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Anno 120 - n. 12
23 marzo 1984
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
DALLA PREDICAZIONE DI APERTURA DELLA SESSIONE SINODALE RIOPLATENSE
Un fratello ha proposto all’attenzione della sua chiesa due notizie udite domenica 18 mattina
alla radio. Da una parte la Radio
vaticana ha annunciato che domenica 25 il papa consacrerà il
mondo alla Madonna mediante
la statua di Fatima trasportata
a Roma per l’occasione. Dall’altra il notiziario del Culto evangelico ha annunciato che il papa
rii giugno, nel quadro del suo
viaggio in Svizzera, avrà contatti con la Federazione Luterana e l’Alleanza Riformata e che
il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese
Philip Potter ha espresso la speranza che questo contatto serva
a stringere i vincoli di collaborazione tra la Chiesa cattolica e le
Chiese protestanti.
L’accostamento di queste due
notizie non può non sottolinearne la contraddizione.
Già l’idea della «consacrazione del mondo » risulta estranea
al nostro modo di pensare di evangelìci. Nella Bibbia la parola
consacrare ha il significato di
mettere a parte un’offerta a Dio
e proprio per questo si riferisce
a cose ben determinate: si può
offrire ciò di cui si dispone. L’arrogarsi il diritto di consacrare
ci tesclF
inliSwederejma prelgsaldi-TM>s^
sesso &ljtxoadñ-"^ándo nel N.
T. T’oiizzonte della comunità dei
credenti si afiarga verso il mondo, ogni creatura, tutti i popoli, il
verbo che esprime il compito
dei credenti è non già « consacrare », bensì « predicare », in un
rapporto non di possesso bensì
di servizio.
In secondo luogo è assolutamente inaccettabile la destinazione di questa consacrazione. U
mondo viene offerto ngiusLCteac
tqrenS^Bi^nà^T^^uia^rpóiche
Marlapanche per i cattolici, appartiene pur sempre al piano
dell’umano e non a quello del divino. Ora la Bibbia è molto chiara suU’offrire, nel senso di consacrare, ad altri invece che a
Dio: si tratta non di un atto di
culto bensì di idolatria.
Il modo infine con cui questa
consacrazione sarà attuata non
fa che sottolinearne il carattere
pesantemente janano: ci si servirà dl~mì3r'statiua’lnon di una
qualsiasi bensì di una particolare e iiortentosa) che sarà fatta
venire appositamente da lontano
per l’occasione. Per il trasporto
immagino che la si fisserà con
dei chiodi perché non sì smuova.
L’uso di questi mezzi, e cioè della religiosità popolare e della
supèrstizioBpreu~~c5iSapevole
uso di cloche il NT chiama la
« carne » della nostra umanità
che non può ereditare il Regno.
E’ con questo cattolicesimo
che dobbiamo sperare di stringere i vincoli della collaborazione? E’ giusto sperare che protestanti e cattolici compiano passi
avanti nel cammino dell’ecumenismo. Ma è bene che a Ginevra
l’il giugno 1 responsabili deUe
due «famiglie» protestanti dichiarino al papa con la massima
fermezza che questo cammino è
letteralmente sbarrato da gesti
come quello che egli si accinge
a compiere domenica 25 marzo.
Franco Giampiccoll
Il senso della nostra storia
La sofferenza che fa gemere ¡1 nostro mondo non è segno di agonia ma dei dolori di parto: lo
Spirito anticipa il mondo nuovo che deve venire alla luce e noi lo percepiamo in modo parziale
Romani 8: 22-27
Noi sappiamo infatti che fino
ad ora la creazione geme e soffre
dolori di parto...
Il mondo soffre. Non è necessario andare a leggere un autore cristiano del primo secolo per
capirlo. Il mondo soffre per il
nostro egoismo, causa fondamentale di tutti i mali. Un egoismo
che avvelena il sangue che circola in tutto il corpo dell’umanità e la corrompe. La creazione geme perché questo è un
mondo minacciato. Tutte le generazioni hanno intuito questa
minaccia, ma la nostra vede in
forma reale e concreta il pericolo della distruzione di tutta la
creazione. L’equilibrio politico
è instabile. I sistemi economici
crollano. La guerra può distruggere tutta l’umanità. Tutta la
creazione si avvelena ogni giorno. Viviamo in un mondo minacciato perché la filosofìa della vita che stabilisce che il possesso di beni materiali è il fine
principale dell’esistenza dell’uomo in questa terra ci ha portato
a questo vicolo senza uscita.
Se questa è l’analisi che possiamo fare, e se confessando il
nostro peccato ammettiamo di
vivere in un mondo in agonia,
qui in questa lettera ai Rornani
Paolo ci dice che la creazione
geme ma non per agonìa, al contrario per dolori di parto. Cioè,
che nella prospettiva di Paolo la
sofferenza della creazione mostra la gestazione di im nuovo
mondo, di un nuovo essere.
« Noi sappiamo... »
La creazione non geme sola.
Anche noi gemiamo, noi che abbiamo le primizie dello Spirito.
Nella prospettiva di quel che
Paolo dice, non possiamo accontentarci di questa analisi pessimista, anche se siamo estremamente realisti. Confessando il
nostro peccato, confessiamo anche la nostra fede. Una fede che
deve discemere tra gli avvenimenti della storia dell’umanità
il movimento che li orienta verso una fine che li supera. Al di
fuori dalla confessione della nostra fede questa analisi non ha
valore. « Noi sappiamo... » dice
Paolo. Noi possiamo leggere il
significato della storia di questa creazione che geme e sta per
partorire. Noi siamo qui per far
conoscere quello che molti ignorano. Noi che abbiamo l’anticipazione, le primizie dello Spirito, dobbiamo distinguere i gemiti dell’agonia dai dolori del
parto. I gemiti, le tribolazioni,
le tristezze sono anche le note
La Casa.Valdese del Rio de la Piata a Colonia (Uruguay) inaugurata
il 19 febbraio scorso come primo atto del Sinodo rioplatense. Una
casa aperta alla riflessione teologica ed ai problemi sociali, esaminati alla luce delVEyangelo, in un travagliato paese sudamericano.
e la condizione del credente. Così aveva già detto Paolo qitando
sviluppava la sua missione in
xm ambiente ostile. « Noi portiamo nei nostri corpi la morte di
Gesù... » (2 Cor. 4: 10). Ma Paolo
COMITATO ESECUTIVO DELL’ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE
“Voi sarete i miei testimoni”
Il Comitato esecutivo dell’Alleanza riformata mondiale (ARM)
si è riunito al Cairo (Egitto) dal
12 al 18 febbraio 1984, sotto la
presidenza del pastore Allan Boesak del Sud Africa.
La sessione del Comitato è iniziata con un Colloquio teologico sul tema: « Rendere testimonianza a Gesù nelle nostre diverse situazioni ». Si trattava di valutare i progressi svolti nello
studio del fascicolo «Voi sarete
i miei testimoni », iniziativa decisa dall’Assemblea generale di
Ottawa nel 1982. Per questo il
Comitato esecutivo aveva invitato un certo numero di rappresentanti delle Chiese del Medio
Oriente e della zona africana dell’Alleanza a partecipare ai lavori.
In vista della prossima Assemblea generale dell’ARM, prevista
per il 1989, questo Colloquio ha
voluto insistere presso tutte le
Chiese membro dell’Alleànza perché proseguano o intraprendano lo studio del fascicolo, alla
luce delle preoccupazioni essenziali del mondo di oggi (la pace
e la giustizia, i diversi universi
culturali nei quali vivono gli uomini e le donne del nostro tempo, ecc...) e in collegamento con
il lavoro che si sta portando
avanti riguardo ai testi di Lima
(Battesimo, Eucaristia, Ministero). Le prime reazioni delle Chiese sono attese per la fine del
1984.
Il lavoro del Dipartimento teologico si è concentrato soprat
tutto sul proseguimento dei numerosi dialoghi interconfessionali nei quali l’ARM si è impegnata e per i quali essa ha riaffermato il suo interesse nella
prospettiva, tale fin daU’inizio,
di un impegno decisamente ecumenico.
Il Dipartimento « Cooperazione e Testimonianza» ha deciso
di dedicare la maggior parte dei
propri sforzi per l’anno in corso
ad im certo numero di azioni in
favore delle libertà civili e reli- /
giose. Tre settori sono stati individuati: Taiwan, Lesotho, e la
situazione della minoranza ungherese in Romania. Inoltre
l’ARM ha deciso di aggiungersi
a tutte le Chiese che hanno già
deciso di rispondere alla richiesta di aiuto lanciata dalla Chiesa
presbiteriana del Mozambico.
Ospite della Chiesa evangelica
copta (Sinodo del Nilo), il Comitato esecutivo ha voluto indirizzare un messaggio alle Chiese-membro che vivono in Medio
Oriente. « Abbiamo la convinzione — dice tra l’altrq il messaggio — che nessun tipo di pace
sarà possibile se non verrà riconosciuto il diritto alla esistenza
politica di tutti i popoli del Medio Oriente all'interno di frontiere garantite; a^ermiamo che
è necessario che il popolo palestinese possa avere una patria».
Una delegazione del Comitato
(7 persone) ha potuto recarsi al
monastero di Ava Bishoi, a 100
km. dal Cairo, per fare visita al
patriarca della Chiesa Ortodossa Copta d’Egitto, Shenouda HI.
Dal settembre ’81, il patriarca vive in residenza coatta in quel
monastero per volere del governo egiziano. E’ stata una visita
segnata da spirito fraterno. Al
momento della partenza, il patriarca ha puntato il dito verso
il sole calante e ha detto: « Non
è il sole che sparisce, bensì la
terra girevole che volta le spalle
al sole. Allo stesso modo, non è
Dio che ci volta le spalle, come
pensiamo troppo spesso, siamo
noi che ci allontaniamo da Dio ».
Nel corso dei suoi lavori il
Comitato esecutivo ha adottato
una risoluzione a proposito della « Legge per proteggere la religione », proposta a suo tempo
dal Ministero dell'Interno della
Repubblica di Cina (Taiwan). Di
fronte alla forte opposizione
espressa dalla Chiesa Presbiteriana e da altre chiese e organismi religiosi, sostenendo che
tale legge era contraria alla Cev
stituzione della Repubblica, !! disegno di legge è stato ritirato;
tuttavia il Comitato esecutivo
deU’ARM invita le Chiese-membro a vigilare affinché tale legge, che limiterebbe di fatto la libertà di religióne, non venga
. reintrodotta in qualche maniera.
Qualora succedesse, le chiese devono essere pronte a manifestaa cura di
Jean-Jacques Peyronel
(continua a pag. 3)
riconosceva: « perché a questo
siamo stati destinati ».
Paolo non vede la creazione
con dolori di agonia ma con dolori di parto. Vede e ha il presentimento che dentro questa
creazione c’è ima forza rinnovatrice che sta lavorando, una
forza che libera dalla corruzione. Se osassi adopererei un esempio molto nostro e molto attuale, direi che Paolo dentro alla
creazione ascolta il « gemito delle casseruole »^. Perché Paolo
sa che Dio ascolta il clamore del
suo popolo. Paolo sa che Dio ha
un piano di salvezza, che è venuto a compiere in Cristo. In altro modo, potremmo dire che
a Paolo non risulta intollerabile
il sacrificio per dar alla luce ciò
Carlos Delmonte
(continua a pag. 6)
SOMMARIO
□ Martin Niemòller, di
T. Vinay, p. 3
□ Ricordo di Ermanno
Rostan, di G. Boachetrd, p. 4
□ Sinodo rioplatense, di
C. Delmonte, p. 5
Q « Ulrich il rosso », di
E. Genre, p. 7
□ Fiat Villar Perosa, intervista a B. Rostagno,
di G. Platone, p. 9
□ L’ora della Namibia,
p. 12
2
2 fede e cultura
23 marzo 1984
RIMANGO
ABROGAZIONISTA
Caro Direttore,
concludendo il tuo « punto di vista »
de « La Luce » del 10 febbraio 1984 tl
metti nel numero di quelli che non rinunciano « a sperare e a lottare per la
laicità dello Stato come condizione Irrinunciabile per una vera libertà >. Bene, una volta tanto sono d'accordo con
te, ma forse avresti dovuto chiarire subito, primo, come intendi questa benedetta laicità dello Stato, secondo, se
tale laicità si ottiene meglio con o senza concordati. Non ricorderò qui le
classiche distinzioni tra Stato etico,
Stato confessionale e Stato laico,
sulle quali dovettero a lungo soffermarsi i membri deirAssemblea costituente prima di giungere alla fatidica
votazione del 25 marzo 1947 sull’articolo 7, che purtroppo introduceva 1 iPattI
tateranensi come normativa costituzionale dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Nel tuo « punto di vista » ricordi
la coerenza del PLI, ed anche qui fai
bene, ma mi aspettavo di veder citato,
tra le posizioni dei vari gruppi parlamentari, oltre all'intervento di Valerlo
Zanone alla Camera, anche quello di
Salvatore Valitutti al Senato il quale,
richiamandosi anche al Croce, non ha
mancato di esaltare, in armonia con
tutta la tradizione laica che Ispirò la
nostra gente durante 11 Risorgimento,
la « superiorità della soluzione separatista rispetto a quella concordataria»..
Ora, il punto è questo: come collocare le Intese? Il Moderatore Bouchard
— nell’intervista a « La Repubblica »
del r marzo scorso — ha chiarito che
« l’Intesa non è un Concordato », ma,
pur ammettendosi che un divario enorme esiste tra le attuali Intese e le ben
note limitazioni sabaude (culti tollerati) e fasciste (culti ammessi), tuttavia
permane la grave incongruità esistente
tra il pieno riconoscimento della « Indipendenza • e .« sovranità » della Chiesa cattolica (art. 7) da una parte, e
dall’altra il carattere limitativo riconosciuto alle « confessioni religiose diverse dalla cattolica » le quali, pur essendo « egualmente libere davanti alla
legge », non possono però avere statuti che « contrastino con l’ordinamento giuridico italiano » (art. 8).
A prescindere da questa palese discriminazione giuridico-costituzionale, le
Intese, «finalmente» firmate, si distinguerebbero dal Concordato perché non
chiedono nessun privilegio. Bene. Ma
perché con esse si chiede il riconoscimento degli effetti civili per il matrimonio celebrato secondo II rito valdese? Non era forse meglio persistere a
far celebrare 1 nostri matrimoni in municipio e poi chiederne la benedizione
divina a livello delle nostre comunità?
Anche sul terreno dell'insegnamento
religioso sarebbe più chiara una presa di posizione decisamente abrogazionista. Si sa ormai che l’articolo 9 del
nuovo Concordato statuisce che ■ la
Repubblica italiana, riconoscendo 11 valore della cultura religiosa e tenendo
conto che i principi del cattolicesimo
fanno parte del patrimonio storico del
popolo italiano, continuerà ad assicurare, rrel quadro delle finalità della
scuola, l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche non
universitarie d’ogni ordine e grado » (i
neretti sono miei). Ora, è vero che agli
eventuali dissenzienti — o meglio a
coloro che contestano questa voluta
confusione tra « cultura religiosa » ed
• insegnamento della religione cattolica » — viene concessa una certa libertà di astensione, ma un conto è godere del « diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento », un altro conto, è chiedere quel
che anche il senatore Valitutti metteva
in rilievo nel suo discorso, cioè che
in ogni caso ad un insegnamento « catechistico » sia sostituito un corso,
mettiamo, di storia delle religioni, pertinentissimo anche a livello sia elementare sia secondario.
A colloquio con I lettori
Sorvolando per evidenti ragioni di
spazio su molte altre questioni, termino col confermare ohe sono e rimango
abrogazionista, e ciò più o meno con
le stesso ragioni, poliitiche e teologiche, che Franco Barbero ha chiaramente enunciate nell’articolo « Concordato:
perché sono contrario » pubblicato ne
« L’Eco del Chisone » del 2 febbraio
1984. Giovanni Gönnet, Roma
LETTERA APERTA
ALL’ON. SPINI
Onorevole Spini
in questi giorni si è molto scritto e
parlato di tre avvenimenti che hanno
avuto un peso nella vita politica italiana. E sono:
1) Concordato con la S. Sede.
2) Intesa con le Chiese Valdesi-Metodiste.
3) Lo scandalo RAI-TV - R. Carrà.
Onde non suscitare polemiche sul
priimo argomento non voglio fare nessuna mia dichiarazione.
Mentre sull’Intesa non mi rimane altro che gioirne profondamente e rendere testimonianza a Lei e a tutti gli altri
che hanno svolto un profondo e proficuo
lavoro sino al raggiungimento della firma per noi tanto Importante.
Sul terzo argomento, ed è appunto
su questo che mi permetto di rivolgermi a Lei, avrei da fare alcune riflessionl.
Il Concordato è stato firmato ed in
Italia dunque non esiste più una religione di stato (vedi cattolica) tutte le
confessioni religiose di fronte alla Repubblica Italiana sono uguali (art. 8
Costituzione). Allora mi domando: la
RAI-TV che sino ad oggi ha dato tanto
spazio alla religione cattolica non sarebbe ora che si adeguasse anche lei
a questi nuovi trattati siglati dal Governo italiano?
Per decenni tutte le domeniche, e
feste comandate ha trasmesso la S.
Messa, perché ora non alternare una
S. Messa e un Culto evangelico? Tutte
le sere su radio r programma dopo
il giornale radio alle ore 19.30 rubrica
« Ascolta si fa sera »; ebbene in detto
programma su 7 sere 1 sera martedì
ai protestanti; 1 sera sabato agli israeliti e ben 5 sere ai cattolicil Alla radio abbiamo poi la domenica mattina
ore 7.35 circa 20 minuti di trasmissione
senza dire l’ora di Protestantesimo posta in un'ora tarda della sera, ove non
tutti possono ascoltare! Questa mia
lettera vuole essere una preghiera a
Lei on. Spini che già tanto ha fatto
per noi con la firma dell'intesa, una
preghiera che dice: meno scandali alla
RAI e più comprensione per quei protestanti che non chiedono altro che di
sentire la parola di Dio tramite 1 loro
pastori. In questo modo, dandoci spazio uguale, la Repubblica Italiana onorerà di fatto i patti che ha firmato.
Ancora ringraziandoLa per quanto sopra citato voglia gradire cordiali saluti.
Enrico Piana-Jallà, Torino
ABBIAMO PORTATO
LA NOSTRA PIETRA
Mi sembra assai debole la riserva
che il fratello Becchino esprime nell’ul.
timo numero della « Luce » sulle circostanze in cui è avvenuta la firma dell’Intesa, a tre giorni soli di distanza
dalla cerimonia per il rinnovo del Concordato. Becchino dice che « lo stato
ha tutto il diritto di trattare unitariamente la materia dei suoi rapporti con
le chiese ». Indubbiamente, ma unità
logica non significa necessariamente
unità temporale. La proposta della firma
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Gestione: Luca Costanzo e Silvia Sensi
dell’Intesa subito dopo quella del Concordato è certo partita dal governo: Il
torto 0 l’errore della Tavola è stato
di averla accettata. Era tanto difficile
far intendere al governo ohe per un’opinione pubblica disattenta come quella
italiana la nostra Intesa si sarebbe sicuramente trasformata, per l’accostamento temporale, nei « piccolo concordato dei protestanti »? Con queste o simili parole hanno titolato i loro articoli
suH’evento anche I giornalisti esperti
in fatti religiosi più seri. Ciò non può
non dispiacerci e la nostra soddisfazione iper la firma ne è turbata.
Chi potrà far capire ora ai nostri
concittadini che la nostra Intesa è l’esatto contrario del Concordato col Vaticano?
Un rinvio di due o tre mesi non poteva certo nuocerci, ormai. Se anche,
nel frattempo, fosse caduto il governo
Craxi e fosse tornato (come tornerà...)
un governo a presidenza democristiana, nessuno, dopo 11 rinnovo del Concordato, poteva più decentemente rifiutarci la firma del nostro accordo.
Queste valutazioni sono state di sicuro presenti alla mente dei membri
della Tavola, che ne dovranno rendere
ragione al Sinodo. Non ci mancava certo un canale diretto fino all’onorevole
Craxi attraverso l’on. Valdo Spini per
significargli 1 motivi di opportunità, per
noi, di un rinvio. Q quel canale ha Invece funzionato solo in senso contrario,
per far giungere in modo più convincente 1 desideri dell’on. Craxi?
Non è un segreto per nessuno che
l’attuale Presidente del Consiglio è un
politico spregiudicato, iper il quale Palazzo Chigi può valere bene anche le
firme di un Concordato e di un’Intesa
e la loro congiunzione nel tempo.
All’immagine dell’on. Bettino Craxi
e a quella del nuovo P.S.I. dell’ineffabile Claudio Martelli, manageriale, decisionista, privatista (di tale new look
socialista i casi Teardo in Liguria e
Biffi Gentili a Torino sono esemplari)
ecc. eoo. la congiunzione conveniva; a
noi, e soprattutto alTudibllitá del messaggio che con l’Intesa volevamo dare, no.
Dopo sei mesi di governo, quali siano le tendenze principali della politica craxiana ciascuno può vedere. E
non sono certo tali che ce ne possiamo rallegrare, come cittadini e come
cristiani. In questo « contesto » abbiamo portato anche noi, volenti o nolenti, la nostra pietra, per quanto piccola, all’erezione del monumento al nuovo Padre della Patria, al nuovo De
Pretis 0 Crispi (assomiglia politicamente più a questo che ad altri), sebbene egli aspiri al paragone con Cavour, da lui impropriamente citato nel
discorso a Villa Madama, dopo la firma del Concordato. La « libera chiesa
in libero stato » era altra cosa dal mediocre compromesso raggiunto col Vaticano.
Giacomo Quartino, Genova
CIO’CHE UN’’LAICO”
NON HA DETTO
Caro Direttore,
ho seguito con attenzione gli articoli
de "La Luce" dedicati al Concordato
prima e all’Intesa poi. Ho letto ora
l’Intervento di Gianni Rostan e dissento quasi totalmente. Per quel niente
che vale il mio parere, desidero dirti
invece che ho apprezzato particolarmente il servizio che è stato reso al
lettori: per lo meno io ho trovato quello che mi aspettavo di trovare in un
giornale come il nostro (spero che tu
possa accettare questo « nostro » da un
non valdese). Ho trovato esemplare (e
al posto giusto) il tuo punto di vista
del 24.2.84 (come già anche quello del
10.2.84) e non direi che abbia nulla da
imparare (a meno che non si voglia tener conto del fatto che nella vita c’è
sempre da imparare da tutti, e per di
più da un ecclesiasticista come lui) da
« A ciascuno il suo » di Carlo Cardia
pubblicato da Rinascita del 24.2.84. All’accurata analisi di Cardia ad esempio
sfugge (e non poteva essere altrimenti)
quello ohe tu giustamente rilevi, e cioè
che non è sufficiente la caduta dell'art.
