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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 24 MARZO 1995
ANNO 3-NUMERO 12
CATTOLICI E LUTERANI
IL PIU
È FAHO?
LUCIANO DEODATO
X1 più è fatto» titolava
l’Avvenire di qualche
giorno fa, riferendosi all’unità dei cristiani. Che cosa
era successo'? Nella antica
abbazia di Farfa Sabina, gestita oggi dalle suore di Santa
Brigida (una luterana svedese
che si convertì al cattolicesimo), il 13 marzo si era svolto
un incontro tra cattolici e luterani, presenti tra gli altri il
cardinale Joseph Ratzinger e
il prof. André Birmelé, durante il quale era stato presentato il documento «Chiesa
e giustificazione», ultima fatica della commissione congiunta cattolico-luterana.
. La giustificazione si sa è
l’argomento principe della
Riforma. Diceva Lutero;
«...isto articulo stante, stat
ecclesia, rúente ruit ecclesia» (se questo articolo sta,
sta la chiesa, se cade, cade la
chiesa), come a dire che esso
è la chiave ermeneutica per la
lettura delle Sacre Scritture
ed è la chiave di volta dell’
ecclesiologia, con tutto quel
che ne consegue. In effetti un
accordo su questo punto è
pregiudiziale per l’unità «visibile» delle chiese e spiana
la strada all’intercomunione.
Non se ne può quindi sminuire l’importanza.
Tuttavia «presentazione»
non vuol ancora dire «accettazione». Il documento dovrà
passare al vaglio delle chiese
iuteràne, alle quali è già stato
inviato, e dovrà passare al vaglio degli organi competenti
della Chiesa cattolica. Al momento non sappiamo ancora
quali saranno le valutazioni
che ne verranno date; sta di
fatto che il documento lascia
ancora irrisolti il problema di
fondo dell’episcopato e del
«ministero dell’unità», vale a
dire del papa, mentre su altre
questioni si limita a giustapporre la posizione luterana a
quella dei cattolici, senza tentare una sintesi. I nodi, insomma, continuano a venire
al pettine.
Va comunque registrato il
fatto che queste due grandi
piattaforme continentali, separatesi quattro secoli or sono, hanno cominciato un lento movimento di riavvicinamento o, per usare un’altra
immagine, i pezzi di questo
immenso puzzle si stanno ricomponendo in un quadro
unitario. Eppure, come è stato notato da Hartmut Diekmann, decano della chiesa luterana in Italia, «in esso manca una dimensione profetica». L’impressione cioè è
quella di un’alchimia teologica, dove i termini sono sapientemente dosati con il bilancino del farmacista, a evitare che il composto risulti
nocivo alla salute degli uni e
degli altri.
Si parte dalla confessione
di Augusta del 1530 quando i
principi tedeschi presentarono all’imperatore Carlo V i
punti fondamentali della
Riforma in vista di una ricomposizione dello strappo.
La confessione, che voleva
essere «cattolica», cioè universale, fallì nel suo intento e
a nulla valsero tentativi successivi di ricupero. Fu un bene, fu un male? Chi può dirlo? La storia andò come
andò. Se a distanza di quattro
secoli è oggi possibile ritornare su quegli argomenti senza la vis polemica di allora,
vuole dire che i tempi sono
veramente cambiati.
Se oggi, insomma, la Chiesa cattolica può accogliere
senza traumi la dottrina della
giustificazione per fede e accogliere anche la «giustizia
imputata», forse vuole dire
che la discriminante tra la
chiesa come «evento» e la
chiesa come «istituzione»
non passa più attraverso
quella frontiera; ma allora
dove passa? Forse né lì né altrove, e forse sia lì che altrove, forse negli accordi tra le
istituzioni e forse fuori di
qualsiasi istituzione perché la
chiesa di Gesù Cristo è sua r
non nostra, creazione della
sua Parola e non della nostra, opera del suo Spirito c
non della nostra concordia.
Dio ci modella ma Tessere umano deve essere consapevole dei propri limiti
^argilla e il vasaio: le mani di Dio e le nostre
EMIDIO CAMPI
«Guai a colui che contesta il suo creatore, egli, rottame fra i rottami di vasi di
terra! L’argilla dirà forse a colui che la
forma: “Che fai?”. L’opera tua potrà
forse dire: “Egli non ha mani?”»
(Isaia 45, 9)
L? argilla e il vasaio sono simboli
poetici che esprimono con insuperabile chiarezza l’infinita differenza qualitativa tra Dio e noi. Dio, il vasaio, è il
Creatore; noi, l’argilla, siamo le creature.
Queste immagini ci orientano in due direzioni: da una parte suggeriscono che
l’essere umano deve es.sere consapevole
dei propri limiti, dall’altra ci rammentano
che ritroviamo il nostro giusto sembiante
allorché veniamo modellati da Dio.
Si racconta che, per scolpire il suo Davide, Michelangelo abbia impiegato un
gigantesco blocco di marmo, già affidato
a vari scultori per farne una statua celebrativa della repubblica fiorentina. Essi
non riuscirono a modellare l’enorme macigno, che rimase abbandonato per circa
quarant’anni nel cortile dell’Opera del
Duomo di Firenze, finché nel 1501 Michelangelo iniziò a lavorarlo, traendo da
queir indomabile massa di marmo il sublime capolavoro del Davide. Ciò che
l’artista ha fatto con il suo blocco di marmo, Dio lo compie con noi.
Beninteso è nel blocco danneggiato da
cui fu tratto il Davide che possiamo rico
noscerci apertamente. Chi di noi può asserire onestamente di possedere la bellezza del Davide, di essere cioè un discepolo 0 una discepola del Signore che vive
senza riserve la propria vocazione? Diciamolo francamente: rassomigliamo
piuttosto ai Prigioni, alle opere non finite
di Michelangelo, che al Davide. Così, come l’autore del nostro testo, ci viene da
chiedere: «Che fai?», «Non hai mani?».
Già, Dio «ha mani», cioè Dio opera
oppure no? Ecco una domanda salutare
per la fede cristiana; la risposta la troviamo nell’epistola ai Romani (8, 38-39)
dove l’apostolo Paolo afferma: «Io sono
sicuro che né morte, né vita,... né cose
presenti, né cose future,... niente e nessuno potranno separarci dall’amore che
Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro
Signore». Proprio a noi, uomini e donne
disillusi di oggi, viene annunziato che
Dio non soltanto opera, ma che la sua
opera principale consiste neH’amare. Si
può dire che tutto l’Evangelo è racchiuso
in mirabile sintesi in queste poche parole: né vita, né morte, potranno separarci
dall’amore di Dio manifestato in Cristo.
A motivo di questo amore, la nostra esistenza e l’intera storia umana non sono
un caotico avvicendarsi di eventi indecifrabili. Nella persona di Gesù morente e
perdonante sulla croce, Dio ha rivelato il
suo disegno di grazia per il mondo. Poiché Cristo è morto per noi ed è risuscitato, la realtà profonda della nostra vita
non soltanto si illumina ma si trasforma.
La sofferenza e la prova possono essere
affrontate senza venir meno nella fede.
Possiamo credere, possiamo sperare.
Il fatto che in Gesù Cristo Dio abbia
stabilito un legame d’amore indissolubile con noi non significa che d’un tratto
quel rozzo marmo che noi siamo si trasformi in uno splendido Davide. Noi
continuiamo ad essere immersi nella
massa dei nostri problemi, così come il
Davide era sprofondato nel gigantesco
blocco di marmo. L’annunzio che il Signore voglia plasmarci come nuove creature ha la stessa funzione dello scalpello
del grande artista sul blocco di marmo:
dà forma a ciò che prima era una massa
amorfa, permette di distinguere i contorni, fa risaltare le giuste proporzioni del
soggetto che egli vuole creare. Essere
consapevoli di ciò, trovare questo orientamento è il problema che ha la precedenza su tutti gli altri problemi che travagliano la nostra esistenza.
Ogni volta che noi perdiamo di vista
questo annuncio e lo sostituiamo con
qualcos’altro, siamo condannati a restare
sepolti sotto la gigantesca massa di marmo. Per questo faremmo bene a ripetere
la preghiera che Conrad Ferdinand
Meyer ha messo in bocca a Michelangelo: «Signore, il primo essere umano tu
l’hai fatto d’argilla. Io sono probabilmente di un materiale più duro. Per questo hai bisogno di un martello, o divino
maestro. O Dio scultore, modella questa
pietra ch’io sono».
Valdesi di Pisa
Solidarietà
con i bimbi
zingari
Il 14 marzo a Pisa una Barbie-bomba regalata da un automobilista a due bambini
zingari è esplosa ferendoli
gravemente: a Sengul, una
ragazzina di 13 anni, è stata
amputata una mano e il fratellino di 3 anni, Emran, ha
perso un occhio. Non è il primo attentato razzista nei confronti degli zingari avvenuto
a Pisa, ma questa volta la potenza dell’ordigno era dieci
volte superiore a quella della
bomba carta nascosta in un
libro di fiabe, usata in un precedente attentato. In relazione a questi fatti, il Consiglio
di chiesa della Chiesa valdese di Pisa ha mandato la seguente lettera al prof. Piero
Floriani, sindaco della città.
«Gli evangelici valdesi pisani vivono insieme ai
concittadini il momento di
sofferenza che ci unisce agli
zingari, così violentemente
colpiti.
Nel riflettere sull’accaduto,
con l’esperienza della nostra
storia di minoranza, ben sappiamo che alle radici dell’intolleranza sta soprattutto la
mancanza della conoscenza
reciproca. Per questo motivo
ci permettiamo di proporre
tra le iniziative che il Comune potrebbe assumere, quella
di far conoscere alla cittadinanza la storia e la cultura
del pòpolo zingaro, utilizzando i canali di informazione e
di formazione ai quali l’amministrazione può fare ricorso, con la coliaborazione di
persone competenti.
Considerata la situazione
attuale è ragionevole ritenere
che l’iniziativa non avrà un
effetto immediato ma siamo
convinti che valga la pena di
affrontarla con pazienza e
speranza e con la consapevolezza di lavorare per il futuro».
Ecumene
Giornata mondiale
di preghiera
delle donne
pagina 2
All’Ascolto
D11XL.A Parola
La luce è venuta
nel mondo
pagina 6
Cultura
Dio nella teologia
africana
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
'S. '4 ‘yy . 'ì': ECUMENE
Si è svolto dal Tal 10 marzo l'incontro internazionale interdenominazionale
140 donne di 82 paesi riunite a Melbourne
per la Giornata mondiale di preghiera
venerdì 24 MARZO 1995
_______ADHIAWA GAVINA_______
Ogni anno il primo venerdì di marzo è un
giorno speciale per le donne
cristiane nel mondo, a qualunque denominazione e a
qualunque cultura appartengano. Sin dalla prima mattina
in molti villaggi e città le
donne vengono da più parti
per riunirsi e celebrare insieme una giornata di preghiera
e di adorazione, ma anche di
sorellanza e di allegria. Ogni
cinque anni le rappresentanti
dei comitati nazionali si ritrovano per organizzare insieme
le liturgie che saranno celebrate negli anni successivi,
per eleggere la presidente
mondiale e le rappresentanti
regionali e per dare le linee
politiche generali di tutto il
movimento.
A Melbourne, sotto il mite
sole estivo dell’Australia meridionale, eravamo questa
volta in 140, provenienti da
82 paesi e da tutti i continenti. La bellezza dei differenti
tratti etnici e delle vesti variopinte era una gioia a vedersi,
la felicità di ritrovarsi insieme sapendoci provenire da
luoghi così lontani e diversi
sorpassava ogni possibilità di
espressione e preferiva manifestarsi in canti comuni, in
danze improvvisate, in abbracci e in una grande spontaneità di gesti affettivi e di
mille piccoli doni reciproci.
La «Giornata mondiale di
preghiera» è una tradizione di
antica data per le donne, conta infatti già circa 110 anni.
Nel passare degli anni si è
trasformata e ha assunto un
carattere sempre più inclusivo
e globale. Nata per lo slancio
missionario di due donne battiste, è divenuta man mano la
vera e propria giornata delle
donne in ambito cristiano, superando via via ogni steccato
confessionale. Negli ultimi
anni, io che ho avuto il privilegio di partecipare a tre incontri intemazionali, ho potuto assistere con molta gioia a
un profondo cambiamento
che l’ha fatto divenire un luogo molto significativo e di
portata assai vasta nella vita
di tante donne.
Un vero e proprio
movimento deile donne
Oggi si tratta infatti di un
movimento delle donne nel
senso proprio del termine.
Movimento perché fluido, in
divenire, perché sempre più
slegato dalle strutture denominazionali, perché libero di
essere gestito direttamente e
di poter diventare un vero
luogo di incontro e di condivisione tra donne di chiese diverse che si ritrovano insieme
per la pura gioia di pregare
insieme e di riconoscersi sorelle al di là di ogni appartenenza confessionale. Movimento anche perché per molte donne in tanti paesi la libertà di organizzar? in proprio una loro giornata e di sospendere ogni altra attività
per celebrarla fa di questo
giorno qualcosa di molto più
che una delle tante riunioni,
diventa anzi un’occasione di
presa di coscienza della forza
della sorellanza e del diritto e
potere di decisione collettiva.
Ho scoperto che in molte
nazioni non occidentali la
Giornata mondiale di preghiera ha spes.so la stessa valenza dell’8 marzo e spesso vi
viene associata pur mantenendo il carattere di incontro
tra donne credenti a scopo
Il gruppo delle 140 donne cristiane che si è riunito a Melbourne per la Giornata mondiaie di preghiera
primario di preghiera. Inoltre,
con l’occasione e la scusa di
dover preparare rincontro
nelle sue varie fasi, le donne
si vedono spesso durante
l’anno e possono così stringere legami tra loro, legami
molto utili per reclutare altre
donne, far nascere una consapevolezza di genere ed essere
forti insieme quando si tratta
di far valere la propria voce
all’intemo delle chiese.
Il primo venerdì di marzo,
poi, la festa dura tutto il giorno, attraverso gli studi biblici,
rincontro per i bambini e il
culto vero e proprio. Seguire
una liturgia scritta da altre
donne in paesi lontani fa apparire quei paesi e quei problemi così vicini, li fa riconoscere come simili ai propri,
crea un filo sottile e forte di
amore e fa risaltare la piccolezza, in fondo la relatività,
del mondo in cui viviamo.
A Melbourne abbiamo soprattutto riconosciuto la dimensione globale dei problemi economici e ambientali
che tutte conosciamo per
esperienza, insieme alla nostra comune preoccupazione
per il futuro delle nuove generazioni. Una nota particolare è
venuta dalla presenza massiccia delle donne dell’Oceania,
presenza esotica e variopinta.
ifXMB
ma anche forte e preparata, di
sorelle che vivono in sperdute
isolette e atolli dei molti paesi
nati dopo la dissoluzione delle
presenza coloniale. Devo ammettere che la mia conoscenza geografica ha avuto un rapido incremento in dati e in
qualità.
Molti di quei volti restano
ora impressi vividamente nella mia memoria e, per quanto
le distanze ci separino, so che
in qualche angolo del Pacifico vive una sorella con nome
e volto precisi, che legge la
stessa liturgia, riflette sugli
stessi temi e ama di un amore
profondo questo giorno che ci
accomuna come donne cristiane.
Un movimento
interconfessionale
Le elezioni hanno riconfermato presidente Navamani
Peter, sorella metodista di
Bangalore, in India; per la regione europea sono risultate
elette Marty Voser, cattolica
svizzera e Alena Naimanova,
della Chiesa hussita ceca.
Il carattere assolutamente
interconfessionale e interdenominazionale della Giornata
mondiale di preghiera è stato
riconfermato dalla partecipazione assai equilibrata nel nu
'-m
mero di donne protestanti di
tutte le maggiori denominazioni e di cattoliche, oltre a
un gruppo minoritario ma
crescente di donne ortodosse.
Tutte hanno infine voluto
concprdemente sottolineare
come la Giornata mondiale di
preghiera sia e debba rimanere saldamente un’organizzazione di donne impegnate attivamente in un ministero di
condivisione, di preghiera e
di impegno pratico, in cui
l’appartenenza di chiesa di
ciascuna diventa elemento secondario e trascurato.
«Prega in modo informato
e agisci con atteggiamento di
preghiera»; questo il motto
per tutte nei prossimi anni,
unite al di là delle distanze
culturali e geografiche per
migliorare la testimonianza
delle donne cristiane nel
mondo e per sostenere, attraverso la raccolta delle collette, progetti che favoriscano la
formazione e lo sviluppo di
iniziative mirate ad altre donne. In fondo l’ecumenismo è
vero quando nasce per desiderio, dalla base, e soprattutto
quando si concretizza in gesti
di solidarietà. In questo la
Giornata mondiale di preghiera delle donne ha ormai
assunto un primato pratico a
livello globale.
12 paesi europei rappresentati all'incontro pastorale di Rengsdorf
L^Europa e le chiese protestanti
25 pastori e responsabili di
chiese, provenienti dalla Germania, dall’Austria, dal Belgio, dalla Croazia, dall’Ungheria, dall’Italia, dai Paesi
Bassi, dalla Polonia, dal Portogallo, dalla Repubblica Ceca, dalla Romania e dalla
Francia, hanno partecipato
dal 20 al 24 febbraio scorso
al «Collegio pastorale» di
Rengsdorf, organizzato dalla
Chiesa evangelica di Renania
(Ekir).
Il professor Paolo Ricca,
decano della Facoltà valdese
di teologia di Roma, dopo
aver rilevato che «il protestantesimo, padre del movimento ecumenico, non ama il
proprio corpo», ha chiesto
che i protestanti ricerchino
con coraggio la propria unità
interna e si diano una forma
visibile. «Il protestantesimo
unificato - ha detto Ricca potrà così contribuire meglio
all'unificazione del cristianesimo nel suo insieme».
Il pastore Michel Bertrand,
presidente del Consiglio nazionale della Chiesa riformata
di Francia, ha sottolineato che
il compito del protestantesimo europeo nei confronti della politica e della cultura è di
proporre contributi al dibattito pubblico. «Né silenzio, né
magistero», ha affermato. La
parola delle chiese, spesso attesa dalla .società, dovrà essere liberamente dibattuta
^iH’interno della chiesa per
essere poi formulata in campo pubblico, in particolare
come manifestazione dèlia
solidarietà con i deboli. Le
chiese protestanti in Europa
dovranno preservare la loro
«capacità di indignazione di
fronte alla disgrazia» e contribuire alla «riabilitazione
della politica».
Durante rincontro con il
presidente dell’Ekir, pastore
Peter Beier, che è anche presidente della comunità delle
chiese di Leuenberg, i parte
cipanti hanno chiesto una
maggiore informazione sul
lavoro delle chiese in Europa,
nonché mezzi più importanti
per gemellaggi tra chiese, formazione di ministri per lo
spazio europeo... e per la
chiesa universale.
Una lettera destinata all’attenzione delle istanze dirigenti della Concordia di
Leuenberg saluta l’iniziativa
della Santa Sede di convocare un’Assemblea di tutta la
cristianità per l’anno 2000, e
auspica che tra le varie questioni che verranno affrontate
risultino le seguenti: comprensione comune del messaggio biblico, rapporto
ebrei-cristiani, sfide poste
dal programma ecumenico su
«Giustizia, pace e salvaguardia del creato». Decennio di
solidarietà con le donne, questioni della libertà cristiana,
del proselitismo, della missionee dell’ecumenismo.
(Bip)
_______Mondo__________________________
Palestina: per tutti i cristiani
Pasqua sarà il 23 aprile
RAMALLAH — I cattolici latini, i luterani, gli anglicani e i
greco-cattolici di Ramallah, nella Cisgiordania occupata, celebreranno per la prima volta quest’anno le feste di Pasqua lo
stesso giorno dei i cristiani ortodossi, ossia il 23 aprile. Questa
decisione è stata, presa durante un incontro dei responsabili delle diverse chiese in Palestina. Finora, come ovunque, gli ortodossi celebravano Pasqua secondo il calendario giuliano, e i
cattolici e i protestanti secondo il calendario gregoriano. I cristiani palestinesi chiedevano da tempo di unificare la date di
Pasqua. Questa decisione coraggiosa è una testimonianza della
volontà delle chiese della Palestina di impegnarsi in un processo di pace, come ha rilevato il pastore luterano Munib Younan.
Alcune famiglie ortodosse si sono già pronunciate per la celebrazione di Natale il 25 dicembre, in comune con i non ortodossi. Ramallah è uno dei più importanti centri cristiani della
Cisgiordania. (Bss)
Bulgaria: sempre più difficile
la situazione degli evangelici
SOFIA — Aumenta l’ostilità contro gli evangelici in Bulgaria, fomentata da ambienti della Chiesa ortodossa (divisa al
suo interno fra una parte interessata alle relazioni con gli altri
cristiani e una parte fortemente nazionalistica e antiecumenica)
sostenuti nel modo più grossolano dalla stampa, da radio e televisione, dietro le quali si muovono interessi politici poco
chiari. La rozzezza e la violenza della campagna contro i protestanti (metodisti, battisti ecc. presenti in Bulgaria, in alcuni
casi, da quasi 150 anni) si può valutare da certi articoli apparsi
su quotidiani del paese in cui gli evangelici vengono acèusati,
con titoli a più colonne, di uccidere i bambini e usarne il sangue per l’eucaristia. Uno dei segni di questa ostilità crescente,
che rischia di riportare gli evangelici nella tragica situazione in
cui si trovavano sotto il regime comunista, è dato dalla dichiarazione del sindaco di Sofia secondo cui, in una prossima riunione del Consiglio comunale, verrebbe decisa la confisca della scuola e dell’orfanotrofio che i battisti stanno terminando di
costruire nella capitale e per i quali già hanno ricevuto aiuti,
per oltre 300 milioni di lire.
Un arcivescovo anglicano
si dichiara omosessuale
GLASGOW — Derek Rawcliffe, arcivescovo emerito di
Glasgow e Galloway, ha dichiarato in una intervista televisiva
alla Bbc di essere omosessuale e di essere favorevole a una
«benedizione» ecclesiastica per le coppie gay. Rawcliffe, che è
stato arcivescovo di Glasgow dal 1981 al 1991, è il primo vescovo anglicano a dichiarare apertamente la propria omosessualità. Le sue parole costituiscono una risposta a una dichiarazione del cardinale Basii Hume che il 6 marzo, pur affermando
che non bisogna discriminare gli omosessuali, aveva detto che
la chiesa non può ricono.scere «il diritto ad atti sessuali considerati intrinsecamente sbagliati», ribadendo così la posizione
vaticana sull’argomento. «Penso che sia falso e crudele - ha
detto l’arcivescovo Rawcliffe - affermare che siamo gay ma
che non possiamo esercitare la nostra sessualità; se Dio davvero volesse dire questo, sarebbe crudele. Noi non diciamo alla
gente eterosessuale che Dio ha dato loro questa sessualità ma
che non possono esercitarla». Rawcliffe, che ha parlatp nel corso del popolare programma «Newsnight», ha anche detto di essere riuscito ad accettare la propria omosessualità solo dopo i
cinquant’anni. (Nev/Eni)
Poco spazio alle donne
fra i metodisti tedeschi
FRANCOFORTE SUL MENO — Il Consiglio della Chiesa
evangelica metodista in Germania ha tenuto il 3 e 4 febbraio una
seduta a Francoforte sul Meno nella quale ha discusso a fondo il
problema della violenza contro le donne e della loro presenza
nella chiesa. 11 Consiglio ha constatato come la questione della
violenza venga affrontata con una certa reticenza, o con sufficienza, quasi fosse un tema ormai superato e che la percentuale
delle donne che ricoprono posti di responsabilità nella chiesa è
ancora bassa. Nelle quattro conferenze regionali in cui la Chiesa
metodista tedesca è suddivisa (nord, est, sud, sud-ovest) vi sono
attualmente in servizio 383 pastori, di cui solo il 9% è costituito
da donne; una donna sovrintendente o vescovo sarebbe ancora
considerata una cosa bizzarra. Fra i 453 predicatori laici le donne sono il 20%, mentre tra i membri laici della Conferenza annuale la partecipazione delle donne sale al 28%. (Emk)
Riconoscimento postumo
per il pastore Haik Hovsepian
LONDRA — Il 19 novembre 1994 la signora Takoosh Hovsepian, vedova del pastore pentecostale Haik Hovsepian, presidente del Consiglio pastorale iraniano, ha ricevuto a Londra,
nella Westminster Chapel, il «Religious Liberty Award» (premio per la libertà religiosa) che è stato riconosciuto al marito,
assassinato in Iran nel gennaio del ’94 (cfr Riforma n. 29/94).
Questo premio viene consegnato ogni due anni dal Comitato
per la libertà religiosa dell’Alleanza evangelica mondiale
(un’organizzazione che rappresenta 100 milioni di evangelici
in tutto il mondo). 11 riconoscimento postumo è stato assegnato
al pastore iraniano come segno di apprezzamento per la sua
«coraggiosa difesa della verità cristiana». (Scc)
3
VENERDÌ 24 MARZO 1995
PAG. 3 RIFORMA
Intervista a Annemarie Dupré, inviata a Copenaghen
L'emergenza: i debiti
la fame^ i diritti umani
Annemarie Dupré, del Servizio rifugiati e
migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ha partecipato dal 6 al 12
marzo scorsi al summit di Copenaghen sullo
sviluppo sociale in veste di vicemoderatrice
della Commissione delle chiese europee per
l’immigrazione
Accanto al vertice vero e proprio a cui partecipano le delegazioni ufficiali degli stati, c’è
stata, come avviene in genere per tutte le conferenze mondiali dell’Onu, una manifestazione
parallela che riuniva rappresentanti di circa
2.000 organizzazioni non governative (Ong)
che lavorano su temi sociali. Annemarie Dupré ci parla dei «travasi», dei momenti in cui
rappresentanti delle Ong, se pur con ruolo di
osservatori, partecipavano ai lavori del summit fra le due assemblee.
ANNA MAFFEI
Come sono avvenuti questi
contatti fra le due assemblee?
«Sono stati resi difficili
principalmente da motivi di
sicurezza e da carenze organizzative, ma non solo. Credo
che il fatto che il summit dovesse arrivare a decisioni impegnative sul piano politico
ed economico abbia volutamente scoraggiato una partecipazione maggiore ai processi decisionali della società civile, ma in particolare delle
donne. A guardare all’assemblea plenaria nel suo complesso le donne erano in
realtà pochissime».
- Copenaghen è stata un’
assemblea che ha potuto
davvero decidere qualcosa
oppure è stata solamente una
Copenaghen: Conferenza delle Nazioni Unite sulla questione sociale nel mondo
L'aiuto allo sviluppo non può essere
considerato l'elemosina dei ricchi ai poveri
Dal 6 al 12 marzo si è tenuto
a Copenaghen il primo summit mondiale per lo sviluppo
economico, organizzato dalle
Nazioni Unite. 1 paesi industrializzati sono stati più rappresentati di quelli in via di
sviluppo, i cui governi hanno
detto di essere stanchi di queste riunioni dove le dichiarazioni di buone intenzioni non
sono poi seguite da impegni
finanziari all’altezza degli immensi bisogni. Ma la presenza
di 130 capi di stato o di governo ha mostrato che il problema della disuguaglianza ha
un peso importante.
La dichiarazione finale
comprende una serie di impegni: la creazione di un ambiente economico e politico
favorevole, un’azione per
l’eliminazione della povertà,
la lotta per una piena occupazione, la promozione dell’in
tegrazione sociale, l’uguaglianza e l’equità tra uomini e
donne; lo sviluppo dell’educazione, uno sforzo per 1’
Africa e i paesi poveri, un miglioramento dei programmi di
aggiustamento, un sostegno
allo sviluppo.
