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Anno 113 — N. 2
9 gennaio 1976 — L. 150
Spedizione ìn abbonamento postale
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
GEREMIA 18: 3 — MEDITAZIONE
Si può avere il coraggio
di ricominciare da capo
Prima che Geremia venisse al mondo,
gli Ebrei si erano abituati a pensare che
Dio giudica la vita e la storia degli uomini.
Geremia, fa un passo avanti rispetto a
questi pensieri ; Dio non solo giudica la
storia degli uomini, ma anche la governa.
Quest’idea è espressa con una immagine
molto semplice: la storia umana è nelle
mani di Dio come l’argilla nelle mani di
un vasaio
Dunque, anzitutto la storia umana è
qualcosa di fragile e insieme di prezioso
agli occhi di Dio; non è un grandioso
succedersi di eventi solenni, come a volte
ci fanno credere i libri di scuola; la storia universale ha la stessa fragilità che
siamo abituati a riconoscere alla nostra
vita individuale. D’altra parte essa ha un
valore straordinario, proprio come l’individuo; che Dio le riconosca questo valore, è dimostrato dal fatto che le permette di sfuggirgli di mano. Non siamo di
fronte a un vasaio maldestro, ma dinanzi
a un vasaio che mira a collocare il suo
vaso su di un mercato lontano : vuol fare
qualcosa di nuovo e di mai visto, e perciò è disposto a correre qualche rischio.
Dio modella la storia umana in vista del
suo Regno: perciò tiene l’argilla in mano, ma guarda lontano.
Così accade quasi sempre che la storia
sfugge dalle mani del suo artefice: ab, biamo detto « quasi », perché conosciamo un solo caso in cui l’argilla non è
sfuggita dalla mano del vasaio : è la vita,
la morte, la risurrezione di Gesù di Nazaret, che ha sempre operato, pregato,
perso e vinto in consapevole obbedienza
alla volontà del Padre: perciò la sua vita ha avuto qualcosa di creativo: argilla
e vasaio insieme, come sappiamo. Tuttavia Gesù non è un’eccezione, è piuttosto
la regola, la misura su cui tutta la storia
è e sarà misurata.
Misurata con questa misura, la vicenda umana appare tragica: l’argilla sfugge dalla mano dell’artefice, e il risultato è
spesso disastroso: malvagità, idolatria,
ingiustizia. Questi risultati sono disastrosi perché fondati su un assurdo: sul tentativo di vivere, operare, costruire, amare
come se l’uomo non. fosse creatura di
Dio. E così si riduce il Creatore a cosa, o
a nulla.
Ma il Vasaio, paziente ed accorto, riprende in mano Targilla, la rimodella in
modi nuovi ed imprevisti: ne fa un vaso
nuovo, più bello. Quest’opera del Vasaio
divino esige la partecipazone attiva di
quel vaso di creta che siamo noi tutti.
Siamo stati attivi nel peccato, inventivi
nell’idolatria, aggressivi nella violenza,
immaginosi nella menzogna: nel ricupero e nel ravvedimento dobbiamo essere
altrettanto attivi, inventivi, aggressivi ed
immaginosi.
IN
QUESTO NUMERO
Dopo Nairobi: una va-
lutazione Nel 450° anniversario della morte di Thomas 3
Müntzer 4
Dalle nostre chiese 5
Il vasaio esige la nostra partecipazione
alla ricostruzione del vaso: in questo
stesso capitolo, al versetto 7 il profeta aggiunge, da parte dell’Eterno : « A un dato momento io parlo riguardo a una nazione, riguardo a un regno, di svellere,
d’abbattere e di distruggere: ma se quella
nazione contro la quale ho parlato si
converte dalla sua malvagità, io mi pento
del male che avevo pensato di farle ».
Dunque, il governo di Dio sul mondo
non è rigido : Egli non è un potere assoluto. a cui l’uomo debba solo cercare di
sottomettersi fatalisticamente: Dio non è
il destino, esattamente come non è il
caso. Egli cambia i suoi progetti e le sue
decisioni, talvolta in modo radicale. Attraverso il mutamento, il movimento e la
libertà, Dio governa la Storia.
Il metodo di questo governo è la Parola: l’opera di rifacimento dell’umanità
si svolge mediante un appello, rivolto agli
uomini.
Chiunque ha la possibilità di ricevere
questo appello, e così lasciarsi rimodellare dalla parola creatrice di Dio: perciò
esiste nella storia una reale possibilità dì
rinnovamento: non dimentichiamocelo,
ora che stiamo vivendo un momento difficile, che esige tutta la nostra fede, ma
anche tutta la nostra energia. Una parte
dei credenti sono oggi pervasi da
un certo pessimismo : tutto va male, non
c’è speranza, non c’è religione. Ma è lecito per dei credenti essere così pessimisti? Gesù non era pessimista, eppure camminava verso la croce; Geremia non era
pessimista, eppure viveva in un’epoca di
crisi, e fin dalla sua gioventù aveva accumulato delusioni su delusioni.
Che cosa sono le nostre paure in confronto alla certezza assoluta che la Parola di Dio governa il mondo?
Questa Parola è la Parola creatrice, di
cui ci parla la Genesi: è la volontà divina in base alla quale l’universo vive. E
certi problemi della storia umana vengono risolti quando questa volontà del
Creatore è semplicemente rispettata, anche se non necessariamente riconosciuta.
Noi dobbiamo dire con chiarezza che
esiste anche nel nostro tempo la possibilità di rispettare questa volontà, e con
ciò di rispettare l’uomo, e di ricostruire
le rovine della storia.
Ma questo non basta: infatti Dio si
esprime anche come « Parola fatta carne », come potenza redentrice: è la Parola dell’Evangelo, è Gesù Cristo. Nei momenti tragici come in quelli prosperi Gesù si rivolge ai « vasi di misericordia preparati per la gloria », come dice Paolo:
a loro chiede non solo rispetto della potenza creatrice di Dio, ma aperto riconoscimento di essa: non solo rinnovamento
materiale, ma ravvedimento.
Quando questo appello viene ascoltato
si forma e si riforma una comunità di
credenti: anche questo è un avvenimento
storico, non è una cosa mistica: è solo
un vaso rotto che si lascia rimodellare dal
vasaio : ma lo sa e lo dice.
E • presto o tardi noi ci accorgeremo
che il nostro contributo più bello al travaglio di un’umanità che si rinnova consiste proprio in questo ; dire a tutti tutto
quello che abbiamo imparato dalla Parola di Dio.
Giorgio Bouchard
òitifi (Sílñ'tfr4^C0 fiuttb vnb
(Sott xoet ber oBniß BleySt»
La “ruota della fortuna”. Nella guerra tra i contadini “buoni cristiani” (a sinistra) e i cavalieri “romanisti e sofisti” (a destra), le
sorti del papa, legato alla ruota, ora scendono ora salgono. Nell’era
della ruota della fortuna Dio sa chi rimane sopra. L'immagine è tratta
da un opuscolo dell’epoca dal titolo « Sull’adunata dei contadini ». A
pag. 4 un tentativo di valutazione dell’opera di Müntzer e delle ragioni
per cui è stato sconfitto dalla storia e dalla teologia “ufficiali”, mettendo così a tacere una voce non secondaria del periodo della Riforma
che studi recenti hanno invece rivalutato e che merita di ricevere nuova attenzione. Il radicalismo di Müntzer che per primo osa dire che
“la spada” (il potere dello stato) deve essere al servizio del suddito e
non viceversa.
NAIROBI
Messaggio
alle chiese
Noi, che prendiamo parte alla quinta
Assemblea del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, inviamo il nostro affettuoso saluto a tutte le nostre sorelle
e fratelli nel nostro Signore Gesù
Cristo.
Rappresentanti di tutte le tradizioni
ecclesiastiche e di numerose culture
ci siamo riuniti a Nairobi, in Kenia.
Su questo continente, deciso ad essere libero, incoraggiati dalla gioia dei
cristiani africani che celebrano il Signore, ci siamo sforzati di affrontare
la sfida del mondo. I sei continenti
erano maggiormente rappresentati che
per il passato e vi erano tra noi più
donne, più giovani, più laici.
Durante diciotto giorni ci siamo riuniti per lo studio del nostro tema:
« Gesù Cristo libera e unisce ». Ascoltandoci gli uni gli altri abbiamo sperimentato la gioia di una unità che supera le barriere di cultura, di razza,
del sesso e delle classi; abbiamo anche provato la sofferenza delle divisioni profonde che esse possono generare. I dibattiti su questa nostra testimonianza comune nei gruppi informali di studio biblico e di preghiera e
nelle sedute plenarie ci hanno avvicinati gli uni agli altri. Ma le posizioni
ideologiche e le divergenze delle nostre opinioni e del .nostro impegno ci
hanno sovente separati. Il Resoconto
dell’Assemblea rende conto del procedere delle nostre riflessioni. Esso vi
perverrà entro breve tempo. Per il
momento vogliamo farvi giungere queste preghiere, chiedendovi di associarvi ad esse.
O Dio creatore e autore di ogni vita,
di fronte ai pericoli che minacciano la
sopravvivenza dell’umanità, confessiamo che il modo in cui viviamo e organizziamo la nostra società ci oppone
gli uni agli altri, alienandoci alla tua
creazione che sfruttiamo come se fosse morta, mentre tu le hai dato la vita. Separati da te, cadiamo nel nulla.
Nella nostra esistenza sospiriamo dietro una spiritualità che caratterizzi le
nostre intenzioni, i nostri pensieri e
le nostre azioni. Aiutaci a lottare per
conservare questa terra alle generazioni future e ’¡liberaci affinché siamo
pronti a dividere con altri e tutti siano liberi.
Kyrie eleison. Signore abbi pietà!
Dio d’amore, che in Gesù Cristo condividi le nostre sofferenze, perdona i
nostri peccati e liberaci da ogni oppressione, suscita e accresci in noi la
comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle in ogni luogo della terra.
Donaci il coraggio di portare la sofferenza con gli altri allorché ne siamo
colpiti. Ravviva in noi la gioia della
risurrezione affinché, in mezzo alle
tribolazioni, possiamo cantare:
Alleluia, lode a Te, o Signore!
Dio di speranza il cui Spirito dà luce e forza al tuo popolo, rendici capaci di testimoniare del tuo nome tra
tutti i popoli, di lottare per la tua giustizia di fronte a tutti i poteri e a tutte le potenze, di perseverare con fede
e humour nell’adempiere ai compiti
che ci hai affidati. Senza di te non possiamo nulla. È per questo che gridiamo a te:
Maranatha, vieni Signor Gesù!
E accordaci di potere, d’un sol cuore e d’una sola voce, glorificare e celebrare la maestà del tuo santo nome.
Padre, Figlio e Spirito Santo.
Amen!
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B colloquio
con ! lettori
Dalla corrispondenza arretrata dei nostn lettori raccogliamo alcuni spunti di
riflessione. Dal sig. Luigi Gamarra ci viene ancora una osservazione sulla polemica che ebbe per oggetto le Forze Armate. hgli lamenta
L’arroganza quasi caporalesca che ha talora
assunto il dibattito non si addice certo a chi vuol
apparire « un uomo senza fucile ».
In merito alla frase: « il militare non è
un cittadino » ci rinvia ad
una frase dell’on. Ugo Pecchioli, membro della
Uirezione del P.C.I. : « Il soldato non è un cittadino come tutti gli altri, per il semplice motivo che ha le armi »...
Vorrei solo invitare a riflettere sul suo contenuto e sforzarsi di ricordare il peso di questi
« cittadini che hanno le armi » e che i compagni di Unità Popolare hanno sperimentato e subito in Cile e che la inopportuna strumentalizzazione tentata in Portogallo ha posto in serio pericolo 1 unità delle forze che si richiamano al
Socialismo...
Il sig. Aldo Rostain ci fa parte invece
delle sue rimostranze per l’impostazione,
a suo avviso, eccessivamente politicizzata che fa del nostro un « giornale che appoggia apertamente la sinistra politica»
ed afferma:
Avete più volte rimproverato l’acquiescenza
dei responsabili della Chiesa Valdese e dell’Eco,
sotto il regime fascista, ma Voi li battete in volata, siete già conformisti adesso che il regime
(comunista, questa volta) non c’è ancora!!
Noi Valdesi sappiamo che l’amore per la libertà lo si acquista, soprattutto, quando la si è
perduta; non mi rimane che sperare di perdere
prpto la libertà, per ritrovarci « uniti », in uno
spirito Cristiano?
La prego di leggere un articolo di Montanelli,
che Le allego e di dirmi se un Evangelico non
può più pensarla così e non possa dirlo sul NOSTRO giornale. 0 mi dirà pure Lei, come il
fratello... in una riunione che « un Evangelico
non può non essere a sinistra »!
.¡f ^^{^^olo citato contiene interessanti
riflessioni sullo spirito di iniziativa della metropoli lombarda, battuto ora in
breccia da uno spirito di faciloneria, osservazioni che _ accettiamo volentieri.
Da Rho ci giunge invece una lunga letiera del sig. Dalla Fontana che non concorda con le preoccupazioni espresse dal
nostro settimanale in merito alla situazione carceraria; la soluzione? Inviare ladri, imbroglioni e mafiosi in Siberia, come fece l Inghilterra con i suoi criminali
deportati in Australia.
Colà i reclusi potranno riprendere una vita di
lavoro e di redenzione. Niente segregazione, niente promiscuità ma una continua lotta per la vita, per resistenza umana.
Dopo un soggiorno in Siberia (o in Cina) sicuramente i nostri "cari” malfattori di tutte le
specie tornerebbero con l’animo redento, pentito,
umile, buono.
Sfogo di un cittadino onesto, ma non
ci sembra soluzione molto evangelica e
neppur realistica la sua.
Il post. Bouchard replica a G. Burat
sulla questione, dopo tutto abbastanza secondaria, del dialetto-lingua, del “patois”
e piemontese. Il senso del suo intervento
va ricondotto alla sua intenzione di ricordare che alla fiera di Perosa:
j ...c erano dei Valdesi che si vergognavano di
vedere esposta la Bibbia sulla bancherella e tantopiù di vedere quale ambuUcnte un pastore. Ricordavo inoltre che ci sono dei Valdesi che si vergognano persino del loro ’’patois”, preferiscono
’’biascicare un orrido piemontese” per non sfigurare ...fors anche per non essere identifìcati
come eretici... in quei casi essi adoperano un
frasario insipido, di imitazione corrispondente ad
un costume, ad un modo di pensare che non è
in armonia con una certe tradizione del passato...
...l’intento dell’articolo era per me molto preciso: rimettere in luce uno dei doni più belli
della tradizione medioevali, vale a dire il colportaggio che si è espresso, io credo, in lingue
e dialetti diversi e tutti al servizio dell’annunzio
della Parola del Signore.
