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Anno VI
numero 23
del 5 giugno 1998
L, 2000
Spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma 20/8 legge 662/96
filiate di Torino
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ELEZIONI
«Tirarono a sorte e la sorte cadde su
Mattia che fu associato agli undici
Atti 1,26
«Egli domando: “Chi sei Signore?” E
il Signore: "Io sono Gesù che tu perseguiti... Alzati, entra nella città, e ti
sarà detto ciò che devi fare”»
Atti 9,5-6
rRA l’Ascensione e la Pentecoste,
l’unico atto compiuto dagli apostoli e raccontato con una certa ampiezza è quello della scelta del sostituto di Giuda. I discepoli, ancora in attesa dello Spirito, si preoccupano di
completare il numero dei dodici. Impossibile sapere perché, ma è facile immaginare una esigenza di fedeltà al Signore e un’esigenza organizzativa. Come arrivino a scegliere i due «finalisti»
Mattia e Giuseppe, resterà un mistero,
ma certo vi deve essere stato un certo
consenso comunitario tra la cerchia di
coloro che allora costituivano il nucleo
dei credenti. Per la scelta finale ci si affida a Dio, secondo il metodo che allora sembrava il più corretto: si tira a
sorte. E la sorte cade su Mattia. Il nuovo dodicesimo apostolo è nominato, la
struttura dei dodici apostoli è rispettata, la tradizione anche. La piccola comunità dei discepoli del Signore ha
fatto uno sforzo di immaginazione per
I darsiurm struttura, si è affidata a Dio,
ha fatto tutto nel migliore dei modi.
Mattia sembra essere proprio la persona giusta. Stando però alla Bibbia di
lui non si sentirà mai più parlare.
/L dodicesimo apostolo, quello vero,
quello di cui si sentirà invece molto
parlare è Saulo-Paolo di Tarso. Non è
ftato scelto dagli apostoli, non era presente all’atto della Pentecoste, non ha
neppure mai visto il Gesù terreno, eppure a lui il Signore affiderà il compito
della evangelizzazione del mondo. «Ti
sarà detto ciò che devi fare», il Signore
prende da solo l’iniziativa, vuole servirsi di Paolo per la testimonianza della sua Parola e lo obbliga a rendersi
disponibile. Non era previsto, non entrava nella struttura della comunità
dei dodici per via ufficiale. Non era
Mattia, ma il Signore ne aveva bisogno. Sappiamo, dagli Atti e dalle Epistole, che Paolo ebbe qualche difficoltà
farsi riconoscere dalla cerchia dei discepoli di Gerusalemme. Ma alla fine
questi ultimi si arresero non a Paolo,
ma al Signore: riconobbero che comunque era lui a condurre il gioco.
Con Mattia avevano tentato di rimanere fedeli e aperti alla sua scelta. Con
Paolo il Signore li sorprendeva andando oltre ogni loro immaginazione.
OGNI anno, nel periodo della Pentecoste, le chiese valdesi e metodiste si ritrovano nelle loro assemblee: ci
sono già state quelle di circuito, stanno
per finersi le Conferenze distrettuali e
d Sinodo già incombe. In queste assemblee veniamo spesso in contatto
oon mille problemi della vita della nostra chiesa. Spesso siamo costretti a
scegliere i «dodicesimi apostoli», nei
comitati nella commissioni, a volte
non li troviamo; altre volte, se siamo
noi ad essere eletti, ci sentiamo assolutamente inadeguati al compito affidaoci. Noi non possiamo fare altro, lasciare che lo Spirito ci guidi e rispondete alle chiamate. Ma di una cosa, possiamo essere convinti: al di là dei nostri
^Sctti e delle nostre capacità: il Si^ore continua il suo progetto e sceglie
gl uomini e le donne di cui ha bisogno,
le volte ci sembrerà di fare delle cose,
Pparentemente inutili, come Telezioe ai quel Mattia di cui non si è più sali ° tiulla. Ma ricordiamoci che anche
rh tnettere da parte e riconoscere
o una sorella sono i più
un certo compito è un
nde dono. Porse uno dei più grandi.
^ Claudio Pasque!
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
La nuova e violenta campagna del papa contro l'aborto rimette le donne sotto accusa
Per un maternità responsabile
La legge italiana non è «contro la vita», come viene sprezzantemente ripetuto da chi continua
a impedire informazione e educazione sulla sessualità. Si alza il tono in vista del giubileo?
DORIANA GIUDICI
LRAVVICINARSI della data che
I segna il passaggio a un nuovo
millennio, riaccende «voglie» di rivincita in quelle culture che, durante tutto questo secolo, si sono
battute sia contro la crescita di una
nuova coscienza civile, sia contro
la richiesta di una netta separazione fra chiesa e stato, sia contro
l’avanzamento di una autovalorizzazione di sé da parte delle donne.
Sembra che si stia avverando ciò
che alcuni preconizzarono: si ripeterà l’ossessione e la strumentalizzazione che accompagnarono l’ingresso nell’anno mille.
Settimana dopo settimana, dobbiamo assistere al rilancio di pratiche pagane {adorazione di statuine
di terracotta, turismo legato a indulgenze ecc.), il tutto condito da diplomatiche prese di posizione: «La
scienza dovrà indagare!», intanto...
via libera al mercato e alla superstizione. L’importante è esorcizzare libertà di coscienza e responsabilità
personale: l’importante è tornare ai
bei tempi del potere temporale della chiesa e della soggezione dei singoli alle autorità ecclesiastiche. È in
questa chiave che va letta la nuova
campagna del Vaticano contro la
legge italiana «per una maternità responsabile»; di nuovo, sprezzantemente, indicata come una legislazione contro la vita.
Ci troviamo, così, ancora una volta, noi donne, accusate di volere
abortire. Strana rivendicazione,
davvero, sarebbe la nostra. E con la
parola «aborto», le maggiori autorità cattoliche indicano il peggior
peccato del secolo. Ma dietro quella
parola si indica «la donna», la peccatrice per antonomasia, da Èva in
poi. Soprattutto pecca colei che rifiuta un ruolo da oggetto passivo e
cieco di riproduzione per assumere,
invece, una funzione di soggetto
pensante e cosciente, che «sceglie»
di dare la vita.
Nel corso di questo secolo, le
donne hanno maturato la coscienza
che la vita, propria e altrui, è un valore e un’occasione di ineguagliabili
opportunità, per fare del bene e per
donare la felicità. Questa è la vita
che ogni donna vuole «donare» e sa
di poter «donare». Ma, qualche volta, qualche donna viene sconfitta;
ha coscienza di non poter assolvere
al compito di donare una vita, degna di essere vissuta. Non si può lasciarla sola; in questo momento deve intervenire sia la comunità cristiana che quella civile... e che ciascuna assolva al suo compito nel
migliore dei modi. Quella civile deve impedire che una donna si trovi
preda di pratiche abortive clandestine, spesso a rischio di morte o di
malattie invalidanti. Quella cristiana deve educare a una paternità e a
una maternità responsabile.
Qualcuno ha parlato di 3 milioni
di «bambini uccisi» in questi anni
di applicazione della legge 194: è
una cifra non documentata né documentabile. Sarebbe interessante
conoscere quale fonte statistica è
stata usata! Ci sono, invece, dati
certi e documentati, sulla drastica
diminuzione di aborti clandestini e
sull’azzeramento di morti per «aborto clandestino». La campagna
contro la legge è in realtà il segnale
di una cattiva coscienza: quella di
chi impedisce informazione ed
educazione sulla sessualità. Ma è
anche lo specchio di un mondo
vissuto solo al maschile; e che così
vuole perpetuarsi oltre il 2000. È
anche il volto di un’ancestrale misoginia che ha immaginato, costruito e pubblicizzato un’immagine di donna, «fonte» di peccato.
Per gli antichi greci c’era Pandora,
con il suo vaso; per certe comunità
cristiane c’è la donna, che non accetta di essere usata o marginalizzata o piegata alle volontà altrui.
Per la Chiesa cattolica o la donna è ima donatrice «passiva» di vita o è peccatrice! E così che la
Chiesa cattolica si avvicina alle celebrazioni del «suo» Giubileo?
Sembra di sì, ma forse ci aspettano
ancora più amare sorprese; una
potente lobby cattolica punta ad
ottenere una dichiarazione ufficiale della funzione «co-redentrice»
di Maria: la madre è messa «alla
pari» col figlio. Potrebbe, quasi, essere una posizione dal vago sapore
femminista... ci risulta che qualcuno voglia proprio presentarla così.
La nuova campagna vaticana contro la legge 194 si nutre anche di
questa sottolineatura di una Maria
soprattutto «madre». In realtà,
questa ripresa di attacchi contro le
«donne abortiste» rischia di spaccare, di nuovo, il nostro paese, come già è avvenuto altre due volte,
in occasione dei referendum voluti
dalle stesse forze; referendum
puntualmente perduti, perché vinse la coscienza laica del paese.
Ma, oggi, come si comporterà
l’attuale governo, così «incerto»
sulla questione del finanziamento
delle scuole private, e così «generoso» nel sostenere economicamente le spese per il Giubileo del
Vaticano? Vorremmo proprio che
Prodi, come Ulisse, decidesse di
tapparsi le orecchie e di non sentire il canto delle sirene di «oltre-Tevere» in modo da condurre «laicamente» la barca del governo.
Convegno alla Camera
Ebrei e valdesi, il lungo
cammino della libertà
In occasione del 150°
anniversario della concessione dei diritti civili
a valdesi ed ebrei la presidenza della Camera
dei deputati, in collaborazione con la Chiesa evangelica valdese
e l’Unione delle comunità ebraiche in Italia,
promuove il convegno
«1848-1998, il lungo
cammino della libertà».
Il convegno, che avrà
luogo il 9 giugno a Roma
a Palazzo Montecitorio,
vuole porre all’attenzione i temi della democrazia e delle libertà e l’atteggiamento che le minoranze ebraica e valdese hanno avuto dopo il
1848 sulle tematiche
della cittadinanza, delle
libertà, dei valori civili e
democratici. Il convegno
si aprirà con i saluti dei
presidente della Camera, Luciano Violante, e
del Senato, Nicola Mancino, della presidente
dell’Unione delle comunità ebraiche, Tullia Zevi, e del moderatore della Tavola valdese, Gianni
Rostan. Seguiranno le
relazioni di Gustavo Zagrebelsky (costituzionalista), Alberto Cavaglion
(storico), Mario Miegge
(filosofo) e lean Baubérot (sociologo). È stato
invitato il presidente
della Repubblica, (nev)
Prodi scrive al moderatore
La riduzione del debito
estero dei paesi poveri
Il 26 maggio il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha risposto
al moderatore della Tavola valdese che, il 23
aprile, gli aveva scritto
per sostenere la necessità di alleggerire il debito internazionale dei
paesi più poveri (vedi
Riforma numero 19 dell’8 maggio, pag. 11).
Scrive Prodi: «L’Italia
sostiene, in tutte le sedi
internazionali competenti, e in particolare
nell’ambito del Club di
Parigi, l’iniziativa internazionale attualmente
in corso a favore dei
paesi poveri più gravemente indebitati (Hipc,
Heavily indebted poor
countries) che mira ad
assicurare ai destinatari
un tasso di sviluppo sostenibile più elevato,
combattendone in tal
modo efficacemente la
povertà.
Posso assicurarle che,
in occasione della trattazione nelle suddette
sedi dei singoli casi concreti, l’Italia ha costantemente assunto l’atteggiamento più costruttivo». Nella sua lettera, il
presidente Prodi riferisce anche dei risultati
del recente vertice dei
capi di stato e di governo
dei paesi più sviluppati
(G8 di Birmingham).
IL REFERENDUM
IRLANDESE E LE CHIESE
Dopo il referendum del 22 maggio
sull'accordo di pace in Irlanda, approvato
a larga maggioranza dai cittadini nordirlandesi (più del 71%) e dalla stragrande
maggioranza nella Repubblica irlandese
(ben il 94%), le reazioni dei leader religiosi dell'isola non si sono fatte attendere. Sam Hutehinson, moderatore della
Chiesa presbiteriana in Irlanda, la più importante chiesa protestante dell'lrlanda
del Nord, ha dichiarato: «Vi è stato un
lungo e sentito dibattito sull'argomento,
come è giusto che avvenga in una democrazìa. Spero che ora tutti accettino questo risultato senza trionfalismi o recriminazioni. Molti vorranno festeggiare il risultato ed è comprensibile, ma non dimentichiamo i feriti e le vittime». «L'opera di pacificazione deve continuare come
e meglio di prima - ha concluso - bisogna continuare a creare relazioni di fiducia e comprensione». Le chiese protestanti hanno sostenuto con forza l'accordo dì pace che, nell'lrlanda del Nord, è
stato approvato dal 55% degli unionisti
(il partito protestante) e dalla quasi totalità dei nazionalisti cattolici. (nev)
2
PAG. 2 RIFORMA
SCOLTO Della Parola
VENERDÌ 5 GIUGNOj»
«Poi il settimo
angelo suonò la
tromba e nel cielo
si alzarono voci
potenti che
dicevano:
“Il regno del
mondo è passato
al nostro Signore
e al suo Cristo,
ed egli regnerà nei
secoli dei secoli”
E i ventiquattro
anziani che
siedono sui loro
troni davanti
a Dio, si gettarono
con la faccia a
terra e adorarono
Dio, dicendo:
“Ti ringraziamo.
Signore, Dio
onnipotente,
che sei e che eri,
perché hai preso
in mano il tuo
grande potere
e hai stabilito
il tuo regno.
Le nazioni si
erano adirate,
ma la tua ira
è giunta,
ed è arrivato
il momento di
giudicare i morti,
di dare il loro
premio ai tuoi
servi, ai profeti,
ai santi, a quelli
che temono il tuo
nome, piccoli
e grandi, e di
distruggere quelli
che distruggono
la terra”.
Allora si apri
il tempio di Dio
che è in cielo
e apparve nel
tempio l’arca
dell’alleanza.
Vi furono lampi
e voci e tuoni e un
terremoto e una
forte grandinata»
(Apocalisse 11,15-19)
«L’ultimo nemico
che sarà distrutto,
sarà la morte.
Difatti, Dio ha
posto ogni cosa
sotto i suoi piedi,
ma quando dice
che ogni cosa gli
è sottoposta,
è chiaro che colui
che gli ha
sottoposto ogni
cosa, ne è
eccettuato.
Quando ogni cosa
gli sarà stata
sottoposta, allora
anche il Figlio
stesso sarà
sottoposto a colui
che gli ha
sottoposto ogni
cosa, affinché Dio
sia tutto in tutti»
(I Corinzi 15, 26-28)
L'AMORE FOLLE DI DIO
Noi possiamo, dobbiamo essere davvero «uomini» e «donne» nella nostra vita
perché ci sappiamo amati e custoditi dall'«Iddio onnipotente e dal suo Cristo»
RUGGERO MARCHETTI
SATTAMENTE a metà del
I suo percorso, l’Apocalisse
presenta ai suoi lettori il «compimento del mistero di Dio» (cfr
10, 7): il progetto divino di salvezza per il mondo, contenuto
nel «libro sigillato» che l’Agnello Immolato e vivente ha preso
e ha poi aperto (cfr 5, 1 ss),
giunge a termine, salvo essere
ripreso nel suo svolgersi e raccontato di nuovo nella seconda
parte (capp. 12-22) con una serie di immagini e visioni che
toccano più direttamente da vicino la vita delle chiese dell’Asia da cui questo libro nasce
e a cui è rivolto.
Adesso intanto squilla l’ultima
delle sette trombe che hanno via
via segnato lo scatenarsi dei flagelli di Dio sopra la terra. A questo squillo risponde tutto un coro... voci potenti che ricolmano
il cielo di un grido di esultanza:
«È passato il regno del mondo al
nostro Signore e al suo Cristo,
ed egli regnerà nei secoli dei secoli». È una polifonia, a cui viene ad unirsi la preghiera solenne della chiesa. «1 ventiquattro
anziani», simbolo della presenza
della comunità dei santi al cospetto di Dio, uniscono alle altre
voci celesti anche le loro: «Si
gettarono con la faccia a terra e
adorarono Dio dicendo: “Ti ringraziamo...”». Adorano Dio e lo
ringraziano, perché quello che
loro stessi avevano auspicato dinanzi al suo trono ha ora trovato
pieno compimento: colui che
solo era «degno di ricevere la
gloria, l’onore e la potenza» (4,
11), ha finalmente «preso nella
mano il suo grande potere e ha
stabilito il suo regno».
Il compimento delle profezie... la gioia alla presenza del
Signore fedele alle sue promesse
e al suo popolo... tutto questo è
anche espresso dal modo con il
quale gli anziani chiamano Dio:
«Ti ringraziamo. Signore, Dio
onnipotente, che sei e che eri».
Proprio all’inizio dell’Apocalisse, Dio si era presentato come
«Colui che è, che era e che viene,
l’Onnipotente» (1, 8), e successivamente proprio i ventiquattro
anziani lo avevano invocato nella stessa maniera (cfr 4, 8). Ora il
«che viene» manca, qui non viene più detto, perché non serve
più! Adesso Dio è venuto, ades
so c’è! Ora come non mai egli è
«l’Onnipotente», e ogni altra
pretesa autorità che aveva in
qualche modo osato opporsi a
lui è scomparsa per sempre, annichilita al suo solo «venire».
La condanna del male
Ma il venire di Dio non è soltanto gioia: nel giorno in
Preghiamo
O Signore, accresci la nostra fede: volentieri e
dal profondo del cuore vorrei tenere te per Padre
amatissimo e Cristo per fratello, ma la mia carne
debole disgraziatamente non mi segue. Aiuta perciò la mia incredulità, affinché possa dare gloria al
tuo nome e possa ritenere vera la tua parola.
Amen.
(da M. Lutero, Preghiere, edizioni Piemme Spa,
Casale Monferrato, 1997)
cui egli instaura il suo regno nel
mondo, la sua venuta ha anche
sempre la dimensione del giudizio: è condanna del male e dei
suoi accoliti. Come all’alba della
creazione il primo raggio di luce
ha infranto sfolgorando il muro
delle tenebre, al compiersi del
tempo e della storia la gloria del
Signore brillerà e «quelli che distruggono la terra», saranno a loro volta annichiliti. Dice infatti la
preghiera celeste degli anziani:
«La tua ira è giunta». Questo vuol
dire che non c’è più alcuno spazio per il male. Esso sarà annientato. Resterà solo il bene... solo
pace, consolazione e gioia. Davvero solo il canto dei «servi, dei
profeti, dei santi e di quelli che
temono il nome» del Signore.
Ma come l’ira di Dio farà irruzione a distruggere il male? Come si manifesta il suo giudizio?
Il nostro testo si chiude con
un’immagine inattesa: «Allora si
aprì il tempio di Dio che è nel
cielo e apparve nel tempio l’arca deH’alleanza. Vi furono lampi
e voci e tuoni e un terremoto e
una forte grandinata». Quando
il re Salomone ebbe finito di costruire il tempio, rivolse a Dio
una lunga preghiera, e a un certo punto disse: «Se essi pregano
rivolti verso questo luogo e danno gloria al tuo nome e si convertono dai loro peccati perché
tu li hai afflitti, tu esaudiscili dal
cielo, perdona il loro peccato ai
tuoi servi e al tuo popolo Israele, ai quali mostrerai la buona
strada per cui debbono camminare» (1 Re 8,35).
Il tempio di Gerusalemme e
l’arca in esso custodita sono sin
dall’inizio l’espressione dell’alleanza di Dio con il suo popolo,
il segno della sua presenza in
mezzo agli uomini e alle donne,
in Israele e oltre i confini di
Israele; la preghiera di Salomone
dice anche: «Persino lo straniero, che non appartiene al tuo popolo Israele... verrà per pregare
in questo tempio» (1 Re 8, 41 ss).
Per incontrarli, perdonarli, guidarli a nuova vita. Al tempo della
composizione dell’Apocalisse,
del tempio di Salomone non resta che un ricordo lontano; e anche del nuovo tempio costruito
da Erode non c’è, almeno da
vent’anni, «pietra su pietra che
non sia diroccata» (Marco 13, 2).
Ma anche senza il tempio Dio rimane sempre il Dio deH’alleanza
e dell’incontro: è il Dio dell’alleanza e dell’incontro anche e
forse soprattutto quando si manifesta come giudice. Perché
questo, se ci pensiamo bene, significa che noi non gli siamo affetto indifferenti, ma che egli invece ci ha talmente a cuore da
prendere sul serio il nostro essere e il nostro agire.
col suo amore. Sarà proprio così. All’aprirsi del tempio celeste
e alla visione dell’arca dell’alleanza si accompagneranno i segni della presenza divina. Quei
medesimi «lampi, voci e tuoni»
che impaurivano e al tempo
stesso rendevano felice Israele
alle falde del Sinai.
«Dio è amore»
D
IO manifesterà se stesso
come fedeltà e amore, e
Il Dio dell'alleanza
OGNI momento della nostra
'
vita è già davanti a lui, e se
questo per certi versi ci può anche angosciare, soprattutto però
ci deve dare gioia. Se nessuno ci
considera, se nessuno sembra
dare importanza a quel che siamo e a quel che facciamo, Dio
stesso ci considera, per lui siamo importanti! Ciascuno di noi
e tutti noi.
Ecco allora la visione che 1’
Apocalisse ci ha fatto contemplare. «La tua ira è giunta», questo è vero, ma il Signore non viene a condannare con il braccio
levato, come il terribile Cristo di
Michelangelo, nella Cappella Sistina. Il suo giudizio è il tempio
che si apre e mostra l’arca! Quel
medesimo tempio che era il segno della volontà d’alleanza e di
perdono di Dio verso il suo popolo... E allora forse è possibile
dire: Dio ci punisce amandoci!
Facendoci conoscere una volta
di più e una volta per sempre
come egli sia davvero il Diocon-noi, e chiamandoci a confrontarci con la sua vicinanza.
questo amore «esploderà» per
noi e ci travolgerà con la stessa
potenza del terremoto o di una
grandinata. E da quest’esplosione nascerà un mondo nuovo. Una nuova creazione, generata all’ombra luminosa del
tempio che è nel cielo, ma nella
quale non vi sarà più tempio,
perché sarà essa stessa tutta un
tempio... il tempio che è Dio
stesso e che è l’Agnello (cfr 21,
22). Così, con la rivelazione
«folle» che «Dio è amore» (1
Giov 4, 8) anche nella sua ira
(ma la follia di Dio è davvero
più saggia di ogni sapienza
umana, ed è la nostra speranza), vengono chiusi il corso tumultuoso della storia e la prima
metà del libro dell’Apocalisse.
Lutero, che dell’amore folle e
vittorioso di Dio se ne intendeva, ha detto: «Chi teme l’inferno
vi precipita. Chi teme la morte
ne sarà divorato. La paura non
ha mai prodotto nulla che valga.
Ecco perché si devono guardare
audacemente le cose in faccia e
resistere». E agli ammalati e a
tutti quelli che erano in difficoltà, ripeteva sempre: «Coraggio, sii uomo!». Noi possiamo,
dobbiamo essere davvero «uomini» e «donne» nella nostra vita, perché ci sappiamo amati e
custoditi dall’«Iddio onnipotente e dal suo Cristo».
Questo coraggio, la riconoscenza, la pace nel profondo del
cuore, e nulla d’altro... il senso
vero e intenso di libertà e pienezza di vita che l’Evangelo fa
divampare in noi... ecco quello
che il Dio dell’alleanza e dell’incontro ci comanda e ci dona.
L’amore che giudica noi stessi,
il mondo, tutta la realtà... distrugge ciò che è vecchio per
generare il nuovo, là dove Dio
sarà in Cristo «tutto in tutti» (cfr
I Corinzi 15, 28).
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
«Il regno del rnond,
(v. 15): l'espressione rie,
da il racconto della ten
zione di Gesù (Mt 4, gj
Il diavolo che offre i rj!
del mondo, per qui
stesso fatto si prodatti,
loro signore. E notiH
mentichiamo che inr
14, 30, egli è chiaJ
«principe di questo rnt,
do». L'Apocalisse parla!
più riprése dei «re dell
terra» (in particolare i»
capp. 17 e 19): senza dm
bio questa espressioi,
non rinvia tanto alla
teplicità dei sovranim
mondo, quanto al carattt
re decisamente terresti
(= ribelle a Dio) di unpj
tere ostile il cui vero£
gatore è Satana. Per
sto, quando il Cristo vinj
tore è costituito «rede
re» (Ap. 17, 14; 19, 16) j
soprattutto Satana ades
sere sconfitto.
«Egli regnerà nei secol
dei secoli» (v. 15): colpisa
questo verbo al singolare
benché qui si tratti deire
gno di Dio e del suo 01
sto. Troviamo la medes)
ma cosa in altri due passaggi che celebrano il Re
gno: 12,10 (il regnodel
nostro Dio e l'autoritì
del suo Cristo); 19,6-11
(«Dio... ha manifestato!
suo regno» e il cavaliere
messia è «re dei re e Signore dei signori»). Alcuni autori hanno volutove
dere in questo verboal
singolare un'anticipazione dell'insegnamento trinitario sull'unità delle nature divine. In realtà qui
l'autore dell'Apocalisse
non intende sicuramente
affermare qualcosa di diverso rispetto al libro diDaniele, che annunzia il
regno del Figlio deW'uo
mo per decisione di Dii
(cfr Dan. 7, 13-14).
«Il tempio celeste» (i
19); a differenza dell»
pio menzionato in IfSV
si tratta qui del modeli
celeste, cioè del tempii
perfetto rispondente esattamente all'intenzione divina, del prototipo le cii
corrispondenze terrei«
non potranno mai esseri
che (ielle pallide rfpHclieAdesso è questo tempio
celeste che si apre, rive
landò il suo contenuto piò
segreto: l'arca dell'all*
za. Il fatto che l'arca siali
sola parte che il nostro
autore nomina, è impoo
tante, perché essa ci dà il
finalità del tempio: e
spressione della volontà
divina di fare alleanza coi
gli uomini, di incontra^
di essere con loro. Qoe»
spiegazione sembra esso
re più fedele al testo
quella che fa ricorso a»
leggende sull'arca riasco
sta fino al giorno fina»
della storia.
Il senso del nostro te
è insomma questo: qua
do Dio si rivela cornea
del mondo, allora può
sere manifestata l'in '
zione profonda del
piano: essere un
leanza e di incontro,
rivelazione del cuor^e
so della volontà drv
Ecco perché essa e
acco*
pagnata da tutti i
tradizionali delle teo
(cfrEs<xiol9,iaaJ
aggiungono, a far
misura, grandine e te
moti. Siamo dunqu
al cospetto della rive
ne perfetta di
sejf
che non può essere
mata a ulteriori
zioni. Tutto quello ^
Apocalisse riarrerà ^
sua seconda meta, e9 '
qualche modo mgi
in questa visione.
Per
appro
fonilif*;
Oltre alle indi«^'°!|;|
bliografiche pteeeo® J
_ Apocalisse, ver
introduzione-note J
di A. Lancellotti. M
collana NuovissirffJ
ne della Bibbia, tane, Roma, 1975. |
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„pNi^PÍ 5 GIUGNO 1998
Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
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Continua la nostra riflessione sul tempo, la fede e la vita quotidiana
Come acquistare un cuore saggio
«Tanto meglio così», diceva Poily Anna; cioè bisogna imparare a conoscere e
amare quello che sei e non quello che non sei mai diventata e non sarai mai
maria bowafepe
POLLY Anna aveva una
formula infallibile con
cui guardava alia vita e ai fatti che le capitavano, alle cose
che poteva cambiare e a
quelle che doveva accettare.