1 del Trattato del Laterano perché « non
bastano le parole a creare la realtà »:
e questo un giornale evangelico doveva
dirlo. Inoltre mi sembra che Cardia non
sia strettamente conseguente nel suo
discorso sulle trasformazioni della società avvenute dal dopoguerra ad oggi
che consentono di parlare della questione religiosa in termini diversi; e
trovo giusto che un giornale evangelico dica in proposito quello che il laico
non ha ritenuto di dover dire: che il
nostro è il paese degli aggiustamenti
e non delle grandi svolte. Certe cose
un giornale evangelico deve dirle con
molta chiarezza: non abbiamo nulla da
imparare dai « silenzi », più o meno
interessati, di altri commentatori, pur
autorevoli e validissimi da altri punti
di vista.
Perciò, per concludere: grazie, direttore!
Cari fraterni saluti.
Franco Scaramuccia, La Spezia
L’IMPRESSIONE
CHE SI RICAVA
In riferimento ai rilievi mossi da
Gianni Rostan sul n. 10 deirEoo-Luce
vorremmo esprimere alcune considerazioni.
Senza entrare nel merito della questione Intese (interpretazione dei ritardi, pastoie burocratiche ecc.), siamo
rimasti colpiti dalle critiche mosse alla redazione per avere pubblicato la
lettera del sig. Stefanelli nel n. 8, accanto ad altri articoli e commenti.
In linea di principio, anche ammettendo che la lettera contenga espressioni di dubbio gusto, ci sembra grave
sostenere che una redazione debba
intervenire sul testo e di cottseguenza
sui contenuti delle lettere ricevute;
queste, riteniamo, o si pubblicano come sono o non si pubblicano.
Non ci è chiaro perché l'articolo lamenti poi il mancato rinvio della lettera ad altro numero: sembra quasi che
si tema che il lettore possa vedere
danneggiato da un'opinione personale
l'articolo di ampie dimensioni redatto
da un autorevole giurista.
L'impressione che si ricava è che o
si ritiene tendenzioso Tatteggiamento
della redazione di un giornale nella
scelta delie lettere che pubblica o si
ritiene il lettore incapace di distinguere un'opinione personale dai commenti
del giornale.
'Da tutto ciò ci sem'bra che più di un
lettore possa ricavare l'impressione che
ia lettera dia fastidio anche perché contraria a una linea e a una 'impostazione
di consenso incondizionato.
Alberto Corsani, Italo Pons,
Alessandro Bottazzi, Elio Pizzo, Torre Pellice
ACCOLGO L’INVITO
DI BRUNA PEYROT
Bruna Peyrot nel numero del 9 marzo invita la « controparte » della faticosa storia del femminismo a pronunciarsi, a fare un bilancio.
Accolgo volentieri l'invito essendo
io parte « dell'altra metà del cielo »,
quella maschile, anche se sinceramente, pur avendo vissuto molto da vicino
la stagione delia rivolta delle signore,
sia personale che politica, non ho mal
attribuito ai miei organi di riproduzione
la funzione di qualificarmi né sul piano
politico né su quello morale.
Così come il movimento degli studenti nel 1967-68, quello della spontaneità
operaia nelle grandi fabbriche nel 1969,
certamente il movimento delle donne
ha prodotto effetti di grande portata sia
nel costume, sia nei rapporti interpersonali.
Le esasperazioni (gonnoni a fiori,
zoccoli della Val Sugana, urla da erinnl, frasario da angiporto, incendi di
biancheria intima, maternità solitarie,
omosessualità ideologica) certamente
sono state uno strumento reale di crescita non solo della donna, ma di tutta la società. Tali esasperazioni sono
state un detonatore, uno strumento per
modificare, specie nella sinistra, i rap
porti umani e politici. Altrettanto sono
state funzionali e significanti le esasperazioni di qualche anno prime (le barricate, gli eschimi verdi, i bivacchi, le
occupazioni, gli amori liberi, 1 deliri
militanti, il mllienarismo, il romanticismo anarchico, i capelli unti ©oc.).
Ma tutto ciò che abbiamo fatto deve
crescere, mutare, maturare, modificarsi. Non è con le commemoraztoni né
studentiste né femministe che modificheremo la storia.
Bruna parla dì emarginazione economica della donna, e tale emarginazione
continua ad esistere, ma non credo
che possa essere combattuta con cene
da coscritti al femminile, né trattando
quelli dell'altro sesso da controparte.
Nel caso deH'emarginazione economica
e sociale, la controparte è e resta la
stessa di sempre: il potere economico
del capitale incarnato da managers di
tutti i sessi, omosessuali compresi.
Ma veniamo al « personale ».
Quello che mi colpisce nel "punto di
vista" di Bruna Peyrot è la concezione
riduttiva di sé e del proprio sesso. Ben
lungi dal rivendicarsi come « persona »,
continua a rivendicare una specificità
(legata al sesso) che poteva essere rivoluzionarla airinizio di una guerra di
emancipazione, ma che oggi è riduttiva
e di retroguardia. Un po' come se un
nero, dopo aver sconfitto rapartheid,
continuasse a identificarsi con il colore della sua pelle, non solo in politica, ma anche al bar con gli amici.
Questo è un vizio « religioso » molto grave; una sorta di manìa di autodifesa che ci fa identificare con una parrocchietta più che con la nostra completezza umana (così ci si sente operai, donne, terroni, negri, omosessuali,
pensionati, ecc., molto prima che sentirsi personalità).
Ciò premesso, vorrei dire a Bruna;
la realtà è cambiata, il mondo, il costume, la vita hanno fatto dei grandi
balzi, certi atteggiamenti di sottocultura sono stati definitivamente ridicolizzati e distrutti. Adesso è ora di lavorare insieme come esseri umani, cittadini delia terra. Le vittorie del movimento delle donne ormai sono concretezza storica, ma fossilizzarsi è piericoloso, specie per i nostri figli: sia
quelli dei « maschi femministi », sia
quelli delle « compagne streghe »; ormai tutti oltre la trentina.
In conclusione, il femminismo può
permettersi di fare a meno delle streghe. Gli obiettivi ed i probiemi oggi
hanno bisogno di persone, di testimoni, di esseri intelligenti.
Per cui, lasciate perdere le mimose
e lasciatavi offrire le orchidee, e mentre lavoriamo insieme fatevi trattare da
signore.
Paolo Cerrato, Torre Pellico
DAL COMPAGNO
DI SCUOLA
Cara Bruna,
permettimi un commento al tuo articolo suH'8 marzo e di rivolgermi a te
come li vecchio compagno di scuola.
Mi chiedo: perché da persona matura
e intelligente come ti conosco non
eviti di scrivere certi articoli, di dire
certe cose, che possono rovinarti la
reputazione? Cosa sono queste tue fandonie sulle donne? Cosa vogliono essere queste tue analisi sul nostro vivere dei tutto sballate? O forse, vorrei augurarmelo, quanto scrivi e dici
deriva dal tuo buon animo e dalla tua
trasparenza di comportamento nei confronti degli altri? Perché addossare la
croce solo aH’uomo, al maschio cattivo ed ignorante? Ti sarò grato se risponderai.
Ti saluta un tuo vecchio compagno di
scuola cui la vita ha imposto chiare
lezioni sia tramite donne che uomini.
Con un augurio di buon lavoro alI'« Eco ».
Bruno Griglio, Torre Pellice
Religione e scuola elementare
TORINO — Il 30 e 31 marzo avrà
luogo presso il Liceo Classico Alfieri,
C.so Dante 80, un convegno sul tema
« Religione e scuoia elementare ». Il
convegno, organizzato soprattutto per
i maestri elementari di Torino e provincia e per tutti quanti si interessano del
problema avrà il seguente programma:
Venerdì 30 ore 15: « Religione a scuoia: approccio cuiturale o insegnamento
confessionaie? » . Prof. Franco 'Pitocco;
Dr. Pierino Rollerò — Comunicazione
del gruppo ricercatori della Biblioteca
studi religiosi Univ. di Torino. Dibattito.
Sabato 31 ore 9: « Insegnamento della religione, scuola e concordato ». iProf,
Giorgio Peyrot, prof. Anna Talamanca.
Dibattito.
Ore 15-17,30: dibattito e conclusioni.
Il convegno è organizzato da ALBI,
CIDI, COGIDAS, Comitato laicità della
Scuola, FNISM, MCE, CGIL Scuola,
UIL Scuola, con l’adesione della Federscuola CISL Torino.
Segreteria del convegno: CIDI,c/o
CESEDI tei. 011/83.97.514.
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23 marzo 1984
fede e cultura 3
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SCOMPARE A 92 ANNI UNA GRANDE FIGURA DI CREDENTE
Martin Niemòller
Fino alla fine ha animato la battaglia contro il genocidio ed il suicidio planetari e ha indicato la via di un futuro possibile: quello della vita
Il 7 marzo 1984 è morto a
Wiesbaden il pastore Dr. Martin
Niemöller, leader indiscusso nella difesa della Chiesa contro Hitler, instancabile testimone di
Cristo, appassionato combattente per la pace e la libertà, personalità di primo piano neirecumene cristiana. Nella sua vita ha
avuto una profonda evoluzione
che partendo da un nazionalismo
convinto lo ha portato al pacifismo più assoluto al di là di
ogni concetto di sicurezza nazionale.
Da ufficiale
a pastore
Nato nel 1892 a 18 anni entrò
nella marina imperiale e, durante la prima Guerra Mondiale fu
un coraggioso ufficiale, comandante di un sommergibile. Già
allora rifletté sulle barbarie della
guerra ed alla fine del conflitto,
benché senza mezzi, lasciò la marina e si mise a studiare teologia. Fu consacrato pastore nel
1924 ma non per questo si assento dalla difficile problematica della Germania del dopo trattato di Versailles. Quando Hitler sale al potere, vede nel nazionalsocialismo non solo la minaccia alla stessa civiltà, ma il
demoniaco avversario della fede
cristiana. Pastore a Berlino-Dalhem è fra i primi a denunciare
il pericolo deH’asservimento della Chiesa alla ideologia nazista e
aH’antisemitismo. Si trovò così
sin dall’inizio nei ranghi della
Chiesa Confessante, cioè in quella parte non trascurabile della
Chiesa protestante che si oppone alle idee di Hitler e che si
schiera decisamente contro il vescovo deirimpero Ludwig Müller, voluto e sostenuto dal Führer, per sottomettere la Chiesa
alla sua ideologia nazionalista,ed
antisemita epurando l’insegnamento cristiano da ogni connessione giudaica fino ad eliminare
l’Antico Testamento dalla dottrina e a fare di Gesù un eroe ariano. Ancora oggi pochi sanno
della meravigliosa resistenza della Chiesa Confessante e dei suoi
innumerevoli martiri.
La Chiesa Confessante non ha
avuto soltanto importanza per i
credenti della Germania, ma come ogni testimonianza vera ha
avuto i suoi forti riflessi altrove,
anche da noi, che leggevamo le
regolari informazioni che Valdo
Vinay dava su Gioventù Cristiana finché il Fascismo la soppresse. Ad esempio, quale forte richiamo abbiamo avuto leggendo
il racconto del martirio del Pastore Paul Schneider che mentre
veniva ucciso a colpi di bastone
gridava ai compagni del campo
di concentramento «Cristo è la
luce del mondo », oppure seguendo le liste dei molti pastori « confessanti » uccisi in prima linea
dove Hitler deliberatamente li
spediva. Questo bisogna pur ricordare per non mettere i tedeschi tutti insieme nelle responsabilità del nazismo, quando proprio da alcuni di essi noi abbiamo avuto un incoraggiamento
determinante nella lotta contro
il nazifascismo.
Questo volto della Gerrnania
dovrebbe essere più conosciuto:
ricorre proprio quest’anno il 50°
anniversario del Sinodo di Barmen dove questa parte vivente
della Chiesa scrisse la storica
confessione di fede per avvertire i credenti dei pericoli delia
ingerenza del nazionalsocialismo
nella dottrina e nella vita cristia.
ne. Della Chiesa Confessante Niemöller divenne ben presto l’organizzatore ed il leader prestigioso, pur sapendo che, prima o
poi. Tira di Hitler si sarebbe
scatenata contro di lui. Dilatti,
le SS lo arrestarono nel 1937
portandolo nel campo di Sachsenhausen, dal quale sarà trasferito a Dachau come «prigioniero personale » del Führer, il quale voleva piegarlo per annientare la resistenza di quella parte
della Chiesa protestante che ancora resisteva. Personalmente
ricordo ancora le calunnie che
la propaganda nazista faceva correre su di lui. Niemòller rimase
fermo e fedele Ano alla liberazione ed oltre. Sintomatica e descrittiva della sua personalità è
la risposta data ai liberatori americani. Gli domandarono, probabilmente per strumentalizzarlo, « che programma aveva ». Rispose: « non ho un programma,
ho un Signore ». Questa la sua
linea: fedeltà al Signor Gesù Cristo, in ogni eveiüenza della vita.
Non ho un programma,
ho un Signore
Ormai, dopo la guerra, il problema vero era quello della riedfficazione della Chiesa, troppo
compromessa col Regime. Niemòller non gettò la colpa solo
su una parte. Sostenne che per
ricominciare una vita nuova era
prima di tutto necessario il pentimento. Così fu uno dei promotori della famosa dichiarazione
di Stoccarda nella quale le chiese senza distinzione riconoscevano la loro parte di responsabilità nella tragedia nazista.
Obiettore di coscienza e decisamente pacifista si impegnò fino dagli inizi degli anni ’50 in una
campagna contro il riarmo della
Germania nel quadro della Nato
chiedendo, con una lettera ad
Adenauer, un referendum popolare sulTargomento. Andò a Washington per spiegare la cosa
agli Americani, poi a Mosca nell’intento di coinvolgere la Chiesa
Ortodossa nella lotta contro il
riarmo e per la distensione. I
movimenti per la pace devono
molto a lui per la sua azione tenace e soprattutto lucidamente
chiara. Anche gli avversari hanno
dovuto sempre riconoscere che
quel che lo motivava in ogni situazione ed in ogni ambiente era
l’amore di Cristo per gli uomini.
Leader che non teme
di compromettersi
Anche quando rivestì cariche
eminenti come presidente della
Chiesa Evangelica Tedesca dell’Hessen-Nassau, poi nel 1961-68
come co-Presidente del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, non cessò di operare per la pace col volantinaggio, col partecipare ad
ogni manifestazione, sempre
pronto nei dibattiti e nella lotta.
Ormai nessuno poteva più mettere in dubbio la sua statura spirituale e la sua profonda onestà
di testimonianza e di vita coerente.
Ho avuto l’onore di essere suo
amico personale non solo per le
volte che venne ad Agape, ma
per molti incontri nei quali scambiavamo i nostri pensieri e le nostre speranze. Ricordo fra l’altro
il « forum pubblico » tenutosi a
Darmstadt fra lui, Hromadka,
Kopplenburg ed io. Era allora
Presidente della Chiesa ma non
per questo restio a partecipare a
manifestazioni popolari per le
ouali altri avrebbe temuto di
compromettersi.
Il quotidiano « Le Monde » lo
ricorda in un lungo articolo apparso l’8 marzo 1984 e fra l’altro
scrive « Il pastore Niemòller si
è più volte espresso nelle colon
ne di questo giornale. ”Io non
posso ammettere — scriveva per
esempio nel 1977 — che si dia
il nome dell’Europa ad ima costruzione parziale ed a senso
unico e mè sempre dispiaciuta
la firma del Patto Nord-Atlantico che ha provocato qualche anno più tardi la nascita del Patto
di Varsavia” (...) ». Nello stesso
articolo, a proposito del movimento per la pace sorto in Germania occidentale negli ultimi 3
anni, è scritto: « Benché non sia
più intervenuto pubblicamente,
è stato ancora all’origine, nell’ottobre 1981, della grande manifestazione di questo movimento a
Bonn. Egli scriveva ne ”Le Monde” dei 27 ottobre 1981: ”E’ val
II past. Martin Niemöller partecipa ad un campo di Agape del 1960.
sa la pena di vivere fino a 90 anni per veder sorgere una tale
speranza (...), fino all’ultimo respiro non cesserò di animare
Questa battaglia contro il geno
cidio ed il suicidio planetari e,
convinto che nulla è fatale, di indicare la via di un futuro possibile: quello della vita”».
Tullio Vinay
PADOVA: UNA VIVACE TAVOLA ROTONDA
I credenti e la pace
Si è tenuta a Padova giovedì
16 febbraio, organizzata dal Gruppo di Attività Femminili, presso
i locali della chiesa metodista,
una tavola rotonda dal titolo « I
credenti e la pace » con la partecipazione, insieme al pastore
Gianmaria Grimaldi e a Rossella
Casonato, studentessa alla Facoltà Valdese di Teologia, di un
esponente dell’AGLI e del segretario diocesano dell’Azione Cattolica.
Si è trattato di un’occasione di
confronto e di riflessione molto
interessante che fa seguito ad altre iniziative analoghe che si
stanno svolgendo in questo periodo nella città.
Malgrado si sia giunti alla
conclusione che i modi di accostarsi alla tematica della pace
sono differenti a seconda delle
organizzazioni o confessioni cui
si fa riferimento, si è comunque
affermato che gli spazi per iniziative comuni sono molti e non
sempre sfruttati al meglio. Rimangono però, come ha fatto
notare soprattutto il pastore Grimaldi, alcune contraddizioni teoriche da superare, che rischiano
di vanificare qualsiasi iniziativa.
Tra queste, in particolare, il rapporto tra giustizia, che « è il vero nome della pace », e nonviolenza, un concetto non ancora
ben sviluppato nel nostro paese.
Gianni Saonara, per l’Azione Cattolica, ha rilevato anche come il
magistero cattolico prenda a volte delle posizioni piuttosto avanzate che non vengono molto recepite dalla base dei fedeli.
Dopo le relazioni iniziali si è
sviluppato un vivace dibattito,
nel quale buona parte dei presenti, una trentina circa, hanno
ribadito come in realtà oggi contano più i fatti delle parole e
che, se le contraddizioni esistono
e sono lungi daH’essere risolte,
questo non deve paralizzarci in
un mare di parole. Tra i vari interventi, vi è stato anche chi ha
invocato una maggiore autonomia, sia da parte cattolica, particolarmente, ma anche da parte protestante, dalle decisioni e
dalle analisi dei vertici, rivendicando anche in questo ambito di
impegno per la pace, l’autonomia
di ogni credente.
La tavola rotonda, giudicata
positivamente da tutti i presenti,
si è conclusa con l’augurio di poter avere ancora momenti di confronto di questo genere.
Riunione del Collettivo pastorale di assistenza agli omosessuali, sabato 18 nelle sale socia
li della Chiesa metodista di Padova. L’appuntamento, divenuto
ormai una consuetudine mensile per quegli omosessuali, credenti e non, che si riconoscono nell’assiduo lavoro svolto qui nel
Veneto da Luigi Giudici, sui problemi dell’omosessualità e delle
discriminazioni sessuali di ogni
genere, ha avuto come momenti
centrali le comunicazioni dei
gruppi di omosessuali credenti
di Milano e Torino e un dibattito
con Andrea Mannucci, direttore
del Mensile « il Testimonio ».
Dalle 15 fin oltre le 20, circa
una quarantina di intervenuti ha
discusso appassionatamente dei
propri problemi e del proprio
modo di vivere la fede in una società discriminante e poco incline al confronto. Non sono mancate, in ogni modo, le critiche a
certi atteggiamenti di gruppi o
persone omosessuali che contribuiscono a creare fratture e discriminazioni sempre più profonde.
L’incontro si è concluso in una
atmosfera di allegria e fraternità
con xm pasto consumato tutti insieme.
Alberto Bragaglia
I miei testimoni
(segue da pag. 1)
re la loro opposizione alle autorità governative di Taiwan.
Appello per
il Mozambico
Il Comitato esecutivo dell’ARM ha ricevuto im appello urgente dal pastore Amosse B. Zitha, presidente della Chiesa Presbiteriana del Mozambico, con
la lettera seguente:
« Per via della drammatica situazione in cui si trova attualmente il nostro paese — afflitto
da siccità e carestia, scarsezza
di quasi tutto, guerriglie — il
Ministero della Sanità ha richiesto l’aiuto della nostra Chiesa.
I medicinali necessari agli ospedali saranno presto esauriti, i
magazzini saranno presto vuoti.
La nostra Chiesa non dispone
più di un dipartimento di aiuto
sociale, ma qualcosa deve essere fatto per aiutare i nostri com
cittadini che stanno morendo di
fame, di guerra e di mancanza
di medicinali negli ospedali. Secondo informazioni ricevute da
colleglli abitanti nelle zone colpite, migliaia e migliaia di persone stanno morendo ogni mese
nelle province centrali e meridionali ».
Altre informazioni indicano
che oltre 100.000 persone sono
morte negli ultimi 6 mesi. La
(Chiesa Presbiteriana del Mozambico ha deciso di concentrare gli
aiuti rifornendo gli ospedali e i
centri sanitari con i medicinali
più richiesti. Il modo migliore
per partecipare a questa azione
di solidarietà è di spedire le offerte in denaro, con la menzione « APPELLO PER IL MOZAMBICO ».
Per l’Italia, le offerte vanno
inviate al cassiere della Tavola
Valdese - Roma.
N. B. — Questo S.O.S. per il
Mozambico è già stato pubblicato sull’Eco-Luce, nel numero del
10 febbraio u.s. Considerando
l’urgenza e la drammaticità dell’appello, ci sembra opportuno
ripubblicarlo.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
La fede nasce
dail'ascolto
Nella serie « Quaderni di formazione » (n. 3) è uscita una
« omiletica elementare » di grande praticità, ricca di consigli dettati daH’esperienza. In essa il pastore Bruno Rostagno ha rielaborato i corsi per laici tenuti in
Uruguay con particolare successo. Il testo sarà particolarmente
utile non solo ai predicatori locali, ma anche a monitori e catechisti.
L’opera è divisa in 5 capitoli:
1. Lo scopo della predicazione. 2.
La base: il lavoro esegetico. 3. Il
messaggio e i suoi destinatari. 4.
L’articolazione del discorso. 5. La
comunicazione.
Bruno Rostagno, La lede nasce
dall'ascolto. Guida per la predicazione, pp. 80, L. 3.800.
4
4 vita delle chiese
23 marzo 1984
IL MODERATORE RIEVOCA LA VITA DI ERMANNO ROSTAN
Un uomo forte
saputo vivere come « un homme
fort ».
Consentitemi tre brevi ricordi
di vita.
viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore » (Rom. 14: 8): sotto il segno di questa paròla il pastore Marco
Ayassot ha annunciato l’Evangelo della risurrezione del Cristo
ftcl funerale di Ermanno Rostan. Quasi 400 persone hanno circondato d’affetto la famiglia in quell’ora di profonda tristezza ^
per tutta la comunità valdese. Nel corso deità predicazione e '
nelle preghiere il pastore di Pinerolo ha citato brani dal libro
« Il tempo della prova » di Ermanno Rostan. Infine il Moderatore a nome della Tavola Valdese ha pronunziato un discorso
che ci è parso opportuno riprendere, per i nostri lettori, nei
suoi punti essenziali.