L’Onu preme sulla comunità internazionale per agire
contro raggravarsi della frattura sociale mondiale: da una
parte un quinto dell’umanità
gode da solo dell’85% delle
ricchezze del globo, dall’altra
1,3 miliardi di esseri umani
vivono nella miseria. Anche
nei paesi ricchi si sono allargate le sacche di povertà: in
Gran Bretagna, secondo studi
recenti, i poveri raggiungono
il 25%, come all’inizio del
secolo. Negli Stati Uniti, dove la disoccupazione non tocca che il 5,5% della popolazione attiva, si stima che il
15% delle persone viva sotto
la soglia della povertà.
Per l’ampiezza delle sfide
affrontate e il numero di governanti che vi hanno partecipato, questo summit è stata la
conferenza più importante
mai organizzata dalle Nazioni
Unite. 1 capi di stato che hanno adottato la dichiarazione e
il programma di azione dovranno, in seguito, dimostrare
la loro reale volontà di agire.
Alcuni paesi debitori avrebbero voluto una dichiarazione
che chieda ai paesi donatori
«di eliminare il debito contratto con i paesi in via di sviluppo» mentre altri si sono
dichiarati pronti a un compromesso su uno sgravio parziale
per le nazioni più povere.
Un altro punto conteso è la
proposta delle Nazioni Unite
detta «20-20», secondo la
quale i paesi donatori indiriz
SCHEDA
LA POVERTÀ NEL MONDO
Ricchezze: circa 1,3 miliardi di persone,
su un totale di 5,6, sopravvivono nella povertà più completa, con meno di un dollaro'
al giorno.
Vita: 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile, più di 500 milioni
soffrono di malnutrizione; 14 milioni di
bambini muoiono ogni anno di malattie facilmente evitabili. In Africa, la speranza di vita
sorpassa raramente i 50 anni.
Educazione: 900 milioni di persone sono
analfabete.
Povertà: l’Asia del Sud ospita circa là
metà della popolazione più povera e l’Africa
il 16 per cento (ma un africano su due vive
sotto la soglia di povertà). Otto poveri su
dieci vivono nelle zone rurali, ma la povertà
urbana continua a crescere.
Migrazione: 100 milioni di persone sono
migrate nel mondo, la maggior parte alla ricerca di migliori condizioni di vita. Da 30
anni, 35 milioni di persone sono emigrate dal
Sud verso il Nord, e questa cifra cresce di un
milione l’anno.
Donne: le donne costituiscono il 70 per
cento delle popolazioni sfavorite: 500.000
muoiono ogni anno per cause legate alla maternità.
Bambini: il Brasile conta 400.000 bambini
di strada; ogni giorno ne vengono assassinati
quattro. Si stima che siano 500.000 i bambini
che si prostituiscono in Tailandia, nello Sri
Lanka e nelle Filippine. Negli Stati Uniti, 3
milioni di bambini sarebbero vittime di maltrattamenti.
Spese militari: le spese militari annuali
dei paesi ricchi sono uguali alle entrate di 2
miliardi di persone povere; i programmi militari (800 miliardi di dollari l’anno) equivalgono ai guadagni della metà della popolazione mondiale.
(Fonte; Libération)
zano il 20 per cento delle loro spese umanitarie per «bisogni fondamentali», e i paesi riceventi devolvono il 20
per cento della spesa nazionale per gli stessi scopi. Ma
sulla questione c’è stato disaccordo. «E tutta una questione di soldi - ha detto un
delegato - l’Occidente ha bisogno di trovare un modo
elegante per dire di no».
La rassegnazione dei paesi
poveri è espressa dal presidente del Mali, Alfa 0. Konaré: «Mi sono interrogato a
lungo per decidere se venire a
Copenaghen. A che scopo
tutto ciò quando vedo che i
paesi dell’Unione europea
vogliono diminuire il loro
aiuto ai paesi Acp (Africa,
Caraibi, Pacifico) come se si
trattasse di un’elemosina?».
Alcuni segnali positivi sono
venuti: la Francia ha deciso di
cancellare i debiti dei 10 paesi più poveri; il Club di Parigi
che riunisce i paesi creditori
ha adottato un sistema che
permette di annullare il 67%
dei debiti dei paesi che hanno
un reddito prò capite inferiore
ai 500 dollari l’anno.
passerella di facciata ?
«Probabilmente c’erano anche motivi legati alla promozione dell’Gnu, che a 50 anni
dalla sua fondazione sta attraversando un periodo di grave
difficoltà. Comunque questo
non oscura il fatto di portata
storica che si sono incontrati
più di 180 governi, 118 capi
di governo, e non per discutere di questioni di sicurezza o
di armamenti, ma di problemi
sociali. Cercare un linguaggio comune su queste questioni è già un dato di grande
rilevanza. Poi il fatto che si
sia parlato seriamente di proposte di cambiamenti strategici e strutturali fondamentali, anche se nel documento
conclusivo sono risultate comunque molto annacquate,
solo dieci anni fa sarebbe stato inimmaginabile».
- Può fare degli esempi?
«Nel documento finale viene raccomandato di valutare
la possibilità di mitigare o
anche annullare i debiti esteri. Dieci anni fa questa era
una proposta delle chiese che
sembrava utopica. Alcuni
paesi, come l’Austria, hanno
annunciato durante la conferenza di aver annullato una
parte dei debiti. Inoltre è stato molto sottolineato la necessità di arrivare allo 0,7%
come contributo per la cooperazione dei paesi in via di
sviluppo. L’Italia sta ancora
allo 0,31%».
- E fosse magari stato speso bene...
«Sì, questo è stato l’intervento della delegazione italiana, che ha affermato che anche non aumentando, il governo si sarebbe impegnato a
spendere meglio questi soldi.
Almeno c’è stata un’ammissione di colpa».
- Ci può spiegare i termini
dell’importante dibattito sul
«20 e 20» di cui abbiamo
sentito?
«La proposta che è stata
animatamente discussa a Copenaghen prevedeva che il
20% degli interventi economici da parte dei paesi che
contribuiscono alla cooperazione e il 20% del bilancio
dei paesi beneficiari siano
utilizzati per progetti sociali.
Questa proposta è stata molto
osteggiata dalle delegazioni
dei paesi del Sud i cui governi per ottemperare a questa
disposizione si troverebbero
costretti a diminuire le spese
relative alla difesa. Parlare di
riduzione delle spese militari
a livello così alto, e non solo
come Ong, anche se la cosa è
passata solo come raccomandazione, è comunque un dato
politico importantissimo».
- Per quanto riguarda le
politiche di immigrazione come è andata?
«Alcune parti delle bozze
dei documenti che avevamo
ricevuto prima della conferenza, quelle rinchiuse in parentesi quadre, potevano ancora
essere discusse e cambiate in
sede di assemblea prima
dell’approvazione conclusiva.
Così io e un rappresentante
della Caritas avevamo fatto
un lavoro certosino individuando tutte quelle parti che
avevano una rilevanza per la
questione dell’immigrazione.
Per ognuna avevamo preparato la nostra proposta mettendovi accanto le motivazioni.
Questo nostro lavoro preliminare è andato letteralmente a
ruba a Copenaghen ed è stato
lo strumento di lavoro principale per tutti i gruppi che hanno lavorato sull’argomento. E
controllando ora io posso affermare che abbiamo ottenuto
che passassero sui documenti
ufficiali circa due terzi delle
nostre proposte».
- Una cosa che l’ha colpita
delle varie sedute a cui ha
partecipato...
«L’intervento di Castro: è
stato provocatorio ma molto
bello».
- Era in doppio petto...
«Una concessione ammirevole».
- Quali sono stati i motivi
di maggior attrito fra le delegazioni fra i paesi del Nord e
quelli del Sud?
«A parte la questione del
«20 e 20», c’è stata quella
della sovranità, con particolare riferimento alla tutela intemazionale dei diritti umani.
Alcuni paesi, soprattutto asiatici e islamici, inoltre rivendicavano la precedenza del fattore culturale su quello del rispetto dei diritti umani. Su
questo gli scontri sono stati
durissimi, come anche sulla
questione della richiesta di
aumento delle risorse a favore della cooperazione. Su
questo i paesi ricchi non hanno voluto cedere. Non c’è
stato un aumento degli impegni ma solo la raccomandazione dello 0,7%, di cui si è
detto, la qual cosa se almeno
venisse presa sul serio da tutti
sarebbe già un risultato».
Messaggio delle chiese al Summit sullo sviluppo mondiale
Ci sono risorse per tutti
«Ci sono risorse sufficienti
per rispondere ai problemi
del mondo». Questo è il messaggio rivolto al Summit
mondiale per lo sviluppo sociale dai partecipanti al culto
ecumenico, responsabili di
chiesa e rappresentanti di organizzazioni ecumeniche, celebrato il 6 marzo durante la
serata nella chiesa di Nôtre
Dame a Copenaghen. Il primo giorno del Vertice è stato
contraddistinto da un culto
ecumenico celebrato nella
cattedrale luterana della capitale danese.
Alcuni testi biblici, portatori di un messaggio al Summit mondiale, sono stati letti
da Juan Somavia, ambasciatore del Chili presso le Nazioni Unite, presidente del
Comitato preparatorio al
Summit mondiale, cattolico
romano, che ha recitato un
passaggio di Isaia sulla creazione di una «nuova terra» di
giustizia e di abbondanza
(65, 17-25), e da Ndebaleng
Mboyi, della Chiesa evangelica luterana dello Zimbabwe, che ha citato il passaggio dell’Evangelo di Marco (6, 30-44) che descrive il
miracolo della moltiplicazione dei pani, nel quale Gesù
nutre «una moltitudine» con
cinque pani e due pesci.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 24 MARZO 1995
Verso il restauro di Palazzo Cavagnis a Venezia: è necessaria la solidarietà di tutti
Una finestra sul protestantesimo italiano
_______MILENA MABTINAT_______
Palazzo Cavagnis: una finestra del protestantesimo italiano sulle migliaia di
persone di tutto il mondo che
passano da Venezia. Un palazzo abitato già nel 1150
dalla famiglia nobiliare veneziana dei Morosini, che nel
1711 fu acquisito da Antonio
Francesco Cavagnis, appartenente a un’agiata famiglia di
artigiani di Bergamo, che fece ricostruire il palazzo su
progetto dell’architetto Domenico Rossi. Nel 1810 Carlo Bevilacqua dipinse nel soffitto di una sala del primo
piano il mito di Bacco e di
Arianna, ma altre camere dello stesso piano erano state decorate e affrescate da artisti
veneziani già nel ’700.
La Chiesa valdese acquistò
il palazzo, che si trova vicino
al campo Santa Maria Formosa e a cinque minuti da piazza
San Marco nel 1868, grazie
anche all’aiuto finanziario
delle chiese estere; l’evangelizzazione a Venezia era stata
iniziata dai valdesi nel 1866,
anno dell’unificazione del
Veneto con l’Italia. L’acquisto spronò la Chiesa valdese
di Venezia a impegnarsi in
un’opera sociale: venne aperta nel 1868 la scuola evangelica per dare assistenza materiale e istruzione ai molti
bambini allora in miseria.
Nel 1908 il locale a piano
terra fu ristrutturato e adibito
a sala di culto. Nel 1925, con
il pastore Giovanni Bertinatti,
fu aperta la prima foresteria
con la creazione, al primo
piano, di una pensione familiare. La foresteria come la
vediamo oggi fu aperta nel
1969 dal pastore Giovanni
Scuderi.
Si tratta di un’attività importante, che funziona bene,
un palazzo utile alla comunità
di Venezia ma, come le nostre
case hanno bisogno di cure,
anche Palazzo Cavagnis ha
Il prospetto della facciata di Palazzo Cavagnis a Venezia
bisogno di essere ristrutturato.
Vi sono interventi che non
possono più essere rimandati,
ma soprattutto è necessaria
una ristrutturazione generale.
Negli anni ’40 il palazzo è
stato fra l’altro dichiarato monumento nazionale dalla Sovrintendenza alle Belle Arti.
«Si tratta di risanare un palazzo ricevuto dai nostri padri
- ha spiegato il moderatore
della Tavola valdese, Gianni
Rostan, durante l’assemblea
di chiesa di domenica 12 marzo -, e di lasciarlo in eredità
ai nostri figli e nipoti in modo
adeguato».
«Questo lavoro di ristrutturazione è stato ideato da Riccardo Bensi - racconta l’attuale direttore della Foreste
ria, Pierino Grill il fascino
e Futilità del suo progetto ci
ha colti quando siamo arrivati tre anni fa». Attualmente al
piano terra di palazzo Cavagnis sono situati il locale di
culto, i magazzini e un grande androne; al piano ammezzato i locali sociali, l’ufficio
del pastore e l’archivio; al
primo piano la foresteria con
49 posti letto, al secondo gli
alloggi del pastore e del direttore della foresteria e al terzo
altri alloggi.
L’ingegnere Romeo Scarpa, che domenica 12 marzo
ha illustrato il progetto di ristrutturazione, ha sottolineato
la bellezza del palazzo soprattutto nel valore di affreschi e stucchi da restaurare.
ma anche la necessità di iniziare i lavori in tempi brevi.
La ristrutturazione prevederebbe al piano terra oltre al
locale di culto, lo spazio comune dell’androne accessibile a tutti, da sfruttare come
Centro culturale con mostre,
perché diventi il punto focale
dell’incontro con il protestantesimo in città.
Al piano ammezzato resterebbero un locale sociale,
l’ufficio del pastore e delle
camere della foresteria. Al
primo dei locali comuni, una
hall, delle camere con soppalchi, una grande sala per riunioni e l’ufficio del direttore.
Il secondo piano sarebbe interamente destinato a foresteria
e il terzo agli alloggi del pastore e del direttore. La foresteria potrebbe passare così da
49 a 70-75 posti letto con camere più piccole, molte delle
quali dotate di servizi igienici
propri; i lavori potrebbero iniziare in autunno e terminare
fra cinque o sei anni.
Questo il progetto nelle sue
linee generali. Naturalmente
tutto ciò presenta dei costi,
che si aggirano sui 4 miliardi.
Per questo si sono già inoltrate domande di finanziamento,
ma anche le nostre comunità
dovranno pensarci un poco
perché l’autofinanziamento
della foresteria non basterà.
Una follia, dirà qualcuno, ma
prima di chiudere le ante a
una finestra così importante è
bene pensarci. Sandra Rizzi,
moglie del direttore, durante
l’assemblea di chiesa ha detto
che questo palazzo è un dono
che abbiamo ricevuto per fratellanza e per fede, come nella parabola dei talenti, in cui
è scritto: «Ci è stato dato
qualcosa in mano, facciamolo fruttare». Sarebbe da «criminali» lasciarselo scappare,
«giocarci la nostra finestra
.su Venezia, dove passa molta
gente da tutto il mondo che
può incontrare il protestantesimo italiano».
A Riesi incontro della nonviolenza
Fare la pace
nella scuola e fuori
NINO GULLOTTA
Per la terza volta, 1’ 11 e il
12 marzo, si sono incontrati a Riesi i docenti delle
scuole evangeliche di Riési,
Palermo e Pachino per affrontare, insieme a Simonpietro Marchese, animatore del
gruppo «Antigone» di Bergamo, il tema: «L’insegnante, la
disciplina, i ruoli, gli altri».
Si è continuato il dibattito (in
maniera coinvolgente e attiva) sulla nonviolenza a scuola, a partire dalla consapevolezza del ruolo del docente
all’interno del progetto educativo.
È indubbio che non si possa
parlare del docente come
unità a sé, in quanto egli entra
direttamente o indirettamente,
e giornalmente, in relazione
con tante altre figure sociali,
che lo condizionano e che
spesso ne determinano atteggiamenti e metodi (colleghi,
alunni, famiglia, capi d’istituto, strutture e strumenti didattici, ambiente circostante
ecc.). La sfida del training è
stata quella di un’introspezione dei singoli partecipanti,
analizzando limiti e conflitti
interiori, senza tener conto
volutamente dei fattori esterni. In effetti la tentazione del
docente è spesso quella di
sottolineare con forza le cause esterne (indubbiamente anche esistenti) che provocano
un rapporto e un profitto scolastico non soddisfacente, rimuovendo le proprie effettive
responsabilità.
Il corso invece ha voluto
porre l’accento su noi educatori, sul nostro ruolo e quindi
sulla necessità di guardarci
profondamente dentro, per
comprendere anche i nostri
ostacoli personali (e non solo
quelli degli altri), per conoscerci meglio e agire con più
Il Centro cristiano di Riesi
coscienza e determinazione
verso un rinnovamento, anche nei confronti degli ostacoli esterni. Ci siamo allora
scoperti paurosi quando credevamo di non esserlo, fragili quando credevamo di essere inattaccabili, impacciati
quando non pensavamo e gli
altri ci reputavano disinvolti,
poco «democratici» e attenti
quando credevamo o sognavamo di essere maestri di
ascolto.
Certo, non è facile ammettere che spesso (anche se non
sempre) i nostri disagi e i nostri più o meno evidenti fallimenti scolastici dipendono da
noi stessi: dalle nostre ansie e
paure, dalle nostre errate
aspettative, dal nostro non conoscere bene gli alunni che ci
stanno di fronte, dal poco
tempo che dedichiamo ad organizzare il tempo-scuola, dal
non dialogo con gli altri operatori... Certo non è facile,
ma forse l’averlo fatto ancora
una volta può aiutarci a guardare nuovamente dentro noi
stessi affinché tale consapevolezza possa gradualmente
avere ripercussioni positive
didatticamente e nei rapporti
con bambini e adulti.
Una riuscita festa di carnevale alla Casa di riposo di Vittoria
Anziani^ giovani, nipoti e amici
tutti al ballo in maschera
Luterani in Italia
ERICA BUCCHIERI
T1 Signore vuole dei credenti allegri e sinceri...». Con questa frase il pastore e direttore della Casa di
riposo valdese di Vittoria,
Enrico Trobia, ha ringraziato
quanti hanno partecipato alla
festa di carnevale organizzata
al tempio il 24 febbraio, e ha
concluso le ore di divertimento e allegria che hanno animato il pomeriggio.
La festa è stato un momento di incontro tra gli ospiti
della Casa, il personale e la
direzione con i parenti, gli
amici, e gruppi di anziani
esterni alla Casa, che hanno
contribuito gioiosamente con
recite, canti e balli. Non sono
mancate le improvvisazioni
di alcuni elementi del personale che, all’insaputa di tutti i
presenti e con grande sorpre,sa, si sono presentati in maschera provocando un allegro
scompiglio. Le due ore tra•scorse insieme sono state immortalate da un’attenta telecamera presente per tutto lo
svolgimento della festa.
A conclusione si è organizzato un ballo che ha coinvolto
piccoli e anziani, dove mascherine e colori hanno stam
Una caricatura relativa alla festa di carnevale
pato un bel sorriso sul volto
dei partecipanti che hanno ricevuto una piantina di primule come ricordo del pomeriggio, e come simbolo del legame di amicizia che gli anziani
ospiti e il mondo e.sterno dovrebbero coltivare e rendere
solido e duraturo.
La riuscita della festa è evidentemente frutto della partecipazione di tutti gli anziani
ospiti insieme al personale,
all’assistente sociale e alla direzione. che hanno dato un
piccolo contributo con le proprie capacità organizzative e
con il loro tempo libero, orga
nizzando anche un coro di
giovani e anziani, impegnati
in un lavoro dove lo scopo
non era solo la fe.sta ma anche
la gioia di lavorare insieme e
di divertirsi per poi trasmettere questi messaggi al pubblico
invitato attraverso mascherine, cappellini e primule.
11 frenetico e faticoso lavoro di ognuno dunque non è
stato vano, perché guidato
dall’amore per la vita attraverso la fatica e dalla gioia
che ha permesso un legame
tra noi stessi e il nostro prossimo e con il Signore che ci
ha visti riuniti nel tempio.
Convegno
storico
La Chiesa evangelica luterana in Italia organizza dal 31
marzo al 2 aprile un seminario su Dietrich Bonhoeffer a
50 anni dalla morte. Il seminario, che sarà in lingua italiana, si propone l’avvicinamento al grande teologo tedesco in modo personale, con
lavori di gruppo, e si terrà al
Chiostro albergo termale S.
Marco a Monte Ottone ad
Abano Terme (Padova).
Gli interessati sono pregati
di prenotarsi per iscritto entro
il 15 marzo presso Eckhart
Schultz-Berg, viale dello Stadio 19, 35030 Monteortone
(Pd), tei 049-8668807.
II costo complessivo è di £
150.000. Chi si prenoterà riceverà del materiale di studio.
Responsabili del seminario
sono i pastori Kleemann di
Firenze e Schultz-Berg di
Abano Terme.
Nello stesso periodo si terrà
a Genova un convegno, sempre su Dietrich Bonhoeffer,
con interventi di diversi professori e .saggisti. Oltre a ripercorrere la vita e le opere
del teologo, gli organizzatori
intendono contribuire al recupero della memoria storica di
quel nefasto periodo e proiettarsi sull’attualità, analizzando in conclusione di convegno il tema «Le chiese e i fascismi oggi».
Paolo Ricca alla Chiesa metodista di Intra
lìnsegnamento dì
Dietrich Bonoeffer
GIUSEPPE ANZIANI
La Chiesa metodista di Intra ha voluto concretizzare il proprio slancio evangelistico promuovendo una pubblica conferenza sabato 4
marzo nel salone cittadino
Flaim. È stato invitato il prof.
Paolo Ricca, che ha parlato
sul tema: Bonhoeffer, nel cinquantenario della sua morte.
Davanti a un pubblico di
circa 100 persone Ricca ha illustrato la straordinaria figura
del teologo martire. Bonhoeffer, un intellettuale di prestigio, uno studioso insigne,
professore all’Università di
Berlino, decise, fatto molto
raro, di seguire il Signore servendo il papolo oppresso.
Non esitò quindi a rinunciare
alla cattedra pur di riuscire a
istruire i giovani dei quartieri
operai, raccogliendoli in un
piccolo locale pre.so in affitto.
Divenne alfiere nella chiesa
evangelica «confessante»,
quella parte della chiesa che
rifiutò i dogmi antisemiti del
nazismo; però non si accontentò di tale situazione per
passare da una fede prevalentemente teorica a una testimonianza concreta, e arrivò a
lottare contro il potere di Hi
tler fino a compromettersi e a
provare il carcere; infine ci fu
il martirio della pena di morte
nel 1945, a 39 anni, nel campo di concentramento di Flossenburg.
Bonhoeffer, convinto nonviolento, e.sortava la chiesa a
togliere le armi dalle mani dei
suoi fedeli. Studioso, contestatore, pacifista era anche devoto credente che leggeva la
Bibbia e pregava ogni giorno,
giungendo a raccogliersi in
preghiera in ginocchio davanti alla forca. Bonhoeffer elevò
in quel teiribile momento una
preghiera di tale spiritualità
da impressionare chi gli stava
accanto per raccogliere le sue
estreme parole.
Bonhoeffer ha sognato una
chiesa avente per fondamento
quale «statuto» il Sermone
sul monte. Uno statuto, ha
concluso Ricca, che deve essere elaborato e rispettato ma
che purtroppo finora non ò affatto accettato fino in fondo.
Ricca ha aggiunto: «Bonhoeffer è morto giovane, e nulla
del suo pensiero è invecchiato; sta davanti a noi, ò in
cammino e noi lo stiamo seguendo». Il giorno dopo il pastore Paolo Ricca ha tenuto il
culto nella nostra chiesa.
5
VENERDÌ 24 MARZO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
A Febe Rossi Cavazzutti il premio «Pisa donna» per l'attività in favore dei diritti umani
L^mpegno sociale scaturisce dalla fede
vissuta nella comunità metodista
LEONARDO CASORIO
Mercoledì 8 marzo, nella
Sala delle Balear! del
municipio di Pisa, in collaborazione con la Consulta Camf
(Comitato associazioni movimenti femminili) della città, il
sindaco Piero Floriani ha
conferito, in una cerimonia
pubblica, il «Premio Pisa
donna 1995» a Febe Rossi
Cavazzutti per la sua attività
sociale e didattica nel Sud
Africa deir apartheid.
11 «Premio Pisa donna»,
istituito una decina di anni fa,
è assegnato ogni anno dal Comune in collaborazione con il
Camf a personalità eminenti
in campo culturale, scientifico, letterario, sociale quale significativo riconoscimento.
In anni precedenti il premio è
stato assegnato alla scienziata
Vittoria Nuti Ronchi, alla
scrittrice Armanda Guiducci,
alla direttrice d’orchestra Elisabetta Conti, a Ortensia Allende, vedova del presidente
cileno, alla sportiva Nicla Migliori, alla regista Cristina
Comencini e a Dominique De
Ferrières per le donne di Angers, in occasione del decennale del gemellaggio con
quella cittadina francese, capoluogo del dipartimento
Maine-et-Loire.
La scelta di assegnare il
prestigioso riconoscimento alla sorella Febe Cavazzutti
Rossi è avvenuta dopo una selezione fra una rosa di candidate proposte dal Camf, che
vedeva Rosa Bresciani, Rità
Levi Montalcini, Cristina Piacenti, Marina Salomon, Barbara Spinelli, Susanna Tamaro. Alla presidenza, insieme al
sindaco Floriani erano presenti l’addetto stampa dell’ambasciata del Sud Africa in Italia,
Serreira Qobos, la signora
Paola Cordero di Montezemolo deH’associazióne «Soroptimist» e Fiammetta Finzi Contini dell’associazione femminile mondiale Fldapa, nonché
Marily Scorsonelli Manfrini,
già presidente della Commissione provinciale delle pari
opportunità e attuale rappresentante del gruppo femminile della Chiesa valdese in seno alla commissione stessa.
Autorità civili, militari, il pastore della Chiesa valdese di
Pisa, Guido Colucci, rappresentanti di comunità evangeliche locali e regionali, esponenti delle varie associazioni
femminili in città hanno fatto
da corona alla cerimonia.
Nel suo lungo intervento il
sindaco ha voluto ricordare il
significato che da tempo
l’amministrazione ha dato alla giornata della donna con il
conferimento del premio, perché al di là della semplice
funzione celebrativa, essa è
un momento ulteriore di partecipazione attiva alle lotte
per la parità dei diritti nel
concreto della vita civile, sociale e istituzionale:
Di Febe Cavazzutti ha ricordato il grande impegno sociale: laureata a Cambridge,
docente per i servizi europei
Il sindaco di Pisa, Piero Fioriani; conferisce ii premio «Pisa donna» a Fede Rossi Cavazzutti
all’Università del Maryland,
diplomata in Teologia alla
Facoltà valdese di Roma, prédicatrice locale dell’Unione
delle chiese valdesi e metodiste, inizia il suo impegno nel
Sud Africa dell’apartheid nel
1976 dopo i contatti con il
pastore metodista nero Sol
Jacob, docente sudafricano
per i seminari intemazionali
che il Consiglio ecumenico
delle chiese tiene a Ginevra.
Viene così a sapere delle orribili sofferenze che il regime
dell’apartheid infligge al popolo nero sudafricano, e in
particolare dell’uccisione di
650 bambini neri nella rivolta
degli studenti di Soweto il 16
giugno dello stesso 1976. Da
allora si è dedicata alla causa
di quel popolo la cui storia in
quegli anni era poco conosciuta in Italia, diffondendo
nella penisola una seria documentazione sulle condizioni
di vita in Sud Africa.
A lei si deve la fondazione
di quella che è tuttora l’unica
scuola materna e elementare
interrazziale e interreligiosa
del paese, che si trova nel Na
tal, fra le zone nera e indiana
di Pietermaritzburg, e che
contrasta daH’interao le leggi
dell’apartheid. Soltanto nel
1990, poco prima della caduta del regime e della liberazione di Nelson Mandela, Febe Cavazzutti ha riottenuto il
visto di ingresso nel paese.
