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Roma, 21 Novembre 1908
SI pubbli«« ogul Sabato
ANNO 1 - N. 47
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LA LUCE
Propugna gPinteressi socialii morali e religiosi in Italia
ABBONAMENTI
Semestre L. 1,50
3,00
Italia: Anno L. 2,50 —
Estero : » » 5,00 —
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restituiscono
INSER2:iONI
Per linea • spazio lorrispondente L. 0,J5
» < da 2 a 5 volte 0,10
* « da 6 a 15 volte 0,05
Per colonna intera, mezza colonna, quarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore ; B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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SOMMARIO
Guardando attorno. — Il Giubileo del Papa. — Un
Congresso Universale ? — La Spagna cattolicissima.— Per distruggere il Bomanismo, Arturo
Mingardi. — Vittoriano Sardou, Y. — Vandervelde
e le Missioni, E. M. — Galleria scientifleo-religìosa : Tronchin, E. M. — Il diritto al furto, Enrico Rivoire. — La dottrina cristiana spiegata al
popolo, u. i. — Lettera di conforto per lutto recente, Fcbe. — Croce azzurra. — ITeUa Penisola
e nelle Isole — Echi delle Missioni. — Primavera
della vita. — Congresso arazionale delle U. C. d. G.
— Eroine Valdesi (nuova serie), Teofilo Oay.
LA LUCE
AI SUOI Alici
Siam qaasi alla fine dell’anno; eppure un
certo numero di Lettori non ci hanno ancora
mandato le L. 2,50 deH'abbonamenti !
Li preghiamo di volerci saldare immediatamente il loro debito, inviandoci cori la
stessa cartolina-vaglia altre L. 2,50 per l’abbonamento dell’anno 1909 che sta per cominciare.
Rinnovate dunque, sollecitamente, cari Amici e gentili Lettori, il vostro abbonamento e
parlate d’intorno a voi della LUCE, procurandole nuovi abbonati. A tal fine, facciamo
specialissimo asse-’^namento su la cortesia,
Tatfetto e lo zelo dei nostri cari cplleghi, i
pastori delle Valli e del rimanente d’Italia.
Coloro, che non essendo ancora abbonati,
ci invieranrio, prima della fine di novembre,
L. 2,50 per il 1909 riceveranno anche i numeri di dicembre prossimo, senz’altra spesa.
Il prezzo d’abbonamento è mantenato a L. 2,50
per tutti coloro che avranno pagato illoro abbonamento PRIMA del 81 gennaio 1909, dopo di che
esso verrà portato a 3 lire.
Per le molte diiflcoltà avveratesi negli scorsi
anni, sono SOPPRESSI gli abbonamenti postali
coH’estero. I nostri Amici dell estero si compiacc iano di valersi di vaglia internazionali, per pagare il loro abbonamento.
L'Aiimiinistrazione della “ Rivista Cristiana „
ivendo in animo di offrire speciali facilitazioni
)cr labbonamento a detto periodico, la cui dire;ione verrà assunta col !• gennaio 1909 dal signor
LGiampiccoli, NON si faranno più “ abbonamenti
omalativi „ colla LUCE.
Gaardaodo attorno II Giubileo del Papa
(Noterelle e Spigolature)
A soli quattro anni dalla catastrofe di Courrières,
eccone un altra altrettanto straziante. Uno scoppio di
gaz ha prodotto un immane incendio nelle miniere
di Radbod (Germania). Quale desolazione ! Anche parecchi dei nostri connazionali sono tra le vittime ! Ci
si stringe il cuore al solo pensarvi. La nostra simpa
tia è tutta per quelle povere famiglie private così
tragicamente dei lori cari ! Che terribile cosa è la
morte! Noi siam fatti per la vita! Ma ecco il conforto
dalle labbra stesse del Cristo : « Chi crede in me,
benché sia morto, viverà >.
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* «
La morte batte con egual piede alia capanna e alla
reggia.
L’imperatore e l’imperatrice madre della Cina sono
spariti fulmineamente a pochi giorni, a poche ore di
distanza. _ _____
Qual sarà la sorte di quell’euorme nazione che comprende quasi il terzo del genere umano? Molti missionari sono all opera. Oh se per la Cina, come per
il Giappone, sorgesse finalmente un periodo di libertà
vera, a trionfo dell’Evangelo 1
♦
» •
Il Giornale d’Italia, riferisce un fatto, che più che
altro sa di pettegolezzo. Il parroco di Ars in Lorena
avrebbe, predicando, eccitato i parrocchiani contro
..oppressori, cioè contro i protestanti ; la predica
gli avrebbe fruttato alcuni giorni di fortezza e la disapprovazione del politicante Mery del Val, a cui preme
che Roma viva in pace con Berlino. Il parroco lorenese si proporrebbe di ricorrere al papa per mezzo
di qualche cardinale compiacente o venendo in persona
a Roma.
Venga pure, ma a noi pare che la cosa non abbia
molta importanza.
• •
Nei suindicato giornate leggiamo ancora :
• Col consenso dell’ arcivescovo di Cantorbery, pri« mate di Inghilterra, un comitato speciale sta orga« nizzando una processione storica che rappresenterà,
« con una serie di quadri e di figurazioni, i grandi
« avvenimenti religiosi verificatisi in Inghilterra dalia
« prima introduzione del cristianesimo fino ai giorni
« nostri.
« Circa tremila persone prenderanno parte alia pro« cessione, la quale verrà divisa in venti episodi dif« ferenti >.
E lo scopo ? Per contrabilanciare la supposta influenza esercitata dal Congresso Eucaristico ? La chiesa
anglicana, così forte e spirituale, in quella parte di
essa che non combacia col puseismo, non ha bisogno
— a nostro credere — di ricorrere a questi mezzi per
attestare la sua vitalità potente e vittoriosa.
*
« •
A Roma, in questi giorni il pensiero dei cittadini
era volto a due cose : al giubileo papale e al giardino
zoologico che avrà sua sede alla Villa Borghese o Umberto.
Il giardino zoologico sarà pronto per l'anno 1911 e
sarà il più grandioso del mondo.
Lo visiteremo con vivo piacere. Gl’ippopotami, provenienti dallo Zambesi, ci ricorderanno i pericoli e i
sacrifizi affrontati dai nostri fratelli valdesi che su le
rive di quel fiume dell’Affrica australe evangelizzano i negri del re Lewanika.
Una passeggiata del Papa attraverso la
cattedrale di S. Pietro, in sedia gestatoria,
sotto un elegante baldacchino, tra i flabelli
orientali e il suono delle trombe argentee,
con una turba di prelati e. di militi dinanzi,
didietro, da ogni lato ; un bel numero di
pellegrini immedagliati, incoccardati, di
ogni condizione, in carrozza, a piedi a
gruppi di dieci, di venti, di trenta, per le
vie della citta, menati da un Reverendo
con la Guida... ortodossa squadernata in
mano, provenienti da tutte le regioni d’Italia; diverse lingue, simpatiche favelle, dal
dialetto veneto; al IbffiBWdo, all’abruzzese,
al siciliano ; un mezzo reggimento di vescovi ; qualche lume a qualche finestra e
su per la facciata di S. Pietro ; uno scampanìo insolito da ogni torre e uggiosetto
assai, e poi una pioggerella monotona e insistente — stavo per dire : protestante :
I ecco, in brevi parole, la festa di lunedì
scorso in onore di Pio X, il ' quale celebrava il suQ giubileo sacerdotale.
* *
Che male c’è per un papa, per un sacerdote qualsiasi, a far festa nel cinquantesimo anniversario della prima messa ?
Nessun male assolutamente. Non si commemora la nascita del figliuolo, il giorno
delle nozze ? Chi non vede avvicinarsi con
gioia trepidante le cosidette nozze d’argento
e soprattutto le nozze d’oro ?
Noi quindi non disapproviamo punto la
commemorazione di lunedi scorso come
commemorazione ; e dal canto nostro mandiamo al Pontefice d’una religione che non
è la nostra l’augurio cordiale di salute, di
lunga vita, e in ispecie l’augurio di beatitudine nella comunione di quel Gesù Cristo,
che, sempre presente su la terra e bramoso d’albergar in ogni cuore, è per tutti
quelli che l’invocano umilmente fonte di
vita spirituale e di letizia ineffabile.
*
» »
Ma se non abbiam nulla da ridire contro la festa in sè stessa, sentiamo tuttavia
il bisogno di protestare contro il modo
della festa. « 11 modo ancor m’offende. »
2
LA LUCE
Oh quelle pompe paganeggianti ! Oh
quegli abiti da Gran Lama ! Oh quell’idolatria d’una moltitudine, che si prostra...,
e a cui si permette di prostrarsi innanzi
a un simpatico vegliardo che passa portato
a braccia da uomini come s’egli fosse un
dio, un idolo indiano o cinese !
È roba cristiana codesta ?
Pietro, l’apostolo, che i Cattolici romani
considerano come il primo dei loro papi,
sarebbe balzato giù con la sua foga sempre
giovanile da la sedia gestatoria, e al popolo
bocconi avrebbe- gridato risoluto e non
senza un lieve accento d’indignazione rattenuta : c< Levatevi, siete uomini, ed io
non sono che un uomo ! »
Cosi il primus inter pares, cosi 1’ ardimentoso Apostolo aveva gridato in Cesarea,
varcando la soglia della casa del centurione Cornelio, il quale innocentemente, o
___ come oggi si direbbe — incoscientemente si era prostrato innanzi a lui, a
Pietro, apostolo, si, ma uomo e rinnegatore e peccatore com’è ogni altro uomo !
Il Papa è passato su un mare di teste
curvate al suolo !
Forse molte teste si saran curvate, senza
sapere perchè si curvassero ; ma io ce l’ho
coi conduttori che permettono tanto scandalo d’idolatria in Roma... caput mundi, a
questi lumi di civiltà avanzata.
Oh le parole del Cardinal Patriarca di
Venezia ! « Passerete voi » egli diceva
agli avversari della Chiesa di Roma « pas« serete voi e tutta la vostra disgraziata
« progenie, e il Papa sarà ancora quello
« che egli è, perchè egli è... »
Che cosa ?... Il Vicario del Cristo torse ?
No! Adesso — per reazione — non ci si
esprime più a questo modo soltanto.
« perchè egli è... il Cristo vivente
sulla terra. »
Ma no! Passerete voi, preti di Roma,
col vostro papa in sedia gestatoria, passerete tra non molto, voi e la vostra progenie idolatra dell’uomo peccatore, e resterà il puro, il santo, il perfetto : Gesù
Cristo, che è vivente nel cielo e in ogni
cuore che creda sinceramente in Lui qui
su la terra !
nanzi al Tribanale..., e il Tribanale li condannava
ad ammende e al carcere ! Oh perchè mai ?
Qaando il figliolo di cai si tratta nacque, la moglie
del maestro, la madre, non era ancora cristiana evangelica, e qaindi nessana maraviglia ch’ella di
nascosto lo portasse a battezzare dal prete papista.
Or è da sapersi che la legge spagnola veramente
barbara — considera l’atto battesimale come ana
« presa di possesso » nientedimeno ! Sicché il prete
battezzatore, nel nostro caso si credette, in facoltà
di denanziare il pastore qaal reo d’aver trafugato
(scusate, se è poco 1) una delle sue pecorelle, quantunque adesso, non solo il padre, ma anche la madre
della pecorella appartengano alla Chiesa cristiana
evangelica.
