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26 agosto 1977 - L. 200
Anno 113 - N. 33-34
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICS
SINODO VALDESE E CONFERENZA METODISTA / 1977
Dalla «tribù» dì Valdo
alla famiglia di Dìo
Il messaggio che ha preceduto la consacrazione di tre nuovi pastori
Era settembre, una giornata
calda e luminosa, quando per la
prima volta partecipai a questo
culto sinodale, vi accompagnavo
una vecchia contadina, mia vicina di casa, con la cuffia candida
e lo scialle nero com’era consuetudine un tempo.
Della cerimonia non ricordo
nulla: né il corteo, né il predicatore, né il culto, ho vivissime
due sole sensazioni: la calura
del mezzogiorno lungo la strada
polverosa e il riquadro del cielo
attraverso la finestrella aperta
in fondo alla chiesa.
Me ne stavo lì, senza chiedermi il perché della mia presenza,
ragazzino smarrito, in seno a
quella folla estranea. 11 perché
me lo chiedo ora e soprattutto
mi chiedo quale voce, richiamo
aveva condotto la mia vecchia
Fanny in questo luogo socialmente e culturalmente così lontano
dal suo alpeggio. Un atto di devozione? Compiere un rito? No
di certo; probabilmente la volontà di dare corpo e consistenza ad
un sentimento che le viveva dentro: quello di appartenere alla
grande famiglia valdese di cui si
celebrava quel giorno la festa, il
compleanno. Conducendomi con
sé intendeva probabilmente rendermi partecipe di questa realtà, intendeva inserire anche me
nella mia famiglia spirituale.
Le nostre chiese sono delle
grandi famiglie. Su questo Vi invito a riflettere un istante.
Possiamo certo, valdesi e metodisti, considerarci a pieno diritto chiese cristiane; ne abbiamo la struttura e la dottrina,
delle micro chiese che nulla hanno a che spartire col mondo informe ed agitato delle sette che
le circonda.
fn realtà siamo poco più che
delle grandi famiglie, un conglomerato di rapporti umani che oserei definire, anche se il termine
può parere profano, delle grandi
tribù.
E la nostra debolezza. Da noi
tutto si personalizza, ogni processo teologico ed ecclesiologico diventa passionale perché vi interferiscono elementi innumerevoli
di opportunità, riserve, scrupoli,
f nostri regolamenti sono tutti
fatti ad personam, dicono i vecchi, è impossibile d’altra parte
prendere decisioni urgenti per
non sconvolgere un equilibrio di
rapporti. Tutti sanno tutto di tutti, prima che le cose siano discusse e decise dagli organi competenti ne discutono i pastori nei
loro colloqui, gli anziani nelle
sagrestie, i giovani nei collettivi.
In questa famiglia i diversi
clans familiari e associativi e
teologici si trasmettono i loro ricordi e le loro nostalgie.
Debolezza a cui si tenta di reagire cercando di diventare più
« chiesa »; col darci una teologia,
una identità, una struttura. Su
questi diversi fronti si sono battuti per decenni i più sensibili,
dinamici, attenti fra noi rinnovando facoltà di teologia, pubbli
cazioni, regolamenti, lanciando
progetti, ma gli organigrammi
sono da rifare ogni sei mesi,
l’identità resta sfumata, la Facol
tà un minuscolo collettivo.
Vi è anche chi pensa rimediare alla debolezza con,una organizzazione e la tentazióne va crescendo, fra coloro che sono stati
impegnati nella vita politica, di
introdurre schemi e comportamenti presi in prestito dalla vita
sindacale e partitica. Le proposte di riconoscere e legittimare
fra noi correnti di minoranze e
maggioranze, di spartire i posti
di responsabilità è in quella linea. Anche questa è una via sen
za sbocco, famigliola siamo e tale resteremo.
Debolezza dunque ma anche
forza. Quale chiesa europea ha il
privilegio, la grazia di vivere la
sua fede nelle dimensioni nostre,
ottimali? Le chiese cantonali svizzere, quelle dei Länder tedeschi,
quelle anglosassoni, la stessa
chiesa riformata di Francia, la
Un momento del
corteo sinodale.
Da destra: il pastore Giovanni
Lento e il past.
Giorgio T ourn.
Dietro: la neoconsacrata, Sitta
Drueke Campi.
più vicina ed affine a noi? Chiese
in cui lavorano pastori che non
si incontrerànno mai, in cui gli
uffici centrali son ministeri, in
cui i teologi disquisiscono nelle
accademie col problema di incontrare il popolo dei credenti?
E la settimana che vivremo insieme, Sinodo valdese e Conferenza metodista è davvero un
unicum nel mondo ecumenico
con il suo lavoro che non finisce
mai, le divagazioni di Tizio e
Caio, le sedute inconcludenti, insopportabile per i nostri ospiti e
per noi stessi; vorremmo fosse
un sinodo come quello della ERF
o del Baden Wurtemberg mentre è l’incontro di una grande famiglia una adunata annuale dei
diversi clans. Una seduta sinodale come quella che si è avuta lo
scorso anno, sul problema fedepolitica e con la discussione delGìorgio Tourn
(continua a pag. 4)
______GINEVRA: CORRISPONDENZA DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Verso un nuovo stile di vita
Fernanda Comba, che a partire dall’Assent-blea di Nairobi è membro del Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha scritto per VEco-Luce questa corrispondenza — che proseguirà nei prossimi numeri — sulla
recente riunione del CC. Intendiamo completare questo
rapporto con la pubblicazione dei principali documenti
emersi dalla riunione.
Il Comitato Centrale del Consiglio Mondiale delle Chiese ha
tenuto la sua trentesima sessione a Ginevra dal 28 luglio al
e agosto 1977: erano presenti
134 delegati, un centinaio di osservatori e di consiglieri, oltre
120 giornalisti della stampa e
della televisione.
Nel corso della sessione vi so
no stati tre culti principali nella
cappella del Centro ecumenico,
oltre i brevi momenti di lettura biblica e canto all’inizio di
ogni giornata, l’intercessione
quotidiana a mezzogiorno, la
partecipazione ai culti ginevrini
la domenica. I culti sono per
me sempre delle occasioni contradditorie, in cui da un lato ci
KAPPLER E’ TORNATO A CASA
Una valigia non diplomatica
Dice che la moglie se l’è messo
in valigia e se l’è riportato a casa:
il sig. Kappler, ufficiale superiore
delle S.S. hitleriane, difficilmente
sarebbe stato d’ispirazione a R.
Wagner: passiamolo all’operetta
viennese. Comunque, l’affare ffia
degli aspetti inquietanti. Il solito
cittadino qualunque ha detto:
« Imbecilli! Dopo aver tenacemente negato la grazia a quel criminale, dovevate almeno custodirvelo bene! ». Invece no, Abbiamo
voluto dare ancora una prova del-,
la inettitudine, dello sfascio totale
che caratterizza questo periodo di
vita italiana.
Certo, abbiamo fatto ridere
mezzo mondo. A tanti, per la fregola dell’flccÀ nisciuno è fesso,
brucia soprattutto questo, la beffa. Ma è stata una beffa macabra,
che ci ha visti attori nel suo antefatto: il rifiuto della grazia al
criminale Kappler. È stato un errore come cristiani, una mancanza di sensibilità come cittadini,
uno sbaglio politico. Questa sorta
d’accanimento vendicativo contro
un uomo da trent’anni carcerato,
canceroso e ridotto a breve sopravvivenza, ha qualcosa di sinistro, ci fa accantonare l’immagine
dell’italiano un po’ cialtrone, sì,
ma tanto umano.
I più colpiti dal boia nazista
sono stati gli ebrei, anche se alle
Fosse Ardeatine su 335 assassinati gli ebrei fossero un’aliquota di
75. Ma gli ebrei — come noi
tutti! — devono andar piano a
giudicare. Dopo il ’45 iT mondo
ha conosciuto altri massacri, altre
violenze, altri popolo-razza alla
ricerca feroce del loro « spazio
vitale». Ariche gli israeliani. Ma
Kappler, lo portiamo dentro di
noi, non lo si esorcizza tenendo
nella stia un criminale morente.
Kappler cittadino tedesco lo si lascia morire in pace nella patria
che ha disonorato e contribuito a
distruggere; Kappler uomo fra
gli uomini, è davanti a Dio che
dovrà rendere conto dell’uso che
ha fatto della propria vita.
C’è una porzione dei suoi con
cittadini che lo manderà trionfalmente nel Walhalta della mitologia hitleriana. Questo ci inquieta,
e dovrebbe inquietare fortemente
i fratelli evangelici tedeschi. Non
basta allinearsi col sentimento
popolare che chiedeva pietà e grazia; accanto al sì che uomini della
Chiesa Evangelica Confessante
potevano dire come testimoni di
Cristo,, andava e va detto il no
della stessa Chiesa al neonazismo,
al rigurgito di nazionalismo esasperato, persecutorio, che è una
minaccia per tutti. Noi amiamo i
tedeschi, rifiutiamo l’occasione per
tirar, fuori le virtù dei bisavoli latini. Noi amiarno i tedeschi, nostri fratelli, nostri amici, e per
questo ci chiediamo se il Kappler
non abbia fatto l’ultimo male che
gli èra possibile alla sua gente:
ha fatto rialzare lugubri vessilli
forieri di tempesta e ignominia,
ha sfruconato ferite . non ancora
rimarginate, ha rimesso in allarme
l’Europa, la patria comune.
L. S.
si sente solidali e uniti con tanti cristiani di razze diverse, provenienti da tutto il mondo, e
d’altro lato si sente tutto il peso delle divisioni che ancora
travagliano la chiesa. Come durante i grandi vespri ortodossi
alla vigilia della festa della Trasfigurazione del Signore, in cui
si aveva l’impressione che la
presenza della comunità credente era facoltativa, perché erano
sufficienti i celebranti e il coro,
maschile, a dare pienezza alla
cerimonia religiosa. O durante
il culto di chiusura, in cui si è
usata una liturgia metodista
vecchia di due secoli, in cui la
comunità partecipa e prega e
canta insieme, unita, per dividersi al momento della Santa
Cena, in cui la comunione si
rompe, perché non tutti possono accettare il pane e il vino
insieme.
Il Comitato Centrale ha lavorato in parte in sedute plenarie,
ma soprattutto in gruppi linguistici per lo studio biblico e
la discussione sulla comunità
confessante, poi in gruppi diversi e in comitati per il dibattito sul lavoro svolto dai dipartimenti, o unità, del Consiglio
Mondiale delle Chiese. La maggior parte del lavoro si svolge
in questi comitati e gruppi,
mentre nelle sedute plenarie
giungono solo i rapporti e le
proposte o gli ordini del giorno
che necessitano di un’approvazione del Comitato Centrale.
Il primo atto, in plenaria, dopo il culto d’apertura e le formalità consuete all’inizio di una
assemblea, sono stati il discorso del Moderatore del, Comitato Centrale, arcivescovo E.
Scott, del Canada, e il rapporto del Segretario Generale Philip Potter. Nel suo discorso il
Moderatore ha ricordato un certo numero di avvenimenti svoltisi in campo ecumenico nell’ultimo anno, fra cui la celebrazione del 50^ anniversario di Fede e Costituzione, diversi incontri fra cristiani e membri di altre religioni, il primo incontro
(in assoluto) di donne ortodosse, la riunione di trenta vescovi ortodossi che hanno stabilito
il programma del primo concilio panortodosso dopo 1200 anni. Questi sono solo alcuni
esempi della ricca lista di contatti e colloqui a vari livelli.
È stato ricordato anche che
nel 1976 il Consiglio è intervenuto in 120 paesi per soccorrere le vittime di inondazioni,
guerre, terremoti, carestie, ecc.
Dobbiamo riconoscere l’importanza di questa attività di servizio cristiano verso i sofferenti, senza distinzione di razza o
credo, e la necessità che tutte
le chiese partecipino a questo
sforzo.
Il discorso
del Segretario Generale
Il Segretario Generale, nel
suo rapporto, ha ricordato l’importanza del lavoro svolto negli ultimi 50 anni dal movimento Fede e Costituzione che « ha
osato affrontare le dottrine,
i dogmi, le tradizioni e le ecclesiologie» che dividono le chiese, le ha senza tregua portate
allo scoperto e ha permesso alla gente di esaminarle alla luce
della Parola di Dio. «Chiese e
[continua a pag. 2)
F. Comba
SOMMARIO
2 L’esame di fede dei tre
candidati al ministero
2 L’opera di Giorgio Spini
n Apertura dei lavori della
^ Conferenza metodista
C Intese: Intervista a Cior>
** gio Peyrot
6-7 Cronaca delle valli
2
26 agosto 1977
ÜESAME DI FEDE DEI NUOVI PASTORI
La scoperta di un servizio
Al di là di trattazioni accademiche le vicende personali, nella loro diversità, testimoniano dell’impegno cristiano dei neo-consacrati
a colloquio con i lettori
Per un certo tempo la chiesa
ha reclutato la maggioranza dei
suoi pastori secondo uno schema abbastanza uniforme. Si
trattava per lo più di giovani,
figli di famiglie evangeliche impegnate nella testimonianza e
nella vita della chiesa, non di
rado figli o nipoti di pastori che
maturavano la propria decisione negli anni del liceo. La scelta del pastorato era per loro
nell’aria: nell’impostazione della vita personale e familiare,
nella militanza nei movimenti
giovanili evangelici, nella partecipazione alle attività della
chiesa e, in tempi più recenti,
anche nell’impegno nella vita
politica. Qualcuno ha detto che
questo schema era una copia
esatta della formazione dell’intellettuale chiamato a posti di
responsabilità e di direzione
nella società borghese. Può anche darsi che sia stato cosi. Sta
di fatto però, che quello schema ci ha dato im pastorato invero non disprezzabile, ma sta
anche di fatto che ad im certo
momento è parso che quel filone si fosse esaurito. E c’è stato chi si è disperato pensando
che per le nostre chiese non
c’era più avvenire. Ma lo spirito non fa mancare i suoi doni
alla comunità dei credenti e
Dio ci dà sempre im avvenire
ed ima speranza.
I tre candidati che si sono
presentati quest’anno all’esame
di fede davanti al corpo pastorale valdese-metodista per entrare nel servizio nella chiesa
Valdese, già con la loro vicenda personale, sono stati im segno delle nuove vie attraverso
le quali il Signore conduce gli
operai nella sua vigna.
Sitta Campi: una «casalinga », laureata in teologia, che in
una chiesa rimasta senza un pastore a pieno tempo mette dapprima la sua preparazione a disposizione di un gruppo di fratelli perché questi siano in grado di garantire la predicazione
e poi, nella comunità, matura
la sua decisione di chiedere di
servire come pastore locale.
Giuliana Gandolfò: nella sua
gioventù un ardente desiderio
di servire nella chiesa come pastore, quando una chiesa troppo prudente è ancora incerta
se una donna possa svolgere
questo ministero e glielo concede vincolandola al nubilato e
nella forma dell’assistente di
chiesa; un servizio reso per alcuni anni in questo spazio ristretto che cessa proprio perché questa imposizione del nubilato risulta inaccettabile; una
esperienza di vita familiare con
dei momenti sofferti e dolorosi
che la convincono, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, che la sua strada
è ancora quella del servizio ai
fratelli per dare loro il messag. gio di speranza e di gioia che
deriva dalla fede nel Cristo risorto (questa nota è risuonata
limpida nel suo esame di fede e
nel suo sermone di prova).
Tom Noifke : ,im americano
cattolico, irisegnante di matematica, che si fa italiano ed
evangelico ed a questo punto
comprende — come ha testimoniato al suo esame di fede —
che mentre nel cattolicesimo
non doveva dare nulla e doveva
solo ricevere tutto, nel protestantesimo, o meglio nella chiesa di Gesù Cristo, c’è sempre
una vocazione, si è sempre chiamati al servizio dei fratelli: e
per M questa chiamata ha significato la decisione per il servizio pastorale.
Tre storie diverse, ma tutte
con una connotazione comune:
la capacità di sacrificare qualche cosa pur importante sul piano umano, la capacità di rinunciare ad una tranquilla vita familiare o ad una brillante carriera o ad altri « valori » di questo tipo. Il che si potrebbe anche esprimere dicendo: la liberta evangelica dal proprio tornaconto personale per il servizio agli altri.
