1
ECO
BIBLIOTECA VALDE3E
1006Ü TO.mE PEIL ICE
DELLE mU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
ABBONAMENTI I L. 4.000 per l’interno
I L. 5.000 per l’estero
Anno 111 - Num. 9
Una copia Lire 100
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELUCE 1 Marzo 1974
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Domenica 3 marzo, « Giornata della Missione »
QUALE MISSIONE?
Il CEC commenta il caso Saljenitsin
Paul Beyerìiaus, studioso della missione, afferma che la chiesa di oggi deve scegliere fra la missione
di Cristo e quella di Barabba. Non si può però dimenticare che vi sono altre possibilità negative: la missione farisaica e la non-missione sadducea. Dove stiamo, noi e le nostre chiese?
Poco più di un anno fa, condensando in una formula il senso dei lavori
della ottava Conferenza missionaria
mondiale, a Bangkok, il nuovo direttore della Commissione Missione e
Evangelizzazione del CEC, il pastore
uruguayano Emilio Castro dichiarava:
« Siamo alla fine di un’epoca missionaria e agli inizi della missione mondiale ». Dal complesso dei lavori di
Bangkok è chiaro che non si tratta
solo del programma della Comunità
Evangelica di Azione Apostolica (CEVAA), « la missione di tutti verso tutti », indicante il principio acquisito e
anche l’inizio della prassi di un effettivo interscambio, di una reale solidarietà e collaborazione di tutti i cristiani e di tutte le chiese, qualunque ne sia
l’origine e la condizione: tutti hanno
da dare e tutti da ricevere,
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Verrà ?
È iniziato questo nuovo anno. Esso
non promette niente di buono. Sul piano economico ognuno sa come vanno
le cose. Ad aggravarle è sopraggiunta
la crisi dell’energia. Questa, secondo
me, non è un pericolo solo per l’industria, ma per la produzione in genere
che, con l’aumento progressivo della
popolazione umana, deve comunque
aumentare, non diminuire. Una sola
cosa buona v’è, cioè che, finalmente,
ci si accorge di quel che ormai da lungo tempo doveva esser avvertito: occorre inventare un nuovo modello di
sviluppo. L’attuale non poteva condurci che all’“impasse” di oggi, o peggio
alla rovina completa di domani. Poi ci
sono i focolai di guerra. Nel Vietnam
poco o nulla è cambiato. Gli accordi
di Parigi sono stati fatti per esser firmati ma non attuati. Documentazioni
non ne mancano. Non è difficile che
si ritorni rapidamente al punto di prima. Ora Kissinger corre di qua e di là
per risolvere la crisi del Medio Oriente, ma chi può non pensare che il
“prentio Nobel” riesca a fare solo il
duplicato di quel che ha fatto per il
Vietnam? Sul piano sociale mondiale,
le cose non vanno meglio. Sorgono o
si rinforzano dittature da tutte le parti: Cile, Grecia, Brasile, Portogallo... è
inutile enumerarle: basta guardare la
carta mondiale per vedere come prolificano e come i militari prendono il
potere ovunque. Una voce forse diversa potrebbe dare l’Europa, ma non solo questa non si accorda, ma è ormai
così vecchia da non saper dire una parola nuova al mondo malgrado la sua
cultura millenaria. Che sarà?
Anche un piccolo paese come Riesi
ha dei segni premonitori poco rallegranti. Non pochi emigrati venuti a
casa per Natale a visitare la moglie e
i figli hanno trovato la lettera di licenziamento! Riesi è passata dal 1962,
quando abbiamo cominciato il nostro
lavoro qui, da 22.000 abitanti ai meno
dei 15.000 di oggi. E se si tiene conto
del tasso naturale di crescita della popolazione, questa è diminuita non di
sette ma di almeno diecimila unità.
Ma se per l'attuale congiuntura economica del Centro Europa gli emigrati devono rientrare? Che cosa succederà a Riesi? Vi è da mangiare per
lutti? NO. E lo stesso può succedere
oltre che alla Sicilia e al Mezzogiorno
d’Italia, alla Spagna, alla Grecia, alla
.Iugoslavia, ecc. Poi il terzo mondo?
Quali sono le statistiche delle Nazioni
Unite su quelli che muoiono di fame
ogni anno nel mondo? Non passano i
30 milioni?
Tutto è scuro.
I settari fissano la data del ritorno
di Cristo: 1975, 1980, ecc... I colti teologi delle chiese costituite e la massa
dei "credenti”, pur affermando che
questo ritorno è la grande speranza
dei cristiani, affermano con le Scritture che « non se ne conosce né il giorno né l’ora ». È vero, « non se ne conosce né il giorno né l’ora », però purtroppo questa giusta affermazione si
risolve praticamente in una mancanza
di attesa. Mancanza di attesa che si
risente nella vita quotidiana e nei comportamenti.
Non saperne né il giorno né l’ora
per me significa: può venire stanotte
come fra millenni. Sta nella libertà di
Tullio Vinay
(continua a pag. 8)
A Bangkok si è delineato con sufficiente chiarezza un programma diverso e più ampio, che certo include anche « la missione di tutti verso tutti »,
ma che vede « la missione mondiale »
attuarsi in un universalismo e in un
umanesimo grandiosi e vivi, ma biblicamente discutibili.
Universalismo: lo stesso Emilio Castro ha così sviluppato la nuova strategia missionaria da proporsi: « L’accettazione della cultura africana, la
mediazione della spiritualità indiana,
la sollecitazione della rivoluzione sociale sono i punti di partenza per un
nuovo inizio della missione mondiale ».
In tal modo, però, l’annuncio rischia
di essere sostituito dal dialogo. Il rispetto per altre tradizioni e posizioni
smussa la certezza di sapere qualcosa
0 meglio di conoscere Qualcuno che
altri ignorano, pur essendo anch’essi
1 destinatari e i beneficiari della buona notizia che in Lui e in Lui soltanto
vi è salvezza per chiunque crede. Eppure quella certezza è stata sempre la
molla della passione missionaria.
L’annuncio di Cristo è universale,
non sincretista. Anche noi occidentali
abbiamo dovuto e dobbiamo continuamente ’farci' alla mentalità e al linguaggio semitici dell’Antico e del Nuovo Testamento, se vogliamo penetrarne in profondità il messaggio autentico. L’incarnazione del 'Verbo di Dio, là
e allora, ha sempre richiesto e richiederà sempre a ogni uomo di qualsiasi
tempo, di qualsiasi tradizione culturale, questa umile e volenterosa conversione. Anche noi occidentali sappiamo
che non è affatto facile. Con questo
non voglio dire che l’Evangelo non sia
giunto e non giunga ad altri filtrato
da noi: al terzo mondo (e al secondo,
quello oltrecortina) da quello occidentale, al proletariato dalla borghesia
(ma oggi la borghesia è ideologicamente divisa), etc. Nessuno si espone alla
luce dell’Evangelo come una pellicola
assolutamente vergine, e dobbiamo esserne coscienti. Ciononostante non mi
sentirei di sottoscrivere la strategia
missionaria di E. Castro, sopra citata,
e sarebbe utile e necessario andarsi a
rileggere La fede cristiana dinanzi al
sincretismo di W. A. Visser 't Hooft,
tradotto e pubblicato anche in italiano dalla Claudiana.
Umanesimo: nella volontà di rompere con una predicazione troppo ’spirituale’, volta alla conversione deH’anima e all’aldilà, si finisce spesso per
concentrare la predicazione sull’uomo
e sulla società, anziché su Dio, del tutto al passo — se pur in chiave cristiana — coi tempi. Così la metodista britannica Pauline Webb, uno dei presidenti del CEC, che ha presieduto una
delle tre sezioni della Conferenza di
Bangkok, ha potuto dichiarare: « Ai
cristiani è stata affidata la visione utopica ed essi hanno la responsabilità
di tradurre questa visione in una realtà ideologica e in un concreto programma politico di liberazione per tutti gli oppressi »; Gesù ha reso l’umanità libera per la possibilità di « conseguire un ordinamento nuovo, nel quale i regni di questo mondo saranno veramente i regni del nostro Dio e del
suo Cristo ». Se si traggono veramente tutte le conseguenze — so bene che
non si vogliono trarre, ma questo non
garantisce la fondatezza delle premesse — il ritorno di Cristo non ha più
senso, si riduce a un mito irrilevante.
Ciò che Gesù aveva da fare e da dare
10 ha fatto e dato in ciò che ha insegnato e nel come si è comportato; ai
suoi discepoli spetta attuare e vivere
11 suo programma di rinnovamento e di
liberazione. Non è il caso di esaminare
qui i punti di contatto (oltre che quelli
di diversificazione e di opposizione) con
la visione marxista deH’uomo, della
storia e dell’avvenire.
Ora, siamo convinti, o dobbiamo esserlo che un impegno fino al collo nella realtà sociale e in un movimento di
liberazione umana può andare di pari
passo con una netta, inequivoca affermazione della sovranità, della salvezza e del giudizio di Dio; che la tenace
battaglia per una società diversa^ può
associarsi intimamente alla pertinace
coscienza che il Regno di Dio è un altra cosa. Le predicazioni radiofoniche
delle ultime due doineniche ne sono
state un esempio luminoso e caldo. In
questa linea abbiamo molto da imparare riaccostandoci alla vivezza cosi
laica dell’Evangelo, molto da convertir
ci alla serietà della sovranità di Cristo
e della sua grazia che non può essere
a buon mercato.
Tuttavia la nota caratteristica della
fede, l’imporsi di Dio sull’uomo (servendolo, certo, ma è Lui l’importante), la testimonianza alla sola cosa necessaria che non ci sarà mai tolta in
vita e in morte, la coscienza che non
abbiamo qui una città stabile, né vecchia né nuova: ebbene questo è spesso flebile, non di rado assente, anche
fra i cristiani ’avanzati’. Se questo
manca, però, si può essere ’avanzati’
fin che si vuole (o ’arretrati’, s’intende!!), ma si è fuori strada; si fanno
cose anche pregevoli, talvolta, ma che
non indicano il Padre e il suo Cristo;
si dicono cose anche giuste, ma che
dicono tanti altri ignorando il Cristo
o infischiandosene o strumentalizzandolo a loro immagine e somiglianza.
La chiesa, chiamata alla missione,
si trova di fronte a questo dilemma:
missione di Cristo o missione di Barabba? A porre in questi termini l’alternativa è Paul Beyehhaus, docente
di missionologia all’Università di Tubinga e uno dei leaders dell’opposizione ’evangelica’ (conservatrice) alla linea del CEC e in particolare alla sua
visione e alla sua prassi missionaria.
A mio modesto avviso il Beyerhaus- pone giustamente l’alternativa, ma sbaglia nell’identificare le parti avverse in
un modo così giudicante da un lato e
così farisaico dall’^Jtro. Il diacernimento degli spiriti è quanto di più arduo vi sia e sentiamo cosi spesso (forse più per noi che per gli altri!) quanto gli uomini e in particolare i credenti siano irriducibili ai casellari nei
quali vorremmo chiuderli ed etichettarli.
Comunque, l’alternativa resta; ma è
più complessa: vi è anche la missione
farisea («Guai a voi, scribi e farisei
ipocriti, perché scorrete mare e terra
per fare un proselita; e fatto che sia
lo rendete figlio della geenna il doppio
di voi! », Matteo 23: 15), e vi è Za nonmissione sadducea, soddisfatta del culto, lasciando le cose e gli uomini come sono e dove sono.
Con queste possibilità dobbiamo
confrontarci, sentendo riecheggiare
l’appello missionario di Cristo: mi sarete testimoni, da qui fino alle estremità della terra. Poi verrà la fine. E
sarà il principio, tutto nuovo.
Ginevra (Iwf) - Rispondendo alla richiesta di commentare il caso di
Alexander Soljenitsin, un portavoce del
Consiglio ecumenico delle Chiese ha
fatto questa dichiarazione il 15 febbraio:
« 1. Deploriamo vivamente che le autorità dell’URSS abbiano cerato di risolvere un serio problema interno espellendo lo scrittore sovietico Soljenitsin e privandolo della cittadinanza.
Soljenitsin ha preso una posizione coraggiosa a favore della libertà umana
impegnandosi ad aiutare il suo popolo
nei confronti di ciò che è accaduto in
passato.
« 2. Mentre ci rallegriamo che sia stata apparentemente garantita la sicurezza di Soljenitsin e della sua famiglia,
siamo preoccupati per le molte migliaia di persone, in varie parti del
mondo, che si trovano in carcere o sono torturate o sono esuli per avere
espresso le loro convinzioni sui diritti
degli esseri umani alla vita, alla libertà
e alla giustizia.
« 3. Speriamo che Pinteresse mostrato per Soljenitsin sia accompagnato da
un’azione vigorosa in aiuto dei molti
altri che ancora soffrono la detenzione
in tante parti del mondo ».
Una notificazione del Consiglio permanente
della Conferenza Episcopale Italiana
Di fronte al
abrogativo
referendum
del divorzio
Il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, riunito a Roma
dal 19 al 21 febbraio, ha fra l’altro esaminato la questione del referendum abrogativo del divorzio e ha diffuso questa « notificazione »;
Il Consiglio permanente della Conferenza
Episcopale Italiana, in coerenza con quanto
i Vescovi italiani hanno sempre unanimemente affermato, ritiene suo dovere dare, a quanti
vogliono vivere nello spirito del Vangelo le
attuali vicende del nostro Paese, un orientamento dottrinale e una direttiva pastorale
circa l’unità della famiglia e Tindissolubilità
del matrimonio.
1. IL MATRIMONIO È DI SUA NATURA INDISSOLUBILE. Alla luce delia Parola di Dio, la Chiesa ha costantemente insegnato che il matrimonio è indissolubile, non soltanto come sacramento, ma anche come istituto naturale.
Solo infatti una mutua dominazione personale e perenne dei coniugi garantisce alla famiglia il raggiungimento della sua interiore
pienezza e l’adempimento della sua funzione
sociale, soprattutto educativa.
DERE IL SUO MODELLO DI FAMIGLIA.
Il cristiano come tutti gli altri cittadini, deve
partecipare responsabilmente alla costruzione
di un retto ordine civile e a impegnarsi perché le leggi corrispondano ai precetti morali
e al bene comune » (Decreto « Apostolicam
Actu<>«itatem », 14).
Questa partecipazione, necessaria sempre, diventa più urgente quando i valori sono insidiati da una legge permissiva che, di fatto, giunge a favorire il coniuge colpevole e non tutela
adeguatamente i diritti dei figli, degli innocenti, dei deboli.
In così grave circostanza nessuno può stupirsi se i Pastori adempiono la loro missione
di illuminare le coscienze dei fedeli e se
questi, consapevoli del loro diritto-dovere, difendono l’unità della famiglia e l’indissolubilità del matrimonio servendosi dello strumento costituzionale del referendum.
2. LA FAMIGLIA UNITA È NECESSARIA AL BENE DELLA SOCIETÀ. La fedeltà dei coniugi al loro impegno di amore reciproco e di dedizione ai figli è un bene irrinunciabile della convivenza umana e costituisce una espressione autentica di libera
scelta e di civiltà.
Per questo il Concilio Vaticano II, che ha
fatto un coraggioso confronto del messaggio
evangelico con le culture dei popoli e le esperienze delle nazioni moderne, non ha esitato
a denunciare il divorzio come « una piaga
sociale per le sue rovinose conseguenze nei
riguardi del matrimonio, della famiglia e della
società » (Cfr. « Gaudium et Spes », 47).
Gino Conte
3 IL CRISTIANO, COME CITTADINO,
HA IL DOVERE DI PROPORRE E DIFEN
4. CONFRONTO CIVILE E IMPEGNO
PERMANENTE. Un leale confronto di idee
sui principi e sui valori della famiglia non
può per nessuno diventare pretesto di una
guerra di religione.
I Vescovi, anche per il quotidiano contatto
con le loro popolazioni, non ignorano le crescenti difficoltà che oggi si pongono a molti
e sanno che il referendum da solo non può risolvere i problemi della famiglia italiana.
Per questo ritengono urgente che tutti gli
uomini di buona volontà si accordino per una
saggia riforma del diritto di famiglia e per
tutelare il bene della famiglia stessa, mediante il risanamento dei costumi e una organica politica sociale.
(continua a pag, 3)
Aperto a Sondrio un Centro Evangelico di Cultura
RITORNO IN VALTELLINA
Mercoledì 20 febbraio u. s. ha avuto
luogo a Sondrio, capitale della Valtellina, l’inaugurazione di un Centro
Evangelico di Cultura. Da molto tempo esisteva in questa città un nucleo
evangelico metodista curato da Milano, ma l’apertura del Centro segna
l’inizio di un’azione evangelica più incisiva in questa regione in cui il messaggio della Riforma trovò larga eco,
presto però soffocata, nel sangue, dalla Controriforma.
Sono stati i pastori all’opera nei Grigioni di lingua italiana (specialmente
in Val Bregaglia e Val Poschiavo) che
hanno preso a cuore e poi concretamente realizzato questa iniziativa. Il Sinodo riformato dei Grigioni (Sinodo
Retico) ha, da parte sua, contribuito
generosamente al finanziamento dell’opera, acquistando i locali del Centro
in uno stabile di recente costruzione
nella parte nuova della città. Le spese,
non lievi, di arredamento sono state
sostenute da singoli evangelici e da comunità. I locali, ampi ed accoglienti,
sono al piano terra e danno sulla strada: è stato così possibile allestire una
grande vetrina con esposizione di Bibbie, pubblicazioni evangeliche (della
Claudiana in particolare) e letteratura
religiosa in genere.
Il Centro, oltreché diventare la sede,
per -culti e riunioni, della locale comunità metodista, « intende essere uno
strumento di dialogo al servizio di tutti e un luogo di incontro ecumenico
scevro da finalità particolaristiche e
confessionali »: così si leggeva sul ma
nifesto affisso in città per annunciare
l’apertura del Centro.
L’inaugurazione, molto sobria, è consistita in una presentazione degli scopi
del Centro e -dello spirito che anima
quanti ne hanno promosso la creazione, fatta dal pastore Franco Scopacasa,
alTopera in Val Bragaglia, e in una
conferenza -del sottoscritto sul tema
dell’« Identità protestante ». Folto il
pubblico, solo in parte evangelico. Numerosi i fratelli venuti da Poschiavo,
Brusio e -dalla Val Bregaglia. Presenti
i pastori Ranch (Vicosoprano), Bellacchini (Borgonovo), Papacella (Poschiavo), Cantarella (Brusio), Sbaffi e Fiorillo (Milano), nonché un pastore di lingua tedesca, -segretario amministrativo
del Sinodo Retico.
L’apertura di un Centro Evangelico
di Cultura a Sondrio, città capoluogo
della Valtellma, è tanto più rallegraqte
in quanto la Valtellina è stata teatro,
nel 17° secolo, di una violenta e sanguinosa repressione antiprotestante,
attuata implacabilmente dalla gerarchia cattolica, assecondata dalle trame
politiche e dall’appoggio militare di
Spagna e Austria. Protagonista di questa vicenda fu il cardinale Carlo Borromeo, plenipotenziario papale, arcivescovo di Milano, venerato dai cattolici
come un santo ma definito « bestia nefasta » nei verbali di un sinodo evangelico di quel tempo. Egli fu l’anima
della Controriforma in Valtellina (e altrove), e l’attuò con ferrea determinazione, senza scrupolo alcuno, ricorren
do a tutti i mezzi, anche i più indegni.
Il risultato, conseguito definitivamente solo dopo la morte del Borromeo
(1584), fu la totale distruzione fisica del
protestantesimo valtellinese. Episodio
conclusivo e culminante della Controriforma in quella regione fu il cosiddetto « Sacro Macello » di Valtellina,
avvenuto -dal 18 al 20 luglio 1620: tutti
i protestanti della regione furono trucidati, tranne i pochi che riuscirono a
fuggire. L’episodio ricorda le Pasque
piemontesi nelle Valli Valdesi e la sriage -di San Bartolomeo, in Francia.
L’apertura di un Centro Evangelico
di Cultura in una zona e in una città
così duramente segnate dalla Controriforma, di cui si sente oggi ancora la
nefasta influenza, non è un’operazione
polemica dettata da propositi di rivincita confessionale. Non ci si pone su
un piano di competizione o di guerra
fredda, ma su un piano di ricerca e
di libero confronto. Il protestantesimo
non ha mai voluto essere qualcosa per
se stesso: è stato, e continua ad essere,
una ricerca di autenticità cristiana. Il
protestantesimo non vuole affermare
se stesso ma l’Evangelo: un Evangelo non consumato in privato ma condiviso con gli altri. Il Centro Evangelico di Cultura di Sondrio vorrebbe essere un luogo, in cui gli uomini si confrontano tra di loro nella libertà e
nella responsabilità, e si lasciano confrontare insieme dall’ Evangelo, che
non è di nessuno ma è per tutti.
Paolo Ricca
k
2
pag. 2
N. 9 — i« marzo 1974
UNA PREDICAZIONE PER IL 17 FEBBRAIO
RIFERITA AL MESSAGGIO DEL SINODO 1972 ALLE CHIESE
‘ - .i
“Interroga le passate,jeñerázióni,
rifletti suiresperienza . idei ppdri,,
NOTIZIARIO
«c Interroga le passate generazioni, rifletti sull'esperienza'^ei padri; giacche noi siamo d'ieri e non sappiamo nulla ; i nostri giorni sulla terra non son
che un'ombra ; ma quelli certo t'insegneranno, ti parleranno, e dal loro cuore
trarranno discorsi », ( Giobbe 8 ; 8-10).
Questa parola è rivolta a Giobbe
mentre questi stava lottando per risolvere, la crisi della sua fede. Non
che Giobbe non avesse più fiducia in
Dio, ma era tormentato dalla incomprensibilità dell'agire di Dio nei suoi
riguardi, dal suo silenzio ai suoi interrogativi. L'amico in sostanza sembra dirgli : non puoi pretendere di
capire l'agire di Dio limitandoti a considerare solo il tuo caso personale.
Altri credenti prima di te si sono trovati a dover risolvere dei problemi
simili al tuo. Sai tu quali siano state
le loro esperienze, quale è stato il loro atteggiamento, come Dio li abbia
nonostante tutto sostenuti e abbia loro rivelato il suo disegno? « Interroga
le passate generazioni, rifletti sull'esperienza dei padri... ».
Questo consiglio è, né più né meno, lo stesso consiglio che il Sinodo
del 1972 ha rivolto alle nostre chiese:
« Gli anni che viviamo, ha detto il Sinodo nel suo messaggio, sono anni di
profonda trasformazione e di crisi...
le nostre chiese si trovano in difficoltà... sono confrontate con problemi
nuovi e di difficile soluzione. Esse si
interrogano sul senso della loro presenza in Italia e nel Sud America... È
in questa situazione che cade l'8° centenario della conversione di Valdo. La
data è di notevole significato per la
storia della nostra comunità di credenti, perché ricorda il momento nel quale Valdo attraversò quella crisi religiosa che lo condusse alla scoperta della
vocazione missionaria nella chiesa del
suo tempo e di un nuovo atteggiamento di fronte alla vocazione di Dio...