” Nella povera Spagna, imbevuta di Cattolìcismo
papale, fin nel midollo delle ossa, il prete ha sui
figli altrui diritti maggiori di quelli dei genitori
stessi !
Viva dunque la libertà !... ma la libertà... turca,
intendiamoci ; poiché in Turchia c è più libertà che
nella Spagna cattolicissima.
In fondo in fondo, il costume di cui abbiam parlato non è che una edizione più moderna riveduta
e ben poco corretta dei ratti di bambini valdesi e
di altri bambini cosidetti < eretici » edelcasoMortara di non remota memoria. Il prete romano vuol
tutti per sè : vivi o morti. Un poco di battesimo,
ed ecco il prete padrone delle anime e dei corpi ,
Potreste imaginare qualcosa di più antiliberale
di più mostruoso ? E si strilla ?
Via, un poco di senso comune per lo meno !
Per distPuggePB il Romanismo
yviso. — Ci giungono frequenti inviti ad iniziare nelle colonne del nostro periodico delle collette
a favore di opere eccellenti, ma particolari o locali,
come sarebbe quella veramente ottima caldeggiata dal
sig. Deodato per un Eicovero per Vecchi in Sicilia.
Orbene ci è purtroppo necessario d’avvertire i nostri
buoni Amici che la Luce non può occuparsi se non
di quanto concerne la Chiesa in generale e segnatamente l’opera d’evangelizmione.
Ciò non ostante, per questa volta almeno, poiché ne
siamo stati vivamente pregati, diamo la lista seguente
che riguarda l’Asilo pei Vecchi Evangelici poveri
in Sicilia ;
Somma precedente........................h. 2.155,83
Signor G. D. Tarino, past.em. Genova . » 20,—
Totale . .
L. 2.175,83
Un Congresso Universale?
La Spagna Cattolicissima
Quanto clamore dopo il famoso Congresso Eucaristico di Londra ! I figli devoti della Chiesa Romana
hanno gridato a squarciagola ; « Si sopprime la libertà anche nella libera Inghilterra 1 Non si è potuto portar in giro processionalmente il Sacramento !
Oh intolleranza inaudita ! »
Se queste proteste fossero sincere, grande dovrebb’essere nel Romanesimo l’amore alla libertà ;
e, là dove il Cattolicismo romano è più vigorso, più
potente avrebbe a regnare la libertà. La Spagna
per citare un solo esempio — è arcicattolinissima,
qaindi la Spagna — alla stregua accennata — dovrebb’essere la terra classica della libertà.
E’ cosi ?
Recentemente in Ispagna moriva il figliolo d’un
maestro di scuola, il quale lavora nella missione evangelica diretta dal pastore Luigi Lopez Rodriguez.
E che accadde? Il pastore Rodriguez presiedette ai
funerali. Ma di li a poco, una citazione giudiziaria
chiamava lui e tre altri evangelici a comparire in
I Lettori non avranno forse dimenticato la lettera
di Andrea Bourrier che noi abbiamo tradotta e pubblicata tempo addietro, per i primi in Italia. In quella
lettera il direttore del Chrétien propugnava l’idea
di un Congresso mondiale Evangelico da tenersi in
Roma, per cura deU’Alleanza universale. Noi allora
non facemmo nessun commento alla proposta. Pare
ch’essa abbia incontrato il gusto di alcune persone,
tra cui è il signor Cristoforo Piperi di Taranto, che
su tale argomento ci ha favorito una lunga lettera.
Lo ringraziamo cordialmente, ma ci facciam lecito
d’aggiungere che a noi - più che un Congresso U-,
Riversale — sorriderebbe un Congresso semplicemente nazionale, a dimostrare ai nostri concittadini
e specialmente ai nostri concittadini di parte nera
che anche nella cattolica Italia l’Evangelismo, o —
se si preferisce — il Cattolicismo evangelico è più
numeroso e forte che non si creda. Insomma ci sorriderebbe maggiormente l’idea già emessa e propugnata dal Prof. A. Fiori.
Ma forse, per attuarla, sarebbe bene attendere
il fausto avvenimento che renderà famoso per Roma
e per l’Italia il non lontano anno 1911.
Nel giornale « l’Araldo Cattolico » (Roma 8 Novi
1908) un tale, che si firma Alfa si è preso il disturbo di parlare di me in un lungo articolo inti|tolato : Per distruggere il Cattolicismo ! ed ha
creduto di avermi confutato vittoriosamente con una
serqua di argomenti dissepolti dal polveroso repeiitorio già usato per tre secoli dai teologi papali,
quando schiacciavano l’idra evangelica cogli ottiuti
risultati che ognuno vede nei 200 milioni di evangelici che servono a Cristo anche oggi. Sebbene non
ne valga la pena, pure rispondo al Rev. sig. Alfaj.
Per distruggere il Cattolicismo non bastano certamente le bestemmie di quattro atei nè la rabbia
di cinque o sei botoli settari.
Cattolicismo , nel senso in cui lo prendono i
teologi papali per far l’apologià del romanismo significa Vuniversalità del Cristianesimo.
Chiunque crede in Cristo ed accetta praticamentq
il suo Vangelo è cristiano e un cristiano è sempre
cattolico.
Quindi, per quanto il Rev. Sig. Alfa mi canzoijii
come un protestante che non farà carriera, di nuovo
mi professo cristiano e di conseguenza di religione
cattolica, il quale protesta contro tutto ciò che nel
romanismo come in qualunque altra forma di cristianesimo si è sempre superedificato di meno evanevangelico. Premesso ciò dichiaro subito che pii
muove a pietà una società religioso-cristiana, che
per sostenere sè stessa va ad elemosinare frasi prònu'nziate da uomini o atei o nemici della società
stessa.
Il Rev. Alfa al contrario canta vittoria perchè
un protestante avrebbe ammirato il meccanismo
della Chiesa romana e perchè io dissi che esso fa
venire le vertigini a tanti atei che i problemi umani
studiano sui giornali.
Egli non ha riflettuto che un meccanismo, sia pure
ammirato da chicchessia, non può essere mai una
religione perciò stesso che è meccanismo.
Chi lo potrebbe negare che la chiesa romanaj è
un esercito di soldati che si regge per la supina
aquiescenza dei membri, all’ideatico sistema del rnilitarismo mondano, il superiore ha sempre ragioke
specialmente quando ha torto ? E se io e se molti
r ammirassero perciò, non significherebbe che epsa
è ammirevole quale religione. La chiesa romana ,ia
rilegato sulla sedia papale il fattore unico di religione tra gli uomini — lo Spirito Santo, come il
fariseismo giudaico inchiodò sopra una croce quel
Cristo che col suo sangue redense V umanità e fece eredi dello Spirito Santo tutti quelli che |in
Lui avrebbero creduto. Nella chiesa romana possqno
essere religiosi i singoli membri presi separatamente,
ma non è religioso l’organismo il quale essendo
burocratico, non ammette la libera azione dello Spirito di Dio nelle Sue creature, e questo equi vaiò a
negare l’essenziale della religione.
Se la chiesa romana è nn’incrollabile regno di
questa terra, io non ne ho dispiacere : so che
Cristo non è venuto a fondare dei regni terreni...
e non mi confondo : soltanto prego Cristo perchè
più a lungo non siano traditi i suoi piccoli fratelli.
INNI SACRI
« «
Il Rev. Alfa passa a mettere in dubbio la sin
rità della mia fede puramente evangelica. E’ l’ete
ritornello...; non mi sarei maravigliato se egli ave
anche citato la seconda parte del ritornello:
gonnella ecc... ma non è più di moda, visto
ce
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dopo tutto anche preti e frati portano la sottana
dia
La seconda edizione di 5000 copie sarà pronta per
il 20 Dicembre p. v. — Legature in tela stile nuovo,
serie ed eleganti insieme. — Lire UNA la copia, franca
di porto in tutto il Regno. — Spedire ordinazioni alla
Libreria Claudiana, Via de’ Serragli 61, Firenze.
E’ ora però che si dichiari antiquata anche qu
prima parte del ritornello ; primo ; perchè il pàpa
stesso non potrebbe giurare che tutti i suoi sudditi
dell’orbe siano sinceri ; secondo : perchè ormai tutti
sanno che gli evangelici sono in numero pari
non maggiore, ai cattolici e di spirito religioso a
più spiccato e pratico. Tutto questo esige che
almeno per riverenza al precetto di Cristo:
giudicate... — si ammetta un po’ di buona fede e
di sincerità in un uomo che, sentendosi scffo®are
r anima dalla moderna inquisizione, papale,
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3
LA LUCE
ad una forma di cristianesimo in cui milioni di
anime vivono di Cristo da secoli realizzando la migliore civiltà.
Inoltre il Rev. Alfa trova della confusione nei
miei articoli stampati ■ su « La Luce » or fanno
poche settimane — ed ascrive tale confusione alla
verità romana che mi sarebbe stata inoculata irrimediabilmente durante i miei studi in convento,
fatti come solo i cattolici romani sanno fare...
Sig. Alfa, la consiglio a non esaltare di troppo gli
studi che sono permessi e possibili stando alle regole nei conventi, almeno in quelli dove io studiai,
perchè altrimenti mi costringerebbe a delle pubblicità che sarebbero di grande vergogna a lei ed alia
sua setta.
Vuole che glielo dica io dove c’è della confusione ?
Nella testa di molti teologi romani c’è della confusione quando credono di confutare la religione
evangelica, da essi erroneamente chiamata il protestantesimo.
L’evangelico può essere un pi'otestante, quando
protesta però. — E’ falso, è iniquo continuare a
far credere ai piccoli che gli evangelici non hanno
una religione, una fede, e una morale, positiva genuinamente cristiane e che tutta la loro vita religiosa si concretizza in una idrofobia antipapale.
Abbiate il coraggio signori teologi, di assistere
qualche volta al culto che gli evangelici prestano
a Dio e a Cristo Salvatore ; spiate la carità fraterna
che regna tra di loro, e se non li troverete perfetti,
dovrete almeno arrossire d’avere calunniato delle
anime nelle quali manifestamente è vivente il Cristo.
Vi siete impinguati di pregiudizi : vi siete fatto
capricciosamente a priori un concetto vostro circa
l’evangelismo e ogni qualvolta vi incontrate in un
evangelico autentico e non potete negare che in
lui vi è la fede in Cristo e l’nnzione dello Spirito
Santo e lo sforzo per ubbidire al Vangelo, vi trovate scombussolati e vi illudete che egli sia un
cattolico romano che in mala fede si professa evangelico. La mala fede è in voi ! ricordatevi però che
sopra di tutti, papi, preti, frati e protestanti, c’é
Dio che giudica le umane giustizie non escluse quelle
della chiesa romana. Si, Rev. Sig. Alfa : con perfetta tranquillità di spirito e in tutta coscienza,
con la più sentita gratitudine a Dio dichiaro in
faccia al mondo di essermi ribellato con grande
entusiasmo alia burocrazia asfissiante della chiesa
romana per non essere suddito che di Cristo, fratello di tutti gli uomini, ai quali debbo la riverenza
spesso ; la gratitudine qualche volta ; il perdono
sempre ; la servitù mai. Chè Cristo mi apprese che
è impossibile di servire a due padroni anche quando
uno di essi si chiami : papa.
Il mio Signore è Cristo, in Lui servo a tutti,
specialmente ai più poveri ; fuori e sopra di Cristo
a nessun mortale servirò mai, assolutaménte mai.