Queste vicende personali che
hanno condotto questo fratello
€ queste due sorelle al ministero pastorale erano già una risposta alla domanda che è stata loro proposta dal corpo pa
storale: la vostra vocazione di
fronte a Cristo, di fronte alla
Chiesa e di fronte al mondo. Ma
anche le risposte formulate la
mattina di sabato 20 agosto hanno avuto degli spunti interessanti. Sono state tutte delle risposte non accademiche; nessuna trattazione sulla vocazione,
ma una testimonianza personale su come la decisione per il
pastorato è stata maturata e
vissuta ed anche una professione di fede. Delle risposte serene, in fondo, improntate a sobrietà evangelica. Il mio « si »
è stato detto, è venuto dopo razione di Dio in me per mezzo
del suo Spirito, per cui non mi
era possibile dire «no». La vocazione al pastorato non ha
senso se non nel quadro del sa
cerdozio universale dei credenti, non è diversa qualitativamente dalla vocazione che tutti i
credenti ricevono nella fede. La
vocazione viene dalla lettura
della Bibbia e dalla predicazione : essere pastori vuol dire
continuare nella comunità credente questa lettura e questa
predicazione.
La predicazione è annuncio
della salvezza per grazia mediante la fede; ma al credente,
sempre ad un tempo «peccator
et iustus », bisogna pur ricordare che l’uomo giustificato deve portare dei frutti e che nella giustificazione v’è spazio per
la gioia, per la speranza e per
l’impegno nel mondo.
F. Becchino
Documentato!
Gentilissima Prof.ssa 'Marcella Gay,
La Sua lettera aperta agli aderenti
T.E.V., pubblicata sul n. 29-30 del
22/7/’77 dell’Eco delle Valli Valdesi,
sotto il titolo a. grandi lettere « Amore
fraterno e Convitto », merita una risposta da parte del redattore dell’articolo apparso sulla circolare n. 16 della T.E.V. stessa e cioè dal sottoscritto.
Questa risposta si rende necessaria anche per chiarire a molti lettori del
giornale i termini del problema. Concordo con Lei che molte cose ancora
avrebbero potuto essere dette se la tirannia dello spazio nop lo avesse impedito.
Desidero tuttavia confermare che
tutto quanto esposto nell’articolo, oggetto della Sua lettera, riposa su pubblicazioni e documenti ufficiali, di cui
mi permetto riportare qui di seguito
l’elenco :
1) Notice sur l’Orphelinat Vaudois à
l’occasion de son 75.me anniversaire - Commissione presieduta dal
Prof. Jean Jalla - Anno 1929;
2) L’Orfanotrofio Valdese - CIOV Anno 1954;
A PROPOSITO DI UN LIBRO
Gesù, che uomo meraviglioso
In un divertito articolo che
ha avuto l’onore della terza pagina nel «Corriere» del 14 luglio, Renzo Cianfanelli riferisce
su di un libro, « Il mito del Dio
incarnato», che pare aver suscitato in Inghilterra un certo
scandalo, se perfino l’Economist
(austero settimanale di alta politica e di alta economia) ha ritenuto doverne parlare. Nel libro, a cura di sette teologi di
cui cinque anglicani, uno presbiteriano (John Hicks) ed una
metodista (Francés Young), pare si sostenga la tesi non nuova
secondo cui Gesù non era Dio
né figlio di Dio, ma solo un uomo «forse il più meraviglioso»,
attraverso il quale Dio si è manifestato nella storia. Uno dei
teologi, Michael Goulder, sosterrebbe anzi che, come attraverso Gesù, così Dio si è manifestato nella storia anche attraverso altri uomini e cita, un po’
alla rinfusa, Churchill, Mao,
Giovanna d’Arco,. Gandhi e Martin Luther King. Una ripresa,
pare, della vecchia eresia di
Ario, storicizzata in schemi più
ampi e più moderni.
Chi qui scrive non ha letto il
libro di cui si parla e non crede quindi di poterlo in nessun
modo valutare e commentare.
Anche perché il resoconto che
ne dà il Cianfanelli pare talmente approssimativo da lasciare
quanto meno perplessi sulla sua
aderenza al reale contenuto teologico del libro. Due cose si possono però rilevare, sia dall’articolo del Cianfanelli, sia dal fat
to che il Corriere gli ha dato il
posto d’onore nella terza pagina. La prima si è che i fatti « religiosi» continuano a destare in
ambienti sempre più vasti interesse sempre più consistente.
Che in questo ci sia la influenza che certi fatti « religiosi »
hanno anche in un diverso piano politico è fuor di dubbio. Lo
stesso Cianfanelli rileva, e con
ragione, che questa clamorosa
presa di posizione di rinomati
teologi è un sasso nella piccionaia del Primate della Chiesa
Anglicana nel suo progressivo
avvicinarsi alla Chiesa di Roma
(e questo pare un fatto più politico che religioso). Ma è anche evidente che il desiderio di
tornare a valori più stabili (quella che, sullo stesso Corriere, Alberoni chiamava la « rimeditazione dei valori ultimi») di
fronte alla crisi di fondo della
civiltà industriale che stiamo
vivendo, è sempre più sentito e
pone a noi, che vogliamo continuare a dirci cristiani, problemi
e responsabilità che non possiamo sfuggire o lasciare ad altri
di risolvere ed affrontare. Noi
discutiamo da anni sul rapporto fra Fede e Religione, ma dovremmo ben ricordarci che la
nostra predicazione e la nostra
testimonianza non possono prescindere dagli aspetti « religiosi » se vogliamo che siano compresi da coloro cui vogliamo
trasmetterle. Non si tratta di
dar vita ad un « revival » di antiche tradizioni, ma di parlare
un linguaggio e dare un mes
Verso un nuovo stile di vita
(segue da pag. 1)
teologi non possono più stare
nelle loro fortezze dogmatiche
a lanciare strali gli uni contro
gli altri ».
Per quel che riguarda il movimento ecumenico, il suo compito è quello di « collaborare
con Dio » per trasformare « l’oikumene (il mondo abitato) in
una famiglia di uomini e donne, di giovani e vecchi, con doni, cultura, possibilità diverse,
in cui regnino apertura, fiducia,
amore e glustiada», in contrasto con il mondo in cui viviamo, pieno di paura e sfiducia,
alienazione, solitudine, distruzione, tirannia e soggezione totale. «Tutti i programmi più
importanti del Consiglio sono
congegnati per promuovere questo stile di peniàero e di vita. E
sono basati sull’indicativo e sull’imperativo categorico del Vangelo, su ciò che Dio ha rivelato
nella vita e nell’azione di Cristo
e sulle richieste che egli ci rivolge ».
Se vogliamo impegnarci nella
costruzione di questo mondo diverso — ha proseguito il Segre
tario Generale — dobbiamo im
parare a soffrire. « Non c’è aper
tura o verità senza sofferenza.
Non vi può essere riconciliazione, pace, giustizia nel nostro
mondo se non siamo disposti a
metterci in prima linea... La
sofferenza di cui parliamo è la
risposta alla sfiiia di Cristo:
’Chi non prende la sua croce e
non viene dietro a me non è degno di me’ (Mt. 10: 38, vedi anche 34 e 39). Le chiese non hanno sempre affrontato le conseguenze di questa sfida... Esse
sono chiamate a essere delle comunità confessanti ma non accettano la necessità di porre radicalmente in questione il modo in cui organizzano la loro vita e spendono il loro denaro e
le loro energie. Questo- significa confessare senza dolore ».
Anche nel campo della dottrina
e della tradizione ogni chiqga
aspetta sempre che sia l’altra a
fare i sacrifici, che essa stessa
non è disposta a fare.
« Per noi non c’è scampo a
questa vocazione alla sofferenza». Se denunciamo il peccato
e la malvagità del mondo, se ci
impegnarne per il benessere degli altri esseri umani ci attiriamo l’odio del mondo. Ma Gesù
ci promette il suo Spirito che
ci sostiene e guida. « Questa spiritualità nefia sofferenza, conclude Philip Potter, diventa luce e speranza neUa lotta per un
mondo nuovo in cui regnino la
giustizia e la pace di Dio ».
saggio che abbiano per chi li
deve ascoltare un senso comprensibile ed accettabile.
La seconda osservazione che
mi pare poter lare riguarda il
rischio assai grave che tutti corriamo nell’inseguire tentativi di
razionalizzazione e di smitizzazione, senza aver ben chiaro che
ad essi va posto un limite: limite che sta nella centralità di
Cristo (e non solo del Gesù storico) nel vivere della Fede. Ci
fu fornita una interpretazione
di Gesù del tipo liberale illuministico, e sta bene ; ce ne viene
fornita una di tipo marxista e
sta ancora bene. Ma, come prima, cosi) ora non pare lecito
trasfigurare il Gesù « Cristo »,
mettendolo in un unico mazzo
con Churchill, Mao, Giovanna
d’Arco ed altri pur degnissimi
personaggi. Dio agisce certo nella storia anche attraverso costoro, ma Gesù è, o dovrebbe
essere, un’altra cosa.
Niso De Michelis
IVREA_________________________
Attività estive
Due giovani, Ollearo Piero e
Anna, di Piverone, sono stati
ammessi in chiesa la domenica
di Pentecoste. La comunità si
rallegra di questo fatto e confida nella fedeltà di questi giovani alla confessione di fede da
essi pronunziata.
Alla fine del corso della Scuola domenicale i giovani hanno
fatto una gita in pullman a San
Marzano Uliveto, in provincia
di Asti dove il culto del mattino è stato celebrato insieme ai
membri della locale chiesa metodista. Nel pomeriggio abbiamo ascoltato inni e canzoni, seguiti da un rinfresco molto apprezzato.
Nel corso di un culto domenicale in giugno, l’assemblea ha
ascoltato la testimonianza di
fede di due dorme tzigane convertite a Cristo. Facevano parte di una comitiva di tzigani accampati ad Ivrea in marcia verso la Francia. Il pastore di
Ivrea, con alcune persone della
comunità, aveva precedentemente visitato queste sorelle in fede nella loro « roulotte » dove
insieme avevano ascoltato la Parola di Dio. Erano le due sole
persone evangeliche pentecostali nella comitiva e avevano manifestato il desiderio di partecipare al culto domenicale. La
loro semplice testimonianza di
fede in Cristo ha rallegrato l’assemblea che ha poi salutato le
due tzigane rispondendo al loro
solenne : « Pace fratello, pace
sorella ».
I culti estivi sono stati presieduti da Mario Castellani; lo
ringraziamo sentitamente per la
sua collaborazione.
II delegato della chiesa di
Ivrea alla conferenza distrettuale di MilEino è stato Giuseppe Longo. Al Sinodo la nostra
chiesa è rappresentata da Marina Bertin, figlia del pastore
Roberto Jahier.
3) Relazione del Convitto di Via Angrogna - Conferenza Distrettuale
1977;
4) Controrelazione - Conferenza Distrettuale 1977.
Non voglio citare testimonianze verbali attendibilissime che, peraltro, non
avrebbero che suffragato le informazioni fornite dai documenti ufficiali sopra indicati.
Dall’esame dunque di tali documenti non possono che emergere le osservazioni poste in evidenza dalla circolare T.E.V.
Cerco di riassumerle :
а) La posizione marxista sulla linea EGEI della équipe porta come
conseguenza una visione deformata
dell’istituto, assimilato alle carceri e
agli ospedali psichiatrici. Non è necessario essere laudatores temporis acti
per verificare su basi sperimentali che
nel passato l’Istituto non ha mai —
ripeto mai — avuto questa configura
zione.
б) L’équipe educativa è costituita
— ed è prevista anche per il futuro —
da credenti e non, il che non dà alcuna
garanzia di una impostazione dell’Istituto in senso evangelico. E allora in
questo caso non vale la pena di mantenerlo in vita con l’etichetta « valdese » : è meno peggio trasferirlo allo
Stato, alla Regione, ecc., come del resto viene auspicato da diverse parti e
fra l’altro implicitamente dalla Controrelazione alla Conferenza Distrettuale 1977.
c) In questa valutazione l’amor
fraterno viene citato in modo non pertinente : si tratta in realtà di una posizione teologica molto precisa. E’ ormai stranamente -invalsa l’abitudine,
quando vi è di mezzo la T.E.V., di citare a torto o a ragione l’amor fraterno con una frequenza inflazionata,
pari a quella della lira, che ne altera
il vero significato. Si parla pure con
molta frequenza da circa un anno a
questa parte di pluralismo nella chiesa : permetta dunque, gentile Professoressa, che la T.E.V. si trovi su una posizione teologica diversa dalla Sua e
che su tale fondamento difenda gli
istituti della chiesa quando lo ritiene
opportuno.
Concludendo : certo noi diciamo che
non vale la pena di mantenere l’Istituto così come è ora ed è previsto per
il futuro come opera della chiesa. Diciamo anche che l’Istituto deve essere
riportato su una linea evangelica. E
questo non vuol dire che vengano rifiutate ponderate modifiche di struttura. Se tuttavia questo non potrà avvenire per una volontà politica, allora è
meglio che venga ceduto agli Enti
Pubblici, come purtroppo è auspicato
da tanti.
Guido Ribet
Positivo
Caro Direttore,
da quando Lei ha assunto la direzione della « Luce », riceviamo un
giornale interessante, vario e molto
vivo.
E se talvolta c’è qualche cosa che
non piaos, è bene che ci ricordiamo
di mettere sull’altro piatto della bìlan
eia tutto quello che è positivo. Il risultato finale è nettamente attivo.
Nell’ultimo numero (25) che ho ricevuto, c’è una pagina dedicata ai
Cristiani per il Socialismo. A me sembra che tutta l’impostazione di questo
movimento è sbagliato, almeno per
quello che riguarda noi evangelici. Se
invece avessimo dei socialisti per il
cristianesimo, allora si che potremmo
applaudire all’iniziativa.
Tutto sommato non è nel nostro
programma di Valdesi' e Metodisti di
fare di Cristo un socialista, ma caso
mai il contrario.
Molti cordiali saluti
I. Guldbrandsen
Perché
Preg.mò fiig. Direttore,
La prego voler pubblicare quanto
segue in risposta alla lettera del dott.
Roberto Peyrot e della signora Zemira
De Carlo: perché la T.E.V.? semplicemente diciamo: vogliamo la T.E.V.
per cercar di riportare nella nostra
Chiesa quanti se ne sono allontanati e
trattenere quanti, delusi e amareggiati,
vorrebbero abbandonarla!
Ade Gardiol Theileh
L’ISTITUTO GOULD ■ Comunità di 30/40 persone assume
cuoca/o capace. Stipendio e assicurazioni a norma di legge.
Scrivere: Gould - Via Serragli,
49 - 50124 Firenze.
3
r
26 agosto 1977
BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI GIORGIO SPINI
Dal rinascimento italiano
all’America dei protestanti
La rassegna degli scritti del prof. Spini appare nel suo 60° anno d’età
Omaggio utile e austero dedicato a Giorgio Spini in occasione
del suo sessantesimo anno d’età
dai docenti di storia della fiorentina Facoltà di Magistero, questa
Bibliografia degli Scritti di G. S.
(a cura di R. Mazze: e C. Sodini,
Edizioni Centro 2P, Firenze, giu
gno 1977), si apre con una breve
appropriata prefazione e con le
parole: « Fin dall’inizio della sua
attività Giorgio Spini si è interessato oltre che di problemi strettarhente storici anche di temi religiosi e sociali ». Si può poi vedere, nella cinquantina di pagine
che seguono elencando gli scritti, stampati anno per anno come in effetti problemi storici, temi religiosi e temi sociali e nolitici siano intrecciati strettamente attraverso i 392 numeri
della bibliografia. Riflesso della
compenetrazione che si realizza
nella personalità e nella vita dello storico fiorentino. Ma del ere
dente e deH’uomo politicamente
impegnato non è il caso di parlare ai lettori di questo settimanale perché essi lo conoscono bene
sotto questo aspetto. Diciamo invece brevemente, in questa occasione, qualcosa dello storico, utilizzando lo strumento che abbiamo ora sottomano.
Dopo una trentina di scritti in
periodici nel 1938-39, nel 1940 Spini pubblica da Vallecchi le Lettere di Cosimo de’ Medici e dalla
Nuova Italia il suo nrimo volume di ricerca, l’Antonio Brucio
li, che, come l’autore stesso accenna nella premessa, esamina;
bensì una figura « tutt’altro che
gigantesca », ma in compenso si
pone, quanto airargomento, in un
punto in cui sono annodati vari
indirizzi di studio; in particolare, fra gli altri, lo studio « dei
rapporti tra la Riforma... e
l’umanesimo italiano » e l’indirizzo di ricerca dello « storico
del Rinascimento ».
