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ANNO LXXIV
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Nulla ala pHt forte della vostra lede i <«
^ (Qianaveiio) SJITTIMAMAI»B DBALA
ABBONAMENTO
Italia e Impero ;; Anno L. 20 — Semestre L. 10
Estero . . » » 30 — » » 15
Ogni cambiamento dMwdirttaso tosta una lira ~ La copia .Cent. 40
CHiisa vai.Pi SI
(Isaia U: U
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MrtMIorgi AMIh OINO COSTAMI
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AMMINiSTRAZIONE^ REDAZIONE •
___________________Via Carlo Alberto, 1 bis - TORRE PELLICE
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Io so in chi ho credado.
2 Tim. 1: 12.
L’apostolo Paolo dal carcere romano scrive al suo amato figliuolo e discepolo Timoteo e l’incoraggia a proseguire nella Santa chiamata, sia pure nel
travaglio e nelle sofferenze, ricondlando
il meraviglioso dono di Dio che è in lui,
vale a dire la presenza e la potenza dello Spirito di Cristo stesso vivente in lui.^
Gli ricorda il « Sovrano propphimento »
fatto e compiuto in Cristo G«§ù avanti
i secoli, ed ‘ora manifestato coU’apparizione del Slalvatore che ha portato in
piena luce la vita e Timmortalità mediante l’Evangelo.
Ma ora - per un istante - il pensiero
dell’apostolo s’arresta su sè steàso e Ti-'
moteo ascolta quelle parole che sono
quasi un soliloquio su la sua propria
« chiamata », sulla certezza di queirEvangelo del quale egli è stato costituito
banditore, apostolo e dottore, in quel
giorno, ora lontano, ma intensamente
presente, in cui fu dal Signore incontrato sulla via.
In queste ultime scene di apparente
disfatta, rapostolo è più certo che mai
di questo fatto: egli è il messaggero del
Gran Re, il Suo araldo e apostolo.
Il nemico, l’avversario l’ha nelle mani; ogni speranza senibra svanita, ma il
fedel servo sta ora colla mente fissa al
suo Divin Signore; ogni scoraggiamento
sparisce in uno con qualsiasi timore o
^ eoltìaate ■t^^prcn'gf’&nc; te'
alimentano la sua fiducia, sono la conseguenza ohe l’Evangelo ipbrta con sè e
TEvangelo è l’infinita espressione della fedeltà rivelata in Cristo Gesù.
Per questa ragione egli soffre queste
cose. Del carcere, dell’abbandono, delringiusta condanna, della solitudine dolorosa, non se ne vergogna, ma esorta il
giovane Timoteo a soffrire con lui; l’apparente rovina non è réale. Ciò che appare come un calcdlo erroneo, che per
molti ,pesa come un disonore, un’qnta, è
per luì una prova di più del Suo aposto^
lato.
Perchè ?
« Perchè sa in Chi ha creduto », ed e
pèrsu^o che il Suo Signore è potente
da custodire il sue deposito finp a quel
giorno. In questa tarda e forse ultima sua
epistola sta tutto il segreto dtìla su|a
ineguagliabile calma e serenità, anche
quando ricorda le lacrime dell’amato
discepolo per il cordoglio del suo maestro. E’ bene ripeterei e ricordare che
l’apostolo non trova questa sua calma
in ragionamenti complessi e tanto meno nella condizione delle circostanze
che rattorniano; egli vede chiaramente
l’Epprossimarsi dei disiastro, ma con
tranquillità può dire di non essere disilluso e la ragione sta in quella « Persona ».
Egli la conosce;, forse anche storicamente l’ha conosciuta, ma poi come in
spirituale comunione la conobbe ! Per
questa « Persona » egli aveva tutto sacrificato, (Filipp. 3: 8-9) « c per tener
alta la parola della vita»\ fece xma sol cosa: « dimenticò » e v proseguì per ottenere il premio della, superna vocazione
di Dio in Cristo Gesù ».
