1
DELLE
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PBLLICE ^
(Torino}
Selli ma naie
della Chiesa Valdese
Anno XC — Num. 38
Una copia Lire 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.300 per I’intemo
L. 1.800 per l’eitero
Eco e La Luce: L. 2.000 per rintemo
L. 2.800 per l’estero
Spedii, abb. postale
Cambio d’indirizzo
■ I Gm^o
Lire 50
TORRE PELLICE — 23 Settembre 1960
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
3Î
“Jeûne fédéral
elvetico
Domenica 18 settembre tutta la comunità elvetica ha celebrato la Giornata federale del digiuno: giorno in
cui il popolo, e in modo tutto particolare le Chiese della Confederazione sono invitati a fermarsi nella attività, nella corsa al. benessere, e a
pensare, ih umiltà, riconoscenza, con
un senso di solidarietà al prossimo
sofferente e bisognoso. Giorno di meditazione, di umiliazione, di preghiera, di consacrazione. Senza dimenticare le ferite profonde della scristianizzazione, reale anche nella Svizzera, un popolo ohe «mette a parte»,
«santifica» coa|ì im giorno mostra
quanto è stato segnato daU’Evangelo.
Ci viene fatto di pensare alla nostra
cristianissima Italia: abbiamo l’anno
costellato di festività religiose, ma
un giorno còme questo, no. E non si
dica che «jeûner» è roba per popoli
ricchi; prima che un atto materiale
è un atteggiamento interiore: «Il
faut sortir de la maison, la regarder,
et se dire: ”J’ai une maison” (d’autres n’en ont pas); c’est regarder
alentour et se dire: ”Je suis libre”
(d’autres ne le sont pas); c’est, pour
finir, se regarder soi-même et ce que
on fait de tout cela, et dire: ”Je ne
le mérite pas” », così Preddy Klopfenstein neU’ultimo editoriale de La Vie
protestante. E questo non è per « poli ricchi » : è l’appello deirEvangelo ad
ogni uomo.
Ogni cantone dedica l’offerta del
« Jeûne fédéral » ad uno scopo particolare. Secondo quanto riferisce La
Vie protestante, a Ginevra l’aiuto andrà a « La Main tendue » — il servizio d’assistenza per telefono in favore
degli angosciati, scoraggiati e disperati — e alla costruzione di quattro
centri ricreati vii intrapresa dalle
Unioni cristiane (UCP e UCJG); nel
cantone di Vaud le offerte saranno
destinate per due terzi ai bimbi a,lgerini mussulmani e per im terzo ai rifugiati anziani di cui le Ohiese elvetiche hanno assunto la responsabilità- pure ai rifugiati saranno dedicate le offerte a Neuchâtel, e in particolare a « Le Pélican », « home » per rifugiati sito a Weesen (S. Gallen), che
dev’essere ingrandito; nel Giura bernese le offerte andranno per due terzi all’aiuto ai malati mentali, e per
un terzo ai rifugiati.
COMUNICATO
La Tavola Valdese, nelle sue recenti sedute, ha proceduto alla seguente sistemazione del Campo di lavoro :
i Distretto
Past. Teodoro Salma (da Torre Pellice, con altri incarichi)
II Distretto
Aosta - Past. Paolo Marauda
Susa - Past. Lamy Coisson
Milano - Cand. Bruno Rostagno (coadiutore)
Verona - Past. Guido Colucci
Udine - Past. Alessandro Vetta
III Distretto
Vallecrosia - Past. Giovanni Bogo
Roma, Piazza Cavour - Past. Franco Giampiccoli (2“ Pastore)
Colleferro - Ev. Archimede Bertolino (da Ferentino)
V Distretto
Cosenza-Falerna - Ev. Francesco Mellone
Agrigento - Past. Aldo Rutigliano
Vittoria - Past. Giovanni Scuderi j
La Tavola Valdese
Un aneddoto ediUcanle
(o qnasì)
Poiché non solo le iwrsone per bene, ma anche i giornali che tali si reputano offrono ai lettori qualche aneddoto che rilassi la tensione prodotta
dal peso di dotte elucubrazioni, mi
permetto di offrirne uno alla Direzione dell’Eco.
L’ho letto in un manuale scolastico
di Educazione civica del (Danton Ticino; non è recentissimo, ma neppure
vecchiotto. Deve avere, su per giù, 18
anni. Lo racconta un curato. Don Giuseppe « vecchio prete alla buona, tutto carità per ì poveri e per gli afflitti,
benché non nuotasse nell’abbondanza r>, un prete al quale alcuni dei suoi
fedeli rimproveravano una certa « indifferenza perchè non si inframmetteva nelle gére di partito. Egli lasciava
dire, curava la sua chiesa, le sue prediche, il suo catechismo e senza mai
POSITIVO
Il Consiglio superiore della Pubblica istruzione, nell’esamlnare i programmi di storia nelle scuole secondarie li ha sfrondati di numerosi dettagli a vantaggio delle grandi linee di
sviluppo delle civiltà, e li ha estesi fino ai giorni nostri; gli ultimi punti
sono infatti « La Resistenza », « Tramonto del colonialismo », « Ideali c
realizzazioni della nuova democrazia », « Programmi e istituzioni di cooperazione intemazionale ».
NEGATIVO
Sulle Ande peruviane la tribù indiana dei Mascho, una delle più primitive, ha offerto in sacrificio propiziatorio, bruciandola viva, una giovane sedicenne, nel desiderio di placare le divinità che, irate, avrebbero mandato
un’annata particolarmente cattiva.
La superstizione e la nefasta influenza di stregoni sono ancora così atrocemente potenti.
GIOVEDÌ’ 15
La relazione di Nonni al comitato centrale del PSI si pronuncia per la tattica
del « caso per caso », di fronte alle prossime elezioni amministrative; mantenendo
una posizione un po’ ambigua — riflesso
deirambiguità di altre forze politiche e di
diisisensi nell’interno del PSI stesso?
riafierma i dissenisi ideologici con il^ ^
ma i-onferma che nei piccoli Comuni (dove non si vota con il sistema proporzionale) il PSI farà blocco con i comunisti e
e « le altre forze di sinistra » e lo «tesso
per la formazione delle Giunte comunali.
Lnmumba è stato arrestato dai capi militari, guidati dal col. Mobutu: troppe delrONU lo avevano salvato dal linciaggio;
al Consiglio di sicurezza l’URSS chiede
che rONU cessi ogni ingerenza nel Congo.
VENERDÌ’ 16
Malgrado le concessioni ai « carristi »,
favorevoli ad una più stretta collaborazione
con i comunisti, Nenni non ha avuto 1 unanimità al Comitato centrale del PSI: 45
voli, contro 34 a Basso e Vecchietti.
Declinando l’invilo ricevuto dall Università di Harvard perchè vi «i recasse a parlare, Kru.seev le invia dal Baltika in viaggio verso New York un messaggio roncil'ante in cui ricorda le disposizioni del
governo americano, secondo cui non ^tra
uscire dal quartiere deirONU, ma si dichiara « certo che verranno tempi miglior'
per i nostri due paesi »•
Il col. Mobutu ordina ai diplomatici rossi e cecoslovacchi di lasciare il Congo. Nel
Katanga, Kivu e Rasai continuano i combattimenti e i disordini.
SABATO 17
11 maltempo persistente provoca morti,
dispersi, crolli e allagamenti in Lombardia e nel Veneto, in particolare nella regione dei laghi. .
Proseguono le polemiche sulla politica
di Nenni; un’intesa elettorale precisa è
stata raggiunta fra socialisti e radicali.
I diplomatici russi, seguiti da quelli cecoslovacchi, sono stati costretti a lasciare
il Congo; Lumnmba è scomparso, ‘
DOMENICA 18
Venti morti e decine di miliardi di danni per le alluvioni in Lombardia e nel
Trentino.
GIORNI
Nelle elezioni in Svezia il partito socialista è stato riconfermato per quattro anni
al governo.
Con discorsi di Icaders di vari partiti .si
apre in varie località d’Italia la battaglia
elettorale per le « amministrative ».
LUNEDI’ 19
Kruscev sbarca a New York, fra la gelida accoglienza americana e le urla di dimostranti ungheresi e polacchi.
Il maltempo, die imiperversa ancora su
tutte le Alpi centrali provoca disastri anche SuU’Aurelia, presso Civitavecchia, interruzione di strade, allagamenti un po'
dovunque; e cresce il numero delle vittime.
Il Presidente del Consiglio annuncia che
la propaganda elettorale sarà introdotta anche nei programmi della RAI-TV.
Nel Congo perdura il caos.
martedì’ 20
Si apre alTONU rassemblea dei capi di
governo: tremila delegati di 96 paesi; fra
le grandi questioni sul tappeto, la vertenza
austro-italiana per TAlto Adige appare ben
mescliina.
MERCOLEDÌ’ 21
Irrequietezza a New York per la presenza dei delegati comunisti.
Il col. Mobutu diiede che l’ONU ritiri
le forze del Ghana e della Guinea che
appoggerebbero Lumumha.
Si «volge a Parigi il processo contro gli
intelletturii che avevano fiirmato il manifesto del « diritto alla diserzione » di fronte alla guerra d’Algeria.
Charleï - Louis Bagnebin
Domenica 25 settembre 1960 avremo a O. p. la grande gioia di Inaugurare Il Convitto Valdese di PInerolo.
Il culto nel tempio alle ore 10 sarà
presieduto dal Moderatore, Past. Ermanno Rostan, e sarà seguito da
un'agape fraterna che cl permetterà
di fraternizzare con gli amici della
nostra opera e con quelli che cl hanno aiutato a realizzarla.
Achille Deodato.
Ci scusiamo per aher dovuto rinviare,
per ragioni di spaziò, quest’articolo, la
scorsa settimana.
Il Pastore Charles-LfHjis (îagnebin, Direltoire della Casa delle: Diaconesse di
Saint-Loup ha terminato la sua carriera
terrestre. Profondamente ratiriistati per la
sua dipartenza, siamo cpnfoirtati dalla preziosa certezza che 1) obligli ha affidato una
nuova missione, lassù, nel Boiggiorno degli
spirth redentr WTOiai' ttf*tlwdo pieno aissoluto integrale consaoraiti al Suo servizio.