Noi dobbiamo fare di quella data una
occasione per una presa di coscienza,
di ripensamento, di riflessione... dobbiamo risalire all'esperienza valdese
originaria, riesaminarne le motivazioni, gli sviluppi... ». Orbene, se ci domandiamo che cosa è che ha indotto
il Sinodo ad invitare le chiese a riguardare al passato, troviamo le stesse
due motivazioni indicate nel nostro
testo :
a ) « perché noi siamo d'ieri e non
sappiamo nulla ; i nostri giorni sulla
terra sono come un'ombra ». Che cosa
vuol dire che « noi siamo di ieri e non
sappiamo nulla »? Vuol dire che siamo nati appena ieri, cioè che anche
se abbiamo trenta, cinquanta, settanta
anni di vita, siamo persone del nostro
tempo, della nostra generazione, della
nostra epoca, cioè persone che hanno
avuto e avranno un periodo molto limitato di vita ; « i nostri giorni sulla
terra son come un'ombra » appunto,
10 spazio di una generazione. L'ottica
limitata allo spazio di una generazione non dà una visione esatta della
realtà. Quelli che dicono: « un tempo
non era così », e lo si dice tanto spesso, anche per quanto riguarda la vita
della chiesa, in realtà non risalgono
molto indietro, ma ai giorni della loro
giovinezza, cioè al loro tempo, a quello della loro generazione. Essi mancano di un vero termine di confronto. Il
cammino del popolo dei credenti è
molto più lungo di quello che può
percorrere una generazione, e affonda
le sue radici in un passato lontano.
Prima di noi lo hanno percorso molte
altre generazioni di credenti. Ognuna
di esse ha avuto come punto di riferimento la Parola di Dio e ognuna di
esse ha dovuto risolvere il problema
di come vivere coerentemente la propria fede in riferimento alla Parola di
Dio, nelle circostanze e nelle situazioni
del suo tempo. Tutto questo, ci ricorda
11 messaggio sinodale, ha dato luogo
a una varietà di « esperienze spirituali, di interrogativi sofferti, di martirio
vissuto nella obbedienza all'evangelo
di Cristo... ». La nostra ottica deve
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiinnitiiiiiiiiiiHi
Colonia Marina 1974
La Casa Valdese di Vallecrosia rende noto che si sono ultimate le iscrizioni di bambini presso la Colonia
Marina per raggiimti limiti di disponibilità.
perciò allargarsi a tutte queste generaziorii di credenti che. ci hanno-prece-»
duti, considerare i modi e le circostanze della loro testimonianza, riesaminarne le esperienze, perché solo così
potremo avere un termine di confronto che ci consentirà di renderci conto
se stiamo percorrendo anche noi, in
questo nostro tempo, il cammino del
popolo dei credenti, o se involontariamente, senza avvedercene, siamo andati deviando per una via di conformità al mondo.
Dobbiamo fare in sostanza quello
che ha fatto l'autore del l'Epistola agli
Ebrei, quando, in un momento di crisi dei membri della sua comunità, rendendosi conto che, per riprendere
animo i suoi fratelli avevano bisogno
di realizzare che erano inseriti in un
contesto più ampio di quello della loro generazione, li ha messi davanti ai
grandi esempi di fede in quella serie
ininterrotta di credenti che egli ci presenta nel cap. 11, da Abele fino a Cristo. Noi ci troviamo in questo contesto,
dice e^li, siamo circondati da un così
gran nuvolo di testimoni, siamo inseriti in questa comunione dei santi, per
cui possiamo riprendere il cammino
con perseveranza, riguardando a Gesù, il supremo e perfetto esempio di
fede.
La nostra ottica deve consentirci un
riallacciamento del genere. Il nostro
Sinodo ne ha avuto una chiara intuizione quando, invitandoci a « un esame critico approfondito dell'esperienza valdese originaria, del suo sorgere
e delle sue istanze », ha detto che « se
viviamo questo riesame come dialogo
vissuto nella comunione dei santi, esso potrà essere lezione di fedeltà e
scoperta di feconda ispirazione ».
È esattamente la seconda motivazione del nostro testo :
b) « quelli ti insegneranno, ti .
parleranno, e dal loro cuore trarranno
discorsi ». Per poter cogliere questo
insegnamento, questo messaggio, questa ispirazione, abbiamo bisogno della informazione. Questa ce la danno
gli storici i quali fanno opera preziosa
ricercando i documenti, vagliandoli,
stabilendone l'autenticità, inquadrandoli nella situazione storica e ambientale del tempo, e finalmente mettendoli a nostra disposizione. Un'opera utilissima è stata fatta con gli inserti sul
centenario sull'Eco-Luce, intesi a divulgare alcuni di questi documenti significativi. L'opuscolo del 17 febbraio di
quest'anno * ci offre una chiara, sintetica panoramica delle origini, delle motivazioni, delle ramificazioni del movimento valdese in tutta Europa e di
quel che ha significato nel nostro e
negli altri paesi. L'informazione è in
atto ed è stata messa a disposizione
di tutti. Adesso dobbiamo servircene
intelligentemente, cioè, sempre seguendo le linee indicative del messag
gio sinodale, dobbiamo riscoprire in
quei documenti i temi che sono sempre di attualità, quali « l'evangelizzazione, la povertà economica, la libertà critica del credente jli fronte ad ogni
ordinamento religioso-politico assoluto, la libertà dello Spirito, il caratterecomunitario della vita Cristiana ».
Una lettura di questo genere non è
soltanto illuminantè,. in quanto ci mostra chiaramente che |a coerenza di fede che quei credenti hanno cercato di
attuare non era soltanto di natura
spirituale, ma investiva tutto il loro
atteggiamento di yila realtà politica e sociale del riempo, ma più ancora è una lettura salutare che ci chiama a ravvedimentò, ed è una lettura
affascinante che può essere di ispirazione per tutti noi in questo nostro
tempo. Come dice il nostro testo:
« quelli certo ti insegneranno, ti parleranno, e dal loro cuore trarranno
discorsi ». Ma noi siamo disposti a lasciarci ammaestrare, a lasciare che essi
ci parlino, siamo disposti ad ascoltare
i discorsi che essi traggono dal loro
cuore, cioè discorsidntesi a.comunicarci la loro passione di credenti? Se non
c'è in noi questa disposizione questo
centenario sarà un giudizio negativo
che noi stessi pronunciamo su di noi.
Il Signore ci aiuti affinché questo non
abbia a verificarsi., i
È stato inviato aj .soci in questi giorni il Bollettino n. 134, del dicembre
1973, di complessive pagine 152, più un
inserto di dodici pagine di musica. Essn contiene otto studi presentati nelragosto scorso al XIII Convegno storici di Torre Pellice, e ^riguardanti figure o momenti di storta della Riforma o della dissidenza religiosa in
Italia. Segnaliamo, tra gli altri, il prezioso contributo di Aldo Stella sulla
ecclesiologia degli Anabattisti Hutteriti
veneti (1540-1563). Due lavori riguardano la storia valdese: J. Buckroyd,
Covenanters e Valdesi del XVII secolo, e F. Ghisi, Complaintes è canzoni
storiche (XII-XIX sec.): queste sono
accompagnate dai testi musicali, e saranno di indubbio interesse per corali
e gruppi.
Quest’ultimo studio sarà anche
quanto prirha messo in commercio
con edizione a sé.
Il Bollettino contiene inoltre 15 pagine di rassegna bibliografica, circa
opere sulla Riforma o sul Valdismo.
* * *
I soci hanno ricevuto unitamente al
Bollettino anche l’opuscolo del XVII
febbraio, a cura di Giorgio Tourn,
Valdo e la protesta valdese; esso è
stato scritto appositamente in forma
molto popolare e divulgativa onde permettere la diffusione e la lettura ad
ogni livello.
•k "k 'ie
La Società è attualmente impegnata
nella ristrutturazione del Museo, dove
sono in corso di ultimazione i lavori
deU’impir(,nto di riscaldamento e gli
altri previsti per rendere il Museo aggiornato tecnicamente e storicamente.
* * *
Segnaliamo con piacere che a Parigi la signora Bernard-Chanforan sta allestendo nella sede della Société du
Protestantisme Français una piccola
mostra destinata a ricordare l’ottavo
centenario valdese. Una iniziativa analoga è in corso a Lione a cura della
« communauté des foyers mixtes », che
già conosce le nostre valli e la nostra
storia.
Achille Deodato
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiQiiiimmiiMitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Che fare per il Centenario?
Nel Missouri, a Springfield, è stata
fondata una piccola Società di storia
Un sesto necessario
Ho letto sul nuMéro 7 (15 febbraio)
dell’« Eco-Luce » l’articolo in prima pagina del pastore Paolo Ricca,Un gesto
necessario, in cui egli si rifà ad un articolo, comparso su « Nuovi Tempi »
( 13 gennaio), del pastore Giorgio Girardet ed al commento a quest’ultimo apparso sull’« Eco-Luce » dell’8 febbraio.
Purtroppo non ho ricevuto né il numero di « Nuovi Tempi » né « L’Eco-Luce »
dell’8 febbraio. Intervengo ugualmente
perché mi pare, dalle parale del pastore Ricca, di aver capito il pensiero che
sta a monte e di Girardet e di Ricca,
pensiero che condivido pienamente.
Fin dal Sinodo scorso, quando si è
aperta la discussione sul « Centenario
Valdese » ho dichiarato la mia « allergia » ai centenari motivandola e dando
alcune modeste indicazioni che mi parevano valide in quel momento. Adesso
sono immersa anch’io, con la mia comunità, nel ripensamento di quello che
fu otto secoli fa il movimento valdese e
nella ricerca di ciò che esso possa ispirarci per il tempo presente. Ma siccome un po’ di allergia mi è rimasta ancora, appoggio subito e decisamente la
proposta del pastore Ricca di intraprendere « una iniziativa comune che
coinvolga l'insieme delle nostre chiese
e costituisca un segno della nostra comune vocazione evangelica ».
Il pastore Rioca prende lo spunto da
quello che hanno fatto i Valdesi a Ghanforan, quando hanno deciso di raccogliere la cifra ingente di 1.500 scudi
d’oro per la traduzione della Bibbia in
/ lettori ci scrivono
Un lettore, da Torino:
Signor direttore,
ho letto il commento di Paolo Ricca, pubblicato su questo giornale, n. 6, sull avvenuto
incontro ecumenico interconfessionale nel duomo di Trento. Confesso di essere rimasto alquanto meravigliato, nel constatare che certi
settori del protestantesimo, dopo quattro secoli, non riescono ancora (o più) a rendersi
conto del perché si verificarono delle accanite
lotte e dispute per opporsi alla teocrazia papale. Tutti sanno che proprio in Trento, con
la Controriforma si raggiunse l’apice del dispotismo inquisitoriale. Dopo quel concilio i riformatori presero una netta posizione, nel considerare che il papa non è la chiesa e che
l’Evangelo è più grande di lui, perché ci rende liberi in Cristo. Andare in pellegrinaggio a
Trento, culla della Controriforma e suggellare
con un abbraccio l’avvenula riconciliazione
i.i nome dell’Anno Santo, può significare che
il protestante non agogna più il solo amore
di Dio! Perché chi abbraccia un vescovo, rappresentante del papa, rinuncia a testimoniare
l’Evangelo e si inserisce nella istituzione pa
pale, che è quella che ha emarginato il Cristo,
in virtù dei dogmi che creano un sistema
contrario all’azione carismatica dello Spirito
Santo. Questa situazione fa apparire la dottrina cristiana equivoca al cospetto dei credenti.
Un grande esempio spirituale ci viene dato
dai grandi Riformatori, che mai accettarono
di scendere a compromessi, perché accettarli è
passare al nemico; mentre l’unica via che
unisce l’uomo a Dio, è Gesù crocifisso. Estraniarsi da questa via è privare la chiesa dell’Evangelo, l’unica base possibile per fare dell’ecumenismo. Per fare l'unità della chiesa
bisogna partire dal presupposto che il Cristo è
il vero ed unico fondamento, questo ce lo insegna l’apostolo Paolo quando dice : Non predichiamo- noi stessi, ma il Cristo nostro Signore. La strada ecumenica è un sentiero angusto che ci riserba molte amarezze, prima
che dia i suoi frutti. Ma per amore di Cristo
prenderemo questa via, non quella comoda
del pellegrinaggio alla croce del Concilio di
Trento, che ci allontana dal messaggio biblico.
Buoni risultati da incontri ecumenici si otterranno solo se c’è la volontà di lasciarci guidare da Dio mediante l'Evangelo di Cristo.
Fraternamente, suo.
Mario De.sana
francese e propone di fare qualcosa di
analogo. Naturalmente la storia non si
ripete, -ma certe decisioni storiche possono ispirarne altre quando si è convinti di dover fare alcune cose non perché
si debbono fare, ma perché sono profondamente sentite.
Le indicazioni pratiche che dà il past.
Ricca, sono valide e forse qualcuno potrebbe segnalarne altre. In questo
mondo travagliato dalla violenza, dalla
miseria, dall’oppressione e dallo sfruttamento non c’è che -da guardarsi .attorno per scegliere un obbiettivo comune. Per conto mio preferirei che
l’obbiettivo fosse scelto in questo campo perché c’è già attualmente un fiorire di traduzioni della Bibbia ed anche
un nuovo interesse per la Bibbia (forse
di più in campo cattolico che in quello
protestante, -purtroppo!). Però l’essenziale è che l’obbiettivo sia comune pertanto sono -pronta a rinunziare al mio.
Anche i Valdesi del Sinodo di Chanforan non erano tutti della stessa idea
(quale conforto!) eppure hanno compiuto un unico gesto per servire il fratello e si sono impegnati personalmente. Dico personalmente, (il dono dovrebbe essere anonimo o se -mai portare le sole iniziali del donatore), perché
preferirei che fosse così e non la comunità che copre, con il suo nome, chi
s’imipegna e chi no; il gesto sarebbe
ugualmente corale perché ognuno suonerebbe il suo strum-ento -per trarne, se
non una sinfonia, almeno un modesto
cantico.
Sento già le proteste dei cassieri della chiesa e di chi deve raccogliere le offerte per il Centenario: « ma come si
fa proprio adesso? ». Io vi dico che si
può fare, senza venir meno ai nostri
impegni verso la Tavola Valdese e verso quelli che Ricca chiama, a proposito
del Centenario, gli obbiettivi « casalinghi e archeologici ». Non abbiamo tra
noi molti ricchi, ma senza pronunziare
un giudizio su -loro, penso che non saranno loro che daranno di -più (tanto
meglio se invece lo saranno); saremo
proprio noi tutti che, non siamo ricchi,
■ma rton siamo nemmeno tanto poveri
da non -poter far questo sacrifizio, non
a favore nostro, ma in favore di altri.
Io ci sto! Ho parlato di sacrifizio; ma
non vorrei che questa parola gravasse
in modo pesante sulle nostre spalle.
Certo, dovremo fare un sacrifizio, ma
lo faremo tutti assieme gioiosamente
come un modesto segno d’amor fraterno.
Non è che per questo ci sentiremo
coscienza a posto (guai se così fosse!);
-ma, senza questo gesto significante, la
ristrutturazione del museo, le visite degli -stranieri, i manifesti, le conferenze
storiche, lo stesso ripenpmento che si
sta facendo nelle comunità possono anche ( dico anche,_ n-on pronunzio un giudizio!) rimanere’ solo «un rame risuonante, o uno squillante cembalo ».
Elsa Rostan
valdese, a cura di un gruppo di Vaidesi, discendenti di quei coloni che
quasi un secolo fa, nel 1875, vi giunsero dopo essere passati dall’Uruguay,
sotto la guida del pastore Salomon; a
questi valdesi sta per il momento a
cuore di costruire un plastico simile a
quello del Museo, riproducente la zona delle Valli. Saranno provvisti della
documentazione necessaria a cura della Società di Studi Valdesi, che li ringrazia per questo toccante segno di affetto per la lontana piccola patria di
origine.
* *
Un pastore emeritato della Germania si è assunto « il compito di serbare il ricordo delle Valli e dei luoghi
ricchi di storia valdese, e di risvegliare
la conoscenza della storia valdese nelle
colonie valdesi di Germania. Questo
ricordo sparisce sempre di più, poiché
la gente di oggi non ha più un senso
storico, e non vive che per il presente, e
sta livellando tutte le differenze... ». Così egli si esprime, e intanto sta traducendo in tedesco per stampare a sue
spese un opuscolo su Pradeltorno.
* * *
Non possiamo che rallegrarci di tutte queste notizie e di questo grande
interesse per la storia valdese: rimane
solo da domandarsi fino a che punto
i Valdesi ne siano degni, e quanto essi stessi la conoscano...
H.
P.S. Quota sociale annua: L. 3.000 (con
diritto alle pubblicazioni). Versamenti sul C.C.P. n. 2/4428 intestato
a Società di Studi Valdesi, Torre
Pellice.
Viaggio a Lione
e a
Nel quadro delle celebrazioni dell’ottavo centenario valdese, la Società
di Studi Valdesi ha organizzato un
viaggio col seguente programma:
25 aprile: ore 6 partenza da Torre
Pellice. Monginevro, Colle del Lautaret, Grenoble (pranzo); prosecuzione
per Lione passando in zone di interesse storico Ugonotto. Arrivo a Lione
e sistemazione in albergo
26 aprile: visita alla città di Lione, alla Rue Maudite (quartiere di Valdo), e ai dintorni. In serata, incontro
con la comunità riformata di Lione.
27 aprile: Tappa Lione-Marsiglia,
con fermata ad Avignone (visita al Palazzo dei Papi) e pranzo. Nel pomeriggio visita a Mérindol (le cui rovine esistono ancora dal 1545, anno della sua
distruzione) e Cabrières, antichi centri valdesi della Provenza. Visita alle
sorgenti di Vaichiusa, famose per le
liriche del Petrarca. In serata, sistemazione in albergo a Marsiglia e incontro con rUnion Vaudoise di quella
città.
28 aprile: Viaggio di ritorno lungo la costa azzurra (S. Raphael, Cannes, Antibes, Nizza ecc.). Pranzo a
Cannes. Rientro in Italia da Ventimiglia e Colle di Tenda, verso le ore 23.
Il viaggio si effettuerà in autopullman di gran turismo, con solo uso di
poltrone. La pensione si avrà in alberghi di due stelle (buona terza categoria). Dal prezzo sono escluse le bevande. Le camere sono previste a due
letti. Per camera singola, supplemento
di L. 2.000. Camera con bagno privato,
per notte e persona, supplemento di
L. 2.000.
Il prezzo complessivo è di L. 47.000
(salvo variazioni impreviste di cambio), qualora il gruppo sia di almeno
25 persone.
L’organizzazione del viaggio, dal
punto di vista logistico, è della Malan
Viaggi di Torino. Per ogni ulteriore
informazione rivolgersi alla Società di
Studi Valdesi, Torre Pellice. Alla medesima devono essere fatte pervenire
le iscrizioni, con versamento dell’intera quota, entro il 31 marzo prossimo.
I versamenti possono essere fatti con
i mezzi soliti. Il numero di C.C.P. è
2/4428, Società di Studi Valdesi, Torre Pellice.
Il presidente
prof. Augusto Armano Hugon
LIRICHE
di. Alfredo Aigotti
Un gruppo di amici del Collegio,
mentre si rallegra della buona accoglienza riservata al saggio di liriche
« Gli estremi dell’arco » del Prof. Alfredo Aigotti, si compiace di render
noto il giudizio espresso dal Preside
della Scuola Media Statale di Villar
Perosa, Prof. Giaimo:
« Molto apprezzabile la lirica di Alfredo Aigotti. Pessimistica e reale allo stesso tempo, emerge però da essa
un caldo senso di fede. In essa traspare l’animo buono e sensibile dell’Autore, ricco di sentimenti, come posso io
stesso testimoniare, avendolo già apprezzato come mio valente collaboratore ».
P. S. — Si ricorda che si possono
avere i volumi « Gli estremi dell’arco »
presso la Libreria Claudiana di Torre
Pellice (con offerta prò Collegio).
Alla redazione di questo numero hanno
coliaborato Lamy Coisson, Giovanni Conte,
Dino Gardiol, Ermanno Genre, Teofilo Pons,
Elsa e Speranza Tron, Liliana Viglielmo. Teofilo Pons aveva collaborato anche al numero
scorso, ma il suo nome era “saltato" e ce ne
scusiamo.
3
l- marzo 1974 — N. 9
pag. 3
U ATTUALITÀ’ TEOLOGICA
L'etica di Barth
La pubblicazione di un corso sinora inedito di lezioni di etica del teologo
ripropone l'interrogativo : la morale di Barth è un'etica dell'oggi o piuttosto
una proclamazione del domani di Dio? E questo interrogativo puntualizza la
forza e la debolezza del pensiero barthiano
CONTRIBUTO AD UN DIBATTITO AVVIATO
Grande attesa aveva suscitato l’annuncio che il « Theologiscer Verlag »
di Zurigo avrebbe pubblicato una Etica di Karl Barth Anche se si sapeva
che si trattava delle lezioni universitarie degli anni 1928-30, a Münster e a
Bonn, si poteva supporre che questo
inedito servisse a colmare la lacuna
che la prematura interruzione della
Kirchliche Dogniatik aveva lasciata
aperta.
In tal senso le speranze, forse ingenue, sono state deluse. L’opera è composta di una introduzione di etica teorica, di un primo capitolo di etica generale (il concetto di comandamento)
e di un secondo capitolo di etica speciale. Situata tra « il problema etico
oggi » del 1922 e i paragrafi della
Dogmatica dedicati all’etica, rappresenta un punto importante dello sviluppo del pensiero barthiano, senza
peraltro apportare alcuna novità particolare. Il concetto di dialettica incomincia ad essere visto con un certo
distacco, quello di analogia non ha
ancora fatto un'apparizione massiccia,
ma le idee fondamentali, gli argomenti stessi verranno trattati a nuovo, e
in modo, direi, più disteso, in opere
posteriori. Quanto alla lingua è... ancora più pittoresca di quella della
Dogmatica: vi abbondano delle tipiche espressioni di « tedesco federale »
che invano si ricercherebbero nei dizionari!
Conviene allora domandarsi perché
Barth non abbia voluto, più che non
abbia potuto, trattare del problema
etico in modo più sistematico.
Nella introduzione a La teologia protestante nel XIX secolo c’è una osservazione interessante: il Cristianesimo
del '700 era moralista e borghese, anzi
moralista perché borghese: la morale
era l’espressione dell’autosicurezza della classe al potere, se non, marxisticamente, un mezzo per mantenere tale
potere. Crollata la fiducia in sé della
borghesia, ben prima del crollo effettivo della classe borghese, è crollata
anche la sua morale. Quindi il torto
di quella. etica era di essersi fondata
su una base inadatta.
Senonché anche l’etica che si fonda
su una base più concreta, non ha, per
Barth, alcun significato in sé: « il bene è obbedienza... ma l’obbedienza è
un’azione la cui bontà è in Colui che
la ordina e nel fatto che la ordina»^;
« il bene dell’azione umana risiede nel
bene dell’azione di Dio verso l'uomo »'*.
Quindi, in definitiva, non meriterebbe occuparsi dell’azione umana, quale
che ne sia il fondamento, ma della
« conoscenza di Gesù Cristo, che è al
tempo slesso il Dio santificante e l’uomo santificato »
* * -V
A questo punto ci si può domandare
se sia veramente lecito usare indifferentemente i termini etica e morale,
come Barth fa. Certo l’origine etimologica è la stessa, ma non l’uso storico.
La morale è una disciplina essenzialmente descrittiva e pedagogica, in
quanto espressione di una autorità
che si identifica, al di là di ogni discussione, con il bene e il reale.
Non ammettendo il male, al limite,
che come irrealtà, la morale è, per
forza di cose, proiettata nel futuro.
Poiché infatti non è possibile non constatare nel tempo attuale la realtà del
male, la morale è una didattica in vista di un tempo diverso, ovvero suppone che già si viva in questa diversità.