Il sig. G. Sellari di Torino ci fa parte
delle sue perplessità riguardo alle prospettive del Compromesso storico, di cui
ravvisa le prime forme nella votazione
della legge sull’aborto. Egli non' manca
in questa occasione di ricordare, è già lo
fece in altra occasione, la infausta votazione deU'art. 7 della Costituzione; non è
il solo cittadino, né il solo evangelico, a
guardare con sospetto forme di compromessi rosso-neri. Staremo a vedere.
Il sig. L. Castagnola di Genova unisce
la sua perplessità a quelle di altri fratelli
cir ca il tenore di « taluni messaggi sociopolitici del culto radio e della rubrica
Protestantesimo »; non essendo i responsabili di questi servizi non possiamo che
trasmettere agli amici della Federazione
questi messaggi di dissenso.
Da Sansevero un fratello ci espone una
sua perplessità riguardo al culto nella lo
cale comunità dei Fratelli, a cui egli partecipa regolarmente. Una nuova generazione di credenti ha modificato l’ordine
del culto spostando la s. Cena all’inizio
e la predicazione alla fine dopo la colletta.
Il nostro lettore (abbonato da 35 anni!)
chiede consiglio a qualche teologo per
essere illurninato su questo sovvertimento dell ordine del culto. Non pensiamo
per parte nostra che l’ordine del culto sia
una regola assoluta, stabilita da Gesù
stesso o dagli apostoli: le parti del culto
^ j ■s;nrtio con cui viene celebrato è co^ fondamentale più che la disposizione
Che VI sia predicazione, s. Cena, riflessione evangelica e non superstizioni umane
questo e sostanziale; per il resto crediamo SI tratti di cose secondarie.
Il Direttore
Ubrì ' recensioni
MAURIZIO BENETTI, MAURO FERRARA, CORRADO
MEDORI, Il capitale straniero nei mezzogiorno,
Ed. Coinés, Roma, L. 1.200.
Tierra Nueva, rivista trimestrale, n. 42, Cristianismo y Sociedad, Buenos Aires, Argentina.
Contributi di Gonzalo Arroyo, Paulo Schilling,
Armando Mattelart, Alberto Echeverría. Tutto il
numero è dedicato alla situazione dell'America
Latina oggi. Il processo d'inflazione internazionale,
il militarismo in Brasile, conseguenze del. "golpe"
in Cile, sono i principali temi trattati.
ERNESTO BALDUCCI, ROGER GARAUDY, Cristianesimo come liberazione. Coinés, Roma, L. 1.200.
Una tavola rotonda sul tema fede-politica. Tutto
è politica ma la politica non è tutto, questo il risultato a cui pervengono i due ben noti studiosi.
Il dibattito (il libro è presentato in questa forma)
è incalzante e le domande mirano ad andare in
profondità. Qual'è II ruolo della fede nella lotta
per II socialismo?
Balducci è stato uno dei protagonisti del rinnovamento cattolico in Italia, fondatore di "Testimonianze", mentre Garaudy, ex-membro dell'ufficio
politico del PCF, è una voce che ha presieduto
I evolversi, in Europa, di un marxismo non standardizzato.
SEGNALIAMO ;
J. ISAAC, Gesù e Israele.
L opera, di cui è stata a suo tempo annunziata
la traduzione, è ora in corso di stampa a cura dell'Amicizia ebraico-cristiana di Firenze; le prenptazioni sono ancora aperte jser poco, al prezzo di L.
5.000 il volume, che verrà inviato cóntro assegno,
non appena edito. Rivolgersi a Amicizia ebraicocristiana, Casella postale 282, 50100 Firenze.
NOTE ESEGETICHE
La torre di Sìloe
Abbiamo fatto allusione, nello scorso
M”. all’interessante ed originale esegesi del
passo Luca 13: 1-5 che lean Lasserre presenta nel n° 1 (gennaio 1975) dei Cahiers
de la Réconciliation. Ne diamo qui in sintesi gli elementi essenziali.
L’interpretazione tradizionale del nostro testo, a cui quasi tutti gli esegesi si
sono fermati, lo inquadra nel problema
del male in generale. Accostandolo alle
parole di Gesù citate in Giovanni 9 si risolve il dibattito in questi termini: L’opinione popolare vede nelle disgrazie o nelle malattie una punizione divina, ad un
peccato corrisponde un castigo e Dio io
esegue puntuale; Gesù invece rompe questo schema e rifiuta questa visione di Dio
ridotto ad uno che punisce, nel nome della sua nuova visione di Dio come amore;
per lui le sventure, di cui l’uomo è vittima, non hanno nulla a che vedere con il
castigo, sono al massimo dei richiami, occasioni di ripensamento offerteci per operare una conversione della nostra vita.
Ai suoi interlocutori che gli raccontano
due episodi di cronaca particolarmente
impressionanti Gesù dice in sostanza: « le
vittime di questi avvenimenti non sono
più responsabili di tutti gli altri: ciò che
urge fare è pentirsi per non essere giudicati da Dio ».
Questo messaggio è indubbiamente presente nell’insieme della rivelazione biblica, molti passi evangelici lo suggeriscono, ma è proprio quello che intende dire
il nostro testo? Sulla traccia di altri esegeti Lasserre risponde di no e propone
invece una interpretazione politica del
passo. Con quali argomenti?
C’è anzitutto la menzione del nome di
Pilato; il massacro compiuto dai suoi soldati è una tipica azione di repressione militare. I Galilei sono, con ogni probabilità, degli zeloti cioè dei partigiani ed il loro è un sacrificio di propiziazione compiuto in un luogo segreto, probabilmente uno
degli antichi santuari di Israele sotto la
guida di un sacerdote « impegnato » o
« militante »., diremmo oggi. Il gesto non
ha solo un significato religioso cultuale
ma è un simbolo di rivolta.
Per una serie di motivi è infatti impossibile situare un gesto di questo tipo nel
tempio di Gerusalemme dove i sacrifici
sono compiuti dai sacerdoti ed hanno un
TRIBUNA LIBERA
Le regole del gioco
In occasione di ciascuna delle nostre Assemblee deliberanti, torna il vecchio problema concernente il governo di Cristo nella Chiesa. I Cattolici sostengono che si esprime attraverso il Papa e i veseovi, altri han fatto della Bibbia un
papa di carta e noi parliamo di una gerarchia
delle Assemblee.
In base al detto « chi sta ritto badi di non cadere », ci domandiamo se dopo la costituzione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
e dopo l’integrazione valdo-metòdista non sìa il
caso di fare il punto sulla situazione.
E’ chiaro che il governo di Cristo nella Chiesa
si vede e si riconosce solo per fede. I cattolici
credono che questo governo si esprima attraverso il Papa e i vescovi e noi crediamo che si esprima attraverso le maggioranze che si formano nelle nostre Assemblee.
I guai sorgono quando la fede viene a mancare. Allora, dall’una e dall’altra parte ci si mette alla ricerca di certezze idolatriche. I cattolici
hanno trovato la loro certezza nell’infallibilità
del Papa e noi nella certezza del diritto.
II nostro rischio è nell’avere la certezza assoluta che il governo di Cristo si è sicuramente
espresso nella Chiesa, quando l’Assemblea è stata regolarmente convocata e i lavori dell’Assemblea sono stati condotti nell’osservanza scrupolosa dei regolamenti.
Man mano che la fede viene a mancare, il regolamento acquista importanza, il giurista prende il posto del teologo e la certezza prende il
posto della fede. Il « sola Scriptura » diventa un
elemento del nostro patrimonio dottrinale, mentre, nei fatti, cresce l’esigenza di mettere i regolamenti accanto alla Bibbia e si afferma la
prassi di venerare la Bibbia e i regolamenti con
pari affetto e pietà. Un membro di chiesa può
esercitare tutti i suoi diritti in Assemblea solo se
possiede lo strumento tecnico della conoscenza
dei regolamenti.
Al difetto del tecnicismo, se ne aggiungono
altri. Si crea, innanzitutto, un’atmosfera di sliducia. Ogni Assemblea deliberante che si rispetti comincia con la i^erifica dei mandati. La testimonianza di due o tre fratelli non basta. Occorre il documento scritto. Anche se nella Bibbia
c scritto che « la carità non so.spetta il male »
nelle nostre Assemblee il sospetto che il fratello
possa dichiarare il falso è diventato obbligatorio.
Ci sono, poi, le elezioni che sono preparate nelle manovra di corridoio. Ogni corrente cerca di
far eleggere i suoi uomini e chi osasse pretendere che bisogna ricercare i ministri che il Signore si è già scelti non farebbe altro che mettersi
in ridicolo.
D’altra parte, le comunità, in luogo di esprimere i ministeri di cui parla la Bibbia, devono
esprimere quadri dirigenti e eommissioni d’esame
per controllarli. Cresce l’esigenza di funzionari a
pieno tempo, si sviluppa la burocrazia e aumentano le richieste di denaro alle comunità. La parte
conclusiva di ogni Assemblea deliberante riguarda le spese. Il governo di Cristo nella Chiesa costa sempre più caro e le comunità pagano comprimendo il più possibile le spese locali per la testimonianza, il servizio e la solidarietà.
Portare un àmieo in una qualsiasi delle nostre
Assemblee deliberanti è diventato un problema.
In realtà, un estraneo, anche se culturalmente
ben preparato, non'è quasi Inai in condizione di
seguire i nostri' discorsi. Il nostro linguaggio
s’imbarbarisce sempre di più. Avevamo la ’Tavola e i Distretti e ora abbiamo anche i Circuiti.
Le nostre sigle sono più oscure di qualsiasi glossolalia : la CIOV, la FGEI, le FCEl, etc.
Anche la maggior parte dei nostri membri di
Chiesa, quando si trova nella condizione di avere
diritto di parola e di voto è in difficoltà. Leggere la Bibbia e impegnarsi nèlle lotte politiche
della città non basta. Non basta neppure aver
letto i Regolamenti di qualche anno fa e di .aver
partecipato a qualcuna delle nostre Assemblee
deliberanti. Per evitare delle gaffcs, ci si deve
sottoporre ad una dura e metodica disciplina di
aggiornamento. Chi non sta alle regole del gioco
non ha altra alternativa che quella di tacere, tacere e pagare, tacere e votare secondo le indicazioni dei galoppini che si son sostituiti allo Spirito Santo.
A chi protesta per questo stato di cose si risponde che l’alternativa è il clericalismo. Ci troviamo dunque a dover scegliere fra due idolatrie? Se ritrovassimo il senso del ridicolo che abbiamo sicuramente perduto, troveremmo certamente anche la maniera di uscire dal vicolo cieco
in cui ci siamo cacciati.
Samuele Giambarresi
carattere liturgico preciso, né sarebbe stato possibile, dato il ferreo controllo romano, avere qui delle manifestazioni di protesta.
Sorpresa dai romani la banda è stata
circondata e massacrata.
Il primo dei due episodi ha dunque il
carattere non di un fatto di cronaca qualunque ma di un episodio della guerra nazionale. Lo stesso deve dirsi del secondo,
quello dei 18 e della torre, per l’evidente
paraillelo che c’è nella risposta di Gesù.
Con una lunga e metodica analisi il Lasserre dimostra che anche in questo caso
si deve essere trattato di un episodio di
guerra partigiana. La torre, che gli archeologi non hanno identificato con certezza, è una verosimilmente grossa costruzione, di circa 7 metri di diametro, che protepeya, nella valle del Cedron, una delle
principali sorgenti di Gerusalemme, sorgente che era poi stata condotta nell’interno delle mura con un canale sotterraneo per cui ila torre aveva perso la sua
importanza ed era in rovine. In che cosa
mai potevano essere impegnati quei 18, in
un rudere, in una valle deserta, coperta
solo di cespugli? Si tratta, ipotizza il Lasserre, di un gruppo di zeloti intenti a programmare un colpo di mano in città e
sorpresi dai romani che fanno crollare
su di loro il rudere uccidendoli aU’interno
di esso. L’ipotesi è altrettanto plausibile
di altre perché resta comunque problema
irrisolto quello di una folla di gente sotto
la torre.
Sorge a questo punto la domanda: perché questi episodi particolarmente tragici e carichi di passione vengono raccontati a Gesù? Non sembra trattarsi di una
domanda retorica o di quelle a doppio
senso, che vengono poste a Gesù per metterlo in difficoltà (come la questione del
tributo a Cesare, del Sabato ecc.). Gli interlocutori sono inquieti, preoccupati,
hanno necessità di una risposta e Gesù
non elude il problema, risponde con tutta
la serietà del caso.
« Che posizione ha il maestro di Nazaret di fronte alla questione deirindipendenza nazionale? », questo il problema.
Quale è la sua reazione dinnanzi a questi
due atti di coraggio in cui sono morti valorosi combattenti per l’indipendenza, cosa dice? È giusto dinnanzi a Dio che
muoiano così? Il problema è dunque quello della resistenza armata, della violenza
rivoluzionaria.
In questo contesto la risposta di Gesù
diventa chiara: « La politica di violenza
condurrà alla distruzione del nostro popolo ».
Il ravvedimento di cui parla Gesù non
è qui un generico pentimento morale di
fronte al peccato: è, nel significato tecnico della parola, un cambiamento di linea,
di impostazione generale; la politica violenta dei « galilei » zeloti condurrà tutta
la Galilea alla catastrofe; programmi ed
attentati del tipo di quelli dei 18 condurranno Gerusalemme alla sua fine.
Non si tratta per Gesù di una sorta di
punizione divina sul peccato politico di
insurrezione, ma di un fatto ineluttabile,
di un meccanismo di violenza che travolge
la società israeliana. « Su quella via andiamo alla distruzione ».
Il nostro testo starebbe dunque a indicare il momento di rottura fra Gesù e la
politica degli zeloti, fra il messaggio del
Regno ed il fronte deH’indipendenza nazionale. Il momento fu particolarmente
drammatico, e lo si sente nella passione
con cui Gesù risponde, perché da un lato
egli non può non essere vicino ai suoi
connazionali, non può non parteggiare
per i 18 della torre e la tentazione di entrare nella loro battaglia deve essere stata molto forte non solo per lui ma per il
gruppo dei suoi discepoli; d’altra parte
egli avverte la sterilità di questa via, sente che il suo impegno nella ricostruzione
spirituale di Israele deve essere altro.
« Sentiamo qui tutta l’emozione del salvatore che si sente condotto al sacrificio
della sua persona come unica alternativa
al trionfalismo disumano ed insensato
dogli zeloti, all’eterno paganesimo della
violenza omicida » così conclude il Lasserre.
Giorgio Tourn
hai rinnovato
i’abbonamento ?
3
9 gennaio 1976 CORRISPONDENZA DEL MODERATORE
Dopo-Naii *obi: alcune grosse
questioni per il futuro
La V Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese è terminata.
Nairobi, in questi giorni, sarà gremita
di ospiti ben diversi da quelli che ha accolto durante i lavori dell'Assemblea : il
Kenya e Nairobi in particolare sono infatti durante le vacanze natalizie la méta
preferita di molti turisti appassionati dell’Africa.