• *
• •
Il Rev. Sig. Alfa continua convenendo con me
che per distruggere il cattolicismo — leggi romanismo — certo basterebbe concedere la libertà di
esame. Habemiis confitentem reum !
Per quanto un teologo romano voglia atteggiarsi a vindice della libertà, è inevitabile che gli
sfugga inavvedutamente la rivelazione del suo istinto
liberticida.
Il nostro bravo scrittore araldico si tradisce nel
dare la definizione del libero esame ; infatti lo dice:
— il diritto di pensarla, in fatto di fede e di moralità, come più pare e piace ad ognuno.
Questa è la definizione non della libertà, ma della
licenza nè più, nè meno.
E il sig. Alfa viene cosi a rivelare come per lui
non esistano che due cose : la licenza da una parte e
l’ubbidienza cieca e supina dall’altra, salvo ad esaltare la santa libertà in me, se domani mi dichiarassi
cattolico, apostolico e poi anche romano, mentre sono
nato neU'Emilia.
Patentemente il sig. Alfa non concepisce la libeità
onesta in fatto di religione, e cori ciò insulta la
Divinità mentre ferisce la stessa autorità della sua
chiesa. Insulta la divinità, la quale nel concetto di
lui non può essere adorata dai singoli individui umani se non quamlo essi siano evirati delia loro personalità pensante di fronte a Cristo e alla sua dottrina, per aderire supinamente all’ autorità di altri
nomini, che loro imporranno la fede e la dottrina.
Perisco rantoiità umana, la quale non aderisce a
Cristo liberamente, perchè ciò è impossibile agli
uomini — secondo la teoria del sig. Alfa — non
ubbidisce ciecamente agli uomini, perchè al di sopra
dell’ aut orità ecclesiastica non ci è che Cristo ; non
resta quindi .se non che 1’ autorità ecclesiastica sia
una solenne mistificazione.
Che cosa le pare, Rev. sig. Alfa ? non sarebbe
più coerente alla propria teoria se ammettesse che
almeno il papa e i vescovi possono esaminare non
come lor pare e piace, ma come ogni uomo onesto,
sincero e ragionevole sa esaminare? E se il papa
e i vescovi possono esaminare, perchè non lo potrebbero gli altri nomini ? Che se lei me lo concede colla
dichiarazione, che però nel papa e nei vescovi vi è
l’assistenza dello Spirito Santo — iole dico che nè
ella, nè alcun altro mortale può impedire che lo Spirito Santo non illumini anche altri poveri figli di
Cristo che non hanno avuto la fortuna di sedere sulla
sedia magica del Vaticano e di portare il pastorale
e la croce d’oro sul petto, ma che il fato condannò
ad essere senza casa come Cristo e caricati di croce
e di disprezzo come Lui.
Ma il sig. Alfa non ama molto i ragionamenti sottili. Egli dimostra che il diritto al libero esame è contrario al volere di Gesù e afferma, senza dimostrare
eh e tale diritto creerebbe tante religioni quante teste.
La dimostrazione della prima asserzione è questa :
« Gesù ha detto : io sono la verità ; chi crede sarà
« salvo. A chi crederemo noi? ai suoi apostoli, alla
« sua Chiesa, perchè agli apostoli dopo aver detto :
« chi ascolta voi, ascolta me ; soggiungeva : andate,
« predicate, ecc. chi non crederà sarà condannato.
« Ma se io debbo avere il diritto di esaminare debbo
* anche avere il diritto di rigettare ciò che non mi
« piace. Ma se rigetto una dottrina, che ho diritto
« di rigettare, perché sarò condannato ? Eppure Gesù
* C. parla perentoriamente : chi non crederà alla
« parola degli apostoli che predicano sarà condannato.
* Adunque, o è una vana minaccia quella di Gesù
« C. ovvero Egli non vuole libertà di esame, tìia
* vuole quella cieca obbedienza alla divina parola
« che vuole la Chiesa Cattolica ».
Il sig. Alfa doveva fare due co-;e; una prima e
l’altra dopo il suo poderoso ragionamento : la prima,
dare la -definizione del libero esame non secondo la
sua testa, ma secondo i protestanti che egli vuol
confutare — la seconda illustrare per bene che cosa
sia la parola di Dio a cui la chiesa romana vuole si
presti cieca ubbidienza.
Egli, costretto così a riflettere, forse avrebbe
trovato che il diritto al libero esame degli evangelici non è peggiore, nè d’altra natura di quello che
i teologi romani riconoscono e consigliano ai prote.stanti, agli scismatici, ai Turchi, agli Indiani ed
ai Giappone.si per distaccarli dalle loro rispettive
religioni bugiarde... e condurli nel seno della vera
madre divina, la chiesa romana. Quanto alla parola
di Dio a cui la chiesa romana vuole si presti cieca ubbidienza, il sig. Alfa avrebbe naturalmente
fatto una buona distinzione — la Bibbia e la tradizione. Benissimo .■ quanto alla Bibbia tutto il mondo
sa che gli evangelici la venerano assai meglio che
non i cattolici romani : non ubbidiscono però neppure
ad essa ciecamente ; ma non la giudicano neanche
come loro pare e piace.
E’ ragionevole, è umano l’ossequio che l’evangelico presta alla parola di Dio scritta e ciò egli lo
fa non per ribellarsi, ma per dare l’onore conveniente a Dio. La Bibbia è tanto chiara nelle cose
della Religione cristiana 1... in essa vi è tutto il
messaggio essenziale che gli Apostoli fecero al
.mondo in nome dì Cristo. E perchè mai qualunque
uomo non deve potere studiare la parola di Dio
scritta mentre avrebbe potuto udirla direttamente
dalla bocca di Gesù e degli apostoli senza interpreti
intermediari ? La parola di Dio, secondo i teologi
romani, non è tutta .«critta. Gli Apostoli hanno lasciato dei successori legittimi a cui lian redata la
missione avuta da Cristo di evangelizzare. Si è formata quindi una tradizione infallibile e divina come
la Bibbia.
La chiesa romana .«ola possiede la gerarchia apostolica e la tradizione cristiana. Io non voglio quistionare ; ma domando semplicemente a che scopo
questa successione di gerarchie apostoliche attraverso
i secoli ? e che cosa ci insegna a proposito la tradizione ?
Qui vi voglio, Rev. teologi romani, da Alfa ad
Omega.
Tutto lo scopo dell’apparato gerarchico della vostra
chiesa corrisponde esso al concetto apostolico, anzi a
quello di Cristo, da S. Paolo (Gal 4.19) espresso
con quelle mirabili parole : « Deh ! figliuoletti miei
i quali io partorisco di nuovo finché Cristo sia formato in voi » f' La Chiesa romana ha essa la missione
di formare Cristo nel cuore degli uomini — e quel
Cristo che è risuscitato e Vivente in eterno — oppui e
di sostituire un Cristo morto ed inattivo e di pretendere in vece sua una cieca servitù dai poveri
mortali ? Ci pensi il sig Alfa e mediti anche questi
versetti di S. Paolo : Gal. 1-9,12
« Se alcuno vi evangelizza oltre a ciò che avetericevuto, sia anatema. Perciocché induco io ora a
credere agli nomini, ovvero a Dio? o cerco io di
compiacere agli uomini ? Poiché, se compiacessi
agli nomini, io non sarei servitor di Cristo. Ora,
fratelli, vi fo sapere che l’Evangelo che è stato da
me evangelizzato, non è secondo l’aomo. Perciocché
non l’ho ricevuto nè imparato da alcun nomo, ma
per rivelazione di Gesù Cristo. »
Ad altra volta il resto.
HFtupo OHngapdi
Vittoriano Sardou
La Francia è in lutto per la morte di questo glorioso drammaturgo, avvenuta a Parigi il giorno 8 corrente novembre. Era nato a Parigi nel 18.31; studiò
prima la medicina, poi si diede alla letteratura, chiedendo a questa un supplemento di guadagno da aggiungere a quello scar.so della professione. Cosi, da una condizione economica e sociale relativamente bassa, egli
riuscì a sollevarsi ai più alti onori ed alie maggiori
agiatezze. Nel 18.54 egli si mise a scrivere pel teatro
di prosa, e la serie dei suoi trionfi cominciò nel 1860,
con Le zampe di mosca. L’ultimo sud lavoro, andato
ultimamente sulle scene, fu il Processo dei Veleni. Egli
scrisse oltre 60 lavori, e vanno citati, tra i suoi capolavori, nei quali toccò a tutte le situazioni, I nostri buoni villici (1866), Rabagas (1872), Divorziamo
(1880), Madame San Oéne (1893), Tosca (1887), ece.
Vi sono, in questi drammi, delle situazioni diventate
celebri e vive, quasi come pagine di storia, e vi sono
dei personaggi che, come non morranno più.
Qual’è il segreto dell'arte di Vittoriano Sardou?
Ce lo rivelano gli articoli biografici comparsi a gara
nei nostri periodici. Tutti hanno parole di lode pel metodo da lui seguito nell’ideare, disporre e comporre le
sue commedie; ed è da questo punto di vista solamente
che le vogliamo considerare. Il teatro non è affai- nostro; ma è tanta parte della letteratura d’ogni nazione,
ha tale influenza sul ceto alto e basso della società,
che non possiamo disconoscerlo. Alle belle rappresentazioni sulle scene, più che alle buone prediche dei
pulpiti s interessa il pubblico; e ben sanno gli autori
come gli attori, che se lo spettacolo non piace, non interessa, non attrae, saranno fi.schiati — onde s’ingegnano, ciascun per la sua parte, a meritarsi il plauso.
In questo troveremo qualcosa da imitare.
*
* *
« Vittoriano Sardou — scrive Jarro, il critico teatrale della Nazione di Firenze — era popolare nel senso
della universalità degli effetti che aveva prodotto : scrittore coltissimo, raffinato, si rivolgeva ad ogni maniera
di a.scoltatori; gl’intelletti più educati, meglio nutricati
di studi eleganti, trovavano in lui da ammirare. Egli
fu davvero autore universale, poiché la sua opera di
vero scrittore teatrale era compresa dai delicati e dalla
4
4
AL LUCE
moltitudine; era compresa a Parigi, a New York, come
a Londray a Berlino, a Vienna, a Pietroburgo, a Madrid... », — « Il Sardou ci ha dato un teatro normale; ci ha dato la commedia, il dramma del suo tempo;
ha ritratto la sensibilità, i vizi, i pregiudizi, le ridicolezze dei suoi contemporanei, e ha saputo trasformarsi con essi di periodo in periodo. Ogni suo lavoro,
salvo i lavori storici, corrisponde alle agitazioni, alle
discussioni, ai sentimenti che ebbero più vita in q^uel
momento... ».
Leggendo queste parole ci parve di sentir la voce
lontana dell’apostolo, che esorta i suoi compagni a
parlare in modo, e quindi anche a scrivere in modo,
da rendersi « intelligibili » a tutti, a tenere un parlare con grazia, condito con sale, per saper come si
convien rispondere a ciascuno (Col. 4,5), a usare un linguaggio « sano, irreprensibile » (Tito 2,8), che convenga ad ogni classe di uditori, che « conferisca grazia
agli ascoltatori » (Efes. 4,29), che possa essere compreso
dovunque, che contenga tali pensieri da destare un’ eco
nel cuore di ogni gente... per fermare la loro attenzione sulle grandi quistioni del presente e deU’avvenire, sul valore delle cose di questo mondo dirimpetto
a quelle dell’altro.
