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ORMA
settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
ANNO I - NUMERO 45
L'ANNO DELL'ANZIANO
I TEMPI
DELLA VECCHIAIA
ALBERTO TACCIA
Che idea curiosa dedicare
un anno (il 1993) all’anziano! Che succederà l’anno
prossimo quando l’anziano
sarà rimesso nell’angolo e in
vetrina sarà posto qualcun altro? Ma intanto che gran privilegio per l’anziano disporre
di un anno tutto per sé. Ma
quanti se ne sono accorti? Che
rabbia: avevamo un anno tutto
per noi e non lo abbiamo capito. Quanti anni dovremo di
nuovo attendere? Ci rimettiamo in coda: l’anno del bambino, della donna, dell’handicappato, dell’uomo qualunque, del cane randagio, ecc...
É poi toccherà di nuovo a
noi... se ci saremo ancora.
Ma in ogni caso quest’anno
è stato per noi memorabile: i
ticket, i bollini, le code, le
pensioni decurtate o rimandate, ancora le code e poi i problemi sempre più urgenti della solitudine, dell’invalidità,
delle ristrettezze economiche.
Già, noi non abbiamo dei
problemi, noi siamo un problema!
Per gli anziani si è fatto
molto, ma in modo non adeguato allo sviluppo di una popolazione in fase di invecchiamento che sta crescendo numericamente spesso in condizioni di grave disagio. Lo sviluppo della ricerca sanitaria, i
progressi della prevenzione, la
¡otta contro le malattie, l’azione di riabilitazione tendono ad
allungare i termini di un’esistenza di cui però molti hanno
ormai paura. Paura della vecchiaia, della solitudine, dell’
indigenza, del ricovero, dell’
invalidità permanente. A che
serve allungare una vita a cui
si è incapaci di dare contenuti
vitali?
Qtiand'è che si comincia a
essere anziani? Quando si dice: «Ai miei tempi!». Quando
un essere umano ha la sensazione di vivere ormai fuori dal
suo tempo, quando avverte
che il suo tempo gli è stato
sottratto, allora comincia a essere anziano davvero. È passato il tempo della maturità in
cui in qualche modo si sentiva
protagonista, il tempo in cui
poteva decidere per sé o per
gli altri, il tempo in cui si sentiva padrone (o si illudeva di
esserlo). Non importa se bello
0 brutto, migliore o peggiore,
era comunque diverso, era il
suo tempo.
Come possiamo aiutare gli
anziani a capire e a vivere il
tempo presente come qualcosa
che appartiene anche a loro?
Nessuno è padrone del tempo.
Non esiste il mio tempo ad
esclusione degli altri. La condizione anziana è un tempo
dell’esistenza che deve essere
vissuto in tutta la sua pienezza, un tempo dove si può ancora dare molto, molto ricevere e ancora imparare.
«... prima che il cordone
d’argento si stacchi, il vaso
d’oro si spezzi, la brocca si
rompa sulla fonte, la ruota in
franta cada nel pozzo, prima
che la polvere torni alla terra
com’era prima e lo spirito torni a Dio che lo ha creato. Vanità delle vanità - dice l’Ecclesiaste - tutto è vanità» (12,
8-10).
Nei termini di una splendida immagine poetica l’Ecclesiaste descrive così la decadenza dell’essere umano.
Con realismo splendido e
spietato ridimensiona la presunzione umana nei termini
di debolezza e fragilità di tutte le cose destinate a passare.
L’Ecclesiaste non esprime
pessimismo o disperazione:
ma la condizione che tutti in
un modo o nell’altro siamo
chiamati ad assumere. Una
via per la quale tutti dobbiamo passare. Ma su questa
strada in cui ognuno è solo
Dio ci attende e ci accompagna: riceve il nostro spirito.
Arricchiti dalla promessa di
vita e resurrezione in Cristo,
imbocchiamo questa strada
con fiducia. Ripetiamo il canto dell’antico salmista: «Non
rigettarmi al tempo della vecchiezza, non abbandonarmi
quando le forze mie declinano. O Dio non allontanarti da
me, mio Dio affrettati in mio
aiuto. Tu mi hai ammaestrato
fin dalla mia fanciullezza e io
finora ho annunciato le tue
meraviglie. E quando sia
giunto alla vecchiaia e alla
canizie, o Dio. non abbandonarmi» (Salmo ~ 11.
L'avvento, il tempo dell'attesa del Natale di Cristo -1
Il nuovo è il compimento dell'antico
______________YANN REPALIE______________
«L’angelo rispose a Zaccaria: “Ecco,
tu sarai muto e non potrai parlare fino al
giorno che queste cose avverranno’’»
(Luca 1,2)
Più degli altri, l’Evangelo di Luca ha
dato corpi e colori al tempo dell’avvento come tempo dell’attesa, che precede Natale. Ci ha trasmesso quelle immagini viste e riviste, dai disegni della nostra infanzia impaziente di vedere sbocciare l’albero di Natale, agli affreschi e ai
quadri ammirati nelle nostre passeggiate
colte: il silenzio di Zaccaria, l’annuncio a
Maria, rincontro con Elisabetta, sua cugina, la nascita di Giovanni. Il racconto di
Natale incomincia con un’interruzione
nel servizio sacerdotale, con un cortocircuito nel flusso della parola, con il silenzio che predispone all’accoglienza.
Zaccaria e Elisabetta, lui sacerdote e lei
dalla prestigiosa ascendenza sacerdotale,
sono giusti e irreprensibili «in tutti i comandamenti e precetti del Signore». Però,
come Sara e Abramo e per le stesse ragioni, non hanno figli: lei è sterile «ed erano
tutti e due avanzati in età». Il «nuovo»,
grande animatore del rumore dei mass
media in questa stagione autunno-inverno
1993, si iscrive per Luca nella cornice
tradizionale: il rituale, i comandamenti, il
Dio della promessa che aveva già donato
numerosi figli alle madri dei nostri padri.
Anche il «nuovo» ha una storia e delle radici; lascia tracce che impediscono sia
confuso con un’illusione.
Poiché Zaccaria è un sacerdote in servizio, la sua vicenda di famiglia è anche
storia della «moltitudine del popolo» in
preghiera. La gioia promessa dall’angelo
è, nello stesso tempo, dono per l’intimità
della coppia e allegrezza per «molti».
Mentre Zaccaria è nel tempio gli appare
un angelo, che gli annuncia la nascita di
un figlio; si chiamerà Giovanni. Ultimo
grande profeta, il suo compito è precedere, «preparare al Signore un popolo ben
disposto» riprendendo, come compito,
l’ultima parola dei libri profetici: «'Volgere il cuore dei padri ai figli» (Malachia 4,
6). L’attesa dei tempi nuovi che stanno
per sbocciare è gravida dei ricordi delle
primavere annunciate, dei rinnovamenti
abbozzati, delle profezie proclamate. Tuttavia senza l’irrompere del Dio liberatore,
i ricordi rimangono cose di avanzata età
sterile.
L’avanzata età è proprio l’obiezione di
Zaccaria all’annuncio dell’angelo. Chiede
un segno, delle assicurazioni. Ci ricordiamo il sorriso incredulo di Sara. Se da un
lato l’annuncio si iscrive nella continuità
dell’alleanza con il Dio delle madri e dei
padri, d’altro lato questa storia è anche
fatta di interruzioni. Segno e punizione: il
silenzio. Zaccaria non potrà più parlare fino alla nascita del figlio. Esce dal tempio
e non può spiegarsi; eppure il popolo capisce che è accaduto qualcosa di importante. Toma a casa, Elisabetta rimane incinta, e per cinque mesi si nasconde.
Così la storia di Natale incomincia dalla sterilità vinta, che per le antiche tradizioni bibliche è sempre una risurrezione.
La vita del popolo, minacciata di estinzione, continua. Attesa di Natale, che prima
di diventare la storia del «bambino Gesù», racconta la risurrezione di una donna
anziana, Elisabetta, con la quale l’intero
popolo può lodare il Signore delle liberazioni, «che ha rivolto a me lo sguardo per
cancellare la mia vergogna fra gli uomini». Storia già raccontata, eppure storia
incredibile, come lo ricordano il silenzio
di Zaccaria e il nascondersi di Elisabetta.
Per Luca, il nuovo è compimento dell’antico. Ma l’antico può sempre morire nella
sterilità, e il nuovo è spesso illusione. Accanto alla risurrezione di una donna anziana, la storia di Natale incomincia nel
silenzio forzato di un uomo anziano, suo
marito. È l’invito che ci rivolge Luca nel
primo quadro del suo Evangelo, un invito
a fare silenzio per accogliere i tempi nuovi, che non devono trovare troppo presto
le parole adatte, quelle che forniscono subito le risposte e le spiegazioni.
Sud Africa
Repubblica
federale
FEBE CAVAZZUTTI ROSSI
Giovedì 18 novembre una
straordinaria pietra miliare è stata posta nella storia
del Sud Africa. Il Consiglio,
formato dai rappresentanti di
24 movimenti politici e civili
di tutto il popolo, instaurato
per negoziare con il governo
bianco in carica, ha compiuto
il suo atto conclusivo. Ha
passato al Parlamento, che
l’ha ratificata, una Costituzione di transizione che permette la formazione di un
governo ad interim multirazziale che conduca il paese ad
elezioni generali nell’aprile
1994. Dalle elezioni uscirà
una Assemblea costituente
che redigerà a maggioranza
del 60% la definitiva Costituzione di un Sud Africa dal
volto nuovo e democratico.
Il giorno stesso in cui i sudafricani andranno alle urne,
la carta geografica della loro
splendida e travagliatissima
terra sarà sconvolta. Vi saranno 9 regioni autonome, e
di un sol colpo saranno spazzate via tutte le riserve, le famigerate Homelands dell’
apartheid. Verrà approvata
una Carta dei diritti umani e
civili per donne e uomini di
qualsiasi colore.
L’Assemblea costituente
eleggerà un presidente della
Repubblica con poteri limitati alla rappresentatività
dell’unità nazionale, si strutturerà un Parlamento con una
Camera di 400 deputati e un
Senato di 80 membri che
avrà due anni di tempo per
formulare la nuova Carta costituzionale. Ogni partito che
abbia conquistato alla Camera almeno 80 seggi nominerà
il proprio presidente dei deputati, che siederà nel gabinetto dei ministri.
Le nove regioni autonome
(provinces), avranno un proprio potere legislativo e amministrativo e un presidente
regionale.
I progetti
della Cevaa
pagina 2
Un «Gang summit»
nella Chiesa battista
di Kansas City
pagine 5, 6 e 7
Un ricordo di
Helmut
Gollwitzer
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 199,'^
Nel bilancio preventivo diversi progetti vengono «raccomandati» alle altre chiese
Dai mass media alla formazione teologica
molti progetti della Cevaa... ma pochi soldi
RENATO COISSON
Nei vari capitoli che formano il bilancio della
Cevaa c’è una voce che rimane un po’ la cenerentola, dimenticata e non ascoltata, pur
essendo di grande significato
per la vita delle chiese. È la
voce: «Progetti raccomandati». Nel bilancio ordinario ci
sono infatti tutti i capitoli di
spesa «obbligati» per il funzionamento della Cevaa e per
la copertura di quelle che sono le priorità che ogni anno il
«Conseil» decide, fra queste
in prima linea le borse di studio e le spese per l’invio di
missionari e la copertura delle spese relative.
Ma accanto alle spese normali, le chiese progettano
ogni anno varie opere o azioni che rispondono a programmi di sviluppo, per realizzare
le quali hanno però bisogno
di finanziamenti che non
hanno. Ma neppure la Cevaa,
nel suo bilancio spremuto
all’osso, ha la possibilità di
rispondere a queste richieste.
Da qui la voce: «Progetti raccomandati», raccomandati alle altre chiese membro, per
uno sforzo supplementare.
Esaminiamo alcuni di questi
progetti.
Ben tre chiese presentano
quest’anno progetti nel campo dei mass media: la Chiesa
metodista del Benin («Costruzione e equipaggiamento
di un ministudio radio»); la
Chiesa evangelica del Togo
(«Equipaggiamento del servizio stampa per giornali e radio»), e quella del Camerún
(«Equipaggiamento di uno
studio radio a Duala per il Dipartimento informazione»).
Le chiese africane si stanno
aprendo a questo problema
Il nuovo presidente della Cevaa, pastore Charles-Emmanuel Njiké
della comunicazione via radio che viene incontro al
grande problema delle distanze e della lontananza dei villaggi e al problema delle trasmissioni nelle lingue indigene. C’è sì una grande radio
evangelica a Addis Abeba
che trasmette programmi in
inglese e francese, ma il più
delle volte essi sono realizzati
in Europa e in America e sono un po’ astratti dalla realtà
locale.
Quasi nella stessa hnea, ma
con fini più ambiziosi, è il
progetto della Fjkm del Madagascar: «Dotazione di un
istituto di formazione e di ricerca delle tecniche e dei metodi e del materiale per l’animazione pedagogica audiovisiva». Lo scopo è quello di
rialzare il livello pedagogico
e culturale degli insegnanti
nella prospettiva che gli alunni ricevano conoscenze e
competenze atte a un migliore inserimento nel mercato
del lavoro e della vita sociale,
ancorato a un’educazione cristiana.
Di grande importanza per
la ricostruzione del paese, dopo la fine del lunghissimo periodo di guerra civile, sono i
progetti della Chiesa presbiteriana del Mozambico:
«Azione comune di evangelizzazione nell’Africa del
Sud». Sono migliaia i mozambicani rifugiati nel vicino
Sud Africa e migliaia gli uomini che ogni anno cercano
lavoro nelle miniere sudafricane. Per seguire questi migranti e per dar loro la possibilità di creare delle comunità
civili e religiose, viene previsto l’invio di tre pastori e
Moldavia: riunito il Consiglio della Federazione battista europea
Accolte nuove chiese dell'ex Urss
Oltre cento delegati e ospiti
hanno partecipato all’incontro
annuale del Consiglio della
Federazione battista europea
(Fbe), tenutosi in Moldavia,
dal 20 al 24 settembre scorsi.
Per i battisti italiani era presente il pastore Italo Benedetti, membro del Comitato esecutivo deirUcebi.
1 convenuti sono stati accolti all’aeroporto di Kishinev, la
capitale, con l’offerta di pane,
sale e cesti di frutta fresca recati, secondo le vecchie usanze locali, da giovani e ragazze
in costume nazionale. 11 benvenuto, alla presenza della
stampa e della televisione di
stato, era accompagnato dalla
musica dell’orchestra di una
chiesa battista locale.
Due altri eventi pubblici si
sono susseguiti durante la settimana. 11 lunedì sera un concerto al teatro del Palazzo nazionale con il coro della Chiesa battista di Beltsy, forte di
8.5 voci: durante la serata vi è
stato anche il saluto ufficiale
delle autorità del paese. 11 venerdì sera, in un altro teatro,
un culto particolare, con molta musica, per la consacrazione di 14 persone alla missione
interna.
L'Unione battista della
Moldavia conta 250 chiese e
19.000 membri battezzati. 11
suo presidente, Victor Loghinov, e il segretario generale.
Victor Popovich, vengono
chiamati «vescovo» e «vicevescovo». Il Consiglio della Fbe
ha eletto come suo presidente
Birgit Karlsson, segretario generale dell’Unione battista
svedese e già vicepresidente
della Fbe.
Durante le sedute si è dato
ampio spazio alla discussione
sul futuro del seminario battista europeo. È stato deciso
all’unanimità di spostare l’istituto da Riischlikon in Svizzera, dove fu aperto nel 1949, in
un altro paese che permetta di
contenere i costi. L’attuale
proprietà sarà venduta o affittata. Si dovrà provvedere a sistemare anche le altre attività
che ruotavano intorno al Seminario: l’Istituto estivo di
formazione teologica, l’Accademia battista internazionale
per i laici (che ha già trovato
la sua sede a Budapest), l’Istituto per la missione e l’evangelizzazione e l’Istituto per gli
studi battisti e anabattisti. La
nuova sede del Seminario battista di teologia potrebbe essere Berlino o Praga.
Fra le altre decisioni prese
dal Consiglio spicca l’accettazione come membri della Fbe
delle Unioni battiste di Armenia, Azerbaigian, Kazakhstan,
Kirgizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Siria ed
Egitto. (Ehf Press Service)
La svedese Birgit Karlsson, nuovo presidente del Consiglio della Fbe
l’apertura di centri di incontro e di formazione.
Un altro progetto della
Chiesa presbiteriana del Mozambico è rivolto alle donne,
con la costruzione di un centro di formazione. Nelle
realtà di guerra e di sconvolgimenti drammatici, quali sono stati quelli che hanno colpito il Mozambico, la donna è
al tempo stesso la realtà più
debole, quindi più esposta,
ma anche la realtà sulla quale
fanno perno la ricostruzione e
il rilancio del futuro. Sono
tanti gli esempi di donne rimaste sole, perché il marito è
soldato, o emigrato in cerca
di lavoro, e spesso rimaste
vedove, che si sono trovate a
dover gestire l’educazione
dei figli, la coltivazione dei
campi e spesso la cura dei genitori anziani e malati. Impegnarsi nella formazione delle
donne risulta dunque essenziale nella prospettiva della
ricostruzione del Mozambico.
Vogliamo infine segnalare
il progetto della Chiesa del
Pacifico: «Sostegno ecumenico al Collegio teologico di
Buva». Finora il Collegio rilascia un diploma in teologia
e serve molte chiese di tutto il
Pacifico (fra cui quelle della
Polinesia e della Nuova Caledonia). Per una crescita di
queste chiese si sente sempre
più il bisogno di avere una
vera e propria Facoltà di teologia per una formazione
maggiormente legata alla
realtà delle chiese, senza dover inviare gli studenti in Europa o in America.
Questi progetti sono il segno di una grande vitalità.
Dobbiamo dunque rallegrarcene molto. Rimane però
aperto il problema di come
passare dal dire al fare.
Gerusalemme
Appello
dell'Unesco
Se i responsabili cristiani
della città non autorizzeranno
rUnesco ad avviare i lavori
di restauro del Santo Sepolcro a Gerusalemme, questo
monumento rischia di perdere
11 valore che giustificava la
sua iscrizione nell’elenco del
patrimonio mondiale dell’
Unesco.
E quanto ha dichiarato il direttore generale dell’organizzazione, Federico Mayor, il
12 ottobre a Parigi, in occasione dell’apertura del Comitato esecutivo dell’Unesco. Le
tre comunità cristiane responsabili del Santo Sepolcro (greco-ortodossi, armeni e latini)
hanno deciso di non accettare
l’intervento dell’Unesco nelle
operazioni progettate per la
salvaguardia del monumento,
ha dichiarato Federico Mayor.
Rivolgendosi al Comitato
esecutivo dell’organizzazione,
il 21 ottobre, il leader dell’Olp
Yasser Arafat ha sottolineato
che i luoghi santi degli ebrei,
dei cristiani e dei musulmani
appartengono al patrimonio
culturale dell’umanità. Secondo Arafat l’Unesco dovrebbe
intensificare i propri programmi di salvaguardia e di tutela
secondo un piano da definire
in tempi brevi. Il leader palestinese ha citato tra l’altro la
moschea El-Aksa, il Santo Sepolcro, il Muro del Pianto e il
Duomo della Roccia.
Sì del Parlamento britannico
all'ordinazione delle donne
LONDRA — La Camera dei Lord ha approvato, martedì 2
novembre, il principio dell’ordinazione delle donne nella
Chiesa anglicana, respingendo con 135 voti contro 25 un
emendamento che si opponeva a tale disposizione. Venerdì 29
ottobre la Camera dei Comuni aveva anch’essa adottato, con
una schiacciante maggioranza di 215 voti contro 21, il diritto
per le donne della Chiesa anglicana di diventare preti in Inghilterra. Questo doppio voto apre la via, nella Chiesa d’Inghilterra, alle prime ordinazioni che potrebbero aver luogo a
Pasqua 1994. Votata 1’ 11 novembre scorso dal Sinodo generale della Chiesa anglicana, questa decisione controversa ha
suscitato non poche minacce di dimissioni in seno al clero anglicano. L’Alta Corte di Londra aveva respinto una richiesta
della «Church Society» (una delle associazioni religiose inglesi più influenti) riguardante la legalità dei dibattiti parlamentari. I giudici hanno ritenuto che l’Atto del 1919 che definisce i rapporti chiesa-stato autorizzava il Parlamento ad agire
con semplici misure di approvazione delle decisioni della
Chiesa. La regina Elisabetta II, in quanto Capo dello stato e
della chiesa, dovrà ora firmare il decreto. Il cardinale Basii
Hume, primate della Chiesa cattolica d’Inghilterra, ha spiegato che si sarebbe recato a Roma al termine dell’assemblea
d’autunno dei vescovi d’Inghilterra e del Galles per discutere
delle condizioni del passaggio di preti anglicani alla Chiesa
cattolica.
Ex Jugoslavia: il Cec e la Kek
criticano le sanzioni dell'Onu
GINEVRA — Le sanzioni contro la ex Jugoslavia sono ingiuste e dovrebbero essere modificate. Questo è il messaggio
indirizzato a Boutros Ghali, segretario generale dell’Onu, in
una lettera del 26 ottobre, firmata da Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e da
Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (Kek). Nella lettera Raiser e Fischer scrivono che
le sanzioni sono state applicate solo in Serbia e in Montenegro. Tale applicazione «parziale» richiede «un riesame serio».
Se le sanzioni ci devono essere, dovrebbero essere imposte a
tutte le parti «che hanno dimostrato un disprezzo manifesto
delle norme del diritto umanitario e dei diritti umani». Ponendo l’accento su ciò che chiamano effetti «devastanti» delle attuali sanzioni, Konrad Raiser e Jean Fischer chiedono alla comunità internazionale di far prova di una «ferma determinazione» per assicurare che gli aiuti umanitari, che non dovrebbero essere toccati dalle sanzioni, pervengano alle popolazioni
vulnerabili. Essi sottolineano che le popolazioni di Serbia,
Montenegro, Vojvodina e Kosovo soffrono crudelmente della
penuria di viveri, di benzina, di elettricità e di medicine e ciò
come «castigo per le azioni di un governo che non è appoggiato dalla gran parte di loro».
Bulgaria; discriminazioni
nei confronti degli evangelici
SOFIA — L’Alleanza evangelica bulgara ha protestato
contro le discriminazioni che si cerca di introdurre nel paese
nei confronti delle chiese evangeliche, le quali vengono definite «sette», formate da «gente che viene dall’Occidente... e
corrompe i giovani per farli suoi seguaci». Secondo notizie
che provengono dalla Bulgaria la campagna denigratoria è rivolta verso tutti i gruppi religiosi all’infuori di ortodossi; cattolici, armeni, musulmani ed ebrei. Perché, come afferma il
presidente ortodosso della Commissione parlamentare per gli
affari religiosi, queste sono le religioni «che esistevano
all’epoca della liberazione della Bulgaria dalla dominazione
turca». A causa di questa campagna gli evangelici rischiano
di perdere la libertà acquisita con la caduta del comuniSmo.
Aumentano le difficoltà di accesso ai mass media e gli aiuti
che provengono dall’estero alle chiese vengono sottoposti a
tassazione. Alcune chiese hanno dovuto lasciare i locali di
culto e i missionari stranieri hanno molte difficoltà con i visti.
Gli evangelici hanno ricordato al governo che la loro presenza in Bulgaria risale ad oltre 140 anni fa, prima della liberazione dai turchi, e che molti di loro hanno subito carcere e
torture, durante il regime comunista, per non venire meno alla loro fede.
Il Vaticano non prevede
la riabilitazione di Jan Hus
BAYREUTH — 11 cardinale di curia Edward Cassidy, presidente del Segretariato pontificio per l’unità dei cristiani, n)
occasione di un seminario internazionale di teologi e storici
sul riformatore Jan Hus tenutosi nella città bavarese di Bayreuth, ha auspicato l’intensificazione del dialogo interconlessionale. Contemporaneamente ha però anche detto che la riabilitazione del teologo bruciato a Costanza nel 1415 non e
prevista in Vaticano. Con questa affermazione Cassidy si e
contrapposto al teologo di Bayreuth Norbert Kotowski, organizzatore del congresso che si è tenuto dal 23 al 26 sctternbre
e che ha raccolto circa 150 esperti convenuti da 13 paesi diversi. Sotto il motto «Jan Hus fra i tempi, i popoli e le confessioni» vi sono state ben 40 relazioni che hanno illustrato la vita, il pensiero e l'azione di «questo grande cristiano europeo»
come lo ha definito il vescovo di Braunschweig, Gerhar
Müller. Secondo lo storico di Praga Jan Lasek, della Facolta
teologica hussita, il simposio di Bayreuth è stato il primo
grande incontro di questo genere realizzato fra Est ed Oves
dopo la svolta del 1989.
3
\/FNERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Battisti, metodisti e valdesi in Sicilia
Le parole e la Parola
_____NINO GULLOTTA_
Il 1° novembre ha avuto
luogo a Catania la seconda
assemblea delle chiese battiste, metodiste e valdesi della
Sicilia per discutere tre importanti nodi nella vita delle
chiese: il problema del rinnovamento liturgico, il problema della chiesa e della società nella Sicilia di oggi, il
problema dei rapporti con le
realtà evangeliche non federate. Tre temi discussi in altrettanti gruppi di lavoro che,
al termine, hanno messo in
comune le conclusioni a cui
erano giunti.
Molte sono state le critiche
mosse al culto sotto diversi
aspetti: è talvolta un monologo del predicatore, che rende
passivi, e quindi estranei, gli
ascoltatori; altre volte risalta
stridente il fossato tra vita
reale e vita cultuale. Qual è
insomma il suo aggancio con
la vita e i progetti che facciamo? Sono state formulate anche molte proposte che riguardano la riorganizzazione
della liturgia, il ripensamento
per esempio di momenti come l’invocazione, la lettura
ecc.
Si è anche proposto di sistemare i banchi in modo di
Hai fatto
Tabbonamento
a
RIFORMA?
verso, per favorire la comunicazione e l’interscambio. Per
momenti particolari, come
quello della Santa Cena, si è
insistito sul fatto che essa dovrebbe essere vissuta anche
come momento gioioso, ed
evitare facce compunte e file
da funerale. Per quanto riguarda la questione della collocazione delle nostre chiese
nella società, è stato osservato che le nostre sembrano essere chiese delle parole, più
che chiesa della Parola, per
cui non riusciamo ad essere
luoghi di aggregazione. Eppure le nostre chiese sono
spazi in cui si può vivere la
vera democrazia, fatta non
solo di diritti, ma anche di
doveri; inoltre è sensazione
diffusa che le chiese protestanti rappresentino un grosso
patrimonio spirituale e culturale che non è ancora stato
speso nel nostro paese.