Diceva: «Tanto meglio così»,
e così dicendo cercava il lato
positivo della vita, e affermava che bisogna guardare
dentro e oltre le cose per poterle affrontare e vivere senza lasciarsi vincere e sovrastare. Così, le era possibile
guardare con speranza anche uno scacco, un contrattempo, un imprevisto difficile da accettare.
Ecco, se penso alla stagione presente della mia vita, mi
viene in mente Polly Anna.
«Tanto meglio così». Non come superficiale abbozzare
agli eventi, come supina rassegnazione a ciò che la vita ci
riserba, ma come sguardo in
profondità sulle cose, come
sapore che il passare degli
anni ha donato alla mia vita,
anche quando la vita ha conosciuto la sconfitta, anche
quando segna il passo, anche
quando una speranza viene
meno, anche quando devo
prendere atto con durezza,
mai lenita dalla saggezza, di
perdite gravi e di non sensi.
Meglio così, e non soltanto
quando la vita riesce e si può
guardate con allegria alle
proprie giornate e alle persone che le popolano.
L'anziano salmista dice;
«Insegnaci a contare i nostri
giorni, per acquistare un cuore saggio»(Salmo 90, 12), e
probabilmente si può pregare intensamente così quando
¡giorni che ci sono stati concessi sono davvero più di
quelli che ragionevolmente ci
mancano a compiere il nostro cammino, eppure ho fat
to mia questa preghiera fin
dalla giovinezza, e oggi mi
sembra che acquisti più senso di prima.
Qualche anno fa la mia vita
interiore somigliava ancora
tanto alTemozione della musica, a quel perdersi del tempo e delle condizioni oggettive della vita, a quel volare via,
con i pensieri, con i sentimenti, con la fantasia, con la
fede tra le infinite possibilità
e tra i molti volti che l’umanità mi presentava. Quell’emozione diventava spesso
nostalgia di cose non fatte, di
occasioni mancate, di parole
non dette, ma anche certezza
forte di poter sempre recuperare, di poter ancora cambiare, di poter seguire il ritmo interiore, la scia della musica,
volando al suo seguito.
L’impressione nitida che
non solo gli anni passano ma
che ci sono delle epoche nella vita che vanno riconosciute e assunte con pienezza è
esperienza per me abbastanza recente. È forse proprio
questa l’esperienza che distingue per me la giovinezza,
dagli anni «del pien vigor»: il
fatto di prendere confidenza
con la propria esistenza, im
parando a conoscere e ad
amare quello che sei e non
quello che non sei mai diventata e non sarai mai. La mia
storia particolare non fatta di
voli pindarici, ma di un intreccio di necessità e di un
po’ di libertà, di vigore pieno,
ma anche di tanta stanchezza, di forza che riconosco in
me e che mi viene riconosciuta, ma anche di familiari
fragilità, di sapere già sedimentato e di grande curiosità
e voglia di conoscere ancora,
ma senza la pretesa di volere
e di potere conoscere e capire tutto a fondo.
Ciò che è stato, ciò che ho
scelto, ciò che mi è capitato,
ciò che ho vissuto e le persone che hanno intrecciato la
loro vita con la mia, costituiscono il patrimonio circoscritto, eppure pieno e ricco
della mia vita. Non mi chiedo, oggi: «Che fare della mia
vita, che ne faccio del mio sapere e della mia umanità, di
quella buona dose di autoironia che mi ha accompagnato
sempre?». Ho molta più voglia di spendere gli anni che
ancora mi sono concessi cercando di costruire senso intorno a me e dentro di me,
provando a vivere quello
squarcio di novità assoluta
che talvolta mi è concesso di
credere e di vedere, con le
persone che ho attorno, la
comunità dei credenti e soprattutto la comunità umana
di quanti e di quante, dentro
e fuori la chiesa, amano e
sperano e cercano, anzitutto
per sé ma anche per gli altri,
amore e speranza.
Cerco e trovo senso e speranza per mio figlio, per le
persone che amo; poi talvolta
li perdo, ora la speranza, ora
l’amore, ora il senso, ma tengo duro e so che mi saranno
dati ancora. So che il mante
nere viva la continuità, aperta la speranza, fedele l’impegno di portare le cose in fondo e cominciarne di nuove
senza volermici abituare è la
realtà della mia vita. So che il
condividere i pesi e i problemi e, troppo spesso, anche la
loro insolubilità, che non è
solo slancio e generosità, ma
anche attitudine forgiata dal
tempo, è lo spazio e il compito della mia vita. In essa si alternano e convivono la fatica
piena di intense emozioni
della preparazione del sermone settimana dopo settimana, quel dolore acuto per
ogni perdita da accompagnare e da vivere, la capacità di
desiderare ogni anno con intensità il caldo dell’estate e la
luce del mare, l’emozione per
la crescita di mio figlio, Tallegria dell’acquisto dei quaderni per la scuola a settembre,
la contentezza per una riunione costruttiva o per uno
studio biblico in cui casualmente si è giunti a comunicare e a pensare profondamente non solo ai fatti propri
ma anche al senso e al futuro
del mondo e al senso del nostro essere cristiani e protestanti dentro di lui, la capacità e la voglia di ridere, le
cento preoccupazioni e faccende quotidiane, la felicità
quasi infantile quando, per
una serie di coincidenze, salta una riunione e ci è regalata
una serata in famiglia, due
chiacchiere o la pigra visione
del maresciallo Rocca.
Questa è la vita che assaporo oggi e in cui, con una
grande stanchezza per le cose che troppo a lungo si trascinano senza riuscire a decollare, soprattutto dentro la
chiesa, riconosco qualche
fiore, qualche frutto, ma anche tante foglie che «il vento
invola»
^ Il tempo e la fede richiedono di rifarsi alla memoria e al racconto
Nascere e crescere all'interno di una comunità evangelica
STEFANO MELONI____
Riflettere su tempo e
fede, ragionare ed espri®ermi su questo tema, mi è
possibile usando le categorie
oelia memoria e del racconto.
Ciò per evitare il puro, e forse
superfluo, esercizio dialettico
senza, comunque, indulgere
nella citazione autobiografiea. Riguardare indietro è,
probabilmente, atto più proprio per coloro che, più di
e, possono tentare bilanci e
^lutazioni di una vita tra^oi'sa per intero, eppure, il
..Jpi'si a leggere con gli oc^“1 del tempo il proprio perrso di fede ha richiamato
^0 memoria alcuni momenti
e mi sono parsi degni di es*re raccontati.
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Altri e altre possono farlo e
conosciamo tutti sorelle e fratelli che possono testimoniare in tal senso. Così per me
non c’è un punto di non ritorno, ma il mio album di fotografie è ricco, invece, di volti
di uomini e donne, di luoghi,
di passi biblici che pare non
si ricordino più, di testimoni
della fede, di padri e madri, di
discepoli, di doni di predicazioni e di preghiera, di disciplina e di rigore, di esempi di
abnegazione, di dignità, di fedeltà. La relazione piena di
senso con queste donne e
questi uomini, le parole e i
gesti che mi hanno rivolto e
quelli che ci siamo scambiati,
talvolta senza la consapevolezza del caso, sono le tracce
che, riguardandomi indietro,
hanno segnato i tempi della
mia fede.
Leggere in una nota del
«Testimonio» (mai troppo
rimpianto per questo), la preghiera che chiede al Signore
la benedizione sul bimbo
presentato alla comunità,
prendere in mano quella Bibbia avuta in premio quando si
facevano le gare bibliche (ancora oggi mia figlia si appassiona divertita quando le
elenco i libri della Bibbia a
memoria!), ripercorrere strade già battute nei centri evangelici in cui si è cresciuti, essere stati accolti quando si è
ospiti lontano da casa, ritrovare la memoria di un abbraccio solidale, di una parola di riprensione fraterna o di
un ringraziamento, sono segni rintracciabili (anche se
spesso nascosti o dimenticati) di una Parola raccontata e
spiegata, di una testimonianza vissuta, di un dono, di una
benedizione, di una opportunità di senso. Alcune immagini affiorano alla mia mente:
«Una madre prende in braccio un figlio, una mano lo accompagna, lo saluta, lo attende»; «Un uomo si commuove
di felicità e chiede di leggere
la Bibbia ai propri figli, ora
cresciuti»; «Una donna, una
sera, racconta che avrà un figlio»; «Qualcuno bussa alla
porta perché non sa più dove
andare»; «Qualcun altro apre
quella porta e la richiude alle
sue spalle»; «C’è ancora chi ti
chiede di restare, e di essere
preso in braccio».
Il luogo e il tempo della fede sono scanditi, nella mia
esperienza, dall’incontro. E
in questo incontro, ogni volta cambiano i ruoli, i movimenti, le consegne. Nella
prima lettera di Giovanni al
cap. 4, 19 leggiamo: «Noi
amiamo perché Egli ci ha
amati per primo». Ecco, io
credo che quell’amore abbia
tracciato l’itinerario della
mia esistenza. Ho capito che
quella azione creatrice, quella forza che trasforma è il
punto di non ritorno che ci è
donato. Che mi è stato donato. Da lì possiamo partire.
Concretamente. Possiamo
amare proprio perché destinatari di un amore gratuito.
Possiamo vivere perché una
madre, un padre, un fratello
e una sorella ci permettono
di farlo. Possiamo consolare
perché il Signore ha promesso di consolare noi come una
madre lo fa. Possiamo agire,
nel corso della nostra vita,
perché i momenti di pienezza che possiamo vivere sono
una reale occasione per cogliere ciò che il Signore ha
promesso.
Col passare degli anni ho
progressivamente perduto interesse per la ricerca di certezze e conferme «ontologiche» o di affermazioni e distinguo dottrinali. Mi pare
che la parola evangelica parli
senz’altro al di là delle nostre
articolazioni verbali e concettuali, dei nostri sforzi interpretativi. E tutto questo è
grandemente consolante, è
totalmente liberatorio: la parola del Signore rimane! Non
si stanca, non cessa di agire e
di creare senso al nostro esistere, ai nostri incontri, alle
nostre relazioni. Non si stanca di aspettarci. Se gli elementi di contesto, infatti,
(luoghi, persone, opportunità) hanno costruito la mia
identità storica e la mia appartenenza, il mio percorso e
la mia collocazione «ecclesiale», è la Parola predicata e
udita che ha dato anima e vita allo scheletro.
Questo resta. Se «nulla ci
separerà dall’amore di Cristo»
è proprio perché questa parola può essere detta, può essere spesa con prudenza e cura
ma senza timore. Sì, la parola
del Signore rimane. Proprio
per questo mi appoggerò ad
essa e la metterò alla prova fino alla fine dei miei giorni.
balÌ'«lnnario cristiano»
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¡proseguendo la nostra riflessione di fede sul tempo, abbiamo iniziato ad accogliere le testimonianze su come viviamo in un’ottica di fede il nostro tempo, cioè la nostra
età. Lo facciamo sulla fakariga di un vecchio inno che canta la consacrazione dei credenti al Signore in tutte le stagioni della vita. Dopo aver dato la parola a coloro che vivono
la tòro esperienza di credenti avendo anche molti anni di
fede alle spalle, oggi intervengono le persone che si trovano
nella maturità della propria esistenza. (a.m.)
Non foglie, no, che il vento invola,
ma fiori e frutti io ti darò;
non il sospiri non la parola,
ma la mia vita offiir ti vo’.
(rit)
A te l'ardor di giovinezza,
a te degli anni il pien vigor,
a te il seren della vecchiezza,
a te soltanto, o mio Signor.
La lode a te del canto mio
e della mente il più bel fior,
a te i miei beni, o sommo Iddìo
ed ogni affetto del mio cor.
(rit)
Dio è un punto di riferimento
L'età adulta deve convivere
con i suoi «prima» e «poi»
DANIELE BOUCHARD
T A maturità può esse>>J_ire terribile e volgare
quando di fronte a gioventù e
vecchiaia riesca solo a sorridere, in un circuito continuo
tra esorcismo e volontà di accrescimento e sopravvivenza.
Ma l’età adulta può essere invidiabile allorché riescé a
convivere con dignità con il
suo prima e con il suo poi» (F.
Cassano, Approssimazione,
Mulino, pag. 62).
Nel giro di pochi anni, nel
corso dei quali ho varcato la
soglia dei trentacinque, sono
diventato padre, separato e titolare di un incarico di responsabilità. Questa crisi di
mezza vita mi ha'portato a
superare definitivamente Tatteggiamento verso il tempo
che aveva segnato la mia gioventù. Allora vedevo nel tempo che passava ¡’avvicinarsi di
un futuro, un po’ temuto, un
po’ sperato, un po’ atteso con
curiosità, in vista del quale
l’attività fondamentale a cui
dedicarsi non poteva che essere l’acquisizione delle capacità che avrebbero permesso
di affrontarlo.
Oggi vivo invece concentrato sul presente, percepisco il
tempo che scorre come un
dato, che non provo più a rallentare o accelerare, come
uno spazio in cui mi è data la
possibilità di giocare la mia
vita qui e ora. La sensazione
di potere/dovere prendere
delle decisioni che influenzeranno il mio futuro è stata sostituita dalla sensazione che
la mia azione (e inazione)
produca un effetto, incida
sulla vita di altre persone in
modo immediato, diretto, nel
presente.
La mia fede non è passata
indenne attraverso la crisi di
mezza vita e il mutamento
nella percezione del tempo
che essa ha portato. Il venire
a mancare del lungo tempo
che ero abituato a dedicare,
facilitato dal mio lavoro di pastore, alla riflessione sulla fede mia e altrui mi ha portato
a una fede meno meditata,
meno teologizzata e più mescolata agli impegni e alle difficoltà di ogni giorno. Anche
se mi manca il tempo di rifletterci sopra a freddo, ho la netta percezione di vivere l’incontro con Dio nelle relazioni
con le persone, negli eventi
che mi trovano coinvolto.
Nel momento in cui più che
mai trasgredisco il comandamento del sabato, divento
sempre più consapevole del
suo valore, anche in quanto
strumento di scansione tem
po, non in rapporto a ciò di
cui il tempo viene riempito
ma grazie a una suddivisione
artificiale, «esterna». Ora che
non riesco a delimitare con
nettezza dove finiscono i miei
compiti di padre o di direttore di Agape, comprendo per
esperienza cosa significa che
il riposo deve arrivare non alla fine del lavoro ma a scadenza fissa, riconosco la necessità di un’interruzione
«dall’alto». Ora che il mio
comportamento ha effetti di
un certo peso sulla vita di altre persone comprendo la necessità di fermarmi per interrogarmi sulla settimana trascorsa e prepararmi alla confessione di peccato.
Avendo vissuto l’esperienza del dolore e dell’impotenza, essendomi capitato, per la
prima volta nella mia vita, di
pensare di non essere all’altezza del compito che mi era
stato affidato, interrogandomi giorno dopo giorno sul
senso dell’esistenza di una
persona che si affaccia alla
vita e poi vi muove i suoi primi passi con all’orizzonte
mille possibili futuri tutti appesi a un filo, ho toccato con
mano l’importanza di avere
un punto di riferimento degno di fiducia totale. Le riflessioni passate sui limiti
dell’onnipotenza di Dio mi
aiutano a evitare di soffermarmi sui collegamenti tra i
problemi che vivo, con le loro
possibili soluzioni, e l’azione
di Dio: non so (e accetto di
non sapere) se e come Dio
c’entra con i guai che mi capitano, con il superamento di
una crisi o con i singoli eventi
della vita di mia figlia, ma so
(ed è una consapevolezza che
fa la differenza) che non mi
ha abbandonato nei momenti difficili, che nel momento
in cui recupero la capacità di
essere propositivo si aspetta
qualcosa da me, che qualunque sarà il corso degli eventi
un’esistenza umana merita
di essere vissuta perché è
amata da Dio.
Nella fase attuale la mia fede è rivolta più che mai al Dio
crocifisso, al Signore che si rivela nella sconfitta, all’Eterno
che conosce il dolore, il limite, la morte per esperienza
personale. Nella mia attuale
concentrazione sul presente
so di poter sopravvivere senza
cedere al cinismo né alla disperazione perché posso coltivare la memoria dell’esecuzione sul Golgota e perché
posso confidare nella promessa del ritorno di colui nel
quale la Parola si fece esistenza umana.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 5 GIUGNOjQoj ^/eNEììD'
Intervista a Jürgen Moltmann, professore emerito all'Università di Tubinga
La nostra responsabilità verso Dio e il creato
«Prima di tutto è necessario comprendere che la terra è un po' nostra madre»
Tutto il creato ha diritto al riposo di sabato, «coronamento della creazione»
SALVATORE RAPISARDA
A Siracusa, sabato 23 maggio, Jürgen Moltmann,
professore emerito dell’Università di Tubinga, ha parlato
a un vasto uditorio sul tema
«Teologia cristiana e responsabilità sociale». Al termine
della conferenza, particolarmente ricca e partecipata, gli
abbiamo rivolto alcune domande per «Riforma».
- Quale è il ruolo delle chiese protestanti, o delle chiese
in generale, nell’Europa dei
prossimi anni?
«Credo che dobbiamo fare
progetti ecumenici per unirci,
perché non possiamo avere
chiese cristiane separate in
un’Europa unita. Se vogliamo
dare all’Europa una specie di
“anima cristiana”, dobbiamo
avvicinarci gli uni agli altri.
Penso che, almeno in Germania, dove cattolici e protestanti sono presenti in uguale
misura, nel prossimo secolo
avremo soltanto “cristiani”.
Ciò perché le differenze tra
cattolicesimo e protestantesimo tendono a scomparire. Ma
il problema principale non è
tanto quello di riconciliare le
chiese protestanti e cattolica,
bensì quello riguardante le
chiese occidentali e le ortodosse, perché nei paesi ortodossi dell’Europa sudorientale quelle chiese hanno avuto
una storia diversa da quella
che abbiamo avuto nell’Occidente: lì non c’è stata la Riforma, è mancato l’Illuminismo,
non c’è stata la modernità; sono stati sotto il dominio turco-ottomano. È necessario
superare queste distanze il
più presto possibile».
- Quali parole profetiche
possono costituire un punto
di incontro, e non solo per le
chiese, nei prossimi anni?
«Credo cbe la chiesa non
esista per se stessa, ma per il
regno di Dio e per la giustizia
di Dio. Tanto più operiamo
per il regno e la giustizia di
Dio nel campo politico ed
economico, tanto più saremo
ascoltati dalla gente. Non è
sufficiente presentarsi come
una comunità religiosa. Ricordiamo che la Confessione
di Barmen della chiesa confessante afferma che la chiesa esiste per annunciare ai
governanti e ai governati la
signoria, la legge e la giustizia
di Dio».
- Pensa che il messaggio di
difesa della terra possa presentarsi come una parola profetica per oggi e per il secolo
che ci sta davanti?
«La terra è un sistema vitale
in cui vivono gli esseri umani
e tutte le creature viventi. Se
distruggiamo le condizioni
fondamentali di questo sistema vitale, ci distruggiamo da
noi stessi. Noi vediamo tutto
ciò considerando che gli incendi delle foreste indonesiane procurano un danno anche per noi in Europa, quindi
quello non è un problema
soltanto asiatico, ma è un
problema dell’umanità. Si
può dire cbe ci troviamo di
honte ad una questione simile allo sviluppo dei diritti
umani. All’inizio, nel 1948, si
trattò soltanto di una dichiarazione, ma ora si comprende che è diritto per ogni persona. Ciascuna persona al
mondo non è soltanto titolare di diritti civili in un particolare stato o religiosi in una
specifica comunità, ma è anche titolare di diritti umani.
Così come a L’Aia c’è il tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità, commessi in Bosnia, nel futuro
avremo tribunali simili per
colpire i crimini contro Tu
li teologo Jürgen Moltmann a Siracusa
manità. Nel prossimo secolo
credo che avremo anche tribunali internazionali per colpire i crimini contro la natura, perché tutti viviamo nella
stessa casa e chi distrugge la
natura distrugge la nostra casa comune».
- Possiamo sottolineare il
fatto che questo mondo è
l’opera di Dio creatore e che
noi abbiamo una responsabilità verso Dio e la sua creazione?
«Sono d’accordo con questo. Penso, però, che non
dobbiamo cominciare con la
nostra responsabilità, ma in
primo luogo dobbiamo riconoscere con quanta grazia la
creazione, la terra, tratta gli
esseri umani. Noi stiamo violentando la terra, ma essa ci
tollera ancora, ma ciò non
per molto ancora. In primo
luogo dobbiamo comprendere che è la terra che si fa carico della sopravvivenza del
genere umano, poi possiamo
iniziare a parlare della nostra
responsabilità verso di essa.
Prima di tutto è necessario
comprendere che la terra è
un po’ nostra madre».
- Al di là di qualcosa che
possa essere scambiata per
sentimentalismo, in che senso
possiamo intendere il nostro
rapporto col creato?
«Dobbiamo ricordare il
concetto biblico di alleanza.
Nella storia di Noè leggiamo
che Dio stabilisce la sua alleanza “con voi e con i vostri
discendenti dopo di voi, e
con ogni essere vivente”.
Questa alleanza fonda i diritti
dell’uomo (con voi), quelli
delle generazioni future (e
con i vostri discendenti), e
della natura in generale (e
con ogni essere vivente). Cbi
ferisce la terra, offende Dio.
Chi lede la dignità degli animali, offende Dio».
- Possiamo dunque dire che
oltre ad un livello teologico vi
è un livello giuridico che governa i nostri rapporti con ciò
che ci circonda?
«Dopo la “Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo” del ’48, è giunto il momento di progettare una “Dichiarazione universale dei diritti della natura”. È necessario superare il punto di vista
antropocentrico ed egoistico
del mondo moderno, secondo il quale la natura, in quanto “bene di nessuno” esisterebbe solo per l’uomo».
-Al di là del diritto all’incolumità, alla difesa dalle devastazioni e dall’inquinamentoavvelenamento, quali altri diritti andrebbero riconosciuti
alla terra?
«Il Sabato. Secondo il racconto biblico, non già l’uomo, ma il Sabato è il “coronamento della creazione”. Tutto il creato ha diritto al riposo
di Sabato. Si tratta di una festa da celebrare in modo corale. Il Sabato è una saggia
politica ambientale, contro lo
sfruttamento intensivo della
terra, e una buona terapia
per le nostre anime inquiete
e per i nostri corpi stressati».
È Georges Lemopoulos, del Patriarcato ecumenico
Un ortodosso vicesegretario generale del Cec
Dal 1“ gennaio 1999 il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) avrà un nuovo vicesegretario generale: il Comitato
centrale ha infatti ratificato
la decisione adottata lo scorso febbraio dal Comitato esecutivo di nominare alla carica l’ortodosso Georges Lemopoulos.
Nato a Istanbul nel 1952,
teologo laico, membro della
chiesa ortodossa del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Lemopoulos è attualmente segretario esecutivo
del dipartimento del Cec per
le relazioni ecumeniche. Sarà
il terzo ortodosso ad occupare
il posto di vicesegretario, dopo l’egiziana Marie Assad e il
bulgaro Todor Sabev. Secondo il segretario generale del
Cec, Konrad Raiser, la nomina
di Lemopoulos «rafforzerà la
presenza ortodossa nel Cec in
un momento in cui alcune
chiese ortodosse sembrano
manifestare una crescente insofferenza nei confronti del
movimento ecumenico».
In effetti, vi sono alcuni segnali di schiarita nei difficili
rapporti fra Cec e ortodossi.
Si è appena conclusa a Damasco (7-13 maggio) una
preassemblea ortodossa in
vista dell’Assemblea generale
del Cec (Eiarare, Zimbabwe,
3-14 dicembre 1998). I 33
partecipanti, delegati ortodossi a Harare, hanno «riaffermato l’importanza dell’
impegno ortodosso nella ricerca della riconciliazione
cristiana e dell’unità visibile»
e al tempo stesso hanno sottolineato la necessità che il
movimento ecumenico prenda in seria considerazione il
disagio di alcune chiese ortodosse, dovuto a motivi di ordine ecclesiologico (il problema del proselitismo), teologico ed etico (in particolare la
sessualità). La preassemblea
di Damasco lo ha fatto, però,
con toni più sfumati rispetto
al recente summit ortodosso
di Salonicco, che aveva proposto che i delegati ortodossi
a Harare si astenessero dal
voto e dalla partecipazione ai
momenti di preghiera.
Mentre alcuni partecipanti
all’incontro di Damasco hanno ribadito tali posizioni altri
delegati hanno affermato, secondo un comunicato del
Cec, di ritenere «che i delegati all’Assemblea debbano
avere un pieno mandato di
voto». La riunione di Damasco si è associata alla richie
sta avanzata dal summit di
Salonicco, di convocare una
commissione teologica mista
Cec-ortodossi per affrontare
le questioni controverse, subito dopo Harare. Il Cec ha
risposto proponendo addirittura un’accelerazione dei
tempi: il segretario generale
Raiser e il moderatore del
Comitato centrale, 0 catholicos armeno Aram di Cilioi.a,
hanno già diramato gli inviti
per una prima riunione della
commissione mista, che si
svolgerà prima dell’Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese, a Ginevra dal
22 al 24 giugno. (nev)
Indonesia: le chiese appoggiano
il movimento democratico
GIAKARTA — Le chiese dell’Indonesia appoggiano il
mento democratico per le riforme. L’appoggio è stato espress,
in un documento del Consiglio esecutivo della Comunione del
le chiese indonesiane (Gei) in merito alla situazione di estrei«;
incertezza politica ed economica che sta precipitando il paj»
asiatico in una grave crisi sociale. Nel documento, diramatoli
scorso 7 maggio a Giakarta, le chiese indonesiane, rilevando],
cause della crisi finanziaria che coinvolge il paese, hanno ape,
tamente appoggiato le rivendicazioni dei movimenti democra
tici, indicando nelle autorità governative e nel presidenti
Suharto i principali responsabili dei gravi disordini esplosi nel
la capitale indonesiana. «La tensione scaturita da questa grav,
situazione economica - si legge nel testo - ha subito un’escalation con sparizioni e rapimenti operati dalle autorità di polizj,
nei confronti degli attivisti democratici. Con profondo senso!
responsabilità sosteniamo il movimento di riforma portato
avanti dagli studenti e dagli altri gruppi sociali, e incoraggianu
tutti i membri della società a sostenerlo attivamente», (nevknì]
Gran Bretagna: delusione di «Jubilee
2000» per l'atteggiamento del G8
BIRMINHAM — Un milione e mezzo di firme e cinquantamila persone unite in una catena umana di undici chilometti
non sono bastate per far prendere seriamente in considerazione dalla recente riunione a Birmingham del G8 la richiesta
dell’organizzazione «Jubilee 2000» di azzerare alTiniziodel
nuovo millennio il debito estero dei paesi più poveri del mondo. «I capi delle otto nazioni più industrializzate del mondo ci
hanno fortemente deluso - ha dichiarato Ann Pettifor, leader
di Jubilee 2000 - non andando oltre a una generica esortazione
ad uscire dalla spirale perversa dell’indebitamento», (nevimì]
Università di Padova: laurea «honoris
causa» al filosofo protestante Paul Ricoeur
PADOVA — Laurea «honoris causa» per il filosofo francese
Paul Ricoeur, TU maggio all’Università di Padova. Il rettore,
Giovanni Marchesini, ha conferito l’ambito titolo a Ricoeur
per il suo contributo nel campo delle scienze umane, facendo
riferimento alla sua teoria di una economia mondiale dei bisogni e del dono come nuova frontiera della giustizia. (mv)
Germania: chiese battiste e dei Fratelli
per l'assistenza ai detenuti
Germania: crescono gli avventisti
Colombia: «Settimana di preghiera»
Una questione aperta: i tribunali ecclesiastici e i divorziati
ALFREDO SORELLI
La Commissione episcopale italiana
.