Lra un amico della nostra Chiesa, e condividiamo pienamente il dolore di quanti
in tutta la Chiesa del Cantone di Vaiud
l’hanno conoscinto; ad amato ; e siamo uniti a loro nella stessa luminosa speranza.
La Direttrice di Saint-Loup, che l’ha fino .iirultimo assistito, dice ohe il caro
Direttore è partito « pour aller ver« son
Dieu qu’il a si fidèlement servi, aimé et
fait aimer ».
Nato a Morges l’il giugno 1907, consacrato nel 1930, il nostro fratello esercitò
il suo ministerio in varie comiinità, ovunque molto apprezzato. Era cappellano nel
grande « Hôpital Cantonal » di Losanna
quando gli fu affidata, nel 1944, la Direzione di Saint-Lonp. Svolse questo suo
nuovo compito con enlmiasmo, fermezza
congiunta a dolcezza, con spirito di iniziativa, ed una meravigliosa attività. E non
solo nella Caisa-madre. Egli visitava regolarmente tutte le istituzioni ospedaliere
in cui le suore (prestavano servizio, e desiderava ohe tutte le Chiese del Cantone
sentissero che Saint-iLonip era una cosa
loro, alla prosperità della quale tutte le
Comunità dovevano contribuire. Ed oltre
la frontiera svizzera andava il suo pensiero. Nel marzo 1958, egli venne nelle
nostre Valli, per compiervi una missione
di apipello destinata a suscitare delle vocazioni, sapendo che i nostri Istituti ne
hanno tanto bisogno. Noi Valdesi dobbiamo molta riconoscenza per Saint--Loup
che lier molti anni ci mandò parecchie delle sue Diaconesse. E siccome la Casa Itahana scarseggiava di personale, egli volle
tentare una missione di fraterno appello.
Non venne solo, ma- si fece accompagnare
dalla valorosa Direttrice Suor CécUe De
Silvestri, e da altre tre Diaconesse.
Visitarono tutte He nostre parrocchie,
malgrado il freddo e la neve. Dovunque
parlarono in modo efficace. Il Pastore Gagnehin predicò al culto domenicale a Torre Pellice ed a Bobbio. Seppero interessare le numerose assemblee. Il risultato, ahimè, non abbiamo avuto la gioia di vederlo... Ma la fatica dei servitori di Dio non
è mai vana. Noi pensiamo a quei frutti la
cui maturazioue è molto lenta.
Possa il ricordo di quella bella importante missione rivivere nei nostri cuori,
e produrre un gioruo quei frutti di cui
abbiamo cosi gran bisogno!
Il Pastore Gagnebin era una personalità
eminente ; molteplici le sue attività. Si
adoperava per affrettare l’auspicata fusione
della Chiesa Nazionale e della Chiesa Li
bera. D’altronde, era veramente ecumeni
co. Era presidente della Commissione li
tnrgica del Canton de Vaud, e se fra poco
uscirà la nuova bella Liturgia, ima grande
parte di quel lavoro è opera sua.
Era un vero amico per quanti lo avvici
Davano. La può confermare il nostro Pastore Roberto Nishet. E tutti gli eravamo
molto affezionali.
Il 6 settembre, ha chiuso gli occhi alla luce di questo mondo, ed è salito a contemplare la luce gloriosa celeste. I suoi due
fi(gli sono studenti in Teologia. In una
domenica di luglio uno dei suoi figli lo
sost’tuì nel culto domenicale. Ero presente nella numero-sa assemblea, e con piacere potei notare l’ottima impressione fatta da quel giovane predicatore. Grazie all’ottimo impianto di trasmissione, suo padre nel suo letto di sofferenze potè udirlo
molto chiaramente, e ne fu molto contento: E’ stata la sua ultima gioia.
Noi Valdesi d’Italia che — lo ripeto —
dobbiamo moltissimo aU’Istituzione di
Saint-Loup, benediciamo la memoria di
quel fedele servitore di Dio, ed esprimiamo la nostra vivissima simpatia alla famiglia Gagnebin, a Suor Cécile, Direttrice, a
tutta l’Istituzione di Saint-Lonp, compreso
il cappellano sig. Varmer.
Il Signore è la nostra consolazione, la
nostra forza, la nostra speranza,
G. Bertinaiti
I lettori ricorderanno forse che nel mese
di maggio avevamo
dato notizia del Con
■ I ■ Ì ^ affollati. Fuori gioca
SlClIld rniSSrcl akum bimbi, una
■ ■ ■ ■ •---mosca passeggia su
gli occhi di uno di
vegno di studio sullo stalo d’arretratezza
della Sicilia, tenutosi a Palma di Montechiaro ; ricorderanno i dati scarni e terribili di miseria, denutrizione, malattia, che
costituiscono la vita di decine (almeno) di
migliaia di nomini, donne e soprattutto
bimbi. Avevamo pure citato una pagina
dell’ultimo saggio di Danilo Dolci, « Spreco », edito da Einaudi : gli inquietanti
« oracoli » di una guaritrice. Ed ora, a
Palma di Montechiaro è giunto un noto
giornalista, Robert Gnillain, che per il
grande quotidiano parigino Le Monde svolge nn’incihiesta neU’Italia meridionale.
Il Gnillain ha vieto e riconosce tutto
quello che di positivo è stato fatto, ma —
citiamo da La Stampa — « il quadro di
miseria che egli traccia di una certa zona
della Sicilia, lungo la costa inferiore dell’isola è allucinante, ossessivo ». « Le strade, in terra battuta, sono coperte di buche. Ai lati corrono rigagnoli d’acqua fetida e grigia, che le trasformano qua e là
in pozzanghere. Contro i muri delle case,
decrepite e cadenti, si accumulano immondizie, paglia, detriti d’ogni genere. Attraverso le porte si intravedono tuguri bui e
loro ; il piccino non fa nulla per scacciarla; forse è il tracoma che lo rende in
differente... Sporcizia, miseria, malattia.
Pensavo di essere in Cina, la Cina di prima di Mao Tse Tung; ma no, una volta
tanto ero assai meno lontano, mi trovavo
in Sicilia, a Palma di Montechiaro...
« Certo, la Sicilia non è tutta così, non
vorrei far -torto alla sua fama meritata.
Ma, dietro la facciata dei templi antichi e
dei modernissimi centri turistici celebrali
in tutto il mondo c’è anche questo. Ho
già detto del grosso sforzo che l'Italia sta
facendo per il suo Mezzogiorno e dei risultali finora ottenuti, disuguali ma pur sempre apprezzabili. Ma in certe zone tutto
è ancora da fare; non sono soltanto sotto
sviluppate, sono in completo sfacelo. E’ la
Cina che bussa alla nostra porta. Dico la
nostra porta, quella d’Europa, perchè non
solo agli italiani rinsostenibile situazione
del loro Sud dovrebbe impedire di dormire, ma a. tutti noi che vogliamo essere eu
ropei. Il Mezzogiorno d’Italia è anche il
Mezzogiorno dell’Europa che sta per nasce
re... ».
E le Olimpiadi sono costate 98 miliardi
Starnarsi praticava il bene ». Sennonché anche per lui vénnero tempi diffidii.
Giunsero nel paesello cattolico delle famiglie protestanti; un pastore
evangelico si recò a visitarle; ne nacque un certo disagio, cominciarono a
correre parole grosse, perfino volò
qualche sassata.
Poi si scoprirono dei « liberi pen^tori ». I fedelissimi si agitavano, chiedevano la scomunica, I’interdetto. E
allora il buon curato raccontò un
aneddoto.
"In un villaggio dell’Engadina che
è di religione mista cadde da una rupe e fu raccolto per morente. Le due
guide che lo raccolsero erdno uno cattolico e l’altro protestante. L’albergatore che era indifferente in materia di
fede aveva sotto mano un medico che
vantavasi libero pensatore e due buone suore cattoliche. L’ammalato aveva perduto i sensi. Il medico, assistito
dalle suore, gli fece una lunga e pietosa operazione chirurgica; Ip curarono amorosaménte e quando ebbe ripreso i sensi le suore pensarono di
chiamare un prete.
— Me ne incarico —^ disse l’albergatore; ma se fosse protestante?
E per non far torto a nessuno chiarpò il curato e il pastore evangelico,
che verinero tutti e due, separatamente; ma il forestiero che cominciava a
riaversi, dava loro delle risposte evasive. . ■ ■
Quando fu in grado di potersi
liberamente esprimere, fìrudmente rispose;
"Io non sono nè libero pensatore,
nè cattolico, riè protestante, sono
israelita convinto e praticante. Vi ringrazio tutti per il bene che mi avete
fatto per amor di Dio ’’.
La morale non c’é; però, alla fine
del capitolo, c’é un riassunto con 7
proposizioni di organizzazione ecclesiastica. Dice la quinta; «.Vi è nella
Svizzera piena libertà di culto e di coscienza. Nessuno può essere obbligato
a far le pratiche di una religione. Le
autorità non possono proteggere una
religione cPntro uri altra ».
Tutto sommato mi piacerebbe conoscere questo curato; e mi piacerebbe vederlo trasferito in Italia, vescovo
magari!
La sua teologia non é forse molto
ortodossa, nè molto nuova; predica
"la naturale inclinazione al bene, il
naturale aborrimento del male”; scrive (Comune, Valle, Stato con la maiuscola; e quando il sindaco ed il maestro affrontano l’impopolarità di un
aumento delle tasse per costruire un
edificio scolastico egli scende in campo, con loro; accanto alla scuola, ci
sarà l’orto, perchè ha ragione il maestro: "Spero di insegnare ai vostri figli ad amare la terra, arwhe se dovessero diventare tanti signori, o medici,
o avvocati. Vorrei l’orto anche solo
per onorare la terra come si deve onorare il padre e la madre”.
E’ solo un aneddoto! D’accordo!
Però...
Però la quinta proposizione dice:
"Nessuno può essere obbligato a far
le pratiche di una religione". E’ scritto nero su bianco, in un manuale scolastico del CTanton Ticino : un manuale di Educazione civica.
Se l’aneddoto porta a questa conclusione, ben venga quest’aneddoto
nei manuali di Educazione civica.