In questo secondo filone, rinascimentale e toscano, si colloca
l’importante ricerca dedicata nel
1945 a Cosimo I de' Medici e la
indipendenza del principato mediceo (ed. Vallecchi), poi tutta
una serie di lavori, ricerche e
corsi universitari che allargano
r attenzione di Spini a tutta
r età moderna e giungono nel
1960 all’ampia sintesi della Storia dell’età moderna (Cremonese, 1960; poi in 3 voli., Einaudi,
1965), mentre su un piano diverso si può parimenti parlare di
’’allargamento”, per il recentissimo volume Architettura e politica da Cosimo I a Ferdinando I
(Olschki, 1976); perché in questo
caso si tratta di un vasto lavoro
collettivo, svolto, sotto la sua
guida, dagli studenti dell’Istituto durante gli anni accademici
dal 1969-70 al 1972-73.
Anche il filone della storia della Riforma e ip genere della storia religiosa in Italia si sviluppa
in qualche modo analogamente,
nella direzione dello sviluppo diacronico e nella direzione della
sintesi. Ad esso appartiene il volume intitolato Ricerca dei libertini. La teoria dell’impostura delle religioni nel Seicento italiano
(ed. Universale, 1950). Ma è da
notare che nello stesso 1950 esce
(ed. Perrella) un altro lavoro
molto interessante: Mito e realtà
della Spagna nella rivoluzione
italiana del 1820-21. Ispirato a
tutt’altro tema, quello della Resistenza, nel senso a noi familiare d’insurrezione popolare contro l’oppressione (di cui nell’SOO
fu paradigma la lotta degli spagnoli, dal 1808, contro il regime
napoléonico), esso però prepara,
nella misura in cui porta l’attenzione di Spini sull’età contemporanea, Risorgimento e protestanti (E.S.I., 1950, opera ben nota,
il cui influsso è oggi più vivo che
mai nell’orientare i dibattiti storiografici (certo assai presenti
all’interesse attualizzante dei lettori dell’« Eco-Luce ») e di cui sono recenti corollari così L’Evangelo e il berretto frigio (Claudia-,
na, 1971) come anche l’intera coR
lana di cui quest'ultima opera
fa parte.
Un terzo filone, diventa più tardi ed è anch’esso oggi riccamen
cosa seria, base del suo apostolato ». Diceva Maturi che « il protestantesimo sta al Gobetti, come il giacobinismo al Gramsci »
e gli pareva che il raffronto con
le tesi gobettiane illuminasse la
lettura di Risorgimento e protestanti. Quale che possa essere,
dopo altri libri e dopo altre battaglie di Spini, il discorso di chi
sappia riprendere i temi di Maturi con la stessa finezza di giudizio, è comunque indubbio che
l’interesse per i « temi religiosi e
sociali » risulterà ancora fondamentale nel suo caso per apprez
zarne l’impostazione dei «problemi strettamente storici »,
Augusto Comba
La medaglia della strage
Tutti sanno che nella notte del 24 agosto del 1572 fu com
£ò “n‘°tafian“o|r“rS
-Ä raMiÄ-fa s =r.
via
romano
priSf ItaWio di Wassy (1 ma™ 1562) non aveva avuto tanto
°”°ÌT gesuita Filippo Bona™ nd vota™ ;;,Numtamato
Gre
s-i
il papa fece coniare una medaglia dove si vede un angelo armato
^ptSonare ne^'ctós?^^ è”in questo spirito che
preselo Juest^Sr^^^^ iniquità, che ci insegna come sia dd
versa facile prevalersene come copertura
Una vicenda che desta interesse
Lo storico Giorgio Spini, una voce autorevole dell’evangelismo italiano.
te produttivo, quello americanistico. Se esso si alimenta di conoscenze dirette, ovviamente,
grazie al fatto che Spini ha soggiornato più volte in America e
insegnato a Harvard e in altre
università, chi legga pagine delle
opere di questa serie sa che anche in questo indirizzo è sempre presente il collegamento co.p
gli altri due. Dopo i corsi -messinesi e fiorentini, dal 1953 in poi,
e numerosi saggi, rassegne e relazioni congressuali, esso frutta
nel 1968 Autobiografia della giovane America (Einaudi), e lo
scorso anno il coordinamento e
le introduzioni di un’interessante e cospicua pubblicazione collettiva dei nostri americanisti,
che in due voli, ripercorre i collegamenti fra Italia e America dal
'700 a oggi (ed. Marsilio).
Già diciassette anni fa Walter
Maturi, parlando di quanto Spini
aveva scritto fino allora, era indotto a premettere un cenno sul
motivo storiografico della «mancata riforma religiosa come origine delle deficienze del carattere italiano », motivo passato dagli hegeliani di Napoli a Missiroli a Gobetti, in cui « divenne una
Dal 29 al 31 luglio 1977 ha avuto luogo a Lourmarin (ai piedi
dei monti del Luberon che nel
1545 furono il teatro dei massacri dei Valdesi di Provenza) il secondo Colloque d’Etudes Vaudoises du Luberon, sotto la presidenza del Doti; Olivier Monod
deirAssociazione - degli Amici di
Lourmarin e con la collaborazione della Società di Studi Valdesi
di Torre Pellice, della Deutsche
Valdenservereinigung di Schönenberg e della Chiesa riformata
del Sud Luberon; animatori entusiasti il Fast. Louis Mordant di
Lourmarin e il Prof. Gabriel Audisio deirUniversità di Aix-enProvence. .
I lavori sono stati inàugurati
il 29 luglio sera con una conferenza pubblica del Prof. Giovanni Gönnet dell’Università di Bari sul significato religioso del
movimento valdese, e sono proseguiti il giorno dopo con sei comunicazioni scientifiche su: Sadoleto e i Valdesi (Prof. Mpc
Vénard, della Sorbonne), Il rifugio valdese in Germania (Past.
Werner Eiss di Mühlacker), Il
conte Guglielmo di Fürstenberg
e i Valdesi (Prof. Rodolphe Peter, deirUniversità di Strasburgo), La vita delle donne valdesi
dopo la revoca dell’Editto di
Nantes, specie nelle valli del
Brianzonese (Sig.a Edith Chan
foran). Il processo del « barba »
valdese P. Griot davanti all in
quisitore J. de Roma ad Apt nel
1532 (Prof. Gabriel Audisio), Come vissero i sopravvissuti del
massacro del 1545 (Dott. Bernard
Ely e Lue Beltrando).
Come avvenne per il primo
« Colloque » del 1975, gli studi
presentati nel 1977 saranno presumibilmente pubblicati in ^o
dei prossimi fascicoli del «Bollettino della Società di Studi
Valdesi ». Il primo « Colloque »
aveva cercato di delineare la storia deH’insediamento dei valdesi
nel Luberon, venuti colà dalle alte valli della Durance e del Pinerolese tra la fine del secolo aV
e l’inizio 1 del XVI. B secondo
« Colloque » ha voluto entrare
nei dettagli, dedicando buona
parte dei suoi lavori alle vicende pre- e post- 1545, ma non dimenticando sia il grosso processo inquisitoriale di Apt del 1532,
già rievocato' nel 1975 dal Prof.
Audisio e dal Dott. Sambuc, Ma
l'atteggiamento piuttosto ambiguo del Sadoleto, vescovo della
vicina Carpentras in Vaucluse
aH’epoca ricordata. Per conto loro il Past. Eiss ha illustrato brevemente la condizione dei valdesi deH’alta Val Chisone rifugiatisi in Germania dopo le note tristi vicende del 1685, il Prof. Peter ha rievocato la figura del co
lonnello Fürstenberg, amministratore delle valli valdesi durante parte della dominazione francese, e la Siga Chanforan ha
commentato un suo articolo apparso di recente nel « Bulletin
de la Société de THistoire du
Protestantisme français » di PU
rigi.
LA SETTIMANA DEL ’’SEGRETARIATO ATTIVITÀ’ ECUMENICHE
L'annuncio del «Regno ai poveri»:
cattolici ed evangelici ne discutono
Il contributo protestante nelle giornate di studio - Concluso al Passo
della Mandola il seminario biblico interconfessionale
Di ritorno dalla XV Sessione
di Formazione Ecumenica del
SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), tenuta anche quest’anno a Passo della Mendola
durante la prima settimana di
agosto, non possiamo fare a
meno di riferire almeno alcune
impressioni ai lettori della « Luce ».
Il tema di quest’anno, ’L’annuncio del Regno ai poveri’,
continuava quello dell’anno scorso, ’Il regno di Dio che viene’,
ed è stato un’occasione per concretizzare le nostre riflessioni.
Comé ogni anno i primi tre
giorni sonò Stati dedicati alla
informazione, (il prof. Ricca ha
tenuto una relazione su «Il Movimento paUperistico nella chiesa medievale : Valdo e Francesco»), e i seguenti tre al lavoro
di gruppo. La vera crescita ecumenica avviene realmente durante il fraterno ascolto della
Parola e lo scambio di esperienze e opinioni che avviene in
ogni gruppo. (Per 330 partecipanti, c’era una scelta tra 10
gruppi, a ciascuno dei quali ve
niva assegnato o un relatore o
un consulente evangelico), Ogni
giornata cominciava con una
meditazione biblica, (tre meditazioni sono state tenute dai pastori Vinay, Bensi e Bertalot),
e terminava con un atto di culto, (i pastori M. SbafB e Bertolino hanno predicato in due di
questi), e il lavoro di Ogni gruppo di studio veniva fatto in continuo confronto coi testi biblici
pertinenti. Ed è questo continuo porsi davanti alla Parola
in un’atmosfera di fratellanza
impossibile' a descriversi, ma
bellissima da vivere, che distingue le sessioni del SAE e‘ che
le rènde il momento culminante e stimolante di tutto l’anno.
L’ultimo giorno è stato dedicato alle dieci relazioni di gruppo e alla discussione plenaria,
particolarmente signiflcàtive per
il coraggiodelle analisi fatte
sulla respo'nsabilità ^ storica e
catephetica della Chiesa Cattolica Rpmana nelle delicate questioni; dell’uso dei beni della
chiesa, nelle abérrazioni di certa pietà popolare, ecc. e per la
concretezza dell’esame del mòdo di attuare un vero stile di
vita sobria, sia come singoli che
come comunità e società. Come
ogni anno, gli atti della Sessione saranno pubblicati in modo
che chi vuole potrà prendere
conoscenza dei lavori.
Come è stato ben sottolineato dal pastore Valdo Vinay, la
Sessione, per quanto abbia detto pane al pane, non è caduta in
quella confusione etico-teologica
che mescola l’annuncio dell’Evangelo con dettami sulla sua
attuazione. '
Fin dai suo ihizib il movimento del SAE è statò sempre voluto e sostenuto da laici cattolici, anche pér mantenere una
vera libertà di azione ; ma quest’anno è stato fatto un passo
in avanti, in quanto i laici evangelici poSsortb fare domanda di
diventare membri effettivi'; mentre ài pastori evangelici e al clero e religiósi cattolici è ora permessa l’adesione. Ci ràllegriàmo di questo ulterióre Segno , di
unità in uh solo Signore.
Peggy Bertolino
Nella sua . conferenza inaugurale il Prof. Gönnet ha centrato
il tema del significato religioso
del movimento valdese non solo
sulla personalità di Valdesio di
Lione, ma anche sulla figura del
suo discepolo Durando d’Osca
che nel lontano 1194, ad appena
vent’anni di distanza dalla conversione del ricco mercante fionese, professava toelle opinioni
veramente rivoluzioiiarie sul terreno dell’ecclesiologia: per Vaidesio e i suoi primi seguaci i’unicò signore della Chiesa era
Gesù Cristo, e l’ubbidienza alla
chiesa ufficiale era sempre condizionata dalla sua fedeltà alle
Sacre Scritture, che fin da quel
tempo furono l’unica norma di
fede e di condotta. Altro che sola riforma morale, su cui si compiacciono ancora oggi parecchi
storici cattolici e protestanti!
Tra le comunicazioni presentate va segnalata in particolare
quella del Prof. Audisio sul processo del «barba» Griot, il cui
arresto avvenne nel novembre
1532: egli era presente al Sinodo di Chanforan che si era celebrato annena un mese prima, e
ci dà notizie di prima mano —
sia pure attraverso il resoconto
inquisitoriale — su quella famosa assemblea, che confermano
in pieno la testimonianza del
Morel. Ci auguriamo vivamente
che il lavoro del Prof. Audisio
esca quanto prima alla luce sotto gli auspici della Società di
Studi Valdesi.
Al termine dei lavori, che si
sono conclusi con un culto del
Prof. Peter nella chiesa riformata di Lourmarin centrato sulla
pericope Voi siete il sale del
mondo (Matt. 5; 13), il Past. Mordant ha annunziato la costituzione di una « Association d’études
vaudoises et historiaues du Luberon » la quale, come da statuto depositato il 21 luglio 1977
presso la Sotto-Prefettura di Apt,
intende « promuovere le ricerche
archeologiche e storiche nel mas^
siccio del Luberon fe 'pei 'monti
del Vaucluse », con l’organizzazione di colloqui, conferete e
móstre, con la costituzione di una
biblioteca e con la pubblicazione
di studi e documenti. Chi desidèri associarsi si rivolga Miretta-:
mente al Past. Mordant/
Lòiirrnàriii, ^ 84160 Cädcnfet. Infine lo stesso Mordant ha auspicato che il progetto ventilato
due anni prima, di murare delle
lapidi commeirioratìve; dell eccidio di Mérindól sulle rovine dell’omonimo castellò possa gridare
in • porto, dato che nel frattempo
tale progetto è stato allestito da
tecnici locali e l’inaugurazione
potrebbe avvenire l'anno venturo in occasione ,,di, un incóntro
a più largo, ragigió ..ugónottojvaldese. G. G.
4
26 agosto 1977
Tribù di Valdo e famiglia di Dio
{segue da pag. 1)
La ricerca della fede nella predicazione su Efesini 2: 19-22
l'impegno assunto dal fratello
Tullio Vinay è impensabile in una situazione diversa dalla nostra, ma in quell’aula accaldata,
con la gente sulle scale e nei corridoi, con tutte le tensioni, le incomprensioni, i moti d’animo
passionali ed i giudizi taglienti,
la nostra famiglia ha raggiunto il
massimo della sua autenticità.
Ed è probabilmente questo l’elemento che esercita il fascino
maggiore sui fratelli d’oltr’Alpe
che vengono da noi. Non abbiamo da offrire loro teologie originali o attività nuove, siamo sempre con un decennio di ritardo
al punto in cui sono anch’essi; resta misteriosa ed indefinibile
quella realtà che non è solo il calore del sole italiano o del sangue italiano, è probabilmente
quel vivere le esperienze a questo livello di comunità familiare.
Due grandi tribù
ad un crocevia della storia
In questa nostra realtà molto
autentica il testo degli
Efesini introduce un interrogativo; vi si dichiara infatti che la
chiesa è sì una famiglia, ma la
famiglia di Dio. Famiglia nel senso dell’antichità indica qui un
grosso conglomerato di parenti,
amici, servi in cui il padre è il
punto di riferimento, il conduttore Una grossa comunità che è
anche una impresa sul piano economico. L’idea base non è
quella di una realtà calda, intima, personale, ma di una grossa
commità che lavora; non la farnigliola raccolta attorno al televisore ma una grossa casa che
ha cose da fare ed una linea di
azione, una attività da gestire.
Questo è la famiglia di Dio.
Egli ha compiuto un’opera di liberazione nella storia del suo
popolo Israele, ha allargato il
suo spazio ed in Cristo, ha integrato in questa realtà nuova anche i pagani, che prima vivevano
estranei. Dio gestisce una impresa, un’opera, un progetto, essere
la sua famiglia significa esserne
partecipi.
Vorremmo fare a questo riguardo tre considerazioni:
a) Quella determinazione « di
Dio » non è nel caso delle nostre
chiese un elemento accessorio
ma costitutivo. Metodisti e vaidesi, la nostra fratellanza umana
e una famiglia solo nella misura
® f Hio »• Certo universitari e giornalisti possono anche
studiarci come fenomeno etnicoreligioso, minoranze confessionali ma è solo nella misura in cui
siamo espressione della famiglia
di Dio che siamo anche « famiglia ».
Essere famiglia di Dio significa
in primo luogo che la realtà di
Dio si comunica, si estrinseca, si
manifesta nell’opera stessa dei
credenti. Come non c’è Dio senza Cristo, non c’è Dio senza la
sua famiglia, senza di noi. Quel
10 che la chiesa inventa, crea, fa
e più che inventare ed esprimere
per sé, per dare una ragion d’essere alla sua esistenza, è invece
1 esnressione storica della realtà
di Dio.