Cari fratelli e sorelle nel Signore,
è con le lacrime agli occhi che
vi porto il saluto della Tavola
nella certezza di portare la commozione e l’amore di migliaia di
credenti dalle Valli alla Sicilia,
da New York a Colonia Vaidense. Lunedì 27 agosto, Dio volendo, nel Sinodo rievocheremo
la vita di Ermanno Rostan perché la chiesa ha diritto di fare il
bilancio dell’opera dei suoi servitori e di additarli ad esempio
alle nuove generazioni. Mantenendomi in uno stile di sobrietà
che vi è caro mi sia tuttavia concesso, fin da ora, come pastore
e come fratello in fede, di tentare — nella, comunione dei santi — un primo bilancio di quella
che fu la testimonianza del pastore Ermanno Rostan.
Nella sua vita egli ha tentato
di sintetizzare tre coppie Hi npgo|ti che non "S“ facile mettere
msieme. Innanzitutto egli ha ritenuto che la fede nella sola Grazia che salva potesse e dovesse
espriniersi in una continua laboriosità, ogni giorno, ogni ora.
In secondo luogo egli ha ritenuto che una fervida vita di pietà cristiana potesse affiancarsi
ad un rigore etico di stile kantiano per cui la parola onestà,
non a caso, rimbalzava frequentemente nelle sue parole e non
era mai usata a copertura di
quella tentazione ecclesiastica
di recitare la parte degli uomini
del Cristo, ma era dovuta a questo bisogno di rigore e di pulizia morale. Infine egli riteneva
che una scrupolosa fedeltà alla
tradizione valdese permettesse
di mettere in rilievo il valore
Riversale JÌslla^fgtÌ£_deIla
^ valdese. Un giorno un suo
avversano disse di lui: « un homme, un mot ». Quando sabato
scorso, a Roma, una sorella in
fede ci ha portato, con le lacrime agli occhi, la triste notizia
mentre eravamo in riunione mi
è subito tornata in mente una
pagina antica dell’SOO dedicata
ad una grande personalità ecclesiastica. La pagina dell’Echo titolava così: « Un homme fort
est tombé en Israel ». Sì perché,
bisogna pur dirlo, Ermanno ha
jtJipvane brillante pastore fu
chiaunafo-rotse' cappellàno'^ilitare tra le tmppe d’occupazione
in Croazia dove scrupoiosàìnCTp
te seguiva uno per uno i militari
valdesi, dandone resoconto'sulle
colonne della «Luce». Alla fine
di una faticosa giornata di combattimenti, credo nel 1942, scrisjse, tra le varie vicende belliche,
che aveva visto con amarezza
gli alpini, i suoi alpini, bruciare
un villaggio di croati. E più tardi quando vidi bruciare i nostri
villag^ mi ricordai di quella parola di Ermanno: non erano solo
gli altri che bruciavano, eravamo anche noi fautori della stessa
violenza.
Dopo la guerra, energico, pastore di Pinerolo, nef 1945^enne
una serie di conferenze che si
aprivano con una citazione di
Blaise Pascal. Nel 1946 quando
l’ecumenismo non era di moda
citare Pascal non era certo il
tratto di un uomo chiuso in un
angusto tradizionalismo valdese
ma l’espressione di un credente
che levava lo sguardo verso la
chiesa universale.
speranza che i fatti della vita
hanno confermato.
Infine 1961: a San Secondo,
vicino a quella chiesa che aveva
tanto contribuito a costruire,
per un XV agosto, Ermanno tenne un sermone. E disse: « Noi ci
impegniamo davanti a Dio per
noi e per i nostri figli ». Più tardi quando la nostra generazione
si è trovata a dover pregare per
i propri figli questa frase, che
colsi nel suo sermone, mi è tornata più volte in mente. Non era
un’ipoteca, era un’espressione di
Certo a volte, in Sinodo, contestavamo, anche pesantemente,,
Rostan. Eppure anche in quesle'^
battaglie ecclesiastiche c’era un
amore cordiale, facilmente percepibile. Dietro a Rostan c’era
il riconoscimento di ima chiara
paternità spirituale che volentieri gli riconoscevamo e più tardi
gli abbiamo ancor più volentieri riconosciuto. Ermanno ha logorato la sua vita nel tentativo
di unire il senso della Grazia al
senso del dovere quotidiano, la
fatica alla libertà, la tradizione
valdese allo spirito universale.
Forse noi non abbiamo il coraggio di impegnare nella fede i nostri figli perché siamo meno forti di lui; ma come Ermanno è
caduto sulla breccia anche noi
siamo disposti, per la stessa causa, a cadere sulla breccia, fosse
anche domani.
Giorgio Bouchard
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Allo Studio il B.E.M.
componente della vita delle nostre chiese.
M.o Alberto Peyretti e da Mario
Lamberto, M.o del coro.
FRALI — L’assemblea di chiesa dell’ll marzo ha nominato i
deputati alla prossima Conferenza distrettuale ed al Sinodo: seguiranno i lavori della Conferenza Mirella Tron Richard e Guido
Rostan (supplente Emilio Ferrerò), mentre Elda Grill parteciperà al Sinodo (supplente Amedeo
Barus).
riteniamo debba invece essere
combattuta!
• Il Concistoro ha aderito al
Comitato pace Valli Chisone e
Germanasca recentemente costituitosi.
• Le ultime riunioni quartierali invernali si terranno nelle
date seguenti: giovedì 22, Perrero ; giovedì 29, Grangette ; venerdì 30, Bessé.
Le numerose chiamate al termine del concerto hanno confermato l’entusiasmo ed il 'gradimento di tutti i presenti.
Ruolo degli anziani
• L’assemblea ha anche espresso il suo parere sul documento
BEM che sarà inviato alla Tavola in questi giorni. Il testo in 10
punti, ridurne il lavoro svolto
durante i 3 cicli di riunioni quartierali. Si tratta in sostanza di
un parere critico rispetto alla linea e alle proposte contenute nel
documento della commissione
Fede e Costituzione. La critica
all’impostazione del documento
BEM concerne essenzialmente la
eccessiva insistenza sacramentale, l’ordinazione, la necessità di
avere un ministero di unità nella chiesa e la astoricità del testo rispetto alla vita della chiesa oggi. Anche noi abbiamo spesso la tendenza di guardare indietro invece che avanti; l’ottica del
documento sembra voler confermare questa tendenza che noi
• Abbiamo accompagnato al
cimitero di Villa il fratello Francesco Rostan, deceduto all’ospedale di Pomaretto. Ai familiari
rinnoviamo la nostra simpatia
cristiana.
VILLAR PEROSA — Domenica 25 marzo avrà luogo al Convitto un incontro per tutti i membri della comunità. Dopo il culto sarà discussa la risposta da
dare al documento ecumenico
su Battesimo, Eucaristia e Ministero, in base a un questionario inviato dalla Tavola Valdese. E’ previsto un pranzo in
comune : sarà offerta una minestra; chi partecipa è pregato
di portarsi il secondo e la frutta. L’incontro terminerà alle
ore 17.
ANGROGNA — La prossima
seduta di Concistoro si tiene sabato 24 alle ore 19,30 al Presbiterio con una cena fraterna tra
vecchi e nuovi membri del Concistoro per l’esame delle liste dei
membri comunicanti e elettori e
una riflessione sul ruolo dell’anzianato.
• Domenica prossima, 25 c.m.,
il culto non avrà luogo nel tempio ma nel salone della ex Scuola Materna. L’Assemblea di chiesa, convocata nel corso del culto, dovrà procedere alla elezione dei Delegati alla Conferenza
Distrettuale ed al Sinodo. Si raccomanda la partecipazione soprattutto ai membri elettori.
Pro Miramonti
Famiglie nel dolore
POMARETTO — Giovedì 8
marzo ha avuto luogo il funerale della nostra sorella Pons
Emma ved. Castagna, deceduta
nella sua abitazione in dot Inverso all’età di anni 83. Ai familiari tutti la simpatia cristiana
della Comunità.
VILLAR PELLICE — Un grazie sentito alla sig.ra Gisela Lazier ed al sig. Paolo Lavini nonché al loro rispettivo gruppo
(Flauto dolce e Ballo storico)
per l’apprezzata serata musicale, che ci hanno offerto nel tempio sabato 3 u. s. in favore della
nostra casa « Miramonti », a cui
ha fatto seguito una vendita di
oggetti vari, allestita in un locale delle ex scuole.
Testimonianza
Evangelica Valdese
Organo di un movimento per
un risveglio delle Chiese, fondato suirautorità esclusiva
della Bibbia.
Esce a seconda dèlie possibilità finanziarie due volte al
mese. E’ inviato gratuitamente a chi ne fa richiesta, grati
per un’eventuale offerta a rimborso spese.
Testimonianza Evangelica Valdese - Casella postale - 1(K)66
Torre Pellice (Torino).
• Lo spettacolo presentato dalla Pilodrammatica in occasione
del 17 febbraio ha avuto un rallegrante successo, sia il 17 sera,
sia il sabato 25. Lo spettacolo sarà replicato il 24 marzo a Pomaretto, con la partecipazione del
Gruppo Trombettieri diretto da
Renato Ribet.
• Giovedì 15 marzo ha avuto
luogo il funerale della nostra
sorella Genre Giovanna Enrichetta ved. Long, deceduta nella
sua abitazione in Pomaretto alla
età di anni 90. Ai familiari in lutto la simpatia cristiana della comunità tutta.
• Domenica 4 u. s. un gruppo
dell’Unione Femminile ha incontrato a Bobbio Pellice le sorelle delle altre Unioni delle
Chiese delle Valli in occasione
della giornata mondiale di preghiera.
Sabato 24 marzo
□ INCONTRO
III CIRCUITO
POMAREÌTTO — Con inizio aiie ore
20.30, a Pomaretto {Elcolo Grando) sarà presentato ii progetto del Dipartimento Diaconale, che verrà discusso
ai prossimo Sinodo, introduce Anita
Tron. Tutti sono invitati a partecipare,
in particolare I membri dei Concistori
e i membri del comitati delle opere
del Circuito.
n TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con i'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 25 marzo
Assemblea di chiesa
Riuscito concerto
FERRERÒ ■ MANIGLIA —
Domenica 25 marzo, con inizio
alle ore 14,30, si terrà a Ferrerò
una Assemblea dì Chiesa speciale per analizzare il testo del documento del Consiglio Ecumenico su: battesimo, eucaristia e
ministeri. E’ particolarmente importante non mancare a questo
incontro, in quanto occorre prendere coscientemente posizione
sull’ecumenismo, che noi vedia»
mo sempre più diventare una
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Tempio gremito domenica sera al concerto dell’Accademia
« Stefano Tempia » promosso
dall’Assessorato alla cultura della Provincia ed allestito a cura
della nostra corale.
L’eccezionale interpretazione
da parte di oltre 130 elementi del
« Requiem in do minore per coro e orchestra » di Luigi Cherubini è stata seguita con particolare commozione da un pubblico attento che ha applaudito a
lungo i bravi artisti, diretti dal
• Venerdì. 9 u. s. s’è svolto il
funerale del fratello Gonned: Umberto, deceduto improvvisamente ai Garin all’età di 54 anni. Alla famiglia ed a tutti i parenti
rinnoviamo la fraterna solidarietà nostra e della Chiesa.
• Domenica 11 marzo, in occasione della domenica della gioventù, due giovani della Chiesa
di San Giovanni, Gay Paolo e
Resini Pier Giorgio, hanno presieduto il culto, portandoci a riflettere in particolare sul difficile problema delle carceri nel
nostro paese. Ringraziamo questi fratelli per il loro messaggio
e per l’invito ad approfondire la
riflessione su questo tema.
□ CORSO PER DIRETTORI
DI CORALE
SAN GiERMANO — Alle ore 10 inizia
il terzo incontro del corso per direttori
di Corale tenuto dal m.o Prestia. Questo incontro si tiene presso i locali della chiesa valdese di S. Germano e vi
parteciperà, nel pomeriggio, !a corale
locale.
□ CORSO PER
PREDICATORI LOCALI
TORRE PELLICE — Alle ore 20.30
presso la Casa Unionista prosegue il
corso per predicatori locali del 1” Circuito.
Il testo preso in esame sarà Efesini
4: 1-16. L'incontro è aperto a tutti gli
interessati.
Mercoledì 28 marzo
□ CORSO PER
ACCOMPAGNATORI
TURISTICI
La Società di Studi Valdesi organizza
un corso per accompagnatori turistici.
Il prossimo incontro si terrà alle ore
15 a Pomaretto (Convitto Valdese) e
prevede la visita al museo di Carlo
Ferrerò.
Per la Val Pellice è prevista la partenza alle ore 14.15 dalla Foresteria
Valdese.
Per informazioni telefonare ad Adriano Longo tei. 0121/91801 oppure 91550.
□ SOLIDARIETÀ’ COI
LAVORATORI
FIAT di VILLAR PEROSA — Alle ore
17 presso il garage prefabbricato si
tiene la riunione della Commissione
lavoro della CED dei 1° distretto e della Pastorale dei lavoro della chiesa
cattolica.
La riunione è aperta a tutti quanti
vogliano esprimere solidarietà coi lavoratori minacciati dalla chiusura della fabbrica.
Venerdì 30 marzo
□ DIBATTITO SU
BATTESIMO,
EUCARESTIA
E MINISTERI
PINEROLO — Agape in collaborazione col CESP, e il Consiglio Presbiterale
della Diocesi di Pinerolo organizza alle
ore 20.45 presso la Biblioteca Bonetto
(via Trieste 22) del Seminario un dibattito pubblico di valutazione del documento di Lima.
Introducono don Guido Cereti e II
past. Paolo Ricca.
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5
23 marzo 1984
Vita delle cliiese ^
VALUTAZIONI E COMMENTI SULLA XX SESSIONE DEL SINODO VALDESE DEL RIO DE LA PLATA
Speranza e impegno
Un Sinodo senza grandi tensioni o novità ha messo in luce i rischi di
un dominio dei tecnici e di un sovraccarico di studio per le comunità
Un mese di febbraio piovoso,
giorni umidi, clima pesante, cielo nuvoloso e sempre minaccioso. Agricoltori che cercano di
salvare quello che possono del
frutto delle vigne rovinate da
tanta umidità e da poco sole. In
questo clima la domenica 19 febbraio, con un culto nel tempio
di Colonia Vaidense, ha aperto
le sue sessioni il Sinodo Valdese del Rio de la Piata. Un tempio riempito di pubblico; numerosa la partecipazione dei giovani. La presenza della signora
Anna Armand Hugon Tron con
i suoi 101 anni di età, l’allegrezza di ricevere nel corpo pastorale Miguel Angel Cabrerà e Dario Michelin Salomón, due giovani pastori che hanno saputo
convocare la gioventù per questo incontro.
La Casa valdese
Terminato il culto abbiamo
attraversato la via principale di
Colonia Vaidense per partecipare alla cerimonia di dedicazione
della Casa valdese. Una cerimonia sobria, semplice, con discorsi brevi e precisi. Così è stato
dedicato all’opera del Signore
questo nuovo strumento di lavoro. Il pastore Juan Tron ha
collocato sopra la tavola della
sala delle riunioni della Tavola
valdese la Bibbia che è il simbolo della volontà di sottomettere
tutte le risoluzioni e i progetti
alla correzione della Parola di
Dio. Il Moderatore Ricardo Ribeiro che presiedeva questo atto, ha lasciato che , il past. Wilfrido Artus, presidente della
Commissione della Casa valdese ci facesse la storia delle origini e della concretizzazione di
questo progetto. Poi vari laici e
pastori hanno fatto riferimento
ai diversi aspetti e alle alternative che sono sfociate in questo giorno di festa per tutta la
famiglia valdese e per le comunità sorelle che erano anche presenti numerose con molti dele
gati e hanno latto uso della pa^
rola per esprimere la loro adesione. Si inaugurò così, la vita
di lavoro di questa Casa valdese.
In seguito tutti i delegati si
trasferirono al Parco 17 febbraio lontano circa 12 km. per
iniziare i lavori del Sinodo, che
si prolungarono fino al giovedì
23 e terminarono con un culto
di chiusura con la celebrazione
della Santa Cena.
Cominciando i lavori, il Sinodo elesse la sua presidenza. Il
past. Delmo Rostan fu chiamato a presiedere il Sinodo e per
la prima volta nella storia del
Sinodo rioplatense si elesse una
donna come vice-presidente, la
Signora Mabel Cardoso de Barolin che, senza alzare la voce
ma con grande fermezza, seppe
dirigere le sessioni. Abitualmente i delegati donne si occupavano della segreteria; ora tengono il posto nella presidenza del
Sinodo valdese del Rio .de la
Piata: un fatto di cui si deve tener conto.
Cominciarono i lavori e si
ascoltò la lettura della relazione della Commissione d’esame
(CdE) presieduta quest’anno dal
past. Wilfrido Artus, che jier
essere il più anziano in attività
di servizio presiede la riunione
di costituzione dell’Assemblea
sinodale. Terminata la lettura
della relazione, il Sinodo si divise come fa ormai da alcuni
anni, in quattro sotto-commissioni, il che permette una maggiore partecipazione di tutti alle deliberazioni. Le sotlo-commissioni produssero i rapporti
che furono analizzati in sessione plenaria.
Il rischio della
specializzazione
Un’analisi sommaria delle risoluzioni ci fa vedere che non ci
furono grandi tensioni, non ci
furono neanche grandissime novità. Si nota la mancanza di laici più attivi perché le sessioni
plenarie sono spesso dominate
dai pastori che parlano sempre
troppo. Molti laici si esprimono soltanto con il voto. E’ certo
che i sinodi stanno cambiando
e che il livello delle deliberazioni
impegna i deputati che devono
esprimere opinioni documentate
e fondate. Però lentamente stiamo arrivando a tralasciare un
elemento che è fondamentale
nel sinodo; l’educazione, l’istruzione reciproca. Un sinodo è una
« scuola » dove tutti devono condividere quello che fanno e quello che lo Spirito del Signore detta. E’ innegabile un certo centralismo a livello decisionale però quando il gruppo di coloro
che parlano, che pensano, che
decidono, si riduce e aumenta
il numero di coloro che sono
soltanto spettatori, il sinodo si
impoverisce e molte delle sue
funzioni mancano o perdono valore. Tutto passa attraverso un
collo di bottiglia.
E’ certo che il volume di documenti sui quali bisogna prendere posizione sta al di sopra
delle capacità di assimilazione
dei delegati in un periodo cosi
breve, con poche sessioni. Succede la stessa cosa per le comunità: un insieme di documenti
che non sono semplici né facili
da analizzare sono in attesa dell’opinione delle comunità. Le
conclusioni della relazione della
Tavola valdese, le conclusioni
della relazione della CdE, il BEM
(documento del Consiglio Ecumenico delle Chiese su Battesimo, Eucaristia e Ministero), il
documento dell’Alleanza Riformata Mondiale « Chiamati a testimoniare oggi»: questi documenti, insieme alle raccomandazioni che possono essere estratte dagli atti sinodali e che devono essere analizzate con cura,
tutto questo è il materiale che
il Sinodo manda alle comunità
per lo studio. Tutto questo studio arricchisce e ingrandisce la
visione dei membri delle chiese.
E’ vero tuttavia che non tutti
possono farsi un’opinione analizzando materiali tanto ricchi
di contenuto e arrivare a prendere posizione. E cosi nascono
gli specialisti e la responsabilità
si delega.
Nella nostra area si sono formati i presbiteri... con l’intenzione che fossero delle istanze intermedie tra le comunità e il sinodo, canali per facilitare il lavoro e la rifiessione. In tal modo i presbitèri — o, in Italia, i
distretti — darebbero modo ai
delegati al sinodo di formarsi
un’opinione e faciliterebbero la
spiegazione delle risoluzioni sinodali nelle comunità. Un organismo «intermedio» che favorirebbe l’andata e venuta dei temi e delle risoluzioni dal sinodo
alle comunità, dalle comunità
al sinodo. Però questa « gerarchia » intermedia compete con
l’autorità delle chiese autonome
e molti ancora pensano che il
cammino deve essere diretto,
dal sinodo alle comunità, dalle
comunità al sinodo. La Tavola
ha sempre cercato di « dosare »
il materiale che partendo dal sinodo va alle chiese ma quest’anno si è pensato che la Commissione dei regolamenti dovrebbe
analizzare questo problema e
proporre ima soluzione possibile. Quello che è lamentevole è
che il sinodo non abbia tempo
di considerare con maggior calma i temi vitali per la vita e la
missione della chiesa dando linee chiare di lavoro, orientando la riflessione di tutti. E questo impoverimento del nostro
pensiero avrà delle conseguenze nel momento delle decisioni.
I pastori dovrarmo prenderne
nota.
La CdE ha segnalato chiaramente un altro pericolo latente
nella vita delle chiese, specialmente quando si tratta del dialogo ecumenico. Nelle parole
della relazione, questo pericolo
consiste nel « centrare la nostra
attenzione sulla chiesa e allentar
narla da Gesù Cristo e dalla sua
Parola, perdendo di vista su chi
noi ci appoggiamo e verso dove
ci dirigiamo». Questo tema così
ben segnalato dal documento sull’ecumenismo preparato dall’area europea della Chiesa valdese
costituisce una chiave quando si
tratta delTecumenismo in particolare e della missione della
chiesa in questi anni di crisi. E’
importante segnalare che la
Chiesa valdese è stata sempre
una, la stessa in Europa o in
America, una chiesa che in tutta
la sua storia sempre si è opposta ad essere « chiesa nazionar
le» nel senso che la si possa
identificare con una nazione geograficamente determinata. « Dobbiamo lavorare in funzione e in
dipendenza di Gesù Cristo come
Signore»... dice giustamente la
CdE. A volte sembrerebbe che
siamo solo interessati a un ecumenismo istituzionale che vo
CORRISPONDENZE
«La sfida di Lutero» a Savona
L’edizione dell’« Uomo di Wittenberg ». del nostro concittadino e membro di chiesa Umberto
Stagnare, ci ha dato l’occasione
di riprendere ancora, in questo
inizio di anno, il tema del 500°
anniversario della nascita di Lutero e di proporlo alla città con
una mostra, dal 2 al 9 febbraio
neH’atrio del Palazzo Comunale,
aperta mattino e pomeriggio, e
con una « tavola rotonda » a tre
voci (laica, cattolica e protestante) nella Sala Consiliare del Comune.
E’ rilevante il fatto ohe, al di là
di una disponibilità dell’amministrazione comunale già collaudata negli anni scorsi, quest’anno
la conferenza, da noi proposta,
è stata preparata e condotta in
proprio daH’Assessorato alla Cultura e dalla Biblioteca Civica,
con un largo consenso di pubblico ben qualificato ed interessato.