Oltre all’aneddoto c’è anche un motto: "La democrazia senza l’educazione popolare è un flagello” (educazione, non istruzione). L. A. Vaimal
Khartum, Sudan. — Il governatore della
provincia dell’Equatore, la più meridionale della Repuidilica sudanese, ha dato
rondine a tutti i missionari del distretto
di chiudere le librerie e ogni altra impresa da essi retta.
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pag. 2
L’ECO DELLE VALU VALDESI
N. 38 — 23 eettemibre 1%0
e il miaisteco cristiano
Può, una donna, essere pastore? essere sacerdote? Domanda particolarmente scottante in certe chiese, al
momento attuale. Problema già classificato, per gli uni, fra i progressi
irreversibili del mondo moderno; problema scandaloso per molti; problema, tuttavia, che nessuna chiesa può
evitare di studiare, ora oh’è stato posto.
La corrente che ha condotto un
buon numero di chiese luterane, presbiteriane o riformate, metodiste, con.
gregazionaliste, ad aprire il ministero pastorale alle donne, negli ultimi
dieci anni, ha la sua sorgente in un
conformismo con il mondo, in una
demissione davanti al crescente secolarismo? Oppure, all’opposto, questa corrente è nata da una più larga
comprensione della Chiesa per la sua
missione e di una maggiore sensibilità ai doni e carismi dei suoi membri, la cui amministrazione le è affidata? In altri termini, si tratta di
una disgregazione della Chiesa o di
un segno di rinnovamento? di una
tentazione o di im’obbedienza?
Nella prima parte di questo articolo, tratteggerò tm rapido quadro del
modo con cui le donne hanno partecipato al ministero della Chiesa fino
a questi ultimissimi anni. Cercherò
in seguito di dare un elenco dei principali punti attualmente discussi nelle chiese che si pongono il problema
se ammettere o no le donne a svolgere il ministero di pastore. E per finire commenterò brevemente le funzioni attualmente affidate alle donne al
di fuori del ministero pastorale sotto
il nome di «ministeri femminili» o
« diaconati », secondo le tradizioni.
1.
Anche nel nostro ultimo Sinodo si è nuovamente parlato
di un problema che occupa molte chiese, e che si pone da
alcuni anni pure alla nostra Chiesa : quello dei ministeri jem’
minili € più particolarmente del pastorato femminile. Nulla
è stato deciso. Sma si è raccomandato, e non solo all’apposita commissione sinodale, di perseverare nello studio del
problema: è necessario che »naturi, lentamente ma sicuramente, in tutta la Chiesa, A questo scopo iniziamo la pubblicazione di uno studio comparso sul fascicolo 9 (fuillet 1960)
de « La communauté dea disséminéa », bollettino del Dipartimento dei laici p del Dipartimento per la cooperazione fra
uomini e donne nella chiesa e nella società. Questi due Dipartimenti del C.E.C, lavorano in stretta timone: del secondo
è segretaria l’autrice del nostro .studio, la Sig.na Madeleine
Barot, una personalità ben nota.
I primi 20 secoli
della cristianità
1. Durante la vita di Gesù Cristo.
Delle donne sono con i discepoli in
tutti i momenti importanti della vita
del loro Maestro. La conversazione
con Marta e Maria mostra che i doveri domestici non devono avere la
priorità su ciò ohe riguarda il Regno,
anche per le dorme. E’ Maria Maddalena che annuncia la resurrezione ai
discepoli, che d’altronde non le credono; ma non ci sono donne fra i
Dodici.
2. Tempi apostolici.
Secondo gli Atti degli Apostoli, fin
nelle più antiche comunità cristiane,
le donne erano assai attive. Romani
16 menziona nove donne fra i ventisei fedeli nominati da S. Paolo. E’
certo che le donne partecipavano come gli uomini alle riimioni e alla vita comune dei «fratelli»; Priscilla
che insegnò ad Apollo, Lidia, le quattro figlie di Filippo ohe evangelizza
ano, Febe la diaconessa, Evodia, Sltiche, Apfia, Damaris, Perside. In questa lista figurano probabilmente delle vergini, delle donne sposate, e in
ogni caso delle vedove, più libere dei
loro movimenti. Alcune sono chiamate diaconesse, ma non tutte, e in complesso non sappiamo che ben poco
quale fosse la natura delle loro funzioni.
Questa presenza di donne con i di
Ed è subito pace
Ci capita spesso — e quando meno ce lo aspettiamo — di sentirci
improvvisamente malinconici. La malinconia è un sentimento che
sta acquattato nel fondo della nostra anima; nemmeno il temperamento più disinvolto si sottrae a questa trafittura che giunge di soppiatto e prende il sopravvento nei momenti più impensati.
Malinconia è termine improprio; più esattamente si dovrebbe
parlare di nostalgia; nostalgia di qualcosa che ci manca e che non
sappiamo definire.
Ancor meglio si potrebbe parlare di sofferenza che procede da
insoddisfazione, tanto più misteriosa in quanto, apparentemente, non
sussistono validi motivi che la giustificano.
Ascoltiamo la registrazione di un brano musicale, nell’interpretazione di un musicista scomparso. Un effetto strano, se pensiamo a
quelle mani « vive » che scorrono sulla tastiera, in una successione
melodica che avvince e commuove.
Ed allora sopravviene la pena, non tanto per l’artista che non è
più, quanto per il travaglio ch’egli ha dovuto soffrire durante la sua
esistenza terrena: il lungo studio, le acerbe critiche, le estenuanti
« tournées »...
Ricordiamo che quando pervenne alla fama dovette lottare più
duramente, per difendere la conquistata celebrità, per consolidarla
e preservarla dal declino; il pane ha sempre sette croste e costa fatiche e lacrime, anche se viene servito su vassoi d’argento. Solo per uno
dei tanti incantesimi della tecnica, l’interpretazione dell’artista scomparso viene tramandata nel tempo; il resto è polvere.
Il nostro bimbo si è addormentato nel suo lettino; siamo sereni.
Eppure, qualcosa ci stringe il cuore. Il sonno è un addio che si ripete
quotidianamente, e dormire — come partire — è morire im poco.
Il filo ideale che ci univa a nostro figlio si è spezzato, il colloquio è
stato interrotto, il dialogo d’amore è finito.
Di nostra libera volontà, andiamo In gita. Giimti a destinazione
ci coglie la nostalgia del nostro focolare, del paesaggio familiare.
Quando ritorniamo a casa, il nostro pensiero si sofferma sulle cose
viste durante la gita e il rimpianto di averle lasciate s’impadronisce
di noi.
E’ inutile il tentativo di scrollarci di dosso questo sentimento,
vano è lo sforzo di soffocarlo. Quando cerchiamo di liberarcene lo
sentiamo riaffiorare ed insinuarsi nuovamente in noi.
C’è un gioc.attolino che si chiama « misirizzi ». Consiste in un
jiupazzetto che — spiega il dizionario — « impiombato alla sua base,
comunque si getti non può non restare diritto ». Se vogliamo abbatbatterlo, si risolleva; così è la nostra pena che più cerchiamo di atterrare più insorge.
Riconosciamo, allora, che la nostra insoddisfazione ci prova che
tutto, da noi, è labile, caduco, e tutto si consuma e brucia nel tempo
e che noi desideriamo, bramiamo, un mondo perfetto che è al di là
della vita terrena.
La nostra vita è una sorgente che non disseta.
« Chiunque beve di quest’acqua avrà .sete di nuovo, ma chi beve
dell acqua che io gli darò —r- dice Gesù — non avrà inai più sete:
anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua chai
scaturisce in vita eterna » (Giovanni, IV, 13: 15).
Malinconia, sofferenza, insoddisfazione: tutto si placa se siamo
in comunione con Gesù, in quella compiutezza che Egli solo può
darci.
Ed è subito pace. Alberto Guadalaxara
scepoli doveva apparire straordinaria
ai Greci e ai Romani, presso i quali
le donne non partecipavano affatto
alla vita religiosa; pure rivoluzionaria, per quanto meno gravemente, ai
Giudei, poiché per loro la donna partecipa al Patto stretto da Dio con il
popolo che Egli si è scelto. Ne conseguono per lei alcuni obblighi precisi
e la sua partecipazione ad alcune cerimonie religiose. Ma è pur sempre
tramite il marito, le buone azioni e
la fedeltà alla Legge di quest’ultimo,
che essa partecipa alla salvezza, ne è
coerede con lui. La donna cristiana,
invece, è sola di fronte a Dio e pienamente responsabile della risposta
che dà alla salvezza offertale. Fa par
te in modo totale della comunità dei
credenti. Il battesimo ne è suggello
per lei come per l’uomo. Deve testimoniare della sua fede e servire per
gli stessi motivi che l’uomo.
3. Fino alla Riforma.
Dal IV al IX sec. troviamo diaconesse consacrate da vescovi, formate
e utilizzate per il lavoro d’evangeliz
zazione e missione, partecipanti alle
cerimonie di battesimo delle donne,
dedite alla istruzione dei catecumeni,
airinsegnamento nelle comunità, ove
alcune raggiungevano una grande reputatone di esegeti e di « scholars ».
Diversi concili ecumenici si occupano
di regolare la formazione e le funzioni di queste donne. Ma non fanno
parte del clero : come laiche sono messe a parte per il servizio della Ghie
sa. Sarebbe importante di sapere se
questa messa a parte era sanzionata
da un’installazione nelle cariche particolari e successive che poteva occupare una donna, o da una vera
consacrazione a vita, mediante l’imposizione delle mani di un vescovo.
Le opinioni sono purtroppo molto divise su questo punto. Queste diaconesse spariscono nel X sec. in Oriente, forse sotto l’influsso mussulmano,
in Occidente, con le invasioni barbariche, perchè si confondono con le loro sorelle aventi fatto voto di vita
monastica. E’ del resto l’epoca in cui
quasi tutta la vita ecclesiastica, per
garantire la propria sicurezza, si rifugia neH’interno dei conventi. La diaconessa diventa badessa; fin dal VII
sec. badesse sono' menzionate accanto
ai vescovi ; ad esempio Hilda de Whit.
by, che presiede il sinodo di Whitby
nel 664 e le cinque badesse che firmano gli Atti del grande concilio di
Beckenham nel 694.
A partire dal XII sec., gli ordini
femminili si moltiplicano e si specialÌ22:ano per rendere i loro servizi
più efficaci, specie in Occidente.
