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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Anno IX - numero 2-11 gennaio 2002
COMMENTI
ISUDAi
/ Nuba, UH popolo represso
di MARIO NICOLAI
ECO DELLE VALLI!
Scuola, tempo diiscrizkmi
I BIBBIA E ATTUALITÀ ■
IL GIUDIZIO
SALOMONICO
«Dividete il bambino vivo in due
parti, e datene la metà all’una, e la
metà all’altra»
I Re 3, 25
Questo che abbiamo ricordato è
quel che comunemente viene
detto «giudizio salomonico». Venne
pronunciato per dirimere la lite tra
due madri che reclamavano ciascuna
per sé un neonato come proprio figlio. Applicando questo criterio di
giudizio si tenta di dividere la materia
del contendere (non necessariamente
un bambino) in parti uguali e di accontentare un po’ tutti. Così facendo,
in realtà, si scontenta di sicuro la parte che ha ragione e si premia la parte
che ha torto. Se è risaputo che le ragioni e i torti non sempre stanno tutti
dalla stessa parte, tuttavia non sempre la ragione e il torto possono essere divisi a metà. Infatti, non sarebbe
stato condivisibile dividere a metà il
bambino. In questo caso una parte ne
avrebbe avuto una ben magra consolazione, la vera madre ne avrebbe ricevuto un torto certo, e ancor più
grave sarebbe stato il torto inferto al
bambino. La storia biblica ci dice che
la vera madre, di fronte al rischio di
vedere squartare il proprio bimbo,
chiede di affidarlo aH’altra. Questa,
per Salomone, è la prova che gli serviva per individuare la vera madre e restituirle il figlio in modo definitivo.
Non vi può essere giusta soluzione dei conflitti se le parti in lite
non avviano un dialogo, non compiono gesti di rinuncia e non manifestano un barlume di fiducia reciproca, cosi da far emergere la verità. La
rinuncia ai propri diritti (persino al
proprio figlio) è il gesto unilaterale
che la vera madre compie per amore
della sua creatura, a riprova della sua
sincerità, e in un estremo gesto di fiducia nella sua antagonista. Da questi
gesti di amore, anche se costosi, si
manifesta la verità. Qui il dono del figlio non ha nulla a che vedere col dare i figli alla patria, né con la loro
messa al mondo per farne eroi o
martiri. Molto più umilmente, ma
anche in modo efficace, si tratta di
guardare alla vita e non alla morte,
alla vita di chi ci sta di fronte e non
all’affermazione dei propri presunti
diritti, costi quel che costi.
Abbiamo visto troppi kamikaze,
troppi giovani arruolati e man
dati a uccidere, troppi soprusi a danno degli altri, troppe menzogne per
affermare le proprie ragioni, per calpestare e umiliare l’altro, troppi fondamentalismi in cieca competizione
Ora vorremmo vedere gesti di verità
in difesa della vita. Siamo convinti
che la continuazione a oltranza degli
scontri e delle guerre non porti che
un beneficio effimero ai trafficanti di
morte, a che vuole imporsi sull’altro
e a chi ha interesse a nascondere la
verità. L’incapacità di fare il necessario passo indietro non mancherà di
causare altra morte e sofferenza, così
che alla fine non ci saranno vincitori,
ma soltanto sconfitti e la verità sarà
offuscata. Oggi vorremmo vedere
sempre più donne e sempre più uo
mini capaci di operare gesti di altrui
smo, di amore, di verità; capaci di
manifestare fiducia persino nell’av
versario, che sappiano dire date a lei
il bambino vivo, e non uccidetelo.
Salvatore Rapisarda
Intervista a Aldo EtchegOyen, vescovo ennerito della Chiesa metodista argentina
Il crac dell'Argentina
Il movimento di protesta popolare iniziata il 19 dicembre ha dimostrato il fallimento
del modello economico e sociale neollberista. I diritti umani e il ruolo delle chiese
DELMO ROSTAN
BUENOS AIRES — Per chi vive la
propria fede in Gesù Cristo in una
profonda vocazione all’unità, tutte le
istanze critiche che esplodono in
queste settimane in Argentina sono
vissute come una rinnovata necessità
della testimonianza e dell’azione
ecumenica. Il vescovo emerito della
Chiesa metodista argentina, Aldo Etchegoyen, copresidente dell'Assemblea permanente per i diritti umani,
membro del Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle chiese e
segretario del Comitato delle chiese
evangeliche metodiste in America Latina (Ciemal), ha assunto da sempre
questa vocazione ecumenica.
- Come vive la drammatica situazione attuale argentina?
S Israele-Palestina
Campagna del
Cec per la pace
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), nel contesto del Decennio
«vincere la violenza», ha preparato
un dossier che contiene preghiere,
testi e documenti per aiutare le proprie chiese membro e i suoi partner
ecumenici a lanciare, da gennaio alla domenica di Pasqua 2002, una
campagna di solidarietà attiva con i
palestinesi e gli israeliani che lottano per una pace autentica in Medio
Oriente basata sulla cessq.zlone
dell’occupazione dei Territori palestinesi. Il dossier, disponibile in lingua francese, inglese, tedesca e spagnola, esprime la voce delle chiese e
delle comunità in Terra Santa ed è
stato preparato dalle chiese di Gerusalemme di tradizione ortodossa e
ortodossa orientale, cattolica, episcopale e protestante.
«Dall’Assemblea permanente per i
diritti umani in Argentina seguiamo
con molta preoccupazione la situazione nel paese, soprattutto per quel
che riguarda i diritti economico-sociali. Sapevamo che una tale ingiusta
situazione causata dal piano economico del governo, prima o poi, avrebbe portato a una reazione popolare. 1119 dicembre, quando sono cominciate le proteste di piazza, insieme agli altri organismi che si occupano di diritti umani e con il coordinamento di Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la pace, abbiamo chiesto un appuntamento urgente con
Ramon Mestre, ministro degli Interni
da cui dipendono le forze di polizia
che hanno il compito di mantenere
l’ordine pubblico. Mestre ci ha dato
appuntamento per il giorno dopo, il
Ä Rete Fcei in Internet
Globalizzazione
e ambiente
La Commissione globalizzazione e
ambiente (Glam) della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia ha
costituito una «Rete di collegamento» via Internet per le persone interessate al lavoro della Commissione
con cui si vuole stabilire un rapporto
di informazione, scambio e dialogo,
soprattutto per promuovere nelle
chiese la conoscenza e l’impegno sui
temi dell’ingiustizia economica e
della distruzione dell’ambiente. La
«Rete» fornirà informazioni, bibliografie, materiali di studio, segnalazioni e si aspetta di ricevere suggerimenti, richieste, notizie e collaborazione nella ricerca. Ci si iscrive alla
«Rete di collegamento Glam» inviando il proprio indirizzo e-mail al coordinatore della Commissione, il past.
Franco Giampiccoli: fgiampic@tin.it.
20, alle 8 del mattino. La delegazione
era formata da una decina di persone, compresi tre deputati e una rappresentanza delle “Madri e delle
Nonne di Plaza de Mayo”. Ci siamo
riuniti un’ora prima per valutare la situazione e abbiamo deciso di sollecitare il ministro affinché la polizia non
reprimesse ma vigilasse sulle manife
stazioni, derogando dallo stato d’as
sedio e conservando così le garanzie
costituzionali per tutto il popolo».
- Siete stati ricevuti?
«Quando siamo giunti alla Casa
Rosada l’abbiamo trovata circondata
da un forte cordone di polizia e davanti a essa un centinaio di manifestanti che protestavano contro lo
stato d’assedio. La situazione era
Segueapag. 12
WSSSSrSSSSSSfSSSS
Valli valdesi
A secco sciatori
e rubinetti
Oltre alla carenza di neve, manca
anche l’informazione. O meglio, circolano informazioni non esaurienti, e
così accade che a Frali, dove una cer
ta possibilità di sciare si è avuta grazie alla neve artificiale, si siano visti
pochi sciatori perché le notizie parlavano di mancanza di neve. Andando
a guardare un po’ le cifre, si scopre
che il bilancio delle feste di fine anno
non è da disprezzare: 5.000 biglietti
per gli impianti di risalita non sono
un dato negativo. Ma, a feste finite, si
pensa al mancato finanziamento delle «opere connesse» in vista delle
olimpiadi, e ci si preoccupa per la
siccità sempre più minacciosa. In
molte zone le fontane sono asciutte e
i rifornimenti sono difficoltosi.
Apag.7
■ PERCORSI DI PACE ■
E. LOHMEYER
UN TESTIMONE
Era il 9 novembre 1932 quando Ernst
. Cohn, giovane professore di giurisprudenza dell’Università di Breslavia,
dovette rifugiarsi, minacciato dalle grida degli studenti («Ebrei fuori!», «Cohn
fuori!», «Vogliamo professori tedeschi!»), nella sala dei docenti. Nei giorni successivi la situazione si aggravò al
punto che il rettore dovette chiamare la
polizia, e l’Università rimase chiusa per
due settimane. Nella notte prima della
riapertura esplosero due bombe davanti alla casa di Cohn. L’Università si
trasformò in una fortezza: all’ingresso
la polizia controllava le tessere degli
studenti, e all’interno cominciò la vigilanza di poliziotti armati. Una delegazione recatasi a Berlino per «risolvere»
0 caso Cohn, tornò senza aver concluso
nulla. Ciò che rovinò Cohn fu la sua
presa di posizione nella «questione
Trockij». Intervistato da un quotidiano
in merito all’ipotesi di asilo politico per
Leo Trockij in Germania, il giovane
Cohn (pur non essendo schierato a sinistra) non espresse una netta contrarietà ritenendo Trockij, comunque, un
«lavoratore intellettuale». A quel punto
anche il rettore e i membri del Consiglio universitario presero definitivamente le distanze da Cohn, per salvare
la faccia dell’Università e per «rappacificarsi» con gli studenti nazisti. Dopo le
vacanze di Natale Cohn tentò di riprendere le sue lezioni. Nuovi tumulti tra gli
studenti portarono a due feriti gravi e a
numerosi arresti. Poi, il cosiddetto «paragrafo ariano» portò nell’aprile del ’33
all’immediata sospensione di Cohn,
che in seguito emigrò in Inghilterra.
I libri di storia non raccontano però
che Cohn in quei tempi di caos trovò
l’appoggio più deciso nella persona
del professore di Nuovo Testamento e
di Storia delle religioni della Facoltà di
teologia evangelica, Ernst Lohmeyer
(1890-1946). Cohn ricorda che durante
i tumulti del novembre 1932 fu proprio Lohmeyer, in assenza del rettore
e del vicerettore, a far intervenire le
forze dell’ordine, ma non solo. Una
volta, durante una situazione particolarmente tesa, Ernst Lohmeyer si era
messo di persona come scudo tra
Cohn e gli studenti nazisti. A Breslavia
Lohmeyer era conosciuto come un
professore «filosemita», uno che non
utilizzava mai il saluto tedesco, che
aveva proibito agli studenti nazisti di
entrare nel seminario indossando
l’uniforme. Tra l’altro, nel settembre
1933, Lohmeyer scrisse una lettera a
Martin Buber, in cui prendeva le distanze dalla teologia evangelica tedesca contemporanea. Nel gennaio 1934,
quando Lohmeyer fece asportare dalla
bacheca degli studenti due articoli del
quotidiano nazista «Völkischer Beobachter», gli studenti nazisti chiesero
le sue dimissioni. Erano gli anni tormentati del Kirchenkampf, anni in cui
la resistenza alla violenza e la difesa
dei più deboli era una strada ad alto
rischio ma, come ci insegna la storia
stessa, non del tutto impraticabile.
Lohmeyer, cacciato prima dall’insegnamento a Breslavia e trasferito a
Greifswald, paradossalmente finì nel
1946 vittima della violenza staliniana,
dopo essere stato accusato di crimini
di guerra da lui mai commessi. A cinquant’anni di distanza, nell’agosto del
1996, la Federazione russa ha lo riabilitato, dichiarando Ernst Lohmeyer
vittima innocente di una condanna a
morte motivata, all’epoca, «solo per
ragioni politiche».
Andreas Köhn
2
PAG. 2 RIFORMA
Della Parola
VENERDÌ 11 GENNAIO 200
«^^Poi Gesù disse
ai suoi discepoli:
"Perciò vi dico:
non siate in ansia
per la vita vostra,
di quel che
mungerete, né per
il corpo, di che
vi vestirete;
^^perché la vita
è più del
nutrimento
e il corpo
più del vestito.
Osservate i corvi:
non seminano,
non mietono;
non hanno
dispensa né
granaio, eppure
Dio li nutre.
E voi, quanto più
degli uccelli
valete! chi di
voi può con la sua
preoccupazione
aggiungere un’ora
sola alla durata
della sua vita?
dunque
non potete fare
nemmeno ciò che
è minimo, perché
vi affannate
per il resto? (...)
Anche voi, non
state a cercare che
cosa mangerete e
che cosa berrete, e
non state in ansia!
^Perché è la gente
del mondo che
ricerca tutte
queste cose;
ma il Padre
vostro sa che
ne avete bisogno.
Cercate
piuttosto il suo
regno, e queste
cose vi saranno
date in più.
^^Non temere,
piccolo gré^e;
perché al Padre
vostro è piaciuto
di darvi il regno.
^Wendete i vostri
beni, e dateli in
elemosina; fatevi
delle borse che
non invecchiano,
un tesoro
inesauribile nel
cielo, dove ladro
non si avvicina e
tignola non rode.
Perché dov’è
il vostro tesoro,
lì sarà anche
il vostro cuore”»
(Luca 12, 22-34)
«NON TEMERE, PICCOLO GREGGE»
Gesù Cristo ci chiama a un cambiamento di mentalità. Il governo di Dio si è
avvicinato, noi però non lo vediamo perché stiamo guardando dalla parte sbagliata
JONATHAN TERINO
I «poveri di Lione», valdesi del
] ■ --------------------
la prima ora citati dall’Inquisizione già nel 1235, non avevano risorse materiali o ?:ulturali
per articolare una teologia della
liberazione in alternativa a quella dell’unica chiesa in Occidente. Avevano però intuito che, al
di là e forse in contrasto con un
cristianesimo fatto di regole,
adempimenti, messe, devozioni
e quaresime, esisteva la possibilità di vivere nella società, secondo criteri dettati dalla fede e
non dal costume, dalla coscienza e non dall’obbedienza.
valdesi si scoprono presenza
sovversiva, elemento di disordine in una società cristiana difesa
dal braccio secolare.
Le chiese storiche di oggi
A distanza di otto secoli dal
s
Un messaggio rivoluzionario
ASCOSTI come sale e lievito
tra la gente, erano consapevoli di portare un messaggio rivoluzionario, in contrasto con
l’indifferenza sociale e il perbenismo religioso del tempo: questo piccolo gregge non cercava i
propri vantaggi economici, né
formule religiose entro cui coagulare un’ideologia apocalittica:
sua ragion d’essere erano la fedeltà alla vocazione ricevuta e la
ricerca del bene comune. La
scelta di povertà come stile di
vita non aveva per questi primi
valdesi valore religioso ma funzionale, per ripercorrere senza
intralci il sentiero dei primi testimoni dell’Evangelo, e così incontrare il Cristo degli apostoli.
Avendo risposto alla vocazione
di seguirlo fuori dal recinto sacro in cui pensava di averlo costretto il potere ecclesiastico, 1
.sorgere di questo movimento, le chiese nazionali o di popolo d’Europa assistono impotenti
al processo inarrestabile della
secolarizzazione. A differenza
dei «poveri» che denunciavano
la donazione di Costantino come tradimento del mandato
apostolico, queste chiese storiche sopravvivono di rendita teologica e grazie ai privilegi ancora
vigenti di una civiltà cristiana
ormai obsoleta. Per quanto si
proclamino paladini dei diritti
umani sono paralizzate dall’indifferenza e dall’opulenza, incapaci di alzare all’unisono una
voce profetica credibile a difesa
della stragrande parte della popolazione non cristiana mondiale; queste istituzioni sono
portate ad aggiornare l’Evangelo
per adeguarlo agli interessi del
mercato di.cui sono parte, e come nel Medioevo, così nell’era
postcristiana ignorano la sfida
repressa dei popoli: basterà essere chiesa dei poveri, o la chiesa è chiamata ad essere povera?
«Mal d'Occidente»
SE nei pronunciamenti uffi
I........
Donaci il tuo pane
Dona il tuo pane, Signore,
a chi ha fame, dà fame di te a chi ha del pane,
perché tu, Signore, puoi saziare il nostro desiderio.
Dona la tua forza a chi è debole,
dà umiltà a chi si crede forte, perché tu solo.
Signore, sei la nostra fo|za.
Dona la fede a chi dubita,
e dà il dubbio a chi crede di possederti,
perché tu solo, Signore, sei la verità.
Dona fiducia a chi ha paura,
e dà timore a chi ha troppa fiducia in se stesso,
perché tu solo. Signore, sostieni la nostra speranza.
Dona luce a chi ti cerca,
e conserva nel tuo amore chi ti ha trovato,
affinché continui a cercarti, perché tu solo. Signore,
puoi perfezionare il nostro amore.
Da «Terre Nouvelle»
(Tratto da Spalanca la finestra, della Cevaa, p. 84)
ciali si collocano asimmetricamente a fianco degli ultimi,
sono consapevoli di essere parte dominante della cultura occidentale, che ha prodotto la mercificazione degli esseri umani e
il capitalismo a senso unico. Nei
fatti esaltano la competizione,
la ricchezza personale e quelle
ambizioni che allontanano il discepolo da una responsabilità
personale e dallo sforzo collettivo di conquistare i diritti. 11 desiderio di accumulare ricchezze
si è tradotto in virtù; si dice sia
la principale risorsa delle economie moderne, tanto da permettere l’assistenza persino dei
poveri. 1 credenti non vengono
formati alla ricerca della giustizia di Dio nel mondo. Gli individui atomizzati non sono posti di
fronte alle gioiose ma scomode
implicazioni dell’Evangelo come scelta di vita.
Non deve stupire se in un articolo del Corriere della sera del
30 luglio scorso, «Mal d’Occidente tra i cattolici», l’autore deplora gli atteggiamenti sovversivi di
una parte della chiesa, ricordan
do che essa deve dialogare con
l’Occidente, «della cui storia è
così gran parte». Se per Gesù i
discepoli sono sale, lievito e luce
della società, le chiese dovrebbero invece garantire l’ordine
politico, militare ed economico.
Il giornalista suggerisce che se i
cristiani vorranno rendere un
buon servizio alla loro chiesa,
faranno bene a non aderire a
manifestazioni «no global»; e
come non vedere «le alFfinità con
taluni movimenti ereticali medievali, come se non percepissero quanto veleno sprigioni la
miscela di fanatismo morale e di
estremismo politico»? Noi pensiamo alla potenzialità eversiva
di valdesi, catari e dolciniani,
che pure hanno avuto una parte
nella costruzione di un altro Occidente critico, rispettoso dell’individuo e non repressivo.
Mentre le chiese dell’emisfero
opulento smentiscono nei fatti la
solenne presa di posizione contro la globalizzazione selvaggia,
possono facilmente strumentalizzare la lotta a difesa dell’ambiente e dei paesi poveri per «apparire» davanti alle telecamere
del mondo, senza appartenere
alla comunità delle beatitudini. È
vero che sono gli strati medi delle società non solo occidentali ad
avere le risorse materiali per progettare una teologia e una protesta sociale profetica.
continua malgrado l’iniquo accumulo di risorse e il terrore di
non averne. Il dono è ricevuto in
un atto di fede, che coglie la venuta del Regno proprio nell’ordine naturale del mangiare e vestirsi («date in più»). Le forze
non vanno disperse nella ricerca
affannosa dei beni essenziali, il
Maestro invita a una visione
d’insieme della realtà: la presenza di Gesù allarga gli orizzonti e
tocca l’essenziale dell’esistenza,
in questa dimensione terrena.
Cercare il Regno
La minaccia all’esistenza (la
1
Il problema della fame
SENZA sminuire la comples
sità di un problema economico (e non politico, Marx insegna), a cui mancano spesso le
analisi adeguate, e senza ignorare il contesto geopolitico in cui si
inserisce oggi il problema della
fame nel mondo, vorrei tornare
alle parole non certo disimpegnate di Gesù: «Non temere, piccolo gregge». 11 Maestro ci invita
a una visione serena della realtà,
di gioiosa responsabilità, non di
fatalismo sociale. «Il cibo e i vestiti» non sono delle inezie; il
detto severo di Gesù lo si apprezza quando mancano le cose
essenziali alla sopravvivenza e
dignità quotidiane; non va inteso come invito al lassismo; la povertà non è una virtù, è una condizione. Gesù si rivolge a coloro
che «ora hanno fame» (6,21).
Nell’annundo coincidono crisi e promessa. Nel mettere in
crisi l’orientamento della persona, l’Evangelo dà un fondamento all’unità corpo-vita, promessa
come dono del Padre: la vita
I morte del ricco stolto) verrà
abolita nella ricerca del Regno.
Cristo non ci chiama a far penitenza, ma a un cambiamento di
mentalità; il governo di Dio si è
avvicinato, noi però non lo vediamo perché stiamo guardando
dalla parte sbagliata. Esso è la risposta politica e interiore che il
Padre promette a chi, pur nelle
sue contraddizioni, si sottopone
al giudizio di Dio e ricerca la sua
giustizia: pane agli affamati, acqua nel deserto, equità tra razze
e popoli, condivisione. La vocazione rivolta da Gesù al piccolo
gregge sarà riconoscibile nel modo di gestire il denaro e il tempo,
e di rapportarsi agli altri, non da
variabili quali la situazione geografica, l’orientamento sessuale
0 l’identità ecclesiale: dov’è il tuo
tesoro, qui sarà anche il tuo cuore. Giovani pacifisti alla ricerca di
questo tesoro per le strade di Genova sono stati aggrediti da polizia e teppisti. Portavano un’arma
impropria: la croce.
Di fronte all’indifferenza sociale il Dio dei profeti scende in
piazza per stabilire il diritto,
mentre Gesù, sorgente di vita,
muore assetato di giustizia. Se le
ragioni dei potenti si ingrassano
di menzogne, per riconoscere e
praticare la verità Gesù ci invita
a partire dalla nostra situazione
concreta, interrogandoci sui nostri agi e stereotipi che, per
quanto rivoluzionari, sono modelli scontati. Accoglieremo con
gioia l’annuncio del perdono. Lo
smantellamento del superfluo
che ci soffoca farà parte del nostro ascolto. Saremo testimoni
delle ingiustizie ma a partire
dalla vittoria di Cristo sulla morte. Ci piegheremo al giudizio di
Dio per vivere della sua grazia e
non di una contestazione che ci
consumerebbe nell’odio.
(Prima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
VENEI
Luca evidenzia l'amor
preferenziale di Dio per
poveri, gli svantaggiati, I
minoranze, gli emarginati
i peccatori e i lebbrosi; an
che le donne svolgono ut
ruolo prominente rispetti
agli altri Vangeli. L'assen
za di parole semitiche f;
pensare che l'autore scrivi
in primo iuogo ai not
ebrei. La quarta sezioni
del Vangelo, «prontezzi
di fronte alla crisi immi
nente» (12, 1-13, 21), ri
guarda l'obiettivo dell'esi
stenza: Avere o Vivere
L'insegnamento di Gesù
interrotto da uno de
foiia (12, 13), si concentri
ora sui tema deile posses
sioni materiali e deila lori
equa distribuzione. Lue;
utilizza la storia-pronun
ciamento di Gesù suli'ava
rizia della folla per intro»
durre il tema della liberti
dall'avidità per le cos(
possedute (22-34).
