò: venerdì
h. 20.30 ■ Direttore : Luciano
Micol.
• Scuola domenicale e catechismi I e II anno: sabato h.
14.30.
• Catechismi di III e IV anno: sabato h. 15.30.
• Unione Femminile: martedì 13 novembre h. 14.30.
nella propria vita.
« Venerdì 2 novembre, ore 20,
presso la fam. Gardiol dei Trossieri, avrà luogo la riunione
quartierale con la proiezione
del film a colori « Profezia » sulle atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Saranno presenti Aldo Ferrerò, membro della Commissione Pace, e Gisela,
una ragazza svedese, impegnata
nel campo della lotta per la pace. Seguirà un dibattito sul film.
Riunioni
FRALI —■ Rettifichiamo il calendario delle riunioni quartierali segnalato sulla circolare e
precisiamo qui di seguito le nuove date: Indiritti 30 ottobre, 4
dicembre; Villa 31 ottobre, 5 dicembre; Giordano-Pomieri 6 novembre, 6 dicembre; Malzat 7
novembre, 3 dicembre ; Orgere
20 novembre, 19 dicembre; Centro 21 novembre, 20 dicembre.
Impegno per la pace
• La corale inizierà i suoi incontri venerdì 9 novembre. La
riunione quartierale a Fontane
avrà luogo il 23 novembre.
• Purtroppo ancora lutti hanno colpito la comunità. Mercoledì si sono svolti i funerali del
nostro fratello Beux Alberto di
Inverso Pinasca. Ai familiari la
simpatia cristiana della Comunità.
Calendario attività
• A partire da domenica 4 novembre p. V. riprendono i culti
presso la sala del Teatro Valde
PERRERO-MASSELLO — La
organizzazione generale del lavoro del III Circuito e delle chiese dell’alta Val Germanasca ha
richiesto alcune modifiche nel
nostro solito calendario. Abbiamo, inoltre, la gioia dell’avvio
dell’attività giovanile col servizio di Dario Tron. Comunichia
VILLASECCA — Come comunità di credenti ci siamo vivamente rallegrati nel Signore per
la benedizione del matrimonio,
già celebrato in sede civile, tra
Renzo Ghigo e Carla Griotto, e
per la ricorrenza del 25° anniversario di matrimonio tra Aldo
Clot e Clodina Balma.
Ricchezza di benedizione è
promessa da Dio a tutti coloro
che vivono in comunione con
Lui e ricercano la sua volontà
La CEvAA
ANGROGNA — Domenica 4
novembre nei culti del Serre e
del Capoluogo avremo con noi
Lucilla Tron che lavora attualmente per la CEvAA in Africa e
i bambini della Scuola Domenicale.
• Rallegramenti a Marisa e
Roberto Danna per la nascita
del piccolo Daniele.
^^■•Ì€:olina€:€:hine
di VERONESI e TOURN-BONCOEUR
Vendita ed Assistenza
Macchine agricole da giardino
HONDA MOTOR CO.. LTD. TOKYO. JAPAN
MOfosecHE
10064 PINEROLO (To)
Viale Castelfìdardo, 70 - Tel. 0121 /22135
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 • PINEROLO • Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Pace
e protestanti
nel
vivono intensamente la partecipazione alla vita della chiesa)
vengano ripresi e approfonditi
nelle singole comunità. Se poi,
sulla scia di questa riflessione,
si dovesse decidere ciò che conta e ciò che si può ’tagliare’ nel
campo della testimonianza sarebbe importante deciderlo insieme, comunitariamente, in un
confronto diretto con la Parola
del Signore. Altrimenti si rischia
di etichettare come ’essenziale’
ciò che sta a cuore a noi stessi,
le nostre abitudini, le nostre
convinzioni... senza più accettare la sfida che proviene dal mondo in particolare là dove si lotta per la pace, per la giustizia
con grande generosità.
In conclusione nelle nostre
chiese facciamo molte cose, ma
non tutte sono utili. Occorre
maggiore sobrietà, meno protagonismo e lavorare di più con
la gente. « C’è un essenziale da
dire — nota Claudio Tron — e
un essenziale da fare. Si tratta
di ridimensionare molti progetti e di riflettere maggiormente
alla luce della Parola».
Dopo tanti argomenti, idee,
discussioni anche il silenzio può
aiutarci ad andare avanti verso
l’essenziale.
pinerolese
Incontri dei gruppi e seminario
per il mese di novembre.
Giuseppe Platone
— Lunedì 5 novembre, ore 21;
gruppo di coordinamento del
progetto.
— Martedì 6 novembre, ore 17 :
gruppo « educazione alla pace ».
— Mercoledì 7 novembre, ore
21: gruppo «informazione alle
comunità ».
— Mercoledì 7 novembre, ore
20,30: gruppo « cultura protestante - cultura disubbidienza
civile ».
— Venerdì 9 novembre, ore 18:
gruppo « riflessione teologica
sulla pace ».
— Mercoledì 14 novembre, ore
21; gruppo « informazione alle
comunità », con dibattito aperto
sulla politica militare italiana.
— Giovedì 15 novembre, ore 21:
gruppo di sostegno della volontaria straniera.
— Sabato 24 novembre: Seminario per tutti i partecipanti
al progetto (ed aperto a chi è interessato), col seguente programma: ore 15: ricerca e riflessione
sul tema generale del progetto,
animata dal gruppo « cultura
protestante, cultura disubbidienza civile »; ore 19,30: cena; ore
21: dibattito su «etica protestante e nonviolenza » con intervento del past. Giorgio Toiirn,
Tutte le riunioni si terranno
presso i locali della chiesa valdese di Pinerolo in via dei Mille, 1,
eccetto quella del gruppo « cultura protestante/cultura disubbidienza civile » che si terrà a Pomaretto, nei locali del Convitto
Valdese.
Sabato 3 novembre
□ INCONTRO COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 20.30 presso
la Chiesa Valdese (via dei Mille 1) si
tiene l’incontro delle coppie interconfessionali.
Domenica 4 novembre
□ LA FESTA DELLA
RACCOLTA
PRAROSTINO — Nei locali della
Chiesa Valdese si tiene la annuale
riunione della festa della raccolta.
Programma:
ore 10.30: Culto con Santa Cena;
ore 15: Esposizione e vendita dei
prodotti di Prarostino, dolci, pane casereccio. buffet.
• Hanno collaborato a questo
numero: Marisa Caccia, Alberto Cane, Mario Cignoni,
Pasquale Consiglio, Aldo Ferrerò, Renato Malocchi, Luigi
Marchetti, Aldo Rutigliano,
Franco Taglierò, Erika Tomassone, Tullio Vinay.
la rmnliiirtirlL
di VI«N«TTA . «WakIBLMONB d C.
ConceMtoMrto
prodotti • Mfvizl rlse^damwito
gAglpPetroH
10064 PINEROLO . Via C. Alberto, 34
Tel. 0121/7403S - 74546
Gestioni riscaldamento - Caldaie, bruciatori, termoregolatori - Installazione, trasformazióne, assistenza ' tecnica e
manutenzione impianti.
«I
ri
ri
5
w
2 novembre 1984
Vita delle chiese 9
URUGUAY: LE NOSTRE CHIESE TRA UN PASSATO DIFFICILE E UN FUTURO NON FACILE
XII CIRCUITO
'11 futuro della chiesa è il Signore
" Tre temi
di studio
« Se non comprendiamo che
dobbiamo cambiare, non sopravviveremo ».
Con queste parole un giovane
giudicava la situazione delle nostre comunità valdesi. « Quando
si potrà tornare liberamente alla militanza politica, nei partiti,
le chiese si troveranno ancora
più vuote di giovani di quanto
non siano ora ».
E’ l’opinione di quanti dicono
di guardare alla nostra situazione con realismo. Come si preparano le nostre chiese per vivere il tempo della « apertura
democratica » tante volte promessa dai leaders politici di questo piccolo paese latinoamericano?
A che punto siamo
Undici anni di repressione, di
vuoto politico, di ristrettezze
economiche, di quasi totale impossibilità , di espressione libera
del proprio pensiero, di disoccupazione e di perdita del lavoro
per molti. In questo senso undici anni non sono pochi. Tra
ii 1970 e il 1980 c'è stata una
emigrazione massiccia di giovani. Solo da Montevideo se ne è
andato il 43% dei giovani tra i
18 e i 28 anni. Se ne sono andati nell’età in cui ci si sposa,
si hanno figli, si formano famiglie. D’altra parte, l’età media
è aumentata. Pensiamo che, nell’Asilo per Anziani di Colonia
Vaidense, il 40% degli ospiti ha
dagli ottanta anni in su. Ma il
livello di vita degli anziani si è
visibilmente deteriorato, dal mo
mento che la fascia di popolazione « inattiva » percepisce pensioni bassissime.
In questo modo, le istituzioni
della chiesa, le famiglie e tutti
quelli che lo possono fare debbono appoggiare economicamente gli anziani. Questo è il rompicapo permanente delle Commissioni Direttive degli Istituti
Assistenziali della nostra chiesa.
Mentre gli anziani ricevono pensioni rovinose, j giovani perdono il loro lavoro e vanno ad
ingrossare le file dei disoccupati. Nella pienezza delle loro forze fisiche e intellettuali molte
persone si dedicano a vendere
cianfrusaglie porta a porta. In
una città come Vaidense, di circa 2.000 abitanti, e che non ha
un grave problema di povertà,
né una periferia povera come
l’hanno la maggioranza delle
città Uruguay ane, quasi ogni
giorno Qualcuno bussa alla porta chiedendo pane, cibo, vestiti
vecchi, un aiuto qualsiasi.
La Chiesa in questa
situazione
Di fronte a questa « radiografia » della realtà del paese, per
quanto superficiale (e che sostanzialmente vale anche per
l’Argentina, moltiplicando due o
tre volte i problemi), che può
fare la chiesa? Molto, viene da
pensare istintivamente. Ed è vero; ma: in quali condizioni, e
con quali mezzi? Sono sufficienti il culto, lo studio biblico, il
catechismo?
« Non si deve esagerare, la
Chiesa valdese ha vissuto tempi assai più duri ed è sernpre
sopravvissuta, perché è indistruttibile ».
Non sono parole di qualche
fanatico, è l’opinione di persone che non vivono in una situazione economica agiata e che
stanno facendo tutto quello che
possono in seno alle nostre comunità.
Un tempo come quello che
stiamo vivendo può portarci a
un pessimismo « realistico » o
ad un ottimismo « disincarnato ». Può darsi che il semplice
ed elementare sforzo di mantenere un equilibrio sia già uno
dei « ministeri » importanti che
siamo chiamati a sviluppare. Ma
non è certo tutto. Si deve vedere quali possibilità si aprono.
Quali sono le nostre priorità.
Quali compiti si devono rivivificare, quali si possono abbandonare o trasformare adattandoli a questi tempi.
La partecipazione
dei giovani
Pensiamo una volta di più alla frase di Bonhoeffer: « Il futuro della chiesa, non sono i
giovani, è il Signore ». Se nel
1985, nel caso si concretizzi il
progetto di un Uruguay democratico, i giovani abbandoneranno le file della chiesa per la militanza nei partiti politici o nei
sindacati, sarà una perdita?
Si imposta male il problema,
se lo si imposta in termini di
alternativa. La chiesa non è
una istituzione in più, che in un
certo momento può essere in
auge per lo spazio che offre per
una espressione (libera) del proprio pensiero. La chiesa non è
un’isola nel mare di una società repressa e repressiva, dove
uno può rifugiarsi e incontrare
un clima che gli permette di respirare più liberamente.
La chiesa è una comunità di
fede. Una comunità in cui si
condivide e si edifica la speranza nel regno di Dio. Una comunità che non difende la sua
« istituzione ». La chiesa non è
la « cassa integrazione — ramo
salute morale » della società. Chi
può dire che la nostra Chiesa
valdese ha vissuto una situazione di « privilegio » in questi undici anni? Semplicemente abbiamo cercato di vivere nella nostra precarietà consacrando al
Signore quel che eravamo capaci di offrirgli. Di fronte ai nostri giovani non andiamo a dire cte abbiamo la coscienza a
posto, né tanto meno che formiamo una comunità indistruttibile, ma li vogliamo invitare
perché si impegnino con noi utilizzando la istituzione della nostra chiesa come strumento di
servizio, precisamente quando
c’è da ricostruire tutto. Dobbiamo reinventare i nostri compiti, perché i giovani, e quelli che
non lo sono più, e quelli che
non lo sono ancora, possano vivere la loro fede e crescere nello sforzo della ricerca della verità che ci fa veramente liberi.
Carlos Delmonte
1 - continua
CORRISPONDENZE
Firenze: integrazione rinforzata
I Consigli delle Chiese valdese e metodista di Firenze si sono riuniti in seduta comune
martedì 2 ottobre, presenti il
sovrintendente del X circuito
past. Carlo Gay e il presidente
del Centro Evangelico di Cultura prof. Salvatore Caponetto.
Nella riunione sono state prese
due decisioni di ulteriore integrazione tra valdesi e metodisti. La prima riguarda un piano
di studi biblici da svolgere in
comune secondo lo schema già
varato da anni dalla Chiesa metodista: dedicare un giorno della settimana allo studio biblico
presso famiglie diverse a rotazione e con un gruppo che assicuri una presenza continuativa
come perno della riunione. E’
stato stabilito il mercoledì come giorno dedicato a questa attività ed è stato fissato il primo
calendario.
La seconda riguarda la scuola
domenicale, tenuta di sabato pomeriggio dai valdesi e di domenica dai metodisti, durante il
culto. I due consigli di chiesa
hanno deciso di valorizzare questa non contemporaneità invitando le famiglie a scegliere Luna
In redazione
Sabato 20 e domenica 21 ottobre si è riunito il Comitato
di redazione del nostro settimanale per una riunione progranimatica. Hanno partecipato diversi tra i nuovi membri nominati dalla Tavola nel Comitato:
Mirella Bein Argentieri, Bruno
Gabrielli, Roberto Giacone, Sergio Ribet, Massime Romeo (rappresentante della redazione de
«il testimonio»). Un benvenuto
ai nuovi membri e un saluto affettuoso e riconoscente a chi —
Jean-Jacques Peyronel — ha lavorato a lungo all’Eco-Luce e
si prepara a partire per il Sud.
0 l’altra scuola domenicale indipendentemente dal loro essere
valdesi o metodiste, purché naturalmente la scelta abbia una
continuità per tutto l’anno.
Sul piano di una collaborazione più ampia, sono riprese le
riunioni mensili del Consiglio
dei pastori e responsabili delle
chiese evangeliche di Firenze,
Prato e Pistoia. Nella prima riunione, che si è svolta l’8 ottobre
presso la sala dell’Esercito della Salvezza, il past. Mario Marziale e il magg. Antonio Longo
hanno accettato l’unanime richiesta di continuare a svolgere
1 rispettivi servizi di presidente
e segretario.
Nel corso della riunione il
past. Luigi Santini ha riferito
sull’incontro del Servizio RadioStampa-Televisione tenutosi a
Ecumene e il past. Mosè Baldari ha riferito della campagna di
evangelizzazione svolta da 53
missionari americani nel giugno
scorso in diverse regioni d’Italia.
Le successive riunioni saranno dedicate ad approfondire la
informazione sulla Assemblea
della Federazione Luterana Mondiale di Budapest, sul Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste
e sull’Assemblea dell’Unione
chiese battiste.
uno il mese per la durata di un
giorno e mezzo cadauno) per i
giovani catecumeni delle Chiese
di Bologna, Modena e Parma
da svolgersi alternativamente a
Mezzano e Bologna, sotto la guida del past. Paolo Sbaffi. Oltre
alla scambievole e approfondita
conoscenza di problemi e tematiche comuni, si avrà la possibilità di seguire un corso di catecumenato vario e « sostanzioso ». Trattandosi per altro di un
esperimento, eventuali domande di partecipazione di altri giovani del Circuito saranno accolte in relazione alle possibilità
’logistiche’ delle Comunità ospitanti.
