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Anno 118 •- n. 44
29 ottobre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
B
: ...c
delle valli valdesi
LA FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE
Da mesi sono massacrati in
modo quantitativamente superiore ai Palestinesi di Sabra e
Chatila, ma per il fatto che la
loro sorte è lontana dai centri di
interesse mondiale (leggi petrolio) e che nel loro destino non
interferisce Una nazione dalle risonanze emozionali come Israele, nessuno si occupa di loro.
Sono i contadini guatemaltechi.
Ma sarà vero quello che è venuto a raccontare — riferito senza molto risalto da alcuni giornali — Andrian Sandovàl, presidente della Commissione per i
diritti umani nel Guatemala, o
non sarà piuttosto la montatura di qualche avversa fazione
politica nell’intrico complicato
dei giochi politici centroamericani? In fondo non c’è nessuna
televisione al seguito di un potentissimo esercito che ci documenti queste nefandezze, non c’è
nessun inviato speciale dei grandi quotidiani che scriva quello
che ha visto di persona...
No, amici. C’è Amnesty Inter
national. C’è questa organizzazione seria, meticolosa, implacabile, che insegue l’ingiustizia e
lo sprezzo dei diritti umani senza curarsi minimamente se la
denuncia « paghi » o meno in
notorietà, in risonanza, in valore politico. C’è questa organizzazione ormai insostituibile nella
formazione della coscienza degli uomini liberi a cui si può, si
deve fare affidamento. E Amnesty International — di cui pubblichiamo in altra parte del giornale l’ultima documentazione sul
Guatemala — testimonia purtroppo della realtà di queste accuse.
Se quindi Sandovàl afferma
« c’è un nuovo mostro in America Latina », questa affermazione
va presa sul serio. E allora sbattiamolo in prima pagina, questo
nuovo mostro. È il generale Efrain Rlos Montt, salito al potere con un colpo di stato lo
scorso marzo. E facciamolo non
solo perché salito al potere dichiarò che uno degli obiettivi
principali che si proponeva era
quello della « sicurezza e tranquillità in base ad un assoluto
rispetto dei diritti umani », ma
anche e soprattutto perché — a
quanto riferiva « La Stampa » del
7 aprile u.s. — proviene dalla
Chiesa evangelica del Verbo di
cui era predicatore, parla del
rapporto verticale con Dio a proposito del sue programma e,
disarmato, afferma che la sua
sola arma è la fede che porta
nel cuore. Intanto le sue rnilizie
massacrano le popolazioni per
bruciare la terra su cui si muove una guerriglia che è il grido
disperato di un popolo oppresso
da una dittatura dopo l’altra e
che revangelico Rios Montt non
ha saputo affrontare che con la
repressione più brutale.
Coraggio fratelli. Ai cristiani
maroniti del Libano lasciamo pure che scrivano altri. Ma noi, in
questo ecumenismo dell’orrore,
scriviamo all’evangelico generale
Rios Montt — con pacatezza e
buona educazione, come giustamente raccomanda sempre Amnesty International — il nostro
sdegno di evangelici per ciò che
succede in Guatemala.
Franco Giampiccoli
Il barometro della cultura mondiale
Da 400 anni, nel cuore della vecchia Francoforte, si svolge la « Buchmesse » che costituisce
un «osservatorio meteorologico» per misurare le idee, le ansie e i problemi del nostro tempo
Le Fiere del libro sono ormai
migliaia nel mondo, tra grandi
e piccole, ma la Buchmesse di
Francoforte rimane unica, e non
solo perché si tiene da oltre 400
anni. È un po’ come un « osservatorio meteorologico » della cultura mondiale, delle idee emergenti ma anche delle ansie, dei
problemi e dei drammi che travasiliano la nostra epoca. Spesso
ci si può fare un’idea di quello di
cui si parlerà' in Italia — a livello'
editoriale — fra uno o due anni.
Scopo principale della Fiera è
infatti quello di favorire la compravendita dei diritti per la pubblicazione dei libri nelle varie
lingue e di consentire le grandi
coedizioni.
Se richiamo alla memoria le
dodici Fiere degli anni passati a
cui per conto dell’Editrice Claudiana ho partecipato, dal 1970 in
poi, ho davanti agli occhi uno
specchio fedele di questo temjjo
agitato con le sue « mode » e i
suoi « miti » presto caduti. Oggi sembra apparentemente scottiparso ii vivace e pugnace movimento studentesco, che forse si
è solo appagato delle conquiste
raggiunte (per esempio la « controfiera » aH’esterno dei padiglioni ma al riparo dalla pioggia). In ogni caso la Buchmesse
è oggi mollo più tranquilla degli anni scorsi. Scomparsa anche la nota di colore dei giovant
« bonzi », occidentali dalla testa
rapata e dalle vesti color arancione, che vivevano all’orientale...
Il tema di quest’anno
Ogni anno la Fiera indica un
tema centrale attorno al quale
ruota l’intera attività culturale
della manifestazione. È molto
significativo che quest’anno il tema fosse: « Religione ». Ogni
stand indica con apposito cartellino le opere che rientrano nel
tema. Ogni pomeriggio, dalle 14
alle 18, affollate conferenze-dibattito con tutti i migliori nomi della teologia tedesca (Gollwitzer, Moltmann, D. Sofie, H.
Zahrnt, I. B. Metz) e perfino un
israelita, il dr. Pinchas Lapide.
Parallela alla Fiera si è svolta pure una grande duplice mostra sul
tema; « Religioni di ieri nei nrrmdo di oggi » e « Storia delle Religioni », cui ha pai'tecipato —
con una ventina di titoli — anche la Claudiana. Quando l’ho
visitata era in corso un culto
ecumenico con la partecipazione
di un gruppo di trombettieri e
di un coro greco-ortodosSo.
Come interpretare questo ritorno d'interesse per la fede cristiana? In effetti, dopo l’affannosa ricerca di alternative e di
« fughe in Oriente », sembra proprio"^ che il « barometro » di Francoforte segni un ritorno al bel
Visitatori all’uscita
del palazzo della
Fiera a Francoforte
tempo per il cristianesimo storico. E le statistiche confermano che, almeno in Germania Federale, le vendite del « libro religioso » hanno raggiunto un boom
senza precedenti. È facile vedere in tram o sul treno persone,
anche di modesta condizione, che
ATTUALITÀ’ DI UN DETTO DELL’APOSTOLO PAOLO
Dio di pace, non di confusione
« ...Dio non è un Dio di confusione, ma di pace »
(I Cor. 14: 33)
Sembra una frase, buttata 1),
in un discorso volto a stigmatiz.zare il disordine durante il culto, per richiamare ad un comportamento più corrispondente
all’importanza dell’atto.
Però una lettura che tenga conto di orizzonti più ampi, presenti aH’interno della stessa lettera
ai Corinzi, ci fa intravedere la
fecondità di questa frase. Essa è
inserita in un contestò escatologico, cioè di cose che rispondono
al corso umano e normale messe in crisi da una realtà nuova.
In altri termini la pace, di cui
la comunità cristiana è stata fatta oggetto, è la realtà che deve
creare rapporti nuovi all’interno
della chiesa, perché possa esserne testimone anche al di fuori.
Corinto, fin dalle prime battute della lettera, ci appare ed è
una comunità divisa in diversi
gruppi, ciascuno dei quali si richiama ad un maestro: Apollo,
Pietro, Paolo ecc. Non solo. Ci
sono alcuni che si sentono « ripieni dello Spirito » tanto da disprezzare altri fratelli come carnali. Ancora. Al momento del
pranzo in comune, prima della
cena del Signore, ci sono alcuni
che anticipano gli altri. Mangiano e bevono tanto che « mentre
l'uno ha fame, l’altro è ubriaco »
(11: 21). In questo contesto cade la frase conclusiva di Paolo.
Essa evidenzia un fatto: voi avete ricevuto il dono della pace,
ma il vostro agire contraddice
questa realtà. Sembra che Paolo
si preoccupi di mettere in risalto la dimensione esteriore della
pace. Quindi essa non può essere costretta in un puro fatto fnteriore. Paolo vuol dire: la riconciliazione con Dio (Roìn. .S: 1)
deve manifestarsi nel rapporto
con i fratelli, non può rimanere nel chiuso del cuore.
Questo pensiero è un correttivo formidabile di quella che
viene chiamata « pace dell’anima c pace interiore ». Con questa espressione si vuole privilegiare l’intimismo dell'esperienza
di Dio, che sappia disprezzare
le difficoltà di pace con il prossimo. Se desideriamo abbracciare compiutamente lo sforzo teologico di Paolo dobbiamo dire
che il Dio di pace raggiunge tut
to l’uomo nella totalità del suo
esistere, il quale poi risponde
eticamente al dono della pace
nelle relazioni che intreccia. Il
■concetto della globalità della
pace è ripreso o meglio ha un
suo antecedente nella I Tess.:
« Qr l’Iddio della pace vi santifichi egli stesso completamente;
l’intero essere vostro, lo spirito,
l’anima ed il corpo, sia conservato irreprensibile... » (5: 23).
Passiamo a vedere l’altro membro della proposizione: Dio non
è un Dio di confusione. Esso ci
conduce al dato della natura e
■ della nostra esistenza, segnate
storicamente dallo stato di confusione, di divisione, di rapporti
spezzati, di ingiustizia e di oppressione. In questa realtà la pace è episodica, mentre la norma
è la lotta e la guerra. Ecco, Dio
non è Dio di questa realtà. Anzi
su questa realtà è stato pronunziato il giudizio. Il crocefisso,
cioè l’uomo che prende su di sé
la confusione, è la volontà di pacificazione di Dio con l’umanità.
Questa nuova possibilità di vivere e di essere in pace delle persone e delle cose è presente fin
Alfonso Manocchio
(continua a pag. 6)
leggono un tascabile religioso. In
questo senso la Germania — anche cattolica — è davvero tutta
figlia della Riforma protestante.
Sorge tuttavia un dubbio nell’osservatore straniero: che t’po
di « religione » cerca oggi la gen-"
te? Quali libri si vendono di più?
Ne parlo con una formidabile
lettrice, la donna-pastore della
più antica e storica chiesa evangelica della città, la Alte Nikolai Kirchc, proprio nel cuore del
Romerberg, di fronte al Municipio. Il pastore Marlies FleschThobesius — grande amica della
Chiesa Valdese, che generosamente mi ospita — mi conferiría
che molti cercano nella « religione » innanzitutto un conforto, la
pace defio spirito, un antidoto
all’ansia e alle preoccupazioni
che agitano la Germania di oggi
( sui muri si legge: « Con il partito democristiano al governo, si
va verso il IV Reich! »). Eppure
non ò solo questo. E nato e si
rafforza un grande movimento
per la pace che raccoglie anche
credenti isolati o periferici che
Carlo rapini
(continua a pag. 2)
' SOMMARIO
Q II cancro borghese, di
Henry Mottu, p. 3
Q Un^avventura più grande di noi, di Sergio Rostagno, p. 5
Q II cammino del giusto,
di Daniele Garrone,
p. 6
□ Per un esame di coscienza di questo secolo, di Giorgio Bouchard, p. 7
[]] l/n metodista italiano
tra i presbiteriani delVOhio, di P. Sbaffi, p. 8
2
2 fede e cultura
29 ottobre 1982
RASSEGNA DI EDIZIONI RAGLINE
Il Vangelo corre sul filo
A colloquio
con i lettori
Nella ormai vasta produzione
dedicata dalle Edizioni Paoline
ai problemi e alle tecniche della
comunicazione e ai moderni
« media », ecco altri tre libri di
rilievo.
Il primo, Un posto nell’etere:
le radio locali in Italia (Autori
vari. Lire 5.000), parte dalla constatazione dello straordinario
« boom » radiofonico italiano (fenomeno assolutamente unico nel
'mondo) per affrontare una serie
di problematiche e azzardare
delle risposte a domande come:
propongono davvero le radio locali un rapporto più personale
con il pubblico? hanno inaugurato un nuovo linguaggio e quale?
rompono la spirale delle comunicazioni di massa, in cui ciascuno di noi è oggetto più che soggetto? incentivano in modo più
capillare il consumisrno o sono
fattori di promozione umana?
perseguono, contrastando il monopolio della RAI, una funzione
di pubblico servizio o battono
una strada esclusivamente privatistica? rivendicano una loro giusta identità o si prestano a giochi
di parte? quanto costano? come
riescono a far quadrare i bilanci? chi vi lavora? Insomma: hanno un futuro e quale?
Di notevole interesse pratico,
soprattutto per chi progetta la
messa in funzione di una radio
locale, il capitolo che affronta i
problemi tecnici inerenti, illustrando sinteticamente le componenti necessarie.
Gli altri due volumi raccolgono i contributi che sono stati
presentati nel cor.so di alcuni
convegni nazionali di « Pastorale della comunicazione sociale »
ad Ariqcia (1979, 1980, 1981) e sono, prima di ogni altra cosa, una
testimonianza tangibile dell’estrema importanza che le gerarchie
cattoliche annettono alle ricerche
intorno a questi tipi di problemi.
La chiesa deH’aria
La Chiesa dell'aria: la radio
come canale di presenza cristiana (Lire 7.000) è centrata sulla
constatazione che le chiese di
pietra sono sempre più vuote,
mentre le masse si aggregano attorno alla recezione dei mass
media. Le radio locali si inseriscono in questa nuova realtà socio-culturale (ed ecclesiale), dove i cattolici sono presenti in
maniera molto consistente. Come le università, in molte parti
del mondo, hanno esteso la loro
presenza attraverso il microfono
e il video, dando luogo alla
« Open University » o alla « University of thè air », così viene
ipotizzata la fondazione della
« Chiesa dell’aria » (il termine
corrispo®dente « Chiesa elettronica » è considerato troppo riduttivo, in quanto dà eccessiva
importanza alla componente tecnologica).
Ciò implica ovviamente raffrontare molti e seri problemi di
« aggiornamento ». Se ne può
avere un’idea dai titoli di alcune
relazioni: La Bibbia e l’evanaelizzazione strumentqle. Che significa « emittente di ispirazione
cristiana », Il cammino della fede nell’epoca dei mass media. Il
linguaggio dell’ evangelizzazione,
La missione metropolitana attraverso l’etere. Analisi del linguaggio radiofonico, Può la musica
essere evangelizzazione? Il dialogo tra comunicatori e recettori.
La cultura di fronte al Vangelo,
La radio « campanile alternativo ».
L’alluvione
L’alluvione cine-televisiva: una
sfida alla famiglia, alla scuola,
alla chiesa (Lire 8.000) sviluppa
i temi precedenti, concentrando
la propria attenzione sui risultati sociologici della proliferazione delle emittenti locali e dell’alluvione di film, telefilm, cartoni
animati di ogni genere, che quotidianamente vengono proposti e
imposti. Lo spettatore è rimasto
sorpreso e frastornato da questa
aggressione," privo com’è di una
chiave di lettura adatta. Tra le
relazioni: Radiografia della famiglia negli anni Ottanta, Radiografia della scuola negli anni Ottanta, Cinema e modelli di vita.
Il cinema attraverso la TV: problemi e prospettive, I cicli cinematografici, Il telefilm: un consumo quotidiano. La realtà cinematografica nella Chiesa: evoluzione di un rapporto. Circuito
16: una presenza cristiana « alternativa » nel cinema.
I
Aurelio Penna
VI CONVEGNO DELLE COMUNITÀ’ DI BASE
10 anni di movimento
Negli stessi giorni in cui si
svolgerà a Vico Equense l’Assemblea della Federazione delle
Chiese evangeliche (e quindi
senza avere da parte evangelica
il massimo dell’attenzione c"ne
meriterebbe) si svolge a Roma
(30-31 ottobre - 1° novembre)
presso la Facoltà di Economia e
Com.mercio, via del Castro Laurenziano 9, il VI Convegno Nazionale delle Cr munita di Base
sul tema Essere cristiani di base
nella società degli anni "80.
Il Convegno, che segna i 10 anni di vita del movimento, si aprirà il mattino del 30-10 con due
relazioni : « CDB : dieci anni di
movimento» (Marcello Vigli) e
« Popoli, Stati e Chiese negli anni ’80» (Gianni Baget Bozzo).
Nel pomeriggio il Convegno si
Il barometro della cultura
(segue da pag. 1)
foi'se non si riconoscono più in
alcuna chiesa. Si tratta di una
forza reaie
Due « Chiese » laiche
Duruthee Solle ha detto, proprio in questi giorni a Francoforte, che le chiese storiche devono prendere coscienza che esistono ormai due « chiese » laiche o secolari in Germania con
cui bisogna iniziare un dialogo
ecumenico: il « Movimento per
la pace » c « Amnesty International ».
Gli editori — per parte loro —
se ne sono accorti: Targomento
della riflessione su pace e guerra, sui diritti dell’uomo ecc. è
in prima linea nei loro programmi: quasi ogni stand presenta
un nuovo libro sul « Sermone
sul monte » di Gesù!
Certo molto forte è sempre la
richiesta delle raccolte di sermo'.ii o di meditazioni bibliche —
a metà fra la teologia e la poesia — di cui rimane maestro
Jörg Zink.
Come se vives.se fuori del mondo, invece, il lussuoso stand collettivo dello Stato d’Israele —
con tempismo ma con scarso
buon gusto — presenta una proDosta di coedizione di uno splendido libro fotografico sull’ultima
« guerra santa », la tragica operazione « Pace in Galilea » che
ha seminato di morti il Libano,
mentre Begin ci racconta la sua
«vera» storia dell’Irgun Zvai
Leumi, il movimento terroristico ebraico.
Com’è noto l’anno prossimo
sarà il 5" centenario della nascita di Martin Lutero e quasi ogni
editore tedesco è già pronto per
le èelebrazioni. Il faccione tondo
del figlio del minatore della Sassonia occhieggia quasi da ogni
stand. Anche qualche editore cattolico dà il suo contributo, forse
per l i parare in qualche modo alla figuraccia fatta dall’episcopato cattolico Tanno scorso, in occasione della visita del papa in
Germania, quando venne commissionato e ampiamente diffuso ur. libello su Lutero pieno di
vecchie calunnie e di errori storici.
Infine non manca anche una
piccola pi esenza valdese: nello
stand di Vandenhoeck & Ruprecht fa bella mostra di sé — finalmente! — il libro di Vittorio Subilia. La giustificazione per fede,
in versione tedesca. La Storia
dei Valdesi di Giorgio Tourn, già
prossima ad esaurirsi, sarà presto ristampata. E, per ultimo,
una lieta sorpresa: l’editore universitario Peter Lang di Berna
e Francoforte ospita, in una delle sue prestigiose collane scientifiche, un ampio saggio di Auguste Lacoste su Henri Arnaud
e i Valdesi. La lotta e il ritorno
nelle Valli della piccola patria
(pp, 216, ed. 1982, SFr. 38).
Coedizioni
per la Claudiana
Scopo principale della mia visita della Fiera di Francoforte è
quello di « prenotare » le novità
tedesche, inglesi, francesi, olandesi ecc. da esaminare poi in sede di Comitato editoriale, dopo
aver ottenuto una « opzione ». La
maggior parte dei libri stranieri del nostro catalogo, pubblicati negli ultimi anni, ha questa
origine.
Oggi poi il discoi so tende ad
allargarsi per le nuove continue
proposte di coedizione che riceviamo da Case consorelle estere.
Naturalmente le no.stre modeste
dimensioni e la particolarità del
nostro mercato non ci consentono sempre di accettare e dobbiamo spesso rifiutare con vivo
rammarico.
Di recente tuttavia abbiamo
iniziato un simpatico rapporto
con una giovane casa editrice inglese (vicina, per intenderci, alle
posizioni della Low Church anglicana): Lion Publishing Co. di
Tring, Herts, che in soli dieci anni ha raggiunto livelli di produzione e successo internazionale
davvero fuori del comune, con
bei libri accurati e illustrati nel
settore biblico,- storico e di attualità.
A marzo 1983 dovremmo perciò uscire con i primi tre titoli
italiani in coedizione, tutti e tre
pensati in narticolare per giovani tra i 14 e i 18 anni:
— // mondo dei pi-imi cristiani,
di E. Yamauchi.
— Introduzione alla Bibbia, di
G. Hughes e S. Travis.
— Problemi d’oggi, di D. Field e
P. Toon (risposte chiare ai
problemi più scottanti di molale e di fede che si pongono
ai giovani d’oggi).