Dal 1991 è inoltre vicepresidente della Società mondiale
metodista di studi storici e dal
1993 è membro della Commissione giustizia e diritti
dell’uomo della Comunità
evangelica di azione apostolica (Cevaa).
Con un parlare pacato, deciso, sereno e soprattutto con
il consueto sorriso di fiducia
la sorella Febe ha voluto dire
ai presenti che il proprio
coinvolgimento in azioni di
solidarietà e di impegno è
stato mosso dal Vangelo di
Gesù, che ha speso la propria
vita per l’umanità, e dalla caratteristica di socialità della
sua chiesa, la metodista: non
è possibile spiegare perché
ciò avvenga, ma avviene.
«Trovo splendido che Pisa e
la sua amministrazione ab
biano un orizzonte così grande - ha detto tra l’altro -,
che siano idealmente collegati a una terra splendida che
ha patito grandi sofferenze.
Questa sensibilità per la dignità degli uomini e delle
donne fa onore alla vostra
città». Ricordando le parole
di Desmond Tutu, suo buon
amico e oggi arcivescovo anglicano a Città del Capo, Febe Cavazzutti ha concluso dicendo che le grandi realizzazioni avvengono solo se hanno un grande sostegno:
«Quando qualcuno vuol essere al di sopra della folla per
poter vedere bene, lo può fare solo se la folla lo alza e lo
sostiene». Un commosso,
amichevole e caldo applauso
ha sottolineato il suo dire.
Nel pomeriggio la, comunità valdese di via Derna si è
stretta in còmunione fraterna
alla sorella Febe, gioendo con
lei per l’importante riconoscimento che ha proiettato l’impegno di una credente cristiana in un mondo che sembra
ormai diventato attento solo a
opportunità di potere di parte.
> , si"
Il XVII Febbraio ricordato dalla Chiesa valdese di Orsara
La libertà è un bene prezioso
Come tutti gli anni la nostra comunità ha celebrato il
17 febbraio la domenica successiva alla data vera e propria. Per noi, così distanti
dalle valli valdesi, questa celebrazione di quel famoso e
lontano 1848 è sì una celebrazione per la libertà religiosa, ma anche una giornata
per ricordare la libertà di coscienza di tutti gli italiani, libertà che spesso è stata messa in discussione nel nostro
paese in certi momenti storici
non troppo lontani.
Siamo veramente felici in
quanto, con l’aiuto del Signo
TAVOLA VALDESE
Vacanza di chiese
La Tavola, a seguito della emeritazione del past. Thomas
Soggin, proclama la vacanza della Chiesai cristiana evangelica di Bergamo, a partire dal 1° ottobre 1996, secondo
l’Art. 14 R04. La designazione del nuovo pastore dovrà avvenire in base agli Artt. 12, 13, 14, 20, 21, 22 e 23 di R04 e
all’Atto Sinodale 21/SI/35 entro il 30 giugno 1995.
re, la giornata di fede e di festa è stata davvero meravigliosa; il merito di questo
successo deve soprattutto andare all’impegno profuso dalla pastora Maria Adelaide Rinaldi. Della riuscita avevamo
già avuto sentore dalla partecipazione al culto tenuto dal
prof. Giorgio Girardet, con
una bella predicazione sulla
lettera agli Efesini; la partecipazione è stata veramente eccezionale per Orsara: non solo il tempio era stracolmo,
ma altrettante persone e forse
di più occupavano la strada
di fronte alla chiesa, tanto
che la stessa circolazione ha
dovuto subire delle deviazioni. La cosa più bella ed entusiasmante era che, oltre alle
comunità valdesi di Cerignola e di Foggia, era presente la
comunità cattolica di Orsara,
guidata dal parroco, don Salvatore Ceglia.
Terminato il culto, ci siamo
avviati per partecipare al
pranzo comunitario: crediamo che sia la prima volta in
Italia che esso si è tenuto
presso la sala parrocchiale; in
questa sala, per quanto vasta,
a malapena sono riuscite ad
entrare tutte le persone convenute; dopo la preghiera c’è
stato il saluto del parroco don
Ceglia. Terminato il pasto,
allietato inoltre dall’arrivo
del pastore di Taranto Odoardo Lupi, è seguita un’interessante visita al museo etnografico di Orsara; la giornata è
poi proseguita con la conferenza tenuta dal prof. Girardet sul tema «Dignità e lavoro», nella sala consiliare del
municipio, con la presenza
del sindaco. Del Priore. La
celebrazione si è poi conclusa con un falò in località San
Michele, di fronte alla casa
parrocchiale, con canti di vari
inni e con il canto finale del
Giuro del Sibaud da parte
dell’assemblea.
Vorremmo concludere con
le parole che si trovano nel
libro del profeta Isaia: «Così
è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna
a me a vuoto, senza aver
compiuto quellò ch’io voglio,
e menato a buon fine ciò per
cui l’ho mandata».
SCIGLI — In una atmosfera veramente serena, cordiale e partecipata martedì 7 marzo, nella chiesa metodista di Scicli, si
è celebrata la «Giornata mondiale di preghiera». È stato
bello ed edificante essere riuniti in preghiera con fratelli e
sorelle protestanti e cattolici; si è adattata e seguita la liturgia preparata dalle donne del Ghana, appartenenti a diverse
confessioni: Chiesa cattolica, anglicana, metodista, presbiteriana, Esercito della Salvezza, Chiesa unita. La liturgia
conteneva preghiere, canti, testimonianze di rifugiati, letture bibliche, cenni storici sul Ghana e progetti dei ganaensi
da realizzare per l’avvenire. Il titolo della liturgia, «La terra, una casa per tutti», ha fatto sì che tutti i presenti si sentissero veramente fratelli di una stessa famiglia, che pregano e sperano perché concordia, solidarietà, pace e. giustizia
regnino in questo nostro mondo che è casa di tutti.
Quest’ora di comunione fraterna ha fatto dimenticare perfino diversità di riti e interpretazioni.
MILANO — Domenica 5 marzo nella chiesa battista di via
Pinamonte a Vimercate (Mi) ha avuto luogo la «Giornata
mondiale di preghiera della donna», con la partecipazione
dei gruppi femminili di Milano e di Varese composti da anglicani, battisti, cattolici. Esercito della Salvezza, luterani,
metodisti e valdesi. La liturgia, preparata quest’anno dalle
donne cristiane del Ghana, è stata seguita con viva attenzione e ravvivata dalla corale della chiesa battista. La meditazione, ricca di spunti assai stimolanti, è stata fatta da
una sorella cattolica sul testo di Luca 15, 11-32 (la parabola del padre misericordioso). Due sorelle ganaensi hanno
cantato degli inni come sono solite fare nella loro terra per
stimolare i presenti alla gioia del dono, durante la colletta
che anche quest’anno è stata devoluta alle varie iniziative
in corso nel Ghana per alleviare la situazione delle donne.
Lo spirito di fraternità e lieto incontro è rimasto costante
sin dall’inizio del culto che ha trovato una naturale conclusione nella celebrazione della Santa Cena. L’incoraggiante
partecipazione di nutrite rappresentanze dei vari gruppi
femminili, compreso quello cattolico, spinge a un impegno
maggiore per gli anni futuri in modo da far considerare
questo tipo di incontri occasioni sempre più valide per una
testimonianza e im impegno veramente ecumenici dentro e
fuori le singole denominazioni, (sa.br.)
BARI — Dal 30 marzo al 2 aprile si terrà l’Expo-libro della
Fiera del Levante. Sarà allestito uno stand della Claudiana.
Domenica 2 aprile ricorderemo il centenario della nostra
chiesa valdese: alle ore 10,30 si terrà un culto con la partecipazione delle chiese avventista, battista e valdese di Bari,
di ospiti e membri delle chiese vicine. Sarà presentato un
opuscolo sulla storia della Chiesa valdese di Bari, a cura di
Evelina Vigliano. Dopo l’agape si terranno recite, canti e
messaggi: tra gli ospiti è prevista la partecipazione della
corale ecumenica di Bari, del gruppo regionale giovanile
avventista e del gruppo Egei.
OMEGNA — Domenica 9 aprile, alle ore 10,30, si terrà la
giornata comunitaria del Circuito sul tema «Il riconoscimento dei ministeri nella chiesa».
BIELLA— Al culto del 19 febbraio, in cui la comunità valdese ricordava l’emancipazione, ha partecipato un rappresentante del sindaco di Biella, che ha rivolto un simpatico messaggio. La chiesa si è poi trattenuta per un pranzo comunitario net corso del quale Franco Taglierò ha rievocato, con
l’aiuto di Tavo Burat, alcune pagine della storia valdese.
• È iniziata a febbraio una nuova esperienza di incontro con
i cattolici biellesi, consistente in un ciclo di quattro studi biblici sugli scritti di Luca, tenuti alternativamente nei locali
della Chiesa valdese e nel Seminario diocesano, dal sacerdote don Perini (docente di Nuovo Testamento presso il seminario) e del pastore. Ai primi due incontri sono intervenute circa settanta persone. L’iniziativa si concluderà nel
mese di maggio con un culto evangelico nella chiesa valdese organizzato in accordo con la Commissione diocesana
per Tecumenismo e il dialogo.
• Con una conferenza su Domande sul diavolo del pastore
Plescan è iniziata una serie di appuntamenti biblico-teologici pubblici organizzati dalla comunità valdese. Il pastore di
Ivrea ha presentato il suo libretto dallo stesso titolo, edito
dalla Claudiana. Anche se il pubblico non era molto numeroso il dibattito è stato vivacizzato, in modo anche poco
corretto, dagli interventi di alcuni membri della Comunità
cristiana di Biella, che diffonde manifestini in città in cui si
autopresenta come luogo in cui avvengono guarigioni e si
scaccia il malocchio.
• In occasione della Giornata mondiale di preghiera delle
donne il gruppo femminile della comunità ha animato il
culto utilizzando la liturgia delle donne del Ghana e presentando un sermone sulla parabola del Padre misericordioso.
Il messaggio delle donne è stato molto apprezzato e la comunità è loro riconoscente.
PRAMOLLO — Il culto del XVII Febbraio è stato caratterizzato dalla partecipazione della corale, ma soprattutto dalla
presenza del pastore Paolo Spanu, che nel corso della predicazione ci ha rivolto un attuale e vibrante messaggio. Lo
ringraziamo di cuore e ci auguriamo di riaverlo presto in
mezzo a noi. Un grazie sincero va anche alla filodrammatica che ha presentato con molto impegno e successo il
dramma «E lucean le stelle» replicandolo in due serate, nonostante l’affluenza di pubblico non sia stata massiccia come altre volte.
• Ci hanno lasciati il fratello Luigi Long all’età di 84 anni e
il fratello Alberto Jahier, di 78 anni. Ai loro familiari
esprimiamo la nostra simpatia e la fraterna solidarietà della
comunità.
VILLAR PELLICE — Domenica 12 marzo, durante il culto al
quale hanno partecipato i bambini della scuola domenicale,
è stata battezzata Daniela di Desi e Natalino Catalin. Ci rallegriamo con Lorena e Adino Giordan per la nascita di Emilie e con Lilia e Bruno Catalin per la nascita di Lorenzo.
• La comunità vuole essere vicina ai familiari delle sorelle
che ci hanno lasciato: Amalia Beimondo in Vian, di 71 anni, e Livia Dufour ved. Davit, di 82 anni, ospite della casa
Miramonti.
6
PAG.
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 24 MARZO 1995
LA LUCE È VENUTA NEL MONDO
GIOVANNI ANZIANI
In questo brano evangelico
ascoltiamo una bella storia; quella della luce e delle
tenebre. Una storia affascinante, accattivante, coinvolgente. Di questa storia noi ne
siamo testimoni più che spettatori curiosi, anzi direi che
siamo attori responsabili in
quanto è la storia della nostra
vita: luce e tenebre sempre
presenti e sempre in conflitto.
All’inizio del nostro XX
secolo, venne scritta e rappresentata un’opera lirica intitolata: «Il ballo excelsior».
Attraverso una serie di stupende scene di ballo classico,
si voleva cantare la vittoria
del progresso tecnologico e
scientifico sopra ogni schiavitù del lavoro umano abbruttito e sopra ogni superstizione. La luce delle scoperte e
delle invenzioni dell’era contemporanea è vincente sulle
tenebre del mondo oscuro
della brutalità umana e della
schiavitù a signori oppressivi.
In quell’opera vi è una danza
tra la «luce» e le «tenebre»
con momenti altamente drammatici di una lotta senza limite: non è scontato che la luce
debba sempre trionfare sulle
tenebre! Ricordando quest’
opera siamo come introdotti
nella meditazione del brano
evangelico: anche qui vi è un
conflitto tra luce e tenebre; la
luce è quella della verità, della giustizia, della vita; le tenebre sono quelle del mondo
vivente lontano dal suo Creatore e nel quale sembra essere caduta, nella vanità, ogni
speranza e ogni giustizia.
La luce
Il nostro mondo produce
ogni giorno segnali tenebrosi, oscuri, nei quali possiamo intravedere solo la vittoria della menzogna e odorare profumi di morte. Ci
viene detto che noi e il nostro
mondo non possediamo la luce: essa deve venire, anzi è
«Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la
Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è
stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle
cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce
degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non
l’hanno ricevuta. Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome
era Giovanni. Egli venne come testimone per render testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli stesso non era la luce, ma venne per render testimonianza alla luce. La vera luce che illumina ogni uomo stava per
venire nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per
mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. E venuto in
casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che
l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio:
a quelli, cioè, che credono nel suo nome»
(Giovanni 1, 1-12)
venuta. Ci viene detto che
noi e il nostro mondo non conosciamo la luce; essa è presente e illuminante, ma non
viene accolta. Ci viene detto
che noi e il nostro mondo abbiamo compiuto una scelta di
tenebre, anzi si è preferito la
lontananza da Dio quale perdita di idealità ed evasione
nell’effimero.
Oggi la luce della vita viene, ma preferiamo le tenebre.
Ci basti un dato tra i molti: alla porta del nostro paese bussano popoli emarginati dalla
nòstra economia del progresso è dello sviluppo; alla porta
del nostro paese avvengono le
più terrificanti violenze del
tempo di guerra; alla porta del
nostro paese, vicino a noi,
nelle città come la nostra, si
inneggia al razzismo impedendo un serio cammino di
pace e di giustizia trai popoli.
Questo avviene, oggi! E noi
nel quotidiano vivere non ne
siamo sconvolti, tutto ci appare normale e proseguiamo il
nostro cammino senza scosse
e senza preoccupazioni. Anzi
cerchiamo di scaricare su altri
le nostre responsabilità con
affermazioni qualunquiste.
Anche se a volte esprimiamo
denunce sull’indifferenza altrui di fronte ai mali del momento, in realtà noi rimaniamo fuori dal coinyolgimento
delle tenebre che sono attorno
a noi rifugiandoci nel nostro
tornaconto personale. Amiamo le tenebre più della luce!
Nellà storia dell’Evangelo di
Giovanni, la luce è segno
dell’opera di Gesù Cristo;
egli è venuto, ha operato, è
stato respinto proprio da chi
maggiormente lo aveva conosciuto. Così inizia un conflitto tra luce e tenebre. Un conflitto eterno, mai fiiiito perché
ancora una volta le tenebre
riescono a porre uno schermo
oscuro alla luce, perché nuovamente si è affascinati dall’
oscurità amando noi stessi
più del nostro Signore.
Gesù Cristo
In questo conflitto Gesù ha
incontrato alcuni, non sappiamo se molti o pochi, i
quali (come in un miracolo)
hanno accolto la luce. Si è
verificato ciò che scrive l’autore dell’Apocalisse; «Ecco,
io sto alla porta e picchio: se
uno ode la mia voce ed apre
la porta, io entrerò da lui e
cenerò con lui ed egli meco».
(Apocalisse 3, 20). Chi sono
costoro? Sono sempre figli e
figlie di questo mondo. Sempre noi, né buoni né cattivi,
né credenti né increduli. Noi
che ascoltiamo oggi questa
storia evangelica. Noi che costruiamo delle cose per poi
distruggerle, che accogliamo
lo straniero che è nella nostra
città per poi emarginarlo nella dipendenza, che preghiamo
per un mondo migliore e poi
viviamo operando per un
mondo vecchio, senza amore.
Noi abbiamo udito la parola
di Dio e abbiamo creduto, pur
nella nostra incredulità, nel
nome di Gesù. Questo è il
«miracolo» della fede. Noi increduli, crediamo. Noi figli
della cecità, vediamo. Noi tènebre siamo luce. Ciò ci consente di ricevere un diritto;
essere chiamati figli di Dio,
del Dio della luce e dell’amo
re, della giustizia e della pace.
Figli di un Padre il quale per
l’allegrezza di averci ritrovati
organizza una grande festa e
ci fa gustare, qui e ora, i frutti
del suo Regno futuro.
Oggi è preparata per noi la
vittoria della luce sulle tenebre perché la luce non sarà
sconfìtta, né sopraffatta, ma ci
consentirà di trovare una vita
nuova nella comunione col
Signore. Tutto questo è e rimane nel desiderio e nella nostra aspirazione? La luce sarà
vittoriosa solo un giorno il cui
avvento non ci è dato di conoscere. mentre adesso ci è concessa la dimensione dell’attesa dell’intervento di Dio? La
luce resta fuori dal nostro
tempo di contraddizioni e di
tenebre? Oppure «...questa
vittoria è un fatto che vive già
nella realtà di qui e di ora, per
noi e per gli altri, ed ha già
oggi effetti concreti, concrete
ricadute sulla nostra vita e
sulla vita di questo nostro
mondo»?' Ecco, io credo, credo fermamente che la vittoria
della luce sulle tenebre non
resta né rinchiusa nelle pagine
bibliche, né rinchiusa nelle
danze de «Il ballo excelsior»,
né rinchiusa nelle nostre attese. Essa non ci è presentata
come un momento bello, forte
di spiritualità, ma è come una
calamita: ci vuole come attori
e protagonisti della sua luce
eterna.
In questa situazione noi
siamo capaci di amare e di
realizzare giustizia come
nuovi figli di Dio, figli della
luce e della vita. Per la vittoria di Gesù Cristo le tenebre
sono sconfitte! Siamo sicuramente in una situazione di
lotta contro il peccato e le tenebre, ma questa lotta la possiamo compiere al suono delle trombe della vittoria, dietro le bandiere del Cristo vittorioso, per cui quand’anche
ogni giorno ci scontriamo
con angeli e con principati e
con potestà siamo più che
vincitori in virtù di colui che
ci ha amati e nulla potrà separarci dall’amore che è in
Cristo Gesù, il Signore.
(1). Sergio Aquilante, Per
un socialismo cristiano, Claudiana, p.76.
Preghiera
Dio nostro, ti benediciamo per la tua pace, così diversa
dalla nostra, che è la pace del compromesso e non della riconciliazione. Ti benediciamo per la tua giustizia, così diversa dalla nostra, che rischia sempre di essere parziale. Ti ringraziamo per il tuo amore generoso, così diverso dal nostro,
che si rivolge solo a chi ci è amico. 11 tuo amore dona speranza agli afflitti, scalda i cuori, apre i nostri occhi, ci fa intravedere il bagliore della gioia che illumina la nostra vita.
Grazie, Signore. Amen
(da Liturgia delle chiese valdesi e metodiste)_______
INIZIATIVA PER I LETTORI DI «RIFORMA»
Il 17 febbraio di ogni anno si ricorda la concessione dei
diritti civili ai valdesi (17 febbraio 1848) che aprì una
grande stagione di libertà per tutte le chiese evangeliche
poi presenti sul territorio italiano.
In questa occasione la redazione di Riforma offre ai suoi
lettori la possibilità di approfondire la conoscenza di alcuni importanti avvenimenti storici, acquistando a prezzo
fortemente scontato i seguenti volumi della Claudiana:
Giovanni Jalla - Storia della
Riforma in Piemonte fino alla morte di Emanuele Filiberto (1517-80)
(2- ediz.), pp. 420
L. 39.000, scontato L. 19.500
Una ricerca esemplare su un
aspetto ignorato della vita politico-religiosa del Piemonte del
’500. Ristampa anastatica dell’edizione Claudiana, 1914.
Giorgio Bouchard - Il ponte
di Salbertrand. Il ritorno dei
valdesi in Italia (1689)
pp. 80, 47 disegni e 33 grandi foto in b/n
L. 22.000, scontato L. 11.000
L’autore fa rivivere vivacemente
la più famosa pagina della storia
valdese, I magnifici disegni di U.
Stagnare e le incisive foto di A.
Merlo immergono visivamente il
lettore nei luoghi storici e tra i
personaggi delTepoca.
Giorj^o Booch»d
IL PONTE DI
SALBERTRAND
Il ritorno dei valdesi in Italia
Gerolamo Miolo - Historia breve e vera de gl’affari de
i valdesi delle Valli (1587)
a cura di Enea Balmas
(2- ediz.), pp. 160
L. 20.000, scontato L. 10.000
Anonimo - Histoire memorable de la guerre faite par le
due de Savoge Emanuel Philebert cantre ses subjects
des Vallées [...] (1561)
a cura di Enea Balmas e Vittorio Diena
testo originale con versione italiana a fronte, pp. 180
L. 20.000, scontato L. 10.000
Denys Bouteroue - Discorso breve delle persecuzioni
occorse in questo tempo alle chiese del Marchesato di
Sa lazzo. (1620)
Introduzione, note e appendice di Enea Balmas, testo originale
francese e versione italiana di G. Zardini Lana, pp. 280
L. 30.000, scontato L. 15.000
Tre testi del 1500 e 1600 che offrono una testimonianza
preziosa della resistenza valdese e delle chiese riformate
del Piemonte alla repressione cruenta del sovrano feudale.
Grado Merlo - Vaidesi e valdismi medievali
I voi., pp. 160
L. 20,000
scontato L. 10.000
II voi., pp. 184
L. 27.000
scontato L. 13.500
Da numerosi frammenti del complesso fenomeno dell’eresia medievale in Italia e Francia nei secoli Xll-XVl,
appare un insieme di
viva spiritualità che torna a interrogare la cultura del nostro tempo.
valetesi
e valdismi
medievali
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L’offerta è valida solo fìno al 31 marzo 1995 e per invii in Italia.
1 volumi devono essere ordinati
esclusivamente alla nostra redazione
con lettera (via Pio V, 15 - 10125
Torino - fax 011-657542) o per telefono 011-655278.
7
Spedizione in abb. postale/50 - Torino
Ih caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT 'Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
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DESI
VENERDÌ 24 MARZO 1995 ANNO 131 - N. 12 LIRE 2000
Si fa un gran parlare degli
effetti positivi che i campionati del mondo di sci di
Sestriere nel 1997 potrebbero
portare alle nostre valli,
dell’indotto, dei benefici
all’economia. E fuor di dubbio che nei dieci giorni della
competizione in alta valle ci
sarà un gran movimento ma è
altrettanto vero che non ci si
può limitare a una competizione di pochi giorni. Ma al
momento, al di là di un’affannosa rincorsa nella ricerca
di qualche finanziamento in
più per le strade cosa si è
mosso? Quale progettualità si
è concretamente sviluppata?
Puntare tutto su pochi giorni
presenta degli enormi rischi
(basta andare a chiedere agli
organizzatori dei Moridiali
LA RICETTIVITÀ NELLE VALLI
POSTO LETTO
PIERVALDO ROSTAN
’95 in Spagna che hanno visto annullata la manifestazione per mancanza di neve) e
non è detto che basti a giustificare grandi investimenti il
discorso sull’immagine positiva che indubbiamente si riceverebbe in caso di successo della manifestazione.
Al di là dei Mondiali che
cosa offre la zona? Potenzialmente molte attrattive turistiche, anche se ci sono
grandi differenze fra Sestriere e dintorni e la piccola pista di pattinaggio di Prali o il
Campetto per il calcio di
Bobbio Pellice. Soprattutto
dobbiamo ancora costruire
una cultura dell’accoglienza
verso il turista che sulla vacanza può investire solo fino
a un certo punto. Con la fine
dell’estate probabilmente
chiuderà i battenti il più famoso hôtel di Torre Pellice,
Pinerolo
Parcheggio
difficile in ore
di punta
Parcheggiare a Pinerolo è
diventato sempre più arduo;
non solo nei giorni di mercato, dove ciò è addirittura proibitivo, ma quotidianamente e
nelle ore più «calde» trovare
un posto in centro è una
scommessa. Per la verità molto è legato alla solita abitudine degli automobilisti a portarsi con l’auto fin sotto l’ufficio o il negozio dove si va a
fare la spesa. La scorsa settimana l’amministrazione comunale ha deciso quello che
era nell’aria da tempo e ormai
una necessità: l’istituzione di
parcheggi a pagamento. La
zona dove occorrerà munirsi
di ticket (costo iniziale 1.000
lire) comprenderà le aree prospicienti le banche S. Paolo
(piazza Barbieri), la Crt (corso Porporato), nonché via
Buniva, piazza Cavour, un
tratto di via Duomo.
Per il Comune, alla costante ricerca di fondi, l’amministrazione prevede un introito
di alcune centinaia di milioni, tra l’altro ottenuti in pratica senza investimenti in
quanto è stato deciso di non
gestire in proprio l’operazione ma di affidarla mediante
appalto ad una ditta esterna.
Saranno in tutto' 650 posti
mentre resterà comunque il
libero parcheggio in molte
. zone, tra cui la centralissima
piazza Vittorio Veneto.
C’è comunque consenso
introno alla decisione del
Comune, anzi già in passato
vi erano state richieste esplicite in tal senso; restano peraltro due questioni di fondo:
la creazione di nuovi parcheggi, possibilmente sotterranei per la cui costruzione si
dovrebbe attingere direttamente dai fondi ottenuti coi
parchimetri e, strettamente
collegato al discorso dei posti macchina e della mobilità
interna alla città, il discorso
relativo alla pedonalizzazione del centro storico.
' ' ' ' ...............
La Regione Piemonte ha approvato all'unanimità una legge innovativa
La tutela della montagna è fonte dì sviluppo
La Regione per la montagna: con una legge approvata all’unanimità nella
seduta del 3 marzo, il Consiglio regionale ha delineato
una serie di interventi che si
articolano su quattro direttrici. La tutela della montagna
come fattore sviluppo economico e sociale; lo sviluppo
globale che esalti le vocazioni e le specificità dei singoli
territori, promuovendo servizi economicamente gestibili;
l’esaltazione delle autonomie
locali in tutti i loro aspetti
pur restando fermo il ruolo di
indirizzo e di programmazione della Regione; il superamento del contrasto tra le esigenze di conservazione e tutela e quelle di progresso.
Il relatore del provvedimento, Alfredo Penasso, ha
spiegato che la legge «attribuisce alla Comunità Montana la funzipne di Unione di
Comuni e le attribuisce compiti di coordinamento nel governo fisico e socioeconomico del territorio. Questa legge
non ha l’ambizione di essere
esaustiva dei problemi della
montagna, né di affrontare in
modo definitivo i rapporti tra
I vigneti suila coilina di Pomaretto
le diverse entità istituzionali:
stabilisce però i presupposti
necessari a sviluppare una
politica organica e compiuta
per la salvaguardia del territorio e per il sostegno allo
sviluppo socio-economico
delle zone montane».
Il Piemonte con questa legge riconosce la propria specificità di regione àlpina e, prima tra le Regioni italiane, applica la legge 97 del 1994. In
aula il dibattito si è protratto
a lungo, anche perché erano
stati presentati numerosi e
mendamenti dai consiglieri
Carolina Pozzo e Donato Adduci, critici perché «la legge
ha un uso utilitaristico e di
sfruttamento della montagna
e non tiene conto della fragilità del territorio montano».