La seconda è l’avvio di un più
organico contatto di conoscenza e di eventuali comuni iniziative con la Chiesa Cristiana Libera, ospitata da tempo nei locali delia Chiesa Metodista di
Bologna, e ciò anche a seguito
deH’indicazione sinodale.
Il Consiglio di Chiesa è stato
incaricato di avere prossimi incontri con i responsabili della
Chiesa Libera per concrete valutazioni in merito a tutte le
iniziative da esperirsi in comune. E’ già da registrare la richiesta di aggregare i ragazzi di questa comunità con quelli della
Chiesa metodista per cornimi
corsi di Scuola Domenicale.
alla fedeltà della Parola, ha favorevolmente impressionato i numerosi intervenuti al culto di
domenica 14 ottobre, presieduto
dal Sovrintendente di Circuito
past. Franco Carri, che bene ha
fatto a centrare la sua predicazione su una serie di passi delle
epistole paoline nei quali emergono con incisiva chiarezza i concetti sopra accennati.
Un caloroso e fraterno saluto
è stato espresso, a nome di tutta la comunità, dall’anziano Armando Russo, che ha dato il bentornato in mezzo a noi a Giuseppe ed il benvenuto a Enza e
Serena, con la speranza che tutti insieme, con l’aiuto del Signore, sapremo dare più vigoroso
impulso all’annuncio del inessaggio evangelico in questa città.
Corso per i giovani Nuovo pastore
Benvenuto
ROMA — Domenica 14 ottobre
il sovrintendente dell’XI circuito, Odoardo Lupi, ha insediato il
pastore Giovanni Conte nella comunità di Via IV Novembre, predicando sul testo Filippesi 1: 111. Dopo le parole di accoglienza
dell’anziano E. Vicari e di saluto di G. Conte è seguito un rinfresco per festeggiare l’arrivo
del nuovo pastore.
A lui ed alla sua famiglia la
comunità invia auguri e benedizioni da parte del Signore.
e di lavoro
Mezzogiorno, evangelizzazione
e stranieri, questi i temi principali individuati dall’Assemblea
del XII Circuito (Abnizzo e
Molise) svoltasi il 14 ottobre ’84
a S. Giovanni Lipioni, e proposti all’attenzione delle chiese.
A « visualizzare » piacevolmente il tema degli immigrati nel
nostro paese c’era un simpatico giovane: Josiah Chukwu, metodista di Lagos (Nigeria), attualmente a Pescara per gli
studi universitari. Per le città
nelle quali c’è una presenza straniera si è deciso di cercare la
collaborazione degli immigrati
per avere degli incontri nei quali conoscere la loro realtà. Qualcosa in questo senso si sta facendo a Pescara.
A Perano, nella prossima primavera, il Circuito organizzerà
insieme alla comunità locale una
giornata di evangelizzazione. Alcune iniziative in preparazione
a quella giornata sono previste
fino a marzo-aprile. A Campobasso, in « cèntro », compariranno dei manifesti (3-4 al mese)
con il ’punto di vista’ a cura
delle chiese battista e valdese
locali.
« Qual è stata la collocazione
delle nostre chiese nel contesto
meridionale nel passato e quale
è oggi? ». « Qual è il senso della
nostra esistenza? ». Queste le
domande che l’A.C. si è posta
di fronte al pregevole documento sul Mezzogiorno preparato
dal Consiglio e dalle chiese del
Circuito. La risposta dovrà essere data non a parole o sulla
carta, ma nella vita quotidiana.
Anche i giovani e le donne sono stati al centro dell’attenzione
assembleare. Si stanno organizzando convegni e incontri zonali data la vastità geografica del
nostro Circuito.
I pastori di queste due regioni (4, più un emerito V. Sciclone appena arrivato al quale va
il nostro benvenuto!) si sentono isolati e gradirebbero maggiori contatti fra loro. Cosa fare? Si decide di avere degli incontri bimestrali per fraternizzare e discutere non solo di teologia, ma anche di problemi relativi al ministero.
Le chiese dovranno studiare
attentamente l’argomento « dissociazione dal terrorismo » onde evitare, se possibile, di dire
o di far pensare cose che il Sinodo non ha detto.
Da sottolineare ancora la
schietta, abbondante (come il
vino, i maccheroni e la frutta
dell’agape fraterna) ospitalità
offertaci dalle sorelle e dai fratelli di S. Giovanni L. Con rammarico ci siamo separati da loro per ritornare alle nostre case distanti, per alcuni, 200-300
km. Una domanda rimbalzava
nella testa del cronista lungo la
via del ritorno ; come « sfruttare » questa ricchezza di comunione fraterna e di doni presenti nelle chiese del Circuito? E’
possibile arrivare ad una specie di « mercato comurie » oppure dobbiamo limitarci a vivere isolati, in « autarchia », imposta dalle distanze chilometriche? La risposta è, purtroppo,
molto difficile !
Enos Mannelli
BOLOGNA — Nel corso dell’Assemblea di Chiesa tenutasi
il 14 ottobre sono state assunte,
fra l’altro, due decisioni che rivestono caratteri alquanto distintivi.
La prima, a seguito di identica indicazione della FGEI del
Distretto nonché a favorevole
parere espresso dal Consiglio di
Chiesa della Comunità di Parma, è l’approvazione di un programma di 8 incontri (in media
TARANTO — La maniera del
tutto informale con la quale è
avvenuto l’insediamento del pastore Giuseppe La Torre a Taranto, ha dato un tono più aderente alla realtà della vita quotidiana in cui la comunità della
locale Chiesa Valdese è chiamata a dare la sua testimonianza
dell’Evangelo di Gesù Cristo.
Niente fronzoli, quindi, né liturgie speciali previste per l’occasione, ma un forte richiamo
Documento sulla sessualità
E’ In partenza II « Documento sulla sessualità ». Ricordiamo alle
chiese che esso può essere ordinato al nostro indirizzo, via Pio V 15,
10125 Torino (tei. 011/655Ì78) e precisiamo che, d'accordo con la Tavola, tutti gli ordini inviati ttlla Casa valdese di Torre Pellice, secondo la
indicazione data dal moderatore nella sua circolare, vengono « girati »
a noi per l'invio. L. 500 la copia (minimo 10 copie). Sconto 10% da
100 in su.
6
6 prospettive bibliche
2 novembre 1984
LA FEDE INTERROGA
A chi sono date le chiavi del Regno?
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di fede che gli sta a cuore, - ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede
In Matteo 16: 19, dopo la famosa frase del «Tu sei Pietro »,
è riportata la frase di Gesù,
sempre a Pietro, sullo sciogliere
e legare. Come dobbiamo intenderla?
Gesù disse questa parola a
Pietro dopo la sua confessione
di fede. Con essa Pietro dichiarava di credere in Gesù non solo come Rabbi, come Profeta,
ma come il Messia, il Figlio dell’Iddio vivente. Pietro era ormai
la prima pietra vivente dell’edificio spirituale che è la Chiesa.
Gesù glielo conferma cambiandogli il nome (non più Simone
ma Pietro). Quindi a lui per primo (primo tra pan, perché poi
- Matteo 18; 18 - a tutti gli altri
è detto lo stesso) affida il compito apostolico di aprire ad altri la porta del Regno di Dio,
mediante la predicazione. Ciò
che Pietro farà prima aprendola ai suoi connazionali (Atti 2)
e poi ai pagani in casa di Cornelio (Atti 10).
Più tardi tanti altri apriranno, mediante la loro testimonianza a Gesù Cristo, la porta
della salvezza: apostoli, evangelisti missionari, diaconi e anche
semplici credenti (Atti 8: 4 ss.),
sia a singoli individui che a
gruppi. A chi si pentiva era annunziato in Gesù Cristo il perdono, l’assoluzione di tutti i
peccati. Dio confermava tale remissione pronunziata per bocca
umana mediante il battesimo
dello Spirito Santo (Atti 10: 44
ss.).
Questa chiave, questa facoltà
di introdurre nel Regno di Dio,
la possedevano anche i dottori
della legge mosaica, ma ne facevano abuso: presentare e spiegare la loro legge per fare an
che dei proseliti (Luca 11: 52).
Questi però spesso divenivano
degni dell’inferno (Matteo 23: 13
e 15).
Ai veri credenti in Gesù Cristo, pronti a confessarlo quale
Figlio di Dio, come fece Pietro,
è data la chiave dell’annunzio
del Vangelo per aprire le porte
del Regno a chi accetta il Cristo. Chi lo riceve come il Cristo
di Dio entra nel Regno dei cieli,
ma chi lo respinge per incredulità ne rimane fuori. Qualunque
persona, uomo o donna, colta o
ignorante, sinceramente credente, confessante il Cristo e intercedente per le anime, ha questa
chiave e diviene strumento consapevole della grazia divina, con
l’annunzio della remissione o assoluzione dei peccati a chi si
pente e crede in Cristo. Su ciò
si basa il sacerdozio universale
dei credenti.
(Va da sé che se possiamo annunziare il perdono di Dio alle
anime pentite, potremo — per
grazia — perdonare i nostri offensori, nella certezza di fede
che anche Dio li perdona).
Questa la chiara esegesi di
quel passo. Ma questo versetto
e il precedente hanno dato luogo a delle polemiche dovute a
forzature dei testi biblici, quando vengono staccati dal contesto, per far loro dire quello che
è nella volontà del traduttore
o del commentatore. Eccone due
esempi;
« Gli apostoli e i loro successori devono pronunziare la scornunica contro i ribelli: perciò
vien loro dato ogni potere, e Gesù promette che ogni loro sentenza sarà ratificata in cielo »
(’La sacra Bibbia’ tradotta e
commentata da Marco Sales,
L.I.C.E., Torino). Non occorre
spiegare cosa comportava la
« scomunica » in passato e quello che fu il potere coercitivo
verso i cosiddetti « ribelli »! L’altro esempio l’offre il Nuovo Testamento in francese, tradotto
e commentato dai monaci di
Maredsous:
« Le chiavi: la tradizione cattolica ha sempre visto in quella promessa l’autorità sovrana
conferita al principe degli apo
stoli e ai suoi successori, e che
gli sarà ancora confermata dopo la resurrezione » (Giovanni
21: 15 ss.).
In questo commento (e in quasi tutti gli altri editi dai fratelli cattolici) si tralascia il fatto
che quasi le stesse parole furono ripetute a tutti i discepoli
(cfr. Matteo 18: 18 e Giovanni
20; 23), e che il brano accennato
di Giovanni non si riferisce ad
un presunto primato di Pietro
(che è in fondo soltanto un primato di confessione di fede) ma
alla sua riabilitazione o reintegrazione nell’apostolato da cui
era scaduto perché aveva pubblicamente rinnegato il Signore.
Gesù dunque in qùesto versetto e in quelli paralleli dà ad
ogni persona che crede in Lui
la chiave, cioè la possibilità di
aprire ad una o a più anime la
porta del Regno celeste. Ciò mediante una confessione di fede
fedele e verace, convinta e coraggiosa. E’ dovere dei credenti
dire a chi si pente e crede in
Gesù Cristo come Redentore che
con tale fede entra nel Regno
di Dio. Ma è anche doveroso dire a chi non crede nelTEvangelc!
di Gesù Cristo ch’egli « sarà condannato » non per le sue mancanze ma per la sua incredulità
(Marco 16: 16). Ma per far questo ci vuole il soffio di quello
Spirito che tutti i veri discepoli
possono ricevere (Luca 11: 13).
« Non sei tu che porti la radice
ma è la radice che porta te » - IV
IL SENSO SEGRETO
DELLA STORIA DI DIO
(Romani 11: 1-24)
a cura di Gino Conte
4 4 lo dico dunque: Dio ha forse ripudiato il
■ ■ suo popolo? No di certo! Perché anch’io
sono israelita, della discendenza d'Abraamo, della
tribù di Beniamino.
2 Dio iron ha ripudiato il suo popolo, che ha
riconosciuto già da prima. Non sapete ciò che
la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo:
3 Sigmore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno
demolito i tuoi altari, io sono rimasto soio e vogliono la mia vita?
4 Ma che cosa gli rispose la voce divina? IWi
sono riservato settemila uomini che non hanno
piegato il ginocchio davanti a Baal.
5 Così anche ai presente, c'è un residuo eletto
per grazia.
6 Ma.se è per grazia, non è più per opere; aitrimenti, la grazia non è più grazia.
7 Che dunque? Quello che Israele cerca, non
lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti;
8 e gli altri sono stati induriti, com’è scritto:
Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per
non vedere e orecchie per non udire, fino a que.
sto giorno.
9 E Davide dice:
La loro mensa sia per loro un laccio, una rete,
un inciampo e una retribuzione.
10 Siano gli occhi loro oscurati perché non vedano e rendi curva la loro schiena per sempre.
11 Ora io dico: Sono forse inciampati perché
cadessero? No di certo! Ma a causa della loro
caduta la salvezza è giunta ai pagani per provocare la loro gelosia.
12 Ora, se la loro caduta è una ricchezza per il
mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per
I pagani, quanto più lo sarà la loro piena partecipazione!
13 Parlo a voi, pagani: in quanto sono apostolo dei pagani, io faccio onore al mio ministero,
14 sperando di provocare la gelosia di quelli
del mio sangue, e di salvarne alcuni.
15 Infatti, se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?
16 Se la primìzia è santa, anche la massa è
santa; se la radice è santa, anche i rami sono
santi.
17 Se alcuni rami sono stati troncati, mentre
tu, che sei olivo selvatico, sei stato innestato al
loro posto e sei diventato partecipe della radice
e della linfa dell'olivo,
18 non insuperbirti contro ì rami; ma, se t'insuperbisci, sappi che non sei tu che porti la radice,
ma è la radice che porta te.
19 Allora tu dirai: Sono stati troncati i rami
perché fossi innestato io.
20 Bene: essi però sono stati troncati per la
loro incredulità e tu sussisti per la fede; non insuperbirti, ma temi.
21 Perché se Dio non ha risparmiato i rami
naturali, non risparmierà neppure te.
22 Considera dunque la bontà e la severità di
Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma
verso di te la bontà di Dio, purché tu perseveri
nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso.
23 Allo stesso modo anche quelli, se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati;
perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo.
24 Infatti se tu sei stato tagliato dall'olivo seivatìco per natura e sei stato contro natura innestato nell'olivo domestico, quanto più essi, che
sono ì rami naturali, saranno innestati nel loro
proprio olivo.
Nei due capitoli precedenti. Paolo ha
enucleato in tutta chiarezza e radicalità
quello che per lui è il problema teologico d’Israele. Il capitolo 11 porta a conclusione il discorso, in una sorta di disegno della storia della salvezza in cui
compaiono tutte le parti in causa; il popolo delTAntico Testamento, l’Israele che
non riconosce Cristo, i giudei-cristiani, i
cristiani provenienti dal paganesimo.
Dio ripudia?
In li: 1 è formulata la domanda che
guida tutto il discorso: « Dio ha ripudiato il suo popolo? » (cfr. 10; 18-19). Il fatto
che l’Israele storico sia in maggioranza,
dal punto di vista del cristiano Paolo!,
« senza conoscenza » è forse il segno che
il popolo che Dio si è scelto nell’Antico
Testamento è finito, abbandonato? Vuol
forse dire che è stato sostituito da un
altro? Comincia una fase completamente
nuova del rapporto fra Dio e gli uomini,
senza Israele? Israele è diventato « pagano »? No di certo, risponde subito Paolo. Il resto del capitolo articola su tre
piani queste sicuro « no di certo ».
Innanzitutto (vv. 7-10), Paolo chiarisce
che una parte d’Israele è stata « indurita », resa ostinata, per poi sottolineare
come questa ostinazione abbia reso possibile la salvezza dei pagani (vv. 11-24).