Sono libri che bisogna vedere
per apprezzare, perché concepiti
secondo una formula nuova. Rappresentano certo un grosso sforzo per la Claudiana. Insieme ad
un bel libro di racconti di Roberta Colonna Romano: La matta del Piz e altri racconti (per
ragazzi di 9-13 anni), che pubblichiamo a novembre ’82, inaugurano il « ritorno » della Claudiana alla produzione libraria per
giovani. Speriamo che lo inaugurino felicemente.
Carlo rapini
suddividerà in 4 gruppi di lavoro :
1. Conversione ed impegno per
la pace;
2. Volontariato e impegno nel
sociale ;
3. Insegnamento della religione
e Concordato;
4. Essere comunità di base og.gi.
Dopo il lavoro dei gruppi che
proseguirà anche la mattina del
31.10, il pomeriggio vedrà una
assemblea generale su « Prospettive del movimento delle CDB
oggi» (ore 16) e un’assemblea
eucaristica (ore 18.30).
Lunedì, 1“ novembre il Convegno si riunirà in assemblea generale alle ore 9 e alle 10.30 si concluderà con una tavola rotonda
su « Realtà e prospettive dei movimenti di base », con la partecipazione di Nicolás Bajo, Raniero La Valle, Enzo Mazzi, Rossana Rossanda, con la direzione
di Lucia Corbo.
Convegno
della "Ligue
II
Nel periodo 30-31 ottobre e T'
novembre, si terrà a Torino il
XVIII Convegno di Studi indetto dalla Sezione Italiana della
Ligue Internationale de TEnseignement, de TEducation et de la
Culture Populaire. Si svolgerà
al Palazzo della Provincia, via
Maria Vittoria 12 e avrà per tema: Il Museo ieri, oggi, domani: dalla conservazione all’educazione permanente.
Domenica 31, ore 14.30, tavola rotonda di esperti con la pan
tecipazione dell’Assessore regionale alla Cultura.
IVO BELLACCHINI
Nel leggere sul n. 41 dell Eco-Luce la
notizia della dipartenza del past. Ivo
Bellacchini, ho ricordato una corrispondenza avuta con lui molti anni
fa, quando egli era a Salerno, a proposito di un ex-detenuto che gli avevo raccomandato. Il past. Bellacchini
prese il caso molto a cuore. Cito da
una sua lettera: « ...Purtroppo il nostro povero fratello era ammalato di
idropisia (malattia incurabile). Prima
del suo ricovero in Ospedale, mi recavo ogni mattina con la mia auto
ad Ogliara Bufoli, a 10 km. da Salerno, sulla montagna, per fargli le iniezioni endovenose. Entrato in Ospedale,
egli ha testimoniato la sua fede evangelica fino alla fine... Mentre recitavo
1 Salmi che egli sapeva a memoria e
dicevo le preghiere che altre volte
nella sua casa avevamo dette insieme, la sua fronte si spianava e i suol
occhi si facevano sempre più sereni.
Egli non poteva più parlare, ma conosceva e udiva ».
Da allora ho perso di vista il past.
Bellacchini, ma ho sempre serbato
di lui un grato ricordo per quanto ha
fatto per il nostro povero fratello.
E a questo proposito potrà forse interessare i lettori del giornale, quanto
il detenuto stesso mi scriveva quando
era ancora in carcere:
«Certamente da me stesso mi stupisco del cambiamento avvenuto in
me. Per circa vent’anni sono camminato empiamente e se la Giustizia
del Tribunale mi ha dichiarato delinquente abituale è stato molto retto, e
sono giustamente ad espiare le cattiverie della mia empietà. Grazie al Signore, che ha sparso il suo seme d’a'more nel mio povero e straziato cuore ».
Un esempio di vera conversione.
Selma Longo, Torre Pellice
PERDONO
Signor direttore,
all'indomani del vile attentato al
tempio israelitico di Roma la RAI ha
trasmesso un’intervista ad alcuni ebrei
feriti e ricoverati in ospedale.
Uno di essi — sul volto i segni
della violenza subita — ha pronunciato parole di perdono e di pace che
mi hanno commosso facendomi ricordare un'esortazione profetica assai
consolante: « Non temere perché io sono con te, io ti fortifico, ti sostengo...
perché io, l'Eterno, il tuo Dio, sono
colui che ti prende per mano e ti dice: ...io t’aiuto». (Is. 41: 10-13).
Sono certo che se una fede religiosa
riesce a far esprimere ad un credente
sentimenti cosi profondi, come quelli
esternati dalla persona intervistata,
l'antisemitismo col concorso di tutti
può essere definitivamente estirpato.
È quanto, come cristiano e cittadino, mi auguro di cuore mentre confido che I feriti possano ristabilirsi al
più presto.
Distinti saluti.
Andrea Guercio, Asti
BARI
Testi della Riforma
Un programma molto ricco di
« Lettura di testi della Riforma
della Chiesa » è presentato a Bari dalla Consulta Ecumenica alla cittadinanza. La Consulta ecumenica è un organismo costituito da alcuni cristiani appartenenti a varie chiese: avventisti,
battisti, cattolici, valdesi.
Il programma degli incontri,
che hanno luogo alla biblioteca
Ricchetti, via Sparano 149, comprende :
Giovedì 21 ottobre, ore 18 : Vaidesio da Lione e le sue Confessioni di fede; introduce Giovanni Gönnet.
Giovedì 18 novembre, ore 18 :
.lan Hiis, il trattato sulla chiesa;
introduce Luigi Santini.
Giovedì 13 gennaio, ore 18 (sede da precisare): Giovanni Cal
vino, lettera al card. Sadoleto;
introduce Giorgio Tourn.
Giovedì 17 febbraio, ore 18
( sede da precisare ) : Il beneficio
di Cristo; introduce Salvatore
Caponetto.
Giovedì, 17 marzo, ore 18 (sede da precisare): La confessione adgustana; introduce Paolo Ricca.
Per questo programma assai
impegnativo sono stati chiamati oratori particolarmente qualificati ; come nota la presentazione della Consulta ecumenica,
si tratta di autori di edizioni critiche dei relativi testi o di saggi delle opere in questione.
Come si può immaginare, la
Chiesa valdese di Bari è particolarmente impegnata in qùesta,
iniziativa culturale che si rivolge
alla città.
3
fede e cultura 3
29 ottobre 1982
UN LIBRO CHE PRESENTA IL ROVESCIO DELLA TRANQUILLA SVIZZERA
Il cancro borghese
e il cancro di Dio
Dal settimanale svizzero « La Vie Protestante » riprendiamo questa recensione sull’opera dello scrittore zurighese Fritz
Zorn (apparsa nella traduzione francese: Mars, Ed. Gallimard)
ad opera del teologo ginevrino Henry Mottu.
« Sono giovane e ricco e colto; e sono infelice, nevrotizzato
e solo. Discendo da una delle
migliori famiglie della riva destra del lago di Zurigo, che è anche chiamata la riva dorata. Ho
avuto un’educazione borghese e
sono stato bravo per tutta la vita. Naturalmente ho anche il
cancro, ciò che va da sé, se si
pensa a quello che ho appena
detto ». Sono le prime frasi del
celebre libro di Fritz Zorn.
La malattia
dell’anima
Zorn interpreta il suo cancro
come « una malattia dell’anima ».
La sua accusa è la più terribile
che ci sia, contro la sua famiglia
che lo ha « educato a morte »,
contro la società, contro l’ipocrisia di una civiltà che reprime
tanto la sessualità che la religione. « Per tutta la vita sono stato bravo e gentile ed è anche per
questo che mi sono preso il cancro». n termine è significativo,
lo si prende come un virus, perché il male rode la società stessa.
Zorn pensa di aver fatto « intuitivamente » una buona diagnosi, e cioè che il tumore di cui
soffre non è altro che tutte le
« lacrime rientrate » a cui ha impedito di colare, tutta la sofferenza accumulata che ha reinghiottito per anni. Il suo cancro
sarebbe insomma lo sbocco logico di un mondo che reprime
continuamente il vero, il naturale, il piacere. Zorn rimette così
la sua malattia in un contesto
più ampio: quello dei procedimenti mediante i quali una società mente a se stessa, evita i
problemi e fa come se tutto andasse bene nel migliore dei mondi possibili.
La repressione
dei veri sentimenti
Zorn fa dunque un processo
in piena regola della sua educazione. Nel ritratto feroce che
egli schizza della sua famiglia,
noterò la sua descrizione del silenzio sulla religione e di quello
che l’accompagna sul corpo. «I
miei genitori non andavano niai
in chiesa per quanto, per principio, fosse bene andarci». Dio
è buono per gli altri, per le relazioni nuhbliche.
Così il giovane cresce nel vuoto completo, il vuoto terribile di
quelli che non hanno più niente
da dire ai loro figli- « do è male
perché si è obbligati ad occuparsene ; ma la chiesa è bene, ^rcné è una cosa rispettabile ». Per
falso pudore, per « discrezione »,
si tace su Dio, pur imponendo
senza crederci le istruzioni ereditate. Ma il silenzio non è forse una delle forme più sottili
dell’aggressività? Il ragazzo si
sente in questo universo asettico più frustrato che colpevole,
senza interlocutore. Soprattutto
non bisogna godere della vita,
lasciar parlare i sentimenti profondi , perché « lasciarsi andare »
è male. In questo universo senza
collera, non c’è più amore, m
questa religione « cristiana » senza Dio, non c’è più fede. La frustrazione tanto religiosa che fisica è allora il prodotto di questo mondo che non osa più chiamare le cose col loro nome.
« L’argomento (la sessualità)
non fu mai affrontato finché
fummo bambini e i miei genitori trovarono in questo un pretesto per evitare di informarci;
ma non appena i genitori poterono sperare che qualcun altro
li aveva dispensati dal penoso
compito dell’informazione, questo argomento fu classificato tra
le cose che facevano gli « altri »,
quegli altri che ci divertivano e
che erano sempre un po’ ridicoli ai nostri occhi ». E lo stesso
vale per l’educazione religiosa.
L’Immagine del
Dio malvagio
Ma Zorn, non lo si è detto abbastanza, non si accontenta di
accusare la sua educazione e la
società. Ben più in profondità è
se stesso che accusa ; « In breve,
ero disperato, ma non avevo il
diritto di esserlo ai miei propri
occhi». E dietro a questo processo di autocensura è proprio
il Dio che si è immaginato che
egli mette in testa. La fine del
libro è quasi insopportabile,
quando Zorn si rivolta contro
l’immagine che si è fatta di Colui che egli chiama il « Creatore
del coccodrillo », il Dio malvagio e demoniaco che lo ha lasciato cadere e che assisterà impotente alla sua morte.
A questo punto Zorn raggiunge la rivolta di Giobbe contro
un Dio degno di questo mondo
ingiusto che ha creato. Dio è
quel «male regionale» che pretende di essere universale e che
Luomo deve uccidere se vuole
sopravvivere, o piuttosto se ci
tiene a morire in piedi, protestando contro l’infelicità. Ciò
che motiva Dio sarebbe solo un
« risentimento ottuso e arcigno »
contro gli uomini. « Solo il Dio
cristiano non vuole morire e lasciare il posto ad un Dio nuovo
migliore ». Sono accenti che un
Giobbe, un Nietzsche, un Camus
non avrebbero rinnegato. Zorn
si dichiara « in stato di guerra
totale» con questo Dio indifferente alla sua sofferenza, amorfo, che non lo raggiunge e che
egli non riesce a raggiungere.
Il rovescio
del decoro
Davanti ad una simile requisitoria, giocherò agli aniici di
Giobbe che con eccellenti ragioni cercano di consolarlo e di circoscrivere il dramma defia sua
sofferenza? Gli amici di Zorn
non mancano...
Qual è il Dio di Zorn? Mi sembra essere il rovescio esatto di
questa società perbenino che
egli condanna. Abbiamo i dii che
meritiamo. E il Dio della ricca
periferia della riva destra del lago di Zurigo è in realtà quel Dio
terribile e sicuro che Zorn rifiuta. Ad una società che ha perduto ogni senso etico non può
corrispondere, nelle profondità
sotterranee della coscienza, che
un Dio demoniaco. Il rovescio
della tranquilla Svizzera è il Dio
nascosto, gigantesco « animale
malvagio » che si vendica.
Preghiera a Zorn
Zorn, mi sbaglio se sento che
non ci hai detto tutto? La tua
immagine di Dio, di quel Dio di
cui ci dici che « bisognerebbe inventarlo non foss’altro che per
romnergli il muso », è quella del
vero Dio? Tu che dici di essere
« rivoluzionario passivo », non
vuoi diventare alla fine rivoluzionario attivo? Ma per questo
dovrai cambiare immagine di
Dio. Non in nome di un Dio d’amore che benedice i cannoni,
ma in nome di un Dio che ha
preso la nostra parte, che si e
fatto umano con noi, senza sapere le risposte. Questo Dio il
cui cancro ha un altro nome che
l’odio e che si chiama la croce
di Gesù.
Henry Mottu
PER UN DIBATTITO CHE NON SI E’ SVOLTO
Qualche appunto sul «sacrificio»
PROTESTANTESIMO
IN TV
Lunedì 1“ novembre - II rete
ore 22.45 circa « I Valdesi all’appuntamento con la Riforma ».
Quando fu pubblicata lo scorso giugno una lettera di due studentesse in teologia sul problema
dell’omosessualità la titolai « senza sacrificio? » perché mi sembrava importante discutere la
tesi teologica su cui si fondava
il discorso e che si condensava
in una frase della lettera: « La
proposta di vita che il Signore
ci fa non è sacrificio ma vita piena e disponibile per l’altro ».
Seguì invece una lunga polemica suH’omosessualità, argomento che (arimene oggi) non intendo affrontare e nessuno prese in considerazione l’affermazione teologica sottolineata dal
titolo della lettera. Ritengo importante riportare ora il discorso
sul piano teologico riprendendo
anche un dibattito sul « realizzarsi » svoltosi l’anno scorso sul
nostro giornale.
Rifiuto
e contrapposizione
Il ragionamento che critica radicalmente il concetto di sacrificio è in sintesi questo: in cambio del sacrificio della propria
vita viene proposto al cristiano
che al centro della propria vita
sia Dio ma questa è un’illusione
perché al centro rimane questa
rinuncia vissuta o come motivo
di autocompiacimento religioso
o come sofferta autorepressione.
Al sacrificio viene quindi contrapposto, come progetto di vita
che viene dal Signore, la vita piena e disponibile verso l’altro.
Ora da dove viene un’affermazione e una contrapposizione di
questo genere? Mi pare ben difficile, per i motivi che dirò, affermare che essa venga dall’Evangelo. Mi sembra piuttosto provenire da un ambito extraevangelico in cui il concetto di sacrifìcio ha un significato solo negativo e da una concezione oggi senipre più diffusa in una società
ex-cristiana come la nostra. Vediamone un’espressione elementare e forse banale ma che può
servire a illustrare il clima in
cui viviamo. Ho letto in questi
giorni su « La Stampa » che a
Torino sono pervenute 11.000 domande per 5 posti nell’amministrazione postale, 6.000 per 10 posti di applicato comunale e 3.000
per 50 posti di spazzino, mentre
è andato pressoché deserto un
concorso per 420 posti nella scuola per infermieri. Non facciamo
grandi discorsi moralistici: limitiamoci a rilevare questo fatto
come un indizio della tendenza
molto diffusa nella nostra società a contrapporre, in questo
caso, la sicurezza senza impegno
di responsabilità alla sicurezza
che richiede sacrificio.
La negatività con cui è visto
nella nostra società il sacrificio,
la rinuncia, l’abnegazione è dovuta senza dubbio alla mistica
che il cristianesimo ha indebitamente costruito sul sacrificio e
all’uso strumentale che attraverso i secoli le classi dominanti
hanno fatto di questo mezzo per
mantenere la soggezione delle
classi subordinate. Ma basta questo fatto per giustificare da parte di chi è credente oggi l’assunzione di una valenza puramente
negativa del concetto di sacrificio a cui andrebbe perciò contrapposto un altro progetto di
vita? Non significa una scelta di
questo genere una censura più o
meno implicita del Nuovo Testamento per tutto ciò che riguarda la via della croce?
All’Interno
della fede
Dal punto di vista della fede
ritengo che vada messo in questione il concetto di sacrificio inteso in senso esclusivamente negativo. Se è inevitabile che dall’esterno della fede il sacrifìcio
sia solo negativo cosi come per
chi è fuori dalla fede l’evangelo
è pazzia, aH’interno della fede
dovrebbe bastare richiamare alcuni dati del messaggio evangelico per ammettere che questo
concetto può avere anche una
valenza positiva: Cristo è colui
che « svuotò se stesso » percorrendo la via della croce (Fil. 2:
5 ss.) e ai suoi discepoli ha insegnato che il discepolo non è
da più del suo maestro, e che chi
non prende la sua croce e non va
dietro a lui non è degno di lui
(Matteo 10: 24 ss.), che chi vuol
salvare la sua vita la perderà
ma chi perderà la sua vita per
amor suo e del vangelo la salverà (Marco 8: 35),
Non tiriamoci dunque indietro. La via che l’evangelo ci indica per seguire Gesù è la via
del sacrificio, anzi, per usare una
terminologia più esatta dal punto dì vista evangelico, la via
della negazione di se stessi. Così va infatti inteso l’invito di
Gesù « rinunzi a se stesso ». Predichiamo dunque una intollerabile filosofia da « odiatori del genere umano »? Certo è l’accusa
che dal suo inizio il Cristianesimo ha ricevuto da chi lo guardava dall’esterno. Ma chi ha conosciuto revangelo aH’intemo
della fede ha imparato che la
stretta strada del negare se stessi è la via della grazia e l’unica
che porti alla liberazione.
Affermare se stessi passando
accanto alla via della croce è infatti la grande tentazione satanica che Gesù rinfaccia a Pietro
e respinge; è — particolarmente
nell’esperienza del nostro tempo — l’autodistruzione nell’illusione di realizzare l’umano o
nell’atrofia spirituale che consiste nella deresponsabilizzazione
e nella ritirata nel proprio particolare, o nell’ipertrofìa dell’eterno inseguire la propria autogiustifìcazione nell’attivismo, nel
successo, nel potere.
La negazione di sé è la medicina che ci offre l’Evangelo. E se
è vero che, come ogni medicina,
non va presa in dosi letali, è
pur vero che la fede evangelica
vi riconosce il valore positivo
della via attraverso la quale la
vita è salvata. E la positività di
questa via, nella scommessa.della fede, è appunto che solo attraverso questa via si realizza
l’umanità rinnovata che contempliamo in Cristo. La scommessa
della fede evangelica è che il
progetto di vita di una umanità
aperta e disponibile verso l’altro non si realizza accanto o
in contrapposizione al sacrificio
ma solo attraverso di esso.
Che questa via vi risulti così
spesso distorta, proprio nella
nostra vita, o nell’autocompiacimento dell’orgoglio farisaico o
nel rancore dell’autorepressione religiosa è un fatto purtroppo innegabile. Tuttavia mi sembra che o noi crediamo che oltre a queste due possibilità esiste una terza possibilità positiva, quella della comunione col
Cristo che ci è donata nell’Evan
gelo malgrado le distorsioni
che operiamo, o noi ci collochiamo al di fuori della fede in
Cristo anche se nel suo nome
proponiamo una vita diversa di
realizzazione dell’uomo nuovo.
E d’altra parte, che questa via
della negazione di noi stessi come fatto positivo sia possibile,
grazie a Dio è altrettanto innegabile. È esperienza più o meno
rara, ma presente nella nostra
vita di credenti la grazia che si
manifesta nell’agire dimenticandoci di noi stessi, nell’assenza
di calcoli e di motivi estrinseci, nell’autonegazione, appunto.
Quando questo avviene, si sperimentano sprazzi della vita nuova in Cristo, in una straordinaria libertà e pienezza che rnai
il termine sacrificio o negazione di sé, dall’esterno, lascerebbe intravedere.