Per potere individuare in
modo più specifico il rapporto che deve esistere tra le
chiese e la società nella situazione odierna, si è prospettata
l’idea di organizzare un convegno sul tema «Chiese evangeliche in Sicilia».
Vivace la discussione sui
rapporti con altre chiese
evangeliche di tipo pentecostale. Pur esistendo profonde
differenze nel modo di leggere la Bibbia e nel vivere la fede, il nostro atteggiamento
deve essere di ascolto perché
possiamo scoprire, grazie a
loro, doni nascosti. Ma ciò su
cui insiste l’assemblea è un
atteggiamento di reciproco rispetto, condizione unica per
poter dialogare e collaborare.
Roma: un'iniziativa ecumenica
Culto comune tra
luterani e anglicani
I partecipanti al convegno
dei pastori della Chiesa
evangelica luterana in Italia
(Celi) si sono incontrati con i
membri del Sinodo anglicano
d’Italia e Malta e in tale occasione è stato celebrato insieme un culto con Santa Cena.
Si tratta di un evento di notevole portata dal punto di
vista ecumenico: questo culto può infatti essere considerato un passo in avanti per un
avvicinamento delle due
chiese in Italia.
II culto ha avuto luogo durante una seduta del convegno pastorale luterano che si
è tenuto a Palazzola, presso
Roma, daini al 14 ottobre.
Nello stesso luogo si svolgeva contemporaneamente il
Sinodo anglicano. Alla richiesta della Chiesa luterana
di avere un incontro fra le
due delegazioni il vescovo
anglicano Eric Davemport di
Firenze rispondeva con un
invito a celebrare insieme la
Cena del Signore.
Nel dare il benvenuto ai
convenuti il vescovo Davemport ha dichiarato: «Non si
tratta del fatto che noi permettiamo a voi luterani di
partecipare al nostro culto,
ma piuttosto che desideriamo
insieme venire alla mensa
del Signore, così come vogliamo insieme collaborare e
discutere». Davemport ha
sottolineato che lo scambio
del saluto della pace è un fat
to che unisce profondamente.
Non si tratta della prima
volta che luterani e anglicani
si trovano insieme per il culto in Italia, ma certo questo
non era sinora avvenuto a così alto livello.
Il pastore Hans Gerch Philipp!, decano della Celi, ritiene che il periodo dei grandi
dibattiti teorici per preparare
l’azione ecumenica sia ormai
finito.
Ora si tratta di venirsi incontro in modo pratico. Philipp! ha ricordato che il Sinodo della Celi ha chiesto
esplicitamente di operare per
un avvicinamento in Italia tra
luterani e anglicani.
Considerando poi le buone
relazioni esistenti tra luterani
e valdesi, cofirmatari della
Concordia di Leuenberg, e
membri fondatori della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, eventi di questo genere possono avere un
significato notevole per il
protestantesimo italiano e la
collaborazione tra le chiese.
(Da CELI info)
Taranto: ricordata la Riforma
Una chiesa
ultracentenaria
La ricorrenza dell’anniversario della Riforma è stata
celebrata dalla comunità di
Taranto con due momenti
molto significativi: uno collegato al presente, l’altro al
passato.
Per testimoniare che la
buone novella della salvezza
raggiunge tutti gli esseri
umani senza distinzioni di
sesso, razza, classe sociale,
nella mattinata di domenica
31 ottobre Barthélemy, Amélie e David, immigrati a Bari
dalla Costa D’Avorio, hanno
partecipato al culto della nostra comunità.
Il fratello Barthélemy ha
presieduto il culto e ha rivolto un vibrante appello affinché vengano abbandonati gli
idoli di morte della ricchezza
e del potere per rispondere
alla chiamata alla conversione che il Signore Gesù rivolge a tutti noi. Nel pomeriggio, invece, la chiesa di Taranto ha ripensato il suo passato quasi centenario.
Con una interessante e rapida carrellata, il pastore
Odoardo Lupi ha presentato
alla comunità e ai numerosi
amici intervenuti gli avvenimenti più importanti della
storia della Chiesa valdese di
Taranto. Lupi ha ricordato le
tappe dell’espansione protestante a Taranto e quanti,
donne e uomini, con fede
salda ed entusiasta, senza cedere all’avvilimento e allo
scoraggiamento, per poter
predicare T Evangelo hanno
DIBATTITO
dovuto lottare contro le ostilità del clero cattolico e superare i pregiudizi atavici verso
i protestanti. La semina,
però, ha dato i suoi frutti.
n piccolo gruppo formatosi
nel 1884, che si riuniva nelle
abitazioni dei suoi membri
per lo studio biblico comunitario e per celebrare la cena
del Signore, ha ben presto
costituito la prima chiesa
protestante della città. Immediati sono stati i contatti con
la Tavola valdese per avviare
il regolare svolgimento delle
attività ecclesiastiche.
La rievocazione del passato non ha avuto scopi e toni
apologetici, piuttosto è servita a rendere consapevoli tutti
i presenti, ma principalmente
noi membri della comunità,
delle difficoltà anche notevoli che quei fedeli testimoni
hanno dovuto vincere per la
diffusione della parola di
Dio.
Dal passato viene, quindi,
alla chiesa di Taranto come a
tutte le comunità ecclesiali,
una grave responsabilità. Sapremo noi tutti continuare
con lo stesso entusiasmo e la
stessa incondizionata dedizione quell’opera di coerente
testimonianza portata avanti
fra rinunce, sacrifici, sofferenze di ogni genere? Questa
in realtà è una domanda che
viene rivolta a tutti gü eredi
della Riforma. Alla conferenza hanno fatto poi seguito
alcuni momenti di gioiosa
fraternità, (v.v.j
A Salerno si programmano le attività
Far conoscere la
Riforma alla città
La Chiesa metodista di Salerno ha tenuto, domenica 14
novembre, un’assemblea per
programmare le attività comunitarie e per rinnovare il
Consiglio. Su proposta del
gruppo giovanile l’assemblea
ha incaricato il Consiglio di
organizzare incontri settimanali di studio biblico e di preghiera, utili alla formazione
della comunità. Saranno incontri aperti, per permettere a
persone estranee alla vita della comunità di conoscere la
Bibbia. Importante è stata per
l’assemblea la motivazione
per questa nuova iniziativa: la
chiesa è tralcio della vera vite
che è il Signore, e come tralcio deve dare frutti importanti
per la vita della città. Essere
chiesa: questa è la ragione che
guiderà la comunità ad incontrarsi, a studiare e a pregare.
Una seconda proposta è stata quella di organizzare a primavera un’iniziativa evangelistica in città, soprattutto per
far conoscere il pensiero della
Riforma protestante, per
diffondere la stampa evange
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ESSERE CHIESA
DEL SIGNORE
PIETRO VALDO PANASCIA
lica, per presentarci alla città
quali divulgatori della Bibbia.
Confermato rincontro settimanale dell’attività femminile. Quest’anno, oltre agli studi
delle organizzazioni nazionali
(Fdei e Ffevm), si discuterà
della cena del Signore e della
partecipazione ad essa.
Una terza proposta è stata
quella di suscitare incontri biblici presso le case dei fratelli
e delle sorelle di chiesa, invitando amici e conoscenti allo
scopo di divulgare la lettura
biblica e il dibattito sulle tematiche evangeliche. Altro argomento di dibattito è stato
quello riguardante il programma di attività del Centro comunitario «Aurelio Cappello». Il centro, sorto nel 1989,
è espressione della comunità
nelTambito del culturale e del
sociale. In questi anni si sono
avuti incontri su diversi temi
dei diritti civili. Per il nuovo
anno l’assemblea ha incaricato due fratelli di preparare una
bozza di programma da sottoporre all’esame del Consiglio
di chiesa.
A conclusione dei lavori
l’assemblea ha eletto il nuovo
consiglio: Michele Sfameli è
stato riconfermato presidente
e il fratello Luigi Tabano consigliere. Due i nuovi eletti:
Augusto Liberti e Andrea Pétrone. Fanno parte del Consiglio in rappresentanza delle
attività femminili Elisa Pucci
e del gruppo giovanile AntoI nio Sfameli.
L5 articolo di Tullio Vinay* ha sollevato un
grave problema e suscitato un
condiviso senso di tristezza.
Purtroppo è vero: i nostri figli,
i nostri nipoti si allontanano
dalle nostre comunità che non
fanno proseliti e sono anche
indebolite da insanabili emorragie. Io ritengo che sulla questione ci sia anche una responsabilità delle comunità. Infatti
quando, dopo la confermazione, essi ne entrano a far
parte, restano delusi di non
trovare quella vitalità spirituale, quel calore, quel clima in
cui crescere e manifestare la
propria vocazione. Non possiamo infatti presumere di essere comunità del Signore per
il semplice fatto che ci ritroviamo, alcune volte la settimana, per un culto o uno studio biblico.
Certo leggiamo insieme la
Bibbia, ne condividiamo il
senso e le implicazioni, cantiamo tutti all’unisono, sediamo gli uni accanto agli altri, beviamo tutti nello stesso
calice, ci diamo del tu, ci
scambiamo (ma non con tutti!) un saluto e persino con
qualcuno il tradizionale
«osculum pacis». Ma questo
basta? Infatti ci accorgiamo
quante gravi carenze ci sono
nel nostro essere comunità
non appena diamo solo uno
sguardo al modello della comunità dei primi convertiti
che Luca ci descrive in Atti 2,
37-47.
Rimaniamo infatti colpiti
nel constatare come essi vivevano insieme la loro fede fino
a condividere i loro beni e a
fare dello stare insieme la ragione stessa del loro essere
cristiani. Noi invece viviamo
fuori della comunità, non partecipiamo alla vita comunitaria, viviamo nella dispersione
della diaspora evangelica, cioè
nella solitudine. È fuori di essa che, per esempio, scegliamo le nostre amicizie, riserviamo e scambiamo le nostre
visite. Ma comunità vuol dire
comunicazione, comunione di
fede, di amore, di fraternità. In
piccole comunità come le nostre dovremmo essere d’un sol
cuore e di un animo solo.
Generalmente noi pensiamo
che la diaconia sia solo una
istituzione e perciò facciamo
ben poco per essere una comunità diaconale in cui ci si
mette a disposizione gli uni
degli altri. C’è fra noi qualcuno che chiede di essere aiutato
0 che aspetta di essere visitato
o che vuole soltanto essere
ascoltato per trovare simpatia
e solidarietà. Gesù non considerò tempo perduto ascoltare
la samaritana sul pozzo di
Giacobbe e Nicodemo che era
andato a trovarlo di notte. Lutero diceva che nessun albero
porta frutto solo per se stesso.
Se in ogni comunità ognuno
fosse come un albero che porta il suo frutto nella sua stagione, allora essa potrebbe diventare un luogo di delizie.
Ma dirò di più. Nel culto,
nelle preghiere, nel canto, nella predicazione non risuona,
come dovrebbe, la nota della
gioia, dell’esultanza. Eppure
Paolo dice che dobbiamo rallegrarci nel Signore Gesù che
la nostra tristezza sarà mutata
in letizia. Perciò dobbiamo
trovare non solo momenti di
edificazione, ma anche di
gioia, di cultura, di aggiornamento. Dobbiamo imparare
non solo a pregare insieme,
ma anche a pensare insieme,
ad affrontare insieme i gravi
problemi della vita di ogni
giorno. Ci sono delle scelte
che dobbiamo fare insieme,
delle prese di posizione e delle linee di testimonianza che
dobbiamo concordare responsabilmente.
Ritengo che tutto questo
possa contribuire a rendere le
nostre comunità luoghi di attrazione e non di dispersione,
di aggregazione e non di rigetto per i nostri figli e per quanti
il Signore Iddio ne chiamerà.
Forse soltanto allora si verificherà il tanto auspicato evento
dei tempi antichi: «Il Signore
aggiungeva ogni giorno alla
loro comunità quelli che erano sulla via della salvezza».
Era dunque il Signore stesso
che li chiamava, toccava il loro cuore, risvegliava la loro
fede, li prendeva per mano, li
faceva entrare. Questo speriamo per i nostri figli e per i nostri nipoti perché, se anche in
alcuni di loro la fede è venuta
meno, non è venuta meno e
non verrà mai meno la fedeltà
di Dio. Infatti Paolo aveva ragione di dire che «i doni e la
vocazione di Dio sono senza
pentimento».
(*) Riforma, n. 38, 8 ottobre
’93: «I due battesimi».
PROTESTANTESIMO IN TV
A causa delle prossime elezioni amministrative, la rubrica televisiva Protestantesimo subirà, tra la fine di novembre e dicembre, alcune variazioni di orario per la propria
programmazione. Pubblichiamo il calendario delle prossime trasmissioni.
Lunedì 29 novembre - Raidué^ ore 9 circa
Attualità evangelica: Protestanti e diritti umani in Messico-, Costruire una speranza: manifestazione delle chiese
protestanti di Roma.
Sabato 4 dicembre - Raidue - ore 23^0
(replica lunedì 13 dicembre - Raidue - ore 9)
Attualità evangelica: Il volontariato nelPesperienza degli
evangelici italiani-, I+I: una risposta alte domande dei telespettatori.
Domenica 19 dicembre - Raidue - ore 23^0
(replica lunedì 27 dicembre Raidue - ore 9)
Il Messia di Händel: esecuzione di brani musicali introdotti e commentati da Gianni Long. • '
Sabato 25 dicembre - Raidue - ore 10
Culto di Natale in eurovisione io diretta dalla Chiesa valdese di Pdermo. Il culto sarà presieduto dalla pastora Laura
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
Chiesa battista di Casorate Primo: dopo la pausa estiva
Riprendono le attività nella città
______CARMELO INGUANTI______
La chiesa di Casorate Primo, in provincia di Pavia, è una delle più giovani
chiese dell’Unione battista.
La testimonianza in questa
località è nata nei primi anni
’60, con l’emigrazione di un
gruppo di tre famiglie provenienti dalla Chiesa battista di
Gravina di Puglia: tre membri battezzati, sei simpatizzanti e quattro bambini che il
fratello Vincenzo Spezzacatena, da qualche anno chiamato alla gloria del Padre,
radunava nelle case, dove
leggevano la Bibbia, cantavano, pregavano. Seguito poi
dal pastore di Milano, Carmelo Inguanti, coadiuvato da
colleghi e fratelli, il gruppo
prese a crescere lentamente
ma costantemente e cominciò a profilarsi la necessità di
avere un locale più grande.
Dal 1981 il pastore Inguanti, ormai in emeritazione, potè dedicarsi esclusivamente a questa comunità,
che nel 1982 veniva accolta
come membro dell’Ucebi,
nel 1986 vedeva l’acquisizione di un terreno per la costruzione di un tempio la cui
prima pietra venne posta
nell’aprile del 1990.
Il tempio fu inaugurato il
29 settembre 1991 e la chiesa di Casorate conta attualmente circa 50 membri battezzati.
Una visita gradita
Domenica 12 settembre è
stata una giornata particolarmente gioiosa per la comunità, grazie alla visita dei coniugi Elisabetta e John Merritt; John ci ha rivolto un forte ed incoraggiante messaggio, ispirato al libro degli Atti (14, 27), e ravvivato dalla
sua attuale esperienza nei vari campi di azione europei.
Il dott. Merritt, a cavallo
degli anni ‘60 e ’70 è stato,
particolarmente per la predicazione a Casorate, un valido
collaboratore del pastore Inguanti, impegnato in quell’
epoca come presidente
dell’Unione, mentre la moglie era allora monitrice della
scuola domenicale. I coniugi
Merritt sono rimasti sorpresi
nel vedere sia il bel tempio,
inaugurato due anni orsono,
sia la numerosa comunità, a
favore della quale la European Baptist Convention di
lingua inglese, che ha sede a
Wiesbaden in Germania e di
cui il pastore Merritt è segretario generale, inviò a suo
tempo aiuti per la costruzio
Un gruppo dei battisti di Casorate davanti aila nuova chiesa
ne del locale di culto. Per
l’occasione era presente anche il pastore Pietro Fehr,
venuto da Zurigo per unirsi a
noi nell’adunanza gioiosa.
Un’agape fraterna in un ristorante nella campagna pavese, presenti circa 60 persone, ha coronato l’indimenticabile giornata trascorsa in
letizia di cuore.
La vita della comunità, ripresa pienamente dopo la
pausa estiva, ha avuto altri
momenti particolarmente significativi.
La ripresa delle attività
Domenica 3 ottobre sono
stati inaugurati i corsi di
istruzione biblica per i piccoli e per gli adulti. Durante il
culto del 24 ottobre è stata
raccolta una offerta di solidarietà di circa due milioni,
suddivisa per diverse necessità esterne alla comunità.
Significativo il culto di domenica 31 ottobre, con la celebrazione dell’anniversario
della Riforma. La predicazione è stata ispirata alle parole di Romani 1,17; «Ma il
giusto vivrà per fede» ed ha
messo in risalto le quattro
verità della fede cristiana:
Sola Scrittura, Solo Cristo,
Sola Grazia, Sola Fede.
In occasione della domenica della Riforma abbiamo
inaugurato le nuove panche
acquistate dalla chiesa: la loro presenza conferisce un
particolare tocco di bellezza
al locale di culto.
È stato ripreso anche il
corso di istruzione storicoteologica, al quale partecipa
assiduamente un gruppo della comunità. Quest’anno lo
studio sarà dedicato alla storia di Israele, al pensiero dei
Chiesa battista di Pordenone
La Bibbia e la Riforma
Il 30 ottobre si è svolta a
Pordenone una conferenza
sul tema «La Riforma protestante come scoperta della
Bibbia». Il relatore, prof. Bolognesi, ha tratteggiato i
grandi temi della Riforma,
soffermandosi essenzialmente sulla dottrina fondamentale della salvezza per fede e
sulla centralità della parola di
Dio nella concezione che ne
avevano Lutero e Calvino.
È piaciuta l’esposizione, a
un tempo dotta ma anche accessibile nel linguaggio. La
serata è stata organizzata dalle tre chiese evangeliche locali, ed è questo un dato importante che vuol essere di
incoraggiamento a una piena
collaborazione e comunione
tra evangelici, che è condizione essenziale per l’annuncio della Buona Novella.
L’indomani, presso la comunità battista di viale Grigoletti, gli evangelici di Pordenone hanno celebrato insieme un culto di adorazione
presieduto dal pastore Castelluccio, nel corso del quale si
è esibita la corale della comunità, di cui peraltro fanno
parte anche elementi della
comunità pentecostale. Siamo
grati al Signore per questo
clima di fraterna collaborazione tra credenti evangelici
che nella nostra città sta caratterizzando l’attività evangelistica.
dottori nel periodo della Scolastica, a all’introduzione
all’Antico Testamento.
Per il prossimo futuro la
chiesa di Casorate sta preparando un’azione di evangelizzazione a largo raggio per
cercare di coinvolgere una
decina di paesi e cittadine
circostanti: si inizierà con
una vasta distribuzione di
stampati e di copie del Nuovo Testamento.
In primavera, poi, speriamo di poter avere il battesimo di un nutrito gruppo di
catecumeni.
F(Jei
Solidarietà
al ministro
Garavaglia
Il Comitato nazionale della
Federazione delle donne
evangeliche in Italia (Fdei),
riunito il 14 novembre presso
il Centro battista di Rocca di
Papa (Roma), ha espresso la
sua solidarietà con il ministro
Maria Pia Garavaglia, in relazione alle recenti polemiche
sull’ aopuscolo «Benessere
donna», diffuso a cura del ministero della Sanità e contenente informazioni su vari
metodi di prevenzione delle
nascite.
«Esprimiamo solidarietà si legge nel comunicato della
Fdei - alla signora Maria Pia
Garavaglia, ministro della
Sanità, per la ferma presa di
posizione in favore delle donne italiane, senza discriminazioni religiose o politiche, in
relazione alle accuse rivolte
da alcuni ambienti cattolici in
occasione della diffusione
dell’opuscolo “Benessere
donna ”».
La Fdei, nata nel 1975, riunisce i movimenti femminili
delle chiese battiste, metodiste
e valdesi, e si qualifica come
movimento di donne impegnate a «testimoniare la liberazione di Cristo per ogni
creatura umana, con particolare riferimento alla condizione
femminile nella chiesa e nella
società» (art. 2 dello statuto).
La Società biblica in Sicilia
Amore per la Bibbia
_________MARIO CIGNONI_________
HO compiuto una rapida visita di tre giorni a Catania
per coltivare e rinsaldare le
già buone relazioni tra la Società biblica e alcune chiese
locali. Il programma degli incontri è stato molto fitto.
Venerdì 12 novembre ho
cominciato con i mormoni
(600 membri) che hanno in
città la sede di un distretto che
giunge fino a Bari e che, in
media, acquistano una Bibbia
ogni venti libri di Mormon.
Nella serata ho incontrato il
responsabile del rifornimento
di Bibbie della comunità pentecostale delle Assemblee di
Dio, il nostro «cliente» principale a Catania. Dopo una visita alla comunità ( 1.500 membri provenienti da tutti gli
strati sociali, di cui 1.000 presenti ai culti) e a tutto il complesso di fabbricati che la circonda (cinema ristrutturato,
dormitori, piazza interna, possibilità di mettere a tavola 800
persone) mi ha invitato con
grande cordialità e spirito fraterno a cena a casa sua: si prega, si parla della Bibbia e del
nuovo sindaco.
Il giorno dopo incontro il
pastore della Chiesa pentecostale unita (gruppo antitrinitario), dove si legge solo la Bibbia del Diodati e si battezza
«nel nome di Gesù» senza invocare né Padre né Spirito (oltre 200 presenti ai culti che si
tengono in un locale pericolante). Seguono altri incontri
con il pastore luterano che cura tutta la Sicilia di lingua tedesca (forse 5.000 residenti),
con due anziani della Chiesa
di Cristo, con la tenente
dell’Esercito della Salvezza e
con i Gruppi biblici universitari. Domenica mattina predico al culto delle comunità vaidesi e battiste, riunite per l’occasione dal past. Mauro Pons
che mi fa un’ottima accoglienza; in seguito un’agape
comunitaria, dove continuo a
esporre i vari programmi della
Società biblica e illustro le nostre edizioni della Bibbia. Si
raccoglie un’offerta per la diffusione della Bibbia nei paesi
più poveri.
Nel pomeriggio incontro
un’altra congregazione pentecostale (oltre 200 presenti),
gente povera che opera in un
quartiere malfamato della
città. Dal pulpito, tra gli
«amen! gloria! alleluia!», affermo l’importanza della Bibbia, Parola di Dio, testimone
di Gesù Cristo. Riesco a entusiasmarli e mi invitano tra i
predicatori ufficiali per una
prossima opera di evangelizzazione che si terrà presso il
lungomare, sotto una tenda. E
presente al culto anche il
gruppo «Cristo è la risposta»
che conosco bene: gira per le
campagne circostanti con un
furgoncino pieno di Bibbie.
Vagando per la città, di notte, con la Bibbia sotto il braccio, vengo fermato due volte
da persone che mi domandano
se sono un «evangelista». Sì,
rispondo, sono evangelico... e
si parla della salvezza, del
marciume delle istituzioni e
dell’amore di Dio. Ho trovato
degli amici anche così, senza
cercarli... grazie alla sola Bibbia. Un taxista mi domanda
come si diventa evangelici: gli
rispondo: «Leggendo la Bibbia tutti a un certo punto si
trovano davanti a un bivio e
non si può stare in mezzo, bisogna andare da una parte: è
allora che si può diventare
evangelici».
Chiese diverse, gente diversa, diversi modi di predicare e
di confessare la fede: ma dappertutto amore per la Bibbia,
desiderio di leggerla, di donarla e di promuoverne la diffusione e la conoscenza.
RON.ACHE
VILLAR PEROSA —r Domenica 21 novembre per la Domenica della Riforma la comunità ha celebrato il culto di Santa
Cena durante il quale è stata battezzata la piccola Anna, di
Giovanni Badariotti e Claudia Ribet. I genitori hanno partecipato attivamente alla liturgia e hanno sottolineato l’aspetto ecumenico del loro matrimonio, che si realizza ancora di
più nel battesimo dei loro figli.
• L’Assemblea di chiesa il 7 novembre ha esaminato i lavori del Sinodo con una relazione del deputato Elena Bouchard e una discussione sulle decisioni del Sinodo che determineranno alcune attività della chiesa. È stato approfondito in particolare il tema della Santa Cena aperta ai membri non comunicanti, specialmente i giovani, che ha fatto riflettere anche sull’educazione alla fede in generale. L’Assemblea ha deciso di organizzare una serata con le famiglie
per sentire, in particolare da parte dei giovani, i pensieri in
merito.
• Il Concistoro ha discusso sul significato del battesimo con
particolare attenzione a quelle situazioni in cui non è possibile celebrare il battesimo durante il culto ordinario. È stata
ribadita l’importanza del coinvolgimento della comunità nel
battesimo a motivo dell’impegno che essa deve prendere
nei confronti dei giovani e delle loro famiglie nella crescita
della fede. Il reciproco coinvolgimento tra comunità e famiglie nell’annunzio dell’Evangelo e la confessione di fede
che fanno parte dell’atto battesimale era indicato come parte fondamentale nei battesimi.
MEANA di SUSA — Mercoledì 27 ottobre, presieduto dal
pastore Emmanuele Paschetto, si è svolto il funerale della
sorella Lea Allosio, di 82 anni, da diversi anni non più residente a Meana. La sorella Allosio apparteneva a una delle
famiglie fondatrici della nostra comunità.
SAN GERMANO — Il segno del battesimo è stato posto sulla
piccola Alice Serravalle il giorno stesso in cui i suoi genitori sono stati accolti nella nostra comunità. Alla bimba
l’augurio sincero di noi tutti che sia guidata da Dio durante
tutta la sua vita e che quindi la gioia e la serenità nel Signore l’accompagnino sempre.
• La conferenza del pastore Alberto Taccia sui matrimoni
interconfessionali è stata ascoltata da un numeroso pubblico
giovanile che, insieme con gli altri intervenuti, ha seguito
con interesse la chiara ed esauriente esposizione dell’oratore che ringraziamo vivamente.