Infine, Paolo annuncia la salvezza di « tutto Israele » (vv. 25-32).
Come fa Paolo ad essere certo che Iddio non ha reietto ii suo popolo? Da un
lato constata che c’è un Israele che accoglie la « parola vicina » delTevangelo (a
cominciare da lui, figlio di Abramo, della
tribù di Beniamino, v. 1, cui è affidato l’apostolato dei pagani). Si tratta della
componente di origine ebraica delle nascenti comunità cristiane. Paolo riprende il pensiero profetico (in particolare di Isaia) di un resto fedele in Israele
che già aveva fatto la sua comparsa in
9: 27 ss. Così come in passato, ad esempio nella contrapposizione fra Elia e i
profeti di Baal, Dio si era riservato 7.000
uomini non idolatri, così anche ora, dice
Paolo, Dio elegge un residuo. L’esistenza
di questo resto è per grazia, cioè è frutto dell’azione di Dio e non dei meriti
del resto stesso. E in questa elezione di
Dio sta, come Paolo chiarirà meglio in
seguito, il fondamento della sua certezza
che la frattura storica d’Israele non sia
segno di reiezione; Iddio ha « da prima »
eletto il suo popolo. Citando l’esempio di
Elia, con cui vuole provare la « tipicità »
della scelta di un resto. Paolo sottolinea
anche la solitudine di Elia nel richiamare
il suo popolo, solitudine in cui evidente
mente si è immedesimato nei capitoli
precedenti.
Sia detto per inciso che abbiamo qui
una delle più antiche attestazioni dell’uso delle citazioni delTAT in cui si parla di uccisione dei profeti in un quadro
che qui è ancora di serrata discussione
teologica alTinterno dell’orizzonte della
coscienza netta del profondo legame fra
Israele e chiesa: a partire dai decenni
successivi citazioni di questo tipo tenderanno a diventare sempre più prove della presunta innata pervicacia d’Israele,
culminata coll’uccisione di Cristo.
Ai vv. 7 e 8 Paolo riprende e riassume
diverse cose già dette in precedenza (cfr.
9: 31; 10: 3). Israele, nel suo complesso,
non ha raggiunto la giustizia; questo è
stato ottenuto solo dalla parte che ha
accolto la « parola vicina », (gli ebrei divenuti cristiani) mentre « gli altri », cioè
l’Israele non cristiano, la sinagoga, sono
per Paolo « induriti », giudizio che Paolo
sottolinea ai vv. 8b-10, con una serie di
citazioni (Isaia 29: 10; Deuteronomio 29;
4; Salmo 69: 23-24).
sa possa pensare di prescindere da Israe
le, di essere in concorrenza con Israele
e di averlo « sostituito », contro il pensie
ro che per Israele e la chiesa valgan(i
due pesi e due misure. (Chissà cosa avreb
be scritto Paolo, se avesse visto come :
rapporti fra cristiani di origine pagana
ed ebrei si sono sviluppati!).
Paolo vede qui una sorta di legame, di
interdipendenza che esprime con il tema della « gelosia ». Non solo giudica
provvidenziale il no d’Israele che apre la missione ai pagani, ma spera, diremrno quasi sogna, come araldo del
prossimo ritorno di Cristo (non dimentichiamolo) che la comunione dei pagani
con Dio ingelosisca Israele e che da questo scaturisca la sua nuova pienezza. E
se la frattura d’Israele ha causato il bene
del mondo, cioè dei pagani, quale realtà
grandiosa sarà la ricomposizione di que
sta unità (v. 15, cfr. v. 23).
Un solo olivo
Un « no » provvidenziale
Un’altra domanda segna il passaggio
al secondo piano del ragionamento di
Paolo. « Sono forse inciampati perché cadessero? No di certo » (11; 11). Causando con Cristo una « frattura » alTinterno
del suo popolo, Dio ha inteso cancellarlo? No di certo. Per quanto possa sembrare paradossale Paolo, dopo aver con
tanti argomenti sottolineato il carattere
di fraintendimento che ha per lui il rifiuto ebraico di Cristo, sostiene era che è
grazie a questo rifiuto che la salvezza è
giunta ai pagani. Il no d’Israele causa
la missione ai pagani, ciò che Israele ha
rifiutato è offerto ai pagani. C’è qui certamente il riflesso dell’esperienza reale
(cfr. Atti 13: 46; 18: 6; 28: 8 anche se in
questi passi il tono è molto diverso da
quello di Paolo e risente di un atteggiamento polemico posteriore). Ma Paolo
non vuol qui scio riferire come sono andate le cose. Il no d’Israele mette in opera quel capovolgimento divino, o più
che metterlo in opera ne è il mezzo, per
cui i senza Dio diventano popolo di Dio,
gli ultimi, i pagani, diventano « primi »,
gli esclusi dalTalleanza vengono inseriti
nel patto.
Nello sviluppo di questo pensiero Paolo si rivolge in particolare (v. 13) ai cristiani di origine pagana. Non sono gli
unici destinatari della lettera (c’erano
certo anche giudeo-cristiani) e neppure
di questa parte della lettera. Ma a loro
Paolo deve rivolgere un discorso particolare. Paolo mette in guardia contro il
nascere in ambienti non ebraici della
chiesa di pensieri e giudizi che non colgono la realtà profonda d’Israele. Paolo
mette in guardia contro l’idea che la chie
U legame profondo tra la chiesa e
Israele è espresso in modo impressionante dall’immagine dell’albero ai vv.
17-18. Alcuni dei rami dell’olivo sono stati troncati e fra i rami è stato innestato
un olivo selvatico che può godere di radici e linfa che prima non aveva. Di solito si sottolinea il carattere « innaturale», per nulla ovvio di questa operazione (v. 24). E’ l’imprevedibile misericordia
gratuita di Dio che « innesta » i pagani.
Ma vorrei sottolineare un altro aspetto:
l’immagine dell’innesto si basa sul fatto
che c’è un solo olivo. Paolo vuole sottolineare che in Cristo i pagani sono inseriti nell’unica relazione con Dio, nell’unica forma di rapporto che egli attraverso l’elezione stabilisce con gli uomini,
Israele prima, pagani poi: il patte. Non
abbiamo qui un nuovo popolo di Dio
che ne sostituisce uno vecchio, non la
concorrenza fra due «chiese » che si succedono nel tempo, ma Tincerporazione
anche dei pagani nell’unica relazione che
Dio intenda: quella della sua fedeltà, vissuta nel patto che egli stringe con gli
uomini. Ecco la vera ragione per cui
Israele non può non essere nell’orizzonte
della chiesa.
Una delle tesi della Risoluzione sinodale sul rinnovamento dei rapporti fra cristiani ed ebrei approvata dal Sinodo regionale della Renania nel 1980 (pubblicata
su ”La Luce” del 10.12.1982) esprime bene questa realtà: « Noi crediamo la durevole elezione del popolo ebraico come
popolo di Dio e riconosciamo che la chiesa, tramite Cristo, è inserita nell’alleanza
di Dio con il suo popolo ».
Israele e chiesa non sottostanno per
Paolo a leggi diverse. Per entrambi vale
la stessa realtà: il giudizio di Dio per
chi si sente sicuro, la sua grazia per i
peccatori. Ecco perché Paolo può invitare i cristiani di origine pagana a non sentirsi a posto, a non inorgoglirsi: non sei
tu (pagano, ultimo inserito) che porti la
radice (la millenaria storia del patto di
Dio col suo popolo), ma è questa storia,
questa linea di fedeltà di Dio alle sue
promesse che sostiene te. Guarda al tuo
innesto come ad un miracolo, da vivere
con « timore ».
Daniele Garrone
11
% ■■■
^ I
\
7
2 novembre 1984
oMèttìvo aperto 7
fife
UN
CONVEGNO ORGANIZZATO DAL SERVIZIO STAMPA RADIO TELEVISIONE DELLA FEDERAZIONE
DIECI ANNI DI PROTESTANTESIMO IN TV
Una cinquantina di persone
hanno partecipato al convegno,
organizzato dal Servizio « Stamipa, radio e televisione » della
Federazione. Lo scopo del conegno è descritto dal titolo stesso che gli è stato attribuito, e
cioè « Dieci anni di ’’Protestantesimo”: quale bilancio, quali
prospettive ».
Venerdì 5/10, dopo la visione
di alcuni numeri significativi
della rubrica, nella serata, tre
brevi relazioni introduttive hanno aperto i lavori del convegno,
tentando un’analisi critica di come la trasmissione si è svolta
sino ad oggi.
Della relazione di Renato
Maiocchi diamo un riassunto in
un articolo a parte, mentre accenniamo qui ad alcuni dei rilie\'i sollevati dalle relazioni di
Alfredo Berlendis e di Gianna
Urizio.
I rilievi di Berlendis possono
essere sintetizzati come segue:
a) «Non è possibile che ’’Protestantesimo” non si sia ancora
posto il problema di avere uii
momento di colloquio con la rubrica ebraica ’’Sorgente di vita”,
con cui si alterna di settimana
in settimana.
fe) Le trasmissioni di carattere storico sono state troppo
rivolte al passato e troppo poco
a descrivere le situazioni presenti in cui operano le nostre
comunità.
c) In campo etico (anche se
molti temi sono stati affrontati)
ci sono dei silenzi preoccupanti
(la sanità - la follìa - l’educazione dei figli - la sessualità - il cinema - la poesia, ed altri ancora).
d) La sigla, rimasta sempre
uguale nel corso degli anni, dovrebbe essere variata.
e) Più spazio dovrebbe essere concesso alla controinformazione.
Un cocktail
Gianna Urizio ha fatto un’ampia analisi dei vari aspetti che
sono stati all’attenzione dei responsabili del servizio ed ha sot
tolineato la difficile situazione
in cui lo staff si è trovato a lavorare, con due sole persone
impegnate a pieno tempo nel servizio. Ha sottolineato come vi
sia stata e ancora vi sia incertezza nelle linee di fondo che dovrebbero essere le direttrici della trasmissione. Questa appare
tuttora come un « cocktail », in
cui con vario dosaggio sono presenti tutti i tipi possibili di trasmissione. Si è cercato di privilegiare il confronto con la Bibbia, quello del messaggio diretto, il dialogo (intervista, incontro con altri), la storia, l’attualità (con largo spazio riservato ai
temi etici). Gianna Urizio ha poi
tracciato un panorama statistico
delle 191 trasmissioni andate in
onda e di come esse sono state
seguite dai telespettatori. L’ora
infelicissima ci toglie certamente una fascia considerevole di teespettatori, che tuttavia si sono
attestati attorno ad un numero
abbastanza stabile di circa 200
mila persone.
Fra i documenti dati ai partecipanti al convegno vi era anche
l’elenco dei titoli di tutte le trasmissioni trasmesse dall’ottobre
1976 al 1° ottobre 1984.
A questo proposito è interessante questo grafico:
lllllllllllllllllllllllllllllllllllll 37 informative sul protestantesi mo italiano e mondiale.
llllllllllllllllllllllllllllll 30 temi sociali e/o attualità.
lllllllllllllllllllllllllllll 29 temi teologici, dottrinali e/o
etici.
llllllllllllllllllllllll 24 biblici.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII 24 storia protestante.
llllllllllllllllllllll 22 vita delle chiese.
llllllllll 10 interviste a personaggi prote stanti.
lllllll 7 protestantesimo mondiale.
lllllll 7 a carattere musicale.
Per una nuova cultura
Il mattino di sabato 6/10 è stato centrato su due relazioni, con
relativo dibattito generale, proseguito per tutto il pomeriggio.
Le relazioni sono state tenute da
Nino Cascino e Luigi Santini.
Nino Cascino, assistente del
vice-presidente della RAI Massimo Fichèra, ha parlato sul tema « La televisione negli anni
’80 ». Al centro della sua riflessione una descrizione delle tra
sformazioni tecnologiche in atto
e il problema del linguaggio televisivo, nonché un’analisi dei tipi
di programmi maggiormente seguiti oggi, sia sui canali nazionali che su quelli delle TV private.
Il pastore Luigi Santini ha
parlato del « Nuovo contesto
culturale del paese e le risposte
dei protestanti ». La sua analisi,
che da alcuni è stata definita
troppo pessimista, ha toccato,
tra l’altro, i seguenti punti:
a) Lo scarso interesse degli
italiani per la cultura teologica,
da sempre delegata al clero;
b) Il 5° centenario luterano
e la firma delle « Intese» ci hanno confermato che possiamo oggi collaborare in libertà alla crescita del nostro paese e dobbiamo usare anche ’’Protestantesimo” a questo scopo;
c) L’accusa che ci viene rivolta dalTitaliano medio è quella di essere troppo ripetitivi, ma
ciò non deve spaventarci se è la
nostra « protestanticità » che viene messa in risalto. In molti settori abbiamo certamente una
parola originale da dire;
d) Il nostro compito è quello di portare speranza in tutte
le situazioni concrete in cui ci
veniamo a trovare;
e) Non dobbiamo stancarci
di tentare il recupero di una teologia protestante che aiuti oggi
a formare una nuova cultura.
Dal lungo dibattito che ha fatto seguito alle relazioni riportiamo alcuni stralci che ci paiono significativi.
— Dobbiamo insegnare alla
gente a distinguere il vero dal
falso e per noi la verità non
può essere altro che Gesù Cristo.
In una società che ha perso il
senso del suo vivere, è necessario riproporre l’annuncio della
gratuità del dono di Dio e aiutare la gente a riscoprirne tutta la
bellezza. Sulle tragedie umane
di oggi possiamo gettare uno
sguardo con la speranza dell’Evangelo. Bisogna avere il coraggio di dire alla gente ciò ohe
Le tappe del cammino percorso
In un documento dell’1.10-’71,
a firma dell’allora segretario del
Servizio, Roberto Sbaffi, si tracciavano le linee fondamentali
della rubrica che avrebbe iniziato le trasmissioni il 4.1.1973. Eccone i passi più salienti:
« Perché una rubrica televisiva
protestante? Per ragioni storiche
a tutti note, i fermenti e le esperienze religiose nate dalla Riforma del XVI secolo, dai suoi precedenti e dai suoi successivi sviluppi, seno rimasti in gran parte estranei alla storia della società italiana e alla sua coscienza religiosa. La rubrica, nel clima più aperto determinato dal
Concilio Vaticano II e dai suoi
sviluppi anche nel nostro paese, vuole essere non una rubrica degli evangelici per gli evangelici ma piuttosto un servizio
reso alla cultura e alla esperienza religiosa degli italiani. Essa,
tuttavia, non vuole limitarsi a
questo compito culturale-informaiivo. Intende anche partecipare alla ricerca, che è comune
a tutto il mondo cristiano oggi,
di una riflessione sul e di una
comunicazione del messaggio
evangelico capace di raggiungere
veramente la coscienza degli uomini di oggi in un momento in
cui la religiosità tradizionale è
in crisi. In questo senso una rubrica aperta alla critica, alla discussione, al confronto ».
Seguiva una elencazione dei
Aloni lungo i quali la rubrica
intendeva muoversi:
a) storico-culturale sugli a
spetti fondamentali della storia,
della teologia e dell’esperienza
protestanti;
b) informativo, aggiornamenti attraverso interviste, dibattiti, ecc.;
c) biblico-culturale: predicazione di gruppo o individuale,
rappresentazione di momenti
cultuali o tentativi di interpretare gli insegnamenti evangelici
nel contesto dei problemi attuali;
d) le comunità protestanti
nella loro realtà religiosa e sociologica;
e) i protestanti di fronte alla realtà politica e sociale del
mondo d’oggi;
f) 1’« ecumenismo » e i suoi
problemi.