I è sempre molto attenta ai problemi
dei cattolici italiani, in particolare per
quanto riguarda i matrimoni. Recentemente ba approvato il «Testo comune
per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi e metodisti in
Italia» ed è già all’opera una nuova
Commissione mista (rappresentanti
della Conferenza episcopale italiana,
della Tavola valdese e delTOpcemi) per
trattare le questioni applicative di quel
documento.
Una nuova iniziativa della Gei interessa da vicino il matrimonio nel suo
ordinamento canonico. Nella XLI Assemblea generale ordinaria del maggio
1996, la Conferenza episcopale italiana
stabiliva una nuova normativa sui Tribunali ecclesiastici regionali italiani.
Fra l’altro, venivano indicati i vari costi
del loro funzionamento e le eventuali
riduzioni per «le parti che versano in
condizioni di provata necessità»'.
Di per sé l’argomento interessa i cattolici che abbiano qualche causa da
trattare con i tribunali ecclesiastici, tuttavia non si può dimenticare che i tribunali ecclesiastici trattano anche le
cause di nullità dei matrimoni celebrati
canonicamente. Il Consiglio permanente della Gei, nella sua comunicazione del 27 gennaio 1998, a proposito
delle normative di cui sopra, precisa:
«Tale disciplina costituisce un ulteriore
atto dell’attenzione costante dei vescovi italiani alla pastorale familiare e alle
situazioni familiari difficili. Queste ultime, peraltro, sono in aumento nel nostro paese, con conseguente accresciuto impegno dei tribunali ecclesiastici e
di quanti vi operano»^
Il ricorso ai tribunali ecclesiastici è
finanziariamente oneroso, per questo
la nuova normativa Gei ha come obiettivo anche «Talleggerimento del carico
economico fin qui gravante sui fedeli
che intraprendono processi matrimoniali». A questo scopo la Gei aumenterà
il contributo annuo per il funzionamento dei tribunali ecclesiastici «utilizzando parte delle somme provenienti
dall’otto per mille». Altre facilitazioni
sono previste, precisando che «le cause
di nullità matrimoniale rientran
nell’ambito della pastorale familial '
connessa essenzialmente con il sacr
mento del matrimonio...».
Sempre a proposito di pastorale fa
miliare, il Pontificio Consiglio per la
miglia, al termine della XIII
plenaria (22-25 gennaio 1997) aln
tando il problema dei
manda «un’assistenza pastorale per
loro cbe si rivolgono o potrebber
volgersi al giudizio dei tribunali ec^
siastici. Conviene aiutarli a
considerazione la possibile nulln
loro matrimonio»'
Questo insieme di raccornandazD^j^,
di facilitazioni lascia perplessi: p ^
questo richiamo alla possibile ^
dei matrimoni indicata ai
cerca una via di soluzione del prò II
dei divorziati risposati? ,ij|
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(1) cfr. 11 Regno-documenti n.
pp. 606-609 c/qfìpa'
(2) cfr. Il Regno-documenti n.
gina 169 .„ypa
(3) cfr. Il Regno-documenti n.
gina 219. ^
prob
CLAl
HANNOVER — L’Unione delle chiese evangeliche libere del
Germania ha deciso di occuparsi maggiormente delTassisteu
ai carcerati. Questo è il risultato di un convegno, il primo 4
genere, tenuto ad Hannover dalle chiese battiste e dei Erafel
sul tema dell’aiuto e della cura spirituale delle persone che sono in prigione. Il responsabile della missione interna, Heinrich
Christian Rust, ha detto che si tratta di un problema da ^frentare con urgenza, perché diminuiscono le organizzazioni che s
fanno carico dell’assistenza ai detenuti nelle carceri. (epàì
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FRANCOFORTE — Nel 1997 gli avventisti in Germania sono cresciuti di 250 unità, raggiungendo la quota di 35.481)
membri battezzati; contando bambini, familiari e simpaffizanti il numero sale a circa 50.000. In dieci anni Tincremento
è stato di quasi 1.500 membri, per buona parte dovuto
all’emigrazione di avventisti dell’ex Unione Sovietica. fepiiJ
BOGOTÁ — Particolarmente significativa quest’anno li
«Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani» (25-31 maggio). Per la prima volta pregheranno insieme, il 26 nella chiesi
di San Tommaso a Bogotá, l’arcivescovo della capitale, Pe®
Rubiano Saenz, e leader anglicani, metodisti, battisti, mennO'
nifi, luterani, presbiteriani e della Chiesa di Cristo. (nevln»
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Vita Delle Chiese
Il secondo incontro del gruppo «Dorotea» a Rocca di Rapa
Donne battiste e teologia femminista
Lo strumento del •racconto per meglio conoscere se stesse e le proprie
problematiche. Il rapporto stretto tra conversione e liberazione delle coscienze
PAG. 5 RIFORMA
Un'iniziativa del Comune
I metodisti bolognesi
e i diritti di cittadinanza
CLAUDIA ANGELETTI
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SI è svolto a Rocca di Papa,
nel lungo week-end del 1°
maggio, il secondo incontro
di studio del «Gruppo Dorotea», un gruppo di donne
battiste che ha iniziato un
percorso di riflessione teologica in chiave femminista,
Ldato e accompagnato dalla pastora Elizabeth Green. Il
tema del seminario è stato il
racconto e il raccontarsi come momento di presa di coscienza di se stesse e delle
proprie problematiche interiori, teso soprattutto a dare
un senso alla propria vita,
spésso segnata da contraddiàoni a prima vista inconciliabili e irrisolvibili in un disegno unitario; una presa di coscienza e di parola, a detta
delle partecipanti, molto poco favorita e esperita nelle
nostre comunità, dove c’è poco spazio-tempo per poterci
scambiare i racconti personali, anche laddove si riunisce
un gruppo femminile, per
non parlare della nostra abitudine a pregare per problemi generali, o della predicazione che spesso utilizza i
racconti biblici come exempk (sul modello dei predicatori medievali) a cui conformarsi, piuttosto che calarli
nella realtà fatta della nostra
carne e del nostro sangue.
L’ottica della teologia femminista, invece, è ormai da
più di un ventennio quella di
creare un aggancio tra l’esperienza della conversione, non
più intesa come un rinunciare a se stessi, un tornare in
dietro, e la liberazione delle
coscienze operata dalla consapevolezza della propria debolezza, come della propria
forza, delle proprie costrizioni
come delle proprie energie
creative, veicolate dallo Spirito di Dio.
Dal discorso teorico alla
prassi, ciascuna di noi ha
avuto occasione di raccontare la propria vita alle altre, a
partire proprio da un disegno
tracciato su un foglio bianco:
ne è risultato un rimbalzare
di fiori, alberi, luminosità, tenui colori talvolta chiusi in linee diritte o accostati a strisciate inquietanti di rosso
sangue in una molteplicità di
forme ed esperienze in cui si
concretizza la vita di donne
pur accomunate da non pochi fattori (nazionalità, appartenenza religiosa, età, livello culturale) a ribadire che
«ogni essere umano è un essere unico, un esistente irripetibile, che (...) non ricalca
mal le medesime orme di un
altro» (A. Cavarero). Ma anche una molteplicità di immagini di Dio, ciascuna scaturente dall’esperienza personale di un incontro liberatorio con Cristo che, rivelandoci la nostra identità, ha innescato anche un processo di
conoscenza di Dio da parte di
donne soggetto; questo processo che modifica radicalmente la visione di una relazione gerarchica tra l'umanità e un Dio prettamente
patriarcale, lo abbiamo ritrovato in un momento di svolta
particolare, nell’Evangelo di
Giovanni cap. 4 dove viene
narrato rincontro tra Gesù e
la Samaritana.
Il lavoro di esegesi del brano ci ha consentito di penetrarne alcuni significati poco
evidenziati dalle predicazioni maschili ascoltate da alcune di noi su questo testo: ad
esempio, l’intermezzo del
marito nel lungo dialogo è
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Stato interpretato non come
l’acme, bensì come un espediente nella strategia dialettica di Gesù teso a incuriosire
(non tanto a rimproverare né
tantomeno a condannare) la
donna, dimostrandole che di
fronte a lei c’è una persona
che la conosce, che sa la verità. Anzi, proprio la mancata
espressione di un giudizio
moralistico da parte di Gesù
rispetto al suo modo irregolare di esprimere l’affettività
e la sessualità crea le premesse per un dialogo alla pari tra quest’uomo ebreo che
sa e questa donna samaritana che non sa, ma che di lì a
poco riceverà per prima la
grande rivelazione di una
nuova dimensione di Dio:
Dio è Spirito.
Nel testo abbiamo visto in
azione, attraverso i discepoli,
gli schemi rigidi della società
patriarcale del tempo, che
creavano preconcetti discriminatori verso le donne, qui
incrinati dal comportamento
rivoluzionarlo di Gesù; molto
altro è scaturito da questa rilettura biblica, che è stato poi
in parte fissato in una confessione di fede nel Dio che supera le opposizioni e rompe
le barriere, nel Dio che è fuori
di noi e dentro di noi, nel Dio
che ci aiuta a raccontarci e a
raccontare e testimoniare la
nostra esperienza di salvezzaconoscenza, anche attraverso
nuovi gesti liturgici dove al
calice pieno di vino, simbolo
del sangue, ricordo della morte, abbiamo sostituito il simbolo della vita donataci con lo
Spirito: l’acqua pura.
GIOVANNI ANZIANI
IL Consiglio comunale di
Bologna na promosso una
«Istruttoria pubblica» sui temi delle politiche giovanili e
ha invitato vari soggetti sociali a presentare proposte
operative. Sono stati individuati tre nuclei tematici,
quali autonomia, identità e
diritti di cittadinanza. La
Chiesa evangelica metodista
di Bologna è stata invitata a
questa iniziativa pubblica e,
durante la seduta dell’Istruttoria di giovedì 14 maggio, ha
presentato una propria proposta riguardante l’integrazione dei giovani immigrati e
quindi il tema della «identità
diversa» e i «diritti di cittadinanza».
La proposta parte dalla necessità di prendere atto della
esistenza delle questioni seguenti:
1) necessità di una vera integrazione culturale di giovani immigrati affinché la «questione immigrazione» non sia
solo una «questione di ordine
pubblico»;
2) necessità di identificare
il cittadino immigrato come
soggetto di eguali diritti e
non solo oggetto di assistenzialismo:
3) necessità di affrontare il
tema del «fondamentalismo
religioso», soprattutto perché
produce razzismo e emarginazione.
La risposta della Chiesa
evangelica è stata una proposta operativa che riguarda
l’attività che da tempo si
svolge con persone immigrate africane e asiatiche a maggioranza giovanile. Al centro
vi è la costruzione di «luoghi
di incontro» sia in ambito
strettamente religioso (culti,
riunioni di preghiera) sia in
ambito culturale (feste, canti
popolari). Attualmente la comunità metodista raccoglie
una cinquantina di persone a
maggioranza donne e giovani, ma anche alcuni bambini
e persone anziane. Mensilmente vi è una riunione organizzativa con i responsabili
dei due gmppi immigrati più
consistenti (filippini ed eritrei); gli incontri si svolgono
tra il pastore, i suddetti gruppi e fratelli e sorelle della comunità. Le attività svolte sono costituite dal culto domenicale, a volte con momenti
comuni di canto e di preghiera nelle lingue di origine, e da
attività più coinvolgenti con
«feste» e con cene di cibi tradizionali africani e asiatici.
Una questione sottolineata
nella proposta è quella riguardante il dialogo interreligioso, perché oltre a due
gruppi di immigrati evangelici, da qualche mese abbiamo
iniziato a operare con un
gruppo musulmano. Si tratta
di circa 10 pachistani che, attraverso l’istituzione per l’immigrazione del Comune di
Bologna, sono inquilini in un
appartamento della chiesa. Il
programma prevede di aprire
il nostro luogo di incontro
anche a questo gruppo, per
consentire un dialogo culturale tra fedi diverse all’interno della stessa questione di
immigrati. Nei prossimi mesi
verificheremo come comunità evangelica il prosieguo
di questo programma cercando di coinvolgere innanzitutto alcuni giovani della
comunità.
Il ricodo (della Chiesa battista (di Casorate Primo
Carmelo Inguanti pastore e maestro di vita
Domenica 17 maggio, durante il culto presieduto dal
pastore Bruno Colomba, ha
avuto luogo la cerimonia di
celebrazione del ricordo per
il ministero del pastore Carmelo Inguanti in un’atmosfera di commozione e di riconoscenza a Dio per aver elargito alla comunità il dono di
un conduttore spirituale che
con impareggiabile entusiasmo e assoluta fedeltà in risposta alla chiamata ricevuta
ha consacrato l’intera sua
esistenza all’opera del Signore. Un particolare ringraziamento è rivolto al pastore
Piero Bensì per la sua interessante, ricca e vivace testimonianza nei confronti del suo
caro amico e collega pastore
Inguanti.
Il Comitato esecutivo delrUcebi ci ha onorati con la
presenza del pastore Martin
Ibarra, di Bari, il quale ci ha
portato i graditi saluti di Renato Malocchi, presidente
deU’Unione, e ci ha letto una
missiva della sorella Irene, fi
glia del pastore Inguanti.
Hanno partecipato alla cerimonia con la loro testimonianza anche don Sante, parroco della chiesa di Casorate,
la sorella Marisa, figlia del
pastore Inguanti, i fratelli Peter Fehr, Sergio Bortolan, Silvio Segreto, che ha letto la testimonianza della sorella Vittoria. Messaggi epistolari sono stati inviati da alcuni assenti tra i quali monsignor
Franco Pizzagalli, monsignor
Francesco Coccopalmerio e il
pastore Paolo Spanu. Una
bella lapide è ora affissa a
una parete del tempio a perenne ricordo dell’amato pastore Carmelo Inguanti, fondatore e primo pastore della
comunità, meraviglioso esempio di fedeltà alla parola
di Dio, d’amore, di zelo, di
impegno, di sacrificio, di dedizione e di umiltà. Preghiere
e canti hanno arricchito e
concluso la cerimonia sotto
lo sguardo del nostro amato
Signore. Un’agape fraterna,
organizzata dalle solerti e
Insegnanti evangelici
Per evidenti motivi di spazio, neirinfoitnazione che Riforma ha dato sul semiriario di insegnanti evangelici di Torino,
che ha deciso di dar vita a una futura Associazione (cfr.
Riforma del 29 maggio), è stata omessa una informazione
che è opportuno sìa conosciuta per tempo: la decisione di
organizzare una secondo incontro di insegnanti, a Napoli, il
prossimo 14-15 novembre. A tale incontro sono invitati tutti
quelli che avranno preso parte all’incontro di Torino, per
verificare il lavoro di coinvolgìmento fatto nel frattempo,
mentre la sede di Napoli dovrebbe facilitare la presenza di
altri insegnanti del Centro-Sud, che saranno invitati.
Si ricorda inoltre che i partecipanti all’inconfro di Torino sono impegnati a organizzare riunioni nelle loro zone
per illustrare ¿i obiettivi di una futura Associazione e per
raccogliere qpminativi e indirizzi degli operatori scolastici
evangelici. (m.r.)
Il pastore Carmelo Inguanti
brave sorelle della comunità,
ha concluso la giornata in clima di gioiosa fraternità.
• Domenica 10 maggio, «festa della mamma», le sorelle
della comunità hanno celebrato il culto: a tutte le mamme presenti e assenti è stato
offerto un omaggio floreale
con una dedica tratta dal libro dei Proverbi.
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6
PAG. 6 RIFORMA
Delle Chiese
venero! 5 GIUGNO
Nel Centro di Ecumene, dal 22 al 24 maggio, si è svolta l'annuale consultazione nazionale delle chiese metodiste
La vocazione evangelìstica e ecumenica del metodismo
L'integrazione con i valdesi, stipulata nel 1975 e attuata nel 1979, è la «casa comune» in cui è possibile trovare reciproco
arricchimento. Discussi anche i temi della diaconia, delle finanze e dei rapporti con il metodismo europeo e mondiale
Grandi progetti, grandi problemi e piccole realtà
FULVIO ROCCO
Grandi progetti, grandi
problemi e piccole realtà.
Questa è In sintesi la fotografia delle chiese metodiste In
questa fase. Essere piccoli
non significa tuttavia essere
Impotenti. Così afferma uno
del documenti elaborati dalla
Consultazione, riguardante I
progetti di diaconia nell’area
napoletana. Sulla base del dibattito e tenuto conto dell’atmosfera che ha caratterizzato
le due giornate di Ecumene, si
può condividere la fiducia
nella possibilità di un’azione
efficace fondata sul nostro
patrimonio di esperienze nonostante I piccoli numeri.
È necessario, però, che In
questo aspetto come In tutti
gli altri temi discussi (l’Integrazione valdese-metodista,
I problemi finanziari e di gestione) emerga con maggiore
chiarezza in tutti piena disponibilità alla collaborazione. La Consultazione, infatti,
da un lato è stata incoraggiante per quanto riguarda la
volontà di testimonianza e di
impegno emersa dagli interventi dei rappresentanti del
In questa e nella foto in basso due momenti dei lavori
le comunità, dall’altro ha suscitato perplessità il modo in
cui alcuni hanno espresso il
loro atteggiamento critico e
il loro dissenso facendoli circolare attraverso le chiacchierate nei vialetti di Ecumene, piuttosto che offrirli al
dibattito assembleare che se
ne sarebbe giovato. A questa
sede hanno riservato interventi vaghi e non sempre decifrabili. Da questo punto di
vista la Consultazione è apparsa come un’occasione
mancata. Il Comitato permanente sta affrontando una
difficilissima situazione finanziaria avendo ereditato
una condizione debitoria
molto onerosa e complicata
dalle recenti, gravi vicende
riguardanti Casa Materna.
Ciò impone scelte prioritarie urgenti e una ferrea linea
di gestione che consenta al
più presto il ricupero e il risanamento. Il Cp si è adoperato con grande impegno per
affrontare queste realtà con
una serie di decisioni drastiche che la situazione richiedeva. La Consultazione è il
luogo adatto per esprimere
eventuali critiche e riserve
nei confronti delle scelte
adottate e dei metodi applicati per attuarle. Ma l’occasione non è stata colta proprio da coloro che maggiormente avrebbero potuto
concorrere costruttivamente
alla soluzione dei problemi
traducendo in proposte concrete le proprie critiche.
Questi atteggiamenti e la
tendenza mai sopita ai personalismi non facilitano il
difficile cammino delle chiese metodiste in questo momento. Ci auguriamo che le
future occasioni di confronto
e di dibattito siano più utilmente e positivamente vissute per il bene della chiesa.
Come tradizione i metodisti si sono incontrati a Ecumene
Le opere sociali nella zona di Napoli
ROBERT BRONKEMA
Quando pensiamo alle
opere sociali della Chiesa
metodista, quale zona d’Italia
ci viene immediatamente in
mente? Napoli, che fu il terreno d’azione di Teofilo Santi,
una figura essenziale (come
fondatore e come direttore)
per tutte le opere sociali dell’area napoletana. Per avere
un quadro chiaro della sua
«eredità», basta pensare all’ospedale evangelico Villa
Betania o all’Istituto per minori Casa Materna di Portici o
a Casa Mia e al Centro Emilio
Nini del Villaggio Caracciolo.
Per tutta la mattinata di sabato 23 maggio, la Consultazione si è soffermata su queste
importanti opere sociali in
continuo sviluppo.
Rosanna Ciappa, coordinatrice della commissione nominata per delineare il futuro
delle opere Casa Mia e Centro
Emilio Nitti, ha detto che
l’obiettivo della commissione
era di unificare le due opere
per poter attuare «un intervento socialmente visibile e
qualitativamente e culturalmente fondato» (dal rapporto
«Progetto di azione sociale di
Ponticelli»). Ha presentato
quindi il progetto che, ha precisato, è solo una bozza generale ed è frutto del lavoro che,
per la maggior parte, è già in
atto aH’interno delle due opere. In questo progetto generale viene posto l’accento su
quattro settori di attività; 1)
settore educativo-formativo,
che insiste sul bisogno dei
bambini di avere programmi
di doposcuola; 2) settore formazione-lavoro, il più recente dei settori ma essenziale,
soprattutto nel Sud con il grave problema dei disoccupati;
3) settore socio-sanitario, che
lavora in stretta collaborazione con l’ospedale evangelico
Villa Betania; questo settore
offre educazione permanente
e aiuto medico pratico alla
gente comune; 4) settore
sportivo-ricreativo, che fa in
modo che le attività sportive
non siano soltanto uno scarico di tensione per i bambini
ma anche uno strumento per
aiutarli a socializzare e per
proporre loro valori formativi
positivi.
Dopo la presentazione, Rosanna Ciappa ha esortato la
componente metodista a riflettere sulla realtà della situazione nell’area napoletana. Com’è possibile che le
chiese locali, metodiste e vaidesi, nonostante tutte queste
opere sociali che complessivamente danno lavoro a circa
250-300 persone, siano in calo numerico, con una frequenza media ai culti di circa
30 persone? Abbiamo forse
basato la nostra speranza di
salvezza e tutto il nostro
evangelismo sulle nostre
opere sociali?
C’è stata poi la presentazione dei cambiamenti avvenuti
a Casa Materna. Franco Soave, direttore amministrativo
della Casa, ha presentato un
ritratto molto crudo delle vicende passate che, nel settembre 1997, hanno portato
alle dimissioni di Gigi Capuano dall’incarico di direttore.
Ma è stato anche ottimista
sulla situazione presente e futura, nonostante l’attuale situazione debitoria di due miliardi e mezzo. Casa Materna
è gestita ora da un gmppo di
lavoro costituito dal past.
Derryck Evans del Galles (ex
presidente del Comitato generale), direttore interinale;
Rosaria Vincenzi, coordinatrice del gruppo; Ceppino
Sfameli, vicepresidente del
Comitato generale e rappresentante legale: Franco Soave, responsabile delle finanze
e del personale.
Da ottobre, la Casa non ha
avuto una lira di deficit e il
numero dei bambini del convitto e della scuola elementare è enormemente aumentato. Con l’aiuto dell’otto per
mille, una parte dello stabile adibito a convitto è stato
completamente ristrutturata.
I piani futuri prevedono: un
campo sportivo regolamentare (a costo zero per la Casa),
la ristrutturazione di altre
parti abitative della casa per i
bambini (con fondi dell’otto
per mille), la creazione di una
palestra e di un bar interno
alla scuola (a costo zero per la
Casa). Tutti i presenti hanno
riconosciuto che un nuovo
Spirito sta soffiando e hanno
incoraggiato la Casa a continuare su questa strada.
L'integrazione e l'identità delle nostre chiese
LUCA ANZIANI
DURANTE la consultazione delle chiese metodiste i fratelli e le sorelle che si
sono incontrati hanno sentito
la necessità, il bisogno di parlare, di confrontarsi su un
episodio che ha cambiato
l’essere chiesa in Italia, non
solo per le comunità metodiste ma anche ¡fer quelle vaidesi: l’integrazione. Sono
passati più di vent’anni dalla
integrazione e in questi giorni
i metodisti, ma anche i valdesi, pastori e laici che erano
presenti a Ecumene, non solo
hanno voluto ricordare il passato e che cosa ha significato
l’integrazione in questi anni,
ma ancor di più hanno voluto
tracciare delle linee, delle
prospettive per il futuro.
La storia, o per meglio dire
la memoria del passato non è
mancata. Il past. Franco Becchino, metodista a Genova e
vicemoderatore della Tavola
valdese, ha tracciato il percorso che l’integrazione ha seguito. Non è stato uno sterile intervento, fatto di mere tappe
storiche, ma la sottolineatura
della reciproca partecipazio
ne alla costruzione di una casa comune e di una nuova
identità protestante delle nostre chiese. Non possiamo più
parlare dell’identità valdese
se non la poniamo di fronte
alTidentità metodista e il valore dell’identità metodista ha
senso solo se in relazione e in
reciproco arricchimento con
l’identità valdese.
Questa è la valutazione che
del passato è stata fatta: in
questi anni le nostre comunità hanno ricevuto molto e
molto hanno contribuito a
costruire, nel reciproco ministero di testimonianza e servizio. Non abbiamo solo ricevuto né abbiamo solo dato,
ma insieme molto abbiamo
costruito in questo paese e
alle nuove generazioni lasceremo in eredità una casa i cui
piani sono stati edificati da
sforzi comuni. Questa è la
memoria ma quali prospettive abbiamo davanti? Se è vero che ogni membra è importante al corpo e senza una di
queste il corpo non potrebbe
esistere, così nell’integrazione le identità, che la rendono
viva e che le hanno permesso
di costmire una chiesa di te
stimonianza e servizio in
questo paese e di essere un
esempio importante anch
per chiese sorelle all’esteri,
non possono venire a indebolirsi. Se è vero che ogni
identità ha valore solo insieme all’altra allora il compito
delle chiese valdesi e delle
chiese metodiste è quello di
apportare contributi continui
e propri all’incontro di queste identità, affinché non si
assolutizzino ma, relazionandosi, diventino membra più
solide di un unico corpo.
In questo senso, tra i compiti che le chiese metodiste
hanno davanti vi sono anche: suscitare e accompagnare nuove vocazioni metodiste sia pastorali, sia a livello dei vari ministeri locali,
tornare a dare nuovo vaiore a
luoghi di formazione e di riflessione come, ad esempio.
Mezzano, Ecumene e Napoli,
ancora, prendere seriamente
in considerazione il proble
ma della progettazione
del
l’essere chiesa, con determinate priorità e con determinate e capaci persone. InflW
uno dei problemi seri che
nostre chiese metodiste vivo
no e che le accomuna all
chiese valdesi è il passaggio
generazionale che stiamo vi
vendo e che vivremo sempi
più forte nei prossimi ann,
per questo forte è il
che i fratelli e le sorelle han
no fatto alle nuove
zioni, alla necessità che a
che queste prendano su
disi
la responsabilità del fot
della chiesa.
Non
si deve dimenticare;
infine, che l’essere j
una chiesa non è un ’j.
un fondamento
mente statico, bensì un
nire, un movimento, un u
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per gli altri; così il ^^citur ,
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ma anche nel più ?„5.
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art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
In liaso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
GEMELLAGGIO EUROPEO A PINEROLO — Fi
ne settimana all’insegna dei gemellaggi a Pinerolo: centinaia di ospiti da Gap e Traunstein hanno invaso la città per
festeggiare gli scambi avviati nel ’63 con Gap e neH’86
con Traunstein. Nati nello spirito di collaborazione e amicizia fra nazioni europee, oggi rincontro assume un valore
ancora più forte all’interno dell’unificazione europea.
Questi temi sono stati ricordati sabato pomeriggio al campo sportivo Barbieri dove sono intervenuti i rappresentanti
delle tre cittadine porgendo i loro messaggi di saluto. Subito dopo ha preso il via un intenso week-end sportivo che
ha coinvolto tutti gli impianti sportivi della città.
1 <1
VENERDÌ 5 GIUGNO 1998 •ANNO 134 - N. 23 LIRE 2000
Quando si vede un poliziotto agitare una paletta
tutti capiscono che ha un significato diverso di quando la
agita un capostazione. Quando viene fatto un gesto con la
mano tutti capiscono se è un
saluto, una minaccia o un insulto a seconda che la mano
sia aperta, chiusa a pugno o
con soltanto l’indice e il mignolo alzati. Perché sono
simboli. I simboli sono oggetti o gesti che hanno un significato preciso che tutti riconoscono e che servono a comunicare, senza equivoci, un
intero messaggio.