• Un nuovo lutto ha colpito la comunità: Remo Bounous
non è più fra noi. Alla moglie, ai figli e a tutti i suoi cari la
chiesa esprime la sua simpatia cristiana nella certezza della
resurrezione in Gesù Cristo.
PADOVA — Per iniziativa del Gruppo di attività femminile il
17 novembre ha avuto luogo una visita guidata alla mostra
«Dürer e dintorni».
SAN SECONDO — Domenica 7 novembre è stato eletto con
larga maggioranza di voti il pastore Vito GardioI quale
conduttore della nostra comunità a partire dall’autunno
1994; ce ne rallegriamo. Quest’anno abbiamo il piacere di
avere fra noi la candidata Gabriella Costabel Haussier,
che svolge il suo anno di prova. Le diamo il nostro fraterno
benvenuto.
• Martedì 9 novembre è stato celebrato il funerale del fratello Renato GardioI, di Lavoretto. Alla famiglia in lutto la
simpatia cristiana della comunità.
RORÀ — L’assemblea di chiesa, riunitasi domenica 21 novembre, ha proceduto all’elezione del pastore che dal prossimo autunno subentrerà a Vito GardioI eletto a San Secondo. Presenti 38 membri elettori, a larga maggioranza è risultato eletto il pastore Bruno Bellion.
VILLAR PELLICE — Durante il culto di domenica 21 novembre l’assemblea di chiesa ha proceduto all’elezione del
pastore che dal prossimo autunno sostituirà Teofilo Pons.
Presenti 155 votanti, è stato nominato il pastore Gianni
Genre, con 151 voti.
• È stato celebrato il matrimonio di Marco Gamba e Giudi
Paimero. Felicitazioni alla nuova famiglia.
BOBBIO PELLICE — È stato un simpatico incontro quello
trascorso la sera di sabato 13 novembre da un gruppo di cadetti: quindici di ragazzi, oltre all’animatore giovanile Massimo Long e al pastore Rutigliano, si sono avvicendati nella
preparazione di una semplice agape, a cui è seguita una serie di canti e giochi. Sono state tracciate alcune linee programmatiche per l’anno ’93-94 ed è stato fissato al lunedì
pomeriggio il giorno degli incontri settimanali. Ringraziamo le sorelle dell’Unione femminile che hanno gioiosamente messo a disposizione dei nostri giovani tutte le attrezzature della cucina.
CINISELLO BALSAMO - Venerdì 3 dicembre, alle ore 21,
in casa Bogo-Giampiccoli, si tiene un incontro per la sene
dei colloqui teologici
Mercoledì 1“ dicembre, presso il Centro culturale Jacopo
Lombardini, prosegue il corso di introduzione all’Antico
Testamento, in orario 21-22. Si suggerisce il testo di E.
Charpentier «Per leggere l’Antico Testamento» (ed. Boria).
VALPERGA CANAVESE - Domenica 5 dicembre, alle ore
10, culto di consacrazione per il 45° anniversario della fondazione della chiesa. Predica il pastore Giuseppe Morlacchetti, presidente dell’Associazione battista piemontese. Seguirà un’agape fraterna.
BARI - Mercoledì 8 dicembre, alle ore 9,30, presso i locali
della chiesa battista in corso Sonnino 23, è convocata l’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania (Fcepl). Tra i punti all’ordine del giorno c è
l’esame dell’operato del Consiglio uscente e le proposte per
le attività, l’elezione del presidente.
5
venerdì 26 NOVEMBRE 1993
PAG. 5 RIFORMA
«GANG SUMMIT»
UN TEMPO
PER GUARIRE
UN TEMPO
PER COSTRUIRE
Uno dei più gravi problemi sociali delle aree metropolitane americane è quello delle bande armate di
giovani. Molti sono stati i tentativi di risolvere il problema, o con il welfare o con la polizia.
Anche le chiese e le organizzazioni per i diritti civili hanno fatto la loro parte, ma con scarsi risultati. I
giovani non credono più a nessuno. E nata così
l’idea che solo i giovani stessi potevano mettere fine
agli omicidi, alla droga, alla distruzione e alla violenza gratuita. Questa strada è stata percorsa con
successo in molte aree urbane e oggi la situazione
sembrava matura abbastanza perché si giungesse ad
una sua applicazione su scala nazionale.
Le chiese evangeliche hanno compreso che i giovani sono in grado di prendere coscienza e di elaborare
delle strategie.
La Chiesa battista di Kansas City ha ospitato così
un Gang Summit, con tutti i leader delle principali
bande afro e latinoamericane.
I bambini assistono quotidianamente, neile periferie delie metropoli americane, a scene come questa
L'azione delle chiese contro la violenza
La fede riconcilia
È stato un «appello» come
non si era mai visto. Due giovani di opposte bande rivali
(un Crip e un Blood) si avvicinano insieme al pulpito della
Chiesa battista di St. Stephen.
I due confessano di aver tentato per un anno intero di uccidersi a vicenda. A quel punto i
membri delle bande gettano ai
piedi del pulpito i fazzoletti e
altri indumenti con i colori
delle bande, un
atto per il quale si potrebbe
essere uccisi, e
si abbracciano
con le lacrime
agli occhi. Da
adesso in poi,
dicono, cam
mineranno per
la stessa strada insieme, è
stato versato
sangue a sufficienza, è ora
di un nuovo
inizio. Questo
non è stato il
solo momento
forte dell’incontro avvenuto tra il 29
aprile e il due
maggio a Kansas City.
La faida tra i
Crips e i Blood
inizò a Los
Angeles nella primavera del
1992 e la battaglia si sparse in
tutta l’America come un incendio: una guerra. Da allora
molti sforzi furono fatti dalle
chiese per fermare tutto ciò;
molte Gang Peace furono
create, ma senza risultato. A
Cari Upchurch, un ex delinquente, venne così l’idea di un
«Gang Summit». L’iniziativa
partì dagli stessi giovani nei
ghetti e nei barrios (i ghetti
ispanici), delusi dalla politica,
dalle chiese e dai diritti civili;
così decisero di agire per conto loro. La data del Summit fu
il primo anniversario del verdetto sul caso Rodney King e
la conseguente rivolta a Los
Angeles; 164 leader di bande
di 26 città diverse, e 56 osservatori, si riunirono a Kansas
«Devo dire qualcosa che
mi commuove fino alle la^f
crime. Ho fatto parte di ma
banda per 22 anni. Vengo
da Compton, California. Mi
trasferii a Portland in Oregon; spacciavo droga, facevo parte di una banda e
cercavo di portare distruzione in tutta la comunità
cittadina. Mi scontrai con
un fratello, proprio così;
oggi questo fratello è qui.
Questo fratello è un Blood.
Oggi io getto il fazzoletto
della mia banda, e affermo
che da oggi in avanti ci
sarà una controrivoluzione.
Quando senti nominare i
Crips, quando senti nominare i Blood, non lasciare
che ti spaventino, perché
c’è una controrivoluzione in
atto. Questo è il fratello che
ho tentato di uccidere. Oggi
io lo amo».
City per qualcosa che domani
potrebbe essere letto come un
punto di svolta storico per la
vita e la vivibilità delle città
americane. C’erano le più pericolose, grandi e potenti bande metropolitane d’America:
Crips, Blood, Vice Lords,
Black Disciples, Gangster Disciples, Black Souls, E1
Rukhns, Cobras, Stones e Latin Kings. Non c’erano giornalisti, vuoi per
l’ostilità che i
partecipanti
hanno verso il
modo che i
giornali e i media in genere
trattano il fenomeno delle
bande metropolitane, ma anche per il desiderio di condurre il summit
con serietà,
senza le distorsioni dei flash e
delle telecamere. Tutto quello
che sappiamo
ci proviene da
Jim Wallis, pastore battista e
direttore della
rivista evangelica Sojourners,
che era presente al summit.
11 summit è stato chiamato
The National Urban Peace
and Justice Summit (Nupjs):
incontro al vertice nazionale
sulla pace e la giustizia nelle
aree urbane. Nonostante le polemiche sorte il sindaco, Emmanuel Cleaver, che è anche
pastore metodista, ha portato
il suo saluto ai partecipanti,
consapevole che solo le bande
stesse hanno il potere di fermare l’ondata di violenza che
colpisce le aree urbane statunitensi. Al pranzo di benvenuto offerto dal Comune,
Cleaver ha puntualizzato come Gesù mangiasse con le
persone verso le quali voleva
esprimere la sua vicinanza e
ha citato le parole del sermone
sul monte «Beati quelli che
s’adoperano alla pace».
Superando l'odio e la violenza si può costruire la speranza in una città rinnovata
Il vìncolo che unisce: il sangue e la vita
Pericolosi capibanda, giovani che hanno già soggiornato per anni nei penitenziari, persone che hanno perso figli, fratelli, amici nella
guerra tra bande, gente votata
a creare distruzione attorno a
sé. Quello che teneva insieme
questo Gang Summit e in definitiva faceva superare ogni
ostacolo, era un comune desiderio di fermare l’omicidio.
«Noi vorremmo piuttosto vivere che morire, è semplicemente questo!» ha detto un
partecipante.
«Ciò che ci ha condotti insieme - ha detto Ben Chavis,
pastore battista, neoeletto direttore generale della Naacp,
uno degli organizzatori del
summit è il sangue, e le vite.
Questo è un evento sacro, ci
lega un vincolo spirituale».
Mac Charles Jones, il pastore
battista che ospitava il summit, ha aperto
il culto finale
con questa
invocazione:
«Noi siamo
qui per fare
in modo che il
nostro dolore
abbia un senso. Vogliamo
che il nostro
dolore sia redentivo».
Eorse 1’ evento più significativo
del summit è
stato l’avvicinamento delle bande afro
mato una ragazza a nome del
gruppo delle donne presenti
al summit - non è dietro di
voi o sotto, ma accanto a voi,
fratelli». Le donne: mogli,
ragazze, madri o esse stesse
parte di bande, hanno avuto
un ruolo non indifferente al
summit: «Bisogna smetterla
di dire sempre "fratelli” - ha
gridato una ragazza - bisogna incominciare a dire fratelli e sorelle»', un uomo ha
risposto: «Gli uomini forti
non hanno paura delle donne
forti».
Anche la consapevolezza
politica era profonda tra i
partecipanti; «La violenza
delle bande non è l’unica
violenza. Io andavo a scuola
senza i libri, questa è violenza. Io guardo programmi televisivi che degradano la mia
gente, questa è violenza. Io
non ho mai visto nessuna
«Noi siamo madri, sorelle, ragazze e membri delle bande.
Noi dobbiamo rimanere al vostro fianco, non dietro di voi se
vogliamo crescere insieme. Dobbiamo essere partecipi allo
stesso livello. Noi dobbiamo essere in grado di levare la nostra
voce senza essere condannate o zittite. Il nostro programma è
lo stesso vostro; come donne abbiamo sempre conosciuto la
violenza. La violenza della gang e la brutalità della polizia, ma
anche la violenza dentro casa, lo stupro, la violenza da bambine, la povertà. Sottolineiamo che le donne sono adeguatamente
rappresentate in ogni gruppo di consulenza o comitato direttivo che ha organizzato questo summit. Noi abbiamo dato le nostre risorse migliori. Nemmeno tutto l’oro del mondo può ottenere la forza, Tintelligenza e l’amore che ha potuto questo luogo; dobbiamo congiungere le nostre capacità. La cosa più importante è che noi lavoriamo assieme: vi amiamo e vi sosteniamo. Il nostro sforzo è lo stesso». • ■
Dichiarazione del gruppo delle donne
americane e
latinoamericane: «Black and
Brown», si inneggiava in
continuazione, e i problemi
venivano confrontati con lucidità; «Il razzismo ci divide»
ha gridato dalle panche un
partecipante. Nei discorsi, nei
problemi, nel linguaggio e
nelle espressioni culturali, si
evinceva un profondo impegno all’accoglienza della diversità.
Ma sulla questione dell’
unità c’è stata una svolta inaspettata. «Il nostro posto in
questa battaglia - ha affer
persona che è al potere interessarsi di me, questa è violenza». Ben Chavis, nel suo
discorso di apertura, ha detto
che «porre fine alla violenza
delle bande è solo il primo
passo e non l’ultimo. Se noi
interrompiamo la faida ma
permettiamo il razzismo, la
povertà, la droga, la disoccupazione e lo sfruttamento
nelle nostre città, non abbiamo fatto il nostro dovere».
Insomma il summit non
deve servire a fermare la rabbia degli afroamericani e de
gli ispanici affinché i bianchi
vivano in pace, ma a fermare
omicidi senza senso per poter
costruire delle nuove città.
Così una buona parte del
tempo è stata spesa per sviluppare strategie per lo sviluppo economico a livello locale. Si è trattato di brutalità
della polizia, di nuove modelli di famiglia, di nuovi valori per rafforzare i legami
familiari e di vicinato, di formazione di nuovi quadri dirigenti.
Il gruppo sulla brutalità
della polizia è stato il più impressionante, con testimonianze di sorveglianza, persecuzione, intimidazione, terrore, violenza psicologica e
sessuale, attacco di cani, tortura e persino esecuzioni
sommarie. Le strategie pensate sono state quelle del monitoraggio, cioè della creazione
di volanti,
organizzate
dalle associazioni cittadine, per il
controllo
dell’attività
della polizia:
«Le Black
Panthers negli anni '60
se- guivano la
polizia con i
fucili, oggi
possiamo
farlo con le
telecamere».
E stato anche chiesto
al presidente
Clinton e al
Guardasigilli di pubblicare i
15.000 casi di brutalità della
polizia che da anni rimangono chiusi nei cassetti. Il gruppo sull’economia ha prodotto
un’interessante dichiarazione
dove si chiede che venga data
a tutti i cittadini la possibilità
di contribuire attivamente al
progresso economico della
comunità cittadina.
Rispetto, ecco la parola più
citata, il bisogno più sentito
ed espresso dai membri delle
bande. Rispetto verso se stessi, rispetto verso la propria
gente, rispetto verso gli ultimi, rispetto verso la comunità.
Il summit ha avuto momenti di tensione, come è naturale, ma essi sono sempre
stati superati. Le gang asiatiche non erano state rappresentate, per esempio, e i giornali e le televisioni, non invitate, hanno cercato quasi di
vendicarsi, tentando di screditare il summit. Ma l’organizzazione ha subito arginato il problema invitando i
leader delle bande di Kansas
City ad un incontro nella sala
delle prove del coro della
chiesa. Da fuori si udivano
grida inusuali anche per una
chiesa battista.
Ogni incontro si apriva e si
chiudeva con una preghiera,
e ogni volta che sorgeva un
conflitto ci si fermava per
pregare. Le preghiere erano a
turno fatte da protestanti e
cattolici, da musulmani e da
ebrei, da neri e da bianchi, da
indiani e ispanici. Il summit
ha rappresentato una intensa
esperienza religiosa e spirituale oltreché sociale e politica. Ogni giorno c’erano predicazioni e al termine dell’incontro Mac Charles Jones ha
predicato sulla parabola del
padre amorevole.
Un incontro complesso, articolato, che richiede complessi e articolati giudizi.
Sessioni di strategia sociale,
riunioni di famiglia, incontri
di preghiera, discussioni di
politica e di economia, autocoscienza e momenti di culto,
tutto insieme: il Gang Summit ha «piantato semi per
cambiare molti».
Molti problemi sono rimasti aperti, continueranno le
bande questa tregua? Saranno
capaci le bande che hanno
avuto questa opportunità ad
allargare le loro esperienze
ad altri? Queste e altre domande devono ancora trovare
una risposta. Questo sforzo
crescerà con la pazienza, il
lavoro, la perseveranza, 1’
amore, il desiderio di pace e
di giustizia, e con l’opera
dello Spirito Santo.
6
PAG. RIFORMA
VENERDÌ 26 NOVEMBRE I993
Anche i poveri hanno capacità di autorganizzarsi, trovare soluzioni ai problemi, avere voce e cambiare
C'è speranza se questo è accaduto a Kansas City
Uno dei più gravi problemi
sociali delle aree metropolitane americane è quello delle
bande armate di giovani che
seminano distruzione e morte intono a sé. Alcune di queste bande hanno forti tradizioni, che risalgono anche
agli anni ’50 e reclutano migliaia di ragazzi e giovani.
Molti studi sono stati fatti su
questo fenomeno e molti sono stati i tentativi di risolvere
il problema o con il welfare
o con la polizia, ma tutto
sembra inutile, la violenza
non si ferma. Anche le chiese e le organizzazioni per i
diritti civili hanno fatto la loro parte, ma anche loro con
scarsi risultati. I giovani non
credono più a nessuno. La
sentenza che ha scagionato i
poliziotti che picchiarono
Rodney King nella primavera del ’92 non ha fatto altro
che confermare la loro sfiducia e il loro stato di abbandono totale. In questo momento
di massima fmstrazione è nata l’idea che solo i giovani
stessi potevano mettere fine
agli omicidi, alla droga, alla
distruzione e alla violenza
gratuita. Questa strada è stata
percorsa con successo in
molte città e oggi la situazione sembrava matura abbastanza perché si giungesse a
una sua applicazione su scala
nazionale. Le chiese evangeliche, specialmente quelle
battiste nere, maggiormente
presenti nei ghetti, hanno
scommesso sulla capacità dei
giovani di prendere coscienza della situazione di degrado nella quale si sono gettati
e di analizzare le ragioni sociali, economiche e politiche
che hanno permesso la loro
marginalizzazione e lo scoppio della rabbia nei ghetti e
nei barrios. Al summit si è
lasciato che i giovani stessi
individuassero delle strategie
da mettere in atto per togliere la violenza dalle strade
delle metropoli americane,
intervenendo sulle cause
profonde che la generano.
Questo summit è stato possibile grazie al lavoro infaticabile di Cari Upchurch,
ex membro di una banda.
Molti membri di bande, dopo
esperienze traumatiche, hanno intrapreso la strada di cercare una via d’uscita dalla
violenza. Molti lo fanno in
connessione con le chiese,
altri con le organizzazioni
per i diritti civili. Quesfi giovani costituiscono, dentro le
bande, gruppi di autocoscienza. Fino ad ora questa è
stata l’unica iniziativa di suc
cesso intrapresa a favore dei
giovani membri di bande.
Cari Upchurch, dopo la rivolta di Los Angeles seguita
alla sentenza Rodney King,
volle conoscere qual era la
situazione nei ghetti di South
Central (il quartiere degradato di Los Angeles). La sua
constatazione fu che lì non
c’erano né pace né giustizia,
e soprattutto sia le chiese che
le associazioni per i diritti civili avevano perso ogni credibilità agli occhi di questi
giovani. Nessuno parlava per
loro, nessuno dava voce a
queste persone, rafforzando
in loro la sensazione di abbandono da parte di tutta la
società. Consapevole che
ognuno dai due lati della barricata era al contempo vittima e aguzzino, Upchurch ha
cominciato a proporre, a
bande e istituzioni, un summit dei capi delle bande. Tutti hanno una responsabilità
nel salvare l’America urbana
dalla disintegrazione. Solo le
bande stesse potevano mettere fine alla spirale di violenza, ma solo le chiese e le associazioni per i diritti civili,
con la loro tradizione che nasce da esperienze come Birmingham, Selma e Memphis
e con il loro metodo ereditato da Martin Luther King,
potevano far funzionare la
cosa a lungo termine.
Alle chiese oggi è chiesto
di mettere in pista il cavallo
migliore, e lo sforzo non ultimo deve essere quello finanziario. I progetti vanno sostenuti con risorse umane e finanziarie. Le chiese devono
prendersi la responsabilità di
sostenere l’unico valido progetto alternativo al buco nero
dei miliardi che vengono
spesi dal governo per finanziare progetti faraonici
inutili, dal fiato corto. Le
chiese devono essere ancora
organizzate anche a livello
politico e messe in condizione, più di quello che già non
sappiano fare, di fare analisi
politiche corrette e organizzare strategie operative.
Le chiese e le organizzazioni per i diritti civili dovrebbero sostenere progetti
di sviluppo economico alternativi, focalizzati su territori limitati come i quartieri,
dove accanto a nuove opportunità economiche possano
essere recuperate nuove relazioni sociali e familiari. Progetti che possano mettere in
condizione il lavoratore di
produrre reddito, e la comunità di provvedere all’assistenza di base dei soggetti
I battisti di Kansas City hanno offerto ia ioro solidarietà al summit
più deboli come anziani,
bambini e madri.
La buona riuscita dell’ambizioso progetto è legata alla
sincerità, alla perseveranza,
all’impegno delle istituzioni,
delle comunità cittadine, delle bande. La novità del fatto
che questo è un movimento
di base, scaturito dai ghetti,
dai quartieri, dalle chiese locali, dalle sezioni delle organizzazioni dei diritti civili,
dona speranza che questo sia
il primo passo giusto verso la
soluzione del problema. I legami più veri e forti si fondano con il combattere insieme
per ottenere ciò di cui si ha
bisogno. Si è entrati in un
processo; nei ghetti e nei
barrios non si abbassano le
pistole senza un piano alternativo, c’è bisogno di piani
credibili e di gente impegnata in questo.
Non meno importante è il
problema della formazione
Il nuovo segno della pace: insieme, non separati
di nuovi dirigenti. La comunità deve incoraggiare l’ascesa di nuovi leader aperti
al dialogo e alla diversità. Il
Summit è stato soprattutto
un incontrarsi. Le donne con
gli uomini, gli afroamericani
con i latinoamericani, le
gang con le comunità cittadine, le chiese, le organizzazioni per i diritti civili.
Questo patrimonio non deve
andare disperso con nuova
indifferenza. Oggi, nel momento in cui non esistono
più ideologie 0 forze politiche che sappiano organizzare
i poveri, il summit ha registrato la capacità dei poveri
di organizzarsi per avere voce: un risultato da non sottovalutare.
Tutti i presenti hanno concordato sul fatto che il summit è stato come la riunione
di una famiglia che era stata
divisa. È stato un venirsi incontro di profondo valore
spirituale. È stato la dimostrazione che si può cambiare, che i nuovi inizi sono
possibili e che ciò è possibile
quando si sta insieme, quando ci si abbraccia e con
umiltà si riconosce che ognuno ha bisogno dell’altro per
vivere una nuova qualità della vita. Molti si sono stupiti
del livello spirituale raggiunto durante i giorni del summit, primi fra tutti la gente di
chiesa. Questi giovani hanno
mostrato una profondità inaspettata agli occhi superficiali di molti. Capacità di analisi politica, capacità di trovare soluzioni ai problemi, capacità di preghiera, che
denotano quanto sia ricca la
vita intellettuale e interiore
dei giovani delle bande e
quanto siano preziosi questi
giovani.
Il lavoro che rimane da fare è duro, quello di convincere l’opinione pubblica della
bontà e dell’efficenza del
progetto nel quale ci si è get
PAGINE A CURA DI
ITALO BENEDETTI
tati, delle premesse dalle
quali parte, degli obiettivi
che si è prefissata, del metodo che si intende seguire.
Quello di convincere la gente
ad avere fiducia nei suoi giovani, quello di convincere il
governo ad aprirsi a nuove
proposte di intervento, quello
di convincere i giornalisti a
non creare nuove stelle della
stampa e della televisione da
chi fino ad ora è stato nella
stalla dei ghetti, quello di
convincere le bande a porre
fine alla violenza, quello di
convincere le chiese a prendersi cura dei giovani nelle
strade e a dare loro un luogo
e una voce.
Ogni programma di sviluppo economico deve incontrare le necessità immediate di impiego, casa,
servizi sociali, e deve
provvedere anche alla sicurezza economica a lungo termine nella comunità
urbana, il problema non è
semplicemente una entrata
economica inadeguata, ma
una persistente assenza di
possesso che continuamente asciuga le risorse economiche di queste comunità. I residenti sono impossibilitati a risparmiare
e investire le loro entrate e
poter pienamente utilizzare i loro beni. L’assistenza
pubblica non contribuisce
allo sviluppo di una base
economica stabile e produttiva per la comunità.
Dalla dichiarazione sullo
sviluppo economico
Intervista a Jerry Mac Afee
Su una strada in salita
Jerry Mac Afee è predicatore battista della Chiesa missionaria di New Salem, che
ha lavorato con i componenti
le gang di Minneapolis. Jim
Wallis lo ha intervistato durante il summit. '
- Molte persone che non
hanno ben chiare le implicazioni della fede sarebbero
sorprese nel vedere il ruolo
della religione in questo summit.
«Certamente. Noi siamo
persone che hanno una spiritualità e che credono che al
di fuori dello spirituale non vi
sia nulla. Abbiamo imparato
che nella prospettiva cristiana la fede è speranza nelle
cose che non sono, e realtà
delle cose che non si vedono.
La mia definizione di speranza è una seria attesa
dell’azione di Dio nel futuro.
Noi guardiamo l’altra sponda
del Giordano, l’altra sponda
del mar Rosso e non le circostanze o l’acqua che ci impediscono di raggiungere il nostro obiettivo».
- Nei momenti di tensione
e di contrasti nel summit, voi
avete chiesto di pregare o di
cantare. Lei ha svolto un molo pastorale.
«Sì. nei confronti di molti
fratelli, ma questo è stato
possibile perché eravamo in
un contesto di persone impegnate nella lotta. Molti di loro vivono esperienze spiritua
li. Le preghiere e i canti hanno creato emozioni profonde.
Penso che questo sia frutto
dello Spirito. Penso che la
gente sia ricettiva all'azione
dello Spirito».
- Quali sono i risultati del
summit?
«Dobbiamo continuare ad
organizzarci nelle nostre comunità partendo da un approccio politico, creando
un’organizzazione adeguata.
Chi non vuol essere giusto e
nella legge deve essere messo
fuori. C’è una canzone che
dice “Fede, fede, appena un
po ’ più di fede. Non hai bisogno dell’intera fortuna, tu
puoi usare solo quella che
hai afferrato". Spesso non
usiamo ciò che abbiamo. Da
un punto di partenza politico
non dobbiamo usare ciò che
abbiamo. Dobbiamo u.sare la
rete che abbiamo creato nelle
gang. Abbiamo bisogno di
programmi. Ci sono cose che
noi facciamo a Minneapolis
che possono essere fatte a
Kansas City o a Los Angeles.
Abbiamo bisogno di parlare e
scambiare le idee. Quando il
nostro lavoro conduce a un
armistizio tra le bande, dobbiamo poter mandare dei
rappresentanti attraverso il
paese a .spiegare cosa è successo. È un processo. Non si
abbassa il fucile senza programmi alternativi. Dobbiamo iniziare questo processo».