L’etica è, invece, da Aristotele in
poi, riflessione sul comportamento morale^ meta-etica, come taluni dicono
atualmente; in Kant il termine « eico »
è usato in contrapposizione a « giuridico ». E tale riflessione permette di
presumere, almeno in teoria, resistenza di alternative, dunque di scelte.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Doni pro Eco-Luce
Francesco Massel, Riclaretto L. 1.000; Giovanna Peyronel, Torino 4.000; Denise Rosselli, Malnate 1.000; Ferdinando Marangoni,
Ivrea 1.000; Alberto Bellora, Torino 500; Clotilde Brachet, Torino 1.000; Luigi Peyronel,
Luserna S. Giovanni 1.000; Linda Scaccioni,
Luserna S. Giovanni 1.000; Giorgio Vidossich,
Torino 1.000; Ulrico Scroppo, Torino 1.000;
Mimy Long, Pinerolo 1.000; Max Rostan, Milano 1.000; Torquato Scarinci, Forano Sabino 1.000; Maria Pazzaglia, Forano Sabino
1.000; Zenaide Scarinci, Forano Sabino 1.000;
Elio Giacomelli, Suvereto 1.000; Elvira Filice,
Foggia 500; Pier Valdo Durand, Milano
1.000; Carlo Tagliabue, Milano 1.000; Mariano Palmery, Milano 1.000; Angelo D’Àbramo,
Roma 4.000; Irma Mussano, Torino 1.000;
Giuliana e Italo Eynard, Pinerolo 11.000; Silverius Eggarter, U.S.A. 2.000; S.C., Torre
Pellice 10.000; Giovanni Gönnet, Marocco
4.000; Emanuele Tron, Genova 1.000; Ruth
Uhlmann, Svizzera 4.765; N.N. 20.000; Livia Gaydou, Pinerolo 1.000; Maddalena CaìTus, Villar Pellice 1.000; Ezio Cambellotti,
Torino 1.000; Emma Berlalot, Luserna S.
Giovanni 1.000; Emma Gonin, Luserna S.
Giovanni 1.000; Marie Rivoir, Luserna S.
Giovanni 500.
Grazie! (contìnua)
Chiamerei, allora, preferibilmente etica una situazione, almeno temporanea,
di conflitto, di crisi non definitivamente conclusa, nella quale esiste una doppia o plurima motivata possibilità di
comportamento.
* * *
Questo ci conduce a una ulteriore
domanda: la morale di Barth è veramente un’etica dell’oggi o non piuttosto una proclamazione del domani di
Dio? Se la seconda alternativa è valida, non sarebbe questa, insieme, la
forza e la debolezza del suo pensiero?
La forza, per la straordinaria chiarezza, per l’indiscusso rigore, per la validità stessa degli assunti « sub specie
aeternitatis », nella prospettiva del Regno. La debolezza, perché l’uomo di
oggi non vi si riconosce e quindi, in
definitiva, non ne è infiuenzato. Il che
non significa opporre alla eternità di
Barth il situazionismo dell’uomo cosidetto adulto, come norma di sé e degli altri. Ma che, se, come Barth vuole, la dogmatica è la sostanza della
predicazione, tale predicazione è diretta all’uomo di oggi che è posto di fronte a scelte diverse. E che quindi una
etica autentica non può limitare qqesta scelta a «Cristo o il nulla», ed essere dunque solo un sussidiario non
necessario della dogmatica, ma deve
attualizzare quella scelta nella comprensione dei modi diversi e delle motivazioni diverse dell’essere in Cristo.
Il che, al limite, significa la stessa cosa che Barth dice, ma solo al limite,
mentre l’uomo vive al di qua di quel
limite e, come è noto, non è lecito
confondere numero e limite.
Sono interrogativi, questi, non risolti e assai superficialmente espressi,
ma che la lettura dell’Etica di Barth
ripropone, a mio parere, inevitabilmente.
Pierluigi Jalla
L’Insegnamento religioso nella scuola
L’argomento deve avere una certa importanza perché molti ne scrivono c molto se ne
discute nelle assemblee ecclesiastiche di vertice, ed ora una Commissione Pedagogica appositamente designata chiede un Referendum.
Tutti quanti, senza dubbio, sono mossi dal
desiderio di fare cosa utile. Ma dobbiamo però riconoscere che la parola dei veri interessati si è udita ben poco: Voci di genitori che
abbiano da dolersi delFinsegnamento religioso
offerto ai figli — salvo casi particolari ed anche giusti — non si sono udite. Voci di Insegnanti dotati di una adeguata esperienza, poche; fatti significativi di un problema esistente in questa materia ancora meno... Salvo che
si voglia considerare significativo il fatto del
colpevole disinteresse di tutti noi su questa
materia che meritava invece riguardosa attenzione, oppure una recente notizia dal presbiterio di San Giovanni.
UNA ESPERIENZA
Si permetta tuttavia ad uno che ha vissuto
tra i banchi delle scuole confessionali Valdesi fin dall’infanzia e che tutt’ora, prossimo
alla pensione, è impegnato per quindici ore
settimanali di lezioni di religione, nelle scuole elementari, nelle medie statali e in quelle
medie professionali, per un totale di circa
120 alunni, di dire la sua parola.
La prima esigenza che gli sembra di dover
sostenere in questa materia — memore di
tempi ben diversi degli attuali — è quella della libertà degli interessati di dare ai loro figli
l’istruzione religiosa che intendono. Libertà
per ì Cattolici (osservando.«^?! .piacere che arich’essi oggi vi studiano la Sacra Scrittura),
libertà per gli Ebrei, libertà per gli Evangelici, libertà per gli Atei.'* Qu^ta libertà l’abbiamo, sempre che si disponga degli insegnanti qualificati. Basta una domandina di tre righe su carta libera e si ottiene se si vuole
l’esonero... Chi domanda l’abolizione dell’insegnamento religioso, lede il diritto di chi invece lo gradisce. Su tutti gli alunni che confluiscono a Villar Perosa da Pramollo, San Germano, Pinasca ed Inverso Pinasca, uno solo
ha richiesto di non frequentare i miei corsi,
un ottimo ragazzo che è, però, Testimone di
Geova. E non mancano qui gli alunni che ritardano il ritorno a casa a San Germano o
Pramollo di un’ora per poter assistere alla lezione di religione che, ha luogo dalle ore 12
^ Karl Barth - Ethik 1 - Gesammelte
Werke, Theologischer Verlag, Zürich 1973.
^ Conferenza pubblicata in Parole de Dieu
ei parole humaine, Je sers, Paris 1933.
■* Ethik, p. 19-71.
^ Kirchliche Dogmatik ÏI/2, p. 607.
’ Kirchliche Dogmatik II/2, p. 564.
alle 13. Il problema di abolire questo insegnamento, si potrà porre tutt’al più quando il
50 od il 60% degli alunni Valdesi diserteranno questi corsi, non prima.
IL REFERENDUM
Sarebbe ottima cosa se potesse riunire tutti
coloro che sono realmente interessati all’argomento ed escludere gli altri che parlano sol
tanto per vedute ed ideali loro particolari
Credo però che la possibilità effettiva di rac
cogliere i pareri di tutti gli interessati sia ma
terialmente da escludersi. Sarebbe più sempli
ce ed indicativo che la Commissione si infor
masse direttamente presso tutte le scuole delle Valli per conoscere la percentuale degli
alunni che assistono alle lezioni di religione
Rischiamo, in caso contrario, di prendere
una delle solite decisioni imposte dalla dialettica dei più abili e di recare un danno alla
Chiesa proprio in questo ottavo centenario del
Movimento Valdese che tanto si è servito in
ogni tempo dello strumento della scuola per
far conoscere l’Evangelo. Il 17 febbraio testé celebrato, non ricorda forse il momento
nel quale abbiamo cominciato ad invadere tutta la nostra Italia con le nostre chiesette affiancate dall’immancabile Scuola Protestante?
I VERI PROBLEMI
Della fatica oltremodo impegnativa di impartire validamente un insegnamento religioso e della difficoltà di trovare insegnanti qualificati là dove essi non sono Valdesi, si è parlato poco come pure non si sono uditi suggerimenti per alleviare il compito degli insegnanti Valdesi stessi, come ancora non si è
parlato del modo di trovare un qualcosa di
sostitutivo per le migliaia di studenti evangelici sparsi per tutta Italia. Speriamo di poterlo
fare in avvenire, limitandoci oggi a quanto
sembra più urgente.
IL PROGRAMMA
DEI CORSI DI RELIGIONE
(Non parliamo qui delle Scuole Elementari
bensì delle Medie dove meglio si delìneano i
problemi).
Siamo tutti concordi neH’affermare che esso non deve costituire un duplicato di quanto
viene insegnato al catechismo od alla Scuola
domenicale. Neppure un insegnamento a ad
usum delphini » per creare dei beghini o
Referendum sul divorzio
(se^ue da pagri)
NeH’ambi'to dell azione pastorale, i Vescovi
si impegnano insieme con le loro comunità a
promuovere gli a ti lentie*: valori del matrimo
nio come comunità di vita e di amore, per
rafforzare così, soprattutto dall’interno, l’istituto familiare.
Roma, 21 febbraio 1974
E morto il teologo
Philippe-Heori Meooud
È morto a Neuchâtel il professor
Philippe-Henri Menoud, docente di
Nuovo Testamento presso la facoltà
teologica di quelTUniversità. Friburghese d’origine, il Menoud aveva compiuto gli studi teologici a Neuchâtel
e a New York, conseguendo il dottorato in teologia. Dopo avere esercitato il ministero pastorale in Francia,
era stato chiamato nel 1934 a insegnare presso la Facoltà teologica libera, a
Losanna, ad appena trent’anni. Nel
1945 fu chiamato all’Università di Neuchâtel, della quale fu pure vice-rettore.
Dal 1951 al 1963 insegnò pure alla Facoltà teologica di Montpellier. Era autore di numerosi saggi e articoli. Era
conosciuto soprattutto per alcuni lavori, nubblicati dalle edizioni Delachaux et Niestlé: La vie de l’Eglise
naissante, un vivido studio sui primi
capitoli del libro degli Atti; L’EgUse et
les ministères, con il quale diede il suo
contributo, già molti anni fa, alla riflessione sulla pluralità dei ministeri e
alla loro attuale rivalutazione, almeno
teorica; L’Evangile de Jean d’après
les recherches récentes, un’analisi critica ormai più ’datata’ di quella di
A. Hunter, la cui traduzione è stata
pubblicata alcuni anni fa dalla Claudiana, ma che fu e rimane di notevole
importanza, nella generale carenza di
studi sul quarto Evangelo; infine in
Le sort des trépassés (tradotto e pubblicato recentemente dalla Claudiana
con il titolo Dopo la morte: immortalità o risurrezione?) ha dato un contributo decisivo, parallelo a quello di
O. Cullmann, alla riflessione sulla portata e sul vero contenuto dell’annuncio biblico della risurrezione.
Questo documenÉ) e stato votato unanimemente da 39 vescovi, in un arco
che va da mons. Fìordelli, il vescovo di Prato anni fa incriminato per diffamazione per aver pubblicamente condannato come concubini e pubblici peccatori due
coniugi che si erano sposali con il solo rito civile, a mons. Pellegrino che, assente
per impegni, ha tenuto a lasciare la propria delega affinché non mancasse il suo
voto favorevole.
Nulla di nuovo e a parlarne si ha la nausea delle cose che si dicono e ripetono
a vuoto. Alcune brevi note.
Il cattolicesimo è legato dalla stessa forza e rigidità dei suoi dogmi. Attualmente si trova, su questa tematica particolare, in un tipico vicolo cieco. Non si
tratta solo della sua concezione sacramentale, del matrimonio, ma del suo modo
di impostare i rapporti fra chiesa e società umana. La Chiesa di Roma, detentrice di verità, è madre e maestra al mondo e lo è sul piano della evidenza, non su
quello della testimonianza; quello che essa insegna (e, dove lo può, impone) non
è .solo la "follia" dellEvangelo, scandalo e pazzia per la sapienza di questo mondo,
ma è espressione del "bene comune” che non può non imporsi con piena evidenza
a « tutti gli uomini di buona volontà » (e qui il "magistero” cattolico sembra non
tenere il minimo conto di tutte le indagini e le analisi sociologiche condotte e pubblicate)
Con il cattolicesimo siamo pronti a confrontarci, teologicamente, anche se da
posizioni nettamente diverse, sul valore del matrimonio e sulla questione del divorzio così come ne deriva. Ma sulla questione dei rapporti fra chiesa e società,
fra chiesa e stato, come si puntualizza ora sulla questione del referendum, non
c’è confronto: c'è battaglia e rifiuto. E non ci si dica che non si vogliono guerre
di religione. Chi non solo erge uno steccato, ma pretende di rinchiuderci tutti in
questo steccato, sta già combattendo questa guerra. Civilmente resistiamo e respingiamo.
Il cattolicesimo, e la Conferenza Episcopale in particolare, prima di venire
a spazzare davanti all’uscio dei non credenti o di coloro che credono altrimenti,
dovrebbe spazzare davanti al proprio e dedicare per esempio qualche meditazione
alla dottrina e alla prassi del tribunale della Sacra Rota: ossia, i grandi principi
e la porta di sicurezza, "sacra” fin che si vuole... g. c.
Due convegni organizzati dall’AlAS
Servizio di riabilitazione per handicappati
B Vienna, nn cnngrassn
salla teningia pratica
Vienna (bip/snop) - Un congresso su « La
teologia pratica, 17'74-1974 » si è aperto nella capitale austriaca sotto la presidenza onoraria del card. Franz Koenig, arcivescovo di
Vienna. Il convegno, che raccoglie specialisti
di teologia pastorale dei paesi di lingua tedesca, vuol commemorare il 2° centenario dell’introduzione della teologia pastorale come disciplina universitaria indipendente. Il cardinale ha salutato i numerosi ospiti del Congresso,
soprattutto i non cattolici e quelli dei paesi
orientali. Ha sottolineato che la teologia pastorale deve essere largamente aperta alle acquisizioni delle scienze umane, il che comporta grandi difficoltà. La relazione introduttiva
è stata presentata dall’abate Alois Müller, professore a Lucerna. Fra gli altri oratori al Congresso, che include pure varie tavole rotonde,
i professori Greinacher, di Tubinga, Spiegel,
di Giessen, e Schroer, di Bonn.
Nei giorni 1, 2 e 3 marzo 1974 FAssociazione Italiana per l’Assistenza agli Spastici
(aias) organizzerà in Roma, presso FAlbergo
Sporting, due Convegni nazionali. Il primo
(1 e 2 marzo) sul tema « i servizi di riabilitazione per gli handicappati » ed il secondo (3
marzo) su « la pubblicizzazione dei servizi di
riabilitazione per gli handicappati ».
È nota la grave crisi che in questi ultimi
anni ha colpito tutto il settore dell’assistenza
ed in particolare quello della riabilitazione,
crisi soprattutto di strutture, insufficienti o
addirittura inesistenti in molte parti del Paese, strutture dovute quasi sempre all’iniziativa
dei genitori e di operatori. Questa situazione
è stata più volte denunciata dall’AIAS alla
pubblica opinione.
Con questi due Convegni, strettamente interdipendenti, si vuole fare il punto su come
sono stati concepiti nel passato e come sono
strutturati nel presente i servizi di riabilitazione, nella prospettiva della creazione, in un
prossimo futuro, di validi servizi di base, gestiti dal pubblico potere qon la diretta partecipazione degli utenti: servizi aperti e tali da
eliminare in modo definitivo le « barriere » di
ogni tipo che ancora isolano centinaia di migliaia di handicappati nel nostro Paese.
Ai Convegni parteciperanno oltre ai Presidenti delle Sezioni dell’Associazione e delle
sue organizzazipni collaterali, i rappresentanti delle Associazioni di categoria degli handicappati e le unioni sindacali. Inoltre sono stati
invitati a partecipare ai lavori i Presidenti dei
Consigli e delle Giunte Regionali, i Presidenti!
delle Commissioni Sanità e Sicurezza sociale di
tutti i partiti politici, i Presidenti delle Commissioni Sanità, assistenza e servizi sociali
degli enti regionali, gli Assessori alla Sanità
delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni
Capoluogo e i capi-gruppo dei partiti politici
regionali.
Ai due Convegni hanno dato la loro adesione il Ministro alla Sanità, On. Gui ed il Ministro alle Regioni, On. Toros, i quali hanno
delegato i Sottosegretari On. Giorgio Guerrini e On. Giuseppe Azzaro a seguire i lavori.
Ha dato la sua adesione anche l’On. Bertoldi,
Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale.
Il dibattito sarà aperto a tutti.
■ Un gruppo di ricercatori di Boston ha
scoperto come gli aniicorpi intestinali
proteggano dal colera, sicché un vaccino per
via orale assicurerebbe una protezione migliore che per via intramuscolare, come praticato attualmente. Gli anticorpi, infatti, possono impedire ài batteri di attaccare la parete
intestinale, e quindi possono scongiurare la
diarrea e la disidratazione di cui soffrono i
colerosi.
■ Un’impresa austriaca ha elaborato e brevettato un nuovo metodo per la costruzione di strade : per la pavimentazione verrebbe
adoperato un materiale ricavato dalla fusione, ad alta temperatura, di pietrisco con residui di materie plastiche. Tale pavimentazione
risulterebbe più resistente e più duratura del
asfalto.
dei politicanti. Desideriamo qualcosa che costituisca un aiuto per uno studente cristiano
e lo possa accompagnare dalle elementari fino
all’università ed oltre.
__ Di che cosa han bisogno questi figliuoli?
__ Quello che spesso udiamo lamentare è
il fatto che la cultura acquisita favorisce talvolta in loro una visione unilaterale e distorta
di quella fede che avevamo voluto trasmettere
loro come la migliore eredità che potessero
ricevere da papà e mamma.
__ Orbene, l’insegnamento religioso nella
scuola deve aiutarli ad essere e restare sempre autonomi, a saper giudicare con la loro
coscienza cristiana quello che imparano, esercitandosi così a saper giudicare, tutta la vita,
quanto vedranno e udranno, guidati dall’Evangelo. A non essere mai « pecore matte », ma
gente autonoma che non ha bisogno della testa degli altri o degli ordini di scuderia per
saper giudicare ed agire. Il corso di religione
dovrà pertanto consistere in un corso di critica
storica — critica, s’intende, nel senso più
positivo della parola ■—.
Per esempio: nelle prime classi delle medie il programma potrà aderire a quello di
storia ed essere svolto in collaborazione con
l’insegnante di classe aiutando cosi l’alunno a
meglio ricordare le medesime cose di cui gli si
è parlato : La Preistoria vista dallo scienziato e descritta dalla Genesi; sembravano contrastarsi ed invece si completano. I rapporti
tra Israele, la Siria, la Mesopotamia e l’Egitto
offrono un campo interessante di osservazioni.
In second’anno la storia medioevale e quella
moderna e in terz’anno quella contemporanea
offrono infinite possibilità di aggancio... Senza mai escludere le « lezioni fuori programma » in base a circostanze speciali o su domanda degli alunni stessi.,.
Il medesimo criterio vale fino alla maturità dove, come mi afferma un nostro professore in filosofia, non è affatto vero che questa
disciplina rischi di turbare la fede. I sempre
nuovi tentativi di spiegare l’origine e la causa
di tutto, come i sempre nuovi programmi intesi a creare crisi nella società, fauste od infauste che siano, mettono sempre in evidenza
un limite oltre il quale solo la fede si può
spingere.
GLI INSEGNANTI
Di questi, fino ad ora, si è parlato poco,
come ignorando che da essi dipende o meno,
di fare di questo insegnamento un pulpito di
testimonianza cristiana.
L’insegnar religione è tutt’altro che una
« siine cura ». Se ci si vuole accatti vare l’interesse degli alunni ed incidere qualcosa nella
loro coscienza bisogna lavorare e faticare assai, lo affermo anche come Pastore ed anche
se nelle mie quindici ore settimanali io sia
aiutato da due colleghi e da tre studenti delle
Magistrali (per le elementari). Ho visto spesso il senso di sofferenza che appare sul volto
di colleghi germanici che hanno regolarmente
quindici ore di religione settimanali in classi
di quaranta alunni, oltre alla cura di una
parrocchia di due o tremila anime se non di
più.
Ma il compito non è lieve neppure da noi.
Per le altre materie gli insegnanti hanno lo
strumento della votazione che daranno o di
quel tanto di disciplina che si richiede nella
scuola, ma l’insegnante di religione non può
facilmente far la voce grossa. L’arma di cui
dispone è quella dell’amore, non quella della
severità... Non ci si deve pertanto stupire se
qualche insegnante, già stanco per tutte le
ore di fatica spese a scuola e visto anche il
poco interesse che la chiesa sembra dimostrare per quest’opera, declini volentieri l’invito
ad insegnare ancora.
Ma ciò non toglie che l’insegnamento della
religione possa costituire uno strumento prezioso che, iper chi scrive', ha rimediato talvolta a quanto la Scuola Domenicale ed il Catechismo non avevano potuto fare, permettendo il riaggancio con famiglie periferiche della
comunità che sembravano ormai compietamente perdute per la Chiesa.
UN INCORAGGIAMENTO
Sarebbe senz’altro doveroso e là dove si
ricorre alla buona volontà di pensionati o di
persone disponibili, sia alle Valli che in tutto
il resto d’Italia, dovrebbe studiarsi la possibilità di un compromesso adeguato. In molti
casi lo Stato stesso non rifiuterebbe un sussidio e, come accettiamo il suo intervento a
Palermo ed in molte altre località per istituzioni « nostre », così potremmo accettarlo anche qui. L’utilità della cosa poi, farebbe certamente sgorgare da molte fonti roccorrente.
Accanto al sussidio, potrebbero essere utili
« convegni e seminari » sia in Italia che all’estero.
Soipratutto, dovrebbero, i nostri insegnanti
di religione, sia nelle Elementari che nelle
Medie, sia alle VaUi che in tutta Italia, sentirsi maggiormente circondati dalla solidarietà
e dalla gratitudine della Chiesa. In più di
un caso, forse, essi rifiuterebbero un compenso materiale, ma sarebbero grati invece di
un giusto riconoscimento dell’opera loro.
CONCLUSIONE
E rimando ad una prossima occasione la
proposta della creazione di una rivistina trimestrale per tutti gli alunni evangelici, dei
vari tipi e dei vari gradi scolastici, ma sempre aderenti ai loro programmi, che possa inviarsi a tutti gli studenti Valdesi e Metodisti sparsi in mille località isolate e nella impossibilità di esser curati da un istruttore
qualificato. .
DOPO IL 17 FEBBRAIO 1848...
di cui abbiamo testé celebrato l’anniversario, si sono sparse per tutta Italia come abbiamo detto a fianco deUe chiese nascenti, le nostre scuole di evangelizzazione che hanno avuto decisiva importanza ueR’Opera deRa nostra
Chiesa. Vogliamo oggi respingere questa evidente vocazione nostra nata fin dal tempo dei
Barbi?
Chi ne ha il coraggio faccia pure, ma si
addossa dinanzi a Dio e dinanzi aRa storia
una pesante responsabilità. Io spero che non
sarà fatto!
Enrico Geymet
4
Missione »
“Dire insieme cose
che ci impegnano
belle
tutti „
comunità sono chiamate a sottolineare (non
! > 1 aspetto missionario della loro esistenza. Dobbiamo
ivnntp?« n«* esistiamo che per l’annuncio dell’Evangelo e che questo
Jd ffdi parole ma agisce in profondità nelle nostre
coloro che si sentono interpellati dal Signore attravertestimomanza. L apostolo Paolo intendeva questo dicendo che « né
principati ne potestà... potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo
” (Rom. 8: 38-39). A partire dal momento in cui esprimianostro essere la convinzione che apparteniamo al Signore non
df ^ ^ esprimere in modo altrettanto chiaro il nostro rifiuto
di pagarci a qualsiasi « potestà » che voglia prenderne il posto
viviamo Sempre più in modo ecumenico, cioè in cotutti 1 credenti sparsi nel mondo. Dicendo: «questo è vero per noi»
nAAtr^ .^^®ro per tutta la Chiesa». Pensiamo nello stesso tempo al
nfnA A. protestantesimo it^iano, alle piccole comunità disperse sul suolo afrifA^® Pacifico, alle grandi chiese nazionali europee o nord ame
ricane, alle « chiese del silenzio » dell’Est, a quelle latino-americane
UNO SRADICAMENTO
NECESSARIO
Si afferma spesso e volentieri che
l’opera missionaria ha sradicato tanti
popoli « emergenti » dalla loro cultura.