Anche la Santa Cena riformata e la comunione cattolica sono gesti simbolici che
hanno, ciascuno, uil loro preciso e diverso significato teo
TRA FRATERNITÀ E CONFUSIONE
SIMBOLI
FRANCO SICILIANO
logico: parteciparvi significa
automaticamente riconoscere
e condividere questo significato. Ora, quando un fratello
(o una sorella) evangelico
partecipa alla comunione cattolica credo che lo faccia per
le seguenti tre alternative: 1)
si riconosce nel significato
teologico del simbolo cattolico che sta usando, ma allora
deve riflettere sulle dimensioni di questo dissenso dalla
teologia della propria chiesa
e trarne tutte le logiche, e in
qualche caso anche estreme,
conseguenze; 2) partecipa
mantenendo la propria visione teologica riformata, ma allora trae in inganno i fratelli
cattolici perché sta usando un
simbolo che per tutti loro ha
un altro significato e che possono interpretare, giustamente, solo come piena adesione
alla loro visione teologica; 3)
partecipa dando a questo gesto un suo particolare significato, ma allora usa lo strumento sbagliato perché ciascun simbolo ha sempre un
solo chiaro significato.
Chi vuol esprimere una cosa diversa deve prima chiarire a tutti gli altri, perché possano capire, che cosa vuol dire e con quale simbolo. Che
nelle intenzioni possa esserci
un atteggiamento di fraternità
è bello e comprensibile: rimane però sempre da evitare
quella che si può chiamare
religiosità «à la carte», dove
ognuno si compone e interpreta liberamente il menu dei
propri simboli di fede. Questo crea confusione ed equivoco e non giova neanche al
cammino ecumenico.
Skf e Avio
Sciopero
per i diritti
sindacali
Dimostrano soddisfazione
all’Associazione lavoratori
pinerolesi (Alp) e alla Cgil
per l’esito dello sciopero di
quattro ore proclamato per il
29 maggio alla Skf di Villar
Perosa e Avio. L’agitazione
era stata proclamata da Alp
con l’adesione della FiomCgil di Pinerolo per protestare contro il trasferimento del
sindacalista di Alp, nonché
consigliere comunale di Rifondazione comunista, Giampiero Clement dagli stabilimenti di Villar Perosa a quelli
di Airasca, avvenuto ormai
quasi un mese fa e contro cui
Clement ha presentato ricorso
avvalendosi della legge 816
che prevede il divieto di trasferimento per i lavoratori
aletti nei Consigli comunali,
h 3 giugno il pretore di Pinerolo dovrebbe emettere un’ordinanza sulla questione che si
fa complicata perché l’azienda per parte sua non parla di
^trasferimento» bensì di
^spostamento interno».
Intanto però Alp e Cgil
hanno indetto lo sciopero di
venerdì partendo dalla protesta per il trasferimento ed
astendendo le motivazioni anahe alla difesa dei diritti dei
avoratori, «per far capire al, azienda che non può sempre
acidere da sola su diritti,
fan, assunzioni, senza che i
avoratori possano mai espritttere d loro parere».
All agitazione non hanno
ento però le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) di
rpc ^ che anzi hanno
o pubblico un comunicato
ferì® i"^">festano le loro difItti posizioni in merito alNonostante il dile diverse comrn K sindacali allo sciopenanno aderito circa il 40%
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questioni sollevate.
Sabato e domenica si terrà a Prarostino l'annuale Conferenza delle chiese valdesi del primo distretto
150 anni di libertà: uno sguardo alPEuropa e alle Valli
PIERVALDO ROSTAN
Sabato e domenica prossimi, a Prarostino, si rinnoverà l’annuale appuntamento
con la Conferenza distrettuale; i rappresentanti delle 18
chiese delle Valli Valdesi con
i loro pastori si confronteranno per due giorni discutendo
della vita delle chiese, valutando l’andamento delle attività durante l’anno, a partire
dalle decisioni assunte l’anno
scorso. Come di consueto la
commissione d’esame (relatrice Marinella Lausarot) e la
commissione esecutiva distrettuale, dopo vari incontri
hanno in qualche modo impostato anche i lavori dell’assemblea. È, questo, un anno
particolare sotto il profilo storico; il 150° anniversario
dell’editto di emancipazione
già l’anno scorso aveva fatto
da sottofondo a gran parte
della discussione, guidando
l’assemblea nella riflessione,
con r auspicio che la ricorrenza diventasse occasione di
nuova testimonianza e più
forti entusiasmi. L’anno non è
certo finito, ma è possibile
trarre un primo bilancio?
«Bisogna anzitutto ricordare - spiega il pastore Luciano
Deodato, presidente della
Commissione esecutiva distrettuale - che la libertà civile ai valdesi è stata concessa
prima dello Statuto Albertino:
non si poteva accedere allo
Statuto se prima non èrano
garantite le condizioni di parità di tutti quanti i cittadini.
In sostanza il riconoscimento
delle libertà alle minoranza
(oltre ai valdesi vennero concesse anche agli ebrei) fu una
premessa necessaria. E quindi, quando in autunno a Torino si ricorderà lo Statuto Albertino, noi dovremmo essere
presenti alle manifestazioni».
Le celebrazioni del XVII
Febbraio hanno avuto quest’
anno un carattere meno religioso ma più civile e laico,
con la visita del Presidente
della Repubblica e del Presidente della Camera a Torre
Pellice; poi la Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia ha rilanciato il tema della libertà. Questa insieme di
manifestazioni può aver avuto
la capacità di rilanciare l’entusiasmo per r «essere valdesi»,
in altre parole il desiderio di
fare e di coinvolgere? «In parte sì - continua Deodato -;
tutte le chiese hanno riflettuto
sull’argomento, dando non
Il momento del voto nel corso di una Conferenza distrettuale
tanto un taglio autocelebrativo
quanto piuttosto di una presa
di coscienza di cosa è stato il
nostro percorso e il contributo
dato dai valdesi a vari momenti della storia, dal Risorgimento con il compito di fare
l’Italia unita, all’oggi con la
sfida dell’Europa unita».
Un’Europa non solo delle
economie ma anche dei popoli con le loro culture e le loro
fedi; forse molti «scopriranno» che l’Europa è anche
molto protestante: «Noi entriamo in Europa in modo positivo - prosegue il presidente
Ced - il piccolo mondo valdese ha storicamente avuto molti contatti col resto d’Europa.
Non penso solo al 1800 quando i nostri migliori ragazzi
andavano a studiare nelle università europee, ma anche al
Il pastore D. P. Thompson, negli Anni
50, era il grande animatore di una
campagna di evangelizzazione della Scozia chiamata «Teli Scotland», ossia «Dite alla Scozia»: si intende, la Parola di
Dio; in questo quadro organizzò tutta
una serie di manifestazioni. Era un uomo
attivissimo e trascinatore; tra noi lo si
potrebbe paragonare a Tullio Vinay. A
un certo punto decise di occuparsi di
quelli che vivevano nella diaspora. Raccontò egli stesso di aver visitato un tale
che allevava pecore in un’isola a nord
della Scozia e che ebbe a dirgli; «Da due
anni in qua, lei è il primo essere umano
che sbarca in quest’isola!».
Ho partecipato a una delle campagne
evangelistiche nell’isola di Muli. Di lì si
poteva andare, dopo qualche chilometro
a piedi, a un porticciolo a prendere la
scialuppa per l’isola di Iona, che è stata
anticamente un sepolcreto di re scozzesi.
IL FILO DEI GIORNI
SCOZIA
ALDO COMBA
poi è diventata un centro di irraggiamento del cristianesimo di matrice celtica
verso il continente europeo, ad opera di
San Colombano. Vi si trova una bellissima e pregevole abbazia; ancora oggi
l’isola mantiene il carattere selvaggio e
antico dei tempi di san Colombano.
Il nostro «quartier generale» era Bunessan, sull’isola di Muli, ma all’altra estremità della baia c’era una famiglia isolata.
Uno studente scozzese e io ci offrimmo di
andarla a visitare. Niente mezzi di trasporto pubblici: a piedi, 12 km all’andata
e altrettanti al ritorno. Il mio compagno
conosceva i luoghi, per cui una o due volte mi trascinò fuori dalla strada, nella boscaglia, per vedere dei «menhir», ossia
delle grandi pietre dritte, elevate in tempi
preistorici. Nella casa dove andiamo il
marito è lontano, al lavoro in qualche
campo sperduto. La moglie, che deve rimanere più vicino a casa per custodire il
bambino, ci accoglie. È una tedesca che
ha sposato uno scozzese, soldato in Germania nell’ultima guerra. Sembra felice,
la solitudine non le pesa. Dopo tutto non è
tanto sola: a 3 o 4 km di distanza un’aquila ha il suo nido e alleva i piccoli, come
lei il suo. In mezzo, rocce e brughiera. La
chiesa? Per radio. Ma aver visto per una
volta dei volti umani di fratelli in fede la
riconforta. E noi, nei nostri 12 km di camminata di ritorno, ci domandiamo se siamo noi che abbiamo riconfortato lei o se è
stata lei a riconfortare noi.
nostro liceo europeo di Torre
Pellice o ai tanti rappresentanti delle chiese europee che
vengono al Sinodo. C’è però
il problema delle minoranze;
l’Europa dei capitali rischia di
lasciare delle sacche di povertà o quanto meno uno sviluppo a tre o quattro velocità:
l’Europa deve intervenire a
sostenere lo sviluppo anche
dell’elemento locale evitando
l’omologazione. Le Valli, sotto il profilo dello sviluppo e
del lavoro rappresentano un
po’ un’area svantaggiata».
Ritornando più direttamente
al lavoro della prossima Conferenza distrettuale, la commissione d’esame ha previsto
di affrontare alcuni argomenti con la discussione in gruppo, un modo per coinvolgere
maggiormente i deputati. Si
dovrebbe parlare di ecumenismo (c’è l’ostensione della
Sindone, ci sono gli incontri
comuni che si svolgono da diversi anni a vari livelli), di
funzionamento del distretto,
del nostro giornale, della diaspora di quanti abbandonano
le valli per ragioni di lavoro o
a seguito di matrimoni misti.
«Curiamo giustamente i nuclei di alta montagna, ma non
possiamo trascurare quelle famiglie che nel loro spostamento verso i fondo valle non
si sono fermati a Lusema San
Giovanni o a Villar Perosa ma
sono andati a Cuneo o Saluzzo - chiarisce Luciano Deodato -; dobbiamo attrezzarci e
pensare a posti pastorali nei
paesi di pianura?».
I deputati delle chiese delle
Valli dovranno pronunciarsi,
non necessariamente decidere; forse verrà anche ripresa la
discussione sul senso della
comunità, sull’aggregazione.
Le valli Germanasca e Pellice, così uguali a uno sguardo
superficiale, in realtà a volta
paiono più distanti di quanto
sembri; la comunicazione è
scarsa. Si riuscirà, per usare
una parola della relazione della Commissione esecutiva distrettuale, ad esprimere la
«comunione della comunità»?
8
PAG. Il
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Lavori in corso a San Secondo di Pineroio
SAN SECONDO: UN NUOVO SENSO UNICO — Novità
nella circolazione stradale nel centro di San Secondo; è stato infatti istituito un senso unico verso la vai Pellice in via
Repubblica. Chi dovrà entrare in San Secondo dovrà dunque passare per via Carlos Pellegrini. Questo senso unico è
il primo stralcio di un intervento più ampio che coinvolgerà
anche via Rol e il tratto di via Repubblica verso le scuole.
SCUOLA E TEATRO — Nell’ambito della rassegna «Diversamente uguali 3» si svolgeranno vari spettacoli teatrali organizzati, preparati e recitati dai bambini e dai ragazzi delle
scuole della vai Pellice, che da tempo si occupano nelle varie
discipline di multiculturalità e solidarietà. Questi gli appuntamenti: venerdì 5 giugno alle 20,45 nella palestra comunale
di Luserna San Giovanni spettacolo teatrale degli alunni della scuola elementare della frazion'e San Giovanni; lunedì 8
giugno alle 20,30 nella palestra della scuola materna di Pralafera spettacolo dei bambini delle materne del circolo di Lusema San Giovanni «Grande o piccolo» il mondo dei bambini visto con gli occhi dei grandi; mercoledì 10 giugno alle 17
al cinema Trento di Torre Pellice spettacolo degli allievi delle scuole elementari e materne di Torre Pellice «All’inizio
c’era il nulla», un viaggio per raccontare la storia di tutti; venerdì 12 giugno alle 20,30 nella palestra comunale di Luserna San Giovanni «Diversa-mente», lavori conclusivi sulla diversità a cura delle scuole elementari e medie di Luserna San
Giovanni; infine sabato 13 alle 16,30 nella palestra comunale
di Luserna, spettacolo teatrale delle classi terza e quarta della
scuola elementare di Luserna capoluogo «Bello o brutto ti tirano le pietre» e «Mamma la scuola me la immagino così».
IL 54% DEI COMUNI È A RISCHIO ALLUVIONE — È
stato presentato la scorsa settimana il piano di assetto idrogeologico della Provincia di Torino curato dall’Autorità di
bacino; il 54% dei Comuni della provincia, 169 in tutto, è a
rischio idraulico e idrogeologico elevato e molto elevato.
Ora i Comuni dovranno far pervenire le proprie osservazioni alla Regione, che avrà il compito di raccoglierle e poi
trasmettere all’Autorità di bacino le controdeduzioni. Entro
l’estate il piano dovrebbe essere adottato definitivamente.
UNIVERSITÀ ESTIVA — Dal 13 al 17 luglio si svolgerà a
Torre Pellice presso la biblioteca della casa valdese una sessione di Università estiva su «Protestantesimo ieri e oggi: il
Seicento», con relazioni di Emidio Campi su «L’Europa
protestante tra Riforma e ortodossia», Claudio Pasquet su
«La rivoluzione puritana», Giorgio Toum su «Il Piemonte
riformato da Carlo Emanuele I a Vittorio Amedeo II», Debora Spini su «La Francia ugonotta» e Giorgio Spini su «La
giovane America». Il corso è autorizzato per insegnanti di
scuole medie e superiori. Le iscrizioni devono pervenire entro il 12 giugno presso la segreteria organizzativa. Centro
culturale valdese tei. 0121-932179, fax 0121-932566.
ESTATE RAGAZZI — Dal 1° al 12 giugno è possibile iscrivere i propri figli per l’Estate Ragazzi 1998 organizzata dal
Comune di Torre Pellice. Le attività inizieranno lunedì 22
giugno e termineranno il 31 luglio, si rivolgono a bambini e
ragazzi che hanno frequentato dall’ultimo anno della materna al terzo anno della scuola media, si potrà usufruire di tre,
quattro, cinque e sei settimane, anche non consecutive. Come ogni anno sarà possibile servirsi della mensa e i bambini
e i ragazzi saranno coinvolti in attività ludico-sportive, con
la collaborazione della Comunità montana vai Pellice, in laboratori, feste e giochi collettivi, attività guidate e giochi per
la conoscenza del territorio. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi all’ufficio scolastico del Comune dal lunedì al venerdì con il seguente orario: lunedì/venerdì 8,30-12,30, martedì dalle 10,30 alle 12,30, mercoledì 10,30-12,30 e 14-17.
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Convegno del Ciss di Pineroio sulle separazioni familiari
Il bambino condiviso o conteso
FEDERICA TOURN
Nell’epoca post-industriale
vediamo famiglie mononucleari e allargate, coppie
che si sciolgono per ricomporsi in un altro nucleo familiare,
con i figli nati dalla prima e
dalle successive unioni dell’
uno e dell’altro coniuge. Se
nel passato la famiglia era un
aggregato che soffocava i dissidi al suo interno, oggi è una
famiglia-comunità tenuta insieme da dedizione e affetto,
ma più esposta ai conflitti.
Il primo a dover essere tutelato in caso di scissione della
coppia è certamente il bambino: da qui il Ciss (Consorzio
intercomunale dei servizi sociali) di Pineroio ha proposto,
il 29 maggio, una giornata di
studio su «Il bambino condiviso. Scissione della coppia,
ruolo genitoriale e mediazione
familiare», per approfondire il
ruolo dei servizi giudiziari, sanitari e sociali, e la loro collaborazione. La spinta propulsiva e l’occasione era anche data dalla legge 285/97 che, proponendo l’avvio di una gamma di interventi a favore di
una migliore condizione dei
minori e a sostegno della famiglia, affida un molo propulsivo agli enti locali. Inoltre è
all’esame del Senato un disegno di legge unificato sull’affidamento congiunto del minore, che potrebbe portare dei
cambiamenti nel rapporto tra
il bambino e i genitori, che sarebbero entrambi affidatari:
«È un modo per responsabilizzare il genitore a cui non è
materialmente affidato il bambino - spiega Pier Carlo Pazé,
giudice tutelare a Pineroio ma si può realizzare solo qua
Val Chisone
È morto
Sergio Charrier
MILENA MARTINAT
Sergio Charrier ha scritto
storie di ghiri e di volpi
per bambini ne «Il paese dei
cri-cri». Ha scritto poesie e
aforismi pubblicati in un libro
dalla simpatica copertina colorata col titolo «Tra le dita».
Un giornalista de «La Stampa» lo chiamò «l’unico abitante della valle fantasma».
Lui, con i suoi occhialini tondi, sulla sedia a dondolo vicino alla finestra e la sua lampada ad acetilene, oggi non
c’è più. La valle è rimasta veramente vuota. I tanti bimbi
delle scuole che hanno letto
le sue storie non potranno più
andarlo a trovare o spedirgli
dei disegni.
Non si vedrà più camminare sui sentieri del vallone
quell’uomo solitario dal carattere a volte un po’ burbero
e orgoglioso ma che sapeva
anche essere gioviale nella
sua solitudine. Non lo vedremo più a passeggio con il suo
amato Tom: anche lui non c’è
più. Sergio Charrier di Bouree!, qualche anno fa, diceva
di voler morire come i camosci vecchi sulle montagne; invece no, ha resistito fino
all’ultimo sui suoi monti poi,
quel male terribile l’ha condotto in ospedale e Tom, il
suo amico Tom, è sparito nel
nulla. 11 corpo di Sergio
Charrier riposa ora nel cimitero del silenzioso vallone di
Bourcet e da qualche giorno è
stato pubblicato il suo ultimo
scritto, purtroppo postumo:
una «Biografìa a quattro zampe» (con Tom).
lora ci sia un perfetto accordo
fra le parti». Questo disegno
di legge vorrebbe almeno in
parte correggere un’anomalia
tutta italiana nella prassi degli
affidamenti: oggi c’è una prevalenza assoluta dell’affidamento del minore alla madre
(93%); in genere, come lamentano le associazioni dei
padri separati, il giudice decide di lasciare il bambino alla
madre, a meno che sia questa
a rinunciare espressamente
all’affidamento. «È vero che
spesso siamo di fronte a una
paternità debole - commenta
il giudice Pazé - visto che i
padri sono spesso latitanti nella vita dei figli, ma l’altissima
percentuale di affidamento alla madre ha un che di patologico: il problema è allora individuare dei criteri per la scelta
del genitore affidatario, propendendo per quello fra i due
che ha un miglior rapporto
con il bambino».
Nel momento della separazione della coppia, il giudice più che l’avvocato, che mantiene un ruolo «tecnico», di
informazione e difesa - deve
avere delle «attitudini mediati ve», che permettano di raggiungere una decisione con il
consenso delle parti. «Il legame tra psicologia e diritto è
strettissimo - spiega Anna
Marucci, giudice onorario del
Tribunale per i minorenni di
Torino - il giudice cerca innanzitutto di prevenire la rottura, ma quando la lite è già in
atto deve far sì che la sua preparazione giuridica e la sua
sensibilità siano di aiuto alla
coppia in crisi». Non si può
dimenticare che nelle separazioni non consensuali, soprattutto se ci sono di mezzo i fi
Pedemontana
Nuovo piano
di sviluppo
La Comunità montana Pinerolese pedemontano ha deciso
di dotarsi di un piano di sviluppo; lo avevano già deciso
anni fa gli amministratori affidandosi all’architetto Guido
Geuna e al tecnico agricolo
Bernardino Ambrosio ma durante la seduta consiliare di
martedì 26 maggio è stata decisa la revoca di quegli incarichi. In attesa di individuare i
professionisti a cui affidare la
realizzazione del piano di sviluppo (probabilmente uno studio che comprenda più professionalità in modo da avere
un quadro il più possibile
completo) è stato definito un
testo che dovrebbe costituire
le linee guida del documento
programmatico. Una commissione consiliare appositamente nominata affiancherà la
giunta nei successivi passi.
Il Consiglio della comunità
montana ha anche approvato
un programma di interventi
nel settore idrogeologico per
un costo stimato di circa un
miliardo e 700 milioni; al momento è disponibile un decimo del necessario: toccherà ai
Comuni indicare le opere ritenute prioritarie. E stato approvato un regolamento per l’assegnazione alle squadre antincendi boschivi di parte dei
fondi derivanti dai tesserini
per la raccolta funghi. Una
parte delle somme (ogni anno
la Comunità introita alcune
decine di milioni) è stata nel
tempo assegnata a privati che
si impegnino in interventi di
tutela silvo-pastorale, recupero sentieri, pulizia fontane o
strade forestali.
gli, i coniugi combattono l’uno contro l’altro senza esclusione di colpi: la posta in gioco è l’autostima e il ruolo genitoriale. Qui è importante il
ruolo del giudice, che deve
mettere in primo piano i diritti del bambino, in un momento in cui i genitori, emotivamente provati, spesso non sono in grado di tutelarli con efficacia: proprio per questo,
aggiunge l’avvocato Francesca Pignatelli, sarebbe opportuno prevedere la figura specifica di un «garante dell’
infanzia» almeno per il periodo iniziale della separazione,
come già accade in altri stati europei. L’importante è ha detto il sindaco di Pineroio
Alberto Barbero - è non far
diventare il bambino da condiviso a «diviso» o «conteso».
Senza dimenticare, come ha
ribadito anche lo psicologo torinese Pier Giuseppe De Filippi, le situazioni di sofferenza
di quelle coppie che non hanno i mezzi economici per separarsi; perché chi fa le spese
di questa convivenza forzata è
ancora una volta in primo luogo il bambino.
Beloit Italia
Annullate
le elezioni
Più del 70% dei lavoratori
interessati va a votare ed
elegge i propri rappresentati
tra i candidati dei sindacati
che hanno presentato le liste.
Poiché i risultati elettorali
non sono piaciuti, l’Unione
industriale presenta un ricorso contro le elezioni, e il Comitato provinciale dei garanti
le annulla. E successo alla
Beloit di Pineroio, una fabbrica multinazionale che produce macchine per carta.
Motivo del rigetto: un sindacato, Alp (l’Associazione
lavoratori pinerolesi), pur
ammessa a partecipare alle
elezioni (numero di firme
raccolte) non avrebbe titolo a
parteciparvi, non avendo firmato l’accordo interconfederale del ’93 che regola le elezioni delle rappresentanze
sindacali di fabbrica. Ma Alp
è nata nel ’95. Sta di fatto
che su questa posizione si sono espressi anche i sindacati
dei lavoratori facenti capo alla Cisl, alla Uil, alla Fismic e
alla Ugl, che ritengono «vincolante» la sottoscrizione
dell’accordo.
«Alla Beloit è stata nuovamente violata la democraziaafferma Marco Selvaggia
della Fiom-Cgil -, proprio in
un momento difficile in cui si
deve difendere l’occupazione
minacciata da 130 licenziamenti». Lunedì mattina c’è
stato uno sciopero; oltre 200
lavoratori hanno sfilato per le
vie della città fino al municipio dove una delegazione è
stata ricevuta dal sindaco.
L’azienda per ora non parla;
la prossima settimana arriverà
a Pineroio il responsabile per
l’Europa della Beloit.
Angrogna: primo Consiglio comunale
Sappé: ecco la giunta
Martedì 2 giugno è ripresa
l’attività amministrativa nel
Comune di Angrogna; il sindaco riconfermato, JeanLouis Sappé, ha comunicato
ufficialmente i nomi dei due
assessori che lo affiancheranno in questi quattro anni: Ezio
Borgarello, già assessore
esterno, e Albino Bertin. Non
mancheranno anche le deleghe ad altri consiglieri che
pur non facendo parte della
giunta si occuperanno di settori importanti della vita pubblica. Ma ci sarà anch da lavorare per ricompattare un
tessuto comunitario lacerato.
«Avremo davanti a noi
molti compiti non semplici da
risolvere - dice il sindaco di
Angrogna - e certamente
quello di ritrovare serenità e
voglia di lavorare per il bene
di Angrogna sarà un compito
importante e ciò sarà possibile
se sapremo superare i personalismi. Tutti i programmi
delle liste presenti concordavano su un punto: dare la possibilità a chi vive ad Angrogna di vivere sempre meglio;
il tempo è un grande medico e
anche le ferite di questi mesi
potranno essere guarite».
- Alle elezioni è stata sconfitta la Lega Nord, primo partito alle ultime politiche...
«Credo che anche la Lega
sapesse quanto sia difficile
proporsi senza candidati del
posto; specie nelle piccole realtà si guarda molto alla persona. Pur avendo molti simpatizzanti in Angrogna la Lega non ha trovato nessun candidato di bandiera locale».
- La vostra precedente
giunta è caduta su una propo
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re.sta il nodo di quale sviluppo si vuole per questa valle...
«Non è esatto dire che la
giunta cadde perché non tutti
erano d’accordo; i presenti in
Consiglio per ben due volte
votarono a favore del progetto. Certamente sul “Pomo
d’oro” si è perso un treno e il
problema dello sviluppo tunstico è al centro del nostro
programma. Difficilmente si
potrà ancora contare su contributi dell’Unione europea,
cercheremo di appoggiare i
progetti dei privati».
- In campagna elettore t
avete detto, rispetto alla Comunità montana, che si
trebhero attivare tnagpot
elementi di solidarietà e |
cogestione da un servizio
vigilanza comune, al
tributi; sarebbe un antidoto
un viatico verso l'accorpo
mento dei Comuni?
«Soprattutto un antido .
certo che potrebbe nnehee
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fusione. Io credo invece c
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possa consentire ai sing
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cipio, la propria autonomia,
proprio sindaco». .
- Il sindaco ha giurato P ,
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«Devo dire che 1 ho
con alcune perplessità: vo
che i consiglieri g'^rass j|i
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bene deH’amministrazion !
per il pubblico bene.
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sindaco».
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L'autonomia scolastica nel rapporto con il territorio circostante
La scuola e il mondo del lavoro
pavide rosso
In che direzione deve andane la collaborazione fra
scuola, istituzioni pubbliche e
industria alla luce della legge
suH’autonomia scolastica? In
un momento come Fattuale,
che vede da un lato la scuola
in trasformazione e dall’altro
l’esigenza sempre crescente
di formazione e di qualità da
parte delle imprese, questa
domanda è sicuramente di
forte attualità e fa riflettere
gli operatori del settore.