«Il cuore di ciò che è avvenuto qui è che questi fratelli
sanno perché essi devono avere la pace. Essi sanno perché
devono salvare le vite. Loro lo sanno, ora possono controllare il loro destino. Essi comprendono la loro forza, capiscono di avere rispetto e «colpo», questa parola delle bande, non spaventa più. lo penso che noi qui abbiamo costruito ponti che non dimenticheremo mai più.
Questo summit è riuscito perché abbiamo raggiunto un tale grado di devastazione che nessuna persona sensata si
permette di ridimensionarne l ’importanza. Ci sono famiglie
che vengono sostenute da fondi del governo da quattro 0
cinque generazioni, che vivono in case popolari, dove nessun membro della famiglia ha mai avuto un lavoro. Tre generazioni sono passate senz.a mai lasciare nulla, perché non
avevano nulla. Vanno in prigione a visitare i figli e lì ci sono anche il nipote, il cugino, lo zio che non torneranno mai
a casa. La situazione è chiara.
La co.sa più difficile, ora, è andare nelle .strade con una
seria campagna per agganciare quante più persone è possibile al lavoro di United for Peace in modo che il versamento
di sangue arrivi a una immediata conclusione per sempre.
Non .siamo in grado di portare sollievo economico co.sì rapidamente quanto possiamo lavorare per la pace.
Dobbiamo fuggire gli stereotipi. Siamo uomini e donne,
siamo esseri umani, ci abbracciamo e ci sentiamo amati anche tra persone di colore diverso. La cosa più importante
che facciamo è il ritrovare l’umanità della gente. Noi facciamo loro .sapere che essi hanno uno .scopo, saggezza, promesse e speranze: hanno qualcuno con cui camminare a
fianco. Questo è ciò a cui andranno incontro quando ritorneranno a casa».
Da un’intervista a Spike Moss, capo della United for Peace,
un’organizzazione di bande giovanili di Minneapolis
7
spedizione in abb. post. Gr 11 A//U
In caso di mancato recapito rispedire a:
CASELLA POSTALE 10066
torre PELLICE
Fondato nel 1848
E
Delle Yaui mDESi
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
ANNO 129 - N. 45
URE 1300
Dal Provveditorato pende una spada di Damocle sulle piccole realtà montane
Con Papplicazìone della nuova normativa
chiuderanno molte scuole delle Valli?
CABMELINA MAURIZIO
In questi giorni il Provveditorato agli Studi di
Torino ha diramato una circolare ai direttori didattici e
ai sindaci di diversi Comuni
delle valli Pedice, Chisone e
Germanasca al fine di individuare i possibili interventi
inerenti la formazione delle
classi per l’anno scolastico
1993-94. Questo provvedimento, che prevede una risposta immediata delle direzioni didattiche e degli amministratori locali, serve in
pratica per fornire al Provveditorato il quadro della
situazione delle scuole nelle
zone di montagna, per poter
poi attuare quanto previsto
dalla legge 412, ovvero 1’
innalzamento del rapporto
medio alunni-classi. In questa fase i sindaci e i direttori
didattici delle nostre valli
sono stati interpellati affinché, come si legge nella circolare del Provveditorato, «si
individuino le scuole dislocate in territorio montano effettivamente necessarie per
assicurare un buon servizio
scolastico e per meglio
distribuire le risorse in modo
funzionale».
Fin qui i termini di legge,
ma qual è la situazione reale
delle piccole scuole di montagna nelle nostre valli? E
cosa ne pensano le direzioni
didattiche? Abbiamo interpellato il direttore del circolo
di Torre Pellice, quello di
Perosa Argentina e quello di
Luserna San Giovanni.
L’atteggiamento comune è
naturalmente quello di chi
vuole tutelare le scuolette
montane sparse sul territorio
e questo con motivazioni a
volte diverse, ma sempre
fondamentalmente per garantire un servizio e la possibilità effettiva di frequentare la scuola dell’obbligo per i
bambini che compongono le
classi «a rischio» di accorpamento.
In particolare Franco
Calvetti, direttore didattico a
Perosa Argentina, fa presente
che ha già interpellato i sindaci dei Comuni di Pragelato, Fenestrelle, Roure,
Villaretto, Pinasca e della
frazione Rivoira e i pareri
sono tutti a favore di una
continuazione dell’attività
didattica nelle sedi dove si è
svolta finora.
«Ho inviato una lettera di
risposta al Provveditore spiega Calvetti - appellandomi alla stessa circolare ministeriale laddove, a proposito
delle modalità operative, si
parlava delle scuole situate
in territorio di montagna. In
questo senso penso che,
anche se con pochissimi
bambini (sono otto a Roure,
per esempio, e sei a Villaretto) le scuolette debbano
continuare ad esistere, altrimenti per molti bambini si
presenterebbero dei problemi
veramente difficili. Come
pedagogo e didattico credo
che a volte le scuole troppo
piccole non consentano fino
in fondo l’ottimale svolgi
Imtnagini di altri tempi: la scuola
negli anni ’20
mento delle attività didattiche per bambini di classi
diverse, e tuttavia è vero che
per questi bambini quella al
momento è l’unica possibilità di frequentare la scuola
dell’obbligo».
Roberto Eynard, direttore
didattico del circolo di Torre
Pellice, del quale fanno parte
numerose sedi che potrebbero sparire ed essere accorpate
elementare maschile a Massello
a quelle del capoluogo, fa
notare che la qualità della
vita scolastica sarebbe irrimediabilmente compromessa
se alcune scuole fossero
chiuse. «Per alcuni paesi,
penso per esempio ad Angrogna - dice Eynard - la
chiusura della scuola, oltre ai
tanti problemi che comporterebbe obbligando i bambini
sin dai sei anni a diventare
pendolari, significherebbe
veramente un passo ulteriore
verso l’abbandono e lo spopolamento. Penso che non si
dovrebbe parlare solo di
quantità e termini burocratici, ma ogni caso andrebbe valutato per se stesso, al
di là dei numeri e delle normative».
Anche Marco Armand
Hugon, direttore a Luserna
San Giovanni, ritiene che le
situazioni vadano soppesate
una per volta e si augura che
il Provveditorato possa dimostrare la giusta elasticità
nell’applicare la circolare
ministeriale. «In alcuni casi spiega Armand Hugon - la
chiusura di piccole sedi
distaccate non dovrebbe
provocare grandi cambiamenti negativi, ma in altri le
conseguenze sarebbero davvero gravi e ingestibili. Penso
che se per esempio al capoluogo arrivassero tutti gli
alunni delle sedi staccate arriveremmo, soprattutto nelle
ultime classi, a numeri davvero troppo alti per garantire
un’accettabile qualità del
lavoro e della didattica».
Dal canto loro, i sindaci
dei Comuni interessati al
provvedimento stanno riunendo in questi giorni i
rispettivi Consigli comunali
per poter rispondere al
Provveditorato e anche in
questo caso l’atteggiamento
comune è quello di conservare le sedi staccate in territorio montano fino a quando sarà possibile.
La scuola e i progetti di ricupero a Torre Pellice
Esìste un problema di sicurezza?
Gli alunni delle scuole elementari di Torre Pellice sono
a rischio a causa della presenza nell’edificio di ex tossicodipendenti? Potrebbe essere
questa una domanda legittima
a dar corso a varie lettere che
sono state inviate dalla direzione didattica al Comune e
alla Prefettura e da questa al
Comune nonché al direttore
didattico.
Durante l’estate alcuni
Comuni della vai Pellice,
d’intesa con il servizio per le
dipendenze dell’Ussl 43,
danno il via ad una collaborazione con «La nuova cooperativa» allo scopo di reinserire
nel mondo del lavoro giovani
che abbiano avuto problemi di
tossicodipendenza o di natura
psichica. «Nel mese di settembre - racconta il sindaco di
Torre Pellice, Marco Armand
Hugon - due ragazzi della
cooperativa sono andati a spostare dei mobili all’interno
della scuola elementare e uno
di loro ha avuto bisogno di
accedere al bagno. Il giorno
dopo il direttore didattico
segnalò di aver rinvenuto una
siringa all’interno dell’edificio
scolastico, siringa che a un
successivo esame risultò non
essere stata utilizzata».
All’episodio ha fatto seguito
una lettera della direzione
didattica alla Prefettura per
denunciare «l’impossibilità
materiale di garantire la tutela
di minori e di prevenire i
rischi per gli alunni», naturalmente «senza voler emarginare ma nell’intento di prevenire e tutelare». Ed ecco che
all’inizio di novembre all’
amministrazione comunale è
giunta una lettera del Prefetto
Lessona che, a seguito delle
lagnanze del direttore didattico richiama l’attenzione del
sindaco perché vengano
assunte misure in grado di
garantire la sicurezza dei bambini.
In valle c’è stata una vera
levata di scudi. Sindaco e
amministratore straordinario
dell’Ussl hanno chiesto un
incontro urgente al Prefetto;
gli operatori dell’Ussl sono
assai critici e perplessi. L’attività di questi giovani è infatti
inserita in un progetto di recupero varato secondo le indicazioni del ministero per gli
Affari sociali; in altri Comuni
della provincia la stessa coo
Torre Pellice
CONTAnO TELEFONICO
11 Club alcolisti in trattamento, in collaborazione
con Radio Beckwith evangelica, offre un servizio di contatto telefonico ogni martedì
sera, dalle 20,30 alle 22 al
numero 0121-91507.
ASSETTO DEL TERRITORIO
UNA GUERRA
TRA POVERI?
PIERVALDO ROSTAN
Ricordate il dibattito sulla
provincia alpina? Si era
nel 1990 e, all’indomani
dell’entrata in vigore della
legge 142 sulle autonomie
locali, prendendo spunto
dalla necessità per le Regioni
di ridefinire l’assetto territoriale (Province, Comunità
montane) vi fu chi propose
una riconsiderazione generale
della zona montana. Si tratta,
si diceva, di una fascia dai
problemi simili, con culture e
dinamiche comuni e così
spesso trascurata, se non
ignorata.
In quel dibattito, che appassionò per una breve stagione
più di un amministratore
tanto da far inserire il concetto di provincia alpina in quasi
tutti gli statuti che allora si
andavano definendo, si sottolineava anche la questione di
quale rapporto con le città di
fondovalle; provincia alpina
con o senza città come
Pinerolo o Saluzzo? In realtà
tutto quel dibattito è passato a
livello regionale più o meno
come l’acqua sulle penne di
una papera, cioè con nessun
effetto.
Ma ecco che, complice la
famigerata riforma della
Sanità, si ritorna a discutere
di assetto del territorio, in
questo caso delle Ussl; molti
nelle Valli vorrebbero il mantenimento delle Ussl coincidenti territorialmente con le
Comunità montane, altri
hanno sperato nella creazione
di una Ussl alpina, altri anco
ra, adesso, auspicano una
Ussl delle valli valdesi. Tutto
questo, ancora una volta, per
garantire alle popolazioni
montane dei diritti e dei servizi che altrimenti parrebbero
negati; tutto questo al di là
degli schieramenti partitici: a
Luserna la De vuole l’Ussl
indipendente da Pinerolo,
così come la vogliono socialisti e Pds. Ma a Pinerolo De e
socialisti vogliono la grande
Ussl pinerolese; «Non ce
l’abbiamo con le Valli - dicono - ma temiamo, senza di
esse, di essere accorpati a
Orbassano».
Altri esempi si possono
ricordare. Per la montagna è
sempre difficile trovare delle
risorse, è più facile razionalizzare senza rendersi conto
che così facendo si fanno lentamente venir meno le condizioni minime vitali. Ma quando si presentano davanti occasioni speciali, come quella
dei «mondiali» di sci al
Sestriere allora ecco che tutti
reclamano un pezzo di strada
in più, una circonvallazione,
un parcheggio, un albergo.
Bisogno di servizi per la
popolazione o piccoli centri
di potere da costruire o da
ricostruire?
Sarebbe importante un
piano globale per la montagna, un progetto che parta
dalla montagna, pensato per
la montagna, e che abbia una
dimensione davvero «di
area»; altrimenti sarà solo
guerra fra poveri.
perativa gestisce direttamente
in appalto la pulizia di scuole
senza che ciò comporti alcuna
turbativa e l’esperienza condotta in valle è giudicata positivamente da tutte le amministrazioni.
«Con determinati atteggiamenti si rischia di rovinare
tutto un lavoro di recupero in
cui crediamo in molti - commenta lo psicologo del servizio per le dipendenze dell’
Ussl, Maurizio Martucci -;
personalmente sono molto
amareggiato da quanto scritto
da Torre Pellice ma soprattutto dalle iniziative del Prefetto.
È nostra intenzione organizzare per il 2 dicembre una serata
con la partecipazione di tutte
le associazioni della valle per
discutere questa situazione».
La vicenda degli estimi catastali
I Comuni ora
ottengono giustizia
I Comuni che si sono battuti
per ridurre gli estimi catastali
che penalizzavano in maniera
spropositata i loro territori e i
loro abitanti hanno vinto la
loro battaglia. Inspiegabilmente, al momento di definire i valori degli estimi catastali, si erano verificate vistose
ingiustizie: Comuni confinanti
e in analoghe situazioni si trovavano con differenze enormi.
Ecco che i sindaci di una
settantina di Comuni della
provincia di Torino si coalizzavano per chiedere alla commissione censuaria di Roma
una revisione drastica dei
valori.
Nel Pinerolese i Comuni più
penalizzati erano Prarostino,
Salza di Pinerolo, Pramollo,
Lusernetta; collocati in aree
non certo favorevoli si trovavano ad avere valori simili a
quelli di Sestriere. Ora che la
commissione romana ha dato
loro ragione e che entro la fine
dell’anno si prevede il decreto
che recepisce la loro battaglia,
i sindaci sono giustamente
soddisfatti. «Abbiamo dato un
contributo all’equità e alla
giustizia, al di là dei partiti o
delle organizzazioni - dice il
sindaco di Prarostino, Mario
Mauro - associazioni come
l’Anci non si sono assolutamente mosse su questo tema e
alcuni Comuni hanno così
deciso di non rinnovare l’adesione a questo organismo di
rappresentanza. La cosa positiva è stata la massiccia adesione dei Comuni che hanno
saputo far sentire la loro voce
in Parlamento; ora tutti
potranno ricorrere di fronte
alle ingiustizie».
Le riduzioni sono sensibili,
dal 20 al 50% rispetto ai vecchi estimi. Per fare qualche
esempio i valori catastali degli
alloggi passeranno a Pramollo
da 225.000 lire a 140, a Salza
da 265.000 a 135.000, a
Lusernetta da 225.000 a 135 e
a Prarostino da 280.000 a 150.
Analoghe riduzioni in percentuale sono previste per gli
alloggi popolari ma anche per
negozi o anche solo garage.
8
PAG. Il
E Eco Delle Aàlli Aàldesi
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 199.'^
Lo stabilimento della Boge a Villar Perosa
QUALI PROSPETTIVE PER LA BOGE? — È un periodo
caldo per gli operai della Boge di Villar Perosa: la proprietà
denuncia un esubero di una cinquantina di dipendenti. Ancora una volta le fabbriche legate all’indotto Fiat subiscono le
difficoltà dell’industria dell’auto e pare difficile un riassorbimento della crisi. Manca un riferimento della proprietà a livello locale (la sede centrale è in Germania) e per gli operai
sono settimane di lotta ma anche di incertezza.
ALTRE DUE SETTIMANE DI CASSA INTEGRAZIONE
— Proseguono le trattative per dare continuità all’attività
della Maiera marmi di Inverso Pinasca, ma al momento non
vi è nulla di definito. Intanto è stata rinnovata la cassa integrazione per gli operai per altre due settimane.
IL PIANO REGOLATORE È ESPOSTO — Fino al 16 di
cembre è pubblicato in estratto all’albo pretorio, e può essere
visionato in segreteria, il progetto preliminare del piano regolatore di Pinerolo approvato alla fine di ottobre. Nei successivi 30 giorni, cioè entro il 15 gennaio ’94 chiunque potrà
presentare al Comune, su carta legale, osservazioni e proposte nel pubblico interesse.
SERGIO ALBANO ESPONE A TORRE PELLICE — Sarà
inaugurata sabato 27 novembre, alle ore 17, presso la sala
Paschetto del Centro culturale valdese, una mostra del pittore
Sergio Albano. La rassegna sarà esposta fino all’8 dicembre.
NIENTE CINEFORUM — Non essendo disponibile la sala del
cinema Edelweiss di Pomaretto, utilizzata fino all’anno scorso, l’associazione Alidada quest’anno non ripropone più la
rassegna di cinefonim. Per altro, non intendendo interrompere un’attività iniziata da alcuni anni. Alidada propone una serie di proiezioni video di film a cui sarà legata la tessera associativa ’93-94. Sono già previsti alcuni video per il periodo
novembre-dicembre e se l’iniziativa incontrerà il favore del
pubblico verrà ripresa nel ’94. Occorre confermare l’interesse sottoscrivendo la tessera associativa, la sola che darà diritto all’ingresso alle proiezioni, non essendo previsto il singolo
biglietto di ingresso. Per ulteriori informazioni telefonare
all’ufficio cultura della Comunità montana (81497).
A PRALI SI SCIA — Prima stazione del Pinerolese, Prali ha
dato il via sabato scorso alla stagione dello sci. In novembre
l’apertura è limitata al fine settimana con un prezzo giornaliero promozionale di 20.000 lire. Anche quest’anno la stazione della vai Germanasca dovrebbe essere scelta da squadre nazionali di sci per gli allenamenti.
STOP AL CARBURANTE AGRICOLO — L agricoltura ita
liana sarà penalizzata anche dalla nuova manovra fiscale del
governo; infatti sono state abolite le agevolazioni per l’acquisto di carburante agricolo per trattori e i motocoltivatori a
benzina e petrolio, mentre per il gasolio la riduzione è passata dal 20 al 10%.
Il Barathler è un liquore naturale ottenuto
tramite la macerazione di erbe scelte,
raccolte in Val Germanasca in periodi
che variano secondo la fioritura.
Il Barathier viene prodotto
dalla ditta Bernard su ricetta "centenaria"
custodita gelosamente.
BERNARD & C.
FABBRICA LIQUORI
POMARETTO - TEL. 0121/8.12.27
Pinerolo: intervista all'assessore allo Sport e Turismo, Angelo Di Staso
La Scuola di cavalleria e gli altri progetti
per migliorare la qualità della vita
________DARIO MASSEL_________
A Pinerolo, accanto all’attuale palazzetto dello
Sport, in via dei Rochis, sono
in corso in due aree differenti
imponenti lavori di scavo. Sono i cantieri per la costruzione
del palazzo polifunzionale del
ghiaccio. Abbiamo incontrato
l’assessore allo Sport e Turismo del Comune di Pinerolo,
Angelo di Staso, e lo abbiamo
invitato ad illustrarci quali sono i tempi previsti per la costruzione delle due strutture, e
per la loro apertura al pubblico, e dei progetti dell’amministrazione comunale a proposito dello sport pinerolese in generale.
«Per quanto concerne i
tempi di costruzione e la conseguente messa a disposizione
del pubblico, da un recente
incontro con l’ingegnere direttore dei lavori e con la ditta vincitrice della gara d’appalto prevediamo di terminare
la piscina entro il 1994, così
come il primo lotto del palazzo del ghiaccio. Entrambi i lavori delle strutture, infatti, sono suddivisi in due lotti: i fondi per l’esecuzione dei primi
lotti sono già a nostra disposizione, come testimonia
l’avvio dei lavori. Mentre per
il finanziamento dei due lotti
successivi si dovrà accedere
al Credito sportivo. Si darà
comunque la precedenza alla
costruzione della piscina, anche perché al termine del primo lotto di lavori riguardanti
il palazzetto esso sarà già funzionale, ma questo non accadrà per la piscina. I lavori dei
primi lotti di questi impianti
sono finanziati in parte con
fondi propri, in parte con un
mutuo stipulato con la Cassa
depositi e prestiti».
- Il Comune di Pinerolo ge
stirà direttamente queste strutture, oppure saranno affidate
in gestione a un ente privato?
E con quali modalità?
«Naturalmente il Comune
non gestirà tali strutture ma si
cercheranno dei privati che
siano in grado di condurre le
attività e di assicurare la funzionalità sia della piscina sia
del palazzo del ghiaccio. Questo perché si prevede una gestione del palazzo del ghiaccio che chiuda con un bilancio in attivo, vista anche la
grande frequenza di pubblico
presso la pista ghiacciata funzionante l’anno scorso, proprio nei pressi del palazzetto
dello sport, frequenza che denota un vivo interesse per
questo tipo di impianti. La volontà di affidare in blocco la
gestione dei due impianti a un
ente unico è motivata anche
dal fatto che il riscaldamento
dell’acqua della piscina potrà
in parte provenire dall'energia sfruttata per la formazione del ghiaccio del palazzo,
cosa che ridurrebbe ulteriormente i costi gestionali della
piscina».
- È prevista la costruzione
di altre strutture sportive
nell’area vicina, oltre l’attuale
palazzo dello sport?
«Nel piano regolatore tutta
l’area, dal campo sportivo al
palazzetto dello sport fimo alla
statale che collega il casello
30 all’abitato di Pinerolo, è
destinata alla costruzione di
nuove strutture sportive. Naturalmente questi sono progetti a lungo termine; si ipotizzano comunque due campi
di calcio, due campi di calcetto, forse una palestra di roccia sull’esempio di quella presente al palazzo a Vela, a Torino, e probabilmente anche
un bowling».
- Vi sono buone possibilità
Il coretto di Torre Pel lice in Germania
Il canto può anche
vìncere la paura
MARINELLA LAUSAROT
Una ventina di giovani del
coretto di Torre Pellice,
accompagnati da quattro avventurose e simpaticissime signorine, hanno trascorso sei
indimenticabili giorni, dal 4 al
9 novembre, in occasione di
un viaggio in Germania.
Durante il viaggio d’andata
è stata visitata Friburgo; poi
Kehl, una cittadina tedesca sul
Reno, a due passi da Strasburgo. Ad attendere i ragazzi del
coretto c’era la pastora Susanne Labsch, che ha lavorato alcuni anni a Torre Pellice; dopo la cena comunitaria la classica suddivisione nelle famiglie della comunità locale e
questo ha permesso uno scambio di informazioni sulle diverse realtà dei due paesi. Una
giornata è stata dedicata a
Strasburgo con una visita guidata in battello che ha permesso di scoprire le bellezze
di questa città a carattere europeo.
Il coretto ha poi tenuto un
concerto nella chiesa evangelica di Hohnhurst. Il concerto si inseriva nella riflessione
portata avanti dalla chiesa lo
cale sulla paura. 11 coro ha alternato delle letture, naturalmente in tedesco, con i canti,
basando il programma su alcune domande: Dove vado
con la mia paura? Perché ho
paura? Di che cosa ho paura?
C’è un’alternativa alla mia
paura? Questo neU’intento che
il numeroso pubblico ricevesse anche un messaggio di
amore e speranza.
Il coretto ha proseguito il
viaggio partendo alla volta di
Wesel, una cittadina ai confini
con l’Olanda, dove attualmente lavora la pastora
Margot Hennig, anch’essa conosciuta a Torre Pellice. La
domenica mattina partecipazione con i canti al culto nel
maestoso duomo della città.
Una bella cena comunitaria ha
favorito l’approfondimento
della conoscenza reciproca
con le famiglie ospitanti; ne è
nato uno spontaneo momento
di confronto in particolare su
aspetti attuali delle nostre
chiese e, soprattutto, molte
occasioni di canto.
Il viaggio ha presentato ancora una tappa, finalmente tutti insieme, a Karlsruhe, poi, il
ritorno.
La torre del municipio e, sullo
sfondo, la collina di S. Maurizio
che Pinerolo abbia nuovamente la Scuola di Cavalleria?
«E questo il progetto a cui
sono maggiormente interessato, e posso dire con soddisfazione che siamo a buon
punto: abbiamo già l’assenso
del Coni, della Federazione
italiana sport equestri e dello
stato maggiore dell’esercito.
Infatti si prevede che la Scuola nazionale di equitazione
dovrebbe operare nell’area
che ospitava la compagnia
Genio della Brigata Taurinense, ad Abbadia Alpina. Area
di ben 140 mila metri quadrati, in cui sono già disponibili
le scuderie, le ca.%erme per gli
alloggi, gli uffici della direzione, il maneggio e la pista:
quindi l’attività dovrebbe cominciare al più presto.
La presenza di questa Scuola nazionale di cavcdleria, oltre ad essere elemento di prestigio per Pinerolo e per tutta
l’area circostante, fornirà
spunto per organizzare concorsi ippici nazionali e internazionali con indubbio beneficio, considerata la probabile
numerosa affluenza delle persane interessate a tali manifestazioni, per le strutture ricettive alberghiere e commerciali in genere. A tale proposito è
già previsto, a Pinerolo, per i
giorni dal 3 al 5 .lettembre del
1994, un concorso ippico
nazionale. Accanto alla scuola nazionale di equitazione
troverà posto anche una sede
per l’Associazione pinerolese
di equitazione.
Per quanto concerne altri
sport, sono attualmente in
corso lavori di ammodernamento delle strutture presso il
Veloce club in piazza Santa
Croce, in particolare del bocciodromo in modo da dotarlo
delle caratteristiche che ne
permettano l’uso per delle
competizioni internazionali; e
ancora presso gli impianti del
Circolo tennis Pinerolo. Tutte
queste opere di manutenzione
e miglioramento, anche radicali, sono rese possibili grazie
all’intervento del Comune, il
quale potendo accedere a mutui presso la Cassa depositi e
prestiti mette a disposizione
alcune somme per migliorare
e aumentare la fruibilità degli
impianti sportivi; gli interessi
del mutuo saranno pagati dagli enti che gestiscono tali
strutture.
Ritengo inoltre che una migliore capacità degli impianti
sportivi a rispondere alle esigenze dell’utenza, capacità
che può essere agevolata da
un mirato intervento dell’amministrazione comunale, possa essere un elemento influente sulla qualità della vita
di tutte le persone e soprattutto dei giovani, che
possono trovare nello sport
delle motivazioni per allontanarsi da fenomeni negativi tipici della loro età, come la
tossicodipendenza».
Incontri del Centro culturale valdese
Esìste un futuro
per Grandubbìone?
