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Savoia 12 a Pinerolo
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino C
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Anno Vili - numero 21 - 26 maggio 2000
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3. CUELMANI, S. BARAL e L NlTTl
■ BIBBIA E AHUALITAB
SIATE
PERFETTI
• “Voi dunque siate perfetti, com’è
perfetto il Padre vostro celeste”
Matteo 5, 48
A conclusione di una serie di antitesi con le quali Gesù indica lo
«straordinario» delPEvangelo rispetto alla «normalità» della legge antica,
ci troviamo inaspettatamente davanti alla richiesta: «Voi dunque siate
perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste». Una richiesta «pesante», che va oltre le nostre capacità
umane e che, se non compresa rettamente, rischia di non coinvolgerci,
di avere l’effetto di una bordata a salve, rumorosa ma priva di conseguenze. Per cogliere l’invito di Gesù
è necessario non dimenticare che
nella Bibbia il concetto di perfezione
non ha, come per noi, il significato
morale di somma massima delle
virtù e dei valori. Il termine «perfetto», nella Bibbia, esprime pienezza,
indivisibilità, completezza. Dio è
perfetto perché non è «doppio», non
usa due pesi e due misure, «fa levare
il suo sole sopra i malvagi e sopra i
buoni, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». È perfetto anche perché nella
persona di Gesù Cristo si dona fino
alle estreme conseguenze, in un
amore senza limiti e fuori da ogni logica umana. Il criterio della perfezione, dunque, è Dio, il «nostro Padre
celeste». L’appello di Gesù ci coinvolge nella totalità della nostra umanità, sia in riferimento a Dio e sia in
riferimento ai nostro prossimo.
IN riferimento a Dio siamo spinti a
saper cogliere, per mezzo dello
Spirito Santo, l’annuncio biblico che
Dio è il Signore che avanza le sue
pretese sulla globalità della nostra vita. «Siate perfetti»: consacratevi al Signore, lasciatevi da lui governare,
permettetegli di prendere possesso
della vostra esistenza, nel bene e nel
male. Che ogni zona di voi stessi, anche la più privata, la più intima, la
più nascosta sia strappata alla logica
umana e alle sue leggi autonome e
consegnata, senza riserve, nella gioia
e nella ricono.scenza, alla sovranità di
Dio perché vi eserciti la sua signoria.
IN riferimento al prossimo, l’appello alla perfezione indica il superamento dell’ordinario: «Se amate
quelli che vi amano, che premio ne
avete... e se salutate soltanto i vostri
fratelli, che fate di straordinario?
Non fanno anche i pagani altrettanto?». Lo straordinario è Cristo che lo
propone e lo vive, è il cammino della croce, il coinvolgimento totale e
concreto alla pa.ssione e compassione di Dio. Non però come corpo separato dall’umanità e a essa contrapposto, ma come parte integrante
di essa, che ascolta e riceve l’appello
a essere «perfetti» nel superamento e
rinnovamento delle relazioni. Concretamente, si è perfetti quando si
ama come Dio ha amato noi, così
diversi, estranei, dissimili da lui.
Pensiamo allora a che cosa può voler dire l’amore per chi è diverso
neU’ambito politico, etnico, sociale,
teligioso. Per molti versi si tratta di
addentrarci, nel legame di ubbidienza a Cristo, in un territorio impervio
sempre da riscoprire. Lì, se Dio lo
''Orrà, nell’incontro-scontro con il
nostro prossimo, potremo imparare
a essere perfetti come il Padre nostro celeste.
Franco Casanova
Inaugurata la nuova chiesa battista Oltre Fatima (e oHre il papa)
di LIDIA GIORGI
di GIORGIO GIRARDET
Il caso dello Zimbabwe è un esempio delle nuove e drammatiche crisi africane
Un continente alla deriva
Il culto della personalità e la concentrazione di ricchezza nelle mani del presidente
Mugabe e della sua élite, i conflitti interetnici e la minoranza bianca dei farmers
GIUSEPPE MOROSINI*
VENT'ANNI dopo l’indipendenza
lo Zimbabwe (ex Rhodesia) si
trova in preda a delle convulsioni
che nessuno avrebbe potuto prevedere fino a tre anni fa, quando il paese era considerato una delle «success-story» dell’Africa, con una crescita dell’8% e con investimenti che
affluivano abbondanti. Sul piano sociale lo Zimbabwe ha una delle più
alte percentuali di alfabetizzazione
del continente: il 92%. Una parte notevole del bilancio statale va anche
alla sanità e alle infrastrutture. Ma a
queste luci fanno riscontro non poche ombre: la tendenza del presidente Mugabe a riempire le tasche
della élite (e le proprie), a favorire
amici e parenti nella distribuzione
Zimbabwe
Delegazione del
Cec ad Harare
Una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) è giunta ad
Harare (Zimbabwe) per una visita
pastorale di una settimana, dal 20 al
29 maggio. Gli obiettivi della visita
sono quattro: esprimere solidarietà al
Consiglio delle chiese dello Zimbabwe; avere una conoscenza più
approfondita dell’attuale situazione
economica e politica; discutere i piani delle chiese per il monitoraggio
delle prossime elezioni presidenziali
(fissate per i 24-25 giugno prossimi);
discutere la proposta, fatta il 25 aprile scorso dai segretari generali del
Cec e della Federazione luterana
mondiale, di una visita di un’équipe
pastorale ecumenica. Oltre alle chiese, la delegazione spera di incontrare rappresentanti del governo, dei
partiti e della società civile. (Cec info)
delle cariche e dei benefici, a usare
aumenti di stipendi che stimolano
l’inflazione, per acquetare lo scontento dei funzionari pubblici. Si aggiunga poi l’invio di un contingente
di undicimila militari per sostenere il
regime di Kabila nel Congo ex Zaire,
per avere ricompense economiche
derivanti dalle immense ricchezze
minerarie congolesi, che finora si sono concretizzate solo e sempre a favore dell’élite al potere.
Negli Anni Ottanta Mugabe aveva
cementato il suo potere con una
campagna di eliminazione fisica degli Ndebele, l’etnia minoritaria, e dei
membri della Zimbabwe African
People’s Union (Zapu), suoi alleati
durante la guerra anticoloniale e con
base etnica appunto fra gli Ndebele.
La composizione etnica dello Zim
G ¡ova ni
Un pulmino
del «ritorno»
Il Consiglio nazionale delle Federazione giovanile evangelica italiana
(Fgei) un giorno ha avuto un’idea;
quella di organizzare un viaggio in
pulmino, un comune pulmino con
tanti sedili e spazio bagagli, per trasportare dei giovani in visita a diverse chiese e comunità evangeliche
italiane. E così, dal Piemonte alla Sicilia, per nove giorni (dal 23 aprile al
1° maggio), in tanti sono saliti e scesi
dal pulmino di questo insolito tour
che ha raggiunto otto luoghi diversi
della penisola. Vi raccontiamo com’è
nato il progetto «teshuvà» (cioè «ritorno»), a quali esigenze voleva rispondere e il suo risultato, con un
diario di viaggio molto interessante,
fatto di parole (poche) e immagini.
Segue nell'inserto Notiziario Fgei
■ECO DELLE VALL»
Comuni^
di FEDERICA TOURN
babwe vede infatti una grande maggioranza di Shona (80%), che costituisce la base di massa del partito al
potere: lo Zimbabwe African National Union (Zanu-Patriotic Front),
che Mugabe, in alleanza con lo Zapu, aveva portato all’indipendenza.
Il culto della personalità è visibile
nei ritratti del presidente che appaiono dappertutto, anche al di là
degli uffici pubblici: dalle agenzie
«rent-a-car» ai ristoranti «fastfood». Al punto da far dire all’ex arcivescovo anglicano di Città del Capo, Desmond Tutu, che Mugabe è
«quasi la caricatura di tutto ciò che
la gente pensa che i leader africani
neri fanno». E recentemente Mandela ha parlato di «leader africani
Segue a pag. 8
Valli valdesi
Nuove centrali
sul Chisone?
Fa discutere, in vai Chisone, la
proposta avanzata alla Provincia di
Torino da una ditta relativa alla
creazione di cinque nuove centraline idroelettriche sul Chisone. Dando vita a una complessa rete di trasferimento, l’acqua captata darebbe,
secondo il progetto, una produzione
di energia superiore del 30-40% a
quella attuale. La Comunità montana, per il momento, ha deciso di
coinvolgere nello studio del progetto anche le associazioni ambientaliste. In questo ambito infatti si sono
fatte sentire le perplessità di chi vede nel progetto un intervento eccessivo sull’ambiente: il patrimonio naturalistico della valle potrebbe risultare compromesso.
Davide Rosso a pag. 9
HHI L'OPINIONE
DOPO
I REFERENDUM
Se unite il sempre più consistente
«partito del non voto», quello dei piccoli partiti di centro e Rifondazione
(contrari al maggioritario) e il nuovo
asse Forza Italia-Lega (contrari al maggioritario ma soprattutto desiderosi di
dare una poderosa spallata al governo)
ottenete che due italiani su tre non vadano a votare. La miscela di disaffezione al voto, protesta per l’abuso dello
strumento referendario (con Raggravante dei «referendum a grappolo» e su
argomenti complessi) e scelta nettamente «politica», ha determinato chiaramente chi ha vinto e chi ha perso.
Tra i primi c’è Berlusconi. A chi gli
contesta i suoi frequenti cambiamenti
di linea (sempre approvati immediatamente dal suo partito con entusiasmo
e pochissime perplessità) e l’incoerenza di non spingere a votare referendum su materie su cui si batte da anni
(la giustizia e la libertà delle imprese
contro i sindacati), va ricordato che
probabilmente il cavaliere pensa di poter raggiungere presto gli stessi obiettivi andando al governo con una maggioranza forte. Sostenendo il non voto
dei referendum, inoltre, ha ottenuto il
quadruplice risultato di affondare il
maggioritario, mettere ulteriormente
in crisi la maggioranza di governo, solleticare i sempre più diffusi sentimenti
di protesta contro questo stato e le sue
istituzioni e, infine, risultare il vero e
indiscutibile vincitore del panorama
politico italiano.
Tra gli sconfitti, oltre a Ds e An, ai referendari sparsi nei due schieramenti e
ai radicali (riflettano bene questi ultimi
sulla loro politica referendaria suicida), c’è anche l’idea che il popolo sovrano sia capace di sostituirsi al potere
legislativo quando questo è immobile o
incapace. In fondo, nelle urne del paese
si è fatto quello che si fa qualche volta
in Parlamento: si impedisce di legiferare semplicemente facendo mancare il
numero legale. Metodo legittimo in democrazia, ma il «popolo sovrano» non
si lamenti di certe tecniche parlamentari poco costruttive e un po’ furbesche
se poi le adotta nelle urne.
Che succederà ora? Può succedere di
tutto, anche che prima delle elezioni le
forze politiche trovino un accordo per
cambiare la legge elettorale nazionale,
magari con un sistema proporzionale
che, come succede in molti paesi dell’Unione europea, garantisca comunque scelta del premier e stabilità di governo. Si tratta di un obiettivo urgente
perché la debolezza del governo centrale impedisce una seria azione politica a livello interno e internazionale.
In questi anni, con sistemi elettorali di
tipo maggioritario, si è riusciti a dare
stabilità e credibilità a Comuni, Province e Regioni facendo eleggere direttamente sindaci e presidenti. Ma i loro
programmi si realizzano difficilmente
se hanno di fronte un governo nazionale lento nel decidere e privo di
quell’orizzonte di tempo necessario
per impostare politiche di lungo respiro. Comuni, Province e Regioni, qualunque sia il loro colore politico, hanno bisogno della collaborazione di Roma. Ne hanno bisogno anche a Bruxelles: nell’Unione europea è solo il governo di Roma che può battersi per loro, loro non lo possono fare direttamente (anche se poi devono compiere
importanti atti conseguenti).
Insomma, la parola deve tornare alla politica costruttiva, che è quella di
cui tutti i cittadini hanno bisogno.
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Pai
VENERDÌ 26 MAGGIO 20oo
<^*Perciò
chiunque ascolta
queste mie parole
e le mette in
pratica sarà
paragonato a un
uomo avveduto
che ha costruito
la sua casa sopra
la roccia.
^^La pioggia
è caduta, sono
venuti i torrenti,
i venti hanno
soffiato e hanno
investito quella
casa; ma essa non
è caduta, perché
era fondata sulla
roccia.
chiunque
ascolta queste mie
parole e non le
mette in pratica
sarà paragonato
a un uomo stolto
che ha costruito
la sua casa sulla
sabbia.
^^La pioggia è
caduta, sono
venuti i torrenti,
i venti hanno
soffiato e hanno
fatto impeto
contro quella
casa, ed essa è
caduta e la sua
rovina è stata
grande»
(Matteo 7, 24-27)
i^Anzi, a dire il
vero, ritengo che
ogni cosa sia un
danno di fronte
all’eccellenza
della conoscenza
di Cristo Gesù,
mio Signore,
per il quale
ho rinunciato a
tutto; io considero
queste cose come
tanta spazzatura
al fine di
guadagnare
Cristo ^e di essere
trovato in lui non
con una giustizia
mia, derivante
dalla legge, ma
con quella che si
ha mediante la
fede in Cristo:
la giustizia che
viene da Dio,
basata sulla fede»
ASCOLTARE LA PAROLA DI CRISTO
La parola di Dio d dice che siamo il suo popolo, il corpo di Cristo. Questa è roccia
e su questa roccia possiamo costruire le cose più importanti della nostra vita
EMANUELE FIUME
Ancora una volta d troviamo di fronte a una parola
chiara e certa, di significato cristallino. Pertanto non è necessario soffermarci sulla sua spiegazione ma si può entrare direttamente nella predicazione.
Fondamento sicuro
L9 ASCOLTO e la pratica delle
I parole di Gesù Cristo sono
roccia, sono fondamento sicuro. Da una parte troviamo coloro che ascoltano la parola di
Gesù Cristo e la mettono in
pratica. Questi sono uomini
saggi che costruiscono la loro
vita su un solido fondamento.
Perché la parola di Cristo dovrebbe costituire il fondamento
della vita? In fondo, non sarebbe meglio fidarci del nostro
buonsenso? La parola di Cristo
è il fondamento della nostra vita perché è la nostra verità, ma
è detta fuori da noi. Poi, perché
Dio ha dimostrato di mantenere le promesse che fa. Infine,
perché la parola di Cristo ci rivela l’amore di Dio.
Allora, questa parola è detta
al di fuori di noi. Non è confondibile con la nostra parola.
L’assemblea che ascolta la predicazione capisce benissimo se
si tratta della parola di Dio che
fuori di noi, la parola di Cristo,
è una parola che interpella, che
si rivolge a noi dicendoci «Tu».
Non è la parola del nostro sentimento religioso o del nostro
sesto senso, non è la parola che
io dico a me stesso o che una
parte di me dice all’altra parte,
ma è la parola che Dio dice a
me. Non posso decidere di
ascoltarla e non posso decidere
che cosa ascoltare. La ascoltiamo ogni volta che Dio ce la
vuole rivolgere e la fa risuonare
libera alle nostre orecchie.
la nutre o di una opinione teo
(Filippesi 3, 8-9) logica che la annoia. La parola
Preghiamo
Chi nella Rocca del Signor
pone la sua dimora,
con sì potente Difensor
vive sicuro ognora.
In Te Signor vo’ confidare:
Tu sei la mia fortezza
e fonte d’allegrezza.
L’insidia dell’ingannator,
la notte e i suoi perigli
non mi daran più alcun timor:
Dio coprirà i suoi figli!
Né mi faranno vacillare
distretta, morbi e stragi,
né offese di malvagi.
No, nessun male in me potrà
affievolir la fede;
poiché il Signor con fedeltà
al popol suo provvede:
gli angeli suoi di propria mano
mi sosterran per via;
serena e l’alma mia.
Inno 96 delflnnario cristiano
Specchio della verità
Ma questa parola, esterna a
noi, costituisce la conoscenza della nostra verità. Certo, oggi va di moda la conoscenza interiore, l’approfondimento dei propri sentimenti, la
concentrazione sui palpiti del
proprio cuore. Questo va di
moda oggi. Abbiamo tutti uno
specchio in casa? Ecco, senza
specchio potremmo avere tutta
la conoscenza interiore che vogliamo, ma non potremmo conoscere i lineamenti del nostro
viso. La parola di Cristo è uno
specchio, lo specchio della verità. E senza questo specchio
fuori di noi, davanti a noi, noi
non potremmo conoscere noi
stessi. E noi stessi veniamo dichiarati perdonati da questo
specchio. «Io non ti condanno», dice Gesù Cristo a tutti
noi, e questa è la nostra identità concreta e vera. L’identità
di perdonati dal Signore.
Ancora, la parola è il fondamento perché Dio mantiene
tutto ciò che promette. Sia le
punizioni che Dio ha minacciato, sia la salvezza che ha promesso sono state realizzate.
Quando Dio ha minacciato di
colpirci, siamo stati colpiti;
quando ci ha promesso la liberazione, allora siamo stati liberati. Dio fin dal principio ha
promesso di essere con noi e di
condividere la nostra condizione facendo camminare la sua
grazia e la .sua verità su questa
terra. Per questo suo figlio si è
incarnato e ha .svolto il suo servizio tra gli esseri umani guarendo, insegnando e andando a
morire sulla croce per pagare il
riscatto di noi tutti. Le grandi
promesse di redenzione .si sono
avverate nella carne di Gesù Cristo; la parola di perdono è .stata
pronunciata per noi da Gesù
Cristo, da colui che è il perdono
stesso di Dio. Quando riconosciamo Gesù Cristo quale figlio
di Dio, come ha fatto il centurione romano davanti alla croce, allora allo stesso tempo confessiamo l’adempimento delle
promesse di Dio di redenzione e
di salvezza, le promesse più importanti. E ancora, nella nostra
piccola storia di credenti abbiamo sperimentato il soccorso di
Dio ogni volta che l’abbiamo invocato quale unica possibilità di
salvezza. Perciò sappiamo che
ciò che Dio dice, avviene.
Rivelazione
dell'amore di Dio
stolto che edifica sulla sabbia.
La differenza è tra chi ascolta e
mette in pratica e chi ascolta e
non mette in pratica. Ma che
cosa vuol dire mettere in pratica la parola di Gesù? Vuol dire
innanzitutto fidarsi di questa
parola. Se mi rendo conto che
io non sono ciò che penso di
essere, ma che sono ciò che Dio
dice di me, allora costruisco
sulla roccia. Se penso di essere
una brava persona seppure con
dei limiti, allora costruisco sulla
sabbia. Se ho coscienza di essere un peccatore che Dio ha perdonato, allora sono su di una
roccia, e niente potrà smuovermi dalla parola di Gesù Cristo.
Costruire sulla roccia
INFINE, la parola di Cristo
ci rivela l’amore di Dio. Possiamo forse dirci da soli che
siamo amati? Posso dire; «Io mi
amo?». L’amore ci deve essere
dichiarato dall’esterno; qualcuno deve dirci: «Ti amo». Se ce lo
diamo da soli, allora non si tratta di amore, ma di'Cgoismo e di
superbia. Gesù Cristo ci dichiara l’amore di Dio con le sue parole, lo rende concreto nei suoi
atti, lo rende visibile nel suo
volto. La parola, il fatto e lo
sguardo ci testimoniano l’amore umano, l’amore che un’altra
persona ha per noi e in Gesù
Cristo ci mostrano l’amore di
Dio, quell’amore che per mezzo di Cristo si rende riconoscibile e comunicabile alla nostra
umanità. L’amore di Dio è una
realtà così sublime da essere
indicibile; ma Gesù Cristo ci ha
parlato di questo amore, ci ha
detto questo amore. L’amore,
lo sappiamo, significa prendere
le parti della persona amata.
Dio l’ha fatto in Gesù Cristo, ha
preso le parti dell’umanità e del
mondo che ha tanto Amato. E
questo amore ha camminato
sulla terra non come spirito
inafferrabile, ma in un corpo
concreto e vero; nel corpo di
Gesù Cristo. L’amore di Dio è
presente tra gli esseri umani
nella persona di Cristo; questo
è l’annuncio dell’Evangelo, della buona notizia di Dio per
l’umanità.
Chi mette in pratica questa
parola è come un uomo avveduto che edifica sulla roccia.
Chi la ascolta, ma non la mette
in pratica è come un uomo
COSTRUIRE sulla roccia e
mettere in pratica la parola
di Gesù significa accettare di essere determinati da questa parola, accettare il profilo che
questa parola fa di noi, riconoscere che lo specchio della parola di Dio è più fedele del nostro pensiero e delle nostre sensazioni. Si tratta di saper accettare un’identità da Dio, di rinunciare alla nostra pretesa di
affermare noi stessi per lasciare
a Dio la libertà di affermare chi
noi veramente siamo. Possiamo
ritenere di essere un certo numero di persone che si ritrovano
alla domenica mattina. Non è
falso, ma è sabbia. La parola di
Dio ci dice che siamo il suo popolo, che siamo il corpo di Cristo. E questa è roccia. Su questa
roccia della parola del Signore
possiamo costruire le cose più
importanti della nostra vita, sicuri che nessuna tempesta potrà mai svellerle e scalfirle.
La chiarezza e la limpidezza
della parola di Gesù Cristo
stanno ancora una volta davanti a noi. In questa parola possiamo specchiare il nostro volto, certi che ci rimanderà una
immagine di noi veritiera e non
deformata, fuorviante e bugiarda. Nella parola della verità di
Dio possiamo trovare la nostra
verità, quella verità su noi stessi, quella verità sul nostro perdono che ci fa vivere e sperare.
Beato chi mette in pratica la
parola di Cristo; beato chi edifica la sua vita su questa roccia
forte e sicura.
Note
omiletiche
Il sermone sul monte
(Matteo 5-7) presenta
due difficoltà a livello
omiletico. Anzitutto si
tratta di un sermone, cioè
dello stesso genere lette,
rario con cui viene pre.
sentato e commentato
Poi, unisce la chiarezza
esegetica con una visibi.
lissima densità del mes.
saggio.
I rischi da evitare sono
da una parte un piatto
commento che stempera
la forza delle parole di
Gesù, dall'altra il predica,
tore non deve mettersi in
competizione con il Cristo
predicatore, ma al servizio. Il sermone sul monte
non è una predicazione
migliore della nostra, ttia
molto di più: è la predicazione da cui la nostra trae
la sua origine. Le immagini della casa costruita sulla roccia e di quella costruita sulla sabbia sono
già di per sé una efficace
pennellata omiletica, ma
corrono il rischio di essere
usate in modo improprio
se non restano strettamente collegate con il
centro del messaggio:
l'ascolto e la pratica della
parola di Gesù Cristo,
Ogni uso delie immagini
della casa senza il legame
(meglio ancora la catena)
con l'ascolto e la pratica
della parola, risulterebbe!
in realtà un abuso. Quin-i
di, centrale è la parola dii
Gesù Cristo che è unapa-'
rola chiara e netta. I
II sermone sul monte sii
apre con le beatitudini,!
fortissimo e attualissimo!
annuncio del perdono.l
Seguono delle vere e pro-;_
prie costruzioni di iden-|
tità (voi siete...), il rapporto con la Legge, l'elemosina, la preghiera, la purezza e i doni di Dio. Il cap.7
mantiene un'impronta
etica e si conclude con/e
parole di questa mer/itazione. Pertanto si tratta
di collocare l'intero sermone sul monte quale
contenuto della parola di
Gesù, con tutta la sua varietà e radicalità. Le beatitudini, promessa del
perdono gratuito di Dio,
introducono il sermonedi
Gesù e ne fungono da filo
rosso, impedendo una lettura dozzinalmente etica
di questi capitoli. È pure
necessario considerare
queste parole non tantoi
come sublime norma religiosa quanto annuncio
che de-costruisce e ri-costruisce il popolo dei credenti e ogni suo singolo
membro.
Questa parola ci chiede
un rapporto di intensa fiducia per riconoscerla come nostro autentico fondamento stabile e sicuro.
Per questa parola di Dio
che ci dona una conoscenza nuova di noi stessi pot
siamo scommettere con fiducia ed ascoltare urrnr
mente ciò che Dio dice di
noi invece di sentenziar®
dottamente su ciò che noi
diciamo di Dio. Alia fm
dei confronto con la
la di Cristo è un buon s
gno se prevalgono in n
l'umiltà e la fiducia.
Per
approfondire
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
- Giovanni
harmoniam ex Matthae '
Marco et Luca j,
tum commentari, 2 v
Eichler, Berlino, 1833
- Johann Albert Beng
Gnomon Novi Testarnen.
Schlavitz, Berlino, 186’
- Pierre Bonnard,
vangile selon saint
thieu, Delachaux et
stie, Neuchâtel, 1963
- Il Nuovo 7-esiamen»j
annotato, voi. I, ,
na, Torino, 1965. 4
- Giovanni Miegg®'
sermone sul monte, |
diana, Torino, 1970.
Leopold Sabouri I
vol-'l
vangelio di
Pontificio istituto biblid
Roma, 1978.
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itoli. È pure
onsiderare
e non tanto
norma reli0 annuncio
lisce e ri-cosolo dei eresuo singolo
fondire
Si è svolto ad Agape un convegno teologico pieno di stimoli e riflessioni
La fede cristiana nasce dairascolto
Tro fondamentolismi aggressivi e indifferentismi postmoderni, siamo chiamati a predicare
¡'Evangelo di Dio, non solo a proporre un discorso culturale e una diaconia efficiente e onesta
CIORCIOCUEUHANI
UNA trentina tra iscritti,
relatori e staff, per un
week-end teologico di grande
densità e intensità. C’erano
fgeinl ventenni e reduci del
’68, persone impegnate nella
Tavola o nelle opere e credenti in ricerca che da poco
hanno incontrato le nostre
chiese: un interessante spaccato del nostro piccolo mondo bmv. Sarà stata la buona
disposizione dei partecipanti,
sarà stata l’abilità dello staff o
la ben nota magia di Agape,
ma la scommessa di questi
tre giorni è riuscita, e molto bene. Si è cominciato con
tre interviste-dialogo (Anita
Tron e Gianni Genre, Rosanna Ciappa e Francesca Spano, buia Nitti e Daniela Di
Carlo) che hanno fatto emergere temi quali la fede in Dio
di fronte alla sofferenza e alla
morte, la dialettica tra chiese
locali e gruppi uniti da un
progetto, il fare teologia partendo da sé. Successivamente sono stati i partecipanti
tutti a raccontare, in piccoli
gruppi, le proprie storie,
complicando ulteriormente il
quadro con le innumerevoli
specificità che fanno di ognuno e ognuna di noi quel che
è. Sul testo paolino (Romani
10, 14) che dava il titolo all’incontro, Maria Bonafede
ha tenuto un intenso studio
biblico che ci ha fatto discutere fino a tarda sera e ha
pian piano trasportato i campisti dal confronto sulle storie di vita a quello sul futuro
della testimonianza delle nostre chiese.
La relazione di Sergio Rostagno («Provare per credere») ci ha aiutato a leggere
«teologicamente» l’apparente
confusione delle nostre biografie. Tutti noi abbiamo ricevuto un’eredità (gli scritti
sacri, le testimonianze di chi
ci ha preceduto e incontrato),
abbiamo dovuto farla nostra
e ci poniamo ora il problema
di ritrasmetterla a chi incontrianro e a chi verrà dopo di
noi. È in questo ricevere e ritrasmettere, inserito nella
storia, che sta la sostanza
della teologia, un equilibrio
instabile ben espresso dalla
formula agostiniana «cerchiamo come coloro che troveranno, troviamo come coloro che cercheranno». Secondo Rostagno la società in
cui viviamo, irreversibilmente caratterizzata dal pluralismo delle culture e delle religioni, ci richiede di riproporre e rivisitare l’universalismo
del Nuovo Testamento, il
grande messaggio di un Dio
che abbatte le barriere e i
muri di separazione. Una traduzione politica di questo sarebbe la difesa della democrazia, della scuola pubblica,
della laicità, cioè di tutti gli
spazi che consentono l’incontro dei diversi. Molto
densa anche la relazione di
Massimo Aprile, che ha ripercorso i nodi del dibattito delle nostre chiese (rapporto col
pensiero delle donne, pace e
giustizia, evangelizzazione,
diaconia, battaglia per la lai
I Tra fede e ragione
Un moto di trasformazione
SABINA BARAI
OGNI volta che sento pronunciare il nome di Dio
fuori dalle mura domestiche
dove sono solita pregare e leggere la Bibbia mi stupisco. Mi
stupisco di trovarlo fuori dalle
mie carte su cui annoto qualche versetto, fuori da quelle
attività quotidiane di cui generalmente scandisce i ritmi.
Mi stupisco e resto in ascolto,
così come per tutta la durata
di questo campo, in cui uomini e donne di generazioni differenti si sono raccontati e
hanno provato a raccontare
delloro rapporto con Dio.
Come Davide, il re felice
che balla nudo dinanzi al Signore, anche noi abbiamo
tolto il velo, lasciando che le
nostre testimonianze si intrecciassero a quelle di altri,
convinti che la fede non sia
tié innata né trasferibile ma
nasca da un racconto, da un
continuo ricevere e trasmettere. Quel Dio, per taluni rocca sicura per altri un po’ più
inaffidabile e capriccioso, ha
preteso non solo le nostre
domande intelligenti ma anDhe le nostre parole banali, in
t;aso comunicative periihé pregne di spiritualità. E
così fra le tante parole ho potuto scorgere un Dio non solo
Utimistico e individuale ma
oilettivo, capace di farmi
jilote parte di una comuun gruppo radicato
dim che nonostante le
, tticoltà e le contraddizioni
la la forza di fare del
^J'*‘^.®i’ca una realtà della
dn esistenza rispondentjtta vocazione,
cult Spettanza del discorso
si è infatti rimesso
una*i^ sulla necessità di
bara» ^ che non tema l’imsua i manifesti nella
immediatezza e sponta
neità; la laicità, a cui come
protestanti siamo chiamati,
non deve tarpare la nostra
tensione verso il divino portandoci a credere di poter
dominare la terra senza l’aiuto del cielo. Certo non sono
venuti meno i dubbi, le perplessità, i problemi con la
Scrittura, ma del resto mi sono resa conto che la fede non
è una scelta ideologica e che
non esiste una parte giusta
da cui leggere la Bibbia ma
che ogni volta è necessario
rinnovare l’impegno con cui
la si interroga più che affannarsi nella ricerca di nuove
formule teologiche.
In quest’epoca di frammentazione e facili spiritualità mi
ha rinvigorito il sentire porre
l’accento su concetti teologici
quali la salvezza per grazia e
la responsabilità umana dinanzi al creato, perché ancora
mi testimoniano di quanto sia
importante non sostituirsi a
Dio ma lasciare che sia Lui a
venire verso di noi donandoci
cosi la forza di occupare il
mondo in cui Egli stesso ha rifiutato di essere il tutto.
Oggi, tra i tanti linguaggi
incapaci e incuranti di pervenire a delle verità, mi sembra
che la parola di Dio possa essere portatrice di una dinamica trasformatrice nella vita
di chi ci ascolta, creando libertà e spazi d’azione, una
parola che tuttavia non si pone mai come assoluto, proprio perché non esiste né un
assoluto da cui partire né
uno a cui pervenire. La tensione della ricerca è data dalla dialettica dove noi siamo
chiamati, come ha ricordato
Sergio Rostagno, a «trovare
come persone che cercheranno e cercare come persone che troveranno», evitando
così di fare della fede un prolungamento della ragione.
cità) alla luce della propria
esperienza pastorale. Con
scelta originale, il culto finale
non è stato fatto preparare ad
un gruppetto ad hoc, ma agli
stessi gruppi tematici che
han discusso gli spunti emersi dalle relazioni.
In questi giorni ho sentito
come se fosse saltato un tappo, come se fosse possibile
superare quell’impasse che
bene descrive, ad esempio, la
relazione morale della Chiesa
valdese di Milano: «Sembra
che oggi la nostra riflessione
manchi di un vero e proprio
perno». Dopo anni di ricerca
sulle immagini di Dio, pensiero debole, teologie contestuali, senza rinnegare ma facendo tesoro di queste esperienze che sono ormai parte di noi
stessi, siamo forse in grado di
tornare all’essenziale: Cristo
come incarnazione del Dio
universale in una storia umana particolare, la resurrezione come negazione del dominio della morte e speranza
nella ricomposizione di ciò
che si è rotto e perduto, la
grazia e la gratuità come lieto
annuncio che Dio per primo
accetta ognuno di noi per
quel che è, e come contestazione di una società dove tutto si compra e si vende.
Dialogare e lasciarsi interrogare non esclude la convinzione, la chiamata a raccontare, senza arroganza né settarismi, quanto sia centrale
per noi Gesù come Signore e
Salvatore. Non sappiamo se
le nostre piccole chiese avranno un futuro, schiacciate
tra fondamentalismi aggressivi e indifferentismi postmoderni, o se intorno a noi
ci sono persone che ancora
non conosciamo e che non ci
conoscono ma che potrebbero, se solo avessimo più coraggio e meno imbarazzo, fare un tratto di strada con noi.
Sappiamo però che al nostro
paese siamo debitori della
predicazione dell’Evangelo
di Dio, non solo di un discorso culturale o di una diaconia onesta ed efficiente. Sappiamo che la debolezza della
nostra fede, o la pesantezza
dei nostri dubbi, non sono
un alibi per tacere: come ha
detto qualcuno di noi in questi giorni, «il contrario della
fede non è il dubbio, ma l’autosufficienza».
(•6 Come dunque invocheranno
colui nel quale non hanno creduto?
E come crederanno in colui
del quale non hanno udito parlare?
E come udiranno^
se non v'è chi predichi?
E come predicheranno
se non sono mandati?
Siccome è scritto: Quanto sono
belli i piedi di quelli che annunciano
buone novelle
Romani 10, 14-15
La follia della Grazia
Vogliamo raccontarvi la nostra follia.
La follia della Grazia, mano tenace che ci sostiene nel dolore e
nel dubbio.
La follia di credere di essere amati comunque, sollevati dal peso dei nostri limiti e della nostra inadeguatezza.
La follia di una Grazia immeritata e sovrabbondante che è per
tutti.
La follia di scoprire una dimensione di gratuità che ci esime
dal dovere di giustificarci.
È la follia in cui crediamo perché ci è stata donata la fede.
{dal culto conclusivo del campo)
Davanti a me
I giorni si snodano
e io ti perdo.
Dimentico la ricerca di te,
e nelle mie soste
non vi è che il silenzio.
Tu taci,
mi manchi
e non ti riconosco.
Non so più nominarti,
le parole per dire te
non cantano più
e la tua traccia è così tenue
in questo mondo senza volto!
Tu non sei la risposta,
tu non colmi nulla delle mie
attese.
resto sola, solo con la mia
fragilità.
Eppure stamattina,
io parlo, vivo, amo!
Ancora una volta, dunque
tu sei davanti a me,
Dio inatteso,
carne delia Parola,
linfa della Vita,
esplosione d’Amore!
Francine Carrillo
«Traces vives»
(da «Rete di liturgia» n. 9 marzo 2000, n. 36)
Il convegno teologico di Agape interroga i credenti
Il carattere singolare di ogni testimonianza
LUISA Nim
OME crederanno in
colui del quale non
hanno sentito parlare?»: queste parole bibliche della lettera ai Romani sono state il filo
conduttore del convegno teologico organizzato dal Centro
ecumenico di Agape dal 28
aprile al 1° maggio, a cui hanno partecipato circa trenta
persone fra i 20 e i 60 anni.
Uno degli obiettivi del campo, pienamente realizzato,
era di mettere a confronto
generazioni diverse di evangelici su alcune domande
fondamentali della fede e
della vocazione, con uno
sguardo attento al racconto
delle storie personali, ma anche nel tentativo di ricostruire una mappa delle attuali
tendenze teologiche del protestantesimo italiano. Una
discussione generale, dunque, ma sempre il più possibile ancorata a esperienze
vissute e personali.
Ogni testimonianza nasce
da un racconto e ciascuno di
noi può testimoniare solo in
quanto ha ricevuto in dono il
racconto di un’esperienza di
fede: la prima parte del campo ha inteso appunto dare
spazio alla narrazione delle
diverse esperienze di fede
nella convinzione, come ha
detto uno dei relatori, che in
teologia non vi è alcun «inizio
assoluto» ma solo un Inizio
che è già nella storia. Il metodo delle «interviste reciproche», impostate in modo colloquiale come dialogo fra
coppie di persone, ha dato il
timbro a tutto l’incontro,
creando l’atmosfera adatta
alla condivislone delle storie
di fede di ciascun partecipante; ciascuno ha infatti
provato a mettersi in gioco,
raccontando qualcosa del
«cuore» della propria fede: da
chi ho ricevuto testimonianza? Come? Che cosa e come
mi sento di testimoniare oggi? Ricevere e trasmettere, è
stato detto, sono le due parole chiave della nostra esperienza di fede; ma il percorso
non è facile né scontato, in
quanto raccontare di nuovo
vuol dire prima di tutto «tradurre» nei termini del presente le domande che ci fondano, trovare la grammatica
per articolare in modo nuovo
le parole della ricerca.