Gli uomini sono stolt
quando continuano a in
vestire ie proprie pochi
energie nei potere, denaro, posizione, invece di
mettersi in discussione
convertirsi, in vista de
grande momento. Gesù risveglia ie coscienze, met
tendoie di fronte ai Die
che sta per agire. Lue;
predilige gli insegnamenti
di Gesù per questa vita: ia
decisione per il Regno vie
ne messa in reiazione aiia
minaccia di morte (la pa
rabola del ricco stolto, vi
13-21), piuttosto che d
fronte alla fine imminente
deil'età presente (22-34),
Ci viene presentato qui un
lato del duplice messaggio
di Gesù: l'urgenza del Regno si impone da una parte in senso apocalittico, in
vista del giudizio ultrastorico, del Figlio dell'uomo;
dall'altra, in senso infrastorico, e riguarda quest(
arco di esistenza.
Per i discepoli, l'attaccamento alle cose si presenta
spesso sotto forma di ansietà, piuttosto che nell'esplicito materialismo del
ricco. Le cose essenziali
della vita non possono diventare la missione della
vita, né determinare gli atteggiamenti da assumerenei confronti dell'esisten
za. «Non cercate che mangerete e che berrete, non
state con l'animo in ansia»
(v. 29). «Vita» e «corpo»
sono termini paralleli;
Le
ui
TN.
Ito
nel 1!
a por
sua p
me, £
zioiK
del p
cend
estrei
mala
l’Aids
nutrì
disas
un si
co, 1’!
un re
venzi
passe
ai 37
tratta dello stesso «io»
considerato da prospettive'
diverse (interno-esterno).:
Un tesoro «nei cieli» (v,
33) significa presso Dio,
cioè in vista del suo regno
di giustizia. È assente qualsiasi allusione a un paradi
so ultraterreno rispetto al
la condizione storica, come pure a un'anima im
mortale scissa dal corpo.
Non vengono premiati i
poveri in quanto buoni
ma i discepoli, in quanto
ultimi, sono messi in relazione al regno messianico,
di cui la creazione è segno
provvidenziale («Considerate i corvi... considerate i
gigli... cercate piuttosto
regno... vv 22-31).
Gesù si rivolge a tutto
popolo; è in linea con
profeti dell'Antico Testamento, pur differendo dai
loro successori apocalittici.
Ricevere il regno di Dio secondo Luca non dipende
da un'illuminazione mistica, ma deriva da un cam
biamento di prospettive
sulla realtà, che chiama
conversione (13, 5).
Per
approfondire
- E. Earle Ellis, The Go
spel of Luke, Oliphants
New Century Bible;
- Howard Marshall, The
Gospel of Luke, The international Greek Testament
Commentary, Paternoster;
- Giorgio Girardet, II
Vangelo della Liberazione, lettura politica di Luca, Claudiana.
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interiment
aster;
et. Il
azioil Lu
I Grande innpegno nella lotta contro l'Aids che oggi colpisce una persona su cinque
La Chiesa unita dello Zambia
Lo Zambia è uno dei paesi più poveri al mondo e anche uno dei più indebitati La Chiesa
unita sta compiendo sforzi enormi, aiutata da numerosi partner esteri fra i quali la Cevaa
DARIO TRON
IN un paese che ha raggiunto la propria indipencienza
nel 1964 e che ha vissuto Ano
a pochi anni fa sfruttando la
sua più grande risorsa, il rame, si sta vivendo una situazione drammatica. Il crollo
del prezzo del rame sta riducendo la popolazione ad un
estremo livello di povertà e le
malattie quali la malaria,
l’Aids e quelle legate alla malnutrizione stanno operando
disastri. Non esiste nel paese
un sistema sanitario pubblico, l’80% delle persone vive in
un regime di pura sopravvivenza e la speranza di vita è
passata dai 54 anni del 1990
ai 37 anni del 2000.
Povertà estrema
Lo Zambia è uno dei paesi
più poveri al mondo e anche
uno dei più indebitati e l’inflazione viaggia a ritmi del
25% annuo. In questo quadro
la Chiesa Unita di Zambia
(Ucz), un’unione di alcune
chiese nate in gran parte
dall’evangelizzazione della
Società delle missioni di Parigi per la quale hanno operato
diversi missionari valdesi e
che quindi ci sta particolarmente a cuore, sta compiendo degli sforzi enormi, aiutata da numerosi partner esteri
quali la Cevaa, la Chiesa Unita del Canada, la Chiesa di
Scozia, il Cwm. Lo stipendio
dei pastori è in larga parte sostenuto dai finanziatori esteri, in quanto le contribuzioni
dei membri di chiesa non co
Zambia: il canale del Nyengo
prono che il 35% del bilancio;
il deficit della Chiesa Zambese è all’incirca pari al suo bilancio annuale e l’inflazione
galoppante non fa che aggravare la situazione.
La Chiesa Unita di Zambia
ha assunto un segretario alla
comunicazione, ha fornito i
suoi distretti regionali di un
computer per facilitare il lavoro e lo scambio di informazioni tra le parrocchie e con
l’ufficio centrale, ha iniziato
un lavoro di formazione continua per i pastori in servizio.
A fianco di tutto questo c’è
un grande impegno nella lot
ta contro l’Aids, che colpisce
attualmente una persona su
cinque: informazione, prevenzione e cura, soprattutto
nei villaggi. La malattia uccide ogni anno non meno di
1.200 insegnanti; a volte le
scuole sono costrette a chiudere a causa dei numerosi
decessi degli scolari.
Il progetto Nyengo
A fianco di tutto questo c’è
tuttavia ancora da annotare
ala continuazione del progetto Nyengo, che deve iniziare
a camminare con le proprie
forze ed essere sostenuto dal
le chiese locali, ma che vivrà
però un momento di difficoltà con la cessazione dell’appoggio finanziario della
Cevaa nel 2004, momento
previsto fin dalla nascita del
progetto stesso: la Cevaa continuerà però a sostenere tutta
una serie di iniziative che
stanno sorgendo in questo
periodo, quali la costruzione
di un centro d’accoglienza,
un laboratorio per formare
dei gióvani meccanici, un negozio per procurarsi materiali utili all’agricoltura, assistenza sanitaria, acque potabili ed evangelizzazione.
Atakpamé (Togo): primo seminario della Cevaa su questa tematica
La gestione manageriale dei programmi missionari
La chiesa e il management.
Questo tema, generalmente
riservato agli ambienti aziendali, ha riunito una trentina
di delegati di quattro chiese
(Togo, Benin, Senegai, e Costa d’Avorio) a Atakpamé
(Togo) dal 10 al 16 dicembre
2001, per il primo seminario
della Cevaa sui programmi
missionari. Ispirandosi a una
rilettura del profeta Neemia, i
partecipanti hanno scoperto
0 riscoperto un altro modo di
adattare la parola di Dio alla
vita e alla gestione responsabile delle chiese. Infatti Neemia disturba, interroga il nostro progetto di chiesa, la nostra pratica missionaria, la
nostra gestione e il nostro
modo di rendere conto della
nostra speranza comune. Egli
solleva la problematica del
potere e della democrazia
nella chiesa. È dunque a partire da una base teologica che
è stata affrontata la questione
della trasparenza e della visibilità, in particolare finanziarie, nelle chiese.
Il seminario non ha trascurato la realtà finanziaria sempre più preoccupante della
Cevaa, dovuta in particolare
alla secolarizzazione e alla
configurazione socio-religiosa e socio-politica dell’Europa. Ora, solo insieme si potranno superare tali difficoltà; la Cevaa non è una
agenzia donatrice; è prima di
tutto una comunità di chiese
in cui il vivere insieme e la
preoccupazione di una missione comune prevalgono sul
denaro.
Visione, pianificazione,
programmazione, gestione di
progetto, controllo e valutazione: altrettanti concetti di
cui i partecipanti si sono
riappropriati come strumenti
di lavoro e di gestione della
vita delle loro chiese. L’apporto tecnico dei consulenti
del Secaar (Servizio cristiano
di appoggio all’animazione
rurale) è stato molto utile al
riguardo. I loro interventi sulle questioni tecniche in fatto
di gestione di progetti hanno
completato l’apporto teologi
co di Alain Rey, di Philippe
Girardet e di Franck Adubra
(Chiesa evangelica presbiteriana del Togo), contribuendo alla riuscita di quella settimana di riflessione, settimana che ha inoltre permesso ai
partecipanti di fare il punto
sulle loro chiese, di individuare le loro debolezze e i loro «atout», al fine di riorientare meglio la loro energia e
di sviluppare le loro azioni
missionarie. Un’azione missionaria la cui storia è stata
ricordata per ricollocare l’azione della Cevaa all’interno
del movimento missionario
ecumenico.
(Cevaa, comunicazioneinformazione)
? Un documento della Chiesa evangelica di Germania su guerre civili e terrorismo
«Le soluzioni politiche prevalgano sull'azione militare»
La Chiesa evangelica della
Germania (Ekd) ha chiesto
che nei casi di guerre civili,
conflitti tra stati'e terrorismo,
•e soluzioni politiche prevalgano sull’azione militare. In
un documento pubblicato lo
scorso ottobre, TEkd sottolinea che la natura dei conflitti
armati è radicalmente cambiata dopo la fine della guerra fredda all’inizio degli Anni
90. Questo documento, in
preparazione da due anni, è
stato redatto prima degli attacchi dell’11 settembre negli
Usa ma in una introduzione
redatta dopo gli attentati
^ianfred Kock, presidente
bell’Ekd, scrive che «la lotta
contro il terrorismo non doiTebbe basarsi principalmente sui mezzi militari ma su un
intreccio tra servizi di informazione, mezzi politici, economici e eventualmente mili
tari». Manfred Kock si interroga inoltre sull’uso del termine «guerra» nella lotta
contro il terrorismo.
In questo nuovo documento, TEkd pone l’accento sul
numero, l’intensità e la durata dei conflitti violenti in stati
che, precisa, si stanno moltiplicando da una decina d’anni a questa parte. L’Ekd si
chiede se la forza militare sia
appropriata quando si tratta
di affrontare questi conflitti.
A suo parere, l’esp.erienza di
alcune regioni - Irlanda del
Nord, Israele-Palestina, Liberia e Cecenia - dimostra che
anche eserciti fortemente
equipaggiati non riescono a
porre fine ai conflitti. Il documento è stato redatto dopo il conflitto del Kosovo nel
1999, quando la Nato decise
di intervenire nella ex Jugoslavia, dicendo che era ne
cessario impedire le violazioni dei diritti degli albanesi
del Kosovo.
D’altra parte, TEkd «si chiede se le azioni militari possano risolvere conflitti come
quello che l’Europa ha dovuto affrontare durante la crisi
del Kosovo e se un esercito
possa promuovere la pace e
l’ordine», ha fatto osservare
Thomas Krüger, portavoce
delTEkd. Krüger precisa che
TEkd non adotta una posizione pacifista. Infatti, le guerre
civili come quella del Kosovo
possono esigere un’azione
militare come ultima risorsa,
ma un intervento del genere
deve essere proporzionato e i
civili devono essere protetti.
Il documento intendeva
aggiornare un precedente
rapporto del 1994. Tuttavia,
dopo gli attentati di settembre e la reazione militare che
vi ha fatto seguito, il documento non rappresenta che
un «risultato provvisorio», ha
detto Krüger. Ricordando che
la Nato è intervenuta in Kosovo senza un mandato esplicito delTOnu, il documento
ricorda che soltanto TOnu
può agire a nome della comunità internazionale e che
gli appelli alTOnu devono essere intensificati. Fra altre
raccomandazioni figura la
necessità di prevenire i conflitti prima di tutto promuovendo l’uguaglianza economica internazionale, proteggendo le risorse naturali per
le future generazioni e migliorando le condizioni sociali e culturali in tutto il mondo. È necessario, sottolinea il
documento, cercare di risolvere in primo luogo i conflitti
che potrebbero trasformarsi
in guerre civili. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
^ Alle elezioni politiche in Danimarca
Eletti 19 pastori della Chiesa luterana
COPENAGHEN — Alle recenti elezioni politiche in Danimarca tra i candidati figuravano anche 40 pastori della Chiesa luterana: 19 sono stati eletti nelle liste di cinque dei sette
partiti presenti nel Parlamento danese. Secondo la neoeletta
pastora Tove Fergo, divenuta ministro per gli Affari ecclesiastici, è un bene che i pastori si occupino di politica: «Conosciamo i problemi della gente e siamo abituati a ragionare e
a prendere decisioni in base a precisi valori e non solamente
in termini di convenienza partitica». (nev/dcn)
^ A proposito ó\ Harry Potter
Le preoccupazioni degli avventisti
ROMA — 116 milioni di copie in 200 lingue, un film che in
Italia ha già incassato oltre 11 miliardi: è «Harry Potter e la
pietra filosofale», un successo travolgente. Ma non tutti sono
d’accordo: l’autorevole periodico «Adventist Review» ha
pubblicato un lungo articolo che esprime serie preoccupazioni sull’effetto che libro e film possono avere sui bambini.
Sull’agenzia stampa della Chiesa awentista in Italia la direttrice, Dora Bognandi, scrive: «Ritengo pericoloso introdurre
i bambini nel mondo della magia, rendendo loro simpatico
e familiare il linguaggio dell’occulto (...) crescendo si aspetteranno soluzioni immediate e magiche ai loro problemi,
che senz’altro non arriveranno. Allora alla delusione si aggiungerà la frustrazione o la ribellione». (nev/adn)
Il Solenne cerimonia a Santiago del Ole
Un vescovo metodista insediato nella
carica di «cappellano presidenziale»
SANTIAGO DÉL CILE — Il 13 dicembre scorso, a Santiago
del Cile, il vescovo metodista Nettali Aravena, con una solenne cerimonia nel Palazzo de la Moneda alla presenza del
presidente Ricardo Lagos Escobar, è stato ufficialmente insediato nella carica di «cappellano presidenziale». È la prima
volta nella storia del Cile che un evangelico ricopre l’alta carica: un evento certamente facilitato dalla «Legge sull’uguaglianza dei culti», approvata nell’ottobre 1999. (nev/icp)
M Conferito dal sindaco di Roma, Walter Veltroni
Premio internazionale «Sandro Onofri»
2001 attribuito a Desmond Tutu
ROMA — Il premio internazionale «Sandro Onofri», istituito dalla Casa delle letterature, è stato attribuito per il 2001
a Desmond Tutu, arcivescovo anglicano di Città del Capo,
Sud Africa, fino al 1996. Tutu, che già aveva ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1984, ha ricevuto il premio dal
sindaco di Roma, Walter Veltroni, il 21 dicembre scorso nella Sala delle bandiere del Palazzo Senatorio. (nev)
t?i Dizionario dell'Accademia Reale di Spagna
Passo avanti nel cammino ecumenico
MADRID — Piccolo, ma significativo passo avanti nel cammino ecumenico in Spagna. Nella 22“ edizione del prestigioso
Dizionario dell’Accademia Reale spagnola alla voce «luteranesimo» non si legge più «setta di Martin Lutero» bensì «dottrina
del riformatore protestante tedesco Martin Lutero». Analogamente il «pastore» non è più «sacerdote di una chiesa o setta»
ma semplicemente «sacerdote di una chiesa». (nev/ns)
M In vigore dal 1° gennaio 2002
Finlandia: nuova legge a favore
delle coppie omosessuali
HELSINKI — Con il nuovo anno è entrato in vigore in Fin
landia una legge che riconosce alle coppie omosessuali gli
stessi diritti delle coppie eterosessuali, salvo quello di avere
un nome di famiglia e quello di adottare i minori. La Chiesa
luterana nazionale (4,6 milioni di fedeli, T85% della popola
zione) ha immediatamente fatto sapere che non prevede celebrazioni particolari per le coppie dello stesso sesso puntualizzando che esiste una forte differenza tra il riconoscimento civile delle unioni e la celebrazione ecclesiastica del
matrimonio, l’unico riconosciuto dalla chiesa. (nev/lwi)
Wl Conferito dalla regina d'Inghilterra
A Billy Graham il titolo di «cavaliere»
LONDRA — L’8 dicembre la regina d’Inghilterra ha conferito il titolo di «cavaliere» al predicatore battista americano
Billy Graham per il suo «impegno internazionale nel mondo
civile e religioso nel corso degli ultimi 60 anni». Sir Graham,
83 anni, secondo i biografi ha predicato TEvangelo a circa
210 milioni di persone in oltre 200 nazioni. (nevHcp)
M Un progetto contestato da ortodossi e luterani
No al «Dracula Park» in Romania
BUCAREST — Netta protesta degli ortodossi e dei luterani
della Romania per il progetto di un «Dracula Park» che dovrebbe estendersi per 120 ettari in Transilvania, presentato
dal ministro per il Turismo e approvato dal Senato il 19 novembre scorso. Secondo i luterani romeni il progetto «lede
fortemente i valori del cristianesimo essendo centrato sulla
crudeltà, l’orrore e l’occultismo, valori che non hanno nulla a
che vedere con lo spirito della nostra nazione». (nev/eni)
4
PAC. 4 RIFORMA
VENERDÌ 11 GENNAIO 2002
Il libro di Dunant
Le sofferenze atroci
viste in battaglia
Il 2001 ci ha portato anche il
ricordo di un uomo, Henry
Dunant, e della sua iniziativa
umanitaria, la Croce Rossa.
Cento anni fa a Dunant veniva conferito il Premio Nobel
per la pace, un tardivo riconoscimento per un uomo che
aveva cercato, tra difficoltà,
incomprensioni e delusioni, di
rendere umano il disumano
mostro della guerra. La sua
opera rimane un monito per il
nostro tempo.
Nel giugno 1859 Henry Dunant decise di raggiungere
l’imperatore Napoleone HI,
impegnato in vaste operazionimilitari in Italia, per esporgli i
piani di un’ardita impresa:
realizzare in Algeria una rete
di canali di irrigazione per
rendere nuovamente quel paese il «granaio del Nord Africa».
L’incontro non ebbe mai luogo, ma il viaggio si rivelò decisivo per Dunant. Il 24 giugno,
a Solferino, ci fu un micidiale
LIBRI
Filosofia
Almanacco 2001
Anche MicroMega non si esime dal compito di sviluppare
un numero monografico sulla questione della globalizzazione. Le dedica tuttavia non un numero di «attualità politica»,
ma l’Almanacco annuale di filosofia, presentando nel corpo
centrale del volume (n. 5-2001, pp. 336, euro 10,33, lire
20.0001 una serie di contributi sui,concetti di locale, globale,
etica globale, libertà: ma soprattutto con i
saggi di Emanuele Severino («Globalizzazione e tradizione») e del francese JeanLuc Nancy («Globalizzazione, libertà, rischio»). Seguono un dialogo fra Sergio Givone e il fotografo Oliviero Toscani sul
«mondo e la sua immaginazione» e una sezione dedicata al musicista Arnold Schonberg, ideatore della dodecafonia, sull’ebraismo e la filosofia del Novecento.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
j Protestantesimo
a:| Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Lunedì 14 gennaio
alle 9,30 circa sarà trasmessa le replica della trasmissione del
6 gennaio «”La salute di tutti”: l'ospedale evangelico di Torino, la Sanità tra pubblico e privato»: «“Getta il tuo pane sulle
acque”: storia di un pastore evangelico, Donato Lippolis».
PROTESTANTESIMO IN TV
Diaconia e fiducia neli'altro
DAVIDE ROSSO
. ENO paura e più fi^^iVXducia negli altri».
Questo e uno dei tre intenti,
gli altri sono «meno violenza
e più pace», e «meno consumismo e più condivisione»
che ci si dovrebbe proporre
di portare nel 2002 che è appena iniziato. Questo almeno è quanto suggerisce il pastore Paolo Ricca nella trasmissione Protestantesimo di
domenica 6 gennaio e questo
è quanto sembrava emergere
con forza nei due servizi proposti nel corso della trasmissione. Relazionarsi, agire, dare e ricevere, diaconia come
compartecipazione. Tutte
queste cose in qualche modo
implicano fiducia nell’altro,
non aver paura di mettersi in
contatto con lui. L’esempio
degli ospedali valdesi o quello del pastore Lippolis e del
suo lavoro a Palermo in qualche modo richiamano in particolar modo quella fiducia
che è inerente alla fede, l laboratori analisi dell’ospedale
di Torino, la cui inaugurazione sono l’argomento del secondo servizio della puntata.
ci parlano di un servizio privato diventato per tutti, di un
operare e rivolgersi a un
quartiere che conosce il disagio e la povertà. Ci parla anche di investimenti in un
campo in cui «si deve razionalizzare ma anche spendere
per avere un servizio migliore» come ha detto il presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, che ha sottolineato anche la necessità di
«non lasciare l’ospedale nella
situazione deficitaria attuale
ma di agire per sanarla».
La storia di Lippolis ci parla invece di un evangelico
che ha e insegna la fiducia
► verso gli altri, che opera per
proteggere il misero, di una
persona che segue il «getta il
tuo pane sulle acque» così
come dice TEcclesiaste perché dopo molto tempo ha fiducia di ritrovarlo. Le immagini, per una volta «quasi» non servono, certo rendono l’atmosfera che si vive
a San Salvario a Torino, del
nuovo della struttura dell’ospedale, dei momenti
passati della storia personale di Lippolis, ma qui quello
che conta sono le parole.
Il libretto del 1862 che portò alla creazione della Croce Rossa internazionale
«Un souvenir de Solferino»
scontro che coinvolse circa
300.000 soldati. Ne risultò una
carneficina che lasciò sul terreno oltre 40.000 tra morti e
feriti. Arrivato il giorno dopo
la battaglia a Castiglione, a
una decina di chilometri dal
luo^o del massacro, Dunant
ebbe modo di soccorrere i feriti
che venivano portati là, abbandonati al loro destino, privi di cure e in preda ad atroci
sofferenze. Tre anni dopo pubblicò un piccolo libro che
avrebbe avuto una grande eco
e una incredibile diffusione in
tuttodì continente: Un souvenir de Solferino. Il resoconto
delle inumane sofferenze provocate dallo scontro portò alla
creazione della prima organizzazione non governativa
della storia: il Comitato internazionale della Croce Rossa.
Nel contempo Un souvenir de
Solferino portò anche alla
creazione del moderno diritto
umanitario in caso di guerra.
Scritto da Henry Dunant, figlio di un'antica famiglia protestante di Ginevra, il resoconto delle
sofferenze conseguenti alla battaglia del 1859 ebbe una vastissima eco in tutto il continente
PAOLDTOGNINA
IL piccolo libro di Dunant
continua a essere purtroppo di bruciante attualità, fino
a oggi, fino all’11 settembre,
fino alle bombe americane a
frammentazione lanciate
sull’Afghanistan, alle bombe
incendiarie, all’attacco contro un campo di prigionieri
di guerra afghani avvenuto a
quasi cento anni dall’assegnazione del Premio Nobel
per la pace a Henry Dunant e
al pacifista francese Frédéric
Passy. Quel libro sta all’inizio
di un’impresa disperata, sicuramente lontana dall’essere raggiunta: quella dell’
umanizzazione del mostro
disumano, assetato di sangue e grondante violenza
della guerra.