LILIANA VIGLIELMO
Il secondo incontro organizzato dal Centro culturale valdese e dall’assessorato
alla Cultura della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca ha avuto come centro di interesse un vallone del
Comune di Pinasca, Grandubbione, che come tanti altri
ha conosciuto attraverso i decenni uno spopolamento
pressoché totale.
Le occupazioni tradizionali
che consentivano alla gente
di vivere più che modestamente sono state rievocate in
un quaderno di documentazione della Comunità montana, che rielabora una ricerca
condotta da Elena Bertocchio
per la tesi di laurea in Antropologia culturale. Tra i lavori
esaminati ha largo spazio
l’allevamento del bestiame
con la successiva lavorazione
del latte. ^
Ha illustrato la difficile esistenza di Grandubbione il
sindaco di Pinasca, Riccardo
Richiardone, che vi abita da
18 anni dedicandosi da pensionato a un’attività agricola.
L’esposizione ha suscitato
domande sulla possibilità di
vivere sfruttando le risorse
locali. Richiardone, che abita
in una delle zone più battute
dai razziatori di funghi e castagne, oltre che dai cinghiali,
ha ricordato le battaglie condotte senza risparmio in ogni
possibile sede per ricordare
che la montagna non è solo
un luogo dove si va per portar
via qualcosa. Per sua esperienza diretta l’unica attività
possibile in una zona poco interessante per il turismo è
quella messa in evidenza dal
lavoro di Elena Bertocchio,
ossia la lavorazione del latte.
Al sindaco ha fatto eco Erminio Ribet, presidente della
Comunità montana, esponendo i progetti che si stanno
elaborando per un'economia
montanara integrata, progetti
che urtano di solito contro
una grande indifferenza da
parte di chi dovrebbe appoggiarli, La presentazione dell
importanza degli studi antropologici, fatta dal prof. Evinco Combe dell’Università di
Torino, ha dato una veste
scientifica all’incontro, che e
stato molto vivace e interessante per tutti.
9
venerdì 26 NOVEMBRE 1993
Comunità montana vai Pellice
Sul palaghiaccìo
sale la temperatura
E Eco Delle Vat.i.t
Oggi, 26 novembre, il compleanno
1100 anni di Irma
I
PAG. Ili
Non è stato esaurito completamente il lungo ordine
del giorno su cui dovevano
confrontarsi i consiglieri della Comunità montana vai
Pellice lunedì 15 novembre;
alcuni temi hanno reso molto
caldo il clima della serata, altri sono stati rinviati al 29
novembre.
La parte iniziale della seduta è stata dedicata ai servizi socio-assistenziali: dalle
variazioni di bilancio e dalle
relazioni allegate risulta in
sostanza un contenimento
delle spese «mantenendo dicono gli amministratori
della valle - sostanzialmente
inalterata la rete dei servizi».
Sulla determinazione della
quota spesa a carico di ciascun Comune per i medesimi
servizi c’è stato un certo dibattito. In vai Pellice si dedica al sociale comunque un’
attenzione molto particolare
il che ha delle ovvie ripercussioni sulle spese; siamo infatti a circa 32.000 lire
prò capite il che comporta
per i Comuni importanti
capitoli di bilancio. A titolo
di esempio, con i suoi 8.089
abitanti Luserna spende oltre
258 milioni, Torre Pellice
148 milioni, Villar Pellice 30
milioni e Angrogna oltre 24.
Ma è stato su alcune interrogazioni che c’è stata una
discussione assai vivace, in
particolare in merito al palaghiaccio di Torre Pellice. E
stato fornito un elenco cronologico di tutte le delibere
adottate dall’ente per la co
pertura del palaghiaccio secondo un progetto redatto nel
1987 e per il quale venne
chiesto un finanziamento nel
1988. La vicenda, attraverso
appalti, richieste di precisazioni, ulteriori richieste di
mutui, contrattempi tecnici
non indifferenti si è snodata
in questi cinque anni, che,
per la sola Comunità montana, hanno voluto dire ben 48
atti delibera di cui 36 solo
nell’anno in corso.
A seguito della risposta
della presidenza vi sono stati
numerosi interventi uno dei
quali, del consigliere De Pollo, lasciava trasparire non
meglio precisati interessi
partitici. Mentre è annunciata
una chiarificazione con
smentita da parte dello stesso
Pollo, da parte della Lega
Nord è stata presentata un’
interrogazione urgente.
Intanto i lavori vanno avanti e pare sia stata trovata una
soluzione accettabile per l’illuminazione: con alcuni accorgimenti le ombre paiono
attenuarsi di molto il che potrebbe consentire entro breve
di fare sulla pista il tanto atteso ghiaccio; per il momento
però, e forse per l’intera stagione se dovesse tardare un
parere favorevole della commissione provinciale di vigilanza, la patinoire non sarebbe utilizzabile dal pubblico ma soltanto per l’attività
sportiva dei numerosi giovani
della zona altrimenti destinati
a restare «a piedi» per un’altra stagione.
MILENA MARTINAT
-w .
Occhi azzurri, capelli
bianchi, un viso sorridente: questo è un breve ritratto di Irma Luigia Anna
Monnet, che venerdì 26 novembre compie ben cent’anni.
È nata infatti il 26 novembre
1893 a Inverso Porte: è la più
giovane di tre sorelle e un fratello. Un’infanzia come quella
di quasi tutti i valdesi del tempo. La scuola elementare, la
scuola domenicale, poi un anno come insegnante nella
scuola dei Garossini, la corale, la scuola domenicale ma
questa volta come monitrice,
l’Unione femminile, l’impiego presso il municipio di Turina (Inverso Porte).
Nel 1919 sposa il geometra
Gustavo Tron di San Germano, con il quale ha due figli, Carlo ed Enrica. «In novantanove anni non ero mai
stata ricoverata in ospedale dice la signora Monnet Tron poi, otto mesi fa, mi sono rotta il femore e mi hanno dovu
Le centrali
sono
autorizzate
Leggo nella vostra posta la
lettera dell’associazione Pescatori riuniti della vai Pellice a commento dell’articolo a
firma Andrea Melli. In merito
devo precisare che le concessioni di derivazione d’acqua
sono rilasciate solo a seguito
di un iter alquanto lungo e le
domande vengono «pubblicizzate» in modo da permettere a tutti di fare opposizione. A quanto mi consta, l’unico caso di negazione di concessione riguarda una derivazione del «Cruello»; tale negazione fu causata dalla sola
opposizione del Comune di
Bobbio quando era già sindaco il sottoscritto. Non risulta
che per quelle rilasciate vi
siano state opposizioni.
Attualmente le concessioni
sulle acque correnti sul territorio di Bobbio, escluse quelle comunali per uso irriguo e
promiscuo, sono complessivamente 5. di cui due già attivate che risalgono alla fine
degli anni ’70, e per esse i
conce.ssionari pagano un canone. La concessione edilizia
del Comune viene rilasciata
solo dopo l’ottenimento di
tutte le autorizzazioni. Il rilascio di acqua alla presa è normato da leggi precise ed esiste un servizio di vigilanza
che fa capo al servizio Caccia
e fresca della Provincia.
E noto a tutti che oggi l’Italia importa energia elettrica,
appesantendo il deficit della
bilancia commerciale, pro
dotta anche dalle centrali nucleari transalpine. L’acqua
delle centrali è rilasciata a
monte del depuratore di Bobbio, per quanto riguarda il
Pellice, e a monte di quello di
Villar, per quanto riguarda il
torrente Ghicciard (Comba
dei Carbonieri): allo scarico
dei depuratori giunge quindi
più acqua, in quanto non si
hanno evaporazioni, infiltrazioni, ecc... Per quanto concerne comunque il depuratore
di Bobbio, risponde alle norme di legge vigenti in materia, secondo le analisi fiscali
che vengono effettuate periodicamente.
Rimane infine l’aspetto del
rapporto economico con le
ditte produttrici le quali, da
parte loro, pagano i tributi
vari dovuti allo stato (canoni
di concessioni. Iva sul fatturato, Irpef e Irpeg, ecc.) e
devono ammortizzare i costi
di impianto. E noto che finora le risorse montane sono
state considerate res nullius a
partire dai frutti di bosco,
funghi, prati e pascoli su cui,
con maggiore o minore
educazione, transitano e sostano gitanti e escursionisti
infischiandosene della proprietà privata (l’osservazione
corrente è «non c’è nessuna
recinzione»).
Solo da poco tempo alcune
amministrazioni comunali di
montagna hanno rivendicato
il diritto di poter amministrare le proprie risorse e,
nel caso specifico, si stanno
attuando convenzioni con i
produttori privati di energia
elettrica, che non si discostano molto da Comune a Comune. A dire il vero è mancata, anche perché difficilmente attuabile in legge.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondavi
Spedizione in abb, post.
Gr 2A/70
l’iniziativa degli enti locali
per un utilizzo diretto: ritengo comunque che per il futuro sarà necessario stabilire
precisi accordi affinché
l’energia prodotta possa essere consumata localmente a
prezzi agevolati da parte degli stessi enti locali e dalle
aziende produttive (è questo
il senso della proposta avanzata dal Comune di Pinerolo). Questa iniziativa è già
oggi fattibile attuando forme
di consorzio tra produttori,
enti locali, aziende private: se
si tiene conto del prezzo pagato dall’Enel al produttore e
il costo a carico del consumatore, i margini sono sicuramente interessanti.
E parere dello scrivente che
per il futuro interventi analoghi a quelli in atto dovranno
essere posti in essere anche
per altre attività, ivi comprese
quelle di caccia e pesca, al fine di poter acquisire al bilancio comunale sempre maggiori entrate per far fronte a
spese di interesse generale
nel campo della conservazione e del miglioramento del
patrimonio montano.
Grato per l’ospitalità, porgo cordiali saluti
Aldo Charbonnier
sindaco di Bobbio Pellice
ta operare. Così ho anche fatto per la prima volta le analisi; forse ho stupito un po’
qualche infermiera che non
era convinta che mi stessi avvicinando ai cento anni».
Verrà spontaneo a tanti
chiedersi che cosa fare per diventare così anziani e con la
mente lucida. «Rien» mi risponde tranquilla in francese
ma la figlia aggiunge: «La sua
grande calma».
«Ho sempre letto molto continua - ora non posso più
ma mia nuora e mia figlia mi
leggono ogni settimana L’eco
delle valli valdesi, e fino a
qualche mese fa ascoltavo il
culto alla radio». Ma non ha
perso i contatti con la comunità. Ogni settimana va qualcuno a raccontarle il messaggio del culto domenicale e cosa si fa all’Unione femminile
o in altri gruppi. Che cosa
pensa del mondo d’oggi? «Viviamo in un periodo brutto,
non c’è più amore per il prossimo: anehe i giovani sono diversi». Poi una serie di battute
che fanno pensare a quanto
questa donna di cent’anni sia
attenta al presente. «Però io
penso che le discoteche dovrebbero chiudere prima, si
eviterebbero molti incidenti».
E ancora: «Ieri sera (17 novembre) ho ascoltato con mia
nuora un pezzo della partita di
calcio alla radio: se ne parlava
tanto ed ero curiosa...».
La signora Monnet Tron ha
anche una grande passione
per gli animali. «Ho da tantissimi anni una tartaruga che
passa il suo periodo di letargo
in una scatola, avvolta in una
coperta nel mio soggiorno; e
c’è il mio gatto Paulet».
Luserna
Concerto per
la domenica
della Riforma
JACQUES BELMONT
La domenica della Riforma 1993 resterà a lungo
nella memoria del pubblico
svizzero presente al concerto
di Walter Gatti. Il programma, che non comprendeva
nessuna opera di Bach, ha
permesso un’esperienza
interessante e di arricchimento spirituale, grazie all’esecuzione di musicisti romantici e del lavoro di Bonnet, autore ingiustamente poco presentato. Il bis, con i tre corali
dell’ungherese Zoltàn Gàrdonyi della chiesa protestante di Budapest è stato, sul genere moderno, una bella
conclusione del concerto.
Degna di nota in Walter
Gatti la maestria dell’esecuzione, la scelta e il dosaggio
dei registri e il senso della
coloritura, come nel trittico
di composizioni del grande
Buxtehude. È stato anche
eseguito il preludio in re minore di Bruhns e il «Concerto del Signor Taglietti»,
composizione spiritosamente
rivelata da Walter Gatti.
Sottolineata dai giochi sonori dell’organo della Collegiata la partita di Gatti su
«Macht’s mit mir, Gott», con
le sei variazioni. Un’annotazione particolare merita l’autore protestante Surzinsky
neU’improvvisazione su
«Heiliger Geist». Walter
Gatti ha completato la sua
esecuzione con T«Herzlich
tut mich varlangen» e il preludio e fuga il la minore di
Brahms.
Nelle
Chiese
Valdesi
FERRERÒ — Domenica 28 novembre, alle 10, è
convocata l’assemblea di
chiesa: alTodg la vacanza
della chiesa di Perrero-Maniglia e la linea da seguire.
BOBBIO PELLICE —
Il culto di domenica 28 novembre, alle 10,30, in francese, sarà presieduto da
Giorgio Toum.
ANGROGNA — Le
prossime riunioni quartierali saranno dedicate a alla
riflessione sul Credo e in
particolare al secondo articolo «Credo in Gesù Cristo...»; appuntamento ai
Jourdan, martedì 30 novembre ore 20; mercoledì
1° dicembre a Pradeltomo,
ore 20, e giovedì 2 ai Baussan alle 20,30.
PINEROLO — Sabato
4 dicembre proseguono gli
incontri teologici «Giovanni Miegge» presso i locali della chiesa valdese;
inizio ore 17. Tema dell’incontro il capitolo ottavo del
terzo libro dell’Istituzione
cristiana di Giovanni Calvino.
VILLAR PEROSA —
Domenica 5 dicembre il
culto sarà presieduto da
Gabriele Lala, dell’Unione
predicatori locali.
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10
PAG. IV
E Eco Delle ¥illi Aàldesi
venerdì 26 NOVEMBRE 1993
Giovedì 25 novembre — TORRE PELLICE; la sezione di Torre Pellice dell’Università della terza età presenta, alle 15,30 nel salone della Scuola mauriziana in via al Forte 2, una conferenza con
diapositive di Olga Cisternino Fogliano sul tema Le donne nella
storia.
Giovedì 25 novembre — LUSERNA SAN GIOVANNI: per il
ciclo di incontri organizzati dall’associazione Auser, alle 15, presso
la sede di via Ribet 7, il prof. Renzo Tibaldo parla di Storia socioeconomica.
Sabato 27 novembre — VILLAR PEROSA: alle 21, in occasione della festa dei musicanti, l’Unione musicale di Inverso Rinasca terrà un concerto presso il tempio valdese. Le eventuali offerte
che saranno raccolte verranno devolute all’Asilo dei vecchi di San
Germano per l’acquisto dei sollevapersone.
Sabato 27 novembre — PINEROLO: alle 20,30, nel tempio
valdese, il coretto di Torre Pellice terrà il concerto spettacolo Tenemos Esperanza, «L’America Latina nei canti della fede e della lotta popolare».
Sabato 27 novembre — TORRE PELLICE: alle 20,45, presso
la sala ex biblioteca della Casa valdese in via Beckwith 2, il Centro
culturale valdese e lo Ywca-Ucdg organizzano un incontro dibattito
sul libro Vite discrete di Bruna Peyrot e Graziella Bonansea. Intervengono le autrici.
Sabato 27 novembre — PINEROLO: alle 21, presso l’Auditorium di corso Piave, il gruppo Sesto senso, in ricordo di Augusto
Daolio e Dante Pergreffi, terrà un concerto di canzoni e musiche dei
Nomadi. Eventuali offerte saranno devolute all’associazione per la
ricerca sul cancro «Augusto per la vita».
Sabato 27 novembre — LUSERNA SAN GIOVANNI: alle 21,
in frazione Lusema Crai P. Vasario «Bocciodromo», il chitarrista
Salvatore Falcone tiene un concerto di musica classica.
Sabato 27 novembre — BOBBIO PELLICE: in occasione degli incontri di musica popolare in vai Pellice organizzati da Tacabanda, alle 21 nella sala polivalente, concerto di Steve Tilston,
Maggie Boyle & Richard Curran: «Of Moor and Mesa», viaggio
musicale dall’Irlanda al New Mexico; seguirà un ballo con La cantarana.
Domenica 28 novembre — INVERSO RINASCA: Alle 9 è
convocata l’assemblea della Pro Loco per l’elezione del nuovo direttivo.
Domenica 28 novembre — POMARETTO: alle 20,30, nel teatro valdese, il gruppo giovani presenta La torre sul pollaio. Ingresso libero; le eventuali offerte raccolte saranno destinate alla Chiesa
di Gesù Cristo per progetti di sviluppo in Madagascar.
Lunedì 29 novembre — PINEROLO: a conclusione del ciclo di
incontri «Africa, più o meno laggiù», alle 20,45 all’Expo Fenulli
Gianni Santavica e Eugenio Chiotti parleranno di Volontariato internazionale.
Mercoledì 1" dicembre — TORRE PELLICE: Presso il Centro
d’incontro di via Repubblica, alle 20,30, ha luogo la riunione mensile del gruppo sul disagio psichico Diapsigra.
Sabato 4 dicembre — RORÀ: alle 21, nel tempio valdese, concerto della Camerata corale La Grangia.
CALCIO — È un Pinerolo
tonico, che sa farsi valere anche in trasferta, quello di queste settimane; il viaggio
sull’Arno per affrontare il
Cuoiopelli consente agli uomini di Cavallo di far ritorno
in Piemonte con un prezioso
e meritato pareggio per lai.
Entrambe le reti nel primo
tempo: introno alla mezz’ora
vanno in vantaggio i padroni
di casa con Peselli e, a tempo
abbondantemente scaduto, i
pinerolesi trovano il pareggio
grazie a un’autorete del terzino Ramorini. Pur se ottenuta
in maniera un po’ fortunosa,
e dopo che Serra aveva dovuto lasciare il campo infortunato, il Pinerolo ha legittimato nel secondo tempo il risultato. I biancoblù, ora sesti in
classifica, affronteranno sul
campo di casa domenica
prossima il Savona che li sopravanza di un punto: potrebbe essere l’occasione del sorpasso.
VOLLEY — Doppio ko
per le due formazioni di Pinerolo impegnate nella serie
Bl; eppure entrambe le formazioni hanno disputato incontri avvincenti e spettacolari.
Nella B1 maschile il Pinerolo è stato sconfitto per 3 a 0
dal Lecce Pen Torino benché
i parziali dei set dicano molto
su livello del gioco espresso
(10-15; 13-15; 12-15).
Nel campionato femminile
le pinerolesi sono uscite
sconfitte dalla trasferta di S.
Croce sull’Amo solo per 51 a
13 nel tie break decisivo dopo aver vinto il secondo e il
terzo set; sulla palla decisiva,
secondo le ragazze di Mina,
c’è anche l’ombra di un errore arbitrale che a quel punto è
risultato decisivo. Sabato
prossimo la Bl femminile
sarà in casa, alle 21 con la
Castellanzese.
Nel campionato femminile
di prima divisione continua
intanto la fase negativa del
3S che dopo aver vinto il primo set si è lasciata superare
da un non irresistibile Poirino
per 3 a 1.
PALLAMANO — Primo
incontro per il Graphicart nel
campionato di serie C femminile; le ragazze lusernesi si
sono trovate di fronte la fortissima formazione del Settala. Sottoposte a un vero tiro
incrociato le valligiane hanno
subito il pesante passivo di
45 a 6.
Nel campionato juniores il
3S Graphicart è uscito sconfitto dalla trasferta con il
Città Giardino per 39 a 21;
per i giovani lusernesi vi sono spazi di miglioramento, a
partire dal settore difensivo.
CORSA CAMPESTRE —
La prima prova del campionato pinerolese di corsa campestre valida per l’assegnazione del trofeo Olimpie si
svolgerà domenica 28 novembre a Pomaretto; le società e gli atleti pinerolesi si
affronteranno in quattro gare.
L’appuntamento è per le 8,30
presso gli impianti sportivi.
TENNIS TAVOLO —
Buon avvio della D3 che la
scorsa settimana ha superato
il Collegno per 5 a 1 grazie a
Belloni, Rossetti e Gay. Il
campionato di D3 è per altro
particolarmente votato alla
preparazione di nuovi giovani
da avviare al tennis tavolo.
Negli altri campionati si
sono conclusi i gironi di andata. Nella serie C è al comando il Cus Torino con 14
punti mentre il Valpellice ha
10 punti; nella DI maschile
al comando sono Cus Torino
e Ciriè con 13 punti, la Valpellice è quarta con 11 ; nella
D femminile il Valpellice è al
comando con 13 punti a pari
merito con il Top Cuneo.
BOCCE — Brutta giornata
per le due formazioni pinerolesi nel campionato di serie Al; la Valpellice è stata
sconfitta per 3 a 13 in casa
con la Chiavarese mentre il
Veloce è stato battuto con lo
stesso punteggio dalla capolista Turbosider Torretta, a
questo punto sempre più solo
in testa.
Sabato prossimo la Valpellice affronterà in casa il Bra
mentre il Veloce giocherà,
ancora in trasferta, con il Brb.
TORRE PELLICE: Il ci
nema Trento ha in programma per venerdì 26 alle
21,15 Magnificat; sabato 27
alle 19,45 e 22,15, domenica
alle 16,30, 19,45, 22,15 e lunedì alle 21,15 II socio.
BARGE: Il cinema Comunale ha in programma per venerdì 26 II lungo silenzio; sabato 27 Mille bolle blu; da
domenica 28 a giovedì 2 dicembre Sliver. Chiuso il mercoledì. Giorni feriali alle 21,
domenica alle 15, 17, 19, 21.
PINEROLO: Il cinema
Italia ha in programma da
giovedì 26 novembre Senza
tregua; feriali alle 20,15 e
22,20, sabato alle 20,20 e
22,30 e domenica alle 14,15,
16,15, 18,15, 20,15 e 22,20.
USSL42
CASONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENiCA 28 NOVEMBRE
Rinasca: Farmacia Bertorello - via Nazionale, 22 - tei,
800707
Ambuianze:
Croce verde, Porosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL43-VALPELUCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 28 NOVEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Blando 4 - (Luserna Alta), tei.
900223
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
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A Torre Pellice, nel 1886, Giuseppe
Morè, abile pasticcere pinerolese,
apre un laboratorio di pasticceria a
cui affianca, dopo i primi faticosi anni
di lavoro, un negozio di vendita con
annesso caffè.
Il prodotto che sin da quegli
anni si afferma è di grade qualità.
La Tradizione delle Valli Valdesi
Gli ingredienti sono tutti naturali
delle campagne della Val Pellice.
il marchio Morè, sempre più noto e
apprezzato, viene depositato per la
prima volta nel 1933. Da allora i due
valletti che portano il vassoio con le
caramelle contrassegnano le
confezioni Morè.
Molte delle persone che oggi
lavorano alla Morè hanno tradizioni
familiari legate all'Azienda e hanno
appreso dai loro padri l'arte dolciaria
le misure, i tempi e la pazienza
artigiana per preparare il
prodotto e seguirne con
amore la realizzazione.
L'avvento della meccanizzazione non ha ambiato la
qualità dei prodotti Morè.il gusto
caratteristico dei fóndants, la
vellutata bontà delle gelatine alla
frutta e la spiritosa fragranza dei cricri sono sempre gli stessi e
rimarranno inalterati, sicuramente
ancora per un altro secolo.
Oggi Morè presenta la prima serie dei '
suoi cofanetti regalo con le preziose
litografie dei luoghi valligiani tanto
cari alla nostra memoria, con il
commento di Osvaldo Coisson, tratte
dal volume "The Waldenses" di
William Beattie. Possono essere un
bel regalo per Natale o per ogni
circostanza dove occorre portare,
anche a chi é lontano da Torre Pellice
un pò delie nostre tradizioni.
Vogliate compilate correttamente il Buono d'Ordine e spedire in busta chiusa a:
MORÈ-ViaFilatoio, 16-10066TorrePellice/To-Tel.OI2l/953222-9l27l -Fax012l/932934
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11
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
All’Ascolto Della Parola
PAG. 7 RIFORMA
(GANG SUMMIT»
TROVARE
ALLA FINE SE STESSI
MAC CHARLES JONES
Voglio prendere solo pochi momenti per cercare
di capire cosa sta accadendo
a questo Gang Summit, e
quale dovrebbe essere la risposta delle chiese, della comunità cittadina, del mondo.
Penso che la risposta che
questo summit ha ricevuto
sia totalmente diversa da
quella che doveva essere.
È la risposta di quelli che
sono al potere, e che hanno
paura di un nuovo potere
emergente, e non sanno cosa
fare. E la risposta di coloro
che hanno sfruttato, derubato
e violato altre comunità e siccome vedono che queste comunità non si combattono
più runa contro l’altra, rispondono con la paura.
Io voglio aiutare la gente a
capire che non deve avere
paura. Certo, si dovrà rinunciare a qualcosa. Non si può
rubare, sfruttare, creare situazioni negative e poi agire come se le vittime fossero le
sole che devono pagarne il
prezzo. Non si può chiedere
alla gente di rinunciare ai loro unici mezzi di sussistenza
e agire come se non si dovesse rinunciare a qualcosa e solo applaudire perché altri
hanno rinunciato alla violenza, alla droga e a tutte le cose
delle quali ci si è sempre lamentati.
Tutti noi dovremo rinunciare a qualcosa. Dobbiamo
capire cosa sta accadendo
qui, così sapremo rispondere
adeguatamente.
Una relazione interrotta
Il racconto del figlio prodigo nel Vangelo di Luca ci
può aiutare in questo, in molti modi si applica bene ai nostri guai. E la storia di una relazione interrotta; il ragazzo
più giovane se ne parte per
un paese lontano, lascia casa,
da molto tempo ha perso
ogni contatto con la sua comunità; il suo papà non sa
dove sia, la sua mamma non
riesce a trovarlo. Egli ha perso la sua stessa identità, non
sa più chi egli sia veramente;
la sopravvivenza può operare
anche questo. Questo giovane ha perduto se stesso: non
solo si trova in un paese lontano, ma ha anche perso il
danaro che aveva, e la gente
di cui pensava di potersi fidare non era affidabile. Il risultato finale di tutto ciò è il
porcile: questa è una falsa
identità. Il testo ci fa capire
che avrebbe mangiato le
ghiande dei porci, questo significa che aveva perso se
stesso.