La preoccupazione per la
trasmissione dei contenuti
teologici e della cultura protestante, è stato sottolineato
durante il dibattito, non può
essere disgiunta dalla predicazione dell’Evangelo. Il nostro discorso culturale è mediamente ben articolato, ma
a volte si ha il timore che le
importanti battaglie culturali
e politiche (ad esemplo quella per una cultura laica, contro gli «integralismi») costituiscano per le chiese «un alibi
per eludere l’imbarazzo della
fede», quasi un «rifugio», per
allontanare le più radicali domande di fede.
La seconda parte del convegno ha tentato una ricognizione delle attuali tendenze teologiche, attraverso
gli interventi di due relatori:
il pastore'battista Massimo
Aprile e il ¡M’of. Sergio Rostagno, della JFacoltà valdese di
teologia, rtel dibattito e durante tutio il convegno è
emerso uniforte desiderio da
parte dei partecipanti, in
buona parte uomini e donne
impegnati nelle chiese evangeliche, di fronteggiare ancora di nuovo le domande di
fondo della fede cristiana, lasciando spazio all’inquietudine della ricerca. «Cerchiamo come persone che troveranno, troviamo come persone che cercheranno», ha affermato con le parole di Agostino il prof. Sergio Rostagno:
non c’è mai sintesi, nell’esperienza di fede, ma sempre
un equilibrio instabile che ci
spinge in avanti e trova la
sua espressione solo nella
confessione di fede.
Un incontro a Agape
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 26 MAGGIO 2000
Un convegno che si è svolto a Wittenberg dal 27 al 30 aprile 2000
«Essere evangelici nel XXI secolo»
Nel suo intervento, molto apprezzato, il professor Paolo Ricca ha posto in risalto l'eredità
preziosa che la cristianità evangelica ha ricevuto e può dare alle generazioni del nuovo secolo
LORENZO SCORNAIENCHI
. .'P SSERE evangelici nel
''JQXXI secolo» è il tema
del convegno svoltosi a Wittenberg dal 27 al 30 aprile,
organizzato dal Gustav Adolf
Werk e dall’Evangelischer
Bund, nel quale è confluita
anche la riunione annuale
del «Gruppo di lavoro per lo
studio delle confessioni in
Europa», che ogni anno è un
momento di informazione e
di confronto tra le varie chiese evangeliche europee firmatarie della Concordia di
Leuenberg. 1 lavori del convegno sono stati guidati dalle
relazioni dei presidenti delle
due istituzioni, C. Epting e H.
M. Barth, da un rappresentante del segretariato della
Concordia di Leuenberg, W.
Hiìffmeier e da altri tre relatori delle chiese di diaspora
tra cui il nostro Paolo Ricca.
Chi giunge a Wittenberg è
ancora colpito dal fascino di
questa città simbolo della
Riforma, dal suo museo nell’ex convento agostiniano o
nella casa di Melantone, dai
monumenti ai due riformatori nella piazza del mercato.
Accanto a questo aspetto
predominante si presenta la
Wittenberg attuale, città della^
Germania dell’Est in una corsa con il tempo, che con i
suoi cantieri aperti vuole rimuovere il passato recente,
rinnovare, rendere tutto come in una città dell’Ovest,
dalle catene di supermercati
alle banche, compreso le pizzerie e gli «Eis-café», che però
si trova di fronte a gravi problemi sociali, disoccupazione, povertà, disillusione. La
Wittenberg attuale non è più
una roccaforte evangelica;
come in molte parti della
Germania dell’Est il protestantesimo è minoritario in
una maggioranza non appartenente a nessuna confessione, ammaliata dalla «reconquista» sostenuta da ingenti
investimenti finanziari e da
strutture ciclopiche della
Chiesa cattolica.
La nuova Europa
e il mondo globalizzato
Proprio all’alba del nuovo
millennio, ripartendo per così
dire dalle radici e considerando la situazione della nuova
Europa, il convegno voleva
offrire un’occasione per domandarci quale sarà il protestantesimo che dovrà proporsi alle nuove generazioni,
quali i contenuti del suo messaggio, le sue strategie, la sua
missione nel mondo. Il manifesto del convegno riportava
una foto del globo terrestre
visto dallo spazio con sovrapposta una parte di un quadro
di Lutero dove si scorge una
mano che addita una Bibbia
aperta sorretta dall’altra mano. È il mondo globalizzato il
luogo di azione e di confronto, ciò che ci interroga; in
questo mondo c’è ancora bisogno di nuove mani che sorreggano e additino la parola
biblica. Le sfide del mondo
attuale, il dialogo ecumenico,
la capacità di creare una cultura protestante e la missione
sono stati i temi principali
trattati dalle relazioni.
11 protestantesimo non deve essere considerato un’espressione di cattolicesimo
riformato per cui di fronte a
un progressivo rinnovamento della chiesa di Roma si
giungerà inevitabilmente a
un ritorno nel seno di Roma,
bensì un’espressione autentica di cristianesimo. Secondo C. Epting la base concreta
per un’identità evangelica
nel nuovo secolo è offerta
Wittenberg; piazza dei mercato,
dalla Concordia di Leuenberg che corregge la tendenza del passato del protestantesimo a produrre continue
separazioni e prospetta un’
unità confessionale, che deve essere sostenuta da realtà
organizzative. Anche il Gustav Adolf Werk si è sempre
prefisso di superare l’angustia localistica delle chiese
tedesche e di abbattere i
confini nazionali per creare
un’ecumene protestante e
un’azione concreta a sostegno della diaspora evangelica nel mondo.
municipio e chiesa deiia città (incisione di fine ’800)
la «teatralità religiosa» del
giubileo romano, la riconciliazione tra verità e amore.
«Cinque perle»
Paolo Ricca, nel suo intervento molto apprezzato, ha
posto in risalto l’eredità preziosa che la cristianità evangelica ha ricevuto e può dare
alle generazioni del nuovo
secolo e proporre nel dialogo ecumenico «cinque perle»;
il Dio biblico; i «sola» (sola
fides, solus Christus, sola
scriptura, sola gratia) che sono essenza del cristianesimo;
il pluralismo come modello
dell’unità cristiana; il carattere non appariscente della
presenza di Dio nel mondo,
particolarmente attuale per
Protestantesimo
e cultura nazionale
Ben più complesso il rapporto tra protestantesimo e
cultura nazionale trattato da
W. Hùffmeier. La grandezza
del protestantesimo del passato è consistita proprio nella
sua capacità di creare una
cultura nuova, nelle varie nazioni che non era affatto una
propaggine di cultura tedesca, di proporsi come civiltà
capace di plasmare le arti e il
pensiero, oltre che la teologia
e l’etica. Questo è anche il
compito prioritario del presente che consiste nel concreto in una «cura» della presentazione culturale della fede a
partire dalla predicazione, in
una funzione critica della cultura e dell’informazione e in
uno sforzo per un rinnovamento culturale dell’Europa
nel rispetto delle nazionalità.
11 protestantesimo non può
cessare di condurre la missione nel mondo, che secondo H. M. Barth deve corrispondere a una riscoperta del
sacro nella vita della chiesa.
Si può essere missionari non
imponendo ad altri la propria
confessione ma, a livello individuale, mostrando loro ciò
che per ognuno è sacro, quell’aspetto tremendo e affascinante che ci muove ad agire,
e a livello comunitario favorendo un più intenso rapporto con la Bibbia per vincere
l’aridità teologica.
I contributi dei relatori dei
paesi dell’Est, I. Filo dalla
Slovacchia e E. Dörr, pastora
rumena della regione di lingua tedesca, si sono soffermati sulla situazione particolare dei paesi nel travagliato
passaggio postcomunista. Il
convegno si è concluso con la
presentazione di un testo,
«Wittenberger Wort», in forma ancora non definitiva dove è riportata una citazione
di Lutero che mi è parsa la
conclusione più appropriata
al dibattito; «Non siamo noi
che possiamo mantenere la
chiesa. Anche i nostri padri
non lo sono stati e non lo saranno neppure quelli che
verranno dopo di noi, ma è
stato, è ancora e sarà colui
che dice: “lo sarò con voi fino
alla fine dell’età presente’’».
Il governo annuncia modifiche alla legge sulla bestemmia
Pakistan: meno restrizioni per i cristiani
Il governo militare del Pakistan ha promesso di togliere alcune delle restrizioni a
cui sono sottoposti i tre milioni di cristiani presenti nel
paese. Tale impegno è stato
accolto con soddisfazione dai
responsabili di chiesa i quali
avevano già reagito favorevolmente all’annuncio del
rovesciamento dell’ex governo e avevano dichiarato che
il colpo di stato militare dell’ottobre scorso era benefico
per le comunità minoritarie
del Pakistan, anche se il governo militare del generale
Pervez Musharraf non aveva
una legittimazione democratica. Le chiese del Pakistan
chiedono però che venga ristabilito al più presto un regime democratico.
Parlando a Islamabad il 21
aprile scorso, a un seminario
sulla «dignità umana», il generale Musharraf ha annunciato importanti cambiamenti nell’applicazione della legge sulla bestemmia, che rientra nel quadro della legge
islamica (sharia). Dopo aver
dichiarato che il governo è
determinato a far cessare il
«cattivo uso» della legge sulla
bestemmia (che impone la
pena di morte per il sacrilegio
contro l’Islam), il generale
Musharraf ha aggiunto che i
casi di bestemmia non possono più essere presi in considerazione sulla base di una
semplice denuncia, ma solo
dopo un’«inchiesta preliminare» effettuata da un commissario di polizia e dopo
esame approfondito degli argomenti a carico. Diversi cristiani sono già stati condannati a morte dai tribunali sulla base di accuse molto leggere che, secondo le chiese, erano state costruite ad arte, ma
questi verdetti sono stati annullati dai tribunali superiori.
Diversi cristiani però sono
stati assassinati da islamici
prima che il loro caso venisse
portato davanti ai tribunali.
Nel maggio 1998, un vescovo cattolico, John Joseph di
I-aisalabad, si era ucciso per
protestare contro la legge
sulla bestemmia; si era sparato davanti al tribunale dove,
un mese prima, un cristiano
pakistano era stato condannato a morte per bestemmia
contro l’Islam. Sui 140 milioni di abitanti del Pakistan, oltre il 95% sono musulmani. 1
cristiani rappresentano la più
forte religione minoritaria,
seguiti dagli indù e dai sikh.
Prima dell’annuncio del
generale Musharraf, Khalid
Ranjha, ministro della Giustizia dello stato del Panjab, ha
ridato speranza ai cristiani
impegnandosi a ristabilire il
sistema elettorale comune
per le minoranze religiose e a
restituire ai cristiani le centinaia di scuole nazionalizzate
dal governo nel 1971. Rivolgendosi ai partecipanti a una
conferenza tenuta a Labore il
18 aprile scorso, il ministro
ha dichiarato che il sistema
elettorale pakistano, secondo
il quale le minoranze religiose votano separatamente dai
musulmani e possono eleggere solo un piccolo numero
di rappresentanti, era stato
imposto dopo un complotto
politico che aveva usurpato
«il diritto fondamentale delle
minoranze».
La conferenza è stata organizzata dal Consiglio consultivo delle minoranze del
Panjab, con l’appoggio del
Consiglio nazionale delle
chiese del Pakistan, «per porre fine all’emarginazione politica dei cristiani e di altre
minoranze». (eni)
Sinodo luterano: relazione di C Bianchi
Missione oggi: vie possibili
e trappole da evitare
CARMINE BIANCHI
Dal 29 aprile al 2 maggio
si è svolto a Caravate
(Va) il XVII Sinodo luterano,
il cui tema di riflessione è stato la missione. Relatore italiano al Sinodo è stato il pastore battista Carmine Bianchi con l’intervento dal titolo
«Missione oggi: le vie possibili, le occasioni da prendere e
le trappole da evitare». Vi
proponiamo di seguito alcuni
passaggi dell’intervento.
«Ho letto con molto interesse il documento mandato
in preparazione al Sinodo
“Missione oggi”. (...) La mia
tesi è che la missione è l’attività complessiva che la chiesa
deve svolgere nel mondo, e
1’evangelizzazione è una parte essenziale di questa attività. Evangelizzazione e missione non possono essere separate. In passato nel mondo
protestante si è venuta a
creare una spaccatura proprio perché alcune chiese
avevano separato l’evangelizzazione dalla missione. Gli
uni si adoperavano solo per
la salvezza delle anime, demonizzando “il mondo”, gli
altri erano concentrati quasi
esclusivamente sul mondo e
sulla sua umanizzazione.
Questa contrapposizione tra
evangelicali ed ecumenici fu
superata dal congresso di Losanna (1974). Da quel momento si è recuperata in tutto
il mondo protestante la prospettiva olistica della missione. Renò Padilla nel suo Wholistic mission: evangelical and
ecumenical sintetizza questo
concetto: “Essere un cristiano
ecumenico significa essere un
cristiano che concepisce tutta
rOikoumene (il mondo abitato) come il luogo dell’azione
trasformatrice di Dio. Questo
significa impegnarsi per la costruzione di un mondo di giustizia, pace e integrità del
creato... Essere un cristiano
evangelico significa essere un
cristiano che concepisce il
Vangelo come la Buona Notizia dell’amore di Dio in Gesù
Cristo, la Parola vivente, testimoniata attraverso la Bibbia,
la parola di Dio scritta. (...) Significa lavorare insieme nella
proclamazione del Vangelo a
tutte le nazioni della terra
(senza distinzioni di razza, di
cultura, di nazionalità o di
classe sociale) in vista della
formazione di chiese locali
che coltivino e condividano la
fede. E tutto questo nella convinzione che ciò che è ecumenico e ciò che è evangelico
non si esclude, ma si completa a vicenda”.
Direi allora che la nostra
evangelizzazione deve essere
un annuncio profondamente
incarnato nella nostra vita e
nella realtà del mondo. Non
può essere un messaggio teorico, delle formule dottrinali
che noi ripetiamo senza che
esse siano profondamente
radicate in noi. È importante
vivere l’Evangelo e mentre lo
si vive annunciarlo. 11 problema fondamentale di molte
chiese è quello della credibilità. Per troppo tempo si è annunciato qualcosa che non rispecchiava la realtà del nostro
essere chiesa. Ben afferma il
vostro documento “dobbiamo essere consapevoli che
messaggero e messaggio sono
parte di un’unica comunicazione (Voi siete una lettera di
Cristo, 2 Corinzi 3, 3) e dunque ricercare una coerenza,
anche se imperfetta”.
Una trappola da evitare è
quella di separare la missione
dall’evangelizzazione. Adoperarsi cioè per coloro che vivono nel bisogno, nell’indigenza, dimenticando cbe la
nostra non è semplicemente
una missione umanitaria, ma
una missione cristiana, che
ha come fondamento la passione che ci viene dall’incontro con il messaggio di Dio in
Cristo. 11 vostro documento si
conclude: “Per lo sviluppo
l’uomo ha bisogno del pane
per vivere e del pane della vita: non è sufficiente la buona
intenzione di saziare la fame
fisica dell’uomo se, nel frattempo, lasciamo che l’anima
rimanga affamata”. La fame
profonda che si nasconde nel
cuore dell’uomo è la domanda di senso. Un giorno Gesù
chiese ai suoi: “Voi chi dite
che io sia?”. E la risposta della fede, dono di Dio, fu “Tu
sei il Cristo”. Questa è anche
la nostra fondamentale affermazione di fede e il movente
della nostra esistenza.
Affermando questa fede
noi affermiamo che Gesù Cristo dona senso alla nostra vita e a quella dei nostri contemporanei. Nel recente documento di riflessione comune delle chiese battiste, metodiste e valdesi in preparazione alla prossima Assemblea-Sinodo su “Dire la salvezza alle donne e agli uomini del nostro tempo” si legge;
“La presa d’atto che la vita
non ha in se stessa la chiave
per interpretarla apre una
verità di fondo, ossia che il
senso dell’esistenza non ce
l’hai dentro, hai bisogno che
ti venga annunciato”.
Come cristiani e cristiane
dobbiamo prendere coscienza che le chiese sono essenziali non solo perché prendono sul serio il problema
numero uno dell’esistenza: il
senso della vita e della salvezza delle persone, ma soprattutto perché sanno che il
senso non viene da loro ma
viene rivelato da Dio. Esse
hanno ricevuto un annuncio
di verità, testimoniano di colui che è la via la verità e la
vita (Giov. 14,6). Concludo
questa mia riflessione con
una speranza e una preghiera che il vostro documento
enuncia: che le chiese possano esprimere nuovamente
ed energicamente in ogni
luogo la loro comune testimonianza di missione e di
evangel izzazi one».
VENERO
Gli ultimi dati statistici
I luterani nel mondo
1 luterani nel mondo alla fine del 1999 erano 63.135.116;
59.457.737 i fedeli delle 128 chiese membro della Federazione luterana mondiale. 11 maggior numero di luterani è in
Europa (oltre 37 milioni), seguono l’Africa (circa 10 milioni)
e l’America del Nord (8 milioni e mezzo). In Italia i luterani
sono censiti in 7.000 unità. (Firn information)
Paesi con oltre mezzo milione di luterani
Germania 13.927.262 Tanzania 2.500.000
Stati Uniti 8.288.352 India 1.621.065
Svezia 7.505.930 Madagascar 1.500.000
Finlandia 4.598.473 Brasile 915.983
Danimarca 4.539.857 Nuova Guinea 910.000
Norvegia 3.821.060 Sud Africa 884.719
Indonesia 3.794.393 Nigeria 800.000
Etiopia 2.593.163 Namibia 740.000J
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venerdì 26 MAGGIO 2000
PAG. 5 RIFORMA
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La vicenda della fanniglia Giardina-Panascia dalla forte vocazione evangelistica
Storia di una famiglia valdese in Sicilia
La predicazione e l'opera di Pietro Ciardina e Biagio Panascia diedero inizio alle chiese
valdesi di Vittoria, Pachino e Reggio Calabria e alle locali iniziative educative e sociali
In senso proprio una famiglia valdese non può che essere nelle valli valdesi del
Piemonte e non in Sicilia, a
Pachino. Fino a pochi decenni or sono, a Palermo, valdesi
erano considerate le famiglie
degli imprenditori edili Bonci e Rutelli perché le loro mogli erano notoriamente originarie delle valli valdesi e
spesso si recavano al culto in
costume. Valdesi si è non solo di nascita, ma anche per
scelta o per vocazione religiosa. Questa è una storia di
uomini di fede che, anche in
un recente passato, hanno
dedicato la propria vita alla
diffusione del Vangelo nel loro paese, coinvolgendo i propri familiari in disagi, ristrettezze economiche, ostilità
dell’ambiente.
Il libro* del pastore Pietro
Valdo Panascia, è stato pubblicato nella felice coincidenza del suo 90° compleanno e
del 1° centenario della Chiesa
valdese di Pachino, di cui la
famiglia in oggetto faceva
parte. Il libro contiene innanzitutto la storia di Pietro Giardina, nonno materno dell’autore, che in seguito a una
profonda crisi spirituale, nel
1861, bruciò pubblicamente,
a Palermo in piazza San Domenico, la tonaca di priore
domenicano e andò al seguito di Garibaldi nella guerra di
liberazione, tirandosi dietro
120 frati del convento. Nominato cappellano da Garibaldi,
a Teano salvò l’ambulanza
dalle mani dei borbonici. Rinunziando a tutti gli agi che
la sua carica comportava,
scelse di fare il pastore valdese, affrontando una vita di
privazioni, di sofferenze e di
persecuzioni.
Il protagonista è il padre
dell’autore, Biagio Panascia
che nel 1899 venne inviato a
Pachino dove due famiglie
evangeliche avevano chiesto
la presenza di un pastore residente. Panascia stahilì a Pachino il culto evangelico. La
predicazione trovò il favore
della popolazione: accorrevano uomini, donne, fanciulli e
si dovette aprire al pubblico
un locale vicino alla piazza
dove tutti potevano essere
accolti. 11 predicatore si trovò
ben presto di fronte a una
grave difficoltà: gran parte
del pubblico era analfabeta.
Come poteva dire ai suoi uditori: «Leggete la Bibbia» se
non sapevano leggere? Perciò
il pastore Panascia e la moglie Vincenzina Giardina si
trovarono nella necessità di
aprire una scuola serale: si
istruivano anche i fanciulli.
La predicazione evangelica
ebbe un così grande successo che nel 1902 fu inviato a
Pachino un altro pastore,
Giuseppe Banchetti, uomo
dotto e di così grande eloquenza che poteva tenere
ogni sera una conferenza a
un uditorio sempre in aumento e che arrivava fino a
700 persone. Nel 1903 si dovette costruire un tempio, vi
cino alla piazza, in via Torino, dove tuttora si trova, ricostruito. Alla fine dell’Ottocento Pachino era un paese
agricolo di circa 12.000 abitanti che traeva le sue risorse
dalla coltivazione di vigneti,
che però la fillossera distrusse causando miseria e incrementando l’usura. L’alimentazione dei contadini e della
povera gente consisteva in
un po’ di pane, polenta senza olio, lumache raccolte
nelle terre incolte e nei pascoli del feudo del marchese
Di Budini. I pastori Banchetti
e Panascia, sensibili ai problemi sociali, si trovarono ad
affrontare il problema dell’usura, che speculava sulla
povertà dei contadini.
Nel 1908 Biagio Panascia
affronta il problema fondando a Pachino la «Cooperativa
di produzione e lavoro» per
assicurare ai contadini crediti agevolati, attrezzi agricoli,
aiuti in natura come zolfo,
solfato di rame. La Cooperativa, i cui soci fondatori erano valdesi e cattolici e i cui
nomi sono stati scolpiti su
una lapide all’interno della
Banca, divenne con il tempo
l’attuale benemerita Banca
di credito cooperativo, che
da quasi un secolo sostiene,
incrementa, fa prosperare
l’economia del paese. Alla
celebrazione del centenario
della Chiesa valdese ha partecipato gran parte della popolazione, con anche il vescovo di Noto, Giuseppe Ma
landrino, il sindaco che ha
sottolineato le benemerenze
che la Chiesa valdese ha avuto nell’incremento dell’istruzione popolare, nella costituzione di asili infantili, di
scuole, per lo sviluppo dell’economia, per il progresso
morale e civile dei paese.
Nella narrazione l’autore
mette in evidenza il fatto che
il nonno materno e suo padre
fecero un’analoga esperienza
di fede: Pietro Giardina, trovandosi a Torino, entrò nel
tempio di corso Vittorio e fu
convertito dalla predicazione
del pastore valdese JeanPierre Melile; Biagio Panascia, durante il servizio militare a Brescia, si convertì
ascoltando la predicazione
del pastore Teofilo Gay. Dopo questa analoga esperienza, essi ebbero in comune la
stessa vocazione evangelistica: non tenere solo per sé
quel prezioso patrimonio
spirituale, ma portarlo in Sicilia e farne partecipi gli altri,
nel loro luogo di origine: così
due siciliani fondarono il primo la chiesa di Vittoria, il secondo quelle di Pachino e di
Reggio Calabria. Il libro contiene anche ricordi dei familiari, ancora vivi nella memoria di quanti a Pachino ne conobbero e ne sperimentarono la fede e l’amore cristiano.
(*) Pietro Valdo Panascia:
Storia di una famìglia valdese
in Sicilia. Palermo-San Paolo,
Italo-latinoamericana Palma,
2000, pp. 126, £ 25.000.
^ CJ:- Le angosce dei piccoli benestanti in un dramma della solitudine
I fantasmi degli ospiti che inseguono Adriana
PAOLO FABBRI
E sufficiente l’appagamento dei bisogni primari con
il raggiungimento di un modesto ma sicuro benessere in
un appartamento della periferia napoletana, con frigo e
tv, per consentire a una donna di realizzarsi nel chiuso
della famiglia? Da questo e altri simili interrogativi deve essere partito Annibaie Ruccello
per comporre il suo Notturno
di donna con ospiti circa
vent’anni fa, poco prima di
morire giovane in un incidente stradale. Ruccello parte da
Eduardo, ma si proietta verso
le indagini dei racconti di
Arthur Schnitzier, i film di
Bergman (che sempre hanno
trasferito nelle difficoltà dei
rapporti umani le ansie e le
inquietudini legate a una trascendenza e un senso della
vita indecifrabile), anche per i
ministri di Dio (Luci d’inverno, Il settimo sigillo), i drammi di Tennessee Williams, per
chiudere con un classico finale da tragedia greca.
Adriana è una giovane con
due figli e una terza gravidanza, sposata a un metronotte
ehe rincasa alTalba e le impone una vita chiusa in casa, negandole anche lo svago di una
passeggiata al mare, metafora
del mondo esterno, vagheggiato e temuto al tempo stesso- La sua vita è priva delle
Angosce della mancanza di
denaro, ma deve vivere nel1 dppartamento, bello per il
Per la
pubblicità
su
suo ceto sociale ma guardato
con commiserante ironia da
chi sia appena un gradino più
su. Adriana è come un gabbiano che, al momento di
spiccare il volo, viene costretto a restare nel nido, con tutte
le pulsioni interiori inappagate. Quel mondo che non può
essere raggiunto comincia allora a entrare nello spazio vietato dei sogni; innocenti fantasticherie all’inizio, poi allucinate e allucinanti divagazioni, che prendono corpo e stabiliscono con lei un rapporto
di dominio, che riproduce la
dipendenza dal marito.
Entra per prima una compagna di scuola a suo tempo
invidiata per la sua quasi
sboccata disinibizione, che
incarna i suoi desideri sessuali. Le si aggiungono il marito e l’amante di lei, che provocano Adriana e la coinvolgono eroticamente. Da ultimo arriva il marito (virtuale,
perché quello vero è al lavoro) a incarnare il complesso
di colpa inevitabile per le
peccaminose fantasie. I quattro stabiliscono uno stretto
rapporto fra loro, che esclude
Adriana e la rinvia alla ricerca
nella memoria di fatti della
sua vita precedente. Emerge
così il rapporto di amoreodio con il padre a sua volta
tiranneggiato da una madre
autoritaria e sprezzante verso
le scelte della figlia, mentre
con gli ospiti e fra gli ospiti
si realizzano esperienze sessuali sempre squilibrate, di
asservimento o di dominio.
L’appartamento diventa
metafora della vita, invasa
con prepotenza dagli ospiti,
mentre la protagonista ridiventa bambina, adolescente e
adulta attraversando le varie
tappe della propria evoluzione. Non c’è ormai più uno
spazio liberato dalla protervia
di queste creature fantastiche
ma così fortemente reali; esse
compaiono dappertutto, dai
pensili della cucina, dal mastodontico frigorifero, simbolo del benessere acquisito, sul
terrazzino. L’unico aggancio
con la realtà restano i bambini, chiusi nella loro camera,
presenti-assenti cui in vario
modo tutti fanno riferimento.
Un coltello da cucina diventa
lo strumento per togliere di
mezzo anche questo ultimo
anello di congiunzione con il
mondo reale.
Perché uccide i figli diventando una moderna Medea?
per sottrarli a un avvenire
oscuro? per lasciare libero
sfogo all’interiore pulsione
all’asservimento, gettandosi
pienamente nella follia? perché la follia cancella il senso
di ogni rapporto umano? Non
tei. 011-655278, fax 011-65754
y
La chiesa valdese di Pachino
ci è dato avere una risposta,
come non ci è dato sapere
che cosa c’è al di là di un buco nero nell’universo. Resta il
fatto che la libertà negata, anche nei modi e nel contesto
più apparentemente normali, apre prospettive inquietanti e forse tragiche. Il testo si
presenta con una struttura
drammaturgica di grande
spessore che, alternando sapientemente momenti statici
e dinamici, conduce lo spettatore verso il finale tutt’altro
che scontato. La parte della
protagonista è da attrice di
grande temperamento e Giuliana De Sio riesce molto bene a esprimere nella prima
parte le pulsioni represse in
un’atmosfera statica e l’esplosione delle stesse nella
seconda parte, con l’eccellente interpretazione di Rino
Marcelli nella duplice parte di
padre e madre e un ottimo
cast di interpreti per gli «ospiti». La regia, valida nel suo
complesso, ha impresso allo
spettacolo un ritmo incalzante che nella seconda parte
avrebbe forse meritato qualche rallentamento.
Milano - teatro Manzoni
Una scena del dramma
I RIVISTE I
Filosofia
Confronto
con la fede
L’«Almanacco di filosofia», numero speciale annuale di «Micromega» (n. 2-2000, £ 20.000), è dedicato nientemeno che al
tema «Filosofia e religione». Non pretendendo di essere sistematico nell’affrontare i vari intrecci fra indagine speculativa e fede, il fascicolo muove
dalla testimonianza del non credente Norberto Bobbio sulle questioni fondamentali
dell’esistenza. I contributi sono, fra gli altri,
del card. Ratzinger, dei teologi Enzo Bianchi
e Bruno Forte, dei filosofi Sergio Givone,
Gianni Vattimo e Carlo Augusto Viano. Pietro Adamo presenta uno scritto inedito di
Thomas Jefferson, «Gesù senza Trinità».
■ RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico
italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 28 maggio, alle ore 24,30 circa, andrà in onda: «Un’intervista alla
teologa protestante del Costarica Elsa Tamez»; «Fiera del libro»; «Theshuvà: un pulmino della Fgei in viaggio per incontrarsi». La replica sarà trasmessa lunedì 29 maggio alle ore 24
e lunedì 5 giugno alle 9,30 circa.
«Storia del Novecento italiano»
Paure e speranze del
secolo che si è concluso
SERGIO N.TURTULICI
IL Novecento. Cent’anni di
entusiasmo, di paure, di
speranza, di disincanto. Un
secolo iniziato nel segno del
Progresso, celebrato nei balli
e tripudi parigini dell’hotel
Excelsior e finito Tanno scorso nel segno dell’ultimo tragico inciampo della ragione,
l’esodo tristissimo dei profughi dal Kosovo, sotto l’occhio
della televisione.
Si dice giustamente che è
bene che a scuola i ragazzi
imparino i fondamentali di
conoscenza e comprensione
del secolo che è finito, senza
di che riuscirà loro disagevole allenare in qualche misura
il senso del loro vivere e convivere nel secolo che è cominciato. Ma è possibile allo
studioso tracciare con metodo storico il profilo, il dipanarsi delle vicende del ’900,
così vicino a noi, alle nostre
passioni, alle nostre scelte di
campo, è possibile fare propria una sufficiente distanza
critica? Credo di sì. E credo
che ci sia riuscita Simona Colarizi, che insegna Storia contemporanea all’Università di
Roma La Sapienza. La sua
Storia del Novecento italiano* è un volume di 680 pagine, in qualche modo tascabile. Denso, accurato negli ap
parati critici, documentari,
nelle fonti e nella ricerca bibliografica. E al tempo stesso
agile, godibilissimo nella
scrittura, nelTaffabulazione
narrativa. E il libro, altro pregio interessante, costa solo
18.000 lire, ricco com’è.
Lo compreranno, lo leggeranno con vantaggio i lettori
non specialisti, i giovani in
primo luogo, ma anche i lettori più carichi di anni e di
conoscenza. Le fasi, le tante
svolte di questi cento anni
del secolo alle nostre spalle
sono state analizzate, discusse da generazioni e scuole di
storici di tendenza diversa e
diverse sono state le interpretazioni, le revisioni storiografiche, che hanno suscitato polemiche e dibattiti
passionali a non finire. Simona Colarizi si muove e percorre questi cent’anni con
freddo e lucido rigore di studiosa di storia e con calda e
coinvolta partecipazione.
Ricchissima la cronologia dei
fatti, degli eventi, che parte
dal 1861, cioè dai primi quarant’anni del Regno d’Italia e
finisce con «l’euro che vale
meno del dollaro», alla chiusura del cambio del 3 dicembre 1999.
(*) SiMONA Colarizi: Storia
del Novecento italiano. Milano, Rizzoli, pp. 681, £ 18.000.
6
PAG. 6 RIFORMA
3 ;!
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 26 MAGGIO 2000
Si è tenuta a Villa Hilda, nella bella e suggestiva cornice del lago di Bracciano
L'Assemblea dell'Unione predicatori locali
All'incontro sono intervenuti con due relazioni Daniele Carroñe e Giorgio Spini È stato
riconfermato il Comitato uscente: Mario Cignoni (segretario), Luigi di Somma e Piero Imazio
SANDRO DI TOMMASO
Lf ASSEMBLEA dell’Unione
I predicatori locali (Upl)
quest’anno si è tenuta a Villa
Hilda, presso Anguillara sul
lago di Bracciano (vicino a
Roma), il 29 e 30 aprile. Questa villa, la cui direttrice è Assunta Menna, è una struttura
ricettiva per famiglie donata
dalle diaconesse germaniche
alla Casa valdese di via Farnese a Roma. Immersa nel
verde e dotata anche di una
spiaggia erbosa con un piccolo pontile, la casa è accogliente e silenziosa; è stata
ben ristrutturata e suddivisa
in appartamenti indipenden
ti, ciascuno con camera, servizi e cucina.
La vita dei ventisette ospiti
predicatrici e predicatori locali si è svolta all’insegna
dell’autogestione per il vitto:
ha cucinato un gruppo di familiari dei predicatori e predicatrici (Mariangela Sasso,
Angela Di Somma, Nina Casorio, Leonor Dubendorfer,
Gabriella Campoli), animato
dal pastore Archimede Bertolino, che abbiamo scoperto
come ottimo cuoco (il quale
ci ha pure ricordato di essere
disponibile a recarsi ovunque
per parlare della Missione
evangelica contro la lebbra).
Al mattino del 29 aprile, si è
tenuto il culto presieduto dalla sorella Peggy Bertolino e
con la collaborazione di Giovanna Gandolfo, che ha curato la liturgia, e un giovane
universitario che ha letto i
passi biblici proposti alla meditazione dell’assemblea (Numeri 11, 24-30 e I Corinzi 14,
26-33). Dal testo di Numeri 11
la predicatrice ha saputo efficacemente cogliere l’invito a
non essere gelosi della predicazione; a essa sono chiamate tante persone, copie i due
che profetizzarono al di fuori ,
del luogo consacrato a tale
scopo. Dal passo di 1 Corinzi
la predicatrice ha indicato la
via di un culto capace di coinvolgere la comunità, evitando
le celebrazioni sostenute tutte da una sola voce.
In seguito il gruppo ba avuto l'opportunità di ascoltare
il prof. Daniele Garrone che
ha tenuto una magistrale lezione sul tema della sessualità nei primi tre capitoli della
Genesi, con successivi interventi dei presenti. 11 Dio «architetto» del primo capitolo,
ha detto Garrone, si trasfor
Foto di gruppo per i partecipanti ail’Assemblea Upl
ma nel Dio «vasaio» nel secondo: è qui che, dopo aver
trasmesso il suo soffio e aver
dato tutto l’occorrente per
coltivare la terra. Dio dà all’essere umano la grande dignità del lavoro e della custodia della terra. Qui si innesta
il racconto della creazione
della donna come «aiuto»,
come «una di fronte». La
donna è creata già di «pasta
umana» ed è il coronamento
della creazione che solo con
lei termina: lei che ora tace di
fronte all’inno di lode dell’uomo risponderà, come disse Karl Barth, con la tenerezza del Cantico dei Cantici.
Solo nel terzo capitolo, in cui
l’armonia scompare per l’emergere del male, arriva anche il maschilismo, cioè il dominio dell’uomo sulla donna.
Ma la Scrittura, ha affermato
Garrone, ci pone di fronte alle due possibilità: quella di
Genesi 2 e di Cantico 7, 11 e
quella del terzo capitolo della
Genesi. La redenzione del
Cristo ci immerge nella dimensione positiva: l’Eden è
possibile pur nella realtà del
peccato.
Nel pomeriggio si è tenuta
l’Assemblea annuale Upl.
Dopo l’elezione del seggio
(presidente Gianni Musella e
segretario Sandro Di Tommaso), Mario Cignoni, segretario uscente del Comitato
Upl, ha tenuto la relazione
annuale. Nella prima parte
ha passato in rassegna le attività abituali dell’Unione,
quelle che qualificano nelle
chiese la sua presenza; il servizio di collegamento dei vari
iscritti sparsi in tutta Italia, le
informazioni sul sostegno ai
nuovi candidati o sull’ingresso di nuove predicatrici o
predicatori, il collegamento
con la Commissione permanente studi (Cps), con la Tavola, i distretti, la Consultazione metodista e il Sinodo
(anche quest’anno sono stati
inviati rappresentanti dell’
Upl in questi organismi).
Mario Cignoni è passato
agli eventi di rilievo succedutisi nel corso dell’anno: la
predicazione che è stata tenuta da membri Upl nel corso di tre assemblee distrettuali su quattro, durante la
Consultazione e al Sinodo; la
pubblicazione e la distribuzione dell’opuscolo sulTUpl;
le interviste a tre membri Upl
andate in onda nella rubrica
televisiva «Protestantesimo».