Alcuni emendamenti sono poi
stati accolti e la legge ha trovato il consenso di tutte le
forze politiche.
Walter Giuliano (Verdi) ha
detto: «Accogliamo con favore di massima questa legge
perché completa un impegno
che il nostro paese ha iniziato
ad attuare nella legge 142 con
il nuovo ruolo della Comunità montana in campo programmatorio. Tuttavia rimangono alcune perplessità, come ad esempio quelle che riguardano la pianificazione
territoriale o il riconoscimento della caccia e della pesca
come risorse sulle quali puntare in modo prioritario».
Roberto Vaglio (Federalisti
liberaldemocratici) ha dichiarato: «Esprimo voto favorevole: qualcosa sta cambiando
in meglio. Questa è una legge
che vuole promuovere lo sviluppo economico di un’area
da sempre depressa e sarà
una delle cose buone per cui
verrà ricordata questa legislatura. Con questi interventi
poniamo l’entusiasmo e le
braccia per muoverci a favore della montagna». Pino,
Chiezzi (Rifondazione comunista): «Voto a favore, è un
buon strumento che consegniamo a chi governerà la
Regione dopo di noi». Alberto Buzio (Pds): «È una legge
importante perché ribadisce
nei fatti la grande attenzione
che abbiamo sempre dedicato
alla montagna».
«sl
e sempre fatto così»: e dunque
perché innovare? È ben nota la
difficoltà, in particolare nelle chiese delle Valli, di proporre dei cambiamenti: dal
modo di fare la colletta alla posizione dei
banchi alla Santa Cena. E certamente,
non solo oggi, anche per quel che riguarda la vita spirituale, come leggiamo in
questa cronaca su Bobbio, ricavata da
«Cento anni di storia valdese».
«Presto comincia a manifestarsi il fenomeno della emigrazione. Si rileva con
preoccupazione le pessime influenze che
subiscono quelli che soggiornano temporaneamente a Marsiglia. Nel 1868 si trovano in questa città non meno di 2.000
Valdesi, e ci si domanda se non sarebbe
il caso di mettere un Pastore in questa
città. (...) Nel 1859 numerosi partono per
l’Uruguay. Nel 1880, 26 altri vanno in
Argentina, e a poco a poco molti altri si
stabiliscono a San Giovanni.
Col 1875 inizia il suo ministero il Pastore Bartolomeo Gardiol, che si fermerà
IL FILO DEI GIORNI
RISVEGLIO
MARCO ROSTAN
a Bobbio per ben 44 anni (...). È stato
uno di quei Pastori del risveglio, che ha
lottato per un approfondimento della vita
spirituale delle Valli Valdesi. Ma egli
dovette subito rendersi conto delle difficoltà per realizzare questo ideale. “Non è
facile innovare qui - egli scrive nel suo
primo rapporto se ci si prova, si rischia
di compromettere tutto. Prova ne sia che,
avendo voluto'provare di far cantare al
pubblico un inno della raccolta della
chiesa Evangelica Valdese, ci siamo attirati delle amare critiche e la promessa di
fare peggio in caso di recidiva”. Il Pastore tuttavia non si scoraggia, e cerca di far
comprendere il vero concetto di Chiesa:
“La nozione di Chiesa, comprendente
quelli che hanno creduto e vogliono vivere una vita santa è assolutamente ignorato dalla maggioranza. Per costoro non
vi è nessuna differenza tra la Chiesa e il
mondo: si può appartenere contemporaneamente ai due” (...). Nel 1896, dopo il
culto si tiene una riunione di preghiera, e
per alcuni anni vi partecipa una cinquantina di persone. Vi sono anche delle infiltrazioni darbiste, e nel 1898 si lamenta
che 9 Valdesi abbiano lasciato la Chiesa
per passare alla setta (...).
Ma, come ovunque, il desiderato Risveglio non si è prodotto. Si è ottenuto
una maggiore differenziazione fra gli indifferenti e il nucleo attivo.'Si sono moltiplicate le attività: scuole domenicali,
unioni, migliore manutenzione degli stabili. Il tempio è stato restaurato radicalmente nel 1880 e nel 1939».
E il resto? La domanda è valida anche
oggi, e certo non solo a Bobbio.
quattro stelle divenute inavvicinabili per un turismo nella media europea; e i posti
letto in vai Pellice si ridurranno a poche decine. Pinerolo ha un solo albergo (un
altro è in previsione proprio
per i Mondiali), a Villar Perosa si parla di cambiamenti
radicali.
Sono segnali evidenti, neppure nuovi, di un cambiamento nelle esigenze e nelle
possibilità di turismo alle
valli; da un lato si intraprendono percorsi nuovi legati
all’ambiente, alle miniere, ai
musei, ai prodotti tipici,
dall’altro non si riesce a
sbloccare l’impasse dei posti
letto per i visitatori: anche
questo è un nodo centrale del
futuro delle Valli.
In Questo
Numero
Elezioni
Si vanno definendo gli
ultimi accordi per la tornata elettorale amministrativa del 23 aprile. Spicca tra
Paltro la mancata collaborazione tra sinistra. Partito
popolare e Lega per il comune di Lusema San Giovanni. Intanto abbiamo
parlato anche con il senatore Claudio Bonansea
percapire quale sarà l’orientamento del centro cristiano democratico nel panorama delle elezioni.
Pagina II
Galleria d'arte
Dopo che era rimasta
chiusa nel periodo invernale, la civica Galleria
d’arte contemporanea di
Torre Pellice riapre i battenti con una selezione
delle proprie opere, raccolte in quarant’anni di attività grazie all’opera di Filippo Scroppo.
Pagina II
Fotografia
Da più di vent’anni Lina
Gavina si dedica a ritrarre
in fotografia angoli, paesaggi, volti e architetture
della vai Pellice. Le sue
opere sono state più. volte
ospitate in mostre collettive o personali. Delle difficoltà e delle soddisfazioni
di questa attività abbiamo
parlato con l’autrice.
Pagina III
Ipermercati
Da qualche tempo hanno
fatto la loro comparsa anche nel Pinerolese grandi
strutture di vendita. La loro affermazione si colloca
però su un panorama disordinato per quanto riguarda il commercio. A risentirne sono soprattutto i
piccoli e piedi esercizi.
Ora una legge regionale
cerca di fare chiarezza.
Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle Yaui Iàldesi
VENERDÌ 24 MARZO 1995
L’antico ponte in pietra suiia strada tra Pradeitorno e ii Chiot
(foto M. Ghione)
Complesse tratttative per la formazione delle liste
Blocchi elettorali in vai Pellice
INCENDIO BOSCHIVO — Sono intervenuti i vigili del fuoco di Torre Pellice e Pinerolo, domenica sera, in località
Stringat per circoscrivere le fiamme di un incendio boschivo
alimentate da un forte vento caldo. Grazie al tempestivo lavoro dei volontari le fiamme sono state domate abbastanza
rapidamente impedendo che si espandessero ad aree vicine.
BOBBIO PELLICE: INTERVENTI SUI CORSI D’ACQUA — L’ultimo Consiglio comunale di Bobbio ha approvato il piano finanziario per interventi di assestamento forestale lungo il corso del torrente Garavaudan. Gli affluenti
del Pellice nella zona alta (Imeut, Crucilo, Eissart, Garavaudan appunto) necessitano di interventi sulle sponde, sulle
eventuali briglie e per il disalveo. Tranute la Regione Piemonte al Comune di Bobbio sono giunti 80 milioni per il
riassetto del territorio e la prima scelta è stata quella del Garavaudan. «Ci auguriamo - ha detto il sindaco, Charbonnier
- che questo tipo di interventi possa avere una certa continuità anche nei prossimi anni». Per intanto si parte da questo corso d’acqua affidando i lavori, tendenzialmente, ad
agricoltori locali secondo quanto prevede la legge 97 sulla
montagna; un modo insomma di intervenire sul territorio
offrendo anche a chi vive sul posto qualche opportunità di
reddito. Sono intanto a buon punto i lavori per l’area sportiva e in particolare la costrazione degli spogliatoi. Sul fronte
elettorale Aldo Charbonnier conferma la propria candidatura a sindaco con una lista di 12 nomi; poco si muove rispetto a una eventuale lista alternativa.
LUSERNA: VENERDÌ SI INAUGURA LA ROTONDA —
Dopo tanti lavori e altrettante interruzioni si inaugura finalmente la nuova rotonda costruita dalla Provincia di Torino
nel centro di Lusema San Giovanni; l’appuntamento è per
venerdì 24 alle 16, alla presenza di tecnici e autorità.
TESTIMONIANZE E FILM SULLA LIBERAZIONE — La
lotta di Liberazione dal nazifascismo vide nel territorio delle
valli valdesi numerosissimi e decisivi episodi. In particolare
la vai Pellice fu centro di un poderoso movimento di resistenza che contò più di mille partigiani combattenti. Molto
alto fu anche il contributo dato dalla popolazione civile. «Fu
proprio in queste valli che i partigiani riuscirono a liberare
una relativamente vasta zona dalla presenza dei fascisti di
Salò - scrive Leo Valiani nella prefazione di “La Resistenza
nelle valli valdesi’’ di Donatella Gay Rochat - anche se ciò
non valse ad evitare il ritorno offensivo dei tedeschi, che dovettero però combattere duramente e subirono notevoli perdite». Nello spirito della memoria storica per quei fatti di 50
anni fa il Comune di Torre Pellice. ha predisposto un programma di iniziative rivolte alla popolazione e ai giovani in
particolare. Si comincerà il 29 marzo con il primo di quattro
incontri di cinema e testimonianze, con la proiezione di «Libera amore mio» di Bolognini e al quale interverrà Frida
Malan, partigiana combattente. Gli incontri e le proiezioni si
svolgeranno presso la sala polivalente del cinema Trento alle 10,15 per le scuole e alle 20,30 per il pubblico.
PESCATORI: NASCE LO SPINNING CLUB — Si è costituito a Torre Pellice lo Spinning club, settore della Società
pescatori sportivi della vai Pellice. Questo gruppo si propone di diffondere la pratica e la diffusione della pesca con
esche artificiali, tecnica che gli aderenti considerano più
sportiva e adatta alla salvaguardia della fauna ittica. Lo
Spinning Club si propone inoltre di organizzare attività sociali, di promuovere la pesca tra i giovani e di tutelare e migliorare l’ambiente fluviale. Per informazioni rivolgersi al
responsabile. Franco Pallard, presso edicola Pallard, via Arnaud a Torre Pellice, tei. 0121-932770.
TRAUNSTEIN E DACHAU — Nell’ambito delle iniziative
per la ricorrenza del 50° anniversario della liberazione l’assessorato all’Istruzione del Comune di Pinerolo e le quattro
scuole medie hanno programmato un viaggio di istruzione a
Traunstein, città gemellata con Pinerolo, e Dachau, con visita al lager. Vi prendono parte una classe terza per ogni
scuola, accompagnati da un’insegnante e dall’assessore
Barbero. Altre tappe del viaggio sono Monaco di Baviera e
Salisburgo.
FIRME CONTRO I MAFIOSI — L’assemblea degli aderenti
del Gmppo per l’alternativa ha deciso di aderire a un’iniziativa indetta dall’associazione Libera, costituita da 116 Comuni e da gruppi e associazioni varie tra cui le Adi e Legambiente. Si tratta della promozione di una j^tizione popolare che dovrebbe raccogliere un milione di firme di cittadini da consegnare ai presidenti di Camera e Senato per la modifica della legge 575 del maggio 1965 che regolamenta le
procedure di confisca e sequestro dei beni di provenienza illecita di mafiosi e corrotti e per il loro utilizzo per fini sociali, per creare lavoro, servizi e vivibilità. Attualmente infatti
le procedure risultano macchinose e non tutelano le imprese
e l’occupazione, quando c’è il sequestro o la confisca. A Pinerolo la raccolta delle firme si svolgerà venerdì 31 marzo
dalle ore 16 alle 18 sotto i portici di corso Torino.
Sono state le possibili alleanze in Comunità montana
a determinare molte delle
scelte elettorali nei tre principali Comuni della vai Pellice.
La Comunità montana, ente
che proprio in vai Pellice ha
una sua lunga e importante
storia, ha segnato nelle due
ultime due tornate amministrative situazioni diverse eppure abbastanza «bloccate».
Fra l’85 e il ’90 vi fu l’esperienza della giunta unitaria in
cui la De, partecipe del governo, risultàva sostanzialmente assente ma garantita;
l’ultima tornata vide oltre un
anno di trattative per approdare alla giunta di sinistra con
la De spaccata fra l’anima
collaborativa (destinata a finire nei popolari) che avrebbe
voluto riprendere l’esperienza
unitaria e quella di opposizione che l’anno scorso ha
espresso il Ccd con Bonansea
eletto senatore.
Ora segnali di un Ppi disponibile a guardare a sinistra arrivano da Bricherasio, Luserna e Torre Pellice anche se
alla fine un’alleanza organica
si farà probabilmente soltanto
a Bricherasio dove da diversi
mesi i popolari fanno opposi
Torre Pellice
In mostra
le opere della
«Galleria»
Dopo la cessazione invernale delle sue attività a riaperto al pubblico la Civica
galleria d’arte contemporanea
di Torre Pellice, inaugurata lo
scorso mese di agosto con
una mostra dedicata a Filippo
Scroppo. La mostra che segna
il primaverile risveglio della
galleria e che resterà aperta al
pubblico fino al 28 maggio
1995 propone una selezione
di opere che 'documentano lo
sviluppo cronologico di una
collezione di arte contemporanea che ne comprende circa
quattrocento. Si tratta della
raccolta che l’artista e critico
Scroppo curò e accrebbe negli anni tra il 1949 e il 1990,
grazie-soprattutto al contributo di artisti di fama non solo
nazionale ma anche europea,
che via via parteciparono alle
manifestazioni torresi «Autunno pittqrico» e «Biennale
della grafica e del disegno».
Pur comprendendo opere appartenenti all'area principalmente piemontese la collezione costituisce una tangibile
testimonianza di quella ricca
stagione artistica internazionale che va dal dopoguerra ai
giorni nostri. L’orario di
apertura della Galleria, valido
per i mesi di marzo, aprile e
maggio, è il seguente: giovedì
ore 10,30-12,30; domenica
ore 16-18; inoltre lunedì 17
aprile, martedì 25 aprile, lunedì 1° maggio e sabato 20
maggio l’apertura sarà dalla
16 alle 18. Visite in orari non
previsti e per le scolaresche si
potranno eventualmente prenotare presso il numero
0121-932530 nei giorni di
apertura della stessa. La Galleria ha sede nei locali dell’ex
istituto Capetti in via d’Azeglio angolo viale Dante.
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zione insieme a Rinnovamento contro la giunta Bolla-Bonansea. A pochi giorni dalla
presentazione delle liste sembra ormai certa la contrapposizione fra cartello Lega, Ppi
e Rinnovamento (raggruppante esponenti della sinistra)
e lista civica di ispirazione
Ccd guidata da Bolla.
È saltato invece all’ultimo
momento il più volte annunciato accordo fra Ppi e sinistra a Luserna. Mentre i popolari tendevano a confermare la vecchia compagine
(esclusi Colomba e Marinaro
nel frattempo passati al Ccd),
il Pds ha posto in modo netto
la questione di un forte rinnovamento e una pregiudiziale sulla candidatura di Ernesto Rivoira, eletto nel ’90 come capolista del Pei e successivamente passato ai socialisti. Risultato: è saltato
l’accordo per cui Ppi, una
parte di socialisti e di leghisti
faranno un listone di centro
con Ghibò candidato sindaco;
Pds e Verdi daranno vita a
una lista di sinistra aperta ad
esterni che potrebbe càndidare a sindaco Bruna Peyrof o
Francesco Agli. Ma a Luserna ci sono anche gli ex socia
Bonansea
Liste civiche
e presenza
nel «Polo»
Mentre i Popolari del Pinerolese sembrano decisamente
orientati con la parte del partito che si è schierata contro il
segretario Buttiglione chiedendone le dimissioni e localmente si collocano in alleanze che escludono Forza
Italia, Federalisti di Malan e
Alleanza nazionale, l’altra
tranche di ex De, il Centro
cristiano democratico, punta
decisamente ad alleanze omogenee all’interno del Polo delle libertà. Nel Pinerolese un
solo sindaco fa apertamente
riferimento al Ccd, Bolla di
Bricherasio, mentre gli altri
ex De si collocano sostanzialmente in un’area vicino ai Popolari; Trombotto da Pinerolo
non si sbilancia. «Il Ccd - annuncia il senatore Claudio
Bonansea - esprime il proprio
assenso e favorirà la presentazione di liste civiche indipendenti nelle realtà comunali minori; è un’indicazione
che è emersa con forza fra i
nostri aderenti. Cerchiamo di
evitare al massimo aggregazioni innaturali con la sinistra
affinché non si assista successivamente in organismi di
secondo grado come le Comunità montane a vere e proprie “fibrillazioni politiche”.
Abbiamo sperato molto in una
svolta centrista dei Popolari
ma comunque confermiamo
la nostra linea accanto a Berlusconi e Fini all’interno del
polo liberaldemocratico».
Mentre a livello locale sembra ormai certa una rottura fra
Federalisti e Ccd a Luserna
dove i primi saranno parte costituente di una lista civica e i
secondi puntano a una lista
autonoma, così come a Bricherasio dove saranno opposti
a una coalizione Ppi, Lega,
Pds e Rinnovamento, prima di
decidere eventuali candidature simbolo per simbolo alle
elezioni provinciali e regionali saranno gli ultimi confronti
a determinare scelte che solo
in caso di forti alleanze potrebbero dimostrarsi vincenti.
listi che non si collocano né a
sinistra né al centro, così Enrico Forneron e Piercarlo
Longo starebbero predisponendo un’altra lista. E al centro-destra? Dall’area ex Lega
(Malan) arriverà una lista civica che candiderebbe la moglie dell’onorevole, Daniela
Magra, a sindaco destinata a
non fondersi con il Ccd che a
questo punto pensa a una sua
presenza indipendente. Insomma, tutto il contrario di
una polarizzazione e ampia
possibilità di scelta per i lusernesi.
A Torre Pellice si confronteranno invece due poli; a
destra alcuni ex leghisti a cui
si aggiungono esponenti di
Forza Italia e di An con un
candidato sindaco a sorpresa:
non il capogruppo uscente
Hertel ma un outsider (si fa il
nome del prof. Giorgio Mazza). A sinistra, immutata la
rappresentanza degli ex socialisti ora laburisti, ci sarà
un forte rinnovamento negli
altri componenti con la conferma a candidato sindaco di
Marco Armand Hugon e una
novità: l’ingresso in lista di
un paio di persone proposte
dal Partito popolare.
STA
Indipendenti
Con riferimento alla «cronaca» da San Secondo, apparsa sul numero 11 del 17
marzo ’95, i sottoscritti precisano che è in via di completa definizione una lista di
candidate e candidati che
verrà presentata a giorni per
concorrere alle elezioni del
prossimo 23 aprile per il Consiglio comunale di San Secondo di Pinerolo. Questo
gruppo, di cui noi facciamo
parte, presenterà come candidato a sindaco Luciano
Martinat, consigliere comunale uscente. Detta lista, la
cui definitiva composizione
sarà decisa a giorni, è formata
da persone indipendenti, nel
senso che nessuno di noi fa
riferimento diretto a partiti
politici, e quindi tanto meno
al Ccd o a Forza Italia, né
qualcuno vi risulta iscritto.
Infine segnaliamo che oltre i
due terzi del nostro gruppo
sono rappresentati da persone
che non facevano parte della
precedente amministrazione
comunale. Tutto ciò per dovere di chiarezza.
Claudio Rivoira, Marzia
Forneron, Rossano
Forneron, Roberto Vicino
San Secondo
Scuola media di Luserna San Giovanni
Presto i lavori del
nuovo edificio
Entro due mesi dovrebbero
iniziare i lavori per la costruzione della nuova scuola
media nel territorio di Lusema San Giovanni; l’appalto
è stato vinto dalla ditta Coimpre di Torino che secondo le
nuove disposizioni legislative
dovrebbe impegnarsi a completare l’opera entro un anno
dall’inizio. Mentre si cerca da
più parti di tirare un sospiro di
sollievo dopo lunghi anni di
attesa, la situazione degli stabili che da anni ospitano sia la
scuola elementare che la media critica.
«Da molto tempo - spiegano i rappresentanti della commissione edilizia, composta
da genitori e insegnanti delle
.scuole dell’obbligo - andiamo
stimolando le varie amministrazioni che si sono succedute nel tempo ad attivarsi per
risolvere i numerosi problemi
che affliggono gli edifici scolastici, sollecitando la ricerca
di possibili soluzioni alle carenze strutturali. La cronica
carenza di fondi destinati alla
scuola ha reso necessario assegnare delle priorità da cui
deriva la scelta del rifacimen
to dei servizi igienici dei due
istituti. Nel prendere atto della conclusione dell’iter burocratico legato alla costruzione
della nuova scuola media e alla ristrutturazione dei servizi
auspichiamo che davvero i lavori prendano l’avvio nei
tempi annunciati.
Nel frattempo ricordiamo
all’attuale e alla futura amministrazione comunale che numerosi sono i problemi che
attendono ancora una soluzione e tra questi importanti sono
a nostro avviso la sistemazione delle uscite di sicurezza, i
problemi legati al superamento delle barriere architettoniche, la risistemazione del cortile e del parcheggio di via
Tegas, per non parlare del degrado profondo in cui si trovano gran parte degli infissi e
della carenza nonché della fatiscenza degli arredi scolastici. Tutto questo crea difficoltà
e anche qualche rischio rispetto al regolare svolgimento
della didattica, in edifici inadeguati e con strumenti limitati avendo a che fare tutti i
giorni per molte ore con oltre
trecento bambini e ragazzi».
La legge approvata dal Consiglio regionale
Ecomusei: al vìa ì
percorsi del territorio
Grazie ad una legge approvata dal Consiglio regionale
nasceranno in Piemonte gli
ecomusei; si tratta di percorsi
del territorio orientati verso
aspetti culturali locali in un
collegamento fra paesaggio,
ambiente e cultura.
La legge è stata finanziata
con un miliardo per i progetti
che partiranno nel 1995 prevedendo interventi per la
conservazione e il restauro di
ambienti di vita tradizionali
nelle aree prescelte, collegati
con il lavoro delle popolazioni, le relazioni con le tradizioni culturali, religiose e ricreative. La legge parla anche di valorizzazione di fabbricati, mobili e attrezzi di
lavoro in modo da creare beni o servizi vendibili ai visitatori.
9
VENERDÌ 24 MARZO 1995
E Eco DELLE mLI \ÀLDESI
PAG. Ili
Da più di vent'anni Lina Gavina fotografa architettura e paesaggi di valle
Il linguaggio geometrico della natura
disegna e scandisce le stagioni dell'anno
Da oltre vent’anni Lina Gavina di Torre Pellice, dove vive e lavora, fotografa con passione, arte e dedizione la natura che la circonda, i borghi,
le montagne, i paesaggi della
vai Pellice. «Ho iniziato a fotografare nel 1974 e il mio
primo soggetto è stata una
bambina, figlia di amici; subito dopo sono passata, senza
mai smettere sino ad oggi, a
fotografare il mondo della natura - racconta Lina Gavina e quasi sempre, soprattutto
per i primi dieci anni, ho fotografato solo in bianco e nero,
anche perché ho assaporato
presto la soddisfazione non
solo di ritrarre ma anche quella di vedere comparire sotto i
miei occhi la fotografia, che
io stessa sviluppavo in camera
oscura».
Lina Gavina confessa con
semplicità di avere al suo attivo oltre diecimila foto in
bianco e nero e circa cinquemila diapositive e di questo
archivio personale, che testimonia la sua esperienza e la
sua grande passione, buona
parte è anche stata oggetto di
numerose mostre alle quali ha
partecipato. Sin dal 1982 Lina Gavina ha cominciato a
esporre le sue foto nei vari
Gomuni della vai Pellice e del
Pinerolese, e in alcune occasioni anche a Torino, suscitando consensi e stima e spesso classificandosi tra i primi.
«Sarebbe bello e utile - spiega la fotografa di Torre Pellice - se chi organizza le mostre pensasse, piuttosto che
dare premi simbolici, a regalare ai fotografi almeno un
rullino! Da un’attività come
la mia, se non si è professionisti ad alto livello, cosa a cui
non aspiro, non solo non si
guadagna nulla ma spesso e
volentieri si spende tanto, come succede d’altronde quan
do si coltiva una passione che
non coincide, come nel mio
caso, con il lavoro».
Tra i soggetti preferiti di
Lina Gavina ci sono le montagne, il bosco, gli ambienti
naturali e urbani della vallata,
le acque, i ghiacci, la nebbia
e soprattutto gli alberi, ai
quali proprio in questi giorni
ha dedicato una mostra a Pinerolo «Degli alberi - racconta Lina Gavina - mi attirano tante cose: le linee che
formano, le ombre, le geometrie, il loro essere sempre
nuovi e diversi ogni giorno,
in ogni stagione dell’anno.
Della natura mi piace proprio scoprire le luci, le forme, i colori, il trascorrere dei
mesi, tutto ciò che di magico
mostra a chi davvero vuole
scoprirla. Per questo non mi
interessano le tecniche particolari o gli apparecchi fotografici eccezionali, anzi sono
affezionata da sempre al mio
vecchio 50 mm che porto
sempre con me e che meglio
di altri mi aiuta a leggere e
scoprire per poi fermarla sulla pellicola proprio la magia
della natura, conservando
con il mondo che mi circonda un rapporto diretto e immediato».
L'iniziativa segue il modello francese e propone una prima serie di incontri
Gruppi scout anche in casa protestante?
Girca tre anni fa prese avvio
una discussione sull’eventualità di creare una attività di tipo scoutistico alle Valli.
L’idea nasceva in seguito a un
incontro, promosso dal pastore Giuseppe La Torre, avvenuto nell’inverno del 1991
a Palermo e al quale avevano
partecipato Italo Pons e Gecilia Dupré. Ne parliamo con
Massimo Long, animatore
giovanile nel primo circuito.
«In seguito a quell’incontro
si era costituito un coordinamento delle iniziative scoutistiche operante soprattutto nel
IV distretto ma contemporaneamente si decideva di prendere contatto con le Valli affinché l’iniziativa del pastore
La Torre non rimanesse isolata. Gosì si arrivò a un primo
incontro a Pomaretto, nel
settembre del ’92, a cui parteciparono come relatori Attilio
Scali e Garlo Ghiecchi per
l’esperienza italiana e Aldo
Gostantino per quella protestante francese. L’incontro
era stato seguito da una ventina di giovani interessati e soprattutto curiosi di ascoltare
le proposte e le esperienze di
queste persone. Il tutto era
accompagnato, anche, da una
certa diffidenza ad affrontare
un argomento come lo scoutismo che, pur se nato in ambito protestante, in Italia non si
era mai saputo valorizzare».
- Che cosa ne è stato di
quel gruppo iniziale?
«Soltanto un piccolo gruppo ha continuato a portare
avanti la riflessione; in questi
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PINEROLO
anni sono stati così organizzati alcuni incontri per bambini
da 8 ad 11 anni. Questo tipo
di iniziative non ha ancora
una vera e propria struttura
anche perché le persone che
se ne occupano, ad eccezione
di una, non hanno avuto una
formazione specifica in tal
senso ma si basano piuttosto
sull’esperienza maturata come
staffisti nei vari campi di
Agape, Vallecrosia...».
- Quali sono le possibili
prospettive?