Ed ora TAmico del suo ipellegrinaiggio
è al suo fianco. I^li ha il dominio intero
della sua persona in vita come in morte e poiché le cose stanno così, tutto è
in regola ed in regola per semfwe.
Il suo deposito è in miani sicure e po......... ....... -------------
^li aspetta solo più quel giorno, in
cui egli vedrà faccia a faccia il suo divin Guardiano.
Tale è la sua prospettiva: la personale
esultanza del gran credente.
Ancora un poco e. jn quel giorno, la
Mano deH’Amore Eterno gli darà la corona di giustizia e non solo a lui, ma ancora a tutti quelli che avranno vagliato
in ¡attesa della Sua venuta. E così sia.
X.
I due castelli feudali di Bobbio
OPPORTUNITÀ’ DEL RICORDO..
In questo momento di terribile crisi,
sembra a prima vista, impossibile indugiare nel ricordo del passato, nella rievocazione dei fatti della storia degli antichi mónumenti, delle vetuste tradizioni. Si rimane tanto assorbiti nei pensieri angosciosi del presente, nei t,mori
oscuri dell’avvenire, che ogni altra considerazione appare non solo inopportuna ma, assurda. Eppure, appurvto nei momenti di crisi, quelle rievocazioni e quei
rico ‘dii divengono benefici: la bellezza
della natura e la nobiltà della storia del
nostro popolo sono tali che, traendoei
dai frastuono della bufera attuale nella solenne tranquillità del passato, contribuiscono a farci riacquistare la calma e l'equilibrio; riportandooi al pensiero della nostra terrà, della nostra gente, ci risvegliano o ci rendono più chiara
la coscienza della nostra dignità del valore del nostro paese; eccitano insieme
in noi l’amore per la patria e la aolidarimt^ coi comauadini. In <M tali
ccinfMui «jìoni txmtinueremo anche in
questi tempi ad illustrare i monumenti
e le tradìziioni delle nostre Valli,
Vogliamo oggi invitare t nostri lettori
a lAsitare con noi i ruderi di due fra i
più antìehi castelli feudali della valle
del Péllice.
IL CASTELLO DI BOBBIO:
Sorgeva sul ponilo die domina la con*
fluenza del Pellice e del Cruello. Da
Bobbio vi s’accede per la strajdà del Prà,
la qualé, dopo aver superato 11 greto
sassoso del Cruello e risalito un minuscolo vallone avvolto neirombm dei ca
stagni, sfiora a destra un piccolo villaggio, detto Cestài appunto in ricordo dell’antico fortilizio. A sinistra s’arrotonda il poggio del Castello. Esso si prolunga con un crestone lungo la strada.
Qui, proprio di fronte alle case, è tagliata nella roccia una profonda trincea,
fatta evidentemente a bella posta in
quei tempi per la difesa del Castello.
Vi passa ora un senti eruolo che risale al
breve pendio.
SuU’alto del poggio s’estende un piano erboso, su cui s’ergeva la fortezza
centrale del Castello. Ne esiste ancora
la base, di forma pentagonale: ¿ lati del
pentagono soho nettamente segnati, a
sud-est ed a sud-ovest dalla linea della
roccia che cade a picco sul Pellice; ad ovest, a nord .ed a nord-est da un antico
muro a secco, rultimo residuo del mura gli one nella fortezza.
I cinque angoli acuminati del pentagono costituivano i cinque bastioni, ripetendo in piccolo la forma usuale delle
fortezZA del Medio Evo. Sotto, secondo
quanto si narra, esistono le tracce d’una
vasto cisterna. A nord-est, oltre il muro
del pent^ono, uno spiazzo s’avanza a
forma di cuneo, coltivato a vigneto: è
l’eistremo sprone del poggio ; di là il
pendio precipita a sbalzi sulla confluenza dei due torrenti.