Durante questi primi dodici secoli,
non pare che le vergini e le vedove
abbiano avuto alcuna funzione particolare, oltre quelle aperte ad ogni
donna come diaconessa o monaca.
4. Al momento della Riforma.
I riformatori, sopprimendo gli ordini monastici, privavano in tal mo- .
do le loro chiese della sola forma ufficialmente riconosciuta e concepibile a quell’epoca di un lavoro femminile nella Chiesa. Il problema di sapere quale conseguenza questa con
danna della vita monastica avrebbe
avuto per quelle donne che desideravano consacrare la loro vita al servizio della Chiesa e del prossimo,
come per l’opera d’insegnamento e di
diaconato della Chiesa, non sembra
del resto esser stata seriamente studiata da alcimo dei riformatori. Le
istituzioni caritatevoli e d’insegnamento erano rimaste in mano cattolica al momento della separazione,
sicché non si poneva per le chiese
della Riforma il problema del personale necessario a queste istituzioni.
Indubbiamente l’orrore che ispirava
loro la mariolatria ha contribuito ad
impedir loro di cercare una sostituzione. Si suggerisce talvolta che, poiché Si raccomanaava ai pastori di
sposarsi, ciò significava ammettere
che sua moglie esercitava al suo fianco una forma di ministero, assicurando un’influenza femminile nel ministero pastorale stesso. Ma è solo una
ipotesi.
5. AH’inizio del XIX sec.
Si vede riapparire la preoccupazione di avere delle donne pre^rate e
messe a parte per il lavoro d’insegnamento e di carità della Chiesa, indipendentemente dalle mogli di pastori e dalle persone di buona volontà.
Nel 1832, in Germania, sono create
le diaconesse di Kaiserswerth, poi
quelle di Zehlendorf, i cui tipi si estesero rapidamente nei paesi scandinavi, in Olanda, Francia, Svizzera. Nel
1848 la Chiesa d’Inghilterra ristabilì
gli ordini monastici maschili e femminili, ispirati alla tradizione cattolica, e nel 1862 creò il suo ordine di
diaconesse, ispirato all’esperienza luterana tedesca, sebbene più volto alla formazione teologica, poiché le diaconesse inglesi erano più specialmente destinate aU’msegnamento che
quelle tedesche, in gran maggioranza infermiere.
Il successo estremamente rapido di
queste nuove forme di servizio si spiega con il loro adattarsi particolarmente felice alle condizioni sociali
deÄ tempo. Era necessario im personale tecnicamente formato d’infermiere per gli ospedali e gli ospizi, di
visitatnci sociali per rispondere alle
nuove necessità fìsiche e morali di
una società in via d’industrializzazione; era necessaria la protezione di
un uniforme, la sicurezza di una casa-madre e della vita comunitaria, per
peimettere a delle donne sole di uscire dalla protezione della cerchia familiale. Queste stesse considerazioni
sociologiche hanno più tardi fatto il
successo dei metodi dell’Esercito della Salvezza.
Parallelamente, lo sviluppo delle
opere missionarie dava alle donne,
fuciri dell’Europa e dell’America del
Nord, un campo d’azione magnificamente vasto e spesso poco definito.
Le donne, partite come infermiere o
insegnanti, si trovavano spesso sole
a dover predicare e assicurare la direzione spirituale di vaste congregazicni di convertiti in assenza di missionari pastori o semplicemente di
un laicato maschile.
6. Dopo la prima guerra mondiale
Si aprono scuole di « ministeri femminili», destinate a preparare quelle
che d’ora in poi si chiamano assistenti di chiesa e le direttrici di educazione cristiana, specializzate per la Scuola domenicale e l’istruzione religiosa,
il lavoro fra la gioventù e fra le donne. Il programma di queste scuole
comporta una formazione pratica, pegogica e sociale, teologia pratica, e
un insegnamento approfondito della
Bibbia (ma senza greco nè ebraico),
poiché molte giovinette non erano ancora pronte a fare studi di livello universitario. Queste scuole, fiorenti
quando furono create, subiscono un
affiosciamento ovunque gli studi universitari si aprono alle donne come
agli uomini, quindi pure le facoltà di
teologia. Appaiono le « teologhe », e
con loro il problema deirammissione
delle donne al ministero pastorale integrale.
Attualmente, troviamo delle donne
neH’eseroizio del ministero pastorale
in chiese appartenenti alle seguenti
tradizioni; luterane, riformate o presbiteriane, metodiste, congregazionaliste. Discepoli di Cristo, battiste,
«Fratelli», mennonite. Quaccheri, come pure nelle chiese imite sorte dalla
fusione di chiese sopra citate, ad
esclusione della Chiesa anglicana o
episcopale.
Ma in cignuna di queste famiglie di
chiese, la posizione varia secondo il
paese, poiché ogni chiesa nazionale è
pienamente indipendente. Alcune
chiese presbiteriane, ad esempio, non
hanno ancora mai sollevato' ufficialmente il problema, mentre nei paesi
vicini la chiesa sorella ha già una
lunga esperienza in materia.
Queste differenze di atteggiamento nazionali, e non solo confessionali,
sembrano provare chiaramente l’impcrtanza dei fattori sociologici e culturali in tutta questa questione, accanto a fattori puramente teologici.
(continua)
Madeleine Barot
Aperto a Bruxelles
un centro ecumenico
Bruxelles. — Si è aperto a Bruxelles un
nuovo centro cristiano intemazionale. E’
al servizio dei visitatori stranieri desiderosi di informarsi intorno alle Chiese nel
Belgio e in altri paesi d’Europa. Questo
centro è l’antico padiglione protestante
dell’Esposizione universale di Bruxelles
del 1958. E’ stato acquistato dalla Chiesa
americana deU’Aja, che l’ha fatto trasportare e adibire a centro ecumenico; esso è
ora amministrato dal Past. Fagel, l’organizzatore del padiglione protestante dell’Expo 1958. S.OE.P.I.
Quaderni F. U.V.
Per la fine di ottobre usciranno tre
quaderni di studio a cura della Federazione Unioni Valdesi. Sono i primi
tre ed altri seguiranno, nell’intenzione di dare alle Unioni, e a chiunque
altro lo desideri, del materiale per studiare in modo ampio e ordinato i problemi e i fatti di maggior interesse
per i giovani evangelici.
Questi cicli di studi avranno argomenti diversi: i primi tre fascicoli
che sono in preparazione trattano un
argomento biblico (Studi sulle epistole ai Corinzi), uno storico (Studi sui
Movimenti evangelici al di fuori delle
Chiese in Italia, come Pentecostali,
Avventisti, Testimoni di Geova, ecc.),
e uno, e così si può dire, di attualità
(Studi sulle zone sottosviluppate in
Italia).
Ogni quaderno comprenderà da 5 a
7 studi per un totale di 25-30 pagine,
sarà litografato^ e legato con copertina di cartoncino e il suo prezzo si
aggirerà sulle 300 lire.
Chi desidera ricevere questi quaderni è pregato di prenotarsi con una
semplice cartolina postale entro il 15
ottobre, indirizzando a GIANNI ROSTAN - Via S. Marco 22 - MILANO, c
specificando se intende prenotarsi per
primi tre fascicoli o per uno dei tre
0 per tutta la serie dei fascicoli che
seguiranno quest’anno e negli anni
prossimi. Franco Giampiccoli
Convitto Maschile Valdese
Torre Pellice
Il Convitto Maschile Valdese di
Torre Pellice, desidererebbe poter disporre di un pianoforte. Ci sarebbe
molto gradito riceverne uno in dono o
ceduto a prezzo modestissimo. Ringraziando fin da ora preghiamo indirizzare le offerte alla direzione del
Convitto.
AVVISO
Cercasi per asilo e doposcuola della Chiesa Valdese di Forano Sabino
maestra evangelica, per tutto il periodo scolastico. Ambiente cordiale e sano, condizioni da convenirsi direttamente. Scrivere o telefonare Dott.
Pierluigi JaUa, Chiesa Valdese, Tel,
18, Forano Sabino (Rieti).
AVVISI ECONOMICI
CERCASI SUBITO ptrsona mezza età per
famiglia due persone, buon Irattamento.
M. Gherard', via Fuhrmann, Luserna S.
Giovanni.
Direttore resp.: Gino Conte
Coppieri - Torre Peli. - Tel. 9476
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice ■ c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Registr. al Tribunale di Torino
n. 175, 8-7-1960
/ lettori ci scrivono
Firenze, 17 settembre 1960.
Egregio direttore
Ho letto, neirultiino numero dell’«Econ
l’articoio del pastore Geymet, dal titolo «1
presidenti delle Commissioni distrettuali»
e desidero rett'iirare le inesattezze in mi
l’artiiolista è incorso.
Il pastore Geymet parte, infatti, da un
presupposto erroneo e giunge, necessariamente, a conclusioni altrettanto errate.
Egli afferma, cioè, che il S'.nodo ha demandato ad a[ipos'ta Commissione, il compito di studiare « i rapporti tra i Sovrintendenti ed i Presidenti delle Commissioni
distrettuali ». Non è così. Basta leggere il
lesto dell’o.d.g. sinodale per convincersene. In esso è detto che la Commissione
« dovrà proseguire lo studio dei rapitorti
tra Commissioni distrettuali e Tavola » ...il
che è tutt’altra coisa.
Occore ch'arire, inoltre, che i termini
« sovrintendente », capo-distretto » e « presidente di Commissione distrettuale » sono,
per così dire, sinonimi: stanno ad indicare,
cioè, tre d'versi aspetti di una stessa funz'one, esercitate dalla medesima persona.
Finora questa persona era il membro
della Tavola (pastore) nominato dal Sinodo; d’ora in poi sarà il presidente della
Commissione d’'Strettuale, eletto dalla Conferenza.
Nessuna subordinazione, quindi, dei capi-distretto ai « Sovrintendenti »; nessun
nuovo anello gerarchico nei rapporti tra
Chiese e Amministrazione centrale, tra le
comunità e la Tavola. C’è da notare, caso
mai, che i pastori (Membri della Tavola),
in quanto conduttori di una chiesa, dipenderanno, essi, dai capi-distretto, e non viceversa !