Il ricordo di Solferino scritto da Dunant è un elenco
quasi insopportabile di orrori. Castiglione diventa il principale luogo di raccolta dei
feriti, in pochi giorni ne arrivano oltre 6.000. A curarli ci
sono due soli medici. Dunant
chiede e ottiene il permesso
di organizzare squadre di volontari per occuparsi di feriti
e prigionieri. Durante il reclutamento dei volontari, non fa
distinzione in base alla loro
nazionalità, ritenendo che la
priorità assoluta sia da dedicare alla cura dei feriti e in
l^se al fatto che tutti sono figit-de.llo stesso Dio. Il libro
sulla battaglia di Solferino si
chiude con una domanda,
che racchiude anche lo scopo
per cui quelle terribili pagine
sono state scritte: «Non è possibile, in tempo di tranquillità
e pace, creare un’organizzazione di volontari motivati e
accuratamente formati che si
prepari a curare i feriti in
tempo di guerra?».
Nell’Italia liberata del 1945, sotto le insegne della Croce Rossa
L'ambiente familiare
Henry Dunant è figlio di
una antica famiglia protestante di Ginevra. Il padre è
membro del Consiglio cittadino e tutore di numerosi orfani, la madre ha messo a disposizione una fattoria, ereditata dai suoi, per farne un
orfanotrofio. È la madre a
formare il carattere sensibile
di Henry Dunant. Fin dall’infanzia è lei a portare con sé il
figlio nelle visite ai pazienti
degli ospedali, alle persone
ricoverate negli ospizi, qualche volta anche ai rinchiusi
nelle prigioni ai quali lei e il
figlio leggono pagine dalla
Bibbia 0 da altri testi di edificazion'e cristiana.
Gli ambienti riformati di
Ginevra vengono raggiunti,
nel corso degli Anni 30 dell’800, dal risveglio evangelico
che tanti frutti aveva già dato,
in campo religioso ma soprattutto sociale, in Scozia e
Inghilterra. Dunant, in quegli
anni apprendista di commercio presso una banca di Ginevra, è affascinato dal moviménto e fonda, con alcuni
amici, nel 1852, una società
per l’evangelizzazione dalla
quale sorge, poco dopo, l’Associazione cristiana dei giovani. È lavorando per questa
causa che scopre di avere un
enorme talento di organizzatore. Viaggia attraverso numerosi paesi europei allo
scopo di seguire la fondazione di nuove sezioni dell’Associazione, avvia una rete
molto estesa di contatti epistolari e giunge a fondare,
nel 1855, l’alleanza mondiale
dell’Associazione. Concluso
l’apprendistato, compie un
viaggio attraverso i paesi
delTAfrica settentrionale. Lasciata la banca di Ginevra,
vorrebbe creare una vasta
impresa in Algeria: quella
che lo porterà a cercare di incontrare Napoleone in Italia,
appunto, e che determinerà
invece una tappa importante
della sua esistenza.
Nel febbraio 1863 la «Società di pubblica utilità» di
Ginevra crea un comitato
composto da cinque persone,
tra cui Dunant, allo scopo di
dar vita a quella che sarà poi
la Croce Rossa. Il 22 agosto
1864, rappresentanti di dodici stati firmano la «Convenzione per la cura dei soldati
feriti sul campo di battaglia».
Si tratta della prima convenzione internazionale e del
primo atto della Croce Rossa.
Già in occasione della seduta
costitutiva, il presidente della
«Società di pubblica utilità», Gustave Moynier, fa mettere a verbale un’osservazione che scopre un problema
che accompagnerà fino a oggi la Croce Rossa: «Invece di
cercare di attenuare il carattere micidiale della guerra,
dicono alcuni, bisognerebbe
combattere il male alla radice
e lottare a favore della pace
duratura, per tutto il mondo.
Stando ai nostri detrattori,
sembra che il nostro scopo
consista addirittura nel legittimare la guerra. Dicono questo perché credono che noi
consideriamo la guerra un
male necessario».
VENEI
Gli ultimi anni
Da qui in poi si possono distinguere due vie: quella
dell’evoluzione della Croce
Rossa, e in particolare delle
convenzioni mediante le
quali l’opera umanitaria ha
cercato di mantenere il passo
con i devastanti sviluppi degli strumenti bellici e delle
sempre nuove sofferenze inflitte negli scontri, e quella
personale di Henry Dunant,
coinvolto dapprima nel crack
finanziario della sua impresa
algerina, scacciato quindi dal
comitato della Croce Rossa e
vagabondo, per oltre vent’anni, attraverso tutta l’Europa,
dimenticato da tutti, in condizioni spesso spaventose, fino al tardivo riconoscimento
costituito dal conferimento
del Premio Nobel, nel 1901.
L’ultimo rifugio di Dunant
è il villaggio appenzellese di
Heiden. E lì che un giornalista lo scova, nel 1895, pubblicando poi un articolo intitolato: «Il fondatore della Croce
Rossa è ancora vivo!». Henry
Dunant ha rotto tutti i legami
con Ginevra e guarda ormai
anche alle istituzioni ecclesiastiche in maniera molto
critica. Tuttavia conserva una
profonda fede biblica e conti
nua a leggere la Scrittura. Dice: «Non amo le chiese di stato, né i battisti, né i metodisti, né alcuna delle molte denominazioni cristiane esistenti, sono un cristiano co
me lo erano i cristiani dei primi secoli, e nulla più. Voglio
essere sepolto senza nessun
rito ecclesiastico, ed essere
sepolto come un cane».
Quando morì, il 30 ottobre
1910, senza avere usato per
sé neppure un centesimo dei
molti premi e delle molte
onorificenze ottenute negli
ultimi anni della sua vita ed
avendo continuato ad abitare
nella camera numero 12 dell’ospizio di Heiden, nel quale
si era ritirato, la sua volontà
fu rispettata. Dunant fu de
posto senza nessuna cerimonia nel cimitero di Zurigo.
La vita di Henry Dunant è
una sorta di moderna para
boia, iniziata allo scopo di
combattere contro le sofferenze arrecate dalla guerra.
Una parabola che parla di
coraggio, di nobiltà di spirito, di sensibilità per gli esseri
umani, ma anche di sconfitte, di solitudine, di delusioni,
di frustrazioni date dall’impossibilità di sconfiggere il
mostro violento. Una para
boia che termina con un
Henry Dunant solitario lottatore pacifista, incompreso fino all’ultimo, che tuttavia ha
dato vita a un organismo che
oggi ancora si batte per l’affermazione, pur neU’inferno
della guerra, del valore della
vita umana.
Un vero e proprio «manuale» che può essere utile per coinvolgere i protestanti
L'ecumenismo che parte dalle pagine del suo testo
FULVIO FERRARIO
Fa piacere leggere un manuale di ecumenismo
scritto da un cattolico* che
potrebbe essere tranquillamente utilizzato in ambito
protestante. Il primo, fondamentale pregio è il carattere
tendenzialmente enciclopedico: storia del movimento ecumenico, presentazione, molto
ben fatta, dell’atteggiamento
ecumenico delle principali famiglie ecclesiali, rassegna dei
grandi progetti teologico-ecumenici oggi in discussione,
discussione critica dei principali nodi problematici, appendice sulle assemblee di
Graz, di Harare e sulla Dichiarazione congiunta sulla giustificazione. E quanto occorre
sapere a chi, addetto ai lavori
o persona interessata, voglia
avventurarsi nel ginepraio
ecumenico, acquisendo il linguaggio e i termini dei problemi: poi occorre la sensibilità, naturalmente: ma quella
nemmeno Peter Neuner la
può insegnare, purtroppo.
In secondo luogo il testo è
chiaro. Descrive e interpreta
facendosi capire. La complessità del dibattito ecumenico
dipende spesso dalla presenza di livelli diversi del discorso, dei testi, dalle asimmetrie
tra le strutture ecclesiali, che
rendono a volte difficili da decifrare i termini del consenso
e del dissenso. L’autore guida
in questi sentieri non proprio
rettilinei con mano molto sicura, anche il lettore o la lettrice provvisti di una qualche
informazione al riguardo impareranno moltissimo.
Terzo, non è affatto ovvio
che un testo suH’ecumenismo sia esso stesso ecumenico, cioè attento a descrivere l’altro in modo tale che
questi si riconosca nella presentazione. Qui tale felice
eventualità si realizza. Per
quanto riguarda il protestantesimo si resta molto favorevolmente impressionati dalla capacità simpatetica di
cogliere gli elementi realmente caratterizzanti, anche
e proprio sui punti tradizionalmente controversi.
Infine, colpisce favorevolmente l’onestà intellettuale di
Neuner nel presentare le po
sizioni della propria chiesa.
L’autore non si rende la vita
facile liquidando le tesi che
non gli piacciono come .residui preconciliari, ma descrive
con precisione la complessità
del dibattito in corso nella
chiesa romana. 11 fatto che il
suo ottimismo appaia qua e
là eccessivo, rientra nella normale varietà delle valutazioni.
Volendo proprio rilevare
qualche punto sul quale discutere, si possono menzionare alcune questioni inerenti al ministero, dove l’autore
presenta la linea cattolica e
ortodossa, che sceglie i propri
ministri «dall’alto», sostenendo che ciò simboleggia il fatto
che il ministero, e la parola
della quale esso è portatore,
non sono una possibilità della chiesa, ma dono di Dio. Il
protestantesimo sinodale intende dire esattamente la
stessa cosa, la chiesa evangelica non è democratica, ma
cristocratica, se così si vuol
dire. Soltanto, essa ritiene che
il discernimento cristocratico
venga operato dall’assemblea
dei credenti e non dal solo
collegio episcopale, presiedu
to da quello che a Neuner
piacerebbe poter pensare co
me un primus inter pares.
Il testo va dunque segnalato
e consigliato come lettura
quasi obbligatoria. È vero che
l’ecumenismo non è mai stato
una faccenda per specialisti
ed è per questo che è ancora
vivo. È altrettanto vero che,'
qui più che altrove, la compe-'
tenza è parte integrante del
l’amore e della passione.
(*) Peter Neuner: Teologia
ecumenica. Brescia, Queriniana,
2000, pp. 339, £ 55.000.
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: via F. Sforza,
12/A;te1. 02/76021518
TORINO: via Principe *
Tommaso, 1 ; tei. 6692458
TORRE PELLICE: p.za
Libertà, 7; tel.0121/91422
FIRENZE: Bg. Ognissanti J
14/r; tei. 055-282896
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religiosa piazza Cavour, 32;
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2002 VENERDÌ 11 GENNAIO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
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Una commemorazione a Torino
Alberto Peyrot scienziato
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GIUSEPPE PLATONE
IN un’atmosfera raccolta
e commossa, nell’austera
e affollata sala dei Mappamondi dell’Accademia delle
scienze di Torino, il 12 dicembre è stato rievocata la
figura di Alberto Peyrot, ordinario di citologia e istologia
nell’Università di Torino.
Il professor.Camillo Vallano ha tratteggiato la biografia e le opere di Peyrot ricordandolo anche come collega
e amico per oltre quarant’anni. Alberto Peyrot, spentosi
nel febbraio del 2000, era nato a Torino nel 1931 e si era
laureato presso l’ateneo torinese in Scienze naturali nel
1953, diventando subito assistente di Alfredo Corti. Più
tardi conseguirà la libera docenza in anatomia comparata e in endocrinologia. Fu
professore ordinario di istologia ed embriologia dal 1972
e fu collocato in emeritazione dal 1° novembre 1999.
Vellano ha ricordato come
Peyrot abbia svolto importanti funzioni operative nell’Università torinese essendo
stato direttore di Istituto e
primo direttore del neocostituito Dipartimento di biologia animale e dell’uomo,
membro del Consiglio di amministrazione dell’Università, vicerettore con Umberto
Dianzani.
Le lezioni accademiche di
Peyrot erano particolarmente
apprezzate per la sua chiarezza espositiva. La sua atti
vità di ricerca scientifica si
snoda lungo un percorso di
oltre 120 pubblicazioni scientifiche. Molte sue ricerche furono dedicate allo studio del
rene. La sua indagine si volse
soprattutto all’endocrinologia comparata, ma allargando lo sguardo a problemi
connessi, avvalendosi anche
di moderne tecniche di indagine verso le quali Peyrot
mostrò sempre un vivace interesse. Sarebbe troppo tecnico, per il nostro giornale,
riferire dei campi specifici di
ricerca per i quali intesse rapporti fruttuosi con gli atenei
di Marsiglia, Napoli, Pisa.
Il professor Vellano, nella
sua rievocazione dello scienziato torinese, ha voluto accennare anche ad alcune attività extra universitarie di
Peyrot, in particolare il suo
profondo legame con la
Chiesa valdese nella quale
ebbe incarichi in vari comitati e nel Concistoro valdese
di Torino sino alla fine. «Chi
di noi lo ha conosciuto più
da vicino - ha concluso Vellano - lo ricorderà sempre
come un uomo che, pur nella
sua naturale riservatezza,
con la sua presenza e i suoi
interventi ha spesso saputo
rappresentare un punto di riferimento per riportare pacatezza e ponderatezza nelle
discussioni. Lo ricordo come
un uomo fermo, di saldi
principi che alla fine, come
afferma un vecchio detto
ebraico, ha atteso serenamente di “scivolare in Dio’’»
,«, Alla Chiesa valdese di Ivrea
Insieme nella Giornata
dedicata alla solidarietà
GRAZIELLA MARIANI
La «giornata della solidarietà» si è svolta a Ivrea
domenica 2 dicembre e come
ogni anno si è caratterizzata
per l’apertura del bazar e un
pranzo comunitario il cui ricavato viene destinato a una
iniziativa solidale. Quest’anno
i proventi sono stati donati ai
profughi afghani. L’impegno
della comunità è stato notevole per l’organizzazione del
bazar, ricco di manufatti che
ben si prestano a diventare
strenne natalizie e per la preparazione del pranzo al solito
accurata e invitante.
La novità, curata dai giovani, è stata l’allestimento di un
banco dedicato al commercio
equo e solidale. Per la prima
volta sono comparsi i prodotti di questo tipo di commercio che si pone lo scopo di acquistarli direttamente dai
produttori delle regioni più
povere del mondo, a un prezzo equo e senza le mediazioni dei grandi gruppi multinazionali che impongono loro
prezzi e tipo di produzioni. Vi
si trovano quindi caffè, cioccolato, tè e prodotti artigianali che altrimenti non avrebbero possibilità di seguire canali
commerciali Costosi per la loro distribuzione. Le organizzazioni che da tempo si stanno occupando di questa attività favoriscono il nascere sul
luogo di cooperative di piccoli produttori per contrastare lo sfruttamento da parte
delle compagnie commercia
li. Ci è sembrata un’iniziativa
molto giusta, anche per far
conoscere e dimostrare possibile un diverso modo di
vendere e di comprare.
Il culto è stato presieduto
dal past. Bruno Giaccone, responsabile per il Nord-Ovest
del Servizio rifugiati e migranti della Fcei, che nel pomeriggio ha illustrato le finalità e
l’attività del Servizio e le problematiche vecchie e nuove
legate alla legislatura sull’immigrazione nel nostro paese.
Particolarmente interessante
è stato il riferimento alla nuova legislazione che restringe
notevolmente le possibilità di
ingresso in Italia, i ricongiungimenti familiari e il rilascio
del permesso di soggiorno.
Nel dibattito che è seguito è
emerso che queste nuove
norme rischiano di creare una
massa di clandestini senza
possibilità di regolarizzare la
propria posizione e quindi
più ricattabili sul mercato del
lavoro, dove già oggi emergono fenomeni di sfruttamento
al di fuori di tutte le regole
che la nostra società si è data
in materia di lavoro. Inoltre la
criminalizzazione della clandestinità potrebbe creare non
pochi problemi alla già problematica realtà giudiziaria
nel nostro paese. La giornata
è stata particolarmente propizia anche in quanto ha posto
le basi di un collegamento tra
il Servizio e la Consulta comunale per gli immigrati della
quale alcuni membri della
chiesa di Ivrea fanno parte.
I < Iniziativa interreligiosa di mobilitazione, di digiuno e di preghiera a Napoli
Nella «Tenda di Abramo» per scoprire i valori della pace
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Fra le tante iniziative che
sono state organizzate in
tutta Italia in occasione dell’ultimo venerdì di Ramadan
per il quale il papa aveva lanciato un digiuno per la pace,
simbolico momento di solidarietà con i fratelli musulmani,
quella tenutasi a Napoli il 14
dicembre scorso a cura del
Coordinamento ecumenico
per la pace e il disarmo è stata
chiamata «La tenda di Àbramo». La mobilitazione caratterizzata da digiuno e preghiera dell’intera giornata si è
svolta in due luoghi diversi, in
prossimità delle due moschee
della città, in piazza Mercato
e in corso Lucci.
La giornata è stata certamente la più rigida dell’anno
e al freddo pungente si è a
tratti accompagnata anche la
pioggia. La manifestazione
ha perciò avuto per quelle
20-25 persone che vi hanno
partecipato, direi con un po’
di ironia, carattere di «eroismo». Chi ha definito i pacifisti digiunatoti «utili idioti del
terrorista Bin Laden» (Francesco Merlo, Corriere della
sera del 14 dicembre) avrà
avuto di che ridere di questo
strambo gruppo di persone
(credenti ma anche pacifisti
storici) intirizzite dal freddo
e, a fine giornata, anche bagnati da un’impietpsa pioggia, soli, in una piazza deserta sotto un improbabile tendone, chiamato pomposamente «Tenda di Abramo»,
che sedute in terra su cartoni
presi accanto ai vicini cassonetti, cantava, pregava e discuteva animatamente di politica e di massimi sistemi. Il
pensiero un po’ irriverente
che abbia potuto ridere di
noi anche un po’ il Signore
dall’alto dei cieli ci ha a fine
giornata riempito il cuore di
riconoscenza.
La giornata è stata in fondo
molto semplice. Canti, preghiere, letture (anche dal Corano) e scambi di idee. E poi
di tanto in tanto tentativi di
contatto con i musulmani che
arrivavano alla moschea agli
orari stabiliti per partecipare
alla preghiera. 11 volantino
che si distribuiva, che faceva
professione di fraternità e diceva che nessuno può usare il
nome di Dio per diffondere
odio e violenza, era stato tradotto in arabo per l’occasione. A un certo momento alla
«Tenda di Abramo» è sopraggiunto anche il responsabile
della moschea di piazza Mercato per spiegarci che la guerra santa per il Corano è lotta
interiore e che lui apprezzava
sinceramente il nostro gesto
in un’atmosfera e durante
una campagna di stampa per
il resto molto ostile all’Islam
soprattutto dopo la diffusione
del video di Bin Laden.
Il contatto con la comunità
musulmana è stato invece più
fraterno all’altra moschea,
dove un gruppo di cristiani
pacifisti (con cui ci sono con
tatti da oltre dieci anni) sono
stati invitati a entrare e a con
dividere con i fedeli riuniti un
messaggio e una preghiera.
Piccoli passi, piccoli gesti, forse un po’ naif, in una situazio
ne arroventata che può però
anche peggiorare, diventando
ancor più ostile verso gente
già molto sfruttata e molto di
sagiata, almeno a Napoli.
A un certo punto durante la
giornata è arrivato alla moschea di piazza Mercato an
che il delegato del cardinale
Giordano: è entrato per pochi
minuti e in quel momento si
sono visti i giornalisti che
hanno ripreso per intero il
suo intervento. Il giorno dopo
i giornali riprendevano le sue
parole nella prima pagina della cronaca di Napoli, con un
titolo a quattro colonne. Di
noi nessuna traccia: meno
male che c’è Riformai
AGENDA
11 gennaio
RIVOLI (To) — Alle 21, nella chiesa battista (viale Bassano
1), si tiene un incontro pubblico sul tema: «Islam, conoscere
per dialogare», con relazione introduttiva di Claudia Tresso,
docente di Lingua araba all’Università di Torino.
TORINO — yUle 18, nella sala conferenze del Centro teologico
(corso Stati Uniti 11/h), il Centro stesso insieme al Centro
evangelico di cultura «A. Pascal» organizza una conferenza
dello scrittore e biblista Paolo De Benedetti sul tema «Che cosa significa per noi la confessione di fede del Deuteronomio?».
CINISELLO BALSAMO — AOe 21, al Centro culturale «Lombardini» (via Monte Grappa 62/b, quarto piano), per il ciclo
dedicato a «Sette personaggi storici per sette problemi di attualità», Angelo Reginato parla sul tema «Etty Hillesum testimone e vittima dei lager nazisti».
12 gennaio
m ' ' ' ' - . - i .
CATANIA — In via Cantarella 6 si tiene l’incontro iniziale
del corso per predicatori locali battisti, metodisti e valdesi
sul tema «Come predicare sul Dio creatore e liberatore, ovvero: quale “immagine” sappiamo annunciare di Dio?».
MILANO — Alle ore 17, alla chiesa metodista (via Porro
Lambertenghi 28), nell’ambito del ciclo «Perché Dio? La ricerca religiosa nella letteratura europea del Novecento»,
monsignor Gianfranco Ravasi parla sul tema «La ricerca religiosa nell’opera di Lalla Romano».
BERGAMO — Alle ore 17, nella sede del Centro culturale
protestante (via Tasso 55, primo piano), il past. Salvatore
Ricciardi tiene il primo incontro di una serie di studi biblici
dedicati al Deuteronomio, parlando sul tema «La memoria e
il Patto, chiavi di lettura del Deuteronomio».
13 gennaio
PACHINO — Alle 16, alla chiesa valdese (v. Torino 14), il past. Salvatore Rapisarda parla su «La sfida dei fondamentalismi». In conclusione intervento musicale del coro della chiesa battista di Siracusa (dir. Lina Lorusso Rapisarda).
14 gennaio
MILANO — Alle 18, alla sede del Sae (piazza San Fedele 4),
per il ciclo di incontri sulla «Charta cecumenica», Ermis Segatti parla sul tema «Identità religiose e identità nazionali».
ROMA —Alle ore 17, all’Associazione Amicizia ebraico-cristiana (via Calamatta 38), per il corso «Sogno e preghiera».
Pina Scanu parla sul tema «Il vocabolario del sogno».
15 gennaio
TORINO —Alle ore 21, nella sede delTYwca-Ucdg (via San
Secondo 70), si tiene il secondo incontro biblico-ecumenico
con il gruppo di Cascina Archi sul tema «Le beatitudini, carta
fondante del Regno (Matteo 5, 5-9)». Introducono il pa"st.
Giorgio Bouchard e don Toni Revelli.
16 gennaio
MILANO —Alle ore 18, nella sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza 12/a), per il Centro culturale protestante, il
professor Daniele Garrone tiene una conferenza sul tema
«Chiesa e Israele nella riflessione delle chiese protestanti
d’Europa: Stoccarda 1945 - Belfast 2001».
20 gennaio
MANTOVA — Alle ore 16, nella Sala della colonna (ex monastero S. Andrea, p. Leon Battista Alberti), il Sae organizza una
conferenza del rabbino Locci di Padova sul tema «Il cammino di Dio verso l’uomo e il cammino dell’uomo verso Dio».
ROMA — Alle ore 17, nella sede di via Giusti 12 (suore francescane missionarie di Maria), il Sae organizza un incontro
ecumenico di preghiera sul tema «“In te è la sorgente della
vita” (Salmo 36, 6-10)». Intervengono il pastore Domenico
Tomasetto e monsignor Rino Fisichella.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
PRAMOLLO — Durante il culto di Natale sono stati insediati
i due nuovi anziani Nella Travers e Guido Peyronel. Un
ringraziamento fraterno a Ivana Costabel e Mauro Beux
che dopo quindici anni di servizio lasciano il Concistoro.