Si dice che tantissimi credenti africani o asiatici o polinesiani, accettando
di ricreare la loro vita in senso cristiano, hanno sperimentato un isolamento duro da sopportare nei confronti di tutto ciò che fino ad allora
aveva costituito il quadro se non sempre rassicurante comunque definito
della loro vita sociale, del loro modo
di pensare e di riflettere. Questo è vero. Non è difficile di realizzarlo se appena si ha un po’ di esperienza dall’interno di ciò che accade a questi credenti che sono, spesso in modo brutale, posti di fronte a delle scelte che
urtano contro usi, mentalità, tradizioni altrettanto « incrollabili » quanto le
nostre. È anche indubbio che non sempre il messaggio cristiano è stato annunciato in modo tale da non manomettere inutilmente la personalità di
chi lo riceveva con una gioia non finta.
Tuttavia non dimentichiamo che questo è vero anche per noi. Siamo altrettanto estranei al mondo di idee, di
mentalità, di soluzioni, di metodi, di
poteri che pure è il nostro. Ci possiamo sentire altrettanto estranei al nostro gruppo sociale, al mondo di lavoro in cui viviamo, alla nostra stessa
famiglia, quanto gli africani o gli asiatici o i polinesiani si sentono estranei
al loro mondo. Non si tratta di compiacersi di questa diversità, ma di ripensare tutto il nostro modo di vivere
alla- luce dell’Evangelo in modo tale
ohe, rimanendo concretamente immersi in una situazione precisa, noi siamo
condotti ad un’ubbidienza tale che
scalzi il potere di ogni cosa o persona
che abbia preso o prenda nella vita dei
nostri popoli rispettivi un posto che
non gli spetta, un’autorità che può essere soltanto del Signore.
ora chiamati più che mai a viverla in
comune con tutti i credenti.
È questa saggezza che ha spinto dei
cristiani tanto diversi per formazione
e per mentalità a creare la CEVAA,
con tutto ciò che essa implica in vista
di una visione della missione della
Chiesa come opera comune di tutti.
Si tratta di imparare «a dire insieme delle cose belle che ci impegnano
tutti ». Senza dimenticare la lotta che
ci attende «al nostro posto di battaglia », non dimentichiamo mai che si
tratta essenzialmente della stessa battaglia che altri stanno affrontando in
questo momento in altre parti del
mondo. Ascoltiamo con un senso di
preghiera e di partecipazione i « bollettini di guerra » che ci giungono anche di lontano, preparandoci ad uno
scambio sempre più intenso di uomini, di riflessione, di mezzi, ricercando
un linguaggio veramente comune, arricchito da tutte le «parlate» della
Chiesa. Solo così, anche la Chiesa Valdese potrà dirsi veramente « membro
della CEVAA ».
Giovanni Conte
CIAD: espulsi
missionari protestanti
Fort Lamy (bip) — Parecchi missionari protestanti di nazionalità americana e le loro famiglie (in totale 23
persone) sono stati espulsi dal Ciad
per essersi opposti agli sforzi dei presidente Tombalbaye tendenti a reintrodurre le pratiche deU’iniziazione.
Questa consiste in una serie di prove
la cui natura non è conosciuta esattamente che dai membri iniziati della
tribù: dopo aver sostenuto positivamente queste prove, gli adolescenti sono dichiarati adulti.
In un discorso il presidente Tombalbaye ha dichiarato che riniziazione è
raccomandabile ed è più originale e
antica che la religione cristiana o
l’islam. Ha annunciato la creazione di
un movimento per la rivoluzione culturale nel Ciad allo scopo di ristabilire « l’umanesimo ciadiano ». Questa
rivoluzione culturale comprenderà fra
l’altro la restaurazione dell’autorità
dei ^ capi tradizionali, che la politica
arbitraria dei colonialisti aveva soppresso.
NUOVI PROGRAMMI DOPO BANGKOK
Evangelizzazione
e irraggiamento
deiie Chiese
N.d.r.: da una rivoluzione culturale,
da una restaurazione dell’« umanesimo » indigeno di questo tipo non c’è
proprio nulla di positivo da attendersi. Gli antichi asservimenti indigeni,
culturali, politici e sociali, sono nuovamente imposti: per quanto tempo?
Basilea (soepi) - Poco più di un anno
fa la Conferenza di Bangkok definiva
la salvezza « un impegno personale
nella lotta liberatrice di Dio » Ai primi di febbraio i 25 membri della Commissione di missione ed evangelizzazione (CME), dipartimento del CEC, hanno cercato di vedere, durante cinque
giorni, che cosa questa "visione globale” della salvezza ha modificato nella vita delle Chiese e del Consiglio ecumenico. Il pastore uruguayano Emilio
Castro, direttore della CME, ha dichiarato che « il problema che abbiamo
di fronte è fare di Bangkok non una
polemica ma un messaggio di raccolta. Come possiamo creare nella vita
delle Chiese una nuova atmosfera nella quale l’evangelizzazione sia una dimensione normale e permanente? ».
Lavorando con un personale quasi
interamente rinnovato dopo Bangkok,
E. Castro si è consacrato « all'irraggiamento della Chiesa attraverso la sua
evangelizzazione »; e ha presentato a
Basilea tre nuovi .programmi di lavoro che a suo avviso stimoleranno tale irraggiamento.
Le Chiese africane
e i’evangeiizzazione dei continente nero
% Un gruppo di cattolici polacchi di sinitra, che si esprimono attraverso la rivista
«Wesz », ala sinistra del movimento « Znak »,
ha proposto la formazione di giovani militanti
cattolici che si prendano cura dei cimiteri
ebraici ormai abbandonati. Il numero della
rivista « Wesz » che ha pubblicato quest’appello, è stato sequestrato.
Nairobi (soepi) — Nel corso di un
colloquio sull’evangelizzazione in Africa, tenutosi a Nairobi, la Chiesa africana è stata incoraggiata ad accettare
la sfida e la responsabilità di evangelizzare un continente nel quale predominano l’islam e le religioni tradizionali africane.
Su invito della Conferenza delle
Chiese di tutta l’Africa (CCTA) questo
colloquio ha riunito oltre cinquanta
cristiani dell’Africa centrale e orientale, i quali hanno dibattuto le responsabilità che d’ora in poi competono
all’Africa, in seguito ai buoni risultati
ottenuti nell’attività missionaria. La
Chiesa africana deve, infatti, considerarsi una Chiesa « missionaria » che
non si limita a propagare la fede nei
vari paesi africani, ma anche « oltre
le frontiere di questo continente ».
Per i partecipanti a questo colloquio
la Chiesa deve adattarsi alle forme di
vita sociale, culturale e religiosa delle
popolazioni alle quali si rivolge e determinare l’aiuto esterno del quale essa necessita. Si è raccomandato che
in seno alla CCTA sia creato un organismo speciale incaricato della formazione, del finanziamento, dell’informazione, del coordinamento e della promozione dell’evangelizzazione.
Nella famiglia della CEVAA: vita della Chiesa di Gesù Cristo
nel Madagascar (FJKM)
Canpagna di avaagelizzaziBaa a Taaanariva
QUALI ’’POTENZE”?
QUALI ’’POTESTÀ”?
Non è possibile di elencare qui tutte le «potenze» e tutte le «potestà»
alle quali dobbiamo rifiutare la nostra
obbedienza. Cercheremo soltanto di indicarne alcune che, oggi, tentano di
tiranneggiare ogni popolo.
Se si pensa al grave problema posto, ad esempio, dal desiderio legittimo di tanti popoli del terzo mondo di
ritrovare la propria identità, non si
può fare a meno di scorgere in questo
desiderio anche un certo asservimento ad una cultura che è spesso lungi
dal facilitare una visione cristiana della vita. Proprio come avviene a noi
quando diamo voce ai nostri nazionalismi e provincialismi più esasperati.
Quando il presidente Kaunda dello
Zambia afferma « non rimarrò a lungo presidente di una nazione di ubriaconi » possiamo forse dimenticare tutto il malefico potere che l’alcoolismo
ha nei nostri paesi?
Quando assistiamo al desiderio di
mantenere in certi paesi africani i costumi sessuali ancestrali possiamo forse dimpticare che, anche da noi, la
sessualità è un aspetto della nostra vita che si conosce anche troppo bene
ma di cui non si conoscono assai spesso le « istruzioni per l’uso »?
Possiamo forse dimenticare che la
importanza eccessiva data al denaro,
agli alti salari, ad una posizione di
« arrivati » sono cose che conosciamo
altrettanto bene quanto altri popoli
che le hanno scoperte da meno tempo?
La lista potrebbe continuare a lungo,
mostrandoci che anche il razzismo ha
un’estensione insospettata.
Tutto ciò è ben reale ma non può
avere diritto di cittadinanza fra i credenti. Abbiamo infatti ricevuto «non
lo spirito del mondo, ma lo Spirito
che vien da Dio, affinché conosciamo
le cose che ci sono state donate da
Dio » (I Corinzi 2: 12).
Questa saggezza dello Spirito siamo
Personalia
Si sono sposati, a Pisa, Renato Ribei
monetta Coliicci. Il nostro augurio più
diale per la loro vita eomune.
; Si
cor
Dopo un lungo tormento si è spento, a Torino, il notaio Leopoldo Bertolé. Noto nella
zona per la sua attività professionale, ha avuto in passato parte attiva nella vita della chiesa di Torino e, a livello generale. neU’assemblea sinodale. Ricordandolo con affetto e gratitudine, esprimiamo la nostra fraterna simpatia ai familiari.
In seguito alla deliberazione dell’ultima Assemblea Generale della Federazione delle Chiese Protestanti, le 80
parrocchie della capitale, come altrove in Madagascar, hanno svolto una
vasta campagna di evangelizzazione.
Venne anzitutto nominato un Comitttto organizzatore, formato da pastori e
da laici, rispecchiante le diverse tendenze ecclesiastiche, che si riunì settimanalmente per esaminare il lavoro
da compiere. In tutte le parrocchie
furono invitate le persone disposte a
collaborare: si costituirono così vari
gruppi, preparati in apposite riunioni
tre volte per settimana in cinque diverse località a loro scelta, mentre anche i pastori ebbero una loro speciale
riunione settimanale. Si formarono pure gruppi di preghiera nelle case e nei
templi ed i responsabili di ogni parrocchia prepararono i cristiani la domenica mattina.
Dopo questo lavoro preliminare, furono organizzate sette commissioni, di
cui fecero parte, a loro scelta, i membri dei vari gruppi. Ogni commissione
preparò una serie di 10 studi biblici
ed iniziò a lavorare nel suo specifico
campo di competenza con visite in casa e con messaggi alla popolazione del
quartiere affidatole. Per due mesi si
lavorò anzitutto nelle parrocchie.
Nel mese successivo si tennero grandi riunioni pubbliche per la proclamazione dell’Evangelo a coloro che erano al di fuori delle Chiese; furono
scelti tre locali dove si ebbero riunioni serali durante tutta una settimana,
successivamente in ognuno di questi
locali. Il programma era molto semplice: canti, letture bibliche, preghiere, testimonianze dei membri delle
varie commissioni, appelli a decidersi
ed a consacrarsi al Signore.
Le riunioni furono sempre affollate
ed al loro termine i membri dei vari
gruppi avevano colloqui con quanti
avevano deciso di consacrarsi al Signore, i quali provenivano da ambienti sociali diversi ed erano di varia età.
Si spera che un risveglio spirituale
possa essere il risultato di questa campagna di evangelizzazione. I] Comitato
organizzatore è preocccupato per la
continuazione di questo lavoro, sia per
quanto riguarda l’istruzione religiosa
dei nuovi convertiti che altre nuove
riunioni che si propone di organizzare
nel corso di quest’anno. Intanto le varie commissioni proseguono la loro
attività.
Incontro di studio sullo sviluppo
La Chiesa si occupa dello sviluppo
perché Gesù Cristo è stato uomo. (Questo il punto di partenza di una riunione di studio sullo sviluppo, lo scorso mese di dicembre, presso il Centro di Formazione Cristiana di Ilafy,
organizzata dalla Federazione delle
Chiese Protestanti, alla quale parteciparono responsabili dei Centri di sviluppo, dirigenti di Chiese, pastori e
laici. Intervenne anche il sig. Bethuel
Kiplagat, vice Segretario del Consiglio
Nazionale cristiano del Kenya e membro della Commissione del Dipartimento di Aiuto del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Questa consultazione, la prima del
genere a Madagascar si è svolta in due
tempi: a) I partecipanti hanno ascoltato e discusso anzitutto quattro relazioni che prendevano in esame l’argomento dal punto di vista teologico, ecurnenico, sociologico ed economico nazionale in base al nuovo piano quadriennale che il governo aveva presentato al CNPD.
b) Sono stati quindi studiati in
commissioni alcuni problemi fondamentali, presentatisi nel corso delle
discussioni.
I lavori si sono conclusi con l’approvazione di deliberazioni e proposte
concrete, inoltrate alla Federazione.
Durante le discussioni si è riconosciuta la necessità di rendere coscienti e responsabili i singoli per distruggere il fatalismo che impedisce ai poveri di esprimere pienamente se stessi e di impegnarsi personalmente a
migliorare le loro condizioni di vita.
Chi desidera aiutare il loro sviluppo,
deve essere disposto ad ascoltarli, a
lasciarsi istruire da loro e a condividere con loro i poteri decisionali. A
sua volta la Chiesa deve denunziare la
ingiustizia delle strutture della società, che permettono ad una minoranza privilegiata di arricchirsi a scapito
della rnassa dei poveri. Ma questa testimonianza potrà essere recepita solo Se la Chiesa saprà essere autocritica ed abolire le disuguaglianze e le ingiustizie che dividono le parrocchie e
i cristiani. Gli esempi africani indicati
poi dal sig. Kiplagat sono stati di aiuto nel tracciare un piano nazionale di
coordinamento dei progetti di sviluppo, che dovranno però essere ancora
esaminati in incontri regionali.
Nell’affrontare il problema dell’aiuto
dall’estero, i partecipanti a questo incontro hanno insistito sull’importanza
di continuare quanto è già stato iniziato, invitando gli Enti finanziatori a
non abbandonare troppo facilmente
quei progetti che sembrassero non interessarli più. La fiducia e la sincerità
reciproche sono condizione indispensabile per ogni vantaggiosa collaborazione. Perciò il sistema multilaterale
di aiuto, seguito dal Consiglio Ecumenico, appare senz’altro preferibile
agli accordi bilaterali.
La consultazione ha deciso infine di
organizzare uno speciale incontro sulla « teologia dello sviluppo » e di creare in seno alla Federazione delle Chiese Protestanti un segretariato perma
nente per lo sviluppo. È stato nominato un gruppo di lavoro di sei persone col compito di presentare una
relazione finale ai responsabili della
Federazione e di iniziare senza indugio la realizzazione di quanto deciso.
(da Vao Vao, bollettino della F.J.K.M.).
Un seminario radiofonico
ad Antsirabé
(bip) Dal 15 al 25 gennaio si è tenuto
un seminario radiofonico nello ’’studio”
luterano di Antsirabé, responsabile delle trasmissioni in malgascio di Radio
Voce deU’Evangelo (Addis Abeba).
L’incontro ha riunito i produttori
protestanti della Radio malgascia e di
Radio Voce delTEvangelo, oltre a un
certo numero di personalità protestanti, fra cui il presidente della Chiesa luterana malgascia e il segretario generale della Federazione protestante. L’incontro era animato dal past. Marc
Chambron, del Servizio radiofonico della Federazione luterana mondiale, e da
Reidar Elsabutangen, vicedirettore di
Radio Voce dell’Evangelo, la grande
emittente luterana a Addis Abeba.
Centrato sul tema « Annunciare
TEvangelo alla radio: perché? come? »,
ha permesso un utile scambio fra i
partecipanti e evidenziato le possibilità
di una migliore collaborazione fra le
due grandi Chiese protestanti malgasce
e i loro responsabili. Varie sedute sono
state pure dedicate a esercizi pratici di
produzione.
Gli uditori malgasci godono di un numero apprezzabile di trasmissioni protestanti: ogni settimana vari programmi in malgascio e un culto in francese
alla Radio nazionale; ogni giorno due
trasmissioni in malgascio e una in francese, delle antenne di Radio Voce dell’Evangelo.
Il governo gabonese
e le conversioni airislam
Libreville (bip) — Un cominicato del
governo gabonese dichiara: « Il fatto
che il Capo dello Stalo si sia convertito all’islam non implica che tutti i
gabonesi debbano ritenere opportuno
imitarlo ». Questa conversione è un
fatto personale che non deve influenzare nessuno. La libertà di culto è riconosciuta per tutti dalla Costituzione
gabonese e ciascuno è libero di seguire la religione di sua scelta. Di conseguenza — prosegue il comunicato —
il governo diffida chiunque diffondesse commenti tendenziosi in proposito.
Queste precisazioni sono state comunicate alla fine della riunione del consiglio dei ministri nel corso della quale si era proceduto « a un vasto scambio d’idee sui problemi confessionali ».
Si tratta di un programma ortodosso diretto dal prof. Ion Bria, della
Chiesa ortodossa romena, che prevede sopratutto visite alle Chiese dei
paesi dell’Est allo scopo di far conoscere meglio la loro visione della missione nella loro tradizione teologica e
nella loro vita liturgica. Si è raccomandato al prof. Brion di dare la
priorità alla preparazione di una consultazione ortodossa sul tema: « Confessare Cristo oggi »; le conclusioni
saranno presentate alla quinta Assemblea del CEC, a Giakarta, nel 1975.
Il secondo programma, « l’educazione alla missione », è diretto dalla signorina Ingrid Eckerdal, una giovane
syedese trentenne. Per far partecipare
più giovani, donne e laici all’« insieme
del lavoro missionario per la salvezza », ha chiesto che fosse istituito un
gruppo consultivo, metà del quale dovrà essere di giovani.
Il terzo programma è stato formulato dal pastore Egemba Igwe, nigeriano, anch’egli membro da alcuni mesi
della CME. Questo programma di missione in ambiente rurale è destinato
ad affrontare le esigenze del 70% della
popolazione mondiale, che vive nelle
campagne.
II past. Gerhard Hoffmann, segretario per l’evangelizzazione, ha affermato, presentando il suo primo rapporto
alla CME: « la maggior parte degli uotnini vivono nella sofferenza». Ha quindi espresso la speranza che la 5“ Assemblea del CEC ascolti la voce della
maggioranza sofferente. « coloro per i
quali confessare Cristo è un atto che
richiede sacrificio ». Per loro il messaggio di un Dio sofferente può essere
davvero "la notizia del giorno”. La
Commissione gli ha chiesto di scoprire e interpretare « la dimensione evangelistica » di altre attività del CEC e
soprattutto quelle relative « ai diritti
dell’uomo e alla giustizia sociale », raccomandandogli inoltre di assicurare
che « l’aspetto missionario » sia presente nei sei sotto-temi che saranno
discussi nell’Assemblea di Giakarta ’75.
Le conclusioni di Bangkok sul potere e sull’impotenza — sia delle chiese sia degli individui — sono direttamente collegate a due dei sei sottotemi della 5” Assemblea: « Strutture ingiuste e lotte per la liberazione » e
« Sviluppo umano e qualità della vita ».
La Commissione ha approvato la
proposta del past. Castro circa visite
di carattere pastorale a persone oppresse o incarcerate. Egli aveva citato
l’appoggio dato ai cristiani coreani e
filippini che soffrono a causa di « una
situazione politica difficile ». Le società missionarie hanno chiesto al riguardo quali potevano essere « i loro contributi migliori ». Tuttavia entusiasmo
minore hanno incontrato due proposte
circa l’atteggiamento che le società
missionarie dovrebbero assumere nei
confronti della questione dell’Angola.
Il gruppo di lavoro 13, incaricato
degli studi sui cristiani in situazioni in
piena evoluzione, ha proposto: 1) di
far conoscere, ostacolare e por fine al
colonialismo portoghese; 2) di solidarizzare con i movimenti di liberazione
angolani. In dicembre, nel corso del
colloquio del CEC sulla migrazione
bianca, era stato posto il problema se
fosse opportuno o meno inviare missionari bianchi nell’Africa australe. La
CME ha deciso di « attirare l’attenzione » delle società missionarie e delle
Chiese di questa regione sul rapporto
del Gruppo di lavoro, e di discutere
con loro l’opportunità delle preoccupazioni relative a questa migrazione. La
CME ha pure approvato che un aiuto
finanziario continui a essere dato al
Programma del CEC di lotta contro il
razzismo.
La Commissione ha poi appreso che
l'appello di Bangkok per uno scambio
di personale dal Sud al Nord e viceversa sta per essere attuato a livello
di continenti: il past. H. Morton, segretario generale del Consiglio delle
Chiese di Gran Bretagna, ha riferito
con entusiasmo su una recente riunione a Tagaytay City 5 (Filippine), in cui
la Conferenza cristiana dell’Asia orientale ha presentato il primo piano su
scala mondiale. Le altre regioni del
mondo ne saranno aiutate nell’elaborare piani analoghi tenendo conto della loro situazione. Le società missionarie dei paesi ricchi saranno incoraggiate a mostrare ai loro membri come
i mezzi impiegati nei paesi industrializzati dagli Stati e dalle Chiese « ostacolano la lotta per la giustizia ».
Il fine della CME è stato così riformulato: « ...aiutare la comunità cristiana a proclantare l’Evangelo di Gesù
Cristo, con le parole e con gli atti, al
mondo intero, affinché tutti possano
credere in lui ed essere salvati ».
La Comunità Evangelica di Azione
Apostolica (CEVAA), costituita da Chiese d’Africa, del Madagascar, d’Europa
e del Pacifico e della Chiesa kimbanguista dello Zaire è stata accolta come
membro. Qrdini cattolici romani avranno d'ora in poi la possibilità di partecipare, con voce consultiva, alla Conferenza della CME, che si riunisce due
volte fra due assemblee generali del
CEC. Per il 1974 è stato approvato un
bilancio di 1.743.500 franchi svizzeri,
quasi 400 milioni di lire.
5
lo marzo 1974 — N. 9
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pig- 5
Evangelici lombardi e pubblico ricordano a Milano
rvill centenario della nascita del movimento valdese
Attualità della protesta valdese
INTERVISTA CON IL PASTORE GIORGIO TOIJRN
Il 17 febbraio a Ginevra
Milano, 17 febbraio — Settecentocinquanta persone sono venute stamattina al Teatro dell’Arte al Parco invitate dalla chiesa valdese per commemorare l’ottavo centenario della nascita
del movimento valdese.
Tra gli invitati a parlare c’era anche l'on. Riccardo Lombardi, ma all’ultimo momento ne è stato impedito
da un riacutizzarsi del male di cui è
vittima, ricordo indelebile delle bastonature fasciste.
G. SPINI : "eretici" presenti
agli appuntamenti della storia
Il primo a prendere la parola è stato il prof. Giorgio Spini, docente di
storia moderna a Firenze. Egli ha articolato il suo intervento mostrando
come questi eretici siano stati presenti agli appuntamenti della storia: già
l’inizio, nel 1174, si situa al momento
in cui la società feudale entra in crisi
e la borghesia cittadina inizia la sua
battaglia, che durerà secoli, per il potere. Un altro uomo, un altro mercante, italiano questa volta, compierà la
stessa scelta di povertà del mercante
lionese Valdo, si chiama Francesco e
viene da Assisi; ma i due movimenti
avranno ben poco in comune, giusto
questa scelta fondamentale. Valdo
predica la Parola di Dio al popolo, e
per far questo fa tradurre brani della
Bibbia in lingua volgare, strappando
così a una casta sacerdotale il monopolio dell’insegnamento divino; e poi
il rifiuto della spada: al tempo in cui
il massimo onore per un uomo e per
un cristiano è quello di fare le crociate, egli sa dire di no alla violenza ed
al potere e chiesa e impero saranno
uniti nel condannare questo Valdo e i
suoi seguaci, e condanna vuol dire
morte sul rogo.