Questa impostazione della rubrica è rimasta essenzialmente
la stessa nel decennio, passando però attraverso alcune fasi:
1. Dal ’73 al ’75: Rivedendo oggi le trasmissioni di quel periodo vien fatto di sorridere: si avverte — nettissima — nelle parole e nelle immagini — ma soprattutto nelle parole — la convinzione che la realtà del protestantesimo italiano. Analmente
visibile a una supposta « massa »
di telespettatori, sia di per sé
sufficiente a destarne l’interesse, anzi, la meraviglia: avete mai
visto un giudice che fa anche il
pastore? Una chiesa governata
da un’assemblea, un consiglio
di chiesa elettivo!? Un battesimo
amministrato a degli adulti, una
tematica come chiesa e società?
Il tutto però non con iattanza
anzi, con quella che chiamerei
«ingenua compostezza »: ingenua
perché fiduciosa nella forza comunicativa della realtà protestante in quanto tale; ma composta nel sottolinearne, per altro verso, la modestia e la non
pretesa di eccezionalità.
2. Dal ’75 al ’78: Per ragioni
varie, nel 1975 sì ebbe una svolta che portò la rubrica dalla
precedente collocazione pomeridiana a quella serale, nonché
da 15 minuti settimanali a 30 a
settimane alterne. Era il momento magico della riforma del servizio pubblico radiotelevisivo e
delle grandi speranze — oggi
possiamo dire amaramente delle
grandi illusioni. La EGEI, durante il travaglio che portò alla
trasformazione della rubrica, espresse in un documento la propria piena adesione ai principi
della riforma della RAI rideflnendo in quest’occasione il ruolo della presenza protestante. Il
documento diceva fra l’altro:
« La EGEI ravvisa nella riforma dell’Ente radiotelevisivo un
dato positivo che si colloca nella linea — sempre sostenuta dagli evangelici italiani — di una
necessaria democratizzazione degli strumenti di comunicazione
radiofonica e televisiva, capace
di accrescere nel nostro paese
gli spazi di libertà per tutti.
Per quanto specificamente li
riguarda, gli evangelici italiani
vedono nella RAI riformata una
opportunità per loro di contri
buire ad immettere nel circolo
della ’’cultura” italiana quei diversi modi d’essere e di porsi
dinanzi alle cose, di reagire ai
fatti e alle istanze etiche sociali e civili che derivano dal modo
di intendere la ' fede e il rapporto con Dio, e che sono patrimonio di quella ’’cultura protestante” nata dalla Riforma del XVI
secolo, che ha profondamente
inciso nella storia degli uomini:
una ’’cultura” che nel nostro
paese è stata di fatto — anche
dall’Ente radiotelevisivo — discriminata o comunque, come
accade per gli spazi radiotelevisivi attualmente disponibili — respinta nel ghetto di trasmissioni che si è preteso dovessero rivolgersi solo all’”interno”, momenti il più possibile ’’liturgici”
riservati ai ’’fedeli”, e non spazi di predicazione e di testimonianza rivolti a tutti ».
In questo quadro, che sembrava poter finalmente inserire
la presenza protestante in TV
in un più ampio disegno di pluralismo reale e complessivo dell’informazione radiotelevisiva,
la rubrica cercò di elevare il tono — ferma restando l’impostazione. Ma i risultati non furono
— a mio giudizio — eccessivamente felici.
L’« ingenuità » del primo periodo fu sostituita da una maggiore qualificazione culturale ma
anche talvolta dalla tentazione
R. M.
(continua a pag. 12)
vale e ciò che non vale.
— Più che stare sulla difensiva, eccedendo nelle trasmissioni di carattere apologetico, è oggi necessario usare il mezzo televisivo in modo nrofetico, come annuncio del Signore della
storia. Manchiamo di autorità,
di queU’autorità e sicurezza che
ci viene data dall’alto.
— La cultura che proponiamo rischia di essere solo uno
specchio di noi stessi e non un
aiuto a crescere. Se non abbiamo una nostra chiara identità
protestante, rischiamo di essere
confusi.
— ’’Protestantesimo” rischia
di essere una trasmissione da
« ghetto ». A chi ci si rivolge?
Sembra semipre che ci parliamo
addosso. E’ necessario uscire dal
ghetto e proporre una cultura
protestante di più ampio respiro.
Le trasmissioni vanno viste come dei notiziari commentati,
una specie di rotocalco, che adoperi il linguaggio di tutti i giorni e non un linguaggio « saoro »,
staccato dalla realtà quotidiana.
— Ogni trasmissione televisiva di carattere culturale, come
vuole essere la nostra, deve contenere informazione, cultura e
spettacolo, altrimenti diventa
indigesta e non seguibile.
Un decalogo
di proposte
L’ultima fase del convegno,
quella di tipo propositivo, ha
raccolto tutta una serie di proposte e suggerimenti di vario
tipo. Elenchiamo i principali:
1) Il linguaggio deve essere
semplice e il ritmo della trasmissione vivace e spigliato.
2) Più che lunghe trasmissioni monografiche, è preferibile
spezzare il tempo della rubrica
in più parti, di cui almeno una
sia sempre dedicata ad un notiziario agile, sempre commentato da immagini.
3) I dibattiti, le tavole rotonde, le interviste, non possono
essere così palesemente « recitati ». E’ necessario che tutto
appaia autentico, fresco e immediato.
4) Privilegiare fortemente il
messaggio biblico. Il confronto
con l’Evangelo è di primaria importanza.
5) Dare largo spazio ai temi
della quotidianità, cercando di
far sentire in essi con chiarezza
la nostra voce evangelica.
6) Essere attenti a non trascurare nessuno dei grossi problemi etici che via via vengono
alla ribalta.
7) Non dimenticare il confronto con le varie realtà confessionali, sia nell’ambito del
mondo evangelico, che con i cattolici e con le altre fedi.
8) Creare, dovunque possibile, dei « gruppi d’ascolto »,
che inviino le loro osservazioni
critiche e le loro proposte.
9) Curare che non venga trascurato anche l’aspetto artistico
(musica, teatro, segnalazione di
libri, attività artistiche in genere).
10) Allargare, se possibile, lo
staff che si occupa della rubrica
e consentirgli di avere seminari
di preparazione e di aggiornamento. Marco Ayassot
8
8 ecumenismo
2 novembre 1984
CONSIGLIO ECUMENICO DELLA GIOVENTÙ’ IN EUROPA
Per una nuova Barmen
« Crescere in Cristo »: su questo tema, tratto dalla Lettera
agli Efesini, si è svolta, dal 14 al
20 ottobre, la XVl Assemblea generale del Consiglio Ecumenico
della Gioventù in Europa (CEGE) di cui è membro la FGEI.
L’Assemblea, quest'anno, aveva
luogo in Germania Federale ed
è stata ospite della Federazione
Giovanile Protestante Tedesca
in un bellissimo Centro delrUCDG, a Wuppertal - Barmen.
A cinquant’anni dalla storica
Dichiarazione teologica della
Chiesa Confessante, trovarsi riuniti nello stesso luogo di allora,
tra credenti di varie confessioni (protestanti, ortodossi, cattolici), dell’Est e dell’Ovest, del
Nord e del Sud, è stato un fatto
altamente significativo e impegnativo. Lo stesso tema generale dell’Assemblea, del resto, era
particolarmente stimolante per
i suoi vari risvolti sul piano della fede, della comunione ecclesiale, dell’impero ecumenico,
ma anche sul piano etico e politico.
Tre questioni
essenziali
Questi aspetti, li ha sviluppati con foraa, in ima relazione che
ha catturato l’attenzione di tutti, il Dr. Ulrich Duchrow, di Heidelberg. La relazione, intitolata
« Verso una Chiesa Confessante
ecumenica », ha costituito senz’altro il momento centrale del1 incontro, ponendo domande
precise a tutti i delegati, a partire da un’analisi molto realistica della situazione mondiale. Il
Dr. Duchrow ha esordito dicendo che «esistono certe questioni e situazioni rispetto alle quali la Chiesa oggi dev’essere assolutamente inequivocabile nelle sue risposte se vuole rimanere fedele al suo Signore e Salvatore ». Le questioni sono essenzialmente tre: la giustizia, la
pace, la salvaguardia della natura.
Sul piano della giustizia economica e sociale, egli ha affermato che esiste un apartheid
planetario tra Nord e Sud del
mondo e che « abbiamo bisogno
di una Dichiarazione di Barmen
per le nazioni industrializzate
per aiutarci a porre un termine
alle nostre colpe e per incoraggiarci e guidarci verso un nuovo ordine, non per via legalistica ma per mezzo della presenza
di Cristo, della Parola e del sacramento, dello Spirito Santo
nella Chiesa ». Per quanto riguarda la corsa al riarmo nucleare, ha ribadito la nota presa di posizione àeWAssemblea
di Vancouver: « Crediamo che
sia giunto il tempo per le chiese di affermare in modo chiaro
e inequivocabile che la produzione, l’installazione e l'uso delle armi nucleari rappresenta un
crimine contro l'umanità, e che
queste azioni devono essere condannate sul piano etico e teologico », ed ha aggiunto che la probabile rielezione di Reagan rischia di gettare il mondo nel
periodo storico più pericoloso
dalla seconda guerra mondiale.
Sul terzo punto (distruzione
dell’ambiente) ha fatto notare
come la vocazione vetero-testamentaria (Gen. I: 26-28) di
« riempire la terra e di dominarla» è stata sostituita di fatto,
nella civiltà occidentale, dal motto di Descartes: l’uomo è « maitre et possesseur de la nature »,
per cui si è giunti a considerare l’accumulazione del capitale
come un segno di elezione, e il
denaro come un idolo. Anche lo
sfruttamento dei « popoli naturali » è diventato un fatto normale in quanto, secondo l’etnocentrismo europeo, sono stati
considerati materia e non spirito. Da qui lo schiavismo, il colonialismo, il razzismo, ma anche il dominio di classe sui lavoratori manuali, la discrimina
zione contro le donne, senza dimenticare il militarismo che, in
nome del dominio e del possesso, riduce di fatto gli esseri umani a semplici oggetti.
Cominciare
dalla casa di Dio
Se è vero che tutto ciò è avvenuto (e avviene) anche in base ad una distorsione del messaggio biblico, vuol dire che « la
lotta per la giustizia e per la dignità umana deve cominciare
nella casa di Dio, la Chiesa, perché non si tratta semplicemente di una questione di società
migliore, ma di una scelta tra
Cristo e anti-Cristo ». Di fronte
a tutte queste sfide, la Chiesa
deve riscoprire il concetto biblico di « patto » tra Dio e l’umanità, dando la priorità alle esigenze di questo patto rispetto
a tutte le alleanze e le logiche di
questo mondo. Questa è la via
per crescere in Cristo, Colui che
Dio ha stabilito come nuovo
patto tra sé e noi.
In Europa, molti giovani cristiani sono già imjjegnati su
questi fronti decisivi della giustizia, della pace e dell’ecologia.
Perciò essi hanno una responsabilità particolare anche rispetto
ad un’altra esigenza, quella dell’ecumenismo, che è tanto più
impellente quanto enormi e gravi sono i problemi che travagliano l’umanità. Ora, il CEGE, benché a predominanza protestante
e ortodossa, è davvero im organismo ecumenico in quanto i
cattolici ne sono membri a pieno titolo (Olanda, Finlandia,
Svizzera, Belgio). Inoltre è uno
dei pochi organismi intemazionali che rappresenti effettivamente l'intera Europa nei suoi
quattro punti cardinali.
Proprio per questo il Dr. Duchrow ha lanciato all’Assemblea
una proposta-sfida quanto mai
interessante: sollecitare sia il
Consiglio Ecumenico delle Chiese sia il Vaticano a indire per il
1989 un « Concilio di tutta la
Chiesa di Cristo nel mondo »,
sui temi specifici della giustizia,
della pace e della salvaguardia
della natura. Per quella data è
già prevista da parte del CEC
una « Conferenza Mondiale » su
questi stessi temi. L’invito è di
trasformare questa Conferenza
in un vero Concilio Ecumenico
e, intanto, in quanto CEGE, di
agire e di pregare come parte
attiva di questo processo conciliare. Questa proposta è la riproposizione di un appello fatto
nel 1934 (stesso anno del Sinodo
di Barmen) da Dietrich Bonhoeffer alla conferenza di Fano
(Danimarca) della « Associazione Mondiale per Promuovere la
Amicizia fra le Chiese ».
Namibia, e una lettera aperta
a Nestlé contro i metodi di commercializzazione dei prodotti della multinazionale.
Ma, al di là dei documenti ufficiali e delle prese di posizione,
l’aspetto più importante di una
assemblea di questo tipo sta
propiio nel potersi trovare insieme, a parlare, a scoprirci
l’un l’altro, a confrontarci, con
le nostre differenze, le nostre
divisioni, le nostre divergenze.
La conoscenza reciproca e il rispetto dell’altro sono propedeutici ad ogni vera cultura di pace. Ciò è possibile nel CEGE in
quanto si è riuniti nel nome dell’unico Signore, Gesù Cristo, <- la
nostra pace ».
Jean-Jacques Peyronel
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Conforto o lotta?
Scarsa mobilitazione
Purtroppo, non si può dire che
TAssemblea del CEGE si sia mobilitata con decisione su questa
proposta. Le divisioni confessionali sono tuttora reali e non
semplicisticamente superabili.
Ma, più ancora, sono lungi dall’essere superate le divisioni politico-ideologiche tra Est e Ovest.
Anzi, rispetto agli anni scorsi,
ci è sembrato di notare un certo irrigidimento di posizioni che
sicuramente rispecchia l’attuale
tensione tra i due blocchi. Prova ne sia che il gruppo di lavoro su « pace e giustizia » non è
riuscito a produrre un documento unitario. Due mozioni però
sono state approvate: una contro l’apartheid in Sud Africa e
Tutta la stampa si è ampiamente occupata del processo al
frate Boti (con coda per i vescovi peruviani) a proposito della
teologia della liberazione. L’impressione che si ricava dalla lettura della stampa cattolica è dì
un certo sollievo per il fatto che
il processo si è concluso senza
esplìcita condanna, ma con
« chiarimenti » sia per quanto riguarda l’autorità papale, sia per
la incompatibilità fra cristianesimo e marxismo. Al lettore sembra che la chiesa cattolica non
abbia ancora risolto un problema che ha molto occupato anche le chiese protestanti negli
ultimi cinquant’anni. E cioè se
verso i poveri e gli umili l’atteggiamento cristiano debba continuare ad essere quello degli aiuti e del conforto alle vittime (i
cattolici hanno, come i protestanti, un’ammirevole presenza
in questa direzione), o piuttosto quello di collaborare a rimuovere le cause che mantengono i poveri poveri e gli umili
umili. La teologia della liberazione tende a dare un sostegno a
questa seconda linea, e si avvale
per questo di tutti i mezzi che
le vengono offerti dalle situazioni in essere, sulla scia di
quanto sono andate da tempo
realizzando diverse chiese protestanti: dal metodismo con la
sua attenzione alla diffusione di
JT" Echi dal mondo
cristiano
dei partecipanti: «non posso considerare il mio coniuge come un
’’fratello separato” »; il secondo
è che alla Santa Cena finale
molti cattolici si sono sentiti di
condividere il pane e il vino
con i protestanti, cosa che secondo il diritto canonico cattolico non sarebbe possibile.
a cura di CLAUDIO PASQUET
Lesotho; assassinio
di un evangelico
lo più senza partecipazione giovanile, sembra essere autorizzato.
Revoca dell’Editto
di Nantes
Un telex della Conferenza delle chiese di tutta l’Africa ricevuto a Parigi il 1° ottobre annuncia che il signor Nthofeela
Malefane, della chiesa evangelica del Lesotho, accusato di tradimento dal governo di questo
paese è stato assassinate. Per
ora non si conoscono altri particolari, ma è probabile che si sia
voluto con questo omicidio eliminare una persona « scomoda»
per il regime.