TORRE PELLICE — Nella gioia e nella riconoscenza al Signore domenica 16 dicembre abbiamo accolto con affetto fraterno Cinzia Borgiattino che è diventata membro
della nostra chiesa.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunziato ai funerali
di Valdo Simond, Rinaldo Bouvier, Ivonne Rostan.
Alcuni partecipanti ali’iniziativa: primo a sinistra il rappresentante della vicina moschea
UAsilo dei vecchi
San Germano Chisone
ricerca
operatori ADEST
Al fine di creare una graduatoria in vista di futuri inserimenti nel proprio organico.
La selezione verrà fatta con prova scritta, colloquio e prova
pratica. I candidati devono presentare domanda scritta indirizzata a:
Direzione Asilo dei vecchi, via Carlo Alberto Tron, 13 10065 San Germano Chisone (To), entro il 20 gennaio
2002.
La domanda dovrà contenere:
- dati anagrafici;
- attestato di qualifica professionale ADEST ;
- curriculum ed esperienze lavorative.
6
PAG. 6 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 11 GENNAIO 20Q
UNA LETTERA
DAL 2042
GIORGIO GIRARDET
Roma, 1° gennaio 2042
Cari fratelli e sorelle del 2002,
qualcuno di noi ricorda le preoccupazioni che erano nell’aria
aH’inizio del 2002, 40 anni fa,
quando noi cinquantenni o sessantenni eravamo bambini o
adolescenti. Da allora ne abbiamo viste e passate di ogni genere, ma vi vogliamo rassicurare,
perché la nostra vita oggi è nel
complesso migliore di allora,
più serena e costruttiva di quella dei nostri padri.
Vorremmo però anche, se
possibile, mettervi discretamente in guardia su alcune cose
che allora avreste potuto facilmente prevedere, e che ora sono chiare a tutti.
Quando cioè il
mondo dell’Occidente fu colto
di sorpresa da
quello che og
In una «lettera dal
futuro» ci viene
di pane soltanto vivrà l’uomo».
Infatti, se la temuta catastrofe
mondiale non ci fu lo si dovette a
due ragioni, alle quali voi nel
2002 non pensavate affatto. Anzitutto, i beni accumulati erano
tanti, erano così sterminati, così
sovrabbondanti, che alla fine,
con un po’ di attenzione, bastarono per tutti. 11 risparmio e la
ristrettezzq fecero bene a tutti, ai
corpi obesi e agli spiriti smarriti.
In secondo luogo i popoli che
dopo il Collasso si dovettero assumere la responsabilità della
politica mondiale, ovvero la Cina, l’Islam e l’America Latina, si
mossero con relativa saggezza e
moderazione, forse perché non
........ ancora toccati in
profondità dalla
vostra religione
del consumo. £ fu
una sorpresa.
. -o . . .È bene, tutta
gi chiamiamo il IndlCatU l'urgenZU di che sappiate
''—J-- che anche le chie
cambiare mentalità cristiane furono allora messe in
e modello di sviluppo crisi (almeno in
Un primo tempo).
In effetti si erano
Grande Collasso, nel momento
in cui tutti insieme emersero i
limiti della vostra società e .............
della vostra economia e politica.
Gli storici oggi ci insegnano
che l’Era del Grande Spreco
(Egs) della seconda metà del XX
secolo, vale a dire la società del
consumo illimitato, della religione della produttività e della
crescita infinita, del culto del denaro e della devota sottomissione agli oracoli degli economisti
del tempo, uniti alla devastazione dell’ambiente, non potevano
reggere, e non ressero, agli immensi squilibri che si erano prodotti fra una minoranza «fortunata» (come amava dire uno dei
leader politici del tempo, un tale
Berlusca o Berlusconi) e una
maggioranza «meno fortunata».
In pochi anni, a partire dall’l 1
settembre 2001, si susseguirono
crisi economiche, guerre locali e
disordini, fino al Grande Collasso. Fu allora necessario fare letteralmente a metà di tutto quello che c’era: case, automobili,
alimenti, mentre in molti paesi
si fece ricorso a governi autoritari o militari. Fu uno sconvolgimento che ricordava la caduta
dell’impero romano, forse meno
radicale ma molto più rapida,
perché si svolse nell’arco di poco
più di un decennio.
Per noi che eravamo allora
giovani fìi un tempo duro, perché eravamo stati abituati ad
avere tutto, a pensare di vivere
in un mondo di prosperità infinita, ed eravamo assolutamente
impreparati a quello che è poi
successo. Ma allora abbiamo
troppo identificate con la società
del consumo, ne avevano assunto i valori e condivisa la folle
presunzione di essere il punto di
arrivo della civiltà umana. I loro
avvertimenti e ammonizioni, che
pur non mancarono, suonavano
disperatamente velleitarie.
Fecero eccezione alcune minoranze, alcuni gruppi «profetici» che pur esistevano nell’anno
2002, ma che vi parevano poco
interessanti e politicamente
inefficienti. Eppure furono proprio esse a reagire, e a riscoprire
la fedeltà evangelica, rico
struendo quelle fiorenti comu
nità cristiane ed ecumeniche di
oggi. Furono anche loro che, insieme alla maggioranza degli
umani che, anche in Occidente,
non avevano nel cuor loro piegato le ginocchia al Baal del
consumo, ebbero l’occasione di
ricostruire un tessuto sociale
meno ambizioso e più umano.
Per cui, cari fratelli e sorelle
ripetiamo: Non temete. Questo è
il nostro augurio per il 2002.
Un gruppo di cristiani evangelici
veramente imparato che «non
Postilla del ricercatore
Non ho la minima idea di come questa lettera «dal futuro»
possa essere capitata fra le mie
carte, né con quale tecnologia
il domani si sia fatto presente
nell’oggi. Ma non ho ragioni
di dubitare della sua autenticità e ritengo quindi che sia interessante pubblicarla, pur restando fortemente dubbioso
della sua efficacia.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S, Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino®riforma.it;
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DIRETTuflE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani. Maria D’Auria, Massimo Gnone. Jean-Jacques Peyronel. Davide Rosso. Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi. Alberto Bragaglia. Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri. Fulvio Ferrarlo. Giuseppe Ficara. Pawel Gajewski. Giorgio Gardiol. Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio. Luca Negro. Luisa
Nitti. Nicola Pantaleo. Emmanuele Paschetto. Giuseppe Platone. Giovanna Pons.
Gian Paolo Ricco. Fulvio Rocco. Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - lei 0174-42590.
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Estero ordinario: euro 90,00; v. aerea: euro 105,00; semestr: euro 47,00;
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolò della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrale il 6 dicembre1999).
Il numero 1 del 4 gennaio 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 2 gennaio 2002.
2001
Asuciato alla
Unione stampa
periodica italiana
È cambiato qualcosa? Nella realtà non è cambiato nulla
Dopo rii settembre
La nostro società non cambia perché è una società senza pentimento
che ha smarrito il senso del peccato e che non torna sui suoi possi
GIORGIO TOURN
., ^ £ uno perde la strada,
non torna forse indietro? Perché invece il mio polo
si è allontanato da me e non
torna indietro? (...) Nessuno
riconosce di avere sbagliato.
Ognuno tira dritto come un
cavallo lanciato in battaglia
(...) anche la cicogna sa quando è tempo di migrare (...) ma
il mio popolo non sa riconoscere l'ordine stabilito dal Signore» (Geremia 8,4-7).
Impossibile non porre in
relazione queste parole di Geremia e la nostra situazione;
l’impatto è immediato. La Gerusalemme in cui vive il profeta è certo diversa dalle nostre città ma l’atmosfera che
vi si respira è quella che respiriamo noi. Crollato il mito
della sua invulnerabilità che,
stando ai sacerdoti, sarebbe
durata per sempre, garantita
dal Tempio, Gerusalemme
guarda smarrita al suo futuro
con un misto di incertezza e
malessere: i babilonesi in casa, infidi, senza Dio ma fanaticamente devoti a Marduk,
un avvenire incerto, il governo fantoccio di Jaoakim che
forse non sopravviverà. Tutto può accadere e sarà sempre
il peggio. Un tempo di crisi
dunque. Crisis in greco significa giudizio, e tale era infatti
per Geremia quel momento
della storia, ma per i suoi concittadini significava solo «difficoltà», strettoia da cui bisognava trovare il modo di uscire. Qui sta la differenza radicale fra loro e lui, fra lui e noi,
e nel frattempo, posto sotto il
segno della crisi-difficoltà, il
nostro tempo si connota di
malessere, apprensione, inquietudine.
Nessun giorno è come prima
Occorre forse ridimensionare i fatti di cui siamo spettatori, moderare i toni; nel
linguaggio di politici e mass
media, il nostro anno di inizio
millennio sarebbe una svolta
epocale per cui «nulla sarà
più come prima». Sembra
quasi la comparsa o scomparsa àeìYhomo sapiens sul pianeta. È evidente che nessun
giorno è come prima, tutto
ciò che accade fa che la nostra
storia cambi: la caduta del
muro di Berlino, Hiroshima,
Auschwitz, Verdun, così è stato lungo il tormentato cammino della nostra vicenda.
Qualcosa è cambiato, è vero, e
il XXI secolo non sarà come il
XX, bisognerà pensarci.
Comunque si può pensare
a Geremia come uno che vive
in un clima di inquietudine
molto simile al nostro. È un
intellettuale dell’hinterland di
Gerusalemme, da anni in opposizione alla politica gene
PUNTUALMENTE, ogni
dodici mesi la Terra compie il suo moto di rivoluzione
intorno al sole e puntualmente arriva un nuovo anno,
che ognuno di noi si augura
sempre migliore del precedente. Il 2001 che ci siamo lasciati alle spalle è stato veramente un annus horribilis
che ha fatto rivivere a molti
di noi i tempi drammatici
della seconda guerra mondiale. 2 milioni 300.000 sono
state le vittime dell’Aids in
Africa. Migliaia e migliaia di
morti il frutto dei conflitti in
Palestina, in Angola, nel Congo, in Nigeria, in Indonesia e
nelle Filippine. L’anno si è
chiuso con il più diabolico
attentato criminale che la
storia ricordi, a New York l’11
settembre, e con la conseguente guerra in Afghanistan,
non certo meno crudele. Gli
rale del suo paese, un solitario di cui gli amici raccoglieranno i pensieri. Classificandolo profeta lo pensiamo naturalmente su un pulpito, interprete autorevole della volontà di Dio; in realtà quelle
che diciamo le sue predicazioni sono semplicemente
delle riflessioni estemporanee, come quelle che facciamo oggi al bar o fra amici, in
piazza 0 davanti alla tv. E sono tali anche quelle del nostro testo, considerazioni piene di buon senso, proverbi
popolari, che egli riferisce
però alla situazione spirituale
e morale del suo popolo:
«Quando uno sbaglia torna
sui suoi passi; mi sapete dire
perché invece noi ci precipitiamo con furore cieco lungo
la strada sbagliata?».
Sapersi pentire
Geremia fa un gioco di parole e nel suo discorso il «tornare» non significa fare marcia indietro, ma pentirsi. Ciò
che manca a Israele non è infatti solo l’intelligenza per
mettere fine alla politica di
piccole astuzie, ma il prendere coscienza della sua vocazione, il sapersi popolo di Dio
e comportarsi come tale. Il
«tornare» di Israele è insomma quello che chiamiamo
pentimento, conversione, un
tornare a Dio. Perché Israele
non si ra’wede? Perché non
conosce, non capisce, manca
di sapienza; è un popolo intelligente, forse troppo esperto in diplomazia, ma non conosce la giustizia divina, ha
smarrito i criteri di riferimento e non vuole ritrovarli.
E noi, dopo quell’ll settembre (se quella è la cesura
della nostra generazione) che
cosa abbiamo fatto? Niente.
Tutto è rimasto come prima;
esaurite le liturgie religiose e
civili, le preghiere e i minuti
di silenzio si è proseguito come per prima, come cavalli
lanciati alla guerra. Non si
tratta di aprire il quesito
sull’opportunità di interventi
armati. Paolo Ricca ha espresso molto bene su queste
pagine quella che deve essere
la posizione evangelica in assoluto. Ciò su cui Geremia ci
invita a riflettere è il senso
delle cose; nessuno si è chiesto se per caso non ci fosse
stato in precedenza un errore, se una delle strade percorse fosse sbagliata, e dove e
quando si fosse eventualmente sbagliato, se non fosse
il caso di fare marcia indietro. Questo non è avvenuto
né a New York né a Kabul, né
a Tel Aviv né a Ramallah, né a
Mosca né a Roma.
La nostra è una società senza pentimento perché è una
società che ha smarrito la co
scienza di peccato, non torna
sui suoi passi. Non impara, o
impara raramente, da ciò che
accade perché la storia insegna solo trucchi e astuzie,
non sapienza. Si può obiettare che il profeta si rivolge a
Israele che conosce la Legge,
che ha come criterio di comportamento la volontà del Signore, e non si rivolge ai babilonesi, a realtà profane che
hanno altri criteri di riferimento: una chiesa si può
pentire, uno stato no, e non
perché non commetta errori
ma perché gli manca la categoria mentale che suscita il
pentimento: la volontà di
Dio. Il politico deve fare l’interesse della nazione, non
quello del Signore: se il Signore esiste deve contribuire
anch’egli a questo bene.
Ma è proprio vero? Geremia non ricorre alla Legge ma
al viandante e alla cicogna.
Non c’è bisogno di leggere le
Scritture: la Torah, il Corano,
TEvangelo per capire; anche
il più sprovveduto se sbaglia
strada torna indietro e la cicogna sa che cosa fare; oggi il
più responsabile e intelligente uomo politico sembra essere meno ragionevole di un
viandante sbadato, meno intelligente di una cicogna. Ciò
che è più grave è il fatto che
tutti, dopo i’il settembre, sono convinti di avere capito e
perciò di avere ragione, e
concordano con Geremia:
«Gli uomini non sanno agire
con saviezza». Gli altri. Non
siamo divisi fra intelligenti e
sciocchi, savi e stolti, ma fra
ottusi e saccenti, tutti convinti di saper vedere ciò che gli
altri non vedono. I cortei e i
discorsi dell’autunno, concomitanti e contrapposti, sono
stati immagini eloquenti di
questo atteggiamento: ognuno convinto di sapere e certo
che l’altro non sa.
Sapersi interrogare
Fondamentale è invece il
fatto che Geremia non sa, si
interroga soltanto; i sacerdoti,
cioè quelli che leggono il futuro, i maestri, quelli che insegnano a vivere, sanno; Geremia è solo profeta e, come
tutti i profeti della Bibbia, non
sa di esserlo, lo scopriranno
dopo la sua morte. Guarda,
pone domande a se stesso, ai
suoi concittadini, a Dio. Vive
lacerato interiormente dall’
incredulità e dalla mancanza
di sapienza dei suoi contemporanei, non si sente savio in
virtù della stoltezza altrui e va
incontro al giudizio. Solo lo
Spirito di Dio ci può insegnare a vedere le cose realmente,
saperle dire, a pentirci tornando indietro quando è il
caso, e a ragionare privi di
saccenza e presunzione.
laRepubUka
Fra vendetta e perdono
In un bel dossier dell’11
dicembre sul dopo 11 settembre, Vittorio Zucconi cita un articolo del quotidiano popolare Usa Today, che
ha trovato «il coraggio di
pronunciare per primo la
parola che suona ancora
come una stonatura, nel coro di vendetta e di guerra, e
a chiedere risposte ai moralisti, ai leader religiosi, alle
grandi facoltà di etica e di
teologia (...). “Dio ci chiede
di perdonare, se vogliamo
essere perdonati, e non ci
sono condizioni nella sua
richiesta", dice con durezza
evangelica l’arcivescovo di
Washington, cardinale Me
Carrick. “Questo non è ancora il momento per parlare
di perdono” gli risponde
David Ariel, del Centro di
studi giudaici di Cleveland,
“il giudaismo insegna che è
possibile perdonare, ma
non dimenticare”. “Dio perdona soltanto coloro che si
pentono del male hanno
fatto”, interviene Haflz Siddiqi, musulmano e direttore del Centro islamico di
Newark “e non vedo segni
di pentimento arrivare dai
nostri nemici”».
VEN
NATIONAL
GEOGRAPHIC
Il nostro padre Abramo
Un ampio servizio («Abramo padre delle tre fedi»)
a firma di Tad Szulc apre il
numero di dicembre della
storica rivista. «Il cristianesimo - si legge - ha venerato Abramo come patriarca
fin dalle sue origini. L’apostolo Paolo, nella Lettera ai
Romani (...) parla della "fede del nostro padre Àbramo”. E nel Magnificat del
Vangelo di Luca, la vergine
Maria dice che il Signore
“ha soccorso Israele, suo
servo, ricordandosi della
sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.
Anche il profeta Maometto,
che nel VII secolo stabilì i
principi dell’Islam, onorava
Abramo, riconosciuto nel
Corano come uno dei profeti dell’Islam; “Crediamo
nel Dio; crediamo a ciò che
egli ha rivelato a noi; crediamo a ciò che ha rivelato
a Ibrahim, Isma’il, Ishaq,
Ya’qub...”. Il Corano eleva
la storia di Abramo a pratica
religiosa. Ai musulmani è
ordinato di preferire la religione di Abramo (monoteista) e il Corano afferma che
Dio accettò Abramo come
Khalil, cioè “amico”».
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PIERO bensì
Stati Uniti hanno perso la loro inviolabilità, ma hanno
anche scontato l’arroganza
della loro superpotenza.
La guerra, oltre ad aver
spazzato via villaggi interi, distrutto ospedali, case e moschee, massacrato vittime innocenti, fra cui alcuni soldati
americani stessi (non esistono le bombe intelligenti!), ha
dato come frutto concreto
l’arresto di un centinaio di
talebani, di cui nessuno sa
prà mai quanti siano dei terroristi. Finora, la distruzione
di un paese, grande due volte
l’Italia, non è servita a scovare i veri criminali. Vent’anni
di invasioni e di guerre hanno seminato sul territorio afghano un milione di mine
antiuomo, che ogni giorno
rendono mutilati soprattutto
i bambini. E per coronare
Tanno: la crisi politico-economica in Argentina.
Credo che dobbiamo fer
marci un attimo e riflettere.
Osservavo il 31 dicembre,
nel telegiornale delle 13, la
descrizione della preparazione dei cenoni di fine anno
in alcuni ristoranti europei.
Piatti stupendi. Il prezzo: da
600.000 lire a due milioni per
persona vini esclusi. E tutti i
tavoli prenotati, a Londra come a Madrid, a Roma come a
Parigi e Berlino. Ma allora,
non abbiamo capito proprio
nulla: la miseria degli altri
non ci tocca. Se non impariamo a essere più sobri e più
disponibili verranno, purtroppo, altri «11 settembre»:
la Bibbia non ha dubbi al riguardo.
(Rubrica «Un fatto, un commento» della trasmissione di Hadiouno «Culto evangelico» curata
dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia andata in
onda domenica 6 gennaio)
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venerdì 11 GENNAIO 2002
PAG. 7 RIFORMA
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Chiuse le «Feste» a San Germano
È arrivata la Befana...
A San Germano, con l’ormai tradizionale appuntamento del
6 gennaio in borgata Turina, si sono chiusi i festeggiamenti natalizi. Domenica 6 infatti sono stati in molti a darsi appuntamento alla borgata di Turina, nelTinverso di Porte, per la manifestazione «...arriva la Befana», per un pomeriggio dedicato,
come è ormai tradizione, ai bafmbini ma anche un’occasione
di incontro e di divertimento per i grandi. Vin brulé e goffri
hanno fatto da contorno alle «luci, i racconti e le magie» organizzati, nella piazza di fronte al vecchio municipio di Turina,
dall’associazione Turinella e dal Comune per i più piccoli.
Molto seguito poi anche il concerto del coro Fihavariana, che
ha eseguito canti sulla pace e sulla solidarietà.
La valutazione tocca alla Provincia
Ancora nuove centraline?
Si susseguono le richieste di costruzione di nuove centraline
idroelettriche: infatti, col passaggio di competenze dalla Regione alla Provincia sono quasi quotidiane, per quest’ultima, le
riunioni preliminari o quelle di valutazione ambientale per
nuovi siti. Le centraline, in tempi di precipitazioni rare e violente come in questi ultimi anni, contribuiscono alla crisi delle
falde idriche, possono accelerare un degrado ambientale che
va ben al di là della distruzione del paesaggio. Nella foto i lavori
di costruzione di una nuova centralina poco a valle di Villanova in alta vai Pellice. Altre richieste riguardano ancora Bobbio
(con prese su Pellice e Cruello) VUlar Pellice (rii Ciabraressa e
Turnau), torrente Ghicciard, e Angrogna.
Riforma
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Fondato nel 1848
Sciatori scoraggiati anche a Frali, dove comunque è stato possibile sciare nelle feste
Manca la neve... e anche le notizie
L'innevamento artificiale ha consentito l'apertura degli impianti con risultati soddisfacenti
^ preoccupare gli operatori del settore anche il mancato finanziamento delle wpere connesse»
DAVIDE ROSSO
Quelle appena passate non sono state
vacanze natalizie caratterizzate dall’abbondanza di neve per le stazioni
sciistiche alpine e a questo si è aggiunto il freddo
intenso e la scarsità di
acqua. Per il Pinerolese
poi, a segnare ulteriormente questo periodo
non certo roseo, sono
giunte anche le notizie
della consistente riduzione dei finanziamenti sulle opere connesse ai Giochi olimpici invernali di
Torino 2006 operata nella legge finanziaria.
Sembrerebbe quindi
un inizio di stagione sciistica sicuramente negativo 0 quanto meno in salita quella vissuta nelle
valli. «La situazione in
realtà - dice Carlo Raviol
delle Seggiovie 13 laghi di
Frali - non è ovunque come è stata descritta dai
giornali. Neve, al contrario di quanto si crede, noi
ad esempio ne avevamo,
anche grazie ai cannoni
per l’innevamento, con
un manto nèvoso buono
che ha soddisfatto chi ha
sciato. Tra Natale e Capodanno tutte le nostre
piste erano aperte compresa, a inizio delle festività, anche la pista di
fondo. Il problema è stata
non elevata affluenza
sulle piste anche a causa
della cattiva informazione che diceva che mancava la neve».
Guardando alle cifre
comunque il bilancio di
Frali per questo inizio
stagione non è poi così
ridotto: quasi 5.000 biglietti venduti per gli impianti di risalita nel corso
delle festività, 250 stagionali acquistati, tutte le
piste aperte, oltre 100
bambini coinvolti nella
tradizionale fiaccolata di
fine anno sul baby. «La
cosa positiva è che la
gente continua a venire
volentieri e numerosa a
Frali - dice ancora Raviol
~ la cosa negativa è che
ntanca l’informazione e
si crea una sorta di psicosi sulla mancanza della neve. Occorrerebbe attivare una campagna setta di informazione in
ttiodo che Frali abbia
una maggior visibilità
nttche sulle televisioni
nazionali così come capita ad altre stazioni sciistiche simili alla nostra».
Intanto a feste finite le
attenzioni si spostano
nuovamente sul mancato finanziamento delle
opere connesse alle olimpiadi di Torino 2006.