«Sentiamo l’esigenza di dare precisi punti di riferimento
ai giovani che si dimostrano
interessati. Vorremmo perciò
costituire dei gruppi che si ritrovino periodicamente e con
i quali sia possibile programmare l’attività. Per questo ti
beh
fatto
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finestre * Verande * Ringhiere * Vetrine blindate * Portoncini ingresso * Applicazioni
speciali su misura * Sostituzioni senza opere murarie.
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Incontro per agricoltori a Perosa
I soliti problemi
del pianeta funghi
LILIANA VIGLIELMO
Il primo incontro per agricoltori, organizzato in questo mese dall’assessorato
all’Agricoltura della Gomunità montana valli Ghisone e
Germanasca, era dedicato ai
funghi: questo spiega perché
la sala consiliare era strapiena, trattandosi di un argomento che fa discutere e litigare
da quando automobili e piste
forestali hanno reso l’accesso
ai boschi molto più facile e
anche la; raccolta si è rivelata
assai redditizia.
Maufo Manavella, micologo di Bagnolo, ha presentato
le specie più comuni con diapositive, facendo venire l’acquolina in bocca ai presenti,
quasi tutti esperti raccoglitori. L’assessore Gino Long,
uno di questi, ha introdotto
l’argomento più spinoso, cioè
quello delle regole che la Gomunità montana è tenuta a far
applicare, quali il tesserino
per i non residenti, i giorni
consentiti, le multe per chi
non osserva le disposizioni di
legge.
Sul territorio della Gomunità montana i residenti proprietari di terreni possono
avere il permesso gratuito.
firmando una semplice dichiarazione e questo è già un
bel vantaggio, ma il grosso
problema è l’afflusso massiccio di raccoglitori quando si
preannuncia una stagione particolarmente favorevole. Il
sindaco di Pinasca, chiudendo le strade di accesso ai boschi, ha sollevato polemiche a
non finire ma non esistono in
verità molti altri provvedimenti che si possano prendere in piena legalità e con i
mezzi a disposizione.
Sarà ora possibile rivedere
il regolamento, in base anche
a suggerimenti da chi abita in
zona oppure prendendo spunto dalle decisioni di altre Gomunità montane, nella consapevolezza che è impossibile
imporre dall’alto l’educazione e il buon senso.
L’incontro è terminato con
un’accesa discussione fra i
fautori della linea dura e chi
invece sosteneva che i metodi
forti sono controproducenti.
Unanimità invece nel dichiarare che la siccità invernale
probabilmente è stata deleteria per lo sviluppo dei miceli
e che quindi la mancanza di
materia prima, almeno per
questa primavera, metterà tutti d’accordo.
po di lavoro abbiamo bisogno
di collaboratori, soprattutto in
vai Pellice, di giovani disposti ad affrontare un periodo di
formazione».
-C’è già un programma di
massima per i prossimi mesi?
«Il 3 e 4 giugno ci sarà un
incontro alla Gianavella per
bambini dagli 8 agli 11 anni
sul tema: “La montagna senza pericoli”; dal 5 al 20 luglio, per ragazzi dai 13 anni
in su, organizzeremo un viaggio a piedi ripercorrendo il
Glorioso Rimpatrio».
Per tutte queste iniziative e
per informazioni è possibile
rivolgersi per le valli Ghisone
e Germanasca a Dario Tron
(tei. 81319) o Stefano Tron
(808817); per la vai Pellice a
Massimo Long (953107).
Ipermercati e piccoli e medi esercenti
Le aree urbane e gli
spazi commerciali
ERICA BONANSEA
In questi ultimi anni si è assistito nel Pinerolese, così
come nelle altre zone della
nostra regione, a uno sviluppo disordinato del commercio. La nascita di supermercati di grandi dimensioni e di
«hard discount» ha mutato le
abitudini del consumatore
medio mettendo in crisi soprattutto i piccoli e medi negozi alimentari e il commercio ambulante, carnè già avviene in molte realtà metropolitane vicine e lontane. In
questo quadro, per tutelare i
piccoli esercenti e allo stesso
tempo per offrire al consumatore una vasta scelta, la Regione e i Gomuni devono
svolgere un’attività di programmazione e di organizzazione dello sviluppo dei punti
di distribuzione.
Questi temi sono stati discussi il 10 marzo durante il
dibattito su «Le nuove normative regionali per la grande
distribuzione e il commercio
su aree pubbliche». Nel corso
della serata TAscom di Pineroio ha sintetizzato le richieste dei commercianti della
zona, che domandano una
nuova cultura del commercio
regolata da leggi chiare e
semplici e basata su una formazione professionale.
La Regione, con la legge
17 del 13 febbraio 1995, sta
cercando di promuovere un’
innovazione qualitativa e graduale della distribuzione in
raccordo con l’organizzazione del territorio. Gi deve essere interconnessione tra il
piano commerciale e quello
urbanistico: vengono definite
quattro zone commerciali che
sono centro città, quartieri semiperiferici (dove ci sono le
più grandi concentrazioni di
piccoli negozi e quindi lo sviluppo dei supermercati o «discount» diviene molto difficile) la periferia e infine gli
spazi in concomitanza con le
arterie di comunicazione.
In queste due ultime zone
viene data maggior possibilità
di creazione di nuove grandi
strutture ma con delle condizioni ben precise che riguardano la concentrazione abitativa e i rapporti con il piano
regolatore. Inoltre tutti i centri di grande distribuzione dovranno essere muniti di un
parcheggio di estensione pari
al 70% della superficie occupata dallo stabile.
Questi criteri regionali dovrebbero permettere una protezione del piccolo e medio
commercio delegando ai singoli Gomuni la progettazione
di un piano commerciale che
tenga conto delle caratteristiche ambientali della zona e
che consideri anche tutto ciò
che mota attorno alla grande
distribuzione come il problema del traffico, dei parcheggi
e dell’arredo urbano.
10
PAG.
IV
t Eco Delle Yaui "\àldesi
VENERDÌ 24 MARZO 1995
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRO CATECUMENI I DISTRETTO — I catecumeni del terzo e quarto anno delle Valli si incontreranno sabato 25 e domenica 26 marzo a Agape; tema
delle due giornate (inizio alle 16,30 di sabato): «Resistere: la storia ci ha insegnato qualcosa?». In programma la visione di un film e lavoro in gruppi; è organizzato un pullman con partenza da Bobbio alle 14,30 di
sabato e ritorno domenica sera partendo alle 17 da Frali. Per informazioni e iscrizioni telefonare al 953107.
TORRE PELLICE — Venerdì 24 marzo, alle 20,30, avrà
luogo la riunione mensile agli Appiotti a cui sono particolarmente invitati gli abitanti della zona confinante fra
Torre Pellice, Angrogna e Luserna San Giovanni.
• Domenica 26 marzo, alle 15,30, vi sarà un incontro di
preghiera comune a tutte le chiese evangeliche del paese;
l’incontro ecumenico si svolgerà presso la chiesa Avventista in via Giolitti con tema Apocalisse 3, 1-6.
ANGROGNA — Le prossime riunioni quartierali, curate
dall’Unione femminile, saranno il 23 al Martel e il 28 a
Buonanotte; inizio ore 20,30.
BOBBIO PELLICE — L’Unione femminile farà visita alle sorelle di Pinerolo giovedì 23 marzo.
• La prossima riunione quartierale avrà luogo martedì 28
marzo al Podio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Le prossime riunioni saranno lunedì 27 a Bricherasio e martedì 28 alle Vigne.
FRALI — La prossima riunione sarà giovedì 23 marzo a
Ghigo, ore 20, a cura della pastora Daniela Di Carlo.
RORÀ — Giovedì 23, alle 20,30, alla sala Morel, incontro
di studio biblico.
La rassegna inizierà a Villar Perosa
Cantavalli: al via
la nona edizione
Il gruppo musicale Bigjig
Inizierà sabato 25 marzo a
Villar Perosa, con un concerto del gruppo inglese
«Bigjig» la nona edizione di
Cantavalli, la rassegna di musica popolare che annualmente percorre le valli Chisone e Germanasca, portando
ogni sabato in località diverse gruppi fra i più affermati
nel settore da tutta Italia e
dall’estero.
Quest’anno la rassegna, organizzata dalla Cantarana in
collaborazione con gli enti locali, consta di 11 tappe e si
concluderà il 10 giugno a
Massello, attraversando tutto
il territorio delle valli e toccando, come l’anno scorso,
anche Pinerolo. Le serate sono di norma divise in due
parti: il concerto vero e proprio e, al termine, il ballo, che
coinvolge tutto il pubblico
presente con danze tradizio
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampìccoti
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
nali delle valli eccitane.
L’edizione ’95 di Cantavalli
si articola, come di consueto,
su proposte originali e qualificate, con gruppi provenienti
da Francia, Ungheria, Gran
Bretagna e Germania oltre
che da diverse regioni italiane, all’insegna della varietà di
approccio e di impostazione
nella riproposta del materiale
tradizionale e della diversità
rispetto alla musica che normalmente ci propongono i
mass media: ci sarà così la
possibilità di ascoltare l’«old
Urne music» delle Appalaches
mountains, canti occitani di
filanda della Francia meridionale e danze popolari trascinanti, dalle «csardas» ungheresi alle «tammuriate» napoletane, fino alle musiche per
organetto della Ciociaria. Il
biglietto di ingresso costerà
quest’anno 8.000 lire.
Il gruppo inglese dell’esordio, i «Bigjig» è composto di
quattro elementi: Chris
Thompson (banjo), Sarah Alien (flauto e fisaramonica),
lain Ross (basso) e Johnny
Lathangue (batteria); si tratta
di una proposta di musiche
ritmiche vicine al rock con
aggiunte le sonorità etniche
del banjo e della fisarmonica
in una scelta espressiva ormai comune a molti musicisti europei.
Il bibianese Gualtiero Falco
CORSA CAMPESTRE — Si sono conclusi con la quarta tappa a
Perosa i campionati pinerolesi di corsa campestre. La prova perosina
organizzata dal Gs Pomaretto, si è disputata su un percorso inedito ma
veramente bello e selettivo in zona Gravere. Purtroppo la partecipazione degli atleti non è stata adeguata: in alcune categorie il titolo pinerolese era già stato assegnato, inoltre nella stessa giornata di domenica 19
marzo si è disputata a Valenza una prova regionale che ha visto il brillante terzo posto di Gualtiero Falco, dell’Us Sanfront e alla quale hanno preso parte altri nomi di spicco come Becchio e Valentino. In particolare nella prova di Perosa questi i risultati: per gli esordienti femminili primo posto a De Bernardi e titolo pinerolese a Monica Magnarini,
tra i maschi primo Paschetto e titolo di campione a Alessandro Ferrua;
tra le ragazze ha vinto G. Magnarini e campione pinerolese è stata Susy
Pascal, tra i ragazzi vittoria per Bresso e titolo di campione per Diego
Micol; prima tra le cadette Canavosio e tra i maschi Bizzi; vittoria a
Dalla Costa per la categoria Allieve e Reusa per gli Allievi; tra gli Juniores ha primeggiato Fabrizio Cogno; nella categoria Seniores femminile vittoria a Mariangela Grosso e per i maschi ha vinto Girardi, mentre il titolo di campione pinerolese era già andato a Falco; tra i Veterani
A vittoria di Barra e tra i Veterani B titolo e vittoria a Carlo Marino.
Accanto alle categorie tradizionali si è anche disputata una gara promozionale di miniesordienti che ha visto la vittoria di Manuela Ostorero per le ragazzine e di Marco Olivero tra i maschi. Nella classifica generale a squadre si è imposta la Sangermanese Baudenasca.
CALCIO -i- Successo di misura, ma preziosissimo, del Pinerolo
nel campionato dilettanti; opposti, sul terreno del Barbieri, al Moncalieri, i- ragazzi biancoblù sono passati grazie a Blandizzi al 65’ cacciando quasi definitivamente nei guai gli ospiti e ponendo una pietra
decisiva nel cammino per la salvezza; sabato prossimo trasferta difficile a Sestri con la terza in classifica. Malissimo invece il derby col
Barge per il Luserna in Promozione; i valligiani sono stati infatti battuti per 4 a 0 dopo un primo tempo concluso sull’ I a 0; domenica a
Luserna arriva il Lascaris.
PALLAVOLO — Prosegue la marcia del Pinerolo femminile in
CI ; questa volta le ragazze del Magic hanno vinto 3 a 0 con il Varazze
ma contemporaneamente la capolista Italbrokers Genova prosegue la
sua serie ininterrotta di successi: due punti continuano a dividere le pinerolesi dalle genovesi. Ancora male i ragazzi deH'Arredacasa, sconfitti per 3 a 2 a Busca.
Nel torneo Baudrino alla sua sesta edizione la vittoria è andata al
Volley di Perosa. La finale per il titolo, che si è svolta presso il complesso sportivo Alpi Cozie di Luserna San Giovanni, ha visto le ragazze perosine sconfiggere il Gs Porte con una formazione composta da
Boiinous, Ribet, Rostan, Chiurato, Mion, Baud, Pons e Ghigo. Nella
classifica finale primo dunque Perosa, seconda la squadra di Porte, terza Pablo Neruda A. quarta Barge, quinte Pablo Neruda B e 3S Nova
Siria, settime la squadra di Cavour, Riccio Bricherasio e Bagnolo e
alTultimo posto la Pi.scinese volley.
Nel trofeo Ferrazza Under 16 sono al comando della classifica San
Secondo, vittoriosa suH'Itt di Barge, Antares, che ha sconfitto il volley Perosa, 3S, che ha vinto contro «Con voi» di Carmagnola e Riccio Bricherasio, che ha vinto a danno della squadra di Barge.
PALLAMANO — Nella serie D il 3S di Luserna non ce l’ha fatta a
conservare il terzo posto nel girone, l’ultimo disponibile per i play off,
che è finito aU’Imperia, dopo un combattutissimo concentramento finale disputatosi proprio nella città ligure. La squadra lusernese ha disputato due ottime partite; la prima con il Bordighera, vincendo, e poi
con i padroni di casa arrivando al pareggio. L’esito finale negativo è
stato decretato in base alla differenza reti. Per dare maggior rilievo alla sfortunata prestazione dei lusernesi, che li costringe ai paly out,
vanno ricordate le assenze dei veterani Cossa e Attardo e quella del
giovane portiere Pons, che in alcuni momenti avrebbe potuto rappresentare una valida alternativa al titolare. La squadra presente a Imperia
ha schierato questa formazione: Giordan, Re, A. Comoglio, E. Comoglio, Patacchi, Canale, Goss, Bounous, Gaydou e Maurino.
Nella serie C femminile altra sconfitta per le ragazze del 3S che
hanno dimostrato almeno per il momento di non essere ancora all’altezza di un campionato di serie C. La squadra lusernese ha perso questa volta contro Exes Rivalla per 9 a 23, a testimonianza del pesante
divario nei valori tecnici. Meritano ancora una volta citazione Monia
Mazza, autrice di quattro reti, e Gaydou, Bolognesi e Bellion autrici
delle altre. Giampaolo Comoglio, dirigente del 3S, è stato confermato
per altri due anni tra i sei consiglieri regionali della Federazione italiana pallamano.
TENNIS TAVOLO — La Polisportiva Valpellice in serie CI nazionale ha battuto il Ventimiglia per 5 a 3 con fottima prestazione di
Davide Gay, autore di tre punti, e con un punto ciascuno messo a segno da Rosso e Malano. Grande battaglia in C2 regionale dove Ghiri,
Giuliano, Piras e Felloni hanno avuto ragione sul K2 di Torino dopo
tre ore e mezzo di gioco vincendo per 5 a 4. Nell’ultima partita quando si era sul quattro pari Felloni, che ha fornito un’ottima prova, sostenuto dal pubblico e dai suoi compagni, riusciva nel terzo set a far
suo il punto vincendo per 21 a 14. In serie D2 provinciale esordio
dell’ultimo allievo della polisportiva Valpellice Mauro Cesano di
Torre Pellice del 1980 che insieme a Bricco, classe 1981, ha ben figurato contro i più anziani ed esperti pongisti del Gasp di Moncalieri. Il risultato finale è stato di 5 a 0 a favore del Moncalieri. Ottima è
stata anche la prova di Massimo Battaglia. Nella classifica di fine
campionato è al primo posto Stampalia di Torino, seguita da Gasp di
Moncalieri, dal Dopolavoro di Porte, al quarto posto dalla Polisportiva Valpellice, al quinto da Valledora Alpignano e infine dai Club
ping pong di Moncalieri.
23 marzo, giovedì — PINEROLO; Alle 21, nella biblioteca
dell’Istituto Buniva, si svolgerà la
seconda serata del ciclo di incontri dedicati dal Comune di Pinerolo all’emigrazione; tema della
serata «Il tempo dell’amicizia: reti di relazioni vecchie e nuove».
23 marzo, giovedì — PINEROLO: Alle 20,45, nel Teatroincontro di via Caprini, verrà
presentato «Diario di un pazzo»
da Nicola) Vasilevic Gogol, con
Flavio Bucci.
23 marzo, giovedì — PINEROLO: Alle 21, presso il circolo
Stranamore, prosegue il ciclo di
incontri sulle eresie; tema della
serata: «L’eresia nel cinema e
dintorni». Proiezione di un film
di Groucho Marx e intervento di
un rappresentante del movimento
groucho-marxista.
24 marzo, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, in seconda convocazione, presso la
sede di piazza Gianavello, si
svolgerà l’assemblea generale
del Cai Uget Valpellice; in discussione la relazione sull’anno
scorso, il consuntivo ’94, l’elezione di tre membri del Consiglio direttivo. Il Cai ricorda che
l’adesione alla sezione va rinnovata entro il 31 marzo.
24 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nel tempio valdese, si svolgerà un concerto del
«Gerardo Cardinale ensemble» e
del «Architorti quintetto»; ingresso lire 8.000.
24 marzo, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle 17,30,
nell’ambito della serie di incontri
sui problemi alcolcorrelati, presso la sala riunioni della Comunità montana, l’assistente sociale
Pietro Ferro ihtrodurrà l’argomento «Servizio sociale di base e
alcolismo».
24 marzo, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle 20, nella sala riunioni della Comunità
montana, per il ciclo di incontri
sull’agricoltura, il doti. Silvio
Marocco parlerà dei volatili da
cortile.
25 marzo, sabato — SAN
GERMANO: Alle 21,15, nella
sala, il Gruppo teatro Angrogna
replica «Café Liberté»; prevendita presso Libreria Claudiana di
Torre Pellice e casalinghi Plavan
di San Germano.
25 marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Per la rassegna Piemonte in musica, alle 21, nel
tempio, Valter Carignano (basso)
e Marco Chiapperò (pianoforte)
presenteranno musiche di Mozart, Rossini, Donizetti, Copland,
Gershwin,
25 marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 21, nel salone
Opera gioventù, per la rassegna
di teatro, la Compagnia del teatro
stabile di Orbassano presenterà
la commedia brillante in tre atti
in piemontese «Don Pero c’hai
pensa chiel».
25 marzo, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle 16,30,
nella sala riunioni della Corhunità montana, verrà presentato
l’archivio del priorato di Mentoulles, un patrimonio per la memoria della valle; sarà presente
monsignor Blanc.
25 marzo, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI: Nell’ambito della serie di incontri organizzati dall’Auser, nella sala mostre del Comune, la dott. Silvana
Pons presenterà alcune nozioni
di pronto soccorso; inizio ore 15.
25 marzo, sabato — VILLAR PELLICE: Alle 20,45,
nella sala, l’Unione giovanile di
San Giovanni presenterà «Il malato immaginario» di Molière.
26 marzo, domenica —
RORÀ: Le corali valdesi di Luserna San Giovanni, Prarostino e
Rorà, alle 20,45, nel tempio, offrono un concerto il cui ricavato
andrà a favore dei lavori di restauro del tempio.
27 marzo, lunedì — SALUZZO: Alle ore 17, nel salone
dell’ex caserma Musso, il canonico Giovanni Rovera, coautore
del libro «Caratteri della Resistenza cuneese» parlerà su «Il
clero e la Resistenza nella diocesi di Saluzzo».
28 marzo, martedì — PINEROLO: Alle 21, presso il circolo
Stranamore in via Bignone, Loris
Campetti, redattore del quotidiano «Il Manifesto» parlerà
dell’iniziativa di azionariato popolare avviata dal giornale.
29 marzo, mercoledì — RADIO BECKWITH: A puntate
settimanali inizia un ciclo di trasmissioni tratte dalla serie di incontri sulla Costituzione organizzati a Luserna San Giovanni dal
Centro culturale valdese; il programma va in onda alle 9, con
replica il giovedì alle 14,45.
1° aprile, sabato — PRAROSTINO: Alle 21, presso la sala
di San Bartolomeo, il Gruppo
teatro Angrogna replicherà il suo
ultimo lavoro «Café Liberté»;
prenotazioni presso gli uffici comunali, tei. 500128.
5 aprile, mercoledì — SAN
GERMANO: Alle 20,45, nel
tempio, si svolgerà un incontro
con il prof. Gustavo Zagrebelsky, previsto e rinviato a marzo,
su «Riflessioni sulla democrazia
a partire dal processo di Gesù».
SERVIZI
Ìi, '*4 '' »A 3^
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 26 MARZO
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei.
51017
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
,VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 26 MARZO
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tei. 91374
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì.
La natura ambigua delPamo
re; da sabato, (domenica ore
14,30, 16,40 18,50 e 21) a giovedì, Frankenstein. Nei giorni
feriali l’inizio è alle ore 21; mercoledì chiuso.
TORRE PELLICE — Il ci
nenia Trento ha in programma
giovedì 23 e venerdì 24, ore
21,15, Prestazione straordinaria; sabato, ore 20 e 22,10, domenica, ore 16, 18, 20 e 22,10,
lunedì, ore 21,15 Frankenstein;
mercoledì 29, ore 21, nell’ambito
di un ciclo per il 50° anniversario della Liberazione, Libera
amore mio, di M. Bolognini.
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari: tei
0121-40181.
11
ì
VENERDÌ 24 MARZO 1995
PAG. 7 RIFORMA
È morto a Napoli, il 7 marzo, l'ing. Gaetano Latmiral
Un cristiano sènza confessione
LUCIANO DEODATO
Gaetano Latmiral, il compagno di prigione di
Dietrich Bonhoeffer, è morto
il 7 marzo. Nato nel 1909 a
Roma si era laureato in ingegneria al Politecnico di Milano. Durante la seconda guerra
mondiale, ufficiale del Genio
dell’aeronautica, era stato
mandato in Germania dove
Ì’8 settembre del ’43 fu arrestato con altri quattro ufficiali
italiani. A lui e agli altri fu
posta r alternativa: collaborare con i tedeschi o finire in
prigione. Tre accettarono di
collaborare, lui e un altro ufficiale, Dante Curdo, rifiutarono; perciò furono rinchiusi nel
carcere militare di Tegel (Berlino) dove già dal 5 aprile si
trovava Dietrich Bonhoeffer.
Latmiral racconterà più tardi: «Vedevamo Bonhoeffer
quasi ogni giorno, durante là
passeggiata nel cortile; quando vi erano secondini amici
questa passeggiata durava
Ì-: anche di più. Attendevamo
quella rnezz’ora come il miglior momento della giornata; con Bonhoeffer parlavamo di tutto, in tedesco, ma
anche in italiano che lui conosceva un poco. Dopo alcuni mesi di carcere Bonhoef: fer aveva conquistato l’ammirazione di alcune guardie
^ carcerarie e contribuito, con
la simpatia che emanava dalla sua persona, a portare un
po’ di luce a molti.
Avevamo il terrore dei
bombardamenti, particolarmente distruttivi nella zona
Avventisti italiani
Fondo
antiusura
IGNAZIO BARBUSCIA
La Cassa di risparmio di
Perugia, da sempre vicina alle esigenze delle famiglie e dei piccoli operatori
economici, facendosi interprete della volontà del settore
di concorrere fattivamente a
combattere il dilagante fenomeno dell’usura, ben volentieri si è dichiarata disponibile a fare la sua parte aderendo
alla proposta di convenzione
avanzata dalla «Fondazione
Adventum», facente capo
airUnione italiana delle chiese avventiste del 1° giorno.
L’iniziativa prevede la concessione di prestiti a tassi
agevolati.
Un iter semplificato, per
unà maggiore rapidità di risposta, e la presenza di garanzia parziale o totale da parte
della Fondazione contribuiranno a rendere efficace questa prima forma di intervento
a favore delle famiglie e dei
piccoli operatori economici
tesa concretamente a limitare
il ricorso all’usura.
La costituzione del Fondo
di garanzia da parte dell’
Unione italiana delle chiese
cristiane avventiste del 7°
giorno è stata possibile grazie
a quanto destinatole dai cittadini tramite l’otto per mille
della dichiarazione dei redditi. In questo modo l’Unione
, desidera rendere un ulteriore
. servizio attivo alla società.
Per informazioni: Adventum, Fondazione per la soli.darietà e l’antiusura, c/o
Unione italiana chiese cristiane avventiste del 7° giorno.
Lungotevere Michelangelo 7,
00192 Roma (tei. 067 3211207, 3212808; fax: 06“ 3210757).
Gaetano Latmiral qualche mese fa
industriale dove si trovava il
nostro carcere. Dal novembre
’43 le squadre aeree inglesi e
americane si alternavano
giorno e notte; vi furono alcuni morti e molti feriti.
Bonhoeffer, come infermiere
e come pastore, andava in infermeria per aiutare. Per suo
interessamento i detenuti del
3° e talora anche alcuni del 2“
piano venivano portati al piano terra, un po’ più sicuro; tra
questi c’eravamo anche noi,
così ci trovammo spesso nella
stessa cella di Bonhoeffer
che, durante questi bombardamenti, manteneva una calma meravigliosa, continuava
a parlare con tono distaccato,
senza interrompersi neanche
quando tutto l’edificio tremava. Lo faceva per consolare
noi tutti, i suoi compagni di
prigionia, e perfino le guardie. Noi, suoi compagni di
prigionia, non dimenticheremo il suo mite coraggio e la
sua bontà. In quel carcere,
dove molti venivano condannati a morte, Dietrich era una
luce di speranza».
L’8 ottobre del ’44 Bonhoeffer fu trasferito nel carcere della Gestapo in Prinz Albrecht Strasse; uscendo dalla
sua cella ottenne di poter dare
un ultimo saluto ai compagni
italiani, ai quali aveva pochi
giorni prima consegnato gli
indirizzi della sua famiglia. In
seguito alle vittorie degli alleati nelle Ardenne, Latmiral
e Curdo furono trasferiti in
campi di prigionia, da dove
riuscirono a scappare e a raggiungere il fronte alleato: fi
nita la guerra, dopo una difficile ricerca, Latmiral riuscì a
prendere contatto con i superstiti della famiglia Bonhoeffer e a consegnare loro la preziosa testimonianza dei mesi
passati a Tegel.
Latmiral tornò in Italia e
negli anni ’50 vinse la cattedra di teoria delle onde magnetiche all’Istituto universitario navale di Napoli. L’incontro con Bonhoeffer lasciò
in lui una traccia profonda: in
questi cinquant’anni non solo
lesse avidamente gli scritti di
Bonhoeffer, ma soprattutto ne
diffuse il pensiero e raccontò
ovunque ciò gli fosse possibile di quei giorni passati insieme nel carcere; fu una delle
persone più impegnate nel
Mir, il Movimento per la riconciliazione. Insieme alla
moglie. Donata de Andreis,
insegnante di fisica e laboratorio presso l’istituto tecnico
industriale, diede un contributo importante al lavoro per
la pace e la nonviolenza.