Chiese svizzere
e pace
Etiopia: vietate
preghiere e Bibbia
Il regime comunista etiopico,
di stretta osservanza moscovita,
sta duramente attaccando la
chiesa evangelica etiopica « Mekane Yesus ». La maggioranza
dei suoi edifici ecclesiastici è
stata chiusa, in molte regioni
etiopiche la vita comunitaria è
ridotta quasi a zero.
Ai giovani che vivono nella
regione occidentale è proibita
la partecipazione ai culti, i pastori e i missionari sono controllati in ogni loro spostamento e ogni tanto vengono arbitrariamente arrestati. Le riunioni di
preghiera e di studio biblico
nelle famiglie sono proibite, come pure le riunioni di canto.
Chi ascolta una cassetta a contenuto religioso può vedersi
confiscare cassetta e registratore. Solo il culto domenicale, per
La federazione delle chiese
protestanti svizzere, nel corso
della sua ultima assemblea a
Berna il 24 settembre ha deciso
di costituire un ufiìcio per la
promozione, la documentazione
e il coordinamento del lavoro
sulla pace. Un primo obiettivo
sembra essere quello di preparare un incontro delle chiese europee sul tema della pace i cui
risultati potrebbero essere sottoposti all’attenzione della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa che si terrà a Berna nel 1986.
Matrimoni misti:
doppia appartenenza?
Padre René Beaupère redattore della rivista « Foyers mixtes »
ha proposto che i coniugi di diversa confessione (protestanti e
cattolici) possano essere iscritti
nelle due comunità ecclesiastiche, realizzando così nella vita di
fede una realtà che già vivono
tutti i giorni nella famiglia. Questa dichiarazione è stata fatta
alla fine della riunione del sinodo ecumenico temporaneo tenutosi a Louverain il 22 settembre.
Due altri fatti significativi sono
successi in questa assemblea, il
primo è la dichiarazione di uno
18 ottobre 1685: data tragica
per il protestantesimo francese
(e di riflesso anche per il protestantesimo italiano). Quel giorno infatti il re Sole Luigi XIV
firmava la revoca dell’editto di
Nantes riaprendo così le persecuzioni e i massacri nei confronti dei protestanti, una delle pagine più tragiche della storia europea. L’anno prossimo si ricorderà il III centenario di questo
tragico evento, i protestanti francesi si stanno già mobilitando
in vista dell’ottobre 1985. Molte
cose non sono ancora annunciate; ma altre sono già decise fin
da ora. Ne diamo un breve elenco ripromettendoci di dare maggiori informazioni in seguito.
A livello regionale sono previste delle commemorazioni a
Marsiglia, Montpellier, Nantes,
Metz, in Alsazia, nel Poitou, nel
Queyras. A livelle nazionale si
sta preparando una grande mostra itinerante che verrà presentata in vari luoghi in Francia.
L’il ottobre 1985 vi sarà una
serata pubblica presso la sede
dell’UNESCO a Parigi. E sempre a Parigi si terrà il 12 e 13
ottobre ’85 un congresso nazionale sul tema « Protestantesimo
e libertà », e un colloquio storico, il 16-19 ottobre organizzato
dalla « Société d’Histoire du
Protestantisme Français ». Infine il 18 ottobre 1985 la 3“ rete
della TV francese presenterà una
rievocazione storica incentrata
sui prigionieri protestanti rinchiusi nella famigerata « Tour de
Constance » a Aigues Mortes.
scuole e di opere di rieducazione
sociale; a M.L. King con la sua
campagna nonviolenta a favore
dei negri; alle molte chiese che
in Sud Africa si oppongono alio
apartheid (e un vescovo anglicano ha avuto per questo il Nobel della pace).
La Curia e il papa sembrano
invece ancora fermi nel considerare poveri e umili come oggetto di attività assistenziale
(degna certo di encomio), ma
non pare abbiano ancora capite che è meglio insegnare all’affamato a pescare piuttosto che
regalargli un pesce. E non pare
che questa tendenza sia destinata a cambiare rapidamente, almeno fino a quando sul cattolicesimo regnerà papa Wojtyla.
L’ultima decisione del quale a
proposito della riammissione
della messa in latino di Paolo
III ha provocato più riserve e
sorpresa tra i cattolici, che non
fra coloro che non ne hanno
prontamente afferrato il significato anticonciliare.
Ancora echi nella stampa del
nostro Sinodo e dell’Assemblea
Battista. Particolare attenzione
al documento sulla sessualità
proposto dal Sinodo airattenzLone delle Comunità e alla lettera
dei due dissociati cui Sinodo e
Assemblea Battista hanno risposto come ormai è noto.
Sempre viva l’insistenza della stampa cattolica sul problema dei finanziamenti alle scuole
private e dell’insegnamento religioso nelle scuole. Anche papa
Wojtyla ha rinnovato durante la
visita in Canada le sue prese di
posizione, oltreché con l’espli.rito appoggio alla lotta dei vescovi maltesi contro il governo locale. Anche la Commissione Episcopale Italiana ha preso decisa
posizione al riguardo.
L’approssimarsi delle elezioni
di novembre rende sempre più
vivace la polemica prò e contro
Reagan. Gli avversari lo attaccano ora sul problema religioso
accusandolo di voler ignorare i
principi costituzionali, che impongono una netta separazione
tra State e chiese. Reagan, che
ha l’appoggio esplicito delle sette fondamentaliste californiane
si è lasciato andare fino a qualificare tale appoggio come garanzia della « moralità » del suo
programma. Mondale che ha, se
pure non esplicito, Tappoggic
delle chiese protestanti storiche
e di buona parte dei vescovi
cattolici, insiste sulla separazione tra Stato e chiese, accusando l’avversario di volere « un Dio
repubblicano ». Anche gli ebrei
mostrano preoccupazione per il
rischio di vedere scomparire quel
pluralismo religioso di ampia libertà che ha fino ad ora caratterizzato gli Stati Uniti.
E ancora:
— alle consuete attività ecumeniche si è aggiunto un Convegno romano per le libertà religiose, che ha visto uniti, nella
protesta contro le persecuzioni,
cristiani, buddisti e maomettani;
— a Nairobi conferenza mondiale delle religioni per la pace,
anche questa con la partecipazione di molte religioni mondiali, oltre a quelle cristiane;
— da segnalare il numero di
settembre di Jesus che, fra i vari
e interessanti articoli, pubblica
una serie di studi sul modo con
cui i protestanti interpretano la
figura di Maria. Tra gli altri un
articolo del past. Bertalot dal
titolo « I valdesi e la Madonna ».
Niso De Micheli»
«y f
9
2 novembre 1984
cronaca deUeValli 9
BOBBIO PELLICE
Serrata
Anche a Torre Pellìce, la piccola « Ginevra italiana » di deamicisiana memoria, hanno chiuso tutti: valdesi e cattolici, simpatizzanti comunisti e missini,
radicali e democristiani, ex sessantottini, socialisti, liberali e
qualunquisti, salumai e baristi,
panettieri e rivenditori di lavastoviglie, quelli favorevoli alla
zona pedonale e quelli contrari.
La serrata decisa dalla Confcommercio il 23 ottobre per protestare contro il decreto Visentini ha
trovato per una volta tanto tutti
concordi nella difesa degli interessi della categoria.
Hanno chiuso quelli che si son
fatti la villa e anche quelli che
stando alla dichiarazione dei redditi lavorano in perdita. Per questi ultimi la serrata ha avuto se
non altro il vantaggio, come è
stato fatto osservare, di limitare
i passivi.
Ma al di là della facile ironia
che si può fare su una manifestazione che in Italia dai tempi
dei « pescecani » non aveva probabilmente altri precedenti, rimane il fatto che la protesta
cosi radicale ha dimostrato la
compattezza di una categoria di
lavoratori, i commercianti appunto, da più parti ormai considerati, insieme ai liberi professionisti, tra i maggiori evasori
pscali del paese.
Certo, non si deve generalizzare, ci sono parecchi commercianti, e quelli di Torre non faranno eccezione, che pagano le
tasse nella maniera dovuta; ma
è altresì dimostrato che i redditi
medi degli operatori del settore
sono tra i più bassi in Italia, addirittura la metà di quelli denunciati da un impiegato o da un insegnante, e inferiori a quelli degli operai metalmeccanici che,
come sappiamo, non rientrano
ancora tra le categorie di lavoratori privilegiati neanche in quanto al salario.
Rimane il fatto che alla gente
comune, ai consumatori, la serrata non ha aiutato a fare chiarezza, né ha fatto emergere i vari nodi che travaglierebbero gli
operatori del commercio. La legge Visentini è decisamente punitiva per tutto il settore? Si apra
allora una vertenza, si inizino
trattative, si apportino le necessarie modifiche. Solo a questo
punto si potrà arrivare eventualmente ad una forma di protesta,
allo sciopero, alla serrata.
Se invece, come abbiamo ragione di ritenere, la proposta
cerca soltanto di far pagare le
tasse a chi prima non le pagava,
o le pagava in misura inadeguata
rispetto ai reali guadagni, perché il commerciante onesto ha
aderito alla serrata, confondendosi con chi onesto non è? Per
solidarietà, per convenienza, per
paura di ritorsioni?
L'ultima parola su questa vicenda è ora nelle mani del Governo: vedremo se l'esecutivo a
guida socialista, che pure tenne
duro a febbraio e a marzo di
fronte alla protesta operaia avrà
la forza di far passare la legge
Visentini senza stravolgerla e
addomesticarla.
E' una perplessità non infondala, visto che proprio il settore
del commercio e in particolare le
grosse organizzazioni di categoria, sono una fonte considerevole di voti per quei partiti come
la D.C. e il P.S.D.I. che pure
avevano sottoscritto il patto anti-inflazione e che ora cercano
invece tagli e aggiustamenti perché tutto rimanga come prima.
Jean-Louis Sappé
La nuova costruzione inaugurata alla presenza di amministratori
locali, della Provincia e della Regione.
Stalla al Pis della Roussa
Sforzo comune di amministrazioni e privati - Le prospettive del rilancio zootecnico per la zona con il concorso di chi vuole una rinascita
Sabato 13 ottobre si è tenuta
rinaugurazione della stalla per
bovini costruita nell’alpeggio comunale del Pis della Roussa,
meglio noto come Barbara, nel
Comune di Bobbio Pellice.
Essa consiste in una stalla per
100 capi bovini (a doppia corsia
e in blocchi prefabbricati) e di
un annesso fabbricato adibito
ad abitazione degli alpigiani.
Questa parte di costruzione è
suddivisa in cucina, dormitorio,
doppi servizi e locali per la lavorazione del latte e conservazione dei prodotti caseari.
La realizzazione di quest’opera
è dovuta all’iniziativa del Comune di Bobbio Pellice, che, già in
un suo Piano Economico del
1967 prevedeva la costruzione di
questa stalla. Nel 1981 fu presentata la domanda di contributo alla Regione Piemonte in base alla LvR. 63/78, infine in quest’ultimo anno si è potuto, sempre con il contributo della Regione, terminare la costruzione.
La spesa prevista di circa 110
milioni è poi salita a 200 milioni
a causa sia del tempo trascorso,
sia degli inevitabili imprevisti,
oltre alle varie strutture sussidiarie da attuare (adduzione acqua potabile, vasche per liquami, ecc.).
Le motivazioni
Quali sono le motivazioni e gli
scopi di questa iniziativa?
« Prima di tutto la considerazione dell’ importanza della
zootecnia in montagna nel settore agricolo — ci risponde l’assessore all’Agricoltura del Comune di Bobbio Enzo Negrin — era
quindi quasi naturale pensare di
dotare gli alpeggi, tuttora sfruttati malgrado l’esodo avutosi
negli anni addietro, di strutture
razionali e più idonee per la
permanenza degli alpigiani in
zone già di per sé disagiate ».
L’attaccamento degli agricoltori airalpeggio non è quindi solo una tradizione ma è legato
alle prospettive economiche derivanti dall’utilizzo dei pascoli
comunali, comunque vantaggioso
se paragonato al costo dell’acquisto del foraggio che sarebbe
necessario per mantenere altrettanti capi di bestiame.
« E’ incoraggiante vedere la
presenza dei giovani » — dice ancora il Negrin — « su 13 alpeggi
della Val Pellice che ho visitato
quest’anno ho potuto constatare
che in 10 vi erano dei giovani
tra i 18 e i 35 anni e di questi
5 alpeggi nel Comune di Bobbio ».
Indubbiamente la struttura è
un primo passo per cogliere altri obiettivi quali: la conduzione associata dell’alpeggio, della
lavorazione del latte e della commercializzazione dei prodotti, ed
in secondo luogo, il rilancio della lavorazione artigianale del
latte meriterebbe la creazione di
un marchio di qualità con conseguente consolidamento di que
Spazio
giovani
sta attività produttiva.
« Certamente questi obiettivi
non sono ottenibili dall’oggi al
domani — riprende l’assessore —
ma è comunque importante porre le basi di quella cooperazione
che con i giovani potrà svilupparsi se esistono almeno le condizioni tecniche per attuarla;
non dovrebbe essere difficile
concretizzare anche sugli alpeggi
quella cooperazione già esistente in fondovalle con la cooperativa per la raccolta del latte
creata nel 1953 e tuttora funzionante ».
« Non è forse un caso », come
ha ricordato nel suo intervento
l’ex assessore provinciale alla
montagna Baridon, « che uno dei
fondatori della Latteria Sociale
di Bobbio Pellice, Paolo Charbonnier, da poco scomparso, sia
anche stato uno dei promotori
negli anni addietro di questa iniziativa ».
Adesso che l’impegno di tutti,
dal Comune alla Com. Montana,
dalla Provincia alla Regione ha
preso forma e si è concretizzato,
la parola o meglio l’azione passa
agli alpigiani i quali hanno già
dimostrato in più occasioni di
essere coscienti e partecipi delle
scelte e quindi non mancheranno di far fruttare appieno questa
nuova possibilità.
Adriano Longo
TORRE PELLICE — Anche
per la stagione invernale 84/85 è
stato confermato l’accordo tra
la Comunità Montana Val Pellice e la SOGEST (Società <3estione Stadio del Ghiaccio), inteso a promuovere lo sport del
pattinaggio su ghiaccio per i
giovani della Val Pellice.
Per i ragazzi delle scuole elementari e medie inferiori (fino
ai 14 anni) è possibile usufruire
dell’abbonamento ridotto a L.
15.000 presentando domanda alla Comunità Montana entro il 9
novembre '84.
Per i ragazzi dai 14 ai 18 anni
è possibile usufruire dell’abbonamento ridotto a L. 35.000 (anziché 80.000) facendone richiesta presso gli Uffici della Comunità Montana a Torre Pellice
oppure presso i Laboratori Spazio Giovani di Bricherasio e
Torre Pellice, entro il 16.11.84.
Coloro che fossero sprovvisti
dei pattini potranno affittarli a
prezzo ridotto.
Sono inoltre in fase di organizzazione i corsi di avviamento
al pattinaggio e al pattinaggio
artistico, dei quali si daranno
al più presto dettagliate informazioni. . .
Per ulteriori indicazioni e chiarimenti rivolgersi agli uffici della
Comunità Montana Val Pellice
di Torre Pellice (telefono 9151491836).
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Assistenza agli anziani
Nell’assemblea dell’USSL 42
del 26 ottobre, il conto consuntivo dell’esercizio 1983 ha costituito l’argomento principale. Secondo gli amministratori, l’USSL
42 gode di buona salute e si appresta a completare il programma sanitario e socio-assistenziale. Le due ultime comunità alloggio, per anziani, a Villar Perosa e a Porte, completano la
mappa dell’assistenza alle persone anziane autosufficienti. Per
questi servizi, tuttavia, il Comitato di gestione dell’USSL chiede un maggior contributo ai Comuni, tenuto conto del fatto che
essi, in pratica, vengono sgravati dal peso di gestirseli in proprio.