La storia continua, non è certo qualche straccione che va al rogo che la
può fermare, e di questa storia unica
i soli documenti che noi abbiamo sono i verbali dei processi e il tipo delle condanne inflitte.
Ma ad un secondo appuntamento la
storia europea è chiamata, e con essa
il movimento valdese: la riforma di
Martin Lutero del 1517. Ancora due
mondi si scontrano, la borghesia cittadina, che dal 1174 ha fatto molta
strada, dà un altro scossone al sistema imperiale. Qui il movimento valdese si trova a dover scegliere e sceglie per la riforma ed in questa per
la parte più avanzata, la riforma svizzera. Questa decisione non è priva di
conseguenze perché arrivano gli immani massacri del 1561: la Controriforma non può permettere che in Italia
i discepoli di frate Martino attecchiscano. Ma c’è chi resiste: in un remoto angolo d’Italia c’è chi combatte éd
il duca di Savoia Emanuele Filiberto,
il vincitore di S. Quintino, è costretto
a cedere di fronte ad un nucleo di
montanari che non vogliono cedere alla pressione papista; e i valdesi strappano al loro sovrano il diritto di predicare e di avere il loro culto. Rimangono chiusi in un ghetto, è vero, ma
sono come una finestra che è rimasta
aperta nella facciata della Controriforma in Italia. Altri momenti, altri appuntamenti con la storia potrebbero
essere analizzati, ma la domanda
pressante è per l’oggi.
la crisi odierna
Il prof. Spini vede possibile, o per
lo meno non impossibile un rovesciamento delle istituzioni democratiche
Il 17 Febbraio
a Forano
La data del il Febbraio è stata ricordata anche a Forano e si può dire
che la quasi totalità dei membri di
chiesa, compresi i fratelli che vivono
lontani in diaspora, si sono ritrovati
insieme per ringraziare e lodare il Signore.
La campana ci ha chiamati a raccolta attorno ad un grande falò acceso
sul prato antistante la chiesa; dopo
aver cantato in coro il « Giuro di Sibaud », in modo che tutti potessero
udire la nostra gioia, ci siamo recati
nel salone delle attività cktve le signore avevano imbandito un’agape fraterna da tutti molto apprezzata.
Verso la fine della riunione, il Past.
Cappella non ha mancato di illustrare il significato di questa data per noi
particolarmente importante. Egli ha
messo in evidenza la scelta della fedeltà all’Evangelo di Gesù Cristo operata attraverso la propria storia, dalla
Chiesa valdese, malgrado le sofferenze
e le lotte. La libertà che ai nostri antenati fu concessa, fu da questi vissm
ta in funzione degli altri; a noi oggi
è posto perciò questo interrogativo:
siamo noi veramente liberi della « libertà dei figliuoli di Dio »? Che uso
facciamo di questa libertà?
Rocco Giuliani
LA CHIESA DI FORANO è interessata all’acquisto di un pianoforte usato in buone
condizioni e a modico prezzo. Rivolgersi
al Past. Cappella - Via del Passeggio 8 Forano. Tel. 0765/5018.
in Italia, una crisi definitiva delle istituzioni. Che cos’è che non funziona
più?
La coscienza degli italiani, dice lo
Spini, compromessa dalla non credibilità di niente: qui c’è qualcosa che
i politici non possono più fare, qui c’è
lo spazio per la predicazione. Questo
non è però compito solo degli evangelici, o dei prosecutori dell’esperienza
di Valdo, ma anche il mondo cattolico è scosso da un movimento di rinnovamento, una sensibilità si è destata nel popolo.
A. BANFI ; la storia
è un susseguirsi di crisi ma,
dopo ciascuna, è diversa
Il sen. Banfi ha rappresentato in
questo dialogo la voce dei cosiddetti
non credenti ed ha contrapposto alla
visione di una situazione di crisi nel
momento attuale, proposta da Spini,
la considerazione che tutta la storia
umana è fatta di un susseguirsi di crisi, perché la società cambia di un cambiamento non destinato ad esaurirsi.
La crisi che noi viviamo adesso è solo
la crisi del colonialismo, visto nel suo
aspetto complessivo.
In questa crisi una certezza sostiene gli uomini che lottano: dopo, la società sarà diversa.
Il nemico contro cui siamo chiamati a combattere e contro cui il popolo
si ribella è definito dal trinomio « produrre, guadagnare, consumare » e la
società che siamo chiamati a realizzare è quella in cui il momento comunitario prevale sull’egoismo del singolo:
per questo occorre credere nella democrazia e lavorare per essa.
Dopo gli interventi di Spini e Banfi
e dopo una canzone eseguita dal gruppo dei cadetti prendeva la parola il
past. Giorgio Bouchard che commentava il famoso passo evangelico del
giovane ricco (il testo del messaggio
è stato pubblicato qui nel numero
scorso).
Assemblea della
Federazione evangelica regionale
Dopo il pranzo in comune, che ha
visto più di 300 partecipanti, la giornata comunitaria è proseguita nei locali della chiesa valdese, dove si è tenuta l’assemblea della federazione regionale lombarda-piernonte orientale.
Fra le cose in argornento^ per la_ discussione c'era in primo luogo il commento della manifestazione tenuta nella mattinata e coerentemente col carattere per niente trionfalistico, ma
denso di problematiche degli interventi tenuti in quella sede, anche nelTassemblea il dibattito si è subito orientato verso la concretezza dei nostri
problemi di oggi, sui quali dobbiamo
avere una nostra parola, è stato detto, senza perdere però la nostra identità protestante. Questa identità appunto va sempre ricercata, nella coscienza che essa può essere solo una
conquista e sempre temporanea, mai
una acquisizione definitiva. Partendo
da questa base il discorso si allargava venendo a toccare il problema del
divorzio, sul quale l’assemblea si pronunciava affermando la necessità che
i protestanti portino un loro messaggio univoco e chiaro, che spazzi via
certi luoghi comuni pressoché unanimemente accettati in Italia e si esprimeva mediante il seguente ordine del
giorno:
« La Federazione delle chiese evangeliche della Lombardia e Piemonte
Orientale, presenti 1 rappresentanti
delle comunità di Pavia, Lodi, Milano,
Cremona, Bergamo, Piacenza, Brescia,
Varese, Mantova, Intra, Novara, Como e il Gruppo Giovanile Battista di
Milano,
preso atto del documento della Federazione Nazionale sul prossimo referendum e delle tre linee emerse nel
corso della discussione (1. Il matrimonio non è un sacramento; 2. Pesegesi
biblica dei testi punta sulla difesa del
debole e 3. l’indissolubilità è un programma, non una legge),
le approva.
Si rallegra che sia possibile coordinare la testimonianza evangelica su
un preciso problema di oggi sulla base comune di un serio studio biblico
in materia ».
La presenza di alcuni curatori della
rubrica televisiva « Protestantesimo »
ha poi anche stimolato l’assemblea a
prendere in considerazione questo
aspetto dell’attività federativa. In un
suo intervento Roberto Sbaffii affermava che il servizio stampa-radio-televisione della federazione non doveva diventare una sorta di burocrazia romana, ma cercare sempre di più di stringere contatti e allargare la cerchia di
collaboratori; a questo fine egli proponeva di organizzare gruppi di ascolto
che poi esprimessero al servizio le loro osservazioni e formare nuclei redazionali di elaborazione di un certo numero di programmi. Qccorre trovare,
diceva ancora Roberto Sbaffi, persone
che seguano la tematica della predicazione attraverso la televisione e formino anche un comitato che discuta
le linee di lavoro per questo servizio.
In generale si può nottire dalla discussione che si è avuta, che la trasmissione televisiva piace; certo, alcune
critiche sono state mosse, ma nessuna
di fondo. L’ordine del giorno che ha
concluso la discussione su questo argomento suona così:
« L’Assemblea della federazione regionale esprime il suo plauso per l’attività del Servizio televisivo ’’Protestantesimo” curato daUa Federazione
Nazionale delle chiese. Invita le chiese
a organizzare l’ascolto tra i membri
delle comunità e fra gU amici e simpatizzanti, per far poi pervenire suggerimenti ai responsabiU del servizio ».
È Stata data anche una comunicazione: il comune di Milano ha deciso
di dare il nome di Pietro Valdo, Martin Lutero e Giovanni Calvino a tre vie
della città.
All’inizio dell’incontro era stato chiesto che l’assemblea desse ugualmente
il suo ringraziamento all’on. Riccardo
Lombardi che, come detto, essendo indisposto non aveva potuto intervenire
alla manifestazione e l'assemblea lo
ha fatto con questo telegramma:
« Evangelici riuniti in Milano il 17-21974 La ringraziano per disponibilità
dimostrata per manifestazioni ottavo
centenario Valdo e le augurano pronta ripresa da malanno fisico testimonianza di lunga e coerente lotta per
la libertà. L’assemblea della federazione regionale evangelica ».
Infine, prima della S. Cena che ha
concluso i lavori, si spno tenute le elezioni per la nuova giunta', presidente
è stato eletto il past. Soggin e mem^
bri i sigg. Briante, De Michelis, Di
Pierre, Nicolai, Rilke e De Ambrosi.
•Tu conclusioni?,'^¡^"Trattato dì una
giornata comunitanà certamente proficua e densa di significato. Raccogliere 750 presenze per una manifestazione come la nostra, a Milano, ed avere
un’assemblea della federazione regionale di 150 persone non è cosa di tutti
i giorni, che da un lato testimonia dell’organizzazione con cui si è condotto
il lavoro e dall’altro del favore che incontra questa formula. Il fatto, infine,
che due nuove comunità (le chiese metodiste di Cremona e Piacenza) avessero aderito alla Federazione regionale e per la prima volta oggi fossero
presenti ad una sua assemblea, è certo
di buon auspicio per il lavoro futuro.
Paolo Ribet
Ha partecipato al ’17 febbraio’ a
Ginevra; può dirci brevemente come si è svolta la giornata?
La celebrazione della data del 17 febbraio non ha avuto quest’anno un carattere particolare, -ma si è svolta nel
quadro della vita della chiesa evangelica di lingua italiana secondo uno schema molto sobrio e tradizionale: il culto nella chiesa di St. Pierre, un’agape
fraterna presso la comunità di Malagnou e una serata d’incontro nei locali
della parrocchia des Eaux Vives, alla
quale hanno -partecipato i fratelli oriundi delle Valli, in modo -particolare. Un
certo -movimento e spostamento verificatosi nel programma c’è stato, ma
determinato unicamente dal fatto che
la comunità des Eaux Vives, presso cui
si celebrava la giornata, non era quest’anno in condizi-oni di ospitarci per
l’intera giornata.
Non si è dunque avvertito in nulla
il centenario? Il fatto che il culto
della comunità abbia avuto luogo
a St. Pierre non esprimeva qualcosa di nuovo?
Direi che la data del Centenario è
stata avvertita come un elemento bello
e significativo, ma non determinante: si
aggiungeva alla festa, ma non la caratterizzava, come -d’altronde è accaduto,
mi sembra ca-pire, anche in quasi tutte
le comunità in Italia. Il fatto di esserci incontrati con i fratelli ginevrini nella cat-tedrale non significa una particolare messa in evidenza 'della nostra presenza in quella città o negli ambienti
protestanti ginevrini: St. Pierre è una
delle -comunità ginevrine che accoglie
mensil-ment-e predicatori -provenienti da
altri paesi e da altre chiese; questa volta erano i valdesi. Se qualcosa di signi
ficativo si può vedere in questo, è il fatto che si è -così ribadito il legame di
solidarietà che esiste fra la nostra chiesa e quelle protestanti estere.
Ha avuto l’impressione che il nostro centenario susciti qualche interesse presso i fratelli all’estero?
Il pastore Williams, segretario generale della Conferenza delle Chiese Europee, nel corso dell’agape fraterna ha
dato un breve messaggio che mi è parso significativo: tutti gli anni, al Sinodo, ascoltiamo con grande interesse
questo fratello, perché oltre alla sua
viva partecipazione ai nostri problemi,
reca sempre una -parola di autorevole
consiglio. Egli ha sottolineato un fatto:
per la prima volta nella sua storia secolare la Chiesa Valdese celebra un centenario nel contesto di una realtà ecumenica. Qggi, cioè, non siamo più soli
a -ricordare il nostro passato e a guardare al nostro avvenire, ma lo possiamo fare nel contesto di tutta la chiesa
cristiana che ci accompagna e nella
quale siamo inseriti. La nostra ricerca
è, cioè, -parte della ricerca della chiesa
tutta. Questo fatto accresce da un lato
il -legame di partecipazione e di solidarietà che ci lega al mondo cristiano,
ma qualifica anche la nostra -ricerca come una -delle voci nel coro ecumenico,
circondati ma osservati con maggiore
attenzione di prima.
Il dibattito attualmente in corso sulla nostra stampa per -trovare una posizione che non sia solo celebrativa, ma
esprima anche una scelta di testimonianza, è stato avvertito da tutti come
estremamente valido e significativo. La
nostra riflessione e il nostro scambio
di idee in quella linea sono senz’altro
interessanti per il mondo protestante
che ci circonda.
SAN GERMANO CHISONE
L'Unione Femminile al
lavoro
Stiamo attualmente studiando, nella
nostra Unione Femm-inil-e, il libro Una
Chiesa in analisi. In ogni riunione abbiamo -presentato una -parte: per adesso la prima e la seconda. Prossimamente, la terza.
Sembra emergere il concetto che il
libro non dà una soluzione alla crisi.
Ma il libro è certamente stato scritto
per provocare riflessione e discussione.
Riflessione e discussione ci sono state
— -se pure in m-odo semplice ma con
accenti anche vivaci.
Ques-t-e parole vogliono essere una
molto -sommairia esposizione di alcune
delle riflessioni.
1) Siamo sempre più italiani e
sempre meno protestanti. Ci siamo soffermate -sul fatto che non rappresentiamo -più qualche cosa di diverso. Nel
rischio che i valdesi del 1848 corsero
di es-sere utilizzati come strumenti di
lotta contro il clerica-lismo, essi sep-pero far fronte e creare. Nel rischio che
corriamo attual-m-ente, con la testimonianza nel campo sodale e politico, come far fronte? Ancora -guidati dalla fède dei semplici e ben consapevoli della
posta in giuoco? La riflessione ci ha
SCOMPARSI TRE AMICI
DELLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
Dopo la morte di C. H. Dodd avvenuta lo scorso settembre, il mondo degli studiosi del Nuovo Testamento ha
conosciuto altri lutti. Ne vogliamo ricordare in modo speciale due che toccano da vicino la nostra Facoltà. Ci ha
lasciati il prof. Philippe H. Menoud,
dell’università di Neuchâtel. Nella primavera del 1968 aveva visitato la Facoltà tenendo una lezione pubblica su
« Escatologia e Missione secondo l’Apostolo Paolo », e aveva richiamato un
vasto pubblico soprattutto di studiosi
e seminaristi cattolici. La semplicità e
cordialità del prof. Menoud erano
uguagliate soltanto dalla sua grande
competenza e dal suo interesse per
l’opera nostra. Alcune sue pubblicazioni sono tradotte in italiano.
* * it
Un altro amico che ci ha lasciati
quasi contemporaneamente, prima di
Natale, è il prof. Leonhard Goppelt,
UNA PRECISAZIONE SUL LIBRO DI GIORGIO TOURN
SINODO E COMUNITÀ’
Sul n. di novembre-dicembre 1973 del
« Testimonio », bimestrale deJTUnione
Cristiana Evangelica Battista d’Itailia, è
córtipresa una recensione, scritta dal
pastore Piero Bensì, del libro di Giorgio Tourn, Una chiesa in analisi.
Vi si legge tra Taltro: « Se questo
può essere per noi di qualche consolazione possiamo dire che il libro mette
in luce tutta la debolezza del sistema
di organizzazione sinodale, per cui le
decisioni prese al vertice raramente
sono recepite dalla base, cioè dalle^ comunità. Ed è un’implicita esortazione
per noi Battisti a proseguire nella lotta (iniziata una ventina d’anni fa) per
la progressiva “battistizzazione" della
nostra Unione, dando sempre maggior
peso alle Comunità locali ».
A me era parso di capire che, per
quanto concerne i rapporti tra i-1 sinodo e le comunità locali, il libro di Giorgio Tourn mettesse in luce non già « la
debolezza del sistema di organizzazione sinodale » ma la debolezza nostra;
quel che non funziona non è il sistema
sinodale, siamo noi.
Paolo Ricca
dell’Università di Monaco. Per molti di
noi il prof. Goppelt aveva dischiuso,
insieme a Wilhelm Vischer, una nuova
visione dell’Antico Testamento. Col suo
libro Typos del 1939 aveva presentato
— senza screditarla come « non-scientifica » — l’interpretazione tipologica
dell’Àntico Testamento nel Nuovo, e
seguendo quella traccia alcuni candidati avevano esaminato nelle loro tesi
per la Facoltà l’interpretazione dell’A. T. nei padri apostolici e negli apologisti. Altre sue opere da ricordare:
un conciso, ottimo manuale di storia
del periodo apostolico e subapostolico
e un saggio sui rapporti fra chiesa e
giudaismo nei primi due secoli. Questo
ultimo esiste anche in traduzione francese. Il prof. Goppelt aveva trascorso
alcuni periodi di vacanza con la signora qui da noi, e ne ricordiamo con riconoscenza la cordiale amicizia.
* * *
E poiché abbiamo menzionato due
amici della Facoltà, non possiamo non
accomunare loro ancora un terzo; il
Dr. Konrad Kratzsch. Quando, alcuni
anni fa, la signora Kratzsch rispose al
nostro appello e venne a dirigere il
Convitto per un inverno, il Dr. Kratzsch
la seguì e divise con lei il cambiamento di residenza e di ambiente, la rinuncia alla sua casa di Colonia, i non
sempre piccoli inconvenienti della vita in una convivenza studentesca. Sempre sereno e di buon umore, creava intorno a sé un’atmosfera di simpatia e
contribuiva al successo del non facile
lavoro direttivo della signora Kratzsch.
Tre amici ci hanno lasciati: li ricordiamo con affetto. La simpatia con cui
seguivano il nostro lavoro ci incoraggerà ancora nel nostro cammino.
Bruno Corsani
portate anche sulle relazioni con i fratelli cattolici, aprendo una discussione.
2) Il periodo fascista. Le più anziane hanno detto che, a loro memoria, in
quel tempo nella comunità, non si parlava della « élite confessante resistente» né si parlava della chiesa confessante -tedesca. Noi riconosciamo che, nelle
nostre comunità il « ripensamento »
(come si dice oggi) è appena agli inizi.
Dopo -gli scossoni della contestazione
abbiamo cercato di mettere un po’ di
ordine -nelle nostre idee. Ha così avuto
inizio una opera -di -riflessione. La strada è lunga. Chi lo può aiuti i fratelli,
presenti libri, persone, fatti, spieghi
con esempi. Lo faccia con fiducia, con
paziente convincimento, senza derisione -né avvilimenti. Forse ci siamo troppo giudicati. Si perseveri sulla via dell’informazione. Non tutti -sono intellettuali e, nelle nostre comunità, vi sono
dei credenti che testimoniano in silenzio. Vi saranno dei segni, come già ve
ne sono.
3) Gli Ordini del Giorno alle chiese.
Quando i Sinodi varano dei -messaggi
per le comunità, chi li ascolta dalle gallerie, se ha qualche esperienza sulla vita e sulle difficoltà -di lavoro delle comunità, pensa: non servono a nulla perché le comunità, la massa, non saranno raggiunte. Come abbinare concretamente messaggi e comunità?
4) Nelle riflessioni è scaturita anche la parabola della pecora smarrita.
Gesù ci parla delTuomo che lascia le
99 pecore e va dietro alla perduta. Succede spesso che, accennando alla pecora smarrita, noi ci riferiamo « all’altro » e non a noi. Una associazione di
idee -può riportarci alla Tavola Rotonda
di alcuni mesi fa a Pinerolo sul problema -della droga. Dopo molti autorevoli
interventi -di esperti: fede, medicina,
assistenza, legge ecc. ecco farsi avanti
la giovane ragazza in questione la quale dice: « avete -parlato, ma io non mi
sento né malata né sento il bisogno di
essere recuperata ».
Noi, sentiamo il bisogno di essere recuperati? Sentiamo il bisogno di pentirci e il bisogno di essere perdonati?
Le riflessioni hanno portato alla domanda: non è, per caso, ch-e la fede sia
in ribasso?
E con questa domanda ci avviamo allo studio della terza parte del libro, alimentando la fiamma.
Nelly Rostan
LA SCUOLA DOMENICALE
ED IL CENTENARIO DI VALDO
Le responsabili della nostra Scuola Domenicale hanno pensato di effettuare coi ragazzi
una ricerca sul significato della « protesta »
di Valdo e dell’VIIl centenario della sua
conversione. Al termine i bambini risponderanno ad un questionario appositamente preparato. In occasione del XVII febbraio tutti i
ragazzi hanno ricevuto un volantino che ricordava questa data importante.
Sempre a proposito della festa del XVII desideriamo ovviare ad una dimenticanza occorsa nel resoconto fattone la volta scorsa : si
tratta di ringraziare tutti i componenti della
banda musicala ed in particolare il maestro
Richiardone per il contributo dato alia giornata e per la numerosa presenza dei membri
di detto complesso, malgrado il tempo veramente proibitivo che rendeva assai scomodo
di andare in giro con gli strumenti.
(continua a pag. 7)
6
pag. 6
CRONACA DELLE VALU
N. 9 — lo marzo 1974
Alle Valli oggi
A Villar Perosa
domenica ASSEMBLEA SINDACALE
Notiziario pineroiese
delle
missioni
In tutte le comunità la domenica 3
marzo si rifletterà sulla missione della
chiesa. Le collette saranno inviate al
lavoro missionario della Comunità
Evangelica di azione apostolica (CEVA A) di cui siamo membri.
Un culto ed una colletta non sono
però sufficienti perché si possa dire
che le nostre comunità sono sensibili
al problema missionario anzi, come
spesso capita, possono essere un modo abbastanza sbrigativo di liquidare
la nostra responsabilità. Appunto, con
un culto ed una colletta. Succede un
po’ come per la domenica della Facoltà di teologia: sappiamo benissimo che gli studenti sono pochissimi,
che in facoltà ci sono più professori
che studenti (valdesi), anche se possiamo essere tratti in inganno dalla
sfilza di studenti esterni. Sappiamo però che la facoltà non chiude, va avanti. Così per la missione: anche se con
pochi missionari, continua. Ma qui il
discorso è più complesso. Se da una
parte i missionari sono pochi, dall’altra capita spesso che questi missionari non li si vuole più; i paesi che ricevono i missionari si sono insospettiti
ed hanno incominciato a riflettere sugli sviluppi della missione, sulle conseguenze, ed hanno così scoperto che
molto spesso quest’opera missionaria
non era fatta solo in nome di Cristo
ma spesso in nome del capitale, del
colonialismo e quindi dello sfruttamento delle risorse'naturali dei paesi
fatti oggetto di missione. Non c’è quindi da stupirsi se, in questi ultimi anni,
vi sono stati dei paesi che non hanno
più accettato missionari, o che li hanno cacciati per aver visto il loro lavo- ro come copertura del colonialismo;
né sono mancati i casi in cui dei missionari sono stati espulsi per aver denunciato le responsabilità dei paesi colonialisti.