Gli ultimi giorni dell'Assemblea sono
stati i più interessanti e costruttivi; si
trattava di discutere e poi approvare i sei
documenti frutto della riflessione delle
sei sessioni di lavoro. L’Assemblea è stata quanto mai desta nel valutare questi
documenti; gli emendamenti si sono succeduti a ritmo incalzante impegnando le
commissioni ad un intenso lavoro di revisione dei testi, lavoro che sovente si è
protratto anche durante le ore notturne.
L’Assemblea di Nairobi si è chiusa con
un culto che, iniziatosi nella grande sala
del centro Kenyatta, è poi proseguito all’aperto, mentre già scendeva la sera. Sono stati momenti di intensa comunione
fraterna in Cristo; così, prima di separarci per tornare ai nostri paesi ed ai nostri
problemi particolari, ci è stato concesso
di sperimentare ancora una volta che
quello che divide il popolo dei credenti
è meno importante di quello che realmente lo unisce: la comune fede e speranza
nel vivente Signore della Chiesa.
Ora, molti di voi si aspetteranno di conoscere quale è il « messaggio » che l’Assemblea rivolge alle Chiese. Ebbene, il
« messaggio » non è contenuto in un ben
dosato documento finale. È questa, in
qualche modo, una novità per una assemblea ecumenica. Ci siamo lasciati a
Nairobi, nella consapevolezza dei limiti
di ogni nostra affermazione, anche se
ben equilibrata teologicamente, e della
potenza invece della preghiera di confessione di peccato, di consacrazione, di intercessione e di gioiosa celebrazione. Così il « messaggio » della V Assemblea del
Consiglio ecumenico delle chiese é diventato un « invito » alle chiese a pregare
insieme.
Al termine della V Assemblea di Nairobi, il problema che si pone a noi tutti, quali delegati inviati dalle chiese, è
questo: nelle discussioni, negli interventi
che abbiamo fatto, nei documenti approvati, abbiarno lasciato sufficiente spazio
al vivente Signore della chiesa per ascoltare la Sua voce, ricercare le Sue indicazioni?
Il nostro Signore è appunto il vivente
Signore, Egli è libero di riprendere la parola per indicare al suo popolo un nuovo cammino da seguire e, come è stato
più volte ricordato. Egli già ci precede
in questa nuova via. Si tfattava per-noi?
tutti.a Nairobi,di saper dunque discemere i « segni dei tempi » e di non lasciarci
imprigionare negli schemi del nostro pensiero. Il Signore, certo, non può tenere
in gran conto la nostra preoccupazione
di salvaguardare ad ogni costo le nostre
istituzioni ecclesiastiche, o la nostra volontà di consolidarle!
Orbene, al termine deH’Assemblea di
Nairobi è rimasto in molti di noi un
se^o di disagio ed anche di sofferenza.
Abbiamo avuto la sensazione che anche
il Consiglio ecumenico delle Chiese abbia grande difficoltà, come del resto noi
tutti, a mettere la propria vita allo sbaraglio, avendo come unica e sola la « certitudo »: Cristo, il Signore.
Cosi, sovente, ci si e lasciati andare
nella stesura dei documenti a quei « dosaggi », che umanamente sono pienamente comprensibili, ma che non rispondono
alla esigenza di proclamare la Parola di
Dio « con ogni franchezza ».
Questo è avvenuto in modo più clamoroso quando si è trattato di prendere posizione chiara nei confronti dei diritti del1 uomo e della libertà, anche religiosa,
nei paesi dell’est Europa, o quando si è
trattato di denunciare apertamente determinate situazioni di iniquità nel sudAmerica^ e altrove. Mentre in alcuni momenti 1 Assemblea sapeva ritrovare gli
accenti profetici, poi, dopo altri interventi, le decisioni di denuncia e di protesta,
divenivano sfumate, appunto per non
« dispiacere » o mettere in difficoltà alcuni dei delegati. Eppure, come è stato
detto apertamente, proprio in queste prese di posizione si giocava la « credibilità »
uello stesso Consiglio ecumenico.
Uguale disagio si è manifestato in molti di noi anche quando si è trattato di aftrontare il documento sul problema così
importante dell’Assemblea: « L’unità che
noi ricerchiamo». Nella prima pafte del
documento il linguaggio usato è talmente antiquato e risente talmente delle dispute teologiche dei secoli passati che
nell’insieme diventa un inutile « ostacolo » per la comprensione e per la attuazione da parte delle giovani chiese del
terzo mondo ed anche per tutta quella
parte del popolo di Dio che, nel nostro
tempo, ha iniziato un nuovo cammino:
« quello dell’esodo » dalle strutture ecclesiastiche troppo compromesse nella storia e da una formulazione del messaggio
dell’Evangelo troppo determinata da particolari culture del passato.
In altri documenti deH’Assemblea si
parla frequentemente del « grido » che
sale a Dio da parte della nostra umanità.
Il riproporre il messaggio di liberazione
dell’Evangelo nei vecchi schemi del passato non è certo la risposta più valida a
questo « grido ». Nel documento non si
ritrova l’accentuazione dell’àgape di Dio
per ogni creatura, specie, per coloro che
sono i « travagliati » delia nostra generazione.
Queste ed altre riflessioni ho espresso,
quale delegato della Chiesa Valdese, in
un intervento in Assemblea plenaria e
poi anche in varie interviste.
La chiesa cattolica
membro del CEC?
Il documento sottolinea che « il dibattito teologico » ha avuto uno sviluppo insperato ed ha potuto affrontare problemi che ancora alcuni anni or sono sarebbe stato impensabile di poter affrontare
assieme e farne oggetto di una ricerca
comune. Si tratta evidentemente del documento « Un solo battesimo, una sola
eucarestia, mutuo riconoscimento del ministero », documento che proprio in questo periodo dell’anno le nostre chiese sono state impegnate ad esaminare. Le
obiezioni di fondo, già espresse in seduta di corpo pastorale durante lo scorso
Sinodo, vanno precisandosi ora negli interventi della nostra stampa e nelle discussioni in còrso a vari livelli nelle chiese valdesi e metodiste.
Riconosciamo anche noi come valida la
collaborazioile nel cartìpo della traduzione della Bibbia e nélla sua diffusione, come pure nella partecipazione della Chiesa romana ai vari Còilsigli fegionaii, nazionali e locali. Permane però un ostacolo insoiTnontabile nella presente situazione, e consiste nel fatto che « la Chiesa cattolica romana — è detto anche nel
documento finale — costituisce una comunità universale. La sua certezza che
in essa sussiste la sola Chiesa di Gesù
Cristo non esclude il dialogo e la cooperazione con le altre Chiese; ma l’accento
che essa pone sulla propria identità e
sulla sua propria iniziativa le permette
difficilmente di lavorare con le altre Chiese ».
Il problema, che noi tutti ben conosciamo per averlo discusso ampiamente alcuni anni or sono nelle nostre Chiese:
quello di un eventuale ingresso della
Chiesa cattolica ròmajià nel Consiglio
ecumenico delle , chiese, è di nuova emerso a Nairobi, Il documento finale così si
esprime al riguardo: « L’Assemblea aspetta con impazienza il giorno in cui la
Chiesa cattolica romana potrà divenire
membro effettivo del Consiglio ecumenico ».
Si era parlato, in incontri di sessione,
di rivolgere alla Chiesa cattolica romana
un « invito » a divenire membro del Consiglio ecumenico delle chiese. A questo
riguardo, come delegato della Chiesa Valdese ho espresso delle riserve e delle
obiezioni: se nel 1968, quando era stata
per la prima volta prospettata questa
eventualità — ad Uppsala essa poteva essere presa in seria considerazione, a causa dei fermenti di rinnovamento della
Chiesa cattolica romana e nel quadro delle speranze del dopo concilio vaticano II,
ora, nel 1975 — dopo le prese di posizia
ni ufficiali della Chiesa romana per riassorbire quando possibile, o per condannare coloro che nella linea delle speranze sorte con il Concilio vaticano II lottano per una radicale riforma della Chiesa
— è ancora realistico ed auspicabile l’ingresso della Chiesa cattolica romana nel
C.E.C.?
D’altra parte già nel 1971, nella riunione del Comitato centrale che si svolgeva
ad Addis-Abeba, Padre Hamer aveva chiaramente fatto comprendere che l’ingresso di Roma nel CEC non rientrava più
nelle ipotesi concrete.
Sovente, da parte della Chiesa romana,
si parla delle difficoltà che sorgono per
realizzare un rapporto più organico con
il Consiglio ecumenico delle chiese, a causa della crisi che attraversa il pensiero
teologico protestante. Andrebbe anche na
tato però che uno dei motivi reali che
frena sempre maggiormente la Chiesa romana irei rapporti con il CEC consiste
nella preoccupazione della gerarchia cattolica di fronte alla crisi interna della
propria chiesa e di questa crisi essa ritiene largamente responsabile proprio il
movimento ecumenico.
Alcuni si sono meravigliati della mia
affermazione che, per quanto concerne i
rapporti con Roma, siamo giunti ad un
momento di « pausa ». Questo non vuol
dire però che sia venuta meno in noi la
fiducia nella potenza dello Spirito del Signore il quale anche nel nostro tempo è
potenza di rinnovamento e può creare il
« nuovo » di Dio anche nelle relEizioni tra
la Chiesa cattolica romana e le Chiese
che sono sorte dalla Riforma del sedicesimo secolo.
Aldo Sbafi!
dal mondo cristiano
fut&fia
Bunkow - DDK - Più di 70 rappresentanti di chiese ortodosse e protestanti di
Europa e dell’America del Nord hanno
preso parte ad un colloquio sul tema « La
Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa e le Chiese ». Si trattava
di esaminare i risultati della conferenza
di Helsinki che alcuni mesi fa ha visto
riuniti insieme ,i rappresentanti dei governi dei vari paesi europei e degli Stati
Uniti.
Il colloquio era stato organizzato dalla
KEK, un organismo che vede raccolte insieme 105 chiese protestanti ed ortodosse
d’Europa, ed il cui segretario è il past.
Glèn G. Williams.
Nel corso del colloquio particolare attenzione è stata rivolta alla missione di
pace che le Chiese possono compiere ed
il contributo che esse possono dare al
processo di distensione e a quello della
cooperazione nel campo dell’economia,
della scienza, della tecnologia e della cultura. Nel comunicato finale si insiste sulla responsabilità delle Chiese per quanto
riguarda l’educazione in favore della pace e sul loro impegno per un disarmo
universale e controllato. Si rendono inoltre attente le Chiese « ad agire in modo
tale che i mezzi finanziari resi disponibili dal disarmo siano messi al servizio di
uno sviluppo dei paesi del terzo mondo ».
Ginevra - Il 26 novembre si è aperto
a Berna il processo contro tredici membri del gruppo di lavoro « terzo mondo »,
accusati di diffamazione ai danni della
ditta Nestlé. La causa ha origine nella
pubblicazione di un opuscolo dal titolo:
«Nestlé tue les bébés»'(Nestlé ammazza
i neohati). Nita Barrow, direttrice della
Commissione medica del CEC ha dichiarato : « Ogni madre desidera fare il massimo possibile per il proprio bambino. E
così, molte madri dei paesi poveri sono
diventate facili preda della promozione
attiva degli alimenti per neonati, con dei
risultati spesso catastrofici per i loro
piccoli. L’allattamento materno fornisce
in ogni caso al bambino un nutrimento
adeguato per i primi 4-6 mesi. L’allattamento al biberon invece necessita di prodotti manufatti che hanno un elevato costo e che richiedono l’osservanza di speciali norme igieniche. Nell’impossibilità
di acquistare quantitativi sufficienti di
questi prodotti i genitori poveri hanno la
tendenza di diluirli eccessivamente, abbassandone cosi il potere nutritivo. Inoltre la difficoltà di sterilizzare il biberon
causa nei neonati varie infezioni, come
la diarrea; ed infine li disabitua ad assimilare quelle sostanze fondamentali della loro nutrizione da adulti».
La causa in corso è grossa; la ditta
Nestlé, costituitasi parte lesa, è accusata
di aver provocato la morte di migliaia di
neonati o di aver comunque provocato in
loro danni irreparabili.
MOLUCCHE
Cristiani e terroristi
Il caso dei giovani ribelli molucchesi
che la mattina del 2 dicembre hanno messo a soqquadro la pace degli Olandesi, intenti a preparare le festività di s. Nico
colao, col bloccare un treno trattenenda
ne in ostaggio i viaggiatori ed occupando
l’ambasciata indonesiana è passata sulla
stampa come un ennesimo atto di terrorismo politico. Nel quadro ormai classico
di questi fatti: polizia in assetto di guerra, trattative, va e vieni di mediatori, c’era
questa volta un elemento particolare: a
fungere da mediatore erano infatti dei
pastori. È a loro che si deve se la tragica
vicenda, che ha fatto quattro vittime, non
si è conclusa in modo ancor più tragico.
Il perché di questo insolito tipo di mediazione si spiega col fatto che il comando
molucchese era costituito nella sua gran
maggioranza da membri della chiesa evangelica delle Molucche; ed i giovani ribelli non hanno nascosto la loro fede durante i giorni dell’assedio al treno, hanno
trascorso le giornate meditando frequen
temente la Bibbia; hanno partecipato al
culto della domenica 7 dicembre, organizzato da uno degli ostaggi, meditando insieme a loro il capitolo 3 dell’Ecclesiaste,
si son raccolti in preghiera prima di lasciare il treno.
Come si spiega questa associazione davvero strana, ai nostri occhi di cristiani e
di occidentali, fra fanatismo politico e religiosità cristiana?
Quando nel 1605 gli Qlandesi si sostituirono agli Spagnoli e Portoghesi nelle zone
dell’attuale Indonesia, trovarono nelle
Molucche comunità cristiane, cattoliche e
le inquadrarono nello schema teologico ed
ecclesiastico riformato. Di tutti i territa
ri delle Indie, le Molucche furono quello
che maggiormente sentì l’influenza olandese, sia culturale che religiosa; non per
caso fornì la maggior parte dei quadri
dell’esercito coloniale che si trovò poi al
servizio della potenza olandese contro i
movimenti di liberazione indonesiani.
Al momento dell’indipendenza l’Indone
sia lasciò a questi militari molucchesi la
scelta fra l’arruolamento nelle truppe indonesiane o la smobilitazione, molti scelsero questa strada e si trovarono così costretti ad emigrare nei Paesi Bassi.
Qui i profughi (in numero di 12.000
circa) vennero accolti in quartieri, specialmente nelle città del nord, protestanti, ma incontrarono grosse difficoltà di inserimento; continuano a vivere isolati e
coltivando il sogno di un rientro in patria.
Elemento di coesione del loro gruppo
permane la religione cristiana di tipo evangelico fondamentalista, con forti tinte
nazionaliste e tribali.
Il rietro in patria è reso impossibile però dalla situazione politica indonesiana il
cui governo rifiuta di riconoscere il diritto all’autonomia dei molucchesi, che
gli olandesi avevano riconosciuto con la
creazione di uno stato federale molucchese, soppresso dalle autorità di Giakarta
con la forza ed una violenta repressione.