La croce va portata
nella libertà
Un’ultima osservazione mi
sembra indispensabile. Non è un
caso se sono soprattutto donne
coloro che respingono i concetti
di sacrificio e di negazione di sé
vedendovi elementi soltanto negativi. Sono state negate e sacrificate per generazioni. Sono state costrette a pensare a se stesse in termini di sacrifìcio non
nella libertà bensì nell’imposizione, sono state obbligate a negarsi in funzione di altri non
come scelta bensì come ruolo
costituzionale. E allora come
stupirci che oggi contrappongano ciò che è al sacrifìcio? La
parte maschile della nostra società, e della chiesa!, porta una
pesante responsabilità in questo rischio di fraintendere e perdere un elemento centrale del
messaggio evangelico e della cultura cristiana. Ciò che sta davanti a noi come credenti e in
particolare come credenti up^ii;
ni è quindi la responsabilità di
impegnarci a fondo nella famigha, nella chiesa, nella società
affinché chi non ne ha mai avuto la possibilità possa conoscere
la croce di Cristo nella libertà.
È un compito difficilissimo ma
essenziale. Di autonegazione, appunto.
Franco Giampiccoli
4
4 vita delle chiese
29 ottobre 1982
UNA FELICE INIZIATIVA CHE DURA DA 20 ANNI CORALI VALDESI
Il foglietto domenicale
Corso di
direzione
PINEROLO — Abbiamo sotto
gli occhi il 1° numero di questo
foglio domenicale poligrafato e
distribuito ogni domenica mattina nella Chiesa valdese di Pinerolo. Porta la data della domenica 28 ottobre 1962. Sotto il titolo : « Una innovazione » giustificava così la sua nascita:
« L’innovazione è questo foglio poligrafato, che è nostra intenzione distribuire ogni domenica al culto.
Al Concistoro è parso bene di
avere questo foglio, sul quale
troverete l’ordine del Culto, con
la segnalazione degli inni, della
lettura biblica, e del testo della
predicazione.
La seconda pagina che questa
volta adoperiamo per fare questa presentazione, sarà prossimamente adoperata per un breve sunto della predicazione domenicale. in modo che anche i
malati, i disseminati, i lontani,
quelli che per qualsiasi ragione
non abbiano potuto venire al
Culto, possano, in qualche niisura partecipare alla meditazione
di tutta la comunità.
Nella terza pagina metteremo
gli annunzi. Essi non saranno
più fatti dall’altó del pulpito, col
vantaggio che saranno ricordati
più facilmente, specie quando
siano numerosi, e soprattutto
non distrarranno il nostro pensiero dal messaggio della predicazione... ».
Il foglio si presentò presto nella sua forma attuale, portando
in prima pagina una impressiva
facciata del Tempio (opera del
past. Roberto Jahier), nella seconda pagina l’ordine del culto,
nella terza il sunto della predicazione, nella quarta gli annunzi.
Il foglio fu accolto con favore
dalla comunità, e le copie che
il Pastore tirava ogni domenica
mattina, prima del culto, sparivano tutte, sebbene fossero in
numero superiore ai presenti al
culto. La custode del Tempio
ne faceva incetta per distribuirle
nei negozi del vicinato e fra le
sue conoscenze, e copie erano
distribuite regolarmente da chi
aveva assunto l’incarico della
visita agli ammalati in ospedale.
Altre copie raggiungevano i disseminati nella diaspora. Ne risultarono tre grandi vantaggi:
a) in maniera modesta e tuttavia efficace, quel foglietto domenicale si rivelò essere un mezzo di evangelizzazione bene accetto, in quanto, da un lato presentava in maniera semplice il
messaggio dell’evangelo, e dall’altro informava gli estranei, attraverso gli annunzi, di quella
che era la vita di una comunità
evangelica ;
b) un secondo grande vantaggio era dato dal fatto che i
frequentatori del culto, ritirando il foglietto al loro ingresso
in chiesa, avevano il tempo di
leggere il sunto del sermone, per
cui la predicazione poteva essere seguita più agevolmente nel
suo sviluppo, la comprensione risultandone alquanto facilitata. Anche la discussione degli
studi biblici che in periodi determinati dell’anno si facevano
un’ora prima del culto sullo stesso argomento della predicazione, ne, risultava facilitata;
c) un terzo grande vantaggio
riguardava il predicatore. Quando uscì il primo numero, uri caro membro di chiesa, assiduo
frequentatore del culto, espresse al Pastore il suo apprezzamento, e poi con un sorriso arguto gli disse : « Però in questo
modo tu hai tagliato i ponti dietro di te: non potrai più ripete
re lo stesso sermone anche a distanza di tempo ». Non era una
malignità, ma metteva in rilievo
il fatto che il predicatore in questo modo si costringeva ad una
disciplina tanto più necessaria
ed utile, in quanto lo costringeva a condensare in una paginetta scarna, e tuttavia chiaramente comprensibile il concentrato
del messaggio che ognuno avrebbe dovuto afferrare. Questo sforzo di sintesi doveva in definitiva
risultare un controllo importante per il predicatore stesso.
Quando infatti il sermone era
ben concepito e ben costruito,
il sunto ne risultava facile, scorrevole, comprensibile. Quando il
sermone era mal concepito e mal
costruito, il sunto risultava un
concentrato di pensieri e di parole che non si vedeva bene dove volessero condurre.
Per le ragioni di cui sopra, ma
anche perché so quanto quel foglio domenicale sia gradito agli
ammalati, a quanti per altri motivi non possono unirsi ai fratelli la domenica, nonché ai numerosi disseminati, sono lieto che
il mio successore abbia continuato a stamparlo e a distribuirlo, e spero anche che ne conservi una copia in archivio.
Dopo quanto qui sopra rievocato, è troppo augurare che da
parte di tutte le nostre chiese
sia distribuito un foglio domenicale non soltanto con l’ordine
del culto e gli annunzi, ma anche con il sunto chiaro della predicazione?
L’impegno sarebbe grande, ma
varrebbe la pena di prenderlo e
si avrebbe inoltre del materiale
per quelle raccolte di meditazioni di cui molti lamentano la
mancanza.
Achille Deodato
ALLE VALLI VALDESI
La vita della nostra comunità
POMARETTO — Domenica
31 ottobre avremo l’aimunciata
assemblea per fare il punto sulla vita della nostra comunità oggi. Tutti coloro che amano la
propria chiesa e sono convinti
che'valga la pena impegnarsi per
una crescita di vita comunitaria
sono invitati ad essere presenti
per cercare insieme quali prospettive stanno davanti a noi in
questi anni ’80.
L’assemblea avrà luogo nella
sala del teatro al Convitto alle
ore 10. Per il periodo invernale
proseguiremo poi ad avere il nostro culto nella Sala del Teatro,
secondo la decisione presa l’anno scorso dall’assemblea di chiesa per evidenti ragioni di economia.
Recita della
filodrammatica
LISERNA SAN GIOVANNI
— Il Gruppo Pilodrammatico
del 17 ritornerà domenica sera 31
c. m. sulle scene della Sala Albarin con una esilarante comm^
dia in 3 tempi dal titolo « La protesta d’ie anime», di Aldo Nicolai.
La rappresentazione, in lingua
piemontese, avrà luogo alle ore
21. Tutti sono cordialmente invitati ad intervenire.
Concerto
TORRE PELLICE — Nel tempio dei Coppieri si è svolto domenica 24 un piacevole concerto della Corale Valdese-Metodi
sta di Torino. Un numeroso pubblico ha applaudito gli esecutori diretti dal maestro E. Tron.
• La Corale di Torre Pellice
visiterà la comunità di Forano
Sabino dal 29 ottobre al 1“ novembre. E’ in programma anche
un concerto nella chiesa di piazza Cavour a Roma.
• Lunedi 8 novembre alle ore
20,30 e sabato 13 alle ore 17,30
avranno luogo le prime riunioni dello studio biblico. Tutti sono invitati ad unirsi ad uno o
all’altro gruppo: il programma
sarà stabilito nel corso del primo incontro.
• Si sono uniti in matrimonio Ester Malan e Luigi Pons.
Alla nuova famiglia la comunità
esprime gli auguri più fraterni.
• La comunità è fraternamente i'icina alla famiglia di Plorindo Calgaro, il cui funerale si è
svolto lunedì 18.
Decesso
SAN SECONDO — La comunità esprime la sua simpatia fraterna alla famiglia di Giulia Mitello V. Godine che si è spenta
il 13 ottobre in un ospedale di
Pinerolo all’età di 80 anni.
• Le riunioni quartierali avverranno fino a Natale con il
seguente calendario. Cavoretto:
27/10 e 24T1; Barbé-Prima: 29/
10 e 26/11; CÓmbe: 3,/Il e 1/12;
erotta: 5/11 e 3/12; Miradolo v.
Colombini: 9/11 e 7/12; Mirado
lo Paglierine: 10/11 e 8/12; Rivoira: 12/11 e 10/12; Brusiti:
17/11 e 15/12; Centro: 19/11 e
17/12.
Le riunioni saranno precedute da visite del pastore nel quartiere.
ARREDAMENTI
_ Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
Sabato 30 ottobre
Mentre le Corali Valdesi hanno quasi tutte ripreso l’attività
normale e stanno già programmando concerti, registrazioni, visite a comunità fuori dalle valli
o all’estero, i direttori hanno
frequentato nelle ultime settimane un corso di direzione, tenuto
dal M.o Lamberto, insegnante al
Conservatorio di Torino e condirettore della Accademia Stefano Tempia.
L’Assemblea delle Corali aveva in passato più volte preso in
esame la opportunità che per i
direttori già esperti e per gli,altri alle prime armi fosse organizzato un corso di perfezionamento o di avviamento alla direzione, ma problemi di varia
natura (reperimento del docente, sede, costi) e una certa resistenza a una iniziativa che sembrava andare oltre le necessità
e lo stesso scopo delle Corali, ne
avevano impedito la realizzazione.
Grazie alla disponibilità e alla sensibilità del M.o Lamberto
che già conosceva l’ambiente e
lo spirito delle nostre Corali per
aver collaborato con quella di
Luserna S. Giovanni, finalmente si son-cv potute svolgere presso i locali della chiesa di Torino
cinque incontri, a cui ha partecipate la quasi totalità dei direttori con l’intervento di molti coralisti che hanno prestato la loro voce per le indispensabili
esercitazioni pratiche.
Le lezioni hanno cercato, senza un programma ben delineato,
ed in questo sta la bravura del
docente, di risolvere i problemi
più immediati e comuni che si
presentano ai direttori, fornendo loro soprattutto gli stimoli
necessari a migliorarsi e tecniche di base per richiedere alle
Corali il meglio delle loro potenzialità vocali. Il corso, è ovvio, non può aver esaurito gli
argomenti o eliminato tutte le
lacune, ma è da considerarsi solo un primo passo verso il superamento della improvvisazione a
cui sono costretti coloro che inettono a disposizione della chiesa
le loro capacità in campo musi' cale, senza avere una preparazione specifica.
L’inverno che arriva rappresenterà dunque per molte Corali
una stagione di sperimentazione,
che certamente non mancherà
di dare frutti.
F. T.
n TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 31 ottobre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito. ____________________
Ciovedì 4 novembre
□ I TEMI DI VANCOUVER
TORRE PEUiCE — Il Circuito Val
Pellice organizza per giovedì 4 novembre alle 20.30 un incontr^o pubblico con i due delegati del Consiglio
Ecumenico di Ginevra per 1 italia inviati ad illustrare i temi della prossima
assemblea ecumenica di Vancouver
(Canada). L'incontro si terrà nella Casa Unionista valdese. Ingresso libero.
Segue dibattito.
Venerdì 5 novembre
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
□ 1 TEMI DI VANCOUVER
POMARETTO - !1 Mi Circuito organizza con inizio alle ore 20.30 un incontro coi team ecumenico in visita
alle valli per conoscere la realtà della
prossima assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
L’incontro si tiene presso la sala
del Convitto.
Sabato 6 novembre
□ I TEMI DI VANCOUVER
PINEROLO — Alle ore 20.45 ha
inizio l'incontro colla delegazione del
Consiglio Ecumenico delle Chiese in
visita alle valli. L'incontro nel corso
del quale verranno illustrate le varie
problematiche della Assemblea di
Vancouver è organizzato dal II Circuito ed è aperto a chiunque voglia parteciparvi.
L'incontro si tiene nella sala valdeise di via dei Mille 1.
Domenica 7 novembre
□ MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — L'incontro tenut'osi ad .
Agape (Prali) sul tema dei » matrimoni
interconfessionali » il 14-15 marzo 1982
è stato giudicato da tutti I parteci-pantl
molto utile e fruttuoso.
Il comitato di prosecuzione ha elaborato una pro,posta di incontro per domenica 7 novembre, ore 15-18. Sede:
Seminario. Via Trieste 44, Pinerolo (Biblioteca « Bonatto »)
Argomento: Presentazione e discussione del Rapporto preparalo dalla Commissione Sinodale valdo-metodista (I
matrimoni interconfessionali tra cattolici ed evangelici in Italia, Ed. Claudiana,
Torino 1982, pp. 138, L. 4.600).
Introduzione alla discussione fatta da
un cattolico e da un valdese.
□ ASSEMBLEA
DELLE CORALI
PINEROLO — Nella sala valdese
(via dei Mille 1) con inizio alle ore 16
si terrà l'Assemblea delle Corali. All'ordine del giorno: relazione della giunta ed elezioni; corsi per direttori;
canzoniere; festa di canto; varie.
Gli incaricati della ricerca della
musica delle canzoni da pubblicare
sul canzoniere devono avere reperito
tutto il materiale.
□ GIORNATA
SCUOLA LATINA
POMARETTO — Programma: ore 10:
culto con la comunità di Pomaretto;
ore 12; pranzo, nei Ipcali del Convitto. Nel pomeriggio: incontro per parlare
della situazione della Scuola e dei suoi
problemi. Lotteria, Il cui ricavato andrà a favore della Scuola.
Chi desidera prenotarsi per il pranzo è pregato di telefonare ai seguenti
numeri di Pomaretto: Baret Ida 81277;
Ribet Luciano 81477 (ore pasti).
Sono particolarmente invitati gli alunni con i loro genitori; gli ex-alunni
e tutti coloro che hanno a cuore gli
istituti di istruzione valdesi.
5
vita delle chiese 5
29 ottobre 1982
FACOLTA' DI TEOLOGIA: AVVIATO UN NUOVO ANNO ASSEMBLEA DEL CIRCUITO TRIVENETO
Un’avventura più grande di noi Presentare Lutero
Si è aperto il 23 ottobre, con
lezione inaugurale di Mario Miegge (cattedra di filosofia all’Università di Ferrara) il 128“ anno
accademico della Facoltà Valdese di Teologia. Miegge ha parlato della storia nel campo della
teologia protestante. Domenica
24 ottobre studenti e professori,
insieme con la chiesa battista di
via Teatro Valle a Roma, hanno
ascoltato la predicazione di Michele Sinigaglia sul testo di Atti
4: 23-31 e hanno pregato, mettendosi con umiltà davanti al
Signore.
Studenti e insegnanti
Si è così dato l’avvio a un nuovo anno di lavoro. Sei sono
gli studenti immatricolati per il
corso di licenza teologica in vista
del ministero pastorale: due sono metodisti, due valdesi e due
battisti. Continuano anche il loro
studio presso di noi, coH’intenzione di fare i pastori in Italia,
uno studente tedesco e uno studente statunitense. Gli studenti
esteri, che compiono un anno di
studio presso la Facoltà, sono
otto, di questi uno è un valdese sudamericano. Insieme con
gli studenti iscritti negli anni
precedenti, presenti a Roma o
all’estero per un anno di studio
(Stati Uniti, Germania, Argentina), o fuori corso, il totale degli
attuali iscritti al corso di licenza, senza contare gli studenti esteri di passaggio, è di ventinove. Per quanto riguarda il corso triennale di cultura teologica,
alcuni nuovi iscritti si sono aggiunti al folto gruppo degli at
tuali studenti, mentre tre persiDne hanno concluso il corso e ricevuto il relativo diploma.
Il prof. Soggin si trova a Gerusalemme per un anno. Egli
partecipa a un gruppo di studio
sui problemi della storia d’Israele. Viene sostituito presso la nostra Facoltà da Michele Sinigaglia, professore incaricato di Antico Testamento. Gli altri insegnamenti sono tenuti dai rispettivi titolari, ma il prof. Corsani
ha assunto per un anno l’interim della direzione della biblioteca, oltre alla segreteria della
Facoltà. Al prof. Ricca fa capo
anche il Convitto, mentre chi
scrive è il nuovo decano. I professori emeriti Subilia, Gönnet e
Peyrot non sono certo inattivi e
ci sostengono in vari modi.
Gli organi della Facoltà, consiglio e collegio accademico; si
occuperanno nei mesi prossimi
anche di due questioni di carattere straordinario: l’organizzazione della quinta cattedra, dopo
che il Sinodo 1982 ha dato via
libera con la precisazione che il
Sinodo comunque dovrà deliberare sul progetto definitivo che
la Facoltà dovrà presentare; —
e la questione del regolamento
della Facoltà, che è stato, varato
nel 1975, ma richiede una revisione (la Facoltà ha avuto dal
suo inizio ad oggi sette regolamenti).
V Cattedra
Il problema della' quinta cattedra ha attirato sul nostro istituto l’attenzione di molte persone competenti e interessate e
ne è venuta fuori una discussione ampia e proficua, ma ancora
insufficiente. Mentre è pacifico
che la Facoltà continui a far ricorso occasionalmente a docenti esterni, come non ha mancato
di fare con una certa abbondanza negli anni passati, non sembra
altrettanto chiaro che la Facoltà
ha comunque da mantenere una
sua specificità negli insegnamenti fondamentali. La Facoltà, da
parte sua, ha forse dato- l’impressione di voler rispondere ai
nuovi problemi in un modo
troppo statico e istituzionale, potenziando semplicemente il corpo docente. Con questo tipo di
soluzione, non si farebbe che ripercorrere una strada che si è
già dimostrata sbagliata nel caso
di altri istituti. Ma l’intenzione
della Facoltà è appunto del tutto diversa: si richiede un quinto
professore per poterci muovere
meglio. Speriamo di avere l’occasione di tornare suU’argomento.
Sì, si è aperto un nuovo anno
accademico: e ogni volta che questo accade, ci sembra di vivere
una piccola — o forse grande
— avventura; di certo un’avveritura più grande di noi. Lo si è
scritto e ripetuto da decenni; lo
si sapeva fin dal primo momento, all’atto della fondazione. Quest’avventura, piccola rispetto alle nostre forze e grande nel suo
orizzonte esterno, è possibile ancora una volta grazie all’apporto di idee e mezzi di un buon
numero di amici e sostenitori.
Insieme con loro ringraziamo il
Signore.
Sergio Kostagno
Domenica 3 ottobre si è tenuta
nei locali della Chiesa Valdese
di Mestre l’Assemblea del VII
Circuito. AH’ordine del giorno
l’esame degli atti sinodali di
maggiore rilievo relativi alla vita
circuitale e all’attività delle singole comunità per il prossimo
anno ecclesiastico.
L’Assemblea si è così soffermata sul tema dei diritti dei malati e dei morenti auspicando
che le comunità siano più sensibilizzate e rendano la loro testimonianza in modo concreto.
Per quanto riguarda l’evangelizzazione è stato fatto notare
che in Italia abbiamo un grande
problema: non solo il papato, ma
soprattutto la cultura italiana
deve togliere la scomunica a Lutero. Perciò le comunità dovranno prepararsi su questo argomento in modo da essere pronte ad affrontare la tematica di
Lutero.
Un altro tema che ha suscitato notevole interesse nella discussione dell’Assemblea è stato l’insegnamento confessionale della
religione nella scuola. Come
evangelici non dobbiamo limitarci a presentare la semplice dichiarazione di esonero, ma dobbiamo far sì che questo esonero
diventi occasione di testimonianza.
Dopo aver esaminato le prospettive per il campo di lavoro
del prossimo anno ecclpiastico,
l’Assemblea ha eletto il nuovo
Consiglio di Circuito che è risultato così composto: Ruggero Mica, sovrintendente, Aldo Sbaffi,
Iginio Carena, Lino Pigoni e Alfredo Berlendis, membri.
L’Assemblea ha espresso il suo
ringraziamento per il lavoro svolto in questi anni e ha salutato
con affetto Giovanni Carrari, sovrintendente uscente, che lascia
il VII Circuito per curare la Comunità di Livorno e Rio Marina.
Infine l’Assemblea ha invitato
il Consiglio di Circuito, il Consiglio della federazione delle Chiese Evangeliche del Triveneto e
le singole Chiese n mandare alla
RAI un telegramma di protesta
per la mancata trasmissione del
culto radio di domenica 3 ottobre interessando anche la Conimissione Parlamentare di vigilanza sulla RAI.