Il libro di Stagnerò è illustrato
in 24 cartelloni (preparati in modo da poterli spedire alle chiese che lo desidereranno) sul filo
dei temi storici e teologici scritti
da Paolo Ricca nella introduzione al voilume, con molti disegni,
riproduzioni e richiami all’attuale.
Nella « tavola rotonda », intitolata « La sfida di Lutero », gli
oratori hanno distinto i loro interventi a seconda della loro posizione di pensiero.
Il prof. Flavio Baroncelli, docente di storia della filosofia moderna alla Università di Genova, ha proposto l’interrogativo
se, più che una rigida unità di organismi e di dottrina, giovi al
cristianesimo questa varietà di
pensiero e di movimenti, che gli
danno vitalità.
Il prof, don Giampiero Bof,
docente di teologia all’Università di Palermo e Urbino, ha valorizzato la teologia di Lutero in
chiave di spinta ecumenica, ponendo alcuni dubbi sulla validità di certi risultati storici.
Il dott. Massimo Rocchi, predicatore della nostra chiesa di Savona (in sostituzione del pastore Gino Conte improvvisamente
ammalatosi), ha presentato con
forza l’ampio respiro della Riforma Protestante non solo come rinnovamento della chiesa,
ma della società intera.
E’ da segnalare che la Commissione diocesana per l’ecumenismo (per conto suo), in occasione dell’ottava di preghiera per
l’unità dei cristiani (da soli), ha
offerto alla cittadinanza una conferenza su « Lutero a 500 anni
dalla nascita » il 18 gennaio nella chiesa di San Giovanni Battista (centro città) strapiena di
gente interessata ed attenta; il
tema esposto con perizia ed a
livello universitario dal prof, don
Giampiero Bof, è stato quello
della salvezza per fede positivamente sviluppato in tutte le sue
implicazioni ecclesiologiche.
(Quando in città si è parlato di
« coordinamento dei movimenti
per la pace » e siamo stati interpellati in proposito, abbiamo colto al volo l’occasione per inserirci attivamente in queste riunioni
(incaricati Bianca Maria e Monica Becchino e Giorgio Castelli
dal consiglio di chiesa), che sono
sfociate in due uscite con cortei
il 18.11.83 nel centro città ed il
7 gennaio 84 nel quartiere di Villapiana; vi eravamo presenti con
i nostri volantini, i nostri cartelloni con 1’« arcobaleno » ed i nostri foulards viola.
Il 23 febbraio poi, il « coordinamento » ha preparato una conferenza, nella Sala Consiliare del
Comune, tenuta dal dott. Giuseppe Borré, presidente di Magistratura Democratica, sul tema « Costituzione e movimenti per la pace ».
Per la malattia improvvisa di
alcuni organizzatori, è stata affidata la conduzione della serata a
Bianca Maria Becchino e Giorgio
Castelli, che si sono trovati a
presiedere una bella manifestazione davanti ad una sala piena,
in maggioranza di giovani.
L’oratore ha saputo brillantemente far rilevare le basi costituzionali su cui muoversi sia per
la pace tra i popoli, sia per il
disarmo, sia per il rifiuto dei missili sul territorio nazionale, tanto che alla fine numerosi sono
stati gli interventi e le domande
in proposito e le precisazioni sull’obiezione di coscienza, sull’istruzione per la pace e sul disarmo unilaterale.
I 24 fogli di cartone pesante
che costituiscono la mostra
sul libro di Umberto Stagnerò
« L’uomo di Wittenberg », edito dalla Claudiana, misurano cm. 100x70, sono trasportabili abbastanza agevolmente in un imballo già predisposto che misura cm. 100x70x6
e per l’esposizione vanno applicati su pannelli o direttamente alla parete. Possono
essere richiesti a Umberto
Stagnerò, via Barrili 11, 17024
Finale Ligure (SV), tei. 019/
693044.
glia arrivare a dei successi immediati e che non cerca di analizzare le posizioni che si sono
mantenute nel corso della storia e come esse hanno risposto
all’ubbidienza a Gesù Cristo soltanto.
Nel contesto dei paesi rioplatensi un terzo aspetto sollevato
.dalla relazione della CdE, e che
merita un commento, ha a che
fare con il ruolo che giocano
nella situazione dei nostri paesi
rioplatensi le nostre comunità
valdesi. La relazione chiama le
comunità ad una partecipazione
attiva e creatrice in questi tempi di crisi, chiama le comunità
a ricuperare sempre la dimensione umana del servizio che desiderano prestare e chiama a
essere « segni viventi del regno
di Dio nel mondo ». Il Sinodo
si è riferito, in due atti, alla
nostra responsabilità e all’impegno nella situazione presente che
vivono l’Uruguay e l’Argentina,
segni del Regno in paesi che
cercano di recuperare e consolidare le loro istituzioni democratiche. Un compito che deve
essere vissuto con responsabilità e con la partecipazione di
tutti i membri di chiesa.
Come si rifiettono queste posizioni negli atti approvati? Sempre corriamo il rischio di guardare soltanto alle dimensioni
immediate dei nostri lavori. Il
nostro interesse prioritario si
riduce a volte al sapere se potremo contare su un pastore in
più nel presbiterio o se avremo
da versare una quota più bassa
alla cassa centrale. A volte pensiamo, dopo aver letto le nostre
relazioni, che dovremmo ril^gere il cap. 5 del Libro degli
Atti, il caso di Anania e Saffìra.
Dobbiamo ricevere il generoso
aiuto che arriva dall’estero coirne ima sfida alla maggiore consacrazione di quello che siamo
e possediamo. Un esempio concreto lo vediamo nella Casa valdese. Costruita con l’aiuto di
altri fratelli all’estero, adesso è
uno strumento. Il vedere la partecipazione dei giovani (non
tanto nelle sessioni del Sinodo
perché ad esse hanno potuto
partecipare solo quelli che avevano un documento dato dalla
CdE quanto nei contatti e nel
dialogo con i delegati) ci riempie di speranza pensando che la
Casa valdese non deve rimanere
vuota.
Il sinodo dei giovani
I giovani hanno partecipato al
campo-incontro che molti hanno chiamato « il Sinodo dei giovani». Esso ha avuto luogo nel
Parco 17 febbraio poche settimane prima del sinodo e vi hanno partecipato molto attivamente giovani di circa venti comunità delle nostre chiese rioplatensi. Hanno vissuto intense giornate di studio, di adorazione, di
canto e di riflessione; un sintomo importantissimo per la vita
delle nostre chiese. Possiamo
guardare al futuro con un calmo ottimismo. La partecipazione dei giovani ci porterà anche
a dare più precisione a linee teologiche più partecipative cioè ad
appoggiare la formazione dei
laici ma con una partecipazione
reale a tutti i livelli e specialmente nelle assemblee sinodali.
Ciò significa tuttavia formare ì
giovani affinché scoprano nello
studio della Parola di Dio l’enfasi e l’orientamento del lavoro
che devono realizzare le comunità là dove essi vivono e specialmente affinché arrivino ad
occupare cariche direttive non
per la concezione paternalista
dei più anziani ma per un confronto e l’elaborazione del loro
pensiero e delle loro idee.
Un’assemblea sinodale senza
grandi tensioni, un’opportunità
per rinnovare il nostro impegno
e la speranza di trovare i canali
perché aumenti la partecipazione di tutti nel nostro compito
comune di servizio e di testimonianza.
Carlos Delmonte
6
6 pro^ttìve Mbliche
23 marzo 1984
Il senso della nostra storia
(segue da pag. 1)
che è nuovo, ma quello che risulta intollerabile è il sacrificio
inutile. Paolo sa che ogni sofferenza ha un carattere pedagogico. Come possiamo superare
le nostre sofferenze se non cerchiamo di dar loro questo senso? Come capirle se non lo facciano alla luce della Parola di
Dio? Di fronte a tutto quello che
sta succedendo oggi, di fronte
allo stato attuale del mondo, il
dolore che possiamo sentire lion
è forse per caso in rapporto con
la nostra responsabilità nei confronti di Dio? Non sarà per caso per mezzo di una creatin-a rigenerata che tutta la creazione
potrà realizzare la sua vocazione
originale? E’ la fede, soltanto la
fede, quella che riconosce la volontà del Creatore e dunque la
responsabilità della creatiu-a.
Questa è l'opera dello Spirito,
che lavora trasformando la creazione e la creatura. Perché lo
Spirito anticipa il mondo nuovo,
e noi lo sappiamo e, anche se
ancora da lontano, lo salutiamo
con canti di allegrezza, con grida di speranza. Anche se dobbiamo ammettere di vedere la
realtà solo in forma incompleta
e deformata. Ammettiamo di vivere la nostra contraddizione.
Vorremmo che la nostra vita
coincidesse con quello che confessiamo. Ma non è così. Dobbi^o comprendere che solo lo
Spirito può dar testimonianza in
noi e per noi se siamo ubbidienti. Perché l’ubbidienza è la nota
caratteristica di ima vita che sia
al servizio di Dio. Gemiamo, certo, a causa delle nostre contraddizioni. Speriamo senza dubbio
la liberazione, l’adozione. Abbia
mo le «primizie dello Spirito»
come un dono anticipato del
mondo nuovo che vediamo in
forma parziale.
Lo Spirito ci fa
camminare per fede
Dobbiamo camminare guidati
dalla speranza per quelm che
« non si vede ».
L’ubbidienza all’opera dello
Spirito giustifica la nostra speranza. In un mondo che soffre
di dolori di parto, Dio realizza la
sua opera con pazienza. Quel che
Dio ha ^à fatto ci permette di
dire: « siamo salvi »; quel che
Dio farà ci porta a dire: « siamo
salvi in speranza ». Perché, come dice Paolo, « Quando uno vede quel che sperava non lo spera
più ». Se uno vede quel che spera, lo possiede già. Viviamo la
tensione tra quello che siamo e
quel che Dio ci chiama ad essere. Abramo sperò contro ogni
speranza, perché la sua situazione contraddiceva totalmente
quel che Dio annunciava. Ma Abramo credette. Fino a che anch’egli cadde nella tentazione che
può essere la nostra. Volle anticipare quel che sperava. Volle
fare quel che Dio gli aveva dichiarato che avrebbe fatto da se
stesso, sovranamente. Per questo, quando si sposò con Agar,
guadagnò tempo, ma tutto quel
che guadagnò fu perdita, perché
il figlio che nacque non ereditò
la promessa.
Viviamo ponendo la nostra
speranza in quel che non si vede. La debolezza di quel pugno
di cristiani a Roma ai quali Paolo scrive questa lettera è para
gonabile alla nostra debolezza
attuale. Il vecchio impero romano è paragonabile al nuovo impero delle multinazionali. Ma noi
sappiamo che lo Spirito prende
la nostra difesa di fronte a tutto quello che ci domina. La nostra. ubbidienza all’azione dello
Spirito giustifica la nostra speranza. Aspettiamo il Regno di
Ko, di fronte a tutti i valori
discutibili tra i quali viviamo
in questo tempo intermedio, tra
quello che è e quello che sarà.
Per questo sappiamo che già
siamo testimoni del Regno di
Dio, che siamo figli di Dio e coeredi con Cristo. Perciò la nostra
testimonianza ci porta a lottare
in tutti i fronti per la dignità
deiruomo, E confidiamo che lo
Spirito di Dio ci guidi nel compito della Chiesa, nei molti aspetti del nostro lavoro.
pazienza che si alimenta con la
nostra speranza. Così il gemito
dello Spirito è il nostro grido
di speranza.
Una parola ai
due consacrati
E Paolo lo spiega con un altro esempio. egU parla della preghiera. « Non sappiamo pregare
come sì conviene». Da noi stessi non sappiamo parlare con il
nostro Padre. La vera preghiera è l'essenza del nostro intimo
desiderio di operare fedelmente,
è quello che possiamo tradurre
in piani e progetti. Ma anche lì,
tutto quel che tanto ci preoccupa assume il suo senso reale
quando capiamo che « lo Spirito
stesso intercede per noi con gemiti indicibili ». Senza l’aiuto
dello Spirito non sappiamo neppure parlare con il nostro Padre.
Perché non è suSìciente, pregare; bisogna pregare come si conviene. Dalla povertà della nostra preghiera lo Spirito crea la
nostra unica vera ricchezza. La
nostra preghiera guidata dallo
Spirito pone in gioco la nostra
Il nostro scenario è come quello dei cristiani di Roma. La nostra vita è semplice come lo sarà stata quella di Febe, quella
di Aquila e Priscilla, quella di
Andronico e Giunia. Una vita per
niente spettacolare nel letto di
un impero potente. Noi siamo seduti al davanzale della finestra
e vediamo sfilare una storia che
è diretta dalle multinazionali,
dalla tricontinentale, da questi
imperi moderni. Possiamo dire
con Pàolo: « Poiché il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i
dominatori di questo mondo di
tenebre... » (Ef. 6: 12).
Senza dubbio in questa oscurità, in questi mulinelli di tormenta in cui siamo sballottati,
i nostri gemiti e sospiri devono
trasformarsi in adorazione e lode, in grida di speranza.
In un mondo minacciato, in
una umanità incinta di morte,
il Risuscitato ci chiama a coltivare la nostra fede. Con pazienza e perseveranza siamo chiamati a predicare il messaggio
della vita. E il Signore che è misericordioso ci fa vivere in compagnia di fratelli e di sorelle che
formano le comunità rappresentate qui dai delegati a questo
sinodo. Non sviluppiamo il nostro ministero in solitudine, Dio
ci concede la grazia di vivere in
comunità. Comunità che fanno
la loro storia, comunità che pregano e sperano, adorano e cercano di servire. E’ là dove voi
andrete a sviluppare un ministero che oggi queste comunità
riconoscono ricevendovi con intima allegrezza. Neanche le nostre comunità sono sole, con la
loro fisionomia e con la loro
identità, ci sono molti fratelli
e sorelle che condividono la nostra missione comune e con i
quali siamo chiamati a correggere costantemente le nostre
mete.
Ma, Dario e Miguel, uno dei
nostri inni dice: « Niente è paragonabile a te, mio Signore »;
è lo Spirito del Risuscitato l’unico che orienterà il ministero che
compirete tra di noi, nella direzione del Regno che viene. In
una chiesa che già ha la sua storia, siamo chiamati a servire il
Signore. Egli ci dà la forza, il
suo Spirito ci dà quella libertà
che nessuno mai ci potrà togliere. A noi è dato essere docili
e obbedienti.
Perciò i nostri gemiti e sospiri si trasformano nella preghiera del Salmista: « Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria » (Salmo 115: 1).
Lo Spirito pone sulle nostre
labbra questa preghiera fervente, come l’augurio nostro più
sincero per tutto il ministero
che è chiamata a sviluppare la
nostra comunità intera e_ questi
due fratelli amati in particolare.
Il Signore ci dia la sua forza,
e nella sua misericordia infinita
voglia benedire l’opera delle nostre mani.
Carlos Delmonte
^ Allusione alle manifestazioni
popolari che si sono espresse col
fragore delle casseruole battute
nelle case private e per le strade.
GIOBBE • 3
DAVANTI A DIO
MA QUALE DIO?
L’abbiamo detto, il fascino, non solo
lettermlo ma esistenziale, e soprattutto
teologico, di fede del poema di Giobbe sta
nel dibattito serrato — che coinvolge tutta la «sapienza di Israele», e non solo quella — che dopo il limgo silenzio iniziale
s’ingaggia fra lo sceicco nella polvere e
neirangoscia e i suoi amici venuti a consolarlo e poi gradatamente diventati suoi
stringenti, spietati accusatori.
Il fascmo — che a tratti ci mette davvero i brividi — viene dal fatto che il poe.
ta credente e tormentato ’’sceneggia” questo confronto/scontro con un notevole
sforzo e una notevole dose di obiettività,
anche se è chiaro dove gli batte il cuore.
Il Dio jolly
e il Dio vivente
a cura dì Gino Conte
Giobbe, prostrato da tatto ciò che gli è rovinato addosso e che ha perduto, è alle prese, dolorando e indignato, rivoltato, con quelli che con paradossale ironia potremmo chiamare « i conforti della religione » — messi così piamente avanti in tante « partecipazioni funebri » —. Ma Giobbe, appunto, rifiuta di andarsene così, « con
i conforti religiosi ».
Non una caricatura
sioni che il dialogo dei prossimi capitoli
ci condurrà a trarre su di loro: questi
avvocati di Dio non sono che strumenti
del Diavolo. Il lavoro principale del lettore del libro di Giobbe è quello di saper
trovare nel dialogo Giobbe-amici l’eco
del dialogo Dio-satana, di saper scoprire
la tentazione della consolazione ». Perché,
nota W. Vischer, « satana non manda solo il dolore, manda imche gli amici».
Il poeta non fa la caricatura degli amici
di Giobbe, non cede alle nostre (quanto
sincere e oneste?) frequenti e grossolane
critiche ai bigotti religiosi. Tra l’altro,
tutto si svolge del tutto al di fuori di una
sfera cultuale, fuori da qualsiasi tipo di
tempio, in un’atmosfera che non possiamo che definire squisitamente spirituale;
tutto si gioca in assoluta interiorità, nel
profondo e nell’immediato della vita quotidiana.
Questi tre amici hanno fatto un lungo
viaggio, per venire a visitare e consolare
Giobbe; e quando arrivano da lui, lo trovano così prostrato e straziato che s’immedesimano nella sua angoscia, si mettono
a singWozzare e gridare con lui, si stracciano i vestiti e poi stanno sette giorni e
sette notti in silenzio accanto a lui — in
digiuno? — « perché videro che 11 suo dolore era molto grande » (2: 13). « Sono
agli antipodi del visitatore d’ospedale che
ha fretta di dare i suoi incoraggiamenti.
Non pariano a vanvera e non dicono cose
risapute — nota Roland de Pury —. Chi
di noi ha dato una presenza costernata
e silenziosa di sette giorni e sette notti
prima di pronunciare le parole della compassione e della consolazione? L’atteggiamento dei tre amici quale ce lo presenta
il prologo è perfetto; è fuori dubbio che
quegli uomini siano pieni di cuore, di devozione, di amore e di rispetto per il dolore di Giobbe: nessimo saprebbe fare per
lui più e meglio di quanto essi fanno. Rappresentano veramente la chiesa, nel suo
ministero di assistenza e di esortazione.
Tanto più sconcertanti saranno le conclu
Ci ritroviamo?
Ma, lo ripetiamo, non c’è caricatura.
Leggendo le loro parole, soprattutto quelle del più serio e del più acuto fra loro,
Elifaz, schiettamente, non vi ritroviamo
l’eco di parole che ci siamo dette o che,
soprattutto, abbiamo dette ad altri, per
consolare, per cercare di spiegare, per
ammonire delicatamente?
« Ecco, tu ne hai ammaestrati molti, hai
fortificato le mani stanche; le tue parole
haimo rialzato chi stava cadendo, hai raffermato le ginocchia vacillanti; e ora che
il male piomba su di te, tu ti lasci abbattere... La tua pietà non è forse la tua fiducia, e l’integrità della vita la speranza
tua? » (4: 3-6).
« No, Dio non rigetta l’uomo integro »
(8: 20).
Affiora il grande confronto/scontro fra
due modi di considerare e di cercar di
spiegare la sofferenza, il male, fra due
visioni religiose della vita — ma, più a fondo, si affrontano due tipi di rapporto
con Dio, due fedi, inconciliabili. Più di
quanto forse noi spesso pensiamo, esse
s’intrecciano anche in noi: perché è difficile vivere per grazia, è difficile vivere
nella fede, con il vero Dio.
Due tipi di
rapporto con Dio
Gli amici impersonano una tradizione
religiosa che Gesù si troverà di fronte,
nel modo più plateale, in coloro che, davanti al cieco nato, gli domandano: « Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché sia nato cieco?» (Giov. 9: 2). Si
noti che non sono i « giudei », gli avversari, sono i discepoli a porre la domanda:
e questo deve farci riflettere e destare la
nostra vigile attenzione, l’essere dalla parte di Gesù non significa davvero averlo
sempre capito. Certo, noi non porremmo
mai ima domanda simile (eppure, non
sonnecchia, segreta, anche in noi?), siamo troppo ’’cristiani”, o troppo secolarizzati. Eppure in quanti bravi cuori, in
quante brave bocche cristiane (anche le
nostre!) sono sorte le domande di Giobbe, di tanti salmisti, e dei discepoli di
Gesù: Ma che ha (ho) fatto di male, da
dover patire così? Perché lui? Perché io?
A che mi serve la mia fede nel Signore?
Era, è una persona così buona, perché
Dio permette che sia così tormentata?
Pullulano, queste domande. Forse gli amici di Giobbe sono più sicuri ‘ e affermativi di noi, noi siamo più incerti e tormentati, più interrogativi, ma in fondo il
rapporto causa-effetto, cioè la legge del
mercato, il principio del merito (e del
demerito) riaffiora continuamente, anche
se in forma niù problematica, nel nostro modo di sentire e impostare il rapporto con Dio: la nostra ’’religione” s’infiltra continuamente nella nostra fede e
la inquina.
Dall’altra, Giobbe, pur senza negare in
assoluto la sua condizione umana, limitata e peccatrice («Si, certo, io so che è
così; come sarebbe giusto davanti a Dio,
il mortale? » 9: 1), nega che la massa di
sofferenza e privazione (è anche, come
sempre, la sofferenza per la sofferenza di
altri: i figli morti, i dipendenti assassinati,
greggi e armenti distrutti, campi e case
incendiati) abbia comune misura con
questa condizione peccatrice, nega l’aritmetica pia per cui tanto peccato — tanta
sofferenza, tanta rettitudine — tanto benessere
C’è dunque chi, da buon religioso gioca,
con le migliori, più pie e generose intenzioni, la carta del dio-jolly, che spiega
tutto, che risolve tutto, che fa quadrare
tutto nella nostra contrastata e contraddittoria esistenza personale e collettiva; e
che in tal modo fa del mercato religioso,
riducendo « dio » a compensare semplicemente in bene o in male, prima o poi.
Una volta che si accetta la crudezza di
questo tipo di rapporto, esso dà una
(falsa) sicurezza: si sa come stanno le cose, anche se sono severe e dure, « dio » è
alla nostra portata, rientra in una logica
che comprendiamo, anche se ci può essere duro accettarla.
Ma Giobbe, il credente, rifiuta questo
dio-spiega-tutto, questo dio-ricompensatutto, questo « dio » ridotto a meschino
misuratore del nostro grado di giustizia/
ingiustizia. Giobbe che ha, almeno un poco, intuito e vissuto la fede in Dio « per
nulla », « senza movente » interessato,
senza secondi fini, Giobbe sta di fronte al
suo Dio: non come un titano ribelle, non
come un Prometeo fiero della propria umanità, ma come un credente straziato
appunto nella sua fede che non capisce
più Dio, che « contesta » con lui, eppure
si rifugia in lui, si appella a lui, a lui solo, aspetta e cerca e anela solo lui.