In un incontro dal titolo
«Scuola-industria. Autonomia: nuove prospettive di collaborazione», organizzato a
Pinerolo venerdì 29 maggio
dall’Istituto tecnico industriale Porro in collaborazione
con il Comune di Pinerolo e
rirrsae, diversi relatori in
rappresentanza del mondo
della scuola, dell’industria e
delle istituzioni pubbliche
hanno cercato di dare una risposta a questo interrogativo,
partendo dai dati attualmente
a disposizione e dalle esigenze che il mondo del lavoro
esprime. Nel corso dell’incontro soprattutto i rappresentanti delle istituzioni pubbliche (il sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero, il vicepresidente della provincia di Torino, Giacomo Bottino, e Alfonso Lupo dell’Irrsae) hanno
espresso in maniera forte la
necessità di una maggior integrazione tra mondo scolastico
e mondo del lavoro. «Occorre
T- ha detto Alberto Barbero che in questo momento di trasformazione la scuola impari
a rapportarsi al mondo dell’impresa e alle istituzioni
non più come appendice ma
come parte di esse». Sulla
stessa lunghezza d’onda si è
posto il rappresentante delrirrsae, per il quale bisogna
che scuola e imprese si parlino perché la prima diventi
parte del mondo produttivo».
Giacomo Bottino, oltre a sottolineare il fatto che anche le
imprese sono delle istituzioni
che interagiscono fra loro e
possono agire sul territorio,
ha dichiarato la disponibilità
del suo ente a assumersi il
ruolo di coordinatore fra i diversi soggetti coinvolti.
Per parte loro, i vari rappresentanti del mondo produttivo
presenti all’incontro (erano
rappresentate quasi tutte le
maggiori industrie del Pinerolese, dall’Skf alla Corcos,
dall’Acca al gruppo Angelino
e diversi operatori) hanno
avanzato diverse proposte
concrete di collaborazione tra
scuola e industria come stage
formativi in azienda e a scuola per gli studenti, e c’è anche
chi, come Giorgio Alifredi
Collegio valdese di Torre Pellice
Visita a Laghenthal
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«^tro che corrispondenti,
abbiamo trovato dei veri amici!». Questo commento di
Sara, allieva del Collegio valdese di Torre Pellice, simboleggia bene il risultato di una
delle iniziative internazionali
sviluppate nel corso di quest anno scolastico. I ragazzi
del terzo anno di liceo hanno
lavorato in collaborazione
con quelli del Gymnasium di
fangenthal, una cittadina
svizzera di lingua tedesca che
conta 15.000 abitanti ed è siata sul confine settentrionadel Cantone di Berna.
Tutto è cominciato da una
ipta a Torre Pellice del prof,
locardo Mordasini, un vulanico signore con folta bar’ 'osegnante di italiano, origliano del Canton Ticino,
ein contatti epistolari i
® ''ani italiani e svizzeri, abbati a seconda dell’età e depreferiti, hanno pre2r .®e stessi e le loro faclella reciproca
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la festa finale.
''ainvoW programma
vigeva 1 giovani svizzeri
RADIO
studenti di italiano, quelli che
non conoscevano la nostra
lingua compivano una serie di
gite nella valle guidati dal
prof. Christoph Rytz, insegnante di geografia. Nel corso
dell’inverno proseguono gli
scambi di lettere. Il materiale
raccolto a Torre Pellice viene
rielaborato e i giovani di Langenthal ne ricavano un audiovisivo che più volte utilizzano
nel Gymnasium e in incontri
pubblici per illustrare i risultati delle loro ricerche.
Ne mese di aprile si si
svolge la visita degli italiani
a Langenthal. Anche in questo caso non si spreca tempo;
divisi in gruppi misti, gli studenti non perdono nulla del
paesaggio e della storia di
quella splendida regione: da
Solothurn a Herzogenbuchsee, dal castello di Thunstetten a Madiswil, i gruppi si
spostano in treno e bicicletta,
convergendo poi sulla scuola
di Langenthal. Qui si riassumono le esperienze, si preparano cartelloni, si discute in
tedesco, francese, italiano.
Ricca di stimoli anche la gita
a Lucerna, con la traversata
in battello del Lago dei Quattro Cantoni, la visita al Museo dei trasporti e delle telecomunicazioni, la passeggiata lungo la riva del lago e
nella città cinquecentesca.
Al ritorno in Italia si riflette
sulle cose viste, sulle esperienze fatte, sui legami che si
consolidati. Di fronte alla domanda: «Che cosa nel soggiorno in Svizzera ti è piaciuto di più?», le risposte sono
varie, ma a quella: «Che cosa
ti è piaciuto di meno ?» sono
quasi unanimi: «Il ritorno».
della Corcos, ha proposto incontri di approfondimento per
i professori.
Ma soprattutto il mondo del
lavoro quasi all’unisono ha
proposto la sua filosofia, improntata sull’opportunità che
siano le aziende a dover trasferire le proprie esigenze alle istituzioni scolastiche. Da
più parti si è evidenziata come priorità per la scuola
quella di fornire un’adeguata
preparazione culturale e morale, oltre naturalmente a
un’adeguata preparazione
tecnica. «E importante, - ha
sottolineato Adriano Dal Col,
dirigente tecnico del consorzio Acca - che il lavoratore
sia sì preparato tecnicamente,
ma anche maturo».
Quello che però è emerso
in maniera forte dall’incontro
di venerdì, e che è stato ribadito da Paola Barbero dell’Unione industriale, è la necessità che con l’autonomia
scolastica si venga a instaurare un rapporto diretto della
scuola con il territorio, anche
attraverso un adeguamento
dei suoi programmi a seconda
delle necessità contingenti. Si
deve insomma creare attraverso gli strumenti concessi
dalla legge sull’autonomia
scolastica un diverso rapporto
tra scuola e mondo circostante, che veda la prima sempre
più integrata e parte attiva del
mondo produttivo.
Firmata la convenzione con Aiguilles
Gemellaggio francese
per l'ospedale di Torre
_______PIERVALDO ROSTAW_______
L? ospedale valdese di
Torre Pellice e quello
di Aiguilles, nel vicino Queyras francese, hanno stretto la
scorsa settimana un legame di
collaborazione. La convenzione siglata fra i responsabili
dei due ospedali prevede collaborazione e scambi fra il
personale, reciproca informazione sull’attività svolta dai
due presidi. L’occasione per
la firma dell’accordo è venuta
martedì scorso durante i festeggiamenti per i 20 anni di
attività dell’ospedale di Aiguilles; presenti le massime
autorità locali, la delegazione
italiana era composta dalla
presidente della Ciov, Franca
Coisson, dal direttore sanitario della struttura italiana,
dott. Falco, dal presidente
della Comunità montana vai
Pellice, Giorgio Cotta Morandini, dal suo vice. Mauro
Pons, dal consigliere regionale Marco Bellion. I due ospedali sono per altro assai diversi: quello francese ha avuto per molti anni una funzione di presidio di zona per malati acuti ma ora è trasformato
in struttura con un minimo di
letti per acuti, molti per lungo
degenti e per malati cronici,
anche psichici. «E una convenzione che traccia delle linee di intenti - precisa la presidente Coisson - mentre la
definizione più concreta di
questa collaborazione dovrà
essere attuata con successivi
passi».
- Se l’ospedale di Aiguilles
risponde alle esigenze di lungodegenza del suo territorio,
è altresì vero che un problema analogo si pone anche sul
versante italiano: malattie
complesse che richiedono un
ricovero periodico in ospedale, senza dimenticare la problematica dei malati cosiddetti «terminali» non sono tema
tiche nuove neppure in Italia.
Ci saranno novità negli ospedali valdesi delle Valli?
«La struttura dei nostri
ospedali di Torre Pellice e Pomaretto - chiarisce Franca
Coisson - prevede al momento 67 posti letto per acuti ciascuno, che a questo momento
è possibile modificare, nell’
ambito della programmazione
triennale che ci è stata richiesta ai sensi del nuovo piano
sanitario regionale. Abbiamo
ritenuto opportuno convertire
una parte dei posti per acuti in
letti per lungodegenti, 10 a
Torre Pellice e 14 a Pomaretto. Inoltre altri 6 letti verrebbero trasformati a Torre Pellice in posti per riabilitazione
specializzata da affiancare ai
10 posti aperti un anno fa».
- Il fatto di avere un rapporto diretto con la Regione e
nello stesso tempo di dover
interagire con una Asl pone
problemi o è un vantaggio?
«Il piano sanitario ci assegna il ruolo di “ospedale di
distretto” per le due valli; è
evidente che il nostro ruolo si
gioca all’interno dell’Asl 10.
11 rapporto non è sempre così
facile; dobbiamo essere in
grado di evidenziare quali
siano le esigenze sul territorio, di ipotizzare le risposte e
quindi confrontarci con l’Asl
10 e con la Regione».
- La direzione dell’Asl 10
sta puntando molto sulla riqualificazione dell’ospedale
civile di Pinerolo; la cosa vi
preoccupa o pensate vi possa
essere una positiva collaborazione?
«A noi non preoccupa che
l’ospedale di Pinerolo si qualifichi al meglio; l’Asl 10 ha
una gamma vastissima di specialità e divisioni che noi non
svolgiamo né intendiamo farlo. Chiederemo soltanto all’
Asl 10 di ricordarsi che nelle
valli da tempo noi stiamo offrendo servizi di qualità».
CONVEGNO FCEI —La
Fgei valli organizza per
sabato 13 e domenica 14
giugno un convegno sul
tema «Esci dalla tua terra
e va'» alla Foresteria Rocciaglia di Angrogna. L'appuntamento è alle ore 15
di sabato agli Appiotti a
Torre Pellice. Si parlerà
delle origini religiose e
storiche dei valdesi e dei
progetti per il futuro. Per
informazioni e adesioni
telefonare entro venerdì
12 al 598194 (D'Amore).
AGAPE — Campo precadetti 6-8 anni: si svolgerà dal 13 al 20 giugno
il campo per i più piccoli
sul tema «Scusi: per il Mar
Rosso?», i nipoti di Sara e
Abramo sono tornati in
Egitto, ma gli egiziani gli
hanno reso la vita difficile
facendoli loro schiavi.
Scapperemo con loro, sotto la guida di Mosè, attraversando il Mar Rosso,
verso la Terra Promessa.
Per iscrizioni e informazioni tei. 0121-807514.
VALLECROSIA — Campo cadetti (13 e 14 anni)
dal 5 al 15 luglio. Per prenotazioni telefon. 0184295551. Colonia: turno
dal 17 al 29 luglio (6-9 anni), turno dal 4 al 14 agosto (9-12 anni). Tel. (Massimo Long)953107.
CULTO ALL'OSPEDALE
— Giovedì 4 giugno culto
alle 16,30 all'ospedale
valdese di Torre Pellice a
cura della chiesa di Torre
Pellice.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Pomeriggio comunitario a Bricherasio
domenica 14 giugno a
partire dalle 14,30.
POMARETTO — Venerdì 5 giugno culto al
Centro anziani di Perosa
Argentina alle 16.
PRAROSTINO — Domenica 14 culto con assemblea di chiesa alle 10
nel tempio, odg: esame
della relazione sulla vita
morale della chiesa.
Dedicati al calciatore del «Grande Torino» gli impianti sportivi di Luserna S. Giovanni
In ricordo di Ezio Loik^ grande campione
________MARCO ROSTAN________
E cosi Luserna San Giovanni, a quasi cinquant’
anni dalla tragedia di Superga, ha voluto ricordare il
Grande Torino. Lo ha fatto in
modo discreto, alla buona,
come erano quei campioni,
senza sfarzo e grandi discorsi,
ma con commozione. Prima
di fronte al campo sportivo,
dove sarà collocata una lapide in granito alla memoria di
Ezio Loik, anima e regista
della squadra più forte del
mondo. L’inaugurazione è avvenuta martedì 26 maggio, alla presenza di un modesto
gruppo di amici e tifosi, con
Andrea Ceresole, animatore
del Club Ezio Loik, e i soci
autori della proposta, con il
sindaco Piergiorgio Ghibò, la
signora Carla Maroso, il figlio
di Ossola, Franco, autore insieme a Renato Tavella del
bellissimo «Romanzo del
Grande Torino», e la signora
Lilia Jon Scotta, valdese della
comunità di San Giovanni,
ben conosciuta dai membri di
quella chiesa e dai cittadini di
Luserna, dato che con il marito Ezio Loik trascorse proprio
a Luserna gli anni della guerra, alla Liuna, tornandoci poi
spesso nel dopoguerra. Dopo
l’inaugurazione della lapide, il
Un’immagine
dei Grande
Torino aiio
stadio
Comunaie.
Da sinistra,
in piedi:
Castigiiano,
Maroso,
Rigamonti,
Grezar,
Bacigaiupo,
Baliarin,
Ferraris (i.
Accosciati:
Mazzoia,
Ossola,
Loik,
Gabetto
gruppo degli amici del Toro si
è mosso verso il municipio
dove, con la collaborazione
dell’archivio di Tuttosport, è
stata allestita una mostra che
fa rivivere le emozioni del
Grande Torino, di quello di
Meroni, di Pulici, di Graziani,
fino allo scudetto del ’75 e alla Coppa Italia. Tante belle fotografie, ma anche oggetti che
fanno stringere il cuore, dagli
scarpini alla valigetta del massaggiatore ritrovata a Superga.
«Da oggi - ha detto con
emozione la signora Lilia - il
complesso sportivo di Luserna
San Giovanni onora il nome e
la memoria di Ezio Loik, mio
marito. È un momento di ricordi che mi riporta ai nostri
anni verdi, anche se sono ricordi soffusi di malinconia».
E dopo aver ringraziato tutti
quelli che hanno voluto e realizzato questa idea, ha aggiunto: «Voglio ricordare oggi non
solo Ezio ma tutti i nostri ragazzi del Grande Torino; li
definisco ragazzi perché loro
sono rimasti immutabili, giovani e belli, e tali resteranno
al di là dei compleanni e del
tempo, a differenza di noi che
invecchiamo. Li ricordo con i
versi conclusivi della poesia
che trovate esposta con le immagini nella mostra allestita
in municipio. Versi di una cara amica poetessa. Concetta
Prioli, che non è più tra noi.
La poesia dice cosi: “E lor
adess, lassù? Nt un gir èd fantasie j’anmaginoma a gieughe
de splendide partìe; s’a guardo
la colina da ’ndoa l’han pijà ’1
voi a mando giù ’n basin e
peuj a tiro: goal!”».
10
PAG. IV
E Eco Delle "^.lli ^desi
VENERDÌ 5 GIUGNO 1998
venerdì
Una guida dei beni culturali delle valli Chisone e Germanasca
Seguendo «Là Draia»^ la traccia
MARCO ROSTAN
Tpassi più belli sono
«Jl
. quelli che hanno lasciato l’impronta»: con questi
versi di Sergio Charrier, il
ben noto poeta del Bouree!
recentemente scomparso, si
apre la bella guida* della Comunità montana valli Chisone
e Germanasca, opera collettiva promossa dalì’assessorato
alla Cultura, con la davvero
meritevole iniziativa di Clara
Bounous, il sostegno della regione Piemonte e la collaborazione di tanti, da Guido Bare! a Walter Bruno, Mauro
Minola, Egidio Rol, Dario
Soglie, Bruno Allaix, Raimondo Genre, i sindaci e il
personale dei Comuni.
Molti sono stati i complimenti ricevuti da Clara Bounous nel corso della presentazione del volume, a Pinerolo
il 20 maggio, con un ampio
commento di Giorgio Bouchard («Sono di San Germano e la vai Chisone è la mia
patria») e un interessante
contributo di Dario Seghe dedicato alle tracce della presenza romana tra i valligiani
in epoca augustea; bellissima
la veste grafica del volume,
realizzato dall’editore Alzani,
ampia la bibliografia, numerosissime le fotografie, al
punto che Bouchard ha auspicato che non distraggano
troppo il lettore, lasciandogli
la voglia di leggere il testo.
Perché è questo che racconta
le varie impronte dei paesi
del passato, là draja appunto,
cioè in occitano le impronte
lasciate dal passaggio di uomini e animali: qui i segni sono i cosiddetti «beni culturali», termine un po’ ministeriale che sta a indicare i molteplici segni espressivi tracciati
dall’esperienza umana nel
suo cammino per queste valli.
Questa è la vera cultura «i
cui segni - scrive Clara Bounous - hanno un’importanza
primaria... poiché le tradizioni, i monumenti, le chiese, i
villaggi, i musei, i manufatti
realizzati dall’uomo, i luoghi
in cui egli ha combattuto, ha
lavorato o ha manifestato la
sua espressività, ci permettono di collegare il filo che lega
il presente al passato, fornendoci la chiave per interpretare
il presente e guardare al futuro con maggiore determinazione e chiarezza». Due gli
obiettivi di questo lavoro: da
un lato un censimento, una
mappa di queste svariate tracce culturali, il cui insieme caratterizza in modo unico la
vai Chisone, dall’altro lo stimolo ad andare a vedere real
mente questa memoria e non
soltanto, come ora sembra di
moda, a compiere itinerari
virtuali davanti al video: la
presa di coscienza «dal vivo»
è quella che fa capire le potenzialità di un territorio, che
fa riflettere in modo non introverso sulla propria identità.
1 vari argomenti, dall’arte
rupestre alle miniere, ai mulini, all’architettura militare e
religiosa, agli archivi, alle meridiane, alle associazioni, ai
luoghi storici, alle fabbriche,
ai musei sono organizzati per
Comune e per categoria, facilitando i diversi possibili usi
della guida. Naturalmente in
un lavoro di questa mole non
La chiesa cattolica di Ghigo di Prali
potevano mancare imperfezioni e dimenticanze: alcune sono state segnalate nel corso
della presentazione, insieme a
suggerimenti migliorativi di
cui si potrà tener conto in una
seconda edizione. Ma appunto
chi non fa, non sbaglia; molto
meglio aver cominciato e fatto, e poter correggere. Giustamente Giorgio Bouchard ha
detto che questo non è un libro turistico, anche se lo si
può certamente usare in questo senso, ma è un libro per
l’oggi, un libro che aiuta la
convivenza democratica di
cittadini europei.
Nella stessa direzione ci
permettiamo di suggerire che,
in particolare quando l’argomento lo rende possibile, non
si rinunci al tentativo di scrivere una storia comune di
queste valli, anche per quanto
riguarda la convivenza di vaidesi e cattolici. Molte chiese
cattoliche e templi valdesi (si
pensi, ad esempio, alle pagine
dello storico Gilles sulle travagliatissime vicende di Rinasca e Dubbione) hanno legato
i loro muri a pezzi importanti
di storia di queste valli. Nel
libro, come già nella mostra
che tempo fa la Comunità
montana aveva organizzato su
«i luoghi della fede», templi e
chiese sono raccontati soprat
tutto nelle loro caratteristiche
architettoniche: ma il lettore e
il turista di oggi non dovrebbero essere privati della conoscenza delle vicende che vaidesi e cattolici hanno vissuto
dentro e fuori le loro mura.
Non ci si stancherà mai di
ripetere che la laicità, che deve contrassegnare un assessorato alla cultura, specialmente
in queste valli, non significa
non occuparsi di questioni religiose ma vuol dire farlo in
modo non confessionale, non
legato alle chiese, nella ricerca della verità storica. Come
si è visto in occasione del 17
febbraio. Palazzo Vittone a
Pinerolo può essere raccontato esattamente per ciò che è
avvenuto al suo interno, e lo
si può fare contribuendo a
che, a cominciare dalla scuola, si racconti per queste valli
una stessa storia. La storia come è stata, con le sue violenze
e le sue durezze, non quella
che a volte si vorrebbe raccontare al turista e al visitatore di oggi, magari ispirati da
un malinteso spirito ecumenico. Ma la stessa storia, non
una cattolica e una valdese.
(*) Comunità montana ChiSONE E Germanasca: Là Draja.
Guida ai beni culturali delle
valli Chisone e Germanasca,
Alzani editore, pp. 423, £ 48.000.
Collegio valdese campione
TORRE PELLICE — Per
il secondo anno consecutivo
la squadra del Collegio valdese di Torre Pellice ha vinto il
campionato amatoriale Aics
di calcio. Un risultato importante, per una formazione nata soltanto due anni fa e subito rivelatasi vincente; quest’
anno l’arrivo di Frache, Bellion e Benech ha ulteriormente rafforzato la squadra. «Vo
EDGARDO POGGIO S.A.S. ASSICURAZIONI
^snmséemmaiEm
Agente generale
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Via RaviolOj 10/A
Tel. 0Ì2Ì-794596
10064 Pinerolo
FAX012U795572
gliamo ringraziare pubblicamente tutti quelli che ci hanno dato una mano anche sul
piano economico» dicono i
giocatori. Nella foto (in alto
da sinistra): D’Urzo, Frache,
G. Tuminello, Sergio Albanese, Davide Martina, Gozzi,
Barotto (mister); accosciati:
Falco, Bellion, Benech, Massimo Albanese, Daniele Martina, Maggi.
Cantavalli
«Harp attack»
e «Suonamboli»
a Fenestrelle
Cantavalli risale questa settimana la vai Chisone e approda, sabato 6 giugno alle
21,15, a Fenestrelle, nella
chiesa del Forte San Carlo.
C’è stato, rispetto al programma inizialmente comunicato
da Cantarana e Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, un cambiamento: al
posto della musica bretone
dei Dremmwel che hanno annullato la loro tournée italiana, la rassegna proporrà una
serata dedicata all’arpa. Ospiti della serata musicale sarà il
gruppo «Harp attack» che riesce a miscelare magistralmente i suoni dei due tedeschi Rudiger Oppermann e
Rainer Granzin, quest’ultimo
alle tastiere, con le melodie
proposte dall’indiano Jatinder
Tinakur e dalla statunitense
Cheryl Ann Fulton eccellente
musicista nelle tecniche medievali e rinascimentali. Il
prezzo del biglietto è al solito
fissato in lire 10.000. Dopo il
concerto ci sarà il ballo folk
animato dal gruppo dei «Suonambuli». Confermati invece
gli appuntamenti di Massello
il 13 giugno e di Pomaretto il
20 con una serata di musiche
eccitane proposte dai Senhal.
Torre Pellice
Un concerto
di gruppi rock
Dopo 4 anni di buone riuscite, il concerto di fine anno
del Collegio valdese a Torre
Pellice è ormai diventato una
tradizione consolidata. La rassegna musicale si ripeterà anche quest’anno, sabato 13 giugno, e vedrà la partecipazione
di due band di successo nate
nel panorama musicale piemontese: «Subsonica» e «Disco inferno». I primi, a due
anni dalla formazione, possono definirsi la nuova rivelazione della fucina torinese dei
Murazzi del Po di Torino. Legando sonorità elettroniche a
melodie intense e atmosfere
nebbiose si sono affermati a
livello nazionale, grazie anche
a una riuscitissima collaborazione con Antonella Ruggiero,
ex cantante dei Matia Bazar. I
«Disco inferno» invece propongono un vasto repertorio
di brani che hanno caratterizzato il sound della disco-music Anni ’70-80, supportato da
un approccio live diretto e
prorompente, grazie anche ai
costumi che richiamano la
moda seventies. La rassegna
comincia alle ore 18 e prevede
anche l’esibizione di altri
gruppi locali: «Limite» (rock
contaminato), «Background»
(reggae), «Statale 23» (cover
rock). Il costo del biglietto è
di 10.000 lire e il ricavato sarà
devoluto a Radio Beckwith e
al Telefono azzurro. I biglietti
sono in prevendita da Rogirò
dischi di Pinerolo, dove alle
16,30 del 13 giugno sarà anche possibile incontrare alcuni
componenti dei «Subsonica».
Per informazioni tei. 91260.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giacotto & c.
Funerali ovunque
Via r Maggio 8,10062 Lusema San Giovanni (To)
tal. 8 fax 0121/954340 (notturno e festivo)
4-7 giugno — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Nella sala
mostre «Il Toro nella storia»,
mostra fotografica del Torino
calcio in collaborazione con
l’archivio di Tuttosport: giovedì e venerdì dalle 20-22, sabato e domenica 10-12 e 20-22.
5-6 giugno — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Nella chiesa del Sacro Cuore alle 21 di
venerdì «Val Pellice in coro»,
esibizione dei cori Cantus Ecclesiae, corale di Bricherasio,
corale di San Martino, coretto
valdese di Torre Pellice, coretto
valdese di Villar Pellice, Tranneuno. Sabato, ore 21, si esibiranno invece le corali valdesi di
Angrogna, Bobbio-Villar, Rorà
e Torre Pellice, La draia, Les
harmonies e il coro Val Pellice.
5-6 giugno — TORRE
PELLICE: NeH’atrio e nella
sala consiliare del Comune, ore
9-12 e 15-18 «La Resistenza in
mostra», ricerca multimediale
condotta dall’istituto «Alberti»
in collaborazione con le sezioni
Anpi Val Pellice.
6 giugno, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Dalle 15 alle 18 nell’area del
mercato coperto «Il giro del
mondo in 80 giochi», laboratorio per bambini dai 5 ai 12 anni
a cura degli animatori del Cisv.
6 giugno, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Nel tempio valdese, alle 21,
concerto del gruppo «Éclat de
voix» di Brignoles, musiche sacre e profane e della tradizione
francese. Replica domenica 7
alle 17 nella chiesa di San Verano ad Abbadia Alpina.
6 giugno, sabato — VILLAR PELLICE: Nella sala
riunioni dell’adunanza cristiana, ore 10-17,30, incontro su «I
dieci comandamenti in rapporto
alla dottrina e alla vita cristiana», giornata di studio sulla parola di Dio. Informazioni: Giovanni Turello tei. 0121-933174.
7 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: A partire
dalle 15, a Villa Elisa, campagna finanziaria a favore delle
opere sociali dell’Ywca-Ucdg.
7 giugno, domenica — PINEROLO: Seconda uscita per
11 corso «Il riconoscimento degli alberi» con «I boschi di media quota: il Talucco». Informazioni al tei. 0121-76211.
7 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: Alle 20
all’Hótel Gilly cena etnica con
musica: buffet con menu piemontese, magrebino e sudamericano; £ 30.000, prenotarsi entro le 12 di venerdì al 953131.
7 giugno, domenica — VILLA R PELLICE: Con partenza
alle 9 dal parco Flissia, si svolge una gara di mountain bike
valida per il campionato provinciale Provincia di Torino e
come prova unica del campionato provinciale di Cuneo.
9 giugno, martedì — CAMPIGLIONE FENILE: Nella
piazza Girardi della frazione
Fenile, alle 21,15, commedia
brillante «Col’antriganta mare
madon-a», in collaborazione
con il gruppo teatrale «Amis
d’ia Gabia» di Bibiana.
9 giugno, martedì — VILLAR PELLICE: Nel salone
comunale, ore 16,30-18,30, laboratorio per bambini dai 5 ai
12 anni a cura degli animatori
del Cisv.
IO giugno, mercoledì — PINEROLO: Nella sala a pianterreno del seminario vescovile
alle 20,45 lezione su «Le spermatofite: gimnosperme e angiosperme, gli alberi dei nostri boschi», con il prof Passe! Gros.
12 giugno, venerdì —
ROURE: A Castel del Bosco,
alle 21, al Centro sociale, il coro Eiminal presenta «Un’eimino razà dë nôtrâ chansoun».
12 giugno, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 17, nella sala mostre, incontro-dibattito su «La banca
del tempo, cos’è? A chi serve?
Come funziona?», con relazioni
di Anna Maria Bermond Passone e Eliana Modena.
mm
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 7 GiUGNO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58771
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 7 GIUGNO
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma
19 (Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17. presso le
sedi dei distretti
SERVIZIO EUAMBULANZA
telefono 118
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 4 Kundum; venerdì 5, ore 21, per la rassegna
«Alpinismo in celluloide»,
L’Echo du Thien Shan (di
Soul Cherix, Svizzera) e Una
salita tra le guglie; sabato, ore
20 e 22,10, domenica ore 20,
22,10, lunedì ore 21,15 Blues
brothers, il mito continua;
mercoledì 10, ore 21,15, Amistad di Steven Spielberg.