La chiesa non è famiglia di Dio
perché è riferita a lui ma perche egli ne costituisce il centro,
11 senso di questo gruppo di uomini lo danno il suo piano, la
sua iniziativa, il suo progetto. In
questa realtà hanno vissuto gli
amici di Dio: Abramo, Mosè, i
suoi servi profeti ed apostoli, il
figlio primogenito, il responsabile della conduzione di quest’opera, Gesù Cristo e noi fratelli
suoi, a gestire questa ricostruzione del mondo.
Se non è questo la nostra famiglia non è nulla.
Il riferimento che reclama
la nostra vita
Non pochi hanno nel corso delle generazioni rinunziato ad essere di Dio, hanno trovato inutile
0 superato questo riferimento
vuoi perché lo sentono come un
peso, vuoi perché giudicano che
vi siano riferimenti più concreti
in grado di dare alla nostra fa
miglia consistenza e coesione. E
come spesso accade sono i più
bravi, i più dotati, i più capaci,
quelli che avevano le maggiori
possibilità e le maggiori occasioni. Anche nella nostra famiglia è accaduto quello che l’apostolo poteva verificare a Corinto,
1 più savi ed i più intelligenti
hanno fatto altre scelte, si sono
collocati in altri luoghi, al massimo hanno mantenuto un nome,
una famiglia, una tradizione familiare, una generica collocazione nella famiglia evangelica ma
e una scorza, il loro cuore è al
trove, ed il loro tornaconto anche. E sono i più poveri i più
semplici, sono loro che hanno
portato e continuano a portare
il peso della realtà di Dio; lo
scheletro della nostra famiglia
ma anche il suo cuore, la sua coscienza, sono i semplici, i vecchi,
i contadini, i pendolari.
b) Una seconda considerazione: nel nostro testo essere la famiglia di Dio non è una proposta
è una affermazione. Non è detto
che come famiglia evangelica si
possa anche essere famiglia di
Dio, oggi, in Italia; viene detto
che lo siamo.
Da decenni siamo alla ricerca
della nostra identità, cioè della
nostra collocazione in questo
paese, questa identità non è da
cercare ma da vivere. Possiamo
certo interrogarci sul modo di
realizzarla, ma questa realtà esiste: è il fondamento che da sempre è Stato posto alla base della
nostra famiglia: Gesù Cristo.
La realtà oggettiva del nostro
essere è iscritta nella nostra vocazione e nella situazione in cui
viviamo. La vocazione scaturisce
costante, imperativa, dalla predicazione dell’evangelo che sta alla base della nostra comunità
umana. Non siamo noi che dobbiamo costituire la realtà di Dio,
è Dio che costituisce con l’evan
gelo la nostra realtà. La vocazione si rinnqva nelle occasioni che
si offrono, negli stimoli che sorgono dalla riflessione teologica,
dalle esperienze che si vivono.
Tutta la vita della famiglia nostra nella misura in cui è radicata in Cristo, problemi e ricerche,
progetti e speranze, è voce di vocazione, manifestazione di essa.
Dinamica di una ricerca
E la situazione quale è? Minoranza libera da condizionamenti
politici e statali, fra una cultura
laica in ricerca di sé, un nartito
comunista impegnato nelle avventure dell’eurocomunismo ed
una chiesa cattolica in travaglio
con sbandamenti paurosi e ripre"se improvvise.
E tutto questo Tabbiamo addosso, sulla pelle: il cattolicesimo curiale ' e quello dei CpS,
trent’anni di DC, il compromesso storico e la revisione del marxismo, un paese formato o deformato da una religione non evangelica, percorso da fremiti di
anticlericalismo e di superstizione.
E la nostra fede evangelica inserita in tutto questo ci permette
di capire i fratelli in fede di mezzo mondo e dialogare con essi
come nessuna altra famiglia cri
----------apertura della conferenza metodista
Lo spazio della
nostra testimonianza
Un’attenta analisi della situazione in cui si muove la ’’minoranza” protestante - L opposizione alla cultura cattolica attraverso la riscoperta della nostra identità d’evangelici italiani
L’apertura tìella Conferenza
Metodista, avvenuta domenica
21 sera nei locali del Collegio
Valdese di Torre Pellice, ha visto due relazioni introduttive.
La prima tenuta dalla vice-presidente Leda Rocca, la seconda
dal presidente della Conferenza,
pastore Sergio Aquilante, riconfermato — in apertura dei lavori — con votazione unanime, alla presidenza per il 1977-78. Entrambi gli interventi hanno posto fortemente l’accento sull’atteggiamento di ricerca dei credenti, sulla solidarietà con i « diversi », gli emarginati del nostro
tempo, nel tentativo di vivere
già ora — nei rapporti comunitari — un modello nuovo di società.
Leda Rocca ha precisato che
va rivisto « il metodo con cui ci
contrapponiamo a chi non si dichiara d’accordo con noi nell’interpretazione pratica della Parola di Dio, o alle nostre posizioni politiche e sociali ». Nella
gamma di posizioni è necessario riscoprire — ha aggiunto Leda Rocca — il rispetto profondo per l’altro, del suo essere,
del suo manifestarsi. Contro
ogni preteso dogmatismo ( « Nessuno di noi può ritenersi possessore della verità, perché verità assoluta è solo Dio ») Leda
Rocca ha sottolineato l’atteggiamento di apertura verso chi la
pensa in modo diverso. Nell’autenticità di questa apertura e
quindi nel dialogo costruttivo
tra posizioni diverse, la parola
SINODO CONFERENZA
SEGGIO DEL SINODO
Franco Giampiccoli, presidente
Ugo Zeni, Vicepresidente
Giuliana Gandolfo-Pascal, segretario
Ennio Del Priore )
Enrica Rochon (
Mario Bianconi
Thomas Noffke
/
Vicesegretari
Assessori
I membri del Sinodo con voce deliberativa sono 144 (73 laici e 71
pastori). I membri con voce consultiva sono 35 ( tra essi la delegazione della chiesa metodista e dell'Unione delle Chiese Battiste).
CONFERENZA METODISTA 1977
La composizione dei rappresentanti le chiese metodiste è còsi formata ; 45 membri con voce deliberativa di cui 17 pastori e 28 laici; con
voce consultiva 10 partecipanti tra
pastori e laici.
COMPOSIZIONE DEL SEGGIO;
Presidente : Sergio Aquilante
Vicepresidente ; Leda Rocca
Segretario : Aurelio Sbaffì
Segretario agli Atti ; G. M. Grimaldi
Segretari ai verbali : P. SbafTì, G.
Anziani, E. Mannelli, T. di Murro,
.A Castagna, F. d'Angelo
Segretario alla Corrispondenza: Giuseppe Anziani
di Gesù: « Amatevi gli uni, gli
altri ». diventa esperienza vissuta.
Il pastore Sergio Aquilante,
rivolgendosi all’assemblea dei
rappresentanti delle chiese metodiste, ha messo in relazione il
compito dell’evangelismo italiano rispetto alla situazione del
nostro Paese, L’analisi dell’egemonia della cultura cattolica,
anche in sede politica, è stata
ampiamente illustrata da Aquilante che ha da un lato osservato l’avanzata del movimento
operaio europeo e dall’altro la
organizzazione dell’apparato della « chiesa di Roma » per riguadagnare, dopo la parentesi liberale del XIX sec., il predominio
sulla società italiana.
La mediazione religiosa come
strumento di consenso al potere costituito si è riorganizzata
alla fine del secolo scorso sotto
il papato di Leone XIII. E qui
che nasce — ha osservato Aquilante — un nuovo blocco di potere, o meglio un compromesso
— ramificato anche tra gli strati più umili della società — cementato dalla chiesa romana
che saprà trovare un’adeguata
teologia sia a livello gerarchico
che politico, per l’opera di mediazione tra le classi. L’analisi è
proseguita indagando, nel corso
del nostro secolo i segni della
egemonia cattolica sino alla costituzione, nel recente dopoguerra, della democrazia cristiana. In questo quadro, Aquilante ha voluto precisare il compito storico della minoranza evangelica.
Innanzitutto l’atteggiamento di
Gesù nei confronti della società
del suo tempo, al di là dei pericoli di facili parallelismi, secondo Aquilante, può darci preziose indicazioni per il nostro agire. Superando la stretta delle
grosse coalizioni politiche attuali (e qui non è mancata una serrata critica al nuovo patto sociale che porta avanti il partito
comunista italiano anche se —
è stato detto — le giustificazioni non mancano, data la gravità
della situazione) c’è ancora chi
crede — ha aggiunto Aquilante
—■ in un Dio che non esclude;
c’è ancora chi, come Gesù, vuole stabilire con gli emarginati
del nostro tempo una reale comunione. Una visione sacerdotale del pastorato — « il garante delle scelte religiose altrui »
— e l’equivoco del vivere come
maggioranza, specie a livello organizzativo, la propria minoranza diventano seri ostacoli nel
camolino della testimonianza.
«Se i figli d’Àbramo tacciono»
è inevitabile il ripiegamento sulle proprie posizioni e l’amore
per gli altri finirà — ha aggiunto il relatore — per trasformarsi
in un sentimento che non riesce più ad incidere nella realtà
delle cose. « Ma oggi parlano le
pietre? » si è chiesto Aquilante,
proseguendo l’immagine biblica.
Nel disorientamento generale i
« figli d’Àbramo » devono ritornare a parlare abbandonando la
vecchia illusione che altri possano realizzare il nostro compito. È necessario — ha detto il
presidente della Conferenza —
vivere sino in fondo la realtà
della nostra minoranza contro
ogni rassegnazione conservando
Preziosa sia, la nostra disponibilità a lottare per una realtà
nuova, sia la nostra libertà di
appartenere al Cristo di Dio elirninando così le supine ubbidienze alle leggi ecclesiastiche e
i conformismi delle mediazioni
gerarchiche. Segni di questa
nuova mentalità risiedono nella
fermezza di vivere l’incarico ___
che può diventare un atto di coraggio — d’annunciare l’Evangelo in un’Italia schiacciata dalla componente cattolica. In questo senso anche il lavoro non è
più il castigo divino ma diventa
il mezzo per servire gli altri. Diventa — conclude Aquilante —
alla luce dell’Evangelo, la strada su cui i testimoni di Colui
che non ha temuto di condividere la sorte dei « criminalizzati » del suo tempo possono camminare e realizzarsi.
Significativamente la relazione
del past. Aquilante dopo un lungo procedere nell’analisi del quadro sociale, con una precisione
che non è consueta negli incontri ecclesiastici, ha avuto un’impennata e si è trasformata in
predicazione. Ed è allora che
molti temi, toccati già nel porneriggio di domenica nella predicazione d’apertura dal pastore Tourn, sono — con altre parole — vivacemente riemersi.
Anche questo è un segno che le
due chiese, valdese e metodista,
hanno davanti a loro un compito comune.
G. Platone
stiana può fare: il cattolico sudamericano ed il riformato svizzero, il protestante della Germania Orientale ed il fratello mozambicano. Minoranza libera di
essere, di inventare, di parlare in
un crocevia della storia, questo
siamo.
Non abbiamo da scervellarci
per creare delle cose nuove basta
guardarci attorno ed essere noi
stessi, lasciarsi essere ciò che
Cristo ci ha fatto essere ponendoci qui.
c) Essere famiglia di Dio, oltre ad essere un fatto è anche
una vocazione, un impegno. Non
lo si è lasciandosi andare con la
corrente, occorre volerlo essere.
« Famiglia di Dio » non è concetto statico ma dinamico, non esprime soltanto una situazione
ma un dover essere; Dio non ha
soltanto costituito la sua famiglia in Cristo, chiede a noi di costituirla entrando a farne parte.
Una famiglia deve crescere in
coesione. Come tutte le realtà umane anche le nostre famiglie
valdesi e metodiste sono soggette a disgregazione, quando una
generazione scompare ed un’altra si fa avanti, quando gli uni
si sentono inutili ed altri emarginati.
Un’opera di coesione si impone ma la coesione della famiglia
di Dio nasce soltanto dalla unità
della fede. Come si configura
questa unità? Essenzialmente come unità, convergenza, intesa di
ricerche. Oggi la fede in Gesù
Cristo non è infatti un dato che
va da sé, chiaro, lineare, un fatto
che si impone ma una ricerca.
Tutti cerchiamo il cammino della nostra fede, giovani e vecchi,
tutti ci interroghiamo e la coesione della nostra famiglia è
connessa con una coesione di ricerca comune vissuta nel rispetto.
Inventiva,
libertà e coraggio
La famiglia di Dio deve crescere in forza, in numero, deve espandersi. Questo non avviene
oggi e molti fra noi se ne ramrnaricano, giustamente. Non avviene per colpa nostra, perché
abbiamo perso lo spirito evangelistico, dicono alcuni, perché —
dicono altri — quando uno entra
in una nostra comunità se ne allontana subito; trova freddezza
anziché solidarietà, distacco anziché calore, ritualismo anziché
vita spirituale, avviene — dicono
altri ancora — perché noi pretendiamo inserire i « simpatizzanti »
nelle nostre famiglie, anziché nella famiglia di Dio, li vogliamo
metodisti o valdesi, subito ad
immagine nostra.
Tutto questo è indubbiamente
veto ma è davvero inevitabile che
uomini in ricerca di verità e di
autenticità debbano andarle a
cercare e trovare in tutte le sette di girovaghi, in partiti, gruppuscoli, collettivi e comunità di
base e non nella nostra famiglia
di credenti? Come evangelici facciamo gran caso dello spirito autocritico ma questa non è critica è masochismo o peggio è la
mondanizzazione della fede. Significa accettare che la famiglia
di Dio non sia sua ma nostra e
sia semplicemente un grupno
ideologico che perpetua le sue
scelte. Noi siamo quello che siamo e teniamo quello che abbiamo, ognuno tiene quello che ha
e lascia in pace gli altri. La nostra famiglia non è il Regno, certo, ne siamo convinti, ma non
potrebbe essere in cammino verso il Regno e non potrebbe essere strumento per convocare altri
ad entrare nella ricerca della
fede?
Ma per crescere in questo modo occorre inventiva, libertà e
coraggio. Occorre saper creare
spazi di ricerca nel rispetto degli
altri, cambiare e lasciar cambiare, provare' una strada e riprovare ancora e se non va cercarne
un’altra. La libertà significa che
uno si sente di fare secondo coscienza, in casa sua, dai suoi, senza essere giudicato e criticato,
senza essere schedato e controllato. Anche fra noi c’è chi dice
meno libertà e più ordine. Personalmente direi meno egocentrismo e più coravgio. Non è la libertà che uccide la chiesa ma
Tegocentrìsmo di singoli e di
clan; il vedere tutto in funzione
di sé stessi e della propria affermazione.
Qccorre erpre fra noi un nuovo snirito di collaborazione, di
rispetto, di disponibilità perché
cresca e maturi il coraggio di dire, fare, coinvolgere perché la famiglia di Dio cresca e si rafforzi
nel mondo.
Giorgio Tourn
5
26 agosto 1977
Il via
ai lavori
STRALCI DALLA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE D’ESAME DEL SINODO ’77
La cornice della prima giornata sinodale pare rispondere sotto
tutti gli aspetti ad una regìa attenta ai minimi particolari. Il
caldo afoso di fine agosto, la
pioggerellina tradizionale, il tempio strapieno dove i membri del
Sinodo, malgrado tutta l’attenzione del servizio d’ordine organizzato dalla chiesa di Torre Pellice, stentano a trovare un posto
a sedere, i ragazzini che giocando sul piazzale ricordano così
che anche di loro la chiesa è responsabile.
I membri del Sinodo e della
Conferenza metodista hanno assistito, nell’aula sinodale, alla firma che i candidati al ministero
pastorale hanno apposto alla
confessione di fede della Chiesa,
come impegno a non discostarsi,
nella loro predicazione, dalla
Scrittura intesa nella linea della
Riforma.
Quindi, dopo un breve saluto
agli ospiti che seguiranno i lavori sinodali e che testimoniano
con la loro presenza deirinserimento delle chiese italiane nel
contesto ben più ampio deH’ecumene cristiana, dopo la lettura
di alcuni messaggi di saluto (tra
cui uno del vescovo della diocesi
di Pinerolo, monsignor Giachetti), il « corteo » muove verso il
tempio per il culto di apertura.