Una mentalità da porcile
Cari fratelli e sorelle, ora
che avete ascoltato questo testo, voglio che comprendiate che tutti noi abbiamo perso la nostra identità,
tutti noi ci siamo perduti in
un porcile, tutti noi siamo
fuori di noi stessi. Questo è
ciò che questa cultura ci ha
fatto. Questa cultura fa in
modo che le persone di colore si vergognino di ciò che
sono. Fa in modo che quelli
che sono di discendenza europea pensino di essere più di
quello che sono in realtà.
Crea muri che non dovrebbero esistere, e finisce che tutti
quanti perdiamo la nostra basilare identità. Cominciamo a
trattarci gli uni gli altri come
cose, invece che come esseri
umani: questa è la mentalità
da porcile.
Quando si fa violenza a
un’altra persona non si sta
violando qualcosa che non ha
sentimenti. Si fa violenza a
Dio! E la violenza non si fa
solo con le pistole, o con
quello che inietti nelle vene
della gente. La violenza può
essere fatta dal Parlamento
con una legge; può essere
fatta non creando le opportunità che permetterebbero a
giovani uomini e donne di
trovare un lavoro loro che
non sanno dove altro rivolgersi. Può essere fatta quando si lasciano a loro stesse le
persone fuori di qui, agendo
come se non ce ne interessasse nulla di loro. Diventiamo
come porci nel porcile.
La nuova nascita
Tutta la forza della storia
sta nel fatto che il ragazzo era un ebreo. Potete
immaginare quanto drammatica doveva essere la situazione. Nella comunità ebraica il maiale era il peggior
animale con il quale essere
associati. Ma questo fratello
è finito nel porcile con i porci, quasi pronto a mangiare il
loro cibo! Poi accade una cosa strana; il giovane nasce di
nuovo; non è andato in chiesa o nella sinagoga per nascere di nuovo. Proprio lì, nel
porcile, egli trova una nuova
consapevolezza! La Bibbia
dice che ci è arrivato da solo.
Ora, per quelli tra di voi
che stanno cercando di capire
che cosa è avvenuto in questo summit, devo dire che
questi giovani gangster non
sono andati in chiesa per nascere di nuovo. Prima che essi arrivassero qui dentro, essi
già parlavano di pace, di giustizia; là, nel porcile! Essi
hanno ritrovato se stessi. Ora,
devo dirvi, cara comunità,
che anche noi abbiamo ritrovato noi stessi. Tutti noi ab
biamo ritrovato una nuova
consapevolezza circa la nostra relazione reciproca, perché tutti noi abbiamo sperimentato il nostro porcile.
Quando noi siamo pieni di
superbia e andiamo in giro
con l’aria da giudici, noi in
verità stiamo camminando
dentro il nostro porcile. Dobbiamo tornare in noi stessi
perché possiamo diventare
uno.
Come risponderemo?
Quale sarà la nostra risposta a dei giovani che
hanno deciso di porre fine alla violenza e che vogliono un
nuovo inizio, vogliono costruire un movimento di
avanguardia? Questi giovani
vogliono essere una nuova
voce nell’intera comunità.
Essi vogliono abbattere le
barriere tra le nostre comunità e incontrarsi con fratelli
e sorelle e imparare a rispettarsi l’uno con l’altro. Quale
sarà la nostra risposta? Vi
voglio dire qual è la risposta
nella Bibbia. Essi fecero una
festa. Voi potete gridare con
me questa mattina, perché essi celebrarono l’evento! Dissero: «Cacciate fuori la vacca
grassa», e tirarono fuori la
migliore che avevano. Essi
dissero «Ho un vestito che ho
messo da parte per darlo agli
ospiti di rango reale, ed ecco,
ciò che è reale si è mostrato!
Prendi il miglior vestito. Ho
un anello, non quella robaccia di metallo ma un vero
anello d’oro. Prendi l’anello
e mettitelo al dito». Quella
era celebrazione, gioia e vittoria. La gente era pronta a
gridare dalla gioia.
Voi dovete capire, questo
fu possibile solo perché il padre non si diede mai per vinto sulla sorte del proprio figlio. Non importa quanto
male soffrisse, ogni mattina
Il pastore battista Mac Charles Jones, della Chiesa di Saint Stephen, mentre predica al summit
«[Gesù] disse ancora: Un uomo aveva due figliuoli; e il più giovane di loro disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi tocca. Ed egli
spartì fra loro i beni. E di lì a poco, il figliuolo più
giovane, messa insieme ogni cosa, se ne partì per
un paese lontano, e quivi dissipò la sua sostanza,
vivendo dissolutamente. E quand’ebbe speso ogni
cosa, una gran carestia sopravvenne in quel paese,
sicché egli cominciò ad esser nel bisogno. E andò,
e si mise con uno degli abitanti di quel paese, il
quale lo mandò nei suoi campi, a pasturare i porci.
Ed egli avrebbe bramato empirsi il corpo dei baccelli che i porci mangiavano, ma nessuno gliene
dava. Ma rientrato in sé, disse: Quanti servi di mio
padre hanno pane in abbondanza, ed io qui mi
muoio di fame! Io mi leverò e me n’andrò a mio
padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e
contro te: non son più degno d’esser chiamato tuo
figliuolo; trattami come uno dei tuoi servi. Egli
dunque si levò e venne a suo padre; ma mentr’egli
era ancora lontano, suo padre lo vide e fu mosso a
compassione, e corse, e gli si gettò al collo, e lo baciò e ribaciò. E il figliuolo gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te; non son più degno
d’esser chiamato tuo figliuolo. Ma il padre disse ai
suoi servitori: Presto, portate qua la veste più bella
e rivestitelo, e mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; e menate fuori il vitello ingrassato,
ammazzatelo, e mangiamo e rallegriamoci, perché
questo mio figliuolo era morto, ed è tornato a vita;
era perduto, ed stato ritrovato. E si misero a far
gran festa».
(Luca 15, 11-32)
il padre si alzava dal letto e
guardava in fondo alla strada
per vedere se il figlio era sulla strada di casa. Fratelli e
sorelle mie, noi non possiamo darci per vinti sulle nostre figlie e sui nostri figli.
Non mi importa quanto male
l’altra gente parla di voi, voi
non parlate di voi stessi come se non sapeste chi siete.
Noi dobbiamo imparare ad
avere fede uno verso l’altro.
Il testo dice che il padre vide
il figlio da lontano: ricordate,
quando lasciò casa la sua
pancia era piena, i suoi vestiti erano puliti e aveva i soldi
in tasca. Sembrava qualcuno.
Ma adesso guardatelo: è stato
nel porcile. Non ha nient’altro che dolore e un cuore rotto. Eppure suo padre lo vide
e lo riconobbe. Mentre ancora era in galera, egli lo riconobbe. Mentre ancora era per
la strada, egli lo riconobbe.
Mentre ancora il suo alito
puzzava di alcool, lo riconobbe. E dichiarò: «Facciamo una festa, perché lui che
era perso, lei che era persa
ora sono ritrovati». Gloria!
Alleluia! È tempo di festa!
Andate, ditelo alla stampa, è
tempo di festa! Andate, ditelo a Clinton, è tempo di festa! Andate, ditelo a quelli
che non ci credevano, è tempo di festa!
Anch'io ero perduto
Lasciatemi raccontarvi
qualcosa che mi riguarda; non sono sempre stato un
predicatore; anch’io ho battuto altre strade. So che cosa
vuol dire cercare di sopravvivere con la gente che ti
osserva. Ho avuto l’Fbi che
mi cercava, ho avuto altra
gente che mi ricorreva. Di
fatto mia madre ogni giorno
non sapeva se sarei tornato a
casa vivo o morto. Ma devo
dirvi qualcosa. Mia mamma
e mio papà mai dimenticarono il mio aspetto; quando tornavo a casa essi erano per
strada ad aspettarmi. Ma un
giorno, in chiesa, mi sono alzato tra le panche e ho detto;
«Il Signore mi ha chiamato a
predicare, lo devo parlare
della giustizia e della buona
notizia, lo devo parlare della
giustizia per la povera gente
e portare redenzione nelle
strade». Sapete cosa fecero i
miei? Cantarono Amazing
Grcice. Potevo essere morto,
oggi: essi cantarono Amazing
Grace, com’è dolce la melodia, che ha salvato un disgraziato come me. Una volta ero
perduto, ma ora sono stato ritrovato. Ero cieco, ma ora
vedo. Attraverso molti pericoli, travagli e trappole, noi
siamo già arrivati. Questa fu
grazia, grazia di Dio, non la
mia forza, ma la grazia di
Dio, che mi ha portato sano e
salvo a casa.
Su, venite!
Forse c’è qualcuno che
oggi vuole rispondere a
questa buona notizia. Vuoi
alzarti e e cantare con noi?
Forse c’è qualcuno che vuole
venire, qualcuno che questa
mattina è nato di nuovo, è
tempo di festa! Lasciatemi
ora fare questo appello. Alla
fíne di questo summit voglio
dirvi che ieri notte un fratello
mi ha chiamato in lacrime.
Mi ha raccontato di un giovane fratello che voleva uscire
allo scoperto e lavorare in
questo summit, rinunciare alla violenza verso se stesso e
verso gli altri. Voglio ora
invitare coloro che vogliono
gettare in terra i colori delle
loro bande a farlo e a cercare
un’altra strada. Vi invito a
venire qui, ora, all’altare.
Voglio che sappiate che da
questo momento in avanti*
nuove cose stanno accadendo. Tu puoi fare qualcosa di
diverso.
Questa mattina preghiamo
per la pace e per l’unità; per
la giustizia, l’amore e la forza. Preghiamo per una nuova
comunità. Preghiamo per una
festa. Venite all’altare, su!
Voglio che alcuni fratelli di
chiesa vengano avanti e si
siedano accanto a questi che
sono venuti, perché vogliamo comprendere cosa significa. Dio è al lavoro, ora, è
tempo di festa. E dopo la festa il lavoro deve cominciare. Noi dobbiamo fare in modo che essi capiscano che
hanno trovato una nuova famiglia. Dobbiamo farli entrare dentro i nostri cuori, dobbiamo aiutarli a trovare la loro strada.
«Io prego perché tu perdona fratelli.
Noi cerchiamo la tua grazia e il tuo perdono
perché abbiamo lasciato le nostre donne crescere i loro
bambini nell’assenza di ogni aiuto.
Perché le abbiamo lasciate nelle file per l’assistenza
sanitaria da sole
eie abbiamo lasciate perdere l’appuntamento col
dottore perché noi non eravamo lì.
Chiedo alle sorelle di aprire i loro cuori, adesso che
siamo tornati,
e di aprire le porte della misericordia e di lasciarci
entrare.
Noi siamo tornati.
Vi chiedo di perdonarci per avervi lasciato portare
i nostri bambini mentre noi non eravamo lì.
Vi chiedo di perdonarci per aver lasciato i nostri figli
buttati per strada mentre noi non eravamo lì.
Noi umilmente imploriamo voi, sorelle, di perdonarci.
Questo è il nostro giorno come il vostro.
Noi solamente vi chiediamo di accoglierci ancora tra le
vostre braccia, nel vostro cuore e nelle vostre
preoccupazioni.
Noi siamo tornati a casa, sorelle.
Non dovrete più chiedervi: “Dov’è il mio uomo
afroamericano?”
Noi siamo di nuovo a casal».
(Preghiera fatta durante il culto di riconciliazione tra nomini e
donne di colore. Dopo la preghiera la moglie pianse e abbracciò il
marito per le parole che aveva atteso da tanto tempo)
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
Un ricordo del grande teologo tedesco scomparso il mese scorso, a 84 anni
La coerenza di Helmut Goliwitzer sul sentiero
della ricerca teologica e della pace
ERMANNO GENRE
Abbiamo appreso in questi
giorni della morte di
Helmut Goliwitzer, spentosi a
Berlino il 17 ottobre, all’età
di 84 anni. Il suo nome è ben
conosciuto nel mondo evangelico e nella cultura teologica italiana. Numerose sue
opere sono state tradotte, in
particolare daireditrice Claudiana. Si tratta sempre di libri
che affrontano questioni scottanti e controverse nel nostro
tempo. Ricordo qui Vietnam,
Israele e la coscienza cristiana (1968), che suscitò tra di
noi fermento e dibattito acceso; I ricchi cristiani ed il povero Lazzaro (1969), in cui
Goliwitzer riprendeva, alla
luce della parabola del Vangelo di Luca, la questione povertà-ricchezza, primo e terzo
mondo, problema emerso con
bruciante attualità nell’assemblea ecumenica di Uppsala a
cui egli aveva partecipato
attivamente; Vivere senz’armi: l’Europa sotto la minaccia della bomba "N” (1978).
Nato nel 1908 in Baviera,
figlio di pastore, Goliwitzer
studiò teologia e filosofia nelle università di Monaco, Erlangen, Jena e Bonn. Fu pastore della Chiesa confessante
tedesca a cui aderì nel 1933,
prima in Turingia e poi a Berlino-Dahlem, dove succedette
a Martin Niemöller. Ottenne
il dottorato in teologia presso
l’università di Basilea nel
1937. Nel 1940 la polizia nazista gli impose il divieto di
prendere la parola in pubblico
a motivo della sua chiara presa di posizione contro il
nazionalsocialismo, e nello
stesso anno venne arruolato
nella Wehrmacht in un reparto di sanità. Caduto prigioniero dell’Armata rossa pochi
giorni prima della fine del
conflitto, Goliwitzer trascorse
lunghi anni di prigionia in
Unione Sovietica; esperienza
che egli racconterà in un libro
affascinante Und führen
wohin du nicht willst (1959),
titolo suggeritogli dalle parole che Gesù rivolge a Pietro;
«E un altro ti condurrà dove
tu non vorresti» (Giov. 21,
18b). Ritornato in Germania
dopo sei anni di campi di lavoro in Russia, Goliwitzer
iniziò l’insegnamento universitario prima come docente di
teologia sistematica a Bonn e
poi a Berlino (1957-1975).
Teologo luterano fu senza
dubbio, oltre che amico, uno
(se non il) dei teologi contemporanei più vicini al riformatore Karl Barth di cui curò,
tra l’altro, una scelta antologica della sua Dogmatica.
Goliwitzer, piccolo grande
uomo. Ricordo la sua piccola
figura, nel duomo di Basilea,
in occasione dell’ultimo saluto a Karl Barth, nell’inverno
1968, quando molti speravano che fosse lui a succedergli
nell’insegnamento. Ma i suoi
anni di prigionia in Unione
Sovietica non sono bastati per
convincere le autorità politiche svizzere della sua autonomia di pensiero nei confronti dei regimi comunisti. E
fu così che le istanze accademiche dell’Università furono costrette a subire il veto
politico cantonale.
Goliwitzer, che ha sempre
denunciato l’ideologia dell’ateismo comunista, non ha
però mai confuso la sua voce
con quella dell’anticomunismo viscerale, e come Karl
Barth ha sempre tenuto aperto
il dialogo, critico, tra Regno
Helmut Goliwitzer al Kirchentag di Hannover (1983)
di Dio e ideali del socialismo
(Regno di Dio e socialismo.
La critica di K. Barth, Claudiana 1975).
Ma più che questo la sua riflessione teologica ha cercato
di prendere sul serio la realtà
atea del mondo moderno,
confrontandosi a fondo anche
con la ricezione del pensiero
marxista in Occidente, con la
ricerca di senso che anima
cristiani e non cristiani. La rivista «Protestantesimo» ha
pubblicato (3/1962) le tesi
che motivarono il rifiuto
dell’autorità politica cantonale di Basilea: La chiesa cristiana e l’ateismo comunista.
Si tratta di 30 tesi, tratte dalla
rivista «Evangelische Theologie», di cui Goliwitzer è stato
collaboratore fino ai suoi ultimi giorni di vita. Può essere
interessante riportare qui parte della nota di Vittorio Subilia che accompagnava le tesi:
«Goliwitzer è stato respinto
sulla base delle Tesi che pubblichiamo e che consideriamo
uno dei più validi contributi a
noi noti per demitologizzare
il comuniSmo tanto quanto
l’anticomunismo del nostro
tempo. Potevano essere scritte soltanto da un uomo che ha
avuto un contatto diretto e
non passeggero con l’esperienza sovietica».
Ormai professore emerito,
Goliwitzer ha partecipato a
un campo di studi ad Agape
nell’estate 1984. Ricordo che
quando gli scrissi per invitarlo al primo incontro di Agape
sul dialogo ebrei-cristiani
avevo messo in conto anche
una risposta negativa. Giunse
invece una risposta entusiasta, riconoscente. Goliwitzer
manifestò tutta la sua gioia
dicendosi onorato dell’invito
ricevuto. Nelle conversazioni
amichevoli avute durante il
campo rimasi colpito dalla
conoscenza che egli aveva
della nostra storia. E chi di
noi era ad Agape durante
quella settimana (14-21 luglio
1984) ricorderà non soltanto
la sua passione per la questione ebraica, per le radici ebraiche del cristianesimo (Goliwitzer è stato uno dei pionieri del dialogo ebrei-cristiani
in Germania; già nel 1966
tenne un ciclo di lezioni su
questo argomento all’università di Berlino), ma ricorderà senz’altro anche una faccia sorridente, simpatica e intelligente, pronta alla battuta,
umile e sprizzante umanità. 11
suo contributo all’incontro
ebrei-cristiani di Agape è stato pubblicato dalla Claudiana
Incontrarsi dopo Auschwitz
(1986, dossier n. 20). Vi sono
altri testi di Goliwitzer che
meritano di essere ricordati ai
nostri lettori e che la Claudiana ha pubblicato in questi anni: Il poema biblico dell’amore tra uomo e donna. Il Cantico dei Cantici (1979), a cura
di Daniele Garrone; la bella
introduzione alla teologia
evangelica Liberazione e solidarietà (1986), con traduzione di Gino Conte, e Interrogativi sul senso della vita
(1982).
Ho voluto ricordare questi
diversi contributi per sottolineare quanto il protestantesimo italiano sia debitore a
Goliwitzer; le sue riflessioni
critiche ci hanno accompagnato e formato lungo l’arco
di un quarto di secolo e i suoi
contributi sono arrivati puntuali nei grandi momenti, nelle grandi svolte, nei grandi dibattiti.
Esistenza teologica oggi!
La teologia e il teologo sono
al servizio della chiesa e della
cultura; la riflessione teologica osa una parola in mezzo
ai conflitti sociali, politici,
umani. È una parola che cerca
un senso per la vita, oltre le
scorciatoie e le approssimazioni. E una parola che impegna, che richiede coerenza tra
teoria e prassi. È parola, infine, che porta dove tu non vorresti...
Se c’è un sentiero che Goliwitzer non si è stancato di indicare alla sua chiesa e alla
sua Germania, questo è il sentiero della pace: Guida i nostri passi sul sentiero della
pace è il titolo, molto felice,
di un grosso libro che gli amici gli hanno dedicato in occasione dei suoi 70 anni (1979)
e che riprende una parola del
Vangelo di Luca (1, 79), di
quel Vangelo di cui Goliwitzer ci ha lasciato un magnifico commento dal titolo La
gioia di Dio.
«Protestantesimo», la rivista pubblicata dalla Facoltà di teologia
Una vocazione per PEuropa
Quanti libri e quanti articoli sull’Europa dal 1989 in
poi? Innumerevoli. Eppure
l’argomento è tuttora di primo piano. Una nuova chance
pare offrirsi al mondo nell’
epoca che si è aperta e ogni
persona onesta si appassiona
a cercare le tracce di nuove
configurazioni reali, rispondenti alle maggiori speranze
che la cultura umana abbia
potuto concepire. Intorno si
avvertono tuttavia problemi
dai profili ogni volta più
complessi. E distruzioni e
sofferenze causate dalla malvagità umana.
Al termine del suo corso di
Antropologia Kant si chiede,
non senza evidente autoironia: «Il genere umano è da
considerare una razza buona
o cattiva?». E si risponde:
«A questo proposito devo
confessare che non c’è molto
da vantarsi». Ma per finire
constata che vi è «un’esigenza innata della ragione a opporsi a quella tendenza, quindi a non rappresentarci
l’umanità come cattiva, ma
come una specie di esseri ragionevoli che si sforza, fra
mille ostacoli, di progredire...» (tr. it. Torino 1970, p.
755ss.).
Esiste in questo quadro
una vocazione per l’Europa,
una vocazione dell’Europa?
Noi lo pensiamo, nonostante
tutto.
Giorgio Tourn ce ne dice
in questo numero le ragioni.
Per Tourn la riscossa dello
spirito europeo non avviene
tuttavia soltanto come un ’
esigenza innata della ragione. Ogni volta che si tratta di
riprendere il cammino della
.storia dopo una brusca svolta, il pensiero cristiano ripropone un riesame critico e
solidale del passato e la necessità di rinnovamento come condizioni di un efficace
presente.
Che ne pensa il cristianesimo europeo? Lo abbiamo
chiesto a Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
ed egli ci ha inviato lo scritto
in cui, sotto il titolo di Metanoia e libertà, traccia il dibattito delle chiese europee
nella ricerca di una nuova
consapevolezza della loro
presenza al .servizio di quella
verità, che non conferisce a
nessuno il mandato di rappresentarla, e che chiama alla conversione e alla responsabilità.
M. Volf, teologo croato
residente ora negli Stati Uni
ti, estende tali concetti in
senso etico esaminando la situazione bruciante dell’ex
Iugoslavia alla luce del concetto cristiano di accoglienza e di annullamento delle
barriere. E Bruno Gabrielli
racconta in una obbiettiva
relazione, non priva di interessanti spunti per noi, la
controversia sul mandato
politico della chiesa negli ultimi anni della ex Ddr, a dimostrazione di come il percorso sia ricco di possibili
riflessioni.
Il quadro delineato è ancora pre.sente nel resoconto di
Fulvio Ferrarlo della V Conferenza mondiale di Fede e
Costituzione (Santiago
1993), come anche in alcune
recezioni.
Gli studi critici di questo
numero colgono invece
aspetti più storici: Emidio
Campi prosegue la discussione sulla «Riforma in Italia», che da qualche tempo
anima di nuovo gli studiosi;
Giovanni Gönnet recensisce
l’opera postuma di Vittorio
Subilia sulle interpretazioni
del regno di Dio; Salvatore
Caponetto esamina la metafora dell’anello (segno del
patto) nella dottrina della
Cena di Zwingli.
Protestantesimo in televisione
La rinascita delle
chiese in Albania
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
La trasmissione di domenica 14 novembre, per la
regia di Paolo Emilio Landi,
era dedicata alla ritrovata libertà religiosa in Albania,
paese già proclamato ateo,
per legge, dallo stato. La situazione precedente e attuale
è stata illustrata attraverso
numerose interviste a esponenti religiosi, politici, ex
perseguitati.
Un giovane seminarista ortodosso di origine musulmana ma di famiglia atea ha
detto di aver trovato nel cristianesimo la sua ragione di
vita.
Abbiamo così avuto un’
idea, in apertura, dello svolgimento di un culto della
Chiesa ortodossa autocefala
di Albania. Poco accetti alla
nostra sensibilità protestante
i baci alle icone, l’acquisto di
ceri, la sontuosità dei paramenti, ma era evidente la
partecipazione autentica dei
fedeli, espressa anche nei
bellissimi canti.
Il segretario generale di
questa chiesa di Tirana, trasformata dal passato regime
in palestra, ha spiegato che
anche in clandestinità si continuava a battezzare e soprattutto a credere. Da voci diverse abbiamo poi ascoltato
resoconti di infami processi
«popolari», di condanne arbitrarie, di espropriazioni, di
invii al lavoro coatto, un
quadro del deprimente tipico
armamentario dei regimi dittatoriali.
L’Albania di oggi è stata
presentata come il punto di
sutura tra due culture e due
fedi, l’islamismo e l’ortodossia. Qui i musulmani costituiscono il 70% della popolazione, gli ortodossi il 20 e i
cattolici il 10% circa. La
convivenza e,i frequenti ma
trimoni misti non costituiscono un problema; tuttavia
non esiste ancora una regolamentazione dei rapporti stato-chiese. Uno degli intervistati sta lavorando, a livello
di ministero della Cultura, a
un progetto di legge che ponga tutte le religioni su un piano di parità.
Sul territorio albanese sono presenti alcuni gruppi di
protestanti che fanno riferimento alla Federazione battista europea: un suo esponente ha affermato che predicazione e impegno nel sociale
non possono essere disgiunti
e che ci si propone quindi di
organizzare la presenza battista nel paese e nel contempo
operare per la realizzazione
di progetti concreti in campo
sanitario e agricolo.
Dalla trasmissione è emersa l’immagine di un piccolo
paese povero e tecnologicamente arretrato che cerca faticosamente la sua strada
verso la democrazia, dove i
mali dell’Occidente (mafia e
criminalità) già stanno manifestandosi e dove le chiese
hanno chiaro il loro compito:
curare la propria ricostruzione materiale e spirituale e
cooperare allo sviluppo della
nazione.
Questa esauriente presentazione mi suggerisce alcune
riflessioni: a) non si può
proibire la fede per legge né,
inversamente, imporla; b) è
sempre attuale il monito di
Paolo: «Non fate della libertà un’occasione per la
carne»; c) è rallegrante constatare l’assenza (nonostante
la vicinanza del conflitto jugoslavo) di ogni tentazione
di «pulizia etnica»; d) è da
registrare come segno positivo l’apertura di uno spazio
di solidarietà e di confronto
fra giovani di diversa confessione.
Appuntamenti
Venerdì 26 novembre — PAViA: Alle ore 17,30, nella sala
bianca dell’Almo Collegio universitario Borromeo, il prof
Paolo Ricca presenta il libro: «11 servo arbitrio. Risposta a
Erasmo» di Lutero. Introduce il prof. Franco Alessio (Università di Pavia) e partecipa la prof. Fiorella Pintacuda De
Michelis, curatrice del volume.
Domenica 28 novembre — TORINO: Alle ore 15, presso il
teatro Valdocco (piazza Sassari), un rappresentante dell’ambasciata israeliana, il palestinese Ali Rashid e Enrico Peyretti parlano sul tema: «Shalom - Salam, una vittoria
sull’inimicizia non sul nemico».
Lunedì 29 novembre — TORINO: Alle ore 18, presso la sala
lauree della facoltà di Scienze politiche (via S. Ottavio 20),
Johan Galtung terrà una conferenza sul tema: «Nuovo disordine internazionale».