Poi il segretario ha presentato due proposte: la prima
concerneva l’eventuale pubblicazione di una raccolta di
predicazioni di laici; l’altra riguardava la creazione di una
locandina o di un poster da
inviare alle varie chiese per
informarle più adeguatamente circa le attività dell’Upl. La
relazione è terminata con la
parte relativa alle finanze che
sono in attivo grazie alle collette provenienti dalle chiese
(che sono state ringraziate).
L’ampio dibattito che ha
seguito la relazione si è incentrato sulla vocazione dei
predicatori e delle predicatrici, sulla visibilità della loro
presenza nelle chiese e sull’impegno di studio e preparazione al servizio della pre
Per godersi i privilegi della terza età
ti Mia madre si è ripresa
la sua libertà
Gianinario .S.
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votazioni. La relazione è stata
approvata all’unanimità, anche le due proposte sono state votate all’unanimità dando
mandato al Comitato di procedere secondo le modalità
che saranno ritenute opportune. Infine si è proceduto all’elezione, a scmtinio segreto,
del nuovo Comitato Upl. È risultato eletto lo stesso Comitato uscente nelle persone di
Mario Cignoni, segretario.
Luigi Di Somma e Piero Imazio, membri. Evidentemente
questi fratelli hanno ben operato e l’applauso che ha accolto la loro rielezione è stato
veramente caloroso.
L’ultima parte del pomeriggio è stata dedicata all’ascolto di un intervento di
Giorgio Spini, storico insigne
e predicatore locale, presente
come sempre ai raduni Upl.
«1 segni dei tempi in rapporto
alla predicazione», questo il
tema che Spini ha svolto, scegliendo tre punti di grande
attualità; l'emancipazione
femminile, la globalizzazione
e l’attuale situazione del cattolicesimo. Secondo Spini si
sta ricomponendo, pur con le
dovute differenze, la situazione di partenza del nostro secolo: quella anteriore al 1914
in cui il mondo era governato
in maggioranza da protestanti. «Grande è la responsabilità
degli evangelici in Italia e nel
mondo in questa fase di svolta epocale - ha affermato lo
storico - ma si può con fiducia affermare che oggi c’è più
gente disposta ad ascoltare il
messaggio evangelico, ricordando sempre che la sua forza proviene da Gesù e non
certo dai numeri».
L’indomani il culto domenicale è stato condotto dai
tre membri del Comitato appena rieletti: la predicazione
è stata fatta da Mario Cignoni sul testo di Giovanni 3, 8.
Alcune sorelle e fratelli sono
partiti dopo il culto, mentre
altri sono rimasti ancora per
il pranzo. Nei volti di tutti e
tutte, alla fine, si poteva leggere la grande gioia di essersi
ritrovati attorno alla parola
di Dio e la gratitudine per il
dono ricevuto.
JJ
FRATELLI
* j* FIORINI
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■ ì: Centro evangelico ó\ Bethel
La nostra vocazione di
responsabilità nel mondo
Il comitato Bethel, insieme
al Consiglio del 15° circuito,
ha offerto un week-end comunitario (28-30 aprile) precedente alla giornata comunitaria tradizionale con conferenza (1° maggio) con il tema della vocazione come
chiese evangeliche nel mezzogiorno d’Italia. Durante il
week-end sono stati organizzati degli studi biblici sul tema per preparare un po’ il
campo per la conferenza. Essi
sono stati molto vivaci. Partendo con un brano che è
uno fra più «famosi» riguardo
al tema vocazione-chiamata,
la vocazione di Abramo in
Genesi 12, gli studi biblici
hanno toccato anche i dubbi
che possono sorgere in seguito a una chiamata: è veramente Dio che mi chiama? (il
testo di base era 1 Samuele 3).
E se è Dio, non è troppo grande l’incarico? (Esodo 3 e 4).
Si è parlato della stragrande differenza fra la realtà del
nostro mondo che geme e
grida per dolore, sofferenza,
sfruttamento, schiavitù e tanto bisogno di liberazione da
parte di chi si trova proprio
in basso, e la realtà del mondo nuovo di Dio in cui tutto
ciò che ci causa pena non ci
sarà più. È un’esperienza di
una differenza abissale fra la
nostra realtà e la realtà secondo la volontà liberatrice e
salvatrice di Dio. In questo
ambito si colloca il centro del
brano della vocazione di
Abramo: è la benedizione che
in quel brano è strettamente
legata alla benedizione di Genesi 1. Ciò significa per la vocazione che Dio ci chiama
per renderci disponibili a vivere la sua benedizione, a essere coloro che aveva creato,
a essere persone responsabili
del suo mondo, esseri umani
che vivono in questo mondo
in modo da rendere visibile il
regno di Dio. Grazie al pastore Dino Magri, che ha presieduto il culto la domenica 30
aprile, abbiamo potuto approfondire che non ci dobbiamo basare sulle nostre
forze e che la differenza abissale non ci deve far cadere
nel pessimismo, perché abbiamo la certezza che «niente
e nessuno ci può strappare
dalle mani di l3io».
Anche nella conferenza è
stata sottolineata questa realtà confortante per poi tradurla in categorie di azione.
Certo è che ogni vocazione
parte da Dio e che la chiesa
come comunione dei santi
non è quindi una semplice associazione culturale o sociale.
Abbiamo bisogno di progetti
concreti che devono partire
dalTinterno della comunità,
perché anche questo è sicuro;
non c’è vocazione che non
p^rta dalla comunità.
Accanto alle discussioni e
alla conferenza sul tema ci sono stati anche tanti momenti
di condivisione fraterna. Un
momento certamente molto
bello è stata la serata del sabato, quando abbiamo accolto fra di noi 8 giovani del progetto Teshuva organizzato
dalla Egei che hanno animato
la serata con canti nuovi.
Sia l’espressa volontà di
approfondire il tema siala
grande partecipazione da
parte di tutte le chiese del 15"
circuito dovranno far riflettere il comitato Bethel e il Consiglio di circuito per poter
continuare un’esperienza veramente bella.
per il comitato Bethel
Jens Sielmann
. . Una lettera (ielle chiese di Bari
Evangelici e Giubileo
Un gruppo di pastori facenti capo alle chiese evangeliche di Bari e provincia ha
inviato una lettera, pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 8 maggio, in
cui si chiariscono le motivazioni della contrarietà di
queste chiese alla partecipazione a manifestazioni relative al Giubileo e dell’Anno
Santo. La lettera si rifà alle
motivazioni bibliche del Giubileo («...dovrebbe essere
una festa di perdono e di riconciliazione con gli oppressi...») e ribadisce che per gli
evangelici «l’idea del perdo
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
rettifica
Nel numero scorso abbiamo segnalato il calendario delle Conferenze distrettuali delle chiese valdesi e
metodiste con l’indicazione errata dei luoghi riguardanti il I e il III distretto. .
Il calendario corretto delle quattro conferenze
dunque il seguente;
I distretto 3-4 giugno a Pramollo
II distretto 16-18 giugno a Torre Pellice
III distretto 17-18 giugno a Ecumene
IV distretto 16-18 giugno a Portici-Casa Materna
Alle Conferenze partecipano come invitati anch
membri delle chiese battiste e di altre chiese evange
che del territorio. Tutti i membri delle chiese valdesi
metodiste possono assistere ai lavori delle Conferen^
venerdì 26
Un
Oltre a
nel a
LI
no, insita in quella festa,
rientra in quello che Cristo
ha fatto per l’umanità, dandole possibilità di salvezza».
Segue una chiarificazione
sull'istituzione, nel 1300,
dell’Anno Santo e viene contestata la dottrina delle indulgenze in riferimento alle
posizioni di Lutero; in questo senso si rileva la distanza
rispetto alla concezione
ebraica del Giubileo; si contrappone a queste celebrazioni la campagna Jiibiks
2000 per la cancellazione del
debito internazionale dei
paesi poveri.
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
IE stata inaugurata a Rovigo la bella costruzione della comunità battista
lo ; Un nuovo edificio di culto e testimonianza
Oltre al locale di culto ospita il Centro di formazione interculturale M. L King, la Radio voce
nel deserto e l'alloggio pastorale. Più di duecento persone hanno partecipato olla festa
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IL 24 aprile scorso, a Rovigo, in occasione dell’inaugurazione della nuova costruzione che ospita il locale
di culto della Chiesa battista,
il Centro di formazione interculturale Martin Luther King,
Radio voce nel deserto e l’appartamento pastorale, erano
presenti più di duecento persone, provenienti da varie
città e varie comunità del Triveneto e non solo.
«Il Signore ha fatto cose
grandi per noi e noi siamo
nella gioia». Quasi parafrasando queste parole del Salmo
126, Fiorella Civardi ha affermato; «Sì, una grande gioia,
incontenibile, inattesa, troppo esuberante da spiegare si è
espressa oggi». Ed è stato così
soprattutto attraverso la musica e il canto di fratelli e sorelle africani, brasiliani, coreani, Rom, italiani e dei bambini, i quali, nel pomeriggio,
hanno anche intrattenuto gli
ospiti con una recita.
«Abbiamo atteso tanto questo momento - ha detto Stefania Ruzza - pieni tutti di emozione, di “sana agitazione” e tanta soddisfazione per
il bel regalo che il Signore ci
ha fatto. Ed eravamo lì a condividere tutto questo con
tanti altri... che meraviglia la
comunione fraterna! È come
profumo d’olio prezioso, è
come una fresca rugiada. Ce
lo dice il Salmo 133: lì il Signore manda la sua benedizione.'Sono quei momenti
magici in cui ti senti davvero
ricco e benedetto. Prego il Signore che questo luogo che
ciba donato possa essere
sempre ritrovo per noi comumtà di Rovigo ma soprattutto
punto di testimonianza per il
mondo esterno».
Paolina Ruzza ha aggiunto:
«L’emozione che maggiormente ho avvertito, ciò che
più ho sentito, è stata la certezza della presenza di Dio
fra noi; la perfetta comunione con lui e fra tutti noi fratelli e sorelle. Dio ci ha benedetti oltre ogni nostra aspettativa. A lui solo sia sempre
la nostra lode. Penso alle parole contenute nell’Evangelo
di Giovanni al capitolo 15:
..... • ’ m wmmmm
Qui sopra e a fianco due momenti deii’inaugurazione deiia chiesa
(foto G. Alabiso)
"Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho
scelto voi, e vi ho costituiti
perché andiate e portiate
frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello
che chiederete al Padre nel
mio nome, egli ve lo dia’’...
Posso ancora chiedermi, o
non sapere quale sia il mio, il
nostro compito, come chiesa, qui nella nostra zona?».
L’edificio è bellissimo, con
quelle vetrate di varie forme e
colori delle quali ci è stato
spiegato il significato simbolico dall’ing. Carlo Gallian,
membro del movimento dei
Focolari e grande amico della
comunità battista, la persona
che con entusiasmo e competenza ha progettato e realizzato l’edificio.
Tuttavia la comunità di Rovigo, pur profondamente riconoscente al Signore, alTUcebi é a tutte quelle persone
che hanno reso possibile la
realizzazione di questo progetto è da sempre cosciente
che il vero edificio, la chiesa,
sono le persone, le pietre viventi. Il seme delTEvangelo
che tanti anni fa è stato piantato dal pastore Giuseppe Lulich e da sua moglie Agnese
ha portato frutto, un frutto
abbondante. Vogliamo senz’
altro continuare a spargere
generosamente questo seme
così come ci ha incoraggiato
ed esortato a fare il presidente
deU’Ucebi, Renato Maiocchi,
nella sua predicazione. «Abbiamo la consapevolezza - ha
concluso Fiorella - di essere
destinatari di un dono, vivo,
da accudire, da custodire e far
crescere, il dono di Dio per
noi, il dono dell’amore». E il
dono è proprio questo; l’amore. Questa realtà è stata ben
espressa da Birdgit Orji, nostra sorella africana che ha affermato: «Qui ho trovato madri, padri, fratelli, sorelle, zii e
zie; i miei figli hanno trovato
nonni e nonne, fratelli e sorelle. Non importa che tu sia
bianco o nero: l’amore di Gesù ci unisce tutti!».
SCHEDA
Una comunità ospitale
All’inizio degli Anni Sessanta, a Rovigo, grazie all’opera pastorale e di evangelizzazione dell’ex sacerdote Giuseppe Lulich
e di sua moglie Agnese, nasce un piccolo gruppo di credenti
evangelici. Il nucleo si consolida costituendosi in chiesa cristiana evangelica libera. Negli anni ’77-78 il gruppo si lanciò
nell’avventura e nella gestione di una propria emittente locale:
«Radio voce nel deserto» che, tuttora funzionante, ha raggiunto migliaia di persone, molte delle quali sono state conquistate
dal messaggio delTEvangelo. Una decina di anni più tardi la
comunità, in seguito ai contatti con i pastori Garmine Bianchi
e Lidia Giorgi che a quel tempo curavano le comunità di Marghera e Ferrara, decide di entrare a far parte delTUcebi. La
chiesa fu accolta nell’Unione battista all’Assemblea generale
del 1988 e nel 1990 nominò come sua pastora Lidia Giorgi. In
quel periodo arrivarono a Rovigo i primi fratelli nigeriani. La
comunità che fin dal suo inizio si è contraddistinta per la semplicità, l’apertura verso l’esterno e l’ospitalità si configura ancor più oggi, come luogo di accoglienza e di formazione interetnica in quest’area nord-orientale, dove sono concentrate un
numero consistente di chiese di immigrati. È attualmente frequentata regolarmente da un centinaio di persone (compresa
una scuola domenicale di 27 bambini), principalmente italiani
e africani, ed anche da alcuni coreani, giapponesi e brasiliani.
Si è svolta a Bari Tasserinblea del 14° circuito
Essere chiesa in Puglia e Basilicata
FRANCESCO CARRI
Al Centro sociale «La casetta» di Bari si è svolta il
14 maggio l’assemblea del 14«
circuito. Il Centro, che aveva
accolto anche l’assemblea di
inizio anno, nella campagna
della periferia cittadina, costituisce un punto d’incontro sia
per le chiese evangeliche di
Bari sia per quelle della grande diaspora. Da un raggio di
circa 180 chilometri sono
dunque convenuti 25 delegati
e osservatori, e l’assemblea si
è riconfermata occasione di
fraterna condivisione.
Una nota di rammarico è
stata espressa nei confronti
delle due comunità che, nonostante la normativa che regola la composizione dell’assemblea stessa, hanno visto prevalere l’apprensione
per la difficoltà di reperire
COMMISSIONE SINODALE
PER LA DIACONIA
ORIENTAMENTO PROFESSIONALE
diploma UNIVERSITARIO DI INFERMIERE PROFESSIONALE
A livello nazionale sta crescendo l’emergenza infermieri, che rischia di creare gravi problemi nell’erogazione dei servizi sanitari e
assistenziali nei prossimi anni.
La normativa sulla formazione professionale ha assegnato la coniutenza alTuniversità, con la conseguente chiusura delle scuole infermieri gestite direttamente dagli ospedali.
Nelle valli valdesi la carenza di personale infermieristico residente in zona viene particolarmente sentita dopo la chiusura della
scuola di Pinerolo. Pochi sono i/le giovani del nostro territorio che
®’^crivono al corso di diploma universitario a Torino, per cui le
^mcoltà odierne non potranno che crescere in futuro per gli ospeOaliegli istituti assistenziali evangelici qui presenti.
Per favorire il contatto tra giovani e mondo del lavoro in una protezione di così elevato contenuto di servizio al prossimo che soffre,
eCsd promuove le seguenti azioni:
* Informazioni ai/alle giovani che sono interessati a seguire corsi
^1 diploma universitario in ambito sanitario;
periodi di volontariato e tirocinio propedeutico alla scelta di
frequentare corsi di formazione in ambito sanitario, da svolRersi presso istituti evangelici della zona;
forme di sostegno (quali borse di studio, prestiti d’onore) per la
frequenza del triertnio formativo, tramite fondi destinati a que*fo scopo da Associazioni di amici e Fondazioni che operano
”01 settore socio-sanitario;
Heorso di diploma si riferisce all’anno 1999-2000;
* Il 1
p '^^lontariato propedeutico si svolge in collaborazione con
Associazione evangelica di volontariato e può iniziare in qual^ ®*lrnomento dell’anno;
di sostegno possono essere erogate anche per studenti
^ 6*8 iscritti all'anno accademico in corso.
Farsene interessate possono telefonare allo 0121-953122, chie6ndo della segreteria della Csd.
La Commmione sinodale per la diaconia
Nella Piccola Collana Moderna è uscito il n. 85:
André Gounelle
I grandi principi
del protestantesimo
Traduz. di Maria Sbaffi Girardet
72 pp., L. 10.000, Euro 5,16, cod. 337
Da quasi cinque secoli i principi del protestantesimo
alimentano e strutturano la fede e
le civiltà di molti paesi europei a
cui l’Italia guarda spesso definendoli “paesi a democrazia avanzata”. Se questi principi venissero
abbandonati, il cristianesimo perderebbe qualcosa di essenziale,
in quanto il protestantesimo è portatore di un messaggio specifico e
insostituibile in ambiti di primaria
importanza.
m mmeditrìaB
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 ■ 10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http:/Avww.claudiana.it
delegati disposti a spostarsi
da un capo all’altro della Puglia: questi problemi erano
stati affrontati anche dalla
Conferenza del IV distretto.
Quest’anno invece si è avuto
un ritorno forte e propositivo
da parte della zona FoggiaOrsara di Puglia, nelTappennino Dauno. Queste zone
erano state visitate dal Consiglio di circuito. La chiesa di
Orsara ha presentato il progetto della ricostruzione dello stabile ex Asilo Betania,
dove l’intento sarebbe di costituire un centro policulturale da gestire insieme ad altre forze o cooperative presenti nella realtà cittadina.
L’intera giornata è stata segnata da una appassionata e
animata riflessione sul nostro essere chiesa in Puglia e
Basilicata e, nell’ambito di
queste riflessioni, sono stati
utili e graditi gli interventi
del presidente della Federazione delle chiese battiste di
Puglia e Lucania. La relazione del Consiglio di circuito e
la relativa discussione hanno
evidenziato una vivace dialettica e dinamicità ancora
presente nella vita delle chiese e dei singoli gruppi della
diaspora; è stato condiviso
unanimemente il richiamo
"all’esigenza di un cambio generazionale alle responsabilità della gestione delle chiese
locali: si fatica a trovare chi si
impegni con passione e continuità nelle varie strutture
amministrative.
Segnali positivi vengono
da coloro che nonostante
tutto capiscono che non ci si
può solo lamentare o limitarsi a critiche ripetitive senza
dar corso a un personale im
pegno: occorre portare i pesi
gli uni degli altri, anche nello
scoramento. L’assemblea ha
anche fatto proprio il documento «Dire la salvezza alle
donne e agli uomini del nostro tempo», redatto in vista
delTAssemblea-Sinodo del
prossimo agosto a Torre Pellice. La stessa relazione del
Consiglio poneva all’attenzione dell’assemblea aspetti
positivi e negativi della vita
delle chiese, trattandoli nel
contesto fornito dal mercato
globale, dalle omologazioni
in corso, dalle crisi in atto,
dalla nuova situazione politica nazionale e regionale.
Sull’ecumenismo e sul rinnovamento liturgico ci sono
stati diversi interventi e sono
stati approvati diversi ordini
del giorno. Uno di essi, di
fronte ai fenomeni di religiosità di massa, che adombra la
superstizione, invita il Consiglio di circuito a «porre all’attenzione delle chiese tali problematiche come oggetto di
dialogo ecumenico nelle proprie città». Inoltre, sulla scuola, si invita il Consiglio a sensibilizzare le chiese sull’attività dell’associazione «31 ottobre». Sulla musica si richiede di organizzare, insieme
agli organismi battisti, seminari di formazione per animatori.
Approvato l’operato del
Consiglio, l’assemblea lo ha
rieletto nelle persone di chi
scrive, sovrintendente, Anna
Marinelli, cassiera. Luca Scasciamacchia, Lucio Loconte,
Isaia Saliani, membri. Nella
sua componente metodista,
Tassembiea ha poi eletto deputato al Sinodo Daniele Doria (supplente Daniele Troia).
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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domenicale
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ailo stesso indirizzo (l’uno)...................L. 30.000
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PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
A Rende (Cs) il convegno primaverile del Segretariato attività ecumeniche (Sae)
Ecumenismo, camminare in novità di vita
Il Sae è un luogo di formazione non solo all'ecumenismo ma soprattutto a un cristianesimo
biblicamente fondato che trascende i percorsi e le esperienze dei singoli e delle chiese
FRANCESCA MELE TRIPEPI
Nella consueta atmosfera di gioiosa fraternità
si è svolto a Rende (Cs), dal
29 aprile al 1“ maggio, il Convegno di primavera del Sae.
Calorosamente accolti dal
Gruppo di Cosenza, i soci e
simpatizzanti provenienti dai
gruppi locali sparsi in tutta
Italia sono confluiti al Sud
per trascorrere due giorni di
comunione e di riflessione. Il
saluto di benvenuto della
presidente Elena Milazzo Covini (Milano), ha aperto il
Convegno, la sera del sabato.
A ritmo serrato la giornata di
domenica, che è iniziata con
la meditazione: il pastore
Piero Santoro, nel commentare il Salmo 124, ha ricordato che Dio non si stanca mai
di richiamare gli uomini alla
riconoscenza per i suoi doni.
Il tema «Ecumenismo: camminare in novità di vita» è
stato sviluppato dal pastore
Salvatore Rapisarda in una
relazione forte, che ha fatto
un quadro realistico della situazione in cui si trova attualmente il movimento ecumenico, e che rende difficile
l’awie di un cammino «nuovo». Partendo daUa proiezione messianica di Isaia, che
vede come traguardo finale
un mondo in cui gli opposti
si riconcilieranno Rapisarda
ha messo in evidenza luci e
ombre dei documenti cattolici sull’ecumenismo e ha au
Elena Covini, attuale presidente del Sae
spicato una nuova prospettiva, che faccia abbandonare
l’eccessiva prudenza e dia il
coraggio di rompere gli schemi. L’inizio potrebbe essere
rappresentato dalla disubbidienza eucaristica, intesa
non come atto di ribellio
ne ma come gesto d’amore.
Il resto della mattinata è
stato dedicato alla conversazione sul Movimento ecumenico al Sud. Mons. Ercole Lupinacci, eparca di Lungro,
diocesi italo-albanese cattolica di rito greco, ha sottolineato la vocazione ecumenica della Calabria, come emerge soprattutto dalla storia: i rapporti tra la comunità
cattolica bizantina di Calabria e l’Oriente ortodosso
non sono stati interrotti dalla
divisione del 1054, anzi, nonostante le dilficoltà di carattere politico, si sono mantenuti fino al ’600. Dopo il distacco dei secoli XVIII e XIX
ha ripreso vigore un legame
che affonda le radici nella
cultura di una terra povera
ma generosa, sempre aperta
all’accoglienza dello straniero e rispettosa della diversità.
Il pastore Winfrid Pfannkuche, attualmente alla guida
della Chiesa metodista di Palermo, ha manifestato con
molta chiarezza i timori di
una chiesa minoritaria che
Un continente alla deriva
che hanno combattuto per
l’indipendenza e che oggi
pensano solo a rimanere al
potere a vita e a riempirsi le
tasche», con l’evidente allusione al leader zimbabweano e alla corruzione che caratterizza il suo regime.
Bisogna tener conto del
fatto che i farmers bianchi,
che sono una piccola minoranza anche sui 100.000 britannici rimasti sul posto dopo l’indipendenza (prima
erano 270.000), detengono il
30% delle terre coltivabili, e
contribuiscono in grande misura alle esportazioni, il che
ha senza dubbio motivato
l’acquiescenza del regime,
che solo ora ha posto il problema di una più equa distribuzione della terra fra bianchi e neri. L’occasione si è
presentata dopo la sconfitta
del referendum di febbraio,
quando il 55% dei votanti si
era opposto appunto a una
redistribuzione delle terre e a
un’ulteriore concentrazione
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di poteri nelle mani del presidente. Un brutto segnale per
Mugabe in vista delle prossime elezioni parlamentari,
che debbono tenersi entro la
fine di luglio. Per tutta risposta Mugabe ha scelto di dare
inizio a un violento movimento di occupazione delle
terre dei bianchi da parte dei
veterani della guerra di indipendenza, accompagnato da
una dura repressione contro
il principale partito di opposizione, il «Movimento per il
cambiamento democratico»,
di Morgan Tvangirai, che
aveva sostenuto il «no» al referendum. Questo partito, radicato fra gli Ndebele, sul
piano nazionale riceve l’ap-'
poggio della potente confederazione sindacale Zctu
(Zimbabwe Congress of Trade Unions) e di varie organizzazioni della società civile. La
posta è quindi essenzialmente politica, anche se i farmers
bianchi hanno avuto il torto
di non negoziare una più
equa distribuzione delle terre. Per parte sua la Gran Bretagna, che si è impegnata a
finanziare la riforrna agraria,
si è detta disposta a mantenere il suo impegno solo in
condizioni di legalità.
Il ciclo di violenze ha portato all’uccisione di più di
venti persone, per lo più
membri dell’opposizione (oltre a due farmers bianchi).
Dopo vent’anni di potere
Mugabe si rivela uomo politico mediocre e ostinato. Quasi
un apprendista stregone che
ha messo in moto un meccanismo infernale che non può
più controllare.
* africanista, facoltà di
Scienze politiche, Torino
deve affrontare problemi di
convivenza anche a livello civile e sociale. In conclusione,
una speranza: ogni espressione della chiesa è ecumenica
perché ispirata dallo Spirito
di Dio e rafforzata dalla presenza di Cristo.
Nel pomeriggio la relazione di Cettina Militello, teologa cattolica siciliana, sul tema «Modelli di unità». Ne
sottolineiamo l’invito a metterci in atteggiamento di
umiltà per farci perdonare i
peccati della divisione, essere
aperti al superamento del
mondano, essere fratelli nella
fede e nella pace, riconoscere
nell’ecumenismo una delle
vocazioni più alte, per essere
testimoni, perché il mondo
aspetta che mostriamo il Gesù della vita, accostando le
sofferenze del mondo. A
chiusura della domenica, la
liturgia eucaristica cattolica
concelebrata dall’arcivescovo
di Cosenza, mons. Giuseppe
Agostino e da mons. Ercole
Lupinacci. Nel suo commento alle letture bibliche, l’arcivescovo di Cosenza ha messo
in evidenza l’importanza della domenica, giorno della comunità, la necessità d’incontrarsi nella diversità per celebrare la comunione di fede e
rendere testimonianza della
resurrezione, e ha concluso
ricordando che, di fronte alla
Babilonia del mondo, noi cristiani dobbiamo convertirci
tutti per mettere in comune
non quello che abbiamo ma
quello che siamo.
Il lunedì è iniziato col culto
evangelico, presieduto dal pastore valdese Dino Magri, che
ha unito i presenti nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio. Nel suo commen
to alla lettura biblica (I Giov.i
2, 1-6), Magri ha ribadito la
certezza dell’amore misericordioso di Dio e del suo perdono che infonde nei seguaci
di Cristo il coraggio per riprendere sempre il cammino.
Al centro della mattinata la
tavola rotonda su «Il Sae, fondamenti e metodo». Piero
Stefani, cattolico di Ferrara,
profondo conoscitore del
mondo ebraico, si è soffermato sui motivi della scelta
privilegiata del Sae nei confronti del dialogo con l’ebraismo, e ha messo in evidenza
quanto ha contribuito a un
incontro rispettoso dei cristiani con gli ebrei il loro
coinvolgimento nelle sessioni
e nelle attività dei gruppi locali. Meo Gnocchi, cattolico
di Cremona, ha ripercorso il
cammino del Sae attraverso
la sua esperienza e la memoria dei «maestri»: un luogo di
formazione non solo all’ecumenismo ma a un cristianesimo totale, attraverso una
spiritualità orientata alla Parola che trascende e fonda i
percorsi e le esperienze dei
singoli e delle chiese. Florestana Piccoli Sfredda, valdese
di Rovereto, ha espresso il
punto di vista evangelico sulla validità delle fondamenta e
dei fondamenti di un’associazione che ha la sua ragione d’essere nella «passione
dell’unità», fondamenti e metodi che si possono compendiare in scelte essenziali: riflessione biblica, preghiera,
conoscenza reciproca e rispetto per la reciproca identità. Degno coronamento del
Convegno, la gita a San Giovanni in Fiore, con la visita ai
luoghi in cui è vissuto «Il calabrese abate Gioachino».
Ä Consiglio (della Fgei
Progetti su spiritualità
musica e liturgia
Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) si è riunito
a Roma il 12-13 maggio, in
concomitanza con la seduta
del Comitato generale della
Fcei stessa (13 maggio). I due
organi, che governano la Federazione tra un’Assemblea
generale e l’altra (il primo
con funzioni esecutive, il secondo con compiti di controllo e indirizzo generale)
hanno lavorato in particolare
alla messa a punto delle relazioni e dei progetti da presentare all’imminente Assemblea triennale (29 ottobre-1“ novembre a Santa Severa, Roma).
Fra i progetti approvati,
quello dell’istituzione di un
nuovo «Servizio» dedicato a
«spiritualità, musica e liturgia», il cui compito sarà di
coordinare e potenziare il lavoro, già avviato da anni, nel
campo del rinnovamento liturgico e musicale. All’attivo
della Fcei, in questo triennio,
la pubblicazione di vari fascicoli contenenti nuove proposte liturgiche («Rete di liturgia») e di due nuovi innari,
attualmente in corso di stampa presso l’editrice Claudiana: una raccolta di inni moderni, «Cantate al Signore»,
curata dal Gruppo musica
evangelica della Fcei, e la
terza edizione (dopo quelle
del 1922 e 1969) dell’innario
«classico» del protestantesimo italiano («Innario cristiano»), che conterrà circa 400
inni (100 in più rispetto alla
precedente edizione). Nel
prossimo triennio sarà pubblicato un fascicolo da affiancare ai due innari, contenente preghiere, testi liturgici e
confessioni di fede, nella prospettiva di giungere, a lungo
termine, a un unico «innariolibro di preghiera» che includa non solo la fede «cantata»
(nelle sue espressioni antiche
e contemporanee), ma anche
quella «pregata» e «confessata». Il progetto relativo al Servizio spiritualità, musica e liturgia verrà ora sottoposto al
parere delle chiese membro
(per il suo finanziamento) e
alla ratifica dell’Assemblea.
Nel corso della seduta, il
Consiglio Fcei ha incontrato
una delegazione del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
composta dal vicesegretario
generale Georges Lemopoulos e da Salpy Eskidjian, segretaria esecutiva per le relazioni internazionali, per uno
scambio su alcuni temi di interesse comune, in particolare il «Decennio» del Cec contro la violenza (2001-2010) e
la questione del «disagio» delle chiese ortodosse nel Consiglio ecumenico.
11 Consiglio Fcei ha anche
esaminato il recente voto
dell’Assemblea dell’Unione
awentista (Uicca), rallegrandosi per le possibilità di ampliamento della collaborazione tra Fcei e Uicca, pur
prendendo atto che «le prospettive di formalizzazione
dei rapporti che si erano
aperte negli ultimi tempi necessitano di ulteriore maturazione». (nev)
VENERDÌ 26 MAGGIO 20dj
UDINE — Alle 18, nella chiesa metodista (pz. D’Annunzio
9), il prof. Tiziano Sguazzerò parla sul tema: «"...e vedranno
il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande
potenza e gloria” (Matteo 24, 30): suggestioni messianiche
ed escatologiche nella filosofia europea del Novecento».
27ma]¡ino
ALESSANDRIA — Nella chiesa metodista (corso Borsalino
24), alle ore 17, l’Istituto per la storia del Risorgimento organizza una presentazione del libro di Augusto Comba «Valdesi e massoneria». Partecipano l’autore e il prof Aldo Mola.
BOLOGNA — Alle 17,30, nella chiesa metodista (via Venezian 1), si tiene una conferenza-concerto dal titolo «Attorno
alla “Offerta musicale” di J. S. Bach», con musiche di Bach,
Porpora, Kunhau, Vivaldi.
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale protestante «P. M,
Vermigli» (via Manzoni 19/A-21), il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «Gesù Cristo nella società post-cristiana».
27-28 ma:
ORSARA DI PUGLIA (Fg) — La Chiesa valdese (via Vittorio
Emanuele 53) festeggia il centenario della comunità. Alle
19,30 del sabato, nell’Aula consiliare, conferenza del prof.
Daniele Garrone sul tema: «Giubileo biblico e giustizia sociale». Alle 12 della domenica culto con santa cena presieduto
da Daniele Garrone e alle 13, al Centro evangelico sociale
Betania, agape e festa sui prati. Una mostra fotografica sarà
allestita sulla storia della comunità.
28 mas
VENEZIA MARCHERÀ — A partire dalle ore 10, nella chiesa battista, si svolge la settima Festa delle scuole domenicali
organizzata dalla Federazione di chiese evangeliche del
Nord-Est. Per informazioni tei. 041-5202285.
SANT’ANTONINO DI SUSA (To) — Alle 15,30, nella chiesa
battista, si tiene la festa per 1106 anni di vita della locale comunità. Dopo il culto tenuto dal pastore Adriano Dorma
sarà offerto un rinfresco al Villaggio «M. L. King».
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele, per la serie «Musica e preghiera», l’organista
Edoardo Narbona esegue musiche di Bach, Buus, Froberger.
29 maseio
BARI — Alle ore 18, nell’Aula magna «Mons. E. Nicoletto»
dell’Istituto di teologia ecumenica (piazza Bisanzio e Rainaldo 15), si tiene una tavola rotonda sul tema: «Unità della
chiesa per l’unità europea», commento alla Charta œcumenica. Intervengono la past. Patrizia Pascalis, il domenicano
Giancarlo Locatelli e padre Mihai Griga, ortodosso romeno.
Modera Filippo Casamassima, direttore dell’Istituto di
Scienze religiose di Bari.
TORRE PELLICE — All’Hotel Gilly (corso Lombardini l)il
Coordinamento evangelico ospedaliero organizza la V Giornata di studio sul tema: «Integrazione tra sanità e assistenza
- i livelli europeo, nazionale, regionale». Fra i relatori: on.
Enza Signorino, prof Tiziano Vecchiato, dott. Anna Rancherò, dott. Raffaella Vitale.
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza l’ultimo incontro del ciclo «L’annuncio cristiano della resurrezione dei morti». Il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «Tra
Talleluja di Pasqua e l’amen finale - piccola meditazione
sulla speranza cristiana, in dialogo con la musica di Händel».
31 manio
BOCCA DI MAGRA-AMEGLIA (Sp) — A partire dalle 9, ^
monastero di S. Croce, si tiene un seminario su: «Ebrei e cristiani in dialogo nel 2000». Intervengono G. Laras, G. Chiaretti, C. Di Sante, G. Pistone, B. Di Porto, B. Salvarani.
TORINO — Alle 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via Pio
V 15 (I p.), per il corso su «Chiarezza dell’Apocalisse», il posiBouchard parla sul tema: «Mille e non più mille. Cap. 20».
2 giugno
TORINO — Alle ore 21, nella chiesa battista di Lucente
(via Viterbo 119), serata di evangelizzazione, sul tema: «Gesù, guaritore dell’uomo d’oggi», con il pastore Raffaele Volpe. Animazione musicale di Carlo Leila.
2-4 giugno
BARI — Alla Fiera del Levante (ingresso italo-orientale)
con inizio alle 15,30 del venerdì, si tiene il meeting internazionale di pace per il Balcani-Kairòs 2000 sul tema: «Da cor
ridoi di guerra a corridoi di pace».
5 giugno
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (V'
Sforza 12/a), Paolo Naso e Giampiero Comolli discutono il
ma «Il mosaico della fede - le religioni degli italiani». Sarà pre
sentalo il libro omonimo (ed. Baldini & Castoldi) di P. Naso.
6 giugno
TORINO — Alle ore 20,30, nel tempio valdese di corso vi
torio Emanuele 23, il Coro Cai-Uget di Torino tiene un co
certo di beneficenza il cui incasso sarà devoluto all’Associ
don Nicaraguita. Ingresso £ 20.000. Per ulteriori informazi
ni rivolgersi a P. Stella, via Vigone 35, 10139 Torino: fax. 0
4333704; e-mail: pierostella@hotmail.com.
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AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settiman
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
TESHUVA't UN PULMINO TARGATO «RITORNO»
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osa rende un’Idea una buona o
una cattiva Idea? Dalla vita personale a quella lavorativa, passando per quegli spazi di impegno che
ognuno e ognuna di noi seleziona e
sceglie, sono tante le occasioni per
porsi questa domanda.
Anche il Consiglio FGEI, inteso come l’insieme di coloro che vengono incaricati/e di traghettare la Federazione da un Congresso al
successivo, si imbattono nella necessita’ di
creare, di
pro por r e
Idee,
appunto,
che rispondano
alle necessita’ della Federazione di
essere viva e
significativa.