E qui, visibilmente, si avverte la
realtà dell’integrazione tra le
chiese valdesi e metodiste; il culto è presieduto dal pastore metodista Giovanni Lento, mentre
la predicazione è data dal pastore valdese Giorgio Tourn.
E poi il Sinodo torna alla casa valdese e si costituisce come
tale, sotto la presidenza provvisoria del pastore Umberto Bert.
È un momento importante
quello della elezione del Seggio
che dirigerà i lavori del Sinodo,
dando a tutti la possibilità di esprimersi e contemporaneamente vigilando a che gli interventi
servano a chiarire le cose e portino ad una maturazione per assumere le decisioni in maniera
pienamente responsabile.
La giornata di lunedì è stata
caratterizzata dalla lettura della
relazione della Commissione d’esame sull’operato della Tavola.
Relazione molto ampia, di 51 fitte cartelle ciclostilate che ha esaminato i vari aspetti della vita
delle chiese e indica al Sinodo
alcune tematiche sulle quali è indispensabile soffermarsi per far
procedere la riflessione, su cui
anche le chiese nel prossimo anno dovranno impegnarsi. Gli estensori di questa relazione, eletti dal Sinodo dello scorso anno, sono Oriana Bert, Valdo Fornerone, Giorgio Girardet e Giulio Vicentini.
Si parla poi delle chiese valdesi del Rio de la Piata (Uruguay
e Argentina), del loro Sinodo,
delle difficoltà che devono affrontare, si ribadisce l’importanza
per noi e per loro di essere una
chiesa sola, che non si lascia
spezzare dai confini di nazione.
Una commissione è incaricata di
redigere un messaggio per quelle
chiese sorelle.
La Federazione delle . Chiese
Evangeliche in Italia offre l’occasione ad alcune riflessioni, ed il
Sinodo ha espresso il suo ringraziamento per l’opera che la Federazione ha svolto nei servizi
radio-televisione, istruzione e nei
rapporti con il protestantesimo
italiano non federato. Ha inoltre
auspicato che sia possibile un rilancio delle attività della Federazione nei settori dell’emigrazione, degli studi, nell’informazione
e nel collegamento nelle trattative con lo Stato e nei rapporti
con le chiese non federate.
Della serata di lunedì, dedicata
all’approvazione del progetto di
regolamento sulle chiese locali,
diremo di più nel prossimo numero.
I lavori del Sinodo avranno
due giornate di sessione congiunta con la chiesa metodista, per
la trattazione di importanti temi di interesse comune, quali le
intese con lo stato, revisione del
Concordato, il processo di integrazione, i Ministeri nella chiesa, l’Eco-Luce, la Claudiana, la
diaspora, gli Atti delle Conferenze distrettuali.
Termine ultimo per le deliberazioni le ore li di venerdì 26 agosto. Nel pomeriggio le votazioni.
br.
La prospettiva del consolidamento
dopo un ripiegamento di posizioni
Questo il giudizio della Commissione d'esame dopo un attento esame della vita delle chiese
Se pensiamo agli ultimi dieci
anni dobbiamo prendere atto di
un certo ripiegamento delle nostre posizioni, che viene dopo le
proposte della Commissione permanente per i ministeri, dopo i
dibattiti emersi nel 1968, e anni
seguenti, dopo il discorso sulla
nuova riforma della chiesa, sul
quale abbiamo centrato le celebrazioni del Centenario, dopo lo
invito alla rifiessione contenuto
in « Una chiesa in analisi » di
Giorgio Tourn. Ora questi stimoli, che già allora erano sentiti da
una minoranza, sembrano essersi
bloccati...
A questo si deve aggiungere
una « carica » minore verso l’esterno, che è la conseguenza indiretta dei cambiamenti intervenuti nel mondo cattolico. Non
possiamo scendere nei dettagli,
ma quale che sia il giudizio che
diamo dei mutamenti, il volto
della chiesa cattolica in Italia sta
cambiando: dobbiamo prendere
atto che per la massa degli italiani sta cambiando proprio il
modo tradizionale con cui da
sempre ci si rapportava alla chiesa; si è sempre meno posti di
fronte a un mondo sacrale, sovraterreno, insindacabile, sempre
più davanti a un luogo nel quale
si può anche discutere e lottare
all’interno per trasformarlo; oppure — ed è l’altra ipotesi ■— del
quale si può ormai liberamente
fare a meno. Non è questo il luogo, per esaminare se si tratta di
una prospettiva reale o illusoria:
il fatto che molti cattolici la vivono soggettivamente in questo
modo ha delle ripercussioni an
che su noi, nei nostri rapporti
quotidiani con i cattolici, nei matrimòni misti, nella scuola, in
tutte le occasioni di contatto...
Di fronte a ^uesta situazione
nuova la nostra risposta è stata
ed è sostanzialmente difensiva.
Non è una critica, è una constatazione; può darsi anzi che nell’attuale situazione una strategia
difensiva sia la sola valida. Leggendo la relazione delle CED, seguendo la Luce ma anche la rubrica televisiva Protestantesimo,
il centro dell’interesse prevalente sembra essere quello del consolidamento di quello che c’è:
formazione dei laici; collettivi
teologici; istruzione religiosa;
coesione della diaspora; presentazione verso l’esterno dei valori
acquisiti del protestantesimo,
consolidamento istituzionale, al
quale i sinodi dedicano tanta attenzione... Sono questi i problemi che prevalgono rispetto a
quelli che invece sono più rivolti
verso l’esterno, a una « presenza » nella società, ad uno sforzo
di interpretare le grandi questioni aperte del nostro tempo alla
luce deH’evangelo, tutto quel
complesso di attenzione e di tensione verso l’esterno che un tempo chiamavamo « evangelizzazione », ed alla quale dedicavamo
una giornata — la prima — nei
nostri sinodi...
Nella prospettiva del consolidamento, e di un certo ripiegamento, deve anche essere visto il
dibattito che si è svolto nel corso dell’anno nelle nostre chiese,
in parte come attùazione degli
atti sinodali 25/SI/76 e 26/SI/76
e che si è sviluppato sui temi del
risveglio e della presenza o assenza dei cristiani dalle resfronsabilità pubbliche, delle possibilità
attuali di una testimonianza evangelica valdese...
Siamo andati a riguardare le
relazioni ai sinodi dal ’68 in poi;
anche lì era risuonato l’invito al
dialoso e Tappello a « vivere nel
dissenso »...
A distanza di nove anni constatiamo che, se è vero che
alcuni stimoli sono stati ricevuti, il programma nel suo insieme, come proposta globale, è rimasto inefficace. Così vediamo
che negli anni successivi le proposte via via rientrano, le autocritiche si fanno più prudenti:
un po’ alla volta tutto torna quasi come prima, anche se vi sono
fermenti nuovi, e sia pure in situazione di marginalità. Così un
po’ alla volta usciva di scena la
esigenza di una riforma della
chiesa che presentasse una risposta evangelica alla sfida dei
tempi.
Quelle intenzioni presto rientrate, quella conversione a metà
strada stanno probabilmente alla radice delle tensioni attuali. I
problemi non affrontati, le sfide
rimosse, finiscono col ripresentarsi, magari con segno opposto.
Qra, è vero che vi sono aspetti
del movimento TEV che possono
dispiacere, come il suo sguardo
rivolto a taluni valori del passato senza tener conto della situazione reale delle chiese; il suo
carattere di un’organizzazione
con fini dichiarati così generici e
così largamente condivisibili da
lasciar sospettare l’esistenza di
altri scopi; l’animosità e la disinformazione con cui si parla della
politica nella chiesa, la carenza
teologica e il richiamo astratto
al « risveglio »... tutto questo può
non piacere, e può anche suscitare reazioni negative in molti
che in un primo momento avevano salutato con interesse la nascita della TEV. Ma dietro a tutto questo c’è pure un problema
reale e cioè il problema della riforma della chiesa, di ritrovare il
proprio senso evangelistico, rm’apertura che sia insieme alla società e all’individuo, al credente
e al non credente. È un problema reale e la TEV potrebbe anche rappresentare una risposta
(che per noi è una risposta sbagliata) a un problema reale.
Per queste ragioni concordiamo con la TV quando afferma
che non è sufficiente parlare di
« pluralismo », tanto più che questa parola in Italia tende ad acquistare il significato di « lottizzazione »; ma che in questo bisogna passare al dialogo e al confronto sulle cose reali, al lavoro
comune nella chiesa, per cui è
necessario il contributo di tutti.
Bisogna riprendere alla radice il
discorso sulla nuova riforiha
della chiesa: che ovviamente
non -otrà avvenire se non in risposta alla chiamata del Signore
della chiesa secondo la via maestra dell’evangelo; ma rimanendo immersi consapevolmente in
questa società, nelle sue contraddizioni, nelle sue lotte, in piena
solidarietà con chi soffre...
INTERVISTA CON GIORGIO PEYROT SUL PROBLEMA DELLE "INTESE’
Il governo non ci conosce
A Giorgio Peyrot, che insieme a Giorgio Spini e Sergio Bianconi sta conducendo, su incarico della Tavola valdese e del Comitato Permanente metodista, le
trattative con il governo per la formulazione delle intese con lo stato, abbiamo
rivolto le seguenti domande
— Sono stati avviati i primi
contatti tra ie due commissioni
incaricate di stilare le « intese »
tra lo Stato italiano e le Chiese
valdesi e metodiste. Cosa sta
alle spalle di questo fatto per
ciò che riguarda la nostra storia?
— Alle spalle di questo fatto
sta tutto il lavoro che le Chiese
evangeliche hanno svolto al tempo della Costituente e in seguito quanto decise il Sinodo del
1948 che varò un progetto di richieste che la Chiesa valdese
avrebbe avanzato se le condizioni politiche lo avessero consentito. Su questa base fu fatto un
passo presso il governo per avere un inizio delle intese. Tuttavia, non incontrando le nostre
linee procedurali il parere favorevole del governo, ed anzi un
graduale irrigidimento, si giunse alla rottura, nel 1955, quando si decise di non più insistere perché non era possibile aderire alle tesi procedurali del governo: fateci sapere cosa volete, noi lo esamineremo e poi faremo una legge a modo nostro.
Queste non erano intese, bensì
consulenze non previste dalla
costituzione.
Poi c’è alle spalle un lavoro
svolto in sede di Tavola valdese all’inizio degli anni ’70 per
cercare di aggirare questa posizione. Si pensò di attaccare le
leggi sui culti ammessi e di chiederne l’abrogazione in maniera
che dal vuoto che si sarebbe
prodotto si creasse necessariamente l’esigenza di coprire la
disciplina dei rapporti con le
singole chiese mediante le intese. Anche questa fase non ha
dato conclusioni esterne fino al
’76. Viceversa da parte della
chiesa vi sono state, anche in
accordo con i metodisti — eravamo già in fase avanzata di
integrazione — le conclusioni
del Sinodo del ’73 che hanno
precisato questo carattere prioritario dell’abolizione della legislazione sui culti ammessi e che
cosa le intese non avrebbero dovuto trattare; non si voleva che
nelle intese ci fosse un riconoscimento alla richiesta dell’esenzione dal servizio militare
per i ministri di culto e non si
voleva che ci fosse Un nostro
insegnamento religioso nelle
scuole varato dallo stato, dal
momento che questo non è di
competenza dello stato.
— Parlando al XV agosto,
Giorgio Tourn ha affermato che
una delle differenze tra le trattative per le intese e quelle per
la revisione del concordato consiste nel fatto che qualunque
membro della nostra chiesa può
chiedere ad un membro della
commissione nominata dalla Tavola ; « cosa sei andato a dire a
mio nome?». Vorrei rivolgerti
appunto questa domanda con
particolare riferimento ai principi che informano da parte nostra la trattativa.
— L’osservazione che fa Giorgio ’Tourn è esatta se noi la
pensiamo nel senso che questo
credente che ha la coscienza del
suo essere chiesa, rivolge ai negoziatori la domanda con un
plurale, nel senso di « cosa sei
andato a dire a nostro nome »,
cioè a nome della chiesa; hai
tenuto conto di ciò che la chiesa ha già stabilito, dei principi
e dei contenuti che essa ha già
indicato nelle delibere dei suoi
organi decisionali? Detto questo, l’osservazione è esatta e indica una grossa differenza; noi
non facciamo una intesa privilegiaría di vertice: facciamo una
intesa per regolare in modo non
privilegiario i rapporti tra la società religiosa che noi siamo e
la società civile che ci accoglie
nel suo seno.
e cioè un nuovo modo di regolare i rapporti tra lo Stato e la
nostra Chiesa, se prima il terreno non è sgombro da quelle
disposizioni precedentemente emanate allo stesso oggetto durante il periodo fascista. Può
sembrare un po’ abnorme che
una legge cominci abrogandone
un’altra, ma la sostanza e il contenuto delle intese esigono questa precisazione.
Un altro principio è quello
della libertà di religione cosi
come noi la pensiamo, è cioè la
massima libertà per l’annuncio
della Parola di Dio da parte di
chiunque e l’indipendenza e la
autonomia delle nostre istituzioni ecclesiastiche. Mentre noi non
abbiamo difficoltà ad affermare
che le libertà riconosciute dalla
costituzione sono sotto questo
profilo sufficienti, secondo questo principio lo Stato verrebbe
a riconoscere l’autonomia e Tindipedenza del nostro ordinamento e delle organizzazioni ecclesiastiche che ne conseguono.
Un terzo principio è quello
della rinunzia a qualsiasi sovvenzione. La chiesa non deve essere vettovagliata con il denaro
che i cittadini conferiscono all’erario per i fini istituzionali
dello stato; sono i credenti che
provvedono a risolvere i problemi finanziari delle chiese.
no avuti da parte governativa
(la prima convocazione si è avuta solo l’il giugno) dobbiamo
renderci conto che le nostre posizioni sono cose non dico inaudite, ma non sapute dalla controparte. Questa ci pensa in termini che le sono confacenti, in
termini di cattolicesimo romano ; deve lentamente scoprire
quali sono i veri connotati di
una nostra identità autentica.
Nel corso di cinque incontri si
è visto che ci sono dei problemi grossi che debbono essere
attentamente discussi e che non
consentono la rapida chiusura
che si sperava. Avremo quindi
una ripresa a settembre e probabilmente solo nell’anno prossimo si potrà concludere.
— Il governo ha sempre posto
in parallelo « intese » e revisione del concordato: la commissione governativa si è accorta
che questo non è del tutto valido, se si considera non solo la
comune materia generale ma
anche i contenuti particolari?
L’ultimo e quarto di questi
principi prioritari è la tutela penale. Noi non riteniamo che la
fede debba essere tutelata dal
codice penale ma che se lo Stato vuole dare una tutela in tema di religione deve tutelare
penalmente l’esercizio dei diritti riconosciuti in materia di religione, così’ come avveniva nel
periodo di vigenza del codice penale del 1889.
Quanto ai principi che sono
stati affermati, il primo risale
alla presa di posizione sinodale
del ’73 sull’abolizione della legislazione sui culti ammessi; noi
non possiamo trattare le intese.
— Come mai non è stato possibile giungere ad una bozza di
intesa tale da poter essere sottoposta a questa sessione sinodale?
— A parte i ritardi che si so
— È indubbio che le intese
sono un modo parallelo al concordato per trattare e risolvere
i problemi che nascono dalle
eventuali confiiggenze nei rapporti tra chiesa e stato, per confessioni tra loro differenti. Ma
il solo fatto che le confessioni
sono differenti deve far avvertire i negoziatori che ci sono
non dei dettagli ma delle questioni di fondo che divergono
tra la posizione delTuna o dell’altra chiesa. Le intese che proporranno gli ebrei avranno contenuti molto diversi dai nostri
e così i nostri contenuti sono
difformi da quelli della Chiesa
cattolica. Ora in un primo momento io ho l’impressione che i
rappresentanti dello Stato facessero delle nostre intese una
valutazione quasi di appoggio
alle trattative per la revisione
del concordato, nel senso che
avrebbero facilitato Tuna la risoluzione dell’altro problema.
Ma col passare del tempo e soprattutto con l’impossessarsi
dei contenuti da noi proposti,
penso che si siano resi conto
che viceversa le nostre posizioni non fiancheggiano la trattativa del concordato e che affermano principi che sono a volte
estremamente difformi da quelli che sono contenuti nel progetto della revisione del concordato.
6
26 agosto 1977
cronaca delle valli
VILLAR PELLICE
I rapporti tra Chiesa e Stato
neli’incontro del XV agosto
E' ora di rispondere !