Alla fine Dio darà, con forza, ragione a
Giobbe, che rifiuta la morfina religiosa e
moralistica. Ascoltiamo con vigile attenzione il giudizio che, attraverso questo
suo anonimo testimone — l’autore del
poema —, Dio pronuncia sugli spacciatori dei « conforti della religione », su quelli che sono « fin troppo religiosi »: « La
mia ira (= giudizio) è accesa contro te
(Elifaz) e contro i tuoi amici, perché non
avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe » (42: 7).
Nella sua rivolta — che per altro Dio rintuzzerà — c’è. più che in loro, il senso
della grazia.
Gino Conte
‘E disumani: dà da riflettere come la religione
possa rendere disumani (contrariamente a guanto
spesso si pensa], diventare la sorgente della peggiore disumanità dell'uomo verso l'uoimo, sia nella serie Infinita e desolante delle violenze aperte
e feroci (persecuzioni, crociate, guerre di religione, inquisizioni...) sia in più sottili ma, magari
irrconsciamente, feroci rapporti umani, come quelli che affiorano con tanta lucidità nei serrati dibattiti fra Giobbe e gli amici. La religione « sacralizza > I nostri Imprulsi, anche I peggiori.
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23 marzo 1984
ohidtívo aperto 7
f
A 500 ANNI DALLA NASCITA DI ZWINGLI, RIFORMATORE DI ZURIGO
«Ulrich il rosso»
Dalla realtà politica alla riflessione teologica, attraverso l’umanesimo: un’esistenza breve e intensa tutta tesa alla riforma della chiesa
Ricordare Ulrich Zwingli nel
500° anniversario della sua nar
scita significa rivisitare le origini della chiesa riformata. Mentre Lutero è ormai conosciuto
e combattuto, ecco che scoppia,
a Zurigo, un altro focolare di
riforma con caratteristiche sue
proprie. Ma chi è questo personaggio?
Chiunque osservi con un minimo di attenzione un ritratto
di Zwingli e lo confronti con
quello di Lutero, si accorgerà
subito che si trova di fronte un
volto ed un mondo diversi. Innanzitutto Zwingli è un uomo
sereno, senza crisi religiose, lontano dallo shock dell’esperienza
di Lutero. Zwingli non ìm conosciuto il convento ma unicamente l’università: da Vienna a Basilea. Mentre Lutero si tormenta nella sua disperata ricerca di
salvezza, Zwingli vive la sua vita da studente spensierato. Il
Dio di Zwingli è già misericordioso !
Zurigo, che non è la sua città,
diventerà il luogo della riforma,
una riforma «non dipendente»
da Wittenberg, anche se — lo
riconoscerà lui stesso — Lutero
è già uscito allo scoperto, vero
servitore di Cristo, un Davide
contro Golia : « Tu solo sei stato l’Èrcole che si è opposto al
pericolo. Tu hai ucciso il cinghiale romano»!
Zurigo non è Wittenberg;
Zwingli opera nel contesto di
una città libera e democratica,
senza università ma anche senza sede vescovile. In altre parole, la via per la riforma a Zurigo esige il consenso del popolo,
della città, non quello di un principe; a Zurigo la riforma è opera collettiva, c’è sempre di mezzo il popolo in ogni decisiorie.
E’, come vedremo, il consiglio
comunale I
E poi il fronte cattolico scoprirà solo quando sarà ormai
troppo tardi la vera identità del
Riformatore, giunto a Zurigo
col consenso e l’appoggio dello
stesso cardinale Schiner, un avventuriero che aveva fatto _ di
Zurigo il suo centro operativo.
Ben presto però il nuovo parroco dalle idee aperte e di grande cultura sarà chiamato Ulrich
il rosso e non solo a motivo dei
suoi capelli I
La questione del mercenariato, la violazione della quaresima
«de famose salsicce offerte dal
tipografo Froschauer), la petizione di un gruppo di sacerdoti
-al vescovo Hugo di Costanza sul
problema del celibato, porteran
no, gradualmente ma con fermezza, sulla via della riÌonì;ii
concreta. Riforma che troverà
la sua conferma nella prima disputa di Zurigo, nel gennaio
1523, convocata dal Consiglio
della città nella sala del Municipio sotto la presidenza del sindaco. Da questo momento, sarà
il Consiglio municipale a decidere i tempi e le modalità della
riforma. Se dovessi definire con
uno slogan la via riformata di
Zwingli direi; dalla realtà politica alla riflessione teologica,
attraverso l’umanesimo.
Cerchiamo ora di precisare
meglio alcuni aspetti di questa
riforma zwingliana.
Erasmo e il
Nuovo Testamento
Appena ordinato prete, a soli
22 anni, viene a contatto con la
realtà di Glarus, una cittadina
come tante altre, in cui si vive
grazie alla politica del mercenariato. I mercenari sono l’unico
export della Confederazione elvetica; ciò significa denaro ma
al tempo stesso morte, distruzione fisica e spirituale. Dopo
due campagne militari in Italia,
come cappellano militare, Zwingli rivede il suo passato e si converte. Da fedele agente del papa diventa un ferreo propagatore di un rifiuto senza condizioni del mercenariato. E’ un altro
Zwingli, e se ne accorgono presto i suoi parrocchiani ascoltando la sua predicazione; il
suo attacco a questa prodigiosa
fonte di guadagno gli crea un
fronte nemico ed è costretto ad
andarsene. Einsiedeln, famoso
luogo di pellegrinaggio, sarà per
due anni la sua nuova sede, prima di essere richiesto a Zurigo.
L’anno decisivo è però il 1516;
prima di Zurigo, dunque. E’ ad
Einsiedeln che Zwingli scopre la
centralità della Bibbia e che matura il crescente desiderio di
■« riformare » la chiesa.
Questa accoppiata ha avuto
un ruolo determinante nella formazione culturale e teologica di
Zwingli. La passione umanistica
del Riformatore esplode quando, nel 1516, Erasmo dà alle
stampe il Nuovo Testamento
greco. Da questo momento inizia un processo di studio e di
lavoro teologico irreversibile e
porterà Zwingli a superare e a
separarsi dal maestro di Basilea.
Ad Einsiedeln, dove si era ritirato dopo le reazioni alla sua
predicazione contro il mercenariato, Zwingli approfondisce lo
studio del Nuovo Testamento,
traduce le lettere di Paolo in tedesco e, con il « sola scriptura »
scopre anche il « Cristo soltanto ».
Qualche anno dopo, scrivendo
al vescovo di Costanza parlerà
di «cristianesimo rinascente»;
la riscoperta della scrittura apre
un tempo nuovo per la chiesa.
La Bibbia si
spiega da sé
Il 1° gennaio 1519 Zwingli inizia la sua predicazione nel Grossmiinster di Zurigo sul vangelo
di Matteo, capitolo dopo capitolo (è rinnovazione della ’lectio
continua’). Il suo principio riformatore è ben chiaro : « Ho
messo alla prova ogni cosa con
la pietra deU’evangelo e col fuoco
di Paolo. Dove ho trovato conformità all’evangelo ho conservato; dove invece ho riscontrato delle difformità ho escluso».
La riscoperta del principio scritturale si diffonde rapidamente
nella città e crea divisioni, interruzioni' di culti (Leo Jud, l’amico di Zwingli, era in questo uno
specialista), accuse di eresia.
La parola di Dio è l’unica autorità nella chiesa; «voi dovete
essere theodidacti, cioè ammaestrati da Dio, non dagli uomini »
(Giov. 6: 45). E questa parola
è anche chiara e certa; è l’uomo
che la confonde con i suoi cattivi pensieri. La Bibbia va letta
e capita nel suo contesto, le parti oscure interpretate alla luce
del messaggio centrale; la scrittura non deve essere smembrata a piacere; «è come se uno
volesse piantare un giardino con
un fiorellino raccolto senza radici. Non si fa cosi! Lo si pianta
col terriccio e con le radici. In
altre parole: occorre lasciare alla parola di Dio la sua propria
natura, soltanto cosi può gene
Che cosa è l’uomo? «Tu sei
uno strumento di Dio, egli esige
il tuo servizio, non la tua tranquillità»! dice Zwingli. Erasmo
infatti se ne rimarrà tranquillo
dentro quella chiesa cattolica
che aveva duramente critièato,
mentre Zwingli farà il passo decisivo della riforma.
rare un unico senso in te ed
in me»!
La parola è illuminata dallo
Spirito di Dio, «risplende nella
mente » del credente. Non basta
infatti ascoltare la predicazione:
molti l’ascoltano, ma non tutti
credono. Finché resta parola
« esterna » non è ancora parola
di Dio; occorre che lo Spirito la
renda « interna », esperienza che
si innesta nella tua vita, è come
un parto, essere partoriti alla
fede ! La parola è legata allo
Spirito; è questo legame che la
rende vivente.
Dal pulpito
alla città
Questa parola però non deve
soffocare dentro le mura; è parola per il mondo. Con ironia e
disprezzo verso i monaci Zwingli
dirà: «il culto non è uno scorreggiare dietro alle mura»! Società civile e società religiosa
sono una stessa e dialettica realtà, la chiesa e lo stato parlanò
ad uno stesso popolo. La chiesa
e lo stato devono « uniformarsi »
alla parola di Dio.
In quest’ottica, in cui la chiesa è debitrice dell’evangelo alla
città, il credente non solo può,
ma deve, se vuole annunciare e
vivere l’evangelo, impegnarsi politicamente. C’è come un filo diretto tra il pulpito e la sala consiliare : runa realtà concerne
l’altra. L’idea che il credente non
debba occuparsi di politica è un
controsenso, è una rinuncia che
paralizza l’evangelo. Che cosa ha
a che fare la politica con l’evangelo? « Moltissimo », risponde
Zwingli.
Ecco la radice della coscienza
riformata della responsabilità
della chiesa verso il mondo, l’idea di essere fermento nella società.
L’ora della
« profezia »
Alle 7 del mattino durante Testate e alle 8 in inverno, pastori
e studenti si riuniscono ogni
giorno, ad eccezione della domenica e del venerdì (giorno di
mercato), per lo studio della
Bibbia nel Grossmtinster. Dopo
la preghiera di Zwingli, uño studente legge un brano dell’Antico
Testamento nella versione latina Vulgata, poi il Ceporino legge lo stesso testo in ebraico, correggendo e precisando la versione latina; la stessa cosa fa
Zwingli con la traduzione greca
dei Settanta. Dopo questo lavoro introduttivo Zwingli sempre
in latino spiega il sig^iificato e
La vita e le opere
1484 - 1 gennaio: nasce a Wildhaus, un viüaggio contadino de!
Toggenburg.
1489-98 . Frequenta la scuoi!a a
Weesen, a Baeiiea e a Berna.
1498-1506 ■ Studia a Vienna e Basilea.
1506 - Prete a Glarus.
1510 - Primo tentativo ietlerario:
La favola del bove.
1513 - Cappellano dei mercenari
di Glarus a Novara.
1514/16 . Il labirinto.
1515 - Cappellano militare nella
campagna di Marignane.
1516 - Visita ad Erasmo a Basilea.
1516 - Novembre: lascia Glarus
per Binsiedeln.
1519 - 1 gennaio: inizia la sua predicazione al Grossmünster a Zurigo; si ammala di peste e rischia la
morte.
1522 - 9 marzo: violazione della
quaresima in casa Froschauer; 7-9
aprile: disputa con una delegazione
vescovile di Costanza; nozze segrete con la vedova Anna Reinhard;
16 aprile: Sulla libertà dei cibi (primo scritto a stampa): 2 luglio: Supplica al vescovo dì Costanza sul celibato con altri colleghi; 22/23 agosto: Apologeticus Archeteles, In cui
appare con chiarezza la sua rottura con li vescovo: 6 settembre: Sulla chiarezza e certezza della parola
di Dio; 17 settembre: Una predica
sulla vergine Maria, eternamente
pura.
1523 - 29 gennaio: prima disputa
di Zurigo; pubblica le 67 tesi ohe
contengono il suo programma di riforma; 14 luglio: Esposizione e fondamenti delie tesi o articoii (forse
l’opera più Importante e completa):
30 luglio: Sulla giustizia divina e
umana; 1 agosto: Sul modo di educare i giovinetti di buona famiglia;
29 agosto; Saggio sul canone della
messa; 26-28 ottobre: seconda disputa di Zurigo (questione delle immagini e della messa, primi contrasti con l’anabattismo nascente);
17 novembre: Una breve istruzione
cristiana.
1524 - 2 aprile: matrimonio pubblico con Anna Reinhard; 15 giugno:
il consiglio civico ordina la rimozione delle immagini dalle chiese di
Zurigo; 20 agosto: Contro Hieronymus Emser (sulla chiesa); novembre: Epistola a Matteo Albero sulla
cena del Signore; novembre-dicem
bre: soppressione del conventi: dicembre: Chi è causa di sedizione.
1525 - 15 gennaio: istituzione della pubblica assistenza ai poveri; 21
gennaio: primi battesimi di adulti,
nasce Tanabattlsmo; marzo: Commentario sulla vera e falsa religione; 26 marzo: Il pastore; aprile: Celebrazione o usanza della Cena; 13
aprile, giovedì santo, si celebra per
la prima volta la Cena del Signore
secondo li nuovo ordine liturgico;
abolizione della messa; 10 maggio:
istituzione del tribunale matrimoniale; 27 maggio: Sul battesimo, sul
ribattesimo e sul battesimo dei bambini; 19 giugno: istituzione della
f< profezia »; 30 giugno: Sul ministero della predicazione.
1526 - 23 febbraio: Una chiara
istruzione sulla Cena di Cristo; 19
maggio-9 giugno: disputa di Baden
(contro Zwingli e la sua Riforma:
Zwingli non vi partecipa per'motivi
di sicurezza; la posizione riformata
è difesa da Ecolamijadio contro Faber ed Eck).
1527 - 5 gennaio: affogamento
deU’anabattista Felix Mantz nella
Limmat; 28 febbraio: Amica esegesi
(difende la sua concezione della Cena contro Lutero); 31 luglio: Confutazione dei cavilli degli anMiattlsti.
1528 - 6-26 gennaio: disputa di
Berna; 21 aprile: primo sinodo evangelico a Zurigo.
1529 - Politica di alleanze per difendere il fronte della riforma. Zwingli membro del «consiglio segreto»;
22 aprile: « alleanza cristiana » dei
5 cantoni cattolici con Ferdinando
I d’Austria; maggio: secondo blocco economico contro 1 5 cantoni;
29 maggio: rogo di un pastore evangelico a Schwyz; 8 giugno: Zurigo dichiara guerra ai 5 cantoni cattolici; 26 giugno: prima pace di
Kappel dopo la battaglia evitata; 1-4
ottobre: disputa di Marburgo.
1530 - 5 gennaio: Strasburgo si
associa all'alleanza difensiva con
Zurigo, Berna e Basilea; 3 luglio:
Fidei ratio, la confessione di fede
inviata alla dieta di Augusta; 20 agosto: Sulla provvidenza.
1531 r 26 luglio: Zwingli minaccia
le dimissioni; luglio: Esposizione
della fede cristittna, confessione di
fede inviata al re di Francia FranceSCO I (pubblicata da Bullinger nel
1536): 11 ottobre: battaglia di Kappel dopo la dichiarazione di guerra
dei cantoni cattolici: Zwingli muore
con le armi in pugno.
l’attualità del testo. Infine, dopo
la parte scientifica ed esegetica,
Leo Jud spiega ai presenti, in
tedesco, il brano considerato.
L’ora della profezia si conclude con una preghiera. Che cosa
è «la profezia»? (1 Cor. 14: 28
sgg.). Una scuola teologica, uno
studio biblico, una predicazione? Un po’ tutto insieme. C’è
chi vuole scorgere nella profezia la futura facoltà teologica,
chi una scuola teologica per laici, ecc. Si tratta però essenzialmente di una scuola «biblica»,
lezioni pubbliche sulla Bibbia;
noi diremmo oggi: dal testo al
sermone. E’ una scuola che insegna a predicare Tevangelo. La
Bibbia va investigata, studiata
scientificamente. Lo studio teologico richiede sforzo, fatica, costanza. Infine, la Bibbia deve
essere nelle mani e nel cervello
di ogni cristiano: questo è l’obiettivo ultimo del Riformatore!
Cosi., poco alla volta, nasce la
Bibbia di Zurigo, tradotta dai
testi originali, lavoro portato a
termine nel marzo 1529!
ma che non sempre i desideri e
le proposte del Riformatore vengono accolti.
Abolita la messa, come si
struttura il culto riformato e la
cena del Signore?
Dobbiamo limitarci a due soli
accenni. Zwingli scorgeva, a partire dalla sua esperienza, i pericoli insiti nella concentrazione
liturgica in date, feste, luoghi,
uomini, perciò egli sposta sulla
comunità, cioè sulla vita delle
persone, la dinamica del culto.
La comunità diventa soggetto
del culto: qui sta la rottura con
la concezione liturgico-sacramentale della chiesa romana e la
sua diversità da Lutero.
La cena del Signore è il pasto
della comunità che obbedisce alla parola di Gesù : « fate questo
in mia memoria». Lo Spirito
« trasforma » i credenti riuniti
nel nome di Cristo. L’attenzione non è più sul pane ed il vino
ma sulla comunità.
Il culto e la cena
Zwingli si preoccupò costantemente di dare alla nuova chiesa
riformata un suo ordine liturgico. Ogni innovazione doveva
però essere approvata dal consiglio della città (e questo aveva originato il dissenso anabattista). Ciò significa non solo che
la riforma procede con lentezza
E, per concludere, bisogna ricordare che nella litur^a di
Zwingli, la confessione & peccato, che si situa dopo la predicazione e prima della benedizione, non ha le parole dell’assoluzione. La «signoria» di Dio si
manifesta anche in questo momento così delicato. Dio solo
può pronunciare il perdono. E
non ha aspettato fino a questo
momento per concederlo!
Pagina a cura di
Ermanno Geme
8
■I'I
8 ecumenismo
23 marzo 1984
Informazioni dalla Comunità
Evangelica di Azione Apostolica
STATI UNITI
Le Chiese e il Senato
Solidarietà col Lesotho
Alla fine di ottobre 1983 12 Basuto fra cui una donna, sono
comparsi davanti alla Corte Suprema di Maseru (Lesotho) per
rispondere di tradimento, sedizione e di cospirazione contro il
C^vemo. Il processo è stato aggiornato ai primi mesi dell’84 per
permettere agli avvocati di preparare la difesa.
La metà di questi accusati appartiene alla Chiesa Evangelica
del Lesotho, membro della
CEvAA, che ha assunto gli oneri
finanziari deUa difesa, rivolgendosi ad avvocati sudafricani, gli
unici in igIMnlÌÌ~faTTfr
TScÉvAA rivolge appello alle
chiese membro per svolgere una
campagna a favore di questi prigiomeri politici.
Di dilidnSfo abbiamo potuto
raccogliere notizie di fonte sicura:
Makolo Makosholo, dopo aver
lavorato per circa 15 anni a Barare (Zimbabwe) come direttore di scuola, è ritornato nel Lesotho dove ha lavorato al servizio della Chiesa Evangelica dirigendo per circa 5 anni la Scuola
Secondaria di Letsie*a Thaba Bosiu. In questa sciTola il Movimento Cristiano Studenti (MCS)
è molto attivo.
L’MCS svolge un’intensa attività fra gli studenti liceali e ginnasiali, per esortarli a prendere
parte attiva alla vita del paese
ed a Quella delle parrocchie locali. L’attività deimcs è volta
in particolare ad incoraggiare gli
studenti a manifestare la propria
fede ai compagni, ed a visitare
gli anziani e gli ammalati della
zona. Svolge dimque un’attività
di evangelizzazione ngl senso più
dell’MCo diventandone cassiere
quando Edgar Motuba ne era il
presidente. In questa veste Lea
Sebatane è membro del Comitato Esecutivo del Consiglio Cristiano. Dopo l’assassinio di Edgar Motuba, assassinio che il Governo non è mai stato in grado
di chiarire, Lea si è adoperata
per creare delle borse di studio
in memoria di Edgar Motuba a
favore degli studenti più bisognosi.
La sua attività a favore dei
giovani emarginati ed i contatti
avuti con Edgar Motuba sono
forse i motivi del suo arresto
avvenuto il 28 aprile 1983.
Il nrocesso si presenta difficile
e gli accusati rischiano la pena
capitale.
Vi preghiamo di scrivere urgentemente in termini cortesi e
rispettosi al Presidente del Lesotho (Ecc. Leaboa Jonathan - Primo Ministro del Lesotho, Masem, Lesotho) per manifestare la
nostra preoccupazione per la sorte di questi fratelli cui siamo legati nella comunione della
CEvAA.
Una circolare è stata inviata a
tutte le comunità valdesi e metodiste d’Italia (con una dettagliata documentazione sul Lesotho)
per proporre di dedicare 10 minuti di uno dei prossimi culti per
dare informazioni sulla sorte di
questi detenuti e per raccogliere
firme da inviare al Primo Ministro. Accanto a queste firme ai
culti sarebbe auspicabile che
molti inviassero lettere individuali. Il francobollo per via aerea costa 770 lire.
(Notizie pubblicate da BIP)
Leselinyana nel novembre scorso, in cui aveva parlato, fra l’altro, dei soli fondamenti per la
pace che non può riposare sulla
paura. L’incontro che abbiamo
avuto con lui ci ha profondamente impressionato. ’’Sono stato
torturato. Mai ho sentito una così forte presenza di Gesù Cristo.
Sono stato arrestato perché ho
detto la verità. So che questo fa
correre dei rischi. Gesù è stato
ucciso per averla detta a suo
tempo. Oggi non possiamo aspet.
tarci di essere risparmiati se vogliamo restargli fedeli...”. Simon
Mapetla ha ora 78 anni... ».
(Da una lettera di Marc-André
Wolff su una sua recente visita
nel Lesotho). ■.
Una ragione teologica e una
costituzionale motivano l’opposizione del Consiglio Nazionale
delle Chiese (NCCC) degli Stati
Uniti al progetto del presidente
Reagan di nominare un ambasciatore statunitense presso la
S. Sede:
Canto di Haiti
5nsig
sotho.
La signorina Lea Sebatane di
Maseru è stata molto attiva nei
movimenti giovanili della Chiesa Evangelica del Lesotho e come rappresentante di questi movimenti ha lavorato nel quadro
Rischio della verità
« ...ima delle nostre prime visite ci ha fatto incontrare Simon
P. Mapetla di Masianokeng. Qualche giorno prima era stato rilasciato dopo essere stato arrestato per un articolo apparso su
Il mio canto è un canto di amore
un amore che non ha carezze
ma che soffre InóTtd '
un amore che viene dal cuore
tutte le volte che un fucile spara,
tutte le volte che cola il sangue,
tutte le volte che muoiono degli
(innocenti.
E’ Cristo che ha ragione.
Egli ha offerto la sua vita per
(salvarci
perché la verità appaia
(dappertutto.
Un giorno forse la vedremo la
(verità,
bisogna che ciò avvenga,
affinché la nostra vita cambi.
Riuniamo il nostro coraggio e la
(nostra fede.