Dice di lui Redi Vaccaro,
militante nonviolenta del Mir:
«Ricorderò sempre la sua
gentilezza, la sua mitezza, la
sua apertura verso tutti, il suo
saper ascoltare, la sua umiltà:
voleva la scienza al servizio
dei più piccoli, dei deboli e
poveri». Gli chiesi una volta
se non avesse mai pensato di
diventare luterano: mi guardò
senza capire e io mi vergognai di una domanda così
sciocca e compresi: con Bonhoeffer aveva scoperto un
Cristo al di sopra delle nostre
divisioni confessionali.
Federazione delle chiese evangeliche
Quelle ferite
sono anche le nostre
Di fronte all’episodio della
bambola-bomba che a Pisa, il 14
marzo, ha gravemente ferito due
bambini nomadi, il presidente
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, pastore
Domenico Tomasetto, ha rilasciato la seguente dichiarazione,
«Oggi le comunità evangeliche soffrono lo stesso strazio della comunità dei nomadi presenti in Italia per l’orrendo attentato nei confronti
di due bambini che le appartenevano. Le ferite di quei
bambini sono ferite nella carne della nostra civiltà e della
nostra stessa umanità. Quelle
ferite sono un segnale che la
democrazia italiana è eviden
temente minata nelle sue fondamenta se non riesce prima
a prevenire e poi a punire i
responsabili di un’azione vile
dal sapore inequivocabilmente razzista. Un’azione doppiamente deplorevole, inaccettabile dalla coscienza civile di
ogni credente. E come tutti
gli attentati alla democrazia,
all’umanità e alla civiltà, esso
impone alle istituzioni e a tutti noi di reagire con la massima partecipazione. Questa
potrebbe essere l’occasione
per recarci, forse per la prima
volta nella nostra vita, in un
campo nomadi, per esprimere
amicizia e solidarietà a chi è
stato così duramente colpito».
DOCUMENTO FINALE DEL CONVEGNO DI FIRENZE
PER UNA SCUOLA DI TURI
Si è svolto il 18 e 19 marzo a Firenze,
presso il Centro giovanile protestante Gould,
il convegno organizzato dalla Tavola valdese
dalla Commissione di studio per la diaconia sul tema «Scuola statale e privata, scuola
di tutti». Al convegno hanno partecipato vari
relatori tra cui il pastore valdese Giorgio
Bouchard, il giornalista del Manifesto Filippo Gentiioni, Fon. Domenico Maselli dei
Cristiano sociali, Giulia Rodano della direzione del Pds, Paolo Naso della rivista Confronti. Il convegno si prefissava di fare il
punto sul dibattito apertosi sul nostro settimanale e su «Gioventù evangelica» dopo la
pubblicazione del documento «Per una nuova idea di scuola» (cfr. Riforma n. 31 del 19
agosto 1994, pag. 10) che era stato firmato
da intellettuali di sinistra, cattolici e anche
da due valdesi, Mario Miegge e Paolo Ricca.
Dopo la pubblicazione si era aperto sulle colonne del nostro settimanale un interessante
dibattito protrattosi per alcuni mesi. Discussione ripresa anche in occasione del convegno del Centro culturale valdese a Torre
Pellice dal titolo «Per una nuova laicità».
(18 agosto ’94) e del Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste (21-26 agosto 1994).
Al termine del convegno i partecipanti
hanno approvato il seguente documento che
pubblichiamo integralmente. La Commissione di studio per la diaconia pubblicherà un
quaderno» contenente gli atti del convegno.
Il convegno «Scuola statale, scuola privata,
scuola di tutti» si è svolto a Firenze, presso
l’Istituto Gould, il 18 e il 19 marzo. I partecipanti hanno convenuto che il convegno,
esprimendo un dibattito ricco e vivace, ha
proposto novità significative nella riflessione
degli evangelici sui temi della scuola, delle
risorse ad essa destinate, dei compiti che le
sono affidati di fronte alle sfide culturali e
tecnologiche del nostro tempo e nel quadro
dei nuovi processi produttivi. Ritengono pertanto di dover utilmente offrire all’attenzione
delle chiese i seguenti punti di dibattito.
La riflessione sulla presenza del fatto religioso nel processo formativo ci ha portanti a
considerare necessario un ripensamento critico del concetto di laicità per come viene comunemente inteso. Mentre non possiamo che
ribadire l’idea di laicità come espressione
dell’impegno del credente nella storia al di
fuori della mediazione sacerdotale e istituzionale della chiesa, rileviamo che oggi il riferimento alla laicità rischia di connotarsi in prevalenza come assenza o relativizzazione dei
contenuti di fede rispetto alle grandi questioni poste dalla sbcietà contemporanea.
In questa prospettiva i partecipanti rilevano
che l’atteggiamento dei protestanti italiani
nei confronti della presenza del fatto religioso nella scuola è risultato spesso prevalentemente difensivo: il che era probabilmente
inevitabile in una fase storica segnata dall’invadenza del confessionalismo cattolico nella
scuola pubblica. Grazie alle battaglie anche
da noi sostenute contro questa invadenza, la
scuola e la società italiana hanno riconosciuto la presenza di una pluralità di approcci al
fatto religioso anche all’interno dei processi
formativi.
D’altra parte oggi cresce la richiesta di
informazioni sulle fedi e sui loro contenuti
spirituali ed etici dietro la quale individuiamo una «ricerca di senso» da parte di molti
giovani, che richiede una risposta in positivo,
per usare un’espressione utilizzata nel convegno, «perAddizione» di risposte piuttosto che
«per sottrazione» che risulterebbe di segno
inequivocabilmente laicista.
Del resto un atteggiamento analogo sembra
imposto anche su altre questioni, ad esempio
quelle sollevate dalla bioetica e dalla rivoluzione informatica. In questa linea è emersa la
necessità di una considerazione delle varie
proposte attinenti alla presenza del fatto religioso nella scuola pubblica: dallo studio della
Bibbia all’attivazione in varie forme di corsi
sulle varie tradizioni e culture religiose, così
come alla possibilità di rispondere positivamente alle crescenti richieste di una presenza
evangelica nella scuola, assumendo un atteggiamento di attenzione positiva ai progetti
innovativi in questo campo.
Questo orientamento, se condiviso, porterà
necessariamente alla riconsiderazione di alcuni deliberati sinodali. La riflessione sulla
laicità si è collegata all’analisi del documento
del luglio 1994 intitolato «Una nuova idea
per la scuola» e sottoscritto da intellettuali di
diversa estrazione culturàle: sia Riforma che
Gioventù evangelica hanno dato ampio spazio al dibattito su questo testo che, forse anche proprio per le novità che propone sulle
questioni dell’autonomia e del rapporto tra
scuola statale e scuola non statale, ha prodotto un dibattito appassionato nel quale si sono
registrate valutazioni anche assai diverse, ad
esempio sullo stato della scuola italiana.
Mentre qualcuno ha sottolineato le potenzialità di trasformazione interne alla scuola italiana, rese possibili dall’impegno e dalla professionalità di una parte del corpo insegnante,
soprattutto nel campo della fascia delr obbligo, altri hanno condiviso un giudizio
più critico sulla qualità della scuola italiana e
sulla sua capacità di rispondere positivamente alla domanda culturale, formativa e professionale che si fa sempre più complessa e
pressante.
Un elemento di convergenza è stato la necessità di assumere la prospettiva dell’autonomia scolastica come chiave di superamento
di centralismo burocratico e di rigidità che
caratterizzano la scuola pubblica; resta ovviamente aperto il dibattito sulle modalità e i
contenuti di questo processo di decentramento e autonomia. 11 convegno ha valutato in
modo nettamente negativo proposte come
quella del «buono scuola» che si inseriscono
in un processo di privatizzazione del sistema
scolastico pubblico privo di garanzie di pari
opportunità di accesso, di contenuti educativi
coerenti con i principi della Costituzione, per
giunta in un quadro privo di controlli.
11 discorso sull’autonomia .scolastica e su
un nuovo rapporto tra pubblico e privato si
collega necessariamente alla riflessione relativa alle scuole evangeliche presenti in Italia,
al progetto formativo da esse proposto, alla
loro collocazione dell’ambito del sistema
educativo. A questo riguardo il convegno ri
tiene che si debba considerare con attenzione
l’attività delle scuole evangeliche di cui con
divide l’impegno pedagogico sui temi del
pluralismo delle fedi e delle culture, dell’educazione ai valori della pace, della lotta alla
mafia, della formazione della coscienza civile e democratica.
Tutti hanno concordato che la scuola pub
blica è una risorsa essenziale della democra
zia italiana, che ad essa è deputata la trasmissione dei valori costituzionali, che necessita
di un significativo investimento sul piano di
risorse non solo finanziarie. Nel quadro dei
sistemi produttivi complessi, la formazione è
elemento sempre più centrale, tale da esigere
una vera e propria «mobilitazione totale» a
cui anche l’evangelismo italiano, forte della
sua tradizione di impegno sul fronte educativo, è chiamato a rispondere.
12
PAG. 8 RIFORMA
hI^ ^ ^
venerdì 24 MARZO 1995
«Le porte del cimitero» (1917) dì Marc Chagall
La scrittura e le altre arti
Poesìa figurativa e
cultura ebraica
ELIO RINALDI
Israele, in tutte le lunghe e
travagliate vicende della
sua storia religiosa, sociale e
politica, non ha mai manifestato specifica originalità di
incentiva nazionale nel campo
delle arti visive; notevole è
stata, invece, la valorizzazione della musica (e della danza
sacra), dell’architettura e della
produzione metallica (v. Tubal-Cain, «artefice d’ogni
sorta di strumenti di rame e
ferro». Genesi 4, 21). Le sanzioni divine (si veda il secondo comandamento) frenarono
ogni tentativo di rappresentazione materica di qualsiasi
forma antropomorfica.
Recenti scavi hanno messo
in luce gli avori che decoravano gli arredi di un palazzo
in Samaria edificato per
Acab, il re malvagio che otto
secoli più tardi si sarebbe
professató filoellenico. Gli
ebrei, essendosi cimentati poche volte nelle arti visive, si
limitarono a copiare elementi
di disegno di origine geometrica dei popoli viciniori attraverso motivi lineari verticali e frontali rivelanti però
assenza conoscitiva di ogni
teoria prospettica. E da notare
che anche le decorazioni di
questi avori e la loro esecuzione sono di natura fenicia;
perfino i segni dello Zodiaco
e del famoso candelabro a
sette bracci, raffigurato a Roma nella volta dell’Arco di
Tito, rivelano caratteri tratti
dal mondo ellenistico.
In epoche posteriori gli
ebrei, emancipati dal ghetto,
imitarono la fattura artistica
dei popoli presso i quali erano disseminati e in tempi recenti hanno trattato la pittura
e l’architettura in modo particolare, toccando dei vertici
con Pissarro, Rothenstein,
Modigliani, Messel, Epstein,
Chagall, Soutine e pochi altri,
in opere dai contenuti di reminiscenze bibliche.
Gli affreschi scoperti in una
sinagoga di Dura-Europos
(Siria), nell’ex Mesopotamia,
sono risultati per gli studiosi
di tarda natura ellenistica, pur
certo con interventi di ebrei
completamente ellenizzati;
anche le catacombe giudaiche
e quelle di Vigna Rondanini,
entrambe in Roma, mostrano
le stesse radici di influsso
classicheggiante, in una fusione però di apporti legati a
scene di ispirazione cristiana.
Filone di Alessandria (circa
30 a.C.), massimo esponente
del giudaismo alessandrino,
accanto all’interpretazione
letteraria delle Sacre Scritture, univa anche quella allegorica; la congiunzione tra Dio
e il mondo avverrebbe tramite le potenze che hanno
l’aspetto di persone simili
agli angeli della religione
ebraica e ai demoni del culto
ellenico. Lo stesso Filone
aveva identificato Geova con
Zeus e i costruttori della Torre di Babele con i Titani; nel
contempo egli applicò a Geova epiteti presi dagli elleni
quali salvatore, benefattore,
dispensatore di ricchezze e
«il sommamente generoso».
Certo è che se il divieto posto dal secondo comandamento aveva escluso ogni raffigurazione estetica devozionale alla divinità, con l’ebraismo si ebbe quella che possiamo definire la «poesia figurativa» o, secondo il Berenson, dai valori «tattili».
Possono essere presi come efficaci esempi di questo lirico
«figurativismo» il libro dei
Salmi, il Cantico dei Cantici
e le profezie, in generale, dove le espressioni sono traducibili in melodici suoni e purezza di colori; in queste letture siamo quasi immersi in
percezioni sognate sulla base
della fede come «certezza di
cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si
vedono» (Ebrei 11, 1). Nei
Salmi in particolare scopriamo l'incanto di una musicalità senza limiti di sorta e di
peculiari canoni letterari;
squarci di essenza trascendente che sembrano volgerci a
un’ineffabile luce dello Spirito, come nel Salmo 23 dove è
detto che «l’Eterno ci fa riposare in verdeggianti pascoli e
ci conduce alle acque tranquille» e che, per contro, non
dobbiamo avere timore anche
nell’attraversare «la valle
dell'ombra della morte».
E ancora, nel Salmo 19 è
scritto: «Dio ha posto una
tenda per il sole, ed esso e simile a uno sposo che esce
dalla sua camera nuziale». In
queste originali e pittoriche
allegorie viviamo veramente
in un unico meraviglioso legame tra la spiritualità del
credente e la poesia, che va al
di là di ogni viva e umana
manifestazione di arte visiva.
Una raccolta di scritti pubblicata dalla Claudiana apre nuove prospettive di fede
Dìo nelle parole dei credenti africani
_______RENATO COISSON______
Quando si incontrano comunità di credenti africani, sia nei loro paesi sia fra i
numerosi gruppi di immigrati
in Italia, si rimane subito colpiti da come essi sappiano
esprimere la propria fede con
gioia e partecipazione personale, in particolare nei loro
culti pieni di vita e di entusiasmo, seguiti da assemblee
numerose e attente anche se i
culti durano diverse ore. Il
contrasto con la realtà delle
nostre comunità e dei nostri
culti è grande, e ci rendiamo
conto che questa differenza
non dipende soltanto dalla diversità delle nostre culture e
del nostro carattere. Sorge
perciò il desiderio di conoscere più in profondità la fede
e la teologia di questi nostri
fratelli e di queste nostre sorelle in Cristo, per poterle
condividere.
La prima grossa difficoltà
che incontriamo è però quella
di non avere a disposizione
testi scritti a cui riferirci. La
cultura, e perciò anche la teologia africana, rimangono ancora oggi essenzialmente cultura e teologia orale, che si
capiscono e si vivono nell’incontro diretto e non attraverso la mediazione di un foglio
scritto, che rimane per l’africano un mezzo di comunicazione improprio e innaturale,
a cui si sottopone malvolentieri e non sempre riesce ad
esprimersi pienamente.
Con questo libro. Cristo in
Africa*, raccolta di scritti di
vari teologi africani a cura di
John Parratt, la Claudiana ci
offre un prezioso strumento
per avvicinarci al mondo della teologia degli africani. Gli
autori appartengono a paesi
di tutta l’Africa e a diverse
denominazioni cristiane, dai
cattolici romani agli anglicani, dai luterani ai riformati.
dai metodisti alle chiese
indipendenti come gli Aladura. E un’antologia di scritti
che dopo aver affrontato
quelli che sono i punti chiave
della ricerca teologica, sviluppa alcune questioni dottrinali per giungere a dare alcuni esempio concreti dell’impegno delle chiese.
Leggendo i vari contributi
si apre davanti a noi un ricchissimo e sempre più vasto
scenario di ricerca e riflessione teologica che spesso
pone delle grosse questioni
alla nostra teologia, tanto che
sarebbe auspicabile giungere
a un vero incontro delle diverse realtà per gli stimoli
rivitalizzanti che ne potrebbero sgorgare.
Non esiste una teologia
africana. L’Africa è infatti un
continente talmente vasto e
diversificato, con realtà storiche e problematiche tra le più
varie che non possono essere
ricondotte a un denominatore
comune; ma se questo ci obbliga a uno sforzo maggiore
per comprendere questa realtà
nella sua complessità, ci riserva però anche una maggiore ricchezza di spunti di riflessione.
Il grande sforzo dei teologi
africani è quello di arrivare a
una «contestualizzazione» del
messaggio evangelico nelle
varie realtà dell’Africa. Ricerca delicata, faticosa ma essenziale per dare agli africani
un Cristo vicino a loro, che
parli il loro stesso linguaggio
e che risponda alle esigenze
della loro vita quotidiana.
Questo vuol dire entrare in
confronto con gli usi e i costumi locali e vedere, evitando un facile sincretismo,
quanto delle vecchie tradizioni può arricchire o facilitare
la comprensione del messaggio del Cristo. Si veda per
esempio il rapporto con gli
antenati o la visione della
morte, mai vista come realtà
unicamente negativa.
Il nostro interesse si volge
però soprattutto ad individuare i caratteri particolari di
questa teologia, che emergono qua e là nei vari scritti.
C’è innanzitutto una comprensione particolare della
trascendenza di Dio, che si
traduce nella ricerca di una
varietà enorme di nomi e di
attributi simbolici che esprimono un rapporto mistico e
vitale al tempo stesso: Dio è
«colui che disbosca la foresta», «colui che fa marcire le
cose», «il palo centrale della
tenda», «l’insaziabile», «la
chioccia»; si sottolinea la
«paternità» e la «maternità»
di Dio. Interessante è anche
l’antropologia: nella concezione africana l’uomo è veramente uomo se ha un clan:
«Io sono, perché noi siamo, e
siccome noi siamo, io sono».
La realtà comunitaria acquista così grande importanza
traducendosi in solidarietà
vissuta. Un proverbio che si
ritrova in quasi tutte le regioni dell’Africa, espresso nelle
varie lingue locali, dice:
«Una persona è una persona
soltanto per mezzo di altre
persone». Ne deriva che la
vita ha senso soltanto a motivo degli altri, con gli altri e
per gli altri.
Chiaramente poi la situazione economica disastrosa in
cui vive la maggior parte
dell’Africa è presente in questa teologia rendendola vitale
per questi credenti: nella lettura della realtà e nella sua
comprensione come nell’impegno concreto delle chiese.
Importanti gli scritti di Manas
Buthelesi, vescovo luterano
in Sud Africa, sul significato
teologico della povertà e la
forte denuncia dell’ex presidente della Tanzania, Julius
Nyerere, cattolico, che afferma: «La povertà non è il vero
problema del mondo moderno: infatti possediamo la conoscenza e le risorse che potrebbero permetterci di vincere la povertà. Il vero problema, quello che crea la miseria, le guerre e l’odio tra gli
uomini, è la divisione dell’
umanità in ricchi e poveri»
(pag. 145). E ancora: «Come
l’acqua delle regioni più aride
scorre verso l’oceano dove
l’acqua è già così abbondante, allo stessò modo la ricchezza scorre dalle nazioni
più povere e dalle persóne più
indigenti nelle mani di quelle
nazioni e individui che sono
già ricchi» (pag. 147).
Ed è così che questi scritti
ci interpellano, la teologia diventa viva, entra nella nostra
umanità, non rimane gioco
accademico che interessa soltanto i teologi, come spesso
accade nel nostro sazio mondo occidentale, ma apre alla
speranza e sprona alla lotta
quanti credono che il regno di
Dio sia, già oggi, per tutti gli
uomini e per tutte le donne,
annuncio di liberazione e di
vita. Lasciamoci dunque rivitalizzare da questo soffio di
aria nuova che viene da queste giovani chiese africane.
(*) Cristo in Africa. Teologi
oggi, a c. di John Parratt. Introduzione di John Pobee, Torino,
Claudiana, £ 25.000.
W diario di Anna Frank, morta 50 anni fa nel campo di Bergen-Belsen
Le lettere dalla «casa sul retro»
RAINER CLOS
Anna Frank è diventata il
simbolo della sofferenza
di milioni di ebrei, vittime del
nazismo. Anna morì di tifo
nel marzo del 1945 nel campo di sterminio di BergenBelsen, nella Bassa Sassonia,
pochi giorni dopo la sorella
Margot, di tre anni più vecchia: aveva 15 anni. La sua
vicenda è nota in tutto il
mondo grazie aglrappunti del
suo diario, ritrovato nella
«casa sul retro», l’appartamento-nascondiglio di Amsterdam, dove si era rifugiata
con la famiglia nel luglio del
11942 per .sfuggire alle truppe
di occupazione tedesche.
Anna Frank era nata il 12
giugno 1929, .seconda figlia di
una famiglia ebrea residente
da generazioni a Francoforte
sul Meno. Quando i nazisti
presero il potere la famiglia di
Otto Frank, bancario, reduce
della prima guerra mondiale,
decise di emigrare, come fecero altri 37.000 ebrei, preoccupati per l’ascesa di Hitler.
Ad Amsterdam i Frank giunsero insieme ad altri profughi
(ve ne furono dalla Germania
in Olanda circa 4.200 nel periodo 1933-34) e si rifecero
una vita. Nonostante la vicinanza con la Germania vissero tranquilli per alcuni anni.
Quando nel 1940 la Germania
invase l’Olanda, la situazione
precipitò: furono immediata
Frasi del «Diario» su una scuola di Amsterdam
mente estese all’Olanda le
leggi razziali contro gli ebrei
in vigore in Germania e cominciarono le persecuzioni.
Fra le leggi razziali vi era la
proibizione per gli ebrei di
frequentare scuole pubbliche
o private non israelitiche; Anna lasciò quindi la scuola
Montessori per passare ad un
liceo ebraico.
Quando nell’estate del 1942
la sorella maggiore Margot ricevette la precettazione per
un lavoro paramilitare, il padre decise di scomparire con
la famiglia. Dal mese di luglio la famiglia si nascose
all’interno di un edificio (la
«casa sul retro»), nella Prinsengracht. Poche settimane
prima Anna aveva ricevuto in
regalo un diario per il suo tredicesimo compleanno, e aveva cominciato a scrivere delle
annotazioni, più o meno in
forma di lettere, indirizzate a
«Kitty». E continuò a scrivere
anche quando la farriiglia si
rifugiò nel nascondiglio accanto al quale si trovavano,
insieme con i Frank, alcuni
amici loro. Sono appunti sulla
vita quotidiana di questi clandestini, sulle loro paure e le
loro speranze.
Le ultime annotazioni sono
del 1“ agosto 1944: tre giorni
dopo il na.scondiglio veniva
scoperto dalla polizia, per
una soffiata, e gli otto occupanti i due alloggi interni furono arrestati e seguirono il
calvario dei circa 100.000
ebrei olandesi che, attraverso
il lager di Westerbock, finirono ad Auschwitz, dove la madre di Anna Frank morì nel
gennaio del 1945, o a Bergen-Belsen, da dove le due
ragazze non tornarono più.
Otto Frank fu l’unico superstite, liberato da Auschwitz
dalle truppe sovietiche.
Ritornato ad Amsterdam, il
padre di Anna ricevette da
una ex collega di lavoro un
fascio di carte che erano rimaste nella casa in cui erano
stati nascosti i Frank. Erano
gli appunti del diario di Anna. Vennero pubblicati per la
prima volta nel 1946 in olandese con il titolo «La casa sul
retro». Da allora ne sono state
pubblicate milioni di copie in
oltre 50 paesi.
Quasi subito i neonazisti attaccarono il libro, dicendo
che il ritrovamento degli appunti era un falso. Una edizione critica condotta scientificamente sulla base di ricerche effettuate ad Amsterdam
dall’Istituto di Stato per le
documentazioni di guerra, dimostrò nel 1986 che il libro
riproduceva scritti autentici.
La fondazione Anna Frank
è impegnata nella conservazione della «casa sul retro»,
nella Prinsengracht, che viene visitata ogni anno da circa
mezzo milione di persone, e
nella propagazione degli
ideali della popolare autrice
del diario.
13
¡..venerdì 24 MARZO 1995
CULTUI
PAG. 9 RIFORMA
Vicenza: una conferenza di Paolo Ricca che suscita ampio dibattito
Il protestantesimo è la religione della libertà
PAOLO T. ANGELERI
T l protestantesimo è reliKsA gione della libertà», sosteneva Hegel, accostando arditamente «religione» e «libertà»: in effetti le religioni
quasi sempre sono state promotrici di autoritarismi illiberali. «Eppure nel caso del
protestantesimo — ha sostenuto il prof. Paolo Ricca nella
sua conferenza (Vicenza, 3
marzo: «Protestantesimo come appello alla libertà») Hegel ha ragione»: la Riforma è stata soprattutto scoperta (0 riscoperta) della chiamata biblica a libertà.
Se la tradizione cristiana
medievale aveva insistito sul
voto di obbedienza, il protestantesimo considera preminente per il cristiano il «voto
di libertà». Il primo a usufruire di questa rivoluzione è
lo stesso Dio, fino a quel momento prigioniero delle istituzioni. A partire dalla lingua
(il latino, in cui era stata rinchiusa la Parola), fino alle
mediazioni istituzionali mondane e ultramondane, vere
prigioni di Dio, con la Riforma si assiste alla caduta di
ogni catena. Il credente, non
più escluso dal contatto diretto con il suo creatore, viene
sollecitato a non obbedire ai
sedicenti «funzionari» di Dio.
Se è Lutero a iniziare questo
cammino, saranno puritanesimo e congregazionalismo
(sec. XVII) a proseguirlo,
precisandone in concreto il
significato come diritto di
chiunque a farsi chiesa, scegliendo con una opzione personale il proprio modo di
adorare Dio.
Ha, origine così la polemica
«non conformista» nei confronti delle chiese ufficiali,
protestanti e non, legate al
multitudinarismo e negatrici
della scelta libera. L’emigrazione verso l’America ne fu la
conseguenza: i dissenters partirono alla ricerca di una nuova patria, in cui fosse garantita non più una religione imposta dalla nascita, ma una opzione adulta e responsabile.
Quattro le piste in questo
percorso verso la rimozione
degli ostacoli alla libertà:
eguaglianza, lotta contro la
fame e il bisogno, coesistenza, salvaguardia del creato. Si
è liberi solo se si è uguali; se
l’allargamento dello spazio di
libertà del ricco non comporta riduzione del respiro dei
poveri; se il mantenimento
delle differenze fra primo e
Terzo Mondo non rappresen
‘ Trasmissioni televisive protestanti
Lìnea del fuoco o
linea della vita?
ALBERTO CORSAMI
A Belfast parlano i muri.
La città, che si avvia
seppure lentamente e con esitazione a un processo di pace
con il cessate il fuoco dell’autunno scorso, ha la sua storia
scritta sulle facciate delle case: finestre murate, slogan,
murales evocativi, perfino un
Guglielmo d’Grange preso a
simbolo dai protestanti. Parla
anche la linea di demarcazione, per 25 anni «linea del fuoco» e nella speranza futura linea della pace, su cui sorge
úna chiesa protestante.
La pastora e un suo collega
capace di dialogare con i
combattenti «lealisti» forniscono le coordinate dell’intervento delle chiese. La violenza non paga, dicono; dobbiamo amare i giovani che si sono dati alla lotta annata, perché a nascere qui non si poteva avere altra prospettiva. In
un pub una conferma viene
dagli esponenti del Partito democratico deiruister, che ora
riconoscono il ruolo delle
chiese, anche se le medesime
possono essersi identificate
per anni nelle parti in lotta e
aver contribuito al clima di
guerra. La guerra civile «vera», dicono, l’hanno vista
nell’ex Jugoslavia, e possiamo pensare che la violenza in
tv forse avrà contribuito, una
volta tanto, a disinnescare
una spirale che sembrava inesorabile. Non è poco, è qualcosa che mette in discussione
alcune nostre idee sulla tv.
Possiamo pensare a un modo di produrla e di consuonarla che sia anche un sisteona per crescere anziché per
imitare il peggio della società?