Lunedì 29 novembre-domenica 5 dicembre — TORINO:
L’Aiace e il gruppo Abele organizzano una serie di proiezioni di film dedicati al «Nuovo disordine mondiale» (produzioni franco-russe, jugoslave, argentine, americane).
proiezioni si tengono alle 17,30 al cinema Studio Ritz (via
Acqui 2).
Mercoledì T dicembre — VENEZIA: Alle ore 17,45, presso
il centro teologico «G. Pattaro» (campo S. Maurizio), il pasf
Eugenio Stretti parla sul tema: «Confessare una sola fede: il
documento di “Fede e Costituzione’’ sul Credo».
Venerdì 3 dicembre — TORINO: Alle ore 18, presso la s^a
conferenze della Galleria d’arte moderna (via Magenta 31),
si tiene un dibattito sul tema: «Principi universali: il caso
dell’embargo a Cuba». Intervengono il giornalista Mimm®
Candito, il prof Marcello Carmagnani e i parlamentari europei Eugenio Melandri e Alberto Tridente.
Sabato 4 dicembre — TORINO: Alle ore 15, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele 23, il giornalista Paolo Naso e
l’americanista Bruno Cartosio parlano sul tema: «L’Arnenca 25 anni dopo Martin Luther King». Verrà presentato il H'
bro L’«Altro» Martin Luther King (ed. Claudiana).
Sabato 4 dicembre — BERGAMO: Con inizio alle ore 9,
presso il centro congressi «Giovanni XXIII» (viale pap
Giovanni XXIII 106), si tiene il convegno sul tema: «Eutanasia: riflessione a più voci a partire daH’esperienza olandese». Intervengono teologi, medici e docenti di Diritto.
13
\/F.NERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
Un opuscolo di Sauro Gottardi che è rievocazione storica ma anche apertura al futuro
Quando a Fiume e Abbazia si predicava
un «Evangelo tra le frontiere»
CARLO GAY
Il Centro culturale valdese
ha pubblicato l’opuscolo
L’Evangelo tra le frontiere*
redatto da Sauro Gottardi.
Fiumano, il padre e la madre
di origine engadinese, Gottardi manifesta un grande affetto per Fiume, i suoi compaesani e la sua comunità,
della quale narra le vicende
prebelliche e postbelliche.
È un documento importante per molte famiglie che
hanno lasciato quella terra: il
fratello Sergio vive a Toronto, Palmai Sandor a Buenos
Aires, i Kovacs in Australia,
gli Sterle a Perth, i Cossutto a
Aberdeen (Usa), e gli altri a
Milano, Roma, Padova, Vicenza, Pordenone, Torino,
Brescia, Mestre, Bergamo,
Venezia, Gorizia, Bari. Pochi
si sono stabiliti in Svizzera:
Gottardi mantiene con queste
famiglie un collegamento pastorale.
Le comunità di Fiume e
Abbazia hanno contato una
media di membri comunicanti varianti da 300 a 700 con la
partenza, dalle loro terra, del
90%. Fiume era stata una
chiesa tipicamente mitteleuropea e Abbazia è stata particolarmente abitata da austriaci in vacanza o presenti per
lavoro: proprietari e operatori
in agenzie di turismo, pensioni, alberghi.
A Fiume c’erano giudici.
intendenti, impiegati già austroungarici, dentisti. Grande
era anche la varietà delle nazionalità: ungherese (60%),
germanici (10%), croati (5%)
italiani (8%), e ancora svizzeri e altri oriundi. Uno dei
problemi costitutivi era stato
quello dell’unificazione di
una popolazione di diversa
origine, orientamenti politici,
realtà economiche, confessioni (luterani, riformati), il tutto complicato da guerre ideologiche e estremamente violente.
Una signora ungherese diceva: Noi siamo diversi in
tutto e siamo uniti soltanto
dalla fede in Cristo. E questa
fede dei membri consapevoli
e dei loro pastori (con variazioni ecclesiali dal 1920 a
oggi) ha dovuto continuamente sfidare un mondo in
trasformazione. Gottardi, dopo l’esame degli operati dei
pastori Ambrus, ungherese, e
Zoller, germanico, rende conto dell’operato di quelli vaidesi, da Arnaldo Comba a
Corrado Jalla, da Valdo Vinay a Carlo Gay e poi, dal
1947, dell’operato dei pastori
recenti, da Edgardo Papp
all’attuale Lino Lubiana. La
loro presenza è stata utile per
questo «popolo» di diaspora
alla ricerca della sua testimonianza. Questo spiega perché
l’autore abbia dovuto accentuare l’esame delle chiese
evangeliche come elemento
di coesione confessionale,
sociologico, affettivo: ha visto arrivi e partenze, e ha
tracciato l’itinerario di quei
pastori.
In senso positivo si deve
osservare che tutti i pastori
sono passati attraverso facoltà di teologia svizzere, tedesche, alsaziane, scozzesi,
con formazioni luterana,
riformata, presbiteriana e in
più, per grazia di Dio, attraverso un orientamento ecumenico. L’ecumenismo è
qualche volta considerato un
fenomeno confusionario, figlio e padre della confusione.
Nulla di più falso. Il Consiglio ecumenico delle chiese
ha costituito un importante
elemento di tessuto vivificante: Ginevra, Bossey, Nyborg
e da qualche anno Budapest,
Mosca, l’ex Germania orientale hanno portato alla cristianità dei fermenti di straordinaria capacità costrattiva.
Le comunità del Quamaro
sono di confessione luterana
e riformata. E questo conta
enormemente per le chiese
situate in Jugoslavia, Ungheria, Romania, Bulgaria, ex
Cecoslovacchia; gli adolescenti hanno studiato i catechismi di Lutero e di Calvino; queste zone hanno conosciuto una struttura proveniente dalla Riforma e quella
segnata dalla Controriforma;
il confronto con la chiesa eattolico-romana è stato impor
tante e non sempre in senso
positivo: quasi tutte le chiese
protestanti sono sopravvissute alla Controriforma.
Ora, da qualche mese, le
comunità sono guidate dal
pastore Lubiana: la sua famiglia proviene da Isola d’
Istria; profughi in Norvegia,
sono stati mandati a Eiume
dalla Chiesa evangelica di
Zagabria. A Fiume si è trovato un locale, che il Comune
ha offerto in eambio della nostra saletta, distrutta dalle
bombe e in parte dalla ricostruzione di un condominio.
La promessa di conservare
l’immobile per i nostri culti
da parte del ministro competente del governo di Tito, nel
1947, è stata mantenuta.
Gli evangelici che non partirono da Fiume-Susak sono
pochissimi, ma a loro si sono
aggiunti altri provenienti
daH’interno (Zagabria, Vojvodina, Banato, ecc.). Il pastore Lubiana può predicare
in croato, tedesco, italiano;
ha trovato a Fiume i vecchi
registri dei battesimi, matrimoni e sepolture. Così si
riformano le comunità e si
collegano al mondo protestante con gli strumenti ecumenici a livello globale e locale.
(*) Sauro Gottardi: L’Evangelo tra le frontiere. Torre Penice, Centro culturale valdese,
1993, £ 10.000 (12 copie £
100.000). Ccp n. 34308106.
Padova dedica un'importante mostra retrospettiva al pittore e incisore tedesco
Aibrecht Dürer e la teologia di Lutero
______PAOLO T. ANGELERI______
Di Albrecht Dürer (14711528) ho sempre preferito le incisioni, ma capisco
benissimo che si tratta di
scelta soltanto personale:
senza alcun dubbio la sua pittura ha egual forza espressiva. Il volume di Yolanda
Ezendam* si occupa della
produzione pittorica di questo autore, con 72 bellissime
riproduzioni, ed è lavoro assai pregevole. Le pagine introduttive (5-18) presentano
nella sua complessità la figura dell’artista, dalla fanciullezza (cominciò a lavorare
nella bottega del padre come
orafo fin dall’età di undiei
anni) alla morte.
Peccato che l’autrice non si
curi di dar rilievo alla sua
adesione al luteranesimo: sarebbe stato opportuno insistere sulla sostanziale impostazione riformata «ante litteram» del suo orientamento
spirituale. Sarà sufficiente infatti osservare con attenzione
l’autoritratto del 1500 (Monaco, Alte Pinakotheh): F
aver prestato alle proprie
sembianze atteggiamenti e
movenze che la tradizione attribuiva solo alla figura del
Cristo, dimostra una tendenza alla desacralizzazione, o
meglio all’estensione a tutti
gli uomini del sacro, con una
chiara e icastica anticipazione del concetto di vocazione
e di «sacerdozio universale»
propri del luteranesimo. E
questa anticipazione - siamo
all’anno zero del 1500! - trova conferma nell’altro autoritratto, quello del 1523 in
piena fase luterana: «Ecce
homo», in cui Dürer presta le
Il «Trasporto della croce», xilograf a (1498-99)
proprie sembianze a Cristo,
identificandosi paolinamente
con lui: «Non più io vivo ma
Cristo vive in me».
Del resto, anche la celebre
silografia del 1514 (La Melancolía) ha lo stesso valore
di anticipazione delle istanze
riformate: «Malinconia scrive Caponetto nella sua
«Storia della Riforma nell’
Italia del ’500» -, un sentimento di sconfitta per l’incapacità di dominare gli eventi.
Siamo nel 1514 alla vigilia
dell 'aprirsi di un nuovo orizzonte religioso, contrasse
gnato da una prodigiosa e
quasi incredibile fioritura di
studi sulle Sacre Scritture,
nonché da fanatismi insensati
e da guerre e crociate di
.sterminio in nome di Cristo».
Situazione non molto dissimile da quella dei nostri tempi: e su tutto si posa triste lo
sguardo della Melancolía.
Altri pittori cercheranno in
seguito di rappresentare questo stato d’animo, che si tramuterà nel corso dei secoli
nella più sottile nostalgia, divenendo sinonimo di raffinata e profonda sensibilità
{«Malinconia, ninfa gentile,
la vita mia consegno a te»,
Pindemonte), fino a identificarsi in tempi più vicini a noi
con una vera e propria malattia della psiche: la depressione.
Ma nessuno più riuscirà
come Dürer a darne una rappresentazione così maliosa e
universale: egli doveva ben
conoscere l’angoscia di quella condizione, terribile malattia dello spirito, a cui l’uomo
difficilmente riesce a sottrarsi
se posto di fronte all’immensità del mistero dell’universo, di Dio e del male. Siamo alle premesse della teologia luterana, che proprio da
questa immensa e totale disperazione angosciosa prenderà le mosse per costruire
l’edificio grandioso della fede liberatrice e salvifica in
Cristo.
Se da un lato c’è un Dio totalmente altro, di cui riusciamo a scorgere solo le spalle
e, dall’altro, l’uomo nella sua
totale fragilità, nel mezzo si
pone il mistero della croce,
l’abbassamento di Cristo che,
pur eguale a Dio ( cfr. Filippesi, 2), non ha esitato a spogliarsi della sua regalità e a
identificarsi con l’uomo sofferente: appunto come nell’
autoritratto «Ecce homo» del
1523.
A Padova è aperta in questi
giorni, e fino al 15 dicembre,
una mostra sul Dürer incisore
e sui suoi imitatori veneti:
«Dürer e dintorni». Val la pena di visitarla, anche se le
opere esposte purtroppo non
sono numerose.
(*) Yolanda Ezendam, Dürer, Fenice 2000, Milano, 1993,
pp 98, £45.000.
Le costruzioni più recenti di Fiume
Un teologo in dialogo
Sono raccolti in questo volume* alcuni articoli pubblicati da
Jürgen Moltmann in anni recenti, dopo l’apparizione (1980) di
Trinità e Regno di Dio. In questi saggi il teologo di Tubinga ripresenta la propria tesi, secondo cui la specificità della rivelazione neotestamentaria implica una dottrina «sociale» della
Trinità, che superi il monoteismo che egli definisce «astratto»,
per pensare Dio come comunicazione di tre identità diverse.
In sostanza si tratta di sapere se in Dio vi è un’unica identità
che si manifesta in tre modi diversi (così, per esempio, l’evangelico Bardi e il cattolico Rahner), oppure tre soggetti divini,
dotati di soggettività propria. Moltmann si schiera con decisione a favore della seconda tesi.
Presentata in termini così stringati e formali, la discussione
sembra astratta e forse oziosa: in realtà, in questo Moltmann ha
ragione: si tratta dell’identità del Dio di Gesù Cristo. La tematica trinitaria è stata troppo a lungo relegata ai margini della riflessione teologica, ed è bene che recentemente sia tornata in
primo piano.
Nei suoi saggi Moltmann si sforza di dialogare costantemente oltre che con l’eredità del suo antico maestro Ernst Bloch,
con il pensiero ebraico e con quello femminista, alla ricerca di
un’impostazione globalmente ecumenica. Assai interessante, e
di agevole lettura, l’articolo dedicato a Giordano Bruno e la
breve autobiografia teologica che chiude il volume. Il libro è da
consigliare in particolare a quanti intendano prendere contatto
per la prima volta con l’opera di uno dei più importanti autori
della seconda metà del nostro secolo, (f.f.)
(*) JÜRGEN Moltmann: Nella storia del Dio trinitario. Contributi
per una teologia trinitaria. Brescia, Queriniana, 1993, pp 289,
£ 35.000.
Anarchia e cristianesimo
Come tutti i saggi di Jacques Ellul, Anarchia e cristianesimo* è provocante e paradossale, controcorrente e in
certi casi oltre la corrente. Sempre indipendente e fuori degli
schemi, convertito dall’ateismo al protestantesimo impegnato,
comunista ribelle uscito in epoca staliniana, fra i primi a criticare la tecnologia e i suoi misfatti, Ellul compie qui due operazioni.
La prima consiste nel rivalutare l’anarchia come atteggiamento politico: l’anarchico è colui che non accetta nessuna delle
forme del potere e dello stato, a ragione perché lì sta la potenza
anonima e impersonale che stritola la libertà dell’uomo. Nella
sua radicalità di prospettiva anche la fede cristiana è anarchica
in questo senso, non cerca di conquistare e migliorare lo stato
ma se ne distanzia radicalmente, come fece Gesù sul monte delle tentazioni e come insegna l’Apocalisse. Anzi la fede cristiana
è il radicalismo dell’anarchia perché non spera (come invece le
anarchie classiche) che alla distruzione dello stato e del potere
faccia seguito l’età della felicità universale; la fede sa che il Regno è altro, anche rispetto alla crisi anarchica.
Il secondo obiettivo è di rendere la fede evangelica comprensibile a una posizione anarchica, radicale, lo sforzo di far comprendere che il Dio della Bibbia non è il Dio che spesso la cristianità ha proposto come riferimento e obiettivo. Le riserve
possono essere molte, e radicali, sulla possibilità di attuare questo cristianesimo anarchico in forme che non siano la sola protesta individuale e la setta, ma in tempi di neoconformismi e di
meditazioni trascendentali leggere un uomo libero e non
conformista è .sempre stimolante, (g.t.)
(*) Jacques Ellul: Anarchia e cristianesimo. Milano, Eléuthera,
1992.
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE
DI TEOLOGIA
ANNOXLVIIIN.4-1993
□ G. Tourn, L’Europa, una vocazione. Q K.
Raiser, Metanolo e libertà in Europa. □ M. Voli,
Riflessioni teologiche nella scia della «pulizia etnica».□ B. Gabrielli, Predicazione e impegno politico negli ultimi anni della Ddr., Studi Critici. □ G.
Gönnet, S. Caponetto, E. Campi, Cronache. □ F.
Ferrarlo, Assemblea mondiale di Fede e Costituzione, Recens/on/u
14
RIFORMA
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
Appunti di viaggio: alla scoperta dell'America - 3
La bandiera^ la cattedra^ il pulpito
l'esercito^ la Casa Bianca^ il presidente
GIORGIO TOURN
L? impero ha la sua capitale: Washington; ma al
contrario di una capitale europea (si pensi a Parigi) non è
risultanza di memorie secolari
e progetti, di eccidi e barricate; è creazione deH’intelletto,
puro disegno, come il Mail, il
parco che ne costituisce il
cuore che custodisce come in
tutti i grandi imperi il segreto
dei simboli.
Proprio per questa creazione razionale e per l’assenza di
storia Washington esprime
questi simboli in perfezione
assoluta. Il primo, per noi europei diventato ambiguo, è
qui onnipresente: la bandiera.
Posta accanto alla cattedra, al
pulpito, al tavolo del sindaco,
sventola ovunque. Non è la
biancocrociata elvetica festosa e decorativa o il tricolore
francese carico di passioni o il
tragico vessillo rosso, riferimento ideale a una identità indefinita, in fieri, ad un dover
essere perenne con le stelle
che si aggiungono via via nel
tempo. Ricorda e allude, invita e orienta.
Sventola sui grandi simboli
del mondo che sta oltre
l’Atlantico: il Campidoglio,
radice della civiltà moderna,
della Repubblica, sacrario
delle memorie dei grandi che
hanno fatto gli States, colonnati dorici e marmo bianco, e
al centro l’obelisco dei faraoni, il raggio della luce eterna
di ogni grande impero.
L’impero non può prescindere dai grandi simboli della
storia umana, dalla polis greca, da Roma; la libertà, il diritto, l’uomo e il potere tutto
raccolto a dire che la vicenda
umana è qui riassunta e compiuta. E la bandiera si innalza
anche sul gruppo monumentale dei marines ritratti mentre
la alzano a Ivo Jimma e sventola vera, sul bronzo immobile delle statue fissate nella
storia. La bandiera sventola
naturalmente sulla collina di
Arlington, dove sono raccolte
le salme dei caduti nelle guerre, da quella civile a quella
del Golfo. Ma Arlington è altro che un cimitero di guerra,
non ne possiede la sobria nudità, il silenzio, l’atmosfera
dolente. Visitatori e turisti vi
deambulano condotti in progressiva ascesa verso la nuda
pietra e la fiamma che arde
sulla tomba di John Kennedy.
Ma il simbolo, più che nella
fiamma eterna (il fante senza
nome dell’Are de Triomphe
dei Campi Elisi) è inciso nel
muretto che delimita a valle lo
spazio della tomba del Cesare.
La colonna di Traiano nel foro riportava ad altezza d’occhio le sue vittorie, i fatti, qui
stanno scritte le frasi dei discorsi; l’impero ha il suo fondamento nella parola, nella
capacità di tradurre, nel dire il
mistero della vita. E la parola
sta laggiù, incisa nella pietra
del Lincoln Memorial, il tempio eretto a ricordo dell’uomo
«il cui ricordo resta per sempre inciso nel cuore degli uomini per i quali salvò l’Unione». La statua ricorda ma le
parole vivono scolpite sulle
pareti e ben si comprende perché, sulla scalinata sull’asse
che va dal presidente assassinato al Campidoglio, Martin
Luther King abbia pronunciato il suo discorso: la parola
del Padre della patria che ridiventa carne e vocazione. Altra
la dimensione della parola a
Versailles o a palazzo Venezia. Perciò ad Arlington più
Una parata a Washington
che la memoria regna la coscienza del compito di battersi
e morire per la libertà e la
«country», drammatica vocazionalità della guerra.
Ma il simbolo compiuto
dell’impero è all’altro estremo, alla Casa Bianca. Il cammino parte ancora dalla tomba
del presidente, due piccole lapidi l’affiancano, quelle delle
bimbe morte anzitempo. I sovrani sumeri trascinavano nelle loro tombe tutta la corte in
un suicidio rituale e quelli
medievali si accompagnavano
del ricordo dell’animale e del
buffone più cari, ma le due
creature alla sommità del percorso rituale, fra le migliaia di
guerrieri allineati sotto la bandiera, hanno ben altro segno.
Dicono che nell’impero della
parola il potere è incarnato da
chiunque. Il Cesare non ha lignaggio, nobiltà, ascendenti;
non è figlio del sole né unto
del Signore, appare e scompare come la parola. Perciò non
può che abitare una casa.
Questo il simbolo più profondo dell’impero: una sobria
e poco efficiente dimora coloniale quale ebbe ogni possi
dente della Nuova Inghilterra.
Una casa con giardino a cui si
accede dal marciapiede della
strada, che si visita come un
supermarket per farsene
un’idea. Il potere imperiale
senza la scalinata e l’anticamera, senza il rituale elaborato nei secoU, che ha regnato a
Tebe e a Bisanzio, a Versailles e a Kyoto e ha trovato la
sua più perfetta espressione
nella Città proibita di Pechino.
Qui la parola ha distrutto il
palazzo, il castello, il Cremlino e la città proibita; l’impero
è una creazione inedita nella
storia umana, il potere diventa
difficile da spiegare, da comprendere, perché mancano i
riferimenti abituali e l’impero
è altro rispetto a tutto ciò che
la tradizione europea ha elaborato.
Il Cesare nella Casa Bianca
lo trovi sulla strada o accanto
a te la domenica in chiesa, come accade oggi con Clinton e
Gore; ma ci si può mettere a
relazionare con il Potere fuori
del rituale? O i cittadini del
nuovo impero riescono a fare
cosa impossibile a noi figli
Appello del Focsiv per la cooperazione
Il Nord e ¡I Sud
I 52 presidenti della Federazione organismi cristiani di
servizio intemazionale di volontariato (Focsiv) rivolgono
ai cittadini italiani, ai responsabili pubblici e alle comunità cristiane un appello urgente perché sia ridato slancio ed efficacia all’impegno
di .solidarietà con i popoli del
Sud.
«Non vogliamo rassegnarci
- si legge nell’appello - al
fatto che le difficoltà di questi
anni, i ritardi, gli impegni
non mantenuti continuino a
generare sfiducia e facciano
pensare a un disinteresse
dell’Italia nei confronti del
Sud del mondo». E ancora: «Il
nostro paese non pur) accettare di chiudersi in se stesso,
come se la soluzione dei suoi
problemi non fosse legata alle
sorti dell’intero pianeta».
Nell’appello si chiede che
«il Sud del mondo non sia archiviato o lasciato all’intervento dei contingenti militari», che si restituisca alla
cooperazione «trasparenza
ed efficienza», che si capisca
che la cooperazione «è questione di giustizia e di pace».
Un segnale gravissimo del
la sempre minore attenzione
del governo italiano al dialogo con il Sud non è solo il dimezzamento dei fondi della
cooperazione, ma anche e soprattutto il mancato sostegno
al volontariato internazionale: i volontari che hanno potuto usufruire della legge sulla cooperazione sono passati
dai 1.200 del 1988 agli appena 450 di quest’anno.
11 volontariato internazionale intende ribadire con più
forza di ieri il proprio impegno perché ogni popolo abbia
il diritto a essere protagonista
del proprio sviluppo e chiede
l’adesione di tutti coloro che
lavorano perché l’Italia sappia rinnovare se stessa anche
attraverso la costruzione di
relazioni di concreta solidarietà con il Sud del mondo.
All’appello hanno già aderito oltre 400 persone fra cui
esponenti del volontariato e
dell’associazionismo, sindacalisti, giornalisti, sindaci e
amministratori locali, parlamentari, docenti universitari.
Per informazioni: Federazione organismi cristiani servizio intemazionale volontario, Roma, tei. 06-6877796.
dei vecchi imperi? Si comprende perché in questo complesso organico di simboli là
vicenda del Vietnam risulti
sconvolgente per l’impossibilità di essere collocata nella linea coerente della storia che
va dalla guerra di secesssione
alla guerra del Golfo. Incomprensibile che la libertà si
stravolga in oppressione, la
giustizia in tirannide e che la
parola, proprio nella pienezza
della sua autenticità, diventi
menzogna.
1 marines di Ivo Jimma possono avere un monumento
classico, non quelli del Vietnam; il loro ricordo non può
che essere una lacerazione
nella verde distesa del Mail,
accanto al Memorial di Lincoln, uno scavo nel terreno e
un muro di marmo nero che
reca scritti i nomi dei caduti;
ma anche questo simbolo sorprende: le migliaia di nomi si
susseguono in ordine cronologico; quella guerra non è
evento unificante, parentesi
unitaria che accomuna: è ferita, buco nero nella storia e
nell’identità dell’impero, è la
sua prima lacerazione.
Roma
Gli ebrei e la
deportazione
La comunità luterana di Roma ha voluto ricordare la deportazione nei lager di più di
duemila ebrei della città, iniziata il 16 ottobre 1943. 11 pastore Daniele Garrone, professore di Antico Testamento alla Facoltà valdese di Teologia,
ha fatto un’introduzione storica sull’avvenimento della deportazione dei 2.091 ebrei ad
Auschwitz, riferendosi al libro
di Fausto Cohen 16 ottobre
1943: la grande razzia degli
ebrei a Roma. Ha parlato poi
Piero Terracina, di 65 anni,
uno dei 17 sopravvissuti alla
deportazione, raccontando la
sua storia.
E stata una testimonianza
commovente che ha ravvivato
il senso di colpa dei membri
tedeschi della comunità. Il pastore della comunità luterana
Hans Gerch Philipp! ha riassunto i sentimenti di tutti i
presenti esprimendo coinvolgimento, dolore e vergogna
come tedesco e come cristiano, e gratitudine e commozione per la grande presenza di
ebrei alla manifestazione conclusasi con una comune preghiera nella chiesa luterana.
Crisi del pacifismo?
Il nome e le cose
ALBERTO CORSARI
Le riflessioni di Emanuele
Rebuffini sulla «Sconfitta
dei pacifisti» {Riforma del 29
ottobre) invitano a un dibattito che vale la pena non lasciar
cadere. Perché se di sconfitta
si deve trattare forse non coincide con la guerra del Golfo
ma con quel che le è seguito.
Il movimento pacifista aveva visto giusto, nel ritenere
inadeguato l’assetto attuale
dell’Onu e la sua dipendenza
dagli Usa (ammessa sul Corriere della sera del 31 ottobre
dal segretario Ghali): lo stanno a dimostrare eventi successivi come quelli di Bosnia,
Somalia e Haiti.
Erano infatti necessari due
anni per capire che una struttura complessa come l’Onu,
cresciuta e consolidatasi nell’epoca del bipolarismo, sarebbe invecchiata di colpo nel
dopo guerra fredda? No, lo si
capì benissimo quando si
andò verso il Golfo; si vide
che questa struttura complessa
aveva a volte bisogno di essere «eterodiretta», guidata da
una leadership esterna (tanto
che, a un certo punto della
guerra, il segretario Perez de
Cuellar disse esplicitamente a
Le Monde che l’Onu non poteva più considerare come sua
quella guerra, come ribadì anche il segretario aggiunto
Bianca a Torino - Stampa sera, 12 marzo ’91).