La risposta è stata nel 1950 la creazione di un governo in esilio le cui proteste
verbali non hanno sin qui ottenuto risultati. La giovane generazione molucchese
si sente così costretta ad attirare l’attenzione nel ’70 ricorrendo a gesti clamerà
si: occupazione dell’ambasciata indone
siana, nel ’74 del palazzo dell’QNU alla
Aia ed ora atti di terrorismo.
4
LA VOCE SCONFITTA DELLA RIFORMA
Müntzer personaggio scomodo
Attualità del suo pensiero - La polemica con Lutero e la scelta rivoluzionaria
dicalita esasperata? - L’interpretazione di Ernst Bloch
Una ra
Ha senso parlare oggi di Thomas Müntzer, condottiero della Guerra dei contadini, predicatore, riformatore, profeta e
teologo?
Per parlarne correttamente bisognerebbe senza dubbio dare alla sua vita e alla
sua opera un peso molto maggiore di
quanto sia possibile in una pagina di
giornale.
Ma neppure un semplice riassunto del
suo pensiero sembra utile allo scopo di
una migliore conoscenza di Müntzer e
della sua testimonianza di fede cristiana:
le « gallerie di busti celebri », così come
le abbiamo visitate sui libri di scuola,
non sono certo molto simpatiche.
Tuttavia mi sembra il caso di tentare
almeno una breve panoramica dei suoi
scritti politici principali: e bisogna tener
presente che gli scritti di Müntzer sono
qualche cosa di vivo, sono pienamente inseriti nelle sue lotte e nelle sue speranze.
Facciamo questo perché siamo convinti
che occorre togliere Müntzer dal sUenzio
(interessato?) nel quale lo ha confinato
I«r secoli la cultura « ufficiale », quella
che si studia nelle scuole e airùniversità
Non conta nulla il fatto che l’opera di
Müntzer e dei suoi sia stato un fallimento storico: la grande speranza dei contadini tedeschi, che vedevano ormai prossima la liberazione dal servaggio feudale,
quella sperànza non è stata sconfitta del
tutto, e neppure la voce di Müntzer, che
a tale speranza diede una voce e una’ guida stratègica.
Da buon riformatore, Müntzer non
scrisse mai con intenti pirramente culturali, ma sempre in vista dei suoi compiti
di pastore e cfi uomo politico, dir'pndo
tutto senza peli sulla lingua e non rispar
to sulla necessità per l'uomo di fare propria, in modo radicale, la croce di Cristo; annunciata l’imminenza del Regno e
proclamata l’urgenza di una « importante, invincibile e prossima Riforma », conclude esortando i principi affinché usino
lo_ strumento della spada come servi di
Dio: « Scacciate i suoi nemici da vicino
agli eletti, poiché voi siete, o diletti, lo
strumenta per questo; non sostenete alcuna mala azione perché la forza di Dio
può compiere ciò anche senza la cooperazione della vostra spada, che altrimenti
VI SI potrebbe arrugginire nel fodero...
Nel caso che (i principi) non agissero, allora verrà loro portata via la spada... E
bano l’ordine voluto da Dio (e la gerarchia sociale!). Lo scritto è imperniato sul
concetto dell’unità di Antico e Nuovo Testamento, di Legge ed Evangelo, Giudizio
e Grazia, contro coloro che affermano il
superamento e l’annientamento della Legge: « la durezza del giudizio è allo stesso
tempo amorevolezza dal momento che
sei^e a condurre a Cristo, la grazia del
Cristo è allo stesso tempo dura realtà dal
mornento che può essere perseguita solo
mediante una disciplinata milizia » In
queste parole mi pare si possa già scorgere quello spirito che animerà, dopo
Muntzer, generazioni e generazioni di resistenti ugonotti e valdesi, di rivoluzio
T
se essi vogliono restare neutrali e non
assumere responsabilità nei piani di Dio
allora li si deve togliere, di mezzo, I Cor!
v.^ 5 ». Come si vede, nella Predica non
c e ancora ima posizione di rottura con
i principi, c e tuttavia un chiaro ed energico ammonimento profetico.
La rottura si vede nella Messa a nudo
della falsa fede (la testimonianza del I capitolo delVEvangelo di Luca). Sebbene
composta ad un brevissimo intervallo di
tempo dalla Predica, quest’opera nasce
Lm^, situazione già molto diversa: Allstedt e ormai diventata un terreno impraticabile per Müntzer e per i suoi, la controrivoluzione cattolica è sul piede di
guerra. Le posizioni teologiche e le stra
Gli s(sLÌi ’tedeschi hetlfi
Germania del 1500» Nella cartina sono indicati
i principali centri di attività di Thomas Müntzer negli anni 1505-25.
miando ai suoi avversari le ingiurie più
pesanti.
Strano a dirsi, non è ai contadini che
si rivolgono le prime opere di Müntzer,
ma ad ambienti lontanissimi da quelli:
il Manifesto di Praga, composto nella colta capitale boema, dove si era recato dietro invito della locale imiversità, e la
Predica ai principi, con la quale Müntzer
affronta per la prima volta a viso aperto
quelli che diventeranno i suoi acerrimi
nemici: e qui viene alla mente il detto
di un grande stratega e rivoluzionario
del nostro tempo: « se non entri nella
tana della tigre, non riuscirai a catturare
i tigrotti ».
Questa predica, che reca il sottotitolo
Spiegazione del secondo capitolo del profeta Daniele..., viene tenuta ad Allstedt
innanzi al duca e al reggente di Sassonia e al consiglio cittadino. In essa, dopo un inizio polemico contro Roma
Müntzer accusa i luterani (definiti ì
«nuovi scribi» di Wittenberg) di dare
una imerpretazione letteralistica della
Scrittura e di svigorire così Tefficacia della Parola; poi continua ponendo l’accen
tegie diventano più radicali, si acuisce
la polemica müntzeriana contro coloro
che « hanno fatto di Dio un omuncolo variopinto », vale a dire contro i luterani,
che separano la Scrittura dalla continua
azione dello Spirito e dalla concreta espetori biblici. La fede in Dio, « impossibile
opera » per gli uomini, è elezione che coglie i santi nella storia e che non può non
portarli allo scontro con il potere: « occore trar giù dai loro troni i potenti, gli
ostinati, gli empi, perché essi impediscono a sé e al mondo intero la vera fede
cristiana ». La linea di Müntzer è giunta
ad una fase decisiva della sua maturazione: perché la fede possa esprimersi in
modo autentico, è dunque necessario scalzare dai loro troni e privilegi coloro che
contrastano il Giudizio divino, è necessario attaccare le basi del disordine costituito.
^ Nel Rifiuto ben fondato e risposta all’empia, comoda carne di Wittenberg...,
l’attacco si fa ancora più diretto e preciso.
Lutero stesso è entrato pubblicamente in
lizza, appellandosi ai principi di Sassonia contro i sediziosi contadini che tur
nari calvinisti olandesi e di puritani: la
ricerca testarda e, alToccorrenza, armata, di un giusto ordinamento sociale, fondata sulla meditazione della parola di
Dio e praticata nella solidarietà con gli
oppressi, la fede contro la prepotenza
delle classi dominanti.
A questo proposito è interessante citare ancora uno scritto müntzeriano, il
Proclama inviato nel 1525 ai cittadini di
Mühlhausen per esortarli a proseguire e
ad estendere la rivolta contro i signori
feudali. Accenni a situazioni di lotta che
scoppiano ovunque, citazioni bibliche e
incitamenti alla sollevazione in massa si
accavallano nel messaggio come ondate
furiose: « ...Se siete solo tre, ma fiduciosi in Dio e ricercate solo il suo nome e
la sua gloria non paventate neanche centomila. Ed ora su, su, su, che è tempo,
gli scellerati tremano come cani. Incitate 1 frateUi a far pace in modo che il vostro movimento acquisti consistenza. Ciò
e quanto mai necessario. Su, su, su, non
lasd^evi itìten^o Änqhe se Esaù vi
cònsiglia una buqna ^ròla, Gen. 33. Non
guardate ai laménti degli empi. Essi vi
pregheranno gentilmente, piagnucoleranno e supplicheranno come bambini. Non
intenerire; Dio lo ha proibito
a Mose, Deuter. 7, e lo proibisce chiaramente anche a noi. Sollevate i villaggi e
le città e soprattutto i compagni minatori assieme con altri validi compagni, e
questo vi favorirà. Non dormiamo più a
lungo... ».
' G. E., n. 4.
1490: Nasce a Stolberg, centro minerario della Germania centro-orientale.
1506: Immatricolato nell'Llniversità di
Lipsia, dove si laurea in lettere e teologia.
1513-1518: E' attivo in vari luoghi come parroco, prevosto, catechista.
1519: a Wittenberg conosce Lutero,
AAelantone e Agricola ; urtatosi con alcuni frati, viene cacciato dalla città. A
Beuditz si dedica allo studio della teologia come autodidatta.
1520: Viene nominato pastore a
Zwickau, dove frequenta gli ambienti
operai e contadini e le sette millenariste.
1521 : allontanato da Zwickau per motivi politici (istigazione all'odio di classe!), si reca a Praga dove compone il
Manifesto di Praga.
1523: E' pastore ad Allstedt. Sposatosi
con una ex suora, traduce in tedesco alcuni testi liturgici e compone Della falsa
fede e Protesta o richiamo.
1524: Fonda la «Lega degli eletti»,
che giunge ben presto a diverse centinaia di aderenti, reclutati tra i proletari
del luogo; in luglio tiene al castello di
Allstedt la Predica ai principi : in seguito
a ciò viene interrogato, la stamperia viene chiusa, la Lega messa al bando. Giunto a Mühlhausen e cacciatone per sedizione, fa stampare la Messa a nudo della
falsa fede, che viene confiscata. Stessa
sorte subisce anche il suo Rifiuto ben
fondato. Emigra in Svizzera dove incontra alcuni capi anabattisti.
1525: ritorna a Mühlhausen insorta,
dove fonda un governo rivoluzionario
(il « Consiglio perpetuo »), e stringe alleanza con i contadini della Turingia. In
maggio accorre in soccorso dei contadini
insorti di Frankenhausen. Catturato e
consegnato al Conte Ernesto di Mansfeld, viene torturato e decapitato.
Teologo della rivoluzione?
Spero che le lunghe citazioni non riescano noiose al lettore, ma credo che
nessuna penna come quella di Müntzer
sappia evocare le esigenze e le decisioni
, del momento storico in cui si trovò a vivere. Perciò si raccomanda, a coloro che
volessero saperne di più, la lettura integrale dei suoi scritti politici In questa
sede, anche se è un po’ azzardato dare
un giudizio dopo una presentazione così
schematica, riportiamo alcune considerazioni generali.
Thomas Müntzer occupa, tra i grandi
riformatori del XVI secolo, un posto assolutamente unico: però, trattarlo come
Tincarnazione di un’anima rivoluzionaria
della Riforma e contrapporlo a Lutero
come a colui che propagandò l’acquiescenza di fronte all’ordine costituito, non
sarebbe storicamente corretto. E pure
antistorico sarebbe cercare di ricucire
insieme in qualche modo i significati delle due figure e delle due concezioni politico-teologiche.
La differenza esi.ste. p non soln marginale: mentre ambedue, Lutero e Müntzer,
hanno intuito e denunciato la vera natura^ del potere politico, opera degli uomini e armato di spada, diverse sono
state le opzioni di fronte a un tale potere, diverse le scelte di classe e gli ambiti delle confessioni di fede dei due Riformatori. Müntzer ha scelto il proletariato e ha mantenuto la sua scelta fino alla sconfitta e alla morte. Senza voler qui
addentrarci in una valutazione strettamente teologica del suo pensiero, vorrernmo notare come le questioni storicopolitiche offrano già da sole abbastanza
grattacapi: perché Müntzer e la Guerra
dei contadini sono stati sconfitti? (non si
tra rio di una semplice « jaquerie » da
Medio Evo!) perché nella storia del Protestantesimo la sua figura è rimasta così
a lungo dimenticata? Müntzer ha ancora
qualcosa da dire oggi, qualcosa che sia
^fi^^^Lite per il nostro modo di vivere la
fede o per il movimento operaio?
Nel vicino 1921 (vicino a noi, in confronto a Müntzer) comparve un’opera del
hosofo marxista tedesco Ernst Bloch, intitolata Thomas Müntzer teologo della rivoluzione; questo libro ebbe il gran pregio di gettare scompiglio nelle file della
cultura marxista ufficiale, impostando il
fenomeno Müntzer in modo originale rispetto ai « classici » Engels e Kautsky;
contemporaneamente gettò scandalo anche nel campo della cultura teologica,
obbligandola a prendere posizione, bene
o male, sulla pecora nera (così poco accademica) della Riforma.
Scritta in un momento rovente, marcato dai tentativi rivoluzionari del Movimento dei consigli, l’opera di Bloch è
un’entusiastica attualizzazione di Müntzer, centrata soprattutto sul millenarismo
e sul Regno di Dio inteso come utopia
come grande promessa fatta aH’umanità,
come meta ultima che determina negli
uomini la tensione necessaria a scavalcare il cattivo presente. La sua ipotesi
era che i pensieri, le parole, le ideologie
rivoluzionarie di ogni tempo non scompaiono con le società umane che le banne generate, ma corrono nella storia come un « filo rosso » che si tratta oggi più
che mai di ricuperare. Allora il fallimento storico di Müntzer non toglie nulla all’importanza né alla attualità del suo significato. Il suo fallimento è solo il limi—-------------------------------------->
5
9 gennaio 1976
ITALIA EVANGELICA
Assemblee
pentecostali
Firenze
L’assemblea valdese ha recentemente
votato i suoi tre nuovi diaconi. Sono risultati eletti: M. Luisa Villani, Franco
Gattini, Sara Sansone. I delegati designati per la assemblea distrettuale di
Roma sono : Raffaele Balene!, Salvatore
Caponetto, Franco Gattini.
Il nuovo Consiglio e il Comitato Esecutivo sono al lavoro. È stato eletto Presidente il pastore Antonio Longo. Siamo
lieti di comunicare che si allarga concretamente la collaborazione di altre chiese
verso il nostro centro. Fattiva è la presenza della Chiesa Episcopale; anche la
Chiesa Luterana ha inviato i suoi rappresentanti. Piena ed entusiastica è la
- partecipazione dell’Esercito della Salvezza.
• Con l’anno nuovo il bollettino della
chiesa valdese « Diaspora Evangelica » diventerà il foglio di tante comunità evangeliche e avrà una ’staff’ redazionale più
ampia dell’attuale.
Il Collettivo Teologico Toscano inizia in gennaio la sua attività.
Tema: Il popolo di Dio.
Sede: Istituto Gould, via de’ Serragli,
n. 49.