Se avessi un cuore grande come
(la terra
seminerei il mio amore
(dappertutto.
Darei dappertutto il mio amore
(a voi,
voi che non avete nulla,
voi che soffrite
perché non avete nulla.
Serniniamo la conoscenza
affinché fiorisca la vita.
Cerchiamo il sole,
cantiamo l’amore,
cerchiamo la verità,
cantiamo l’amore,
per una vita migliore!
Kiki Wainwright
« Teologicamente crediamo che
ciò perpetuerebbe Terrore medioevale consistente nel ritenere
che la Chiesa di Cristo (o qualsiasi chiesa) sia o possa appropriatamente essere un potere
temporale. Il fatto che 106 nazioni siano ancora coinvolte in
un protocollo diplomatico che fa
sopravvivere il Medio Evo non
è una buona ragione perché gli
Stati_ Uniti si sentano obbligati
ad aiutare che esso si perpetui.
Come cittadini crediamo che
il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti proibisce al governo di dare un riconoscimento diplomatico ad
una chiesa — qualsiasi chiesa —
dal momento che ciò la eleverebbe ad una posizione unica di
prestigio per ciò che riguarda
l’influenza formale in campo civile, una posizione non condivisa dalle altre ».
La dichiarazione precisa che, al
contrario dell’opposizione che
un simile progetto incontrò nel
1951, la presa di posizione del
NCCC non è improntata ad un
sentimento anticattolico ma, si
muove nella piena fraterna collaborazione con la Conferenza
cattolica negli Stati Uniti e nel
pieno rispetto della persona del
papa.
La novità di questa dichiarazione è che essa è stata rilasciata alla Commissione Esteri del
Senato degli Stati Uniti. Lo annuncia una circolare dell’Associazione « Americans United »
per la separazione tra Stato e
Chiep sottolineando l’importante vittoria riportata dall’ondata
di protesta suscitata dall’annuncio del presidente Reagan: la
Commissione Esteri del Senato
è stata indotta a bloccare la nomina e ad aprire un « hearing »,
un’udienza, alla quale hanno par
Nuova Zelanda: primo
moderatore Maori
(Soepi) — Avvenimento storico per la Chiesa Presbiteriana
della Nuova Zelanda: l’ultima Assemblea generale ha eletto moderatore il pastore Tame Heihei
Takao. Egli è il primo Maori ad
accedere ad una carica cosi importante nella Chiesa della Nuova Zelanda nei 140 anni della sua
storia. I Maori rappresentano il
^°/o della popolazione e lottano
ipfer^l riconoscTmentò del loro
diritti: ad es. soltanto, il .5% del
territorio appartiene a lo^n.
vaméT’akao è un ùoinó^di punta della sua tribù. Agricoltore di
professione è stato anziano nella sua comunità per parecchi anni, frequentando anche degli studi nelle Filippine sotto l’egida
del Consiglio cristiano dell’Asia.
Egli ha quindi deciso di diventare pastore e dopo un primo anno di studio gli è già stata affidar
ta una comunità. Consacrato pastore (anche qui il primo Maori
UasiOTc) ecco che^bito gli vie^
ne affidata la massima responsabilità nella chiesa.
Questa nomina molto probabilmente avrà una grande influenza sulla vita della chiesa per
la crescita di una società bicultu^16, sia alTintemo~deirà TJhiesa
I^biteriana che nella realtà sociale della Nuova Zelanda.
Echi dal mondo
cristiano
trovano circa 400 bambini-soldati.
a cura di Renato Oofsson
pitale delTOlanda saranno chiuse. Il Consiglio centrale delle
Chiese della città ha deciso —
vista la c(iininuzione del numero
dei membri^ di rlestlnarp IFi P.
difici di culto ad altro sf.gpn E’
stato notato che Ìè22chi^ restanti sono ampiamente sufficienti alle necessità delle due chiese
che collaborano fra loro: la Chie.
sa Riformata-olandese a ig, (ihip.
sa RffiirinatajieJlIOl^^. Lo stato degli edifìci ed il costo delle
manutenzioni saranno decisivi
per determinare quali di questi
edifìci verranno venduti.
Secondo l’organizzazione Anàhità decine di migliaia di bambini sono stati strappati alle loro
famiglie e sottoposti ad un vero
e proprio lavaggio del cervello
per dare loro il « gusto del martirio ». Sono poi stati inviati sul
fronte per aprire la strada ai
soldati attraverso i campi minati.
ti dalle autorità di « minaccia alla sicurezza nazionale» perché
hanno studiato la possibilità di
una riunificazione delle due
Coree.
Il Consiglio nazionale delle
Chiese suppone che il regime sudcoreano voglia mettere a tacere
l’Istituto con attacchi di questo
genere. Questo Istituto negli anni scorsi si era messo in evidenza per le sue inchieste approfondite e critiche sullo sviluppo socio-economico della Corea del
Sud e sulla situazione dei contadini e degli operai.
L’86% degli interrogati desidera ricevere una formazione professionale in Irak e Torganlzzazione umanitaria si è impegnata
a creare gruppi di educatori e
psicologi volontari. Il 4% desidererebbe essere avviato in paesi pronti ad accoglierli dove ricostruirsi una vita normale. Anàhità cerca dunque delle famiglie
disposte ad accoglierli ed aiuti
finanziari per realizzare questi
progetti.
Corea del Sud:
dirigenti arrestati
Uruguay: perché non
farlo insieme?
Iran-Iraq: appello
per i bambini-soldati
Olanda: saranno
vendute 15 chiese
(Soepi) — Più di un terzo delle 37 chiese protestanti della ca
(EPD Zurich) — E’ giunta notizia che il 30 dicembre scorso 3
dirigenti dell’Istituto cristiano
per gli studi sulla giustizia e sullo sviluppo sono stati arrestati
e che da quel momento sono sottoposti ad interrogatori per mezzo della tortura. Il Consiglio nazionale delle Chiese, che lancia
un appello, precisa che i proff.
Lee Young-Hee e Kang Man-Kil
ed il past. Cho Seung-Hyuk, direttore del stituto, sono accusa
(Soepi) — Sono circa 1.500 i
bambini-soldati iraniani prigionieri delTIraq in età fra i 12 e
18 anni. Alcuni di loro sono prigionieri ormai da 39 mesi e Khomeini rifiuta di lasciarli tornare in Iran perché hanno commesso il crimine inespiabile di
non essere morti martiri per Allah. Per la seconda volta di quest’anno l’organizzazione umanitaria Anàhità si è recata nel campo di Ramadi nell’Iraq dove si
(SPR) — La Mesa Vaidense
nella sua seduta del dicembre
scorso ha esaminato con attenzione un progetto presentato
dalla comunità di Paysandù: la
creazione di un foyer per gli studenti della regione. Considerando però le buone relazioni esistenti localmente con altre chiese e coscienti che il problema
della gioventù è una delle prime
preoccupazioni di tutte le chiese, la Mesa ha sollevato la domanda: perché non fare questo
foyer con la collaborazione di
tutte le chiese su piano ecumenico? Si è così deciso di sondare
tecipato con posizione unanime,
oltre a] rappresentante del NCCC
anche i rappresentanti dell’« Americans United », del Baptist
Joint Committee, della Southern
Baptist Convention, degli Avventisti del 7” giorno, dell’Unione
per le Libertà civili in America,
della Church of Christ, della National Association of Evangelicals.
L’atteggiamento dei senatori,
informa la circolare dell’« Americans United », era inizialmente
molto chiuso e la battaglia non
si presentava certo facile. Ma
qualcosa è cambiato durante la
giornata del 2 febbraio, man
mano che i rappresentanti di
chiese e organismi civili depo
nevano davanti alla Commissione. Un senatore disse di non
aver udito molta opposizione
contro la nomina dell’ambasciatore. Gli rispose il Dr. Jimmy
Draper, presidente della Southern Baptist Convention, dicendo che se non aveva udito opposizione voleva dire che o non
stava a sentire o non era onesto.
Alla fine dell'udienza il sen.
Jesse Helms (democratico, N.C.L
di solito contrario alle tesi delT« Americans United », si disse
favorevole ad arrestare la nomina dell’ambasciatore per rendere possibili altre udienze e una
discussione a fondo del problema in una sede pubblica.
La circolare dell’« Americans
United », nel caratteristico stile
dell’organizzazione politica americana. termina con una serie di
pressanti indicazioni pratiche
per chiunque partecipa alla campagna: telefonare e scrivere al
presidente e ai membri del Congresso; chiamare e richiamare il
proprio senatore e manifestargli la propria opposizione; scrivere e telefonare ai membri della Commissione finanziaria che
dovrà discutere del finanziamento dell’ambasciatore presso il Vaticano e che terrà udienze a sua
volta; scrivere lettere al presidente Reagan per fargli percepire la vasta opposizione presente nel paese.
prima queste possibilità di cooperazìone ecumeniche.
La visita del papa al
Consiglio Ecumenico
(One World) — Il programma
del viaggio di Giovanni Paolo II
in Svizzera prevede la visita al
Consiglio Ecumenico delle Chiese per il fine pomeriggio del primo giorno. Il viaggio avrà luogo
tra il 12 e il 17 giugno. Il papa e
il segretario generale Philip Potter parleranno in un culto ecumenico nella cappella del (lentro
ecumenico. Sono previsti anche
incontri privati tra il papa e i
responsabili delle organizzazioni ecclesiastiche internazionali
che hanno la loro sede presso
il CEC.
Il progetto di visita a Ginevra
per il 1981 era stato cancellato,
come è noto, a causa dell’attentato che il papa subì nel maggio
dello stesso anno. L’unica precedente visita di Un papa alla sede
del CEC fu quella di Paolo VI
nel giugno del 1969.
Bossey: « Confessare
Cristo oggi »
(One World) — Il programma
dell’Istituto ecumenico di Bossey, Svizzera, per Testate 1984
inizia questo mese con un seminario di dieci giorni sul tema
« Confessare Cristo oggi — L’attuale dimensione ecumenica della Dichiarazione teologica di Barman 1934 ». Nuovo direttore dell’Istituto ecumenico è Adriaan
Geense, olandese, che succede a
Karl Hertz.
)»(■
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23 marzo 1984
cronaca delleValli 9
VILLAR PEROSA: DAVANTI Al CANCELLI DELLA FIAT
L'ora della solidarietà
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Martina
]\ÌOT*CilÌtà Un’intervista al past. Bruno Rostagno, a fianco degli operai in lotta SÌ © dÌmOSSO
E’ esplosa a Luserna ed in Val
Pellice la « questione morale ».
Un giornale solitamente prudente, dell’area liberale, « Il Pellice »
è sceso in campo e, con articoli
€ vignette, attacca duramente il
cosiddetto «clan » dei Martina
cioè il sindaco di ~EusèrnaT^Bènf'
to, e suo fratello Celeste, presidente del comprensorio di Pinerolo e consigliere provinciale.
Si rimprovera a questo clan di
aver utilizzato le cariche politiche per fini personali e di affari.
Le critiche appaiono documentate e perciò non c’è nulla da
> aggiunger e.
Senonché in un articolo recente
di quel giornale appare evidente
10 scopo di tutto questo: arrivare
11 più presto possibile a nuove
• elezioni amministrative in quel
di Luserna per ottenere l’affermazione di una lista diversa, magari patrocinata dallo stesso periodico. Al clan precedente si sostituirebbe un nuovo gruppo di
potere legato a piccoli industriali della jwjta che m questo periodo si sono dati molto da fare
per crearsi consensi tra gli „5gortni.^ Purtroppo questo gruppo
non ci ha ancora fatto sapere cosa pensa in merito alle questioni sociali e urbanistiche dT~TXP
sema. Forse è presto pefchele
èTezi'oni non sono poi così vicine...
Dobbiamo però constatare che
la giusta critica al clan del potere di Luserna si limita a mettere
in questione l’atteggiamento peggiore di queste persone. Per cambiare radicalmente occorre essere capaci di criticare il meglio e
non solo il pepgio.
.4 criticare il peggio son tutti
buoni, ma questo porta scarsi
risultati.
Poiché la moralità è la coerenza tra valori e vita e la coscienza
del loro disaccordo (cioè per dei
protestanti la coscienza del nostro peccato), ci aspettiamo che
dalla questione morale che investe un paese della Val Pellice, si
esca non con un cambiamento di
formule, ma con la chiara consapevolezza di quello che si vuole. « Vogliamo questo e non quello »: devono dire quanti vogliono
trovare delle soluzioni. Una politica che assuma la moralità come elemento centrale deve saper
scegliere tra comportamenti contrapposti. Deve saper tagliare e
dividere la gente sugli scopi finali, e non creare solo unità sulla
critica al peggio. La moralità in
politica è scelta.
C’è invece anche tra gli oppositori da sempre del clan del potere una tendenza alla omogeneizzazione sulle scelte positive che
si possono e si debbono fare. Il
criterio della scelta e della contrapposizione non sembra essere il criterio dominante per la
proposizione di un'alternativa. In
fondo si tratta solo di evitare le
deviazioni del potere, non di modificare il modo stesso di gestire
il potere locale. Per questo non
si può essere ottimisti sul futuro.
Giorgio Gardiol
La zona la chiamano "Siberia”
perché al mattino d’inverno fa
un freddo cane. Così siamo tutti
dentro il prefabbricato metallico,
posto davanti ai cancelli chiusi.
E’ domenica. Si ricostruiscono i
fatti tra im caffè e una partita
a carte. Ancora una volta Guido
Peyrot, 35 anni del Consiglio di
fabbrica spiega, a chi arriva, la
situazione. Ma oggi non ci sono
novità. A quasi cento giorni dall'inizio della "resistenza" al padronato, alcuni hanno accettato
l’offerta di andare a lavorare a
Rivalla, altri ci stanno pensando
seriamente.
« La tecnica della direzione ■—
spiega un giovane operaio — è
quella di dividerci, stancarci, logorare la nostra pazienza ». Nel
1961 gli occupati in Valle erano
più di ottomila, alla fine del 1985
se si dovesse realmente smantellare la FIAT si arriverebbe a malapena a duemila posti di lavoro.
Da insediamento industriale di
tutto rispetto, la Valle sta diventando una zona povera da cui
bisognerà nuovamente emigrare.
Abbondano già i reperti delTarcheologia industriale. Insediamenti nuovi non se ne fanno.
Con l’aria che tira si può di nuovo accentrare la produzione dopo
gli anni.del decentramento.
Parliamo di queste cose con
Bruno Rostagno, pastore valdese
a Villar Perosa. Anche lui, con
tanti altri, ha vissuto da vicino la
vicenda tuttora in corso della
FIAT.
L’impegno a resistere .allo
smantellamento della FIÀt di
Villar è stato condiviso dalle due
chiese: cattolica e valdese. Quali sono i primi motivi di questa
tua scelta?
« C’è in atto im disegno di
smantellamento economico della
Valle che colpisce tutta la popolazione e quindi anche le nostre
chiese. Se lo stabilimento FIAT
chiude c’è il rischio che a catena
chiudano anche altre industrie
più piccole ad essa collegate. Si
tratta dunque di arrestare questa tendenza verso la drammatica riduzione dei posti di lavoro
in Valle. Un altro motivo è legato
al fatto che la nostra chiesa non
ha poteri, non ha molti mezzi
economici ma può parlare, può
essere parola di quelli che non
hanno parola. Su tutta questa
vicenda c’è stato un silenzio
stampa quasi assoluto ed è ovvio
che senza un’informazione capillare, obiettiva, le cose non possono cambiare ».
Ma la chiesa nel dare voce a
chi non ha voce non rischia di
sostituirsi ai tradizionali canali
della classe operaia?
« Non è di Questo che si tratta.
La chiesa non vuole fare la parte
del sindacato che ha il compito
di rappresentare gli interessi degli operai nelle trattative con
l’azienda. Noi non siamo i rappresentanti dei lavoratori, però
è anche vero che tutto quello
che i lavoratori intraprendono
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attraverso i sindacati può avere
maggiore efficacia solo se c’è un
interesse nella popolazione. E su
questo punto le chiese possono
fare molto ».
La chiesa, in questo caso, diventa cassa di risonanza per gli
obiettivi occupazionali delta classe operaia?
« Credo che si potrebbe avvicinare il compito delle chiese a
quello degli Enti locali il cui interessamento per sbloccare la situazione è determinante anche
perché il problema non tocca soltanto i 390 operai colpiti ma tutto il tessuto sociale del territorio. Chiese e Enti locali hanno come interesse primario la vita dell’uomo, il rispetto dei suoi diritti
fondamentali. In Questo senso
c’è una, convergenza di impegno »'.
Da cosa è sorta la solidarietà
delle chiese verso gli operai che
oggi si oppongono allo smantellamento della FIAT in Valle?
« Direi che l’intervento delle
chiese ha avuto un’origine diversa dal solito. Non sono state le
chiese che per un’iniziativa comune hanno deciso di prendere
posizione su questi fatti, ma l’intervento della chiesa è stato richiesto dagli stessi rappresentanti dei lavoratori. Insomma tutto
è nato da una sollecitazione della
base nei nostri confronti. Quando poi ci siamo incontrati non
abbiamo avuto valutazioni diverse sulla drammatica situazione,
per cui ci siamo impegnati a manifestare la nostra solidarietà ai
lavoratori e a dare la maggiore
pubblicità possibile a questa lotta. Personalmente non nascondo
la mia ammirazione per quei sacerdoti come don Buffa o don
Galea, parroco di Villar Perosa,
che sono stati pressoché sempre
presenti davanti ai cancelli della
fabbrica ».
E’ troppo dire che siamo di
fronte ad un ecumenismo pratico, di segno sociale e di respiro
profetico?
« Non penso che questa vicenda costituisca qualcosa di totalmente nuovo. Anche nel passato,
cattolici e valdesi, si sono trovati
insieme per azioni di solidarietà.
Questa nostra esperienza non va
esaltata quasi a voler dire che
ormai Tunità della chiesa è cosa
fatta. Diciamo pure che ci sono
situazioni in cui è realmente possibile vivere l’unità, vivere come
chiesa indivisa, richiamandosi allo stesso Evangelo, alla stessa
attenzione verso chi è più indifeso. In questo caso sarebbe una
bestemmia parlare di divisione
della chiesa. Però non dimentichiamo che questi sono momenti
particolari che ci possono ecumenicamente stimolare ma che
non tolgono nulla alla serietà del
dissenso tra le due chiese. Ci possono essere altre situazioni in
cui invece affermare le differenze
tra le chiese può essere utile alla
chiarezza della testimonianza ».
Schierarsi oggi dalla parte de
gli operai contro lo smantellamento economico, occupazionale,
vuol anche dire, domani, essere
in prima fila nei processi di trasformazione di questa società
profondamente ingiusta?
« Le due cose, ovviamente, sono collegate. E’ pur sempre una
determinata espressione della
chiesa quella che è stata presente davanti ai cancelli della fabbrica. Mi auguro che diventi l’impegno di tutta la chiesa. Circa
la trasformazione della società
ognuno può avere le sue valutazioni. Non penso che la chiesa
possa trasformarsi in forza politica. Quando parliamo, come
credenti, di trasformazione delja
società non parliamo di qualcosa
di definitivo e globale. Finché viviamo in questo mondo che è il
mondo dell’ umanità vecchia e
non è ancora il mondo della nuova creazione qualunque trasformazione della società sarà ima
trasformazione parziale. Il compito della chiesa non è quello di
realizzare trasformazioni politiche o sociali ma con la sua predicazione può essere una forza
spirituale che spinge verso queste trasformazioni. La chiesa non
è l’unica forza umana in grado
di costruire una società più giusta ».
Una solidarietà senza trionfalismi. Un’azione concreta nella
speranza che la FIAT riveda la
sua posizione e che lo stabilimento, modernissimo, resti dov’è.
Mentre il ni ornale arriva in edicola dovrebbe svolgersi un_ incontro tra sindacati e direzione
FIAT. « Tutto sommato — dice
Peyrot del Consiglio di fabbrica
— chiediamo soltanto di lavorare
per poter vivere e di non essere
trattati come oggetti che si possono spostare o gettare qui e là ».
a cura di Giuseppe Platone
Con 17 voti su 19 (2 schede
bianche) il Consiglio comunale
di Luserna S. Giovanni, riunito
il 19 marzo, ha accettato le dimissioni presentate dal Sindaco,
Benito Renato Martina, in segnifò'alla denuncia operata dal
settimanale «Il Pellice» di utilizzo di materiale del Comune
per affari privati.
Il Sindaco non era presente:
con una lettera ai consiglieri ha
giustificato l’assenza, ribadendo
la propria buona coscienza e la
correttezza tenuta nella gestione della cosa pubblica, ed annunciando che avrebbe provveduto a tutelare la sua persona
nelle sedi opportune contro la
campagna di stampa dai toni
scandalistici condotta contro di
lui.
I gruppi di minoranza (PCI,
PSI, PRI) per altro hanno rilevato come « l’incidente » nel quar
le è incappato iljmaestro Marti- •
na non sia che l'ffltifnò episodio
3T"una serie, già ripetutamente
denunciata in Consiglio comunale, che denotava una commistione tra interessi pubblici e
privati, nel gestire il Comune a
mo’ di feudo personaìiT ^
« Manina m qùSti anni ha
Solidarietà con gii
operai delia Fiat
Nella seduta di sabato 17 marzo. Il
Concistoro ha approvato il seguente ordine del giorno: ■■ Il Conoistoro della
Chiesa di Villar Perosa esprime tutta
la sua preoccupazione per ia situazione che si è venuta a creare in seguito
alla decisione delia Direzione FIAT di
chiudere lo stabilimento di Villar Perosa. Auspicando che questa decisione
possa essere modificata, approva l'iniziativa del Pastore Rostagno in solidarietà con gli operai dello stabilimento ».
regnato su Luserna» ha detto
ring. Chiabrando (PSD, osservando come, sotto la parvenza
di uba coalizione tra diverse
forze politiche (DC, PSDI, PLI),
si nascondesse sostanzialmente
un monocolore democristiano
che ha soffocato ogni forma di
dibattito politico.
Il Gruppo democristiano, rifiutando ogni tentativo di strumentalizzazione dell’episodio, affermando la propria estraneità
ai fatti, ha' ringraziato Martina
per aver guidato Famministrazione di Luserna San Giovanni
per 19. anni e ne ha accolto le
dimisrionìcome gesto responsabile.
L’opposizione, non credendo
possibile che la giunta fosse all’oscuro di quanto accadeva in
Comune e quindi ritenendola
corresponsabile della gestione
«monarchica» degli affari pubblici, ha chiesto le dimissioni
dell’intero esecutivo.
Difficilmente le richieste dei
gruppi di sinistra saranno accolte dalla maggioranza: nei
prossimi giorni si vedrà un avvicendamento sulla poltrona di
Sindaco, frutto di accordi interni al gruppo D.C.