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programma, venerdì 5 giugno, ore 21,15
Quattro giorni a settembre;
sabato, ore 21,15, I miei più
cari amici; domenica, ore
15,15, 17,15, 19,15 e 21,15, lunedì, martedì e giovedì, ore
21,15 Deep impact.
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tei. 0121-933290; fax 93240a
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Rifonna
non può essere venduto separatan^ ®
Rag. Tribunale di Pinerolo n. 175®
Resp. al sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana MondovI
Una copia L. 2.000
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Vita
La situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell'Opera per le chiese metodiste
La solidarietà internazionale e ^impegno locale
La situazione generale è sempre seria ma, grazie al sostegno delle chiese estere e alla presenza
responsabile delle chiese in Italia, ci sono le premesse per giungere a una soluzione soddisfacente
PAG. 7 RIFORMA
CLAUDIO CERVI
Tra gli importanti appuntamenti della Consultazinne un posto di rilievo è riservato ogni anno al dibattito
sulla situazione economica,
finanziaria e patrimoniale
dell’Opera. Una situazione
che tra luci e ombre, tra risultati conseguiti e problemi ancora da risolvere, richiede
particolare attenzione sia da
parte del governo della chiesa, a cui va riconosciuto l’impe'gno profuso, sia da parte di
tutte le comunità per l’indispensabile sostegno che hanno dato e che daranno con le
loro contribuzioni.
Molto resta ancora da fare.
Anche nel 1997 la gestione
chiude con un deficit di 134
milioni al netto dei doni
dall'estero per 128 milioni e
dei proventi immobiliari netti per 69 milioni. Cause principali del deficit sono state: 1)
l’elevata incidenza degli oneri finanziari derivanti dal pesante indebitamento pregresso e in crescita per effetto
dei ripetuti deficit di gestione; 2) la caduta della redditività netta della gestione immobiliare.
Sostanzialmente allineate
al bilancio di previsione le
principali voci di spesa che
compongono il conto economico mentre continua la crescita delle contribuzioni sia
■ pure limitata al raggiungimento del primo obiettivo.
Per conseguenza il costo del
campo di lavoro (al netto degìi oneri fìnanziixi) presenta
un disavanzo in diminuzione: nel ’96 era di 280,5 milioni,nel ’97 scende a 219,2 (nel
'94 era di 356,9).
L'obiettivo principale
è il pareggio
Il risultato è il frutto combinato del controllo e della
relativa stabilità delle componenti di costo in presenza
di una continua crescita delle
contribuzioni delle comu{ótà, il cui costante impegno
e stato doverosamente evidenziato. L’obiettivo princiP^e resta dunque il pareggio
digestione. Per realizzarlo
pccorre mettere in atto quegli
interventi già ipotizzati lo
scorso anno e solo in parte
lealizzati e che si possono
così riassumere:
'abbattimento deH’indebiamento, sacrificando una signiticativa porzione di proprietà immobiliari (da 1 a 1,5
™niar(ii) per ridurre gli oneri
nnziari a livelli fisiologici;
~ ’^®?;iiamento della gestiof “binaria (ritorno al papo reale) mediante il rigo|. ° i^°ntrollo della spesa,
1' /®^'^nnza del preventivo,
e puntuale sosteelb' ® contribuzioni ed
pjjs|^®*ido i pesanti interessi
net^^ j'^Pco della redditività
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Patrim. per la difesa del
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*dccessfvo'"‘"°-fÌtt^tziaria,
iiiiinio illustrata da
P^rticolartlf^ dovizia di
'“laquaiit’'j siutetizzaIttalita degli interventi.
i partecipanti aiia Consuitazione
Solidarietà internazionale.
Le chiese Usa hanno approvato un progetto triennale,
«Advance special», che sosterrà alcuni stipendi e relativo fondo pensioni. Un ulteriore aiuto verrà da un altro
progetto (la «Mission Together») a sostegno delle chiese
e delle attività sociali. Sono
previsti anche scambi di visite e di reciproche esperienze.
Dall’Inghilterra il World
Church Office ha deciso di
inviare tre anni di contributi
anticipati (circa 90 milioni) e
una prima quota è già stata
erogata. La chiesa coreana ha
disposto l’invio di un contributo mensile mentre quella
olandese ha deliberato un
dono di circa 70 milioni da
erogarsi in tre anni. Questo è
il risultato di un intenso lavoro di informazione e documentazione al fine di consolidare i rapporti sia sul piano
spirituale che su quello della
solidarietà in un clima di rinnovata fiducia.
Sistemazione delle opere sociali nell’area di Napoli Ponticelli nonché quella molto
più laboriosa e difficile di Casa materna.
Miglioramento della gestione ordinaria per quanto attiene l’organizzazione e il
contenimento delle spese di
funzionamento conseguendo economia sulle spese di
affitto.
Non tutti i suddetti interventi sono già andati a regime e pertanto i benefici si
potranno sentire nel corso
del corrente anno.
Che cosa resta da fare
È certo che allo stato attuale la gestione ordinaria, gravata dagli oneri finanziari,
non si assesta neppure con il
concorso dei doni dall’estero
e dei proventi immobiliari sia
pure rettificati dalla recente
revisione dei contratti di affitto. È necessario quindi
prendere al più presto la decisione dolorosa ma necessaria di vendere un’importante
porzione di proprietà immobiliare. Una decisione traumatica che, come ha ricordato Piero Trotta, tocca la democrazia del corpo della
chiesa in termini di solidarietà e corresponsabilità perché oggi, come in passato,
non venga scaricata sul Comitato permanente una responsabilità che dovrebbe
essere assunta e condivisa
non solo dai tecnici ma da
tutto il corpo responsabile
della chiesa.
Gli aiuti dall’estero, consistenti ma non duraturi, sono
un’occasione da non perdere
perché consentono un maggior respiro alla trattativa
immohiliare che dovrà essere seria e approfondita. L’operazione dovrà essere riso
L'Italia metodista
Novaraj\_
S. Marzano
Alessandria |
Bassignana
Pescara e diaspora
Villa S. Sebastiano
centro sociale
/I Venosa
Ponticelli
Casa mia
Centro E. Nitti
Scicli
Opera diaconale
lutiva ed essere confrontabile con la realtà del mercato. I
ricavi derivanti dalle vendite
immobiliari dovranno per
prima cosa eliminare i costosi indebitamenti bancari riducendo per la gran parte gli
oneri finanziari. Tenendo
presente che neppure con
l’eliminazione degli oneri finanziari la gestione ordinaria va in pareggio, salvo che
le comunità raggiungano il
secondo obiettivo nelle contribuzioni. Diversamente si
dovrà ancora ricorrere (fermo restando il costo del
campo di lavoro) ai doni
dall’estero e ai proventi immobiliari.
La situazione, come si può
vedere, è sempre seria ma ci
sono le premesse per giungere a una soluzione. La solidarietà internazionale e la presenza responsabile delle comunità sono un segno che il
Comitato permanente non è
stato lasciato solo. Il patrimonio dell’Opera, aumentato per i recenti investimenti,
rappresenta sempre una valida garanzia. Gli aiuti dall’estero ci dicono che non abbiamo più molto tempo a disposizione.
Il pastore Valdo Benecchi, presidente deirOpeemi
?? San Polo d'Enza
Eberhard Bethge
cittadino
onorario
Il piccolo paese di San Polo
d’Enza, nella provincia di
Reggio Emilia, da qualche
anno è al centro dell’attenzione della cultura europea
per il fatto che in una villa dei
dintorni sono stati ricevuti e
salvati, nell’estate 1944, gli
scritti dal carcere di Dietrich
Bonhoeffer. Operatore di tale
salvataggio fu Eberhard Bethge, all’epoca caporale della
Wehrmacht e aggregato a un
distaccamento del Servizio
informazioni dell’esercito tedesco proprio a San Polo.
Lo scorso 26 maggio il Consiglio comunale, riunito in
seduta straordinaria, ha conferito a Eberhard Bethge la
«cittadinanza onoraria». Alla
cerimonia, oltre aH’illustre
ospite, erano presenti il nipote di Bonhoeffer e altri familiari per sottolineare la portata storica dell’avvenimento.
Tra gli invitati ricordiamo il
sindaco della città tedesca di
Eisengen, gemellata con San
Polo, e il sottosegretario del
ministero per la Pubblica
Istruzione Albertina Soliani;
presente anche il pastore
Giovanni Anziani a nome
della Eederazione delle chiese evangeliche in Italia.
Nel saluto ufficiale del sindaco di San Polo, Centurio
Frignani, sono state presentate le motivazioni per il conferimento di questa cittadinanza onoraria; innanzi tutto
una vita di studioso che ha
permesso di portare in salvo
e diffondere gli scritti di Bonhoeffer; in secondo luogo la
sua forza morale che lo ha
aiutato a resistere alla tirannia oppressiva della dittatura
nazista.
L’impegno dell’amministrazione comunale è stato
quello di aver organizzato nel
mese di novembre 1997 un
«Convegno internazionale».
Entro il 1998 sarà inaugurato
un «Centro studi e documentazione» per la ricerca sul
pensiero del pastore Dietrich
Bonhoeffer.
Centro diaconale «La Noce»
Istituto valdese - Palermo
- Bando per borsa di studio
Il Centro diaconale «La Noce» Istituto valdese, in occasione del
suo quarantennale, offre una borsa di studio di lire 2.000.000
(due milioni)* da assegnare alla migliore tesi di laurea su temi relativi alla sua storia, alle sue attività educative e sociali, ai contributo dato in questo senso alla città di Palermo.
Inoltre, ai/alle titolari delle prime due tesi classificate, verrà corrisposto un rimborso per documentate spese di viaggio e di soggiorno fuori sede, per ricerche attinenti alla tesi, fino all'ammontare massimo complessivo di lire 1.000.000 (un milione)*
La borsa è destinata a studenti laureandi in Filosofia, Lettere,
Scienze dell'educazione. Scienze politiche o sociali. Storia.
Il Centro Diaconale, a richiesta e con modalità da convenire,
rende disponibile il proprio archivio per le ricerche.
Il presente bando scade il 30 aprile 2000. Gli/le interessati/e, entro la data di scadenza, devono far pervenire domanda
corredata di;
A - copia della tesi di laurea con allegato abstract di dieci cartelle;
B - curriculum vitae;
C - certificato universitario degli esami sostenuti con le relative
date e votazioni;
D - certificalo di laurea in carta semplice oppure certificato
dell'awenuta consegna della tesi alla segreteria della Facoltà;
E - eventuali altri titoli ritenuti significativi a:
Centro diaconale Istituto valdese. Via Giovanni
Evangelista Di Siasi, 12 - 90135 PALERMO; Tel
091 -681 79 41/3 Fax 091 682 01 18
EMail: c.d.lanoce@mclink.it
La borsa sarà assegnata, ad insindacabile giudizio, da una
commissione giudicatrice mista composta da docenti universitari
e rappresentanti del Centro diaconale.
I testi consegnati non verranno restituiti. Il Centro diaconale si riserva la facoltà di pubblicare, a sue spese, i contenuti della tesi
vincitrice; si riserva altresì la facoltà di richiedere copia degli elaborati a coloro che utilizzeranno il suo archivio per le ricerche.
* imporlo al lordo delle ritenute di legge
12
PAG. 8 RIFORMA
m
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 5 GIUGNO
Siracusa: la conferenza del teologo Jürgen Moltmann
Una Carta mondiale per la terra
Il valore della difesa del creato mette in questione il
nostro modello di vita e il nostro rapporto con Dio
A Siracusa, sabato 23 maggio, ha avuto luogo l’annunciata conferenza del prof.
Jiirgen Moltmann, in un incontro che concludeva il ciclo di conferenze che l’Assessorato ai servizi culturali ha
portato avanti nel corso degli
ultimi sei mesi, con la collaborazione di altre istanze cittadine, compresi la Chiesa
battista e il «Centro culturale
M. L. King». Il ciclo, denominato «Testimoni dell’assoluto», ha trattato di Bonhoeffer,
Weil, Stein, Bloch.
Dopo l’apertura dell’assessore prof. Ortisi e una introduzione-presentazione del
pastore Salvatore Rapisarda,
Moltmann ha parlato di «Teologia cristiana e responsabilità sociale» e ha sottolineato
in modo particolare il valore
teologico della difesa del creato, nonché la responsabilità
umana nei confronti della terra. Ha sottolineato come l’attuale atteggiamento di violenza verso la terra è surrettiziamente basato sul «dominatela
e assoggettatevela» di Genesi
2. «In realtà - ha sostenuto
Moltmann - per mUlenni vi è
stato un equilibrio tra risorse
della terra e attività umana,
mentre questo equilibrio si è
incrinato negli ultimi quattrocento anni a causa della falsa
idea di Dio che ci si è fatti a
partire dal Rinascimento. Dio
viene visto come sovrano onnipotente ma alienato dalla
terra. Da ciò è nata una pretesa umana incontrollata di dominio e di sfruttamento della
terra, cosa che si è accentuata
di recente con lo sviluppo della tecnologia, delle sostanze
inquinanti e non rinnovabili».
Rifacendosi al concetto di alleanza di Dio con l’umanità,
gli animali e il creato (Genesi
9), Moltmann ha parlato di
«Carta mondiale per la terra»
e di anno sabbatico, secondo
il modello di Esodo 23 e Levitico 26. Ad un uditorio numeroso e attento, nella bellissima «Sala Borsellino», Moltmann ha detto che è stata una
pericolosa riduzione moderna
limitare la chiesa al mondo
degli umani e che «ogni violazione della creazione è un sacrilegio». A questo punto il relatore ha proposto un capovolgimento di priorità, per
raggiungere una nuova spiritualità, un nuovo modello di
sviluppo personale, sociale e
mondiale; ha anche proposto,
sul modello di quanto già avviene in alcune comunità
americane, di celebrare il
«giorno della terra», per festeggiare la creazione. Per
questo appuntamento ha proposto il 27 aprile, anniversario
della sciagura di Cernobil.
Il piacere di avere Moltmann a Siracusa è continuato
l’indomani quando, partecipando al culto della chiesa
battista, egli ha predicato da
Luca 10, 17-20. Come i discepoli che tornano dalla loro
missione e narrano le cose
sperimentate, Moltmann ha
parlato della sua conversione
dovuta alla lettura della Bibbia e alla comprensione del
Cristo crocifisso per noi. Parlando a una piccola comunità
di minoranza, ha narrato della diffusione dei battisti in
Guatemala, fenomeno dovuto
all’impegno di diffusione della Bibbia. Ha parlato dei mennoniti in Brasile, portatori di
una realtà familiare-comuni
taria che viene colta come un
modello profetico per ogni
sforzo ecumenico e per una
società rinnovata. Infine, richiamandosi agli anabattisti,
antesignani dei recenti movimenti non violenti, ha parlato
di una chiesa che, sebbene
piccola, sa essere chiesa per la
pace, per costruire la pace di
cui Cristo è il principe. Agli
immancabili ringraziamenti
della comunità che, con la
partecipazione del parroco
don Carlo D’Antoni, gli ha offerto un quadro su papiro,
Moltmann rispondeva di avere gradito Tinvito a partecipare al culto. Lo si è capito subito quando lo abbiamo visto
unirsi con zelo al canto comunitario e poi accompagnarsi
col battito delle mani durante
il canto degli inni ritmati sul
modello spiritual ed ebraico
che hanno allietato buona
parte del culto, (s. r.)
L'otto per mille
informa
Lo scopo di questa rubrica, a
cura dell'Ufflcio Otto per mille
della Tavola valdese, è di aggiornare i lettori sulTOpm in
genere e sui risultati conseguiti
dai vari progetti in particolare.
- Per l’anno 1998 l’Ufficio
Opm ha ricevuto 84 progetti
per l’Italia e 35 per l’estero.
La Commissione Opm si riunirà a Roma i giorni 23 e 24 di
giugno per Tesarne di merito
dei singoli progetti e per formulare le sue raccomandazioni alla Tavola.
- Il Centro sociale di ’Ntolo
nel Camerún ospita 114 ospiti, bambini da 0 a 14 anni, orfani o provenienti da famiglie
disagiate provvedendo al cibo, alTalloggio e all’educazione. Nel ’97 ha ottenuto un finanziamento Opm di 65 milioni: si è già acquisito un
mezzo di trasporto, fatte due
nuove aule scolastiche, rifatti
i servizi sanitari, riattivato un
pollaio con 300 galline ovaiole; tra poco il Centro avrà il
telefono e si faranno nuovi locali per i bambini più piccoli.
- Nel 1998 il rendiconto
Opm verrà certificato (gratuitamente) dalla società di certificazione dei bilanci Arthur
Andersen: una dimostrazione
in più del nostro desiderio di
FCEI
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
La Federazione delle chiese evangeliche in Itali'
la
ricerca
una persona da assumere a pieno tempo per ricoprire l'incarico di
caporedattore/trice
dell'agenzia stampa NEV
presso gli uffici romani della FCEI, nell'ambito del Servizio stampa, radio e televisione, a partire dal prossimo autunno. I compiti
del/la caporedattore/trice, che dovrà lavorare a stretto contatto
col direttore, sono Quelli di curare la redazione del bollettino settimanale NEV e del bollettino mensile NEV in lingua inglese, curare i rapporti con i giornalisti dell'informazione religiosa, produrre
comunicati stampa e sollecitare reazioni protestanti su temi di attualità, coordinare il lavoro di ufficio stampa e conferenze stampa in occasione di particolari momenti della vita delle chiese. Si
richiedono: capacità di lavorare in team e di intrattenere relazioni pubbliche, precisione, capacità di sintesi e facilità nella scrittura, tempestività di intervento, conoscenza del mondo evangelico
ed ecumenico italiano e internazionale, conoscenza di almeno
due lingue straniere. Saranno considerati titoli preferenziali l'iscrizione all'albo dei giornalisti/pubblicisti e precedenti esperienze
lavorative in campo giornalistico.
Le domande, corredate da un curriculum vitae e da una lettera di
presentazione della chiesa di appartenenza, dovranno pervenire
entro e non oltre il 30 giugno a: FCEI, via Firenze 38, (X)184
Roma, fax 064828728. La FCEI si riserva di convocare per un
colloquio un numero ristretto di candidati/e i cui curricula meglio
rispondano ai requisiti richiesti.
totale trasparenza.
- La divulgazione di libri
della Claudiana a biblioteche
pubbliche, finanziamento
Opm di 55 milioni, ha ottenuto un lusinghiero apprezzamento: tra le numerose lettere giunte, anche quella della Biblioteca del Senato. In
genere queste lettere dichiarano che i libri ricevuti, testi
storici sulla Riforma e di autori protestanti, coprono un
settore completamente ignorato dalla biblioteca.
- Il 24 novembre 1997 a Tirana è stato inaugurato il
Centro sociale della associazione femminile Uaw, sostenuto da un finanziamento
Opm di 45 milioni: il Centro è
stato costruito in mezzo a
mille difficoltà ed è stato presidiato giorno e notte. L’associazione Uaw offre una mensa per bambini, un servizio e
dispone di locali per la distribuzione di alimenti e di vestiario a famiglie bisognose.
- Le firme a favore delTOpm della Chiesa valdese
nel 1994 sono salite da
145.000 del 1993 a 185.000:
un incremento di ben 40.000
sottoscrittori: al momento
non si conosce ancora l’importo delTOpm.
S Ywca-Ucdg
Due mozioni
a difesa
delle donne
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
IL 18 aprile ha avuto luogo
a Torino l’ordinaria Assemblea delTYwca-Ucdg, la
nota ultracentenaria associazione interconfessionale e internazionale sorta perla difesa e la formazione della donna. Accanto alla trattazione
dei problemi interni, quali
l’attività dei centri, la gestione dei tre «foyer» di Torre
Pellice, Torino e Roma, la rivista sociale Impegno (il tutto
da riconsiderare alla luce della nuova legislazione sull’associazionismo), l’assemblea
ha approvato le seguenti mozioni da inviare alla Commissione per le pari opportunità
presso la Presidenza del Consiglio dei ministri:
«L’Assemblea ordinaria
delTYwca-Ucdg riunita a Torino il 18 aprile 1998, richiamandosi alla mozione approvata dall’Assemblea del 1995
concernente l’eventualità
della revisione della cosiddetta legge Merlin, constata
che il problema è ancora di
grande attualità e anzi risulta
aggravato dall’incremento
dell’immigrazione. Auspica:
a) che l’azione repressiva sia
indirizzata a individuare e
colpire le organizzazioni malavitose che gestiscono la
prostituzione; b) che siano
attivati canali idonei attraverso cui le vittime di tali organizzazioni possano sottrarsi a
queste moderne forme di
schiavitù; c) che siano predisposti ambiti di accoglienza
che rendano possibile un loro graduale inserimento nella
società, nel rispetto dei diritti
umani».
«L’Assemblea ordinaria
dell’Unione cristiana delle
giovani (ramo italiano della
associazione internazionale
Ywca con sede a Ginevra) riunita in Torino il 18 aprile
1998 si associa alle denunce
contro le violazioni dei diritti
umani ad opera del regime
dei talebani oggi al potere,
nei confronti delle donne afgane. Ad esse esprime la propria profonda e sentita solidarietà e condivide ogni iniziativa di protesta che codesto Ufficio intenda promuovere».
Trattandosi di problemi
«caldi» che interpellano la coscienza di tutti e particolarmente dei cristiani, abbiamo
ritenuto di riferirne ai lettori
di Riforma, augurandoci che
cresca ovunque la mobilitazione sui temi in questione.
Cronache
MOTTOLA— Il 12 maggio 1998 è venuta al mondo Karin, figlia
di Nunzio Loiudice, pastore della locale Chiesa battista, e
di Julia Yablokova. Il lieto evento è stato condiviso con
molta gioia da tutta la comunità durante il culto di domenica 17 maggio durante il quale il pastore ha predicato su I
Pietro 2 e su Proverbi 31,8-31. A conclusione del culto a tutte le donne e le mamme della comunità è stato offerto un
omaggio floreale da parte della piccola Karin.
PRAMOLLO — Una nota di gioia nella nostra comunità è data
dalla nascita di Sofia, di Nadia e Winfrid Pfannkuche. Ci
rallegriamo immensamente con questa famiglia e li circondiamo con tutto il nostro affetto, invocando su di loro le
benedizioni del Signore.
• Ringraziamo di cuore il pastore Luciano Deodato per il
ricco messaggio rivoltoci nel corso del culto da lui presieduto domenica 19 aprile e per la sua grande disponibilità.
• L’assemblea di chiesa del 10 maggio ha nominato Carla
Long e Ivana Sappé quali deputate alla Conferenza distrettuale (Anna Beux supplente) e Ivana Costabel delegata al
Sinodo (supplente Elvina Peyronel).
• Il bazar organizzato dall’Unione femminile e svoltosi il 24
maggio ha avuto un buon esito positivo malgrado il tempo. Ringraziamo vivamente tutte le persone che hanno lavorato e offerto doni; in modo particolare il panettiere Italo
Blanc che ancora una volta ha messo a disposizione la sua
attrezzatura per la preparazione e la cottura dei dolci.
TRIESTE — Diamo un caloroso benvenuto a Pietro Giannini,
venuto a rallegrare i suoi genitori e i nonni Reina. Che la luce della grazia del Signore lo possa accompagnare nella vita.
Agenda
GRAVINA — La Chiesa battista organizza la Mostra della
Bibbia presso il locale di culto di via De Gasperi. Sabato 6
alle ore 19,30, si tiene una conferenza pubblica del pastore
Salvatore Rapisarda sul tema: «L’Italia cattolica e l’Europa
protestante, una tensione costruttiva?».
■■
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II23, il saggista Giovanni Franzoni e il teo
logo Eugenio Costa discutono il tema; «Una nuova lettura
del libro di Giobbe». Verrà presentato il libro di G. Franzoni «Giobbe, l’ultima tentazione» (ed. Com/Nuovi tempi).
Per ulteriori informazioni tei. 011-6692838.
NAPOLI — Dalle ore 14 alle 22, l’artista berlinese Preda
Heyden propone, nella sala della comunità luterana (via
Puntano 1): «La libertà -Il Paradiso? Il Paradiso-La libertà?
Lavori nel Giardino del Paradiso», nell’ambito degli incontri
del Gmppo ecumenico sul tema «La libertà-Dio e l’uomo».
TARANTO — Alle ore 17,30, nell’Aula magna dell’Istituto
«Pacinotti» (via Lago Trasimeno), il prof. Giorgio Spini tiene
una conferenza sul tema: «La cristianità protestante di fronte alle rivoluzioni del nostro tempo», come prolusione
all’inaugurazione del Centro culturale cristiano protestante
«Ruah» che fa capo a Grottaglie, Mottola, Talsano e Taranto.
fì^T'nìtinnf}
MOTTOLA — La Chiesa evangelica battista festeggia i 120
anni di presenza. Alle 19 del sabato conferenza del prof.
Giorgio Spini sul tema: «La cristianità protestante di fronte
alle rivoluzioni del nostro tempo». La domenica, alle ore
11, culto di adorazione a cura del prof. Giorgio Spini.
I
9 giugno
TORINO —Alle ore 21,15, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele II23, per la serie «Trilogia di musica protestante», il maestro Alessandro Cora dirige il Swing Low
Gospel Choir in un concerto di musiche gospel e spiritual,
Per ulteriori informazioni tei. 011-6692838.
I
UDINE — Alle ore 18, presso il Centro culturale evangelico «Guido Gandolfo» (Chiesa metodista, piazzale D’Annunzio 9), la dott. Augusta De Piero Barbina tiene una
conferenza sul tema: «La base americana di Aviano».
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante,
«Pietro M. Vermigli» (via Manzoni 21), il past. Piero Ben&l
parla sul tema: «Problemi etici di fine vita. L’eutanasia».
MOTTOLA — Alle ore 19, presso la chiesa battista, si tiene
un dibattito sul tema; «Il battismo in Italia e a Mottola».
Partecipano i pastori Massimo Aprile e Franco Scaramuccia, nell’ambito delle celebrazioni per i 120 anni di presenza evangelica a Mottola, che si concludono la domenica
con il culto di ringraziamento alle ore 11.
I
■
■■
.14 giugno
ROMA — Alle ore 10 alla Rome Baptist Churxh (piazza San
Lorenzo in Lucina) e alle ore 20 nella chiesa valdese di
piazza Cavour, il Chancel Choir della Wake Forest Baptist
Church della North Carolina, diretto da Ginger Smith Graves, tiene uno spettacolo di musiche e danze liturgiche
con l’ausilio di burattini.
GENOVA — Alle ore 10, presso le suore del Cenacolo (via F.
Nullo 4, Quarto dei Mille), il Sae organizza un incontro di
riflessione sul tema: «La Dichiarazione congiunta luterano
cattolica sulla giustificazione». Intervengono il prof. Gian
cario Giovine, valdese, il prof, don Angelo Maffei e il pasto
re luterano Jürgen Astfalk. Informazioni allo 010/566694.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replicai u
lunedì della settimana seguente alle ore 9 circa. Domeriica
14 giugno andrà in onda: «Il lungo cammino della libertà: “
presidente della Camera Violante festeggia con le comunità
ebraiche e valdesi il 150” anniversario dei diritti civili; Israele: conoscersi per dialogare; Le chiese evangeliche in Puglia; Incontri, mbrica biblica». Replica il 22 giugno.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni pntta*
del venerdì di uscita del settimanale.