Programma del primo incontro:
17 GENNAIO
Ore 16: introduzione di M. Sinigallia
sul tema: Il popolo di Dio e la fede vissuta nell’Antico Testamento.
Ore 19: cena.
Ore 20,30 : esegesi del testo della predicazione del past. P. Bensì.
18 GENNAIO
Ore 11 : culto nella chiesa di via Borgognissanti.
Ore 12,30: agape fraterna.
Ore 14,30: E. Rivoir, Lettura biblica
militante e metodo scientiflco della lettura.
È possibile pernottare presso la foresteria del Gould, preavvisando due giorni prima a Marco Jourdan, tei. (055)
21 25 76.
Sanremo
Il 26 dicembre ha avuto luogo la tradizionale « festa dell’albero », nella sala della chiesa. 1 ragazzi e i bambini hanno
partecipato allegramente con canti, letture bibliche, poesie e recite. Per l’occasione è stata rimessa in piedi la filodrammatica con i giovani : visti gli apprezzabili risultati speriamo che questa
attività abbia un seguito in futuro.
Intanto continua la normale vita della
comunità: il pastore e la sua signora
proseguono a ritmo intensivo le visite ai
membri di chiesa per conoscere più da
vicino ogni famiglia. Continua anche l’opera di «Voce amica», originale ed utilissimo mezzo di trasmissione telefonica
di un messaggio evangelico giornaliero.
Le chiamate sono sempre molto numerose, segno di un ambiente in piena fase
di ricerca, è stimolo nei nostri riguardi
per l’opera di evangelizzazione.
Le riunioni di studio biblico a Sanremo, interrotte per le feste, riprendono
mercoledì 7 gennaio. Si studia l’evangelo
di Giovanni.
Questo stesso testo viene meditato ad
Imperia dove, ogni giovedì,, si riunisce
un gruppo di una diecina di persone. Anche qui l’attività è stata interrotta per le
feste ma è ripresa il 31 dicembre con una
piccola festa che ha consolidato ulteriormente l’unità del gruppo.
te oggettivo che gli fu posto dalla situazione dello scontro di classe nel suo tempo: ciononostante, Miintzer seppe guardare molto al di là di quel limite. Il suo
insegnamento è allora quello che « non
si muore solo per un budget produttivo
perfettamente organizzato », ma che c'è
in noi la tensione a spingere lo sguardo
e il cammino oltre il nostro orizzonte di
sempre.
Certo, l’interpretazione di Bloch non
risponderà a tutti i requisiti della scienza storiografica, e potremmo anche dire,
come credenti evangelici, che 1’« utopia »
di Thomas Miintzer ha il nome preciso
del Regno che viene a noi per la sola grazia del Signore: tuttavia, non mi pare
che il tentativo di Bloch sia da gettar
via; se non altro, perché ci spinge a ricuperare la genuina immagine del « ribelle
in (pristo »: « I morti ritornano trasformati: quelli la cui opera era troppo ardita per essere portata a termine (come
Thomas Miintzer) e quelli la cui opera
era troppo vasta per scomparire con
l’edificio del loro tempo... ».
Wolfang Ebemann
La Spezia
e Carrara
• Domenica 18 gennaio con inizio alle
16 a La Spezia Assemblea di chiesa.
• L’Assemblea di chiesa di La Spezia
ha eletto in novembre il nuovo Consiglio
di Chiesa che risulta cos’j composto :
Giordano Senesi, presidente; Esmeralda
Olmi, Sofìa Manfrini, Licia Albonetti,
Gino Saccomani, Emanuele Forma (predicatore laico), Pietro Lo Brano, Nicla
Saccomani (consiglieri); Membri ex-offlcìo: Carla Senesi (Pres. Att. Femminili);
Enos Mannelli (pastore).
• L’Assemblea di Chiesa di Carrara ha
eletto in data 16 novembre il nuovo Consiglio di Chiesa. Il Presidente è Calogero
Munda; Walter Menghi, Armando Fiaschi ed Elio Pino (consiglieri), insieme a
M. Della Latta (Dir. Se. D.), M. di Benedetto (capogruppo) ed il pastore membri
ex-officio dello stesso.
Nella stessa riunione è stato deciso di
avere lo studio biblico quindicinalmente
per Carrara (attualmente era settimanale) e con la stessa frequenza a Gragnana.
Trieste
•Mercoledì 21 gennaio alle 18 Riunione
interdenominazionale di preghiera per
l’unità della chiesa in S. Silvestro.
• Giovedì, 29 gennaio alle 18.30 concerto in S. Silvestro.
•L’Unione femminile riprenderà le sue
attività interdenominazionali mercoledì!
14 gennaio. In relazione all’anno internazionale della donna, verranno presentati
i documenti sul recente Congresso della
Federazione delle Chiese Evangeliche. Sul
problema del rapporto uomo-donna nel
mondo del lavoro e della vita familiare
speriamo udire alcune testimonianze dalla voce di un’insegnante, di una responsabile di azienda, di un’impiegata e di
una casalinga. Sarà anche ascoltato il
punto di vista maschile: difatti a queila
seduta gli uomini sono cordialmente invitati.
• Segnaliamo anche la seduta del 28
gennaio che avrà carattere interconfessionale. Ci soffermeremo sulla recente sessione del SAE che ha avuto come tema:
l’Ecumenismo oggi. Bilancio e prospettive.
Roma
• Le riunioni di studio biblico ecumenico sono giunte ofmai al 5° anno. Si svolgono mensilmente con im’incoraggiante
presenza di credenti impegnati a vari livelli. Per informazioni rivolgersi al past.
S. Scuderi (tei. 6795426).
• La figura del pastore Mariano Moresebini nel XX anniversario della morte è
stata ricordata dal prof. Valdo Vinay nel
corso di tm culto presso la chiesa di via
IV Novembre.
• Domenica 21 ha avuto luogo il natale
della Scuola Domenicale; i bambini della Scuola domenicale hanno partecipato
al culto, intrattenendosi peri a pranzare
in un’agape e trascorrendo il pomeriggio
in giochi e canti.
• Proseguono regolari gli incontri del
gruppo ecumenico con lo studio bìblico
sulla nuova traduzione ecumenica di
Marco, della Società biblica, e gli incontri dell’M.C.S.
_____FEDERAZIONE GIOVANILE EVANG. TOSCANA
Ricerca e testimonianza
tra i giovani toscani
“ Scritti poi. - Claudiana.
La Federazione Giovanile Evangelica
Toscana (non esisteva ancora la FGEl)
nacque nel ’68 « studentesco » (Convegno
costitutivo a La Spezia T8.3.1968) e rappresentò « un punto di arrivo » per tanti
giovani protestanti toscani impegnati, ormai da alcuni anni, iiella sofferta e appassionante ricerca di una « nuova testimonianza evangelica » che « sapesse discernere i segni dei tempi »...
Fu senza dubbio una svolta significativa anche per le chiese evangeliche toscane che seppure faticosamente superarono l’isolazionismo ecclesiastico tipico frutto delTindividualismo revivalista.
Tra le tante iniziative di quegli anni,
ricordiamo la testimonianza del gruppo
Fgei di Livorno, Che lottò tenacemente
per l’eliminazione di im quartiere di baracche alla periferia della città, ottenendo, tra l’altro, la costruzione provvisoria,
in vista della rimozione delle baracche,
di un centro comunale di assistenza sanitaria e di un centro sociale. Ogni anno
si svolgevano quattro convegni formativi
e un campo studi estivo all’isola d’Elba;
nacquero i primi fecondi contatti con la
nuova realtà cattolica che portarono ad
un fiorire di interessanti iniziative; quando la repressione ecclesiastica colpì duramente e immeritatamente la chiesa fiorentina (Caso Isolotto) vi fu, da iJarte
evangelica, sincera solidarietà.
Non ultimi si devono annoverare i
centri di predicazione, soprattutto nel livornese e nel pisano, potenziati o sorti
grazie all’opera di testimonianza e predicazione dei giovani toscani.
LA TEOLOGIA
La riflessione teologica della FGEI
muove, Tabbiamo testé detto, dal pensiero di Karl Barth e più in generale dalla
« neortodossia protestante »; in questi
anni nelle riunioni periodiche dei gruppi
giovanili si leggono e si commentano le
opere più conosciute di tali teologi; coloro che vanno per la maggiore sono
Bultmann e Barth.
NelTambito regionale tali studi si rifletteranno in un duplice orientamento
teologico: i sostenitori della scuola barthiana, in prevalenza, spingeranno i giovani e le chiese a « ripensare » la propria fede e quindi l’idea stessa di Dio
alla luce de « L’Epistola ai Romani » e
deH’imponente « Dogmatica Ecclesiale »;
« i bultmanniani » avranno, come il loro
maestro, preoccupazioni più specificamente ermeneutiche in rapporto alla fede cristiana. Le interferenze di natura filosofica renderanno Bultmann « straniero » alla comprensione biblica di molti giovani
evangelici. Per tiuesto la riflessione teologica della FGEI-Toscana ha proseguito
il suo cammino nelle orme di Dietrich
Bonhoeffer.
Come ha scritto recentemente Paolo
Ricca, per Bonhoeffer, incontrare Dio nella realtà (nelTaldiqua) significa incontrarlo in Gesù Cristo. Proporre ai compagni
questo Dio « non metafisico » e « non rinunciatario perché sta nell’aldilà» deve
essere il compito quotidiano del cristiano
rivoluzionario. Le implicazioni bonhoefferiane coinvolgono anche le comunità
evangeliche; esse sono infatti « soggetto
politico » dell’azione salvifica di Dio in
Cristo Gesù, « l’uomo per gli altri », che
rende, così possibile, la partecipazione
dell’uomo al mistero di Dio.
IL SOCIALISMO
Fin dall’inizio, i giovani toscani hanno
assunto la metodologia marxista come
strumento di analisi della realtà sociopolitica.
Un buon numero di compagni milita
nei partiti delle «sinistra stòrica »„.(in
prevalenza P.C.I.); una minoranza abbastanza significativa si riconosce nella sinistra extra-parlamentare (Pdup soprattutto). La riflessione teorica è essenzialmente gramsciana; essa è stata l’elemento propulsore nei corsi di insegnamento
popolare, portati avanti, in alcune città
della regione, dai fgeini. Ricordiamo a
tal proposito la nota affermazione gramsciana: « in una Società senza classi tutti
devono essere intellettuali, anche se non
tutti hanno la funzione dell’intellettuale ».
Tutto questo lavoro di rieducazione
politica ha portato al superamento dell’idealismo crociano che è il pilastro su
cui si fonda, ancora oggi, la cultura ufficiale scolastica e non italiana. In questo
nostro cammino ci siamo ritrovati fianco
a fianco ai compagni cattolici del movimento « cristiani per il socialismo », particolarmente sviluppato in Toscana. Manifestazioni comuni si sono avute a Pisa,
Pistoia, Livorno, dove esistono anche centri di diffusione militante di Com-Nuovi
Tempi ».
Eugenio Stretti
Su un numero recente di «Risveglio
Pentecostale » è apparso un articolo, tradotto dall’inglese, che mette in guardia
contro il cosiddetto movimento dei « fanciulli di Dio». Sorto nel 1968 come movimento fondato sulla Scrittura, per opera di David Berg, un evangelista indipendente, questo movimento ha attecchito
negli Stati Uniti particolarmente fra i
giovani sbandati, fra gli Hippies, conducendo molti di loro ad una genuina esperienza cristiana di tipo pentecostale. Ma
una volta sparsisi in diverse località del
loro paese molti «fanciulli di Dio» hanno cominciato a predicare ed a praticare
un tipo di vita che non ha più nulla a
che fare con l’annuncio e la pratica delTEvangelo, tanto che nel 1974 un giudice
della corte di New York incriminava parecchi fra loro per abuso sessuale, rapimenti, abuso di droga ecc.
Approdati anche in Europa 1 «fanciulli di Dio » si vanno ad affiancare ai Testimoni di Geova, ai Mormoni, alla Scienza
Cristiana e ad altri ancora, nel propagare la loro visione religiosa settaria, confondendo ancor più le idee di quanti, cattolici o non credenti li accomunano agli
evangelici, che ne vengono quindi ampiamente screditati.
Come già gli altri movimenti citati, anche i « fanciulli di Dio » pongono una serie di scritti (le lettere di Mosè David,
che non è altri che il fondatore della setta, tuttora vivente) a fianco e al di sopra della Bibbia, collocandosi quindi in
maniera inequivocabile al di fuori di qualunque denominazione protestante.
«Sono usciti di fra noi, ma non eran
dei nostri» conclude il Risveglio Pentecostale, citando le parole dell’Evangelista
Giovanni e invitando i fratelli a tener gli
occhi aperti su tutti questi movimenti,
predicatóri, attivisti che proclamano im
«altro evangelo».
Chiesa Apostolica
In ritardo ci giunge notizia di due convegni tenuti rispettivamente a Livorno
nel maggio scorso e a Torino in giugno.
Ci piacé sottolineare come nel convegno
di Torino siano emersi i buoni rapporti
esistenti con le altre chiese evangeliche
locali. Il convégno ha avuto luogo nella
chiesa battista di via Passalacqua» cosi
come il cullo domenicale, svoltosi in unione con la locale comunità battista. Inoltre la chiesa Valdese ha messo a disposizione i locali di via Petrarca 44 dove è
stata allestita ima mensa per i partecipanti al convegno.
Chiesa Avventista
A Messina dal 24 al 27 settembre si è
svolto il congresso nazionale delle chiese
cristiane avventiate dell’Italia meridionale, che ha avuto come tema centrale l’educazione cristiana nelle comunità awentiste italiane. Alla riunione di chiusura
svoltasi nel cinema cittadino Metropol
erano presenti olti^g 5(X) persone.
Dopo il congresso i predicatori avventisti del Sud si sono fermati ancora un
paio di giorni per il loro consueto convegno annuale.
Come preannunciato nel corso del congresso il 1® ottobre si è riaperta a Ragusa, con il sostegno della chiesa locale e
della federazione avventista, la scuola
materna comprendente 14 bambini, di cui
5 figli di avventisti. È anche entrata in
funzione per la prima volta la scuola elementare plurlclasse frequentata da sei
bambini. La scuola è dotata di locali spaziosi e conta anche una sala per giocare
e per il refettorio. Punziona anche un
servizio di doposcuola. Le due insegnanti
che si dedicano a questo lavoro sono entrambe avventiste.
X Circuito
Nella cronaca dell’Assemblea di Circuito, apparsa sul giornale n. 50, sono stati
menzionati i membri del Consiglio ma è
stato dimenticato il sovrintendente; in
realtà l’assemblea aveva provveduto alla
nomina nella persona del pastore Alfredo Scorsonelli, con cui ci scusiamo della
dimenticanza.
Felónica Po
• L’Istituto « Gould » di Firenze ha visitato nel mese di dicembre la nostra
comunità. Nove «gouldini» accompagnati dal loro Direttore hanno trovato ospitalità presso faniiglie della chiesa. La sera ci hanno intrattenuto sul lavoro del
Gould ed hanno recitato « L’eccezzione e
la regola» di B. Brecht seguita da una
discussione che ha dimostrato l’interesse
del pubblico per il lavoro presentatoci.