I Un secondo servizio (nella
I trasmissione del 12 marzo) ha
, ripercorso la vicenda dell’
emancipazione femminile negli Usa, quando tali battaglie
erano sostenute da donne pro
testanti, Attraverso pagine di
Piccole donne (Louisa Alcott)
e poesie di Emily Dickinson
si è scoperto come venissero
dal protestantesimo (e dall’
esperienza americana in particolare) concetti cardine del
pensiero e del movimento
femminista: la riflessione a
partire da sé (autocoscienza),
un’etica della relazione fondata sulla responsabilità,
l’identificazione di personale
e politico in un legame che si
può far risalire a Calvino tra
persona e cittadinanza. Ha
chiuso la trasmissione un
«1 + 1» un po’ diverso, in cui
Giorgio Girardet si è congedato da questo ruolo di dialogo con i telespettatori. Dialogo «bloccato» dall’impossibilità di interloquire direttamente, ma che è stato per sette anni ricco di carica umana, di
apertura alle idee altrui, e di
serenità anche nella polemica.
Buona parte di Présence
protestante dello stesso giorno è stata dedicata alTincontro con Renaud, chansonnier
noto al pubblico giovanile da
15 anni per la sua difesa dei
teppistelli di quartiere, per il
suo amore per le periferie degradate, per la sua ricerca di
continuità fra la Parigi pittoresca dei primi del secolo e
quella degli sbandati di oggi,
dell’immigrazione, dei nuovi
snob. Renaud (che ha anche
un cognome, Séchan, che
comparve solo sul primo disco, realizzato all’età di 16
anni) è di origine protestante,
non è credente ma sente di
vivere una filiazione diretta
con chi lottò per la libertà. In
questo spirito si è recato
all’annuale rassemblement
del Musée du désert, nelle
Cevenne, dove si è anche esibito in un tempio della Chiesa riformata. Anche questo
ha a che fare con la sua passione per chi sta ai margini,
lotta, cerca di esprimere la
propria personalità.
ta la volontà di concedere la
libertà agli uni di morire per
eccesso di ingordigia e agli
altri di morire di fame; se il
prossimo, lo straniero, non
sia considerato semplice ingombro al nostro «stare al
mondo»; se il creato non viene violentato con interventi
arbitrari o consumi e inquinamenti dissennati.
La libertà (di cui parla la
Bibbia come liberazione di
Israele dalla casa della servitù) passa attraverso l’esperienza del deserto ed è marcia
verso la Terra Promessa: è
dunque conquista progressiva, non semplice dato di fatto. Essa non è mai in eccesso,
ma sempre in difetto: averne
paura (e perciò limitarla) significa non credere al suo valore di educazione alla responsabilità. Sosteneva Lutero che si è liberi solo quando
si ha un unico Signore (Dio)
con esclusione di qualsiasi altra autorità. Solo così sarà
possibile conseguire l’autentica capacità di coesistere,
coamare, coabitare.
Una lezione, quella del
prof^ Ricca, piena di spunti
per una seria riflessione su temi di bruciante attualità, come ha dimostrato la ricchezza
degli interventi durante il di
battito. Qualcuno si è chiesto
se lo sviluppo protestante al
concetto di libertà (il ricupero
cioè di un impegno nel sociale) non rappresenti una forzatura nei confronti dell’Evangelo; altri hanno dornandato
se possa chiamarsi libertà anche la scelta di segno negativo (libertà di uccidere, per
esempio); altri ancora se la libertà autentica, in quanto servizio a Dio, non si riduca a
pura obbedienza.
Paolo Ricca ha risposto che
la Scrittura contiene spesso
solo premesse a sviluppi successivi: anziché deriva rispetto all’Evangelo, l’implicazione sociale ne è invece la logica conseguenza. La libertà
autentica include la signoria
di Dio e dunque l’obbedienza; ma esclude con rigore
ogni dipendenza «diversa»,
ogni tipo di subordinazione
cioè agli uomini e alle loro
istitùzioni. La nostra scelta,
proprio perché libera, non potrà che essere responsabile e
perciò sempre «positiva»: un
sì costante al prossimo e al
suo benessere, che comporti
un no altrettanto fermo a ogni
minaccia alla sua esistenza e
alla riduzione, a favore dei
privilegiati, dei suoi spazi di
libertà.
Una biografia di Edwin Robertson
Vita e pensiero
deiruomo Bonhoeffer
SALVATORE RAPISARDA
In quest’anno in cui ricorre
il cinquantesimo anniversario della morte di Dietrich
Bonhoeffer e in cui si annunciano significative rivisitazioni del pensiero del teologo
tedesco, la lettura del libro di
Edwin Robertson* appare
quanto mai utile e appropriata. Il testo è di facile lettura,
con delle utilissime suddivisioni di ordine logico e cronologico, e si legge d’un fiato. L’autore è un grande conoscitore delle opere di Bonhoeffer e di quanto è stato
scritto su di lui. Oltre al nostro testo ha pubblicato in inglese Christians against Hitler (1962), è l’editore di No
Rusty Swords (1965) e ha
pubblicato una raccolta di lettere e appunti di Bonhoeffer
con il titolo The Way to Freedom (1966).
Il titolo del libro in esame
ci dice uno dei tanti aspetti
del pensiero di Bonhoeffer:
l’avere individuato che «Cristo ci aiuta, non per mezzo
della sua onnipotenza, ma
per mezzo della debolezza e
della sofferenza» (p. 299). Il
sottotitolo tuttavia è troppo limitativo e non fa giustizia al
contenuto del libro. L’autore
infatti sa collocare la vita e il
pensiero del teologo in un
ampio quadro di rapporti cul
«Famiglia americana» (1936) di W. Evans
turali, ecumenici e politici
che rendono chiare le motivazioni di molte delle sue scelte
e di molti eventi che hanno
influito sulla sua vita.
Mediante alcuni tratti essenziali ci viene fornito un
quadro della cultura e delle
tradizioni familiari di Bonhoeffer, del dibattito ecclesiologico all’interno della
Chiesa confessante, dei rapporti ecumenici internazionali, della ricerca teologica aggiornata, dei movimenti di
resistenza e di aperta opposizione a Hitler.
Robertson ci fa anche conoscere i punti forti della teologia di Bonhoeffer e lo fa
con grande delicatezza, come
un discepolo estremamente
rispettoso e innamorato dell’opera del maestro. Percorre
le sue opere, da Sequela all’
Etica alle varie lettere, scritti
e poesie dalla prigione, e coglie ogni aspetto significativo
fornendo interessanti chiavi
di lettura. È così che ci parla
della .preparazione dei pastori, del rapporto tra Antico e
Nuovo Testamento, della
questione ebraica, del rapporto chiesa-stato, dell’interpretazione non religiosa dei concetti teologici, del cristianesimo non religioso, di Cristo signore di un mondo non più
religioso ecc.
Certo la lettura di questo libro non esime dal leggere direttamente le opere di Bonhoeffer, tuttavia appare una
valida introduzione a quella
lettura, e ci consente di abbozzare un quadro di quel
fratello che ha percorso fino
in fondo la via della croce in
un discepolato cristiano sostenuto dalla preghiera e dalla fede incrollabile nel Signore della storia.
(*) Edwin Robertson, La
forza del debole. Vita e pensiero di Dietrich Bonhoeffer. Roma, Città Nuova, 1992, pp 325,
£ 26.000.
Libri
Agricoltori della Depressione
Gli anni della Grande Depressione visti attraverso le vicende
dei. contadini del cotone in Alabama. Storie di povertà, di fatica
immensa, di orgoglio e di disperazione: l’idea di partenza di
Sia lode ora a uomini di fama* sta qui, ma le prospettive del libro verranno oltrepassate. James Agee, giornalista, e Walker
Evans, probabilmente il più celebre fotografo «sociale»
d’America, partono insieme per un viaggio organizzato da una
rivista di New York nel mondo dei fittavoli. E Testate del
1936. Il reportage non fu pubblicato dal committente e due anni dopo ai due autori spettavano per legge i diritti dell’opera.
Presentato a un altro editore fu respinto e uscì solo nel 1940,
pur con l’espunzione di alcuni termini «proibiti». La materia,
nel frattempo, si era per così dire trasformata nelle mani degli
autori: ne risulterà, oltre al documento e alla testimonianza, un
lavoro che può a buon diritto essere accostato alle sperimentazioni letterarie dell’avanguardia di Joyce, alle rivoluzioni di
Kafka nell’universo del romanzo, eppure è sempre la descrizione di come vivevano (cioè male) migliaia di persone, l’altra
America. Un ulteriore elemento di interesse è dato poi dalla
presenza della cultura e del linguaggio biblico, sparsi qua e là
in sottofondo, ma anche esplicitati nella «riscrittura» di due
Salmi a imitazione del testo biblico (il secondo, che chiude il
volume, ne riprende e chiarisce il titolo). Sono allusioni, dice il
traduttore, che «sarebbero tutte afferrabili per un qualsiasi taxista di New York o di Manchester, ma richiederebbero da noi
fondi di erudizione ecclesiastica di cui pochissimi dispongono». Come Moby Dick questo libro è dunque rivelatore di una
cultura profondamente permeata di Bibbia, anche quando ha a
che fare con l’attualità più drammatica.
(*) James Agee-Walker Evans: Sia lode ora a uomini di fama.
Milano, Il Saggiatore, 1994, pp 510, £ 38.000.
ENI CULTURALI
Inventario nelle diocesi
Nella maggior parte delle diocesi italiane mancano inventari
completi relativi ai beni culturali ecclesi^tici, in molte altre il
lavoro di schedatura è ancora in corso. Il quadro generale che
ne risulta è perciò approssimativo. ;tra gli immobili classificati
come beni culturali ecclesiastici figurano 85.000 chiese (sulle
95.000 esistenti tra parrocchiali e sussidiarie), circa 1.500 monasteri (su 17.300), almeno 3.000 complessi monumentali (seminari, santuari, palazzi vescovili, ecc.), 3.500 biblioteche, 605
musei. Nel conto bisogna poi aggiungere gli archivi: parrocchiali (25.909, corrispondenti ad altrettante parrocchie), diocesani ( 1.600, che comprendono anche quelli di seminari, capitoli
cattedrali, ecc.) e delle comunità religiose (altri 1.200). Anche
gli organi a canne (oltre 12.000) fanno parte dei beni culturali
ecclesiastici.
Poi Bury artista «cinetico»
Si è inaugurato T8 marzo a Torino (presso la Galleria civica
d’arte moderna e contemporanea, via Magenta 31) una mostra
retrospettiva dedicata allo scultore belga Poi Bury, uno dei più
illustri rappresentanti dell’arte cinetica ancora in vita. Circa
cento opere esposte tra dipinti, rilievi, oggetti, animati tramite
meccanismi elettrici, elettromagnetici e idraulici, insieme a
opere grafiche provenienti da collezioni pubbliche e private europee. L’artista ha inoltre realizzato per l’occasione una «cinetizzazione» della Mole Antonelliana, simbolo della manifestazione. Dopo una prima adesione al surrealismo, nei primi anni
’50 Poi Bury (che è nato nel 1922 in Belgio) si tuffa a capofitto
nella ricerca sull’astrazione, e nel 1953 firma il manifesto dello
«spazialismo», facendosi sempre più coinvolgere dal tema
dell’arte in movimento. Le sue opere sono fra Taltrò ospitate
nel Guggenheim Museum di New York e nella Neue Galerie di
Berlino. Le creazioni più imponenti sono le sculture monumentali presso la lowa University, a Parigi, Charleroi e Montpellier
e le Fontane idrauliche (tra cui quella, appunto del Guggenheim). La mostra di Torino resterà aperta fino al 30 aprile.
Per informazioni: assessorato Risorse culturali e comunicazione (tei. 011-4423703 e 4423723 - fax 4422301).'
14
PAG. 10 RIFORMA
Vita Q
venerdì 24 MARZO 1995
Agenda
CALUSO — Nel quadro di una serie di
iniziative evangelistiche nell’Eporediese ci
sarà un culto pubblico sul tema «La nostra
risposta alla chiamata di Dio»; dalle ore 15
alle ore 17 presso la sala del Centro anziani, in via San Francesco d’Assisi.
Si tiene il 3° incontro di aggiornamento per
MILANO
predicatori locali organizzato dall’Associazione delle
chiese battiste lombarde e dal 6“ circuito delle chiese vaidesi e metodiste. Il past. Gianmaria Grimaldi parla sul tema: «La fede adulta di fronte alla storia e alla scienza».
Dalle ore 9,30, presso la Chiesa metodista di via Porro
Lambertenghi 28; per informazioni tei. 02-58321321.
TORINO — L’ associazione regionale delle chiese battiste in Piemonte tiene la sua
Assemblea; partecipa il dr. Renato Maiocchi, presidente dell’Unione delle chiese
evangeliche battiste in Italia (Ucebi): ore
15, presso la sala al piano terra della chiesa
battista in via Bertela 63; per informazioni tei. 0118986459 (Roberto Mollica).
MESSINA — Il pastore Salvatore Rapisarda, segretario del dipartimento di teologia
dell’Unione battista, tiene una conferenza
su «Attualità del pensiero di Dietrich
Bonhoeffer a 50 anni dal suo martirio»; ore
17, nella sala valdese in via Laudarne 16;
per informazioni 090-40098.
GENOVA — La Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria e nel Piemonte meridionale organizza una serie di manifestazioni sul tema «Vorrei imparare a credere.
Dietrich Bonhoeffer 1906-1945», con la
partecipazione del sindaco A. Sansa e del
console tedesco H. B. Sauerteig, il prof. Paolo Ricca tiene
una conferenza sul tema: «Dietrich Bonhoeffer: un profilo»; ore 18, nel salone di rappresentanza di Palazzo Tursi;
informazioni 010- 505239 o 010-342342.
MILANO — Il Centro culturale protestante e l’IrsaeLombardia organizzano un ciclo di lezioni sulla storia del
protestantesimo. Per la quarta lezione Susanna Peyronel
parla sul tema «La Riforma mancata in Italia»: ore 15,30,
presso la sala attigua alla Libreria Claudiana in via San
Francesco Sforza 12a; per informazioni tei. 02-76021518.
TRIESTE — Nel quadro delle conferenze sul tema «La
Riforma nei territori asburgici e veneti», il Centro culturale A. Schweitzer organizza la conferenza del prof. Silvano
Cavazza sul tema: «La Riforma a Trieste, in Istria e nel
Friuli orientale»: ore 17,30, nella basilica di S. Silvestro.
CALUSO — La chiesa di Ivrea ha iniziato
una serie di iniziative evangelistiche
nell’Eporediese. In questo quadro si svolgerà un culto pubblico sul tema «Che cosa
ci ha lasciato Dio», dalle ore 15 alle ore 17
presso la sala del Centro anziani in via San F. d’Assisi.
GENOVA — La Federazione delle chiese evangeliche in
Liguria e nel Piemonte meridionale organizza una serie di
manifestazioni sul tema «Vorrei imparare a credere. Dietrich Bonhoeffer 1906-1945». Nel quadro del convegno di
studi il pastore Fulvio Ferrario parla sul tema «Libertà e
disciplina; Bonhoeffer maestro di spiritualità»; il prof. Alberto Gallas parla su «La centralità del Dio che si lascia
scacciare: la teologia di Tegel»; il prof. Sergio Bologna
parla sul tema «Il Complotto del 20 luglio»; il prof. Nunzio
Galantino parla su «Un cattolico legge BonhoeffeD>. Dalle
ore 9 alle ore 18,30, nella sala Quadrivium di piazzetta S.
Marta; per informazioni 010- 505239 o 010- 342342.
PISTOIA — Nel quadro di un ciclo di conferenze organizzato dalla Chiesa battista con il patrocinio del Comune,
il pastore Piero Bensi parla sul tema «L’immortalità
deH’anima»; ore 18, presso la Sala di via degli Armeni 11.
GENOVA — La Federazione delle Chiese
evangeliche in Liguria e nel Piemonte meridionale organizza una serie di manifestazioni sul tema «Vorrei imparare a credere.
Dietrich Bonhoeffer 1906-1945». Nel quadro del convegno di studi il dori. Berehd
Wellmann preside il culto evangelico; il dott. Giuseppe
Laras, rabbino a Milano, e il proL Daniele Garrone parlano sul tema «Bonhoeffer e la questione ebraica»; don Antonio Balletto, il dott. Giuseppe Laras, il pastore Giorgio
Toum e la dott. Marta Vincenzi partecipano alla tavola rotonda su «Le religioni di fronte all’intolleranza». Dalle 9
alle 18,30, nella sala Quadrivium di piazzetta Santa Marta;
per informazioni tei. 010-505239 o 010- 342342.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. Domenica 26 marzo
predicazione del pastore Salvatore Ricciardi; inoltre saranno trasmesse notizie dal
mondo evangelico italiano ed esterb, appuntamenti e commenti di attualità.
/mfi I
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,30. Domenica 26 marzo trasmissione
su «1 cristiani alla conferenza di Copenaghen; chiedere
perdono ai Rom, nostri fratelli; musica Gospel a Roma».
Domenica 9 aprile trasmissione su «Dietrich Bonhoeffer:
un cristiano nella Resistenza».
Da 43 giorni Massimiliano Urbano fa lo sciopero della fame
Si è poveri non solo
materialmente ma anche di diritti
ENOS MANNELLI
Il 10 marzo mi sono recato
presso il Centro per la pace di Pescara, per portare la
solidarietà delle chiese in cui
lavoro a un giovane di leva di
22 anni, Massimiliano Urbano, che da 43 giorni conduce
uno sciopero della fame.
Massimiliano è affetto da
«pseudoallergia fans», malattia per la quale l’assunzione
di conservanti, di antinfiammatori (per esempio l’aspirina) e di alcuni alimenti contenenti una sostanza denominata «asa», come pomodori,
frutta, bevande e legumi causa sindromi angioedematose
orali e oculari, orticaria e
grave astenia. Sottoposto a
visita medica militare Massimiliano ha il responso di essere temporaneamente non
idoneo al servizio militare
per il periodo di un anno («rivedibile»); nel frattempo
però dovrà sottoporsi alla verifica della sua patologia attraverso test di provocazione
con molecole «asa» la qual
cosa, secondo i referti dei
medici civili, avrebbe sul
giovane effetti letali.
Da qui la decisione di Massimiliano di iniziare la sua
protesta, che va avanti dal 23
gennaio, contro la burocrazia
medica in divisa, che egli definisce con un cartello innalzato da quel pomeriggio «intelligenza militare: contraddizione in termini».
In questa protesta Massimiliano è riuscito, tramite i mass
media, a coinvolgere l’opinione pubblica locale e nazionale: ha presentato due esposti
alla procura di Chieti, due deputati progressisti hanno rivolto interpellanze ai ministri
della Difesa e della Sanità e
presto un parlamentare europeo farà altrettanto a Strasburgo. Una raccolta di firme è
stata inviata al ministro della
Difesa a cui è giunta anche
una lettera da parte del Consiglio del XII circuito delle
chiese valdesi e metodiste
nella quale si chiede «fermamente e con fiducia» l’adozione di provvedimenti «seri e
urgenti» per risolvere questa
vicenda «in uno spirito di giustizia e di rispetto della vita».
L’interesse generale sta aumentando intorno a questo
giovane pescarese (anche una
telefonata gli sarebbe molto
gradita, 085-4156442), ma
tutto tace da via XX settembre a Roma, almeno fino a
oggi 17 marzo. Due cose in
Massimiliano, verso il quale
ho provato subito affetto e solidarietà, peraltro ricambiati,
mi hanno colpito. Per prima
cosa una sua frase; «Non faccio questa battaglia solo per
me, ma per tanti altri che si
trovano nelle mie stesse condizioni». E poi, e questo mi
ha consolato e dato un po’ di
carica, che nonostante la sua
sofferenza fisica e morale egli
continui instancabilmente a
difendere le ragioni per cui da
1.200 ore si priva del cibo.
Devo testimoniare qui come rincontro con Massimiliano Urbano abbia recato in
me un misto di tristezza e
consolazione: tristezza nel
constatare a cosa sia costretto
un essere umano per affermare i propri diritti, ma anche
una consolazione grande nel
vedere la sua ferma determinazione, nonché quella di coloro che l’attorniano, anch’
essi impegnati in un digiuno
di 48 ore a staffetta.
In una brevissima intervista
rilasciata a un quotidiano, e
mai pubblicata, dicevo che
nel Medioevo essere «povero» significava essere non solo mancante di beni materiali,
ma anche poveri di diritti, un
«fuorilegge». I seguaci di Vaidesio da Lione si chiamarono
«poveri di Cristo» e la loro
scelta li fece apparire complici, in uno sconcertante impegno di liberazione, dei «poveri di diritti». Quella sera, al
termine della marcia per le
vie del centro di Pescara, seguendo Massimiliano in carrozzella, avevoivoluto, con timore e tremore, testimoniare
la scelta dei valdesi medievali.
La testimonianza giornaliera di una centenaria
Buon compleanno^ Emilia!
GUSTAVO BOUCHARD
Domenica 12 marzo la comunità metodista di Sestri Ponente ha festeggiato in
un clima di grande gioia la
sorella Emilia Conti, in occasione del suo centesimo compleanno. Al culto del mattino, presieduto dal pastore
Valdo Benecchi, ha predicato
il pastore Cabanis della Chiesa riformata di Nizza. Nel
pomeriggio, dopo l’agape
fraterna preparata con cura
dalla famiglia Conti e dalla
comunità, nella sala rimessa
a nuovo, un folto gruppo di
amici si è stretto attorno alla
festeggiata per testimoniarle
affetto e stima.
11 pastore, ispirandosi al
Salmo 90, ha rivolto alla nonna Emilia un affettuoso messaggio; sono poi seguiti momenti rievocativi della chiesa
locale da parte di Mario Campagnolo e Mario Ruosi, e
inoltre un messaggio augurale
di una delegata della circoscrizione. Durante la festa la
sorella Emilia era lieta di rispondere alle domande riferite ai vari momenti della sua
lunga esistenza trascorsi in
parte a Rivarone, dove è nata,
e poi a Sestri Ponente con il
marito. Ha ricordato con un
bel sorriso il suo primo incontro con Cornelio, suo fu
turo marito, di cui ammirava
la dirittura morale e la ricchezza spirituale.
Trasferitasi a Sestri, dopo il
matrimonio fu lieta di frequentare le famiglie evangeliche in casa di Mario e Angela Rizzi con grande beneficio della sua vita interiore.
Con la testimonianza del marito e della comunità Emilia
accettò il Signore quale suo
salvatore; una domenica mattina, anziché avviarsi come di
consueto nella sua comunità
d’origine, si avvicinò al marito e gli annunziò la sua decisione: «Oggi vengo con te».
Da quell’oggi sono passati
gli anni e Emilia e Cornelio
hanno sempre fatto il cammino insieme non solo per re
9e
gioventù evangelica
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20159 Milano
■
Lo stomaco e l'aspirina
carsi in chiesa ma per testimoniare della loro speranza
in Cristo Gesù.
Quel filo prezioso della testimonianza nella vita familiare è ricordato dall’apostolo
Paolo nell’affettuosa lettera
inviata a Timoteo, in cui ricorda «di servire Dio con pura coscienza come l’hanno
servito i miei antenati».
Paolo dichiara inoltre a Timoteo «di ricordare la fede
non finta che è in te, la quale
abitò prima nella tua nonna
Loide e nella tua madre Eunice». Anche noi guardiamo
con fiducia al futuro della
diaspora evangelica ove umili creature, come Loide, Eunice e Emilia testimoniano
della loro fede.
L’aspirina può essere efficace contro il mal di testa, ma
ha un grave inconveniente;
provoca irritazioni e sanguinamenti della mucosa che riveste l’interno dello stomaco.
In alcuni soggetti giunge anche a causare emorragie. Alcuni ricercatori americani sostengono di poter eliminare
questo pericoloso effetto collaterale mescolando il farmaco con innocue sostanze grasse. Finora si è sempre pensato
che l’aspirina danneggiasse la
mucosa gastrica inibendo la
produzione degli ormoni detti
prostaglandine, che normalmente contribuiscono a proteggerla dagli attacchi degli
enzimi digestivi e degli acidi
secreti dallo stomaco. Un
gruppo di ricerca della facoltà
di medicina dell’Università
del Texas, a Houston, ha scoperto invece che l’aspirina
stabilisce una reazione chimica diretta con la mucosa.
L’aspirina appartiene a quella
categoria di farmaci detti antinfiammatori non steroidei,
Nsaid nella sigla inglese. I ricercatori, sotto la guida di
Lenard Lichtenberger, hanno
mescolato vari Nsaid con alcune molecole grasse dette
fosfolipidi presenti nel muco
che riveste lo stomaco. In
condizioni normali, i fosfolipidi «impermeabilizzano» le
pareti interne dello stomaco
proteggendolo.
Il caffè è un po' tossico
Gli amanti del caffè che
hanno finora stoicamente
ignorato ogni attacco al loro
veleno del mattino, hanno un
nuovo pericolo. L’ochratoxin
A, prodotto da una muffa che
cresce sui chicchi di caffè, è
stato messo in relazione al
cancro al rene. Si pensava
che durante il processo di lavorazione del caffè venisse
distrutto, ma adesso alcuni ricercatori svizzeri hanno dimostrato che invece l’ochratoxin va a finire nelle tazzine
di caffè. «Abbiamo verificato
che non viene distrutto quando il caffè viene tostato e arriva nella bevanda dopo il filtraggio», ha detto Christian
Schlatter dell’Istituto federale
svizzero di tecnologia di Zurigo. È noto che l’ochratoxin
è presente anche in altri cibi
come cereali o rognone di
maiale. In questi prodotti il
contaminante può raggiungere una concentrazione pari a
45 microgrammi per chilogrammo. Schlatter afferma
che la concentrazione misurata nel caffè è molto bassa,
con un massimo di circa 5
microgrammi per chilogrammo di caffè non lavorato. 11
rischio di cancro al rene aumenterebbe dell’ 1 per cento.
Durano poco
le marmitte catalitiche
Le marmitte catalitiche
hanno un difetto fondamentale, invecchiano. Dopo cinque
anni, la loro capacità anti-inquinante diminuisce notevolmente. A volte i difetti delle
marmitte possono essere presenti nel 15 per cento dei veicoli di uno stesso modello, lu
Svezia le norme per la protezione ambientale richiedono
che ogni veicolo sia provvisto
di una marmitta catalitica. Il
costruttore è tenuto a garantire il pezzo per cinque anni o
per 80.000 chilometri: passato questo periodo, le eventuali riparazioni sono a carico
del proprietario.
Acqua al fluoro
Gli abitanti del Lazio e della Campania possono bere
acqua al fluoro. In deroga alla legge del 1978 i valori di
fluoro ammissibili nelle acque potabili potrà variare da 3
a 1,4 mg/1.
15
NERDÌ 24 MARZO 199^
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Posta
I quaccheri
non sono
Amish
Lettera aperta all’attenzione di Gianfranco Fini, Alleanza nazionale
Ho appreso con molto ritardo della citazione errata di
Gianfranco Fini al congresso
di fondazione di Alleanza nazionale, in cui dice «non possiamo diventare come quei
quaccheri americani, gli
Amish, che continuano a vivere come fossero alla fine
dell’Ottocento...».
Da quacchero mi corre 1’
obbligo di correggere alcuni
elementi di tale citazione: i
quaccheri non sono Amish,
ma Amici (Friends, nel mondo anglosassone); per oltre il
95% non si distinguono nei
costumi e nel quotidiano dal
resto della popolazione fra
cui vivono; non rifiutano della civiltà moderna ciò che è
compatibile con i loro principi, come il vestire e la maggior parte degli strumenti di
lavoro e di ricerca moderni.