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10
10 cronaca dellel^Ui
23 marzo 1984
DAI COMITATI PINEROLESI PER LA PACE
Cara magna Linota,
la posizione del nostro sinodo
(1982) sul problema del disarmo
unilaterale io l'avevo capita e mi
pareva giusta. Pensavo che come
cristiani dovevamo fare noi il
primo passo e non aspettare che
gli altri. Ora, attraverso
l’Eco, dei bravi valdesi e dei bravi teologi dicono che è tutto
sbagliato, gli altri sono gli atei,
t cattivi, e noi con i nostri amici
americani siamo bravi cristiani e
quindi dobbiamo armarci ver
«salvare» la pace, chi non la
pensa così è pagato dalla Russia,
eccetera.
Queste cose non le dicono solo
i valdesi conservatori, ma anche
dei socialisti; puoi vedere come
esempio la risposta del presidente^ del consiglio al nostro sinodo.
E’ vero che il socialista Pertini
parla in^ modo diverso da molti
socialisti, anche nostrani, ma il
socialismo di Pertini purtroppo
non è maggioritario in Italia.
La mia paura è che anche il
nostro sinodo cambi idea. Sono
tanti, secondo te, i valdesi, socialisti e conservatori, che hanno
dei beni materiali da difendere,
per cui pensano che sia più giusto armarsi per difendere la pace che disarmarsi?
Per me non ha più importanza
perché ormai sono vecchio, ma
mi dispiacerebbe perdere quei
pochi punti d’aggancio che abbiamo con i giovani, che come dice
Pertini, non sono «strumentalizzati », ma preoccupati per il loro
avvenire; e poi perdere la faccia
mi dispiace, sia come socialista,
sia come valdese.
Saluti e auguri per la tua rubrica.
Barba Melicou
Caro barba Melicou,
prima di tutto grazie della tua
lettera. Da tm po’ di tempo non
mi scriveva più nessuno e cominciavo a pensare che il mio angolo
ricorda la posta del cuore sulle
riviste femminili ed è un po'
troppo banale e terra-terra per
un giornale serio.
Sugli argomenti di cui parli ho
pensato parecchio prima di risponderti, e non sono sicura di
riuscire a spiegarmi, forse perché non ho le idee abbastanza
chiare.
Prima di tutto, c’è il discorso
sulla pace e sulla guerra giusta.
Io credo che oggi parecchi vaidesi preferirebbero combattere
che subire un’invasione russa, e
non mi sento certo di giudicarli.
Già mezzo secolo fa, all’unione
giovanile, ci domandavamo se,
venuto il momento, avremmo seguito l’esempio dei valdesi di Ca
labria e dei primi ugonotti che
si lasciavano massacrare senza
resistere, o quello di Gianavello
e dei suoi banditi.
Poco dopo abbiamo dovuto
scegliere anche noi: era giusto
combattere il fascismo con le armi? Non eravamo in ogni caso
complici del male, sia ammazzando, sia lasciando che fossero gli
altri ad ammazzare mentre noi
stavamo a guardare? E in guerra
che cos’altro puoi fare per fermare qualcuno se non ammazzarlo?
E se combattevamo i fascisti,
non era anche nostra la colpa degli ostaggi che fucilavano e dei
paesi che bruciavano per rappresaglia?
Quasi tutti i nuei amici hanno
scelto allora le armi come GianaveUo, ma senza essere sicuri al
cento per cento di aver fatto la
cosa giusta, e l’episodio di quel
periodo che ricordo con più gioia
è la notte deU’aprile 1945 in cui
il partigiano messo di guardia
per avvisare quando i tedeschi
avrebbero cominciato la ritirata,
in modo da poterli attaccare di
sorpresa, fece finta di non vederli per la nebbia, perché quei poveretti che scappavano gli facevano pena.
Ormai siamo tutti convinti che
la pace è l’unica scelta giusta e
ragionevole; è finito, spero per
sempre, il tempo in cui fin dalla
prima elementare ci volevano far
ammirare le armi lucenti, gli
eserciti in marcia e gli eroi vittoriosi. Adesso la discussione è
fra chi vuole la pace rifiutando
qualsiasi arma, chi rifiuta solo le
armi atomiche come fine della
vita sulla terra e chi pensa che
andare in giro disarmati, o meno armati degli altri, sia un invitare gli altri a fare i prepotenti.
A me pare che nessuna di queste tre posizioni sia compietamente sbagliata; pronrio per questo la scelta non è facile.
Io personalmente sono d’accordo con te, con la posizione del
nostro sinodo e con i giovani pacifisti. Sono felice che tanti ragazzi si siano impegnati a cercare
la pace: con il loro entusiasmo
ci insegnano a non rassegnarci
alle cose come stanno, a darci da
fare sul serio i«r cambiarle. Invece noi vecchi possiamo forse
aiutarli a continuare dopo le prime delusioni. E’ come accendere
un fuoco di legna: i giovani sono
i ramoscelli che divampano subito, noi siamo i ceppi contorti che
fanno fatica a prendere, ma tengono il calore a lungo. Ma soprattutto dovremmo aiutarli a
non vedere tutto in bianco e
nero, a capire che le cose sono
quasi sempre più complicate di
quel che sembrano a prima vista,
a non condannare come cretino
o in malafede chi la pensa diversamente. Proprio per questo
l’unica parte che non mi piace
della tua lettera è quella in j:ui
mi pare che tu ragioni proprio
come quei bravi valdesi che accusi, se pensi che debbano per forza essersi venduti al capitalismo
americano. Che razza di pacifisti siamo se non sappiamo rispettare, non dico i nostri nemici,
ma chi non se la sente di rinunziare alle armi? Mi sembra però
che sia chi accetta i Pershing,
sia chi li rifiuta faccia spesso una
certa confusione. E’ chiaro che
all’ovest come all’est ci sono persone che difendono solo i loro
interessi, e fa parte delle nostre
decisioni umane stabilire da che
parte i potenti sono più cattivi,
chi sono i primi nemici da combattere, e con quali armi, se i
missili siano più efficaci o più
pericolosi. Sono scelte importanti e necessarie, di cui siamo responsabili. Tutt’altra cosa è affermare che, di fronte a tutti i
potenti, noi non confidiamo nell’arco, nella spada o nel missile,
ma soltanto nella pazza scelta
dell’amore e della pace. E ancora più difficile è vivere questa
scelta. Io, quando i giovani mi
hanno chiesto di firmare l’impegno che dice: « Per l’amore che
nutro verso l’umanità e la natura, io dichiaro di voler vivere
senza alcuna difesa di armi nucleari per non essere complice
della possibilità che tutto sia distrutto in pochi istanti da una
guerra atomica », l’ho firmato con
un po’ di timore, domandandomi
fino a che punto saprei davvero
rinunziare a difendere con qualsiasi arma ouel che mi sta a cuore. Temo che in certi casi, per
esempio vedendo torturare persone che amo, schiaccerei, potendolo, il bottone per far partire un missile.
Contro i missili
In occasione del 17 marzo 1984,
giorno in cui diventano operativi i missili a testata nucleare installati a Comiso, il movimento italiano per la pace ed il disarmo ha indetto su tutto il
territorio nazionale una serie di manifestazioni organizzate a livello locale.
Queste manifestazioni vogliono richiamare l’attenzione delle istituzioni
sulla gravità delle scelte finora operate
dagli organi di governo, scelte che non
hanno tenuto in nessun conto il sempre più ampio movimento di opinione
che ha espresso un netto rifiuto a questa politica di riarmo.
Questo rifiuto è stato evidenziato
dalle due manifestazioni nazionali svoltesi a Roma nel 1981 e nel 1983, dal
referendum autogestito dai comitati
per la pace, daHa presenza costante di
pacifisti nel campo intemazionale di
Comiso, mettendo in risalto la grande
scollatura che si è andata delincando
tra paese reale e organi di governo.
Il movimento per la pace :
— Esprime una opposizione netta
alla presenza di armi nucleari sul territorio nazionale ed in ogni paese del
mondo;
— Rifiuta l’uso della forza e della
violenza per risolvere le controversie
tra gli stati;
— Si considera un movimento
non allineato ehe lavora alla dissoluzione dei bloeehi politico-militari, in cui
si individuano le cause dello sfruttamento del Nord sul Sud del mondo,
deUa corsa agli armamenti, dei conflitti e delle molte oppressioni politiche esistenti.
Il movimento per la pace in Italia
è nato e cresciuto a partire dal « No
ai missili a Comiso » e su questo
obiettivo centrale in questi anni milioni di persone si sono mobilitate. L’installazione dei missili deve quindi essere vista soltanto come una sconfitta
parziale che poteva forse essere evita
SAN GERMANO
Io voglio scegliere la pace e _ _
l’amore, ma non so quanto reai- |VA|JCOO
mente sarò capace di pagare per
questo. Per me il grosso problema è qui, non nella possibilità di
perdere la faccia se il Sinodo decidesse di proclamare la guerra
santa. Per grazia di Dio, le crociate le abbiamo conosciute più
come vittime che come persecutori. Perfino dopo la prima guerra mondiale, invece di un bel monumento agli « eroi caduti », abbiamo preferito costruire un convitto per i loro orfani. Spero proprio che il Signore ci aiuti a continuare così.
Ti saluto e ti ringrazio.
presto aperto
magna Linota
CONCERTO A PINEROLO
Donne in musica
Ambra Noè, già conosciuta a
Pinerolo, ha dato nuovamente
modo di far apprezzare le sue
doti vocali e la sua perizia nell’interpretare composizioni liederistiche.
« Donne in musica »: sta diventando tradizionale a Pinerolo l’appuntamento al principio
di marzo con un concerto di
buona musica offerto da giovani concertiste, in occasione della
giornata mondiale della donna.
Puntualmente, domenica 11
marzo quattro coppie di ragazze si sono esibite nel Tempio
valdese di fronte ad un numeroso ed attento pubblico, che
con caldi applausi ha dimostrato il proprio apprezzamento per
le esecuzioni e per l’iniziativa,
quest’anno patrocinata dall’assessorato alla cultura del Co.
mune e dall’Istituto « Gorelli ».
Vario ed interessante il programma: hanno iniziato le sorelle Roberta ed Irene Rista
(violino e pianoforte), che hanno p^resentato una « Invenzione »
di F. Bonporti, musicista della
prima metà del XVIII secolo.
Con un salto al ’900, le sorelle
Anna ed Alberta Revel hanno
eseguito due composizioni per
pianoforte a quattro mani: « Ma
Mère l’oye » di M. Ravel e la
« Sonata » di F. Poulenc, composizione quest’ultima la cui buona esecuzione ha particolarmente scosso l’uditorio per i forti ed
inconsueti toni e per la sua difficoltà.
La Serenata op. 8 di L. van
Beethoven per flauto e pianoforte è stata eseguita da Nadia
Tonda-Roch ed Elena Buttiero
con molta precisione ed espressività.
Come le sorelle Rista, per il
terzo anno consecutivo si sono
presentate all’appuntamento con
« Donne in musica » Ambra Noè,
mezzosoprano, ed Anna Èva Jahier che l’ha accompagnata al
pianoforte. Sei Lieder in programma, di G. Mahler, R.
Strauss, C. Debussy, G. Fauré e
Claudio Morbo, giovane compositore pinerolese.
« Donne in musica » è ormai
un appuntamento tradizionale,
ma è anche una delle rare occasioni in cui a Pinerolo è possibile ascoltare buona musica: sarebbe bello invece si inserisse
come fiore all’occhiello di un calendario più fitto di appuntamenti musicali.
Come gli anni passati, al termine del concerto si sono raccolte offerte destinate ad opere
di solidarietà: quest’anno la
somma raccolta è stata devoluta
ad un centro di assistenza per
ragazze-madri nel milanese.
Alcuni mesi fa sono apparse
sul giornale le recensioni degli
opuscoli pubblicati dal Museo
della montagna con la collaborazione della Provincia di Torino, riguardanti alcuni nostri
Musei.
Recentemente è stato anche
contattato il Museo valdese di S.
Germano e pensiamo che presto
sarà pronta un’analoga pubblicazione.
Poiché il Museo è attualmente ancora in fase di allestimento,
l’opuscolo intende presentarne
l’impostazione e i temi trattati,
che come è noto riguardano principalmente il lavoro femminile
nei campi, neH’industria e nella
casa.
Dopo la sistemazione dei locali ed il restauro del materiale
raccolto, abbiamo già delineato a grandi linee l’impostazione
museale e stiamo ora studiando nel dettaglio l’esposizione e
la grafica dei vari settori.
Prosegue inoltre parallelamente il lavoro di ricerca sulla storia, le attività e la vita della zona, che viene in larga parte utilizzato per la documentazione
del Museo stesso.
ta con un diverso e maggiore impegno
in Parlamento.
Vogliamo ribadire la centralità della
lotta contro i missili di Comiso — ormai con l’obiettivo della loro deinstallazione —, ricordando che essi rappresentano un grave attacco alla democrazia dato che il loro utilizzo è sottratto a qualsiasi possibilità di decisione o controllo da parte del popolo e
del Parlamento.
I comitati per la pace intendono promuovere alcune iniziative e principalmente le seguenti;
1) Una proposta di legge costituzionale per l’indizione di un referendum popolare straordinario sulla installazione a Comiso o su altre parti del
territorio nazionale di missili a testata
nucleare.
2) Una campagna di denuclearizzazione del territorio da effettuarsi tramite delibera dell’ente locale di riferimento (comuni, province, regioni, ecc.).
Chiediamo ai Partiti Politici e agli
Enti Locali un attivo e concreto sostegno a favore di tali iniziative che sono
il segno deRa volontà popolare di partecipare in prima persona a questo tipo
di scelte.
Chiediamo inoltre una maggiore
attenzione, soprattutto da parte degli
organi di informazione, verso tutte le
iniziative sui temi della pace, dell’autodeterminazione dei popoli, dell’obiezione di coscienza che avranno luogo nel
pinerolese.
GLI HANDICAPPATI
NON DEGRADANO
Il Gruppo dì Base per 1 diritti degli
Handicappati, In seguito airincontro avvenuto in comune la sera del 23 febbraio 1984, avente per aggetto la comunità di via Puccini, incontro al quale erano presenti alcuni membri del
Gruppo, sente la necessità di intervenire su alcuni aspetti sorti in seguito
a tale incontro.
Innanzitutto esprime ia convinzione
che alla base della protesta di un gruppo di abitanti della zona non sia tanto
il disturbo arrecato dalle grida di Gianni, quanto la presenza della comunità
stessa nella via, quale causa di • degrado » del borgo.
Il Gruppo non condivide la posizione
assunta dairassessore Mercol, il quale si è dichiarato favorevole all’allontanamento di Gianni dalla comunità. Sostiene il diritto inalienabile di ogni cittadino a vivere pienamente Integrato
con gli altri, ovunque scelga di vivere
(art. 16 della Costituzione) e denuncia
la tendenza a relegare il ,« diverso •
ai margini della società.
A proposito delle comunità per handicappati, che non hanno famiglia o
non possono più vivere in essa, ne sostiene la necessità e la validità delle
esperienze che tendono al reinserlmento sociale delle persone portatrici di
handicap. SI impegna pertanto a sostenere tutte le iniziative di tal genere
ed esprime la propria solidarietà agli
operatori ed gli utenti della comunità
di via Puccinri.
Gruppo di Base per I diritti
degli Handicappati, Pinerolo
Paolo Gay
Hanno collaborato a questo
numero: Clara Bounous,
Dino Gardiol, Sauro Gottardi. Luigi Marchetti, Teofilo
Pons, Paolo Ribet, Bruno Rostagno, Dario Tron.
DANILO BEUX
Successore Fenoglio
FERRAMENTA e UTENSILERIA
Articoli per giardinaggio ed enologici
Materiale elettrico
VIA REPUBBLICA, 8 TORRE PELLICE
I PREZZI E LA QUALITÀ’
•Î
1
11
1 v.^’ 23 marzo 1984
cronaca delle Valli 11
100 ANNI FA
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De Amicis e la ‘Ginevra italiana’
Nel numero 7 del venerdì 15
febbraio 1884, apparve sul « Témoin », il settimanale che dal
1874 sostituisce l’Echo des Valides Vaudoises, un articolo a firma di Henri Meille che segnala
un avvenimento letterario di
particolare interesse per i lettori. Si tratta della pubblicazione
sulla Nuova Antologia del 1” febbraio di un articolo di Edmondo De Amicis su Torre Pellice.
Il solo titolo è già una trovata
giornalistica di indubbio effetto,
« La Ginevra italiana », ed altrettanto accattivante risulta
l’articolo in un abile alternarsi
di immagini e di riflessioni personali, di dati oggettivi e di evocazioni. Lo stile è del miglior
giomalismo ottocentesco, ricco,
vario, colorito in un fraseggio
articolato e complesso quanto
diverso dallo schematismo formale del nostro linguaggio <y
diemo!
Il Meille riproduce alcuni brani significativi dell'articolo su
quel numero e su quello successivo non nascondendo la sua
profonda emozione.
Nel mese di marzo viene segnalata la pubblicazione del volume del De Amicis, sotto il titolo « Alle Porte d’Italia », che
raccoglie una serie di articoli,
fra cui quello citato. Dei 10 capitoli che compongono il lavoro,
due sono consacrati alle Valli
Valdesi: il già citato « La Ginevra italiana » e quello dedicato
alla Val d’Angrogna dal titolo
altrettanto geniale ed evocativo
« Le Termopili Valdesi ».
Il titolo di Ginevra italiana entrato ormai a far parte del linguaggio giornalistico comune per
Torre Pellice non era, nota Armand Hugon nella sua Storia di
Torre Pellice, una invenzione del
De Amicis.
Già decenni prima Amedeo
Grossi e Jacopo Bernardi avevano stabilito questa correlazione con Ginevra, più con la Gine^ra attiva ed operosa centro
della borghesia moderna è vero
che con quella teologica di Calvino. Ma fu indubbiamente il De
Amicis con questo suo volume
ad accreditare nel linguaggio
giornalistico la locuzione.
De Amicis era nato nel 1846 e
dopo una carriera militare che
lo aveva visto a Custoza ed a
Porta Pia si era dedicato al giornalismo, inviato speciale della
Nazione e deH’Illustrazione italiana. Da questa attività giornalisiica egli ricaverà il materiale
per la maggior parte delle sue
opere. In questo filone giornalistico documentario rientrano anche le due corrispondenze su
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Torre Pellice ed Angrogna di cui
stiamo discorrendo.
Nel 1883 egli si trovava a Pinerolo per xm lun^o soggiorno
gstivo. avendo addirittura in animo'^ fissarvi la sua residenza;
una lapide posta sulla torretta
della Villa Graziosa a San Maurizio ricorda ancora oggi quel
soggiorno.
Pinerolo e Torre Pellic^ la
fortezza di Luigi XIV e la Ginevra italiana che si erano trovate
unite nel volume si trovarono poi
unite nella volontà di ricordare
lo scrittore con un monumento;
a Pinerolo, una sottoscrizione aperta dalla « Lanterna Pinerolese » permise la erezione di un
busto di bronzo, nei giardini
prospicienti il tempio valdese,
opera dello scultore Canonica,
donato dal direttore del giornale
al Comune.
A Torre lo stesso accadde nel
1922 precisamente il 20 settembre (un giorno ormai cancellato dal nostro calendario ma fondamentale per le generazioni risorgimentali e post risorgimentali). In quella occasione lar^Qa Elena accomongnata dàrp^
sidente~gél Consiglio Factà7~parficIpoTàlIà inaugurazione' del monumento a De Amicis sul piazzale della stazione, opera dello
scultore Bistolfi.
Giorgio Toum
Da ’’Alle porte
d’Italia” di
E. De Amicis
pp. 172-173:
...Un momento... Non si passa
mica di là come si passa per
qualunque altra stretta di montagne. Mette conto di arrestare
per un momento il pensiero, in
quel passo. Noi stiamo per entrare, siamo già entrati anzi, in
una regione famosa e gloriosa,
in una piccola Svizzera italiana,
che ha là vicino, in Torre Pellice, la sua Ginevra, in mezzo a
Un popolo strano, che forma come una nazione a parte nel seno
della nostra nazione, raccolto
quasi tutto e accampato in una
vasta fortezza, quadrilatera di
montagne dirupate e boscose,
compresa tra l'alta valle del Po,
la frontiera del Delfinato e la
valle di Susa. Questo popolo ha
una storia propria, la cui origine
si perde nell'oscurità del medio
evo, una fede sua, una sua letteratura, un suo dialetto, un particolare organamento religioso
democratico, che appartiene a
lui solo, un'assemblea libera che
tratta e decide dei suoi interessi
più delicati, delle istituzioni speciali, fondate in parte e sostenute dalla liberalità di gente di
ogni nazione. Non occupa, e scarsamente, che tre valli, di cui una
piccolissima, e otto valloni; e ha
corrispondenze e stazioni in tutte le parti d’Italia, e colonie in
Germania e in America, e vanta
amicizie di popoli e di principi,
ospita visitatori riverenti e devoti di tutti i paesi, manda soldati e divulgatori della sua fede
in tutti i continenti.
p. 176:
...Non ci sono che quattromila abitanti, metà dei quali, a un
di presso, cattolici, e quasi tutti
Oggi
e domani
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
operai. Ma il carattere generale
della piccola città è vistosamente valdese. C’è quella nitidezza,
quell’aria di semplicità quasi ingenua che si ritrova nei sermoni dei pastori delle valli. Quelle
iscrizioni insolite nei nostri vil^tiggi, come Circolo Letterario,
Sala di Conferenze, Scuola normale, Pensionnat, che innalzano
gli abitanti nella stima del visitatore, pare che nobilitino, in
certo modo, anche l’aspetto materiale del paese, e gli aggiungano all’occhio qualcosa d’originale. I vetri delle finestre tersissimi, le bottegucce anche più
misere, ordinate e lucide, e non
so che apparenza d’assestatezza.
in tutte le cose, mi ricordò certi
villaggi della Frisia e di Groninga. Le piccole strade erano animate; giravano molte cuffiette
bianche; passavan dei signori
con delle palandrane scure, dei
visi di professori, che leggevano
le loro piccole Gazzette locali,
« Le Témoin » o « PAvvisatore
alpino », m’immagino; delle frotte di_ bimbi, coi libri sotto il
braccio, uscivan dalle scuole, allegri ma senza far chiasso, vestiti da povera gente, ma senza
cenci.
p. 192:
I miei due compagni mi condussero a fare una visita a un
loro amico valdese un signore
sulla sessantina, dotto e amabile, padre d’una famiglia numerosa e studiosa, sparpagliata per
l’Europa. In quei giorni, ce n’era
a casa una buona parte; signorine e giovanetti, d’aspetto serio
e simpatico. La casa mi parve
che ritraesse /qualcosa del carattere della religione: una grande
semplicità, le pareti bianche, una
pulizia olandese, un ordine rigoroso; l’apparenza di una casa in
cui tutti debbano levarsi prestissimo, e studiare, pregare e ricrearsi a quelle date ore, a regola d’orologio, come in un collegio.
p. 244:
...Dopo mezz’ora di cammino,
in silenzio, arrivammo sopra una
rocca, dov’è un tempietto nuovo
d’uno stile misto di gotico e d’arabesco, e dipinto di bianco e di
rosso, come un padiglione di
giardino. Ai piedi della rocca ci
son poche case, e una chiesetta
cattolica. La valle pareva chiusa da tutte le parti, a sinistra
dai monti che forman la stretta
di Falcherò, a destra dai monti
di Soiran e dell’Infernet, ripidissimi, nudi, grigi, tutti roccia, che
fendevan l’azzurro. Eravamo come caduti in un agguato della
montagna, imprigionati, segregati dal mondo, m fondo a un
enorme sepolcro concavo, spalancato verso il cielo. E tutt’intorno, né un rumore, né una forma, né una voce umana. Non
c’era che una ragazza di dodici
o tredici anni, una piccola vaccaia, scalza, con un cenciuccio di
vestito, seduta in terra davanti
al tempio, che leggeva un libro.