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L’amico dei
Porro Lamberteng^
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5 GIUGNO 1998
PAG. 9 RIFORMA
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Continua la discussione tra le chiese battiste italiane sull'eventuale accettazione dell'otto per mille dell'Irpef
Solo per grazia di Dio^ le ragioni teologiche del no
Senza alcun senso di superiorità nei confronti delle chiese evangeliche che hanno accettato questo tipo di finanziamento
pubblico, la rinuncia dei battisti affermerebbe il loro specifico modo di predicare l'Evangelo della grazia e della fede
PAOLO SPANU
Stante,
Benál
IN questi ultimi anni della
mia vita ho lavorato, quasi
mai con successo, a un progetto che avevo concepito
nelle sue linee essenziali
quando ero studente a Rivoli
dove, data la natura di quella*
scuola, avevamo molto tempo, noi studenti, di discutere
e di sognare. Mi permetto di
esporre la mia visione della
chiesa come potremmo rappresentarla noi battisti italiani, Non ho passi biblici da
spiattellare per rendere più
evincenti le mie ragioni;
ho soltanto un ideale che si è
venuto definendo in me a
motivo delle mie regolari frequentazioni della Bibbia. La
mia autorità, pertanto, non è
la lettera biblica intesa come
lettera normativa, ma una
voce che è sommessamente
risuonata, oserei dire costantemente nelle letture della
Bibbia, dapprima incuriosendomi, poi interessandomi,
poi ancora affascinandomi e
infine ossessionandomi come una visione escatologica
apocalittica. Eccone i tratti
principali.
1) La chiesa è il popolo che
si gioca la vita su un assunto
fondamentale: Dio ci chiama,
in modi più o meno drammatici, ma ugualmente convincenti, a basare la nostra
vita e la nostra esistenza sulla
sola sua Grazia. Vivere per
Grazia è il principio formale
della dottrina della salvezza
per sola Grazia mediante la
sola fede. La nostra preghiera, quando apriamo gli occhi
al mattino, la nostra lode,
quando consideriamo le opere di creazione di cui Dio ci
circonda; la certezza che il
male che ci attanaglia e ci distrugge non è né una punizione né l’ultima parola
dell’essenza umana; la consapevolezza che l’amore è
l’esperienza più bella nella
vita, e quindi l’aspetto più
prezioso della vita umana e
come tale va custodito gelosamente e alimentato doviziosamente: tutto questo e
tanto altro ancora è il dono di
Dio che siamo chiamati a assumere nella nostra vita come dono gratuito del Signore. La chiesa è il luogo dove
queste grandi, fondamentali
realtà sono accolte come douo, spese come moneta preziosa, affermate senza tentennamenti 0 ripensamenti,
° attenuazioni. Vivere per
grazia, questa è la testimoUi^za per la quale la chiesa
(ksii Cristo è stata raccola. fondata, garantita dalla
promessa fin dai tempi di
bramo, Isacco e Giacobbe.
‘I La chiesa non può tra
durre la grazia di Dio con linguaggi esaustivi, adeguati,
convincenti ma può adottare
dei segni, che rimandano a
colui che offre la Grazia; essi
sono: a) quelli fondamentali,
i sacramenti (sì, sacramenti e
non solo simboli!) del battesimo e della cena, e b) quelli
che prendono la forma di decisioni rilevanti sul piano storico {politica, etica, estetica)
di cui siamo personalmente e
collettivamente responsabili.
3) Questo rapporto di dipendenza assoluta dal Signore è la santificazione del nostro vivere, esigita dalla santità di Dio. La sua santità, in
sostanza, esige da noi che
siamo santi, perfetti [teleioi)
come il Signore nostro Padre
e nostra Madre. Noi, però,
non sappiamo né dobbiamo
essere integralisti a questo
proposito, cioè non dobbiamo pretendere che quanto è
imperativo per noi debba esserlo anche per chi non ha la
nostra stessa fede fondamentale, ma dobbiamo essere fedeli, vale a dire che dobbiamo assumerci la responsabilità di tradurre sul piano etico, politico e estetico la responsabilità di «significare»,
cioè produrre segni atti a predicare il Vangelo della sola
grazia mediante la sola fede.
Mi fermo qui nel disegnare
il quadro entro il quale è maturata la mia fede e quindi
l’ecclesiologia battista che mi
pare possa essere offerta ai
battisti italiani. Quello che mi
pare necessario fare da parte
mia è dimostrare che nei rapporti con gli stati, le organizzazioni sovranazionali e gli
enti pubblici (tutte entità che
amministrano denaro pubblico e quindi denaro destinato a fornire ai cittadini i
servizi per cui quei corpi politici esistono) spetta a noi,
chiesa dell’Iddio vivente, predicare l’Evangelo della sola
Grazia per la sola fede. Questo non si fa accettando sovvenzioni, facilitazioni, benefici, finanziamenti alimentati
da denaro pubblico (il che
non significa che tali elargizioni non debbano essere accettate in assoluto, no, possono a certe condizioni essere accettati, ma non predicano la sola Grazia mediante la
fede, predicano altro). Le nostre chiese, la chiesa di Gesù
Cristo predica la santità di
Dio e segnala la nostra santificazione, secondo l’insegnamento biblico, quando non
ha paura della penuria,
dell’austerità, della rinuncia,
ma rende al Signore la decima delle sue entrate (cioè
una quantità fissata dallo
Spirito del Signore) e la primizia del frutto del suo lavo
In questa e nella foto In basso due momenti di un’Assemblea battista
ro (cioè la parte migliore, con
gioia e rendimento di grazie).
Abbi il coraggio di vivere
con quello che ti resta, dopo
che hai reso a Dio ciò che è di
Dio, e allora predichi la grazia di Dio! Abbi il coraggio di
affrontare il deserto che congiunge l’Egitto alla terra promessa, contando soltanto
sulla manna e sulle quaglie.
Questa è la nostra disciplina,
la nostra ascesi laica, il nostro legame di santità con
Israele; la sfida concreta lanciata alle nostre società opulente e sprecone (a spese dei
poveri) perché imparino la
gioia di vivere nello spirito e
nell’etica del dono.
Tutto questo, e tanto altro
che discende da quanto ho
detto finora, non deve far credere che, rinunciando all’
Opm con queste motivazioni,
affermiamo una qualche superiorità rispetto a altre chiese. No, mille volte no. Ma significherebbe semplicemente
che noi battisti predichiamo
così l’Evangelo della Grazia e
della fede, mentre altri hanno
scelto di farlo, se lo fanno, altrimenti. Ad esempio, io non
penso che la Chiesa valdese
non predichi la Grazia poiché
è entrata nel sistema delTOpm, lungi da me sì temerario e gratuito giudizio! (né cose simili penso rispetto ad altre chiese cristiane). Ma credo che la Chiesa valdese, visto l’uso che fa della sua quota deU’Opm, predica un Evangelo dell’impegno nelle
opere sociali e culturali, segnalando con efficacia l’aspetto diaconale e evangelistico delle opere di carattere
sociale e culturale.
E ancora. Nella mia visione
della funzione storica della
Chiesa battista, io sono convinto che spetti anche ad essa sovvenire alle necessità dei
bisognosi, sia come individui
sia come ceto; a quel punto,
se l’opera che si realizza fa ricorso, oltre che alle proprie
risorse, anche ai finanziamenti pubblici, in quanto
svolge una funzione di supplenza delle strutture pubbliche, allora la predicazione
prende la coloritura della solidarietà, dell’amore per i bisognosi. Non altro.
Insomma, la rinuncia a en
L'8%0 dei valdesi e metodisti
Quando arriva l'eco di voci
lontane di chi voce non ha
Cari fratelli battisti,
sono l’«ufficio» otto per
mille della Tavola valdese e
seguo con vivo interesse il
vostro dibattito sulI’Opm:
non intendo darvi alcun consiglio, ma solo raccontarvi la
mia esperienza. Capitato per
caso in questo incarico, dal
15 gennaio 97 ho cominciato
a esaminare i bilanci e i progetti, a supporto dell’apposita commissione e della Tavola: un lavoro gravoso e un po’
burocratico.
Poi è arrivata la telefonata
di Davide che vuole portare
in Italia i bambini di un oscuro e freddo orfanotrofio di
Rodun e, così, dall’idea si è
passati al progetto; poi ho incontrato un ex guerrigliero
del Fronte di liberazione del
Salvador, ora professore universitario, che vuole togliere
300 persone dalla più grossa
discarica del Salvador dove
alla temperatura di 32 e più
gradi rovistano tra le immondizie per sbarcare il lunario e
impiegarle, sì in una nuova
discarica, ma a monte della
selezione dei materiali recuperabili; poi telefona Inge e ti
racconta dei bambini di stra
da di Bucarest o delle donne
di Tirana o dei due pastori
che lottano contro la droga in
Ungheria o dei contadini della Bosnia; poi Martin ti parla
dei prezzi dei medicinali triplicati in Camerún e della
gente che compra medicinali
scaduti al mercato nero; poi...
Così è cambiata la mia storia e ora la sera sento i suoni
di gioia dei bambini di ’Ntolo
e di Rodun o di Bucarest...
Ma presto ai suoni della gioia
subentrano i pianti sommessi dei bambini costretti a lavorare 12 ore al giorno o abusati sessualmente o le urla
dei prigionieri torturati o dei
popoli sfruttati o le richieste
di aiuto dei giovani del Terzo
Mondo che non possono avviare uno sviluppo nel loro
paese strozzato dai debiti.
Certo le stelle marine da
salvare sono tante, certo solo
il Signore può farlo, ma noi,
buoni e fedeli servitori, che
facciamo? Nessun consiglio
quindi, ma solo l’eco di voci
lontane di chi voce non ha e
non partecipa al dibattito.
Un fraterno saluto.
trare nel sistema dell’Opm
non è a parere mio una necessità di ordine etico ed ecclesiologico, come invece è
necessità etica amare il prossimo anche se ti è nemico ed
è una necessità ecclesiologica per la Chiesa battista vivere della sola grazia di Dio, in
forza della sola promessa di
Cristo (Matteo 18, 20). Ma tale rinuncia è una scelta etica
ed ecclesiologica atta a significare in termini di testimonianza la gratuita misericordia di Dio e la nostra totale
dipendenza dalla sua benignità; non un imperativo categorico, che si inquadra in
un’etica secondo ragione, ma
una vocazione che è cogente
secondo l’analogia della fede
(Romani 12,6).
Questa è la sfida che ispirava il Piano generale dell'
Unione (che constava delle
seguenti parti: messa in comune delle risorse spirituali e
umane. Piano di cooperazione nello spirito delle decime
e delle primizie. Piano edili
zio, Piano di missione interna e di soccorso alle chiese di
altri paesi). La politica di piano che abbiamo concepito,
varato e tradito (nel senso
ebe non è stata sostenuta
dallo spirito di santificazione
della nostra vita e quindi dallo spirito che anima nella
Bibbia le decime e le primizie) può essere ripresa, in forme diverse, con le dovute
correzioni, ma è questa la via
della salvezza storica della
chiesa battista, non l’Opm o
altre misure tampone, come
purtroppo è l’appello pubblicato su Riforma ti. 19. Dobbiamo dire no all’Opm, un no
sonoro e convinto, non perché sia un sistema più peccaminoso degli altri o peccaminoso rispetto agli altri, ma
perché tradisce la nostra
identità di chiese che vivono:
1) della sola grazia di Dio; 2)
accolta per fede; 3) con spirito di santificazione; 4) alla
sola gloria di Dio.
Se la prossima Assemblea
generale dirà di sì all’Opm
non si sanerà il bilancio
dell’Unione, non si faranno
opere sociali più significative,
e inoltre verrà meno un’occasione per dire chiaro e tondo
che la chiesa del Signore vive
del solo dono di Dio, per sola
fede, nell’impegno di santificazione. Se viceversa l’Assemblea generale dirà no
alTOpm, dovrà farlo per affermare che la Chiesa battista
si prende l’impegno oggi, in
questa forma, per dire che
essa vive solo per grazia di
Dio, senza altra garanzia che
il dono fatto con amore alla
gloria di Dio. Allora sarà affermata la separazione tra
chiesa e stato non solo e non
tanto per salvaguardare il
principio di non ingerenza
delTuna nell’altro e viceversa, ma nel senso del rispetto
della diversa vocazione che la
chiesa ha (e invero tutte le
formazioni religiose dovrebbero avere) nello stato moderno e viceversa.
Bruno Ricca - Roma
GIUGNO 1998
Giubileo
Nessuno disturbi i manovratori
Sviluppo
E poi costruirono una grande diga
Politica
Discutendo del «Libro nero del comunismo»
Cuba
Molto cattolici e molto santeros
Islam
Indagine sui musulmani del Nord-Est
Confronti', una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
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KlllTOMA ITALIA ABBONAMENTI 1998 ESTERO
- ordinario £ 105.000 - ordinario £ 160.000
- ridotto £ 85.000 - via aerea £ 195.000
■ sostenitore £ 200.000 - sostenitore £ 250.000
- semestrale £ 55.000 - semestrale £ 80.000
- cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 {so\o Italia)
Per abbonarsi: versate l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 5 GlUGNO^io,) vENERC
Eitomma
n ’68 nelle chiese
Marco Rostan
Fu chiamata «contestazione», ma in realtà questa parola
non spiega quello che avvenne nelle chiese evangeliche
trent’anni fa. A differenza, infatti, del «dissenso cattolico»
non avevamo né una gerarchia ecclesiastica che ci imponesse l’uhbidienza né una teologia che consigliasse i protestanti di votare a destra piuttosto che a sinistra.
A ben vedere, non di contestazione si trattò, ma di qualcosa che sta tra il risveglio spirituale e la predicazione profetica (mi viene in mente il riferimento al «vero digiuno»
del cap. 58 di Isaia). Certo, tutto il ’68 è contrassegnato
dalla presa di coscienza politica, cioè di come è fatto il
mondo e di come si può lottare per migliorarlo, e quindi
anche nella chiesa la politica era presente; ma il ’68 ecclesiastico fu per noi (o per lo meno per me) un grande momento di passione per l’Evangelo, per una predicazione
realmente incarnata nella vita e nei problemi quotidiani,
per una comunità cristiana autentica e impegnata.
Non elaborammo nessuna nuova teologia, fummo assai
diffidenti verso le varie «teologie della rivoluzione» importate in Italia, spesso in polemica fraterna con i cattolici e
con i rischi di sostituire Marx a San Tommaso; la nostra fu
pura teologia barthiana, benedetta da Vittorio Subilla proprio quando leggemmo in chiesa il famoso volantino di
Pasqua, nel tempio di piazza Cavour a Roma. Solo che invece di limitarci a scrivere sulle riviste teologiche, ci esprimemmo nei fatti e con gesti, a volte, provocatori.
Ma che cosa ci spinse? In primo luogo la coerenza evangelica: non potevamo essere, da un lato, presenti nel movimento studentesco aH’università, nelle manifestazioni,
negli scontri e daU’altro membri delle nostre chiese come
se nulla fosse. Volevamo confrontare la nostra testimonianza pubblica con i fratelli e le sorelle della comunità;
andare oltre la disinformazione dei mass-media, discutere
e, forse, convincere delle nostre buone ragioni. Ci era
chiarissimo che la chiesa non è fuori dalla mischia, che le
divisioni attraversano la comunità, che una comunione
fraterna che non sappia misurarsi a fondo con tali divisioni non è autentica. Che cosa signiñca predicare l’Evangelo, parlare di agape di Dio in presenza di tali divisioni, nel
mondo, nella società, tra membri della stessa chiesa? Ecco
la domanda che ponemmo nel manifesto del Sinodo del
’68, dopo il sermone di Tullio Vinay: quella era la cosa importante, non il fatto che avessimo appeso dei manifesti
nell’aula sinodale e volessimo parlare daUe gallerie.
Qui veniamo al terzo grosso interrogativo posto dal ’68:
quale predicazione? Come può la predicazione, rivolta a
una assemblea di diversi e di divisi (nella società), essere
veramente incarnata per ciascuno? Cosa signiflca «cambiare mentalità» per la chiesa e per ciascun membro che
la compone? Questo è il problema, non il gusto di fare un
dibattito dopo il sermone. Quanto alla politica, nessuna
ideologia o strumentalizzazione. Molti di noi erano
«marxisti», ma per situarsi in una precisa prospettiva, così come altre volte i valdesi erano stati di «Giustizia e libertà» o liberali: ci fu ben chiaro che non c’è una scelta
politica più evangelica di un’altra, perché non siamo salvati per opere. E tuttavia le opere, o meglio la testimonianza concreta, è essenziale per tutti i membri di chiesa,
è l’unico modo di collegare predicazione e vita, rischiando di farlo con le proprie scelte, nella libertà dell’Evangelo, sapendo che solo Cristo è il vero punto di riferimento,
solo Dio è la forte rocca della nostra vita.
Senza avercela con i pastori, pensammo che è salutare,
ogni tanto, per le comunità, realizzare il sacerdozio di
tutti, anche senza pastore; che il servizio, inteso come volontariato personale in un’opera o come lavoro politico e
sociale, è l’unico modo sensato di vivere, visto che in Cristo l’essenziale è stato compiuto e dunque siamo liberi di
spenderci per gli altri, perché il mondo funzioni un po’
meglio. Come si vede, molti aspetti della vita delle nostre
chiese di oggi potrebbero essere rinnovati positivamente
da una riflessione sul ’68, e sui suoi testi: altrimenti, perché parlarne ancora?
RIPOEMA
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Pien/aldo Rostan (coordinatore de L’eco deile valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovl - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
PuUBealoim$aOlnmamitìMacaaL’EeadaeìMva(k»l:
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1998
Associato alla
Unions stampa
parlodica Italiana
Tariffe Inaeraioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mrn/colonna £ 1.800. Economici: a parola,£ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 22 del 29 maggio 1998 è stato consegnato per l’inoltro
postale all’Ufficio CMP Nord, via Reiss Romoii 44/11 di Torino
mercoiedi 27 maggio 1998.
Si discute la proposta di legge sulla libertà religiosa
La madre di tutte le libertà
L'Alleanza evangelica italiana (Aei) valuta positivamente
l'iniziativa del governo, ma sono necessari miglioramenti
GAETANO SOTTILE*
INNANZITUTTO desideriamo sottolineare il favore
dell’Alleanza evangelica italiana (Aei) riguardo all’iniziativa che mostra di garantire
quella che è la madre di tutte
le libertà: la libertà religiosa.
La brevità di questo intervento ci impone di essere telegrafici e di evidenziare solamente alcuni punti controversi del disegno di legge.
1) Secondo noi, dal ddl devono essere estrapolate le
norme che sono mere ripetizioni ricognitorie di diritti già
garantiti dalla Costituzione.
2) Occorre, se possibile, integrare la Commissione consultiva per la libertà religiosa
presso la Presidenza del Consiglio con funzionari esperti
del Dipartimento dei culti del
ministero dell’Interno per
avere una più precisa e puntuale consulenza a disposizione della Presidenza stessa.
3) Si nota con piacere che
vengono utilizzati nel ddl testi già collaudati nelle Intese
stipulate ma si vorrebbe che
altrettanti punti specifici delle Intese venissero utilizzati
dal ddl per evitare trattamenti iniqui da parte dello stato
verso gli evangelici italiani
senza Intese? E positivo, a
esempio, che si possano detrarre £ 2.000.000 donati alle
confessioni che sono in possesso di personalità giuridica.
4) Per quanto riguarda il riconoscimento della personalità giuridica si è d’accordo
con la posizione personale
del relatore, l’on. Domenico
Maselli, che non ci dovrebbe
essere il parere del Consiglio
di Stato ma di una commissione ad hoc che abbia una
profonda esperienza nel
campo specifico (cioè quello
religioso). I tempi tecnici sarebbero così dimezzati.
5) Per la stipula delle future
Intese si può mantenere l’attuale normativa ma sarebbe
opportuno prevedere uno
schema di intesa-tipo da allegare alla stessa legge sulla libertà religiosa affinché ogni
confessione che chiede l’Intesa debba discutere solo
quei punti che appartengono
alla sua tradizione specifica
(tesi caldeggiata anche dal
prof. Long). Inoltre, come ha
rilevato l’on. relatore, parrebbe opportuno trasferire le
competenze sugli affari di
culto alla Presidenza del
Consiglio dei ministri che ha
già curato le Intese.
6) Come Aei, per le chiese
che non chiedono il riconoscimento della personalità
giuridica, chiediamo che vi
sia una forma di riconoscimento semplificato (automatico) da parte dello stato, che
eviti che eventuali indagini di
polizia confondano per sette
le chiese evangeliche aventi
una presenza e una chiara
identità cristiana per le quali
l’Aei potrebbe farsi garante.
7) Sarebbe opportuno che i
ministri di culto anche di nazionalità non italiana potessero essere riconosciuti come tali a tutti gli effetti. Da
questo punto di vista converrebbe che il ddl si raccordasse con quanto già previsto
dalla nuova legge sull’immigrazione che riconosce il
permesso di soggiorno per i
ministri di culto.
8) È chiaro che l’Aei spera
di partecipare attivamente ai
lavori della commissione che
verrà interpellata prima dell’approvazione del ddl. A
questo proposito sembra necessaria una serie di audizioni che l’Aei, in quanto rappresentante di numerose
chiese evangeliche, chiede
con insistenza.
Riteniamo che il recepimento dei numerosi suggerimenti potranno migliorare e
rendere più efficace il ddl in
discussione.
* Presidente dell’Alleanza
evangelica italiana
(I precedenti articoli sull’
argomento sono comparsi
sui numeri del 1°, del 15 e del
22 maggio)
È un problema comune di battisti, metodisti e valdesi
Verso un difficile ricambio generazionale
GIORGIO TOURN
IN un articolo apparso sul
Sole-24 Ore qualche tempo
fa dal titolo «Il vuoto ai rami
dell’Ulivo», l’autore analizzò il
problema della classe dirigente italiana prendendo spunto
da nomine avvenute ai vertici
degli enti statali: egli rilevava
come nel nostro paese si assista, per quel che riguarda la
direzione di settori dell’economia, ad un perenne girotondo di persone, senza un ricambio generazionale, e concludeva: «Possibile che dalle
solite due dozzine di eroi non
si possa uscire?». Un paese
privo di un sano ricambio, a
suo giudizio, si sclerotizza e
rischia di perdere le grandi
occasioni in campo politico
internazionale. L’articolista
svolgeva naturalmente la sua
indagine avendo di vista il
campo economico e denun
ciava il permanere nella situazione italiana di vischiosità
politiche: «Da noi non c’è
nessun criterio sperimentato
di selezione o meglio ce n’è
uno soltanto: l’appartenenza
alla fedeltà politica» con la
conseguenza, a suo giudizio,
di impedire il rinnovarsi della
classe politica con l’emergere
di nuove personalità.
Ciò che mi ha colpito in
questo articolo non è solo la
pertinenza dell’analisi politica ma l’analogia fra la situazione del paese e quella della
nostra realtà ecclesiastica.
Non assistiamo, forse, anche
noi ad un difficile e scarso ricambio generazionale, alla
mancanza di quella rapida ed
efficace cooptazione di uomini che costituisce il carattere essenziale delle istituzioni forti? O dovremmo anche
noi augurarci che Dio conservi a lungo i pochi «super
stiti manager di lungo corso»,
per usare l’espressione del
nostro articolista che ancora
ci sono in attività?
Ciò che impedisce l’emergere di nuove generazioni è il
fatto che non esistono fra noi
conflitti di natura teologica e
visioni radicalmente diverse
riguardo alla fede evangelica
0 alla testimonianza cristiana
nel mondo perché sono proprio le opzioni diverse e alternative a provocare ricambi? O i conflitti esistono e non
li vediamo ? Questa situazione deve attribuirsi al fatto
che la generazione avviata al
pensionamento ha imposto
con troppa autorità le sue
scelte non lasciando spazi se
non marginali per lievi ritocchi a un’ipotesi ecclesiologica di fondo definita e strutturata? Anche questo potrebbe
costituire tema del dibattito
per il centenario del 1848.
PROVO og
1 ■
gi a leggere con voi una
lettera che viene dalla Calabria: Io non so
il vero motivo
del perché sto
scrivendo alla
vostra sede,
però sto con
voi per quello
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Il rapporto con la Bibbia
EUGENIO RIVOIR
che avete detto alla radio stamattina. Non sono un ascoltatore abituale del vostro programma radiofonico ma stamattina sono rimasto entusiasta (...).
Da ignorante quale sono ho sempre avuto
una tendenza per la parola evangelica (...). È
da circa un anno che leggo (saltuariamente)
la Bibbia e alcune volte mi sono recato dal
fratello Domenico per chiedergli qualcosa.
Fratello Domenico (così si fa chiamare) è un
vecchietto di 96 anni che da cinquanta legge
e pratica ciò che la Bibbia dice. È un evangelista ed è una persona straordinaria: purtroppo
adesso si è trasferito e vive con i suoi amici,
anzi i suoi fratelli. Io comunque continuo a
leggere la Bibbia anche se ancora non riesco
a estrarre tutto il succo che può dare.
Se non avessi ascoltato la radio,
come avrei
potuto paragonare il cieco dalla nascita al classico tossicodipendente?
Così vale di
più il principio o l’uomo nella sua integrità? Ecco, la
Bibbia è questo e io sono troppo piccolo per
capirla e continuo la mia esistenza a disubbidire a essa. Grazie per stamattina: forse mi
aiuterà a superare quest’altro giorno difficile».
Raramente abbiamo sentito raccontare
meglio di così il rapporto di una persona con
la parola biblica, una parola che ti fa riflettere
sul senso delle cose che fai, una parola che ti
accompagna nella tua solitudine e nella tua
disperazione, una parola che ti aiuta a scoprire come vivere accanto alle persone che incontri. Per questo non aggiungiamo altro e vi
lasciamo riflettere con l’intensità che volete.
(Rubrica «Parliamone insieme» della trasmissione «Culto evangelipo» curata dalla Fcei andata
in onda domenica 31 maggio).
eORBIEBE DELLA
Modelli da evitare
Una notizia di poche risK
sul numero del 14 maggio, j
sacerdoti sono -visti più coi®
professionisti che come tniij
stri del sacro alla nuova vou
“sacerdoti” firmata dal socio,
logo Enzo Paci, nel 7“ tomi
della “Enciclopedia dell)
scienze sociali Treccani”,
il cardinale Tonini - prosea
la nota probabilmente i
agenzia -, Tipotizzato slitta,
mento verso il modello proto,
stante è un rischio da tenti
presente “per evitarlo”». Mal
Sullo stesso numero del
giornale, nelle pagine cultuta.
li, riverbera la polemica suil.
bri che fanno revisionismo
storico: dopo Resistenza, fa.
seismo e guerra di Spagna,
tocca al Risorgimento, sui
quale esce un libro, «Risorgimento da riscrivere», ed. Ares,
scritto da Angela Pellicciatii
insegnante di storia e filosofia, che sostiene la tesi di
un’azione liberalmassonica
contro la Chiesa cattolica. Ne
scrive Michele Brambilla: «lo
Stato, dice Pellicciari, fu edificato contro la Chiesa, e quindi contro il popolo. E Rocco
Buttiglione, nella prefazione,
concorda: “Lo spnito pubbRco in Italia è debole perché si
è formato contro la tradizione
religiosa del paese”».