E ci parve ancora di scorgere, nel metodo di Sardou,
un prezioso ammonimento per quelli che sono « ministri della parola »; vogliamo dire \ attualità. Non
siamo abbastanza attuali nelle nostre predicazioni; lo
siamo alquanto più nella nostra stampa evangelica, ma
si può dire liberamente che non lo saremo mai troppo !
Che singolare effetto, in un giorno di festa nazionale,
udire un sermone... che neppure vi accenni ! Non cosi
Gesù nè gli apostoli I Tutto l’Evangelo lo dimostra. Chi
può dubitare che dal sapere « afferrare le occasioni »
(Cfr., Efes. 5, 15-17; Col. 4,4) la nostra evangelizzazione non abbia a produrre maggior frutto !
Nel drammaturgo teste morto troviamo qualch’altra
cosa da osservare a maggior profitto dell’opera che a
noi spetta, cioè l’arduo, indefesso lavoro. Già l’apostolo
Paolo che avea assistito alle « Maratone », alle corse, ai
pugilati, alle rappresentazioni teatrali del suo tempo,
scriveva ; « Quei tali fanno ciò per ricevere una corona
corruttibile, ma noi una incorruttibile ». E pertanto,
si « esercitano nei combattimenti », erano « temperanti in ogni cosa », si « maceravano il corpo », sopportavano ogni fatica, acciocché raggiungessero il palio
ottenessero la corona, meritassero il plauso e la vittoria (Cfr., 1 Cor. 10, 25-27). Aimè, oggi, il « buon
combattimento della fede », il palio « della vita eterna »,
non si «apprendono » più (1 Tim. 6,12)1 II tempio, la
chiesa, la sala, dove si studia il dramma divino della
nostra Redenzione, dove lo spettacolo è il più grandioso che mente umana possa comprendere, se pur lo
comprende, non attraggono che scarsi uditori... D’altra
parte, la carriera ecclesiàstica, il ministero evangelico
non ha attrattive mondane, nón prospettive terrestri,
non conduce all’agiatezza, agli onori, alla gloria... Oh,
se almeno, in quelli che vi si dedicano, ardesse tale
Tino zelo da spronarli ad un lavoro improbo,- ad un’attività, ad uno stadio personale costante, « pur di compiere il ministero ricevuto dal Signor Gesù ! i (Fatti
20 24Ì
È per quelli d’infra noi che alla parola orale agr
giungono la parola scritta, sono puretnotevoli le osservazioni del critico /«rro intorno a Vittoriano Sardou
— solo che trasportiamo sul nostro terreno quel che
egli dice degli scrittori drammatici, come fa S. Paolo
ragionando di coloro che corrono nella lizza-.
< Per Sardou tutto fa sempre ben arduo; e la lenta
preparazione dei suoi lavori... e la correzione con cui
li tormentò, studioso d’efficacia, di brevità; e ben ardui
furono i cominciamenti della sua vita. E crediamo le
nostre osservazioni possano approdare se riescano a consolare alcuni giovani valorosi, che di leggeri si smarriscono, e a far rientrare in sè i troppo baldanzosi e
confidenti, che credono suprema opera l’ordine, o meglio le temerarietà, di accingersi a tutto, di tentare
tutto, di voler arrivare in fretta ad un fine senza aver
mai cominciato a raccogliere nello studio le forze ne
cessarle... 0 m’inganno, o una certa giovinezza è oggi
troppo ricca di recise sentenze, e troppo povera di
quelli studii, e allena da quella rigidezza di applicazione onde solo è da aspettarsi maturità di opere e di
giudizii ». „
Teniamo conto anche di queste parole. i.
niinÌHÌnH9ei Camera mobiliata, con uno o due letti
HPPlylDnQal presso famiglia evangelica, a pochi
passi fuori Porta Salaria -r Rivolgersi alla Direzione
del nostro giornale Via Magenta N. 18.
Vandervelde e !e Missioni
E’ noto che il leader dei socialisti belghi, Emilio
Vandervelde attualmente si trova al Congo per farsi
un’idea precisa del modo in cui è amministrata quella
colonia. E le sue lettere che manda regolarmente
al Peuple di Bruxelles ci fanno conoscere le sue
impressioni. In una di esse pubblicata il 14 ottobre
egli rende conto di una visita fatta alle Missioni
cattolica e protestante, sulle quali esprime pure il
suo giudizio. L’on. deputato scrive che i missionari
cattolici si rendono invisi alle popolazioni, perchè
rapiscono i bambini per farne dei cristiani, degli
uomini che loro appartengano. E si valgono persino,
nelle loro spedizioni nei villaggi, degli agenti della
forza pubblica. Vandervelde osserva : Bisogna stupirsi se, in simili condizioni, molti indigeni della
regione delle Cataratte se ne vanno sulla riva francese per evitare la cristianizzazione obbligatoria dei
bambini e degli adolescenti ? ».
Ecco invece quello che Ton. deputato scrive sulla
missione protestante :
« Sono ancora tutto commosso della visita fatta
alla missione protestante di Bolobo. Trent’anni addietro, quando per la prima volta Stanley fece la
discesa del fiume, gli indigeni che abitavano quelle
regioni, erano dei tremendi cannibali.Oggi molti d’infra
essi sono degli inciviliti che abitano delle case all’europea, hanno frequentato la scuola ed esercitano ogni
sorta di mestieri ». Il Vandervelde descrive quindi
la visita fatta al missionario Whitchead e alla sua
signora; egli trovò il primo nella tipografia intento
a comporre dei libri in bangala. Fu colpito assai
quando seppe che molte case vicine di bella apparenza sono state costruite dai negri che le abitano.
Visitò pure la scuola, in cui sono in uso manuali
con grande cura adattati alla mentalità e alle preoc
cupazioni dei giovani indigeni. Vandervelde quindi
osserva : « Sono uomini che si formano qui. Mentre
i cattolici si rivolgono alla massa, i protestanti scelgono quelli che loro sembrano i più idonei, e, grazie
a questa selezione, hanno forse minore azione diretta sulFinsieme, ma preparano per l’avvenire dei
capo-fila, che aiuteranno gli altri a progredire alla
loro volta ».
Questo giudizio di un uomo imparziale come il
Vandervelde deve rendere avvertiti i nostri liberi
pensatori quando biasimano le Missioni, onde facciano
una grande distinzione tra quelle del cattolicismo e
quelle del protestantesimo. Hnrieo fWeyniei»
flallBPia sEìBntìtiED-PBliBìosa
Tronchili (1709-1781)
(E. M.). Contemporanei degli scienziati fin qui ri
cordati furono due medici, di fama europea, Tronchin di Ginevra, e Tissot di Losanna.
Tronchin studiò a Leyda sotto Boerhaave, con grande distinzione.
Rifiutò offerte brillanti, quali quella delFimperatrice Caterina che lo voleva in Eudsia. Egli rimase
fedele ad uno spiritualismo del tutto cristiano.
I suoi principii furono cosi riassunti : Dio sempre
presente, il cielo in vista, e la virtù come obbligo.
Fu medico di Voltaire, e come tale egli potè ap
prezzare al suo valore il pallido deismo del suo fa
moso cliente, quel deismo che non era che la ma
nifestazione del buon senso nella sua lotta ineguale
contro la corruzione del cuore e dell’iatelligenza. Il
20 giugno 1778, egli scriveva a Carlo Bonnet
« Se i miei principii, mio buon amico, avessero
avuto bisogno di essere annodati, l’uomo che ho
visto deperire, agonizzare e morire sotto i miei
occhi, ne avrebbe fatto un nodo gordiano. Nel con
frontare la morte dell’uomo dabbene, che non è che
la fine di un bel giorno, con quella di Voltaire, avrei
veduto molto sensibile la differenza che c’è tra una
bella giornata e una tempesta, tra la sensibilità del
l’anima del savio che cessa di vivere e il tormento
orribile di colui per il quale la morte è il re degli
. spaventi. Grazie a Dio, non aveva bisogno di simile
I spettacolo, e tuttavia forte olim meminisse iuvabit.
IL DIRITT© aL FURTO
Quella della disoccupazione è certo una delle più
gravi e minacciose questioni dell’età nostra cosi travagliata; ed è anche una, di quelle la cui soluzione
è più difficile.
Per cause che sarebbe difficile definire e che spesso
non sono imputabili ad alcuno, migliala e anche centinaia di migliaia di uomini, in un solo paese, si
trovano senza lavoro, vale a dire, senza pane per
sè e per le loro famiglie.
Non si tratta di scioperi nè di serrate, ma di ristagno. Gli operai sarebbero ben lieti di lavorare,
ma è il lavoro che manca, e non lo si può sempre
creare artificialmente. I rimedi che si vanno escogitando, hanno un valore limitato e temporaneo; il
male non si cura radicalmente, e non so se lo si
possa fare, e intanto il numero dei disoccupati per
forza aumenta in proporzioni allarmanti.
Tale flagello infierisce attualmente in modo speciale in Inghilterra. Nella sola Londra, vi sono decine di migliaia di gente senza lavoro. Parlando in
un Comizio di codesti disoccupati, il deputato Grayson
sostenne che coloro i quali hanno fame e non trovano lavoro hanno diritto di rubare.
QueU’onorevole suole dare ai suoi pensieri una
forma, pare, molto vivace, poiché, prima di proclamare il diritto di furto, si era già fatto espellere
dalla Camera dei Comuni, pel modo clamoroso e violento con cui pretendeva imporre all'attenzione dei
suoi colleghi, prima di ogni altra, la quistione precisamente dei disoccupati. Se non è un uomo di testa,
è per lo meno un uomo di cuore.
La tesi del deputato era ardita, e tale fu trovata
anche dall’antorità ; anzi fu trovata addirittura sovversiva, e tanto è vero che l’agitatore è già stato
processato e condannato.
Date le leggi esistenti e l’ordinamento attuale
della società, non poteva essere altrimenti; e chiunque
ecciterà al furto o lo commetterà, sarà sempre e
giustamente^ condannato.
Il furto cade sotto la sanzione dei codici umani,
non solo, ma sotto quella del codice divino altresì. « Non rubare », anzi non « desiderare la
roba altrui », sono precetti del Decalogo.
La proprietà individuale è ben tutelata, c’è chi trova
persino in modo esagerato, e non vi si attenta impunemente.
Eppure, pensando, io rimango perplesso. La teoria
del deputato Grayson è falsa, certamente, biasimevole,
sovvertitrice e pazza addirittura quando la si butta
in pasto a turbe già eccitate e spinte agli eccessi
dai patimenti. E’ lo stesso che buttar olio sul fuoco,
e a quale scopo ? col bel costrutto di far nascere
forse conflitti sanguinosi e seminare più vaste rovine.
« Quel che è mio è mio, e quel che è tuo è tuo » :
d’accordo. Ma quando quel « tuo » si riduce a zero,
e quando quel prossimo che voglio rispettoso del
« mio », non trova modo, per quanto faccia, di costituirsi qualcosa di « suo », e nissuno divide con
lui, la quistione allora si fa molto seria, non solo,,
ma assai più complessa di quanto sembri.
Il diritto di proprietà è sacro; ma più sacro ancora è, per ogni creatura umana il diritto alla vita.
Quello è contingente e può essere alienato o manomesso; questo è primordiale e inviolabile. Il furto
è condannato giustamente dalle leggi divine e umane;
ma superiore a quelle sta la legge della solidarietà,
della giustizia e dell’amore. Non si può riconoscere
a nissuno il diritto di rubare, certo; ma d’altra
parte, nissuno è tenuto a morir di fame o a basire
di stenti con la sua famiglia, quando è pronto a
lavorare, a fare qualsiasi lavoro e che non trova.