«Ci sono probabilità - dice ancora Raviol - che la
Regione si accolli un
mutuo per finanziare alcune opere per le quali
era stato presentato un
progetto sulla legge 144 e
si spera nella promessa
del governo che nella
prossima legge finanziaria i fondi vengano inseriti». «La strada che stiamo seguendo - dice invece Marco Bourlot, assessore al Turismo della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
da poco proprietaria degli impianti - è comunque quella olimpica. A
Roma è vero che sono
stati fatti tagli sui finanziamenti alle opere connesse ma è anche vero
che comunque sono stati
assegnati a questo capitolo 370 miliardi. Si tratta
ora di capire se la Regione seguirà, per stabilire a
chi andranno i fondi, lo
stesso criterio di priorità
seguito dalla Provincia,
per la quale l’intervento
su Frali è sicuramente
prioritario». La decisione
della Regione in merito
alla suddivisione dei pochi, si fa per dire, fondi
per le opere connesse comunque dovrebbe arrivare a fine mese e solo allora si potrà sapere con
certezza se si faranno gli
interventi nella località
della vai Germanasca. Interventi che ammonterebbero a circa 12 miliardi prevedendo tra l’altro
il rifacimento della seggiovia che verrebbe trasformata in biposto.
Attualmente, relativamente alle strutture esistenti, quello che preoccupa è la scadenza prevista per il prossimo anno degli impianti del
baby e a breve si saprà se
verrà concessa la proroga
per gli impianti del Bric
Rond. Per quel che riguarda la seggiovia invece l’urgenza attualmente
è costituita dalla scadenza delle roliere che andranno sostituite con
una spesa prevista di circa 200 milioni mentre
rimpianto nel suo complesso potrebbe girare fino al 2019 anche se con
periodici collaudi e adeguamenti come appunto
quello delle roliere o la
sostituzione della fune
avvenuta lo scorso autunno. Situazione di attesa quindi agli impianti di
Frali sperando nella Regione e anche sulla prossima Finanziaria. Per intanto gli impianti anche
dopo le ferie ovviamente
rimangono aperti con un
occhio verso il cielo, sperando in una nevicata, e
un altro verso le amministrazioni da cui dovrebbero arrivare i finanziamenti necessari.
In seguito al tempo «bello»
Siccità e rischio
di incendi
La prolungata siccità di
queste ultime settimanè
sta mettendo in crisi il sistema idrico piemontese.
In particolare nelle valli
alpine il problema della
mancanza d’acqua si fa
sentire anche per quel
che riguarda il rischio incendi, a Frali per esempio in vista del Capodanno sono stati vietati botti
e l’accensione di fuochi
visto lo stato di siccità del
territorio. Particolarmente colpita dalla mancanza
d’acqua è l’alta vai di Susa con alcuni paesi rimasti letteralmente a secco
ma anche in alta vai Chisone il problema comincia a farsi sentire. Situazione sotto controllo pare invece nel Pinerolese.
«Abbiamo dovuto intervenire con le autobotti
in alcuni Comuni della
pedemontana e a San
Germano - dicono all’Acea - ma si è trattato di
interventi dovuti al gelo e
non al livello troppo basso delle falde. Queste sono al limite ma per il momento riusciamo a fornire l’acqua necessaria
nelle case non facendo
mancare il servizio». I
problemi veri però per il
Pinerolese, come spiegano anche alTAcea, arriveranno da qui a una ventina di giorni se persisterà
la siccità e non arriveranno le tanto attese precipitazioni. «Bisognerà poi
vedere che cosa capiterà
quest’estate se non cambierà il trend e la quantità delle precipitazioni continuano all’Acea perché le falde non hanno la possibilità a questo
ritmo di ricaricarsi».
Ma questi sono problemi che verranno affrontati, se ci saranno, fra qualche mese; intanto è arrivato dalla Provincia un
invito a Regione e governo affinché unitamente
siano individuate soluzioni per il miglioramento delle reti idriche e siano creati bacini per la
raccolta delle acque da
utilizzare per l’innevamento artificiale delle piste. E proprio in merito a
quest’ultima ipotesi la
Provincia stessa il 9 gennaio ha presentato un
Piano acque, studiato insieme al Toroc.
ICONTRAPPUNTOI
ALÌ E FIOR DI LOTO
(E I LORO GENITORI)
GIORGIO TOURN
Non so se si chiamano
proprio così: probabilmente no ma ha poca importanza, sono nomi che
nel nostro immaginario di
occidentali designano un
marocchino e una cinesina. Alì non è nome specificatamente marocchino,
ma comune alle popolazioni di religione musulmana;
invece Fior di
Loto è uno di
quei misteriosi e affascinanti nomi femminili che provengono dall’enigmatico
impero dell’Estremo Oriente che abbiamo almeno una volta incontrato nei nostri libri d’infanzia. Nomi convenzionali
dunque, ma le due personcine che li portano sono
reali, vivi e attivi, abitano
fra noi. E frequentano una
delle nostre scuole e non
sono certo i soli extracomunitari in vaUe.
Perché ci interessano
qui? Anzitutto perché molto probabilmente non rientreranno nel loro paese
d’origine e cresceranno fra
noi, potrà così accadere
che, sistematisi in valle, vivano con noi. Questo significa che non li possiamo
guardare come si guardano alla televisione i reportage turistici sui paesi lontani: questi sono destinati
a diventare nostri concittadini, o meglio lo sono già.
Ma non è questo il problema che mi fa riflettere
qui. Alì e Fior di Loto sono
in una classe con altri bambini, figli e nipoti nostri,
con cui convivono in buona armonia con le difficoltà e le tensioni che hanno tutti i ragazzi a scuola;
nulla di particolare insomma. C’è però un fatto interessante e me lo fece rilevare un giorno il loro insegnante: sono i primi della
classe mentre tutti gli altri
sono molto meno bravi, più
«indietro» come si dice nel
nostro gergo locale. Forse
sono più intelligenti della
media, e succede ovunque
che ci sia un netto distacco
fra i più bravi e la media
della classe; e perché non
potrebbe darsi che siano
proprio loro ad avere un
quoziente di intelligenza
superiore? Non sta scritto
nel nostro Dna di bianchi
che si sia più bravi di altri.
Ma dal loro lavoro scolastico e dal rendimento l’insegnate non trae questa
conclusione; in gioco non è
l’intelligenza ma l’applicazione, loro studiano, gli altri no. Studiare significa
applicarsi, sforzarsi e, considerando le loro condizioni di partenza decisamente
svantaggiate, farlo in modo
molto maggiore dei compagni italiani. I nostri studicchiano, chiacchierano,
parlano molto di tutto e
niente, figli
k scuola i bimbi
stranieri si
applicano di più:
quali sono
le motivazioni?
della televisione, senza
prospettive,
senza la volontà di riuscire, soddisfatti di dove sono e insoddisfatti di
quel che hanrisultato è prevedibile: Alì e Fior di Loto riusciranno, i nostri vivacchieranno, loro assumeranno posti di responsabilità e i nostri di manovalanza. Niente di male in
questo, è la legge del mercato, e non penso che vogliamo espellere quelli «di
fuori» perché più bravi.
Ma questo è solo un
aspetto del problema che
preoccupava il mio amico.
Perché questa diversità di
atteggiamenti nei confronti dello studio e della sua
importanza? Si tratta di un
atteggiamento comune: chi
parte svantaggiato per motivi di inserimento sociale
è maggiormente motivato
a riuscire e l’istruzione, si
sa, è un bene. Forse i nostri
due ragazzi sono davvero
così maturi o determinante
è invece un altro fatto? Essi
hanno alle spalle una struttura famigliare solida, fatta non solo di lavoro (anche le famiglie degli altri
ragazzi lavorano e spesso
molto) ma di presenza. I
genitori sono presenti, li
controllano stimolano,
prendono sul serio loro per
primi la scuola e l’istruzione. 1 nostri, riconosce con
amarezza chi mi parla,
questo non l’hanno sempre, case che sono poco più
che foresterie dove si mangia e dorme, famiglie in
tensioni, lacerate, genitori
'latitanti e iperansiosi.
È forse il caso che le giovani coppie nostrane comincino a pensare seriamente che non basta lasciarsi vivere per vivere alla giornata, bisogna invece
imparare perché domani
toccherà insegnare a vivere
ad altri, ai nostri Davide,
Igor, Letizia o Vanessa almeno quanto i genitori di
Alì e Fior di Loto insegnano
loro, fin da oggi, a vivere.
8
PAG. 8 RIFORMA
— E Eco Delle ^lli ì^ldesi
VENERDÌ li GENNAIO 2002
ARGINATURE TORRENTI — Sono quasi ultimati i
lavori di arginatura della parte finale del Cruello
a Bobbio Pellice che proprio nella zona di confluenza col Pellice ha destato neU’ottobre 2000
pesanti preoccupazioni. Se l’acqua fosse riuscita a scavarsi un letto sulla sua sinistra sarebbe
finito dritto in mezzo al centro abitato. Del resto il Cruello deve il suo nome proprio alla sua
irruenza; oggi praticamente in secca, è capace
in caso di piogge abbondanti di distruggere tutto quanto incontra sul suo cammino. L’arginatura in pietre e cemento è stata realizzata fino a
garantire, sul Pellice, la protezione dei campi
sportivi (ancora da ripristinare).
PINEROLO L’AGENZIA DELLE ENTRATE — A
partire dal 18 dicembre anche a Pinerolo è attivato l’ufficio locale dell’Agenzia delle entrate. Il
nuovo ufficio svolgerà le funzioni che prima erano attribuite all’Ufficio Iva, a quello delle imposte dirette, a quello del Registro e alla sezione
staccata della direzione regionale delle entrate.
Insomma una riorganizzazione che, negli intenti
della direzione regionale, dovrebbe semplificare
la vita ai contribuenti garantendo un solo interlocutore per i principali adempimenti in materia
tributaria. L’ufficio è in via Martiri del XXI.
BOBBIO: UN COMITATO PER I GEMELLAGGI — È
al lavoro da alcune settimane la commissione
nominata dal Consiglio comunale di Bobbio Pellice per creare un vero e proprio comitato dei gemellaggi che coinvolga non solo gli aiiiministratori ma anche cittadini e associazioni. La cittadina è da alcuni anni gemellata con la confinante
francese Ristolas nel Queyras e con la città tedesca di Walldensberg il cui rapporto di amicizia è
nato soprattutto a livello delle rispettive chiese
evangeliche. Il comitato dovrà occuparsi della
gestione degli eventi legati ai gemellaggi, dall’ac
coglienza alle vere e proprie manifestazioni.
AL CENTRO CULTURALE UNA FINESTRA SU... — È
riaperto il Centro culturale valdese di Torre Pellice e contemporaneamente è stata inaugurata,
neH’atrio, una finestra su... «Le valli valdesi. Storia
europea, plurilinguismo, impegno sociale e culturale» con il contributo dell’Atl e di Hapax editore.
La mostra resterà aperta fino al 28 febbraio.
LA BIODIVERSITÀ DELLA VAL PELLICE — Carte
tematiche sulla biodiversità della vai Pellice e del
Queyras; sono il frutto del lavoro della Comunità
montana vai Pellice, del parco del Queyras e
dell’associazione botanica Alpi Cozie sulla base
dei finanziamenti di Interreg 2. Le carte rappresentano il territorio della valle sotto l’aspetto floristico evidenziando le diversità a seconda delle
quote e delle zone. Il lavoro verrà,.presentato venerdì 11 gennaio alle 21 nella sala consigliare
della Comunità montana.
ARGENTINA: AUMENTANO I CONTATTI PER LA
CITTADINANZA ITALIANA — La crisi dell’economia argentina come conseguenza ha anche
quella di aver visto aumentare considerevolmente le richieste di cittadinanza italiana. Nelle
ultime due settimane 200 persone hanno contattato la Regione Piemonte, tramite il suo sito web,
per avere informazioni sulla possibilità di trovare un certificato di nascita degli antenati e ottenere la cittadinanza. «Si tratta però di una ricerca complessa - spiega l’assessore regionale
all’emigrazione. Cotto - anche perché la grande
maggioranza degli italiani emigrati in Sud America ormai più di un secolo fa partiva senza documenti. Per avere la cittadinanza è necessario
documentare in maniera precisa una discendenza diretta». Comunque la Regione ha attivato un
apposito spazio su Internet per velocizzare e dare sostegno a queste persone nella loro ricerca.
AGENZIE DI VIAGGIO — A seguito degli attentati
dell’ll settembre negli Usa sono sensibilmente
diminuite le commissioni alle agenzie di viaggi:
paura e insofferenza per l’intensificarsi inevitabile dei controlli scoraggiano i viaggiatori a
muoversi su lunghi percorsi quando non sia
strettamente necessario. La conseguenza è una
certa crisi del settore, a cui cerca di porre un
qualche rimedio la Regione Piemonte con un
provvedimento di abolizione delle tasse sulle licenze per aprire e condurre agenzie di viaggio.
Il Consiglio regionale ha infatti approvato una
legge che abolisce alcune tasse di concessione
(a quella sulle agenzie di viaggio si aggiungono i
tributi per l’iscrizione in albi, ruolo ed elenchi
per l’esercizio di arti e mestieri).
ERRATA — Nell’articolo «Viaggio in Provenza»,
comparso sul numero 1 del 4 gennaio di Riforma-L'eco delle valli valdesi, per errore è stata
omessa la data e la durata del viaggio stesso. La
partenza da Pinerolo è avverrà sabato 31 agosto
mentre il ritorno è previsto per mercoledì 11 settembre. Ci scusiamo vivamente con gli organizzatori del viaggio e con i lettori.
J Scuola: il termine è fissato per il 20 gennaio
Ansia da iscrizione
In particolare sono i ragazzi che finiranno la terza media
a dover decidere in tempi molto ristretti sul proprio futuro
CARMELINA MAURIZIO
Entro il 20 gennaio
del 2002 si dovranno
concludere le operazioni
di iscrizioni nelle scuole
di ogni ordine e grado per
l’anno scolastico 20022003. Per tutti coloro che
passano da un anno al
successivo nella stessa
scuola l’operazione è automatica e viene svolta
dalle segreterie, per chi
cambia o si iscrive per la
prima volta invece bisogna recarsi negli uffici di
ciascuna scuola e procedere all’iscrizione. Fin qui
la parte burocratica, ma
come viene vissuto questo momento tra coloro
che, in pieno anno scolastico, devono già pensare
a quello successivo?
A vivere questa scadenza con particolare attenzione sono soprattutto in
questi giorni i ragazzi e le
ragazze che stanno frequentando la terza media: a loro infatti si chiede
di scegliere per la prima
volta in maniera personale del proprio futuro. Da
mesi gli insegnanti che
nelle scuole medie si occupano di orientamento
hanno provveduto a far
conoscere le varie opportunità presenti sul territorio, sia agli studenti che ai '
loro familiari con incontri, visite alle scuole, distribuzione di materiale
informativo. Nel Pinerolese sono presenti 6 istituti di istruzione secon
daria statali e 2 non statali; la maggior parte delle
scuole medie e degli istituti comprensivi (materna, elementare e media)
fanno parte, insieme con
le scuole secondarie statali di Pinerolo e dintorni,
della Rete territoriale pinerolese, che da qualche
anno oltre a coordinare le
varie attività delle singole
scuole, si occupa soprattutto,di orientamento e
formazione.
Per i ragazzi e le famiglie l’offerta formativa
delle scuole superiori nel
nostro territorio è quanto mai completa e ricca e
forse proprio per questo
non è facile scegliere.
Sulla scelta poi pesa anche l’incertezza sulla probabile riforma Moratti,
che potrebbe cambiare il
percorso scolastico di
istruzione obbligatoria
nella sua fase terminale,
proprio quella cioè che
si appresteranno a frequentare i ragazzi e le ragazze che si iscrivono oggi alla scuola superiore.
Se si sbaglia o ci si accorge ad anno iniziato che
quella non è la scuola
giusta? Niente paura, da
qualche anno il biennio
della scuola superiore è
praticamente comune e
quindi si può passare da
un istituto a un altro senza troppe difficoltà; inoltre esistono veri e propri
progetti «passerella» per
favorire i passaggi anche
negli anni successivi.
Acquedotto di San Germano
La gestione all'Acea
L’acquedotto di San
Germano dall’inizio di
gennaio del 2002 è passato sotto la gestione
Acea. La decisione è stata
presa dall’amministrazione comunale dopo
svariati incontri e confronti anche in Consiglio,
vista la necessità di garantire un servizio efficiente e le ingenti energie necessarie per garantire un servizio adeguato.
Dall’inizio dell’anno
quindi chi a San Germano vorrà fare un nuovo
allacciamento o comunicare eventuali perdite o
richiedere interventi sulla rete idrica non dovrà
più rivolgersi in Comune
ma direttamente all’Acea
come riportano i numerosi manifesti affissi in
paese che comunicano
anche che entro gennaio
l’azienda prowederà al
censimento e alla lettura
dei contatori dell’acqua
nelle case. Nuova gestione quindi per un miglioramento del servizio e
una maggior tutela degli
utenti; il tutto però sarà
pagato ovviamente dai
sangermanesi ^he vedranno lievemente ritoccate verso l’alto le bollette dell’acqua essendo le
tariffe Acea superiori a
quelle finora praticate.
Coinvolti i ragazzi di Perrero
storie di migrazioni
Ci sono anche i ragazzi
della prima media di Perrero fra i vincitori del
concorso di idee su «l’emigrazione» lanciato dalla Regione in collaborazione con La Stampa e gli
enti provinciali piemontesi. Recentemente, mettendo insieme i vari lavori premiati nelle varie
Province, la Regione ha
prodotto un libro intitolato «Storie di migrazioni» diviso in tre sezioni,
molto bella tra l’altro
quella dedicata ai disegni
prodotti per il concorso.
Nel libro si parla ovviamente di migrazioni e lo
si fa secondo i tre filoni
principali che hanno anche caratterizzato il concorso: l’emigrazione di
origine piemontese nel
mondo; il Piemonte pro
tagonista di un marcato
fenomeno di immigrazione dalle altre regioni
italiane; gli attuali movimenti migratori che stanno facendo del Piemonte
una società multietnica.
Articolato e completo,
il lavoro presentato dalla
scuola di Perrero si occupa, dopo aver presentato Perrero e la vai Germanasca, della migrazione dei valligiani avvenuta negli anni verso le
Americhe ma anche verso la Francia e la Svizzera. Particolarmente interessanti tra l’altro le interviste ad alcune persone che hanno vissuto
l’esperienza dell’emigrazione e il breve excursus
finale sulle normative
italiane della fine degli
Anni 20 sull’espatrio.
E per chi non ha voglia
di continuare? Anche qui
l’offerta è varia; tutti gli
istituti superiori presenti
nel Pinerolese favoriscono l’assolvimento dell’obbligo scolastico (fino
a 15 anni) con progetti di
formazione professionale
e contatti precoci con il
mondo del lavoro, basta
far presente questa necessità all’atto dell’iscrizione e all’inizio del prossimo anno scolastico. Gli
istituti dal canto loro vivono questo momento
come una verifica del lavoro svolto: se ci saranno
molte iscrizioni vuol dire
che la scuola va, che ci
saranno posti di lavoro,
maggiore continuità, progetti da portare avanti; in
caso contrario è facile immaginare gli scenari di
crisi ai quali per ora si
preferisce non pensare.
Una curiosità; come è
noto nella zona di Barge,
Bagnolo, Luserna San
Giovanni è in costante
crescita la comunità cinese, sono infatti quasi 90
i bambini e i ragazzi che
frequentano l’istituto
comprensivo di Bagnolo,
quasi cinquanta a Barge;
ebbene i più grandi tra
loro, soprattutto ragazze,
stanno terminando le
medie e si affacciano
quest’anno nel mondo
della scuola superiore,
lanciando una sfida interessante al mondo scolastico e al nostro territorio
in particolare.
Nuovi finanziamenti regionali
Fondi di sviluppo
per boschi e foreste
La Regione annuncia
che, grazie àJvari tipi di
intervento inerenti il settore forestale, la «montagna piemontese» avrà
presto a disposizione 15
miliardi. I soldi verranno
distribuiti in base a progetti presentati da Comunità montane e privati
nel settore della castanicoltura, della promozione dell’associazionismo e
della viabilità forestale.
I fondi derivano da altrettante misure del piano di sviluppo rurale della Regione Piefnonte;
sembrano tanti ma va
considerato che essi riguardano potenzialmente le oltre 40 Comunità
montane del Piemonte e
dunque, a ben vedere,
non si tratta di cifre così
considerevoli. Tuttavia
vale la pena di sintetizzare meglio gli interventi
possibili: due riguardano
il settore castanicolo: il
primo finanzia corsi di
formazione per castanicoltori nei settori innesti,
potature, corretta gestio
ne del bosco, commercializzazione. Il secondo
riguarda interventi di miglioramento 0 recupero
di castagneti di almeno
20 anni di vita: rientrano
nelle spese ammissibili,
oltre a quelle riguardanti
direttamente gli alberi da
frutto, anche la sistemazione di microdissesti,
muretti a secco, miglioramento della viabilità
esistente, regimazione
delle acque. Per questi
interventi si possono ottenere finanziamenti fino
al 50% del totale ammesso (7.500 euro per ettaro).
Altri settori di intervento riguardano la formazione di associazioni che
intendano operare nel
bosco al fine di migliorarlo e gestirlo e infine la
viabilità forestale: in questo caso l’intenzione della
Regione è di finanziare la
realizzazione di nuova,
viabilità (pubblica o privata) al servizio delle aree
boscate. Il finanziamento
sarà fino all’80%; domande entro il 5 marzo.
VENE
La società pinerolese e gli enti per il rilancio
Olimpiadi e rischio boomerang
GIORGIO MERLO
I
prossimi appuntamenti saranno decisivi per
la prospettiva del Pinerolese e la sua capacità di
giocare un ruolo protagonístico nel sistema
Piemonte. Un ruolo che
non può essere condizionato esclusivamente dall’evento olimpico e dalle
concrete ripercussioni
per il tessuto socio-economico pinerolese. Del
resto è inutile caricare di
enfasi e di attesa messianica un evento che può
trasformarsi in un poderoso boomerang se non
si è capaci di declinare
una «sinergia» operativa
ed efficace tra i diversi
soggetti che compongono il nostro comprensorio. Se il capitolo delle infrastrutture viarie potrebbe trovare compimento, con qualche lustro di ritardo, con le risorse stanziate dalla legge per le olimpiadi col
rinnovo delle concessioni
alle società autostradali
per quanto riguarda l’ultimazione del tratto Torino-Pinerolo, è altrettanto
vero che ora l’attenzione
va concentrata prevalentemente sugli aspetti collaterali che devono qualificare un territorio.
E quando parlo di effetti collaterali non mi riferisco soltanto alla definizione di una adeguata
«politica dell’accoglienza» e a una rinnovata
«cultura turistica» ma,
semmai, a una gamma di
interventi inerenti il futuro del modello pinerolese. Se la grande industria
è destinata a essere investita da un massiccio pro
cesso di ristrutturazione
si renderà sempre più necessario rafforzare e supportare quel tessuto di
piccole e medie imprese
specializzate e all’avanguardia che possono costituire il fulcro del futuro
comparto economico e
produttivo. Se la montagna non può ridursi a
escursione domenicale
ma è una risorsa ambientale e turistica andranno
approntate misure e politiche capaci di superare il
tendenziale isolamento
del passato per trasformarla in un bacino di sviluppo qualitativo e di forte attrazione culturale.