La storia della missione è ricca di
esempi e di insegnamenti che danno
ragione ai paesi che in questi ultimi
anni hanno considerato la missione
cristiana con ostilità. Basta guardare
indietro nella storia e ci si accorge subito che, non a caso, lo sforzo missionario europeo coincide con lo sviluppo del colonialismo. Il periodo che va
dal 1500 al 1700 è chiaramente sotto
il segno della politica coloniale europea. È il periodo in cui le nazioni maritmre della Spagna e del Portogallo si
dividono il campo di influenza coloniale. In questo contesto la missione viene ad essere il fondamento stesso della politica di annessione dei paesi iberici.
L’epoca 1700-1950 è caratterizzata
dall’annessione politico-coloniale dell’India (1757) e dell’Africa (1880), dalla scoperta del mondo delle isole del
Pacifico (1769-79) e dall’apertura forzata dei paesi dell’est al commercio
europeo (1843; 1853). Ed è precisamente in quest’epoca che si struttura
la missione protestante. I movimenti
di risveglio pietisti causano una forte
responsabilità missionaria che porta
alla creazione delle società missionarie: Società Missionaria Battista, 1893;
Società Missionaria di Londra, 1795;
la Missione di Basilea, 1815; la missione di Berlino, 1824, ecc.
Oggi si parla spesso della fine dell’epoca missionaria; non come fine
della missione. La Conferenza mondiale sulla missione di Bangkok ha riproposto in termini radicalmente diversi il senso e l’orientamento del lavoro missionario. Oggi non si può parlare di missione in senso trionfalista,
occorre parlarne da un punto di vista
estremamente autocritico. Proprio perché le chiese e le missioni europee non
hanno sempre e solo portato il puro
evangelo; gli interessi coloniali europei si sono spesso serviti sfacciatamente delle società missionarie per
importare la cultura europea nel terzo
mondo ed esportarne le loro ricchezze. E questo, sia chiaro, non significa denigrare il lavoro dei missionari,
caso mai aiutarlo, evidenziando quegli interessi e quelle deviazioni dal vero spirito missionario di cui si sono
serviti e si servono oggi ancora i paesi colonialisti.
Occorrerà, d’ora innanzi, considerare i popoli del terzo mondo non più
come ’’oggetto” ma come ’’soggetto”
della missione; scoprire dei fratelli che
hanno una parola evangelica da dire
all’Europa e non gente da ’’civilizzare” e da ’’convertire”.
Un gruppo di insegnanti del circolo
di Villar Perosa si è riunito in assemblea per esaminare le modifiche fatte
dal Governo allo stato giuridico degli
insegnanti, dopo gli accordi del maggio 73 tra il Governo stesso e i Sindacati scolastici della C.I.S.L., CGIL e
U.I.L.
Le modifiche sono ovviamente restrittive e rappresentano in molti punti un passo indietro rispetto agli accordi precedenti; perciò alcuni partecipanti alla riunione hanno dichiarato
la loro convinzione che tutto sia comunque deciso dall’alto e che non valga la pena discuterna ancora.
Ad esempio, il Governo non ha voluto accettare la proposta di un ruolo
unico per tutti gli insegnanti, dalla
s^'^pla materna alla scuola secondaria.
Si è chiesto che questo fosse materia
di contrattazione triennale, e che si
raggiunga anche l’altro traguardo indispensabile, cioè l’equiparazione dei
titoli di studio, con la preparazione
universitaria per tutti.
Anche la formulazione sulla libertà
d’insegnamento è stata ritoccata: si
era chiesto l’anno scorso che la libertà
d’insegnamento avesse come riferimento semplicemente la Costituzione; il
testo di legge ora porta questa aggiimta: « secondo gli ordinamenti dello Stato e nel rispetto della coscienza morale e civile dell'alunno ». Questo punto ha riportato in discussione la pre
messa ai programmi," che dà come coronamento e scopo dell’insegnamento
la dottrina cattolica. Si è tuttavia deciso di dedicare al problema dell’insegnamento religioso una riunione speciale, data la complessità dell’argomento.
Un altro punto di particolare interesse è l’istituzione del distretto scolastico, che dovrebbe organizzare e
coordinare tutte le attività in campo
educativo di una zona.
Per ora, di questo famoso distretto
non si sa quasi niente: dovrebbe ave“ una specie di organo esecutivo con
rappresentanti dei genitori degli alunni, dei Consigli comunali, degli insegnanti e « di tutte te forze politiche e
sociali operanti nella zona ».
Non si sa nemmeno quale parte del
territorio potrebbe comprendere: dovendo esservi rappresentate le scuole
di ogni ordine e grado, è probabile che
il nostro distretto coinciderà con il
cornprensorio pineroiese, diventando
così un’ottima base di manovra per le
forze politiche e sociali del sottogoverno.
Gli insegnanti hanno. ancora esaminato alcuni punti di interesse più particolare: note di qualifica, orario di
lavoro, concorsi, pérsonale non insegnante. È stato poi redatto un breve
riassunto della discussione, chq verrà
inviato per informazione a, tutti gli insegnanti del circolo. L. V.
Modificare ia Costituzione
Torre Pellice, 11 febbraio 1974
Gli insegnanti della Val Pellice
— preso atto della perdurante collusione tra Vaticano e Stato italiano
riproposta dalla festività dell’ll
febbraio ;
— constatato che la via imboccata dal
Governo per la « revisione del Con;cordato » ha il fine di consolidare
la situazione esistente;
manifestano il loro totale dissenso
dalla posizione di acquiescenza assunta dal Governo e dal Parlamento ;
— si associano alla proposta di legge
costituzionale per la modificazione
degli articoli 7, 8 e 19 della Costituzione ;
Art. 1
Gli articoli 7 e 8 della Costituzione
della Repubblica italiana sono sostituiti dai seguenti:
Art. 7: «Tutte le confessioni religiose hanno pari dignità sociale e sono eguali di fronte allo Stato; esse godono altresì di pari libertà nell’esercizio del loro ministero. Ad esse la Repubblica riconosce e garantisce il diritto di darsi propri ordinamenti, in
quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano, nonché la
piena indipendenza nello svolgimento
della loro missione, escluso ogni intervento da parte dello Stato».
Art. 8,: « I rapporti tra lo Stato e le
confessioni religiose sono regolati per
legge sulla base di intese con le relative rappresentanze ; tale regolamentazione deve rispondere alle specifiche
effettive esigenze avanzate dalle singole confessioni, senza comtmque ledere la libertà religiosa e l’uguaglianza a tutte garantite, nonché i diritti
costituzionali garantiti ai cittadini. Le
attività ecclesiastiche, in quanto afferenti a interessi diversi da quelli propriamente spirituali sono disciplinate
llllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllliliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La RIV-SKF di Villar Perosa
e II 17 febbraio
dal diritto comune, nel rispetto della
indipendenza delle confessioni religiose ». I
Art. 2
L’articolo 19 della Costituzione della Repubblica italiana è sostituito dal
seguente :
Art. 19 : « La libertà della fede e della coscienza è inviolabile. Tutti hanno
il diritto di professare liberamente la
propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne
propaganda e di esercitarne m privato o in pubblico il culto, purché non
si tratti di riti contrari al buon costume. La discussione sulle materie religiose è pienamente libera».
— Auspicano che tutti gli insegnanti
si assumano un preciso impegno
promuovendo il rifiuto nella scuola di tutti gli atteggiamenti coercitivi che hanno fondamento nel Concordato (insegnamento della religione, libri di testo, vacanza dell'll
febbraio, ecc.).
Coloro i quali desiderassero associarsi all’iniziativa possono recapitare
la loro adesione alla Redazione di questo giornale.
ANTIMILITARISMO
Pinerolo - Continua l’opera di intimidazione effettuata dai carabinieri
locali contro studenti che diffondono
idee antimilitariste. Tre giovani delle
scuole medie superiori di Pinerolo sono stati convocati presso la locale caserma dei carabinieri per essere interrogati sulla distribuzione di un volantino avvenuto domenica 17 febbraio
nel quartiere di Borgo-Nuovo a Pinerolo. Il volantino conteneva la risposta ad alcune lettere apparse sulla
stampa locale che affermavano « la
tragica fatalità » della morte dell’alpino di Pinerolo, Claudio Ghiavazza. Nel
volantino si ribadiva che la causa della morte era una broncopolmonite e
le responsabilità delle autorità militari sul caso.
AUMENTO DEI PREZZI
Pinerolo - Si calcola che la spesa di
una famiglia operaia aumenterà di circa 6-8.000 lire al mese in seguito alla
nuova ondata di aumenti di molti
prezzi alimentari autorizzata dal governo. Il calcolo è stato effettuato sulla base dei consumi di una famiglia
tipo, di quattro persone. A quest’aumento occorre però aggiungere anche
il maggior costo del riscaldamento
che per un appartamento in un condominio a Pinerolo si aggirerà sulle 3-4
mila lire mensili.
Sempre in materia di prezzi si prevedono altri aumenti del prezzo del
pane e del latte. È noto infatti che la
associazione dei panificatori chiede da
tempo l’aumento del prezzo del pane
e che da lunedì 25 febbraio i produttori di latte della provincia di Torino
hanno iniziato uno sciopero rivendicando un aumento di 50 lire al litro,
ritenendo non remunerativo l’attuale
prezzo di vendita del latte che è di
circa 95 lire il litro; il costo di produzione si aggira invece sulle 130 lire.
ANTIFASCISMO
Pinerolo - Si è svolta giovedì 21 febbraio presso la biblioteca comunale
di Pinerolo un’affollata assemblea promossa dalle ANPI sui temi dell’antifascismo e delle complicità dei corpi
separati dello stato col neofascismo.
Gli oratori, avvocati Negro, Magnani-'
Noia, Bert, hanno messo in rilievo come il neofascismo trovi largo appoggio tra i cosidetti corpi separati dello
stato, nella polizia e nell’esercito. Hanno ricordato le pesanti responsabilità
del SID (servizio di controspionaggio)
nell’affare della strage di piazza Fontana a Milano, dell’esercito nella cospirazione fascista contro lo stato del
gruppo « la rosa dei venti », ma hanno
anche ricordato i legami che uniscono
la destra DC a molte trame eversive
di questi ultimi anni.
SCIOPERO GENERALE
Pinerolo - Si è svolto con vaste adesioni in tutto il Pineroiese lo sciopero
generale indetto dai sindacati per la
giornata di mercoledì, 27 febbraio. Sco
Notizie da Piali
Ermanno Genre
Anche quest’anno, in occasione della
festa del XVII Febbraio, la Direzione e
le maestranze RIV-SKF dello stabilimento di Villar Perosa hanno risposto
unanimi all’appello per la sottoscrizione a favore degli Istituti Assistenziali
Valdesi.
È la 27.ma volta che alla RIV si festeggia a questo modo la giornata delrEmancipazione ed ogni anno, cattolici
e valdesi, indipendentemente da qualsiasi credo religioso o politico, si prodigano perché quest’opera, altamente
urnana, venga portata a termine con
esito lusinghiero.
La sottoscrizione ha fruttato la somma di L. 927.200 di cui 150.000 da parte
della Direzione e 777.200 da parte delle
maestranze.
L’importo è stato così distribuito:
Rifugio Carlo Alberto di Luserna San Giovanni L. 140.000
Asilo dei vecchi di S. Germ. » 100.000
Asilo dei vecchi di S. Giov. » 200.000
Convitto masch. di Pom. » 147.200
Convitto fem. di Torre Peli. » 100.000
Scuola materna di S. Germ. » 40.000
Scuola materna Lus. S. Giov. » 40.000
Scuola materna Torre Peli. » 40.000
Scuola materna Pomaretto » 40.000
A nome degli Istituti suddetti desideriamo esprimere la più commossa riconoscenza per le generose offerte ricevute e ringraziare di cuore tutti i donatori ed i numerosi collaboratori che
tanto hanno lavorato per il buon esito
della sottoscrizione.
p. Il Comitato RIV-SKF
Dino Gardiol - Renato Long
Se, come dice la tradizione, un buon
XVII febbraio deve avere neve fresca,
quest’anno è stato ottimo. Ma solo da
quel punto di vista! La sera del 16 ha
cominciato a nevicare fitto in modo
che i falò avevano tanta neve quanto
legno. Tuttavia sono stati accesi ed
hanno bruciato lo stesso, seguiti da
una gioiosa partita a palle di neve, vera esplosione di gioia di piccoli e
grandi. '
La mattina del 17 la neve aveva raggiunto i due metri, le strade erano
bloccate da slavine e valanghe che continuavano a scendere rasentando i villaggi, in modo che Ghigo era isolata
dal fondovalle e dai quartieri. I ragazzi hanno dovuto rimanersene a casa,
con le bandiere delle vecchie scuole e
il culto si è dovuto tenere nella sala,
riscaldata alla meno peggio con un
paio di stufette a gas perché nella notte era pure mancata la corrente elettrica. Tuttavia la sala era quasi piena,
anche se la partecipazione è stata limitata quasi esclusivamente al capoluogo.
Anche la partecipazione al pranzo è
stata ridotta. Fortunatamente era stato previsto non nei locali della chiesa,
ma alla Serenella in quanto si pensava che le collaboratrici sarebbero state impegnate per il lavoro turistico
domenicale. Esprimiamo la nostra riconoscenza a Dora Rostan che nonostante le difficoltà del momento ci ha
fatto trovare il locale riscaldato ed un
ottimo pranzo. I pàrtecipanti sono stati solamente 25, ma con una nota positiva: la presenza di un bel gruppo di
Sorelle di chiesa. Nel pomeriggio il
Pastore ha presentato la Val Germanasca coinè risiilta verso la metà del
1600 dalla descrizione contenuta nella
Storia Generale della Chiesa Valdese
del Leger. La descrizione ha suscitato
molto interesse e numerosi interventi
a proposito dello strano animale chiamato « Jamarro » e che è risultato un
difficile incrocio fra un toro ed un’asina, diffuso un tempo, forse per la difficoltà di avere cavalli e muli, e di cui
esisteva ancora un esemplare a Massello alcuni decenni or sono. Si è molto discusso anche sull’« erba lunaria »
che sembra avere una corrispondenza
in patois e che controlleremo l’estate
prossima.
Domenica 10 febbraio l’assemblea di
chiesa si è riunita per discutere della
successione pastore prevista per l’autunno prossimo. Considerato che i cinque pastori interpellati hanno risposto negativamente, l’Assemblea di Chiesa ha deciso all’unanimità di rimettersi alla Tavola.
La sera di sabato 2 febbraio la filodrammatica di Frali ha recitato un
pregevole lavoro in tre atti e cinque
quadri di Aldous Huxley: « Il sorriso
della Gioconda ». Si è trattato di un
grosso impegno sia per la lunghezza
del lavoro (quasi quattro ore di recitazione) che per la difficoltà dell’interpretazione. Il tema è di notevole attualità: un « giallo » che presenta la
crisi di un gruppo di persone rispettabili e ricche dinnanzi alla morte ed
alla tragedia. Il gruppo degli attori, di
cui una buona parte giovanissimi, ha
interpretato con passione questo lavoro del noto scrittore inglese ed ha ottenuto un buon successo e l’approvazione del numeroso pubblico. La corale ha pure dato un ottimo contributo con una serie di canti.
F. Davite
Una nuova strada?
L’ultima nevicata ha riproposto a
Frali il problema della strada provinciale oltre al tratto Villa-Fonte di Rodoretto lungo il quale si dovrebbero
costruire gli ormai leggendari paravalanghe. Ogni nevicata un po’ abbondante, anche se non eccezionale, rende intransitabile il tratto Ghigo-Villa
che si trasforma in una sola slavina
di 2 km.
Il problema è stato preso in esame
ancora una volta a Frali e la soluzione^ più conveniente è parsa quella di
un altra strada che da Ghigo porti a
Villa lungo il torrente dalla parte del1 inverso. Questa parte infatti non è
esposta al sole e non presenta i soliti
pericoli di slavine.
L. V.
PO dello sciopero è stato la richiesta
cu un cambiamento nella politica economica del governo che riguardi investimenti nel settore energetico, trasporti pubblici, agricoltura, sanità, casa e sviluppo del Mezzogiorno ; la rapida e positiva soluzione delle vertenze dei grandi gruppi (FIAT, Alfa, Lanerossi, ecc.); prezzi politici sui genenecessità; detassazione dei
redditi deboli; aumento delle pensioni ; salvaguardia dell’occupazione.
CALIJIRI
Bricherasio - L’Eco del Chisone ha
pubblicato sul numero della settimana scorsa un articolo in cui si denuncia il fatto che il conte Calieri, ex prendente della Regione e della Cassa di
Risnarmio e importante notabile della DC, ha costruito un « fabbricato rurale » senza avere la regolare licenza
è già noto per la sua
attività di costruzione di strade _ ri
cordiamo quella del Barbara e quella
da Bricherasio a Prarostino — senza
chiedere il parere ai comuni interessati. Un esempio di come intende gestire il potere la DC...
SCIOPERI
Numerosi scioperi si sono verificati
questa settimana nel Pineroiese. Sono
continuati infatti gli scioperi articolati all’Indesit per il contratto integrativo di lavoro.
Vasta adesione ha avuto lo sciopero
nazionale della scuola che si è svolto
venerdì 22 febbraio.
Sempre nel quadro dello sciopero
articolato per il contratto integrativo
hanno scioperato gioved'i 21 le maestranze dello stabilimento ETI dì Perosa.
Domenica 24 febbraio si è svolto lo
sciopero dei dipendenti delle autolinee
SAPAV. E. G.
PRIMO DISTRETTO
Il colloquio pastorale del mese di
marzo è convocato lunedi 4 a Pinerolo
col seguente programmaore 9.30 : culto
ore 10-12: discussione sul progetto di
ristrutturazione delle parrocchie delle Valli
ore 13-15: attività del Distretto, commissioni, varie. G. T.
TRASPORTI E TRASLOCHI
per Torino e qualsiasi destinazione — furgone imbottito —Sala, Nichelino, tei. 011/66.05.72.
Luserna S. Giovanni
La riflessione sul significato della
protesta valdese medioevale per la vita della nostra chiesa oggi alla luce
della Parola di Dio, ha suggerito anche la forma ed il contenuto del culto
del XVII febbraio.
Una scena dei ragazzi del precatechismo inserita nella meditazione ha posto con chiarezza all’attenzione di tutti
il ruolo della religione e dei suoi rappresentanti, nel contesto della società
medioevale in cui, come spesso oggi, i
poveri erano sfruttati dai ricchi con
la benedizione della chiesa. Alla chiesa
che offriva al popolo delle false sicurezze si sono opposti i valdesi, riproponendo la Bibbia e la libertà della
predicazione, nemiche del potere e dell’autorità umana. Il testo biblico su
cui la comunità è stata invitata a riflettere era l’oracolo del profeta Geremia al cap. 7: 1-15.
I bambini delle scuole domenicali
hanno recato il loro contributo al culto con il loro canto (si è ancora notato
come basti dar loro delle melodie
moderne per sentire le voci e la gioia
del canto) e con una serie di disegni
sul tema della libertà, che cos’è per
il loro mondo infantile la libertà. Lo
hanno espresso in una serie di disegni
molto significativi.
II pranzo è stato ridimensionato,
nel senso che il Concistoro aveva
deciso di inserirlo nel contesto degli incontri comunitari periodici a cui
tutta la comunità è invitata e non come l’unica occasione dell’anno per
consumare insieme il pane. Questi incontri si sono già avuti e continueranno. Ridimensionamento da una parte
dunque, ma arricchimento dall’altra,
nel senso che si spera vivamente di
potere, poco per volta, trasformare
questi pranzi in agapi fraterne, a cui
la comunità partecipi come momento
integrante del culto e non come parte
staccata, insignificante. Per questo il
Concistoro aveva inviato una lettera
al sindaco e al maresciallo in cui spiegava perché non sarebbero più stati
invitati al pranzo; proprio per questa
ricerca comune e questa dimensione
nuova, evangelica, che si vuole cercare insieme.
Nella comunità cristiana non esistono autorità che hanno da essere invitate, ma fratelli in fede che si sentono parte della comunità chiamati a
servire lo stesso Signore.
Un buon gruppo della Comunità del
dissenso cattolico di Oregina (Genova), venuto a ricambiare la visita fatta lo scorso anno dai giovani della
PGEI delle valli, ha partecipato al
culto e al pranzo nella sala Albarin. È
stata un’occasione per la comunità di
poter udire dalla loro viva voce le vicende che hanno portato alla loro
emarginazione dalla Chiesa ufficiale,
ma anche la loro fede e speranza nell’evangelo.
La colletta fatta dopo il pranzo in
favore dell’asilo ha fruttato oltre 102
mila lire, dimostrando che la comunità sa dare senza bisogno di lotterie.
La filodrammatica ha recitato con
successo « Bacchus » di J. Cocteau.
E. G.
7
ì
marzo 1974
N. 9
LA CHIESA E LA SUA MISSTONF. NEL MONDO
pag. !
Í
FfidS CriStiSnS Ed BSPBrÌfinZB CÌBBSB chiese riformate nordamericane protestano
contro ia soppressione della libertà in Corea
Da un servizio dell'Agenzia Fides, della Congregazione vaticana per l’evangeIzzazione dei popoli, ripresa dal hip/
snop:
I programmi per una conferenza internazionale su « Fede cristiana ed
esperienza cinese » sono stati elaborati
nel corso di un convegno di cinque
giorni, riunitosi ultimamente a Bastad
(Svezia) sotto gli auspici del gruppo di
studio sulla Cina e sul marxismo della
Federazione luterana mondiale e del
Centro internazionale di ricerche e informazioni « Pro mundi vita », che ha
sede a Bruxelles.
Ventidue teologi, esperti di questioni
cinesi, rappresentanti di organizzazioni
internazionali, provenienti dall’Estremo Oriente, dall’Europa e dall’America
del nord hanno affrontato a Bastad,
sotto il tema generale « Implicazioni
teologiche della Nuova Cina », i temi
seguenti: La Cina dopo la rivoluzione
culturale - L’uomo nuovo in Cina e nel
cristianesimo - Fede e ideologia nel
contesto della nuova Cina - Antagonismo rivoluzionario e amore cristiano La Cina nuova e la storia della salvezza - Implicazioni della Cina nuova nel
modo in cui la Chiesa comprende se
stessa.
Questa sessione preparatoria ha rivelato le difficoltà numerose e considerevoli che presentano per la coscienza
cristiana lo sviluppo e l’evoluzione della Repubblica popolare cinese a partire
dal 1949, nazione ufficialmente atea che
rappresenta un quarto della popolazione mondiale. Si è però potuto registrare un notevole progresso nella comprensione del fenomeno « nuova Cina »
e della sfida che essa lancia al mondo
cristiano, alla coscienza che esso ha di
sé e alla sua scala di valori. I partecipanti al convegno sono stati unanimi
nel sottolineare che le Chiese trarranno profitto dagli studi sulla Cina attuale solo se saranno fermamente decise a imparare le lezioni che dà l’evoluzione della Repubblica popolare cinese a partire dal 1949 anziché volerle
imporre le loro ’’verità” cristiane.
D’altro lato il buddismo si è totalmente dissolto in Cina, salvo che a livello puramente culturale o folMoristico. I cinesi non seppelliscono più i loro
morti in bare ma in piena terra, avvolti
in una stuoia; vi sono ancora alcuni
santuari, ma si tratta di pagode-musei
conservate per il loro valore storico e
perché racchiudono oggetti d’arte, pagode destinate airedificazione degli
stranieri e delle delegazioni buddiste
che si recano in Cina. Sono curate da
quelli che i cinesi chiamano, non senza
derisione, i ’’bonzi professionali”, giovani ai quali è stato insegnato l’essenziale di una cerimonia buddista e che
si esibiscono per provare agli stranieri
che c’è la libertà religiosa.