La posizione è magnifica. Di lassù i
Signori del luogo, i Conti Bigliori di
^^bìo, uno dei «ami della numerosa famiglia dei Conti di Luserna, dominava|io, fieramente tutta la regione dei loro
vassalli. A meraogiomo si svolge la valle del Pellice, ampia, luminosa, lussureggìiUite di vegetazione; nel piano della
valle e sulle pendici boscose, grossi e
piccoli villag^ sparsi qua e là ravvivano il paesaggio. Da nòrd scende precipitosa la gola del Cruello. A nord-est si
erge imminente l’enorme piramide rocciosa del BaiTÌcund; ad il ripido conteafforte boscoso che se ne stacca tfcrmi.tipai, ai piedi del Castello con Tùspile vil' *i^ggio di Gestèl. Lo si vede IS; dìtre la
Sfrada: ' un gruppo di tìasupolie brune,
ammassate le une contro le altre sul
pendio; un’àngusta e tortuosa-stradetta
sale fra esse, su cui s’aprono i portoni
sconnessi dei piccoli cortili. Intorno è
tutia un’onda di castagni. '
E’ ancona l’antico villaggio medievale, quale sette secoli fa era abitato dai
vassalli del Castello. Di quante fortunose vifende è stato testimone! Il Castello
fin dal secolo XIII sorgeva suiperbar.
mente di fronte cotì le 'Sue muraglie
ineriate; e già il villaggio compiva il suo
modesto faticoso servizio; per secoli la
vita feudale s’è svolto, brigante e= trugentile e violenta; a poco a poco s’è
intristita, s’è Spenta; ed il villaggio , ha
continuato pazientemente il suo rude
lavoro; il Castello s’è sgretolato, le rovine si sono perse nella terra e nei rovi;
ed il villaggio ripete ancora di anno, in
, anno con gli stessi gesti le vicende della
sua neoessaria fatica.
•IL CASTELLO DI SIBAUD.
^ Si ergeva sul ciglio del pianoro erboso
di Sibaud, ad un quiarto d’ora dairabij tato di Boibbio, Dal Tempio Valdese la
stradicciuola saie ripida verso la balza
I del monte, volge poi a destra e con un
arnpio sern^ercMo. fra, bosco e vigneto
supera il pendio, sbocca sul pianoro nel
punto ove sorge il monumento che ricorda il giuramento dell’ll settembre
1689, Pochi passi più in là, sull’orlo occidentale del prato, si scorge im piccolo
gruppo di case: è il villaggio di Sibaud.
Proprio là dove sorge la prima casa, di
proprietà Gönnet Crosto, si ergeva il
Castello.
Era costituito da due robusti edifici.
Il primo, sul ciglio del pianoro, è scom-.
parso nelle successive rico'kruzìoni. ' Pochi metri più sotto, airinizio del pendio,,
oltre un tratto di terreno coltivato ad
orto, sorgono i ruderi superstiti del secondo edificio. E’ una grossa costruzione, dai muri massicci, dal largo tetto
spiovente. La facciata è volta ad oriente sul pendio. Bissale alila parta centrale per una scalinata sconnessa. Ai lati,
due porte minori s’aprono più in basso.
Quella di sinistra, sormontato da un arco a tutto sesto, dà aocesso la due ambienti successivi, tetri e profondi, dal
soffitto a'grosse travature tarlate; dal ,
secondo si passa ad un vano più interno,
oblungo, oscuro, dal soffitto a volta pe>sante e bassa. Secondo la tradizione,
questo vano sarebbe stato la prigione
del Castello. Il Gilly, che lo visitò nel
1829 e che vi rievocò i tormenti degli
antichi Valdesi prigionieri, vide pendere
dal soffitto due infissi in .legno, perfora- .
ti, a cui egli immaginò che fossero attaccate le corde o le catene dei miseri
carcerati. Ora non esistono più. Osiamo esprimere Topinione che essi vi fossero forse posti in epoca più recente
semplicemente per sospendervi'qualche
prodotto campestre. L’interno deU’edificio è vuoto. Pavimenti e soffitti sono
crollati. La parte settentrionale è adattata a fienile. I muri di mezzogiorno e di occidente s’innalzano nistici e screpolati
sul pendio, senza porte, ccoi qualone finestruola in a)to. Su quello occidentale
si scorge im curioso residua dì balconcino, le cui mensole in pietra si sporgono
ancora, solidamente infisse. Forse anticamente era un posto di vedetta. Ai
suoi piedi il terreno irregolare, coltivato
ad orto, è limitato da una scarpata rocciosa.