Tuttavia per assolvere
a questo compito non è
sufficiente, a mio parere,
ostentare grande disponibilità nelle manifestazioni pubbliche per poi
limitarsi a ricercare e a ricavare basse speculazioni politiche dalle fisiologiche difficoltà che periodicamente si devono affrontare. Sotto questo
profilo, accanto al ruolo
degli amministratori locali e di coloro che sono
impegnati ai diversi livelli
istituzionali, è importante, se non decisivo, coinvolgere tutti i segmenti
della società pinerolese
per costruire «insieme»
un progetto del territorio
che risponda a un reale
modello di sviluppo. Non
si tratta qualunquisticamente di modificare la
cultura di una comunità
né di accontentarsi della
realizzazione di alcune
macro infrastrutture varie per poter entrare nel
circuito regionale e nazionale. Semmai va oggi
rafforzata quella cultura
progettuale che richiede
un profondo coinvolgimento degli attori vitali
della società pinerolese:
dagli amministratori locali alle forze sociali, dagli operatori dell’informazione alle chiese, dai
gruppi culturali ai movimenti della ricca e variegata società civile.
In sostanza, occorre far
decollare una «lobby territoriale» fatta non solo
della comune appartenenza geografica, ma
dettata da motivazioni
politiche e programmatiche capace di rimuovere
quel gap progettuale che
a volte caratterizzano le
nostre riflessioni. Il Pinerolese però, e questo va
evidenziato senza piaggeria e senza adulazioni,
possiede una classe dirigente capace di invertire
la rotta senza ridursi ad
appendice di Torino e a
periferia deH’impero. La
pioggia di miliardi che
arriverà a Pinerolo e nel
Pinerolese richiedono sostanzialmente due condizioni: una classe dirigente all’altezza del momento delicato che stiamo vivendo e un’efficace concertazione capace di trasformare i desideri e le
proposte in progetti finanziabili e realmente
percorribili. La convocazione di una sorta di «Stati generali» del Pinerolese
potrebbe essere un espediente per tradurre concretamente questo protagonismo che si sta diffondendo nel territorio.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-371238; fax 323831
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VENERDÌ 11 GENNAIO 2002
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Disagi e tendenze nei Comuni del Pinerolese
Tutti in coda per l'euro
Lo spesa con la nuova moneta non ha ancora preso piede
soprattutto per la scarsa disponibilità dei diversi «togli»
CARMELINA MAURIZIO
COME da copione, 1’
arrivo dell’euro nella
nostra vita è cominciato
con disguidi e file, confusione e curiosità, diffidenza e rassegnazione.
«Posso pagare in soldi italiani?», o «Fino al 28 febbraio userò solo lire» o
ancora: «Io quei soldi lì
non li voglio» sono frasi
che chiunque in questi
giorni ha sentito dire per
la strada, nei negozi, in
banca, all’ufficio postale.
E sono proprio questi ultimi i luoghi dove l’ingresso dell’euro ha provocato più disagi, nel corso di tutta la settimana.
In tutti i centri del Pinerolese, come altrove, il
2 gennaio tutti hanno visto le lunghe code che
uscivano dagli Uffici postali, per non parlare delle file nelle varie filiali
delle banche: ovunque, a
Pinerolo e dintorni, come nel resto d’Italia, a
entrare in banca sono
stati soprattutto quelli
che avevano urgenza,
mentre una buona parte
di coloro che volevano
cambiare lire in euro ha
rinunciato o ha deciso di
riprovare nei giorni successivi, le file infatti in
media duravano da un
minimo di mezz’ora a oltre un’ora. Tra l’altro con
il passare dei giorni in
molti si sono accorti della difficoltà di «smercia
In Francia con la nuova moneta
Smaltire i franchi
per semplificare
DAVIDE ROSSO
re» o cambiare le monete
in lire: i commercianti
(quasi chiamati a svolgere il ruolo di sostituti della banca per il cambio)
preferiscono le banconote e in banca o all’ufficio
postale le monete vanno
consegnate in appositi
pacchetti, a gruppi di 50
pezzi: e se sono di meno?
E nei negozi come è
andata? La spesa in euro
sembra farsi strada lentamente, sia perché in
molti casi non se ne hanno ancora a sufficienza a
disposizione, sia perché
si vuole smaltire le lire in
proprio possesso; più
fluida la situazione nei
grandi supermercati, dove anche grazie al maggiore uso di carte di credito e bancomat il pagamento in euro è stato più
forte. E nei mercati? Anche lì, per esempio a Torre Pellice e a Luserna San
Giovanni, dove il mercato settimanale è di venerdì, da una rapida in
Incontro a Pinerolo il 12 gennaio
Progetti per giovani
Sabato 12 gennaio a Pinerolo si svolgerà una
giornata di confronto sui
progetti per le nuove generazioni. realizzati in
questi ultimi anni sul territorio nazionale ed europeo, tutti nati dall’esigenza di offrire ai ragazzi strumenti creativi e
culturali efficaci per esprimere sensazioni e desideri, per denunciare disagi latenti o manifestati,
ma soprattutto per fornire mezzi e strumenti per
riuscire a «lanciare» segnali di identità ed esistenza alla realtà circostante, poco attenta.
La proposta di un confronto nasce dal presupposto che occorrano momenti come questo per
un arricchimento reciproco tra promotori e
una maggiore informazione per i cittadini interessati, anche per evidenziare resistenza di risorse e di un reale impegno di enti e organizzazioni che hanno creduto
e continuano a credere
allo sviluppo di un rapporto dialettico e concreto con le nuove generazioni. Saranno presentati alcuni tra i più rappresentativi progetti realizzati negli ultimi tre an1}' in diverse località italiane ed europee.
L’incontro comincerà
alle 10,30, al teatro Incontro di via Caprini 31;
alle 10,45 la presentazione dello spettacolo «Vibrazioni», tappa finale
del progetto «Futura ha
vent’anni» realizzato dalla compagnia «Nonsoloteatro» col sostegno della
Regione Piemonte e della
Città di Pinerolo: dalle
14,30 alle 18,30, al Circo
lo sociale di via Duomo
1, pomeriggio di lavoro
con presentazione e relazione dei progetti nazionali ed europei, tavolo di
confronto, dibattito. Alle
21,15, di nuovo al teatro
Incontro presentazione
dello spettacolo «Senza
fissa dimora» di Fondazione sipario Toscana.
Interverranno in qualità di relatori: Mario Bianchi, direttore artistico
di Teatro città murata
(Como), Fabrizio Cassanelli, rappresentante del
nucleo artistico e direttore del centro studi di Fondazione sipario Toscana
(Cascina-Pisa), Guido
Castiglia, direttore artistico di Nonsoloteatro (Pinerolo) e promotore della
manifestazione. Michele
Gagliardo, coordinatore
Piano Giovani-Gruppo
Abele, Tiziana Lucattini,
direttore artistico di Ruotalibera teatro (Roma),
Gianclaudio Magra, coordinatore del progetto
«Stazioniamo» promosso
dalla Comunità montana
vai Pellice, Graziano Melano, direttore generale
del Teatro dell’angolo,
teatro stabile di innovazione per ragazzi e giovani, coordinatore del progetto Teatro ragazzi e
giovani Piemonte, docente del corso di Teatro
d’animazione alla facoltà
di Scienze della Formazione, indirizzo Dams
dell’Università degli studi
di Torino (Torino), Beppe
Rosso e Remo Rostagno,
promotori del progetto
«Il gioco di Romeo e Giulietta. Una storia nel mercato di Porta Palazzo»
(Torino), Renzo Sicco, direttore artistico di Assemblea Teatro (Torino).
dagine tra i banchi risulta che sono state spese
rnolte più lire di euro:
poco più del 10% degli
abituali consumatori ha
infatti usato le nuove
monete e banconote, anche se più d’uno alla fine
ammette: «Non si doveva
lasciare due mesi ma pochi giorni per la doppia
circolazione». «Le principali difficoltà - dice uno
dei fruttivendoli che ha il
banco in piazza Cavour a
Torre Pellice - sono le
monetine, facili da perdere, da far cadere, e il
tempo in più che abbiamo impiegato nel contare i resti; la maggioranza
dei miei clienti comunque mi ha pagato in lire».
Come andrà nei prossimi giorni? Difficile prevedere, tuttavia la sensazione è che finite le file e i
disagi, probabilmente andrà meglio, l’euro soppianterà la lira nel giro di
qualche settimana, a pensioni e stipendi pagati.
UNO dei vantaci inimediati delFunificazione della moneta a
livello europeo per i cittadini dovrebbe essere
quello di avere «vita più
facile» recandosi in un
paese diverso dal proprio.
In particolare per quel
che riguarda le valli vaidesi e i paesi francesi appena oltre la frontiera poi
l’avere una moneta unica
può rappresentare un occasione in più perché per
conoscersi meglio, ampliando magari quella
sorta di turismo mprdi e
fuggi di una giornata o
poco più già oggi abbastanza praticato; ne sono
testimonianza i numerosi
francesi che sempre più
frequentano il mercato
del sabato di Pinerolo.
Un po’ per testare tutto questo e un po’ per vedere come se la cavavano
Oltralpe con la nuova
moneta la scorsa settimana, quindi pochi giorni
dopo l’entrata in vigore
dell’euro, abbiamo fatto
un salto a Gap, la città
francese gemellata con
Pinerolo. La prima impressione appena arrivati
è che il passaggio dalle
valute nazionali all’euro
anche Oltralpe sia stato
accolto, dopo un primo
momento di euforia, con
qualche apprensione. Primo problema i parchimetri: funzionano ancora
tutti con i franchi cosa
che ha obbligato le am
ministrazioni francesi,
come leggiamo sui giornali locali, ad abolire momentaneamente le soste
a pagamento. Solo che
per chi arrivava dall’Italia, 0 comunque non era
informato, nessun cartello forniva indicazioni in
tal senso. Meglio organizzati che da noi invece apparivano i commercianti
che se ovviamente accettavano sia franchi che euro davano tutti il resto rigorosamente solo nella
nuova valuta europea.
Fermandosi però a parlare con clienti e commercianti emergevano gli
stessi problemi italiani.
«Per il momento preferisco pagare in franchi - dice una signora anziana -.
Non ho ancora capito
molto della nuova moneta e ho paura di confondermi». «Io invece preferisco pagare in franchi dice un altro signore perché prima ci saremo
liberati dei franchi e prima le cose saranno più
semplici avendo a quel
punto una sola moneta».
Per i commercianti la difficoltà maggiore, come in
Italia, è data dal dover ricevere due tipi di monete, fare la conversione e
dare il resto. Molto usato
ovviamente l’euroconvertitore ma c’è anche chi i
primi giorni ha aperto
due casse distinte una
per ricevere solo i franchi
e una solo l’euro. Cresce
owiamentela rapidità di
confronto fra i prezzi.
NELLE CHIESE VALDESI
I DISTRETTO — A San Secondo, martedì 15 gennaio, alle 9,15, incontro pastorale del distretto; meditazione a cura di Massimo Marottoli, introduzione di.
Claudio Pasquet su «La spiritualità nella Chiesa valdese»; nel pomeriggio introduzione di Milena Martinat su «La laicità negli ospedali pubblici».
1» CIRCUITO — Studio biblico del circuito a Torre
Pellice, alla Casa unionista, martedì 15 gennaio, alle
20.30, a cura del pastore Daniele Bouchard, su Mosè.
ANGROGNA — Martedì 15 gennaio, riunione quar
tierale al Martel.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 12, ore 19, sala Albarin, bagna caoda comunitaria; prenotazioni da
Franca Recchia, 0121-933237. Domenica 13 gennaio,
alle 9, culto agli Airali, con celebrazione della santa
cena; alle 10 culto nel tempio di San Giovanni.
MASSELLO — Mercoledì 16 gennaio, alle 14, riunione quartierale al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA — Mercoledì 16 gennaio, alle 20,30, dibattito su «Il Risveglio alle Valli. Che cos’è e
che importanza ha?», con il pastore Giorgio Tourn.
POMARETTO — Venerdì 11 gennaio, alle 16, culto
al centro anziani di Porosa. Domenica 12 scuola domenicale all’Inverso, dalle 14,30 fino alle 17. Riunioni
quartierali: giovedì 10, alle 15, all’Inverso Paiola, mercoledì 16, alle 20,30, a Pomaretto, venerdì 18, alle
20.30, a Porosa.
PRALI — Martedì 15 gennaio, alle 20,30, riunione
quartierale a Ghigo, mercoledì 16, alle 20, a Malzat.
PRAMOLLO — Prossime riunioni quartierali: Pellenchi, giovedì 10 gennaio ore 20, (museo), Bocchiardi,-mercoledì 16 gennaio ore 19,30 (scuola).^
PRAROSTINO — Giovedì 10 gennaio, alle 20,30, al
Roc, studio biblico.
RORÀ — Giovedì 10, ore 20,30, riunione alle Fucine. Giovedì 17, alle 20,30, riunione da Vanda e Adolfo.
SAN SECONDO — Mercoledì 16 gennaio, alle 20,30,
riunione quartierale ai Brusiti.
TORRE PELLICE — Giovedì 10 gennaio ripresa dei
catechismi; sabato 12 ripresa del precatechismo e
della scuola domenicale. Riunioni quartierali: venerdì
11, agli Appiotti, a cura dell’Unione femminile, martedì 15, a cura dell’Esercito della Salvezza, tille 20,30,
all’Inverso, mercoledì 16, a cura dell’Unione femminile, ai Chabriols.
VILLAR PELLICE — Venerdì 11 gennaio, ore 20,30,
riunione quartierale al Serre, martedì 15, all’Inverso,
mercoledì 16, alle 20,30, riunione del quartiere Centro alla Miramonti, venerdì 18, al Ciarmis. Domenica
13, culto in francese e culto serale.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: lunedì 14 gennaio, a Pian Faetto, alle 20, mercoledì 16, alle Ì4,30 ai
Trossieri, alle 20, alla Roccia.
Parlano i protagonisti dell'ultimo lavoro del Gruppo teatro Angrogna
La «bicicletta» e la ricerca della verità
PIERVALDO ROSTAN
E un Gruppo teatro
Angrogna schierato,
quello che emerge dalle
scene di «La bicicletta di
Yang», l’ultimo spettacolo
di un ensemble che da 30
anni esatti porta sul palco
il frutto delle proprie riflessioni e ricerche, delle
inquietudini di una generazione e del tempo di
volta in volta vissuto. E, a
ben vedere, schierato
questo gruppo lo è sempre stato; solo che il linguaggio più crudo, i personaggi più estremi (la
prostituta), le battute più
chiaramente riferite a
questo o quel governante finiscono (hanno finito, se pensiamo ai primi
spettacoli in cui la contestazione era il filo conduttore) per accentuarne
i tratti; in altri spettacoli,
il richiamo alla memoria,
il canto corale in patuà o
in francese ne hanno addolcito ritmi e messaggi.
È un gruppo longevo
questo di Angrogna; molte altre esperienze analoghe 0 comunque legate
alla ricerca e alla proposizione di pièce autoprodotte sono finite da tempo. Il Gta sta non solo organizzando per il prossimo mese di settembre il
modo per «celebrare» degnamente il trentennale
ma, intervistando i vari
componenti, si percepisce la voglia di continuare, di cercare e affrontare
altri temi, di partire ogni
volta dagli errori commessi in precedenza per
non ripeterli, di ripartire
da una riflessione condotta, per lo più, in modo
collettivo. Tutto ciò malgrado le innumerevoli
serate passate a scrivere,
a studiare i personaggi, a
modellarli tenendo conto
anche delle attitudini di
ciascuno, a provare. «Nei
mesi che hanno preceduto la prima del nuovo
spettacolo abbiamo provato tre volte la settimana, senza avere un sabato libero per noi», ammette Maura Bertin che
nella Bicicletta di Yang
ricopre il ruolo di giornalista della tv locale in cui
si svolge buona parte dello spettacolo. E anche per
questo, al di là di sporadici episodi, il gruppo è
rimasto uguale nel corso
degli anni e degli spettacoli: eventuali giovani
ben difficilmente reggerebbero il ritmo dell’impegno che un’avventura
del genere richiede. La
struttura del Gta è rimasta immutata dal 1986,
compresi i tecnici é la
collaborazione col regista
Claudio Raimondo.
Ma che cos’è questa
«Bicicletta di Yang»? Due
vicende si intrecciano: la
questione dell’accoglienza degli stranieri (in questo caso una comunità cinese, certo più chiusa,
per certi versi enigmatica
rispetto a quelle a noi più
note dei magrebini); la
sfida di una televisione
locale che vorrebbe essere strumento di reale informazione, protagonista
in positivo di una «verità»
che altri vogliono nascondere. Ma la vera sfida
di quella televisione (come non pensare a Radio
Beckwith?) è anche quella
della sopravvivenza economica e del rischio di
cedere alla tentazione di
mollare tutto o di accettare il compromesso che
Villar Perosa
Una scena dello spettacolo
può derivare dal finanziamento di un ricco industriale della zona.
«Abbiamo cominciato
a riflettere sul tema della
“verità” proposto da
Fiammetta Gullo con un
nostro piccolo gruppo di
lavoro - racconta JeanLouis Sappé, «anima» del
gruppo -; con noi hanno
lavorato due amici, Rita
Sperone e Massimo Tosco, che hanno poi scritto il testo dei dialoghi.
Personalmente non sono
molto convinto della
bontà di questo modo di
lavorare: abituati a scrivere noi stessi i testi, in
questo caso abbiamo
successivamente apportato modifiche, “fuso”
insieme ai personaggi,
cambiato, infine, il finale». E questo costante divenire ha in qualche modo reso più difficile per i
singoli attori, «impadronirsi» dei propri personaggi. II risultato è, comunque, brillante, il linguaggio generalmente
immediato: il pubblico
dei primi due mesi di repliche ha dimostrato di
apprezzare il lavoro, a
cominciare dai giornalisti del Tg3 Piemonte che
hanno voluto inviare ad
Angrogna una troupe per
dedicare allo spettacolo
un servizio serale. I riferimenti alla presente situazione politica nazionale
sono eccellenti: certo alcune battute oggi attualissime andranno di volta
in volta aggiornate, ma si
ha l’impressione che le
occasioni non mancheranno... C’è stato òhi, di
fronte allo spettacolo, ha
parlato di angoscia per il
punto cui siamo arrivati,
come paese, come cittadini; molti hanno apprezzato l’inserimento
delle canzoni dalle basi
musicali «moderne» di
Mario Ratzimba, tanti
hanno goduto in pieno
degli strafalcioni del sindaco Neirotti, tanto simili
a quelle di altri più famosi e reali «colleghi». Per
tutti quelli che non si sono recati in autunno ad
Angrogna le occasioni
non mancheranno: la
storia di Yang tornerà sul
palco a primavera.
Il patuà, una
lingua viva
«Il patuà, una lingua e
una cultura che vivono».
È questo il titolo del corso di formazione che
verrà attivato a partire
dal 23 gennaio dall’istituto Marro di Villar Perosa in collaborazione con
il Centro culturale valdese e le associazioni «La
valado» e gli «Amici della
Scuola latina». Il corso,
che si terrà dalle 17 alle
19 il mercoledì e il venerdì nell’aula magna
dell’istituto, è rivolto agli
insegnanti, ma anche ad
adulti e studenti della
scuola elementare é secondaria e sarà articolato in due moduli didattici un primo che durerà
fino all’8 marzo e un secondo che inizierà il 15
di marzo e si chiuderà il
10 maggio.
Molti i temi che verranno trattati: si va dal
come si parla il patuà al
come si scrive, dalTarchitettura del Piemonte e
della Provenza alla musica popolare, dalle danze
alle leggende e tradizioni
orali delle valli Chisone e
Germanasca, dalla cucina delle valli Chisone e
Germanasca alla formazione delle lingue romanze e i testi della tradizione valdese per finire
11 10 maggio alle 21 con
lo spettacolo teatrale
«Lou moulinìe de Chantorano» presentato dalla
filodrammatica di Villar
Pellice. Un ricco programma che sarà possibile seguire per intero o
parzialmente frequentando solo uno dei due
moduli previsti. Le iscrizioni verranno raccolte
fino al 14 gennaio.
10
PAG. 10 RIFORMA
E Eco Delle ^lli \àldesi
venerdì 11 GENNAIO 2002
SPORT
CALCIO
Il Pinerolo, brillante capolista
nel suo girone di Eccellenza, si
qualifica per le semifinali di
coppa Italia, non senza qualche
patema. 1 biancoblù avevano infatti vinto per 3-1 all’andata sul
campo dell’Orbassano Venaria
ma nel ritorno, alla fine dei 90’
regolamentari erano sotto con
ugual punteggio; ottimi invece i
tempi supplementari col Pinerolo in rimonta fino al 3-3 finale
che garantisce la qualificazione.
Domenica intanto torna il campionato col recupero della giornata non, disputata il 16 dicembre a causa della neve.
HOCKEY GHIACCIO
Prima vittoria per la Valpe nel
campionato di serie C; domenica sera a Pinerolo, di fronte al
Valle d’Aosta i ragazzi di Ghiarotti si sono imposti per 4-3.
Non è stata una partita facile
pur avendo di fronte un’avversaria priva di diversi titolari e
con una panchina cortissima; la
cronica difficoltà a segnare non
ha mai concesso un allungo decisivo. Chiuso in vantaggio 2-1
il primo tempo, dopo una secondo tempo a reti inviolate, i
valligiani si sono portati avanti
nella terza frazione fino al 4-2;
poi un errore di Malan ha rimesso in partita gli ospiti ma il
punteggio non è più cambiato.
Da segnalare la crescita globale
della seconda linea, più amalgamata dagli allenamenti; a rete
sono così andati Carignano,
Pons e un ritrovato Orsina, oltre
al «valdostano» Simone De Luca. Domenica prossima chiusura di campionato, alle 20,30,
con il Boscochiesanuova.
Sono anche iniziati i play off
del campionato under 19 con la
All stars domenica 6 gennaio a
riposo. Dopo il bel successo in
trasferta ad Egna (5-4 con rimonta finale) e la sconfitta netta
in casa col Bolzano, si è chiusa
la prima fase. Nel play off si
aprono i confronti con le squadre dell’altro girone. Per i piemontesi il gironcino vale i piazzamenti dall’ll° al 15“ posto;
primo avversario, domenica 13
a Pinerolo, ore 18, l’Appiano ricco di giovani «tosti» e grintosi.
Bel successo per la squadra
under 12 del Valpellice, fra le
migliori anche nel campionato
italiano di categoria, nel torneo
internazionale organizzato dalla società nello scorso fine settimana. Giovani under 12 e 14
provenienti da Francia, Ungheria, Romania e naturalmente
Italia hanno dato vita a tre belle
giornate di sport giocate a Torre
Pellice (con un particolare seguito di pubblico) a Pinerolo e a
Torino con le finali. «Molto soddisfatto» si dichiara il direttore
sportivo della Valpe, Fausto Barale, per il buon esito della ma-'
nifestazione.
Sono furenti invece le ragazze
di Martina che nel confronto diretto con la rivale per i play off
Lario Como si sono viste defraudate di un meritato pareggio. Arbitraggio a senso unico
con continue penalità: è l’accusa dell’All stars che, dopo aver
subito la rete del vantaggio
lombardo avevano realizzato la
rete del pareggio con Silvia Carignano. La rete non è stata
però vista dall’arbitro che ha
fatto proseguire e, polemicamente le ragazze piemontesi
hanno a quel punto lasciato che
il Lario realizzasse a porta vuota
la seconda rete. Le due squadre
sono ora pari punti in classifica
in attesa del ritorno del 10 febbraio. Sabato trasferta «impossibile» ad Agordo.
CROS$ A LUSERNA
È giunto alla 21« edizione il
«Cross di Luserna» organizzato
dal 3S sui prati adiacènti il complesso sportivo. Domenica 13
gennaio, dalle 9,30 in via alla
manifestazione che si articolerà
in undici categorie; al mattino
saranno al via i giovani, gli amatori e i veterani. Nel pomeriggio, dalle 13, le gare seniores e
juniores con il clou della senior
maschile sui 9.000 metri, alle
14. Premiazione alle 16.
I APPUNTAMENTI
10 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
concerto con Sabrina Pecchenino, soprano, e Michele Varda, pianoforte; musiche di Mozart, Verdi, Bizet,
Rossini, Lehar, Lombardo, Ronzato.