Ma non è colpa di nissuno... Non sarà colpa di nissuno, ma lo sarà un po’ di tutti. Ad ogni modo, non
è lecito che chi vuol lavorare, non mangi. Il Vangelo ha detto il contrario.
E poi c’è furto e furto. Altro è il furto di colui
che lo fa per vizio, per professione, esponendosi a
pericoli 0 lavorando al sicuro, e il furto occasionale
di colui che lo commette in un momento di aber-
5
LA LÜCJS
razione, spintovi irresistibilmente dal bisogno. Altro
è il furto degli svaligiatori di negozi, di case, di
banche, il furto dei grandi trust e di tutti gli sfruttatori in genere, e altro è il furto di un pezzo di pane
commesso da chi muore di fame o il furto di una
fascina commesso da ehi non ha un po’ di fuoco
per far cuocere la polenta che mungerà sorda ;
salvo la differenza solamente, direbbe Neri Tanfncio,
che i ladri grossi, soprattutto se hanno i guanti
gialli, vanno spesso e volentieri assolti, mentre i
piccoli, perchè hanno rubato spintivi dall’estremo bisogno e dovrebbero perciò avere attenuanti tanto
maggiori, vanno soggetti a tutto il rigore delle
leggi... a meno che si trovi, rarissima avis, qualche
òuon giudice per applicarle.
Dunque, proclamazione del diritto al furto, no,
anche per non incappare nel codice penale ; ma, in
certi casi pietosissimi e sempre molto numerosi, concessione delle più ampie attenuanti, quasi direi della
giustificazione, sì certo ; poiché superiore ad ogni
altro è il diritto all’esistenza.
Envieo Hiv/oive
La dottrina cristiana spiegata al popolo
L'Evangelo ppepapato - Il Canfucianisma
D. — Bastano le belle massime del Gonfueianismo
a togliere il peccato ?.
E. — Dai frutti si conosce l’albero. Sebbene la vita
dei Cinesi, ci presenti non pochi aspetti buoni, pure
essa è funestata da piaghe profondissime. La donna è
schiava dell’uomo il quale può trattarla a suo talento ;
l’affetto fraterno non esiste; l’infanticidio non è considerato un delitto grave, e nel commercio la frode è
lecita. La civiltà cinese di secoli è stazionaria. Manca,
nel Gonfueianismo, la forza viva che l’Evangelo possiede.
Quel che esso ha di buono mostra la sua insufficienza
a salvare e far sorgere nel cuore il bisogno di redenzione e di salvezza; di quella salvezza che il Verbo
di Dio incarnato è venuto a portare al mondo.
. u. i.
D — Noi abbiamo veduto che anche le religioni
non cristiane professate tuttora debbono considerarsi
come preparazione evangelica per coloro che le professano ed a cui 7i,on ancora giunse il messaggio di
Cristo. Indicate ora qualcuna delle più elevate forme
di religione non cristiana attualmente professate.
E. _ Il Gonfueianismo, il Buddismo, il Maomettismo.
D. — Dite qualche cosa della religione dì Confucio.
R. — Confucio il quale visse nel 500 avanti Cristo, fu
il riformatore dell’antica religione dei Cinesi. Giovinetto,
occupò un pubblico impiego e si distinse per altezza
d’ingegno. Mortagli la madre, si ritirò nella solitudine
del suo lutto a meditare sui problemi della vita umana. Rivolse i suoi studi principalmente alla storia
ed alla religione del suo popolo ; e — vedendolo profondamente decaduto — risolvette di richiamarlo a novella vita morale. Aveva circa trent’anni quando cominciò a predicare e ad aver discepoli. Non pretendeva
di annunziare una nuova religione ; voleva soltanto insegnare ciò che era stato tramandato dagli antichi.
Perseguitato a cagione della sua austerità, incontrò
tuttavia, già prima della sua morte, una generale riconoscenza nella Cina dove la sua dottrina è tuttora
la religione dello Stato. (1)
D, _ QuaVè il contenuto delle dottrine di Confu
■cio ^
E. — La religione di Confucio non offre un sistema
di dommi, ma piuttosto una serie di sentenze, di insegnamenti morali intorno ai doveri dell’uomo. Le più
importanti divinità dei cinesi sono il cielo e la terra
da cui procede ogni cosa. Chiamano la Cina. 1 Impero
Celeste, o il Regno del mezzo, perchè, dicono che essi
stanno ' nel mezzo della terra. L’uomo, secondo loro
deve sempre uniformarsi all'ordine della natura.
D. — In che modo il Gonfueianismo costituisce una
preparazione dell'Evangelo ?.
_ I principi morali di Confucio, compiono, tra
l’altro, l’ufficio di far sentire all’uomo ch’egli è universalmente peccatore. Di questa convinzione di peccato suscitata dal contemplare la bellezza della legge
morale, troviamo l’eco nei libri sacri dei Cinesi : Vi
si Ugge, per esempio: c Quando castiga, il cielo confonde insieme l’uomo giusto e l’ingiusto. Ai suoi occhi
gl’innocenti sono pieni di peccato, e li punisce come
cervi colpevoli, I giusti sono di ben poco migliori degl’ingiusti. Nessuno é ciò che dovrebbe essere, e nessuno ha il diritto di discutere la giustizia delle prove
mandategli dal cielo ». ....
Il malessere che proviene da questa convinzione di
peccato dev’essere accresciuto dal pensiero della presenza della Divinità, pensiero che troviamo — per esempio — in questa esortazione ; « Bada bene, bada
bene! il cielo vegliai veglia, è potente, e ha cura di
tutto. Oh ! non dire che è molto lontano, molto alto 1
Esso è invece cosi vicino, cosi vicino a noi; ci circonda da ogni parte, e le nostre azioni non gli sfuggono
mai. Il cielo vede nella tua coscienza. Il suo cammino
è sul tuo cammino; dovunque tu vai, va esso pure, e
da per tutto ti viene incontro. Non permettere quindi
ai capricci del tuo cuore di sviarti dalla sua luce, e
sappi che tutto ciò che fai, lo fai sotto il suo sguar
4o ».
risveglio sarà la presa di possesso della vita, sarà
Tassorbimento nella vita 1 Di li comincia la vita, mentre nell’esistenza presente abbiamo una continuazione
di morte. Non a torto S. Paom chiamava qnesto corpo ..
corpo di morte !
Ma non ti scrivo altro, o sorella ; non è questo,
lo sento, il momento d’indirizzarti lunghi discorsi..
Piangi, io piango con te. Ma, nelle lunghe ore della
tua desolazione, ripensa a quelle cose che io ti ho solo
accennato, ma che riempiono di luminosa speranza le
pagine sante della Bibbia.
E consolati con quelle divine parole.
La tua sorella
(O. Banehetti) pebe.
iBttEra di contorto ptr lotto roconto
... 6 Ottobre 1908.
Carissima Sorella,
Piango con te. Ma se il nostro Signor Gesù Cristo
non avesse pianto egli stesso sulla tomba di Lazzaro,
mi sembrerebbe quasi che le mie lagrime di affettuosa
e profonda simpatia potessero essere ed apparire segno
di deficienza nello sviluppo della mia vita cristiana.
Purtuttavia non le trattengo ; anche la perla, si dice,
è segno di malattia nella conchiglia ; ma nondimeno è
una perla.
Se tu ti mantieni attaccata alla sfera terrena, non
troverai consolazione; nessun’ altra comsolazione che
il tempo. A voler trovare un balsamo più efficace e
più pronto, occorre che tu ti elevi, che tu guardi le
cose dall’alto. Dio lo aspetta, certo, da te. Egli è solo
contemplandole dall’alto che noi possiamo arrivare a
■ renderci conto dell’esatta realtà delle cose. In alto c’è
più luce, c’è uno sguardo d’insieme che non è affatto
possibile dal basso. Innalzati sulle ali della fede.
Non vorrei inasprire il tuo spirito od nrtare il tuo
cuore già tanto dolente. Io non condanno le tue lagrime ; anzi le condivido. Tuttavia, se le consideriamo
bene ed alla luce della verità cristiana, arriveremo a
scoprire — perdonami, o cara ! — che dopo tutto, esse
provengono, non dirò da egoismo, ma almeno da un
amore che non è l’amere pel nostro amato defunto, ma
è l’amore di noi stesse. Sentimento non biasimevole,
certo ; sentimento naturale, pur anche; ma sentimento
che non attinge all’intima essenza de'l sen timento cristiano, il quale è anzitutto sacrificio.
Il nostro defunto, dicevo. Hai tu mai pensato, caris
sima, al senso preciso di questa parola : defunto Essa
significa, mi pare ; colui che ha finito un dato compito,
0 come direbbe S. Paolo; che ha compiùto il corso.
La vita può essere stata anche lieta per lui; ma pure
era un compito, un corso, un lavoro, per lo più una fatica.
Se contempliamo la cosa sotto questo aspetto (che è
poi il vero, bada!) possiamo noi dolerci nel veder,che
qualcuno dei nostri cari ne sia giunto alla fine? Che
ne diresti di quel prigioniero che. si lagnasse allorquando un suo amato compagno ha ottenuta la libera
zione? . . . T w
Ma tu mi dici, e mi par di sentirti.: La Morte
Sì ti capisco; la Morte 1 Basta dire la parola per sen
tire la spada che. ci trapassa l’anima. Ma ascolta; che
cos’è la morte per noi Cristiani se non il sonno? il
sonno dopo la fatica, dopo la pena? Arrivati alla fine
di una giornata travagliata ed arsa, qual sollievo ambito è il riposo, il sonno! « Beati, dice lo Spirito,
coloro che muoiono nel Signore ! Essi si riposano delle
loro fatiche. » Il riposo, il sonno ! oh quanto son dolci
all’anima dello stanco ! •
Sonno senza risveglio sarebbe terribile. Ma Dio ci
ha dato Cristo. Se non ci fosse Cristo, si, la morte
sarebbe davvero il re degli spaventi ; ma ora : « Morte,
dov’è il tuo dardo? Sepolcro, dov’è la tua vittoria? »
« Lazzaro, nostro amico, dorme ; ma io vo per risvegliarlo ». Oh la sicurezza del risveglio ! Quanta beati
tudine in essa! .. ..
E poi, qual risveglio 1 Come di chi essendosi addor
mentato stanco e pieno di freddo, dopo un’umida e
triste giornata di fitta nebbia invernale, riaprisse gli
occhi in un bel mattino di primavera, per ammirare
la serenità del cielo, la trasparenza dell’aria, il verde
delTerbe, per respirare il profumo dei fiori, per udire
il canto degli uccelli. Che cosa sarà il risveglio nella
vita avvenire? Sarà il risveglio alla vita, sarà il rinascere,
sarà il nascere. Si, perchè la vita presente è piuttosto
una mone che una vita, mentre quella che noi chiamiamo morte è veramente la morte della morte ; e il
CROCE AZZURRA
(e. r.) La Società Francese di Temperanza sta per
festeggiare il 25- anniversario della Croce Azzurra.
La grande seduta del Giubileo ebbe luogo lunedi 2
novembre nella Chiesa della Redenzione, in Parigi,
sotto la presidenza del pastóre sig. Pietro Dieterlen.
Oratori invitati i sigg. pastori Edouard Sautter, 'Wilfred Monod, E. Saillens e Duviller.
I benefici recati in Francia dalla Croce Azzurra non
si possono paragonare a quelli della Svizzera, ma furono però notevoli, segnatamente nel paese di Montbéliard.