La spinosa questione delle prestazioni speciali per i Coltivatori Diretti
Rapporti chiesa-stato, questione delle intese in atto tra il
governo e le chiese valdesi e
metodiste ; questo l’argomento
che è stato al centro dell’attenzione dei numerosi convenuti
nel magnifico castagneto di Villar Penice.
Dopo la predicazione del pastore di Napoli, Giulio Vicentini, il prof. Paolo Ricca ha tracciato sinteticamente le tre linee
su cui si sono orientati nella
storia i rapporti della chièsa
cristiana con lo stato; di persecuzione, durante i primi secoli,
nel nazismo, e oggi in modo particolare nell’America Latina; di
separazione, ' nel rispetto della
reciproca autonomia, esprimibile con la formula «libera chiesa in stato sovrano», concezione essenzialmente teorica; infine, il caso più frequente, rapporto tra stato e chiesa, con le
molteplici applicazioni che questo comporta.
Il pastor« Franco Giampiccoli ha quindi chiarito 1 termini della questione prima e dopo il Concordato del 1929, mentre il prof. Giorgio Peyrot ha
ricordato la posizione dei nostri sinodi nel passato sino ad
oggi, in una situazione mutata,
di revisione del Concordato é
dell’applicazione del principio
delle intese previsto dall’art. 8
della Costituzione.
Sono seguite alcime esemplificazioni della bozza di revisione
del Concordato, in particolare
sul problema scolastico, quindi
si è affrontato il problema dei
contenuti delle intese che si
possono riassumere in due punti: autonomia finanziaria ed il
rifiuto di ogni privilegio sul piano della libertà da cui altri possono essere esclusi.
La tematica, al ■ centro del dibattito sinodale, ha offerto un
primo largo moménto di informazione, in modo particolare
sulle intese in corso ed ha manifestato una sostanziale unità
di vedute sui principi generali.
Una rassegna storica del prof.
A. A. Hugon sulla storia di Villar e Bobbio nelle lotte sostenute dai contadini valdesi contro i signori della valle ed una
breve intervista ai due pastori
locali su alcuni aspetti del pre
sente hanno concluso la giornata.
Un ringraziamento doveroso
a tutti i numerosi fratelli e sorelle delle due comunità di Villar e Bobbio per l’impeccabile
organizzazione della giornata.
A seguito della pubblicazione
sul n. 27-28 dell’Eco delle Valli
Valdesi di un ordine del giorno
della Conferenza del I Distretto
che lamentava come la Cassa
Mutua Coltivatori Diretti non
avesse finora ritenuto opportuno stabilire delle convenzioni
con l’Ospedale di Pomaretto (e
tanto meno con quello di Torre) per i servizi specialistici
aihbulatoriali, il presidente della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, dott. Eugenio Maccari, ci ha comunicato
che « la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca sull'argomento si era già mossa all’inizio del 1976, in quanto i coltivatori diretti, che usufruivano
dell'ambulatorio geriatrico istituito dalla Comunità in collabo^
razione con l'Ospedale di Pomaretto, non potevano usufruire
dei servizi ambulatoriali specialistici a carico degli enti mutualistici.
Gli stessi presidenti delle Casse Mutue Comunali riuniti nella
sede della Comunità avevano
deciso di richiedere tale convenzione alla sede provinciale
di Torino.
-Il 2 aprile 1976, sia la Comunità Montana sia VUnione del
_______SULLA RECENTE DELIBERA DEL CONSIGLIO REGIONALE
L’incontro della Tavola Valdese
con la Regione Piemonte
Al termine della riunione informativa la dichiarazione della Tavola
Il Presidente della Giunta
Regionale Piemontese, avv. Aldo Viglione, ha avuto oggi un
incontro informativo con i membri della Tavola Valdese, riuniti in Torre Pelllée nell’imminenza del Sinodo Valdese, sotto la presidenza del Moderatore Aldo Sbafiì.
Tale incontro trae origine
dalla iniziativa assunta nello
scorso luglio dalla Giunta Regionale piemontese, volta a proporre delle intese con le confessioni religiose per un coordinamento democratico delle attività assistenziali nell’ambito
della riorganizzazione territoria
TORRE PELLICE: INTERVISTA AL PITTORE FILIPPO SGROPPO
28^ Mostra d’Arte e 8^ Biennale
del disegno giovaniie
Sabato 6 agosto alla presenza
di Aldo Viglione, Presidente della Regione Piemonte, si inaugurava la XXVIII edizione della
Mostra d’Arte Contemporanea
di Torre Pellice, che quest’anno
comprende l’8“ Biennale nazionale del Disegno riservata ai
giovani. La tradizionale rassegna artistica continua ad interessare critica e pubblico provenienti da ogni parte d’Italia e
perfino dall’Estero. Al pittore
nostro correligionario Filippo
Scroppo, professore dell’Accar
demia di B.A. di Torino, largamente noto anche ai lettori de
« La Luce », abbiamo rivolto alcune domande :
— Lei che è il Coordinatore
Responsabile della Mostra in
atto, oltre che il tenace realizzatore di quelle precedenti, può
ragguagliarci , brevemente sui
criteri che hàiuio presieduto alla nascita della esposizione 1977?
— Sono gli stessi criteri, qua
si istituzionali, da cui mai ci
siamo discostati fin dal 1949:
primo, in maniera assoluta,
quello di informare, coh opere
di alto livello, sui fatti dell’arte
d’oggi 1 residenti alle Valli o comtmqùe i presenti a Torre per
il Sinodo o i ricorrenti convegni culturali; informare offrendo la possibilità di « incontrarsi » con l'opera cH maestri celebrati sovente anche fuori casa
postra. Da ima scorsa al catalogo 1977 risulta chiaro che il
secondo critèrio basilare è quello dl.-averei pratieato — e non
solo per ■ questa edizione — '
« pluralismo estetico » senza scadere nelle confusionàrie ammucchiate di fine stagione. Dando una scorsa ai ventótto cataloghi della Mostra non notiamo
cedimenti vèrso“' l'ünilaferáffta
« astratta » o « realistica », pure
risultando chiara l’intenzione
degli organizzatori di privilegiare gli aspetti più inediti della
pittura, che non di rado scandalizzano i più.
— La Commissione Artistica
che si propone certo obiettivi
educativi crede di avere favorito il colloquio col pubblico presentando le sia pur sensibili
« Strutture » di Gandini, gli ingegnosi ma impenetrabili elaborati esposti neUe sale V e VI
(Segno/Scrittura) da Annalisa
Alloatti, Bedino, Gigliola Carretti, Mercalli, Monsanto, Mottura e Lia Rondelli, anche se
presentate sul catalogo da scritti di critici illustri quali Fossati e Brizio?
— Confesso che la questione
del colloquio col pubblico a cui
lei fa cenno angustia da sempre i più seri artisti e gli operatori culturali sereni e ad uq
tempo severi; ma è mio dovere
dichiarare che ai membri del
Comitato Artistico della Mostra
di Torre mai è venuta l’idea di
cedere il campo a chi è pigramente attaccato alle concezioni
artistiche ritardatarie, dalle for^
mulette presunte vitali.
Per rispettare' i suggerimenti
di brevità interrómpo Tappaasionante argomento per indicare che anche in questa esposizione con la vibrante personale
di Nino Lupica e la retrospetf.V
va delle mie opere giovanili il
criterio del pluralismo di cui si
, è parlato è risultato presente.
— Quanti hanno visitato 6
scritto sulla Mostra sono stati
favorevolmente sorpresi dell’omaggìo che lei, convinto assertore deU’astrazione, ha voluto
fare alla Val Pellice con i suoi
dipinti inequivocabilmente figu
ratlvi e largamente godibili anche dai non addetti ai lavori.
Come concilia questo suo applaudito « ritorno » con la posizione ufficiale della sua pittura?
— Un omaggio alla Val Pellice non poteva non tenere conto delle opere che nacquero dall’incontro con i luoghi così, a
limgo vagheggiati. Quasi tutti i
dipinti in mostra ritraggono
aspetti della terra che considero la mia patria seconda, anche
se liberata dalle verosimiglianze
documentaristiche.
La conoscenza dei movimenti
artisticLinternazionali mi avrebbero gradualmente portato verso le soluzioni non raffigurative; ma non posso vergognarmi
di un passato pittorico in gran
parte poggiante su una istintiva
voeazioné al segno c alla elaborazione tonale. Tuttavia tengo
a precisare che è impensabile
un mio « ritorno » alla « figurazione » magari filtrata dalle
scaltrezze del mestiere e dalle
esperienze astratte.
Chiudendo mi si consenta di
parlare anche dell’alto livello
delle .opere concorrenti alT8*
Biennale nazionale del Disegno
mtrodotta da un bellissiniò
scritto della Rosanna Maggio
Serra e di citare i nomi dei vincitori dei cinque premi da 200
mila lire della Regione; AllionéGarosi, Ferroglia, Paola MarspU, Poli, Strina; di quelli a cui
sono state assegnate le medaglie d’argento della Promotrice
di B.À. dì Torino; Egle Scroppo, Palmieri, Vannozzi; il nome
del vincitore del premio della
Galleria Le Immagini di Torino, Carioti, e quello di Conterosito a cui è andato il premio
Bolaffi.
le avviata recentemente dalla
Regione. L’iniziativa regionale
era stata assunta in un momento particolarmente delicato della vita nazionale, quando-molte
responsabilità venivano trasferite dal governo centrale alle
regioni e d’altra parte questo
trasferimento apriva possibilità
concrete di unificare, nel quadro di una collaborazione democratica, una serie di interventi finora settoriali e scoordinati.
Nel corso dell’incontro la Tavola Valdese ha ricordato le posizioni assunte da tempo dal Sinodo Valdese circa la disponibilità degli istituti alla partecipazione al servizio pubblico
programmato a livello territoriale, disponibilità che ha anche già avuto alcune esplicazioni pratiche sia nel campo dell’assistenza ospedaliera che nei
servizi per i minori e per gli
anziani. Il Presidente della Giunta ha chiarito da parte sua i
criteri che il governo regionale
intende seguire, in particolare
la volontà di valorizzare tutte
le componenti di attività e di
pensiero presenti nell’ambito
regionale come espressione della co'munità.
L’incontro si è concluso con
una visita all’aula sinodale, in
cui domenica 21 c. m. si aprirà
la sessione 1977 del Sinodo Valdese, e alle sale del museo valdese, commentate dal pastore
Giorgio Tourn, della Società
di Storia Valdese.
L’incontro è stato caratterizzato da uno spirito di apertura
e di dispombilità, nella consapevolezza che la svolta in corso
nell’organizzazione democratica
delle istituzioni impone il ricorso alla partecipazione creativa
di tutte le forze espresse dalle
varie componenti della comunità regionale. Si è trattato di
una presa di contatto che prelude a futuri incontri con l’Amministrazione Regionale, nei
quali verranno affrontati specifici problemi di coordinamento
deU’aftività socio - assistenziale
messi in evidenza dal documento della Giunta Regionale.
Torre Pellice, 18 agosto 1977.
ANGROGNA
Domenica 28, alle 14,30, al Bagnau si terrà l’ultimo culto all’aperto di quest'anno. I precedenti sono stati ben frequentati.
Speriamo altrettanto — tempo
permettendo — per la prossima
domenica.
le Casse Mutue Comunali delle
Valli, scrivevano al direttore della Cassa Mutua Coltivatori Diretti di Torino facendo presente la situazione e richiedendo la
stipulazione della Convenzione.
Oggi, agosto 1977, dopo 17 mesi né il presidente delle Casse
Mutue di Valle, né il sottoscritto, come Comunità, hanno ricevuto una sola riga: né positiva
né negativa. È questa l'assistenza e la sensibilità che la Cassa
Mutua Provinciale dimostra nei
confronti degli agricoltori di
Valle?
La cosa ci lascia molto, molto amareggiati ».
Egli ci allega inoltre una documentazione della corrispondenza intercorsa con la Direzione Torinese della Cassa Mutua
Coltivatori Diretti, dalla quale
emerge la volontà dei presidenti e segretari delle casse comunali delle Valli interessate di
poter far godere agli assistiti
da tale ente i vantaggi di una
istituzione ospedaliera in Valle,
evitando i non indifferenti disagi che si incontrano quando ci
si deve recare a Pinerolo.
Non ci rimane che denunciare
ancora una volta la situazione,
lamentando che i coltivatori diretti siano ancora e veramente
cittadini di seconda categoria e
che a considerarli tali siano
proprio quegli enti che per loro
natura dovrebbero invece preoccuparsi della loro salute!
br.
Assemblea annuale
della T.E.V.
Come annunziato daH’Eco-Luce (8 agosto) e da alcune circolari TEV, martedì 16 u.s. ha avuto luogo nel tempio del Ciabas l’Assemblea .Plenaria del
Movimento di Testimonianza
Evangelica- Valdese, a conclusione del suo primo anno di attività, con un pubblico di circa
200 persone.
L’Assemblea vera e propria è
stata preceduta da un culto presieduto dal fratello Ugo Zeni,
che nel suo messaggio ha fortemente esortato a « seguire il Signore » al di là delle personali
opinioni. Il canto degli inni 137
e 114 ha sottolineato gli impegni di umiltà nella testimonianza di fede e di amore in una
atmosfera di sincera commozione.
Si è quindi svolta l’Assemblea
generale centrata sulla relazione preparata da un’apposita
Commissione presieduta dal
prof. Donini. La discussione che
ne è seguita è stata pacata nella forma e interessante nei contenuti. La parola era libera per
tutti i presenti, aderenti o no.
Ci riserviamo di chiedere alla
direzione dell’Eco-Luce di commentare in un numero successivo l’ordine del giorno discusso
e votato all’unanimità dall’Assemblea.
La riunione si è conclusa con
il solenne impegno del « Giuro »
di Sibaud.
Un particolare ringraziamento per l’intervento del sig. Pierre Segond, organista presso la
cattedrale di Ginevra, che ha
accettato di accompagnare i
canti sul povero vecchio armonium; grazie anche per il suo
simpatico apprezzamento per
l’opera svolta dalla TEV.
La colletta è stata devoluta
per le riparazioni al tempio del
Ciabas.
Enrico Peyrot
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni ”Pro Deficit” pervenuti nel
mese di giugno:
Zoppi Elio L. 22.000; Ricca Roberto 2.000; Bounous Edda 10.000; Mirabile Renato e Elena 2.000; Priotto
Virginia 14.000; Boer Piero 5.000:
Stalle Liliana e Lina 10.000; Peyrot
Nora e Enrico 50.000.
Juliette Balmas, in mem. di Etiennetle Marauda 12.000; Ribera Mafalda
14.000; Albarin Adriana 4.000; Albarin-Toselli Ada 4.000; Durand Maddalena 6.000; Chauvie Piero e Elda
14.000; Caffarel Rino e Bruna 24.000.
Grazie (continua)
7
26 agosto 1977
CRONACA DELLE VALLI
POMARETTO
Valdesi a
• Domenica 7 agosto ha avuto
luogo la gita di chiesa a Freissinières, in occasione della Fête des moissons, ima giornata
di incontro comunitario che
riunisce i riformati della zona
di Briançon. Le comunità della
regione, un tempo numericamente consistenti, si sono ora
ridotte, a causa dell’emigrazione, a piccoli gruppi affidati alla
cura di un solo pastore. Durante l’estate hanno luogo diversi
di questi incontri, con grande
partecipazione, anche di villeggianti, in cui questa vasta diaspora vive quel vincolo comunitario che altrimenti sarebbe
diffìcile realizzare.
Domenica 28 agosto ’77
alle ore 14.30 avrà luogo
la riunione
agli Eiciassie
organizzata dalle comunità di Chiotti e Pomaretto.
In caso di cattivo tempo la riunione avrà luogo
nel tempio di Pomaretto.
Tutti sono cordialmente
invitati.
Era per noi innanzi tutto interessante incontrare e conoscere questi nostri fratelli d’oltralpe, con i quali la nostra comunità confina. Vi era poi un
secondo motivo di interesse. La
zona del Delfinato (Vallouise,
Freissinières, Queiras) ha visto
tra il 1200 ed il 1500 la presenza
di forti comunità valdesi che in
gran parte sono state distrutte
nel 1488. Solo i valdesi di Freissinières si sono in una certa
misura salvati, fuggendo in vai
Penice e ritornando nelle loro
loro terre alcuni anni dopo. La
difficoltà di accesso alla valle
li ha poi aiutati a vivere in un
rifugio sicuro sì,, ma povero e
disagiato. Ancora oggi questo
passato valdese viene ricordato, anche se le comunità della
valle fanno parte della Chiesa
Riformata. Quest’anno al Moulin des Ribes (un mulino trasformato in piccolo museo) ad
opera dell’Association pour la
défense et l’animation de la
Vallèe de Freissinières, soprattutto grazie all’opera del Dottor Dörr, viene esposta una documentazione sui valdesi, molto precisa e ben presentata.