Pina Garufi
BAGNOLI
CORRISPONDENZE
CONVEGNO TZIGANO
Roma: assemblea
delle tre chiese
Tra i niniviti di oggi
Un’occasione nuova: un’assemblea delle assemblee, una riunione plenaria, la prima, delle tre
comunità valdesi e metodista di
Roma: via XX Settembre, via
IV Novembre, P.za Cavour. L’occasione era data dalla relazione
dei deputati al Sinodo che si è
voluta appunto unificare. Ne ha
risentito un po’ il clima dell’assemblea, più incline ad ascoltare che a dibattere. Si spera
che in una prossima occasione
la superassemblea possa dibattere qualcosa che riguardi più
da vicino la cooperazione tra le
tre chiese.
Il resoconto dei lavori sinodali è stato fatto da Fulvio Rocco,
Mario Cignoni e Cesare De Michelis. Nel corso dell’assemblea
è stato approvato all’unanimità
un ordine del giorno relativo all’attentato della Sinagoga di Roma, avvenuto il giorno precedente, di cui il nostro giornale
ha già dato notizia.
• Ci ha lasciati il 4 ottobre,
dopo una lunga malattia, Èva
Vingiano. La ricorderemo col
suo sorriso dolce e lo sguardo
attento, pieno di interesse per
gli altri, le loro preoccupazioni,
le loro gioie. Sempre disponibile a dare tutto l’aiuto che poteva. Soprattutto attenta a riconoscere nell’altro, al di là di ogni
differenza, quella fede che era la
fonte di tutte le sue energie. Serena e forte, nella fiduciosa certezza che ogni cosa coopera al
bene di coloro che amano Iddio, anche quando la Sua imperscrutabile volontà l’ha condotta per strade tanto diffìcili e
dolorose. Sempre presente, fin
ché ha potuto, nella Chiesa di
Piazza Cavour, di cui per anni è
stata membro del Consiglio, le
ha dato il meglio di se stessa.
Siamo commossi e riconoscenti di averla incontrata.
Renzo Turinetto
presentato a Ivrea
IVREA-AOSTA — Renzo Turinetto ha iniziato il suo lavoro
di collaborazione pastorale ad
Ivrea. Venerdì 15 ottobre egli
ha incontrato il Consiglio di
chiesa in una riunione durante
la quale sono stati discussi i vari problemi della comunità. Domenica 17 il pastore Del Priore
lo ha presentato alla comunità.
Nei loro messaggi Del Priore e
Turinetto hanno messo l’accento sul servizio che tutti sono chiamati a compiere in obbedienza
al Signore. Al culto ha partecipato un gruppo della locale Chiesa dei Fratelli ed uno di essi ha
rivolto un saluto ed un augurio.
• Durante tutto il mese di
agosto e la prima domenica di
settembre il past. Paolo Marauda
ha presieduto i culti ad Aosta e
ha anche visitato molte famiglie
della comunità. Domenica 29 agosto ha presieduto il culto ad
Ivrea.
• Sabato e domenica 9-10 ottobre Valdo Azzoni ha presentato il movimento valdese e il
problema dell’intesa fra lo Stato
italiano e le Chiese valdesi e metodiste ad un Convegno sulle Minoranze che ha avuto luogo a
Gressoney.
TORINO — Al parco della
« Pellerina » tzigani italiani e
francesi si sono riuniti quest’estate per uno dei convegni
annuali e per la durata di quattro giorni. Anche questa volta
non sono mancate le difficoltà
burocratiche: dapprima per la
scelta del luogo; sembrava certa
la scelta di Venaria poi sì è dovuto ripiegare su Torino dove il
Comune è molto disponibile per
il mondo dei nomadi. Inoltre vi
era l’ostacolo del passaggio alla
frontiera del gruppo francese;
per interessamento degli On.li
Spini, Fiandrotti e dell’amico
Raimondo Amato gli tzigani di
Francia hanno visto aprirsi miracolosamente le sbarre, in un
clima di benevolenza inaspettata.
Purtroppo il problema rimane irrisolto per il futuro; infatti sotto
il nrofilo legale non c’è nessuna
tutela per loro nonostante i richiami del Consiglio d’Europa;
eppure una maggiore umanità e
protezione renderebbero meno
ostili gli zingari, in molte cose
superiori a noi.
Le giornate del convegno sono
state ricche di canto, messaggi,
testimonianze, preghiere con una
simpatica partecipazione e collaborazione dei gruppi pentecostali di Ciriè, Venaria, Pianezza,
e chiesa del Risveglio di Torino
con corali varie. Frère Jacob ha
diretto il convegno con Vincenzo c Bertilla Buso con una carica
di entusiasmo e appelli vibranti.
Una delle serate è stata dedicata
allo studio su Giona: il relatore
ha detto che Dio ci invita a rivolgerci agli irricuperabili, come erano i niniviti; infatti per loro non
c’era che una sentenza di giudizio inappellabile; invece il Signore ha usato misericordia ed il
miracolo della conversione s’è
avverato per i niniviti. Anche per
gli tzigani, ha ricordato il predicatore, non c’era speranza secondo la comune opinione anche
dei buoni credenti; infatti si è
spesso avvertito in questi anni
l’enorme stupore di membri di
chiese nel sentire raccontare che
molti zingari avevano accettato
il Signore. Per fortuna « la bontà divina ha sì gran braccia... »,
da accogliere gli ultimi e farne
dei primi nel regno. In fondo
per molti credenti è preferibile
la via di Giona: stacene tranquilli all’ombra. del ricino; vivere cioè una vita regolare, occuparsi di molte cose anche in chiesa, ma sempre al calduccio, in
un mondo chiuso per non disturbare gli altri, per non sfigurare
andando nelle piazze e nei luoghi poco seri; eppure il Signore
ci tira per la giacca e chiede a
noi che ci ripariamo sotto il ricino, di pensare ai 120.000 che
non sanno distinguere la destra
dalla sinistra.
Gustavo Bouchard
Premio Farei ’82
Si è concluso senza vincitori a
Neuchâtel il « premio Farei ’82 »
per programmi religiosi TV in
lingua francése, protestanti e
cattolici. Una menzione particolare è andata al programma
francese « Marie de Magdala »,
un filmato di mezz’ora che ha
presentato il personaggio di Maria Maddalena, in una ricostruzione diretta e attraverso uno
studio biblico comunitario. Al
seminario che ha preceduto il
premio, cui ha preso parte anche la rubrica italiana Protestantesimo, sono stati presentati
programmi che si proponevano
di « far passare l’evangelo sullo schermo » (nev).
Evangelici con
i lavoratori
deiritalsider
Riportiamo di seguito il lesto
di un volantino che gli evangelici di Napoli e dintorni hanno
inviato ai giornali locali e distribuito durante la manifestazione
del 15 ottobre u. s.
Gli evangelici del Napoletano
esprimono la loro solidarietà ai
lavoratori dell’Italsider in
sto momento di lotta per la difesa del loro posto di lavoro.
Alla difficile realtà di Napoli
— segnata dal dilagare della violenza camorristica e terrorista
dalla disoccupazione di massa,
dai problemi non ancora risolti
del dopo terremoto — si è inferto oggi un altro duro colpo con
l’annuncio del ricorso alla cassa
integrazione per i lavoratori dello stabilimento di Bagnoli.
E’ un pezzo della storia e della città che si vuole cancellare
con un colpo di spugna, senza
tener conto delle gravissime conseguenze economiche e sociali
che tale provvedimento potrà determinare. . ,
In quanto credenti m Gesù
Cristo e nel suo messaggio di
amore e di giustizia ci sentiamo
oggi particolarmente vicini agli
opeiai, agli impiegati dell’Italsider e alle loro famiglie.
Pertanto auspichiamo il ritiro
di tale provvedimento — anticamera quasi sicura del licenzianiento — e invitiamo gli uomini
di governo, le forze politiche, le
forze imprenditoriali pubbliche
a modificare la loro politica verso il Mezzogiorno, affinché vengano garantiti l'occupazione, lo
sviluppo produttivo e la sicurezza economica per tutti i lavoratori;
Napoli, 12 ottobre 1982.
/ Consigli delle Chiese: battista di Pozzuoli, cristiana
del Vomero, metodista di
Napoli, metodista di Portici; Centro sociale evangelico “Casa Mia" di Ponticelli. Si associa: la Comunità cristiana di base
del Vomero-Arenella.
INCONTRI
PADOVA — Sabato 6 novembre, presso la.-Chiesa evangelica
metodista di C.so Milano 4, avrà
luogo un incontro sul tema :
Omosessualità e fede cristiana,
emarginazione e devianza minorile, con riferimento alla problematica omosessuale, all'interno
dellTstituto di osservazione minorenni di Torino. L’argomento
sarà trattato da Roberta Muzzone della chiesa valdese di Torino.
6
6 prospettive biblîche
29 ottobre 1982
AL MUSEO DEL DESERTO, NELLE CEVENNE
Due donne ci precedono
Un Dio di pace
Ogni anno, all'inizio di settembre, si svolge a Miatet, nelle Cevenne, un grande raduno protestante presso il Musée du
Désert per ricordare il lungo secolo della repressione degli
Ugonotti che va dalla revoca dell’Editto di Nantes (1685) fino
aña tolleranza instaurata dalla Rivoluzione francese (1789).
Quest'anno il raduno era dedicato all’apporto delle donne nel
tempo della resistenza alla persecuzione. Nel culto del mattino, davanti a circa 20.000 persone, il prof. André Dumas ha
tenuto la predicazione di cui riportiamo qui di seguito la sintesi pubblicata dal settimanale « Riforme ».
Due versetti vi sono proposti
questa mattina per ascoltare la
parola di Dio prima di celebrare questo pomeriggio la memoria di donne che hanno raddrizzato e conservato la chiesa di Gesù Cristo nel tempo della spogliazione del deserto: « la donna
forte e virtuosa è rivestita di forza e dignità e si ride dell’avvenire » (Proverbi 3: 25); e la dichiarazione di Gesù alla donna
cananea': « O donna, grande è
la tua fede» (Matteo 15: 28).
Nella Bibbia
Come non vedere subito che
queste due donne sono completamente opposte? Due tipi di
donne diverse, nella Bibbia come nella vita. L’una troneggia,
vera potenza matriarcale, industriosa come un abile commerciante, energica come una madre di una grande famiglia, abituata ad alzarsi presto e a coricarsi tardi, rispettata e onorata come una presidentessa del
consiglio generale o nazionale.
I suoi figli e suo marito la portano in palmo di mano. È da
lei che sgorgano la forza e l’onore. L’avvenire eccita le sue narici. Non ha paura di niente e
non sembra neppure far paura
ad alcuno.
Ma l’altra nell’evangelo è del
tutto diversa. È una straniera,
una cananea che grida la sua
distretta, o piuttosto che grida
umilmente la distretta di sua figlia. E Gesù comincia non rispondendole neppure una parola. Gesù sembra far corpo con i suoi
discepoli che vogliono rimandare indietro questa donna importuna che piange. Ma essa persevera, scivola sotto la tavola come i piccoli cani che raccolgono le briciole. È la donna perduta esclusa, rotta, che nessuno ascolta e che grida lo stesso.
Isabeau Vincent
e Marie Durant
L’una è trionfante. Per forza
penso a Isabeau Vincent uscita
dalla sua foresta di Sàou per
proclamare a 15 anni che era
finito il tempo di tacere e d’impaurirsi, che Dio di nuovo si
levava per giudicare la terra, per
tener testa ai malvagi e per salvare i suoi. È da lei che il protestantesimo francese è rinato
nel giugno del 1688, tre anni dopo la revoca dell’editto di Nantes.
Non si sa cosa sia successo di
questa donna, dopo che è stata
arrestata e esorcizzata, come lo
è stata Giovanna D’Arco.
L’altra è la supplice e la perseverante. Per forza penso a Marie Durand, chiusa nella torre
della sua costanza, come la donna cananea è chiusa ai piedi di
Gesù nella torre della sua insistenza.
Ci vogliono due donne per
dire la vittoria e la tenacia, la
gloria e l’umiltà, la passione e
la pazienza dell’unica fede, anche se mi piace che l’Antico Testamento lodi semplicemente la
donna forte; mentre nel Nuovo
Testamento Gesù ammira la fede
di colei che lottò con Dio, come
lo fece una volta Giacobbe nella
sua notte.
Sono delle dorine. Tanto meglio. A quel tempo, e qualche
volta ancora oggi, si credeva che
le donne seguissero gli uomini,
mentre qui esse li precedono.
La donna cananea precede nella
sua fede la grazia data da Gesù. L’avvenire è di coloro che ci
precedono per mezzo dell’intensità della loro umiltà e per mezzo di una sicurezza di cui nessuno, né soprattutto loro stesse,
le avrebbe ritenute capaci. Il miracolo deH’avvenire è l’umile decisione della fede.
André Dumas
(segue da pag. 1)
da ora nel Dio della pace. Cercando di spiegare i termini di
questa realtà si può dire: l'uomo
riconciliato con Dio attraversò
la storia della croce vive intensivamente ed estensivamente il
dono della pace e in questo modo testimonia e anticipa il disegno di Dio centrato nella riconciliazione universale. In questo
senso si parlava all’inizio di contesto escatologico per la comprensione della frase di Paolo.
L’uomo cioè è il testimone nella sua esistenza di una realtà che
si affaccia verso il futuro di Dio
e indica lo stato di reale e definitiva pacificazione in cui « il lupo abiterà con l’agnello e il leopardo giacerà col capretto; il vitello, il giovin leone e il bestiame ingrassato staranno assieme,
e un bambino li condurrà » (Is.
11: 6). Si tratta di un capovolgimento totale e definitivo dello
stato di confusione in uno stato
di pace, dentro cui i rapporti sono quelli del regno di Dio. Certamente una comunità cristiana
come quello, di Corinto si trova
allineata con un comportamento
opposto al capovolgimento inserito da Dio nello stato dei rapporti. Questa comunità non vive
la pace di Dio nella sua interezza. Il comportamento storico della chiesa, ad eccezione di
gruppi e movimenti marginali
ed emarginati, ha subito piuttosto le tentazioni del potere, di
amore di se stessa e di egemonia culturale che il fascino e la
responsabilità della passione
profetica.
Paolo è molto pratico e realista. Sa benissimo che nessuna
costruzione di pace è possibile,
se il modello di pace di Dio non
diventa operante in primo luogo
dentro la comunità. Questo ragionam.ento non dipende da una
convinzione ispirata al senso comune, che dice che nessuno dà
quel che non ha, ma alla qualità
della pace di Dio, che abbraccia
ogni ambilo: l’anima, il cuore,
gli atti, la comunità e la storia.
D’altra parte il richiamo al presente corregge gli sbilanciamenti verso il futuro e invila a tenerne conto già nel presente. Il
Dio della pace è una realtà che
è entrata nel mondo della confusione dell’uomo. Questo rilievo generale, tributario del messaggio centrale dell’ev angelo,
non permette il restringimento
della pace al quadro dell’esistenza individuale né la proiezione disimpegnata alla fine della storia dell’uomo. Lo stato di
confusione dell’uomo è messo in
crisi, ora può non essere la norma. La comunità cristiana è stata chiamata a vivere e a difendere il Dio della pace. Quello che
questa realtà significa e domanda fa parte del suo patrimonio
inalienabile e dell’essenza della
risposta alla chiamata. In un
mondo dove la confusione rischia
una tragica guerra planetaria e
la mentalità bellicosa assume legittimità persino presso i poveri
e i destinati al macello, il compito della comunità cristiana riveste carattere di urgenza e di
continuità. Ciò significa che all’interno della città dell’uomo la
dimensione della pace di Dio dovrà essere vissuta come interna
e inscindibile dalla teologia della chiesa.
Alfonso Manocchio
IL CAMMINO DEL GIUSTO
SALMO 1
Beato Tuomo che non cammina secondo il consiglio degli empì, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede sul
banco degli schernitori; ma il cui diletto
è nella legge dell’Etemo, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come
un albero piantato presso a rivi d’acqua,
il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e la cui fronda non appassisce; e tutto quello che fa prospererà.
Non così gli empi; anzi sono come pula che il vento porta via. Perciò gli empì
non reggeranno dinanzi al giudìzio, né i
peccatori nella raunanza dei giusti. Poiché
l’Eterno conosce la via dei giusti, ma la
via degli empi mena alla rovina.
Una prefazione
Un profilo netto
Vediamo che cosa dice il nostro salmo
di questo cammino. Lo descrive innanzitutto in termini negativi. Camminare secondo la legge di Dio, cioè in conformità
alla sua parola, significa innanzitutto
rompere con i malvagi, fino a separarsi
da loro, a non frequentarli più. Proviamo di primo acchito un senso di fastidio
di fronte a questo tipo di giustizia. Pensiamo all’orgoglio dei Farisei criticato da
a cura di Gino Conte
Daniele Garrone, candidato al ministero pastorale che sta svolgendo il suo anno
di prova a Cinisello (Milano), sì è specializzato nell’Antico Testamento e collabora alla traduzione dell’A.T. in lingua corrente. Di lui pubblichiamo il primo di una
serie di tre studi biblici preparati per il nostro giornale.
Beato l’uomo che fonda la sua vita sulla volontà di Dio, felice colui che ne osserva la parola. Questo pensiero fa da
prefazione al libro dei Salmi, ma potrebbe benissimo essere scritto all’inizio della Bibbia intera; felice chi, nella volontà
di Dio cercherà il senso della sua vita,
perché certamente lo troverà. Il Salmo 1
sembra quasi voler dissipare un equivoco; l’idea che il cammino del giusto, dell’uomo della parola di Dio, sia un cammino triste, gravoso, arduo, un impegno
soverchiante, una responsabilità schiacciante. La lettura del Salterio, e di tutta
la Bibbia, si apre invece con l’annuncio
del Salmo 1 : caro lettore, il cammino di
cui qui ti si parlerà, la strada che sarai
invitato ad intraprendere sarà un cammino gioioso; percorrerai la retta via,
basandoti non sul tuo sviluppato senso
del dovere, ma contando su una intensa e gioiosa comunione con Dio. Sarai cosi un uomo felice.
Gesù, alla presunzione dell’uomo per bene che evita chi non è come lui. Talora
si è fatto pesare anche su questo salmo
il sospetto di una pietà farisaica, di un
legalismo rigido. Non credo però, che ad
una lettura attenta, questo giudizio sia
legittimo. Qui si esprime un’esigenza fondamentale ; che l’esistenza determinata
dalla fede si stagli precisa sullo sfondo
della realtà che ci circonda, che abbia un
suo profilo netto.
Il giusto della Bibbia è un uomo che
sa scegliere. Questa esigenza di scelta, di
rottura con l’ambiente è fondamentale
nella storia biblica, in particolare in alcune svolte decisive. Per il movimento
deuteronomista si tratta di rompere con
i culti pagani per ritrovare una fedeltà
esclusiva al Dio dei padri e per camminare secondo la sua volontà, manifestata nella legge. Dopo l’esilio, si tratta di
ritrovare nella fedeltà alla volontà di Dio
l’identità del popolo che si sta perdendo ;
in questa battaglia per ricostruire una
comunità confessante anche se minoritaria va con ogni probabilità situato anche il nostro salmo. Questa collocazione
permette tra l’altro anche di rendere ragione del suo tono molto didattico, centrato sulla netta contrapposizione tra
due vie (quella buona e quella cattiva).
Per il cristianesimo primitivo si tratterà di sapere rompere con la religione
della sicurezza derivante dalla legge per
profilare la propria fede sulla predicazione del Regno di Dio.
Un’attualizzazione
Per ogni generazione di credenti si pone il problema di dissociarsi da comportamenti, realtà e valori che costituiscono
l’ossatura della società in cui si vive per
vivere l’alternativa della parola di Dio.
Beato chi avrà saputo non camminare
con i malvagi, cioè esprimere una realtà
diversa dalla loro. Questo potrebbe ad
esempio voler dire, nel nostro occidente
industrializzato: beato chi riuscirà ad
evitare il fascino del denaro; beato chi
riuscirà a non unirsi al coro di lupi che
ululano e chiedono guerra. Nel nostro
paese questo potrebbe voler dire : beato
chi saprà camminare con rigore e senso
del dovere nell’Italia del pressapochismo
e della furberia.