Che ne sarà, quindi, dei Pastori membri del'a Tavola? Che cosa « ci stanno a
fare? ». (Questa è l’oib'ezione più comune
che affiora attualimeute).
Risposta : Saranno esclusivamente ciò che
ilevono essere: memibri della Tavola, il ohe
non è poco se si pensa alla somma dei problemi da studiare e da risolvere, su lutti
sii argomemli di pertinenza della nostra
A mm i nis trazio-ne.
Nulla v:eta, poi, a mio parere, che ad
e-'ss\ vengano affidati, volta per volta, quali
nippresentanti della Tavola, particolari incarichi, da svolgere in questo o quel dìsireito, purché la loro azione non interferisca con la speciifica competenza dei caipidistretio, o sia espletala d’accordo con quest! rillimi.
Queste cose ho voluto dire, non già per
entrare in polemica col pastore Geymet
(di cui condivido pienamente Ìa fìducia ed
il sano ottimisimo) ma per semplice amore
d chiarezza, onde non abbiano a diffondersi concetti errati, alti ad ingenerare confusione e perplessità.
Con i m’gliori saluti Aldo Long
3
23 Beltembre 1960Í.. — N. 38
Artigianato <li Valle
Una hpMa iniziativa degna di simpatia e di appoggio
Il problema della disoccupazione
in Italia è così cronico, che avviene
per esso come per tanti altri argomenti scottanti di vita sociale: noi,
buoni cristiani, che pensiamo di aver
fatto tutto il nostro dovere non commettendo quei peccati grossolani che
si segnano a dito, dormiamo sonni
tranquilli la notte e lavoriamo allegri
il giorno, per arrotondare le nostre
possibilità finanziarie, senza pensare
che ci sono molte migliaia di connazionali (e non tutti «terroni» con
buona pace dei « nordisti ») che hanno crampi allo stomaco per troppo
poco cibo, o che rubano per necessità,
0 che sono abulici ormai per lenta ed
ereditaria denutrizione,. senza parlare
delle abitazioni indegne di un popolo
civile e deiranalfabetismo vergognoso, che ci butta tra le nazioni meno
evolute (nonostante i miliardi spesi
per le Olimpiadi).
Se questi problemi sono troppo
enormi per soluzioni affrettate e se i
governi non riescono a trovare vie
nuove di uscita, tuttavia quelli di noi
che vogliono guardare la realtà in faccia e sentono in ogni uomo un vero
fratello, non possono darsi pace in
queste condizioni e sentono di dover
contribuire in qualche modo a sollevare il pesante macigno della disoccupazione, sentono di voler in qualche modo, aiutare offrendo lavoro a
persone di buona volontà.
Questo cerca umilmente di fare, tra
mille difficoltà interne ed ésterne, l’artigianato sorto due anni fa in Torre
Pellice sotto il nome di « Arti Valli ».
Poiché nella Val PeUice non esiste
una vera tradizione artigianale, certamente per i precedenti storici della
popolazione valdese, per troppi secoli
perseguitata e chiusa in se stessa, un
gruppo di amiche, socie della Unione
Cristiana delle Giovani, hanno fatto
il tentativo di creare tra le donne e le
giovani un inizio di lavoro, che possa
interessarle e svilupparsi pian piano
in un senso artigianale. Questo tentativo si è affiancato a quanto già esiste
di industria nella valle, cioè alla tessitura, che assorbe buona parte della
mano d’opera maschile e parte di
quella femminile e si è così costituito
il laboratorio di tessitura di tappeti e
stoffe, che si è già affermato con premi per due volte consecutive nella
Mostra-Mercato di Firenze ed è ormai
invitato a numerose mostre nazionali
ed estere, perchè 1’« Ente Nazionale
Artigianato e Piccola Industria » sa di
non sfigurare chiamandolo in gara con
numerosi altri artigianati regionali.
L’Arti Valli ha realizzato pure pannelli artistici che decorano oggi la nave « Leonardo da Vinci » in un grandioso paravento a 12 battenti ed e
presente alla Mostra d’Arte che si
svolge ogni anno in Torre Pellice.
11 laboratorio ha lo scopo di offrire
del lavoro serio, sano e regolare ad
un certo numero di donne e ragazze
della Valle stessa, di istruirle nella
tessitura artistica, o almeno qualitativa, e sviluppare in loro il gusto per
questo genere di attività. Col terni»
si spera p>oter dare telai a domicilio
e così venir meglio incontro alla necessità di quelle donne che non possono lasciare la casa per lavorare.
Le difficoltà per far progredire questo tentativo artigianale sono molto
notevoli: l’indirizzo del mercato, che
ormai va verso l’abbigliamento confezionato, la stoffa meccanicamente
tèssuta in serie che costa poco, il tappeto a macchina e via dicendo, non
aiutano certo i piccoli tentativi come
il nostro : si deve quindi tendere sempre più alla produzione di oggetti particolarmente belli, non fattibili dalla
macchina, e al tempo stesso di prezzo
accessibile anche se di qualità pregevole; non è certo facile combinare
queste varie e contrastanti esigenze.
Tuttavia in questi due anni l’Artivalli, generosamente sostenuta da chi
è convinto della sua utilità, ha dato
lavoro a varie persone. Sorta senza
un « datore di lavoro » che debba
guadagnare sull’impresa, poiché è stata impiantata con doni disinteressati
come aiuto sociale alla Valle, l’Artiyalli vuole tuttavia che le donne ricevano compensi equi e specialmente
che siano onestamente inquadrati secondo le leggi della previdenza e della cassa malattia: questo incide notevolmente sul prezzo dei prodotti ed è
un dato che gli amici compratori devono tener presente: comperando ab
1’« Artivalli » non si è versato nessun
tributo al capitale, ma si è concorso
a pagare adeguatamente la mano d’opera. Certo solo qualche nuova grossa industria solleverebbe molto più
efficacemente le condizioni di zona depressa che si accentuano nella Val
Pellice : non potendo sognare di far
questo, l’Artivalli porta il suo piccolo
contributo, modesto e oscuro, una
goccia nell’oceano, un semiffice pezzo
di pane gettato sulle acque, anche solo come richiamo per chi potrebbe
fare più e meglio di noi.
Chiudendo queste brevi note, che
vogliono dare le grandi linee dei motivi e delle intenzioni dell’Artivalli,
vorremmo chiedere ai numerosi visitatori estivi e autunnali di Torre Pellice, di non partire senza aver fatto
una visita di conoscenza al laboratorio in piazza della Repubblica 3: il
solo fatto di sapere che esiste questo
modesto lavoro può creare un’atmosfera di appoggio e di collaborazione,
e un acquisto, per quanto modesto, sarà sempre un valido aiuto per
l’insieme dell’iniziativa.
Chi aiuta in qualche modo l’Artivalli, sa di appoggiare una iniziativa
di carattere squisitamente sociale, dove la dignità del lavoro è pienamente
rispettata e dove tutte, dirigenti e lavoranti, si sentono sorelle, ugualmente impegnate nella riuscita di uno sforzo che è comune.
Linda Valle
DOPO IL , SINODO
«E’ stato un buon Sinodo. Hanno
discusso come al solito; si sono un
po’ accapigliati; ma nel complesso è
stato interessante. Un buon Sinodo».
Frasi abituali, che si ripetono anno dopo anno, da parte di coloro che
dal Sinodo si aspettano edificazione,
o un passatempo gradevole, o forse
anche un’interessante impressione
folcloristica.
Checché ne sia, è giusto che ciascuno dei membri di chiesa, vi abbiano o no p>artecipato. si facciano una
opinione sul Sinodo: su questo che
si è chiuso pochi giorni fa, come su
tutti gli altri che si sono adunati e
si aduneranno finché il tempo delle
nostre chiese durerà. E questa opinione non può essere significativa se
non si basa su quella che oggi si
usa chiamare autocritica, ma meglio
sarebbe detta nelle chiese, secondo
lo Scritture, confessione di peccato.
Perché il peccato si nasconde dappertutto, ed é nostro dovere ricercarlo, definirlo, come il serpente nel deserto, per poi innalzarlo com’esso e
vederlo distrutto sulla croce di Cristo.
Il peccato sta nel fatto che noi andiamo al Sinodo, sovente, come andremmo ad un’altra qualsiasi assemblea che nulla avesse a che fare con
l’Evangelo. Lo so bene, partecipiamo
tutti al culto di apertura con le migliori disposizioni, e forse desideriamo con sincerità di entrare e di stare
nella sala sinodale conservando le
3“ Convegno Pastorale
italo'francese
Dal pom. del 19 al mattino del 23
c m. si svolge ad Agape il 3®
vegno pastorale franco-italiano:^ gU
ospiti sono pastori delle comunità rt
formate francesi della regione fra
Cannes e Marsiglia, che lo scorso autunno avevano fraternamente accolto
numerosi pastori valdesi, con le loro
compagne.
Temi dello studio in comune sono
il « Sermone sul monte » ( Prof. Giovanni Miegge) e alcuni problemi di
teologia pratica e di cura pastorwe:
« Cura d’anime e predicanone », « Cura d’anime e psicoterapia », « La confessione » ( Prof. Eduarp Thurneysen ).
Il messaggio dei trombettieri
Ormai sono partiti, all’alba del 19 corr.
con i fanali accesi perchè era ancor notte
e per superare d’un balzo solo, gli ottocento Km. che ci separano da Karlsruhe.,
Erano giunti quindici giorni or sono a
bordo di 12 macchine, un sabato sera tardi, dopo ventidue ore di viaggio consecutive e subito, dopo poche ore di riposo,
avevano cominciato la loro attività in mezzo a noi, partecipando al culto domenicale
in Villar Pellice e recandosi nel pomeriggio a Pomaretto per partecipare al convegno dell’Eiciaissie... Era l’inizio delle loro
« Ferie » e cioè di un periodo di attività
intensa ed entusiastica, così faticosa fisicamente che non tutti i membri dell’équipe poterono reggervi fino alla fine, ma
così ricca di fervore e di entusiasmo da
lasciare nel cuore di quanti vi parteciparono delle impressioni profonde.