Le conclusioni del convegno e altri
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiitiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiM)
AVVISI ECONOMICI
PERSONA sola residente Torino zona Italia
'61 cerca donna tuttofare a ore veramente
capace cucinare. Telefonare 671-931 solo
ore serali. ^
V.ALDESE quarantaquattrenne abitante Castelnuovo Pinasca desidera incontrare signorina valdese per formare focolare cristiano.
Scrivere presso direzione giornale, che farà
seguire all’interessato.
« 'Val meglio una mano piena di
riposo, che ambo le mani piene
di travaglio e di corsa dietro al
vento» (Ecclesiaste 4: 6).
Dopo lunga malattia è mancato ai
suoi cari
Leopoldo Bertolè
A funerali avvenuti ne danno l’annuncio la moglie Marcella Jalla, le figlie Anna col marito Giuliano Gliozzi
e bimbi. Renata e Paola; la sorella Elsa Rostan e famiglia, la suocera, cognati e parenti tutti.
La presente è partecipazione e ringraziamento. Devolvere eventuali offerte all’Associazione Spastici, "Via Vaigioie 10, Torino.
Torino, 19 febbraio 1974.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Enrico Bouchard
nell’impossibilità di farlo singolarmente, esprimono profonda gratitudine a
tutti coloro che in qualsiasi modo sono stati vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al
Pastore Giovanni Conte.
S. Germano Chisone, 21-2-74.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Long e Geymonat, commosse per la dipartita della cara
Mamma
Maria Maddalena Beux
vedova Long
ringraziano il Dott. Gardlol, la direzione ed il personale dell’Ospedale Valdese, il Pastore Sonelli e tutte le persone vicine e lontane che hanno preso
parte al loro dolore nella triste circostanza.
Torre Pellice, 22 febbraio 1974.
documenti costituiranno il materiale di
lavoro di una Conferenza internazionale che dovrebbe riunire un centinaio di
partecipanti: responsabili di chiese,
teologi, sinologi, il prossimo settembre,
a Lovanio. Si prevede che piccoli gruppi di lavoro approfondiranno i temi
proposti e presenteranno i loro studi
all’assemblea generale, che Id discuterà
e ne trarrà conclusioni.
Si è scritto spesso che il cristianesimo è stato perseguitato a causa delle
sue affiliazioni straniere: la sorte del
buddisrho, cinese da quasi duemila anni, dovrebbe far riflettere.
Il segretario della CCTA
interviene presso il presidente Amin
a favore del rispetto dei diritti civili
neirUganda
Nairobi {hip) - In un discorso pronunciato a Limuru, nel Kenya, davanti
ai partecipanti a un incontro sulla formazione dei laici, il can. Burgess Carr,
della Chiesa episcopale, segretario generale della Conferenza delle Chiese di
tutta l’Africa (CCTA), ha chiesto al generale Amin, presidente della Repubblica Ugandese, di por fine agli arresti e
alle esecuzioni di oppositori al regime.
Il Carr ha dichiarato che tutti i successi economici dell’Uganda non serviranno a nulla « finché gli Ugandesi, uomini
e donne, ragazzi e ragazze, sono ossessionati e terrorizzati dal disordine che
pretende garantire la sicurezza del paese». Ha. ricordato , al presidente Amin
che una rivoluzione economica dipende
dalla giustizia che porta, al popolo.
Stony Point, New York (spr) — L’Assemblea regionale nordamericana dell’Alleanza Riformata Mondiale, tenutasi daH’8 al 10 gennaio a Stony Point,
ha votato all’unanimità due risoluzioni per esprimere la preoccupazione e
l’indignazione dei suoi membri di fronte alla continua viplazione della libertà civile e religiosa in Corea (del Sud).
La prima risoluzione era incorporata in una lettera che il presidente I Me
Cord, segretario deH’Assemblea regionale nordamericana, era stato incaricato d’inviare alle due Chiese membri
dell’ARM in Corea, al Consiglio nazionale delle Chiese nella Corea è alla
Federazione cristiana di studenti coreani. « L'Assemblèa regionale nordamericana dell’Alleanza Riforma Mondiale, conoscendo il coraggio esemplare manifestato dai presbiteriani coreani per ottenere la libertà d'espressione nei loro paese e i recenti casi di
arresto e d'interrogatorio di vari pastori, membri di chiesa e leaders studenteschi presbiteriani, a causa delle,
loro attività e delle loro dichiarazioni
in questa ricerca di libertà, assicura
alle Chiese membri dell’ARM in Corea, al Consiglio nazionale delle Chiese e alla Federazione cristiana di studenti coreani la propria profonda simpatia e solidarietà e rimétte la sorte
di tutta la nazione coreana nelle mani di Dio il quale in Gesù Cristo ha
riconciliato con sé tutti gli uomini ».
La seconda risoluzione suona come
segue:
« 1. che l'Assemblea regionale nordamericana autorizza -il segretario a
pubblicare un comunicato stampa in.
nome dell’ARNA dell’ARM esprimente
la sua preoccupazione in seguito ai
rapporti che riferiscono l'abolizione
della libertà religiosa e civile in Corea,
mettendo cosi in pericolo la posizione
e l’integrità della popolazione e delle
Chiese in Corea, e questo in nome degli stretti vincoli che uniscono le Chiese nordamericane e i nordamericani
alla nazione coreana;
2. che le Chiese membri dell’ARNA
siano vivamente incoraggiate a informarsi più a fondo circa la situazione
dei credenti e dei pastori riformati coreani, attraverso mezzi d'informazio
ne quali il Servizio stampa riformata
(spr), e a esprimere la loro preoccupazione con parole e atti adeguati, guidati in questo dai desideri e dalle esigenze delle Chiese coreane;
3. che le persone in seno alle Chiese
membri, quali i rappresentanti ufficiali delle Chiese e i legislatori riformati,
siano autorizzati, a nome nostro, ad
avvicinare autorità e organi governativi opportuni per svolgere un’indagine
sulla situazione coreana, e a valersi
della loro influenza e a offrire il proprio aiuto in vista del miglioramento
di tate situazione >».
Lo Chiese sudeoreene
per a rispetto delle demoorexie
Seul (bip) — Un appello affinché sia
restaurata la democrazia nella Corea
del Sud, prima che scoppi « una grave
crisi nazionale » è stato lanciato dal
cardinale Kin Su Hwan, della Chiesa
cattolica romana della Corea del Sud,
e dal pastore Kim Kwan Suk, segretario generale del Consiglio nazionale
delle Chiese. L’appello è l’ultimo, per
data, lanciato dalle Chiese in seguito
ai conflitti che lo oppongono allo Stato in merito alla violazione dei diritti
dell’uomo nella Corea del Sud. La polizia politica sottopone le Chiese, le
scuole e la stampa a una sorveglianza
rnolto stretta e un certo numero di
dirigenti di Chiesa sono stati arrestati
per avere denunciato il regime del presidente Park.
L’appello firmato dai due uomini di
chiesa è stato reso di pubblica ragione al termine di una riunione segreta
aHa quale hanno partecipato una quindicina di personalità religiose, come
pure Yun Posum, ex-presidente della
Repubblica di Corea. Questa dichiarazione non formula critiche dirette nei
confronti del presidente Park, ma chiede che 'siano restaurati i poteri della
Assemblea nazionale e che si trovi
una soluzione in vista del « trasferimento pacifico dei poteri attraverso
elezioni ». I partecipanti alla riunione
hanno pure chiesto di essere ricevuti
dal presidente Park.
Echi del 17 febbraio nelle chiese delle Valli
Pramollo
Il tempo avverso non ha impedito ad un
buon numero di membri di chiesa di prender
parte alle manifestazioni del 126""® anniversario deir Emancipazione, approfittando dell’autobus della Ditta Zacco, che il Concistoro
aveva messo a disposizione per sopperire alla
difficoltà del divieto governativo di circolare
in autómobile la domenica.
La sera della vigilia sono stati accesi i
(( falò », nonostante la neve che cadeva copiosamente da raggiungere al mattino la discreta altezza di una settantina di cm. Ma lo spartineve della Provincia con la còllaborazione
dell’Amministrazione Comunale, come in occasione di altre nevicate, ha potuto tenere la
strada sgombera, permettendo all’autobus di
giungere puntuale per il culto, nel corso del
quale il Pastore ha rivolto un messaggio di
circostanza, basato sulle parole dell’Ap. Paolo : (( Il Signore è lo Spirito; e dov’è io Spirito
del Signore quivi è libertà » (II Cor. 3: 17),
e la Scuola Domenicale ha recato il suo contributo col canto di due inni della raccolta
italiana.
Al termine del culto il Pastore ha letto all’assemblea il messaggio dell’Union Vaudoise
di Marsiglia e del suo Presidente sig. Henri
Pdet, che ringraziamo di cuore; poi colletta
in favore della Società di Studi Valdesi e distribuzione deH’opuscolo : « Valdo e la protesta valdese », mentre veniva data ai bambini
la tradizionale (c brioche », dono gradito della
Panetteria Blanc di Rue, a cui esprimiamo la
nostra sincera gratitudine.
Un numero rilevante di commensali, oltre
il centinaio, fratelli e sorelle della comunità
ma anche appartenenti a chiese limitrofe ed
alcuni amici cattolici che da diversi anni si
trovano fra di noi perché hanno comprato case o perché vengono in villeggiatura nel nostro vallone, si sono ritrovati al ristorante « La'
Genzianella » per il consueto pranzo ottimamente preparato e servito dai sigg. Beux^Menusan. Al levar delle mense il Pastore ha porto ai convenuti il saluto del Sindaco dott. E.
Maccari, quindi, rifacendosi alle origini del
movimento valdese, ha sottolineato che il credente per vivere la propria libertà nella fede,
nella speranza e neH’amore non può mai accontentarsi né limitarsi a quanto la legislazione dello Stato offre ai cittadini, ma ha bisogno e deve del continuo confrontarsi con Dio,
il Signore, e con la Sua volontà ch’Egli ci fa
conoscere nella Sua Parola.
Il pensiero dì quanto il Signore è stato, ha
fatto e vuol continuare ad essere per noi, ci sia
di ispirazione nel presente per una vita impegnata al Suo servizio ed a quello del prossimo nella testimonianza che siamo chiamati a
rendere alla libertà che, in Gesù Cristo, Egli
vuole accordare a tutti gli uomini.
— Mercoledì 20 febbraio ha avuto luogo ai
Ciotti il funerale del fratello Emilio Alessandro Long, deceduto alPetà di 80 anni in seguito a violenta malattìa.
Alla vedova, alla figlia ed alla sua famìglia
ed a tutti parenti colpiti da questo lutto rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà nel dolore della separazione, ma anche nella speranza della risurrezione in Gesù Cristo.
Teofilo Pons
no giovani è riuscita con la rappresentazione di « L'Alba », _ rievocazione
storica, di Edina Ribet;' Serata che è
stata ripetuta alle Fucine. Ringraziamo cordialmente tutti coloro che hanno collaborato a ricordare la data, per
noi oggi più che mai impegnativa, del
17 febbraio. - L. C.
San Germano
Chisone
(continua d,a pag 5)
ANCORA UN.LUTTO'
In solo dodici ore l^aostra solerra Mafalda
Rostan. nata Giordano, ci ha lasciati in seguito ad infarto. Siamo stati tutti particular-,
mente colpiti da questo lutto che nulla lasciava prevedere. Esprimiamo al marito, ai
figli, alla suocera tutta la nostra sincera simpatia e crediamo che essi abbiano sentito
quanto tutta la comunità si sia stretta attorno a loro. Vegliamo perché la nostra vita passa come un soffio e soltanto Tamore di Cristo
ci rende liberi dal timore e da un rammarico
senza speranza.
GRADITA VISITA
Due studenti in teologia della Facoltà di
Buenos Aires, una argentina l’altro uruguayano, hanno visitato la nostra Casa di Riposo ed
avuto un breve colloquio col pastore. Li abbiamo incontrati con piacere e formuliamo i
migliori auguri per il loro lavoro.
GrovANNi Conte
R o r à
Siamo grati a Dio: malgrado la neve, il programnia per il 17 febbraio si
è svolto regolarmente presenti anche
degli amici venuti da fuori. La vigilia
i falò sono stati accesi benché nevicasse; al culto ha partecipato la scolaresca con recite e canti; erano una
sessantina i commensali al pranzo in
comune preparato nella Sala delle attività della Chiesa da un gruppo di
mamme dell’Unione femminile e servito da giovanotte e giovani già iniziati a quel lavoro; la Serata valdese allestita da uno stuolo di giovani e me
Torre Pellice
Vigilia un po’ triste quella del nostro 17
febbraio! A causa delle piogge torrenziali che
hanno causato tanti danni in Piemonte, non
si sono potuti accendere i numerosi falò preparati ovunque, nella nostra valle. Vigilia
lieta per i membri della Corale, riuniti nel
Ristorante della Seggiovia per un’agape fraterna.
Il maltempo non ba. impedito a grandi e
piccini di riunirsi nel nostro Tempio per il
culto presieduto dal pastore Sonelli, che ha
rivolto ai presenti un messaggio vivo e profondo. Al termine del c'ulto, un giovane della
Comunità di Oregina ha espresso un commosso
saluto, lo ringraziamo vivamente. La Corale
ha cantato un inno di lode e di ringraziamento per la libertà di vivere nelle valli dopo il
17 febbraio 1948, e gli alunni delle nostre
quattro Scuola Domenicali, con una buona fusione di voci e con grande slancio, hanno cantato un inno religioso moderno della raccolta
di Agape: « Voglio donar la vita agli altri -—
portar la gioia a chi nbn l'ha — spartire il
pane con chi ha fame ■— e coi miseri soffrir »,
traduzione del messaggio evangelico nelle parole e nella musica del nostro tempo.
NelTaccOgliente salone della Foresteria, 242
fratelli si sono riuniti per l’agape fraterna.
Vi era, ospite fedele da anni, il preside dell’Istituto Buniva di Pinerolo; vi erano fratelli
in fede provenienti da Bologna, dalla Sicilia,
dall’Uruguay come il sig. Tomasini partito
nel 1951 e che mancavai dall’Italia da ben 12
anni. Il sig. Italo Hugon, presidente del Comitato del 17 febbraio, ha rivolto un particolare saluto alle loro Comunità; ha letto un
telegramma del sig. Luigi Poét presidente
dell’U.V. di Marsiglia e rivolto un pensiero
affettuoso ai signori Adolfo Jouve e Mario Sereno che erano soliti vedere in mezzo a noi.
Graditi i messaggi del pastore Sonelli, del
Sindaco sig. Stefanctto, del sig. Abate, del
prof. Augusto Armand Hugon che ha lanciato
un vivo appello alla testimonianza cristiana :
« ogni 17 febbraio, viene salutato dai Valdesi
come la festa della libertà ed invero la lotta
per la libertà e la sua affermazione è stata
una costante dì tutte le vicende valdesi. In
quest’anno del centenario, occorre ricordare
in primo luogo come Valdo di Lione abbia
scelto la libertà di predicare, non in un monastero o in abito ecclesiastico, ma da laico
e nel mondo del suo tempo, con una presa di
posizione consapevole che lo rendeva critico
ed avversario deU’autorità della chiesa contraria a quelle libertà. Nei lunghi secoli delle repressioni, i Valdesi hanno sempre in nome di
tale libertà di testimonianza sofferto la privazione di altre libertà : civili, economiche, sociali e anche di quella fisica, dal fondo delle
prigioni o sulle galere o sui patiboli.
Il 1848 significò il raggiungimento della
libertà civile subito intesa ed applicata come
libertà di culto e di testimonianza. Oggi con
tutte le libertà esistenti, si. corre il rischio
di dimenticarne il valore, di farne cattivo
uso, o dì compiacersene egoisticamente o ancora d’ignorare la privazione di libertà in cui
molti uomini sono costetti a vivere ».
Durante il mese di febbraio, il prof. Augusto Armand Hugon ha tenuto riunioni su argomenti di Storia Valdese in tutti i quartieri
della parrocchia con quella competenza e viva
convinzione che tutti gli conoscono.
È stata un’ottima preparazione per la commemorazione della nostra emancipazione.
La sera, nell’Aula Magna restaurata ed accogliente, con bellissimi scenari di Guido
Odin, gli studenti del Liceo Ginnasio Valdese
hanno presentato un atto unico di Vittorio
Calvino « L’Arciere » che ripropone il problema sempre più attuale ed urgente della
guerra e deUa violenza e della spaventosa superficialità con cui gli uomini lo affrontano.
Ottima la regia di Luciana Vola! Sono stati
anche letti dei brani di Storia Valdese scritti
nel Medioevo.
La Corale, sempre molto apprezzata, diretta dal M.o Co'rsanì ha cantato a lungo: la vigilia, durante il Culto, al pranzo, alla Casa
delle Diaconesse e durante la_ serata.
Sabato 23 corr. mese vi è stata la ripetizione della serata, con la collaborazione del Coretto del Collegio Valdese diretto da Carlo Arnoulet, complesso splendente di gioventù e
di brio, che ha cantato con l’accompagnamento di una clavietta e 5 chitarre una diecina di
anni, spirìtuals, e canzoni moderne molto
applauditi.
Pensiamo chiudere degnamente questa cronaca con i seguenti versi dì Ada Meille :
Come del candelier, fiamma imperfetta
O Padre è ia testimonianza nostra;
Ma sta poggiata sul Vangelo eterno!
E verace. Tu in grazia la dimostra.
Lina Varese
trò alle strotture, perdendo da un lato
la capacità di mettere in discussione
il proprio modo di vivere e aprendo
dall’altro lo spazio a sterili polemiche.
In conclusione queste due giornate
trascorse insieme sono state per noi
estremamente stimolanti e costruttive
e speriamo vivamente che incontri di
questo tipo possano ripetersi in futuro.
Un gruppo di giovani
di Torre Pellice
LUSERNA SAN GIOVANNI
In occasione del 17 febbraio alcuni
membri della Comunità del dissenso
cattolico di Oregina (Ge.) sono venuti
a restituire la visita, che era stata loro
fatta l’anno scorso, nella stessa data,
da alcuni giovani delle valli.
Il pomeriggio del 16, gli ospiti, dojx) un breve saluto, sono stati ospitati
per la cena da alcune famiglie delle
comunità di Torre Pellice e Luserna
S. Giovanni. In seguito, vista l’impossibilità di ritrovarsi attorno ai falò,
data la pioggia, ci siamo riuniti nella
sala delle attività di Torre Pellice dove, nel corso di una serata trascorsa
insieme, i nostri ospiti sono stati informati sulle origini e sulle caratteristiche del A7aldismo e su alcuni aspetti delle nostre attività odierne.
La domenica mattina la maggior
parte degli amici di Oregina ha partecipato al culto di Luserna S. Giovanni.
A Torre il messaggio del Pastore Sonelli è stato ripreso da un giovane di
Oregina, il quale ha colto l’occasione
per porgere un fraterno saluto a tutta la comunità.
Dopo il pranzo, svoltosi a S. Giovanni, Agostino e Vincenzo, i due animatori del gruppo, hanno rivolto ai presenti un messaggio, incentrato sul
significato autentico di « comunità ».
Hanno sollevato il problema dei rischi che si corrono rifugiandosi die
Qfferte per la costruzione
del nuovo Asilo dei Vecchi
Elenco dei doni pervenuti durante il mese
di gentiaio 1974 per la nuova costruzione.
Reymond Roberto, ricordando il nonno Guido Malan (Mi) L. 5.000; Laura e Roberto, in
mem. della loro cara Mina 8.000; famiglia
Allasma (Bobbio Pellice) 5.000; Bufalo Fede
(Noceto Pr.) 5.000; N.N. 3.000; Lucilla e
Giorgio Bouchard in ricordo del Pastore Renato Bertin (Mi) 10.000; Laura Lodi-Long, in
occasione delle nozze d’oro dei genitori 10.000;
Ricci Matilde e Renzo in mem. del Sig. Areia (Ivrea) 10.000; famiglia Yanin-Canale
(Ivrea) 5.000; Bertarione Benedetto (Ivrea)
5.000; N.N. in mem. del prof. Guido Malan
(Pinerolo) 50.000; Maria Friedl (Rifugio Re
C. A.) 5.000; Elena Geymonat-Chauvie ricordando il caro cugina Pastore Renato Bertin
5.000; Martini Efisia (To) 5.000; Elvira e
Guido Deker (Torino) 12.000; Chiesa Valdese di New York 42.350; Magliana Lidia (To)
2.000; Soulier Giovanni (in memoria) 30.000;
Giacobino Bruno in mem. di Soulier Giovanni 2.000; Unione Femminile di Pinerolo
30.000;Bosio Edmondo e Emilia in mem dei
loro cari (Pinerolo) 10.000; Salee Elena in
mem. del marito (Pinerolo) 5.000; Alberto e
Vera Long in mem. loro cari (Pinerolo) 10
mila; Festeggiando gfi 80 anni della madrina
(S. Germano Chis.) 10.000; Olga e Armando
in occasione del battesimo di Isabella 5.000;
Maria e Luigi Martinat (Torino) 2.000; Malagò Dies (Feloniea Po) 50.000; In mem. di
Adolfo Mourglia, i vicini dì casa 6.500; Silva
Vigna (Torre Pellice) 10.000; Malan Clementina in mem. di Rosy 10.000; Rinalda .Albarin-Motroni (Torre Pellice) 20.000; Marcella
Refour (Torino) 20.000; Mariella Gay (Torino) 80.000; Balmas-Beux Margherita in mem.
di Letizia e Federico Marauda 5.000; Id. di
Paolina Sartorio-Davit 5.000; Gina e Ida Bertalot (Pinerolo) 4.000; Edvige Vanda Gaydou
rieordando Renato Bertin 20.000; Nini Albari da parte dei « Ricci» 50.000; Roman Anna (rie. Asilo) 6.000; N. N. (rie. Asilo) in
mem. di Jean Soulier 2.000; Rivoira Leopoldo
e famiglia 20.000; Vera Michelangeli in mem.
del padre (Roma) 10.000; Famiglia Durand
Roberto 10.000; Mina Signoretti 40.000; Per
il matrimonio di Malan Blena, la nonna Emma 10.000; N. N. in mem. di Garnier Susanna ved. Bonjour 2.000; Rita e Giuseppe Gasparotto in mem. di Maria Robert-Gasparotto (Torre Pellice) 50.000; Bertin Enrichetta
10.000; Davit Paoline ved. Sartorio 100.000
(valor nominale).
Esprimiamo a tutti la nostra più viva riconoscenza, ricordiamo che ogni offerta è grandemente benvenuta e può essere effettuata sul
c.c. n. 2/16947 intestato Asilo Valdese, 10062
Luserna San Giovanni (Torino).
Offerte per “L’Uliveto”
Offerte ricevale per l’Istituto "Uliveto”
nell’anno 1973: Sorelle Cornelio 10.000; Licia Malacrìda 2.000; Sig. Perez. 10.000; Gönnet 1.500; Fenouil 1.000; Gariglio 10.000;
Lìdia Magliana 2.000; Cadetti dì Pinerolo
60.000; Edina Ribet 10.000; Claudia, Angelo,
Lorenzo 5.000; N.N. 200.000. Totale 311.500.
Torino, 23-2-’74
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 9 — 1« marzo 1974
La tortura nel mondo e in specie nel Sud-Vietnam
«Una sfida alla nostra coscienza»
A chi domanda: che cosa possiamo fare?, Tullio Vinay risponde: 1) informarci correttamente e il più
a fondo possibile, 2) premere, a tutti i livelli, sulle autorità e organizzazioni pubbliche, per sensibilizzarle al problema e impegnarle a reagirvi, 3) affiancare alle grandi dichiarazioni i piccoli ma personali
gesti di rinuncia e d’offerta, affinché chi più direttamente lavora ad aiutare, sia almeno sostenuto dall’appoggio di molti
« Il 1974 deve segnare un progresso reale nella qualità della vita »
dichiara il direttore generale delrUNESCO aprendo l’Anno internazionale della popolazione
Mi è data l'occasione di domandare
la parola in seguito alla lettura dell'articolo apparso ne ”L'Eoo-Luce” del 18
gennaio, arrivato purtroppo solo ora.