Una passione incessante
Il cammino del giusto è poi nel nostro
salmo descritto anche positivamente. Per
il giusto la meditazione della legge è fonte di gioia e oggetto di grande passione,
una passione incessante.
Anche qui siamo lontani dalla proposta di una pietà di santi o di perfetti, siamo lontani da ogni scrupolo legalista. In
questo salmo la traduzione più appropriata del termine ebraico per Legge, sarebbe « parola di Dio » o meglio ancora
« volontà di Dio ».
Ci troviamo in un’epoca in cui il termine « Legge » non ha ancora subito la
restrizione di significato che ne farà il
codice morale da osservare con pedanteria; « Legge » indica qui l’insegnamento
per eccellenza, la volontà che Dio comunica agli uomini e sulla quale essi sono
chiamati a fondare il proprio cammino,
cioè la propria esistenza quotidiana. Il
salmo ci invita ad appassionarci per la
volontà di Dio, a gustare fino in fondo
la gioia che da essa ci proviene. L’esistenza è, grazie alla « Legge » di Dio, strappata all’incertezza, all’indecisione, e viene provvista di indicazioni preziose. Siamo liberati dal compito gravoso di inventare noi la norma e il senso del nostro agire, perché in essa tutto appare
chiaro e certo. Grazie alla « Legge » resistenza appare all’antico ebreo non un
salto nel buio, ma un cammino sicuro
sotto la guida di Dio.
Una beatitudine
Il nostro salmo insiste nel dipingere
come incessante, continuo, il rapporto del
credente con la « Legge ».
Giorno e notte, in ogni istante della
sua fatica quotidiana l’uomo sperimenta
attraverso la « Legge » la sua comunione
con Dio. Questa è un’esperienza fondamentale dell’epoca del nostro salmo. Non
più il culto, non l’assemblea solenne, non
la festa religiosa ma l’esistenza quotidiana diventa il terreno su cui, per la fede,
tutto si gioca.
Il nostro salmo si conclude con la prospettiva delle due vie e delle diverse fini
che le attendono. Solide radici per l’uomo
che ha scelto la volontà di Dio, inconsistenza e futilità per l’empio. L’intenzione didattica del nostro salmo influenza
certamente questa drastica e colorita contrapposizione. 'Tutta la Bibbia è però percorsa dal pensiero della serietà e dell’urgenza della scelta di cui parla il nostro
salmo.
Si tratta della serietà di una scelta che
altro non è che scelta tra il senso e il non
senso, tra un solido fondamento e un
successo illusorio, in altre parole tra la
vita e la morte, per dirla col Deuteronomio, tra la realtà di Dio e il suo contrario.
Anche in questa drastica contrapposizione l’accento del nostro salmo non sta
sul compiacimento per la sorte che sarà
(è) riservata a chi non sceglie come il salmista. L’accento è sulla parte positiva,
l’intento del salmo è più quello di annunciare una benedizione che di annunciare una maledizione.
Questo salmo è a pieno titolo una beatitudine. Nel momento in cui la comunità di Israele si dissolve, in cui la legge
di Dio perde il suo valore di norma e
centro di esistenza degli ebrei il salmista
esorta a dissociarsi dall’andazzo generale
e a ritrovare la fedeltà alla « Legge ». In
questo non fa appello al senso del dovere, non rivolge appelli moralistici. Descrive semplicemente due vie possibili e mostra ciò a cui conducono. Soprattutto annuncia che ùna delle due vie è quella che,
al di là delle apparenze, rende felice l’uomo. Dio conosce la via dei giusti. Ciò non
vuol dire che Dio tenga il conto delle
buone azioni e che quindi convenga farne tante per essere premiati bene. Vuol
dire che Dio è solidale con chi cammina
secondo la sua volontà. Dio lo accompagna e lo sostiene sul cammino della vita.
Egli è un uomo felice. La sua vita ha un
senso. Daniele Garrone
7
29 ottobre 1982
obiettivo aperto 7
31 OTTOBRE, DOMENICA DELLA RIFORMA
Per un esame di coscienza di questo secolo
Pubblichiamo in questa pagina una trascrizione, non rivista dall’autore, di un contributo dato da Giorgio Bouchard al Convegno « Fede e impegno per la pace » di
Comiso del maggio scorso. Ci sembra che
l’impostazione data alla questione della pa
ce e la critica e autocritica riguardante la
società e la chiesa siano particolarmente
adatte a dare contenuto attuale alla « domenica della Riforma » : una domenica che
sia non tanto rievocazione del passato quanto eredità vissuta nel presente.
In passato, nell’establishment
nord-europeo noi protestanti abbiamo lasciato alle autorità civili e politiche il realismo di
questa terra e ci siamo riservati di amministrare il regno dell'etica, il regno delle cose superiori, il regno celeste. C’è chi
vorrebbe continuare oggi a sdoppiare i compiti; ai politici la terra, a noi credenti il cielo, ministri
gli uni del reale, gli altri mini
stri dell’utopia. Mi domando se
invece, concentrandoci sui compiti che ci sono specifici come
chiese e come credenti, noi non
dobbiamo essere oggi ministri
del reale più che ministri dell’utopia. Certamente fa parte del
nostro compito di credenti di
oggi il rendere pubblicamente
ragione e onore alle chiese dell’utopia. Questo sì.
Autocritica sul pacifismo
Nella nostra storia protestante
pesa la squalifica fisica e teologica dei pacifisti, degli anabattisti,
di George Fox, dello stesso movimento della riconciliazione del
nostro secolo. Uno dei compiti
che possiamo svolgere con gli
strumenti che abbiamo e in base
alla effettiva consistenza etica e
spirituale delle nostre chiese,
consiste quindi nell’affermare che
la squalifica pronunciata nel ’500
sugli anabattisti è stata una delle vergogne della storia cristiana. Nel tempo della grande rivoluzione inglese — contrariamente a quanto dicevamo non
più di quindici anni fa — Dio
non era semplicemente dalla
parte di Cromwell e dell’armata
di nuovo modello: Dio ha detto
qualcosa attraverso la voce di
George Fox, più tardi attraverso
il suo allievo spirituale William
Penn e il loro movimento. E nel
nostro secolo, quando la maggioranza delle nostre chiese erano
divise tra l’ordine e il progresso, tra il Concordato e il New
Deal, tra Mussolini e Roosevelt,
quando la maggioranza delle nostre chiese forniva i cappellani militari agli eserciti di tutto il mondo, una minoranza di
credenti ha svolto, e bene, un
ruolo utopico. Va pure detto che
nessuno si è accorto che subito
dopo la fine della prima guerra
mondiale un cappellano militare
luterano tedesco e un quacchero
inglese si erano incontrati, avevano fatto confessione di peccato e fondato il Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) che visse per decenni
come minoranza abilmente tollerata ai margini delle nostre chiese. E quando in Italia il pastore
Carlo Lupo, spalleggiato da Tullio Vinay e da un quacchero di
Bergamo introdusse in Italia
il MIR, la cosa fu accolta da noi
valdesi con deferenza, perché
siamo moralisti e riconosciamo
il valore morale delle persone,
ma non più di tanto. Ed ecco,
in questo come in molti casi simili dobbiamo ammettere che
queste avanguardie hanno permesso il movimento di massa
di oggi. I ragazzi tedeschi che
hanno manifestato a settembre
dell’anno scorso a Bonn sono i
figli di quel pastore luterano;
non lo sanno, non importa, ma
lo sono. Figli di quel pastore,
oltre che di Dietrich Bonhoffer
e di tanti altri.
Noi quindi, come chiese evangeliche, abbiamo da cominciare
con l’autocritica. Noi valdesi, la
chiesa dei cappellani militari,
dei telegrammi al Duce, facciamo l’autocritica e diciamo; non
abbiamo saputo riconoscere la
radice evangelica, la potenziale
dimensione di massa del movimento della riconciliazione, così
come abbiamo considerato dei
residuati del passato chiese americane pacifiste come quelle dei
Mennoniti, dei Brethsen, mentre ora, da quella pianta nasce
Tinnesto del movimento della
pace.
E se oggi una parte importante degli evangelicals americani
si schierano per la pace (anche
se in Europa si dice che votano
tutti per Reagan, il che non è vero), è perché nelle comuni come nei centri del movimento per
la pace ci sono i membri di quelle chiese e dei movimenti sconfitti che oggi assumono dimensioni di massa.
Dopo, e soltanto dopo aver
fatto questa autocritica, credo
che noi credenti dobbiamo anche
fare un secondo passo e prendere in considerazione cose di
cui meglio possiamo occuparci e
cioè lavorar« per condurre fino
in fondo la crisi di coscienza
della società occidentale.
Due secoli a confronto
In Europa, e direi anche in
America e nei paesi socialisti,
ci troviamo in una situazione
simile a quella dell’Europa dopo la caduta di Napoleone. Era
stata una grande epoca che aveva commosso i filosofi e i poeti, aveva indotto migliaia di persone a morire prima nella «grande Armée» che doveva portare
la civiltà in Russia; quindi nell’esèrcito popolare tedesco che
agli ordini di un filosofo doveva
riscattare la nazione. Poi le speranze dell’Europa erano finite
a Sant’Elena e c’era stato il disastro, la Waterloo morale ben
prima che quella militare. In
quell’epoca una minoranza di evangelici chiesero all’Europa un
esame di coscienza. Xavier De
Maistre, suddito di sua maestà
È possibile che noi credenti in
tutta umiltà — senza diventare
né madre-maestra né, come saremmo noi protestanti, padreprofessore — aiutiamo il nostro
secolo morente di fame spirituale a fare l’autocritica? Io credo
ohe con semplicità possiamo tentare di farlo, perché presto o
tardi dovremo interrogarci sul
perché il nostro secolo ha prodotto tanta violenza.
Quando ero studente il mio
professore mi spiegava che nel
passato c’era stata violenza perché c’era stato fanatismo. Come
protestante pensavo all’Inquisizione e mi ritenevo in piena
tranquilla coscienza. Non conoscevo a quell’epoca l’esistenza
del Klu Klux Klan né di altre
creazioni della cultura protestante illuminata e anglosassone.
Nessuno di noi si illuda sulla fine del fanatismo nel nostro secolo. Poniamo invece con chiarezza la domanda : come mai nel
nostro sqcolo, nel secolo di Sigmund Freud e di Einstein, di
Wittgenstein e di Bertrand Russell, come mal siamo riusciti ad
ammazzare tanta gente? Come
mai l’Inquisizione di Santa Romana Chiesa è stata battuta statisticamente da quella del movimento operaio?
Personalmente sono stanco
delle spiegazioni a buon mercato. Sono stanco di sentirmi dire
che era a causa delTimperialismo ; sono stanco delle spiegazioni corte, delle spiegazioni
semplici. Vogliamo provare a
tentare le spiegazioni un po’ più
complesse, a dire per esempio
che nel nostro secolo uno dei
miti culturali centrali è il mito
del potere?
Il mito del potere ci ha portati più di una volta sull’orlo del disastro. Nella foto un'immagine della crisi cubana di 20 anni fa, ottobre 1962, che i giornali hanno rievocato in questi giorni.
Nell’800 non c’è dubbio: il mito culturale centrale era il m;to
dell’oro ; la California, il mito
del denaro. La mentalità del secolo scorso è definita da quell’assurdo logico che è l’espressione anglosassone « figlio di poveri ma onesti genitori », Ricordiamo anche che il mito dell’oro
del.VBOO è stato reso ancor più
potente perché ad esso è stata
legata la libertà: cerca l’oro e
troverai la libertà.
E nel nostro secolo? Il mito
del nostro secolo, ciò in cui veramente si è creduto, è il potere. Potere, forza, e talvolta violenza. Cerchiamo di unificare la
interpretazione del nostro secolo. Non c’è molta differenza tra
la SS che marcia nel sole cantando il suo inno militare e il
piccolo borghese che va al cinema a guardare il film di violenza che attira, che piace, di cui
si sente il bisogno. Il potere non
è solo un fatto pubblico e politico : anche nella vita privata, lo
sappiamo bene, ha un’importanza enorme. Questa dunque è l’idolatria che sta al centro del nostro secolo.
No alla critica deile armi
il Re di Sardegna diceva; la soluzione è nel papa. Chateaubriand diceva lo stesso. In Inghilterra c’erano dei protestanti
' pronti a diventare cattolici per
trovare nel Medio Evo la soluzione dei problemi e qualche filosofo tedesco, di quelli minori,
seguiva la stessa strada. Ma alcuni protestanti preferivano la
via ardua dell’esame di coscienza. Nominiamoli: Benjamin Constant, Madame de Staël e diversi altri. L’esame di coscienza
dell’Europa; quel po’ di buono
che si è fatto nel secolo scorso
è dovuto molto più ad un esame
di coscienza che non a tante
altre cose.
Ebbene, è possibile un esame
di coscienza del nostro secolo?
Ora, per molti anni abbiamo
sentito e ripetuto una battuta di
Marx: non bastano più le armi
della critica, ci vuole la critica
delle armi. Bene, la critica delle
armi l’abbiamo avuta. Io comincio ad esserne stanco. Le brigate rosse sono la critica delle armi; Ulrike Meinhof, il cui assassinio condanno, era critica delle
armi; la Cambogia di Poi Pot
era critica delle armi; la modernizzazione dell’Afghanistan condotta dall’Armata rossa con metodi napoleonici è critica delle
armi ; le numerose fucilazioni
dei nostri fratelli in lede in Etiopia sono critica delle armi. E allora, se provassimo le armi della critica? Se provassimo cioè a
pensare, a riflettere, a esortare
noi stessi e gli altri a percorrere
la strada penosa e diffìcile della
rifiessione? Degli armamenti,
per esempio, dovremmo dire allora che non è vero che sono
assurdi: sono logici, perché lo
sviluppo dell’armamento nucleare corrisponde esattamente al
grande mito culturale del nostro
secolo. Perché il fatto che Einstein abbia scritto una lettera
supplicando il presidente degli
Stati Uniti di costruire una
bomba atomica, il fatto che questa sia stata costruita e poi usata e accumulata in quantità inverosimili, è comprensibile solo
a partire da questa ammissione:
il nostro secolo ha creduto e crede in alcuni simboli tra i quali
la forza e il potere sono i più importanti. E lo squallido revival
di interesse per il Terzo Reich
nazista non è che la riproposi
zione decadente di questo mito
del potere.
Ma se accettiamo di fare in
tutta umiltà questo tentativo di
uso delle armi della critica, ci
guardi e ci liberi Iddio dal glorificare la nostra chiesa nel momento in cui critichiamo le forze
politiche. Guai a noi se facciamo questo errore: sappiamo bene che la Bibbia non glorifica
mai la chiesa. Il nostro compito
è un altro ed è molto semplice;
si tratta soltanto di predicare la
verità, cioè che « l’Eterno regna »
(Sai, 99: 1). Questo non significa dare alla predicazione un tono consolatorio, rifugiandosi nel
pensiero che ci sono i missili
ma l’Eterno regna lo stesso. Per
la nostra coscienza protestante
è chiaro che predicare « l’Eterno
regna » significa ; l’Eterno regna,
dunque può e deve essere obbedito. Affermare che l’Eterno regna non è mai una dichiarazione di ordine filosofico; è sempre
una predicazione da cui esce immediatamente un’etica, un comportamento. Il Sermone sul
monte viene dedotto dall’annuncio del regno di Dio presente, in
Gesù di Nazareth. In questo senso la predicazione della sovranità dì Dio in Gesù Cristo non
può che essere il centro della nostra testimonianza, il messaggio che trasmettiamo ai nostri
figli, la proposta che facciamo
alle tante anime incerte che si
rivolgono alla chiesa chiedendo
oppio, alle quali tuttavia noi non
possiamo che fornire stimolo,
perché la Bibbia è stimolo e non
è mai tranquillante. La nostra
testimonianza, la nostra preghiera, la nostra vita stessa devono
essere espressione di questa fiducia : l’Eterno regna, dunque il
Sermone sul monte è l’ultima
parola sulla storia umana, come su quella di ogni singolo individuo.
Le nostre
chiese
e il CEC
Sulla base di questa predicazione, non penso che le nostre
chiese diventeranno automaticamente un movimento per la pace. Ritengo però che esse possono, e già stanno diventando,
uno spazio in cui il discorso della pace può essere fatto. E a
partire dal Sinodo del 1981 il discorso della pace ha trovato nelle nostre chiese una rispondenza
inattesa. Si tratta di andare
avanti per questa strada.
Su un piano più vasto, il Consiglic Ecumenico delle Chièse
sta elaborando un’ipotesi per la
vita nel nostro tempo, quella di
una società giusta, aperta alla
partecipazione, ecologicamente
vivibile. Se in questo quadro il
CEC accogliesse pienamente il
movimento della pace, non sarebbe certamente cosa da poco.
Non mi sembra impensabile un
incontro tra le chiese che si riconoscono in questo Consiglio e
quella parte del movimento operaio che si batte per un reale disarmo. L’anno prossimo avrà
luogo l’Assemblea del CEC a
Vancouver e penso che là sarà
approvato il programma di lotta
contro il razzismo, un programma che è costato al CEC miliardi, insulti e perdita di sostegno
da varie parti. Io spero che a
Vancouver l’impegno che negli
anni ’70 è stato assunto — e dovrà continuare — a proposito
del razzismo, possa essere esteso a questi nuovi temi. In questa prospettiva noi abbiamo da
portare un contributo premendo perché ai centro della comune ricerca delle chiese che fanno capo al CEC venga posta l’esigenza della fedeltà, e cioè di
una corretta predicazione, ma
anche di una corretta linea di
vita coerente, con l’essere discepoli di Cristo.
Ecco un cammino che si apre
davanti a noi. Credo che lo possiamo percorrere con gioia, con
riconoscenza e con disponibilità,
sapendo che questa occasione
che ci è offerta non è per noi
ma è per la causa di cui siamo
testimoni e alla quale abbiamo
deciso molto tempo fa di consacrare la nostra vita.
Giorgio Bouchard
8
8 ecumenismo
29 ottobre 1982
CORRISPONDENZA DAGLI STATI UNITI ■ 1 I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Un metodista italiano tra H rabbino ringrazia
i presbiteriani dell'Ohio
Da alcuni anni il Sinodo del
Patto (Synod of thè Covenant),
che comprende le chiese presbiteriane unite del Michigan, Ohio
e Kentucky, organizza in comunità diverse di questi tre Stati
americani la permanenza e la
collaborazione per sei settimane
di una quindicina di ospiti inviati da diversi paesi del mondo riformato, con particolari caratteristiche storiche o geografiche.
Quest’anno sono stati invitati
rappresentanti di chiese dei paesi europei da dove è partita e
si è maggiormente sviluppata la
Riforma. Anche alla Chiesa Valdese è stata attribuita questa caratteristica e la Tavola mi ha incaricato di rappresentare la nostra unione di chiese valdesi e
metodiste in quello che viene
chiamato « The Ecumenical Parish Program ».
Devo dire subito che la mia
personale origine metodista ed
i contenuti della nostra « integrazione » hanno suscitato molto
interesse nel corso dei numerosi incontri ai quali ho già partecipato durante questi primi quindici giorni. La nostra realtà di
chiesa minoritaria, ma attiva in
tanti campi (soprattutto teologico, ecumenico e sociale) è stata
spesso oggetto di sentita partecipazione.' In modo particolare i
due documenti sulla pace e sull’ecumenismo del nostro ultimo
Sinodo vengono ritenuti particolarmente importanti. Già molte
copie della traduzione che ho
preparato dell’o.d.g. su « pace e
disarmo », con il suo appello al
disarmo unilaterale, sono state
distribuite in varie chiese ed organizzazioni pacifiste di questa
parte dello Stato dell’Ohio. Ho
anche avuto l’occasione di illustrarlo nel corso di un « Peace
Svmposium » che si è tenuto a
Wooster (vicino a Cleveland) l’I
e il 2 ottobre scorsi, con la presenza di Dorothee Solle, la quale ha sviluppato il suo intervento (molto applaudito) sulla falsariga di quello pronunciato al
nostro ultimo Sinodo. II documento sull’ecumenismo, del quale mi è stata chiesta la traduzione integrale, sarà oggetto di discussione al prossimo incontro
del Consiglio del Presbiterio dell’area in cui mi trovo (Muskingum County, Ohio) il 24 e 25 p.v.