E un’Idea del
Consiglio e’ stata
quella di immagi- ^
nare un pulmino,
un comune pulmino
con tanti sedili e spazio bagagli, che ospitasse e trasportasse chi
avesse voglia di lasciare, per un po’ di giorni, la
propria città partendo alla volta di una
meta che spesso sarebbe stata nota solo per la sua posizione geografica.
Dopo una lunga e premurosa gestazione in Consiglio, Pulmino fu: per nove giorni, dal Piemonte alla Sicilia, in
tanti sono saliti e scesi, hanno viaggiato lungo le 8 tappe; ad ogni meta, un
gruppo, una comunità li ha ospitati per
ona serata e una notte; ogni nuovo
mattino, quando il pulmino ripartiva,
*^era chi continuava il viaggio e chi invece, tornando a casa con il treno, lanciava posto a un nuovo viaggiatore.
Questo editoriale vuole raccontare
Come e’ nata l’idea del pulmino, a qua, esigenza rispondeva e quale e’ stato
11 lavoro del Consiglio nel progettare
questo insolito tour.
Due fattori hanno contribuito a
porre l’iniziativa e a darle forma.
Primo, questo Consiglio, come
tanti altri che ci hanno
preceduto, vive nella tensione
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c/o Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
nere
quanto più
in contatto le diverse realtà della Federazione, creando occasioni di incontro anche al di fuori di quei momenti immancabili quali il Congresso, il
Campo Studi e i Seminari Formazione
(che già richiedono tante energie).
Secondo, in quel momento quale la
meditazione biblica che apre i lavori di
ogni seduta del Consiglio, Daniele ci ha
proposto un testo che considera il tema
del «ritorno», il Teshuvà.
Questi due elementi si sono mescolati e hanno dato vita all’Idea del Pulmino Fgei che viaggiasse da un gruppo
all’altro, con dei viaggiatori che, animati dalla fantasia di riempire quel
tempo e quello spazio definito solo dai
due estremi della tappa, si avvicendassero ad ogni sosta, creando un movimento di partenze e di ritorni.
È così il Pulmino Fgei è diventato il
Teshuva’ 2000: accanto alla cura per
la logistica dell’intero viaggio, il
Consiglio ha voluto fondare questo sull’Idea evocativa del Teshuva’, del ritorno appunto.
Si decise di dedicare l’argomento di contenuto (ovvero
quel momento della seduta del
Corìsiglio in cui, a rotazione,
ogni consigliere/a propone una
relazione su un tema funzionale
al lavoro verso la Federazione)
sul Teshuvà, così come ognuno
e ognuna di noi interpretava e
sentiva.
L’Idea si è moltiplicata in un insieme
di Idee, di pensieri esplicitati
che crediamo non debbano
rimanere solo aH’interno del
Consìglio ma che vadano
I condivisi.
I Quello che qui segue è
fc. un patchwork di riflessioni sul tema del ritorno, un sottoinsieme di
. quelle uscite dal Consiglio; l’ordine con
cui le trovate non
risponde ad un
percorso ben definito, ma riflette
la spontaneità
con cui sono
state esposte.
«In fondo
cosa sono i
cristiani se
non degli
ebrei impazienti.
Gli ebrei
aspettano la
venuta del Messia; i
cristiani hanno creduto che
un uomo fosse il Messia e adesso
ne aspettano il ritorno. Quel giorno in
cui il Messia ritornerà sarà gran festa
per tutti: alcuni gli diranno ‘Benvenuto’,
altri ‘Bentornato’!».
Queste sono alcune parole tratte da
uno spettacolo di Moni Ovidia che una
di noi ha scelto per introdurre il proprio
ritorno: ¡1 Ritorno di Gesù .
Tutto il racconto della appassionata
relazione tra Dio e la sua creatura umana è costellato di ritorni: ritorni difficili,
il più delle volte mancati, comunque
sempre attesi. Ad un certo punto,
all’ennesimo ritorno mancato della
creatura umana, Dio risponde con un
avvento: Colui che al principio era con
Dio è venuto nel mondo. 11 mondo non
l’ha riconosciuto, i suoi non l’hanno riconosciuto. Seduti ad una tavola imbandita Gesù spezza del pane e beve
del vino, parabola del suo essere venuto sulla terra, e dice: «Ecco io non berrò
più del frutto della vigna fino al giorno
in cui berrò il vino nuovo nel regno di
Dio». Gesù ritorna al Padre lasciando i
suoi discepoli con la promessa del suo
ritorno. Gesù è venuto (dimensione del
passato) Gesù ritornerà (dimensione
del futuro). La tensione tra questi due
momenti si gioca per noi nell’attesa. È
l’attesa che dà senso e valore al ritorno: ha senso il ritorno se nessuno ti
aspetta? L’attesa è quello spazio a disposizione in cui possiamo comprendere che la vita di quel Gesù di Nazareth
non ha nulla a che vedere con la nostra
vita; oppure l’attesa è quello spazio in
cui noi riusciamo a costruire il nostro
rapporto con gli altri e il nostro rapporto con Dio.
E allora ci si chiede: vìviamo ì nostri
racconti, i nostri incontri aspettando il
ritorno del Messia? Come aspettiamo il
Messia? Erri De Luca in una pagina
conclusiva del suo «/n alto a sinistra»
scrive: «L’attesa del ritorno va vissuta
amando questo mondo e questo tempo, amarlo un po’ di più perché potrebbe essere quello del Messia».
Il tempo del ritorno è dunque un
tempo denso di senso, che va riempito.
CJn altro libera le sue parole e comincia a legare il movimento dell’Incontro
a quello del Ritorno.
L’incontro, il trovarsi accanto all’altro/a non sempre è una novità, una situazione nuova: più spesso è consuetudine. La gioia che facilmente associamo all’idea dell’incontro, stride con la
realtà dell’abitudine e dell’assenza delle
emozioni. Conserviamo in noi la capacita’ di emozionarci davanti ad un incontro che si ripete, che diviene consuetudine?
• Nei nostri percorsi quotidiani siamo
chiamati a mantenere vivi e significativi
i rapporti che ci legano all’altro/a nonostante i cambiamenti che ci segnano; nel cambiamento non dobbiamo
perdere quello che ci ha costruito e sostenuto, i rapporti che abbiamo intessuto; siamo costretti a tornare sui nostri
passi, a voltarci indietro a riconsiderare
le scelte fatte, i volti incontrati per rinnovarli di significato: non per ripetere
quello già vissuto, ma per emozionarsi
una volta ancora, per trovare il senso
una volta ancora. Chissà se il Teshuvà
2000, assieme a tante altre, non potrà
significare anche questo: percorrere dei
chilometri non solo per viaggiare verso
la fantasia della novità e dell’insolito
(che pur stimola il nostro partire) ma
anche per ritrovare spazi e volti già noti, sapendo che il tempo che da essi ci
ha separati ha esercitato la forza del
cambiamento. Tornare richiede uno
slancio creativo per essere un’occasione in cui rinnovare le nostre relazioni.
Gna silenziosa pausa e una di noi ci
parla di Ritorno come Conversione.
Il ritorno è un girarsi indietro, lasciarsi raggiungere da Dio. Affrontare il
viaggio del ritorno può significare guardare le cose dalla prospettiva contraria;
quello del ritorno è un nuovo viaggio
Continua a pag. 3
10
TESHUVA’: IL RACCONTO DI CHI CERA
IMMAOINI E TESTIMONIANZE DAL VIA06IO DEL «RITORNO
»
Incredibile senso di onnipotenza»,...questo il mio pensiero
appena toccato il volante del pulmino Teshuva’. Alta sulla
strada non fai altro che pensare che le macchine vedendoti cosi’ grossa decidano di spostarsi automaticamente....ma
la sensazione dura fino a quando un Tir decide che è venuto il
momento di sorpassarti....e li ti cade il mito!!!!....
Gran bella esperienza guidare un pulmino prestato da un asilo per vecchi delle Valli valdesi per un viaggio pensato e vissuto
da giovani di tutta Italia che per dieci giorni si sono passati un
testimone misto di esperienze, feste e tanto divertimento. Per
chi come me ha partecipato alla prima tappa ha avuto proprio
la netta sensazione di iniziare qualcosa, di poter passare, insieme ad un pulmino, una esperienza forte. Ha provato l’eccitazione di scrivere la prima pagina del diario di bordo o di attaccare
il primo messaggio ad uno dei finestrini diretto ad una amica di
Napoli o un amico di Adelfia. Ha provato infine la delusione, comune a tutti quelli che sono saliti sul pulmino, di scendere, abbracciare le persone che ti accoglievano e tornare indietro, questa volta in treno, immaginandosi, magari con un po’ di invidia,
volti e parole di amici ed amiche ridere e divertirsi durante la
tappa successiva.
Barbara Grill
25 aprile, ore 22.30 a PISA
A Dolo con i fratelli e le sorelle della comunità Ron¡
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Domenica sera... finalmente
è arrivato «il pulmino» qui a San Fedele d’Intelvi! Con gioia e amicizia accogliamo i
due eroi reduci dal viaggio e li coinvolgiamo subito
nelle nostre attività del Campo: animazione, giochi e conversazioni con scambi di esperienze.
L’indomani in sette (non era proprio in programma u numero
cosi elevato!!) proseguiamo l’avventura con il «pulmino», prossima
tappa: Dolo-Mestre. Sappiamo che là ci sta aspettando una Comunità
battista Rom ma noi, girando (in affiatata compagnia) per le strade provinciali del Veneto, siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia. Finalmente,
unendoci anche a alcuni giovani venuti da Trieste e da Udine, si arriva.
La curiosità di poter fare questa nuova esperienza mi emoziona sempre più e
quando oltrepasso i cancelli del Campo rimango attonita davanti alla scena che mi si affaccia: tra i fabbricati eleganti, grosse roulotte, prati verdi e ordinati si dispef'
dono voci gioiose di bambini che giocano sotto un tendone. Veniamo subito accolti da persone eleganti ed affabili: gli uomini vestiti di tutto punto in giacca e cravatta e
le donne più semplici, nei loro costumi tradizionali.
La novità di quest’incontro ci emoziona un po’ tutti, ma l’atmosfera si riscalda in fretta nel corso della serata, soprattutto durante lo spettacolo che i Rom ci offrono
accogliendoci in una loro casa. Ci sediamo tutti insieme in un salotto stracolmo di gente e di suppellettili per ascoltare un loro coro di inni spirituali cantati nella loro
lingua, lo avevo la fortuna di star seduta vicino a una bella ragazza Rom molto in gamba, la quale mi ha fatto la traduzione simultanea dei testi cantati, cosi ho potuto
cogliere anche la profondità e la dolcezza delle parole.
E stato anche bello e commovente quando alcune ragazze della comunità di Verona hanno voluto esprimere la loro gioia e il loro ringraziamento per l’ospitalità offertaci attraverso forti ed emozionanti gospel.
Tutto l’insieme: il calore umano scaturito dai discorsi toccanti di quelle donne e di quegli uomini, il loro modo di essere, la forza gioiosa del canto...
mi ha fortemente colpita e mi hanno fatto riflettere: se cercassimo di vivere nel mondo guardando la realtà più direttamente con i nostri occhi, ci
renderemmo conto che le immagini che i mezzi di comunicazione ci presentano sono spesso distorte e contribuiscono solo a costruire un
sistema di giudizi e pregiudizi di senso comune e limitativo, ma non sono quelle vere.
Voglio quindi, per concludere, esprimere un grazie al «pulmino» che oltre a farmi conoscere meglio un gruppo simpatico
di giovani fgeini, mi ha permesso di vivere l’esperienza nella Comunità Rom di Dolo, dove ho incontrato fratelli e
sorelle che attraverso al loro fede, la loro cultura e la loro espressività, mi hanno arricchito ulteriormente.
Marinella Censi
11
29 aprile ore 18.10: MATERA
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Pulmino Teshuvà, tappa Roma-Napoli: iniziamo dalla fine, cioè
l’arrivo a Mapoli. È
stato bello essere
accolti, sentire che
il gruppo di Mapoli
ci stava proprio
aspettando e aveva preparato sorprese per noi. Infatti la chiesa battista di via Foria
ha trasformato il
tradizionale studio
biblico del giovedì
sera in un incontro
con rappresentanti
di tutte le comunità battiste, metodiste e valdesi di
Napoli: almeno
una sessantina di
persone, giovani e
meno giovani,
hanno partecipato
all’animazione preparata per l’occasione dal pastore Massimo Aprile sul tema «Incontro fra generazioni». (CIno studio biblico così vivace chi l’aveva mai visto!).
Da Roma eravamo arrivati in sei: Stefano Grill di Venezia, Sandro Spanu di
Milano, Cinzia Cummaudo di Bergamo, Peter Giaccio, Giovanni Perez e la sottoscritta di Roma. Teshuvà è stato un viaggio pieno di sorprese... e di digressioni. Così per esempio il nostro viaggio da Roma a Napoli (poco più di 200
chilometri) è durato 6-7 ore! Fermarsi o cambiare strada e farsi guidare dai
desideri del momento: perché no? È stato un bel modo per scoprire paesaggi
nuovi e per prolungare il tempo da trascorrere insieme.
A Napoli alcuni sono scesi dal pulmino, altri hanno proseguito, il gruppo è
cambiato nella sua composizione. Questa cosa è accaduta ad ogni tappa;
alternarsi sul pulmino, lasciare il posto all’altro, esprime bene lo spirito del
nostro viaggio: Teshuvà, il viaggio del «ritorno» a Dio, della conversione, non
ci appartiene del tutto, ma solo per un tratto di strada. E non dipende da
noi, in quanto è fatto dell’intrecciarsi delle storie di molte persone. Allora è
stato importante non solo salire, ma anche scendere dal pulmino, cioè concludere il viaggio. Poi è l’altro, è l’altra che prosegue, e mi racconterà come
è andata.
Lula Nitti
Dalla prima pagina
♦♦♦
- Di chi è il pulmino?
- «Uhm... di un asilo per anziani a San Germano nelle valli valdesi... cioè in
Piemonte».
- Certo. E da dove venite?
- «lo da Venezia... noi da Napoli. .. io invece so de Roma»
- Dove siete diretti?
- «A Bethel, che non è una
città ma un centro evangelico
nel cuore della Sila...»
Queste risposte ed altre nostre informazioni non hanno
molto chiarito le idee sul nostro “singolare” viaggio ad un
gruppo di carabinieri che ci
hanno fermati ad un posto di
blocco in Calabria. In effetti,
fino a pochi mesi fa, per alcuni il progetto Teshuvà era
un’idea bizzarra più che una
fattibile realtà.
Venerdì 28 aprile anch’io ho
messo piede sul pulmino Teshuvà per fare le ultime tre
tappe del viaggio: Mottola,
Bethel e Adelfia. Da Napoli
sono partiti insieme a me Carlo, Deborah, Antonio, Susanna, Peter, Emanuele, Stefano
e Solange. Da percorsi diversi,
più accidentati per alcuni/e,
più luminosi per altri/e, ci siamo ritovati a fare un pezzo di
strada insieme. E più le ore
trascorrevano, più i racconti delle nostre storie si intrecciavano. Sul pulmino
Teshuvà non eravamo semplici viaggiatori, ma una piccola comunità che si
lasciava emozionare ogni volta che ad attenderla c’erano altri fratelli e sorelle.
A Mottola siamo stati accolti dai giovani della chiesa battista che ci hanno
preparato un’abbondante cena; a Bethel, dove era in corso un week-end comunitario, abbiamo incontrato un gruppo di fratelli e sorelle delle comunità
valdesi di Catanzaro e di Messina, insieme ai quali ci siamo trattenuti per più
di un’ora dopo cena, per imparare alcuni nuovi canti; infine ci siamo uniti agli
amici e alle amiche che si trovavano ad Adelfia per il campo formazione sud
che hanno con noi condiviso il lavoro finale dei diversi laboratori ed una festa
con musica e danze.
Tre tappe diverse, eppure legate insieme da un filo rosso: la riscoperta di
essere parte di una famiglia allargata, di essere inseriti in una rete di relazioni
autentiche che oltrepassano le montagne, i laghi, il mare, le tradizioni locali, le
generazioni.
L’idea “bizzarra” si è realizzata. Ora appartiene alla nostra memoria insieme
ai nuovi profumi, sapori, suoni, colori, volti, sorrisi, strette di mano, abbracci
che ci portiamo dentro.
Marta D’Auria^
28 aprile ore 14 a Portici: il prode autista: CARLO!
dove l’ultima parola diventa la prima, dove le parole che noi ritenevamo definitive
non sono più parole fondanti, dove le parole che avevamo dimenticato ora riaffiorano. Ma il ritorno è innanzitutto conversione di Dio all’umanità: da essa, le nostre tristezze non sono parole ultime, nemmeno cronologicamente, la nostra condizione
non sarà irreversibile grazie al viaggio che Dio compie verso di noi.
Ogni viaggio ha delle tappe: il viaggio del ritorno richiede di fermarsi alle stazione dell’altro/a per prendersi concretamente cura di lui e di lei; il viaggio del ritorno
è un percorso di ricostruzione della memoria collettiva di ciò che è stato il viaggio
di Dio verso di noi.
Xome non considerare concretamente 1§ nostra Federazione, il suo ultimo Campo 3tudi e il Ritorno alla politica.
L’intreccio tra politica e testimonianza è il cantiere aperto della Fgei, la quale torna al discorso politico constatando la difficoltà di questa ripartenza.
Il rnale oscuro che pervade la politica è la perdita degli elementi di riferimento
dell’agire, la scomparsa delle voci sociali da rappresentare. 11 lavoro, da spazio di
®99regazione, seppure alienante, si è trasformato in uno spazio frammentato e privato della sua forza rappresentativa. Lo Stato, dal canto suo, si è ridotto ad entità
territoriale, contenitore di altri spazi.
E in questo contesto che matura la nostra necessità di tornare a riallacciare nuo''I legami, tornare a far affiorare e valorizzare le esistenze con delle storie che si in^ccino e non rimangano singoli aneddoti. Questa potrebbe essere l’agenda del riterno della Fgei: ma cosa le manca per ripartire?
Il Teshuvà 2000 ha completato il suo viaggio da alcune settimane; cosa ha real'*'®nte rappresentato è raccontato nelle pagine di questo Notiziario che, come voi ,
''on ho ancora letto.
sforzo ad immaginare cosa è stato nel suo insieme il Teshuvà 2000!
Mi convinco sempre più che le Idee non nascono buone o cattive: è chi dà loro
onna, chi con esse e per esse agisce, chi le porta dalla testa ai piedi che ha l’onere
®’'^Ivilegio di rendere buona un’Idea.
Mi congedo con un piccolo racconto personale. (Jna mia nonna, davanti alla bot^‘lel vino novello che con un po’ di ansia assaggiava alla prima spillatura, in predi buona parte della famiglia che aveva partecipato alla vendemmia, sententeva soddisfatta che il vino sapeva di «ruaccie», il suo modo dialettale per indicare
® Il vino era buono perché sapeva di «ritorno», ovvero che il suo gusto invogliava
^arci, a berne ancora.
Per il Consiglio, Enzo Marziale
12
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UN CAMPER ACCHIAPPA-GIOVANI
DI
ATTENZIONE; IL OIASIO DI BORDO!
Quanto segue è una selezione del diario di bordo del pulmino Tcshuuà.
Più di trenta persone sono saiite e scese da questo magnifico Ducato azzurro e ciascuna di queste ha iasciato un segno. Questa inevitabile sintesi
non potrà mai dare conto delia straordinarietà di quanto è successo in
questi quasi 4000 Km di viaggio, ma certamente un po’ di gusto sì...
Firenze-Siena, 26 aprile ore 13,35: SAMUELE soprannomina Teshuvà
23 Aprile 2000
/ tappa Luserna San Giovanni - Pinerolo - San Fedele d’Intelvi.
(Partecipano; Sara, Stefano, Sar, Matteo, Barbara e Sandro, in più ia troupe di ‘protestantesimo’ che ci segue letteralmente a ruota)
"...giornata piovosa, ma si parte finalmente! La sfiga ci perseguita. Ieri sera abbiamo condiviso una grandiosa cena a base di pizzoccheri e vino (della cantina sociaie di Riesi) insieme a moiti amici ed amiche della FQEI Valli e dell’associazione ‘Lou Cialoun’ nata attorno a
Villa Olanda a Luserna S. Giovanni, Bella serata...Peccato che Sandro alla partenza verso
runa di notte, durante la prima retromarcia abbia rotto un fanalino. Il pulmino è illeso, il fanalino meno.
24 Aprile 2000
-ir.
Il tappa S. fedele d’tntelvi - Dolo (Ve)
«Il pulmino è in mano ai Lombardi, un bacione
a tutti e a tutte quelle che salirannol Barbara»
(partecipano: Daniele, Concetta, Angelo, Manuel, Paolo, Marinella, Sandro)
«...è una bellissima giornata: si vedono tutte le montagne che si affacciano sul lago di Como. Siamo felici: il campo Pasqua a S. fedele è andato bene.
Serata a Dolo: Incontro e culto con i fratelli Rom; Il padre di Cesare ci accoglie dicendo: Vi
ringrazio che siete venuti a trovare il mìo popolol’
25 Aprile
III tappa - Venezia - Pisa
(partecipano: Daniele, Carlo, Pierdavide, Samuele
Marinella, Paolo e Sandro)
«...dopo una notte tremenda passata sul nudo pavimento della chiesa di Mestre ed esserci
difesi da un plotone di zecche di cui solo il povero Carlo ha riportato i danni, ripartiamo. Marinella, Paolo e Sandro hanno cambiato idea, non tornano a Milano, proseguono per Pisa.
...Collegamento con radio Beckwith; tutti intervistati, anche Piedavide.
26 Tarile 2000
tv tappa, Firenze • Roma, via Cassia.
(partecipano: Daniele, Andrea, Iacopo, Samuele, Peter, Marinella e Sandro)
«...Ci siamo si parte. Dovevamo essere in 2 invece siamo in sette! Questo è il bello del
Pulmino!
Dopo molte notti insonni decido di prendere il Pulmino per Dolo per non perdere il ritmo.
Martedì mattina mi è stato chiesto di proseguire per Pisa...non aspettavo altro. Viaggio bellissimo: vado a Roma! ...grazie per il calore che sprigiona questo mitico pulmino... E diffìcile
trovare le strade insieme, ma è meglio perdersi per arrivare diversi, fuori dai ruoli e dai personaggi...
...Viaggiare con il corpo ingozzato di strada, immagini mosse, discorso a frammento. La
strada corre sotto di noi, gli alberi sfrecciano al nostro fianco, le nuvole sopra di noi. Noi siamo fermi e respiriamo aria nuova...Mentre il pulmino passa qualcosa resta. Una tappa dura
un giorno, troppo per passare inosservata, troppo poco per radicarsi. Mentre il pulmino passa qualcosa resta. Un sorriso, un pensiero, un paesaggio al tramonto, un racconto...»
samm
•¡mg'-.,-, teij,
V Tappa Roma - tiapoii
(Partecipano: Stefano, Giovanni, Lula, Cinzia, Peter e Sandro)
«Geroppaaaaaaaaall! Ci sono anch’io (Stefano). Il pulmino si sta trasformando in una la
CAM
vanderia...Verso l’ignoto. Spock... ando’azzo sei? Energia!
I sosta: la «Bufalina» dove si acquistano 2 mozzarelle di bufala grandi come la faccia i
Giovanni!
Quando ti metterai in viaggio devi augurarti che la strada sia lunga. Raggiungerla sia |
pensiero costante, soprattutto non affrettare il viaggio, il pulmino del ‘ritorno’ va e non 4 DCR
pende da noi che lasciamo il posto ad altre ed altri» f
Napoli: serata con le Comunità. Eccezionale.
28 Aprile 2000,
VI Tappa napoli - Mottola.
In partenza da Via Foria ore 12. In carrozza: Carlo: capitano, Marta: navigatrice,
Emanuele: Jolly, Peter: veterano, Debora: mediana. Grillino: scafista, Susanna: Latitante, Antonio: glamour bass, Solange: ai panni.
«Non è vero che a Napoli non ci si fermi con il rosso, io sì. Scrivi Peter! (Carlo). Descrizione; Marta è molto in ansia nonostante sappia che suo marito è un bravo driver, ma proprio
non ci riesce...
Ore 13.18 Portici. Alla fermata dell’autobus una signora scambia il pulmino teshuvà
un bus abusivo, ma così non è. Sono i suoi passeggeri che sono abusivi.
Il grillino è caduto ad Eboli. A Eboli il grillino, altrimenti in posa plastica tra i sedili del
pulmino si è schiantato tra di essi.
29 Aprile 2000
VII Tappa - Mottola - Bethel
...Più vado avanti con questo viaggio e più mi rendo conto che le prove dell’esistenzad
Dio si trovano sulle strade.
Ore 16:15 - 16: 25 La finanza ci ferma. Interrogatorio al grillino...
Guardia di finanza: ‘di chi è sto pulmino?’
Grillino: ‘adesso mi sfugge...’
Debora: ‘Dei vecchi! Ehhm Peter di chi è ‘sto Pulmino?
Peter: ‘Asilo dei vecchi di san Germano Chisone in Provincia di Torino!’ Ma dopo un risposta così ineccepibile ci chiediamo. Che ci fa il pulmino dei vecchi nel bel mezzo della Sila?
Serata a Bethel: Solange commuove tutti. Grill provoca un black - out.
j Data Astrale 30 Aprile 2000
vili Tappa - Bethel - Adelfia.
(Partecipanti; come sopra...).
Non ci è stato possibile resistere al mare di Taormina che in ‘regalo’ ci ha lasciato una
bella multa per sosta vietata in prossimità di una curva. 11 grillino sostiene che possiamo
contestarla: staremo a vedere gli eventi. Grillino, Marta e Antonio sono andati al comando di
Polizia Municipale a contestare la multa. Grillino in faccia all’ordine costituito sbotta: «A mt
queste cose non piacciono!!! Perché la multa l’abbiamo presa solo noi perché il Ducato i
targato Torino? il colmo: un veneto che dà del razzista a un siciliano!!!
Serata straordinaria ad Adelfia: festa splendida e splendido tramonto sul mare.
1 Maggio 2000
Adelfia
«Ore 10:05 Carichiamo le valigie, chitarre, pane e provolone sul pulmino con molto calore e un pizzico di tristezza per i saluti, gli abbracci e la tristezza dei siciliani e delle siciliane
che ci salutano. Prima di salire sul traghetto agguantiamo un cannolo gigante. Ancora airitorno del pulmino non è chiaro a tutti come si chiamo Solange; ‘Salomé, Shalom, Silos, Salomon...
L’esperienza ad Adelfia è stata per me la più calda e coinvolgente; mi ha fatto sentire parte di un tutto. Ho vìssuto la stessa atmosfera che si vive sul magico Teshuvà; l’avere un comune progetto meraviglioso! È stato il regalo più bello della mia vita, non vi scorderò mai...
Daniele - incontrato a Bethel tre giorni prima - invia un messaggio sul cellulare di Solange:’ Carissima, vi abbiamo incrociato all’altezza di Pizzo, con il veneto al volante! Bacissimia
tutti.»
Il pulmino scivola veloce per le autostrade italiane. A farla da Adelfia a S. Germano dai
rende conto di quanto l’Italia sia lunga. Prima a Napoli, poi a Roma la ciurma si saluta. Con
affetto. Alle 18.00 del 2 maggio il pulmino, lavato e profumato, è di nuovo nel cortile
dell’Asilo. Chiudendo la porta provo una fitta; come quando si saluta un amico...
Quelli che seguono sono alcuni dei messaggi lasciati sul pulmino.
«Dio c’è ed è il primo in classifica,
Dio c’è sempre in forma magnifica...»
« Il bello è farsi coinvolgere...»
«La situazione con grillino al volante è gravida...»
«Strada facendo vedrai che non sei più solo. Strada facendo vedrai sei più solo, strada fa'
cendo troverai un guizzo in mezzo al cielo...»
La zekka aggredisce...»
«Donne temerarie lasciano il pulmino...»
«Io sono un Clown e faccio la raccolta di attimi. Sono un Clown? No, ma so che abbiamo
goduto i momenti che ci avete dato. Avete portato a Bethel la vivacità e la gioia che cè
d’estate. Tornate per fard godere insieme la gioia. (Jens Sielmann, per il comitato, i campisti e i volontari di Bethel).
30 aprile ore 9: Teshuvà riparte da BETHEL
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Un’esperienza bella e significativa il
seminario formazione fgei tenuto a
Rocca di Papa il 24,25,26 marzo 2000.
Oltre ad essere stato occasione piacevole per rivedere tante persone perse di
vista da parecchio tempo, lo è stato per
conoscerne di nuove e interessanti.
L’incontro era organizzato per Toscana,Lazio e Campania,infatti c’erano i
rappresentanti fgeini di Siena,Pisa,Roma e Napoli. 11 tema era il gruppoicosa
si da e cosa si riceve da un gruppo. È
risaputo che la situaione dei vari gruppi
giovanili, specialmente a Roma, non è
delle migliori (e lo vivo sulla mia pelle!), quindi ho partecipato spinta da
mille motivazioni a questo seminario
che mi ha dato veramente tante risposte. I tre giorni sono cominciati con la
cena del venerdì sera , alla quale è seguita una serata di giochi per rompere
il ghiaccio. Il sabato è stata una giornata piena ma è stata anche quella più significativa grazie all’intervento di Ottavio Di Grazia, docente di storia del cristianesimo, che ci ha invitati a riflettere
su una cosa tutto sommato semplice
ma che a me personalmente ha aperto
gli occhi. Ottavio ci ha illustrato l’importanza del mettersi in gioco, del non
preoccuparsi se un gruppo si scioglie o
non inizia proprio perchè il nostro scopo sulla terra è metterci in relazione
contìnuamente , di valorizzare il mondo
in quanto luogo in cui Cristo si manifesta. La lode a Dio arriva anche semplicemente parlando e amando il prossimo. Gn detto ebraico ,col quale Ottavio
ha cominciato,recita: «Dio ha creato il
mondo perchè non voleva sentirsi solo». Dio stesso era il primo a giocare.
Cln filosofo ebraico dice:»è l’altro che
da senso alla mia vita «. (Jn novo esem
pio Ottavio ce lo ha fornito tramite l’inizio delle scritture . La prima lettera è
BET, rappresentata con questo simbolo
] ,chiuso dal lato in cui si comincia a
leggere ma aperto a quello che viene
dopo, cioè bisogna essere attenti a ciò
e a chi ci sta di fronte. La giornata è
proseguita con gruppi di animazione fino alla liturgia serale organizzata dai ragazzi di Napoli e alla serata danzante
dopo cena curata da Carlo Leila e sua
moglie Marta. La domenica,ultimo giorno purtroppo,i ragazzi di Siena hanno
preparato una piccola liturgia proseguendo poi divisi in gruppi,analizzando
un testo biblico e riportandolo in plenaria. Il tutto si è concluso con un culto finale, la santa cena fatta a tavola e dei
bellissimi canti. Questo ultimo momento è stato davvero commovente,forse
perchè preannunciava il momento delle
partenze e quindi dei saluti , ma soprattutto grazie al notevole supporto offertoci da Carlo Leila e dal suol collaboratori anche durante i tre giorni...Addirittura ci hanno regalato in anteprima una
raccolta di canti come anticipazione del
canzoniere per le chiese che uscirà tra
poco! Che dire? Ogni campo cui partecipo per fortuna mi lascia delle cose
belle ma questo forse è stato uno dei
più importanti. Sono tornata a casa piena di emozioni e un pò più decisa su
come intraprendere il mio cammino.
Forse sarà stato anche merito,oltre che
della staff .della partecipazione calorosa
dei presenti,dell’ambiente familiare in
cui ci siamo trovati, nel quale io personalmente sono cresciuta e dove non
tornavo da tempo. ( Già che ci sono
vorrei ringraziare Vera per l’ottimo trattamento che ci ha riservato!). Purtroppo
vivo in un gruppo giovanile che non è
attivo, vorrei dargli più cose,vorrei me
ne desse di più...me ne facevo un
dramma per questo prima , ma ora è
diverso. Ho spostato il mio obiettivo e
forse sto meglio! È meraviglioso per me
quando ci ritroviamo tutti insieme a discutere di problemi che ci stanno cosi a
cuore e che tutto sommato sono reali e
quotidiani,perchè un gruppo non è solo
quello della fgei o quello della chiesa,
un gruppo è ovunque e ognuno può essere diverso dall’altro. A parte l’importanza del ritirarsi per un attimo dal caos
del mondo e confrontarmi con dei giovani credenti, aver scoperto che in fondo non bisogna rimanere delusi dai rapporti che in questo nostro mondo si fanno e si disfano continuamente perchè
anche questo è parte del gioco e bisogna essere sempre pronti a ricominciare , a rimettersi in ballo, è una nuova
spinta per guardare oltre e cercare di
intraprendere nuove relazioni con entusiasmo.
Alessia Melillo
LA RICETTA PER CREARE UNA COLONNA SONORA
Ingredienti
- CJn gruppo staff ben affiatato
- CJn animatore musicale
- Un’esperta di danze liturgiche
- Una Rock Band
■ Un buon numero di campiste e
campisti
- Una giusta percentuale di musicisti
e musiciste, che in questo caso funzioneranno da lievito
Attrezzatura
■ Un centro incontri come quello di
fiocca di Papa
■ Tastiere, batteria ,chitarra, basso,
percussioni africane
" Uno stereo, cd, cassette...
Procedimento
buon campo ha come presupposto una accurata preparazione delle faSfpreliminari.
¡fendete dunque uno staffista esper
di musica (come potrei essere io) e
dettetelo a lavorare con l’animatore
^sleale (preferibilmente Carlo Leila),
fine di creare un buon canzoniere. È
importante per la sua buona riuscita
^tograzione fra i canti già conosciuti e
da imparare. Una volta messo a
l’indice, si può scegliere se stam^®sto e musica oppure solo testo;
‘Primo caso è certamente più bello e
f utile, specie per chi legge la musirria il secondo ha il vantaggio di espiù pratico e di più veloce esecuPotete ora impaginare e stampa
re un prototipo, impreziosito magari da
un disegno di copertina che ricorda temi o argomenti del campo, e valutare il
risultato ottenuto. Se vi piace, potete
affidarlo alla copisteria di vostra fiducia
perché ne stampi un sufficiente numero
di copie; vi consiglio di calcolarne almeno uno ogni due persone, ma sarebbe meglio uno a testa.
Nel frattempo, chiedete alla vostra
esperta di danze liturgiche (nel nostro
caso Marta D’Auria) di portare al campo
il suo armarnentario di cassette o cd per
le danze; vi saranno utili se prevederete
dei momenti specifici ad esse dedicati,
come ad esempio una o più serate.
Come ultima fase da effettuare prima del campo, vi dovete assicurare la
presenza di una intera Rock Band, come potrebbe essere quella della Chiesa
Battista di via Foria a Napoli. Mi rendo
conto che non sempre sarà possibile
avere presenti ad un campo così tanti e
tali talenti musicali, cosa che è fortunatamente successa lo scorso marzo a
Rocca di Papa; l’attrezzatura minima
indispensabile è allora un pianoforte o
una tastiera (e chi sappia suonarla) o
nella peggiore delle ipotesi una chitarra
(sempre col suonatore o suonatrice).
Passiamo adesso alla fase successiva, ovvero il campo vero e proprio.
Prevedete dei momenti fissi per la
musica, ovvero aprite e chiudete ogni
sessione con uno o più canti, sempre
con attenzione all’alternanza fra vecchi
e nuovi, e prevedete anche canti di rin
graziamento prima dei pasti. Vedrete
allora l’utilità della Band nell’insegnare
nuovi canti, e l’effetto «lievito» dato da
persone che tali canti li conoscono già,
o li imparano facilmente.
Date inoltre spazio alle danze liturgiche; non esistono nei culti delle Chiese
Storiche, ma arricchiscono di nuovi gesti e di nuove espressioni i doni dello
Spirito. La serata delle danze al Seminario Formazione 2000 è stato uno dei
momenti più intensi e spirituali dell’intero campo.
Se le premesse ci sono tutte, vedrete
allora con soddisfazione la riuscita del
campo dal punto di vista musicale:
ogni persona parteciperà con gioia a
canti e danze, e anzi ne chiederà sempre dj più, e tornerà a casa con tante
musiche nella memoria e nel cuore (e
magari anche in tasca, se si porta via il ^
canzoniere).
I consigli delio chef
Qual è l’ingrediente segreto per far
riuscire un campo?
A prima vista la risposta potrebbe
essere «un buon canzoniere», oppure «la
Rock Band», oppure ancora «animatori
e animatrici musicali». Certo, al campo
dello scorso marzo questi elementi sono stati fondamentali, ma io penso che
non siano stati gli unici fattori. Ci aggiungerei la pazienza, la buona volontà,
un sorriso, un pizzico di fortuna, e per
finire l’unico vero ingrediente «segreto»:
il Soffio Divino.