In soli quindici giorni presiedettero 15
culti musicali in 13 chiese e piccoli concerti religiosi in cinque istituti ed ospedali... Percorsero complessivamente oltre
3.200 chilometri di cui almeno metà di
notte e spesso sotto una pioggia scrosciante. Non sono certo scevri di pericoli dei
viaggi notturni ad andatura sostenuta di
convogli di 12-14 macchine, specialmente
quando piove. Eppure mai una volta si
parlò di soispendere tempestivamente una
attività annunziata e sempre, con l’aiuto
di Dio si giunse precisi agli appuntamenti.
Non si dormì molto, certo, il più delle
volte il ritorno a casa (il Castagneto di
Villar Pellice) avveniva alle ore 24 oppure all’una, alle due, persino alle tre e mezza di notte mentre che, l’indomani, la
partenza era fissata qualche volta alle sette
del mattino...
Vennero così visitate numerose Chiese
delle Valli e qualcuna pure dell’Evangelizzazione. Cordiale dappertutto l’accoglienza ricevuta, ma diverse naturalmente
le cose vedute e le impressioni riportate.
Ecco per es. una chiesa nota di cui avevamo spesso sentito parlare, ma dove l’assenteismo di molti membri e il comportamento impacciato degli altri dava una povera impressione di borghesia religiosa
non certo abituata a visite come la nostra.
A Sampierdarena ci troviamo invece in
un ambiente di evangelizzazione. La comunità compatta riempie la sua piccola
Chiesa e fraternizza volentieri con gli
ospiti. Resta però impresso particolarmente nel nostro ricordo il momento precedente al culto, nel quale la fanfara suona
Come siamo noi valdesi
La tradizione
Siamo tutti concordi quando rimproveriamo al cattolicesimo di aver sovrapposto e, spesso, sostituito all’insegnamento
della Parola quello della tradizione. Nessuno si soignerebbe mai di sostenere che
esso ha ragione. Mi domando se spesso
questo nostro stesso rimprovero non è
un nostro Oissequio ad una tradizione:
quella di casa nostra. Intendiamoci: si
può fare una coisa che è sempre stata fatta
senza spirito di conservatorismo, ma perchè siamo convinti che essa è buona; possiamo anche trincerarci nel famoso « si è
sempre fatto così » e rimprovevare ai
cattolici il loro ossequio alla tradizione
perchè « lo abbiamo sempre fatto », cadendo in un evidente controsenso.
E’ veramente una nostra convinzione
che un pesante legame ad una qualsiasi
tradizione è antievangelico, sia perchè
spesso le tradizioni sono opera di uomo e
contrastano con l’insegnamento deUa Scrittura, sia perchè un uomo che agisce secondo le tradizioni non sarà mai convinto
di mdla e non saprà mai entusiasmarsi per
nulla, quindi nemmeno per la sua fede?
Se osserviamo il mondo ohe ci circonda
alle valli, si sarebbe piuttosto propensi a
pensare il contrario, cosi nel campo economico e lavorativo come in quello religioso e spirituale. Da tempo l’economia
delle patate è in crisi. In genere un uomo
che. lavori come manovale, da solo guadagna di più che tutta la famiglia nei campi
ed egli stesso ha un orario meno pesante;
e lavoro se ne trova. Nossignore, bisogna
continuare a vivere quasi nella miseria coltivando un campicello piuttosto che accettare le offerte di lavoro. « Non ho tempo,
devo sarchiare o estrarre le mie patate »
è la risposta più comune.
Lo stesso nella nostra vita ecclesiastica.
Basta leggere i resoconti del nostro ultimo
sinodo : di quanti interventi si apprende,
che erano volti a conservare ciò che è
tradizionale; e pensare che è stato uno dei
sinodi più innovatori di questi ultimi anni! Il popolo valdese vive della sua tradizione; si pensi aU’affluenza dell’unica nostra festa che ha origine dalla tradizione:
il 17 febbraio. Le celebrazioni hanno sempre un successo di gran lunga maggiore
di quello che riscuote il giorno del Signore: questo perchè il 17 è la nostra festa: quella della tradizione, quella degli
uomini. In quel giorno nessuno pensa più
alla gioia ed alla riconoscenza al Signore
per la libertà ottenuta: questi sentimenti
sono di gran lunga superati dall’allegria
della festa: quel che conta è la festa e la
tradizione che riesce hene. Non solo teniamo molto alla festa della tradizione,
ma teniamo a celebrarla in uno spirito di
ossequio alla tradizione, anziché di riconoscenza, che è lo spirito cristiano.
I riformatori hanno buttato a mare la
tradizione in omaggio a Qualcosa che è
venuto prima di essa, ma che dura anche
più di essa e che ha ancora qualcosa da
dire anche quando il passato non ha più
nulla da dire, che è ancora una novità
oggi e sempre. Certo non è più evangelico del conservatorismo l’innovazionismo
che vuole ad ogni costo rigettare il passato e che vive di tutto ciò che è nuovo,
per quanto astruso possa essere. E’ evangelico cercare in ohe cosa la Parola ci
chiama a rinnovare la nostra vita e farlo.
Non rigettare il passato a favore di qualsiasi futuro, ma a favore del rinnovamento perpetuo dell’Evangelo.
« « «
Se siamo cosi proipensi a dare valore al
contenuto della tradizione, abbiamo tuttavia perso in buona parte il senso del
valore dell’atto del tramandare. Pochi si
rendono conto che il tramandare, pur senza pretendere che coloro a cui si tramanda
si assoggettino acriticamente alla tradizione, costituisce uno dei compiti essenziali della chiesa. La testimonianza al
mondo ed alle generazioni future è una
tradizione, un tramandare: in questa prospettiva vanno visti i passi citati dai teologi cattolici a sostegno della loro dottrina. Per esempio quando S. Paolo dice:
« Ho ricevuto dal Signore quello che vi
ho anohe trasmesso... » intende non assoggettare la chiesa di Corinto alla tradizione facendone una regola di fede, ma richiamarla ad un preciso dovere: io l’ho
trasmesso a voi; voi trasmettetelo ad altri.
Questo senso del valore del tramandare
non può averlo chi vive di tradizione o di
tradizioni, perchè le tradizioni su cui ci si
addormenta, si tramandano anche da sole,
automaticamente: non c’è nessuna fatica
da fare per perpetuare vecchi modi di
vivere: non c’è l’atto umano del traman
dare, ma solo una routine che va per conto suo. L’uomo non ne è l’attore ma la
vittima. E il segno più chiaro che una
cliiesa viva della sua tradizione è che non
tramanda più, che non rende più la sua
testimonianza. E questo è la nostra cliiesa: lo ha notato anche il sinodo. Siamo
dei tradizionalisti e non dei tramandatoci : in questa semplice frase sta una delle
nostre peggiori lacune. c. t.
nella via, di fronte al tempio per attirare
l’attenzione dei passanti ed il pastore
Nisbet distribuisce loro degli opuscoli, così
come si è sempre fatto nella nostra opera
di evangelizzazione e come si deve fare.
Il Pastore tutto solo, forse un po’ troppo
solo...
A Bassignana siamo ospiti di quella cara comunità metodista e cominciamo il nostro incontro con un’agape molto ricca e
cordiale. Più tardi dovremo sostenere la
concorrenza con un teatrino di marionette
fornito di altoparlanti, ma gentilmente i
suoi proprietari consentiranno a farli tacere un momento affinchè la nostra fanfara possa suonare qualche pezzo nella via
eppoi tutto proseguirà come si desiderava.
Sola nota scura la tirannia del tempo che
impedisce a dei fratelli che sentono di volersi bene, di fraternizzare insieme...
Inedite e indimenticabili le esperienze
di Ivrea. e specialmente di Carema. Ad
Ivrea, ospiti dello stabilimento Olivetti,
diamo la nostra testimonianza musicale
in un immenso refettorio dove sono radunati molti operai. Il capo della Commissione Interna verrà spontaneamente a ringraziarci per il nostro messaggio. Il pranzo che ci è offerto è ricco e signorile.
Giungiamo a Carema sul far della notte
e mentre piove a dirotto. Qualcuno qui si
ricorda ancora dell’opera della « Maestra
d’y Proutestant »: Geymet, partita di là
trent’anni or sono ed abbiamo pensato,
con l’appoggio di questo nome, anche a
noi tanto caro, di recare pure a Carema
la testimonianza deUe nostre trombe. Siamo però pessimisti. A Carema non esistono quasi più protestanti, forse troveremo
il deserto... No, proprio no! Mentre le
nostre macchine arrivano e si allineano a
gran fatica sulla piccola piazza di Pianteis
vediamo tutto attorno molte ombre. E’
pieno di gente che ci aspetta! Il Segretario
Comunale <i dà un primo benvenuto eppoi, nell’ombra, esplode potente una marcia trionfale. E’ il benvenuto della banda
musicale di Carema! Dobbiamo ora recarci nella sua sala dove avrà luogo il
nostro incontro, all’altro capo del paese.
Ci si allinea in corteo, fanfara Caremese
in testa ehe suona eppoi noi Villaresi e
trombettieri del Baden — parecchi sono
in maniche di camicia o con un semplice
pullover, sotto la pioggia dirotta e la tromba sotto il braccio, ma non importa, per
dare una testimonianza di lode al Signore
si fa questo ed altro! La grande sala della
fanfara Caremese è gremita in un momento e siccome non può contenere tutti si
aprono porte e finestre e dinanzi ad esse,
fino alla fine, sarà pieno di gente in
ascolto.
La situazione è molto strana e persino
difficile, percliè ci troviamo di fronte due
mondi diversi: protestanti piatisti rivendicatori del compito esclusivamente sacro
delle trombe e la valorosa fanfara di Caverna che naturalmente suona musiche del
presente secolo. Nella folla di qualche
centinaio di persone poi, c’è qualche protestante, ma la quasi totalità è cattolica...
Tutto si svolge nel modo migliore che si
po.ssa augurare. Siam venuti qui tutti quanti d’altronde per fraternizzare ed essere
amici. Alterniamo le suonate con gran
cassa, fragorose nel chiuso della sala, con
gli accordi d’organo della fanfara del Baden e tra gli uni e gli altri abbiamo l’opportunità di prendere più vo'lte la parola.