Per la parte riguardante le
funzioni sanitarie, l’USSL si accinge a stipulare una convenzione con l’ospedale di Pomaretto,
il quale offrirà una sede al servizio di guardia medica e assicurerà i prelievi esterni. Anche
l’ampliamento del poliambula
torio di Villar consentirà di
avere maggiori prestazioni specialistiche nei locali ceduti dal
Comune.
Nel Consiglio della Comunità
Montana, che ha avuto luogo
immediatamente dopo, una lunga discussione ha riguardato una
variante al Piano Regolatore intercomunale della Media Val
Chisone.
Si tratta di una zona compresa tra i Comuni di Pinasca e Inverso Pinasca, nella quale hanno sede i capannoni della Maiera Marmi. Questa industria avrebbe chiesto di potersi ampliare in un’area considerata a
rischio gèologico, per la sua vicinanza con il Chisone. In conclusione, la variante è stata approvata perché ritenuta esente
da pericoli e per non pronunciarsi in modo negativo nei confronti di una ditta che occupa
personale residente sul territorio della Comunità.
L. V.
Cinefórum
Il Circolo Arci-Vai Pellice organizza arnehe quest’anno un ciclo di film. Il ciclo avrà inizio
venerdì 2 novembre e si concluderà venerdì 3 maggio ’85. Le
proiezioni avranno luogo nel Salone del Convitto Valdese, in Via
Angrogna 18, Torre Pellice, alle
ore 20,45.
La tessera di abbonamento all’intero ciclo (26 film) costa L.
20.000 (in vendita durante le prime proiezioni). Chi non intende
abbonarsi può acquistare il biglietto d’ingresso a L. 2.000.
Primo film (venerdì 2 novembre): « Kagemuscha » di Kurosawa.
Seguirà un ciclo di 3 film di
P.P. Pasolini.
Martedì 6 novembre inizia
presso il Teatro del Convitto, a
Pomaretto, organizzato dalla
Chiesa Valdese e dal Comime,
un ciclo di 16 appuntamenti cinematografici, sempre al martedì.
Il primo film è «Kagemuscha»
di Kurosawa.
Radio Beckwith
TORRE PELLICE — Inizieranno giovedì 1° novembre le
prove tecniche di trasmissione
della Radio Beckwith che trasmetterà su 91,200 Mhz. La radio che è in corso di strutturazione utilizza apparecchiature
messe a disposizione da Radio
Trieste Evangelica.
Pace e liberazione
PINEROLO — L’on. Pietro
Ingrao la sera di venerdì 9 novembre, alle ore 21, presso l’Auditorium di Corso Piave parlerà su «Pace e Liberazione: per
chi? con chi? per che cosa? ».
angolo fiorito di elide • Fiori recisi e piante Foto BONARDO # Matrimoni
• Composizione - Matrimoni # Battesimi
• Addobbi • Corone • Cerimonie e Partecipazioni
VIA TRENTO, 24 ( angolo via Principe d'Acaja ) VIA SILVIO PELLICO, 3 ■ 10064 PINEROLO
10064 PINEROLO Tel. 0121/74033 TEL. (0121 ) 75086
10
10 cronaca delleValli
2 novembre 1984
L’OPINIONE DEGLI ESPONENTI POLITICI DELLA REGIONE PIEMONTE
INCHIESTA A TORRE PELLICE
Ospedali valdesi
e servizio pubbiico
I ragazzi
e la strategia militare
Pubblichiamo qui di seguito
una sintesi dei discorsi pronunciati dal presidente della Giunta
Regionale del Piemonte, Aldo Viglione e dall’assessore Sante
Bajardi, in occasione della firma
del protocollo integrativo dell’Intesa tra la Tavola Valdese e la Regione Piemonte in ordine all’assistenza sanitaria erogata dagli
ospedali valdesi firmato a Torre
Pellice l’8 ottobre scorso. In vrecedenza avevamo pubblicato sul
n. 39 il testo del protocollo e sul
n. 40 l’intervento del moderatore.
VIGLIONE
prio perché questa appartenenza ci dà questa garanzia di vita
civile e di rapporto corretto. (...)
Il fatto che noi oggi sottoscriviamo questo protocollo insieme —
e lo sottoscriviamo qui nella vostra Casa, nella Casa che rappresenta secoli di vicende umane e
di scontri terribili — commuove anche noi e ci fa ritenere
come sempre abbiamo ritenuto,
che la vostra presenza sia indispensabile nella nostra società.
BAJARDI
Io vi ringrazio molto per aver
voluto siglare qui nella vostra
Casa la Convenzione, il protocollo integrativo dell’Intesa tra
la Regione Piemonte e la Tavola
Valdese in ordine all’assistenza
sanitaria erogata dalle strutture
della chiesa valdese.
Sono venuto anche per un altro motivo, non soltanto per questo. Sono venuto per riaffermare
quanto noi in precedenza avevamo sempre detto: il rispetto per
tutte le fedi religiose che si trovano presenti nella nostra regione, nel nostro paese in egual
misura, in egual ordine. Recenti
accordi nazionali sanciscono soprattutto questo: che non vi è
prevalenza, vi è uguaglianza. Occupandomi di storia da lungo
tempo ho potuto anche constatare come nei secoli nulla vi abbia intaccato, come attraverso i
secoli voi abbiate accresciuto
sempre la vostra forza, il vostro
coraggio per i vostri princìpi,
il vostro rigore definendo chiaramente che cosa volete e chi
siete senza alcun tentennamento
anche a costo della vita. E fin
dall’epoca in cui il riconoscimento venne dato da Carlo Alberto
nel febbraio del 1848 con le Regie Patenti con le quali dava il
riconoscimento e quindi uscivate
fuori dallo stato di semi-clandestinità storica che durava dal
lontano 1175-1180, (...) voi avete
anche definito da un punto di
vista culturale e da un punto di
vista di difesa ambientale una
larga parte di quello che nei definiamo oggi il nostro Piemonte, che allora era ancora più
ampio, ancora diverso. (...)
Nella cerchia dei comuni che
fanno parte di queste valli, del
Pellice e del Chisone, la vostra
influenza da lunghi secoli lascia
tracce importanti. Lascia tracce
importanti in un modello di comportamento che è un modello
di comportamento molto rigoroso di vita che non si estrinseca soltanto nel momento in cui
uno compare in chiesa per dire
la sua preghiera o per ascoltare
il sermone, ma è formativo da
un punto di vista scolastico, culturale, dì assistenza e adesso
anche di sanità.
(...) Antiche sono le vostre radici in tema di assistenza sanitaria che già nei secoli scorsi
utilizzava il concetto moderne
della cura della persona, quindi
dell’assistenza come cura e non
soltanto dell’assistenza cioè prendere l’uomo nell’ultimo istante
della vita per dargli il conforto
oppure confortare chi di dolore
aveva sofferto. L’importanza dei
vostri presìdi che vi siete creati
nel tempo via via, pian piano,
formandoli, adattandoli anche a
un modello di ancora maggior rigore lo sta a dimostrare (...).
La vostra storia si riflette
in queste modello che voi adottate in ogni momento della vita, talché quando si dice che
uno appartiene alla chiesa valdese non è soltanto perché è
di fede valdese, ma è perché ha
un comportamento all’interno
dei suoi atti della vita che sono
indiscussi e indiscutibili. La sua
parola è una e una sola e tale
noi sempre la accettiamo pro
Quando due anni fa siglammo
il precedente protocollo auspicavamo che intervenisse una regolamentazione nazionale tale
che ci permettesse di assumere
degli atti che non potessero essere messi ulteriormente in discussione. Arriviamo oggi —
a metà strada abbiamo siglato
un altro protocollo sui problemi della politica del personale
— a siglare il protocollo generale e siamo ancora in attesa
dell’adempimento previsto dalla
legge 833 di schema quadro.
Voglio esprimere la speranza
che questo protocollo che credo
sia l’unico in Italia che regolamenti l’attività e i rapporti tra
il servizio sanitario nazionale e
la Tavola valdese, possa essere
raccolto in altre parti d’Italia e
possa diventare la base della regolamentazione a livello nazionale e anche in relazione ai successivi adempimenti (...). Noi
prendiamo atto (ed è un atto
molto importante) che la Tavola
valdese attraverso le sue strutture fa parte integrante del servizio sanitario nella ncstra re
gione ed organizziamo un complesso di attività con la copertura degli oneri « a bilancio ».
Tutta la restante attività nei
rapporti con le strutture private
così assolutamente non è. Con
questo noi partiamo dal riconoscimento di un ruolo sociale e
di un ruolo che si esprime non
soltanto qui nelle Valli ma anche
a Torino ovviamente con ruoli
diversi L..). Settimane addietro
abbiamo ricevuto anche una lettera con la quale la Tavola valdese interviene su un altro capitolo collaterale, quello dell’assistenza sociale agli anziani (...).
E’ una buona occasione per
rispondere a quella lettera molto cortese, per dire che il confronto con la comunità e con la
società noi non lo consideriamo
un atto formale dopo il quale
noi continuiamo per il nostro
cammino senza considerare quello che la gente ci ha detto sulla delibera riguardante gli standars delle strutture assistenziali.
Questa consultazione sarà oggetto di una seria riflessione da
parte nostra in modo da giungere a delle soluzioni che possano corrispondere al nostro fine, quello di migliorare i servizi e non di creare problemi e
tanto meno di assumere degli
atteggiamenti e dare delle soluzioni che caschino dall’alto. Il
confronto serrato su queste questioni nei tempi giusti, nei tempi necessari ci permetterà anche
in questo campo di trovare soluzioni utili, ragionevoli nell’interesse delle nostre popolazioni.
(trascrizione non rivista dagli
autori).
Lo scorso febbraio nelle classi di catechismo di Torre Pellice, per iniziativa della Commissione Pace e Disarmo è stato
distribuito un piccolo questionario contenente una dozzina di
domande. Queste erano rivolte
non tanto a verificare le posizioni sul problema della pace
quanto il livello di informazioné
sulle vicende politico-militari
che negli ultimi anni hanno portato alla nuclearizzazione della
Sicilia ed alle azioni dei movimenti pacifisti.
Pur tenendo conto che i risultati possono non essere completamente attendibili, sia perché
rispondendo non era diffìcile
scambiarsi informazioni, sia
perché a ogni domanda erano
indicate già due o più risposte
( di cui alcune evidentemente non
pertinenti), emergono alcune
considerazioni. Il questionario è
stato sottoposto a circa 130 ragazzi di età compresa tra 11 e
16 anni, ma dividendo le risposte in base agli anni non si notano differenze significative tra
i più piccoli e gli altri, anzi spesso questi sembrano più precisi.
Inoltre soprattutto riguardo a
domande sulla NATO, sui movimenti pacifisti, sulla localizzazione dei missili, si ricava l’impressione che ì ragazzi siano abbastanza informati e consapevoli.
Vediamone alcune in particolare: alla domanda « Cos’è la
NATO? » l’80% indica la risposta 1 (organizzazione che dirige
la struttura militare dell’Europa), il 13% la 2 (difesa nazionale).
Sui missili in Sicilia, alla domanda « Chi decide il lancio? »
Cara Magna Linota,
Se me lo consenti, vorrei dare
a barba Ricou, tramite la tua rubrica, una risposta un po’ diversa dalla tua (Eco 31.8).
Scrive barba Ricou: « vedo un
appello sul giornale per firmare
contro gli omosessuali » e più oltre: « ho pensato che vi sono altri
peccati: avarizia, maldicenza,
egoismo, ipocrisia ed allora proporrei di presentare almeno una
decina di petizioni ».
A queste considerazioni risponderei:
1) A me sembra che la controversa petizione non fosse diretta contro gli omosessuali, bensì contro l’affermarsi dell’omosessualità nella chiesa, giustificandola.
2) Non mi pare vi sia stato
finora motivo di promuovere petizioni contro le deviazioni elencate da barba Ricou (ed aggiungerei contro le molte altre piaghe del nostro tempo quali terrorismo, sequestro di persona,
droga, furto, incesto, secolarizzazione) per il semplice motivo
che non risulta che strutture della nostra chiesa le abbiano giustificate o .sostenute o propagandate.
Ma veniamo al dunque, caro
barba Ricou. Lei è incerto se sottoscrivere o no le petizioni. A
parte la considerazione di carattere generate che ognuno è libero di comportarsi secondo coscienza, direi:
— se ritiene che le petizioni
siano dettate unicamente dalla
« voglia di procurarsi una buona coscienza prendendocela con
il cattivo di turno »; se è convinto che le scelte ecclesiastiche
derivino sempre da una conduzione democratica soddisfacente; se è dell’avviso che si possa
fare presuntuosamente a meno
degli insegnamenti del passato e
che la vita ecclesiastica possa
essere condizionata da ideologie
partitiche; se ritiene normale
che in alcune nostre importanti
chiese non sia talvolta possibile
celebrare il culto perché è presente una sola persona oppure
che sovente non vi siano che 4-5
presenti; se approva che i nostri
mezzi d’informazione si prestino
per propagandare l’omosessualità e che magari piano piano si
arrivi a giustificare la benedizione di matrimoni fra omosessuali, allora credo che non avrà motivo di firmare delle petizioni.
— Se lei invece, pur senza voler giudicare « l’altro », crede nella libertà d’opinione e rifiuta di
sottostare al dovere di conformismo; se si chiede in quale misura le assemblee rappresentino
il popolo-chiesa (di norma è il
5% dei membri che decide per
tutta la comunità); se pensa che
l’ex-popolo della Bibbia venne
miracolosamente guidato dalla
Divina Provvidenz.a quando osservava una confessione di fede;
se è convinto della caducità delle ideologie umane; se teme che
ci si stia avviando verso un tempo nel quale la chiesa valdese
non sarà altro che un ricordo di
storia passata, e quindi auspica
una partecipazione più responsabile, di tutti, alla vita della chiesa, allora direi che dovrebbe firmare eventuali petizioni che richiamino la nostra chiesa e noi
stessi ognuno alle proprie responsabilità, senza prevenzione
nei confronti dei promotori.
Comunque, queste mie riflessioni non sono altro che punti
di vista!
Ringraziando per l’eventuale
ospitalità, saluto cordialmente.
Guido Baret, Pomaretto
Caro Signore,
mi scuso per il ritardo con cui
trasmetto la sua lettera alla redazione. Ho una certa età ed ero
assente per curarmi gli acciacchi della vecchiaia.
vengono suggerite 4 risposte: il
governo italiano (5,5%), la NATO (32%), il governo americano (60,5%), la popolazione del
luogo (0%). Come si vede è abbastanza diffusa la consapevolezza che lo stato italiano non
ha nessun controllo.
Meno chiarezza sul « ruolo dei
missili »: la risposta « Difesa del
territorio nazionale » riceve il
30%, quella «Difesa dell’Europa»
il 46%, molti anche quelli che
tentano una risposta più complessa c non sanno. Alla domanda, peraltro ambigua e formulata in modo non esatto, poiché
i missili sono mobili e obiettivi
« ufficiali » non ce ne sono, «Contro chi sono puntati?», il 77?-b
indica Russia ed Est, il 10"'o la
Libia e il Medio Oriente.
Per quanto riguarda la dislocazione, molti conoscono Comiso (77%), qualcuno anche Sigonella (11%). Meno precisione,
giustificabile, riguardo alle province e talvolta alla regione in
cui questi due paesi si trovano.
Alcune domande infine sui Movimenti per la Pace: il 95“ o sa
che ne esistono anche all’estero,
il 33% pensa che vi siano impegnate circa 10.000 persone, il
38% circa 50.000, il 25% da 100
mila in su. Alcuni pensano che
di pace si parli solo da pochi
anni (13,5%), mentre il 76“ o conosce degli uomini che in passato ne hanno parlato: i più citati sono Gandhi, M. L. King,
Amnesty International; pochi (3)
si ricordano di Gesù, ed uno rivolge un pensierino anche a
Craxi.