Floriano D’Auria
RICOMINCIO DA TE
L’intervento dì Ottavo Dì Grazia
«D io ha creato il mondo perché
non voleva essere solo...». E
bello riassaporare a distanza
di qualche settimana il buon gusto delle belle parole di questo antico adagio
ebraico che ci è stato ricordato da Ottavio Di Grazia, professore di storia del
cristianesimo, durante il suo intervento
al campo di formazione Fgei centro.
È a partire da queste parole che ha
preso corpo un’appassionata riflessione sul senso che ha l’essere in relazione con l’altro/a. La tradizione ebraicocristiana è costruita interamente sulle
relazioni. Questo perché è nella relazione, nell’incontro con l’altro/a con le
sue diversità, i suoi doni, i suoi limiti,
che si costruisce qualcosa di significativo o, per dirla con le parole del filosofo E. Lévinas, «è l’altro che dà senso
alla mia vita».
Tutte le relazioni cominciano con un
gesto d’amore, primo fra tutti la creazione: Dio crea il mondo per amore. Il
testo guida della creazione «All’inizio il
Signore creò...» (in ebraico Bereshit)
inizia con la lettera Bei che è la seconda lettera dell’alfabeto ebraico e anche
numero due (perché in ebracio le lettere hanno una rispondenza numerica)
ed il numero due è la cifra della relazione, forse ad insegnare che è importante
non essere soli. E per amore che Dio si
depotenzia, rinunciando ad una parte di
sé, si autolimita, creando l’uomo e la
donna e creandoli li fa liberi.
Se è vero che tutte le relazioni cominciano con un gesto d’amore, é in
virtù di questo gesto che dovremmo
riuscire a cogliere nell’incontro con l’altro/a le nostre realtà, ognuna così diversa dall’altra, come una «creazione
originale di Dio» come la chiama D.
Bonhoeffer ne «La vita comune». Creazione libera, creazione unica che si rinnova con ogni nuova vita che nasce e
che sarà sempre diversa.
CJn giorno ho sentito dire che vale
molto di più una goccia di esperienza
di Dio che mille trattati scritti su Dio.
Nell’amore, nell’esperienza dell’amore si incontra Dio. Durante il culto conclusivo del campo ci è stata suggerita
un’immagine che ci fa riflettere: quella
di un campo di girasoli. Come i girasoli
hanno bisogno del sole per crescere e
per vivere, così noi abbiamo bisogno
continuamente del calore dell’amore di
coloro che ci circondano e soprattutto
dell’amore di Dio. Ma l’amore rende
vulnerabili chi ama e anche Dio, per
l’amore appassionato che ha per le sue
creature, diventa vulnerabile, debole e,
nel suo Figlio, soffre l’umiliazione, l’infamia, l’indegnità della croce.
L’amore di Dio è la sua determinazione a cercare le sue creature, l’amore
di Dio è aver cura della pecora che
zoppica (come suggerisce il profeta
Sofonia), l’amore di Dio è la sua ostinazione a raccogliere le vite perdute
dei non amati di questo mondo, e non
c’è una vita per la quale non sia valsa
la pena lottare e morire sulla croce annunciando il Regno di Dio.
E in questo mondo che Dio si manifesta ed è in esso che ci relazioniamo
con Lui. Dio ha creato questo mondo
per noi ed è in esso che noi siamo
chiamati a scegliere di vivere una vita
comune, con le nostre differenze, con
le nostre tante difficoltà. E in questo
mondo che dobbiamo intendere la nostra vita come una disponibilità a lasciarsi chiamare e a mettersi in gioco
scegliendo di stare dentro questo spazio, in questo tempo, come hanno fatto
le generazioni che ci hanno preceduto.
E questo il mondo in cui Dio spera e
dice: Ricomincio da te!
Deborah D’Auria
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UN SEMINARIO SUD CHE FA SPERARE
ADEUIAt UN WEEK-END DI RIFUSSIONI PER RIPARTIRE
inalmente, dopo un lungo riposo,
suona una sveglia: un momento
d’incontro tra i giovani protestanti
siciliani si è tenuto ad Adelfia dal 28
Aprile airi Maggio.
In un’armoniosa eterogeneità si sono
confrontate realtà evangeliche e non
sul tema del Seminarlo Sud «... Partiamo da oggi ... Parliamo di noi...».
Il seminario ci ha condotto ad una riflessione sulla nostra esperienza all’interno del gruppo, che ognuno di noi,
partendo dal proprio vissuto, ha identificato con una realtà diversa.
La giornata di sabato ci ha visto riflettere su quali aspettative ci spingono
ad aderire ad un gruppo: l’esigenza apparsa più frequentemente è stata la ricerca di un ambiente protettivo, in cui
comunicare e stare bene con gli altri.
Ognuno di noi ha riscontrato, all’interno del gruppo, caratteristiche costanti
quali la presenza di ruoli e di regole,
queste ultime spesso tacite e finalizzate
al suo mantenimento. L’assunzione di
un ruolo si è rivelata un momento particolarmente delicato, potenzialmente
capace di creare dei conflitti: non sempre, infatti, gli altri riconoscono il ruolo
da noi scelto, così come del resto anche noi possiamo sentirci «intrappolati»
aH’interno di esso.
In base alla considerazione che la
formazione del gruppo è un processo
lento e faticoso e che la sua disgregazione è invece molto rapida, ci si è soffermati sui diversi motivi che ne deter
minano la fine.
L’incompatibilità caratteriale e la difficoltà di comunicazione sono sicuramente parse le cause più frequenti di
conflitti, che possono, però, essere superati soprattutto alla luce della condivisione di uno stesso obiettivo. L’unità
di un gruppo viene, invece, realmente
compromessa quando vengono meno
le finalità e gli obiettivi che lo avevano
fatto nascere e ne avevano determinato
la coesione.
L’aver identificato il raggiungimento
dell’obiettivo comune come uno dei
principali motivi di continuità, ci ha
inevitabilmente portato a interrogarci
sugli obiettivi dei gruppi di cui facciamo parte. E la discussione si è, a questo punto spostata, su quali fossero le
finalità dei gruppi giovanili evangelici
siciliani. È nata una vera e propria difficoltà nell’affrontare quest’argomento,
dovuta in parte alla stanchezza ma soprattutto al momento di transizione, di
disorientamento e di demotivazione
che coinvolge la nostra realtà. E su
questi interrogativi, a cui non è seguita
un’immediata risposta, che si è concentrata la sostanza di questo seminario, che ci ha condotto gradualmente a
una riflessione sul senso del nostro essere giovani protestanti e sull’esigenza,
che da ciò può scaturire, di condividere
con gli altri i dubbi, le riflessioni e gli
obiettivi che la nostra fede ci pone davanti. 11 seminario ci ha inoltre dato la
possibilità di riallacciare vecchi rappor
29 aprile ore 10: partenza da MOTTOLA
ti, di rafforzarne di nuovi e di riscoprire,
o scoprire per i nuovi arrivati, il gusto
del vivere e del progettare insieme. In
altre parole partecipare al Seminario ci
ha permesso di unire il momento di autocoscienza con quello di sperimentazione della vita di gruppo, elementi inscindibili ed entrambi importantissimi
nella crescita e nella maturazione della
nostra realtà giovanile.
La mattina seguente, dopo una serata danzante accompagnata da un’invitante sangria, anche se un po’ assonnati ci lasciamo coinvolgere dall’animazione biblica proposta da Francesco
Sciotto. Prendendo spunto dalla parabola del figlioi prodigo, abbiamo inscenato un processo: alla morte del padre
misericordioso, il figlio maggiore, non
contento del lascito, decide di impugnare il testamento. Ognuno di noi ha
potuto prendere parte attiva al processo, interpretando uno dei tre ruoli proposti: gli avvocati del figlio maggiore,
quelli del figlio minore e la giuria.
L’animazione ci ha visto riflettere sulle
dinamiche tra i fratelli in relazione alla
misericordia del padre e ha rappresentato il nostro modo di affrontare il tema
del ritorno, che ha trovato la sua simbolica conclusione con l’arrivo, nel pomeriggio, del pulmino «Teshuvà»: una
ventata di allegria e di entusiasmo che
ha rafforzato la speranza per un futuro
lavoro insieme.
Non potevamo dimenticarci di ringraziare il pastore Pawel Gajewski, che
ha tenuto la meditazione della domenica, il sociologo Marcelo e la moglie Alicia, e Sandro Spanu, segretario della
FGEl, che ha preso parte all’intera du
DUE GRUPPI
A CONFRONTO
Domenica 5 Marzo 2000, il gruppo
Fgei di Mottola ha deciso di incontrare il gruppo giovanile di Barletta per
condividere insieme nuove idee e
nuovi interessi.
«Armati» di tanta volontà siamo
giunti a Barletta dove, colpiti dall’originalità della struttura esterna del locale di culto, siamo stati calorosamente accolti dal pastore David MacFarlane.
Dopo una visita per le strade in festa della città (in occasione del carnevale) abbiamo condiviso il pranzo
assieme al resto del gruppo e ad alcuni membri della comunità. In seguito ad un pomeriggio ricco di piacevoli
intrattenimenti, abbiamo insieme realizzato il culto serale guidato da entrambi i gruppi.
Ci ha positivamente colpito il ricco
accompagnamento musicale che ha
reso più gioiosa e coinvolgente la nostra partecipazione.
Contenti di questa esperienza a
Barletta, abbiamo pensato di ripeterla
ospitandoli nella comunità di Mottola
il 25 Marzo 2000.
La serata è cominciata con la conferenza sul «Giubileo»; al termine i ragazzi mottolesi e quelli barlettani hanno disputato una partita di calcio,
conclusasi con una piacevole cena.
L’indomani mattina abbiamo partecipato al culto, cercando di riportare
la stessa gioiosità dei canti.
Quest’avventura è stata così piacevole e coinvolgente che speriamo
possa verificarsi più spesso e soprattutto con altri gruppi.
Antonella, Daniela, Miriam, Maria
rata del Seminario.
Gn particolare ringraziamento va a
Lillo Licata che con la sua ottima cucina ha reso ancora più gradevole il nostro soggiorno.
Laura Consoli e Nadia Scuderi
(Catania)
CAMPO GIOVANI
A S .SEVERA
j Anche quest’anno il Villaggio della,
' Gioventù si sta organizzando per proporre ai suoi ospiti dei campi interessanti e coinvolgenti. Da qualche anno
ormai tutti i campi che si tengono al
Villaggio sono gestiti da .staff compo'ste in maniera variegata: giovani
meno giovani, laici e pastori, persone /
con una certa esperienza e altre allei
prime armi. Quella della staff di cami po che propone una «vacanza-studio»
è una scelta che si è già dimostrata
vincente. A questa, quest’anno, il Comitato del Villaggio ha voluto affiancare l’idea di scegliere una tematica
generale comune a tutti i campi
all’interno della quale ogni singola
staff potrà spaziare approfondendone
un aspetto specifico: la cornice di
quest’anno è la Diaconia.
In particolare il campo giovani si
occuperà di «Responsabilità e servizio
di fronte alla globalizzazione della povertà. Il terzo millennio ci coinvolge
nei processi della globalizzazione
dell’economia. La povertà e ciò che
ne consegue solleva problemi di giustizia e di pace globali che l’econo
mia di mercato non è in grado di
controllare e risolvere. Sviluppo e dignità umani sono seriamente corri
promessi a vantaggio dei grandi poteri finanziari e delle economie di
guerra e le esigenze della giustizia si
impongono alla nostra attenzione e
alle nostre scelte. La consapevolezza
di vivere nella parte ricca del mondo,
cioè in quella parte che si alimenta
anche dei frutti del processo di accu
mulazione globale della ricchezza, ià"
terroga la speranza dei credenti, la loro responsabilità e il loro servizio
i Quali risposte possibili e praticabili? A
¡campo vuole essere un laboratorid
per la riflessione e per la ricerca di risposte sulla dimensione teologica
dell’economia globale.»
(Jn tema attuale e invitante propo
sto nei modi tipici di un campo gip
vani a S.Severa, coinvolgendo tutti
campisti e tutte le campiste alla
del campo e del Villaggio.
Non resta quindi che invitarvi tutti
e tutte a partecipare numerosi e numerose!
Le rappresentanti POE
Noemi La Fata e Silvia Zerbinatl
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FEDE E POLITICA^ UKA TENSIONE DINAMICA
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J Scuderi
(Catania)
Dopo avere organizzato rultimo campo studi nazionale della Fgei
{Ecumene, 28 ottobre-1^ novembre 1999), il Laboratorio politico continua
ad incontrarsi periodicamente e prosegue la propria riflessione. L’intervento che segue è stato preparato da Samuele Pigoni in occasione
dell'ultima riunione del Laboratorio e riguarda il tema del rapporto fra fede e politica, analizzato attraverso la lettura di alcune pagine di ‘‘Fedeltà
al moiun", del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer.
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Discontinuità fra fede e politica
Il Campo Studi ha chiamato in causa, come è inevitabile, il rapporto che,
come giovani protestanti, istituiamo tra
fede e politica. Questi due poli della
jjpstra identità hanno sempre provocato, lungo la storia della Fgei, un’oscilla,zione. In certi periodi è prevalsa l’accentuazione di uno di essi, in certi periodi dell’altro. In certe persone e gruppi, prevale l’accentuazione di uno di essi, in certe altre dell’altro. Questo dice
da un lato della nostra identità come
storicamente determinata: è possibile,
forse lo faremo, provare un’analisi storica di queste oscillazioni, che risponda
alla domanda sul perché in un certo
periodo prevalga un aspetto sull’altro.
In secondo luogo dice di un’effettiva discontinuità tra fede e politica, discontinuità che provoca una tensione forte e
che spiazza dalla sicurezza di facili riduzioni di una dimensione all’altra. In
Laboratorio ne abbiamo discusso e
quelle che seguono sono brevi considerazioni proposte durante l’ultima riunione come parole possibili per dire il rapporto tra fede e politica per noi e come
spunti di riflessione futura.
Vivere responsabilmente nel mondo
«Essere cristiano non significa essere
religioso in un determinato modo, fare
di se stesso un qualcosa (un santo, un
peccatore, un penitente) in base a una
determinata pratica religiosa, ma significa essere uomo; Cristo non crea in
noi il tipo d’uomo, ma l’uomo. Non è
l’atto religioso a fare il cristiano, ma la
partecipazione al dolore di Dio nella vita mondana«
(D.Bohnoeffer, «Fedeltà al mondo«)
«Se il protestantesimo ha una qualche passione dominante, essa è per il
‘profano’. Questa idea rifiuta per principio l’idea cattolica della distinzione tra
sacro e profano. Alla pretesa dell’lncondizionato (la maestà di Dio nel linguaggio cristiano tradizionale) non c’è
sfera di preferenza. Non ci sono persone, scritture, comunità, istituzioni, o
azioni che siano sacre in sé, né ce n’è
alcuna profana in se stessa.«
(Paul Tillich, «Sulla linea di Confine«)
sD.Bonhoeffer fu arrestato dalla Gestapo il 5 Aprile 1943. Sul suo tavolo da
lavoro, nella casa in cui trascorse gli ultimi giorni da uomo libero (anche se
certe sue riflessioni e poesie dal carcere
fanno pensare a un uomo libero nonostante le catene) parla di «esserci per il
mondo« come della posizione che i credenti e le credenti sono chiamati e chiamate a assumere nei confronti della esistenza, posizione che trasforma il loro
stare al mondo in «vita responsabile«.
Tale responsabilità del credente secondo Bonhoeffer è caratterizzata dalla
«rappresentanza«: il singolo è rappresentante dell’umanità, egli è definitivamente sottratto alla chiusa quiete, confortevole e rassicurante, dell’individualismo
per essere spinto nell’aperto« preoccupante territorio delle sorti di ‘tutti’. La
mia vita è vita, e non confortevole godimento personale, solo se l’altro vive, solo se l’altro può dire ‘io vivo’«.
11 capitalismo ha fondato la realtà
«materiale« di questo intreccio tra le
sorti di tutti: io mangio quel che si è
deciso che io debba mangiare solo se
dall’altra parte del mondo qualcuno «mi
sazia«, con il suo tempo di vita venduto
al capitale. Questo «calco« materiale
impresso dall’organizzazione produttiva
del capitalismo non è però «riempito«
positivamente da una solidarietà tra gli
uomini e tra le donne del pianeta, rimane dato economico strutturalmente oppressivo ed escludente.
Qui Bonhoeffer parla di un radicamento «responsabile« nelle sorti altrui di
segno profetico e solidale. La realtà di
questo segno è Gesù Cristo, l’uomo nel
quale Dio ha scelto di essere corpo definitivamente compromesso nel mondo, compagno delle sorti degli uomini e
delle donne, delle loro relazioni di potere e d’amore, dei loro bisogni e sogni,
dei loro banchetti di gioia come del loro
urlo di disperazione. Gesù Cristo ci incontra da vicino, ci chiama per nome,
nel concreto intreccio delle nostre esistenze. Questo corpo di Lei tra i corpi
di noi è amore che inaspettatamente
incontra, sorregge, trasforma e promette. Dio in Cristo ha messo se stesso
dalla parte del mondo, facendosi solidale con chi ne percorre le strade, soffrendone le sofferenze, vincendo il potere mortale delle tante solitudini. Attraverso l’umanità di Dio, nasciamo
nuovamente come «umanità di Dio«.
Cosi l’azione responsabile è animata
dalla necessità di modificare la realtà
per amore dell’altro e dell’altra di cui
condivido la sorte di essere vivente
amato incondizionatamente da Dio, e di
cui, di conseguenza, non posso accettare l’oppressione che, sempre condizionata a un potere stabilito e determinabile, toglie la vita, spinge ai margini, costringe alla lotta per la sopravvivenza.
Scegliere senza verità
Questa azione non è e non può essere pura, priva di colpa, senza rischio di
capitolazione. Essa, sempre si fa interprete dei nostri bisogni e interprete di
quelli dell’altro e dell’altra, essa sempre
rischia nella liberazione per cui lotta,
infatti «quell’azione avviene interamente nel campo del relativo, nella penombra ambigua che la situazione che la situazione storica spande intorno al bene
al male; avviene nella molteplicità degli
aspetti sotto cui appaiono i fenomeni.
Non c’è soltanto da decidere tra il diritto e l’ingiustizia, tra il bene e il male,
ma anche tra un diritto e l’altro, tra una
giustizia e l’altra....Appunto perciò
l’azione responsabile è un rischio liberamente assunto, che nessuna legge
giustifica, che si compie rinunciando a
qualsiasi valida autogiustificazione, e
rinunciando pertanto a avere la suprema conoscenza del bene e del male«.
La giustificazione delle nostre scelte
politiche non è nelle nostre mani: essa
è, pericolosamente e sorprendentemen
te, nelle mani libere di Dio. Ed è errore
cercare tale giustificazione, cercare, tra
le cose del mondo, una verità assoluta
che permetta scelte «giuste«. Si tratta
della relazione dinamica tra mondo, come orizzonte del «penultimo«, e Dio, come orizzonte «ultimo«. Stare radicati nel
«penultimo« senza considerarlo «ultimo«.
Stare radicati nel mondo senza sostituire Dio. Scegliere senza verità. Rimanere
«fedeli alla terra« allora chiama, da un
lato, al compito di compromettersi totalmente laddove l’umanità venga oppressa, dall’altro, a sostenere l’esposizione al relativo che è possibilità di errore, di contraddizione, di smarrimento,
che in quanto esseri umani, cioè «tentativi« situati, non possiamo evitare.
Alcune indicazioni...
Quali indicazioni colgo allora riguardo al rapporto fede e politica dalla lettura delle pagine sulla «Fedeltà al Mondo« di Bohnoeffer?
1 ) La nostra identità è strutturalmente politica: l’inserimento nella socialità
dell’unicità che ognuno e ognuna di noi
, non è spinto da desideri personali o
imposto da forze esterne, esso è incondizionato, ci precede ed è l’unico luogo
in cui sia possibile la parola e l’azione
consapevoli di sé, in cui i frammenti
biografici si trasformino, nell’incontro
con altri e altre, in «percorso personale«: siamo al mondo come individui sociali. Dobbiamo rimanere fedeli al
mondo, praticandone pienamente la
socialità nella Fgei come nella società..
2) Delia nostra vita è chiesto un rendiconto: quello che accade sulla terra,
a essa siamo radicati, ognuno e ognuna come rappresentanti di tutti e tutte.
11 Dio che si è incarnato non permette
fughe dal mondo, ne isolamento in
spazi sacri separati da spazi profani.
Radicati nel mondo, in esso siamo
sempre situati, il nostro sguardo è inevitabilmente parziale, le nostre decisioni sempre precarie. Qui, nell’orizzonte
delle cose penultime, dove non c’è né
bene assoluto né male assoluto, Dio ci
incontra chiamandoci alla responsabilità di fare delle scelte. Ed è perché sta
nel mondo a fianco a noi, amandoci,
che è tolta la necessità di criteri ultimi
di verità per le nostre scelte.
3) Tra fede e politica c’è discontinuità, c’è tensione dinamica, al centro
di questa oscillazione, pericolosamente, c’è la nostra libertà: esporci politicamente vuole dire darsi totalmente e irrimediabilmente per cause nelle quali
l’umanità, di cui ognuna e ognuno di
noi è rappresentante, viene oppressa.
Fare questo ci lascia senza protezioni,
la nostra fede non serve a giustificare le
nostre scelte politiche. 1 nostri obbiettivi
chiedono serietà assoluta ma gli esiti
sono sempre frammentati.
4) Non c’è un luogo politico in cui
testimoniare privilegiato rispetto a altri,
sta a noi individuare, con strumenti di
analisi del reale, gli spazi che di volta in
volta ci coinvolgono come «rappresentanti« dell’umanità. L’individuazione di
questi strumenti è una sfida che dobbiamo accettare e un cammino che
dobbiamo percorrere insieme. Al campo Studi abbiamo provato a iniziarlo,
così in Albania, in Croazia, nel percorso di «Essere Chiesa Insieme».
Queste considerazioni sono molto
generali, forse poco più che parole
d’ordine. Dicono però della fatica con
cui cerchiamo di essere quello che siamo: credenti che stanno con i piedi nella terra e lo sguardo un po’ più in alto.
Samuele Pigoni
16
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a
dal consiglio
asta dare un’occhiata al notiziario per capire su che cosa ci siamo arrovellati nella
scorsa riunione di Consiglio. Tutto bene? Insomma. Mancano ancora moltissime iscrizioni dei
gruppi e questo è molto preoccupante perché le
iscrizioni sono l’indice più vero dello stato di salute della FGEl. FGEl che per altro fa un sacco di
cose, come si vede sfogliando queste pagine del
Notiziario.
Il viaggio del pulmino Teshuvà è stato anche il
viaggio di ritorno ai gruppi locali, alle loro mille
fragilità, ma anche alla loro imprescindibilità se
vogliamo che la Federazione abbia un contatto
reale con le città, le chiese, con le persone.
Colgo l’occasione per invitarvi tutte e tutti a
pensare seriamente di partecipare ai campi estivi.
Sono esperienze che lasciano il segno, dalle quali
non si torna mai come si è partiti. In particolare
pensate ai centri più lontani, quelli che maggiormente hanno bisogno di noi, Bethel, Adelfia...
Stiamo ancora in ballo nel cercare di partecipare ad un campo in Kosovo quest’estste sulla
gestione non violenta dei conflitti. A chi fosse interessato/a prego di farsi vivo/a all’e.mail:
fqei@libero.it.
Per tutte e tutti voi un buona estate se non vi
vedrò prima.
per il consilgio, Sandro Spanu (Milano)
Atti
Roma l°-2 aprile 2000
BS» 40 - Il Consiglio incarica il segretario di scrivere una lettera al Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(FCEI), in cui riportare le valutazioni del
Consiglio FGEl sul progetto GephyraBridge.
41 - Il Consiglio incarica il segretario di scrivere una lettera di ringraziamento a tutte le
persone che hanno preso parte al progetto Ghephyra-Bridge in Italia.
i®> 42 - Il Consiglio stabilisce di aderire all’Associazione 31 Ottobre, per una scuola laica
e pluralista.
Bs* 43 - Il Consiglio nomina Cristina Cipriani rappresentante dell’EBFYC
b3- 44 - Il Consiglio incarica Enzo Marziale di scrivere l’editoriale per il numero di maggio
del Notiziario FGEl, sul viaggio del pulmino Teshuvà.
Es* 45 - Il Consiglio incarica Sandro Spanu di preparare la prossima discussione di contenuto sull’Assemblea/Sinodo e sui rapporti
BMV.
06-9499014
Canì|$H6M%»zl/« <14-17 anni)
I 10*«^
«Giro giro tondo, gioca con il mondo»
Campo studi
8-19 agosto
«La cena del Signore»
Campo cadetti
14-23 luglio
«Sotto il tepee»
Campo giovani (18-35 anni)
. : : 1-10 agosto _
«Etica dell’ascolto
tra identità e differenze»
0766-570055
Campo giovanissimi (14-17 anni)
17-20 luglio
«Mosaico...ovvero la forza
del sogno condiviso»
Campo giovani (18-35 anni)
5-17 agosto
«Responsablità e servizio di fronte
alla globalizzazione della povertà»
Campo ragazzi (11-13 anni)
i 18-28 agosto
«Vengo anche io - No tu no perché no?»
0121-807514
Agape
Campo cadetti (14-17 anni)
25 giugno - 5 luglio I
«Libertà, alterazione, alienazione»
Campo cadetti (14-17 anni)
. 6-16 luglio 1
«Ricomincio da tre»
Campo giovani (18-25 anni)
« 6-161ugBo ^
«Identità e conflitti»
Campo teologico
13-20 agosto
«Litugia e ritualità»
Campo politico
(Riprendiamoci la politica»
REDAZIONE; a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15,10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, fax 081/291175).
kREDATTORI/TRICI; a Torino Anna Bottari, Cristina Ferrara, Massimo Gnone, Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana Recchia, Pietro Romeo; a Napoli Marta D'Auria (tei 081/273194);^
?oma: Lula Nitti. ' ^ .
^er la cQ|^ondenz^nche: rQÉtío@r\iort
Fascicolo interno a RIFORMA n. 21 del 26 maggio 2000. Reg. Trib. Pinerolon. 176/1951. Responsabile ai sensi dìTegge: Piera Egicli. Edizioni Proléstanti srl, Vlh^n PioVn. IsTis, 10125 Torino:
Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
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tffNERDi 26 MAGGIO 2000
PAG. 9 RIFORMA
W Tra Prarostino, San Secondo e Osasco
Finalmente la fognatura
Sono finalmente ripresi i lavori per il completamento del
collettore fognario principale che unisce in consorzio i Comuni di Prarostino, San Secondo e Osasco. Si tratta di un’opera
necessaria e attesa da anni per affrontare in modo risolutivo il
problema della depurazione. Gli scavi, fermi da lungo tempo a
causa di problemi burocratici per l’attraversamento della ferrovia, sono ripresi nei giorni scorsi in via San Rocco a San Secondo: si prevede la chiusura della strada con una deviazione
del traffico automobilistico verso via Delio Godino; solo 1 residenti avranno comunque titolo per passare. I lavori proseguiranno gradualmente verso monte raggiungendo così l’abitato
di Prarostino, ii tutto per un periodo di alcuni mesi.
i Terza edizione di «Fieraffari»
La PInerolo commerciale
Giunta alla sua terza edizione aprirà i battenti al pubblico sabato 27 maggio in piazza III alpini a Pinerolo la manifestazione
«Fieraffari - Pinerolo commerciale». La mostra, organizzata dal
Comitato Pinerolo fiere, dal Comune e dall’Ascom pinerolese,
presenterà anche quest’anno ai visitatori un percorso nutrito
attraverso diversi stand ed esposizioni di attività commerciaii
pinerolesi. L’itinerario di visita alla manifestazione propone
anche un percorso di «scoperta del gusto» che sarà fortemente
caratterizzato dall’offerta enologica della Provincia di Torino
che presenterà in appositi momenti dedicati lunedì 29 maggio
alle ore 18 e alle 21 e mercoledì 31 con gli stessi orari degustazioni di vini doc tra cui il tipico «Pinerolese».
) 7
Fondato nel 1848
Fa discutere in vai Chisone la proposta di una ditta privata giunta alla Provincia di Torino
Perplessità sulle nuove centrali
- f Uno rete di impianti che, captando acqua da cinque punti del Chisone, dovrebbe aumentare
l'energia disponibile. Lo Comunità montana vuole sentire anche il parere degli ambientalisti
DAVIDE ROSSO
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CONTINUA a far discutere e a trovare
oppositori in vai Chisone
ia proposta avanzata alla
Provincia dalla Idroval
(società di imprenditori
delle acque, nata proprio
in vista della realizzazione di questo progetto) di
creare cinque nuove centrali idroelettriche sul
tenente Chisone nel tratto che va da Pragelato a
Porte realizzando contemporaneamente un
collettore fognario che
trasporti gli scarichi prodotti nei vari comuni a
un unico depuratore posto nei pressi di Pinerolo.
Da quel che è emerso il
progetto prevedrebbe in
sostanza, attraverso una
serie di rimandi di acqua
da una centralina a un’
altra, la creazione di una
rete di impianti per i primi 20-25 chilometri circa
di percorso del torrente
la cui portata sarebbe
mantenuta costante al
10% della sua reale portata naturale. L’intervento porterebbe a un aumento della produzione
di energia del 30-40%, rispetto a quella attualmente prodotta con i
vecchi impianti. La Idrovai proporrebbe anche a
fianco di questa rete la
realizzazione di un collettore unico che raccogliendo gli scarichi dei
vari Comuni valligiani
permetterebbe a questi
di non scaricare più in
Chisone le acque di scarico, sia pure depurate, ma
m trasportarle a Pinerolo
dove sarebbe prevista la
costruzione di un megadepuratore. L’intera operazione, in termini economici, costerebbe intorno ai 60 miliardi, molti
nei quali ancora da trovate, e porterebbe a detta
nagli estensori del piano
*' posti di lavoro in valle
acqua del Chisone pulianche se in quantità
^'tiore. Ma i dubbi e le
perplessità avanzate sul
Ptogetto sono molte è areia più parti.
, jjfll'ultima riunione
nu argomento, tenutasi
erosa venerdì 19 magj otganizzata da Les^biente, si sono solleali’f ^ meno contro
ci ri trllre alle vo
cho ambientalisti an
fltielle di alcuni amjn'stratori e cittadini,
nmbientalisti sosten
Il bacino e la centrale idroelettrica di Viiiar Perosa
gono tra l’altro che «le
opere porterebbero a
una forte artificializzazione del territorio con
danni ambientali notevoli ottenendo tra l’altro,
con la diminuzione della
portata d’acqua del torrente, l’estinzione di
molte forma di vita esistenti». Molti valligiani
sono preoccupati anché
dal possibile inquinamento acustico di queste
centrali idroelettriche oltre che dal pericolo che si
creino dei problemi agli
attuali pozzi per il rifornimento idrico causati
dalle captazioni d’acqua.
La Comunità montana
chiamata ad esprimersi
sul problema si è presa
tempo non volendosi
sbilanciare su una questione tanto spinosa e ha
incaricato un proprio
consulente, l’ingegner
Giuseppe Daviero, di analizzare il progetto. I risultati del lavoro di Daviero verranno presentati
lunedì 29 maggio in un
Consiglio aperto della
Comunità montana richiesto da una parte delle minoranze al fine di
avere chiarimenti sull’intero progetto e sulla posizione dell’ente. Il presidente della Comunità,
Prinzio, assente all’incontro di Perosa, ha dichiarato in una lettera
inviata a Legambiente la
sua intenzione comunque di voler coinvolgere
le associazioni ambien
taliste nella discussione e
lo stesso Daviero nel corso dell’incontro ha detto
che benché il suo lavoro
riguardi sostanzialmente
l’ipotizzato collettore di
valle molte delle preoccupazioni avanzate troveranno risposta alla
presentazione del progetto completato e che
anche i costi probabilmente verranno ridotti.
Ma le preoccupazioni rimangono per questo intervento che molti vedono oltretutto come devastante per il patrimonio
naturalistico della valle,
un patrimonio che rappresenta un vaiore aggiunto importante anche
da un punto di vista turistico. Le preoccupazioni
sono anche per gli enormi cantieri che attraverseranno la valle, si parla
di far passare tubazioni
con un diametro di un
metro e mezzo con scavi
di «trincee» da 3 metri, e
c’è chi si chiede anche
che cosa capiterebbe se i
fondi per la realizzazione
del collettore non si trovassero quando le concessioni per le centraline
fossero già state date.
In attesa del 29 maggio,
quando se ne dovrebbe
sapere di più, la richiesta
generale è stata comunque quella di avere più
informazione su una decisione che non può essere presa solo da qualcuno
ma che deve coinvolgere
l’intera popolazione.
Anche nel Pinerolese
Arrivano gli aiuti
alle famiglie
Stanno arrivando in
questi giorni alle famiglie
del Pinerolese gli assegni
per i nuclei con almeno
tre figli e un reddito inferiore ai 36 milioni e per le
neomamme senza assistenza e con reddito basso, così come previsto
dalla legge finanziaria del
1998. Il provvedimento
ha fatto molta fatica ad
essere attuato, sia per
mancanza di informazioni chiare sulle procedure
sia perché è stato difficile
far partire in sinergia gli
enti pubblici preposti ad
attuarlo, ovvero i Comuni
e ie locali sedi dell’lnps. 1
beneficiari stanno ricevendo direttamente a casa gli assegni, con l’importo loro spettante in
base agli accertamenti a
suo tempo effettuati dai
Comuni. Si spera ora che
nei prossimi anni l’erogazione sia più rapida e
quindi efficace: l’aiuto
previsto è infatti un assegno mensile di circa
200.000 lire, per tredici
mensilità. Sempre in
questi giorni è in attuazione un provvedimento,
nuovo nel suo genere ma
anch’esso volto a tutelare
le famiglie con figli minori che frequentano la
scuola. Il ministero della
Pubblica istruzione ha
previsto infatti un tetto
massimo per la spesa per
l’acquisto dei libri di testo per l’anno scolastico
2000-2001, per cui i docenti, che in questi giorni
stanno comunicando ai
propri dirigenti e poi alle
case editrici le conferme
o le nuove adozioni, non
dovranno proporre l’acquisto di testi per una
somma che, per esempio,
nelle prime classi delle
medie non superi complessivamente le 530.000
lire e nelle due successive
le 210.000.
ICONTRAPPUNTOI
FEDE E RICERCA
Di SPIRITUALITÀ
CLAUDIO PASQUET
All’assemblèa delle chiese del 1“ circuito, ritrovatasi ad Angrogna venerdì 19
maggio, hanno partecipato
circa 50 persone che da
quest’anno hanno sperimentato una nuova formula per introdurre i lavori.
Dopo la lettura della relazione del Consiglio, invece
di leggere, una per una, le
relazioni delle
sei chiese, si è
incaricato il
past. Taglierò
di presentare i
temi comuni
da sottoporre
all’assemblea.
Da questa
anteprima sono emerse cinque linee di
tendenza, ognuna contraddistinta da
ombre e luci. 1) Tutte le
chiese registrano un calo di
frequenza ai culti, ma tutte
vedono un maggior coinvolgimento in occasione di
culti speciali: per giovani,
per famiglie, in giornate
comunitarie ecc, 2) In tutte
le chiese segnano U passo le
riunioni quartierali di vecchio tipo, mentre aggregano le riunioni speciali a temi, quelle occasionali, magari conviviali, e quelle
estive all’aperto. 3) Vi è un
calo generale della vita dei
gruppi tradizionali, eccetto
forse i gruppi femminili, e
particolarmente complicata sembra essere la progettualità dei gruppi giovanili;
ma tutti hanno considerato
più che positiva la giornata
giovanile sul tema della remissione del debito gestita
dai giovani delle nostre
chiese. 4) Tutte le chiese si
lamentano del peso e dell’onere degli stabili, ma tutte le chiese sono riuscite, in
tempi recenti, a far fronte a
grandi opere di ristrutturazione. 5) Tutte le chiese sono, infine, più consapevoli
che in passato della necessità di aprirsi all’esterno:
dalla partecipazione a mostre esponendo i libri Claudiana, all’incontro con i turisti, al ricevimento di
gruppi che giungono dall’esterno: siamo tutti impegnati in questo nuovo settore di impegno.
11 dibattito si è concentrato soprattutto su alcuni
punti scaturiti da questi temi. Un ordine del giorno
incoraggia il Consiglio a
porre in essere a partire
dall’autunno uno studio biblico comune a tutte le sei
chiese del circuito tale iniziativa non dovrà sostituire
le iniziative locali di riflessione biblica, ma integrarsi
con esse. È un timido passo
verso quella maggiore collaborazione tra chiese sempre auspicato, ma difficile
da realizzare perché le comunità sono molto legate
al loro campanile.