In questo punto è fiorita la leggenda
di un tesoro, che sarebbe stato nascosto
dai Signori ■del luogo. Esso, in epoca più
recente, ha realmerate susdtato Tavidità
di parecchi ricertìatori indigeni e forestieri, che sono passati ad indagare ed a
scavare. ■ Rabdomanti vi hanno svolto i
loro artifici. Inutilmente. Il venerando
barba Gönnet, proprietario del luogo nel
secolo scorso, ha trarnjantdato ai discendenti la notizia che un giorno s’era vista
gente sconosciuta esaminare e misurare,
il terreno e la rovina; che poi, duranite
la notte, era ritornata alla chetichellia e
dal muro del balconcino aveva faticosamenle tratto una massiccia cassetta di
legno, piena forse d’iargenti e d’ori, forse di preziose pergamene; ed era sparita
nel buio asportando il tesoro. Comunque, altri ricercatori sono tornati alla
ricerca. .Ma il tesoro è rimasto Avvolto
dal mistero. Soltanto uin antico pugnale
è stato recentemente ritiwatò fra le
macerie, e< l’attuale proprietario, sig.
Giuseppe Crésto,' Tha idiato al nostro Museo Valdese. •
Tale la residenza in cui dal XIII al
XVII secolo abitarono le successive generazioni dei Conti Bigliori di Sibaud,
un altro ramo della famiglia dei Conti
di Luserna. Attraverso le fronde dei
maestosi castagni che circondavano da
ogni parte il luogo, essi percorrevano
^ con lo s^guardo, nella vialle e sui monti,
“ il loro db^nto feudale. Ad occidente, ai
piedi dello scabro Barriound, scorgevano chiaram,ente, sùl poggio roccioso, il
’Castello dei loro consanguinei, i Conti
Bigliori di Bobbio. '^5
Sarà interessante rievocare, in un '
proi^imo articolo, la vita di quelle antiche famiglie feudali, nella loro rustica
grandezza alpigiana, nella loro rapida
decadenza; e ricordare iiisieme stretti legami che li avvinsero alla «popolazione valdese dei loro vassalli.
^ Attilio Jalla.
Il canto in chiesa
Il nostro ideale del canto in chiesa è
quello di una bella, numerosa assemblea
in cui tutti cantanp con fervqre, ed in
cui le quattro voci, soprano, contralto,
tenore e basso, siano beh equilibrate in
una perfetta ¡armonia; in una parola: il
coro polifonico. Per ottenere in un complesso corale un siffatto ristdteto occorre una selezione delle voci, con eliminazione di tutte quelle ohe non sono adatte. In seguito occorre raggruppare
separatamente le varie voci. Ed infine
è indispensabile seguire un lungo, intenso e severo esercizio.
Quale è la realtà nelle nostre Chiese?
Dire « il caos » pup parere ima parola
dura, m,a è l’unica esatta.
La selezione delle voci? Non v’è nessun direttore del canto che la faccia:
tutt’al più la fa un po’ nella corale (ma
noi) troppo, per nòn scor^giare i volonterosi) ma non la fa in chiesa. C’è
spesso una auto-selezio¡ne in cui capita
che chi ha una voce giusto, ma debole
non osa cantare e tace; mentre accanto,
a lui c’è forse un cantore dalla voce
stonata, ma che essendo persuaso di averla giusta, la mette fuori con forza.