Hanno rinunciato da oltre
un secolo, i più, a non togliersi il cappello e a dare del tu a
chiunque - atti che sottolineavano il concetto che tutte
le creature hanno uguale dignità e diritti civili, in quanto
tutte hanno in sé una scintilla
divina — per portare avanti
nella società, e non fuori di
essa, i valori più profondi in
cui credono.
Tali valori sono la pace, la
giustizia e l’integrità del creato, e con la forza e il coraggio
che viene loro dalla fede li
applicano a favore della società, là dove vivono e nei
luoghi dove la violenza e la
sopraffazione mettono in difficoltà i più deboli, senza esibizione. Ma vi sono alcuni
elementi che accomunano i
quaccheri ai vari rami dell’
anabattismo (mennoniti, hutteriti, amish) ai Brethren, agli
uftitariani-sociniani, e ad altri
continuatori della Riforma
radicale del ’500 nel continente europeo, come di quel
Uniti 0 divisi?
Dialogo tra un valdese e un cattolico
L’uno - Mi domando perché noi, pur essendo così simili, siamo così differenti.
L’altro - No. Io mi chiederei piuttosto:
perché pur essendo così differenti, siamo così simili?
- Ma insomma, a che cosa serve avere
punti in comune, se poi alla fin fine
siamo tanto diversi?
- Certo, ma anche una quercia è un albero, però non per questo è un larice.
- Siamo come alberi della stessa specie?
- Qualche cosa del genere, credo.
- Ma in che cosa consistono poi le differenze?
- Uuhh! Abissali.
- Per esempio?
- Tutto, fin nei minimi particolari.
- Ma non siamo prima di tutto cristiani?
- Sì certo.
- Ti sembra poco?
- Mi sembra moltissimo, anche se siamo
molto imperfetti, come discepoli.
- Quanto a questo anche noi.
- Ah! Credevo che vi sentiste un tantino
superiori.
- No, no. Nessuno si crede superiore.
Non ci sono superiori e inferiori.
- Ma non basta ammetterlo.
- Non siamo meglio degli altri.
■ Voi avete spaccato la chiesa che era
unita.
- No, noi ce ne siamo andati.
- Come sarebbe?
- Il cristianesimo non poteva essere più
rappresentato da Roma. Tutti hanno
costituito chiese per conto proprio.
- Ecco, questo non dovevate farlo.
- E perché? Già da tempo eravamo convinti che lo stile della chiesa fosse un
altro.
- Perciò ognuno di voi se ne è fatta unq
secondo come piaceva a lui. Bella ròba,
- Mmm, se la metti cosi.
- E non è così?
- No caro.
- Di fatto, mi pare che non ci capite più
niente neppure voi.
- Noi abbiamo l’idea di un cristianesimo
unito malgrado le differenze.
- Ma non è un controsenso?
- È una realtà.
- La mia è una realtà di unione.
- La mia è una realtà di rispetto reciprocò.
- Ma anche la mia, naturalmente. Noi vi
rispettiamo.
- Non siete mica tanto diversi da noii
malgrado innegabili differenze.
Partecipazioni
- Siamo molto diversi, ma anche molto
simili.
- Per esempio?
- Crediamo nello stesso Dio.
- Già.
- Allora?
- Credo che sarebbe un peccato interrompere il dialogo.
- Forse se cerchiamo le domande vere,
possiamo trovare risposte comuni.
- Sì, ma alla fine ciascuno tira l’acqua al
suo mulino.
- Più mulini ci sono più farina si produce.
- No, ci sono mulini che girano a vuoto.
- Mulini senz’acqua né grano.
- Poveri mulini.
- Credi che valga la pena di proseguire il
discorso?
- Sì,, se troviamo argomenti di comune
interesse.
- La fame nel mondo?
- E dici poco?
- Saremo facilmente d’accordo su questo.
- In teoria, sì.
- Non pensi che sia ora di finirla con le
guerre?
(continua)
la in Inghilterra del ’600 (trasferitasi poi in America e altrove), e sono il rifiuto del
militarismo, della guerra, della violenza (ivi compresa
quella alla natura) e in generale il rifiuto di gerarchie ecclesiastiche, di liturgie, di
complesse teologie.
Tali movimenti sono anche
noti come Chiese storiche
della pace, e da tempo si incontrano per conoscersi meglio e i(are insieme un tratto
di strada contro la violenza
dilagante. Mi sembra che il
loro modo di essere e di operare, con stili diversi, antiquati o aggiornati, sia un serio
contributo a rallentare la corsa del consumismo, della tecnologia esasperata, degli armamenti e della potenza economica e militare che inquinano dentro e fuori l’uomo e
il pianeta.
Davide Melodia
Associazione religiosa
degli Amici
(Quaccheri)
Il dono delle
lingue
Riforma
Via Pio V, 15- 10125Torino-tei. 011/655278-fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubbiica, 6- 10066 Torre Pellice-tei. e fax 0121/932166
DIRETTORE: Giorgio Gardioi
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Steiio Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Luciano
Cirica, Alberto Coreani, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo,
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis - 10125 Torino
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Rifomia è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993. .
Il numero 11 del 17 maao 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Llfficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 15 marzo 1995.
«Dopo questo, avverrà che
io spargerò il mio spirito su
ogni persona: i vostri figli e
le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno sogni, i vostri giovani avranno
delle visioni» (Gioele 2, 28).
«Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento
impetuoso che soffia, e si
riempì tutta la casa dov’essi
erano seduti. Apparvero loro
delle lingue come di fuoco
che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro.
Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a
parlare in altre lingue, come
lo Spirito dava loro di esprimersi» (Atti 2, 14).
Quando si analizza la promessa profetica di Dio fatta a
Gioele sull’effusione dello
Spirito Santo negli ultimi
giorni ci si interroga inevitabilmente sull’attualità di realizzazione oggi di tale promessa nel credente. Se da un
lato tutte le chiese sono concordi nel ritenere che lo Spirito Santo è dato al credente,
dall’altro si discute del rapporto esistente fra tale dono e
il fenomeno di parlare in altre
lingue, fenomeno che ha avuto inizio a Pentecoste. Sorge
allora il bisogno di analizzare
il problema e la necessità per
le chiese di confrontarsi e
rapportarsi tra loro su tale
problema. Se a Babele a causa dell’orgoglio umano Dio
confuse le lingue dei popoli,
a Pentecoste con il fenomeno
delle lingue Dio realizzò
l’unione dei popoli nello Spi
rito: ma è anche vero che
questo fenomeno delle lingue
paradossalmente è motivo di
divisioni, pregiudizi e disagio
tra le comunità evangeliche
storiche e le chiese evangeliche pentecostali siano esse libere che denominazionali.
Il fratello Nicola Milone
della comunità battista di
Bollate (Riforma del 10 marzo) ha ragione nell’interrogarsi sul problema e giustamente si chiede come possa
realizzarsi il dialogo fra le
chiese delle differenti aree.
L’evento di Pentecoste è rapportato dall’apostolo Pietro
alla promessa del profeta
Gioele riguardante gli ultimi
giorni. Il testo, facendo seguito al linguaggio escatologico
del profeta, dice che tale promessa è per «voi» (la folla radunata), i «vostri figli» e «per
quanti sono lontani, quanti il
Signore chiamerà» (tutti i
credenti. Atti 2, 39). Ora è
vero che il fenomeno delle
lingue non determina la fede
e il credere; è pur vero che
san Paolo, in Atti 19, 2, domanda ai discepoli di Giovanni se hanno ricevuto lo
Spirito Santo dopo aver creduto. Sembra allora che T
esperienza pneumatologica
che si manifesta nel parlare in
lingue non sia un dono secondario rispetto al credere o alla
comprensione dell’annuncio
evangelico. Usando un linguaggio paolino si può dire
che tale esperienza aiuta il
credente a «conoscere maggiormente Cristo e la potenza
della sua resurrezione».
Aver fatto una tale esperienza però non sempre comporta una maggiore maturità,
comprensione del fenomeno e
delle Sacre Scritture; può succedere, come di fatto successe
nella chiesa di Corinto al tempo di Paolo e succede tutt’og
II clic di prima pagina
Fuoco suirOnu
Domenica 19 marzo, Sarajevo. I caschi blu dell’Onu hanno dovuto chiedere l’appoggio delle forze aeree Nato perché i soldati serbi avevano preso di mira un aereo da trasporto
deirOnu stessa. A un mese dalla fine
del cessate il fuoco a tempo determinato, il conflitto bosniaco rischia di
esplodere di nuovo in tutta la sua violenza. Intanto i cecchini hanno ripreso
a sparare e a Bihac, dove è stata scattata la foto, la tregua non è praticamente mai avvenuta.
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall'Eterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
I familiari di
Enrico Daniele Charbonnier
(Ridi) di anni 80
riconoscenti per la grande dimostrazione di stima tributata al loro
caro, ringraziano tutti coloro che
in vari modi hanno partecipato al
loro dolore.
Un grazie di cuore al pastore
Rostagno e un pensiero riconoscente al dott. Danilo Mourglia e
al dott. Laterza che l'hanno seguito nei lunghi anni della malattia.
Torre Pellice, 13 marzo 1995
gi nel mondo pentecostale,
che chi fa tale esperienza non
sempre è in grado di disciplinarla o manteilere il giusto
equilibrio, arrivando anche a
assumere atteggiamenti paradossali quali le discriminazioni tra fratelli o la creazione di
partiti come a Corinto.
Questo è il pericolo che
corre qualsiasi chiesa giovane, come quella di Corinto,
non sufficientemente matura
nel mantenere l’unità nello
Spirito, e il movimento pentecostale è un movimento giovane, caratterizzato dagli stessi problemi descritti da san
Paolo nella sua prima lettera
ai Corinzi. Anzi a questo devo
aggiungere che alcuni pentecostali, per il semplice motivo
di aver fatto l’esperienza
pneumatologica, si ritengono
gli unici veri cristiani e i soli
membri del corpo di Cristo e
considerano le altre chiese
semplicemente «altre religioni» (si veda per esempio «Risveglio pentecostale», dicembre 1994, p. 248).
Purtroppo è una triste realtà
constatare che alcune chiese o
credenti pentecostali considerano le altre chiese e gli altri
credenti dei «credenti a metà»
o «pagani da convertire». Non
nascondo il mio sincero imbarazzo di pentecostale davanti
a tali affermazioni e atteggiamenti. Credo, a mio sommesso avviso, che non tutto il
mondo pentecostale sia ancora pronto per il dialogo e su
questo la dice lunga l’impressionante silenzio teologico
che di esso è proprio, almeno
in Italia. D’altro canto esprimo il mio personale disagio e
imbarazzo di fronte a quei
credenti delle comunità storiche che usando il termine
pentecostale in senso dispregiativo e generalizzando i discorsi di prima mi precludono
qualsiasi tipo di dialogo.
Porsi sul piano del dialogo
e del confronto, oltre a essere
un momento di con^unione
fraterna è anche un momento
di arricchimento nel rapportarsi con l’altro fratello e di
condivisione della grazia di
Dio che è benigno verso tutti
gli uomini. Rapportarsi con
l’altro significa conoscere la
sua esperienza con Dio e il
suo rapportarsi con tale esperienza. Spero che l’evento di
Pentecoste possa essere per le
chiese motivo di comunione e
confronto affinché si possa
conoscere maggiormente Cristo e la potenza della sua resurrezione.
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore dice: “Le sofferenze
del passato saranno
dimenticate, svaniranno
davanti ai miei occhi”»
Isaia 65,16
I familiari del caro
Luigi Long
di anni 84
commossi e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che hanno preso
parte al loro dolore con presenza,
scritti e parole di conforto.
Un ringraziamento particolare
al dott. Broue, al personale medico e infermieristico dell'Ospedale
valdese di Pomaretto, alla farmacia Tron di San Germano, all'Associazione alpini di San Germano
e Pramollo, ai volontari della Croce Verde di Porte e al pastore
Ruben Vinti.
Pramollo, 16 marzo 1995
RINGRAZIAMENTO
«Solo in Dio trova riposo
l'anima mia;
da lui proviene la mia salvezza»
Salmo 62, 2
La moglie e i familiari tutti del
compianto
Alberto Jahier
ringraziano di cuore tutti coloro
che con preseriza, scritti e parole
di conforto hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al medico curante dott. Broue, al
personale medico e infermieristico dell'Ospedale valdese di Pomaretto, al pastore Vinti e alla
Croce Verde di Porte.
Pramollo, 23 marzo 1995
RINGRAZIAMENTO
«Tu mi hai preso per la mano
destra. Tu mi condurrai
con il tuo consiglio»
Salmo 73, 23
I familiari del caro
Aldo Richard
ex carabiniere
ex internato e deportato
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto, neH'impossibilità di farlo
singolarmente, ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore.
Un grazie particolare al pastore
Claudio Pasquet, all'Associazione
nazionale carabinieri, alle stazioni
carabinieri di Luserna .San Giovanni e Cavour, all'Associazione
ex internati e deportati, all'Associazione combattenti e reduci, alla
direzione e al personale dell'Asilo
valdese di San Giovanni.
Bibiana, 24 marzo 1995
RINGRAZIAMENTO
La sorella, il nipote Franco Cangioli e i familiari tutti del caro
René Blanc
Giacomo Tambarello
Garbagnate Milanese
neH'impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro
che con presenza, scritti e parole
di conforto hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale medico e paramedico dell'Ospedale valdese di Torre
Pellice, alla Croce Rossa di Torre
Pellice, a che gli è stato vicino e
lo ha amorevolmente seguito in
questi anni, ai pastori Franco Davite e Claudio Pasquet.
Luserna San Gióvanni
24 marzo 1995
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedi. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
I
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PAG. 12 RIFORMA
i)AILE
venerdì 24 MARZO 1995
I lavori del gigantesco progetto sono iniziati nel 1990 e saranno ultimati solo nel 2020
II Sud Africa aspetta Kacqua dal Lesotho
_________FRANK RATHER__________
L9 ingegner Udo Gerstmann è entusiasta: «Abbiamo scavato la montagna
per undici chilometri e siamo
arrivati dall’altra parte con
uno scostamento di solo 36
millimetri rispetto al previsto». Gerstmann è il direttore
tecnico del progetto relativo
al lato sudafricano della galleria che si inserisce nella creazione di una delle più grandi
dighe a livello mondiale. Dalla parte sudafricana del confine con il Lesotho è stato realizzato, attraverso la montagna, un tunnel di 5 metri di
diametro lungo 22 km.
Dall’altro lato del fiume
Caledon, dove il 3 marzo è
stato effettuato il congiungimento, i lavori su una galleria
di 60 chilometri sono ancora
in corso. In questo tratto, che
si trova nel Lesotho, uno stato
montuoso, circondato completamente dal Sud Africa, è
prevista, proprio vicino al
confine, una centrale elettrica
dove l’acqua deve azionare
attraverso tubi sotterranei delle turbine con una potenza di
110 megawatt, molto di più
dell’attuale fabbisogno di corrente del piccolo stato.
Attraverso questo impianto
in galleria, che è in fase di
avanzata realizzazione, a partire dal 1997 le acque del Lesotho dovrebbero arrivare alla
zona di Johannesburg, la più
grande concentrazione industriale di tutta l’Africa. Finora
le piogge e le nevi dei monti
del Lesotho, che superano i
tremila metri, se ne fluivano
non utilizzate attraverso il
Caledon e l’Orange fino al
mare. Ora l’acqua verrà raccolta in cinque bacini, collegati fra loro da gallerie, e poi
convogliata in condutture
verso il nord, in direzione di
Johannesburg.
L’intero progetto «Acqua
Un’immagine delle montagne del Lesotho
monti-Lesotho», per il quale
si è cominciato a lavorare nel
1990, sarà completato solo
nel 2020: i costi saranno intorno ai 5 miliardi di dollari.
Nella realizzazione sono impegnate, accanto a imprese
sudafricane, anche una dozzina di imprese europee. Quest’opera colossale sarà utilizzata non solo dal Sud Africa,
ma anche dal Lesotho. Questo paese, industrialmente ancora sottosviluppato, disporrà
infatti di un suo approvvigionamento dì acqua, di una fitta
rete di strade asfaltate costruite per l’esecuzione dei
lavori e verrà anche pagato
per la vendita dell’acqua al
Sud Africa che senza quest’
acqua andrebbe incontro a
notevoli problemi. A partire
dal 2000 non sarebbe più possibile né un incremento della
popolazione né un ampliamento delle industrie, proprio
per la carenza d’acqua. L’ar
rivo di 300.000 metri cubi di
acqua dal Lesotho al lago artificiale del Vaal, da cui la
metropoli sudafricana attinge,
porterà a una stabilizzazione
e a un aumento considerevole
delle risorse idriche.
Udo Gerstmann è soddisfatto del lavoro fatto nel tratto di sua competenza: «Abbiamo portato a termine l’intera perforazione in soli 34
mesi: nella costruzione di
gallerie è un record mondiale». Per lo scavo è stata costruita una gigantesca macchina che mentre si fa strada
nella montagna, in modo quasi del tutto automatizzato, riveste il tunnel di una camicia
di cemento. Le parti di questa
macchina, ciascuna delle quali pesa tonnellate, sono state
preparate in una fabbrica costruita proprio all’imboccatura della galleria.
«Anche dopo questa perforazione occorrerà comunque
aspettare fino alla fine
dell’anno prossimo per il termine dei lavori», dice Gerstmann. Bisogna ancora provvedere alle necessarie installazioni all’interno della galleria, demolire la fabbrica che
ha prodotto il cemento e la
ferrovia con la quale si portavano fuori i detriti; infine bisogna cercare di ripristinare,
per quanto è possibile, l’equilibrio ecologico della zona.
Agli abitanti di Claren, dove si trovava la direzione dei
lavori e risiedevano le maestranze, la costruzione del
tunnel ha portato dei vantaggi anche per il futuro. Intanto
è sorto un nuovo quartiere
con oltre 40 edifici, un ristorante e diverse aziende, e poi
quelle che sono state le abitazioni del personale impiegato
verranno trasformate in officine e uffici creando così un
insediamento per la piccola
industria. (da Epd)
Testimonianza di un pastore presbiteriano
Bisogna rompere
isolamento dì Cuba
Una delle priorità di Cuba,
nella situazione attuale, è di
aprirsi al mondo esterno, cessando di essere «quella specie
di monastero ideologico-politico» che ha segnato la dinamica del paese in altri tempi.
Lo afferma il pastore Sergio
Arce Martinez, della Chiesa
presbiteriana di Cuba, in
un’intervista àll’agenzia ecumenica Eni. Importanti settori
cristiani continuano ad appoggiare la rivoluzione e a
promuovere la coscientizzazione del popolo, precisa Arce Martinez, «per portare
avanti un processo qhe sia più
vicino ai valori cristiani di
qualunque altro sistema».
Arce Martinez è una personalità religiosa ben nota a Cuba: è deputato all’Assemblea
nazionale e presidente del
«Movimento cristiano per la
pace in America Latina e nei
Caraibi»; secondo lui uno degli aspetti chiave della nuova
politica economica in atto è
stato l’apertura del mercato
agricolo nel settembre 1994,
in quanto «mettendo di fronte
il produttore e il consumatore,
è stato possibile concretizzare
quotidianamente la logica del
mercato e i cambiamenti socio-economici in corso a tutti
i livelli nel nostro paese».
Un primo bilancio del mercato agricolo risulta positivo,
soprattutto per la «ridinamicizzazione dei principali settori della produzione» e per
la trasformazione dell’agricoltura che si traduce, ad
esempio, nella «creazione di
unità di base di produzione
cooperativa, che ha consentito di trasferire più del 40%
delle terre dello stato a 1.400
cooperative».
Un altro aspetto importante
dell’apertura interna durante
Dopo cinque anni di
I liberiani^
I liberiani temono di essere
abbandonati dalla comunità
internazionale, dopo cinque
anni di combattimenti tra fazioni che hanno causato la
morte di 150.(XX) persone e lo
spostamento di metà della popolazione: lo riferisce un collaboratore del Servizio di aiuti della Federazione luterana
mondiale (Firn).
«I liberiani ci hanno chiesto più volte se saremmo rimasti qualora gli altri fossero
andati via» ha detto Tore Samuelson, segretario responsabile del programma di aiuti
della Firn che, insieme ad altri rappresentanti di organismi umanitari, si è recato recentemente a Monrovia, capitale della Liberia, e in altre
zone del paese. Samuelson ha
precisato che il fallimento di
una decina di proposte per
porre fine ai combattimenti
tra le sette fazioni rivali aveva provocato la quasi totale
distruzione del paese e generato un ardente desiderio di
pace fra i liberiani.
«I liberiani sperano ancora
nel ristabilimento della pace,
ma sono stufi - ha detto Samuel soA -. Gli accordi di pace sono tutti falliti. ì liberiani
temono che la "Forza africana-occidentale di interposizione” (Ecomog) in Liberia
vada via e che l’Onu abbandoni del tutto il paese. Vi è un
forte senso di stanchezza nei
confronti delle organizzazioni
feroci combattimenti tra fazioni rivali il paese africano è quasi completamente distrutto
stremati dalla guerra civile^ invocano la pace
Monrovia (Liberia): manifestazione per ii disarmo deile fazioni in iotta
intemazionali e non governative». I liberiani pensano inoltre che la comunità internazionale si ritirerà dopo la conclusione della pace; Samuelson ha precisato che il Servizio di aiuti della Firn si era
impegnato a rimanere per fornire assistenza umanitaria,
con o senza accordo di pace.
La Liberia, fondata da ex
schiavi del Nord America nel
1822, è stato per un lungo periodo un paese pacifico che
ha giocato un ruolo importante a livello intemazionale ma
cinque anni di guerra hanno
gettato quel paese deH’Africa
occidentale nel caos. Secondo
una recente stima dell’Onu,
1,8 milioni di persone hanno
bisogno di essere soccorse:
rispetto al 1989, la popolazione di Monrovia è quadruplicata e conta oggi 1,2 milioni
di abitanti, per via dell’afflusso di liberiani sfollati a causa
dell’intensità dei combattimenti, e di rifugiati provenienti dalla Sierra Leone.
Secondo informazioni pubblicate lo scorso gennaio sul
New York Times, dei militari
stranieri e dei collaboratori di
organismi umanitari hanno
affermato che la stregoneria e
il cannibalismo sono pratiche
diffuse presso alcune fazioni
rivali; molti ..combattenti sono
adolescenti «che hanno perso
ogni controllo», aggiungeva
il giornale.
Samuelson si è recato in Liberia per studiare la fattibilità
del progetto proposto dall’
Unione europea, la cui realizzazione è stata affidata al
Servizio di aiuti della Firn,
che consiste nel portare gli
aiuti a partire dalla Costa
d’Avorio, utilizzando camion
militari forniti dal governo
olandese. Di ritorno a Ginevra, Samuelson ha dichiarato;
«In Liberia domina la sensazione che il paese sia completamente distrutto. I combattimenti fra le fazioni impediscono la ricostruzione
del paese. In Angola, ad
esempio, esistono due fazioni
rivali, ma in Liberia le lotte
delle sette fazioni hanno provocato danni enormi. Sembra
che il futuro di questo paese
sia del tutto compromesso.
Le infrastrutture sono state
saccheggiate e distrutte».
Monrovia, ha aggiunto Samuelson, sta per scoppiare,
per via dell’afflusso continuo
di sfollati e di rifugiati.
Samuelson ha visitato un
'edificio incompiuto di quattro
piani, senza finestre né porte,
senz’acqua né elettricità, che
ospita 4.000 persone che «vivono in condizioni spaventose
in queir edificio che era previsto per il ministero della
Sanità. Attualmente ci sono
quattro toilette per 4.000 persone». In collaborazione con
l’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i profughi,
il Servizio di aiuti della Rm
fornisce assistenza a quelle
persone; viveri, servizi educativi, attività rimunerate
(fabbricazione di sapone e
una panetteria). In diceihbre e
gennaio il Servizio di aiuti
della Firn ha noleggiato camion per portare 650 tonnellate di viveri nel paese.
Dallo scorso settembre è
più difficile portare gli aiuti
perché i combattimenti hanno
costretto gli organismi umanitari a spostare 150 collaboratori nell’Est del paese. «/
nostri camion e il nostro
equipaggiamento sono stati
rubati; tutte le Organizzazioni non governative presenti
nella zona .sono state colpite;
abbiamo potuto recuperare
parte dell’equipaggiamento e
qualche veicolo, ma non tutto», racconta Samuelson. 11
Servizio di aiuti luterano spera che un accordo venga concluso nelle prossime settimane. La Firn e il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
hanno preannunciato un appello urgente per raccogliere
1,6 milioni di dollari per l’a,ssistenza umanitaria alla Liberia. Il Consiglio delle chiese
della Liberia ha già lanciato
un appello di oltre 2 milioni
di dollari per gli aiuti e la ricostruzione. Da parte sua, il
Dipartimento dell’Onu per gli
affari umanitari ha lanciato un
appello per raccogliere 65,3
milioni di dollari peV aiuti
umanitari durante i primi .sei
mesi del 1995. (Eni)
questi ultimi mesi è stato l’autorizzazione del «lavoro autonomo», che riguarda oggi circa 250.000 lavoratori e che
tende a svilupparsi; «Ciò permette di accrescere l’attività
produttiva, di assicurare migliori servizi alla popolazione
e di sburocratizzare l’apparato
di stato che è stato sensibilmente ridotto». Per il pastore
Arce Martinez, oltre alla liberalizzazione interna, «l’elemento più significativo attualmente è l’apertura di Cuba al
mondo esterno; turismo, cultura, economia, politica».
La politica di investimenti
internazionali applicata oggi
ha permesso al paese «di avere rapporti con 100 paesi e
con oltre 2.500 imprese estere». Tutto ciò apre Cuba al
mondo e permette di chiudere
con alcuni schemi del passato.
Usando un’immagine biblica, il pastore Arce Martinez
paragona il suo paese a «una
persona che avrebbe le braccia in croce, uno teso verso i
più diseredati - in particolare
in America Latina e nei Caraibi - e l’altro verso il mondo di coloro che hanno tutto
sul piano materiale anche se,
sotto altri aspetti, sono più
poveri dei primi».
Questa realtà è fonte di
contraddizioni e fa sì che Cuba si trovi confrontata a una
nuova logica segnata dalla
durezza. «Come i nostri fratelli del Terzo Mondo, noù
possiamo contare sul nostro
capitale, su una tecnologia
sviluppata e su mercati simili
al nostro, disposti cioè a praticare anzitutto la solidarietà
umana». Arce Martinez precisa che molti gruppi sostengono con decisione il processo in atto. È il caso del Consiglio ecumenico di Cuba, del
Movimento cristiani studenti
o di altri gruppi ecumenici
che «portano un sostegno
morale e spirituale al popolo
in questo momento particolare della storia di Cuba».
«Oltre all’impegno a difendere le conquiste sociali otte- '
nute, nonché la sovranità e
l’indipendenza di Cuba, è importante che il popolo preservi i suoi valori fondamentali,
etici e morali, che fanno parte
del processo rivoluzionario sottolinea il pastore Sergio
Arce Martinez -. Da qui deriva l’inestimabile valore dell’
impegno cristiano». Tuttavia,
conclude, «la questione fondamentale rimane quella di
come affrontare la crisi economica in termini globali...
Senza dimenticare che la
preoccupaz'ione principale
continua ad es.sere l’approvvigionamento alimentare di base affinché il nostro popolo ridiventi, come nel decennio
1980, uno dei più nutriti di
tutto il terzo mondo...». (Eni)
avana. Cuba
Fidel Castro ha partecipato al
recente Vertice di Copenaghen