Per quanto riguarda i
giovani qualcuno ha osservato che, per una volta,
non si è parlato di problema, ma di ri
Tante persone
cercano risposte
fuori dalle chiese:
e noi che cosa
offriamo loro?
sorsa giovanile. Incoraggianti. sono
gli incontri
comuni e le
giornate gestite insieme,
anche se rimane la difficoltà aggregali va a livello locale. Ottimo è il lavoro comune
svolto dal coordinamento
delle scuole domenicali del
circuito che ha portato a
uno spettacolo di fine anno
in cui sono stati coinvolte
più di 150 persone tra
bambini e monitori.
Forse la cosa più singolare è successa quando si è
voluto parlare del rapporto
tra le chiese e le opere. Ovviamente il circuito ha incoraggiato tutti a intensificare ^ incontri di reciproca conoscenza proposti dal
distretto e questo progetto
continuerà. Ma, paradossalmente, la discussione ci
ha portati a parlare della
nostra vita di fede, dei problemi che ci sono posti da
quanti cercano spazi di vita spirituale in realtà esterne alle chiese. La mancanza del radicamento biblico,
la fatica per tenere insieme
gli aspetti burocratici e
istituzionali della chiesa e
l’apparente mancanza di
un profondo senso esistenziale nelle cose che facciamo, ha portato l’assemblea
a votare un ordine del giorno in cui si è deciso di dedicare l’assemblea di ottobre 2000 al tema delle nostra spiritualità. Si tratta di
modificare i modi in cui la
viviamo, o di rifiutare alcune ricerche di senso che sono estranee alla nostra fede e al discorso biblico?
Probabilmente vi è un intreccio delle due cose, in
ottobre vedremo, intanto
riflettiamoci!
L’Assemblea ha anche
ricordato alle chiese la visita della équipe Cevaa che
avrà luogo nell’autunno
2001 quando, per alcuni
mesi, fratelli e sorelle che
giungono dai cinque continenti condivideranno con
noi tutti gli aspetti della vita ecclesiastica.
18
PAG. 10 RIFORMA
E Eco Delle Iàlli \äldesi
VENERDÌ 26 MAGGIO 2|
Cè un momento di crisi nell'Agess-val Pellice
Le dimissioni di Bruna Peyrot
MASSIMO CNONE
CAMBIO al vertice, ma
gli interrogativi restano aperti. Bruna Peyrot ha presentato la lettera di dimissioni da presidente dell’Agess, la società incaricata del recupero e della gestione dello storico feltrificio Crumière di Villar Pellice.
Così, dopo le dimissioni
di 2 altri consiglieri, l’assemblea dei soci del 30
maggio dovrà vedersela
col possibile rinnovo
dell’intero Consiglio di
amministrazione o di
una parte di esso.
«Le dimissioni - spiega
il presidente della Comunità montana vai Pellice,
Claudio Bertalot - fanno
seguito a una mia richiesta fatta all’inizio di aprile. La giunta della Comunità montana ha compiuto una serie di verifiche sul funzionamento e
sull’operato del Consiglio di amministrazione
dell’Agess: da quest’indagine è emersa una crisi
di rapporti fra Consiglio
e soci, ma nulla che possa riguardare la figura
della presidente. Inoltre,
i Comuni non soci lamentano la poca traspa
renza e la scarsità di informazione rispetto all’operato e alle scelte dell’Agess. Mi è parso opportuno chiedere alla
presidente di farsi un attimo da parte». Inizialmente Bruna Peyrot non
aveva accettato la proposta, ma qualche giorno fa
la nuova decisione è diventata ufficiale. «Anche
all’interno dello stesso
Consiglio di amministrazione - dice Bertalot c’era una differenza di
vedute». Bruna Peyrot,
interpellata dopo la notizia, non commenta. E il
futuro presidente dell’Agess? Bertalot non si sbilancia; «Troppo presto
per dirlo; a questo punto
3 membri del Consiglio
su 7 sono dimissionari,
nell’assemblea di martedì bisognerà nominare
delle persone che consentano di lavorare».
L’Agess, di cui Bruna
Peyrot era presidente fin
dalla sua costituzione nel
maggio dello scorso anno, è una società per
azioni a capitale misto
pubblico e privato; fra i
soci ci sono anche la Comunità montana vai Pellice, i Comuni di Villar
Pellice, Bricherasio, An
grogna e Luserna San
Giovanni, la Chambra
d’Oc, la cooperativa Tarta
Volante e il Cai-Uget vai
Pellice. La società si occupa della gestione dello
stabile e delle iniziative
correlate: il primo lotto
della ristrutturazione è
stato completato, e i lavori per il secondo, la sezione più importante dell’intero progetto, termineranno, rispettando i tempi stabiliti, nell’agosto
2001. Due mesi fa il Consiglio comunale di Villar
Pellice ha approvato la
bozza di convenzione fra
Agess e Comune per la
gestione del primo lotto,
che viene quindi completamente affidato alla società; nel solo 1999 il Comune di Villar aveva speso una trentina di milioni
per i soli costi di gestione.
Le potenzialità del progetto Crumière, come ci
aveva spiegato la stessa
Bruna Peyrot, sono nella
continuazione delle visite nel museo di archeologia industriale, per ora
rimasto aperto solo in rare occasioni, nel lavoro
di formazione con le
scuole del territorio e,
dal 2001, nella funzione
di foresteria e ristorante.
gemellaggi fra i Comuni
Costruire l'Europa
dei popoli
FEDERICA TOURN
UNA cosa è certa; 1’
Europa va costruita
non soltanto sull’unione
della moneta, ma anche
su quella dei popoli. È
questa la convinzione comune alla base del convegno «I gemelli si incontrano» che si è svolto lo
scorso 20 maggio al padiglione «Pian de la Tour» a
Perosa Argentina. Erano
presenti diversi sindaci
ed ex sindaci delle valli
Chisone e Germanasca,
le delegazioni dei paesi
gemellati, qualche rappresentante delle associazioni locali e naturalmente presidente e assessori della Comunità montana organizzatrice. Purtroppo il «Palaplan» non
ha visto molti altri partecipanti, se si esclude un
gruppetto di ragazzi della
scuola media «Gouthier»
di Perosa Argentina.
Il convegno si è quindi
risolto in una passerella
di amministratori nostrani e «gemelli» sulla
bontà dei legami fra paesi europei. I buoni rapporti fra paesi vicini pos
sono portare non solo occasioni di amicizia ma
anche posti di lavoro; a
questo proposito, «è importante che chi lavora
negli enti locali si impegni a superare le difficoltà
e a realizzare opportunità
concrete di sviluppo, nella direzione delle tanto
auspicate regioni europee», ha detto l’assessore al Turismo della Comunità montana. Marco
Bourlot. Va in questo senso la richiesta fatta dal
delegato di Mirabel-etBlacons, paese gemellato
con Pomaretto, di dare ai
ragazzi francesi la possibilità di fare stages formativi nelle aziende del
Pinerolese.
Tutti hanno poi vantato il clima di grande affetto reciproco in cui si
svolgono i contatti e gli
scambi fra i Comuni
gemellati; Pinasca con
Wiernsheim, Pomaretto
con Mirabel-et-Blacons,
Perosa Argentina con
Pian de la Tour, Inverso
Pinasca con l’Argèntiere
La Bessée, Pragelato con
Ober-Ramstadt e Porte
con Chautagne.
Una «colonna» di Angrogna
La scomparsa
di Silvio Berlin
JEAN-LOUIS SAPPE
IL più delle volte se ne
arrivava con qualche
minuto di ritardo ma
ogni domenica era lì, al
culto, e trascinava il canto dell’esigua comunità
con slancio e vigore. Conosceva a memoria quasi
tutti gli inni, specialmente gli «Psaumes et cantiques» che aveva imparato fin dai tempi della
scuola domenicale e poi
nei lunghi anni della sua
militanza nell’Unione
giovanile di PrassuitVerné e nella corale.
Nella chiesa di Angrogna. Silvio Bertin, scomparso in questi giorni
all’età di 80 anni, aveva
un posto importante; diverse volte fu lui a rappresentarla alla Conferenza distrettuale e al Sinodo e per lunghi anni
coordinò i lavori della
commissione stabili. Negli Anni 50 fu tra i promotori della costruzione
della sala, contribuendo
con altre decine di unionisti ai lavori di sbancamento a «pie e pala»
della collinetta destinata
a ospitare il grande locale
dove organizzare assemblee e pranzi comunitari,
recite e concerti.
Era anche un bravissimo attore. Silvio de Preisùch; molti lo ricordano
protagonista tanto in
ruoli brillanti (La zia di
Carlo), quanto in quelli
drammatici (Il vecchio
caporale Simone), quando le lacrime, previste dal
copione, sgorgavano co
ACCOGLIENZA
PROBLEMI
DI ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa;
tei. 51045-51.379
Ospedale Pomaretto
Tel; 82352-249
day ospitai
piosamente, senza trucchi né artifizi, per l’intensa partecipazione alla vicenda che stava interpretando in palcoscenico.
Una sensibilità che si
esprimeva anche nelle
poesie che costituivano
un momento molto atteso ai pranzi del XVII Febbraio; opere semplici,
dalle rime un po’ forzate,
ma che testimoniavano
l’attaccamento di «Pippo»
alla propria terra, alla comunità, alla storia e alla
tradizione che difendeva
con vigore, con quel mix
di brontolona ironia contro le innovazioni, anche
ecclesiastiche, spesso per
lui difficili da accettare.
Aveva speso una buona parte dei suoi anni
migliori nella società civile, dall’associazionismo (fondatore e presidente della società sportiva. animatore del gruppo degli alpini in congedo) all’amministrazione
comunale, prima come
consigliere, poi assessore
e sindaco; quasi trent’anni di intensa attività, da
condividere con il lavoro
di operaio alla Stamperia
di Torre e poi, alla chiusura degli stabilimento
Mazzonis, in un’azienda
di Bibiana che raggiungeva quotidianamente da
Prassuit dove nel 1947
aveva costruito la sua casa, con una «vespa» azzurrina. Una persona attivissima, che soltanto il
male ha saputo fermare,
nell’estate del 1998.
Al funerale, nel tempio
gremito del capoluogo,
l'assemblea ha cantato
con molta emozione l’inno 116 «Siam figli d’un
solo riscatto», il cantico
da sempre preferito da
Silvio Bertin, le cui parole, come ha giustamente
ricordato il pastore Taglierò, bene esprimono la
profondità della fede, la
solidarietà e l’impegno
che hanno caratterizzato
tutta la vita di questo nostro fratello in Cristo.
Consiglio comunale di Luserna San Giovanni
Liei e le aree industriali
Un Consiglio comunale affollatissimo con una
valanga di interpellanze
presentate dai gruppi
della minoranza di Lega
Nord e Alternativa per
Luserna San Giovanni.
Una seduta che termina
in tarda serata. Così il
Consiglio di lunedì 15
maggio nel più grande
Comune della vai Pellice.
Moltissime interrogazioni «con risposte evasive», commenta il capogruppo della Lega, Giovanni Corda. In particolare si è dibattuto dell’Ici
per le aree indu.striali, «a
Torre Pellice esiste una
commissione specifica ricorda Danilo Colomba
di Alternativa per Luserna San Giovanni - mentre nel nostro Comune
tutto è stato deciso dalla
giunta, privando le categorie interessate della
possibilità di esprimere
delle valutazioni».
«La posizione del Comune è chiara - replica
l’assessore ai lavori pubblici, Roberto Delladonna - Pici va applicato».
Altro capitolo oggetto di
interrogazioni riguardava
la manutenzione delle
strade, in particolare di
via I Maggio. «11 termine
dei lavori per i marciapiedi - dice Corda - è slittato dal marzo di quest’
anno al 2001, noi abbiamo chiesto chiarimenti».
Continuano intanto i lavori per il canale fognario
che partirà da via Matteotti; «Entro settembre
l’opera sarà completata spiega Delladonna - e
questo permetterà di risolvere il problema dell’inquinamento nel canale di Pralafera».
La nuova organizzazione dei trasporti, settore
ora di competenza provinciale, richiede anche
per i Comuni una pianifi
cazione mirata. «Un accordo con la Comunità
montana - dice il consigliere delegato ai trasporti, Claudio Revel - non è
ancora dietro l’angolo,
ma sarebbe indispensabile un coinvolgimento di
più Comuni per il servizio
di pullman "pollicino”:
servono più corse, se
pensiamo che è un servizio indirizzato alla fascia
più debole della popolazione. Attualmente il Comune di Luserna, promotore dell’iniziativa, spende più di 60 milioni per il
mantenimento del servizio, a fronte dei 12 milioni di Torre Pellice e dei 5
milioni di Lirsernetta».
Nel corso della seduta
di lunedì è stato anche
approvato il nuovo piano
comunale per la protezione civile. Il Comune di
Luserna San Giovanni ha
poi aderito all’Atl valle di
Susa e Pinerolese.
NELLE CHIESE VALDESI
1° CIRCUITO — Giovedì 1“ giugno, alle 20,45, culti
dell’Ascensione nel tempio di Bobbio Pellice
COLONIE ESTIVE A VALLECROSIA — Le colonie a ,,m
estive del soggiorno di Vallecrosia si svolgeranno | ^ g
dal 12 al 24 giugno per bambini/e dai 6 ai 9 anni’''*® npiiic
(responsabile Patrick Stocco, tei. 0121-81316), uHnrf
25 giugno al 7 luglio, per bambini/e dai 10 ai aplla
anni, responsabile Anne Pilloud (tei. 0121-75726) i
ASSEMBLEA 3» CIRCUITO — Alle 20,30 di venerdi^ftugon
26 maggio assemblea a Ferrerò. ’"jjg jggg,
ANGROGNA — Domenica 28 maggio, culto nella sa-éconda dat
la con assemblea di chiesa. gnerdì 19 n
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 28 maggio;g®®®¿J|¡'
bazar del Cucito, ore 11,30-17,30.
.ina
rancoforte
FRALI — Domenica 28 maggio, alle 10, assemblea* ; valdesi»
di chiesa. Alle 14,30 «Superbazar». jssuto la s
PRAMOLLO — Domenica 28 maggio alle ore 14,45jppa ufficia
bazar a cura dell’Unione femminile. pione di 2
PRAROSTINO — Domenica 28 maggio, alle 9 culto
al Roc, alle 10,30 culto a Roccapiatta. tata ospite
„ e oer tre gii
SAN SECONDO — Domenica 28 maggio, alle 10,.untata ne
culto a cura dell’Unione femminile. ñeca di
TORRE PELLICE — Domenica 28 maggio, alle lo.lizione gasi
nel tempio del centro assemblea di chiesa coiiin gemella
elezione di due anziani e relazione annua deisdict lonta
Concistoro sull’attività della chiesa. «asce 300 ar
VILLAR PELLICE - Sabato 27 maggio, alle 14,30,f’^.€Ì®jti
incontro al presbiterio dell’Unione femminile,i p
per valutazione delle giornate del bazar e per r;
preparazione del culto come
VILLASECCA — Domenica 28, dalle 14,30, bazar.
fcenza recq
topo dei rt
RADIO BECKWITH EVANGELICA
(fm 91.200 e 96.550)
culto in diretta
domenica 28 maggio - ore 10
dal tempio valdese di San Germano Chisone
Gl
ere
Si dice che
bella e che
San Germano Chisone
Giornata ecologica
liuesta capi
|o spesso ri
lempo piov
Mi stud e
Sensibilizzare la cittadinanza al rispetto della
natura. È questo il senso
delle giornate ecologiche
organizzate, da alcuni
anni a questa parte, in
vari Comuni del Pinerolese dalle diverse amministrazioni e dal consorzio Acea. Domenica 21
maggio è toccato a San
Germano Chisone dove
sono stati predisposti
dall’Acea due appositi
punti di conferimento
per favorire il lavoro dei
volontari, dell’associazione Turinella e degli
Aib che nel corso della
giornata si sono posti come obiettivo la ripulitura
di due zone specifiche
del paese: una a nord
(nelle vicinanze della
borgata Savoia) e una a
sud (nei pressi della borgata Turina). Come già
gli anni passati sono stati
molti i volontari coinvolti
e anche molta la spazza
ìquentano il
;no del Coll
questa cittì
¡bratastraor
sole li ha fo
accompagr
la durata d
L’oppórtur
l'Irlanda
’annuale s
I Hc^kstow
Buolino i I
lina classe,
Italia ne
nio per cc
(hi storici
lesi, goder
Sestriere e
Ipoele Lani
Il tanto 1
4i andata
lina grigia
montese.
tura raccolta. «È un’iniziativa importante - dice maggio, t
il sindaco di san Germa- ^’aeropc
Clara Bounous - che
no
4ove ad at
è divenuta un appunta- liani, oltr
mento ormai tradizionale che speriamo possa
servire a invogliare maggiormente le persone ad
avere cura per il territorio e perla natura».
Leonardo Boff a Pinerolo
Letica della cura
DAVIDE ROSSO
OCCORRE far sì che la
categoria della «cura» emerga per far nascere un nuovo modo di
rapportarsi agli altri, di
concepire lo sviluppo e
l’ecologia ma anche la
dimensione umana e garantirne la sopravvivenza. Questi sono alcuni
dei temi trattati dal teologo Leonardo Boff nel
corso della serata organizzata a Pinerolo dalle
chiese cattolica e valdese
lunedì 15 maggio. Boff,
che parlava sul tema «Vita e morte sul pianeta
terra», ha subito preso di
petto il problema cominciando a descrivere la situazione di disparità esistente tra il Nord ricco
del pianeta e il Sud povero ma anche parlando di
una globalizzazione dell’economia a scapito della solidarietà, di un siste
ma di mercato che si pone al di sopra dell’etica e
della politica. Per Boff
non bisogna però essere
contro il mercato ma
contro «questo tipo di
mercato che è competitivo e che basandosi sulla
logica dello sfruttamento
produce disugualianze».
La proposta del teologo
latinoamericano è quella
di una riconversione che
abbia al suo centro i concetti di famiglia globale,
di centralità della vita e
della cura, cioè di un
rapporto amorevole con.
gli altri basato sulla tenerezza e sulla solidarietà
che deve portare a una
nuova umanità attenta
alla «Casa comune», la
Terra. È un’utopia quella
proposta da Boff che ha
sullo sfondo quello che
lui dice essere il grande
messaggio di tutte le religioni «Difendere quelli
che hanno meno vita».
Una gita alla Casa balneare di Vallecrosia
Scuole domenicali al mare
La scena che si presentava a un’ospite della Casa valdese di Vallecrosia
nella mattina di domenica scorsa, raffigurava
una grande famiglia allargata, con bambini, familiari e monitori tutti
seduti in cerchio a riflettere, neanche a farlo apposta. proprio sul tema
della famiglia di Gesù.
Per il terzo anno consecutivo le scuole domenicali del 2" circuito, Pinerolo, San Secondo, Prarostino. San Germano, Pramollo e Villar Perosa, si
sono ritrovate insieme
per concludere le attività,
godendo per due giorni
del mare di Vallecrosia.
Il sabato, formando dei
gruppi diversi a seconda
delle età, abbiamo lavorato sul concetto di famiglia, riflettendo su cosa
rappresenta per noi e su
quali sono i suoi aspetti
più importanti: alcuni
di arte e
50 posti,
che ha sor
niente tu
Durante il
giorno SOI
In baia di
hanno messo in primo
piano la serenità e la felicità, con la convinzione
che qualsiasi malumore o
incomprensione si possa
risolvere con una riconciliazione; altri invece hanno riflettuto sui bambini
orfani o che hanno i genitori separati o divorziati, e sono giunti alla conclusione che non sempre
la parola «famiglia» è sinonimo di pace e tranquillità, anzi spesso è
causa di malumori e W
gi. Ma non solo i barnhiU
hanno lavorato in ques,
week-end: anche i
tori hanno formato u
gruppo di lavoro e hann»
rappresentato la loro
sione, simpatica e irou
ca, della famiglia, i
do in scena 1 proble
che loro possono ave
con i figli; questo ci e^
vito a capire che le
vanno sempre viste
lutti i punti di vista.
n.
19
5 MAGGIO 2|
Ü
maggio 2000
E Eco Delle \àlli \àldesi
PAG. 11 RIFORMA
2° atto del gemellaggio Torre Pellice-Walldorf
nel segno di pace e amicizia
; 20,45, culi
0 Pellice.
- Le colonie ¿ocumento ufficiasvolgeranno^^l gemellaggio fra
ai 6 ai 9 anni! f'pellice e Morfeiaccanto al
1 dai 10 ai \m ¿glia prima firma
0121-7572i),£“fdai;indaclAr10 di venerdiEd Hugon e Brehel il 9
Zio 1999, c'è ora una
alto nella sa-BConda data, quella di
Lerdì 19 maggio 2000.
„„mpllaggio fra la citta:a 28 maggio,^® tedesca alle porte di
jancoforte e la «capitale
), assembleagi valdesi» ha dunque
issato la sua seconda
Ile ore 14,45appa ufficiale. Una delezione di 20 di persone
oli. Q , iroveniente dall’Assia è
, alle 9 cultodi Torre Pelli« per tre giorni, con una
gio, alle lO,jjintata nelle Langhe,
irra ricca di vini e di tra;gio, alle lolzione gastronomica. È
i chiesa conili ^ ^
5 annua delÉldici lontane (Walldorf
Lee 300 anni fa a segui
^ alle i4,3o,pdell’insediarsi deival
Da sin. il presidente del Consiglio comunale di Walldorf,
Kurt Oeser, il sindaco di Torre Pellice, Marco Armand
Hugon, il borgomastro Bernhard BrehI, e il presidente
della Comunità montana vai Pellice, Claudio Bertalot
femminile,
izar e per la
0, bazar.
si fuggiti dall’alta vai
ÌÙsone) e che si propocome fini la cono;enza reciproca, lo sviippo dei rapporti fra le
associazioni (a guidare i
contatti è da anni il Collegio valdese), la crescita
dei valori della pace e
della giustizia fra i popoli.
È il quarto gemellaggio
per Torre, dopo Guillestre. Guardia Piemontese
e quello, per la verità mai
«consumato», con Valdese in North Carolina. È un
gemellaggio che sconta la
difficoltà di comunicazio
ne fra lingue decisamente
poco familiari: è un gemellaggio che avrebbe bisogno di qualche spinta
in più (nessuna bandiera
tedesca in paese, eccetto
il cinema, scarso coinvolgimento delle pur numerose persone tedesche ormai da anni residenti in
vai Pellice) per crescere
nella auspicata dimensione «europea».
MELICA
0
Chisone
■ Gli studenti del Collegio valdese in viaggio-studio
*er conoscere ¡'Irlanda
gica
____jues!
-•fcjvtata
Si dice che Dublino sia
ella e che la visita di
|uesta capitale sia troppo spesso rovinata da un
tempo piovoso e freddo,
»gli studenti che freBuentano il secondo an110 del Collegio valdese
esta città non è semstraordinaria, ma il
sole liba fortunatamente
accompagnati per tutta
la durata del soggiorno.
L'opportunità di visitae l’Jrlanda è venuta dal’annuale scambio con il
Monkstown College di
Dublino i cui alunni, di
classe, erano venuti
initalia nel mese di gehtaio per conoscere i luoT storici delle valli valiesi, godere della neve di
iestriere e visitare Torimele Langhe.
11 tanto atteso viaggio
li andata è iniziato in
ima grigia mattinata piea. «F. un'ini' móntese, quella del 2
rtante - dice maggio, e si è concluso
san Germa- all’aeroporto di Dublino,
unous - die love ad attendere gli italiani, oltre al professore
liarte e un autobus da
50 posti, c’era un sole
che ha sorpreso positivamente tutto il gruppo.
Durante il piacevole sogiiomo sono stati visitati
5baia di Dublino. Un
E>omo è stato anche delicato a una gita a Chester in Inghilterra.
Il centro di Dublino,
pai via della vicinanza a
Dun Laoghaire, il Comu|ta dove si trova la scuola,
astato senza dubbio il
Foto di gruppo dei partecipanti
i Luserna
Giornate per
l'ambiente
In occasione della giornata mondiale dell’ambiente, che verrà celebrata il 5 giugno prossimo,
anche la vai Pellice si è
mobilitata. Giovedì 25
maggio, alle ore 16,30
nella sede del Laboratorio
territoriale per l’educazione ambientale, in via
Tegas a Luserna San Giovanni, viene presentato il
quaderno n. 5 di Pracatinat, «...tre, quattro, cinque... pronti, via: l’educazione ambientale nella
scuola dell’infanzia», a
cura di Lanfranco Abele.
All’interno del progetto
«Gesti quotidiani», che
coinvolge 600 bambini
del circolo didattico di
Luserna San Giovanni
nella costruzione di una
campagna di sensibilizzazione sull’ecologia domestica: sono previsti
spettacoli pubblici il 2
giugno, alle ore 20,30,
all’area del mercato coperto a Bricherasio, il 3
giugno, alla stessa ora, al
mercato coperto di Luserna: il 5 giugno, alle 16,
animazione di strada in
piazza XVII Febbraio a
San Giovanni e alle ore
18 nella scuola elementare di Rorà e infine il 7
giugno, alle ore 14,30,
nella scuola materna di
Pralafera. Fra le manifestazioni collaterali, dal 27
maggio al 5 giugno nel
Laboratorio territoriale di
Luserna San Giovanni
viene allestita una mostra
sul gipeto e sul progetto
della sua reintroduzione
nell’arco alpino occidentale (sabato e domenica
ore 9-12 e dal lunedì al
venerdì 14-17).
m appuntai tradizionaiamo possa
Dgliare magI persone ad
er il territoitura».
umori e no;
lo i bambini
to in quesW
iche i geni
ormato un
oro e hannn
[) la loro VItica e imiU'
dia, portan
i probleu!'
sono aver®
¡sto ci è seiche le cose
re viste
vista.
luogo più visitato che ha
dato la possibilità agli
studenti di vedere il museo dedicato alla birra
Guinness, la biblioteca
dell’Holy Trinity College,
dove è conservato il codice medievale chiamato
Book of Kells e gli immensi centri commerciali
della città. Un giorno solo
è stato dedicato alle lezioni scolastiche, ma il
fatto di abitare in famiglie
dove si parlava solo inglese è servito sicuramente a
migliorare la conoscenza
della lingua. 11 soggiorno
è stato comunque molto
piacevole ed è trascorso
velocemente: alle 7,30
del 10 maggio gli studenti della vai Pellice, dopo
essersi alzati alle quattro
del mattino, sono ripartiti per l’Italia dove ad attenderli c’erano i nuvoloni neri e l’ultimo duro
mese di scuola.
Marco Geme, Silvia
Menegon e Luca Pasquet
(Hanno)
Lavori teatrali a Torre Pellice
Adolescenti perché
al teatro del Forte
CARMELINA MAURIZIO
M!
da
'ña
gioielli
■Vi ASPETTIAMO
nei nuovi locali di
via Savoia 12 a Pinerolo
l:"' tel.012D397550
una quarantina di
bambini e ragazzi, tra i
dieci e i 25 anni, date loro uno spazio teatrale vero, chiedete loro di parlare di sé, dei propri sogni,
delle proprie paure e dei
propri problemi, inventate una trama che leghi
il tutto e otterrete «Adolescenti: perché», l’ultimo lavoro del laboratorio teatrale adolescenti
condotto da Marco Bricco, presentato la scorsa
settimana a Torre Pellice
al teatro del Forte, tutto
esaurito naturalmente.
Da anni Bricco, regista
e animatore della compagnia Stilema, lavora
con i giovani e per i giovani, curando il progetto
dipartimentale della Comunità montana vai Pellice, con il laboratorio
teatrale, che nel tempo
ha visto sempre aumentare il numero dei partecipanti e allarpre la fascia di età a cui si rivolge,
svolgendo con ampi riconoscimenti una importante funzione di aggregazione culturale per i
giovani e i giovanissimi
della valle. Ancora una
volta con lo spettacolo
«Adolescenti: perché?», a
cui Bricco e i suoi ragazzi
hanno lavorato per circa
un anno, si sono volute
portare in scena le contraddizioni, le provocazioni, il malessere, il disagio, ma anche i desideri, le passioni di quell’età
strana e spesso incomprensibile che è appunto
l’adolescenza.
Testi, scene, costumi,
tutto è stato realizzato
dai giovani del laboratorio di Marco Bricco, che
hanno raccontato a un
pubblico attento e partecipe la difficoltà di essere
accettati, quando si cresce, quando l’adulto teme il confronto, quando,
in senso paradossale, sarebbe meglio che tutti gli
adolescenti fossero sterminati. Il finale è naturalmente dalla parte dei ragazzi, che perseguitati da
genitori, parenti e vicini
di casa sfuggenti, stressati e impegnati in una vera
e propria crociata contro
gli adolescenti, al punto
di assoldare un esercito
per farli fuori, riescono a
salvarsi, narrando di sé,
delle loro vite, della quotidianità spesso difficile e
incompresa.
Bambini e ragazzi non
si sono risparmiati, recitando con impegno, senza smarrirsi, divertendosi
nonostante l’emozione,
dimostrando ancora una
volta che il teatro è uno
strumento vincente per
comunicare. Lo spettacolo «Adolescenti: perché» ha concluso tra l’altro la stagione teatrale
2000 del teatro del Forte,
che ha simbolicamente
chiuso i battenti dopo
sette mesi, con una rassegna tutta dedicata ai
giovani e alle produzioni
teatrali realizzate dagli
studenti delle scuole.
APPUNTAMENTI .........
3-30 maggio
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sala mostre del
municipio, ore 10-13 lunedì, giovedì e venerdì, 10-12
e 15-17,30 martedì e mercoledì, e 10-12 il sabato,
mostra su «I rapaci italiani», di Attilio Revelli.
25 maggio, giovedì
SAN SECONDO: Alle 21, nel giardino della scuola
media, gli allievi del corso A presentano la replica
dell’opera di Giacomo Puccini «Là Tosca».
26 maggio, venerdì
PINEROLO: Alle 17,30, nel salone dei Cavalieri, presentazione del libro «Giovani dentro la musica».
TORRE PELLICE; Alle 17, nella sala consiliare del
Comune, l’editrice Claudiana, Claudio Pasquet e Bruna Peyrot, presentano il libro di Augusto Comba «Vaidesi e massoneria, una minoranza a confronto».
PEROSA ARGENTINA: Alle 21, nella sala della Gomunità montana, presentazione del libro di Simonetta Colucci «Il treno della storia; suoni, immagini e parole», letture a cura di Renzo Furlan, dirigente
dell’istituto comprensivo «Gouthier»; accompagnamento musicale di Martino e Eliana Laurenti.
27 maggio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella chiesa del
Sacro Cuore, concerto del coro «Les harmonies»; seguiranno interventi di Enrico Malan, presidente
dell’Avis della sezione di Luserna San Giovanni, e
Mario Bella, presidente Admo sezione «Rossano Bella», su «Importanza di una cultura della donazione,
organizzazione e sviluppo dell’Admo».
RINASCA: Fino a domenica 28, al palazzetto dello
sport, alle 15, torneo internazionale calcio vecchie
glorie memorial «Mauro Maurino».
VILLAR PEROSA: Nella biblioteca comunale, alle
20,45, serata su «Natura in vai Pellice», diapositive a
cura di Sandro Armand Hugon e Roberto Rivoiro.
PINEROLO: Nel museo della diocesi, mostra di disegni di Ottavio Mazzonis «L’Apocalisse di San Giovanni», aperta fino all’11 giugno: domenica ore 10,3012 e 15,30-18, feriali 15,30-18; lunedì chiuso.
28 maggio, domenica
ANGROGNA: Alle 8,30, con partenza in piazza Pietro Micca a Torre Pellice e alle 8,45, al ponte della
Lauza ad Angrogna, escursione al Palai, Rocha d’ia
Guieiza, Embergeria. Ritorno previsto alle 18. Informazioni tei. 0121-91125.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte,
concerto di Aldo Sacco, pianoforte: serata a favore del
progetto di accoglienza dei bambini di Cernobil. Ingresso lire 10.000.
POMARETTO; Alle 20,45, nel tempio valdese, concerto dei trombettieri di Bissingen an der Teck (Ba
den Wurttenberg); offerte a favore della ristruttura
zione del teatro.
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nel tempio, concerto
delia corale di Prarostino: partecipazione della corale
di Torre Pellice. Offerte per il restauro dell’organo
31 maggio, mercoledì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,45, nella sala di
lettura della biblioteca, incontro su «Insieme per leg
gere»; tutti sono invitati per uno scambio di idee, impressioni, considerazioni e consigli di lettura.
PINEROLO: Alle 21,15, al circolo Stranamore, incontro su «Che cos’è la politica?», intervento di Cesare Pianciolas sul testo di Hanna Arendt.
PINEROLO: Nelle sale Fenulli mostra su «Il mondo
contadino nel Pinerolese nei primi del ’900», a cura
del Polo di storia del Novecento, aperta fino 3 giugno,
il sabato ore 9-18, gli altri giorni su appuntamento.
M SERVIZI
VALLI
CHISONE - QERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 28 MAGGIO
Villar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 28 MAGGIO
Bipiana: Garella - via Pinerolo 21, tei. 55733
m CINEMA m
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 25 e venerdì 26, Magnolia; sabato 27, ore 17, domenica,
ore 16,30 e 18, T come tigro; sabato, ore 20,10 e
22,20, domenica alle ore
20,10 e 22,20, lunedì, ore
21.15, Pane e tulipani.
BARGE — Al cinema
Comunale, venerdì 26,
ore 21,15, 8 donne e 1/2;
sabato 27, ore 21,15 Vacanze interrotte: domenica, lunedì, martedì e
giovedì, ore 19,30, Pokémon il film; domenica,
ore 19,15, 21,15, lunedì,
martedì e giovedì, ore
21.15, Storia di noi due.
PINEROLO — L’Italia
propone, alla sala «5cento». Il gladiatore; Alla sala
«2cento» sarà in visione
Avviso di chiamata.
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con terreno adiacente.
Referenziati. Telefonare
allo 011-6503703 oppure
0348-3081150.
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Torre Pellice
Un pianista
per runitrè
Il maestro Paolo Flora
ha tenuto per l’Unitrè di
Torre Pellice, lo scorso 3
maggio, uno splendido
concerto che è iniziato
con «Oiseaux tristes», un
brano tratto da «Miroirs»
di Ravel, interpretandolo
con grande sentimento,
così come nel successivo preludio di Debussy
«Fettilles mortes». Tutt’altra atmosfera dal Carnevale di Venezia opera 25
di Schumann, di cui ha
eseguito la romanza, lo
scherzino e l’intermezzo,
eseguiti con tocco brillante e grande tecnica
pianistica. Sempre di
Schumann ha suonato
«Thème sur le nom Abegg
op. 1»: è un’opera giovanile, gioiosa, ancora lontana dalla tormentata e
crescente inquietudine
che caratterizzerà poi tutta la sua musica. Il concerto è terminato con la
stupenda «Kreisleriana
op. 16» ancora di Schumann, una raccolta di 8
pezzi ispirati al maestro
di cappella Kreisler, personaggio del romanziere
tedesco Hoffmann.
A Pinerolo per «Cantavalli»
Pierre Bensusan
e la fcworid music»
Per la rassegna «Cantavalli 2000», sabato 27
maggio alle ore 21,15
nell’auditorium del liceo
scientifico in via dei Rochis, concerto per chitarra e voce di Pierre Bensusan. Nato a Orano, in Algeria, nel 1957, Bensusan
viene da una famiglia
multietnica di religione
ebraica: trasferitosi da
bambino a Parigi, a 7 anni comincia a studiare
pianoforte e a 11 passa
alla chitarra, che suona
prima nella tradizione
dei folk singer americani
ma che presto adatta al
suo stile, caratterizzato
da influenze diverse. «Mi
sento come sradicato,
non c’è una musica tradizionale che sento mia, io
adoro tutte le musiche
tra Africa e Europa, tradizioni orali e musica colta», dichiara Bensusan. Il
suo eclettismo diventa la
sua forza e ne fa uno dei
protagonisti dei più grandi festival di chitarra. Il
primo disco, «Près de Paris», di musica folk, lo incide nel 1976, a 19 anni, e
viene subito distribuito
in tutta Europa e negli
Stati Uniti; seguono altri
sei titoli, fra cui l’ultimo,
«Live au New Morning»,
che include collaborazioni del sassofonista Didier
Malherbe, di Joan Baez e
Pete Seeger, con aperture alla World music. Virtuoso dell’open timing
sulla chitarra (l’accordatura aperta), Bensusan ha
anche pubblicato due libri sullo strumento. Ingresso 15.000 lire.
20
PAG. 12 RIFORMA
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■ I risultati del voto nei Comuni del Pinerolese confermano, in alcuni casi accentuandola, la tendenza generale all'astensione
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Bibiana 2.390 1 722 ¡ 30,2% 1 110 1 612
Bobbio Pelitce 669 V/ iiii;: 1"23.9% 26 : 134
Bricherasio 3.458 ! 1.028 ! 29,7% j 140 1 888
Buriasco 1.085 Í 348 ;fv32Ä |, 48 : 300
Campiglione Fenile 1.071 1 301 ; 28,1% 1 39 1 262
Gairtalupa 1719 ; 648 : ■ j; 37,7% : 76 * 572.