Quando spiegheremo il perchè della presenza dei Tedeschi tra noi e diremo che
siamo fratelli in Cristo e vogliamo gli uni
e gli altri lavorare per la pace, la folla
applaudirà cordialmente. Ad un certo punto quelli del Baden intoneranno la melodia dell’inno: « O beati su nel cielo »
mentre i presenti, ascoltando in religioso
silenzio si scopriranno il capo ; più tardi
chiederemo il permesso di concludere il
nostro incontro con la preghiera del Signore e la diremo in mezzo al più profondo ratwoglimento, così come facciamo
nei nostri templi...
Presto, assai troppo presto giunge il momento della partenza ma l’ultima parola,
anziché essere come avevamo desiderato
(continua in 4.a pag.)
buone impressioni die esso ha suscitato in noi; ma per difetto di «custodire l’Eterno davanti a noi perennemente» (SaL 16; 8), cioè di fede,
ci avviene sovente di vacillare. E va
cilliamo quando la nostra natura inferma prende su di noi il sopravvento. anche mentre siamo animati
dalle migliori intenzioni e da zelo
per la causa del Signore. Allora il nostro zelo assume caratteristiche ed
aspetti mondani, allora siamo preoccupati per la nostra persona, per il
prestigio della nostra carica, allora
difendiamo ad oltranza concetti ed
istituzioni che la Parola non consacra, allora manchiamo al nostro primo dovere: la comprensione delle
opinioni ed anche degli errori altrui,
l’amore per i fratelli.
Dovremmo invece partecipare al Sinodo, mossi soltanto dal desiderio
di servire il Signore nella sua Chiesa. Dovremmo essere animati da im
desiderio costante di rifoima che
fosse un ritorno sempre più intimo
alla Scrittura; di riforma m noi stessi, di riforma nella Chiesa perché il
peccato ne fosse eliminato fino alle
sue manifestazioni più inconscie più
nascoste, più travestite da esigenze
d’. luce. Dovremmo, mentre siamo seduti su quei banchi, sentire sempre
più chiara la necessità che c’é per
noi di calarci tutti interi nella vita
reale delle nostre chiese, di sentire
quello che i nostri fratelli si aspettano da noi, quello, e soltanto quello
che il Signore ci manda a dire ed a
fare in mezzo a loro. Dovremmo aver
sempre presenti i volti umili ed ansiosi di quelli che attendono da noi
l’annunzio che salva, i volti angosciati di quelli che il male fa gridare i volti sereni ma pur sempre interroganti di quelli che vogliono es
sere confermati nella loro fede. Per
tutti questi «poveri» noi dobbiamo
escogitare i mezzi migliori perché la
loro vita nel Cristo sia resa sempre
più salda, perché il loro peccato sia
sempre più sicuramente distrutto,
perché possano veramente levarsi a
volo con noi come le aquile affinché
il mondo creda che il Padre ha mandato Gesù Cristo nel mondo per salvarlo, e che non c’é nessun altro nome per il quale gli uomini possano
esser salvati. Dobbiamo provvedere
affinché, resa sempre più atta e più
pronta al suo lavoro, la Chiesa s’incami sempre più profondamente nel
mondo a continuare l’opera del suo
Signore Questo dobbiamo fare finché dura il tempo che é ora nostro,
ma che non sarà sempre tale; non
agendo né parlando mai come se le
deliberazioni sinodali dipendessero
solo dal nostro zelo, dal nostro impegno, dalla nostra intelligenza, come gente che non avesse mal sentito dire che ci sia lo Spirito Santo,
ma come figli fiduciosi ed obbedienti che sanno come il Padre dia lo
Spirito senza misura, e che, come i
figli d’Issaoar (1 Cron. 12: 33), hanno « l’intelligenza dei tempi, per sapere quel che deve fare Israel ». « Bea^
ti quei servitori che il Padrone, arrivando, troverà facendo così».
Lino de Nicola
Le famiglie Bleynat e Balmas profondamente commosse per le dimostrazioni di conforto ed affetto ricevute per la dipartita della loro: cara
Giulietta Bleynat
nald Balmas
esprimono la loro sincera gratitudine
a tutti coloro che con scritti o di presenza hanno partecipato al loro grande dolore.
In particolare ringraziano il Pastore sig. Bert, i dottori De Clementi e
Mathieu e i vicini di casa per la premura dimostrata nella luttuosa circostanza.
S. Germano Chisone 20-9^1960
Nella notte dal 14 al 15 Settembre
é spirato il
Comm.
Giuseppe Armand-Hugon
di 86 anni
Ne danno il doloroso annunzio le
figlie Margherita e Minette coi mariti Guido Miegge e Michel Klein, jl
nipote Marco Miegge con la moglie
Paola Federici e i loro figlioli Joanna
e Marco, il fratello Generale Giovanni, cugini e parenti e gli affezionati
coniugi Cogno.
« La giustizia dell’uomo integro gli spiana la via »
(Prov. 3: 5)
Nella impossibilità di ringraziare
tutti personalmente, la famiglia esprime riconoscenza a coloro che hanno
preso parte al fimerale e hanno inviato messaggi di simpatia.
Particolare gratitudine é rivolta al
Dottor De Pettini e alle infermiere
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, per le cure devote e illuminate con
cui hanno circondato e lenito le sofferenze dell’estinto nelle dolorose ultime giornate del suo terrestre viaggio.
4
pas. 4
L’EGO DELLE TALLI VALDESI
N, 38 — 23 setteniibre 1960
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PERRERO > MANÌGÙA
Domenica 21 agosto il pastore Franco
Giampiccoli ha visitato la nostra comunità. -Prima nel tempio di Maniglia, poi a
Ferrerò egli ha presieduto il culto alla
presenza di un buon numero di fratelli e
sorelle. Per l’occaeione il gruppo corale
di Ferrerò ha cantato uno dei nuovi inni.
Lo ringraziamo vivamente per il suo vibrante messaggio.
Martedì 6 settembre ha avuto luogo al
Forengo il funerale della nostra sorella
Micol Adelaide nata Micol spentasi serenamente all’età di 78 anni. Alla famiglia
in lutto ed ai parenti tutti rinnoviamo la
espressione della nostra profonda simpatia.
Lunedi 12 settembre nel nostro tempio
ha avuto luogo, con larga partecipazione
di presenti, il culto concerto celebrato con
il concorso del gruppo dei trombettieri del
Baden. Al pastore Geymet, all’ingegnere
Stober ed ai trombettieri vada il nostro
affettuoso e grato ringraziamento per i
benefici istanti che hanno voluto trascorrere con noi.
POMÄRETTO
Ringraziamo di cuore i Pastori che hanno predicato neUe ultime domeniche: il
Pastore di San Giovanni Lipioni Giulio
Vicentini, il Pastore Guido Mathieu ed il
Pastore Paolo Marauda. Siamo grati a (juesti colleghi che lianno visitato la nostra
comunità recando apprezzati messaggi ed
il cui ricordo rimane vivo nella nostra
chiesa. 11 Pastore Vicentini consacrato di
recente e aU’opera nel campo del Signore
neir Abruzzo; i Pastori Mathieu e Marauda antichi ed amati conduttori della
nostra chiesa che la comunità ha rivisto
con gioia ; come aveva rivisto con gioia
il Pastore Guido C-omba al quale inviamo
il nostro pensiero di completa guarigione.
Siamo altresì grati al Pastore Geymet
ed ai suoi amici del Baden diventati anche
un po’ nostri amici per il messaggio in
parola ed in musica che ci hanno recato
per ben due volte in occasione prima della riunione degli Eiciassie tenutasi nel nostro tempio e poi venerdì sera 16 Settembre ; nonostante il tempo inclemente un
buo.n gruppo di parrocchiani ed amici delle parrocchie vicine ha ascoltato l’interessante programma ed i messaggi particolarmente indovinati del Pastore Giorgio
Tourn di Massello e Enrico Geymet di Villar Pollice. Noi ringraziamo di cuore questi amici per la simpatica preziosa visita
che ci hanno fatto.
Domenica 18 Settembre il Pastore Maranda ha battezzato Micol Milena di Valdo
e Genre Hda. Che il Signore benedica la
creatura che è stata presentata per il battesimo è conceda ai genitori di essere una
luce spirituale per lei.
TORRE PEILICE
Al Past. Emilio Corsani, che ha presieduto il culto nel Tempio nuovo, diciamo
la nostra viva gratitudine, lieti sempre di
averlo fra noi. Nel corso del culto è stato
battezzato Andrea Sergio Priotto di Franco
e di Renata Bera (S. Margherita) : il Signore lo benedica, con tutti i suoi familiari, e gli dia di giungere a credere nel
patto di grazia di cui abbiamo posto su
di lui il segno, con allegrezza.
Venerdì 16 è stato celebrato il servizio
funebre di Giuseppe Armand Hugon (Ravadera), deceduto all’Ospedale all’età di
86 anni. Raccolti intorno aUa sua spoglia,
numerosi malgrado il maltempo, abbiamo
riascoltato, nella comimione deUa fede, il
grido di Giobbe, « da luoghi profondi »:
« Ma io so che il mio Redentore vive! »
Questa certezza conforti i familiari colpiti
dal lutto, a cui rinnoviamo l’espressione
della nostra fraterna simpatia.
Sabato 17 si sono sposati Nicodemo Stefano Vigna e Wanda Gaydou. « Godi la
vita con la moglie che ami nei giorni fuggevoli che l’Eterno ti dà sotto il sole »,
anche questa è l’umana saggezza biblica:
conceda il Signore a questi sposi, cui rinnoviamo i nostri auguri migliori, di vivere neUa riconoscenza e nella consacrazione la vita per cui Egli li ha dati l’uno
all’altra.
Il Concistoro, riunitosi domenica sera,
ha fra l’altro deciso la « ripresa » delle
Scuole domenicali e dei corsi di catechismo per la domenica 9 ottobre. La stessa
domenica, alle ore 15, sarà convocata l’Assemblea di Chiesa, per udire la relazione
del nostro delegato al Sinodo (Dr. E. Bosio) e per eleggere un delegato alla Con
ferenza distrettuale che dovrà riunirsi entro ottobre per la nomina del Presidente
della Commissione distrettuale, come da
decisione sinodale.
VILLAR PELLICE
La stagione estiva è stata per la noistra
comunità ricca 4.i. atttività incrementate specialmente dallà « yillegigiatura evangelica ».