La situazione dei prigionieri del SudVietnam si aggrava per una nuova azione repressiva della polizia di Thieu.
Nuovi arresti, nuove sofferenze. Lo stesso convento delle francescane è stato
perquisito e messo sotto severo controllo. Ma di queste cose, semmai, parleremo altra volta.
Poiché nel citato numero deir”EcoLuce” si parla di iniziative in favore
dei prigionieri politici e dei rifugiati di
diverse parti del mondo oltreché del
Vietnam, vorrei solo fermarmi su questo argomento. Ogni qualvolta, infatti,
termino una conferenza il pubblico domanda « che cosa possiamo fare »? Si
rende conto, sì, che il problema è gigantesco e non soilo per il Sud-Vietnam,
(benché questo, con soli 18 milioni di
abitanti, ha più della metà dei prigionieri politici registrati in tutto il mondo). Si rende conto anche che non si
può rimanere con le braccia conserte
ad aspettare, perché il compito è di
tutti, perché ognuno ne è coinvolto per
la sua parte di responsabilità.
Alla domanda rispondo con tre argomenti:
Primo. È necessario che ciascuno
contribuisca a rendere coscente ed informata l'opinione pubblica. Che le cose si sappiano e si sappiano bene, cioè
su base di documenti. Molti avranno
visto alla televisione, nella rubrica
« STASERA », il reportage di Raniero
La Valle. Ebbene quella ripresa ha scosso molte persone. Uno mi diceva « perché non siamo informati? La TV dovrebbe consacrare ogni giorno a queste
notizie almeno mezz'ora ». Invece, purtroppo i mass media impiegano molte
energie in cose da nulla e non danno
spazio a ciò che è veramente importante. Ma chi sa deve parlare. Deve gridare sui tetti la verità. La gente deve sapere quel che succede nel nostro
mondo.
Secondo. Fare pressione sulle autorità a tutti i livelli; comuni, provincie, regioni, partiti, sindacati, governi. Queste autorità ci rappresentano e noi dobbiamo muoverle. Un membro del congresso americano dichiarava: « Come
avrei potuto non parlare quando ho ricevuto più di 4.000 telegrammi e lettere
dai miei elettori? ». La pressione popolare ha più potere di quel che generalmente siipensi. Di più, se non sempre,
spesso i governi stessi hanno bisogno
di questa pressione per poter agire. Nei
miei viaggi mi sono fermato alcuni
giorni a Bonn. Ecco che cosa scrive
Hans Matthòfer, membro del Bundestag, Segretario di Stato al Ministero
per la collaborazione economica: « Nel
nostro mondo, del cui sviluppo siamo
tanto fieri, i diritti fondamentali dell’uomo vengono più che mai violati.
Quasi ogni giorno possiamo leggere sui
giornali esempi di tortura praticata sistematicamente in tutti i continenti, ad
eccezione dell'Australia, per combattere le forze di opposizione e per difendere col terrorismo il potere di quanti sono al governo e lo stato patrimoniale dei dominatori. Però anche questa immagine data dalle notizie quotidiane della stampa è incompleta: senza che ce ne accorgiamo la tortura ed
il terrorismo hanno preso dimensioni
spaventose in territori che dimentichiamo e che non figurano più nelle righe
della stampa. Così, ad esempio, una
delegazione italiana, che sotto la guida
del pastore Vinay ha visitato nello scorso ottobre dei campi di detenuti nel
Sud-Vietnam ha riferito che il numero dei così detti prigionieri politici imprigionati senza alcuna procedura ammonta ad almeno 200.000. Nei centri
che la delegazione ha potuto visitare,
essa ha trovato uomini deformati, paralizzati, ridotti a scheletri dalla fame,
senza più alcuna possibilità di sopravvivenza. Non si tratta di prigioni ma
di campi di annientamento. Sembra
che la fantasia con la quale gli uomini
inventano nuovi e tremendi metodi di
tortura sia inesauribile.
« Si capisce che chi ha la fortuna di
vivere in uno stato di diritto non voglia
continuamente considerare la sofferenza delle minoranze di altri paesi. Ma
ciò dovrebbe forse significare che anche i Governi accettino come cosa inevitabile la tortura e la coprano, nel migliore dei modi, con un gentile sorriso
e col l’oblio? Possono i politici ritirarsi
sul punto di vista che ogni Stato deve
solo occuparsi delle sue faccende interne e non ha responsabilità su quanto
accade fuori dalle sue frontiere?
« Anche se corro il rischio che impiegati i quali parlano solo di "politica
realistica” mi trattino come "una zia
moralista” che mette il suo dito sulle
piaghe di altri governi, sostengo la mia
opinione che tutti gli stati che rifiutano, come inumano, l’uso della tortura,
dovrebbero impegnarsi, nel nome dell’umanità, anche nella battaglia contro
la tortura. Forse che le regole della diplomazia ci prescrivono veramente di
trattare con cordialità e con la massima cortesia i rappresentanti di governi
che fondano il loro potere sulla tortu
ra, come se fossimo completamente alToscuro di tutto? ^
« Le nostre possibilità sono certo limitate, ma non credo che i governi e
l’opinione pubblica del mondo occidentale siano completamente impotenti e
senza alcunà influenza.
« I politici di tutti gli stati che condannano verbalmente la tortura dovrebbero anche impegnarsi a presentare, ad ogni occasione, ima protesta
presso i governi dei paesi dove la tortura è praticata. Propongo che i Parlamenti nominino dei delegati che intrapprendano viaggi d’indagine nei campi
di prigionieri, che abbiano contatti con
organizzazioni di aiuto private e che si
facciano dare dai loro governi notizie
sulle loro iniziative. Spesso sarà possibile ottenere facilitazioni senza alcuna
pubblicità. Avviene spesso che soltanto
una continua mobilitazione della pubblica opinione può provocare la pressione necessaria per muovere un governo. Politici che, nei governi e nei
parlamenti, si riferiscono alTumanesimo ed al cristianesimo, non dovrebbero sottrarsi a questo compito se vogliono che le loro esigenze siano prese sul
serio »
Ho citato solo questo articolo, ma attualmente non sono pochi i documenti
che ci mostrano come in molti stati vi
siano dei politici animati dagli stessi
sentimenti. In Canadá tutta un’azione
è in corso, dai verbali del Senato USA
risulta come la proposta del senatore
Abouretz di ritirare il finanziamento
USA alle polizie, ai sistemi carcerari
nei vari paesi del mondo (e la documentazione sui sistemi carcerari di
Thieu vi è più che abbondante) fu respinta per soli 4 voti (44 sì e 51 no). In
Germania si sta formando al Bundestag
un gruppo di pressione in questo senso, e via dicendo. Ma tutto deve partire
da una pressione dal basso che forzi
le cose. E nessuno può dire « non ne
sono capace » perché ognuno ha le sue
relazioni con associazioni, o partiti, o
autorità.
Terzo. Sembra incredibile che, dopo
tante proteste contro la tortura nel
Sud-Vietnam (come del resto in mol
tissime altre nazioni), quei pochi che
agiscono per salvare vite, rischiando
ogni giorno la loro vita, siano senza
rindispensabile finanziamento per procurare medicine e cibo e salvare, così,
molte esistenze. Il loro lavoro è pericoloso ed assai difficile: almeno avessero
i mezzi necessari! Ecco perché oltre alle due azioni precedentemente dette è
necessaria anche una personale partecipazione ai costi di quest’azione di
salvataggio. Anche qui sarebbe necessario un impegno continuato e non solo
un’offerta in un momento di emozione.
Per esempio, se i duemila presenti al
Congresso di Bologna, dove le proteste
per il « golpe » del Cile erano così forti,
avessero sottoscritto ciascuno la modesta somma di 5.000 lire al mese... chi
agisce in favore dei perseguitato in Cile avrebbe avuto solo da quei giovani
ben 10 milioni al mese a disposizione!
Vi è chi trasferisce in azione il suo
pensiero, ma troppo pochi son quelli
che fanno così.
Ma torniamo alle prigioni di Thieu!
Potremo dire: non lo sapevamo? Potremo rifugiarci nella nostra debolezza
di fronte ad un’azione così vasta? No.
Qui ci troviamo, come dice bene
Matthòfer, dinanzi ad « una sfida alla
nostra coscienza.
Tullio Vinay
« Lo studio internazionale delle questioni demografiche non dev'essere volto unicamente ai loro aspetti quantitativi, ma deve compiersi sempre nella
prospettiva positiva del rispetto dei diritti dell'uomo ». Così ha dichiarato
René Maheu, direttore generale delrUnesco, in un messaggio pubblicato
per rapertura deirAnno internazionale
della popolazione, 1974. E prosegue:
« L'esercizio del diritto all'istruzione come può essere assicurato da Stati che
sono già al limite delle loro possibilità
finanziarie, se le popolazioni che lo rivendicano continuano a crescere? Come
eliminare l'analfabetismo? Come mantenere il ritmo dello sviluppo, anzi migliorarlo, se si continua a drenare impunemente le risorse naturali della
terra? ».
L’Unesco, ha detto R. Maheu, si è già
preoccupata di questi problemi nel quadro delle sue attività, sia che concernano Teducazione, l’informazione o lo
studio dei rapporti fra l’uomo e la biosfera. Essa svilupperà la sua azione in
questi settori, nel corso deU’Anno della popolazione, affinché il 1974 segni un
progresso reale nella qualità della vita
—dovunque e a tutti i livelli —, si tratti deirindividuo, della famiglia, della
collettività locale, nazionale, mondiale.
« Durante tutto l'Anno l'Unesco si
sforzerà di far conoscere meglio i problemi della popolazione e di sensibilizzarvi l'opinione pubblica, sì da incoraggiare politiche che garantiscano il pieno rispetto dei diritti dell'uomo, dell'integrità culturale e della sovranità
nazionale. Si occuperà pure delle famiglie, unità di base della società umana,
e delle donne che ne sono elemento
creativo ». Infatti il 1975 sarà l’Anno
internazionale della donna e l’Unesco
ha fin d’ora inserito nei suoi programmi d’alfabetizzazione elementi di demografia, di puericultura, di sanità e
di alimentazione. Lo scopo di tali informazioni: « famigliarizzare le donne
con i problemi demografici che hanno
ripercussioni sulla loro vita quotidiana
e impartir loro le conoscenze che sono
loro indispensabili per prendere le loro
decisioni relative alla pianificazione del
benessere famigliare ».
« Tutte le attività dell'Unesco — concludeva il dr. Maheu — tendono ad aiutare l'individuo a fare le sue scelte con
piena responsabilità, poiché il rispetto
della dignità dell'essere umano è un
principio fondamentale di tutta l'azione
dell'Organizzazione ».
("Informations UNESCO”)
Siccità; ii Negev insegna
^ C’è qui una inesattezza: non era una delegazione vera e propria. Eravamo solo in due.
Non ho avuto contatto diretto con questo ministro ma, oltre ad esser ricevuto dal presidente Heinemann, con i segretari di stato
Moersch e Wischnewsky e con diversi altri importanti membri del Bundestag. Forse uno
dei primi tre gli ha passato il mio rapporto
’’riservato” con nomi e luoghi e l’azione si è
allargata. Del resto al Bundestag si sta formando un gruppo di azione in favore dei prigionieri politici ed Heinemann stesso nel discorso per il nuovo anno ha parlato del problema della tortura.
^ Vi è qui, forse, una punta polemica contro quelli che hanno accusato Heinemann di
aver parlato a Thieu, in occasione della sua
visita, dei sistemi carcerari del Sud-Vietnam.
^ Dal « Sozialdemokratischer Pressedienst »
del 12 Dicembre 1973.1
Nel Negev si è vissuto l’anno più
asciutto dal 1963: da oltre 365 giorni
non è caduta una goccia di pioggia.
I pascoli hanno seriamente patito di
questa siccità, ma non sono andati
perduti. Le nuove piantagioni di oltre
20.000 alberelli — mandorli e pistacchi — crescono malgrado non sia assolutamente possibile alcun innaffiamento artificiale. I metodi di coltivazione, sperimentati nel Negev, in particolare nella 'farm del deserto’ a Uadi
Mashash, sono seguiti con interesse e
in qualche caso sperimentati in altre
zone aride, ad esempio nell’Afghanistan e nel Botswana. L’azienda agricola di Uadi Mashash è ormai finanziariamente autosufficiente, dopo essere
state per alcuni anni sostenuta dall’organismo assistenziale delle Chiese
protestanti svizzere (HEKS-EPER). Nel
1974 si studierà se il terreno nella re
gione del Sahel — così terribilmente
colpita dalla siccità negli ultimi mesi
■— può essere reso fertile con i medesimi metodi usati nel Negev. Ricordiamo che uno degli scopi del Fondo di
solidarietà del nostro giornale è l’aiuto, tramite il CEC, non solo alle vittime della siccità del Sahel, ma alla costituzione di strutture e all’utilizzazione di metodi che cerchino di prevenire il flagello della siccità, contrastandone le cause.
VERRA ?
NON SARÀ
SOLO NÉ
DISORIENTATO!
-if II 14.2 e cioè
subito dopo l’espulsione di Alessandro Solgenizin dalrURSS, il « Manifesto » ha pubblicato
un articolo, siglato R. R., di cui abbiamo apprezzato l’intelligenza, la chiarezza d’esposizione e l’evidente onestà. Eccone una parte saliente.
« Difficile pensare a un uòmo più solo di quello che in queste ore sta sbarcando a Francoforte. L'URSS lo consegna all'occidente, per farne quel che
non è: non una sua voce interna, un
pezzo del suo paese, ma un altro uomo, senza cittadinanza, senza identità.
Un uomo privo delle sue naturali radici, disorientato, su cui caleranno gli
abili avvoltoi dell'anticomunismo.
Inavvezzo all’uso che, delle sue parole,
faranno i mass-media del capitale.
Pronto a cadere in tutte le trappole.
Ma che vuole ancora?, dirà la sinistra
benpensante, dal Pc ai marxisti-leninisti. Il generoso governo sovietico
(guardate com'è diventato liberale) si
limita a spedirlo in un comodo paese.
Dove lo aspettano comodi diritti d'autore. Che ha a che fare con noi? Con
la classe operaia, niente. Con la sinistra rivoluzionaria, niente.
Difficile pensare a una condanna più
sottile e feroce di quella che è stata
eseguita dai brezneviani in queste
ore (...) ». Ma la banda oggi al potere
neirURSS, che si riassume nelle parole « polizia più coesistenza, non ha più
lume né di grandezza né di dignità.
Nel 1961, infatti, fu abolito nell'URSS
il "bando", l'esilio. Da allora, legalmente, non si è più potuto metter fuori
dall'URSS chi non ne voleva uscire, né
privare della cittadinanza chi si trovava e voleva restare nei confini del territorio. Ha ragione Solgenizin di non
riconoscere legalità alcuna, diritto alcuno a quella "giustizia" ¿'interrogarlo. Chi lo ha imbarcato di forza in un
aereo, chi ha chiesto per lui un passaporto che non voleva, chi ne farà un
"non russo", ha dimostrato in che conto tiene la sua propria legalità (...).
L"‘Arcipelago del Gulag" ha assunto,
con la coesistenza, dimensioni planetarie e ovattate. Se Solgenizin griderà
qui, non farà male a nessuno, specie a
Breznev; qui (come avviene sempre
con le tragedie altrui) sarà ascoltato
con distrazione, o dopo i primi giorni
il frastuono di altre crisi, di altri problemi, falsi e veri, lo soffocherà, con
la complicità di tutti. Da un fatto politico diventerà fra un po' un fatto editoriale, e amen.
Così un'altra volta dobbiamo avvederci che nulla impunemente si può rimandare. Non solo se Solgenizin è (attraverso l'esilio) in qualche modo
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
asfissiato e ucciso, ma se il fenomeno
Solgenizin è stato soltanto quel ch’è
stato, se la sua voce è stata insieme
forte e limitata, è sola responsabilità
del Partito Comunista Sovietico? Se
non esiste, per il dissenso sovietico, un
diverso orizzonte ideale, e quindi una
possibilità di esistere socialmente, di
tradursi dal grido di una coscienza offesa in lotta di classe, è solo colpa di
Krusciov o di Breznev? Che ha fatto
la sinistra europea, che hanno fatto i
partiti comunisti, che hanno fatto le
dissidenze dei partiti comunisti per
dare, alla crisi politica e morale, che
si apriva neU'URSS dopo la morte di
Stalin e il ritorno dai campi, un'interpretazione che non fosse di destra —
e quindi, appunto, reticente, vergognosa, tentata continuamente a mettersi
in sordina? Che ha fatto per assumere una corresponsabilità, dare delle risposte?
Poco o niente. Vorremmo oggi non
aggiungesse alle nostre molte debolezze e viltà, quella di scrollare le spalle
davanti al caso Solgenizin, perché non
è sbarcato a Francoforte con un appello rivoluzionario in tasca. Se Breznev gli ha toltó sótto i piedi la sua
terra, movimento comunista e operaio
internazionale gli avevano tolto da
tempo qualcosa di più profondo: la
speranza che alle sue domande esistesse una risposta di sinistra, credibile,
seria. E la stessa responsabilità che
abbiamo verso i cecoslovacchi, e pesa ».
A quest’accorato appello ci preme di
osservare:
1) Con troppa leggerezza R. R. afferma che Solgenizin sarà un SOLO e
un DISORIENTATO, anche se è vero
che tutti (o quasi tutti) i sovietici esiliati, negli ultimi anni, lo sono divenuti.
Solgenizin è una grande personalità di
credente in Gesù Cristo e, nell’occidente, potrà trovare innumerevoli altri
credenti come lui. Dunque alla fraternità in Cristo egli potrà attingere, con
l’aiuto di Dio, per riprendere una vita
piena e ricca, per trovare nuove forze
al proseguimento della sua meravigliosa missione. Ciascuno di noi dovrebbe
pregare per lui.
2) In fondo non è da meravigliarsi
se R. R. non capisce Solgenizin come
credente: R. R. è evidentemente un
marxista, e italiano per giunta, dunque questo gli è molto difficile. Ne segue che il discorso di R. R., nelle sue
ultime battute, presta, a nostro avviso,
il fianco alla critica. Per es.:
a) che cosa vuol dire che il dissen
so sovietico dovrebbe potersi tradurre
« dal grido di una
coscienza offesa in
lotta di classe »?
Quale classe, e qua___________________ li classi? Bisognerebbe esaminare se
sia vero (e in che senso) che nell’URSS
si siano riformate delle classi, e perché
un risanamento sociale (e morale, vogliamo aggiungere noi) sarebbe ivi da
raggiungersi attraverso la lotta di
queste.
b) Nobilissimo l’appello di R. R.
ai partiti comunisti occidentali, di
« assumere una corresponsabilità, dare delle risposte ». Ma questo sembra
a noi equivalere ad un appello, a quei
partiti, di diventare, per così dire...
extraparlamentari. Nei riguardi delrURSS, ove purtroppo s’è scavato ormai un abisso fra oligarchia dominante e intellettuali contestatori, ci sembra che non vi siano vie di mezzo e
che Solgenizin ne sia ben cosciente: o
con quell’oligarchia, o contro quell’oligarchia.
ARRESTATI PER PUBBLICAZIONI
PORNOGRAFICHE
« Gli Uruguayani hanno appreso,
martedi 12.2, l'arresto, avvenuto tre
giorni prima, di Carlos Quijano, direttore del settimanale “Marcha". Poiché
il governo non aveva pubblicato alcun
comunicato sul fatto, né la stampa,
né la radio, né la TV avevano osato
dare una tale notizia. Ma la grande
stampa, infeudata al regime dittatoriale di Juan Maria Bordaberry, non poteva più tenere il pubblico nell'ignoranza. Ciò tanto più che la polizia, lunedì li, aveva arrestato anche Juan
Carlos Ottetti il più prestigioso scrittore del suo paese, considerato uno dei
grandi romanzieri contemporanei di
lingua spagnola. Il giornalista e lo
scrittore avevano contribuito, all'indomani della seconda guerra mondiale, a
fare di Montevideo uno dei principali
centri culturali dell'America latina.
I due sono stati arrestati per la stessa ragione. Ma la stampa, che serve
volentieri di spia agl'interessi della polizia, ha perso ogni decenza: l'arresto
è annunziato nella rubrica riservata
alla delinquenza comune, sul giornale
“El Pais". Il titolo prende l'intera larghezza della pagina, e sembra fatto apposta per ingannare il lettore: "Pubblicazioni pornografiche: cinque detenuti". E se il lettore si prende la briga
di leggere l'articolo, potrà accertarsi
che non sarebbe possibile travisare la
realtà in modo più disonesto ».
(Da « Le Monde » del 14.2.’74).
« In modo più disonesto... », e noi
aggiungiamo: « né in modo più ipocrita ».
(segue da pag. 1)
Dio, ma io devo vivere come se venisse stanotte, cioè come cosa che mi
riguarda e non come cosa che riguarda i miei discendenti. E vi è qualcosa
di più ancora che mostra come praticamente non si attende il Signore: noi
stiamo sempre a preoccuparci del domani, a ricercare la nostra sicurezza,
a fare programmi, anche programmi
relativi ai nostri impegni vocazionali,
proprio quando, persino a viste umane, come nell'epoca nostra di forte
transizione e di crisi, ogni pianificazione non regge più di qualche mese!
Non vi pare che non solo non attendiamo « il ritorno di Cristo » al « termine de? tempi », ma non sappiamo
neppure aspettare con fiducia quel che
Dio ci prepara per domani, volendo
anticipare noi stessi i suoi piani e
prendere, con le nostre sollecitudini,
su di noi quel che, in ultima analisi,
spetta a Lui solo? Anche in questo vale il « non ne sapete il giorno né l'ora ».
Vorrei ripetere una frase che tante
volte ho detta: il nostro compito è solo quello di esser tesi per sentire i passi del Signore quando si avvicina a
noi, discernerne la presenza ed intenderne la voce! Questo è tutto. Il resto
è problema suo, non nostro.
Ecco, il Signore viene! Evviva! Non
siamo soli! Ci è chiesto, dunque, di esser fedeli oggi. Di aver l'olio oggi nelle lampade, non domani che sarà troppo tardi. Oggi saper rispondere nell'agape di Cristo alle situazioni che si
presentano. Noi non abbiamo da inventare né situazioni né piani per esse. Noi dobbiamo esser disponibili,
nella comunione con Cristo, alle situazioni quali esse si presentano. E se ne
presentano sempre. Non poche, trop-^
pe! Quanto al domani non possiamo ne
intravvederlo, né esserne preoccupati
perché non siamo soli!
Ci siamo finalmente accorti che la
nostra società di oggi è proprio simile
a quella di Israele in Egitto? E che
siamo stufi di fabbricare mattoni per
costruire le piramidi che son poi la
tomba del Faraone che ci comanda?
È già qualcosa. Però dobbiamo ora
metterci in cammino anche se c'è dinnanzi a noi il Mar Rosso e dopo quello il Deserto... poiché egli ci chiama
alla "Terra promessa", la nuova terra!
. Ma il mare si aprirà e dal deserto scaturiranno fonti d’acqua e ogni giorno
avremo la rhanna quotidiana! L'anno
nuovo è si incerto, ma che cosa possiamo domandare di più se non che
il Signore ci indichi giorno per giorno quel che dobbiamo fare o dire e
che cammini con noi per indicarci la
strada? Ma qui ci è richie.sta la fede
di chi sa che con la venuta di Cristo
« il tempo è compiuto ed il Regno è
vicino », ed allora è necessaria una
mentalità diversa per « camminare per
fede ».
Ciò ci basti per il millenovecentosettantaquattro.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)