Zurìgo
I ristoranti popolari, costituiti non per avvelenare
e affamare il prossimo, ma per offrire veramente alle
classi operaie un nutrimento sufficiente a buon mercato, sono destinati a un grande avvenire, se si d^e
giudicare dalla buona fortuna che incontrpo già. Gli
otto ristoranti aperti a Zurigo dall’Associazione femminile per la temperanza e per il bene del popolo
dànno per 40 centesimi una minestra, un piatto di
carne, legumi e frutta. E ogni giorno vi affluiscono da
5000 a 7000 clienti. Naturalmente, su ciascun pasto il
guadagno dell’Associazione è infinitesimo ; ma ciò non
le ha impedito di raggranellare in dieci anni un guadagno di più di mezzo milione di franchi.
Nella Penisola e nelle Jsole
(Notizie delle nostre Chiese)
Roma
L’amato pastore Sig. E. Bomba ha potuto riprendere
la predicazione. Gli facciamo tante congratulazioni e
tanti auguri.
-- Lunedi scorso alle 20, s’inaugurava nella chiesa
di Via Teatro Valle la scuola Teologica Battista con
un eccellente discorso del venerando Dott. Piggot e
con varie piacevoli allocuzioni di rappresentanti di chiese
sorelle. Anche a quegli Insegnanti e a quegli Studenti
l’espressione dei nostri fervidi voti.
Borrello
Il nostro caro fratello sig. S. Pasqualoni ci tesse
bellamente la storia drammaticissima d'un màtrimonio
vivamente contrastato dal fanatismo cattolico romano.
I coiitrasti sostenuti ‘ lion hanno tuttavia diminuito
d’un ette la felicità del sig. A, Z. e della sua giovane
consorte. Tanti cordialissimi' angufi anche per 'parte
nostra. ,
Grotte ^V "
II sig. G. Palermo ci manda un cenno commovente
intorno alia partenza del pasti^re sig. Clot- Qqàiitò.hà
làvòratò il sig. Clot! E quanta eredità d’affetti ha lasciata (Ìietro di sè! Angurii affettuosi al successore,
pastore sig. Moggia! ,
Catania
Un nuovo corrispondente, il sig. Epifanio Navarria,
ci fa assistere >H’inaugurazione del loca,Ìe destinato
al circolo Aonio Paleario. Un notevole discorso del
pastore sig. Giuseppe Fasiilo intorno appunto à q^uel
grande italiano e cristiano che fu Àonio Paleario rese
vie più attraente la lieta festa. Il circolo si propone
di combattere il clericalismo e l’ateismo facendo conoscere il puro Evangelo del Cristo ; ed esso non trascurerà neppure l’istruzione dei giovani, ai quali si daranno lezioni di lingua inglese a prezzi minimi.
— L’avv. Reforgiato, reduce dagli Stati Uniti, si credette in dovere di esaltare gl’imaginari progressi del
Eomanesimo in quella laboriosa repubblica evangelica.
AU’Avv. entusiasta e male informato risponde sodamente il pastore sig. G. Fasulo mediante mi articolo
che il liberale Corriere di Sicilia pubblica in prima
pagina. Un bravo proprio di cuore al nostro pastore
di Catania e un altro bravo altrettanto di cuore al
foglio ospitale.
Nel prossimo numero speriamo riassumere l’importante articolo del sig Fasulo. .
6
€
LA LUCE
ECHI DELLE MISSIONI
Un ginbileo missionario. — Cogliamo l’occasione
del 75- anniversario della missione del Lessuto per
stralciare dall’ « Evangeliste » le seguenti parole :
« Cotesta missione prese una estensione onde la storia
delle missioni moderne offre pochi esempi. Nonostante
le gnerie che hanno talvolta impedito il suo crescere
nonostante la scarsità del denaro e degli uomini, essa
conta — stando aH’ultimo rapporto — 210 stazioni o
luoghi annessi, dirette da il missionari e 10 ajutanti
europei, fiancheggiati da 13 pastori indigeni 134 evan
gelisti, 87 istitutori-evangelisti e 211 istitutori.
Il numero dei membri di chiesa ammonta a 17.160
con 7.298 catecumeni. Le scuole sono in numero di 233
(fra esse una scno.a di teologia, una scuola biblica,
una scuola superiore per giovinette, una scuola indù
striale). — Le ;;ollette fruttarono oltre L. 83.000 e le
tasse scolastiche oltre L, 46,000. Ove si pensi che il
Lessato é un piccolo paese, sono cifre eloquenti.
Giova però osservare che se r cristiani adulti — fra
membri di chiesa e catecumeni — non raggiungono
ancora i 25,000, la popolazione che vive nell’ambito
della chiesa e sotto la sua influenza è probabimente 3
0 4 volte maggiore.
Scrive il prof. Eaoul Allier nel « Siècle » del 26
Ottobre n. s. « in ' quell’Africa del Sud, dove non si
trova ormai che un pulvìscolo di popolazioni indigene,
esiste una sola nazione.
Essa mantenne la propria indipendenza, è governata
dai suoi proprii capi, è padrona de! suo territorio, ha
conservato la sua fisonomía morale. Di tanto va debitrice aU’iniiuenza di un manipolo di Francesi. E’ giustizia costatarlo nei giorni in cui ricorre l’anniversario
della venuta di cotesti Francesi. e. r.
^Si II capitano Bertrand di Ginevra e la sua signora,
amici ben noti della Missione allo Zambesi, come pure
delle Associazioni cristiane d’Italia ed altrove, hanno
accettato di andare come delegati al Giubileo della
Missione francese al Basutoland, che si è celebrato
negli ultimi giorni di Ottobre. Essi partirono da Southampton il 26 Settembre e felicemente .giunsero alla
Città del Capo, iu tempo per la celebrazione delle feste giubilar! a Morija (Lessuto) dove han pure ritrovato i due missionari delegati dallo Zambesi, signori
Adolfo Jalla eBojtenx. Gli amici di tale missione hanno
approfittato della presenza del Capitano Bertrand, per
tener una riunione di sostenitori deli’ Opera co^i a
Londra, come alla città del Capo, e siamo certi che
prima del loro ritorno a Ginevra, quei signori faranno
una visita alle rive stesse dello Zambesi, che varrà a
rinfrancare in loro ed iu molti loro amici l’interesse
di cui quella missione ha tanto bisogno.
Affine di aggiungere maggior efficacia alla propria
testimonianza e cooperazioue, la Signora Bertrand si
ò procurata in Inghilterra delle presentazioni ger tutte
le Unioni del Sud Africa. Per parte sua, il sig. Bertrand ha delle presentazioni per tutte le autorità governative del Capo, dell Orange, del Basutoland, e del
Transvaal. Tanto più facile è riuscito tale passo al
Capitano esploratore, poiché egli è ormai Vice-presidente della Società Geografica di Ginevra, ove nel Luglio ultimo ebbe luogo il Congresso Internazionale,
del quale il medesimo Capitano fu uno dei vice-presidenti. I nostri voti seguono quei buoni amici nel lungo
ed interessante viaggio. 0. Julia
Madaffasoar.
Si riunì a Parigi sullo scorcio di settembre un Convento
Massonico del Grande Oriente di Francia. Il sig. Jaquet,
direttore di lavori pubblici e Venerabile di una loggia
di Tananariva, propose un voto di felicitazioni in onore
del governatore generale deH’i.sola.
Ei motivò la sua proposta col dire che il Ven. Augagnenr aveva fedelmente osservato l’art. 1- della costituzione massonica — che vuole il rispetto assoluto
della libertà di coscienza e la neutralità riguardo al
domma — rifiutandosi a « favorire » in qualsiasi modo
le missioni protestanti.
Il Convento massonico approvò la proposta all’uàanimità meno due voti.
E’ proprio il caso di dire : « Alla grazia di coleste
libertà di coscienza ! ». Animeuo che si supponga — c ime
appunto fa« carÌ^^Volmente » la « Semaine Eeligieuse »
— dalla qualè ¿íliteiarao questa notizia — che il Coii'lento massonico iiOu fosse bene informato dei fatti segniti a Madagascar. Invero, come conciliare con la libertà di coàcenza, i templi serrati, Ìe riunioni religiose
proibite nelle case private, e le tante altre ve.ssazioui
«0Ü cui A méssa a durissima prova la fede evangelica
del e^siiani di Madagascar ? e. r.
PRIMAVERA DELLA VITA
Il Comitato Universale delle A. C. D. G. ha dispensato ad emigranti 135000 biglietti, i quali sono
vere lettere di presentazione e procurano agli emigranti la proiezione delle Associazioni americane.
Norvegia — L’Alleanza norvegese conta adesso 523 Unioni, e il numero dei Gruppi è salito
negli ultimi tre anni, da 18 a 23. Sono state costruite 22 case unioniste, due delle quali sono destinate ai militari. Il numero totale degli edifici Unionisti è di 70, e 5 servono ad uso dei militari. I
membri attivi ascendono a 39366. Essi hanno raccolto per le missioni, nel solo anno 1907, L. 20000.
La Società Missionaria norvegese intende ora d’incominciare un’opera nuova in Cina, affidandola alle
care dei giovani cristiani.
Finlandia — La Conferenza annuale delle
Unioni finlandesi ebbe luogo quest’anno a Kurkujoki,
piccolo borgo situato su le rive del lago Ladoga.
La popolazione accolse con dimostrazioni di benevolenza, gli 80 delegati.
Un giovine unionista partirà missionario per la
Cina. rji Q
[ONGRESSO HilZIONaiE DELLE U. [. d. B.
Ci preme di ringraziare vivamente anche per conto
nostro l’esimia Prof. dell’Accademia di S. Cecilia,
sig.ra Sofia Sarzana, la quale volle con tanta squisita cortesia prender parte attiva all’accademia di
musica vocale e strumentale data durante il Congresso Nazionale delle U. C. d. G. La suddetta professoressa suonò maestrevolmente quello strumento
delizioso che è Tarpa, accompagnata dal suo bravo
alunno sig. Capellini.
A proposito del ricevimento alTIstituto Crandon,
abbiamo pescato un granchietto veramente degno di
nota. Porse a cagione di una certa affinità di suoni
abbiamo stampato un nome invece d’un altro ! Molti
lettori avranno certo fatto da sè la correzione ; ma
per comodo degli... altri lettori, diremo che chi tanto
gentilmente offri al Crandon il noto ricevimento era
la Sig.na Burt.
Ed ora ecco qui due bei brani di due bellissimi
discorsi uditi dal Congresso.
Anzitutto il
Discorso del Dottor Frochet.
Noi siamo fieri del vostro trionfo, o sorelle Uuioniste,
e fiduciosi aspettiamo da ^oi imprese maggiori ; trionfi
di azioni, e trionfi di idee.
Un campo di operosità, difficile ma pieno di pro
messe vi racchiude da ogni lato ; a voi lo scendere
animose in esso pèr frangerne le dure e serrate zolle,
e spargervi a piene e fraterne mani la semente d’ogni
bene e dogui verità. Orate e seminate con amore e
con fede, anche se fra triboli laceranti e lotte dolorose,
chè verrà il giorno in cui raccoglierete messi inspe
rate, tra i canti di riconoscente allearrezza !
Il grande tragico inglese, Guglielmo Shakespeare
ha lasciata .scritta una frase che spesso fn male intesa
e quasi sempre citata fuor di ragione :
I « Frailty, thy name is woman ».