Cavour 4.603 ; 1.241 I 27,0% 1 173 1 1.068
Cumlana 5.728 1 2.085 i:36,4% • | : iæ 1 L893
Fenestrelie 574 1 212 I 36,9% 1 24 1 188
Frossasco 2.322 [ 756 I 32,6% 1; 47 1 709
Garzigliana 442 1 127 I 28,7% 1 21 ; 106
Inverso PInasca 571 i 157 . I 27,5% : 18 1 139
Luserna S. Giovanni 6.987 1 2.354 I 33,7% ! 307 1 2.047
Lusametta 439 ! 134 Í 30,5% . i 23 :! Ili
Macello 957 ¡ 285 I 29,8% 1 53 ! 232
Massello 78 Î 17 I 21,8% i : 3 1 14
Osasco 772 1 256 I 33,2% 1 40 I 216
Parosa Argentina 3.378 1 1:201 j 35,6% í 165 .1 1.086
Perrero 753 I 190 I 25,2% 1 31 1 159
PInasca 2.578 ; 841 j 32,6% ; 127 j 714
Pinerolo 29.655 ] 10.708 ] 36,1% ¡ 999 1 9.709
PionasGO 13.401 ; 5.439 ¡ 40,6% * 461 {4.978
Piscina 2.486 ; 902 1 36,3% 1 115 1 787
Pomaretto 963 i 334 1 34,7% : 52 ! 282
Porte 812 1 268 i 33,0% i 34 1 234
Pmplato 389 1 129 ! 33,2% i 15 i 114
Prati 283 I 72 ¡ 25,4% I 5 i 67
Rbimillo 263 I ,59 1 22,4% i 10 i 49
Prarostino 1.018 I 298 1 29,3% 1 38 1 260
RoléSe 1.635 Î 590 ) MM D ^ i 540
Rorà 256 I 51 ! 19,9% 1 7 1 44
Ftoore #. V- 887 1 m ¡24,8% i : 52 1 168
Salza di Pinerolo 81 i ¡ 37,0% ! 3 i 32
S. Germano Chisone L569 1 437 j 27,9% j 64 j 373
S. Pietro Val Lemina 1.240 1 446 ¡ 36,0% 1 38 ] 408
S. Se«HHÌo 2,988 1 1.006 ¡ 33,7% ¡ 89 [ 917
Torre Pellice 4.077 ; 1.446 ; 35,5% i 138 1 1.308
Ussmaox 190 i 26 í 13.7% i 1 ! 25
Villafranca Piemonte 4.138 1 1.190 1 28,8% 1 169 1 1.021
Villar Penice 1.240 i 241 i 19,4% i 35 ; 206
Villar Perosa 3.641 1 1.254 1 1 34,4% i ¡ 161 1 ; 1.093 1
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Angrogna
Bibiana
Bricherasio
Buriasco
Campiglione Feniie
Cantaiupa
Cavour
Fenestrelie
Frosmco
Garzigliana
Lusorna S. Giovanni
Lusametta
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Maaaalio
Osasco
Perrero
Pinerolo
Piossasco
Piscina
Pomaretto
Porte
Prageiato
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Pramolio
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S. Germano Chisone
S. Pietro Val Lemina
Torre Pellice
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Villafranca Piemonte
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Angrogna 732 166 22,7% 25 141 96 68,1% 45 31,9% Angrogna m 166
Bibiana 2.390 708 29,6% 172 536 356 66,4% 180 33,6% Bibiana 2.390 711
Bobbio Pellice 669 153 22,9% 34 119 85 71,4% 34 28,6% Bobbio Pellice 669 153
Bricherasio 3.458 1.014 29,3% 236 778 543 69,8% 235 30,2% Bricherasio 3.458 1,021
Buriasco 1.085 345 31,8% 85 260 191 73,5% 69 26,5% Buriasco 1.085 345
Campiglione Fenile 1.071 296 27,6% 70 226 150 66,4% 76 33,6% Campiglione Fenile 1.071 296
Cantaiupa 1.719 645 37.5% 125 520 361 69,4% 159 30,6% Cantaiupa 1.719 645
Cavour 4.603 1 226 26,6% 264 962 681 70,8% 281 29,2% Cavour 4.603 1.225
Cumlana 5.728 2.067 36,1% 362 1.705 1.241 72,8% 464 27,2% Cumlana 5.728 2.065
Fenestrelie 574 210 36,6% 50 160 121 75,6% 39 24,4% Fenestrelie 574 211
Frossasco 2.322 745 32,1% 127 618 471 76,2% 147 23,8% Frossasco 2.322 752
Garzigliana 442 127 28,7% 30 97 65 67,0% 32 33,0% Garzigliana 442 127
Inverso PInasca 571 153 26,8% 33 120 73 60,8% 47 39,2% Inverso Pinasca 571 154
Luserna S. Giovanni 6.987 2.335 33,4% 516 1,819 1.238 68,1% 581 31,9% Luserna S. Giovanni 6.987 2.342
Losemetta 439 128 29,2% 26 102 73 71,6% 29 28,4% Lusametta 439 128
Macello 957 279 29,2% 80 199 144 72,4% 55 27,6% Macello 957 280
Massello 78 17 21,8% 4 13 6 46,2% 7 53,8% Massello 78 ■ 17
Osasco 772 256 33,2% 69 187 148 79,1% 39 20,9% Osasco 772 256
Nrosa Argentina 3.378 1.181 35,0% 255 926 600 64,8% 326 35,2% Perosa Argentina 3.378 1,185
Perrero 753 180 23,9% 54 126 83 65,9% 43 34,1% Perrero 753 180
Pinasca 2.578 819 31,8% 228 591 369 62,4% 222 37,6% Pinasca 2.578 821
Pinerolo 29.655 10.526 35,5% 1,778 8.748 5.865 67,0% 2.883 33,0% Pinerolo 29.655 10,584
Piossasco 13.401 5.363 40,0% 778 4.585 2,817 61,4% 1.768 38,6% Piossasco 13.401 5.386
Piscina 2.486 894 36,0% 177 717 475 66,2% 242 33,8% Piscina 2,486 894
Pomaretto 963 323 33,5% 74 - 249 164 65,9% 85 34,1% Pomaretto 963 323
Porte 812 266 32,8% 52 214 137 64,0% 77 36,0% Porte 812 268
Prageiato 3^ 127 32,6% 28 99 80 80,8% 19 19,2% Praplato 389 127
Frali 283 70 24,7% 14 56 40 71,4% 16 28,6% Prati 283 72
Pramolio 263 : 57 21,7% 18 39 24 61,5% 15 38,5% Pramolio 263 59
Prarostino 1.018 . 293 28,8% 69 224 154 68,8% 70 31,3% Prarostino 1,018 290
Reietto 1.635 584 ^,7% 96 488 365 74,8% 123 25,2% Reietto 1.635 586
Rorà 256 50 19,5% 13 37 22 59.5% 15 40,5% Rorà 256 51
Roare 887 216 24,4% 64 152 105 69,1% 47 30,9% Roure 887 216
Salza di Pinerolo 81 30 37,0% 10 20 14 70,0% 6 30,0% Salza di Pinerolo 81 30
S. Germano Chisone 1569 432 27,6% 110 322 194 60,2% 128 39.8% $. Germano Chisone 1.569 436
S. Pietro Val Lemina 1.240 446 36,0% 92 354 264 74.6% 90 25,4% S. Pietro Val Lemina 1.240 446
S.S«ciHido 2.988 993 33,2% 165 «78 581 70,2% 247 29,8% S. Secondo 2.988 995
Torre Pellice 4.077 1.422 34,9% 293 1.129 753 66,7% 376 33,3% Torre Pellice 4.077 1.432
yieema 1«) 26 13,7% 4 22 14 63,6% 8 36,4% Usseaux m 26
Villafranca Piemonte 4,138 1.182 28.6% 270 912 546 59,9% 366 40,1% Villafranca Piemonte 4.138 1.186
VlitePimca, 1,240 232 18,7% 58 174 1(» 60,3% 69 39,7% Villar Penice 1.240 232
Villar Perosa 3 641 1 238 34.0% 265 973 593 60,9% 380 39,1% Villar Perosa 3,641 1.242
lOTilU I mila 37^20 33.6% 7573 Î 30.S47 2Ö407 10140 33,2% TOTAU 112S18 77m
m
CARRIE
jUjIiìJUJ-JIiV/ì ]
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22,7%
29,7%
22,9%
29,5%
31,8%
27,6%
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26,6%
36,1%
36,8%
32,4%
28,7%
27,0%
33,5%
29,2%
29,3%
21,8%
33,2%'
35,1%
23,9%
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25,4%
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19,9%
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28,7%
18,7%
34,1%
Bianche
+ nulle
27
154
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76
63
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254
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37
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23
25
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25
73
3
50
232
45
187
1.481
638
166
67
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19
11
17
53
79
10
61
10
94
67
144
226
2
238
53
229
Voti
validi
Sì No
Voti % Voti %
139
557
120
820
269
233
534
971
1.772
174
659
104
129
103
207
14
206
953
135
634
9.103
4.748
728
256
223
108
61
42
237
507
41
155
20
342
379
1.206
24
948
1,013
93
374
86
566
194
162
379
702
1.288
122
493
76
85
1.250
75
166
6
154
646
89
428
6,099
2.993
502
163
141
89
43
161
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28
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15
207
290
793
14
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Ut
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46 33«
183 32,M
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52 25,2»
307 S3*
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1 755 37^
226 31,0»
93 36,^
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18 293*
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76 32,1»
127 25,6*
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50 32.»
5 25,0»
135 39,5*
89 23,5»
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413 34,2»
1Ó 41,7*
341 36,2
69
374 36,9*
Tone Pellice
Villafranca Pii
.««»•Pellice
Villar Perosa
Bibiana
Campiglione
^ntalupa
Cavour
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21
~~^^^ì^|gpnl 26 MAGGIO
2000
Dne
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PAG. 13 RIFORMA
Bassa affluenza alle urne anche nei Comuni dove nelle consultazioni regionali di un mese fa il centro-sinistra aveva trionfato
Referendum nulli: non cambia, per ora, la legge elettorale
33 22,5
157 26,1*1
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38 17,24
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732; 165 22j5%: '23:'.. rv 142- ■ 104 : 73,2% : 38
2,390 715 29,9% 137 1 578 433 74,9% 145
669 153: ; i 22,9% r ?J ■: E 126 72,2% ,36::
3.458 1.016 29,4% 168 1 848 646 76,2% 202
1,085 ; 345 : ■ 3Ì,i%: ;:;65 : ; 280 219 : 78,2% : 61
1.071 297 27,7% 56 1 241 180 74,7% 61
1,719 646 ' 3t;,6% - : 9S2: E; 548 417 76,1% ;; 131 :
4.603 1.228 26,7% 222 ; 1.006 756 75,1% 250
5.728 2.069 36,1% ;; I 1,794 1.417 79,0% 377
574 209 36,4% 34 1 175 140 80,0% 35
2.322 753 32;4% ■ '.691 E 684 572 83,6% 112
442 127 28,7% 24 1 103 78 75,7% 25
571 155 27,1% 23:''' Í : '132: : 96 72,7% 36
6.987 2,349 33,6% 390 1 1.959 1.490 76,1% 469
439 130 29,6% ^ ; 23 .: ■1 107 : . 82 76,6% 25
957 281 29,4% 70 1 211 168 79,6% 43
78 17 21,8% ' . : :3 .¡ : 14 8 57,1%: 6
772 256 33,2% 49 I 207 164 79,2% 43
3.378 1.182 ,35.0% Í ;::211 |;4:::.971 : ::696 71,7% , : 275
753 181 24,0% 41 1 140 110 78,6% 30
2.578 825 32,0.%.^^ :178T: f : : ;: 647Á ’ :;,;;,507- .78,4% 140
29,655 10.608 35,8% 1.329 1 9.279 6.949 74,9% 2.330
13.401 5,387 40,2% ’589'.: ;i :4:798; ,ì;:3,26?17 ;681%: l.:§31
2.486 896 36,0% 157 ; 739 530 71,7% 209
963 323 33,5% : ;V:748 li -lifit:.;. 196;: :T1:3%"; ’S 79:
812 268 33,0% 41 1 227 165 72,7% 62
389 127 32,6% i: ■ yW'" »“ 82,6%
283 72 25,4% 8 1 64 48 75,0% 16
263 ; 58 22,1% ."■■MB iilfcàs. E|Ì%:;
1.018 291 28.6% 49 1 242 181 74,8% 61
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256 50 19,5% 9 1 41 28 68,3% Í3
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1.569 ■ 433 27,6% 94; i 339 ; , 231 68.1%:: : AiSi
1.240 446 36,0% 64 1 382 320 83,8% 62
2:988 998 :33,4%: 2 ::fll35’': ;;683; 79,7% 4.077 1.429 35,1% 210 1 1.219 923 75,7% 296
190 26 13,7% 2 . ::24 18 75,0% . : 6.
4.138 1,187 28,7% 217 1 970 682 70,3% 288
1.240 233; 18,8% 47 1 186 :: 117 68,3% ,59
3.641 1,244 34,2% 212 1 1.032 1 751 72,8% 281
K-’518 38.010 33,S%- s,5eo ' ■ :■ 32:450 24.155 ■ 74,4% 8,295'
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1 '' Aventi diritto Votanti % Bianche + nulle Voti validi Sì No
Voti % Voti %
iìflgrogna 732 167 22,8% 15 152 85 55,9% 67 44,1%
BIbiana 2.390 722 30,2% 111 611 355 58,1% 256 41,9%
NDMo Penice 669 156 23,3% 23 133 70 52,6% 63 47,4%
Bricherasio 3.458 1,032 29,8% 149 883 535 60,6% 348 39,4%
Masco 1.085 348 32,1% 60 288 202 70,1% 86 29,9%
Campigllone Fenile 1.071 296 27,6% 43 253 154 60,9% 99 39,1%
.CiMalupa 1.719 657 38,2% 76 581 354 60,9% 227 39,1%
Cavour 4.603 1.238 26,9% 179 1.059 662 62,5% 397 37,5%
Ivniana 5.728 2,084 36,4% 208 1,876 1.145 ’ 61,0% 731 39,0%
Fenestrelle 574 211 36.8% 31 180 122 67,8% 58 32,2%
i^Qiibsasco 2.322 758 32,6% 63 695 462 66,5% 233 33.5%
Migliana 442 127 28,7% 16 111 70 63,1% 41 36,9%
Muso PInasca 571 156 27,3% 20 136 69 50,7% 57 49,3%
Luserna S. Giovanni 6.987 2.363 33,8% 302 2,061 1.244 60,4% 817 39,6%
iMi!«rnetta 439 130 29,6% 20 110 60 54,5% 50 45,5%
Macello 957 282 29,5% 57 225 147 65,3% 78 34,7%
taello 78 17 21,8% 5 12 5 41,7% 7 58,3%
Osasco 772 256 33,2% 34 222 143 64,4% 79 35,6%
Argentina 3.378 1,202 35,6% 153 1.049 565 53,9% 484 46,1%
Maro 753 184 24,4% 29 155 82 52,9% 73 47,1%
iWMi 2,578 847 32,9% 128 ; 71;9 381 53,0% 338 47,0%
Finerolo 29.655 10.731 36,2% 1,102 9.629 5.602 58,2% 4,027 41,8%
^Msasco 13.401 5.452 40,7% 471 4.981 2.565 51,5% 2.416 48,5%
1 Fiscina 2,486 903 36,3% 135 768 442 57,6% 326 42,4%
Carette Forte 963 333 34,6% 39 294 130 44,2% 164 55,8%
812 275 33,9% 29 246 121 49,2% 125 50,8%
389 131 33,7% 12 119 86 72,3% 33 27,7%
Frali 283 76 26,9% 7 69 36 52,2% 33 47,8%
lynoUo 263 60 22,8% 12: 48 25 52,1% 23 47,9%
Mestino 1.018 298 29,3% 34 264 151 57,2% 113 42,8%
ilttio 1,635 590 36,1% 46 544 369 67,8% 175 32,2%
Dori 256 50 19,5% 8 42 28 66,7% 14 33,3%
887 220 24,8% , 57 163 88 54,0% 75 46,0%
Ma di Pinerolo 81 30 37,0% 7 23 11 47,8% 12 52,2%
«Mmeno Chisone 1.569 439 28.0% 50 389 196 50,4% 193 49,6%
Val Lemina 1.240 447 36,0% 56 391 258 66,0% 133 34,0%
2.988 996 33,3% 89 907 585 64,5% 322 35,5%
il'Mlice 4 077 1 456 35,7% 133 1.323 782 59,1%. 541 40,9%
^^i*nca Piemonte ^wperosa 190 26 13,7% ' 1 25 : 15 64,0% 9 36,0%
4.138 1.240 1.205 242 29,1% 19,1% 183 29 1.022 213 530 117 51,9% 54,9% 492 98 48,1% 45,1%
3.641 1.264 34,7% 136 1.128 564 50,0% 564 50,0%
15^ 112518 i 38.457 i 342% 4368 ! 34.099 19614 57.S% 14 485 42,5%
ÜJU
1
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diritto + nulle validi Voti
1 1 Voti % %
Angrogna .732 171 1 23,4% ;l ; 13 158 55 34,8% 103 65,2%
Bibiana 2.390 729 1 30,5% 1 62 667 187 28,0% 480 72,0%
Bobbio Pellice : 669 : ,157: 1 23,5% 1 12 145 32 22.1% 113 77,9%
Bricherasio 3.458 1,041 1 30,1% i 98 943 288 30,5% 655 69,5%
Buriasco ;; i.i385 : 350 E;32,3%: 30 320 99 30,9% 221 69,1%
Campiglione Fenile 1.071 303 ¡ 28,3% ; 23 280 102 36,4% 178 63,6%
Cantalupa T719 : 650 j : 38,4% ; 48 612 210 34,3% 402 65,7%
Cavour 4.603 1.244 ] 27,0% ; 118 1.126 404 35,9% 722 64,1%
Cumiana 5.728' 2,109 ì 36,8% ; 129 1.980 592 29,9% 1.388 70,1%
Fenestrelle 574 214 ; 37,3% ] 13 201 47 23,4% 154 76,6%
Frossasco 2:322 : 765 132,9% ; ' 35 730 243 33,3% 487 66,7%
Garzigliana 442 127 1 28,7% 1 8 119 34 28,6% 85 71,4%
Inverso Pinasca :571 165 1 28,9% ^ :1 - 6 T59 30 18,9% 129 81,1%
Luserna S. Giovanni 6,987 2.384 ! 34,1% I 164 2.220 593 26,7% 1.627 73,3%
Lusernetta 439^ 137 I 31,2%’ ' I 8 129 46 35,7% 83 64,3%
Macello 957 290 I 30,3% 37 253 87 34,4% 166 65,6%
Massello 78 17 I 21,8% 1 0 17 1 5,9% 16 94,1%
Osasco 772 256 I 33,2% 11 245 78 31,8% 167 68,2%
Porosa Argentina :3.378: 1,228 : V: 354% 75 1.153 245 21,2% 908 78,8%
Perrero 753 194 i 25,8% 15 179 42 23,5% 137 76,5%
Pinasca : 1:578-: ;864:: :E:33,5% - : 63 801, 172 21,5% 629 78,5%
Pinerolo 29.655 10.957 ; 36,9% 570 10.387 2,958 28,5% 7.429 71,5%
Piossasco M2S' - :.|;41:,3% '•.200 ,5.329: 1,120 21,0% 4,209 79,0%
Piscina 2.486 913 1 36,7% 62 851 226 26,6% 625 73,4%
Pomaretto --:Ì;S374 ;;f 3§ill%;; E:.; 25.:, .;:312:E: E 57 18.3% : : 255 81,7%
Porte 812 278 i 34,2% 16 262 67 25,6% 195 74,4%
Pragelato ErÌ8E4 ;Xi|:2E:; E; :, fi.:-: : ::Etì7’i;:.-;- -52,1%:-; 56: ' 47,9%
Prali 283 80 1 28,3% 2 78 18 23,1% 60 76,9%
Pramolto 263 ; 24,0% ::Ee'E7:.,,e E:, •'li;: JW%., ::: : 44 : :78,®
Prarostino 1.018 304 1 29,9% 13 291 75 25,8% 216 74,2%
Roletto 1.635 X593::, .Eie»® wMü ;::;5S6 E, : : : 2(j7 .37,2% ;;.349 .«;8%
Rorà 256 51 1 19,9% 8 43 13 30,2% 30 69,8%
Roure 887 4 25:7%' EE"®.; ..:tì2S9;; ; - ; : 48^ a3,0%:. ; : 161 .77.0%
Salza di Pinerolo 81 30 i 37,0% i 7 23 8 34,8% 15 65,2%
S. Germano Chisane TA69: 4SI ■E 28,7%.-.; E:: 27 424 99 23,3% 325 76,7%
S. Pietro Val Lemina 1.240 448 ; 36,1% ¡ 34 414 159 38,4% 255 61,6%
S. Secondo : .2,988 . 1.017 : I 3.4,0% . ; : :43 - :974 327 . 33,6% 647 66,4%
Torre Pellice 4.077 1.485 ; 36,4% 1 84 1.401 517 36,9% 884 63,1%
Usseaux 190 26 1.3,7% 2 ; 24 12 50,0.% 12 50,0%
Villafranca Piemonte 4.138 1,221 i 29,5% ¡ 101 1 1.120 294 26,3% 826 73,8%
Villar Pellice 1.240 24T I 19,4%: ! 19 1 222 54 24,3% 168 75,7%
Villar Perosa 3.641 1 1,295 t ¡ 35,6% t ■.. : 75 ì 1 1.220 1 240 19,7% 980 80,3%
TOTALI 1:2 518 1 39,081 ' i 34,7% i 2.331 i -36.750 10.Í59 27,6% 26,591 72,4%
Il risultato nelle Valli pare contrastare con il voto regionale
Nessuno può dire di aver vinto
PIERVALDO ROSTAN
Achí mi aveva chiesto una
personale previsione sul
risultato dei referendum del
21 maggio, avevo espresso
tutte le riserve possibili circa
la ■{jartecipazlone al voto.
«Voterà il 30%>> era il pronostico. È andata, in molti comuni delle Valli valdesi, anche peggio. Al di là delle personali opinioni su questo o
quel quesito, sul piano della
partecipazione si può davvero dire di aver toccato il fondo: il 13% di Usseaux o la soglia del 20% non raggiunta a
Villar Pellice o a Rorà sono
elementi allarmanti. Ma i segnali per prevedere questa
disaffezione c’erano davvero
tutti: abuso del ricorso al referendum, continuo chiamare il popolo alle urne, scarsa
chiarezza dei quesiti e, fatta
eccezione per i referendum
sui diritti dei lavoratori e sul
sistema elettorale maggioritario, bassissimo interesse
delle materie affrontate.
Soprattutto si va perdendo
la concezione che il voto sia
un diritto, un dovere {anche
se per il referendum ciò è
meno esplicito) ma soprattutto un valore. Su questo clima si sono inseriti, e ora si ergono a vincitori, i vari Berlusconi, Bertinotti o Mastella,
che hanno invitato a non andare a votare: tentativo di delegittimazione del governo
attuale, timore della propria
rappresentanza parlamentare in futuro, volontà di tutelare i diritti acquisiti dai lavoratori. Questo mix ha trovato
un ottimo humus fra cittadini
stufi e delusi. L’impressione è
però che nessuna forza politica possa davvero ergersi a
vincitrice dopo il referendum: ha votato meno del
30% in ben 9 comuni delle
Valli, in sei dove è presente
una chiesa valdese: Viilar Pellice (19,3%), Rorà (19,9%),
Massello (21,8%, Angrogna
(22,7%), Bobbio Pellice
(23%), San Germano (27,8%).
Tutti paesi dove un mese fa
aveva trionfato il centro-sinistra e con ben altre percentuali. Viceversa la maggiore
partecipazione al voto si registra a Salza, Pinerolo, Torre
Pellice e Porosa Argentina,
tutte al di sopra del 35%. 1 dati che abbiamo citato si riferiscono al primo referendum
(abolizione dei contributi al
partiti); ma il dato non si discosta molto per gli altri. Con
una eccezione: sull’abolizione
delle norme sulla reintegrazione nel posto di lavoro c’è
stato un aumento dei votanti
e soprattutto (ed è l’unico caso) una netta predominanza
dei «no» sui «sì». Per lo stesso
quesito il numero più basso
di voti nulli o bianchi, segno
che i cittadini che hanno votato, in materia, hanno avuto
pochi dubbi. Dubbi che dovrebbero avere quanti già
pensano di riproporre altri referendum a raffica e quanti, i
partiti in primis, hanno il ruolo di raccogliere e guidare le
istanze della società.
22
PAG. 14 RIFORMA
j ;
i!':
OLTRE FATIMA
(E OLTRE IL PAPA)
GIORGIO GIRARDET
La madonna e il
papa: dal dissenso
silenzioso di tanti
cattolici all'assenso
acritico di tanti laici
Sono bastati pochi giorni perché il polverone di Fatima si posasse al suolo lasciando dietro a
sé il niente: cartacce, rifiuti e
lattine vuote. Non è stato un
bello spettacolo. Ma perché ce la
siamo presa tanto?
Non sapevamo forse che il
cattolicesimo romano delFOttocento e del Novecento è vissuto
sulla difensiva, arroccato nei
suoi due bastioni della madonna
e del papa, costruiti in fretta per
opporsi all’assalto della modernità, proprio perché del tutto
estranei al pensiero e alla mentalità del XX secolo? E che l’ottantenne Giovanni Paolo II, formatosi al tempo della lotta antimodernista, ha
fatto il miracolo
di farli convergere su Fatima?
Qui siamo al nodo di un travaglio di una generazione cattolica
culturalmente
disorientata. Il
cuore di quei
cattolici sta oggi
dalla parte di
Maria e del papa, e il resto conta
poco, né contano davvero il Concilio, l’ecumenismo, il dialogo ai
quali va, al più, l’omaggio delle
labbra. Ma sarà sempre così?
Non sapevamo forse che il
dissenso, nel mondo cattolico, si
manifesta spesso con il silenzio
facendo in segreto quello che
non si può fare apertamente?
Una figura, quella del cattolico
silenzioso, che può non piacere.
Ma esiste. Anzi, la storia d’Europa è piena di nicodemiti, marrani, criptocattolici (secondo le
minoranze e i poteri dominanti), e questo continua anche oggi. Quei cattolici silenziosi hanno una sana teologia evangelica
del miracolo e ricordano che Gesù sgridava chi voleva vedere un
«segno dal cielo» (un’apparizione?) per credere. Essi sanno che
non è lecito a nessuno vantarsi,
o mettersi al centro, o autoglorifìcarsi, facendosi quasi simili a
Dio. Ma tacciono: sono in attesa
di fatti nuovi, di una qualche crisi (economica, culturale, politica), 0 un 1789, un 1917, un 1989,
0 aspettano solo la fine di un
pontifìcato? Non Io sappiamo.
Ma dà da pensare che, a quel che
conosciamo, la riflessione cristiana sul senso di Fatima sia
stata di fatto delegata ai cattolici
che sono più o meno «fuori», i
quali hanno parlato apertamente anche a nome di quelli che
tacciono. La cosa a noi piace poco, ma non possiamo certo dire
che sia una novità
Infine, non sapevamo forse smo di cultura religiosa.
[A
L Eco kij»:si
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Vìa S. Pio V, 15 - 10125 Torino, lei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redaz® riforma.it;
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche regisfrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 20 del 19 maggio 2000 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 17 maggio 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
'
venerdì 26 MAG^^ 0SK)\2t
Alcune riflessioni sul documento per l'Assemblea-Sinodo
Dire la salvezza oggi
Il documento Invita le chiese a riscoprire l'importanza del mondo che
ci circonda e che ci penetra. Bisogna trovare linguaggi non ripetitivi
ANDREAS KÔHN
che gli intellettuali italiani o,
più esattamente, quelli che appaiono in televisione e fanno le
prime pagine dei giornali, sono
in primo luogo, per lunga e mai
veramente contrastata tradizione, dei portavoce del potere, sia
pure nel senso più ampio e comprensivo di questa parola? Se il
clima generale è quello che è, se
il papa è un personaggio positivo e suscita i sentimenti migliori della gente, come si fa a non
dire bene del papa... Non potremmo certo fare come in adtri
paesi, anche cattolici, che hanno
dato un’asciutta cronaca di
quello che hanno detto il papa e
i cattolici presenti, senza inzuppare la penna in
cose più grandi di
chi legge e di chi
scrive: apparizioni, miracoli, profezie, fede, non
fede, tutti come
gallinacei impazziti, dove ogni
personaggio pubblico si è sentito
in dovere di dire
la sua? Certo abbiamo potuto anche lecere con
piacere, ma solo due giorni dopo e quasi in margine, qualche
voce di lucido interrogativo e di
meditato dissenso e ce ne siamo
rallegrati.
Ma non lo sapevamo? Non sapevamo che sul versante laico
molti intellettuali che contano
sono figli spirituali del positivismo dell’Ottocento e dell’idealismo del primo Novecento, e che
non hanno perciò strumenti
culturali adeguati per dare dignità e validità culturale alle
realtà umane legate all’esperienza di un Altro, e a una conoscenza che non si identifichi con
la conoscenza razionale. Del resto, della fede religiosa conoscono poco più del cattolicesimo
del catechismo preconciliare.
Che colpa ne hanno, se non
quella di non accorgersene?
Eppure è triste seguire questi
dibattiti filosofico-religiosi nel
contesto di un evento come
quello di Fatima, che appartiene
piuttosto al genere religioso popolare che un tempo avremmo
dichiarato francamente pagano.
E sentir discettare di profezie,
senza che nessun laico abbia il
coraggio di dire che non ci può
credere e nessun cattolico abbia
l’onestà di dire che tutto questo
non ha niente a che vedere con
la vera religione cristiana. Il cristianesimo ne esce così sconfitto agli occhi delle altre religioni.
E anche l’Italia ne esce sconfitta
per il suo smisurato provinciali
CHE cosa dire oggi? Dove
dirlo oggi? Come dirlo
oggi? Queste sono le tre domande principali del documento per l’Assemblea-Sinodo del prossimo agosto intitolato «Dire la salvezza alle
donne e agli uomini del nostro ternpo» {Riforma del 7
aprile). È un testo veramente
bello, redatto da un trio teologico (due donne, un uomo)
delie chiese battiste, metodiste e valdesi. Anna Maffei,
Giovanni Carrari e Maria Bonafede offrono materiale,
pensieri e parole in modo abbondante e originale.
Un testo non «chiuso»
La struttura del documento
è chiara: diviso in tre parti,
rende conto del messaggio
da comunicare («L’annuncio
degli scampati»), dello spazio
e del tempo in cui questo annuncio avviene («Lfn mondo
sempre più globale») e si interroga quindi, nella sua ultima e più importante parte,
sui modi in cui bisogna comunicare la fede: «Evangeliz-,
zare oggi». È bello vedere che
il testo, alla fine, non si «chiude» ma rimane con le sue
«Molte domande» un testo
aperto, che ci interroga, che
ci invita ad applicarlo nella
nostra vita: «amare» è l’ultima parola del testo, ed è un
bene che questo verbo, centrale per tutta la teologia cristiana, parola andata persa
troppo spesso nella storia
delle chiese, sia stata ritrovata. Il testo pone soprattutto
delle domande. È buona tradizione riformata porre delle
domande piuttosto che dare
delle risposte. In questo modo, lasciamo talvolta chi ci
ascolta nell’incertezza di una
dialettica infinita che, però,
non è una nostra scelta di fede, ma è la vita dei credenti di
ogni tempo: la fede sa che viviamo nella tensione assoluta
del «kairos», del momento
decisivo, vicino ma non ancora realizzato pienamente.
Nella prima parte, il testo
parla soprattutto di «salvezza», e la colloca sia nella storia del popolo di Israele sia
nel nome di Gesù (Dio salva):
l’esperienza della «croce» diventa, per la fede, l’atto della
sola grazia di Dio per noi.
Sembra che siamo sempre lì,
sembra un linguaggio tradizionale. Abbiamo veramente
bisogno, nei secoli dei secoli
fino alla consunzione dei
tempi, di riassumere i testi biblici soltanto con il nostro
linguaggio confessionale? «In
ogni epoca bisogna cercare di
strappare la tradizione al
conformismo che è in procinto di sopraffarla». Questa af
CERCO di evitare il più
possibile di parlare della
Chiesa cattolica in queste
mie note. Non credo che siamo chiamati noi a giudicare
quello che fa la Chiesa cattolica. E tuttavia vi sono eventi
come quelli dello scorso
week-end a Fatima che non
possono non essere valutati,
perché coinvolgono tutta la
cristianità. Lo spettacolo di
quella folla immensa inneggiante a Maria, Madonna di
Fatima, mentre il papa (rappresentante della più numerosa denominazione cristiana) faceva omaggio di un .suo
anello a una statua di marmo, era così stridente con il
messaggio evangelico da lasciare disorientati molti cattolici .seri, come abbiamo poi
letto sui giornali. Pensavo alla profezia di Isaia riguardo al
Cristo quando dice: «Egli non
formazione di Walter Benjamin trova un riscontro positivo in quasi tutto il documento, soprattutto dove il testo si interroga criticamente
circa il nostro modo di comunicare la fede: «Termini come
“salvezza”, “Grazia”, “peccato” si rivelano sempre di più
come termini "interni” alle
chiese» (paragrafo 3.2.5). E
ancora: «Può capitare inoltre
che i classici “Sola grazia” e
“Sola fide” della Riforma rimangano irrinunciabili elementi della nostra identità
confessionale, ma non rispecchino più la nostra esperienza
di fede, così come era per i
riformatori» (paragrafo 3.2.6).
Credo che coloro che sono
messaggeri della parola divina non debbano ripetere
sempre lo stesso messaggio
con le stesse parole. Siamo
chiamati a interpretarlo e a
trasmetterlo efficacemente
alla gente di oggi. Gli antichi
conoscevano una particolare
divinità con questa funzione
comunicativa e lo chiamarono Ermete: Ermete era il dio
dei pastori, dei commercianti
girovaghi, dei viaggiatori e dei
ladri, e inventò anche la lira.
Chi annuncia oggi la parola
ha il compito di arricchire
continuamente il proprio linguaggio con quello del mondo attuale: i linguaggi della
poesia, della filosofia, dell’arte, della musica sono essenziali per dire la salvezza oggi.
Messaggio e messaggero
E la fede, potrebbe chiedere qualcuno, dove rimane la
fede? La fede, come il messaggio salvifico da trasmettere deve essere, da una parte,
una cosa oggettiva, definita;
dali’altra, il messaggio deve
essere o diventare un messaggio personale in cui io credo, una cosa soggetta alla mia
personale intuizione, al mio
stile di interpretazione. «Io
sono quello che suono», ci
comunica oggi, una canzone
hip-hop del cantante romano
Ice One. Come risuona oggi
nel mondo ciò che annunciamo? Come viene accolto (se
viene accolto ancora) ciò che
comunichiamo (se comunichiamo ancora)? Come chiese
siamo già entrati nel nuovo
millennio della comunicazione e dell’informazione? Viaggiare informati e saper comunicare sono le qualità essenziali per chiunque vive all’alba del nuovo secolo interattivo. Le nostre chiese riformate
sono chiamate oggi, forse
non tanto a riformarsi quanto
semplicemente ad aggiornarsi sui metodi di comunicazione e sui linguaggi dell’annuncio di Gesù Cristo.
Aveva quindi ragione Walter Banjamin quando scrisse,
nel 1940, nelle sue «Tesi di fi
losofia della storia»: «La lieta
novella che lo storico del passato porta senza respiro, viene da una bocca che forse, già
nel momento in cui si apre,
parla nel 'vuoto». Oggi ci rendiamo sempre più conto che
il messaggio pronunciato include necessariamente sia la
persona che lo annuncia (e il
modo in cui Io annuncia), sia
chi lo riceve (e il modo in cui
lo riceve). La domanda esistenziale per noi è: quale scelta facciamo come messaggeri?
Vogiiamo essere degli amministratori ecclesiastici di un
passato che non è nostro? Vogliamo essere degli storici del
passato che portano il loro
messaggio in maniera asettica, senza entusiasmo, senza
spirito, senza partecipazione
personale? Il documento fa
bene a ricordarci la nostra vocazione comune: essere delle
«lettere viventi». Sta a noi la
scelta: o diventiamo, a nostra
volta, delle «lettere viventi», o
continuiamo a proporre conferenze sulle «lettere patenti».
Due modi di essere chiesa
E sta a noi anche di scegliere tra due modi diversi di essere chiesa. Le nostre chiese
«storiche» hanno il proprio
sguardo rivolto piuttosto verso il passato; la storia, però,
non interessa più a nessuno,
avvero: «La storia non ci insegnerà nulla» (canta Sting).