Si capì allora che presto altri focolai di guerra sarebbero
divampati, che altri interventi
sarebbero stati necessari, che
una guerra «pulita» o tecnologica che dir si voglia, che non
metta a rischio i propri soldati
(perché oggi nessuno stato occidentale vede di buon occhio,
nonostante la retorica, la perdita dei propri giovani) deve
per forza assumere carattere
di sterminio di massa nella
parte avversa (lo dissero con
fredda lucidità alcuni sostenitori della guerra, se non altro
sinceri); ma non se ne trasse
nessuna conseguenza. Si disse
che il Consiglio di Sicurezza e
il diritto di veto dei membri
permanenti erano una struttura invecchiata, proprio perché
regolata per anni dai veti incrociati.
Bene, giustissimo. Si è
mosso qualcuno per modificare le cose (a parte il nostro attivissimo ministro Andreatta,
che ipotizza un Consiglio di
Sicurezza composto essenzialmente dai paesi ricchi)? E
la stessa Onu, il Consiglio, il
diritto di veto sono strutture
democratiche o no? E gli embarghi, che hanno come solo
effetto quello di far morire i
più deboli e di rafforzare oltremisura i vari Saddam e Milosevic, che hanno agio, presso i loro popoli, di fare le vittime? E il fatto di schierarsi
apertamente a fianco di una
delle fazioni in lotta in una
guerra civile come quella somala risponde allo spirito originario deU’Onu?
Finché le regole non si
cambieranno e finché, per
esempio, non si renderà esplicita una normativa che indichi
rigidamente chi debba assumere il comando delle truppe
Onu in zone calde, finché ci si
riparerà dietro la logica dell’
emergenza (come si fece in
Italia negli anni di piombo), i
disastri continueranno. E gli
esempi non mancano: lo scandalo della Somalia, il mancato
aiuto ai curdi (buoni se si rivoltano contro Saddam - se
invece lottano contro la repressione da parte della Turchia, paese Nato celebre per il
rispetto dei diritti umani, si
sta zitti -: ma i pacifisti se ne
accorsero fin dalla metà degli
anni ’80 e nel 1988, all’epoca
del bombardamento chimico
su Halabja, e sollevarono il
problema a fianco di giornali
come La .stampa e il Corriere
della sera:, perché i nostri e
gli altri governanti non ne fecero nulla?), la difficoltà di
fronte al dramma bosniaco sono solo conferme: questa Onu
non è adeguata ai tempi.
Oggi di tutto questo non
parlano solo i pacifisti; lo fa
Paolo Garimberti: «Sono dunque gli interessi occidentali a
creare la differenza tra una
“questione vitale", come fu
definito il Kuwait, e una
"questione morale”, come
viene definita la Bosnia?» {La
Repubblica, 11 maggio di
quest’anno); lo fa Alberto Jacoviello, sullo stesso quotidiano: «...la selettività degli interventi porta inevitabilmente
ai “due pesi e due misure”
che non infondatamente
all’America e all’Occidente
viene rimproverato».
Oggi sarebbe opportuno,
per il movimento pacifista,
avere una flessibilità maggiore, che consentisse di dialogare con quelle forze intellettuali che oggi riscoprono che il
diritto, anche quello internazionale, per essere tale deve
valere per tutti. C’è poi la
questione dell’informazione
su cui si è insistito troppo poco. Anche ammettendo che la
guerra fosse giusta (secondo
la morale) e legittima (secondo il diritto) resta tuttavia il
problema che in quei mesi ci
si è francamente fatti prendere
in giro.
L’orchestrazione della censura e il dosaggio dell’informazione hanno portato aH’imbroglio del cormorano (poi,
due mesi dopo, c’è stata la
smentita, a cose fatte, ci dispiace...); ci è stato detto che
gli aerei alleati sganciavano
bombe intelligenti e solo su
obiettivi strategici (un’irrisoria percentuale: la stragrande
maggioranza di esse erano
bombe devastanti come le abbiamo sempre conosciute, e
hanno fatto più di 100.000
vittime civili); abbiamo creduto all’invenzione (anche
questa smentita a giochi conclusi) di un fantomatico esercito iracheno attestato ai confini dell’Arabia Saudita con
centinaia di migliaia di uomini: non era vero e i satelliti lo
sapevano bene; ci siamo bevuti, in Italia, il bidone dell’
«operazione di polizia internazionale», come se, come ha
detto un deputato del gruppo
interparlamentare per la pace,
le nostre forze dell’ordine, per
catturare Totò Riina, fossero
autorizzate a bombardare la
Sicilia.
La guerra, se si vuol fare,
la si chiami con il suo nome,
non prendiamoci in giro nascondendoci dietro gli eufemismi come fece Andreotti a
suo tempo. Chiamare le cose
con il nome che è loro proprio
dovrebbe essere un’esigenza
di democrazia sentita da tuttiIn questo potrebbe risiedere
uno dei più fruttuosi settori di
azione del movimento per la
pace. Ne va della democrazia,
e nell’Italia di oggi non stiamo parlando di una cosa da
poco.
Hai fatto
rabbonamento
'■■■ a
RIFORMA?
15
\/FNERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
PAG. 1 1 RIFORMA
Nessuna
esclusione
del Sinodo
Caro direttore,
apprendo dai giornali che
domenica 14 novembre, a Redipuglia, si è svolto il primo
raduno nazionale degli ex volontari di «Stay Behind», meglio conosciuti come «gladiatori», allo scopo di difendere
il puro carattere patriottico
della Gladio contro le varie
insinuazioni di complotti,
golpismo ecc. che, a loro dire, ne avrebbero infangato
l’immagine.
Tra i presenti intervistati
dall’inviato del «Corriere della sera» (del 15 novembre) figurano anche Giorgio Mathieu e la moglie Luciana.
«Quello che vogliamo difendere - avrebbe dichiarato
Mathieu al giornalista - è la
nostra immagine. E indecente
il modo in cui siamo stati
trattati. Per un certo periodo
sembrava che fossimo degli
appestati, lo sono stato perfino escluso dal Sinodo valdese».
Può certamente darsi che,
come al solito, il giornalista
abbia travisato le parole di
Mathieu, il quale sa benissimo che non è possibile essere
esclusi dal Sinodo. Del Sinodo si può solo essere membri,
o perché eletti come deputati
da una chiesa o perché facenti
parte di comitati o commissioni che ne hanno diritto.
Questi comitati vengono eletti ogni anno sulla base di candidature presentate ai membri
dell’assemblea. Forse
Mathieu intendeva dire che il
suo nome, presente nella lista
dei candidati per un comitato,
non fu votato. Una scelta che
probabilmente il Sinodo ritenne opportuna dal momento
che, nel pieno della polemica
su Gladio, Mathieu stesso si
era dimesso da membro del
Consiglio comunale di None.
Sono certo che Giorgio
Mathieu rettificherà quanto
scritto dal Corriere, così come mi auguro che non abbia
partecipato alla messa che,
insieme al messaggio di Cossiga, ha inaugurato il raduno
di Redipuglia. Dopodiché, se
il Sinodo valdese simpatizza
di più con i partigiani che con
i gladiatori, vuol dire semplicemente che il buon senso
non è del tutto scomparso.
Marco Rostan
Lusema S. Giovanni
Critiche
irricevibili
Monica Natali, sul numero
del 12 novembre, solleva il
problema della disponibilità
dei pastori per un ministero in
Sud Italia. Secondo lei vi sarebbe in molti pastori un rifiuto del Sud, una tendenza a
comportarsi in base a calcoli
che avrebbero più a che fare
con il tornaconto personale
che con le esigenze delle
chiese. Sotto accusa sono i
pastori delle Valli, i eui trasferimenti «non supereranno i
dieci chilometri».
La sorella Natali fa bene a
dire quello che pensa, e che
probabilmente altri pensano;
tuttavia non so se ha ben riflettuto alla portata delle sue
parole. La critica è utile perché, almeno se si è coscienziosi, obbliga a esaminarsi;
ma la sua non è una eritica, è
un attacco, e come tale non è
ricevibile anche se, come è
evidente, è dettato da un grande amore per le chiese del
Sud e da scandalo per un
comportamento giudicato
contrario alla vocazione. Un
attacco, però, ha per effetto di
irrigidire o provocare schieramenti; in questo caso. Sud
contro Nord.
Vorrei invece, anche se riconosco le difficoltà delle
chiese del Sud, che si mantenesse un po’ di serenità nei
propri giudizi. Per una serenità di giudizio vorrei fare alcune considerazioni che spero
meritevoli di attenzione.
1) Fra i pastori delle Valli
non c’è nessun rifiuto del
Sud. Una momentanea non
disponibilità può essere dovuta ad altri motivi, principal
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei, 081/291185 - fax 081/291175
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ITALIA
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Chi si abbona ora per il 1994 (escluso semestrali e cumulativo) riceve il settimanale per il periodo restante del 1993.
CU abbonai a Riforma licmvmo L’eoo de/fe veU rnlded
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Economici: a parola £ 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1® gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: Anziano a Caltagirone
Reclami postali
Telefona al
1678-63011
Nel mese di febbraio le
poste hanno attivato un
numero verde, il 167863011, per le denunce di
disservizi postali. Seicento telefonate, nei primi
due giorni, sono arrivate
agli operatori del numero
verde, che hanno raccolto
i reclami più vari: dai ritardi alle scomparse, all’
indisciplina dei postini.
Un record negativo per
il ministero, che rende
sempre più remoti gli
standard di efficienza europei.
Gli abbonati ai periodici che ricevono la pubblicazione in ritardo possono
telefonare al numero verde (gratuito) sopra riportato (questa è una raccomandazione dell’Unione
della stampa periodica).
mente di salute o di lavoro
della moglie o del marito. Un
pastore del Cantone di Vaud o
dell’Assia si sposta normalmente entro un’area omogenea. Un pastore in Italia sa
che dev’essere pronto a spostarsi in aree molto diverse le
une dalle altre; spostamenti di
questo tipo possono talvolta
creare serie difficoltà, che
vanno tenute in considerazione. Questo sempre presupponendo che il pastore sia onesto e non accampi scuse; ma
la Tavola ha modo di accertarlo.
2) Il numero di chilometri
di un trasferimento non è un
criterio per giudicare della vocazione di un pastore. Nel
1934 il pastore Mathieu si è
trasferito da Villasecca a Pomaretto (km. 5); qui ha potuto
svolgere un ministero benedetto, e lo si è visto specialmente negli anni della guerra;
d’altra parte quel trasferimento di 5 km. non significava
che il pastore Mathieu rifiutasse il Sud: infatti, dopo 14
anni a Pomaretto, egli si trasferì a Palermo. Lo stesso può
accadere a uno degli attuali
pastori, se giungerà una chiamata da una chiesa o dalla Tavola.
3) L’espressione «ci si sta
organizzando in vista dei
prossimi spostamenti» dà
un’idea distorta della realtà;
in altre parole, è un’insinuazione. Le chiese sono tenute,
quando il loro pastore giunga
alla scadenza del proprio'
mandato, a procedere alla designazione del successore entro il 31 dicembre dell’anno
che precede la scadenza. I
candidati alla designazione
sono stati regolarmente consultati dai Concistori e non mi
risulta che abbiano manovrato
per farsi eleggere. Per coincidenza gli spostamenti riguardano, o per designazione di
assemblee o per decisione che
compete direttamente alla Tavola, ben otto chiese. Se fosse
stata una sola chiesa a cambiare pastore la cosa non sarebbe parsa strana a nessuno,
e probabilmente la sorella Natali si sarebbe più produttivamente occupata di altre questioni.
Bruno Rostagno
Torre Pellice
La Lega
cattolica
Lettera a «Il secolo XIX»
pubblicata sabato 9 ottobre
1993.
Personalmente penso che
noi evangelici dovremmo rin- ■
graziare la «teologa» della
Lega, Irene Pivetti, perché ci
ha chiaramente manifestato
un altro aspetto del programma di questo movimento che
si candida alla guida della nostra città.
Sulla stampa sono apparsi
brani di un suo intervento.
«Le fedi religiose non possono essere messe tutte sullo
stesso piano, solo quella cattolica è la religione rivelata».
«Le religioni non sono tutte
uguali e preciso dovere di un
cattolico è quello di adoperarsi per convertire gli altri».
«Il culto cattolico deve essere
condiviso da tutti». «Un cattolico non può riconoscere
sempre a chiunque il diritto
Pubblichiamo l’elenco dei
doni dello scorso bimestre e
ricordiamo le attuali iniziative. E a buon punto la raccolta a favore della Cooperativa
agropastorale di Kansounkpa (Benin) a cura della gioventù metodista locale (in
cassa £ 4.300.000 circa)
mentre i doni a sostegno
deW Unione per la lettura
della Bibbia a Ngwo (Nigeria) ammontano a lire
1.100.000 (obiettivo previsto
due milioni).
Circa la terza iniziativa,
per aiutare i bambini di strada di Romania, abbiamo da
parte £ 1.680.000. Come già
illustrato nel n. del 29 ottobre scorso, la grave situazione di quel paese ha fra le altre cose prodotto il triste fenomeno dei bambini non sufficientemente assistiti dalle
famiglie o dallo stato. Da
tempo l’Eper, l’organismo di
aiuto delle chiese svizzere,
presta la sua opera presso le
chiese locali (gli evangelici
sono 1.200.000) per fornire
assistenza in ambito familiare, scolastico e ricreativo con
un adeguato lavoro sociale
che ovviamente necessita di
supporti in denaro, vestiario,
medicine, ecc. I proventi del
fondo affiancheranno quest’
opera dell’Eper: attendiamo i
vostri doni per questa e per
le altre iniziative.
Le offerte vanno inviate al
conto corrente postale n.
11234101 intestato a La luce
- Fondo di solidarietà, via
Pio V 15 - 10125 Torino, indicando possibilmente la destinazione. In mancanza,
provvederemo noi stessi alla
ripartizione.
di manifestare la propria religione». Sono soltanto alcune citazioni, ma certamente
illuminanti. La «teologa» Pivetti, in un colpo solo, riesce
a calpestare la Costituzione,
la Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo, a spazzare via il Concilio, a riportare alla luce lo spirito delle
crociate, della Controriforma,
della santa inquisizione. E la
«teologa» fa questa affermazioni impugnando il catechismo come una spada.
Non sta a noi evangelici discutere se sia legittima o no
l’interpretazione che la Pivetti dà del catechismo, ma è
certamente nostro dovere respingere, e chiedere a tutti i
cittadini di respingere, questi
progetti che vanno nel senso
contrario dell’impegno di tutti coloro che, noi evangelici
compresi, lavorano per l’affermazione nella nostra città
e nel paese dei valori della
democrazia, della solidarietà,
del rispetto e della libertà per
tutti. Ogni spirito di intolleranza, di discriminazione, di
particolarismo, inoltre, va in
una direzione opposta all’
Evangelo di Gesù Cristo che
noi cristiani siamo chiamati a
annunciare e a vivere.
Valdo Benecchi - Genova
pastore evangelico
Il voto
e rideologia
Leggo sul n. del 12 novembre la sentita e articolata reazione di N. Pantaleo e L. Racioppi agli interventi sulla
Lega seguiti all’articolo Bossoli e Bossi di Maurizio Girolami. Mi permetto le seguenti
osservazioni:
1) Delle affermazioni della
Pivetti e più in generale delle
posizioni della Lega sul problema della religione nell’articolo di Girolami non c’è
traccia salvo un superficiale
accenno finale al rapporto
con la Chiesa cattolica. I lettori che sono intervenuti si
sono attenuti a quanto scritto
da Girolami. Dirigere ora
l’attenzione sul problema
specifico e vedere addirittura
un senso profetico nell’artico
OFFERTE PERVENUTE IN SETTEMBRE-OTTOBRE
£ 100.000: Giuseppe Di Gesù, Paolo Vivenzi, Mirella Argentieri Bein, Giuseppina Pepe, Delia Fontana.
£ 40.000: Liliana Viglielmo.
£ 30.000: Luigi Masciavé, Kim Pastorino.
£ 25.000: N.N. Verbania 7/9, N.N. Verbania 28/9, Scuola
domenicale valdese elvetica Trieste, Marie-France Maurin.
TOTALE: £ 700.000.
TOTALE PRECEDENTE: £ 6.371.999.
IN CASSA: £7.071.999.
ERRATA CORRIGE: Nel totale delle offerte di luglio-agosto è compreso anche un versamento di £ 25.000 effettuato da
N.N. Verbania, la cui segnalazione abbiamo involontariamente omesso.
10 di Girolami equivale a spostare il bersaglio là dove è caduta la freccia. Non è un modo corretto di procedere.
2) Dare nel contesto attuale
11 voto alla Lega non significa
aderire tout-court alla confusa
e spesso contraddittoria ideologia leghista. Leggere in
questo modo il consenso oggi
riconosciuto a questo partito
come fa il sig. Pantaleo significa restare prigioniero di una
visione della politica come
militanza, come totale adesione dell’individuo (non del cittadino) ai fini e ai metodi di
un partito. Le cose non stanno così e, voglio sperare, siamo qui appunto per parlarne.
3) Infine i lettori non si
sentono affatto «in lega» come è detto su Riforma ma si
permettono di dire la loro.
Non c’è proprio niente di male, a meno che la diversità di
opinioni e di opzioni politiche non urti in qualche modo
la suscettibilità del piccolo
establishment evangelico che,
come lascia intendere proprio
l’articolo di Girolami, vota
tutto per quella sinistra che in
50 anni di democrazia non è
riuscita a smuovere il potere
costituito di un millimetro,
anzi.
Pierguido Viterbi
Milano
j'accuse!
Soccorso Invernale
Il Corpo di Torino dell’
Esercito della Salvezza (via
principe Tommaso 8c, tei.
011-6699828, conto corrente
postale 14273106) inizia dal
1° dicembre il servizio di
soccorso invernale «minestra
calda», aprendo le porte a
quanti nel hanno bisogno.
Viene offerto gratuitamente
un piatto di pastasciutta o
minestrone con pane e frutta,
indumenti, scarpe, in un locale caldo insieme a una parola di speranza. In occasione del Natale verrà offerto un
pranzo completo per oltre
100 persone. L’Esercito della
Salvezza ha bisogno del sostegno di amici e fratelli di
altre comunità e si rivolge
quindi a tutti in cerca di solidarietà.
Nuovi indirizzi
Bettina König, coordinatrice della redazione del Notiziario Egei, comunica il proprio nuovo indirizzo: via della Rocca 21 - 10060 San Pietro vai Lemina (To). Tel.
0121-543819.
Il pastore Herbert Anders
comunica il nuovo indirizzo:
via Roma 62 - Cuneo (tei.
0171-630296).
In questi giorni è stato trasmesso per televisione il film
biografico su Émile Zola.
Quel che mi ha impressionato
è stato il caso Dreyfus e il
«J’accuse!»: si è vista la sottile vigliaccheria degli ufficiali
e del giudice, che non lasciò
parlare la moglie di Dreyfus.
Mi è venuto in mento come avrebbe agito Zola, di origine italiana, oggi in questo
momento; ci sarebbe stato un
altro «J’accuse», contro la
chiesa, la politica, la moralità
e la spiritualità di ognuno di
noi. Gesù stesso dice: «J’accuse», pensiamoci bene prima di agire verso noi stessi e
gli altri.
Angela Cagnotto
Livorno
Imprecisioni
Scrivo a chiarimento dell’
articolo di Carlo Gay I valdesi di Calabria, apparso sul
numero del 22 ottobre a pag.
4. La foresteria di Guardia
Piemontese risulta «Casa valdese» e il Centro culturale è
dedicato a Gian Luigi Pascale, con tutto il rispetto che ho
per Giuseppe Gangale.
Forse si è fatta un po’ di
confusione con il Centro culturale di Catanzaro, intitolato
appunto a Gangale. Sono due
cose diverse.
Vincenzo Sciclone
Corato
RINGRAZIAMENTO
«Rimetto il mio spirito
pelle tue mani...»
Salmo 31,5
I familiari di
Giovanni Davide Subiiia
esprimono la loro gratitudine a
tutti coioro che hanno preso parte
ai loro dolore in questa triste circostanza.
Ringraziano inoltre il pastore
Tom Noffke, il personale medico
e paramedico dell'ospedale di Pomaretto e del reparto di chirurgia
deirOspedatle civile di Pinerolo.
vaiar Perosa, 18 novembre 1993
i necrologi si accettano
entroje ore 9 dei lunedì,
fèlefonere al numero
0Ì1‘6SS278 - fax 011657542.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 26 NOVEMBRE 1993
I programmi militari e commerciali degli Stati Uniti per conquistare il mercato mondiale e imporre a tutti la propria leadership
Quando la società civile fa affidamento sulla forza e sulla violenza
ROBERTO PEYROT
E un dato acquisito che gli
Stati Uniti, dopo lo
smembramento dell’ex Unione Sovietica e la grave, perdurante crisi dell’Est europeo,
siano rimasti l’unica superpotenza mondiale. Anche la loro
presenza in organizzazioni internazionali (si pensi all’Onu
e alla Nato) è nettamente preponderante.
Se ne è comunque avuta
una riprova nei giorni scorsi,
quando il presidente Clinton
ha lanciato un grave monito
alla Corea del Nord affermando che gli Usa non permetteranno che essa si doti di armamento nucleare, mentre
contemporaneamente ha diffidato il regime di Pyongyang
dal muovere un attacco alla
Corea del Sud, sotto tutela
americana (sono presenti oltre
35.000 soldati degli States).
Con l’occasione Clinton ha
precisato che un tale attacco
verrebbe considerato come un
atto di guerra contro gli Stati
Uniti.
Di fronte a un simile atteggiamento sembra di fare un
passo indietro di 40 anni, ai
tempi della guerra di Corea
cominciata nel 1950 e conclusa nel 1953, dopo che morirono 500.000 coreani, 250.000
cinesi alleati del Nord e
34.000 soldati americani
combattenti per il Sud. Ma la
riprova più definitiva di questa politica di «primato» degli
Usa viene fornita dalle dichiarazioni di una delle persone ■
più vicine al presidente, e
cioè il suo assistente per le
Centro di esercitazione aile armi da fuoco nel Kentucky
questioni della sicurezza nazionale Anthony Lake: «Disponiamo della più forte potenza militare, della più grande economia e della più dinamica società plurietnica. La
nostra guida [leadership] è ricercata e rispettata ai quattro
angoli della Terra».
Questo dirigismo è d’altronde chiaramente finalizzato, infatti Lake prosegue:
«Dobbiamo promuovere la
democrazia e l'economia di
mercato nel mondo perché
questo tutela i nostri interessi, la nostra sicurezza e perché si tratta di valori tanto
americani quanto universa
li». A tutela di tali interessi
gli Stati Uniti potranno comunque agire con un certo
spirito pragmatico. A tal proposito viene anche fatto un
esempio: «Il Cile dei tempi di
Pinochet ha dimostrato che
l’economia di mercato può
prosperare anche senza democrazia». Il mercato innanzitutto, appunto.
Gli estratti di queste dichiarazioni sono tratti dal numero
di novembre del mensile Le
monde diplomatique, che dedica un ampio servizio a questi programmi degli Stati Uniti, che vedono nella conquista
del mercato mondiale un ob
biettivo basilare supportato
all’occorrenza da un adeguato
apparato militare. E a proposito di armamenti il mensile
ricorda che durante la sua
campagna elettorale il candidato Clinton, sorprendendo
anche una parte dei suoi sostenitori, propose un importante rafforzamento delle capacità di intervento esterno
delle forze armate. Il conseguente programma realizzato
è in grado di prevenire o di
fronteggiare anche diverse
crisi contemporanee. Questo
sforzo bellico viene ad avere
un costo annuo astronomico,
pari a oltre 450.000 miliardi
di lire, mentre nel contempo
le esportazioni di armi sono al
primo posto nella classifica
mondiale.
Sono cifre che lasciano
esterrefatti, tanto più se si
pensa ai risultati che si potrebbero ottenere mediante
l’impiego di questo denaro (e
di tutti gli altri soldi spesi a livello mondiale a fini bellici)
per scopi pacifici. Ma questa
mentalità di affidarsi alla forza delle armi ha avuto negli
Usa un impressionante sviluppo anche in ambito civile,
soprattutto fra i minorenni.
Nella prossima notte di San
Silvestro le centinaia di migliaia di newyorkesi e di turisti che transiteranno per Times Square vedranno un
«orologio» del tutto particolare, realizzato da un finanziere
che ha perso un fratello a causa delle «armi facili». Dalle
ore 0,1 del 1994 verranno
conteggiate su un grande pannello luminoso le persone
che, da quel momento in poi,
verranno uccise con un’arma
da fuoco. Secondo le statistiche sono almeno 35.000 i cittadini che fanno quella fine
ogni anno: cento al giorno,
uno ogni tre ore.
Come è noto è facile, negli
Usa, entrare in un negozio e
uscirne carico di armi di ogni
tipo: il secondo emendamento
della Costituzione sancisce il
«diritto di ogni cittadino di tenere e portare armi». Vi sono
iniziative in corso per porre
dei limiti a queste vendite, ma
le resistenze sono molte e di
vario tipo. Purtroppo il possesso di armi si è anche paurosamente esteso ai minorenni: sono almeno 100.000 gli
studenti americani che vanno
a scuola armati. Nel 1992 sono stati arrestati per assassinio circa 3.000 minorenni: un
numero due volte e mezzo superiore a quello di 8 anni fa.
Questi sia pur sommari dati, anche se riferiti solo agli
Stati Uniti e alla loro popolazione, possono essere estesi,
sia pure in misura diversa, a
tanti altri paesi del mondo, a
dimostrazione che la società
civile, al pari della classe dirigente che essa esprime, continua a fare affidamento sulla
forza e sulla violenza anziché
basarsi sulla reciproca comprensione, sulla trattativa e
sulla prevenzione.
Il famoso «nuovo ordine
mondiale» di cui tanto si parla sembra decollare in un modo estremamente sbilanciato e
pare non tener conto, malgrado il costante sforzo nonviolento a attivamente pacifista
di una parte della società, anche religiosa, che un radicale
cambiamento deve avvenire
non solo nei rapporti fra le
nazioni ma innanzitutto al loro interno.
New York: manifestazione di protesta di scolari di una scuola media
dopo l’uccisione di un loro compagno, vittima della violenza armata
RIMÌRMA :
Rî^Wma
Riforma.
N on perdete
una buona
abitudine.
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