Le mie prime impressioni circa la vita, il pensiero ed il lavoro
delle chiese evangeliche in questa zona degli USA sono nettamente positive. Mi riferisco in
particolare alle chiese presbiteriane ed a quelle metodiste le
quali, per una coincidenza non
casuale (a parer mio) sono particolarmente attive e vicine tra
loro.
Un’area di prosperità
Zanesville è una cittadina dell’est Ohio, già capitale dello Stato ai primi dell’SOO, con circa 34
mila abitanti.
La storia di Zanesville inizia
praticamente verso la fine del
XVIII sec. quando un certo Ebenezer Zane esplorò la Muskingum Valley ( = Valle del Fiume di
Occhio d’Alce), favorendo l’insediamento di coloni alla confluenza dei fiumi Muskingum e Licking. In pochi anni i precedenti
occupanti delle' terre e dei boschi, i pellirosse Delaware furono cacciati, anche sanguinosamente, dalle loro terre e costretti ad emigrare verso ovest. L’economia della zona, all’inizio esclusivamente agricola, poi anche mineraria (carbone e petrolio), è
ora equamente divisa tra industriale e agricola a livello di manodopera impiegata, con evidenti maggiori profitti per l’in
dustria di produzione e trasformazione (mattoni, vetro, ceramica, fonderie e, soprattutto cavi elettrici, contenitori plastici e
macchinari agricoli). La manodopera impiegata nell’industria
è di circa 19.000 operai, inclusi i
pendolari dalle contee vicine. Il
fenomeno della disoccupazione,
pesante in altre zone, è per ora
abbastanza irrilevante. Il tenore
di vita è decisamente medio-alto.
Gli abitanti sono a grande maggioranza protestanti, prevalentemente metodisti e presbiteriani.
Ci sono 28 chiese evangeliche, 2
cattoliche ed 1 sinagoga. La frequenza ai culti è relativamente
buona, tenendo conto del fatto
che si tratta di chiese di massa.
Nella Central Presbyterian
Church (alla quale sono stato assegnato), che conta circa 800
membri, la media dei presenti è
di poco superiore ai 200 per domenica. Bisogna però tenere conto del fatto che durante la settimana ci sono numerose riunioni
con la partecipazione di fratelli
e sorelle che solo saltuariamente frequentano i culti. La comunità ha 4 pastori, 2 impiegate e
due addetti alla custodia e alla
manutenzione deH’edificio (circa
20 locali tra chiesa, saloni, salette, stanze per gruppi e scuola domenicale, cucine e servizi...), tutti a tempo pieno, più altri « diaconi » a tempo parziale per attività settoriali.
800 membri,
4 pastori
Oltre alle attività tradizionali
che una chiesa di 800 membri,
attiva e ben organizzata, può
avere, c’è il notevole lavoro dello
«Eastside Community Ministry»,
in cui lavora particolarmente
uno dei 4 pastori, un « ministe
ro » che provvede all’assistenza
ed al servizio sociale nei confronti di alcune centinaia di persone ogni anno, residenti nella zona più povera del centro cittadino (verso est, appunto). Il « servizio diaconale » comprende aiuti finanziari d’emergenza, assistenza presso le strutture previdenziali pubbliche e presso i posti di lavoro, distribuzione di cibo e vestiario, consulenza legale
e psicologica effettuata da professionisti volontari connessi con
la chiesa, lotta contro la droga e
l’alcoolismo. Questi due ultimi interventi sono effettuati soprattutto in un centro per giovani che
opera nella zona est della città
che comprende campi da gioco,
sale di lettura e riunione, scuola
materna, ecc., nel quale lavorano anche a tempo parziale altre
cinque persone, per lo più giovani.
Si tratta, quindi, di una chiesa
impegnata e vivace, che segue
con interesse sia gli sviluppi
teologici (il materiale per gli
studi biblici è serio ed aggiornato) sia i problemi sociali del nostro tempo: pace e disarmo, la
fame nel mondo, il divario tecnologico ecc. Certo l’ambiente
socio-economico è diverso dal nostro, le esigenze sono più psicologiche che materiali, gli atteggiamenti verso i problemi politici nazionali e mondiali sono
generalmente tiepidi e l’accettazione acritica della politica della
Casa Bianca è piuttosto diffusa.
Certi sentimenti nazionalistici
dominanti nell’opinione pubblica corrente sono fortemente presenti soprattutto nelle generazioni più anziane. Ma, specie nei
giovani, il movimento per la pace e il disarmo nucleare sta agitando notevolmente le acque.
(1 - continua) Paolo Sbaffi
Parlando alla T.V. nella rubrica « Sorgente di vita », il rabbino Toaff ha rivolto un particolare ringraziamento alle Chiese
Valdesi e Metodiste per il messaggio di solidarietà inviatogli
dopo la tragica sparatoria alla
sinagoga di Roma. Con il suo
discorso il rabbino ha riportato
la reazione alla sparatoria in limiti più realistici, ridimensionando le poco fondate accuse mosse agli italiani. Sarebbe stato
più completo e più persuasivo il
suo discorso, se avesse contenuto un sia pur minimo accenno
alle richieste di rinuncia a frontali ostilità e di conseguente pace, che vengono ormai da tutto
il mondo, dopo gli avvenimenti
del Libano che è difficile dimenticare. Certo, a parte l’OLP, ormai avviata ad una più pragmatica visione della sua lotta per
l’avvenire dei palestinesi, esistono
ancora fra costoro pesanti frange di terroristi; ma gli ebrei non
dovrebbero dimenticare che anche la costruzione dello stato di
Israele ebbe una prima fase di
terrorismo (e Begin stesso potrebbe ricordare l’Hôtel King
David e relative bombe), cui solo dopo il consolidamento dello
stato seguì, una più pacata fase
politica. E del resto, noi italiani
abbiamo dimenticato Orsini o
Oberdan? Basta quindi, se c’è
mai stato dopo la parentesi nazifascista, con l’antisemitismo,
ma sarebbe assai negativo sostituirlo con un altrettanto irrazionale antipalestinesimo. La ricerca della pace non è mai facile,
ma diventa impossibile se si
prende la strada del fanatismo
nazionalista.
Parlando dei più diversi argomenti, alcuni giornali hanno, di
quando in quando, riferimenti
precisi al mondo protestante.
Cosi, Piero Ostellino nella Domenica del Corriere, parlando
della ferma presa di posizione
antimafiosa del card. Pappalardo, ricorda come la « cultura
cattolica» sia «una delle ragioni
storiche della debolezza della
società civile nei confronti di
quella politica » nei paesi cresciuti in talR cultura, per la completa ignoranza di « quelle responsabilità individuali nei confronti della società e degli altri
che, invece, sono peculiari alla
dottrina protestante ».
Così,, analogamente e su simile argomento, su Corriere Medico, il prof. Barolo, psicologo
della Facoltà, Medica di Milano,
sempre riferendosi alla « cultura cattolica », ravvisa nella sua
mariologia la continuazione della concezione prioritaria del ruolo materno, che degenera poi
nella mafia e nella sua funzione
di « protezione materna » dell’affiliato.
Così, un giornale finanziario
come 24 Ore, parlando della società giapponese, vede nella sua
solidità anche il risultato della
influenza della religione colà
nraticata, la cui principale caratteristica sarebbe la più incondizionata lealtà verso lo Stato e
l’Impresa; mettendola a confronto con la impostazione « cattolica » che difende la Comunità
come è, e si traduce in assistenzialismo e mancanza di progresso civile; e con quella «protestante» (o -weberiana) di difesa
deH’individuo con conseguente
poco ordinato sviluppo. E in altro articolo, non trova di meglio
che qualificare come « di origini
valdesi » un personaggio ipotizzato nel futuro, come quello capace dì dare una carica di ottimismo operativo al lavoro per
la salvezza dell’Italia economica.
Niso De Michelis
Segnalazioni e ritagli per questa rubrica vanno inviati direttamente al curatore: Niso De Michelis, via S. Marco, 23, 20121 Milano.
I copti ortodossi
si rinnovano
(BIP/SNOP) — Negli ultimi
dieci anni la Chiesa copta ortodossa ha conosciuto un notevole
rinnovamento, di cui il papa
Shenouda (esiliato da Sadat in
un monastero) è stato uno dei
maggiori fautori. In particolare,
i monasteri del deserto di Guadi
Natroun si sono ripopolati e ingranditi. Per esempio quello di
Amba Makarios diretto da Matta E1 Meskine (Matteo il povero) uno dei maestri spirituali
dell’Egitto contemporaneo. Quésto per i monasteri maschili.
Quanto alle vocazioni femminili,
il movimento ha avuto maggiori difficoltà a delinearsi. Bisogna comunque segnalare nell’Egitto medio, la comunità missionaria femminile di Beni Souef.
Le giovani che vi entrano non
sono delle contemplative, esse
sono attive soprattutto nel servizio verso i poveri. Questo rinnovamento prepara certamente
un beH’avvenire per questa chiesa che risale alla predicazione
dell’evangelista Marco.
Il CEC accoglie 4
nuove chiese membro
(SOEPI) — Il Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico
delle Chiese ha accolto 4 nuove
chiese membro.
La Chiesa Ortodossa di Finlandia: seconda chiesa della Finlandia dopo la chiesa luterana, conta 58.000 membri. È la sedicesima chiesa ortodossa indipendente che entra nel CEC.
La Chiesa Metodista dell’India;
ÌEchi dai mondo
_____ cristiano
a cura di Renato Ooïsson
collegata con la chiesa metodista unita degli Stati Uniti, è indipendente dal 1980.
La Chiesa Metodista di Samoa:
membro associato del CEC dal
1975, è membro attivo della Co- ■
munita delle Chiese Cristiane di
Samoa, della Conferenza delle
Chiese del Pacifico e del Consiglio Metodista Mondiale.
Il Consiglio comune della Chiesa Morava in Tanzania: riunisce
più di 113.000 membri.
Il Comitato Centrale del CEC
ha anche accordato lo statuto
di Consigli associati al Consiglio
Unito della Sierra Leone ed al
Consiglio della Chiesa della Namibia.
Cosi si sviluppa e si arricchisce il movimento ecumenico.
Zaire: dalla Tanzania
nuovo missionario
(FLM-Inf.) — Herbert Miraro
è il terzo missionario messo a disposizione della comunità evangelica luterana dello Zaire-Est
dalla Chiesa sorella della Tanzania, per la durata di due anni.
Il pastore tanzaniano oltre al
ruolo di consigliere dovrà occuparsi della parrocchia di Kalamie.
Nuova Caledonia:
quale futuro
(BIP) — In una lettera rivolta
alle varie chiese della CEvAA il
presidente della chiesa evangelica della Nuova Caledonia analizza la situazione del paese e ricorda la posizione della chiesa
evangelica, sul problema dell’indipendenza.
«A partire dal 10 maggio (l’elezione di Mitterrand) c’è un
cambiamento che sembra positivo in Nuova Caledonia per il popolo melanesiano nelle sue rivendicazioni di indipendenza. La sua
identità e la sua personalità vengono ora prese in considerazione ».
Le disposizioni prese dal governo francese danno infatti
priorità ai melanesiani e « questa è la causa degli incidenti del
22 luglio provocati da una manifestazione popolare organizzata
dalla destra in maggioranza bianca ».
« Penso che la situazione diventerà sempre più difficile —
prosegue la lettera — per la collera dei bianchi non soddisfatti
della politica del governo socialista che sostiene i melanesiani.
Mi domando cosà succederà se
mai un giorno il governo decidesse di varare delle riforme per
preparare il popolo alla sua indipendenza. Per questo abbiamo
bisogno del sostegno di tutte le
chiese. Ancora una volta non desideriamo la violenza per ottenere le nostre rivendicazioni. Noi
vogliamo la pace e la giustizia
attraverso la nonviolenza. Sosteneteci con le vostre preghiere affinché la nostra lotta sia portata avanti nella giustizia e nella
pace ». « Noi siamo pronti ad
andare fino in fondo ».
India: richiesta azione
del governo
(SOEPI) — La Conferenza dei
20 vescovi dell’India del Sud ha
chiesto al Governo di agire in
diversi ambiti sociali.
Citando « l’ingrandimento del
fossato esistente fra ricchi e poveri », i vescovi chiedono « d’instaurare la giustizia socio-econo, mica per gli strati oppressi e
sfruttati della società », in modo
particolare per i « milioni che
soffrono ancora la fame e sono
in grande numero vittime della
disoccupazione ».
Precisando che « le forze di '
divisione ed il fanatismo religioso rompono l’intesa fra le comunità e l’armonia religiosa in
molte regioni » i vescovi auspicano una azione atta a salvaguardare i legittimi diritti delle minoranze » in un paese a maggioranza indù. In un appello rivolto
alle Chiese dell’India del Sud i
vescovi chiedono un rinnovato
impegno per l’unità e l’ecumenismo.
9
29 ottobre 1982
cronaca delle Valli 9
CATTOLICESIMO PINEROLESE
La- Strada
y
di Frali
n 19 ottobre scorso un pezzo
di strada per Prati, agli « Indiritti dei marmi » è franato. Ne ha
dato notizia il nostro giornale
del 22.
Grazie a Dio non ci sono state
vittime.
Non sono però mancate le apprensioni: l'ingegnere preposto
ai lavori, ha avuto un momento
di smarrimento.
I genitori degli scolari che beneficiano dello « Scuolabus » alla
notizia della rovina, hanno tremato per i loro figli che, a quell’ora transitano sulla provinciale, e non dimentichiamo i familiari dell’autista al volante del
pulmino e tutti coloro che — numerosi — percorrono la strada
da e per Frali.
E pensare che quando si è
steso il progetto della strada
Perrero-Prali, qualche annetto fa,
qualcuno aveva cercato di prevenire gli inconvenienti relativi alla
neve che reca non pochi disagi
lungo il percorso suddetto.
Tale progetto diceva di proseguire in leggera salita oltre la
roccia che sovrasta la Miniera
Gianna fino allo sperone che domina il ponte di Rodoretto per
inoltrarsi nelle viscere del monte
Galmount quel tanto indispensabile per avere un tunnel che
avrebbe eliminato il pericolo delle slavine. Certo non si potrebbe
oggi ammirare la bella cascata
sottostante, ma si eviterebbero
batticuori inutili.
II progetto è stato bocciato e
si sono costruiti dei muraglioni
che non hanno certo fatto risparmiare sul costo dell’opera,
senza affrontare il problema della neve. Anzi, tant’è che oggi ancora si spendono decine e define
di milioni per un brevissimo tratto qual è quello preso di mira
dalle forze della natura, senza
dare una completa soluz.ione al
problema.
All’epoca del progetto bocciato un pralino si è espresso in
questi termini: ...a la fin di contiè ou voulie-lu que nou z’anesen
fa lou vir a Rooudouret per vè-i
a Pral? Enzo Troii
■ Hanno collaborato a questo
numero: Riccardo Bensì,
Cinzia Carugati, Franco Davite. Bruno Gabrielli, Dino
Gardiol, Adriano Bongo, Luigi Marchetti, Paola Revel,
Paolo Ribet, Alfredo Sonelli,
Franco Taglierò.
Impegnarsi seriamente
per ia pace e ia giustizia
Approvato dall assemblea diocesana un documento molto importante
PINEROLO — Nei giorni scorsi si è tenuto un importante
convegno delle comunità cattoliche del pinerolese. Tema centrale dell’« assemblea diocesana » è stata una riflessione sul
tema della pace e della giustizia che è stato introdotto da alcuni esperti (Enrico Chiavacci,
Eugenio Costa). Al termine l’assemblea diocesana ha approvato
un importante documento che
riproduciamo qui di seguito:
Come credenti e come cittadini dobbiamo anzitutto mettere in discussione un nostro modo di pensare e vivere che costituisce peccato:
— il nostro modo di vivere, per lo
più formato sul consumismo sfrenato,
sugli sprechi, sulla corsa al reddito
e alle ricchezze come beni assoluti,
è incompatibile con la fame di gran
parte dell'umanità ed esprime una crisi profonda della nostra stessa società:
— ia nostra economia continua ad
essere basata sullo sfruttamento sia
nei confronti del Terzo mondo (es.
materie prime pagate a prezzi bassi
e tecnologie vendute ad alto prezzo)
sia verso le classi subalterne;
— il sistema capitalistico fondato
sulla legge del profitto, sistema cui
si ispira il nostro Stato, è qualcosa
di perverso e ci pone in stato di guerra oggettiva con i paesi poveri; esso
provoca anche guasti profondi nel tessuto sociale della nostra società [corruzione, droga, alcoolismo, delinquenza, ecc.).
Come conseguenza della presa di
coscienza che la nostra vita deve cambiare formuliamo alcune proposte:
1) perché cessi la nostra guerra ai
paesi poveri occorre incominciare dalla situazione di ingiustizia del sistema
di cui viviamo, mettendo in discussione le regole di domanda ed offerta su
cui si basa la nostra economia (di cui
sono un c-sempio le pesche distrutte
con le draghe, allo scopo di tenere
alti i prezzi), ciò che significa met
. tersi contro il potere economico che
condiziona il potere politico.
2) Dobbiamo proporre a noi stessi e
alle nostre comunità un mutamento
di stile di vita per una scelta di sobrietà e austerità. Ciò non costituisce
una novità: in epoche in cui la maggior parte dei consumi erano alimentari la Chiesa richiedeva, in certi periodi, il digiuno: oggi il digiuno si deve
rivolgere non solo al cibo, ma al consumi.
3) La nostra austerità di vita di
cristiani non deve essere confusa con
l'invito al risparmio (mettere il denaro
in banca), con l'accumulo dell'avaro,
con la linea politica attuale di diminuire i redditi e consumi perché lo Stato possa spendere di più in armi.
Dobbiamo invece abbassare il nostro
benessere, in parte fondato sullo
sfruttamento del Terzo mondo, per restituire ai paesi poveri del Terzo mondo quanto abbiamo preso loro.
4) Costituisce una, lodevole forma
di austerità il rinunciare ad una parte
del tempo per darlo ad altri sia vicino
a noi (l'assistere il povero, il malato)
sia nel Terzo mondo (il passare le ferie lavorando in un paese povero).
5) ' È importante che le nostre comunità cristiane si impegnino per il
Terzo mondo a partire dal piccolo,
con qualcosa di concreto (microrealizzazioni) con un controllo rigoroso della destinazione dei fondi.
6) Come singoli e come comunità
cristiana siamo impegnati a scuotere
l'indifferenza di molti rispetto al sottosviluppo dei paesi poveri. Eleviamo
una protesta contro l'informazione radiotelevisiva e di molti giornali sistematicamente deformata e menzognera
sui temi della guerra e dei paesi poveri.
7) Anche la nostra Chiesa dovrebbe offrire ségni più chiari di una scelta sui problemi della pace e dei paesi poveri. Uno di tali segni potrebbe
essere il togliere i cappellani militari, mentre la assistenza religiosa ai
soldati potrebbe essere assicurata
dall'esterno della Parrocchia. Vorremmo anche che la Caritas diocesana
offrisse una assistenza legale per aiutare la scelta di chi intende fare l'obiezione di coscienza.
8) Ci pare importante che i cristiani facciano sentire la loro presenza
e voce, come gruppi di pressione, sui
temi della pace e dello sviluppo, partecipando anche ai movimenti che si
battono in difesa dell uomo, contro le
sopraffazioni e contro il crescere degli armamenti.
9) Intendiamo denunciare l'immoralità della installazione in Italia delle
armi e dei missili nucleari (Comiso)
e denunciamo la incgerenza e la gravissima responsabilità di quei cristiani di vari partiti che hanno deliberato
0 in vari sedi lodato o condiviso questa scelta delle armi atomiche in Italia e l'acceleramento della corsa al
riarmo.
10) Richiediamo infine che il nostro
Vescovo proponga queste scelte di
pace e giustizia nei confronti dei paesi poveri all'intera comunità diocesana in una lettera pastorale e vi sia
una ampia diffusione di queste idee attraverso la predicazione.
TORRE PELLICE: LEGA AUTONOMIE LOCALI
A che punto siamo
con i servizi sociali
Si è tenuto a Torre Pellice nei
giorni 20-21-22 ottobre una importante riunione del gruppo di
studio sui servizi sociali patrocinato dalla Lega Piemontese
per le autonomie e i poteri locali. Tale gruppo di studio composto da operatori sociali, funzionari regionali, sindaci, provenienti da parecchie regioni italiane da anni interviene con documenti, prese di posizione su
come vengono applicate le leggi
di riforma.