Alle donne e agli uomini del
nostro tempo (ci piaccia o
no) non interessa un messaggio che racconti soltanto
quello che c’era una volta; alla gente di oggi interessa una
voce viva, un’esperienza fatta
nella sequela concreta, qui e
oggi. Una vita comunitaria
vissuta non nell’ammirazione dei momenti di gloria del
passato, ma nella tensione
escatologica, nella fede vissuta nella dialettica quotidiana
tra sequela radicale e omologazione totale, questa è la
nostra vocazione oggi.
Il documento invita le chiese a riscoprire l’importanza
del mondo che ci circonda e
che ci penetra, per poter dire
oggi in maniera adeguata
«Gesù Cristo». Il passato che
testimonia del Gesù Cristo
del suo tempo, nel suo tempo
e per il suo tempo, è passato.
Il messaggio evangelico non
trova il suo fine né nella storia né in se stesso, ma negli
altri che incontriamo oggi per
le strade; l’Evangelo non vuole rimanere nella propria solitudine, ma vuole raggiungere
gli altri. L’Evangelo, quindi,
va incontro al mondo presente. E questo lieto messaggio
viene annunciato a favore di
un mondo che Dio non vuole
annientare ma salvare. Oggi.
7<lCa!ìù
l II •'M&'ÎÎÆSJljjïÿ 51 U^diliiJîJ
PIERO bensì
griderà, non alzerà la voce,
non la farà udire per la strada». Il suo preteso rappresentante viceversa ha scelto la
via della spettacolarità più
marcata. E non mi soffermo
sui segreti di Fatima che non
hanno nulla di segreto e sono
di una ovvietà disarmante.
Vorrei sottolineare quanto
la visita a Fatima abbia rimesso in luce l'estrema contraddittorietà di questo pontificato, già da noi avvertita
più volte. Da un lato questo
papa si presenta come il
campione dell’unità della
chiesa, aggregando ai suoi riti alcuni ingenui dignitari
protestanti. Dall’altro Iato
nulla fa per attenuare i due
punti cruciali e insormontabili della divisione: il culto di
Maria e il primato del vescovo di Roma. Il culto e l’esaltazione di Maria hanno assunto con questo papa dimensioni mai viste prima.
SUI CIORNÀiTfe
laRepubUkii
Il terzo segreto -1
Nel commentare lo svek
mento del «terzo mistero
da parte del papa, Gad Le?
ner (14 maggio) scrive:
non appartiene alla ChC
sa cattolica segue stupefa)!
to questo accrescersi della
devozione mariana in
mondo egemonizzato dalla
razionalità, per conviverj
con la quale la stessa fede
religiosa si è forzata ad e.
sprimersi in forme nuove
Ma intanto la rivelazione di
Fatima nell’anno del Giubj.
leo ci aiuta a spiegarci anche il coraggio esibito da
Wojtyla due mesi fa, quai,.
do si trattava di sovvertire la
tradizione, osando il “mea
culpa” per le colpe storiche
della Chiesa. Se il papa cristiano non esitava a dar
prova di umiltà al mondo
di fronte al Muro del Pianto
è perché in un certo senso
si sentiva il più forte, l’unico
capo spirituale in grado di
misurarsi con i confini,!
conflitti, i sistemi economici contemporanei».
COBRIERE DELLA SEih
Il terzo segreto - Il
Ernesto Galli della Loggia
invece (14 maggio) riconduce il gesto del papa all’affermazione della profezia, distinguendo quest’ultima dall’utopia delle ideologie laiche: «Mentre questa [l’utopia, ndr] è opera
dei dotti, la profezia invece si affida per lo più alla
voce flebile ma alta e straziante degli umili, degli innocenti, dei reietti». Non solo: «...mentre l’utopfa coffa
dei laici inevitabilmente è
sempre l’annuncio del Bene
(...), la profezia invece comprende anche l’annuncio
del Male». E, all’interno, il
filosofo Emanuele Severino,
intervistato da Felice Cavallaro, obietta che «le presenze miracolistiche denunciano più l’assenza che la presenza del “divino” autentico». Più avanti il filosofo
chiarisce ancora: «Capisco
l’affezione del Papa perii
culto mariano, ma ai nostri
giorni sarebbe meglio lasciare da parte l’aspetto miracolistico, seppure comprensibile perché di più immediata comprensione per
le masse (...). Ma non mi
sembra il modo miglioree
io richiamerei le parole di
Gesù: “Beati coloro che crederanno senza vedere”. Appunto, senza vedere... i miracoli». Per Severino sarebbe meglio sottolineare «H
Verbo incarnato. Nenia
rappresentazione di un Dio
considerato qualcosa di
lontano (...) ma di più vicino. Nel Dio che si fa uomo
c’è una nobiltà concettuale
ben superiore».
Hanno un bel dire i teoio?
cattolici che la Rivelazione
soltanto quella biblica, tnaù
gente che non legge i teoio?
e neppure la Bibbia, nella sua
religiosità semplice e popola'
re segue quel che vede eia
Madonna è ormai diventata
la vera mediatrice al pou*?
Cristo. E tutte le conquisi
del Concilio per ridimensionare l’autorità papale son
state ormai cancellate da
fortissimo incentramem
della chiesa nella figura de
suo pontefice. Credo contunque che valga la pena di co
tinuare i nostri colloqui ec
menici di base, nella spera ^
za che un giorno portino
loro frutto anche al vertice
(Rubrica «Un fatto, un coru
mento» della trasmissione
Radiouno «Culto evangeu
curata dalla Fcei di dornen
21 maggio)
La Ghie
alla pesam
ganda poi
iniziato a
l’uso del 0
destinato.
«Stampa»
tutto di fo
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'uso del denaro che le viene
destinato. Un paginone della
«Stampa» di Torino, quasi
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miliardi (con un incremento
di 80 miliardi rispetto al
1997). Si tenga conto che la
Chiesa cattolica beneficia
delle quote degli italiani che,
non firmando per nessuna
delle opzioni indicate nella
dichiarazione dei redditi, si
illudono di non partecipare
alla ripartizione. In realtà la
loro quota, non espressa, va
in larghissima misura a beneficio della Chiesa cattolica e
in piccola misura allo stato.
Questa informazione non è
mai stata data negli spot pubblicitari per T8 per mille, e se
ne comprende anche la ragione. Ma il rendiconto pubblicato sul giornale dà anche
l’indicazione dei tre settori in
cui il denaro è stato ripartito:
esigenze di culto, 712 miliardi; sostentamento del clero,
485 miliardi; interventi caritatívi in Italia e nel terzo mondo, 266 miliardi. Quindi 1.197
miliardi «pro domo sua» e 266
per gli altri. Mi paiono owii i
commenti che si possono fare
e i paragoni con la nostra
scelta impostata su linee radicalmente diverse.
Alberto Taccia
Luserna San Giovanni
Attenti
alle furberie
Molto spesso alle nostre
chiese vengono rivolte richieste di denaro per i motivi più
diversi. Pensiamo di essere
preparati a tutto e di aver già
fatto una grande esperienza.
Ormai ci siamo fatti furbi e
difficilmente diamo più di
10.000 lire a uno sconosciuto
che poi, sicuramente, li spende per andare a bere o pratiche affini. Anzi, ci siamo imposti di non dare proprio
nulla, al massimo andiamo
con loro a comprare il biglietto del treno o a fare la spesa.
È difficile credere che qualcuno si sia organizzato per
chiederci dei soldi in grande,
eppure è proprio così. Martedì mattina ho ricevuto una
telefonata. Un pastore tedesco (Lau), con una buona conoscenza del francese, affermava che assolutamente doveva parlare con il pastore
della chiesa per un caso urgente. Ho dovuto insistere
per farmi dire qual era il caso
urgente, ma sembrava che
solo un pastore potesse rispondere, e la voce era davvero affannata. Un uomo appena uscito dalla prigione, in
galera ingiustamente per cinque anni per aver denunciato
dei traffici di non so più quale organizzazione non governativa, missionario della propria comunità, si trovava alla
stazione di Porta Nuova e doveva essere aiutato. Certo che
tutto sembra un po’ strano,
ma quel pastore aveva i nostri dati, l’indirizzo ed era
molto convincente.
Che cosa non ha funzionato? Che in quel momento alla
segreteria della chiesa valdese ci fossero per una riunione
anche la pastora di Verbania
e Intra, Anne Zeli, e il pastore
di Aosta, Ruggero Marchetti,
che avevano pochi giorni prima ricevuto la stessa telefonata. Ovviamente l’uomo in
difficoltà era appena uscito
dalla prigione di Verbania o
di Aosta e si trovava nella stazione delle rispettive città. I
due pastori hanno incontrato
il tipo. Angelo Bruscoletti,
che con tanto di carta d’identità e numero telefonico della
Germania, dove chiamare
per riavere il denaro dato in
prestito, si presentava sincero
e davvero in difficoltà.
Questa volta la chiesa di Torino ha risparmiato qualche
soldo grazie alla comunicazione tempestiva dell’inganno. Scrivo a Riforma, d’accordo con gli altri due pastori,
perché penso che si tratti di
qualcuno che conosce bene le
nostre comunità e deve essere
fermato. Se qualcuno ha già
ricevuto una telefonata simile
ce lo comunichi e ricordiamoci tutti di stare molto attenti e
sulla difensiva.
Alga Barbacini - Torino
L'Italia, il Sud e i sentimenti nel fortunato personaggio di Andrea Camilleri
Il commissario Montalbano, dai libri alla televisone
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ITALO PONS
Quando nell’estate del 1992 trascorsi un mese a Palermo per una
sostituzione pastorale la città era blindata. Due giudici e le loro scorte erano
stati da poco assassinati. I miei compagni e le mie compagne della Sicilia a Roma avevano pianto: tutto sembrava finito! Camminando per le strade della città
nell’afa di agosto, tra antiche bellezze e
oscenità del presente, sembrava che lo
stato avesse la sua rivincita mostrando
la sua forza: posti di blocco, presidi,
mezzi militari sulle spiagge, elicotteri
che alle prime luci dell’alba setacciavano la città. Ma quale stato? Quello di
Falcone e Borsellino, e tanti altri, ormai
inciso nelle lapidi tombali, sconfitto e
impotente? Quello della reazione nelle
lenzuola bianche, simbolo di chi non si
arrende, appese ai balconi: segno invece
di quel non voler soccombere della gente comune? Entrambi, ma non solo.
Ho riordinato questi pensieri pensando alla fortunata seconda serie televisiva del «Commissario Montalbano».
Del Montalbano tratteggiato nei libri di
Andrea Camilleri vorrei provare a evocare otto pensieri.
1) La genialità di sfatare i luoghi comuni. All’abitudine degli interminabili
feuilleton della «piovra» ò di qualche
altro temerario investigatore, sconfitto
o vincitore, qui la realtà è assunta ma
anche smitizzata. Un intrigo di politica
e sesso, ne La forma dell'acqua, Montalbano confida alla fidanzata: «Ho fatto credere che dietro ci fosse la mafia.
Lo hanno anche creduto!». i
2); L’Italia è fatta di regioni e quindi
anche di un patrimonio dialettale, linguistico. La televisione ne privilegia eccessivamente alcuni, se non altro sembra aver attenuato la dimensione caricaturale. La cosa non dovrebbe accontentarci. Per contro Tegemonia dello
«strascicato» della capitale prevale eccessivamente nei salotti mediatici. Alcuni film di grande successo sono toscani.
Altre regioni sono del tutto assenti nelle
quotazioni linguistiche. Montalbano
parla invece una lingua che è anche gesto, silenzio, una lingua creativa di immagini, per nulla triviale. Lingua che a
sua volta suggerisce, rende possibili, le
interpretazioni degli enigmi.
3) Nella patria del familismo, della
mamma, la famiglia è ridotta all’osso.
Montalbano apprende che il padre sta
male, ma non corre al paese: una scena
toccante nella quale molti hanno pensato al loro rapporto con i genitori. Arriverà troppo tardi, ormai il padre è
morto nella notte: «Era sereno», aggiunge il medico. Quando la bara scende nella nuda terra egli è solo nel suo
dolore ma anche nell’assoluta dignità
di chi si contiene. L’ultima istituzione,
dopo la chiesa, in grado di repere ai
contraccolpi della modernità è qui in
maniera impressionante ridimensionata. Come non spingersi a pensare
all’invito di chi diceva che bisogna pur
saper abbandonare qualcosa per poterlo seguire? (Luca 9,59-62).
4) Gli insegnanti che a scuola ci hanno formato sono anche quelli che circondano Montalbano. Lo seguono a distanza e lui continua a cercarli rivolgendosi con il rispettoso «lei». Il romanzo italiano, dalTOttocento in avanti, è popolato di abati, monsignori che
sono confidenti e confessori. La scuola
in Italia «fa schifo», abbiamo ripetuto
alTinfinito: in questo paese ci sono
però insegnanti, divario ordine e grado, che continuano invece a formare
delle coscienze: che poi la sorte ti porti
a fare il poliziotto o il protettore, come
nei libri di Camilleri, è un altro discorso. Montalbano dopo Tattentato corre
dalla sua maestra elementare: è lì che
la comprensione per chi è morto, il
compagno di gioventù, viene restituita
alla pietà che va oltre i giudizi morali e
alle contingenze della vita.
5) Gli sfondi del Ragusano nei suoi
contrasti luminosi, il giallo del barocco,
rendono queste storie non solo vive ma
anche seducenti. Trame quasi liberate
dalle lontane metropoli note per la loro
densità di violenza e di criminalità.
Racconti di provincia ma anche di
grande tranquillità. Vicende che dicono
la realtà per quello che è: fatta di santi e
peccatori, semplicemente persone nelle
stanze del potere o nelTemar^nazione.
6) Qualche volta la giustizia non è
adempiuta nelle aule dei tribunali ma
restituita solo alla memoria come nel
caso nel Cane di terracotta. Sono trascorsi cinquant’anni da un fatto di sangue che ha pietrificato ormai i giovani
protagonisti in attesa del risveglio. Sarà
nelle parole, che ormai escono a fatica,
dalla lingua quasi impastata (ma senza
aver perso il loro timbro dialettale) di un
vecchio, tornato da lontano, che questo
risveglio simbolico potrà compiersi.
7) Per chi ha condiviso storie sentimentali da un punto all’altro della penisola 0 dell’Europa, e conosce a fondo
l’emozione degli arrivi e la tristezza delle partenze, il Commissario sembra trovarsi a suo agio. A proposito della eterna fidanzata del protagonista, che abita
lontano, in Liguria: «Poi, certo, averla
sempre addosso potrebbe essere pesan
te, capisco perfettamente che Montalbano tenga le distanze. Non sarà un po’
misogino? No. Il fatto è che Salvo [tale è
il nome del commissario] è un uomo
selvatico» (Camilleri). Bisognerebbe
chiedere il parere della fidanzata Livia.
In ultimo: la casa sul mare dove ritor
na Montalbano, di notte o all’alba, a
coptinuare il suo lavoro. Lavoro di in
telligenza, di interrogativi. Un’abitazione aperta, verso il mare: anche nei pericoli e nelle tentazioni, questo luogo
.non diventa mai fortezza ma rimane
dischiuso, rischiarato dal sole e dai
suoi tramonti.
Il successo di Camilleri è sicuramente dettato da altri cento motivi. Ho provato a evocarne alcuni non solo per
tratteggiare il personaggio, ma perché
il commissario sembra andare oltre alla
fiction parlando e svelando qualcosa di
noi, dello stato, della giustizia, della vita. Probabilmente è questa la chiave
del suo successo.
Un culto
a Firenze
Avendo avuto occasione di
trovarmi nella mattinata di
domenica 14 maggio a Firenze, quasi naturalmente sono
entrato nella chiesa metodista di via dei Benci dove ho
potuto salutare alcuni membri di chiesa prima dell’inizio
del culto: non molti, in ve
Passatempo
(D. Mazzarella)
9rizzontali
Iniziali del riformatore
Farei
3- Riformatore di Strasburgo
Mare che bagna la Grecia
Comune in provincia di
Oristano
10. Nome di due libri dell’Antico Testamento
11- Scomparse, defunte
13. Due vocali uguali
1^- Sigla che indica il produttore o il rivenditore
che assembla i computer
15. Maga... personaggio dell’Odissea
17. Iniziali di Machiavelli
18. Sigla delle Nazioni Unite
20. Esclamazione di stupore
21. Somma di anni
22. Il casato di Alessandro VI
24. Simbolo chimico dell’oro
26. Isola greca delle Sporadi
meridionali
27. Arte... se lo dice Cicerone
28. Profeta che ha affrontato
il tema della giustizia sociale
30. Capitale dell’antico Egitto
32. Negazione
33. Altrimenti detto
Verticali
1. Le sue mura crollarono
allo squillo delle trombe
degli israeliti
2. Federazione Giovanile
Evangelica Italiana
3. Lo erano i seguaci di
Giovanni Hus e Gerolamo da Praga
4. Svolgono un importante
compito formativo nei
confronti dei catecumeni delle nostre chiese
5. Sommo sacerdote in
Israele al tempo dei Giudici
6. Fiume dell’Europa centrale
7. Mettere in mostra in
modo eccessivo
12. Due discepoli incontrarono Gesù risorto sulla
strada che conduce a
questo villaggio
15. Professionista in campo
gastronomico
16. Vi morì Giordano Bruno
19. Notabene
23. E’ di questo colore una
famosa... pantera
25. Uno dei figli di Giacobbe
27. Sistema dell’impianto
frenante su molte automobili
29. Sigla di Messina
31. Vocali di sera
rità, ma fedeli e impegnati.
Purtroppo, ho ascoltato considerazioni di tacita rassegnazione per l’imminente
abbandono di Peter Ciavarella da «pastore titolare» e
sommessa attesa per le incerte prospettive di avere un
pastore (o una pastora) che
sappia rivitalizzare la chiesa,
inserirla nuovamente nel
contesto dinamico delle testimonianza della fede che,
in passato (ormai lontano
passato!) aveva saputo scuotere le indifferenze di uomini
semplici, di cultura, di politica, nella ricerca di una pienezza interiore che aveva dato un senso diverso alla vita,
aprendola a una speranza di
salvezza in Gesù Cristo.
Le note dell’inno 14 dell’«Innario cristiano», suonato all’organo dalla sorella
Ferrini con decisione e con
voce trascinante dall’alto
della galleria, hanno accompagnato il canto comune:
l’Altissimo ci dona tutto, forza, benessere, vita; e anche
nel dolore, quel Signore che
ha salvato il mondo in Cristo, non ci abbandona. Nel
frattempo mi sono un poco
distratto, lo confesso: ho volto lo sguardo in giro e ho visto numerosi e cari volti di
uomini e donne non più presenti... Ho aderito con particolare intensità alla preghiera della comunità riferendomi in particolare alla caducità degli entusiasmi. Eppure
il messaggio scaturito dalle
varie letture bibliche è stato
vibrante, edificante, dotto. Il
predicatore ha esortato a
considerare la Bibbia guida e
norma di comportamento.
Il messaggio Tho ricevuto:
e sono convinto che lo hanno
ricevuto molti dei presenti,
compresa la mamma dai
marcati caratteri somatici cinesi che, attenta, era portata
più ad ascoltare le parole del
pastore che il pianto della
sua piccola creatura nella
carrozzina.
Leonardo Casorio
Castiglioncello (Li)
Poesia fiorentina
«CoH’indurgenze ci si può mondare!»/ «Come i’ radicchio
sotto l’acqua fresca!»/ «Un ti par troppo facile che riesca/
all’uomo di potere cancellare/ tutto i’ peccato?». «Per me gli è
un affare/ più che attro “economio”, quasi un’esca/ pe’ fa’ sordi. Che si possa la tresca/ di politici, ricchi, malaffare,/ potenti,
ripulì con quarche Ave/ e quarche Pater Noster e co’ e quattrini/ comprassi i’ Paradiso, a me un mi pare!»/ «Dice che i’ papa
gni apre colla chiave/ e ci fa entrare tutti e pellegrini!»/ «Ma allora Cristo icchè gli è morto a fare?».
Oretta Nutini - Firenze
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
ia corsa, ho serbato la fede»
IITim, 4. 7
La figlia e i familiari tutti del
caro
Vittorio Micheiin Salomon
commossi per la dimostrazione di stima e di affetto tributata
al loro caro, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti,
fiori e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
a tutto il personale dell'Ospedale
valdese di Torre Pellice, al dott.
Bevacqua e al pastore Claudio
Pasquet.
Luserna San Giovanni
24 maggio 2000
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Tim. 4, 7
I familiari tutti del caro
Silvio Bertin
profondamente commossi per le
dimostrazioni di stima e di affetto tributate al loro caro, nell’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano tutti coloro che con
presenza, scritti, fiori e parole di
conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
a Marcella, Mina, Dina, Rossella, al dott. Soligo, alla sig.na Beltramone, al pastore Taglierò, al
personale dell'Ospedale valdese, alle infermiere del territorio,
all’Associazione alpini di Angrogna e ai coscritti.
Angrogna, 18 maggio 2000
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
In pace mi coricherò e in
pace dormirò perché tu solo,
Signore, mi fai abitare al sicuro»
Salmo 4, 8
Il marito, i figli e i familiari tutti
della cara
Alma Beux Menusan
commossi per la grande dimostrazione di stima e affetto tributata alla loro cara, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con
presenza, parole di conforto,
scritti, fiori e offerte hanno voluto
unirsi al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Quaglino e agli infermieri
dell’ospedale San Lazzaro di
Torino, al dott. Broue e infermieri Adi, all'Ospedale valdese di
Pomaretto, alla Croce Verde di
Porte e Perosa, al Pronto soccorso dell’ospedale «Agnelli» di
Pinerolo, alla farmacia Tron di
San Germano, agli amministratori e colleghi di lavoro dei figli,
agli ex colleghi del marito, a Stefania Bruno e Matteo Casagrande. Un grazie per le parole di
conforto della candidata pastora
Milena Martinat.
Pramollo, 25 maggio 2000
^ulto
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
Ccp 46611000
«CULTO RADIO»,
38, 001 84 Roma.
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L. 20.000
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intestato a:
via Firenze
24
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 26 MAGGIO 200n
1
"
Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese in visita nell'isola
Haiti, ristabilire la giustizia e la pace civile
Oltre ai rappresentanti delle chiese, Konrad Raiser ha incontrato il primo ministro e vari
esponenti dell'opposizione. Appoggio al documento delle chiese perla tenuta delle elezioni
In quattro giorni di visita a
Haiti, il segretario generale
del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), Konrad Raiser,
ha compiuto una vera e propria maratona. Oltre ai rappresentanti delle chiese cattolica romana e protestanti
del paese, Raiser ha incontrato il primo ministro, JacquesEdouard Alexis, nonché diversi gruppi dell’opposizione. Si
è detto impressionato dal
messaggio coraggioso che le
chiese cattolica e protestanti
di Haiti hanno sottoscritto insieme per ricordare alle autorità il dovere che esse hanno
di indire le elezioni legislative
(previste per il 21 maggio
scorso). Ha inoltre pregato le
autorità di agire in uno spirito
di concertazione e di negoziazione, spirito che sembra crudelmente mancare nella piccola Repubblica caraibica.
A Haiti lo stato è praticamente inesistente: lo stesso
primo ministro JacquesEdouard Alexis lo ha implicitamente riconosciuto, il 12
maggio scorso, durante il suo
incontro con Raiser e con
una delegazione della Federazione protestante di Haiti. I
compiti essenziali dello stato,
come l’istruzione e la salute
pubblica, sono quasi interamente presi a carico dal settore privato, e le chiese sono
molto attive in questi due
campi; si ritiene che senza di
loro il 50% degli haitiani non
avrebbe accesso alle cure sanitarie di base.
Le chiese, in nome dell’Evangelo e in nome dell’impegno molto importante assunto nei confronti della popolazione di Haiti, hanno richiamato con forza il governo ai
suoi doveri in un documento
pubblicato il 3 aprile scorso.
Di fronte all’assenza di istituzioni democratiche (il presidente haitiano, René Préval,
ha sciolto il Parlamento nel
Port-au-Prince (Haiti): periferia deiia capitaie
gennaio 1999) e di fronte a un
governo che ha già respinto
per tre volte la data delle elezioni politiche, pur previste
dalla Costituzione haitiana, le
chiese intendono far sentire
la loro preoccupazione: se le
elezioni dovessero nuovamente slittare, è la sopravvivenza stessa del paese che sarebbe minacciata. Le chiese
hanno espresso tale preoccupazione durante rincontro
con il primo ministro Alexis e
hanno approfittato dell’occasione per dire quanto, ai loro
occhi, «lo squilibrio tra lo stile
di vita dei dirigenti haitiani e
il resto della popolazione sia
motivo di scandalo e quanto
sia urgente ristabilire la fiducia nel paese».
Durante l’incontro, Konrad
Raiser ha dato il suo convinto
appopio alle chiese di Haiti,
sottolineando il coraggio della
loro posizione e l’importanza
del loro impegno nella rico
struzione del paese. Inoltre, di
fronte al primo ministro, ha
insistito sulla mancanza di legittimità del governo attuale,
il che ha come conseguenza la
totale paralisi del paese. Konrad Raiser ha voluto inoltre
precisare che «le elezioni, anche se non rappresentano da
sole la soluzione, sono l’unica
via possibile per incamminarsi verso la democrazia e per
ristabilire la giustizia e la pace
civile nel paese».
Quando le elezioni si saranno svolte, esse avranno sicuramente il risultato di costringere le forze politiche del
paese a coabitare all’interno
del governo e del Parlamento. Fin dall’indomani delle
elezioni occorrerà continuare
ad andare in direzione di più
democrazia, sviluppando
una cultura della negoziazione, che è praticamente
inesistente ad Haiti, paese
tuttora ampiamente domina
to dai fantasmi della dittatura.
Domenica 14 maggio, ultimo giorno della sua visita,
Konrad Raiser è stato invitato
a predicare nella Prima Chiesa battista di Port-au-Prince,
in occasione di un culto che
riuniva tutte le denominazioni protestanti del paese. Di
fronte a un migliaio di persone Konrad Raiser ha incoraggiato gli haitiani ad andare a
votare e, come «la pecora che
riconosce il buon pastore»,
ha invitato i presenti a fare
prova di discernimento e a
eleggere quelle e quelli che si
preoccupano veramente degli interessi del paese, senza
escludere nessuno. La popolazione si è iscritta massicciamente per andare a votare
ma oggi ha paura di esercitare i suoi diritti civici, a causa
dei numerosi delitti commessi in queste ultime settimane contro personalità
pubbliche. (cec info)
Dure critiche del segretario generale dell'agenzia umanitaria «DanChurchAid»
In Etiopia, «l'imperativo umanitario» è in pericolo
Il segretario generale di
DanChurchAid (agenzia umanitaria delle chiese danesi) ha vivamente criticato la
politica di alcuni paesi occidentali che, a suo parere, impediscono agli aiuti di giungere alle popolazioni affamate dell’Etiopia. Christian Balslev-Olesen ha citato l’Unione europea, e in particolare
la Gran Bretagna, lamentando il fatto che esse abbiano
congelato o ridotto gli aiuti
all’Etiopia, con la scusa che
l’Etiopia spende praticamente un milione di dollari al
giorno per la guerra contro
l’Eritrea.
Balslev-Olesen ha detto
che, riducendo gli aiuti, questi paesi sperano di esercitare
pressioni sul governo etiopico affinché fermi la guerra e
usi il denaro per gli aiuti alimentari. «È cinico e quasi criminale da parte di certi paesi
occidentali rifiutare di aiutare
la popolazione affamata dell’Etiopia a causa della guerra
tra l’Etiopia e l’Eritrea. Questa gente è tenuta in ostaggio
e paga con la propria vita una
politica sbagliata». L’Unione
europea ha respinto le accuse, precisando che gli aiuti
all’Etiopia sono stati ridotti
per difficoltà tecniche. Anche
Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, ha rimproverato al governo etiopico di non
distribuire «adeguatamente»
l’assistenza e di spendere
soldi per portare avanti la
guerra con l’Eritrea.
Intervistato dall’agenzia
Eni, Balslev-Olesen riconosce
che la guerra deve cessare.
Ma, ha aggiunto, una guerra
non può mai essere una scusa per non aiutare la gente
che è nel bisogno. «Il comportamento di paesi come la
Gran Bretagna è insensato ha dichiarato -. È un imperativo umanitario aiutare quelli
che sono nel bisogno, senza
distinzione di nazionalità,
sesso, religione o altro. Essendo membro di un’organizzazione cristiana che crede che tutti gli esseri umani
sono creati a immagine di
Dio, non possiamo transigere
su questo punto».
DanChurchAid, appoggiandosi a organizzazioni cristiane locali come la Chiesa evangelica etiopica Mekane
Yesus, fa di tutto perché i vi
veri e altri soccorsi siano distribuiti direttamente a coloro che ne hanno bisogno e
non finiscano nelle caserme
militari o sul mercato nero.
«Agendo così - dice BaslevOlesen - cerchiamo di diventare il più possibile indipendenti dal regime». Rafforzare
queste reti cristiane avrà probabilmente più effetto che il
boicottaggio di un regime di
oppressione: «Se le chiese lo
vogliono e se osano farlo,
possono svolgere un grande
ruolo nella maggior parte dei
paesi africani ed essere attori
a pieno titolo della società civile, lottando contro la corruzione, monitorando la situazione dei diritti della persona, aiutando e sostenendo i
più poveri fra i poveri - ha
continuato -. Quando si vuole rovesciare un regime, di
solito non serve applicare
sanzioni su larga scala. Questo non fa che colpire i cittadini ordinari. Invece, il mondo dovrebbe applicare “sanzioni intelligenti”, come fare
in modo che diventi impossibile per i membri del regime
comprare equipaggiamenti
militari o viaggiare all’estero,
e congelare i loro conti bancari nelle banche estere».
Balslev-Olesen si è detto
preoccupato per la riduzione
progressiva dell’importanza
data all’imperativo umanitario: «La condizionalità (dare
aiuto solo a certe condizioni
politiche ed economiche) si
sta generalizzando sempre
di più» e si è dichiarato particolarmente preoccupato per
quanto ha detto il danese
Poul Nielson, commissario
incaricato degli aiuti allo sviluppo dell’Unione europea,
il 4 maggio scorso a Aarhus,
in Danimarca. Quest’ultimo
infatti ha criticato «una parte
dell’opinione pubblica europea e alcune organizzazioni
umanitarie» dicendo «che
sarebbe più sano per loro
prendere atto che c’è una
realtà politica basata sugli
interessi».
«Durante i bombardamenti
della Nato in Serbia e in Ko
II posto di frontiera eritreo-etiopico di Serba (Eritrea)
sovo, nessuno contestava
l’aiuto ai profughi in Serbia
fornito da DanChurchAid.
Non vedo perché altri principi dovrebbero essere applicati ai paesi africani», ha concluso Balslev-Olesen.
Manifestazione a Istanbul il 15 maggio
Per il diritto all'obiezione
di coscienza in Turchia
Il diritto di non svolgere il
servizio militare per ragioni
di coscienza è inerente d diritto alla libertà di pensiero,
di coscienza e religione come
è riconosciuta dall’articolo
18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, dall’art. 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici,
e dall’art. 9 della Convenzione europea per la difesa dei
diritti umani e delle libertà
fondamentali.
Finora il governo turco ha
continuato a difendere il suo
rifiuto a fornire agli obiettori
di coscienza misure alternative al servizio militare. Impegnata in prima linea nel
sostegno degli obiettori di
coscienza rinchiusi nelle prigioni turche, Amnesty International ha chiesto al governo di avviare indagini immediate su testimonianze di
torture, esecuzioni e «scomparse» extragiudiziali.
Il 15 maggio scorso si è
svolta a Istanbul una manifestazione per il riconoscimento del diritto all’obiezione di
coscienza in Turchia, un appuntamento che rientrava
nel progetto «Una campagna
per fa pace, l’antimilitarismo,
l’obiezione di coscienza e
una cultura nonviolenta».
promossa dal membri dello
lami (Iniziativa antimilitarista di Istanbul). L’associazione lami è nata dalla volontà
di alcuni obiettori di coscienza di supportare Osma Murat
Ülke, il primo obiettore turco
che ha espresso il proprio rifiuto al servizio militare, bruciando pubblicamente nel
1995 il foglio di chiamata alle
armi. Osma Murat Ülke sta
pagando questa scelta con
una condanna al carcere a vita, ma di tipo particolare: attualmente Osman è libero,
ma può essere incarcerato iii
qualsiasi momento senza
preavviso alcuno e senza conoscere la durata del periodo
di detenzione, come è già avvenuto in passato.
La manifestazione del 15
maggio a Istanbul è stata una
sorta di «festa dell’obiezione
di coscienza». Erano in programma un concerto rock
con gruppi antimilitaristi,
mostre fotografiche sulla
guerra e dibattiti, che si sono
svolti in concomitanza con la
dichiarazione pubblica di
Ugur, un ragazzo che si è
consegnato alle autorità turche dichiarandosi pubblicamente obiettore di coscienza
e rifiutando l’arruolamento
nelle forze armate.
Il ministro Ivanov lo ha (detto alla Kek
«Non siate ingenui
in Cecenia c'è una guerra»
Nel corso di un incontro
con rappresentanti delia
Conferenza delle chiese europee (Kek), il ministro degli
Esteri russo, Igor Ivanov, ha
energicamente difeso la campagna militare di Mosca in
Cecenia. Durante quell’incontro di 90 minuti con una
delegazione della Commissione «Chiesa e società» della
Kek. che si è svolto a Mosca
nel primo week-end di maggio, il ministro si è rammaricato del fatto che gli stranieri
abbiano una visione inadeguata della storia e della geografia del Caucaso del Nord.
Dopo la riunione il presidente della Commissione, David
Skidmore, membro della
Chiesa d’Inghilterra, ha precisato che il ministro era stato «molto professionale, molto cortese» con la delegazione, ma che aveva «praticamente guidato tutta la discussione». Igor Ivanov ha
respinto ogni illazione secondo cui i militari russi sarebbero ricorsi a «mezzi
sproporzionati» per schiacciare le guerriglie cecene.
Skidmore ha però aggiunto
che era importante che il ministro abbia almeno ascoltato
le preoccupazioni della delegazione, la quale gli ha fatto
parte delle critiche delle chiese europee riguardante la
campagna russa in Cecenia.
L’azione di Mosca è stata criticata dai politici occidentali
e dalle organizzazioni non
governative che si preoccupano del trattamento inflitto
ai civili della zona, costretti a
fuggire per scampare ai bombardamenti russi sulla capitale Grozny. «Abbiamo potuto
presentargli le preoccupazioni sentite in Europa occidentale su quanto è successo»,
ha dichiarato Skidmore all’agenzia Eni. Ma il ministro ha
sottolineato che «è una regione pericolosa, in preda al fanatismo» e ha fatto notare
che «è una guerra, non siate
ingenui». Igor Ivanov ha ricordato gli interventi occidentali, come il lancio della
bomba atomica su Hiroshima in Giappone nel 1945.
Il ministro ha scartato ogni
possibilità per la Cecenia di
vedersi concedere l’indipendenza da parte di Mosca.
L’atteggiamento russo, ha
detto Skidmore, potrebbe
essere riassunto così: «La Cecenia fa parte della nostra
sovranità territoriale, i! suo
popolo fa parte del nostro
popolo, e questo rimarrà così». Tuttavia alcune osservazioni del ministro sul futuro
della regione indicano, secondo Skidmore, che Mosca
vuole un’azione rapida per
restaurare l’autorità della
legge e la società civile e che
potrebbe seguire una misura
di autonomia.
Skidmore ha sottolineato
la volontà del ministro di
avere altri contatti con la
Kek: «Era disposto a concederci il tempo che volevamo,
e non lo faceva avendo la
mente altrove. Ha sottolineato che voleva evitare un
ritorno alla guerra fredda.
Voleva mantenere la comunicazione aperta con l’Europa», ha detto. La delegazione
ha inoltre incontrato responsabili della Chiesa ortodossa russa, che è membro
della Kek. Uno dei temi di
conversazione con il patriarca Alessio e il metropolita
Cirillo di Smolensk e Kaliningrado, capo del dipartimento delle relazioni estere
del Patriarèato, è stato incentrato sulla necessità di
combattere il terrorismo e di
evitare una «nozione semplicistica dei diritti della persona». Ma i responsabili religiosi hanno anche parlato
dell’urgenza di proteggere i
diritti degli innocenti.
Skidmore ha sottolineato
l’impegno della chiesa russa
a favore dei dialogo e della
Kek, la quale offre alle chiese
la possibilità di «parlare liberamente» tra di loro. La delegazione era composta dai
membri del Comitato esecutivo e del personale della
Commissione «Chiesa e società», che teneva a Mosca la
sua riunione plenaria annuale, ed era ospite della Chiesa
ortodossa mssa.
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