Alessandro Bottazzi
PARTECIPAZIONI
PERSONALI
Del resto ho l’impressione che
di omosessualità si sia parlato
un po’ troppo in questi ultimi
tempi e ripetendo sempre i medesimi argomenti, mentre tante
altre cose richiederebbero la nostra attenzione; per di più non
sono affatto convinta che la chiesa valdese voglia presuntuosamente dimenticare il passato o
propagandare l’omosessualità, e
penso che anche oggi si osservi
una confessione di fede. In ogni
caso, non sentendomi particolarmente competente sull’argomento, prego i lettori di scrivermi su
qualche altro soggetto.
Mi sembra invece molto importante l’idea che sono sempre
troppo pochi a decidere per tutti. Questo vuol dire che dobbiamo tutti interessarci di più a
quello che succede in casa nostra e vuol anche dire che ogni
volta che decidiamo anche per
gli altri, dobbiamo stare attenti a
spiegare a tutti perché lo facciamo, a interessarli alla cosa, a
evitare gli equivoci parlando in
modo che la gente capisca, ad
essere molto umili e ammettere
che potremmo anche sbagliare, permettendo agli altri di criticare senza arrabbiarci e senza
trattarli da cretini perché non
sono d'accordo. In ogni critica
ci può essere qualcosa da imparare.
Ha conseguito una t^erza laurea Mario Falchi, nipote del prof. Mario Falchi di Torre Pellice. Dopo una prima
laurea in Biochimica e una seconda in
Farmacia, if 15 córr. ne ha conseguita
una terza in Medicina, con una tesi
sulla « Valutazione sperimentale di una
nuova Penicillina di semisintesi: la
Fibracillina », ottenendo il voto di 110
e lode.
Si è specializzato in Microbiologia
e insegna aH'Università Statale di
Milano, partecipando poi con relazioni a convegni di studio in Italia e
all'estero: uno di questi ultimi ha avuto luogo a Rodi gli scorsi giorni,
con l'intervento di esperti di fama
internazionale.
Magna Linota
Le lettere a Magna Linota, vanno indirizzate a Eco delle Valli Valdesi, casella postale, 10066 Torre Pellice (To).
La Casa di Riposo
«VILLA GRAZIALMA»
di Avigliana,
appartenente all’ Unione
Cristiana Evangelica
Battista d’Italia,
offre in vendita una
casa sita in Meana
di Susa
così composta: due corpi
comprendenti due cantine, cucina, due camere,
due fienili , W.C. esterno.
Per informazioni rivolgersi a Elio Canale, tei.
011/9586208, ore ufficio.
«■ i
ti
11
2 novembre 1984
cronaca deUeValli li
1
r
LUISA LA MALFA AL CONGRESSO YWCA-UCDG
La donna in una
società che cambia
Sabato 6 ottobre in occasione
tiel congresso nazionale YWCAL CDG si è tenuta nei locali delì hôtel Gilly la conferenza della
prof. Luisa La Malfa, docente
di filosofìa, membro della Cortimissione Nazionale pter la parila tra uomo e donna e presidente della Federazione nazionale
insegnanti scuola media (che da
sempre si batte per la laicità
della scuola).
L’argomento, coincidente con
il tema conduttore del congresso, era « La donna in una società che cambia».
L’importante premessa al discorso è stata che l’inevitabile
rivoluzione tecnologica in atto
presuppone grossi cambiamenti
nella nostra società i quali saranno di segno positivo solo se
contribuiranno a far « crescete " le persone e non ad annullarle cope tali. Ne consegue che
anche le donne devono occuparsi di questa complessa trasformazione e per farlo occorre che
siano preparate e che la consideiino una sfida e non una minaccia.
Prevedendo inevitabili tempi
lunghi, appare dunque indispensabile elevare i livelli di istruzione, acquisire consapevolezza
del momento storico e dei progetti da situarvi, migliorare la
qualificazione professionale. Del
futuro vediamo per ora tratti
incerti ma già al presente verifichiamo che da noi le nuove
tecnologie (che investono soprattutto il campo dell’informaztjne) creano ulteriore disoccupazione (chiaramente, sempre
più a danno della donna).
Se esaminiamo alcuni settori
Irtidizionalmente aperti alla ma
dopera femminile, la realtà ci
appare evidente: il settore tes.sile è colpito dalla concorrenza
del terzo mondo e così pure
quello dei pellami ed altri. Nel
campo dell’elettronica non siamo qualificate; nel terziario la
presenza di segretarie, dattilografe e simili viene fortemente
ridotta a causa delle nuove attrezzature che rendono le loro
prestazioni in molti casi superflue. A livello dirigenziale le donne sono presenti in percentuali
bassissime in tutti i campi, dall’industria all’amministrazione
pubblica, alle aziende private
ecc.
Luisa La Malfa invita le donne
a superare lo stadio del vittimismo, a non rifuggire dal potere
per il fatto che lo si presuppone corrotto ma, al contrario, le
esorta a « impadronirsi delle regole del gioco per cambiarle ».
A questo scopo dice che occorre « mirare alto » e non lasciarsi
invischiare dagli slogans tipo
« piccolo è bello ».
Polemizza con chi sostiene che
la donna lavora solo per necessità riservando la propria creatività al mondo degli affetti, ed
afferma che questo può succedere unicamente quando il suo
lavoro non è per nulla gratific.inte. Perché la donna non sia
tagliata fuori dalle nuove realtà occorre dunque puntare sulla formazione e intervenire sul
(3
la scuola a partire dalla materna perché non vengano ribaditi
i tradizionali ruoli dei sessi (attraverso gli atteggiamenti, i luoghi comuni ecc.).
Esaminando i dati relativi alla frequenza scolastica si osserva che, se l’abbandono durante
la fascia dell’obbligo è più frequente (anche se ormai circoscritto) da parte dei maschi, nel
passaggio alle superiori la situazione si inverte e ogni anno circa 70.000 ragazze interrompoiio
gli studi dopo la licenza media
senza passare né all’apprendistato né alla formazione professionale. Si tratta pertanto di un
elevato numero di persone che
restano emarginate senza possibilità di miglioramento a nessun
livello, bloccate forse per sempre anche geograficamente. Occorre pensare, anche per questa
larga fascia, ad interventi di recupero e di qualificazione. Per
quelle che viceversa continuano
gli studi o si formano professionalmente è necessario ridistribuire le scelte in modo equilibrato fra i sessi, il che si può
ottenere sviluppando le inforrnazioni e promuovendo la capacità
di saperle usare per orientarsi.
(Ancor Oggi la stragrande maggioranza delle ragazze spera di
potersi occupare nel terziario,
non si iscrive agli istituti tecnici
industriali né alle facoltà di ingegneria ecc.).
Urgono quindi massicci inter
venti che portino le donne all’acquisizione di quelle competenze di tipo manageriale, economico e tecnologico che non
necessariamente_ devono essere
riservate ai soli uomini.
L’appello di Luisa La Malfa
merita di essere ascoltato seriamente per una maturazione delle coscienze in vista di decisioni
operative.
A titolo personale — anche m
quanto credente — voglio solo
ribadire il concetto espresso in
apertura dall’oratrice ed augurarmi quindi che la donna, una
volta conquistati quegli ambiti
che le sono stati ingiustamente
negati, vi porti una mentalità
diversa che non punti solo sulreffìcientismo e non miri unicamente a contendere all’uomo gli
spazi del potere, ma concorra
alla realizzazione di una società
più umana per tutti. (Questo
nella prospettiva, fra Faltro, di
contrastare la visione di un mondo che contrapponga zone ristrette altamente tecnicizzate ad
altre, vastissime, dove le popolazioni permangono prive dei
più elementari mezzi di sussistenza).
Mirella Argentieri Bein
P S - Per errore, nell’articolo
sul 'Congresso YWCA-UCDG pubblicato sul n. 40, è stato omesso tra le elette al Comitato Nazionale il nome di A. M. Grimaldi. Ce ne scusiamo con i lettori.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
FONDO DI SOLIDARIETÀ'
3° trimestre 1984
L. 10.000: Lilly Robba.
L. 20.000: Elena Geymonat.
L. 25.000: Pietro Grua; Odette Baimas.
L. 30.000: Giulia Gay; Laura Long
Lodi; Marceiia e Alberto; Aldo e Bianca Richard.
L. 40.000: Jeanne Bertalot.
L. 50.000: N. N., Luserna S. Giovanni; Chiavia Stefano; Laura Long Lodi,
in mem. delia madrina Clara Revel;
L. B.; Margherita Jalla; N. Pennington
de Jongh; Clémence Malan; Gilda Somma, in mem. della figlia Ornella.
L. 80.000: Margherita Meynet (S.T.).
L. 102.000: Gruppo amici tedeschi.
L. 150.000: Emanuele Bottazzi, in memoria della mamma.
SOSPETTO?
Caro Direttore,
mi riferisco alla corrispondenza »Furto a Villasecca », apparsa sull'Eco n.
40 del 19 ottobre.
L'anonimo autore fa delle considerazioni un po' troppo pesanti sul sospetto e sulla sfiducia, ma non dice
che i vicini sono costituiti da soli
tre nuclei familiari.
Il sospetto e la sfiducia qui si aggravano e diventano quasi aperta accusa facilmente individuabile,
I vicini mi hanno presentato la loro
più forte protesta per la leggerezza
con cui sono state rese di pubblica
conoscenza e date per certe alcune
notizie che dovevano rimanere per quelle che erano, e cioè interrogativi aperti e non risolti sul furto stesso.
Inutilmente ho cercato sullo stesso
n. dell'Eco il riquadro riservato ai collaboratori.
A questo punto mi domando perche
certi « pezzi » che hanno un contenuto
così particolare vengano pubblicati
senza la sigla o firma del relativo autore. Sai benissimo che pezzi non firmati 0 siglati possono essere attribuiti al direttore del giornale oppure al
Pastore locale.
Cordialmente,
Aldo Rutigliano
Pastore di Viilasecca
Con la pubblicazione dell articoletto
in questione non abbiamo voluto né
lanciare accuse né difendere l’anonu
mato delVestensore. Non ci è parso che
nell’articolo siano contenute accuse
specifiche contro qualcuno: riporta solo l’opinione di coloro che hanno subito il furto.
E’ il problema dei furti nelle borgate quasi disabitate delle nostre valli che ci interessa e l’articolo è stato
pubblicato anche per far vedere come
il problema sia all’ordine del giorno.
In precedenza avevamo pubblicato una
riflessione più generale di Marcella
Gay sulla questione.
L’articolo è di una redattrice del
giornale, il cui nome figura nella
manchette del giornale. Ñon abbiamo
ritenuto di doverlo firmare visto il carattere della rubrica che lo contiene:
”in breve”.
Forse abbiamo sbagliato, e chiediamo scusa se qualcuno si è sentito ineiustamente toccato dall articolo.
(G.G.)
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta:
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (Olii 6270463 - 6272322
TORRE PELLICE località Appiotti
vendesi villino bifamiliare giardino
garage. Inintermediari. Telefonare 0121-91969 ore pasti.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di settembre
L. 5.000: Malan Sapel Maddalena (osplte Asilo); Malan Francesco.
L. 10.000: Unione Femm. Valdese di
L.S.G., fiori in mem. di Emilia Gaffarei; N. N., in mem. di Rivoir Rinaldo.
L. 15.000: René e Flora Pons, in memoria di Emilia Caffarel; Juliette Baimas, ricordando le mie care sorelle
e fratello.
L. 20.000: Passarelli (Torre Pellice);
Una Peyrot, in mem. di Elio Gaydou;
In mem. di Franchino Jean, la moglie
Tourn Lilly; In ricordo della cara Ninette Bertin.
L. 21.310: In ricordo di Silvia Pellegrin Vittone, F. Bevilacqua (Losanna).
L. 25.000: René e Flora Pons, in memoria di ive Pons; Laura Fraschìa Rivoira, in mem. della cara amica Emilia Malan Caffarel.
L. 30.000: Albarin Liliana, in mem.
di zio Guido.
L. 50.000: Graziella Perrin; R. Albarin Motroni, ricordando irene Bertot
Pastore; Elsa Balma e Giulietta, in
mem. del caro fratello Arturo Balma
(Pinerolo) ; Polette e Gian, in mem.
di Emilia Malan; Emilia Baroni, in
mem. di Emilia Caffarel; Ferregutti
Francesco; Laura e Guido Gaydou, in
mem. di Pierre Marchetti; Lina Marrei
Revel, in mem. delle sorelle Clara e
Emilia e del fratello Giulio; In mem.
dello zio Gaydou Elio, Paola e Malvina; Albina e Bruno Jalla, in mem. di
Olimpia Godine; Albina e Bruno Jalla,
in mem. della zia Flora.
L. 60.000: In mem. di Pellegrin Lidia
Siivia. i figli.
L. 60.600: Pastore Richard Bundschuh
(Karisruhe-Paimbach).
L. 100.000: In mem. di Milca e Antonio Cornelio, dalle figlie; Ulrico e
Piera Scroppo; M. R. Albarin; Bruno
Falchi; Gino Costabel; Lydia Alessio
Brughera, in ricordo XX settembre '50
(Genova); L.E.A.; Avondet Marco e
Alma.
L. 148.809: Unione Valdesi di Parigi.
L. 150.000: In mem. di Gaydou Elio,
la madre, il fratello e la sorella.
L. 300.000: In mem. di Pons Enrico,
la figlia Giovanna Pons.
L. 305.990: Gruppo Svizzero di Basilea.
L. 1.000.000: Elsa Jahier, In mem.
dei suoi cari.
Errata corrige: Sui doni pubblicati
nel n. 36 dell’Eco/Luce del 21.9.84
leggasi; L. 50.000, dono di Prandino
Malavaso Giorgina e non Renza. Inoltre si aggiunge il dono di L. 50.000
offerto da Prandino Borravicchio Renza.
RINGRAZIAIVIENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 3: 7)
La moglie Laura, i figli Nello, Renata, Ugo, le nuore, il genero e i nipotini di
Stefano Michele Falco
profondamente commossi per la grande manifestazione di affetto e di stima
dimostrata in occasione della dipartenr
za del loro caro congiunto, sentitamente ringraziano tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore con
la loro presenza, con fraterne parole,
con fiord.
Uno speciale ringraziamento al pastore Severino Zotta per la sua assidua
assistenza, ai medici ed al personale
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
agli amici dell’AVO per l’attenzione e
le cure prestate.
Torre Pellice, 27 ottobre 1984
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Aldo erìgilo
profondamente commossi per la dimostrazione dì stima e di affetto tributata al loro caro, nell’impossibilità di
farlo singolarmente ringraziano sentitamente tutti coloro che presero parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento ai
vicini di casa, al pastore Tourn e signora, all’Associazione Nazionale Alpini, Reduci e Conrbattenti di Prarostino, ali’Assooiazione Nazionale Alpini sez. di Inverso Porte, agli amici
della « Julia », agli amici cacciatori.
Roccapiatta, 29 ottobre 1984
RINGRAZIAMENTO
« Io mi coricherò in pace e in
pace ancora dormirò, perciocché tu solo Signore, mi fai abitare sicuramente »
(Salmo VI, vers. 9)
Il 19 ottóbre è mancata alpaffetto
dei suoi cari
Lina Bosio ved. Bounous
di anni 87
Le figlie Bianca, Nadia col marito
Valdo Long, la cognata, e nipoti tutti,
neU’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
con scritti e presenza hanno voluto
prender parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare aU’Aesociazio*
ne Càrabinieri.
S. Germano Chisone, 29 ottobre 1984
Orsello
Elmo
TECNICO RISCALDAMENTO
AUTOMATISMI CANCELLI
SERRANDE NEGOZI
Via Moffa di LisiOj 17 - PINEROLO - Tel. 0121/78377
Compagnia Italiana
di Assicurazioni
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
ARNALDO PROCHET
TUTTI I RAMI DI ASSICURAZIONE
Via della Repubblica, 14 Telefono (0121 ) 91820
USSL 42 - VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
GlOVEDl’ 1 NOVEMBRE 1984
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto 1,1- Tel. 83904.