Nella riunione di Torre Pellice il gruppo ha analizzato le
cause che hanno portato ad un
blocco dello sviluppo dei servizi
sociali, sia in senso qualitativo
che quantitativo, dopo il promettente risveglio conseguente
al Decreto Presidenziale n. 616
del 1977. Tali cause sono state
essenzialmente identificate nei tagli alla spesa pubblica ed agli
Enti Locali ed in parte nell’impreparazione tecnica e culturale
di molti amministratori nei confronti dei problemi dei servizi
sociali.
Il gruppo ha anche gettato le
basi per la realizzazione di un
convegno a carattere nazionale
che riprenderà questi temi e si
svolgerà nei primi mesi deH’83
con la collaborazione della Regione Piemonte.
A. L.
Servizio bibliobus
a Costagrande di Pinerolo
La Biblioteca Comunale predispone un servizio di bibliobus
che si fermerà accanto al posto
telefonico pubblico per un’ora,
per le operazioni di prestito.
I giorni di fermata del bibliobus sono i seguenti:
Mercoledì. 3 novembre, alle
ore 15-16; mere. 24 novembre,
ore 15-16 ; mere. 15 dicembre, ore
15-16 ; mere. 5 gennaio, ore 15-16 ;
mere. 26 gennaio, ore 15-16;
mere. 16 febbraio, ore 15-16.
La terza media
va in Tunisia
FERRERÒ — La classe III A
della Scuola Media di Perrero
si recherà in Tunisia per una
settimana, dal 4 al 12 novembre, come premio per la partecipazione ad un concorso indetto dall’Intercultura in collaborazione con la casa editrice Garzanti, sotto il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione. Gli alunni di Perrero si sono
classificati primi in tutta Italia
con un lavoro di gruppo su « I
paesi del Mediterraneo », sotto
la guida dei Professori Mauro
Deusebio e Fiorella Giaime, che
accompagneranno la classe nella
visita.
Ripristinato il
traffico per Frali
FRALI — Dopo tre giorni di
disagi per tutte le persone che,
per lavoro o altri motivi dovevano recarsi giornalmente a Frali, il traffico è stato nuovamente ristabilite nel pomeriggio di
venerdì scorso. I cantonieri della Provincia e l’impresa che costruiva il paravalanghe hanno sistemato sullo strapiombo un
ponte di ferro che può sostenere
anche i carichi pesanti.
Ma, se per l’immediato futuro
la situazione si presenta quasi
normale, la, stagione che si va
facendo sempre più fredda e il
tempo sfavorevole continuano a
causare serie preoccupazioni. Infatti, oltre al normale lavoro di
costruzione del paravalanghe, occorre riparare l’enorme falla che
si è aperta nella strada prima
che il gelo e la neve blocchino
tutti i lavori.
La strada di Frali, costruita
per veicoli molto più leggeri di
quelli attualmente circolanti, ha
già avuto due crolli rovinosi nel
tratto tra il ponte di Rodoretto
e la teleferica di Villa: altri muri sono stati riparati di volta in
volta dai cantonieri. Non è quindi una zona, e quest’ultimo incidente lo dimostra, dove si possa scavare o costruire senza le
dovute precauzioni.
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10
10 cronaca delle Valli
29 ottobre 1982
UNA VISITA NELL’AUTUNNO DI 130 ANNI FA
UN QUACCHERO
ALLE VALLI
William Forster (1784-1854) fu
un quacchero di grande rilievo
che spese la maggior parte della
sua vita per combattere contro
10 schiavismo. Visitò a tal uopo
quasi tutti i paesi europei e traversò a tre riprese l’oceano Atlantico per perorare negli Stati Uniti in favore della liberazione degli schiavi. Visitò nel 1850 sempre per gli stessi ideali umanitari la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, la Toscana per cercare
d’interessare alla sua causa ministri e capi degli Stati italiani;
ebbe cosi occasione d’incontrare
anche esponenti dell’evangelismo
italiano e nell’autunno del 1852,
a sessantotto anni, fece pure una
visita alle Valli valdesi, che erano in quegli anni una meta quasi obbligata per i viaggiatori
d’oltre Manica che si recavano
in Italia non unicamente in veste di turisti.
Egli aveva sposato nel 1816 Anna Buxton, sorella di Elisabetta
Fry, l’amica dei carcerati, che il
Forster stesso aveva incoraggiato e forse spronato verso quel
compito elevato di dedizione
completa al rilevamento morale
e sociale dei carcerati.
Fra i suoi amici, ricordiamo
Francis Fry, commerciante e industriale, come il Forster quacchero filantropo, e suo compagno di deputazione nel 1850,
quando era venuto in Italia a
propagandare la loro missione
antischiavista.
Fu alla fine di settembre del
1852 che egli decise ed iniziò la
sua visita ai discendenti degli antichi valdesi, in compagnia dei
suoi amici William Holmes e di
un sig. Jules Paradon, in qualità
d’interprete. Tenne riunioni a
Sens e a Lione e poi passò a Ginevra, ove s’incontrò con Gaussen, che gli diede una lettera di
presentazione per un pastore delle Valli; col La Harpe, che funse da interprete durante una
riunione di studenti ai quali recò
11 suo messaggio cristiano il Forster; con César Malan, col quale s’intrattenne sulla « dottrina
della grazia » e sulla « predestinazione »,
Visita alle Valli
Lasciata Ginevra il 20 ottobre,
raggiunse in diligenza Torino,
dopo un faticoso viaggio di due
giorni e due notti. Alla frontiera
piemontese gli furono trattenuti
dalla Dogana i libri che recava
con sé, ed ebbe delle serie difficoltà e non poche noie per riaverli.
Il Forster nota a Torino « l’apparenza di grande attività e di
prosperità commerciale » e nei
dintorni della città un gran traffico di carri carichi di mattoni.
Nel viaggio dalla capitale a Pinerolo ammira le belle e ricche
praterie, l’abbondanza di gelsi,
grano e vigneti; grosse mandrie
di mucche color topo, dalla te
sta e dalle corna eleganti.
A Torre Pellice trova un ampio « hôtel » (già costruito nel
1823), ben differente da quelli di
Torino, ma in fatto di pulizia al
di sotto di quelli francesi, il popolo valdese civile e sollecito e
che capisce il suo francese. E
che bella vista dalla porta della
sua camera, quando tramonta il
sole oltre la cerchia delle Alpi
nevose! Quest’anno il raccolto
del vino è un quinto o un sesto
del normale, quello delle patate
discreto; il granoturco è appeso
per seccare e al mercato si vedono buone provviste di frutta.
La domenica del 31 ottobre il
Forster parlò ad una assemblea
di circa 250 persone a Torre Pellice, interpretato dal Moderatore
Giovanni Pietro Revel. Il giorno
successivo visitò il Collegio che
aveva circa 90 studenti. Tre giorni dopo si tenne una riunione a
Pinerolo, presenti una trentina di
persone. Fu in seguito, due giorni dopo, a Villasecca, ove la riunione si tenne nella scuola, mentre nel pomeriggio della domenica successiva si tenne una riunione a Comba Garino. Il martedì la riunione ebbe luogo a Pomaretto, nella scuola.
L’assemblea più numerosa il
Forster la ebbe a San Germano,
con circa 300 presenti che sembrano al filantropo inglese « di
cuore aperto ed amorevoli » e
che « credo hanno percepito un
poco delTamore che mi ha portato fra di loro ».
La sera seguente, dopo una
passeggiata di due o tre ore per
una strada simile ad una scala
spezzata, ebbe luogo un’adunanza a Pramollo, con press’a poco
altrettanti uditori. Il pastore,
Giacomo Vinçon, viveva lassù da
una trentina di anni, allevandovi una numerosa famiglia, ora
disseminata in Egitto, in Odessa,
nella Svizzera, ecc. Egli viveva
assai semplicemente, senza servitori, col più giovane dei figli a
casa, ma in modo confortevole,
lindo e gioioso. Non facilmente
dimenticabile il colloquio fra i
due vecchi cristiani!
Il Forster che si era convinto
della necessità di procurare agli
evangelici d’Italia dei libri di pietà scritti nella loro lingua, in una
lettera dalle Valli, si dichiarava
contento e riconoscente di aver
finito una « Vita di Pietro apostolo », che gli era costata molto lavoro.
Da una sua lettera del 18 nov.
si ricava che il visitatore inglese ebbe una serata che si svolse
benissimo con gli studenti del
Collegio, che sono diretti dal
prof. Tron e si comportano benissimo; che stanno sostituendo
l’italiano al patois, che hanno
delle menti piene d’intelligenza
e parecchi di essi dei talenti che
franca la spesa e la fatica di coltivarli adeguatamente.
Il pomerigeio del 18 nov. è la
volta di San Giovanni. Brevi momenti in casa del ministro G.P.
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Bonjour, ove il Concistoro teneva una seduta per provvedere
abiti caldi ai poveri vecchi della
comunità nell’incipiente inverno.
Si recarono quindi tutti insieme
alla riunione nella scuola vicina,
ove il Forster presentò il suo
messaggio cristiano, fino a notte
iniziata. Il ritorno a Torre si effettuò con un bel chiaro di luna
novembrino.
Venendo alle Valli, il Forster
aveva portato con sé delle sementi, dono di una sua cugina, Anna
Guney. Di tali semi egli fece tre
parti che distribuì: a) ad un signore valdese che era entrato in
possesso di un’ampia tenuta vicino alla Torre; b) al ministro di
Bobbio e Moderatore, G.P. Revel; c) al buon amico P. Lantaret di Pomaretto, che « di tutte
le persone che ho visto sul continente è uno dei più dilettevoli,
tale è la sua semplicità cristiana
e la sua dolcezza di spirito ».
Fu commosso della notizia del
mancato raccolto delle patate in
alcune delle parrocchie di montagna e della malattia della vite,
che avrebbero portato con sé
acute sofferenze ad una parte
della popolazione più povera. Ne
scrisse perciò ai suoi amici inglesi che in vari modi cercarono di
venire in aiuto ai valdesi poveri.
Sabato 20 nov. si spinse fino a
Rorà, per una non numerosa riunione nella scuola, dopo l’ospitalità offerta dal giovane pastore.
Michele Morel, e dalla sua sposa.
Il giorno dopo si tenne l’assemblea al Villar, ove data la folla
numerosa si dovette aprire la
chiesa invece della scuola. Entrando egli fu colpito dal comportamento tranquillo, posato ed
ordinato dell’assemblea; tanto
più che il luogo era così oscuro
che a mala pena ci si poteva vedere. Per fortuna sopraggiunse il
Moderatore G. P. Revel che chiaramente espose ai convenuti il
messaggio dell’oratore.
La massima adunanza fu tenuta a Bobbio, dove il Forster fu
ospite del pastore G. P. Revel,
in una casa riposante, confortevole ed ordinata. La riunione ebbe luogo nella scuola, il pomeriggio del lunedì, con un uditorio attento e cordiale.
Due le riunioni tenute ad Angrogna: il giovedì e la domenica pomeriggio, la seconda più numerosa della prima (il pastore
era Pietro Monastier).
Il susseguente incontro a Prarostino fu memorabile per la
grande affluenza di gente, come
era stata quella del Villar, di sei
o settecento persone, in un locale ampio, ma male illuminato
da due o tre lampade. Sì che l’adunanza fu meno tranquilla e
calma delle altre precedenti; cosa che afflisse non poco il bravo
signor G. G. Durand Canton e la
sua gentile ed ansiosa moglie.
Così in poco più d’un mese di
permanenza alle Valli il Forster
avevi, visitato tutte le comunità
valdesi, tranne quelle più scomock della valle di San Martino: cioè Piali, Rodoretto, Massello e Maniglia, portandovi
ovunque la parola del cristiano
convinto, de! quacchero sincero,
dell’amico degli umili.
Fonda l’Orphelinat
La sorte dei numerosi orfani
alle Valli lo aveva profondamente colpito ed egli si sforzò subito di fare qualche cosa per la
istituzione di un orfanotrofio,
interessando immediatamente diversi suoi amici perché lo aiutassero a realizzare il suo filan
William Forster
e la moglie.
tropico progetto. E se la chiamata del suo Signore non gli concedette di veder appieno realizzata la sua idea (morì due anni
dopo in America, il 27.1.1854),
Tanno successivo un piccolo « asilo » accoglieva già otto orfanelli e si accrebbe successivamente, dando origine a quello
che è stato fino a pochi anni fa
l’Orfanotrofio femminile valdese
di Torre Pellice. Un pensiero di
sincera riconoscenza va perciò
rivolto al generoso William Forster, nel cuore del quale nacque
l'impulso ardente di dare una
casa a tanti derelitti innocenti
di oltre 130 anni fa.
Un'altra adunanza fu indetta
ancora a Torre Pellice la domenica 5 die. in considerazione degli abitanti della parte alta della
parrocchia. In essa il Forster
parlò delTamore del Salvatore e
dell’opera dello Spirito Santo
nell’opera di conversione dell’uomo. Ma per meglio compiere l’opera sua, il Forster cercò, negli
ultimi giorni della sua permanenza alla Torre, di avere delle
conversazioni personali con piccoli gruppi e famiglie simpatizzanti con le idee sue. Con l’aiuto
del sig. Malan (Giuseppe) che gli
preparò una lista di persone più
impegnate, egli ne visitò circa 25
con sua grande soddisfazione,
parlando di ciò che gli stava più
a cuore, del progettato orfanotrofio, di una maggiore sopraintendenza nelle comunità, di una
efficiente cristiana sollecitudine
per i giovani che si recavano a
lavorare a Torino, a Marsiglia,
ecc.
Coi professori
del Collegio
Una speciale riunione fu tenuta con tutti i professori del Collegio e parecchi pastori, per parlare della istruzione dei giovani
e dei contadini valdesi. Vi si lamentò la mancanza di libri di
lettura elementare da sostituirsi, per i più giovani, al Testamento, l’unico testo a disposizione.
La serata si concluse con l’impegno del prof. Tron (Bartolomeo) di preparare un libro di
lettura francese e del sig. Forster
di provvedere alle spese di stampa. Fra le altre proposte del Forster in tale occasione notiamo
quella di insistere perché si facesse ogni sforzo per fare adeguatamente la scuola normale, e
di stabilire un corso d’inglese
nel Collegio. La serata si protrasse fino a tardi e l'indomani
il Forster ripartiva per Pinerolo,
accompagnato dal pastore Lantarct, discepolo del Neander nei
suoi studi a Berlino, e del quale
sembra partecipare in larga misura il suo spirito.
Ma il Forster non portava soltanto a parole il messaggio delTamore del Redentore, ma cercava di convincere i suoi uditt)ri
con l’esempio e l’azione. Così,
appena arrivato a Torre Pellice,
aveva dato ordine di stampare
in italiano 1500 copie della sua
« Vita di Giovanni Battista »;
1.000 copie della «Vita del pri
mo martire Stefano »; 1.000 dell’opuscolo « Lock and Key » di
J. J. Gurney; 1.000 di un piccolo opuscolo intitolato « Daily
Bread » e 2.000 dei « Discorsi di
nostro Signore », tratti dai Vangeli.
Occupava le sue ore libere nel
preparare, come si è detto, la
« Vita dell’apostolo Pietro », ed
aveva fatto stampare 2.000 copie
di « Salmi scelti », in francese,
ed altrettanti in italiano. E pacchi di tali pubblicazioni erano
stati inviati alle « Scuole di quartiere » delle Valli che avevano,
gli comunicava il Mod. G.P. Revel, « 4.762 écoliers repartis dans
170 écoles primaires, sur une population d’environ 22.000 vaudois ».
Incontro con Cavour
Dopo la sua partenza dalle Valli, W. Forster si trattenne alcune settimane a Torino. L’ambasciatore inglese J. Hudson (che
si era recato con il generale Fox
in Sardegna nel mese di febbraio 1853), gli aveva dato una
lettera di presentazione al Ministro dell’Interno, San Martino,
che lo ricevette assai gentilmente, assieme al primo Ministro
Cavour, nella mattinata del 25.
Di Cavour egli scrisse al figlio
che era un uomo giovane, nell'aspetto più simile ad un danese che ad un italiano. Egli parla
inglese e si esprime in termini
forti contro i conservatori, ma
dice che il popolo non è preparato per un mutamento. « Io stimo che il suo ministero sia, per
molti riguardi, in anticipo sulla
nazione ». Ricorda al figlio deprecandolo, il caso dei Cereghini
di Favaie, in prigione per la lo;
ro fede evangelica, e quello dei
Madiai a Firenze.
A Genova s’incontrò col pastore valdese P. Geymonat che come « più lo conosce più lo apprezza ». Parlò ad una adunanza, presentato ed interpretato
dal Geymonat. In altra occasione parlò col Betti e sua moglie,
col Mazzarella, col Nieto ed ancora col Geymonat.
In seguito, per Nizza, la Linguadoca e Parigi, ritornò in Inghilterra, ringraziando il Signore che gli aveva concesso di dare
la sua umile testimonianza fra
le popolazioni della « Chiesa Evangelica delle Valli ». La quale
Chiesa, tramite il Moderatore
G. P. Revel, il 18 die. 1852 aveva
inviato una calda lettera alla
« Società degli Amici » delle Isole britanniche, per esprimere la
loro fraterna riconoscenza per la
visita del venerabile ambasciatore di Cristo « che il Signore ha
mandato in mezzo a noi, che il
suo Spirito ha afferrato e fortificato, gli ha ispirato i suoi pensieri e le sue parole » per esortare ed incoraggiare i fedeli in
Cristo.
(da « Memoirs of William Forster» by Benjamin Seebohrn.
London, A. VV. Benne!, 2 voli.
8", 1865).
11
29 ottobre 1982
cronaca delle Yallí 11
CANZONI DI AMORE E DI GUERRA AD ANGROGNA
«Ciantoumne 'ncà una»
La numerosissima presenza di gente locale dimostra che l’idea di raccogliere l’antico patrimonio canoro era fondamentalmente giusta
« Crediamo che l’autentica cultura contadina, di cui questi
canti sono una delle espressioni,
abbia qualcosa da dire oggi ancora, e pertanto debba essere difesa, conosciuta, valorizzata». Cosi scrive sul primo numero dei
quaderni del Centro di documentazione (1) il Gruppo Teatro Angrogna che ha presentato l'altra
sera a Pradeltorno una serie di
canti popolari sotto il titolo:
« Ciantoumne ’ncà una ». La numerosissima presenza di gente
locale a questa iniziativa ha dimostrato, se era necessario, che
l'intuizione di ricuperare l’antico
patrimonio canoro, in cui si intrecciano i grandi temi della vita delle passate generazioni, è
un’intuizione fondamentalmente
giusta. In questo caso si tratta,
come ha notato Jean Louis Sappò presentando lo spettacolo, di
canzoni di arnore o di guerra:
« amiche storie di cui non si conosce l’autore, perché il più delle volte l’autore era il popolo, la
gente che partecipa, costruisce,
riprende vecchi motivi e li adatta a situazioni nuove », Lo spettacolo che ciascuno può anche
privatamente ripercorrere sfogliando il « quaderno » che documenta questa ricerca sulla cultura popolare anche se è meglio
vederlo" dal vivo (al proposito
speriamo venga presto ripetuto
in altre località) si inquadra nell’iniziativa culturale « Autunno
in 'Val d’Angrogna» che, nei giorni
scorsi, ha già registrato altri simpatici appuntamenti. Dal gruppo nizzardo dei « Debi Debo »
che accanto alla musica occitana ha presentato alcuni "sketch”
di stringente ironia al coro del
"Bric Boucie” il quale, venerdì
scorso, con i suoi canti della tradizione alpina, diretti da Piergiorgio Bonino, ha registrato nel
Tempio valdese del Serre il tutto esaurito.