Oltre alla forte affluenza al tempio,
un altro beneficio è stato quella di farci
prendere contatto con numerosi fratelli
d Italia e dell’estero diversi dei quali ci
hanno rivolto dei messaggi dal pulpito. Particolarmente cari sono stati alcuni gruppi
di fratelli nostrani, come <röelli di Najioli,
d Genova e di Torino, sempre presenti a
tutte le attività della chiesa e pronti a
prestare la loro collaborazione.
Ospite della nostra chiesa è stato in agosto il prof. Maneml di Mühlacker, collaImratore -del pastore Zeller esponente dei
\ aldesi di (íermania. Egli ha predicato nel
nostro tempio il 7 agosto, con un francese
idnpeccabile ed ha presieduto varie altre
riunioni al Villar e in altre parroooh'e parlando pure nelle due adunate del 15 agosto. Attendiamo dalla sua visita rinnovati
rapporti eon i fratelli Valdesi di Germania,
Ospite d’un giorno e quasi in incoignito
è stato il pastore Dolfuss di Belfort, cugino del s',g. J. Gaspard già ben noto tra
noi. Egli ci aveva promesso predicazione per la domenica seguente ma poi un
telegramma — malattia di un caro congiunto — lo costrinse al rinvio. Restiamo
creditori verso entrambi j cugini, di una
predicazione. Poiché il loro stabilimento
« Crumière » fornisce il pane materiale a
una parte della nostra popolazione, il loro
pane spirituale ha per noi una particolare
importanza.
Il isig. Traber direttore dei Giovani Esploratori Evangelici Alsaziani ci ha parlalo con ipass one, in un’altra riunione, del
suo lavoro tra i giovani.
Il Pastore Vicentini, ex sacerdote venuto
alla Chiesa Valdese dopo un lungo travaglio spirituale e consacrato pastore in
questt ultimo sinodo, ci ha dedicato una
domenica predicando rEvangelo al culto
e raccontandoci le vicende della sua con
versione in una riunione aUTnverso.
Il 21 agosto tutta la nostra comunità s:
è mobilitala per dire una parola di affetto
e di riconoscenza al pastore Guido Comba
direttore dei servizi C.W.S. Dopo il culto
del mattino nel quale ci rivolse un forte
messaggio, ebbe luogo una piccola agape
di Presbiterio, con i membri del Concistoro e i Direttori delle nostre case di ferie
evangeliche. Seguì all’Agape una v’sita alla « Miramonti ».
Il Pastore Müller di Neurent (Karlsruhe) dove ha sede una antica colonia Valdese, ci ha rivolto un interessante messaggio in francese in una riunione pomeridiana al Teynaud, e con lui ci ha parlato il prof. P'saniello ormai vecchio e
caro amico nostro.
Particolare rilievo nella vita della parrocchia ha avuto nella seconda metà di
agosto il campo del pastore AUinger culminato in una domenica sipeciale con Culto e S. Cena al mattino e predicazione in
francese del pastore stesso; agape fraterna
a mezzogiorno offerta dai trombettieri villaresi ai trenta ospiti del gruppo, e messaggi dei due Pastori, dei sigg. Varese, A.
Fornerone e Alberta Gönnet. La sera, nella sala delle attività, ottima serata offerta
dal gruppo AUinger e nella quale, una
volta dì più, abbiamo apprezzato ed ammirato la valentia del nostro caro Amico
di Pforzheim. Faceva parte di questo gruppo la missionaria Lotte Hofmeister, figl’a
di un pastore Monden del Württemberg,
che ha visitato molti nostri vecchi e malati e partecipato alla riunione di preghiera.
Nel culto anzidetto ebbe luogo un’altra
cerimonia importante: Siccome la casa per
Ferie Evangeliche Miramonti, regalata al
Concistoro di Villar Pellice in seguito alViniziativa dei due Pastori Fr. AUinger e
E. Geymet, per motivo di umUtà, non era
stato oggetto di alcuna cerimonia di inaugurazione o di consacrazione, in questo
cullo, in una brevissima preghiera neUe
due lingue, i due Pastori ringraziarono Dio
di averla concessa alla chiesa e implora
rono sulla sua attività la sua benedizione.
Ricordiamo pure con commozi-one il cam
peggio (2 sett'mane) dì Lörrach prestso Ba
silea, costituito lutto da sorelle anziane o
di media età, in massima parte vedove d
guerra. Non abbiamo potuto non ammira
re lo spirito di pietà e di amore che re
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gnava in mezzo a loro, la serenità con la
quale i;i parlavano delle loro triet} vicende e delle difficoltà affrontate per crescere
i loro fiigliuolì. Vere, nobili credenti, che
hanno lasciata in quanti le hanno potuto
avvicinare una imipreseioine profonda. Grande simpatia si è pure guadagnato tra noi
il loro pastore, il caro fratello Lierse.
Penultima in ordine di tempo, la fanfara del Baden più numerosa quest’anno
che in passato, costituita da 40 persone
giunte a bordo di dodici macchine e col
consueto spirito entusiastico e coraggioso.
Quest’anno Villar 1} ha visti meno ohe
in passato perchè il loro programma di lavoro (20' concerti religiosi in 15 giorni) li
ha tenuti quasi sempre lontano. Non dimenticheremo però 'là magnifica serata al
VilW con concorso deRa Corale di Torre
Pellice e alla quale presenziarono pure il
sig. Moderatore, i pastori di S. Giovanni
e il Sig. Console di Germania a Torino.
Ricorderemo pure l’agape fraterna con i
trombettieri ViUarcsi e soprattutto il fatto
che essi hanno portato il nome del Villar
in tredici chiese lon^ue ohe accoigliendoli
e ascoltandoli avevano l’impressione di accogliere dei Villaresi e ringraziavano il
V llar per la visita ricevuta. In realtà, questi cari trombettieri ei hanno dato un esempio di quello che potrebbe e dovrebbe fare ogni parrocchia d«Ue VaUì, di quello
che do'Vremmo fare noi del Villar... Verrà
il giorno in cui riusciremo a rispondere
alla nostra vocazione e a portare le nostre
resiponsahilìtà ?
SAN SECONDO
— Nell’assenza dèi pastore Genre, il
Culto di domenica scorsa è stato presieduto dal diacono Dittò Gardiol ohe ha parlato sulle responsabilità del credente come
ambasciatore della speranza evangelica nel
mondo. Gli inni sono stati accompagnati al
miicrorgano dalla signora Marauda che ringraziamo ancora molto cordialmente.
— Domenica proissima, 25 c. m., il
Culto sarà presieduto dal pastore di Lusema S. Giovanni signor Roberto Jahier.
La comunità lo ringrazia per aver accolto
l’invito e gli porge fin d’ora il più fraterno benvenuto. d. g.
Messaggio deitroniliettiei'i
{segue dalla 3.a pag.)
un fraterno « Addio ti è un cordiale « Arrivederci ». La fanfara di Carema verrà a
visitare la Chiesa di Villar t*ellice e probabilmente, più avanti, andrà nel Baden.
Nelle visite aUe vàrie comunità delle
Valli ha regnato più che mai uno spirito
di famiglia e di vivente amore fraterno I
in Cristo. Affettuosa e cara la bella adunata che gremisce iL tempio di Penero e
aspetta pazientemente gli ospiti che eccezionalmente giungono con un po’ di ritardo e non meno eloquente quel che più
tardi segue al Culto.J. Fraterna come sempre l’accoglienza di Tane, ma questa volta la sua Corale ha ùiolto felicemente collaborato con i trombettieri. Più tardi, come
già era avvenuto al Villar e quando già si
preparavano le parole del commiato i giovani dell’,una e dell’altra parte si sono
spontaneamente lanciati nel giuoco della
Virginia ed hanno giuocato come dei fanciulli ed a lungo...
Luserna S. Giovanni e Pomaretto, accoglienti e fraterne come già lo era stata
Torre, malgrado il tempo particolarmente
infido, ci lian pur fatti tornare a casa col
cuore pieno di sentimenti commossi e di
cari ricordi.
Concluse la missione amica la consueta
visita alla comunità di Torino in occasione del suo culto delle 17,30. Ambiente signorile ed evangelistico ad un tempo, come pure amico e fraterno al più alto grado, dove certo i trombettieri non ebbero
l’impressione di non esser capiti, ma solo
quella di essere incoraggiati ed amati, circondati da una comunità ardentemente desiderosa di lodare il Signore con loro.
Segui al culto un’agape fraterna in un
ristorante vicino eppoi il commiato con
un cordiale messaggio del pastore Ayassot
nel quale la parola centrale fu: «Arrivederci l’anno prossimo! »
Ed ora sono partiti, ma resta il messaggio vigoroso che ci hanno portato nel nome del Signore: Lodare Iddio per mezzo
delle trombe, del canto, della parola o
di qualunque altro mezzo è compito e fine
della vita del credente. Tutta la creazione
è stata posta perchè fosse lodato il nome
di Dio e la nostra redenzione e la Vita
Eterna che ci aspetta hanno ancora il fine
di lodarLo. L’Apocalisse ci mostra neUa
lode di Dio il compito dei redenti nella
gloria del cielo. La cristianità dimentica
oggi troppo facilmente questa verità e cerca la sua vita, la sua prosperità, la sua
ricchezza, la sua ricreazione e la sua gioia
in mille mezzi e cose terrene che la lasciano delusa mentre troverebbe a mille
doppi quello di cui ha sete l’anima sua
nel semplice fa,Ho di lodare il Signore.
Chi loda il Signore non ha più paura
della povertà e non invidia più la ricchezza; non cerca più allegrezza nel successo
0 neUe proprie passioni, non insegne più
1 mille divertimenti umani, nè sospira
dietro alla chimera inafferrabile della felicità... Nel semplice fatto di lodare il Signore è la ragione e la felicità della nostra vita tutta. Ragione e felicità che noi
avevamo perdute ma che Cristo ci ha restituite. Lodiamo il Signore sempre soprattutto e anzitutto!
Grazie, diletti trombettieri del Baden,
ci avete pur recato un messaggio prezioso
ed esso non potrà non portare i suoi frutti per la gloria di Dio! E lasciateci ripetervi ancora una volta quello che vi è
stato detto dappertutto : Aufwiedersehen,
Arrivederci, e tornate presto!
Enrico Geymet.
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