' Ma .sono ormai trascorsi molti .secoli da quel giorno,
I e il sicuro e trionfante divenire femminile ha avuto
ragione di quelTiuginsta definizione. Di fronte a ciò
che voi e le vostre sorelle, iu tante lotte feconde, avete saputo e sapete compiere, non pur per il vostro
bene individuale, ma per quello delTiimanità, i vostri
fratelli, oggi vi hanno resa quella' giustizia che vi è
dovuta.
Quindi non più lo shakespeariano : « Fragilità, il tuo
nome è donna », ma l'altra costatazione ; « Donna, il
tuo nome è forza ».
j Forza di fauciuila, che compie le nobili conquiste
I della vita, e le ispira.
I Forza di sposa, che al suo compagno dà quel conforto e quelTaiuto che lo rendono veramente forte.
Forza di madre, che crea, educa ed ama. Forza di cittadina, che sprona alle civiche virtù, dando esempio
di ogni slancio e di ogni sacrificio.
A queste forze vive che sorreggono la società umana
voi donne unioniste, avete aggiunto quella che tutte
le racchiude, purificandole ed innalzandole, — la forza
della donna cristiana. In essa troverete il segreto della
vittoria. Mantenete accesa quella fiamma che riscalda
ed illumina le menti, ed i cuori, e l’Alto Messaggio dopo
aver conquiso voi, giungerà alTanima di molte fra le
vostre sorelle.
Unionisti ed Unioniste d’Italia, che a fianco gli uni
delle altre vi affaticate per lo stesso ideale, mantenete
l’entusiasmo primiero e conservatevi irremovibili nei
vostri santi propositi. Purché lo vogliate, le forze non
vi verranno mai meno. « Io sarò il vostro Padre, e
voi sarete i miei figli e le mie figlie : ha detto il Signore, E che questo si avveri in ognuno di voi e in
ognuno di noi, è l’ardente voto che sgorga dal mio
cuore, in quest’ora di grande letizia !
Dott. Roberto Prochet
Prebidente del Cotti. Naz. delle A.C.D.G.
'■■ufi
Diamo ora la parola alla Prof. Amilda Pons :
S. Cecilia.
Cecilia cantava « a Dio ». Questo basta all’ artista
per foggiarsi una immagine fresca e leggiadra e darle
le più delicate sfumature, le attribuzioni migliori.
Questa fattura, nata solo dalla nostalgia d ideale che
è in noi, si tramanda ai posteri con cura pietosa, perchè
è infinitamente più cara di qualsiasi cosa vivente. Considerate l’ideale per sè stesso, alT infuori d’ ogni preconcetto e d’ ogni strettoia, e la rampogna di Guérauger vi parrà vuota di senso. Ben fece Eaffaello a dipingere Cecilia secondo l’immagine fluttuante e vaga
della sua fantasia. Essa interrompe gli accordi terreni
quasi fosse rapita, d’ un tratto, al suono di un divino
concento che non giunge all’orecchio dei suoi ascoltatori.
Una sola frase del pedante e prolisso sacramentario
di Cecilia, cjlta a caso, ha dato origine alla popolarità
di cui gode. Non solo a Eoma dove sorse la sua basilica e sopra tutto l’orbe cattolico che due volte, nel
sec. XVI enei nostro, diede alla memoiia della martire
un culto sfarzoso, ma, dovunque la musica porta diletto
e conforto, il nome di Cecilia è pronunziato soavemente.
L’ideale è l’elemento della tradizione genuina: non
solo esso ha ragione d’essere nella storia della civiltà,
ma possiede una vera e propria funzione. Gli elementi
leggendari altro non sono che gli elementi ideali vivi
in noi e sempre verdi : ci forniscono i colori che prodighiamo alle cose belle per farle più belle : le virtù
di cui adorniamo gli atti gloriosi per fargli p ù eccelsi;
perchè la realtà è sempre inferiore alla perfezione che
vagheggiamo con tale intensità di malinconico desiderio che, a volte, ci vieu fatto di chiedere all’ anima
nostra : In qual mondo ? in quale remotissima età hai tu
contemplato faccia a faccia la Bellezza che tu ne serbi,
dopo si lungo viagiiio, l’affannosa nostalgia ?
Un esempio renderà più evidente questa verità. Prometeo — per aver sottratto alla fucina di Vulcano una
scintilla, ed averla data agli uomini, è incatenato sulla
balza del Cauca.so, dove un avvoltoio gli divora il cuore
magnanimo, saziando così l’invidia degli Dei. Ebbene ;
l’ideale dei popoli antichi ha trovato la sua affermazione umana, in Socrate che, per aver acceso negli
uomini la scintilla di verità, si ebbe dall’ invidia, la
morte.
L’ideale antico ha la sua affermazione divina in Cristo,
al quale, lo sconfinato odio rizzò una croce per punirlo
d’avere infiammato le anime d’amore.
Con Cecilia, il processo è diverso, ma identico il lavoro dell’ideale.
Una giovinetta patrizia muove per lé vie di Eoma
verso la ricchissima casa dove T attende lo sposo. È
incomparabilmente bella: veste una tunica bianca. La
chioma ha diviso col ferro di un giavellotto in .sei
ciocche di treccie disposte in giro sulla parte superiore del capo, coronato da un ramo di fior di sandalo,
come costumavano le vestali, per dimostrare eh’ ella
si separa dalla compagnia delle veigiui.
Un velo, color di fia,mma, le copre il vi.so. Ha ricevuto T offerta del vino e del latte, ha divi.so con lo
sposo la focaccia di frumento iu segno di alleanza. Le
amiche, le matrone, i musicisti cantano al suono dello
tibie e dei flauti l'epitalamio e i/esce«»//?/, cori allegri
e liberi che avevano la virtù di allontanare gli incantesimi.
Cecilia pallidissi ma, schiude le labbra al canto ; ma
il suo canto è una preghiera a Dio, al quale dice col
Ee profeta :
« Conserva sempre, o Signore. la parità del mio cuore,
e libera il mio pudore da ogni macchia ».
Di li a pochi mesi. Cecilia va a morte tripudiando
come se mnove.sse a festa ; le visto.se ricchezze dei Cecili e dei Valeri si distribniscono ai poveri, »gli schiavi
7
L A LÜ GE
Il vecchio papa Urbano compone la bella vergine di
quindici anni nel sepolcro-Ecco in due quadri la sintesi
del martirio di Cecilia, che la calda fantasia popolare
scelse fra mille esempi più drammatici e mille soavi
figure muliebri, e che sempre predilesse. Agnese, Lucia
«d Agata le cedono gradatamente il primato e Cecilia
10 mantenne a mano a mano che la critica storica sfrondò
leggende, sgualcì tradizioni, dimostrando la vanità delle
prime, l’astruseria delle seconde. Quale il segreto, non
della crescente devozione, ma della tenace riverenza
di tutti i secoli, anche più scettici a Cecilia ? Come
mai all’ immagine sua nulla ha tolto la rafiica del
materialismd?
Perchè in Cecilia, più che in qualsivoglia figura dei
primi secoli, l’umanità desiosa d’ideale trova da dissetarsi. In lei si riflette la parte migliore di noi stessi.
Giovane, ricca. Cecilia fugge le blandizie della vita
per un bene immateriale.
Le fan ressa d’intorno i multiformi piaceri che adescano le menti nuove per le quali il godimento appare
come un diritto.
Cecilia, non vede i bronzi, le statue, i soffici giacigli, il triclinio sfolgorante di marmi, l’atrio e le terme
dove vaporano le resine, i profumi, gli olii odorosi accesi dalla turba di schiavi. Cecilia non ode le .allegre
canzoni, il ritmo giocondo dei suonatori, non sente vibrare di musiche chiassose i giardini e la riva del Tevere esultanti per l’unione di due figli illustri di Poma ;
11 vigor di vita non luce nei suoi occhi mortali ; è
chiuso nel fragile capo come una fiammella in sottile
vaso d’alabastro. In un sospiro esala il sublime desiderio :
« Ch’io veda, o Dio, la tua gloria ! eh’ io contempli i
tesori del tuo cielo! Rapiscimi oltre le stelle dove non
c’è tramonto : dove sono fonti terse allo spirito assetato;
dóve la fame di giustizia è sazia ! Nell’armonia luminosa
involami o Dio, e conservami bianca e pura perch’ io
sia più leggera nel salire a Te! ».
La musica, l’arte che meglio esprime il bisogno umano dell’infinito, è stata dal consenso dei popoli, dal
genio dei poeti e degli artisti materiata in una adolescente del terzo secolo. Non sciupiamo il lavorio di
48 generazioni con le nostre pedanti quisquiglie ; e
guardiamoci dallo scandagliare l’oceano della tradizione
per tema che ci accusi ancora il Monti, di essere complici dei distruttori del tempo in cui
« per tutta
La celeste materia e, la t^j;rcna,
Uno spirito, una mente, una divina
Fiamma scorrea, che l’alma era del mondo ».
Avrei finito il compito mio avendovi presentato,
pur in forma dimessa e familiare, la Cecilia della chiesa
e la Cecilia dell’Arte. Ma, siccome prevedo una osservazione che a tutta prima potrebbe sgominarci, desidero, concludendo, ribatterla. Alcuno osserva ; gli antichissimi popoli ebbero l’ideale della musica simboleggiato in Orfeo : esso bastava all’umanità. Non nego al
mito di Orfeo una leggiadria spirituale che ci conquide ;
ma aggiungo che per la coscienza rifatta dal Cristianesimo, occorreva nn nuovo simbolo.
Fu detto che tale è la forza della musica che, se nn
giorno l’amore avesse da esulare dal mondo, la musica
ve lo ricondurrebbe.
Perchè la musica esprimesse il nuovo bisogno d’amore
— immenso alito deH’uuiveiso — le occorreva un simbolo femminile. Quale differenza nel significato del,
mito pagano di Orfeo ed in quello cristiano di Cecilia!
Orfeo, col fascino della sua lira trae un’ombra dall’inferno: OeciPa attrae i viventi alle superne regioni
deU'intelligenza e della fede ; là « dove s’acqueta ogni
desio ». ^
flmilda Pons
Lettere di fiatale
Queste lettere (che si pubblicano e dispensano ormai
da varii anni in molte lingue e paesi, a classi differenti di persone, alle quali recano piacere e conforto)
sono nella loro veste italiana, dirette soltanto ai Fanciulli ed agli Adulti. Esse sono già pronte con ricche
illustrazioni. Chi volesse mandarle fino agli antipodi è
ancora in tempo.
Lo scopo di queste lettere è recare il messaggio del
Natale cristiano alle persone che si suppone lo conoscano poco. Oltre che ai fanciulli (sempre lieti dì
ricevere un foglio illustrato tutto per loro, e pronti
a portarlo nelle loro famiglie, ove annunziando la ve
nuta del Salvatore, potrebbe dare gioia e speranza novella) le lettere di Natale possono distribuirsi con
vantaggio edificativo a molti dei nostri conoscenti di
diverse coudizioni, i quali difficilmente sentirebbero in
altro modo una parola consolante nel giorno di Natale.
Chi ne vuole qualche centinaio gratis, è pregato di
farne domanda a Miss Radcliffe, Casa Carli, Boscombe,
near Bournemouth (Inghilterra).
Chi preferisce pagarle, in ragione di Lire tre ogni
cento copie franche di porto, si rivolga al sig. Od.
Jalla, direttore della tip. Claudiana, Firenze.