DOMENICA 4 NOVEMBRE 1984
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO
- Via Nazionale, 29 • Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
GIOVEDÌ' 1 F. DOMENICA 4
NOVEMBRE 1984
BIbiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733
Bobbio Pellice: FARMACIA MEYNET - Via Maestra 44 - Tel. 92744
Ambulanza :
Crocè Rossa Torre Pellice: telefo
no 91.996. _______
I ♦
12
12 uomo e società
2 novembre 1984
NOTIZIE PREOCCUPANTI DAL MESSICO
Le tappe del
Un secondo Guatemala? cammino percorso
Il Megsico appare democratico (più o meno) al centro, ma
ormai’-da parecchio tempo ha
adottato i sistemi più dittatoriali alla periferia. Qui riferiamo
notizie arrivate ora su quanto
accade al confine col Guatemala, dove la sorte dei rifugiati dh'
viene sempre più difficile tanto
che possiamo sempre considerarli creature « tra la morte e
la vita ». La lettera me la scrive un amico americano dal Guatemala. Per ragioni di sicurezza
non ne do né il nome né l’indirizzo. Egli mi manda anche altre notizie, che provengono da
oltre frontiera, cioè dal Messico.
Una lettera
« Ti scrivo in fretta per farti
conoscere la situazione attuale.
Il governo messicano subisce la
pressione degli USA e del Guatemala per sbarazzarsi delle migliaia di rifugiati guatemaltechi
nelle zone di frontiera. Si tratta
di spostare quelle masse che
hanno paura e si gettano nella
foresta. L’esercito dà loro la
caccia. E quelli che vogliono
aiutare i rifugiati sono pure perseguitati. Ne fanno fede le due
suore e la dottoressa messicane
delle quali ti do notizia, nell’articolo che le concerne. La situazione neH’America Centrale diviene vieppiù grave. Credo che
si va verso una situazione peggiore di quella che v’è stata nel
Vietnam, perché in quel caso
vi era almeno la gente che si
batteva per esso e l’appoggio di
tutto un continente (l’Asia). Qui
l’imperialismo americano diviene ignobile come la bestia dell’Apocalisse, ciò che l’Europa
non realizza. Si vuole distruggere ogni vita che non è assimilata al « sistema ». Non si esita
a distruggere la natura, a far
tabula rasa delle tradizioni, delle culture, della storia. Non ho
esperienza dei socialismo sovietico, ma posso dirti che non arrivo a concepire più oppressic
Í
L'Eco delle Valli Valdesi •: Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio Gardioi, Roberto Giacone, Adriano bongo, Giuseppe Platone, Sergio Ribet. Comitato
di redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Mario F. Berutti, Franco Carri, Bruno Gabrielli, Marcella Gay, Claudio
H. Marteili, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mireila
Scorsoneiii, Liiiana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLi
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 . 10066 Torre Peliice.
Editore: AlP. Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Rcgist^'o nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1985: Annuo L. 24.000;
Semestraie 13.000; Estero 50.000 (posta aerea 74.000); Sostenit. 50.000.
Decorrenza 1° genn. e 1“ luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
deile Valli - La Luce » - Caselia postale- 10066 Torre Peliice.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm
49x53) L. 9.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altez
za, larghezza 1 colonna; mortuari
350 - sottoscrizioni 180.
Economici 200 a partecipazioni personali 350 per parola, I suddetti
prezzi si intendono esclusa IVA
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a s Li Luce: fondo di solidarietà >. Via Pio V. 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Peliice (Torino)
ne di quanta ne esercita il capitalismo americano nel Terzo
Mondo. E tutto ciò sotto la maschera ipocrita dell’aiuto e della
beneficenza. Ed ancora sotto la
protezione di Dio che viene invocato (come faceva Hitler).
« Confidiamo in Dio» v’è scritto
sui pezzi da un dollaro.
Scusami questa lettera violenta. Non ne posso più dell’ingiustizia. Eppure malgrado tutto
confidiamo sempre e solo nel
Signore...».
Sequestri
e intimidazioni
Una corrispondenza del Comitato cristiano di solidarietà della Diocesi di S. Cristolpal informa sui « Campi della giungla »
stanziati in Messico, ai confini
con il Guatemala, dove vengono
accolti i rifugiati guatemaltechi
che vi giungono stremati di for
ze ad un grado estremo di denutrizione. Ma le autorità messicane hanno iniziato a sequestrare e intimidire le persone
che si occupano con spirito cristiano dei rifugiati.
Una dottoressa, che si recava
in uno di questi campi per assistere i profughi, in collaborazione con il Cornar (Comitato
messicano di aiuto ai rifugiati)
è stata fatta sparire e nessuno
ha potuto conoscere la sua sorte. Due religiose, che si dedicavano alla stessa opera, sono
state arrestate, interrogate con
brutalità e infine rilasciate sotto minaccia di tortura se avessero parlato.
Il Messico è diventato un secondo Guatemala? si chiede con
angoscia il Comitato cristiano
di solidarietà. E se alle religiose e ai professionisti viene riservato un trattamento così duro e crudele, che sorte sarà riservata ai rifugiati guatemaltechi? T. V.
(segue da pag. 1)
Seminario sul Guatemaia
A Brescia, nei giorni 10-11 novembre si terrà un Seminario di studio su
« Guatemala: Terzo Mondo e destino dell’<Occidente ». L’iniziativa è promossa
dalla Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, Pax Christi,
Gruppo « Chiesa nuova », Rete « Radié Resch », Comunità di base « San Giorgio ». Scopo del seminario non è solo quello di documentarsi sulla « Storia di
un genocidio » (esposta prima da A. Aimi, antropologo e Luis Badilla, sociologo,
e poi in una tavola rotonda con membri del tribunale dei popoli e testimoni), ma
anche quello di riflettere sul nostro essere inseriti in un modello di sviluppo che
si regge su casi come quello del Guatemala. Su questo secondo aspetto introdurranno la discussione del tema « Il destino dell'Occidente: narcisismo o solidarietà? » U. Galimberti, antropologo e A. Rizzi, filosofo.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Mario Gritti, via Cucca 88 Brescia
telef. 030/31.41.87.
VIETNAM
Nuova repressione
Thich Tri Thu, 76 anni, figura
erninente del buddismo vietnamita, è morto il 2 aprile dopo
una giornata di interrogatorio
in questura: quest’avvenimento
è stato riportato dalla delegazione pacifista vietnamita buddista in Francia.
Il monaco era uno dei fondatori dell’associazione buddista
vietnamita costituitasi ad Hanoi, con l’attivo sostegno del
governo, nell’ottobre 1981. Prima Thich Tri Thu fu un leader
della Chiesa Buddista Unificata
del Vietnam, la cui opposizione
al militarismo diede occasione
ad azioni di repressione prima
da parte del governo anticomunista e poi da quello comunista,
quando questi raggiunse il potere. Thich Tri Thu veniva visto
come una persona che cercava
in ogni modo possibile di aprire
aree di cooperazione e accordo
tra le autorità nazionali e la comunità buddista. TI governo vietnamita verificò le cause della
morte, ma insistette che essa
fosse dovuta alla semplice età
avanzata e ad un cuore debole...
Non negò tuttavia il fatto che
egli avesse passato buona parte
del giorno in cui morì sotto interrogatorio.
Parecchi giorni prima della
sua molte, altri dodici monaci
e suore buddisti erano stati detenuti, tra cui Thich Tue Sy,
Thich Man Thah, Thich Nguyen
Ciac e la sorella Thich Nh Tri
Hai. (Tutti i monaci e suore
buddisti professi assumono il
nome Thich che è una forma
vietnamita del nome di Budda,
come proprio cosnome). Tutti e
quattro sono degli allievi membri di un comitato che sta compilando una enciclopedia buddista vietnamita. Non si sa dove
sono attualmente detenuti.
Doan Quoc Sv. scrittore di novelle e di storielle per bambini,
strettamente as.sociato con il
movimento pacifista buddista
durante la guerra, è stato nuo
vamente arrestato. Egli fu una
delle centinaia di figure culturali arrestate dal governo nel 1976,
ma venne liberato nel 1980, in
seguito agli sforzi per il suo rilascio fatti dall’IFOR (International Fellowship of Reconciliation, in Italia MIR, Movimento
Int. della Riconciliazione), Amnesty International e altri movimenti. Al tempo del suo nuovo arresto, l’il maggio a casa
sua a Città Ho Chi Minh, si stava preparando all’esodo legale
dal Vietnam per andare con sua
moglie e la figlia più giovane a
raggiungere la famiglia di un’altra figlia che viveva in Australia. Gli era stato dato il visto di
uscita e le autorità australiane
gli avevano assicurato che presto gli sarebbe stato rilasciato
il .suo visto d’entrata.
L’IFOR si era appellato a
Pham Van Dong, primo ministro del Vietnam, facendo rilevare la saggezza del governo nel
periodo dono la guerra quando
impediva gli atti di violenza contro coloro che erano legati al
vecchio regime; « Molti altri
paesi ricordano con pena costante le terribili punizioni che
avvenivano in quei periodi della loro storia e che furono solo
utili a peggiorare la situazione
degli anni successivi. Vi preghiamo di prendere in considerazione altri passi che possono
essere intrapresi dal vostro governo per indicare al mondo un
approccio più compassionevole
verso coloro la cui fede religiosa causa una situazione di tensione col governo. Essi non vi
si oppongono ma sono impegnati a condurre un modo di vita
nonviolento, pacifico e costruttivo ».
Chiediamo a tutti di mandare
delle lettere in favore dei buddisti arrestati al Primo Ministro
Pham Van Dong - Ho Chi Minh
City, Vietnam.
(Mandare una copia al MIR,
Via delle Alpi 20 - 00198 Roma).
della mosca cocchiera: nei tentativo — peraltro doveroso —
di confronto costante con « l’esterno» (fu il periodo tipico delle tavole rotonde) la rubrica
avrebbe dovuto presentarsi all’appuntamento col volto del
protestantesimo italiano (almeno federato), sforzandosi di operare una sintesi accettabile delle varie posizioni. Invece spesso
si presentava — senza averne la
delega — col volto di una sua
supposta avanguardia.
Quegli anni sono stati quelli
di maggiore isolamento della rubrica rispetto alle chiese di cui
in qualche modo doveva essere
espressione.
3. Dal ’78 ad oggi: La reazione
al periodo precedente si concretizzò soprattutto nell’istituzione
di un « Comitato generale » del
Servizio in cui siedono i rappresentanti degli esecutivi delle
chiese membro della EGEI nonché i segretari delle Federazioni
regionali: un tentativo di riportare la rubrica sotto controllo,
da una parte in termini di « ortodossia media », se così posso
esprimermi, e dall’altra di collegamento con la « base ».
proposta. Sono gli anni dei « fili
rossi », tematiche individuate
come prioritarie di quel dato
periodo e quindi destinate non
soltanto a costituire l’oggetto
di un certo numero di trasmissioni ma a fungere da leit-motiv,
nel senso che l’impostazione tradizionale non mutava ma riceveva una qualifica, un indirizzo.
Esempio tipico il tema dèli’« alternativa evangelica » che oltre
ad occupare una trasmissione
specifica in occasione dell’Assemblea della PCEI del ’79 doveva
costituire l’ispirazione costante
di tutta la programmazione: nella storia, nello studio biblico,
nell’inchiesta, ecc. bisognava cioè
far emergere il carattere di « alternativa » delle posizioni evangeliche.
Sull’onda di questo nuovo impulso la rubrica forzava anche
— avendo finalmente alle spalle
un organo politico che a que.sto
la autorizzava — alcuni limiti
tradizionali, aprendo la programmazione a programmi acquistati
all’estero e persino prodotti in
proprio oltre confine (intervista
Gollwitzer, Casalis, Garaudy, eventi internazionali, ecc.) mentre
un gruppo di lavoro specifico
impostava su nuove basi le trasmissioni bibliche.
A questo corrispose, in un primo momento, un maggior impegno di presenza di taluni leaders ecclesiastici, sia in termini
di partecipazione alle trasmissioni sia soprattutto in termini di
Anche questa fase conosce oggi un momento di crisi che però forse è una crisi di natura
più profonda.
R. M.
SARDEGNA
Una vetrina
i commessi
per
della morte
I mass media hanno dato notizia a suo tempo della notevolissima avanzata del Partito Sardo d’Azione in occasione delle
elezioni regionali del 24 giugno
scorso. I sardisti infatti hanno
più che quadruplicato i voti passando dal 3,3 per cento del 1979
al 13,7, mentre i relativi consiglieri sono saliti da tre a dodici.
Uno (certo non il solo) dei motivi di questo successo senza
precedenti da parte di un partito che fa leva sulTautonomia e
suH’indipendentismo è indubbiamente dovuto alla questione delle servitù militari, cui la Sardegna è duramente soggetta. Basti pensare che — come riferisce il periodico Panorama — sui
38 mila ettari destinati in tutta
Italia a poligoni demaniali, ben
22 mila sono su quell’isola.
Solo nella zona di Teulada,
cittadina a sud (cinquemila abitanti di cui mille disoccupati)
settemila ettari sono in mano
ai militari che vi hanno edificato la più grande base addestrativa della Nato in Europa: sono
presenti 22 mila fra ufficiali, sottufficiali e soldati.
Secondo l’inchiesta condotta
dal suddetto settimanale, molti
problemi occupazionali potrebbero essere risolti destinando
questa stupenda zona al turismo: essa potrebbe infatti essere in grado di recepire fino a
20 mila turisti e tutto il basso
Sulcis ne trarrebbe notevole
giovamento. Le autorità politiche hanno da tempo proposto a
quelle militari altre zone per i
loro insediamenti, ma senza risultato. Frattanto le scritte « A
fora sa Nato » e « Sardinia colonia » si moltiplicano sui muri.
Ma — prosegue il settimanale
— questa situazione è ben niù
generalizzata. Per trecento giorni all’anno nella Sardegna sudoccidentale c’è la guerra; i cannoni delle navi spazzano la costa, da terra sparano i carri armati, mentre dal cielo piovono
i missili degli aerei. Quattro
bombe sono piombate nel porto
civile di Capo Teulada, per fortuna senza esplodere; un siluro
è arrivato sulla spiaggia libera
e solo per caso non ha fatto una
strage; una mina vagava poco
più lontano.
Nella parte sud-est dell’isola
(Perdasdefogu) un gigantesco poligono missilistico della Nato si
estende per 13 mila ettari, ma
il divieto di sorvolo, di navigazione, di transito, ecc. rendono
inaccessibili più di un quarto
della costa orientale. Le industrie belliche nostrane (Oto Melara, Selenia, ecc.) presentano le
loro armi e le sperimentano per
i clienti di ogni Paese.
A Decimomannu (presso Cagliari) la Nato ha il suo quartier generale aereo. Di qui aviogetti con possibilità di armamento nucleare sparano nel poligono di tiro di Capo Frasca
(Oristano). L’inverno scorso sono caduti due caccia americani
e un missile « impazzito » è piombato a 70 metri da una scuola
piena di allievi. Altri due aerei
— uno inglese ed uno tedesco,
che ha tranciato i fili dell’alta
tensione — sono precipitati.
Nel nord. La Maddalena ospila una base di sommergibili atomici americani (non della Nato) armati di missili Polaris. Panorama sottolinea che nessuna
seria analisi è stata condotta
sull’eventuale inquinamento nucleare, ma dalla vicina Corsica
i francesi hanno denunciato un
forte aumento della radioattività.
Nel commentare al settimanale questa situazione, un membro della commissione regionale per le servitù militari dice;
« La Sardegna è una polveriera
e le aree espropriate sono in
aumento... Per i sardi i limiti
al loro sviluppo economico, turistico e sociale sono intollerabili ».
Roberto Pevrot
il
rf