Abbiamo partecipato al culto
presieduto dal past. Exbrayat
nel tempio dei Viollins, costruito al tempo della presenza nella valle di Felix Neff. Nel pomeriggio si è avuto un programma vario di canti e messaggi
con la partecipazione del gruppo Natanaèl. Anche il nostro
gruppo ha cantato alcuni inni.
l’istruzione nella valle. Oggi la
scuoletta del Clot Boulard rischia di crollare, il tetto fa acqua in diversi punti ed è urgente rifarlo prima dell’inverno. Molti hanno espresso il desiderio che si faccia qualcosa,
alcuni hanno offerto anche di
dare una mano. La colletta alla
riimione ha fruttato più di 60
mila lire che si aggiungono ad
un piccolo fondo messo insieme
gli anni scorsi. La méta è però
ancora lontana..! È aperta una
sottoscrizione «I per salvare la
scuola del Clot Boulard»; chi
vuole darci una mano può farlo
versando la sua offerta sul c.c.p.
n. 2/37828 intestato Concistoro
Valdese 10060 Pomaretto.
• Alcune famiglie della comunità sono state colpite dal lutto. Il 21 luglio è deceduto Ciar
pìer Enrico, di 74 anni, da alcuni anni all’Asilp di S. Germano, il 23 luglio è mancato improvvisamente Grill Aldo, di 39
anni, originario di Frali, ed il
2 agosto anche improvvisamente Rastre Gilló, dei Blegieri. Il
20 agosto è deceduta Leger Lidia ved. Bertalot nel suo 93" anno, originaria degli Enfous, residente a Pomaretto.
Siamo vicini ai famiiiari nella speranza che ci unisce al Cristo Risorto.
• Sabato 20 agosto si sono sposati Vera Pastre e Franco Ferrerò di Pomaretto. Ai giovani
sposi l’augurio di poter vivere
ii proprio matrimonio nella luce della grazia e dell’amore di
Dio. '
• La prima domenica di luglio
la Corale di Pomaretto ha avuto la sua gita di chiusura dell’anno di attività a Coazze. La
partecipazione al culto con la
locale comunità e la possibilità
di cantare davanti al tempio
hanno dato a questa gita un
chiaro scopo di testimonianza.
I coralisti e la comunità sono
riconoscenti al past. Aime per
quanto ha fatto quest’anno ancora per la corale e gli sono vicini con la loro simpatia per il
lutto che l’ha colpito con la
morte della mamma.
ROR A’
• Sono continuate le riunioni all’aperto in programma per
l’estate. Dopo quelle di Combavilla e del Paure si è avuta
quella del Clot Boulard in cui
si è parlato della locale scuoletta Beckwith. Abbiamo cercato di farne la storia inquadrandola in quella più generale del
Mentre i turisti ritornano al
lavoro dopo un’estate mai cominciata, segnaliamo il positivo
incontro con la comunità, in occasione di serate di discussione
sulle vicende di Rorà nella storia che hanno vivamente interessato un buon numero di villeggianti sia evangelici che cattolici. Non sono mancate interessanti proposte che speriamo
di attuare il prossimo anno.
Ottimo anche l’esito del bazar della comunità e la vendita
di libri, al di là delle più ottimistiche previsioni.
• La comunità ha accolto, domenica 21 agosto, la piccola Katia Malan, che ha ricevuto il
battesimo.
• Un ringraziamento al prof.
E. Tron di Genova per la sua
predicazione, tenuta domenica
21 agosto.
Offerte pro alluvionati
Offerte ricevute dal 16 al 31 luglio, dalla Commissione Distrettuale per il
Fondo di Solidarietà a favore delle famiglie alluvionate delle Valli.
Un gruppo di amici di Torino
Nini Peyronel, San Germano
Viti Bera ved. Vinçon, San Germano Chisone
Chiesa Valdese di Bari
Chiesa Valdese di San Remo
Comunità Valdese e Metodista di Napoli-Vomero
Chiesa Valdese di Venezia
Comunità Cristiana di Intra
Comunità Cristiana di Luino
Enrica Speziale, S. Lazzaro (Bo)
Federazione Regionale Chiese Evangeliche di Lombardia, Pavia
Sorelle Cornelio, Torre Pollice
G. D. Michelin Salomon, Torre Pellice
Sig.ra Nini Cocorda, Torre PeUice
Palmieri Ida, Pescara
Caruso Davide, Vasto
L. Giampiccoli, S. Giovanni di Bellagio
Chiesa Valdese di Napoli, via dei Cimbri
Paolo Elvira Gay, Chiavari
Pastore Emerito Emilio Ganz, Torre Pellice
Chiesa Valdese di Coazze
Trasmesso dal Fondo di Solidarietà Eco-Luce
Totale ,
Totale elenchi precedenti
BOBBIO PELLICE
Nel suo novantaquattresimo
anno di età si è spenta, presso
l’abitazione della sorella al Lausarot. Margherita Cairus. In
questi ultimi anni la sua salute
si era andata indebolendo e la
sorella era venuta appositamente dalla Svizzera per curarla e
tenerla con sé.
Alla sorella, al fratello e a
tutti i familiari esprimiamo ancora una volta la solidarietà
della chirssa.
Con lo stesso sentimento di
partecipazione solidale abbiamo
appreso la notìzia della morte,
avvenuta a Jersey, Regno Unito, del nostro fratello Giovanni
Gay. Al fratello Alessandro e ai
numerosi parenti ripetiamo la
parola dell’apostolo: il dono di
Dio è la vita eterna.
• Il culto di domenica 28 agosto sarà presieduto dallo studente in teologia Gianni Gente,
figlio del pastore Arnaldo, per
tanti anni pastore della nostra
comunità.
• La domenica 4 settembre, a
Dio piacendo, avremo la gioia
di incontrare la signora Armanda Ricca. Essa parteciperà al
culto della mattina e ad un incontro organizzato dall’Unione
delle sorelle di Chiesa alle ore
15 nella sala. Crediamo che molti si rallegreranno di poter salutare la signora Ricca che ha
condiviso con molti bobbiesi i
momenti tristi e lieti, in particolare i momenti tragici della
guerra ed è sempre stata molto vicina alla chiesa di Bobbio.
Invito a tutti.
VILLAR PEROSA
• Un cordiale benvenuto a Norma e a Andrea venuti ad allietare rispettivamente i coniugi
Griset Flavio e Bounous Mirella e Laggiard Riccardo e Gaydou Marisa. Nel rallegrarci con
questi genitori formuliamo i migliori auguri ai neonati.
• In queste ultime settimane
abbiamo accolto fra di noi diversi gruppi di fratelli e di sorelle provenienti dalla Germania. Ricordiamo in modo particolare il gruppo di madri guidato dal pastore W. Eiss;-quello di alcune famiglie di Pinache
coi sigg. Augenstein; i giovani
di Oldenburg e dintorni che
hanno collaborato nella costruzione di un marciapiede intorno alla casa adiacente la nostra
Foresteria; i giovani di Wertheim e dintorni col decano K.
Feist ed il pastore Dreher, che
hanno portato il loro contributo ad un culto con canti e messaggi; la famiglia Armingeon;
la famiglia italiana Colombi di
Parma e la signora Viale e bambina di Bordighera. Nel salutare questi amici desideriamo
esprimere la nostra gratitudine
alle signore Amalia Panerò e
Delia Montucchio, che hanno
facilitato gli incontri con i fratelli tedeschi.
• Ringraziamo sentitamente tutti i membri di chiesa che hanno dato del loro tempo e della
loro fatica nell’eseguire alcuni
importanti lavori di manutenzione al locale della Foresteria.
• Ultimamente ci ha lasciati il
fratello Massel Vittorio, deceduto all’Ospedale di Pomaretto
all’età di 64 anni; alla famiglia
rinnoviamo la nostra fraterna
simpatia.
PRAMOLLO
30.000
10.000
3.000
115.000
100.000
75.500
115.000
40.000
30.000
30.000
50.000
30.000
50.000
50.000
5.000
5.000
30.000
153.000
20.000
20.000
50.000
1.500.000
L. 2.511.500
» 4.740.211
Totale al 31 lugRo L. 7.251.711
Si ricorda che le offerte vanno versate sul conto corrente 2/25167 intestato
a Commissione Distrettuale delle Valli Valdesi - 10066 Torre Pellice.
PRAROSTINO
Nuovi focolari: Sabato 16 luglio il nostro fratello Claudio
Martinat di Pralarossa e la nc>
stra sorella Sarù Vera di Torino si sono uniti in matrimonio
nel tempio di San Bartolomeo
e sabato 23 luglio il nostro fratello Costantino Rino del Collaretto e la sig.na Anna Catalano si sono uniti in matrimonio
a Villar Porosa. Agli sposi che
si trasferiscono rispettivamente
a Pinerolo e a Villar Porosa, rinnoviamo i nostri migliori auguri di una vita coniugale felice, benedetta e guidata dal Signore.
Lutto : Esprimiamo la , nostra
simpatia e il nostro affetto alle
famiglie colpite dal recente lutto, per la dipartenza della signora Bianciotto Lucia ved. Uliva, deceduta ai Gay il 31 luglio.
Iddio consoli i cuori di coloro
che sono nell’affiizione e fortifichi la loro fede.
Corale; La nostra Corale ha
fatto una visita alla comunità
di Villasecca, domenica 24 luglio. Partiti la mattina presto,
colta al volo una delle pochissime giornate belle, un bel gruppo di coralisti e alcuni amici, si
sono diretti verso la Val Germanasca, e sono saliti su alla
Belletta, nel vallone di Faetto.
Ottima la carne alla griglia preparata alla perfezione dal nostro «cuoco» Renzo e dal cognato Vanni. Nel pomeriggio
culto all’aperto con l’intervento
di un buon numero di fratelli e
sorelle della comunità locale, e
delle comunità vicine di Ferrerò e Pomaretto e Villar Porosa,
e alcuni villeggianti francesi.
Presente naturalmente la corale
di Villasecca. Le due corali si
sono imite per cantare alcuni
inni insieme, e poi separate per
cantare ancora altri inni da sole. Dopo i messaggi dei pastori
Rutigliano e Tourn, un buon
bicchier di vino offerto dalla
comunità ospitante, e poi ancora canti e conversazioni a gruppi. Una bella giornata di comunione fraterna, benedetta dal Signore. Un vivo ringraziamento
alla comunità di Villasecca per
la fraterna accoglienza ed ospitalità.
SAN SECONDO
• Lunedì, 18 luglio abbiamo accompagnato all’estremo riposo
la sorella Bounous Maria Germana in Long (Pellenchi),
deceduta all’età di 79 anni,
dopo un lungo periodo di
sofferenza e infermità. Alla famiglia in lutto esprimiamo le
più fraterne e sincere condoglianze.
• La comunità ringrazia il dott.
Gianni Long, il pastore Edoardo Micol, lo studente in teologia Daniele Garrone, il pastore
Silvio Long, il dott. Ugo Zeni,
il professore Paolo Ricca ed il
pastore Giovanni Scuderi per i
messaggi rivoltici nel còrso dei
culti da loro nresieduti, rispettivamente il 3, 10, 17, 31 luglio
e 7, 14, 21 agosto.
• Diamo il più fraterno arrivederci alle famiglie evangeliche,
di cui tre pastorali, giunte fra
noi per il consueto soggiorno
estivo.
• Nella serata di giovedì 19
agosto abbiamo avuto il piacere di ascoltare nel nostro tempio un concerto di musica classica eseguito da un gruppo di
giovani tedeschi che ringraziamo per la loro bravura.
Domenica 28 agosto, alle ore
15, nella Sala delle atuvità,
vrà inizio U BAZAR annuo organizzato dall’Unione Femminile. Tutti sono benvenuti a questa attività.
• Ci rallegriamo con i giovani
della comunità che hanno conseguito la loro maturità. Essi sono ; Roberto Brosia, Gabriella
Genre, Luigi Gardiol, Paola Gaydou, Piero Griglio. Formuliamo
un augurio sincero per il futuro
lavoro o la prosecuzione degli
studi.
• È stata battezzata Tiziana
Rivoire di Roberto e di Silvana
Tinetti. Alla bimba ed alla sua
famiglia il nostro augurio fraterno.
• Il culto di domenica 14 agosto è stato presieduto dal fratello Dino Gardiol, che ringraziamo per la disponibilità accordataci.
• Il 12 agosto è deceduto a
Torino Francesco Oviglia dopo
una lunga e dolorosa malattia.
È stato seppellito in forma privata a San Secondo con l’intervento del pastore di-questa comunità. Alla ved. Elsa Gay, ai
suoi figli ed ai parenti tutti
giunga l’espressione del nostro
fraterno affetto.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Rifugio Re Carlo Alberto
Nel pomeriggio di domenica
7 agosto si è ripetuta per la terza volta l’annuale Festa del Rifugio. Gli ospiti sono stati visitati da parenti ed amici; negli
intervalH fra i vari temporali i
numerosi intervenuti hanno potuto vedere i lavori già eseguiti
per il risanamento e la manutenzione straordinaria del fabbricato contiguo alla Cappella
ed hanno espresso incoraggiamento per la rapida ultimazione dei lavori iniziati e per il
proseguimento nella restante
parte dell’edificio.
Il bazar, reso possibile dai
doni di lavori di cucito e maglieria, dai dolci preparati dalle
cuoche, dai prodotti dell’orto e
dell’alveare, ha dato im buon
risultato. Ospiti, personale ed
amministratori ringraziano tutti gli amici intervenuti, assicurando che l’invito è rinnovato
per la prossima festa nell’agosto 1978.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli ed ì familiari tutti del Compianto ^
Aldo Tourn
profondamente commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di
affetto tributata al .caro scomparso,
ringraziano tutti coloro che con la presenza, con scritti e con fiori hanno
partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolaré al
dott. Scarognina, ai medici e al personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, ai pastori Sigg. Coisson, Deodato, Taccia e Tourn e alle Assoc. ANA.
Gesù ha detto: « Venite a me
voi tutti che siete travagliati e
aggravati, e io vi darò riposo >>.
(San Matteo 11: 28).
Lusema S. Giov., 26 agosto '1911.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Gìors, Uliva, Giacomino,
Borno e Fomeron profondamente commosse per le testimonianze di affetto e
di simpatia ricevute neUa triste circostanza della dipartenza della loro cara
Lucia Bianciotto ved. Uliva
sentitamente ringraziano tutti coloro
che sono stati loro vicini durante la
malattia e si sono uniti a loro nel dolore con scritti,. fiori, parole di conforto.
Un ringraziamento particolare al rev.
don Selvello, al dott. Ros Sebastiano
Raoul ed ai vicini di casa.
Prarostino, 25 agosto 1977.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Alberto Gaydou
neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringrazia tutti coloro che, con la
presenza, con fiori o scritti, hanno preso parte al suo dolore.
Un ringraziamento alle Associazioni ed agli Enti intervenuti al funerale
ed ai Pastori Deodato e Platone per le
parole di conforto.
c( I giorni delVuomo son come
Verbo; egli fiorisce come il fiore del campo; se un vento -vi
passa sopra ei non è più, e il
luogo dov^era non lo riconosce
piu ». (Salmo 103).
Luserna S. Giovanni. 1-8-L977.
Il giorno 17 luglio 1977 il Padre
Celeste ha richiamato a Sé
Ester Carrozzi
Hanno collaborato: R. Coisson, F. Davite, T. Ports, I. Costabel, L. Santini, F. Scroppo.
Testimone fedele del Suo amore
verso ogni creatura.
Nel dolore, ma nella piena Luce
della Speranza Cristiana ne dà il triste annunzio la sorella Marina Carrozzi
Ved. Boccarrato.
Un sentito ringraziamento ’ al Pastore Franco Sommani e Signora, per la
loro fraterna assistenza.
Roma, agosto 1977.