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Tutti nel calderone
Molti giornali hanno parlato della tragica e triste fine di
Justin Fashanu, calciatore di
origine nigeriana trasferitosi
in Inghilterra, fratello del pi»
celebre John (reso famoso
dalla Gialappa’s Band di «Ma
dire gol»): Justin, a quanto risulta, è stato il primo calciatore professionista a dichiarare la propria omosessualità, fattore di scandalo, e pei
questo ha pagato con l'esonero: dopo aver giocato e eoa
successo in Canada, si era
congedato dal calcio giocato,
è in seguito diventato allenatore negli Stati Uniti, dovt
era stato arrestato con un accusa di «aggressione sessuale» causa di probabile de
pressione, finché si è ucciso.
Il settimanale (13-19 maggio
commenta che nel passaggi
dall’Inghilterra agli Usa
caduto, Justin, dalla padeU
anglicana, nelle mille bra
battiste, metodiste, avvenU'
ste, new age, [tutti sullo stej
so plano secondo
ndr] eccetera. E pensare c
lui è stato chiaro anche co
credente: in Dio e nella o
bia, e lo dichiarava...».
Montagne piemontesi j
Il supplemento del veneri
della «Stampa», dedicato w
spettacoli, reca sul nm\
del 17 maggio la ¡jj
una mostra allestita a L ,
sul tema dei catari. A un
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principio dualistico, per .
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creato da Dio, ma da u
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I del pastore
^ Paolo Sbaffi
Sapere che Paolo Sbaffi,
mancato recentemente a Firenze, non sarà più con noi,
che non lo vedremo né al Sinodo né ai convegni giovanili
di Tramonti, ai quali ultimamente partecipava, è difficile
da accettare. Mi tornano in
mente tutti i bei momenti
della nostra gioventù allorché egli, appena pastore, impostava con noi giovani a Inna il lavoro della comunità.
Abbiamo avuto in lui un amico, un pastore che ci ha aiutati a crescere nell’Evangelo
in modo costruttivo: ci sentivamo parte importante della
comunità con la quale si facevano gite e si organizzavano convegni in un clima di
gioia partecipata.
È grazie a Paolo, alla sua
semplicità nel relazionarsi al
prossimo, alla ferma fede
nella parola di Dio, all’onestà
intellettuale dimostrata, che
il cammino nella fede di noi
giovani ha potuto continuare, approfondirsi e segnare la
vita di alcuni. Credo di poter
dire questo non solo a nome
mio, ma anche di quelli che
(ormai non più giovani come
me), sparsi in altre comunità
d’Italia, lasciano ancora il segno dell’appartenenza al Signore, perché tuttora al suo
servizio.
Grazie, Paolo, tutto ciò ti fa
sentire sempre accanto a noi.
Grazia Fuhrmann Schirò
Verona
I Paolo Sbaffi
e ì giovani
Martedì 12 maggio mi accingevo a leggere l’articolo di
Rfoma riguardante il parere
del Presidente della Repubblica sul Giubileo, quando i
miei occhi sono stati attirati
dal nome stampato con un
carattere che lo rendesse
chiaramente leggibile: «Paolo Sbaffi». Una, due volte ho
letto tutto d’un fiato e il mio
cuore ha avuto come una
mancanza del battito. Un altro caro amico e fratello ci ha
lasciato! E subito il pensiero
ò andato indietro nel tempo,
ricerca del nostro primo
incontro e del tempo passato
insieme.
Ricordo molto bene e volentieri i primi anni della
fgei, impegno profuso insieme nel Consiglio per affermare tra i giovani questo
nuovo organismo anche contro coloro che non volevano
accettarlo, pastori compresi,
® 'ù opponevano vari tipi di
resistenza. Sapevo della sua
^ave malattia e spesso mandavo a Paolo e alla sua famigna saluti tramite mio figlio
^mde. Lo ricordo con simpatia, con stima e affetto e
ento che mi manca nuovaonte qualcuno, qualcosa.
Colomba - Vigevano
}f Ferruccio Rivoir
tra musica
e fede
In un buon articolo sul m.o
Ferruccio Rivoir [Eco delle
valli n. 20) sono state messe
in luce le sue doti di direttore
e animatore di corali nonché
di compositore. Nel ricordo
di una buona e lunga amicizia, da vari anni purtroppo
trascurata, desidero rilevare
qui due aspetti di colui che
mi iniziò, tanti anni fa, ai misteri dell’«armonia», disciplina indispensabile a chi fa
musica seriamente, ma anche utile a chi semplicemente la ama e la ascolta.
Anzitutto Rivoir la musica
la amava, e la viveva; adorava
Mozart, del quale sapeva eseguire a memoria, sull’organo,
intere sinfonie; di Bach, poi,
a poco a poco raccolse, credo
al completo, le cantate nelle
migliori edizioni discografiche. In secondo luogo è giusto segnalare un’altra sua attività per la chiesa, nel campo innologico; lavorammo a
lungo insieme, nella «sottocommissione valdese», alla
revisione delle armonizzazioni degli inni del 1922, spesso
poco valide, talvolta sciatte;
con lui non si lavorava a tavolino ma alla tastiera, paghi
di ogni soluzione felice, ma
sempre alla ricerca del meglio, mentre le ore scorrevano fra suoni, reminiscenze,
confronti: un’esperienza per
me quanto mai formativa.
Perciò il mio ricordo di Ferruccio Rivoir è fatto di rimpianto e gratitudine insieme.
Ferruccio Corsani
Torre Pellice
Ecumenismo
presunto
Anch’io, come la signora
Piccoli Sfredda, reprimo
spesso la tentazione di intervenire su quanto leggo su
Riforma, e non solo sulla pagina del lettori. Qualche settimana fa ho evitato, proprio
per autocontrollo, di esprimere la mia gratitudine a
Marco Rostan per il ànodo
garbato e deciso con cui aveva messo in evidenza i molti
equivoci legati al modo in cui
si «fa ecumenismo» da parte
evangelica. La lettera della signora Piccoli Sfredda [Riforma n. 20) è una dimostrazione degli equivoci e dei pericoli di cui Marco Rostan (e
anche Sergio Ronchi) parlavano. Per rapidità mi limiterò
a segnalare per punti ciò che
intendo dire:
1) Ritengo che fare polemica anticattolica (antiecumenica) non significhi affatto
mancare di rispetto.
2) «Vivere limpidamente le
differenze» non significa affatto tacere sulla diversità di
opinioni.
3) Ha mai pensato la signora Piccoli Sfredda, mentre
«partecipava all’eucarestia
cattolica con la sua identità e
le sue convinzioni» (che suppongo evangeliche) di quanto stesse mancando di rispet
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Quale compito attende la chiesa che si affaccia al terzo millennio?
Ascolto della parola di Dio^ dialogo e solidarietà fraterna
BRUNO CIARPIELLO
Quale compito attende la chiesa
che si affaccia al terzo millennio?
Come può la chiesa essere credibile
quando essa stessa riflette al suo interno la crisi che vive la società contemporanea? Il mondo protestante oggi appare diviso e spezzettato perché sembra
che non riesca proprio a vivere, come
un arricchimento nella libertà, la pluralità di espressioni di fede da cui è costituito. Del resto come sarebbe possibile
riuscire ad avere una sùteera comunione fraterna improntata sull’amore, sul
rispetto e sul dialogo, con quelle espressioni di fede inserite in teoria nel
tessuto protestante, ma che in pratica
ne disattendono continuamente i principi? Con quelle espressioni di fede di
tipo spettacolar-cabarettistico che pubblicizzano l’Evangelo allo stesso modo
di come si pubblicizzano le saponette e
i detersivi? E ancora con quelle espressioni di fede che, improntate su un letteralismo e su un fondamentalismo
spesso fanatico e delirante, sono convinte che Dio parli solo a loro e attraverso di loro? Sappiamo bene che enfatizzare solo alcuni aspetti delle Scritture, trascurandone altri, significa avere
una visione parziale, arbitraria e molto
personale della parola di Dio, e che rimanere ancorati a una lettura della
Bibbia letteralistica senza tenere conto
che il mondo è in continua trasforma
zione, significa portare un messaggio
che ben difficilmente potrà far presa
sulla coscienza dell’uomo moderno.
L’altro momento di crisi che vive la
chiesa oggi è dovuto ai diversi problemi che investono i suoi membri, e verso i quali non sempre è sufficiente una
predicazione consolatoria e rassicurante, specialmente quando essa ti rimanda al tuo rapporto di solitudine
con Dio. Quando hai lo sfratto sulle
spalle, quando p.erdi il lavoro e non riesci a trovarne un altro, quando lepi la
disperazione sui volti dei tuoi figli perché dopo anni di studio non hanno la
possibilità di crearsi un avvenire a cui
legittimamente aspirano, quando la
malattia, la perdita di una persona cara
passano nella tua vita, è veramente difficile riuscire a rimanere distaccati e indifferenti. E qui non è questione di fede, perché tante volte chi vive questi
problemi li affronta con molta fede e
dignità e non li fa pesare né a Dio né alla comunità.
Se questa è la situazione di crisi in
cui versa la chiesa oggi, c’è seriamente
da domandarsi se in simili condizioni
si può essere o continuare ad essere luce deimondo, sale della terra. «Se il sale perde il suo sapore, diventa insipido
e non serve più a nulla» dice Gesù, e
questo è il male peggiore che possa capitare alla chiesa, perdere la funzione
per la quale le è dato di ésistere. Che
fare allora per uscire dalla crisi e ritro
varsi chiesa di Cristo? Bisogna innanzitutto mettersi all’ascolto della parola di
Dio con molta umiltà e onestà e lasciarsi permeare da essa, credere nella
sua potenza trasformatrice é aprirsi alle possibilità di Dio. Un approccio con
la Bibbia che serve a sostenere le mie
idee attraverso quei passi che mi danno ragione è invece arrogante e separatista. Poi bisogna ricercare e ritrovare il
dialogo fraterno, franco, schietto, aperto, nel rispetto delle libertà, poiché è
attraverso il dialogo e il confronto fraterno che possiamo comunicare, conoscerci e superare le difficoltà che ci tengono separati.
Qualcuno molto opportunamente ha
detto che l’azione di Satana oggi nella
chiesa è quella di cercare l’incomunicabilità nel corpo di Cristo, perché l’incomunicabilità è sinonimo di isolamento, e l’isolamento sappiamo quanto grave sia per la chiesa, perché esso
smembra il corpo di Cristo. Quindi più
che mai dobbiamo batterci per il dialogo perché da esso può uscirne una
chiesa rafforzata, unita e che soprattutto si conosce. Infine io credo che la
chiesa, intesa qui come comunità locale, debba ritrovare quella solidarietà
fraterna che le ha dato modo di affermarsi. Per solidarietà fraterna intendo
queO'amicizia, quella fraternità che mi
lascia pensare che io posso sempre
contare con fiducia sul mio fratello e
sulla mia sorella in ogni occasione.
to alla identità e alla convinzione cattolica che sono,
quanto ai sacramenti, all’opposto della dottrina sacramentale degli evangelici?
Quando si affrontano problemi così seri, che coinvolgono il nostro rapporto non solo
con gli altri ma con il Padreterno, io penso proprio che
siamo obbligati a essere chiari
e responsabili; con noi stessi e
con gii altri. Forse la chiesa di
Roma, così abituata a essere
anche una struttura di potere,
può dimenticarsene; le chiese
evangeliche invece non dovrebbero mai farlo.
10 non ho nulla di personale contro i fratelli cattolici,
non sono mai stata in guerra
con loro e non ho alcuna «riconciliazione delle memorie»
da perseguire. Ho molto da
ridire, invece, su un cammino presunto ecumenico che
guarda solo all’appatenza e
non alla sostanza; su un ecumenismo che da parte cattolica consiste nell’essere benevolmente presente nelle nostre chiese, ai nostri convegni, al Sinodo o dove che sia,
mentre ribadisce con una pesantezza crescente il principio dell’autorità, il prevalere
della tradizione sulla Scrittura, il magistero del vescovo di
Roma come infallibile vicario
di Cristo: su un ecumenismo
che da parte evangelica dimentica troppo spesso i propri principi «solo Christo, sola fide, sola grafia, sola Scriptura» in nome di calcoli politico-diplomatici o di una malintesa buona educazione.
11 rispetto non si esprime
solo nel consenso, e se non si
è in grado di dire al proprio
fratello «io su questo la penso
diversamente: vogliamo di
scuterne? Vogliamo leggere
insieme la Scrittura?», con
che coraggio ci si può vantare
di «percorrere un cammini
voluto dal Signore e sostenuto dallo Spirito?».
Laura Ronchi De Michelis
Roma
L'efficienza
dei servizi
Alcuni anni or sono mio
marito, trovandosi nel Ciad,
vide per la prima volta in vita
sua usare un telefono satellitare. Si congratulò per l’alto
livello tecnologico raggiunto
in quel paese ma l’interlocutore con un sorriso triste rispose che quello non era un
segno di progresso ma un segno di arretratezza: se fosse
esistito un servizio postale
come quello svizzero, non
avrebbero avuto bisogno di
ricorrere a quei mezzi.
Questo aneddoto mi è venuto alla mente leggendo, sul
numero del 1° maggio di
Riforma, il vostro grido di dolore per l’inefficienza del servizio postale italiano. Mi unisco di tutto cuore alla lamentazione ma mi chiedo: le Poste sono il destinatario giusto
per questo tipo di protesta?
Se non mi sbaglio, ogni volta
che si parla di «legge finanziaria» si parla di ridurre i soldi per poste, ferrovie, scuole,
ospedali. Si sceglie la strada
apparentemente più facile
per far «quadrare» i conti dimenticando che questi servizi sono la spina dorsale di
uno stato. Là dove questi servizi sono efficienti, puntuali,
capillarmente diffusi, gestiti
da persone preparate e ben
retribuite è veramente garantita la pari dignità per tutti i
cittadini, che possono comunicare, spostarsi, istruirsi, difendere la loro salute in modo semplice e sicuro senza
dover ricorrere a mezzi costosi e spesso di difficile accesso e utilizzazione.
Si dice che l’Italia è entrata
in Europa e questo è forse vero. Ma per rimanerci deve
scegliere se imitare la Danimarca o il Ciad.
Carla Malan Schneider
Torre Pellice
I Calvinista
parola sempre
più abusata
II quotidiano veneto «Il
Gazzettino» ha pubblicato
l’il maggio un commento a
firma di Sergio Maldini dal titolo «Guardie svizzere: un delitto cattolico e calvinista», in
cui, a proposito del caso
Estermann, dopo un excursus sul carattere bellico della
Stazzerà (nonostante gli anni
di neutralismo), si legge testualmente che «In effetti, le
guardie svizzere portavano in
un ambiente cattolico un radicalismo semi-calvinista».
Poche righe più sopra: «La
cosa che più colpisce è come
essi [Estermann e il suicida
Tornay, ndr] mantenessero la
propria “serietà” professionale in un luogo (il Vaticano)
soggetto a tutte le sfumature
della spiritualità, alle contraddizioni della vita e della
morte, e a quella morbidezza
cattolico-romana che non
aveva nulla a che fare con le
rigide credenze dei loro avi».
E più avanti si dice che «il rigore semi-calvinista rifiuta i
perdoni cattolici».
La disinvoltura con cui viene impiegato il termine calvinista ha provocato una lettera del pastore valdese emerito Agostino Garufi. «Mi permetterei - scrive - di dire cortesemente all’autore del suddetto articolo di non aggiungere al “facile cliché” s’vizzero
“della cioccolata, delle mucche, e degli orologi a cucù”,
quello altrettanto banale e
superficiale del calvinismo rigoroso e radicale, dei soliti
luoghi comuni paraculturali,
ma lo inviterei a conoscerlo
più da vicino: forse scoprirebbe che il famoso rigore
calvinista altro non è che un
richiamo all’Evangelo, che è
verità, giustizia, misericordia,
grazia e perdono».
Inoltre, in questi giorni, la
signora Françoise Barner, di
origine svizzera, scrive al
«Manifesto» (9 maggio) una
lettera per protestare su un
errore: il vicecaporale Tornay
veniva descritto dal quotidiano come originario del cantone di Vaud, che è «protestante, zwlngliano e i nostri giovani non si sognerebbero mai di
fare i mercenari al Vaticano.
Invece il vicecaporale (...), è
del cantone di Valais [Valiese
in italiano], profondamente
cattolico». Come si vede non
mancano gli appunti da fare
ai giornali intorno a un caso
tuttora piuttosto oscuro.
Partecipazioni
IL PROTESTANTESIMO DEL '600
«Protestantesimo ieri e oggi: il Seicento» è il titolo del corso
dell'Università estiva organizzato a Torre Pellice dal Centro culturale valdese, dal 13 al 17 luglio prossimi, in collaborazione con la
Facoltà valdese di teologia e il Collegio europeo. Il corso è autorizzato come aggiornamento per gli insegnanti di scuole medie e
superiori e al tempo stesso è riconosciuto come unità didattica
per gli iscritti al corso universitari di formazione a distanza della
Facoltà valdese di teologia.
Sono previste 30 ore complessive, nel corso delle quali si terranno le seguenti lezioni: L’Europa protestante fra Riforma e ortodossia (Emidio Campi); La Rivoluzione puritana (Claudio Pasquet, Pietro Adamo); Il Piemonte riformato da Carlo Emanuele I
a Vittorio Amedeo II (Giorgio Tourn); La Francia ugonotta. Da
Théodore de Bèze a Pierre Jurieu (Debora Spini); La giovane
America (Giorgio Spini).
Il corso si svolgerà presso la biblioteca della Casa valdese e la
sua segreteria è presso la Fondazione Centro culturale valdese
(via Beckwith 3, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-932179; fax:
932566). L'iscrizione costa £ 200.000 (150.000 per gli iscritti al corso della Facoltà di teologia), con versamento sul ccp n. 34308106
intestato a Fondazione Centro culturale valdese o mediante assegno non trasferibile, e devono pervenire entro il 12 giugno. È
possibile su richiesta alloggiare alla Foresteria (tei. 0121-91801).
RINGRAZIAMENTO
«Fratelli, non vogliamo che siate
nell’ignoranza riguardo
a quelli che dormono, affinché
non siate tristi come gli altri
che non hanno speranza.
Infatti, se crediamo che Gesù
morì e resuscitò, crediamo pure
che Dio, per mezzo di Gesù,
ricondurrà con lui quelli
che si sono addormentati»
I Tess. 4,13-14
La Chiesa valdese di PerreroManiglia ricorda con affetto
Renato Micol
scomparso prematuramente a soli 51 anni. Ci stringiamo con affetto ai suoi familiari, e in particolare
al papà Ernesto, nella consapevolezza che in Gesù Cristo riceviamo la giusta consolazione al
nostro dolore e la promessa della
resurrezione.
Perrero, 5 giugno 1998
RINGRAZIAMENTC
«lo vi dò la mia pace»
Giovanni 14, 27
%
Il 23 maggio è mancata all’affetto dei suoi cari
Elena Mathieu
ved. Costanzi
La figlia e I familiari ringraziano
tutti coloro che hanno preso parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
ai medici e a tutto II personale
dell’Cspedale valdese di Torre
Pellice, alle dottoresse Pisani,
Brun e Miozzo, al past. Bruno Rostagno e alle signore Eliana, Anna e Paola che l’hanno amorevolmente assistita.
Torre Pellice, 28 maggio 1998
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 5 GIUGNO IQqo
Impressioni di una breve visita alla città di Mostar, in Bosnia-Erzegovina
Una città divisa da un muro invisibile ma più che concreto
GREGORIO PLESCAN
/^UEI diciotto che moriAA'^rono schiacciati sotto
la torre di Siloe, pensate voi
che fossero più colpevoli di
tutti gli altri abitanti di Gerusalemme?». Nel fine settimana attorno al 24 maggio una
delegazione del Comune di
Ivrea (che da molti anni ha
uno stretto rapporto con alcune istituzioni della città di
Mostar) ha visitato la BosniaErzegovina; nel quadro di
questa iniziativa, anche un
rappresentante della Chiesa
valdese è stato scelto tra gli
otto inviati, dato che la nostra comunità aveva partecipato a un programma di
ospitalità nel passato.
E difficile riassumere questa esperienza, sia per la sua
brevità (in 48 ore abbiamo
viaggiato per più di 2.000
km), sia per il fatto che, dopo
aver parlato con molte persone si ha la sensazione che
questa guerra sia stata (ma
potrebbe esplodere di nuovo
domani...) particolarmente
insensata, e per questo particolarmente lacerante per chi
l’ha combattuta.
Per rendere l’idea di quello
che si prova, possiamo raccontare alcuni aneddoti: per
esempio l’avventura di quel
giornalista croato che ha un
modo di muoversi vagamente effeminato e aveva dei
dubbi sulla giustezza della
guerra; per questo i suoi stessi commilitoni lo buttarono
nella linea del fronte (che poi
è una strada cittadina di 8
metri, tra i condomini), in divisa croata, nella speranza
che i nemici gli sparassero (il
vero croato non può essere
dubbioso, né tantomeno
Mostar: I segni della guerra
gay!). Per un errore questi
non lo fecero, e lui vive ora
dalla parte musulmana della
città. Credete che ripasserebbe il fiume volentieri?
Colpisce lo scambio di impressioni con il liceale che ti
racconta come la sua scuola
(che oggi è un bellissimo palazzo, nuovo e funzionale)
fosse stata la mensa e il deposito di munizioni per l’esercito musulmano. Per questo,
appesi alle pareti dei corridoi,
non troverai bacheche con
animali impagliati o mappamondi ma, con esempi di mina antiuomo, poster che spiegano come trattare i proiettili
inesplosi. Infatti i ragazzini
giocano a calcetto nel campo
da basket, perché quello da
calcio è minato, e bisogna
che i bambini sappiano cosa
fare quando il pallone va a finire sopra una mina...
Le persone più profondamente alienate sono però
quelle adulte, che hanno visto la loro esistenza andare in
pezzi, senza piu avere speranza di essere ricostruita.
Così, che dire dell’incontro
con l’insegnante croato sulla
cinquantina che da una parte
ti racconta come la loro guerra fosse giusta perché comunisti, serbi e musulmani li
opprimevano e mantenevano
in una povertà che rasenta
l’indigenza (e forse non aveva neppure tutti i torti!), ma
poi nasconde a stento la sua
commozione quando ammette che il suo migliore
amico era musulmano, e non
riesci a capire se si sono sparati addosso o meno; il dramma che si coglie è la disperazione di chi sa che, comunque, non lo potrà mai più vedere in vita sua, anche se fosse vivo, perché i due sono divisi da un muro invisibile ma
più che concreto; per un mostarino non è possibile attraversare il viale che ha costituito la linea del fronte.
In tutto questo dramma,
che cosa possono fare le
chiese cristiane? La chiesa
evangelica da me visitata organizza attività concrete,
con una partita di calcio tra
Ovest (croata) e Est (musulmana). Certo, a noi che siamo tranquilli nelle nostre
comunità può sembrare nulla di fronte alla massa di problemi che ci sono: ma non è
forse predicazione di pace
giocare a pallone come se si
fosse quasi fratelli, quando
le altre chiese iniziano le loro messe dicendo «cari fratelli e sorelle croati»?
I Petizione della Consulta delle chiese
Diritti umani nelKex Jugoslavia
AMSTERDAM — Oltre alle migliaia di morti negli scontri, sono 19.786 le persone scomparse durante il conflitto nell’ex Jugoslavia e, secondo la Croce Rossa intemazionale, non vi è più
alcuna speranza di ritrovarle in vita. Fare luce sulla sorte di
questi «scomparsi», identificare i responsabili e portarli a un
processo è la richiesta contenuta in una petizione consegnata
all’inizio di maggio ai presidenti della Bosnia-Erzegovina.
La petizione, sponsorizzata dalla Consulta delle chiese per i
diritti umani (che unisce la Chiesa cattolica, le chiese protestanti e Amnesty International in Olanda) è stata firmata da
oltre 60.000 persone, tra cui circa mille musulmani residenti
in Olanda. (nev/eni)
• Nella Repubblica ceca
Riconsacrata dopo 40 anni
la sinagoga di Pilsen
HEIKO KREBS
DOPO oltre 40 anni uno
dei più imponenti edifici
della città di Pilsen è di nuovo agibile. Con un servizio religioso solenne la grande sinagoga è’stata riaperta al culto l’il febbraio. I suoi campanili con le cupole dorate e
la stella di Davide, alti 47 metri, si stagliano nel panorama
della città. L’edificio, lungo
57 metri e largo 30, può contenere circa 1.200 persone.
La ridedicazione della sinagoga, chiusa sin dalla fine degli Anni 50, è stato un giorno
di gran festa per la comunità
ebraica, ha detto il suo presidente Arnost Begmann. Per
15 anni la dirigenza della comunità ha cercato di raccogliere fondi per il risanamento dell’edificio. L’obiettivo è
stato finalmente raggiunto e
la Sinagoga (la seconda in
Europa per grandezza, dopo
quella di Budapest), può essere ora consegnata alle generazioni future.
Grazie alla sua ottima acustica l’edificio ospiterà non
solo servizi religiosi, ma anche altre manifestazioni, soprattutto concerti. Devono
essere ancora effettuati numerosi interventi di restauro,
ha detto Bergmann, che comporteranno spese per oltre un
miliardo e mezzo di lire. Sinora, secondo l’architetto Jan
Soukup, sono stati spesi circa
3 miliardi e mezzo di lire; per
la maggior parte si tratta di
contributi dello stato. .
La prima pietra della sinagoga fu posta il 10 marzo
1891, dopo scontri e lunghe
trattative tra la comunità ebraica e l’amministrazione
cittadina. La legge non vietava agli ebrei di costruire la sinagoga nel centro della città
ma gli amministratori di Pii’
sen giudicarono il primo progetto, redatto da un architetto viennese, troppo monumentale. Il permesso di costruzione fu concesso solo
dopo che un architetto di Pi),
sen, Emanuel Klotz, ebbe apportato delle modifiche al
progetto originario.
Poiché la sinagoga si trovava molto vicina ad un edificio
dove aveva sede il partito nazista, nella cosiddetta «notte
dei cristalli», il 9 novembre
1938, singolarmente non subì
alcun danno, racconta Jiri
Lòwy, vicepresidente della
comunità ebraica di Pilsen.
Durante il periodo nazista la
sinagoga fu adibita a magazzino per oggetti artistici rubati nelle altre sinagoghe.
Nella primavera del 1945
l’edificio rimase danneggiato
durante i combattimenti. Dopo la fine della guerra per alcuni anni si tennero nuovamente nella sinagoga dei servizi religiosi, ma la comunità
ebraica era stata fortemente
decimata.
Così verso la fine degli Anni
Cinquanta la sinagoga fu
chiusa. L’edificio si degradò
lentamente per le infiltrazioni
di acqua dal tetto, per la rottura delle finestre provocata
da atti di vandalismo e per
l’abbandono in cui fti lasciato. Oggi la comunità ebraica
di Pilsen conta solo più 110
aderenti, i due terzi in età
piuttosto avanzata. (epd)
«Mi
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re dû
mo P
delle
sacer
viazi
viazii
messi
pense
sul le
ma fl
zione
La salute è un diritto di tutti,
italiani e stranieri. Per questo
gli ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno, a
Ponticelli, nella perifieria di
Napoli, così come nel
quartiere San Salvario
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto in cui
si riafferma la dignità della
persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati al
sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo, di
accoglienza, orientamento e
formazione degli immigrati
extracomunitari.
Un dettagliato rapporto deH’utilizzo dei
fondi ricevuti è stato pubblicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 del 9 e 23 gennaio 1998)
Tutti i fondi
deirs per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it
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tuni,
ritto.
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sono
storti
cheti
facile
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stessi
per s
nostì