6
Tutti coloro che lavorano per il Rifugio (dipendenti ed amministratori) sono molto riconoscenti ai visitatori che con la loro presenza hanno dimostrato di partecipare alla vita del Rifugio.
Confidiamo di ricevere molte altre visite e di
riunire in primavera gli amici per presentare i
progetti dei lavori che si intendono intraprendere per rendere più agevole e serena la vita degli ospiti e meno gravoso il lavoro di chi si occupa di loro.
Il vuoto lasciato da Suor Susanna è stato colmato dal disinteressalo e sollecito intervento delle
infermiere Svizzere Elisabetta Rummer di Worb
(Berna) e Ruth Gulden di Zurigo, delle Sig.re
Alba Kovacs lazeolla e Erica Cavazzani GardioI
di forre Pellice che hanno temporaneamente assicurato il coordinamento del lavoro al Rifugio,
con assiduo impegno personale.
Dal mese di settembre ’74 la sig.ra GardioI Cavazzani in qualità di collaboratrice ha preso servizio continuativo, in un periodo in cui il personale era particolarmente scarso.
Nel frattempo si sono presentate al Rifugio
due infermiere. Laura Paschetto di Torre e Marina Bertin di San Giovanni, che assicurano la
assis^nza agli ammalati sotto la sovrintendenza
del Dott. Enrico GardioI che continua con assiduita settimanale — ed ogni volta che è chiamato — da oltre trent’anui a visitare gli infermi.
Collaborano nell’assistenza ai ricoverati Amalia
Mura di San Giovanni, Maria Coisson di Angrogna, Rita Cristaldo di S. Giovanni, Attilio
Bleynat (Torre), Ada Bertalot (S. Giov.), Francesca Merlo (S. Giov.), Elsa Roman (S.Giov.),
Anna Giovo (S. Giov.), mentre Rita Fraschia
(Angrogna), Emilia Benecchio (Torre), Livia
Ricca (S. Giov.) ed Ida Travers (S. Germano),
SI occupano della cucina. Teresa Buffa (S. Giov.)
cina il servizio di lavanderia, Ruggero Pons (S.
Giov.) si occupa dell’orto e delle commissionL
Sono tutti visi noti a chi frequenta il Rifugio.
Non è statò menzionato Giacomo Rostagnol
(^bbio) che per tanti anni è stato non soltanto
giardiniere ed ortolano, ma ha pénsato a mille
problemi che in una casa grande come il Rifugio si presentana tutti i giorni (e qualche vòlta
anche di notte) e devono essere ricolti subito.
Infatti Giacomo dal 31 dicembre 1974 non è
più nella « pianta organica del personale » del
Rifugio, essendo in pensione. Egli però ha deciso
di rimanere al Rifugio e tutti gli sono riconoscenti per la collaborazione che egli ancora volontariamente rende, conoscendo perfettamente
tutti gli impianti, occupandosi delle api, del pollaio, di una parte dell’orto e di mille altre cose.
Dai primi giorni di novembre ha iniziato il
lavoro al Rifugio per la parte amministrativa.
Franco Sappè di Torre Pellice, accolto favorevolmente da tutti coloro che già lavorano al Rifugio.
Durante 1 estate hanno pure lavorato, per alcuni mesi, Rentschler Margit di Pforzheim (Germania), Goetsch Karin di Herliberg (Svizzera),
Spengler Ruth di FunfsieÈen (Svizzera) e, per
il secondo anno. Letizia Tommasone di Susa che
tutti ringraziamo vivamente per la diligenza e
1 assiduità con cui hanno collaborato volontariamente.
Periodicamente si sono tenute riunioni di
tutti coloro che lavorano al Rifugio (dipendenti
ed amministratori) per esaminare e risolvere i
problemi che man mano si sono presentati. Il
Rifugio è stato fornito di una nuova autovettura, molto utile per le commissioni, per. accompagnare i ricoverati in ospedale quando necessario ed anche per alcune visite alle comunità
nonché per raccogliere nelle comunità delle Valli i doni in. natura che gli agricoltori spontaneamente e generosamente offrono ogni anno al
Rifugio. L’auto è stata donata dà alcuni amici
dell’Istituto che hanno preso l’iniziativa deU’acquisto e che hanno dato garanzia personale per
il pagamento del prezzo. A questo scopo è stata
aperta una colletta. Manca ancora parecchio per
coprire il debito, ma confidiamo in altri doni
(anche per la benzina!).
Il 2 agosto è stata organizzata la prima « Giornata del Rifugio » iniziativa che confidiamo di
ripetere ogni anno, con bazar, che ha dato l’occasione di riunire alcune centinaia di amici del
Rifugio, di vendere oggetti vari donati e raccolti
per questo scopo. Poiché sono in corso i lavori
per la posa in opera di un montalettighe al Padiglione Arnaud, con contemporanea sistemazione a nuovo dei servizi igienici, ed i prezzi sono
m continuo aumento, la somma raccolta consente di far fronte agli aumenti e di cogliere l’occasione della presenza al Rifugio di muratori.
Idraulici, elettricisti per realizzare subito due
ampi locaU sul lato nord del padiglione, per poter disporre di un locale di soggiorno e pranzo
al piano terreno ed al primo piano.
Dobbiamo purtroppo dare una notizia triste:
1 ^eDPastore. Roberto Jahier ¡ha portato ,
al Kiiugio.,dolore e rimpianto. Da alcuni anni il
Past. Jahier era stabilmente al Rifugio, conosceva tutti e sapeva comunicare agli altri la sua
serenità fiduciosa.
Ringraziamo il Pastore Enrico Tron che ogni
settimana visita tutti gli ospiti e che partecipa
ai problemi dell’Istituto.
Queste le notizie, che vogliono essere anche
necessità di nuove dispoùibihta finanziarie per affrontare i problemi che
SI pongono.
I vecchi amici del Rifugio li conoscono e ci
Intervista al pastore
Cipriano Tourn
Cosa l’ha spinta ad accettare la richiesta del Concistoro di Prarostino?
— Direi che i doni che Dio mi ha dato
nel Tninisterio pastorale possano essere
espressi più facilmente in una comunità
come Prarostino, data la sua composizione sociale ed ecclesiastica più simile alle
comunità dove finora ho esercitato il mio
ministerio.
Trovandomi nella condizione di dovermi trasferire tra un anno ho accettato
con piacere la proposta del Concistoro
di Prarostino anche perché mi permet-lanere nella valli.
Si è concluso il campo invernale che
quest’anno aveva per tema la situazione
del Portogallo.
Circa 120 partecipanti hanno preso parte ai dibattiti e alla ricerca del campo.
Riferiremo nel prossimo numero i risultati e le tappe delle giornate agapine.
— Cosa vede di più importante nel ministerio pastorale?
— Nel ministerio pastorale io vedo in
primo piano la predicazione e la spiegazione della parola di Dio, non limitandola però ad un semplice sermone, perché
la predicazione è uno strumento che Dio
ha scelto per la vita della comunità e
comprende qualcosa di molto complesso :
infatti si predica con la vita, con l’assistenza, con l’insegnamento, coi contatti
umani.
— Che tipo di lavoro intende portare
avanti con i giovani viste le attività esistenti nella nostra comunità?
— Penso che sia più che mai necessario
e urgente che il pastore dedichi gran parte del suo tempo alla formazione dei giovani onde stimolare dei servizi e dei ministeri nella chiesa.
~ ' Come intende i rapporti con le per
AQ0D© anziane e isolate della comunità?
” ~ Ho sempre ritenuto uno dei compiti
principali della cura d’anime l’assistenza
alle persone anziane isolate o emarginate; a loro bisogna predicare l’evangelo,
non in modo solamente spirituale ma
con un’assistenza che comprende tutta la
gamma delle necessità dell’uomo. Questa
assistenza non deve essere fatta solo dal
Pastore ma in quattro modi:
1) dal Pastore;
2) La consolazione fraterna fatta da
persone della comunità del tutto spontanea;
3) Assistenza fatta da gruppi della
comunità (Unioni Giovanili, Femminili,
ecc.) in collaborazione cop il Pastore;
4) L’assistenza che i quartieri stessi
devono essere in grado di garantire.
— Ritiene utile un dialogo fra chiesa
ed enti pubblici? In caso di risposta affermativa, che tipo di rapporto deve esistere?
— Ritengo che il dialogo non debba
limitarsi a rapporti di pura cortesia ma
a rapporti di collaborazione. Ciò che è
di interesse per la popolazione lo sarà
anche per la comunità poiché noi non
serviamo la chiesa in astratto ma servendo la chiesa in realtà intendiamo servire
le persone e cos’. anche dovrebbe essere
per le amministrazioni pubbliche.
— Secondo lei la Chiesa deve parlare
di politica e in che misura?
—Penso che la Chiesa anche nella predicazione debba denunciare in maniera
chiara e non unilaterale, la violenza, l’ingiustizia, l’oppressione ed ogni manifestazione del male, senza essere condizionata
da nessuna ideologia. Essendo il credente anche cittadino deve interessarsi ai
problemi e ai mali del mondo non combattendoli, però, con quelle armi contro
le quali predica.
ci hanno chiamati « Il
popolo deHa Bibbia » ma la realtà di og
fare per
studio più costante della Parola di Dio?
un problema che mi sta a cuore
da quando ho iniziato il mio ministerio
pastorale. Il problema sta nello stimolare
1 interesse facendo vedere l’attualità del
m^saggio biblico, dimostrando che la
Bibbia è un libro utile e in che misura
lo è. Ritengo che i gruppi biblici siano
uno strumento valido al raggiungimento
di questi scopi.
Gruppo Stampa F.G.E.I.
cronaca
Torre Pellice
p Crii anziani aumentano ogni anno; la
r società ha il dovere di predisporre adeguate istituzioni. Si mira a far sì che
gli anziani non debbano lasciare la casa e che possano prender parte alla vita civile nelle sue varie manifestazioni. Le loro personali esperienze spesso
sofferte, danno loro la possibilità di
comprendere gli altri. La « comprensione» dei dolori, dei drammi, delle
delusioni, delle dignitose accettazioni è
la più alta forma di carità anzi è « la
Carità » per eccellenza dalla quale discendono le altre più materiali e pur
tanto necessarie! II pensiero di San
Paolo nella lettera ai Corinti esprime
questa alta Verità!
Con queste premesse ed in questo
spinto, il Comune di Torre Pellice, da
quattro anni, ha promosso la formazione di un « Centro Anziani » divenuto
poi « Centro d’incontro » aperto a tutti. Un’assistente sociale coordina il lavoro che si acresce di continuo. Funziona un ambulatorio di geriatria, di
infermeria, di pedicure, di lavanderia,
di aiuto domestico a domicilio. Funziona un « servizio pasti » a mezzogiorno. Due parole di chiarimento onde
dissipare certi equivoci e perché si
comprenda lo spirito col quale è stato
istituito; il « servizio pasti » non è la
« cucina dei poveri » quale esisteva
non molti anni fa! È un « servizio sociale » di cui possono beneficiare anche
coloro che non sono i minimi pensionati! È un momento di vita nell’idea di
comunità, un incontro di persone diverse; uomini soli che faticano a prepararsi Un pasto, donne sole, ospiti
occasionali che abitano in periferia,
giovani lavoratori. Il Comune paga la
cuoca; le spese di vitto sono tutte coperte dai clienti... più clienti entrano
più facile è il bilancio! Le spese di gestione sono visibili a tutti nell'ufficio
déll’assistente sociale. Per Natale, im
gruppo di anziani ha già portato un
i modesto pensierino di simpatia ai
# fratelli del Rifugio « Carlo Alberto »,
5 dell « Asilo. » di Sap.. Cliovanni e (Jel» • I’« Istituto Sàrt-,-.Giuséppc:>>, RÌcbrjdia,,
mo con, affetto, il dptt. Foà che, per
alcuni anni, provvide il « Centro » di
zucchero e caffè e, nel suo testamento,
lasciò cinque milioni per i servizi sociali del Comune. Il « Centro », aperto
ad anziani, maturi e giovani è una possibilità di rapporti sociali al di sopra
di « faziosità » religiose politiche od altro. Bisogna dirlo per dissipare, anche
qui alcuni equivoci! Delle vicende cittadine, dei tremendi problemi sociali
che avanzano, di politica, di religione
tutte espressioni della vita civile, si
P^ò’ anzi si deve discorrere, con obiettività, nel rispetto di ognuno, nella verità, con correttezza.
Anche il « Centro » ha le sue luci e
le sue ombre ma è perfezionabile; ben
vengano suggerimenti,, consigli, critiche costruttive! Si chiede la collaborazione dei cittadini ben disposti e magari dei giovani esuberanti che provano i loro cori o discutono. Ci piace
questo alternarsi di generazioni nel
medesimo locale!
È una catena vitale di cui gli anziani
sono gli anelli arruginiti e stridenti,
mentre i giovani rappresentano gli
anelli nuovi, brillanti, funzionali ai
quali è affidata l’ulteriore costruzione
della società umana! L.F.M.
Villasecca
• Domenica 11 c. m. si terrà l’Assemblea di Chiesa per procedere all’elezione di un anziano in sostituzione di Armando Viglielmo (vice-presidente del
Concistoro) deceduto improvvisamente
nel corso dell’estate.
• Sabato 10 riprenderanno, col solito
orario, i corsi di catechismo.
• Le attività del periodo natalizio, si sono svolte regolarmente : il culto di Natale, ben frequentato, ha visto la partecipazione della corale che ha eseguito due
cori.
• Domenica 28 i bambini si sono ritrovati nel vecchio tempio di Villasecca per
la loro tradizionale festa. La filodrammatica dei cadetti ha presentato una recita in tre atti su: «Betlemme e il suo
messaggio storico». La rappresentazione
è stata vivamente apprezzata dai presenti.
• Alla sera dell’ultimo giorno dell’anno
la comunità si è raccolta per il tradizionale culto che ha visto la partecipazione
della corale.
7
delle valli
Angrogna
Per un aiuto fraterno
Una nostra sorella in fede di una borgata delle Valli Valdesi che vive sola
perché vedova, autosufflciente, in casa
propria, non lontana da Pinerolo, vorrebbe affittare ad un prezzo simbolico,
una camera della sua casa ad una persona che si trovi in condizioni parallele alse sue, credente e rigorosamente onesta.
Lo scopo è quello di evitare la solitudine. L’età della interessata ci sembra essere di circa 60 anni.
Chi fosse interessato a questa richiesta scriva a: «Valli Nostre» - Torre Pellice oppure telefoni al N. (0121) 91.352.
Naturalmente questo comunicato avviene sotto responsabilità Pastorale, nota
alla Redazione del giornale.