Il raggruppamento? E’ triste dover
constatare che in nessuna delle nostre
chiese vediamo la corale disporsi ordinatamente in chiesa per dare efficacia e
forza al canto. Ognuno vuol sedere dove gli piace - spesso il più vicino possibile allá porta (come se volesse scappare appena finito il culto) mentre sarebbe tanto più bello se la corale fosse
radunata nel centro àvanzato della
chiesa, o vicino all’armonium, o vicino
al pulpitò. E non parliamo deirassemblea in cui gU uditori prendono posto
secondo i più svariati criteri, noa non
con quello di concentrare attorno al
pulpito tutta la forza delle voci ben ordmate. Del resto nessuno pensa di fare
una proposta in tal senso che molti respingeràabero senz’altro come una initollèrabìlè imposizione,
) L’esercizio dì canto?, Cleneraknente
fnon è nè lungo, nè intenso, nè severo:
per la massa dei pe-rtecipanti ai culti
non c’è esercizio di canto. Si fa qual<àie cosa per le corali: ma si può vera
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mente dire che l’eserciMtf sia 'i-i-lungo,'^
ijitenso e'severo? Forse, al' masàmo, in .
un paio ^ corali. ■>ì^-c)ì,v; \'ò'
EÌd allora non cj meravigliamo se la
realtà è tanto diversa dall’idèaìef se la,^
vóce potente e magari un po' forzata di
Uh vecdiioi cantore riduce al sil®iizio le
yoci giuste',^ rtià timide dei suoi vicini; ,
sé la voce falsa si fa notare à scapito di quella giusta; se U baisso potente scóm'piglia, o se il tenore (die in realtà è appena im baritono) sconfina in una nota
stenla; ¡se il contralto rimane soffocato, od il soprano sì adagia nelle note
lun^e. Non ci meravigliamo se i nostri
canti hanno molto meho espressione di
quanto potrebbero avere se i cantori
stessero attenti al ritmo, ai piani e
forti ed a tutte le altrearmotazioni musicali. '
Non si può evidentemente pretendere
che tutti i membri di chiesa ‘frequentino
regolarmente la corale: ma tutti quelli
che hanno una voce adatta e non siano
nè troppo gjipvani, nè troppo vecchi dovrebbero fare tutto il possibile per seguire con regolarità gli esercizi eh canto
corale. Ma rimane qualchecosa dia fare
per tutta. la massa delle voci non inquadrate nella corale, per ridurre al minimo i diversi inconvenienti menzionati
fin qui. Perchè ognuno possa cantare
secondo le sue forze ed il suo potere ed
avere un canto d’insieme fuso ed amalgamato sarebbe opportuno che tutti
cantassero solo la voce di soprano e seguissero con attenzione il tempo segnato daH’armonium o da un cantore.
A. Comba.
Albo d’Onore
E’ giunta la dolorosa notizià della
morte avvenuta ad Omessa (Corsica) il
6 agosto u. s. del soldato
I „
WALTER MONTABONE.
Il Tiostro fratello, dall’animo mite e \
dal cuore generoso, lascia un gran vuoto fra i famigliari e fra quanti lo co- i
nobhero e lo stimorono} Egli era zelane
te per l’opera del Signore e molto ap- |
prezzato in seno alla sua Chiesa di To(rino, che piange la perdita di vtn fiiglinolo affezionato e fedele.
Ed, in quest’ora di pròva, la comunità
tutta circonda della sua viva simpatia
la madre venerata signora Maria Morttahone-Revel (a Piscina), la giovane vedova signora Paola Montabone-Gonnet
coi teneri figlioletti Norma ed Augusto
(a Prarostino), i fratelli e le sorelle, e
chiede al Signore di volerli consolare
col Suo grande amore.
Scuole domenieali
Poiché il Manuale La Scuola domenicale non ha potuto essere distribuito
in tempo per il trimestre cfttobre-d'cembre, riproduciamo qui la lista delle lezioni e dei versetti da imparare. E’ stata
fatta di questa Usta una tiratura a parte, che potrà essere ritirata presso la Libreria Claudiana al prezzo di L. 1.50
per ogni dieci copie.
3 ottobre: Mosè il liberatore di Israele.