11 gennaio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, in
scena «L’italiano media» presentato da Henry Zaffa.
Ingresso 6,20 euro, ridotto 5,16 euro.
PINASCA: Nel salone polivalente, dalle 15 alle 17,
corso di danze valligiano.
12 gennaio, sabato
PINEROLO: Alle 21,15, al teatro Incontro, va in scena «Finché non torni», di Fondazione sipario Toscana, di Donatella Diamanti. Ingresso 7,75 euro (lire
15.000), ridotto 6,20 euro (lire 12.000).
17 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Nella Casa valdese, alle 15,30,
conferenza del dottor Fabrizio Grifoni su «Gli alimenti transgenici alle soglie del terzo millennio».
18 gennaio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’Avis di
via Roma, prelievo e visita.
PINEROLO: Al Seminario vescovile, via Trieste 44,
alle 20,45, il prof. Daniele Garrone, in occasione della
giornata ebraico cristiana, parlerà sul tema «Noè camminava con Dio...» Gen. 6, 9. L’incontro è organizzato
dalla Chiesa valdese e dalla diocesi di Pinerolo.
NOVITÀ DAI CINEMA
Il palazzetto del ghiaccio di Pineroio
È un periodo ricco di novità per la cinematografia
della zona. Da poche settimane infatti ha riaperto i
battenti il cinema comunale di Barge; una leggera riduzione di posti ma maggior comfort per tutti. Novità assoluta a Villar Porosa
dove la nuova sala poliva
lente offre un servizio di cinema nel fine settimana
con gestione affidata alla
Tarta volante di Torre Pellice che gestisce da anni il
cinema Trento. A Pinerolo
una nuova proposta della
sempre attiva multisala
Italia: con il nuovo anno il
lunedì e il giovedì sera (e il
giovedì pomeriggio alle 16)
il biglietto d’ingresso sarà
al costo ridotto di 4 euro.
Dal 13 gennaio a Pinerolo
Di festa teatrando
Da gennaio, fino domenica 17 febbraio, ritorna a
Pinerolo la fortunata rassegna «Di festa teatrando», un’avventura per
grandi e piccini che terrà
compagnia per sei domeniche pomeriggio a bambini, bambine, genitori e
nonni. Gli spettacoli inizieranno domenica 13
gennaio, alle 16, al teatro
Incontro, con «La storia
di Lavinia», presentato
dal Teatro del Sole, tratto
dal romanzo omonimo di
Bianca Pitzorno. Nelle
domeniche successive gli
appuntamenti, sempre
alla stessa ora, saranno
con: «Bianca Snow», del
Teatrino dell’erba matta,
rivisitazione della fiaba di
Biancaneve (domenica 20
gennaio), «Martino lisca
di pesce», del Teatro del
Piccione, una storia tra
pesci, navi e storie d’amore (domenica 27 gennaio), «Ci Pi Ci», di Ruotalibera Teatro, la vita
scolastica osservata da
dietro le quinte (domenica 3 febbraio), «Cappuccetto arrosto», parodia
delle fiabe e della vita
(domenica 10 febbraio) e
infine con «Oggetti da favola», spettacolo che nasce dal confronto con il
lavoro teatrale sui burattini. Il biglietto d’ingresso
per tutti gli spettacoli costa 3,10 euro, si possono
prenotare telefonando allo 0121-323186. Le domeniche 13 gennaio, 3 e 17
febbraio, à termine degli
spettacoli, si potrà visitare «L’angolo dei libri»,
presentato dalla biblioteca ragazzi di Pinerolo.
, L'ultimo numero della Beidana
Antiche vie d'acqua
POSTA
La malattia di Lyme
Su L'eco delle valli valdesi del 21 dicembre 2001 ho
letto un articolo di Davide Rosso, che parla di un
«progetto integrato per l’ambiente a Massello» denominato «Poema». In sintesi, il progetto vorrebbe «integrare» mulini ristrutturati, pista per sciatori, azienda faunistica, struttura per ospitare studenti della Facoltà di veterinaria, nonché cacciatori e turisti. Alla
poesia di una simile integrazione, che non stento a
credere «pressoché unica in Italia», propongo di aggiungere la malattia di Lyme.
La malattia di Lyme, debilitante, difficile e costosa
da diagnosticare con metodi diretti, difficile da curare,
è oggi in rapido aumento (come ci avverte l’Organizzazione mondiale per la Sanità) ovunque la selvaggina
vive e prolifera a distanza ravvicinata dagli esseri umani. Informarsi sui suoi effetti e sulla sua grave e crescente incidenza è facile: per esempio all’indirizzo
http://www.osservatoriozecche.it (sito UIss), oppure
sul sito web del ministero della Salute, o ancora semplicemente incontrando i sempre più numerosi cacciatori e turisti «pizzicati» non soltanto in Slovenia, ma
anche in Svizzera, in Francia e in altre parti d’Europa
da un miraggio di «sviluppo» fondato sulla fauna.
La versione europea della malattia è probabilmente
•più aggressiva e insidiosa di quella americana, perché
portata da tre genospecie di spirochete anziché da
una. È grazie innanzitutto alla scarsità di selvaggina
se la malattia di Lyme non è ancora endemica lungo
l’arco alpino occidentale, così come non lo è, per
adesso, l’ancor più grave encefalite virale trasmessa
dalle zecche della selvaggina, o Tbe. Non vorrei che
Massello dovesse diventare una sede per «ricerche sul
campo» degli studenti di veterinaria, ricerche sui rapporti tra fauna, infestazione ambientale da zecche e
malattie emergenti tra gli esseri umani.
In tempi di polemiche
sulle centraline idroelettriche giunge tempestivo
il n. 42 della rivista «La
Beidana» nel quale Claudio Tron, Franco Polastro e Marco Baltieri fanno il punto sulla situazione dei nostri torrenti e
sulla produzione di energia elettrica. La sensibilità sul problema sembra
essere più vivace nelle
valli Chisone e Germanasca, dove ultimamente
si è costituita una associazione con lo scopo di
informare la popolazione, denunciare gli abusi,
sottolineare i pericoli,
mentre in vai Pellice le
cose sembrano «sonnecchiare» da parecchio
tempo. Le amministrazioni dei Comuni di
montagna, già fortemente penalizzate nei loro
esigui bilanci, hanno intravisto in alcuni casi la
possibilità di un’entrata
economica, modesta ma
pur sempre importante,
con la costruzione delle
centraline. In realtà questi Comuni si trovano fra
l’incudine e il martello e
rischiano di non essere
sufficientemente attenti
alle conseguenze di una
modificazione del corso
dei torrenti.
Anche il rapporto fra
costi e benefici è da approfondire: è veto che
l’idroelettrico è una fonte
rinnovabile, ma gli esperti mostrano che l’incremento di produzione elettrica che si potrebbe
ottenere sfruttando tutto
il possibile sarebbe veramente modesto, con conseguenze ambientali più
negative di quelle prodot
te dall’attuale 78,3% di
energia creata con altri sistemi. Inoltre con le centraline, completamente
automatiche, non si crea
neppure un posto di lavoro: le conclusioni che emergono sono perciò assai critiche e vanno nel
senso di preferire di gran
lunga l’energia prodotta
con i pannelli solari.
Gino Lusso ripercorre
poi la storia dei canali irrigui nelle valli valdesi e,
sulla base di un’interessante documentazione,
mette in evidenza, da un
lato, l’alto numero di derivazioni irrigue autorizzate (ben 62 nei soli Comuni di Villar Pellice e
Bobbio), dall’altro l’ampiezza dell’area di prati
e seminativi che usufruivano dell’acqua dei
«bial». Ancora Claudio
Tron racconta i vari usi
dell’acqua nella storia
delle nostre valli, con interessanti notizie sulle
tecniche impiegate per i
tubi, per i mulini, nonché su alcuni arditi trafori, da quello della Thouille, sopra Chiomonte, alla
Roccia forata di Pomaretto, al Buco del Diavolo
nei pressi di Bibiana.
Passando ad altre rubriche della Beidana, le
foto d’epoca solo questa
volta dedicate a Villar
Porosa, Pinasca, Pomaretto e Porosa; la rubrica
di poesia a Daniele Paschetto; infine Ines Pontet risponde a Ousitanio
Vivo a proposito di Occitania e vai Pellice e Maria
Rosa Fabrini racconta la
visita del Centro culturale valdese di Torre Pellice
a Piedicavallo. (m.r.)
L'ultimo libro di Ugo Pitón
La lingua e la poesia
DAVIDE ROSSO
S ETÀ decaire la flamo
........................
Sandro Lombardini - Torino
Risparmio e serietà
W ONORANZE FUNEBRI PONS A. di BRUNO PONS
via C. Alberto 52 Tel. 0121-803148
POMARETTO Celi. 348-8588727
dei fonìe* è il titolo del
libro di Ugo Flavio Pitón
uscito recentemente nelle librerie e ultimo di una
serie davvero consistente
di testi (una quindicina
dall’80 ad oggi) che testimoniano la sua passione
e la voglia di tramandare,
usare e far conoscere la
lingua, ma anche la tradizione e la cultura del patuà. Il libro propone nella
sua prima parte, per la
prima volta, una raccolta
di poesie di Pitón, autore
originario e tuttora residente a Roure in vai Chisone, per poi continuare
con una preziosa raccolta
di proverbi, detti popolari, fraseologie e spiritosaggini tutto rigorosamente in patuà anche se
con traduzione a fronte.
Certo, come sottolinea
Ezio Martin nella prefazione al libro, «i versi di
Pitón seguono una versificazione assolutamente
originale perché è tutta
opera sua» e la raccolta di
detti e proverbi è «qua e
là appesantita da ripetizioni formali che sarebbe
stato opportuno ridurre
letteralmente ai minimi
termini» ma è anche vero
che è la prima volta che
in alta vai Chisone viene
fatto un lavoro così ampio di raccolta di materiale popolare con un lavoro che sarà senz’altro
precursore di altre esperienze. Un lavoro interessante anche perché testimonia di una libertà interiore e di una volontà di
dare continuità alla propria cultura senza lasciare per prima cosa indietro la lingua ma anzi mettendola al primo posto.
Tutto il libro è la testimonianza, ci pare, di una
persona che, citando gli
ultimi versi di una poesia
contenuta nel libro, «Crede/ nella libertà/ anche
se c’è chi la distrugge./
Crede/ nella coscienza/
nella convinzione,/ nella
volontà della sua gente/
di vivere liberi!». E tutto
I PROGRAMMI
DELLA SETTIMANA
questo lo fa anche usando la propria lingua.
(*) Ugo Flavio Piton:
Setà decaire la flammo dei
fouìe, collana Ma gent-10
Grafica vai Chisone, 2001.
TORRE PELLICE — Il
Trento propone venerdì
11 gennaio, ore 21,15, sabato 12, ore 20 e 22,20,
domenica 13, ore 16,
18,30 e 21,15, lunedì 14,
ore 21,15 Harry Potter.
VILLAR PEROSA — II
Nuovo cinema propone
sabato, ore 20,10 e 22,20,
domenica, ore 16,18,30 e
21,15, lunedì, ore 21,15,
Il principe e il pirata.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla
sala «5cento», Merry Christmas; feriali 20 e 22,20,
sabato 20 e 22,30, domenica 15,15, 17,40, 20 e
22,20. Alla «2cento», giovedì, 16 e 21,30, Harry
Potter (ingresso a 4 euro); sabato e domenica
pomeriggio, Harry Potter; da venerdì, in orario
serale. Ocean’s Eleven.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì, ore 21,
The other; sabato, ore
21, A.I. Intelligenze artificiali; domenica, ore 15,
17, 19, 21 e lunedì, martedì, mercoledì, giovedì,
ore 21, Merry Christmas.
Concerto Unitrè a Torre Pellice
Un duo pianistico
Un concerto particolarmente brillante quello
offerto dal duo pianistico
composto da Ciro Noto e
Simone Sarno il 6 dicembre airUnitrè di Torre
Pellice. Questo duo pianistico, formatosi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino nel febbraio
’90, ha ottenuto consensi
in numerosi concorsi nazionali e internazionali.
Nota di merito per la cittadina di Torre Pellice,
che l’ha visto nascere e
l’ha premiato al IX concorso Czerny.
Un legame che negli
anni non è venuto meno
ma si è rafforzato ulteriormente anche perché
il duo è stato ospite più
volte della cittadina della
vai Pellice. Come da programma proposto, il
concerto è iniziato con
il «Rondò militare» del
compositore austriaco A.
Diabelli. Un rondò stimolante che richiama alla
mente il trotto e il volteggiare di soldati in sella a
superbi cavalli. Ancorq
un’altra marcia militare
di F. Schubert composta
nel 1818 durante il sog
giorno in Ungheria del
compositore, ovviamente
di ispirazione tipicamente ungherese. Di A. Dvorak è seguito «Quattro
danze slave» op 72: danze
prorompenti dal folclore
slavo, un’interpretazione
avvincente dal moto incalzante, ma anche soffuso da romanticismo, che
decisamente è la nota dominante dell’ultima danza eseguita.
Sempre rimanendo in
tema, nella seconda parte, è toccato a «Sei danze
ungheresi» di J. Brahms:
una musica dal tono leggero animata da spunti
popolari e da un’irresistibile senso del ritmo, ricca
di motivi che si susseguono per poi riagganciarsi al motivo iniziale.
Noto e Sarno hanno poi
proposto «Tarantella», di
N. Rubistein e come bis
un pot-pourri di arie celebri e classiche incastonate tra loro, stile jazz,
dal compositore torinese
Cristiano. Avuta la promessa di un ritorno fra
breve, il pubblico ha ringraziato calorosamente il
brillante e simpatico duo.
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Disinformazione e refusi
perpetrati dagli organi di
informazione (tv, radio, carta
stampata) sono purtroppo
all’ordine del giorno e con essi abbiamo imparato'a convivere. A quanto pare anche
Riforma è incappata in un refuso macroscopico e spero
voglia ritornare sull’argomento per un doveroso «errata corrige».
I fatti: non si è celebrato il
12 dicembre scorso il centenario della trasmissione dei
primi segnali radiofonici a
opera di Guglielmo Marconi,
come si legge su Riforma del
21 dicembre 2001 in prima
pagina, nel pezzo dal titolo
«Cento anni fa, la radio».
Semmai si è commemorata la
prima trasmissione transatlantica di segnali radiotelegrafici; a Poldhu in Cornovaglia, nel grande centro trasmittente ideato e fatto costruire da Marconi, con un
impianto d’antenna progettato e seguito personalmente
da Marconi; non fu Marconi
a premere il tasto telegrafico
per trasmettere i famosi tre
punti della lettera «S». Guglielmo Marconi era invece
presso rimpianto ricevente a
Saint John di Terranova, insieme agli assistenti (e testimoni) Kempt e Paget.
Ma volendo anche sorvolare su ciò, celebrando il fatto
come «l’impresa di Marconi»,
cosa assolutamente legittima, rimane il fatto che la radiofonia non era ancora stata
inventata, né da Marconi, né
da Fessenden, né da altri. I
primi segnali radio transatlantici erano esattamente gli
stessi segnali in codice Morse
che Marconi lanciò nel 1895
dalla collina dei Celestini
presso Villa Griffone a Pontecchio 0 nel 1896 a Londra
alla presenza del ministro
delle Poste inglese: erano segnali radiotelegrafici!
Tra radiofonia (o radiotelefonia) e radiotelegrafia c’è
un abisso di tempo (la radiofonia venne inventata dopo), fisico (la radiotelegrafia
è un sistema di trasmissione
di onde non modulate, nella
radiofonia siamo in presenza
di onde modulate da voce o
musica), tecnico (ben più
complessi sarebbero stati gli
impianti trasmittenti, nonché i ricevitori). È soltanto
intorno al 1910 che Ettore
i Nuovo indirizzo
II pastore Salvatore Ricciardi comunica il proprio indirizzo e-mail: ricciardi.salvatore@libero.it.
Majorana attua le prime
esperienze di radiotelefonia
modulando le correnti a radiofrequenza mediante getti
d’acqua rinnovabili; l’idea
venne poi perfezionata da
Vanni e messa successivamente a punto nei laboratori
Marconi.
Il vero sviluppo della radiofonia si ebbe solo intorno
agli Anni 20 con l’affermazione dell’industria per la produzione di apparecchi riceventi
per uso civile. In Italia poi la
radiofonia si affermerà con
qualche ritardo rispetto agli
altri paesi; solo nel 1924 nasce
la Uri (Unione radiofonica
italiana); la prima emittente
ufficiale entra in funzione a
Roma nel 1924, seguita nel
1925 da quella di Milano. Prima che in Italia potesse affermarsi la radiofonia, si era
però già pensato alla diffusione circolare di notizie a mezzo di un apposito servizio telefonico, nato a Roma nel
1910, a opera di Augusto Ranieri, con il nome di «Araldo
telefonico» e sede in piazza
Poli. Interrotto il servizio durante la prima guerra mondiale, esso fu ripreso nel 1922
col nome di «Fonogiornale».
Fu poi il figlio di Augusto,
l’ingegnere Luigi Ranieri, ad
allestire nel 1923 la prima
stazione radiofonica della capitale, cui diede il nome di
«Radioaraldo»: l’apparecchiatura radiotrasmittente
era fornita dalla Western
Electric Italiana e l’annunciatrice era la famosa Luisa Boncompagni. Contemporaneamente, sempre a Roma, nascevano altre due iniziative
del genere. La Compagnia
Marconi, in stretto contatto
con la Eatme di Roma e altre
aziende del nascente settore
radio (Alloechio-Bacchini, Siti-Doglio, Perego, ecc.), costituì la società Radiófono dando avvio all’installazione, ai
primi del 1924, di una stazione trasmittente radiofonica
in zona Parioli.
«12 dicembre 2001»; celebrazione, dunque, delTimpresa del genio di Marconi,
che aveva pensato e teorizzato che le onde radio potessero propagarsi oltre l’orizzonte, che aveva fermamente
creduto a questa sua intuizione oltre ogni logica e conoscenza del tempo, che aveva rischiato i suoi capitali e la
sua stessa credibilità; celebrazione, quindi, della prima
trasmissione radiotelegrafica
al di là dell’oceano, ma non
centenario della trasmissione
dei primi segnali radiofonici.
Angelo Brunero - Torino
«Raccolta degli spiccioli»
per l'Afghanistan
Molte sorelle e fratelli di chiesa ci hanno espresso il
loro apprezzamento per l’iniziativa. Alcuni, inoltre,
hanno esteso la raccolta anche presso altri locali, o hanno segnalato l’iniziativa ad amici e parenti. Tutto ciò fa
ben sperare nel successo della raccolta, anche perché
abbiamo notizie precise che in tanti hanno già iniziato a
mettere i loro spiccioli negli appositi contenitori che si
trovano in chiesa o a rivolgersi ai cassieri stessi.
Confermiamo che la raccolta è aperta anche a tutte
le monete degli altri paesi europei.
È possibile che al termine deU’iniziativa possa nascere
qualche dubbio legato al cambio delle monete estere, ma
vi informeremo ancora su questo punto specifico. Per
qualsiasi necessità di chiarimenti, ci si può rivolgere al
direttore di Riforma, o al sovrintendente del 4° circuito.
Per il momento, l’invito per tutti è: raccogliete gli
spiccioli.
Ferdinando Blefari
Sovrintendente del 4° circuito
fblefari@libero.it
Raccolta
degli spiccioli
Per un precetto di aiuto umanitario per l'Afghanistan só-,
sténuto dalla Federatione delle chie.se evangeliche in Italia.
Attempato fra i giovani
Prendo lo spunto dall’interessante articolo di Massimo
Gnone su Riforma del 14 dicembre. Ho avuto un solo .
contatto, finora, col «Valpellice social forum» ed è stato un
fallimento. La responsabilità
è solo mia perché sono andato all’incontro preparato a
mettere in discussione tutto,
ma non preparato al fatto che
ai giovani non interessasse
punto discutere con me, tra
l’altro militante di un partito,
i Ds, notoriamente guerrafondaio. Non ho capito questa posizione e ho reagito
male. Con un errore tipico
delle generazioni attempate
(a cui non mi ero ancora reso
conto di appartenere...),
avrei preteso che i giovani del
forum discutessero secondo
schemi ben consolidati. Invece, da sempre, la forza di
questi movimenti sta proprio
nel romperli, gli schemi. Come giustamente dice Massimo Gnone è solo dal loro interno che possono, eventualmente, partire le critiche.
Io e quelli come me saremo
molto più utili ingrossandoci
la bile nel nostro vecchionuovo partito pieno di compromessi ma, sono sicuro,
capace ancora di grandi slanci, né arroccato su posizioni
«vetero-chissacosa», né venduto a nessuna linea «liberal»
come dimostra quotidianamente il dibattito su l’Unità,
che è un giornale che andrebbe letto da tutti; qualcuno si sarebbe potuto accorgere, per esempio, che le cose
scritte sul primo numero del
rinato Avvenimenti (lunga e
prosperosa vita), si potevano
tutte trovare sulle pagine de
l'Unità nei mesi precedenti.
Formulo sinceri auguri al(i)
movimento(i) convinto che
nella chiarezza dei rispettivi
ruoli ci sarà spazio per un
dialogo serio su obiettivi che
non vedo affatto contrastanti. Che è cosa ben diversa dal
«fare qualche conto» con
l’esistenza di un movimento
da parte di una «sinistra in ginocchio», come preconizza
Andrea Colombo nel suo
spocchioso fondo su il Manifesto di sabato 29 dicembre.
La nostra responsabilità, di
vecchi militanti intendo, è
proprio quella di continuare
ad essere tali, se non altro
perché, se un giorno i «social
forum» vorranno confrontarsi, ci sia ancora qualcuno sincero con cui farlo.
Piero Rostagno -Torre Pellice
piero.rostagno@iol.it
Una norma di civismo
Trovo del tutto ingiustificato (e anche molto ingeneroso) l’accostamento che il fratello Roberto Micol ha fatto
[Riforma n. 48) tra la mia
proposta di adoperarsi anche
giudizialmente, se necessario, per ottenere la pubblicazione delle dovute smentite
nei confronti dei casi più gravi di diffamazione e calunnia
nei confronti del protestantesimo da parte della stampa
italiana (e a volte anche nel
mondo politico italiano) e
l’esistenza di un ufficio governativo di «delazioni» in
cui registrare e schedare i nomi di tutti coloro che esprimono critiche a questo governo. Micol parla giustamente, in questo ultimo caso,
di «critiche» e di «delazioni»;
il governo del «cavaliere» (...a
proposito, come appellavano
Mussolini nei primi tempi del
ventennio? Non mi ricordo...)
ha tutti i mezzi di comunicazione di massa a sua disposizione per «coprire» (assordare) qualsiasi critica giusta o
ingiusta gli possa venire mossa, ma non contento di ciò
intende con questo odioso
ufficio di Bologna intimidire
anche quanti possano voler
fare libero esercizio del loro
diritto di critica.
Il protestantesimo italiano
invece è una minoranza priva
di alcun potere di mass media in questo paese, motivo
per cui un certo giornalismo
non si fa scrupolo a «diffamarlo» (e non a «criticarlo»,
cosa della quale non potremmo che essergli invece grati)
nei modi che ben conosciamo, poiché sa che esso non
ha la possibilità di rispondere
o di smentire.