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Villar Penosa
Cooperativa agricoltori
Il Consiglio direttivo della Cooperativa
ha deliberato di convocare una riunione
aperta a tutti gli agricoltori di Angrogna
per una esposizione delle iniziative in corso di realizzazione e dei programmi futuri. La riunione avrà luogo domenica 11
gennaio c.a. alle ore 14 nella sala consiliare del Comune.
La nuova Cooperativa è nata sulla esperienza del « Consorzio Taculot » che
dal maggio 1974 opera sul territorio di
Angrogna per la raccolta e la commercializzazione del latte.
La necessità di potenziare tale servizio
dimostratosi molto valido e l’intenzione
di allargare il campo delle iniziative
cooperativistiche (acquisizione collettiva
di concimi, mangimi, granaglie, ecc., commercializzazione e vendita dei prodotti
locali) ha determinato la volontà degli
attuali componenti il Consorzio, di costituirsi in Cooperativa Agricola quale supporto per un migliore coordinamento delle iniziative.
Fiduciosi che gli agricoltori angrognini, compresi coloro che non sono produttori di latte, vogliano comprendere l’importanza e la necessità di lavorare insieme per il superamento delle grosse difficoltà che travagliano l’agricoltura in
genere, e quella montana in particolare,
si auspica la partecipazione di tutti.
Si precisa che durante la riunione saranno raccolte le domande di adesione
alla Cooperativa.
Il Presidente: Malan Elmo
• Il 5 gennaio si è svolta la seconda
giornata dei catecumeni presso Villa
Olanda; i giovani accompagnati dal pastore hanno avuto modo di entrare in
contatto con un’opera significativa della
chiesa valdese.
Buona la partecipazione dei catecumeri a questa iniziativa. Un vivo ringraziamento alla fraterna ospitalità ricevuta
che ha permesso la buona riuscita della
giornata.
e Presso il Municipio si sono sposati
Bertin Alma della Bastia e Gamba Sandro di Luserna S. Giovanni; i nostri auguri li accompagnino nella loro nuova
residenza a Torre Pellice.
• È giunta notizia del decesso a Roma
di Buffa Alberto, originario degli Odin.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai familiari colpiti da questo lutto.
• Il culto di Natale ha visto una larga
partecipazione dei membri di chiesa, la
corale ha accompagnato l’assemblea nel
canto dell’inno 136.
• Venerdì 26 pomeriggio amici e parenti
della Scuola Domenicale si sono ritrovati
nel salone del nostro Convitto per partecipare alla festa dell’albero. Dopo una
breve introduzione del Pastore si sono
alternati inni e musiche dei trombettieri.
I ragazzi in un programma di dialoghi e
canti hanno presentato l’annuncio di salvezza e speranza che scaturisce dalla venuta di Cristo nel mondo. Un grazie particolare a tutti coloro che hanno preparato l’intenso programma; alla sig.na Edi
Venturi per l’abeté, a Guido Costantino
per arance e mandarini e ai membri del
Concistoro che hanno offerto i doni ai
bambini. Il past. E. Geymet ha donato al
IV anno il libro: «Paola, piccola valdese ».
• Durante il tempo di Natale l’Unione
Femminile ha visitato gli anziani della
nostra comunità e i malati ospiti dell’Asilo portando loro il messaggio evangelico accompagnato da un piccolo dono.
• Un pensiero di riconoscenza ai giovani che insieme ad alcuni adulti hanno
promosso una raccolta della carta i cui
proventi sono stati inviati al past. Tullio
Vinay per partecipare alla ricostruzione
del Viet-Nam.
• È stato impartito il battesimo a Ribet Tiziana di Mario e Galliano Franca.
II Signore accompagni questa creatura.
• Un caldo « benvenuto » alle piccole
Elena e Cristina di Pons Roberto (Villar
Centro) e di Ghigo Dino (Soullier). La
benedizione del Signore le possa seguire.
• Infine vogliamo rinnovare la fraterna solidarietà nel dolore ma anche nella
speranza della risurrezione a tutte quelle
famiglie che, nelle ultime settimane, sono
state provate dal lutto.
Ropà
• L’Anziano di San Giovanni Dino Gardiol ha proiettato alla Riunione serale
delle Fucine due documentari: uno concernente il pellegrinaggio, l’autunno scorso, di un gruppo di Fratelli delle Valli in
Calabria nei luoghi già abitati da Valdesi
eliminati dalla persecuzione; l’altro sulla Casa di riposo di San Giovanni e la
colletta è stata fatta a favore di questa
ultima: due documentari molto interessanti.
• Abbiamo avuto la visita del pastore
Enrico Geymet che, al Culto domenicale,
ci ha dato un messaggio vibrante di fede,
ci ha portato e regalato dei libri per i
nostri figliuoli e ci ha lasciato da distribuire un saluto augurale di Natale-Capodanno ai membri della Comunità. Per il
Culto di Natale il Tempio era gremito,
molti i partecipanti alla Santa Cena.
Erano presenti parenti ed amici venuti
da fuori, mentre da membri ed amici di
chiesa lontani abbiamo ricevuto e ricambiamo saluti e auguri nel Signore. L’indomani per la Festa dell’Albero di Natale
al Capoluogo ed alle Fucine le Sale delle
attività della Chiesa erano affollate di
piccoli e grandi: gli alunni della Scuola
domenicale hanno recitato e cantato ed
hanno avuto la visita generosa di Babbo
Natale. Siamo riconoscenti a quanti hanno collaborato alla riuscita di quelle Feste.
• Anche il Culto di Capodanno ha avuto
luogo nel Tempio dove i coniugi nostri
fratelli Stefano Durand-Canton e Giuseppina Boero-Rpl, riconoscenti a Dio e in
Lui fidenti, hanno festeggiato il 45” anniversario del loro matrimonio circondati
dai loro familiari compreso il padre della sposa quasi novantenne, ma vegeto ed
arzillo, grazie a Dio.
Pramollo
I due culti del 1” e di domenica 4 sono
stati presieduti dal sig. Fortunato Gagliani, della nostra Claudiana di Torre Pellice, che ringraziamo per essere salito
fin quassù.
doni prò Uliveto
Cassa Risparmio di Torino L. 100.000; lotti
Letizia, Torre Pellice 10.000; Edina Ribet
15.000; Odette Balmas, Torino 50.000; Cornelio,
Torre Pellice 20.000; Fenouil, Torino 1.500;
Loggia Accademia, Torino 57.000; Lidia Magliana, Torino 3.000; Peres Caterina e Raimondo
(La Loggia) 20.000; in mem. di Oliva Franco:
Chiocchia Vincenzo (Taranto) 5.000, Bunomo
Francesco (Taranto) 1.000.
Grazie!
Circuito
Val Gernrìanasca
La Conferenza Distrettuale di dicembre ha deciso di esaminare il noto documento ecumenico di Accra in una Conferenza straordinaria che dovrà essere
convocata entro il 15 febbraio. Per preparare questo dibattito è convocata l’assemblea del terzo Circuito (Val Germanasca) per domenica 18 gennaio alle ore
14,30 presso la sala delle attività di Perrero.
Pinerolo
La sentenza del Tribunale di Pinerolo contro
l’insegnante Elide Bonetto ha suscitato vivaci
reazioni nell’ambiente scolastico pinerolese; un
gruppo di insegnanti ha redatto un documento
diffuso dalla stampa e sottoscritto da oltre un
centinaio di maestri e professori, in cui si prende posizione centro le tesi enunciate dai giudei
in materia pedagogica. Si afferma fra l’altro:
Riteniamo che il parere del Tribunale sulla
funzione dell’insegnante nella scuola possa essere
ritenuto valido in una società di tipo feudale, ma
superato in una società di tipo democratico quel
è la nostra, o quale, secondo i principi costituzionali, si propone di essere.
Non riteniamo infatti che la nostra professione ci imponga di valutare la diligenza e la maturità” degli alunni, come è stato scritto nella
sentenza, in quanto gli stessi programmi ministeriali affermano che bisogna partire dalla realtà
del fanciullo, e quindi dalla sua situazione socio■ambientale.
Riteniamo invece che la scuola debba tendere
alla ’’promozione” di tutti gli alunni, e con ciò
non si intende il termine dal punto di vista burocratico e formale, ma la ’’crescita”, la maturazione di tutti, compresi gli scolari difficili, coloro che hanno alle spalle una situazione ambientale negativa.
In conclusione riteniamo che dovere dell’insegnante non è promuovere il buono e bocciare il
cattivo, bensì tendere al ricupero dell’alunno
difficile. E non ci consideriamo per questo ’’immaturi”, non riteniamo di avere ”un concetto
abnorme della nostra missione”.
• Regolari le attività del periodo natalizio che hanno visto un buon numero
di fratelli partecipare ai culti.
Domenica 21 i bambini della scuola
domenicale hanno partecipato al culto la
mattina e si sono ritrovati nel pomeriggio per un incontro con canti e giochi.
L’iniziativa ha avuto più successo ancora
dello scòrso anno.
Luserna S. Giovanni
• Il culto di domenica 21, precedente
Natale, è stato òrganizzato nella sala Albarin, dai bambini delle scuole domenicali, che hanno guidato la nostra riflessione sul tema natalizio con riferimento
al programma della scuola domenicale.
• Buona la partecipazione ai culti di
Natale e del 28;'*a fine anno dopo il culto
serale un gruppo di fratelli si è ritrovato
all’Asilo trascorrendo insieme la serata
con un programma di diapositive di Piero Boer e Dino Gardiol, che ringraziamo.
Il culto di capo d’anno si è avuto nell’Asilo con buona partecipazione di fratelli.
• Sono deceduti negli ultimi giorni la
sig.na Olga Potrai, che per lunghi anni
prestò la sua collaborazione al Rifugio, e
Carlo Albarin, figura caratteristica della
nostra comunità, impegnatosi nei più diversi settori della vita ecclesiastica e sociale sangianina ; i funerali sono stati
presieduti dal past. A. Deodato.
• Il preannunziato incontro della popolazione con l’Amministrazione Pubblica, la sera del 2 gennaio per il problema
della seconda sezione di Scuola Materna,
ha avuto luogo regolarmente; purtroppo
le lettere di convocazione non erano giunte a tutti in tempo e sono mancati cosi
alcuni genitori interessati.
La discussione è stata comunque utile
per l’avvio del problema, anche se resta
aperta la questione del locale che l’Amministrazione non è in grado di fornire
ed alla cui ricerca si è impegnato il Concistoro.
• Il culto di domenica 4 è stato preste-,
duto dal candidato al ministero Giuseppe
Platone che ringraziamo per il messaggio.
Rifugio Cario Aiberto
Doni in memoria del Pastore Jahier Roberto:
Adele e Eugenio Long L. 20.000; Beux Maria
10.000; Edina Ribet 10.000.
Doni in memoria di Ricca Aldina:
Comba Ketty L. 20.000; Chiesa Avventista
50.000.
La Direzione sentitamente ringrazia
Comunità illiontana
____________________________Vai Peiiice
Incontri su problemi agricoli
e zootecnici
ad ANGROGNA giovedì 8 gennaio 1976 - ore
20.30 nell’aula consiliare: Il miglioramento dei
prati e dei pascoli, la coltivazione della patata in
montagna. Relatore : Prof. G. Luppi.
a VILLAR PELLICE giovedì 15 gennaio 1976
ore 20.30 nell’aula consiliare: Frutticoltura in
ambiente montano. Introduzione dei Proli. I.
Eynard e R. Paglietta.
La partecipazione è lìbera.
Contributo per l’allevamento stanziale
nei territori montani
Si rende noto agli agricoltori della Valle che
in applicazione alla Legge Regionale 8.9.1975, n.
51 - art. 4, lett. F) si ricevono presso questa
Comunità le domande di contributo per i bovini, ovini e caprini allevati in montagna.
Dal 19 al 30 gennaio sarà a disposizione presso i Municipi un tecnico della Comunità Montana per la stesura delle domande.
Bobbio Pellice, lunedi ore 9-12; Villar Pellice
lunedi ore 15-17; Rorà, martedì ore 9-12; Angrogna San Lorenzo, martedì ore 15-17; Luserna
S. Giovanni, mercoledì ore 9-12; Lusernetta,
mercoledì ore 15-17; Bibiana, giovedì ore 9-12;
Bricherasio, giovedì ore 15-17; Torre Pellice,
venerdì ore 9-12.
E’ necessario il modulo del risanamento da
tubercolosi e brucellosi (Mod. 2/33).
Prall
• Le riunioni quartierali di novembre
son state dedicate ai temi dell’assemblea
di Nairobi. Nelle riunioni di quartiere in
dicembre è stata presentata la discussione tra il pastore P. Ricca e il sacerdote
F. Trombetto come è apparsa di recente
sulle colonne dell’« Eco » ; attraverso questa discussione è stato possibile puntualizzare le nostre posizioni.
• Durante la festa di Natale i ragazzi della Scuola Domenicale hanno partecipato
attivamente con la drammatizzazione di
una novella. Con lo stesso sistema sono
stati presentati alcuni racconti evangelici; Il giovane ricco. La presentazione di
Gesù al Tempio, Gesù dodicenne.
• Nel mese di dicembre la Corale ha
fatto visita all’Ospedale di Pomaretto e
alla Casa di Riposo di S. Germano oltre
ad aver partecipato al culto e alla serata
di Natale.
• Nel periodo festivo, grazie al bel tempo, molti turisti hanno affollato Prali. La
consistente affluenza ha riproposto all’attenzione alami problemi per i quali andrà studiata una soluzione. Si spera entro un tempo ragionevole: il potenziamento degli impianti di risalita e piste
di discesa, oltre all’annoso problema della protezione anti-valanghe.
Canto Sacro
A partire da lunedi 19 gennaio ogni
Scuola Domenicale potrà ritirare gratuitamente alla Claudiana di Torre Pellice
il numero di copie che le è necessario dei
3 inni assegnati dalla Commissione allo
studio delle Scuole Domenicali. Ringraziamo la Claudiana per questo servizio.
Ricordiamo ai rappresentanti delle
Scuole Domenicali nei singoli circuiti che
la Commissione del Canto Sacro attende
da loro la comunicazione delle decisioni
di tutte le Scuole Domenicali del Distretto circa le feste di canto:
1) se intendono partecipare alle feste di canto come sono state sinora organizzate, ovvero
2) se intendono rinunziare ad esse per
organizzare, a gruppi, visite a comunità
con partecipazione al culto, canto negli
Istituti, pranzo in comune, giochi, ecc.
come alcune Scuole Domenicali hanno già
sperimentato questi ultimi anni. Preghiamo vivamente tutte le Scuole Domenicali di manifestare liberamente il loro pensiero e la loro decisione in merito.