Lettura: Esodo 2: 1-3: 14. Imparare:
Ebrei H: 23-27. Versetto centrale: Ebrei 11: 24-25.
10 ottobre: La liberazione dall’Egitto.
Lettura: Esodo capitoli 5-12; in parti■ colare 5: 1-9; 7: 1-7; 12: 1-14. Imparare: Salmo 68: 1-3. Versetto centrale: Salmo 68: 1.
17 ottobre: Israele nel deserto. Lettura:
Esodo 13: 17-14: 31; 15: 22 - 17: 16.
Imparare: Salmo 31: 1-4. Versetto
centrale: Salmo 31: 1.
24 ottobre; Ai piedi del Sinai. Lettura:
Esodo 19: 1-6; 19: 16-25; 20: 1-21.
Imparare: Salmo 1: 1-5. Versetto
centrale: Salmo 19: 7.
31 ottobre: Alla frontiera di Canaan.
Lettura: Esodo 32; Numeri 13: 1-2,
17-33; 14: 1-10, 26-30; Deuter. 34.
Imparare: Salmo 106: 1-5. Versetto
centrale: Salmo 106: 48.
....
/,/7 ' povembre: Giosuè.'^ Lettura: Giosuè
cap. 3-6: 21; 10: 1-15; 24; 4-3t^
‘‘"v, parare; Salmo 100. Verèettq centràle:.
" Salmo 100: 5.
’"'14 novembre: Gedeone. Lettura’: Giudici capitoli 6-7.„Imparare: Salmo 46:
1, 8-11. Versetto centrale: Salmo 46;
•t.wi
1.
21 novembre: Sansone. Lettura: Giudici
capitolo 13: 1-5, cap.T.4-16. Imparare;
Ebrei 11: 32^34. Versetto centrale:
Salmo 18: 1,
28 noverobre:,^ Ruth. Lettura: Ruth,'cap.
1)^, 4: 13-17. Imparare: 1 Giovanni
4; 7-9. Versetto centrale: 1 Giovanni
.4: 7, V
5 dicembre: Samuele. Lettma: 1 Sam.
cap. 1,2; 12-17; cap. 3. Imparare: Ga
. lati 6: 7-9. Versetto centrale: Gelati
6: 7.
12 dicembre. La iscossa di Israele. Lettum: 1 Sam. cap. 7-10; Imparare: Sai.
47: 1, 2, 6, 7, 8. Versetto centrale:
Salmo 47: 8.
19 dicembre. L’avvento del Re. Lettura:
Isaia 9: 1-6; 11: 1-9. Imparare: Luca
1: 46-55. Versetto centrale; Matteo
11; 28-30.
26 dicembre: Natale. Lettura: Luca 2:
1-20. Imparare: versetti 8-14. Versetto centrale: Luca 2: 14.
ANOROONA (CapolMogo)
Il culto, domenica prossima, alle
ore 10.30, sarà presieduto dal pastore
sig. Roberto Nisbet., '
— Il culto pom,eridiano viene celebrato ogni domenica alle ore 15 nel
•tempio dei Coppieri.
— La riapertura delle Scuole, domenicali dei Coppieri, di Via Manzoni,
dell’Asilo e degli Appiotti, avrà luogo
domenica prossima con un culto nel
Tempio di Villa, alle ore 9.
—Particolarmente edificante è stato il culto della domenica 3 ottobre.
Numeroso l’uditorio; trecento cinquanta fedeli si sono avvicinati alla Sacra
Mensa. Notato il grande rs,ccoglimento
durante tutto il servizio d.vino che pure
durò un’ora e mezza. Un tale culto di
Santa Cena in comunione con tutte le
chiese protestanti del mondo rispondeva veramente ad un bisogno vivamente
sentito dalla coscienza cristiana.
— Si fa sapere agli interessati che
l’Asilo Infantile si è riaperto lunedi
scorso.
— Iddio ha richiamato in modo re' pentinio da questo mondo: la signora
fioretto Maddalena nata Ricca (Asparea), all’età di 87 anni - la signorina
Emma Ayassot (Michelin Chabriols)
dopo breve ma violenta malattia, all’età di 21 anni.