Guardai il titolo: era una Histoire de l’église vaudoise; un volume di formato grande e elegante, stampato a Parigi. Ne presi
appunto con piacere sul mio
taccuino. Era la prima contadinella italiana che vedevo leggere.
Segnalazioni
SOUDARIETA’ COL NICARAGUA
RINGROLO — Sabato 24 marzo, presso la ex caserma Fenulli, si terrà una
Festa di solidarietà con il Nicaragua.
Scopo della manifestazione è linformare sulla realtà di questo paese centroamericano e raccogliere fondi che saranno inviati in Nicaragua.
Questo il programma:
ore 15: concerto di musica ilatino-americana di un complesso uruguayano;
ore 16.30: dibattito sul tema: « Nicairagua: rivoluzione o Involuzione? », con
la partecipazione di Bernardino Formiconi (ambasciatore viaggiante per H
Fronte sandinista), del can. Gabriele
Mercol (presidente della Caritas diocesana) e di Donatella Coaiova (presidente della FUCI pinerolese);
ore 19.30: cena con panini, pizze, dolci, eco.;
ore 20.30: proiezione di diapHieitive
sul Nicaragua;
ore 21.30: lotteria.
Saranno presenti nell'area della festa mostre, documentazione, fotografie,
ed uno stand del Comitato di solidarietà con rAfghanistan di Torino.
Comitati per la pace
LA PACE PROBLEMA DI TUTTI
BIB1ANA — Mairtedi 27 marzo, ore
20.30, conferenza di Mons. Bettazzi vescovo di Ivrea, presidente mondiale della Pax Christii. ■■ La sete di avidità e di
dominio genera le oppressioni e le
guerre, solo lo spirito di servizio può
preparare la pace » (Mons. Bettazzi).
Presso il salone parrocchiale.
• Sabato 31 marzo, ore 9: iproiezione
di »Guida all'Apocalisse», documentario di Quark sulle conseguenze di
un’esplosione nucleare. Nei locali della
Scuola Media, rivolto ad insegnanti ed
alunni.
O Venerdì 6 aprile, ore 20.30: Tavola
rotonda con: Col. Distaso responsabile
pubbliche relazioni regione militare
Nord4Dvest; G. Reburdo, Consigliere
regionale e presidente dei Comitati pace e disarmo per il Piemonte; A. Pignatelli, giudice e membro della Associazione Nazionale dei Magistrati. Presso
Il salone parrocchiale.
POMARETTO — Il prossimo incontro
del Comitato Pace - Valli Chisone e
Germanasca è fissato per venerdì 30
marzo alle ore 20.30 presso I locali del
Convitto Valdese di Pomaretto.
All'ordine del giorno una valutazione
della manifestazione del 17 marzo a
Pinerolo e la discussione suil'assemblea nazionale dei comitati per la pace
prevista a Roma (23, 24 e 25 marzo).
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RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
La famiglia del pastore
Ermanno Rostan
ringrazia tutti gli amici che da vicino
e da lontano l’hanno circondata con
immensa simpatia testimoniando affetto e stima per il loro caro.
Pinerolo, 18 marzo 1984
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed io
vi darò riposo »
(Matteo 2: 28)
I figli ed i familiari deRa cara
Emma Pons ved. Castagna
riconoscenti per la grande <Rmostrazione di affetto tributata nella triste rircostanza della morte della loro cara,
neR’impossibilità di farlo singolarmente, sentitamente ringraziano tutti coloro che con fiori, scritti e parole di conforto e presenza si sono uniti td loro
dolore.
Porosa Argentina, 8 marzo 1984
RINGRAZIAMENTO
« Certo beni e benignità m’accompagneranno tutti i giorni
della mia vita; ed io abiterò
nella casa dell’Eterno per lunghi giorni ».
(Sai. 23: 6)
La sorell a
Evangelina Ruffa
ved. Maccarino
è morta a Tarino il 13 marzo 1984.
I familiari rendono testimonianza a
Dio per la fede, la speranza, la carità
che le hanno riempito la vita.
I figli Gioele, Emilia, Armando, Mirella ringraziano la direzione e il personale della Pensione Nelly per le cure
prestate,
RINGRAZIAMENTO
In data 8.3.1984 è deceduto
Edmondo Jahier
di anni 82
La moglie ed i parenti ringraziano
tutti coloro che, con scritti, fiori, opere
di bene e presenza ai funerali hanno
partecipato al loro lutto.
Un ringraziamento particolare al
medico curante Dr. Bertolino, ai sigg.
Pastori T. Noffke e G. Conte, alla Signora Risi, ai vicini di casa.
Pramollo, 16 marzo 1984
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 25 itnarzo alle ore 21 concerto del
Quintetto Fiati Accademia, musiche di
Bach, Mozart, Ibert, Haynd, Beethoven.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (011) 6270463 - 6272322.
USL 42 - VALLI
CHISONE-GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde)
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 25 MARZO 1984
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese)
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Oapedale Maitrlzlano)
Guardia Farmaceutica;
DOMENICA 25 MARZO 1984
Luserne S. Giovanni: FARMACIA
SAVBLLONI - Via F. Blando 4 - Lusema Alta - Tel. 90223.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
IZitoino e sodetà
23 marzo 1984
-------tormentata strada verso L’INDIPENDENZA DAL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE NOBEL
L'ora della Namibia
Allarme
¡'°^sanizzazione delle Nazioni Unite per la
diffusione dell’educazione, della scienza e della rZltfjra a
PJticolarmente impegnata neUa loÌTcontro U f
del Terzo Mondo. Da par^Manni
SI interessa al problema dé>lln „.-r .
si interessa al
ai Africa del Sud Ovest e poi affidata in ammi
r # -______ ^ «
tiff's.
few avvalendosi della propria superiorità militare e del suo
ben equipaggiato esercito di mestiere
bollettini di Unesco Informations dal
quale traiamo le notizie qui sotto riportate e simethzate
Attualmente, sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Organiz^ione deU’Unità Africana (O.
U.A.) due gruppi governativi sono alla ricerca di una soluzione
al problema.
Da ima parte,^ il « gruppo di
contatto » dei cinque paesi oocidentaU (Stati Uniti, Canada,
Gran Bretagna, Francia, Rep.
Fed. Tedesca) e dall’altra gli
Stati Africani di « prima linea »
Cigola, Botswana, Mozambico,
Tanzania, Zambia e Zimbabwe).
La chiave di ogni futuro negoziato sull’indipendenza della
Namibia risiede nella risoluzione 435 che venne votata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite nel settembre 1978. Adottato con d^ici voti favorevoli e
due astensioni, questa risoluzione riconosceva ufficialmente im
piano che avrebbe condotto la
Namibia all’indipendenza mediante un cessate il fuoco seguito da libere elezioni, tutti sotto
il controllo delle N.U.
Modificando la sua posizione
sotto la pressione della pubblica opinione la repubblica del
Sudafrica riconobbe il principio
delTindipendenza della Namibia.
Le elezioni, tenutesi nel 1979
con una ridotta partecipazione
dell’elettorato, vennero organizzate daH’aimnmistrazione sudafricana e videro la vittoria dell'Alleanza democratica Turnhalle
(ADT), partito multirazziale sostenuto dal Sudafrica e diretto
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di fledazione: Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio Gardiol, Marcella Gay, Adriano Longo, Claudio H. Martelli,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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00961 voi. 10 foglio 481.
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Decorrenza 1” genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
Pubbllcitd: prezzo a modulo (mm.
49x53} L. 9.000 (oltre IVA).
InssrzIonI: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortaarl
350 - sottoscrizioni 180.
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prezzi si Intendono esclusa IVA.
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Intestato a « La Luca: fondo di soHdarleti >, Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina • Torre Pellice (Torino)
da un agricoltore bianco Dirk
Mudge.
Un grosso balzo in avanti sembrò venisse compiuto quando il
Sudafrica e la SWAPO (South
West African People’s Organisation: il movimento di liberazione che aveva boicottato le elezioni considerate a ragione non
rappresentative) accettarono di
partecipare ad una riunione che
ebbe luogo a Ginevra nel gennaio 1981 sotto gli auspici delle
N.U. anche se rimanevano ancora parecchi problemi da risolvere. Ma in effetti il Sudafrica,
che reclarnava delle garanzie costituzionali per la minoranza
bianca, rifiutò di firmare le proposte di cessate il fuoco ed i negoziati fallirono.
Sembrò che si dovesse finalmente uscire dall’impasse allorché il gruppo di contatto dei
paesi occidentali inviò una delegazione in varie capitali africane per tentare di mettere a
punto una versione modificata
del previsto piano di indipendenza. Ma questa nuova iniziativa non dette ulteriori risultati
per via dell’insistenza di una
nazione occidentale (cui il Sudafrica si affrettò a fare da eco)
nel voler legare il problema dell’indipendenza al ritiro dei soldati cubani di stanza in Angola.
L’Angola e gli altri Stati di « prima linea » condannarono infatti
questa associazione del problema coloniale namibiano con
quello che viene largamente considerato un problema puramente bilaterale fra l’Angola e Cuba. D’altronde gli stessi paesi
del gruppo di contatto ebbero
poi a dichiarare che il ritiro dei
cubani non costituiva una condizione preliminare per un regolamento del problema namibiano.
Recentemente, i rappresentanti dell’Angola e del SudaMca
hanno avuto almeno due serie
di incontri nelle isole del Capo
Verde, al largo delle coste occidentali dell’Africa. Queste riumoni non hanno però dato finora risultati conosciuti.
La decisione del Sudafrica di
irrigidire la sua posizione è stain evidenza non solo
dal fatto che abbia voluto apertamente collegare il problema
alla presenza delle truppe cubane ma che abbia anche ribadito
che l’enclave di Walvis Bay, l’unico porto in acque fonde della
costa della Namibia, faceva « irrevocabilmente parte della provincia del Capo » (ndr: una delle quattro provincie del Sudafrica).
Frattanto _ però, il presidente
del Consiglio dei ministri e dirigente della ADT, Dirk Mudge,
ha perso una gran parte del sostegno ufficiale del Sudafrica a
causa della diversa visione sul
ritmo del raggiungimento della
autonomia e sulla progressiva
soppressione della legislazione
dell’apartheid. La posizione dellADT si è ulteriormente indebolita a causa delle tensioni interne e per via della crescente
militanza della minoranza bianca. Inoltre ha perso il sostegno
del partito democratico nazionale il cui dirigente ha successivamente creato un nuovo partito, l’Azione democratica per la
giustizia sociale.
Come conse^enza Mudge ha
dato le proprie dimissioni da
presidente del Consiglio, l’Assemblea nazionale è stata di.sciolta e
Tamministratore generale sudafricano ha preso direttamente in
carica il governo della Namibia
in attesa che si giunga ad una
intesa sulla sua indipendenza.
Nel frattempo, la SWAPO ha
intensificato le sue attività militari. Gli ultimi rapporti affermano che il movimento ha impegnato nella lotta un accresciuto
numero di uomini e di mezzi.
In occasione di una riunione
del comitato di liberazione dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) tenutasi in Tanzania, la SWAPO ha chiesto che
detta organizzazione porti nuovamente la questione davanti al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Il comitato di liberazione ha
poi adottato una risoluzione colla quale si chiede al Consiglio
di Sicurezza di assumersi senza
ulteriori ritardi le proprie responpbilità nei confronti della
Namibia. Nel frattempo ha promesso di aumentare il suo aiuto
alla SWAPO onde consentire a
questo movimento di « far pagare ancora più cara l’occupazione » al Sudafrica.
Roberto Peyrot
per il nucleare
I medici e gli scienziati della
comunità intemazionale hanno
recentemente espresso la loro
profonda inquietudine nei riguardi dell’eventualità di una
guerra nucleare. Lo ha ricordato il presidente della Fondazione Nobel.
Intervistato presso la sede dell’Unesco a Parigi, il prof. Sune
K. Bergstrom, egli stesso premio
Nobel per la medicina 1982, ha
messo in evidenza due studi
scientifici sugli effetti della guerra nucleare che esprimono in
modo particolare questa inquietudine.
II primo è il rapporto presentato in occasione dell’Assemblea
mondiale della sanità nello scorso maggio dal comitato dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sulle conseguenze
mediche di una guerra nucleare.
Il secondo è un nuovo studio sugli effetti di una guerra nucleare
nei riguardi dell’inquinamento
intrapreso da un comitato del
Consiglio intemazionale delle
Unioni scientifiche (GIUS). Questo studio, iniziato a Stoccolma
nel novembre scorso si protrarrà per due anni.
Come dichiarato dal prof.
Bergstrom, che presiede il comitato deirOMS, esso è giunto alla seguente conclusione: non si
può fare molto per allestire i
servizi medici allo scopo di curare le vittime di una guerra
nucleare, dato che qualsiasi servizio sanitario sarebbe reso vano daU’ampìezza della catastrofe.
In un articolo pubblicato nello scorso luglio nella rivista delTOMS Salute del Mondo, dove
riassumeva il rapporto del comitato, Bergstrom scriveva: « Sono stati messi a punto dei metodi empirici per curare i feriti
di una guerra non convenzionale e le vittime civili, ma non si
vede come essi potrebbero essere applicati in una situazione in
cui il numero delle vittime si
conterebbe a milioni, mentre gli
ospedali e gli altri luoghi di cura sarebbero ridotti in briciole,
gli incendi divamperebbero e i
sopravvissuti sarebbero in preda al panico o in stato di ebetismo come a Hiroshima, e dove i soccorsi, ammesso che ve
ne possano essere, non potrebbero arrivare alla gente a causa
dell’onnipresenza delle radiazioni. In tali condizioni, essendo ridotti gli equipaggiamenti e gli
approvvigionamenti, il personale medico ancora in vita si tro
verebbe praticamente neH’impossibilità di curare correttamente i
feriti e anche solo di portare i
primi soccorsi alle vittime e
mantenerle in vita ».
Secondo Bergstrom, nessun
servizio sanitario in nessuna parte del mondo potrebbe fronteggiare nel modo dovuto le centinaia di migliaia di persone toccate dalla deflagrazione, dal calore o dalle radiazioni provenienti da una sola bomba di un megatone.
Il comitato degli scienziati e
dei medici dell’OMS ha espresso la propria convinzione sulla
fondatezza della conclusione cui
è giunto e che cioè « le armi nucleari costituiscono la più grande minaccia contro la salute ed
il benessere dell’umanità ».
Nel proseguire il suo lavoro,
il comitato spera che il suo rapporto sia successivamente inoltrato. tramite i ministri della
sanità dei vari Paesi, fino a livello dei dirigenti di governo e
alle Nazioni Unite.
Medici contro
la guerra atomica
Un’altra prova delle gravi
preoccupazioni dei medici nei
confronti della minaccia nucleare è la creazione in numerosi
Paesi di un’organizzazione nota
con il nome di Società intemazionale dei medici contro la
guerra atomica.
Alla domanda perché queste
preoccupazioni dei medici e degli scienziati si manifestassero in
questo preciso momento e cioè
a circa quarant’anni dallo scoppio di un’arma nucleare in tempo di guerra, il prof. Bergstrom
ha precisato che non si trattava
di un fenomeno del tutto nuovo.
A riprova di questo fatto, ha citato il Bulletin of thè Atomic
Scientists fondato fin dal 1945 e
che continua tuttora ad occuparsi dei problemi del disarmo.
Tuttavia, ha concluso Bergstrom, queste preoccupazioni
forse sono state ulteriormente
ampliate « semplicemente dal
fatto dell’attuale potenziale di
distruzione e dal numero di armi esistenti. E’ incredibile. Una
sola grossa bomba H può avere
un potere esplosivo più grande
di quello di tutti gli esplosivi
utilizzati nel corso di tutte le
guerre del passato ».
(da Unesco Informations)
DONI DI L. 2.000
Perosa Arg.i Coucourde Maurino Simona, Volai Bartolomeo, Tron Rino —
Arezzo; Beni ved. Chiesa Clelia San
Secondo: Romano Elvina ved. Fornerone, Gardiol Ada, Don Elvira, Avondetto
Emilio — Frali: Artus Ada, Grill Alessio Luigi, Baud Filippo — Massello:
Pons Virginia — Noie Canavese: Bonjour Davide — Torre Pellice: Goff Taylor Dorothea, Giordan Emilia, Malanot
Pellegrin Ernestina, Antonietti Paolo,
Beneochlo Marcella — Pinerolo: Pogiiani NeMy, Bounous Renata — Milano:
Zaza Domenico — Villar 'Porosa: Serre
Samuele, Peyrot Amato, Ferrerò Norberto, Balmas Olga — Pomaretto: Rostan Susanna, Long Edmondo, Pascal
Alma — Pinasca: Venturi Irma — 'Riclaretto: Perro Tron Elvira — Inverso
Pinasca: Costantino Emma, Chambón
Enrico, Clot Enrico — Tori'no: Leone
Laura, Fenouil Pons Enrlchetta, Curdo
Armando, Borione Eugenia — Bologna:
Migliori Mary — Savona: Mazzoli Irla
— Perrero: RIbet Ivonne — S. Lucia
di Mentana: Giuliani Giovanni — Pramollo: Bounous Marco, Long Marilena
— Germlgnaga: Calderoni 'Prassede —
Luserna S. Giovanni: Frache Ida, Beneochio Guido — Agrigento: Castiglione Rosa — Angrogna: Malan Ernesto
— Mantova: Bardid Ettore — Vicenza:
Fava Lionello — S. Germano Chisone:
Doni Eco - Luce
Meytre Oreste, Meytre Arturo, Sappè
Enrlchetta, Beux EH, Pons Alma e Nida.
DONI DI L. 3.000
Orsara di Puglia: Di Giorgio Daniele — Torino: Somma Gilda, Panerò Caterina, Capostagno Costanza, Selli Alberto, Rivoira Franco — San Germano
Chisone: Germanet Renata — Riclaretto: Rostan Luigi — Genova: Zotta Piero — Francia: Sappè Emile — Torre
Pellice: Coisson Vera — Trieste: Macchierò Mario — Angrogna: CoTsson
Maria — Loranzè: Cristoforo Almerina
— Firenze: Cuccodoro Giuliana.
DONI DI L. 4.000
Pachino: Giardina Maria, Iacono Corrado — Luserna S. G.: Pasquet Anita
— Pordenone: Goral Ada — Carunchio:
Loreto Eliseo — Bobbio P.: Negrin Anna — Gerle: Pini Ernesto — Prarostino:
Fornerone Jolanda — Frali: Richard Dario — Torre Pellice: Cavazzani Erica,
Berger Rosalba, Perrou Adele, 'BelllonJalla, Chauvie Anita, Cavazzani Ada,
Gnone Marco — Udine: Facchin Gino
— Magenta: Dalsecco Raffaella — Abbadia Alpina; Fornerone Dino, Cardon
Emilio — Torino: Ranieri Edmondo, Ma
lan Alfredo, Rostagno Giovanni, Gönnet Giulio, Beux Carlo, Proietti Bounous
Irene, Dormelandi Peyronel Odette, Prochet Godino Maria, Sacher Prochet Edlna, Rostagnol Daniele, Pisani Dario,
Revel Clelia, Genre Arturo, Violo Primo, Giachino A. Maria, Gay Frida —
Borgata Paradiso: Beux Ettore —• S.
Gregorio di Catania: Ehrhardt Heinrich
— Agrigento: Buffa Elvino — Coazze:
Boero Alloa Nella — Firenze: Verin
Pietro, lurato Guglielmo, Ricca Armanda — Redondesco: Convertito Maria —
Napoli: Nitti Emilio — Torri Benaco:
Kesselring Clara —- Massello; Micol
Ernesto — Laveno: Rivoira Paolo — Catania: Grimaldi Francesco — San Secondo: Genre Pietro Augusto — Brembate Sopra: Varala Luigi — Perosa Arg.:
Pons Arturo — S. Marzano Ollveto: Terzana Teonesto — Pomaretto: Griglio Gino, Breuza Elena — Palermo: Ciliari
Enrico — Cinisello Bals.: De Waldersteln — Pinerolo: La Montagna Amalia,
D'Urso Margherita — Sesto Fior.: Camporesl Giusto — Soriano nel Cimino;
Beux Vittorio — Biandronno: Arcari
Guido — Mantova: Mantovani Enzo —
St. Christophe: Hurzeler Amelia — Almese: Giordan M. Luisa — Ospedalet
ti: Gherardi Mario — Milano: Tagliabue
Carlo, Palmery Ada e Mariano, Ciceri
Gilda, Barzaghi Susanna, Peyronel Ernesto, Angiòlillo Franca — Bergamo: Conconi Carlo, Eynard Gabriella — Roma:
Calvino Alma, Zardi Carlo, Di Stefano
Adriana, Frano! Lida — Padova: Bianchetto Amelia, Presciutti Yvette —
Ferrerò:. Pons Anna, Peyrot Beniamino,
Beri Giovanni — Ivrea: Vitali Cinzia
— Avigliana: Villa Grazialma — Leinì:
Marchini Ismaele — Chivasso: Sassi
Ivana — Villar Pellice: Giaime Fiorella, JanaveI Jaqueline, Albarea Celina —
S. Germano Ch.: Bounous Gustavo,
Galllan Edvico, Bertalot Alberto, Valente Elvira — Jesi: Piccioni Giulio —
Rio Marina: Candelllni Rigar — Genova: PasqualinI Anna Maria, Cougn Giovanni, Cavo Roberto — Bologna: Mariani Margherita — Belmonte Sannio:
Trapaglla Antonio — Intra: Fam. Tamassia — Felonica: Zancuoghi Ondina —
Monticelli Brasati: Zaull Guido,
DONI DI L. 9.000
Milano: Stein Luigia — Pavia: Calvi
Beniamino, Nicolai Glanandraa — Villapriolo: Longo Mimma — Riolaretto:
Massai Ettore — Oppeano: MenegattI
Lidia — Blesi: Pagano FIfIna — S. Germano Ch.: MelchiorI Eugenia ved. Peyronel — Torre Pellice: Chiavla Crespo
M'Irella, Ricca Clara — Novara: Costabello Tina — Pistoia; PasquI Valdo.
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