La Comm. del Canto Sacro
NUOVA APERTURA
Ristorante Pizzeria
L’ARCOLAiO
Viale De Amicis, 21 - Tel. 90.107
a 100 metri dal passaggio a livello
10062 LUSERNA 8. GIOVANNI
8
8
Viiia>y toma in Viotuain
9 gennaio 1976
li pastore Vinay ha partecipato alla Conferenza di Pariqi f 15-17 dir 1071^1 r.o u' 1
scienza del mondo non può sentirsi tranquilla solo perché la querrá è
paese che deve ritrovare la sua fisionomia rimarginando le ferite di 30 anni dTgCma
vietnamita per la sua lunga resistenza e per
aver vinto la più grande potenza militare del
mondo, ma tutto ciò anche se raro non è un
tatto nuovo nella storia, ma la mia più grande
ammirazione andava al veramente nuovo, cioè
che si è saputo perdonare gli avversari ed anche
quelli più accaniti. La risposta deirambasciatore
stata « perché uccidere? noi non vogliamo fucilare la gente, ma che essa cambi di mentalità
Come sempre avviene prima di partecipare ad una conferenza ci si pensa due
^olte : si tratta di vedere nel lavoro quotidiano quel che è più utile. Se mi son
deciso ad andare era solo perché la conferenza mi sarebbe stata di preparazione al prossimo viaggio nel Vietnam. Se,
però, non ci fossi andato avrei perso molto. È stata un’assemblea di lavoro, ben
organizzata anche se in tempo ristretto,
e che ha dato moltissimo a tutti i presenti.
Vi erano rappresentate circa 90 organizzazioni diverse provenienti dall’Eurora e da fuori. Dall’Italia c’era una dozzina di persone.
Gli obiettivi della Conferenza erano:
a) manifestare la nostra solidarietà al
popolo vietnamita nella sua opera di ricostruzione; b) provvedere ad una reciproca informazione; c) progettare aiuti
concreti per la ricostruzione.
Benché il Vietnam sia stato per un
trentennio un richiamo alla coscienza di
tutto il mondo, questa coscienza si è più
volte tranquillizzata quasi che il problema Vietnam fosse concluso: cosi nel 1954
con gli Accordi di Ginevra, nel 1973 con
quelli di Parigi, il 30 aprile 1975 con la
fine della guerra. Con i due accordi nulla era finito, con la liberazione rimangono comunque grandi ferite aperte che
devono essere rimarginate. Si pensi solo
nel lato economico alla distruzione quasi totale al Nord delle infrastrutture industriali e tutte le altre rovine, al Sud
nulioni di ettari di foreste, di piantagioni, di risaie devastate e abbandonate,
1 opera dei defelianti le cui conseguenze
si sentiranno a un secolo di distanza, i 20
miliom di crateri lasciati dalle bombe e
via dicendo. Sul piano sociale, le conseguenze della guerra sono oltremodo crudeli : 5.000.000 di feriti fra cui centinaia
di migliaia sono invalidi; 1.000.000 di vedove, 1.300.000 orfani, 3.000.000 di disoccupati, 4.000.000 di rifugiati che devono
essere reinseriti nel loro ambiente d’origine. Tutto questo senza contare le conseguenze della corruzione che l’invasore
americano ha portato. Dimque il problema del Vietnarn non è concluso e non
possiamo mettere in pace l’animo nostro girando la pagina.
La coscienza del mondo occidentale è direttamente coinvolta nella
rinascita di un popolo,
di una nazione, troppo
a lungo dilaniati da una guerra che ha lasciato dietro sé la miseria...
Non vi sembra che questo sulla bocca di un
non credente corrisponde a quanto leggiamo
nella Bibbia « Dio non vuole la morte del peccatore, ma che egli si converta e viva »? Allora
la chiesa riceve, come la sinagoga, ancora una
volta l’esempio dai « samaritani» !
Il terzo esempio è stato dato dalla assistente
sociale Onesta Carpenè, un’italiana che ho conosciuta a Saigon. Benché non obbligata ha voluto frequentare un corso di rieducazione popolare che viene richiesto a tutti i vietnamiti. Il
primo giorno una esposizione della storia del
Vietnam, il secondo una informazione sulla resistenza e sulle distruzioni avvenute, il terzo è
stata posta la domanda cc ed ora che dobbiamo
fare per il nostro popolo? »; i presenti si dividevano in gruppi per una discussione libera, nella
quale ognuno poteva dire quel che voleva.
Quale atmosfera diversa da quella che va dal
1945, quando cominciò la crociata anticomunista
con la benedizione di Pio XII a Lattre de Tassigny « benedico l’esercito francese che voi comandate e rappresentate, poiché esso difende
laggiù la civiltà cristiana », agli ultimi anni della grande tragedia quando il nunzio apostolico
Lemaître sosteneva nel peggiore dei dittatori,
Thieu, il difensore della libertà democratica e
della fede!
conto che il suolo del Vietnam contiene
ancora tra le 150.000 e le 300.000 tonnellate di bombe inesplose!
L’assemblea si è divisa per il lavoro
pratico in 5 gruppi a seconda gli argomenti da trattare: i problemi dell’infanzia, i problemi sociali, i problemi medici, il problema dell’agricoltura, il problema dell’artigianato e dell’industria. Dopo due sedute questi cinque gruppi hanno portato alla seduta plenaria i risultati dei loro dibattiti ed anche progetti concreti da realizzare, alcimi di questi, anzi,
sono già in via di realizzazione.
Oltre al lavoro di immediata importanza, l’assemblea ha avuto tre momenti di
particolare interesse.
TRE TESTIMONIANZE
DI QUEL CHE SI FA E NON SI FA
ALLA RICERCA DI UNA
NUOVA STRATEGIA DI SVILUPPO
Qu^to al doppio problema della ricostruzione e della riunificazione, il capo
della delegazione del Vietnam ha dichiarato : « L’unificazione delle due economie
del Nord e del Sud si sviluppano a liyplli
diversi ma si completano mutualmeiite,
per arrivare ad una sola economia proporzionata ai suoi diversi rami e alle sue
differenti ricchezze in im piano unico,
avrà per effetto non solo di elevare sensibilmente il livello di vita del popolo,
tanto sul piano materiale che morale e
culturale, ma anche di consolidare l’indipendenza e la democrazia del nostro paese». Egli ha aggiunto ancora: «La nostra strategia di sviluppo non seguirà alctmo dei sentieri già percorsi ma sceglierà delle vie originali e creatrici nelle quali si terrà conto’delle esperienze, negative o positive, accumulate dai diversi paesi del mondo».
Abbiamo così di fronte a noi da un lato la meravigliosa vitalità del popolo
vietnamita che affronta la ricostruzione
collo stesso spirito indomito con cui ha
sostenuto la lotta armata, dall’altra una
situazione materiale paurosa. Si pensi
che anche l’agricoltura stessa deve tener
Il prqf. Houtart, dell’università di Lovanio,
ha parlato anzitutto sul « problema della responsabilità internazionale nella ricostruzione del
Vietnam ». Le leggi internazionali e gli accordi
specifici in materia rimangono sempre carta
straccia nelle mani delle grandi potenze, anche
se le responsabilità sono chiare. Vedi ad esempio lart. 21 degli Aecordi di Parigi, in base al
quale gli U.S.A. si sono impegnati nella rieostruzione del Vietnam.
Il secondo è stato la proiezione in prima visione del film a Ci fu una sera, ci fu un mattino » documentario sul risorgere della vita dopo
la liberazione. Speriamo di averlo a disposizione
e di farlo vedere anche al pubblico italiano (e europeo) affinché ci si renda conto della realtà
nuova che sorge nel Vietnam.
Uno degli argomenti emersi dalla assemblea
è stato proprio quello della informazione veritiera, troppi continuano a far la guerra al Vietnam
con informazioni presentandolo in una luce falsa per creare un’atmosfera di sospetto e lasciarlo da solo affrontare una situazione che l’occidente, con la sua politica o col disinteressamento, ha
permessa e gli ha lasciata.
Il terzo momento è stato quello delle testimonianze di quanti da poco hanno lasciato il Vietnam, testimonianze che avrebbero aperto gli occhi ad una massa di persone oneste. Cito solo
tre esempi; un ex-prigioniero americano che ha
fatto un quadro' della- sua vita di prigioniero;
temeva, per la propaganda udita, di essere seviziato ed ucciso ed invece, con gran meraviglia, è
stato trattato nella maniera più umana, ed ha
avuto anche grande libertà di movimento. E diceya che così è successo per gli altri americani
prigionieri, come hanno testimoniato, malgrado
le pressioni contrarie al loro ritorno. A parlare
di crudeltà, secondo lui, erano quelli che volevano fare carriera.
Il secondo di un vietnamita. Egli ha raccontato di una riunione di 250-300 preti cattolici convocati da un rappresentante del GRP. Questi ha
detto loro ; « Voi parlate sempre di giustizia. Se
noi ci fosimo comportati secondo la vostra giustizia, metà di voi non sarebbe presente qui. La
nostra giustizia però è quella dell’amore ; ecco
perché cerchiamo il dialogo! ». Pensavo alla conversazione avuta con l’ambasciatore del Vietnam
a Roma. Gli dicevo che avevo ammirato il popolo
Quando questo articolo sarà pubblicato sarò già in Vietnam; là vedrò direttamente ogni cosa, intervistando gente di
ogni settore, comunisti, non comunisti ed
anticomunisti, per riferire poi ogni cosa.
Ed ognuno sà che non difendo alcuna
ideologia, ma cerco solo di testimoniare
del «nuovo mondo di Cristo» che non è
inseribile in alcuna delle nostre ideologie umane.
UN SOLO POPOLO,
UNA SOLA ASPIRAZIONE
Terminando, però, voglio ancora dire
che il 1976 sarà l’anno della riunificazione del Vietnam. Malgrado certe differenze regionali, come ogni nazione ha, è un
solo popolo con una sola cultura, con una
sola aspirazione, quella della giustizia e
della pace. Cosìi l’assemblea pur portando
avanti vari progetti, ha voluto scegliere
un progetto comune in vista della riunificazione e della ricostruzione, ed è quello della STRADA DELL’UNITA’ che deve congiungere il Nord al Sud: su questo progetto unico, accanto agli altri, si
vuole sviluppare una campagna internazionale di intervento finanziario. Questo
obiettivo è un simbolo, ma è anche una
necessità per l’economia vietnamita così
duramente provata dalla guerra. La sua
realizzazione sarà anche un segno della
solidarietà internazionale nell’immenso
compito della ricostruzione di un paese
il cui popolo ha lottato per la libertà di
noi tutti.
Ls Montòdison al ssrvizio dalla collattività
o la collettività al servizio della Motedison?
Nei giorni precedenti il Natale, la ra
di
Comitato di Rodazieno: Bruno Belllon, Valdo BenecchI, Guatavo Bouchard, Nlao De
Miehelìa, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Roatagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore reaponaabilo : GINO CONTE
Direttore: GIORGIO TOURN
5.000
2.500
7.500
Amminlatrazione: Casa Valdeae, 10066 Torre Penice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pollice
Abbonamenti ; Italia annuo l.
semestrale l.
estero annuo l.
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni: Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L, 100 - mortuari L. ISO - doni 50; economici L 100
per parola.
Autoriz; Tribunale di Pinerolo N. 176
25 marzo 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Torre Pellire
dio, la televisione ed alcuni organi
stampa avevano fatto trapelare la notizia
che anche per il gruppo di 8 stabilimenti
del Vallesusa, come per il gruppo Montefibre, tutti facenti parte della Montedison, si sarebbe prospettato una soluzione
tale da poter dare continuità al lavoro.
Concretamente però è stata solo fissata
la data del 10 gennaio per un incontro
Montedison-Governo-Sindacati sul problema specifico del Vallesusa.
Nei giorni successivi la Montedison ed
il ministro Donat-Cattin ribadivano che la
soluzione doveva essere trovata al di fuori del contesto della Montedison sciogliendo il gruppo e vendendo gli stabilimenti a qualche privato interessato all’acquisto.
Questa manovra (come spesso è successo in questi ultimi anni) è un modo per
andare ad un disimpegno sempre più
grande ma in modo « indolore ». Quali
prospettive di garanzie occupazionali può
dare questa soluzione ai lavoratori? Molto scarso, perché come la stessa storia
del Vallesusa insegna, ad ogni cambio di
guardia nella conduzione dell’azienda, si
è prodotto un sensibile calo di posti di
lavoro, che poi non è mai stato ricuperato
a livello <li vallata, poiché non vi sono
altre attività in loco in grado di ricuperare il surplus di mano d’opera che si rende disponibile. Se poi a questa vendita, si
aggiungesse la scelta di cambiare il tipo
di prodotto (es. non più tessile), allora le
garanzie di impegno delle capacità professionali cadrebbero ulteriormente, menperiodo delle trasformazioni gli
stabilimenti non sarebbero agibili. Quindi
1 ipot^i dell uscita dal gruppo Montedil’accordo di massima per grupporterebbe gli stabilimenti del Vallesusa in una posizione contrattuale estremamente precaria.
chiedersi come mai, avendo degli
stabilimenti tecnicamente avanzati, avendo delle commesse per cui si produce a
pieno ritmo, essendo in grado di progettare e costruire i necessari macchinari a
livello competitivo sul mercato internazionalB’ la Montedison voglia disfarsi del
settore tessile e meccano-tessile.
Le intenzioni sono chiare, la Montedison vorrebbe diventare una di quelle società multinazionali che impegnano del
denaro anche pubblico in stabilimenti
nel tfrzo mondo, dove chiaramente i costi di produzione sono inferiori, per poi
importare prodotti finiti.
Si comporterebbe quindi, né più né
meno, come una finanziaria privata (vedi
Il caso ^yland-Innocenti) con fini speculativi, abbandonando invece certi settori
produttivi che occupano mano d’opera.
,4- f molto chiaro che il problema
® di natura economica, poiché 1 prodotti con gli eventuali aggiornamenti (conversioni su nuove fibre) hanno
ancora per lungo tempo un loro mercato.
Il problema è piuttosto di una precisa
volontà politica di avere mano libera nel
mutare le scelte ricattando lo stato per
ottenere i fondi necessari per questa operazione, con la minaccia di lasciare immediatamente sul lastrico migliaia di lavoratori se non si accetta lo scorporo.
A questo disegno, si stanno opponendo
i sindacati, i partiti nell’arco delle sinistre, amministrazioni comunali e provinciali e regionali (7 regioni nelle quali sono presenti stabilimenti del gruppo Montedison).
La loro richiesta è che la Montedison
essendo in larga parte finanziata dallo
stato risponda’alla collettività, per quanto riguarda le scelte produttive e gli investimenti, impegnandosi ad entrare nelle
programmazioni regionali, tendenti ad assicurare la massima occupazione.
Questo avverebbe attraverso piani di
sviluppo che prevedono la conversione
graduale delle aziende al fine di mantenerle sempre competitive.
Da queste poche note balza evidente,
quale grosso nodo politico stia alla base
del problema; da una parte la Montedison con la sua richiesta di essere indipendente nelle scelte pur con sovvenzioni
statali, dall’altra le forze sociali che chiedono di realizzare in modo diverso una
programmazione sull’uso del territorio e
delle risorse che vadano a vantaggio di
tutta la collettività.
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