La benemerita Tip. Claudiana di Firenze prepara
otto cori inediti del noto Maestro Adolfo Baci, in vista della preparazione dei cori di chiesa affine di render più bella, edificante e lieta la dolce ricorrenza del
Natale del Redentore. Il fascicolo di musica contenente
questi otto cori costa cent. 40 franco di porto. Quei
direttori di canto, i quali volessero riceverne più di
dieci copie al medesimo indirizzo, li pagheranno soli
30 centesimi l’uno. Stame la vicinanza della festa
convien affrettare le domande.
O. Jalla.
EROINE VALDESI
Seconda Serie
I.
f rançoise Pe poix
Contessa di Tenda
la prima principessa protestante di Casa Savoia
Diciamo « la prima » perchè dopo di lei ce ne fu
almeno un’altra, cioè sua figlia, Anna di Savoia contessa dì Carde ... e chissà che non ce ne sia stata
qualchedun’altra ancora il cui ricordo giace tuttora
ignorato in vecchi documenti inesplorati... e che non
ce ne possa essere di nuovo una ai giorni nostri in
forza d’uno sposalizio di cui da un pezzo discorrono
i giornali di qua e di là dell’Atlantico.
Ad ogni modo, la prima ci fu, e teniamo intorno a
lei ragguagli attinti a fonti ineccepibili. Rivelataci la
sua esistenza da qualche fuggevole cenno di storici
francesi (Eugène, Arnaud, Haag, ecc.) ci adoprammo a
rintracciarla nei documenti ufficiali di Casa Savoia, e
trovammo che se per lo più gli istoriografi di quella
illustre Dinastia- F hanno a bella, posta.;.lasciata nell’ombra, pure emerge la sua bella ed eroica figura in
parecchi documenti del suo tempo. Quanto stiamo per
dire di lei, l’abbiamo ricavato da scritti esistenti a
Torino nella Biblioteca Civica e nella Biblioteca Reale
e specialmente dal magnifico volume del marchese Panisse « Les Comtes de Tende, de la Maison de Savoie » (Paris, Didot, 1 voi. n. 4, 1890 ; prezzo L. 60).
* I
Ï. H:/
Françoise De Foix, nacque verso il 1520, da Jean
De Foix-Candale visconte di Meille ed Anne de Villeneuve-Trans, in quella regione di Provenza ove da
secoli i Valdesi aveano stanza, ed aveano propagato
assai prima di Lutero e Calvino la religione evangelica, contando anche nelle loro file parecchie cospicue
famiglie. La giovane Françoise crebbe educata nella
loro fede e vi rimase fedele fino alla sua morte.
Divenne essa principessa di Casa Savoia quando il
19 agosto 1539 andò sposa a Claudio di Savoia, conte
di Tenda, governatore di Provenza e cugino germano
di Emmanuele Filiberto duca di Savoia. Quando avremo
detto che queste nozze eccelse nulla mutarono alla sua
professione religiosa, non saprà il lettore quale dei due
maggiormente ammirare : la sposa che rimase fedele
alla sua religione, anziché abbandonarla per accattivarsi
i favori della corte ducale di Savoia infeudata al papato, 0 il principe sposo che rispettò la fede della
consorte a dispetto delle tradizioni di famiglia.
Certo amendue si mostrarono veramente grandi, e
crescerà l’ammirazione per loro quando avremo aggiunto che Claudio lasciò che la sposa educasse i loro
figli nella religione evangelica.
Due figli ebbero, i quali vissero e morirono fermi
nella religione della madre. L’uno fu Anna, nata nel
1540 e maritata nel 1556 a Giacomo di Saluzzo conte
di Cardò, la quale nel 1565 affrontava gli sgherri di
Castrocaro per venirsene nelle feste dal suo castello di
Cardò (presso Saluzzo) al Chiabazzo (primitivo tempio
di Luserna-San Giovanni) per udir le prediche di Scipione Lentolo.
L’aftro fu Renato di Savoia, barone di Cipiòres, il
quale si dimostrò sì fervente evangelico e intrepido difensore dei Valdesi di Provenza, che Caterina dei Me
dici lo volle morto e trovò modo di farlo assassinare
nel 1568.
Se vivamente rifulge la superiorità d’una donna nell’educazione dei suoi figli, non meno si appalesa uelr influenza che essa esercita sullo sposo. E qui pure fu
grande la nostra eroina. Claudio di Savoia aveva avuto
per prima moglie una cattolica, figlia del famoso maresciallo La Police, da cui ebbe due figli fanatici cattolici (Renata marchesa D’Urfè ed Onorato conte di
Sommariva, capo delle cattoliche truppe in Provenza)
e sotto l’influenza di essa egli aveva nel 1535 dato il
suo appoggio al nemico dei Valdesi, Pantaleone Bergere, nelle sue investigazioni contro i Valdesi. Ma dopo
il suo matrimonio con Françoise, egli muta gradatamente. Sin dal 1540, quando il re gli ordina di marciare contro i Valdesi di Cabriòtes, Claudio si schermisce protestando non aver truppe sufficienti, e si barcamena in modo da non aver nulla che vedere cogli
orrendi massacri perpetrati nel 1545 a Cabriòtes e
Merindol, non solo, ma da riuscire a far mettere sotto
processo D’Oppòde e gli altri autori dell’eccidio. E,
venuto il 1560, quando la popolazione si divide in due
campi, in due eserciti, il cattolico e l’evangelico, e
convien schierarsi apertamente o di qnà o di là, egli
non esita più ; si mette, col genero conte di Cardò e
col figlio Renato, alla testa dei Valdesi di Provenza e
sconfigge il campo avverso. Neanche l’arresta il dolore
di veder l’altro suo figlio. Onorato, schierarsi coi nemici e capitanarli ; cosi profonda ò in lui la convin zione nata sotto l’influenza dell’amata sposa !
V’ha di più ancora. Questa sposa ò cosi .superiore
che il suo fascino si esercita non solo nella ristretta
cerchia della famiglia, ma benanco sulla stessa Corte
ducale di Torino. La contessa di Tenda, protestante
dichiarata, mentre lo sposo, il figlio e il genero si
battono pei Valdesi in Provenza, ò una delle dame più
stimate alla Corte di Emanuele Filiberto ; e questo
duca, proprio allora quando più viva ferve la lotta in
Provenza, il 22 gennaio 1562, pubblica un Editto regolante il diritto di successione al trono Sabaudo, nel
quale esplicitamente ammette a succedere al trono anche il ramo laterale dei Savoia conti di Tenda (cioò
Claudio di Savoia e i suoi discendenti; nel caso che
restino estinti gli altri rami del suo casato- Siffatto
eccezional tratto di liberalismo in Emmanuele Filiberto
e sì coraggioso esempio di rispetto e difesa della per seguitata fede' Valdese peb parte'di suo cugino Claudio,
sono una vera gloria di Casa Savoia.
E chi non ammirerà come vera eroina questa donna,
che seppe imporre tanto rispetto e tanta influenza esercitare, in ambiente cosi ostile alla sua fede, appunto
col mantenere e professare la sua religione con vero
spirito cristiano, e coll’assistenza del Signore?
Françoise restò vedova nel 1566 ; ed osteggiata dal
figliastro, dopo la mòrte’ d.él figlio Renato, si ritirò alla
Corte ,di Parigi in mezzo al patriziato Ugonotto. Non
sappiamo quando mori, ma esiste il suo testamento
fatto a Parigi TU febbraio 1594, col quale lasciava
ogni suo avere alla propria figlia Anna.
Ci basta quel tanto che di lei sappiamo per collocarla nel Libro d’Oro delle Eroine della fede evan
T.o/Uo Oay
N.B. Caso mai qualche lettore ricordasse il nostro primo
Bozzetto della prima serie «La contessa di Oardè » ed osservasse che alcune circostanze da noi riferite della sua conversione e gioventù non combinano coi dati precisi del presente
bozzetto che tratta di sua madre, gli diremmo che ciò avvenne
perchè non possedevamo allora che le errate informazioni di
storici che la dicono figlia -della prima moglie di Claudio,
mentre ora abbiam potuto ricavare, da fonti originali, dati indubitabili. ’ i 'F- C;
Pagliuzze Ì)’Oro
I gusti variano. Un grande cristiano leggeva più
spesso il capitolo 14 di San Giovanni. E voi. Lettori,
quale capitolo preferite?
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dellTstituto Gould Via Marghera 2, Roma
rnnpaei subito MAESTRA d’italiano patentata, che coLEPuduI nosca benissimo il francese, per orfanotrofio
femminile evangelico. — Rivolgersi a Donna Bettina
della Valle di Casanova. — San Remigio. Pallanza
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FESTE NATALIZIE, CAPO D’ANNO, ecc.
MIGOIIE 1909
il migiiore ALMANACCO profumato
DISINFETTANTE PER PORTAFOGLI
(¿aesto almanacco eh» conta molti anni di vita, per i pregi artistici di coi è dotato, pel sno
profumo squisito e durevole, per le notizie utili che contiene è il pieferito. E-<so è l’omaggio più
gentile che si possa fare a signore ed a signorine in occasione delle leste natalizie, di i-spo d’ann
ed in ogni fausta ricorrenza. 11 <’HKO.> OS> lllKiOrVK llMiO é profumato al TIGI..IS e contiene artistici quadretti cromolitografici illustranti: I COI.OKI e relativo significato simbolico:
GIALLO: Gloria - VERDE: Speranza - ARANCIO: Ricchezza - ROSSO: Amore - VIOLETTO: Costanza
INDACO: Raccoglimento - AZZURRO: Bontà di sentimento.
® reniamo pure un altro Alimiam<*no KI.OItliAl.lA-IlliGOmB (Linguaggio dei fiori)
7.* voi. della eer'p, con fine oiouiolitografie e brevi poesie ohe spiegano il simbolo dei fiori illustrati.
Tanto il CHROnOS MIGONE quanto 11 FLOREALIA-MIQCNE cosiano !.. O.BO la copili, più cent. 10 pfr la raccoinandii/.ione nel
RcAno, per l'Esiero cent. S:&. Knlronibl !.. I.— - I.. 5 la dozzina franca di porto. Si accettano in pagamento ancne francobolli.
Si vendono da tutti i cartolai, profumieri, chincaglieri.
TE^^OLE regalo-MIGONE
si spedia ono anche a terzi accludendo nel pacco un biglietto
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idem cm. 15 per 19, 2 versetti dif
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idem, cm. 12 per 15, 2 versetti differenti. ciascuno...................« 0,40
idem, cm. 9 per 19, 2 versetti differenti, ciascuno...................« 0.30
Testi colorati, cm. 30 per 44, 5 versetti
differenti, ciascuno....................0,50
idem, cm. 24 per 17, 8 versetti differenti, ciascuno....................« 0.25
idem, cm, 20 per 25, 7 versetti differenti, ciascuno....................« 0.25
III. Testi biblici francesi :
Dimen. cm. 17 per 12 — 10 var. cias. « 0,20
« 18 per 12 — 12 « « 0,25
. 24 per 12 — 12 < * 0.40
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IV. Cartoline bibliche :
Italiane — 60 varietà ciascuna - . . « 0.05
Francesi — 60 varietà < . • 0.15
V. Libri ed opuscoli:
Lettere di Natale 190 8 per Fanciulli e
per Adulti ; le 100 copie...............3.00
Falco, racconto originale per bambini,
ciascuno............................. « 0.75
Prove e benedizioni, racconto pei giovani, ciascuno . . . ,.............« 1.00
Geografia della Palestina ili. voi. II.
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