Alle famiglie provate rinnoviamo la
espressione della nostra viva simpatia
cristiana e domandiamo al Padre Celeste di volerle assistere in quest’ora di
lutto col dono abbondante del suo Spirito Consolatore.
VILLAR FELLICE
Battesimo. Il nostro culto di domenica
5 settembre si è gioiosamente iniziato
con la presentazione al Signore, nel rito
Cronaca Vaìdese
Durante la scorsa settimana sono stati celebrati due matrimoni: il primo tra
Alberto Malan, dei Coisison e Ilda Monnet, di Combaribaud; il secondo tra
Carlo Rimldk) Odin, del Martel e Ma- \
ria Teresa Lesage, originaria di Francia.
La grazia e la misericordia di Dio sta- >
biliscano fermamente e custodiscano
questi due nuovi focolari.
POMARETTO
Il culto di domenica prossima, 7 corrente, sarà, D. v., consacrato all’inaugurazione dei corsi di istruzione religiosa.
Tutti i bambini delle nostre Scuole domenicali, i catecumeni dei quattro anni, imitamente ai^ loro genitori sono in- f
vitati a parteciparvi. II culto sarà seguito dalla distribuzione dei premi agli
alunni più meritevoli, e.delle Borse di
merito cav. Antonio Cabella ai migliori
fra i ricoverati del locale Orfanotrofio
Maschile.
Subito dopo il culto i catecumeni dei
quattro anni si riuniranno per decidère
sui programmi e siagli orari da seguiré
durante il prossimo anno di studio.
, NB. Possono frequentare U primo
corso di catechismo í ragazzi nati nel
1930 e le ragazze nate nel 1931, i qiuali
possono iscriversi nresso il Pastore in
quella occasione.
FORRE PELLICE
: J,
del Battesimo, della cara* piccola ^rica
..Travet^ di^Davide e Marcella Cèscòne,
; del-Capoluogo. ,■
i Scendano abbondanti su questa nqstra
famiglia le benedizioni dal Sighore.
Nozze. Abbiamo avuto, giovedì scor-,
so, 30 settembre, la gioia di celebrare
nel nostro tempio, il miatrimonio di due
~ cari fratelli evangelici torinesi che necessità di sfollamento hanno condótto
sui nostri monti: Vi^giUo Bruno di Antonio. da Tosino, e Carolina Pettinaràli,
' di Giuseppe, da Collegtho. >
Ai giovani sposi, come alle loro famiglie, rinnoviamo i nostri' ar^ri di vera
felicità nel Signore.
Dipartenza. La stessa sera dì giovedì
30 settembie il Signore richiamava a Sè,
dopo brève malattìa, nell’ancora vigo.rosa età dj 52 anni, il mastro fratello
Giovanni Enrico Geymona t fu Giovanni
Pietro, del Ciarmis '
Al fratello, alla sorella ^Cntana, ai parati tutti e particolarmente all’affezionatà zia ottantenne signora vediovà Ester (^ymonat che perde in lui il suo
braccio destro, ridiciamo la nostra viva
partecipazione al loro dolore ed .alla loro beata speranza. j.
La famiglia del compianto
Giovanni Monnet
ringrazia tutte le persone che nella tri-,
ste circostanza presero parte al suo dolore e rivolge un ringraziamento speciale al pastore sig Giulio Tron per le parole di conforto.
La famiglia AYASSOT, commossa
per la simpatia che le venne data in occasione della malattia e della dipartvta
della sua cara Emma, ringrazia tutte le
persone che le furono dì conforto, g in
modo speciale le Suore dell’Ospedale
Valdese,
Torre Pellìce, 30 settembre 1943.
Renata Cristiana Bertin Maghit e Ida
Rostan fedelissime ed affezionate amiche della cara e tanto rimpianta
Emma Ayassot
che il Siignore volle richiamare a Sé, sul
fior degli anni, desiderano esprimere
alila famiglia quanto si uniscano al suo
profondo dolore, gd in pari tempo testimoniare di quanta stima fosse degna la
giovane estinta.