Un’altra serata, organizzata
dalla Società sportiva di Angrogna sulla 'Grande traversata delle Alpi’ ha raccolto molte persone interessate ad un escursionismo teso alla riscoperta del
rapporto uomo-natura. Una preoccupazione quest’ultima presente in alcuni programmi della
sportiva di Angrogna che, appunto, tendono a far conoscere la
montagna, anche alle giovanissime generazioni, in termini non
consumistici o di aggressione
della natura. Nei prossimi giorni « Autunno in Val d’Angrogna »
prosegue con altri appuntamenti. Sinora la gente ha risposto. E
si è divertita. Ma non solo. Per
esempio l’altra sera a Pradeltorno, chi è riuscito ad arrivare in
tempo per assicurarsi un posto
avrà notato, sul finire dello spet
tacolo, che quando Pino Bertalot ha riletto le parole che il
partigiano angrognino Monnet
scriveva alla madre dopo aver
udito la sentenza di morte molta
gente si è commossa. Anche perché tra i piesenti c’erano vecchi
resistenti. Dunque non solo divertimento ma anche temi di riflessione. E’ stato bene concludere tutta la ricca rassegna di
canti con una chiara nota di antifascismo perché la coscienza
democratica non può mai esser
data per scontata. Essa va nutrita con la lezione del passato.
Soprattutto nei confronti dei
giovani che spesso non hanno
un’identità ma la cercano. E
l’autunno angrognino può dare
una mano ai vecchi e ai giovani
a ricollocarsi nella storia. Senza
miti e senza illusioni ma facendo i conti con la realtà di oggi.
Sapendo però di non essere soli,
ma insieme. Inseriti insomma in
una comunità viva che ha una
sua storia e un avvenire. Speriamo meno gramo di ieri.
G. Platone
(1) I Quaderni del Centro di Documentazione t( Ciantoumne ’ncà una ».
Canti popolari raccolti dal Gruppo
Teatro Angrogna, pp. 49. Da novembre in Claudiana, L. 2.500.
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la Biblioteca Comunale organizza un
corso di lingua francese ed uno di
lingua tedesca.
I corsi sono aperti a tutti: ai partecipanti sarà richiesto un mode,sto contributo di frequenza e di iscrizione.
Le lezioni saranno tenute nel periodo
novembre-maggio ed avranno luogo il
martedì (Francese) e il venerdì (Tedesco) dalle ore 20 alle 22.
Per informazioni rivolgersi alla Biblioteca Comunale di Torre Pellice.
Orario: lunedi 16-20, mercoledì 16-18,
martedì e venerdì dalle 20 alle 22.
CINEFORUM
TORRE PELLICE — L'ARCI Val Pellice - Circolo « Sergio Toja - comunica
il programma Cìneforum per l'anno
1982-83:
1“ ciclo: La condizione femminile
Venerdì 5 novembre: Family Life
Venerdì 12 novembre; Angì Vera
Venerdì 19 novembre: Adelè H
Venerdì 26 novembre: La mia brillante
carriera.
Un film per discutere:
Venerdì 3 dicembre: Mon onde d’Amérique.
2*' ciclo: I grandi registi: John Ford
Venerdì 10 dicembre: Ombre rosse
Venerdì 17 dicembre; Un uomo tranquillo
Venerdì 7 gennaio: La via del tabacco
Un film per discutere:
Venerdì 14 gennaio: Il paesaggio dopo
la battaglia
3’ ciclo: La mafia
Venerdì 21 gennaio: Salvatore Giuliano
Venerdì 28 gennaio: Il giorno della civetta
Venerdì 4 febbraio: Il sasso in bocca
4" ciclo: I grandi registi: Luis Bunuel
Venerdì 11 febbraio: I figli della violenza
Venerdì 18 febbraio: Estasi di un delitto
Venerdì 25 febbraio: Nazarin
Venerdì 4 marzo: Viridiana
Venerdì 11 marzo: La via lattea
Venerdì 18 marzo: Il fascino discreto
della borghesia
Venerdì 25 marzo: li fantasma della
libertà
Un film per discutere:
Venerdì 1' aprile; Oltre il giardino
5" ciclo: 1 grandi registi: John Cassavetes
Venerdì 8 aprile: Una moglie
Venerdì 15 aprile; Mariti
Venerdì 29 aprile: La sera della prima
N.B. Le proiezioni avranno luogo alle ore 21:
— da novembre a gennaio, nel salone
comunale di Viale Rimembranza, a
Torre Pellice;
— da febbraio ad aprile, nel salone
del Convitto Valdese di Vìa Angrogna a Torre Pellice.
— Costo della tessera per l’intero ci- .
do L. 15.000.
AUTUNNO IN
VAL D’ANGROGNA
I prossimi appuntamenti sono :
— Giovedì 28 ottobre, ore 20.30,
scuola di Chiot dl’Aiga; Incontro dibattito sul tema : « Provvedimenti degli Assessorati alla
Montagna e all’Agricoltura della Provincia di Torino in favore degli agricoltori e degli allevatori della valle ». Introducono
gli Assessori Ivan Grotto e Luciano Rossi.
— Sabato 30 ottobre, al Capoluogo; ore 14.30 apertura della
mostra-mercato dei prodotti agricoii e deH’artigianato locale
( scuole elementari ) e della mostra «Come eravamo» (foto d’epoca raccolte dal Centro di Documentazione sulla cultura contadina e dal gruppo FGEI del
Prassuit-Verné) e i lavori della
Scuola di Artigianato di Rorà.
Sarà presente l’Assessore alla
Cultura della Provincia, arch.
Piercarlo Longo.
Ore 15: Ballo in piazza; Musica Occitana a cura del Gruppo
di Ricerca della Val Pellice.
« Ritorna anima mia al tuo riposo perché l’Eterno vi ha colmato di beni »
(Salmo 116: 7)
E’ mancato
Arturo Balma
con profondo dolore lo annunciano la
moglie Ester; i figli Roberto con Marisa, Renato con Daniela; le sorelle Ida
con il marito Teofilo Pons, Giulietta,
Elsa; i nipoti Franco e Liliana e parenti tutti; la famiglia desidera ringraziare gli amici Livio Gobello e Mariuccia Barbiani, la dottoressa Claudia Peyrot e il personale tutto delTAsilo Valdese di Luserna S. Giovanni
e in modo particolare le infermiere
che hanno curato con tanto amore il
loro caro.
La salma riposa nel cimitero di Pomaretto.
Eventuali offerte in memoria a favore deH’Asilo Valdese di Luserna S.
Giovanni.
La famiglia, nell’impossibilità di
farlo personalmente ringrazia sentitamente tutti coloro che di presenza o
con scritti hanno voluto dimostrare il
loro affetto e la loro simpatia.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Tourn. nell impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutte le gentili persone che con la
presenza- scritti e fiori hanno preso
parte al loro dolore per la dipartita
della loro cara mamma, suocera e
nonna
Leonilda Valentina Morel
ved. Tourn
Rivolgono un grazie particolare al
Sig. Livio Gobello. alla Sig.ra Barbiani. alla Dott.ssa Peyrot. a tutto il personale dell’Asilo Valde.se per le amorevoli cure prestale e al Pasl. Giorgio
Tourn per il suo messaggio.
. Rorà. 26 ottobre 1982
RINGRAZIAMENTO ,
(t L'erba si secca e il fiore cade:
ma la parola del Signore permane in eterno »
(Pietro 1: 25)
Le famiglie Godino, Long e Costan
tino, profondamente commosse per la
grande dimostrazione di affetto tributala alla loro cara
Giulia Mitello ved. Godino
neirimpossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che con
scritti, fiori, presenza e parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento ai medici. suore e infermiere del reparto
medicina deirOspedale Cottolpngo. ai
vicini di casa, parenti e amici che sono
siati loro vicini nella triste circostanza.
S. Secondo. 13 ottobre 1982
U8L 42 - VALLI
CHISONE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 31 OTTOBRE 1982
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel- 81205.
Ambulanza:
Gfoce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Val
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Maurìziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 31 OTTOBRE 1982
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
29 ottobre 1982
FGEI SICILIA
AMNESTY INTERNATIONAL
e impegno per la pace
L’impegno per la pace rimane
al centro del programma della
FGEI ( Federazione Giovanile
Evangelica) della Sicilia. Cosi ha
stabilito il Convegno organizzativo che si è tenuto a Catania,
nei locali della Chiesa battista
di via Capuana, il 2 e il 3 ottobre, con la partecipazione di 25
giovani in rappresentanza dei
gruppi di Riesi (3), di Scicli (3),
di Palermo (1), della città ospitante (16) e della Federazione
calabrese (2). Muteranno però le
forme di tale impegno : non più
una compartecipazione piena alla direzione del movimento per
la pace siciliano (sia per i costi
eccessivi, in denaro e in energie,
che questo comporta, sia per recuperare in autonomia), ma piuttosto il rilancio di attività di informazione e di educazione alla
pace condotte a livello locale dai
gruppi, insieme con le comunità
e — laddove ciò si renda possibile — anche con altre forze. Sarà compito dei gruppi anche
mantenere i contatti coi comitati e soprattutto con Comiso. Tra
le prime iniziative citiamo un seminario sull’educazione alla pace a Catania (fine novembre) in
vista di un lavoro di informazione nelle scuole.
La lunga discussione sul « che
fare » per la pace non ha impedito al Convegno di esprimere
la propria intenzione di occuparsi — sia pure in misura minore
— anche del fenomeno mafioso :
la FGEI Sicilia aderirà e parteciperà (nei limiti del possibile)
alle mille iniziative contro la mafia che un arco assai vasto di
forze politiche e sociali va organizzando in Sicilia, prime fra
tutte l’Assemblea nazionale studentesca del 9 ottobre e la manifestazione indetta dal Sindacato per il 16 ottobre, entrambe a
Palermo. Contemporaneamente
i gruppi dedicheranno parte delle loro energie a un approfondimento del problema (soprattutto delle sue connessioni con la
questione droga) e lo sottoporranno all’attenzione delle comunità.
La nuova Giunta regionale —
nella quale sono stati eletti Davide Calogero (Catania), Andrea
Lanzafame (Catania) e Rosaura
Mania (Scicli), tutt’e tre con la
carica di segretario regionale —
Comitato di Redazione: Franco
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Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
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dovrà inoltre provare a ricucire
la rete dei gruppi giovanili siciliani, da Marsala a Lentini, da
Agrigento a Pachino e a Palermo. Un compito assai gravoso,
in vista del quale potrà però contare su un discreto gruppo di
collaboratori e su una serie di
proposte di lavoro: formazione
di quadri per i campi di Adelfia,
sensibilizzazione delle comunità
nei confronti del centro (è stata proposta una « campagna » in
tal senso, meglio se in collaborazione col comitato), maggiori
contatti coi catecumeni, animazione biblica, oltre, naturalmen
te, all’impegno per la pace e a
quello contro la mafia.
Tre i convegni regionali previsti : il primo, proprio sulla mafia, si terrà in gennaio a Palermo (com’è ovvio); il secondo
(marzo?) sarà a carattere biblico e avrà luogo a Pachino (l’invito è esteso ai catecumeni); il
terzo, sul finire della primavera,
sarà un’occasione per fare il
punto sulla questione pace e per
mettere a confronto le esperienze di lavoro dei gruppi. Adelfia,
infine, aprirà a Pasqua per un
campo di formazione FGEI.
B. G.
Un volantino della FGEI
Dalla circolare del Segretario nazionale della Federazione
Giovanile Evangelica riportiamo un volantino che è proposto
ai gruppi per la loro azione nelle scuole secondarie.
No all’ora di religione
Sì ad un confronto sulle tematiche religiose
nel quadro deH’agibilità scolastica
Noi giovani evangelici riteniamo che la religione non debba
essere una materia d’insegnamento garantita dalla scuola
pubblica ed a carico dello Stato.
Consideriamo l’educazione alla fede compito specifico delle
famiglie e delle chiese.
Denunciamo Tinammissibile
permanere del Concordato che,
tra l’altro, privilegia l’insegnamento confessionale cattolico rispetto alle altre fedi religiose o
linee di pensiero laiche.
Perdurando il sistema concordatario diciamo no all’ora di religione quand’anche non si configurasse più in una veste rigidamente confessionale.
Proponiamo l’esonero dall’ora
di religione come strumento di
lotta ai confessionalismo della
scuola pubblica.
L’esonero può essere richiesto
dai genitori degli studenti minorenni presentando domanda in
carta semplice alla Presidenza
della scuola nella quale si faccia
riferimento alla legislazione vigente (R D. 28/2/1930 n. 289, art.
23; legge 5/6/1930 n. 824, art. 2).
Gli studenti maggiorenni possono firmare essi stessi la domanda.
Proponiamo un maggiore utilizzo dell'agibilità scolastica prevista dai decreti delegati per impostare sulle tematiche religiose un confronto libero da ogni
ipoteca confessionale.
Invitiamo tutte le forze giovanili e studentesche, gli insegnanti ed i genitori a confrontarsi
con noi su questi temi.
FGEI TOSCANA
Per una scuola laica
La F.G.E.I. toscana ha tenuto
un convegno regionale sul tema
« Scuola laica o confessionale? »
nei giorni 9 e 10 ottobre c. a.,
presso la Casa Comunitaria di
Tresanti. A conclusione del convegno i giovani hanno approvato la seguente mozione.
« La Federazione Giovanile Evangelica Italiana della Regione
Toscana, riunita in convegno nei
giorni 9 TO ottobre 1982 alla Casa Comunitaria del Centro Sociale Evangelico di Tresanti
( Montespertoli) sul tema ’’Scuola laica o confessionale?”,
ribadisce la necessità dell’esònero dalle lezioni di religione,
perché pienamente convinta della netta separazione fra l’istituzione scolastica e la confessione
di fede, separazione da ribadire
nella situazione attuale che vede invecfe presenti nella scuola
dottrina religiosa e pratiche di
culto.
Si impegna nell’estensione di
tale forma di dissenso soprattutto nella scuola dell’obbligo.
Valuta le attuali proposte nel
campo della riforma della Scuola Media superiore in vista di
una progressiva laicizzazione dell’insegnamento e, quindi, anche
in quello della religione, nell’ottica di un superamento del regime concordatario.
Ritiene importante la formazione, dove sia richiesta e fuori
dall’orario di lezione, di collettivi teologici e biblici per una mi
Guatemala :
massacri
di stato
Amnesty International afferma oggi (martedì 12 ottobre
1982) che le forze armate guatemalteche hanno massacrato più
di 2.600 indigeni e contadini nel
corso di un programma antiinsurrezioni lanciato dopo l’ascesa al potere, nel marzo di questo anno, del generale Efràin
Rì.os Montt.
Le forze armate ed unità di
« difesa civile » di nuova formazione, hanno distrutto interi villaggi, torturato e mutilato i presenti ed effettuato esecuzioni di
massa in almeno 112 occasioni
diverse fra marzo e luglio, come
riportato dal nostro movimento
mondiale per la difesa dei diritti deH’uomo.
Le notizie che continuano a
pervenire a questo riguardo mostrano che anche in mesi più recenti questi massacri continuano. Come riferisce Amnesty International è naturalmente diffìcile specificare i dettagli esatti
di tutti questi massacri; essa ritiene tuttavia che il numero dei
morti sia superiore a quello finora risultante al movimento.
In un villaggio indiano nella
provincia di Quiché, risulta che
il 5 aprile le truppe hanno ammassato tutti gli abitanti nei
cortili, violentato le donne, decapitato gli uomini e sbattuto
ripetutamente i bambini contro
delle rocce di un fiume adiacente, fino alla morte. Lo stesso
giorno, altre incursioni hanno
provocato un centinaio di morti
nel villaggio di Mangal e 35 morti a Covadonga.
In altre località, delle persone
sono state bruciate vive nelle loro capanne, fatte a pezzi con dei
« machete » e finite a colpi di
mitragliatrice. Continuano a pervenire ad Amnesty International
informazioni su ulteriori atrocità.
Le forze governative hanno allontanato tutti gli abitanti da
molte zone in cui si riteneva fossero presenti dei rivoluzionari,
uccidendo molti degli abitanti e
portandone via altri.
Gli ufficiali guatemaltechi sostengono che i morti sono guerriglieri caduti nel corso di scontri con le forze di polizia o civili
uccisi da guerriglieri. Amnesty
International afferma tuttavia
che le informazioni da essa ripetutamente ricevute indicano il
Governo come responsabile di
Un programma di assassini! di
massa di civili non armati in zone rurali.
In precedenza Amnesty International aveva riferito dell’esistenza di un programma di assassinii diretti dallo Stato nel
periodo in cui si trovava al potere l’ex presidente Romero Lucas Garcia, in virtù del quale
era compito delle « squadre della morte » eliminare elementi
sospetti di opposizione al governo, molti dei quali nelle città del
Guatemala. « Attualmente », come afferma un funzionario di
Amnesty International, « nelle
campagne vengono effettuati
massacri su larga scala ».
Fra le vittime di questi massacri vi sono donne incinte,
bambini piccoli e persone anziane. In un’operazione a tappeto effettuata nel mese di maggio nella provincia di Quiché, degli agenti armati hanno ucciso
25 bambini di età compresa tra
i 4 mesi e i 14 anni, 14 donne e
tre uomini.
Il comunicato di Amnesty International è stato dato in coincidenza con l’annuale « settimana del detenuto per motivi di
opinione » il cui tema quest’anno è quello delle violazioni dei
diritti dell’uomo nelle zone rurali di tutto il mondo.
Se volete contribuire al tentativo di fermare le uccisioni, scrivete al Generale Rìos Montt chiedendo che venga posta fine alle
esecuzioni e che si compiano indagini complete volte a stabilire
ogni responsabilità.
Scrivere a;
General Efraìn Rìos Montt
Presidente - Palacio Nacional
CIUDAD de GUATEMALA
(Guatemala)
gliore conoscenza della storia
del protestantesimo, della presenza degli evangelici in Italia,
e di una testimonianza della nostra fede.
Sottolinea l’importanza di un
effettivo pluralismo nella scuola
e nella società per la salvaguardia di tutte le minoranze ».
SCAMBIO DI LETTERE
Spadolini
a Spini
AH'affermazione del presidente Spadolini relativa all'Intesa valdese-metodista che .< di questo punto mi sono
occupato solo io, nessun partito della
coalizione mi ha mai chiesto nulla ».
ha risposto con una lettera, piccato,
Valdo Spini ricordandogli di aver personalmente sollecitato questo punto a
nome del PSI alla vigilia della formazione del Governo. Gli ha risposto accanto » Spadolini, senza riscontrare questa precisa rettifica, dando generica
assicurazione che » la questione sarà
sollecitamente definita ». Di nuovo c'è
il termine che Spadolini usa per indicare il protocollo di intesa siglato nell'aprile dell'81: « seconda bozza ». Deve
essere un lapsus di chi parla di Intesa,
ma in realtà pensa al Concordato.
Una testimonianza
Una giovane donna Kekchi di 11 anni, nata nel villaggio di
Chirrenquiché, Cobàn, Alta Verapaz, ha fornito il seguente resoconto su come è stata assalita e violentata dai soldati durante l’attacco armato al suo villaggio nell’aprile del 1982. .Anche suo fratello
minore è stato sequestrato e ferito - i due sono gli unici sopravvi.ssuti di una famiglia intera.
« ...Vennero i soldati; siamo
saliti sulle montagne; li abbiamo trovato tronchi e rocce per
nasconderci. Un gruppo di soldati giunse da dietro, ci presero
da dietro. Presero tre dei nostri; li portarono sulle montagne,
li legarono sulle montagne e li
uccisero con i machete ed i coltelli. Li morirono. Allora mi chiesero quali erano i guerriglieri,
e io non glielo dissi, cosi mi colpirono con il machete sulla testa, sui seni e su tutta la mano.
Quando venne l’alba, cercai di
andare a casa. Ma potevo appena camminare. Mi imbattei in
una ragazza del nostro villaggio,
che portava dell’acqua. Me ne
diede un po’ e mi portò nella sua
casa.
L’esercito prese anche mio fratello tredicenne Ramos e lo trascinarono via, e gli spararono
al piede e lo lasciarono buttato
per terra.
Mio fratello e i miei genitori
ed i miei altri fratelli e sorelle
erano stati in casa. I soldati mi
dissero: "Sono guerriglieri e devono essere uccisi”. Mio fratello
ha visto come uccidevano i miei
genitori, mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle e mio fratello piccolo di un anno; i soldati
li mitragliarono a morte quando giunsero nel villaggio. Solo
mio fratello Ramos ed io siamo
vivi. I nostri amici ci danno iniezioni e medicine. Non pcissiamo
andare all’ospedale a Cobàn. Credo che ci ucciderebbero li ».
Sui prossimo
numero
parlò la campagna abbonamenti 1983 con una pagina dedicata particolarmente alla di-stribuzione del nostro settimanale: « La Luce » arriva abbonatevi!
Contiamo sulla collaborazione di molti per rendere produttiva la campagna.