In casi come questo qualsiasi paese democratico; proprio affinché la gente comune non si convinca, non sentendo mai alcuna smentita o
presa di posizione contraria,
che siano davvero veri i contenuti delle dichiarazioni diffamanti, mette a disposizione
delle minoranze e dei «deboli» la possibilità di pretendere
per via giudiziale la smentita
di tali diffamazioni e calunnie. Si tratta di una norma di
puro civismo democratico,
che' non ha proprio nulla di
«totalitario».
Alberto Romussi - Amburgo
La pastora Silvia Rapisarda
Leggendo Riforma del 14
dicembre ho rilevato con
grande gioia che la pastora
Silvia Rapisarda si trova a
svolgere il suo ministero a Roma Centocelle. Ho apprezzato
molto le belle espressioni tributatele dalla sorella Barreca.
Quando ho saputo che la pastora si sarebbe trasferita dalla Chiesa battista di Reggio
Calabria per altra destinazione ho domandato a me stesso: come mai questi fratelli se
la sono fatta sfuggire?
La pastora Rapisarda è una
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
O
O
M
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L I C A N I
M E D 1 A
V A N I lL I
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brava e paziente conduttrice:
l’abbiamo avuta a Gaiatro
per il funerale del fratello Pasquale Bruzzese e la sua predicazione, per l’occasione,
esaltò sia l’incisività del testo
biblico sia il modo in cui seppe farlo penetrare nella coscienza di tutti.
Una sola volta è venuta anche a Bellantone, in casa di
mia nuora, per una bella serata. La ricordiamo quindi con
amore fraterno, figlia di quel
pastore Salvatore Rapisarda
che nel 1988, a Bellantone per
il decesso di mia moglie, seppe dare ai convenuti quella
parola evangelica che ha
spronato le menti e i cuori a
circa 500 persone che per la
prima volta venivano a sentire
in modo diverso il significato
vero della parola del Signore.
Annunziato Romeo
Bellantone (Re)
ABBONAMENTI
I nuovi moduli di conto corrente postali in euro saranno prossimamente acclusi
al giornale. Comunque è
possibile utilizzarre quelli in
bianco forniti dalla posta.
In tutti gli ambienti dove
c’è qualcuno che espleta attività o incombenze di ordine
pratico, e chi amministra o
dirige, possono nascere crisi,
incomprensioni, attriti, litigi
e così via. Cose del genere
possono insorgere talvolta anche in ambito ecclesiastico e,
in particolare, nel campo della musica. Sono esempio clamoroso di ciò i famosi scontri
verbali e scritti fra i dirigenti
della Scuola di San Tommaso
a Lipsia e l’irascibile Kantur
Johann Sebastian Bach, che
non era davvero tenero con
nessuno quando doveva difendere il buon diritto della
musica e dei suoi cultori.
Anche senza arrivare a litigi e contrasti, può capitare
talvolta che si patisca la costrizione di certi regolamenti;
ricordo l’epoca in cui nella
chiesa valdese di Torre Pellice era severamente vietato
toccare l’organo del tempio a
chiunque non fosse l’organista, che era allora (durante la
seconda guerra mondiale e
dopo ancora) il preside del
Collegio valdese. Egli conosceva alla perfezione lo strumento e sapeva farlo rendere
egregiamente, ma ciò rendeva ancor più incresciosa, per
gli appassionati, la proibizione di esercitarsi su quell’orga
no, anche se va riconosciuto
che il non essere toccato da
troppe mani, forse anche inesperte, tornò poi a tutto vantaggio dello strumento...
Un caso molto particolare
di urto fra musicisti e dirigenti (leggi: fra direttore di coro
e pastore) ci viene illustrato
da una fonte insolita, e cioè
da una lettera in data 21 settembre 1852, nella quale si
chiede al pastore valdese di
Torino sig. Bert che venga
data licenza al direttore di
coro della comunità valdese
di lingua italiana di adoperare l’organo per accompagnare
il canto alle prove. In quale
locale si svolgevano tali prove? Nella cappella delle ambasciate protestanti a Torino,
il cui organo fu poi donato
nel 1854 alla chiesa valdese
di Torre Pellice.
E chi era l’autore della succitata lettera? Nientemeno
che il generaleBeckwith. La
cosa ci colpisce singolarmente:
non sapevamo che fra i tanti
motivi di interessamento e le
tante benemerenze del generale nei confronti del mondo
valdese ci fosse anche la
preoccupazione che una nostra
corale avesse il diritto di suonare l’organo della comunità
per effettuare convenientemente le prove di canto.
Reato
eucaristico?
Il 18 maggio 2001 la Congregazione per la dottrina
della fede ha emanato il documento «Ad exequenduam
ecclesiasticam legem» con il
quale vengono unificate le
procedure repressive di alcuni delitti commessi dagli ordinati. Viene considerato come delitto la concelebrazione
vietata del sacrificio eucaristico con ministri di comunità ecclesiali che non hanno
la successione apostolica né
riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale.
Il 18 gennaio inizierà la settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. Rileggendo questa norma che secondo il Diritto canonico è l’affermazione dell’esistenza di
un reato, mi domando se
l’ecumenismo debba essere
ridotto a puro fatto giuridico.
L’esigenza di celebrare insieme l’eucaristia da parte di
cattolici ed evangelici è un
fatto di enorme importanza
spirituale e non ce ne se può
rallegrare. Occorre indubbiamente essere avvertiti delle
differenze sacramentali che
ognuno porta con sé, ma può
essere considerata questa
forma di condivisione della
fede come un reato?
Giovanni Musella
Frosinone
Peccato
e giudizio
Caro direttore,
non ho capito bene l’articolo di Anna Maffei sulla normalità del male (n. 49/01).
Perché quando si parla di
«categorie teologiche e non
giuridiche» non si fa cenno al
peccato e alla responsabilità
personale? A me sembrano
categorie fondamentali, soprattutto in un caso del genere. Non riesco a capire neppure perché si abbia così tanta paura a dire che è possibile
esprimere anche una parola
di giudizio e non solo una di
comprensione un po’ posticcia. Penso anche che abbinare le contraddizioni del mondo a questo caso specifico,
l’omicidio volontario e premeditato di una donna e un
ragazzino da parte della sua
stessa figlia e relativo fidanzato, sia quantomeno di cattivo gusto: saggiamente molti
hanno ritenuto che l’unico
modo per confrontarsi con
un dramma del genere fosse
il silenzio dell’orrore.
Gregorio Plescan - Venezia
aLdto "T^adio
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L, 20.000
sostenitore L. 20.000
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Non mi trattenete,
giacché l'Eterno
ha fatto riuscire il mio viaggio;
lasciatemi partire,
affinché io me ne torni
al mio Signore»
Genesi 24, 56
I familiari di
Giuseppina Coucourde
ved. Barai
di anni 100
mentre la ricordano con l’amore
di sempre, esprimono la loro riconoscenza a quanti hanno loro
espresso simpatia, affetto e fraterna solidarientà.
Un sentito ringraziamento al
pastore Sergio Ribet e al dott.
Rolih della Guardia medica per
l’impegno profuso.
neccia di Inverso Rinasca
28 dicembre 2001
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno ha dato, l'Eterno
ha tolto: sia benedetto
il nome dell'Eterno»
Giobbe 1,21
I familiari tutti della cara
Rina Peyronei Massei
commossi e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto
e offerte in memoria hanno preso parte al loro grande dolore.
Un grazie particolare al pastore Claudio Tron, alle Onoranze
Gardenia e a tutte le persone che
sono state loro vicine nel corso
della malattia.
Trossieri di Ferrerò
3 gennaio 2002
I necroiogi si accettano
entro le ore 9 dei lunedì
12
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 11 GENNAIO 2002
Intervista a una docente della Facoltà teologica evangelica di Buenos Aires
Un disastro annunciato da tempo
«Dalle chiese mi aspetto una maggiore accentuazione dello voce profetica e una pratica dei
principi evangelici Dagli organismi laici molta immaginazione per nuove proposte di vita»
DELMO ROSTAN
Nello scenarig argentino,
la parola «crisi» si manifesta oggi, con tutta la crudezza del suo significato, in ogni
discorso politico e in ogni dialogo. Può essere un segno della presa di coscienza che ci
troviamo in un importante
crocevia pieno di rischi, ma
anche della necessità di scelte
responsabili per imboccare
un cammino giusto. Con in
mente il terribile quadro in
cui ci troviamo in Argentina,
incontriamo Edith Rochon de
Yorston, valdese, docente di
Diaconia presso la Facoltà
teologica evangelica (Isedet)
di Buenos Aires, membro di
varie commissioni lavoro dell’area rioplatense della Chiesa
valdese e molto attiva a livello
continentale sulle questioni
ecumeniche e sociali.
- Come ha vissuto i recenti
avvenimenti argentini?
«Con molta apprensione
ma non con sorpresa, perché
quello che è accaduto lo si
vedeva maturare da tempo.
Fino a quando la gente avrebbe potuto resistere senza
lavoro, senza assistenza medica, senza cibo e senza speranza? Per non parlare del
blocco dei conti bancari di
coloro che hanno ancora un
lavoro, che ha privato molte
famiglie di ciò che hanno
guadagnato onestamente,
mentre i grandi capitali uscivano dal paese senza che
nessuno tentasse di impedirlo. No, non è stata una sorpresa per noi, perché da tempo la Chiesa valdese in Argentina assiste le persone più
colpite dalla crisi: la chiesa di
La Paz distribuisce casse di
pulcini perché vengano alle
Una veduta del palazzo del Congresso a Buenos Aires
Vati dai contadini; la chiesa di
San Nicolas ha organizzato
un laboratorio di cucito e una
pasticceria che danno lavoro
a varie famiglie; la chiesa di
San Carlos, una mensa per
bambini e le loro madri; la
chiesa di E1 Sobrerito distribuisce ai contadini attrezzi e
semi; la chiesa di Reconquista ha messo in piedi un’erborista e un laboratorio di
medicamenti. Devo anche
dire che le manifestazioni di
queste ultime settimane hanno rappresentato il recupero
della voce, dopo molto silenzio, da parte di coloro che
non riuscivano a farsi sentire;
un parziale recupero della dignità che ancora ci rimane».
- Le proteste.di questi giorni
hanno avuto un forte impatto
in tutti?
«Mia figlia, altri responsabili di chiesa e io stessa eravamo in un campo per bambini della scuola domenicale
Il crac dell'Argentina
molto tesa, i giornalisti ci circondavano data l’importanza
della delegazione, così ho potuto sottolineare l’importanza
di preservare la vita e la necessità di evitare ogni violenza repressiva, chiedendo alle
forze di polizia di mantenere
la calma. L’ufficiale di polizia
responsabile della sicurezza
di fronte alla Casa Rosada ci
ha informato che sarebbe
stato molto difficile essere ricevuti. Abbiamo aspettato
circa un’ora e alla fine abbiamo dovuto ritirarci. Abbiamo
scritto un documento di protesta per questo fatto. Ma
mentre ci stavamo ritirando,
la polizia stava già avanzando
verso la metà della piazza e la
tensione stava crescendo. I
nostri sforzi per fi-enare la repressione sono stati vani, una
repressione non necessaria
dato che il numero dei manifestanti, alla fine, non superava le 300 persone che potevano essere tenute facilmente sotto controllo. L’attacco
della polizia a cavallo ha fatto
scattare la violenza che ha
provocato tra i manifestanti
27 morti e un centinaio di feriti. L’ordine era stato di "pulire la piazza”».
- Quali sono state le conseguenze del movimento iniziato il 19 dicembre?
«La prima è stata la caduta
del governo del presidente
Fernando de la Rua, sostituito da Adolfo Rodríguez Saa
rappresentante dell’opposizione. Insomma, c’è stato un
ribaltamento che, come abbiamo visto, non è durato
molto. È un fatto, però, che il
popolo ha preso coscienza
della sua forza, della possibi
lità di essere protagonista del
cambiamento, che il rumore
delle casseruole e la mobilitazione popolare hanno un
gran valore di fronte alle ingiustizie sociali del modello
economico neoliberista di
mercato. Nel giorno della caduta del presidente de la Rua,
nel vuoto di potere, ci sono
stati grandi e piccoli saccheggi a supermercati e negozi
che hanno perso molto, alcuni tutto. La democrazia ha
subito un duro colpo, ma alla
fine ha prevalso».
- Quali sono le prospettive
future e le responsabilità da
assumere?
«Per i governanti c’è la
grande responsabilità di mettere al primo posto gli interessi umani rispetto a quelli
economici: il debito estero
viene pagato con la disoccupazione la fame. La responsabilità della popolazione è
di essere solidale con i più bisognosi e con gli emarginati
dal sistema. Per le chiese c’è
il mandato ineludibile di difendere la vita contro la violenza, di continuare e ampliare i programmi di nutrimento e aiuto sociale, di sviluppare un responsabile accompagnamento pastorale
denunciando le ingiustizie
del sistema, di sostenere la
vita dei più colpiti dalla crisi:
dei bambini e delle bambine,
delle donne, dei disoccupati.
Le chiese devono essere annunciatrici di speranza, non
come ottimismo a buon mercato, ma mediante azioni di
solidarietà in risposta al
mandato dell’Evangelo di
Gesù Cristo».
Delmo Rostan
in una località di Gran Buenos Aires. Nel pomeriggio del
19 dicembre abbiamo cominciato a vedere colonne di fumo provenire da un supermercato incendiato, lontano
un isolato e mezzo da dove ci
trovavamo noi. Nella serata
abbiamo sospeso le attività
all’esterno e ci siamo riuniti
in un salone con della musica
molto alta per non far sentire
ai bambini il rumore degli
spari e il suono delle sirene
della polizia. Non avevamo
televisione o radio, però avevamo un telefono cellulare
che ci consentiva di comunicare con i genitori che ci
chiamavano per sapere come
stavano i loro figli, dandoci, a
loro volta, le informazioni
sulla situazione. Quando siamo tornati a casa abbiamo
trovato le strade ingombre di
materiali vari e di gomme
bruciate, segno eloquente
della protesta popolare».
- Quali saranno le conseguenze di questa situazione,
secondo lei?
«Ne vedo diverse. A livello
nazionale, un maggior peso
degli strati più umili della popolazione che consentirà loro di avere, oltre al voto, anche maggior voce in capitolo.
A livello ecclesiale, una crescita e un rafforzamento della comunione. A livello di tutta la società, una “tesa aspettativa” perché sappiamo che
questa crisi non si risolverà
in pochi giorni e che negli
imprevedibili avvenimenti
futuri siamo tutti coinvolti».
- Che impegni personali assumerà per affrontare questa
situazione?
«Portare avanti il mio impegno di responsabile del
Centro di servizio della Chiesa valdese in Argentina, stimolando e accompagnando
le esperienze che la gente
porta avanti per far nascere
nuove alternative di sopravvivenza, al margine di un sistema che da tempo li ha
esclusi. E poi bisogna sostenere l’azione sociale delle nostre comunità locali, come ho
accennato prima».
- Quali atteggiamenti e azioni concrete spera di trovare
da parte delle chiese e degli organismi laici argentini?
«Dalle chiese mi auguro
una maggiore accentuazione
della voce profetica e una
pratica quotidiana dei principi evangelici. Dagli organismi
laici, in collaborazione con le
chiese, spero che trovino molta immaginazione per generare nuove proposte di vita;
proposte piccole, concrete,
partecipative e fattibili. Questo è un tempo in cui è urgente condividere il pane».
* Dopo la recente ondata di violenza
Appello del segretario
del Cec al governo di Haiti
Il 21 dicembre scorso il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), Konrad Raiser, ha lanciato un appello al governo di
Haiti e ai leader del partito
politico al potere, esortandoli
a porre fine alla spirale di violenza e di ingiustizia che ha
travolto il paese. In una lettera aperta indirizzata alla Federazione protestante di Haiti
(Fph), Raiser si rivolge direttamente ai partiti politici (la
«Famille Lavalas» del presidente Aristide e la «Convergenza democratica» dell’opposizione) chiedendo loro di
«fare di tutto per portare
avanti e concludere l’accordo
politico in fase di negoziazione». Raiser incoraggia la Fph e
«tutte le chiese e comunità
cristiane a perseverare nella
ricerca del bene per il popolo
haitiano, attraverso la preghiera, la proclamazione della
volontà di Dio e le azioni, insieme a tutti coloro che si impegnano per tirare fuori il
paese dal circolo vizioso dell’ingiustizia e della violenza».
La lettera dice tra l’altro:
«Tutto porta a credere che
queste violenze non sono
gratuite e non si spiegano solo con la povertà estrema alla
quale è condannata la maggioranza del popolo haitiano.
Agiscono gruppi che provocano il terrore e che mirano
aH’eliminazione fisica di alcune persone. Sembra che le
autorità pubbliche non facciano tutto quello che sarebbe necessario per reprimere
questi atti. (...) Le recenti in
formazioni apparse sulla
stampa internazionale circa
le esecuzioni sommarie perpetrate da agenti di polizia
(...) fanno temere il peggio
per l’integrità e l’autorità dello stato. Il principio di “tolleranza zero” fissato dal governo è comprensibile e risponde all’èsasperazione di una
popolazione che non ne può
più. Ma questo non può in alcun caso giustificare che persone sospettate di atti criminali o colte in flagrante vengano giustiziate senza alcuna
forma di processo. Di fronte
a questa situazione preoccupante, il Cec si associa agli
appelli lanciati dal Centro
ecumenico dei diritti umani,
dal Comitato degli avvocati
per il rispetto delle libertà individuali, e da altre organizzazioni di Haiti affinché i diritti umani siano realmente
rispettati. (...) In questo contesto, chiediamo al governo e
ai responsabili del partito
politico al potere di impedire
le reazioni violente al recente
tentativo di colpo di stato,
come l’incendio dei locali
della Convergenza democratica, che riducono le possibilità di portare a buon fine i
negoziati. Vogliamo credere
che la conclusione e l’attuazione di un accordo politico
tra i principali partiti possa
ridare speranza al popolo
haitiano ed aprire una via
per il futuro. Senza la volontà
di porre fine all’ingranaggio
della violenza e delle ingiustizie, il paese va incontro al
caos totale». (eni)
La tragica situazione di un'etnia
Il popolo Nuba: eresia
e inquisizione nel Sudan
MARIO NICOLAI
A Pavia, al culto domenicale del 25 novembre
scorso, ha partecipato il
comboniano rev. Renato Kizito Sesani, da decenni residente in Africa, fondatore
della Onlus «Amani» attiva
nell’assistenza ai popoli oppressi del Sudan, che al termine del culto ci ha presentato nelle grandi linee il quadro del suo campo di lavoro
e la tragica situazione in cui
si trova il popolo dei Nuba.
Il Sudan è il più grande
paese del continente africano, una superficie estesa come quella deH’Unione europea e un popolazione di poco
inferiore a 30 milioni di abitanti. In Sudan vivono numerosi gruppi etnici e linguistici.
La maggior divisione sociale è
tra i musulmani arabizzati nel
Nord e la popolazione, in
gran parte animista o cristiana, nel Sud. Dal 1956, anno
dell’indipendenza dal dominio britannico ed egiziano, le
tensioni tra il Nord arabo e il
Sud africano hanno causato
sanguinose guerre civili. Nell’89 un colpo di stato dell’esercito ha instaurato un regime fondamentalista islamico.
L’appoggio del Sudan all’Iraq
durante la Guerra del Golfo e
i sospetti di un supporto al
terrorismo hanno causato un
crescente isolamento dall’Occidente e dal mondo arabo.
Negli Anni 80 sono state scoperte nel Sud ampie risorse di
petrolio e di gas, i cui proventi sono destinati prevalentemente all’acquisto di armi.
Chi sono i Nuba
Sulla situazione di isolamento e di sterminio del popolo Nuba Riforma ha già
pubblicato nello scorso luglio
due articoli di Daniele Lombardi (a cui rinviamo per un
più approfondito esame) nei
quali è esposto un dettagliato
e documentato scenario
dell’attuale situazione, così
come egli lo ha fotografato in
occasione del suo viaggio in
Africa nel giugno scorso. Il
rev. Kizito ha completato quel
quadro con alcune interessanti spiegazioni: i monti Nuba, situati al confine fra il Sudan del Nord e quello meridionale, a circa 1.500 chilometri a nord del Kenia, sono
abitati da comunità e tribù
che costituiscono il popolo
Nuba, fra gli ultimi ad essere
raggiunti dai bianchi. La popolazione dei Nuba costituisce una società pluralista dove convivono, con grande tolleranza, musulmani, animisti,
cattolici e protestanti; la maggioranza della popolazione è
islamica, i cristiani sono diffusi specialmente tra i giovani. Le uniche risorse del paese, su cui fa affidamento la
comunità Nuba, sono costituite dall’allevamento del bestiame e dalla coltivazione di
un terreno collinare-montagnoso: la vita agricola e pastorale di un popolo con un’eco
nomia elementare ma con un
robusto amore per il sapere e
una forte identità culturale legata alle proprie radici e attenta alla conservazione delle
relazioni tradizionali.
Il governo centrale, per
basse ragioni di politica e per
accaparrarsi i servizi di signorotti e feudatari della periferia, ha letteralmente regalato
vastissime zone e terreni che
costituivano le aree dei pascoli e dei campi di proprietà
dei Nuba, destinati all’ailevamento e all’agricoltura. Agli
interessi legati alle terre, si
sono aggiunti quelli connessi
all’estrazione del petrolio,
con l’appoggio di imprese anche occidentali. In queste
condizioni il pojJolo Nuba ha
dovuto opporre resistenza
all’espropriazione perché
non ha alternative se desidera
proteggere la propria identità
culturale e il diritto di sopravvivere: da pacifici contadini
di montagna si trovano ora ribelli «prò aris et focis».
Un conflitto religioso?
La guerra, determinata essenzialmente da ragioni economico-politche, viene descritta come conflitto religioso fra Nord musulmano e
Sud animista e cristiano. In
realtà, il popolo Nuba è in
maggioranza musulmano,
ma l’autorità del governo
fondamentalista considera
«eretici» i musulmani che
non si sono piegati all’imposizione del governo che li priva delle loro terre e non hanno abbandonato le loro fonti
di sussistenza. Quanto ài cristiani, il martirio è una esperienza alquanto comune:
spesso coloro che insistono
nel professare la fede in Cristo vengono arrestati, condotti nella chiesa del villaggio
e qui bruciati insieme all’edificio. La vicinanza del territorio Nuba a quello direttamente controllato dal governo centrale e il coacervo di
interessi che mirano a sfruttare le risorse della regione
hanno sinora di fatto impedito al popolo Nuba di ricevere
aiuti in forma ufficiale dalla
comunità internazionale.
L'azione delle
organizzazioni umanitarie
Solo alcune organizzazioni
umanitarie private o ecclesiali hanno compiuto voli di
soccorso, trasportando soprattutto cibo, medicinali, attrezzi da lavoro e materiale
didattico. Dal 1995, fra queste organizzazioni vi è anche
quella del rev. Kizito. Oggi diversi suoi collaboratori di origine africana dimorano stabilmente sui Nuba, mentre
amici italiani, organizzati
nella Onlus laica Amani, collaborano nella raccolta dei
fondi e nell’allestimento dei
voli. Le missioni non sono
autorizzate dal governo di
Karthoum e si svolgono con
grave rischio dei piloti e degli
accompagnatori.
(1-continua)
D
di
Contadini Nuba
(Foto Gian Marco Elia)