HOTEL
G ILLY
— Camere con servizi, radio, T.V„
frigobar
— Sale conferenze con traduzione
simultanea
Piscina coperta. Sauna, Massaggi
Bar Ristorante Grill Room
TORRE PELLICE
Corso J. Lombardini, 1 — Telef. (0121) 932093/5
8
8
26 agosto 1977
Spirito critico
e finalità educativa
Il difficile compito di ricercare il contributo che come educatori evangelici possiamo dare per una libertà autentica e uno spirito critico
Il prossimo anno scolastico
sarà quello della Riforma della
scuola secondaria superiore? La
attesa di anni, lo sfascio della
vecchia istituzione, la sfiducia
di insegnanti e studenti nella
« serietà degli studi » tendono
purtroppo a creare un clima
non certo favorevole né al superamento di difficoltà e resistenze nell’ambito parlamentare, né
all’attuazione positiva e progressista di un eventuale testo
di riforma.
Negli ambienti democratici
più sensibili è ormai acquisita
la convinzione che nell’attuale
momento politico di equilibri di
forze tra i due massimi partiti
(occasione per la ricerca di intese, ma anche di grandi contrapposizioni) la possibilità di
procedere sulla via di reali riforme è affidata alla mobilitazione delle masse e alla loro
sensibilizzazione, intesa come
presa di coscienza e adesione
partecipativa al nuovo. La scarsa mobilitazione sul problema
dell’aborto non è stata forse la
causa prima del colpo di coda
fanfaniano per il congelamento
della legge?
Cosìi negli ultimi mesi, mentre veniva firmato l’accordo
programmatico, in cui ci si impegnava ad accelerare l’iter della legge di riforma della scuola
secondaria, nella Commissione
P.I. della Camera la discussione si arenava sul primo articolo, quello che indica le « finalità generali » dell’educazione scolastica. Non è un argomento secondario, perché queste finalità
generali sono per la D.C. l’educazione religiosa, civile e fisica,
in piena aderenza con la circolare del Ministro della P.I. del
gennaio scorso sulle sperimentazioni e con le bozze dei programmi proposti da alcuni anni dall’ufficio studi del Ministero per le scuole sperimentali. In
tutti questi testi burocratici la
religione è materia obbligatoria
ed è presentata come uno dei
fondamenti per l’educazione dei
giovani, anche se ciò contrasta
perfino con le proposte di revisione del Concordato. Tutti gli
altri partiti sono per l’individuazione di finalità laiche (la formazione del cittadino-lavoratore), ma ciò non è stato sufficiente per evitare di fatto la paralisi della commissione.
Al di là di questi risvolti parlamentari, il problema delle finalità dell’educazione ci interessa in modo particolare, in
quanto evangelici gestori di scuole private (meglio: di diaconia),
organizzatori di scuole domenicali, padri e madri interessati
ai nostri figli. Si può forse ipotizzare una distinzione tra i fini
dell’educazione nella scuola e
nella famiglia o nella chiesa, ma
forse più che altro occorre individuare quale contributo specifico ciascuno di questi contesti
può dare ad una comune finalità educativa, che non può che
essere definita in termini politici dall’analisi delle condizioni
ambientali e storiche. Se non
crediamo che l’Evangelo sia un
testo di dottrina sociale, o che
la fede possa essere insegnata
come una qualsiasi disciplina
scolastica, noi evangelici non
possiamo che rifiutare suggestioni moralistiche che sono in
realtà tipica espressione dell’integralismo cattolico, e fare nostra una finalità educativa largamente accettabile da ogni
componente ideologica e culturale.
Né la fede (che pure ci interessa che nasca nei nostri figli)
né la religiosità sono fini generali e superiori, cosi, come il credente non è un superuomo rispetto al non credente. A noi
piuttosto interessa creare una
generazione di evangelici, uomL
ni come gii altri che vivono
con gli altri, anche se non
rinunceremo a valorizzare, come gestori di scuole evangeliche, come insegnanti evangelici nelle scuole statali, come giovani studenti catecumeni
e aderenti alla FTJEI, come monitori di Scuole Domenicali, come genitori, non rinunceremo a
valorizzare il nostro patrimonio
culturale religioso e di fede come un nostro contributo particolare alle comuni finalità educative in una dimensione di pluralismo reale, cioè di reale confronto delle diverse componenti
sociali culturali e religiose anche minoritarie, in vista di un
generale e reciproco arricchimento.
Per consentire ciò la nuova
scuola secondaria dovrà prevedere una dimensione allargata e
più dinamica di ciò che è cultura e favorire la libera espressione delle diverse matrici culturali in un comune progetto educativo su cui tutti possano convenire.
È significativo che, mentre
nella Commissione P.I. i democristiani portavano avanti la
vecchia battaglia integralistica,
la Sacra Congregazione per l’educazione cattolica apriva un altro terreno di polemica. Affermato che la presenza delle scuole confessionali cattoliche è una
garanzia di libertà, viene raccomandato il finanziamento statale
alle scuole private, come espressione di rispetto del pluralismo.
Ovviamente qui la parola pluralismo acquista un significato
del tutto diverso da come noi
l’abbiamo più sopra usata. Qui
pluralismo equivale a separazione, irrigidimento, lottizzazione, per noi pluralismo vuol dire
confronto e sforzo di sintesi ùnitaria. Certamente la Sacra
Congregazione per l’educazione
cattolica è im organismo che
opera per tutta la Chiesa Cattolica nel mondo e quindi le sue
indicazioni non sono direttamente ed esclusivamente riferite all’Italia, ma è innegabile che
lo siano anche per l’Italia.
Ed allora si può facilmente
riconoscere la strumentalità della richiesta di finanziamenti statali per costituire scuole garanti della cultura critica e della
libertà. In Italia la Chiesa Cattolica di fatto ha esercitato per
anni (almeno dal Concordato in
poi) un vero e proprio controllo
sulla società civile attraverso la
scuola di stato, proprio imponendo la religione cristiana nella forma cattolica romana quale
fine e coronamento di tutti i livelli di scuola, esclusa la sola
Università. Oggi che la sensibilità civile e religiosa della società considera inaccettabili forme di dominio clericale e, forse, oggi che nuove forze sociali
e politiche, espressione, del proletariato e delle masse popolari, si affacciano alle soglie del
governo, la Chiesa chiede nuovi e diversi privilegi promettendo di offrire in cambio « isole
di libertà ». Ma una tale proposta non è neppure presentabile
almeno per due motivi.
1) La Chiesa Cattolica non
è l’istituzione più idonea a definirsi garante di libertà o di
spirito critico, se è vero che è
di matrice cattolica la casistica
morale e lo spirito autoritario
e dogmatico, come la visione totalizzante che ha portato ancora non molti anni fa alla repressione delle minoranze religiose
in Italia e alla intolleranza ver
Uccide l'uomo
ma difende la proprietà
Dunque, la bomba N. distrugge gli uomini, non le case e i beni. Il suo potenziale,
infatti, si realizza in minor
quantità nello spostamento d’aria ed in calore come nelle
bombe atomiche, ma imrhShsamente di più nell’azione delle
radiazioni. Così mentre i danni materiali sono minimi, in
confronto all’azione di altri obici, una bomba di modestissima grandezza come una. palla
di venti centimetri di diametro, può uccidere subito o dopo pochi giorni tutti i viventi
per un raggio di mezzo chilometro.
Se Napoleone l’avesse avuta
avrebbe comodamente passato
l’inverno in Mosca intatta, con
tutto il suo esercito: la sola
fatica sarebbe stata quella di
mettere nel ghiaccio delle strade i cadaveri dei suoi nemici!
Negli Stati Uniti la bomba
N. è già stata sperimentata e
se ne studia l’opportunità di
produrla in serie. Anche que-^
sto è un segno. In America è
considerato ’’worthy” cioè degno colui che ha fatto una bella carriera, che possiede una
bella casa ed un’auto larga da
qui a là. E questo stile di vita
è venuto anche da noi. L’uomo
vale per quel che possiede,
non per quel che egli è. È
considerato dalla sua posizione
sociale, dalle sue proprietà,
dalle dimensioni della sua auto. In questa gara di ’’dignità”
v’è entrato bel bello anche il
nostro popolo senza distinzione di classe. Ed ecco la trovata: la bomba che salva quel
che si possiede, cioè il nostro
esser ’’worthy”, la nostra ’’dignità”. Sopravvive dunque a
noi quel che noi valiamo!
Forse non è morale né religione ma politica realistica ricordare proprio oggi quel che
Gesù diceva a chi contendeva
per l’eredità: « guardatevi dal
desiderio di possedere di più
poiché non è dai beni che l’uomo possiede che egli ha la vita». In fondo, che cosa possiamo costruire di nuovo se
preferiamo il conforto dell’esistenza al senso dell’esistenza?
Non è questo senso che manca, come dinamica essenziale,
per la creazione di un mondo
nuovo di giustizia e di pace?
La bomba N. che ci distrugge ma salva il nostro comfort
diviene oggi una tragica ironia,
un segno dei tempi che viviamo, nei quali i beni, impianti
industriali, palazzi ecc. valgono più dell’uomo.
TULLIO VINAY
(dall’Astrolabio, n. 14, 28 luglio 1977).
so altre forze politiche e sociali
di diversa ispirazione ideologica.
2) Non esiste la possibilità
di realizzare forme di libertà a
chiazze : o la libertà penetra
diffusamente nel tessuto sociale
Í LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
V_____________________________
a cura di Tullio Viola
Il mare c'è ma non si vede
Siamo alla vigilia di una guerra somalo-etiopica?
J
•y^ Nel n. 20 di questo settimanale (in data 20.5.’77) avevamo dato notizia della grave situazione in cui era entrata 1’« Etiopia fra USA e URSS». Quel nostro articolo era dedicato prevalentemente al problema dell’Eritrea, impegnata in una dura
guerra di liberazione, che chiamavamo « disperata, a quanto
sembra, e guidata in modo incerto e contraddittorio ». Ma dobbiamo, a distanza di tre mesi, riconoscere che la situazione è ora
alquanto cambiata, ed in un modo che noi non avevamo saputo
prevedere.
Un nuovo, ben più serio pericolo si è fatto innanzi ai confini
dell’Etiopia su un altro versante
geografico. Ora la Somalia richiede la restituzione di una regione
assai vasta (circa un terzo dell’intera Etiopia): l’Ogaden, in cui
bande fortemente armate d’irregolari già stanno duramente combattendo. Riuscirà l’Etiopia a
vincere le ostilità simultanee dei
suoi due nemici, che di fatto le
impediscono ogni sbocco al
mare?
Riportiamo dà « La Repubblica » del 28.7.’77 il seguente articolo.
« La rivalità fra Etiopia e Somalia è vecchia di secoli. Alla fine del Cinquecento, quando il
condottiero somalo Ahmed Gur
rey (Il Mancino) condusse la
sua ’’guerra santa” fin nel cuore
dell’altipiano abissino, l’impero
etiopico e la sua cristianità furano salvati da un corpo di spedizione portoghese, guidato dal fràtello di Vasco de Gama. Agl’iniii
di questo secolo Ligg Yasu (figlio legittimo di Menelik), quando fu spodestato da Hailè Selassiè, si converti all’Islam per
allearsi (contro il cugino usurpatore) con il padre del nazionalismo .somalo moderno, Said Mohamed Abdullah Hassen. Il leg
gendario Said, che gl'inglesi chiamavano ”il mullah pazzo”, si batteva allora ’’contro quattro colonialismi” (italiano, britannico,
francese ed etiopico) ma non riu
scì a mettere un imperatore musulmano sul trono di Addis Abeba.
Interamente abitato da nomadi somali, l’Ogaden fu conquistato da Menelik e poi reintegrato,
dal colonialismo italiano, nei confini somali. Dopo l’ultima guerra
l’Ogaden passò sotto amministrazione britannica.
Appena riportato sul trono dagl’inglesi, il Negus vantò uguali
diritti sull’Eritrea e sull’Ogaden.
Alla fine degli anni quaranta ottenne entrambi i territori, ma
in maniera diversa; l’Eritrea dalle Nazioni Unite come ’’Stato Federato” (che sarebbe stato annesso di forza nel 1960), l’Ogaden
direttamente dagl’inglesi.
La Somalia, diventata indipendente nel 196Ù, ha sempre denunciato tale "patto anglo-etiopico”,
definendolo "un accordo fra due
potenze coloniali”. (...)
Dal 1948 ad oggi la presenza
etiopica in Ogaden non è andata
mai oltre l’occupazione militare
e la repressione di una endemica
rivolta delle popolazioni nomadi.
Le gravi di^icoltà in cui s’è
trovato negli ultimi tempi il regime militare etiopico, hanno offerto all’FLSO ( = Fronte di Liberazione della Somalia Occidentale, movimento nazionalista dell’Ogaden) l’occasione di lanciare
con successo un’offensiva militare ».
Molto oscura ed incerta è oggi la situazione della Repubblica
Somala. Quali sono i suoi reali
ranoorti: a) con l’FLSO, b) con
l’URSS, c) con gli USA, d) con
le altre potenze occidentali, e)
con gli Stati Arabi?
a) Ufficialmente la Repubblica (per bocca del suo stesso presidente Siad Barre) declina ogni
responsabilità su quanto sta facendo l’FLSQ, ma è certo che,
di fatto, essa appoggia in tutti i
modi l’FLSO: altrimenti non si
spiegherebbero i grandi successi
che TFLSQ ha, in poche settimane, raggiunti nell’Qgaden (più
dei Fi di questa regione sono sta
ti, per così dire, « liberati » dall’FLSQ). Si sa che molti « volontari » somali (così sono chiamati) combattono nell’FLSQ e che
« la Somalia non ha impedito all’FLSO di ricevere assistenza da
altri paesi » (Dichiarazione del
segretario generale dell’FLSQ,
Abdullahi Hassan Mahumud, ad
un giornalista de « La Repubblica », ivi in data 13.8.’77).
b) Da anni la Somalia, dopo
aver instaurato un regime sociale nettamente socialista, era
alleata dell’URSS, e tale essa asserisce di rimanere anche dopo
il recente, clamoroso e repentino
voltafaccia dell’Etiopia dalla clientela USA a quella URSS. « La
Somalia non vuol rinunciare alla sua scelta socialista né a rapporti privilegiati con Mosca; riconosce ai sovietici il diritto di
allearsi con qualsiasi paese terzo (Etiopia compresa), ma rivendica il. proprio diritto ”a perseguire i propri interessi nazionali”. Anche contro il Cremlino.
(...) Se ci si attiene ai fatti bisogna constatare che: ì) il trattato
ventennale Sornalia-URSS è tuttora in vigore in tutte le sue clausole; 2) i programmi di cooverazione militare ed economica tra
i due paesi non hanno subito il
minimo rallentamento; 3) finora
i due governi, vur polemizzando
indirettamente, non si sono rivolti alcuna critica o accusa formale » (La Repubblica del 17.8). Ma
è impossibile che tali rapporti
continuino a lungo, se l’ostilità
con l’Etiopia non si attenua.
c) d) Gli USA esitano ad impegnarsi militarmente in Africa,
ben ricordando la sconfitta subita nel Vietnam. Le altre potenze
occidentali sono sostanzialmente
allineate con gli USA.
e) Gli Stati Arabi sono fortemente interessati ad impedire
all’Etiopia ogni sbocco sul mar
Rosso e suH’Qceano Indiano. Essi perciò (soprattutto la ricca
Arabia Saudita) aiutano, sia economicamente che militarmente,
l’Eritrea, la Somalia e, direttamente, anche l’FLSO.
e diviene prassi politica generalizzata, consentendo una complessiva maturazione verso forme di partecipazione critica, o
la libertà non c’è.
Ma la serietà e la complessità di questi argomenti chiede a
noi evangelici la coerenza di
non pretendere di saper fare noi
(solo perché evangelici e portatori della « corretta predicazione cristiana») a Torre Pellice o
a Palermo quello che neghiamo
possa fare la Chiesa Cattolica
Romana. Occorre allora che ci
rendiamo piuttosto disponibili
ad un ampio senso di solidarietà
con gli uomini del nostro tempo nel nostro paese, in vista delle grandi trasformazioni in atto (la cosiddetta transizione)
per le quali non sono valori positivi uno spirito critico che si
risolve in sterile dissenso o una
libertà goduta a pezzetti e bocconi. E poiché occorre, come si
diceva in apertura, la lotta di
masse organizzate, dovremo
chiederci quale contributo possiamo dare come educatori evangelici alle aggregazioni di
genitori e insegnanti che mirano a superare il fatalismo di
chi dice « Tanto la riforma la
fanno gli altri, i politici» e la
sfiducia di chi dice «La riforma
non la faranno mai ». Sarà questo un modo per far crescere il
protagonismo delle masse che
è, mi sembra, l’unica vera garanzia di libertà e di spirito critico.
Emilio Nitti
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8 luqMo 1960
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