La famiglia ROSTAN degli Azari (S.
Germano Chisone) ringrazia sentita.mente quanti hanno preso parate al suo
dolore per la morte del diletto
Cesare Rostan
richiamato a Dio nel suo 82° anno di.età, il 2 ottobre 1943.
La famiglia della compianta,
Lidia Rons
ringrazia tutte le gentiDi persone che
hanno preso pa/rte al loro lutto
Massello idi Perrero.
VALLI NOSTRE
19 44
E’ uscito, nella sua V* edizione annuale, l’almanacco del focolare Valdese,
al quale hanno fraternamente collaborato
diversi dilettanti fotografi della nostra
grande famiglia.
Pùr presentandosi quest’anno in
ancor più leggera veste di guerra, esso
Convitto Maschile Valdese
In attesa della riapertura delle scuole (8 novembre) il Convitto Maschile.
Valdese di Torre Pellice riceve .andie
studenti esterni che vengono sorvegliati durante le ore di studio e di ricreazione. ,
Rivolgersi alla Direzione.
ha potuto mantenere i suoi 12 fogli , ilflustrati mensili^,? corrispóndere ^ad uh
desiderio esprèsso da moliti amici, com'‘pletìndo ,M,c^ldndario coll'indicazione,
delle feste dell’anno cristiano e dei dati
astronomici che ci sono stati gentilmente
comunicati dall’amico Prof. M. Ferrerò,
i Per l’acquisto, al prezzo di L 6,
(più ogni copia L. 0,60 pe^'spese postali)
rivolgersi a mezzo vaglia anticipato, direttamente alle Arti Grafiche « L’Alpina'^ Torre Pellice. _ R. 'Jahier.
PRO ECO
Vicino IVIelahia, L. 10 - Roman Desiderato, 10 - Leora Bertin, 5 - Pons
Giuseppina, 5 - Frache,|,Paolo S. Ten.,
50 - Revel Maria, 20 - Pons Rodolfo; *10.
- Armand Pilón Giovanni, 10 - ;Itala
Barberi, 5 - Prochet Giuseppina, lÒ Robert Mario, 20 - Long Albino, 20 Viglielmo Ernesto, 15 - Ricca Èlio, 20 Revel Ermanno, 30.
{¡a bnoDa teira
Matteo 23: 2Ì.,
Di fronte a questo passo, esito. Èsito,
perchè penso a me stesso. Leggendo,
però, questa mattina l’Evangelo, voglio
pensare soltanto a Dìo, al miracolo di
Dio. Credo che Dio non manderebbe il
seminatore, se non avesse creata la buona terra per ricevere la .semenza. Ringrazio Dio, perchè in quel misero campo della mia anima, vuole giorno dopo
giorno, preparare lui stesso una terra
fertile. Ringrazio Dio perchè provoca in
me le buone disposizioni che mi aiutano
nella sua opera. Ringrazio Dio perchè
mi ha spesso aiutato ad ascoltarlo a ubbidirlo e a servirlo.
Ogni ubbidienza al suo comandamento, ha seminato una nuova ricchezza
nella, mi» vita, ha accresciuto la fòrza
dell’anima mia. Vivo idi questa sòia ricerca, e ogni volta sono semplicemente
fedele; questa ricchezza abbonda e sovrabbonda; « la mia grazia ti basta».
Una parte della, semenza cadde in
buona terra, e portò frutto, dando qual
cento, qiial sessanta, qual trenta, per uno.
C. Cellérier - Trad. O. Cerni.
CERCASI famiglia valdese o coniugi
soli, disposti tenere in ipensione un bimbo di 2 anni. - Scrivere Libreria Ed.
Claudiana.
DIPLOMATA insegna inglese, francese, dattilografia. Rivolersi ALICE VlNAY. Via Garibaldi, 1 - Torre Pellice.
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